coscienza tace. Il problema del consenso della razza

L'IDEOLOGIA DELLA
RAZZA E LE SUE
VITTIME
Nella Germania di Hitler
e nell'Italia di Mussolini
A cura di
Giulia Dall'Olio
e Marco Orazi
Fonti tratte da:
www.olokaustos.org
www.ushmm.org
www.kinder-vom-bullenhuser-damm.de
www.kz-gedenkstaette-neuengamme.de
www.lager.it
www.yadvashem.org
www.ucei.it
www.anpiroma.org
www.anpi.it
www.filosofia-medicina.net
tesi di laurea " Quando la voce della
coscienza tace. Il problema del consenso
nella Germania nazista" di Giulia Dall'Olio
Centro Furio Jesi (a cura di) , La menzogna
della razza. Documenti e immagini del
razzismo e dell'antisemitismo fascista,
Casalecchio di Reno: Grafis, 1994
Andrea Ferri, Dal regno al regime. Ebrei
imolesi dall'unità d'Italia alle leggi
razziali, Imola, La Mandragora, 1998
mostra “ 1936-1945. Dall'impero alla
Shoah: memorie del razzismo italiano”, a
cura di Giuliana Zanelli
LA TEORIA RAZZIALE E
L'ANTISEMITISMO IN GERMANIA
Tutta la storia, afferma Hitler nel suo libro
Mein Kampf (1925), è solo espressione
dell'eterna lotta tra le razze per la supremazia.
La guerra è l'espressione naturale e necessaria di questa lotta in cui il vincitore, cioè la
razza più forte, ha il diritto di dominare.
L'unico scopo dello stato è mantenere sana e pura la razza, creando così le condizioni migliori per la lotta per la
supremazia, cioè per la guerra.
La guerra è infatti l'unica cosa che può
dare un senso più nobile all'esistenza di
un popolo. Di tutte le razze quella cosiddetta "ariana" o "nordica" è, secondo
Hitler, la più creativa e valorosa, in fondo
l'unica a cui spetta il diritto di dominare
il mondo.
Monaco di Baviera, 1937-1938. Manifesto della mostra
antisemita "L’eterno ebreo". Il frustino sta ad indicare
che, per i nazisti, l’obiettivo degli ebrei era il dominio del
mondo. Come strumenti, usavano in maniera
intercambiabile sia l’oro (cioè la finanza e il capitalismo)
sia il comunismo.
Questo è il fine supremo dello stato nazista; dunque
ogni mezzo utile a far prosperare la razza ariana, la
razza eletta, è da considerarsi lecito.
Se è necessario cancellare dalla faccia della terra gli
esseri inferiori, è altrettanto utile e necessario
servirsene per edificare l’impero millenario e migliorare la razza dei prescelti.
La propaganda nazista spesso dipinse gli Ebrei
come i responsabili di una cospirazione per
provocare la guerra. In questa fotografia si vede
l'immagine stereotipata di un Ebreo che trama
dietro le quinte per controllare le potenze
alleate, rappresentate dalle bandiere Inglese,
Americana e Russa. La didascalia recita: "Dietro
al Potere del Nemico, c'è l'Ebreo", 1942 circa.
Nella Germania nazista si è così creata una vera e
propria scuola che predica i principi dell'"igiene
razziale", tesa all'eliminazione di ogni "diversità", non
solo etnica. E tra le razze considerate inferiori, la cosiddetta "razza ebraica" ha un rilievo peculiare
perchè oltre ad essere "degenerata" in se stessa, è
anche portatrice di degenerazione, infezione e contagio per la "razza ariana".
1
AKTION T4: EUTANASIA DI STATO
Sin dai primi anni Venti, Adolf Hitler aveva
teorizzato la necessità di proteggere la razza
ariana germanica da tutti quei fattori di
"corruzione" che avrebbero potuto indebolirla.
Il nazismo predicava un progetto di "eugenetica" vale a dire coltivava l'idea di
ottenere un miglioramento della "razza"
germanica coltivando e favorendo i caratteri ereditari favorevoli ("eugenici") e
impedendo lo sviluppo dei caratteri ereditari sfavorevoli ("disgenici").
All'interno di questo progetto di eugenetica
non trovavano ovviamente posto i malati
incurabili e i disabili fisici e psichici. Queste
persone erano sostanzialmente una minaccia non soltanto per l'economia tedesca
ma, cosa ancor più grave, un terribile pericolo di degenerazione per la razza tedesca
nel suo complesso.
Manifesto di propaganda che recita:
"Questo disabile cronico costa alla comunità 60.000 reichmark per
mantenerlo tutta la vita.
"Cittadino, questo è anche il tuo denaro.
Queste tre immagini sono estrapolate da un film prodotto dal
Ministero della Propaganda del III Reich.
La prima mostra due dottori che conversano in un ricovero
ed una scritta che recita: "Queste vite sono solo un peso".
La seconda mostra invece alcuni pazienti di un altro ricovero. La loro esistenza viene descritta come "Vita senza speranza".
La terza un bambino con evidente infermità è accompagnato
dalla frase "... Perché Dio non può volere che i malati e disabili si riproducano".
L'obiettivo del Nazismo era incrementare nell'opinione
pubblica, tramite campagne pubblicitarie, il consenso verso
l'eutanasia di stato.
