RIVISTA QUADRIMESTRALE Anno 1 Numero 1 Istituto Sperimentale per le Colture Industriali - Bologna Ministero delle Politiche Agricole e Forestali Perché la Rivista “Agroindustria”? Gli scenari in cui si colloca Il settore agricolo fornisce la materia prima per molte industrie trasformatrici; il comparto (agroindustria) si presenta sempre più organizzato e integrato, con trend crescente di fatturato, di unità impegnate e di attività dell’indotto. Nel settore delle piante per usi alimentari (piante food), il consumo dei prodotti trasformati dall’industria (per esempio, gli orticoli) tende ad aumentare e si presenta molto diversificato: oltre al prodotto fresco (I gamma), a quello conservato in scatola (II gamma) ed a quello surgelato (III gamma), sono entrati nel mercato i prodotti della cosiddetta IV gamma (ortaggi lavorati, tagliati e confezionati, pronti per l’uso) e della V e VI gamma (prodotti precotti e grillati). Inoltre, l’alimentazione si scopre essere il più potente fattore di mantenimento della salute e di prevenzione nella comparsa di alcune patologie tra le più diffuse nella popolazione; attualmente, si sta perciò assistendo ad un progressivo rafforzamento dell’attenzione da una qualità della nutrizione ad una nutrizione finalizzata al miglioramento dello stato di salute; sicchè, i paradigmi che hanno declinato il settore alimentare possono essere considerati, in ordine temporale: quantità, qualità, nutrizione, prevenzione. Intanto, i tradizionali metodi di produzione agricola (caratterizzati da elevati apporti di energia sussidiaria, specializzazione estrema dei sistemi produttivi, riduzione della diversità genetica) hanno esasperato le caratteristiche proprie degli agroecosistemi, i cui effetti si sono manifestati con eccedenze produttive (concentrate nei Paesi sviluppati) e vivibilità compromessa dell’ambiente. È emersa sempre più la necessità di gestire l’azienda secondo i criteri dell’agricoltura sostenibile, riducendo l’inquinamento, l’impiego di mezzi tecnici ottenuti da materie prime non rinnovabili e promuovendo la valorizzazione delle risorse aziendali. In tale contesto, vanno assumendo importanza le colture a destinazione non alimentare, rappresentate da diverse specie, le più importanti delle quali (in base alle conoscenze disponibili, alle ricerche già svolte ed all’interessamento delle industrie trasformatrici) possono alimentare quattro grandi filiere: Amido, Energia, Fibra e Cellulosa, Oli industriali. Com’è noto, una caratteristica che accomuna le colture industriali (alimentari e non) è che il loro impiego risulta strutturato in filiere, con il collegamento stretto fra le successive fasi della catena: produzione in campo della materia prima, raccolta e trasferimento del prodotto all’industria di trasformazione, grande distribuzione organizzata dei prodotti derivati, distribuzione al dettaglio, consumo. Ciascun segmento della filiera presenta peculiarità proprie e sollecita interventi specifici di ricerca e sperimentazione; le informazioni che scaturiscono da questi interventi devono essere prontamente portate all’attenzione dei tecnici e degli operatori (utenti della ricerca) per essere calate nella realtà operativa e promuovere l’avanzamento delle conoscenze nei specifici settori. Tale concetto, ovvio e di validità generale, è particolarmente pertinente al settore agro-industriale, nel quale scelte sbagliate in un segmento della filiera possono avere conseguenze negative sia a valle che a monte della catena. La nuova rivista “Agroindutria” si propone come strumento essenziale per veicolare tali informazioni. Il profilo scientifico La rivista ospiterà lavori scientifici originali inerenti le tematiche (agronomiche, patologiche, genetiche e miglioramento genetico, fisiologiche, biologiche, biochimiche, tecnologiche, energetiche, economiche, ecc.) integrate nelle varie filiere. Tali informazioni saranno fruite da un pubblico di specialisti comprendente operatori del mondo della ricerca, docenti e studenti universitari e delle scuole superiori, tecnici agricoli. Esse saranno poi divulgate al mondo operativo ed al pubblico dei non specialisti ad opera dei tecnici di base e dei divulgatori locali che operano sul territorio. Perciò, lo spazio che la rivista si propone di occupare si colloca a monte di quello occupato dalle riviste divulgative (L’Informatore Agrario, Terra e Vita, Agrisole, Agrimese, ecc.) e subito a valle di quello occupato dalle riviste scientifiche internazionali. Senza sminuire l’importanza per un Ricercatore di pubblicare su riviste internazionali, alcuni risultati meritano di essere portati all’attenzione diffusa delle realtà scientifiche e sperimentali nazionali, più di quanto possa assicurare una rivista internazionale. La veste editoriale La rivista ha cadenza quadrimestrale ed è retta da un direttore responsabile, affiancato da un comitato scientifico e da una segreteria di redazione. L’editorial board include competenze che coprono le varie aree tematiche e disciplinari delle principali filiere agroindustriali. La direzione della rivista troverà nel comitato dei referee il supporto per garantire l’alto profilo scientifico dei contenuti e la loro aderenza al target della rivista. A sua volta, il comitato scientifico sarà supportato, nell’espletamento della propria attività, dalla segreteria di redazione; questa, d’intesa con la direzione, invia i lavori ai referee, recepisce le osservazioni che scaturiscono dal lavoro di revisione, le trasmette agli autori, tiene i contatti con il pubblico e gli abbonati. La rivista, in lingua italiana, ospiterà solamente lavori scientifici e review su particolari argomenti, queste ultime richieste dalla direzione a personalità autorevoli in questi settori. Gli articoli, organizzati nel modo tradizionale (testo, tabelle, grafici, figure), comprenderanno un riassunto in italiano ed uno in inglese; quest’ultimo, ampio, dovrà contenere con chiarezza tutte le informazioni utili ai lettori di lingua inglese per la piena comprensione del lavoro. Mentre esprimo gli auspici che la rivista possa essere apprezzata e rappresentare un punto di riferimento in virtù della sua indipendenza e della qualità scientifica e tecnica delle informazioni diffuse, desidero ringraziare il MiPAF che ha condiviso e apprezzato tale progetto, i colleghi dell’ISCI per la collaborazione che mi assicurano, nonché tutti gli amici che con le loro critiche, suggerimenti o proposte mi aiuteranno a migliorare il periodico ed a colmare le inevitabili lacune. Editoriale Why publish “Agroindustria”? Background scenario Agriculture supplies raw materials to many processing industries; it is a growing business currently upgrading and providing an increasing number of jobs with a positive knock-on effect in other sectors. Nowadays, large quantities of vegetables are processed by industry: for fresh, packaged and frozen foods, but also for pre-cut and pre-cooked foods. Food is, moreover, an important factor in health and the prevention of common illnesses; food production has thus gone from criteria based on quantity to quality, and from there to the increasing importance of nutrition and the prevention of diseases. Traditional agriculture has been a high energy user, a reducer of genetic diversity and an overproducer (in developed countries). All this has placed the environment at risk. Sustainable growth has become the buzz word of an entire generation of farmers leading to the reduction of pollution and use of non-renewable raw materials, but also to a general rethink of the role of agriculture in the modern world. Today agriculture produces not just food, but starch, energy, fibre, cellulose and industrial oils. Production – whether in food or non-food sectors – is based on a chain of suppliers, processors and distributors reaching consumers. Each link in the chain requires special attention and research to improve efficiency. This is particularly true in the agro-industrial sector where mistakes can impact heavily on both sides of the chain. “Agroindustria” is a journal dedicated to providing information to all links in the chain. Scientific content The journal will publish original scientific articles on subjects including agronomy, disease, genetics, plant breeding, biology, bio-chemistry, technology, energy, economics and others. This information is intended for specialist readers: researchers, University Professors, teachers and technicians. Our aim is not to add to the magazines addressed to the general public nor to copy leading international scientific journals. Some research requires a broad scientific audience, including domestic rather than only international specialists. Editorial content The journal will come out three times a year and is headed by a Director working with a scientific committee and editors skilled in all fields of the production chain. Referees will guarantee the high level of scientific reporting and suitability for the target readership. The editors will co-ordinate the work of referees, the Scientific Committee and authors, dealing with revisions and liasing with subscribers and readers. The Italian language journal will publish only scientific works and reviews on particular erquested topics. The lay-out will be conventional, with text, tables, graphs and figures. Each article will include an abstract in Italian and a longer one in English generally summarising all the data. It is our hope that the journal will make an authoritative and independent contribution to the development of agriculture in the coming years. I would like to thank my colleagues at ISCI for all their help, and friends for constructive criticism, suggestions and proposals today and in the future. Paolo Ranalli Variabilità e mappatura di marcatori molecolari RAPD in Cannabis sativa L. G. Mandolino, A. Carboni, M. Bagatta, P. Crucitti e P. Ranalli Istituto Sperimentale per le Colture Industriali, Via di Corticella 133 - 40128 Bologna RIASSUNTO I marcatori molecolari sono stati impiegati con successo per l’analisi genetica e la caratterizzazione della struttura genetica di varietà e popolazioni di canapa, utilizzando la tecnica RAPD (Random Amplified Polymorphic DNA). Vengono presentati i risultati riguardanti l’analisi molecolare di sei diverse varietà di Cannabis sativa, e l’analisi della progenie di un incrocio fra una pianta femminile appartenente alla varietà Carmagnola e una pianta monoica appartenente ad una accessione proveniente da banca di germoplasma. I risultati evidenziano che il livello di polimorfismo entro le varietà dipende dal pedigree del materiale analizzato, essendo più elevato nelle varietà Carmagnola e Fibranova e via via più limitato nelle varietà monoiche e da droga. È stato inoltre possibile raggruppare loci RAPD in una mappa molecolare preliminare di Carmagnola e di una accessione monoica italiana. Infine, vengono discusse le applicazioni delle tecniche impiegate all’analisi del fenotipo chimico di Cannabis sativa L. Parole chiave: Cannabis, RAPD, variabilità genetica, mappa molecolare, chemotipo. ABSTRACT Variability and molecular mapping of RAPD markers in Cannabis sativa L. We used the RAPD technology to assess the degree and extent of genetic variation in six varieties of Cannabis sativa L. of different genetic structure. The cvs. studied were a dioecious ecotype (Carmagnola), a selection derived from it (C.S.), a cross-bred dioecious variety (Fibranova), a crossbred monoecious variety (Fibrimon), a full-sib dioecious drug strain (Northern Lights) and a female inbred line (b92.73.2.13). Five decamer primers were used on DNAs from 10 single individuals of each variety; 102 loci were scored upon analysis. Polymorphisms were found to be highest for cv Fibranova (85.5%), which also showed the highest number of scored loci (83), the lowest average allele frequency (0.42) and the highest levels of heterozygosity (0.26). Carmagnola and C.S. showed a slightly lower polymorphisms (79.4 and 78.9%), accompanied by a lower loci number (68 and 71) and heterozygosity (0.20) and by a higher average allele frequency (0.46-0.47). Northern Lights and Fibrimon showed lower polymorphism (61.3 and 57.3%), a lower number of loci (62 and 61) and lower heterozygosity (0.15), but a higher tendency to have fixed loci (av. allele frequency 0.64 and 0.67 respectively, computed on all RAPD loci scored for each variety). The inbred line b92.73.2.13, being selfed twice upon partial sex reversion, showed the narrowest variability, with only 45 loci scored, 31.1% polymorphism, only a negligible heterozygosity (0.05) and a high number of fixed loci (av. allele frequency 0.79). The partition of variance evaluated by AMOVA showed that, considering cumulatively all the varieties, 48.8% of the variance was due to differences between varieties, and 51.2% to differences between the individuals within varieties. These data confirm the high diversity found in Cannabis, and the existence of a single, widely shared gene pool. A 40-plants F1 progeny from a cross between a female Carmagnola plant and a monoecious accession from Braunschweig’s germplasm bank was examined for segregation of RAPD markers. It was found that 181 out of 674 total scorable loci (26.8%) segregate 1:1 in the F1, allowing the construction of a preliminary map for Carmagnola (66 markers on 11 linkage groups) and for the monoecious accession (43 markers distributed on 9 linkage groups). The consequences and possibilities of exploiting the obtained data for the marker-assisted selection for important traits, such as monoeciousness and chemotype, are also discussed. Key words: Cannabis, RAPD, variability, molecular linkage map, chemotype. INTRODUZIONE Negli ultimi 15 anni, l’uso dei marcatori molecolari per la caratterizzazione ed identificazione di genotipi vegetali o di specifici caratteri ha facilitato enormemente lo studio dei genomi vegetali. In particolare, l’avvento di tecniche di analisi molecolare basate sulla PCR (Polymerase Chain Reaction; Mullis, 1990) ha reso veloce e affidabile Autore corrispondente: G. Mandolino - Istituto Sperimentale Colture Industriali, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia Tel. (051) 6316832 - Fax (051) 374857 e-mail: [email protected]. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. l’impiego dei marcatori a DNA per il miglioramento genetico delle specie coltivate. Il costo unitario dell’utilizzo di queste tecniche si è abbassato sufficientemente da consentire la loro applicazione anche dalle ditte sementiere medio-piccole. Di conseguenza, le informazioni sui polimorfismi genetici, le mappe molecolari e i marcatori associati a determinati caratteri agronomici sono cresciuti esponenzialmente e sono stati estesi a specie vegetali poco studiate fino a pochi anni fa. La canapa non costituisce un’eccezione, dal momento che a partire dal 1995 hanno cominciato a comparire sulle riviste internazionali articoli riguardanti la genomica della canapa. Sono noti i motivi che hanno suscitato l’interesse per l’introduzione della coltura della canapa, e sono stati trattati in dettaglio in altre sedi (Ranalli et al., 1999): necessità di una coltura che tolleri un basso input di fertilizzanti chimici e di pesticidi, potenziale alto valore aggiunto dei prodotti finali, riscoperta delle fibre e dei prodotti naturali. Allo stesso modo, sono ben note le difficoltà che si incontrano nelle varie fasi della utilizzazione della canapa, analizzate in dettaglio negli altri articoli di questo numero monografico. Dal punto di vista della genetica e della sua applicazione al miglioramento genetico, l’avvento delle tecniche di biologia molecolare ha permesso di approfondire le conoscenze su questa pianta. In particolare, i marcatori molecolari consentono di campionare i “loci” del genoma in studio, visualizzandone la variabilità presente fra diversi individui di una popolazione o varietà, fra diverse varietà e sottospecie, nonché di stimare parametri come il livello di eterozigosi di una specie o varietà, la percentuale di loci con alleli fissati, cioè non più segreganti, ed infine di riunire queste informazioni, identificate da singoli marcatori, in mappe di linkage che possono comprendere caratteri di interesse per la selezione (quali il chemotipo, cioè il tipo o la quantità di cannabinoidi), fornendo così uno strumento utile per la selezione (Marker Assisted Selection o MAS). I marcatori molecolari sono stati utilizzati con successo nello studio di diverse specie che hanno caratteristiche di allogamia simili alla canapa, quali Solanum tuberosum, Medicago sativa, Lolium perenne, Camellia sinensis e altre. In molti di questi studi sono stati impiegati marcatori RAPD (Random Amplified Polymorphic DNA; Williams et al., 1990), molto semplici da visualizzare, così che in tempi relativamente brevi possono essere individuati molti “loci” che però restano anonimi per quanto riguarda la funzione del relativo DNA. Tuttavia, per i marcatori RAPD occorre prestare particolare attenzione alla riproducibilità dei frammenti ottenuti mediante PCR. Nel presente lavoro, verranno illustrati i risultati ottenuti durante lo studio della struttura genetica di popolazioni e varietà di Cannabis sativa L., da fibra o da droga, utilizzando marcatori RAPD; verrà presentata una mappa molecolare preliminare derivante da un incrocio fra due piante di diversa provenienza, e i risultati verranno discussi con particolare riferimento alla genetica del chemotipo ed alla possibilità di individuare marcatori ad esso associati. I risultati ottenuti ampliano le conoscenze sui diversi Agroindustria / Aprile 2002 3 Tabella 1 - Parametri statistici relativi ai loci identificati dall’analisi RAPD, e caratterizzanti le sei varietà di canapa. I dati relativi a tutte le varietà considerate cumulativamente sono indicati nell’ultima riga. Table 1 - Statistical parameters for the loci identified by RAPD analysis in six hemp varieties. The cumulative data are shown in the last row. Varietà Carmagnola CS Fibranova Fibrimon Northern Lights b92.73.2.13 Tutte Loci Alleli Numero Fissati Polimorfici % di loci polimorfici Cv. specifici 68 71 83 62 61 45 102 14 15 12 24 26 31 3 54 56 71 38 35 14 99 79.4% 78.9% 85.5% 61.3% 57.3% 31.1% 97.1% 3 5 materiali di interesse agroindustriale, fornendo una guida al selezionatore nell’individuare linee o popolazioni di possibile interesse agronomico. Figura 1 - Amplificazione da parte del primer OPG04 di sei campioni “bulk” di DNA, ognuno composto da quantità equimolari del DNA genomico delle 10 piante di ogni varietà. Le frecce indicano le bande di DNA cultivarspecifiche. Corsia 1, linea inbred b92.73.2.13; corsia 2, Fibrimon; corsia 3, Fibranova; corsia 4, Northern Lights; corsia 5, Carmagnola; corsia 6, C.S. M, marcatori di peso molecolare (1 kb ladder, Life Technologies). Figure 1 - Amplification by primer OPG04 of six DNA bulks, each composed of equimolar amounts of the DNAs of 10 plants of each variety. Arrows indicate cultivar specific bands. Lane 1, line b92.73.2.13; lane 2, Fibrimon; lane 3, Fibranova; lane 4, Northern Lights; lane 5, Carmagnola; lane 6, CS. M, molecular weight markers (1 kb ladder, Life Technologies). 4 Agroindustria / Aprile 2002 MATERIALI E METODI Il lavoro di caratterizzazione delle varietà di Cannabis sativa L. è stato svolto su sei cultivar e linee a diversa base genetica: le cv italiane da fibra Carmagnola, C.S. e Fibranova, di cui la prima è sostanzialmente un ecotipo, la seconda una sua selezione e la terza una cv cross-bred (Carmagnola x la selezione di origine russa Bredemann Elite); tutte e tre le cv sono dioiche. Quindi la cv francese monoica Fibrimon, anch’essa crossbred ma a base genetica presumibilmente più ristretta a causa del lavoro di selezione necessario per il mantenimento del carattere monoico; la cv da droga Northern Lights, dioica e presumibilmente selezionata intensivamente per livelli alti ed uniformi di ∆9-tetraidrocannabinolo (∆9-THC); infine, una linea femminile inbred, la b92.73.2.13, ottenuta mediante due cicli successivi di parziale reversione del sesso di piante femminili (Mohan Ram and Sett, 1982), e autofecondazione. Il seme delle cv Carmagnola, Fibranova e C.S. fa parte della collezione di accessioni di canapa mantenuta dall’Istituto Sperimentale per le Colture Industriali di Bologna; il seme della cv Fibrimon (costituita presso la Fédération Nationale des Producteurs de Chanvre) è stato gentilmente ceduto dal Prof. G. Venturi (Dip.to di Agronomia, Università di Bologna); il seme della cv Northern Lights è stato ottenuto dalla Polizia di Stato; il tessuto fogliare della linea b92.73.2.13 è stato gentilmente concesso dal dr. E. De Meijer - GW Pharmaceuticals (G.B.). Sono state valutate anche 40 singole piante della progenie F1 ottenute dall’ibridazione fra una pianta femminile di Carmagnola (collezione ISCI) ed una dell’accessione italiana monoica “Sud Italia”, ottenuta dalla banca di germoplasma del Institute of Plant Genetics and Crop Plant Research - IPK Gatersleben (D). Porzioni di foglie di piante allevate in serra, sono state prelevate allo stadio di 4-6 foglie vere. Per ogni varietà dioica, sono state scelte 5 piante femminili e 5 piante maschili; invece per la varietà monoica Fibrimon sono state utilizzate 5 piante femminili, 4 monoiche e 1 maschile. Per la linea inbred b92.73.2.13, sono state analizzate 10 piante femminili. In tutti i casi, il sesso maschile è Frequenza media dell’allele “1” 0.46 0.47 0.42 0.64 0.67 0.79 0.58 Eterozigosi media 0.20 0.20 0.26 0.15 0.15 0.05 0.29 stato determinato precocemente mediante l’uso di un marcatore SCAR precedentemente sviluppato (Mandolino et al., 1999; vedi anche Moliterni et al. nel presente numero di Agroindustria), mentre per la varietà monoica la distinzione fra piante femminili e piante monoiche si è basata sull’osservazione diretta delle infiorescenze a maturità della pianta. Il DNA genomico è stato preparato utilizzando il kit Nucleon Phytopure Amersham Pharmacia Biotech (G.B.). L’analisi RAPD è stata condotta su 30 ng di DNA purificato, utilizzando primers decameri Operon Technologies, Alameda (U.S.A.). Per l’analisi dei dieci individui appartenenti alle sei varietà sono stati utilizzati 5 primers Operon: - OPA08 (5’GTGACGTAGG3’), - OPA11 (5’CAATCGCCGT3’), - OPB06 (5’TGCTCTGCCC3’), - OPG04 (5’AGCGTGTCTG3’), - OPH01 (5’GGTCGGAGAA3’). La costruzione di una mappa molecolare RAPD dell’incrocio Carmagnola x Sud Italia è stata invece condotta utilizzando 180 primers decameri della serie A-L della ditta Operon Technologies. Le condizioni di amplificazione in PCR e per la successiva elettroforesi su gel per la separazione dei frammenti di DNA amplificato, sono state descritte da Faeti et al. (1996). Il profilo elettroforetico ottenuto è stato convertito in matrici di valori 1 e 0 (presenza o assenza, rispettivamente, di una determinata banda di DNA). Le righe delle matrici rappresentavano i loci RAPD e le colonne le piante analizzate. In ogni riga, lo zero corrispondeva al genotipo omozigote per l’allele “assenza di amplificazione” ed 1 corrispondeva al genotipo omozigote od eterozigote per l’allele “presenza di amplificazione”. L’allineamento delle bande di gel ottenuti da diversi esperimenti è stato effettuato con il software Molecular Analyst – Fingerprinting Plus, versione 1.5 (BioRad, U.S.A.). L’elaborazione statistica delle matrici condotta mediante il software TFPGA (Tools for Population Genetic Analysis, versione 1.3; Miller, 1999) ha consentito di calcolare per le diverse cv vari parametri tra i quali: la percentuale di polimorfismo molecolare, la frequenza allelica media e l’eterozigosità ai loci RAPD. In particolare, la stima Tabella 2 - Composizione della varianza dovuta al dioicismo e alla varietà. Il data set per il calcolo del contributo del sesso include solo le quattro varietà dioiche e 97 marcatori (parte superiore della tabella). L’analisi AMOVA è stata anche condotta su tutte le 60 piante delle sei varietà (parte inferiore della tabella), ignorando il contributo del sesso sulla varianza totale (102 markers). I parametri riportati includono i gradi di libertà (df), le medie quadrate (MS), i componenti della varianza (VC), la percentuale sulla variazione totale e il test di Bartlett’s (B). Table 2 - Variance composition due to dioeciousness and to variety. The data set for the contribution of sex included only the four dioecious varieties (97 markers, upper part). AMOVA analysis was also performed on all 60 plants belonging to the 6 varieties (lower part), ignoring the contribution of sex to the total variance (102 markers). Statistics include degrees of freedom (df), mean squares (MS), variance components (VC), percent of the total variation and Bartlett’s test (B). Fonte di variazione df MS VC % del totale B Maschio-Femmina 1 25.15 0.51 3.3 * 0.06 ns Individui-Sesso 38 14.94 14.94 96.7 Varietà 5 94.52 8.55 48.8*** 6.73*** Individui/Varietà 54 8.97 8.97 51.1 ***P<0.001; *P<0.05; ns= non significativo (test di significatività a 3000 permutazioni) dell’eterozigosità è stata effettuata dal programma TFPGA mediante l’assunzione di esistenza di equilibrio di Hardy-Weinberg, in seguito alla quale è possibile calcolare la frequenza dell’allele recessivo come radice quadrata della frequenza del genotipo nullo stesso (assenza di amplificazione, 0; Weir, 1996); la stima dell’eterozigosi “unbiased” viene calcolata dal software come due volte il prodotto di entrambe le frequenze alleliche secondo l’algoritmo elaborato da Nei (1978). La frequenza allelica è stata calcolata come 1-q, dove q è la frequenza dell’allele “assenza di amplificazione”, e il risultato ottenuto per la frequenza ad ogni locus è stato mediato poi su tutti i loci presenti in ogni cv per ottenere il parametro “frequenza allelica media”. L’analisi di ripartizione della varianza molecolare osservata è stata effettuata tramite il programma AMOVA-Prep (Miller, 1998), che prepara i dati per il software di analisi AMOVA, versione 1.55 (Excoffier et al., 1992). In una prima analisi, mirante ad esaminare il contributo del sesso alla varianza osservata, solo le quattro cv dioiche sono state analizzate (40 piante, 97 marcatori RAPD); successivamente, l’analisi ha escluso il contributo del sesso e quindi è stata estesa a tutte le sei cvv (60 piante, 102 loci RAPD). Le matrici relative alle piante F1 dell’ibrido Carmagnola x Sud Italia (entrambe le piante erano di chemotipo “puro cannabidiolo”, CBD) sono state inserite nel programma MapMaker (versione 3.0) per la costruzione di una mappa molecolare per ciascuno dei due parentali utilizzati. RISULTATI Variabilità genetica. I 5 primers utilizzati hanno identificato un totale di 102 loci RAPD (Tab. 1) ed hanno consentito di assegnare a ciascuna delle 60 piante analizzate un profilo RAPD unico. Il numero totale dei loci identificati varia con l’ampiezza della base genetica della cv considerata; è alta e molto simile in Carmagnola e C.S. (68 e 71 loci RAPD rispettivamente), è ancora più elevata in Fibranova (83), mentre cala progressivamente in Fibrimon e Northern Lights (62 e 61) e ha il suo minimo nella linea inbred b92.73.2.13 (45).I loci fissati (cioè non polimorfici all’interno di una data cv) seguono un andamento inverso. Di conseguenza, la varietà che presenta al suo interno il maggior numero di polimorfismi RAPD è Fibranova (85.5% dei loci risultano polimorfici), seguita da Carmagnola e C.S. (79.4 e 78.9%), poi dalle cv Fibrimon e Northern Lights (61.3 e 57.4%) ed infine dalla linea inbred (31.1% di loci polimorfici). Da notare nella tabella 1 che 3 loci sono risultati specifici per Northern Lights e 5 per la linea b92.73.2.13 (entrambe varietà puro ∆9-THC), mentre non sono state identificate bande RAPD esclusive di nessuna delle altre cv Tali bande fissate in una varietà e assenti nelle altre sono facilmente visibili quando si esaminano con la tecnica RAPD dei “bulk” di DNA, ottenuti mescolando quantità uguali di DNA genomico di ciascuno dei 10 individui di ogni varietà (Fig. 1). La frequenza dell’allele 1 (presenza di banda) a ciascun locus è un altro parametro di valutazione della variabilità nelle cv di Tabella 3 - Valori di variazione fra le cultivar (espressi come percentuale della variazione totale) per ognuna delle coppie di varietà studiate, calcolate mediante il software AMOVA. Table 3 - Values of among-cultivar variation (expressed as percent of the total variation) for each pair of the varieties studied, calculated by AMOVA analysis. Carmagnola CS Fibranova Fibrimon N.Lights b92.73.2.13 Carmagnola 12.8 19.5 40.7 51.5 65.2 CS Fibranova Fibrimon N.Lights b92.73.2.13 18.0 42.5 46.5 61.2 34.5 41.1 57.9 58.3 76.8 - 76.3 canapa esaminate, e costituisce la base per il calcolo, mediante opportuni algoritmi incorporati nel programma utilizzato, dell’eterozigosità, quindi della percentuale di eterozigosi mediata su tutti i loci per ciascuna varietà. Si nota dalla tabella 1 che la frequenza allelica media è vicina a 0.5 nelle cv italiane, mentre è via via più alta in Fibrimon, Northern Lights e b92.73.2.13. Di converso, l’eterozigosità stimata dal software TFPGA è più alta in Fibranova, leggermente più bassa in Carmagnola e C.S., e via via più bassa nelle altre varietà esaminate, fino allo 0.05 della linea inbred due volte autofecondata. Se si considerano tutti i loci identificati dall’analisi RAPD (102) e la frequenza allelica in tutti gli individui esaminati cumulativamente, si ottiene il valore medio dell’eterozigosità della canapa come specie, che risulta essere 0.29. I risultati dell’analisi di partizione della varianza molecolare ottenuti tramite il software AMOVA sono riassunti nella tabella 2. In una prima fase, è stata stimata tramite la funzione “three-levels” la percentuale di variazione dovuta al sesso entro le cv e agli individui entro i sessi; tale analisi è stata condotta soltanto sulle 40 piante delle quattro cv dioiche, e ha evidenziato la non significatività del contributo del sesso alla varianza (3.3%, test di Bartlett non significativo; tabella 2, parte superiore). Nella seconda analisi condotta, il contributo del sesso alla varianza è stato ignorato, e ci si è concentrati sulla varianza dovuta alle varietà e agli individui (Tab. 2, parte inferiore); da questa seconda analisi risulta che la percentuale di variazione entro le varietà (quindi fra individui, indipendentemente dal loro sesso) e fra le varietà è dello stesso ordine di grandezza (51.2% contro 48.8%). I valori di percentuale della variabilità fra le cv si discostano però molto dal valore medio ottenuto considerando tutte e sei la varietà simultaneamente (48.8%) se si considerano specifiche coppie di varietà; così, la variabilità fra le cvv. Carmagnola e C.S. è molto più bassa, 12.8%, mentre è elevatissima, 76.3%, fra Northern Lights e b92.73.2.13, nonostante si tratti di due varietà ad alto ∆9THC. I dati relativi alla variabilità fra varietà considerate a coppie sono riassunti nella tabella 3. Mappa di linkage. I parentali dell’ibrido F1 “Carmagnola x Sud Italia” hanno mostrato in seguito ad analisi 674 bande RAPD. Fra queste, 269 (39.9%) erano polimorfiche fra i due parentali, e 181 di esse segregavano 1:1 nella progenie F1 esaminata. Fra i 405 loci non polimorfici, 46 soltanto hanno segregato 3:1 in F1, il che conferma quindi lo stato eterozigote di molti loci RAPD nei parentali. I loci che segregavano 3.1 non sono stati utilizzati per la costruzione della mappa. Il test χ2 per la verifica dell’accordo dei rapporti di segregazione osservati con quelli attesi è risultato significativo solo per 16 Agroindustria / Aprile 2002 5 Figura 2 - Mappa molecolare per marcatori RAPD in canapa (varietà Carmagnola). Questa mappa è stata ottenuta a un valore di LOD = 3.0, massima distanza 30.0. I numeri in corrispondenza dei trattini sono la sigla identificativa del marcatore RAPD, i numeri fra i trattini esprimono la distanza di mappa in percentuale di ricombinazione. Figure 2 - Molecular map of hemp (Carmagnola variety). This map was obtained at LOD = 3.0, maximum distance 30.0. Numbers next to the hyphens are the RAPD marker code; numbers between the hyphens indicate the percent of recombination between the markers. dei 181 loci per i quali è stato ipotizzato il rapporto di segregazione 1:1 (8.8%), e per 14 dei 46 loci che si presumeva segregassero secondo il rapporto 3:1 (30.4%). La mappa più avanzata ottenuta utilizzando il software MapMaker è quella di Carmagnola, nella quale finora sono entrati a far parte 66 marcatori distribuiti su 11 gruppi di linkage (Fig. 2; Cannabis sativa possiede n=10 cromosomi); la mappa dell’accessione monoica italiana comprende invece 43 marcatori distribuiti su 9 gruppi di linkage. Sono attualmente in corso le analisi delle progenie delle piante F2, con l’obiettivo di costruire una mappa di linkage fra marcatori RAPD e loci che controllano il carattere “chemotipo”. I parentali scelti erano a chemotipo divergente e praticamente puro (CBD o THC), mentre tutte le piante F1 analizzate sono risultate a chemotipo misto (CBD + THC). Pertanto, si dovrà esaminare la progenie F2 per osservare segregazione del chemotipo e associare quest’ultimo a qualche marcatore RAPD. DISCUSSIONE I risultati presentati confermano ed estendono precedenti osservazioni (Faeti et al., 1996) sull’elevato grado di variabilità, misurabile come polimorfismo molecolare dei marcatori RAPD, nella specie Cannabis sativa L. In effetti, tutte le piante esaminate sono risultate avere un diverso profilo RAPD, e quindi tutte distinguibili fra loro, per le bande ottenute dalla combinazione di 6 Agroindustria / Aprile 2002 uno o più primers. Questo livello così elevato di polimorfismo non sorprende dato che la canapa è un’allogama obbligata, ed è comparabile con altre specie allogame esaminate, quali la patata, dove è stato stimato un polimorfismo del 95% mediante marcatori RAPD (Gebhardt et al., 1989; Forapani et al., 1999), Lolium perenne, dove l’analisi RAPD ha rilevato che la diversità entro le cv era superiore a quella fra le cv (Sweeney e Danneberger, 1994) o Medicago sativa, in cui in alcuni studi il livello di polimorfismo molecolare RAPD è stato stimato intorno al 95% (Barcaccia et al., 1994). Anche i dati relativi al numero di loci sono compatibili con quanto noto sulla struttura genetica delle sei varietà esaminate. Carmagnola e C.S. sono da considerarsi ecotipi, anche se era da attendersi una base genetica più ristretta per C.S., che è una selezione da Carmagnola. Fibranova, invece, è un incrocio fra l’ecotipo Carmagnola e una linea di origine russa, la Bredemann Elite, e questa origine da “cross-bred” si riflette in un maggior polimorfismo ed una eterozigosi più elevata. Le due cv Fibrimon e Northern Lights, pur essendo di origine e caratteristiche molto diverse (una monoica e contenente quasi esclusivamente CBD, l’altra dioica e puro ∆9-THC), condividono una base genetica molto più ristretta rispetto alle cv italiane, a causa del lavoro di selezione stretta che occorre effettuare per impedire la perdita dei caratteri che le contraddistinguono, il monoicismo e l’elevato tenore di ∆9-THC, rispettivamente. Da questo derivano i livelli più bassi di polimorfismo, di eterozigosi, di frequenza allelica media, fino ad un più basso numero di bande individuabili: il lavoro di scelta e selezione che sta dietro queste cv provoca la perdita netta di un buon numero di alleli per la presenza di bande. Quest’ultimo fenomeno è ancora più marcato nella linea inbred b92.73.2.13, ottenuta attraverso due cicli di reversione del sesso ed autofecondazione. Qui i polimorfismi sono comparativamente molto ridotti rispetto alle cv italiane (31% contro circa 80%), c’è un numero più limitato di alleli per la presenza di bande, e la frequenza allelica media si avvicina ad 1, come atteso nel caso di “quasi fissazione” a molti loci, e l’eterozigosi è estremamente bassa (Forapani et al., 2001). Sono stati individuati 3 marcatori RAPD presenti solo nella cv da droga Northern Lights e 5 nella linea inbred b92.73.2.13, entrambe puro THC; questi marcatori risultano pertanto particolarmente interessanti. Le analisi statistiche effettuate sono state condotte su 10 piante di ogni cv, ma sono state analizzati un numero elevato di loci (102), il che conferisce validità generale alle conclusioni tratte (Nei, 1978). Anche l’analisi di partizione della varianza osservata riflette in modo fedele la struttura delle cv analizzate. Comparando coppie di varietà, si nota che la variabilità fra le varietà diventa progressivamente più importante rispetto alla variabilità entro le varietà con l’aumentare del grado di selezione necessario a mantenere le caratteristiche delle cv confrontate. Così, comparando la linea inbred b92.73.2.13 e la cv da droga Northern Lights, il 76.3% della variabilità totale delle due cv è dovuta alla differenza tra cv, mentre nel confronto tra cv Carmagnola e C.S., solo il 12.8% della variabilità è dovuta alle differenze fra varietà, il resto essendo dovuto a differenze puramente individuali entro varietà. Considerando tutte le varietà analizzate, si ottiene che circa metà della variazione è dovuta alle differenze tra varietà (48.8%) e l’altra metà a differenze individuali (51.2%).Non è stato possibile discriminare mediante parametri statistici la cv Carmagnola dalla sua selezione C.S., e anche la percentuale di variabilità fra queste due cv (12.8%, tabella 3) è risultata dello stesso ordine di grandezza della variabilità di due diversi lotti di seme della cv Carmagnola, e quindi non significativa (dati non mostrati). L’elevata percentuale di varianza dovuta a differenze individuali più che a segregazione fra le varietà e gli ecotipi è in accordo con l’ipotesi dell’esistenza di un’unica specie in Cannabis (Cannabis sativa), e con l’esistenza di un unico pool genico per tutta la specie, sottolineata da vari autori, e indipendente da caratteristiche macroscopiche come il monoicismo e il tipo di cannabinoide (de Meijer, 1995; 1999). Tale limitata separazione varietale si può presumibilmente giustificare con l’allogamia obbligata della specie, e con l’altissima capacità di dispersione del polline di canapa, che porta a livellare e disperdere la variabilità, soprattutto in assenza di uno stringente lavoro di selezione, che è almeno in molti casi venuto a mancare in tutto il lungo periodo di abbandono della coltura. L’elevato grado di eterozigosi rilevato mediante analisi RAPD delle varietà ha suggerito che è possibile costruire una mappa molecolare della canapa in F1. La progenie esaminata ha confermato che il numero di marcatori che segregano 1:1 in F1 è sufficientemente elevato per costruire una mappa, anche se è possibile che per ottenere mappe più dense occorra applicare strategie che forniscano un numero più elevato di marcatori multi-locus (es. AFLP; Vos et al., 1995), oppure a utilizzare progenie F2. Attualmente è in corso l’analisi RAPD e AFLP di progenie F2 di canapa nelle quali viene osservata anche la segregazione del chemotipo, poiché i parentali erano divergenti per questo carattere. Una mappa preliminare di canapa è stata comunque ottenuta, e le informazioni relative al numero di marcatori segreganti 1:1, non segreganti, o segreganti 3:1 sono di grande utilità per la costruzione di future “mapping populations”. Va anche sottolineato che i dati ottenuti mostrano che solo una minoranza dei marcatori segreganti ha mostrato una distribuzione nella progenie che si è discostata dall’atteso (test χ2 significativo), indice questo di una quantità trascurabile di segregazioni distorte ottenute, nonostante il numero di individui esaminati nella F1 (40) non sia elevatissimo. I risultati ottenuti nel corso delle sperimentazioni descritte fanno ben sperare nella possibilità, scegliendo gli opportuni incroci e tipo di progenie, di individuare marcatori molecolari associabili al carattere “chemotipo”, e quindi, in un futuro non lontano, di poter effettuare la selezione per (o contro) un determinato chemotipo con l’ausilio delle tecniche di biologia molecolare, che permetterebbe la determinazione precoce del carattere e quindi renderebbe più veloce ed affidabile il miglioramento genetico per quel carattere. BIBLIOGRAFIA Barcaccia G., S. Tavoletti, M. Pezzotti, M. Falcinelli and F. Veronesi, 1994. Fingerprinting of alfalfa meiotic mutants using RAPD markers. Euphytica 80, 19-25. Excoffier, L., P.E. Smouse and J.M. Quattro, 1992. Analysis of molecular variance inferred from metric distances among DNA haplotypes: application to human mitochondrial DNA restriction data. Genetics 131, 479-491. Faeti V., G. Mandolino and P. Ranalli, 1996. 