In edicola Fr. 2.– / € 1,35 LOSCI L’HOCKEY IL DOPO DERBY VEDE IL LUGANO SUPERARE L’AMBRÌ PIOTTA MORO A PAGINA 14 A PAGINA 15 PAROLA DI SPIESS: “OTTIMA IDEA UNA SQUADRA SOLA DI CALCIO” SCHIRA A PAGINA 9 Domenica 19 gennaio 2014 Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Anno XVI • Numero 2 L’INTERVISTA Ti-Press PATRICK KÜNG È IL NUOVO RE DELLA LIBERA DI WENGEN Reuters Losport 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 2 02 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) La società Il baratto dei mestieri per ritornare a lavorare www.caffe.ch [email protected] Q @caffe_domenica il-Caffè TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] RAVANI A PAGINA 29 L’analisi/1 Bisogna assumersi delle responsabilità CHANTAL TAUXE * B erna tratta male il Ticino? Sì, e l’errore è principalmente da imputare ad un parlamento incapace di eleggere un consigliere federale ticinese e troppo esitante nell’introduzione di un governo a nove membri, che permetterebbe di accontentare partiti e regioni, di meglio ripartire il carico di lavoro e dunque meglio rispondere alle attese della popolazione. Il Ticino ha ragione a lamentarsi? Sì, nei confronti di Zurigo e Berna, siamo tutti piccoli Calimero. Anche il canton Berna soffre della mancanza di considerazione da parte degli altri e persino Zurigo s’infastidisce di essere sempre al centro di critiche e gelosie. segue a pagina 3 Ticino vs Berna L’analisi/2 Meno lamentele pìu senso autocritico GERHARD LOB * I MAZZETTA e LO RUSSO con le analisi di LOB e TAUXE ALLE PAGINE 2 e 3 Ildibattito Dopo l’interrogazione provocatoria della Lega L’analisi/3 Lamalavita Lastoria La morale sospetta dei nostri ministri “Quelle 17 gocce di marijuana che mi hanno cambiato la vita” Berlusconi CATHERINE BELLINI e Renzi. Uno pregiudicato, come se i consiglieri di Stato l’altro si fossero dati dei buoni prospregiudicato. Ti-Press È positi per il nuovo anno e avessero deciso di contribuire alla salute finanziaria del loro cantone. Il consigliere di Stato di Basilea Città e presidente della Conferenza dei direttori cantonali della sanità, Carlo Conti, ha rassegnato le dimissioni perché ha scoperto di aver “dimenticato” di riversare nelle casse pubbliche gli onorari ricevuti per alcune attività accessorie. segue a pagina 11 René Bossi © ilcaffè Capitale sorda. Cantone dimenticato. Radiografia di un rapporto conflittuale tra realtà e sindrome di Calimero Ospitereste un asilante a casa vostra? Così il Paese si divide sui profughi SPIGNESI A PAGINA 6 Ti-Press Ilpizzino l Ticino come minorità linguistica è svantaggiata in Svizzera? I problemi dei ticinesi ignorati a Berna? Il tema non è nuovo. Da anni il ritornello del cantone abbandonato e non capito da Berna si sente con regolarità: nessun consigliere federale ticinese, troppi pochi funzionari di lingua italiana nell’amministrazione federale. Troppa poca sensibilità per il Ticino, per la sua posizione geografica e i problemi sul mercato del lavoro. Ma nella Svizzera tedesca queste voci non sempre piacciono. Parecchi colleghi che ho sentito al proposito, mi dicevano che erano stufi di queste continue lamentele. segue a pagina 3 GUENZI A PAGINA 8 #&2)/& %69/142 1+-&2=/247 $+8 -&8 )4164 2+1 A++0+2*7 S QVACGQ4 [-PA-EVA 3A 0GCGP4 IAZ H /A0GCGP4M (PG[-V4C- QY/AVG1 1&2)/&7). !- "! 5> >BB7, G "! 5537,TD4Q42 AE0CM (42@9 )&9. */ "! ?:;B7,’ . 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Tutte rivendicazioni ticinesi verso Berna. Un contenzioso quello tra Ticino e Confederazione che affonda le radici nella storia. Quasi una “malattia infantile”, mai risolta. Già diagnosticata nel 1924 con la presentazione da parte IL POSTO VUOTO del Consiglio di Stato ticinese di richieste a sosteDopo Flavio gno dell’economia cantonale e a tutela dell’italianiCotti, ormai da 15 anni, nessun tà. Allora si chiedeva la rimozione delle tariffe ferticinese è stato roviarie di montagna, il recupero del controllo sulle eletto in Consiglio forze idriche leventinesi, investimenti per l’agricolfederale. tura e un aumento dei servizi e degli impieghi fedeRivendicazione rali. Temi che sotto altri aspetti si ripropongono che si sposa con la scarsa presen- ora, partendo innanzitutto dalla rappresentanza in Consiglio federale. Dopo l’uscita dal governo di za ticinese nei Flavio Cotti, nel 1999, il Ticino non è più riuscito ad posti di rilievo dell’Amministra- eleggere un proprio rappresentante. Ci hanno prozione federale e vato invano Remigio Ratti, Patrizia Pesenti, Fulvio con la questione Pelli. Respinta anche la proposta ticinese di portare linguistica i consiglieri federali da 7 a 9. 1 Le rivendicazioni degli svizzeri del Sud tra sindrome di Calimero e realtà politica D ai collegamenti autostradali al consigliere federale ticinese che manca da 15 anni; dai flussi finanziari tra Capitale e Cantone agli effetti degli accordi bilaterali sul mercato del lavoro; dall’italianità tradita alla scarsa considerazione per i problemi di una regione di frontiera. È denso il contenzioso tra il Ticino e Berna. Da una richiesta all’altra si trascina da decenni, tra lamenti ingiustificati o legittime rivendicazioni. Ma con la domanda di sempre: ticinesi “piccoli e neri” come Calimero - la famosa animazione pubblicitaria- trascurati da mamma Helvetia o i soliti lagnosi mai contenti? A risollevare l’interrogativo ci ha pensato qualche giorno fa il Blick, con un questionario che sta facendo parecchio discutere: hanno ragione in Ticino a sentirsi penalizzati? Tre le possibili risposte: sì, come minoranza dovrebbero essere considerati di più; no, perchè si tratta di un eterno lamento; come terza opzione, la considerazione che ai retoromanci va anche peggio. A Palazzo federale, tra i deputati del Cantone, le opinioni sono discordi. “A parità di problemi, tendiamo a lamentarci di più. Fa un po’ parte del nostro dna. Ma c’è un motivo, facciamo parte di un Paese che ci riconosce, certo, razionalmente, ma stenta ancora a farlo emozionalmente”, dice il deputato plr Ignazio Cassis. Per il deputato udc Pierre Rusconi il lamento è roba del passato: “Il nodo è la mentalità differente nel considerare i problemi. Ho la netta impressione che spesso, a Berna, non si rendano conto che il Ticino confina con una realtà come la Lombardia. Praticamente un’altra Svizzera, per il numero di abitanti”. Certo, il fattore geografico fa del Ticino una sorta di laboratorio. Perciò il Paese guarda spesso a sud. Qui, secondo molti osservatori, la frontiera “calda” è il terreno che fa esplodere prima che altrove alcuni nodi irrisolti del Paese. E la protesta. Il Mouvement citoyen genevois (Mcg), è difatti considerato una trionfante replica in salsa ginevrina della Lega ticinese. E non per nulla la mozione del deputato plr Ignazio Cassis sull’Iva dei “padroncini”, frutto di un disagio targato Ticino, ma sentito anche in altri cantoni di frontiera, ha strappato un’inedita unanimità in parla- mento, sancendo così la valenzanazionale del problema. “Per troppo tempo - commenta il deputato ppd Marco Romano - si è creduto che fenomeni legati a determinati gruppi politici, alla sicurezza o alla disoccupazione, fossero solo ticinesi. Oggi si scopre che così non è. Credo che il fattore geografico faccia del Ticino una sorta di ‘incubatore’ per problemi che, poi, finiranno con l’essere percepiti anche in altre regioni. In particolare quelle di frontiera”. Che il Ticino sia una sorta di laboratorio sociale lo sottolinea pure Cassis: “Siamo incapsulati tra Lombardia e Got- tardo, ciò fa sì che da noi si sviluppino quasi in vitro problemi che potrebbero replicarsi su scala nazionale”. Secondo Romano, serve un cambio di passo, soprattutto nell’Amministrazione federale: meno centralismo e più attenzione verso le regioni: “Per esempio, se si cita il tasso di disoccupazione nazionale si ha una visione del fenomeno che non corrisponde a quello ticinese, dove i senza lavoro sono di più. Non esiste un mercato del lavoro nazionale!”. Da qui la richiesta di un approccio più dinamico e con sostegni differenziati: “Affinchè l’effetto incubatore valga anche per le soluzioni e non solo per i problemi”. Visione in fondo condivisa anche a sinistra. “Ma è necessario - avverte la deputata ps Marina Carobbio - arrivare a Berna con proposte concrete e con l’appoggio dei partiti nazionali”. Al riguardo, ricorda la richiesta del Ps di un rafforzamento delle misure accompagnatorie su alloggio, lavoro e formazione come contropartita al sì del partito all’allargamento alla Croazia degli accordi sulla libera circolazione. [email protected] Q@mlorusso_ IL PULCINO NERO Calimero, “pulcino piccolo e nero”, è un personaggio dell’animazione pubblicitaria italiana degli anni Sessanta. È il quinto di una covata della gallina veneta Cesira, che però lo disconosce... “perché è nero” 2 Sul fronte dell’italianità, le rivendicazioni puntano alla tutela della lingua nelle università, scuole e nella pubblica amministrazione; principio tutelato dall’articolo 70 della Costituzione federale che definisce le tre lingue ufficiali (il tedesco, il francese e I SOLDI La perequazione l’italiano) come equivalenti tra loro. Si chiede anfinanziaria vede il che una equa presenza di funzionari fra gli effettivi Ticino fra i nell’amministrazione centrale. La percentuale del 7 cantoni forti e per cento di italofoni nell’apparato pubblico federiceve da Berna rale non è raggiunta in tutti i dipartimenti. C’è poi sempre meno un altro contenzioso che si è incancrenito con la li(25 milioni nel 2014). Ha anche bera circolazione delle persone prevista dai Bilaterali con l’Ue. Il Ticino, regione di frontiera, ha subipagato troppo to gli effetti più pesanti, con un aumento fortissimo per i premi di dei frontalieri, saliti a 60 mila, e con il nuovo fenocassa malati, oltre 450 milioni, meno dei padroncini, artigiani che arrivano dalma ne riceverà l’Italia a prezzi competitivi. Contro l’aumento della indietro solo 64 disoccupazione e il dumping salariale, le richieste ticinesi vanno dai maggiori controlli sul mercato del lavoro all’uscita dai Bilaterali. C’è, infine, pure una ricorrente vertenza sulla perequazione intercantonale, sul fatto che il Ticino riceve meno di altri Cantoni. Questione cavalcata da sempre della Lega dei ticinesi. [email protected] Q@clem_mazzetta Gli intellettuali Angelo Rossi, Renato Martinoni e Fabio Merlini analizzano la dinamica dei rapporti con Berna “Un cantone a predominanza leghista che non sa farsi sentire là dove si decide” C GLI INTELLETTUALI Dall’alto, Angelo Rossi, Renato Martinoni e Fabio Merlini he il Ticino protesti contro Berna non è una novità. “È da almeno 130 anni che si ripropone questa situazione - ricorda l’economista Angelo Rossi – ; e penso si continuerà anche per gli anni a venire”. Un meccanismo inevitabile connaturato ad un federalismo che ognuno vorrebbe tirare dalla sua parte, innescando così contrasti e fraintendimenti. “Non è una questione di ragioni o torti, è una costante, un dato storico-istituzionale”, aggiunge l’economista. Ma per Rossi non si può sostenere che il Ticino sia maltrattato: “Abbiamo una televisione, una radio, una università, una Supsi, in gran parte sostenute dalla Confederazione. Nessun altro cantone è trattato in questo modo”. Vero, però, che il peso del cantone è minore rispetto a quello dei grandi centri economici e politici. “Inevitabilmente quando Berna decide, il Ticino viene considerato un po’ meno di Zurigo, ma è un dato ineliminabile - sottolinea Rossi -. Non si può modificare una costituzione a favore dei cantoni periferici, piccoli, poveri”. L’alternativa è semplice: diventare indipendenti o far pesare di più le proprie ragioni: “Quando si hanno rivendicazioni da fare, che si facciano, che si vada a Berna, non si resti chiusi a Lugano. Invece, noto che questo Ticino della Lega è un cantone che si stacca dal resto della Svizzera. Che protesta, ma che non va là dove si decide a farsi sentire”. In altre parole occorre imparare a far valere, nei modi adeguati, e nelle “stanze” giuste, le proprie necessità, come ribadisce Renato Martinoni, professore di letteratura italiana all’università di San Gallo: “Precisiamo, il Ticino non ha sempre ragione per protestare contro Berna, ma quando ha buone ragioni gli manca la capacità di comunicare queste urgenze”. Sbaglia i toni, le modalità, le parole, si rifugia nel folclore della protesta. “Con la Confederazione, con la maggioranza svizzera tedesca, bisogna imparare a parlare - aggiunge Martinoni –. Questo non vuole dire ‘abbassare i pantaloni’. Significa usare argomentazioni giuste e serie. Non è con le rivoluzioni di piazza che si ottiene quello che è dovuto”. Una questione di cultura e di comunica- 3 IL DOPPIO TUNNEL Si chiede il completamento del tunnel del San Gottardo con la seconda galleria. Tema che diventerà sempre più importante in vista della chiusura prevista fra il 2020 e 2025 per le opere di risanamento zione: “Da una parte non siamo in grado di farci capire, dall’altra ci conosciamo poco. Ma abbiamo una sola strada possibile ed è quella del dialogo. Il ribellismo, le protese sono solo folclore”. Attenti però a non scadere nel luogo comune, avverte Fabio Merlini, filosofo e direttore dell’Istituto universitario di formazione professionale, che nota invece un sostanziale rispetto verso il Ticino. “Ci guardano da un altro punto di vista, è inevitabile, viviamo una realtà non sempre comprensibile da Berna, è vero - osserva Merlini -, ma non registro nei nostri connazionali sguardi di superiorità”. Secondo Merlini, i pregiudizi di un tempo sono ormai svaniti: “In passato il nostro spirito rivendicativo non ha aiutato il dialogo, anzi alcune forme pittoresche di protesta sono state accolte fra la sorpresa e l’ironia. Oggi invece c’è attenzione, giusta considerazione, perché si sa che c’è un cantone pronto a farsi sentire. Un Ticino che quando ha avuto ruoli di responsabilità, ha dimostrato di essere all’altezza”. c.m. L’intervista 4 BILATERALI Sul Ticino si fanno sentire gli effetti degli accordi bilaterali sul mercato del lavoro. Timori per il dumping salariale e la disoccupazione. A Berna si rimprovera di sottovalutare questo problema Il politologo Sciarini tratteggia lo scenario delle relazioni con la capitale “Serve un governo con nove membri per rafforzare il senso d’appartenenza” “C redo che un Consiglio federale a nove membri contribuisca a far sì che anche il Ticino, finalmente, possa avere un seggio. E questo rafforzerebbe il sentimento d’appartenza al Paese”. Per il politologo Pascal Sciarini, docente all’università di Ginevra, la rappresentanza in governo è un ingrediente essenziale per cementare la coesione nazionale, neutralizzando così le accuse di non essere presi sul serio dalla Berna federale. In Ticino, come altrove del resto, si lamenta il fatto che il Consiglio federale abbia trascurato a lungo la frontiera e l’effetto dei bilaterali sul mercato del lavoro. Che ne pensa? “Non credo. Misure di protezione sono state prese quando non si poteva prevedere l’evolversi della situazione. Poi si è cercato di correggere il tiro strada facendo”. Intanto, il Paese ha guadagnato in crescita in un contesto europeo segnato dalla crisi. “E questo ha causato l’afflusso di molti frontalieri. Ora bisogna agire per evitare abusi”. Il cantone si sente trascurato da Berna, così si cercano vie alternative, come il sì dei Verdi ticinesi all’iniziativa Udc contro l’immigrazione di massa. Come giudica queste scelte? “Ho uno sguardo un po’ critico per queste fughe in avanti. Però capisco il contesto particolare”. Si riferisce all’alto numero di frontalieri? “Sì, come anche alle accuse di mancanza di re- “Non credo che si sia evitato di prendere in considerazione i problemi della frontiera” ciprocità effettiva con l’Italia”. Avverte una spinta isolazionista? “Sì. Una cosa che m’inquieta e che faccio fatica a spiegarmi”. Che spiegazioni tende a darsi? “Credo ci sia una certa percezione distorta dei problemi rispetto alla realtà delle cose”. Ma si obietta che il tasso di disoccupazione è più alto che nel resto del Paese. “Vero. Ma se ci fosse una concorrenza sleale pervasiva sarebbe, mettiamo, al 20%. Non si tratta di sottostimare un problema oggettivo, ma di sottolineare una certa percezione soggettiva superiore alla realtà effettiva”. Lei vive a Ginevra. Esistono le stesse dinamiche anche lungo la frontiera occidentale? “In maniera meno forte. Ma ci sono delle analogie pure a livello di rappresentanza politica”. Allude al successo dell’Mcg che sembra replicare quello della Lega? “Il fatto che questi movimenti esistano e abbiano successo, dimostra che determinati problemi sono innegabili. Ma non vorrei che l’esistenza stessa di questi movimenti finisca con l’alimentare i problemi, esacerbandoli”. Dopo Fulvio Pelli, a parte Filippo Lombardi, il Ticino non ha più un politico in un ruolo chiave nei grandi partiti. È un problema? “Sì, ed è per questo che vedo con favore un Consiglio federale a nove membri”. Crede che l’ostacolo linguistico sia reale? “No. Quanto a competenze linguistiche non c’è miglior svizzero del ticinese. Un ostacolo, semmai, è piuttosto la geografia, che limita la collaborazione con gli altri cantoni”. m.l.r L’analisi/1 L’analisi/2 Per i ticinesi è il momento di assumersi responsabilità Meno lamentele, più senso autocritico CHANTAL TAUXE direttrice aggiunta L’Hebdo GERHARD LOB corrispondente Basler Zeitung e Tages Anzeiger B Reuters MICHELANTONIO LO RUSSO Il dialogo tra tante richieste e risposte mancate erna tratta male il Ticino? Sì, e l’errore è principalmente da imputare ad un parlamento incapace di eleggere un consigliere federale ticinese e troppo esitante nell’istituire un governo a nove membri, che permetterebbe di accontentare partiti e regioni, di meglio ripartire il carico di lavoro e, dunque, di meglio rispondere alle attese della popolazione.Il Ticino ha ragione a lamentarsi? Sì, nei confronti di Zurigo e Berna, siamo tutti dei piccoli Calimero. Anche il canton Berna soffre della mancanza di considerazione da parte degli altri e persino Zurigo s’infastidisce per essere sempre al centro di critiche e gelosie. Il federalismo è concorrenza, è legge della giungla: per sopravvivere bisogna spintonare, cercare il colpo buono. Perché se vogliamo che questo cambi, se vogliamo ottenere qualcosa (una presa di coscienza dei bisogni, sovvenzioni, attenzioni), non bisogna aver paura di esprimersi. Problema: sotto la Cupola federale ci sono sempre meno persone che capiscono l’italiano. Si potrebbe pensare che non è grave, visto che i ticinesi sono dei multilingue dotati, che possono esprimere i propri desideri in francese o in tedesco. Ma dietro l’incapacità linguistica si cela un profondo disinteresse culturale da parte della maggioranza tedesca. Pascal Couchepin l’aveva denunciato: non è un bene che la politica nazionale sia pensata e governata solamente in tedesco. Il genio del francese e dell’italiano sono indispensabili all’elaborazione di soluzioni “svizzere” e non solo svizzero tedesche. I romandi si lamentano tanto quanto i ticinesi per la loro scarsa rappresentanza nei piani alti dell’amministrazione federale, una lacuna insopportabile che il Consiglio federale non combatte se non mollemente. Le minoranze latine non sono percepite che attraverso cliché: Ticino = grotto+Merlot, Svizzera romanda = vino bianco e salone dell’auto. I romandi, a proposito, sono ancora i migliori alleati dei ticinesi? Purtroppo, la solidarietà latina è a geometria variabile. Una profonda divergenza di vedute separa le due realtà. Finora i romandi sono stati partigiani della libera circolazione e della via bilaterale, mentre il Ticino si è insediato nel campo dei “Neinsager”. Ci amiamo, ma non ci comprendiamo più. Il Ticino ha ragione a lamentarsi, ma gemiti e strepiti non sono mai l’unica attitudine raccomandabile. Bisogna anche agire in funzione delle proprie possibilità e responsabilità. Il Ticino, invaso quotidianamente dai frontalieri e lavoratori distaccati “ladri di lavoro” che alimentano il dumping salariale. Ma chi li assume, se non gli stessi ticinesi? Il cantone pare non avvertire un problema di coesione economico-sociale che potrebbe cercare di risolvere da solo, favorendo partenariati tra datori di lavoro e mano d’opera locale? I l Ticino come minoranza linguistica è svantaggiata in Svizzera? I problemi dei ticinesi ignorati a Berna? Il tema non è nuovo. Da anni il ritornello del cantone abbandonato e non capito nella capitale si sente con regolarità: nessun consigliere federale ticinese, troppi pochi funzionari di lingua italiana nell’amministrazione centrale. Troppa poca sensibilità per il Ticino, per la sua posizione geografica e i problemi del mercato del lavoro. Ma nella Svizzera tedesca questo ritornello non sempre piace. Parecchi colleghi, che ho sentito al riguardo, mi dicono che sono stufi di queste continue lamentele. Nel 2008, quando c’era la protesta per le Officine di Bellinzona, la ‘Weltwoche’ scriveva: “Il Ticino gioca nuovamente il suo ruolo preferito: il gioco della regione periferica trascurata, essendo alla mercè della Svizzera tedesca”. In effetti c’è la sensazione che volentieri si chiama in causa Berna quando le cose vanno male, ma si dimentica facilmente che il Ticino ne profitti, anche grazie all’appartenenza alla Confederazione e alla solidarietà della Svizzera tedesca, che in generale ama il cantone, pur trattandolo ogni tanto fastidiosamente in chiave paternalista (“I nostri amici ticinesi”). Pensiamo solo alla Rsi che impiega più di 1000 dipendenti ed è finanziata dalla maggioranza di oltre Gottardo. Pensiamo a tutti i libri che - pur con tirature basse - possono essere pubblicati nella Svizzera italiana grazie ai sostegni di Pro Helvetia per le minoranze linguistiche. E ancora: il nuovo Tribunale penale federale si trova a Bellinzona, le nuove e costosissime gallerie di base del Gottardo e del Ceneri sono in costruzione e ci saranno grandi vantaggi per la rete ferroviaria cantonale. Tutto ciò non significa che tutto vada bene. È vero che con la presenza della lingua italiana a Berna c’è un problema. È vero che per il Ticino la libera circolazione delle persone ha effetti diversi che non per il canton Uri. Ma un po’ di autocritica non guasterebbe. Sicuramente non è colpa di Berna se il collegamento veloce fra Locarno e l’autostrada A2 non è ancora fatto. Non è colpa di Berna se un ticinese chiama i giardinieri italiani perché costano di meno. E non è colpa del ministro Burkhalter se non viene in Ticino per parlare dell’iniziativa Udc perché non è stato invitato da nessuno. Anche uno sguardo dal sud delle Alpi verso le altre regioni periferiche della Confederazione sarebbe opportuno. La Svizzera orientale per anni è stata esclusa dai miglioramenti nel traffico pubblico (S-Bahn), quando in Ticino sfrecciavano già i nuovi treni Tilo. E che dire della situazione di Ginevra che lotta contro un traffico dei frontalieri che supera quello ticinese? La cosa veramente importante è essere propositivi, avere progetti innovativi e realizzabili. “Se arriviamo con le idee giuste, le porte a Berna per il Ticino sono spalancate”, diceva recentemente il senatore ppd Filippo Lombardi. Penso che abbia ragione. 20% SU ARTICOLI SELEZIONATI NIVEA PER LA CURA DELLA PELLE* AZIONE SETTIMANE NIVEA * VALIDO FINO AL 01.02.2014. TROVATE ULTERIORI OFFERTE NEI NOSTRI GRANDI MAGAZZINI MANOR. FINO AD ESAURIMENTO SCORTE. Valerie ora va Versailles L’accordo Renzi-Silvio La compagna del presidente francese, Valerie Trierweiler, ieri sabato, è stata dimessa dall’ospedale, per recarsi nella residenza della Lanterne a Versailles. Era ricoverata per lo shock subito alla notizia della love story di Hollande con l’attrice Julie Gayet. “Piena sintonia” tra il segretario Pd Matteo Renzi e l’ex premier italiano Silvio Berlusconi, che ieri, sabato, si sono incontrati per discutere della legge elettorale. L’accordo prevede la riforma della Costituzione, con l’eliminazione “del potere di ricatto” dei piccoli partiti, e rafforza il bipolarismo. 5 il mondo Reuters IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 NORD AFRICA Dopo la Primavera LE MAPPE LUIGI BONANATE Se si spezza l’esile asse tra l’Arabia e gli Usa IL PRELUDIO Il generale Abdel Fattah Al-Sisi viene indicato da tempo come il “nuovo Nasser” Al-Sisi riconquista l’orgoglio di Nasser Il futuro dell’Egitto dopo le rivolte visto con gli occhi di una famiglia Il popolo egiziano è tornato alle urne per decidere, ancora una volta, la carta costituzionale del Paese. Il referendum del 14 e 15 gennaio ha restituito l’ultima parola ai circa 52 milioni di egiziani con diritto di voto, a sei mesi di distanza dalla destituzione dell’ex presidente Mohammed Morsi. Un diritto che, tuttavia, è stato esercitato soltanto a metà, depotenziato dalla crescita di un sentimento nazionalista esasperato che ruota attorno alla figura del generale Gamal Abdel Fattah Al-Sisi. L’assioma su cui è stata costruita l’intensa campagna propagandistica a favore di Al-Sisi è risultato tanto semplice quanto superficiale: deteriorare l’esercito avvantaggia i suoi detrattori e favorisce l’instabilità. A farne le spese non sono stati solo i diretti antagonisti dei militari egiziani, ma anche attivisti e giornalisti che tentano di svolgere il proprio mestiere. Eppure, il generale sembra ora l’unica alternativa, per molti egiziani, per la gente comune. Come per la famiglia di Mariam, (nella foto con la figlia e nipoti) cristiana copta e moglie di un ufficiale dell’esercito, che mentre sorseggia il suo tè insieme ai suoi cari, spiega: “Durante la presidenza Morsi abbiamo vissuto un periodo molto buio. Molti cristiani sono stati presi di mira, alcuni sono stati rapiti e liberati dietro riscatto, altri sono stati uccisi. I nostri luoghi di culto sono stati danneggiati, se non distrutti. Per questo motivo sostengo i militari: non possiamo far mancare il nostro sostegno”. Sono tante le famiglie qui al Cairo che la pensano come lei. Con velata nostalgia Mariam ricorda i tempi in cui a guidare il Paese c’era Nasser. “Negli anni Cinquanta a nessuno importava la comunità religiosa d’appartenenza: eravamo realmente molto più uniti di quanto non lo siamo adesso. Non mi fido dei politici egiziani, l’unico in cui credo è Al-Sisi. Con lui, magari, torneremo ad essere uniti”. Il “tifo” per il generale è diffuso. “Non ho let- costituzionale, tra cui i Fratelli Musulmani, hanno boicottato le urne. In molti seggi gli elettori hanno inneggiato ad AlSisi intonando i versi di canzoni pro-militari e trovare una voce fuori dal coro è raro, specialmente dopo l’esplosione di un ordigno, un’ora prima dell’apertura dei seggi nel quartiere di Imbaba. Quello che si sarebbe dovuto prefigurare prima di tutto come un diritto civile è diventato, nel clima esasperato, un dovere da rispettare che non ha lasciato molto spazio al dissenso: “L’atmosfera generale è tale per cui una parte del Paese ha difficoltà ad esprimersi”, sostiene Alessandro Parziale del Jimmy Carter Center. Sono tante, infatti, le persone arrestate nelle scorse settimane per aver manifestato la propria opinione, spesso critica, nei confronti BISHOY MARIAM dell’establishment militare. Ba14 anni, NOHA 67 anni, sti pensare agli attivisti Ahmed studente 44 anni, casalinga Maher, Ahmed Douma o Alaa impiegata Abdel Fattah, detenuti per aver organizzato alcune manifesta40 anni, è dello stesso avviso: le menti degli egiziani. Ancor zioni non autorizzate. Un crimi“Sisi è il nostro uomo per la de- più se si considera che i pochi ne, questo, introdotto dopo la remocrazia: serve qualcuno come partiti contrari alla nuova bozza, cente approvazione di una nuova legge sulle proteste che, di fatlui che ami questo Paese”. C’è chi to, limita il diritto di manifestare considera il generale “umano” e Consumi delle famigle egiziane, 2011 e lo consegna nelle mani del michi, come Asma, intravede in lui nistero dell’Interno. Oppure si un nuovo Gamal Abdel Nasser. Abbigliamento, calzature 6% potrebbe ricordare il caso di alPiù che un referendum sulla Abitazione, energia, acqua 23.5% cuni sostenitori dello Strong nuova costituzione, dunque, Cibo, bevande, tabacco 38.4% Egypt Party, arrestati perché in l’impressione è che si sia svolto Istruzione 3.2% possesso di volantini che invitaun plebiscito sulla capacità del Sanità 9.6% vano gli elettori a votare no. generale di conquistare i cuori e “Mi sembra di assistere ad una Tempo libero e cultura 2.2% messa in scena”, dice Mahmoud, Trasporti, comunicazioni 9% uno studente di economia che Altri 8.1% non nasconde la propria simpatia per Morsi. “Non c’è nulla al di sopra dei militari adesso: o sei con loro, o sei contro di loro”, dice rassegnato. Da mesi si rincorrono le voci di una candidatura del generale alle prossime presidenPil e forza lavoro per settore, %, 2012 ziali, finora sempre smentite, anche se Al-Sisi avrebbe dichiarato Pil Forza lavoro di essere pronto a presentarsi se il popolo dovesse chiederlo. Non 1° c’è dubbio, però, che questa disponibilità passi attraverso il ri2° sultato del referendum costituzionale. Un’alta partecipazione, i dati parziali attestano attorno al 3° 36%, finirebbe per legittimare ancora di più il ruolo di Al-Sisi 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 spalancandogli le porte del paFonte: Ocse lazzo presidenziale. Peter N. Nicolas GIOVANNI PIAZZESE COSTANZA SPOCCI da Il Cairo NABIL 17 anni, studente to la bozza, ma ho votato sì poiché questa costituzione vuole riformare in meglio il Paese”, dice Magdy Matrouh, 55 anni, giunto con tutta la famiglia in un seggio non distante da piazza Tahrir. “Anche mia moglie e i miei figli aggiunge - hanno votato sì. Se Al-Sisi dovesse candidarsi lo voterei, ha le qualità giuste per essere il nostro presidente”. Anche Salma, una donna velata di circa La fosca e intricata questione mediorientale, che ormai non è più sovra-determinata dal problema israelo-palestinese, ma ha assunto una sua completa e complessa dimensione subcontinentale, sembra chiarirsi nelle sue componenti strutturali. Ciò non migliora la situazione, ma almeno ne rende più chiare le linee di tensione. Due grandi (territorialmente) Stati, Arabia Saudita e Iran, che abbiamo sempre visto come abili manovratori di due diverse concezioni della politica (conservatrice l’Arabia saudita, “rivoluzionaria” l’Iran) e della religione (sunnita la prima, sciita la seconda), si trovano anche oggi l’uno contro l’altro. Era sempre stato così, ma essendo le due maggiori forze, esse si guardavano, per così dire, da lontano consapevoli dei pericoli di un eventuale scontro. Ma ad incrinare tale accorta linea diplomatica è venuta, qualche anno fa, l’improvvisa, imprevista, impetuosa e affascinante “primavera” araba. Si è trattato (e si tratta) di una straordinaria innovazione nella storia mediorientale. Per la prima volta le popolazioni di Tunisia, e poi Egitto, Libia, Yemen, Siria si sono trovate a far politica in prima persona, non più dirette da alleati vicini, o lontani, come gli Stati Uniti. Che i movimenti democratici in tutti quei Paesi, e forse tra poco in altri, siano per ora in un vicolo cieco non significa che fossero insensati o ingiustificati. Bensì che l’incrostazione dell’arretratezza politico-culturale di quelle popolazioni sta appena incominciando a spezzarsi. Contestualmente, la spaccatura religiosa che in ogni conflitto locale vede sempre sunniti e sciiti in conflitto, non consente più di mantenere coesa l’unanimità anti-israeliana e antistatunitense. E ora, gli Stati Uniti non possono non appoggiare le democratizzazioni in corso. Così facendo rompono il loro asse con l’Arabia saudita che, volenti o nolenti, strutturava tutto l’insieme della vita politica regionale. Ma il cui limite politico sta nella natura stessa del regime saudita, il più autoritario, arretrato e anti-moderno di tutto il Medioriente, ma pure il più ricco! Gli Usa hanno svolto una politica di corto respiro, preoccupati soprattutto del petrolio, perdendo di vista le dinamiche interne al Medioriente. Sulla questione siriana hanno quasi del tutto mutato il loro rapporto tradizionale. Se questa tendenza dovesse approfondirsi sarebbe la rottura di una diga, dalle conseguenze inimmaginabili. IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 6 l’attualità Pro e contro dopo l’interrogazione di quattro deputati leghisti sulla possibilità che le famiglie aprano le porte ai profughi DIBATTITO Gli stranieri e l’ospitalità NO MANUELE MORELLI MIRTO BIGNASCA Imprenditore e atleta Pensionato Deputato Lega MAURO SPIGNESI NO NO AMANDA RÜCKERT Praticante legale Deputato Lega SÌ MARCO ZAPPA Compositore e cantautore ROBERTO BALEMI Ristoratore Deputato Lega NO NO IVANO LURATI GIANCARLO Pensionato Deputato Lega SEITZ Pensionato Deputato Lega O ALDO PEDRONI NO Elettricista Deputato Lega aprire le porte a qualcuno. Certo, anni ‘90 qui veniva chi stava NO negli bene, non chi stava male. Tra gli LIVIO BORDOILI Allenatore calcio del Lugano Ospiterebbe a casa sua Ti-Press spiterebbe un asilante in casa? La domanda nasce da una interrogazione firmata da quattro gran consiglieri leghisti, Mauro Minotti, Fabio Badasci, Silvano Bergonzoli e Felice Campana. Hanno chiesto al governo, visto che si è alla costante ricerca di strutture per stranieri che domandano asilo in Svizzera, se non sia il caso di sensibilizzare con una maggiore informazione le famiglie per aprire loro le porte di casa. Un gesto di solidarietà “responsabile e disinteressato”. Una proposta controcorrente, che all’interno della Lega, come emerge dal ventaglio di reazioni raccolte dal Caffè, provoca una certa irritazione. Ma anche adesioni tra esponenti della società civile e tra gli stessi leghisti. Come il deputato Giancarlo Seitz: “Perché no? Certo, sarebbe un po’ come nel film ‘Chi viene a cena?’, ma io, a certe condizioni, li ospiterei. Credo però che l’interrogazione sia un modo nuovo, solidale, di vedere il problema, di affrontarlo da un punto di vista diverso. D’altronde noi della Lega siamo il partito di maggioranza, non possiamo solo criticare, dobbiamo anche cercare soluzioni”. Seitz, però, aggiunge che “sarebbe importante aiutare i profughi nei loro Paesi. Anni fa ho contribuito ad aprire una panetteria in Ruanda, oggi ci lavorano 12 persone”. Per Ivano Lurati, invece, l’idea dei quattro colleghi in parlamento suona come una provocazione: “Semmai sarebbe più giusto distribuire gli asilanti in diversi Paesi, in modo che nessuno possa sentire il peso della loro presenza”. Afferma, invece, il gran consigliere Aldo Pedroni: “Prima di pensare agli asilanti bisognerebbe pensare ai nostri vecchi che non riescono ad arrivare alla fine del mese”. E se il deputato Daniele Caverzasio si tira indietro perché dice SÌ NO un CHRISTIAN VITTA Economista Deputato Plrt NO FABIO REGAZZI Imprenditore Deputato Ppd asilante? “voglio leggere bene l’interrogazione”, la sua collega Amanda Rückert ci scherza su: “Casa mia è troppo piccola anche per me, non c’è spazio, immaginiamoci se posso ospitare qualcuno”. La deputata leghista giudica la proposta di difficile attuazione: “È complicata per molti aspetti a cominciare da quello dei controlli”. Un problema che solleva anche il deputato Angelo Paparelli: “Un cittadino privato avrebbe troppi rischi. Se lo Stato ha deciso di far entrare in Svizzera questa gente deve anche offrire precise garanzie”. Sul compito dello Stato mette l’accento pure un altro gran consigliere della Lega, Mirto Bignasca: “Non sono d’accordo ad ospitare gli asilanti, è un problema della Confederazione non dei cittadini. Se poi una famiglia vuol farlo è liberissima”. Il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri, invece, offre un’interpretazione diversa dell’interrogazione: “Secondo me non è stato capito il senso. I colleghi volevano dire che chi vuole le frontiere spalancate, tenuto conto che i Paesi non vogliono i rifugiati e gli hotel sono pieni, deve essere coerente, dunque anche prendere in considerazione l’ipotesi di ospitare gli asilanti”. Per Quadri, però, ci sono problemi pratici: “Chi si accolla i rischi legali di avere un asilante a casa? Io non lo farei mai”. Roberto Balemi, gran consigliere, dice: “Già è difficile persino avere in casa la suocera, figuriamoci persone sconosciute. Serve molta convinzione e personalità per SÌ GERARDO RIGOZZI Direttore biblioteca Lugano ANGELO PAPARELLI NO Architetto Deputato Lega LORENZO QUADRI NO Giornalista Deputato Lega asilanti c’è chi effettivamente ha bisogno e va aiutato e chi approfitta delle nostre leggi. Non ho preconcetti, bisogna offrire a chi ha voglia e buona volontà la possibilità di integrarsi, non genericamente ma analizzando caso per caso”. Estendendo la domanda oltre la Lega, c’è chi ha pure forti dubbi, come il deputato plrt Christian Vitta: “Non vorrei che proposte quasi irrealizzabili come questa, distogliessero l’attenzione dal vero problema: garantire strutture idonee a chi arriva nel nostro Paese in fuga da guerre o persecuzioni”. Vitta, tuttavia, non riuscirebbe a ospitare degli asilanti, “c’è un problema pratico, serve spazio e io non ne ho”. Non li ospiterebbe neppure il consigliere nazionale ppd Fabio Regazzi: “Paghiamo le tasse è lo Stato che deve garantire l’accoglienza, non può lasciarla ai singoli. E poi, ospitare un asilante vuol dire rispettare certe norme, è una grande responsabilità. Penso che l’idea dei leghisti sia impraticabile”. E fuori dalla politica, che aria tira? Marco Zappa, cantautore, dice di credere in un mondo cosmopolita: “Perciò, non avrei alcun problema a dare un tetto a queste persone”. Contrario Livio Bordoli, allenatore del Lugano: “Spetta allo Stato e non ai privati cittadini. Si potrebbero ospitare nelle strutture militari, molte sono vuote e si presterebbero bene”. No netto da parte dell’imprenditore Manuele Morelli: “I cittadini che pagano le tasse finanziano lo Stato, ed è lo Stato che si deve occupare della sistemazione di queste persone”. A Gerardo Rigozzi, direttore della Biblioteca cantonale, l’idea invece non dispiace: “Ospitarli in casa sarebbe molto meno degradante che spedirli in cima al [email protected] gno”. Q@maurospignesi l[P[ =EV[ P H f MfÈ “ł ¼6 ¼/ ë“ 6D/“ ‘ ’(&$&+"&%! %%& %)&*& " &’!# ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-49òö°1è7ÓÀ"°¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ì1ì$- 2$3Íìªö96ÍÀö12 -(8$"4ûé¼:æ³ïÄ*&7ææÌ4¬7ûÓšÍ")úÅšò0)ªÀ¼4°,:-ÀÞ)Ý°æ¬+&8ʦÈÓ¼ÑÝ:°Þ$ ³ééÌ$Å©¹&Ìì4ì,è³ö̳Ãñʾ F7‘Q.7 hhn h•n¯n™ .nh Q‘ ëaµ 3Q '.nhfln™ Fq•ˆ Ł¥ ઠbF••Łqˆ5 nøF¥ ÿq øĈøˆ•F F++F⁽qˆ•Ł¥q øÄF⁽⁽q jŁ••ˆ •íˆÿˆk +ˆ• È+ˆ•Ýq [q•ˆ Ł¥ ëaµ Èí í•Ł ÈF¥F⁽qˆ•F 8q flˆ8F¥¥q™ ¼ë ˝Ú '+ˆ•Ýˆ [q•ˆ Ł¥ ëaµ™ £íFÈÝŁ ˆ[[FÄÝŁ L ÿŁ¥q8Ł øFÄ +¥qF•Ýq øÄqÿŁÝq F +¥qF•Ýq 8q [¥ˆÝÝŁ [q•ˆ Ł¥ ઙ ª™ ëªa Èí ÿFq+ˆ¥q ÈF¥F⁽qˆ•ŁÝq q• È݈+¢ øÄFÈȈ q +ˆ•+FÈÈqˆ•ŁÄq nøF¥ øŁÄÝF+qøŁ•Ýq™ 'ˆ•ˆ FÈ+¥íÈq 8Ł¥¥Ł øĈflˆ⁽qˆ•F +ˆ•ÝÄŁÝÝq F ÿF•8qÝF Ł +¥qF•Ýq +ˆ• Ł++ˆÄ8q 8q [ˆÄ•qÝíÄŁ™ 7ÈFfløqˆ 8q øÄF⁽⁽ˆ4 nøF¥ ÈÝÄŁ ª™a F+ˆF‘7˙5 ªà…M +flà5 Ša ¢˘ ßMÔ .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF .PF ª…©a™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF q•+¥™ øÄFflqˆ 8q øFÄflíÝŁ .PF à©Ô™Q5 ˆ•íÈ jŁ••ˆ •íˆÿˆk 8F¥ ^µ .PF …Ô™Q5 øÄF⁽⁽ˆ øĈflˆ⁽qˆ•Ł¥F .PF ªa©Ôà™Q ß+nF +ˆÄÄqÈøˆ•8F Ł 핈 È+ˆ•Ýˆ 8F¥ ëaµ¹™ 2öÙ66ÙûÙ łÙ +[M Mž Í@éöº ˝û6Oö öÙ6D ÉºÉ ë@ff éöº ˝“D¼Í/Ù“ łÙ ¼ÅÅÙ˝Ù¼ûb“ ¼û¼/ͼDÙ˝“ + fF8qŁ 8F¥¥F FflqÈÈqˆ•q 8q .në 8q ÝíÝÝF ¥F Łí݈ •íˆÿF ÿF•8íÝF q• 'ÿq⁽⁽FÄŁ ªaM bÚ¢fl™ fˆ8F¥¥ˆ q¥¥íÈÝÄŁÝˆ4 ÈÝÄŁ 'øˆÄÝ ª™a flíĈ 7.nfl7.É5ªàŠa +flà5 MM ¢˘ ߪë .