2
AKTION T4: EUTANASIA DI STATO
Verso l'autunno del 1939
dalla sede di Berlino della T4
(l'ente pubblico per la salute e
l'assistenza sociale) cominciarono a partire i questionari
indirizzati
agli
istituti
psichiatrici del Reich. I
questionari erano molto
generici per non allarmare
nessun
direttore
e
ufficialmente si trattava di un
censimento per conoscere le
capacità lavorative dei malati.
Un gruppo di bambini classificati malati psichici dai medici nazisti.
Ovviamente
i
direttori,
temendo di perdere buona
manodopera, dichiaravano inabili al lavoro anche coloro che invece venivano
impiegati proficuamente.
Quando i questionari tornavano indietro venivano fotocopiati in tre copie ed esaminati
da tre periti. Il parere dei tre periti veniva inviato ad un quarto perito supervisore che
decideva sulla vita o la morte del paziente.
Naturalmente il malato non veniva mai realmente visitato. Una volta decise le persone
da eliminare la sede centrale di Berlino preparava delle liste di trasferimento che
inviava ai singoli istituti avvertendo che si preparassero i malati per la partenza.
Il giorno stabilito si presentavano uomini della "Società di Pubblica Utilità
per il trasporto degli ammalati".
I pazienti venivano caricati su grossi
pullman dai finestrini oscurati e trasportati in uno dei sei centri di eliminazione:
Grafeneck,
Bernburg,
Sonnenstein, Hartheim, Brandenburg,
Hadamar.
Il trasporto segreto verso le cliniche della morte.
In questi istituti erano stati predisposti delle camere a gas camuffate
da sale docce e forni crematori per
l'eliminazione dei cadaveri.
Una volta arrivati nelle cliniche di eliminazione i malati venivano uccisi dopo pochi
giorni. Ai parenti veniva inviata una lettera standard che annunciava la morte per
una causa qualsiasi. Si avvertiva che per ragioni sanitarie il cadavere era stato cremato.
3
AKTION 14F13
Quest'opera di eliminazione di tutti coloro che venivano considerati un fattore di
contaminazione della razza e rallentamento dello sviluppo sociale ed economico
della società venne applicata cospicuamente nei campi di concentramento.
Nel 1941 Himmler ordinò che
i prigionieri affetti da malattie mentali dei campi di
concentramento
fossero
sottoposti a controlli medici.
Lo scopo era eliminare tutti
coloro che non erano in grado
di lavorare.
Secondo Himmler il personale
medico incaricato di svolgere le
"visite" doveva essere esterno,
per garantire maggiore affidabilità.
Un gruppo di malati psichici deportati in un lager.
L'intervento ebbe inizio nell'autunno del 1 941
nel campo di Buchenwald, ma coinvolse poi
tutti i campi di concentramento controllati
dalle SS.
L'intera operazione ebbe il nome di "Aktion
1 4F1 3", dalla sigla del formulario utilizzato
nei campi per registrare i decessi. I "selezionati" dovevano essere inviati nelle cliniche di
eliminazione.
Non è possibile stabilire quante persone
vennero uccise nel quadro della Aktion
1 4F1 3, ma occorre tenere presente che
nell'ambito della operazione venivano eliminate persone non affette da nessuna malattia.
In più le visite della commissione si svolgevano in modo assolutamente approssimativo e
superficiale.
Il Castello di Hartheim, vicino Linz. Nel 1939 il
castello fu convertito in un centro di eutanasia
dell’ Aktion T4 con camera a gas e crematorio.
Fino all’ Agosto 1941 il numero delle morti
aveva raggiunto quota 18.269 e più tardi,
durante l’operazione Sonderbehandlung 14F13,
vennero uccise quasi 12.000 persone. Furono
eliminati anche più di 8.000 internati dei campi
di concentramento di Dachau e Mauthausen/
Gusen.
4
GLI ESPERIMENTI MEDICI NEI LAGER
In diversi campi di concentramento si sviluppò una metodologia di morte basata su
sperimentazioni pseudomediche sugli internati.
L'ingresso del campo di concentramento di Dachau con la famosa e beffarda
scritta "Il lavoro rende liberi"
Le ricerche su cavie umane
erano mirate per lo più a
gettar luce su alcuni fenomeni che potevano risultare utili nel corso della
conduzione della guerra,
ma spesso sfociavano in
una violenza sadica e senza
scopo .
Il conflitto con la Gran Bretagna e la battaglia aerea che Luftwaffe e
Royal Air Force ingaggiarono, portarono in primo piano una serie di
quesiti medici: quanto può resistere in vita un aviatore che si lanci con
il paracadute da altezze superiori al limite normale del respiro? Quanto
può sopravvivere e in che modo si può rianimare un aviatore paracadutatosi in acque gelide?
Gli esperimenti furono condotti a Dachau. La Luftwaffe mise a disposizione
una camera di decompressione destinata a simulare le condizioni di altitudine nelle quali si sarebbe potuto trovare un pilota.
Rapporto del dottor Rascher (medico delle SS) sugli
effetti della decompressione sui cavie umane:
"Il terzo esperimento è stato eseguito senza ossigeno, pari a
un'altezza di 9500 metri, su un ebreo di trentasette anni in
buone condizioni generali di salute. La respirazione conti­
nuò per trenta minuti.
