Rassegna del 07/02/2014

Rassegna del 07/02/2014
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 07/02/2014
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Corriere Fiorentino
07/02/14 P. 5
«L'esodo continuerà se non li prepariamo al mondo del lavoro»
Corriere Fiorentino
07/02/14 P. 1-5
Attenti, fuggono anche i cervelletti
Gaetano Cerone
1
2
Secolo Xix
07/02/14 P. 7
La truffa delle riviste scientifiche "drogate"
Francesco
Margiocco
4
Mano bionica, successo mondiale
Gianluca Campanella
6
ALTRI ATENEI TOSCANI
Tirreno Pisa
07/02/14 P. IV
MONDO UNIVERSITARIO
Qn
07/02/14 P. 21
Università Ecco i test, studenti verso la protesta «No al numero chiuso»
8
Corriere Della Sera
07/02/14 P. 53
Docenti di Filosofia e Teoria dei linguaggi
9
Espresso
13/02/14 P. 94
Professione biohacker
Federico Guerrini
10
Espresso
13/02/14 P. 105 No formazione, no lavoro
Maurizio Maggi
13
Il Fatto Quotidiano
07/02/14 P. 11
Il trucchetto per evitare l'esame da avvocato
Marcello Longo
14
Il Fatto Quotidiano
07/02/14 P. 11
Test per docenti, 20 commissioni costrette a rivedere 1 risultati
Carlo Di Foggia
15
Italia Oggi
07/02/14 P. 29
Iscrizioni ai test dal 12/2
Libero
07/02/14 P. 20
L'università taglia il 20% di posti In migliaia pronti a far ricorso
Alessandra Mori
18
Manifesto
07/02/14 P. 5
Troppi medici per la sanità tagliata Il Miur riduce l'accesso alla facoltà
Roberto Ciccarelli
20
Mattino
07/02/14 P. 1
Perché la casta chiude le porte ai nuovi medici
Antonio Galdo
21
Mattino
07/02/14 P. 9
Laureati e ricercatori nelle pmi Al Sud arriva il 75% delle risorse
Giusy Franzese
23
Messaggero
07/02/14 P. 7
In arrivo 250 milioni per chi assume laureati e ricercatori
Mondo
14/02/14 P. 52
Start-up FLOP
Luigi Ferro
25
Mondo
14/02/14 P. 54
Il posto dei sogni? Precario e all'estero
Giacomo Neri
28
Mondo
14/02/14 P. 55
Fisici oltre il pil, l'idea di Pietronero
Fabio Sottocornola
29
Repubblica
07/02/14 P. 34
Medicina, le iscrizioni non vanno tagliate
30
Secolo D` Italia
07/02/14 P. 7
Cento borse di studio per bloccare la fuga di cervelli
31
Sole 24 Ore
07/02/14 P. 7
Via al piano ricerca da 250 milioni
Eugenio Bruno
32
Sole 24 Ore
07/02/14 P. 12
Perché l'Italia non innova più
Leonardo Maugeri
34
Sole 24 Ore
07/02/14 P. 42
Due corsi di laurea di Unioncamere
Stampa
07/02/14 P. 1
Primo passo per il rientro degli scienziati
Giovanni Bignami
37
Stampa
07/02/14 P. 26
Università, anticipare i test in linea con tanti Paesi stranieri
Francesca Fumana
39
Venerdi Repubblica
07/02/14 P. 26
Ora in Assia l'Islam entra a scuola. Con maestri tedeschi
Venerdi Repubblica
07/02/14 P. 56
Un robot volante salverà le vittime delle valanghe
Angela Simone
41
Qn
07/02/14 P. 12
Italiani divoratori di antibiotici
Qn
07/02/14 P. 12
«Stamina è un business immenso» L'Agenzia del farmaco all'attacco
Donatella Barbetta
43
Qn
07/02/14 P. II
La battaglia quotidiana contro gli sprechi
Elettra Gullé
45
Corriere Fiorentino
07/02/14 P. 9
Perché boccio il registro elettronico
Antonella Landl
48
Sole 24 Ore
07/02/14 P. 4
Riforme, mancano 478 decreti
Antonello Cherchi,
Andrea Marini,
Marta Paris
49
17
24
36
40
SANITÀ
42
SEGNALAZIONI
Indice Rassegna Stampa
Pagina I
l"1 -te Massimo Balducci
L sodo.
E' `.
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se
preparìamo
al mondo del lavoro »
« 'e
«Non possiamo più permetterci di ritenere il lavoro
qualcosa di staccato dalla cultura. Se non cominciamo a
capire che dobbiamo formare chi andrà a lavorare
continueremo a perdere studenti».
Massimo Balducci, docente di analisi delle
organizzazioni alla Cesare Alfieri, ha insegnato
nell'Istituto Universitario Europeo di Scienza
dell'Amministrazione di Maastricht. E membro di vari
comitati consultivi del Consiglio d'Europa e del
Comitato scientifico della European Academy of Local
Goverment, oltre a valutare la qualità degli Atenei
francesi tramite l'agenzia dell'Aers.
Professore, sempre meno studenti si iscrivono alle
lauree magistrali a Firenze. Un caso o un problema?
« É un problema, che riguarda un po' tutte le
Università, ma soprattutto Firenze: ci sono troppi corsi
di laurea magistrale, l'offerta è troppo frantumata, ci si
specializza tanto in ambiti troppo piccoli senza alcuna
corrispondenza con profili professionali».
Gli studenti, quindi, non sono pronti per entrare
nel mondo del lavoro?
«No, perché la formazione per quanto specialistica e
quasi settoriale, resta troppo teorica. Poi non c'è
interdisciplinarietà applicata ai problemi, si formano
persone che riescono a guardare le cose da un solo
punto di vista. Se mi occupo di impresa, ad esempio,
devo anche avere
competenze contabili,
sociologiche,
tecnologiche. Ma ciò
non avviene».
E questo è dovuto
alla riforma
r 2
universitaria?
«Abbiamo sempre
ivi °-avuto questo
problema, in tutti gli
I"°l
Atenei italiani, in
misura maggiore a
Firenze, dove il livello di astrazione è più spinto. Oggi
però questo problema rischia di diventare un dramma,
perché il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente,
ed è sempre più difficile recuperare il tempo perduto».
E un'emergenza di cui si dovrebbero far carico solo
le Università che perdono iscritti?
«Di solito la reputazione e dunque l'attrattività degli
Atenei va di pari passo con la maturità economica, di
imprese, di cultura industriale e tecnologie dei territori
che le ospitano».
Quindi considerando che oltre a Firenze anche Pisa
e Siena perdono «cervelletti», è un campanello di
allarme per tutta la Toscana (e la politica)?
«Certo, tutti si devono assumere le proprie
responsabilità, ma le Università devono diventare le
palestre per individuare fenomeni concreti. Il punto
centrale è che lo studio serve a due scopi: cibare l'animo
o controllare l'ambiente fisico e socioeconomico. In
Toscana è soprattutto cibo dell'animo, ma questo
andava bene per le società ricche. Ora urge che diventi
controllo dell'ambiente economico, ovvero produrre
benessere. Non possiamo più aspettare».
G. Ce.
Università di Firenze
Pagina 1
Unb _m "z' In quattro anni gli Atenei toscani hanno perso oltre mille specializzandi
Attenti, fuggono anche i cervelletti
di GAETANO CERVONE
Le Università di Firenze, Pisa e Siena hanno
perso in quattro anni
quasi mille iscritti al primo anno dei corsi di laurea di specializzazione.
Cifra che conferma la fuga di «cervelli» e laureati
dal nostro Paese e anche
dalla Toscana. Fuga che
però non riguarda Bologna, Milano o Padova,
cioè gli Atenei con i quali le Università di Firenze
e Pisa per dimensioni di
iscritti sono solite confrontarsi. Le nostre università pagano un tipo di
formazione ritenuto poco legato al mondo del lavoro.
A PAGINA 5
Università di Firenze
Pagina 2
Università Sempre meno studenti scelgono la Toscana per la laurea magistrale. Non è così negli Atenei di Bologna e Milano
La grande fuga degli. specializzandi
In 4 anni Firenze, Pisa e Siena hanno perso oltre mille iscritti. Tesi: ma guadagniamo stranieri
In quattro anni le Università di Firenze, Pisa e Siena hanno perso quasi mille iscritti
al primo anno dei corsi di laurea magistrale, passati dagli
otto mila dell'anno accademico 2009/20lo ai sette mila del
2012/13. Dati definitivi forniti dall'Anagrafe del Ministero
dell'Università, numeri che
confermano una vera e propria fuga di «cervelletti», studenti che decidono cioè dopo la laurea triennale - di
continuare a studiare specializzandosi con una laurea di
secondo livello, ma non più
in Toscana. Un crollo degli
iscritti che colpisce tutti e tre
gli Atenei della regione, numeri che seguono il trend negativo degli iscritti alle specialistiche su scala nazionale,
passati dai quasi 111 mila del
2010 ai 106 mila dello scorso
anno.
Ma è solo una magra consolazione, perché la fuga dei
cervelletti, infatti, non riguarda Bologna, neppure Milano,
in misura ridotta Padova,
cioè gli Atenei con i quali le
Università di Firenze e Pisa
per dimensioni di iscritti sono costrette a confrontarsi. E
il confronto è un campanello
di allarme per il mondo accademico toscano, perché questi studenti che scelgono i
due anni di specializzazione
in altre città rischiano di non
tornare più indietro. La laurea di secondo livello è infatti il canale di inserimento nel
mondo del lavoro, quasi una
Università di Firenze
In quattro anni a livello
nazionale gli iscritti
al primo anno dei corsi
di laurea magistrale
sono passati da 111 miilla
a 106 mila. Nei tre Atenei
toscani il calo è stato
complessivamente
di circa miiille studenti
1
Sono gli iscritti
al primo anno dei corsi
di laurea magistrale
all'Università di Firenze
Quattro anni fa
gli studenti
erano 3.155 . Tra il 2009
e il 2013 il calo
percentuale è stato
pari al 9,1 per cento
Sono gli studenti
che hanno deciso
di non restare a Pisa
per gli ultimi anni
di specializzazione
ai termine della laurea
triennale. Lo scarto
negativo è pari
al 14 per cento
sorta di apprendistato anche
grazie alle ore dedicate a stage e tirocini obbligatori. Anche per questo motivo molti
studenti scelgono sempre
più gli Atenei anche in base
alle prospettiva lavorative offerte dalle città che li ospitano. Lo hanno dichiarato apertamente la maggioranza degli studenti più bravi dell'Università di Firenze premiati
mercoledì in aula magna: Anna, Serena e Carlotta, le più
brave (e veloci) di Agraria,
Economia e Architettura hanno scelto Milano per proseguire gli studi, Rebecca (Lettere e Filosofia) ha scelto la
strada lavorativa e punta all'estero, Luca
(Chimica) è rimasto per una
questione di comodità, ma si
specializzerà altrove.
no accademico (2013/14)
non appaiono confortanti:
2135 iscritti, 700 studenti in
meno. Un crollo che sembra
non arrestarsi, e che negli ultimi quattro anni ha coinvolto (anche in misura maggiore) l'Università di Pisa, con
una fuga di 548 «cervelletti»,
uno scarto negativo del
14,3% tra gli iscritti del
2009/10 e quelli del 2012/13.
A preoccupare, però, è il confronto con gli altri Atenei,
perché Bologna - ad esempio
- non perde studenti, anzi ne
guadagna, passando da 5267
(2009/10) a 6021 iscritti
(2012/13), con un trend positivo del 14%. Stesso discorso
(e segno positivo) di Milano,
-1
con 36 iscritti in
più nel 2012/13
Anche trai migliori
rispetto ai 3409
allievi appena
del ~o. Mepremiati in cinque
no iscritti invehanno lasciato Unifi ce a Padova (da
4275 a 4127),
ma perdite con-
triennio
Il fenomeno,
a quanto pare, è
molto più diffuso. L'Università di Firenze in
quattro anni ha perso il 9,1%
degli iscritti alle specialistiche, passando da 3155 a 2867
studenti. In Ateneo non sono
preoccupati, secondo il rettore Alberto Tesi «il fenomeno
della mobilità studentesca riguarda tutti gli atenei generalisti, a Firenze un iscritto su
quattro al primo anno della
specialistica proviene da fuori Regione e sono in aumento
gli studenti stranieri». Ma i
dati provvisori dell'ultimo an-
tenute: -3,4%.
Non si può paragonare invece la «piccola» (per numero di iscritti totali) Siena con
i «giganti» di Firenze, Pisa,
Bologna, Milano e Padova,
ma detto ciò il dato degli
iscritti anche nella città del
Palio non è incoraggiante: in
quattro anni gli iscritti ai primi anni delle magistrali sono
calati del 12,10%, Cioè 127
studenti in meno.
Gaetano Ce rvone
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 3
L'ITALIA D EI FURBI / 2 - SCREDITATE A LIVELLO I NTERNAZIONALE, CONTI N UA N O AD ESSE R E F I NANZIATE I N ITALIA CO N
AR
LA TRUFFA DELLE RIVISTE SCIENTIFICHE "DROGATE"
Università , l'ascesa di Pio Conti , professore-editore, e delle sue pubblicazioni grazie al meccanismo (fraudolento) delle citazioni incrociate
FRANCESCO MARGIOCCO
IL PROFESSOR Pio Conti, medico e ordinario di immunologia all'Università di
Chieti e Pescara, ha avuto un colpo di genio.
Un sistema semplice per guadagnare, fare
carriera, e fare contenti anche colleghi e
amici del suo ateneo. Finché qualcuno non
se n'è accorto e ha interrotto il giochino. Il
colosso Thomson Reuters che, fra l'altro,
stila ogni anno l'elenco delle riviste scientifiche più prestigiose, ha radiato da quell'elenco per un anno, con possibilità di reintegro l'anno prossimo, tre pubblicazioni
mediche il cui prestigio è solo apparente.
Sono riviste pubblicate in Italia, da una piccola e strana casa editrice, che fa capo a Pio
Conti.
La trovata del professore è semplice e sfrutta le sbavature dell'impactfactor, l'indice usato da Thomson Reuter per classificare i giornali scientifici e che misura le citazioni ricevute dagli articoli nei due anni successivi alla loro uscita. Le biblioteche se ne servono per
capire a quali riviste valga la pena abbonarsi.
Maggiore l'impactfactor, maggiore - in teoria la qualità. In realtà quell'indice, se l'editore è
abbastanza spregiudicato, può essere gonfiato
a piacere. Più una rivista si autocita, più cresce
il suo impact factor. Thomson Reuters se n'è
accorta anni fa e ha cominciato a radiare dal
suo albo, annualmente, chi pratica l'autocitazionismo fraudolento.
Pio Conti è più raffinato. Le sue riviste, invece di autocitarsi, si citano l'un l'altra. Così il loro impactfactor cresce, e molto. Cresce anche,
di pari passo, l'autorevolezza dei loro autori se sono citati così spesso, vorrà dire che sono
bravi - e dell'Università di Chieti e Pescara. Lì
insegna la maggior parte dei docenti che scrivono nelle tre riviste di Conti, a cominciare da
Conti stesso.
La casa editrice di Pio Conti è una società
chiamata Biolife e con sede a Silvi, provincia di
Teramo. I soci della Biolife sono Pio Conti e
Melanie Habighorst, entrambi residenti a Silvi, allo stesso indirizzo della società. «Ci dispiace, ma non abitano più qui», così ieri una
signora dal telefono di quell'indirizzo. Anche
all'università il professore è introvabile: al suo
numero, in ufficio, risponde una voce maschile, che non parla italiano: «Sono un collaboratore, tra un'ora lo trovate», dice in inglese, con
accento americano. Ma un'ora dopo il telefono squilla invano.
L'attività della Biolife è a dir poco varia: "La
società ha per oggetto -si legge nei patti sociali
Università di Firenze
depositati in Camera di commercio - la stampa e la pubblicazione (sic) di giornali, riviste,
libri scientifici e non" oltre al "commercio all'ingrosso ed al minuto con e senza deposito di
prodotti biologici e farmaceutici in generale
...integratori dietetici ...cosmetici e parafarmaceutici".
Pio Conti è un raro caso di professore-editore-direttore-autore di riviste. La Biolife ne
stampa e distribuisce in tutto sei. Le tre finite
nel mirino di Thomson Reuters sono lo European Journal of Inflammation, il Journal of
Biologica) Regulations, e l'International Journal oflmmunopathology. Thomson Reuters si
è accorta che la prima cita 1.329 volte la seconda, che a sua volta citala prima 1.236 volte e si
autocita 225 volte, citando 639 volte la terza
da cui è ricambiata con 752 citazioni. Numeri
fuori dalla norma, che hanno fatto esplodere
l'impact factor delle tre pubblicazioni sorelle
(si veda il grafico qui sopra).
Chivuolescrivere su una di quelle tre riviste
deve pagare: "97 euro perle prime cinque pagine - si legge nel sito di Biolife - e 25 per le suc-
cessive". Chi vuole leggerle, deve pagare prezzi salati: la sola Università di Firenze, per
esempio, per abbonarsi ai giornali scientifici
editi da Pio Conti - attratta evidentemente dal
loro impact factor - ha speso l'anno scorso oltre 2mila euro. Denaro pubblico che finisce
dritto nelle tasche di Pio Conti e Melanie Habighorst.
Espulse da Thomson Reuters, quelle riviste
continuano ad avere enorme peso in Italia. I
loro autori più prolifici, tutti di Chieti e Pescara, sono stati promossi di grado nell'ultima
tornata di abilitazioni universitarie. L'Anvur,
l'agenzia nazionale che controlla le università,
tiene conto anche dell'impactfactor per valutare la qualità della ricerca. E nella classifica
Anvur l'Università di Chieti e Pescara è prima
in Italia nelle scienze tecniche di medicina di
laboratorio, il settore di Pio Conti. L'Università di Chieti e Pescara è prima anche nel settore
delle malattie odontostomatologiche, dove lavorano alcune tra le più assidue firme delle riviste di Conti. E grazie al suo alto posizionamento in queste classifiche - dovuto anche, se
non soprattutto, alle citazioni incrociate di
Pio Conti - l'Università di Chieti e Pescara è
un'università virtuosa per il ministero dell'Istruzione, che quest'anno la premierà con
una dose aggiuntiva di finanziamenti pubblici.
marg [email protected]
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Pagina 4
Lo European
Journal
of inflammation
e il suo impact factor
5.233
4.000
1.925
Università di Firenze
Pagina 5
Mano bionica, successo mondiale
Ci sono i ricercatori della Scuola Sant'Anna dietro l 'arto impiantato su un volontario danese
di Gianluca Campanella
1 PISA
Doveva essere il "giorno della
gloria ", destinato a godersi il
successo e la risonanza mondiali della prima mano artificiale sensibile mai impiantata.
Ma ieri per Silvestro Micera e
tutta l' équipe della Scuola Superiore Sant'Anna che lavora
al progetto , è stato un momento di lavoro come tanti altri in
cui sono state poste le basi per i
futuri passi . Riassunto : mercoledì sono stati pubblicati su
"Science Translational Medicine" i risultati di "LifeHand2",
uno studio che ha permesso di
testare un prototipo di tecnologia bionica rivoluzionario. Infatti al danese Dennis Aabo
Sorensen, che oltre I0 anni fa
perse la sua mano sinistra manipolando un petardo, ora è
stata impiantata una protesi
che per la prima volta consente all'imputato di percepire informazioni sensoriali raffinate
e quasi naturali, in tempo reale. Già si tratta di un successo
senza precedenti nella storia
della bio-ingegneria. Ma, come tutti i prototipi, anche la
mano protesici a elevato impatto sensoriale ha davanti a sé
un lungo lavoro di perfezionamento: Dennis potrà utilizzare
solo per trenta giorni e solo in
laboratorio la mano artificiale.
