Rassegna del 07/02/2014 INDICE RASSEGNA STAMPA Rassegna del 07/02/2014 UNIVERSITÀ DI FIRENZE Corriere Fiorentino 07/02/14 P. 5 «L'esodo continuerà se non li prepariamo al mondo del lavoro» Corriere Fiorentino 07/02/14 P. 1-5 Attenti, fuggono anche i cervelletti Gaetano Cerone 1 2 Secolo Xix 07/02/14 P. 7 La truffa delle riviste scientifiche "drogate" Francesco Margiocco 4 Mano bionica, successo mondiale Gianluca Campanella 6 ALTRI ATENEI TOSCANI Tirreno Pisa 07/02/14 P. IV MONDO UNIVERSITARIO Qn 07/02/14 P. 21 Università Ecco i test, studenti verso la protesta «No al numero chiuso» 8 Corriere Della Sera 07/02/14 P. 53 Docenti di Filosofia e Teoria dei linguaggi 9 Espresso 13/02/14 P. 94 Professione biohacker Federico Guerrini 10 Espresso 13/02/14 P. 105 No formazione, no lavoro Maurizio Maggi 13 Il Fatto Quotidiano 07/02/14 P. 11 Il trucchetto per evitare l'esame da avvocato Marcello Longo 14 Il Fatto Quotidiano 07/02/14 P. 11 Test per docenti, 20 commissioni costrette a rivedere 1 risultati Carlo Di Foggia 15 Italia Oggi 07/02/14 P. 29 Iscrizioni ai test dal 12/2 Libero 07/02/14 P. 20 L'università taglia il 20% di posti In migliaia pronti a far ricorso Alessandra Mori 18 Manifesto 07/02/14 P. 5 Troppi medici per la sanità tagliata Il Miur riduce l'accesso alla facoltà Roberto Ciccarelli 20 Mattino 07/02/14 P. 1 Perché la casta chiude le porte ai nuovi medici Antonio Galdo 21 Mattino 07/02/14 P. 9 Laureati e ricercatori nelle pmi Al Sud arriva il 75% delle risorse Giusy Franzese 23 Messaggero 07/02/14 P. 7 In arrivo 250 milioni per chi assume laureati e ricercatori Mondo 14/02/14 P. 52 Start-up FLOP Luigi Ferro 25 Mondo 14/02/14 P. 54 Il posto dei sogni? Precario e all'estero Giacomo Neri 28 Mondo 14/02/14 P. 55 Fisici oltre il pil, l'idea di Pietronero Fabio Sottocornola 29 Repubblica 07/02/14 P. 34 Medicina, le iscrizioni non vanno tagliate 30 Secolo D` Italia 07/02/14 P. 7 Cento borse di studio per bloccare la fuga di cervelli 31 Sole 24 Ore 07/02/14 P. 7 Via al piano ricerca da 250 milioni Eugenio Bruno 32 Sole 24 Ore 07/02/14 P. 12 Perché l'Italia non innova più Leonardo Maugeri 34 Sole 24 Ore 07/02/14 P. 42 Due corsi di laurea di Unioncamere Stampa 07/02/14 P. 1 Primo passo per il rientro degli scienziati Giovanni Bignami 37 Stampa 07/02/14 P. 26 Università, anticipare i test in linea con tanti Paesi stranieri Francesca Fumana 39 Venerdi Repubblica 07/02/14 P. 26 Ora in Assia l'Islam entra a scuola. Con maestri tedeschi Venerdi Repubblica 07/02/14 P. 56 Un robot volante salverà le vittime delle valanghe Angela Simone 41 Qn 07/02/14 P. 12 Italiani divoratori di antibiotici Qn 07/02/14 P. 12 «Stamina è un business immenso» L'Agenzia del farmaco all'attacco Donatella Barbetta 43 Qn 07/02/14 P. II La battaglia quotidiana contro gli sprechi Elettra Gullé 45 Corriere Fiorentino 07/02/14 P. 9 Perché boccio il registro elettronico Antonella Landl 48 Sole 24 Ore 07/02/14 P. 4 Riforme, mancano 478 decreti Antonello Cherchi, Andrea Marini, Marta Paris 49 17 24 36 40 SANITÀ 42 SEGNALAZIONI Indice Rassegna Stampa Pagina I l"1 -te Massimo Balducci L sodo. E' `. .® . se preparìamo al mondo del lavoro » « 'e «Non possiamo più permetterci di ritenere il lavoro qualcosa di staccato dalla cultura. Se non cominciamo a capire che dobbiamo formare chi andrà a lavorare continueremo a perdere studenti». Massimo Balducci, docente di analisi delle organizzazioni alla Cesare Alfieri, ha insegnato nell'Istituto Universitario Europeo di Scienza dell'Amministrazione di Maastricht. E membro di vari comitati consultivi del Consiglio d'Europa e del Comitato scientifico della European Academy of Local Goverment, oltre a valutare la qualità degli Atenei francesi tramite l'agenzia dell'Aers. Professore, sempre meno studenti si iscrivono alle lauree magistrali a Firenze. Un caso o un problema? « É un problema, che riguarda un po' tutte le Università, ma soprattutto Firenze: ci sono troppi corsi di laurea magistrale, l'offerta è troppo frantumata, ci si specializza tanto in ambiti troppo piccoli senza alcuna corrispondenza con profili professionali». Gli studenti, quindi, non sono pronti per entrare nel mondo del lavoro? «No, perché la formazione per quanto specialistica e quasi settoriale, resta troppo teorica. Poi non c'è interdisciplinarietà applicata ai problemi, si formano persone che riescono a guardare le cose da un solo punto di vista. Se mi occupo di impresa, ad esempio, devo anche avere competenze contabili, sociologiche, tecnologiche. Ma ciò non avviene». E questo è dovuto alla riforma r 2 universitaria? «Abbiamo sempre ivi °-avuto questo problema, in tutti gli I"°l Atenei italiani, in misura maggiore a Firenze, dove il livello di astrazione è più spinto. Oggi però questo problema rischia di diventare un dramma, perché il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente, ed è sempre più difficile recuperare il tempo perduto». E un'emergenza di cui si dovrebbero far carico solo le Università che perdono iscritti? «Di solito la reputazione e dunque l'attrattività degli Atenei va di pari passo con la maturità economica, di imprese, di cultura industriale e tecnologie dei territori che le ospitano». Quindi considerando che oltre a Firenze anche Pisa e Siena perdono «cervelletti», è un campanello di allarme per tutta la Toscana (e la politica)? «Certo, tutti si devono assumere le proprie responsabilità, ma le Università devono diventare le palestre per individuare fenomeni concreti. Il punto centrale è che lo studio serve a due scopi: cibare l'animo o controllare l'ambiente fisico e socioeconomico. In Toscana è soprattutto cibo dell'animo, ma questo andava bene per le società ricche. Ora urge che diventi controllo dell'ambiente economico, ovvero produrre benessere. Non possiamo più aspettare». G. Ce. Università di Firenze Pagina 1 Unb _m "z' In quattro anni gli Atenei toscani hanno perso oltre mille specializzandi Attenti, fuggono anche i cervelletti di GAETANO CERVONE Le Università di Firenze, Pisa e Siena hanno perso in quattro anni quasi mille iscritti al primo anno dei corsi di laurea di specializzazione. Cifra che conferma la fuga di «cervelli» e laureati dal nostro Paese e anche dalla Toscana. Fuga che però non riguarda Bologna, Milano o Padova, cioè gli Atenei con i quali le Università di Firenze e Pisa per dimensioni di iscritti sono solite confrontarsi. Le nostre università pagano un tipo di formazione ritenuto poco legato al mondo del lavoro. A PAGINA 5 Università di Firenze Pagina 2 Università Sempre meno studenti scelgono la Toscana per la laurea magistrale. Non è così negli Atenei di Bologna e Milano La grande fuga degli. specializzandi In 4 anni Firenze, Pisa e Siena hanno perso oltre mille iscritti. Tesi: ma guadagniamo stranieri In quattro anni le Università di Firenze, Pisa e Siena hanno perso quasi mille iscritti al primo anno dei corsi di laurea magistrale, passati dagli otto mila dell'anno accademico 2009/20lo ai sette mila del 2012/13. Dati definitivi forniti dall'Anagrafe del Ministero dell'Università, numeri che confermano una vera e propria fuga di «cervelletti», studenti che decidono cioè dopo la laurea triennale - di continuare a studiare specializzandosi con una laurea di secondo livello, ma non più in Toscana. Un crollo degli iscritti che colpisce tutti e tre gli Atenei della regione, numeri che seguono il trend negativo degli iscritti alle specialistiche su scala nazionale, passati dai quasi 111 mila del 2010 ai 106 mila dello scorso anno. Ma è solo una magra consolazione, perché la fuga dei cervelletti, infatti, non riguarda Bologna, neppure Milano, in misura ridotta Padova, cioè gli Atenei con i quali le Università di Firenze e Pisa per dimensioni di iscritti sono costrette a confrontarsi. E il confronto è un campanello di allarme per il mondo accademico toscano, perché questi studenti che scelgono i due anni di specializzazione in altre città rischiano di non tornare più indietro. La laurea di secondo livello è infatti il canale di inserimento nel mondo del lavoro, quasi una Università di Firenze In quattro anni a livello nazionale gli iscritti al primo anno dei corsi di laurea magistrale sono passati da 111 miilla a 106 mila. Nei tre Atenei toscani il calo è stato complessivamente di circa miiille studenti 1 Sono gli iscritti al primo anno dei corsi di laurea magistrale all'Università di Firenze Quattro anni fa gli studenti erano 3.155 . Tra il 2009 e il 2013 il calo percentuale è stato pari al 9,1 per cento Sono gli studenti che hanno deciso di non restare a Pisa per gli ultimi anni di specializzazione ai termine della laurea triennale. Lo scarto negativo è pari al 14 per cento sorta di apprendistato anche grazie alle ore dedicate a stage e tirocini obbligatori. Anche per questo motivo molti studenti scelgono sempre più gli Atenei anche in base alle prospettiva lavorative offerte dalle città che li ospitano. Lo hanno dichiarato apertamente la maggioranza degli studenti più bravi dell'Università di Firenze premiati mercoledì in aula magna: Anna, Serena e Carlotta, le più brave (e veloci) di Agraria, Economia e Architettura hanno scelto Milano per proseguire gli studi, Rebecca (Lettere e Filosofia) ha scelto la strada lavorativa e punta all'estero, Luca (Chimica) è rimasto per una questione di comodità, ma si specializzerà altrove. no accademico (2013/14) non appaiono confortanti: 2135 iscritti, 700 studenti in meno. Un crollo che sembra non arrestarsi, e che negli ultimi quattro anni ha coinvolto (anche in misura maggiore) l'Università di Pisa, con una fuga di 548 «cervelletti», uno scarto negativo del 14,3% tra gli iscritti del 2009/10 e quelli del 2012/13. A preoccupare, però, è il confronto con gli altri Atenei, perché Bologna - ad esempio - non perde studenti, anzi ne guadagna, passando da 5267 (2009/10) a 6021 iscritti (2012/13), con un trend positivo del 14%. Stesso discorso (e segno positivo) di Milano, -1 con 36 iscritti in più nel 2012/13 Anche trai migliori rispetto ai 3409 allievi appena del ~o. Mepremiati in cinque no iscritti invehanno lasciato Unifi ce a Padova (da 4275 a 4127), ma perdite con- triennio Il fenomeno, a quanto pare, è molto più diffuso. L'Università di Firenze in quattro anni ha perso il 9,1% degli iscritti alle specialistiche, passando da 3155 a 2867 studenti. In Ateneo non sono preoccupati, secondo il rettore Alberto Tesi «il fenomeno della mobilità studentesca riguarda tutti gli atenei generalisti, a Firenze un iscritto su quattro al primo anno della specialistica proviene da fuori Regione e sono in aumento gli studenti stranieri». Ma i dati provvisori dell'ultimo an- tenute: -3,4%. Non si può paragonare invece la «piccola» (per numero di iscritti totali) Siena con i «giganti» di Firenze, Pisa, Bologna, Milano e Padova, ma detto ciò il dato degli iscritti anche nella città del Palio non è incoraggiante: in quattro anni gli iscritti ai primi anni delle magistrali sono calati del 12,10%, Cioè 127 studenti in meno. Gaetano Ce rvone 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 3 L'ITALIA D EI FURBI / 2 - SCREDITATE A LIVELLO I NTERNAZIONALE, CONTI N UA N O AD ESSE R E F I NANZIATE I N ITALIA CO N AR LA TRUFFA DELLE RIVISTE SCIENTIFICHE "DROGATE" Università , l'ascesa di Pio Conti , professore-editore, e delle sue pubblicazioni grazie al meccanismo (fraudolento) delle citazioni incrociate FRANCESCO MARGIOCCO IL PROFESSOR Pio Conti, medico e ordinario di immunologia all'Università di Chieti e Pescara, ha avuto un colpo di genio. Un sistema semplice per guadagnare, fare carriera, e fare contenti anche colleghi e amici del suo ateneo. Finché qualcuno non se n'è accorto e ha interrotto il giochino. Il colosso Thomson Reuters che, fra l'altro, stila ogni anno l'elenco delle riviste scientifiche più prestigiose, ha radiato da quell'elenco per un anno, con possibilità di reintegro l'anno prossimo, tre pubblicazioni mediche il cui prestigio è solo apparente. Sono riviste pubblicate in Italia, da una piccola e strana casa editrice, che fa capo a Pio Conti. La trovata del professore è semplice e sfrutta le sbavature dell'impactfactor, l'indice usato da Thomson Reuter per classificare i giornali scientifici e che misura le citazioni ricevute dagli articoli nei due anni successivi alla loro uscita. Le biblioteche se ne servono per capire a quali riviste valga la pena abbonarsi. Maggiore l'impactfactor, maggiore - in teoria la qualità. In realtà quell'indice, se l'editore è abbastanza spregiudicato, può essere gonfiato a piacere. Più una rivista si autocita, più cresce il suo impact factor. Thomson Reuters se n'è accorta anni fa e ha cominciato a radiare dal suo albo, annualmente, chi pratica l'autocitazionismo fraudolento. Pio Conti è più raffinato. Le sue riviste, invece di autocitarsi, si citano l'un l'altra. Così il loro impactfactor cresce, e molto. Cresce anche, di pari passo, l'autorevolezza dei loro autori se sono citati così spesso, vorrà dire che sono bravi - e dell'Università di Chieti e Pescara. Lì insegna la maggior parte dei docenti che scrivono nelle tre riviste di Conti, a cominciare da Conti stesso. La casa editrice di Pio Conti è una società chiamata Biolife e con sede a Silvi, provincia di Teramo. I soci della Biolife sono Pio Conti e Melanie Habighorst, entrambi residenti a Silvi, allo stesso indirizzo della società. «Ci dispiace, ma non abitano più qui», così ieri una signora dal telefono di quell'indirizzo. Anche all'università il professore è introvabile: al suo numero, in ufficio, risponde una voce maschile, che non parla italiano: «Sono un collaboratore, tra un'ora lo trovate», dice in inglese, con accento americano. Ma un'ora dopo il telefono squilla invano. L'attività della Biolife è a dir poco varia: "La società ha per oggetto -si legge nei patti sociali Università di Firenze depositati in Camera di commercio - la stampa e la pubblicazione (sic) di giornali, riviste, libri scientifici e non" oltre al "commercio all'ingrosso ed al minuto con e senza deposito di prodotti biologici e farmaceutici in generale ...integratori dietetici ...cosmetici e parafarmaceutici". Pio Conti è un raro caso di professore-editore-direttore-autore di riviste. La Biolife ne stampa e distribuisce in tutto sei. Le tre finite nel mirino di Thomson Reuters sono lo European Journal of Inflammation, il Journal of Biologica) Regulations, e l'International Journal oflmmunopathology. Thomson Reuters si è accorta che la prima cita 1.329 volte la seconda, che a sua volta citala prima 1.236 volte e si autocita 225 volte, citando 639 volte la terza da cui è ricambiata con 752 citazioni. Numeri fuori dalla norma, che hanno fatto esplodere l'impact factor delle tre pubblicazioni sorelle (si veda il grafico qui sopra). Chivuolescrivere su una di quelle tre riviste deve pagare: "97 euro perle prime cinque pagine - si legge nel sito di Biolife - e 25 per le suc- cessive". Chi vuole leggerle, deve pagare prezzi salati: la sola Università di Firenze, per esempio, per abbonarsi ai giornali scientifici editi da Pio Conti - attratta evidentemente dal loro impact factor - ha speso l'anno scorso oltre 2mila euro. Denaro pubblico che finisce dritto nelle tasche di Pio Conti e Melanie Habighorst. Espulse da Thomson Reuters, quelle riviste continuano ad avere enorme peso in Italia. I loro autori più prolifici, tutti di Chieti e Pescara, sono stati promossi di grado nell'ultima tornata di abilitazioni universitarie. L'Anvur, l'agenzia nazionale che controlla le università, tiene conto anche dell'impactfactor per valutare la qualità della ricerca. E nella classifica Anvur l'Università di Chieti e Pescara è prima in Italia nelle scienze tecniche di medicina di laboratorio, il settore di Pio Conti. L'Università di Chieti e Pescara è prima anche nel settore delle malattie odontostomatologiche, dove lavorano alcune tra le più assidue firme delle riviste di Conti. E grazie al suo alto posizionamento in queste classifiche - dovuto anche, se non soprattutto, alle citazioni incrociate di Pio Conti - l'Università di Chieti e Pescara è un'università virtuosa per il ministero dell'Istruzione, che quest'anno la premierà con una dose aggiuntiva di finanziamenti pubblici. marg [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 4 Lo European Journal of inflammation e il suo impact factor 5.233 4.000 1.925 Università di Firenze Pagina 5 Mano bionica, successo mondiale Ci sono i ricercatori della Scuola Sant'Anna dietro l 'arto impiantato su un volontario danese di Gianluca Campanella 1 PISA Doveva essere il "giorno della gloria ", destinato a godersi il successo e la risonanza mondiali della prima mano artificiale sensibile mai impiantata. Ma ieri per Silvestro Micera e tutta l' équipe della Scuola Superiore Sant'Anna che lavora al progetto , è stato un momento di lavoro come tanti altri in cui sono state poste le basi per i futuri passi . Riassunto : mercoledì sono stati pubblicati su "Science Translational Medicine" i risultati di "LifeHand2", uno studio che ha permesso di testare un prototipo di tecnologia bionica rivoluzionario. Infatti al danese Dennis Aabo Sorensen, che oltre I0 anni fa perse la sua mano sinistra manipolando un petardo, ora è stata impiantata una protesi che per la prima volta consente all'imputato di percepire informazioni sensoriali raffinate e quasi naturali, in tempo reale. Già si tratta di un successo senza precedenti nella storia della bio-ingegneria. Ma, come tutti i prototipi, anche la mano protesici a elevato impatto sensoriale ha davanti a sé un lungo lavoro di perfezionamento: Dennis potrà utilizzare solo per trenta giorni e solo in laboratorio la mano artificiale. L'obiettivo è quello di passare dall ' esperimento mensile all'impianto cronico (cioè permanente) e, soprattutto, di arrivare a un sistema portatile che possa diventare a tutti gli effetti una parte del corpo. Micera racconta che il progetto «va avanti da oltre vent'anni e io vi ho dedicato tutti i miei sforzi da quando, 15 anni fa, sono entrato al dottorato di ricerca»; e che se entro un paio d' anni si arriverà a «uno, due impianti in ambiente normale (cronico e portatile), pensiamo che dopo altri quattro, cinque anni si possa arrivare a un prodotto commerciabile ». Dove la sfida non è far cassa, rna aiutare il maggior numero possibile di persone. È stato proprio questo l' approccio di Dennis, che Micera definisce «straordinario, solare e motivato». Non è Altri atenei toscani un caso che si sia arrivati a individuare proprio lui come il primo volontario al mondo per un esperimento di questo genere : «Devi avere perfette condizioni neuro muscolari, a parte purtroppo l'arto amputato; e devi avere una forte personalità». Sulla carta sono stati esaminati una trentina di profili di volontari provenienti da ogni parte del pianeta; ed erano in tre al colloquio finale , coordinato dall 'équipe del professor Paolo Maria Rossini, direttore dell'Istituto di Neurologia, al Policlinico Gemelli di Roma. Per individuare i prossimi candidati, si seguirà analogo iter; ma «abbiamo l' accordo con Dennis - prosegue il docente della Scuola Sant'Anna - secondo cui sarà lui il primo ad avere il trapianto permanente quando riusciremo a superare gli ostacoli detti: è molto interessato a continuare la collaborazione». Micera si divide tra la città della Torre e l'Epfl, Politecnico di Losanna, in Svizzera. Ma non nasconde la «soddisfazione personale e istituzionale: fa piacere che il mio nome sia collegato alla Scuola Sant'Anna e che essa abbia avuto una forte visibilità. All'orgoglio dell'istituzione spero che si affianchi anche quello di Pisa». ORIPRODJZIONE RISERVATA 3,iw I,ìon;,,.,u-«, monJiak Pagina 6 Silvestro Micera ( Scuola Sant'Anna) guarda la mano artificiale «Con questa protesi sono rinato» Parla il giovane che si è sottoposto alla sperimentazione clinica PISA Bastano le parole di Dennis Aaho Sorensen per capire la novità: «I miei bambini sono stati entusiasti della sperimentazione clinica. Mi hanno soprannominato il "ragazzo dei cavi" per la presenza di tutti quei cavi attaccati su di me. Ma la reazione sensoriale è stata incredibile. Potevo sentire cose che non ero riuscito a sentire per più di nove anni. Quando ho tenuto un oggetto, potevo percepire se fosse morbido o duro, tondo o quadrato». E finora con le protesi convenzionali, com'era andata? «Funziona come un freno di una moto: quando stringi il freno, la mano si chiude. Quando Altri atenei toscani ti rilassi, la mano si apre. Stop». 