Dopo quattro minuti il soggetto cominciò a sudare e a
roteare la testa. Dopo cinque minuti si manifestarono dei
crampi; fra il sesto e il decimo minuto il respiro aumentò di
frequenza,
mentre
il
soggetto
perdeva
i
sensi.
Dall'undicesimo minuto la respirazione scese a tre
inspirazioni al minuto, per cessare del tutto alla fine di quel
lasso di tempo. Circa mezz'ora dopo la cessazione del
respiro venne eseguita l'autopsia".
Un prigioniero nella camera di
compressione perde conoscenza
prima di morire durante un
esperimento per determinare a
quale altitudine l'equipaggio di un
aereo può sopravvivere senza
ossigeno.
5
GLI ESPERIMENTI MEDICI NEI LAGER
I prigionieri destinati a questi esperimenti vennero chiamati Versuchspersonen cioé "soggetti permanenti da
esperimento".
Il direttore degli esperimenti fu Sigmund Rascher, un
giovane medico appartenente alle SS e vicino ad Himmler.
Testimonianze parlano di almeno centottanta o duecento
deportati utilizzati per queste ricerche, con una sessantina di casi di morte.
Molte furono le ricerche direttamente commissionate
dalla Lutwaffe, come quella riguardante la potabilità
dell’acqua marina o lo studio del congelamento sugli esseri umani.
Una vittima degli esperimenti
medici nazisti sulla potabilità
dell'acqua marina.
A questo proposito sempre a
Dachau
venne
creata
un'area nella quale fu
attrezzata
una
vasca
d'acqua profonda due metri.
I prigionieri-cavia venivano
vestiti con tute d'aviazione e
immersi nell'acqua gelata
per un'ora o un'ora e mezzo.
Invariabilmente, quando la
temperatura
corporea
scendeva al di sotto dei 28
gradi centigradi, il prigioniero moriva.
Nelle foto una vittima degli esperimenti medici nazisti è immersa in una vasca di
acqua ghiacciata nel campo di concentramento di Dachau sotto lo sguardo del
dottor Sigmund Rascher.
Una serie spaventosa di decessi servì a Rascher per stabilire che sarebbe stato
necessario "migliorare le tute degli aviatori", conclusione alla quale si poteva
giungere già con il buon senso.
Molte altre furono le sperimentazioni portate avanti nei campi di concentramento,
come quelle sulle malattie infettive, sulle ossa e i tessuti muscolari, o sulle
sostanze tossiche. Il denominatore comune era l'uso empio che i nazisti facevano
del corpo degli internati, la sofferenza cui solo la morte spesso poneva termine.
6
GLI ESPERIMENTI SUI GEMELLI
Per edificare l'Impero millenario oltre a
difendere la "razza ariana" dalle contaminazioni, era importante anche favorirne la crescita. In questa ottica
scoprire il segreto della gemellarità, che
avrebbe aumentato drasticamente il tasso di natalità, poteva dare alla Germania nazista un notevole vantaggio .
Da questa malata ambizione nacquero numerosi "studi", portati avanti soprattutto
da Freiherr Otmar Von Verschuer e Josef
Mengele .
Josef Mengele.
I bambini gemelli che arrivavano ad Auschwitz da tutta Europa venivano selezionati da
Mengele in persona.
L'arrivo a Birkenau e la selezione.
Mengele si aggirava lungo le fila
dei
prigionieri
gridando
"Zwillinge heraus!" ("Fuori i gemelli"). Una volta isolati dai
propri genitori i bambini venivano marchiati con un numero
speciale al quale spesso veniva
aggiunta la sigla "ZW" (per
"Zwillinge).
Erano poi esaminati e misurati dalla testa alla punta dei piedi.
Venivano richieste loro informazioni sulla famiglia secondo un formulario
preparato dal professor Verschuer. L'iter degli accertamenti medici cui
erano sottoposti continuava per settimane, provocando solo inutile dolore e
sofferenza nelle giovani vittime.
La fase successiva consisteva nel praticare clisteri di due litri dolorosissimi. In
diversi giorni venivano sottoposti ad esami rettali e gastrointestinali senza
alcuna anestesia.
Solitamente, a causa delle urla di dolore, venivano imbavagliati. Il giorno
successivo era la volta di un doloroso esame urologico, con prelevamento di
tessuti dai reni e, nei maschi, dalla prostata e dai testicoli.
7
GLI ESPERIMENTI SUI GEMELLI
Dopo tre settimane di esami i due gemelli
venivano uccisi simultaneamente con
un'iniezione al cuore.
I cadaveri venivano dissezionati e gli organi
interni inviati al professor Verschuer
all'Istituto di ricerca biologico-razziale di
Berlino, mentre i loro occhi venivano
espiantati e inviati alla dottoressa Magnussen, la quale voleva trovare il modo di
influire sul loro colore (trasformandoli da
scuri ad azzurri).
Due gemelli sottoposti ad un esame spirometrico.
La punta di gemelli che arrivarono
tra le mani di Mengele si verificò con
l'enorme afflusso di ebrei deportati
dall'Ungheria.
Altre misurazioni del dottor Otmar von Verschuer su due gemelle.
