Rassegna del 21/01/2014 INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna del 21/01/2014 UNIVERSITÀ DI FIRENZE Italia Oggi 21/01/14 P. 33 A Lucca il confronto sul futuro Oggi 22/01/14 P. 88 L'ictus si batte in 60 minuti Edoardo Rosati 1 2 Repubblica 21/01/14 P. 26 Vaccini Cancro, malaria, Alzheimer sfida della ricerca alle malattie Maria Paola Salmi 4 Sole 24 Ore 21/01/14 P. 41 La nuova stagione della concertazione Silvana Sciarra 7 MONDO UNIVERSITARIO Tirreno 21/01/14 P. 17 E ora via alla riforma della formazione professionale Ivan Ferrucci 8 Corriere Della Sera 21/01/14 P. 23 Gli 11 geni del liceo padovano che guidano robot nello spazio Elena Tebano 9 Corriere Della Sera 21/01/14 P. 35 Caso Statuina, responsabilità politiche Paolo Bianco 11 Corriere Della Sera 21/01/14 P. 37 Ricerca biomedica e nuovi farmaci Maria Grazia Valsecchi, 12 Italia Oggi 21/01/14 P. 30 In Lombardia i chimici sono certificatori energetici 13 Italia Oggi 21/01/14 P. 33 Al via i seminari per i dirigenti 14 Italia Oggi 21/01/14 P. 38 Docenti inidonei senza mobilità Franco Bastianini 15 Italia Oggi 21/01/14 P. 39 Infanzia e primaria, si parte Chi può agguantare 1 abilitazione Antimo Di Geronimo 16 Italia Oggi 21/01/14 P. 41 Il nuovo orientamento in Italia? Ancora in alto mare Giorgio Candeloro 17 Italia Oggi 21/01/14 P. 41 Più che l'informazione può la pratica Giorgio Candeloro 18 Italia Oggi 21/01/14 P. 41 Male orientati, poi disoccupati Giovanni Scancarello 19 Libero Mercato 21/01/14 P. 27 Le imprese familiari con capi giovani sono più competitive e dinamiche Adriano Bascapé 20 Mf 21/01/14 P. 24 Sda Bocconi in campo per la ricerca Giulia Silvestri 22 Mf 21/01/14 P. 24 Nuova luce sul diabete 2 Cristina Cimato 23 Repubblica 21/01/14 P. 26 Il nuovo pacemaker mini e senza fili Repubblica 21/01/14 P. 27 Cambiata la storia umana Caccia ai virus "astuti" Repubblica 21/01/14 P. 32 Insegnare la compassione nelle facoltà di medicina 26 Sole 24 Ore 21/01/14 P. 8 Istruzione e innovazione per creare nuovo lavoro 27 Sole 24 Ore 21/01/14 P. 41 Comau assume 59 ingegneri Unita` 21/01/14 P. 17 La coscienza interiore Qn 21/01/14 P. 20 Allergie nuove cure ai vaccini Qn 21/01/14 P. 21 Ogm, una ferita incomprensibile 24 Carlo Federico Perno 25 28 Eugenio De Rosa 29 SANITÀ Indice Rassegna Stampa 31 Franco Scaramuzzi 32 Pagina I A Lucca il con conto sul tuturo Si presenta come un evento che lascerà una traccia indelebile nel percorso professionale dei consulenti del lavoro della Toscana. Novità normative, riflessioni professionali, interlocuzione istituzionale e accademica: dal 31 gennaio a Lucca per due giorni, nella straordinaria cornice del Complesso di San Francesco, si svolgerà la seconda edizione dell'assise che riunisce la categoria toscana. « Professione, società, territorio « sarà il filo conduttore degli interventi e delle tavole rotonde che sì susseguiranno nel programma dell'evento magistralmente organizzato da Gloria Cappagli (coordinatrice della Consulta degli Ordini toscani) e da Luciana Conti (presidente del Cpo di Lucca). L'apertura sarà affidata alla presidente del Consiglio nazionale, Marina Calderone, che si soffermerà sugli scenari attuali e futuri della professione nel contesto italiano e comunitario. Una riflessione di ampio respiro ma che toccherà temi concreti della professione oggi. Così come gli esperti della Fondazione Studi, Mauro Marrucci e Andrea Pozzatti, relatori su approfondimenti professionali ma anche sulla comunicazione di ruolo vera e propria arma in mano ai consulenti del lavoro per affermarsi nei propri ambiti. Ma vi saranno anche ospiti illustri come Giuliano Cazzola, Guido Ferradini e Pietro Ichino che analizzeranno, dai rispettivi punti di vista, le nuove proposte in materia di lavoro - anche alla luce della Youth Guarentee - in un pubblico dibattito che sarà moderato da Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi. Ma ci sarà spazio anche per le proposte di attività professionale della Fondazione Consulenti per il Lavoro, presentate da Mauro Capitano, ma anche per le proposte e i servizi offerti in materia di lavoro dalla Regione Toscana. Sarà un evento che coinvolgerà tut- Università di Firenze to il territorio regionale sia come partecipazione che come rappresentanza. Ci sarà uno spazio dedicato ai giovani consulenti del lavoro che toccheranno una serie di argomenti di grande interesse per la giovane generazione dei professionisti. Si parlerà dunque di reti di studio, coworiáng e società professionali con taglio pratico e accattivante utile per riflettere su come organizzare meglio il proprio lavoro. Ma l'evento in programma a Lucca avrà mille sfaccettature , compresa una riflessione sul Sistema Sociale europeo, affidata a Stefano Giubboni. Ma uno dei momenti topici si avrà con la prima presentazione pubblica dell'Asse.Co. (Asseverazione della regolarità contributiva e retributiva) l'ultima funzione in ordine di tempo che il Consiglio Nazionale presieduto da Marina Calderone ha fatto assegnare alla categoria dopo la certificazione dei contratti, la conciliazione, l'arbitrato, l'assistenza tributaria e quella nella conciliazione preventiva nelle procedure di licenziamento per g.m.o. L'Asse.Co sarà spiegata, da esperti della Fondazione Studi, nella sua procedura e nella sua fondamentale utilità di semplificazione e certezza del sistema giuslavoristico. Non mancheranno le università toscane (in particolare quelle di Firenze, Siena e Arezzo) con i rispettivi prorettori che dall'interlocuzione con i dirigenti coglieranno spunti per una bozza di Convenzione Quadro mirata a sviluppare ulteriori rapporti e sinergie con i Consulenti del lavoro. La partecipazione all'evento fa maturare complessivamente 12 crediti formativi , di cui 4 deontologici nella giornata di sabato 1° febbraio. Info per registrazione partecipazione su www. consulentidellavoro.it o scrivendo alla segreteria organizzativa (via email edlorlu@ tin.it ovvero via fax 05831319081). Pagina 1 l'ALLARI ICTUS L'Si BATTE IN 60 MINUTI PRIMA S'INTERVIENE MEGLIO C. ECCO IL MESSAGGIO DEGLI SPECIALISTI. LO INSEGNA LA VICENDA DI f'IFR I.U!GI RFRSANI. MA GRAN PARTE DEGLI ITALIANI NON CONOSCE I CAMPANELLI D'ALLARME. l CCO QUALI SONO di Edoardo Rosati I A tilairo, gelinalo ctus è una parola latina. Significa «colpo». E non servono tante altre spiegazioni. Perché arriva proprio così, senza preavviso. Eha sperimentato l'ex segretario dei Partito democratico Pier Luigi Bersani, vittima di unemorragia cerebrale prontamente arginata con un intervento chirurgico. Si è manifestata con un mal di testa repentino, violentissimo, anomalo. Che ha spinto l'esponente Pd a recarsi alla svelta al Pronto soccorso dell'ospedale di Piacenza. «In questa vicenda, c'è un elemento che si è rivelato cruciale, ed è quello che noi neurologi da sempre rimarchiamo a chiare lettere: il tempo». E categorico il professor Domenico Inzitari, ordinario di Neurologia all'Università di Firenze e direttore dello Stroke Unit all'ospedale Careggi del capoluogo toscano. «Saper riconoscere i sintomi che annunciano rictus è d'importanza vitale, perché la diagnosi tempestiva consente d'intervenire con rapidità». Messaggio che può suonare ovvio, ma così non è: un'indagine siglata dal Censis con l'Associazione per la lotta all'ictus cerebrale (www.cr1iceìta1ia.org) rivela che solo il 55,8 per cento degli italiani sa che «ictus» è una malattia del cervello. LE AVVISAGLIE DELLA TEMPESTA Quindi: conoscere il nemico. E il suo biglietto da visita. Quale? Il brusco indebolimento di un arto e l'incapacità di muoverlo; un'improvvisa difficoltà nel formulare le parole; il repentino oscuramento di una parte dei campo visivo; vertigini e perdita Università di Firenze dell'equilibrio: lo scoppio fulmineo di una cefalea tremenda. «Mentre i primi quattro disturbi suggeriscono un ictus ischemico», spiega Inzitari, «l'ultimo sintomo è la firma quasi esclusiva di una forma emorragica». E qui sveliamo le due facce di questo evento, perché il «colpo» in questione consiste in un'interruzione dei flusso di sangue al cervello: la colpa può essere di un "blocco", ICTUS ISCHEM1130 Area in cui il flusso sanguigno è interrotto ICTUS EMORRAGICO . Versamento di sangue _nel cervello Ogni anno. r nostro Pa verifi :: mila cas LA FREAU IN. rappre ìú Quello appresent2i più frequente di ictus: 80 per cento circa dei casi. IL RISCHIO La fibrillazione atriale è un'aritmia ciel copre, imcui gli atri, due delle quattro.camer cardiache. si contraggono caoticamente. Tale disturbo, senza adeguati rimedi, causa in .Italia circa 40 milaa ictus all'anno. la formazione di un coagulo di sangue, all'interno di un tubo arterioso (è l'ictus ischemico) odi una rottura della parete del vaso sanguigno (rictus emorragico che ha colpito Bersani). Il risultato, drammatico, non cambia: i neuroni cerebrali, privati di ossigeno e nutrimento, cominciano a morire. UN FARMACO PER "SCIOGLIERE" IL BLOCCO «Ecco perché se ci si ritrova alle prese con qualcuno dei malesseri elencati occorre chiamare all'istante il 118, per recarsi all'ospedale possibilmente più vicino e in cui siano disponibili gli interventi terapeutici ad hoc e le équipe esperte per affrontare l'emergenza», dice Inzitari. «Non aspettate che il disturbo passi da solo, e non attardatevi a interpellare il medico di famiglia!». li fautore tempo deve guidare anche tutte le manovre successive all'interno della struttura ospedaliera. «Occorre innanzitutto l'immediata disponibilità di una Tac, l'esame diagnostico cui si viene sottoposti di Pagina 2 primo acchito, per distinguere il tipo di icammette un ulteriore lasso di tempo: da tus; se c'è in ballo un'ostruzione del flusso di quando emergono i sintomi fino a quattro sangue, la cura regina, assodata in tutto il ore e 30 minuti , la terapia trombo!itica può mondo, è l'iniezione per via endovenosa di ancora essere effettuata, ma con minore vanun farmaco "sciogli-coagulo" (si parla di taggio e un sensibile aumento dei rischi». Se tro)mbolisi), che viene somministrato dopo s'interviene entro 60 minuti, questo è il alcune analisi di laconcetto, si quadruboratorio e un'attenta CHIAMA IL 118 SE ALL'IMPROVVISO... plicano le chance di valutazione del paarginare gli eventuaPerdi forza o sensibilità in tutto li deficit neurologici ziente. Se invece è in un lato del corpo, o in metà faccia, corso un'emorragia e di uscire indenni a un braccio o a una gamba. dalla bufera. bisognerà procedere Non riesci a parlare in modo Ma prevenire l'icchirurgicamente, per corretto, non trovi le parole o non tus si può? Al solisanare l'arteria cerecomprendi....... quanto........... ti viene........ dello,...... to, occhio a pressiobrale che si è rotta». La tabella di marcia è ne e colesterolo, no La visione si oscura, o percepisci ben definita: il punto alla sigaretta, limiuno sdoppiamento delle immagini o perdi la vista in un solo occhio. è adottarla con eccetare i grassi saturi a ......... . zionale rispetto delle tavola e attenzione Avverti un'inspiegabile sensazione tempistiche. Il top a quell'aritmia cardi vertigine, uno "strano" diaca che si chiama del risultato «si ottiecapogiro che ti porta a cadere. fibrillazione atriale. ne se dall'inizio dei Perché il messaggio Ti esplode un feroce mal di testa, disturbi alle cure traviolentissimo, mai sperimentato è: quello che fa bene scorre un'ora. li rego. prima in tutta la tua vita. lamento dell'Agenzia al cuore piace tanto PRG Infc;rzph anche al cervello. • italiana dei farmaco A Università di Firenze Pagina 3 ora nuove tecnologie e approcci consentono di creare antigeni virali o batterici più sicuri ed efficaci A ttualmente, tra preventivi e terapeutici, Successi in 90 anni e diffidenze. Leprospettive Cancro, malaria, Alzheimer sfida. della ricerca alle malattie MARIA PAOLA SALMI ilioni di morti: questo i vaccini hanno evitato negli ultimi due secoli per bambini e adulti. ù quanto conferma la più vasta indagine condotta negli Usa dall'università di Pittsburg sull'impatto deivacciniper56patologie, tracui alcune dellepiù comuni malattie infettive pediatriche (poliomielite, difterite, morbillo, rosolia, varicella, epatiteA, pertosse, parotite) pubblicata di recente dal NewEnglandJournal ofMedicine.1 dati dimostrano che dal 1924 ad oggi sono stati evitati oltre 110 milioni di casi di infezioni gravi. «Levaccinazioni hanno cambiato la storia dell'umanità», ripetono gli esperti. Basti pensare alla poliomielite, debellata in Italia nel 1982, in Europa nel 2002, o al tetano, nessun caso da anni tra i bambini, all'epatite B che conlavaccinazione obbligatoriadal 1991 ha subito una contrazione dell'80%. E poi i grandi successi più recenti con i vaccini per l'Herpes Zoster, lo pneumococco, il meningococco C e poi B in questi giorni disponibile in Italia, realizzato con la nuova tecnica della "vaccinologia inversa" o reverse vaccinology e il vaccino Hpv consigliato alle adolescenti contro il tumore della cervice. «Eppure da anni i vaccini sono vittima di un dualismo incomprensibile sebbene l'Oms li consideri più importanti degli antibiotici e la maggiore scoperta di salute pubblica dopo l'acqua potabile - afferma Paolo Bonanni, ordinario di igiene all'università di Firenze - fanno paura a molti genitori anche se gran parte per fortuna vaccina i propri figli, questo sebbene la scoperta e l'entrata sul mercato di un vaccino impieghi anche 12 anni con centinaia di test da superare perla sicurezza, i controlli continui da parte del ministero della Salute, dell'Istituto superiore di sanità, delle Asl e dell'Agenzia italiana del farmaco che sorvegliano il prodotto e i suoi effetti collaterali anche dopo l'immissione in commercio». Dai vaccini "crudi" si è passati ai vaccini biologici e ipertecnologici sottoposti a controlli rigorosi con sistemi incrociati. E probabilmente, come sostengono molti ricercatori, tra qualche anno i vaccini oltre a immunizzare contro le malattie infettive serviranno a prevenire e a curare le grandi patologie quali i tumori, l'ipertensione, l'obesità, il diabete di ti- Università di Firenze Pagina 4 po 1 e le malattie neurodegenerative. La ricerca sui vaccini è in forte espansione tanto chei paesi emergenti, Cina, India e Brasile, sono ormai diventati poli produttivi che detengono i150% del mercato nei paesi inviadi sviluppo conprodotti di alta qualità a prezzo ridotto grazie a partnership e investimenti con Big Pharma, Cavi Alleance e donatori privati internazionali come la Gates Foundation. C'è da lavorare ancora molto su malaria (ilvaccino attuale offre una copertura del 40%), suAids, Tbc (il vaccino esistente non è del tutto efficace); c'è da trovare un vaccino perle infezioni batteriche ospedaliere da Clostridium e da Stafilococco aureus. Attualmente sono in studio più di 150 vaccini nel mondo di cui una cinquantina in sperimentazione a vari livelli. «Secondo l'Oms dal 2010 al 2020 i vaccini eviteranno 25 milioMORTAUTA L NDER 5 C . rl r-.i oo ce 0 ia' rr;nr:::i nidi morti, 7.000 al giorno. C'è chi ancora chiede cosa hanno fatto i vaccini. Hanno eliminato in occidente quasi tuttele malattie che uccidono ibambini -afferma Rino Rap- puoli responsabile mondiale della ricerca Novartis Vaccines & Diagnostics - Possono diventare la nuova medi4,3 cina di massa, per anziani, adolescenti e donne incinte se si cambiamentalità e si usano nuovi approcci come le biotecnologie dei sistemi (informatica) e la reverse vaccinology che a differenza dell'approccio tradizionale costruisce unvaccino arovescio, ossia si parte invece che dal 70 80 90 95 00 05 07 iá singolo antigene virale o batterico dall'intero genoma del 1900 2000 microrganismo per individuare tutti gli antigeni possibili. Naturalmente la selezione è spietata perché si scartano tutte le molecole che il sistema immunitario non potrebbe riconoscere o gli antigeni (proteine o zuccheri) che potrebbero presentare problemi di sicurezza; la reverse vaccinology inoltre consente - prosegue Rappuoli - di scoprire funzioni sconosciute di virus e batteri che possono aiutare atrovare altre terapie evaccini. Ü navolta ottenuto il candidato più si curo si procede con la biologia sintetica fino ad assemblare le proteine che stimolano la risposta immunitaria». Il futuro: unvaccino universale per l'influenza, vacciniterapeutici contro i tumori e per alcune malattie degenerative tra cui rldzheimer, Parkinson, sclerosi multipla. 17 C RIPRODUZIONE RISERVATA Università di Firenze Pagina 5 Malattie prevenibili mediante i vaccini 1798 al 1927: anni di sviluppo dei vaccino 1945 al 2006: anni dei rilascio di autorizzazione negli Usa Vaiolo Rabbia Febbre tifoide Colera Peste Difterite Pertosse Tetano Tuberculosi EDWARD JENNER 1749-1823) considerato o il padre dell'immunizzazione, ha sviluppato il vaccino contro il vaiolo Influenza Febbre gialla Poliomielite Morbillo Parotite Rosolia Antrace Meningite meningococcica Polmonite pneumococcica Haemophilus Influenzae Tipo B Epatite B Infezioni da Adenovirus Encefalite giapponese Epatite A Malattia di Lyme Varicella Rotavirus Tuberculosi JONAS SALK (1914-1995) Medico e ricercatore statunitense creatore dei primo vaccino contro la poliomielite MAURICE HILLEMAN (1919-2005) Creatore dei vaccini contro il morbillo, la parotite, l'epatite A e B, la varicella, la meningite, la pneumonia e la Haemophilus influenzae Infezione da HPV (Papillomavirus) Nuova generazione di vaccini con l'utilizzo della bioinformatica Università di Firenze FONTI: RIELABORAZIONE DAZI LAREPUBBLICA-SALUTE/ UNICEF / CENTERS FOR DISEASE CONTROL AND PREVENTION 1 NOVARTIS/NATURE Pagina 6 La nuova stagione della concertazione di Silvana Sciarra alle pagine de Il Sole 24 ore il professor Alberto Quadrio Curzio ha indicato le priorità dell'industria per far partire la crescita. Fra queste vi è il ritorno alla concertazione, per favorire scelte virtuose su innovazione e produttività (editoriale del 5 gennaio). Il tema è molto attuale e si presta a molteplici letture, che propongono sedi e modi diversi per la concertazione. Una recente Comunicazione della Commissione propone una nuova tappa intermedia per l'adozione di misure su «anticipazione del cambiamento e ristrutturazioni aziendali», invista di una, più volte annunciata iniziativa legislativa. Il monitoraggio effettuato dalla Commissione (European restructuring monitor)riporta 250 operazioni di ristrutturazioni aziendali nel terzo quadrimestre del 2013. Il salvataggio di posti di lavoro dipende da buone pratiche che la Commissione si sforza di diffondere. La concertazione, nella forma della contrattazione aziendale che faseguito alla corretta informazione e consultazione dei rappresentanti dei lavoratori, è centrale nel «quadro qualitativo» delle misure proposte. Essa si orienta nella gran parte dei casi verso la riconversione professionale dei lavoratori, necessaria a soddisfare la nuova domanda dell'impresa in fase di ristrutturazione. Un altro livello di concertazione si profila per la gestione deipatti dipartenariato nell'ambito dei programmi finanziati dal Fondo sociale europeo (2014-20). I codici di condotta adottati dalla Commissione, ora disciplinati in un suo «atto delegato» direttamente vincolante per gli Stati membri, prevedono criteri di rappresentatività delle parti sociali che devono essere consultate e coinvolte a livello territoriale. In questo caso le priorità dell'industria dovrebbero confluire nella ricerca di soluzioni innovative, collegate per esempio all'economia verde, alle energie rinnovabili e alla creazione di nuovi profili professionali. La concertazione stimolerebbe pattiperlo svilup- Università di Firenze po, ritagliati sulle esigenze delle economie locali e sulle dimensioni delle imprese coinvolte. Né sarebbero estranee a queste intese misure di sostegno alle pini, bisognose di sinergie per affrontare le sfide dell'internazionalizzazione, come indicato dalla Commissione nel «Piano imprenditorialità d'azione 2020», ad inizio 2013. Un livello ancora più ampio di concertazione dovrebbe profilarsi nell'ambito di una lettura critica del semestre europeo e delle sue scansioni. Le priorità dell'industria, che corrono parallele alle priorità dell'occupazione e della crescita, dovrebbero essere formalmente discusse dalle parti sociali nelle sedi istituzionali appropriate. A meno di non considerare il vertice sociale trilaterale sulla crescita e L'AUSPICIO 11 semestre europeo a guida italiana potrebbe far emergere un approccio originale alle relazioni industriali ........................................................................ l'occupazione, ora previsto dal Trattato di Lisbona, un luogo in cui due volte l'anno si svolgono solo esercizi retorici. La Commissione non ha ignorato queste criticità nella Comunicazione dell'ottobre 2013 ehaauspicato un'espansione delladimensione sociale dell'Unione economica e monetaria, anche attraverso un ampliamento delle sedi istituzionali in cui le parti sociali intervengono a pieno titolo. Produttivitàe innovazione occupano le nuove sedi concertative che le istituzioni europee si sforzano di indicare. Tuttavia, gli schemi negoziali necessari a penetrare i meccanismi della ripresa economica e dello sviluppo industriale non possono seguire vecchi rituali, basati su veti incrociati e rinvii. Il semestre a guida italiana potrebbe promuovere tali riflessioni e favorire la graduale emersione di un nuovo stile concertativo. Università di Firenze 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 7 L'INTERVENTO E ora via alla riforma della formazione professionale Sta entrando nel vivo la discussione sulla riforma del sistema formativo regionale. Un tema delicato e fondamentale, già affrontato. Un tema che risente di una serie di mutamenti del quadro istituzionale. Prima dovevamo attendere il riordino degli enti locali: le Province hanno gestito finora i centri per l'impiego, elemento cardine della formazione professionale, ora la funzione passa alla Regione. La commissione emergenza occupazionale del Consiglio regionale, di cui faccio parte, ha incontrato i lavoratori precari dei centri per l'impiego e cerca soluzioni per tutelare queste professionalità valide e già rodate. Sulla riforma l'idea della Giunta regionale, che io condivido, è quella di realizzare dei poli formativi territoriali che ospiteranno corsi o laboratori di medio e lungo periodo. Cioè strutture ben radicate nei territori di riferimento che consentiranno una Mondo Universitario programmazione più a lungo termine della formazione con un'offerta ampia e variegata, che tenga conto dei comparti più competitivi del sistema produttivo toscano. Il principio è di realizzare una sinergia tra gli attori della formazione professionale: scuole, agenzie e imprese. Sono idee che vanno nella direzione giusta, come utile per la riforma è stata l'anticipazione dalla Regione di una cospicua parte di fondi europei con la scorsa legge finanziaria che permetterà di operare subito attendere le risorse comunitarie. Fondamentale sarà la collaborazione con il sistema di istruzione secondario, in cui lo Stato deve operare in maniera chiara e fornendo direttive utili. Importante è che i giovani possano acquisire professionalità fin nella scuola così da affacciarsi sul mondo del lavoro con delle carte in più da giocare. Abbiamo ancora circa 25.000 lavorato- ri in cassa integrazione in deroga, la crisi morde e le risorse non bastano mai. Assume quindi un'importanza decisiva la formazione continua, con la creazione di percorsi di riqualificazione per chi ha perso il lavoro o per chi sta terminando gli ammortizzatori sociali. Positivo è stato, a fine dell'anno scorso, lo stanziamento di quasi 4 milioni di giuro destinati ad interventi formativi per lavoratori di aziende coinvolte in processi di ristrutturazione, facenti parte di aree o settori in crisi o dove siano stati sottoscritti contratti di solidarietà. È questa la strada che dobbiamo percorrere, consapevoli che in questo modo riusciremo se non a trovare la via di uscita alla crisi, a fornire comunque un incentivo ai nostri cittadini di tutte le età per costruirsi o ricostruirsi un futuro professionale. Ivan Ferrucci consigliere regionale Pd Pagina 8 II Fermi si aggiudica il primo posto nella gara organizzata dalla Nasa. La missione: deviare una cometa (per finta) Gli 11 geni del liceo padovano che guidano robot nello spaáo Vinta la suda con gli altri studenti di tutta l'Europa DALLA NOSTRA INVIATA PADOVA - La missione era chiara: deviare una cometa. Gli alunni del Liceo scientifico Fermi di Padova si sono messi al lavoro: ioo ore di programmazione per preparare il codice con cui manovrare i satelliti, le «Spheres» ideate da Mit di Boston e Nasa. E venerdì scorso, dalla sede olandese dell'Agenzia spaziale europea (Esa), hanno visto i loro robot muoversi in assenza di gravità nella stazione spaziale orbitante e raggiungere l'obiettivo meglio di tutti gli altri concorrenti europei. Hanno vinto così il torneo di robotica spaziale Zero Robotics, promosso dai due enti Usa. «Il nostro codice è stato usato dai robot che l'Esa usa per testare i satelliti. Ci sono scienziati che lavorano tutta la vita senza riuscire a fare esperimenti nello spazio», dice Renato Macchietto, 52 anni, il loro prof di matematica e fisica. «Non abbiamo davvero deviato una cometa - spiega Stefano Fogarollo, 18 anni, uno degli il ragazzi che componevano la squadra -. Ma abbiamo fatto le stesse simulazioni che compiono al Mit e alla Nasa per capire come riuscirci: era come se stessimo nello spazio, circondati da detriti». I minisatelliti che galleggiano nella stazione spaziale orbitante sono grandi come una palla da basket e sulla terra peserebbero quattro chili e mezzo. «Si muovono con 12 piccoli propulsori ad anidride carbonica», dice Luca Castelli, 16 anni. Per identificare gli oggetti intorno a loro usano gli ultrasuoni, come i pipistrelli, e «una triangolazione simile a quella del Gps», spiega Wang Ying Sie, 18 anni. Coordinare i loro movimenti in assenza di gravità è più facile a dirsi che a farsi: «Bisogna conoscere la fisica per sapere l'effetto della gravità sulle sfere e poi algebra e matematica per calcolare i movimen- Mondo Universitario ti», aggiunge Giacomo Barzan, 17 anni. «Tutto questo deve confluire in un programma che permetta alle sfere di identificare gli ostacoli e individuare le risposte giuste», dice Tommaso Chemello, 18 anni. La sfida consisteva nell'agganciare una «cometa» (finta) e farla deviare in tre minuti usando un laser o la forza gravitazionale del proprio satellite, cercando di evitare le azioni di disturbo degli avversari. Gli studenti del Fermi, in una squadra mista con spagnoli e francesi, ci sono riusciti meglio di tutti gli altri europei. Merito di un codice che hanno sviluppato passando pomeriggi a scuola e nottate al computer, a volte anche fino alle sei di mattina, collegati in contemporanea al simulatore della Nasa. E che hanno chiamato «Margherita Hack», in onore dell'astrofisica italiana scomparsa l'anno scorso. «Io li aiutavo per la matematica e fisica, ma sulla programmazione ne sanno più di me», assicura il professor Macchietto, che per il progetto ha lavorato gratis combattendo contro le ristrettezze della scuola italiana (ha avuto i soldi per il viaggio in Olanda dal Comune). «I ragazzi hanno trovato la strategia vincente perché studiano il latino: servono conoscenze teoriche e fantasia». Ieri i suoi studenti, dopo 4 giorni al centro dell'Agenzia spaziale europea di Noordwijk, vicino Amsterdam, sono tornati nella loro scuola, un groviglio di scale e corridoi che sembra uscito da un disegno di Escher niente di più lontano da un laboratorio spaziale. Ma avevano negli occhi l'entusiasmo raccolto in mezzo agli ingegneri aerospaziali. «E stato bellissimo guardare gli astronauti usare i nostri programmi», scandisce Gianluca Tasirato, 19 anni. «Abbiamo visto che matematica e fisica non sono solo teoria - concorda Rodrigo Golan, 17 -. Si possono usare: sono cose serie». Elena Tebano 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 9 zrLï51 ..: .:;za-ï R7e ,R Squadra Gli 11 studenti del Fermi con il loro «tutor» (il terzo da sinistra è un universitario ex allievo della scuola). Con loro, in piedi sulla destra, la preside Alberta Angelini e il professore di matematica e fisica Renato Macchietto (Bruzzo) La competizione Ad Amsterdam Alla Zero Robotics, organizzata da Mit di Boston e Nasa, hanno partecipato scolaresche di tutto il mondo. Una quarantina quelle europee che si sono sfidate nella sede dell'Agenzia spaziale europea di Noordwijk, vicino ad Amsterdam In o .ai ,,.a Il minisatellite- robot (Spheres) a bordo della Stazione spaziale internazionale: la sua attività è stata programmata da terra dagli studenti Mondo Universitario La sfida Ogni squadra programma un minisatellite- robot (le «Spheres») situato a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss): grande quanto un pallone da basket, sulla terra peserebbe 4,5 kg. Il gioco consiste nello sfidare gli avversari in tre minuti: vince chi riesce a muoversi meglio per individuare e deviare una cometa (simulata), evitando gli ostacoli (i detriti spaziali) e aggirando l'azione di disturbo dell'altro team Pagina 10 OSPEDALI, SPERIMENTAZIONE L TTI Caso Sta: 11 Em a, responsabilità politiche di PAOLO BIANCO aro direttore, due cose assai importanti e giuste ha detto il ministro Beatrice Lorenzin in una recente intervista tv: la prima, è che bisogna che politica e scienza rimangano ognuna nel proprio ambito; la seconda, che si dovrà chiarire come e qualmente una cosa come Stamina sia penetrata così facilmente in un ospedale pubblico. Stamina è penetrata in un ospedale pubblico, si apprende , per coperture , appoggi e contiguità «politiche», o meglio, di amministratori locali di sanità e ospedali pubblici. Convergenze «politiche» di più alto livello stavano poi per legalizzare Stamina, nell'aprile scorso . Il chiarimento che il ministro Lorenzin invoca, allora, può venire solo guardando alla realtà che un eccesso di gestione «politica» della Sanità, decentrata alle Regioni, ha prodotto. Riaffiorano le parole di un ministro della Salute di qualche anno fa, che rivendicava alla politica nientemeno che la «responsabilità di scegliere chi mettere a capo delle corsie ospedaliere», come se davvero la scelta di un primario fosse politica, e non professionale . Un assurdo che fa da sfondo al caso Stamina, e uno sfondo che il caso Stamina ora illumina della sua luce sinistra, mostrando che cosa può succedere se quella «responsabilità » si estende addirittura all'uso o alla scelta o alla definizione di una «terapia». Riaffiorano anche, più vicini, i surreali pronunciamenti di «apertura» a Stamina da parte di politici di quattro Regioni diverse (Abruzzo, Veneto, Sicilia, Friuli). Quell'apertura, si spera, non avverrà. Ma occorre chiedersi se lasciare la gestione di cose di medicina e scienza a una foltis- Mondo Universitario sima periferia della politica non abbia davvero raggiunto il suo limite , e se non sia questo ciò che è necessario correggere . La Sanità, ivi compreso il commercio di farmaci, è un gigantesco volume di denaro pubblico. Ma è, ben prima, la più essenziale delle funzioni a cui provvedere socialmente. Oggi c'è una nuova industria farmaceutica mutante, che non è Big Pharma, ma una costellazione di micro -imprese affaristiche, con accesso privilegiato a burocrazie sottopolitiche, ma senza prodotti efficaci . Da tutto questo, si deve fare un passo indietro. Altrimenti, dopo aver forse (forse ) evitato l 'abuso di malati gravi da parte di chi, per la magistratura inquirente, è in odore di criminalità, ci ritroveremo a curare il cancro con omeopati ed erboristi, e la tubercolosi con le staminali. Una delle lezioni del caso Stamina è che poche cose sollecitano la revisione del titolo V della Costituzione come la gestione dell a Sanità. Nel nominare in luglio la Commissione scientifica, il ministro Lorenzin aveva giustamente detto «la parola è alla scienza ». Ora la parola è alla politica. Oltre i5o pagine di rapporti scientifici sono stati