L'IDEOLOGIA DELLA RAZZA E LE SUE VITTIME Nella Germania di Hitler e nell'Italia di Mussolini A cura di Giulia Dall'Olio e Marco Orazi Fonti tratte da: www.olokaustos.org www.ushmm.org www.kinder-vom-bullenhuser-damm.de www.kz-gedenkstaette-neuengamme.de www.lager.it www.yadvashem.org www.ucei.it www.anpiroma.org www.anpi.it www.filosofia-medicina.net tesi di laurea " Quando la voce della coscienza tace. Il problema del consenso nella Germania nazista" di Giulia Dall'Olio Centro Furio Jesi (a cura di) , La menzogna della razza. Documenti e immagini del razzismo e dell'antisemitismo fascista, Casalecchio di Reno: Grafis, 1994 Andrea Ferri, Dal regno al regime. Ebrei imolesi dall'unità d'Italia alle leggi razziali, Imola, La Mandragora, 1998 mostra “ 1936-1945. Dall'impero alla Shoah: memorie del razzismo italiano”, a cura di Giuliana Zanelli LA TEORIA RAZZIALE E L'ANTISEMITISMO IN GERMANIA Tutta la storia, afferma Hitler nel suo libro Mein Kampf (1925), è solo espressione dell'eterna lotta tra le razze per la supremazia. La guerra è l'espressione naturale e necessaria di questa lotta in cui il vincitore, cioè la razza più forte, ha il diritto di dominare. L'unico scopo dello stato è mantenere sana e pura la razza, creando così le condizioni migliori per la lotta per la supremazia, cioè per la guerra. La guerra è infatti l'unica cosa che può dare un senso più nobile all'esistenza di un popolo. Di tutte le razze quella cosiddetta "ariana" o "nordica" è, secondo Hitler, la più creativa e valorosa, in fondo l'unica a cui spetta il diritto di dominare il mondo. Monaco di Baviera, 1937-1938. Manifesto della mostra antisemita "L’eterno ebreo". Il frustino sta ad indicare che, per i nazisti, l’obiettivo degli ebrei era il dominio del mondo. Come strumenti, usavano in maniera intercambiabile sia l’oro (cioè la finanza e il capitalismo) sia il comunismo. Questo è il fine supremo dello stato nazista; dunque ogni mezzo utile a far prosperare la razza ariana, la razza eletta, è da considerarsi lecito. Se è necessario cancellare dalla faccia della terra gli esseri inferiori, è altrettanto utile e necessario servirsene per edificare l’impero millenario e migliorare la razza dei prescelti. La propaganda nazista spesso dipinse gli Ebrei come i responsabili di una cospirazione per provocare la guerra. In questa fotografia si vede l'immagine stereotipata di un Ebreo che trama dietro le quinte per controllare le potenze alleate, rappresentate dalle bandiere Inglese, Americana e Russa. La didascalia recita: "Dietro al Potere del Nemico, c'è l'Ebreo", 1942 circa. Nella Germania nazista si è così creata una vera e propria scuola che predica i principi dell'"igiene razziale", tesa all'eliminazione di ogni "diversità", non solo etnica. E tra le razze considerate inferiori, la cosiddetta "razza ebraica" ha un rilievo peculiare perchè oltre ad essere "degenerata" in se stessa, è anche portatrice di degenerazione, infezione e contagio per la "razza ariana". 1 AKTION T4: EUTANASIA DI STATO Sin dai primi anni Venti, Adolf Hitler aveva teorizzato la necessità di proteggere la razza ariana germanica da tutti quei fattori di "corruzione" che avrebbero potuto indebolirla. Il nazismo predicava un progetto di "eugenetica" vale a dire coltivava l'idea di ottenere un miglioramento della "razza" germanica coltivando e favorendo i caratteri ereditari favorevoli ("eugenici") e impedendo lo sviluppo dei caratteri ereditari sfavorevoli ("disgenici"). All'interno di questo progetto di eugenetica non trovavano ovviamente posto i malati incurabili e i disabili fisici e psichici. Queste persone erano sostanzialmente una minaccia non soltanto per l'economia tedesca ma, cosa ancor più grave, un terribile pericolo di degenerazione per la razza tedesca nel suo complesso. Manifesto di propaganda che recita: "Questo disabile cronico costa alla comunità 60.000 reichmark per mantenerlo tutta la vita. "Cittadino, questo è anche il tuo denaro. Queste tre immagini sono estrapolate da un film prodotto dal Ministero della Propaganda del III Reich. La prima mostra due dottori che conversano in un ricovero ed una scritta che recita: "Queste vite sono solo un peso". La seconda mostra invece alcuni pazienti di un altro ricovero. La loro esistenza viene descritta come "Vita senza speranza". La terza un bambino con evidente infermità è accompagnato dalla frase "... Perché Dio non può volere che i malati e disabili si riproducano". L'obiettivo del Nazismo era incrementare nell'opinione pubblica, tramite campagne pubblicitarie, il consenso verso l'eutanasia di stato. 