Questa testimonianza fu resa dopo la guerra
dal dottor Miklós Nyiszli, detenuto nel campo
di concentramento di Auschwitz (n. A-8450) e
che effettuava per ordine di Mengele autopsie
su cadaveri di gemelli:
"Subito dopo l’arrivo di un trasporto, un SS
cammina lungo la fila che si sta formando dei so­
praggiunti e sceglie gemelli e nani. […]
Di qui i detenuti sono condotti sotto scorta nel
blocco per esperimenti in vivo, ossia fatti su
persone vive – spacciati per esami medici – sono
ben lungi dall’esaurire il problema dei gemelli dal
punto di vista scientifico. Sono relativi e dicono
poco. Segue dunque la tappa successiva degli
esami – l’analisi sulla scorta di dissezioni: il
A disposizione di Mengele vi erano
anche 400 persone contemporaneamente. Su queste persone la fantasia
criminale di Mengele si sbizzarrì:
trasfusioni incrociate di sangue di
tipo differente tra i gemelli, esperimenti sul midollo osseo e altri orribili, quanto inutili, studi pseudo
scientifici.
confronto degli organi normali con quelli patologici
o malati.
A tale scopo sono necessari cadaveri e siccome la
dissezione e l’analisi dei singoli organi deve
avvenire contemporaneamente, contemporanea
deve essere anche la morte dei gemelli, vale a di­
re che muoiono simultaneamente nel blocco per
esperimenti del KL Auschwitz. […] Il dottor
Mengele li uccide. […]
Questi è il tipo più pericoloso di criminale, per di
più con una forza smisurata. Manda a morte mi­
lioni di persone perché, secondo la teoria tedesca
della razza, non sono uomini, ma esemplari di
una specie inferiore che hanno un influsso dete­
riore sull’umanità".
8
I BAMBINI DI BULLENHUSER DAMM
Il 20 aprile 1945 furono uccisi venti bambini nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm. Questi bambini (10 maschi e 10 femmine, provenienti da Francia,
Olanda, Jugoslavia, Italia, Polonia), erano giunti il 29 novembre 1944 nel lager di
Neuengamme, vicino ad Amburgo, dal campo di sterminio di Auschwitz Birkenau.
Erano stati scelti direttamente dal dottor Joseph Mengele come cavie umane per
esperimenti sulla tubercolosi, che avrebbe condotto il medico nazista Kurt Heissmeyer.
Il Campo di
Concentramento di
Neuengamme.
Kurt Heissmeyer.
Il 9 gennaio 1945 Heissmeyer iniziò gli esperimenti con i bambini. L'inoculazione
della tubercolosi fu abbastanza rapida: Heissmeyer asportava parte della pelle dei
bambini sotto l'ascella destra e praticava una
incisione a croce, inoculava i batteri e applicava un cerotto. Si trattava di aspettare che la
malattia cominciasse il suo orribile lavoro.
Il 19 febbraio 1945 tutti i bambini sono apatici, febbricitanti, presentano ulcere e accusano
forti pruriti. Heissmeyer procede con una
ulteriore inoculazione della malattia, questa
volta ancora più robusta.
Heissmeyer tentava di stimolare una risposta
immunitaria. Prima faceva ammalare i bambini e poi somministrava "tubercolina" nella
convinzione che si sarebbe verificata una reazione del sistema immunitario. Per verificare la Le conseguenze degli esperimenti sui bambini.
portata della risposta immunitaria Heissmeyer
pensò di asportare i linfonodi della regione
ascellare: se la teoria era giusta i linfonodi avrebbero dovuto produrre degli anticorpi.
Il 12 marzo 1945 Klein diede il suo responso: nelle ghiandole linfatiche dei bambini
non era stato riscontrato alcun anticorpo contro la tubercolosi. L'esperimento di
Heissmeyer era fallito: i bambini ora non servivano più.
9
I BAMBINI DI BULLENHUSER DAMM
Il gruppo incaricato della eliminazione era principalmente composto dal dottor Alfred
Trzebinski, dai sottufficiali delle SS Johann Frahm, Ewald Jauch e Wilhelm Dreimann. Comandante del gruppo era Arnold Strippel. Altrettanto coinvolto nella operazione fu l'autista del camion
Hans Friedrich Petersen.
Alcuni
bambini
morirono
immediatamente a seguito delle
iniezioni di morfina e, per essere certi della loro morte, le SS li
impiccarono appendendoli ai
ganci fissati alle pareti. Come
testimoniò Johann Frahm i
bambini furono impiccati "come
quadri alle pareti". L'intera
operazione andò avanti dalla
mezzanotte del 20 aprile alle 5 La scuola di Bullenhuser Damm ad Amburgo.
del mattino del 21 aprile 1945.
Durante l'impiccagione dei bambini e degli adulti era arrivato da Neuengamme un
secondo camion con 24 russi. Quando vennero fatti scendere sei riuscirono a fuggire, gli altri diciotto vennero condotti nella scuola e impiccati a loro volta.