consegnati al ministero della Salute da quella commissione. In quelle pagine c'è di tutto: dosi da topi, la medicina di Wikipedia in copiae-incolla, incompetenza annunciata, rischi per i malati, e molto altro, ma non cellule staminali. C'è anche uno sconcertante sberleffo al Paese e al Parlamento intero. Quel «metodo Stamina» delle foto plagiate e dei dati contraffatti (mostrati da Nature nel luglio 2013, ricordate?), il Parlamento intero voleva verificare , investendo 3 milioni di euro pubblici in quello che si è poi rivelato un grottesco affare privato . Quel «metodo» segreto era usato a Brescia come fosse una terapia, in violazione oltre che della legge anche del codice deontologico del medico (ma nel silenzio degli Ordini dei Medici); quel metodo lì, dunque, nel protocollo consegnato all'Istituto superiore di sanità e alla Commissione scientifica, e da questa al ministero, semplicemente non c'è. Di un nuovo comitato scientifico , insomma, non c'era bisogno. La sentenza del Tar Lazio ha confuso un «giudizio precedente» con un «pregiudizio ideologico», e scambiato una valutazione scientifica per un confronto «tra parti». Così facendo , però, ha identificato come «parti in causa» addirittura organi tecnici del Governo, cioè dello Stato, come Iss (Istituto superiore di sanità) e Aifa (Agenzia italiana del farmaco). Come dire, Stamina non è uno sperimentatore che sottopone la propria proposta al vaglio scientifico, è un antagonista dello Stato. Ma allora, non è un nuovo comitato scientifico quello che ci vuole. Anche la scienza deve infatti restare nel proprio ambito. Non è un compito politico o di comunicazione quello di un comitato scientifico. Non è «parlare con le famiglie » in trasmissioni tv quel compito. La comunicazione, e l'intervento sociale e assistenziale sono compito della politica, che la medicina deve sostenere e guidare. Professore ordinario di Anatomia patologica, direttore del Laboratorio cellule staminali all'Università La Sapienza di Roma , RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 11 Ricerca biomedica e nuovi farmaci Il documento del Comitato etico sul sito della Fondazione Veronesi richiama in maniera più esaustiva dell'articolo apparso sul Corriere del 10 gennaio il dovere di non abbassare mai la guardia sui problemi etici della ricerca biomedica, perché essa riguarda tutti noi nei momenti più fragili della nostra esistenza, quando siamo colpiti da una malattia. Parlando di nuovi farmaci, l'articolo sembra voler liquidare con il grossolano slogan «nuovo è sempre meglio» gli studi randomizzati. Dai dati degli organismi regolatori internazionali che controllano lo sviluppo di nuovi farmaci, Fda e Ema, si evince che solo il 10% delle nuove molecole che l'industria farmaceutica propone raggiunge la certificazione finale. Chi ha investito risorse vorrebbe veder messo sul mercato il proprio farmaco, ma ben venga che il processo di verifica scientifica, universalmente riconosciuto, sia ancora attivo oggi nei suoi principi fondamentali, pur con tutte le pressioni economiche e mediatiche. La verifica fondamentale per un nuovo potenziale farmaco è quella di dimostrarsi più efficace del competitore scientificamente riconosciuto come il migliore nella pratica. La randomizzazione permette di fare questo confronto senza pregiudizi ed interferenze. In uno studio randomizzato un gruppo di malati non riceve il nuovo farmaco, ma riceve le migliori cure Mondo Universitario consolidate al momento dello studio. È purtroppo raro che si scopra un farmaco così «miracoloso» da non necessitare di questo confronto, e specie quando le patologie e le terapie sono complesse, serve valutare se il nuovo farmaco aggiunge benefici piuttosto che rischi. Il team multidisciplinare che propone uno studio randomizzato deve giustificarne eticità e necessità scientifica a comitati etici ed enti regolatori. Il paziente che entra in uno studio approvato non sarà una cavia e sarà sempre libero di ritirare il consenso dato a partecipare. Come statistico medico posso dire che vi è molta attenzione a usare e sviluppare nuovi metodi che velocizzino l'iter di verifica dei farmaci, estraendo informazioni da tutte le fonti di dati disponibili, pianificando parsimoniosamente la numerosità dello studio e modificando lo studio in itinere, qualora sia necessario perla salvaguardia dei pazienti, compreso il fatto che esso venga interrotto appena risultasse evidente un beneficio. La comunità scientifica non sarebbe degna di tale nome se non perseguisse la costante ricerca della verità, con l'umiltà di affrontare il confronto e con l'intento di migliorare le cure salvaguardando i pazienti da promesse infondate. Maria Grazia Valsecchi , direttore Centro di Biostatistica per l'Epidemiologia Clinica. Dipartimento di Scienze della Salute Università di Milano Bicocca Pagina 12 ombardia i chimici sono certificatori icatori energetici Nella Regione Lombardia anche i laureati in chimica industriale possono diventare certificatori energetici. È con la delibera del 10 gennaio 20124 X 11216 che la giunta regionale della Lombardia ha aggiornato la disciplina regionale per l'efficienza e la certificazione energetica degli edifici. Le nuove regole mirano a recepire le disposizioni nazionali in eria, in modo particolare quelle relative all'accreditamento dei professionisti all'elenco dei certificatori energetici. Con la delibera in commento la Regione Lombardia amplia l'elenco dei titoli di studio idonei (dpr n. 7512013) con l'inserimento della laurea in chimica industriale (classe di laurea magistrale LM 71, ex dm 16 marzo 2007). Rimane invece invariato il requisito del superamento di uno specifico corso di formazione, con esame finale, per tutti coloro che chiedono di essere accreditati per l'attività di certificazione energetica, indipendentemente dal titolo di studio conseguito e dall'iscrizione all'ordine o collegio professionale. Mondo Universitario Pagina 13 I corsi della scuola di alta formazione A l via i seminari per i diri enti A1 via oggi i seminari per i dirigenti provinciali, organizzati dal Consiglio nazionale dell'Ordine. Nei locali della Scuola di alta formazione della Fondazione studi in Roma si svolgeranno gli incontri incentrati sugli aspetti operativi della riforma delle professioni che ha introdotto nell'ordinamento un'ampia serie di novità. Il corso è stato dunque ideato e strutturato per dare ai dirigenti territoriali la possibilità di aggiornare il proprio bagaglio di conoscenze con il confronto con chi ha seguito da vicino l'evolversi di queste novità normative . Sono circa 300 i dirigenti iscritti ai seminari che, oltre alle best pratice legate ai nuovi strumenti regolamentari, avranno anche per oggetto ulteriori temi, tutti legati alla funzione di dirigente territoriale della categoria. A cominciare dalla comunicazione di ruolo, vera e propria attività utile sia al bagaglio personale del professionista che come Mondo Universitario strumento nella cassetta degli attrezzi del dirigente. I seminari dureranno due giorni e vedranno la partecipazione nella qualità di docenti dei massimi vertici di categoria, con in testa la presidente del Consiglio nazionale Marina Calderone, e di esperti della Fondazione Studi. Quello di oggi è il primo di sei corsi che si concluderanno alla fine di marzo; ma vista la pressante richiesta di partecipazione sono in fase di organizzazione altre edizioni per i mesi di aprile e maggio. Pagina 14 bitarato il ruiraistero dell istruzione dice reo alli irrpeguo ueiprogtti Co Zarl,Z,latt dal -1 se Docenti inidonei senza mobilità Il 70% resta a scuola impegnato in attività di supporto DI FRANCO BASTIANINI rof inidonei, il 70% preferisce svolgere attività di supporto a scuola. Ma si trat- ta comunque di una scelta provvisoria, così come tutto del resto è provvisorio per l'intera categoria dei docenti inidonei all'insegnamento per motivi di salute. Con l'entrata in vigore dell'articolo 15 del decreto legge 104/2013 convertito con modificazioni in legge 8 novembre 2013, n. 128 e con la pubblicazione il 3 dicembre 2013 el decreto interministeriale che dava attuazione alle disposizioni contenute nell'articolo 15, sembrava avviata a soluzione il problema, che si trascina da anni, riguardante la figura, la funzione e il trattamento economico degli insegnanti dichiarati per motivi di salute permanentemente inidonei a svolgere la funzione docente, ma idonei al altri compiti. La mobilità che non c'è Al termine dei primi adempimenti previsti dalla predette disposizioni si ha invece la sensazione che la soluzione definitiva del pro- Mondo Universitario blema non sia affatto dietro l'angolo, ma che è rinviata a quando si saranno concretizzate le condizioni per consentire la mobilità intercompartimentale. Il citato articolo 15, che ha abrogato la previgente disciplina sul passaggio d'autorità dei docenti inidonei nei ruoli del personale Ata e disposto, tra l'altro, che l'inquadramento nei ruoli del personale non docente (assistenti amministrativi o assistenti tecnici) poteva avvenire solo se fossero gli interessati a chiederlo e che, in assenza di istanza o nell'ipotesi in cui la domanda non potesse essere accolta per indisponibilità di posti, gli interessati sarebbero stati tenuti a presentare domanda di mobilità intercompartimentale in ambito provinciale. Si alle biblioteche Nelle more dell'applicazione della mobilità intercompartimentale, dispone inoltre l'articolo 5 del decreto interministeriale 3 dicembre 2013, e comunque fino alla conclusione dell'anno scolastico 2015-2016, il predetto personale potrà comunque permanere nella attuale sede di servizio ed essere utilizzato, oltre che nei compiti pre- visti dal contratto nazionale integrativo sottoscritto il 25 giugno 2008 (servizio di biblioteca e documentazione, organizzazione dei laboratori e supporto nell'utilizzo degli audiovisivi e delle nuove tecnologie informatiche, in attività relative al funzionamento degli organi collegiali, dei servizi amministrativi) anche in progetti di prevenzione della dispersione scolastica ovvero in attività culturali e di supporto alla didattica. Ed è proprio quest'ultima la strada scelta. Stando ai primi dati provvisori comunicati dal ministero dell'istruzione è proprio quest'ultima la strada scelta da circa il 70 per cento degli oltre 3.000 docenti inidonei censiti alla data del 31 dicembre 2013. Una scelta che di fatto consolida la sensazione che ancora una volta, al di là delle buone intenzioni, il futuro dei docenti inidonei sia ancora tutto da definire. L'unica certezza è che, fino a quando l'apposita commissione medica continuerà a ritenerli permanentemente inidonei alla funzione docente, non