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Protaso, 302 - Fiorenzuola d’Arda (PC) RIASSUNTO La Cannabis sativa è una specie dioica con dimorfismo sessuale che si manifesta in una fase molto tardiva dello sviluppo, poco prima della produzione dei fiori. Di qui la necessità di un sistema rapido di discriminazione dei due sessi, funzionale alla realizzazione dei programmi di breeding. L’analisi RAPD del genoma di individui di sesso maschile e femminile ha permesso di individuare alcuni frammenti di DNA maschio-specifici. Da uno di questi, il MADC2, è stato ottenuto un marcatore SCAR che consente una discriminazione rapida e sicura dei due sessi. Tale marcatore è stato inoltre un supporto utile allo studio del differenziamento sessuale di Cannabis sativa. Parole chiave: Cannabis sativa, dioicismo, differenziamento sessuale, RAPD, SCAR, marcatori del sesso, C-DNA AFLP. ABSTRACT Sex-linked molecular markers as tools for breeding and studies on sexual differentiation of Cannabis sativa L. Cannabis sativa L. is a naturally dioecious species with heterogametic males (2n = 18+XY) and homogametic females (2n = 18+XX). It is characterized by unisexual flowers and shows sexual dimorphism. Despite the presence of sexual chromosomes, the sex of Cannabis sometimes shows some flexibility. Anomalies may in fact occur in floral development, such as the presence of the reproductive structure of the opposite sex or the development of bisexual inflorescence (monoecious phenotype). Sexual dimorphism generally occurs late in plant development, often leading to labourintensive steps during breeding programs. The development of a method for rapid sex determination in Cannabis sativa would therefore be advisable. By means of the RAPD technique, applied to male and female genomes, a marker of 400bp was identified to be male specific. It was named MADC2 (Male Associated DNA of Cannabis) according to Sakamoto et al. (1995). Despite its sex-specific association, the sequences corresponding to MADC2 were present in both staminate and carpellate plants, as revealed by Southern hybridization with the cloned RAPD band. MADC2 was sequenced and specific primers were constructed corresponding to its 1-20 and 373-391 positions. These primers generated a male-specific SCAR marker, 391bp long, and two fragments about 560 and 870bp long in the female and monoecious genotypes. A rapid method based on a PCR amplification directly from plant tissue was also developed from the original protocol by Klimyuk et al. (1993). This procedure, with the male-specific SCAR marker, gives a suitable method for a precise, early and rapid identification of males during breeding programs. The molecular mechanism of Cannabis sativa sexual differentiation was also investigated. By means of optical microscopy, the earliest step in apex sexual differentiation was identified as the leaves of the fourth node emerge. Most of the samples observed at this stage have indeed developed some lateral meristem buds. In order to identify the genes involved in this earliest stage of sexual differentiation an analysis of gene expression was carried out by means of the cDNA AFLP technique. Several differentially expressed AFLP fragments were recovered and their sex specificity checked by Reverse Northern and Northern analysis, but only subcloning and sequencing will make it possible to track back to the genes having a differential expression at this stage. The rapid method of sex determination was of great importance for sex discrimination at the fourth node, because of the complete absence of sexual dimorphism between plants at this stage. Key words: Cannabis sativa, dioecy, sexual differentiation, RAPD, SCAR, sex linked molecular markers, cDNA AFLP. INTRODUZIONE La Cannabis sativa è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Cannabaceae e all’ordine delle Hurticales. Autore corrispondente: V.M.Cristiana Moliterni Istituto Sperimentale Colture Industriali, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia Tel. (051) 6316811 - Fax (051) 374857. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. 8 Agroindustria / Aprile 2002 È una specie naturalmente dioica, con individui di sesso maschile e femminile, dotati di fiori unisessuali e caratterizzati da un dimorfismo sessuale che, oltre alla morfologia del fiore, si estende anche all’habitus della pianta. Infatti i maschi sono generalmente più alti ed esili delle femmine ed hanno un ciclo vitale più breve. I fiori unisessuali sono portati in infiorescenze dapprima terminali e successivamente laterali (Fig. 1). Negli individui di sesso maschile i fiori sono organizzati in numero variabile in panicoli pendenti ed a volte ramificati, generalmente privi di foglie. I fiori del panicolo possono essere singoli o raggruppati ed in questo caso ogni fiore è sostenuto da un sottile peduncolo. Ogni fiore maschile è costituito da un perianzio formato da cinque sepali che racchiude l’androceo composto da cinque stami sostenuti da sottili filamenti. Le antere portate all’estremità degli stami, a maturità deiscono longitudinalmente liberando il polline che può essere così trasportato dal vento (Mohan Rham & Nath, 1964). I fiori femminili sono invece organizzati in racemi che si sviluppano in posizione terminale od all’ascella di foglie o ramificazioni laterali. Nell’infiorescenza, all’ascella di una piccola foglia verde si sviluppano due fiori ciascuno sotteso ad una piccola stipola. Il fiore femminile ha una struttura molto semplice essendo costituito da una brattea verde che avvolge completamente il perianzio, appena abbozzato, e l’ovario. Lo stilo si differenzia nella porzione distale in uno stimma bifido. La brattea fiorale è particolarmente ricca di peli silicei e tricomi ghiandolari che secernono sostanze aromatiche e resinose (Mohan Rham & Nath, 1964). Il corredo cromosomico di Cannabis sativa è composto da 9 coppie di autosomi ed una coppia di cromosomi sessuali. Il sesso maschile è definito dalla presenza della coppia eteromorfa XY mentre quello femminile è definito dalla coppia XX, similmente a quanto si verifica in altre specie dioiche come per esempio la Silene latifolia. Il cromosoma Y in Cannabis è subtelocentrico ed è caratterizzato dall’avere un satellite all’estremità del braccio corto ed un braccio lungo particolarmente sviluppato, tanto che si ritiene che la differenza nelle dimensioni dei genomi maschile e femminile (rispettivamente 1683 Mbp e 1636 Mbp), sia quasi completamente attribuibile al cromosoma Y (Sakamoto et al., 1998). Il cromosoma X invece è submetacentrico e porta un satellite all’estremità del braccio corto. Come si verifica frequentemente nei cromosomi sessuali vegetali, anche il cromosoma Y di Cannabis è fortemente eterocromatico e ricco di sequenze ripetute che sono causa della sua forte condensazione in metafase (Sakamoto et al., 1998). Una buona parte del DNA ripetuto è costituito da sequenze del tipo LINE (Long Interspersed Elements) che rappresentano vestigia di elementi trasponibili al livello dei quali è possibile rilevare un basso livello di trascrizione per Tabella 1 - Frammenti RAPD maschio specifici. Table 1 - Male specific RAPD markers. Primer Sequenza Dimensioni della banda RAPD OPA08 5’-GTGACGTAGG-3’ 400 bp OPA12 5’-TCGGCGATAG-3’ 700 bp OPC04 5’-CCGCATCTAC-3’ 1600 bp OPC08 5’-TGGACCGGTG-3’ 2700 bp OPC10 5’-TGTCTGGGTG-3’ 700 bp OPC14 5’-TGCGTGCTTG-3’ 1400 bp OPD05 5’-TGAGCGGACA-3’ 900 bp OPE02 5’-GGTGCGGGAA-3’ 1000 bp OPE14 5’-TGCGGCTGAG-3’ 400 bp OPI01 5’-ACCTGGACAC-3’ 1600 bp OPJ16 5’-CTGCTTAGGG-3’ 1400 bp la presenza di ORF ancora attive, relative ad enzimi connessi al meccanismo stesso della trasposizione. Le LINEs di Cannabis sativa (LINE-CS) sono rappresentate anche negli autosomi e nel cromosoma X ma, molto particolare è la loro specifica concentrazione all’estremità del cromosoma Y. Ciò fa pensare che esse possano avere un ruolo nel mantenimento della struttura dell’Y e che possano contribuire alla differenziazione morfologica e strutturale dei cromosomi sessuali creando delle regioni eteromorfiche al livello delle quali risulta repressa la ricombinazione (Sakamoto et al., 2000). Nonostante siano presenti i cromosomi sessuali, il sesso nella canapa è un carattere che manifesta una certa flessibilità. Infatti occasionalmente è possibile rilevare delle anomalie nello sviluppo fiorale che si manifestano con la comparsa degli organi ripro- duttivi del sesso opposto o con lo sviluppo di infiorescenze miste (recanti sia fiori maschili che femminili) che caratterizzano il fenotipo monoico. Un altro aspetto controverso della determinazione del sesso in Cannabis è dato dalla possibilità di ottenere per alcuni genotipi, la sua parziale o completa reversione. È noto infatti che il trattamento con sostanze mascolinizzanti o femminilizzanti, seguito dall’esposizione ad un fotoperiodo efficace per l’induzione alla fioritura, è in grado di determinare la comparsa degli organi riproduttivi del sesso opposto anche in individui che sono già in uno stadio avanzato del proprio differenziamento sessuale. Hanno un effetto mascolinizzante quelle sostanze che inibiscono la biosintesi o l’attività dell’etilene quali l’aminoetossivinilglicina, Ag(S2O3)23- e AgNO3, mentre hanno un effetto femminilizzante i precur- Figura 1 - Infiorescenza maschile (sinistra), infiorescenza femminile (destra). Figure 1 - Male inflorescence (left), female inflorescence (right). sori o gli attivatori della biosintesi di questo ormone vegetale come l’etephon (Mohan Ram and Sett, 1982a; Mohan Ram and Sett, 1982b). La possibilità di reversione è sicuramente un carattere a base genetica poiché esistono dei genotipi suscettibili e dei genotipi refrattari al trattamento di reversione. In pieno campo il ciclo vitale della canapa ha una durata di 5-6 mesi ed il raggiungimento della maturità sessuale si verifica dopo 3-4 mesi con la comparsa dei fiori unisessuali. Il dimorfismo sessuale si manifesta solo in uno stadio molto avanzato dello sviluppo quando, poco prima della produzione dei fiori, negli individui di sesso maschile si verifica un particolare allungamento degli ultimi internodi, fenomeno che rende i maschi più alti ed esili delle femmine. La possibilità di distinzione precoce del sesso costituisce un problema basilare in ogni programma di miglioramento genetico della canapa, essendo questa una specie tipicamente allogama. Per esempio, il metodo Bredeman di selezione per la qualità della fibra prevede un’analisi precoce qualitativa e quantitativa della fibra negli individui di sesso maschile, cui segue l’eliminazione e quindi l’esclusione dalla possibilità di impollinazione di quelli che non soddisfano i parametri stabiliti (Bredeman, 1938). L’obiettivo principale di questo lavoro è stato quindi la ricerca di un sistema che permettesse una discriminazione precoce ed affidabile dei due sessi e che potesse costituire un supporto utile ai programmi di miglioramento genetico di Cannabis sativa. L’altro aspetto investigato ha riguardato più direttamente il meccanismo di determinazione del sesso. Sebbene sia conosciuta la relazione tra cromosomi eteromorfici e sesso in Cannabis, nulla è ancora noto sui meccanismi molecolari che sottendono a questo processo. Il lavoro di ricerca si è quindi sviluppato da un lato verso l’analisi dei genomi di individui di sesso maschile e femminile, mediante la tecnica RAPD (Williams et al., 1990), al fine di identificare sequenze di DNA sesso-specifiche; e dall’altro verso la comprensione dei meccanismi molecolari del differenziamento sessuale in Cannabis. A tale scopo è stata condotta un’analisi dell’espressione genica differenziale, utilizzando la tecnica cDNA AFLP. MATERIALI E METODI Analisi dei genomi mediante la tecnica RAPD (Random Amplyfied Polymorphic DNA). Semi appartenenti a 13 varietà ed accessioni di Cannabis sativa, di diversa origine (Faeti et al., 1996), sono stati fatti germinare in serra e le plantule sviluppatesi sono state trasferite in pieno campo fino al raggiungimento della maturità sessuale, al fine di identificare con certezza il sesso di Agroindustria / Aprile 2002 9 Tabella 2 - Sequenza del frammento MADC2. Le regioni sottolineate corrispondono ai primers per l’ottenimento del marcatore SCAR di 391bp, maschio specifico. Table 2 - MADC2 sequence. Underlined regions correspond to the male specific SCAR marker primers. GTGACGTAGG TAGAGTTGAA TAACTAAGCA TGGACCTAAC GATTTCCAAA AGCGTGCGAT TTCTTCTTTC TGCAATTACA TTCTACTATG GAGTGCTAGG GGCAGTTAAT TGAGATTAAA TGCCAGGTTC GATCAAAAGA TCTTTGAACT GCATATCCAT ATATTCTCCA CCCCTATCAA TTCGCAAGAT CTATAAAGTT TTACCCAATT AGTTTTGAGC TAATGCAGGC TATTCCTGAA ACTTTTGAAA CGTTTCAGTG GTCCGCAAAG AAAGAACGTT TGGTCATCTT TCCTTCAAGG CAAGACTTGC GTACAGGTAA TTCACCTAAG ACGATATTTT TCAGTGGACC GTCTCTGGTT AACTTATTGA GTCTCTCATA GCCTACGTCA C ciascun individuo. Gli incroci e l’analisi delle progenie segreganti sono stati invece condotti in serra, in condizioni controllate, su un totale di circa 200 individui. Da ciascuna pianta sono state prelevate alcune foglie giovani ed utilizzate per l’estrazione del DNA. Il DNA genomico è stato estratto secondo il metodo indicato da Taylor e Powell con alcune modifiche minori (Faeti et al., 1996). Per l’analisi RAPD sono stati utilizzati 179 primers decameri appartenenti alle serie A, B, C, D, E, G, H, I, J, disegnati dalla Operon Technologies, USA. Le amplificazioni RAPD ed i profili elettroforetici sono stati ottenuti secondo il protocollo riportato in Faeti et al. (1996). Clonaggio e sequenziamento dei frammenti RAPD. I frammenti RAPD associati putativamente al sesso maschile sono stati eluiti dal gel, clonati e sequenziati secondo la procedura descritta precedentemente (Mandolino et al., 1999). Southern Hybridization. La verifica della sesso-specificità di ciascun frammento è stata effettuata mediante ibridazione di filtri Southern prodotti secondo la procedura già riportata da Mandolino et al. (1999). Produzione di marcatori SCAR. Sulla base della sequenza nucleotidica dei frammenti RAPD, sono stati costruiti dei primers interni alla sequenza per l’ottenimento di marcatori SCAR. Per la produzione dei marcatori SCAR è stato seguito il protocollo dell’analisi RAPD (Faeti et al., 1996) a cui sono state apportate alcune modifiche riguardo la temperatura di annealing (60°C) e la concentrazione di MgCl2 nella mix di amplificazione (1.5 mM). La verifica dell’associazione del marcatore SCAR al fenotipo è stata effettuata mediante l’analisi di progenie segreganti. Analisi dell’espressione genica mediante la tecnica cDNA AFLP (Amplyfied Fragment Length Polymophism). Materiale vegetale. Semi di canapa della cultivar Fibranova sono stati fatti germinare e mantenuti in serra con un fotoperiodo di 11 ore e ad una temperatura media di 27°C. Figura 2 - Analisi SCAR realizzata con i due primers maschio-specifici, su DNA genomico rispettivamente di maschi e femmine appartenenti a cultivar diverse: Carmagnola (1-2), Fibranova (3-4), Uniko (5-6), Kompolti ibrido TC (7-8), Accessione 2 (9-10), cv. Bialobrzeskie, monoica, quattro individui (11-14). Figure 2 - SCAR analysis with the male-specific primers on genomic DNA from one male and one female of different cultivar: Carmagnola (1-2), Fibranova (3-4), Uniko (5-6), Kompolty Hybrid TC (7-8), Accession 2 (9-10) and four different monoecious plants of cv. Bialobrzeskie (11-14). 10 Agroindustria / Aprile 2002 Molto precocemente è stata realizzata una determinazione rapida del sesso secondo il protocollo di Klimyuk et al. (1993), con alcune modifiche apportate per Cannabis sativa (vedi Risultati). Analisi microscopica della struttura degli apici. Apici maschili e femminili sono stati prelevati in vari momenti del differenziamento sessuale e fissati in glutaraldeide 3% per 24 ore. Successivamente sono stati inclusi in resina ed analizzati al microscopio ottico in sezioni semifini, colorate con Blu di Toluidina. Estrazione del m-RNA. Apici prelevati al 2° nodo ed apici maschili e femminili prelevati al 4° nodo sono stati polverizzati in un mortaio con azoto liquido e trasferiti nel buffer di estrazione (Buffer 1: 50 mM TrisHCl, pH 9.0, 100 mM NaCl, 10 mM EDTA, 2% SDS) scaldato a 37°C (5ml del buffer per 1 g di peso fresco). L’omogenato è stato trasferito in tubi di polipropilene sterili e sottoposto due volte ad estrazione con un egual volume della miscela fenolo/cloroformio/alcool isoamilico (25:24:1), e una volta, con un egual volume della miscela cloroformio/alcool isoamilico (24:1). Al sovranatante ottenuto dall’ultima estrazione è stata aggiunta Oligo-dT cellulosa (Boehringer Mannheim) in quantità pari a 150 mg ml-1 ed NaCl fino ad una concentrazione finale pari a 0.4 M. I campioni sono stati posti in agitazione orizzontale (30-50 rpm) per 30' e quindi centrifugati a bassa velocità per ottenere una completa separazione della cellulosa dal sovranatante. La cellulosa è stata sottoposta a due lavaggi con 10ml di Buffer 2 (10 mM Tris-HCl, pH 7.5, 400 mM NaCl, 0.2% SDS) ed a due lavaggi con 10 ml di Buffer 3 (20 mM Tris-HCl, pH 7.5, 100 mM NaCl). Ciascun lavaggio è stato seguito da una breve centrifugata a 800xg per 20 minuti. Dopo l’ultimo lavaggio la cellulosa è stata trasferita in colonnine per cromatografia del volume di 10 ml e sottoposta a quattro lavaggi successivi con 10 ml di Buffer 3 per eliminare tutti gli acidi nucleici che non si erano legati per affinità all’OligodT cellulosa. L’RNA messaggero è stato eluito Tabella 3 - Protocollo per la determinazione rapida del sesso in Cannabis sativa (da Klimyuk et al.,1993 modificato). Table 3 - Procedure for rapid PCR based sex determination. P21 and α 1 primers correspond to the 1-20 and 373-391 position of the MADC2 sequence respectively. Protocollo per la determinazione rapida del sesso in Cannabis sativa (da Klimyuk et al.(1993 ), modificato) 1. Prelevare dalla porzione distale di una giovane foglia un frammento lungo 4-5mm e largo 2-3mm ed introdurlo in una provetta da 1.5ml sterile 2. Aggiungere 40µl di NaOH 0.25M ed effettuare una rapida centrifugata 3. Incubare a 100°C per 35 secondi. netti 4. Aggiungere 40µl di HCl 0.25M e 20µl di Tris-HCl 0.5M, pH 8, 0.25% Triton X-100 5. Centrifugare brevemente ed incubare a 100°C per 2 minuti 6. Prelevare ciascun frammento e trasferirlo sul fondo di una provetta da PCR 7. Aggiungere ad ogni frammento 25µl della MIX di amplificazione MIX H 2O 18.3µl Buffer 10X 2.5µl 0.75µl MgCl2 50mM α1 primer (100ng/µl) 1µl P21 primer (100ng/µl) 1µl dNTP mix (2.5mM each) 1.25µl Taq DNA Polymerase (5U/l) 0.2µl Realizzare un'amplificazione per SCAR (vedi Materiali e Metodi) N.B. I primers P21 e α1 corrispondono alle sequenze 1-20 e 373-391 del MADC2 in quattro frazioni ottenute applicando sulla colonnina, per ogni frazione, un volume di 400 µl di Buffer 4 (10 mM Tris-HCl, pH 7.5), scaldato a 65°C. L’RNA messaggero di ciascuna frazione è stato precipitato con 2.5 volumi di etanolo assoluto a -20°C O/N. Le frazioni precipitate sono state recuperate e quantificate spettrofotometricamente. Tutta la procedura del- 1Kb l’estrazione è stata condotta utilizzando vetreria e supporti monouso sterili, nonché soluzioni prodotte con acqua distillata e DEPC, e successivamente autoclavate. Sintesi del cDNA. Il cDNA è stato sintetizzato a partire da 1µg di mRNA. La sintesi del primo filamento è stata realizzata utilizzando l’enzima Superscript™ II (Life Technologies), secondo il protocollo sugge- M M M F F F M M F F F F M F M F F M 1Kb Figura 3 - Visualizzazione degli amplificati ottenuti con il metodo rapido di determinazione del sesso. La freccia indica la banda relativa al marcatore SCAR maschio-specifico di 391bp. Figure 3 - Amplificate profiles obtained with the rapid methods for sex determination. The arrow indicates the male-specific SCAR marker of 391bp. rito dalla ditta. I’RNA ibrido ha fornito lo stampo per la sintesi del secondo filamento, catalizzata dall’enzima DNA Polymerase I (Life Technologies), in presenza di RNAaseH (Life Technologies). Anche per la sintesi del doppio filamento è stato seguito il protocollo suggerito dalla ditta produttrice dell’enzima. cDNA AFLP. L’analisi cDNA AFLP è stata condotta secondo il protocollo messo a punto da Bachem et al. (1996) utilizzando enzimi di restrizione diversi ed in particolare BstY1 come “rare cutter” ed Mse1 come “frequent cutter”. Le amplificazioni selettive sono state ottenute combinando i due primers BstY +C/+T con 30 primers Mse+3. Gli amplificati sono stati separati su gel di sequenza (poliacrilammide 6% in TBE 0.5X, urea 8 M) realizzato nell’apparato SequiGen GT (Bio Rad). I profili AFLP sono stati rilevati mediante autoradiografia. Analisi Reverse Northern. I frammenti AFLP putativamente differenziali sono stati ritagliati dal gel di sequenza ed eluiti in 50 µl di TE 1X per riscaldamento a 65°C per 15'. Ogni frammento è stato nuovamente amplificato con la combinazione di primers che lo aveva generato, e separato in doppio su gel di agarosio al 1.5%. I frammenti sono stati successivamente trasferiti su filtro di nitrocellulosa (Southern Blotting) in modo tale da avere per ciascuna serie di frammenti, due filtri identici. I filtri sono stati ibridati separatamente con mRNA relativo al 4° nodo maschile e femminile, che era stato precedentemente marcato radioattivamente con α32P-dNTP (Sambrook et al., 1989). Per la marcatura interna del mRNA è stato è stato utilizzato come primer l’Oligo-dT (12-18) (Boehringer Mannheim) ed è stato seguito il protocollo suggerito da Sambrook et al. (1989). I pattern di ibridazione sono stati rilevati mediante autoradiografia. Analisi Northern. L’analisi Northern è stata condotta utilizzando 900ng/lane di mRNA relativo al 4° nodo maschile e femminile secondo la procedura riportata in Sambrook, et al. (1989). Le sonde utilizzate sono state marcate radioattivamente (γ32P-dNTP) con il metodo della marcatura terminale (Sambrook et al., 1989). RISULTATI E DISCUSSIONE L’analisi RAPD ha permesso di individuare numerosi marcatori polimorfici, rivelando l’elevato grado di polimorfismo esistente tra le varietà e le accessioni di canapa analizzate. Sorprendente è il livello dei marcatori polimorfici (circa 80%) riscontrato tra la varietà Carmagnola e la cultivar Fibranova (entrambe italiane), che invece risultano relativamente poco distanti geneticamente (Allavena, 1961); ciò è tuttavia comprensibile se consideriamo che la canapa è una specie dioica ed allogama obbligata. Dei 179 primers decameri testati, 11 hanno prodotto dei marcatori associati al Agroindustria / Aprile 2002 11 Figura 4 - Sezione longitudinale dell’apice al quarto nodo. Figure 4 - Longitudinal section of the apex at the fourth node. fenotipo maschile di dimensioni comprese tra 400 e 2700bp (Tab. 1). Uno di questi marcatori, quello generato dal primer OPA08, è stato clonato e sequenziato (Mandolino et al., 1998). Il frammento è stato chiamato MADC2 in accordo con la nomenclatura proposta da Sakamoto et al. (1995) ed ha una lunghezza di circa 400bp. Ha un contenuto di G+C del 40.3% e risulta privo di ORF al suo interno. Dalla ricerca nelle banche dati di GenBank, EMBL, DDBJ e PDB è emerso che questo frammento ha un basso livello di omologia con altre sequenze di DNA ripetitivo riscontrate in altre specie vegetali quali orzo, frumento, cocco, pino, ed Arabidopsis, inoltre non risulta avere omologie con il frammento MADC1 identificato da Sakamoto et al. (1995), nonostante la forte similitudine nel contenuto di G+C (39.9% in MADC1 e 40.3% in MADC2). La maschio-specificità del MADC2 è stata testata mediante una ibridazione Southern che ha rivelato tuttavia la presenza del frammento sia nel genoma maschile che femmi- nile (Mandolino et al., 1999). Sulla base della sequenza MADC2 (Tab. 2) sono stati costruiti due primers, rispettivamente corrispondenti alle posizioni 1-20 (5'-GTGACGTAGGTAGAGTTGAA-3') e373-391(5'-GTGACGTAGGCTATGAGAGA-3') del frammento. Questi primers hanno permesso di amplificare una regione di 391bp nel genoma maschile e due regioni, di circa 560bp e 870bp, nel genoma degli individui di sesso femminile e monoici. La capacità del marcatore SCAR di 391bp di individuare il fenotipo maschile è stata inizialmente verificata su 41 individui di sesso maschile, femminile e monoico, appartenenti a 20 varietà ed accessioni diverse di canapa (Mandolino et al., 1998). In tutti i maschi analizzati è stata prodotta un unica banda di 391bp mentre nelle femmine e nei monoici sono state prodotte le due bande di peso molecolare maggiore (Fig 2). L’analisi di tre progenie segreganti per il sesso ha permesso di confermare l’associazione del marcatore di 391bp al sesso maschile in Figura 5 - Sezione longitudinale dell’apice al secondo nodo. Figure 5 - Longitudinal section of the apex at the second node. 12 Agroindustria / Aprile 2002 quanto in nessun caso è stato possibile riscontrare ricombinazione per il marcatore. Questo permette di dire che il frammento di 391bp costituisce un marcatore molecolare affidabile per l’identificazione del sesso maschile. La produzione dei due frammenti di 560bp ed 870bp negli individui di sesso femminile e nei monoici da parte dei primers SCAR, nonché il risultato dell’analisi Southern, confermerebbe la presenza di sequenze simili nel genoma maschile e femminile. Evidentemente, però tali sequenze risultano organizzate in maniera diversa nei due sessi. È ormai ampiamente accettata la teoria secondo cui i cromosomi sessuali X e Y si sarebbero originati da una coppia di cromosomi omologhi attraverso l’instaurazione di un meccanismo di repressione della ricombinazione, che avrebbe portato i due cromosomi a differenziarsi anche morfologicamente (Charlesworth, 1991). D’altro canto l’assenza di ricombinazione avrebbe favorito l’accumulo di sequenze ripetute di cui i cromosomi sessuali vegetali sono particolarmente ricchi (Charlesworth, 1991). L’assenza di ricombinazione per il marcatore di 391bp fa pensare che esso si trovi sul cromosoma Y, e benché non esista una dimostrazione diretta di ciò, questa ipotesi potrebbe essere comunque avvalorata dall’omologia esistente tra la sequenza del frammento SCAR e le sequenze riscontrate in regioni di DNA ripetitivo di altri organismi vegetali. Sulla base di questi dati possiamo dire che i nostri primers SCAR sono in grado di amplificare frammenti di DNA ripetuto presenti probabilmente nella regione di “non ricombinazione” dei due cromosomi sessuali e che per questo motivo, nel tempo, hanno acquisito una diversa organizzazione. La probabile localizzazione dei due frammenti di 560bp ed 870bp sul cromosoma X potrebbe essere dimostrata dalla possibilità di ottenere la loro amplificazione anche negli individui di sesso maschile, in opportune condizioni (minore stringenza). Accertata l’associazione tra il marcatore di 391bp ed il sesso maschile, si è cercato di produrre un sistema che permettesse una determinazione rapida ed affidabile del sesso, basato sulla presenza-assenza di questo marcatore. Sulla base di un protocollo modellato su Arabidopsis da Klimyuk et al. (1993), apportando le dovute modifiche per Cannabis, è stato messo a punto un sistema rapido di screening del sesso che consiste nella realizzazione di una amplificazione PCR direttamente su tessuto vegetale opportunamente trattato (Tab. 3, Fig. 3). La possibilità di determinazione del sesso nella canapa mediante lo SCAR rapido non solo costituisce uno strumento utile al miglioramento genetico ma ha avuto un ruolo fondamentale anche nel lavoro di ricerca finalizzato all’identificazione dei geni coinvolti nel differenziamento sessuale di Cannabis differenziamento in senso maschile o femminile dell’apice. L’individuazione di questi geni, ed eventualmente il controllo degli stessi, è uno degli obiettivi che ci si propone di conseguire nell’immediato futuro. M BIBLIOGRAFIA F Figura 6 - Analisi Reverse Northern: filtri identici contenenti i frammenti differenziali AFLP sono stati ibridati separatamente con mRNA marcato relativo al quarto nodo maschile e femminile. Gran parte dei frammenti sono risultati egualmente rappresentati in maschio e femmina al quarto nodo. Ogni banda corrisponde ad un singolo frammento AFLP. Figure 6 - Reverse Northern analysis: the same differential AFLP fragments, blotted on two membranes were separately hybridized with labeled mRNA from the male and female fourth node. The majority of them were equally represented in the male and female mRNA from the fourth node. Each lane corresponds to one AFLP fragment. sativa. Nelle nostre condizioni di crescita in serra (vedi Materiali e Metodi) il ciclo vitale della canapa si conclude in 3-4 mesi ed il raggiungimento della maturità sessuale, definito dalla comparsa dei fiori unisessuali, si realizza dopo 50-60 giorni dall’emergenza della plantula dal terreno, momento in cui la pianta ha quasi raggiunto le sue dimensioni definitive (3-4 metri). Dati in letteratura ed esperienze dirette hanno tuttavia rivelato che in alcune condizioni è possibile ottenere il completo differenziamento dei fiori unisessuali anche in stadi molto precoci dello sviluppo. È stato necessario quindi, effettuare un’analisi microscopica degli apici di Cannabis sativa, prelevati in momenti diversi dello sviluppo, al fine di individuare quale fosse lo stadio più precoce del differenziamento sessuale. Dall’analisi microscopica è emerso che il primo stadio in cui è possibile rilevare dei cambiamenti nella morfologia dell’apice corrisponde alla fase di emergenza delle foglioline del quarto nodo. In questo stadio la plantula ha delle dimensioni di 10-15cm che sono decisamente inferiori a quelle dell’adulto e non manifesta alcun dimorfismo sessuale. In tutti i campioni osservati al microscopio in questo stadio è stato possibile rilevare la presenza degli abbozzi dei meristemi laterali, all’ascella delle foglie del quarto nodo (Fig.4). Questi abbozzi, con ogni probabilità, saranno in grado di differenziarsi nei meristemi infiorescenziali all’estremità dei quali saranno portati i fiori unisessuali. L’analisi microscopica ha permesso di identificare lo stadio più precoce del differenziamento dell’apice di Cannabis sativa nella fase di emergenza delle foglioline del quarto nodo. In apici maschili e femminili prelevati in questo stadio è stata quindi effettuata un’analisi dell’espressione genica differenziale. Gli apici prelevati all’emergenza delle foglioline del 2° nodo hanno costituito il “controllo” nell’analisi, in quanto in tutti i campioni osservati in questo stadio non è mai stato possibile rilevare la presenza degli abbozzi dei meristemi laterali, all’ascella delle fo- glie apicali (Fig.5). Mediante il sistema rapido di determinazione del sesso è stato possibile discriminare precocemente (all’emergenza del primo palco di foglie) gli individui di sesso maschile da quelli di sesso femminile e prelevare con certezza gli apici, separatamente. Nei campioni prelevati al 2°nodo ed al 4°nodo (maschile e femminile) abbiamo condotto l’analisi dell’espressione differenziale mediante la tecnica del c-DNA AFLP. Con lo screening dei profili AFLP è stato possibile individuare numerose centinaia di frammenti differenziali, che risultavano quindi essere presenti nel mRNA del 4°nodo di uno dei due sessi, ed assenti nell’altro e nel controllo. Questi frammenti putativamente differenziali sono stati sottoposti ad un primo livello di controllo costituito dall’analisi Reverse Northern (Fig.6). Dal Reverse Northern è emerso che gran parte dei frammenti AFLP in realtà erano egualmente rappresentati nel pool di geni espressi al quarto nodo sia nei maschi che nelle femmine. Tuttavia alcuni di questi frammenti, circa venti, hanno confermato la loro espressione differenziale che è stata sottoposta ad un ulteriore livello di controllo, costituito dall’analisi Northern. Soltanto sei dei frammenti hanno confermato la loro espressione differenziale con l’ibridazione Northern, risultando tutti maggiormente rappresentati nel mRNA relativo al quarto nodo femminile rispetto al maschile. Il clonaggio ed il sequenziamento dei frammenti differenziali darà la possibilità di risalire ai geni maschili e femminili differenzialmente espressi in questo stadio precoce dello sviluppo di Cannabis sativa CONCLUSIONI La capacità del marcatore SCAR di 391bp di produrre una discriminazione precoce e rapida dei due sessi ha avuto un ruolo determinante nel lavoro di ricerca sul differenziamento sessuale della canapa. Esso infatti ha reso possibile l’investigazione degli stadi più precoci di questo processo in cui molto probabilmente già cominciano ad esprimersi quei geni responsabili del Allavena D., 1961. Fibranova, nuova varietà di canapa ad alto contenuto di fibra. Sementi Elette 7 (5), 34-44. Bredeman G.,1938. Züchtung des Hanfes auf Fasergehaltes. Die Ergebnisse des Jahres 1937. Faserforschung 4, 239-258. Charlesworth B., 1991. The evolution of sex chromosomes. Science 251, 1030-1033. Faeti V., Mandolino G. and Ranalli P., 1996. Genetic diversity of Cannabis sativa germplasm based on RAPD markers. Plant Breeding 115, 367-370. Klimyuk V.I., Carrollm B.J., Thomas C.M. and Jones J.D., 1993. Alkali treatment for rapid preparation of plant material for reliable PCR analysis. Plant J. 3(3), 493-494. Mandolino G., Carboni A., Forapani S., and Ranalli P., 1998. DNA markers associated with sex phenotype in hemp (Cannabis sativa L.). Proc. 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RIASSUNTO È stato avviato un programma di miglioramento genetico della canapa tessile, per la costituzione di nuove cultivar dioiche. La selezione sfrutta la variabilità disponibile e quella indotta mediante mutagenesi e si basa su procedure di selezione classiche delle piante allogame, finalizzate alla costituzione di popolazioni a fecondazione libera. L’attività di cui si riferisce è stata avviata nel 1998 realizzando 11 combinazioni d’incrocio fra le cultivar e/o accessioni: Carmagnola, Fibranova, Kompolti, Superfibra, Eletta Campana, Red Petiole, Carmagnola Gigante, Ungherese e Bolognese. A partire dalla seconda generazione le popolazioni sono state sottoposte a selezione per le caratteristiche delle piante, quali: altezza, diametro dello stelo, portamento della canopy, resistenza ai patogeni e all’allettamento, nonché bassi livelli di tetraidrocannabinolo (THC). Le popolazioni in più avanzata fase di selezione vengono poi sottoposte a prove di confronto in parcelle replicate per le valutazioni produttive e qualitative. Il lavoro finora svolto ha portato alla costituzione di 11 nuove popolazioni, giunte a diverso stadio di selezione. La risposta alla selezione è stata buona soprattutto per i caratteri contenuto di THC della pianta e produzione di biomassa. I caratteri maggiormente correlati con la produzione di fibra sono risultati la biomassa (r = 0.687**), la sostanza secca (r = 0.359*), la percentuale di corteccia dello stelo (r = 0.345*) e la percentuale di fibra dello stelo (r = 0.638**). Fra le progenie in più avanzata fase di selezione, quelle discendenti dagli incroci “Kompolti x Fibranova” e “Carmagnola x Kompolti” hanno mostrato ottime performance, sia in termini di adattabilità all’ambiente padano, sia sotto il profilo produttivo (resa in biomassa, sostanza secca e fibra). Parole chiave: canapa, breeding, fibra tessile, cultivar dioiche. ABSTRACT Genetic improvement for the development of new dioecious hemp varieties At the ISCI (Research Institute for Industrial Crops), a work program for the development of new dioecious fibre hemp varieties is being carried out. The genetic resources utilised in the crossing program included germoplasm collected and stored at our Institute and accessions developed from mutagenis experiments. The selection work exploited the available variability and was based on the classic strategies adopted for allogamous species. The selection unit is therefore the population, evaluated on the basis of the main biometrics parameters (genetic variance and its components, hereditability, etc.). The work started in 1998 and involved 11 cross combinations between the following cultivars or accessions: Carmagnola, Kompolti, Superfibra, Eletta Campana, Red Petiole, Carmagnola Gigante, Ungherese and Bolognese. The F1s obtained were in some instances backcrossed to the parental, providing valuable traits to be introduced in the new population. From the F2 generation, the plants were subjected to selection for the following traits: height, stem diameter, canopy bearing, pathogen and lodging resistance, low tetrahydrocannabinol (THC) content. On the basis of these evaluations, all plants considered of no interest were discarded before flowering, thus avoiding the spread of the pollen and their contribution to the crosses. The selected populations were again evaluated in field trials, in replicate plots, for the production and qualitative assessments. The work performed led to the constitution of 11 new populations integrating different levels of selection advances and production characteristics: different earliness, extremely low THC, adequate vegetative vigour, good performance for biomass and fibre production. A relevant response to the selection was obtained especially for THC level and biomass production. The traits found to be most correlated with fibre production were biomass (r = 0.687**), dry matter (r = 0.359*), percentage of cortex in the stem (r = 0.345*) and fibre percentage in the stem (r = 0.638**). Among the most selected offsprings, good performances were observed for “Kompolti x Fibranova” and “Carmagnola x Kompolti” crosses, both for adaptability to the environment and for production (biomass, dry matter and fibre yield). Key words: hemp, breeding, textile fibre, dioecious cultivars. Autore corrispondente: Di Candilo M. Istituto Sperimentale Colture Industriali, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia Tel. (051) 6316833 - Fax (051) 374857. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. 