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ ˆø⁽qˆ•q .PF à©a^™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF q•+¥™ øÄFflqˆ 8q øFÄflíÝŁ .PF à©Ô™Q5 ˆ•íÈ jŁ••ˆ •íˆÿˆk 8F¥ ^µ .PF ª©^ë™Q5 øÄF⁽⁽ˆ øĈflˆ⁽qˆ•Ł¥F .PF ë^©ëà™Q ß+nF +ˆÄÄqÈøˆ•8F Ł 핈 È+ˆ•Ýˆ 8F¥ ªÔµ¹™ 2öÙ66ÙûÙ łÙ +[M HÉ Í@éöº ˝û6Oö öÙ6D ɺ= ë@ff éöº ˝“D¼Í/Ù“ łÙ ¼ÅÅÙ˝Ù¼ûb“ ¼û¼/ͼDÙ˝“ + ROSA E CACTUS OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 le TECNICHE una rosa a... un cactus a... Gianni Caldara Mauro Poli Non per moralismo, ma ci sembra più che lodevole la scelta del direttore dei cinema Forum di Bellinzona e Ideal di Giubiasco di tagliare la pubblicità per incontri erotici e sessuali. “Non è il luogo adatto”, ha commentato. Si sfoderano nuove armi nella lotta contro i “padroncini”. Ma alcune sono a doppio taglio. Non a tutti gli associati di Jardin Suisse, presieduta da Poli, piace la cauzione di 20mila franchi contro la concorrenza italiana. LA TRAPPOLA IN AUTOSTRADA È una mattina tranquilla l’8 aprile scorso sulla ComoChiasso, quando all’improvviso si scatena l’inferno. Due furgoni blindati diretti in una fonderia in Ticino vengono speronati e bloccati. I banditi sparano e portano via chili di lingotti d’oro. 7 l’attualità LE PANTERE DELL’EST GHIOTTE DI DIAMANTI La banda “Pink Panther”, composta da ex militari dell’Est, entra in azione in diverse città svizzere. Solo a Zurigo porta via diamanti e gioielli per oltre 10 milioni di franchi. La Polizia crea un nucleo specializzato per le indagini internazionali. LA BOUTIQUE SVUOTATA Nel novembre di tre anni fa, durante la notte, una banda specializzata penetra nella boutique Farfalla di Ascona, portando via persino i manichini. Vengono svuotati due interi piani del negozio. Per i malviventi un ricco bottino di capi di abbigliamento griffati. L’ASSALTO ALLE GIOIELLERIE Per due volte la stessa gioielleria viene rapinata ad Ascona. In entrambi i casi i banditi fuggono in bici. Per il primo colpo quattro arresti. Analoga rapina in via Nassa a Lugano, ma stavolta la fuga avviene in moto. Segue un arresto. I RAPINATORI DELLE POSTE Era arrivata pure in Ticino una banda italiana specializzata in rapine negli uffici postali. I malviventi disponevano già di una base per un colpo al Centro logistico delle poste di Pambio Noranco. Piano sventato dalla polizia che individua e arresta sei persone. Le piste che hanno portato ad individuare i banditi della Como-Chiasso e le indagini sugli assalti a gioiellerie e boutique del cantone Il lato debole delle bande di confine MAURO SPIGNESI È bastato un errore. Un piccolo, banale errore: una sim card intestata a un prestanome straniero, tagliata in due e buttata via. Forse la fretta, forse la troppa sicurezza. Ma è bastato agli investigatori, dopo otto mesi di incessante lavoro, per individuare il punto debole della banda, di origine pugliese, che ha assalito nell’aprile scorso i furgoni portavalori diretti a Chiasso, con un carico di lingotti d’oro per un valore complessivo di circa 12 milioni di franchi. È una prima sconfitta, bruciante, per le bande criminali che imperversano a cavallo della frontiera, spostandosi rapidamente da un Paese all’altro. Bande come il gruppo criminale che ha agito con fredda spavalderia sull’autostrada Como-Chiasso, o come quella che tempo fa ha svuotato due piani di una celebre boutique ad Ascona, eludendo videocamere e allarmi, e poi indivividuata comparando tecnica e modello operativo con furti simili in altri Paesi d’Europa. Gli investigatori, in quest’ultimo caso, grazie al paziente lavoro di analisi sono riusciti a risalire ad un ungherese per il quale è stata richiesta e ottenuta l’estradizione. Poi è toccato ai suoi complici dell’Est, tutti arrestati. “I modelli operativi di queste organizzazioni mutano secondo l’obiettivo e l’esperienza dei diversi componenti”, spiega Gaetano Pascale, direttore del Dipartimento di criminologia della Swiss school of management: “Ma anche i professionisti, come la banda che ha agito con cronometrica precisione sulla ComoChiasso senza causare un graffio agli automobilisti e agli autisti dei mezzi blindati, una piccola sbavatura se la lasciano sempre alle spalle. Gli arresti per l’agguato dei lingotti d’oro sono la dimostrazione che la rapina per- Errori e arresti dal colpo dei lingotti d’oro alle rapine di Ascona e Lugano fetta, così come il delitto perfetto non esistono”. Secondo il criminologo, dunque, anche chi ha agito in Ticino tempo fa ha commesso un piccolo sbaglio. “Bisogna distinguere. Ci sono bande VETRINE SFONDATE Una vetrina sfondata in via Nassa con una mazza Le inchieste che si specializzano. Come quelle delle boutique o quelle delle gioiellerie. Gruppi, comunque, molto mobili che spesso sono portati ad agire in territori diversi, scavalcando le frontiere. Una volta puntando su un obiettivo in Italia, un’altra in Svizzera, un’altra magari in Francia”, spiega ancora Pascale: “Secondo gli obiettivi, la particolarità dei luoghi, le singole specializzazioni Le tecniche criminali usate in via Nassa e in via della Spiga sono molto simili I banditi armati di mazze da baseball vanno all’attacco dal Ticino a Milano La tecnica usata è simile. E anche le armi sono simili: mazze da baseball. C’è un filo, sottile ma comune, che lega le rapine alle gioiellerie Frank Müller di Firenze e di Milano, nella centralissima via della Spiga, con quella compiuta a novembre alla nella gioielleria Charly Zenger ad Ascona. Come ha raccontato in tv il proprietario della Zenger, Alfredo Paganetti, in quattro hanno fatto irruzione nel negozio e poi con una incredibile violenza hanno spaccato tutto con le mazze. A Milano i banditi erano vestiti di scuro, portavano zaini come ad Ascona, e indossa- Il caso vano il passamontagna, ma qui oltre i bastoni hanno usato pure bombe molotov per coprirsi la fuga. Ma alla fine delle indagini sono stati beccati. La notizia è arrivata pochi giorni fa, gli autori dei colpi alla Frank Müller erano di origine rumena e si erano specializzati soprattutto in rapine in prestigiose gioiellerie in tutta Europa. Sono gli stessi di Ascona? Difficile dirlo, ma sicuramente la tecnica è simile. Ed è la stessa utilizzata anche in altre occasioni. Come a Lugano, dove diverse vetrine di importanti boutique o di gioiellerie sono state sfondate proprio utilizzando le mazze. Alcune vetrate hanno ceduto, altre, blindate, hanno invece retto piuttosto bene il violento urto. I ladri in molti casi concedono il bis. Se non riescono a entrare nel negozio ci riprovano tempo dopo. Oppure concedono il tris, come è accaduto nella gioielleria Bonaglia di corso Pestalozzi a Lugano, visitata ben tre volte dai ladri. Anche poco prima di Natale, sempre in centro a Lugano, una vetrina è stata spaccata probabilmente anche in questo caso con una mazza da baseball. criminali dei diversi membri del gruppo, si individuano le tecniche per agire. Ma quando si fanno colpi in serie, uno dietro l’altro, la possibilità di fare un errore, di lasciare una traccia, aumenta sempre di più. Perché psicologicamente aumenta anche il senso di sicurezza dei rapinatori che compiono così degli errori apparentemente inspiegabili”. Ecco, allora, la sim card buttata via forse con la sicurezza che l’intestazione a un prestanome avrebbe portato solo in vicolo cieco gli investigatori. Però dietro ogni successo nelle indagini c’è sempre un grande lavoro d’equipe, un lavoro di pazienza, quotidiano, sistematico, costante. Un lavoro che non trascura il più piccolo dettaglio. Che analizza in ogni particolare le immagini di telecamere e le telefonate dei cellulari, ne sono state esaminate tre milioni per l’inchiesta sulla rapina dei lingotti che ha portato a due arresti e ad individuare 18 persone tra rapinatori e complici. “Un altro punto debole di queste bande è la loro dimensione”, spiega ancora Pascale. Perché un conto è agire in tre, quattro, come è accaduto ad Ascona, un altro se il colpo richiede un gruppo molto più numerosi come per la rapina sulla ComoChiasso. “Più persone ci sono, più cresce il rischio di un errore dice criminologo-.Perché tra i componenti di un gruppo criminale c’è quasi sempre qualcuno con una personalità più fragile, sebbene apparentemente sia un duro. E allora entrano in ballo aspetti psicologici, come un certo desiderio di autopunizione per aver commesso qualcosa di grave che spinge inconsciamente le persone a lasciare una traccia. È successo tante volte”. [email protected] Q@maurospignesi Le anfetamine per il Vallese viaggiavano in taxi Un traffico di stupefacenti dietro i fermi nel Locarnese e a Briga Un tassista arrestato nel Locarnese, un altro in cella in Vallese, un terzo ancora a piede libero a Verbania. E, sullo sfondo, un traffico di farmaci tra Italia e Svizzera. Sono questi i tratti principali di un’inchiesta partita da Briga e arrivata sino a Domodossola, passando per il Ticino. Un’inchiesta ancora aperta, che per ora s’è sviluppata soltanto sul fronte elvetico. E questo perché i farmaci sequestrati, si tratta di anfetamine, sono considerati stupefacenti illegali nella Conferazione, dove figurano persino nelle tabelle insieme con cocaina, canapa e allucinogeni, ma non in Italia, dove esiste una normativa diversa. Le indagini che hanno portato all’arresto dei due tassisti italiani sono partite dalla denuncia di un professionista di Briga. L’uomo si è rivolto alla polizia cantonale dopo aver scoperto che il suo conto in banca era stato alleggerito di 260 mila franchi. Le indagini degli agenti hanno portato a una scoperta sorprendente: i prelievi erano stati effettuati dalla moglie del professionista. Seguendo la strada dei soldi gli investigatori sono arrivati sino a Domodossola. Qui, in una o probabilmente in più farmacie, la donna acquistava anfetamine che poi probabilmente rivendeva. Le sostanze passavano la frontiera e poi facevano oltre 60 chilometri dentro il bagagliaio delle auto guidate da insospettabili corrieri: tre tassisti italiani, secondo le accuse della polizia del Vallese. Gli investigatori hanno seguito gli spostamenti dei tassisti sino alla dogana italiana, poi hanno fatto scattare la trappola. Il primo, sembra mentre consegnava le sca- Un professionista ha scoperto un ammanco nel conto in banca ma i soldi li prelevava la moglie tole di medicamenti alla donna, è stato arrestato a dicembre. Dalle sue tasche sono spuntati 10 mila franchi. Probabilmente, secondo quanto sospetta la polizia, il compenso per il trasporto dei farmaci. Il secondo tassista, invece, è stato arrestato qualche giorno fa nel Locarnese. La polizia non Il commissario ‘ Sino a oggi l’inchiesta è andata avanti solo in Svizzera, in Italia quei farmaci sono legali ha precisato dove, perché l’inchiesta è ancora in corso. L’uomo, dalle poche informazioni emerse, sarebbe arrivato in Ticino senza sospettare che su di lui pendeva una richiesta d’arresto. Il terzo tassista coinvolto nel traffico di farmaci, infine, dopo aver saputo evidentemente quanto accaduto ai suoi colleghi, e nonostante una convocazione da parte della polizia, si è ben guardato dal varcare la frontiera italiana. E, visto che non sono scattate rogatorie o richieste di assistenza giudiziaria, è a piede libero. “Sino a oggi l’inchiesta è andata avanti sul fronte svizzero, dove questo genere di farmaci nelle tabelle federali supera i valori consentiti”, spiega a Il Caffè il commissario Nicola Alessandro Buono, a capo del gruppo della polizia di frontiera di Domodossola che ha assistito gli agenti vallesani: “Queste sostanze in Italia, seppure in vendita sotto prescrizione e assistenza medica, nonché in modiche quantità, non sono illegali”. Resta da capire il ruolo svolto dai farmacisti dai quali si riforniva la donna di Briga. m.sp. 8 IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 l’attualità La toccante testimonianza di una 63enne, da anni malata di artrosi e affetta da fibromialgia, rinata con la terapia a base di olio di canapa. A chi ancora critica il ricorso alla marijuana dice: “Stavo così male che avrei detto sì anche a una cura col veleno, pur di non avere più quei dolori atroci” “Quelle 17 gocce che mi hanno cambiato la vita” PATRIZIA GUENZI Q Una battaglia vinta dopo mille difficoltà Nella foto sopra, Werner Nussbaumer, il medico di Gravesano un anno fa ha avuto la sua rivincita: l’Ufficio federale della sanità l’ha autorizzato a prescrivere le gocce di olio canapa per uso terapeutico uelle diciassette gocce di canapa, mandate giù tre volte al giorno con un po’ d’acqua, un anno fa le hanno cambiato la vita. Oggi Yvonne Albergati, di Gravesano, è una signora di 63 anni che tutto sommato riesce a fare una vita abbastanza normale, malgrado la fibromialgia e una grave artrosi di cui soffre da oltre vent’anni. “È stato un sollievo indescrivibile la cura alla canapa, dopo tre-quattro dosi faceva già effetto - ricorda Yvonne -. A migliorare quasi subito sono stati i dolori, sino a un anno fa insopportabili, soprattutto alla schiena e alle gambe, e che mi impedivano di camminare. Solo il cortisone mi aiutava un poco. Ma non potevo uscire di casa, salire le scale né sbrigare semplici faccende domestiche”. Altri pazienti, meno fortnati di lei, oggi sperano nell’apertura di molti Paesi all’uso terapeutico della canapa. Sposata, tre figli già grandi, di cui uno ancora in casa “per fortuna lui mi dà una mano”, dice Yvonne che mai avrebbe pensato di tornare a sorridere. “Ero costantemente stanca e, di conseguenza, giù di morale - racconta, guardando quel boccettino con un liquido verdognolo sulla mensola della cucina, come fosse una sorta di elisir -. Non riuscivo più a fare nulla da sola, dipendevo dagli altri, avevo male dappertutto. Non era più vita”. Da anni, tutta la famiglia Albergati conosce il dottor Werner Nussbaumer. “Sapevo della sua battaglia a favore della canapa riprende Yvonne -. Ho seguito le sue difficoltà e suoi problemi di dieci anni fa, con l’arresto e la sospensione dalla professione, sino alla sua rivincita”. Infatti, circa un anno fa l’Ufficio federale della sanità ha autorizzato il medico di Gravesano a prescrivere le gocce di canapa per uso terapeutico. Intanto, lo scorso otto- YVONNEALBERGATI Un anno dopo l’inizio della cura con gocce di canapa riesce a camminare da sola Ti-Press ‘ La storia La vicenda La malattia I dolori Il futuro DA 20 ANNI IMPASTICCATA Una ventina di anni fa a Yvonne viene diagnosticata la fibromialgia, oltre a una grave artrosi di cui già soffriva. La donna, per reggere i forti dolori, è costretta ad assumere antidolorifici e antinfiammatori. bre Berna ha deciso la depenalizzazione parziale, per cui i consumatori di modiche quantità di marijuana ora rischiano solo una multa e non più una denuncia. Di canapa si è tornato a parlare, dopo la recente decisione di alcuni Paesi di abbandonare la tolleranza zero; l’ultima mazzata al proibizionismo è arrivata dal Colorato, dove, dal primo gennaio si può acquistare legalmente marijuana nei coffeeshop. E non soltanto per uso medico o terapeutico, come è già permesso in ventuno Stati americani. Attualmente sono circa centoventi i pazienti di Nussbaumer in cura con la canapa. “Grazie all’autorizzazione di Berna anch’io ho potuto provarne i benefici - osserva sorridente Yvonne - La cura La rinascita L’HANDICAP NUSSBAUMER LE GOCCE Yvonne si rende conto che così non può andare avanti, finirà sulla sedia a rotelle. E allora chiede aiuto. Il medico di Gravesano, che già cura Yvonne, un anno fa le propone una terapia a base di gocce di canapa. Dopo un anno di cura con gocce di canapa Yvonne si dice rinata: cammina e esce di casa normalmente. . Altrimenti davvero non so come oggi potrei tenere a bada i dolori, se non imbottendomi di antidolorifici e antinfiammatori, che comunque sono ancora costretta a prendere quotidiana- “Non hanno alcun effetto collaterale. Mi sono fidata del dottor Nussbaumer e ho fatto bene” mente, seppure a piccole dosi”. Una boccettina di olio di canapa di 50 millilitri costa quasi 600 franchi. “Mi arriva direttamente a casa da una farmacia di Berna e dura un mese circa; per fortuna la cassa malati mi rimborsa, altrimenti non potrei proprio permettermi una cura così costosa”, dice Yvonne. La fibromialgia di cui soffre la signora Albergati è una sindrome caratterizzata da intenso dolore muscolare cronico diffuso, associato a rigidità. “Prima di trovare il giusto dosaggio c’è voluto un po’ - ricorda -. Col tempo siamo arrivati a fissarlo in 17 gocce tre volte al dì. Nei periodi in cui sto particolarmente bene posso anche ridurre il dosaggio”. Ridurre, sì, ma non certo sospendere, come invece è purtroppo costretta a fare da un paio di mesi: “Una pausa forzata, poiché a Berna è cambiato il medico che autorizza la farmacia alla preparazione delle gocce. Spero che si sbrighino, appena sospendo la cura mi sembra di tornare ad un anno fa. Di nuovo sono costretta …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali SAPORI E MITI Carolina Cenni LE PAROLE DEL 2013 Autori vari APPUNTI DI VIAGGIO Giò Rezzonico a farmi aiutare per ogni minimo movimento e a muovermi con il bastone. Salire anche pochi gradini è ridiventato un vero calvario ”. Senza alcuna remora, Yvonne consiglierebbe a tutte le persone sofferenti come lei la cura con la canapa. “È una terapia che non ha alcun effetto collaterale. Quando il dottor Nussbaumer me ne ha parlato non ho avuto alcuna titubanza. Mi sono fidata di lui, e ho fatto bene. E poi stavo così male… Ogni volta che piglio in mano la boccettina di canapa mi tornano in mente i dolori che ho patiti e le terribili difficoltà che ho dovuto vivere”. Dolori insopportabili, lancinanti e continui. Neanche l’ha sfiorata l’idea di dire no alla proposta di Nussbaumer. Incurante delle polemiche sulla marijuana e di tutto ciò che i media di tanto in tanto scrivono sui potenziali pericoli e le controindicazioni, lei non tornerebbe certo indietro. “Non capisco perché tanto rumore su una terapia che ha ampiamente dimostrato i suoi benefici. La mia è solo una delle tante testimonianze positive”. Pure l’autorevole rivista medica inglese “The Lancet”, qualche anno fa riferiva dei risultati incoraggianti di sperimentazioni cliniche della canapa, soprattuto nei pazienti affetti da sclerosi multipla. I cannabinoidi agiscono positivamente contro dolori e spasmi. Infatti, a fine anno, le autorità sanitarie elvetiche hanno approvato l’uso di uno spray sublinguale a base di cannabis, il Sativex, per il trattamento di questa grave e invalidante patologia. Il farmaco, già approvato in 23 Paesi, sarà quindi presto disponibile anche in Svizzera. “Mi sembra evidente che la strada sia proprio quella di credere in questa terapia, perché, ripeto, dà risultati sorprendenti - ribadisce -. Inoltre è una cura controllata, autorizzata dall’Ufficio della sanità pubblica. Più controllo di così!”. Agli scettici, a chi ancora non solo non crede all’efficacia, ma non vuole sentir parlare di gocce di canapa, Yvonne risponde: “Bè, sicuramente queste persone non hanno mai avuto dolori così forti da non sapere più dove sbattere la testa. Ero arrivata a un punto tale che avrei tentato qualsiasi cosa, avrei detto sì anche se mi avessero proposto del veleno. Purché mi lenisse almeno per un po’ le sofferenze”. [email protected] Q@PatriziaGuenzi IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 9 l’attualità Iosecondome L’INTERVISTA I miei pregi... Il calcio del futuro Sono abituato a mantenere i nervi ben saldi Cerco sempre di prendere la vita dal suo verso più giocoso “Una sola squadra? È una buona idea” I miei difetti... René Bossi © ilcaffè Posso apparire un po’scanzonato affrontando alcuni argomenti A volte cedo al pessimismo, perché bisogna vedere anche il lato peggiore Spiess parla dei problemi e del futuro del calcio ticinese MASSIMO SCHIRA P arlare di calcio con Giangiorgio Spiess è quasi naturale. Perché i temi, le analisi e le idee dell’ottantenne avvocato luganese si snocciolano in modo lineare, chiaro, continuo, anche in questa tribolata fase per lo sport cantonale. Ha alle spalle una solida esperienza a livello internazionale e nazionale per analizzare le difficoltà attuali e tracciare possibili scenari. “Oggi la situazione in Ticino è molto precaria - spiega Spiess -. Difficilmente si può sperare di trovare le risorse nel cantone per costruire una buona squadra almeno di Challenge League. E questo è un aspetto che mi fa dire che l’avvenire del calcio di alto livello in Ticino è tutt’altro che roseo”. Sulla sqadra unica dice: “È bene aver lanciato questo progetto” Quale strada seguire per invertire la tendenza? “Gli sconquassi recenti e meno recenti insegnano certamente qualcosa. Bisogna essere rigorosi. Per ricostruire con delle prospettive servono tempo, pazienza e persone molto competenti”. Spesso si traccia un’equazione che vorrebbe un grande stadio come la “pietra angolare” di ogni progetto sportivo. ball Club Ticino? “Credo si tratti di un’iniziativa rispettabile. Dopo tante parole, Gilardi è il primo a mettere fuori la testa concretamente ed è un bene che il progetto sia ora lanciato. È una delle idee in circolazione per provare ad arrivare alla squadra cantonale”. Secondo i vertici del calcio el- Mb rvbmju° efm wptusp qpsubgphmjp tfnqsf tpuup dpouspmmp/ VCT Bewjdf/ vetico, serve un bacino di 400500 mila persone per avere una buona squadra. Quindi il Ticino sarebbe troppo piccolo… “È una cifra condivisibile a livello teorico, anche se poi ad essere decisiva è la percentuale di persone che la squadra riesce ad interessare. E su questo credo che tra i 300-350mila abitanti del Ticino un buon pubblico si possa trovare”. Le piste di hockey, infatti, sono sempre ben frequentate. Gli stadi, invece… “Le squadre di hockey sfruttano al meglio le loro potenzialità, come l’ambiente caldo in pista o le condizioni di gioco sempre costanti. Creando entusiasmo. È una formula vincente che dimostra, appunto, che anche in un territorio più piccolo di altri si può dar vita a progetti interessanti”. Anche perché, tutto sommato e malgrado qualche recente fallimento, il Ticino è un cantone sportivo tra calcio, hockey, basket, pallavolo,… “Il bacino è certamente interessato allo sport. Attenzione però, come si è visto negli anni, a non vivere di utopie che non possono durare nel tempo perché i progetti non stanno in piedi”. Cosa pensa della richiesta del Bellinzona di ripartire dalla Prima Lega per “meriti sportivi”? Le strutture Le dimensioni Le società devono puntare sui giovani e su forze locali con rigore. Fc Ticino? Progetto rispettabile Le due formazioni di hockey mostrano che anche un piccolo territorio offre spazi per le eccellenze È davvero così importante? “Bisogna ragionare per tappe. Ora, credo che la base di qualsiasi progetto sportivo sia una società solida e competente. Che lavori con pazienza nell’inserimento dei giovani e che si basi sulle forze locali. Partendo da ciò, si può ragionare nel provare a costruire una grande squadra, con stranieri validi e prospettive future”. E lo stadio? “È ovvio che una struttura all’altezza è necessaria. Senza però voler per forza esagerare. Credo, ad esempio, che la Lega calcio esageri nell’imporre determinate strutture anche a realtà modeste. Lo stadio deve essere comodo e sicuro, questo sì. E dovrebbe vivere di altri contenuti, oltre allo sport”. Pubblico o privato? “È passata l’era in cui era l’ente pubblico a doversi fare carico di strutture come gli stadi. Oggi lo Stato deve occuparsi dello sport popolare. Mentre gli stadi devono passare attraverso investimenti privati. È un punto fondamentale”. Come valuta il progetto Foot- ð ¿fi õ _ çŒ ð ¿ðç ðèŒõð¢ fi ç Í õŒçfi _ èŒðþŒ ¥Œ ¥fiÍ Œ yçfi¥Œõð 6þfiè Œè _¥ yðÞÞ fi y_çõ Œþy¬èŒ ç_þè_Œðþfi Œõ yðèõŒ ¥ 4¬Œ ŒþfièõŒÞfiþõŒ èðþ𠌬 þðèõçð ÞfièõŒfiçfi ¥_¬ À·ñÿÔ (ðþ R’N ¥Œyfi ð¿¿çŒ_Þð þ_ yðþè¬fiþ_ Œþ¥ŒŒ¥_¬fi _ Íçfið ¿ðç¿fiõ_çŒð _Œ y¬ŒfiþõŒ yªfi ð˙¬Œðþð Íçfiþ¥fiçfi ¥_ è𬌠¬fi ¥fiyŒèŒðþŒ è˙¬Œ ŒþfièõŒÞfiþõŒÔ WŒ ˙_ç_þõŒ_Þð Œþð¬õçfi þ ÞðþŒõðç_˙˙Œð èfiõõŒØ Þ_þ_¬fi ¥fi¬ Íðçõ_¿ð˙¬Œð èfiyðþ¥ð yŒþÜfi èÍfiyŒ`yŒ yçŒõfiçŒ ¥Œ Ü_¬Œõf fi þ R’N Kðçõ¿ð¬Œð 5fi_¬õª (ªfiy¹ _¬¬à_þþðÔ Kfiç Þ_˙˙ŒðçŒ Œþ¿ðçÞ_Ø ŒðþŒ yªŒ_Þ_õfi Œ¬ þÞfiçð ¾À ·À ·¯ À ð ŒèŒõ_õfi Œ¬ èŒõð ÔoèÔyðÞóoèØ_¥Œyfi Opo dj gfsnfsfnp £ R’N ÿÀ¯Ô PõõŒ Œ ¥ŒçŒõõŒ çŒèfiç_õŒÔ “Direi che è anche giusto considerando i 110 anni di storia del club. Ripartire dalla Quinta Lega sarebbe una punizione troppo severa. Anche il Lugano dopo il fallimento è ripartito da un escamotage. L’importante è che si torni a costruire in modo serio, ma mi sembra già di vedere un buon entusiasmo attorno alla possibilità di ripartire. Non so che decisione prenderà la Lega, ma una sorta di ‘premio alla carriera’ per il Bellinzona non disturberebbe nessuno”. Più in generale, come sta il calcio svizzero? “A livello di strutture federali, nazionali e di formazione dei giovani direi bene. Il progetto del 1994 ha dato i suoi frutti, anche grazie alla freschezza dei secondos, che ci stanno dando davvero molto”. I club, invece… “Sono molto più preoccupato. A parte poche realtà come Basilea, Young Boys o Lucerna, ci sono tanti problemi. Soprattutto in Romandia. Mancano le risorse”. [email protected] Q@MassimoSchira IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 10 l’attualità LA POLEMICA Automobili e multe L unga e diritta correva la strada. L’auto veloce correva. È notte, come nella “Canzone per un’amica”, di Francesco Guccini, quando una Bmw sfreccia a 222 orari davanti a un radar mobile della polizia stradale sull’autostrada A2, tra gli svincoli di Lugano Nord e Lugano Sud . È la notte del 10 gennaio scorso, l’uomo al volante viene fermato, la patente gli è immediatamente ritirata e la vettura sequestrata. A parte la velocità strabiliante, nuovo record dell’anno, dopo i 217 orari con cui è stato immortalato, il giorno dell’Epifania, sulla medesima autostrada, all’altezza di Lodrino, un altro automobilista, la notizia merita poche righe di cronaca. Anche perché ormai tutti sanno che, con le nuove e più restrittive norme del codice della strada, la ben nota “Via Sicura”, chi ha il piede pesante rischia parecchio. Ma probabilmente quasi nessuno sapeva che il conducente “beccato” a 222 all’ora era il dipendente di un garage del luganese, il quale non guidava la propria auto, bensì di quella di un cliente, del tutto inconsapevole. Il caso solleva parecchi interrogativi, anche perché in una situazione analoga potrebbe trovarsi chiunque affidi l’auto ad un’officina. “L’auto - ci è stato confermato - necessitava effettivamente di alcune riparazioni e di una serie di controlli”. Fatto Il controverso caso del garagista che sfreccia a 222 km/h sulla A2 Ti-Press FRANCO ZANTONELLI Se l’auto finisce sotto sequestro ma non guida il proprietario RADAR E CONTROLLI Con le nuove norme stradali i radar non perdonano e aumentano anche i controlli dico del Tcs - si avvale della possibilità di confisca se la violazione delle norme della circolazione è stata commessa senza scrupoli. Ma anche per impedire al- l’autore di commettere altre violazioni gravi delle norme della circolazione”. Inoltre, il legale del Touring Club spiega che “sarà più facile giusti- sta che il procuratore pubblico Moreno Capella ha deciso il sequestro della Bmw. Il proprietario, nel frattempo, si è affidato ad un legale per rientrarne in pos- sesso. Ma, al di là di questa vicenda, su quali presupposti viene decisa la confisca di un’auto? “Il magistrato - spiega l’avvocato Andrea Roth, del Servizio giuri- L’intervista Le nuove e più restrittive norme viste dal presidente dei maestri conducenti “Si banalizza la responsabilità individuale” “L I MAESTRI CONDUCENTI Riccardo Pfister, presidente dei maestri conducenti ticinesi e regole, vecchie o nuove, soprattutto quelle sui limiti di velocità, sono fatte per essere rispettate. E questo è uno dei primi concetti che spieghiamo a chi frequenta i corsi per la patente”. Riccardo Pfister, presidente dell’Associazione svizzera maestri conducenti, non entra nel merito del caso del dipendente del garage beccato a 222 all’ora, ma avverte che “negli ultimi anni c’è stato un degrado generale nei comportamenti degli automobilisti”. Un degrado dovuto a cosa, in particolare? “I fattori che concorrono a questa situazione sono diversi. Il primo è sicuramente la banalizzazione della responsabilità individuale. Quando si dice che un’auto è sbandata sulla strada bagnata ed è finita fuori strada, non si dice una verità”. Vuol dire che la colpa è del conducente? “Certo. Se fosse andato piano, se fosse stato pruden- te come noi ripetiamo sino alla nausea a chi viene alle nostre lezioni, certi incidenti non accadrebbero. La prevenzione è importante”. Cosa pensa delle nuove norme che hanno già portato al sequestro di auto e al ritiro di decine di patenti? “Noi siamo innanzitutto formatori. E nella formazione spieghiamo anche le regole, che spesso però sono poco chiare. Prendiamo, ad esempio, l’ultima regola sui fari accesi di giorno. Tanti sono tranquilli perché hanno l’accensione automatica, che funziona con un sensore, ma non sempre i fari che si accendono sono quelli giusti”. Le regole poco chiare non aiutano. “Il problema è che molti non ne afferrano il senso. Ma ci sono e vanno rispettate, per il bene di tutti, per non creare inutili pericoli”. )(Î PgXÉmXΔ )(Î gŁ0ÀÀgXÉ0” )(Î Få¨Îî MmXÉ0 «gF¬ÎŁgł0 )åł¨0X0 łÎÉgł0 5 aeM 1ea }YMv}} 8 ä ˘ ae££8 Ma [/8zIe 1KG äˇh [ IMezaeˇ Dµµ¸B[c ÝcŽÖ„c $¸B $¸BGüïc „lBcï[¸ Ž?Öï[¸Bü GüÂÂÖüBïü ï¸ÂŽÖ cŽu¸BÂÎÖ c„¸B¸ï[Ö cŽŽ?ÖïÖçÖc[ÖÝc. MB¸ïü[c[¸ Gl ŸŸŸ.¸ïÂc„Öï.G[çüBÖ[ç.¢Î ficare una confisca qualora chi ha commesso il reato utilizza, abitualmente, il veicolo con cui ha violato il codice”. Ma allora, viene da chiedersi, come si giustifica il sequestro della Bmw nonostante chi la guidava abbia subito ammesso che lo faceva all’insaputa del proprietario? “La legge stabilisce che, se il veicolo appartiene a terzi, è comunque possibile procedere alla sua confisca - risponde l’avvocato-, ma solo nell’eventualità in cui l’autore del reato ne potrebbe ancora disporre”. Il che, a quanto si sa, non pare possibile, nel caso della Bmw. Di conseguenza è verosimile che l’auto sia dissequestrata. Tutt’altro discorso, invece, quando le auto rimangono confiscate. “Il giudice - precisa il legale del Tcs - può ordinare di venderle, stabilendo poi cosa fare del ricavato. Che potrebbe anche essere destinato a un’organizzazione di aiuto alle vittime di incidenti stradali”. Dall’inizio dell’anno, sono parecchie le auto finite sotto sequestro, molte delle quali di conducenti stranieri, del tuto ignari delle nuove disposizioni, entrate in vigore, in Svizzera, con il primo gennaio. Chi corre troppo e magari ha pure alzato il gomito, peggio ancora se provoca un incidente, rischia grosso. Come quel 27enne che, per essere sfrecciato a 148 all’ora sulla cantonale, a Sant’Antonino, si è visto infliggere, lo scorso 11 gennaio, una condanna a 12 mesi con la condizionale. Insomma, per tornare a Guccini, sono ormai tramontati i tempi in cui “lunga e diritta correva la strada e forte il motore cantava”. [email protected] IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 11 la politica IL PUNTO Da sempre il cantone è terra di gente originale, imprevedibile. Irruenti, polemici, ma anche precursori. Bastian contrari. Ecco la loro storia CATHERINE BELLINI Gli indignati speciali della politica Da Stevenoni a Poggi passando per Nussbaumer, quando il partito si fa provocazione Da Stelvio Stevenoni a Donatello Poggi. Quarant’anni di “indignati”speciali. Passando per Werner Nussbaumer e Lele Delcò, quello del partito dell’Umbrela: “mangià e bev e fa naa la canela”. Da sempre il Ticino è terra di gente originale, imprevedibile. Provocatori, ma anche precursori. Bastian contrari. Caratteri del resto presenti in tutti i partiti. Come Franco Cavalli, l’ex consigliere nazionale socialista. Prima nel Psa, poi nel Ps, sempre critico. Sempre in dissenso. Alla ricerca di un mondo che non c’è. Fondatore di “correnti” come Furum, Prospettive socialiste e ora Forum alternativo. Personaggi che nei vari momenti della vita, hanno sempre riproposto la propria originale visione del mondo. Capaci di distinguersi senza vincoli, come Jaques Ducry, nel Plrt, libero pensatore ed “estremista liberale” allo stesso modo con cui Alex Pedrazzini, “il monello” lo è stato nel Ppd. Capace da ministro, di rinunciare al potente dipartimento del Territorio e lasciarlo nelle mani della Lega. Politici che sanno attraversare i partiti, i movimenti, la stessa società. Contro il sistema. L’ultimo, Donatello Poggi, operaio delle Ffs alle Officine di Bellinzona. Inizia a sinistra nel partito del Lavoro, ora partito comunista, fonda un suo movimento (L’Onda), confluisce infine nella Lega. Da sinistra a destra, sempre se stesso. In dissenso, si dimette da deputato, e contro la “Lega dei colonnelli” dà vita ad un nuovo movimento, quello degli indignati. Un “fronte” in difesa di un Ticino della Lo scontro Buscar levante por el ponente. Come Cristoforo Colombo, l’Unione democratica di centro va a sinistra per “sbarcare” a destra. Per occupare lo spazio che la Lega “governativa”, “responsabile” “collaborativa”, sta via via abbandonando. Contro il “taglio” dei sussidi ai premi della cassa malati, l’Udc si è alleata con la sinistra, con i socialisti e con i Verdi, raccogliendo le firme per il referendum. Proprio come in un recente passato faceva la Lega di Giuliano Bignasca che non aveva paura di mischiare le proprie bandiere con quelle rosse e verdi contro i “cassamalatari”. “Si è trattato di una battaglia a favore di tutti i ticinesi – spiega il capogruppo in parlamento Marco Chiesa - e sono felicissimo che l’Udc sia scesa in piazza”. Ovviamente con tutti i distinguo del caso, la convergenza non ha comportato per l’Udc l’abbandono STEVENONI Protoleghista. Negli anni ‘70 comincia ad Ascona con il Pad, Partito d’azione democratica, che trasforma in Pam NUSSBAUMER Prima a sinistra con Carobbio, poi con i Verdi, con il Partito umanista, Forza civica e infine Verdi liberali e democratici gli atteggiamenti della Lega di Giuliano Bignasca e di Favio Maspoli dei primi anni ‘90. Stevenoni tentò pure l’avventura alle cantonali nel ‘71. Fu travolto da scandali, donne, wisky e droga. Processato e condannato a sette anni di carcere fu destituito da municipale di Ascona nel 1985. Stevenoni fa parte del fiume carsico di quel sottobosco, night, droga e prostituzione, che vedrà poi negli anni ‘90 esplodere in politica un altro “borderline” come Giuliano Bignasca, ma di ben altra fortuna. E che si collega anche con Luciano Poli, ex deputato leghista, recentemente riemerso come amministratore del locale a luci rosse Luminos. Più paesana la figura di Lele Delcò, interprete del qualunquismo più sguaiato e popolare. Cominciò per scherzo con il suo partito dell’Umbrela fondato nel suo grotto, che poi di volta in volta trasformò in Partito dei cittadini, Partito delle donne, Partito popolare 2000: il tutto per una risata, uno sghignazzo. Ma c’è anche Nussbaumer, medico. In politica negli anni ‘80 prima nel Psa, assieme a Werner Carobbio e John Noseda, poi cofondatore dei Verdi, con Giorgio Canonica e Alessandro Boggian, quindi ispiratore di varie liste: Indipendenti insubrici, Ticino pulito, Partito umanista, Forza civica e Verdi Liberali e democratici. Anche lui in lotta con la morale comune. Arrestato dieci anni fa per aver somministrato canapa per uso terapeutico, fu successivamente autorizzato dall’Ufficio federale della sanità, riprendendosi così l’onore perduto. [email protected] Q@clem_mazzetta POGGI Operaio alle Officine Ffs. Inizia a sinistra nel Pdl, finisce nella Lega, ora ha creato il movimento degli Indignati I personaggi gente. Di una politica che la Lega - sostiene - ha ormai dimenticato. Come lui parecchi altri. Personaggi che hanno diviso il canL’EX DEPUTATO Franco Cavalli, 71 anni tone, fatto parlare i giornali. Dissentendo. Protestando. Anticipando svolte. Assecondandole. A cavallo spesso fra legalità e illegalità, outsider per scelta e per carattere. Vite al limite, come quella di Stelio Stevenoni, quasi un protoleghista, che sconvolse la vita politica del Locarnese ne- gli anni ‘70. Cominciò ad Ascona fondando il Pad, partito d’azione democratica, che poi trasformò in Pam, partito Antimafia. La mafia per lui era il sistema dei partiti. Ne denunciò gli intrecci fino allora inconfessabili, in modo disinvolto, ricattatorio. Anticipando in questo L’impegno del settantunenne Franco Cavalli L’intervista “È diventato indispensabile agire, occorre sempre mettersi in gioco ” L’impegno politico declinato nel modo più “rivoluzionario” possibile, da indignato permanente quello di Franco Cavalli, famoso oncologo ed ex consigliere nazionale ps, 71 anni, con un passato nel Psa. Lo scorso novembre, distribuiva volantini alla stazione per salari più giusti. Perché questa azione? “Perché indignarsi non basta più. Bisogna saper proporre. Ci vuole l’azione per smuovere la gente. Occorre mettersi in gioco, ancora e poi ancora”. Ma il Ps non basta più? “Il Ps ha una struttura che è ormai diventata molto istituzionale, concentrata in parlamento e nelle commissioni. Ma la gente non la si fa maturare politicamente solo con l’attività in Gran Consiglio”. Così dopo Prospettive socialiste, ha costituito il Forum alternativo. “Sì.Siamo vivi e stiamo cercando di chiarirci le idee sul che fare. Abbiamo creato vari gruppi di approfondimento, dall’Europa, alle privatizzazioni, alla decrescita, ai problemi del lavoro”. Concretamente? “Il prossimo 23 gennaio a Massagno presenteremo un film sulle condizioni della Grecia, con un testimone, poi proporremo la questione cinese... ”. Con quali finalità? “Sono iniziative che ci serviranno per articolare le nostra posizioni da presentare entro l’estate”. Siete attivi anche su temi nazionali, cantonali? “E come no! Abbiamo lavorato per la votazione 1:12 e dato una mano al Ps nella raccolta delle firme contro i tagli dei premi della cassa malati”. Darà battaglia su preventivo e freno al deficit, dopo aver raccolto le firme contro i tagli ai sussidi sanitari La svolta quasi a sinistra dell’Udc per occupare lo spazio della Lega delle propria ragione sociale. “Il nostro obiettivo rimane quello del risanamento delle casse pubbliche e dell’introduzione del freno alla spesa, - aggiunge Chiesa –. Per questo ci opporremo al freno al deficit che sarebbe catastrofico. Sarebbe l’origine di una scala mobile per le imposte con un’unica direzione: in salita”. Va ricordato che l’Udc aveva proposto di rinviare la riforma sui sussidi di cassa malati di un anno, dando agli assicurati la possibilità di informarsi meglio e cambiare cassa optando per modelli più convenienti. “Calcolando il premio medio di riferi- Ti-Press CLEMENTE MAZZETTA ‘ Il Grande Centro Macché governo di centro destra, questo è soltanto un governo di centro. Con Masoni invece... mento solo sul modello ‘medico di famiglia’ senza nessuna ponderazione col modello standard come s’è fatto, il Cantone ci avrebbe guadagnato non 14, ma 38 milioni”, precisa Chiesa, sentendosi ampiamente giustificato per l’alleanza referendaria con la sinistra. “Del resto non considero questo governo Lega, Plrt, Ppd un governo di centro-destra, ma soltanto rassemblement al centro, dove ‘qualcuno’ si è spostato”. Evidente il riferimento alla Lega che ha cambiato idea sui sussidi e sul moltiplicatore cantonale che sarà introdotto con il freno al deficit. Per Chiesa un governo di destra avrebbe invece ridotto le uscite, impedito l’arrivo di 60 mila frontalieri, aumentado loro pure le imposte alla fonte. “Un governo di centro-destra era quello del 2003 con Marina Masoni che aveva proposto il freno alla spesa per costringere il Cantone a non aumentare le uscite oltre la crescita del Pil”, conclude Chiesa, confermando il no al preventivo 