1126 gennaio 2013, Dennis ha subito l'intervento chirurgico al Policlinico Gernelli di Roma. Un gruppo specializzato di chirurghi e di neurologi, guidati da Paolo Maria Rossini, ha impiantato gli elettrodi transneuronali all'interno dei nervi ulnari e mediani del braccio sinistro di Dennis. Dopo 19 giorni di test preliminari, Silvestro Micera del Sant'Anna di Pisa e il suo team hanno collegato la loro protesi agli elettrodi. In pratica la mano artificiale non solo è dotata di sensori precisissimi che sono in grado di percepire le sfumature tattili finora impensate, ma anche trasforma queste informazioni grezze (semplici tensioni elettriche) in impulsi che sono subito comprensibili organo pensante arrivano le informazioni trattate in modo tale da sembrare tali e quali a quelle che genererebbero i nervi della mano, il cervello non si accorge che in realtà provengono da un arto artificiale e la sensazione ricevuta è quasi naturale. Con il volontario danese, privo di mano sinistra da dieci anni circa, il rischio ulteriore era che fosse passato troppo tempo per avere risultati; ma l'esperimento è stato un successo pieno. Per motivi di sicurezza imposti sugli attuali processi clinici, gli elettrodi non possono restare più di trenta giorni e quindi sono rimossi al termine del periodo di test. (g.c.) dal cervello umano. Se al nostro JRi PRODUZIONE P SERVUTA Dennis Aabo Sorensen Pagina 7 i Uníversíta Ecco i test, studenti verso la protesta «No l numero chiuso» ROMA. Nuove polemiche sui test d'ammissione ai corsi universitari a numero chiuso, regolati da un decreto del ministero dell'Università, per le prove di Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Professioni sanitarie triennali, Architettura. Test con la partecipazione di circa 2SOmila studenti l'anno scorso. Le associazioni degli studenti, Udu e Rete studenti medi, annunciano proteste e mobilitazioni contro il numero chiuso ma anche perché quest'anno le prove sono anticipate: iscrizioni dal 12 febbraio fino all'11 marzo, prove tra l'8 e il 10 aprile. Proteste anche per il taglio del 20% dei posti per Medicina. Il ministro Maria Chiara Carrozza: «II numero di posti per i futuri medici è determinato dalle Regioni che calcolano il fabbisogno». Mondo Universitario Pagina 8 Docenti di Filosofia e Teoria dei linguaggi Vorremmo sottoporre all'attenzione dell'opinione pubblica quanto è avvenuto nella prima tornata dell'Abilitazione scientifica nazionale anche per i docenti universitari nel settore scientifico-disciplinare di Filosofia eTeoria dei linguaggi. Questa abilitazione nazionale non avrebbe dovuto essere una idoneità ope legis ma certo, essendo venuta dopo molti annidi sostanziale blocco dei concorsi, avrebbe dovuto valutare e riconoscere il lavoro svolto da ricercatori e associati in questi anni senza entrare in alcuna procedura comparativa, senza tetto al numero degli idonei, lasciando il loro reclutamento alla totale libertà delle università. Prima di questa nuova procedura concorsuale c'è stato per il suddetto Ssd un accorpamento forzoso in un macrosettore concorsuale 11/C4 con Estetica. Alla luce dei risultati dell'Asn si tratta di una questione cruciale: solo 12 domande di idoneità per professore ordinario su 69 sono state accolte per M-Fil/05 (e 10 per M- FIL/04). Il giudizio di non idoneità per gli appartenenti al Ssd M- RI/05 è venuto, nella maggior parte dei casi, da commissari di Estetica in maggioranza all'interno della Commissione. Gran parte della semiotica e la prospettiva storico-epistemologica delle idee semiolinguistiche sono state cancellate, non avendo tenuto conto delle specifiche caratteristiche di una parte del settore. Sorge il sospetto che si sia in presenza di un tentativo (consapevole o meno) di imporre a tutta la filosofia del linguaggio italiana un unico modello. Non ci sembra che i risultati dell'Asn rispondano neppure allo spirito delle declaratorie ministeriali e che siano assai lontani dalle best practices della valutazione, che dovrebbe avere come primo e più vincolante principio quello di rispettare e comprendere approcci e modalità di lavoro scientifico, anche e soprattutto quando sono diversi da quelli che si praticano e si ritengono giusti. Un vasto e consolidato campo di studi è stato indebolito, sì che gli abilitati (assai più numerosi) in altri settori, forti dei loro risultati, premeranno con successo riducendo ulteriormente la già scarsa presenza della componente semiolinguistica del raggruppamento di M- RI/05 nelle sedi universitarie. Claudia Attimonelli , Cinzia Bianchi, Cosimo Caputo, Patrizia Calefato, Donata Chiricò, Maria Rosaria Dagostino, Guido Ferraro, Elisabetta Gola,Francesco Marsciani, Federico Montanari, Raffaella Petrilli , Susan Petrilli, Maria Pia Pozzato, Claudia Stancati, SalvatoreZingale Mondo Universitario Pagina 9 Profess ione 131 )FUI(&# 11EFt Modificare il Dna come se fosse un software. Magari in garage, con gli amici, come i pionieri dei pc. Per gioco o per soldi. Ecco chi lo la e dove DI FEDERICO GUERRINI ome i pionieri dell'informatica, lavorano in garage o altri laboratori di fortuna allestiti in casa propria. Come gli hacker, si divertono a combinare pezzi di codice e C a mettere alla prova i limiti di un sistema esterno. Solo che invece di scrivere programmi in linguaggio macchina, giocano il linguaggio della vita. E invece che smanettare e riassemblare vecchi pc, costruiscono, spesso con mezzi di fortuna, attrezzi ben diversi: microscopi, centrifughe o macchine Pcr, con cui replicare innumerevoli volte piccoli frammenti di Dna in modo da poterli poi analizzare. Sono i biologi fai-da-te, i membri di un movimento che nell'ultimo quinquennio, soprattutto in America, è cresciuto in maniera esponenziale. Suscitando entusiasmi e timori. Spaventa un po' il fatto che le ricerche fai-da-te si svolgano al di fuori di qualsiasi controllo, nel chiuso delle pareti domestiche o in spazi collettivi adibiti allo scopo, come BioCurious a Sunnyvale (California), BioHackers a New York, La Paillasse a Parigi o BiologiGaragen a Copenhagen, dove l'unica regola è non far uscire dal laboratorio i risultati degli esperimenti. D'altra parte, c'è chi scommette che da questo sottobosco di hacker del Dna possano arrivare le soluzioni ai problemi più pressanti della nostra specie. «Penso che la biologia sintetica (una forma di ingegneria genetica in cui si manipolano e ricombinano sequenze di Dna in modo da creare organismi non presenti in UN LABORATORIO DI INGEGNERIA GENETICA FAI-DA-TE A PALO ALTO (CALIFORNIA) Mondo Universitario natura, o riprogettare quelli esistenti ndr.) giocherà un ruolo enorme nel futuro», spiega a "l'Espresso" Antony Evans, fondatore del progetto Glowing Plants e una delle figure in questo momento più in vista nel settore. «Se si pensa alle sfide che dovremo affrontare per sopravvivere come specie, sono tutte intimamente legate al Dna. Che si tratti di curare malattie, oppure produrre energia o cibo, è dagli elementi costituenti della vita che occorre partire per ottenere dei risultati». Cominciando a piccoli passi, come la creazione in laboratorio di una pianta in grado di produrre luce direttamente dalle foglie, senza ricorso ad artifici esterni, come spray o enzimi particolari. È questa appunto l'idea di "Glowing Plants", un progetto promosso nell'aprile dello scorso anno sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter dallo stesso Evans e dall'agronomo Kyle Taylor, con l'obiettivo di modificare geneticamente una pianta di Arabidopsis (arabetta comune) in maniera da farla risplendere nel buio. L'iniziativa, malgrado la relativa trivialità del risultato da ottenere (quello del luccicore è un esperimento classico nel campo della biologia fai-da-te e non presenta difficoltà tecniche insormontabili, né particolari pericoli) è servita da utile cartina di tornasole per comprendere quanto interesse ci sia al momento, specie negli Usa, attorno alla biologia fai-da-te e, al contempo, quante paure ancora la circondino. Il pubblico ha risposto in maniera entusiasta: il sostegno della comunità di Kickstarter ha consentito ai ricercatori di superare abbondamente la richiesta iniziale di 65 mila dollari, raggiungendo quasi il mezzo mi- Pagina 10 Tecnologia lione di dollari. Ma, assieme al successo, sono arrivate le polemiche. L'idea di Evans e Taylor di inviare ai donatori dei semi modificati, in modo da consentire anche a costoro di coltivare un'arabetta luccicante in casa non è piaciuta ad associazioni come la Etc (Erosion, Technology and Concentration, una lobby che difende, fra altre cause, quella della biodiversità), che hanno avviato una contro-petizione sulla piattaforma di crowdfunding rivale Indiegogo. Evocando lo spettro di arabette colonizzatrici, organismi geneticamente modificati che avrebbero sostituito le tradizionali e innocue piantine. Tanto hanno fatto, che Kickstarter ha modificato le regole per le campagne, i sostenitori di Glowing Plants avrebbero avuto i loro semi, ma d'ora in poi non sarebbe stato più possibile promuovere progetti di ingegneria genetica che prevedessero donazioni di questo tipo. Tutto sistemato? Solo in apparenza. Perché la vicenda ha messo in luce un problema più generale, che divide fan e detrattori della scienza fai-da-te: è giusto che gruppi di appassionati possano bypassare le tradizionali barriere di accesso alla ricerca (fondi, laboratori) magari facendo ricorso al crowdfunding? E che rischi comporta tutto ciò? «Quando si fa innovazione», risponde Alessandro Delfanti, ESPERIMENTO GENETICO SU FAGIOLI VERDI Mondo Universitario docente universitario e autore del libro "BioHackers", «c'è sempre qualche rischio, ma è bene tener presente che il livello scientifico di questi esperimenti per il momento è abbastanza limitato, quindi è difficile che si creino, ad esempio, armi biologiche; le attività do-it-yourself sono per lo più educative o divulgative, si fanno sovente nei musei per aiutare il pubblico a capire i principi di base della scienza. Le cose più interessanti che sono state inventate dalla comunità diy sono nel campo degli strumenti di lavoro». Come OpenPcr, un termociclatore open source a basso costo per la replicazione del Dna o i microscopi ricavati smontando le lenti dalle webcam e montandole al contrario. Un altro dei casi più recenti - e più interessanti - è quello di Amplino, un kit portatile per testare la malaria ideato da tre bio-hacker olandesi che hanno perfezionato l'idea alla base di OpenPcr, unendo alla capacità di copiare frammenti di Dna, quella di individuare agenti patogeni. Un apparecchio Pcr da laboratorio può costare anche 10 mila curo. OpenPcr ne costa circa 430, Amplino poco più di 180. È difficile prevedere quel che potrà accadere se l'attuale tendenza alla diminuzione del costo delle attrezzature continuerà con questo ritmo e quali possibilità questo potrebbe aprire a chi fa ricerca al di fuori I RICERCATORI TROVANO I FONDI ON LINE. COSÌ NON HANNO BISOGNO NE DI AZIENDE NE DI UNIVERSITÀ dei circuiti accademici consolidati: «Una decina di anni fa», dice Evans, «creare una pianta ingegnerizzata poteva costare anche più di 100 milioni di dollari, oggi noi lo facciamo con meno di mezzo milione». Secondo la retorica più entusiasta, quella che paragona i luoghi di sperimentazione come BioCurious all'"Homebrew computer club" dove a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta si potevano incontrare personaggi come Steve Jobs e Stephen Wozniak, saremmo addirittura alla vigilia di un'altra rivoluzione industriale. «Gli accademici», dice Evans, «hanno spesso un punto di vista miope, sono talmente specializzati che non vedono al di là del loro specifico campo. Se si guarda alle conquiste del passato, il salto è avvenuto quando la conoscenza in un determinato settore ha iniziato a non essere più appannaggio solo di pochi addetti ai lavori». A raffreddare gli animi ci pensa ancora Delfanti: «Può darsi che davvero arrivi in futuro dal mondo degli appassionati qualche contributo profondamente innovativo, ma al momento non si vede all'orizzonte nulla del genere». L'idea, comunque, è che fra cinque anni si possano creare app per il Dna con la stessa facilità con cui oggi creiamo quelle per il telefonino. Non è detto però che tale conquista sia il frutto degli sforzi volonterosi di alcuni hobbysti rintanati in un qualche scantinato. Anzi, le cronache più recenti, come la notizia che lo scienziatoc milionario Craig Venter (noto per aver creato la prima forma di vita "sintetica") starebbe lavorando, nei suoi ricchissimi e iper-attrezzati laboratori, a un dispositivo in grado di realizzare una copia digitale del Dna di un organismo e inviarlo poi telematicamente a distanza, in modo da ricostruire in un altro luogo la forma di vita originale, sembrano suggerire il contrario. Fondi, attrezzature ultra-avanzate e competenze altamente specialistiche continueranno con ogni probabilità, a guidare lo sviluppo scientifico. Sarebbe però miope non concedere almeno una chance ai pionieri alla Evans, e non mantenere la mente aperta e sgombra da preconcetti. Pronta a sorprendersi. n Pagina 11 HO SMOKING LV8 PC 0- á?; Mondo Universitario Pagina 12 No formazione, no lavoro La disoccupazione? Colpa di chi ha tagliato i fondi per insegnare un mestiere. La tesi controcorrente di Romano Benini DI MAURIZIO MAGGI Se manca il lavoro in Italia «la colpa non è soltanto della crisi economica o dell'ingombrante debito pubblico. Ma è, soprattutto, la conseguenza di un processo quasi ventennale che negli ultimi anni si è aggravato per via della crisi economica. Sul fronte finanziario le cose da qualche mese sono migliorate eppure ciò coincide con il record di senza lavoro. Inoltre, dobbiamo dire chiaro e tondo che quella dell'Europa devastata dalla disoccupazione è una balla: Grecia a parte, solo in Italia, nel 2013 ci sono stati meno occupati rispetto al2003». Va giù pesante, Romano Benini, grande esperto dei servizi per l'impiego e delle agenzie per il lavoro. E uno dei tecnici che, da mesi, lavora, con lo staff del ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, per preparare il terreno all'introduzione della "Youth Guarantee", la famosa Garanzia Giovani che dovrebbe rendere "occupabili" milioni di ragazzi, con un investimento, in Italia di 1,5 miliardi di curo nei prossimi 24 mesi. Tra pochi giorni, edito da Donzelli, arriverà in libreria il suo "Nella tela del ragno", in cui si racconta come l'Italia sia finita nella ragnatela della disoccupazione, ma anche come può uscirne. Alcuni punti di vista espressi nel libro sono sorprendenti. Come quando il docente sottolinea che, per rilanciare l'occupazione, non basta abbassare tasse e costo del lavoro, una ricetta spacciata spesso come Vangelo. «Sarebbe utile, ma non basta. Molti studi spiegano bene come la nostra crisi sia di sistema e non di semplice aumento del debito o del costo del lavoro. Abbiamo sposato un modello di "non sviluppo", che ha mortificato la cultura del lavoro e delle competenze». Secondo Benini, gli italiani sono diventati anche meno "capaci". Perché? «Paghiamo», spiega, «gli investimenti non effettuati a favore dello sviluppo umano, il cui indice è calcolato dall'Onu tenendo conto di lavoro, sanità, formazione, welfare, per misurare capacità e autonomia delle persone. Dal 2003 al 2013 la Germania è passata dal 22esimo al quinto posto al mondo, mentre l'Italia è scesa dal 17esimo al 25esimo. Per questo siamo fermi e nel reddito complessivo cresce il peso delle rendite rispetto al lavoro». Nel pieno della crisi finanziaria, l'Italia ha diminuito gli investimenti in formazione e nelle politiche per rendere i giovani appetibili per il lavoro, mentre