2 AKTION T4: EUTANASIA DI STATO Verso l'autunno del 1939 dalla sede di Berlino della T4 (l'ente pubblico per la salute e l'assistenza sociale) cominciarono a partire i questionari indirizzati agli istituti psichiatrici del Reich. I questionari erano molto generici per non allarmare nessun direttore e ufficialmente si trattava di un censimento per conoscere le capacità lavorative dei malati. Un gruppo di bambini classificati malati psichici dai medici nazisti. Ovviamente i direttori, temendo di perdere buona manodopera, dichiaravano inabili al lavoro anche coloro che invece venivano impiegati proficuamente. Quando i questionari tornavano indietro venivano fotocopiati in tre copie ed esaminati da tre periti. Il parere dei tre periti veniva inviato ad un quarto perito supervisore che decideva sulla vita o la morte del paziente. Naturalmente il malato non veniva mai realmente visitato. Una volta decise le persone da eliminare la sede centrale di Berlino preparava delle liste di trasferimento che inviava ai singoli istituti avvertendo che si preparassero i malati per la partenza. Il giorno stabilito si presentavano uomini della "Società di Pubblica Utilità per il trasporto degli ammalati". I pazienti venivano caricati su grossi pullman dai finestrini oscurati e trasportati in uno dei sei centri di eliminazione: Grafeneck, Bernburg, Sonnenstein, Hartheim, Brandenburg, Hadamar. Il trasporto segreto verso le cliniche della morte. In questi istituti erano stati predisposti delle camere a gas camuffate da sale docce e forni crematori per l'eliminazione dei cadaveri. Una volta arrivati nelle cliniche di eliminazione i malati venivano uccisi dopo pochi giorni. Ai parenti veniva inviata una lettera standard che annunciava la morte per una causa qualsiasi. Si avvertiva che per ragioni sanitarie il cadavere era stato cremato. 3 AKTION 14F13 Quest'opera di eliminazione di tutti coloro che venivano considerati un fattore di contaminazione della razza e rallentamento dello sviluppo sociale ed economico della società venne applicata cospicuamente nei campi di concentramento. Nel 1941 Himmler ordinò che i prigionieri affetti da malattie mentali dei campi di concentramento fossero sottoposti a controlli medici. Lo scopo era eliminare tutti coloro che non erano in grado di lavorare. Secondo Himmler il personale medico incaricato di svolgere le "visite" doveva essere esterno, per garantire maggiore affidabilità. Un gruppo di malati psichici deportati in un lager. L'intervento ebbe inizio nell'autunno del 1 941 nel campo di Buchenwald, ma coinvolse poi tutti i campi di concentramento controllati dalle SS. L'intera operazione ebbe il nome di "Aktion 1 4F1 3", dalla sigla del formulario utilizzato nei campi per registrare i decessi. I "selezionati" dovevano essere inviati nelle cliniche di eliminazione. Non è possibile stabilire quante persone vennero uccise nel quadro della Aktion 1 4F1 3, ma occorre tenere presente che nell'ambito della operazione venivano eliminate persone non affette da nessuna malattia. In più le visite della commissione si svolgevano in modo assolutamente approssimativo e superficiale. Il Castello di Hartheim, vicino Linz. Nel 1939 il castello fu convertito in un centro di eutanasia dell’ Aktion T4 con camera a gas e crematorio. Fino all’ Agosto 1941 il numero delle morti aveva raggiunto quota 18.269 e più tardi, durante l’operazione Sonderbehandlung 14F13, vennero uccise quasi 12.000 persone. Furono eliminati anche più di 8.000 internati dei campi di concentramento di Dachau e Mauthausen/ Gusen. 4 GLI ESPERIMENTI MEDICI NEI LAGER In diversi campi di concentramento si sviluppò una metodologia di morte basata su sperimentazioni pseudomediche sugli internati. L'ingresso del campo di concentramento di Dachau con la famosa e beffarda scritta "Il lavoro rende liberi" Le ricerche su cavie umane erano mirate per lo più a gettar luce su alcuni fenomeni che potevano risultare utili nel corso della conduzione della guerra, ma spesso sfociavano in una violenza sadica e senza scopo . Il conflitto con la Gran Bretagna e la battaglia aerea che Luftwaffe e Royal Air Force ingaggiarono, portarono in primo piano una serie di quesiti medici: quanto può resistere in vita un aviatore che si lanci con il paracadute da altezze superiori al limite normale del respiro? Quanto può sopravvivere e in che modo si può rianimare un aviatore paracadutatosi in acque gelide? Gli esperimenti furono condotti a Dachau. La Luftwaffe mise a disposizione una camera di decompressione destinata a simulare le condizioni di altitudine nelle quali si sarebbe potuto trovare un pilota. Rapporto del dottor Rascher (medico delle SS) sugli effetti della decompressione sui cavie umane: "Il terzo esperimento è stato eseguito senza ossigeno, pari a un'altezza