L'obiettivo è quello di passare dall ' esperimento mensile
all'impianto cronico (cioè permanente) e, soprattutto, di arrivare a un sistema portatile che
possa diventare a tutti gli effetti una parte del corpo. Micera
racconta che il progetto «va
avanti da oltre vent'anni e io vi
ho dedicato tutti i miei sforzi
da quando, 15 anni fa, sono entrato al dottorato di ricerca»; e
che se entro un paio d' anni si
arriverà a «uno, due impianti
in ambiente normale (cronico
e portatile), pensiamo che dopo altri quattro, cinque anni si
possa arrivare a un prodotto
commerciabile ». Dove la sfida
non è far cassa, rna aiutare il
maggior numero possibile di
persone. È stato proprio questo l' approccio di Dennis, che
Micera definisce «straordinario, solare e motivato». Non è
Altri atenei toscani
un caso che si sia arrivati a individuare proprio lui come il primo volontario al mondo per
un esperimento di questo genere : «Devi avere perfette condizioni neuro muscolari, a parte purtroppo l'arto amputato;
e devi avere una forte personalità».
Sulla carta sono stati esaminati una trentina di profili di
volontari provenienti da ogni
parte del pianeta; ed erano in
tre al colloquio finale , coordinato dall 'équipe del professor
Paolo Maria Rossini, direttore
dell'Istituto di Neurologia, al
Policlinico Gemelli di Roma.
Per individuare i prossimi candidati, si seguirà analogo iter;
ma «abbiamo l' accordo con
Dennis - prosegue il docente
della Scuola Sant'Anna - secondo cui sarà lui il primo ad
avere il trapianto permanente
quando riusciremo a superare
gli ostacoli detti: è molto interessato a continuare la collaborazione». Micera si divide tra la
città della Torre e l'Epfl, Politecnico di Losanna, in Svizzera. Ma non nasconde la «soddisfazione personale e istituzionale: fa piacere che il mio nome sia collegato alla Scuola
Sant'Anna e che essa abbia
avuto una forte visibilità. All'orgoglio dell'istituzione spero
che si affianchi anche quello di
Pisa».
ORIPRODJZIONE RISERVATA
3,iw
I,ìon;,,.,u-«, monJiak
Pagina 6
Silvestro Micera ( Scuola Sant'Anna) guarda la mano artificiale
«Con questa protesi sono rinato»
Parla il giovane che si è sottoposto alla sperimentazione clinica
PISA
Bastano le parole di Dennis Aaho Sorensen per capire la novità: «I miei bambini sono stati
entusiasti della sperimentazione clinica. Mi hanno soprannominato il "ragazzo dei cavi" per
la presenza di tutti quei cavi attaccati su di me. Ma la reazione
sensoriale è stata incredibile.
Potevo sentire cose che non ero
riuscito a sentire per più di nove anni. Quando ho tenuto un
oggetto, potevo percepire se
fosse morbido o duro, tondo o
quadrato». E finora con le protesi convenzionali, com'era andata? «Funziona come un freno di
una moto: quando stringi il freno, la mano si chiude. Quando
Altri atenei toscani
ti rilassi, la mano si apre. Stop».
1126 gennaio 2013, Dennis ha
subito l'intervento chirurgico al
Policlinico Gernelli di Roma.
Un gruppo specializzato di chirurghi e di neurologi, guidati da
Paolo Maria Rossini, ha impiantato gli elettrodi transneuronali
all'interno dei nervi ulnari e mediani del braccio sinistro di
Dennis. Dopo 19 giorni di test
preliminari, Silvestro Micera
del Sant'Anna di Pisa e il suo team hanno collegato la loro protesi agli elettrodi. In pratica la
mano artificiale non solo è dotata di sensori precisissimi che sono in grado di percepire le sfumature tattili finora impensate,
ma anche trasforma queste informazioni grezze (semplici
tensioni elettriche) in impulsi
che sono subito comprensibili
organo pensante arrivano le informazioni trattate in modo tale da sembrare tali e quali a
quelle che genererebbero i nervi della mano, il cervello non si
accorge che in realtà provengono da un arto artificiale e la sensazione ricevuta è quasi naturale. Con il volontario danese, privo di mano sinistra da dieci anni circa, il rischio ulteriore era
che fosse passato troppo tempo
per avere risultati; ma l'esperimento è stato un successo pieno. Per motivi di sicurezza imposti sugli attuali processi clinici, gli elettrodi non possono restare più di trenta giorni e quindi sono rimossi al termine del
periodo di test.
(g.c.)
dal cervello umano. Se al nostro
JRi PRODUZIONE P SERVUTA
Dennis Aabo Sorensen
Pagina 7
i
Uníversíta Ecco i test,
studenti verso la protesta
«No l numero chiuso»
ROMA. Nuove polemiche sui test d'ammissione
ai corsi universitari a numero chiuso, regolati
da un decreto del ministero dell'Università, per
le prove di Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Professioni sanitarie triennali, Architettura. Test con la partecipazione di circa 2SOmila
studenti l'anno scorso. Le associazioni degli
studenti, Udu e Rete studenti medi, annunciano proteste e mobilitazioni contro il numero
chiuso ma anche perché quest'anno le prove
sono anticipate: iscrizioni dal 12 febbraio fino
all'11 marzo, prove tra l'8 e il 10 aprile. Proteste anche per il taglio del 20% dei posti per Medicina. Il ministro Maria Chiara Carrozza: «II
numero di posti per i futuri medici è determinato dalle Regioni che calcolano il fabbisogno».
Mondo Universitario
Pagina 8
Docenti di Filosofia e Teoria dei linguaggi
Vorremmo sottoporre all'attenzione dell'opinione
pubblica quanto è avvenuto nella prima tornata
dell'Abilitazione scientifica nazionale anche per i
docenti universitari nel settore scientifico-disciplinare
di Filosofia eTeoria dei linguaggi. Questa abilitazione
nazionale non avrebbe dovuto essere una idoneità ope
legis ma certo, essendo venuta dopo molti annidi
sostanziale blocco dei concorsi, avrebbe dovuto
valutare e riconoscere il lavoro svolto da ricercatori e
associati in questi anni senza entrare in alcuna
procedura comparativa, senza tetto al numero degli
idonei, lasciando il loro reclutamento alla totale libertà
delle università. Prima di questa nuova procedura
concorsuale c'è stato per il suddetto Ssd un
accorpamento forzoso in un macrosettore concorsuale
11/C4 con Estetica. Alla luce dei risultati dell'Asn si
tratta di una questione cruciale: solo 12 domande di
idoneità per professore ordinario su 69 sono state
accolte per M-Fil/05 (e 10 per M- FIL/04). Il giudizio di
non idoneità per gli appartenenti al Ssd M- RI/05 è
venuto, nella maggior parte dei casi, da commissari di
Estetica in maggioranza all'interno della
Commissione. Gran parte della semiotica e la
prospettiva storico-epistemologica delle idee
semiolinguistiche sono state cancellate, non avendo
tenuto conto delle specifiche caratteristiche di una
parte del settore. Sorge il sospetto che si sia in
presenza di un tentativo (consapevole o meno) di
imporre a tutta la filosofia del linguaggio italiana un
unico modello. Non ci sembra che i risultati dell'Asn
rispondano neppure allo spirito delle declaratorie
ministeriali e che siano assai lontani dalle best
practices della valutazione, che dovrebbe avere come
primo e più vincolante principio quello di rispettare e
comprendere approcci e modalità di lavoro scientifico,
anche e soprattutto quando sono diversi da quelli che
si praticano e si ritengono giusti. Un vasto e
consolidato campo di studi è stato indebolito, sì che gli
abilitati (assai più numerosi) in altri settori, forti dei loro
risultati, premeranno con successo riducendo
ulteriormente la già scarsa presenza della
componente semiolinguistica del raggruppamento di
M- RI/05 nelle sedi universitarie.
Claudia Attimonelli , Cinzia Bianchi,
Cosimo Caputo, Patrizia Calefato, Donata Chiricò, Maria
Rosaria Dagostino, Guido Ferraro,
Elisabetta Gola,Francesco Marsciani,
Federico Montanari,
Raffaella Petrilli , Susan Petrilli,
Maria Pia Pozzato, Claudia Stancati,
SalvatoreZingale
Mondo Universitario
Pagina 9
Profess ione
131 )FUI(&# 11EFt
Modificare il Dna come se fosse
un software. Magari in garage, con
gli amici, come i pionieri dei pc. Per
gioco o per soldi. Ecco chi lo la e dove
DI FEDERICO GUERRINI
ome i pionieri dell'informatica, lavorano in garage o
altri laboratori di fortuna
allestiti in casa propria. Come gli hacker, si divertono a
combinare pezzi di codice e
C a mettere alla prova i limiti
di un sistema esterno. Solo che invece di
scrivere programmi in linguaggio macchina,
giocano il linguaggio della vita. E invece che
smanettare e riassemblare vecchi pc, costruiscono, spesso con mezzi di fortuna, attrezzi
ben diversi: microscopi, centrifughe o macchine Pcr, con cui replicare innumerevoli
volte piccoli frammenti di Dna in modo da
poterli poi analizzare.
Sono i biologi fai-da-te, i membri di un
movimento che nell'ultimo quinquennio,
soprattutto in America, è cresciuto in maniera esponenziale. Suscitando entusiasmi e timori. Spaventa un po' il fatto che le ricerche
fai-da-te si svolgano al di fuori di qualsiasi
controllo, nel chiuso delle pareti domestiche
o in spazi collettivi adibiti allo scopo, come
BioCurious a Sunnyvale (California), BioHackers a New York, La Paillasse a Parigi o
BiologiGaragen a Copenhagen, dove l'unica
regola è non far uscire dal laboratorio i risultati degli esperimenti. D'altra parte, c'è chi
scommette che da questo sottobosco di hacker del Dna possano arrivare le soluzioni ai
problemi più pressanti della nostra specie.
«Penso che la biologia sintetica (una forma di ingegneria genetica in cui si manipolano e ricombinano sequenze di Dna in
modo da creare organismi non presenti in
UN LABORATORIO DI INGEGNERIA GENETICA
FAI-DA-TE A PALO ALTO (CALIFORNIA)
Mondo Universitario
natura, o riprogettare quelli esistenti ndr.)
giocherà un ruolo enorme nel futuro», spiega a "l'Espresso" Antony Evans, fondatore
del progetto Glowing Plants e una delle figure in questo momento più in vista nel settore.
«Se si pensa alle sfide che dovremo affrontare per sopravvivere come specie, sono tutte
intimamente legate al Dna. Che si tratti di
curare malattie, oppure produrre energia o
cibo, è dagli elementi costituenti della vita
che occorre partire per ottenere dei risultati».
Cominciando a piccoli passi, come la
creazione in laboratorio di una pianta in
grado di produrre luce direttamente dalle
foglie, senza ricorso ad artifici esterni, come
spray o enzimi particolari. È questa appunto
l'idea di "Glowing Plants", un progetto
promosso nell'aprile dello scorso anno sulla
piattaforma di crowdfunding Kickstarter
dallo stesso Evans e dall'agronomo Kyle
Taylor, con l'obiettivo di modificare geneticamente una pianta di Arabidopsis (arabetta
comune) in maniera da farla risplendere nel
buio.
L'iniziativa, malgrado la relativa trivialità
del risultato da ottenere (quello del luccicore
è un esperimento classico nel campo della
biologia fai-da-te e non presenta difficoltà
tecniche insormontabili, né particolari pericoli) è servita da utile cartina di tornasole per
comprendere quanto interesse ci sia al momento, specie negli Usa, attorno alla biologia
fai-da-te e, al contempo, quante paure ancora la circondino.
Il pubblico ha risposto in maniera entusiasta: il sostegno della comunità di Kickstarter
ha consentito ai ricercatori di superare abbondamente la richiesta iniziale di 65 mila
dollari, raggiungendo quasi il mezzo mi-
Pagina 10
Tecnologia
lione di dollari. Ma, assieme al successo,
sono arrivate le polemiche.
L'idea di Evans e Taylor di inviare ai donatori dei semi modificati, in modo da consentire anche a costoro di coltivare un'arabetta luccicante in casa non è piaciuta ad
associazioni come la Etc (Erosion, Technology and Concentration, una lobby che difende, fra altre cause, quella della biodiversità), che hanno avviato una contro-petizione
sulla piattaforma di crowdfunding rivale
Indiegogo. Evocando lo spettro di arabette
colonizzatrici, organismi geneticamente
modificati che avrebbero sostituito le tradizionali e innocue piantine.
Tanto hanno fatto, che Kickstarter ha
modificato le regole per le campagne, i sostenitori di Glowing Plants avrebbero avuto i
loro semi, ma d'ora in poi non sarebbe stato
più possibile promuovere progetti di ingegneria genetica che prevedessero donazioni
di questo tipo.
Tutto sistemato? Solo in apparenza.
Perché la vicenda ha messo in luce un
problema più generale, che divide fan e
detrattori della scienza fai-da-te: è giusto
che gruppi di appassionati possano bypassare le tradizionali barriere di accesso alla
ricerca (fondi, laboratori) magari facendo
ricorso al crowdfunding? E che rischi
comporta tutto ciò? «Quando si fa innovazione», risponde Alessandro Delfanti,
ESPERIMENTO GENETICO SU FAGIOLI VERDI
Mondo Universitario
docente universitario e autore del libro
"BioHackers", «c'è sempre qualche rischio, ma è bene tener presente che il livello scientifico di questi esperimenti per il
momento è abbastanza limitato, quindi è
difficile che si creino, ad esempio, armi
biologiche; le attività do-it-yourself sono
per lo più educative o divulgative, si fanno
sovente nei musei per aiutare il pubblico
a capire i principi di base della scienza. Le
cose più interessanti che sono state inventate dalla comunità diy sono nel campo
degli strumenti di lavoro».
Come OpenPcr, un termociclatore open
source a basso costo per la replicazione del
Dna o i microscopi ricavati smontando le
lenti dalle webcam e montandole al contrario. Un altro dei casi più recenti - e più interessanti - è quello di Amplino, un kit
portatile per testare la malaria ideato da tre
bio-hacker olandesi che hanno perfezionato l'idea alla base di OpenPcr, unendo alla
capacità di copiare frammenti di Dna,
quella di individuare agenti patogeni. Un
apparecchio Pcr da laboratorio può costare anche 10 mila curo. OpenPcr ne costa
circa 430, Amplino poco più di 180.
È difficile prevedere quel che potrà accadere se l'attuale tendenza alla diminuzione
del costo delle attrezzature continuerà con
questo ritmo e quali possibilità questo
potrebbe aprire a chi fa ricerca al di fuori
I RICERCATORI
TROVANO I FONDI
ON LINE. COSÌ NON
HANNO BISOGNO
NE DI AZIENDE
NE DI UNIVERSITÀ
dei circuiti accademici consolidati: «Una
decina di anni fa», dice Evans, «creare una
pianta ingegnerizzata poteva costare anche
più di 100 milioni di dollari, oggi noi lo
facciamo con meno di mezzo milione».
Secondo la retorica più entusiasta, quella
che paragona i luoghi di sperimentazione
come BioCurious all'"Homebrew computer club" dove a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta si potevano incontrare personaggi come Steve Jobs e Stephen Wozniak,
saremmo addirittura alla vigilia di un'altra
rivoluzione industriale.
«Gli accademici», dice Evans, «hanno
spesso un punto di vista miope, sono talmente specializzati che non vedono al di là
del loro specifico campo. Se si guarda alle
conquiste del passato, il salto è avvenuto
quando la conoscenza in un determinato
settore ha iniziato a non essere più appannaggio solo di pochi addetti ai lavori». A
raffreddare gli animi ci pensa ancora Delfanti: «Può darsi che davvero arrivi in futuro dal mondo degli appassionati qualche
contributo profondamente innovativo, ma
al momento non si vede all'orizzonte nulla
del genere».
L'idea, comunque, è che fra cinque anni
si possano creare app per il Dna con la stessa facilità con cui oggi creiamo quelle per il
telefonino. Non è detto però che tale conquista sia il frutto degli sforzi volonterosi di
alcuni hobbysti rintanati in un qualche
scantinato. Anzi, le cronache più recenti,
come la notizia che lo scienziatoc milionario
Craig Venter (noto per aver creato la prima
forma di vita "sintetica") starebbe lavorando, nei suoi ricchissimi e iper-attrezzati laboratori, a un dispositivo in grado di realizzare una copia digitale del Dna di un organismo e inviarlo poi telematicamente a distanza, in modo da ricostruire in un altro
luogo la forma di vita originale, sembrano
suggerire il contrario. Fondi, attrezzature
ultra-avanzate e competenze altamente
specialistiche continueranno con ogni probabilità, a guidare lo sviluppo scientifico.
Sarebbe però miope non concedere almeno
una chance ai pionieri alla Evans, e non
mantenere la mente aperta e sgombra da
preconcetti. Pronta a sorprendersi. n
Pagina 11
HO SMOKING
LV8 PC 0- á?;
Mondo Universitario
Pagina 12
No formazione, no lavoro
La disoccupazione? Colpa di chi ha tagliato i fondi per
insegnare un mestiere. La tesi controcorrente di Romano Benini
DI MAURIZIO MAGGI
Se manca il lavoro in Italia «la
colpa non è soltanto della crisi
economica o dell'ingombrante
debito pubblico. Ma è, soprattutto, la conseguenza di un processo quasi ventennale che negli ultimi
anni si è aggravato per via della crisi
economica. Sul fronte finanziario le cose
da qualche mese sono migliorate eppure
ciò coincide con il record di senza lavoro.
Inoltre, dobbiamo dire chiaro e tondo che
quella dell'Europa devastata dalla disoccupazione è una balla: Grecia a parte,
solo in Italia, nel 2013 ci sono stati meno
occupati rispetto al2003».
Va giù pesante, Romano Benini, grande esperto dei servizi per l'impiego e
delle agenzie per il lavoro. E uno dei
tecnici che, da mesi, lavora, con lo staff
del ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, per preparare il terreno all'introduzione della "Youth Guarantee", la famosa Garanzia Giovani che dovrebbe rendere "occupabili" milioni di ragazzi, con
un investimento, in Italia di 1,5 miliardi
di curo nei prossimi 24 mesi.
Tra pochi giorni, edito da Donzelli,
arriverà in libreria il suo "Nella tela del
ragno", in cui si racconta come l'Italia sia
finita nella ragnatela della disoccupazione, ma anche come può uscirne. Alcuni
punti di vista espressi nel libro sono sorprendenti. Come quando il docente sottolinea che, per rilanciare l'occupazione,
non basta abbassare tasse e costo del lavoro, una ricetta spacciata spesso come
Vangelo. «Sarebbe utile, ma non basta.
Molti studi spiegano bene come la nostra
crisi sia di sistema e non di semplice aumento del debito o del costo del lavoro.