14 Agroindustria / Aprile 2002 INTRODUZIONE In questi ultimi anni, in Italia, vi è un crescente interesse per la reintroduzione della coltura della canapa tessile, per motivi di ordine agricolo, industriale ed ambientale. Il mondo agricolo vede nella canapa una alternativa colturale alle grandi colture cerealicole sempre più eccedentarie e meno remunerative. Inoltre, gli imprenditori agricoli sanno che la canapa si inserisce bene negli ordinamenti colturali, richiede modesti input energetici e migliora la fertilità del terreno. Il mondo industriale, a sua volta, è molto interessato al prodotto di tale coltura a causa della crescente richiesta di fibre naturali, sia per il settore dell’abbigliamento, sia per il settore dell’arredamento e della biancheria per la casa, entrambi ad alto valore commerciale. Gli indumenti di canapa si contraddistinguono per senso di fresco, naturalezza, traspirabilità, resistenza ai raggi UV e durata nel tempo. Analogamente, nell’arredamento la canapa offre grandi vantaggi, quali: resistenza alla luce solare ed artificiale (importantissima per i tessili impiegati nel rivestimento mobili, pareti e pavimenti), buona resistenza all’abrasione e manutenzione più semplice rispetto ad altre fibre. Sotto il profilo ecologico la canapa è sicuramente una delle colture più rispettose dell’ambiente. Infatti, richiede modesti apporti di fertilizzanti, soffoca naturalmente le erbe infestanti, perciò non necessita di diserbo chimico, non richiede trattamenti fitosanitari, trattandosi di una pianta molto rustica, richiede modesti apporti irrigui, limitatamente al Sud Italia (Di Bari et al., 2001), e risana i terreni contaminati da metalli pesanti (Baraniecki et al., 1995; Citterio, 2001). La reintroduzione della coltura impone però un ammodernamento della filiera produttiva in termini di meccanizzazione della raccolta e industrializzazione delle fasi di macerazione e prima lavorazione della fibra; inoltre, è pure necessario acquisire una gamma varietale sufficientemente ampia e differenziata, idonea ai nostri ambienti. Riguardo a quest’ultimo punto, va considerato che le varietà italiane iscritte al Registro varietale sono solo quattro, di cui tre molto datate (Carmagnola, CS e Fibranova) ed una di recente costituzione (Red Petiole), che si contraddistingue dalle precedenti per un marcatore morfologico (colorazione antocianica dei piccioli fogliari) associato a bassissimo contenuto di THC (Ranalli et al., 1996; Di Candilo et al., 1999 e 2000). A ciò va aggiunto che le varietà selezionate nel Centro-Nord Europa mal si adattano alle nostre latitudini per il diverso fotoperiodo (Crescini, 1951): spesso vanno rapidamente in prefioritura, con forte riduzione della Tabella 1 - Caratteri biometrici e contenuto di THC delle piante Table 1 - Biometric characteristics and THC content of the plants Popolazioni Piante m (n.) P-1 P-2 P-3 P-4 P-5 P-6 P-7 Carmagnola Fibranova Kompolti 70.1 a 73.0 a 72.9 a 68.5 a 72.2 a 71.0 a 69.8 a 70.3 a 69.4 a 71.5 a Diametro mediano stelo (mm) Altezza pianta (cm) -2 THC (% s.s.) 0.033 bc 0.030 bc 0.020c 0.020 c 0.017 c 0.017 c 0.017 c 0.047 b 0.030 bc 0.077 a 7.3 ac 7.6 ab 7.2 ac 7.9 a 7.1 ac 7.8 ab 7.9 a 7.0 bc 6.7 c 7.6 ab 254.8 ab 255.5 ab 255.3 ab 274.1 ab 245.6 bc 280.2 a 267.6 ab 280.5 a 270.2 ab 223.7 c Medie 70.9 260.7 7.4 I valori della medesima colonna contrassegnati da lettere diverse differiscono statisticamente per P≤0.05 (test di Duncan). produzione e decadimento qualitativo della fibra (Di Candilo et al., 2000b). Va ancora considerato che le varietà coltivabili non devono presentare livelli di THC nella pianta superiori allo 0.2% della sostanza secca, pena il sequestro e la distruzione della coltivazione da parte delle forze dell’ordine, nonché l’esclusione della varietà dall’elenco di quelle ammesse alla coltivazione dalla normativa europea. Sulla base di tali premesse, nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, è stata avviata una attività di mi- 0.031 glioramento genetico, finalizzata alla costituzione di nuove cultivar dioiche. In questa sede si riferisce sul lavoro già svolto e sui primi risultati acquisiti. MATERIALI E METODI La selezione di nuove cultivar attinge da germoplasma in collezione all’ISCI, sfrutta la variabilità disponibile e quella indotta mediante mutagenesi e si basa su procedure di selezione classiche delle piante allogame, finalizzate alla costituzione di popolazioni a fecondazione libera. L’unità di selezione è quindi la popolazione, la quale è valutata rispetto ai principali parametri impiegati in genetica di popolazione (varianza genetica e sue componenti, ereditabilità dei caratteri sottoposti a selezione, azioni geniche implicate nella espressione dei principali caratteri, ecc.). L’attività di miglioramento, di cui si riferisce, è stata avviata nel 1998, eseguendo le prime combinazioni d’incrocio. Le discendenze F1, derivate dagli incroci, in taluni casi sono state reincrociate con il parentale da cui si voleva il maggiore apporto di caratteri nella nuova popolazione. Più in particolare, sono stati realizzati incroci fra i seguenti parentali: Bolognese, Carmagnola, Carmagnola Gigante, Eletta Campana, Fibranova, Kompolti, Superfibra, Red Petiole e Ungherese. Sia gli incroci che gli allevamenti sono stati realizzati in isolamento spaziale, per evitare inquinamenti da polline estraneo. A partire dalla seconda generazione le popolazioni sono state sottoposte a selezione per le caratteristiche delle piante, quali: energia germinativa, vigore vegetativo, altezza, diametro dello stelo, portamento della canopy, resistenza ai patogeni e all’allettamento, nonché per bassi livelli di THC. Sulla base di tali valutazioni, prima della fioritura sono state eliminate dal campo di allevamento tutte le piante di scarso valore, in modo da escluderle dall’interincrocio. Il rilevamento del THC è stato effettuato in laboratorio inizialmente con metodo immunoenzimatico (Grassi et al., 1997), poiché molto più veloce del metodo ufficiale gas-cromatografico e, perciò, più adatto alle esigenze di dover saggiare in breve % 1.8 1.5 1.2 0.9 0.6 0.3 0 Prima della selezione Dopo la selezione THC CBD Totale Cannabinoidi 0.86-0.90 0.81-0.85 0.76-0.80 0.71-0.75 0.61-0.70 0.56-0.60 0.51-0.55 0.46-0.50 0.41-0.45 0.36-0.40 0.31-0.35 0.26-0.30 0.21-0.25 0.16-0.20 0.11-0.15 0.06-0.10 100 80 60 40 20 0 0.00-0.05 Piante (%) Figura 1 - Percentuali di cannabinoidi nelle popolazioni prima e dopo la selezione. Figure 1 - Cannabinoid percent in the populations before and after selection. Classi THC (%) Figura 2 - Distribuzione del THC in classi di frequenza nella popolazione prima della selezione. Figure 2 - THC frequency distribution in the population before selection. Agroindustria / Aprile 2002 15 Tabella 2 - Produzioni di biomassa e percentuali di sostanza secca. Table 2 - Biomass productions and dry matter ratios. Biomassa Popolazioni Steli -1 (t ha ) P-1 P-2 P-3 P-4 P-5 P-6 P-7 Carmagnola Fibranova Kompolti 24.7 33.8 26.9 23.0 30.6 34.7 28.9 32.2 30.9 32.6 Medie 29.8 Foglie -1 (t ha ) 9.1 11.8 8.7 10.0 12.3 13.4 12.7 9.7 9.3 11.0 de ab ce e ac a bd ab ac ab 10.8 Totale -1 (t ha ) 34.6 47.7 36.6 33.6 44.1 49.2 42.4 43.0 40.9 44.1 b ab b b b b b b b b 1.0 de ab ce e ab a ac ac bd ab 41.6 35.8 41.5 36.9 36.6 7.6 37.7 35.5 42.3 38.5 29.9 30.9 29.3 30.1 29.8 32.5 30.1 29.7 31.7 30.2 31.0 bc ab ab ab ab ab bc a ab c 37.2 19.8 20.6 20.1 18.2 20.8 21.0 21.7 20.6 20.2 21.5 a a a a a a a a a a 30.5 a a a a a a a a a a 20.4 contrassegnati da lettere diverse differiscono per P≤0.05 (test di rapporto foglie/biomassa, percentuali di sostanza secca negli steli, nelle foglie e nelle infiorescenze. Quindi sono stati calcolati i parametri: produzione di steli freschi defogliati, produzione di foglie fresche, produzione di sostanza secca totale e delle sue componenti. Inoltre, è stata rilevata la produzione di fibra, previa macerazione microbiologica delle bacchette in vasca, stigliatura e gramolatura dello stigliato. Adottando le metodologie esposte, nel 2001 è stata proseguita l’attività di selezione in isolamento spaziale delle progenie non ancora stabilizzate. Inoltre, è stata effettuata una prova di confronto fra 7 progenie, in più avanzato stato di approntamento, e tre testimoni, rappresentati da due varietà italiane (Carmagnola e Fibranova) ed una ungherese (Kompolti). Quest’ultimo esperimento è stato effettuato ad Anzola dell’Emilia (BO), in terreno tendenzialmente argilloso, rappresentativo della Valle Padana. lazioni dioiche, giunte a diverso stadio di selezione. Si tratta di una gamma di materiali caratterizzati da: diversa durata del ciclo biologico, assenza o scarsissima presenza di THC nelle piante, buon vigore vegetativo e buone potenzialità produttive in biomassa e in fibra. La risposta alla selezione è stata buona soprattutto per la riduzione dei cannabinoidi, in generale, e del THC in particolare. Osservando la figura 1 si può rilevare che nella popolazione di partenza il contenuto medio totale di cannabinoidi nelle piante (rappresentati quasi interamente da CBD e THC) era dell’1.60%, di cui 1.46% di CBD e 0.15% di THC. Dopo tre cicli di selezione il contenuto totale è sceso a 0.28%, di cui 0.26% di CBD e 0.02% di THC. Con riferimento al THC in particolare, in figura 2 si può osservare che nella popolazione di partenza, il 18% delle piante presentava livelli di THC che superavano la soglia, fino a raggiungere lo 0.9% della sostanza secca. Dopo la selezione (Fig. 3), il 93% delle piante è afferito alla classe più bassa di THC (0.00-0.05%), il 5% è afferito alla classe subito sopra (0.06-0.10% di THC) e il restante 2% delle piante è risultato in- RISULTATI Attività di selezione. Il lavoro svolto ha portato alla costituzione di 11 nuove popo- Classi THC (%) Figura 3 - Distribuzione del THC in classi di frequenza nella popolazione dopo la selezione. Figure 3 - THC class frequency distribution in the population after selection. 16 Agroindustria / Aprile 2002 0.86-0.90 0.81-0.85 0.76-0.80 0.71-0.75 0.66-0.70 0.61-0.65 0.56-0.60 0.51-0.55 0.46-0.50 0.41-0.45 0.36-0.40 0.31-0.35 0.26-0.30 0.21-0.25 0.16-0.20 0.11-0.15 0.06-0.10 100 80 60 40 20 0 0.00-0.05 Piante (%) 0.8 2.1 1.0 0.6 1.2 1.2 0.8 1.1 0.7 0.5 d ac d cd ab a ab cd d bd I valori della medesima colonna Duncan) tempo un elevatissimo numero di piante; successivamente, quando il numero di individui da saggiare si è ridotto, è stato adottato il metodo gas-cromatografico. Su singole piante è stata rilevata la percentuale di fibra, sottoponendo tasselli di steli a macerazione in vasca, con addizione di ceppi batterici ad elevata azione pectinolitica (Di Candilo et al. 1999a e 2000a). Le popolazioni in più avanzata fase di selezione sono state sottoposte a prove di confronto in parcelle replicate per le valutazioni produttive e qualitative. Il protocollo sperimentale di queste prove si è basato sui seguenti criteri operativi: - schema sperimentale a blocco randomizzato, con quattro ripetizioni e parcelle da 20 m2; - semina a macchina nel periodo fine marzo-inizio aprile; - densità d’investimento di 110-120 piante m-2, disposte su file distanti 20 cm l’una dall’altra; - raccolta in corrispondenza della piena fioritura; - rilievi per parcella alla raccolta: contenuto di THC, piante m-2, altezza pianta, diametro basale e apicale dello stelo, produzione di biomassa, rapporto steli/biomassa, Infiorescenze -1 (t ha ) Sostanza secca nelle componenti della biomassa InfioreStelo Foglie scenze (%) (%) (%) Tabella 3 - Produzioni di sostanza secca e rapporto fra stelo e sue componenti. Table 3 - Dry matter productions and ratio between the stem and its components. Popolazioni P-1 P-2 P-3 P-4 P-5 P-6 P-7 Carmagnola Fibranova Kompolti Stelo -1 (t ha ) 8.8 d 13.9 a 9.9 cd 8.4 d 11.4 bc 13.0 ab 10.2 cd 13.6 a 11.9 ac 9.8 cd Sostanza secca Foglie Infiorescenze -1 -1 (t ha ) (t ha ) 2.8 3.5 2.6 3.0 4.0 4.0 3.8 3.1 2.8 3.4 c ac c bc a a ab ac c ac 0.2 b 0.4 a 0.2 b 0.2 0.2 0.2 0.1 0.1 b b b b b o o Totale -1 (t ha ) 11.8 17.8 12.7 11.5 15.6 17.2 14.2 16.9 14.8 13.3 e a de e ac a cd ab bd de Corteccia/ stelo (%) 33.5 35.1 34.2 35.7 35.1 35.2 35.8 31.8 33.7 37.0 bc ab ac ab ab ab ab c bc a Canapulo/ stelo (%) 66.5 64.9 65.8 64.3 64.9 64.8 64.2 68.2 66.3 63.0 ab bc ac bc bc bc bc a ab c Medie 11.1 3.3 0.2 14.6 34.7 65.3 I valori della medesima colonna contrassegnati da lettere diverse differiscono statisticamente per P≤0.05 (test di Duncan). genotipi a confronto. Ciò indica sicuramente cluso nella terza classe (0.11-0.15%). In pena sopra la prima coppia di foglie basali. che le condizioni ambientali (temperature, sostanza, il criterio di eliminare da ciascuna In tabella 1 sono riportate le caratteristiumidità, piovosità, ecc.) del 2001 sono state popolazione, poco prima della fioritura, le che biometriche e i contenuti di THC delle poco favorevoli alla sintesi del THC da parpiante a più elevati livelli di principio stupepopolazioni confrontate. te delle piante, tuttavia osservando i dati si facente e con minore vigoria ed altezza, si è La capacità di ricaccio delle piante è stata può rilevare che almeno cinque nuove poconfermato molto efficace per l’ottenimento elevata, tuttavia l’investimento raggiunto è polazioni hanno fatto riscontrare valori prosdi nuovi genotipi a scarsissimo contenuto di stato inferiore a quello precedente l’evento simi allo zero, significativamente inferiori a THC e ad elevata resa in biomassa. meteorico. Alla raccolta, la fittezza media quelli di Kompolti e Carmagnola. Sulla base I caratteri maggiormente correlati con la rilevata è stata di 71 piante m-2, con variabidi tali evidenze, che peraltro confermano i produzione di fibra sono risultati la biomassa lità molto contenuta fra le tesi. riscontri dell’anno precedente, si può ragio(r = 0.687**), la produzione di steli secchi L’altezza media delle piante è stata un po’ nevolmente ritenere che, anche in condizio(r = 0.359*), la percentuale di corteccia nelinferiore a quella riscontrata negli anni preni pedo-climatiche estremamente favorevolo stelo (r = 0.345*) e la percentuale di fibra cedenti (261 cm), verosimilmente anche per li alla sintesi del THC, in buona parte delle nello stelo (r = 0.638**). effetto della cimatura (Di Candilo et al., nuove popolazioni il contenuto di sostanza Valutazione di progenie in avanzata fase 2002). Tuttavia, talune progenie hanno suallucinogena in discorso dovrebbe rimanere di approntamento. La prova ha avuto un perato sensibilmente il testimone Kompolti. abbondantemente al di sotto della soglia soottimo avvio, grazie alla pronta ed uniforme I diametri degli steli sono risultati contepra riportata. emergenza delle plantule. Purtroppo in data nuti, seppure in presenza di investimenti inLa produzione media di biomassa fresca 18 maggio, quando le piante avevano ragferiori a quello ottimale. Ciò, in quanto le ha raggiunto 41.6 t ha-1, alla quale hanno giunto l’altezza di 80 cm circa, sono state piante che hanno ributtato hanno emesso due contribuito gli steli per il 71.6%, le foglie colpite da una pesante grandinata che ha progetti ciascuna, raddoppiando così il numero per il 26% e le infiorescenze per il 2.4% vocato la rottura di un gran numero di steli. degli steli rispetto al numero delle piante. (Tab. 2). Conseguentemente, si è preferito effettuare I livelli di THC sono risultati sensibilmenLe rese più elevate in biomassa sono state una cimatura generale a 8-10 cm da terra, apte inferiori alla soglia dello 0.2% per tutti i ottenute dalle progenie P-6, P-2, P-5 e P-7, nonché dai testimoni Kompolti e Tabella 4 - Produzioni di fibra delle popolazioni a confronto. Carmagnola, con valori compresi fra 49.2 e Table 4 - Fibre productions of cultivars compared 42.4 t ha-1, nell’ordine, non significativamenFibra Fibra Fibra te diversi fra loro. Gli stessi genotipi, ad eccorta totale Popolazioni lunga cezione di P-7, si sono evidenziati anche per -1 -1 -1 (t ha ) (t ha ) (t ha ) la produzione di steli freschi defogliati, oscillata fra 30.6 t ha-1 (progenie P-5) e 34.7 t ha-1 (progenie P-6). 1.56 d 0.36 cd 1.20 de P-1 Interessante rilevare che le progenie so2.34 ab 0.62 bc 1.72 ab P-2 pra citate, oltre che per la resa in steli, si 1.46 d 0.35 d 1.11 e P-3 sono evidenziate anche per la produzione di 1.74 cd 0.41 bd 1.33 ce P-4 foglie (11.8-13.4 t ha-1) a conferma della loro 1.91 bd 0.51 bd 1.40 be P-5 buona vigoria (Tab 2). 2.13 bc 0.51 bd 1.62 ac P-6 Le percentuali medie di sostanza secca 2.03 bc 0.50 bd 1.53 ac P-7 nelle componenti della parte aerea della pian1.76 cd 0.64 d 1.42 be Carmagnola ta al momento della raccolta erano 37.2, 30.5 2.19 bc 0.67 b 1.52 ad Fibranova e 20.4%, rispettivamente nello stelo, foglie 2.71 a 0.95 a 1.76 a Kompolti e fiori. Fra i genotipi a confronto, Carmagnola ha fatto rilevare la percentuale Medie 1.46 0.52 1.98 di sostanza secca dello stelo tendenzialmente valori della medesima colonna contrassegnati da lettere più elevata (42.3), mentre Kompolti ha diverse differiscono statisticamente per P =0.05 (test di Duncan) Agroindustria / Aprile 2002 17 evidenziato il valore significativamente più basso (29.9%). Cinque delle nuove progenie hanno mostrato valori variabili da 36.6 a 41.5%, non significativamente diversi da quello di Carmagnola (Tab. 2). La produzione media complessiva in sostanza secca è stata di 14.6 t ha-1, di cui il 76% dovuto agli steli, il 22.6% alle foglie e l’1.4% alle infiorescenze. Anche per questo parametro si sono evidenziate le progenie P2 e P-6, le cui rese (17.8 e 17.2 t ha-1) non si sono differenziate significativamente da quelle fornite da Carmagnola e dalla progenie P-5 (Tab. 3). Il contributo di sostanza secca dovuto agli steli ha raggiunto i valori massimi nelle progenie P-2 e P-6 (13.9 e 13.0 t ha-1, rispettivamente), nonché nei testimoni Carmagnola e Fibranova (13.6 e 11.9 t ha-1) (Tab.3). L’incidenza dello strato corticale sullo stelo, correlata con la resa in fibra, è stata del 34.7%. Fra le cultivar, Kompolti ha mostrato il valore più elevato in assoluto (37%), significativamente superiore a quelli degli altri due testimoni; per le nuove popolazioni, eccetto una, sono stati rilevati valori compresi fra 34.2 e 35.8% non statisticamente diversi da quello di Kompolti. Il rapporto canapulo/stelo in media è stato del 65.3%: le tesi con i maggiori valori di questo carattere sono state Carmagnola, P-1 e Fibranova (Tab. 3). La produzione di fibra (Tab. 4) in media è stata di 1.98 t ha-1, di cui 1.46 t ha-1 di fibra lunga (mannelle lunghe quanto gli steli) e 0.52 t ha-1 di fibra corta (stoppa). Produzioni superiori alla media di campo sono state fornite soprattutto da Kompolti e dalla progenie P-2 (2.71 e 2.34 t ha-1, rispettivamente); inoltre, rese superiori alle 2 t ha-1 sono state ottenute da Fibranova e dalla progenie P-6. Nei primi cinque posti della graduatoria produttiva per fibra lunga troviamo Kompolti, le progenie P-2, P-6 e P-7 e Fibranova, con valori compresi fra 1.76 e 1.52 t ha-1, nell’ordine. Per la fibra corta, la produzione significativamente più elevata è stata rilevata in 18 Agroindustria / Aprile 2002 Kompolti. CONCLUSIONI Anche se le nuove popolazioni selezionate necessitano di ulteriore affinamento e valutazione in altre situazioni pedo-climatiche, sembra si possa ritenere che l’attività di breeding finora svolta abbia avuto buon esito. Di fatto, le progenie P-2 e P-6, ottenute per selezione delle popolazioni derivanti, rispettivamente, dagli incroci “Kompolti x Fibranova” e “Carmagnola x Kompolti”, hanno mostrato ottime performance, sia in termini di adattabilità all’ambiente padano (da tali popolazioni non è mai stata rilevata sensibilità alla pre-fioritura), sia sotto il profilo produttivo (resa in biomassa, sostanza secca e fibra). Inoltre, tali progenie hanno evidenziato ottima energia germinativa, buon vigore e notevole rusticità. Il loro ciclo biologico può essere considerato tardivo: in condizioni normali giungono alla piena fioritura intorno a metà agosto. Altre due popolazioni interessanti sembrano essere le progenie P-5 e P-7, selezionate dalle discendenze degli incroci “Carmagnola x Fibranova” e “Carmagnola x Eletta Campana”, abbastanza competitive per produzione di fibra. Vi sono poi popolazioni derivate da incroci con l’accessione “Bolognese”, non ancora sottoposte a prove di valutazione in parcelle replicate, che hanno manifestato spiccata precocità di maturazione. In definitiva, si ritiene che da tali materiali dovrebbero derivare 2-3 nuove cultivar che, unitamente alle varietà italiane già iscritte al Registro, potrebbero costituire una gamma di varietà dioiche sufficientemente ampia e differenziata per ciclo di maturazione, tale da soddisfare le esigenze dei vari contesti colturali. BIBLIOGRAFIA Baraniecki P., Grabowska L. and Mankowski J., 1995. Recultivation of degraded areas through cultivation of hemp. Proceedings of Biorohstoff Hanf Symposium. Frankfurt am Main, Germany 2-5 March 1995. Citterio S., 2001. La canapa per il recupero di suoli contaminati da metalli pesanti. Relazione presentata al Convegno “S.O.S. ambiente, canapa risponde” svoltosi a Firenze il 14 novembre 2001. Crescini F., 1951. Piante erbacee di grande coltura. Reda Roma. 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Comportamento morfo-produttivo e qualitativo di cultivar di canapa (Cannabis sativa L.) in varie località italiane M. Di Candilo, D. Liberalato1, A. Del Gatto, D. Laureti, V. Di Bari2, R. Colucci2, P. Tedeschi3, L. Postiglione3, M. Poli4, M. Diozzi, G. Grassi, P. Ranalli Istituto Sperimentale per le Colture Industriali, Bologna. 1 Zignago Tessile S.p.A., Fossalta di Portogruaro, Venezia 2 Istituto Sperimentale Agronomico, Bari. 3 Dipartimento di Ingegneria Agraria e Agronomia del Territorio, Università di Portici (NA) 4 Azienda Sperimentale “M.Marani”, Ravenna RIASSUNTO Vengono riferiti i risultati di prove di confronto varietale svolte in diverse località nel biennio 20002001. Complessivamente sono state valutate 7 varietà dioiche, 2 monoiche e 8 ibridi sperimentali dioici. Le prove sono state svolte ad Anzola dell’Emilia (Bologna), Ravenna, Osimo (Ancona), Rutigliano (Bari) e Vitulazio (Caserta). Sono stati effettuati rilievi inerenti le caratteristiche biometriche e produttive delle piante, nonchè i contenuti di ∆9 tetraidrocannabinolo (THC) delle stesse piante e le caratteristiche qualitative della fibra per uso tessile. I risultati ottenuti hanno evidenziato come più meritevoli le cultivar italiane Carmagnola, C.S. e Fibranova per adattabilità ambientale, stabilità produttiva e livelli di produzione. Inoltre, buone performance sono state evidenziate da taluni ibridi sperimentali che hanno unito alle buone caratteristiche agronomiche una buona qualità della fibra (resa in pettinato e finezza). Parole chiave: canapa, cultivar, produttività, fibra tessile, qualità. ABSTRACT Morphological, production and qualitative behaviour of hemp cultivars (Cannabis sativa L.) in several Italian locations Results of comparative trials between several hemp varieties carried out in various Italian localities in the 2000-2001 period are presented. The evaluation included nine varieties (7 dioecius and 2 monoecius) and eight experimental dioecius hybrids. The locations experimented were Anzola dell’Emilia (Bologna), Ravenna, Osimo (Ancona), Rutigliano (Bari) and Vitulazio (Caserta). Evaluation concerned plant biometric characteristics (plant density, height, stem diameter), THC content (determined by EC official methodology), biomass production, stem dry matter percentage, bark/stem ratio and dry matter production. In addition, stems of only one locality were water retted and scutched. The textile quality of the fibre was evaluated by organoleptic assessment, hackling yield and fineness. The performance of hemp cultivars showed the possibility of obtaining the same productivity both in Northern Italy, under dry weather conditions, and Southern Italy, under growing conditions supported by heavy irrigation. In Central Italy, the yields were extremely low although the rainfall was not notably lower than in the Emilia-Romagna localities. In particular, the rainfall distribution in Osimo was, as usual, more uneven than Northern areas, with an extremely dry July. Consequently, in this locality, and very likely in all Central Italy, it is necessary to apply irrigation during the last growing period of the cultivation. As far as cultivars are concerned, Carmagnola, CS and Fibranova showed the greatest stability and good fibre yield. Kompolti, a Polish dioecius variety, demonstrated a high bark/stem ratio in all localities and a good fibre yield; unfortunately, the fibre quality was poor. Fedora and Futura, French monoecius varieties, had a lower performance than dioecius cultivars due to their high flowering sensitivity. The experimental hybrids Hy2, Hy3 and Hy4, respectively coming from “Carmagnola x Kompolti”, “Carmagnola x Fibranova” and “Carmagnola x Carmagnola Gigante”, demonstrated a positive performance, the first two exhibiting good dry matter production and the third a valuable fibre quality and hackling yield. Key words: hemp, cultivars, production, textile fibre, quality. INTRODUZIONE In Italia, da 4-5 anni, si sta cercando di reintrodurre la coltivazione della canapa da Autore corrispondente: Di Candilo M. Istituto Sperimentale Colture Industriali, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia Tel. (051) 6316833 - Fax (051) 374857 E-mail: [email protected]. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. fibra sulla spinta di esigenze agronomiche (necessità di individuare alternative produttive alle grandi colture, sempre più eccedentarie), industriali (necessità di reperire in loco la materia prima, sempre più richiesta a livello mondiale) ed ambientali (esigenza di introdurre colture richiedenti bassi input energetici, ecocompatibili). Sotto quest’ultimo aspetto la coltura della canapa è sicuramente una delle più interessanti, in quanto non richiede interventi chi- mici di difesa e di diserbo; inoltre, almeno nel Nord Italia non richiede neppure l’irrigazione. Ciò, grazie alle sue spiccate caratteristiche di rusticità, al suo accelerato ritmo di crescita ed azione soffocante sulle malerbe, nonché al suo apparato radicale molto sviluppato e profondo. Di fatto però, nonostante il grande interesse per la coltura e le buone performance produttive della pianta, la superficie complessiva investita a canapa dal 1999 rimane estremamente ridotta (poco più di 150 ettari), soprattutto per la mancanza di centri industriali in grado di effettuare la prima lavorazione del prodotto raccolto. In altre parole, la coltura non decolla, poiché la filiera produttiva è incompleta. La reintroduzione della canapa impone un aggiornamento dell’agrotecnica (Di Candilo et al., 2000a), la valutazione delle cultivar disponibili per una oculata scelta varietale, la meccanizzazione della raccolta secondo le esigenze imposte dalle successive operazioni di processing, lo studio e la messa a punto del processo di macerazione da adottare nei centri industriali di prima lavorazione del prodotto (Di Candilo et al., 2000b; Mastromei et al., 2001). Con tali finalità, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha promosso e finanziato il Progetto di ricerca “Canapa per fibra tessile : dalla produzione alla utilizzazione”, giunto al secondo anno di attività. Con riguardo alle cultivar, in vista del rilancio della coltura, si ritiene doveroso riprendere la valutazione del germoplasma disponibile, anche perché il panorama varietale attuale, salvo poche eccezioni, è cambiato rispetto al passato: accanto alle varietà italiane sono disponibili numerose cultivar straniere; queste ultime non sempre si adattano alle condizioni ambientali del nostro Paese, evidenziando spesso spiccata sensibilità alla pre-fioritura, con forte penalizzazione della produzione. Inoltre, taluni materiali, provenienti dai Paesi dell’Est, nelle nostre condizioni colturali possono raggiungere livelli di THC superiori alla soglia massima (0.2% della s.s.), creando notevoli difficoltà di ordine legale ed economico agli agricoltori, oltre a disaffezionarli alla coltura. Ecco quindi che una appropriata Agroindustria / Aprile 2002 19 Tabella 1 - Principali notizie riguardanti la conduzione delle prove. Table 1 - Principal data on trial management. Anno 2000 Anno 2001 Anzola Emilia Ravenna Campocavallo S.Biagio Rutigliano Anzola Emilia Ravenna Vitulazio Tipo di terreno Argilloso Limoso MedioImpasto Limoargilloso Terra rossa Argilloso Limoso Sabbiolimoso Precessione colt. F. tenero Mais F. duro F. duro F. duro F. tenero Mais F. duro 100 Kg/ha P2O5 100 Kg/ha P2O5 100 Kg/ha K2O 100 Kg/ha P2O5 100 Kg/ha P2O5 100 Kg/ha P2O5 50 Kg/ha K2O 100 Kg/ha P2O5 10 Kg/ha P2O5 100 Kg/ha K2O 142 Kg/ha P2O5 200 Kg/ha K2O Operazioni colturali Concimazione - pre-semina - copertura 100 Kg/ha N 150 Kg/ha N 150 Kg/ha N 150 Kg/ha N 150 Kg/ha N 100 Kg/ha N 150 Kg/ha N 100 Kg/ha N 21/3, (mecc.) 23/3, (mecc.) 31/3, (mecc.) 13/4, (mecc.) 31/3, (mecc.) 26/3, (mecc.) 23/3, (mecc.) 31/3, (mecc.) Semina Regime irriguo Asciutto Asciutto Asciutto Asciutto Irriguo Volume irriguo N. interventi -- -- -- -- Data di raccolta 6/7-7/8 15/6-4/8 21/6-31/7 22/6-3/8 sperimentazione varietale assume grande importanza per la scelta delle cultivar più idonee alle nostre possibili aree canapicole. Inoltre, tale studio ha notevole valenza anche per i breeders impegnati nella costituzione varietale, che possono scegliere oculatamente i parentali per la realizzazione di nuove combinazioni d’incrocio. In questa sede si riferisce su un biennio di sperimentazione condotta in diverse località della Penisola, con varietà iscritte al Registro e con materiali sperimentali. Asciutto Irriguo 4355 m /ha 12 interventi -- -- 3200 m /ha 5 interventi 12/6-4/8 24/7-7/8 15/6-4/8 24/7-2/8 3 già provati l’anno precedente). Nel 2000 la prova è stata effettuata ad Anzola dell’Emilia (BO), Ravenna, San Biagio di Osimo (AN), Campocavallo di Osimo (AN) e Rutigliano (BA); nel 2001 si è operato ad Anzola dell’Emilia, Ravenna e Vitulazio (CE). In tutte le località e per entrambi gli anni è stata adottata la medesima metodologia sperimentale, basata sui seguenti criteri operativi: - schema sperimentale: blocco randomizzato con 4 ripetizioni; - parcella: 20 m2, comprendente 22 file di piante; - concimazione commisurata alla fertilità del terreno; - semina: prima metà di marzo, su fila pressoché continua, con distanza di 20 cm fra le file; - diradamento: alla differenziazione della 3 quarta foglia vera, adottando una distanza di 5 cm sulla fila; - conduzione della coltura: in asciutto nelle località del Centro-Nord, in irriguo in quelle del Sud. In tabella 1 è riportata la scheda agronomica dei singoli campi, nella quale figurano gli interventi colturali, le dosi dei mezzi tecnici impiegati e le date di raccolta. Rilievi per parcella nel corso del ciclo colturale: - data emergenza: quando circa 2/3 delle piante attese presentavano le due foglie cotiledonari dispiegate; - data fioritura; - manifestazioni parassitarie: data di comparsa e gravità degli attacchi. Rilievi alla raccolta (alla piena fioritura delle piante): - Su apposita area di saggio/parcella (1 m2): numero di piante presenti; peso della Anzola Emilia 20 15 10 5 0 Ravenna Campocavallo Figura 1 - Effetti combinati delle cultivar e degli ambienti sulla produzione di sostanza secca, anno 2000. Figure 1 - Effects of the “cultivars x localities” interaction on dry matter production, year 2000. 20 Agroindustria / Aprile 2002 Futura Hy4 Hy2 Carmagnola Hy Red Petiole Fibranova S.Biagio Carmagnola Steli (t ha-1 s.s.) MATERIALI E METODI Parte agronomica. Le prove sono state svolte nel biennio 2000-2001. Nel primo anno sono stati confrontati 14 materiali, di cui 6 varietà dioiche, 2 monoiche e 6 ibridi sperimentali; nel secondo anno le tesi a confronto erano 13, di cui 5 varietà dioiche (4 già provate nel primo anno) e 8 ibridi sperimentali (di cui 6 Asciutto Rutigliano Tabella 2 - Effetti medi degli ambienti sulle caratteristiche biometriche e produttive delle cultivar, anno 2000 Table 2 - Average effects of the localities on biometric and production characteristics of the cultivars, year 2000. Caratteri -2 Piante m Altezza pianta Diametro basale stelo Biomassa Steli freschi Sostanza secca steli Steli secchi Corteccia/stelo THC (n.) (cm) (mm) -1 (t ha ) -1 (t ha ) (%) -1 (t ha ) (%) (%) Anzola Emilia 117.6 a 238.2 a 8.2 b 42.6 a 32.2 a 37.8 c 12.5 a 32.7 b 0.15 ab biomassa; peso degli steli defogliati e cimati (la cimatura è stata effettuata asportando la parte apicale della pianta non fibrosa); peso delle foglie e “cime”. - Su campioni di 20 piante di ciascuna area di saggio: altezza delle piante e diametro basale degli steli. - Su campioni di 5 piante per ciascuna area di saggio: percentuale di sostanza secca (lasciando i campioni in stufa a 65 °C per 36 ore; rapporto ponderale corteccia/stelo (sul “fresco” e sul secco): cinque steli sono stati tagliati in tre parti uguali, per operare sul terzo mediano la separazione della corteccia dal canapulo. - Sull’intera parcella: peso della biomassa prodotta. Limitatamente alle prove di Anzola Emilia, è stata effettuata anche la macerazione in acqua delle bacchette di ciascuna cultivar, impiegando appositi vasconi di cemento affondati nel terreno. Inoltre, nel corso dei cicli colturali in tutte le località sono stati rilevati gli andamenti dei principali parametri climatici (temperature e precipitazioni) e raffrontati con le medie storiche. Parte industriale. Le caratteristiche qualitative della fibra stigliata e gramolata ottenuta ad Anzola Emilia sono state valutate presso lo stabilimento della Zignago Tessile. In particolare, campioni delle varie Ravenna 93.7 b 240.4 a 8.8 a 42.2 a 33.4 a 38.5 c 13.0 a 28.6 c 0.17 a Campocavallo 86.5 b 195.9 b 8.0 b 21.8 c 16.2 c 43.7 a 7.2 b 26.0 d 0.14 b cultivar sono stati classificati secondo la griglia di classificazione CIPALIN utilizzata per il lino e comprende i seguenti parametri qualitativi: colore, macerazione, finezza, resistenza, lunghezza, omogeneità, stigliatura, proprietà, aspetto, densità e “mano”. I parametri, seppur con nomi diversi, sono gli stessi che storicamente sono stati usati per la determinazione qualitativa della fibra di canapa. La gradazione dei valori di queste variabili va da 1 a 5 (classifica a ranghi). Il materiale è stato quindi condizionato in sala pettinatura per 48 ore, a temperatura ed umidità controllate. Prima della lavorazione il materiale è stato cimato e tagliato in spezzoni di lunghezza variabile tra gli 80 e i 110 cm, per adeguarlo alle specifiche tecniche della macchina, quindi pesato misurando inoltre la percentuale d’umidità mediante igrometro ad aghi EKV/M. La pettinatura è stata eseguita su pettinatrice Liebb. La resa è stata calcolata come percentuale tra materiale in uscita (mannelle pettinate) e materiale entrante (filaccia stigliata e gramolata). Per la misurazione della finezza il pettinato è stato condizionato in ambiente controllato (20 °C; UR=65%) per 48 ore. Da ogni lotto è stato prelevato un campione di circa 20 g; ogni campione è stato tagliato omogeneamente alla lunghezza di circa 20 mm e miscelato attraverso Fibre Blender, presso IAF di Reutlingen in Germania. Dal tampone di fibre San Biagio 50.7 c 188.0 b 8.2 b 17.0 d 12.4 d 43.9 a 5.5 c 26.0 d 0.16 ab Rutigliano Medie 116.1 a 194.0 b 6.8 c 39.3 b 29.3 b 41.5 b 12.3 a 49.6 a 0.11 c 92.9 211.3 8.0 32.6 24.7 41.1 10.1 32.6 0.15 così ottenuto sono stati prelevati 5 campioni di 1.2 g (± 1 mg) ciascuno (Norme française G 07 074) la cui misura, mediante airflow WIRA, è stata ripetuta tre volte per un totale di 15 misurazioni per campione. La calibrazione dello strumento è stata effettuata utilizzando campioni standard di lino di finezza nota (unità di misura I.F.S.= indice di finezza standard), forniti dall’Istituto Tessile Francese. Analisi dei dati. L’analisi statistica dei dati è stata effettuata per anno, dato che non tutti i materiali genetici e non tutte le località sono stati considerati per entrambi gli anni. Il confronto fra le medie è stata effettuata mediante il test di Duncan, nel caso degli effetti principali, e con il calcolo delle differenze minime significative (DMS), nel caso delle interazione. Andamento meteo. Nel primo anno, durante il periodo interessato dalle prove (marzo-agosto) la piovosità è stata di 277 mm ad Anzola Emilia, 192 mm a Ravenna, 244 mm ad Osimo e 71 mm a Rutigliano. La distribuzione delle precipitazioni nel tempo è stata abbastanza regolare nella località emiliana, un po’ meno a Ravenna, con scarsità in maggio e giugno. Ad Osimo, invece, la piovosità è stata scarsa dall’inizio di luglio fino al termine del ciclo colturale. A Rutigliano le precipitazioni sono state pressoché assenti dall’inizio della seconda 0.7 THC (% s.s.) 0.6 Anzola Emilia 0.5 Ravenna 0.4 Campocavallo 0.3 S.Biagio 0.2 Rutigliano 0.1 Futura HY4 HY2 Carmagnola HY Red Petiole Fibranova Carmagnola 0 Figura 2 - Effetti combinati delle cultivar e degli ambienti sul contenuto di THC delle piante, anno 2000. Figure 2 - Effects of the “cultivars x localities” interaction on THC levels, year 2000. Agroindustria / Aprile 2002 21 Tabella 3 - Caratteristiche biometriche e produttive delle cultivar (medie di 5 località), anno 2000. Table 3 - Biometric and production characteristics of the cultivars (averages for 5 localities), year 2000. Cultivar Carmagnola C.S. Fibranova Carmagnola G. Red Petiole Eletta Campana Carmagnola HY HY1 HY2 HY3 HY4 HY5 Futura Fedora Medie Piante -2 m (n.) Altezza pianta (cm) Diametro basale stelo (mm) Biomassa -1 (t ha ) 85.4 cd 92.2 bd 87.0 cd 95.3 bc 71.7 e 93.1 bd 81.4 de 93.3 bd 83.0 ce 103.1 ab 109.5 a 104.5 ab 89.0 cd 112.5 a 241.7 a 239.8 a 231.2 ab 191.4 d 230.3 ab 223.4 b 241.1 a 206.3 c 241.5 a 233.2 ab 231.0 ab 208.1 c 139.7 e 99.1 f 8.7 bc 9.2 a 8.4 cd 7.3 f 9.0 ab 7.9 e 9.2 a 7.8 e 8.7 bc 8.6 bc 8.1 de 7.2 f 6.6 g 5.4 h 36.7 a 34.2 bd 35.2 ac 31.4 e 33.3 ce 35.7 ab 35.5 ab 32.6 de 36.9 a 36.4 ab 35.6 ab 37.0 a 20.5 f 15.4 g 41.9 ab 43.4 ab 43.4 ab 40.6 bc 42.7 ab 42.8 ab 43.3 ab 43.0 ab 44.1 a 40.5 bc 40.9 bc 38.9 c 33.6 d 36.0 d 211.3 8.0 32.6 41.1 92.9 decade di aprile fino alla raccolta. Le temperature minime nelle località del nord sono state costantemente inferiori a quelle riscontrate nel Centro-Sud di 1-2 °C. I valori massimi, invece, nelle diverse località si sono differenziati sensibilmente solo nel periodo inizio luglio-inizio agosto, con livelli di 3-4 °C in più nella località del Sud. Nel 2001 la piovosità nel periodo sopra indicato è stata di 302 mm ad Anzola Emilia, 310 mm a Ravenna e 153 mm a Vitulazio. Anche in questa annata la distribuzione delle piogge è stata più omogenea nella località emiliana; a Ravenna, invece, si sono avute precipitazioni abbondanti in aprile e carenti dalla seconda decade di giugno fino Sostanza secca stelo -1 (%) (t ha ) Corteccia/ stelo (%) Fibra* (filaccia) -1 (t ha ) THC (% s.s.) 12.0 ab 11.3 bc 11.7 ac 9.3 d 11.0 c 11.4 bc 11.5 bc 9.9 d 12.5 a 11.6 ac 11.0 c 11.1 bc 4.3 e 2.7 f 30.8 de 29.8 df 30.6 de 31.2 de 30.2 de 28.9 ef 34.9 c 38.4 b 31.9 d 29.8 df 27.6 f 41.1 a 34.1 c 37.2 b 2.21 c 2.28 c 2.24 c 0.96 e 1.94 cd 2.07 c 2.69 ab 1.64 d 2.99 a 2.33 bc 1.94 cd 2.05 cd 0.76 e 0.25 f 0.08 ef 0.09 de 0.11 de 0.11 de 0.05 f 0.43 a 0.17 c 0.26 b 0.20 c 0.08 ef 0.05 f 0.17 c 0.12 d 0.11 de 10.1 32.6 1.88 0.14 alla raccolta. A Vitulazio si è avuta una piovosità analoga alle località del nord solo in marzo e aprile, successivamente l’andamento stagionale è stato molto siccitoso. Le temperature nelle diverse località si sono differenziate solo per i valori minimi che per tutto il periodo delle prove sono state di 2-3 °C più alte al sud. RISULTATI Anno 2000 Aspetti agronomici a) Effetti ambientali L’ambiente di coltivazione ha influito significativamente sulle caratteristiche biometriche e produttive delle piante (Tab. 2). Di fatto, la produzione di biomassa verde è variata fortemente passando da poco più di 42 t ha -1 , ottenute ad Anzola Emilia e Ravenna, a 21.8 e 17.0 t ha-1 realizzate nelle due prove di Osimo. I forti cali di produzione in quest’ultima località sono risultati associati a densità di investimento marcatamente inferiori a quelle degli altri ambienti, oltre che a minore altezza delle piante. Al contrario, nel marchigiano sono risultate significativamente più elevate le percentuali di sostanza secca dello stelo, sia rispetto a quella rilevata nel barese, sia, soprattutto, nei confronti di quelle riscontrate in Emilia-Romagna. Tuttavia, la produzione 5 Punteggio Cipalin 4 3 2000 2 1 Figura 3 - Classificazione organolettica della fibra. Figure 3 - Fibre organoleptic classification. 