di 9500 metri, su un ebreo di trentasette anni in buone condizioni generali di salute. La respirazione conti nuò per trenta minuti. Dopo quattro minuti il soggetto cominciò a sudare e a roteare la testa. Dopo cinque minuti si manifestarono dei crampi; fra il sesto e il decimo minuto il respiro aumentò di frequenza, mentre il soggetto perdeva i sensi. Dall'undicesimo minuto la respirazione scese a tre inspirazioni al minuto, per cessare del tutto alla fine di quel lasso di tempo. Circa mezz'ora dopo la cessazione del respiro venne eseguita l'autopsia". Un prigioniero nella camera di compressione perde conoscenza prima di morire durante un esperimento per determinare a quale altitudine l'equipaggio di un aereo può sopravvivere senza ossigeno. 5 GLI ESPERIMENTI MEDICI NEI LAGER I prigionieri destinati a questi esperimenti vennero chiamati Versuchspersonen cioé "soggetti permanenti da esperimento". Il direttore degli esperimenti fu Sigmund Rascher, un giovane medico appartenente alle SS e vicino ad Himmler. Testimonianze parlano di almeno centottanta o duecento deportati utilizzati per queste ricerche, con una sessantina di casi di morte. Molte furono le ricerche direttamente commissionate dalla Lutwaffe, come quella riguardante la potabilità dell’acqua marina o lo studio del congelamento sugli esseri umani. Una vittima degli esperimenti medici nazisti sulla potabilità dell'acqua marina. A questo proposito sempre a Dachau venne creata un'area nella quale fu attrezzata una vasca d'acqua profonda due metri. I prigionieri-cavia venivano vestiti con tute d'aviazione e immersi nell'acqua gelata per un'ora o un'ora e mezzo. Invariabilmente, quando la temperatura corporea scendeva al di sotto dei 28 gradi centigradi, il prigioniero moriva. Nelle foto una vittima degli esperimenti medici nazisti è immersa in una vasca di acqua ghiacciata nel campo di concentramento di Dachau sotto lo sguardo del dottor Sigmund Rascher. Una serie spaventosa di decessi servì a Rascher per stabilire che sarebbe stato necessario "migliorare le tute degli aviatori", conclusione alla quale si poteva giungere già con il buon senso. Molte altre furono le sperimentazioni portate avanti nei campi di concentramento, come quelle sulle malattie infettive, sulle ossa e i tessuti muscolari, o sulle sostanze tossiche. Il denominatore comune era l'uso empio che i nazisti facevano del corpo degli internati, la sofferenza cui solo la morte spesso poneva termine. 6 GLI ESPERIMENTI SUI GEMELLI Per edificare l'Impero millenario oltre a difendere la "razza ariana" dalle contaminazioni, era importante anche favorirne la crescita. In questa ottica scoprire il segreto della gemellarità, che avrebbe aumentato drasticamente il tasso di natalità, poteva dare alla Germania nazista un notevole vantaggio . Da questa malata ambizione nacquero numerosi "studi", portati avanti soprattutto da Freiherr Otmar Von Verschuer e Josef Mengele . Josef Mengele. I bambini gemelli che arrivavano ad Auschwitz da tutta Europa venivano selezionati da Mengele in persona. L'arrivo a Birkenau e la selezione. Mengele si aggirava lungo le fila dei prigionieri gridando "Zwillinge heraus!" ("Fuori i gemelli"). Una volta isolati dai propri genitori i bambini venivano marchiati con un numero speciale al quale spesso veniva aggiunta la sigla "ZW" (per "Zwillinge). Erano poi esaminati e misurati dalla testa alla punta dei piedi. Venivano richieste loro informazioni sulla famiglia secondo un formulario preparato dal professor Verschuer. L'iter degli accertamenti medici cui erano sottoposti continuava per settimane, provocando solo inutile dolore e sofferenza nelle giovani vittime. La fase successiva consisteva nel praticare clisteri di due litri dolorosissimi. In diversi giorni venivano sottoposti ad esami rettali e gastrointestinali senza alcuna anestesia. Solitamente, a causa delle urla di dolore, venivano imbavagliati. Il giorno successivo era la volta di un doloroso esame urologico, con prelevamento di tessuti dai reni e, nei maschi, dalla prostata e dai testicoli. 