Abbiamo sposato un modello di "non
sviluppo", che ha mortificato la cultura
del lavoro e delle competenze». Secondo
Benini, gli italiani sono diventati anche
meno "capaci". Perché? «Paghiamo», spiega, «gli investimenti non effettuati a favore
dello sviluppo umano, il cui indice è calcolato dall'Onu tenendo conto di lavoro, sanità, formazione, welfare, per misurare capacità
e autonomia delle persone. Dal 2003 al
2013 la Germania è passata dal 22esimo
al quinto posto al mondo, mentre l'Italia
è scesa dal 17esimo al 25esimo. Per
questo siamo fermi e nel reddito complessivo cresce il peso delle rendite rispetto al lavoro».
Nel pieno della crisi finanziaria, l'Italia
ha diminuito gli investimenti in formazione e nelle politiche per rendere i giovani appetibili per il lavoro, mentre l'Europa li ha mediamente incrementati del 30
per cento. «Questa è una delle cause
della grave disoccupazione giovanile attuale», dice Benini che se la piglia con la
confusione dei poteri: «Con la riforma
del Titolo V della Costituzione, l'Italia ha
attribuito ogni risorsa e potere di intervento alle Regioni. Il risultato? Venti sistemi regionali che usano strumenti di-
versi e che non funzionano nel
complesso come dovrebbero.
Titolo V e i fondi europei dovevano unire l'Italia e invece l'hanno talmente divisa che abbiamo
persino regole diverse sui tirocini
e sull'apprendistato se si passa da una
Regione all'altra. Serve un sistema nazionale di riferimento», dice ancora Benini.
Ci sono poi rischi di contaminazioni
clientelari nei criteri di assegnazione dei
fondi che vanno affrontati con strumenti
che vincolino i soldi ai risultati concreti.
Ci vogliono strumenti di controllo continuo della qualità della spesa. Conclude
l'esperto: «La strada giusta è quella tratteggiata con la Garanzia giovani: costi
standard nazionali e remunerazione a
risultato dei servizi che intermediano il
lavoro, pubblici, ma anche privati. Ciò
però va fatto in maniera omogenea su
tutto il territorio e deve costituire l'inizio
di una fase di riforme che siano concrete
e non ideologiche. Speriamo che il governo abbia la forza per farlo». Il governo
Letta che fa a braccio di ferro con le Regioni e vince? Difficile immaginarlo. n
UN GIOVANE AL LAVORO IN UNA FABBRICA DELLA
PROVINCIA DI ROVIGO
Mondo Universitario
Pagina 13
Il trucchetto per evitare l'esame da avvocato
QUASI TUTTI 1 PROFESSIONISTI "SPAGNOLI" O "RUMENI" IN ITALIA SONO ITALIANI CON L'ABILITAZIONE OTTENUTA DOVE ERA PIÙ FACILE
di Marcello Longo
Una scorciatoia per diventare avvocati. Un
fuga all'estero, in Spagna o Romania, per
evitare l'esame di Stato. Sono 3.452 gli aspiranti
legali che, eludendo le prove per l'abilitazione
professionale, hanno staccato un biglietto aereo per Madrid o Bucarest in cerca di una via
più facile. Lo rivela un dossier del Consiglio
nazionale forense, l'organismo di vertice della
categoria. Il dato si riferisce ai registri degli
"avvocati stabiliti", tenuti dai consigli territoriali e nati per rispettare una direttiva europea
(86/5/CE) sul "diritto di stabilimento". Tradotto, vuol dire che "gli avvocati comunitari
hanno diritto di svolgere l'attività forense in
uno Stato europeo diverso da quello nel quale
hanno conseguito il titolo professionale". Ma
l'elenco, che dovrebbe riportare i nomi dei professionisti stranieri desiderosi di lavorare in
Italia, presenta un'anomalia: su 3.759 iscritti
ben 3.452 sono italiani, il 92 per cento. Impauriti dall'esame di Stato previsto in Italia o
alla ricerca di una via più rapida, i laureati in
Giurisprudenza si rivolgono alle università
straniere: in Spagna nell'82 per cento dei casi.
Qui le facoltà di legge, valutato il curriculum e
il piano di studi dell'aspirante abogado, stabiliscono quanti e quali esami deve sostenere per
ottenere il titolo equivalente all'abilitazione
professionale italiana. Spesso una decina di
prove, scritte e a risposta multipla, che l'aspirante avvocato sostiene in più sedute o addirittura in un solo giorno.
CONCLUSO IL PERCORSO , gli abogados si iscrivono all'ordine professionale spagnolo e poi
chiedono di essere iscritti al registro degli "stabiliti" in Italia. Tornati a casa, per tre anni sono
tenuti a firmare come abogado, ma poi sono
equiparati ai colleghi italiani. "I giovani aspiranti avvocati italiani che seguono la corretta
procedura dell'esame di abilitazione sono svantaggiati rispetto a chi va all'estero con scorciatoie e furbizie", spiega Andrea Mascherin,
segretario del Consiglio nazionale forense. Pur
riconoscendo "l'obiettivo condivisibile di promuovere la libera circolazione degli avvocati", il
Consiglio nazionale forense si è rivolto alla Corte di giustizia della comunità europea. Il ricorso
sarà esaminato martedì prossimo. La Corte dovrà stabilire se la scorciatoia praticata dagli aspiranti legali costituisca o meno un "abuso del
diritto", cioè qualcosa di lecito nella forma ma
contrario allo spirito della legge. Nel 2010 quattro consigli degli ordini degli avvocati - Velletri,
Civitavecchia, Latina e Tivoli - avevano provato
a introdurre criteri più restrittivi per l'iscrizione
al registro degli "stabiliti": test attitudinali, colloquio in lingua straniera, prova dell'esercizio
della professione all'estero per almeno un anno.
Paletti bocciati nel 2013 dall'Antitrust, l'autorità di garanzia per la concorrenza. La via estera
per l'accesso alla professione ha un prezzo salato. Non solo quello delle trasferte.
Esiste un mercato in cui a guadagnare sono
agenzie di mediazione che garantiscono consulenza completa, dal primo fino all'ultimo pas-
Il Consiglio nazionale
forense dichiara guerra
agli "abogados" per
tutelare la categoria da
chi ha preso scorciatoie
(consentite dalla Ue)
Mondo Universitario
saggio burocratico. In rete l'offerta è ampia, spesso con pubblicità ingannevoli. "A me è
costato 7.500 curo per undici
esami, quiz a risposta multipla", racconta al Fatto un aspirante abogado in attesa di iscriversi al registro italiano. I prezzi variano in base alle università ospitanti e alle agenzie.
Qualcosa si può risparmiare in
Romania, come dice un annuncio sul web: "Avvocato in
quattro mesi a 5.800 curo".
Pagina 14
TEST PER DOCENTI, 20 COMMISSIONI
COSTRETTE A RIVEDERE I RISULTATI
DOPO CHE "IL FATTO" HA DENUNCIATO IL TRUCCO LA SELEZIONE È STATA CORRETTA
di Carlo Di Foggia
R
egna il caos nel
nuovo sistema di
reclutamento dei
docenti
voluto
dall'ex ministro Mariastella
Gelmini, da settimane oggetto di una valanga di critiche
sul web, e non solo. I ricorsi al
Tar si moltiplicano, così come
le lettere di protesta inviate al
ministero dell'Istruzione da
decine di candidati infuriati
per i giudizi anomali. Una di
queste, come raccontato dal
Fatto, anticipava addirittura i
nomi di chi sarebbe stato abilitato nel settore di Storia antica, mesi prima che i risultati
fossero pubblicati, violando il
segreto d'ufficio. I116 gennaio
scorso, il giorno dopo il primo
articolo pubblicato dal nostro
giornale, diverse commissioni hanno congelato i risultati
e riaperto i lavori per evitare
ricorsi. Nel giro di una settimana la procedura riguardava già venti commissioni.
In molti casi si è provveduto a
correggere "gravi errori di
giudizio" riguardanti diversi
candidati. I giudizi contrari di
alcuni commissari sono così
diventati di colpo favorevoli.
DAL MIUR spiegano che si
tratta di errori nella compilazione dei verbali, e comunque
circoscritti a pochi nomi. La
procedura preventiva in "autotutela" ha evitato il ricorso
ai giudici amministrativi, ma i
giudizi contestati sono centinaia, con studiosi di profilo
internazionale, con decine di
pubblicazioni, bocciati e modesti concorrenti promossi.
Negli uffici di viale Trastevere
si cerca di riparare come si
può alle tante segnalazioni e
non si fa mistero di aver ereditato un grana frutto della gestione Gelmini. Ê il pasticcio
dell'Abilitazione
scientifica
nazionale (Asn). Una procedura di verifica del curriculum e dei risultati scientifici
voluta dall'ex ministro per archiviare lo scandalo dei concorsi universitari truccati.
Adesso, solo chi riceve l'idoneità nel proprio settore di riferimento può partecipare ai
concorsi banditi dagli atenei.
Dopo quattro anni di blocco
della programmazione, l'Asn
è sembrata a molti l'ultima occasione per mettere un piede
nel mondo accademico. Un
sistema già mastodontico, si è
così trovato a fare i conti con
quasi 60 mila domande, troppe. In molti casi la mole di
lavoro ha reso impossibile il
lavoro. Nel settore di Storia
contemporanea, visto l'elevato numero di domande i commissari (5 per ogni commissione) hanno potuto dedicare
solo 2 minuti e 10 secondi per
vagliare i curricula di ognuno
dei 425 candidati della seconda fascia (associati) e ben 4
minuti e 55 secondi per quelli
di prima fascia (ordinari).
Stesso problema nell'area di
sociologia. Qui i risultati dell'Asn hanno scatenato una
guerra intestina tra le diverse
correnti accademiche, con ac-
Continuano
ad arrivare denunce
su casi sospetti
per l'abilitazione dei
professori universitari
voluta dalla Gelmini
1,[[-H[
U l Il P, I!nï' 1'1, 2n fpi •,pj li AI ..
I123 gennaio il
Fatto ha rivelato che i vincitori di una selezione erano noti in anticipo
Mondo Universitario
Pagina 15
cuse pesanti. La media degli
abilitati è la più bassa fra tutti i
settori (19,6 di abilitati nella
prima fascia, 16,7% nella seconda), e la maggior parte sono concentrati nelle regioni
del Nord.
MOLTI ricercatori e docenti
accusano i commissari di aver
volutamente falcidiato i candidati meridionali. In Sicilia,
ad esempio, si registrano solo
due candidati, e i ricercatori
del'Università di Palermo
hanno deciso di non tenere
più corsi in segno di protesta.
"Ci si chiede dunque: a che
titolo a questo punto insegneremmo (e cosa?) data la nostra
qualità non riconosciuta dal
punto di vista scientifico?",
hanno scritto in una lettera
aperta indirizzata ai vertici
dell'ateneo. "In Lingua e letteratura latina - ha scritto sulla
rivista Roars, Loriano Zurli,
Ordinario di Filologia latina,
Mondo Universitario
Università di Perugia - verbali
alla mano, quattro quinti della
Commissione giudicatrice del
settore ha lavorato dal 29 gennaio al 14 settembre (196 giorni). Ammettendo che abbiano
lavorato tutti i giorni (festivi e
domeniche comprese, senza
fare altro), esclusa la sola domenica, ciascuno dei commissari avrebbe letto più di 13
pubblicazioni al giorno".
Gli aspiranti docenti di lingua
e letteratura inglese non sanno invece più a che santo votarsi, la loro commissione è
stata chiamata sei volte a nominare un nuovo commissario, visto che i predecessori si
sono dimessi. E a tutt'oggi non
si conosco i risultati, nonostante i termini, più volte prolungati, siano scaduti il 31 dicembre scorso. All'appello
mancano ancora oltre 50
commissioni, e questo nonostante sia già partito l'iter della
nuova tornata per il 2013.
Pagina 16
Iscrizioni ai test d'ingresso nelle facoltà a
numero chiuso dal 12
febbraio. Il ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca,
Maria Chiara Carrozza,
ha firmato l'altro ieri il
decreto che stabilisce i
contenuti e le modalità
di svolgimento delle prove di ammissione che da
quest'anno si svolgeranno
nel mese di aprile, fatta
eccezione per i corsi delle professioni sanitarie. 1
candidati interessati potranno iscriversi esclusivamente online sul portale www universitaly.it fino
alle ore 15 dell'11 marzo
2014. Questo il calendario delle prove: medicina
e chirurgia-odontoiatria e
protesi dentaria (lingua
italiana), 8 aprile; medicina veterinaria, 9 aprile;
corsi di laurea e di laurea
magistrale a ciclo unico,
direttamente finalizzati
alla professione di architetto, 10 aprile; medicina
e chirurgia (lingua inglese), 29 aprile; professioni
sanitarie, 3 settembre.
Anche per i test relativi all'anno accademico
Mondo Universitario
201412015 restano 60 i
quesiti a cui i candidati
dovranno rispondere in
100 minuti, mentre la ripartizione del numero di
domande per ciascun argomento è stata modificata in favore del numero
dei quesiti delle materie
«disciplinari».
I risultati dei test saranno pubblicati a partire dal 22 aprile. Novità
di quest'anno: viene introdotto un tempo limite
per la chiusura della graduatoria di ammissione
ai corsi (1 ottobre 2014).
Dal 12 febbraio 2014,
inoltre, sarà attivato un
cali center presso il Cineca (05116171959) per
le informazioni relative
alle procedure di iscrizione al test e al funzionamento della graduatoria.
Il cali center sarà attivo
dal lunedì al venerdì dalle
9,00 alle 17,00. Il numero
definitivo dei posti sarà
stabilito per tutti i corsi
con i successivi decreti
di programmazione che
saranno emanati entro
l'11 marzo, prima della
fine delle iscrizioni alle
prove. Per il test relativo
al corso di laurea in medicina in lingua inglese sarà
predisposto un apposito
decreto.
I0
Pagina 17
ialtri corsi
Proteste per Medídna
11
ML **
M ff ff& E49AN M
Nel decreto sui test di ammissione nuova stretta sul numero chiuso. Il legale
degli studenti: chiederemo l'annullamento al Tar prima delle prove di aprile
::: ALESSANDRA
ORI
Test di ammissione nelle facoltà a numero chiuso ad aprile e
20% in meno dei posti disponibili.
Tanto per fare un esempio, a Medicina l'anno scorso i posti erano
10.157, quest'anno sono 7.918. Ce
n'è abbastanzanon solo perfarinfuriare gli studenti italiani, ma an che per spingerli a impugnare il
decreto del ministero dell'Istruzione pubblicato mercoledì sul sito del Miur. Decreto che, appunto,
fissa modalità e posti per i test di
accesso ai corsi a numero chiuso.
«Ancora un anno di lotteria a discapito degli studenti. Pronti al ri corso contro i test di aprile», commentano l'Unione degli Universitari (Udu) e la Rete degli studenti
medi. «Anziché ridi scutere il sistema, si è riusciti a peggiorarlo anticipando i test ad aprile», dice Daniele Lanni, portavoce della Rete
degli studentimedi. «Il ministro va
avanti sulla strada dei test anziché
aprire un confronto con gli studenti per rivedere il sistema d'accesso universitario», aggiunge
Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale dell'Udu. «Questo
nonostante le centinaia di ricorsi
che la nostra organizzazione ha
già vinto e continua a portare
avanti, e che hanno dimostrato
tutte lefalle di un sistema che ha lo
scopo di garantire gli interessi degli ordini professionali, a scapito
del diritto allo studio». L'intenzione è quella di portare la discussione nell e scuole e nelle università e
«smascherare le balle sull'Europa
che chiede il numero chiuso e il
fatto che esso siaun modo per non
avere disoccupati».
Il primo passo è proprio il ricorso al Tar del Lazio. «Ci stiamo preparando in modo da avere la decisione prima dei test di aprile», ci
spiega l'avvocato Michele Bonetti, che sta conducendo la battaglia
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1 NUMERI
LE RIDUZIONI
posti per Medicina passano
da 10.157 a 7.918; per Odontoiatriada984 a787; per Veterinariada 825 a 632
L'ISCRIZIONE
L'iscrizione dei candidati su
www.universitaly . it è attiva
dal 12 febbraio alle ore 15
dell'11 marzo. L'iscrizione si
perfeziona col pagamento, entro il 18 marzo, del contributo
perla partecipazione al test secondo l'indicazione dell'ateneo in cui si sostiene la prova
RISULTATI
risultati dei test saranno resi
noti il22 aprile per Medicina, il
23 per Veterinaria e il 24 per
Architettura
LA GRADUATORIA
La graduatoria nazionale sarà
pubblicata il12 maggio
per conto di Udu e Rete. Anche
perché il fatto di anticipare i test
ha fatto sì che il ministro Carrozza
non avesse in mano i numeri effettivi. Lo ha detto lei stessa: «Ci
siano regolati sulla base delle previsioni e per ora sono quelle
dell'80% dei posti disponibili ma
aspettiamo di vedere cosa dicono
le Regioni. Intanto abbiamo fatto
il bando perché i test sono ad aprile». Della serie, vogliamo fare i test
ad aprile, ma ad aprile non conosciamo i numeri, allora prendiamo quelli dell'anno scorso e li tagliamo del 20%. Ma perché allora
non del 5 o del 10%? Non si capisce. Si capisce invece perché ilnumero è indicativo. «Il numero
chiuso viene determinato in base
alla capienza strutturale degli atenei e al fabbisogno sociale: per
esempio ci si chiede di quanti medici ha bisogno la Lombardia e
quanti sono i posti negli atenei, si
fa una media e si determina il nu-
CunigI ptaglia il 201í di posti
In migliaia pronti a far scorso
Mondo Universitario
Pagina 18
mero», ci spiega ancora Bonetti.
«Ma per arrivare a questo ci sono
tavoli tecnici traAsl, Regioni, ordini professionali e associazioni di
medici presso il ministero della
Salute che poi elabora il tutto. Intervenendo ad aprile l'istruttoria
non è fatta».
Senza contare che fare i test
mentre i ragazzi dei licei sono ancora sui banchi genera una disparità di trattamento con altri studenti, ad esempio del primo anno
di Biologia, che optano per il passaggio a Medicina, i quali hanno
una preparazione più completa.
Inoltre potrebbe accadere che
uno studente per prepararsi al test
non studiperlamaturità, col risultato paradossale di superare il test
ed essere bocciato all'esame di
Stato. E poi c'è la questione del
danno erariale. «Lamancatamessa a disposizione di un consistente numero di posti configura un
danno erariale non solo per gli
studenti, ma an che per gli atenei e
per il sistema generale del nostro
Paese che, per sopperire nell'immediato alla carenza di professionisti, li importerà dall'estero» aggiunge l'avvocato Bonetti. «Con il
nostro ricorso chiederemo l'annullamento di questo decreto con
conseguente abolizione dell'unica normativa annuale che attua il
numero chiuso».
Che si passi dal numero chiuso
al numero aperto?