Georges-André Kohn (francese), Jacqueline Morgenstern (francese), W. Junglieb (iugoslavo),
Roman Zeller (polacco), Eduard Hornemann (olandese), Marek Steinbaum (polacco), Bluma
Mekler (polacca), Surcis Goldinger (polacca), Ruchla Zylberberg (polacca), Riwka Herszberg
(polacca), Lelka Birnbaum (polacca), H. Wasserman (polacca), Marek James (polacco), Mania
Altmann (polacca), Roman Witonski (polacco), Eleonora Witonski (polacca), Alexander
Hornemann (olandese), Lea Klygerman (polacca), Eduard Reichenbaum (polacco).
Tra essi vi era anche un bambino di nazionalità italiana, Sergio de Simone.
Sergio era nato a Napoli il 29 novembre 1937. Le leggi
antiebraiche del 1938 e la partenza del padre Edoardo
per la guerra indussero sua mamma Gisella a tornare
nella casa di famiglia a Fiume. Un delatore segnò la
condanna di Sergio, della sua mamma, della sua nonna,
delle sue cuginette Andra e Tatiana e della loro mamma
Mira: furono tutti deportati alla Risiera di San Sabba e da
lì a Auschwitz il 29 marzo 1944. Con la prima selezione,
nonna Rosa fu mandata a destra, caricata su un camion
e spedita al gas. Mamma Mira con le bimbe Andra e
Tatiana raggiunsero Birkenau a piedi insieme a Gisella e
Sergio. Sergio e le cugine la stessa notte furono separati
Sergio
De
Simone
con
le
sue
cugine
Tatiana
e
Alesdalle loro mamme e spediti nella baracca dei bambini. Il
sandra, in occasione del sesto compleanno di
Sergio, il 29 Novembre del 1943.
nome di Sergio appare in un raro referto medico datato
14 maggio 1944 e firmato dal dottor Josef Mengele, che
riferisce di una visita che gli fecero alla gola. Si tratta di un importantissimo documento perché
conferma la presenza dei "bambini di Bullenhuser Damm" nel campo di Birkenau. Da quell'inferno
Gisella tornò, tornò anche la sorella Mira e le bimbe Andra e Tatiana.
10
I BAMBINI DI BULLENHUSER DAMM
Il 18 marzo 1946 il tribunale militare inglese nel cosiddetto "processo della Curiohaus" condannò a morte il comandante del campo Max Pauly. Il dottor Alfred Trzebinski e Wilhelm Dreimann salirono al patibolo l'8 ottobre 1946. Johann Frahm ed
Ewald Jauch furono impiccati il 10 ottobre successivo.
Durante il processo emersero le responsabilità di Kurt
Heissmeyer, di Arnold Strippel e di Hans Klein ma ci sarebbero voluti molti anni per ritrovare le loro tracce.
Heissmeyer era ritornato nella sua città natale di Magdeburgo ed aveva ripreso tranquillamente la sua attività di
medico senza neppure cambiare il proprio nome.
Soltanto il 13 dicembre 1963 la polizia si presentò nella sua
casa di Gallertstrasse 12 per condurlo in carcere. Il processo
contro di lui si concluse il 30 giugno 1966 con la condanna
all'ergastolo. Gli venne risparmiata la pena di morte (ancora
in vigore nella DDR sino al 1987) perché l'accusa non riuscì
a dimostrare che fu lui ad ordinare l'uccisione dei bambini e
dei testimoni.
Günther Scwarberg.
Max Pauly, Comandante del Campo
di Neuengamme.
Grazie a Günther Schwarberg, giornalista tedesco del
settimanale "Stern" che ha dedicato tutta la sua vita nel
trovare i carnefici del Terzo Reich, il 20 aprile è diventato
"Il Giorno del Ricordo" e nella scuola di Bullenhuser
Damm, oggi ribattezzata Janusz Korczak Schule in onore
del grande pedagogo polacco morto a Treblinka insieme ai
bambini ebrei dell'orfanotrofio che istituì e diresse nel
ghetto di Varsavia, ogni anno viene organizzata una cerimonia commemorativa in onore di questi 20 bambini.
Il tragico destino dei 20 bambini ha destato molto interesse in diversi Paesi.
Il memoriale esistente dal 1980 si trova nella cantina
dell’ex scuola di Bullenhuser Damm 92-94. L’Associazione “I bambini di Bullenhuser Damm” ha realizzato nel cortile, lato posteriore dell’edificio, un
giardino di rose, dove chiunque può piantare una
rosa in memoria delle vittime.
Nel 1996 è stato inaugurato a Verona un parco giochi con il giardino delle rose dedicato a Sergio De Simone, dal 1997 una scuola a Napoli porta il suo
nome. Nel 2007 un parco nel centro di Milano è dedicato ai 20 bambini uccisi. A Eindhoven nei Paesi
Bassi c’è il parco per ricordare i fratelli Hornemann. Lapide commemorativa nel giardino delle rose del Memoriale.
Da anni c’è in Francia una mostra itinerante. Nel
museo di Auschwitz e in molti memoriali in tutto il mondo vengono presentate le biografie dei bambini.
11
VERSO LA "SOLUZIONE FINALE"
Dal 1938 nasce la consapevolezza che l’esito finale sarà quello della
scomparsa degli ebrei dall'Europa. Sino al 1941 rimarrà impregiudicato lo strumento con cui realizzare tale eliminazione, probabilmente si
pensa all'espulsione e all'emigrazione forzata.