7 GLI ESPERIMENTI SUI GEMELLI Dopo tre settimane di esami i due gemelli venivano uccisi simultaneamente con un'iniezione al cuore. I cadaveri venivano dissezionati e gli organi interni inviati al professor Verschuer all'Istituto di ricerca biologico-razziale di Berlino, mentre i loro occhi venivano espiantati e inviati alla dottoressa Magnussen, la quale voleva trovare il modo di influire sul loro colore (trasformandoli da scuri ad azzurri). Due gemelli sottoposti ad un esame spirometrico. La punta di gemelli che arrivarono tra le mani di Mengele si verificò con l'enorme afflusso di ebrei deportati dall'Ungheria. Altre misurazioni del dottor Otmar von Verschuer su due gemelle. Questa testimonianza fu resa dopo la guerra dal dottor Miklós Nyiszli, detenuto nel campo di concentramento di Auschwitz (n. A-8450) e che effettuava per ordine di Mengele autopsie su cadaveri di gemelli: "Subito dopo l’arrivo di un trasporto, un SS cammina lungo la fila che si sta formando dei so praggiunti e sceglie gemelli e nani. […] Di qui i detenuti sono condotti sotto scorta nel blocco per esperimenti in vivo, ossia fatti su persone vive – spacciati per esami medici – sono ben lungi dall’esaurire il problema dei gemelli dal punto di vista scientifico. Sono relativi e dicono poco. Segue dunque la tappa successiva degli esami – l’analisi sulla scorta di dissezioni: il A disposizione di Mengele vi erano anche 400 persone contemporaneamente. Su queste persone la fantasia criminale di Mengele si sbizzarrì: trasfusioni incrociate di sangue di tipo differente tra i gemelli, esperimenti sul midollo osseo e altri orribili, quanto inutili, studi pseudo scientifici. confronto degli organi normali con quelli patologici o malati. A tale scopo sono necessari cadaveri e siccome la dissezione e l’analisi dei singoli organi deve avvenire contemporaneamente, contemporanea deve essere anche la morte dei gemelli, vale a di re che muoiono simultaneamente nel blocco per esperimenti del KL Auschwitz. […] Il dottor Mengele li uccide. […] Questi è il tipo più pericoloso di criminale, per di più con una forza smisurata. Manda a morte mi lioni di persone perché, secondo la teoria tedesca della razza, non sono uomini, ma esemplari di una specie inferiore che hanno un influsso dete riore sull’umanità". 8 I BAMBINI DI BULLENHUSER DAMM Il 20 aprile 1945 furono uccisi venti bambini nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm. Questi bambini (10 maschi e 10 femmine, provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia, Polonia), erano giunti il 29 novembre 1944 nel lager di Neuengamme, vicino ad Amburgo, dal campo di sterminio di Auschwitz Birkenau. Erano stati scelti direttamente dal dottor Joseph Mengele come cavie umane per esperimenti sulla tubercolosi, che avrebbe condotto il medico nazista Kurt Heissmeyer. Il Campo di Concentramento di Neuengamme. Kurt Heissmeyer. Il 9 gennaio 1945 Heissmeyer iniziò gli esperimenti con i bambini. L'inoculazione della tubercolosi fu abbastanza rapida: Heissmeyer asportava parte della pelle dei bambini sotto l'ascella destra e praticava una incisione a croce, inoculava i batteri e applicava un cerotto. Si trattava di aspettare che la malattia cominciasse il suo orribile lavoro. Il 19 febbraio 1945 tutti i bambini sono apatici, febbricitanti, presentano ulcere e accusano forti pruriti. Heissmeyer procede con una ulteriore inoculazione della malattia, questa volta ancora più robusta. Heissmeyer tentava di stimolare una risposta immunitaria. Prima faceva ammalare i bambini e poi somministrava "tubercolina" nella convinzione che si sarebbe verificata una reazione del sistema immunitario. Per verificare la Le conseguenze degli esperimenti sui bambini. portata della risposta immunitaria Heissmeyer pensò di asportare i linfonodi della regione ascellare: se la teoria era giusta i linfonodi avrebbero dovuto produrre degli anticorpi. Il 12 marzo 1945 Klein diede il suo responso: nelle ghiandole linfatiche dei bambini non era stato riscontrato alcun anticorpo contro la tubercolosi. L'esperimento di Heissmeyer era fallito: i bambini ora non servivano più. 9 I BAMBINI DI BULLENHUSER DAMM Il gruppo incaricato della eliminazione era principalmente composto dal dottor Alfred Trzebinski, dai sottufficiali delle SS Johann Frahm, Ewald Jauch e Wilhelm Dreimann. Comandante del gruppo era Arnold Strippel. Altrettanto coinvolto nella operazione fu l'autista del camion Hans Friedrich Petersen. Alcuni bambini morirono immediatamente a seguito delle iniezioni di morfina e, per essere certi della loro morte, le SS li impiccarono appendendoli ai ganci fissati alle pareti. Come testimoniò Johann Frahm i bambini furono impiccati "come quadri alle pareti". L'intera operazione andò avanti dalla mezzanotte del 20 aprile alle 5 La scuola di Bullenhuser Damm ad Amburgo. del mattino del 21 aprile 1945. Durante l'impiccagione dei bambini e degli adulti era arrivato da Neuengamme un secondo camion con 24 russi. Quando vennero fatti scendere sei riuscirono a fuggire, gli altri diciotto vennero condotti nella scuola e impiccati a loro volta. Georges-André Kohn (francese), Jacqueline Morgenstern (francese), W. Junglieb (iugoslavo), Roman Zeller (polacco), Eduard Hornemann (olandese), Marek Steinbaum (polacco), Bluma Mekler (polacca), Surcis Goldinger (polacca), Ruchla Zylberberg (polacca), Riwka Herszberg (polacca), Lelka Birnbaum (polacca), H. Wasserman (polacca), Marek James (polacco), Mania Altmann (polacca), Roman Witonski (polacco), Eleonora Witonski (polacca), Alexander Hornemann (olandese), Lea Klygerman (polacca), Eduard Reichenbaum (polacco). Tra essi vi era anche un bambino di nazionalità italiana, Sergio de Simone. Sergio era nato a Napoli il 29 novembre 1937. Le leggi antiebraiche del 1938 e la partenza del padre Edoardo per la guerra indussero sua mamma Gisella a tornare nella casa di famiglia a Fiume. Un delatore segnò la condanna di Sergio, della sua mamma, della sua nonna, delle sue cuginette Andra e Tatiana e della loro mamma Mira: furono tutti deportati alla Risiera di San Sabba e da lì a Auschwitz il 29 marzo 1944. Con la prima selezione, nonna Rosa fu mandata a destra, caricata su un camion e spedita al gas. Mamma Mira con le bimbe Andra e Tatiana raggiunsero Birkenau a piedi insieme a Gisella e Sergio. Sergio e le cugine la stessa notte furono separati Sergio De Simone con le sue cugine Tatiana e Alesdalle loro mamme e spediti nella baracca dei bambini. Il sandra, in occasione del sesto compleanno di Sergio, il 29 Novembre del 1943. nome di Sergio appare in un raro referto medico datato 14 maggio 1944 e firmato dal dottor Josef Mengele, che riferisce di una visita che gli fecero alla gola. Si tratta di un importantissimo documento perché conferma la presenza dei "bambini di Bullenhuser Damm" nel campo di Birkenau. Da quell'inferno Gisella tornò, tornò anche la sorella Mira e le bimbe Andra e Tatiana. 10 I BAMBINI DI BULLENHUSER DAMM Il 18 marzo 1946 il tribunale militare inglese nel cosiddetto "processo della Curiohaus" condannò a morte il comandante del campo Max Pauly. Il dottor Alfred Trzebinski e Wilhelm Dreimann salirono al patibolo l'8 ottobre 1946. Johann Frahm ed Ewald Jauch furono impiccati il 10 ottobre successivo. Durante il processo emersero le responsabilità di Kurt Heissmeyer, di Arnold Strippel e di Hans Klein ma ci sarebbero voluti molti anni per ritrovare le loro tracce. Heissmeyer era ritornato nella sua città natale di Magdeburgo ed aveva ripreso tranquillamente la sua attività di medico senza neppure cambiare il proprio nome. Soltanto il 13 dicembre 1963 la polizia si presentò nella sua casa di Gallertstrasse 12 per condurlo in carcere. Il processo contro di lui si concluse il 30 giugno 1966 con la condanna all'ergastolo. Gli venne risparmiata la pena di morte (ancora in vigore nella DDR sino al 1987) perché l'accusa non riuscì a dimostrare che fu lui ad ordinare l'uccisione dei bambini e dei testimoni. Günther Scwarberg. Max Pauly, Comandante del Campo di Neuengamme. Grazie a Günther Schwarberg, giornalista tedesco del settimanale "Stern" che ha dedicato tutta la sua vita nel trovare i carnefici del Terzo Reich, il 20 aprile è diventato "Il Giorno del Ricordo" e nella scuola di Bullenhuser Damm, oggi ribattezzata Janusz Korczak Schule in onore del grande pedagogo polacco morto a Treblinka insieme ai bambini ebrei dell'orfanotrofio che istituì e diresse nel ghetto di Varsavia, ogni anno viene organizzata una cerimonia commemorativa in onore di questi 20 bambini. Il tragico destino dei 20 bambini ha destato molto interesse in diversi Paesi. Il memoriale esistente dal 1980 si trova nella cantina dell’ex scuola di Bullenhuser Damm 92-94. L’Associazione “I bambini di Bullenhuser Damm” ha realizzato nel cortile, lato posteriore dell’edificio, un giardino di rose, dove chiunque può piantare una rosa in memoria delle vittime. Nel 1996 è stato inaugurato a Verona un parco giochi con il giardino delle rose dedicato a Sergio De Simone, dal 1997 una scuola a Napoli porta il suo nome. Nel 2007 un parco nel centro di Milano è dedicato ai 20 bambini uccisi. A Eindhoven nei Paesi Bassi c’è il parco per ricordare i fratelli Hornemann. Lapide commemorativa nel giardino delle rose del Memoriale. Da anni c’è in Francia una mostra itinerante. Nel museo di Auschwitz e in molti memoriali in tutto il mondo vengono presentate le biografie dei bambini. 