Mondo Universitario
Pagina 19
Troppi medice per la sanità tagliata
Il Miur riduce l'accesso alla facoltà
Roberto Ciccarelli
F er l'università italiana ci
sono troppi medici nel sistema sanitario naziona-
le che nel 2015 subirà un taglio
da 540 milioni di euro e di 610
milioni nel 2016. La conseguenza di questa decisione si registra nel decreto ministeriale
pubblicato dal Miur il 5 febbraio: i posti disponibili per i test
di accesso ai corsi di laurea in
Medicina, odontoiatria e veterinaria per l'anno accademico
2014-2015 saranno tagliati del
23%. Ci saranno 7918 posti,
2.239 in meno dal 2013. Si calcola che i candidati saranno poco meno di 100 mila. Con numeri diversi, ma proporzioni simili, lo stesso avverrà a Veterinaria (meno 193 posti, in totale
632) e a Odontoiatria (meno
197 posti, in totale 787).
Dopo essere stata costretta a
ritirare il "bonus università", la
ministra dell'Istruzione Maria
Chiara Carrozza si è soffermata
ieri su un problema che annuncia nuove tensioni nel mondo
universitario. Il numero di posti per i futuri medici «è determinato dalle regioni che calcolano il fabbisogno - ha detto
Carrozza - in attesa di avere
quello definitivo noi abbiamo
Mondo Universitario
già fatto il bando per permettere agli studenti di prepararsi».
Il numero definitivo dei posti
sarà stabilito per tutti i corsi dai
decreti di programmazione
emanati entro l'llmarzo, prima della scadenza delle iscrizioni alle prove che si effettuerà
sul portale on line Universitaly
dal 12 febbraio all' 11 marzo.
Questa non è l'unica anomalia nel sistema di accesso alla
formazione universitaria. Dal
2014, infatti, i maturandi saranno costretti a recarsi in un'aula
universitaria ad aprile (8-10, il
29.per le prove di inglese per
Medicina e Chirurgia), dunque
due mesi prima dell'esame di
maturità. Un fatto mai avvenuto in precedenza, ma fortemente voluto da tutti i ministri dell'Istruzione dopo la riforma Gelmini. L'ansia di anticipare l'inserimento universitario, indipendentemente dagli esiti dell'esame di maturità e dalle decisioni o preferenze degli studenti, è almeno pari a quella di ridurre l'accesso al sapere e di tagliare i posti disponibili nei corsi di laurea a numero chiuso (il
57,3% di quelle esistenti, il
100% di quelle mediche). «Stanno attaccando il diritto allo studio e il diritto alla salute dell'intero paese - sostiene Alberto
Campailla, portavoce di Link
Coordinamento Nazionale - il
numero chiuso è anche dannoso per la necessità reale di medici, pediatri, chirurghi e personale sanitario: dal 2018 se ne stimano 22mila in meno e la responsabilità è di questo sempre più iniquo sistema di selezione. Chiediamo che si faccia
un passo indietro immediato».
Oltre a rivelare l'ingiustizia
in atto, la stima fatta da Campailla rivela anche l'inconsistenza del numero chiuso rispetto alle esigenze reali del sistema sanitario nazionale. Ma
queste non sono valutazioni
ben accette alla govemance
universitaria, e tanto meno alla
politica impegnata a tagliare la
sanità pubblica. Di solito chi governa giustifica l'estensione del
numero chiuso con la necessità di prevenire la disoccupazione dei laureati. Nel 2012 è stato
calcolato che su 10.173 studenti passati ai test quell'anno, nel
2018 sarebbero rimaste disoc
cupate 3mila persone. I posti disponibili per le scuole di specializzazione sono infatti 5 mila e
quelli per medicina generale
circa mille. Queste cifre diminuiranno a causa della spending review già messa in conto
dal governo. Il numero chiuso
è funzionale al ridimensionamento della sanità pubblica, alla precarizzazione delle professioni mediche e, in generale, di
quelle intellettuali. Questa misura non è dunque il rimedio all'esplosione della "bolla formativa", cioè l'incapacità da parte
del mercato del lavoro di assorbire l'eccedenza di laureati, ma
al contrario la premessa per creare nuovi disoccupati.
Contro questa strategia
l'Unione degli universitari e la
Rete degli studenti hanno annunciano un man ricorso.
«Ignorando l'evidenza di un sistema che non funziona - afferma Gianluca Scussimarra, coordinatore dell'Udu - la ministra
Carrozza va avanti sulla strada
dei test anziché aprire un confronto con gli studenti». «Anziché ridiscutere il sistema - aggiunge Daniele Lanni della Rete - anticipa i test ad aprile,
compromettendo il percorso
formativo di migliaia di studenti medi». L'avvocato Michele
Bonetti ha vinto un ricorso al
Tar del Lazio che ha permesso
a oltre mille studenti di essere
riammessi con riserva alle facoltà di medicina (sentenza da
confermare il 20 febbraio) sosterràun nuovo ricorso: «Impugneremo e bloccheremo il decreto Carrozza prima dei test».
Nella legge di stabilità approvata dal governo Letta c'è anche un codicillo che taglia di
un anno (da 5 a 4) la durata dei
corsi delle scuole di specializzazione in medicina.
Pagina 20
Perché la casta
chiude le porte
ai nuovi medici
Antonio Galdo
D omanda: perché una delle poche attività professionali, quella dei medici, dove c'è
lavoro e buone prospettive di occupazione a breve, medio e lungo termine, viene colpita dalla
scure del ministero dell'Università e della Ricerca che ha pensato bene di tagliare del ventitré
per cento i posti disponibili nella facoltà di Medicina? Qualcosa non quadra. Lo dice innanzitutto la logica e la statistica.
>Segue a pag.18
Mondo Universitario
Pagina 21
Perché la casta chiude le porte
ai nuovi medici
AntonioGaldo
Nel 2013, anno orribile per il lavoro in
Italia, tralepocheprofessioni dove sisono creatinuoviposti (1.200 perlaprecisione) ci sono i medici. In Lombardia,
dove la sanità pubblica. e quella privata,
nonostante i gravi scandali e le inchieste dellamagistratura, restano un'eccellenza, c'è un buco di circa 5mila medici
che non sitrovano emancano all'appello. Non solo. La pletora di medici laureati negli anni Ottanta, quando non esisteva il numero chiuso nelle università, si
sta sgonfiando perché quelle generazioni vanno in pensione. Con il risultato
che nel 2020 in Italia mancheranno
50milamedici, saranno introvabili. Dove li prenderemo? Faremo un bando
perfarli arrivare dall'estero? Giàperché
il 2020 è proprio l'anno nel quale gli
iscritti di oggi all'università dovrebbero
avvicinarsi al lavoro, considerando che
un ciclo completo di studi in medicina
dura circa dieci anni, compresa la specializzazione.
Dunque, servono medici, possibilmente bravi e ben preparati. E invece il
governo, con un misto di approssimazione politica (chissà se il ministro Maria Chiara Carrozza ha letto bene il decreto uscito dalle stanza di viale Trastevere) e di linguaggio da mandarini ministeriali (il taglio dei posti nelle facoltà
viene definito "provvisorio" in attesa di
conoscere un fantomatico "fabbisogno nazionale"), ha deciso, ope legis,
che in Italia i medici non servono. Con
uno spreco enorme, di cui qualcuno
dovràpure rispondere, interminidiopportunitàperi giovani che cercano lavoro e hanno voglia di impegnarsi e per
l'intero sistema Italia che rischia di impoverirsi ulteriormente lungo lafrontiera dell'assistenza sanitaria. Senza essere maliziosi, marestando sempre ainumeri ed ai fatti, in questa contraddizione si coglie un tentativo, neanche troppo dissimulato, diproteggereisolitiprivilegiati, di blindare un intero settore
professionale con il relativo mercato
nella mani di corporazioni che continuano a calpestare gli interessi del Paese. Grazie aun'esplosivamisceladinepotismo sfacciato, specie in quelle università di Medicina dove il governo con
le sue restrizioni sta cacciando di fatto
2mila potenziali, futuri dottori, e di un
ascensore sociale bloccato, la salute degli italiani corre ulteriori rischi, altro
Mondo Universitario
spreco in questatristevicenda, e in questo caso per mancanza di adeguate risorse professionali . Un solo numero, di
fonte Alma Laurea: il 40 per cento dei
medici in Italiasono figli di medici. Con
i nostri prole ssoridelle università di medicina, spesso piccoli feudatari accademici, che hanno imbottito le loro facoltà di mogli, figli, nipoti, amanti. Tutti
tranne che dei validi formatori universitari. Stesso discorso, molto frequente
specie nei posti di primariato, negli
ospedali, con il Sud e le zone più deboli
del Paese particolarmente colpite da
questa trasmissione per via ereditaria,
operclienteladibassorango , diunmestiere così nobile e significativo. Tanto
che imedicipiùbravi, spesso, rinundano sia alla carriera universitaria sia a
quellanegli ospedali pubblici, e svolgono solo attività privata, proprio per evitare di essere risucchiati da questo meccanismo feudale.
Infine, nellatrappolaperfettacostruita dal decreto ministeriale c'è da ricordare l'assurdità, in generale, del criterio
di accesso anumero chiuso nellafacoltà di medicina, conunquiz, roba daMotorizzazionecivile per distribuire patenti, che si riduce a 60 quesiti ai quali bisogna rispondere in 100 minuti . Che cosa
c'entri questo con unavera e sana selezione di bravi, futurimedici, èunmistero. O meglio : è la solita via italiana al caos, alla dequalificazione, alla riffa. Perché in tantipaesi del mondo, doveleopportunitàdilavoro nelsettore dellamedicina non mancano e la formazione
universitaria è di altissimo livello, i quiz
non esistono, e le strade della selezione
sono piùnaturali ed efficaci . Se non studi, se non superi gli esami come prevede il piano di studi, sei fuori, e magari
cambipercorso, enonvai afare delmale a qualche povero paziente. E ovunque i figli dei medici hanno la possibilità di seguire le orme dei genitori,
un'aspirazione legittima e comprensibile, ma lo fanno attraverso un percorso ordinario di formazione, di preparazione e di selezione, sulla base delle capacità e delle competenze . E non con il
calcio nel sedere del baronetto universitario diMedicina, unafigura ormai cronica nelle nostre facoltà, che magari
predicala deontologia professionale, e
quella dei medici è particolarmente
preziosa, e poi trucca le carte di un concorso per piazzare il parente di turno.
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Pagina 22
Laureati e ricercatori nelle pmi
Al Sud arriva il 75% delle risorse
I
Voucher, dottorati industriali
e crediti d'imposta: via libera
del Cdm al piano da 250 milioni
Giusy Franzese
ROMA. Contribuire al miglioramento
della competitività delle imprese italiane con l'innesto di giovani ricercatori e laureati soprattutto nelle materie tecnico scientifiche. A questo fine
il governo ha deciso di stanziare, attingendo dai fondi strutturali europei, incentivi per complessivi 250 milioni di euro nel 2014. I bandi, che i
ministeri dell'Istruzione e dello Sviluppo Economico emaneranno nei
prossimi mesi, saranno semplificati
al massimo, per renderli più fruibili
alle piccole e medie imprese. «Siamo sicuri che il piano funzionerà e
siamo in condizione di replicare an-
che nei prossimi sei anni» ha dichiarato il premier Enrico Letta. Il piano
si articola su diversi interventi: incentivi all'assunzione, voucher, percorsi formativi di dottorato e ricerca in
azienda, promozione di «reti fra piccole e media imprese, centri di ricerca e università», spinta all'intemazionalizzazione.
Chi assume a tempo indeterminato o stabilizza personale in possesso
di laurea magistrale o dottorato di ricerca può usufruire di credito di impostapari a135%m del costo dell'assunzione fino a un massimo di 200miia
euro annui per impresa. Perle aziende del Sud la copertura arriva fino al
75% dei costi sostenuti. L'agevolazione scatterà dopo un primo periodo
di stage. Il relativo decreto del Mise
arriverà «entro due mesi dall'assegnazione delle risorse finanziarie».
Un'altra misura punta a finanziare il percorso formativo di duemila
dottorati industriali attraverso un periodo di esperienza in azienda. Il
bando, con scadenza luglio 2014, sarà emanato dal Miur entro un mese
dall'assegnazione delle risorse finanziarie. Le imprese che poi decideranno di assumere i ricercatori con con-
tratto a tempo indeterminato potranno usufruire di ulteriori incentivi.
Sono previsti contributi a fondo
perduto nella forma di «voucher»,
entro i limiti dell'importo degli aiuti
de minimis, fino al 60% del costo di
servizi - erogati sia da soggetti pubblici che privati - connessi ad attività di
di
ricerca,
sviluppo
nuovi
prodotti/processi/ servizi, consulenza legale per la tutela della proprietà
intellettuale, sperimentazione di
nuove tecnologie.
Tempi rapidi
peri bandi
Al Sud
destinato
il 75%
dei fondi
disponibili
Il piano comprende anche la promozione di reti fra Pmi e centri universitari, anche al fine di aumentare
la mobilità transnazionale dei ricercatori con la partecipazione ai bandi
Horizon 2020, il più grande programma di ricerca mai varato dalla Ue.
Il piano illustrato ieri in conferenza stampa dal premier Enrico Letta è
stato messo a punto in particolare
dai ministri perla Coesione Territoriale, Carlo Trigilia, dell'Università
Maria Chiara Carrozza e dello Sviluppo economico Fulvio Zanonato. «Sono risorse legate prevalentemente alle regioni del Mezzogiorno, ma siamo riusciti a trovare meccanismi di
finanziamento anche con fondi nazionali per le regioni del Centro-Nord», ha spiegato in particolare
Trigilia. «Si punta ad una accoppiata
tra stage e successiva trasformazione in tempo determinato, coinvolgendo più soggetti come le università. È un pacchetto omogeneo che
speriamo possa dare risposte immediate al tema dell'innovazione che è
cruciale», ha aggiunto.
Su Inps e Consob invece nessuna
decisione del Consiglio dei ministri.
«Non se ne é parlato ma sono nomine che non fa il Consiglio dei ministri ma il ministro d'intesa con il premier. Non era dunque all'ordine del
giorno» ha detto Letta.
Voucher in arrivo anche per le
aziende che vogliono approdare sui
mercati esteri. Anche in questo caso
l'agevolazione coprirà il 60% delle
spese ma con un massimo di 30.000
euro. Le spese coperte sono quelle
per indagini di mercato, ricerca potenziali partner esteri, costruzione
di appositi siti web, assistenza legale, doganale e fiscale o per partecipazione a gare. Compresi pure gli eventi promozionali e le missioni di incoming.
Mondo Universitario
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arrivo
milioni per chi assume laureati ericercatori
LE M ISURE
ROMA Contribuire al miglioramento della competitività delle imprese italiane con l'innesto di giovani
ricercatori e laureati soprattutto
nelle materie tecnico scientifiche.
A questo fine il governo ha deciso
di stanziare, attingendo dai fondi
strutturali europei, incentivi per
complessivi 250 milioni di euro
nel 2014. I bandi, che il Ministero
IL PIANO È STATO
ANNUNCIATO IERI
DAL GOVERNO
BONUS DEL 35%
PER I NUOVI CONTRATTI
NON A TERMINE
mila dottorati industriali attraverso un periodo di esperienza in
azienda. Il bando, con scadenza
luglio 2014, sarà emanato dal
Miur entro un mese dall'assegnazione delle risorse finanziarie. Le
imprese che poi decideranno di
assumere i ricercatori con contratto a tempo indeterminato potranno usufruire di ulteriori incentivi.
IVOUCHER
Sono previsti contributi a fondo
perduto nella forma di "voucher",
entro i limiti dell'importo degli
aiuti de minimis, fino al 60% del
costo di servizi - erogati sia da soggetti pubblici che privati - connessi ad attività di ricerca, sviluppo di
nuovi prodotti/processi/ servizi,
consulenza legale per la tutela della proprietà intellettuale, sperimentazione di nuove tecnologie.
Voucher in arrivo anche per le
aziende che vogliono approdare
sui mercati esteri. Anche in questo caso l'agevolazione coprirà il
60% delle spese ma con un massimo di 30.000 euro. Le spese coperte sono quelle per indagini di
mercato, ricerca potenziali partner esteri, costruzione di appositi
siti web, assistenza legale, doganale e fiscale o per partecipazione
a gare. Compresi pure gli eventi
promozionali e le missioni di incoming.
Il piano comprende anche la
promozione di reti fra Pini e centri universitari, anche al fine di aumentare la mobilità transnazionale dei ricercatori con la partecipazione ai bandi Horizon 2020, il
più grande programma di ricerca
mai varato dalla Ue.
Gi.Fr.
C) R'iPRODUZ'iON E RISERVATA
dell'Istruzione e quello Sviluppo
Economico emaneranno enri
prossimi mesi, saranno semplificati al massimo, per renderli più
fruibili alle piccole e medie imprese. «Siamo sicuri che il piano funzionerà e siamo in condizione di
replicare anche nei prossimi sei
anni» ha dichiarato il premier Enrico Letta. Il piano si articola su diversi interventi: incentivi all'assunzione, voucher, percorsi formativi di dottorato e ricerca in
azienda, promozione di «reti fra
piccole e media imprese, centri di
ricerca e università», spinta all'internazionalizzazione.
UN LAUREATO IN OGNI IMPRESA
Chi assume a tempo indeterminato o stabilizza personale in possesso di laurea magistrale o dottorato di ricerca può usufruire di credito di imposta pari al 35% del costo dell'assunzione fino a un massimo di 200mila euro annui per
impresa. Per le aziende del Sud la
copertura arriva fino al 75% dei
costi sostenuti. L'agevolazione
scatterà dopo un primo periodo
di stage. Il relativo decreto del Mise arriverà «entro due mesi dall'assegnazione delle risorse finanziarie».
Un'altra misura punta a finanziare il percorso formativo di due-
Mondo Universitario
È il numero di dottorandi
che potrebbero completare
il loro percorso
formativo in azienda
con programmi concordati
tra Università e impresa
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PROFESSIONI
Da sinistra, Manuel
Zanella, Massimiliano
'Bertolini e Mario
""""""""""""
Bucolo
Digitale I passi falsi prima di imboccare la strada del successo
Start-up F LOP
Idee esagerate , calcoli troppo ottimistici , progetti
visionari . E alla fine sono dolori . Eppure , dagli sbagli
si può imparare e diventare milionari in un colpo
Quanti fiaschi, prima di un buon
risultato. Start-up arrivate anche in
Borsa e poi cadute nell'oblio, come
Finmatica o Freedomland. Tante altre
appena germogliate e presto finite nel nulla.
Storie diventate statistiche che
impietosamente dimostrano come una
start-up fallisca in oltre il 50% dei casi,
sopravvive in qualche modo per il 20-30%
e agguanta un esito positivo al massimo nel
10%. Dati che gli startupper, in generale
maschi, sui 30 anni e del Nord Italia,
conoscono bene. In base a una ricerca della
Bocconi, per il 40% si tratta di imprenditori
seriali, gente che di aziende ne ha fondate
più d'una, con tanto di sfilza di flop. Ma il
fallimento, soprattutto nel mondo delle
nuove imprese tecnologiche, è un rito di
passaggio, una tassa da pagare che serve
per accumulare esperienza. Al punto che
negli Stati Uniti qualche passo falso alle
spalle (non troppi però) è visto come un
certificato di garanzia per i venture capitai.
Marc Zuckerberg, per dirne uno, prima di
Facebook aveva mandato gambe all'aria
già tre aziende.