l'Europa li ha mediamente incrementati del 30 per cento. «Questa è una delle cause della grave disoccupazione giovanile attuale», dice Benini che se la piglia con la confusione dei poteri: «Con la riforma del Titolo V della Costituzione, l'Italia ha attribuito ogni risorsa e potere di intervento alle Regioni. Il risultato? Venti sistemi regionali che usano strumenti di- versi e che non funzionano nel complesso come dovrebbero. Titolo V e i fondi europei dovevano unire l'Italia e invece l'hanno talmente divisa che abbiamo persino regole diverse sui tirocini e sull'apprendistato se si passa da una Regione all'altra. Serve un sistema nazionale di riferimento», dice ancora Benini. Ci sono poi rischi di contaminazioni clientelari nei criteri di assegnazione dei fondi che vanno affrontati con strumenti che vincolino i soldi ai risultati concreti. Ci vogliono strumenti di controllo continuo della qualità della spesa. Conclude l'esperto: «La strada giusta è quella tratteggiata con la Garanzia giovani: costi standard nazionali e remunerazione a risultato dei servizi che intermediano il lavoro, pubblici, ma anche privati. Ciò però va fatto in maniera omogenea su tutto il territorio e deve costituire l'inizio di una fase di riforme che siano concrete e non ideologiche. Speriamo che il governo abbia la forza per farlo». Il governo Letta che fa a braccio di ferro con le Regioni e vince? Difficile immaginarlo. n UN GIOVANE AL LAVORO IN UNA FABBRICA DELLA PROVINCIA DI ROVIGO Mondo Universitario Pagina 13 Il trucchetto per evitare l'esame da avvocato QUASI TUTTI 1 PROFESSIONISTI "SPAGNOLI" O "RUMENI" IN ITALIA SONO ITALIANI CON L'ABILITAZIONE OTTENUTA DOVE ERA PIÙ FACILE di Marcello Longo Una scorciatoia per diventare avvocati. Un fuga all'estero, in Spagna o Romania, per evitare l'esame di Stato. Sono 3.452 gli aspiranti legali che, eludendo le prove per l'abilitazione professionale, hanno staccato un biglietto aereo per Madrid o Bucarest in cerca di una via più facile. Lo rivela un dossier del Consiglio nazionale forense, l'organismo di vertice della categoria. Il dato si riferisce ai registri degli "avvocati stabiliti", tenuti dai consigli territoriali e nati per rispettare una direttiva europea (86/5/CE) sul "diritto di stabilimento". Tradotto, vuol dire che "gli avvocati comunitari hanno diritto di svolgere l'attività forense in uno Stato europeo diverso da quello nel quale hanno conseguito il titolo professionale". Ma l'elenco, che dovrebbe riportare i nomi dei professionisti stranieri desiderosi di lavorare in Italia, presenta un'anomalia: su 3.759 iscritti ben 3.452 sono italiani, il 92 per cento. Impauriti dall'esame di Stato previsto in Italia o alla ricerca di una via più rapida, i laureati in Giurisprudenza si rivolgono alle università straniere: in Spagna nell'82 per cento dei casi. Qui le facoltà di legge, valutato il curriculum e il piano di studi dell'aspirante abogado, stabiliscono quanti e quali esami deve sostenere per ottenere il titolo equivalente all'abilitazione professionale italiana. Spesso una decina di prove, scritte e a risposta multipla, che l'aspirante avvocato sostiene in più sedute o addirittura in un solo giorno. CONCLUSO IL PERCORSO , gli abogados si iscrivono all'ordine professionale spagnolo e poi chiedono di essere iscritti al registro degli "stabiliti" in Italia. Tornati a casa, per tre anni sono tenuti a firmare come abogado, ma poi sono equiparati ai colleghi italiani. "I giovani aspiranti avvocati italiani che seguono la corretta procedura dell'esame di abilitazione sono svantaggiati rispetto a chi va all'estero con scorciatoie e furbizie", spiega Andrea Mascherin, segretario del Consiglio nazionale forense. Pur riconoscendo "l'obiettivo condivisibile di promuovere la libera circolazione degli avvocati", il Consiglio nazionale forense si è rivolto alla Corte di giustizia della comunità europea. Il ricorso sarà esaminato martedì prossimo. La Corte dovrà stabilire se la scorciatoia praticata dagli aspiranti legali costituisca o meno un "abuso del diritto", cioè qualcosa di lecito nella forma ma contrario allo spirito della legge. Nel 2010 quattro consigli degli ordini degli avvocati - Velletri, Civitavecchia, Latina e Tivoli - avevano provato a introdurre criteri più restrittivi per l'iscrizione al registro degli "stabiliti": test attitudinali, colloquio in lingua straniera, prova dell'esercizio della professione all'estero per almeno un anno. Paletti bocciati nel 2013 dall'Antitrust, l'autorità di garanzia per la concorrenza. La via estera per l'accesso alla professione ha un prezzo salato. Non solo quello delle trasferte. Esiste un mercato in cui a guadagnare sono agenzie di mediazione che garantiscono consulenza completa, dal primo fino all'ultimo pas- Il Consiglio nazionale forense dichiara guerra agli "abogados" per tutelare la categoria da chi ha preso scorciatoie (consentite dalla Ue) Mondo Universitario saggio burocratico. In rete l'offerta è ampia, spesso con pubblicità ingannevoli. "A me è costato 7.500 curo per undici esami, quiz a risposta multipla", racconta al Fatto un aspirante abogado in attesa di iscriversi al registro italiano. I prezzi variano in base alle università ospitanti e alle agenzie. Qualcosa si può risparmiare in Romania, come dice un annuncio sul web: "Avvocato in quattro mesi a 5.800 curo". Pagina 14 TEST PER DOCENTI, 20 COMMISSIONI COSTRETTE A RIVEDERE I RISULTATI DOPO CHE "IL FATTO" HA DENUNCIATO IL TRUCCO LA SELEZIONE È STATA CORRETTA di Carlo Di Foggia R egna il caos nel nuovo sistema di reclutamento dei docenti voluto dall'ex ministro Mariastella Gelmini, da settimane oggetto di una valanga di critiche sul web, e non solo. I ricorsi al Tar si moltiplicano, così come le lettere di protesta inviate al ministero dell'Istruzione da decine di candidati infuriati per i giudizi anomali. Una di queste, come raccontato dal Fatto, anticipava addirittura i nomi di chi sarebbe stato abilitato nel settore di Storia antica, mesi prima che i risultati fossero pubblicati, violando il segreto d'ufficio. I116 gennaio scorso, il giorno dopo il primo articolo pubblicato dal nostro giornale, diverse commissioni hanno congelato i risultati e riaperto i lavori per evitare ricorsi. Nel giro di una settimana la procedura riguardava già venti commissioni. In molti casi si è provveduto a correggere "gravi errori di giudizio" riguardanti diversi candidati. I giudizi contrari di alcuni commissari sono così diventati di colpo favorevoli. DAL MIUR spiegano che si tratta di errori nella compilazione dei verbali, e comunque circoscritti a pochi nomi. La procedura preventiva in "autotutela" ha evitato il ricorso ai giudici amministrativi, ma i giudizi contestati sono centinaia, con studiosi di profilo internazionale, con decine di pubblicazioni, bocciati e modesti concorrenti promossi. Negli uffici di viale Trastevere si cerca di riparare come si può alle tante segnalazioni e non si fa mistero di aver ereditato un grana frutto della gestione Gelmini. Ê il pasticcio dell'Abilitazione scientifica nazionale (Asn). Una procedura di verifica del curriculum e dei risultati scientifici voluta dall'ex ministro per archiviare lo scandalo dei concorsi universitari truccati. Adesso, solo chi riceve l'idoneità nel proprio settore di riferimento può partecipare ai concorsi banditi dagli atenei. Dopo quattro anni di blocco della programmazione, l'Asn è sembrata a molti l'ultima occasione per mettere un piede nel mondo accademico. Un sistema già mastodontico, si è così trovato a fare i conti con quasi 60 mila domande, troppe. In molti casi la mole di lavoro ha reso impossibile il lavoro. Nel settore di Storia contemporanea, visto l'elevato numero di domande i commissari (5 per ogni commissione) hanno potuto dedicare solo 2 minuti e 10 secondi per vagliare i curricula di ognuno dei 425 candidati della seconda fascia (associati) e ben 4 minuti e 55 secondi per quelli di prima fascia (ordinari). Stesso problema nell'area di sociologia. Qui i risultati dell'Asn hanno scatenato una guerra intestina tra le diverse correnti accademiche, con ac- Continuano ad arrivare denunce su casi sospetti per l'abilitazione dei professori universitari voluta dalla Gelmini 1,[[-H[ U l Il P, I!nï' 1'1, 2n fpi •,pj li AI .. I123 gennaio il Fatto ha rivelato che i vincitori di una selezione erano noti in anticipo Mondo Universitario Pagina 15 cuse pesanti. La media degli abilitati è la più bassa fra tutti i settori (19,6 di abilitati nella prima fascia, 16,7% nella seconda), e la maggior parte sono concentrati nelle regioni del Nord. MOLTI ricercatori e docenti accusano i commissari di aver volutamente falcidiato i candidati meridionali. In Sicilia, ad esempio, si registrano solo due candidati, e i ricercatori del'Università di Palermo hanno deciso di non tenere più corsi in segno di protesta. "Ci si chiede dunque: a che titolo a questo punto insegneremmo (e cosa?) data la nostra qualità non riconosciuta dal punto di vista scientifico?", hanno scritto in una lettera aperta indirizzata ai vertici dell'ateneo. "In Lingua e letteratura latina - ha scritto sulla rivista Roars, Loriano Zurli, Ordinario di Filologia latina, Mondo Universitario Università di Perugia - verbali alla mano, quattro quinti della Commissione giudicatrice del settore ha lavorato dal 29 gennaio al 14 settembre (196 giorni). Ammettendo che abbiano lavorato tutti i giorni (festivi e domeniche comprese, senza fare altro), esclusa la sola domenica, ciascuno dei commissari avrebbe letto più di 13 pubblicazioni al giorno". Gli aspiranti docenti di lingua e letteratura inglese non sanno invece più a che santo votarsi, la loro commissione è stata chiamata sei volte a nominare un nuovo commissario, visto che i predecessori si sono dimessi. E a tutt'oggi non si conosco i risultati, nonostante i termini, più volte prolungati, siano scaduti il 31 dicembre scorso. All'appello mancano ancora oltre 50 commissioni, e questo nonostante sia già partito l'iter della nuova tornata per il 2013. Pagina 16 Iscrizioni ai test d'ingresso nelle facoltà a numero chiuso dal 12 febbraio. Il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha firmato l'altro ieri il decreto che stabilisce i contenuti e le modalità di svolgimento delle prove di ammissione che da quest'anno si svolgeranno nel mese di aprile, fatta eccezione per i corsi delle professioni sanitarie. 1 candidati interessati potranno iscriversi esclusivamente online sul portale www universitaly.it fino alle ore 15 dell'11 marzo 2014. Questo il calendario delle prove: medicina e chirurgia-odontoiatria e protesi dentaria (lingua italiana), 8 aprile; medicina veterinaria, 9 aprile; corsi di laurea e di laurea magistrale a ciclo unico, direttamente finalizzati alla professione di architetto, 10 aprile; medicina e chirurgia (lingua inglese), 29 aprile; professioni sanitarie, 3 settembre. Anche per i test relativi all'anno accademico Mondo Universitario 201412015 restano 60 i quesiti a cui i candidati dovranno rispondere in 100 minuti, mentre la ripartizione del numero di domande per ciascun argomento è stata modificata in favore del numero dei quesiti delle materie «disciplinari». I risultati dei test saranno pubblicati a partire dal 22 aprile. Novità di quest'anno: viene introdotto un tempo limite per la chiusura della graduatoria di ammissione ai corsi (1 ottobre 2014). Dal 12 febbraio 2014, inoltre, sarà attivato un cali center presso il Cineca (05116171959) per le informazioni relative alle procedure di iscrizione al test e al funzionamento della graduatoria. Il cali center sarà attivo dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 17,00. Il numero definitivo dei posti sarà stabilito per tutti i corsi con i successivi decreti di programmazione che saranno emanati entro l'11 marzo, prima della fine delle iscrizioni alle prove. Per il test relativo al corso di laurea in medicina in lingua inglese sarà predisposto un apposito decreto. I0 Pagina 17 ialtri corsi Proteste per Medídna 11 ML ** M ff ff& E49AN M Nel decreto sui test di ammissione nuova stretta sul numero chiuso. Il legale degli studenti: chiederemo l'annullamento al Tar prima delle prove di aprile ::: ALESSANDRA ORI Test di ammissione nelle facoltà a numero chiuso ad aprile e 20% in meno dei posti disponibili. Tanto per fare un esempio, a Medicina l'anno scorso i posti erano 10.157, quest'anno sono 7.918. Ce n'è abbastanzanon solo perfarinfuriare gli studenti italiani, ma an che per spingerli a impugnare il decreto del ministero dell'Istruzione pubblicato mercoledì sul sito del Miur. Decreto che, appunto, fissa modalità e posti per i test di accesso ai corsi a numero chiuso. «Ancora un anno di lotteria a discapito degli studenti. Pronti al ri corso contro i test di aprile», commentano l'Unione degli Universitari (Udu) e la Rete degli studenti medi. «Anziché ridi scutere il sistema, si è riusciti a peggiorarlo anticipando i test ad aprile», dice Daniele Lanni, portavoce della Rete degli studentimedi. «Il ministro va avanti sulla strada dei test anziché aprire un confronto con gli studenti per rivedere il sistema d'accesso universitario», aggiunge Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale dell'Udu. «Questo nonostante le centinaia di ricorsi che la nostra organizzazione ha già vinto e continua a portare avanti, e che hanno dimostrato tutte lefalle di un sistema che ha lo scopo di garantire gli interessi degli ordini professionali, a scapito del diritto allo studio». L'intenzione è quella di portare la discussione nell e scuole e nelle università e «smascherare le balle sull'Europa che chiede il numero chiuso e il fatto che esso siaun modo per non avere disoccupati». Il primo passo è proprio il ricorso al Tar del Lazio. «Ci stiamo preparando in modo da avere la decisione prima dei test di aprile», ci spiega l'avvocato Michele Bonetti, che sta conducendo la battaglia ®®® ®®® 1 NUMERI LE RIDUZIONI posti per Medicina passano da 10.157 a 7.918; per Odontoiatriada984 a787; per Veterinariada 825 a 632 L'ISCRIZIONE L'iscrizione dei candidati su www.universitaly . it è attiva dal 12 febbraio alle ore 15 dell'11 marzo. L'iscrizione si perfeziona col pagamento, entro il 18 marzo, del contributo perla partecipazione al test secondo l'indicazione dell'ateneo in cui si sostiene la prova RISULTATI risultati dei test saranno resi noti il22 aprile per Medicina, il 23 per Veterinaria e il 24 per Architettura LA GRADUATORIA La graduatoria nazionale sarà pubblicata il12 maggio per conto di Udu e Rete. Anche perché il fatto di anticipare i test ha fatto sì che il ministro Carrozza non avesse in mano i numeri effettivi. Lo ha detto lei stessa: «Ci siano regolati sulla base delle previsioni e per ora sono quelle dell'80% dei posti disponibili ma aspettiamo di vedere cosa dicono le Regioni. Intanto abbiamo fatto il bando perché i test sono ad aprile». Della serie, vogliamo fare i test ad aprile, ma ad aprile non conosciamo i numeri, allora prendiamo quelli dell'anno scorso e li tagliamo del 20%. Ma perché allora non del 5 o del 10%? Non si capisce. Si capisce invece perché ilnumero è indicativo. «Il numero chiuso viene determinato in base alla capienza strutturale degli atenei e al fabbisogno sociale: per esempio ci si chiede di quanti medici ha bisogno la Lombardia e quanti sono i posti negli atenei, si fa una media e si determina il nu- CunigI ptaglia il 201í di posti In migliaia pronti a far scorso Mondo Universitario Pagina 18 mero», ci spiega ancora Bonetti. «Ma per arrivare a questo ci sono tavoli tecnici traAsl, Regioni, ordini professionali e associazioni di medici presso il ministero della Salute che poi elabora il tutto. Intervenendo ad aprile l'istruttoria non è fatta». Senza contare che fare i test mentre i ragazzi dei licei sono ancora sui banchi genera una disparità di trattamento con altri studenti, ad esempio del primo anno di Biologia, che optano per il passaggio a Medicina, i quali hanno una preparazione più completa. Inoltre potrebbe accadere che uno studente per prepararsi al test non studiperlamaturità, col risultato paradossale di superare il test ed essere bocciato all'esame di Stato. E poi c'è la questione del danno erariale. «Lamancatamessa a disposizione di un consistente numero di posti configura un danno erariale non solo per gli studenti, ma an che per gli atenei e per il sistema generale del nostro Paese che, per sopperire nell'immediato alla carenza di professionisti, li importerà dall'estero» aggiunge l'avvocato Bonetti. «Con il nostro ricorso chiederemo l'annullamento di questo decreto con conseguente abolizione dell'unica normativa annuale che attua il numero chiuso». Che si passi dal numero chiuso al numero aperto? Mondo Universitario Pagina 19 Troppi medice per la sanità tagliata Il Miur riduce l'accesso alla facoltà Roberto Ciccarelli F er l'università italiana ci sono troppi medici nel sistema sanitario naziona- le che nel 2015 subirà un taglio da 540 milioni di euro e di 610 milioni nel 2016. La conseguenza di questa decisione si registra nel decreto ministeriale pubblicato dal Miur il 5 febbraio: i posti disponibili per i test di accesso ai corsi di laurea in Medicina, odontoiatria e veterinaria per l'anno accademico 2014-2015 saranno tagliati del 23%. Ci saranno 7918 posti, 2.239 in meno dal 2013. Si calcola che i candidati saranno poco meno di 100 mila. Con numeri diversi, ma proporzioni simili, lo stesso avverrà a Veterinaria (meno 193 posti, in totale 632) e a Odontoiatria (meno 197 posti, in totale 787). Dopo essere stata costretta a ritirare il "bonus università", la ministra dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza si è soffermata ieri su un problema che annuncia nuove tensioni nel mondo universitario. Il numero di posti per i futuri medici «è determinato dalle regioni che calcolano il fabbisogno - ha detto Carrozza - in attesa di avere quello definitivo noi abbiamo Mondo Universitario già fatto il bando per permettere agli studenti di prepararsi». Il numero definitivo dei posti sarà stabilito per tutti i corsi dai decreti di