Adolf Eichmann, responsabile
della sezione IV B 4 "Questioni ebraiche ed evacuazione"
del
RSHA,
cioè
dell'organizzazione della deportazione degli Ebrei nei
campi di sterminio.
Ma nel 1939 c'è un ulteriore e
importante passaggio. Una soluzione di sterminio viene praticata
nei confronti di una componente
della società tedesca, le persone Reinhard Heydrich, generale SS, capo
Gestapo (1934-39), dell'RSHA (1939portatrici di handicap e meno- della
42) , tra gli organizzatori della Confernza
mate: il Progetto eutanasia, che di Wannsee.
viene realizzato in continuità con
le biopolitiche razziali ispirate a criteri eugenetici insanamente
diffusi nella cultura scientifica europea (pratiche di sterilizzazione furono richieste anche in Scandinavia).
In Germania, il Progetto eutanasia sperimentò le procedure di
eliminazione fisica. In seguito, alla conferenza tenuta a Berlino nel quartiere residenziale del Wannsee nel gennaio del 1942, la soluzione obbligata dello sterminio
fu per la prima volta proposta anche per tutti gli ebrei d'Europa.
Le eliminazioni di massa vennero
condotte in modo sistematico;
uno sforzo considerevole fu speso
per trovare metodi sempre più
efficienti per uccidere persone in
massa, passando dalle fucilazioni, all'avvelenamento con monossido di carbonio dei campi di
sterminio di Bełżec, Sobibór e
Treblinka, all'uso dello Zyklon-B
di Majdanek e Auschwitz; speciali autocarri con dispositivi di
immissione di gas (gaswagen) che
utilizzavano monossido di carbonio vennero usati nel campo di
sterminio di Chelmno.
Adolf
Eichmann,
principale
Il campo di sterminio di Auschwitz nel giorno della liberaorganizzatore della deportazione
zione, il 27 gennaio 1945.
per lo sterminio, avrebbe indicato, al processo di Norimberga, una cifra oscillante tra i cinque e i sei milioni di
ebrei uccisi; durante il processo si stabilì in via ufficiale il numero di 5.700.000
morti, numero che concorda con i dati del Consiglio Mondiale Ebraico.
12
LA "SOLUZIONE FINALE"
Affinchè i dirigenti dei campi di concentramento potessero individuare a prima
vista la "categoria" del deportato, assegnata sulla base della nazionalità, di
ragioni politiche, della razza o religione, i prigionieri dovevano portare sulla
giubba e sui pantaloni un triangolo di stoffa di un dato colore e forma.
E così il triangolo rosso indicava i prigionieri politici, quello blu gli immigrati ed
apolidi, il triangolo verde designava i criminali comuni, mentre quello nero veniva
attribuito ad un gruppo imprecisato in cui erano compresi gli zingari, le prostitute, i
senza fissa dimora ecc.. Agli internati di origine ebraica era invece applicata una
stella a sei punte, ai testimoni di Geova un triangolo viola, mentre il triangolo
marrone era attribuito alla popolazione di origine Zingara, Rom e Sinti.
Va notato che tra queste categorie troviamo anche quella degli omosessuali,
contraddistinta dal triangolo rosa. I medici nazisti utilizzarono spesso i gay in
esperimenti "scientifici" atti a scoprire il "gene dell'omosessualità" e poter così
guarire i futuri bambini ariani che fossero stati omosessuali.
13
I RESPONSABILI
Le SS - la guardia d’élite
creata dal Regime Nazista –
giocarono un ruolo fondamentale nella cosiddetta
“Soluzione Finale”, cioè il
piano concepito dai Tedeschi per eliminare gli Ebrei
d’Europa.
Heinrich Himmler, in primo piano, con Adolf Hitler.
Il Capo delle SS Heinrich
Himmler e i suoi collaboratori – come Reinhard
Heydrich, Kurt Daluege e
altri – furono tra i principali responsabili da un lato
del consolidamento dello
stato di polizia e del potere
delle SS durante la dittatura di Adolf Hitler e,
dall’altro, delle misure più
importanti per la realizzazione del programma ideologico del regime.
Verso la fine del dominio nazista, le SS si
resero poi colpevoli di un numero
difficilmente calcolabile di massacri.
Membri delle SS, insieme a numerosi
Comandanti delle polizie locali, guidarono
le Einsatzgruppen (Unità Mobili di
Sterminio o Squadre della morte) nello
sterminio sistematico e crudele di uomini,
donne e bambini ebrei, in particolare nei
territori occupati dell’Unione Sovietica.
In Polonia invece (anch’essa occupata dai
Nazisti) le SS crearono i centri di
sterminio, vere e proprie “fabbriche di
morte” dove gli eccidi venivano attuati con
il gas.
L'esecuzione di ebrei da parte delle Einsatzgruppen.
14
I RESPONSABILI
Le sole SS, tuttavia, non avrebbero potuto realizzare un genocidio su così vasta scala.
La realizzazione della “Soluzione Finale” richiese la cooperazione e
partecipazione sia degli apparati militari sia delle autorità civili tedesche
che controllavano i territori occupati.
Le operazioni di deportazione di
massa richiesero che Adolf Eichmann , [capo] dell’Ufficio
Centrale di Sicurezza del Reich,
collaborasse
con
Albert
Ganzenmueller, che guidava le
Ferrovie dello Stato, e con Joachim von Ribbentrop , Ministro
degli Esteri.