A furia di sbagliare, s'impara. Marco
Ottolini, milanese, 48 anni, uno dei
promotori di Italia online (portale web),
oggi oscilla fra Milano e Londra dove
lavora parte del team di sviluppo della sua
nuova avventura, Styloola. L'idea è stata
quella di mettere in connessione
consumatori e retailer mentre fanno
shopping, in modo da permettere di inviare
offerte ad hoc a chi entra in un negozio:
con il mobile si può confrontare in tempo
reale i prezzi dei prodotti. Di start-up,
Ottolini ne ha fondate più di dieci
(raccogliendo 8 milioni di finanziamenti),
la prima a 23 anni, e non si è ancora
fermato, correndo per 12 ore al giorno,
Mondo Universitario
sempre sotto stress. I principali rischi
comprendono la scelta dei dipendenti, la
qualità dei soci. La passione di Ottolini,
racconta lui stesso, è creare aziende
«disruptive», vale a dire che arrivano in
mercati non ancora toccati dalla
rivoluzione digitale. Nel 1996, a New York,
ha provato a inventarsi una piattaforma di
e-commerce per il made in Italy. Era
convinto che gli americani fossero pronti
per cibo e vestiti italiani, precorrendo
troppo i tempi. Se ne è accorto quando ha
scoperto che «Armani non aveva ancora
registrato il proprio dominio».
Altra cosa che Ottolini ha imparato è che
«bisogna fare ciò che si conosce». Come
quando ha pensato di aprire una catena di
Ovine bar dove la tecnologia aveva un ruolo
importante. Arrendendosi nel momento in
cui ha capito che nei locali «il padrone»
deve stare alla cassa e controllare i
dipendenti, visto che in sua assenzaglialtri
ne approfittano. Fermi tutti, ha detto,
meglio lasciar perdere. Qualcosa,
però, ha nel frattempo investito
anche lui, e in grande stile. In
Travelonline, infatti, a suo tempo
ha scommesso 100 milioni di lire, per poi
trovare un finanziamento di 5,2 miliardi
che gli ha aperto le porte del commercio
elettronico.
Anche Mario Bucolo, 46 anni, catanese,
ex fotografo, ha iniziato presto. Nei primi
anni Novanta, ha provato a lanciare
WindoVid, una tastiera in grado di
funzionare attraverso qualunque materiale
spesso fino a 5 centimetri, e usata per
rendere interattive le vetrine dei negozi e
delle banche o chioschi multimediali. Non
che gli sia andata male da subito, anzi: ha
.
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o
= - .
--_
trovato clienti come Commodore e Olivetti,
ma dopo qualche anno ha dovuto
abbandonare il progetto, poiché l'hardware
era troppo costoso e i clienti poco pronti
per le installazioni multimediali. Ci ha
riprovato dunque con Museumland, un
portale che ospita i link ai musei di tutto il
mondo. Nel 2000, allo Smau, ha chiesto un
finanziamento a Elserino Piol, guru del
venture capital, che in quel periodo non
lesinava certo gli investimenti. Ma gli
è andata buca. «La cultura non si sposa
con la tecnologia e non paga», si è sentito
dire Bucolo, che non l'ha presa bene,
anche se oggi ammette
Pagina 25
Tutti gli errori di chi scommette sul futuro
Ok al piano , ma bruciarsi è un attimo
Sbagliano i neo imprenditori, ma anche chi ci mette i soldi. Marco Villa (nella foto) è
managing director e founder di lag (Italian angel for growth), il più importante gruppo
di business angel privato in Italia che investe in start-up. Ogni anno, lag esamina
circa 400 proposte e ne finanzia l'l % con qualche centinaia di migliaia di euro a
progetto, con un potenziale di investimento complessivo di 20
milioni e alle spalle la nascita di 22 imprese innovative. «Di solito
si finanzia con un orizzonte di quattro-cinque anni», dice Villa,
«ma ne bastano due-tre per capire come andrà l'azienda». II
managing director di lag interviene spesso con altri partner, in
certi casi da solo, e ricorda bene quella volta che ha dovuto dire
basta, con i dubbi su imprenditore e idea di business. Si
sarebbe rischiato lo «zombie», ovvero l'azienda che non fallisce
ma vivacchia, non sfonda, al punto di decidere di chiudere il
rubinetto dei finanziamenti. Per il business angel, un tipico episodio in cui «lo
startupper rimane troppo legato all'idea iniziale». L'errore più comune, infatti, consiste
nel non capire quando è il momento di cambiare. In gergo si chiama pivoting e
significa rimettere tutto in discussione: idea, progetto, esecuzione per apportare
qualche cambiamento. II fatto è che raramente una start-up arriva al successo con lo
stesso business pian iniziale. In altri casi, invece, o l'investitore non mette il denaro e
scompare, oppure è l'imprenditore che non si fa più sentire. Ci sono inoltre quelli che
se il business non funziona è sempre colpa dell'investitore, al pari dei fondatori
dell'azienda che iniziano a litigare tra loro, come quella volta dove «uno si è messo a
vendere di nascosto le quote».
fotografo. e teneva
conferenze e lezioni,
viaggiava a una tariffa giornaliera
di 800-1.000 euro. Oggi, invece, ha
messo in piedi quest'azienda con 21 mila
euro raccolti da amici e parenti che hanno
messo a disposizione anche uno spazio per
la sede (con risparmio di altri 15 mila
euro), e va alla ricerca di un finanziamento
da 250-300 mila euro per una realtà che,
spiega, è in grado per esempio di trovare i
luoghi migliori per fare foto
«indimenticabili». Ma è arrabbiato, perché
ha perso un importante meeting a New
York per presentare la sua creatura: il
prezzo del biglietto era proibitivo. Dice: «È
dura fare start-up a Catania».
P
che «Piol
aveva ragione».
Dal 1999 al 2006 lo startupper
siciliano ha investito 300 mila euro in
Museumland, che poi ha venduto per
riacquistarla qualche anno più tardi. Nel
frattempo, non è stato fermo, si è
specializzato nel marketing per i musei
fino a quando la grande crisi lo ha lasciato
senza lavoro. A 40 anni, si è reinventato un
mestiere aprendo un'altra start-up,
«cercando in modo maniacale, quasi da
incubo, di non rifare gli errori precedenti».
In sostanza, di andare al passo con i tempi.
È ripartito dunque con PhotoSpotLand,
community dedicata a fotografi e
appassionati d'immagini, per la quale ha
lavorato full time dal maggio 2012, festivi
inclusi, dalle 11 del mattino fino alle
tre-quattro di notte. Quando faceva il
Mondo Universitario
..
Anche in Veneto non si scherza. Andrea
Dusi, veronese, è un imprenditore che delle
avventure aziendali ha fatto anche un
hobby. Start-up over si chiama il blog dove
Dusi racconta i fallimenti, cercando di
spiegarne le cause. È focalizzato negli Stati
Uniti dove accadono i flop più importanti,
come quello di Better place, 836 milioni di
dollari sfumati con il sogno di costruire
un'auto elettrica con le batterie che
sarebbero rimaste di proprietà della società.
Nel business plan, i costi per gli
automobilisti sarebbero scesi: invece di
ricaricare il mezzo, grazie a stazioni
automatizzate, i possessori delle vetture
avrebbero potuto cambiare le batterie. Non
ha funzionato. Tuttavia, prima di descrivere
il fallimento degli altri, Dusi ricordai
propri. Era il periodo del successo di Guru
(abbigliamento) e anche lui con un socio ha
provato a produrre magliette, un po'
strambe, con una manica lunga e una corta.
Ma era un'attività secondaria e «il grosso
errore è stato non dedicarci anima e corpo».
Perché, oggi, l'imprenditore veneto sa che,
quando si lancia un'azienda di questo tipo,
la domanda da porsi subito è: «Sei
disponibile per tre anni a non fare un
giorno di ferie?». Così è stato un disastro.
Pagina 26
A un certo punto, Dusi si è rifatto con
WishList, marketing relazionale, concorsi a
premi e programmi fedeltà, che nel 2013
ha fatturato 45 milioni di euro.
I vicentini Manuel Zanella e
Massimiliano Bertolini sono andati molto
vicini al flop e l'hanno evitato con un colpo
di reni e molte notti insonni. Hanno fondato
Zero Mobile, Wine Zero e I'm watch
lanciando sul mercato il primo smart watch.
I quattrini, si parla di milioni, sarebbero
stati in parte forniti da Ennio Doris, il
patron di Mediolanum, di cui Zanella, 37
anni, è un ex family banker. Con Doris,
Zanella è andato in vacanza in Kenya e ha
speso una fortuna con il cellulare,
facendogli venire in mente che sarebbe
stata una buona idea cercare di far
risparmiare sul roaming. Così ha fondato
Zero Mobile, sfruttando i weekend a
Tombolo nel Padovano, insieme al numero
uno di Mediolanum, per trovare il denaro
con cui cominciare. Zanella si è presentato
a casa del banchiere, riuscendo a
convincerlo a finanziare la start-up. Da
allora è partita una collaborazione passata
anche per Zero Wine, il vino senz'alcol che
fino a oggi ha fruttato la vendita di 50 mila
bottiglie. Finché con Bertolini, di cui è
amico da 20 anni, ha anticipato Apple e
Samsung e ha inventato l' m Watch,
l'orologio che si connette allo smartphone
via bluetooth, consentendo di avere
chiamate, sms, mail, notifiche e qualsiasi
app direttamente al proprio polso. Zanella e
Bertolini hanno sfornato comunicati
stampa e raccolto 15-20 mila preordini con
un acconto del 20%, di un prodotto che in
realtà non esisteva. «Siamo stati troppo
ottimisti», ammettono adesso i due (non
sarà un caso se Samsung ha impiegato due
anni per sfornare un prodotto simile).
Dunque, le date di consegna sono saltate,
con centinaia di mail di utenti infuriati. La
mano di Doris, che detiene il 50% della
società, però si è sentita e a inizio 2014, con
una trentina di persone al lavoro, I'm watch
è comunque una realtà: ha venduto 50 mila
pezzi, è disponibile online in un centinaio
di Paesi, fisicamente in Russia e nei
principali mercati europei.
Luigi Ferro
Mondo Universitario
Pagina 27
Ricerca Ceso Le imprese preferite dai giovani e le nuove tendenze
II posto dei sogni?
Precario e all ' estero
Lazienda dei sogni resta l'Eni, tallonata dalla Ferrero, che rispetto al 2013
guadagna addirittura sei posizioni. La terza piazza è conquistata da Ferrovie
dello Stato, seguita da Bnl (Bnp Paribas) e da Google, stabile al quinto posto. È
questa la top five delle aziende in cui i giovani laureati italiani vogliono andare a
lavorare, fotografata dal Best employer of choice 2014. La classifica è il frutto della
dodicesima edizione della survey annua di Cesop communication su un campione di
2.500 under 32, laureati e in cerca di lavoro.
Oltre alla tradizionale classifica delle aziende più attraenti, nella ricerca si trovano
indicazioni sul popolo dei giovani che si affaccia al mercato del lavoro, a cominciare
da quanti sono pronti a firmare un contratto anche a tempo
determinato, cioè il 98%. Nell'era del precario, tutti, anche i IL MIO IDEALE
laureati più brillanti e magari già con esperienze alle
t MULTINAZIONALE
spalle, fanno sapere di avere accettato l'idea del lavoro a
termine: industriale, manifatturiero e trasporti sono i
Azienda
2013
2014
rispetto al 2013 di due punti.
Eni
1
Ferrero
8
Ferr. dello Stato 2
Bnl
3
Google
5
Apple
4
Banca d ' Italia
4
Bosch
14
Ferrari
13
1
2
3
4
5
6
6
7
8
La soluzione straniera, insomma, viene ormai scelta da un
Mondadori
5
8
numero crescente di giovani, anche nell'Italia dei
Bayer
Enel
Angelini
14
9
10
9
9
10
settori più gettonati da quasi il 20% del campione, mentre
media e comunicazione si avvicinano al 18%, mentre
consulenza e revisione aziendale conquistano il 16%. Alla
domanda «che cosa stai cercando in questo momento?», il
35% dei neolaureati dichiara di ambire a un lavoro in una
multinazionale, un dato che lo scorso anno si fermava al
30%, mentre meno di un giovane su quattro (24,5%) mira
a una grande azienda italiana, con una perdita di appeal
mammoni. Per Giuseppe Caliccia, direttore della ricerca,
«è interessante che oltre all'Eni, che si conferma in pole
position, nelle prime posizioni figurano anche Bnp
La classifica delle aziende
preferite secondo Cesop
P ar ibas, G oogle e Ferrero, che pur essendo una prima
scelta italiana resta un'azienda che produce e vende
moltissimo anche all'estero».
Un segnale di speranza sembra arrivare dal capitolo
,
esperienze, in un Paese in cui la disoccupazione giovanile
è al 42%. Se infatti ancora un quarto dei laureati non ha
"
'4
maturato alcun trascorso lavorativo (25%, contro il 28%
dello scorso anno), una buona metà vanta già qualche
Giuseppe Caliccia,
stage o collaborazione alle spalle, mentre il 23% segnala
direttore della ricerca
un'occupazione ancora in corso (nel 2013 erano meno del
su 2.500 laureati
20%). «I primi spiragli di ripresa si intravedono», sostiene
under 30
Daniele Maselli , partner di Cesop, «anche se per ora
riguardano solo le eccellenze». Ingegneri e informatici non si trovano più:
dall'estate scorsa si riscontra una carenza di offerta. Di solito, questo è considerato
il primo segnale di primavera del mercato del lavoro. D'altro canto, negli ultimi
cinque anni la maggior parte delle aziende ha licenziato o non ha assunto. Quindi
l'età media è salita, e ora la necessità di assumere giovani si fa sentire.
Giacomo Neri
Mondo Universitario
Pagina 28
..................................... ......
di Fabio Sottocornola
Fisici oltre il pil,
l'idea di Pietronero
Ne hanno parlato a New York in dicembre. Il
progetto che vuole realizzare Luciano
Pietronero piace a Robert Johnson,
presidente di Inet, il think tank perla nuova
economia fondato da George Soros.
Oltreoceano hanno intenzione di
cofinanziare l'iniziativa a cui sta pensando il
professore di fisica della Sapienza che è
anche alla guida di un istituto del Cnr sui
sistemi complessi. Di che cosa si tratta?
Per capirlo, occorre fare un passo indietro
fino alla teoria della Economic complexity
messa a punto da Pietronero (insieme a
Matthieu Cristelli e Andrea Tacchella). In
pratica, l'intento è creare una nuova metrica
non monetaria andando oltre il pii, per
misurare (e magari prevedere) l'andamento
dell'economia in base a specializzazione di
merci prodotte, diversificazione e
competitività, elaborando classifiche sul
fitness delle nazioni. Per farlo, hanno unito
la capacità dei fisici di osservare enormi
quantità di dati con i capisaldi delle teorie
economiche. Senza diventare dogmatici,
come spesso accade agli economisti divisi
tra neoliberisti, keynesiani, marxisti o altro. E
sempre pronti a piegare la realtà alle proprie
categorie. Forse, invece, questa crisi senza
precedenti ha cause che vanno ancora
indagate. Quindi, per sviluppare questo
percorso di ricerca, Pietronero vuole
fondare un centro studi privato. Da parte del
docente che ha trascorso una vita nelle
strutture statali non c'è intento polemico.
Siamo lontani dal clima di dieci anni fa,
quando, per fare nascere l'istituto italiano di
tecnologia (lit), era partita una campagna di
denigrazione contro università ed enti
pubblici. Qui l'intento sembra opposto: si
punta alla collaborazione. Semmai, c'è
voglia di liberarsi dei vincoli burocratici per
guadagnare velocità nelle decisioni. Anche
se, in tutto ciò, nessuno intende scucire
quattrini propri. L'Institute of economic
complexity (questo il possibile nome) parte
sì con una dote di circa 12 milioni di euro,
ma acquisita dai ricercatori utilizzando
grant, bandi europei e altri finanziamenti.
Mondo Universitario
Pagina 29
Medicina, le iscrizioni
non
vanno tagliate
............................................................................
Antonio De Palma
[email protected]
SONO un medico radiologo pugliese. Scrivo in merito al taglio
di oltre 2mila posti per accedere
all'iscrizione alla facoltà di Medicina. Mi dispiace contraddire
il ministero dell'Istruzione secondo cui ci sono troppi medici
in Italia e quindi bisogna tagliare ipostiper accedere all'università. Ma lo sanno al ministero
che invece di assumere, anche a
tempo determinato, giovani
medici si propone a chi giàlavora di superare le 38 ore settimanali come da contratto e svolgere ulteriori ore? In questo periodo di crisi è il momento di guadagnare tutti un po' di meno e
permettere ai giovani di avere
un'opportunità in più.
Mondo Universitario
Pagina 30
Cento borse di studio per bloccare la fuga di cervelli
Redazione
Cento borse di studio per provare a bloccare la fuga dei cervelli. Oggi, alle 10.30, la
sede romana dell'Università Telematica Pegaso, Palazzo Bonadies in via San Pantaleo 66 (Roma) ospita la presentazione di un progetto ambizioso, "Novitalia", con cui
la Pegaso assegnerà 100 borse di studio (valore complessivo 200.000 euro) ai dottori in ricerca, nel tentativo di bloccare la fuga di cervelli che sta caratterizzando l'Italia da troppi anni. Ogni dottore in ricerca riceverà un contributo di 2.000 euro per
future pubblicazioni scientifiche d'intesa con la casa editrice Giapeto. L'Università
Telematica Pegaso intende valorizzare, così, la ricerca ai fini dei progresso scientifico e culturale del Paese. Dalla ricerca parte il tentativo di sviluppare e premiare le
eccellenze. A presentare il progetto saranno Danilo lervolino (nella foto), presidente
Cda Università Telematica Pegaso; Francesco Fimmanò, preside della Facoltà di
Giurisprudenza Pegaso; Luigi Nicolais, presidente del CNR; Marcello Pacifico, presidente nazionale ANIEF, Luigia Melillo, direttore del Centro Campano "Accademia
di Storia dell'Arte Sanitaria"; Antonio Uricchio, rettore dell'Università degli Studi di
Bari "Aldo Moro"; Alessandro Bianchi, presidente del Comitato Scientifico dell'Unione
delle Università del Mediterraneo; Giuseppe Novelli, rettore dell'Università degli Studi
di Roma "Tor Vergata"; Gianmaria Palmieri, rettore dell'Università degli Studi del Molise; Giovanni Paciullo, rettore dell'Università per stranieri di Perugia; Giuseppe Cataldi, pro-rettore vicario dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" Responsabile
della seded i Napoli dell'Istituto degli Studi giuridici internazionale dei CNR. Modera
il vice direttore del TG1 Gennaro Sangiuliano. Non sarà una presentazione in cattedra ma anche un'occasione per incontrare 100 Dottori di ricerca e confrontarsi sulla
necessità di fare ricerca e non smettere di pubblicarne i risultati.