programmazione emanati entro l'llmarzo, prima della scadenza delle iscrizioni alle prove che si effettuerà sul portale on line Universitaly dal 12 febbraio all' 11 marzo. Questa non è l'unica anomalia nel sistema di accesso alla formazione universitaria. Dal 2014, infatti, i maturandi saranno costretti a recarsi in un'aula universitaria ad aprile (8-10, il 29.per le prove di inglese per Medicina e Chirurgia), dunque due mesi prima dell'esame di maturità. Un fatto mai avvenuto in precedenza, ma fortemente voluto da tutti i ministri dell'Istruzione dopo la riforma Gelmini. L'ansia di anticipare l'inserimento universitario, indipendentemente dagli esiti dell'esame di maturità e dalle decisioni o preferenze degli studenti, è almeno pari a quella di ridurre l'accesso al sapere e di tagliare i posti disponibili nei corsi di laurea a numero chiuso (il 57,3% di quelle esistenti, il 100% di quelle mediche). «Stanno attaccando il diritto allo studio e il diritto alla salute dell'intero paese - sostiene Alberto Campailla, portavoce di Link Coordinamento Nazionale - il numero chiuso è anche dannoso per la necessità reale di medici, pediatri, chirurghi e personale sanitario: dal 2018 se ne stimano 22mila in meno e la responsabilità è di questo sempre più iniquo sistema di selezione. Chiediamo che si faccia un passo indietro immediato». Oltre a rivelare l'ingiustizia in atto, la stima fatta da Campailla rivela anche l'inconsistenza del numero chiuso rispetto alle esigenze reali del sistema sanitario nazionale. Ma queste non sono valutazioni ben accette alla govemance universitaria, e tanto meno alla politica impegnata a tagliare la sanità pubblica. Di solito chi governa giustifica l'estensione del numero chiuso con la necessità di prevenire la disoccupazione dei laureati. Nel 2012 è stato calcolato che su 10.173 studenti passati ai test quell'anno, nel 2018 sarebbero rimaste disoc cupate 3mila persone. I posti disponibili per le scuole di specializzazione sono infatti 5 mila e quelli per medicina generale circa mille. Queste cifre diminuiranno a causa della spending review già messa in conto dal governo. Il numero chiuso è funzionale al ridimensionamento della sanità pubblica, alla precarizzazione delle professioni mediche e, in generale, di quelle intellettuali. Questa misura non è dunque il rimedio all'esplosione della "bolla formativa", cioè l'incapacità da parte del mercato del lavoro di assorbire l'eccedenza di laureati, ma al contrario la premessa per creare nuovi disoccupati. Contro questa strategia l'Unione degli universitari e la Rete degli studenti hanno annunciano un man ricorso. «Ignorando l'evidenza di un sistema che non funziona - afferma Gianluca Scussimarra, coordinatore dell'Udu - la ministra Carrozza va avanti sulla strada dei test anziché aprire un confronto con gli studenti». «Anziché ridiscutere il sistema - aggiunge Daniele Lanni della Rete - anticipa i test ad aprile, compromettendo il percorso formativo di migliaia di studenti medi». L'avvocato Michele Bonetti ha vinto un ricorso al Tar del Lazio che ha permesso a oltre mille studenti di essere riammessi con riserva alle facoltà di medicina (sentenza da confermare il 20 febbraio) sosterràun nuovo ricorso: «Impugneremo e bloccheremo il decreto Carrozza prima dei test». Nella legge di stabilità approvata dal governo Letta c'è anche un codicillo che taglia di un anno (da 5 a 4) la durata dei corsi delle scuole di specializzazione in medicina. Pagina 20 Perché la casta chiude le porte ai nuovi medici Antonio Galdo D omanda: perché una delle poche attività professionali, quella dei medici, dove c'è lavoro e buone prospettive di occupazione a breve, medio e lungo termine, viene colpita dalla scure del ministero dell'Università e della Ricerca che ha pensato bene di tagliare del ventitré per cento i posti disponibili nella facoltà di Medicina? Qualcosa non quadra. Lo dice innanzitutto la logica e la statistica. >Segue a pag.18 Mondo Universitario Pagina 21 Perché la casta chiude le porte ai nuovi medici AntonioGaldo Nel 2013, anno orribile per il lavoro in Italia, tralepocheprofessioni dove sisono creatinuoviposti (1.200 perlaprecisione) ci sono i medici. In Lombardia, dove la sanità pubblica. e quella privata, nonostante i gravi scandali e le inchieste dellamagistratura, restano un'eccellenza, c'è un buco di circa 5mila medici che non sitrovano emancano all'appello. Non solo. La pletora di medici laureati negli anni Ottanta, quando non esisteva il numero chiuso nelle università, si sta sgonfiando perché quelle generazioni vanno in pensione. Con il risultato che nel 2020 in Italia mancheranno 50milamedici, saranno introvabili. Dove li prenderemo? Faremo un bando perfarli arrivare dall'estero? Giàperché il 2020 è proprio l'anno nel quale gli iscritti di oggi all'università dovrebbero avvicinarsi al lavoro, considerando che un ciclo completo di studi in medicina dura circa dieci anni, compresa la specializzazione. Dunque, servono medici, possibilmente bravi e ben preparati. E invece il governo, con un misto di approssimazione politica (chissà se il ministro Maria Chiara Carrozza ha letto bene il decreto uscito dalle stanza di viale Trastevere) e di linguaggio da mandarini ministeriali (il taglio dei posti nelle facoltà viene definito "provvisorio" in attesa di conoscere un fantomatico "fabbisogno nazionale"), ha deciso, ope legis, che in Italia i medici non servono. Con uno spreco enorme, di cui qualcuno dovràpure rispondere, interminidiopportunitàperi giovani che cercano lavoro e hanno voglia di impegnarsi e per l'intero sistema Italia che rischia di impoverirsi ulteriormente lungo lafrontiera dell'assistenza sanitaria. Senza essere maliziosi, marestando sempre ainumeri ed ai fatti, in questa contraddizione si coglie un tentativo, neanche troppo dissimulato, diproteggereisolitiprivilegiati, di blindare un intero settore professionale con il relativo mercato nella mani di corporazioni che continuano a calpestare gli interessi del Paese. Grazie aun'esplosivamisceladinepotismo sfacciato, specie in quelle università di Medicina dove il governo con le sue restrizioni sta cacciando di fatto 2mila potenziali, futuri dottori, e di un ascensore sociale bloccato, la salute degli italiani corre ulteriori rischi, altro Mondo Universitario spreco in questatristevicenda, e in questo caso per mancanza di adeguate risorse professionali . Un solo numero, di fonte Alma Laurea: il 40 per cento dei medici in Italiasono figli di medici. Con i nostri prole ssoridelle università di medicina, spesso piccoli feudatari accademici, che hanno imbottito le loro facoltà di mogli, figli, nipoti, amanti. Tutti tranne che dei validi formatori universitari. Stesso discorso, molto frequente specie nei posti di primariato, negli ospedali, con il Sud e le zone più deboli del Paese particolarmente colpite da questa trasmissione per via ereditaria, operclienteladibassorango , diunmestiere così nobile e significativo. Tanto che imedicipiùbravi, spesso, rinundano sia alla carriera universitaria sia a quellanegli ospedali pubblici, e svolgono solo attività privata, proprio per evitare di essere risucchiati da questo meccanismo feudale. Infine, nellatrappolaperfettacostruita dal decreto ministeriale c'è da ricordare l'assurdità, in generale, del criterio di accesso anumero chiuso nellafacoltà di medicina, conunquiz, roba daMotorizzazionecivile per distribuire patenti, che si riduce a 60 quesiti ai quali bisogna rispondere in 100 minuti . Che cosa c'entri questo con unavera e sana selezione di bravi, futurimedici, èunmistero. O meglio : è la solita via italiana al caos, alla dequalificazione, alla riffa. Perché in tantipaesi del mondo, doveleopportunitàdilavoro nelsettore dellamedicina non mancano e la formazione universitaria è di altissimo livello, i quiz non esistono, e le strade della selezione sono piùnaturali ed efficaci . Se non studi, se non superi gli esami come prevede il piano di studi, sei fuori, e magari cambipercorso, enonvai afare delmale a qualche povero paziente. E ovunque i figli dei medici hanno la possibilità di seguire le orme dei genitori, un'aspirazione legittima e comprensibile, ma lo fanno attraverso un percorso ordinario di formazione, di preparazione e di selezione, sulla base delle capacità e delle competenze . E non con il calcio nel sedere del baronetto universitario diMedicina, unafigura ormai cronica nelle nostre facoltà, che magari predicala deontologia professionale, e quella dei medici è particolarmente preziosa, e poi trucca le carte di un concorso per piazzare il parente di turno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 22 Laureati e ricercatori nelle pmi Al Sud arriva il 75% delle risorse I Voucher, dottorati industriali e crediti d'imposta: via libera del Cdm al piano da 250 milioni Giusy Franzese ROMA. Contribuire al miglioramento della competitività delle imprese italiane con l'innesto di giovani ricercatori e laureati soprattutto nelle materie tecnico scientifiche. A questo fine il governo ha deciso di stanziare, attingendo dai fondi strutturali europei, incentivi per complessivi 250 milioni di euro nel 2014. I bandi, che i ministeri dell'Istruzione e dello Sviluppo Economico emaneranno nei prossimi mesi, saranno semplificati al massimo, per renderli più fruibili alle piccole e medie imprese. «Siamo sicuri che il piano funzionerà e siamo in condizione di replicare an- che nei prossimi sei anni» ha dichiarato il premier Enrico Letta. Il piano si articola su diversi interventi: incentivi all'assunzione, voucher, percorsi formativi di dottorato e ricerca in azienda, promozione di «reti fra piccole e media imprese, centri di ricerca e università», spinta all'intemazionalizzazione. Chi assume a tempo indeterminato o stabilizza personale in possesso di laurea magistrale o dottorato di ricerca può usufruire di credito di impostapari a135%m del costo dell'assunzione fino a un massimo di 200miia euro annui per impresa. Perle aziende del Sud la copertura arriva fino al 75% dei costi sostenuti. L'agevolazione scatterà dopo un primo periodo di stage. Il relativo decreto del Mise arriverà «entro due mesi dall'assegnazione delle risorse finanziarie». Un'altra misura punta a finanziare il percorso formativo di duemila dottorati industriali attraverso un periodo di esperienza in azienda. Il bando, con scadenza luglio 2014, sarà emanato dal Miur entro un mese dall'assegnazione delle risorse finanziarie. Le imprese che poi decideranno di assumere i ricercatori con con- tratto a tempo indeterminato potranno usufruire di ulteriori incentivi. Sono previsti contributi a fondo perduto nella forma di «voucher», entro i limiti dell'importo degli aiuti de minimis, fino al 60% del costo di servizi - erogati sia da soggetti pubblici che privati - connessi ad attività di di ricerca, sviluppo nuovi prodotti/processi/ servizi, consulenza legale per la tutela della proprietà intellettuale, sperimentazione di nuove tecnologie. Tempi rapidi peri bandi Al Sud destinato il 75% dei fondi disponibili Il piano comprende anche la promozione di reti fra Pmi e centri universitari, anche al fine di aumentare la mobilità transnazionale dei ricercatori con la partecipazione ai bandi Horizon 2020, il più grande programma di ricerca mai varato dalla Ue. Il piano illustrato ieri in conferenza stampa dal premier Enrico Letta è stato messo a punto in particolare dai ministri perla Coesione Territoriale, Carlo Trigilia, dell'Università Maria Chiara Carrozza e dello Sviluppo economico Fulvio Zanonato. «Sono risorse legate prevalentemente alle regioni del Mezzogiorno, ma siamo riusciti a trovare meccanismi di finanziamento anche con fondi nazionali per le regioni del Centro-Nord», ha spiegato in particolare Trigilia. «Si punta ad una accoppiata tra stage e successiva trasformazione in tempo determinato, coinvolgendo più soggetti come le università. È un pacchetto omogeneo che speriamo possa dare risposte immediate al tema dell'innovazione che è cruciale», ha aggiunto. Su Inps e Consob invece nessuna decisione del Consiglio dei ministri. «Non se ne é parlato ma sono nomine che non fa il Consiglio dei ministri ma il ministro d'intesa con il premier. Non era dunque all'ordine del giorno» ha detto Letta. Voucher in arrivo anche per le aziende che vogliono approdare sui mercati esteri. Anche in questo caso l'agevolazione coprirà il 60% delle spese ma con un massimo di 30.000 euro. Le spese coperte sono quelle per indagini di mercato, ricerca potenziali partner esteri, costruzione di appositi siti web, assistenza legale, doganale e fiscale o per partecipazione a gare. Compresi pure gli eventi promozionali e le missioni di incoming. Mondo Universitario Pagina 23 arrivo milioni per chi assume laureati ericercatori LE M ISURE ROMA Contribuire al miglioramento della competitività delle imprese italiane con l'innesto di giovani ricercatori e laureati soprattutto nelle materie tecnico scientifiche. A questo fine il governo ha deciso di stanziare, attingendo dai fondi strutturali europei, incentivi per complessivi 250 milioni di euro nel 2014. I bandi, che il Ministero IL PIANO È STATO ANNUNCIATO IERI DAL GOVERNO BONUS DEL 35% PER I NUOVI CONTRATTI NON A TERMINE mila dottorati industriali attraverso un periodo di esperienza in azienda. Il bando, con scadenza luglio 2014, sarà emanato dal Miur entro un mese dall'assegnazione delle risorse finanziarie. Le imprese che poi decideranno di assumere i ricercatori con contratto a tempo indeterminato potranno usufruire di ulteriori incentivi. IVOUCHER Sono previsti contributi a fondo perduto nella forma di "voucher", entro i limiti dell'importo degli aiuti de minimis, fino al 60% del costo di servizi - erogati sia da soggetti pubblici che privati - connessi ad attività di ricerca, sviluppo di nuovi prodotti/processi/ servizi, consulenza legale per la tutela della proprietà intellettuale, sperimentazione di nuove tecnologie. Voucher in arrivo anche per le aziende che vogliono approdare sui mercati esteri. Anche in questo caso l'agevolazione coprirà il 60% delle spese ma con un massimo di 30.000 euro. Le spese coperte sono quelle per indagini di mercato, ricerca potenziali partner esteri, costruzione di appositi siti web, assistenza legale, doganale e fiscale o per partecipazione a gare. Compresi pure gli eventi promozionali e le missioni di incoming. Il piano comprende anche la promozione di reti fra Pini e centri universitari, anche al fine di aumentare la mobilità transnazionale dei ricercatori con la partecipazione ai bandi Horizon 2020, il più grande programma di ricerca mai varato dalla Ue. Gi.Fr. C) R'iPRODUZ'iON E RISERVATA dell'Istruzione e quello Sviluppo Economico emaneranno enri prossimi mesi, saranno semplificati al massimo, per renderli più fruibili alle piccole e medie imprese. «Siamo sicuri che il piano funzionerà e siamo in condizione di replicare anche nei prossimi sei anni» ha dichiarato il premier Enrico Letta. Il piano si articola su diversi interventi: incentivi all'assunzione, voucher, percorsi formativi di dottorato e ricerca in azienda, promozione di «reti fra piccole e media imprese, centri di ricerca e università», spinta all'internazionalizzazione. UN LAUREATO IN OGNI IMPRESA Chi assume a tempo indeterminato o stabilizza personale in possesso di laurea magistrale o dottorato di ricerca può usufruire di credito di imposta pari al 35% del costo dell'assunzione fino a un massimo di 200mila euro annui per impresa. Per le aziende del Sud la copertura arriva fino al 75% dei costi sostenuti. L'agevolazione scatterà dopo un primo periodo di stage. Il relativo decreto del Mise arriverà «entro due mesi dall'assegnazione delle risorse finanziarie». Un'altra misura punta a finanziare il percorso formativo di due- Mondo Universitario È il numero di dottorandi che potrebbero completare il loro percorso formativo in azienda con programmi concordati tra Università e impresa Pagina 24 PROFESSIONI Da sinistra, Manuel Zanella, Massimiliano 'Bertolini e Mario """""""""""" Bucolo Digitale I passi falsi prima di imboccare la strada del successo Start-up F LOP Idee esagerate , calcoli troppo ottimistici , progetti visionari . E alla fine sono dolori . Eppure , dagli sbagli si può imparare e diventare milionari in un colpo Quanti fiaschi, prima di un buon risultato. Start-up arrivate anche in Borsa e poi cadute nell'oblio, come Finmatica o Freedomland. Tante altre appena germogliate e presto finite nel nulla. Storie diventate statistiche che impietosamente dimostrano come una start-up fallisca in oltre il 50% dei casi, sopravvive in qualche modo per il 20-30% e agguanta un esito positivo al massimo nel 10%. Dati che gli startupper, in generale maschi, sui 30 anni e del Nord Italia, conoscono bene. In base a una ricerca della Bocconi, per il 40% si tratta di imprenditori seriali, gente che di aziende ne ha fondate più d'una, con tanto di sfilza di flop. Ma il fallimento, soprattutto nel mondo delle nuove imprese tecnologiche, è un rito di passaggio, una tassa da pagare che serve per accumulare esperienza. Al punto che negli Stati Uniti qualche passo falso alle spalle (non troppi però) è visto come un certificato di garanzia per i venture capitai. Marc Zuckerberg, per dirne uno, prima di Facebook aveva mandato gambe all'aria già tre aziende. A furia di sbagliare, s'impara. Marco Ottolini, milanese, 48 anni, uno dei promotori di Italia online (portale web), oggi oscilla fra Milano e Londra dove lavora parte del team di sviluppo della sua nuova avventura, Styloola. L'idea è stata quella di mettere in connessione consumatori e retailer mentre fanno shopping, in modo da permettere di inviare offerte ad hoc a chi entra in un negozio: con il mobile si può confrontare in tempo reale i prezzi dei prodotti. Di start-up, Ottolini ne ha fondate più di dieci (raccogliendo 8 milioni di finanziamenti), la prima a 23 anni, e non si è ancora fermato, correndo per 12 ore al giorno, Mondo Universitario sempre sotto stress. I principali rischi comprendono la scelta dei dipendenti, la qualità dei soci. La passione di Ottolini, racconta lui stesso, è creare aziende «disruptive», vale a dire che arrivano in mercati non ancora toccati dalla rivoluzione digitale. Nel 1996, a New York, ha provato a inventarsi una piattaforma di e-commerce per il made in Italy. Era convinto che gli americani fossero pronti per cibo e vestiti italiani, precorrendo troppo i tempi. Se ne è accorto quando ha scoperto che «Armani non aveva ancora registrato il proprio dominio». Altra cosa che Ottolini ha imparato è che «bisogna fare ciò che si conosce». Come quando ha pensato di aprire una catena di Ovine bar dove la tecnologia aveva un ruolo importante. Arrendendosi nel momento in cui ha capito che nei locali «il padrone» deve stare alla cassa e controllare i dipendenti, visto che in sua assenzaglialtri ne approfittano. Fermi tutti, ha detto, meglio lasciar perdere. Qualcosa, però, ha nel frattempo investito anche lui, e in grande stile. In Travelonline, infatti, a suo tempo ha scommesso 100 milioni di lire, per poi trovare un finanziamento di 5,2 miliardi che gli ha aperto le porte del commercio elettronico. Anche Mario Bucolo, 46 anni, catanese, ex fotografo, ha iniziato presto. Nei primi anni Novanta, ha provato a lanciare WindoVid, una tastiera in grado di funzionare attraverso qualunque materiale spesso fino a 5 centimetri, e usata per rendere interattive le vetrine dei negozi e delle banche o chioschi multimediali. Non che gli sia andata male da subito, anzi: ha . . .