22 Agroindustria / Aprile 2002 Fedora Futura HY7 HY6 HY5 HY4 HY3 HY2 HY1 Carmagnola HY Eletta Campana Red Petiole Kompolti Carmagnola Gigante Fibranova C.S. Carmagnola 0 2001 Tabella 4 - Effetti medi degli ambienti sulle caratteristiche biometriche e produttive delle cultivar, anno 2001. Table 4 - Average effects of the localities on biometric and production characteristics of the cultivars, year 2001. Caratteri Anzola E. Ravenna Vitulazio Medie -2 Piante m (n.) 73.4 a 56.0 c 127.9 a 85.8 Altezza pianta (cm) 258.8 b 317.8 a 312.3 a 296.3 Diametro basale stelo (mm) 10.6 b 14.2 a 10.7 b 11.8 -1 Biomassa (t ha ) 42.9 c 46.8 b 50.3 a 46.7 -1 Steli freschi 31.4 b 40.2 a 40.9 a 37.5 (t ha ) Sostanza secca steli (%) 37.4 b 40.7 a 39.1 a 39.1 -1 Steli secchi (t ha ) 11.8 b 16.4 a 16.4 a 14.9 Corteccia/stelo (%) 33.7 a 30.7 b 26.8 c 30.4 THC (% s.s.) 0.07 c 0.09 b 0.10 a 0.09 I valori delle singole righe contrassegnati da lettere diverse differiscono significativamente per P≤0.05 (test di Duncan) tendenzialmente più elevata di sostanza secAltre differenze produttive molto marcaconsentita (0.2% della sostanza secca). Tutca, dovuta agli steli defogliati e cimati, è stata te hanno riguardato il rapporto corteccia/stetavia, sono state riscontrate differenze signiottenuta a Ravenna (13 t ha-1). Rese non silo che nel barese ha raggiunto il valore masficative fra gli ambienti, con il valore più gnificativamente diverse sono state raggiunte simo di 49.6%, mentre ad Osimo sono stati basso rilevato a Rutigliano (0.11%) e quello ad Anzola Emilia e a Rutigliano; ad Osimo, ottenuti quelli significativamente più bassi. più alto ottenuto a Ravenna (0.17%). invece, si è avuto, in media, un dimezzamenIn questo caso le differenze sono da imputab) Effetti delle cultivar to della produzione. re alla diversa fittezza delle piante che ha Le cultivar a confronto si sono differenLa marcata riduzione della resa verificainfluito, a sua volta, sul diametro degli steli. ziate significativamente per tutti i caratteri tasi nel marchigiano, sebbene la piovosità È noto infatti che l’investimento è un fattore considerati (Tab. 3). complessiva sia stata superiore a quella di agronomico in grado di influire in modo siCirca la densità di investimento, è emerso Ravenna e leggermente inferiore a quella di gnificativo e consistente sia sulle caratteriche la varietà Fedora e gli ibridi HY-4, HY-5 Anzola Emilia, è stata indotta verosimilmenstiche biometriche che produttive delle piane HY-3 hanno mostrato le maggiori fittezze te dalla più disomogenea distribuzione delte. Gli investimenti più alti favoriscono lo (otre 100 piante m-2), mentre Red Petiole ha le piogge rispetto alle località del nord. Di sviluppo di steli di diametro inferiore, conevidenziato il valore più basso (72 piante m2 fatto, ad Osimo nell’ultima fase del ciclo seguentemente la superficie corticale (m-2) ). colturale (luglio-inizio agosto) sono caduti risulta superiore (Van Der Werf et al., 1994; Per l’altezza delle piante si sono distinte solo 27 mm di pioggia, ovvero 47 mm in Di Candilo et al., 1996). Fra l’altro, la propositivamente Carmagnola, HY-2, Carmameno rispetto ad Anzola Emilia e 60 mm in duzione di steli sottili influisce positivamente gnola HY e C.S. che hanno raggiunto almemeno rispetto a Ravenna. In sostanza, tale sulla qualità della fibra, grazie alla presenza no i 240 cm; valori non significativamente evidenza conferma precedenti risultati, cirdi una maggiore percentuale di fibre primadiversi sono stati ottenuti per HY-3, HY-4 e ca la necessità di supportare la coltivazione rie, qualitativamente migliori rispetto alle Red Petiole. Le cultivar più basse in assolucon l’irrigazione anche nel centro Italia (Del fibre secondarie, più abbondanti negli steli to sono state le monoiche Fedora e Futura, Gatto et al., 1999; Di Candilo et al., 2001), grossi (Dempsey, 1975). rispettivamente con 99 e 140 cm. Al riguaroltre che nel Sud del Paese (Di Bari et al., I livelli di THC nelle piante in tutte le lodo, va sottolineato che tali genotipi dopo 2001). calità sono rimasti sotto la soglia massima appena 50-60 giorni dalla semina, hanno fio- 60 resa % 50 40 30 20 10 Fedora Futura HY7 HY6 HY5 HY4 HY3 HY2 HY1 Carmagnola HY Eletta Campana Red Petiole Kompolti Carmagnola Gigante Fibranova C.S. Carmagnola 0 2000 2001 Figura 4 - Resa di pettinatura delle cultivar. Figure 4 - Hackling yield of the cultivars. Agroindustria / Aprile 2002 23 Tabella 5 - Caratteristiche biometriche e produttive delle cultivar (medie di 3 località), anno 2001. Table 5 - Biometric and production characteristics of the cultivars (averages for 3 localities), year 2001. Cultivar Carmagnola C.S. Fibranova Red Petiole Kompolti Carmagnola HY HY1 HY2 HY3 HY4 HY5 HY6 HY7 Piante -2 m (n.) Altezza pianta (cm) Diametro basale stelo (mm) Biomassa -1 (t ha ) 98.1 a 93.1 ab 93.4 ab 78.5 ce 82.5 bd 77.7 ce 72.1 de 84.8 ad 93.2 ab 94.2 ab 90.9 ac 68.3 e 88.3 ac 312.2 ab 308.4 ab 304.3 ab 288.0 cd 269.5 e 296.5 bd 254.5 f 311.6 ab 307.4 ab 301.8 ac 283.1 de 301.0 ac 313.8 a 12.0 ac 12.0 ac 11.8 bd 12.1 ac 11.1 de 12.6 a 10.9 e 12.5 ab 11.5 ce 11.8 bd 11.5 ce 12.3 ab 11.9 ac 49.3 ab 46.2 bd 46.2 bd 44.0 d 51.7 a 45.5 bd 45.8 bd 49.4 ab 48.4 ac 45.1 cd 46.3 bd 43.8 d 44.8 cd Sostanza secca stelo -1 (%) (t ha ) 40.5 ad 42.3 a 40.9 ab 39.3 be 34.5 f 38.2 e 35.0 f 40.0 be 40.6 ac 38.6 ce 38.3 de 40.1 be 39.8 be 16.7 a 16.6 ab 15.9 ac 13.7 ef 12.8 fg 13.8 ef 12.4 g 16.3 ab 16.3 ab 14.5 de 13.7 ef 15.0 cd 15.5 bd Corteccia/ Stelo (%) Fibra* (filaccia) -1 (t ha ) THC (% s.s.) 28.2 de 28.8 de 29.9 cd 27.6 e 41.2 a 29.7 cd 29.2 ce 31.0 c 28.2 de 27.3 e 30.0 cd 33.3 b 31.0 c 1.46 e 1.42 ef 2.01 bc 1.54 de 2.22 ab 1.57 de 1.05 g 2.35 a 1.82 cd 1.17 fg 1.63 de 1.51 e 1.65 de 0.06 e 0.06 e 0.05 e 0.05 e 0.10 cd 0.12 bc 0.14 ab 0.15 a 0.09 d 0.04 e 0.10 cd 0.10 cd 0.09 d Medie 85.8 296.3 11.8 46.6 39.1 14.9 40.4 1.65 0.09 I valori delle singole colonne contrassegnati da lettere diverse differiscono significativamente per P≤0.05 (test di Duncan). * I dati relativi alla produzione di fibra si riferiscono alla sola località di Anzola Emilia. rito, bloccando così la loro crescita. Per la stessa ragione anche i diametri degli steli di queste due varietà sono risultati rilevantemente inferiori a quelli delle altre cultivar. La produzione di biomassa fresca ha raggiunto i valori tendenzialmente più elevati (oltre le 36 t ha-1) con le cultivar HY-5, HY-2 e Carmagnola; rese non significativamente diverse sono state ottenute da HY-3, HY-4, Eletta Campana, Carmagnola HY e Fibranova, mentre Fedora e Futura, a causa del loro ridottissimo sviluppo, hanno fornito le produzioni statisticamente più basse (15.4 e 20.5 t ha-1, rispettivamente). La percentuale di sostanza secca dello stelo in almeno 8 cultivar ha superato il 40%. Futura e Fedora sono risultate poco interes- santi anche sotto tale aspetto. Le produzioni di sostanza secca nei casi più meritevoli (HY-2, Carmagnola, Fibranova e HY-3) si sono collocate sulle 12 t ha-1. In tutti gli altri casi, ad eccezione di Futura, Fedora e Carmagnola Gigante, si sono avute rese comprese fra 10 e 11 t ha-1. Il rapporto corteccia/stelo è risultato molto favorevole per Fedora, HY-1 e, soprattutto, HY-5 (37-41%), mentre per HY4, HY3, Eletta Campana e C.S. si sono avuti i valori più bassi, inferiori al 30%. Per la produzione di fibra, stigliata e gramolata (filaccia), si sono particolarmente distinti HY2 e Carmagnola HY (2.99 e 2.69 t ha-1, rispettivamente). Subito dopo si è collocato HY-3 (2.33 t ha-1) e poi, man mano, tutte le altre cultivar, fino a Futura e Fedora in fondo alla graduatoria. Il contenuto di THC delle piante, in media, è stato basso (0.14% della s.s.); tuttavia, l’ibrido HY-1 e, soprattutto, la cultivar Eletta Campana hanno superato la soglia ammessa con valori di 0.26 e 0.43%, rispettivamente. I livelli più rassicuranti del cannabinoide sono stati rilevati per Red Petiole e HY-4, che non hanno superato lo 0.05%. A questo riguardo però, va evidenziato che c’è stata interazione fra cultivar e ambienti, come si vedrà di seguito. c) Interazione “cultivar x ambienti” L’interazione fra cultivar e ambienti ha interessato diversi caratteri, tuttavia per ra- 100 90 80 I.F.S. 70 60 2000 50 40 30 20 10 Figura 5 - Finezza della fibra pettinata. Figure 5 - Hackled fibre fineness. 24 Agroindustria / Aprile 2002 Fedora Futura HY7 HY6 HY5 HY4 HY3 HY2 HY1 Carmagnola HY Eletta Campana Red Petiole Kompolti Carmagnola Gigante Fibranova C.S. Carmagnola 0 2001 Anzola Emilia Ravenna HY7 HY6 HY5 HY4 HY3 HY2 HY1 Carmagnola HY Kompolti Red Petiole Fibranova C.S. Vitulazio Carmagnola Steli (t ha-1 s.s.) 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 Figura 6 - Effetti combinati delle cultivar e degli ambienti sulla produzione di sostanza secca, anno 2001. Figure 6 - Effects of the “cultivars x localities” interaction on dry matter production, year 2001. gioni di spazio vengono qui presentate solo quelle più importanti, relative alla produzione di sostanza secca (Fig. 1) e al contenuto di THC delle piante (Fig. 2). La produzione di sostanza secca delle cultivar ha risentito significativamente dell’ambiente di coltivazione, così ad Anzola Emilia i tipi più produttivi sono stati HY-2, Red petiole, Carmagnola, HY-3 e Fibranova; a Ravenna si sono particolarmente evidenziate HY-3, HY-4 e HY-2, ad Osimo sono risultate più meritevoli Carmagnola HY, HY-1 e HY-3 nella prova di S. Biagio e Fibranova e HY-2 nella prova di Campocavallo; a Rutigliano, infine, si sono evidenziate HY-5 e HY-1. Riguardo al THC, Eletta Campana ha superato la soglia in tutte le località, con differenze notevoli in Emilia-Romagna e a Osimo-S. Biagio e meno marcate negli altri due ambienti. Analogamente, HY-1 ha superato detta soglia in tutte le località, eccetto Rutigliano. Inoltre, per lo stesso motivo si sono distinti negativamente Carmagnola Gigante ad Anzola Emilia, nonché HY-1 e Carmagnola HY ad Osimo. Al contrario, Red Petiole e HY-4 in tutte le località hanno mostrato i contenuti più bassi (0.04-0.05%). Aspetti qualitativi a) Classificazione organolettica La media dei valori dei parametri organolettici è risultata pari a 2.61. Il punteggio nettamente più elevato (4.6) è stato ottenuto dall’ibrido HY-4 seguito dalla Red Petiole (3.7) e con valori medi prossimi a 3 da Carmagnola Gigante, Carmagnola HY, Eletta Campana, HY-1 e HY-2. Al contrario, le varietà monoiche Fututra e Fedora hanno conseguito i punteggi più bassi (Fig. 3). b) Pettinatura La resa media è risultata piuttosto bassa, pari al 26.2%. I valori più interessanti, prossimi al 35%, sono stati rilevati per le cultivar Kompolti, Carmagnola HY e HY-1. Carmagnola Gigante, invece, è stata la peggiore sotto tale profilo (Fig. 4). c) Finezza L’indice di finezza standard in media è risultato di 67.5. La varietà Carmagnola Gigante, contrariamente a quanto fatto rilevare per la pettinatura, spicca positivamente con il valore di 42.1 seguita dagli ibridi HY-4 e HY-5 con rispettivamente 55 e 59.8. Le fibre più grossolane sono state evidenziate da Carmagnola, C.S., Fibranova, Red Petiole e HY-2 (Fig. 5). Anno 2001 Prima di illustrare i risultati ottenuti va evidenziato che in questo secondo anno la coltura impiantata ad Anzola Emilia, in data 8 maggio, quando le piante avevano già raggiunto l’altezza di 1 m circa, è stata fortemente danneggiata da una grandinata. Successivamente, le piante spezzate hanno ributtato, emettendo ciascuna due getti. A fine ciclo, nell’ambito di ciascuna parcella le piante apparivano abbastanza uniformi; purtroppo, come si vedrà dai dati rilevati, l’altezza media delle piante è risultata sensibilmente inferiore a quella dell’anno precedente, con conseguenze negative sulla produzione. Parte agronomica a) Effetti ambientali Analogamente a quanto riscontrato nel 2000, anche nel secondo anno di prova l’ambiente di coltivazione ha provocato effetti significativi su quasi tutti i caratteri considerati (Tab. 4). La produzione di biomassa, contrariamente a quanto osservato nel primo anno, è risultata significativamente più elevata nel sud Ita- lia, grazie alla maggiore densità di investimento e all’irrigazione, più che compensativa della minore piovosità rispetto alle località del Nord. Ad Anzola Emilia, per la ragione sopra evidenziata, è stata ottenuta la resa significativamente più bassa, associata ad una minore altezza delle piante (-17.9%, in media). Passando alla sostanza secca degli steli, sia in percento che in assoluto, contrariamente a quanto emerso per la biomassa, non ci sono state differenze di rilievo fra la prova di Ravenna e quella di Vitulazio. Evidentemente, la coltura condotta nel casertano, al momento della raccolta, presentava una maggiore fogliosità rispetto a quella svolta in Romagna, e ciò è spiegato, verosimilmente, dalle numerosi irrigazioni effettuate a Vitulazio fino a poco prima della raccolta (Tab. 1). Il rapporto corteccia/stelo è risultato significativamente più elevato ad Anzola Emilia (33.7%), per effetto del ricaccio delle piante. Infatti, come già accennato, le piante spezzate dalla grandine hanno ributtato due getti ciascuna, che grazie ai loro diametri ridotti rispetto allo stelo unico, hanno fornito una maggiore superficie corticale. Il contenuto medio di THC delle piante, contrariamente a quanto riscontrato nel 2000, è stato significativamente più alto al Sud, anche se notevolmente inferiore alla soglia ammessa. Ad Anzola Emilia è stato riscontrato il valore più basso (0.07%). b) Effetti delle cultivar Anche nel 2001 sono state riscontrate differenze significative fra le cultivar per tutti i parametri considerati (Tab. 5). Le densità di investimento più elevate sono state rilevate per Carmagnola, HY-4, Fibranova, HY-3, C.S. e HY-5, i cui valori (98.1-90.9 piante m-2) non si sono differenziati statisticamente. La fittezza più bassa, Agroindustria / Aprile 2002 25 invece, è stata riscontrata per HY-6 (68.3 piante m-2). Per l’altezza delle piante si sono evidenziate 8 tesi, con valori superiori a 300 cm, di queste 3 sono rappresentate da Carmagnola, C.S. e Fibranova, mentre le altre 5 sono costituite da ibridi sperimentali. Kompolti e HY-1 hanno mostrato le piante significativamente più basse (269.5 e 254.5 cm, rispettivamente). I diametri basali degli steli sono risultati piuttosto elevati, con valori compresi fra 10.9 mm di HY-1 e 12.6 mm di Carmagnola HY. Per la produzione di biomassa fresca si sono particolarmente distinti Kompolti, HY-2, Carmagnola e HY-3, con rese variabili da 51.7 a 48.4 t ha-1, non significativamente diverse fra loro. Le percentuali di sostanza secca degli steli sono risultate più elevate in C.S., Fibranova, Carmagnola e HY-3 (>40%) e significativamente più basse in Kompolti e HY-1. Conseguentemente a quanto appena sopra evidenziato e alle altezze raggiunte dalle piante, le cultivar che hanno prodotto più sostanza secca sono state Carmagnola, C.S., HY-2, HY-3 e Fibranova, le cui rese hanno oscillato da 16.7 a 15.9 t ha-1, nell’ordine), mentre Kompolti e HY-1 si sono mostrate le meno produttive. Al contrario, Kompolti si è evidenziata per il migliore rapporto corteccia/stelo (41.2%), le altre cultivar, invece, hanno fatto rilevare valori notevolmente più bassi. Per la produzione di fibra l’ibrido HY-2 si è confermato come più interessante (2.35 t ha-1). Inoltre, ottime rese sono state raggiunte da Kompolti e Fibranova (2.012.22 t ha-1), le altre cultivar si sono attestate su valori compresi fra 1.82 t ha-1 di HY-3 e 1.01 t ha-1 di HY-1. Infine, per il THC i valori medi di tutte le cultivar sono risultati inferiori alla soglia; i livelli più bassi sono stati rilevati per Red Petiole, Fibranova (0.05%), Carmagnola e C.S. (0.06%), mentre quelli significativamente più alti sono stati ottenuti da HY-1 e HY-2 (0.14 e 0.15%). c) Interazione “Cultivar x ambienti” Anche nel 2001 il comportamento biometrico-produttivo delle cultivar è variato in funzione dell’ambiente di coltivazione. Di fatto, gli effetti combinati hanno interessato soprattutto l’altezza delle piante, la produzione di sostanza secca (Fig. 6), il rapporto corteccia/stelo ed il contenuto di THC delle piante (Fig. 7). Più in particolare, ad Anzola Emilia si sono distinte per vigorosità Carmagnola, HY-4, Fibranova e HY-7. Le prime tre di esse, unitamente a C.S. e HY-3, sono risultate le più produttive in sostanza secca (13.4-14.3 t ha-1), mentre Kompolti, HY-6 e HY-7 si sono evidenziate per i più elevati rapporti “corteccia/stelo” (39.7-36.4%). Riguardo al THC, Red Petiole e Fibranova, ancor più delle altre cultivar, hanno mostrato livelli estremamente ridotti (0.03% della s.s.). A Ravenna le cultivar più sviluppate sono state HY-6 e HY-7 che hanno superato i 340 cm di altezza. Peraltro, HY-7 è stata la maggiore produttrice di sostanza secca, assieme a C.S., Hy2, Carmagnola e HY-3 (circa 18 t ha-1). Per il rapporto corteccia/stelo anche in questa seconda località spicca Kompolti con un valore del 42%; livelli interessanti, anche se sensibilmente inferiori a quello di Kompolti, sono stati ottenuti da HY-6 e HY-5. I contenuti di THC più bassi (0.02-0.06%) sono stati ottenuti da HY-4, Carmagnola e C.S. A Vitulazio le cultivar più sviluppate sono state HY-2, Carmagnola, C.S. e Fibranova. Fra queste, Carmagnola, in exaequo con HY-7, è stata anche la maggiore produttrice di sostanza secca (18.3 t ha-1). Inoltre, rese importanti sono state fornite da Fibranova, C.S., Carmagnola HY, HY-2 e HY-3. Per il rapporto corteccia/stelo anche a Vitulazio il valore più elevato, in assoluto, è stato ottenuto da Kompolti (41.8%). Riguardo al THC le cultivar più interessanti sono state Red Petiole e Fibranova (0.04%). Caratteristiche qualitative a) Classificazione organolettica La media dei valori dei parametri organolettici è risultata pari a 2.52, non significativamente diversa da quella del 2000. I punteggi più elevati sono stati ottenuti da HY-5 e C.S., entrambi con valore medio di 3.6; subito dopo si sono collocati HY-3 (3.3), Carmagnola (3.2) e HY-6 (3.0) (Fig. 3). b) Pettinatura Anche per il 2001 la resa media è risultata piuttosto bassa (30.2%) e non significativamente diversa da quella del 2000. L’ibrido HY-4 ha raggiunto una resa del 50% circa, di gran lunga superiore alle altre cultivar. L’ibrido HY-1 ha confermato i valori raggiunti nel 2000 (38%), eguagliato dalla Fibranova. Leggermente inferiori sono risultati C.S. e HY-7, mentre l’ibrido HY-3 si è collocato in fondo alla graduatoria di merito (Fig. 4). c) Finezza L’indice di finezza standard in media è risultato di 58.6, significativamente migliore di quello rilevato per il 2000. Contrariamente a quanto osservato per il primo anno i migliori valori di finezza sono stati osservati rispettivamente per HY-2, HY-3, Fibranova e HY-4; peraltro, quest’ultimo ha confermato i dati dell’annata precedente. Nettamente peggiore sotto tale profilo la varietà Kompolti 0.18 0.16 THC (% s.s.) 0.14 0.12 Anzola Emilia 0.1 0.08 Ravenna 0.06 Vitulazio 0.04 0.02 Figura 7 - Effetti combinati delle cultivar e degli ambienti sul contenuto di THC delle piante, anno 2001. Figure 7 - Effects of the “cultivars x localities” interaction on THC levels of the plants, year 2001. 26 Agroindustria / Aprile 2002 HY7 HY6 HY5 HY4 HY3 HY2 HY1 Carmagnola HY Kompolti Red Petiole Fibranova C.S. Carmagnola 0 (Fig. 5). DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Riguardo agli ambienti, le prove svolte hanno evidenziato che nel Sud Italia è possibile raggiungere produzioni analoghe a quelle ottenibili in asciutto nel nord del Paese a condizione di sostenere pesantemente la coltura con l’irrigazione. Nel centro della Penisola, sebbene la piovosità non sia stata sensibilmente inferiore a quelle delle località emiliano-romagnole, le produzioni sono risultate estremamente più basse. In realtà ad Osimo la distribuzione delle precipitazioni è risultata, come di consueto, più disomogenea rispetto al nord, con forte deficit in luglio. Conseguentemente, anche in tale località e, verosimilmente in tutto il centro Italia, è necessario ricorrere all’irrigazione nell’ultima fase di crescita della coltura. Per quanto attiene alle cultivar, Carmagnola, C.S. e Fibranova sono risultate quelle a comportamento più stabile e fra le più produttive. La varietà dioica polacca Kompolti ha evidenziato in tutte le località un elevato rapporto corteccia/stelo, indice di un’ottima resa in fibra. Purtroppo, le caratteristiche qualitative di quest’ultima sono risultate scadenti, in accordo con quanto rilevato in precedenti esperienze (Liberalato, 2000). Le varietà monoiche Futura e Fedora sono risultate nettamente inferiori alle dioiche a causa della loro spiccata sensibilità alla prefioritura. D’altra parte, già negli anni ’60 i ricercatori italiani avevano riscontrato per le monoiche di allora grande instabilità di comportamento e minore produttività rispetto alle dioiche italiane (Venturi, 1967 e 1969; Amaducci, 1969). Anche a livello qualitativo della fibra le monoiche sperimentate non hanno brillato, evidenziando modestissime rese e scarsa finezza. Gli ibridi sperimentali non hanno evidenziato fenomeni di eterosi nel senso classico (lussureggiamento vegetativo), presumibilmente sia per il livello di eterozigosi dei parentali utilizzati (Forapani et al., 2001), sia per la vicinanza genetica delle popolazioni incrociate. Tuttavia alcuni di essi sembrano abbastanza interessanti per le capacità produttive o per la qualità della fibra. Ci si riferisce in particolare a HY2 e HY-3, derivanti rispettivamente dall’incrocio “Carmagnola x Kompolti” e “Carmagnola x Fibranova”, e HY-4 ottenuto dall’incrocio “Carmagnola x Carmagnola Gigante”, distintisi molto positivamente per le caratteristiche qualitative della fibra e per la resa alla pettinatura. Probabilmente, conviene indagare ulteriormente tale indirizzo perché potrebbe rappresentare il mezzo per combinare in varia misura le caratteristiche possedute dalle cultivar parentali (Venturi, 1970). Sotto il profilo più strettamente qualitativo va sottolineato che la classificazione organolettica è risultata applicabile solo in parte, dato che per alcuni parametri non vi è stata variabilità, mentre per qualche altro la valutazione è risultata difficile. Rientrano nel primo caso la qualità della stigliatura, risultata insufficiente per la quasi totalità dei campioni, così come la “proprietà” (leggasi pulizia), per la frequente presenza di residui di canapulo, il colore e la lunghezza della filaccia, sempre superiore a 2 metri. Quest’ultimo parametro apparentemente poco importante rende il prodotto industrialmente poco competitivo per il costo del lavoro legato al taglio della fibra per poter essere pettinata. Nel secondo caso rientra invece il grado di macerazione, generalmente disomogeneo, con notevole differenza fra parte basale e parte apicale dello stelo. Tuttavia, dal giudizio medio delle due annate risulta che l’ibrido HY-4, assieme a Red Petiole, Carmagnola e C.S. si sono distinti positivamente sotto il profilo qualitativo. Riguardo alla pettinatura, premesso che i dati ottenuti sono puramente indicativi in ragione delle ridotte dimensioni dei singoli campioni, si sottolinea una generale bassa percentuale di resa, le cui cause sono probabilmente molteplici (fibre aggrovigliate, grado di macerazione, presenza di resti di canapulo), ma che devono essere risolte per ottenere rese competitive. Il parametro finezza è variato sensibilmente fra le due annate, con risultati talvolta contrastanti per alcune cultivar. In media, le fibre della serie di ibridi HY1÷HY5 sono risultate significativamente più fini rispetto a quelle delle altre cultivar. L’ibrido HY-4 è risultato quello più interessante e per il quale si può prevedere di ottenere un filato di titolo metrico pari almeno a 26. Relativamente ai contenuti di THC delle piante, anche se non sono mancati taluni tipi che hanno superato la soglia dello 0.2%, la maggioranza dei materiali sperimentati sembra offrire buone garanzie. Ciò è particolarmente valido per i materiali di recente costituzione come Red Petiole o per le cultivar Carmagnola, C.S. e Fibranova sottoposte a riselezione per bassi livelli di THC. Circa le possibili indicazioni per il breeder, si ritiene che qualsiasi programma di miglioramento genetico della canapa tessile non possa prescindere dal coinvolgimento delle varietà storiche italiane, visto che anche in tale sperimentazione si sono collocate mediamente ai vertici delle graduatorie produttive, evidenziando, fra l’altro, grande stabilità di comportamento e adattabilità ambientale. D’altra parte, la stessa sperimentazione ha messo in risalto taluni materiali come, per esempio, Carmagnola Gigante e l’ibrido HY-4 per l’elevata finezza della fibra, che è sicuramente il carattere qualitativo più importante per ottenere filato ad alto titolo, idoneo per tessuti da abbigliamento. BIBLIOGRAFIA Amaducci M.T. 1969. Ricerche sulla tecnica colturale delle canape monoiche utilizzate per la fabbricazione di carte pregiate. Sementi Elette 3, 166-179. Del Gatto A., Laureti D., Crescentini P., 1999. Prime valutazioni di cultivar di canapa (Cannabis sativa L.) in ambiente marchigiano. Sementi Elette 5, 23-27. Dempsey J.M., 1975. Fibercrops. The University press of Florida. Gainesville, 203379. Di Bari V., Colucci R., Mastrorilli M., 2001. Canapa da fibra (Cannabis sativa L.) in un ambiente dell’Italia meridionale: irrigazione e rese. Industria della Carta 4, 105-109. Di Candilo M., Ranalli P., Bozzi C., Focher B., Mastromei G., 2000b. Preliminary results of tests facing with the controlled retting of hemp. Industrial Crops and Products 11, 197203. Di Candilo M., Ranalli P., Di Bari V., Laureti D., Poli M., Grassi G., Zonda P., 2001. Valutazione di cultivar di canapa (Cannabis sativa L.) in vari ambienti italiani. Industria della Carta 2, 67-73. Di Candilo M., Ranalli P., Diozzi M., 2000a. 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RIASSUNTO Allo scopo di individuare le soluzioni colturali più idonee per la meccanizzazione della raccolta del seme di canapa è stata svolta una prova di confronto fra due epoche di semina (30 aprile e 30 maggio), in combinazione con due cultivar dioiche (Carmagnola e Fibranova) e con cinque epoche di raccolta. L’esperimento è stato effettuato ad Anzola dell’Emilia (Bologna), con schema sperimentale a split-plot. Per ciascuna raccolta sono stati rilevati i caratteri: densità d’investimento, altezza della pianta, diametro mediano dello stelo, produzione di seme, produzione di steli, peso 1000 semi e germinabilità del seme. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza effetti significativi indotti dalle variabili singolarmente ed in interazione fra loro. Carmagnola, rispetto all’altra cultivar, ha mostrato maggiore densità d’investimento, maggiore altezza della pianta e maggiore produzione di sostanza secca. Fra le due epoche di semina, quella posticipata ha indotto riduzione della densità d’investimento, riduzione dell’altezza della pianta, incremento del diametro mediano dello stelo, aumento della produzione di seme e minore produzione di steli. L’epoca di raccolta, a sua volta, ha influito sulla resa in seme, sul peso 1000 semi e sulla germinabilità degli stessi, nonché sulla produzione di steli. Oltre a tali aspetti vengono discussi gli effetti indotti dalle interazioni “cultivar x epoche di raccolta” e “epoche di semina x epoche di raccolta” sulle caratteristiche biometriche e produttive delle piante. Parole chiave: canapa da seme, epoche di semina, epoche di raccolta, raccolta meccanica. ABSTRACT Influence of sowing and harvest date on the biometric and productive characteristics of seed hemp (Cannabis sativa L.) In Italy, initial experiments on the mechanical harvesting of hemp seed with combine machines revealed problems due mainly to the height of the plants; the huge fibrous mass of the plants causes considerable stress and frequent obstruction of the machine. In order to identify the culture options most suited to mechanical seed harvesting, a trial was carried out, comparing the combinations of two sowing dates (April 30th and May 30th), two dioecious cvs. (Carmagnola and Fibranova) and five harvesting dates. The harvesting dates were staggered at one-week intervals and started at the first appearance of brown achenes wrapped by partially necrotic bracts (September 11th). The experiment was carried out at Anzola Emilia (Bologna), with a splitplot design. Four replications were made, and the cultivars in the different plots were randomised, as well as the sowing periods in the sub-plots and the harvesting periods in the sub-sub-plots. For each harvest, the following characters were measured: plant density, plant height, stem diameter at half-height, seed production, stem production, 1000-seed weight and seed germinability. The results obtained showed significant effects of the variables both individually and in combination. Carmagnola showed higher final plant density, greater height and better dry matter production. The later sowing date caused reduced plant density and height, an increase in the stem diameter and in seed production, but lower stem production. The harvesting date also influenced seed yield, 1000-seed weight, seed germinability and stem production. The combined effects “cultivar x harvesting date” and “sowing date x harvesting date” were also very interesting for their influence on biometric and production characters of the plants. Key words: seed hemp, sowing dates, harvesting dates, mechanical harvesting. INTRODUZIONE Il crescente interesse per le colture da fibra è dovuto fondamentalmente ai seguenti tre motivi: 1) grande potenzialità, a livello internazionale, delle fibre naturali, sia per impiego tessile, sia per impieghi alternativi (materiali compositi, componentistica per auto, bioedilizia, ecc.), per i quali si prevede Autore corrispondente: Di Candilo M. Istituto Sperimentale Colture Industriali, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia Tel. (051) 6316833 - Fax (051) 374857 E-mail: [email protected]. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. 28 Agroindustria / Aprile 2002 una notevole espansione; 2) forte interesse del mondo agricolo per le colture industriali non alimentari alternative a quelle tradizionali, sempre più eccedentarie e meno remunerative; 3) crescente sensibilità per le problematiche ambientali che spinge sempre più ad utilizzare risorse rinnovabili, quali le piante erbacee da fibra in sostituzione di piante legnose (per la salvaguardia del patrimonio forestale) o di altre colture erbacee richiedenti elevati input energetici (in termini di combustibili, diserbo chimico, concimazione, irrigazione, ecc.). La canapa, indubbiamente, è la pianta che risponde meglio a tali esigenze, in quanto presenta elevate potenzialità produttive, ottima idoneità per svariati usi, buona rusticità e capacità fitodepurative del terreno da metalli pesanti (Przemyslaw et al., 1995); inoltre, è in grado di soffocare le infestanti. Dunque, la coltura non richiede interventi di difesa, trattamenti di diserbo chimico e neppure l’irrigazione, per lo meno nel Nord Italia. Tuttavia, la sua reintroduzione negli ordinamenti colturali richiede un forte ammodernamento del processo produttivo, al fine di semplificare la coltivazione e renderla economicamente competitiva nei confronti di altre colture e di produzioni estere. La meccanizzazione integrale della coltivazione sarà fondamentale per il rilancio della canapicoltura in Italia. In tale contesto, la meccanizzazione della raccolta del seme riveste un ruolo molto importante per l’abbattimento dei costi della fase agricola di tutte le possibili filiere (tessile, cellulosa, energetica, seme, ecc.). In Francia, dove le varietà (monoiche) sono di taglia più ridotta rispetto a quelle italiane (dioiche) si è imposta la mietitrebbiatura con macchine tradizionali ad una altezza di taglio di 1.5 m. I vantaggi evidenti di tale soluzione consistono nel contenimento dei costi di investimento e nella gestione di macchine già largamente utilizzate e diffuse. In Italia, le prime esperienze di raccolta meccanica con mietitrebbiatrici, effettuate con le varietà ‘Carmagnola’ e ‘Fibranova’, hanno messo in evidenza la notevole complessità del problema, dovuta fondamentalmente ai seguenti principali motivi: i) la canapa, a causa della sua allogamia obbligata, presenta variabilità genetica, che può essere fortemente aggravata da fallanze, irregolarità di semina, diverso grado di ramificazione delle piante (Venturi, 1970) ; ii) il seme presenta maturazione scalare e una volta maturo, cade facilmente dalla pianta; iii) le piante normalmente raggiungono altezze notevoli (fino a 5 m), perciò la raccoglitrice meccanica è costretta a lavorare su una massa elevata che comporta forti sollecitazioni e frequenti intasamenti della macchina stessa; iv) il materiale fibroso attorcigliandosi sugli organi rotanti della raccoglitrice (aspo, rulli, dischi, battitore) ne blocca i movimenti, costringendo a soste forzate per la pulizia degli stessi organi anche dopo breve periodo di impiego della macchina (Di Candilo et al., 2000). Tenendo conto di tale problematica, nell’ambito del progetto di ricerca “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione” è stata avviata una sperimentazione finalizzata ad individuare le soluzioni meccaniche e Tabella 1 - Caratteristiche biometriche e produttive delle cultivar. Table 1 - Cultivar biometric and production characteristics. Cultivar Piante m (n.) Carmagnola Fibranova Medie 22.0* 20.1 21.0 -2 Altezza pianta (cm) Diametro mediano stelo (mm) 278.8** 273.0 275.9 9.3 9.9** 9.6 Produzione steli -1 (t ha s.s.) 11.1** 10.2 10.6 * = significativo a P =0.05; ** = significativo a P≤0.01 (test F). colturali idonee per la meccanizzazione della raccolta del seme. Con riferimento a queste ultime, nel 2001 sono stati investigati gli effetti svolti dall’epoca di semina e di raccolta sulla produzione di seme e sulle principali caratteristiche qualitative di quest’ultimo. MATERIALI E METODI La sperimentazione è stata svolta ad Anzola dell’Emilia (BO), impiegando le varietà Carmagnola e Fibranova in combinazione con due epoche di semina (30 aprile e 30 maggio, scelte sulla base di precedenti esperienze) e con cinque epoche di raccolta, intervallate di una settimana l’una dall’altra e con avvio alla comparsa dei primi acheni imbruniti avvolti da brattee parzialmente necrotizzate (11 settembre). L’esperimento è stato impostato secondo lo schema sperimentale a split-plot, con quattro ripetizioni e randomizzazione delle cultivar nei parcelloni, delle epoche di semina nelle sub-parcelle e delle epoche di raccolta nelle sub-sub-parcelle. Le semine sono state effettuate con seminatrice parcellare pneumatica a distanze di 50 cm fra le file e 3 cm sulla fila. Ciascuna parcella elementare, con superficie di 16 m2, comprendeva 8 file di piante lunghe 4 m. Due settimane dopo l’emergenza è stato effettuato il diradamento, lasciando le piantine sulla fila a distanza di 6 cm l’una dall’altra, pari ad un investimento di 33.3 piante m-2. Per ciascuna epoca di raccolta sono stati rilevati i seguenti caratteri: densità Figura 1 - Temperature e precipitazioni registrate nel corso delle prove a confronto con i valori medi poliennali. Figure 1 - Temperature and rainfall recorded during the test period and mean levels of the twenty years. d’investimento, altezza della pianta, diametro mediano dello stelo, produzione di seme, peso 1000 semi, produzione di steli e germinabilità del seme. Nel corso delle prove sono stati rilevati i principali parametri climatici (precipitazioni e temperature, sia nei valori minimi che massimi), per il raffronto con le medie storiche. I dati rilevati sono stati sottoposti ad analisi della varianza, con scomposizione di quest’ultima nelle quote relative alle diverse fonti di variazione (effetti principali, effetti di interazione ed errore). Il confronto fra le medie è stato effettuato mediante il test di Duncan, nel caso degli effetti principali, e con il calcolo delle differenze minime significative, nel caso delle interazioni. Andamento meteo. La piovosità cumulata nel periodo aprile-settembre è stata di 316 mm, contro i 289 mm della norma. Le maggiori precipitazioni si sono avute in maggio, luglio e settembre, mentre in giugno ed agosto esse sono state inferiori ai valori del poliennio. Le temperature minime decadiche si sono collocate quasi sempre al di sopra dei valori della norma durante le fasi di crescita delle piante, fioritura ed allegagione; a fine ciclo, invece, sono risultate sensibilmente inferiori ai valori del poliennio. Le temperature massime, anch’esse generalmente superiori a quelle poliennali, hanno raggiunto i valori più elevati nella prima decade di agosto, poi si sono progressivamente ridotte (Fig. 1). RISULTATI I risultati ottenuti hanno messo in evidenza effetti significativi semplici, indotti dalle singole variabili allo studio, ed effetti di interazione fra le stesse variabili. a) Effetti semplici. Fra le due cultivar, Carmagnola ha mostrato maggiore densità d’investimento (+9.5%), maggiore altezza della pianta (+2.1%), minore diametro dello stelo (-6.1%) e maggiore produzione di steli, espressa in sostanza secca (+8.8%) (Tab. 1). Riguardo alle epoche d’impianto della coltivazione è emerso che per quella posticipata (fine maggio) sono stati ottenuti: minore densità d’investimento (-40.5%), riduzione dell’altezza della pianta (-13.3%), incremento del diametro mediano dello stelo (+18.2%), maggiore resa in seme (+32.6%) e minore produzione di sostanza secca (-9.8%) (Tab. 2). L’epoca di raccolta, a sua volta, ha influito sulla resa in seme, sul peso 1000 semi e sulla germinabilità del seme, nonché sulla produzione di steli. Di fatto, la resa in seme è aumentata significativamente passando dalla prima alla seconda raccolta e da quest’ultima alla terza, con incrementi pari a 104.2 e 36.7%. Nelle successive due raccolte la produzione non ha più subito variazioni significative. Il peso 1000 semi è stato significativamente più basso nelle prime due raccolte, poi è Agroindustria / Aprile 2002 29 Tabella 2 - Effetti medi delle epoche di semina sulle caratteristiche biometriche e produttive delle piante. Table 2 - Average effects of the sowing dates on plant biometric and production characteristics. Epoche di semina Piante m (n.) 30 Aprile 30 Maggio Medie Altezza pianta (cm) -2 26.4** 15.7 21.0 Diametro mediano stelo (mm) 295.6** 256.3 275.9 Produzione seme -1 (t ha ) Produzione steli -1 (t ha s.s.) 0.46 0.61** 0.53 11.2** 10.1 10.6 8.8 10.4** 9.6 ** = significativo a P≤0.01 (test F). -1 Steli (t ha s.s.) cresciuto progressivamente fino all’ultima raccolta. La germinabilità del seme è aumentata sensibilmente in seconda raccolta (+14.5% rispetto alla prima); successivamente, ha teso a ridursi in quarta raccolta e ad aumentare nell’ultima raccolta, ma non in modo significativo. Stesso andamento è stato riscontrato per la produzione di steli secchi, per la quale si sono avuti incrementi del 6.1 e 13.1% passando dalla prima alla seconda e poi alla terza raccolta (Tab. 3). b) Effetti di interazione. Le cultivar hanno interagito con le epoche di semina influenzando sensibilmente la produzione di sostanza secca (steli), così mentre per Carmagnola la seconda epoca d’impianto ha provocato una riduzione contenuta della resa, per Fibranova, invece, la flessione produttiva indotta dalla posticipazione della semina è stata molto più consistente (-15.5%) (Fig. 2). Inoltre, le cultivar hanno interagito con le epoche di raccolta evidenziando comportamenti produttivi differenziati. Di fatto, la produzione di seme di Carmagnola ha teso a crescere progressivamente passando dalla prima alla quinta raccolta, con incrementi statisticamente significativi fra la prima e la seconda e fra la terza e la quinta raccolta. La produzione di Fibranova, invece, ha raggiunto il valore massimo già in terza raccolta, con incrementi molto significativi fra la prima e la seconda (+117.4%) e fra quest’ultima e la terza (+56%), successivamente si è avuta una riduzione della resa (Fig. 3). Altri effetti combinati sono stati indotti dalle variabili epoche di semina ed epoche di raccolta sulla produzione di seme (Fig. 4) e sulla germinabilità dello stesso seme (Fig. 5). In sostanza, le rese in seme per le due epoche d’impianto, analoghe alla prima raccolta, hanno poi mostrato incrementi molto più marcati per la seconda epoca di semina, sia in seconda che in terza raccolta (+130.4 e +47.2% rispettivamente, contro i corrispondenti 73.1 e 24.4% della prima epoca d’impianto). Analogamente, la germinabilità del seme ha risentito delle raccolte in relazione all’epoca di semina: per il primo impianto si è avuta una germinabilità dell’80% già in prima raccolta, che non è poi variato significativamente nelle successive raccolte; per il secondo impianto, invece, la germinabilità è stata bassa in prima raccolta (69%), è aumentata poi molto marcatamente in seconda raccolta (+25.5%), ha teso a crescere ulteriormente in terza raccolta, superando significativamente il corrispondente valore della prima semina. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI La posticipazione dell’epoca di semina in canapa, al fine di ridurre l’altezza della pianta per facilitare la raccolta meccanica del seme ha avuto effetti positivi, anche se inferiori a quanto desiderato. Di fatto, proprio per le peculiari caratteristiche di rusticità, di vigoria ed elevato ritmo di accrescimento della specie, la pianta ha risentito in misura contenuta dello scostamento di un mese dall’epoca usuale di semina. Tuttavia, considerando che l’altezza massima di taglio delle normali mietitrebbie è di 1.5 m e che le piante della coltura con semina posticipata hanno presentato un’altezza media di 2.56 m, all’interno della raccoglitrice transiterebbero segmenti di piante di circa un metro di lunghezza, corrispondenti a poco più delle parti fruttifere (portasemi). Il ritardo dell’impianto, a causa della minore disponibilità di umidità nel terreno, può comportare problemi di emergenza e, quindi, di scarso investimento. Perciò, per le semine di fine maggio bisogna mettere in conto leggeri interventi irrigui ripetuti subito dopo la semina, evitando la formazione di crosta nel terreno. Nell’impianto posticipato della prova, nonostante simili accorgimenti, è stata ottenuta 15 10 Semina 30 APR. Semina 30 MAG. 5 0 Carmagnola Fibranova -1 Seme (t ha ) Figura 2 - Effetti dell’interazione “cultivar x epoche di semina” sulla produzione di steli. Figure 2 - Effects of the “cultivars x sowing dates” interaction on stem production. 1 Carmagnola Fibranova 0,5 0 I II III Raccolte Figura 3 - Effetti dell’interazione “cultivar x epoche di raccolta” sulla produzione di seme. Figure 3 - Effects of “cultivars x harvesting dates” interaction on seed production. 