2014. Proprio come intendono fare i Verdi e probabilmente pure i socialisti. c.m. La morale dei ministri sulle entrate extra salario È come se i consiglieri di Stato si fossero dati dei buoni propositi per il nuovo anno e avessero deciso di contribuire al benessere finanziaria del loro cantone. Il consigliere di Stato di Basilea Città e presidente della Conferenza dei direttori cantonali della sanità, Carlo Conti, ha rassegnato le dimissioni perché esaminando la sua contabilità ha scoperto di aver “dimenticato” di riversare nelle casse pubbliche gli onorari ricevuti per discorsi o altre attività svolte nella sua funzione di ministro. Totale: 111’000 franchi, somma poi subito rimborsata. Carlo Conti non è un eroe nazionale, ha agito sotto diverse pressioni. È stata l’inchiesta aperta nel vicino semi cantone di Basilea Campagna, contro i ministri e gli alti funzionari che avevano incassato 320’000 franchi da attività accessorie, che l’ha fatto reagire così. Infatti, in passato il ministro avrebbe avuto - nel corso dei suoi 14 anni di governo - più di una volta la possibilità di accorgersi delle sue “dimenticanze” . Infatti, come rivelato dalla Tageswoche, i servizi del personale del suo Cantone inviano ogni anno un documento a tutti i consiglieri di Stato, pregandoli di segnalare i loro redditi accessori. In ogni caso, queste dimissioni hanno un che di positivo. Hanno il merito di mettere sotto la luce dei riflettori le diverse scelte adottate nei cantoni... Quelli in cui i consiglieri di Stato devono rimborsare tutto, quelli in cui possono conservare una parte dei redditi accessori per i costi sostenuti o, ancora, quelli dove è possibile trattenere una quota dei gettoni di presenza incassati nelle sessioni dei consigli d’amministrazione delle società appartenenti del tutto o in parte allo Stato. Dopo questo caso, alcuni cantoni hanno manifestato la volontà di voler cambiare sistema. E taluni ministri hanno rinunciato quasi improvvisamente a queste entrate. È quanto è accaduto domenica scorsa a Berna, dove la consigliera di Stato Beatrice Simon (Pbd) ha annunciato di voler rinunciare circa 25’000 franchi, che le sarebbero spettati per alcune attivita collaterali alla sua funzione. Lo stesso giorno è stata seguita dalla collega Barbara Egger (Ps) che ha rinunciato ad incassare circa 50’000 franchi di redditi ottenuti da attività accessorie a quella di ministro. Tre giorni più tardi, tutto il governo ha deciso di non più ricevere indennità supplementari. L’ improvviso risveglio di sensibilità verso soldi pubblici in realtà “commuove” poco la popolazione, tanto sembra forzatamente obbligato. Soprattutto a Berna, dove il 30 marzo si terranno le elezioni cantonali. IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 12 l’economia Keystone TENDENZE Il nuovo turismo Mentre il Ticino ha chiuso al burqa, il resto del Paese è a caccia dei clienti del Golfo. La loro crescita nei pernottamenti è progressiva MICHELANTONIO LO RUSSO C ome loro non c’è nessuno. Crescono anche più dei cinesi. Comunque è un testa a testa: arabi e cinesi. Sono loro il futuro del turismo rossocrociato. Innanzitutto perché spendono. E tanto. In media, i turisti arabi lasciano 500 franchi al giorno, i cinesi 350. Per i pernottamenti, il discorso è più sfumato. L’anno scorso, quelli dei turisti del Golfo sono cresciuti del 23,9% al confronto del 2011, lo 0,5% in più rispetto ai cinesi. C’e di che rammaricarsi in Ticino che col voto contro il burqa ha raffredato un mercato turistico mlto promettente. Tanto più che il boom arabo non è una novità. Dal 2006 al 2012, i pernottamenti dei turisti del Golfo sono aumentati del 78%. E le potenzialità sono enormi. Non a caso, due anni fa, Svizzera turismo ha inserito i cittadini di Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi, Oman e Bahrein nella lista strategica dei gruppi con grandi potenzialità di crescita, insieme a Cina, India, Russia, Brasile e Polonia. Quanto l’economia nazionale conti su questi ospiti, lo ha dimostrato proprio recentemente ancora Svizzera turismo che, con Hotelleriesuisse, ha pubblicato una brochure destinata ai professionisti del settore che operano con turisti arabi. In pre- Saranno gli arabi a rilanciare il turismo Gli ospiti “halal” spendono 500 franchi al giorno e stanno già superando quelli cinesi cedenza, un’iniziativa analoga era stata destinata a cinesi e indiani. Keystone In genere, si tratta di turisti giovane: il 58% di coloro che visitano la Svizzera, ha tra i 16 e i 35 anni. L’80% di essi, poi, predilige il tour della Svizzera, anche se la destinazione principale rimane Ginevra. Ma sono sempre di più le località di villeggiatura del Paese, anche di montagna, che da tempo si stanno attrezzando per il cosiddetto turismo “halal”, termine che significa “lecito”, non riferito solo al cibo ma, più in generale, Nella guida c’è uno spaccato della mentalità di questi nuovi turisti. Dal vestiario alle abitudini alimentari, dalle frasi di circostanza all’orario in cui servire i pasti. Uno strumento prezioso per una realtà sconosciuta. Per esempio, dalla guida si apprende che gli arabi viaggiano in grande. La famiglia, in questo caso, è veramente allargata perché la comitiva può contare anche 60 persone, con tanto di autisti, cuochi, segretari e tate. L’intervista a ciò che è conforme alle leggi del Corano. Ad ogni modo, la domanda del turismo “halal” è perlopiù a cinque stelle, e l’offerta s’adegua. Un esempio lo offre Zurigo. Qui, nel 2015, il gruppo “LH&E” inaugurerà il Kameha Grand Hotel, c245 tra camere e suites. “In alcune camere – spiega al Caffè Stefan Wurm, direttore marketing del gruppo -, al soffitto ci sarà una freccia che indica la direzione della Mecca, posta di- Per il professore Wagenseil tra i nuovi trend cultura e medical wellness “Si va verso un’offerta diversificata” T uristi arabi e cinesi, certo. Ma anche “medical wellness” e turismo culturale. Per Urs Wagenseil, direttore del Centro di competenza sul turismo dell’Università di Lucerna, il futuro che avanza è all’insegna della diversificazione dell’offerta. Con un occhio molto attento alla concorrenza. Ieri il turismo nazionale guardava all’Estremo oriente. Oggi ci si concentra sempre più sul mondo arabo. “L’attenzione è giustificata. I turisti del Golfo sono una realtà destinata a diventare sempre più importante”. Come i cinesi? “E come i turisti di altre Paesi emergenti. Il turismo rossocrociato fa bene a diversificare la propria offerta”. Questa diversificazione è frutto di una strategia o è casuale? “Dietro c’è un grande lavoro. Che sta dando i suoi frutti, come dimostra la tenuta del settore di fronte alle crisi politiche e finanziarie”. I nuovi turisti arabi, cinesi, indiani, prenderanno il posto degli europei? “No. La crescita c’è, ma non certo fino a questo livello”. Il rapporto euro-franco continua ad essere motivo di preoccupazione? “Sì. Non credo che, per quanto riguarda l’immediato futuro, la quota dei turisti della zona euro crescerà”. Tra i settori in espansione dell’offerta turistica, si punta molto sul “medical wel- lness”. La sua opinione su questo trend? “Le prospettive sono buone. La Svizzera può far leva su valori come sicurezza, elevato standard della sanità e affidabilità”. Prevede un boom del settore? “No, perchè in quest’o settore non siamo la destinazione principale. La concorrenza è agguerrita”. Ci sono altri trend che meritano di essere valorizzati? “Certo, per esempio, il turismo che ha a che fare con la formazione e la cultura in senso lato”. Chi sono i potenziali clienti? “Persone che hanno iniziato a viaggiare negli anni Settanta o Ottanta, ma che ora cercano qualcosa di più delle due settimane al mare”. scretamente all’interno di una decorazione floreale”. Quest’attenzione su misura non deve stupire. Oggi, “halal” è diventato un vero e proprio brand. Dal dopobarba agli hotel, dai ristoranti ai cosmetici, dall’abbigliamento allo shampoo, le multinazionali fanno a gara nel produrre prodotti rigorosamente in linea con i dettami coranici. Il mercato, del resto, è enorme. Nel 2030, i fedeli dell’islam saranno infatti quasi un terzo della popolazione mondiale. Mentre in Ticino, con la votazione antiburqa, si è dato un segnale di chiusura verso il mondo arabo, il turismo nazionale va in controtendenza, facendo di tutto per attirare i facoltosi turisti del Golfo. Ma c’è il pericolo di un’iniziativa nazionale antiburqa sul modello di quella ticinese. Ci sta pensando il consigliere nazionale solettese Walter Wobmann, udc, reduce dal successo della “sua” ultima campagna, quella sul contrassegno autostradale. “Per il lancio di un’iniziativa anti-burqa – dice al Caffè – aspettiamo il dibattito alle Camere sul voto ticinese. L’iniziativa cui pensiamo, comunque, non è contro l’islam né contro il burqa. Lo scopo è d’ordine pubblico: far sì che le persone che girano per strada siano riconoscibili”. [email protected] Q@mlorusso_ ’84-A- &$ ?3*B>3 - (./,()343= 86 34 68?A>8 4(C8>8 *3 35:-06(58 :>8:>38 :-> <B-?A8; 6*2- #-3 :B9 (3BA(>*3+ 34 7 .-))>(38 ,3*( %" (4 :>80-AA8 :-> 4( 5(6BA-6D386- 34 :8A-6D3(5-6A8 ,-3 &$; ,- "#’)&,$ *!##’(+(-/! 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Sembrano godere di un certo successo proprio i negozi che forniscono articoli e servizi low-cost: i ricaricatori di cartucce ad inchiostro per stampanti, i riparatori di computer, elettrodomestici, scarpe, attrezzature sportive, e così via. Ma anche i venditori di generi di Le ricette per un possibile rilancio di esperti e presidenti delle associazioni di categoria Soltanto la specializzazione potrà salvare i piccoli negozi I commercianti puntano su articoli scelti e al km zero LA CIFRA D’AFFARI LA CIFRA D’AFFARI Variazione della cifra d’affari nel commercio al dettaglio rispetto all’anno precedente (in%), in Ticino, per mese, dal 2010 10 2010 2011 2012 Prospettive sull’andamento degli affari nei piccoli e nei medi/grandi negozi per il semestre seguente (saldo), in Ticino, per trimestre, dal 2010 100 2013 2010 2011 2012 2013 Medi / grandi Piccoli -10 -100 1T 2T 3T 4T 1T 2T 3T 4T 1T 2T 3T 4T 1T 2T 3T 4T 1T 2T 3T 4T 1T 2T 3T 4T 1T 2T 3T 4T 1T 2T 3T 4T Fonte: Uffcio di statistica consumo ben distinti. Non è un caso che in via Nassa a Lugano, dove a dominare è il lusso, la crisi si senta meno. Vendita e post vendita, dicono gli esperti, non possono essere più scisse. “Avrà successo chi non s’illude di fare la guerra ai supermercati – afferma Giovanni Caroni, presidente dei commercianti del Locarnese -. E per intanto, cominciamo a dire grazie ai nostri clienti, a ricordargli che spendere in Ticino vuol dire aiutare l’economia e il mercato del lavoro, i redditi di tutti e i nostri figli. Nessuna tentazione di impedire la spesa oltre frontiera, solo un invito a riflettere su quanto sia utile acquistare nel nostro cantone”. La campagna rivolta dai commercianti locarnesi ai consumatori punta a questo obiettivo. Ma ci si chiede se possa bastare. “Le abitudini dei consumatori sono cambiate – osserva Ottaviano Torriani, presidente della Società Commercianti di Bellinzona -. Si vuole trovare tutto in una unica piattaforma, facile da raggiungere con l’auto. I centri storici vengono sempre più pedonalizzati. Logico, quindi, che resisteranno i negozi che per le loro caratteristiche attirano clientela selezionata”. Altrimenti…finisce così: giovedì 9 gennaio, ore 16, Chiasso, Corso San Gottardo. Dal piazzale della dogana fino all’incrocio con via Vela i passanti contattati dal cronista sono ventisei. Le vetrine di negozi in affitto o chiusi, una dozzina. Il ‘caso Chiasso’ è solo la spia, forse più evidente della crisi del piccolo commercio al dettaglio in Ticino. Una crisi impietosa che coinvolge tutti i negozianti pressochè in ogni regione, testimoniata dai dati ela- borati dal Cantone: il calo della cifra d’affari nel 2013 è stato costante e significativo: a settembre -3,5%, ma nei mesi del quarto trimestre gli affari non sono migliorati. Il 57% dei piccoli commercianti dichiara una contrazione degli utili; oltre la metà, un minor afflusso di clienti. Va avanti così dal 2010. “Le influenze e le percezioni economiche negative che arrivano dall’estero continuano ad avere un ruolo a livello locale. I consumatori sono prudenti per il timore di un ulteriore peggioramento della situazione. Rischiamo di diventare una categoria in via d'estinzione", nota preoccupato Paolo Poretti, vicepresidente di Federcommercio. Al calo delle vendite si aggiunge la strategia dell’offerta mirata da parte di brand che cercano diret- tamente il rapporto col cliente. Il negozio multibrand, insomma, fatica a sopravvivere. In pochi mesi si sono insediati in Ticino nuovi marchi, per esempio, nel centro commerciale di Grancia: Zara, Pull&Bear, Massimo Dutti, Bershka, Stradivarius, Oysho, Z. Home, Uterque. La fortuna del Fox Town, al di là della convenienza economica della formula ‘outlet’, è proprio nell’aver compreso la centralità del cliente, disposto a spendere scegliendo in negozi monomarca. La strategia L’analisi e i suggerimenti dell’economista Mirante La sorte dei piccoli negozi è legato pure all’orario di apertura. La Federcommercio chiede di tenere aperti i negozi il sabato fino alle 18.30, anche nei mesi invernali, e la possibilità di aprire nei giorni festivi parificati. Una svolta potrebbe venire dalla mozione del senatore ppd Filippo Lombardi da cui è scaturita una proposta di legge. La mozione prevede aperture dalle 6 alle 20 dal lunedì al venerdì, e dalle 6 alle 19 il sabato. [email protected] “Orientarsi su nicchie di mercato e sempre più vicini alla clientela” I Ti-Press IN DIFFICOLTÀ I piccoli negozi devono lottare anche contro i cambiamenti nelle modalità di consumo dati del commercio al dettaglio per il mese di novembre sembrano indicare un andamento positivo per il settore in Svizzera. Infatti, il giro d’affari globale è aumentato del 4,2% rispetto allo stesso periodo nel 2012, segnala il bollettinodell’Ufficio federale di statistica. I numeri vanno però contestualizzati: a pesare sul piatto della bilancia è l’ottimo risultato delle grandi aziende della distribuzione, ad esempio, Migros, che a fine 2013 ha visto la sua cifra d’affari aumentare del 7,2, o di altri gruppi come Manor e Coop. Se, però, si va spulciare tra le cifre, la crisi dei piccoli negozi è allarmante. “Purtroppo è una tendenza inevitabile - spiegal’economista Amalia Mirante-. I commerci di dimensioni ridotte devono anche tenere testa al cambiamento nelle modalità di consumo. Un ritorno ai vechi tempi è molto difficile. Quel che si può tentare è di focalizzarsi sui prodotti locali, cercando di farsi spazio occupando delle nicchie di mercato”. Cosa che non sempre basta. “Per i negozietti lontani dai grossi centri abitati la vita è duris- sima, anche applicando una buona strategia. Ormai per lavorare ci si sposta sempre di più e non è raro che per fare la spesa ci si fermi per strada o comunque lontano dal proprio domicilio, - osserva Mirante -, per non parlare del commercio onlineche sta avanzando in maniera decisa”. Non c’è, dunque, una formula magica per sopravvivere: “Non credo purtroppo. Una delle caratteristiche più belle dei piccoli negozi rimane il contatto con il cliente, la fiduciosa complicità che si riesce a creare. Finché ciò durerà, la vita dei piccoli negozi, almeno quelli più discosti, dovrebbe essere garantita”. Per l’economista l’unica strategia possibile sono, quindi, la maggiore vicinanza con la clientela e la ricerca di nicchie particolari su un mercato sempre più concorrenziale. Ma i dati nazionali di ottobre per le attività commerciali con 15 dipendenti o meno non sono incoraggianti: rispetto allo stesso mese del 2012 in termini reali si è registrata una contrazione dello 0,3%. Sembrerebbe poco se non fosse per il fatto che era il quarto mese di fila con percentuali negative. o.r. Lo spionaggio industriale ormai si serve quasi esclusivamente degli hacker, i furti avvengono in rete, spesso addirittura sotto gli occhi dei proprietari. Rispetto al 2012 gli attacchi cibernetici riusciti sono aumentati del 14 per cento, obiettivo principale è stato il furto di proprietà intellettuali nell’industria farmaceutica, in quella mineraria ed elettronica. Sempre nello stesso periodo i tentativi di furto che non sono andati a buon fine nel settore farmaceutico, in quello chimico ed agricolo sono aumentati del 600 per cento, mentre in quello energetico, nell’industria del petrolio e del gas naturale sono cresciuti del 400 per cento. Sembra di aver di fronte i dati di un’epidemia globale, si tratta, invece, delle statistiche pubblicate dalla Cisco, una multinazionale americana che produce sistemi di networking virtuali. Gli hacker colpiscono anche i consumatori. Nel 2012 negli Stati Uniti ha fatto scalpore l’attacco a Target, uno dei grandi magazzini più popolari d’America. Gli hacker sono riusciti ad entrare nella sua banca dati, dove erano custoditi i codici di 70 milioni di carte di credito e ne hanno clonato una buona percentuale. Difficilissimo proteggersi contro il crimine cibernetico, perché i sistemi di sicurezza sono ancora arretrati rispetto alle tecniche usate dagli hacker. Prima di tutto bisogna entrare nella loro mentalità, capire cosa li motiva e quali sono i possibili obiettivi, dalla semplice clonazione di carte di credito fino al furto di nuove tecnologie. Sulla base di questi elementi il comportamento in rete cambia. In secondo luogo bisogna poter disporre di una massa critica di esperti che purtroppo ancora si sta formando nelle università e nelle accademie di polizia. Questo tipo di attività è l’ultima grande innovazione del settore dell’informatica, i poliziotti virtuali. A livello mondiale si parla di almeno 1 milione di persone necessarie per far fronte all’ondata di criminalità cibernetica che ci ha travolto. Manca però ai futuri guerrieri informatici l’aura di mistero che circonda gli hacker e che, a volte, ce li fa apparire come personaggi mitici, che lottano contro un potere globale centralizzato e totalitario. Una visione distorta che non ce li fa apparire per quello che sono: ordinari delinquenti alla pari di chi scippa le borse per strada o svaligia i nostri appartamenti. Dario Cologna vince e ritrova anche la forma Tigers ancora vincenti mentre Massagno fatica Ai campionati svizzeri di sci nordico di Leysin, convincente vittoria nella 15km a stile classico per Dario Cologna, che ha battuto di 1’25” Valerio Leccardi: “Sono più in forma rispetto alla scorsa settimana”, ha detto il grigionese. Nel massimo campionato di basket, nuovo successo per i Tigers di Lugano, che si sono imposti 75-65 in casa contro l’Olympic Friborgo e mantengono la vetta in classifica. Ko per Massagno, 76-72 a Monthey. losport Preparazione invernale ormai ridotta all’osso Rispetto agli altri principali campionati, quello svizzero è da sempre un po’ anomalo per il suo sviluppo stagionale. L’inizio è infatti sempre molto anticipato, un fatto che è spesso al centro di discussioni, che non hanno però finora dato frutti concreti. Mentre in Germania, Italia, Inghilterra e Spagna non si gioca fino ad agosto inoltrato o anche ad inizio settembre, luglio (o addirittura fine giugno) è già mese di campionato in Svizzera. Su questo calendario pesano sostanzialmente due fattori. Il primo è legato ad una pausa invernale più lunga, dettata dalle condizioni dei campi (spesso gelati o innevati) e meteorologiche. Il secondo - che sta prendendo il sopravvento rispetto al primo, visto il miglioramento delle strutture (campi riscaldati) e osservando mesi di dicembre spesso migliori climaticamente rispetto a febbraio - è invece legato agli impegni nei turni preliminari di Champion’s ed Europa League. Impegni a cui le squadre elvetiche in sostanza preferiscono arrivare con già qualche gara di campionato nelle gambe per cercare di sfruttare il vantaggio nei confronti di chi è ancora in piena preparazione. Una preparazione che, tradizionalmente, il calcio svizzero rimandava ai mesi freddi. A differenza dell’estate, le 5-6 settimane a disposizione verso la ripresa di marzo sono sempre state sfruttate per il lavoro atletico e di fondo. La pausa sta però diventando sempre più breve, addirittura in modo clamoroso quest’anno, con la presenza dei Mondiali. Ai primi di febbraio si torna già tutti in campo. Il che riduce i tempi di preparazione anche a meno di tre settimane, con quasi tutte le formazioni di Super League che, ad oggi, hanno già disputato 2 o 3 amichevoli. Il che impone una considerazione: è davvero molto, molto difficile abbinare correttamente il lavoro atletico di base e le gare amichevoli, perché devono essere ridotte all’osso alcune fasi importanti dei vari cicli di preparazione-competizione e recupero. E questo potrebbe avere conseguenze dirette sulle prestazioni, ma anche sul fisico degli stessi calciatori. Con cali di prestazione delle squadre in campionato e nelle coppe nel corso della stagione oppure con infortuni per una preparazione troppo scarsa o approssimativa. E qualche segnale, in questo senso, arriva purtroppo già dai ritiri di alcune squadre. Che assistono agli incidenti (magari anche fortuiti, ma…) in cui perdono i loro giocatori. Le ticinesi di Challenge impegnate in amichevole Nani Roma e Marc Coma per una Dakar… spagnola domenica 19 gennaio 11.15 LA2 sci: super G femminile sabato 25 gennaio 11.40 LA2 sci: discesa maschile mercoledì 22 gennaio 9.30 LA2 tennis: Australian Open sabato 25 gennaio 13.55 LA2 sci: freestyle. Ski-cross A tre settimane dai Giochi di Sochi, la svizzera Isabel Derungs si è imposta nello snowboard “slopestyle” di Laax, disciplina che per la prima volta farà parte del programma olimpico. Terza un’altra elvetica, Elena Koenz Tempo di amichevoli per le tre ticinesi di Challenge League. Il Lugano ha pareggiato 1-1 sul campo del Pescara, il Locarno è stato sconfitto 5-2 a Modena, mentre il Chiasso ha vinto a Cesena con il punteggio di 3-2. Si è conclusa a Valparaiso in Cile l’edizione 2014 del rally-raid Dakar. Nelle auto ha vinto la Mini dell’iberico Nani Roma, che bissa il successo di 10 anni fa in moto. Sulle due ruote, vittoria per il connazionale Marc Coma su Ktm. Quei campioni che hanno vinto anche l’handicap www.caffe.ch [email protected] Q @caffe_domenica il-Caffè Ambrì-Zugo Berna-Kloten Bienne-Lugano Davos-Rapperswil Friborgo-Zurigo 1-3 6-0 2-3 5-1 4-2 Classifica 41 41 40 42 42 40 42 41 41 41 43 42 85 71 70 70 70 66 64 62 56 53 42 35 CORTINA INNEVATA Nulla da fare a Cortina per le discesiste. Troppo molle la neve sulla Olimpia delle Tofane per correre senza rischi. E con la nebbia altri problemi RAVANI A PAGINA 41 Prossimo turno 43a giornata Zurigo-Davos Ginevra-Davos Kloten-Bienne Losanna-Zurigo Lugano-Friborgo oggi 19.45 Mar 19.45 Mar 19.45 Mar 19.45 Mar 19.45 SCI DISCESA UOMINI Wengen 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 PATRICK KUENG Hannes Reichelt Aksel Lund Svindal Max Franz Bode Miller Matthias Mayer Peter Fill Romed Baumann Johan Clarey Didier Defago Beat Feuz Jared Goldberg Kjetil Jansrud Adrien Théaux Werner Heel SUI AUT NOR AUT USA AUT ITA AUT FRA SUI SUI USA NOR FRA ITA L’Ambrì Piotta perde la bussola e il Lugano lo supera di slancio Avvicendamento in classifica tra le due squadre ticinesi sempre più lenta e prevedibile. Trovato il pareggio ancora nel primo tempo con Tschantré, infatti, anche i padroni di casa combinano davvero poco. L’avvicinarsi del sessantesimo sembra MASSIMO SCHIRA L’Ambrì Piotta in casa con lo Zugo perde completamente la bussola del suo hockey e il Lugano ringrazia, superando in classifica i leventinesi dopo il successo di Bienne. Il dopo derby è decisamente indigesto dalle parti della Valascia, ben più dolce, invece, per Julien Vauclair e compagni. Dopo aver giocato un primo tempo “in controllo” - chiuso sull’1-1 solo a causa di una dormita difensiva sul finale e con almeno 45 occasioni sprecate - i leventinesi perdono totalmente nel terzo centrale. Dove solo i grandi interventi di Zurkirchen e uno Zugo offensivamente inguardabile anche con l’uomo in più evitano al punteggio di essere modificato nell’aritmetica. Senza chiamare in causa il gioco in superiorità numerica dell’Ambrì, che dopo aver trovato l’apertura iniziale con Giroux s’infrollisce all’inverosimile. E chi si attende una reazione, almeno d’orgoglio, nel terzo conclusivo è destinato a rimanere deluso. Perché i biancoblù proprio non ci sono. E, allora, Schremp e lo Zugo ringraziano, con il punto del 2-1, prima, e quello del 3-1 di Christen, poi. Quasi senza reazione tangibile da parte dei biancoblù. Unica attenuante valida in casa Ambrì, l’assenza di tutti e quattro i centri titolari, Schlagenhauf compreso, colpito dall’influenza nel dopo derby. A Bienne, il Lugano mette in scena l’ormai consueta “partenza razzo”, diventata una sorta di marchio di fabbrica. Passano infatti 28 secondi e Rüfenacht trova già il vantaggio. Ma è poco più di un fuoco di paglia, perché in seguito sono soprattutto i Seeländer a prendere in mano le redini di una partita che si fa via via MASSIMO MORO Patrick Küng, Re di Wengen. La Svizzera torna finalmente alla vittoria nella prova regina dello sci alpino. A far sorridere tutti i fans rossocrociati (più di 30.000 a bordo della pista) ci ha pensato il ventiseienne glaronese che, dopo aver conquistato il successo nel SuperG di Beaver Creek, si è imposto, ieri, sabato, sul mitico tracciato del Lauberhorn, accorciato a causa del forte vento in quota. Per Küng si è trattato del primo trionfo in carriera in una discesa. “È perfetto, per non dire geniale - ha detto Küng - e sono veramente sbalordito di questo successo, che è il più importante della mia carriera. Attendere alla partenza è stato quasi più difficile che disputare la gara, visto che mi tremavano le ginocchia. Vincere a Wengen è per uno sciatore elvetico è la più bella cosa che ti può capitare. Il pubblico alla partenza era veramente assordante e per questo non è stato facile trovare subito la concentrazione”. Gli organizzatori hanno fatto di tutto per poter disputare la prova a Wengen, decidendo infine di sistemare la partenza più in basso, sotto al passaggio dello spettacolare salto dell’Hundschopf. Una gara comunque praticamente perfetta quella messa a segno dall’elvetico che, grazie ad un materiale preparato alla perfezione, ha avuto la meglio per pochi centesimi sull’austriaco Hannes Reichelt e sul leader della generale di Coppa del Mondo, il norvegese Aksel Lund Svindal. Per quanto riguarda gli altri componenti della squadra rossocrociata ci sono segnali di ripresa, soprattutto per Didier Défago e Beat Feuz, che, con il decimo posto ottenuto, hanno in tasca il biglietto per le Olimpiadi di Sochi. Nella libera rimane così un solo posto disponibile con Carlo Janka che sembra comunque in vantaggio sul resto dei compagni di squadra. Una prova di Wengen purtroppo da dimenticare quella messa a segno dal grigionese di Obersaxen visto che, a causa della perdita di uno sci, non è riuscito a concludere la prova, evitando però fortunatamente una rovinosa caduta. La tre giorni di Wengen si conclude, Reuters 15 L’hockey La società Domenica 19 gennaio 2014 Il glaronese si conferma in grande forma anche sul mitico Lauberhorn (accorciato) Risultati 42a giornata Zurigo Lugano Friborgo Kloten Ambrì Davos Berna Ginevra Losanna Zugo Bienne Rapperswil Svizzere in gran forma nello snow “slopestyle” Küng Re diWengen oggi, domenica, con lo speciale e una battaglia che si preannuncia infuocata tra l’austriaco Marcel Hirscher, il francese Alexis Pinturault e lo svedese Mattias Hargin. Intanto, non arrivano buone no- SUGLISPALTI tizie in vista della prestigiosa discesa di Kitzbühel, prevista il prossimo fine settimana. A mancare in Austria è la neve. Condizioni che potrebbero così indurre gli organizzatori a cancellare MASSIMO SCHIRA CAPIRE IL SENSO DELLA “BAGARRE” C olti da improvvisi moti di fantasioso buonismo, diversi osservatori dell’hockey su ghiaccio nostrano hanno descritto e commentato con toni censori lo scambio d’opinioni a suon di ganci ed uppercut tra il portiere dell’Ambrì Piotta Nolan Schaefer e l’attaccante del Lugano Jacob Micflikier nel derby di venerdì. Dimenticando che la “bagarre” fa parte integrante di questo sport e - ogni tanto - qualche giocatore perde le staffe. Parlare di danno d’immagine o di cattivo esempio è decisamente fuori luogo, perché spesso la scazzottata in pista è anche un evento da tenere in considerazione a livello tattico. Manca un po’ di abitudine sulle piste elvetiche nell’accettare e metabolizzare questa attitudine all’aggressività fisica, come del resto mostra sovente il metro di giudizio degli arbitri per le cariche. Ma “bagarre” e “check” fanno parte integrante della cultura hockeystica e non sarà certo qualche pugno in faccia un po’ sopra le righe a far cambiare le cose. A capirlo, però, devono essere in primo luogo quelli che l’hockey lo seguono più da vicino. la mitica prova sulla Streif. Se in Austria manca la neve, in Italia la coltre bianca abbonda. Gli organizzatori della discesa di Cortina d’Ampezzo hanno deciso ieri, sabato, di annullare la libera sulla Olimpia delle Tofane, a causa delle abbondanti nevicate degli scorsi giorni che hanno reso troppo morbido il fondo del tracciato. Una situazione meteorologica che non sembra migliorare, dal momento che anche nella giornata di ieri ha continuato a nevicare e a complicare le cose è apparsa una densa nebbia che ha reso, soprattutto nella parte alta, difficoltosa la visibilità. Condizioni quindi a dir poco proibitive che rendono il compito degli addetti alla pista veramente difficoltoso. La decisione presa è quella di recuperare la discesa, oggi, domenica, anche se le previsioni meteorologiche non sembrano positive. Per quanto riguarda il SuperG che era in programma si è deciso di spostarlo in settimana a condizione che la meteo possa migliorare. [email protected] per lo meno aiutare le squadre a trovare qualche energia in più. Soprattutto difensiva per quel che concerne il Lugano, che annulla decisamente i tentativi avversari, riuscendo però anche a mandare in gol il “solito” Rüfenacht. E a confermare l’ottimo periodo di forma chiudendo i conti con Micflikier prima del cosmetico 2-3 di Kamber. [email protected] LaNhl Contro Chicago nulla da fare per Jonas Hiller Ti-Press PIERLUIGI TAMI sabato 25 gennaio 10.00 LA2 sci: discesa femminile Lo sci RISULTATI E CLASSIFICHE HOCKEY NLA Ti-Press FUORI CAMPO domenica 19 gennaio 10.20 LA2 sci: slalom maschile UNA SERATACCIA ALLA VALASCIA Senza tutti e quattro i centri di ruolo - assente anche Schlagenhauf - spettacolo davvero modesto in Leventina, con l’Ambrì che si fa battere da uno Zugo modesto, ma con più energia sul ghiaccio Il tennis Nel big match della notte tra venerdì e ieri, sabato, tra la miglior formazione finora della Nhl - gli Anaheim Ducks - e i Chicago Blackhawks detentori della Stanley Cup, il portiere elvetico Jonas Hiller non è riuscito ad essere decisivo come nelle ultime uscite. A vincere l’incontro, infatti, è stata la solida franchigia dell’Illinois, che ha superato l’estremo difensore rossocrociato per quattro volte (su 34 tiri totali), mentre i suoi compagni sono riusciti ad andare a bersaglio per sole due volte. Decisivo è stato Marian Hossa, autore di una doppietta. La formazione californiana mantiene comunque saldamente la vetta della graduatoria nella Western Conference, proprio davanti a Chicago dopo 50 partite disputate. “Non è certamente stata la nostra miglior partita - ha commentato Hiller -, penso che non abbiamo lavorato abbastanza duramente, specie nei primi due periodi. Quando giochi contro una squadra come i Blackhawks non puoi certo pretendere di giocare solo mezza partita e sperare di uscire con la vittoria. Spiace perdere, perché se avessimo giocato al nostro livello avremmo avuto una chance”. m.s. Il calcio Roger Federer spedito verso gli ottavi Arsenal e Manchester City Classifica estremamente serrata nella Premier League A Melbourne ad attendere il basilese c’è l’ostacolo Jo-Wilfried Tsonga avanzano a suon di vittorie NOSTRO SERVIZIO Roger Federer spedito verso gli ottavi degli Australian Open, primo Slam della stagione. Per il renano si tratta del tredicesimo accesso consecutivo a questo stadio della competizione sui campi di Melbourne. Ad attenderlo c’è il vero primo ostacolo di questa edizione, visto che il basilese si trova di fronte il francese Jo-Wilfried Tsonga. Nella notte tra venerdì e ieri, sabato, Federer non ha infatti incontrato particolari problemi contro il russo Teimuraz Gabashvili, superato per 6-2, 6-2, 6-3 in un’ora e quarantun minuti di gioco. Una partita dominata da parte del rossocrociato che ha sempre mantenuto le redini del match, lasciando le briciole all’avversario. L’unico problema incontrato è stato all’inizio del primo e terzo set, quando ha dovuto cancellare ben cinque palle di break. Una situazione che deve assolutamente eliminare, dal momento che il francese ha dimostrato di possedere un servizio impressionate. A testimoniarlo è stato l’incontro andato in scena ieri, sabato, contro il connazionale Gilles Simon, battuto per 7-6 (75), 6-4, 6-2. Continua spedito anche il cammino del maiorchino Rafael Na- ROGER FEDERER E STANISLAS WAWRINKA Cominciano gli ostacoli pericolosi per i rossocrociati con il basilese che se la vede con il francese Tsonga ed il vodese alle prese con lo spagnolo Tommy Robredo Reuters Ti-Press IN TELE VISIONE dal che non ha lasciato scampo al francese Gaël Monfils, annientato per 6-1, 6-2, 6-3 e dello scozzese Andy Murray che ha avuto la meglio sullo spagnolo Feliciano Lopez per 7-6, 6-4, 6-2. Nella notte sono andati in scena gli ottavi della parta bassa del tabellone maschile con in campo per i colori rossocrociati Stanislas Wawrinka che ha incrociato la propria racchetta contro lo spagnolo Tommy Robredo. Una vera bestia nera per il vodese che, raggiunti gli ottavi, ha già eguagliato il risultato della passata stagione, ma ha la grande possibilità di incontrare nei quarti, in una sorta di rivincita, il serbo Novak Djokovic. In campo femminile, le favorite continuano il proprio cammino con Serena Williams e Vika Azarenka che hanno avuto la meglio rispettivamente su Daniela Hantuchova e Yvonne Meusburger. A patire un pò di più è stata Maria Sharapova per eliminare Alizé Cornet. m.m. Con la Bundesliga tedesca ancora in pausa e la Serie A italiana dalla classifica piuttosto ben delineata, nel calcio europeo fari puntati oltre Manica, dove la graduatoria ai vertici della Premier League è più serrata che mai, con al- Reuters meno sette compagini che possono ambire alle posizioni nobili del calcio inglese. In attesa del match tra il Chelsea di Mourinho ed un Manchester United in piena crisi esistenziale dopo la partenza del monumento Sir Alex Ferguson in programma quest’oggi, la lotta ai vertici della Premier ha registrato il rotondo successo del Manchester City, che si è imposto in casa per 4-2 sul Cardiff. Da notare che in oc- casione del punto del primo vantaggio della squadra di Pellegrini, realizzato da Dzeko, è stata utilizzata per la prima volta in campionato la tecnologia “goalline” per capire se la sfera avesse o meno superato la linea. Tutto ha funzionato alla perfezione in tempo reale ed il gol è stato giustamente convalidato. Pronta è arrivata però anche la risposta dell ’A r s e n a l , che ha conquistato il derby londinese contro il Fulham (Kasami in campo negli istanti finali) per 2-0 confermandosi capolista. Rallenta invece la sua corsa il Liverpool, costretto alla rimonta dallo 0-2 al 2-2 ad Anfield contro un Aston Villa di mister Paul Lambert apparso in crescita. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUštjAyNgMAšu4x_Q8AAAA=</wm> <wm>10CFXKKw7DQBAE0RPNqns©OxsPjMwsgyh8SRTs©yM7ZgFV6G1bRcPdc93f66sIuovZUOs1VBs8i©rZ1Auk6QUWdoYls_95ATIewPwZAYUšGdfFYg7zcGg7Pt8T4K8CwnYAAAA=</wm> PAGARE RAPIDAMENTE SENZA CONTATTO. Ora alla Migr©s: pagament© c©n carta di credit© sen a c©ntatt©. Fin© a `r. 4".