La Wehrmacht (l’esercito tedesco) fornì poi alle Eisantzgruppen i mezzi di trasporto e
gli approvvigionamenti necessari e partecipò attivamente al
massacro degli Ebrei, dei civili
sovietici e, soprattutto, di tanti
prigionieri di guerra dell’Armata
Rossa.
Una fase del processo di Norimberga, il più importante effettuato contro criminali di
guerra nazisti. Le sessioni del tribunale si svolsero dal 20 novembre 1945 al 1 ottobre
1946. Il primo fu il Processo dei principali criminali di guerra davanti al
Tribunale militare internazionale (IMT), che giudicò ventiquattro dei più
importanti capi nazisti catturati. Il secondo fu per criminali di guerra inferiori e
comprese anche il famoso Processo ai medici.
Medici tedeschi e altri operatori
sanitari attuarono invece il
“Programma Eutanasia”, che era
stato ideato dai Nazisti, ed
eliminarono decine di migliaia di
persone affette da handicap fisici
o mentali.
Altri medici eseguirono sui
detenuti esperimenti crudeli e
totalmente
contro
l’etica
professionale, o si occuparono di
“selezionare”, nei centri di
sterminio, i prigionieri da
eliminare e quelli da salvare.
Tesserino di un lavoratore coatto impiegato presso la I.G. Farben di Bitterfeld.
Infine, i grandi gruppi industriali tedeschi come la I.G. Farben e la Krupp, si
servirono dei lavoratori forzati e li trattarono come schiavi.
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LA TEORIA RAZZIALE E
L'ANTISEMITISMO IN ITALIA
La spinta a una politica della razza nel fascismo italiano fu connaturata allo stesso
retaggio nazionalista, che esaltava la superiorità della stirpe come fatto biologico e
non solo culturale; che esaltava l'espansionismo italiano attraverso la concezione
tardo-coloniale delle colonie come colonie di popolamento, ossia sede di trasferimento e di nuovo insediamento dell'eccedenza demografica dell'Italia e simbolo di
superiorità della civiltà e della razza italiane.
Per questo la guerra d'aggressione contro
l'Abissinia nel 1935-36 non fu l'inizio ma
l'occasione per mettere a fuoco una politica
razzista dell'Italia fascista, che poteva
portare a un momento di sintesi e di
unificazione di esperienze diverse, che il
fascismo stava già realizzando.
Nel 1935-1936, tra le truppe italiane impegnate in Etiopia
circolò un pacchetto di otto vignette satiriche, disegnate dal
pittore Enrico De Seta. In questo materiale satirico, gli africani sono privati di qualsiasi umanità. Le donne sono merce,
oggetti da comprare e persino spedire come pacchi postali,
mentre gli uomini sono guardati come animali. Il caso limite
si avrà nell’equiparazione tra abissini ed insetti, quasi a giustificare che il gas sia l’arma più efficace nei loro confronti.
Circolare del Ministro dell'Educazione Nazionale Giuseppe Bottai in cui
redarguiva gli alunni italiani perché chiamavano "fratelli e sorelle" i loro
coetanei etiopi.
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LA TEORIA RAZZIALE E
L'ANTISEMITISMO IN ITALIA
L'appello al razzismo coloniale non
sembrò sufficiente per realizzare la
mobilitazione razzista di cui il regime
aveva bisogno per rilanciare la spinta
volontarista e rafforzare il consenso
intorno a sé.
La possibilità di utilizzare direttamente la mobilitazione all'interno
della stessa società italiana offerta dal
fatto di additare l'ebreo come "il nemico fra noi", fu la ragione ultima
della riesumazione e addirittura
dell'invenzione di un pericolo ebraico.
Pertanto, il 24 giugno 1938, Mussolini
incaricò il giovane antropologo Guido
Landra di stendere una specie di decalogo ideologico del razzismo fascista. Il documento è noto anche come
Manifesto degli scienziati razzisti.
Quando esso fu ripubblicato sul primo numero della rivista La difesa
della razza, uscito il 5 agosto 1938, il
documento recava la firma di dieci
studiosi.
I bersagli privilegiati della Difesa della razza erano
i neri e gli ebrei. Dei primi si metteva costantemente in risalto la barbarie e l’inferiorità, rispetto
all’uomo bianco.
Nel caso degli
ebrei, l’immagine
più ricorrente era
quella del ragno,
metafora che evocava lo sforzo tenace e paziente
compiuto
dagli
israeliti, per arrivare al dominio del
mondo.
Due esempi di illustrazioni razziste apparse nelle
riviste dell'epoca.
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LA TEORIA RAZZIALE E
L'ANTISEMITISMO IN ITALIA
Il gruppo nazional-razzista, innestandosi su
una tradizione intrisa di nazionalismo e di
eugenetica presente già da lungo tempo in Italia,
insiste sulla valorizzazione della "razza italiana"
sia dal punto di vista teorico, rivendicando il
legame degli italiani contemporanei con le genti
protagoniste di un nobile passato che trovava il
suo culmine nella Roma imperiale; sia nella
pratica, proponendo la realizzazione di pratiche
igienico sanitarie intese al miglioramento della
stirpe.
Giacomo Acerbo.