potranno più svolgere nessuna di quelle funzioni e competenze che sono proprie dei docenti. No ai progetti Fse Seppure indirettamente, una conferma di quanto appena sostenuto la si riscontra in una nota della direzione generale degli affari internazionali datata 10 gennaio 2014. Oggetto della nota sono infatti alcuni chiarimenti sulla possibilità, nell'ambito di progetti cofinanziati dai Fondi Strutturali Europei, di affidare incarichi quali quello di referente per la valutazione e di facilitatore o di tutor a personale docente dichiarato assolutamente e permanentemente inidoneo all'insegnamento. Per tali incarichi, poiché è espressamente richiesta la qualità di docente appare evidente, si legge tra l'altro nella nota, che soggetti dichiarati assolutamente o, anche solo, relativamente inidonei all'insegnamento, non potendo continuare a svolgere l'incarico di docente non possono, a maggior ragione, risultare affidatari di incarichi che presuppongono la permanenza in servizio nella loro originale qualifica. cC Riproduzione riservata Pagina 15 Infanzia e prim aria, si parte i p uò agguantare 1 abilitazione ANTIMO Di GERONIMO Gli atenei che sono sedi dei corsi di laurea in scienze della formazione primaria potranno attivare a breve i percorsi abilitanti speciali (Pas) per l'insegnamento nella scuola primaria e dell 'infanzia. Lo ha fatto sapere il ministero dell 'istruzione , dell ' università e della ricerca con una nota firmata dal capo dipartimento per l'istruzione, Luciano Chiappetta e del capo dipartimento dell 'università, Marco Mancini. Il provvedimento è stato emanato il 14 gennaio scorso ( prot. 7712014 ) e reca le prime disposizioni per procedere all'attivazione dei Pas, anche per il segmento formativo della scuola primaria e della scuola dell 'infanzia. A questo proposito , l'amministrazione centrale ha informato gli atenei della riapertura della banca dati delle università per consentire l'aggiornamento dei dati inseriti. Il ministero ha chiarito , inoltre, che sarà consentito inserire i dati relativi all'utenza sostenibile da parte dei singoli atenei relativamente agli anni accademici 2013114 , 2014115 e 2015116. Terminata la fase dell'aggiornamento dei dati il ministero procederà tempestivamente ad autorizzare i corsi . Dopo di che gli atenei potranno avviare le procedure per l 'ammissione dei Mondo Universitario candidati e l'avvio delle attività formative. I Pas sono dei percorsi di formazione per conseguire l'abilitazione all'insegnamento, rivolti ai docenti della scuola con contratto a tempo determinato che abbiano prestato servizio per almeno tre anni nelle istituzioni scolastiche statali e paritarie. L'aspirante deve aver prestato servizio per almeno tre anni, ognuno dei quali su una specifica classe di concorso . Almeno un anno di servizio deve essere stato prestato sulla classe di concorso per la quale si chiede l'accesso al percorso formativo abilitante speciale . Ciascun anno scolastico dovrà comprendere un periodo di almeno 180 giorni ovvero quello valutabile come anno di servizio intero , ai sensi dell'art. 11, comma 14, della legge n. 12411999. E cioè se il servizio sia stato prestato ininterrottamente dal 1 ° febbraio fino al termine delle operazioni di scrutinio finale. Tale requisito si raggiunge anche cumulando servizi prestati , nello stesso anno e per la stessa classe di concorso o posto, nelle scuole statali , paritarie e nei centri di formazione professionale. E' valido anche il servizio prestato sul sostegno alle stesse condizioni del servizio prestato su classi di concorso , avendo come riferimento la graduatoria che ha costituito titolo di accesso. -© Riproduzione riservata- Pagina 16 nuovo orientamento in Ita ia?A ncora in alto mare IDI L IORGIO CANDELORO e promesse fatte in pompa magna alla vigilia di Natale dal inistro Carrozza facevano pensare a una svolta e molti erano pronti a giurare che col 2014 vi sarebbe stato un nuovo inizio per l'orientamento scolastico. Ai circa sei milioni e mezzo di curo previsti dal decreto istruzione, prevalentemente per potenziare l'orientamento in uscita dei ragazzi delle superiori (da estendere anche agli studenti del quarto anno), si sarebbe dovuta affiancare, al ritorno dalle vacanze natalizie, una nota di indirizzo per consentire a dirigenti e insegnanti di mettere in pratica le novità: orientamento in raccordo con il territorio e soprattutto un tutor in ogni scuola. E ancora, formazione obbligatoria per tutti i docenti e master specifici. Infine una robusta campagna pubblicitaria, a base di spot su Rai Scuola e MTV, e un suo sui porraie istruzioneat; u tutto per fornire informazioni e una guida efficace agli alunni delle medie, alle prese con la scelta del liceo e ai grandi da orientare verso l'università e il mondo del lavoro. Poco di tutto questo è avvenuto sul serio: della nota ministeriale promessa non c'è ancora traccia e la figura del tutor di istituto va sfumando nel limbo degli effetti annuncio. Solo gli spot e il sito sono partiti ma senza sortire lo sperato effetto chiarificatore, visto che a un mese dalla chiusura delle iscrizioni alle superiori una famiglia su due con figli in terza media non ha ancora scelto né l'indirizzo né l'istituto giusto, mentre i maturandi sono più impegnati sulle (costose) simulazioni "fai da te" dei test per le facoltà a numero chiuso - esami previsti in primavera- , che a navigare tra le informazioni piuttosto generiche proposte dal sito del ministero. Ma i ritardi sulla tabella di marcia del nuo- vo orientamento riscm.ano ai creare parecchia confusione soprattutto alle singole scuole. Con il decreto istruzione e con la conferenza di fine anno del ministro, sembrava che il tutor dovesse essere cosa fatta già in gennaio, e invece i dirigenti navigano a vista senza indicazioni. Teoricamente ogni istituto dovrebbe già essere dotato di questa figura di riferimento, docente universitario, manager o imprenditore, ma continuano a mancare le istruzioni sui criteri di selezione, sulle caratteristiche specifiche e sulle retribuzioni dei tutor, dubbi che la nota ministeriale avrebbe dovuto chiarire.A questo punto è molto probabile che di tutta la questione si riparli il prossimo anno, anche perché tra circa un mese il termine per le iscrizioni sarà chiuso e con esso anche il tema dell'orientamento, al di là delle buone intenzioni, finirà col perdere inevitabilmente di mordente e di attualità fino al prossimo autunno. In alto mare anche la questione della formazione obbligatoria dei docenti sull'orientamento. Anche qui il decreto istruzione parla chiaro: le scuole devono provvedere. Ma come e con quali fondi non è dato sapere. Non bastano certo i poco più di sei milioni già stanziati, né si potrà provvedere con i fondi di istituto, in queste settimane pesantemente tagliati. E c'è chi avverte che rendere obbligatoria la formazione implica un cambiamento del profilo professionale e identitario dei docenti, con ricadute sia sulla progressione giuridica ed economica delle carriere degli insegnanti che sulla libertà di scelta per questi ultimi dell'ente o del soggetto riconosciuto presso il quale formarsi. Insomma una gran confusione che rischia, al di là degli annunci, di lasciare ancora una volta tutto come prima. -------C Riproduzione riservata- ?'' Mondo Universitario Pagina 17 Z® ch e 1 'í rmaz Z DI GIORGIO CANDELORO J n Europa orientamento scolastico significa soprattutto apertura al mondo delle professioni e delle imprese e alternanza scuola lavoro. E in Germania comincia prestissimo: già al termine della scuola primaria, i bambini di dieci anni devono scegliere se frequentare, dopo un iniziale biennio comune, l'apprendistato per operai e artigiani, la scuola tecnica, che dà accesso alla formazione professionale per impiegati e tecnici, o il Gymnasium, che si differenzia in linguistico-classico, linguistico-moderno e scientifico. Una scelta precoce che attribuisce fin dalla primaria un ruolo centrale all'orientamento. Gli insegnanti sono infatti chiamati a fornire il loro contributo alle scelte delle famiglie, aiutandole a decidere tra futuri studi accademici e l'inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro. Si tratta di un tipo di orientamento che consente di conoscere presto le propensioni professionali e di indirizzarne poi le scelte verso la prosecuzione degli studi tecnici nei settori più necessari al sistema paese. Nelle scuole tecniche, frequentate in Germania da più della metà degli alunni delle superiori, la funzione di orientamento viene di fatto assolta da una costante alternanza tra scuola e lavoro in azienda, che impegna gli allievi fin dal primo anno. In altri paesi l'orientamento al lavoro, pur se meno precoce Mondo Universitario (' N u<) la pra fica che in Germania, riveste comunque un ruolo centrale. In Svezia e in Gran Bretagna la formazione professionale e quella generale sono spesso offerte negli stessi istituti. Gli studenti possono così seguire un programma di formazione generale oppure di tipo professionale, o anche combinarli. Ciò permette una notevole flessibilità e consente di orientare chi frequenta l'indirizzo professionale anche verso studi universitari e gli studenti "generalisti" verso un approdo al mondo del lavoro. In generale, in quasi tutti i paesi dell'Unione europea l'enfasi non viene posta tanto sull'orientamento al lavoro come momento puramente o prevalentemente informativo, come spesso avviene nelle scuole italiane, ma piuttosto sull'attenzione costante alla pratica dell'alternanza scuolalavoro. Nei 27 paesi dell'Unione i parametri di classificazione delle competenze professionali sono comuni da oltre vent'anni e la sinergia tra scuola e imprese è considerata la prassi più importante per realizzare un'efficiente formazione, e la miglior forma possibile di orientamento al lavoro. Nonostante le recenti riforme, che prevedono un potenziamento dell'alternanza scuola-lavoro, l'Italia è ancora indietro, con appena il 10% delle ore in azienda per gli alunni degli Ipsia. Più o meno come in Francia, ma lontanissimi dai colleghi tedeschi e svizzeri che trascorrono più di metà del loro tempo nei laboratori delle imprese. ©Ripra szione riserva - Pagina 18 A nalisi internazionale- le origini della clisoccu clziOne italiana 1101! sono solo econorniCIIe Male orientati, poi disoccupati Lavoro e scuola non comunicano, serve p iù alter a DI GioyANNi SCANCARELLO Italia è maglia nera in fatto di giovani attrezzati delle competenze che servono al merca- to del lavoro. Arrivano alla fine delle superiori scarsamente informati e mal orientati. L'Europa teme di perdersi per strada una generazione. Poveri delle competenze giuste, schiacciati dal