– n©n ©cc©rr©n© né il PIN né la irma. Anc©ra megli© c©n la Cumulus-MasterCard gratuita. IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 ILFUTURO ILFENOMENO ILSESSO CON I SENSORI NEL CORPO COSÌ L’’HI-TECH CI CAMBIERÀ MI FOTOGRAFO ANCHE NUDA E MI METTO IN MOSTRA HANNO VISTO MIO MARITO CON UN’ALTRA... E NON HO PACE A PAGINA 27 A PAGINA 25 ROSSI A PAGINA 28 tra parentesi PAUSA CAFFÈ COSTUME | SAPORI | MOTORI | SPORT| SALUTE | TENDENZE Genitori disposti a tutto pur di crescere un fenomeno. Dal calcio al tennis, dal nuoto alla danza. Aguzzini implacabili. Incuranti persino della mancanza di talento del pargolo Voglio un iglio campione S CAROLINA CENNI tate assistendo ad un torneo di calcio. Piccoli Inler, Shaqiri o Benaglio, alti un metro e tanta voglia di crescere, tirano palloni con guizzi di piedi potenti e precisi. Se sbagliano un rigore o una punizione si voltano subito verso papà o mamma seduti in tribuna, giudici severissimi. Anzi, aguzzini. segue a pagina 18 H NOSTRO SERVIZIO PERCOMINCIARE PATRIZIA GUENZI (IN)FELICITÀ DI COPPIA L e unioni che funzionano? Sono quelle dove uno dei due si mette al servizio dell’altro. A pensarla così Yasmina Reza, scrittrice e drammaturga, che ha da poco pubblicato “Felici i felici” (Adelphi). Nei ventun capitoli del libro, altrettanti monologhi – mogli inquiete e mariti traditi, amanti insoddisfatte e traditori cinici, ragazzi fuori di testa e anziani tristi – che danno vita a divertenti e graffianti esempi di catastrofe amorosa. È un’indagine minuziosa quella di Yasmina Reza, lucida e intransigente sulle dinamiche, dolci e amare, dei disastri di coppia, sulla difficoltà di convivere dove ognuno, dopo gli iniziali entusiasmi che smussano i difetti, dà il peggio di sè. Una fatica di Sisifo, a volte, tenere assieme la coppia, raramente vincente. Amare, secondo l’autrice, richiede la capacità di restringersi e di allargarsi, con compromessi costanti. Perché la felicità non arriva, ma è una scelta. Essere felici è un talento. Non puoi essere felice in amore se non hai un talento per la felicità. O per l’infelicità? LA FINESTRA SUL CORTILE Storie di quotidianità familiare IL “TALIANO” E IL CROATO DI M... A PAGINA 44 a solo 16 anni, ma ha già la maturità di chi sa cosa vuole e ha faticato per raggiungere i propri obiettivi. Fabian Schönwetter è portiere nel Team Ticino Under 17 e figlio d’arte. Suo padre, Paul Schönwetter, oggi opinionista televisivo, è stato centrocampista offensivo del Locarno. Eredità pesante per Fabian, come quella di Alessio Bertaggia. Suo padre, Sandro, è ex difensore dell’Hc Lugano. segue a pagina 19 IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 19 tra parentesi Le storie LO SPORT Pur di allevare un vero campione, genitori disposti a tutto. Pure a fare gli aguzzini. E i bimbi superdotati... “Abbiamo sempre scelto da soli senza alcuna pressione di papà” Voglio un figlio Alessio Bertaggia 20 anni, attaccante dell’EV Zugo fenomenale anche a costo di torturarlo Sandro Bertaggia 49 anni, ex difensore dell’Hc Lugano e allenatore di hockey SPORT PIÙ PRATICATI TRA I 10 E I 14 ANNI: in Svizzera in Ticino 32,2% 22,9% 19,2% calcio ciclismo nuoto 17,3% ginnastica 9,2% sci CAROLINA CENNI S tate assistendo ad un torneo di calcio. Eccoli, piccoli Inler, Shaqiri o Benaglio, alti un metro e tanta voglia di crescere, tirano palloni con guizzi di piedi potenti e precisi. Se nella squadra avversaria ci fossero Holly e Benji vorrebbero tanto umiliarli. Concentratissimi, neanche dieci anni, si sottopongono ad allenamenti di almeno cinque ore alla settimana pur di vincere la partita del weekend. E se sbagliano un rigore o una punizione si voltano subito verso papà o mamma seduti in tribuna, giudici severissimi. Anzi, aguzzini quasi, tanto alcuni di loro pretendono dai figli. E questo non solo ai bordi dei campetti di calcio. Stessa scena in piscina, sulla neve, sul ghiaccio e in palestra, pure con discipline come musica, teatro e danza. Un’agenda settimanale fittissima per molti bimbi, spinti da genitori convinti di avere in casa un fenomeno. Piccoli atleti costretti a prestazioni stressanti, spinti da madri e padri che li incitano a dare sempre di più. E non solo in una disciplina, ma sport, musica, danza, lingue... “I genitori proiettano sui figli i propri sogni , ma anche le loro frustrazioni – spiega senza tanti giri di parole Vincent Cavin, responsabile tecnico di Team Ticino -. Vor- 8,5% 45,8% 8% 40,7% unihockey corsa ciclismo calcio 39% 7,8% danza combattimento sci 10,2% ginnastica, danza, tennis, basket rebbero per i ragazzi ciò che loro non sono riusciti ad ottenere, in ambito sportivo ma anche scolastico. Mentre lo sport dovrebbe essere essere benessere, piacere e divertimento. Oggi tutto questo non c’è più. Gli adulti spingono i piccoli alla competitività e ad entrare in una struttura d’elite. Invece dovrebbero domandarsi solo se il figlio si diverte”. Il pedagogo Andre Agassi Nel libro “Open”, il tennista ha alzato il velo sulle torture psicologiche subite dal padre 28,8% equitazione 6,8% le “VITTIME” nuoto 6,8% “Dovrebbero chiedere se il loro bambino si diverte e invece vogliono sapere se è bravo” Tutti ricordano il caso Andre Agassi, che ha raccontato in un libro le torture psicologiche subite dal padre. Certo, lui ce l’ha fatta. Ma quanti altri mini sportivi riescono a diventare grandi campioni? E a che prezzo? Si contano sulle dita di una mano quelli che emergono. “Ci sono genitori che pagano gli allenatori affinché facciano lezioni extra ai figli - Davide Antognazza spiega come affrontare l’agonismo “Solo il talento serve a ben poco, occorrono impegno e passione” “I PICCOLI MUSICISTI Bambini giapponesi sottoposti a dure lezioni di violino Due giovani sportivi raccontano i loro esordi e dei loro padri famosi dicono che... l talento è sicuramente un aspetto importante, ma senza impegno non porta mai molto lontano”, premette Davide Antognazza, pedagogo e responsabile del Dipartimento formazione e apprendimento della Supsi. E spiega: “Un ragazzino può avere grandi capacità innate, ma se non lavora duro, se non ha la passione, non andrà da nessuna parte”. Insomma, con niente si ottiene niente. In tutti i campi. E anche nello sport. Inutile essere “solo” talentuosi, bisogna anche faticare e crederci. Un concetto su cui concordano allenatori, insegnanti e maestri, stanchi di ripeterlo ai loro allievi, ma soprattutto alle famiglie. Il trucco per riuscire è un mix di doti e fatica. “In Giappone c’è una scuola di musica dove s’insegna ai bambini di appena tre anni a suonare il violino - riprende Antognazza -. A sei anni suonano al pari degli adulti. Ciò nonostante la stragrande maggioranza di loro non diventeranno mai violinisti famosi perché, anche se hanno fa- ticato molto, non tutti hanno la predisposizione necessaria”. Ecco perché è fondamentale per un genitore non guardare il proprio figlio con occhiali deformanti, che lo fanno vedere come un futuro fenomeno. Ma capire se davvero il piccolo ha delle reali potenzialità. E, anche, cosa desidera lui. Senza spronarlo in continuazione, obbligarlo a seguire questo o quel corso controvoglia. “Non esiste una ricerca che dimostri come un’iperstimolazione, da sola, porti a risultati certi - precisa Antognazza -. Il compito di un genitore è esporre al proprio figlio un ventaglio di possibilità e capire assieme a lui quali sono le più adatte, tenendo conto pure dei desideri del bambino. E, ripeto, considerando anche le sue reali potenzialità, senza forzarlo in alcun modo”. Il bambino deve divertirsi, non eccellere. “Molti adulti pensano che il successo porti per forza al facile guadagno, un messaggio pericoloso per i giovani -avverte il pedagogo -. Mentre avere successo signi- prosegue Cavin -. Molti bambini fanno sport non perché si divertono, ma per fare contenti i familiari. Percepiscono le loro attese e si portano un peso enorme sulle spalle. Crescendo nello sport professionistico devono dare sempre di più, ma prima o poi scoppiano, la pressione è troppa”. Critica anche Anuska Banfi, istruttrice di pattinaggio sul LA COSTANZA Anche sport armoniosi come il pattinaggio artistico richiedono costanza e tanto allenamento fica realizzare il proprio potenziale”. Qualsiasi esso sia. Ovviamente, non bisogna generalizzare. In molte società sportive il discorso è chiaro: il piccolo non ha la stoffa. Punto. Scelga un’altra disciplina. “Ci sono anche società che puntano molto sull’importanza del gruppo, della condivisione più che sul singolo elemento - riprende Antognazza -. Più si è piccoli e più si dovrebbe pensare solo a divertirsi, anche se è vero che il bambino capace se ne rende conto da solo e, se avrà pure la passione, si impegnerà senza che nessuno lo spinga a farlo”. Tuttavia, che lo sport sia, anche, competizione è una realtà. “Se giochi a calcio perché non dovresti voler vincere? - nota Antognazza -. L’importante è che al bimbo non sia inculcato solo questo concetto. Deve invece capire che solamente dando il meglio di sè otterrà dei risultati. Tutto ciò, assieme al talento, lo porteranno a centrare l’obiettivo”. c.c. ghiaccio: “Se ne vedono di tutti i colori - dice -. È quasi impossibile comunicare con certe famiglie. Il nostro è uno sport dove è necessario investire parecchio in termini economici e alcuni genitori si sentono in diritto di diventare invadenti. Nel pattinaggio s’inizia a fare agonismo a sette anni, come si fa a dare così tante responsabilità a bambine di quell’età?”. Difficile intravedere un’inversione di tendenza. Intanto, diventano la normalità gli arbitri insultati, gli allenatori contestati e le risse sugli spalti tra genitori di squadre avversarie. Gli allenatori sanno benissimo che la parte difficile del loro lavoro è... allenare i genitori. Molte società provano a mettere dei paletti alle famiglie: “A inizio stagione faccio una riunione con i genitori e suggerisco degli imput per i rapporti all’interno della società - spiega Luca Porrini, della Nuoto Sport Locarno -. Se loro sono il punto di riferimento in famiglia, in piscina lo siamo noi. Se il messaggio passa i rapporti funzionano, altrimenti è inevitabile lo scontro”. A volte anche le società sportive e i loro rappresentanti inculcano nei bambini l’idea della vittoria a tutti i costi. Capita quando un allenatore chiede insistentemente ai bimbi prima della partita: cosa dobbiamo fare oggi? Risposta ovvia, perché obbligata: vincere!, rispondono i piccoli. Anche se, forse, questo non è l’errore più grosso. In fondo, spiega il pedagogo (vedi a sinistra), è anche normale puntare alla vittoria. L’importante è essere coscienti dei propri limiti. [email protected] Q@simplypeperosa Timea Bacsinszky La tennista svizzera, per anni è stata messa sotto pressione dal padre Igor che l’ha forzata a giocare Martina Hingis Nel tennis spopolano i genitori despoti. Anche la Hingis lottò contro sua madre Aly Raisman Genitori troppo invadenti anche quelli della ginnasta americana, che si sono fatti notare pure alle olimpiadi Bernard Tomic Il rapporto tra il tennista e il padre è stato un vero incubo. Una volta Tomic chiese ad un arbitro di far uscire il padre dal campo Steffi Graf “Mio padre mi faceva allenare anche in salotto”, ha raccontato più volte la tennista tedesca La scuola S e molti genitori cercano di spronare a tutti i costi il figlio, convinti di vedere in lui le potenzialità di un fenomeno, per altre famiglie fare i conti con un piccolo prodigio - ovvero un bimbo con un quoziente intellettivo superiore alla media (Qi 130) - può essere un’esperienza di cui farebbero volentieri a meno. Molti, infatti, sono gli errori di valutazione e i pregiudizi: ci si immagina un bambino privilegiato, che riuscirà facilmente in ogni campo, dalla scuola all’arte allo sport, in grado di dare mille soddisfazioni a mamma e papà. “Innanzitutto molti genitori neanche si accorgono di queste ‘doti’ del figlio spiega Giovanni Galli, psicologo, psicoterapeuta e operatore del sostegno pedagogico -. Spesso, poi, questi ragazzini soffrono proprio a causa del loro talento. Sono sì più vivaci intellettualmente, precoci e rapidi nell’apprendimento, ma restano pur sempre dei bambini, con fragilità e insicurezze tipiche dell’infanzia”. Fragilità e insicurezze che vanno gestite. E sta proprio qui la difficoltà. Non solo delle famiglie, ma anche della scuola, dove si H a solo 16 anni, ma ha già la maturità di chi sa cosa vuole e ha faticato per raggiungere i propri obiettivi. Fabian Schönwetter è portiere nel Team Ticino Under 17 e figlio d’arte. Suo padre, Paul Schönwetter, è stato centrocampista offensivo del Locarno. Eredità pesante per Fabian, che però non si è mai sentito pressato. “Sono fortunato - racconta al Caffè -. Mio padre non mi ha mai fatto pesare minimamente i suoi successi e neanche le altre persone con cui ho avuto a che fare in questi anni. Sicuramente il fatto che i ruoli siano differenti, portiere io e attaccante lui, ha aiutato”. Fabian ha iniziato a dar calci al pallone a sei anni: “Mi è venuto naturale, sui campi ci sono cresciuto - continua il giovane sportivo -. Ma papà non ha cio”. Anche Alessio ha avuto un bell’esempio in famiglia. Suo padre è Sandro Bertaggia, ex difensore dell’Hc Lugano. “Devo riconoscergli di non aver mai avuto da ridire nulla sulle mie scelte - prosegue Alessio -. Quando ancora ero un ragazzino mi dava molti consigli, ma adesso è più facile che sia io a chiedergli suggerimenti. Non si è mai intromesso e in futuro, se avrò un figlio, spero di comportarmi allo stesso modo”. Fabian annuisce: “I consigli da papà arrivano e sono sempre apprezzatissimi - dice -. Dopo ogni mia partita ci confrontiamo, sia come calciatori che come padre e figlio. Mi piace ed è utile”. Fabian e Alessio, che sono cresciuti a pane e sport, hanno avuto modo di vedere coi propri occhi altri genitori aguzzi- Fabian Schönwetter 16 anni, portiere del Team Ticino Under 17 “Ho messo i pattini a tre anni, ma ricordo Paul Schönwetter che fino a dieci anni tra hockey e calcio preferivo decisamente quest’ultimo” 55 anni, ex attaccante mai fatto pressione affinché io facessi il calciatore, tant’è che ho provato anche con il tennis. Ma ho lasciato perdere presto, non faceva per me. I miei genitori mi hanno sempre permesso di scegliere la mia strada, senza forzature”. Non sempre i figli d’arte scelgono subito la via più adatta a loro. Lo testimonia un’altra giovane promessa: “Ho messo i pattini a tre anni - dice Alessio Bertaggia, 20 anni, affermato giocatore di hockey dello Zugo -. Ma ricordo che fino ai dieci anni tra hockey e calcio preferivo decisamente quest’ultimo! Forse perché c’erano tutti i miei amici, quindi era anche un modo per stare insieme. Poi, però, quando le cose si sono fatte serie, verso i dieci anni, è stato naturale scendere sulla pista di ghiac- ni. “Ho sempre ringraziato la mia famiglia per come si è comportata, non come ho visto fare da alcuni padri di miei ex compagni - sospira sollevato Alessio -. Da una parte capisco che a un genitore fa piacere se un figlio si distingue ed emerge, ma spingendo troppo si ottiene il risultato opposto. Già ci alleniamo 15-18 ore a settimana, che con le partite superano le 20 ore. Le pressioni non mancano, non abbiamo bisogno di sentire costantemente il fiato sul collo anche di mamma e papà”. Fabian rincara: “Purtroppo in questi casi i genitori non fanno mai il bene dei figli, devono capirlo. Siamo molto pressati, alcuni di noi crollano proprio perché non reggono il peso dello stress. Psicologicamente è molto dura”. c.c. del Locarno e opinionista televisivo Gestire un ragazzino con un alto quoziente intellettivo non sempre è facile. I consigli di un esperto “Con l’alunno genio più attenzioni e cure, un errore trascurarli” QI 130 Sono considerati superdotati i bimbi con un quoziente intellettivo (Qi) superiore a 130 stima ve ne sia almeno uno per classe. Nel 2010 il dipartimento dell’Educazione aveva emanato delle direttive per sensibilizzare i docenti su questa particolarità. “Per ora in Ticino è previsto il salto di un anno - riprende Galli, che gestisce un ufficio privato di consulenza e diagnosi di bambini con un alto potenziale cognitivo (web.ticino.com/giovannigalli) -. I benefici si notano subito. Inoltre, il ragazzino instaura migliori relazioni con i compagni”. Purtroppo la misura è temporanea, funziona per un certo numero di mesi e poi il problema si ripone. “La scuola si sta dando da fare per affrontare al meglio questa situazione”, ricorda lo psicoterapeuta. Intanto, in Svizzera aumentano gli istituti che si rivolgono espressamente a questi bambini. Più fragili sotto un certo punto di vista. “Puo sembrare para- dossale, e per certi versi lo è, a scuola un bambino ad alto potenziale ha una difficile relazione con l’apprendimento, che si riflette a volte anche in una difficile relazione con i compagni o con il docente”. Insomma, saranno pure prodigio, ma sostanzialmente sono e restano dei bambini. Ecco perché occorre un’attenzione particolare nei loro confronti. Invidiati, a volte spronati all’eccesso, altre trascurati, non sempre questi ragazzi trovano le risposte adeguate ai loro bisogni. Infatti, alcuni di loro passano semplicemente inosservati e come piccoli camaleonti si confondono e restano al di sotto delle loro potenzialità. “La noia è il pericolo numero uno - avverte Galli -. Non avendo stimoli perdono progressivamente la motivazione. Ecco perché è molto importante riconoscerli per tempo”. p.g. 20 Uomo Tecnica Il dettaglio Pelo Tartan il giaccone imbottito di peluche con cappuccio di Moncler Gamme Bleu La giacca da sci di Colmar Signature, coniuga ricerca e innovazione, performance e comfort Guanto da sci in tessuto elasticizzato impermeabile e traspirante con rinforzi Atmosfera da “lupi” per il look da montagna di Moncler Gamme Rouge, cappottone in pelliccia patch con cappuccio, a prova di gelo tra l’abito parentesi Capi e accessori caldi e glam per affrontare freddo e neve LINDA D’ADDIO S animalia ono i mesi dello sci, degli sport sulla neve e delle vacanze in quota e lo stile si adegua arricchendo il guardaroba di capi ed accessori a prova di freddo. Capi tecnici per affrontare le giornate sulle piste, ma anche fashion perché sempre più spesso il look da montagna piace, a stilisti e consumatori perché coniuga tecnica e moda. Le griffe dedicano parti delle loro collezioni ad un genere sì adatto alla montagna, ma portabile anche in città; mentre i giovani e meno giovani, da quando hanno sdoganato il piumino facendolo diventare un capospalla city a tutti gli effetti, si lasciano tentare anche dagli altri pezzi del guardaroba da neve, dai pantaloni alle maglie senza rinunciare agli accessori, guanti, zaini, cappelli e scarponi. Proprio questo concetto di stile, che ha reso obsoleta l’idea che il piumino e gli scarponi fossero destinati solo agli sciatori e ai soggiorni sulla neve, ha contribuito al ritrovato successo del marchio francese Moncler, che ha creato con il suo piumino Verano il mito dei paninari degli anni Ottanta. Sciatori e non, amanti della neve o perfetti cittadini metropolitani, non faticheranno a trovare il look più adatto alle loro esigenze scegliendo fra le tante proposte che garantiscono comfort e performance senza dimenticare lo stile. Non solo i piumini e gli imbottiti diventano il capospalla delle giornate più fredde, anche gli scarponcini, quelli stringati in pelle dal gusto retrò, sono più che glam se abbinati a pantaloni e jeans. Dal caschetto deluxe ai guanti hitech, dal piumino tecnico alla maschera di precisione. Ma anche il bomberino lucido trapuntato, la borsa o le muffole in pelliccia, il colbacco e i paraorecchie in Le nuove proposte garantiscono comfort, performance e stile peluche, nonché gli scarponcini stringati con suola carrarmato garantiscono un look a prova di gelo. Tecnologia e performance uniti a contenuti moda caratterizzano i capi e gli accessori per chi ama lo sport ad alta quota. Lo zaino Half Track III Columbia, con tecnologia idrorepellente Omni-Shield, ha un pannello posteriore ventilato Backdraft, per mantenere fresco e asciutto l’interno, e una tasca foderata in tricot e schiuma Eva per evitare urti ai dispositivi elettronici. È basata sulla tecnologia Exv (expansion view technology) la maschera Blok Giro che garantisce un ampio campo visivo. Mood vintage per il casco in pelle scamosciata di Bogner, Helmet Velours Brown. Colori fluo per i guanti in pelle Haglofs Skra Glove con polsini elastici, caldi e resistenti. Ultrasottile il piumino bielax Save The Duck, in cento per cento piuma d’oca che segue le linee del corpo. Mixano comfort e praticità gli scarponi Vector 125 di Head dotati di due leve Double Power per chiudere il gancio senza alcuna fatica. Adatti alle temperature più rigide i pantaloni Brilliant by Salomon con imbottitura leggera Actiloff. Non mancano le proposte fashion. Maglia girocollo di lana di Gant con greca “snowflake”. Colbacco di lana e pelliccia di Borsalino. Scarponi retrò in pelle di Hermés. Stivali di pelliccia e suede con coulisse di Moncler. Borsa di pelliccia con patella in pelle di Marni. Piumino bomber in nylon lucido Duvetica, reversibile e bicolore di K-Way. È immersa in scenari polari la collezione Moncler che propone i modelli must del guardaroba, gli inconfondibili ed intramontabili piumini imbottiti, rivisitati. Si ispira alle montagne dell’Himalaya la collezione uomo Louis Vuitton che coniuga sport e moda nei capospalla e nell’outwear che unisce pelle e pelliccia. Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” Quando un peccato di gola mette a rischio la vita di Fido La domanda La risposta di Stefano Boltri E gregio dottore, nella vita, ogni giorno che passa, ne capitano sempre di nuove. Quindi le vorrei raccontare dello spavento di qualche settimana fa. Il mio cane, un piccolo meticcio al quale non si scaricano mai le batterie, ha pensato bene di rubare un paio di stecche di cioccolato e mangiarsele. Dopo poche ore sono iniziati i guai, vomito e diarrea; il cane tremava e scottava come se avesse la febbre alta. Allarmata da ciò, mi sono recata dal veterinario che, dopo qualche tempo, è riuscito ad “estorcermi” la verità sul cioccolato. Può una prelibatezza del genere causare questi danni al cane? Il suo collega mi ha parlato anche di possibile morte. La ringrazio. E bbene, nonostante gli avvelenamenti più frequenti siano dovuti a ben altri tipi di tossici, anche una delizia del palato quale il cioccolato può essere potenzialmente letale per il cane e rappresentare una fonte di avvelenamento acuto, causato da un eccessiva assunzione di alcaloidi “metilxantinici” presenti in tale alimento. A prescindere dalla fisiopatologia sempre complicata, tali sostanze vanno a generare una sindrome che coinvolge svariati apparati. In particolare vomito e diarrea rappresentano i sintomi più comuni di interessamento dell’apparato gastroenterico, ma tali tossici vanno anche a colpire il sistema nervoso centrale causando febbre, tremori, convulsioni e infine può anche venire coinvolto il sistema cardiocircolatorio con insorgenza di aritmie. Ovviamente è molto importante l’anamnesi e cioè che il proprietario si sia accorto dell’ingestione di un quantitativo eccessivo di ciocccolato; la comparsa dei primi sintomi è rapida, avviene in circa due ore con un esordio di vomito e diarrea, l’animale appare molto agitato ed in continuo movimento, mentre l’effetto diuretico delle metilxantine fa si che l’animale urini molto (poliuria). I segni neurologici compaiono più tardi ed in genere sono rappresentati da rigidità degli arti e convulsioni. Nel suo caso non viene citato il tipo di cioccolato ingerito, particolare molto importante in quanto il quantitativo di metilxantine varia da una concentrazione minima nel cioccolato bianco ad un massimo nel fondente e nei semi di cacao. Ricordo che un dosaggio potenzialmente letale è di 120 grammi per il cioccolato fondente e di 400 grammi per quello bianco, per un cane di circa 7 chili. La terapia adottata nel suo caso mi sembra corretta, visto che il suo cane presentava già conati di vomito questo non va indotto artificialmente con farmaci tipo apomorfina e neppure una lavanda gastrica è consigliabile. Senza dubbio utile è la somministrazione di carbone attivo, ma indispensabile risulta la fluido terapia per conpensare gli squilibri elettrolitici. Diazepam e farmaci cardioattivi vengono impiegati in funzione dei sintomi. IN OCCASIONE DEL 100. ANNIVERSARIO DELLA POSA DELLA PRIMA PIETRA DEL CREMATORIO DI LUGANO L’ASSOCIAZIONE TICINESE DI CREMAZIONE E DELLE LL MM “IL DOVERE” E “BRENNO BERTONI” Hanno pubblicato La ristampa del libro di Emilio Bossi uscita in prima edizione nel 1957 Il volume è in vendita a CHF 25.00.– nelle seguenti librerie: Libreria Cartoleria locarnese, piazza Grande 32, Locarno - Libreria alla Funicolare, via alla Stazione 2, Muralto - Libreria Casagrande, Galleria Benedettini, viale Stazione 1, Bellinzona - Il Segnalibro, via Pioda 5, Lugano - Libreria del Corso, c.so S. Gottardo 133, Chiasso - Libreria al Ponte, via Luigi Lavizzari 25, Mendrisio IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 Il numero dei chirurghi estetici in Svizzera continua ad aumentare. Nel 1980 erano 24, dieci anni dopo 44 e oggi oltre 130 130 75-100 grammi 44 di cosmetici è la quantità di prodotto che entra quotidianamente in contatto con la pelle delle donne 400 mio di Fr. è la spesa annuale in Svizzera solo per la cura del viso 24 1980 1990 21 tra parentesi 2014 LO STUDIO L’aspetto non è tutto. Eppure l’apparenza conta eccome nella vita e nel lavoro. Lo conferma una ricerca Brutti sì... ma siate almeno di talento! I belli guadagnano più denaro, hanno partner più attraenti e fanno più sesso. Ma non basta, devono avere anche capacità OMAR RAVANI N on bisogna giudicare una persona dall’aspetto. Ci viene insegnato sin da piccoli. Un buon consiglio, certo, che contiene però un giudizio di merito e dà per scontato che esistono differenti categorie di persone. Facile dire che brutti e belli pari sono. No!, non è proprio così. E se il discorso vi pare scontato, provate a dirlo a chi ha la vita più difficile proprio perché non è un adone. La conferma arriva da uno studio di Daniel S.Hamermesh, professore d’economia all’Università di Austin nel Texas e di Maastricht in Olanda. Il ricercatore arriva a paragonare la vita di una persona dall’aspetto fisico poco attraente ad una sorta d’inferno: il brutto guadagna di meno, fa lavori peggiori, sposa partner altrettanto brutti, poveri, fa poco sesso e ha meno amici; infine, fa anche più fatica ad ottenere un credito in banca. In soldoni, significa che le differenze, a fine mese, possono anche sfiorare il 20%, naturalmente a sfavore dei meno avvenenti. E ti pareva! Intanto, facendosi forte delle ricerche di Hamermesh, c’è chi oltreoceano ha già provato ad ottenere un risarcimento, portando la causa dei brutti in tribunale, non riuscendo però a spuntarla. Pur non cadendo negli eccessi nordamericani, anche altrove i bellocci sembrano avere dei vantaggi, a partire dal poter rispondere “presente” alla richiesta di bella presenza per un impiego. Senza dire di quelle case di moda che hanno basato su una certa estetica tutto il loro marketing, come la marca d’abbigliamento Abercrombie and Fitch, che assume esclusivamente dipendenti bellissimi. E allora, siamo davanti ad una dittatura dei belli? “Senza ombra di dubbio conferma l’antropologa Elisabetta Moro -. Basta vedere tra i bambini: a quelli belli concediamo molto di più che a quelli brutti. Coloro che possono godere di un’avvenenza fisica o intellettuale, e la sanno sfruttare, riescono a creare attorno a loro un’aura d’invulnerabilità”. A contare quindi è sì fisica viene così annullata dalle doti artistiche. Immaginatevi se avesse avuto la bellezza di Marilyn Monroe”. Insomma, i risultati della ricerca sono più che con- “La cantante Barbra Streisand ha la voce per ammaliare chiunque l’ascolti” “Oggi si cercano sempre più dipendenti soprattutto con un buon savoir faire” la bellezza vera e propria, ma anche doti e fascino. “Barbra Streisand, infatti, è dotata di un talento vocale straordinario, che ammalia chi l’ascolta - aggiunge Moro -. La sua poca avvenenza divisibili. “Eccome - ribadisce l’antropologa -. Da un altro studio emerge che pure gli obesi guadagnano fino al 18 per cento in meno rispetto ai colleghi più magri. Tutto questo perché nell’essere umano è innata l’attrazione verso il bello”. Che dire? Ai brutti senza talento non rimane molto da fare, se non arrendersi all’evidenza. “Oppure trovarsi un campo nel quale eccellere - suggerisce Moro -. Altrimenti, rassegnarsi ad una vita senza vantaggi e sempre a mangiar la polvere dei belli”. Volere o volare, le professioni che, a eguale curriculum, scelgono il candidato bruttino sono ben poche. “Più che di ‘bella’ parlerei di ‘buona’ presenza - replica Cristina Carella, specialista in ricerca e selezione del personale -. Sempre più i datori di lavoro e aziende vogliono che a ricevere i clienti siano degli impiegati che ne rappresentino lo spirito. Quindi belli sì, ma anche dotati di savoir faire”. Ma non illudia- I consigli L’esperto Secondo lo psicologo, credere in se stessi è altresì fondamentale Antonella Marzo Cantarelli, consulente, spiega a chi è meno dotato cosa è meglio valorizzare “Certo, la bellezza esiste, ma il fascino vale di più” I brutti, sfavoriti da madre natura, oltre ad avere un aspetto poco piacevole, sembra abbiano anche delle ripercussioni a livello psicologico. Ad affermarlo è lo psicologo e psicoterapeuta Ivan Battista, autore del volume Psicologia della chirurgia estetica. “Non c’è ombra di dubbio: i brutti interiorizzano il fatto di essere discriminati per il loro aspetto estetico. Ciò non toglie che facciano di tutto per farsi in un certo senso perdonare il fatto di non essere belli: cercano di puntare sul fascino, di essere spigliati, scherzosi per ovviare al gap estetico”. Tuttavia, la bellezza è un dato di fatto. “Sgomberiamo il campo dagli equivoci: la bellezza oggettiva esiste. Per contro, quella che noi definiamo come bellezza interiore è in realtà il fascino. Non per nulla la storia è piena di uomini oggettivamente poco attraenti che hanno fatto innamorare donne desideratissime, pensiamo ad esempio a Gabriele D’Annunzio che fece coppia con l’allora ambitissima, e bellissima, Eleonora Duse (nella foto)”. Mentre per chi proprio non si accetta, una qualche seduta di microchirurgia estetica si può anche fare: contribuisce a migliorare alcuni difetti e aiuta anche dal punto di vista psicologico. “Aumenta l’autostima, toglie quelle tare psichiche che in determinate situazioni creano un blocco - riprende Battista -. Aiuta anche ad avvicinare il più possibile il singolo se non alla bellezza almeno ad un aspetto gradevole”. Dalla notte dei tempi il maschio doveva solo comunicare forza, virilità e resistenza alle malattie, qualità che solo un fisico sano emana. Ora invece... “Negli ultimi decenni stiamo assistendo ad una certa inversione di ruoli - nota lo psicologo -. Se una volta erano solo le donne a doversi fare belle per conquistare l’uomo, o comunque per piacere, ora capita l’inverso. Il sesso femminile ha raggiunto una consapevolezza tale che spesso ricopre il ruolo di cacciatore. Quindi anche il maschio ricorre a quei mezzi tipicamente femminili per migliorare il proprio aspetto”. In sostanza, cari brutti, tiratevi su le maniche e sappiate che dovrete sgomitare e darvi ancora più da fare se volete appena appena competere con i carini. o.r. moci. “L’avvenenza fisica è comunque sempre importante - ricorda Carella -. Sebbene, quando la persona la carica di un eccessivo valore, può trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Esagerare con i ritocchi perché non si accettano rughe e segni del tempo è sbagliato. Molto meglio che la natura segua il suo corso. Piuttosto una ruga in più che un volto inespressivo”. Insomma, alla fin fine emerge che l’importante è la somma delle caratteristiche positive. Ecco che, forse, non tutto è perduto per i bruttarelli. [email protected] QOmarRavani “In un incontro la vista ci influenza per il 57%” “C erto, la bellezza è importante, perché è evidente. La noti subito. Ma spesso è effimera e da sola non basta. Il fascino, l’intelligenza, il buon gusto, sono invece qualità che magari hanno bisogno di tempo per essere apprezzate, ma che restano”. Antonella Marzo Cantarelli, consulente d’immagine per diversi enti e organizzazioni ticinesi, condivide le conclusioni alle quali è giunto lo studio di Daniel S. Hamermesh, ma facendo salvi alcuni distinguo dettati dall’esperienza sul campo. “È vero - prosegue -, la bellezza è sicuramente un vantaggio, meglio averla che no, aiuta nel lavoro e nalla vita privata. Seppure a chi è consapevole d’essere gradevole fisicamente, capita spesso d’adagiarsi, non si cura molto e si lascia un po’ andare. Chi invece sa di partire in svantaggio tende a sviluppare altre qualità, come il buon gusto, l’eleganza. E questo denota intelligenza e sensibilità verso se stessi, qualità indispensabili nella vita”. Tuttavia, è evidente che i belli hanno spesso le porte spalanca- te, gli altri spesso devono aprirle a spallate. “C’è una spiegazione scientifica - riprende Marzo Cantarelli -. Quando si incontra una persona la vista agisce per il 57 per cento dei nostri sensi. Perché si muove autonomamente, in modo istintivo, non ha bisogno d’essere sollecitata come altri sensi. Così notiamo imperfezioni, particolari, dettagli. E cataloghiamo il nostro interlocutore”. Se è bello viene quindi accolto meglio, ovviamente. “Ma solo in un primo momento - replica la consulente -. Se la bellezza non si accompagna ad altre caratteristiche, come l’intelligenza, la brillantezza, la simpatia, o un bel sorriso, la percezione di chi ci sta di fronte muta”. Perché se non c’è nulla di concreto è facile essere smascherati. “Sebbene non sia una regola assoluta - nota -. Conosco persone belle e molto intelligenti e persone brutte e sgradevoli. Per questo dico che la personalità, lo charme, l’apparire sinceri, il savoir faire colpiscono molto di più. Ma questo lo si capisce meglio solo dopo i 40 anni”. m.sp. DA 35 ANNI LA 4x4 PER LA SVIZZERA. Noi festeggiamo. Voi ne approfittate. Naturalmente della gamma Subaru 2014, che vi riserva il modello giusto che fa al caso vostro. Senza che dobbiate arrendervi di fronte al prezzo. Trezia, il mini van a trazione anteriore. La Subaru BRZ a trazione posteriore e con un piacere di guida infinito. L’Impreza 4x4 completa di tutto. La WRX STI 4x4 con motore boxer da 300 CV. La Subaru XV 4x4, la crossover a un prezzo sensazionale. La Forester 4x4, quattro auto in una. La Legacy 4x4, la station wagon imbattibile nel rapporto prezzo-prestazioni. La Outback 4x4, first class a tariffa eco. A voi l’imbarazzo della scelta. Comunque sia, avrete sempre più auto per meno denaro. Per festeggiare i nostri 35 anni, organizziamo un grande concorso a premi all’insegna del motto «Partecipare e vincere». Buona fortuna! CONCORSO CELEBRATIVO: IN PALIO UNA NUOVA SUBARU XV 4x4. ✁ Chi è da 35 anni ambasciatore del marchio Subaru in Svizzera? Con cosa la Subaru rende sicure le strade svizzere da 35 anni? Con quale argomento la Subaru convince gli automobilisti svizzeri da ormai 35 anni? Bernhard Russi Con la 4x4 simmetrica. Più auto per meno denaro. Brad Pitt Con i fari allo xeno. Piccola gamma, grande prezzo. James Bond Con sintolettori CD multifunzionali. Ogni modello a trazione anteriore. Nome: Via/N.: 1° PREMIO: una nuova Subaru XV 2.0i 4x4 Swiss three del valore di Fr. 37 500.–, 5 porte, cambio manuale, 150 CV. 2° – 10° PREMIO: IERI. OGGI. DOMANI. L’AMBASCIATORE DELLA PRIMA ORA. Nel 1972 Subaru lancia in Giappone la prima autovettura con la trazione integrale di serie del Bernhard Russi, campione del mondo e olimpionico di sci, accompa- mondo. Sette anni dopo Subaru conquista la Svizzera con la trazione 4x4. Un principio fatto ap- gna Subaru da quando questo marchio ha fatto la prima apparizione posta per il nostro Paese e le sue condizioni topografiche e climatiche. Subaru è la casa pioniera in Svizzera, vale a dire 35 anni fa, e continua ad essere l’ambasciatore delle 4x4. E con la trazione integrale simmetrica continua a essere a tutt’oggi un passo avanti a Subaru per antonomasia. Sia lui che l’auto di sua scelta hanno in co- tutti gli altri costruttori. Inoltre la trazione 4x4 è gratis su ogni Subaru AWD. Non stupisce che le mune un tratto caratteriale: nonostante tutti i loro successi, sono ri- autovetture 4x4 Subaru continuino a essere le vetture a trazione integrale più vendute del mondo. masti sempre con i piedi ben piantati per terra. Subaru convince a tutt’oggi con innovazioni sempre esclusive. Ad esempio con l’abbinamento un corso di guida sicura «Auto Basis» presso un Driving Center di vostra scelta (Sennwald SG, Safenwil AG, Seelisberg UR), pranzo incluso, per un valore di Fr. 340.– ciascuno. dello schema boxer e del diesel: due tecnologie all’avanguardia in un motore. E assieme alla Symmetrical AWD e al cambio Lineartronic, proposto come novità mondiale sulla nuova Outback. Il cambio automatico Lineartronic con modalità manuale è risparmioso e adatto alla guida confortevole in modalità automatica, ma anche alla guida sportiva nella modalità manuale. A prescindere dal modello che sceglierete, da Subaru beneficerete sempre di un rapporto prezzo/prestazioni assolutamente vantaggioso. NPA/Località: Telefono: E-mail: Compilate il tagliando e portatelo dal vostro concessionario Subaru più vicino. È possibile partecipare al concorso anche sul sito www.subaru.ch. Termine ultimo d’invio: 31 agosto 2014. Condizioni di partecipazione: possono partecipare tutti coloro che hanno compiuto 18 anni, che sono in possesso della licenza di condurre per autovetture e che risiedono in Svizzera o nel Principato del Liechtenstein. Ne sono invece esclusi i dipendenti della SUBARU Svizzera SA, della rispettiva rete di vendita e dell’agenzia pubblicitaria. I vincitori saranno estratti a sorte in presenza di un notaio e riceveranno comunicazione scritta della vincita. I premi non possono essere convertiti in contanti. Non sussiste nessun obbligo d’acquisto. Sul concorso non si terrà corrispondenza. È escluso il ricorso alle vie legali. Trezia Impreza 4x4 Subaru XV 4x4 WRX STI 4x4 Forester 4x4 Legacy 4x4 Outback 4x4 Subaru BRZ www.subaru.ch SUBARU Svizzera SA, 5745 Safenwil, tel. 062 788 89 00. Concessionari Subaru: 200 circa. www.multilease.ch. Prezzo netto consigliato non vincolante, IVA dell’8% inclusa. Salvo variazioni di prezzo. Modello raffigurato: SUBARU XV 2.0i AWD Swiss three, cambio manuale, 5 porte, categoria di efficienza energetica F, emissioni di CO2 160 g/km, consumo nel ciclo misto di 6,9 l/100 km, Fr. 37 500.