Il suo esponente teorico più noto fu Giacomo
Acerbo , la cui pubblicazione più importante, nel
1 940 si chiama I fondamenti della dottrina
fascista della razza.
Il gruppo esoterico-tradizionalista composto da elementi piùttosto eterogenei,
era il frutto di una strana alleanza fra cultori di dottrine magighe ed esoteriche,
come Julius Evola, con antisemiti radicali di vecchia data come Giovanni
Preziosi e gerarchi estremisti come Roberto Farinacci.
La rivista portavoce di questo gruppo era la Vita Italiana, da sempre impegnata in
una feroce lotta antiebraica.
Poco prima dell'estate del 1 938 il
ministero
dell'Interno
trasformava l'Ufficio demografico
centrale in Direzione generale
per la demografia e razza, la
famosa "Demorazza", col compito
di dirigere la politica antisemita.
Tra le prime iniziative messe in
campo ci fu quella di realizzare
un censimento di tutti gli ebrei
presenti a Roma e in Italia.
Giovanni Preziosi.
Roberto Farinacci.
Le schede del censimento permisero ai tedeschi di effettuare i rastrellamenti e
la deportazione degli ebrei italiani nei lager.
Anche l' Istituto di Cultura Fascista, attraverso pubblicazioni, conferenze e corsi,
diffuse in tutta Italia l'ideologia razzista. Mezzo importante fu la rivista Civiltà
Fascista.
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1938: LE LEGGI RAZZIALI
Nel settembre 1938 il regime
fascista avviò l'elaborazione di un
complesso
corpus
legislativo
finalizzato
alla
discriminazione/persecuzione
antiebraica. Il primo provvedimento
emanato riguardò l'espulsione degli
ebrei stranieri dal paese e fu
immediatamente seguito dai decreti
che favorirono la "arianizzazione"
della cultura italiana, vale a dire la
"cacciata" in ambito accademico di
tutti gli ebrei sia come insegnanti
che come allievi.
Il provvedimento cardine fu il
R.D.L. 17 novembre 1938, n. 1728
con il quale il regime vietava i
matrimoni tra ebrei e "ariani",
eliminava gli ebrei dalle industrie,
dai commerci, dal settore della
pubblica
amministrazione,
limitandone inoltre le proprietà
immobiliari.
Due circolari che mettono bene in evidenza le drammatiche
conseguenze della legislazione razziale. Nel documento in alto la
conferma da parte del provveditore agli studi dell'esclusione
dell'imolese Grazia Fiorentino dalle scuole elementari. In basso a
sinistra un ordine di servizio del podestà di Imola sulla schedatura dei
dipendenti comunali.
Non pochi italiani, più o meno
direttamente, concorsero alla diffusione
di prassi persecutorie.
Esse non costituiscono un episodio
limitato e circoscritto ma una specifica
dimensione della realtà italiana di quegli
anni, che concorse inoltre a determinare
condizioni politiche e materiali tali da
rappresentare
le
premesse
per
l'eliinazione fisica degli ebrei presenti nel
nostro paese, attuata dai nazisti dopo l'8
settembre 1943, con la complicità attiva
della RSI.
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I CAMPI DI CONCENTRAMENTO ITALIANI
Dall'8 settembre 1943 tutti gli ebrei residenti nell'Italia centro-settentrionale si
trovarono sottoposti ai programmi nazisti di deportazione, che in breve tempo il
nuovo governo della RSI fece propri. Il primo atto della politica persecutoria
antiebraica posto in essere dal nuovo stato fascista fu la promulgazione della
"Carta di Verona", testo programmatico della Repubblica Sociale Italiana, che al
punto 7 recitava: "Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante
questa guerra appartengono a nazionalità nemica".
Alla revoca della cittadinanza seguì poi l'ordine
di polizia n. 5, datato 30 novembre 1943, con il
quale il nuovo Ministro degli Interni Guido
Buffarini-Guidi disponeva l'internamento in
campi di concentramento di tutti gli ebrei
residenti in Italia e la confisca dei loro beni.
Il 5 dicembre 1943 fu approntato un unico
grande campo di concentramento a Fossoli,
località a 5 km da Carpi, in provincia di
Modena. Gli altri tre campi allestiti in Italia
furono Borgo San Dalmazzo, Bolzano e la
Risiera di San Sabba a Trieste. In essi, oltre
agli ebrei, vennero reclusi anche antifascisti,
partigiani e semplici cittadini rastrellati.
Il lager di via Resia a Bolzano.
Lettera spedita da Cesare Pasquali ai famigliari dal
campo di Fossoli. Successivamente verrà deportato
nel lager di Dachau. Arrestato con l'inganno il 27
maggio 1944 a Castel del Rio, fu liberato il 28
maggio 1945.
Gli ordini di arresto, la costituzione dei centri di concentramento provinciali prima
e del campo di Fossoli poi, le confische dei beni rispondono a decreti legislativi
emanati dal Ministero dell'Interno, rappresentano il preciso orientamento del
governo fascista; sono, dunque, questi gli atti che rendono evidenti le
responsabilità, se non il ruolo autonomo svolto dalla RSI nell'attuazione delle
deportazioni. In Italia, dall'ottobre 1943, vennero deportati 6.746 ebrei, di cui
solo 830 furono i sopravvissuti.
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