11 VERSO LA "SOLUZIONE FINALE" Dal 1938 nasce la consapevolezza che l’esito finale sarà quello della scomparsa degli ebrei dall'Europa. Sino al 1941 rimarrà impregiudicato lo strumento con cui realizzare tale eliminazione, probabilmente si pensa all'espulsione e all'emigrazione forzata. Adolf Eichmann, responsabile della sezione IV B 4 "Questioni ebraiche ed evacuazione" del RSHA, cioè dell'organizzazione della deportazione degli Ebrei nei campi di sterminio. Ma nel 1939 c'è un ulteriore e importante passaggio. Una soluzione di sterminio viene praticata nei confronti di una componente della società tedesca, le persone Reinhard Heydrich, generale SS, capo Gestapo (1934-39), dell'RSHA (1939portatrici di handicap e meno- della 42) , tra gli organizzatori della Confernza mate: il Progetto eutanasia, che di Wannsee. viene realizzato in continuità con le biopolitiche razziali ispirate a criteri eugenetici insanamente diffusi nella cultura scientifica europea (pratiche di sterilizzazione furono richieste anche in Scandinavia). In Germania, il Progetto eutanasia sperimentò le procedure di eliminazione fisica. In seguito, alla conferenza tenuta a Berlino nel quartiere residenziale del Wannsee nel gennaio del 1942, la soluzione obbligata dello sterminio fu per la prima volta proposta anche per tutti gli ebrei d'Europa. Le eliminazioni di massa vennero condotte in modo sistematico; uno sforzo considerevole fu speso per trovare metodi sempre più efficienti per uccidere persone in massa, passando dalle fucilazioni, all'avvelenamento con monossido di carbonio dei campi di sterminio di Bełżec, Sobibór e Treblinka, all'uso dello Zyklon-B di Majdanek e Auschwitz; speciali autocarri con dispositivi di immissione di gas (gaswagen) che utilizzavano monossido di carbonio vennero usati nel campo di sterminio di Chelmno. Adolf Eichmann, principale Il campo di sterminio di Auschwitz nel giorno della liberaorganizzatore della deportazione zione, il 27 gennaio 1945. per lo sterminio, avrebbe indicato, al processo di Norimberga, una cifra oscillante tra i cinque e i sei milioni di ebrei uccisi; durante il processo si stabilì in via ufficiale il numero di 5.700.000 morti, numero che concorda con i dati del Consiglio Mondiale Ebraico. 12 LA "SOLUZIONE FINALE" Affinchè i dirigenti dei campi di concentramento potessero individuare a prima vista la "categoria" del deportato, assegnata sulla base della nazionalità, di ragioni politiche, della razza o religione, i prigionieri dovevano portare sulla giubba e sui pantaloni un triangolo di stoffa di un dato colore e forma. E così il triangolo rosso indicava i prigionieri politici, quello blu gli immigrati ed apolidi, il triangolo verde designava i criminali comuni, mentre quello nero veniva attribuito ad un gruppo imprecisato in cui erano compresi gli zingari, le prostitute, i senza fissa dimora ecc.. Agli internati di origine ebraica era invece applicata una stella a sei punte, ai testimoni di Geova un triangolo viola, mentre il triangolo marrone era attribuito alla popolazione di origine Zingara, Rom e Sinti. Va notato che tra queste categorie troviamo anche quella degli omosessuali, contraddistinta dal triangolo rosa. I medici nazisti utilizzarono spesso i gay in esperimenti "scientifici" atti a scoprire il "gene dell'omosessualità" e poter così guarire i futuri bambini ariani che fossero stati omosessuali. 13 I RESPONSABILI Le SS - la guardia d’élite creata dal Regime Nazista – giocarono un ruolo fondamentale nella cosiddetta “Soluzione Finale”, cioè il piano concepito dai Tedeschi per eliminare gli Ebrei d’Europa. Heinrich Himmler, in primo piano, con Adolf Hitler. Il Capo delle SS Heinrich Himmler e i suoi collaboratori – come Reinhard Heydrich, Kurt Daluege e altri – furono tra i principali responsabili da un lato del consolidamento dello stato di polizia e del potere delle SS durante la dittatura di Adolf Hitler e, dall’altro, delle misure più importanti per la realizzazione del programma ideologico del regime. Verso la fine del dominio nazista, le SS si resero poi colpevoli di un numero difficilmente calcolabile di massacri. Membri delle SS, insieme a numerosi Comandanti delle polizie locali, guidarono le Einsatzgruppen (Unità Mobili di Sterminio o Squadre della morte) nello sterminio sistematico e crudele di uomini, donne e bambini ebrei, in particolare nei territori occupati dell’Unione Sovietica. In Polonia invece (anch’essa occupata dai Nazisti) le SS crearono i centri di sterminio, vere e proprie “fabbriche di morte” dove gli eccidi venivano attuati con il gas. L'esecuzione di ebrei da parte delle Einsatzgruppen. 