–. Media delle emissioni di CO2 di tutte le vetture nuove vendute (tutte le marche) in Svizzera: 148 g/km. Bellinzona - Fürstenau 93 km 24 Fürstenau G R I G I O N I tra parentesi S. Bernardino T I C I N O leauto Bellinzona SULLE STRADE DEL SAN BERNARDINO Una silenziosa arrampicata verso i Grigioni Da Bellinzona a Fürstenau per apprezzare la stabilità e la manegevolezza della Chevrolet P er la prova su strada a bordo della nuova Chevrolet Trax (“sorella” della Opel Mokka) abbiamo scelto un percorso montano lungo l’autostrada A13 che parte da Bellinzona e termina nel canton Grigioni, a Fürstenau, a pochi chilometri da Thusis. Un’escursione alla scoperta di questo piccolo borgo medievale, dove un tempo si trovava un importante valico doganale ed un ponte consentiva di superare il Reno, collegando attraverso il vecchio cammino dello Schin il passo del Settimo con quelli dello Spluga e del San Bernardino. Re Carlo IV conferì a questo villaggio lo statuto di città ed è per questo che ancora oggi il piccolo comune grigionese sul fiume Reno è conosciuto come “la città più piccola del mondo”. Nella località, formata da due nuclei, si trovano ben due castelli medievali (ricostruiti fra i XVII e il XVII secolo), quello superiore (o di Schauenstein, oggi diventato anche una meta per buongustai) e quello inferiore o vescovile. Dopo esserci messi al volante all’interno di un comodo e spazioso abitacolo, eccoci pronti per percorso di circa 94 chilometri a bordo di questo Suv compatto, caratterizzato non solo da un design accattivante, ma anche da un carattere versatile e soprattutto da un corretto rapporto Il Suv della Skoda si fa in due e punta a vincere nel segmento C della fascia qualità-prezzo. Percorriamo dunque i primi chilometri lungo l’autostrada A13, apprezzando in particolare la posizione di guida rialzata e la silenziosità all’interno dell’abitacolo. Salendo, in direzione della località turistica di San Bernardino, le curve diventano più frequenti e impegnative: un ottimo banco di prova per motore, sospensioni e freni, che ha messo in evidenza la buona stabilità della vettura e la sua maneggevolezza, resa possibile da Chevrolet Trax 1.4 l Motore 4 cilindri benzina Cilindrata (ccm) 1’364 Cambio manuale a 6 rapporti CV 140 Coppia max. 200 a 1’850 gir./min. 0-100 km/h (s) 9,8 (casa) Velocità massima (km/h) 194 (casa) Consumi (l/100 km) 6,7 (test) Prezzo (vettura test) da 21'900 chf moderni sistemi per il controllo del telaio. Usciti dalla galleria del San Bernardino, affrontiamo la discesa verso Thusis, raggiungendo la nota località di Andeer, dove consigliamo una tappa ai bagni termali nelle due piscine o qualche ora di relax all’interno dei reparti di fisioterapia e wellness. Il nostro viaggio continua in direzione di Fürstenau, dove, dopo una passeggiata che ci ha permesso di ammirare la bellezza di questo affascinante borgo, abbiamo raggiunto il castello Schauenstein, all’interno del quale lo chef Andreas Caminada gestisce un lussuoso ristorante che può vantare ben 3 stelle Michelin e 19 punti GaultMillau (per poter cenare in questo prestigioso locale è necessario prenotare con largo anticipo ed essere disposti a spendere diversi franchi in più rispetto ad una cena “normale”). A conclusione di questa bella gita grigionese, si può affermare che la guida della Chevrolet Trax è stata senza dubbio piacevole, poco dispendiosa (visti i consumi ridotti), mai troppo stancante e sicura. Piacevole pure l’intrattenimento a bordo, con la possibilità, mediante la tecnologia MyLink, di accedere via bluetooth a molte funzioni presenti sul proprio smartphone. s.p. IN BREVE L’INTERNO Completamente rivisitato, con un nuovo volante a tre razze in sette varianti, nuovi materiali e tessuti per il rivestimento dei sedili. La Mercedes-Benz La nuova Classe C, oltre ad un bagagliaio più capiente, cresce nel passo, si è allungata di 80 mm (4,68 m) e + 40 mm anche in larghezza. In aggiunta introduce molte innovazioni e numerosi particolari di equipaggiamento. Sono disponibili inizialmente i modelli C 180 da 44’900 franchi, C 200 e C 220 BlueTec. SsangYong La Korando si rinnova nel design del frontale e nelle luci di coda, negli interni completamente rivisitati e con nuove dotazioni. È disponibile in tre motorizzazioni: due diesel da 149 cv e da 175 cv e un benzina da 149 cv. Un compatto Suv, con prestazioni di guida 4x4 da 24’990 franchi. Un grintoso Yeti con due facce va alla conquista dell’Europa STEFANO PESCIA È ancora una volta il tema dello spazio ad accompagnare la nuova generazione dello Yeti che mira a riconfermarsi tra i Suv del segmento C più venduti in Europa. Con questo obiettivo Skoda presenta, per la prima volta lo Yeti, in due linee di design. Infatti è ora disponibile nell’elegante versione appositamente studiata per la città (da 21’090 franchi) e in una variante Outback 4x4 (da 26’580 franchi). Entrambe dispongono di frontale e parte posteriore di nuova concezione, innovativi cerchi in lega, nuove so- luzioni “Simply Clever”, massima funzionalità e diverse motorizzazioni. Anche gli interni sono stati completamente rivisitati, con un nuovo volante a tre razze in sette varianti, nuovi materiali e tessuti per il rivestimento dei sedili e inserti decorativi per le finiture del cruscotto. Oltre alle nuove dotazioni, la Yeti offre, a richiesta, numerose possibilità per accentuare il comfort. Se la spaziosità è sempre stata una significativa caratteristica dello Yeti, Skoda ha pensato bene di potenziarla. I due sedili esterni possono essere spostati in avanti e indietro di 15 cm, per offrire più spazio libero per le gambe. Quando il sedile centrale è smontato, è possibile spostare quelli esterni anche lateralmente, per disporre di più spazio all’altezza delle spalle. È inoltre possibile regolare l’inclinazione dello schienale e abbattere tutti e tre i sedili. Su nessun altro Suv compatto (lunghezza 4, 22 m, 1.79 m di larghezza e 1.691 m di altezza ), i passeggeri posteriori hanno uno spazio per la testa così ampio (ben 1.027 mm). In tema il bagagliaio che ha una capacità minima di 405 litri, ma, spostando i sedili posteriori in avanti, si arriva anche a 510 litri. Rimuovendo tutti i sedili po- IL BAGAGLIAIO La parola d’ordine resta funzionalità, con elementi come occhielli fermacarico e ganci scorrevoli. steriori, il volume raggiunge i 1.760 litri. Inoltre, si aggiungono altre dotazioni già presenti sui modelli precedenti, come il sedile del passeggero anteriore abbattibile, il tavolino reclinabile sugli schienali dei sedili anteriori, diversi cassetti portaoggetti e pratici alloggiamenti per bottiglie. Nel bagagliaio, la parola d’ordine rimane la funzionalità, con elementi come occhielli fermacarico e ganci scorrevoli. Su richiesta un doppio piano di carico per suddividere il bagagliaio in due aree, creando zone distinte. Per la prima volta, la Yeti presenta un tappeto double-face per il pianale del bagaglia- io. Un lato è costituito da un rivestimento in tessuto, l’altro lato, resistente allo sporco, è in materiale idrorepellente. Per la nuova Yeti sono disponibili quattro motori diesel e tre benzina, tutti con sovralimentazione turbo a iniezione diretta e cambio manuale a sei marce. La gamma di potenza varia dal 1.2 Tsi 105 cv al 2.0 Tdi 170 cv. A seconda della motorizzazione, i modelli dispongono di trazione anteriore o integrale con frizione Haldex di quinta generazione. Per quanto riguarda il cambio automatico, la Yeti monta esclusivamente il moderno cambio Dsg doppia frizione a 6 o 7 rapporti. IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 25 tra parentesi I GIOVANI Amano l’hard casalingo. Hanno tra gli 11 e i 14 anni. Pro Juventute lancia l’allarme CAROLINA CENNI È la nuova, pericolosa, mania del momento. Si chiama “sexting”. Il porno fai-da-te, accessibile a chiunque e dovunque. Una realtà, soprattutto tra preadolescenti e adolescenti, che impazziscono per “sex” (sesso) e “texting” (sms). Una pratica che segue un suo rituale ben preciso: ci si fotografa, o filma, col telefonino nudi o in pose provocanti e si inviano le immagini. Nel peggiore dei casi, i ragazzini sono ideatori di pornografia, con tanto di proposte di sesso a pagamento. Spregiudicati nel sesso, ma senza rete. Completamente sprovvisti dei necessari strumenti, ma soprattutto inconsapevoli dei pericoli (vedi articolo a fianco). E anche soli, visto che tre quarti degli svizzeri non sa cosa sia il sexting. Anche per questo da tempo la Polizia cantonale, con l’aiuto di esperti, ha pubblicato un opuscolo sui rischi e le possibili protezione su Internet, “My little Safebook”, per l'uso sicuro dei social media. Sull’onda della preoccupazione, pure Pro Juventute - confrontata quotidianamente con ragazzi incappati in un caso di sexting - ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per informare i giovani, ma anche famiglie e insegnanti sui cyber-rischi. Con l’azzeccato slogan “il sexting può ren- Tre quarti degli svizzeri non sa cosa sia. Gli altri sottovalutano le conseguenze derti famoso. Anche quando tu non lo vuoi affatto”, si cerca di spiegare ai giovani che la diffusione digitale di foto intime può avere conseguenze gravi, inaspettate, sia per le vittime che per gli autori. Aspetto al quale i giovanissimi non danno minimamente peso. “Non c’è una percezione precisa di quello che succede dopo che si è fatto clic su ‘pubblica’ l’immagine o il video - spiega Ilario Lodi, direttore di Pro Joventute Svizzera italiana -. Inoltre, i ragazzi non si rendono neppure conto di cosa significhi la circolazione di materiale privato. Spesso le foto sono rubate, ma altrettanto spesso sono concesse in buona fede”. Grazie ad un’applicazione, appositamente creata da Pro Juventute per questa campagna, i giovani comprendono i pericoli di un atteggiamento mediatico troppo disinvolto. Con l'app cyber-rischio si può scoprire se il proprio profilo Facebook è protetto dalla diffusione involontaria di foto, da molestie di estranei o da attacchi di cyber-bullismo. Tuttavia, bisognerebbe cercare di arginare il problema alla radice. “Tocca agli adulti proteggere la crescita dei ragazzi - sottolinea Lodi -. Non possono comprare uno smartphone ai figli e lavarsene le mani. Le soluzioni sono tante e, spesso, semplici. I ragazzi vanno educati ad una gradualità nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Non al tutto e subito. Nel caso del sexting si possono fare esercizi semplici La nuova mania è il “sexting” un pericolo per gli adolescenti comesifa Invio di contenuti Si scatta una foto o si gira un breve filmato osè. Dopo si inviano i contenuti. Il 25% degli adolescenti che fa sexting spedisce le proprie immagini non solo al partner o all’amico, ma anche a estranei Il porno baby avanza, foto e film col cellulare, nudi e in pose audaci per capire quanto sia controproducente pubblicare immagini o video privati”. Esercizi concreti, reali, non virtuali, che rendono molto bene l’idea del pericolo. “Basta prendere una decina di foto di famiglia, disporle sul tavo- lo e chiedere al proprio figlio quale sarebbe disposto a pubblicare su un giornale - dice ancora Lodi . Lui risponderà di sì per alcune e di no per altre, in cui magari non è stato ripreso granché bene o non gli va di farsi vedere in quella tal rienze troppo forti per la loro età. Essere spregiudicati nel sesso, e senza una guida, è troppo pericoloso. Lo sottolinea anche l'Organizzazione mondiale dellasanità. [email protected] Q@simplypeperosa situazione. È un piccolo esercizio, ma sufficiente a capire che nel web vale lo stesso meccanismo. Amplificato”. Carenze da parte dei genitori e delle istituzioni, che lasciano i giovani soli a confrontarsi con tecnologie spinte e fare espe- Ricezione di foto o film I contenuti vengono ricevuti da più utenti. Tra questi ci sono quelli che ne fanno un uso privato, magari solo temporaneamente, e chi invece li diffonde in rete o li mostra ad amici, parenti e compagni di scuola L’esperta “Segnala una richiesta di affetto e attenzioni” “L’ attegiamento giusto non è quello della condanna, ma della discussione. Gesti di questo tipo nascondono un bisogno di affetto, attenzione e riconoscimento da parte del ragazzo”, premette Isabella Medici Arrigoni, coordinatrice di programmi di Educazione per adolescenti, sessualità, aspetti relazionali e gestione delle emozioni. E spiega: “Adulti e ragazzi devono capire, insieme, i limiti e mettere un confine tra ciò che è intimo e ciò che può, anche, essere pubblico”. Un modo, questo, per introdurli al problema e provocare discussioni costruttive. “È importante dare loro gli strumenti affinché siano in grado di gestire il fenomeno - sottolinea ancora l’esperta -. In modo che non siano più sprovveduti né, peggio ancora, soli. Purtroppo in alcuni casi le nostre indicazioni arrivano troppo tardi...”. Numerosi i compiti che si possono attuare con i giovani in tema dell’educazione sessuale. Tra questi, analizzare casi realmente accaduti.“L’anno scorso c’è stato un episodio di ‘sexting’ di una ragazza - racconta Isabella Medici Arrigoni -. Un intero paese aveva visto le foto dei suoi genitali. Durante una lezione ho chiesto ai ragazzi perché secondo loro si decide di fare una cosa simile. La prima reazione è stata di condanna: è una stupida, dicevano. Poi ho chiesto quanti di loro si erano già fotografati e ho scoperto che erano la maggioranza. E allora, tutti stupidi?”. No, ovviamente. “I motivi che stanno alla base di questi comportamenti sono sempre gli stessi e nascondono un bisogno di affetto”, ribadisce l’esperta. Lunedì, 23.12.13 Ogni biglietto vince! Fr. 100’000.– In totale oltre 43 milioni di franchi da vincere! Tutti i simboli estratti: Domenica, 1.12.13 Venerdì, 6.12.13 Mercoledì, 11.12.13 Lunedì, 16.12.13 Fr. 1’000.– Fr. 500.– Martedì, 24.12.13 1 milione Fr. 100’000.– Fr. 100’000.– 1 milione 1 milione Fr. 100’000.– Fr. 25’000.– Fr. 1’000.– Fr. 10’000.– Fr. 100’000.– Fr. 25’000.– Fr. 40.– Fr. 500.– Fr. Fr. 25’000.– Fr. 500.– Fr. 30.– Fr. 200.– Fr. 50.– Fr. 20.– Fr. 30.– Fr. 10.– Fr. 10.– Lunedì, 2.12.13 Fr. 100’000.– Sabato, 7.12.13 Fr. 200.– 1’000.– 200.– 100.– Fr. 100.– Fr. 100’000.– Fr. Fr. Fr. Martedì, 3.12.13 1’000.– Fr. 10’000.– 500.– 50.– Fr. 500.– Fr. Fr. Fr. 100’000.– Fr. 200.– Fr. 50.– Fr. 20.– Domenica, 8.12.13 200.– Fr. 100.– Venerdì, 13.12.13 Fr. 1’000.– Fr. 30.– 1 milione Fr. 500.– Fr. 20.– Fr. 25’000.– Fr. 100.– Fr. 10.– Fr. 10.– Fr. 50.– Fr. 40.– Fr. 500.– Fr. 25’000.– Fr. 20.– Fr. 200.– Fr. 1’000.– Fr. 10.– Fr. 200.– Giovedì, 19.12.13 1 milione Fr. 10’000.– Fr. 500.– Venerdì, 20.12.13 Sabato, 14.12.13 Fr. 100’000.– Fr. 10’000.– Fr. 100’000.– Fr. 1’000.– Fr. 1’000.– Fr. 1’000.– Fr. 500.– Fr. 50.– Fr. 200.– Fr. 200.– Fr. 10.– Fr. 100.– Fr. 100’000.– Fr. 25’000.– Fr. 200.– Sabato, 21.12.13 Fr. 100’000.– Domenica, 15.12.13 Fr. 100’000.– Fr. 100’000.– 1 milione Fr. 200.– Fr. 1’000.– Fr. 10’000.– Fr. 100.– Fr. 200.– Fr. 1’000.– Fr. 100.– Domenica, 22.12.13 Fr. 500.– 1 milione Fr. 100.– Fr. 25’000.– Tutti i dati senza garanzia. Fr. 50.– 30.– Martedì, 10.12.13 500.– 40.– Fr. Giovedì, 5.12.13 1’000.– Fr. Fr. Fr. 100’000.– Lunedì, 9.12.13 Fr. Fr. 1’000.– 1 milione Mercoledì, 18.12.13 Fr. 10’000.– Fr. 100’000.– Fr. Mercoledì, 4.12.13 Martedì, 17.12.13 Fr. 100’000.– Giovedì, 12.12.13 1 milione Fr. 100.– Fr. 100.– Valutazioni positive La maggior parte dei giovani (59%) valuta positivamente la ricezione di materiale di sexting. È solo il 23% degli adolescenti ad essere imbarazzato, infastidito, spaventato, angosciato; altri restano indifferenti Sabato, 11.1.14 «SwissAward» D. Neuweiler, 6252 Dagmersellen F. Fratangelo, 6600 Locarno P. Derungs, 7162 Tavanasa V. Hinny, 6596 Gordola S. Graf, 6018 Buttisholz M. Häberli, 8335 Hittnau P. Hochstrasser, 6110 Wolhausen N. Sedonati, 3286 Muntelier K. Meichtry, 3970 Salgesch G. Crettaz, 1966 Ayent L. Lüthi, 3368 Bleienbach M. Ecknauer, 4053 Basel J.-C. Fournier, 2300 La Chaux-de-Fonds S. Falkenstein, 7537 Müstair R. Baumann, 9000 St. Gallen S. Zurkirchen, 6106 Werthenstein E. Krättli, 8733 Eschenbach U. Friedli, 3074 Muri bei Bern P. Thoma, 8049 Zürich A. Samuelian, 1814 La Tour-de-Peilz A.-M. Baechler, 1564 Domdidier B. Strebel, 5643 Sins E. Wagner-Beck, 9492 Eschen N. Saner, 8143 Stallikon D. Keller, 4114 Hofstetten La somma totale dei premi, del gioco supplementare, è di Fr. 2’500’000.– Reazione tardiva Quando i giovani si rendono conto della portata del fenomeno, solitamente è troppo tardi. Il materiale circola già sul web, centinaia i “like”, o negli smartphone dei compagni, conosciuti e sconosciuti LEGUIDE &GLIITINERARI Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA Arte e artisti all’ombra della Con i treni più romantici del mondo San Valentino sui treni più belli e più romantici del mondo. È questo che propone AutoPostale con il viaggio dal 14 al 16 febbraio sul Bernina e sul Glacier Express. La prima meta conduce dal Ticino a Tirano per la partenza sul famoso Trenino Rosso che ha più di 100 anni ma con- Madonnina L’arte è ossigeno per la mente e carburante per il cuore. Con questa premessa si può cominciare a parlare di due grandi eventi milanesi. Si tratta di due mostre da scoprire grazie alla gita di un giorno organizzata da AutoPostale il 23 febbraio. In primo piano l’artista russo Vassily Kandisky, del quale va in scena una grande retrospettiva monografica nelle sale di Palazzo Reale. La visita guidata condurrà attraverso le oltre cento opere in mostra in Viaggio di AutoPostale alla scoperta delle mostre a Palazzo Reale una sinfonia di punti, linee, superfici e colori, in cui ogni elemento ha una precisa funzione comunicativa e simbolico-sonora, tanto che molte delle realizzazioni dell’artista prendono il nome da espressioni musicali come le Impressioni, le Improvvisazioni e le Composizioni. È uno spettacolo immergersi in questa atmosfera, andando alla scoperta delle numerose opere messe a disposizione dalla collezione del Museo Centre Pompidou di Parigi. Dalle Il programma Milano Data: 23 febbraio 2014 Prezzo: CHF 135.- per persona Partenza Partenza: 07.30 Biasca Ffs, 07.30 Locarno Ffs, 08.00 Bellinzona Ffs, 08.30 Lugano Ffs (lato buffet), 08.50 Mendrisio Ffs, 09.00 Chiasso Ffs Informazioni e prenotazioni AutoPostale Svizzera Sa - Regione Ticino Viaggi e Vacanze 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 fax +41 (0)58 667 69 24 [email protected] - www.autopostale.ch prime esperienze in Russia, alla progressiva stilizzazione delle forme; dall’esperienza al Bauhaus di Weimar, su invito di Walter Gropius, fino agli anni ’30: tutto ciò fa di Kandinsky un grande maestro dell’astrattismo, il linguaggio cui si è dedicato con infinita cura e costanza per quasi tutto il suo percorso creativo grazie alla realizzazione di opere di spiazzante modernità, anche se conservano l'ingenuità tipica del debutto, con segni di infi- nita purezza. Un mondo che scaturisce dall’interiorità e che dona emozioni. Grande Kandinsky ma altrettanto interessante è l’opera di quel genio che risponde al nome di Andy Warhol. Dopo il pranzo libero, infatti, è prevista la visita guidata alla mostra in corso a Palazzo Reale per ammirare le creazioni del celebre capofila della Pop Art americana. Ci sarà chi sosterrà che Andy Warhol abbia banalizzato l’arte e chi invece adorerà il suo linguag- gio fresco, vivace, proprio dell’era contemporanea e consumistica, proiettato verso i nuovi media rivolgendosi a un mondo nuovo, in pieno boom economico. Con questa mostra, Milano ospita le opere della collezione di Peter Brant, che fu un vero appassionato delle creazioni degli artisti americani contemporanei; passione da cui nacque l’omonima Fondazione. Un itinerario artistico che lascia a bocca aperta. tinua ad affascinare perché ogni curva, viadotto, galleria e ogni bosco offrono uno spettacolo indimenticabile, andando su fino a quota 2.253 metri. In tutto sono sessantuno chilometri di raffinata ingegneria fino a St. Moritz, località turistica che accoglie visitatori da tutto il mondo e offre qualsiasi tipo di comfort. Seconda destinazione è Zermatt, attraversando la straordinaria cornice delle Alpi svizzere tra valli stupende, pareti rocciose, villaggi incantati, viadotti e strette gole a bordo del Glacier Express. Sembra di essere in un sogno, ma è tutto vero. Bernina e Glacier Express Data: 23 febbraio 2014 Prezzo: CHF 595.- per persona in camera doppia con abbonamento metà prezzo” < ?PAU L+N <+A? LN LNN5A? V3A?Ç < N+(?A<A35 (4+ *5U+KN+Ç 35$ * 2KÇ îÒá»Ç‡hÇ LuÞÂÚˇã“ º] õ“ÚÙ]ãˇºˇãc µ“ºº] Ùì] „ÞÚø] ¡ö Ù„]õˇºº]µã“Ç <] ÙÂÞÚãˇõ] Ùã]ãˇÞµ š]´Þµ uÞµõˇµu“ uÞµ ã“uµÞºÞ´ˇ“ ˇµµÞõ]ãˇõ“ uÞø“ º] Ú“´Þº]ÿˇÞµ“ ]ìãÞø]ãˇu] ¡“ºº] ¡ˇÙã]µÿ] ((| ºÒ]ÙÙˇÙ㓵ÿ] ]º ø]µã“µˇø“µãÞ ¡ˇ uÞÚÙˇ] “ ˇ „]Úˇ „캺 <+*Ç 3Ú]ÿˇ“ ] ìµ] u]Â]uˇãc ø]ÙÙˇø] ¡“º k]´]´ºˇ]ˇÞ ¡ˇ ²Ò¿á º ]µu¸“ ´ºˇ Þ´´“ããˇ ˇµ´ÞøkÚ]µãˇ ¡“ºº] õˇã] ÍìÞãˇ¡ˇ]µ] ãÚÞõ]µÞ ÂÞÙãÞ ] kÞÚ¡Þ ¡ˇ <“Þµ LNÇ IÚÞõ]ã“ ˇº ¡]u“Ú“ ¡ˇ ´ìˇ¡] ¡ˇµ]øˇuÞ “ uÞˇµõÞº´“µã“Ç L+3P5(5 LP{ L+ NÇ(4 h L+N <“Þµ LN ²Çî NL5 +?NKX fl» (U| ø]µì]º“ » ø]Úu“Ž ÂÚ“ÿÿÞ ¡ˇ ºˇÙãˇµÞ 2ÚÇ îÒá»Ç‡Ž uÞµÙìøÞ{ »Çî ºä² ŒøŽ “øˇÙÙˇÞµˇ ¡ˇ (Aî{ ²²Ð ´äŒøŽ u]ã“´ÞÚˇ] ¡Ò“„”uˇ“µÿ] “µ“Ú´“ãˇu] (Ç >Þ¡“ººÞ ˇººìÙãÚ]ãÞ{ L+N <“Þµ LN 2K ²Ç¿ NL5 ²îî (UŽ ÂÚ“ÿÿÞ ¡ˇ ºˇÙãˇµÞ 2ÚÇ éîÒéáLJŽ uÞµÙìøÞ{ »Çé ºä² ŒøŽ “øˇÙÙˇÞµˇ ¡ˇ (Aî{ ²îé ´äŒøŽ u]ã“´ÞÚˇ] ¡Ò“„”uˇ“µÿ] “µ“Ú´“ãˇu] (Ç >“¡ˇ] ¡“ºº“ “øˇÙÙˇÞµˇ ¡ˇ (Aî ¡ˇ ãìããˇ ˇ õ“ˇuÞºˇ ˇµ Lõˇÿÿ“Ú]{ ²¿fl ´äŒøÇ IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 27 Occhiali A realtà aumentata: permettono di aggiungere le informazioni prese dal Web a ciò che stiamo guardando. L’HI-TECH Orologi, bracciali e lenti. Sensori in tutto il corpo da indossare per la salute Voglio una vita smart e... tecnologica 19 miliardi di dollari 130 milioni 50 milioni La previsione del giro d’affari del mercato della tecnologia indossabile entro il 2018 Il numero dei dispositivi smart che saranno venduti nel 2018 secondo Juniper tra parentesi ABBIGLIAMENTO HI-TECH Fonte: Repubblica Auricolari Per ascoltare musica, per controllare il battito cardiaco e quelli delle palpebre. In grado di segnalare se siamo stanchi e eventualmente svegliarci. Lenti a contatto Grazie ad uno schermo incorporato si pososno visualizzare le informazioni richieste. Di tutto, dalla navigazione Gps alle email alle previsioni del tempo. Bavero della giacca Contiene una microfotocamera in grado di scattare una foto ogni pochi secondi. Per i neonati Un sensore inserito nella tutina del bebè controlla il suo stato 24 ore al giorno e segnala eventuali problemi. Smartwatch Tantissimi i modelli, permettono di telefonare, fotografare, controllare il battito cardiaco, oltre a visualizzare email e sms. Clip Viene posizionato sotto il colletto della camicia; controlla fequenza cardiaca e postura. Collare del cane Grazie ad un collegamento con lo smartphone fornisce informazioni sulla posizione del cane. Bracciale Non si contano i modelli. Calcolano le calorie consumate e la durata del ciclo del sonno. È la stima del numero di dispositivi connessi a Internet nel 2020 Il casco da bici In caso di caduta, automaticamente viene avvertito il pronto soccorso. Scarpe Hanno un sensore che registra la nostra attività motoria. Le curiosità Anche per Fido guinzagli sensibili per monitorare salute e movimenti CAROLINA CENNI C i trasformeremo presto in tanti ispettori Gadget. Proprio come per il famoso personaggio dei cartoni animati, anche il nostro corpo sarà dotato di una miriade di gadget iper-tecnologici. Indosseremo bracialetti, auricolari, occhiali intelligenti, lenti a contatto, smartwatch, clip, microfotocamere, sensori, caschi, scarpe e collari per monitorare costantemente il nostro stato di salute. E anche quello di Fido. Inoltre, entro la fine anno addio ai polpastrelli per sbloccare iPhone e simili, il riconoscimento sarà fatto semplicemente con un colpo d’occhio. Secondo Juniper Research, il giro d’affari del mercato della tecnologia indossabile toccherà i 19 miliardi di dollari entro quattro anni, mentre saranno 130 milioni i dispositivi smart venduti entro lo stesso periodo. Un’armatura contemporanea fatta d’informazioni di ogni tipo: battito cardiaco, postura corretta, qualità del sonno, calorie bruciate e ingerite, peso corporeo… Una tecnologia intelligente, onnipresente e da portarsi addosso, che dovrebbe renderci la vita più… easy, almeno stando alle aziende produttrici. Sensori che supereranno lo status di gadget per diventare irrinunciabili apparecchi personali. Un successo, quindi, che dipende dalla loro reale utilità. “Ma è più opportuno parlare di utilità percepita - replica Paolo Attivissimo, giornalista e divulgatore informatico -. Sono gadget che ci ‘servono’ nella misura in cui rappresentano uno status symbol. La tecnologia indossabile, dal punto di vista della vendibilità, ha il grosso vantaggio che si può mostrare. L’utilità in senso stretto è in realtà piuttosto limitata, però sono strumenti sociali, di gratificazione insomma”. La Intel ha appena presenta- to un computer completo chiamato Edison, con tanto di wi-fi, bluetooth e app-store, dalle dimensioni di una scheda di memoria per macchina fotografica. Verrà inserito in oggetti e capi di abbigliamento da metà 2014 ed essendo un pc a tutti gli effetti lo si potrà impiegare a piacimento. Un esempio? Nel body del bebè per rilevare temperatura, battito e respiro e avvertirci nel caso in cui uno di questi parametri non sia nella norma. Ma c'è persino un collare per cani che fa cose simili (vedi articolo a lato). Esistono poi diversi auricolari che ol- La novità tre a trasmettere musica ascoltano la frequenza cardiaca e seguono i nostri allenamenti, così come i tanti bracciali stile Fuel- “L’importante è individuare le nostre reali necessità, sennò è solo esibizione” Band, Fitbit e Jawbone che controllano se e quanto abbiamo camminato e se e come abbiamo dormito. “Possono anche avere una vera e propria utilità - nota Attivissimo -. Ad esempio per un cardiopatico, questi gadget con un sistema di sensori e promemoria ricordano di il momento dei medicinali e automatizzano alcune funzioni noiose come prendere nota del peso. In questi casi, un accessorio digitale può davvero semplificare la vita con un monitoraggio preciso. L’importante è guardare al proprio profilo di vita e capire se l’oggetto soddisfa realmente i nostri bisogni o no”. Ma il vero salto in avanti sta nel fatto che tutti questi gadget diventeranno oggetti semplici e capaci di comunicare da soli con il web, senza dover passare per forza attraverso uno smartphone. Eccola la grande innovazione. Fino ad oggi qualsiasi orologio o braccialetto intelligente deve passare per un iPhone o simili, e di fatto non fa altro che mostrare sul polso alcune delle sue funzioni. Ora invece si comincia a pensare di svincolarli e di farli funzionare da soli. Per spiegarci come vivere correttamente e in salute. Almeno, questo è ciò che promettono. [email protected] Q@simplypeperosa Sarà un anno ricco di nuovi arrivi sul mercato, tra riconoscimenti vocali e facciali Entro il 2014 l’iride soppianterà i polpastrelli È A ME GLI OCCHI! Le impronte potrebbero essere presto sostituite dall’iride. La scansione dell’occhio è il futuro ufficiale: per prevedere il futuro non occorre più la sfera di vetro. Basta recarsi al “Ces” di Las Vegas, l’annuale fiera mondiale delle nuove tecnologie. Lì tra tv ultra-flessibili, smartphone di prossima generazione, robot, stampanti 3D e droni l’impressione è proprio quella di essere proiettati in un futuro non troppo lontano. Oggi la massiccia diffusione di Internet permette di raccogliere un’enorme massa di dati, i famosi big data, e di analizzarli per realizzare previsioni che, se non sono certe, consentono almeno di dare uno sguardo a ciò che ci aspetta nel breve periodo. E non c’è dubbio sul fatto che questo 2014 sarà ricco di novità. Si parte dal riconoscimento vocale. Siri, la “segretaria” dell’iPhone, è stato il primo e con esso sono arrivati tanti altri “assistenti personali digitali”, come Google Now, che ci permettono di controllare tutti i device direttamente con il nostro timbro vocale. L’unico problema, se così si può dire, è che per ora bisogna ancora fare la domanda per avere la risposta. Il 2014 invece vedrà la sperimentazione di sistemi capaci di predire le nostre richieste, analizzando i dati in loro possesso circa i luoghi frequentati, le persone che contattiamo, i gusti culinari o musicali. Fantascienza? No, pura e semplice realtà. Il rovescio della medaglia è sempre lo stesso: con loro, però, ar- riverà anche un’altra ondata di attacchi alla privacy. A colpi di polpastrello, anche il Touch id farà passi da gigante. Grazie alla diffusione del device è prevedibile che i lettori di impronte digitali saranno sempre più i protagonisti della nostra sicurezza. Al momento infatti servono solo a sbloccare il telefonino o a fare acquisti su singoli negozi online; presto potranno essere usati anche per autorizzare pagamenti, garantire l’accesso a dati personali e accedere ad un marea di altri servizi. Dallo smartphone poi i lettori sbarcheranno anche su computer desktop e portatili. E così le impronte potrebbero essere presto soppiantate dall’iride. La scansione dell’occhio, infatti, offre una nuova via alla protezione dei dati e funziona senza toccare nulla. Basta quindi avere il device di fronte a sé per sbloccarlo o controllarlo. Un esempio avanzato verrà offerto dal nuovo Galaxy di Samsung, l’S5 che dovrebbe fare la sua apparizione al Mobile World Congress di Barcellona, il prossimo febbraio. Intanto, dedicati a impronte o iride, gli scanner dal mondo dell’informatica muovono i passi anche verso altri oggetti più comuni. Le porte di casa, ad esempio, ma anche le casseforti o le automobili potranno essere aperte senza inserire codici, solo con la nostra presenza. Insomma, occhio! P roprio come noi, presto anche il nostro amico a quattrozampe potrà vantare, al parco con i suoi simili, di essere smart, tecnologico e all’avanguardia: collari hi-tech, guinzagli ipersofisticati che monitorano movimenti, stato di salute e reazioni. Novità presentate alla fiera elettronica di Las Vegas. Del resto, solo negli Usa vivono 80 milioni di cani, più numerosi dei ragazzi sotto i diciotto anni. Mentre il 90% dei padroni considera l’animale un membro di famiglia. Milioni di persone, insomma, seriamente intenzionate a trovare nuove soluzioni per far vivere meglio i loro animali. Inoltre, tanto amore è redditizio: un mercato che vale oltre 80 miliardi di dollari l’anno e che non conosce crisi. Ecco perché alcune innovazioni hanno fatto letteralmente furore. Come “Voyce”, un collare hi-tech che registra l'attività fisica dell'animale, battito cardiaco, dotato di un sensore gps per non perderlo mai di vista. In futuro sarà possibile condividere i dati raccolti col veterinario, che potrà così avere costantemente sotto controllo la salute dell’animale. Per chi, invece, desidera sapere cosa combina il cucciolo lasciato solo a casa o vuole semplicemente vedere il mondo da un punto di vista canino, Sony ha presentato un accessorio per la sua action camera appositamente dedicato agli animali. Un sistema di briglie a strappo per montare una micro telecamera, capace di girare filmati in alta definizione, sulla schiena del vostro cane o gatto. Così se vostro marito dà la colpa a Fido per l’ennesimo telecomando che non funziona più, potrete verificare se dice la verità. IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 28 tra parentesi Metodi fai da te per combattere le mestruazioni dolorose Riscaldarsi con bevande calde, coprire la zona dolorante con coperte e praticare un massaggio, facendo movimenti circolari, intorno al basso ventre Viagra alle donne per alleviare il dolore in “quei giorni” L tomatologia dolorosa doppia rispetto a quanto avveniva nelle donne trattate solo con placebo e questo senza notare nessun effetto collaterale”. In realtà qualcuno aveva già provato a utilizzare il Viagra, sottoforma di terapia orale però, nel trattamento delle mestruazioni dolorose, ma tale sperimentazione era stata accompagnata dall’insorgenza di alcuni effetti indesiderati, primo fra tutti il mal di testa. “Il nostro studio, pur essendo piccolo - prosegue il ginecologo statunitense - mostra come il sildenafil possa essere Un aiuto anche dalla dieta: pochi grassi animali, cibi salati e latticini, più crusca, legumi, noci e magnesio efficace contro questi disturbi e anche ben tollerato se somministrato localmente, vicino a dove deve principalmente agire”. Ed è proprio nella zona pelvica, interessata nei casi di dismenorrea da dolorosi crampi, che un trattamento contro questo disturbo dovrebbe agire. Nei cicli mestruali dolenti un’eccessiva presenza, a livello della mucosa uterina, di prostaglandine, sostanze derivate dagli acidi grassi coinvolte nella risposta a stati infiammatori, provoca contrazioni dell’utero e una costrizione dei suoi vasi aumentando Questo nostro a more anche la sensibilità dei recettori del dolore. L’effetto di far rilassare i tessuti e permettere un maggior afflusso di sangue, caratteristico del principio attivo del Viagra, potrebbe verosimilmente alleviare la sintomatologia dolorosa nella zona pelvica. Tutto torna dunque, almeno sulla carta. I ricercatori però hanno sì riscontrato un aumento del flusso sanguigno a livello uterino nelle donne trattate con il sildenafil, ma lo hanno rilevato anche in chi aveva assunto il placebo. L’uso del Viagra per il disturbo femminile sembra quindi funzionare, ma le ragioni sono ancora tutte da scoprire. “Serviranno studi più estesi, lunghi e approfonditi per valutare se davvero il sildenafil possa essere una soluzione per i cicli mestruali dolorosi - conclude l’esperto -. Al momento la dismenorrea si combatte a suon di anti-infiammatori non steroidei come l’ibuprofene, ma non sempre funzionano e, in caso di uso prolungato, sono in agguato ulcere e danni renali. Si sente il bisogno di cure alternative per un disturbo diffuso che colpisce oltre il 50% delle donne, con percentuali che salgono fin quasi al 90 se si considerano le adolescenti, e che negli Usa è responsabile di 600 milioni di ore di lavoro perse all’anno. Nel frattempo si può provare anche con la dieta: pochi grassi animali, cibi salati e latticini e più crusca, legumi, noci e alimenti con vitamine del gruppo B e magnesio possono aiutare. La risposta di Linda Rossi Traduca questa sgradevole soffiata in uno stimolo per la vostra coppia A hi ahi ahi... perché andare a turbare una situazione di coppia che va bene mettendo la pulce all’orecchio della fortunata amica? Magari sostenendo che lo fa per il suo bene, per aprirle gli occhi, per scuoterla un po’ dal suo sogno d’amore perfetto che dura ancora dopo dieci anni. Magari invece è semplicemente per invidia, e sappiamo quanto malefica può essere l’invidia e quanto male può causare, poiché lei, la sua “amica” una situazione così può soltanto sognarsela. Il fatto è però che questa frecciatina avvelenata le è entrata dentro e lei non riesce più a levarsela di testa, togliendole la spontaneità che sentiva ed esprimeva nella relazione. Può iniziare a chiedersi se negli ultimi tempi ha captato dei cambiamenti nel comportamento del suo uomo. Forse più distante, più assente, più sbadato, più aggressivo, ma anche più premuroso, più attento nelle cure del suo corpo? Se non ha notato niente di tutto questo, inizi a tranquillizzarsi. Difficilmente, molto difficilmente, un uomo lascia una donna con cui sta molto bene sotto tutti gli aspetti per un’altra donna. E se dovesse farlo si dica che L’ altro giorno una mia amica mi ha detto di aver visto mio marito in un caffè impegnato in un’animata conversazione con una donna bionda che doveva avere circa vent’anni. Io ne ho quaranta, mio marito quarantadue e siamo sposati da dieci. Andiamo molto d’accordo in generale e an- Scrivi a LINDA ROSSI che per quello che riguarda il ses- psicoterapeuta e sessuologa so. Mi sono arrabbiata molto con Posta: Linda Rossi – Il Caffè la mia amica per avermelo detto. Via Luini 19 - 6600 Locarno Soprattutto, per aver usato quel certo tono che lasciava intendere E-mail: che lui mi tradiva con la [email protected] na. La cosa grave è che da allora non so più darmi pace. Chiedere a lui mi sembra di dimostrargli sfiducia e di sottoporlo a un interrogatorio. Per di più ho il terrore di sentirmi rispondere che effettivamente ha una relazione con quella giovane. Come fare per ritrovare un po’ di tranquillità? La ringrazio fin da ora per il suo aiuto. do 19 gennaio S SPE PET TTAC TACO OLO LO HANà E MOMò Ore 1600 Le due protagoniste, depositati i loro bagagli attorno a uno spazio circolare, si confrontano giocando una partita in cui l’una deve sorprendere l’altra. La fine della sfida sancisce, più che un vincitore, l’importanza e il valore del concetto di dualità e d’incontro. Aula Magna del Centro scolastico Canavee, Mendrisio S SPE PET TTAC TACO OLO LO Biancaneve Ore 11.00 La celebre fiaba dei fratelli Grimm è presentata come un gioco d’attori a cui partecipano parole, corpo e movimento. I due attori scivolano rapidamente da un personaggio all’altro con semplicità, condividendo con il pubblico un’esperienza comprensibile a diversi livelli di lettura. Il dialogo da un'anima all'altra, o dell'anima con se stessa, è il loro strumento costante. Teatro di Banco me 22 gennaio COR C OR S SO O Mantra per neo-mamme e bebè fino a 9 mesi Dalle ore 10.30 alle ore 11.30 Cantare con il bambino in braccio o vicino, permette di creare un universo piacevole e rassicurante. Ci sono mantra specifici per risolvere piccole difficoltà del quotidiano e altri più universali come coccole sonore da scambiarsi. Informazioni: O91 730 99 91 / 079 636 69 48 A Minusio sa 25 gennaio SPE S PET TTAC TACO OLO LO Sci Club Bellinzona Uscita corso progressivo a Savognin Vieni a divertirti con noi, lo Sci e Snowboard Club Bellinzona ti aspetta per condividere una splendida giornata in compagnia e in mezzo alla neve.Sono compresi il viaggio in torpedone, la giornaliera e l’istruzione. Per bambini dai 6 anni Informazioni: www.sscbellinzona.ch ,B e l li n z ona Un’amica dice di aver visto mio marito con una biondina e ho perso la serenità “peggio per lui perché non sa quello che si perde”. Vorrei, infatti, invitarla a farsi fiducia nel suo essere una brava compagna, moglie, amante, e molte altre sue belle sfaccettature, e a non partire con costruzioni campate in aria. Non so quale sia il lavoro di suo marito e quindi valuti se non si sia trattato di un incontro professionale. Se proprio non riesce a darsi pace, organizzi molti eventi di coppia e di famiglia dove coinvolge la sua dolce metà. Insomma, lo occupi al massimo in cose belle e nuove con lei. Sì, anche nuove perché magari, sempre che l’insinuazione dell’amicapoco-amica abbia qualche base di verità, la vostra coppia ha bisogno di qualche novità. Per esempio vada dal parrucchiere e si faccia cambiare pettinatura. Sapendo quello che a lui piace del suo modo di vestirsi ne tenga conto e gli faccia qualche sorpresa “piccante”. Insomma, ce la metta tutta per rinnovare la vostra relazione. Così facendo lei si sta dando un potere piuttosto che subire una stupida soffiata. Traduca anzi questa sgradevole pulce all’orecchio in stimolo positivo per rinnovare creativamente la sua situazione poiché, come dico sempre ai miei pazienti, la coppia è un lavoro e non si può dormire sugli allori. gn La lettera ti enti amen tam nta unt pun ppu app gli ap degl nda de gend ’ age L’a L L’ lia! iglia famig la fa ta la ttta tutt er tu er pe p L’attività fisica regolare può davvero fare miracoli. Muoversi favorisce la riduzione dei dolori mestruali e dei crampi Contro gonfiore o ritenzione idrica durante il ciclo mestruale, è molto importante abbassare il consumo di sale CRISTINA GAVIRAGHI a “pillola blu”, che da oltre un decennio ha invaso le farmacie di tutto il mondo, potrebbe non essere più un prezioso aiuto solo per il sesso forte. Anche le donne potrebbero beneficiare dei suoi favori, seppur in un campo... diverso. Il sildenafil citrato, principio attivo del farmaco usato contro disfunzione erettile e più conosciuto con il nome commerciale di Viagra, correrebbe in aiuto di quelle donne che “in quei giorni” provano particolare dolore. Secondo uno studio apparso sulla rivista Human Reproduction, tale composto allevierebbe i crampi che mensilmente affliggono chi soffre di dismenorrea primaria cioè di un ciclo mestruale doloroso. L’idea di utilizzare il sildenafil, per curare un disturbo tutto femminile, è stata avanzata da Richard Legro, ginecologo della Penn State University che, con l’aiuto di ricercatori croati, ha sperimentato tale farmaco su 25 donne sane con un’età tra i 18 e i 25 anni e che presentavano mestruazioni dolorose. Ad alcune sono stati somministrati, per via vaginale, 100mg di sildenafil, mentre alle altre è stato fatto assumere un placebo. Legro e colleghi, durante le successive quattro ore, hanno poi valutato nelle ragazze l’insorgenza di crampi dolorosi e l’entità del fastidio avvertito. “In chi aveva ricevuto il farmaco - afferma Legro - abbiamo riscontrato una riduzione della sin- Dieta e alimentazione sana in genere, specialmente nella settimana che precede il ciclo mestruale. E durante, alimenti leggeri si BenEssere Il farmaco contro la disfunzione erettile sarebbe in grado di ridurre i crampi addominali durante il ciclo Stellin e a D IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 IL BOOM DEL BARATTO 29 Fonte: The Wall Street Journal, Timerepublik.ch, La Repubblica, LA CRESCITA IN SPAGNA, legata alla crisi IL FENOMENO Pure le banche si rinnovano e si trasformano in vetrine on line di curriculum Numero di banche del tempo 300 250 200 150 100 50 0 2010 2011 2012 Tasso di disoccupazione giovanile (25-34 anni) 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0 2010 2011 2012 tra parentesi L’IDENTIKIT DI CHI BARATTA LA SITUAZIONE IN ITALIA, una realtà sempre più diffusa 1milione 100mila le persone che barattano ogni anno prodotti e oggetti scambiati ogni mese sui siti dedicati 500 oltre 70% Le banche del tempo, sfiorano le 600 unità Donne Il baratto dei mestieri per ritornare a lavorare OMAR RAVANI L’ idea, vecchia come il mondo, riporta alla notte dei tempi, quando non circolava il denaro. Lo scambio, il baratto, era alla base di tutto: io do qualcosa a te, tu mi dai qualcos’altro. È il principio su cui si reggono le famose banche del tempo, diffuse in tutto il mondo e che oggi rappresentano uno dei tanti volti dell’economia alternativa. Transazione non in denaro, ma utilizzando il tempo come valuta nello scambio gratuito di servizi. In Ticino c’è ad, esempio, “Scambio di favori”, nel resto del Paese associazioni analoghe sono ben radicate in Romandia e nella Svizzera tedesca. Ma è a Lugano che la banca del tempo ha conosciuto la sua evoluzione tecnologica, grazie ad una start up da cui è nato il sito Timerepublik.com, che conta già migliaia di aderenti sparsi in decine di Paesi. Un network internazionale per lo scambio gratuito di prestazioni come in qualsiasi Banca del tempo, integrato però da un sistema di valutazione che permette a chi riceve un servizio di votarlo e recensire chi lo ha effettuato. Dunque, non solo time banking, ma anche vetrina di curriculum che aiuta, chi ne ha bisogno, a reintegrarsi nel mondo del lavoro. “La nostra non è una piattaforma di scambio di lavoro, ma è anche un ausilio per chi ha voglia di (re)integrarsi professionalmente”, spie- “Siamo una Trip Advisor del lavoro: chi è bravo e ha voti buoni può trovare impiego” ga Karim Varini, ideatore del sito assieme a Gabriele Donati -. Su Timerepublik la moneta di scambio è il tempo e il mezzo sono i servizi che ogni utente del nostro sito rende”. Tutto questo tramite un sistema di valutazione. “Siamo una specie di ‘Trip Advisor’ del lavoro - dicono -. Chi fornisce una prestazione è giudicato dai fruitori e così può guadagnare in reputazione e, anche, in autostima. Non poche persone grazie a questo sistema sono anche riuscite a trovare lavoro”. Dal Ticino il target di Timerepublik si è allargato ad altri Paesi, rappresentando una radicale innovazione nel settore delle banche del tempo. “La nostra fama ha presto valicato la frontiera con l’Italia, dove la situazione del mondo del lavoro è drammaticacontinua Varini - e quindi spinge i disoccupati ad investire in una moneta che esiste da sempre, ossia il tempo. Non è raro che a queste persone vengano offerte occupazioni saltuarie a salari ridicoli. Meglio quindi spendere tempo e ricevere valutazioni”. Oggi la piattaforma vanta numeri di tutto rispetto che testimoniano il successo dell’iniziativa. “La nostra community ha circa diecimila utenti iscritti in più di 80 Paesi, che offrono le loro capacità in 300 differenti tipi di servizio, che noi preferiamo definire talenti”. Per Varini, Timerepublik è una specie di ritorno alle origini: “Se con l’avvento dei social network abbiamo assistito ad un passaggio dal reale al virtuale, ora stiamo provando a tornare al contatto umano. Dal profilo con la foto e la descrizione delle capacità di ognuno, torniamo al reale, con le persone che, scambiando le proprie esperienze, stabiliscono un contatto umano”. Il sogno di Varini è fare di Timerepublik anche un ponte tra tutte 30% Uomini le banche del tempo svizzere: “Spesso queste strutture hanno un numero ristretto di utenti e non interagiscono con l’esterno. Sarebbe bello se si potesse creare un solo database svizzero per sviluppare le loro potenzialità. Un bell’aiuto anche per tutti gli utenti”. [email protected] Q@OmarRavani 58anni l’età media LE ESPERIENZE ONLINE Timebanking.org Raccoglie in un solo sito tutte le banche del tempo del Regno Unito. Oltre 25mila aderenti per un volume di 1 milione di scambi Scambiodifavori.ch Il sito dell’associazione ticinese con sede a Cadenazzo: un lavoro non si paga coi soldi, bensì con un altro servizio COSA SI BARATTA TVOSJTF Oggetti Servizi Tempo Capacità Mestieri ATTIVITÀ PIÙ RICHIESTE Massaggi ed estetica Lavori d’ufficio Informatica Giardinaggio ! 