I uilima evoluzione della Coca Cola:
a blbá sará la capsule come il caffé
CLIT"
Mondo Universitario
Pagina 31
- I
Letta: fondi alle imprese che assumono laureati
Carrozza: 1.800 dottorati di ricerca industriale
Sette iniziative in tutto: quattro in carico
al ministero dell'Istruzione e tre allo Sviluppo
Via al piano ricerca da 250 milioni
Spazio all'innovazione nelle Pmi - Le risorse dagli anticipi dei programmi Pon 2014-2020
Eugenio Bruno
ROMA
Almeno sulla ricerca il governo prova ad accelerare. Con
un piano da 250 milioni nel 2014
perla diffusione dell'innovazione nelle Pmi, che aprirà le porte
delle imprese a laureati e dottorati e che potrà contare sull'anticipo dei fondi della prossima
programmazione Ue. Ad annunciarlo è stato il premier Enrico Letta nella conferenza stampa che è seguita al consiglio dei
ministri di ieri e a cui hanno partecipato anche i ministri Flavio
Zanonato (Sviluppo economico), Maria Chiara Carrozza
(Istruzione) e Carlo Trigilia
(Coesione territoriale).
La decisione dell'esecutivo
arriva sei giorni dopo il primo
esame in Cdm del programma
nazionale della ricerca (Pnr)
2014/2020 messo a punto dalla
Carrozza. I due eventi sono legati da un filo rosso visto che
gli interventi presentati ieri sono una prima tranche del Pnr.
Si tratta di sette misure, quattro a carico del Miur e tre del
Mise, che puntano - stando alle parole del presidente del
Consiglio - a dare «una spinta
molto forte a ciò che porta più
ricerca e innovazione nella attività di impresa» e a incentivare «l'assunzione di laureati e
dottori di ricerca». Tant'è che
viene promossa la formazione
di «1.8oo dottorati di ricerca
nel settore industriale», come
sottolineato dalla responsabile
di viale Trastevere.
I 250 milioni arriveranno dai
fondi strutturali europei per le
Regioni del Mezzogiorno. Più
Mondo Universitario
nel dettaglio si attingerà all'anticipo, che è previsto dalla legge
di stabilità 2014 e che va attuato
previa consultazione con la
Commissione europea, dei Programmi operativi a titolarità
del ministero dello Sviluppo
economico ("Pon imprese e
competitività") e del ministero
dell'Istruzione (Pon ricerca e
innovazione), che nel complesso potranno contare, rispettivamente, su 3,2 e 1,6 miliardi di curo. A cui potrebbero aggiungersi alcune "poste" nazionali per
ILDOPPIOVOUCHER
A disposizione delle aziende
anche i buoni
per l'innovazione
e l'internazionalizzazione
disciplinati dallo Sviluppo
................................................
...........
l'estensione delle stesse misure al Centro-nord.
I bandi Miur
Delle quattro iniziative di competenza dell'Istruzione spicca
innanzitutto il programma "Rise & Shine", con la concessione
di incentivi alle imprese che assumono con contratto a tempo
indeterminato, previo stage annuale, dottori di ricerca e laureati magistrali in discipline tecnico-scientifiche. Il bando arriverà entro tre mesi. Più ristretti i
tempi (si parla di un mese) per
"Mille e più dottorati innovativi", che consentirà di formare
1.8oo giovani provenienti dalle
scuole di dottorato e inserirli in
azienda. Calendario alla mano,
poi dovrebbe essere la volta
dell'azione "Potenziale inmovimento", che è tarata soprattutto
sull'esigenza di fare partecipare
anche le università e le imprese
del Sud alle sfide lanciate dalla
programmazione europea sulla
ricerca Horizon 2020. Completa l'elenco dei bandi targati
Miur quello ribattezzato "Reti
per l'innovazione". Che è atteso
entro due mesi dall'anticipo dei
fondi Ue e che vuole promuovere, da un lato, l'aggregazione di
gruppi di ricerca competitivi intorno a grandi temi e, dall'altro,
favorire le iniziative che prevedano strumenti di empowerment dei ricercatori.
Gli strumenti Mise
Ancora più variegato è il menù
dei tre interventi di competenza del ministero di via Molise. Il
primo dei quali ("Un laureato
in ogni impresa") affonda le
sue radici addirittura nel bonus
ricercatori voluto dal governo
Monti con il decreto sviluppo
del 2012. Inteso come il credito
di imposta pari al350o del costo
aziendale per assunzioni di personale qualificato nella misura
massima di 200.000 curo annui
per impresa. Entro due mesi il
Mise dovrà emanare un decreto attuativo per elevarlo al 75%,
nel Mezzogiorno. Gli stessi
tempi sono previsti anche per i
due voucher in arrivo. Il primo
è destinato a finanziare gli investimenti in materia di innovazione; il secondo è rivolto a
coprire le spese per l'internazionalizzazione.
4Eugenio-Bruno
RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 32
Le misure in arrivo
libando" rise&shine"
prevede la concessione di
incentì ialleimpreseche
assumono con contratto a
tempoindeterminato, previo
stage annuale, dottori di
ricerca e laureati n, agistrali in
disciplinetecriico-vcientitiche.
La sua emanazione arrivera
entri?tre mesi
Entrounmeseèattesor nveceil
bando"N illo e più dottorati
ir,novati•.'i" c'r,ecorisentiràdi
attivare L800 percor si formati s
progettati d'intesa ira le scuole
d i dottorafo delle u nrsersità ed
altri soggetti operanti nei
territori di ríferimento(Regioni,
irnprese, Enti di Perca. Pa)
l l bando, atteso M AO 0
Cori l'azione "Un laureato in
ogni impreva" si vuole.
implementare il bonus
ricercatori, Cioè ilcredi to
d'imposta de135% per
l'assunzione, di personale
qualificato previsto dal
decreto siiluppi? del20 :2.
giorni, vuole promuovere lo
sviluppo di competenze e
relazioriicollegate
all'increirerrto della capacità
di partecipare ai bandi Horizon
2020 dai quali sia le,
Università che le imprese nelle
regioni del Mezzogiorno sono
tradizionalmente escluse
Mondo Universitario
c olinariziati dalle imprese
Portandolo ad esempio M 75%
al Mezzogiorno
Entro 60 giorni
dall`autorizzazione
all anticipo dei fondi oce
atteso il bando''reti per
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promuovere l'aggregazione d i
gruppi di ricerca competitivi
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Pagina 33
STA T- P ITALIA
Perché l'Italia non innova più
Se tt e fronti d ' az ione p er inve rtire la. rotta d el declino ec on o m ic o
di Leonardo Maugeri
- -n questi ultimi mesi mi sto occupando
di trovare finanziamenti negli Usa per
start-up innovative in settori in cui le loro invenzioni avrebbero un'immediata
e dirompente applicabilità La relativa facilità sia del contesto sia di trovare interlocutori
pronti a rischiare denaro mi ha spinto a un
amaro parallelo con l'Italia L'America continua a rigenerarsi e a uscire da ogni crisi
grazie a moti periodici di innovazione,
l'Italia non inventa più da anni. Questa è
una causa del suo declino.
Negli anni Cinquanta e Sessanta, il miracolo economico italiano fu sostenuto dalla
straordinaria inventiva di un popolo che
non aveva grandi capitali: eppure, dalla chimica all'industria dei trasporti, dagli elettrodomestici alla meccanica diprecisione,
il nostro era un Paese che inventava, brevettava etrasformavain industriailrisultato delle sue scoperte. Ricercatori innovativi trovavano capitani d'industria (allora
era giusto chiamarli così) culturalmente
pronti a sposare l'innovazione, a investirci
sopra, a scommettere su nuovi prodotti
che avrebbero cambiato il mercato e consentito di generare ricchezza e lavoro.
Questo connubio naturale tra ricerca e industria, peraltro, rendeva la prima più concentrata sui bisogni e le aspettative della
seconda, evitando così di disperdere risorse su filoni che non avevano prospettive
commerciali.
Di quel terreno fertile è rimasto poco o
niente. I ricercatori italiani sono di ottimo
livello internazionale, nonostante siano
pagati malissimo e siano dimenticati da
tutti. Anche per questo, il numero dei brevettiitaliani si è più che dimezzato rispetto agli anni Sessanta, e i brevetti di oggi
spesso rappresentano solo migliorie
all'esistente, non innovazi oni tali da introdurre discontinuità di mercato. Molte università non hanno nemmeno un ufficio
brevetti e - se lo hanno - non hanno alcuna
idea di come valorizzare un brevetto. Nella mia esperienza industriale ho avuto
esempi deprimenti di questa mancanza,
su cui è meglio stendere un velo pietoso.
Allo stesso tempo, i capitani d'industria
dell'Italia post-bellica hanno lasciato il
campo a grigi manager capaci di tarare le
loro azioni solo sull'esistente e per un orizzonte temporale non superiore a tre anni,
quello che - per il codice civile - esaurisce
il loro mandato. Per tutti loro, la ricerca è
fondamentale solo a parole, in termini di
comunicazione e immagine.
Mondo Universitario
Eppure, senza la capacità di generare
nuove attività economiche basate sull'innovazione, le possibilità di crescita di un
Paese sono nulle, e l'unica via è quella di
competere sul costo del lavoro. Scelta che
ci porterebbe verso il terzo mondo. È possibile cambiare questo stato di cose? Forse. Ma occorre agire all'unisono su almeno sette fronti.
Primo: occorre liberare dalle tante vessazioni che li opprimono e dare un ruolo
preminente a fondi di investimenti privato, private equity, venture capital etc. disponibili a investire nelle piccole società
innovative. Nelle aree più produttive di
idee degli Stati Uniti, come la Silicon Valleyo Boston, ne esistono acentinaia, spesso migliaia. In Italia, secondo i dati di
"Start Up Italia", esistono solo 1.127 start
IL NOSTW ' ` F
F
Negli anni 50 e 60 il miracolo
economico fu sostenuto dalla
inventiva di un popolo senza
grandi capitali ma che creava
industria con le sue scoperte
ne sono sottoposti (in quanto raccolgono
capitali privati) a un sistema di vigilanza
spesso vessatorio, che andrebbe drasticamente ridimensionato.
Secondo: i fondi privati dovrebbero godere di tassazioni agevolate, in particolare
sugli investimenti in conto capitale. Per la
fase iniziale della loro vita, si potrebbe addirittura pensare a annullare o rendere minimi tutte quegli esborsi (oneri di costituzione e registrazione, etc.) in modo da rendere attraente anche per fondi stranieri
l'ingresso nel nostro Paese. Si tenga presente l'investimento in piccole società innovative è a altissimo rischio, in quanto la
percentuale di start-up che muoiono prima di arrivare alla commercializzazione
di un prodotto supera di gran lunga quella
di quante hanno successo. Secondo un recente studio di Harvard, per esempio, solo
il 25 percento delle start-up americane ha
successo, nel senso che produce innovazioni vere e reddito per chi ci ha investito:
ma è proprio quel 25 percento che rappresenta l'onda di continuo rinnovamento
dell'economia americana. In un sistema
perfetto, nessun problema: il tipico investitore si attende che i profitti realizzati su
due delle diecistart-up su cui hamesso soldi eccedano di gran lunga gli investimenti
I
G. BILANCIO
Nel nostro Paese esistono
solo 1.127 start up innovative,
di cui soltanto 113 finanziate,
per un totale di poco più
di 110 milioni investiti nel 2013
............................................................................................
up innovative, di cui solo n3 finanziate,
per un misero totale di poco più di no milioni investiti nel 2013. Niente, rispetto agli
oltre 1o mili ardi di dollari che - nel 2013 - i
soli venture capital statunitensihanno trainato su start-up americane. Nel complesso, esistono (datiAifi -Associazione Italiana Private Equity e Venture Capital) non
più di 13 venture capitai (contro i quasi
2.000 degli Stati Uniti o gli 8oo della Germania). Ugualmente misero è il numero
delle società di private equity. Con questi
numeri non siva da nessuna parte.
Un'ampia presenza di fondi privati e
venture capital, invece, è fondamentale in
quanto da noi manca una grande industria
le cui articolazioni possano svolgere ilruolo di "pillar companies" - società pilastro,
in grado esse stesse di finanziarie e aiutare
le start-up nel loro percorso di crescita.
Tuttavia, i pochi investitori nell'innovazi o-
Pagina 34
complessivi. Mainun sistema che deve decollare, come quello italiano, senzafortiincentivi (e con le tante vessazioni di cui ho
parlato) è difficile pensare che il capitale
di rischio si muova agevolmente.
Terzo: bisogna smettere di pensare
che tutta la ricerca sia utile, e quindi degna di finanziamento. In assoluto può essere anchevero, ma in pratica- per unPaese che deve ripartire - è un'ideavelleitaria
e dannosa. Occorre puntare su quei filoni
che, in questo decennio, possono avere
una grande potenzialità di mercato e in
cui le barriere d'ingresso e ivantaggi accumulati dai concorrenti non siano già insormontabili. Queste caratteristiche, per
esempio, escludono l'energia nucleare,
ma non l'energia solare, le biotecnologie,
laremediationambientale,lachimicaverde, il riutilizzo dell'acqua, i nuovi materiali a basso impatto energetico e ambientale, e molto altro ancora.
Quarto: la ricerca deve essere collegata
almercato e confrontarsi con esso. In realtà, questo aspetto è un corollario del precedente. Il ricercatore deve capire di che cosahabisogno il mondo che gli sta intorno e
cercare di trovare delle risposte. Allo stessotempo, deve essere in grado dipresentare un business pian articolato a potenziali
Mondo Universitario
investitori. Pochissimi sono preparati su
quest'ultimo aspetto: le università che fanno ricerca dovrebbero introdurre dei corsi specifici sull'argomento.
Quinto: tra università e l'universo di
fondi e società che finanziano piccole societàinnovative deve esistere una sorta di
simbiosi. Non acaso, grandi società,venture capital,private equity assediano letteralmente i campus del MIT o di Harvard. Da
noi, come ho giàosservato, gran parte delle università ha perfino difficoltà a darevalore alla proprietàintellettuale che produce, e nonprepara i propri ricercatori emettersi sul mercato. Tra i parametri di finanziamento della ricerca nell e universitàitaliane, pertanto, dovrebbe entrare un meccanismo che consentadi misurare quelvalore. Questo renderebbe più agevole e auspicabile l'erogazione di fondi di ricerca
all'università - sia pubblici sia privati - e
consentirebbe alle stesse università di creare fondi per finanziare spin-off e start-up
da cui trarre royalty con cui finanziare altraricerca (come fanno le grandi università americane), o per vendere le loro quote
nel momento più propizio, anche attraverso periodiche esposizioni aperte agli investitori (vere e proprie mostre) delle ricerche più interessanti in atto, come fanno
Harvard e MIT.
Sesto: lo stato dovrebbe limitarsi a finanziare la ricerca di base, una volta individuati i filoni di ricerca che meritano finanziamento. Chi riceve il finanziamento
dovrebbe comunque presentare dei piani
in cui siano presenti le tappe fondamentali che si vogliono conseguire con la ricerca, i tempi previsti per ciascuna tappa,
l'originalità e la potenziale competitività
di ciò su cui si lavora. Periodicamente, tutti questi aspetti dovrebbero essere rendicontati per evitare che si continuino a gettare soldi al vento per anni senza alcun
controllo. Potrebbe partecipare anche al
capitale di rischio dei fondi creati da universitào soggetti privati.
Settimo: la proprietà intellettuale va difesa. In Italia lo si fa pochissimo, cosicché
la possibilità di "scippi" di idee innovative
è sempre in agguato. Il problema investe la
scarsa specializzazione di studi legali e di
altre organizzazioni professionali specializzate in materia. Visto che il mercato da
solonon può dare inbrevitempiunarisposta a questo problema, forse sarebbe più
utile che lo stato o le regioni creasse questo tipo di organizzazioni sul territorio.
L eonardo- Maugerïp}hks. horvard. edu
0 RIP RO D UZIO, R E RE ERVATA
Pagina 35
Due corsi di laurea
di Unioncamere
Un corso di laurea
triennale in Scienze del
turismo e una laurea
magistrale in
Management. Queste le
novità dell'offerta
formativa 2013-2014
presentata ieri da
Universitas Mercatorum,
l'Ateneo telematico delle
Camere di commercio,
nel corso della cerimonia
di inaugurazione
dell'anno accademico
2013-2014.
Mondo Universitario
Pagina 36
Primo passo
per rientro
degli scienziati
GIOVA
NNI
B IGNÁiVII
Cpipo grosso dei governo a favore della
ricerca. Incassata
pochi giorni fa in Consiglio
dei ministri l'approvazione del Programma nazionale della ricerca, il ministro Carrozza ha nominato
e subito fatto lavorare il
Cepr, Comitato Esperti
per la Politica della Ricerca. E il primo argomento
affrontato dal Cepr è molto significativo: sulla base
di rose di nomi indicate
dagli Enti di ricerca, decidere quali esperti chiamare per alti meriti scientifici su posizioni finanziate
ad hoc.
CONTINUA A PAG I NA 27
Mondo Universitario
Pagina 37
PRIMO PASSO
PER IL RIENTRO
DEGLI SCIENZIATI
GioLAn BIGNA11Ii
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
1 budget disponibile, cioè il numero di posizioni, è purtroppo ancora piccolo: un modestissimo milione e
mezzo da dividere tra tutti. Pazienza: mentre speriamo che cresca negli anni, oggi abbiamo uno strumento
_efficiente, ad esempio, per fare rientrare qualche italiano bravo dall'estero. Oppure per dare una speranza di
carriera a giovani che abbiano avuto risultati veramente
brillanti. Auguri al vicepresidente del Cepr appena nominato, Andrea Moro, nella speranza che sappia moltiplicare i
pani e i pesci, almeno per il futuro, perché per adesso è la
fame.
Nel frattempo, a valle della approvazione politica in CdM,
il Cipe si trova invece davanti il finanziamento del più ambizioso Programma Nazionale della Ricerca della storia della
Repubblica (e anche qui, speriamo che sappia moltiplicare i
pani e i pesci...). Molte le novità di questo Pnr, anche perché
parte insieme con il grandioso programma europeo della
ricerca «Horizon 2020». Stavolta l'Europa fa sul serio: ci
mette 80 miliardi fino al 2020, e noi italiani dobbiamo esserci, da protagonisti. E così il Pnr, coprodotto dalla regia Miur
e Mise a nome di una numerosa platea di «stakeholders»,
diventa per sincronia di sette anni (2014-2020), con un budget (pre-Cipe) dal Miur di ben 900 milioni/anno, anche questa una cifra mai vista per la ricerca italiana.
C'è molto bisogno di ricerca in Italia, e forse ancora di più
di comunicazione della ricerca. Bisogna continuare a ripeterlo, prendendo esempio dal Presidente Napolitano. Solo
un italiano su 10 è convinto che scienza e tecnologia rendano
la nostra vita più sana, facile e confortevole. Ma anche gli
altri nove vivono di Gps, computer e telefonini, per non parlare di antibiotici se sono malati. Questi nove certo pensano
che siano tutti regali dei Marziani, cioè gli stessi che hanno
costruito le Piramidi in Egitto, come insegnano noti programmi televisivi. Anche per questi nove lavorano i ricercatori italiani, che sono tra i migliori del mondo per produttività ma anche per provata capacità di resistere alla fame.
Nel nuovo Pnr, ciascuno dovrà fare la sua parte, pubblico
come privato. Ce n'è per tutti: ricerca fondamentale, cioè la
voglia di spingere indietro l'ignoto, e ricerca orientata alle
applicazioni, quella che produce i miracoli tecnologici che
oggi sembrano impossibili ma che tra pochi anni useremo
tutti i giorni, senza sapere cosa ci sia dietro. Siamo in pochi a
fare e credere nella ricerca in Italia, ma stavolta stiamo dimostrando di organizzarci.