precariato di un mercato del lavoro che non aspetta, stanno diventando anche troppo poveri per proseguire gli studi a livello terziario. Ecco che neodiplomati e studenti diventano a rischio neet, cioè di fare la fine di chi né lavora e né studia. Ultima chance, forse, è rappresentata dalla strategia europea per l'occupazione giovanile. Nei prossimi mesi se ne tornerà a parlare anche a Roma nel corso di un nuovo summit europeo. Competenze e orientamento sono al centro della ricerca di McKinsey & Company dal titolo Education to employment: Getting Europe's Y outh into W ork. L'Europa, ad eccezione del nord Africa e Medio Oriente, ha il tasso di disoccupazione più alto del mondo: il 20% dei giovani è senza lavoro. Il tasso è cresciuto di 11 punti negli ultimi 20 anni. Questioni che, come spiegato da McKinsey, esplodono con la crisi del 2008, ma che non hanno solo ragioni economiche. Nella contesa i più giovani restano schiacciati dai lavoratori più anziani preferiti dai datori di lavoro per via della maggiore esperienza. Dal 2005 al 2013, il tasso di occupazione degli over 50 e delle donne tra i 30 e i 39 anni è cresciuto. Restano vacanti invece i posti ad alto tasso di skill. Sono i posti dei più giovani. L'Italia è il Paese dove il mismatch tra domanda Mondo Universitario e offerta di manodopera qualificata è il più alto del mondo: il 47% dei datori di lavoro lamenta l'assenza di giovani pronti. Questo perché scuola e lavoro sono due universi paralleli che difficilmente comunicano. Lo sono in Europa. Figuriamoci in Italia. Meno giovani di profilo high skill ma anche meno diplomati che proseguono gli studi a livello terziario, come accade soprattutto in Grecia, Portogallo e in Italia. La disoccupazione giovanile italiana , spiegano da McKinsy, ha raggiunto il 40% nel 2013 e nel 2014 le cose non sembra miglioreranno. Così finisce che l'Europa, ma soprattutto l'Italia, veda crescere il popolo dei neet e con essi lo spettro della lost generation. I neet già costano 153 mld di euro l'anno all'Europa. L'Italia ha poi un problema in più. Non sa comunicare il futuro al giovani. Ed è una cosa che bisogna imparare a far fin da quando sono a scuola. placement, contro il 61% della media europa. Il 6% dei giovani tra quelli che hanno seguito stage o tirocini trova lavoro a sei mesi dal diploma. In Francia è il 36 %. Nel 2013 l'Europa ha dedicato due summit al problema della disoccupazione giovanile. Un terzo è in programma nel 2014 a Roma. Forse quella potrebbe rappresentare un'occasione unica per il nostro Paese. Si parlerà anche stavolta di Youth Guarantee, piano annunciato nel giugno del 2013, pensato proprio per garantire un lavoro ai giovani non più tardi di quattro mesi dal diploma. Il piano, oltre ai fondi già esistenti, mette a disposizione altri 8 mld di euro tra il 2014 e il 2020. Insomma solo pochi anni, ma decisivi, forse, per vedere al governo un'agenda sul futuro e chissà, forse anche un ministero capace di parlare concretamente alle nuove generazioni. © Riproduzione riservata- I126% degli studenti italiani dichiara di aver ricevuto sufficienti informazioni di orientamento e il 19% di essere stato edotto sulla pertinenza degli studi terziari intrapresi rispetto al proprio progetto di vita. La conseguenza è che l'Italia è l'ultimo Paese europeo con studenti impegnati in formazione professionale (34%) e con il 45% soltanto degli studenti che hanno scelto percorsi universitari pertinenti rispetto al proprio curriculum di studio. McKinsey non ha dubbi. L'Italia deve impegnarsi subito nel definire politiche formative orientate alle competenze e alla compensazione dello skill shortage. Per McKinsey va rivista anche l'alternanza. Meno della metà dei diplomati italiani (46%) ha completato un percorso di job Pagina 19 í mgr ï valgono il 31 % dei Pil Le imprese familiari con capi giovani sono più competitive e dinamiche Ghizzoni (UniCredit): «Il loro vantaggio sta nella forza dei leader che le guidano . E nella loro capacità di pianificare per il lungo periodo» ..: ADRIANO BASCAPÊ ENE Più resistenti alla crisi, più propense ad assumere, soprattutto se guidate da capi azienda giovani e dinamici: è il ritratto delle imprese familiari che esce dall'Osservatorio Aub promosso da Aidaf (Associazione italiana delle aziende familiari), da UniCredit, dalla Cattedra Aidaf di strategia delle aziende familiari dell'Università Bocconi e dalla Camera di Commercio di Milano. A settimane è attesa l'edizione 2014 del rapporto che si preannuncia particolarmente importante, vista la difficile congiuntura economica che attraversa il Paese. Lungi dall'essere una palla al piede il capitalismo familiare all'italiana rischia di diventare il gradino da cui il Paese potrebbe ripartire per risalire la china. A dare la dimensione del settore è l'anuninistratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, che ha firmato la prefazione del volume «Un'azienda in famiglia (in viaggio fra le eccellenze imprenditoriali italiane)», edito da Egea. Le 2600 imprese a controllo familiare esaminate dall'Osservatorio AUB «hanno presentato nel 2011 un tasso di crescita del 4,6 per cento, superiore al 3,6 per cento medio delle altre categorie di aziende», scrive Ghizzoni, «un dato importante, che evidenzia la loro notevole vitalità e capacità di ripresa, dovute a una gestione di lungo periodo e a un orientamento strategico basato su un insieme di valori culturali oltre che economici». Dati alla mano il peso dei dipendenti impiegati dalle medie e grandi aziende familiari sul totale delle società di capitali presenti in Italia è passato dal 27 per cento nel 2006 a quasi il 31 per cento nel Mondo Universitario 2010. «Il loro vantaggio competitivo», afferma l'ad di UniCredit, «è dato proprio dalle capacità e dalla reputazione della persona che le guida e che si identifica con esse. I dati raccolti dall'Osservatorio Aub lo confermano, ma indicano come le migliori performance siano realizzate da leader giovani, spostando inevitabilmente l'attenzione sul passaggio generazionale e sull'apertura della governance all'esterno». Dunque a vincere sono soprattutto le società a controllo familiare che hanno saputo però superare la difficile fase della successione dinastica. E se si sposta il focus all'intero panorama italiano, dunque non solo alle società di medio-grandi dimensioni, si scopre che il le attività che fanno capo direttamente a una o più persone fisiche rappresentano la stragrande maggioranza, ben l'85%. Al ridursi della classe dimensionale le performance sono meno brillanti perché, inevitabilmente, le realtà di dimensioni minori operano prevalentemente se non esclusivamente nel mercato interno e quindi sono più soggette alla caduta della domanda. Per fermarci alle società di dimensioni medio grandi, le ragioni del successo del capitalismo familiare vanno ricercate proprio nella capacità di finanziare l'attività in una prospettiva di medio-lungo termine. Agli antipodi con le modalità della turbo-finanza che ha innescato la crisi mondiale nel 2008. Dice Guido Corbetta, docente di corporate strategy all'Università Bocconi: «Quello familiare è un modello proprietario che più di altri ha garantito occupazione, addirittura con un incremento complessivo nel numero dei dipendenti dal 2007 al 2011 pari al 6,5 per cento». Un dato che secondo il docente spiega «le condizioni di successo delle imprese controllate da una famiglia imprenditoriale». In tutto questo, però, non c'è nulla di casuale. «Una prima e rilevante motivazione è rappresentata dal capitale paziente», aggiunge Corbetta, «che privilegia obiettivi e ritorni di mediolungo termine. Si tratta di una caratteristica che comporta il continuo e costante accumulo di risorse e capitali, necessari per sostenere la crescita, la stabilità e il raggiungimento di un posizionamento competitivo sostenibile nel tempo». Insomma, il family business sarà anche meno vivace e reattivo rispetto alle attività riconducibili alle società di capitali o ai fondi di venture capital. Ma opera in una prospettiva temporale di più lungo termine. E riesce in tal modo a stemperare la tentazione di cavalcare le mode, costata carissima negli ultimi due decenni a migliaia di aziende e milioni di investitori che ne avevano comperato le azioni. «Questo orientamento», conferma ancora Corbetta, «deriva dall'intenzione dei familiari più anziani, in molti casi i fondatori di dell'impresa, tranlandare un'attività sana, competi tiva e patrimonialmente solida ai propri eredi. L'insieme di queste caratteristiche rende possibile un modello decisionale basato su priorità di fondo in parte differenti rispetto ad altre realtà con assetti proprietari più impersonali». Insomma, le dinastie imprenditoriali sono anche garanzia di stabilità Quella vera. le imprese famiFari mncapì giovani sono oi <ampef rve e di i ,e Pagina 20 FATTURATO AGGREGATO DELLE IMPRESE FAMILIARI E NON FAful.tE.#AIRI 224,9 218,7 IL PESO DELLE IMPRESE FA et<idortixa sul PII. ARI fiQ% ?08t -- 100. tarvhn kirtsf 0% 70 % 7öql4 70% 74% 6 I / 51 Q 79% 80% Italia mnrr: Pttil rn Mondo Universitario Pagina 21 Salute MSMLab raduna neurologi, farmacisti e manager sanitari attorno alla sclerosi Sda Bocconi in campo per la ricerca di Giulia Silvestri n nuovo progetto viene in aiuto dei malati di U sclerosi multipla, per ottimizzare i percorsi terapeutici e di assistenza . È appena nato il Multiple Sclerosis Management Lab - MSMLàb, nato dalla partnership fra Biogen Idee e Sda Bocconi che raduna neurologi specializzati nella cura della malattia, farmacisti ospedalieri e manager sanitari. Il progetto nasce con l'obiettivo di un confronto dei percorsi diagnostici terapeuti- Mondo Universitario ci assistenziali per la sclerosi multipla, l'individuazione di modelli per la cronicità ad alta complessità e l'analisi delle reti cliniche regionali per la patologia. La sclerosi è una patologia che richiede interventi sanitari e socio-assistenziali realizzati sugli specifici bisogni dei pazienti lungo tutto il decorso, che in media è pari a 40 anni. P. la patologia neurologica più comune tra i giovani adulti: 2,3 milioni di persone in tutto il mondo ne sono affette, di cui circa 600 mila in Europa. L'Italia fa parte delle aree ad alto rischio, con 1 diagnosi ogni 4 ore: in totale sono circa 68 mila le persone colpite da sclerosi multipla. Il progetto intende identificare e analizzare dei «casi studio» che saranno oggetto di confronto e discussione all'interno di workshop tra esperti della materia. Neurologi, farmacisti e manager si incontreranno per confrontarsi, condividere esperienze e conoscenze emergenti sulla gestione del paziente. «Le attività del MSMLab permetteranno di