1*7*25! *-$*/%-$%-5% ’".--%"5( +. ".-&%1,!# 4,0)1% ( * +)’*)-0% 0%3% +-")*% .%0 3%*%&-, 0% ), #)33! % $),3-0,)/ "./1*+. 26 26-1*2%0")3".--%"5 Sartoria Traslochi e trasporti Baby sitting INSERZIONE In collaborazione con SWISS UNA COPPIA DI INNAMORATI, DUE MONDI DIVERSI FINALMENTE RIUNITI «Quello che conta davvero è quanto ci si ama» Nadja Kaufmann, di Baden, ha presentato al concorso SEATS FOR SWITZERLAND di SWISS una delle storie più toccanti, vincendo così un biglietto per il Kenia. – Un amore speciale. A separare amici e famiglie insieme alle loro storie sono proprio spesso migliaia di chilometri. SWISS consente a queste persone di ricongiungersi. Con «Seats for Switzerland» la compagnia aerea regala 300 biglietti. Coppia di innamorati Finalmente di nuovo insieme. Nadja Kaufmann, 30 anni, e Mark Tipatet, 28. Consegna del premio L’assistente di volo Carmen Salvadori consegna a Nadja il pacchetto vincente di SWISS a Baden. Un abbraccio sincero e uno scambio vono la loro relazione con grande rispetdi sguardi intenso raccontano più di un to reciproco. Una tale maturità e aperlunghissimo bacio. Il momento ha la du- tura mentale sono possibili grazie alla rata di un batter di ciglia, o meglio, tale profonda fiducia che regna fra loro. Una deve essere, poiché in Kenia le emozio- fiducia necessaria, considerato il lungo ni in pubblico si esternano soltanto in periodo che hanno trascorso lontani. «Mi modo discreto, malgrado rimanga è comunque mancato terribilmente» racnell’aria l’intensità del momento che conta Nadja. «Quando i miei amici mi Nadja Kaufmann e Mark Tipatet hanno hanno parlato del concorso ‹Seats for tanto desiderato per Switzerland› di quasi un anno. Un SWISS, non ho anno durante il esitato neanche un quale ognuno di loro attimo a partecipaha vissuto in due re.» Anche Mark segue con palpitamondi diversi: la Svizzera e il Kenia. zione il concorso Deve trattarsi di un insieme alla sua raamore speciale. gazza che è lon«Quello che conta tana: «Ho detto a davvero è quanto ci Nadja che, pensansi ama, non tanto da Sorpresa a bordo: un brindisi extra. do in modo positidove si proviene» vo, forse avremmo potuto vincere per afferma Mark. «Se ci si immagina il futuro insieme e si davvero. Ero strafelice di vedere la quancondividono le stesse speranze, allora tità di voti ricevuti online per la nostra tutto diventa possibile» sottolinea storia». Quando squilla il telefono Nadja. Innamorati, certo, ma non ciechi, nell’appartamento di Mark e Nadja gli poiché entrambi sono consapevoli che comunica con gioia di avere buone noimpronte culturali tanto diverse com- tizie, Mark capisce subito che la rivedrà portano anche idee diverse. «L’impor- presto e che sarà di nuovo con lei. «Ero tante è saper riconoscere queste diffe- talmente felice che riuscivo a malapena renze, spiegare il proprio punto di vista a crederci» racconta Nadja. Il fatto che e, se necessario, trovare dei compromes- si sarebbero rivisti dopo il suo ultimo si o accettare le idee dell’altro». Mark soggiorno di cinque mesi non era mai è cristiano, Nadja, invece, non è religio- stato messo in discussione. Allora non sa. Eppure, proprio grazie all’amore, vi- avevano soltanto rafforzato la loro gio- vane relazione di coppia, ma si erano anche impegnati a favore del «Precious Vision Care Centre», una scuola diurna con annessa scuola materna. Si tratta della grande speranza per i bambini di Shauri Yako, un villaggio slum il cui nome è inequivocabile significando in swahili «È un tuo problema». Ma non può essere certo questa la risposta da dare a un bambino che soffre la fame. «Un grandissimo regalo di SWISS che mi ha permesso di andare da Mark e dai bambini» afferma raggiante la ragazza di Baden, che non dimenticherà mai quel volo. Immersa a pensare a Mark, si sentiva al settimo cielo. A un certo punto qualcuno la riporta alla realtà dandole un colpetto sulla spalla. Nadja si trova di fronte il sorriso dell’assistente di volo Natascha Briner: «È Lei Nadja Kaufmann, vero? Congratulazioni per il premio!» le dice mentre le porge lo champagne. «È stato un gesto veramente premuroso. A bordo di SWISS ho ricevuto tutte le attenzioni, come se l’aereo volasse in Kenia soltanto per me, Mark e i bambini» afferma raggiante la bella svizzera-filippina. Mark la guarda nei suoi occhi splendenti: «Un giorno avremo anche noi dei figli. Ma anzitutto dobbiamo pensare al nostro primo ‹baby›, il Precious Vision Care Centre, che deve imparare a camminare sulle proprie gambew». Poi le sfiora delicatamente la mano e la porta a passeggiare sulla spiaggia camminando incontro al sole. Felicità Nadja saluta i «suoi» bambini. Momento romantico sotto le palme, come a Hollywood. Peso massimo per le valigie piene di regali. Il Precious Vision Care Centre In questa scuola diurna con annessa scuola materna anche i bambini più poveri hanno accesso all’istruzione e ricevono il pasto di mezzogiorno. Le lezioni scolastiche sono cominciate nel gennaio del 2013 con 80 bambini che nel frattempo sono diventati quasi 200. Dalla struttura in legno vengono ricavate altre due aule, visto che al momento ci sono ancora due classi che si dividono un’aula. Chi può permettersi le rette scolastiche aiuta anche chi invece non può farvi fronte. Per i sostegni finanziari Nadja Kaufmann ha fondato l’associazione svizzera «Forever Kids Kenya». Tutte le donazioni vengono devolute al 100 % alla scuola. www.foreverkidskenya.com Mombasa si trova sulla costa orientale dell’Africa. Passeggiata nel centro storico. IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 LATENDENZA ILFENOMENO L’INCONTRO LA NUOVA MOBILITÀ FA CRESCERE IL MONDO LETTO E POTERE, QUANDO IL SESSO ARROVENTA PURE LA POLITICA GERRY SCOTTI: “MACCHÉ QUIZ IO RACCONTO DELLE STORIE” ALLE PAGINE 32 e 33 A PAGINA 35 COMAZZI A PAGINA 42 tra virgolette RIFLESSIONI D’AUTORE CULTURA | POLITICA | STILI | SPORT | INCONTRI Ancora una volta i cinque giorni di incontri nei Grigioni, rientrano nei prodotti extra lusso dell’economia globalizzata. Accessibili solo a quella potente élite che controlla il Pianeta. Una casta di 2500 persone Davos UNA SETTIMANA UNA PAROLA LORETTA NAPOLEONI economista D avos compie 40 anni, e con l’età sono sempre più visibili le sue caratteristiche ‘global’, quelle di forum mondiale dove si discutono i temi caldi del pianeta. Quest’anno gli incontri avverranno sotto l’ombrello tematico “The Reshaping of the World: Consequences for Society, Politics and Business” (ristrutturare il mondo: conseguenze per la società, la politica e il mondo degli affari). Argomenti chiave saranno la crisi in Siria e la ripresa economica, in altre parole come risolvere la prima e far ripartire la seconda. Ancora una volta i cinque giorni di incontri e seminari rientrano nei prodotti di extra-lusso della globalizzazione, accessibili solo a quell’élite che controlla il pianeta, una casta di circa 2500 persone composta da futuristi, globalisti, accademici, politici, industriali, attori e chi ne ha Questi vertici non sono riusciti a predire la crisi del credito, dell’euro e neanche la recessione americana di più più ne metta, dalla quale dipendono le sorti del mondo. Una descrizione, questa, che piace molto ai partecipanti ma che solo in parte è vera. Davos non ha predetto la crisi del credito, la recessione americana o quella europea, né la crisi dell’euro, non ha protetto i rimanenti sette miliardi di abitanti da questi fenomeni; nonostante gli innumerevoli incontri e seminari sui pericoli legati al surriscaldamento della terra, a livello mondiale questo rimane un argomento di scarsa priorità un po’ dovunque, lo stesso vale per i conflitti armati, le guerre fratricide e la fame nel mondo. Tutti fenomeni di cui si parla molto senza soluzione. Sembra proprio che in questi 40 anni, le strette di mano e le pacche sulle spalle che i potenti del mondo si scambiano nei corridoi di Davos, non abbiano regalato a chi non vi partecipa un mondo migliore dove poter vivere. Anche questa, però, è una mezza verità. Nel 1971, quando il professor Klaus Schawab, fondatore di Davos, lanciava l’European Management Forum, il vecchio continente era immerso nella Guerra Fredda. Davos nasce come una cerniera tra le due fette di uno stesso continente, sicuramente con l’idea, ai tempi ambiziosissima, di contribuire alla loro riunificazione. Nasce in Svizzera, un territorio da sempre neutrale in un’Europa in costante conflitto, e nasce in un paesino delle Alpi, geograficamente ubicato tra l’Europa dell’Est e quella dell’Ovest. Persino la scelta della cittadina, la più alta d’Europa, simboleggia l’obiettivo della riunificazione, ogni anno su questa montagna, che funge da faro nel continente diviso dalla Guerra Fredda, gli uomini dell’Est e quelli dell’Ovest si incontrano e cooperano nella speranza di ricucire la ferita della divisione. Così si va avanti fino al 1987 - appena due anni prima del crollo del muro di Berlino -, quando Schawab ne cambia il nome e l’evento diventa il World Economic Forum. È, dunque, corretto dire che Davos ha svolto una funzione importante nell’abbattimento della cortina di ferro. Per quanto impossibile questo obiettivo potesse apparire nel lontano 1971, oggi Davos si prefigge traguardi infinitamente più ambiziosi: dalla sensibilizzazione del pianeta ai problemi dell’inquinamento fino alla risoluzione dei conflitti in Medio Oriente. Man mano che la complessità della globalizzazione aumenta, diventa evidente che la gestione da parte di una piccola élite, la casta di Davos, non sia in grado di governare il villaggio globale secondo i principi di giustizia ed equità, etica e solidarietà necessari per soddisfare una popolazione che entro il 2050 crescerà di altri due miliardi. Manca a costoro la saggezza dei grandi leader. Davos ed i suoi adepti sono infatti vittime del loro stesso successo, una sindrome che solitamente trasforma individui di valore in dittatori. Certo non siamo a questo livello ancora, ma colpisce nei temi discussi ogni anno da questa élite l’indifferenza verso argomenti chiave nella vita quotidiana delle classi medie, ad esempio l’acuirsi del divario tra queste ultime e i ricchi o super-ricchi, la formazione, insomma, di un élite del denaro che anche durante gli ultimi anni di crisi si è arricchita, o la divulgazione dei principi sui quali poggia la creazione di denaro, proprio dal 1971, da quando Nixon dichiarò la fine della convertibilità del dollaro in oro. È questo un tema che non è mai stato dibattuto a Davos, ma che è ormai centrale nel perverso meccanismo di non equa redistribuzione del reddito in Occidente e nel resto del mondo. Basta dare un’occhia al programma di quest’anno per rendersi conto di quanto detto, i temi centrali saranno: crescita che non discrimina, innovazione, aspettative della nuova società, come creare un’economia sostenibile per nove miliardi di persone. La sezione sull’ambiente sarà come sempre densa di incontri, ben 23 dedicati ai cambiamenti climatici, ed il resto alle risorse per la sicurezza e alla sostenibilità. Parole e frasi che sono come scatole vuote, dove ci si può infilare dentro ciò che si vuole, Persino i media faticano nel cercare argomenti nuovi per poter presentare un forum che oggi celebra i 40 anni senza neppure ventilare soluzioni fattibili. Si tratta di temi sfruttati da anni, come il problema dell’ambiente, e mai risolti. Dopo 40 anni di discussioni ci si domanda se ci troviamo di fronte ad una sorta di Davos Fatigue? Tante parole e niente fatti. Quest’anno anche i media faticano a trovare argomenti nuovi per presentare al pubblico questo mega incontro senza mai grandi conseguenze. Per essere originale qualcuno ha persino offerto ai lettori una lista dell’abbigliamento più adatto per l’evento, dalle scarpe da neve a quelle per i seminari fino ai cappotti e alle giacche a vento. Qualcun altro ha presentato Davos come l’unico posto dove i miliardari devono fare la fila per sedersi al ristorante, e conseguentemente dove per cinque giorni costoro vivono come tutti noi. E forse questa è la migliore descrizione di Davos : un Olimpo dove per cinque giorni i potenti della terra giocano a fare i comuni mortali. DOMENICA LIBERO D’AGOSTINO LA PROTESTA CONTRO I COLONNELLI D ecisioni rapide senza tirarla per le lunghe, a differenza degli altri partiti. Zero democrazia interna. Improvvisi cambiamenti di linea e nessuno che osasse fiatare. Spregiudicato pragmatismo. Erano quei vantaggi competitivi, sbandierati sin dalle origini dalla Lega, che riuscivano a spiazzare gli avversari, a tenerli sempre sulla corda. Ma dopo la morte del presidente Giuliano Bignasca, la potente macchina del consenso interno si è rotta. I capitani, alcuni deputati di lungo corso, ora contestano i colonnelli, ossia l’informale vertice leghista coordinato da Attilio Bignasca. I mugugni si sono trasformati in protesta aperta, proprio mentre la Lega si trova davanti ad uno dei passaggi più delicati della sua storia: dalle barricate alla consapevolezza delle responsabilità di governo. Una svolta che solleva altri malumori nella base che non si riconosce più in un leader. IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 33 Indice diseguaglianza opportunità economiche Nessuna informazione tra DRIVER SOCIALI/POLITICI I Paesi con una bassa disuguaglianza di opportunità economiche presentano la maggiore mobilità sociale. Un numero crescente di laureati sceglie di emigrare, compresi molti scienziati. Fonte: Iza I Ma taluni effetti sull’economia scatenano paure e sentimenti forti anche nella Confederazione ne della manodopera residente – dice Ambrosetti – ma in sé è più che positiva. Nel nostro cantone ha aiutato la crescita e ha permesso l’attuale sviluppo, un Pil superiore ai 20 miliardi. Va però aggiunto che l’effetto sostitutivo dei lavoratori frontalieri emerso negli ultimi tempi ha creato non poche preoccupazioni”. Rispetto allo schematismo di chi vede tutto nero o tutto bianco, anche Ian Golden, direttore della Oxford Martin Scholl dell’omonima università, ricorda che i costi della migrazione si sentono più nel breve termine a livello locale, mentre i benefici più diffusi sono percepibili sul lungo termine. Nell’ultimo numero di Global Investor del Credit Suisse, Golden dopo aver ribadito che la migrazione è sempre stata il più importante fattore di spinta del progresso e del dinamismo umano, sostiene che occorre ridimensionare alcuni timori. Come quello che gli immigrati ruberebbero posti di lavoro e alla fine distruggerebbero le economie. È però indubitabile che gli effetti negativi siano tangibili per un certo numero di persone. Nel breve periodo la possibilità di disgregazione sociale è reale. “È chiaro che LOSTUDIO L I migliori talenti non conoscono steccati e confini Kr 5 Cn .0 G iap po ne 3.1 Us Corea del Sud OMAR RAVANI L Us Ca De Cina 8. ile Br as 7. lia str a Au Argentina 18 Scienziati nativi che si trasferiscono all’estero Altre destinazioni 26.5 Cn 28.5 Uk 4 5. 5 % Nativi I piani di ricerca comuni con l’Ue ci fruttano sei miliardi l’anno investendone solo quattro .3 Us Ar Fr Pe Co Immigrati recenti Profitto notevole Uk Altre origini chiedo però se con il muro di Bignasca si riuscirebbe a mantenere un’ attività economica così intensa come quella del Sottoceneri? Credo proprio di no”. Pamini individua gli effetti negativi piuttosto nella carenza di scelte politiche, nel mancato adeguamento delle strade, sempre più intasate, nel blocco artificiale dell’uso del territorio con conseguente aumento degli affitti sempre più cari. “Invece serve questa forza lavoro che arriva dall’esterno. Come in altre realtà, penso a Manhattan o Londra, permette la creazione in Ticino di determinati lavori e professioni che non sarebbero America e Russia ospitano il maggior numero di stranieri per non far saltare gli equilibri demografici come chiede l’iniziativa di EcoPop, oppure a bloccare l’estensione dell’accordo di libera circolazione delle persone alla Croazia, ci sono Paesi che invece non si sono mai spaventati per l’immigrazione. Anzi, hanno costruito il loro futuro pure su di essa. Come gli Stati Uniti, primi al mondo per immigrati: ne ospitano quasi 46 mi- La Germania ha accolto quasi 10 milioni di persone; dalla Gran Bretagna andati via in 5 milioni lioni. E persino la Russia, un tempo era impermeabile al nuovo, si piazza al secondo posto per numero di stranieri: oltre 11 milioni. La Germania avrà pure migliaia di frontalieri che ogni giorno fanno la fila per entrare nella Confederazione, ma è anche lo Stato che ospita quasi 10 milioni di immigrati. Un po’ meno di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. A seguire Gran Bretagna e Francia con oltre 7 milioni di stranieri. Inoltre, sempre osservando le statistiche, non c’è una città svizzera tra le prime 20 al mondo, con in cima Chicago e Dallas, per numero immigrati. Certo, c’è anche una questione di popolazione e la Svizzera è il Paese che ospita il maggior numero di stranieri in rapporto agli abitanti. Però è anche vero che ci sono nazionicome l’Arabia Saudita con appena 28 milioni di abitanti e ben 9 milioni di stranieri. C’è poi da dire, come hanno ricordato diversi studiosi, che la Confederazione è il Paese della diplomazia, dove ha sede il maggior numero di organizzazioni mondiali. Non solo economiche, ma di ogni ambito sociale e politico, dalle federazioni sportive internazionali sino alle associazioni per i diritti civili. Basta pensare a Ginevra, qui il 9 per cento del Pil è garantito proprio dalle organizzazioni internazionali ospitate, così come un posto di lavoro su 10. Senza contare le ricadute economiche sul territorio, tra conferenze, visite ufficiali e altre attività . Un modello ammirato nel mondo. Che senza la mobilità internazionale difficilmente sarebbe mai nato. m.sp. possibili altrimenti, se ci si limita solo all’economia locale. L’aumento della massa critica permette una maggior specializzazione del lavoro, consente di offrire professioni che il ticinese non avrebbe potuto fare. Il trading di materie prime, ad esempio, non si sarebbe potuto avviare da noi se non si fossero insediate aziende estere, che poi creano cluster, che fanno rete. Basta ricordare anche quelle della fashion valley che nel cantone stanno realizzando un vero distretto della moda”. [email protected] Q@clem_mazzetta DUE PAROLE LIBERO D’AGOSTINO Quasi mezzo secolo di pericolosa xenofobia S econdo un recente rapporto dell’Ocse, la Svizzera è il Paese che più si è avvantaggiato della libera circolazione delle persone. Oltre ad aver risolto il problema della mancanza di manodopera, rimpolpato le casse dell’Avs e rinsanguato il tasso di natalità, gli altri vantaggi si possono quantificare in soldoni: entrate fiscali e prelievi vari pari a 6,5 miliardi di franchi, al netto dei costi economici che comporta l’immigrazione. Altre stime calcolano questo apporto addirittura in 11 miliardi, ossia il 2% del Prodotto interno lordo. Non per nulla le associazioni economiche giudicano “autolesionista” l’iniziativa udc contro “l’immigrazione di massa” in votazione il prossimo 9 febbraio. A farne le spese sarebbero tutte le principali attività economiche dal turismo all’edilizia, dall’agricoltura all’industria meccanica, elettronica, metallurgica e chimico-farmaceutica. “Sigillare la Svizzera, e il suo mercato del lavoro, equivale a limitare massicciamente la nostra capacità d’innovazione” ha saggiamente avvertito Valentin Vogt, presidente dell’Unione svizzera degli imprenditori. È dal 1970, dai tempi della battaglia di Schwarzenbach contro “l’inforestieramento”, che si va avanti con campagne e iniziative contro stranieri e immigrazione: ben otto votazioni popolari, più altri tentativi non approdati a nulla per l’ insufficiente numero di firme. Quanto prima oltre che per l’iniziativa udc, si voterà anche per quelle contro la libera circolazione delle persone estesa alla Croazia e per lo “Stop alla sovrappolazione”. Sinora il popolo svizzero le ha saggiamente sempre bocciate. Ma il nazionalismo più ottuso, insensibile al principio dell’accoglienza, ci riprova sempre, ignorando pure il principio della convenienza. 10.7 Corea del Sud 8.0 Giappone Israele 10.7 Nuova Zelanda 8.9 Turchia economia della conoscenza non ha frontiere. Non ha confini geografici, quelli che vanno sempre più scomparendo in un mondo che progressivamente abbatte muri e barriere. Perciò, l’interscambio di ricercatori e scienziati è molto importante. Non per nulla la Confederazione vanta la maggiore percentuale al mondo di scienziati immigrati e un terzo di scienziati svizzeri emigrati. “Il nostro Paese è un caso molto rappresentativo di questa tendenza. Difatti, la maggioranza degli scienziati nella Confederazione è di origine straniera, tedeschi in testa”, spiega Gabriele Gendotti, presidente del Consiglio di fondazione del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica. I Paesi preferiti dai cervelli elvetici, secondo lo studio del Credit Suisse, sono la Germania e gli Stati Uniti. Quanti vanno via dalla Svizzera? “Tanti. Le eccellenze svizzere sono spesso chiamate all’estero e circa un terzo dei nostri laureati emigra”. Ma andar via per studiare o fare ricerca è proprio necessario? “La ricerca scientifica e la formazione si fondano in maniera importante sull’internazionalità e sugli scambi tra gli atenei. Grazie agli sviluppi informatici 13.6 10.8 Grecia Italia Portogallo Spagna 6.0 9.3 10.2 7.2 Francia 6.7 7.7 Polonia 6.9 Ungheria 5.6 Germania 5.4 Paesi Bassi 6.1 Belgio 6.0 Finlandia 5.3 Svezia Regno Unito Irlanda Cile Messico 9.1 10.0 Danimarca 8.9 Usa 5.0 15.1 13.1 Canada Moltiplicatore 9.8 10.0 Australia 15.9 Media Ocse 10 % AL VERTICE VS. 10 % ALLA BASE Al netto di imposte e trasferimenti, il 10% più ricco della popolazione nei Paesi Ocse ha percepito un reddito pari a 9,8 volte quello del 10% più povero nel 2010, e i gap più consistenti si sono registrati in Messico, Cile e negli Usa, e i più bassi in Danimarca, Finlandia e Belgio. Il 3% della popolazione non vive ormai più nel suo Paese d’origine a mobilità fa muovere il mondo. E anche se ultimamente è diventata ostaggio di politiche protezionistiche con derive populiste, la tendenza sempre più internazionale di spostarsi da un Paese all’altro, non solo moltiplica le occasioni di lavoro, ma crea benessere e ricchezza. Lo dice lo studio del Credit Suisse sulla “nuova mobilità”, ma lo confermano anche gli indicatori economici delle ricerche di molte università. Che mettono pure in evidenza come la migrazione, che alimenta il fenomeno della mobilità, non sia poi così diffusa come comunemente si crede. Osservando il problema da un punto di vista più ampio, complessivo, si scopre che soltanto il 3,2 per cento della popolazione mondiale vive fuori dal proprio Paese d’origine. Ossia 231 milioni di persone. Un numero, comunque, aumentato del 50 per cento dal 1990 ad oggi. In Europa i primi a lasciare casa e trasferirsi altrove sono gli inglesi: in 5 milioni sono andati via. Se in Svizzera c’è chi protesta e chiama il popolo a votare per dire stop all’immigrazione di massa, come l’Udc, o a frenare il numero di immigrati L’INTERVISTA Gendotti: “Nessun grande sviluppo senza programmi di studio comuni” % 1 Perù l’imbianchino ticinese non vede di buon occhio la concorrenza di un imbianchino del Comasco, però il consumatore ticinese ne approfitta, perchè imbiancare gli costerà di meno. In questa situazione è ovvio che il ticinese che si trova confrontato a lavoratori esteri, debba stare al passo con i tempi. Ossia, deve creare valore aggiunto per restare sul mercato. Certo non è mettendo un muro al confine, come aveva proposto Bignasca, che si risolvono i problemi”, aggiunge Pamini riconoscendo l’esistenza di un aspetto controverso, ovvero quello effetto concorrenziale sul mercato locale. “Mi l dilemma della migrazione. Fra chi pensa che gli immigrati rubino posti di lavoro e chi sostiene siano, invece, fonte di dinamismo e crescita economica, Paolo Pamini economista del Liberales Institut di Zurigo non ha dubbi: “L’immigrazione della forza lavoro è positiva per chi arriva, per chi c’è, per la nostra economia, per lo sviluppo, per la crescita. In Svizzera negli ultimi dieci anni ha contribuito ad un aumento spettacolare della prosperità, al consolidamento delle finanze pubbliche, al rifinanziamento del sistema pensionistico e alla piena occupazione. Dal 2002 ad oggi ha creato circa 600 mila nuovi posti di lavoro”. Oltre 30 mila i nuovi posti in Ticino, passati da 188 a 220 mila in dieci anni. Franco Ambrosetti, presidente della Camera di commercio concorda sulla positività del fenomeno: “Vanno ovviamente rispettati i contratti di lavoro, l’immigrazione non deve penalizzare la popolazione locale, bisogna evitare la sostituzio- virgolette Ammontare di scienziati immigrati 3 Colombia Fonte: Ocse CLEMENTE MAZZETTA Federazione Russa It De Au Uk 5. Us 0 Us a Cn 3 8. 4 In -10 -5 0 5 10 15 20 25 Lussemburgo Danimarca Paesi Bassi Germania Australia Regno Unito Canada Ungheria Austria Media Ocse Stati Uniti Nuova Zelanda Francia Norvegia Svezia Belgio Italia Spagna Portogallo Grecia Irlanda Finlandia Fonte: IEEE Spectrum Ru .7 Us 23 Ca na da 9 Uk 46 . Laureati in % sul totale, variazione percentuale 2000–2010 Paese Il dilemma del lavoro senza frontiere tra vantaggi e chiusure protezionistiche Us mobilità fa crescere il mondo Fonte: Economist/Ocse Cn La nuova QUANTO SONO ISTRUITI GLI IMMIGRATI? La proporzione degli immigrati recenti verso i Paesi dell’Ocse che hanno conseguito una laurea è cresciuta di 5 punti percentuali, a quota 31 % tra il 2000 e il 2010. Lussemburgo, Danimarca e Paesi Bassi hanno beneficiato più di tutti di questo trend. Tra i nativi la percentuale è cresciuta di 4 punti percentuali al 29 %. SCAMBIO DI CERVELLI La Svizzera presenta la maggiore percentuale di scienziati immigrati. Più della metà dei ricercatori non è elvetica, e una percentuale consistente è costituita da tedeschi. D’altro canto, un terzo degli scienziati elvetici emigra, gli Usa e la Germania sono le principali destinazioni. All’altro estremo, il Giappone è stato il Paese che ha scambiato il minor numero di scienziati con il resto del mondo. De 3 7. 6 De 3 2. 9 Sv De 2 ez Gr 1. It ia an 8 It De 2 B ret 7. Fr D 13 an 7 ag De 1 im .9 U s na 8. Pa arc Uk 2 2 es 5 a U 23 . De iB 1 s .2 a 1 ss Be 3. U De 5 i 3 l 6. k g Ge io 7 26 Ca Us rm It .4 Us It 17 an Au F S . r 3 2 Es viz ia 1. F Uk Ar 7. 7 r ze De 3 Fra ra 23 De Us Fr 3. . 3 Us nc 0 ia Uk 33 Sp Ch .1 Us ag na 13 Uk Ita U . 2 sU lia D k 8. U e Ind Ca 4 s ia De 16 39 U . Uk 2 s .8 Us Uk Fr Fr De DISEGUAGLIANZA OPPORTUNITÀ ECONOMICHE I Paesi con una bassa diseguaglianza di opportunità economiche, come la Norvegia, sono quelli che hanno un livello più elevato di mobilità sociale intergenerazionale. I Paesi caratterizzati da una maggiore diseguaglianza di opportunità economiche, come il Brasile, hanno un livello maggiore di diseguaglianza dei redditi. Norvegia Il fenomeno La “geografia” dei popoli Alta Media Bassa 231.000.000 LA MODERNA MIGRAZIONE Sono 231 milioni le persone che non vivono più nel loro Paese d’origine e sono emigrate alla ricerca di un lavoro o di un futuro migliore. Ti-Press 45.785.090 IL SOGNO AMERICANO Il Paese che ospita più immigrati sono gli Stati Uniti, con oltre 45 milioni (15 solo messicani), ovvero il 15 per cento circa della popolazione. 14.179.627 IN FUGA DALL’INDIA Tra loro c’è gente che fugge dalla fame ma anche molti professionisti e ricercatori. L’India è il Paese da dove si emigra di più in assoluto. 9.060.433 L’ARABIA ATTRATTIVA Il Paese con il numero più alto di stranieri è l’Arabia Saudita. Su 29 milioni di abitanti, ne ospita 9 milioni, il 31.4% della popolazione. 5.005.941 VIA DAL REGNO UNITO A fronte di 7 milioni e mezzo di stranieri ospitati, dal Regno Unito sono andati all’estero negli ultimi vent’anni oltre cinque milioni di persone. Scambio scientifico È il risultato della qualità della nostra ricerca. Siamo i primi per l’innovazione scientifica gli studi possono essere sviluppati in tutto il mondo, quindi se la Svizzera è ai primi posti nell’ambito della scienza e dell’ innovazione, questo lo dobbiamo proprio alla capacità di partecipare a progetti su scala mondiale”. Chi li finanzia questi piani? “Il nostro successo ci permette di beneficiare di importanti contributi da parte dell’Unione Europea, visto che la Svizzera investe 4 miliardi di franchi circa e ne riceve in- GABRIELE dietro 6. Di questa internazionaliz- GENDOTTI zazione che fa capo agli scambi di Presidente del cervelli approfittiamo in maniera consiglio di importante, da noi, vista la qualità fondazione della ricerca, vengono a lavorare della ricerca alcuni dei migliori ricercatori di fama mondiale”. Un terzo dei nostri talenti lavora oltre frontiera. Una bella forza trainante. Non crede? “Permettere ai nostri migliori ricercatori di trasferirsi all’estero per perfezionarsi è di fondamentale importanza. Perciò il Fondo nazionale della ricerca scientifica finanzia ogni anno i nostri ricercatori perché possano approfondire le conoscenze sia nei Paesi all’avanguardia che in quelli emergenti”. Uno scambio necessario per fare esperienza? “Uno scambio importantissimo per rimanere ad alto livello nella ricerca, portandoci ad essere uno dei Paesi più innovativi al mondo. Più innovazione equivale ad una situazione economica migliore. Rispetto alla maggioranza degli altri Stati, dove questo aspetto è più trascurato, la situazione svizzera è di gran lunga più brillante”. L’arrivo in Svizzera di cervelli stranieri non prelude alla partenza dei ricercatori elvetici? “Al contrario, è sintomo di vitalità. La Svizzera partecipa a molte ricerche internazionali e ciò è fondamentale per restare in testa alle classifiche sulle nazioni più innovative. È la dimostrazione di quali siano i veri motori della crescita. Oggi l’innovazione costante è l’investimento migliore per promuovere nuovo sviluppo”. [email protected] Q@OmarRavani 34 LE RICE TTE tra virgolette Nella versione fritta... ... oppure pasticciata Versare 250 ml d'acqua bollente in un pentolino e aggiungere un pizzico di sale. Poco per volta, versare 50 g di farina gialla per polenta mescolando con un mestolo di legno in modo da evitare i grumi. Abbassare la temperatura e proseguite la cottura per altri 20 minuti circa, finché la polenta non inizia a prendere una certa consistenza. Non appena si è addensata, rovesciarla su un tagliere di legno e spianarla fino alta circa 2 cm. Far raffreddare. Tagliarla formando tanti bastoncini da friggere in una padella con abbondante olio bollente. Far dorare entrambi i lati per qualche minuto, quindi trasferirli in un piatto coperto con carta assorbente. Salare e servire caldi. Preparate del ragù abbondante. Tagliare 500 g di polenta a fette spesse mezzo dito circa. Ungere una teglia da forno con del burro e formare uno strato di polenta. Sopra disporre uno strato di fontina (in totale 150 g) a fette e coprire con il ragù. Procedere così fino a terminare gli ingredienti. Infine, coprire con un’abbondante tazza di besciamella. Infornare a 200° gradi per circa 20 – 30 minuti, o fino a che la polenta non sarà ben dorata. Servire subito. La polenta, il “comfort food” delle Alpi M i bastano polenta e acqua per sentirmi come Zeus. Parola di Epicuro. E se lo diceva il più gaudente dei filosofi a maggior ragione lo pensavano i nostri antenati. Che non vivendo nel clima mite di Atene dovevano cercare calore e calorie in questo piatto povero. Probabilmente il primo confort food della storia. Semplice da preparare, piacevole da assaporare, facile da digerire. Un vero conforto per lo stomaco e per l’umore. Persino al tempo della fame nera, quando famiglie smisurate si ritrovavano attorno al tavolo con qualche pezzetto di polenta da sfregare contro una striminzitissima aringa affumicata appesa al lume al centro della tavola. Anche in dosi minime questo cibo primordiale scacciava lo sconforto. Perché “la pulenta la cuntenta” come dicono a Como. E che la polenta possa dare piacere in tutti i sensi lo mostra bene il dipinto del pittore veneziano Pietro Longhi custodito a Ca’ Rezzonico dove una donna formosa, con la grazia di una venere contadina, fa tracimare la polenta sul tagliere mentre esibisce le sue grazie da albero degli zoccoli. Per i polentoni è un piatto a base di acqua, farina e identità. Più un pizzico di nostalgia. E poco importa che sia fatta con la semola scura di grano saraceno, con quella giallissima di mais, con quella bianca di granturco. Al primo boccone si attiva una speciale memoria involontaria che disincaglia i ricordi dal fondo di noi stessi. E ci fa tornare a quando da bambini la immergevamo nel latte. Alla nonna che la friggeva per accompagnare lo spiedo di uccelli. Ai pranzi domenicali, quando si allungava come lava fumante verso lo spezzatino. E poi, quella sottilissima sfoglia che rimaneva azzeccata al paiolo e che con un po’ di formaggio nel mezzo diventava una piadina alpina. Benzina sul fuoco dell’amarcord insomma. Per i Romani invece la polenta era soprattutto quella a base di fave. La chiamavano puls fabata ed era un cibo talmente identitario che una delle tribù più importanti dell’Impero si chiamava gens Fabia, che deriva da faba, cioè fava. Come dire che l’uomo è ciò che mangia. All’ombra del Colosseo come del Resegone. di CAROLINA Ingredienti per 4 persone - 400 g di farina di mais - 800 g di funghi freschi - 2 spicchi d’aglio - 1 ciuffo di prezzemolo - olio extravergine d’oliva - sale - pepe Con funghi trifolati ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo Semplice da preparare, piacevole da assaporare e facile da digerire. Un cibo elogiato persino da Epicuro Mondare i funghi, pulirli e affettarli nel senso della lunghezza. Portare a ebollizione 1,5 l d’acqua in una pentola capiente, salare e versare a pioggia la farina di mais. Mescolare bene con un cucchiaio di legno per non far formare i grumi. Cuocere per 1 ora, mescolando in continuazione, fino a ottenere un composto piuttosto morbido e omogeneo. Circa 30 minuti prima del termine di cottura della polenta, cuocere i funghi. Scaldare l’olio in una padella e far appassire gli spicchi di aglio leggermente schiacciati. Unire i funghi, salare, pepare e cuocere per 20 minuti. Infine, cospargere di prezzemolo tritato. Servire la polenta nei piatti individuali, condire con i funghi trifolati e servite subito. Úífl®_⁾ÐùÚzŒ *MÚ X5Z (B@N64=6¢ ÆKMBWP, K,MNB@=?,@P, PRPP, =, @BW6P$ 36@B = ¯ 4,@@6BÚª ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-4$ö°, ¦¼¦¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+)1ï"-& -¼©öÍšÈ+3’66Å65*7(4-/ï0ÍÓ76"9šû¹è ˙æÑ/ìïö4),ú9úìÈÅšÑ&ú’7°È6 ’Èì!ö"91’¦1ì°"Êû°Ìö-ÀÝ(+*öæ-;1¬ÈÍÞ¦!!+öÄú(9½Ãñʾ =,N6@4 "£−Š m NR PRPP6 6 ?B*,==6Ú 3P, W6N6P = WBNPMB KMP@,M M,@R=P , 446R*6(P,W6 ’64=6,PP6 W6K K,M = 3BM?R= ɉ Wfl®ıùfl _ Óí©_ífl Ðfl ®©ñùífl ®©ıùg¢ ƒ_ÐÐ_ ®⁾©_ (Ðı© _ÐÐêflÐflùùíız_ ]B, Ó_ññ_®ƒ© Óflí ıÐ zí©ññ©flí (_Óù⁾í£ ı _ùùfl®ƒfl ⁾®_ ¸_¦¦_ ƒı flız©Ðı ƒflzıñ_¦fl®ùfl _ÐÐflùù_®ùflÚ ÓÓí©`ıùù_ùfl ı®©Ðùífl ƒflÐÐêflzzfl ı©®_Ðfl Ðfl_ñı®¸ _ÐЩ "£−Š ñ⁾ ù⁾ùùı ı ¦©ƒflÐÐıÚ ?