Mondo Universitario
Pagina 38
Università, anticipare i test
in linea, con tanti Paesi stranieri
aro Direttore, sono una giovane studentessa
di diciott'anni e frequento l'ultimo anno al LiC ceo Classico Statale M. D'Azeglïo di Torino.
Ho deciso di scrivere nella speranza che le mie riflessioni possano essere lette dal maggior numero di
giovani possibile, nella speranza di cambiare qualcosa in un Paese in cui non sembra cambiare mal nulla.
L'alta giorno, mercoledì 5 febbraio 2014, é stato
pubblicato il Decreto Ministeriale n. 85 riguardo le
«Modalità e contenuti delle prove di ammissione ai
corsi di laurea e laurea magistrale a cielo unico ad
accesso programmato a livello nazionale a.a. 201415», un decreto che provoca in me, come in molti altri, tanta indignazione e rabbia. Ho trascorso cinque
lunghi e faticosi anni in una scuola che mi ha insegnato a pensare, a essere una buona cittadina, ad
assumermi le mie responsabilità, una scuola in cui
ho messo anima e corpocosa
mi resta ora? Trenta,
formato A4, trentasette fogli che stabiliscono le modalità di una prova che mi aprirà o chiuderà le porte del futuro, che mi metterà contro altrettanti giovani pronti a guadagnarsi un posto fra i
banchi delle Università italiane.
Ma leggendo quanto decretato dal Ministro dell'Istruzione non riesco a non sentirmi scoraggiata,
demotivata davanti ad un taglio di duemila po sti per
l'ingresso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Inoltre gran parte dei miei coetanei si ritroverà sui banchi dei differenti Atenei il giorno 8 aprile 2014, a due
mesi dall'Esame di Stato che, per assurdo, si terrà
dopo i test di ammissione all'Università. E' come se
ci chiedessero di scegliere fra la soddisfazione di ve-
Mondo Universitario
dere cinque anni di fatica e rinunce ripagati da un
voto stampato sul Diploma o la possibilità di essere
fra 1 7900 eletti che supereranno il Test.
Ho creduto fino all'ultimo che l'Italia avesse solo
bisogno di tempo e fiducia, ma ora come ora la mia
unica speranza è quella di andare via, in un posto
dove un sistema meritocratico non sia solo un'utopia, in un Paese in cui i giovani non siano le vittime di
una classe dirigente che commette continui errori,
che risolve la questione dei ricorsi dell'anno precedente con un taglio di posti pari al 20%, in un Paese
per giovani.
Spero che questa lettera possa essere pubblicata
e, chissà, letta anche dal Ministro Carrozza cosicché possa capire cosa ci spinga a vedere un futuro
lontano da qui.
FRANCESCA FUMANA
Bisogna distinguere due cose. La prima ècheci è stato spiegato per
anni che c'era tale carenza di medici italiani da doverne «ímportare* dall'estero. Siccome poi i tagli alla sanità hanno bloccato il turo
over e non c'è modo di immettere giovani medici, si pensa di risolvere il problema formandone in numero inferiore, scelta che rrischia di essere pericolosamente miope.
Quanto alla decisione di anticipare i test a primavera, questo invece ci porta a essere più in linea con quei Paesi stranieri in cui tanti
giovani ogni giorno mi scrivono che vorrebbero andare. Negli Stati
Uniti i test si tengono addirittura nel penultimo anno della scuola
superiore e le domande di iscrizione alle varie facoltà (se ne fanno
sempre più di una nella speranza di essere accettati almeno in una
facoltà) vengono fatte nell'autunno dell'uhámo anno.
Questo per non lasciare tutto all'ultimo momento e dare il tempo
ai ragazzi di poter scegliere senza fretta e con ponderazione. Così si
evitano scene già viste, con tanti ragazzi che rimangono fuori a settembre e non sanno più cosa fare.
Pagina 39
PER CONTRASTARE ININFLUENZA DEI GRUPPI PIÙ RADICALI,
[N GERMANIA LUNIVERSITÀ PREPARERÀ GLI INSEGNANTI
ORA IN ASSIA L'ISLAM
ENTRA A SCUOLA.
CON -MAESTRI TEDESCHI
li logo
dell'Università
di Giessen,
in Assia,
Germania.
In alto,
studenti
islamici tedeschi
Mondo Universitario
di Simona Verrazzo
Contro il pregiudizio e
l'estremismo, lo studio
e la conoscenza. Coli
questa prospettiva in Germania,
per la prima volta, la scuola pubblica di un lanci ha introdotto lezioni (li religione islamica tenute
da insegnanti appositamente
preparati. Si tratta dell'Assia,
nella parte centro-occidentale
del Paese. In concreto, il progetto
pilota interessa 29 scuole e prevede clic gl i alunni della primaria
siano affidati a docenti abilitati,
che utilizzeranno libri di testo
redatti proprio per spiegare l'islam ai più piccoli. 1 corsi sono
stati voluti per promuovere una
migliore integrazione della minoranza musulmana e contrastare la crescente influenza del
pensiero islamico radicale in
Germania. Spetterà poi ai genitori decidere se iscrivere o meno
i figli al corso di religione.
Siamo dunque a un passaggio successivo rispetto a tutto
ciò cbe è stato fatto finora: non
più solo integrazione, aia prevenzione. E la decisione nasce
eviclenteniente dalla necessità
di fai, fronte alle nuove sfide del
tempo, in una regione coane
lAssia (la cui partono giovani
tedeschi at^ruolati nella «guerra
santa» che gruppi terroristici
islamici stanno combattendo in
Siria . Una notizia clic ha sconvolto il Paese, quando due di
questi ragazzi sono riamasti uccisi nel conflitto, dopo essere
stati reclutati (la liti gruppo
salafita con base a Francoforte.
Formare innanzitutto nuove
generazioni cli studenti, ma anche insegnanti con un profilo
tutto nuovo, ad hoc, è dunque
ormai tuia necessità. Infatti
proprio in .Ascia, all'università
di Giessen, è stato attivato un
corso di laurea che abilita all'insegnamento della religione islamica nelle scuole primarie.
La presenza della religione
nelle scuole pubbliche è un tema che divide un po ' ovunque.
In Francia, per esem pio, sono in
molti a terriere per la laicità
dell'istruzione fornita dalla Stato. In Russia l'ora di religione è
tornata nel 2012 e ogni scuola
può scegliere tra cristianesimo
ortodosso, ebraismo , buddismo
e islam . E dall'inizio dell'anno
anche nelle scuole pubbliche
del Regno Unito è obbligatorio
insegnare una «materia» dedicata alla religione islamica.
In Germania colsi simili sano
stati introdotti in diverse localiti), tra cui Berlino, ma solo ili
Assia vengono impegnati insegnanti provenienti (la im'università tedesca e non da associazion
ni religiose nntsulmane,
Pagina 40
BEAUTIFUL
MIND
di Angela Simone
UN ROBOT VOLANTE
SALVERA LE VITTIME
DELLE VALANGHE
Per affrontare il problema delle valanghe e dei soccorsi da portare
in alta quota, problema molto serio che si ripresenta ogni inverno,
Lorenzo Marconi, professore di automatica dell'Aima Mater
Studiorum-Università di Bologna e a capo dei progetto europeo
Sherpa (www,sherpo-project.eu), dedicato a questo obiettivo,
sta mettendo a punto dei prototipi di droni.
Professor Marconi , cos'è un drone?
«É un veicolo aereo, di piccole dimensioni, in grado di operare
senza un pilota a bordo perché radiocomandato da terra oppure
completamente automatizzato attraverso dispositivi elettronici
installati a bordo. Per questo è anche comunemente chiamato
"robot aereo". A parte gli usi in guerra, generalmente è utilizzato
perla supervisione aerea, perché ha telecamere in grado
di trasmettere a terra immagini da posizioni aeree particolarmente
privilegiate. Ormai però è adoperato anche per l'ispezione di aree
contaminate o, già ora, perda localizzazione di dispersi».
E, in particolare, i droni dei progetto Sherpa cosa faranno?
«Si alzeranno in volo per la ricerca di persone travolte da valanghe,
perlustrando aree molto vaste in tempi rapidi e potranno captare
segnali a radiofrequenza trasmessi da apparecchi speciali, chiamati
Artva, indossati dagli sciatori. Le vittime infatti si trovano spesso
in località difficili da raggiungere, e per i soccorritori
il rilevamento del segnale può essere difficoltoso,
Da poco abbiamo testato con successo un prototipo
in un'esercitazione in Val d'Aosta organizzata dal Club
alpino italiano, partner del progetto, per la localizzazione
di un trasmettitore Artva posto sotto un metro di neve
e per verificare il comportamento del drone a basse
temperature, presenza di vento, altitudine elevata.
I
E i risultati sono stati soddisfacenti».
Mondo Universitario
Pagina 41
a
PRESCRIZIONI SALITE DEL 5 PER CENTO NEL 2013
ItáiaM* dìvoratofi di
ROMA
CONTI N UA a crescere il numero di farmaci consumati in Italia,
e non solo per l'invecchiamento della popolazione, o per l'arrivo
di nuovi farmaci. Può succedere, hanno spiegato gli esperti
dell'Aifa durante la presentazione del rapporto Osmed relativo
ai primi nove mesi del 2013, che una fantomatica dieta a base di
vitamina D faccia schizzare le prescrizioni di questo supplemento. Nel periodo considerato gli italiani hanno acquistato 1.398
milioni di confezioni di medicinali, per una media di 23 confezioni a testa, con una crescita pari al 2,0% rispetto ai primi 9
mesi dell'anno precedente, mentre per gli antibiotici le prescrizioni sono salite del 5%. Al primo posto tra le categorie sia per
spesa sia per consumi ci sono i farmaci per il sistema cardiovascolare, seguiti da quelli per l'apparato gastrointestinale e da
quelli del sangue. Ci sono poi i `casi strani', come il testosterone,
che vede negli ultimi anni una crescita a due cifre delle prescrizioni, oltre a un mercato clandestino sempre più fiorente. «E
una moda iniziata nelle palestre, e che si sta diffondendo anche
fuori - ha spiegato Luca Pani, direttore generale dell'Aifa - ci
sono molti uomini di mezza età che sono convinti che il testosterone aumenti la virilità, e se lo fanno prescrivere ogni sei mesi
quando al massimo basterebbe una sola somministrazione».
Sanità
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IN AUMENTO
Gli italiani
hanno
acquistato,
in media,
23 confezioni
a testa di
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nei primi
nove mesi
del 2013.
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20012 (Ansa)
Pagina 42
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Audízi one in Senato : una pse udo terapia che non tute la í malatí
D onatetta Barbetta
ROMA
«IL CASO Stamina è la porzione
italiana di una battaglia globale
che origina oltre Oceano e persegue, in modo organizzato, l'obiettivo di modificare o cancellare regole che tutelano i malati per sostituirle con specifici interessi personali, commerciali, pseudoscientifici».
Una stroncatura senza appello,
quella di Luca Pani, direttore generale dell'Agenzia italiana del
farmaco, Aifa, nel corso dell'audizione in commissione Sanità del
Senato che rientra nell'indagine
conoscitiva sul metodo di Davide
Vannoni. Il presidente di Stamina Foundation, tra l'altro, comparirà oggi per la prima volta in tribunale, a Torino, all'udienza pre._
«Offensiva internazionale,
it Parlamento e i giudici
non dovevano assecondarla»
liminare in cui è accusato di tentata truffa ai danni della Regione
Piemonte.
Inquietante lo scenario tratteggiato da Pani. «Abbiamo osservato
quanto le pressioni siano giunte
ai livelli della più alta politica nel
tentativo di fare in Italia ciò che
era stato fatto prima in Messico,
Thailandia, Uganda e forse Capo
Verde, cioè derubricare le terapie
cellulari avanzate a `trapianti' per
facilitarne il commercio sottraendolo alla vigilanza». Casi simili a
Stamina, ha aggiunto, «si sono verificati in altri Paesi occidentali,
anche se sono stati bloccati sul nascere. C'è un business enorme dietro il tentativo di deregolamentare le terapie con staminali. Si so-
Sanità
no avuti casi in Germania, Francia e Gran Bretagna, ma i responsabili sono stati arrestati».
'« F
SIA» internazionale da fermare, poiché «davanti a
noi - avverte Pani - c'è la prospettiva che tutti i farmaci che
non raggiungono il mercato perché inutili o dannosi siano invece
liberamente venduti ai malati».
Ed è arrivata una stoccata al Parlamento, perché prenda «le distanze dal business delle pseudo terapie», e una agli Spedali civili di
Brescia, dove si effettuano le infusioni Stamina, senza «nessuna autorizzazione» da parte dell'Aifa.
«Se le le morti» di pazienti trattati
«dimostrino un nesso causale con
la somministrazione di staminali
mesenchimali non possiamo dirlo. Le morti dimostrano però denuncia Pani - che i pazienti
trattati non erano adeguatamente
monitorati e questo è grave». Poi
un riferimento ai giudici, perché
«non si capisce in base a quale logica siano state emesse le sentenze» che autorizzano la terapia.
Emilia De Biasi, presidente della
commissione Sanità, si chiede come sia stato possibile che il Parlamento abbia «votato una sperimentazione su un metodo secretato». Per questo saranno sentiti anche i ministri della Salute dal
2009 a oggi: Fazio, Balduzzi e Lo-
renzin. Per i senatori Elena Cattaneo e Luigi D'Ambrosio Lettieri
dall'audizione sono derivate «informazioni a tutela della salute
pubblica», mentre secondo Paolo
Bianco, direttore del Laboratorio
cellule staminali della Sapienza
di Roma, «si deve chiarire in che
modo le terapie cellulari furono
derubricate a `trapianto' al Senato
nello scorso aprile».
E IL MINISTRO Beatrice Lorenzin dice che ha offerto alle famiglie dei malati in lista d'attesa a
Brescia la possibilità «di accedere
alle cure compassionevoli che avevano completato la fase 1 della
sperimentazione. Ma sono convinte a fare solo Vannoni».
Pagina 43
pseudo terapia che non tutela ï .,
.
1 TRI
ALE
Davide Vannoni, presidente
di Stamina Foundation , comparirà
oggi a Torino all'udienza
preliminare in cui è accusato
di tentata truffa; sopra,
una protesta dei malati a Roma
e il ministro Beatrice Lorenzin
(Ansa e lmagoeconomica)
LE TAPPE
GIUGNO
Per Luca Pani, direttore
Aifa, quando gli Spedati
di Brescia sottoscrivono
l'accordo con Stamina,
si dice che la fondazione
«è in possesso di idonea
metodica per il
trattamento di cellule
mesenchimati staminali»
DICEMBRE
Si del Senato al metodo
Stamina : il decreto
diventa legge. Chi è
in cura può continuare
le terapie. Via libera
atta sperimentazione
di 18 mesi finanziata
con tre milioni
MAGGIO
Ordinanza dell'Aifa con la
quale si dispone il divieto
di effettuare prelievi
e somministrazioni a
pazienti di cellule umane
in relazione all'accordo
tra Spedati di Brescia
e la Fondazione Stamina
Sanità
Pagina 44
Le grandi aziende dal °
che consentono di '_ _.
i
i delle proprie mense
La battaglia
quotidiana
contro gli sprechi
Elettra Gultë
FIRENZE
Spreco alimentare. Una bruttissima abitudine che fa parte della nostra quotidianità. In Toscana si stima che siano 250mila le tonnellate
di prodotti che tutti gli anni vengono distrutti. Il 30-40% dello spreco
si annida nei nostri frigoriferi. Basta un po' di disattenzione alle scadenze e intere confezioni di yogurt o uova finiscono nella spazzatura. Difficile limitare i danni.
«Quello che viene buttato dalle famiglie è di difficilissimo recupero
- allarga le braccia Natale Bazzanti, membro del consiglio direttivo
del Banco Alimentare della Toscana, che ha sede in provincia di Firenze, a Calenzano - Moltissimo
invece viene fatto per quanto riguarda le eccedenze alimentari
che provengono dall'industria, dalla grande distribuzione e, in parte,
dalla ristorazione collettiva». Un
paio di numeri per avere l'idea del
formidabile lavoro svolto dal Banco Alimentare. Nel 2012, oltre
100mila persone hanno beneficiato del servizio grazie ai 576 enti
convenzionati col Banco, che ogni
giorno con i suoi volontari riesce
nella difficile impresa di 'trasformare' il cibo da spreco in risorsa.
Un lavoro che ha una valenza sociale altissima e che ci fa anche toccar con mano quanto la crisi picchi duro. Nel 2011 le persone raggiunte dal Banco erano state poco
più di 81mila. Un anno dopo, ecco
che è stata superata quota 100mila.
Imprese dal cuore d'oro
Ma come funziona il Banco? Fino
Sanità
allo scorso dicembre esisteva «un
canale produttivo ad hoc per aiutare i meno fortunati», spiega Bazzanti. In pratica, prodotti ricavati
da sovrapproduzioni agricole arrivavano direttamente al Banco oppure alla Caritas o alla comunità
di Sant'Egidio con l'etichetta 'Prodotto Ue destinato agli indigenti".
Adesso questo non esiste più, così
non resta che "rimboccarsi le maniche" per far crescere gli arrivi di
prodotti dalla Giornata della colletta alimentare, dalla grande distribuzione e dalla ristorazione collettiva. «L'industria agroalimentare
- dice Bazzanti - ci dona i prodotti che non riesce a commercializzare per i motivi più vari». Per
incrementare il numero di imprese dal cuore d'oro, un pool di volontari sta contattando tutte le industrie locali per far conoscere
l'opportunità e i vantaggi fiscali
che derivano da questo comportamento virtuoso. Pure il cibo che resta nelle teglie delle grandi mense
aziendali finisce sulle tavole dei
più bisognosi. General Electric,
Autostrade, Galileo e Gucci offrono un grande contributo. «A fine
pasto il cibo non suddiviso in porzioni viene inserito in un apparecchio che porta la temperatura degli alimenti da 20 gradi a 4. Tempo qualche ora - dice Bazzanti e arrivano i nostri volontari con
furgoni refrigerati. Recuperano i
prodotti che vengono direttamente consegnati alla Caritas o a strutture residenziali che gestiscono
mense per ragazze madri o ex tossicodipendenti, tanto per fare un
esempio». Così, ciò che non è stato
mangiato a pranzo dai lavoratori
diventa cena per i meni fortunati.
Pagina 45
- rmessun prodotto sc; °% 7j
Sfatiamo ogni dubbio. Il Banco Alimentare non preleva mai
cibo scaduto. Dalla grande distribuzione vengono ritirati i prodotti freschi (che vanno tassativamente consumati entro un
certo giorno) due giorni prima della scadenza.
Il giorno stesso vengono portati alle mense dei poveri, in modo che le strutture abbiano due giorni di tempo per far consun
Mense scolasfiche
Molto lavoro andrebbe fatto sul versante
del recupero dei cibi lasciati sul piatto dagli
studenti. Per ora vengono reecuperati solo
pane e dessert nei comuni dell'hinterland
fiorentino più vicini alla sede, ovvero
Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Signa e
Calenzano.
i ri
i
dal Banco Alírnentare
mare latte, uova e yogurt ai propri ospiti. Biscotti, pastasciutta e
scatolame vario vengono ritirati due settimane prima della scadenza.
«Tutto ciò che è scaduto non lo distribuiamo mai - assicurano
dal Banco - a meno che, in casi rarissimi, la ditta non certichi
che il prodotto può esser consumato dopo la scadenza».