comprendere meglio le pro- spettive future nella gestione della patologia e di definire un nuovo livello di sinergia tra pubblico e privato», ha commentato Giuseppe Banfi, ad di Biogen Idee Italia. (riproduzione riservata) Lampi 1 '9 nel buio Il dolce non è così dolce senza l'amo o Jason Lee Pagina 22 Nuova luce sul diabete 2 Le cellule addormentate possono essere risvegliate e tornare attive che colorano l'insulina. «Se ce n'è poca essi non la rivelano e quindi sembra che le cellule non ci siano», ha precisato l'esperto, «abbiamo applicato tecniche approfondite e fatto confronti con Sembrava quasi la scoperta dell'acqua calda, e invece era quelle utilizzate in passato ed evidenziato che molte delle cellule tutt'altro che scontata e apre la stradaa un nuovo approcbeta che sembravano morte sono in realtà vive, ma incapaci di cio al diabete di tipo 2, il più diffuso, che colpisce il 90% funzionare normalmente». dei 3 milioni e mezzo di persone in Di recente nuove evidenze sulla malattia Italia e dei 400 milioni nel mondo che soffrono rano emerse anche da uno studio pubblicato di questa malattia metabolica. Un gruppo di -ulla rivista Journal ofleulcoeyte biology, ricerca dell'Università di Pisa ha appena pubn cui un gruppo di scienziati del dipartimento blicato uno studio sulla rivistaDiabetologia li biologia alla Novo Nordisk A/S, a Maanalizzando con le tecnologie avanzate, come ov, in Danimarca ha compreso cosa accade per esempio la microscopia elettronica e laell'organismo e cosa scatena complicanze valutazione diretta della secrezione dell'inorrelate alla malattia. L'équipe ha lavorato sulina, la condizione delle cellule beta del ,u topi di laboratorio, identificando nei mopancreas. Da questa indagine emerge che la elli animali un tipo di cellula che invade il ridotta quantità di insulina prodotta non sia >, ì,assuto pancreatico durante le fasi precoci dovuta solamente alla morte di queste cellule !ella malattia. Queste cellule infiammatorie bensì al loro malfunzionamento, e questo producono una grande quantità di citochine, lascia supporre che finora ci sia stata una proteine pro-infiammatorie che contribuiscosovrastima del numero di cellule morte. «Fino a oggi si è ritenuto no in modo diretto all'eliminazione delle betacellule produttrici che nel paziente diabetico di tipo 2 la percentuale di cellule beta di insulina. «Lo studio consente uno sguardo più mirato sulla fosse ridotta anche del 50% rispetto alla quantità presente nelle malattia e permette di sviluppare terapie arati-infiammatorie per persone sane», ha spiegato Piero Marchetli, direttore della sezio- questi pazienti», ha precisato Alexander Rosendahl, ricercatore ne dipartimentale di endocrinologia e metabolismo dei trapianti impegnato in questo studio, «questi nuovi trattamenti possono d'organo e cellulari dell'Azienda ospedaliero universitaria di rappresentare una valida integrazione alle terapie già esistenti, Pisa, che ha coordinato il gruppo di lavoro, «questa ricerca ci ha come l'insulina e GLP-l simili». Per la loro ricerca, gli scienziati rivelato invece che la maggioranza delle betacell ule considerate hanno comparato modelli di topi obesi che sviluppavano sponmorte, e quindi irrecuperabili, è invece addormentata. Esse hanno taneamente la malattia, con topi sani. Gli animali da laboratorio poca insulina e non riescono a liberarla, ma a questo punto è sono stati seguiti dai primi stadi della malattia, fino a un'età in cui importante capire quale sia il meccanismo che induce una ridotta emergevano comorbidità in molti organi. Sia nelle fasi precoci, sia secrezione, in aggiunta alla comprensione dei meccanismi che in seguito, i topi diabetici mostravano significative modulazioni a portano alla morte cellulare». La scoperta è stata possibile solo livello del tessuto pancreatico rispetto a quelli sani, evidenziando adesso perché fino ad ora il meccanismo utilizzato per la visua- a1 contempo il ruolo chiave dell'infiammazione nella progressiolizzazione delle betacellule nel pancreas si era basato anticorpi ne e nella severità della malattia. (riproduzione riservata) di Cristina Cimato Mondo Universitario Pagina 23 IL NUOVO PACE MAKER MINI E SEN ZA FILI Niente tasche né fili. A dicembre scorso è arrivato in Italia il primo pacemaker senza elettrocateteri (leadless). Di dimensioni molto ridotte, un decimo dei tradizionali pacemaker, questo dispositivo della St Jude Medicai viene inserito direttamente all'interno del cuore. Spiega Fiorenzo Gaita, del Città della Salute e della Scienza di Torino: «Nel pacemaker tradizionale è necessario creare una tasca all'altezza della spalla e prevedere un catetere che porta l'impulso elettrico fino all'interno del cuore Con il lead less sono minori anche i rischi di infezione, mentre vengono eliminati i pericoli legati a usura e rottura degli elettrocateteri». Aggiunge Antonio Curnis. degli Spedali Civili di Brescia: «La tecnica d'impianto è completamente nuova, e comporta una notevole riduzione dei tempi d'impianto e dei rischi connessi. E non ci sono cicatrici né rigonfiamenti della cute». In Italia sono stati finora impiantati una decina di dispositivi leadless Nel nostro Paese vengono impiantati ogni anno circa 60mila nuovi pacemaker (alessandra margreth) Mondo Universitario Pagina 24 Decessi a!i'anno negli US." 1{:x secolo Calo in % 63,000 Polmonite 30% 200.752 4.085.120 Epatite B 86% Pertosse 86% Varicella 90% 9.419 27.538 66.232 117.333 Epatite A 93% 530.217 Morbillo a99% 16.316 Poliomielite 100% C)eccss! negli USA ne! 20€0 44 .000 408.572 8,493 Dalla polio al vaiolo al morbillo, tante vite salvate. Hiv-Aids e epatite C "sfuggenti" Cambiata la storia umana Caccia ai virus "astuti" indotte dalle vaccinazioni rispetto ai milioni di persone che sono state salvate da iorni fa in Camerun, paese oggi all'avanmalattie mortali o invalidanti? L'attenzioguardia in Africa per le vaccinazioni di ne a non abbandonare le campagne vaccimassa, mi sono imbattuto in una persona nali deve essere alta, semmai il lavoro decon poliomielite, sicuramente acquisita ve mirare a ridurre a zero i rischi di danno da bambino. Appena 50 anni fatale malatdavaccino. tia esisteva anche in Italia, e la vaccinazioIlvaccino per l'Aids è lontano. IlvirusHiv ne antipolio era da poco obbligatoria per è estremamente sfuggente, capace di coltutti i bambini. Oggi la polio è scomparsa pire e nascondersi, mostrando pochissimi dall'Occidente e l'India ha da poco festegpunti deboli. Ilvaccino perilvirus dell'epagiato i tre annidi assenza di nuove diagnotite C è stato quasi abbandonato, dal mosi di poliomielite che residua ancora in mento che ilvirus è astuto quanto, forse più quei pochi paesi al inondo che non hanno dell'Hiv. Il vaccino antitubercolare dispovoluto implementare le campagne nibile oggièpoco efficace, e almodi vaccinazione di massa. mento i risultati ottenuti con Il vaiolo è eradicato dalla altri vaccini non sono inTerra e il vaccino non è più coraggianti. Ci sono inindispensabile. Il morbilvece speranze per il lo, virus potenzialmente vaccino contro la mamortale, è raro in Italia, laria. dei bambini di tutto grazie alla vaccinazioIl vaccino per il viil mondo ha ricevuto tre dosi dei vaccino della ne di massa. E così tanrus del papilloma poliomieliti. Tre paesi te altre malattie infettiapre nuove e inatterimangono endemici: ve. La storia dell'uomo se possibilità, in Afghanistan, è cambiata grazie aivacquanto è pensato per Nigeria e Pakistan cini e tomareindietro saproteggere da un virus DATI 2012, UNICEF rebbe criminale. Levacciche causa tua cancro! In nazioni, tra l'altro riducono altre parole, prevenendo la circolazione di virus che l'infezionevirale siriduce la muoiono e non ricompaiono più comparsa del cancro della cerse non infettan o l'uomo. Anche lavacvice uterina. I vaccini in uso odierno cinazione cosiddetta "volontaria" rappresembrano efficaci evalidinelbreve-medio senta un sostanziale errore, in quanto la termine. Le sfide non sono finite, semmai mancata copertura vaccinale dell'intera appena iniziate. Altri patogeni ci aspettapopolazione permette al virus di ricominno: batteri, virus, protozoi, funghi. Siamo ciare a circolare nei non vaccinati, pronto alle soglie di una nuova èra della vaccinoa colpire non appena si abbassala guardia. logia. Certo, in medicina niente è privo di ri* Ordinario V irologia, schi di effetti collaterali e dipotenziali danUniv. Roma Tor V ergata ni. Però, quanti sono i casi reali di malattie U RIPRODUZIONE RISERVATA CARLO FEDERICO PERNO * Mondo Universitario Pagina 25 W* ` PAOLO CORNAGLIA FERRARIS INSEG NARE LA COMPASSIONE NE LL E FACOLTA D i M E D ICI NA n sorriso e una parola di conforto, nate entro una relazione di cura costruita su rigore e competenza professionale. Questo chiede al curante ogni malato. Il sorriso però è sporadico su visi segnati dall'amarezza d'un mestiere fatto di controllo dei costi ed appalti aziendali. La parola di conforto arriva dirado. Non costa nulla ed è extra budget, al lora perché così tanti lamentano cinismo e intollerabile distacco? Il sistema d'insegnamento ne è causa. Selezionano studenti con test mnemonici, li obbligano a competere col coltello tra i denti per entrare nelle scuole di specialità, umiliandoli a ruoti servili e trascurandone capacità e meriti; insegnano dando chiaro esempio che la compassione non è virtù, semmai debolezza. Rovesciare le cattedre delle facoltà di Medicina italiane, rottamando vecchie baronie, cambierebbe il servizio sanitario pubblico? Ilrotttamatore Matteo Renzi provi a mettere anche questo in agenda. camici. pigiami@gmail. com U RIPRODUZIONE RISERVN7N Mondo Universitario Pagina 26 Istruzione e innovazione per creare nuovo lavoro ANALIZZANDO I (BRUTTI) DATI DELL'ILO occupazione non crescerà abbastanza. Non fino al 2oi8. Il rapporto 2oi4 dell'Ilo mette in evidenza quali potenti fattori frenino l'occupazione malgrado la ripresa. A cominciare dal più grave di tutti, il fatto che le aziende chiedono competenze che pochilavoratorihanno. La soluzione non manca: le politiche attive sul lavoro, cosa diversa dalla assunzione diretta di lavoratori daparte del settore pubblico (ampiamente utilizzata, per esempio, in Germania, in Francia, negliUsa). È il tentativo di facilitare l'incontro di domanda e di offerta di lavoro, di ridurre le frizioni, di aumentare le informazioni e il coordinamento, e di far crescere le competenze di chi già lavora e di chi cerca un'occupazione. Come si fa già nei paesi più solidi dell'Europa. Mancano quindi investimenti "nuovi", in istruzione e in training. Anche l'Ilo ammette però che lo stimolo monetario, l'aumento dei profitti e il rigore fiscale non si sono, trasformati in una crescita solida dei "vecchi" investimenti reali, privati e pubblici, in impianti e in innovazione, che anch'essi mancano all'appello. Mondo Universitario Pagina 27 MASTER POLITECNICO Comau assume 59 ingegneri Cinquantanove giovani ingegneri in arrivo da tutto il mondo sono stati assunti dal Comau, azienda del gruppo Fiat. Quindici lettere di assunzione a tempo indeterminato sono state consegnate ieri ai giovani che hanno frequentato la prima edizione del master di secondo livello in Industrial automation del Politecnico di Torino. Altri 19 stanno frequentando la seconda edizione del master, 25 la terza: tutti hanno già un contratto di alto apprendistato al Comau. Trai giovani ingegneri che partecipano all'ultima edizione ci sono una donna indiana e una iraniana. Mondo Universitario Pagina 28 EUGENIO DE ROSA NO MIGLIAIA DI ANNI DI RIFLESSIONI DI FILOSOFI net roCi ioln:, ' i:I ,, : Alit ¡;i rra Cn<ci entL° di r;ucl li.