30 Agroindustria / Aprile 2002 IV V Tabella 3 - Effetti medi delle epoche di raccolta sulle caratteristiche produttive e sulla qualità del seme. Table 3 - Average effects of the harvesting dates on production characteristics and seed quality. Produzione seme -1 (t ha ) Raccolte a 0.24 c 0.49 b 0.67 a 0.62 a 0.65 a 0.53 1 a 2 a 3 a 4 a 5 Medie Germinabilità seme (%) 74.6 c 85.4 ab 85.7 ab 82.7 b 87.7 a 83.2 Peso 1000 semi (g) 15.9 bc 15.4 c 16.4 b 17.8 a 18.3 a 16.8 Produzione steli -1 (t ha s.s.) 9.9 c 10.5 b 11.2 a 10.9 ab 10.7 ab 10.6 I valori della medesima colonna contrassegnati da lettere diverse differiscono significativamente per P≤0.05 (test di Duncan). -1 Seme (t ha ) una densità d’investimento significativamente inferiore a quella della prima semina; conseguentemente, le piante hanno presentato steli con diametro mediano maggiore. Ovviamente, nei casi in cui tali diametri risultassero eccessivi potrebbero insorgere difficoltà nell’azione di taglio da parte della raccoglitrice. La produzione di steli, espressa in sostanza secca, più che del diametro delle bacchette, pare essere stata influenzata soprattutto dall’altezza e dal numero di piante. L’incremento significativo della produzione di seme indotto dalla seconda epoca d’impianto della coltura non era atteso ed è di non facile spiegazione. Si potrebbe forse ipotizzare che le piante del secondo impianto abbiano penalizzato la fase vegetativa a vantaggio di quella riproduttiva. Molto più probabilmente però le differenti produzioni di seme riscontrate per le due epoche d’impianto sono da ricollegare alle differenti disponibilità idriche nel terreno. Di fatto, l’11 agosto, in concomitanza della piena fioritura delle piante della seconda semina, allorché quelle della prima semina erano giunte a fine fioritura, sono caduti 25 mm di pioggia che hanno verosimilmente consentito una maggiore allegagione nella coltura del secondo impianto. Ne consegue che nel Nord Italia, contrariamente a quanto si fa per la coltura da fibra generalmente condotta in asciutto, potrà essere necessario supportare la coltura da seme con un intervento irriguo di soccorso all’epoca dell’antesi. Relativamente all’epoca ottimale di raccolta va ricordato che per entrambe le epoche d’impianto la massima produzione di seme è stata raggiunta in terza raccolta, ovvero a distanza di due settimane dalla comparsa dei primi semi imbruniti avvolti da brattee parzialmente necrotizzate. Sempre a tale riguardo va tenuto in considerazione anche il diverso comportamento delle due cultivar nel senso che Fibranova è parsa più precoce e forse più sensibile alla crodatura del seme maturo rispetto a Carmagnola. Quest’ultima supposizione deriva dalla constatazione che per Fibranova dopo la terza raccolta la produzione di seme si è ridotta molto sensibilmente, mentre per Carmagnola la resa è cresciuta progressivamente fino all’ultima raccolta. Carmagnola si è distinta dall’altra cultivar anche per un maggior numero di piante sopravissute alla raccolta e per la maggiore produzione di steli. Per una ulteriore riduzione dell’altezza della pianta e per l’incremento della produzione di seme si ritiene opportuno proseguire le ricerche avviate allargandole anche alla concimazione azotata e alla fittezza delle piante. È noto infatti che l’azoto esercita un potente stimolo sull’accrescimento delle piante, le quali rispondono prontamente con una maggiore rigogliosità. Un attento dosaggio di tale elemento potrebbe, quindi, consentire una minore vigoria della pianta ed una diminuzione della scalarità di fioritura e maturazione del seme. A loro volta, il numero ottimale di piante per unità di superficie ed un appropriato sesto d’impianto assumono notevole importanza, date le loro conseguenti ripercussioni sul L.A.I. (leaf area index) e perciò sull’efficienza fotosintetica della coltura. BIBLIOGRAFIA Di Candilo M., Laureti D., De Zanche C., Sartori L., Ranalli P., 2000. Messa a punto di una mietitrebbiatrice per la raccolta del seme di canapa. L’Informatore Agrario 16, 81-84. Przemyslaw B., Grabowska L., and Mankowski J., 1995. Recultivation of degraded areas through cultivation of hemp. Proceedings of Biorohstoff Hanf Symposium, Frankfurt am Main, Germany, 2-5 March 1995. Venturi G., 1970. Ricerche sulle modalità colturali nella canapacciaia al fine di facilitare la raccolta meccanica. Rivista di Agronomia 1/2, 25-34. 1 Semina 30 APR. Semina 30 MAG. 0.5 0 I II III IV V Raccolte Germinabilità (%) Figura 4 - Effetti dell’interazione “epoche di semina x epoche di raccolta” sulla produzione di seme. Figure 4 - Effects of “sowing dates x harvesting dates” interaction on seed yield. 100 Semina 30 APR. 50 Semina 30 MAG. 0 I II III IV V Raccolte Figura 5 - Effetti dell’interazione “epoche di semina x epoche di raccolta” sulla germinabilità del seme. Figure 5 - Effects of “sowing dates x harvesting dates” interaction on seed germinability. Agroindustria / Aprile 2002 31 Influenza dell’epoca di semina e del regime irriguo sulla canapa nel Sud d’Italia Vito Di Bari, Pasquale Tedeschi1, Rosa Colucci, Marcello Mastrorilli, Franco Carone2 Istituto Sperimentale Agronomico, Bari 1 CNR – ISPAIM, Ercolano (NA) 2 DIAAT, Università Federico II, Portici (NA) RIASSUNTO Lo studio svolto dal 1999 a 2001 a Rutigliano (BA) ha avuto l’obiettivo di valutare i consumi idrici e la miglior data di semina della canapa. Nel 2001 la prova irrigua è stata realizzata anche a Vitulazio (CE). Sono state esaminate tre epoche di semina (inizio, metà e fine marzo) e diversi regimi idrici che hanno previsto, al momento programmato dell’irrigazione, la restituzione di percentuali diverse dell’acqua disponibile. Le rese migliori sono state ottenute nell’anno 1999 che ha presentato una piovosità superiore alla norma; al contrario, le rese si sono ridotte nelle altre due annate, climaticamente peggiori. Le rese in biomassa verde e di corteccia secca sono aumentate con l’elevarsi dei volumi irrigui erogati. In generale, in entrambi gli ambienti di prova, la tesi che ha previsto la restituzione del 66% dell’acqua disponibile (70% a Vitulazio) ha fornito i risultati produttivi migliori, con consumi stagionali di 400-460 mm. Circa le epoche, quella di fine marzo ha presentato piante più sviluppate ma la produzione finale in corteccia secca non si è differenziata statisticamente tra le tesi esaminate. Parole chiave: epoca di semina, irrigazione, consumi idrici, genotipi, canapa. ABSTRACT Sowing time and water regime affecting hemp productivity in Southern Italy The paper reports the results achieved in hemp, from a series of field trials aiming to optimise sowing time and irrigation volume in Southern Italy environments. Experiments were carried out for three years (1999-2001) at Rutigliano (BA). In 2001 the irrigation trial was repeated at Vitulazio (CE). The split-plot experimental design, replicated four times (surface of each sub-plot equal to 20 m²), was adopted to evaluate separately the effects of the sowing time and of the water regimes (main plots) on different genotypes (sub-plot). As for the first objective, three sowing times (the beginning, middle and end of March) and two genotypes (Carmagnola and Red petiole) were compared. Despite the greater size in height and in basal diameter of the plants from the third sowing time, their productivity in dry cortex did not differ statistically from the plants sown earlier. Performances of “Carmagnola” were better than those of “Red petiole”. As for the second objective, the study was carried out in two steps. The first step aimed to evaluate the effect of different irrigation volumes on the behaviour of two genotypes: “Fibranova” and “Red petiole”. They grew under two water regimes: I100 (irrigation volume equal to 100% of the amount of water required to bring a soil layer of 0.40 m in depth to “field capacity”), and I66 (the irrigation volume was reduced to 66%). Irrigations were scheduled whenever the soil moisture, detected weekly by the gravimetric method, was close to the “soil wilting point”. Since the I100 treatment consumed huge water amounts, in the second step (in 2001) three genotypes (Fibranova, Red petiole, and Kompolti) and three reduced water regimes were compared. At Rutigliano the water regimes were I66, I50, and I33, while at Vitulazio they were I70, I35 and I0 (rainfed). In Italy the hemp season started in March and ended at the beginning of August. During the 1999 season, the air temperature was not different from the long-term average, and rainfall was well distributed; in 2001 air temperature was higher and the scarce rainfall fell within the first half of May. As a general result, the hemp showed a good adaptation to the tested environment, where it adequately yielded both biomass and dry cortex, even under dramatic climatic seasons. Among the water treatments, I66 (I70 at Vitulazio) seems the most suitable, in that it limits water consumption (400-460 mm) without losing hemp productivity in terms of fiber quantity. The Kompolti genotype showed best water use efficiency in the irrigation experiments. Key words: sowing time, irrigation, water requirements, genotypes, hemp. Autore corrispondente: Vito Di Bari - Istituto Sperimentale Agronomico, Bari via Celso Ulpiani, 5 - 70125 Bari, Italia Tel. (080) 5475011 - Fax (080) 5475023 e-mail: [email protected]. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. 32 Agroindustria / Aprile 2002 INTRODUZIONE La canapa è stata una delle colture da fibra più coltivate in Italia sino alla prima metà del XX secolo. Successivamente, nel 1965, con il divieto di coltivazione della canapa da marijuana, anche la superficie destinata alla specie da fibra si è lentamente ridotta sino ad azzerarsi completamente, dato che i due tipi di piante sono praticamente identici ed erano e sono spesso confuse dai tutori dell’ordine pubblico. Negli ultimi anni c’è stata una riscoperta della Canapa da fibra la cui utilizzazione può trovare impiego in molteplici settori, da quello dell’industria tessile (l’Italia è uno dei produttori principali) a quello della carta, combustibili, costruzioni, isolanti termici, ecc. (Amaducci, 1969; Venturi ed Amaducci, 1999). Attualmente, anche se la superficie coltivata è ancora minima ed inferiore a quella di altre nazioni europee, sono molte le ricerche che riguardano questa coltura, grazie soprattutto al MiPAF che ha finanziato diversi progetti finalizzati (Casarini, 1994; Ranalli e Casarini, 1997). Questi studi sono articolati in diversi settori e per quanto concerne le tecniche agronomiche, prevedono ricerche in diversi ambienti. Nel Sud d’Italia esse riguardano, in particolare, il momento più idoneo in cui effettuare la semina e lo studio dei consumi idrici della coltura, dato che in molti areali l’irrigazione risulta il fattore limitante per ottenere rese economicamente remunerative. MATERIALI E METODI Si è operato in due ambienti meridionali ubicati in Puglia e Campania; le principali caratteristiche dei terreni, sedi delle prove, sono state riportate nella tabella 1. In questa nota sono riportati i risultati ottenuti nel triennio 1999-2001; in particolare, nel 1999-2000 a Rutigliano sono stati confrontati due genotipi (Fibranova e Red petiole) e due regimi irrigui: l’irrigazione era programmata al raggiungimento del punto di appassimento e il volume irriguo della tesi ottimale era pari al 100% dell’acqua disponibile (quantità d’acqua necessaria a riportare alla capacità di campo lo strato di suolo profondo 40 cm) = I100; si riduceva al 66% nella tesi sub-ottimale = I66. Nel 2001 sono stati esaminati 3 genotipi (Fibranova, Red petiole, Kompolti) e, per l’irrigazione, scartata la I100 perché troppo dispendiosa, alla I66 sono state aggiunte due tesi che prevedevano apporti irrigui inferiori (I50 e I33 = restituzione rispettivamente del 50 e 33% dell’acqua disponibile). A Vitulazio, nel 2001, si è operato con gli stessi genotipi ma, per l’irrigazione, accanto a 2 tesi irrigue (I70 e I35 = restituzione del 70 e 35% dell’acqua disponibile) del tutto Tabella 1 - Principali caratteristiche dei terreni sedi delle prove. Table 1 - Main soil characteristics of the experimental sites. sabbia grossa sabbia fine limo grosso limo fino argilla N totale s.o. CIC (-0.03 MPa) PA (-1,50 MPa) acqua disponibile* acqua disponibile* Rutigliano Vitulazio 1,10 10,40 11,00 26,50 51,00 0,08 1,40 29,20 17,10 12,10 530 10,90 28,90 12,20 23,70 24,30 0,08 1,66 29,50 12,00 17,50 700 (%) (%) (%) (%) (%) (%) (%) (%) (%) (%) 3 -1 (m ha ) strato 0 – 40 cm simili alle I66 e I33 di Rutigliano, è stato confrontato un testimone in asciutto (I0). L’umidità del terreno è stata monitorata settimanalmente (metodo gravimetrico). La semina è avvenuta normalmente a fine marzo. Accanto a queste, nel 2001 a Rutigliano è stata effettuata una prova che prevedeva 3 diverse epoche di semina (inizio, metà e fine marzo) per 3 genotipi di canapa (Carmagnola, Red petiole e Kompolti). Per tutte le prove è stato adottato un disegno sperimentale a split-plot, ripetuto 4 volte, considerando come effetto principale l’irrigazione (o l’epoca di semina) e secondario i genotipi; la parcella elementare era di 20 m 2, con interfila di 20 cm (25 cm a Vitulazio). Tranne che per l’irrigazione, le colture sono state sottoposte alle normali tecniche agronomiche; in particolare, prima della semina sono stati interrati 150 kg ha-1 di P2O5 e 100 kg ha-1 di K2O (200 kg a Vitulazio) e in copertura sono stati distribuiti in 2 volte 150 kg ha-1 di N (a Vitulazio, avendo seminato dopo un medicaio, la dose si è ridotta a 60 kg). La raccolta delle piante è avvenuta in tutte le annate tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, a fioritura completa delle piante maschili. Durante il ciclo colturale sono state rilevate le principali fenofasi e a piena fioritura, sono state asportate le cime di 50 piante femminili che, opportunamente trattate, sono state utilizzate per la determinazione del contenuto in THC (analisi eseguite presso la sede dell’Istituto Sperimentale per le Colture Industriali). Alla raccolta, sono state rilevate le principali caratteristiche biometriche e Tabella 2 - Rutigliano (BA): principali parametri produttivi e qualitativi rilevati alla raccolta della canapa seminata in tre epoche diverse nel 2001. Table 2 - Rutigliano (BA): yield and main bio-morphology and quality parameters measured at harvesting of hemp crops sown at three different dates in 2001. Genotipi Carmagnola Piante m -2 Altezza piante Date di semina Red petiole 5/03 15/03 30/03 (n.) 87,00 b 91,00 a 88,88 b 94,38 a 83,75 c (cm) 188,69 a 186,37 a 183,03 b 182,44 b 197,11 a Diam basale (mm) 7,08 a 7,25 a 6,72 b 7,37 a 7,41 a Biomassa (t ha ) -1 30,97 a 28,59 b 29,49 b 31,11 a 28,73 b Steli freschi (t ha ) -1 24,17 a 21,78 b 22,37 a 24,03 a 22,51 a -1 -1 Steli secchi (t ha ) 9,92 a 9,02 b 8,82 b 9,47 ab 10,12 a Corteccia (t ha ) 5,14 a 4,26 b 4,44 a 4,79 a 4,87 a THC (%) 0,05 a 0,04 a 0,04 a 0,04 a 0,05 a Le medie non aventi in comune alcuna lettera sono significativamente differenti per P < 0,05 (SNK Test) produttive delle piante, secondo il protocollo sperimentale stabilito in sede collegiale. I principali parametri sono stati sottoposti all’analisi della varianza e per la significatività è stato adottato il test SNK e per soglia lo 0.05 P. Per quanto riguarda l’andamento climatico durante il ciclo della canapa, a Rutigliano il triennio di prove è stato caratterizzato da temperature superiori alla norma (di poco nel 1999 ma nel biennio 2000-2001 le massime hanno superato spesso i 35-40 °C, con punte di 46 °C a luglio 2000). La piovosità è stata buona nel 1999 (da aprile a luglio 215.8 mm vs, 133.5 della “norma”), praticamente assente nel 2000 (8.2 mm per l’intero ciclo) e nel 2001 di poco inferiore alla norma nella fase iniziale e nulla da fine maggio a luglio. Anche a Vitulazio le temperature sono risultate superiori alla media (ma inferiori di quelle di Rutigliano) e le precipitazioni hanno interessato la parte iniziale del ciclo (78.8 mm di piogge utili); da metà maggio alla raccolta non è stato registrato alcun evento utile alla coltura. RISULTATI Rutigliano (BA): epoche di semina, anno 2001. Poiché nell’analisi della varianza eseguita sui principali parametri produttivi non è mai risultata significativa l’interazione ”epoche x genotipi”, nella tabella 2 sono state riportate le medie dei soli effetti principali. Si può osservare come, pur in presenza di differenze statisticamente significative, i valori tra le 3 epoche esaminate non siano molto differenti. L’altezza delle piante è risultata inferiore di circa 14 cm nelle due semine più precoci (in media, 182 vs. 197 cm); minime, invece, le variazioni dei diametri basali. Le rese più elevate della produzione in biomassa verde sono stati ottenute nella tesi intermedia (31 t ha-1 vs. 29 t circa delle altre due) ma la produzione in corteccia non si è differenziata statisticamente (da 4.44 a 4.87 t ha-1). Il contenuto in THC non è variato in funzione degli effetti in prova (epoche e varietà). In generale, i risultati conseguiti non permettono di trarre alcuna valida indicazione, sia perché riguardano una sola annata di prova ma, soprattutto, perché l’intervallo temporale prescelto (inizio – fine marzo) è risultato troppo breve per evidenziare differenze morfoproduttive notevoli tra le piante. Considerando che normalmente la semina della canapa si effettua entro la seconda metà di marzo, negli ambienti meridionali l’operazione potrebbe essere anticipata anche in febbraio (Ranalli e Casarini, 1998). Per quanto riguarda poi i genotipi in prova, questi hanno presentato altezza e diametri basali simili ma, a livello produttivo, “Carmagnola” ha garantito migliori perforAgroindustria / Aprile 2002 33 66% (409 mm) 8 50% (338 mm) 33% (262 mm) mm/d 6 4 2 0 90 105 120 135 150 165 180 giorni del 2001 195 210 225 Figura 1 - Rutigliano (BA): andamento dell’evapotraspirazione giornaliera (mm d-1) della canapa nel 2001. Figure 1 - Rutigliano (BA): daily evapotranspiration trend (mm d-1) of hemp during the 2001 season. mance di “Red petiole”. Rutigliano (BA): prova irrigua, biennio 1999-2000. Sono stati esaminati 2 differenti regimi idrici (I100 e I66 = restituzione del 100 o 66% dell’acqua disponibile) e due genotipi (Fibranova e Red petiole). L’analisi statistica ha evidenziato la significatività tra gli anni e dei trattamenti irrigui mentre i genotipi si sono differenziati solo per i parametri produttivi (Tab. 3). Delle interazioni, la “anni x irrigazione x genotipi” non è mai risultata significativa così come “anni x genotipi” e “irrigazione x genotipi”; al contrario, quella “anni x irrigazione” è stata significativa per tutti i parametri esaminati, tranne che per la densità di piante alla raccolta. L’andamento climatico rilevato durante il ciclo della canapa nei 2 anni di prova è ri- sultato molto diverso; ad un 1999 poco più caldo della media ma caratterizzato da una piovosità superiore ai valori normali, è seguito un 2000 più caldo e senza piogge: è stato, così, necessario aumentare il ritmo delle irrigazioni tanto che nel 2000 il volume stagionale si è raddoppiato rispetto al 1999 e sono state necessarie anche 2 irrigazioni di soccorso per evitare stress irreversibili alla coltura (Di Bari et al, 2000). Conseguentemente, nel 1999 le piante sono risultate più alte e caratterizzate da maggiori dimensioni degli steli (Tab. 3). Anche le rese in biomassa si sono differenziate statisticamente ma la maggior produzione sembra sia stata determinata dalla presenza di foglie, notevole nel 1999 ma inferiore nell’anno successivo per le eccessive temperature e per la notevole ventosità di Tabella 3 - Rutigliano (BA): principali parametri produttivi e qualitativi rilevati alla raccolta della canapa sottoposta a due differenti regimi irrigui nel biennio 1999-2000. Table 3 - Rutigliano (BA): yield and main bio-morphology and quality parameters measured at harvesting of hemp crops grown under two different water regimes in 1999 and 2000. Genotipi Fibranova Piante m -2 Regimi idrici Red petiole (n.) 90,00 a 89,33 a Altezza piante (cm) 227,26 a 220,77 a Diam basale (mm) Biomassa Steli freschi Steli secchi I100 93,33 a Anni I66 1999 2000 86,00 b 85,67 a 93,67 a 231,40 a 216,37 b 245,70 a 202,34 b 8,40 a 8,65 a 9,04 a 8,00 b 10,30 a 6,74 b -1 43,44 a 37,96 b 42,52 a 38,87 b 43,99 a 37,40 b -1 31,74 a 27,26 b 31,22 a 27,78 b 29,20 a 29,80 a -1 13,72 a 11,92 b 13,08 a 12,56 a 12,00 a 13,64 a -1 (t ha ) (t ha ) (t ha ) Corteccia (t ha ) 6,86 a 5,08 b 6,25 a 5,68 a 5,76 a 6,18 a THC (%) 0,15 a 0,04 b 0,16 a 0,05 b 0,11 a 0,05 b Le medie non aventi in comune alcuna lettera sono significativamente differenti per Test) 34 Agroindustria / Aprile 2002 P < 0,05 (SNK luglio che hanno determinato la precoce defogliazione delle piante, accellerandone la maturazione: alla raccolta, infatti, la percentuale di sostanza secca è stata superiore a quella riscontrata nelle piante coltivate nel 1999. Circa i regimi idrici esaminati, i volumi più elevati erogati nella tesi ottimale (I100) hanno favorito nei due anni lo sviluppo delle dimensioni delle piante; anche le rese in biomassa e steli freschi della I66 sono state statisticamente inferiori ma le differenze si sono annullate a livello di steli secchi e di resa in corteccia. Tra i due genotipi in prova i risultati produttivi migliori sono stati ottenuti da “Fibranova” (Tab. 3). Circa il contenuto in THC, questo è risultato più elevato in “Fibranova” del 1999, sottoposta ad irrigazione ottimale: questo valore, forse anomalo, ha poi determinato la significatività tra regimi e gli anni di prova; in ogni caso, si tratta sempre di valori inferiori a quelli previsti dalla U.E. Rutigliano (BA): prova irrigua, anno 2001. La prova prevedeva il confronto di 3 regimi irrigui (I33, I50 e I66 = restituzione del 33, 50 e 66% dell’acqua disponibile), in interazione con 3 genotipi (Fibranova, Red petiole e Kompolti). Trattandosi di una sola annata di prova, le considerazioni successive hanno semplice valore indicativo. L’analisi statistica ha evidenziato differenze significative per effetto dei due fattori principali; l’interazione tra i due è scattata solo per la densità finale di piante e le rese in biomassa e steli freschi. L’irrigazione ha condizionato soprattutto l’altezza delle piante, che aumenta da 160 a 192 cm passando dalla I33 alla I66; per gli altri caratteri le due tesi meno irrigate si sono normalmente attestate sullo stesso livello di significatività, differenziandosi dalla I66, che ha fornito normalmente le medie più elevate (Tab. 4). Non è stata registrata alcuna variazione del contenuto di THC al variare degli effetti in esame. Tra i genotipi, “Kompolti” sembra essersi meglio adattato alle condizioni ambientali, dato che ha mostrato una buona produttività anche nelle condizioni irrigue più difficili. Infatti, l’interazione “irrigazione x genotipi” ha evidenziato come i 3 genotipi abbiano fornito produzioni in biomassa pressoché simili in corrispondenza dei volumi irrigui massimi (da 26 t ha-1 per Red petiole a circa 29 t per gli altre due); con il ridursi dell’irrigazione, mentre le rese di “Red petiole” e “Fibranova” si sono ridotte a 20-22 t ha-1 (valori pressoché simili tra I 50 e I 33 ), “Kompolti” ha prodotto 27.2 t ha-1 con il regime irriguo più basso (I33). Se confrontiamo i risultati conseguiti in questa annata da “Fibranova” e “Red petiole” nel regime I66 con quelli ottenuti nel biennio Tabella 4 - Rutigliano (BA): principali parametri produttivi e qualitativi rilevati alla raccolta della canapa sottoposta a tre differenti regimi irrigui nel 2001. Table 4 - Rutigliano (BA): yield and main bio-morphology and quality parameters measured at harvesting of hemp crops grown under three different water regimes in 2001. Genotipi Regimi idrici Fibranova Red petiole Kompolti I66 (n) 101,00 b 88,75 c 113,50 a 98,33 b Altezza piante (cm) 178,13 a 169,43 b 174,81 ab Diam basale (mm) Piante m -2 Biomassa Steli freschi Steli secchi I50 I33 99,00 b 105,92 a 192,04 a 170,25 b 160,08 c 7,45 a 7,08 b 6,91 b 7,46 a 7,23 a 6,76 b -1 23,92 b 22,25 c 26,90 a 28,09 a 21,84 c 23,14 b -1 18,72 b 17,20 c 20,71 a 22,13 a 16,98 b 17,52 b -1 7,56 a 6,79 b 7,58 a 8,77 a 6,53 b 6,64 b -1 (t ha ) (t ha ) (t ha ) Corteccia (t ha ) 4,55 b 3,73 b 6,07 a 5,55 a 4,42 b 4,39 b THC (%) 0,04 b 0,03 b 0,09 a 0,06 a 0,05 a 0,06 a edie non aventi in comune alcuna lettera sono significativamente differenti per P < 0,05 (SNK Test) precedente, sempre per lo stesso livello irriguo, si può notare come, pur avendo presentato consumi irrigui pressoché simili (460 mm circa nel biennio vs 409 del 2001), le piante siano state caratterizzate da altezze, diametri e resa in biomassa decrescenti dalla prima alla terza annata di prova: le condizioni climatiche hanno influenzato i risultati più delle tesi in esame. Nonostante questo, la produzione in corteccia non si è molto diversificata nel triennio, variando da 5 a 6 t ha-1, in funzione soprattutto del genotipo; la maggior produzione di biomassa verde è stata annullata dalle maggiori percentuali di sostanza secca e dai più elevati rapporti corteccia/stelo che le piante hanno presentato nelle annate più siccitose. In ogni caso, solo le analisi qualitative sulla fibra potranno servire a meglio interpretare i risultati ottenuti in questa ricerca. Vitulazio (CE): prova irrigua, anno 2001. La ricerca prevedeva il confronto di 3 regimi irrigui (I0 = test non irrigato, I35 e I70 = restituzione del 35 o 70% dell’acqua disponibile, nello strato 0-40 cm) sulle stesse varietà esaminate a Rutigliano. Dal punto di vista statistico, l’irrigazione ha determinato differenze significative su tutti i parametri analizzati mentre minore è risultata l’azione del genotipo; l’interazione tra i due ha influito solo sulla resa di steli secchi e corteccia. Dai dati in tabella 5 si può notare come entrambe le tesi irrigue si siano differenziate dal testimone, tranne che per la densità di piante alla raccolta; inoltre, le medie più elevate sono state ottenute sempre nella tesi più irrigata (I70). Tra i genotipi, “Fibranova” ha fornito le rese maggiori di biomassa verde, steli freschi e secchi; gli altri 2 genotipi, meno produttivi, si sono attestati normalmente sulla stessa soglia di significatività. Se però esaminiamo le rese in corteccia, i valori più elevati sono stati ottenuti da “Fibranova” e “Kompolti” (4.05 e 4.27 t ha-1) Tabella 5 - Vitulazio (Ce): principali parametri produttivi rilevati alla raccolta della canapa sottoposta a tre differenti regimi irrigui nel 2001. Table 5 - Vitulazio (CE): yield and main bio-morphology parameters measured at harvesting of hemp crops grown under three different water regimes in 2001. Genotipi Fibranova Piante m -2 Red petiole Regimi idrici Kompolti I70 I35 I0 73,67 ab 62,11 b (n.) 71,56 a 66,22 a 76,89 a 78,89 a Altezza piante (cm) 254,44 a 253,44 a 239,89 a 280,67 a 254,56 b 212,56 c Diam basale (mm) 10,48 a 10,13 a 10,98 a 11,12 a 10,76 a 9,71 b -1 45,72 a 39,11 b 36,78 b 49,94 a 44,11 b 27,56 c -1 35,82 a 30,98 b 28,75 b 39,44 a 34,58 b 21,54 c -1 14,56 a 12,15 b 10,61 c 16,38 a 13,24 b 7,69 c -1 4,05 a 3,28 b 4,27 a 5,09 a 4,09 b 2,42 c Biomassa (t ha ) Steli freschi (t ha ) Steli secchi Corteccia (t ha ) (t ha ) medie non aventi in comune alcuna lettera sono significativamente differenti per P < 0,05 (SNK Test) in cui la bassa produzione di steli secchi è stata compensata da maggiori rapporti percentuali tra corteccia e steli. Le due interazioni significative presentano andamenti simili: mentre “Fibranova” e “Kompolti” hanno aumentato le loro rese in steli secchi e corteccia in modo direttamente proporzionale ai volumi erogati, la “Red Petiole” ha raggiunto il suo massimo produttivo in corrispondenza della tesi I35 e non ha evidenziato ulteriori incrementi di produzione con l’aumentare del volume stagionale. Consumi idrici ed efficienza dell’acqua. Nella tabella 6 sono stati riportati i consumi idrici calcolati in base al bilancio idrico. Essi risultano massimi nella tesi ottimale (I100), aumentano nelle annate caratterizzate da temperature elevate e piovosità ridotte. Con la riduzione dei volumi di adacquamento, i consumi stagionali tendono proporzionalmente a diminuire. Superata la fase iniziale (con il conseguente calo dovuto al diradamento), la canapa raggiunge i valori massimi di evapotraspirazione (ET = 6 mm d-1 nelle condizioni idriche migliori) due mesi dopo la semina e li conserva nei mesi più caldi dell’anno, sino alla raccolta, dato che questa è normalmente programmata a piena fioritura delle piante. Questo andamento è stato osservato anche nel 2001 differenziando i volumi irrigui (Fig. 1). La figura mette in evidenza una brusca riduzione dell’ET verso la fine del ciclo, dovuta alle temperature elevate associate a venti di notevole intensità, che hanno accelerato la defogliazione delle piante. In generale, tra le tesi confrontate, la I66 (a Rutigliano) e la I70 (a Vitulazio) hanno conseguito i migliori risultati produttivi (in termini di resa in steli secchi e corteccia) col minor impiego di acqua irrigua. Un consumo stagionale di acqua compreso tra 400 e 450 mm può, quindi, essere considerato ottimale per la canapa allevata nell’ambiente meridionale. Confrontando, comunque, i consumi idrici della canapa con quelli di altre specie coltivate nella stessa azienda di Rutigliano, essi sono risultati più elevati di quelli della soia (344 mm), simili a quelli del girasole (400 mm), ma inferiori a quelli del sorgo da granella (545 mm) o zuccherino (550 mm). Nella tabella 6 si riportano i valori di efficienza di utilizzazione dell’acqua (WUE), calcolata come rapporto tra corteccia secca prodotta (che rappresenta il prodotto utile, in g m-2) e l’acqua perduta per evapotraspirazione dalle colture (l m-2). Come per altre colture da biomassa (Mastrorilli et al., 1999) o da granella (Mastrorilli et al., 1995) allevate in ambiente meridionale, i valori più elevati di WUE sono stati riscontrati adottando i regimi idrici più ridotti (1.67 g l-1 nel trattamento I33 di Rutigliano e 1.32 g l-1 nel trattamento I0 di Vitulazio). Questi regimi irrigui molto ridotti, però, non consentono alla Agroindustria / Aprile 2002 35 Tabella 6 - Consumi idrici stagionali (mm) e WUE (g l-1). Table 6 - Seasonal water consumption (mm) and WUE (g l-1). Regimi idrici (mm) I100 I66 -1 mm g l Rutigliano Vitulazio* mm g l I50 -1 mm g l I33 -1 -1 mm g l 1999 545 1,24 453 1,04 - - 2000 680 0,84 460 1,44 - - 2001 - 409 1,35 338 1,31 262 1,67 423 1,20 302 1,35 184 1,32 2001 Vitulazio i regimi idrici I66, I50 e I33 corrispondono rispettivamente a I70, I35 e I0. canapa di esprimere al meglio la propria potenzialità produttiva negli ambienti meridionali. Il pieno soddisfacimento dei fabbisogni idrici non si è rivelata una buona strategia irrigua nemmeno in termini di WUE. Altre colture, infatti, in condizioni idriche ottimali utilizzano più efficacemente l’acqua irrigua: con 1 litro di acqua la canapa produce 2.1g (a Rutigliano) di biomassa secca, mentre 5.2 g il sorgo zuccherino, 3.6 il girasole, 3.7 il sorgo da granella e 2.8 la soia (Mastrorilli et al., 1997). Infine, dei tre genotipi a confronto i migliori risultati in termini di WUE sono stati raggiunti da “Kompolti” (1.84 g l -1 a Rutigliano e 1.51 g l-1 a Vitulazio, come media dei tre trattamenti irrigui). CONCLUSIONI Lo studio dei consumi idrici della canapa ha evidenziato come, in molti ambienti del Sud d’Italia, siano soprattutto le condizioni climatiche a condizionare i risultati produttivi (Di Candilo et al., 2001). In annate caratterizzate da scarsa pluviometria ed elevate temperature, anche aumentando i volumi stagionali non si riesce a compensare la riduzione delle rese. La canapa ha comunque mostrato di adattarsi all’ambiente di prova. In genere, le rese ottenute in queste ricerche sono comunque state simili o superiori a quelle ottenute in altre ricerche effettuate in ambienti simili con genotipi diversi (Basso e Ruggiero, 1976; Rivoira e Marras, 1976). Pur sottoposta a volumi stagionali ridotti rispetto a quello ottimale (I100), la coltura 36 Agroindustria / Aprile 2002 ha mostrato rese valide in termini di steli e corteccia. Restituendo ad ogni intervento il 66% dell’acqua disponibile (tesi I66) a Rutigliano la canapa ha prodotto da 28 a 38 t ha-1 di biomassa verde, con consumi stagionali di 410-460 mm. Più elevate le produzioni ottenute a Vitulazio, dove con consumi di 400 mm si sono avute rese di 48 t ha-1. Le produzioni di corteccia secca sono comunque risultate simili in entrambe le località: le minori produzioni di biomassa verde di Rutigliano sono state compensate da valori maggiori di sostanza secca e dei rapporti corteccia/steli, che hanno finito per livellare i dati finali. Purtroppo, non avendo a disposizione le analisi quanti-qualitative sulla produzione di fibra, non è possibile stilare un giudizio obiettivo sulla validità dei risultati ottenuti. In generale, i consumi e l’efficienza nell’utilizzazione dell’acqua della canapa nell’ambiente pugliese sono stati superiori a quelli della soia, simili a quelli del girasole ma inferiori a quelli ottenuti con il sorgo da granella o zuccherino. Anche la scelta del genotipo assume notevole importanza: nei due ambienti la “Kompolti” ha presentato l’efficienza maggiore. In realtà, sarebbe auspicabile avere a disposizione nuovo materiale genetico e soprattutto acquisizioni idonee ad ambienti particolarmente difficili, come alcuni areali del Sud d’Italia. Per quanto riguarda l’epoca di semina, non si possono fornire conclusioni certe perché si dispone dei risultati di una singola annata; inoltre, le tre date considerate (inizio, metà e fine marzo) sono apparse troppo ravvicinate, e in ogni caso manca il confronto con una tesi in cui la semina della coltura venga ulteriormente anticipata (l’inizio di febbraio) per valutare effettivamente la resistenza alle basse temperature e il contributo delle piogge primaverili all’alimentazione idrica della canapa. BIBLIOGRAFIA Amaducci M.T., 1969. Ricerche sulla tecnica colturale delle canape monoiche utilizzate per fabbricazione di carte pregiate. Sementi Elette 3, 166-179. Basso F., Ruggiero C., 1976. Effetti dell’irrigazione e della concimazione fluida azotata sulla produzione di cultivar di canapa per utilizzazione cartaria. Industria della carta 4, 13-22. Casarini B., 1994. Introduzione di marcatori fenotipici e miglioramento in canapa comune. Agricoltura ricerca 156, 17-32. Di Bari V., Colucci R., Mastrorilli M., 2001. Canapa da fibra (Cannabis sativa L.) in un ambiente dell’Italia meridionale: irrigazioni e rese. Industria della carta 4, 105-109. Di Candilo M., Ranalli P., Di Bari V., Laureti D., Poli M., Grassi G., Zonda P., 2001. Valutazione di cultivar di canapa (Cannabis sativa L.) in vari ambienti italiani. Industria della carta 2, 67-73. Mastrorilli M., Katerji N., Rana G., 1995. Water efficiency and stress on grain sorghum at different reproductive stages. Agric. Water Manage. 28, 23-34. Mastrorilli M., Katerji N., Rana G., 1997. Productivity of sweet sorghum under Mediterranean climate. Proc. of “1° Int. Sweet Sorghum Conf.”, Li Dajue Ed., Institute of Botany - Beijing, Chinese Academy of Sciences, pp. 155-162. Mastrorilli M., Katerji N., Rana G., 1999. Productivity and water use efficiency of sweet sorghum as affected by soil water use deficit occurring at different vegetative growth stages. Europ. J. of Agron. 3-4, 206-216. Ranalli P., Casarini B., 1997. La canapa: il ritorno di una coltura prestigiosa. L’Informatore agrario 39, 55-62. Ranalli P., Casarini B., 1998. La canapa: il ritorno di una coltura prestigiosa, Ed. Avenue media, Bologna, pp. 271. Rivoira G., Marras G.F., 1976. Consumi idrici ed esigenze in azoto della canapa da cellulosa. Studi sassaresi 28, 310-326. Venturi G.P., Amaducci M.T., 1999. La canapa rientrerà tra le colture del 2000? L’Informatore Agrario 1, 61-65. Valutazione triennale del contenuto di THC nella canapa da fibra G. Grassi, M. Diozzi. M. Doimo, T. Baschieri, M. Fiorilli e M. C. Moliterni Istituto Sperimentale Colture Industriali, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia. RIASSUNTO Negli ultimi tre anni è stato rilevato l’andamento delle concentrazioni del tetraidrocannabinolo (THC) nelle coltivazioni di canapa da fibra realizzate in Italia. Sono stati considerati e confrontati i metodi di campionamento per le analisi del THC in modo da poter equiparare ed uniformare i dati raccolti nei vari anni ed al fine di rispettare i diversi limiti massimi del cannabinoide che la UE ha nel tempo imposto sulle coltivazioni di canapa da fibra. Tra i fattori che hanno evidenziato maggiore effetto sulla sintesi di THC, quelli genetici svolgono il ruolo predominante, anche se i fattori ambientali sono da tenere in stretta considerazione, in modo particolare la disponibilità idrica. Parole chiave: CBD, gas-cromatografo, stress idrico, canapa. ABSTRACT Triennial evaluation of fibre hemp THC content Over the last three years the concentrations of tetrahydrocannabinol (THC) have been monitored in hemp crops in Italy. The THC sampling and analysis methods were chosen and assessed to compare the data collected, as regards time and succession, thus obtaining a uniform evaluation of the various maximum cannabinoid limits, imposed by the EU over time on hemp crops for fibre production. Amongst the factors which revealed the greatest effect on THC synthesis, genetic aspects played a predominant role, even if the ambient factors must be kept in mind, especially availability of water. Keywords: CBD, gas-chromatography, hemp, water stress. INTRODUZIONE Il tetraidrocannabinolo (THC) è l’unico terpenoide, dei 60 prodotti dalla Cannabis sativa L., che induce effetti psicotropi (Turner et al. 1980). In base al contenuto di THC la legislazione italiana e quella europea stabiliscono che la Cannabis sia ammessa alla coltivazione per la produzione di fibra, semi e altri prodotti; condizioni per poter anche avere dei contributi che l’UE concede per questa coltura (regolamento CE n° 2860/2000). Fino al 2000 il livello di THC tollerato nelle varietà di canapa da fibra era lo 0.3%, mentre, dal 2001, questo limite è stato portato allo 0.2%, con una tolleranza dello 0.03%. Va precisato che questo limite ha valore solo ai fini della concessione dei contributi. Agli effetti legali, invece, il limite che discrimina una pianta di canapa da fibra da una per droga è pari allo 0.5% della sostanza secca (Avico e Zuccaro, 1984, Froldi et al., 1987). L’abbassamento del limite massimo di THC nelle varietà di canapa ha obbligato i costitutori e i sementieri, interessati alla produzione di seme di canapa, a selezionare ulAutore corrispondente: Grassi Gianpaolo Istituto Sperimentale Colture Industriali, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia Tel. (051) 6316833 - Fax (051) 374857 e-mail: [email protected]. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. teriormente le varietà incluse nella lista di quelle ammesse a contributi. Per usufruire dei sostegni pubblici, ogni Paese ha dovuto organizzare anche un servizio di controllo della canapa coltivata. Fino al 1999 il metodo ufficiale adottato per accertare il contenuto di THC era basato sull’analisi gas cromatografica di un estratto ottenuto da un campione fogliare ricavato da 500 parti di altrettante piante (regolamento CE n. 1164/89). Nel 2000, il metodo di analisi è stato rivisto e con il nuovo (regolamento CE n. 1177/2000), sono state date nuove disposizioni per eseguire i controlli del contenuto di THC sulle coltivazioni. A partire dal 1999 l’Istituto Sperimentale per le Colture Industriali (ISCI) è stato incaricato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (MiPAF) di effettuare i controlli richiesti dall’UE. Ogni Paese membro, in quell’anno, ha avuto la possibilità di eseguire la valutazione del contenuto di THC nella canapa riferendosi al metodo ufficiale riportato nel regolamento del 1989, eventualmente adeguato, in maniera da renderlo più praticabile e semplice. È stato possibile perciò, apportare delle modifiche, salvo ottenere dei dati “equivalenti” a quelli ottenibili con il metodo ufficiale. Nel 2001 è stato definitivamente formalizzato un accordo con l’agenzia responsabile della distribuzione dei contributi per la coltivazione della canapa (AGEA), in modo da fissare le modalità di esecuzione dei controlli. In questo lavoro si riferisce sui dati riguardanti il contenuto di THC rilevati sulle coltivazioni italiane di canapa da fibra effettuate negli ultimi tre anni. MATERIALI E METODI Prove di campo. Nel triennio 1999-2001, sono stati effettuati controlli ufficiali per la determinazione del contenuto di THC nelle aziende dove era coltivata la canapa da fibra. Nel primo anno, 1999, le indagini hanno interessato una percentuale di aziende e, di conseguenza, di superfici investite a canapa, più ampia di quella richiesta dalle norme che prevedevano inizialmente il controllo di almeno il 5% delle superfici. Si è voluto infatti associare a questi controlli un’indagine più allargata, per stimare come variasse la concentrazione del THC in funzione delle varietà utilizzate e degli ambienti di coltivazione. Nel 1999 sono arrivate dagli assessorati regionali le segnalazioni di 51 aziende in cui era stata seminata canapa, per complessivi 180.08 ha e di queste ne sono state campionate 43, pari al 78% della superficie (141.59 ha). Le aziende erano distribuite in prevalenza nelle regioni dell’Italia centrosettentrionale, 25 in Toscana, 8 in Piemonte e 7 in Emilia-Romagna. Le varietà di canapa interessate sono state: Kompolti, Fedora, Futura, Carmagnola, Fedrina e Felina. Il campione raccolto ed analizzato in ogni parcella con superficie massima di 2 ettari, era costituito da 30 cime di 10 cm derivate da altrettante piante femminili. Quindi, l’Istituto Sperimentale per le Colture Industriali (ISCI), deputato ai controlli, ha ridotto (rispetto alle norme Comunitarie), sia il numero dei campioni effettuati 30 piante anziché 500, sia la parte di pianta campionata 10 cm anziché il terzo superiore. La riduzione della parte campionata da 1/3 della pianta a soli 10 cm della cima, ha indotto l’ISCI al calcolo di un coefficiente di correzione. Tale coefficiente è stato determinato su due varietà allevate a Bologna, Carmagnola e Kompolti TC. Il contenuto di THC è stato valutato su ogni singola pianta. In totale sono stati presi 20 individui femminili per varietà. Il campione analizzato è stato ricavato dalla polvere prodotta attraverso la frantumazione delle singole cime, da cui sono stati eliminati i semi e la parte legnosa. Da ogni pianta è stata raccolta separatamente la restante parte che formava la cima di 40 cm, in modo da accertare quale fosse il rapporto tra le concentrazioni dei cannabinoidi in queste due parti (10 e 40 cm di cima). Il processo di estrazione ed analisi mediante gas-cromatografo Agroindustria / Aprile 2002 37 Tabella 1 - Concentrazioni del THC, rapporti tra CBD e THC rilevati su due apici (di 10 e 40 cm) di piante appartenenti a due varietà di canapa da fibra. Table 1 - THC concentration, CBD and THC ratio found in the two top parts (10 cm and 40 cm) of plants derived from two fibre hemp varieties. Varietà Carmagnola Piante singole THC % (apice 10) THC % (apice 40) CBD/THC (apice 10) CBD/THC (apice 40) Coef. Corr. 40/10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 0.09 0.26 0.09 0.06 0.12 2.49 0.14 0.13 0.13 0.11 0.11 0.17 0.20 0.13 0.15 0.16 0.15 2.82 3.04 0.20 0.09 0.18 0.07 0.06 0.09 1.56 0.08 0.05 0.06 0.08 0.08 0.11 0.16 0.10 0.11 0.11 0.11 1.05 2.06 0.14 80.0 70.0 77.0 83.0 76.0 0.5 80.0 73.0 72.0 86.0 78.0 71.0 81.0 75.0 80.0 61.0 71.0 1.9 2.0 56.0 80.0 58.0 74.0 81.0 79.0 0.1 77.0 84.0 80.0 79.0 82.0 78.0 79.0 68.0 80.0 67.0 66.0 2.3 2.1 55.0 0.96 0.68 0.79 1.03 0.73 0.63 0.57 0.38 0.46 0.73 0.73 0.65 0.80 0.77 0.73 0.69 0.73 0.37 0.68 0.70 0.54 0.32 63.7 63.6 0.69 2.55 0.09 2.32 0.18 1.80 2.73 1.14 1.48 2.41 0.10 0.23 0.22 1.55 1.13 3.15 1.26 0.20 1.68 2.47 0.03 1.96 0.10 1.37 0.43 1.53 0.28 0.68 0.81 1.36 0.07 0.13 0.10 0.83 0.72 2.17 1.15 0.08 1.25 2.44 0.04 2.5 0.0 0.0 34.6 4.3 2.3 2.8 3.8 0.0 66.3 57.0 52.0 1.8 3.5 0.2 7.2 35.0 4.3 2.4 35.0 2.7 0.3 0.3 34.3 7.0 2.3 2.8 3.8 0.0 66.0 57.0 52.0 1.8 3.5 0.2 7.2 35.0 4.3 2.4 35.0 0.77 1.11 0.59 2.41 0.85 0.10 0.60 0.55 0.56 0.70 0.57 0.45 0.54 0.64 0.69 0.91 0.40 0.74 0.99 1.33 1.34 0.87 15.8 15.9 0.77 Media Kompolti TC 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Media 38 Agroindustria / Aprile 2002 è stato effettuato in maniera uguale a quello previsto dal metodo ufficiale. Dalla medesima analisi, oltre al THC è stato possibile rilevare anche il contenuto di cannabidiolo (CBD) e pure questo dato è stato utilizzato per valutare il chemotipo delle piante. Nel secondo anno, 2000, sono state segnalate dagli assessorati 64 aziende per equivalenti 143.93 ha e di queste ne sono state visitate e campionate 52, pari a più del 86% della superficie a canapa. A seguito dell’approvazione in sede Comunitaria del nuovo metodo di valutazione del THC, è stata impostata una seconda prova finalizzata ad accertare se il nuovo metodo fosse rispondente ed equivalente a quello previsto nel precedente regolamento, sulla base del quale era stato definito il limite massimo di THC da rispettare. Rispetto all’annata precedente la valutazione del contenuto di THC ha interessato due varietà italiane (Carmagnola e Fibranova), sempre allevate a Bologna. Sono state raccolte 200 piante femminili per ogni varietà all’epoca della piena fioritura e sono stati ricavati 4 sotto gruppi di 50 individui ciascuno. Nella prova le 200 piante erano state scelte alte 360 cm in modo che il terzo superiore fosse pari a 120 cm. Da ogni pianta sono stati ricavati due frammenti: il primo era costituito dall’apice di 30 cm, il secondo era la parte sottostante di 90 cm che rappresentava la frazione rimanente del terzo superiore. Il materiale vegetale è stato essiccato in stufa a 50°C per due giorni dopodiché la parte fogliare, depurata degli steli, è stata frantumata, omogeneizzata e setacciata con una maglia della larghezza di 1 mm. Sono stati isolati da prima i campioni di polvere ottenuta dai 4 sottogruppi costituiti dalle cime di 30 cm, poi i campioni delle rimanenti parti di 90 cm del terzo superiore e infine sono stati ricavati i campioni delle polveri derivate dall’unione delle due frazioni precedentemente indicate. Le tre classi di campioni sono state estratte in doppio come prevede il metodo ufficiale del 2000 ed analizzati al gas cromatografo due volte. I dati ottenuti sono stati utilizzati per definire un coefficiente di correzione che permettesse di riportare il valore ottenuto, analizzando la cima di 30 cm (da prelevare da 50 individui con la procedura A del nuovo metodo ufficiale), al valore ottenuto dal campione corrispondente al terzo superiore della pianta (parte richiesta nell’analisi prevista nel metodo del 1989). Nel terzo anno, 2001, ci si è attenuti agli impegni definiti dal contratto con l’AGEA, quindi, sono stati visitati ed analizzati i campi corrispondenti ad una percentuale appena più elevata di quella richiesta dalle nuove norme (30% della superficie). Le denunce segnalate dall’agenzia erano di 60 aziende per complessivi 175.64 ha e di questi ne sono stati campionati 64.12 ha, corrispondenti a 15 aziende per circa il 36% delle superfici. Dati climatici. Dal momento in cui, la 0.60 THC % s.s. 0.50 0.40 0.30 0.20 0.10 0.00 1 5 9 13 17 21 25 29 33 37 41 N° Azienda Figura 1 - Livelli di THC nelle coltivazioni di canapa del 1999. Figure 1 - THC level of the hemp crops in 1999. produzione di THC è fortemente influenzata dalle condizioni climatiche verificatesi durante il ciclo vegetativo della coltura, nelle due prove preliminari effettuate a Bologna negli anni 1999-2000 sono stati considerati i dati climatici registrati dalla stazione meteorologica dell’azienda sperimentale di Budrio (BO) distante circa 20 km dai campi dove si sono svolte le prove. Per brevità abbiamo considerato le prime 39 settimane dell’anno, periodo che comprende l’intervallo più significativo del ciclo di sviluppo della canapa. RISULTATI Anno 1999. Nel primo anno, le prove preliminari indirizzate a definire un metodo di valutazione del THC più praticabile, ha confermato che in funzione della dimensione della parte apicale della pianta considerata si ottengono dei campioni il cui il tenore di THC è sensibilmente diverso: esso è più basso per i campioni ottenuti dalle cime di 40 cm (Tab.1). La varietà Carmagnola ha mostrato un contenuto medio di THC pari allo 0.32%, quando il campione era costituito da cime di 40 cm, mentre ha evidenziato un valore di 0.54%, se il campione derivava da cime di 10 cm, con il rapporto medio tra i valori ottenuti dall’analisi dei due tipi di campioni pari a 0.69. Il rapporto tra il contenuto di CBD e THC di ogni singola pianta è stato costante nei due campioni costituiti dalle due diverse parti di pianta, a conferma della stabilità e attendibilità di questo parametro per il giudizio sul chemiotipo della canapa analizzata. Nelle piante di Carmagnola a più basso contenuto di THC questo rapporto ha oscillato costantemente tra 70 e 80, mentre, nelle piante ad alto contenuto di principio stupefacente questo rapporto è stato sempre Tabella 2 - Variazione del contenuto di THC e CBD nelle diverse parti apicali di Carmagnola e Fibranova nel 2000. Table 2 - Variability of THC and CBD content in the top parts of Carmagnola and Fibranova in the year 2000. Varietà Prelievo cm 30 120-30 120 Media 50 p. A 0.09 0.07 0.07 Media 50 p. B 0.10 0.05 0.07 Media 50 p. C 0.14 0.10 0.10 Media 50 p. D 0.12 0.06 0.08 Media 4 gruppi Coef. corr. 0.11 0.07 0.08 C = 0.72 CBD (%) 30 120-30 120 1.43 0.90 0.96 1.24 0.85 1.05 1.80 1.41 1.46 1.67 1.17 1.28 1.53 1.30 1.18 C = 0.77 THC (%) 30 120-30 120 0.11 0.07 0.07 0.09 0.05 0.05 0.05 0.03 0.03 0.21 0.09 0.12 0.11 0.06 0.07 C = 0.64 30 120-30 120 1.19 0.73 0.74 1.41 0.91 0.91 1.32 0.83 0.96 1.37 0.82 0.91 1.32 0.82 0.88 C = 0.67 Cannabinoide THC (%) Carmagnola Fibranova CBD (%) inferiore a 5. Anche per la varietà Kompolti TC i risultati hanno confermato che la concentrazione di THC è sempre più alta nella cima della pianta e con un rapporto tra i valori derivati dai due diversi tipi di campioni (cima di 10 cm e cima di 40 cm) pari a 0.77. Il contenuto medio di THC nella varietà Kompolti TC è risultato più del doppio nelle corrispondenti porzioni di pianta della varietà italiana e anche in questa cultivar il rapporto tra CBD e THC è rimasto costante nella stessa pianta e indipendente dalla parte analizzata. In entrambe le popolazioni di canapa da fibra erano presenti individui con livelli sensibilmente alti di THC e solo il dato medio nella Carmagnola ha rispettato il limite CE, considerando anche la tolleranza, solo quando è stata campionata la cima di almeno 40 cm. Sulla base di queste indicazioni sono stati eseguiti i campionamenti e le analisi sulle coltivazioni del territorio nazionale. In figura 1 sono rappresentate le concentrazioni rilevate nelle aziende campionate. I dati finali sono stati prodotti tenendo conto delle evidenze raccolte preliminarmente sulla distribuzione dei cannabinoidi. Il valore del THC nel campione raccolto è stato corretto moltiplicando il dato originale per un fattore pari a 0.7 (ricavato dalla prova preliminare dello stesso anno) . Nelle 4 aziende in cui il valore del THC ha superato il limite massimo dello 0.3% era coltivata la varietà Fedora. La stessa varietà, anche in altri Paesi europei e nel medesimo anno, ha presentato spesso valori superiori al limite. Le aziende in cui il THC è stato più elevato erano localizzate nelle province di Viterbo, Ascoli Piceno, Piacenza e Asti. I dati meteorologici nel 1999 (Fig. 2), mostrano come nell’intervallo che va dalla 25a alla 31a settimana (metà giugno fine di luglio) le precipitazioni siano state abbastanza inconsistenti (circa 11 mm), facendo ipotizzare che la disponibilità idrica nel periodo più caldo (cioè di maturazione della canapa) sia stata insufficiente. Anno 2000. Il nuovo metodo UE di analisi del THC non considera l’applicazione di un fattore di correzione. Il fattore medio di correzione (0.68), ottenuto mediante la prova preliminare effettuata nel 2000 sulle due varietà italiane (Tab. 2) non si discosta molto da quello calcolato nella prova preliminare del 1999. I risultati dei rilievi riguardanti il contenuto di THC e CBD sulle due varietà italiane coltivate nei campi sperimentali a Bologna hanno messo in evidenza la costante maggiore concentrazione di entrambi i cannabinoidi nella cima di 30 cm. Il rapporto tra le concentrazioni di THC rilevate sulle due parti della cima (30 cm e 120 cm) è risultato abbastanza simile nelle due varietà: era di 0.72 nella varietà Carmagnola e 0.64 nella varietà Fibranova. Va rilevato che, Agroindustria / Aprile 2002 39 70 60 Temp. °C / mm H2O 50 40 30 20 10 0 -10 0 5 10 15 20 25 30 Settimana 35 40 Temp. Media Temp. Minima Temp. Massima mm pioggia Figura 2 - Andamento meteorologico dell’anno 1999 Figure 2 - Meteorological trend for the year 1999 mentre le concentrazioni dei due cannabinoidi erano relativamente costanti nei quattro sotto campioni della prima varietà, i valori variavano un po’ di più nella seconda cultivar. In questa prova le concentrazioni di THC nelle due varietà italiane sono risultate molto basse rispetto a quelle ottenute nel 1999 e ben al di sotto del limite europeo, anche analizzando il campione costituito dall’insieme delle cime di 30 cm. Nelle indagine sulle colture nazionali effettuate nel secondo anno, è stato applicato per la prima volta il nuovo metodo di valu- tazione del THC ed i dati ottenuti sono riportati in figura 3. I campioni fogliari analizzati, come prevede il metodo ufficiale, erano costituiti da 50 cime di 30 cm. Delle 52 aziende campionate, solo 32 presentavano il livello di THC delle coltivazioni entro il limite dello 0.3% ed in alcuni casi il valore del THC superava lo 0.5%. In quest’anno la varietà Fedora non è stata coltivata e la quasi totalità dei campioni che hanno superato il limite erano derivati da coltivazioni della varietà Kompolti. Per quanto riguarda le condizioni climati- Livelli di THC nelle coltivazioni di canapa del 2000 0.70 0.60 THC % s.s. 0.50 0.40 0.30 0.20 0.10 0.00 1 4 7 10 13 16 19 22 25 28 31 34 37 40 43 46 49 52 N° Azienda Figura 3 - Livelli di THC nelle coltivazioni di canapa del 2000. Figure 3 - THC level of the hemp crops in 2000. 40 Agroindustria / Aprile 2002 che registrate nel 2000, vedi in figura 4, occorre sottolineare come le precipitazioni, rispetto all’anno precedente, sono state meglio distribuite nel periodo di crescita e maturazione della canapa ed anche le temperature si sono mantenute entro limiti normali. Anno 2001. I risultati dell’indagine sul contenuto del THC delle coltivazioni del terzo anno sono riportate nella figura 5. Delle 15 aziende sorteggiate da cui sono stati raccolti i campioni, 4 (26% del totale) hanno evidenziato un valore del THC superiore al nuovo limite dello 0.2%. In quest’anno la varietà di canapa più coltivata è stata ancora la Kompolti (più dell’70% della superficie) ed i campioni in cui il THC ha superato il limite derivavano tutti da questa varietà straniera. ~~~ Dei tre anni di valutazione effettuati sulle coltivazioni di canapa è emerso che il livello di THC ha subito delle variazioni rilevanti nel corso del tempo, infatti nel 1999 la media generale del contenuto di THC, ottenuta dall’esame delle 43 aziende era 0.24%, nel 2000 dall’esame di 52 aziende è risultata una media di 0.31%, mentre nell’ultimo anno, con 15 aziende saggiate, il valore medio di THC è risultato lo 0.18%. A livello europeo, nell’ultimo anno del triennio, si è provveduto a divulgare i dati relativi alle valutazioni del THC nei vari Paesi, principalmente allo scopo di appurare se le varietà incluse nella lista rispettavano il limite massimo di THC stabilito dal regolamento. I dati riportati in tabella 3 mettono in evidenza come, delle 13 varietà di canapa impiegate in Europa, solo due sono dioiche, di cui una è italiana e l’altra è ungherese (Kompolti). Al momento è proprio quest’ultima varietà quella che più spesso ha mostrato valori di THC vicini o anche superiori al limite di THC ammesso. I quasi 600 campioni analizzati riferibili a circa 3000 ettari di canapa hanno fornito dati sul livello di THC che per le medesime varietà sono abbastanza uniformi nei diversi Paesi. L’unica varietà italiana presente in questi controlli (Carmagnola) è caratterizzata da un contenuto di THC ben al di sotto del limite massimo (0.14%) e la varietà che ha presentato il valore mediamente più basso in quasi tutti i Paesi in cui è stata coltivata (0.04%), è risultata la USO 31 che è monoica, di origine ucraina. CONCLUSIONI Le prove eseguite in questo lavoro hanno confermato le esperienze riportate in letteratura (Fetterman et al., 1971) che dimostrano il variare crescente del contenuto di THC nelle porzioni più alte che compongono la cima della canapa. Pare opportuno che la Commisiione europea tenga conto di queste indicazioni e che introduca un coefficiente di correzione che trasformi il dato ottenuto Tabella 3 - Livelli di THC nelle coltivazioni di canapa da fibra rilevati nel 2001 in Europa Table 3 - THC content of fibre hemp crops surveyed in Europe in 2001 Varietà Rilievi Carmagnola (dioica) N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N°campioni THC-max. THC-min. THC-med. N° camp. Ha coltiv. Ha saggiati Beniko (monoica) Bialobrzeskie (monoica) Epsilon 68 (monoica) Fedora 17 (monoica) Fedora 19 (monoica) Felina 34 (monoica) Ferimon (monoica) Futura (monoica) Futura 75 (monoica) Uso 14 (monoica) Kompolti (dioica) Uso 31 (monoica) Totale EU 2 0.15 0.13 0.14 12 0.15 0.00 0.05 13 0.21 0.02 0.11 20 0.15 0.03 0.05 192 0.14 0.01 0.05 13 0.26 0.05 0.10 212 0.25 0.00 0.09 15 0.10 0.02 0.04 64 0.28 0.00 0.09 7 0.11 0.03 0.07 2 0.03 0.01 0.02 14 1.03 0.06 0.43 29 0.11 0.00 0.04 595 8300 3000 Germania Francia Italia Olanda Austria 12 0.06 0.02 0.04 7 0.13 0.05 0.08 16 0.21 0.02 0.12 26 0.08 0.01 0.05 2 0.15 0.13 0.14 9 0.15 0.04 0.08 8 0.21 0.08 0.12 10 0.06 0.03 0.05 47 0.14 0.02 0.06 5 0.26 0.06 0.13 19 0.25 0.04 0.11 2 0.05 0.04 0.05 4 0.11 0.03 0.07 2 0.03 0.01 0.02 1 0.28 0.28 0.28 17 0.03 0.01 0.01 3 0.03 0.02 0.02 5 0.10 0.02 0.05 9 0.15 0.04 0.05 107 0.11 0.01 0.03 1 0.09 0.09 0.09 106 0.18 0.01 0.07 15 0.10 0.02 0.04 1 0.05 0.05 0.05 1 0.07 0.07 0.07 1 0.08 0.08 0.08 70 61 0.28 0.09 0.15 3 0.10 0.04 0.07 1 1.025 1.025 1.025 1 0.05 0.05 0.05 10 0.31 0.06 0.20 10 0.03 0.01 0.01 2 0.19 0.21 0.20 1 0.11 0.11 0.11 dall’analisi del campione formato dalle cime di 30 cm nel dato derivante dall’analisi del campione costituito dall’insieme dei terzi superiori della pianta, visto che è proprio su questo ultimo campione che sono stati definiti i limiti massimi di THC da rispettare. In precedenti lavori è stata accertata una stretta relazione tra contenuto di CBD e THC nella medesima pianta (Small e Beckstead, 1973). Se prendiamo come parametro di giudizio il rapporto tra il contenuto di CBD e THC (Braut-Boucher et al., 1980), si può rilevare che nei dati relativi alla prova preliminare del 1999 (Tab. 1), solo tre piante di Carmagnola hanno presentato un rapporto CBD/THC inferiore a 3 e proprio queste piante avevano il contenuto di THC più elevato (superiore al 2%). In tutte le altre il rapporto è stato almeno superiore a 50 e il contenuto relativo di THC non superava lo 0.2%. Una popolazione di Carmagnola interamente costituita da individui in cui il rapporto tra CBD e THC fosse stato superiore a 50 avrebbe mostrato un contenuto medio di THC pari a 0.14% (media di 17 piante), anche se si fosse analizzato il campione ottenuto dalle cime di 10 cm. Anche le poche piante della varietà Kompolti TC che hanno rispettato questa condizione (rapporto CBD/ THC > di 30), hanno mostrato il livello medio di THC di 0.16%. Questi risultati ci portano ad affermare che per rispettare agevolmente il limite massimo di THC consentito dall’UE, le varietà di canapa dovrebbero essere costituite da un insieme di individui il cui rapporto tra CBD e THC sia quanto più possibile vicino a 50. A confermare questa ipotesi sono i dati sul contenuto di THC, non riportati in questa nota, raccolti sulle tre cultivar italiane (Fibranova, Carmagnola e C.S.). A seguito di selezione individuale mediante analisi dei due cannabinoidi, da ognuna di queste tre varietà sono stati eliminati tutti gli individui che presentavano un rapporto CBD/THC minore di 20. Le analisi delle successive discendenze delle tre varietà selezionate, effettuata con il nuovo metodo ufficiale, hanno confermato che il valore medio del THC non raggiunge lo 0.2% e si colloca mediamente attorno allo 0.15%. In definitiva, per valutare correttamente una varietà di canapa da fibra, è necessario misurare il contenuto in valore assoluto del THC. Però, aggiungendo a questo dato il rapporto tra il contenuto di CBD e THC, si ottiene un secondo parametro di valutazione che risulta più stabile nelle diverse porzioni di pianta analizzata e che è strettamente correlato con il chemiotipo della pianta. La domanda a cui manca al momento una chiara risposta è quella relativa alla stabilità di questa condizione nel prosieguo delle riproduzioni del seme. Certamente l’isolamento e l’assenza nelle vicinanze dei centri di moltiplicazione di coltivazioni clandestine di canapa ad alto contenuto di THC è fondaAgroindustria / Aprile 2002 41 70 60 Temp. °C / mm H2O 50 40 30 20 10 0 -10 0 5 10 15 20 25 30 35 40 Settimana Temp. Media Temp. Minima Temp. Massima mm pioggia Figura 4 - Andamento meteorologico dell’anno 2000 Figure 4 - Meteorological trend for the year 2000. mentale. Per limitare questo problema sarebbe preferibile utilizzare varietà monoiche in quanto l’eventuale contaminazione con polline dioico (e le varietà da droga sono quasi tutte dioiche), causerebbe anche la contemporanea comparsa di piante maschili all’interno della popolazione monoica. Mediante epurazione quanto meno il 50% di piante dioiche, cioè quelle maschili, potrebbero essere eliminate nella successiva riproduzione, prima che i fiori rilascino il polli- ne, infatti in queste piante al carattere maschio potrebbe essere associato l’alto contenuto di THC. Sfuggirebbero comunque le piante femminili dioiche non distinguibili morfologicamente dalle monoiche. L’indagine triennale sul contenuto di THC della canapa da fibra coltivata in Italia ha consentito, nel limite derivante dalle variazioni avvenute in corso d’opera (metodi di analisi, selezione delle varietà, diversi momenti delle semine e terreni investiti di diversi Livelli di THC nelle coltivazioni di canapa del 2001 0.35 THC % s.s. 0.30 0.25 0.20 0.15 0.10 0.05 0.00 1 3 5 7 9 N° Azienda Figura 5 - Livelli di THC nelle coltivazioni di canapa del 2001. Figure 5 - THC level of the hemp crops in 2001. 42 Agroindustria / Aprile 2002 11 13 15 zone), di poter stimare la variazione del contenuto medio del THC nelle coltivazione della canapa. Il dato più elevato è stato rilevato nel 2000 (0.31%), mentre quello più basso è stato raggiunto nel 2001 (0.18%). In questi due anni il metodo di analisi è stato lo stesso ed anche le semine sono avvenute circa nello stesso periodo (inizio di maggio). L’elemento di variabilità che ha probabilmente influito in maniera più significativa sull’esito dei rilievi, per il quale al momento non possiamo riferire compiutamente, è dato dall’effetto derivante dalla selezione per bassi livelli di THC delle varietà coltivate. La varietà di canapa Kompolti più coltivata in Italia avrebbe dovuto essere già ben selezionata e da quanto è dato sapere (comunicazione personale del Prof. Bocsa), il contenuto medio di THC avrebbe dovuto essere ampiamente sotto lo 0.2%. Ciononostante, in Francia, l’unico campione valutato della varietà in questione ha superato l’1% di THC e la conseguente decisione della Commissione europea è stata quella di escludere definitivamente la Kompolti dalla lista delle varietà ammesse a contributi. È noto che la sintesi dei cannabinoidi è influenzata da vari fattori ambientali che sono stati studiati in precedenti lavori sperimentali. Tra i più significativi sono stati indicati l’alta temperatura (Hakim et al., 1986), l’intensità dei raggi ultravioletti (Lydon et al., 1987, Pate, 1983), alcuni elementi nutritivi, la composizione e la conseguente struttura del terreno e certamente molto influente è la disponibilità d’acqua (Murari et al., 1983, Pate, 1994). Lo stress idrico è stato da noi valutato in prove in fitotrone e si è visto che gioca un ruolo significativo (dati non pubblicati). I dati raccolti nei due anni in cui sono state fatte le prove sperimentali, anche se prodotti da una stazione collocata un po’ distante dai campi di Bologna, consentono di avanzare prudenti considerazioni. In particolare, pare che la distribuzione e la quantità delle piogge, nel 1999, nel periodo che va tra la 25a settimana (metà giugno), alla 31a settimana (fine luglio) sia stata ben diversa di quella registrata nel 2000. Nel primo anno nell’intervallo di tempo considerato sono caduti 11 mm di pioggia e nello stesso periodo nel 2000 ne sono caduti più di 80 mm. Le rilevanti differenze di concentrazione del THC riscontrate nella stessa varietà saggiata nei due anni (Carmagnola) probabilmente possono anche essere la conseguenza di questo evento. Sulla base di quest’ultima deduzione, qualora attraverso il miglioramento genetico si raggiungesse il limite al di sotto del quale non fosse possibile portate il contenuto di THC, e questo limite non fosse abbastanza più basso di quello previsto dalle norme CEE, l’unico intervento agronomico possibile, che avrebbe probabilmente un effetto sul contenimento della sintesi dei canna- binoidi ed in particolare del THC, potrebbe essere quello dell’irrigazione di soccorso nei periodi più caldi ed asciutti. Tale pratica è sicuramente vantaggiosa se si prevede di raccogliere oltre alla pianta, anche il seme. BIBLIOGRAFIA Avico U. e Zuccaro P., 1984. Canapa indiana e canapa da fibra: considerazioni sulla diversa idoneità all’uso a fini di tossicomania. Quaderni di ricerca. Centro di Sperimentazione Agricola e Forestale. Istituto Sperimentale per la pioppicoltura. Società Agriola Forestale, Gruppo ENCC 2, 20-27. Braut-Boucher F., 1980. Effet des conditions ecophysiologiques sur la croissance, le developpement et le contenu en cannabinoides de clones correspondant aux deux types chimiques du Cannabis sativa L. originaire d’Afrique du Sud. Physiol. Veg. 18, 207-221. Fetterman P.S., E.S. Keith, C.W. Waller, O. Guerrero, N.J. Doorenbos and M.W. Quimby, 1971. Mississippi-grown Cannabis sativa L.: Preliminary observation on chemical definition of phenotype and variations in tetrahydrocannabinol content versus age, sex, and plant part. Journal of the Pharmaceutical Sciences 60, 1246-1249. Froldi R., V. Gambero, E. Marozzi e E. Saligari, 1987. La Cannabis indica e la Legge 685/75. It. Med. Leg. IX, 793-803. Hakim H.A., Y.A. El Kheir and M.I. Mohamed, 1986. Effect of climate on the content of a CBD-rich variant of Cannabis. Fitoterapia 57, 239-241 Lydon J., A.H. Teramura and C.B. Coffman, 1987. UV-B radiation effects on photosynthesis, growth and cannabinoid production of two Cannabis sativa chemotypes. Photochemistry and Photobiology 46, 201-206. Murari G., S. Lombardi, A.M. Puccini and R. De Sanctis, 1983. Influence of environmental conditions on tetrahydrocannabinol (delta-9- THC) in different cultivars of Cannabis sativa L. Fitoterapia 54, 195-201. Pate D.W., 1983. Possible role of ultraviolet radiation in evolution of Cannabis chemotypes. Economic Botany 37, 396-405. Pate D.W., 1994. Chemical ecology of Cannabis. Journal of the International Hemp Association 29, 32-37. Steinberg S., J. Offermeier, B.I. Field and F.W. Jansen Van Ryssen, 1975. 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Le esperienze effettuate sia su operatrici modificate che su alcune presenti nel mercato danno indicazioni sulle soluzioni e sulle modifiche da apportare in relazione anche alle particolari caratteristiche delle varietà coltivate in Italia. Nel caso di mietitrebbiatrici modificate, la ridotta potenza e la spesa per gli interventi di adattamento costituiscono il più evidente vincolo alla loro diffusione, mentre per le mietitrebbiatrici tradizionali la soluzione proponibile sembra essere la combinazione tra una piattaforma di taglio specifica per girasole e corpo macchina con battitore assiale, preferibilmente dotata di sistema di autolivellamento integrale. Dal punto di vista delle tecniche colturali e per facilitare l’operatività delle macchine è necessario in ogni caso adottare tutti gli interventi atti a ridurre la disomogeneità della coltura. Parole chiave: canapa, seme, raccolta, mietitrebbiatrici. ABSTRACT Mechanisation of hemp seed harvesting The most reliable line of mechanisation for hemp seed harvesting is a self-propelled combine because the use of such machinery is widespread. The experience gained with both a modified combine and traditional ones present on the Italian market indicate solutions and modifications in relation also to the particular features of the Italian hemp cultivars. The results achieved during three-year tests suggest that increasing the height of cut is important to prevent clogging risks, the greatest obstructions occurring in the front mechanism of the combine (above all in feeding systems, cylinder and concave clearance adjustment), while the equipment for separating and cleaning are not affected by these problems. The best header is the 10-row sunflower picker; the grain losses occurring in the cutter bars and the reel position need to be correctly adjusted. As regards the cultivation techniques, in order to maximise combine performances it is necessary to adopt all the interventions to achieve uniform hemp height. Key words: hemp, seed, harvest, combines. INTRODUZIONE Il rilancio della canapa da fibra in Italia presuppone un forte ammodernamento della coltura, che dovrà essere organizzata per filiere (tessile, cartaria, biomassa, seme, ecc.). Fra queste, quella tessile, per il maggiore valore aggiunto, assumerà un ruolo molto probabilmente trainante rispetto alle altre. Inoltre, va anche sottolineato che nel nostro Paese opera una industria tessile d’avanguardia, ora costretta ad importare fibre di canapa dall’Est-Europa e dall’Asia e per le quali lamenta la scarsa qualità specie per disomogeneità del prodotto fra ed entro lotti. Storicamente, la fibra prodotta in Italia era di eccellente qualità, grazie alla vocazione Autore corrispondente: De Zanche C. Dipartimento Territorio e Sistemi Agroforestali AGRIPOLIS, Via Romea, 16, 35020 Legnaro Padova, Italia - Tel. (049) 8272727 - Fax (049) 8272774. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. 44 Agroindustria / Aprile 2002 degli ambienti di coltivazione, alle varietà locali selezionate e alle tecniche di coltivazione e di macerazione adottate. L’abbandono della coltura, dopo un lento declino dal dopoguerra agli anni sessanta, è stato provocato oltre che dall’avvento delle fibre sintetiche anche dalla mancanza di una adeguata meccanizzazione. Di fatto, la coltura richiedeva un notevole impiego di manodopera (1300-1350 h ha -1) (Bignardi, 1987), soprattutto per la raccolta, per la lavorazione delle bacchette (preparazione di manipoli, sbattitura, impilatura, tiratura, ecc.) e per la macerazione rustica. Oggi vi sono notevoli prospettive per la reintroduzione della coltura grazie alla grande potenzialità, a livello internazionale, delle fibre naturali sia per usi tessili, sia per impieghi moderni (materiali compositi, componentistica per auto, bioedilizia, ecc.). Ovviamente, non si potrà prescindere dalla competitività economica della coltura nei confronti di altre. In tale contesto la meccanizzazione della raccolta del seme riveste grande importanza perché contribuisce ad abbattere i costi della fase agricola di tutte le possibili filiere. In merito, va evidenziato che il seme reperibile all’estero costa molto (4 €kg-1), inoltre è relativo quasi esclusivamente a varietà monoiche idonee per usi cartari piuttosto che tessili. Nei Paesi in cui la coltura è diffusa, la raccolta del seme viene realizzata con tecniche diverse. Più in particolare, nei Paesi dell’Est (Polonia, Ungheria e Romania) si ricorre sovente a tecniche in abbinamento con la raccolta delle fibre, tramite macchine appositamente costruite allo scopo come le mietilegatrici, le falcia-andanatrici, le carica-legatrici di andane e le trebbiatrici stazionarie o mobili (Bocsa, 1999, comunicazione personale; Kozlowski, 1999, comunicazione personale). Si tratta di attrezzature che richiedono comunque un impiego elevato di manodopera per la gestione del cantiere e per la movimentazione delle piante in fasci. In Francia, dove le varietà (quasi tutte monoiche) sono di taglia più ridotta rispetto a quelle italiane (dioiche), si è imposta la mietitrebbiatura con macchine tradizionali ad una altezza di taglio di 1.5 m. Tale tecnologia risulta essere una alternativa alla trebbiatura in andana effettuata mediante una particolare macchina sgranatrice (Van der Werf, 1992; Bassetti et al., 1998). Per le condizioni italiane, la raccolta dei semi con mietitrebbiatrice, rispetto all’adozione di altri cantieri più complessi, rappresenta la linea di meccanizzazione più proponibile soprattutto perché tali macchine sono largamente utilizzate e diffuse. I primi tentativi di raccolta meccanizzata delle nostre varietà dioiche sono stati effettuati nel 1998 dall’Istituto Sperimentale per le Colture Industriali (ISCI), presso la Sezione operativa periferica di Osimo (AN). In tale annata su colture di “Fibranova” e “Carmagnola” sono state provate tre mietitrebbiatrici (New Holland TR85, New Holland 80-70 e New Holland 1550). Tali prove hanno messo subito in evidenza la notevole complessità del problema e la impossibilità di eseguire l’operazione senza adattamenti della raccoglitrice alle peculiari caratteristiche della coltivazione. Infatti gli inconvenienti incontrati sono stati i seguenti: 1) il taglio delle piante è risultato difficoltoso a causa del diametro piuttosto elevato degli steli, dovuto anche al basso investimento; 2) il materiale fibroso attorcigliandosi sugli organi rotanti della raccoglitrice (aspo, rulli, flange) ne bloccava i movimenti; 3) l’alto volume di biomassa provocava elevate sollecitazioni nella macchina; 4) la notevole massa fibrosa causava frequenti Figura 1 - Mietitrebbiatrice modificata Laverda M84. Figure 1 - The Laverda M84 self-propelled modified combine. intasamenti a monte del battitore, costringendo la raccoglitrice a soste forzate per il suo smaltimento; 5) impiego di lavoro manuale per la pulizia degli organi della macchina dopo breve periodo di impiego. Sulla base dell’esperienza maturata, la sperimentazione negli anni successivi ha avuto come obiettivo la verifica della possibilità di meccanizzare la raccolta del seme di canapa con due diverse tipologie di macchine raccoglitrici: entrambe utilizzano mietitrebbiatrici in commercio, ma nel primo caso la macchina è costruttivamente semplice e fortemente modificata nell’apparato di taglio; nel secondo invece si impiegano semoventi più complesse e relativamente poco modificate. MATERIALI E METODI Le sperimentazioni hanno coperto un periodo di 3 stagioni di raccolta dal 1999 al 2001. Nel 1999 le prove si sono svolte presso l’azienda della sezione operativa periferica di Osimo dell’ISCI, su una superficie pianeggiante di circa 6000 m2. È stata seminata la varietà dioica “Fibranova” a metà aprile, impiegando una seminatrice a righe e disponendo il seme su file distanziate di 50 cm l’una dall’altra. L’emergenza delle plantule, avvenuta a distanza di una settimana dalla semina, è stata abbastanza regolare ed uniforme. La distanza fra le piante sulla fila, in media, è stata di 8 cm, pari ad un investimento di 25 piante m-2. La coltivazione è stata condotta in asciutto, senza alcun bisogno di effettuare né trattamenti di diserbo, né trattamenti di difesa delle piante. La fioritura è avvenuta a fine luglio, mentre il seme è maturato alla fine di settembre. Le piante hanno raggiunto una altezza media di 3.4 m, restando erette per tutto il ciclo colturale. Alla raccolta, effettuata all’inizio di ottobre, la coltivazione presentava una certa disformità per l’altezza delle piante che in alcune zone del campo era sensibilmente al di sotto della media. Le piante presentavano steli con diametro basale di 14-16 mm, senza Tabella 1 - Alcuni dati riassuntivi delle condizioni di raccolta della canapa nel secondo anno. Table 1 - Some data of crop characteristics in 2000 umidità pianta intera (%) distanze tra le file (cm) distanze sulla fila di piante femminili (cm): media minima massima deviazione standard -2 investimento (piante m ) altezza piante (cm): media minima massima deviazione standard 67 45 38 2 241 ± 49 6.1 209 50 360 ± 61 ramificazioni; le infruttescenze erano portate quasi esclusivamente negli ultimi 20-25 cm dello stelo; l’umidità della pianta era del 59%, mentre quella del seme era del 30-35%. Nell’annata 2000, in altri appezzamenti, sempre nella stessa località, le condizioni specifiche della coltura erano sensibilmente diverse con un investimento medio finale di 6 piante m-2 dovuto alla scarsa emergenza delle piante sulla fila e, dato più importante per l’operazione di raccolta, con elevata disformità nell’altezza delle piante stesse, con minimi di 50 cm fino a massimi di 3.6 m (Tab. 1). Il ridotto investimento delle piante femminili alla raccolta è da ascriversi prevalentemente alle difficili condizioni meteorologiche del periodo tra la semina e l’emergenza. Nel 2001 le sperimentazioni si sono svolte a Savarna (RA) in un appezzamento della superficie di circa 1 ha condotto dall’az. sperimentale “M. Marani” di Ravenna. La varietà coltivata è stata CS con investimenti di 30.6 piante m-2 e distanze tra le file di 45 cm. La semina è stata effettuata con seminatrice pneumatica il 26 aprile 2001 su terreno affinato e la concimazione si è limitata alla somministrazione in copertura di 100 kg ha-1 di azoto (Tab. 2). L’attività si è articolata nel seguente modo: - prove funzionali di raccolta del seme di canapa con mietitrebbiatrice modificata (anni 1999 e 2000); - prove di raccolta con mietitrebbiatrici convenzionali nel 2001. La macchina modificata è una Laverda M84 (Fig. 1) dotata di battitore a flusso trasversale (Di Candilo et al., 2000). Le modifiche apportate hanno interessato l’intera piattaforma di taglio e il nastro trasportatore. Più in particolare, sono stati effettuati i seguenti interventi: - la barra falciante è stata inserita in una struttura metallica di sostegno, fissata sulle fiancate della testata originaria, con un rinvio ad angolo della trasmissione del moto agli elementi oscillanti. L’altezza di taglio è stata quindi resa variabile e regolabile da 1.00 a 1.80 m da terra. È stato poi mantenuto lo stesso sistema di sollevamento con martinetto idraulico a doppio effetto che consentiva alla piattaforma così modificata di aumentare l’altezza di ulteriori 80 cm. L’aumento dell’altezza di taglio rappresenta un’esigenza imprescindibile per la funzionalità degli organi battitori essendo così meno disturbati dagli intrecciamenti della vegetazione; - lo spazio creatosi tra la barra falciante e la piattaforma convogliatrice è stato occupato da un pannello di plexiglas con telaio in metallo per permettere all’operatore la necessaria visibilità anteriore; - gli elementi a denti flessibili dell’aspo abbattitore sono stati sostituiti con tavole trasversali di legno parallele alla barra della Agroindustria / Aprile 2002 45 separatore rotativo. Il battitore trasversale a 8 spranghe ha una lunghezza di 1.3 m e un diametro di 603 mm; il controbattitore avvolge il battitore per 111° e ha una superficie di 0.79 m2; il post-battitore è a 4 pale, mentre il separatore rotativo, posto a monte prima degli scuotipaglia, ha un diametro di 0.59 m, una larghezza di 1.3 m ed è composto 10 traverse con 7 denti ciascuna. Gli scuotipaglia sono 5 con 5 gradini e sviluppano una superficie di 4.36 m2. Figura 2 - Mietitrebbiatrice Laverda 3890 con testata specifica da girasole. Figure 2 - The Laverda 3890 self-propelled combine with 10-row sunflower picker. larghezza di circa 10 cm e ridotti ad un numero di tre. L’inserimento delle tavole in sostituzione dei pettini e la riduzione del loro numero è volto a limitare il contatto tra gli organi rotanti e la vegetazione. La velocità e la posizione dell’aspo sono regolabili tramite sistemi idraulici dal posto di guida. Le mietitrebbiatrici commerciali utilizzate sono Laverda 3890 e New Holland AL59. La prima (Fig. 2) ha un motore della potenza di 147 kW ed è dotata di battitore trasversale a 8 spranghe della lunghezza di 1600 mm e diametro di 600 mm, un controbattitore a 12 spranghe con superficie di 0.99 m2 e angolo di avvolgimento di 106° e un organo post-battitore a 4 pale. La separazione della paglia avviene tramite 6 scuotipaglia a 5 elementi per una superficie totale di separazione pari a 7.94 m2, mentre l’apparato di pulizia con vagli ha una superficie di 5.51 m2. La piattaforma di taglio è specifica per la raccolta del girasole. La motivazione di questa scelta risiede nella più regolare e omogenea alimentazione del battitore e maggior accuratezza nel taglio rispetto alla barra convenzionale da frumento. La barra è sprovvista di aspo, ha una larghezza