-e o = - . --_ trovato clienti come Commodore e Olivetti, ma dopo qualche anno ha dovuto abbandonare il progetto, poiché l'hardware era troppo costoso e i clienti poco pronti per le installazioni multimediali. Ci ha riprovato dunque con Museumland, un portale che ospita i link ai musei di tutto il mondo. Nel 2000, allo Smau, ha chiesto un finanziamento a Elserino Piol, guru del venture capital, che in quel periodo non lesinava certo gli investimenti. Ma gli è andata buca. «La cultura non si sposa con la tecnologia e non paga», si è sentito dire Bucolo, che non l'ha presa bene, anche se oggi ammette Pagina 25 Tutti gli errori di chi scommette sul futuro Ok al piano , ma bruciarsi è un attimo Sbagliano i neo imprenditori, ma anche chi ci mette i soldi. Marco Villa (nella foto) è managing director e founder di lag (Italian angel for growth), il più importante gruppo di business angel privato in Italia che investe in start-up. Ogni anno, lag esamina circa 400 proposte e ne finanzia l'l % con qualche centinaia di migliaia di euro a progetto, con un potenziale di investimento complessivo di 20 milioni e alle spalle la nascita di 22 imprese innovative. «Di solito si finanzia con un orizzonte di quattro-cinque anni», dice Villa, «ma ne bastano due-tre per capire come andrà l'azienda». II managing director di lag interviene spesso con altri partner, in certi casi da solo, e ricorda bene quella volta che ha dovuto dire basta, con i dubbi su imprenditore e idea di business. Si sarebbe rischiato lo «zombie», ovvero l'azienda che non fallisce ma vivacchia, non sfonda, al punto di decidere di chiudere il rubinetto dei finanziamenti. Per il business angel, un tipico episodio in cui «lo startupper rimane troppo legato all'idea iniziale». L'errore più comune, infatti, consiste nel non capire quando è il momento di cambiare. In gergo si chiama pivoting e significa rimettere tutto in discussione: idea, progetto, esecuzione per apportare qualche cambiamento. II fatto è che raramente una start-up arriva al successo con lo stesso business pian iniziale. In altri casi, invece, o l'investitore non mette il denaro e scompare, oppure è l'imprenditore che non si fa più sentire. Ci sono inoltre quelli che se il business non funziona è sempre colpa dell'investitore, al pari dei fondatori dell'azienda che iniziano a litigare tra loro, come quella volta dove «uno si è messo a vendere di nascosto le quote». fotografo. e teneva conferenze e lezioni, viaggiava a una tariffa giornaliera di 800-1.000 euro. Oggi, invece, ha messo in piedi quest'azienda con 21 mila euro raccolti da amici e parenti che hanno messo a disposizione anche uno spazio per la sede (con risparmio di altri 15 mila euro), e va alla ricerca di un finanziamento da 250-300 mila euro per una realtà che, spiega, è in grado per esempio di trovare i luoghi migliori per fare foto «indimenticabili». Ma è arrabbiato, perché ha perso un importante meeting a New York per presentare la sua creatura: il prezzo del biglietto era proibitivo. Dice: «È dura fare start-up a Catania». P che «Piol aveva ragione». Dal 1999 al 2006 lo startupper siciliano ha investito 300 mila euro in Museumland, che poi ha venduto per riacquistarla qualche anno più tardi. Nel frattempo, non è stato fermo, si è specializzato nel marketing per i musei fino a quando la grande crisi lo ha lasciato senza lavoro. A 40 anni, si è reinventato un mestiere aprendo un'altra start-up, «cercando in modo maniacale, quasi da incubo, di non rifare gli errori precedenti». In sostanza, di andare al passo con i tempi. È ripartito dunque con PhotoSpotLand, community dedicata a fotografi e appassionati d'immagini, per la quale ha lavorato full time dal maggio 2012, festivi inclusi, dalle 11 del mattino fino alle tre-quattro di notte. Quando faceva il Mondo Universitario .. Anche in Veneto non si scherza. Andrea Dusi, veronese, è un imprenditore che delle avventure aziendali ha fatto anche un hobby. Start-up over si chiama il blog dove Dusi racconta i fallimenti, cercando di spiegarne le cause. È focalizzato negli Stati Uniti dove accadono i flop più importanti, come quello di Better place, 836 milioni di dollari sfumati con il sogno di costruire un'auto elettrica con le batterie che sarebbero rimaste di proprietà della società. Nel business plan, i costi per gli automobilisti sarebbero scesi: invece di ricaricare il mezzo, grazie a stazioni automatizzate, i possessori delle vetture avrebbero potuto cambiare le batterie. Non ha funzionato. Tuttavia, prima di descrivere il fallimento degli altri, Dusi ricordai propri. Era il periodo del successo di Guru (abbigliamento) e anche lui con un socio ha provato a produrre magliette, un po' strambe, con una manica lunga e una corta. Ma era un'attività secondaria e «il grosso errore è stato non dedicarci anima e corpo». Perché, oggi, l'imprenditore veneto sa che, quando si lancia un'azienda di questo tipo, la domanda da porsi subito è: «Sei disponibile per tre anni a non fare un giorno di ferie?». Così è stato un disastro. Pagina 26 A un certo punto, Dusi si è rifatto con WishList, marketing relazionale, concorsi a premi e programmi fedeltà, che nel 2013 ha fatturato 45 milioni di euro. I vicentini Manuel Zanella e Massimiliano Bertolini sono andati molto vicini al flop e l'hanno evitato con un colpo di reni e molte notti insonni. Hanno fondato Zero Mobile, Wine Zero e I'm watch lanciando sul mercato il primo smart watch. I quattrini, si parla di milioni, sarebbero stati in parte forniti da Ennio Doris, il patron di Mediolanum, di cui Zanella, 37 anni, è un ex family banker. Con Doris, Zanella è andato in vacanza in Kenya e ha speso una fortuna con il cellulare, facendogli venire in mente che sarebbe stata una buona idea cercare di far risparmiare sul roaming. Così ha fondato Zero Mobile, sfruttando i weekend a Tombolo nel Padovano, insieme al numero uno di Mediolanum, per trovare il denaro con cui cominciare. Zanella si è presentato a casa del banchiere, riuscendo a convincerlo a finanziare la start-up. Da allora è partita una collaborazione passata anche per Zero Wine, il vino senz'alcol che fino a oggi ha fruttato la vendita di 50 mila bottiglie. Finché con Bertolini, di cui è amico da 20 anni, ha anticipato Apple e Samsung e ha inventato l' m Watch, l'orologio che si connette allo smartphone via bluetooth, consentendo di avere chiamate, sms, mail, notifiche e qualsiasi app direttamente al proprio polso. Zanella e Bertolini hanno sfornato comunicati stampa e raccolto 15-20 mila preordini con un acconto del 20%, di un prodotto che in realtà non esisteva. «Siamo stati troppo ottimisti», ammettono adesso i due (non sarà un caso se Samsung ha impiegato due anni per sfornare un prodotto simile). Dunque, le date di consegna sono saltate, con centinaia di mail di utenti infuriati. La mano di Doris, che detiene il 50% della società, però si è sentita e a inizio 2014, con una trentina di persone al lavoro, I'm watch è comunque una realtà: ha venduto 50 mila pezzi, è disponibile online in un centinaio di Paesi, fisicamente in Russia e nei principali mercati europei. Luigi Ferro Mondo Universitario Pagina 27 Ricerca Ceso Le imprese preferite dai giovani e le nuove tendenze II posto dei sogni? Precario e all ' estero Lazienda dei sogni resta l'Eni, tallonata dalla Ferrero, che rispetto al 2013 guadagna addirittura sei posizioni. La terza piazza è conquistata da Ferrovie dello Stato, seguita da Bnl (Bnp Paribas) e da Google, stabile al quinto posto. È questa la top five delle aziende in cui i giovani laureati italiani vogliono andare a lavorare, fotografata dal Best employer of choice 2014. La classifica è il frutto della dodicesima edizione della survey annua di Cesop communication su un campione di 2.500 under 32, laureati e in cerca di lavoro. Oltre alla tradizionale classifica delle aziende più attraenti, nella ricerca si trovano indicazioni sul popolo dei giovani che si affaccia al mercato del lavoro, a cominciare da quanti sono pronti a firmare un contratto anche a tempo determinato, cioè il 98%. Nell'era del precario, tutti, anche i IL MIO IDEALE laureati più brillanti e magari già con esperienze alle t MULTINAZIONALE spalle, fanno sapere di avere accettato l'idea del lavoro a termine: industriale, manifatturiero e trasporti sono i Azienda 2013 2014 rispetto al 2013 di due punti. Eni 1 Ferrero 8 Ferr. dello Stato 2 Bnl 3 Google 5 Apple 4 Banca d ' Italia 4 Bosch 14 Ferrari 13 1 2 3 4 5 6 6 7 8 La soluzione straniera, insomma, viene ormai scelta da un Mondadori 5 8 numero crescente di giovani, anche nell'Italia dei Bayer Enel Angelini 14 9 10 9 9 10 settori più gettonati da quasi il 20% del campione, mentre media e comunicazione si avvicinano al 18%, mentre consulenza e revisione aziendale conquistano il 16%. Alla domanda «che cosa stai cercando in questo momento?», il 35% dei neolaureati dichiara di ambire a un lavoro in una multinazionale, un dato che lo scorso anno si fermava al 30%, mentre meno di un giovane su quattro (24,5%) mira a una grande azienda italiana, con una perdita di appeal mammoni. Per Giuseppe Caliccia, direttore della ricerca, «è interessante che oltre all'Eni, che si conferma in pole position, nelle prime posizioni figurano anche Bnp La classifica delle aziende preferite secondo Cesop P ar ibas, G oogle e Ferrero, che pur essendo una prima scelta italiana resta un'azienda che produce e vende moltissimo anche all'estero». Un segnale di speranza sembra arrivare dal capitolo , esperienze, in un Paese in cui la disoccupazione giovanile è al 42%. Se infatti ancora un quarto dei laureati non ha " '4 maturato alcun trascorso lavorativo (25%, contro il 28% dello scorso anno), una buona metà vanta già qualche Giuseppe Caliccia, stage o collaborazione alle spalle, mentre il 23% segnala direttore della ricerca un'occupazione ancora in corso (nel 2013 erano meno del su 2.500 laureati 20%). «I primi spiragli di ripresa si intravedono», sostiene under 30 Daniele Maselli , partner di Cesop, «anche se per ora riguardano solo le eccellenze». Ingegneri e informatici non si trovano più: dall'estate scorsa si riscontra una carenza di offerta. Di solito, questo è considerato il primo segnale di primavera del mercato del lavoro. D'altro canto, negli ultimi cinque anni la maggior parte delle aziende ha licenziato o non ha assunto. Quindi l'età media è salita, e ora la necessità di assumere giovani si fa sentire. Giacomo Neri Mondo Universitario Pagina 28 ..................................... ...... di Fabio Sottocornola Fisici oltre il pil, l'idea di Pietronero Ne hanno parlato a New York in dicembre. Il progetto che vuole realizzare Luciano Pietronero piace a Robert Johnson, presidente di Inet, il think tank perla nuova economia fondato da George Soros. Oltreoceano hanno intenzione di cofinanziare l'iniziativa a cui sta pensando il professore di fisica della Sapienza che è anche alla guida di un istituto del Cnr sui sistemi complessi. Di che cosa si tratta? Per capirlo, occorre fare un passo indietro fino alla teoria della Economic complexity messa a punto da Pietronero (insieme a Matthieu Cristelli e Andrea Tacchella). In pratica, l'intento è creare una nuova metrica non monetaria andando oltre il pii, per misurare (e magari prevedere) l'andamento dell'economia in base a specializzazione di merci prodotte, diversificazione e competitività, elaborando classifiche sul fitness delle nazioni. Per farlo, hanno unito la capacità dei fisici di osservare enormi quantità di dati con i capisaldi delle teorie economiche. Senza diventare dogmatici, come spesso accade agli economisti divisi tra neoliberisti, keynesiani, marxisti o altro. E sempre pronti a piegare la realtà alle proprie categorie. Forse, invece, questa crisi senza precedenti ha cause che vanno ancora indagate. Quindi, per sviluppare questo percorso di ricerca, Pietronero vuole fondare un centro studi privato. Da parte del docente che ha trascorso una vita nelle strutture statali non c'è intento polemico. Siamo lontani dal clima di dieci anni fa, quando, per fare nascere l'istituto italiano di tecnologia (lit), era partita una campagna di denigrazione contro università ed enti pubblici. Qui l'intento sembra opposto: si punta alla collaborazione. Semmai, c'è voglia di liberarsi dei vincoli burocratici per guadagnare velocità nelle decisioni. Anche se, in tutto ciò, nessuno intende scucire quattrini propri. L'Institute of economic complexity (questo il possibile nome) parte sì con una dote di circa 12 milioni di euro, ma acquisita dai ricercatori utilizzando grant, bandi europei e altri finanziamenti. Mondo Universitario Pagina 29 Medicina, le iscrizioni non vanno tagliate ............................................................................ Antonio De Palma [email protected] SONO un medico radiologo pugliese. Scrivo in merito al taglio di oltre 2mila posti per accedere all'iscrizione alla facoltà di Medicina. Mi dispiace contraddire il ministero dell'Istruzione secondo cui ci sono troppi medici in Italia e quindi bisogna tagliare ipostiper accedere all'università. Ma lo sanno al ministero che invece di assumere, anche a tempo determinato, giovani medici si propone a chi giàlavora di superare le 38 ore settimanali come da contratto e svolgere ulteriori ore? In questo periodo di crisi è il momento di guadagnare tutti un po' di meno e permettere ai giovani di avere un'opportunità in più. Mondo Universitario Pagina 30 Cento borse di studio per bloccare la fuga di cervelli Redazione Cento borse di studio per provare a bloccare la fuga dei cervelli. Oggi, alle 10.30, la sede romana dell'Università Telematica Pegaso, Palazzo Bonadies in via San Pantaleo 66 (Roma) ospita la presentazione di un progetto ambizioso, "Novitalia", con cui la Pegaso assegnerà 100 borse di studio (valore complessivo 200.000 euro) ai dottori in ricerca, nel tentativo di bloccare la fuga di cervelli che sta caratterizzando l'Italia da troppi anni. Ogni dottore in ricerca riceverà un contributo di 2.000 euro per future pubblicazioni scientifiche d'intesa con la casa editrice Giapeto. L'Università Telematica Pegaso intende valorizzare, così, la ricerca ai fini dei progresso scientifico e culturale del Paese. Dalla ricerca parte il tentativo di sviluppare e premiare le eccellenze. A presentare il progetto saranno Danilo lervolino (nella foto), presidente Cda Università Telematica Pegaso; Francesco Fimmanò, preside della Facoltà di Giurisprudenza Pegaso; Luigi Nicolais, presidente del CNR; Marcello Pacifico, presidente nazionale ANIEF, Luigia Melillo, direttore del Centro Campano "Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria"; Antonio Uricchio, rettore dell'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro"; Alessandro Bianchi, presidente del Comitato Scientifico dell'Unione delle Università del Mediterraneo; Giuseppe Novelli, rettore dell'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"; Gianmaria Palmieri, rettore dell'Università degli Studi del Molise; Giovanni Paciullo, rettore dell'Università per stranieri di Perugia; Giuseppe Cataldi, pro-rettore vicario dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" Responsabile della seded i Napoli dell'Istituto degli Studi giuridici internazionale dei CNR. Modera il vice direttore del TG1 Gennaro Sangiuliano. Non sarà una presentazione in cattedra ma anche un'occasione per incontrare 100 Dottori di ricerca e confrontarsi sulla necessità di fare ricerca e non smettere di pubblicarne i risultati. I uilima evoluzione della Coca Cola: a blbá sará la capsule come il caffé CLIT" Mondo Universitario Pagina 31 - I Letta: fondi alle imprese che assumono laureati Carrozza: 1.800 dottorati di ricerca industriale Sette iniziative in tutto: quattro in carico al ministero dell'Istruzione e tre allo Sviluppo Via al piano ricerca da 250 milioni Spazio all'innovazione nelle Pmi - Le risorse dagli anticipi dei programmi Pon 2014-2020 Eugenio Bruno ROMA Almeno sulla ricerca il governo prova ad accelerare. Con un piano da 250 milioni nel 2014 perla diffusione dell'innovazione nelle Pmi, che aprirà le porte delle imprese a laureati e dottorati e che potrà contare sull'anticipo dei fondi della prossima programmazione Ue. Ad annunciarlo è stato il premier Enrico Letta nella conferenza stampa che è seguita al consiglio dei ministri di ieri e a cui hanno partecipato anche i ministri Flavio Zanonato (Sviluppo economico), Maria Chiara Carrozza (Istruzione) e Carlo Trigilia (Coesione territoriale). La decisione dell'esecutivo arriva sei giorni dopo il primo esame in Cdm del programma nazionale della ricerca (Pnr) 2014/2020 messo a punto dalla Carrozza. I due eventi sono legati da un filo rosso visto che gli interventi presentati ieri sono una prima tranche del Pnr. Si tratta di sette misure, quattro a carico del Miur e tre del Mise, che puntano - stando alle parole del presidente del Consiglio - a dare «una spinta molto forte a ciò che porta più ricerca e innovazione nella attività di impresa» e a incentivare «l'assunzione di laureati e dottori di ricerca». Tant'è che viene promossa la formazione di «1.8oo dottorati di ricerca nel settore industriale», come sottolineato dalla responsabile di viale Trastevere. I 250 milioni arriveranno dai fondi strutturali europei per le Regioni del Mezzogiorno. Più Mondo Universitario nel dettaglio si attingerà all'anticipo, che è previsto dalla legge di stabilità 2014 e che va attuato previa consultazione con la Commissione europea, dei Programmi operativi a titolarità del ministero dello Sviluppo economico ("Pon imprese e competitività") e del ministero dell'Istruzione (Pon ricerca e innovazione), che nel complesso potranno contare, rispettivamente, su 3,2 e 1,6 miliardi di curo. A cui potrebbero aggiungersi alcune "poste" nazionali per ILDOPPIOVOUCHER A disposizione delle aziende anche i buoni per l'innovazione e l'internazionalizzazione disciplinati dallo Sviluppo ................................................ ........... l'estensione delle stesse misure al Centro-nord. I bandi Miur Delle quattro iniziative di competenza dell'Istruzione spicca innanzitutto il programma "Rise & Shine", con la concessione di incentivi alle imprese che assumono con contratto a tempo indeterminato, previo stage annuale, dottori di ricerca e laureati magistrali in discipline tecnico-scientifiche. Il bando arriverà entro tre mesi. Più ristretti i tempi (si parla di un mese) per "Mille e più dottorati innovativi", che consentirà di formare 1.8oo giovani provenienti dalle scuole di dottorato e inserirli in azienda. Calendario alla mano, poi dovrebbe essere la volta dell'azione "Potenziale inmovimento", che è tarata soprattutto sull'esigenza di fare partecipare anche le università e le imprese del Sud alle sfide lanciate dalla programmazione europea sulla ricerca Horizon 2020. Completa l'elenco dei bandi targati Miur quello ribattezzato "Reti per l'innovazione". Che è atteso entro due mesi dall'anticipo dei fondi Ue e che vuole promuovere, da un lato, l'aggregazione di gruppi di ricerca competitivi intorno a grandi temi e, dall'altro, favorire le iniziative che prevedano strumenti di empowerment dei ricercatori. Gli strumenti Mise Ancora più variegato è il menù dei tre interventi di competenza del ministero di via Molise. Il primo dei quali ("Un laureato in ogni impresa") affonda le sue radici addirittura nel bonus ricercatori voluto dal governo Monti con il decreto sviluppo del 2012. Inteso come il credito di imposta pari al350o del costo aziendale per assunzioni di personale qualificato nella misura massima di 200.000 curo annui per impresa. Entro due mesi il Mise dovrà emanare un decreto attuativo per elevarlo al 75%, nel Mezzogiorno. Gli stessi tempi sono previsti anche per i due voucher in arrivo. Il primo è destinato a finanziare gli investimenti in materia di innovazione; il secondo è rivolto a coprire le spese per l'internazionalizzazione. 4Eugenio-Bruno RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 32 Le misure in arrivo libando" rise&shine" prevede la concessione di incentì ialleimpreseche assumono con contratto a tempoindeterminato, previo stage annuale, dottori di ricerca e laureati n, agistrali in disciplinetecriico-vcientitiche. La sua emanazione arrivera entri?tre mesi Entrounmeseèattesor nveceil bando"N illo e più dottorati ir,novati•.'i" c'r,ecorisentiràdi attivare L800 percor si formati s progettati d'intesa ira le scuole d i dottorafo delle u nrsersità ed altri soggetti operanti nei territori di ríferimento(Regioni, irnprese, Enti di Perca. Pa) l l bando, atteso M AO 0 Cori l'azione "Un laureato in ogni impreva" si vuole. implementare il bonus ricercatori, Cioè ilcredi to d'imposta de135% per l'assunzione, di personale qualificato previsto dal decreto siiluppi? del20 :2. giorni, vuole promuovere lo sviluppo di competenze e relazioriicollegate all'increirerrto della capacità di partecipare ai bandi Horizon 2020 dai quali sia le, Università che le imprese nelle regioni del Mezzogiorno sono tradizionalmente escluse Mondo Universitario c olinariziati dalle imprese Portandolo ad esempio M 75% al Mezzogiorno Entro 60 giorni dall`autorizzazione all anticipo dei fondi oce atteso il bando''reti per l' iri nvoazione" che vuole promuovere l'aggregazione d i gruppi di ricerca competitivi intorno a grandi ter i d i ricerca e diffondere hempowerment dei iice'catori a inizio carriera Entro due mesi dm 2n,) arrivare i decreti attuatir„i del Mie che disciplinanoalrettanti i.,oricher e completano le sette rniswe gemmate ,eri. P tirirno e destinatoafine; zia re gli nvestimenti in materia di mo azione; ilsecando e rivolte a coprire le spese per .'iriternazionaüzzeziorie Pagina 33 STA T- P ITALIA Perché l'Italia non innova più Se tt e fronti d ' az ione p er inve rtire la. rotta d el declino ec on o m ic o di Leonardo Maugeri - -n questi ultimi mesi mi sto occupando di trovare finanziamenti negli Usa per start-up innovative in settori in cui le loro invenzioni avrebbero un'immediata e dirompente applicabilità La relativa facilità sia del contesto sia di trovare interlocutori pronti a rischiare denaro mi ha spinto a un amaro parallelo con l'Italia L'America continua a rigenerarsi e a uscire da ogni crisi grazie a moti periodici di innovazione, l'Italia non inventa più da anni. Questa è una causa del suo declino. Negli anni Cinquanta e Sessanta, il miracolo economico italiano fu sostenuto dalla straordinaria inventiva di un popolo che non aveva grandi capitali: eppure, dalla chimica all'industria dei trasporti, dagli elettrodomestici alla meccanica diprecisione, il nostro era un Paese che inventava, brevettava etrasformavain industriailrisultato delle sue scoperte. Ricercatori innovativi trovavano capitani d'industria (allora era giusto chiamarli così) culturalmente pronti a sposare l'innovazione, a investirci sopra, a scommettere su nuovi prodotti che avrebbero cambiato il mercato e consentito di generare ricchezza e lavoro. Questo connubio naturale tra ricerca e industria, peraltro, rendeva la prima più concentrata sui bisogni e le aspettative della seconda, evitando così di disperdere risorse su filoni che non avevano prospettive commerciali. Di quel terreno fertile è rimasto poco o niente. I ricercatori italiani sono di ottimo livello internazionale, nonostante siano pagati malissimo e siano dimenticati da tutti. Anche per questo, il numero dei brevettiitaliani si è più che dimezzato rispetto agli anni Sessanta, e i brevetti di oggi spesso rappresentano solo migliorie all'esistente, non innovazi oni tali da introdurre discontinuità di mercato. Molte università non hanno nemmeno un ufficio brevetti e - se lo hanno - non hanno alcuna idea di come valorizzare un brevetto. Nella mia esperienza industriale ho avuto esempi deprimenti di questa mancanza, su cui è meglio stendere un velo pietoso. Allo stesso tempo, i capitani d'industria dell'Italia post-bellica hanno lasciato il campo a grigi manager capaci di tarare le loro azioni solo sull'esistente e per un orizzonte temporale non superiore a tre anni, quello che - per il codice civile - esaurisce il loro mandato. Per tutti loro, la ricerca è fondamentale solo a parole, in termini di comunicazione e immagine. Mondo Universitario Eppure, senza la capacità di generare nuove attività economiche basate sull'innovazione, le possibilità di crescita di un Paese sono nulle, e l'unica via è quella di competere sul costo del lavoro. Scelta che ci porterebbe verso il terzo mondo. È possibile cambiare questo stato di cose? Forse. Ma occorre agire all'unisono su almeno sette fronti. Primo: occorre liberare dalle tante vessazioni che li opprimono e dare un ruolo preminente a fondi di investimenti privato, private equity, venture capital etc. disponibili a investire nelle piccole società innovative. Nelle aree più produttive di idee degli Stati Uniti, come la Silicon Valleyo Boston, ne esistono acentinaia, spesso migliaia. In Italia, secondo i dati di "Start Up Italia", esistono solo 1.127 start IL NOSTW ' ` F F Negli anni 50 e 60 il miracolo economico fu sostenuto dalla inventiva di un popolo senza grandi capitali ma che creava industria con le sue scoperte ne sono sottoposti (in quanto raccolgono capitali privati) a un sistema di vigilanza spesso vessatorio, che andrebbe drasticamente ridimensionato. Secondo: i fondi privati dovrebbero godere di tassazioni agevolate, in particolare sugli investimenti in conto capitale. Per la fase iniziale della loro vita, si potrebbe addirittura pensare a annullare o rendere minimi tutte quegli esborsi (oneri di costituzione e registrazione, etc.) in modo da rendere attraente anche per fondi stranieri l'ingresso nel nostro Paese. Si tenga presente l'investimento in piccole società innovative è a altissimo rischio, in quanto la percentuale di start-up che muoiono prima di arrivare alla commercializzazione di un prodotto supera di gran lunga quella di quante hanno successo. Secondo un recente studio di Harvard, per esempio, solo il 25 percento delle start-up americane ha successo, nel senso che produce innovazioni vere e reddito per chi ci ha investito: ma è proprio quel 25 percento che rappresenta l'onda di continuo rinnovamento dell'economia americana. In un sistema perfetto, nessun problema: il tipico investitore si attende che i profitti realizzati su due delle diecistart-up su cui hamesso soldi eccedano di gran lunga gli investimenti I G. BILANCIO Nel nostro Paese esistono solo 1.127 start up innovative, di cui soltanto 113 finanziate, per un totale di poco più di 110 milioni investiti nel 2013 ............................................................................................ up innovative, di cui solo n3 finanziate, per un misero totale di poco più di no milioni investiti nel 2013. Niente, rispetto agli oltre 1o mili ardi di dollari che - nel 2013 - i soli venture capital statunitensihanno trainato su start-up americane. Nel complesso, esistono (datiAifi -Associazione Italiana Private Equity e Venture Capital) non più di 13 venture capitai (contro i quasi 2.000 degli Stati Uniti o gli 8oo della Germania). Ugualmente misero è il numero delle società di private equity. Con questi numeri non siva da nessuna parte. Un'ampia presenza di fondi privati e venture capital, invece, è fondamentale in quanto da noi manca una grande industria le cui articolazioni possano svolgere ilruolo di "pillar companies" - società pilastro, in grado esse stesse di finanziarie e aiutare le start-up nel loro percorso di crescita. Tuttavia, i pochi investitori nell'innovazi o- Pagina 34 complessivi. Mainun sistema che deve decollare, come quello italiano, senzafortiincentivi (e con le tante vessazioni di cui ho parlato) è difficile pensare che il capitale di rischio si muova agevolmente. Terzo: bisogna smettere di pensare che tutta la ricerca sia utile, e quindi degna di finanziamento. In assoluto può essere anchevero, ma in pratica- per unPaese che deve ripartire - è un'ideavelleitaria e dannosa. Occorre puntare su quei filoni che, in questo decennio, possono avere una grande potenzialità di mercato e in cui le barriere d'ingresso e ivantaggi accumulati dai concorrenti non siano già insormontabili. Queste caratteristiche, per esempio, escludono l'energia nucleare, ma non l'energia solare, le biotecnologie, laremediationambientale,lachimicaverde, il riutilizzo dell'acqua, i nuovi materiali a basso impatto energetico e ambientale, e molto altro ancora. Quarto: la ricerca deve essere collegata almercato e confrontarsi con esso. In realtà, questo aspetto è un corollario del precedente. Il ricercatore deve capire di che cosahabisogno il mondo che gli sta intorno e cercare di trovare delle risposte. Allo stessotempo, deve essere in grado dipresentare un business pian articolato a potenziali Mondo Universitario investitori. Pochissimi sono preparati su quest'ultimo aspetto: le università che fanno ricerca dovrebbero introdurre dei corsi specifici sull'argomento. Quinto: tra università e l'universo di fondi e società che finanziano piccole societàinnovative deve esistere una sorta di simbiosi. Non acaso, grandi società,venture capital,private equity assediano letteralmente i campus del MIT o di Harvard. Da noi, come ho giàosservato, gran parte delle università ha perfino difficoltà a darevalore alla proprietàintellettuale che produce, e nonprepara i propri ricercatori emettersi sul mercato. Tra i parametri di finanziamento della ricerca nell e universitàitaliane, pertanto, dovrebbe entrare un meccanismo che consentadi misurare quelvalore. Questo renderebbe più agevole e auspicabile l'erogazione di fondi di ricerca all'università - sia pubblici sia privati - e consentirebbe alle stesse università di creare fondi per finanziare spin-off e start-up da cui trarre royalty con cui finanziare altraricerca (come fanno le grandi università americane), o per vendere le loro quote nel momento più propizio, anche attraverso periodiche esposizioni aperte agli investitori (vere e proprie mostre) delle ricerche più interessanti in atto, come fanno Harvard e MIT. Sesto: lo stato dovrebbe limitarsi a finanziare la ricerca di base, una volta individuati i filoni di ricerca che meritano finanziamento. Chi riceve il finanziamento dovrebbe comunque presentare dei piani in cui siano presenti le tappe fondamentali che si vogliono conseguire con la ricerca, i tempi previsti per ciascuna tappa, l'originalità e la potenziale competitività di ciò su cui si lavora. Periodicamente, tutti questi aspetti dovrebbero essere rendicontati per evitare che si continuino a gettare soldi al vento per anni senza alcun controllo. Potrebbe partecipare anche al capitale di rischio dei fondi creati da universitào soggetti privati. Settimo: la proprietà intellettuale va difesa. In Italia lo si fa pochissimo, cosicché la possibilità di "scippi" di idee innovative è sempre in agguato. Il problema investe la scarsa specializzazione di studi legali e di altre organizzazioni professionali specializzate in materia. Visto che il mercato da solonon può dare inbrevitempiunarisposta a questo problema, forse sarebbe più utile che lo stato o le regioni creasse questo tipo di organizzazioni sul territorio. L eonardo- Maugerïp}hks. horvard. edu 0 RIP RO D UZIO, R E RE ERVATA Pagina 35 Due corsi di laurea di Unioncamere Un corso di laurea triennale in Scienze del turismo e una laurea magistrale in Management. Queste le novità dell'offerta formativa 2013-2014 presentata ieri da Universitas Mercatorum, l'Ateneo telematico delle Camere di commercio, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2013-2014. Mondo Universitario Pagina 36 Primo passo per rientro degli scienziati GIOVA NNI B IGNÁiVII Cpipo grosso dei governo a favore della ricerca. Incassata pochi giorni fa in Consiglio dei ministri l'approvazione del Programma nazionale della ricerca, il ministro Carrozza ha nominato e subito fatto lavorare il Cepr, Comitato Esperti per la Politica della Ricerca. E il primo argomento affrontato dal Cepr è molto significativo: sulla base di rose di nomi indicate dagli Enti di ricerca, decidere quali esperti chiamare per alti meriti scientifici su posizioni finanziate ad hoc. CONTINUA A PAG I NA 27 Mondo Universitario Pagina 37 PRIMO PASSO PER IL RIENTRO DEGLI SCIENZIATI GioLAn BIGNA11Ii SEGUE DALLA PRIMA PAGINA 1 budget disponibile, cioè il numero di posizioni, è purtroppo ancora piccolo: un modestissimo milione e mezzo da dividere tra tutti. Pazienza: mentre speriamo che cresca negli anni, oggi abbiamo uno strumento _efficiente, ad esempio, per fare rientrare qualche italiano bravo dall'estero. Oppure per dare una speranza di carriera a giovani che abbiano avuto risultati veramente brillanti. Auguri al vicepresidente del Cepr appena nominato, Andrea Moro, nella speranza che sappia moltiplicare i pani e i pesci, almeno per il futuro, perché per adesso è la fame. Nel frattempo, a valle della approvazione politica in CdM, il Cipe si trova invece davanti il finanziamento del più ambizioso Programma Nazionale della Ricerca della storia della Repubblica (e anche qui, speriamo che sappia moltiplicare i pani e i pesci...). Molte le novità di questo Pnr, anche perché parte insieme con il grandioso programma europeo della ricerca «Horizon 2020». Stavolta l'Europa fa sul serio: ci mette 80 miliardi fino al 2020, e noi italiani dobbiamo esserci, da protagonisti. E così il Pnr, coprodotto dalla regia Miur e Mise a nome di una numerosa platea di «stakeholders», diventa per sincronia di sette anni (2014-2020), con un budget (pre-Cipe) dal Miur di ben 900 milioni/anno, anche questa una cifra mai vista per la ricerca italiana. C'è molto bisogno di ricerca in Italia, e forse ancora di più di comunicazione della ricerca. Bisogna continuare a ripeterlo, prendendo esempio dal Presidente Napolitano. Solo un italiano su 10 è convinto che scienza e tecnologia rendano la nostra vita più sana, facile e confortevole. Ma anche gli altri nove vivono di Gps, computer e telefonini, per non parlare di antibiotici se sono malati. Questi nove certo pensano che siano tutti regali dei Marziani, cioè gli stessi che hanno costruito le Piramidi in Egitto, come insegnano noti programmi televisivi. Anche per questi nove lavorano i ricercatori italiani, che sono tra i migliori del mondo per produttività ma anche per provata capacità di resistere alla fame. Nel nuovo Pnr, ciascuno dovrà fare la sua parte, pubblico come privato. Ce n'è per tutti: ricerca fondamentale, cioè la voglia di spingere indietro l'ignoto, e ricerca orientata alle applicazioni, quella che produce i miracoli tecnologici che oggi sembrano impossibili ma che tra pochi anni useremo tutti i giorni, senza