14 I RESPONSABILI Le sole SS, tuttavia, non avrebbero potuto realizzare un genocidio su così vasta scala. La realizzazione della “Soluzione Finale” richiese la cooperazione e partecipazione sia degli apparati militari sia delle autorità civili tedesche che controllavano i territori occupati. Le operazioni di deportazione di massa richiesero che Adolf Eichmann , [capo] dell’Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich, collaborasse con Albert Ganzenmueller, che guidava le Ferrovie dello Stato, e con Joachim von Ribbentrop , Ministro degli Esteri. La Wehrmacht (l’esercito tedesco) fornì poi alle Eisantzgruppen i mezzi di trasporto e gli approvvigionamenti necessari e partecipò attivamente al massacro degli Ebrei, dei civili sovietici e, soprattutto, di tanti prigionieri di guerra dell’Armata Rossa. Una fase del processo di Norimberga, il più importante effettuato contro criminali di guerra nazisti. Le sessioni del tribunale si svolsero dal 20 novembre 1945 al 1 ottobre 1946. Il primo fu il Processo dei principali criminali di guerra davanti al Tribunale militare internazionale (IMT), che giudicò ventiquattro dei più importanti capi nazisti catturati. Il secondo fu per criminali di guerra inferiori e comprese anche il famoso Processo ai medici. Medici tedeschi e altri operatori sanitari attuarono invece il “Programma Eutanasia”, che era stato ideato dai Nazisti, ed eliminarono decine di migliaia di persone affette da handicap fisici o mentali. Altri medici eseguirono sui detenuti esperimenti crudeli e totalmente contro l’etica professionale, o si occuparono di “selezionare”, nei centri di sterminio, i prigionieri da eliminare e quelli da salvare. Tesserino di un lavoratore coatto impiegato presso la I.G. Farben di Bitterfeld. Infine, i grandi gruppi industriali tedeschi come la I.G. Farben e la Krupp, si servirono dei lavoratori forzati e li trattarono come schiavi. 15 LA TEORIA RAZZIALE E L'ANTISEMITISMO IN ITALIA La spinta a una politica della razza nel fascismo italiano fu connaturata allo stesso retaggio nazionalista, che esaltava la superiorità della stirpe come fatto biologico e non solo culturale; che esaltava l'espansionismo italiano attraverso la concezione tardo-coloniale delle colonie come colonie di popolamento, ossia sede di trasferimento e di nuovo insediamento dell'eccedenza demografica dell'Italia e simbolo di superiorità della civiltà e della razza italiane. Per questo la guerra d'aggressione contro l'Abissinia nel 1935-36 non fu l'inizio ma l'occasione per mettere a fuoco una politica razzista dell'Italia fascista, che poteva portare a un momento di sintesi e di unificazione di esperienze diverse, che il fascismo stava già realizzando. Nel 1935-1936, tra le truppe italiane impegnate in Etiopia circolò un pacchetto di otto vignette satiriche, disegnate dal pittore Enrico De Seta. In questo materiale satirico, gli africani sono privati di qualsiasi umanità. Le donne sono merce, oggetti da comprare e persino spedire come pacchi postali, mentre gli uomini sono guardati come animali. Il caso limite si avrà nell’equiparazione tra abissini ed insetti, quasi a giustificare che il gas sia l’arma più efficace nei loro confronti. Circolare del Ministro dell'Educazione Nazionale Giuseppe Bottai in cui redarguiva gli alunni italiani perché chiamavano "fratelli e sorelle" i loro coetanei etiopi. 16 LA TEORIA RAZZIALE E L'ANTISEMITISMO IN ITALIA L'appello al razzismo coloniale non sembrò sufficiente per realizzare la mobilitazione razzista di cui il regime aveva bisogno per rilanciare la spinta volontarista e rafforzare il consenso intorno a sé. La possibilità di utilizzare direttamente la mobilitazione all'interno della stessa società italiana offerta dal fatto di additare l'ebreo come "il nemico fra noi", fu la ragione ultima della riesumazione e addirittura dell'invenzione di un pericolo ebraico. Pertanto, il 24 giugno 1938, Mussolini incaricò il giovane antropologo Guido Landra di stendere una specie di decalogo ideologico del razzismo fascista. Il documento è noto anche come Manifesto degli scienziati razzisti. Quando esso fu ripubblicato sul primo numero della rivista La difesa della razza, uscito il 5 agosto 1938, il documento recava la firma di dieci studiosi. I bersagli privilegiati della Difesa della razza erano i neri e gli ebrei. Dei primi si metteva costantemente in risalto la barbarie e l’inferiorità, rispetto all’uomo bianco. Nel caso degli ebrei, l’immagine più ricorrente era quella del ragno, metafora che evocava lo sforzo tenace e paziente compiuto dagli israeliti, per arrivare al dominio del mondo. Due esempi di illustrazioni razziste apparse nelle riviste dell'epoca. 