di lavoro di 4.5 m ed è predisposta per la raccolta di 10 file. Gli elementi spartitori sono a piatti con bordi rialzati e con punte carenate, i convogliatori longitudinali sono costituiti da coppie di catene rivestite con nastro in gomma con la funzione di trasportare gli steli al convogliatore trasversale a coclee contrapposte. Un dispositivo di taglio degli steli, costituito da una serie di dischi controrotanti dentati, è inserito nella parte inferiore dei convogliatori. Infine un imboccatore centrale a pale convoglia il prodotto nel gruppo elevatore e di alimentazione del battitore. La New Holland AL59 (Fig.3) è una mietitrebbiatrice con sistema di autolivellamento integrale, in grado cioè di mantenere l’assetto del corpo trebbiante sia quando si opera secondo le linee di livello che in quelle di massima pendenza. Questo modello nelle prove è stato scelto con la finalità di innalzare il livello di taglio per consentire l’ingresso nell’apparato trebbiante solamente della parte terminale dello stelo evitando fenomeni di ingolfamento. Allo scopo è stato sfruttata la capacità di autolivellamento longitudinale abbassando completamente i martinetti dell’assale posteriore. La mietitrebbia ha una potenza di 168 kW ed è equipaggiata con una testata falciante per frumento della lunghezza di 5,18 m. L’aspo conta 6 barre con denti elastici metallici e ha un diametro di 1.07 m; il canale elevatore è composto da un rullo di alimentazione a diti retrattili e da catene portanti 28 spranghe. L’apparato trebbiante è composto dal battitore, controbattitore, post-battitore e Tabella 2 - Alcune caratteristiche della coltura relative all’anno di prova 2001. Table 2 - Crop characteristics in 2001 Investimento alla semina (piante/m2) Altezza piante (m) Diametro mediano dello stelo (mm) Produzione seme con campionamento manuale (t/ha) 46 Agroindustria / Aprile 2002 30.6 3.29 10.3 1.06 RISULTATI La mietitrebbiatrice modificata. Le condizioni vegetative della canapa in cui la macchina si è trovata ad operare sono state molto variabili nei due anni di prova, per effetto sia delle diverse varietà e delle tecniche di coltivazione, sia dell’andamento climatico. Nel 1999, la raccoglitrice Laverda M84 modificata ha evidenziato complessivamente una sufficiente funzionalità ed una buona capacità di lavoro; la qualità del lavoro è parsa buona con raccolta di acheni relativamente puliti frammisti con semi verdi e brattee a causa dell’umidità elevata del prodotto. Probabilmente, tale tipo di problema può essere superato con un trattamento disseccante delle piante, a patto che lo stesso trattamento non faciliti la caduta del seme. Maggiori difficoltà sono state riscontrate relativamente alle perdite dovute sia alla mancata raccolta di piante, a causa della loro bassa statura, sia alla tipologia della barra falciante e sia al fatto che circa l’8% dei semi venivano dirottati nel raccoglitore dei semi minuti. Nell’anno successivo, la stessa macchina ha operato su canapa caratterizzata da un ridotto investimento di piante femminili alla raccolta da ascriversi prevalentemente alle difficili condizioni meteorologiche del periodo tra la semina e l’emergenza. Considerando che l’altezza minima di lavoro della barra è di 1.7 m tale difformità è stata la causa del ridotto quantitativo di semente raccolta dal momento che solamente poco più della metà delle piante sono state interessate dalla mietitrebbiatrice, come dimostra la tabella 3. In particolare non sono state raccolte le piante con altezza inferiore a quella della barra di taglio che rappresentavano il 26% della popolazione, mentre raccolte in maniera approssimativa quelle la cui zona fruttifera cadeva proprio in corrispondenza con la barra (21%). La rimanente parte è stata raccolta regolarmente, ma occorre precisare come le taglie più alte fra questa apportino maggiore quantità di vegetazione e di stelo all’interno della macchina aumentando il rischio di ingolfamenti e rotture. La mietitrebbiatrice tradizionale. La Laverda 3890 equipaggiata con testata da girasole è stata impiegata nella raccolta di una superficie di circa 700 m2 al termine dei quali è stata bloccata per avvolgimenti della fibra sugli organi rotanti. La capacità effetti- Tabella 3 - Percentuale di piante interessate dalla raccolta Table 3 - Percentage of harvested plants altezza minima di taglio della barra (cm) % piante non raccolte % piante parzialmente raccolte % piante totalmente raccolte va di lavoro limitatamente all’area lavorata è stata di 1.1 ha h-1 con velocità di avanzamento di 2.4 km h -1 . La causa degli ingolfamenti è da ricercare soprattutto nella forma aggressiva del post-battitore, che ha risentito più degli altri di questo inconveniente. Inoltre, essendo l’altezza di taglio di 1.25 m, gran parte della vegetazione veniva immessa nel gruppo trebbiante aumentando il rischio di ingolfamento. Nonostante questo inconveniente, peraltro previsto, durante il funzionamento si è potuto apprezzare la buona prestazione della piattaforma di taglio che è stata in grado di tagliare nettamente gli steli e garantire una buona funzionalità degli apparati di alimentazione inserendo gli steli orientati in modo uniforme. Questo fatto, abbinato alla particolare conformazione degli elementi spartitori, ha avuto come conseguenza l’ottenimento di limitate perdite alla testata quantificabili a valori inferiori al 5%. La seconda mietitrebbiatrice (New Holland AL59) ha raccolto la rimanente superficie dell’appezzamento con continuità e senza apprezzabili perditempi. La velocità media di avanzamento è stata di 1.25 km h-1 con una capacità effettiva di lavoro di 0.65 ha h-1; l’altezza di taglio è di 1.95 m. Il prodotto raccolto è stato di 0.69 t. Al termine della raccolta la macchina presentava evidenti intrecciamenti, ma tali da 170 26 21 53 non comprometterne la funzionalità interna. Tali zone, tutte interessate da movimenti rotatori, come assali anteriori, coclea convogliatrice trasversale, rullo di alimentazione, aspo, possono essere facilmente schermate con opportune lievi modifiche in maniera tale da impedire o limitare il contatto con la fibra. La mancanza di intasamenti all’interno del complesso trebbiante è dovuta in parte alla minor massa vegetativa entrante (inferiore di circa il 40% rispetto alla soluzione precedente), in parte alla conformazione del post-battitore che ha un maggior diametro e pale meno aggressive, in parte ancora alla presenza del separatore rotativo che in qualche maniera sembra possa aver tenuto puliti gli apparati trebbianti precedenti. Per contro la piattaforma di taglio ha fatto registrare notevoli perdite di prodotto legate soprattutto al mancato convogliamento degli steli alla coclea e alla conseguente caduta a terra. L’entità delle perdite alla testata sono state consistenti e oscillanti dal 22 al 26%. Per entrambe le mietitrebbiatrici le perdite a valle dell’apparato trebbiante e di pulizia sono rimaste entro i limiti caratteristici della raccolta meccanizzata e cioè inferiori al 3%. L’analisi della germinabilità evidenzia come i semi derivanti dalla mietitrebbiatrice abbiano valori oscillanti attorno al 60%, Figura 3 - Mietitrebbiatrice autolivallante New Holland AL59. Figure 3 - The New Holland AL 59 self-propelled hillside combine. molto inferiori rispetto a quelli raccolti a mano (90%). Questa ridotta germinabilità sembra essere stata causata sia da microlesioni a livello superficiale, probabilmente derivanti dall’azione energica del battitore, sia dal fatto che tra la raccolta e l’analisi è intercorso un periodo di tempo superiore a 24 ore che potrebbe avere innescato fermentazioni anaerobiche a scapito della capacità germinativa. DISCUSSIONE DEI RISULTATI E CONCLUSIONI Per una raccolta meccanica di buona qualità è fondamentale l’uniformità di sviluppo delle piante, da ricercare attraverso l’impiego di sementi caratterizzate da elevata purezza, ottima germinabilità e alto vigore germinativo, tali da ottenere emergenze pronte ed uniformi. Inoltre, allo scopo di ridurre la variabilità indotta dall’ambiente è molto importante adottare idonee tecniche colturali. A quest’ultimo riguardo assume grande importanza la preparazione del terreno e l’impianto da eseguire nelle epoche e con le modalità appropriate. Se necessario, il terreno va innanzitutto livellato e sistemato superficialmente, sia per migliorare lo sgrondo delle acque in eccesso (la canapa, più di altre piante, risente negativamente dei ristagni di umidità, bloccando la crescita ed ingiallendo), sia per migliorare la qualità del lavoro delle macchine impiegate per le successive operazioni colturali e la raccolta. Al momento della semina il terreno non deve presentare zollosità troppo elevata, che ostacolerebbe una regolare deposizione del seme ed una uniforme profondità di semina, con effetti negativi sulla emergenza. Va sottolineato, in particolare, che la disformità delle nascite si ripercuote anche sul successivo sviluppo delle piante, fino a tradursi in una maggiore scalarità di maturazione del seme. Inoltre, è molto importante contenere il diametro degli steli (al fine di favorire l’azione di taglio). Al riguardo, è consigliabile adottare distanze ravvicinate fra le file (non più di 50 cm) ed investimenti non inferiori alle 20-25 piante m-2, corrispondenti a distanze sulla fila non superiori agli 8-10 cm. In tali condizioni il diametro basale degli steli difficilmente supererà i 14-16 mm ed inoltre, altro fatto molto importante, gli steli non presenteranno ramificazioni che sono responsabili di incremento della scalarità di maturazione del seme. Nelle coltivazioni da seme è importante contenere anche l’altezza delle piante, tale da ridurre la massa fibrosa in transito all’interno della raccoglitrice. A quest’ultimo scopo, nel 1999 è stata effettuata una prova di confronto fra successive epoche di semina in combinazione con trattamenti chimici delle piante con prodotti nanizzanti (Cycocel, Alar 85), con prodotti ormonici “Ethrel” e con la cimatura delle piante stesse. I risultati ottenuti hanno evidenziato che, Agroindustria / Aprile 2002 47 fra le tesi a confronto, solo l’epoca di semina notevolmente ritardata (metà giugno) ed i trattamenti ripetuti con Ethrel hanno ridotto sensibilmente l’altezza delle piante (1.7-1.8 contro 3-4 metri delle altre tesi). La canapa per sua natura (fecondazione allogama obbligata) presenta una certa disformità genetica fra le piante, la quale può essere fortemente aggravata da fallanze, irregolarità di semina, diverso grado di ramificazione delle piante, ecc. (Venturi, 1970). Ai fini della meccanizzazione della raccolta del seme è fondamentale ridurre al minimo tale variabilità, sia operando una selezione costante delle piante portasemi in modo da uniformare il più possibile la varietà rispetto ai caratteri morfologici e biologici delle piante (selezione conservativa), sia attraverso l’adozione di tecniche colturali appropriate, in grado di ridurre quanto più possibile l’eterogeneità di sviluppo delle piante e la scalarità di maturazione del seme indotte dall’ambiente. Dal punto di vista meccanico, le esperienze effettuate con mietitrebbiatrici modificate nella piattaforma di taglio indicano che è possibile meccanizzare la raccolta del seme anche per le varietà dioiche. I vantaggi di tale soluzione consistono nel contenimento dei costi di investimento e nella gestione di macchine già largamente utilizzate e diffuse. I maggiori limiti sono legati alla possibilità di effettuare in azienda rimaneggiamenti consistenti della testata raccoglitrice e nella limitata potenza disponibile a fronte di raccolte di masse elevate in ristretti periodi utili. Nel caso di adozione di questa alternativa le raccomandazioni che derivano dalla sperimentazioni sono le seguenti: - barra falciante in posizione fortemente avanzata e ad altezza di taglio variabile per adattarsi a qualsiasi condizione; - aspo abbattitore di grande diametro (1.8-2.0 m) con 3-4 barre in legno e posto in posizione avanzata per permettere un migliore convogliamento del prodotto; - inserimento di una seconda barra di taglio per tagliare subito dopo gli steli al piede e sotto l’inserzione delle infruttescenze. 48 Agroindustria / Aprile 2002 In tal modo, la parte apicale della pianta verrà convogliata verso il battitore, mentre la parte basale dello stelo (circa 2/3) sarà lasciata in andane sul terreno. Dopo essiccamento in campo, gli steli potranno essere rotoimballati e, quindi, destinati alla produzione di cellulosa o alle corderie e saccherie. Sarà possibile così incrementare il reddito della coltivazione e lasciare il terreno pulito da resti della coltura, fra l’altro non facilmente trinciabili data la loro natura fibrosa. L’alternativa delle macchine di elevata potenza è praticabile e spesso economica perché il loro costo viene già ammortizzato dalla raccolta delle principali colture e generalmente non sussiste una sovrapposizione nel rispettivo periodo di raccolta. Inoltre sono caratterizzate da maggiore capacità di lavoro e offrono migliori garanzie di affidabilità. Sulla base dell’esperienza effettuata in campo e considerando quelle di altre realtà europee (Anonimo, 1995; Bassetti et al., 1998) è possibile delineare alcune considerazioni per guidare alla scelta della raccoglitrice ottimale: - tutte le parti in rotazione e che possono entrare in contatto con la fibra devono essere opportunamente schermate. Questo è possibile con semplici deflettori o protezioni anche in materiale plastico, attuabili in azienda e facilmente asportabili; - la piattaforma di taglio specifica per girasole è consigliata per le ridotte perdite e per l’omogeneità di raccolta. Con testate da frumento l’aspo deve essere avanzato e sostituiti i denti con assi di legno per evitare intrecciamenti nella fase di abbattitura; - il battitore trasversale deve essere accompagnato da dispositivi come il separatore rotativo di elevato diametro; il battitore trasversale potrebbe ridurre ulteriormente i rischi di intrecciamento e soprattutto potrebbe limitare i danneggiamenti alla superficie del seme che ne compromettono la germinabilità; - il controbattitore ideale per il seme di ca- napa è quello universale; - la mietitrebbiatrice autolivellante integrale, quando disponibile, è ottimale per ridurre la fitomassa lavorata dal battitore e quindi limitare i rischi di intasamento. La macchina è ideale per la raccolta di grandi superfici; - i trinciapaglia posteriori vanno asportati. Durante il suo utilizzo infine andrebbero consigliate le seguenti regolazioni: - raccolta tardiva; - altezza di taglio massima; - velocità di avanzamento piuttosto elevata per limitare la caduta di seme a terra; - aspo avanzato e rotante a velocità adeguata per abbattere le piante verso la barra di taglio; - battitore a basso regime di rotazione; ventilatore a velocità media; - controllare periodicamente le zone più sensibili all’intrecciamento; - ventilare la granella subito dopo la raccolta per non ridurre la germinabilità dei semi. Ancora molto resta comunque da verificare nella continuazione della ricerca nei prossimi anni. Occorre provare, in particolare, gli allestimenti già delineati focalizzando l’attenzione sui problemi delle perdite a terra e dell’effetto della raccolta meccanica sulla germinabilità del seme. BIBLIOGRAFIA Anonimo, 1995. La culture du chanvre, battage sur champ, Federation Nationale des producteurs de chanvre. Bassetti P., Mediavilla V., Spiess H., Ammann H., Strasser H., Mosimann E., 1998. Culture du chanvre en Suisse. Rapports FAT, n. 516. Di Candilo M., Laureti D., De Zanche C., Sartori L., Ranalli P., 2000. Messa a punto di una mietitrebbiatrice per la raccolta del seme di canapa. L’Informatore Agrario 16, 81-84. Spiess E., 1998. Considerazione sulla problematica della raccolta dei semi di canapa. Rapporto interno FAT, 5/3/98. Van der Werf H.M.G, 1992. Fibre hemp in France. In: Report of a visit to the Fédération Nationale des Producteurs de Chanvre at Le Mans, France, Agricultural University, Dept of Agronomy, Wageningen, 30-31 July 1992. Selezione, caratterizzazione ed impiego di ceppi batterici nella macerazione controllata della canapa Elena Tamburini, Mario Di Candilo1, Brunella Perito, Mario Polsinelli, Paolo Ranalli1, Giorgio Mastromei Dipartimento di Biologia Animale e Genetica, Università di Firenze, Via Romana 17, 50125 Firenze, Italia. 1 Istituto Sperimentale Colture Industriali, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia. RIASSUNTO Allo scopo di ottimizzare il processo di macerazione della canapa in acqua, sono stati selezionati ceppi batterici, aerobi e anaerobi, dotati d’attività pectinolitica elevata e sono state effettuate prove di macerazione, inoculando con ceppi selezionati. Sono state così individuate combinazioni di microrganismi e condizioni di macerazione che consentono di diminuire i tempi del processo e, allo stesso tempo, di migliorare la qualità della fibra prodotta. È stata inoltre effettuata per la prima volta la caratterizzazione molecolare dei microrganismi pectinolitici anaerobi che operano la degradazione delle sostanze cementanti durante la macerazione della canapa in acqua. Parole chiave: canapa, macerazione, microrganismi, Clostridium, Bacillus, 16S rDNA. ABSTRACT Selection, characterisation and utilization of selected bacterial strains in hemp water retting In the traditional process of hemp water retting, depolymerization of pectic material is carried out by naturally occurring bacteria. The retting step is a major limitation to efficient production of hemp fibres and of a high quality end product. The retting affects fibre quality and should be improved to increase the efficiency and the control of this process. With the aim of improving hemp retting, we isolated several bacterial strains, both aerobic and anaerobic, with a high pectinolytic activity. Hemp retting was tested in four small tanks: (1) with the addition of anaerobic strain spores (L1-6 or C1-6), (2) with the addition of both aerobic (ROO-2A) and anaerobic (L1-6) strain spores, (3) with the addition of aerobic strain spores (ROO-2A) and continuous aeration of the water tank, (4) traditional retting without any bacterial inoculum (control). The optimum retting time was the same in the control and aerated tanks. In aerobic retting, the end product quality was low because of a brown colour of the fibres. The best result was obtained by adding both aerobic and anaerobic strains. Under this condition optimum retting was achieved in four days only and a high quality product was obtained. The same retting was achieved in 6 days with anaerobic strain and in 12 days in the control tank. So far, identification of the microbial population during tank retting has been based only on phenotypic studies (Donaghy et al., 1990). The pectinolytic anaerobic bacteria, involved in water retting, were classified as belonging to two single Clostridium species (C. felsineum and C. acetobutylicum). In this study, we performed the first systematic characterisation of anaerobic pectinolytic bacteria involved in hemp water retting by using molecular techniques. The pectinolytic isolates were divided into five groups by ARDRA (Amplified Ribosomal DNA Restriction Analysis). The 16S rDNA of at least one strain for each ARDRA group was sequenced. This analysis showed that the bacteria involved in hemp water retting belong to at least four different Clostridium species. Key Words: hemp, retting, microrganism, Clostridium, Bacillus, 16S rDNA. INTRODUZIONE La produzione di tiglio di canapa per scopo tessile impiega le fibre floematiche dello stelo delle piante. Un passaggio fondamentale in questa produzione è la macerazione che porta alla liberazione delle fibre corticali dagli altri tessuti a seguito della degradazione delle sostanze pectiche, costituenti principali della lamella mediana della parete cellulare. Le pectine sono polisaccaridi comAutore corrispondente: Mastromei G. Dipartimento di Biologia Animale e Genetica, Università di Firenze, Via Romana 17, 50125 Firenze, Italia - Tel. (055) 2288240 - Fax (055) 2288250. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. plessi composti principalmente da catene di galatturonato, parzialmente metilate. Nel corso degli anni sono state adottate diverse strategie di macerazione: 1) macerazione meccanica, ovvero la separazione fisica delle fibre dalle bacchette; 2) macerazione chimica, che impiega sostanze che degradano selettivamente i componenti della lamella mediana; 3) macerazione biochimica, che impiega miscele di enzimi pectinolitici di diversa composizione; 4) macerazione microbiologica, operata dall’azione sinergica di differenti enzimi extracellulari (pectina-liasi, metilesterasi, poligalatturonasi e pectato-liasi) prodotti da microrganismi, funghi o batteri, naturalmente presenti sulle piante o nel suolo (Donaghy et al., 1990; Hugouvieux et al., 1996). Ad oggi, il processo più promettente per un rilancio della produzione di filato di canapa a scopo tessile sembra essere la macerazione microbiologica. La degradazione enzimatica presenta, infatti, elevati costi energetici da imputare alle temperature elevate (intorno a 45°C) alle quali deve essere svolto il processo. Su scala industriale, non risultano applicabili neppure la macerazione meccanica, che produce una fibra di qualità scadente ed è difficilmente standardizzabile, né la macerazione chimica per la difficoltà ad individuare sostanze che non compromettano la qualità del prodotto. La macerazione microbiologica può essere attuata mediante due diversi procedimenti: la macerazione in acqua o in vasca (water retting) e la macerazione alla rugiada (dew retting). Metodiche analoghe vengono impiegate anche per la macerazione del lino. Il processo in acqua viene effettuato nei maceri, vasche di notevoli dimensioni, colme di acqua stagnante dove vengono immersi gli steli delle piante. Durante la prima fase del processo, i composti solubili presenti negli steli (zuccheri, sostanze azotate ecc.), passano in soluzione, permettendo lo sviluppo di una comunità batterica. La penetrazione d’acqua all’interno degli steli causa il distacco della corteccia, consentendo l’ingresso dei batteri macerativi che demoliscono le sostanze pectiche cementanti le fibre (Donaghy et al., 1990). Il processo macerativo è inizialmente portato avanti da batteri aerobi; allorché l’aerazione del macero si fa più scarsa, divengono predominanti i batteri anaerobi. I principali agenti degradatori aerobi sono stati attribuiti al genere Bacillus (spp. subtilis, cereus e licheniformis); mentre gli agenti degradatori anaerobi al genere Clostridium (spp. acetobutylicum e felsineum) (Donaghy et al., 1990). Nella tecnica alla rugiada gli steli delle piante sono lasciati sul terreno dopo la battitura. La macerazione viene operata dalle pectinasi prodotte principalmente da funghi filamentosi presenti nel suolo o sulle piante (Henriksson et al., 1997). Il processo degradativo è facilitato dall’alternanza tra le basse temperature e l’umidità della notte e le alte temperature e l’ambiente asciutto del giorno. Tradizionalmente, nell’area mediterranea, veniva impiegata la metodica di macerazione in vasca. Il rilancio della produzione di fibra Agroindustria / Aprile 2002 49 di canapa in Italia dovrebbe basarsi proprio su questo processo, che, oltre ad essere più adeguato al nostro clima, produce un filato di qualità superiore. Esso risulta, inoltre, maggiormente controllabile e produce una fibra più uniforme. I batteri svolgono un ruolo chiave nella biodegradazione del materiale pectico e le proprietà dei microrganismi degradatori influenzano sia l’andamento del processo che la qualità del prodotto finale. L’utilizzo di ceppi opportunamente selezionati, come inoculi nelle vasche, potrebbe rappresentare una valida strategia per migliorare la tecnica tradizionale di macerazione in acqua, rendendola indipendente dai batteri residenti. Con lo scopo di ottimizzare il processo di macerazione della canapa in acqua, nel presente lavoro, sono stati selezionati ceppi batterici aerobi e anaerobi dotati di attività pectinolitica elevata. Sono state poi effettuate prove di laboratorio di macerazione, impiegando spore dei ceppi selezionati. I risultati di tali esperimenti hanno permesso di individuare combinazioni di microrganismi e condizioni di macerazione che consentono di diminuire i tempi del processo e, allo stesso tempo, di aumentare la qualità della fibra prodotta. In questo lavoro è stata inoltre svolta la prima caratterizzazione molecolare, con tecniche basate sull’analisi del gene codificante il 16S rRNA (16S rDNA), dei microrganismi pectinolitici anaerobi che operano la biodegradazione delle sostanze cementanti durante la macerazione in acqua. MATERIALI E METODI Isolamento dei ceppi batterici. L’isolamento di ceppi batterici pectinolitici, aerobi ed anaerobi, è stato effettuato a partire da campioni di diversa provenienza (acqua di maceri, canapa, lino e suolo). La selezione delle spore dei ceppi sporigeni è stata effettuata mediante bollitura dei campioni per 5 minuti a 80°C. I ceppi aerobi sono stati isolati su terreno massimo (0.5% estratto di lievito, 0.5% pectone, 1% triptone) a 30°C. I ceppi anaerobi sono stati isolati su terreno massimo con la stessa composizione e aggiunta di 0.05% di cisteina e 2% di glucosio in atmosfera di CO2 (Oxoid AnaeroGen kit AN25) a 37°C. I ceppi batterici pectinolitici sono stati individuati facendo crescere su terreno massimo solido contenente 0.5% di pectina, al termine della crescita le piastre sono state inondate con una soluzione 1% di cetiltrimetil ammonio bromuro (Donaghy et al., 1990). La comparsa di un alone chiaro intorno alla colonia indica la presenza di un’attività pectinolitica. Il ceppo tipo (T) di collezione Clostridium felsineum DSM 794T (T = type strain) è stato impiegato come controllo. Determinazione dell’attività di degradazione dell’acido poligalatturonico. Tut50 Agroindustria / Aprile 2002 Tabella 1 - Attività pectinolitica su piastra dei ceppi anaerobi isolati. Table 1 - Bacterial strains with pectinolytic activity on solid medium. Campione Letame Frammenti di canapa e lino macerati Liquido di macerazione di lino Liquido di macerazione di canapa TOTALE ti i ceppi pectinolitici isolati, aerobi e anaerobi, sono stati caratterizzati per l’attività di degradazione dell’acido poligalatturonico. L’attività enzimatica è stata misurata, con il metodo DNS (Miller, 1959), sul sopranatante delle colture fatte crescere in terreno massimo contenente 0.5% di pectina. Nel caso di ceppi anaerobi il saggio è stato eseguito dopo 3 giorni di crescita in anaerobiosi a 37°C, mentre, nel caso dei ceppi aerobi, dopo 2 giorni di crescita a 30°C in agitazione (250 rpm). Il ceppo tipo di collezione Clostridium felsineum DSM 794T è stato impiegato come controllo. Materiale vegetale. La canapa (Cannabis sativa L. cv Fibranova), cresciuta ad Anzola (Bologna), è stata raccolta una settimana circa dopo il punto medio di fioritura. La canapa verde è stata fatta seccare nel campo fino a che il contenuto di acqua ha raggiunto circa il 10% e quindi è stata ridotta in balle, queste sono state conservate al coperto e dopo un periodo di due mesi sono state aperte ed impiegate per gli esperimenti. Prove di laboratorio di macerazione. Per le prove di laboratorio sono state allestite vasche di plastica colme d’acqua. Una delle vasche non è stata inoculata con alcun ceppo (controllo). Sono state allestite vasche in cui sono state mantenute condizioni d’aerobiosi per tutto il processo, facendo gorgogliare acqua mediante una pompa (vasche areate), e vasche non areate. Ogni vasca è stata inoculata con spore di differenti ceppi (aerobi, anaerobi o in combinazione mista, aerobi e anaerobi) precedentemente selezionati per l’elevata attività pectinolitica. In ogni vasca sono stati introdotti quattro mazzi, ognuno di quattro steli, e sono stati prelevati dopo tempi di macerazione diversi (3, 6, 9 e 12 giorni). I fasci di fibre sono stati N° Ceppi isolati 41 128 22 85 Ceppi con attività 276 120 6 44 22 48 analizzati valutandone le proprietà morfologiche e fisiche. Analisi delle fibre. Dei campioni di fasci di fibre ottenuti dalle prove di macerazione in vasca sono stati valutati il colore, il grado di separazione e la sofficità. È stata determinata la finezza delle fibre valutata come rapporto peso/lunghezza. Analisi del 16S rDNA. Per l’analisi del 16S rDNA il DNA totale è stato estratto con il kit FastDNA (BIO 101) e il FastPrep Instrument da cellule cresciute su terreno solido. Il gene 16S rDNA è stato amplificato impiegando una coppia di primer universali (P0, GAG AGT TTG ATC CTG GCT CAG [posizione 7-27] e P6, CTA CGG CTA CCT TGT TAC GA [posizione 1514-1495]. La numerazione è riferita alla sequenza del 16S rDNA di Escherichia coli). L’avvenuta amplificazione di un prodotto delle dimensioni attese (di 1507 pb) è stata verificata mediante corsa elettroforetica su gel di agarosio. Per l’analisi ARDRA (Amplified Ribosomal DNA Restriction Analysis), il prodotto d’amplificazione così ottenuto è stato trattato, in reazioni enzimatiche singole, con i tre enzimi di restrizione Alu I, Rsa I e Hinf I. I profili ARDRA così ottenuti sono stati visualizzati mediante corsa elettroforetica su gel di agarosio al 2.5%. RISULTATI Isolamento di ceppi pectinolitici anaerobi. Da campioni di diversa provenienza sono stati selezionati 276 ceppi sporigeni anaerobi (Tab. 1). Mediante saggio enzimatico su piastra sono stati individuati 120 ceppi pectinolitici. È stata quindi misurata l’attività di degradazione dell’acido poligalatturonico di tutti i ceppi pectinolitici. L’attività è stata misurata sui sopranatanti di colture Tabella 2 - Attività di degradazione dell’acido poligalatturonico. I risultati sono espressi in U.I., definite come mmoli di gruppi riducenti (il prodotto finale della reazione) rilasciati in un minuto a 45°C per 1 ml di sopranatante. Le U.I. sono corrette per il peso umido delle colture. Table 2 - Polygalacturonic acid degrading activity. Results are expressed in I.U., defined as mmol of reducing groups (the reaction end product) produced after one minute at 45°C by 1 ml supernatant. I.U. are divided by the culture wet weight. N° di ceppi C. felsineum DSM 794 7 19 25 23 46 T Attività enzimatica -1 U.I. mg cellule 0.03 0.1 - 0.2 0.031 - 0.09 0.02 - 0.03 0.01 - 0.019 < 0.01 Tabella 3 - Risultati di prove di laboratorio di macerazione. L’acqua delle vasche è stata inoculata con spore di ceppi di Clostridium selezionati. Table 3 - Retting in laboratory tanks, supplemented with different Clostridium strains. Tipo di macerazione Temperatura dell’acqua (°C) Tempo di macerazione (giorni) Sofficità delle a fibre (S) Finezza delle -1 fibre (g m ) Colore delle fibre 20.2 6 5.0 0.030 Bianco argentato 20.1 6 5.0 0.037 20.2 12 4.0 0.062 L1-6 C1-6 a Controllo Analisi visiva (1-5). liquide cresciute a 37°C e in condizioni d’anaerobiosi, per tre giorni in terreno massimo contenente 0.5% di pectina. Indagini condotte su miscele enzimatiche di varie composizioni sembrano dimostrare come la capacità macerativa sia correlata con l’attività di degradazione della componente non metilata della pectina (Zhang et al., 2000). L’attività di degradazione dell’acido poligalatturonico potrebbe dunque fornire indicazioni sulle potenzialità macerative dei ceppi isolati. Questa analisi ha consentito di identificare 26 ceppi dotati di attività pectinolitica superiore al controllo, il ceppo tipo di collezione della specie C. felsineum DSM 794T (Tab. 2), (Mastromei et al., 2001). Prove di laboratorio di macerazione con inoculi di ceppi anaerobi. Sono state allestite prove preliminari di laboratorio di macerazione in acqua; all’inizio del processo, l’acqua di ognuna delle vasca è stata inoculata con uno dei ceppi anaerobi selezionati, dotati di attività pectinolitica superiore al controllo C. felsineum DSM 794T. Al termine della macerazione le fibre sono state separate dagli steli manualmente e sottoposte a determinazione delle proprietà morfologiche, e fisiche. Tra gli 11 ceppi batterici saggiati, due ceppi, L1-6 e C1-6, hanno fornito i migliori risultati. Nonostante la temperatura piuttosto bassa dell’acqua delle vasche (20°C), il grado ottimale di macerazione è stato ottenuto in soli 6 giorni, contro i 12 del controllo (Tab. 3). Nel caso degli altri ceppi analizzati il grado ottimale di macerazione veniva raggiunto in tempi superiori rispetto ai ceppi L1-6 e C1-6, ma sempre inferiori rispetto al controllo. Oltre a accelerare il processo, dimezzandone la durata, i due ceppi con capacità macerativa maggiore hanno prodotto una fibra di qualità superiore rispetto al Bianco argentato Grigio controllo, più soffice, più sottile e di colore chiaro (Tab. 3), (Di Candilo et al., 2000). Isolamento di ceppi pectinolitici aerobi. L’inoculo delle vasche con ceppi anaerobi selezionati consente di diminuire i tempi di macerazione e aumentare la qualità del prodotto. Tuttavia la germinazione delle spore dei ceppi anaerobi richiede l’istaurarsi di condizioni di anaerobiosi nel macero, che si realizzano solo dopo una fase di accrescimento di batteri aerobi. La selezione di ceppi aerobi, dotati di attività pectinolitica elevata, potrebbe permettere un ulteriore miglioramento e accelerazione del processo. L’impiego combinato di ceppi (aerobi e/o anaerobi), opportunamente selezionati, potrebbe permettere di ottenere un miglior controllo sul processo e una qualità della fibra più uniforme. Da campioni d’acqua di macerazione di canapa provenienti da maceri con diversa localizzazione geografica (Tab. 4) sono stati isolati un totale di 123 ceppi. Tra gli isolati sono stati individuati 25 ceppi pectinolitici, mediante saggio enzimatico su piastra. Per tutti i ceppi pectinolitici aerobi è stata misurata l’attività di degradazione dell’acido poligalatturonico sui sopranatanti di colture liquide cresciute per due giorni a 30°C in terreno massimo contenente 0.5% di pectina. Tra tutti i ceppi isolati il ceppo ROO-2A si è dimostrato quello dotato di attività pectinolitica maggiore. La determinazione della sequenza parziale del 16S rDNA ha permesso di attribuire il ceppo ROO-2A al genere Bacillus. Prove di laboratorio di macerazione di canapa con inoculi di ceppi aerobi ed anaerobi. Sono state allestite prove di laboratorio di macerazione in vasca in modo da confrontare quattro diverse condizioni di macerazione; all’inizio della macerazione sono state inoculate nell’acqua delle vasche spore di un ceppo anaerobio (L1-6 o C1-6) oppure di un ceppo aerobio (ROO-2A) e di un ceppo anaerobio (L1-6). Nella terza vasca sono state mantenute condizioni di areazione per tutto il processo e l’acqua della vasca è stata inoculata con spore del ceppo aerobio ROO-2A. Il controllo dell’esperimento è consistito in una vasca senza alcun inoculo in cui si è operata una macerazione tradizionale. Non è stato rivelata alcuna accelerazione della macerazione, rispetto alla vasca di controllo, quando il processo è stato effettuato in condizioni di areazione continua e inoculo di un ceppo aerobio. La fibra ottenuta è inoltre risultata scadente presentando, al termine del processo, una vistosa colorazione bruna. I migliori risultati sono stati ottenuti con l’inoculo combinato di un aerobio e di uno anaerobio; in queste condizioni il grado ottimale di macerazione è stato raggiunto dopo solo quattro giorni, contro i 12 del controllo o i 6 della vasca inoculata con il solo ceppo anaerobio. Caratterizzazione molecolare dei ceppi anaerobi pectinolitici. I 122 ceppi anaerobi pectinolitici isolati sono stati caratterizzati mediante ARDRA. L’ARDRA è una metodica rapida e riproducibile che consente la tipizzazione di ceppi batterici, ovvero permette di suddividere degli isolati batterici in più gruppi omogenei, che spesso corrispondono a specie batteriche (Vaneechoutte et al., 1992). L’analisi ARDRA con gli enzimi di restrizione Alu I, Rsa I e Hinf I ha consentito di suddividere i 120 isolati in 5 gruppi, ciascuno contenente isolati con lo stesso profilo con i tre enzimi (Fig. 1). Il gruppo ARDRA C è risultato essere il più popolato raccogliendo l’86% degli isolati. I 26 ceppi dotati di attività pectinolitica superiore al controllo (> 0.03 U.I. mg-1 di cellule) sono stati raggruppati in 3 gruppi ARDRA (Fig. 2). Tabella 4 - Ceppi aerobi isolati da acqua di maceri di diversa provenienza. Table 4 - Aerobic strains isolated from retting tank water from different areas. Provenienza N° Ceppi isolati Ceppi con attività pectinolitica Nadlac, Romania Nagylak, Ungheria 67 56 18 7 TOTALE 123 25 Figura 1 - Distribuzione dei ceppi pectinolitici nei gruppi ARDRA. Figure 1 - Distribution of the pectinolytic strains in the 5 ARDRA groups. Agroindustria / Aprile 2002 51 rispetto ad altre specie di Clostridium, di 6 ceppi pectinolitici rappresentativi dei 5 gruppi individuati con l’analisi ARDRA (Fig. 3). Figura 2 - Distribuzione nei gruppi ARDRA dei ceppi con attività pectinolitica superiore al controllo (C. felsineum DSM 794T). Figure 2 - Distribution of the strains with pectinolytic activity higher than C. felsineum DSM 794T in the ARDRA groups. È stata quindi determinata la sequenza nucleotidica del 16S rDNA di almeno un rappresentante di ciascun gruppo ARDRA. Nel caso del gruppo ARDRA A è stato sequenziato il 16S rDNA dei due ceppi, L1-6 e C1-6, impiegati nelle prove di macerazione in vasca, mentre nel caso del gruppo C è stata determinata la sequenza nucleotidica del 16S rDNA di 4 ceppi. Il risultato del confronto delle sequenze determinate con quelle depositate in banca dati ha permesso di ricostruire l’albero filogenetico che mostra la posizione, Figura 3 - Albero filogenetico basato sul confronto delle sequenze dei 16S rDNA che mostra la posizione rispetto ad altre specie di Clostridium di 5 ceppi pectinolitici rappresentativi dei 5 gruppi individuati con l’analisi ARDRA. Figure 3 - Phylogenetic tree of the 16S rRNA gene sequences of 5 pectinolytic strains representing the 5 ARDRA groups and of related species of Clostridium. 