sapere cosa ci sia dietro. Siamo in pochi a fare e credere nella ricerca in Italia, ma stavolta stiamo dimostrando di organizzarci. Mondo Universitario Pagina 38 Università, anticipare i test in linea, con tanti Paesi stranieri aro Direttore, sono una giovane studentessa di diciott'anni e frequento l'ultimo anno al LiC ceo Classico Statale M. D'Azeglïo di Torino. Ho deciso di scrivere nella speranza che le mie riflessioni possano essere lette dal maggior numero di giovani possibile, nella speranza di cambiare qualcosa in un Paese in cui non sembra cambiare mal nulla. L'alta giorno, mercoledì 5 febbraio 2014, é stato pubblicato il Decreto Ministeriale n. 85 riguardo le «Modalità e contenuti delle prove di ammissione ai corsi di laurea e laurea magistrale a cielo unico ad accesso programmato a livello nazionale a.a. 201415», un decreto che provoca in me, come in molti altri, tanta indignazione e rabbia. Ho trascorso cinque lunghi e faticosi anni in una scuola che mi ha insegnato a pensare, a essere una buona cittadina, ad assumermi le mie responsabilità, una scuola in cui ho messo anima e corpocosa mi resta ora? Trenta, formato A4, trentasette fogli che stabiliscono le modalità di una prova che mi aprirà o chiuderà le porte del futuro, che mi metterà contro altrettanti giovani pronti a guadagnarsi un posto fra i banchi delle Università italiane. Ma leggendo quanto decretato dal Ministro dell'Istruzione non riesco a non sentirmi scoraggiata, demotivata davanti ad un taglio di duemila po sti per l'ingresso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Inoltre gran parte dei miei coetanei si ritroverà sui banchi dei differenti Atenei il giorno 8 aprile 2014, a due mesi dall'Esame di Stato che, per assurdo, si terrà dopo i test di ammissione all'Università. E' come se ci chiedessero di scegliere fra la soddisfazione di ve- Mondo Universitario dere cinque anni di fatica e rinunce ripagati da un voto stampato sul Diploma o la possibilità di essere fra 1 7900 eletti che supereranno il Test. Ho creduto fino all'ultimo che l'Italia avesse solo bisogno di tempo e fiducia, ma ora come ora la mia unica speranza è quella di andare via, in un posto dove un sistema meritocratico non sia solo un'utopia, in un Paese in cui i giovani non siano le vittime di una classe dirigente che commette continui errori, che risolve la questione dei ricorsi dell'anno precedente con un taglio di posti pari al 20%, in un Paese per giovani. Spero che questa lettera possa essere pubblicata e, chissà, letta anche dal Ministro Carrozza cosicché possa capire cosa ci spinga a vedere un futuro lontano da qui. FRANCESCA FUMANA Bisogna distinguere due cose. La prima ècheci è stato spiegato per anni che c'era tale carenza di medici italiani da doverne «ímportare* dall'estero. Siccome poi i tagli alla sanità hanno bloccato il turo over e non c'è modo di immettere giovani medici, si pensa di risolvere il problema formandone in numero inferiore, scelta che rrischia di essere pericolosamente miope. Quanto alla decisione di anticipare i test a primavera, questo invece ci porta a essere più in linea con quei Paesi stranieri in cui tanti giovani ogni giorno mi scrivono che vorrebbero andare. Negli Stati Uniti i test si tengono addirittura nel penultimo anno della scuola superiore e le domande di iscrizione alle varie facoltà (se ne fanno sempre più di una nella speranza di essere accettati almeno in una facoltà) vengono fatte nell'autunno dell'uhámo anno. Questo per non lasciare tutto all'ultimo momento e dare il tempo ai ragazzi di poter scegliere senza fretta e con ponderazione. Così si evitano scene già viste, con tanti ragazzi che rimangono fuori a settembre e non sanno più cosa fare. Pagina 39 PER CONTRASTARE ININFLUENZA DEI GRUPPI PIÙ RADICALI, [N GERMANIA LUNIVERSITÀ PREPARERÀ GLI INSEGNANTI ORA IN ASSIA L'ISLAM ENTRA A SCUOLA. CON -MAESTRI TEDESCHI li logo dell'Università di Giessen, in Assia, Germania. In alto, studenti islamici tedeschi Mondo Universitario di Simona Verrazzo Contro il pregiudizio e l'estremismo, lo studio e la conoscenza. Coli questa prospettiva in Germania, per la prima volta, la scuola pubblica di un lanci ha introdotto lezioni (li religione islamica tenute da insegnanti appositamente preparati. Si tratta dell'Assia, nella parte centro-occidentale del Paese. In concreto, il progetto pilota interessa 29 scuole e prevede clic gl i alunni della primaria siano affidati a docenti abilitati, che utilizzeranno libri di testo redatti proprio per spiegare l'islam ai più piccoli. 1 corsi sono stati voluti per promuovere una migliore integrazione della minoranza musulmana e contrastare la crescente influenza del pensiero islamico radicale in Germania. Spetterà poi ai genitori decidere se iscrivere o meno i figli al corso di religione. Siamo dunque a un passaggio successivo rispetto a tutto ciò cbe è stato fatto finora: non più solo integrazione, aia prevenzione. E la decisione nasce eviclenteniente dalla necessità di fai, fronte alle nuove sfide del tempo, in una regione coane lAssia (la cui partono giovani tedeschi at^ruolati nella «guerra santa» che gruppi terroristici islamici stanno combattendo in Siria . Una notizia clic ha sconvolto il Paese, quando due di questi ragazzi sono riamasti uccisi nel conflitto, dopo essere stati reclutati (la liti gruppo salafita con base a Francoforte. Formare innanzitutto nuove generazioni cli studenti, ma anche insegnanti con un profilo tutto nuovo, ad hoc, è dunque ormai tuia necessità. Infatti proprio in .Ascia, all'università di Giessen, è stato attivato un corso di laurea che abilita all'insegnamento della religione islamica nelle scuole primarie. La presenza della religione nelle scuole pubbliche è un tema che divide un po ' ovunque. In Francia, per esem pio, sono in molti a terriere per la laicità dell'istruzione fornita dalla Stato. In Russia l'ora di religione è tornata nel 2012 e ogni scuola può scegliere tra cristianesimo ortodosso, ebraismo , buddismo e islam . E dall'inizio dell'anno anche nelle scuole pubbliche del Regno Unito è obbligatorio insegnare una «materia» dedicata alla religione islamica. In Germania colsi simili sano stati introdotti in diverse localiti), tra cui Berlino, ma solo ili Assia vengono impegnati insegnanti provenienti (la im'università tedesca e non da associazion ni religiose nntsulmane, Pagina 40 BEAUTIFUL MIND di Angela Simone UN ROBOT VOLANTE SALVERA LE VITTIME DELLE VALANGHE Per affrontare il problema delle valanghe e dei soccorsi da portare in alta quota, problema molto serio che si ripresenta ogni inverno, Lorenzo Marconi, professore di automatica dell'Aima Mater Studiorum-Università di Bologna e a capo dei progetto europeo Sherpa (www,sherpo-project.eu), dedicato a questo obiettivo, sta mettendo a punto dei prototipi di droni. Professor Marconi , cos'è un drone? «É un veicolo aereo, di piccole dimensioni, in grado di operare senza un pilota a bordo perché radiocomandato da terra oppure completamente automatizzato attraverso dispositivi elettronici installati a bordo. Per questo è anche comunemente chiamato "robot aereo". A parte gli usi in guerra, generalmente è utilizzato perla supervisione aerea, perché ha telecamere in grado di trasmettere a terra immagini da posizioni aeree particolarmente privilegiate. Ormai però è adoperato anche per l'ispezione di aree contaminate o, già ora, perda localizzazione di dispersi». E, in particolare, i droni dei progetto Sherpa cosa faranno? «Si alzeranno in volo per la ricerca di persone travolte da valanghe, perlustrando aree molto vaste in tempi rapidi e potranno captare segnali a radiofrequenza trasmessi da apparecchi speciali, chiamati Artva, indossati dagli sciatori. Le vittime infatti si trovano spesso in località difficili da raggiungere, e per i soccorritori il rilevamento del segnale può essere difficoltoso, Da poco abbiamo testato con successo un prototipo in un'esercitazione in Val d'Aosta organizzata dal Club alpino italiano, partner del progetto, per la localizzazione di un trasmettitore Artva posto sotto un metro di neve e per verificare il comportamento del drone a basse temperature, presenza di vento, altitudine elevata. I E i risultati sono stati soddisfacenti». Mondo Universitario Pagina 41 a PRESCRIZIONI SALITE DEL 5 PER CENTO NEL 2013 ItáiaM* dìvoratofi di ROMA CONTI N UA a crescere il numero di farmaci consumati in Italia, e non solo per l'invecchiamento della popolazione, o per l'arrivo di nuovi farmaci. Può succedere, hanno spiegato gli esperti dell'Aifa durante la presentazione del rapporto Osmed relativo ai primi nove mesi del 2013, che una fantomatica dieta a base di vitamina D faccia schizzare le prescrizioni di questo supplemento. Nel periodo considerato gli italiani hanno acquistato 1.398 milioni di confezioni di medicinali, per una media di 23 confezioni a testa, con una crescita pari al 2,0% rispetto ai primi 9 mesi dell'anno precedente, mentre per gli antibiotici le prescrizioni sono salite del 5%. Al primo posto tra le categorie sia per spesa sia per consumi ci sono i farmaci per il sistema cardiovascolare, seguiti da quelli per l'apparato gastrointestinale e da quelli del sangue. Ci sono poi i `casi strani', come il testosterone, che vede negli ultimi anni una crescita a due cifre delle prescrizioni, oltre a un mercato clandestino sempre più fiorente. «E una moda iniziata nelle palestre, e che si sta diffondendo anche fuori - ha spiegato Luca Pani, direttore generale dell'Aifa - ci sono molti uomini di mezza età che sono convinti che il testosterone aumenti la virilità, e se lo fanno prescrivere ogni sei mesi quando al massimo basterebbe una sola somministrazione». Sanità v,,, IN AUMENTO Gli italiani hanno acquistato, in media, 23 confezioni a testa di medicinali nei primi nove mesi del 2013. Crescita dei 2% rispetto allo stesso periodo dei 20012 (Ansa) Pagina 42 «S a è un business ge a a maco ec n - A nzi r f r rr / , % Audízi one in Senato : una pse udo terapia che non tute la í malatí D onatetta Barbetta ROMA «IL CASO Stamina è la porzione italiana di una battaglia globale che origina oltre Oceano e persegue, in modo organizzato, l'obiettivo di modificare o cancellare regole che tutelano i malati per sostituirle con specifici interessi personali, commerciali, pseudoscientifici». Una stroncatura senza appello, quella di Luca Pani, direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, Aifa, nel corso dell'audizione in commissione Sanità del Senato che rientra nell'indagine conoscitiva sul metodo di Davide Vannoni. Il presidente di Stamina Foundation, tra l'altro, comparirà oggi per la prima volta in tribunale, a Torino, all'udienza pre._ «Offensiva internazionale, it Parlamento e i giudici non dovevano assecondarla» liminare in cui è accusato di tentata truffa ai danni della Regione Piemonte. Inquietante lo scenario tratteggiato da Pani. «Abbiamo osservato quanto le pressioni siano giunte ai livelli della più alta politica nel tentativo di fare in Italia ciò che era stato fatto prima in Messico, Thailandia, Uganda e forse Capo Verde, cioè derubricare le terapie cellulari avanzate a `trapianti' per facilitarne il commercio sottraendolo alla vigilanza». Casi simili a Stamina, ha aggiunto, «si sono verificati in altri Paesi occidentali, anche se sono stati bloccati sul nascere. C'è un business enorme dietro il tentativo di deregolamentare le terapie con staminali. Si so- Sanità no avuti casi in Germania, Francia e Gran Bretagna, ma i responsabili sono stati arrestati». '« F SIA» internazionale da fermare, poiché «davanti a noi - avverte Pani - c'è la prospettiva che tutti i farmaci che non raggiungono il mercato perché inutili o dannosi siano invece liberamente venduti ai malati». Ed è arrivata una stoccata al Parlamento, perché prenda «le distanze dal business delle pseudo terapie», e una agli Spedali civili di Brescia, dove si effettuano le infusioni Stamina, senza «nessuna autorizzazione» da parte dell'Aifa. «Se le le morti» di pazienti trattati «dimostrino un nesso causale con la somministrazione di staminali mesenchimali non possiamo dirlo. Le morti dimostrano però denuncia Pani - che i pazienti trattati non erano adeguatamente monitorati e questo è grave». Poi un riferimento ai giudici, perché «non si capisce in base a quale logica siano state emesse le sentenze» che autorizzano la terapia. Emilia De Biasi, presidente della commissione Sanità, si chiede come sia stato possibile che il Parlamento abbia «votato una sperimentazione su un metodo secretato». Per questo saranno sentiti anche i ministri della Salute dal 2009 a oggi: Fazio, Balduzzi e Lo- renzin. Per i senatori Elena Cattaneo e Luigi D'Ambrosio Lettieri dall'audizione sono derivate «informazioni a tutela della salute pubblica», mentre secondo Paolo Bianco, direttore del Laboratorio cellule staminali della Sapienza di Roma, «si deve chiarire in che modo le terapie cellulari furono derubricate a `trapianto' al Senato nello scorso aprile». E IL MINISTRO Beatrice Lorenzin dice che ha offerto alle famiglie dei malati in lista d'attesa a Brescia la possibilità «di accedere alle cure compassionevoli che avevano completato la fase 1 della sperimentazione. Ma sono convinte a fare solo Vannoni». Pagina 43 pseudo terapia che non tutela ï ., . 1 TRI ALE Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation , comparirà oggi a Torino all'udienza preliminare in cui è accusato di tentata truffa; sopra, una protesta dei malati a Roma e il ministro Beatrice Lorenzin (Ansa e lmagoeconomica) LE TAPPE GIUGNO Per Luca Pani, direttore Aifa, quando gli Spedati di Brescia sottoscrivono l'accordo con Stamina, si dice che la fondazione «è in possesso di idonea metodica per il trattamento di cellule mesenchimati staminali» DICEMBRE Si del Senato al metodo Stamina : il decreto diventa legge. Chi è in cura può continuare le terapie. Via libera atta sperimentazione di 18 mesi finanziata con tre milioni MAGGIO Ordinanza dell'Aifa con la quale si dispone il divieto di effettuare prelievi e somministrazioni a pazienti di cellule umane in relazione all'accordo tra Spedati di Brescia e la Fondazione Stamina Sanità Pagina 44 Le grandi aziende dal ° che consentono di '_ _. i i delle proprie mense La battaglia quotidiana contro gli sprechi Elettra Gultë FIRENZE Spreco alimentare. Una bruttissima abitudine che fa parte della nostra quotidianità. In Toscana si stima che siano 250mila le tonnellate di prodotti che tutti gli anni vengono distrutti. Il 30-40% dello spreco si annida nei nostri frigoriferi. Basta un po' di disattenzione alle scadenze e intere confezioni di yogurt o uova finiscono nella spazzatura. Difficile limitare i danni. «Quello che viene buttato dalle famiglie è di difficilissimo recupero - allarga le braccia Natale Bazzanti, membro del consiglio direttivo del Banco Alimentare della Toscana, che ha sede in provincia di Firenze, a Calenzano - Moltissimo invece viene fatto per quanto riguarda le eccedenze alimentari che provengono dall'industria, dalla grande distribuzione e, in parte, dalla ristorazione collettiva». Un paio di numeri per avere l'idea del formidabile lavoro svolto dal Banco Alimentare. Nel 2012, oltre 100mila persone hanno beneficiato del servizio grazie ai 576 enti convenzionati col Banco, che ogni giorno con i suoi volontari riesce nella difficile impresa di 'trasformare' il cibo da spreco in risorsa. Un lavoro che ha una valenza sociale altissima e che ci fa anche toccar con mano quanto la crisi picchi duro. Nel 2011 le persone raggiunte dal Banco erano state poco più di 81mila. Un anno dopo, ecco che è stata superata quota 100mila. Imprese dal cuore d'oro Ma come funziona il Banco? Fino Sanità allo scorso dicembre esisteva «un canale produttivo ad hoc per aiutare i meno fortunati», spiega Bazzanti. In pratica, prodotti ricavati da sovrapproduzioni agricole arrivavano direttamente al Banco oppure alla Caritas o alla comunità di Sant'Egidio con l'etichetta 'Prodotto Ue destinato agli indigenti". Adesso questo non esiste più, così non resta che "rimboccarsi le maniche" per far crescere gli arrivi di prodotti dalla Giornata della colletta alimentare, dalla grande distribuzione e dalla ristorazione collettiva. «L'industria agroalimentare - dice Bazzanti - ci dona i prodotti che non riesce a commercializzare per i motivi più vari». Per incrementare il numero di imprese dal cuore d'oro, un pool di volontari sta contattando tutte le industrie locali per far conoscere l'opportunità e i vantaggi fiscali che derivano da questo comportamento virtuoso. Pure il cibo che resta nelle teglie delle grandi mense aziendali finisce sulle tavole dei più bisognosi. General Electric, Autostrade, Galileo e Gucci offrono un grande contributo. «A fine pasto il cibo non suddiviso in porzioni viene inserito in un apparecchio che porta la temperatura degli alimenti da 20 gradi a 4. Tempo qualche ora - dice Bazzanti e arrivano i nostri volontari con furgoni refrigerati. Recuperano i prodotti che vengono direttamente consegnati alla Caritas o a strutture residenziali che gestiscono mense per ragazze madri o ex tossicodipendenti, tanto per fare un esempio». Così, ciò che non è stato mangiato a pranzo dai lavoratori diventa cena per i meni fortunati. Pagina 45 - rmessun prodotto sc; °% 7j Sfatiamo ogni dubbio. Il Banco Alimentare non preleva mai cibo scaduto. Dalla grande distribuzione vengono ritirati i prodotti freschi (che vanno tassativamente consumati entro un certo giorno) due giorni prima della scadenza. Il giorno stesso vengono portati alle mense dei poveri, in modo che le strutture abbiano due giorni di tempo per far consun Mense scolasfiche Molto lavoro andrebbe fatto sul versante del recupero dei cibi lasciati sul piatto dagli studenti. Per ora vengono reecuperati solo pane e dessert nei comuni dell'hinterland fiorentino più vicini alla sede, ovvero Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Signa e Calenzano. i ri i dal Banco Alírnentare mare latte, uova e yogurt ai propri ospiti. Biscotti, pastasciutta e scatolame vario vengono ritirati due settimane prima della scadenza. «Tutto ciò che è scaduto non lo distribuiamo mai - assicurano dal Banco - a meno che, in casi rarissimi, la ditta non certichi che il prodotto può esser consumato dopo la scadenza». Coop, il `buon fine' Anche Unicoop Firenze è in prima linea nel bandire gli sprechi alimen- tari. «Negli ultimi anni - dice il portavoce Claudio Vanni - abbiamo fatto un recupero denominato'buon fine': tutti i prodotti ammaccati, difettosi o vicini alla scadenza vanno alle associazioni di volontariato. Incontro a Firenze Giovedì 20 febbraio alle 10.30 nell'auditorium dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze in via Folco Portinari si terrà un incontro dal titolo" Emergenza alimentare in Toscana: quali risposte possibili?" promosso dall'associazione Banco Alimentare della Toscana. Sanità Pagina 46 Y tempi PRODOTTI FRESCHI O SECCHI Due sono le `tipologie di scadenza' dei prodotti. La dicitura'da consumare entro il...'viene applicata ai prodotti freschi. Diverso è il discorso della pasta o dei biscotti. In quel caso, sulla confezione leggiamo 'da consumare preferibilmente entro...'