_¸¸ı©íı ı®`©í¦_ ı©®ı „ _®zŒfl ı® ¦flíıù© _ÐÐêı®ùflíflññ_®ùfl z©®z©íñ© „ ñ⁾ ÚƒíæŒÚzŒ m =fl_ñı®¸ "£−Š¢ ù_ññ© ®©¦ı®_Ðfl "£−Š Öù_ññ© _®®⁾© fl``flùùı© "£−ŠÒ£ z©®ùí_ùù© ƒ_ É„ÿõ ¦flñı£ _ññız⁾í_ ı©®fl ñ⁾ÐÐfl í_ùfl ı®zÐ⁾ñ_Ú ,ñfl¦Óı© ƒı z_Ðz©Ð©¢ @⁾©_ (Ðı© ⁾ùŒfl®ùıá⁾fl ÉÚ ò¯£ ¯¯ ™Xšò¯ (W£ Éɨ− z¦ ÿ£ ¯ Ó©íùfl£ z©®ñ⁾¦© ƒı z_íp⁾í_®ùfl ¯£¯ КÉ"" ™¦£ fl¦ıññı©®ı ƒı (B Éò ¸š™¦£ _Щífl ¦flƒı© ƒflÐÐfl fl¦ıññı©®ı ƒı (B ƒı ù⁾ùùı ı flız©Ðı ®⁾©ı fl®ƒ⁾ùı ı® Nı flí_ ɨ¶ ¸š™¦£ z_ùfl¸©íı_ ƒı fl``ızıfl® _ fl®flí¸flùız_ ,£ Óífl © z_ù_Щ¸© `íÚ É¯ −""Ú„ ¦fl®© Óífl¦ı© ñÓflzı_Ðfl `íÚ É¯""Ú„ ” `íÚ É¨ ¨""Ú„£ _zz©®ù© `íÚ −ɨڄ£ _Щífl íflñıƒ⁾_Ðfl `íÚ õ −−õÚ„£ É" """ ™¦š_®®©£ ÿõ `íÚ Éÿ−Ú„ Ö6W ı®zÐÚÒÚ (_ñz© ù©ù_Ðfl ©ppÐı¸_ù©íı_ flñzÐ⁾ñ_Ú 3ı®_® ı_¦fl®ù© ùí_¦ıùfl M(6 3ı®_®zfl N Ö_ z©®ƒı ı©®fl ƒı _zzflùù_ ı©®flÒÚ =_ z©®zflññı©®fl ƒflÐ zíflƒıù© _Ð z©®ñ⁾¦© · ıflù_ù_ ñfl z_⁾ñ_ ⁾® flzzflññı© ı®ƒflpıù_¦fl®ù© ƒflÐ z©®ñ⁾¦_ù©íflÚ B``flíù_ _Ðıƒ_ Óflí ı zÐıfl®ùı Óíı_ùı Óíflññ© ı í_ÓÓíflñfl®ù_®ùı Mfl®_⁾Ðù zŒfl _ƒflíıñz©®© _ÐÐêı®ı ı_ùı_ ı® z_ñ© ƒı ñùıÓ⁾Ð_ ƒflÐ z©®ùí_ùù© fl ı¦¦_ùíız©Ð_ ı©®fl ƒ_Ð "ÉÚ"ÉÚ"ɨ _Ð ÿÉÚ"ÿÚ"É¨Ú IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 35 tra virgolette Il dibattito Letti e politica LA STAR E IL PRESIDENTE L’attrice Marilyn Monroe protagonista di una lunga relazione col presidente Usa J.F. Kennedy; in basso, Strauss Kahn, ex presidente del Fmi, accusato di stupro da una cameriera di colore e travolto da altri scandali sessuali BUFERA SULL’ELISEO Il presidente francese Hollande pare andasse anche in moto dall’amante; in basso, a sinistra, l’ex premier italiano Berlusconi con la compagna Francesca Pascale, accanto il presidente Usa Clinton e la stagista Monica Lewinsky Relazioni pericolose, se il sesso scardina potere e vita privata AMANTI TOP SECRET Anche un altro presidente francese, François Mitterand, ha avuto una relazione segreta da cui è nata una figlia (nella foto). Una relazione top secret per anni, come quella del principe Carlo con Camilla Shand Dal presidente Clinton al caso Hollande la variabile femminile fa tremare il Palazzo LIBERO D’AGOSTINO T rema l’Eliseo per lo scandalo del Juliegate. La Francia curiosa, più che attonita, sta a guardare come andrà a finire questa nuova storia di letto e potere, che rischia di sconvolgere la presidenza della Republique. Da Cleopatra a Julie Gayet, l’amante del presidente francese François Hollande, dalle scappatelle di quel donnaiolo impenitente del presidente americano J.F Kennedy alle incontenibili voglie che elettrizzavano la Casa Bianca ai tempi di Bill Clinton, dall’amante segreta di un altro presidente francese, François Mitterand, alla mutandopoli che ha messo a nudo l’ex premier italiano Silvio Berlusconi, la donna, il lato D del potere, è la variabile sin troppo indipendente che scardina con l’intimità anche l’immagine dei potenti. Annullando del tut- to quella che una volta era l’inviolabile separatezza tra vita pubblica e vita privata. Ma a volte a far saltare poltrone eccellenti e a rovinare brillanti carriere politiche basta anche un normale rapporto di coppia, una legittima relazione affettiva che urta con le leggi dello Stato. Come non ricordare, al proposito, il caso del ministro svizzero Elizabeth Kopp, di cui è stata pubblicata poche settimane fa una biografia: “Due vite e un destino”, ovvero l’ascesa e la caduta della prima consigliera federale svizzera, costretta a dimettersi nel 1988 per una telefonata con cui suggeriva al marito di lasciare il consiglio di amministrazione della Shakarchi Trading, una società sospettata di riciclaggio. Affetto coniugale contro ragione di Stato. Certo ben altra vicenda rispetto alle sortite notturne di Hollande o al “bunga bunga” di Berlusconi, sebbene in quest’ultimo caso, è stato il cortocircuito di un ménage familiare con la rabbia di una mo- glie platealmente tradita, Veronica Lario, a svelare le notti roventi del Cavaliere. Da sempre il potere esalta, eccita, come nota l’analisi (sotto) del professore Luigi Bonanate, diventa perciò anche la storia pruriginosa di letti più o meno leciti. Con la differenza però che oggi non resta più segregata tra i Storie d’alcova che sono costati troni e scandali che hanno fatto saltare poltrone internazionali sussurri del Palazzo. È subito di pubblico dominio. Materiale prezioso per i media, per il gossip popolare, ragione di scandalo e, in molti casi, di conflitto istituzionale. Attrazioni pericolose che sono costate persino un regno, come a Carlo d’Inghilterra rimasto l’eterno principe di Galles per la sua lunga relazione con Camilla Shand o prestigiose poltrone come quella di direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss- Kahn travolto da accuse e scandali a sfondo sessuale. La privacy non esiste più, nota la giornalista Ritanna Armeni, l’onda d’urto dei social media e della comunicazione digitale ha cancellato i confini della sfera privata dei cittadini comuni, figurarsi per i politici. Gli uni e gli altri sono oggetto e soggetto al tempo stesso di un dilagante voyeurismo di massa. Ma con la personalizzazione e la spettacolarizzazione della politica è soprattutto il Palazzo ad essere costantemente sotto osservazione. Scandagliato dai media e da avversari di ogni sorta, scrutato in ogni suo recesso, a caccia di qualche risvolto piccante che possa innescare l’ennesima telenovela planetaria su sesso e potere. [email protected] Q@LiberoDAgostino L’analisi/1 L’analisi/2 Amore, fascino e passioni segrete, per i Potenti un’attrazione fatale “Social media e nuove tecnologie hanno infranto la vecchia privacy LUIGI BONANATE da Parigi RITANNA ARMENI da Parigi F inché si tratta di persone libere, senzienti e consenzienti, nonché consapevoli dei coinvolgimenti morali, sociali e mondani, dei loro comportamenti sessuali, nulla da dire. Possiamo apprezzarli o disprezzarli. Invidiarli o sentircene moralmente sconvolti. Ma non invadere la loro sfera di autonomia. La condizione che riassume tutte le altre è quella dell’eguaglianza, o della pariteticità tra le posizioni sociali e i ruoli delle persone coinvolte. Che Bill Clinton non trovasse nulla meglio della Sala Ovale della Casa Bianca per i suoi giochi erotici con Monica Levinsky può farci ridere o provare pena, a seconda dei gusti. Ma lo scandalo, se scandalo fu, scatta o scatterebbe nel momento in cui Monica avesse chiesto un qualche tipo di compenso (tale da farlo rientrare nella dimensione del mercimonio) che andrebbe ad annullare la spontaneità o la volontarietà di un gesto che rientra nell’ambito di un’avventura sessuale. In effetti, quando Marilyn Monroe cominciò a frequentare uno o più dei letti della famiglia Kennedy, si può pensare che il tutto fosse circondato e soffuso di gioia di vivere, di allegria e indifferenza nei confronti della pubblica opinione. Non si può dire la stessa cosa di fronte alle rivelazioni sulle “cene eleganti” di Silvio Berlusconi perché ad Arcore - a quanto si dice - circolava anche, e molto, prima e dopo ogni notte, denaro a fiumi... È difficile dunque credere che tutte quelle ragazze fossero affascinate da Silvio Berlusconi e che lui stesso si comportasse come chiunque altro al mondo. Pesca qualcosa da tutte le variabili il caso Hollande-Trieweiler-Gayet. Fascino femminile per François Hollande, attrazione verso il potere e lo stare accanto ai potenti (certo così per la povera Valérie Trierweiler finita in ospedale) o per ottenerne lancio mondano o successo (Julie Gayet, anche se soltanto in ipotesi). Ma non dobbiamo dimenticare che a questo mondo esiste anche l’amore: il crollo psicologico di Valérie testimonia una pena e non di potere mondano. Per quanto riguarda Hollande non si può nascondere che il potere (anche quando non brillantemente esercitato, come nel caso suo) esalta chi lo detiene e lo eccita. La posizione più difficile da sostenere è quella della bella Julie, la più giovane della compagnia (che quindi butta sul tavolo una carta in più), che è anche quella che da tutta questa vicenda ha più da guadagnare. Ma diciamocelo, infine: sarebbe meglio che ciascuno cercasse di vivere i propri ruoli sociali e mondani con calma, serenità, senza trucchi, menzogne e tradimenti. “C’ era una volta il privato”, così comincerà la storia che un giorno racconteremo ai nostri nipoti. Una storia che li appassionerà perché si parlerà di un mondo loro sconosciuto, dove gli uomini e le donne dividevano la vita in due parti che potevano anche non entrare in contatto. Un racconto di persone che agivano, si esprimevano di fronte agli altri in un modo, e potevano fare o dire l’opposto quando erano a casa. Per tutti era normale, per molti era un bel lusso e in molti ne hanno approfittato. I nostri nipoti ci guarderanno con stupore perché quel mondo loro non l’hanno conosciuto . È finito in questi primi anni del terzo millennio. E qui che possiamo datare la sconfitta del privato e la vittoria del pubblico. Proprio la banale vicenda francese (in fondo un uomo, un uomo potente, che ha un amante non è proprio una novità) ha reso chiaro ciò che molti già sapevamo. Un confine è saltato, una frontiera è stata superata. E non solo per i politici o i potenti, per i quali potrebbe valere la considerazione che hanno scelto di dare priorità assoluta alla vita pubblica. Ma per tutti. Quando i francesi dichiarano, secondo i sondag- gi a maggioranza, che il loro presidente, coinvolto in uno scandalo sessuale, ha diritto alla sua privacy e che nessuno è interessato a quello che fa in una stanza da letto, sono ipocriti e bugiardi. Tutti, proprio tutti, nobili o ignobili che siano, sono interessati alla vita privata di Hollande, di Berlusconi, di Obama. Come sono stati interessati a quella di Clinton o della regina d’Inghilterra. E oggi - non ne siamo consapevoli - lo siamo più che nel passato perché ci sono i mezzi, tutti i mezzi, per sapere. E ogni barriera si è infranta. Come è sempre avvenuto nella storia del mondo è la creazione degli strumenti che crea la funzione. Possedere tecnologie, che consentono di comunicare, spiare, raccontare a livello planetario, ha strappato ad ogni abitante del pianeta, potenzialmente o praticamente, la sua vita privata. Chiunque può sapere dove io sono in questo momento grazie al mio telefonino, chiunque può conoscere il mio stile di vita e i miei desideri dalla mia carta di credito, e i social network raccontano dei me più di quanto abbia detto nel passato ai miei amici più intimi. E ora si pensa che si possa salvaguardare la privacy dei potenti? Non è più possibile. Non c’è casco reale o virtuale che possa proteggerla, non ci sono leggi che possano salvaguardare chi ha potere e chi non ce l’ha. Il mondo in cui viviamo è senza privato. La privacy è perduta per tutti. Non ci resta che raccontarla ai nostri nipoti come una storia del bel tempo che fu. Bellinzona centro Afittasi ufici e appartamenti di prestigio lacalla.ch Consulca: 091 821 12 62 Stazione FFS Nuovo svincolo autostradale Palazzo del Governo Nuova fermata ferroviaria Tribunale federale Nella foto a destra la consegna del premio del Concorso di Capodanno di Locarno On Ice, una VW Swiss Up! del valore di franchi 17’800.-, messa in palio da Tognetti Auto e ilCaffè. Il fortunato Michael Filippelli (il secondo da destra) riceve le chiavi da Claudio Abbafati del garage Tognetti Auto alla presenza Samantha Bourgoin di Locarno On Ice e Maurizio Jolli del Caffè. Sotto, le foto dell’estrazione 30 da anni solo grandi successi Vendo ASCOLTACI IN STREAMING O SCARICA LE NOSTRE APP. radiostudiostar.com Vendo SMART COUPÉ PASSION VELOSOLEX 1970 nera, 06.2003, km 88000, (motore e turbina rifatti a km 40000) Cm 3 700, tetto panoramico, cerchi estivi Brabus gomme 80% + cerchi in lega con gomme neve 80%. 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Come mostra bene il film “Disconnect” - presto in programmazione anche nelle sale del cantone -, soggetto di estrema attualità che mette a nudo i molti pericoli nascosti nell’(ab)uso quotidiano, a volte troppo ingenuo, delle nuove tecnologie. I protagonisti del film sono persone comuni che vedono la propria vita trasformarsi in un dramma come conseguenza della loro immersione nella realtà virtuale attraverso social network, forum e chat. Sequenze drammatiche in cui sarebbe facile immedesimarsi. “Oggi il rischio è di assumere il peggio di ciò che la digitalizzazione ci mette a disposizione spiega Mauro Sandrini, sociologo e ingegnere, che qualche tempo fa ha pubblicato nel format dell’ ebook il suo elogio degli ebook -. Essere connessi alla Rete, sì, ma sconnessi dalla vita no. Certo, la tecnologia è utile e necessaria, c’è del bene e del male, come in tutte le cose, ma abusarne è deleterio. E coincide con la perdita pressoché totale degli scambi orali, la vera ricchezza dei rapporti tra persone”. Una pericolosa disconnessione permanente dalla reltà, insomma, e senza illudersi che il fenomeno riguardi solo ragazzini e adolescenti. A pigiare costantemente i tasti di un telefonino, a leggere in continuazione e-mail su computer e iPad, a “dialogare” giorno e notte sui social network, sono anche schiere di over quaranta e cinquanta. Per non dire di qualche nonno, pure affetto da Internet addiction. Un virus che, potenzialmente, può contagiare tutti, che rischia di fagocitare la nostra esistenza. Cosa fare, allora? “Già, sta proprio qui il nocciolo riprende Sandrini -. È ora di fare retromarcia. L’unica leva su cui pigiare per un’eventuale inversione di tendenza è quella della consapevolezza individuale. Sarebbe auspicabile che istituzioni, ‘decision maker’, personalità dell’economia, della società e della politica s’impegnassero in prima fila nel renderci attenti ai pericoli di rapporti vieppiù virtuali e asettici”. Insomma, riprendiamoci noi stessi, verrebbe da di- filmelibri C’è posta per te I protagonisti si innamorano scrivendosi via e-mail anziché per posta. Nell’anonimato più completo, però, nasce l’amore. The Net Un’esperta informatica perseguitata da un gruppo di hacker, che le renderanno la vita un incubo senza fine. Hackers Un giovane e i suoi amici hackers si dedicano a fare scherzacci nel cyberspazio, ma quando un maestro del sabotaggio... Internet ci rende stupidi? Mentre usiamo a piene mani i vantaggi di Internet, stiamo forse sacrificando la nostra capacità di pensare? LATESTIMONIANZA Il sociologo: “I rapporti sono sempre più asettici. Servirebbe subito un cambio di rotta” re. Non per niente, tutte le terapie psicologiche che curano la Internet addiction, la social network dipendenza, il tecnostress, aiutano a ritrovare il proprio nucleo interiore, ad amarsi, a connettersi con il proprio sè. È importante avere coscienza delle possibili, drammatiche, conseguenze di azioni commesse in una realtà, quella virtuale, che ha però ripercurcussioni anche nella reale esistenza fisica e spirituale. Il film di Rubin, sebbene a tratti suoni un po’ moraleggiante, invita a riscoprire il contatto umano diretto, occhi negli occhi, a scapito di quello filtrato dai nuovi media. “Ormai, c’è una progressiva smaterializzazione delle relazioni, che ben si riassume in un dato oggettivo, come la riduzione delle telefonate e l’aumento iperbolico di mail e messaggini spiega l’antropologa Elisabetta Moro -. Evidentemente il contatto face to face costa sempre più fatica, fa perdere tempo, ma soprattutto ci getta all’improvviso in quel dialogo senza rete che sono i rapporti diretti, dove il solo medium è il nostro corpo. Impacciato, imbarazzato, imbranato. E davvero emozionato”. Già, l’emozione di trovarsi magari al cospetto di passione, affetto, vera amicizia e amore. Sentimenti che possono anche intimidire. Ma meglio correre questo rischio, che vivere un mondo virtuale privo di vera umanità. [email protected] Q@PatriziaGuenzi Il grande inganno del Web 2.0 Con l’uso di massa della Rete trovare ciò di cui si ha bisogno è più difficile, ma ancor di più valutarne l’attendibilità. Vo dsfejup ej DIG 21p111/m b vo ubttp boovp fggfuujwp usb jm :/: & f jm 24/: & )gbtdjb ej ptdjmmb{jpof efj ubttj* sjncpstbcjmf jo 23 sbuf nfotjmj dpnqpsub vo dptup dpnqmfttjwp dpnqsftp usb DIG 632/m f DIG 834/31/ Jm ubttp epjoufsfttf ejqfoef ebmmb tpmwjcjmju° efm dmjfouf/ Bwwjtp tfdpoep mb mfhhf; mb dpodfttjpof ej dsfejuj ³ wjfubub tf dpoevdf b vo joefcjubnfoup fddfttjwp )bsu/ 4 MDTJ*/ DSFEJU.opx ³ vo nbsdijp ej qspepuup ej CBOL.opx TB- Ipshfo/ PATRIZIA GUENZI Eb phhj b epnboj tfo{b mbwpsp; qpttp bttjdvsbsf jm njp dsfejup dpousp vo fwfoup efm hfofsf@ TÄ- dpo mb optusb hbsbo{jb efm dsfejup/ W Jo dbtp ej jodbqbdju° bm hvbebhop p ejtpddvqb{jpof W Bttvo{jpof efmmf sbuf nfotjmj W 1911 51 51 53 pqqvsf dsfeju.opx/di Vob tpmv{jpof tj uspwb tfnqsf “Una risorsa che mi facilita l’esistenza” CAROLINA CENNI “L a prima cosa che faccio quando mi sveglio è disinserire l’allarme di casa con il mio iPhone che uso anche per accendere le luci e alzare le tapparelle. Quindi se il buongiorno si vede dal mattino, io sono connesso fin da subito” racconta Gionata Crivelli, trentaduenne analista finanziario. Sempre connesso come la maggior parte dei giovani. La diffusione di smartphone, tablet e altri gadget simili ha sostanzialmente modificato usi e costumi, la percezione del tempo libero e di quello dedicato al lavoro. Ma essere sempre connessi non significa esserlo esclusivamente per lavoro. Generalmente “La prima cosa che faccio appena sveglio è disinserire l’allarme con il mio iPhone” il primo accesso della giornata è per svago o interesse personale: “Mentre mi preparo per andare a lavoro do un’occhiata al telext e ai siti per vedere le notizie del giorno e controllo le mail arrivate in serata o nella notte - racconta Crivelli -. Poi, da quando entro in ufficio fino alla sette di sera è una connessione costante, no stop, fatta principalmente di Internet e Bloomberg”. Il lavoro invade il tempo e lo spazio del privato e viceversa. E con lo smartphone i loro confini si fanno liquidi: “Personalmente, da sempre, vivo questa connessione permanente come un’opportunità - continua l’analista finanziario -. Le tecnologie mi semplificano la vita, soprattutto lavorativa, permettendomi di ottimizzare i tempi nel modo migliore. È chiaro che siamo più stressati non staccando mai, ma nel 2014 la vita è così...”. Una vita che però ogni tanto obbliga ad una disintossicazione forzata: “Mi prendo una mezza giornata alla settimana, dove provo a non usare la tecnologia per lavoro - conclude Crivelli -. Ma la tendenza a controllare news e risultati sportivi c’è anche nel weekend”. [email protected] Q@simplypeperosa IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 38 tra libri virgolette MARIAROSA MANCUSO Golden Globe, trionfano i film in cui la realtà è travolta dall’apparenza “A schermi vevano pensato di intitolarlo Disastro alla fabbrica di parrucche”. La battuta di Tina Fey, presentatrice con Amy Poehler dei Golden Globe assegnati domenica scorsa a Los Angeles, arriva poco prima dei tre premi vinti da “American Hustle - L’apparenza inganna”. Migliore commedia, miglior attrice comica protagonista a Amy Adams, migliore attrice comica non protagonista a Jennifer Lawrence. Il film di David O. Russell, ambientato negli anni ‘70, è un trionfo del reparto trucco & parrucco. L’agente dell’ Fbi Bradley Cooper e la truffatrice Amy Adams, che si finge lady britannica, si telefonano per un appuntamento e hanno entrambi i bigodini in testa. Lei giganti, per farsi le onde. Lui minuscoli, per farsi i ricciolini (in casa sta in canottiera, mentre la mamma italiana si impiccia; in discoteca sembra John Travolta in “La febbre del sabato sera”). Il sindaco corrotto Jeremy Renner, anche lui italo-americano, ha un ciuffettone alla Elvis. Christian Bale, truffatore che per copertura gestisce lavanderie, sfoggia il più incredibile riporto con toupet nella storia del cinema, fissato con abbondante lacca. Il regista lo ha costretto a mettere su una pancia da fumetto, gli occhiali a goccia con lenti colorate completano l’orrore. Acconciatura e abbronzatura da casalinga di provincia anche per Jennifer Lawrence, la Katniss Everdeen di “Hunger Games”: mosse da gatta passiva-ag- Sono tempi di gloria per trucco e parrucco gressiva, e un tempismo perfetto quando si tratta di scombinare i piani altrui, ne fanno una mina vagante. È uno dei film più divertenti dell’anno appena cominciato, e come l’altrettanto spassoso “The Wolf of Wall Street” (Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio, anche lui premiato con un Golden Globe) racconta la raffinata arte dell’inganno. Negli anni ‘70 l’Fbi aveva messo in piedi un’operazione per incastrare i politici corrotti con la complicità di truffatori professionisti. Negli anni ‘80 il self made man Jordan Belfort vendeva azioni spazzatura a malcapitati negli ultimi 12 mesi L’ATTORE Bradley Cooper nel film “American Hustle L’apparenza inganna” che gli affidavano i risparmi di una vita. Era l’unico a guadagnarci, e i colossali guadagni finivano in cocaina (per uso personale) e orge con le più costose ragazze in circolazione. Su “American Hustle” non si è abbattuta la mannaia del moralismo. Su “The Wolf of Wall Street” ha colpito duro, tanto che il regista e l’attore son stati costretti a ribadire che si tratta di un film. E che da quando il cinema esiste i cattivi sono più interessanti dei buoni. Vale per il mafioso Tony Soprano, non si capisce perché non debba valere anche per il broker di Wall Street. MARCO BAZZI I PESCI NON CHIUDONO GLI OCCHI Erri De Luca Amore adolescente nel segno dei pesci C’ è un libro che parla di pesci ma che non è un libro di pesca. I pesci stanno sullo sfondo, anche se fanno parte del titolo: ‘I pesci non chiudono gli occhi’, di Erri De Luca (Feltrinelli). In realtà è un libro d’amore (adolescenziale), dal sapore un po’ proustiano perché è basato sullo scorrere dei ricordi e sulla rilevante figura della madre del protagonista. I pesci sono il segno zodiacale del prossimo mese, ma anche, in questo periodo, tema di conflitto tra chi, per prenderli, usa le reti e chi usa la canna. Nel raccontare i soggiorni estivi del giovane protagonista su un’Isola del meridione, De Luca descrive i suoi ricordi di pesca: “All’arrivo del sacco terminale si rovesciava sulla rena ghiaiosa il bianco luccicante del pescato, scintillava di vita in faccia al sole che calava poi dietro le terrazze delle vigne. La pesca con la rete è l’unica che non si arrossa di sangue”. Il protagonista racconta dei pesci del mare alla ragazzina nordica di cui si è innamorato. “Racconto la murena che ha la pelle opposta a quella del leopardo, le macchie sono gialle sopra il nero. Se morde, serra le mandibole a lucchetto e non le apre neanche se muore. Racconto la tracina, che sta sotto la sabbia del mare e ha una spina velenosa sulla schiena. Fa un gran male a metterci il piede sopra”. Il ragazzino esce a volte in barca con un pescatore. “Usciva di notte a posare il filo dei palamiti e aspettava sul mare che le esche lavorassero nel buio, che i pesci preferiscono. Poi tirava su i cento ami distesi sul fondo di una secca. Rientrava anche con niente, rimettendoci le alici date in esca. Qualche volta un buon pesce addentava e si ficcava in tana tirandosi dietro il filo”. Il ragazzino sta ai remi e segue le istruzioni del pescatore: “Una sillaba m’indicava il cambio di remata. Saliva a bordo il pesce catturato, batteva di coda sul legno l’ultima difesa. Il pescatore lo afferrava per la testa, gli sfilava l’amo…”. Ma come si diceva all’inizio, la pesca sta sullo sfondo di una storia d’amore. Ed è lì, quando si compie, che si scopre che, a differenza degli uomini, “i pesci non chiudono gli occhi”. !$()&’"%)# Vendesi a Brione s/ Minusio, zona molto tranquilla e soleggiata. Pochi metri dalla fermata dell’autobus. Accesso diretto. " ’"(#’" PICCOLO RUSTICO CON PERMESSO DI COSTRUZIONE 3* %(22+,/( )+. &(/ ’-4401+ !$# "%& ÃʾÑ!è.èÄ9-"˙5.4;-9*ÌæѬ½Ãñʾ + ’<0.6)76A* + - (:C>80/:? &:??686 - ":,0 002 0 :60 !>)? - ’.)7:<<) /6 :60 !>)? ÃʾÑ!&8++ï"1 $20.ÝÈè©/©è-ö-è°³¬323ª©ì099:;Ýš.òÁÌ˙ûìò;¬öʪ25*ª2³Ê(&1&/0ÌÁš.+:!Ý"¼À¼;è,À,$¬)!!È03-ûìï+Èö©ûï¬,¼0’Ãñʾ pagati oltre chf620’000.in punti fedeltà!* * Superficie abitabile attuale ca. 30 m2 + grande spazio esterno, cantina per vino e bosco privato. Attacchi elettricità e acqua presenti. Prezzo CHF 130'000.- #C646 0 %):7) $)6:7: (07 E9; 1B@ 3@ @@ DDD=>6?A:>)8A07),>)?0>)=.5 Info: 091 756 24 08 periodo gennaio - dicembre 2013 contatti Via Stauffacher 1 6901 Lugano T. +41 91 973 7111 La presente offerta viene formulata a nome e per conto di Mondial Tours MT SA, Locarno ROMA E IL VATICANO Affittasi zona Locarno centro appartamento uso ufficio 120 m2 in via Orelli, 5 locali,bagno, allacciamento rete internet (interno + esterno), in tutti i locali, aria condizionata e 2 parcheggi. Dal 1.1.2013. Fr. 1’800.Info 091 756 24 08 LEGGI COSÌ IL FUTURO su tutti i tablet 995.a persona in camera doppia dal 2 al 6 marzo La guardia svizzera - un pezzo di storia viventeche da 500 anni custodisce il papa. Nel15° secolo i mercenari svizzeri godevano di una eccellente reputazione ed erano stati considerati i miglior combattenti in Europa. Così il 22 gennaio 1506 papa Giulio Il chiese un contingente di mercenari svizzeri, a quell’epoca sotto il comando del capitano Kaspar di Silenen, per proteggerlo al Vaticano. Sin da allora questa data è stata considerata l’inizio della fondazione della guardia svizzera pontificia. Roma è stata la prima grande metropoli dell’umanità, cuore di una delle più importanti civiltà antiche., che influenzò la società, la cultura, la lingua, la letteratura, il diritto e i costumi dei secoli successivi. Fu capitale dell'Impero romano che estendeva il suo dominio su tutto il bacino del Mediterraneo, in gran parte dell’Europa e dello Stato Pontificio. Scopra questa città come se leggesse un libro, con le escursioni che fanno da capitoli e gli infiniti tesori artistici che ne arricchiscono la trama. PROGRAMMA DI VIAGGIO Il prezzo non comprende: 1° giorno: Viaggio di andata e giro della città con cena 2° giorno: Giardini e musei vaticani, Cappella Sistina e Basilica di San Pietro (facoltativa) 3° giorno: Colosseo e Foro Romano (facoltativo) e visita dalle Guardie Svizzere con cena 4° giorno: Udienza generale papale con sua santità Papa Francesco (incluso) e passeggiata romana con visita della Basilica Santa Maria sopra Minerva con cena (facoltativa) 5° giorno: Villa Borghese con gli stupendi giardini (facoltativo) e Rientro in Ticino Supplemento camera singola: CHF 240.– Giardini e musei vaticani, Cappella Sistina e Basilica San Pietro: CHF 110.– Foro Romano e Colosseo: CHF 80.– Passeggiata Romana incl. cena: CHF 95.– Villa Borghese con parco: CHF 65.– Pacchetto escursioni: CHF 315.– Per informazioni e prenotazioni contattare: Mondial Tours - Piazza Pedrazzini 7a, 6600 Locarno;Tel. 091 752 35 20; Fax 091 752 35 18; e-mail: [email protected] IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 28 giugno L’ATTENTATO DI SARAJEVO Il 28 giugno 1914 l’Arciduca Francesco Ferdinando e la moglie vengono uccisi 28 luglio DICHIARAZIONE DI GUERRA L’uccisione dell’erede al trono spinge Vienna a dichiarare guerra il 28 luglio 1914 70 16 20 GLI ESERCITI SI MOBILIANO I diversi eserciti in campo schierarono nel conflitto circa 70 milioni di soldati UNA STRAGE DI SOLDATI Durante la Grande guerra sono morti circa 10 milioni di soldati e 6 milioni di civili GLI OSPEDALI E I FERITI Oltre 20 milioni i feriti tra civili e militari. E gli ospedali erano del tutto insufficienti milioni milioni 39 milioni tra virgolette L’anniversario 1914 - 2014 180 101 250 LE NAZIONI IN BANCAROTTA I costi della guerra, è stato calcolato, sono oscillati fra i 180 e 230 miliardi di dollari FUCILAZIONI E DISERTORI Oltre 100 mila condanne per diserzione. Solo i francesi ordinarono 675 fucilazioni LA SANGUINOSA VERDUN Nella battaglia di Verdun morirono 300 mila francesi e 250 mila tedeschi miliardi L’onda lunga della POMPEO MACALUSO storico I lampioni si stanno spegnendo in tutta Europa”, con queste parole, pronunciate dal ministro degli Esteri inglese il giorno della dichiarazione di guerra alla Germania, prende avvio “Il secolo Breve”, il grande libro di Eric Hobsbawn. Di quella data, il 4 agosto 1914, lo storico inglese fa un punto di svolta nella storia dell’umanità: aveva inizio un intero periodo storico, conclusosi nel 1991 con il crollo dell’Unione Sovietica. In questo principio di 2014, a cento anni da quegli avvenimenti, non è dunque abusivo interrogarsi sul peso che essi ebbero nella storia del nostro Paese: sul piano economico, politico e delle mentalità collettive. Se teniamo conto che alla vigilia del conflitto, la nostra integrazione nel sistema economico mondiale era già altissima, tanto che le importazioni rappresentavano il 46% del reddito nazionale e le esportazioni il 33%, comprendiamo subito perché i problemi e le tensioni del primo dopoguerra investirono anche noi, portando, ad esempio, nel 1921 il numero dei disoccupati a superare il 10% della popolazione attiva e determinando un crollo dei salari reali di oltre il 30%. Dunque, come nel resto d’Europa, anche per la Svizzera quelli furono anni di grande incertezza ed irrequietezza. Da qui il protagonismo delle classi lavoratici, che si organizzarono (l’Uss passò da 45.000 iscritti nel 1914 a 225.000 nel 1920) per far valere i propri di- Alla vigilia di quel terribile evento la Confederazione era già molto integrata nell’economia mondiale ritti. Lo sciopero generale proclamato dal Comitato di Olten dal 12 al 14 novembre 1918 ed il suo magnifico Programma (voto alle donne, 48 ore lavorative, garanzie sociali per vecchi e disoccupati) ne sono la testimonianza più eloquente. Tuttavia, malgrado l’assenza di una seria politica sociale a livello federale e di alcune scelte infelici in campo economico come quella di legarsi rigidamente al sistema del gold-standard, che rallenterà sino al 1936 la ripresa produttiva, nel nostro Paese non si aprì nessun “Biennio rosso”, né vi fu l’ascesa di un movimento armato del ceto medio, come quello di Mussolini in Italia. Ciò accadde perché, diversamente da molti altri Stati europei, le nostreclassi dirigenti, attraverso un accorto mix di repressione e di riforme, seppero conservare ed mila mila Grande Guerra Pregi e contraddizioni del sistema svizzero affondano le radici nella tormenta del 1914 anzi implementare la propria egemonia. Senza dubbio la più importante delle riforme fu quella approvata dal popolo (229.000 contro 149.000) il 13 ottobre 1918. Quel giorno si pose fine al sistema elettorale maggioritario in vigore dal 1848. In tal modo il sistema politico si adeguava alle trasformazioni sociali, istituzionalizzava le opposizioni e metabolizzava la crisi del liberalismo, che dappertutto metteva in forse la democrazia rappresentativa. Infatti, se il Partito liberale radicale perse il controllo del Consiglio nazionale, superando il Pss di appena il 2,5% dei voti, mantenne però la maggioranza assoluta nel governo e dunque il controllo della stanza dei bottoni. Non si ebbe nessun vuoto di potere e visto lo spirito del tempo, segnato dall’avanzata dei totalitarismi di destra e di sinistra, fu di certo un’ottima cosa. Questa propensione riformatrice investì pure la nostra politica estera grazie all’ingresso nella Società delle Nazioni. Malgrado l’opposizione degli ambienti più conservatori, ma paradossalmente anche dei socialisti, il 6 maggio 1920, con 416.870 contro 323.719, il popolo svizzero disse infatti sì. Merito anche del consigliere federale Giuseppe Motta, che con grande abilità riuscì a negoziare la garanzia della cosiddetta “neutralità differenziata”, durata sino al 1936, quando cessò dopo le san- zioni votate contro l’Italia per l’aggressione all’Etiopia. Si tornò quindi a quella “integrale”. Dunque, a parte il tabù del riconoscimento diplomatico dell’Urss, si mantenne un alto tasso di estroversione, ben sintetizzato dal fatto che già durante la guerra ben 25 Paesi avevano affidato i propri interessi alla Svizzera, cosa questa, che, a conflitto concluso, le permetterà di svolgere un’incisiva politica di arbitrato e di contribuire al raffreddamento delle tensioni internazionali: almeno sino al 1939. Sul piano delle mentalità collettive, il lascito della Grande Guerra fu invece decisamente più problematico. Il fossato tra tedeschi e romandi, che tutt’oggi condiziona la nostra vita collettiva, se non Il fossato tra tedeschi e romandi, che ancora oggi ci condiziona, all’epoca si era fatto più profondo ebbe origine in quel periodo, proprio allora si fece più profondo. È noto che, soprattutto dopo la violazione della neutralità del Belgio da parte dei tedeschi, l’opinione pubblica delle due parti del Paese andò progressivamente divaricandosi. Ancor peggio andarono le cose all’interno dell’establishment, se pensiamo che nel 1915 il gen. Wille invitò privatamente il Consiglio federale ad entrate in guerra a fianco della Germania. Per fortuna il suo “suggerimento” non venne accolto! Tra luci ed ombre, la Confederazione seppe comunque affrontare con duttilità la tormenta del 1914 e gli anni immediatamente successivi, tanto che molti pregi del nostro attuale sistema affondano lì le proprie radici. Come pure alcune delle sue contraddizioni. LATESTIMONIANZA “Anche il mio Augusto partì e non tornò più” I ricordi del conflitto di Emma Morano, 114 anni, la donna più anziana d’Europa R icordi di guerra di Emma Morano, la più anziana donna d’Europa, che vive a Verbania-Pallanza, sul Lago Maggiore. Una casa in “seconda fila” la sua, rispetto alla cortina d’edifici che s’affaccia sul lungolago. Emma, classe 1899, quando scoppiò la “Grande Guerra” che insanguinò il vecchio continente, aveva 15 anni. Fatica a ricordare quel tempo. “C’era il re…, quella guerrà si portò via il mio moroso. Allora abitavo a Villadossola, però sono nata a Civiasco (Vercelli). Mia madre invece era originaria della Svizzera, di Mendrisio”, dice, richiamando episodi di un secolo fa. Cercando di rimettere in ordine i fatti della sua lunghissima vita, dapprima a stento, poi via via con maggior fluidità. “La nostra era una famiglia numerosa: cinque fratelli e tre sorelle. Otto in tutto. E tutti morti. Resto solo io”. Con un gesto vanitoso si riassetta la mantellina di lana. Davanti ha ancora un grappolo d’uva, avanzato dalla colazione mattutina. “Prendo sempre un paio d’uova al giorno. Allora, quando ero giovane, mangiavo pasta, riso, di tutto. Da ragazza ero corteggiatissima. Appena uscivo da casa mi fermavano tutti – rammenta –. Cantavo bene e avevo conosciuto un giovane, della mia stessa età, anche lui nato nel 1899. Si chiamava… non lo ricordo più… Aspetta… Ah sì, Augusto. Poi partì poi per la guerra che si combatteva lontano, sulle montagne”. Chiamato al fronte da quel generale Luigi Cadorna, che nel 1917 portò una generazione di coscritti, “i ragazzi del ‘99”, a morire nelle trincee alpine, e che a Verbania è ricordato con un mausoleo, tipica costruzione fascista, sul lungolago. “Augusto non tornò dalla guerra. Eravamo giovani, ci volevano bene e ci saremmo sposati”, aggiunge senza eccessiva enfasi. Senza rammarico. “È andata così”. È ancora affaticata dalle interviste e dalle trasmissioni televisive che hanno messo in subbuglio la sua casa e la sua vita, per i suoi 114 anni compiuti lo scorso 29 novembre, guarda fuori dalla finestra, in cerca di un altro ricordo, di un dettaglio. Si dilunga su episodi marginali. Su come è arrivata a Verbania. “Mi ero ammalata, e il medico vistandomi ci disse di cambiare aria. Era preoccupatissimo per la mia salute: se va avanti così non campa molto questa ragazza, disse ai miei genitori. Fu così che venimmo ad abitare a Pallanza, dove mi sono sposata”. Un matrimonio mal combinato. “Mio marito era un violento. Fu così che dopo qualche anno, nel ‘38 presi la mia roba e me ne andai da casa”. Un gesto forte per quell’epoca. “Ah, la guerra ... ero innamorata di Augusto” Il ragazzo che non tornò, morto al fronte. Scendendo dalla casa di Emma, verso il lago, si incontra il monumento ai caduti, opera del russo Paolo Troubetzkoy: una giovane donna, bella, malinconica, con il figlio in braccio, che posa una rosa su quella che s’immagina la tomba di un soldato. c.m. Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA Dal 1° gennaio è obbligatorio scriverlo in modo corretto & GastroDiritto Sostituzione del numero Iva a sei cifre Occhio alle clausole non valide Attenzione a come scrivete il vostro numero Iva, per esempio sullo scontrino. La legge prescrive che dal 1° gennaio 2014 il nuovo numero Iva sia scritto così: CHE123.456.789 Iva, sostituendo quindi il vecchio numero di riferimento a 6 cifre. Troverete il vostro numero Iva sul vostro rendiconto Iva o, in qualsiasi momento, sul sito ufficiale del registro Idi (www.uid.admin.ch). Ulteriori informazioni sul sito www.estv.admin.ch. Nella foto a sinistra esempio di vecchio numero; in quella a destra il numero corretto. Nelle controversie con ex-dipendenti sorgono spesso clausole da rabbrividire, siano esse a favore che a sfavore del datore di lavoro. Il Codice delle obbligazioni e il Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) prevedono, però, delle regole che potrebbero portare delle sorprese poco gradite. Vi sono delle norme che sono imperative (cioè obbligatorie), parzialmente imperative (cioè valide solo se a vantaggio del dipendente) e dispositive (cioè lasciate alla libera scelta delle parti). Proponiamo qui uno dei tanti esempi che si possono fare: il salario minimo da versare al dipendente è obbligatorio, mentre stabilire un salario più alto è lasciato alla libertà delle parti. La violazione di una norma imperativa comporta la nullità della stessa (e non dell’intero contratto). Poco importa se il dipendente era d’accordo a lavorare per meno e che abbia firmato il contratto in tale senso: quella clausola non è valida e la differenza andrà pagata lo stesso. m.g. GastroTicino Un ampio ventaglio di offerte per facilitare il lavoro agli oltre 1650 affiliati alla più grande federazione del settore GastroTicino è la più grande associazione padronale dell’industria esercentesca e alberghiera del Canton Ticino e raggruppa oltre 1.650 soci. Per sostenerli nel loro importante ruolo economico e sociale ha rafforzato la propria attività e la promozione del settore. Oltre ai vantaggi di poter usufruire dei servizi di GastroSocial e della cassa malati Swica (vedi gastroticino.ch), se si è soci si può essere inseriti gratuitamente nel primo motore di ricerca completo degli esercizi pubblici ticinesi, sul sito di Ticino Turismo (ticino.ch) e su ristoranti.ch, che proprio in queste settimane sta subendo un completo restyling, così come il sito istituzionale gastroticino.ch. Detto che con GastroSuisse si può essere classificati con il nuovo label delle “stelle” che reca la croce svizzera al centro, i nostri soci per i problemi di ordinaria amministrazione, hanno diritto a una prima consulenza giuridica gratuita sulla Legge esercizi pubblici, contratto collettivo di lavoro e altri contratti, risparmiando sui costi legali. Telefonare per appuntamento all’avvocato Marco Garbani (091 961 83 Importante anche segnalare che GastroTicino ha un Ufficio Stampa & Pr per una comunicazione efficace e tempestiva, affidato al giornalista professionista Alessandro Pesce. Anche i soci, secondo determinate modalità, hanno la possibilità di far capo a un servizio oggi indispensabile, che può curare anche eventi e fornire consulenze in diversi ambiti (servizi fotografici, web, comunicati stampa, news letter, realizzazione di siti, ideazione di campagne di immagine o pubblicitarie a prezzi interessanti, filmati e molto altro ancora). I soci che ricevono gratuitamente il settimanale “Il Caffè” - possono contattare l’Ufficio Stampa per prendere un appuntamento sia per l’iscrizione al portale ristoranti.ch, sia per un eventuale articolo su Il Caffè. Quale novità, un corso per conoscere e utilizzare i media. E tra i progetti più apprezzati citiamo “Ticino a Tavola”, l’iniziativa del Centro di Competenza Agroalimentare, che valorizza i prodotti locali e i ristoranti che li utilizzano. Molti soci si sono già annunciati e godono di numerosi vantaggi. Non esitate!! red e i servizi ai soci 11 oppure inviare mail a [email protected]). Importante anche partecipare ai corsi di perfezionamento a prezzi modici, in modo da soddisfare meglio le sempre crescenti esigenze della clientela. Avete richieste, idee o suggerimenti? Contattate Valentina De Sena, responsabile della Tra le iniziative più apprezzate quella di Ticino a Tavola formazione professionale. Il segretariato di GastroTicino, aperto dal lunedì al venerdì (08.0012.00 / 13.00-15.00) è disponibile per ogni informazione e invierà ai soci che ne faranno richiesta, contratti di lavoro, listini prezzi, buste paga e altro materiale a prezzo modico. Ecco le regole previste dalla legge, ma molto dipende dalle decisioni che prende il responsabile del locale Quando possono entrare gli animali nei ristoranti tenere né introdurre animali nei locali che entrano in contatto con derrate alimentari”. Ciò significa una cosa: gli animali possono di principio essere tenuti all’esterno di un esercizio pubblico (p.es. una terrazza esterna direttamente accessibile). Il cpv. 2 prescrive due eccezioni alla possibilità di tenere un cane nei locali in cui si entra in contatto con derrate alimentari. La prima concerne i cani che guidano o accompagnano un disabile. La seconda eccezione (modificata e aggiunta di recente) prevede la Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo In questi ultimi anni si è assistito a diverse modifiche legislative, sia a livello federale che cantonale, in merito all’accesso e alle limitazioni delle presenze di animali negli esercizi pubblici. Tutto ciò ha creato confusione. Vi era addirittura una norma cantonale che sanciva il contrario di quello che prevedeva un’ordinanza federale. Ecco, quindi, un aggiornamento sugli esercizi pubblici. La normativa federale di riferimento è l’ar. 15 dell’Ordinanza Dfi sui requisiti igienici. Il cpv. 1 prevede la regola: “Non è consentito oreaggio m a Undi form re in otlotranti 50 ris possibilità di introdurre cani “che accompagnano clienti nelle sale da pranzo di ristoranti, purché il responsabile lo consenta”. Questa seconda eccezione è stata voluta fortemente dai Cantoni turistici, in particolare Vallese e Grigioni, ed è stata inserita solo in un secondo tempo. Il gerente ha quindi il diritto e il dovere di fissare regole per l’accesso dei cani, a dipendenza della loro taglia e animosità; egli ha pure il diritto di fare allontanare un cane che disturba o che non è correttamente curato dal detentore. m.g. GT09012014 COPPIA ESERCENTI RILEVEREBBE PICCOLO ESERCIZIO A CARATTERE STAGIONALE, Sottoceneri o Sopraceneri. 