° f;Ircntl -, I l ri ori¡ n no: lLlurn(luC c r.IIpC .tilCO n o AL1 IS.='i,qu;Lrl,I( ) Ih ltiC;,Ai C ,I IP , ;1,llrh, rrn:, ;il ni,:n nul,ln Lli <tu,1iIrC il Conipnrtanicntn diCl ,(L°Ilo il] pi;Inn fi<iolo i ri Lli r,;irntuIli ',P L III rtci C.ICI iri CON OPINIONI MOLTO DIVERSE CHE HANNO AL CEN- (ii p,'I' t1n,', hC,I:I I,'tl' L\:Illo Itillil,' ttiltl par- TRO IL PROBLEMA DEL LIBERO ARBITRIO: til;i Illn o li C dal illnln; iC. t: roxì Chc ' l'1ul Iirnca,mCLlic CI uI. c<<°. h1 >C pcrtn ncl l ( I chC il < un paziCtn tL' inC . Ih.ICC di };r,11TLIIl,.ilrc111ut ola parola t rInItc.,tan!,° pc rciìl u prann%nnin:Itn " I;ul, Ilnar, ;I .crChralc danniatrl t. lic c tna chi;Im it l Ih 111 '0 Crntr d C111 } I a n la e il IrC1 L l i }',r, i i , :Iltrcltantn 1 tcL ° C 1r1 VV °rnickc INSOMMA , SAPPIAMO CIO CHE FACCIAMO ( PRIMA DI FARLO ) O NO? E ' UNA DOMANDA A CUI Si COLLEGA- il, il] TI illo IibcTi Lìi iciUcrcchcfat o ,1'_i al Llihaltiln (ICi filncnli ,i :Iti iun nnn ji ctULli rit nlnri)i ru-i di nLurrrfl, t%II%I,ia, qu,°11i C hcCCrC;I no Lìi capirC C1inI2 funiiona il n ,iro ccr cllo. o.C, p,r 1 appunto >i rro Crcbhc la ,°dc d °11;I nocna capacit I di d Lic',crC f'en0.l II pr(Crr.Alit ,;I !.I )miI r; I-'eduro; ic k I' IlL 1/ PL Au uII;I c,irrelt;I ei (ICporl:Iti i I. ia .Crco la ihCril pcr un )arriciL'.io chL° non h,I cnmmCccn e con l';Inima titra olta in:Ccc pCr il fL°rint,rnln di ( ri nri¡, il <,Ch,r lo h Il1C,1Io Con InlnrC I i.Itti: llit¡,I, follL°nIL"nlC li n:IJIIOrIt, i di un:I I I;,uzz:a LiiLlcrata anChc dal paLlrc, Cnta ncl i11 ti.inn dcIIa ca a p:u,°rna, , oLle clhc l;I rI , a, ,a non òlì_itfc ti i l'U, C,1,1 (1i Qlltlrc' il Illtlro eli CinI:I 1111 I ntc' ;If'crrarL° pcr LI na ', arnha. l: C lripnl i¡ ,.hL° riLIaII(Ii ci io Il c'altic'Il tc' 1>4ltitiinii ti.i [Ltn p1drC! ItI Irati,nh, una :uliha. ictantulCa nl,, nlC il IIr ICt,in tti M il.I ci I-,a c tilt pnt,1tlc CnIpo t1i un prctL°Ilo (1i hronio , i ahlatte <t il cranio dcl p r;Crctto chC <tr1Ivi iva il -11o1o in LIII 1 I',o Lli 41It IJC'. lira \ l i t ¡ a IihCro 1 1 1 1 1 1 on cL°ndL° LI,I I nllllo C-1 pr2Clplt;l aLi aü lll „ 1rC il -.In LtC Ch2 cC copionr. con (11;IIr',°7zo per >,° ctL°«. , lun CiCI IIII'III:I Itlllt;Ino. l'tIl collAinlo (11 :IICI'l` Ll,ci o ripmn,l, I.I Iu_':I_ I.,I dnnY:InL10 chC ci <i puì pnrl L° n1 1i 1111 lu, r(1c'i nunvi ricultali tlClla Mondo Universitario ri.el nJ.u irt p rienii clic, uiIno corrcttanl n tC lC ¡t:Irnlc nia nnn nc capi ;tuio il , i,ItiriC,llli . lI rCc<i illlpnrtlnti ClicLlimnara',1rnn Chc ' °r;Inn ncl C °r,cll .Ircc dcc'.i,:It ° a prcCi< ° Iun zinni. l,,r,I pCril inlpn><ibil, , ctlCrC il CL°r.c, 11 c) IIII ranrc iI sii n fun ; iowimuntn. ra ci >nnn Lli:Cr>C tccnoloiC,hL° imcCC ln lnn in :IrtiC, I:IrC l;I'I(U (ri„Iil Iil i i ma n ica un:<ion lcl Che pu a IIi foto ehC ,,utlrtLlo la; nr:I il cCr ,° lln u<tI piìl n > i, cnn hon.I 1,1;111cnio1 lil hin;I Llc,l < an uc. La ri<onanr,l .alutl t lu : Intrnc a' lil i<ce _ ti o c C in quanto tcIllpn_ dice CIO', Lluali p11-11 Llel C, I',cllo ctlnno 1Iv o r;Iil, in ti ncl niL niCntPt I 111111 L. SiCcLnilCiir;It t;I Lli una lCCnica nnn in,a i,:I c ntolin uxlla i, ha FI , 1,111 li iil t° Co;c ,IlcunC nullt, i „IrrendCnti. F'r:I 111 te i° rhC c > i<lt un;I p;Irtc ,Icl cCn Clln i .ui jfllui<ctlnrlutc IL infIl niaYiorti prn.CniCnti cia1, CUnaLlc,ll ,°; Iltrc, . \ICUni I : I cltianianLl I'inlCrprCirpL°rnoil chiani ,irla C ., úlCnza :iqurl l:I p1rtC inf,Itti ChL° ;i .Ilti\I tlclpo ual untluC att n infornirlinn2 ricC(uut trii cenci ,' nC ricu;lrui nL°dichi : Ir,tla ,inril l:ltrivazionCcinl,Ini'e Pagina 29 ,ta riìi i1i mczni xec,rnuln }rü rroSc,:tir. lc°izn .,'nndo: rniln.a poc,i in .rc' nuiltu c m hcn;,i ciirrannnn a1lc° mtuta7ioni di r ri,nln. I: infatti c i tonu altrc° p,irti dc'I c rric°I l 1 c h c , - i hannn xal ,arn la ,ita ncRu or<o d 1l c",iluiionc. In hartici larc° I ami;;dala l,i i ncvroni a pc°c hio,;randc',.nrcrtiitalianaì.hcrc°c °hit, l pcriciilii unlinann al anernderc l'iil ci rrctc°: la ciicidd ita rCazi,mC c°cC autinnarica funri dal nuirdi i tti-,-i onu nlln d Il;i r.i; irnra. I.a rc°aiinnc° i nlanitc° ra in c il-] il il iniintu,li la ntc°tà drl t '111p0 nrcc°«arüi all utti ,a; innc d ll irntc°rrrc°[c. II gnalr }r,ii ri,'n<triiir:i hc° ir,.rclu[-. ull;i ha c' dcllc' inf%n'nlaiinni '.°irl (;,u; ani,a. ,itrtnrC , íc°l lihr,t <tr.rttrcli narin ui 1111 iir:i I,('7ei;0nn,L;. . diì l diii ni. Lc5,'irnn°1 runrc nr,1 dc°Ilr>tir rch tic nir nri cn i .1ntc'ri ani rnpola[i CI :1 rrcnti i tinr li .cJ,ii l'crh;i c:hc° ci 11nui,t. fa Cio un h :llx, Ili, ;:1 uAnir .,ilt >.1rri nturtn ntin J.ic'u n aitit,i c,nc<ta rapidi<,ima rcaiinncchc nln dnpn lintcrhret , <pi;--T:1 nr. ttrndn in ir11m UTha in nt-iuntcntn. ;i-.)M, i11n,ita [ra crrcn[c' u rCrcolo, ancltc c 1,1 MI cntfüi di CT L( ha i dcriCicltcr-,1 chw Cra l erha. l %.irnianln :i Alit ¡:1: [a fti c nilii_ i;tial, n a ln t'ali irnr.111 ,,intha ntc'ttc°n,l,, in r ri,nln. iin gninrn cìi ,Cc,11dn il 1 l}r,i di pc°<tclln ha <ril cra11io di Gri, i lil?c rii . pa<,tia il czi:i C%.inti,i c° uiln alt-.ira lui >i rrndr ,'nntn ili , n a ha atto, nnn fti c', torna inilic'u n rrC;1 di ucx-.ir rrre ma <c°nilna iml.n,>ihilr e ltii niulecìicr l'ar n1a <ca,lianìiila liili tann. nlpc°',1lco li, il cidi c' lc Il tin lihurn ,irhiui t' iil tur rnntt nulla c dir, Fini<cc la rcna azinil c l), ,u CiIl liIl hiin>ahili[.1 di tiri nmin •lihc°rn liil .,ranLi c,lilrnlIla di ctii c,inlinci:i ,1d ncc11par>i anchc' in ut Chi trihtiri alC ,intc'ri 'anii. A, 7itin, ianui C Il,', Comc, per. >rrcil tR' n ;entt an chcliIl [c°rrrc°[e' (la cc) <ci eni,ll ,i h,1 a niin ', u ccrtrzi11 1 nil,i ullr ili tormazinil i Che ,11trc parti !iirnicccinci. l,'cr,c°lln il tlui la z,i <pcl'Intc'ntalt'. a/7ai ltia rCrti til r111' C nltrc' `aCc'n,i intcr , rnirC tin li,elli • >u}icriorcchr i t4t<c°rrhhc ,rii raprnrti úiciali, tina nza cncraIc' ,'hc° 1i ;u,rarpnrrc°hhc°,i tlnrlla cíc°tinitl r T iInrit,l: tiantiti - (<hitara li cnt,ilntc'li c. \ chc li a 'n<a e dnttic°<,nli ti puìi dirli1: 11 111 li111 1 ì tn nlhrl il ttaCi ica. l'nic,tic4ta riii chc -cirnnl hahilnic°nt drnrc'ntu attc'ntlc'rc° , lic illo ncurnti ioln_i;1 i ar n>tinn F;rofcnuii tndi di anu -iipiilii,ia < o iale. Mondo Universitario Pagina 30 Ì i L' `e'4taf Ì Prof. O ER ARDI I Pres. Società Italiana A llergologia ALLERGIE NUOVE CURE DAI VACCINI PER LA CURA la cura del bambino allergico non esistono solo i farmaci. Lo specialista può prescrivere anche una immunoterapia specifica, il cosiddetto "vaccino per l'allergia" , dopo un'attenta, anamnesi e una corretta diagnosi. "L'allergy immunothera,py" (AIT) si è rivelata una terapia efficace e sicura da prescrivere in caso di allergia grave al veleno d'imenotteri (ad esempio da puntura d'ape, vespa); in caso di rinite allergica (ad esempio agli acari della polvere e ai polEni) con associato o meno asma bronchiale allergico; in caso di asma bronchiale allergico. L'immunoterapia specifica determina un'immuno-tolleranza specifica verso l'allergene, ad esempio dell'acaro o dei pollini, per il quale si "vaccina" e si associa a una riduzione dei sintomi dovuti all'allergene stesso. L'allergy immunotherapy favorisce anche un cambio nella storia naturale dell'allergia. Previene ad esempio sia, la comparsa di asma bronchiale in soggetti affetti da rinite allergica, alle graminacee, sia la comparsa di nuove sensibilizzazioni. Altro effetto è la durata nel tempo. L'immunotera,pia specifica produce un beneficio sui sintomi per molti anni dopo la sua sospensione (la durata dell'AIT è di solito 3-5 anni) mentre i farmaci (antistaminici, cortisonici, antileucotrienici, broncodilatatori) funzionano solo fino a quando si somministrano. Sanità Pagina 31 COMI,,'îEL',JO di FRANCO SCARAMUZZI OGM, UNA FERITA INCOMPRENSIBILE UNO SPI NTO allarmismo, artificiosamente montato intorno agli 0GM(nuovi organismi utili), ha inferto al nostro Paese una brutta e dolente ,ferita che sembra non voler cicatrizzare. A ndrebbe invece cauterizzata al più presto, per arrestare i danni materiali e morali che i veti imposti alla ricerca scientifica italiana stanno continuando a provocare. Mescolando presunti rischi biologici a motivazioni politico-ideologiche e confondendo una legittima "prudenzialità , attuabile attraverso verifiche e controlli, sono stati applicati infondati divieti di studiare e usare una tecnologia genetica che ha il merito di avere ripercorso preziosi meccanismi naturali della evoluzione. Dopo quindici anni, è doveroso tirare le somme e riconsiderare gli atti compiuti. A ccertato che i pericoli paventati non si siano mai verificati, va considerato che chili utilizza (ormai in gran parte del pianeta) ha registrato solo vantaggi e che lo stesso nostro Paese oggi importa quei prodotti 0G11 di cui ha assoluto bisogno, ma che continua a vietare ai propri agricoltori. Sanità SENZA entrare nel merito delle scelte politiche, desideriamo solo evitare che, senza alcun motivo, la ricerca scientifica continui ad essere strumentalizzata e bloccata, mentre ovviamente in tutto il mondo si continuano a produrre nuovi OGM, con successi sempre più promettenti. La correttezza metodologica, il valore delle nuove conoscenze e la eventuale pericolosità delle innovazioni, possono essere giudicate da scienziati competenti, che a questo scopo seguono principi e regole rigorose. Qualsiasi diverso interesse non deve indurre a manipolare questi giudizi in sedi prive delle indispensabili conoscenze, per farli poi arrivare distorti all'opinione pubblica e nelle piazze. Siamo quindi chiamati a difendere la libertà, l'autonomia e l'universalità della ricerca scientifica e chiediamo che la deleteria vicenda italiana degli OGMsi chiuda. Pagina 32
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