. Le c i fre TRE MILIONI DI CHILI RIDISTRIBUITI Oltre 3milioni i chili di prodotti distribuiti nel 2012 dal Banco Alimentare della Toscana, che nella nostra regione conta 130 soci. I Volontari attivi nella sede di Calenzano sono 60, con un magazzino di 1200 metri presso l'autostrada. L'iniziativa LA COLLETTA ALIMENTARE li Banco Alimentare è conosciuto soprattutto perla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare , che si svolge da 17 anni l'ultimo sabato di novembre. Durante l 'appuntamento del 2013 son state raccolte in Toscana 720 tonnellate di cibo. Sanità Pagina 47 7 /%% % %n %i 7 ' /%/% i% %ra i...,, ' '%'// GG d ella , ..,, ¡..,% .1,.•9 6 (ii A %Ì%%%ni;Nu L.%l4%jl PE CHÉ Boccio II, . EÚISrI _ O ELETTRONICO to per scrivere una cosa impopolare. Già ad averlo annunciato mi sento meglio. La cosa riguarda il registro elettronico. Ed è che non mi piace per nulla. Nella scuola dove insegno non è ancora stato adottato: probabilmente sarà operativo dal prossimo settembre. Ma non è in relazione a me o alla mia categoria che il trabiccolo non mi convince: dei controlli che grazie ad esso possono effettuarsi sugli insegnanti non me ne importa nulla (anzi, ben vengano, così sarà palese chi rispetta gli orari di lezione e chi con la puntualità ha un rapporto irrisolto e conflittuale). Il discorso riguarda gli studenti e i loro genitori. Il registro elettronico permette alle famiglie di controllare a distanza e in ogni momento i movimenti scolastici dei figli, se arrivano in ritardo, se non arrivano proprio, se prendono buoni o cattivi voti, se incassano note disciplinari. Questo solleva i genitori dalla necessità di recarsi fisicamente a scuola per informarsi circa l'andamento didattico e il comportamento della propria prole. Il che è un vantaggio, visti i permessi lavorativi necessari per andare a scuola in orario mattutino. Ma è anche uno svantaggio perché il confronto umano (irrinunciabile quando l'oggetto del disquisire è in età adolescenziale) va a farsi benedire. Eppure non è questo a darmi tanta noia. Mi metto nei panni degli stu- Segnalazioni denti e sento che, al posto loro, il registro elettronico sarebbe castrante a livello di crescita, di maturazione e di acquisizione della consapevolezza e del senso di responsabilità. Mi spiego meglio. Da ragazza non ero una forcaiola conclamata. Affatto. Ma non ero neanche esente dall'assenza strategica occasionale. Giunsero anche per me quelle mattine in cui, poco preparata, indisposta mentalmente, distratta da un amore travolgente o bucolicamente attratta dal giardino di Boboli, scelsi con razionale intenzionalità di barattare una disciplinata giornata di scuola con una carbonara giornata di libertà. Nel momento in cui commettevo l'atto impuro, però, ero già perfettamente consapevole di quello che mi sarebbe toccato nei giorni a venire: custodire il segreto dell'opera compiuta, vigilare sull'incapacità genetica di tenere finanche il semolino, porre immediato rimedio al malfatto, correre a subitanei ripari, rimettermi in pari con l'interrogazione scansata, con le spiegazioni perdute, coi programmi disattesi. Insomma: crescere. Perché la marachella adolescenziale fa parte della crescita e comporta conseguenze che necessitano di atti decisi e controllati, padronanza di sé e autocontrollo, rischi e conseguenze. Il registro elettronico restituisce in tempo reale l'errore di un giorno che lo studente ha il dovere (ma anche il diritto) di rimediare il giorno dopo. Il registro elettronico annienta il gioco della vita. Il registro elettronico è un crimine contro l'umanità in formazione. Scherzo. (Ma anche no.) 0 RIPROIJUZIONF RISERVATA Pagina 48 Il premier spinge per chiudere presto su agenda digitale, debiti Pa, lavoro, politiche sociali, istruzione e cultura ..... ......... ......... ... ......... ......... ......... l 8 Letta chiede ai ministri di accelerare e indica 50 priorità - Attuazione a quota 40%, pesano gli 84 decreti della stabilità Antonello Cherchi Andrea Marini Marta Paris ROMA La percentuale di attuazione delle riforme varate dagli ultimi due Governi - quello dei professori di Mario Monti e l'attuale delle larghe intese di Enrico Letta - in due mesi sale di due punti: dal 38 di inizio dicembre al4o misurato in questi giorni. Laperformance sconta, però, l'aumento dello stock dei provvedimenti attuativi che la legge di stabilità per rimanere alle sole riforme che presentano un impatto economico sulle quali si concentra il rating -ha fatto salire a 831 atti, contro i 748 di inizio dicembre. E ciò non può non incidere sul pacchetto di regolamenti ancora al palo, che ora sono diventati 478, a fronte di 317 già adottati. Il lavoro da fare, insomma, è ancora tanto. E questo nonostante la dote di provvedimenti da portare al traguardo si sia ridotta perché 36 atti richiesti dalle manovre Monti non sono più necessari (per esempio, perché resi inutili da norme sopraggiunte). L'argomento è, dunque, assai sensibile, tanto che nella riunione del Consiglio dei ministri di ieri il premier Enrico Letta ha svolto una relazione al riguardo, invitando i ministri a predi- Il sottosegretario Legnini: sarà istituito un tavolo tecnico per trovare il modo di disincagliare i regolamenti che ritardano ........................................................................... contenuti gli interventi ritenuti più urgenti e di maggior impatto sul quadro economico-sociale. Nella lista ci sono provvedimenti con paternità tanto del Governo Monti che dell 'Esecutivo Letta. Diversi i regolamenti sull'attuazione dell'agenda digitale, sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, sul lavoro e le politiche sociali, sull'istruzione, sulla cultura. Ovviamente, i 5o provvedimenti sui quali accelerare non devono far passare in secondo piano gli altri 428 ancora al palo. Per quanto, sull'intero pacchetto di decreti da attuare, si possano fare ulteriori distinguo. Per esempio , il23°o degli atti da portare a compimento e riferibili alle riforme Monti non è ancora scaduto (per le manovre Letta si tratta del 4l9oo ) e una quota del 7%io dei regolamenti richiesti dal precedente Governo (l'8° per quello attuale ) è eventuale, cioè i ministeri interessati possono anche decidere di nonpre- Segnalazioni dei provvedimenti attuativi. «Un importante passo avanti spiega Legnini - non solo per il monitoraggio, ma anche perché così possiamo capire meglio dove stanno i problemi. Per esempio, abbiamo chiesto ai ministeri di indicarcigli atti conparticolari ritardi. Ci sono arrivate 15 segnalazionie oraistituiremo aPalazzo Chigi un tavolo tecnico per trovare il modo di disincagliare quei regolamenti. Un lavoro che, inmaniera dedicata, stiamo iniziando a fare soprattutto con l'Economia, che ha il più alto numero di atti da mettere a punto. In prospettiva c'è, poi, la necessità di rivedere le procedure di legiferazione, in modo da semplificarle, per esempio riducendo i concerti tra i ministeri o i tempi di registrazione alla Corte dei conti. Su questo versante, importanti suggerimenti potranno venire dai lavori della commissione bicamerale sulla semplificazione». V RIPRODUZIONI RISERVATA Il dettaglio del pacchetto-Monti I decreti va rati, non ancora adottati e q uelli scaduti - Dati al 4 febbraio Pruvvediroents aftuatsvì Nori adottai' Totale Adotta di cui scaduti Non adottabili Attuaziune narva-icaua (Dl 201 convertito dalla legge 214/2011) 84 50 26 9 8 65,8 tresri-Italia (Dl 1 convertito dalla legge 27/2012) 60 33 24 12 3 57,9 Semplifica-Italia (Dl 5 convertito dalla legge 35/tß12) 15 5 45,7 51 21 25 Semplificazioni fiscali (Dl 16 convertito dalla legge 4412012) 38 20 14 1 4 58,8 Lavoro (legge 9212012) 22 8 14 2 0 36,4 112 71 33 8 8 68,3 84 48 31 10 5 60,8 3 Spendingreview (D152 convertito dalla legge 9412012 e D195 convertito dalla legge 135/2012) Sviluppo (D183 convertito dalla legge 13412012) Sviluppo-bis (D1179 convertito dalla lenee 221/2012) Totale sporre un cronoprogramma di provvedimenti da approvare in tempi rapidi. Lo sprone del primo ministro arriva anche a seguito di un elenco di 5o atti stilato dall'ufficio del sottosegretario di Palazzo Chigi con delega all'attuazione del programma, Giovanni Legnini, dove sono disporre quegli atti. Detto questo, la necessità di arrivare in tempi ragionevoli ad approntare i tanti decreti attuativi che ancora mancano c'è tutta. In caso contrario, le riforme resterebbero sospese per sempre a mezz'aria. A ciò si aggiunga che la quantità di norme attuative è destinata inevitabilmente a crescere. Basti pensare, per esempio, che in questi giorni sono stati convertiti in legge i decreti Imu-Bankitalia e sulle misure per la terra dei fuochi. Si tratta, insomma, di una continua rincorsa, che ai ritmi con cui vengono attualmente approntati dai ministeri i decreti attuativi, è destinata a vedere il pareggio allontanarsi. Ecco perché Palazzo Chigi sta spingendo per accelerare il processo di attuazione. A inizio dicembre si è tenuta una riunione coni capi di gabinetto dei ministeri, che è servita a individuare all'interno dei dicasteri un referente a cui chiedere ragione 61 17 41 33 ai2 ?c,S 2ltii fili 29,3 ñC,3 Nota: la percentuale di attuazione e calcolata al netto dei provvedimenti non adottabili Fonte: elaborazione Il Sole 24 Ore sue:, Presidenza del consiglio - Ufficio per 51 programma di Governo Pagina 49 Risorse al via Manca il piano 0k al job sharing Da definire Ricognizione : delle zone Atteso il fondo le donazioni da completare burocrazia zero per i tirocini «semplificate» Stanziati, per il2013-2014, 40 miliardi (20 ogni anno) per pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese al 31 dicembre 2012. Sono stati poi previsti altri 7,2 miliardi. Altri 2,9 miliardi sarebbero in arrivo in tempi stretti . Il piano dei pagamenti è scattato lo scorso luglio e, alla fine de12013, ha portato a 24,5 miliardi liberati a favore degli enti debitori , dei quali sono ne sono stati pagati poco meno di 22 miliardi . Il14 gennaio il ministero dell' Economia ha varato il decreto attuativo delle modalità che permettono alle imprese di pagare i debiti con ilfisco utilizzandoi crediti con la Pa.Il4 febbraio l'Agenzia delle entrate ha istituito il codice tributo Resta da completare la ricognizione dei debiti complessivi , passaggio necessario per capire come utilizzare i 20 miliardi del 2014 Segnalazioni Avviato il programma «6.000 campanili» (risorse ai piccoli comuni per infrastrutture e messa in sicurezza delterritorio ). Pubblicato il decreto della " nuova Sabatini" (finanziamenti agevolati alle imprese che investono in macchinari e dotazioni Ict) ma peri[ decollo manca la convenzione Cdp-Abi -Sviluppo economico e una circolare del ministero dello Sviluppo. Assegnati agli enti locali i 150 milioni di euro perla messa in sicurezza delle scuole . Fissate le modalità perla pubblicazione dello scadenzario con l'indicazione delle date di efficacia dei nuovi obblighi amministrativi D È alla Corte dei conti il decreto interministeriale Sviluppo - Economia con i nuovi criteri di accesso al Fondo di garanzia per le Pmi e la sua estensione ai professionisti. Deve essere ancora predisposto il Piano nazionale delle zone a burocrazia zero Perfavorire l'occupazione giovanile,sono previsti incentivi per i datori di lavoro che assumono , entro il 30 giugno 2015, in maniera stabile, addetti fino a 29 anni che siano o privi di impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi o senza un diploma di scuola superiore o professionale. 1114 gennaio è stato firmato dal ministro del Lavoro il decreto che rende possibile il job sharing: con il nuovo contratto di rete le imprese agricole potranno fare assunzioni congiunte Nell'ambito della lotta alla povertà, deve essere varato il decreto che suddivide per ambiti territoriali le risorse del programma promozione dell'inclusione sociale . A breve dovrebbe arrivare l'istituzione del fondo perconsentire alle Pa di pagare le indennità per chi partecipa a tirocini formativi Nomina di Pier Francesco Pinelli a commissario straordinario perla lirica, designazione di Giovanni Nistri e Fabrizio Magani come, rispettivamente , direttore e vice-direttore del "Grande progetto Pompei, pubblicazione del bando con i criteri per selezionare 500 giovani perla digitalizzazione del patrimonio culturale (le domande devono essere inviate entro le ore 14 del 14febbraio) Il resto del decreto è tutto da attuare e i regolamenti che mancano sono quasi tutti già scaduti, dalla struttura di supporto al direttore generale del "Grande progetto Pompei" alle modalità di utilizzo dei beni statali concessi a giovani artisti alle procedure semplificate per le donazioni privati in favore della cultura. Solo per citare alcuni dei provvedimenti che sono ancora latitanti Pagina 50 Acconti Ires L'Authority Apprendistato Percorso ticorruzione a scuola e Irap, varato l'aumento o in stand by ancora Il decreto ha sospeso la seconda rata Imu 2013 sulla prima casa . La rata è stato poi eliminata definitivamente con il decreto Imu-Bani(italia diventato legge la settimana scorsa (la tassazione è stata poi rivista dalla legge di stabilità 2014, con l'istituzione della nuova luc). In applicazione del decreto Imu, è stato ripartito trai Comuni il contributo di 2,3 miliardi per il2013 e di 75,7 milioni a partire dal2014 per compensare il minor gettito dall'imposta comunale . Via libera anche al decreto dell'Economia che ha disposto l'ulteriore incremento dell'acconto dell'Ires e Irap di 1,5 punti per il periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2013 e per quellosuccessivo Manca no i criteri per assegnare ai comuni un contributo per il minor gettito Imu collegato all 'esenzione sugli immobili concessi in comodato ai parenti Segnalazioni Si è intervenuti sul sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri), a cominciare dall'istituzione di un tavolo tecnico di monitoraggio, che prende il posto del del comitato di vigilanza e controllo previsto dal decreto 52/2011 Le misure perdarein comodato d'uso agli studenti delle secondarie libri di testo e dispositivi di lettura di materiali didattici digitali; le regole sulwireless nelle scuole ; le norme sul bonus maturità ; il piano per il contrasto della dispersione scolastica DAPTT' È dei giorni scorsi la notizia della maglia nera dell'Italia in materia di corruzione . Ebbene, la nomina dei nuovi componenti della neocostituita Autorità anticorruzione (l'Anac, che prende il posto della Civit) non è ancora arrivata in porto , nonostante la scadenza sia stata fissata al 30 novembre . È uno dei tanti provvedimenti che ancora mancano all'appello, al quale si aggiungono, per esempio, quello sulla rimodulazione del numero e delle modalità di impiego delle auto blu, sulla riorganizzazione delle pubbliche ammininstrazioni, sul riassetto della Croce Rossa DA ATTUARE La legge è entrata in vigore il 12 novembre . Ma ci sono già 7 provvedimenti scaduti. Entro il 31 gennaio dovevano arrivare i piani per l'orientamento e i tirocini formativi. E ancora in bozza , peraltro piuttosto iniziale , è il decreto interministeriale perfar partire il programma sperimentale , 2014-2016, di apprendistato a scuola previsto dall'articolo 8 -bis. Scaduto è il regolamento perla definizione dei diritti-doveri degli studenti impegnati nelle attività di alternanza scuola - lavoro. Ed entro l'11 gennaio doveva arrivare anche il decreto per far entrare gratisi docenti nei musei insita per la manovra La legge di stabilità 2014 ha un fardello di 84 provvedimenti ancora tutti da adottare. C'è, però, una questione di tempi tecnici: la legge infatti è entrata in vigore da poco più di un mese Manca ildecreto che definisce i criteri per l'accesso alla sezione speciale di garanzia « Progetti di ricerca e innovazione », istituita nell'ambito del Fondo di garanzia per le Pmi. E i provvedimenti che stabiliscano le norme di attuazione del Fondo di garanzia perla prima casa.Vannostabiliti i contenuti dell'Anagrafe nazionale degli assistititi per il monitoraggio della spesa sanitaria . Il Governo deve definire il programma straordinario di cessione degli immobili pubblici. Necessari i decreti sulla fruizione dei crediti d 'imposta e quello sulle modalità perla presentazione telematica della dichiarazione Imu da parte degli enti non commerciali Pagina 51 Gli otto pilastri del Governo Letta Sotto la lente, lostato diattuazione delleriformevurate dai Governi Mooti (tubetto in o(fo) e Letta (ymficovfianov). Rispetto all'ultimomonitoraggio del Sole240re (5 dicembre 2013), la percentna le di decreti attutivi varatisele per il Governo Nlonti dal 49 ,43156,3%. Nel caso dell'Esecutivo Letta si passa dal 12,7%a115,4. lo questo caso pesa però ilvaro atine 2013 della legge di stabilità, wn una dote di 84 decreti attuativi ancora tutti da smaltire ToTwIE FR04VEi)iNiENTI It9üNT1 - IETTü 89 .otale 4 clrar+ u, , ae .ertati 84 34 23 Segnalazioni 21 36 24 Pagina 52
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