Coop, il `buon fine'
Anche Unicoop Firenze è in prima linea nel
bandire gli sprechi alimen- tari. «Negli
ultimi anni - dice il portavoce Claudio
Vanni - abbiamo fatto un recupero
denominato'buon fine': tutti i prodotti
ammaccati, difettosi o vicini alla scadenza
vanno alle associazioni di volontariato.
Incontro a Firenze
Giovedì 20 febbraio alle 10.30
nell'auditorium dell'Ente Cassa di
Risparmio di Firenze in via Folco Portinari
si terrà un incontro dal titolo" Emergenza
alimentare in Toscana: quali risposte
possibili?" promosso dall'associazione
Banco Alimentare della Toscana.
Sanità
Pagina 46
Y
tempi
PRODOTTI FRESCHI O SECCHI
Due sono le `tipologie di scadenza' dei prodotti. La
dicitura'da consumare entro il...'viene applicata ai
prodotti freschi. Diverso è il discorso della pasta o
dei biscotti. In quel caso, sulla confezione
leggiamo 'da consumare preferibilmente entro...'.
Le c i fre
TRE MILIONI DI CHILI RIDISTRIBUITI
Oltre 3milioni i chili di prodotti distribuiti nel 2012
dal Banco Alimentare della Toscana, che nella
nostra regione conta 130 soci. I Volontari attivi
nella sede di Calenzano sono 60, con un
magazzino di 1200 metri presso l'autostrada.
L'iniziativa
LA COLLETTA ALIMENTARE
li Banco Alimentare è conosciuto soprattutto
perla Giornata Nazionale della Colletta
Alimentare , che si svolge da 17 anni l'ultimo
sabato di novembre. Durante l 'appuntamento
del 2013 son state raccolte in Toscana 720
tonnellate di cibo.
Sanità
Pagina 47
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ELETTRONICO
to per scrivere una cosa impopolare. Già ad averlo annunciato mi sento meglio. La cosa riguarda il registro elettronico. Ed è
che non mi piace per nulla. Nella
scuola dove insegno non è ancora
stato adottato: probabilmente sarà
operativo dal prossimo settembre.
Ma non è in relazione a me o alla
mia categoria che il trabiccolo non
mi convince: dei controlli che grazie
ad esso possono effettuarsi sugli insegnanti non me ne importa nulla
(anzi, ben vengano, così sarà palese
chi rispetta gli orari di lezione e chi
con la puntualità ha un rapporto irrisolto e conflittuale). Il discorso riguarda gli studenti e i loro genitori.
Il registro elettronico permette alle famiglie di controllare a distanza
e in ogni momento i movimenti scolastici dei figli, se arrivano in ritardo, se non arrivano proprio, se prendono buoni o cattivi voti, se incassano note disciplinari. Questo solleva i
genitori dalla necessità di recarsi fisicamente a scuola per informarsi circa l'andamento didattico e il comportamento della propria prole. Il
che è un vantaggio, visti i permessi
lavorativi necessari per andare a
scuola in orario mattutino. Ma è anche uno svantaggio perché il confronto umano (irrinunciabile quando l'oggetto del disquisire è in età
adolescenziale) va a farsi benedire.
Eppure non è questo a darmi tanta noia. Mi metto nei panni degli stu-
Segnalazioni
denti e sento che, al posto loro, il registro elettronico sarebbe castrante
a livello di crescita, di maturazione e
di acquisizione della consapevolezza e del senso di responsabilità. Mi
spiego meglio.
Da ragazza non ero una forcaiola
conclamata. Affatto. Ma non ero neanche esente dall'assenza strategica
occasionale. Giunsero anche per me
quelle mattine in cui, poco preparata, indisposta mentalmente, distratta da un amore travolgente o bucolicamente attratta dal giardino di Boboli, scelsi con razionale intenzionalità di barattare una disciplinata giornata di scuola con una carbonara
giornata di libertà. Nel momento in
cui commettevo l'atto impuro, però,
ero già perfettamente consapevole
di quello che mi sarebbe toccato nei
giorni a venire: custodire il segreto
dell'opera compiuta, vigilare sull'incapacità genetica di tenere finanche
il semolino, porre immediato rimedio al malfatto, correre a subitanei ripari, rimettermi in pari con l'interrogazione scansata, con le spiegazioni
perdute, coi programmi disattesi. Insomma: crescere. Perché la marachella adolescenziale fa parte della
crescita e comporta conseguenze
che necessitano di atti decisi e controllati, padronanza di sé e autocontrollo, rischi e conseguenze.
Il registro elettronico restituisce
in tempo reale l'errore di un giorno
che lo studente ha il dovere (ma anche il diritto) di rimediare il giorno
dopo.
Il registro elettronico annienta il
gioco della vita.
Il registro elettronico è un crimine contro l'umanità in formazione.
Scherzo. (Ma anche no.)
0 RIPROIJUZIONF RISERVATA
Pagina 48
Il premier spinge per chiudere presto su agenda digitale,
debiti Pa, lavoro, politiche sociali, istruzione e cultura
.....
.........
.........
...
.........
......... .........
l
8
Letta chiede ai ministri di accelerare e indica 50 priorità - Attuazione a quota 40%, pesano gli 84 decreti della stabilità
Antonello Cherchi
Andrea Marini
Marta Paris
ROMA
La percentuale di attuazione delle riforme varate dagli ultimi due Governi - quello dei professori di Mario Monti e l'attuale
delle larghe intese di Enrico Letta - in due mesi sale di due punti:
dal 38 di inizio dicembre al4o misurato in questi giorni. Laperformance sconta, però, l'aumento
dello stock dei provvedimenti attuativi che la legge di stabilità per rimanere alle sole riforme
che presentano un impatto economico sulle quali si concentra
il rating -ha fatto salire a 831 atti,
contro i 748 di inizio dicembre.
E ciò non può non incidere sul
pacchetto di regolamenti ancora al palo, che ora sono diventati
478, a fronte di 317 già adottati. Il
lavoro da fare, insomma, è ancora tanto. E questo nonostante la
dote di provvedimenti da portare al traguardo si sia ridotta perché 36 atti richiesti dalle manovre Monti non sono più necessari (per esempio, perché resi inutili da norme sopraggiunte).
L'argomento è, dunque, assai
sensibile, tanto che nella riunione del Consiglio dei ministri di
ieri il premier Enrico Letta ha
svolto una relazione al riguardo, invitando i ministri a predi-
Il sottosegretario Legnini:
sarà istituito un tavolo
tecnico per trovare
il modo di disincagliare
i regolamenti che ritardano
...........................................................................
contenuti gli interventi ritenuti
più urgenti e di maggior impatto sul quadro economico-sociale. Nella lista ci sono provvedimenti con paternità tanto del
Governo Monti che dell 'Esecutivo Letta. Diversi i regolamenti
sull'attuazione dell'agenda digitale, sul pagamento dei debiti
della pubblica amministrazione, sul lavoro e le politiche sociali, sull'istruzione, sulla cultura.
Ovviamente, i 5o provvedimenti sui quali accelerare non
devono far passare in secondo
piano gli altri 428 ancora al palo.
Per quanto, sull'intero pacchetto di decreti da attuare, si possano fare ulteriori distinguo. Per
esempio , il23°o degli atti da portare a compimento e riferibili alle riforme Monti non è ancora
scaduto (per le manovre Letta
si tratta del 4l9oo ) e una quota del
7%io dei regolamenti richiesti dal
precedente Governo (l'8° per
quello attuale ) è eventuale,
cioè i ministeri interessati possono anche decidere di nonpre-
Segnalazioni
dei provvedimenti attuativi.
«Un importante passo avanti spiega Legnini - non solo per il
monitoraggio, ma anche perché
così possiamo capire meglio dove stanno i problemi. Per esempio, abbiamo chiesto ai ministeri di indicarcigli atti conparticolari ritardi. Ci sono arrivate 15 segnalazionie oraistituiremo aPalazzo Chigi un tavolo tecnico
per trovare il modo di disincagliare quei regolamenti. Un lavoro che, inmaniera dedicata, stiamo iniziando a fare soprattutto
con l'Economia, che ha il più alto numero di atti da mettere a
punto. In prospettiva c'è, poi, la
necessità di rivedere le procedure di legiferazione, in modo da
semplificarle, per esempio riducendo i concerti tra i ministeri o
i tempi di registrazione alla Corte dei conti. Su questo versante,
importanti suggerimenti potranno venire dai lavori della commissione bicamerale sulla semplificazione».
V RIPRODUZIONI RISERVATA
Il dettaglio del pacchetto-Monti
I decreti va rati, non ancora adottati e q uelli scaduti - Dati al 4 febbraio
Pruvvediroents aftuatsvì
Nori
adottai'
Totale Adotta
di cui
scaduti
Non
adottabili Attuaziune
narva-icaua
(Dl 201 convertito dalla legge 214/2011)
84
50
26
9
8
65,8
tresri-Italia
(Dl 1 convertito dalla legge 27/2012)
60
33
24
12
3
57,9
Semplifica-Italia
(Dl 5 convertito dalla legge 35/tß12)
15
5
45,7
51
21
25
Semplificazioni fiscali
(Dl 16 convertito dalla legge 4412012)
38
20
14
1
4
58,8
Lavoro (legge 9212012)
22
8
14
2
0
36,4
112
71
33
8
8
68,3
84
48
31
10
5
60,8
3
Spendingreview
(D152 convertito dalla legge 9412012
e D195 convertito dalla legge 135/2012)
Sviluppo
(D183 convertito dalla legge 13412012)
Sviluppo-bis
(D1179 convertito dalla lenee 221/2012)
Totale
sporre un cronoprogramma di
provvedimenti da approvare in
tempi rapidi. Lo sprone del primo ministro arriva anche a seguito di un elenco di 5o atti stilato dall'ufficio del sottosegretario di Palazzo Chigi con delega
all'attuazione del programma,
Giovanni Legnini, dove sono
disporre quegli atti.
Detto questo, la necessità di
arrivare in tempi ragionevoli ad
approntare i tanti decreti attuativi che ancora mancano c'è tutta.
In caso contrario, le riforme resterebbero sospese per sempre
a mezz'aria. A ciò si aggiunga
che la quantità di norme attuative è destinata inevitabilmente a
crescere. Basti pensare, per
esempio, che in questi giorni sono stati convertiti in legge i decreti Imu-Bankitalia e sulle misure per la terra dei fuochi. Si
tratta, insomma, di una continua rincorsa, che ai ritmi con
cui vengono attualmente approntati dai ministeri i decreti
attuativi, è destinata a vedere il
pareggio allontanarsi.
Ecco perché Palazzo Chigi
sta spingendo per accelerare il
processo di attuazione. A inizio
dicembre si è tenuta una riunione coni capi di gabinetto dei ministeri, che è servita a individuare all'interno dei dicasteri un referente a cui chiedere ragione
61
17
41
33
ai2
?c,S
2ltii
fili
29,3
ñC,3
Nota: la percentuale di attuazione e calcolata al netto dei provvedimenti non adottabili
Fonte: elaborazione Il Sole 24 Ore sue:, Presidenza del consiglio - Ufficio per 51 programma di Governo
Pagina 49
Risorse al via Manca il piano 0k al job sharing Da definire
Ricognizione : delle zone
Atteso il fondo
le donazioni
da completare burocrazia zero per i tirocini
«semplificate»
Stanziati, per il2013-2014, 40
miliardi (20 ogni anno) per pagare i
debiti delle pubbliche
amministrazioni nei confronti delle
imprese al 31 dicembre 2012. Sono
stati poi previsti altri 7,2 miliardi.
Altri 2,9 miliardi sarebbero in arrivo
in tempi stretti . Il piano dei
pagamenti è scattato lo scorso
luglio e, alla fine de12013, ha
portato a 24,5 miliardi liberati a
favore degli enti debitori , dei quali
sono ne sono stati pagati poco
meno di 22 miliardi . Il14 gennaio il
ministero dell' Economia ha varato
il decreto attuativo delle modalità
che permettono alle imprese di
pagare i debiti con ilfisco
utilizzandoi crediti con la Pa.Il4
febbraio l'Agenzia delle entrate ha
istituito il codice tributo
Resta da completare la ricognizione
dei debiti complessivi , passaggio
necessario per capire come
utilizzare i 20 miliardi del 2014
Segnalazioni
Avviato il programma «6.000
campanili» (risorse ai piccoli
comuni per infrastrutture e messa in
sicurezza delterritorio ). Pubblicato
il decreto della " nuova Sabatini"
(finanziamenti agevolati alle
imprese che investono in macchinari
e dotazioni Ict) ma peri[ decollo
manca la convenzione
Cdp-Abi -Sviluppo economico e una
circolare del ministero dello
Sviluppo. Assegnati agli enti locali i
150 milioni di euro perla messa in
sicurezza delle scuole . Fissate le
modalità perla pubblicazione dello
scadenzario con l'indicazione delle
date di efficacia dei nuovi obblighi
amministrativi
D
È alla Corte dei conti il decreto
interministeriale Sviluppo - Economia
con i nuovi criteri di accesso al Fondo
di garanzia per le Pmi e la sua
estensione ai professionisti. Deve
essere ancora predisposto il Piano
nazionale delle zone a burocrazia zero
Perfavorire l'occupazione
giovanile,sono previsti incentivi
per i datori di lavoro che
assumono , entro il 30 giugno
2015, in maniera stabile, addetti
fino a 29 anni che siano o privi di
impiego regolarmente retribuito
da almeno 6 mesi o senza un
diploma di scuola superiore o
professionale. 1114 gennaio è stato
firmato dal ministro del Lavoro il
decreto che rende possibile il job
sharing: con il nuovo contratto di
rete le imprese agricole potranno
fare assunzioni congiunte
Nell'ambito della lotta alla
povertà, deve essere varato il
decreto che suddivide per ambiti
territoriali le risorse del
programma promozione
dell'inclusione sociale . A breve
dovrebbe arrivare l'istituzione del
fondo perconsentire alle Pa di
pagare le indennità per chi
partecipa a tirocini formativi
Nomina di Pier Francesco Pinelli a
commissario straordinario perla
lirica, designazione di Giovanni
Nistri e Fabrizio Magani come,
rispettivamente , direttore e
vice-direttore del "Grande
progetto Pompei, pubblicazione
del bando con i criteri per
selezionare 500 giovani perla
digitalizzazione del patrimonio
culturale (le domande devono
essere inviate entro le ore 14 del
14febbraio)
Il resto del decreto è tutto da
attuare e i regolamenti che
mancano sono quasi tutti già
scaduti, dalla struttura di supporto
al direttore generale del "Grande
progetto Pompei" alle modalità di
utilizzo dei beni statali concessi a
giovani artisti alle procedure
semplificate per le donazioni
privati in favore della cultura. Solo
per citare alcuni dei provvedimenti
che sono ancora latitanti
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Acconti Ires
L'Authority
Apprendistato Percorso
ticorruzione a scuola
e Irap, varato
l'aumento
o in stand by
ancora
Il decreto ha sospeso la seconda rata
Imu 2013 sulla prima casa . La rata è
stato poi eliminata definitivamente
con il decreto Imu-Bani(italia
diventato legge la settimana scorsa
(la tassazione è stata poi rivista
dalla legge di stabilità 2014, con
l'istituzione della nuova luc). In
applicazione del decreto Imu, è
stato ripartito trai Comuni il
contributo di 2,3 miliardi per il2013
e di 75,7 milioni a partire dal2014
per compensare il minor gettito
dall'imposta comunale . Via libera
anche al decreto dell'Economia che
ha disposto l'ulteriore incremento
dell'acconto dell'Ires e Irap di 1,5
punti per il periodo d'imposta in
corso al 31 dicembre 2013 e per
quellosuccessivo
Manca no i criteri per assegnare ai
comuni un contributo per il minor
gettito Imu collegato all 'esenzione
sugli immobili concessi in comodato
ai parenti
Segnalazioni
Si è intervenuti sul sistema di
controllo della tracciabilità dei
rifiuti (Sistri), a cominciare
dall'istituzione di un tavolo tecnico
di monitoraggio, che prende il posto
del del comitato di vigilanza e
controllo previsto dal decreto
52/2011
Le misure perdarein comodato
d'uso agli studenti delle secondarie
libri di testo e dispositivi di lettura di
materiali didattici digitali; le regole
sulwireless nelle scuole ; le norme
sul bonus maturità ; il piano per il
contrasto della dispersione
scolastica
DAPTT'
È dei giorni scorsi la notizia della
maglia nera dell'Italia in materia di
corruzione . Ebbene, la nomina dei
nuovi componenti della neocostituita
Autorità anticorruzione (l'Anac, che
prende il posto della Civit) non è
ancora arrivata in porto , nonostante
la scadenza sia stata fissata al 30
novembre . È uno dei tanti
provvedimenti che ancora mancano
all'appello, al quale si aggiungono,
per esempio, quello sulla
rimodulazione del numero e delle
modalità di impiego delle auto blu,
sulla riorganizzazione delle
pubbliche ammininstrazioni, sul
riassetto della Croce Rossa
DA ATTUARE
La legge è entrata in vigore il 12
novembre . Ma ci sono già 7
provvedimenti scaduti. Entro il 31
gennaio dovevano arrivare i piani per
l'orientamento e i tirocini formativi. E
ancora in bozza , peraltro piuttosto
iniziale , è il decreto interministeriale
perfar partire il programma
sperimentale , 2014-2016, di
apprendistato a scuola previsto
dall'articolo 8 -bis. Scaduto è il
regolamento perla definizione dei
diritti-doveri degli studenti
impegnati nelle attività di alternanza
scuola - lavoro. Ed entro l'11 gennaio
doveva arrivare anche il decreto per
far entrare gratisi docenti nei musei
insita per
la manovra
La legge di stabilità 2014 ha un
fardello di 84 provvedimenti
ancora tutti da adottare. C'è, però,
una questione di tempi tecnici: la
legge infatti è entrata in vigore da
poco più di un mese
Manca ildecreto che definisce i
criteri per l'accesso alla sezione
speciale di garanzia « Progetti di
ricerca e innovazione », istituita
nell'ambito del Fondo di garanzia
per le Pmi. E i provvedimenti che
stabiliscano le norme di attuazione
del Fondo di garanzia perla prima
casa.Vannostabiliti i contenuti
dell'Anagrafe nazionale degli
assistititi per il monitoraggio della
spesa sanitaria . Il Governo deve
definire il programma straordinario
di cessione degli immobili pubblici.
Necessari i decreti sulla fruizione
dei crediti d 'imposta e quello sulle
modalità perla presentazione
telematica della dichiarazione Imu
da parte degli enti non commerciali
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Gli otto pilastri del Governo Letta
Sotto la lente, lostato diattuazione
delleriformevurate dai Governi
Mooti (tubetto in o(fo) e Letta
(ymficovfianov). Rispetto
all'ultimomonitoraggio del
Sole240re (5 dicembre 2013), la
percentna le di decreti attutivi
varatisele per il Governo Nlonti dal
49 ,43156,3%. Nel caso
dell'Esecutivo Letta si passa dal
12,7%a115,4. lo questo caso pesa
però ilvaro atine 2013 della legge
di stabilità, wn una dote di 84
decreti attuativi ancora tutti da
smaltire
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Segnalazioni
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