17 LA TEORIA RAZZIALE E L'ANTISEMITISMO IN ITALIA Il gruppo nazional-razzista, innestandosi su una tradizione intrisa di nazionalismo e di eugenetica presente già da lungo tempo in Italia, insiste sulla valorizzazione della "razza italiana" sia dal punto di vista teorico, rivendicando il legame degli italiani contemporanei con le genti protagoniste di un nobile passato che trovava il suo culmine nella Roma imperiale; sia nella pratica, proponendo la realizzazione di pratiche igienico sanitarie intese al miglioramento della stirpe. Giacomo Acerbo. Il suo esponente teorico più noto fu Giacomo Acerbo , la cui pubblicazione più importante, nel 1 940 si chiama I fondamenti della dottrina fascista della razza. Il gruppo esoterico-tradizionalista composto da elementi piùttosto eterogenei, era il frutto di una strana alleanza fra cultori di dottrine magighe ed esoteriche, come Julius Evola, con antisemiti radicali di vecchia data come Giovanni Preziosi e gerarchi estremisti come Roberto Farinacci. La rivista portavoce di questo gruppo era la Vita Italiana, da sempre impegnata in una feroce lotta antiebraica. Poco prima dell'estate del 1 938 il ministero dell'Interno trasformava l'Ufficio demografico centrale in Direzione generale per la demografia e razza, la famosa "Demorazza", col compito di dirigere la politica antisemita. Tra le prime iniziative messe in campo ci fu quella di realizzare un censimento di tutti gli ebrei presenti a Roma e in Italia. Giovanni Preziosi. Roberto Farinacci. Le schede del censimento permisero ai tedeschi di effettuare i rastrellamenti e la deportazione degli ebrei italiani nei lager. Anche l' Istituto di Cultura Fascista, attraverso pubblicazioni, conferenze e corsi, diffuse in tutta Italia l'ideologia razzista. Mezzo importante fu la rivista Civiltà Fascista. 18 1938: LE LEGGI RAZZIALI Nel settembre 1938 il regime fascista avviò l'elaborazione di un complesso corpus legislativo finalizzato alla discriminazione/persecuzione antiebraica. Il primo provvedimento emanato riguardò l'espulsione degli ebrei stranieri dal paese e fu immediatamente seguito dai decreti che favorirono la "arianizzazione" della cultura italiana, vale a dire la "cacciata" in ambito accademico di tutti gli ebrei sia come insegnanti che come allievi. Il provvedimento cardine fu il R.D.L. 17 novembre 1938, n. 1728 con il quale il regime vietava i matrimoni tra ebrei e "ariani", eliminava gli ebrei dalle industrie, dai commerci, dal settore della pubblica amministrazione, limitandone inoltre le proprietà immobiliari. Due circolari che mettono bene in evidenza le drammatiche conseguenze della legislazione razziale. Nel documento in alto la conferma da parte del provveditore agli studi dell'esclusione dell'imolese Grazia Fiorentino dalle scuole elementari. In basso a sinistra un ordine di servizio del podestà di Imola sulla schedatura dei dipendenti comunali. Non pochi italiani, più o meno direttamente, concorsero alla diffusione di prassi persecutorie. Esse non costituiscono un episodio limitato e circoscritto ma una specifica dimensione della realtà italiana di quegli anni, che concorse inoltre a determinare condizioni politiche e materiali tali da rappresentare le premesse per l'eliinazione fisica degli ebrei presenti nel nostro paese, attuata dai nazisti dopo l'8 settembre 1943, con la complicità attiva della RSI. 19 I CAMPI DI CONCENTRAMENTO ITALIANI Dall'8 settembre 1943 tutti gli ebrei residenti nell'Italia centro-settentrionale si trovarono sottoposti ai programmi nazisti di deportazione, che in breve tempo il nuovo governo della RSI fece propri. Il primo atto della politica persecutoria antiebraica posto in essere dal nuovo stato fascista fu la promulgazione della "Carta di Verona", testo programmatico della Repubblica Sociale Italiana, che al punto 7 recitava: "Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica". Alla revoca della cittadinanza seguì poi l'ordine di polizia n. 5, datato 30 novembre 1943, con il quale il nuovo Ministro degli Interni Guido Buffarini-Guidi disponeva l'internamento in campi di concentramento di tutti gli ebrei residenti in Italia e la confisca dei loro beni. Il 5 dicembre 1943 fu approntato un unico grande campo di concentramento a Fossoli, località a 5 km da Carpi, in provincia di Modena. Gli altri tre campi allestiti in Italia furono Borgo San Dalmazzo, Bolzano e la Risiera di San Sabba a Trieste. In essi, oltre agli ebrei, vennero reclusi anche antifascisti, partigiani e semplici cittadini rastrellati. Il lager di via Resia a Bolzano. Lettera spedita da Cesare Pasquali ai famigliari dal campo di Fossoli. Successivamente verrà deportato nel lager di Dachau. Arrestato con l'inganno il 27 maggio 1944 a Castel del Rio, fu liberato il 28 maggio 1945. Gli ordini di arresto, la costituzione dei centri di concentramento provinciali prima e del campo di Fossoli poi, le confische dei beni rispondono a decreti legislativi emanati dal Ministero dell'Interno, rappresentano il preciso orientamento del governo fascista; sono, dunque, questi gli atti che rendono evidenti le responsabilità, se non il ruolo autonomo svolto dalla RSI nell'attuazione delle deportazioni. In Italia, dall'ottobre 1943, vennero deportati 6.746 ebrei, di cui solo 830 furono i sopravvissuti. 20
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