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Lo chef di cucina Francesco Favilla vi consiglierà diverse specialità, tra le quali segnaliamo il piatto rustico della regione (mortadella, coppa piacentina, borlenghi di Modena), tartara di manzo all’aceto balsamico con gnocco fritto, passatelle all’emiliana in brodo, cappellacci di zucca al burro e salvia, zampone in galera con lenticchie, storione in umido alla ferrarese con polenta fritta, bocconotti ripieni con marmellata di ciliegie, zuccotto al cioccolato e tante altre specialità. Il tutto accompagnato dai grandi vini del territorio quali Lambrusco, Gutturnio frizzante e Bonarda, consigliati dalla sommelier Claudia Mortarotti. Prenotazioni e informazioni telefonando al numero 091 608 11 87 oppure [email protected]. presenta: SCEF 045 CONTRATTI DEL DATORE DI LAVORO Obiettivi tutelare meglio l’esercente da contratti capestro o inutili, essere in grado di fare valere i diritti previsti dai contratti, conoscere meglio il Ccnl per migliorare la posizione di datore di lavoro, avere più facilità di appellarsi al contratto collettivo grazie alla maggior conoscenza della materia, soprattutto in caso di comportamenti scorretti da parte dei dipendenti. Insegnante avv. Marco Garbani Data e orario 20 gennaio 2014, 8.30-12.00 Costo Chf 50.00 soci / Chf 100.00 non soci TECNICHE DI LAVORO E GESTIONE DEL TEMPO (NUOVO) Obiettivi prendere consapevolezza degli elementi che influenzano positivamente e negativamente lo svolgimento delle attività quotidiane, conoscere gli strumenti più concreti per controllare e monitorare il tempo investito sul posto di lavoro, sperimentare la possibilità concreta di aumentare le prestazioni riducendo gli sforzi, riconoscere i fattori che perturbano il proprio lavoro. Insegnante Moreno Porfido, formatore per adulti, Professional Coach Icf, trainer in psicologia del benessere Data e orario 3 febbraio 2014, 8.45-16.45 Costo Chf 180.00 soci / Chf 230.00 non soci IGIENE E SICUREZZA ALIMENTARE: LE NUOVE LINEE GUIDA (NUOVO) Obiettivi conoscere le novità apportate dalle nuove linee guida buona prassi procedurale nell’industria alberghiera e della ristorazione (Bpiar) e saperle applicare per una corretta e ottimale gestione aziendale. Insegnante Luca Bordoli, ingegnere alimentare Data e orario 3 febbraio 2014, 13.30-17.30 Costo Chf 80.00 soci / Chf 130.00 non soci INTRODUZIONE AL CIOCCOLATO (NUOVO) Obiettivi scoprire il fantastico mondo del cioccolato, acquisizione di semplici nozioni di storia, conoscenza delle varie fasi di lavorazione del cioccolato, creazione di una tavoletta di cioccolato. Insegnante Giuseppe Piffaretti, formatore e ambasciatore Ambassador Club Carma (www.carma.ch) Data e orario 4 febbraio 2014, 13.30-17.30 Costo Chf 130.00 soci / Chf 180.00 non soci IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 41 tra virgolette chicosadove LATESTIMONIANZA Edith Hunkeler Heinz Frei Alex Zanardi InSuperAbili È stata nominata per sette volte sportiva svizzera dell’anno: vittima di un incidente a 22 anni ha iniziato l’attività 2 anni dopo.Vincendo tutto È l’atleta svizzero più premiato della storia. Paraplegico dal 1978 per una caduta in montagna, è stato designato 5 volte sportivo dell’anno È un simbolo. Nel 2001 dopo un incidente gli amputano le due gambe. L’ex pilota diviene ambasciatore dello sport per disabili Fondato un anno fa a Lugano, è un gruppo molto attivo. Seppur giovanissimo si è già ritagliato un bello spazio nello sport ticinese “Ripartire da zero è dura, si ha bisogno di sostegno” ianpaolo Donghi è l’uomo di contatto per il Ticino dell’Associazione paraplegici svizzeri. Lui stesso ha vissuto in prima persona la fatica di “rialzarsi”. E ora si prodiga per gli altri. “Un paio di volte al mese vado nelle cliniche specializzate per incontrare i degenti e per parlar loro delle molteplici possibilità a disposizione per reintegrarsi nella società - spiega Donghi -. Un impegno che mi dà molte soddisfazioni, i progressi a cui assisto sono un grande stimolo per continuare. Io stesso ho dovuto seguire l’identico percorso e so quanto è difficile, e quanto devi farti aiutare”. Certo, la riabilitazione dopo un grave incidente è complicata. In gioco non vi sono solo le ogget- G La società Sport e disabilità Hanno vinto l’handicap e sono diventati campioni Paraplegici, ma pluripremiati e con la voglia di ricominciare Gruppo Paraplegici Ti È attivo dal 1979. La sezione di maggior successo è quella della pallacanestro, che ha conquistato più volte il titolo di campione svizzero Handbike È la disciplina che ha maggior seguito perché garantisce libertà di movimento e indipendenza. In Ticino si sta diffondendo sempre più OMAR RAVANI S e i nomi di Edith Hunkeler e Heinz Frei vi dicono qualcosa, significa che sapete cos’è lo sport per paraplegici. I due atleti, pluridecorati ad Olimpiadi e campionati europei e mondiali, sono infatti tra coloro che hanno dato più soddisfazioni alla storia dello sport rossocrociato. Ventisette medaglie a Giochi estivi ed invernali, di cui quindici d’oro, sono il fiore all’occhiello della carriera del solettese Frei, mentre il palmarès della lucernese Hunkeler riporta la bellezza di 8 podi olimpici, 11 medaglie mondiali e 13 europee. Ma non sono i soli. All’ombra dei fari puntati sulle élite si è sviluppato anche in Ticino un movimento molto vivace. Di diritto, oltre ad atleti ed allenatori, ne fanno parte coloro che permettono a chi è vittima di un incidente di riacquistare fiducia e di reagire con determinazione. Fra questi il Gruppo Paraplegici Ticino. “Il programma che proponiamo -, spiega il responsabile sport Silvano Milesi - è molto diversificato e spazia dell’handbike (il ciclismo per disabili) alla palestra sino allo sci di fondo, per il quale organizziamo spesso delle giornate o addirittura delle settimane di uscita. Poi c’è l’aspetto competitivo in cui si distinguono in particolare due dei nostri atleti, Athos Libanore e Luca Gilgen, che fanno parte dei quadri nazionali dell’handbike”. Uno sport, quest’ultimo, che permette maggiore indipendenza, non dovendo sottostare ad orari e impegni fissi. Più difficile è, ad esempio, fare uno sport di squadra. “Fino a qualche tempo fa potevamo fregiarci della squadra di basket - prosegue Milesi -, che ha vinto molto in Svizzera e che ha potuto giocare anche in Coppa dei Campioni a più riprese. Ora purtroppo la compagine è stata sciolta”. Parapendio L’esperienza di volare fa pure parte del ventaglio di offerte. Intrepidi, anche i disabili colgono l’occasione di diventare dei novelli Icaro Nata nella primavera del 2012, l’associazione InsuperAbili, con sede a Lugano, può contare sull’appoggio del Comune, come spiega Walter Lisetto, presidente. “Siamo a tutti gli effetti una società luganese, ma pure una sezione ufficiale dell’Associazione svizzera dei paraplegici, assieme ad altri ventisei club. Grazie a ciò i nostri soci godono di un’assistenza offerta a più livelli dal centro per paraplegici di Nottwil”. Recentemente, è stata organizzata una giornata alla Resega per presentare il curling. “Ha avuto un grosso successo, con sette soci che hanno voluto provare questo sport - aggiunge Lisetto -. Si è riscontrato un tale entusiasmo che probabilmente potremo organizzare degli allenamenti misti anche con i normodotati. È un altro tassello che va ad aggiungersi alla no- stra offerta, che spazia dall’handbike al parapendio alla vela, tuttediscipline scelte da ragazzi entusiasti e molto dinamici: insuperabili, appunto”. Lisetto ha avuto in famiglia un’esperienza che l’ha segnato: “Mio fratello purtroppo ha subito una grave lesione alle vertebre, che lo ha reso tetraplegico - racconta -. Da allora mi sono sentito coinvolto e provo piacere nell’aiutare i ragazzi che desiderano fare sport malgrado il loro handicap”. Insomma, un mondo tutto da scoprire, in cui a dominare è soprattutto la voglia di ricominciare, di rimettersi in gioco. E dove la consapevolezza di avercela fatta è da stimolo per mirare ad ulteriori traguardi. [email protected] QOmarRavani Wheelchair Curling Disciplina sconosciuta in Ticino, ha enorme seguito al Nord delle Alpi. Ma anche al Sud è stata di recente sperimentata con successo Clinica di Nottwil Da qui riprende la nuova vita. Sono mesi difficili, tra dubbi e speranze, durante i quali l’assistenza pisco-fisica è di fondamentale importanza GIANPAOLO DONGHI L’uomo di contatto per l Ticino dell’Associazione paraplegici svizzeri tive difficoltà fisiche, ma anche una serie di dinamiche psicologi che pesano sulla persona alle prese con un altro corpo. “La riabilitazione può durare dai 5 ai 6 mesi, in buona parte da seguire presso l’ospedale lucernese di Nottwil - riprende Donghi . Devi ricominciare tutto da zero, riadattarti ad ogni attività e ad ogni movimento, anche il più banale. È una fase fondamentale e perciò l’aiuto esterno è importante, ad esempio, il sostegno psicologico. C’è, poi, la valutazione dell’abitazione, capire come adattarla alla nuova condizione fisica, con l’ eliminazione di tutte le barriere architettoniche. Donghi ricorda i suoi inizi: “Incontrai il mio predecessore una ventina d’anni fa, quando ero ricoverato a Nottwil. Mi parlò delle varie attività e mi interessai subito allo sport: oggi sono molto più allenato di prima dell’incidente”. Tutti dilettanti, gli sportivi svizzeri si preparano alle Paraolimpiadi come dei veri professionisti Impegno totale per i grandi Giochi Una decina di atleti disabili pronti per gareggiare a Sochi O ltre all’aspetto ludico c’è anche quello competitivo, come in ogni sport. E nemmeno per i disabili si deroga da questa regola. Sono parecchi gli appuntamenti per coloro che hanno eletto lo sport ad attività principale. Perché chi riesce a qualificarsi per un avvenimento come un’Olimpiade non può non avere la possibilità di prepararsi come si deve, ossia come un atleta professionista. Ecco dunque che in questo periodo di avvicinamento ai Giochi di Sochi l’impegno è totale. Sebbene, almeno in Svizzera non si può parlare di professionismo, i ritmi in vista di queste impegno sono quelli. Basti pensare agli atleti di sci alpino, che stanno correndo delle gare di Coppa del mondo oltreoceano, in Canada e Stati Uniti. Obbiettivo Sochi, dunque, per gli atleti di punta che combatteranno per le medaglie con l’obiettivo di raccogliere allori e magari migliorare il bottino di tre podi realizzato quattro anni or sono. In quell’edizione l’oro lo vinse Christoph Kunz, nella discesa da seduto. Le Paraolimpiadi sono l’evento più importante tra un gran numero di manifestazioni che riguardano il mondo dello sport per disabili. Praticamente ogni disciplina ha la sua versione adattata a dipendenza dell’handicap, che viene diviso in diver- se categorie: amputati, persone con danni cerebrali, ritardi mentali o costrette in carrozzella, cecità e sordità. Per ogni infermità viene poi indicato un codice di classificazione, che contribuisce a creare le categorie nelle quali gli atleti vengono assegnati. In Svizzera chi si occupa di selezionare i migliori sportivi è Swiss Paralympic, con sede a Berna e che in questo periodo è particolarmente sotto pressione. La voglia di fare bene è tanta e Sochi sarà una trasferta che andrà onorata con tutti crismi. Per ora, salvo infortuni dell’ultima ora sono una decina gli atleti pronti a prendere l’aereo per la Russia: i friburghesi Christo- LA SPERANZA DELLO SCI ALPINO Sulle nevi russe gli elvetici sono pronti a regalare delle grosse gioie alla Federazione nazionale phe Brodard e Michael Brügger, il bernese Cristoph Kunz, il ticinese residente nel canton Zurigo Maurizio Nicoli, Joachim Roethlisberger di Interlaken, il vodese Hugo Thomas e la nidvaldese Beda Zimmermann, l’unica atleta non vedente che parteciperà alla famosa competizione. Per finire la grande speranza della delegazione elvetica, lo svittese Thomas Pfyl, che aveva colto due medaglie nei giochi del 2006 a Torino. Eletto portabandiera elvetico a Vancouver, da lui ci si attende molto, anche perché agli ultimi Mondiali di sci ha vinto una medaglia di bronzo. Lo sport per disabili in Svizzera è quindi più vivo che mai. IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 42 tra liincontriladomenica virgolette Gerry Scotti L’uomo della televisione “Io non faccio quiz, racconto storie” S ALESSANDRA COMAZZI e Franti rise, Gerry Scotti piange. Si commuove. E così si appella al pubblico: “Uomini, non abbiate paura della tenerezza”. E l’ha detto prima che la tenerezza diventasse un bellissimo “hit” del Papa. Gli era toccato, nel 2013, inaugurare su Canale 5 i festeggiamenti per i trenta anni della rete. Perché lui “è” Mediaset senza esserne succube, lui è il mediano che smaltisce lavoro e non fa polemiche, lui è la forza delle emittenti tv. Il suo omologo alla Rai è Carlo Conti, un altro che non ha mai cambiato casacca, un macinatore di chilometri e programmi. Perché poi questi signori fanno anche ascolto. E trasmissioni che segnano la piccola storia della tv. Prendiamo “Chi vuol essere milionario”: il gioioso esercito dei concorrenti era partito il 24 maggio, come i primi fanti del Piave, la canzone degli Alpini. Correva l’anno 2000, in Italia c’erano ancora le lire. In dieci anni, soltanto due persone arrivarono al traguardo massimo: Francesca Cinelli, impiegata in una concessionaria di camion, e Davide Pavesi, studente di ingegneria. L’unica variazione di rilievo, in questo lungo periodo, riguardò l’eliminazione del “dito più veloce”, la scelta del concorrente fatta con una gara di rapidità. “I giovani venivano inevitabilmente favoriti - ricorda il 57enne conduttore -, mentre a me piacciono il respiro e l’autorevolezza degli anziani, mi piace il loro modo disincantato di giocare”. Gerry (nome vero Virginio) Scotti è nato nel 1956, in una frazione di Miradolo Terme, provincia di Pavia. Con i genitori si trasferisce a Milano, consegue la maturità classica e si iscrive a Giurisprudenza. Un grande classico. Ma intanto faceva la radio, poi la tv, e a un certo punto, nel 1987, diventerà pure deputato tra i socialisti di Craxi, quando i parlamentari italiani ancora li sceglievano i cittadini, e lui ottenne più di novemila preferenze. L’esperienza non gli garbò particolarmente, ma intanto fu un’esperienza. Quanta strada nei suoi sandali, come direbbe Paolo Conte e com’è logico che sia. Dopo il “Milionario” ha fatto naturalmente molto altro, da “Io canto” a “Italia’s Got Talent”. Però il quiz preserale è stato uno dei punti fondamentali del suo percorso professionale. In un quiz a risposte multiple, il concorrente deve scegliere tra una rosa di suggerimenti, però qualcosa deve davvero sapere. “Penso di essere riuscito a svolgere, a modo mio, il lavoro del divulgatore - confida Scotti piuttosto soddisfatto -. Lungi da me volere essere come Piero Angela, ma da grande mi piacerebbe presentare i documentari, e spero che l’azienda prima o poi me lo lasci fare. ‘Il milionario’ è stato una pietra miliare nell’offerta dei quiz in tv. Ed è stato una tappa fondamentale nella mia carriera, e peraltro avevo già condotto quel bel ‘Passaparola’ che tante soddisfa- zioni mi aveva dato. La ‘bibbia’, come la chiamiamo noi, del format, è precisissima. Tutto è preordinato, le luci, lo studio, le musiche, la forma della scrivania, tutto”. Si era visto bene nel film “The Millionaire” di Danny Boyle, premio Oscar del 2009: scenografia e impostazione generale pressoché identiche. “Appunto, quello che fa la differenza è il presentatore - dice divertito -. E poi i contenuti, il tipo di domande. Da noi un conduttore come quello della pellicola sarebbe improponibile. Per quanto... un bel ‘Milionario’ bastardo presentato da un infame si potrebbe ancora fare, pure dopo che sono passati alcuni anni”. Una versione, però, che non lo vedrebbe alla conduzione. “Certo che no assicura -. Mi viene in mente uno disincantato come Teo Mammucari, non so se in Svizzera lui è conosciuto. Resta il fatto che lui, alla fine, non è così cattivo”. Figlio di un rotativista del Corriere della Sera, il “Gerry nazionale” lavora e lavora, da vero stakanovista quale è. Tanta tv e mai nessuna polemica, dentro e fuori i programmi, le registrazioni, le promozioni. Ma non smetterebbe mai di parlare del ‘Milionario’, perché è un’impressionante macchina IL DIVULGATORE Penso di essere riuscito a svolgere, a modo mio, il lavoro del divulgatore. Lungi da me volere essere come Piero Angela, ma mi piacerebbe presentare i documentari e spero di farlo prima o poi IL BASTARDO Un conduttore come quello della film ‘The Millionaire” sarebbe improponibile. Però una bel ‘Milionario’ bastardo, presentato da un infame, magari si potrebbe anche fare da spettacolo, un pezzo di storia televisiva importante da ricordare. “C’erano quattro autori per il casting e otto per le domande - racconta -. Il capo autore era Ludovico Peregrini, il famoso ‘signor no’ del Rischiatutto di Mike Bongiorno, con cui cominciai a lavorare nel 1970. C’erano allora ventimila domande in onda e una riserva di diecimila: l’ordine è sempre random, sceglie il computer, nell’ambito dei parametri di difficoltà indicati da noi. Nel tempo sono arrivati concorrenti con una cultura medio alta e sono cambiate le domande: prima erano più nozionistiche, poi sempre più ragionate. Dovevano far interagire il pubblico da casa. In fondo è lo stesso meccanismo riprodotto da ‘Italia’s Got Talent’: provocare l’ammirazione o la risata, da parte di chi ci guarda”. Senza falsa modestia Scotti si riconosce qualcosa in comune con il principe dei quiz Mike Bongiorno: “La capacità di scavare nei personaggi. Lo dico sempre, noi raccontiamo storie, non facciamo quiz”. I concorrenti sono concordi nell’affermare che Scotti non conosce le risposte, ma sa proprio tante cose di suo. “È che sono onnivoro - commenta lui ironico - anche nella lettura. Leggo di tutto, persino le istruzioni del forno a microonde. Si vede che qualcosa mi resta, che alleno il cervello. Gli addominali un po’ meno...”. Non ama tanto fare sport, lo ammette e confessa: “So che si vede, anzi, ci scherzo sempre sopra”. Dal 2007 Gerry Scotti è presidente di Radio101. Con l’ultima confidenza tratteggia i suoi piaceri privati: “La mia serata ideale è il lunedì sera in casa: minestrone, copertina e qualsiasi cosa assomigli al ‘Processo di Biscardi’. Con me, mio figlio, gli amici e i miei due cani. Sono dei jack russel, la mamma Jackie e la figlia Attila... il nome spiega tutto. La vacanza ideale è in giro per il mondo con mio figlio portando sempre con me un libro. Se dovessi sceglierne uno, direi ‘Il profumo’ di Patrick Süskind. Adoro giocare a biliardo e scala 40, andare in bici e barca a vela, colleziono orologi tecnici d’acciaio, ne ho circa 100. Il primo disco acquistato è ‘Zum zum zum’ di Sylvie Vartan. Il più bel concerto che abbia mia visto: quello di Carlos Santana. Il film che consiglio è ‘C’era una volta in America’ di Sergio Leone di cui adoro tutto, dagli attori alla colonna sonora di Ennio Morricone. Nel mio guardaroba non può assolutamente mancare una camicia azzurra e in cucina la cosa che mi riesce meglio è lo spezzatino con le patate. Il piatto preferito? Il riso al salto. Le tre cose che amo di più sono i bambini, la casa e i vecchi, le tre che odio di più sono la confusione, i locali pubblici e le feste comandate tipo il capodanno: bisogna divertirsi per forza, ma io se posso vado a letto alle 23.20. Di me dicono ogni bene possibile e che sono avaro!”. Lui, però, sostiene di non essere avaro, ma parsimonioso, per chi ancora conosce la differenza. E per concludere: “Non sempre saluto con qualche benedizione divina. Quando lo faccio, è con lo spirito con cui i miei vecchi dicevano: Ussignur dài, guarda in giù ogni tanto”. leopinioni IL CAFFÈ 19 gennaio 2014 “La ripresa economica mondiale sembra tenere. Si può quindi guardare al futuro con prudente ottimismo. Segnali positivi provengono anche da Stati Uniti e alcuni Paesi europei, dove permangano tuttavia problemi irrisolti”. Ad affermarlo è Fabio Bossi, delegato della Banca nazionale svizzera (Bns) alle relazioni economiche regionali per la Svizzera italiana. Le previsioni avanzate da esperti del settore per l’andamento economico nel 2014 sono dunque confermate. La Bns prevede per l’anno prossimo una crescita nel nostro Paese di circa il 2%. “Le principali banche centrali stanno tentando di rilanciare l’economia immettendo liquidità, cioè moneta, sul mercato – spiega Bossi –. Nel contempo numerosi governi stanno promuovendo misure di risparmio per il necessario risanamento dei conti pubblici. La 43 tra virgolette Finanze sane, stabilità e crescita, la Svizzera resta un’isola felice FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO combinazione di queste azioni dovrebbe condurre fuori dalla crisi e a politiche monetarie meno espansive”. Qual è la posizione economica della Svizzera, in questo quadro? “Unica – risponde IL DIARIO senza esitazione – sia per quanto riguarda i conti pubblici sani, sia per la stabilità politica, sia per il complessivo buon andamento dell’economia”. Un ruolo decisivo nel determinare la crescita economica nel nostro Paese, nonostante la crisi, lo ha certamente svolto la Bns con la sua coraggiosa decisione, nel settembre del 2011, di fissare il cambio minimo franco-euro a 1,20 franchi, bloccando così l’eccessivo rafforzamento della nostra moneta, che avrebbe compromesso la competitività FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS svizzera a livello internazionale. “Certamente. La decisione ha evitato una drammatica recessione e limitato una persistente tendenza al calo dei prezzi”. Ma questa politica ha fatto perdere soldi alla Bns? “Gli acquisti di euro hanno accresciuto considerevolmente il bilancio della Bns, esponendolo a importanti rischi di cambio, che vengono limitati grazie a un’attenta diversificazione in altre valute e classi d’investimento. Fluttuazioni del risultato operativo possono tuttavia derivare da altri attivi, come per esempio l’oro. Va sottolineato – conclude Bossi – che il mandato della Bns non è tanto quello di produrre utili, quanto garantire la stabilità dei prezzi e in generale favorire il benessere economico del Paese”. Compito che, durante questa difficile crisi, ha dimostrato di saper adempiere. La Bns dispone di una presenza su tutto il territorio con otto delegati nelle varie parti del Paese. Quali ambasciatori a livello regionale, intrattengono contatti regolari con il mondo economico, le istituzioni e il settore pubblico in generale. Raccolgono inoltre informazioni presso le aziende, tramite approfonditi incontri con gli imprenditori. I risultati emersi contribuiscono all’elaborazione delle valutazioni della Direzione sull’andamento dell’economia, in base alle quali viene decisa la politica monetaria elvetica. LIDO CONTEMORI RENATO MARTINONI Quell’uomo in bianco che piccona le frontiere Colonialismo burocratico dell’antilingua d’Italia Caro Diario, è bello imbattersi in una persona che ti fa germogliare nel cuore la nostalgia dell’uomo, riflesso di Dio, in un tempo dominato da un male cupo quale la “globalizzazione dell’indifferenza“. Ed è confortante che questa persona, di cui si sapeva poco o nulla fino al 13 marzo 2013, sia l’uomo dell’anno, proclamato dall’insospettabile “Time“. Jorge Mario Bergoglio continua a stupire il mondo. Fa il timoniere della Chiesa con la semplicità di un antico parroco di campagna e, anzi, proprio ai preti dà le coordinate del cammino: il Vangelo prima di tutto. Cioè, nel gergo bergogliano: “Basta sacerdoti untuosi, basta preti farfalla che vivono nella vanità“. Cardinali, vescovi, preti devono essere “pastori con l’odore delle pecore“, lontani dai salotti della diplomazia e della mondanità. OGNI PASSO di Papa Francesco è verso le periferie: per l’inclusione piuttosto che l’esclusione; per dialogare invece che condannare. Più amore e meno Curia (specie quella romana, autoreferenziale e sciropposa). Eccolo allora battezzare nella Sistina 32 neonati, dei quali scandisce ad alta voce i nomi. C’è anche la figlia di una coppia sposata solo civilmente: dov’è il problema? Cristo è venuto ad accogliere, non a fare il doganiere e l’unica volta che s’è messo a scrivere fu quando difese l’adultera dalla lapidazione. APPENA FINITO il rito sotto la “bibbia“ michelangiolesca, ecco Francesco piazzare un’altra botta delle sue: l’annuncio della nomina dei suoi primi cardinali. Con un po’ di enfasi si è scritto che sono i “primi“ della Chiesa mondiale. L’impulso, in verità, partì già con Giovanni XXIII ed è proseguito con tutti i successori, in una costante tensione all’universalità. Questo Papa è andato a pescare i 16 nuovi porporati, più tre “ad honorem“, nei posti più impensati, fuori dal Vecchio Continente, al Sud, dove vive la maggior parte dei cristiani, dalle Filippine al Burkina Faso, al Nicaragua. CONFESSO l’emozione personale provata nel sentire in diretta, all’Angelus, i nomi di due belle persone, che conosco da vicino, fatti “cardine“ dell’Annuncio. Uno, Loris Capovilla, 98 anni suonati, storico segretario di Papa Roncalli, inesausto nel richiamare le intuizioni giovannee. Ha commentato sereno: “È un raggio di sole al tramonto della vita“. L’altro, Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, viene dal popolo. Alla vigilia della visita del Papa ad Assisi, gli chiesi che cosa dovrebbe fare la Chiesa per avvicinarsi all’uomo inquieto e fragile. E lui: “Tornare alla genuinità dell’annuncio evangelico, che è un messaggio di amore e di accoglienza“. I nostri amici italiani si divertono di tanto in tanto a fare le pulci alla lingua parlata nella Svizzera italiana. C’è addirittura chi continua a ripetere, immaginarsi!, che solo i toscani sanno l’italiano. Più di una volta pertanto sono stati messi insieme, seriamente o per gioco, elenchi di “svizzerismi”, cioè di parole o espressioni che capiamo solo noi, dato che le usiamo, ma che in Italia nessuno comprende e anzi fanno sorridere e magari anche ridere a crepapelle. Sono il frutto dell’“italiano federale”, delle istituzioni, delle leggi, della burocrazia, dell’influenza del tedesco. Ne sono un esempio le offerte speciali dei nostri supermercati, che da noi vengono chiamate “azioni”: una parola che non solo a Barletta ma neanche a Casalpusterlengo verrebbe intesa. Saranno pure brutti, questi termini, ma almeno li intendiamo. Succede però che anche da noi arrivino, non solo le belle parole dell’italiano d’Italia, ma anche espressioni che non paiono avere rapporti diretti con la nostra realtà. Su un nostro quotidiano si è letto recentemente dell’interrogazione al governo ticinese di un parlamentare che, in seguito alle forti nevicate natalizie, ha chiesto “se il Consiglio di Stato intende aprire un fascicolo per valutare eventuali responsabilità che hanno causato il black out generale nelle Valli del Sopraceneri”. “Aprire un fascicolo” è espressione che sentiamo giornalmente sui telegiornali della Rai e indica, se capiamo bene, la registrazione di dati in vista dell’eventuale avvio di un’inchiesta giudiziaria in caso di sospetta infrazione delle leggi. Non sappiamo se l’amena formula sia veramente stata usata dal deputato, nel suo atto parlamentare o se sia frutto della penna del giornalista che ha dato notizia dell’interrogazione. Forse è un italiano, forse è lo stesso che nel medesimo giornale ha parlato di “patrignicidio”. Fatto sta che, così come fanno sorridere gli elvetismi in Italia, suonano male gli orribili italianismi burocratici (Italo Calvino la chiamava “burolingua” o “antilingua”) in Svizzera. Già in occasione delle serate calcistiche della Rsi, si sentono commentatori che dicono “noi” quando parlano della Juventus o del Milan che giocano contro il Chelsea o il Barcellona, e danno il voto 10 al più bravo e il 6 al mediocre. La questione dunque non è solo quella di rifiutare le parole inglesi, belle o brutte che siano, in nome della “lingua del sì”. Il problema sta nell’usare le parole giuste al posto giusto e le espressioni corrette nel contesto corretto. Altrimenti sentiremo presto chiamare “questore” il capo della polizia, “finanziere” la guardia di confine, “ragioniere” il contabile e “mutuo” l’ipoteca bancaria. Allora saremo caduti, per ignoranza o disattenzione, in quello che una volta si chiamava colonialismo linguistico. Il pittore che canta la vita e la bella borghesia urbana UNA DOMENICA IN MOSTRA CLAUDIO GUARDA Mai come in questi ultimi decenni le mostre sugli impressionisti si susseguono a spron battuto mettendo in fila code di pubblico: e se Monet spopola al Castello di Pavia, a Torino si fa la coda per vedere Renoir, come lo scorso anno la si faceva per vedere Degas. In parte se ne capiscono anche le ragioni, che non sono solo economiche. Perché se è vero che la loro pittura oggi piace più che mai - anche perché non solleva problemi ed è viva e moderna, piena di luce e di colore, traboccante di danze, balli e gioia di vivere; altrettanto vero è che ai loro tempi le cose non stavano così e la loro pittura non risultava parimenti piacevo- ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura le o gradita. Tanto che a più d’uno tra loro, da Monet allo stesso Renoir, toccò di vivere prolungati periodi di ristrettezze economiche, e di doversi anche difendere dagli sferzanti giudizi di qualche critico che tendeva a schiacciarli tutti dentro un’indistinta omologazione quando in realtà non è che procedessero tutti allo stesso passo, pur facendo parte inizialmente dello stesso gruppo. Mentre taluni di loro sviluppano questioni di non poco conto sulla natura dell’arte, deviando poco alla volta dall’impressionismo fino a lasciarselo alle spalle, in particolare a Cézanne e a Gauguin, Renoir sembra andar avanti sere- Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi namente per la sua strada di cantore della vita moderna e della borghesia urbana che cerca di rendere con modernità di accenti fondendo la luce con il tocco di colore: ed in questo fu un vero maestro. In realtà, anche nel suo caso c’è comunque una data che, come uno spartiacque, marca un nuovo orientamento sia stilistico e formale, ed è il viaggio in Italia che poté permettersi per la prima volta solo nel 1881, grazie all’aiuto del suo agente Durand-Ruel. Viaggio segnato dalla reale scoperta dell’arte classica e rinascimentale che in lui avviene a 40 anni, quando non solo è un pittore solidamente formato, ma ha già raggiunto ri- Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] RENOIR TORINO Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino Fino al 23 febbraio sultati di grande qualità e freschezza. Ci tornerà poi ancora per un breve periodo nel 1883, in compagnia dell’amico Monet. Ebbene, quei viaggi lasceranno tracce evidenti nella sua pittura che non procederà più per accostamento di macchie vaporose, e riscopre invece la funzione del disegno, cioè della linea e della composizione che strutturano l’immagine. Caricandosi anche della nostalgia del mito: tanto che le sue bagnanti diventano adesso pomone di arcaica monumentalità sulle rive della Senna. Come dire: un ampliamento con recupero, non un superamento, un andare decisamen- RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 te oltre. Ecco perché, nonostante tutto, Renoir resta ancor oggi una figura controversa, identificata come il “pittore della felicità” e della “bella borghesia urbana”. Il merito maggiore della mostra torinese sta proprio nella immediatezza della sua leggibilità, derivante dal criterio che ne ha guidato l’allestimento: una sessantina di opere, provenienti da Parigi, suddivise per temi e generi - accompagnate qua e là da dipinti di altri impressionisti – dove ben si leggono gli spostamenti fatti dal pittore prima e dopo quel viaggio anche se, purtroppo, mancano proprio le sue più belle vedute italiane. STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) Non è solo colpa di “Downton Abbey”, che già nella sigla fa sognare con una sfilata di campanelli. La servitù, al piano di sotto, sa se sta chiamando il signore o la signora, dalla stanza da letto oppure dalla biblioteca. I tempi moderni, dopo l’affondamento del Titanic, sono annunciati da un lontano cugino che - orrore! - fa l’avvocato e pretende di vestirsi da solo. Lo avvertono che il valletto potrebbe aversene a male, e i sottoposti contrariati sono pronti alla vendetta: dimenticando sul pavimento, per esempio, una saponetta più pericolosa della buccia di banana. La servitù ha avuto il suo momento di gloria anche nelle ultime vicende di Nigella Lawson, sexy cuoca britannica: sulla copertina di Stylist si è fatta fotografare con il volto cosparso di caramello (caramello salato, precisa la Oggi le istruzioni per la servitù senza più lo stile Downton Abbey CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO didascalia). Meno posata la foto al ristorante, mentre il marito Charles Saatchi, pubblicitario che con fratello fondò la Saatchi & Saatchi e mecenate degli artisti britannici Damien Hirst e Tracey Emin, la afferrava per il collo. Scandalo, finché non abbiamo scoperto i retroscena che hanno portato al divorzio. Droghe più efficaci (e proibite) del caramello salato per tirarsi su. Due allegre e spendaccione collaboratrici a far da copertura, perché il marito non sapesse. Le sorelle Grillo sono state assolte in tribunale, nonostante le spesse pazze. A loro discolpa si erano lasciate scappare “eravamo trattate come schiave, peggio di un cameriere filippino”, non avendo evidentemente idea delle condizioni in cui lavora normalmente la servitù. Non in casa Saatchi, dove erano trattate come membri della famiglia. Sul Guardian, Deborah Orr scrive un bellissimo articolo citando la dialettica servo-padrone di Hegel. Se accorci le distanze, trattando le impiegate come persone di famiglia (meglio delle persone di famiglia: gli estratti conto venivano regolarmente pagati senza fiatare), non puoi pretendere che non ne approfittino. Se lo fanno, ed è certo che lo faranno, non puoi sperare in una condanna da parte del tribunale. Mantenere le distanze non è antidemocratico, né vergognoso. E in certi casi sarebbe meglio restar fedeli al lei (molto più naturale, in caso di rimprovero). A spazzare via ogni sospetto da aristocratica senza cuore, la giornalista – dal 1997 è sposata con il romanziere Will Self - riferisce di aver avuto una nonna a servizio. E certamente, oltre a Hegel, ricorda le “Istruzioni alla servitù” di Jonathan Swift, anno 1745: manualetto satirico che insegna ai servi come fregare i padroni. Anche se tengono le carte di credito sotto chiave. Non tutti sono integerrimi come “The Butler” nel film di Lee Daniels: il maggiordomo figlio di schiavi (ispirato a Eugene Allen) che alla Casa Bianca servì otto presidenti senza portarsi a casa neppure uno spillo. Domenica 19 gennaio 2014 [email protected] www.caffe.ch Il Paese nel racconto popolare La finestra sul cortile 19 / Storie di quotidianità familiare Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. Il “taliano” e il croato di m... D i tutti gli appartamenti di quella casa al centro di Dagenazzo, quello della Milka e del Petar, che in italiano sarebbe Piero, era il più piccolo. Una sala con angolo cottura, una stanza da letto e un bagno. Era stato ricavato da un recente intervento. L’appartamento accanto, il 4, dove abitavano i Caverzasio, era stato rimpicciolito per poter affittare anche quelle due stanze con bagno. Hanno tirato su una parete e via. Ma così sottile che ogni volta che la Milka e il Petar a letto facevano... le loro cose, il Caverzasio doveva di- Ma come facevano l’amore quei due!? Che colpi. Pareva che spostassero dei mobili strarre il figlio. Un bambino di sei anni che di andare a dormire alle nove non ne voleva sapere. Ma come facevano l’amore quei due!? Va bene la passione, ma sembrava che spostassero dei mobili. E poi che colpi! E pim pum... E che urla! Va beh, saranno fatti loro pensava il Caverzasio, ottimo maestro elementare che non aveva pregiudizi di sorta. Anzi! Avrebbe voluto lui una Rita, cioè sua moglie, che si tenesse un po’ su come la Milka. Ma la Rita, quarant’anni o giù di lì e ottanta chili da portarsi dietro, sembrava appena uscita da un quadro di Bolero..., ah no, di Botero pensava ogni volta, vedendola, il Lüis Vosti che nella sala del suo appartamento, il numero 2, aveva, tra molte raccolte, i ventotto volu- mi, meno uno, dell’Enciclopedia dell’arte raccolti con Repubblica. Va beh, dentro quella casa la Milka piaceva a tutti! E tutti avevano il sospetto che quei rumori e quelle urla che provenivano dal loro appartamento, non fossero sempre la colonna sonora dei loro amplessi. Anche perché quando la Milka usciva, ore dopo o l’indomani, portava degli occhiali scuri. Per nascondere un occhio nero? Un giorno d’inizio autunno, tiepido ma nuvoloso, il Lüis se ne stava seduto sulla panca nella corte a chiacchierare con il Piero, un impiegato della pescheria al pian terreno, proprio degli sculettamenti della bella croata. Il Piero, un frontaliere varesotto sui trent’anni, era da quel dì che aveva messo gli occhi addosso alla Milka! Incurante del suo matrimonio e di quello di lei. E al Lüis la cosa dava molto fastidio. Saranno state le diciotto e trenta. La pescheria stava per chiudere e mentre il Lüis e il Piero si stavano salutando, la Milka entrò nella corte. Tacchi e minigonna di jeans. Chissà dov’èra andata?! Da quando non aveva più un lavoro, spesso se ne stava fuori casa, ma attenta a ritornare prima del Petar. Lui lavorava come assistente, o forse inserviente?, in una casa per anziani. Aveva una moto che Milka sentiva già a qualche centinaio di metri di distanza. Se per caso era nella corte a chiacchierare, e spesso era col Piero, rientrava di corsa. Glielo aveva detto più di una volta. «Ne želim te više vidjeti s tip tipom. Kurvo!». E poi le dava della prostituta, più o meno in italiano. L’epiteto lo capiva chiunque. Il resto voleva semplicemente dire, non ti voglio più veder parlare con quello lì. Era anche per quegli insulti che fra gli inquilini della casa si pensava che gli occhiali scuri servissero solo a nascondere un occhio nero. Quel pomeriggio di nuvole Milka aveva gli occhiali scuri. Piero le si parò di fronte. «Ancora quegli occhiali eh! Ma lo vuoi lasciare o no quel testa di cazzo del Petar?!». In quel pomeriggio di nuvole Milka aveva gli occhiali scuri. Il Piero le si parò di fronte Il Piero era in piedi davanti alla Milka mentre con una mano..., non si sa se stesse cercando di toglierle gli occhiali o carezzarle i capelli. Non fece né l’una né l’altra cosa, perché al Petar si era rotta la moto ed entrò nella corte spingendola. Nessuno lo sentì arrivare. «Kurvetino! Sad ću ti ja pokazati...». Prima che la frase fosse finita la Milka imboccò le scale. Mentre il Petar, voltandosi verso il Piero, sembrò vomitare il suo disprezzo... «Taliano merda!». «Croato, di merda sarai tu!». Una volta a casa, il Lüis cercò nei suoi volumi d’arte. Piero, Pierooo... Ah, eccola qua la foto dell’opera. «Merda d’artista, Piero Manzoni, 1961».
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