52 Agroindustria / Aprile 2002 DISCUSSIONE Per secoli la macerazione biologica in acqua della canapa è avvenuta ad opera di popolazioni microbiche naturali, presenti nel terreno e sulle piante. La macerazione è indubbiamente il passaggio che più limita la produzione di filato di canapa. Un’efficiente produzione su scala industriale richiede dunque un ammodernamento e un’ottimizzazione di questa fase, che consentano un aumento dell’efficienza produttiva e un maggior controllo sul processo. L’attività svolta ha riguardato l’isolamento e la caratterizzazione di ceppi batterici dotati d’attività pectinolitica elevata. Nella prima fase del lavoro la ricerca si è concentrata sui batteri del genere Clostridium che, almeno nella fase anaerobia del processo in acqua, rappresentano i principali agenti degradatori. Prove di laboratorio preliminari hanno dimostrato che l’impiego dei ceppi selezionati, dotati di elevata attività di degradazione dell’acido poligalatturonico, come inoculi dell’acqua di macerazione, rappresenta una valida strategia che ha consentito di diminuire i tempi di macerazione, rispetto al processo tradizionale, e di migliorare la qualità della fibra prodotta. L’attività di degradazione dell’acido poligalatturonico sembra dunque fornire valide indicazioni sulle potenzialità macerative degli isolati. Inoculando nelle vasche, all’inizio del processo, spore di un ceppo aerobio e di uno anaerobio selezionati si è riusciti ad accelerare ulteriormente il processo. Il grado ottimale di macerazione è stato raggiunto dopo solo quattro giorni, contro i 12 del controllo o i 6 della vasca inoculata con il solo ceppo anaerobio. Poiché la germinazione delle spore dei ceppi anaerobi richiede l’istaurarsi di condizioni di anossia nel macero, che si realizzano solo dopo una fase di accrescimento di batteri aerobi, possiamo ritenere che l’inoculo di due ceppi, uno aerobio ed uno anaerobio, velocizzi il processo rendendolo in entrambe le fasi indipendente dall’insediamento della popolazione di degradatori residente. In passato la comunità microbica che opera la macerazione microbiologica in acqua è stata caratterizzata esclusivamente sulla base di caratteri fenotipici. In questo modo erano state caratterizzate solo due specie di batteri degradatori anaerobi, C. felsineum e C. acetobutylicum. La caratterizzazione molecolare degli isolati pectinolitici anaerobi, condotta in questo lavoro, ha dimostrato come la comunità microbica anaerobia, che interviene nella macerazione in acqua della canapa, sia molto più complessa. L’analisi ARDRA ha permesso di suddividere i 120 isolati anaerobi in 5 gruppi ARDRA. L’86% degli isolati si colloca all’interno del gruppo ARDRA C, comprendente anche il 65% degli isolati con attività elevata. Le sequenze del 16S rDNA di ceppi appartenenti ad uno stesso gruppo presentano una similitudine del 99%, confermando l’elevato grado di relazione filogenetica tra ceppi di uno stesso ribotipo. Il sequenziamento del 16S rDNA di almeno un rappresentante di ciascun gruppo ha dimostrato che gli isolati, suddivisi in 5 gruppi ARDRA, appartengono ad almeno 4 diverse specie del genere Clostridium (Fig. 3). Sulla base dell’analisi della sequenza del 16S rDNA, gli isolati del gruppo C risultano filogeneticamente distanti dai ceppi tipo delle specie C. acetobutylicum e C. felsineum, precedentemente considerate le uniche specie anaerobie implicate nella macerazione in acqua. Questi isolati si collocano invece vicino al ceppo NCP 262, formalmente appartenente alla specie C. acetobutylicum, ma attualmente in corso di riclassificazione come specie distinta, C. saccharobutylicum (Keis et al., 1995). Gli isolati appartenenti ai gruppi ARDRA A e E sono filogeneticamente vicini alle specie C. acetobutylicum e C. felsineum, due specie che presentano una elevata relazione sulla base dell’analisi del marcatore 16S rDNA (Tamburini et al., 2001). Questi due gruppi sono composti per la maggior parte da isolati dotati di attività pectinolitica elevata. I due rappresentanti del gruppo ARDRA B, dotati di una bassa attività pectinolitica, sembrerebbero invece appartenere ad una nuova specie batterica. La sequenza del 16S rDNA di uno dei due ceppi mostra infatti una bassa similitudine con le sequenze presenti in banca dati. CONCLUSIONI L’impiego di tecniche di caratterizzazione dell’attività pectinolitica e d’identificazione molecolare della microflora che interviene nella macerazione in acqua della canapa si sono dimostrati validi strumenti per la messa a punto di strategie di miglioramento e di ottimizzazione del processo tradizionale. Prove preliminari di laboratorio, condotte impiegando ceppi selezionati hanno consentito una riduzione dei tempi di macerazione e di migliorare la qualità del prodotto finale. Le condizioni saggiate in laboratorio possono dunque rappresentare un punto di partenza per prove di macerazione su scala più ampia. BIBLIOGRAFIA Di Candilo, M., P. Ranalli, C. Bozzi, B. Focher e G. Mastromei, 2000. Preliminary results of tests facing with the controlled retting of hemp. Industrial Crops and Products 11, 197-203. Donaghy, J.A., P.N. Levett & R.W. Haylock, 1990. Changes in microbial populations during anaerobic flax retting. J. Appl. Microbiol 69, 634-641. Hugouvieux, N., G. Condemine, W. Nasser & S. Reverchon, 1996. Regulation of pectinolysis in Erwinia chrysanthemy. Annu. Rev. Microbiol 50, 213-257. Keis, S., Bennett, C. F., Ward, V. K. & Jones, D. T, 1995. Taxonomy and phylogeny of industrial solvent-producing Clostridia. Int J Syst Bacteriol 45, 693-705. Mastromei G., Perito B., Tamburini E., Polsinelli M., 2001. Selezione e caratterizzazione di ceppi batterici per il miglioramento del processo di macerazione della canapa. Industria della carta 3, 119-123. Miller, G.L, 1959. Use of dinitrosalicylic acid reagent for determination of reducing sugar. Anal. Chem 31, 426-428. Tamburini, E., S. Daly, U. Steiner, C. Vandini & G. Mastromei, 2001. Clostridium felsineum and Clostridium acetobutylicum are two distinct species phylogenetically closely related. Int J Syst Evol Microbiol 51, 963-966. Vaneechoutte, M., R. Rossau, P. De Vos, M. Gillis, D. Janssens, N. Paepe, A. De Rouck, T. Fiers, G. Claeys, & K. Kerster, 1992. Rapid identification of bacteria of the Comamonadaceae with amplified ribosomal DNA-restriction analysis (ARDRA). FEMS Microbiol. Lett. 93, 227-234. Zhang, J.,G. Henriksson & G. Johansson, 2000. Polygalacturonase is the key component in enzymatic retting of flax. J. Biotechnology 81, 85-89. Agroindustria / Aprile 2002 53 Effetto dello spargimento dei reflui della macerazione della canapa sulla comunità batterica del suolo e la produzione del grano Fabiani, F. Santomassimo, S. Landi, D. Lami, M. Di Candilo1, N. Miclaus Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo P.za D’Azeglio 30, Firenze 1 Istituto Sperimentale per le Colture Industriali Via Corticella 133, Bologna M. Castaldini, A. RIASSUNTO L’effetto delle acque di macerazione della canapa sulla microflora del suolo e sulle piante di parcelle sperimentali coltivate a grano è stato indagato mediante analisi molecolari ed agronomiche, per valutarne lo smaltimento eco-compatibile negli agroecosistemi. L’analisi molecolare indica che immediatamente dopo lo spargimento vi è una modesta modificazione della microflora, successivamente sovrastata dalla stagionalità. Inoltre, se da un lato non si riscontrano sostanziali differenze nella ricchezza delle specie, dall’altro si verifica un effetto più marcato sulla ricchezza relativa delle specie presenti, indicando una possibile azione a livello della funzionalità della comunità eubatterica tellurica. I dati biometrici non indicano un’influenza delle acque sui caratteri fenotipici e produttivi della pianta. Parole chiave: macerazione, acque reflue, canapa, eubatteri, rDNA, batteri ammonio ossidanti. ABSTRACT Effects of hemp retting water on the composition of soil bacterial community and on wheat yield The effect that the hemp retting water has on test plots was evaluated by means of molecular and agronomic analyses. The purpose was to consider the possibility of ecologically compatible disposal of these effluents in agricultural ecosystems, in the event of a revival of industrial hemp cultivation. Plots of wheat received 3 doses (0, 80 and 160 m3 ha-1 in 2000 and double doses in 2001) of the retting water. During the cultivation cycle, soil samples from the 0-20 cm layer were collected and analyzed molecularly (DNA extraction, DGGE analysis, phylogenetic analysis of patterns and specific detection by hybridization) for the presence of eubacterial and autotrophic ammonia oxidizing communities. The agronomic analyses examined the biometric and productive characteristics at harvesting: plant density and height, the number of kernels per spike, seed weight, and grain production. Molecular analysis showed that a slight modification in the microflora occurred as soon as the water was spread. During the vegetative cycle this fluctuation of the microflora disappeared and the DGGE profiles of different trials were not very different in May and July both in 2000 and 2001, indicating a major seasonal influence. Moreover, none of the main bands of the DGGE profiles of the hemp retting water spread were retrieved in the soil profiles, even immediately after spreading. The UPGMA analysis of the profiles, however, showed a more general effect on the evenness than on the richness of the soil’s eubacterial population, probably related to some shifts in the functional diversity of this soil community, due to the input of particular organic substances present in retting water. The DGGE investigation of the ammonia oxidizing bacterial community indicated that Nitrosospira was the most represented genus in soil. The biometric and productive data do not indicate that the water affected the plants’ phenotypic and productive characteristics. Key words: retting, soil bacterial, rDNA, DGGE, UPGMA, ammonia oxidizers, wheat production. INTRODUZIONE In questi ultimi anni si è assistito ad un rinnovato e crescente interesse per la coltivazione della canapa. Di conseguenza, anche lo smaltimento delle acque, derivanti dal processo microbiologico che separa le fibre dagli steli e ne garantisce la migliore qualità ai fini tessili (Di Candilo et al., 2000), necessita Autore corrispondente: Miclaus N. Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo, Piazza M. D’Azeglio, 30 - 50121 Firenze, Italia - Tel. (055) 2491249 - Fax (055) 241485. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. 54 Agroindustria / Aprile 2002 di valutazione dell’impatto ambientale. Le acque residue della macerazione potrebbero essere sparse sui suoli agricoli immediatamente o dopo un periodo di lagunaggio, come accade per gli effluenti della produzione dell’olio d’oliva. Scarsi sono i dati disponibili riguardo agli effetti che le acque di macerazione della canapa possono produrre sulle piante e sulle comunità batteriche del suolo e sui loro meccanismi di resilienza, i quali a vari livelli agiscono da tampone nei confronti dei diversi input che raggiungono gli agroecosistemi. Dati analoghi, relativi alla macerazione del lino, indicano che le acque di macerazione contengono una varia microflora batterica che si sviluppa naturalmente e i cui principali generi sono Clostridium, Achromobacter, Pseudomonas, Bacillus, Cellulomonas, Lactobacillus e Flavobacterium. Questi batteri agiscono sia attraverso un’azione pectinolitica sia contribuendo alla formazione di vari acidi organici quali l’acido acetico, propionico, lattico e butirrico, che abbassano il pH delle acque (Donaghy et al., 1990). Per valutare, su parcelle coltivate a grano, l’effetto dello spargimento delle acque di macerazione, lagunate per sei mesi nel primo anno e sparse immediatamente dopo la macerazione il secondo anno, sono state utilizzate da un lato le tecniche molecolari basate sugli acidi nucleici per quanto riguarda il monitoraggio delle comunità batteriche e dall’altro la valutazione delle caratteristiche biometriche e dei dati produttivi per determinare l’effetto sulla coltivazione. Le metodiche molecolari adottate prevedevano l’estrazione diretta del DNA dal suolo e la successiva amplificazione selettiva del 16S rDNA, molecola ampiamente utilizzata per lo studio delle comunità batteriche ambientali (Amann et al., 1995; Tiedje et al., 1999; van Elsas et al., 1998), perché consente uno studio svincolato dalla necessità di coltivazione dei batteri ed è per questo in grado di prendere in considerazione un più ampio numero di specie batteriche. In particolare, l’analisi DGGE (Denaturing Gradient Gel Electrophoresis) (Muyzer et al., 1998) eseguita sulla regione V6-V8 del 16S rDNA eubatterico fornisce profili elettroforetici che sono da intendere come una vera e propria impronta molecolare della comunità eubatterica totale presente nel suolo, come pure di specifiche comunità di particolare interesse ecologico. L’analisi statistica UPGMA (Unweighted Pair Grouping with Mathematical Averages) dei profili consente, successivamente, di mettere in evidenza le variazioni a carico del numero di specie (richness) e della distribuzione relativa delle specie presenti (evenness). MATERIALI E METODI Campionamenti. La prova sperimentale è stata condotta ad Anzola (Bologna) presso l’azienda Cà Rossa dell’I.S.C.I. su un suolo classificato come typic Udifluvent (Soil Survey Staff, 1996) caratterizzato da un clima temperato e da precipitazioni di 618 mm annui (media ventennale). La prova consisteva di parcelle coltivate a grano (cv. Serio), irrigate con tre differenti volumi di acque di Tabella 1 - Composizione delle acque di macerazione (anno 2000). Table 1 - Hemp retting water composition (year 2000). Composizione delle acque di macerazione Azoto come N Sostanza organica Fosforo come P Potassio come K Cloro come Cl -1 23.8 mg l -1 2150 mg l -1 6.91 mg l -1 118 mg l -1 64.0 mg l macerazione (C: 0, D1: 80 e D2 160 m3 ha-1 nell’anno 2000 e volumi doppi nell’anno 2001); è stato adottato un modello a blocchi randomizzati con quattro ripetizioni su parcelle di 25 m2. Le acque sono state distribuite a marzo nel 2000 e ad aprile e ottobre nel 2001. Esse provengono dalla macerazione per sette giorni di 2.5 q di steli in un bacino contenente 9 m3 di acqua. La composizione delle acque sparse nel 2000 è mostrata nella tabella 1. Le pratiche agricole prevedevano nel 2000 la fertilizzazione minerale con 160 kg ha-1 di P2O5 più 100 kg ha-1 di N in forma ammoniacale e 78 kg ha -1 di N come NH4NO3 rispettivamente all’impianto e durante il ciclo di coltivazione; nel 2001 la fertilizzazione minerale con 400 kg ha-1 di Figura 1 - Analisi DGGE della regione V6-V8 del 16S rDNA della comunità batterica del suolo e delle acque di macerazione dei campioni raccolti nel 2000. 1→3: C, D1, D2 suolo campionato in febbraio; 4→6: C, D1, D2 in marzo; 7→9: C, D1, D2 suolo campionato in maggio; 10→12: C, D1, D2 suolo campionato in luglio; I acque raccolte nel 1999; II acque raccolte nel 2000. Figure 1 - DGGE analysis of 16S rDNA V6-V8 region of soil and hemp retting water bacterial community. 1→3: C, D1, D2 soil sampled in February 2000; 4→6: C, D1, D2 soil sampled in March 2000; 7→9: C, D1, D2 soil sampled in May 2000; 10→12: C, D1, D2 soil sampled in July 2000; I hemp retting water collected in 1999; II hemp retting water collected in 2000. Ca(H2PO4)2·H2O (perfosfato triplo) all’aratura più 130 kg ha-1 di N come NH4NO3 in due interventi in copertura. Il trattamento con erbicidi è stato eseguito nel 2000 applicando 5 l ha-1 di INEX (pendimethalin + linuron) prima della semina e 3 l ha-1 di ARIANE (fluroxipir, clopiralid e MCPA) dopo l’accestimento, nel 2001 applicando solamente INEX in pre-emergenza. I campioni di suolo sono stati raccolti nei mesi di febbraio, marzo, maggio e luglio nel 2000 e nei mesi di marzo, maggio, luglio, ottobre e novembre nel 2001 ad una profondità di 15-20 cm. La composizione del suolo è mostrata nella tabella 2. Il suolo è stato vagliato a 2 mm e conservato al buio a -20° C fino al momento dell’analisi. Analisi molecolari. Estrazione del DNA. Il DNA è stato estratto direttamente utilizzando il FastDNA Spin kit per il suolo (QBIOGENE). Amplificazione dell’rDNA eubatterico. L’rDNA 16S per gli esperimenti di ibridazione è stato ottenuto amplificando in triplo il DNA direttamente estratto dal suolo mediante i primer eubatterici universali p0f/ p6r (Lane, 1991) nelle condizioni descritte da (Castaldini et al. 1998a). Il 16S rDNA per l’analisi DGGE della regione V6-V8 è stato amplificato in triplo con i primer e nelle condizioni descritte da (Felske et al., 1998a). I tre amplificati sono stati riuniti in un unico pool per l’analisi DGGE. Amplificazione dell’rDNA dei batteri ammonio ossidanti autotrofi. Il 16S rDNA per l’analisi DGGE è stato amplificato in triplo con i primer e nelle condizioni descritte da (Kowalchuk et al, 1997). Analisi DGGE della comunità eubatterica e ammonio ossidante autotrofa. L’analisi della regione V6-V8 per gli eubatteri è stata svolta utilizzando il BIORAD D-gene system su gel di poliacrilammide al 6% (acrilammide/bis 37.5:1) con urea 7M e formammide 40% come denaturanti ed un gradiente da 42 al 58%. Il gel è stato fatto correre in 1 x TAE a 75 V per 16 ore alla temperatura di 60° C e colorato con SYBR® Green I. L’analisi DGGE del 16S degli ammonio ossidanti è stata svolta su gel di poliacrilammide al 8% (acrilammide/bis 37.5:1) con urea 7M e formammide 40% come denaturanti ed un gradiente da 46 al 54%. Il gel è stato fatto correre in 0.5 x TAE a 75 V per 17 ore alla temperatura di 55° C. e colorato con SYBR® Green I. Ibridazione mediante Slot-blot del rDNA. È stata utilizzata una sonda generale per gli eubatteri marcata con digoxigenina nelle condizioni di ibridazione descritte da (Manz et al., 1992). La densità ottica riportata nei grafici è stata valutata con il sistema BioImage nel 2000 e con il Quantity One Software (BIORAD) nel 2001. Dendogrammi di similarità dei pattern DGGE. È stato utilizzato il Dice coefficient valutando la posizione delle bande con e Figura 2 - Dendrogrammi derivanti dai profili dell’analisi DGGE dei campioni di suolo raccolti nel 2000. La similarità dei profili è stata calcolata utilizzando il Dice Coefficient e raggruppando i dati con l’analisi UPGMA escludendo (A) o considerando l’intensità delle bande (B). 1→3: C, D1, D2 suolo campionato in febbraio; 4→6: C, D1, D2 in marzo; 7→9: C, D1, D2 suolo campionato in maggio; 10→12: C, D1, D2 suolo campionato in luglio. Figure 2 - Dendrogram structures of DGGE pattern comparisons. Through the use of Diversity Database Software, the similarity of patterns was calculated using the Dice coefficient without (A) and with (B) weighting of band intensities. Unweighted Pair Grouping with Mathematical Average was used for clustering. 1→3: C, D1, D2 soil sampled in February 2000; 4→6: C, D1, D2 soil sampled in March 2000; 7→9: C, D1, D2 soil sampled in May 2000; 10→12: C, D1, D2 soil sampled in July 2000. Agroindustria / Aprile 2002 55 Tabella 2 - Composizione del suolo. Table 2 - Soil composition. Composizione del Suolo Sabbia Limo Argilla Sostanza organica Azoto come N Ca CO3 PH 23 % 44 % 33 % 1.60 % 1.2 % 15.0 % 7.95 Analisi molecolare. I anno. Lo studio della comunità eubatterica del suolo mediante l’analisi DGGE della regione V6-V8 del 16S rDNA non ha mostrato sostanziali variazioni nella struttura complessiva della microflora per effetto dello spargimento delle acque di macerazione (Fig. 1). Solo immediatamente dopo lo spargimento si evidenziano alcune bande caratteristiche, che scompaiono successivamente, indicando una modificazione momentanea della comunità indotta dal trattamento. Inoltre, anche la stagionalità influisce sulla comunità, special- Controllo senza la pesatura dell’intensità delle stesse e elaborando i dati in cluster con UPGMA secondo il Diversity Database Software (BIORAD). Determinazioni biometriche e produttive delle piante. Si sono determinate le seguenti caratteristiche biometriche e produttive all’epoca della raccolta (luglio 2000 e 2001): densità delle piante per m2, altezza delle piante (media di 100 piante parcella-1), numero di cariossidi per spiga (media di cento spighe per parcella), peso di 1000 semi e produzione di granella ha-1. RISULTATI E DISCUSSIONE 56 Agroindustria / Aprile 2002 Dose 1 Dose 2 0,45 O D 0,3 0,15 0 Febbraio Marzo Maggio Luglio Figure 3 - Valori di densità ottica dei segnali di ibridazione del 16S rDNA amplificato della comunità eubatterica del suolo del 2000 con la sonda universale per gli eubatteri, Eub 338. Figure 3 - Optical density values of 16S rDNA of 2000 soil bacterial community hybridization with eubacterial specific probe Eub 338. A Figura 4 - Analisi DGGE della regione V6-V8 del 16S rDNA della comunità batterica del suolo e delle acque di macerazione dei campioni raccolti nel 2001. 1→3: C, D1, D2 suolo campionato in marzo; 4→6: C, D1, D2 in maggio; 7→9: C, D1, D2 suolo campionato in luglio; 10→12: C, D1, D2 suolo campionato in ottobre; 13→15: C, D1, D2 suolo campionato in novembre; I acque raccolte a luglio; II acque raccolte ad ottobre. Figure 4 - DGGE analysis of 16S rDNA V6-V8 region of soil and hemp retting water bacterial community. 1→3: C, D1, D2 soil sampled in March 2001; 4→6: C, D1, D2 soil sampled in May 2001; 7→9: C, D1, D2 soil sampled in July 2001; 10→12: C, D1, D2 soil sampled in October 2001; 13→15: C, D1, D2 soil sampled in November 2001; I Hemp retting water collected in July 2001; II hemp retting water collected in October 2001. mente a livello della distribuzione relativa delle singole specie (evenness), perché si riscontra una diversa intensità delle bande presenti sia nelle parcelle trattate sia nel controllo. L’analisi filogenetica dei profili ottenuti basata solo sul n° di bande (richness), indica una sostanziale omogeneità dei campioni (Fig. 2A); infatti il valore 0.90 come indice di similarità determina i due raggruppamenti principali dei campioni. È da notare l’alto grado di similarità (95-97%) delle parcelle di Febbraio prima del trattamento e del controllo di Marzo (rispettivamente cam- B Figura 5 - Dendrogrammi derivanti dai profili dell’analisi DGGE dei campioni di suolo raccolti nel 2001. La similarità dei profili è stata calcolata utilizzando il Dice Coefficient e raggruppando i dati con l’analisi UPGMA escludendo (A) o considerando l’intensità delle bande (B). 1→3: C, D1, D2 suolo campionato in marzo; 4→6: C, D1, D2 in maggio; 7→9: C, D1, D2 suolo campionato in luglio; 10→12: C, D1, D2 suolo campionato in ottobre; 13→15: C, D1, D2 suolo campionato in novembre. Figure 5 - Dendrogram structures of DGGE patterns comparisons. Through the use of Diversity Database Software, the similarity of patterns was calculated using the Dice coefficient without (A) and with (B) weighting of band intensities. Unweighted Pair Grouping with Mathematical Average was used for clustering. 1→3: C, D1, D2 soil sampled in March 2001; 4→6: C, D1, D2 soil sampled in May 2001; 7→9: C, D1, D2 soil sampled in July 2001; 10→12: C, D1, D2 soil sampled in October 2001; 13→15: C, D1, D2 soil sampled in November 2001. Tabella 3 - Dati biometrici e produttivi della coltivazione di grano (anno 2000). I valori della stessa colonna contrassegnati dalla stessa lettera non presentano si differenziano significativamente per P≤0.05 (test di Duncan). Table 3 - Wheat biometric and production data (year 2000). Means with the same letters are not significantly different P≤0.05 (Duncan test). Trattamenti Anno 2000 Piante m (n°) -2 Altezza piante (cm) Peso di Cariossidi Produzione 3 10 semi per spiga di granella -1 (g) (n°) (t ha ) Controllo 752 a 63.9 a 40.0 a 32.4 a 6.51 a Dose 1 758 a 65.0 a 39.0 a 33.1 a 6.56 a Dose 2 755 a 66.3 a 40.2 a 32.6 a 6.57 a Dose 1 Dose 2 Controllo 1600 1400 1200 1000 O 800 D 600 400 200 0 Marzo Maggio Luglio Ottobre Novembre Figura 6 - Valori di densità ottica dei segnali di ibridazione del 16S rDNA amplificato della comunità eubatterica del suolo del 2001 con la sonda universale per gli eubatteri Eub 338. Figure 6 - Optical density values of 16S rDNA of 2001 soil bacterial community hybridization with eubacterial specific probe Eub 338. pioni 1, 2, 3 e 4), parcelle non trattate con le acque e sostanzialmente omogenee rispetto all’epoca di campionamento. Anche il livello di dose sparsa non sembra incidere in maniera marcata sulla biodiversità eubatterica (94% di similarità dei campioni 5 e 6 con quelli precedenti). Verosimilmente, proprio la stagionalità incide in maniera più netta per le parcelle soggette a spargimento (87-90% di similarità tra il gruppo di campioni dal n° 8 al 12 con i 7 precedenti), mentre per il controllo non è possibile ricondurre ad una ipotesi definita l’andamento dei pattern. Il dendrogramma compren- dente anche l’intensità delle singole bande (Fig. 2B) indica un minor grado di similarità tra i vari campioni, specialmente per le tesi trattate con la dose doppia rispetto alla dose singola e al controllo. Le possibili variazioni indotte dallo spargimento delle acque sulla microflora eubatterica sono state indagate con la sonda universale Eub 338 specifica per gli eubatteri. La sonda non ha indicato una variazione della microflora immediatamente dopo il trattamento, mentre un possibile effetto delle acque sembra emergere dai dati del campionamento di maggio (Fig. 3). Tabella 4 - Dati biometrici e produttivi della coltivazione di grano (anno 2001). I valori della stessa colonna contrassegnati dalla stessa lettera non presentano si differenziano significativamente per P≤0.05 (test di Duncan). Table 4 - Wheat biometric and production data (year 2001). Means with the same letters are not significantly different P≤0.05 (Duncan test). Trattamenti anno 2001 Piante m (n°) -2 Controllo 669 a Altezza piante (cm) 65.8 a Peso di 3 10 semi (g) 38.4 a Cariossidi Produzione per spiga di granella -1 (n°) (t ha ) 28.9 a 4.3 a Dose 1 683 a 63.3 a 41.8 a 26.9 a 4.6 a Dose 2 607 a 68.6 a 37.9 a 30.1 a 4.6 a II anno. L’analisi DGGE della regione V6-V8 dell’rDNA non mette in evidenza differenze tra le varie parcelle per quanto riguarda il numero delle specie presenti (Fig. 4). Il grado di diversità tra le parcelle basato sull’analisi UPGMA (Fig. 5A) indica in questo caso un certo effetto della stagionalità e delle lavorazioni di preparazione per le colture successive, con i campioni di ottobre e novembre raggruppati tra loro rispetto agli altri (90% di similitudine tra i campioni 10-15 e gli altri). L’analisi UPGMA comprendente anche l’intensità delle bande, mette in luce anche nel secondo anno un minor grado di similarità tra i vari campioni (Fig. 5B), e una certa particolarità di quelli che hanno ricevuto una dose doppia (n° 6 e 9) che per il 2001 è stata pari a 4 volte la dose iniziale unitaria; ciò indica probabilmente un effetto soglia della dose da poter spargere. Le acque di macerazione, d’altro canto, presentano pattern molto diversi in relazione alla durata di stoccaggio, e comunque entrambe hanno profili di bande diversi rispetto a quelli del suolo, e non sembrano in grado di modificarne la comunità eubatterica in maniera diretta. L’ibridazione con la sonda per gli eubatteri (Fig. 6) non mette in evidenza una definita azione delle acque sulla microflora nel suo complesso, indicando che le modificazioni a carico delle singole popolazioni mantengono costante il numero complessivo della microflora eubatterica. Per quanto riguarda la popolazione ammonio ossidante autotrofa, lo studio effettuato il II anno con la tecnica DGGE (Fig. 7) non indica differenze significative nella comunità in seguito alla somministrazione delle acque; anche con questa tecnica emerge chiaramente che il genere più rappresentato nel suolo è Nitrosospira, e nemmeno l’apporto di ammonio ossidanti diversi, presenti nelle acque, riesce ad influenzarne la presenza. Dati biometrici e produttivi. Le caratteristiche biometriche e produttive della coltura, indicate nelle tabelle 3 e 4, non mostrano differenze significative per effetto dello spargimento delle acque (P≤0.05) (test di Duncan) per i singoli anni considerati. La variazione di produzione tra i due anni (circa 20 q ha-1) è al momento imputabile agli effetti dell’andamento climatico del 2001, come evidenziato dalla generale diminuzione della produzione nelle zone circostanti. CONCLUSIONI Dalla analisi DGGE e la successiva elaborazione UPGMA emerge che, dopo lo spargimento delle acque di macerazione della canapa sul suolo, avvengono delle modificazioni a carico della comunità eubatterica del suolo che si possono definire temporanee e che riguardano non tanto il numero delle specie maggiormente presenti, quanto la loro distribuzione relativa. D’alAgroindustria / Aprile 2002 57 Figura 7 - Analisi DGGE del 16S rDNA della comunità batterica ammonio ossidante autotrofa del suolo e delle acque di macerazione dei campioni raccolti nel 2001. 1→3: C, D1, D2 suolo campionato in marzo; 4→6: C, D1, D2 in maggio; 7→9: C, D1, D2 suolo campionato in luglio; 10→12: C, D1, D2 suolo campionato in ottobre; 13→15: C, D1, D2 suolo campionato in novembre; I acque raccolte a luglio; II acque raccolte ad ottobre; Nm: Nitrosomonas europaea; Nl: Nitrosospira multiformis. Figure 7 - DGGE analysis of 16S rDNA of soil and hemp retting water ammonia oxidizers bacterial community. 1→3: C, D1, D2 soil sampled in March 2001; 4→6: C, D1, D2 soil sampled in May 2001; 7→9: C, D1, D2 soil sampled in July 2001; 10→12: C, D1, D2 soil sampled in October 2001; 13→15: C, D1, D2 soil sampled in November 2001; I hemp retting water collected in July 2001; II hemp retting water collected in October 2001; Nm: Nitrosomonas europaea; Nl: Nitrosospira multiformis. tronde, è possibile che variazioni nel numero delle specie della comunità batterica, nell’ambito dei suoli trattati, siano a carico delle popolazioni meno rappresentate, che pertanto potrebbero essere penalizzate nel processo di amplificazione di una miscela molto eterogenea di DNA quale quella estratta dal suolo (Felske et al.,1998b). Anche le variazioni a carico della microflora messe in luce con la sonda generale per gli eubatteri non sembrano in correlazione con la dose specifica somministrata, e sono più spiegabili come risposta ai fattori climatici e stagionali. La popolazione ammonio ossidante autotrofa, presa in esame come importante indicatore ambientale (Ceccherini et al., 1998) non è influenzata nella sua composizione dal refluo versato. Infine anche i parametri morfo-biometrici e produttivi presi in considerazione mostrano un andamento legato verosimilmente all’andamento climatico e/o agli interventi di conduzione. A tal proposito, l’ipotesi che l’apporto delle acque, dato il loro modesto contenuto di carbonio organico, potesse svol- 58 Agroindustria / Aprile 2002 gere una azione positiva sulla produzione incrementando la dose sparsa (Castaldini et al., 2002) non sembra suffragato dai dati produttivi del 2° anno. BIBLIOGRAFIA Amann R.I., Ludwig W., Schleifer K.H., 1995. Phylogenetic identification and in situ detection of individual microbial cells without cultivation. Microbiol. Rev. 59, 143169. Campbell K.D., East A.K., Thompson D.E., Collins M.D., 1993. Studies on the large subunit ribosomal RNA genes and intergenic spacer regions of non-proteolytic Clostridium botulinum types B, E and F. Res. Microbiol. 144, 171-180. Castaldini M., Ceccherini M.T., Bazzicalupo M. and Miclaus N., 1998. Direct molecular fingerprinting of soil bacterial communities in different Italian soils. In: Atti del Convegno: Joint Meeting WG of Cost Action 831”Biotechnology of Soil: Monitoring, Conservation and Remediation”, Roma 10-11 Decembre 1998, pp. 186-193. Castaldini M., Fabiani A., Santomassimo F., Di Candilo M. and Miclaus N., 2002. Effects of hemp retting water on the composition of soil bacterial community and on wheat yield. Ital. Journal Agron. In press. Ceccherini M.T., Castaldini M., Piovanelli C., Hastings R.C., McCarthy A.J., Bazzicalupo M., Miclaus N., 1998. 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Kennedy 17- 42100 Reggio Emilia RIASSUNTO Su due varietà di canapa destinate al settore tessile, Carmagnola (dioica), tradizionale cultivar italiana da fibra e Fedora (monoica), di origine francese, è stato condotto uno studio istologico e strutturale delle fibre, rispettivamente contenute nel fusto integro e nello stigliato. L’analisi istoanatomica ha consentito una precisa caratterizzazione delle due varietà relativamente alle dimensioni dei fascetti di fibre primarie, al gradiente di maturazione delle stesse lungo il fusto, alla produzione di fibre secondarie. Comparativamente, nella cv Carmagnola i fascetti appaiono meglio individuati, a contorno più regolare e significativamente più sottili in ogni segmento di fusto considerato; a parità di età delle piante e di distanza dalla base, in questa stessa cultivar la maturazione delle fibre risulta più omogenea e la quantità di fibre secondarie è globalmente inferiore. L’analisi composizionale e strutturale ha mostrato contenuto di lignina analogo nelle due varietà e una struttura meno ordinata della cellulosa nella varietà Fedora. Parole chiave: Cannabis sativa L., cv Carmagnola, cv Fedora, fibra tessile, analisi istologica, cellulosa, analisi composizionale, analisi NMR. ABSTRACT Structural and histological characterisation of hemp (Cannabis sativa L.) fibers Histo-anatomical, compositional and solid-state NMR analysis were carried out on primary bast fibres of dioecious hemp variety Carmagnola and monoecious Fedora one, to comparatively define the main quality traits related to their textile use. Field grown plants in the vegetative stage were harvested at week 14 after sowing. The plant density was approximately 120 plants m-2. The plant height averaged 230 cm in cv Carmagnola and 165 cm in cv Fedora. Microscopical observations and image analysis were carried out on stem cross-sections at 50, 100 and 150 cm above ground. Compositional and structural analysis were performed in toto on primary fibres manually extracted from stem segments up to 150 cm above ground. The two cultivars showed significant differences in the size of fibre bundles, in fibre ripeness degree and in the proportion of secondary fibres in every stem segment examined. In cv Fedora the primary fibre bundles appeared consistent, irregularly defined and frequently interconnected, whereas in cv Carmagnola they were thinner and regularly spaced. The fibre maturity index, defined by cell-wall/cell-lumen ratio (P/L), was high in cv Fedora up to 100 cm above ground and very low in the upper third of the stem. The fibre ripeness degree in cv Carmagnola was lower than in cv Fedora up to 100 cm height; nevertheless, the primary fibres appeared well differentiated up to 150 cm above ground, with constant values of maturity index. Differences in secondary fibre production were also observed, related to the different growth pattern of the two cultivars. The proportion of secondary fibres in stem cross-sections at 50 cm above ground averaged 25% of total bast area in cv Carmagnola and 28% in cv Fedora plants; at 100 cm secondary bast fibres were observed only in cv Fedora. On the whole, histo-anatomical conditions consistent with textile uses were observed up to 150 cm above ground in cv Carmagnola and up to 100 cm in cv Fedora, at parity of plant age. Chemical composition of primary fibres was substantially similar, the only significant difference being the higher amount of extractive components recorded in cv Fedora. On the other hand, the NMR spectra pointed out a fairly lower intensity signal of lignin in cv Fedora, together with a partial reduction in the pentosane signals. Moreover, the NMR spectrum recorded for cv Carmagnola fibres showed the cellulose profile typically found in primary fibres of herbaceous plants, with a C-4 related crystallinity degree near to 50%. In the cv Fedora NMR spectrum, the band width of the C-4 and C-6 peaks prevents the determination of the crystalline phase, due to the greater amount of more disordered cellulose. Key words: Cannabis sativa L., cv Carmagnola, cv Fedora, fiber hemp, histology, cellulose, fibre composition, NMR analysis. Autore corrispondente: Medeghini Bonatti P. Dipartimento di Scienze Agrarie – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Via Kennedy 17, 42100 Reggio Emilia, Italia Tel. (0522) 383232 - Fax (0522) 304217 E-mail: [email protected]. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. INTRODUZIONE L’impiego di colture agricole per usi industriali si pone come strategia di diversificazione produttiva in una situazione prospettica caratterizzata dalla riduzione delle risorse finanziarie disponibili per il sostegno dell’agricoltura e dall’imponente disavanzo della bilancia commerciale delle materie prime fibrose della maggior parte dei paesi dell’UE. Non è tuttavia sufficiente produrre materiale fibroso in quantità industriali per essere certi dell’accettazione del mercato; impatto ambientale e qualità sono i fattori che condizionano l’impiego di qualsiasi materia prima. Definire la qualità di una fibra cellulosica vegetale in termini del tutto oggettivi è un compito estremamente arduo sia per la variabilità intrinseca dei prodotti naturali sia per la molteplicità dei settori d’impiego. In linea di principio, al momento dell’acquisto i parametri di riferimento del prezzo sono: il contenuto di fibra lunga nello stelo, la resistenza dei fascetti fibrosi, la finezza della fibra tecnologica. Detti parametri sono generalmente valutati manualmente dall’acquirente al momento stesso dell’acquisto e, solo nei casi dubbi, confermati in laboratorio su piccolissime campionature. Il passaggio da criteri soggettivi a criteri oggettivi basati su parametri morfologici e strutturali richiede in ogni caso un approfondimento della conoscenza della materia prima fibrosa. Vari caratteri isto-anatomici del fusto di canapa sono correlabili a caratteristiche tecnologiche delle fibre quali elasticità, resistenza e finezza (Sankari, 2000). Ai fini della destinazione d’uso e della lavorazione, può rivestire notevole interesse definire sia la consistenza dei singoli fascetti, cioè il numero di fibre di cui sono composti, sia la quantità di altri tessuti ad essi associati, che possono restare a far parte dello stigliato come impurezze. Un ulteriore elemento significativo è il grado di maturazione e lignificazione della parete delle singole fibre, che risulta correlato a vari fattori (Horkay and Bócsa, 1996; Mediavilla, Leupin and Keller, 2001; Keller et al., 2001; Sankari, 2000): sesso della pianta, stadio di sviluppo, età del tessuto. Una consistente presenza di lignina può influire direttamente sul grado di rigidità e fragilità della fibra; peraltro, una scarsa lignificazione è propria di fibre non mature. Infine, è da considerare che l’accrescimento in diametro del fusto comporta, parallelamente alla formazione della massa legnosa, la produzione di fibre floematiche secondarie, molto lignificate e di lunghezza e diametro molto ridotti (fibre corte): un’abbondante presenza di fibre secondarie nello stigliato incide negativamente sulla qualità (Mediavilla, Leupin and Keller, 2001). Lo scopo della presente ricerca è la caratterizzazione istologica delle fibre nel fusto integro, unitamente all’analisi composizionale Agroindustria / Aprile 2002 59 Tabella 1 - Consistenza dei fascetti di fibre primarie a 100 cm di altezza nel fusto delle cultivar Carmagnola e Fedora, a 14 settimane dalla semina. Table1 - Primary fibre strand consistency in cv Carmagnola and Fedora stems, 100 cm above ground, at week 14 after sowing. n° medio di fibre per fascetto Carmagnola range 27.6 costolature 39.6 12 - 66 tra costolature 18.6 11 - 31 Fedora 57.6 costolature 71 30 - 91 tra costolature 46 36 - 63 e strutturale delle componenti polimeriche delle fibre nello stigliato. Questo lavoro riporta una prima serie di osservazioni utili a definire comparativamente due varietà destinate al settore tessile: Carmagnola, dioica, tradizionale varietà da fibra italiana, e Fedora, monoica, di origine francese. Tabella 2 - Indice di maturazione delle fibre primarie (P/L) a diverse altezze nel fusto delle cv Carmagnola e Fedora, a 14 settimane dalla semina. Table 2 - Primary fibres maturity index (P/L) along the stem of cv Carmagnola and cv Fedora, at week 14 after sowing. 50 cm 100 cm 150 cm Carmagnola 0.69 0.56 0.54 Fedora 0.84 0.66 0.22 Figura 1 - Porzione di fusto di C. sativa cv Carmagnola in sezione trasversale, a 100 cm dalla base, 14 settimane dopo la semina (x 70). Figure 1 - A cross-section of C. sativa cv Carmagnola stem, 100 cm above ground, at week 14 after sowing (x 70). 60 Agroindustria / Aprile 2002 MATERIALI E METODI Campionamento e conservazione. I campioni sono stati ottenuti nell’estate 2000 da piante cresciute in campo a densità di 120 m-2 e distanza tra file di 20 cm. Le condizioni colturali hanno previsto concimazione azotata e fosfatica in ragione di 150 kg ha-1 e nessun trattamento di diserbo. All’epoca del prelievo (inizio luglio, 14 settimane dalla semina) gli individui prescelti per l’analisi non presentavano segni evidenti di avvio della fioritura, benché la maggior parte delle piante della cv Fedora avesse raggiunto questo stadio; l’altezza media era di 230 cm per la cv Carmagnola e di 165 cm per la cv Fedora. Segmenti di fusto di tre piante per ogni cultivar, dalla base a 150 cm di altezza, conservati a –80 °C, sono stati destinati alle analisi composizionali e strutturali. Per le analisi isto-anatomiche, frammenti di circa 2 cm di lunghezza sono stati prelevati dalle stesse piante a distanza di 50, 100, 150 cm dalla base e opportunamente trattatati per le osservazioni microscopiche. Microscopia. I campioni di fusto sono sta- Figura 2 - Sezione trasversale del fusto di C. sativa cv Fedora, a 100 cm dalla base, 14 settimane dopo la semina (x 70). Figure 2 - Cross-section of C. sativa cv Fedora stem, 100 cm above ground, at week 14 after sowing (x 70). ti fissati per almeno 24 ore a 4 °C in glutaraldeide 3% (p/v) in tampone fosfato 0.1 M, pH 6.8, successivamente disidratati in alcool e inclusi in istoresina (Technovit 7100, Kulze). Sezioni trasversali dello spessore di 2-4 µm, ottenute con Ultramicrotomo Reichert Jung, sono state colorate con blu di toluidina carbonato, osservate e fotografate ad un microscopio ottico Leitz Orthoplan. Su almeno sei sezioni non seriali per ogni campione è stata eseguita l’analisi di immagine. Il grado di maturazione delle fibre primarie è stato quantificato attraverso la misura, su singole fibre, del rapporto parete/ lume cellulare (P/L); la consistenza dei singoli fascetti è stata valutata sulla base del numero di fibre adiacenti, non separate da cellule parenchimatiche. Isolamento delle fibre. Le fibre tecnologiche sono state isolate dallo stelo e pulite manualmente, quindi separate dai tessuti non fibrosi tramite un pettine industriale da 23 punte pollice-1. Analisi chimica delle fibre stigliate. Determinazione degli estrattivi. La quantità di estrattivi è stata determinata per estrazione delle fibre stigliate in miscela di cicloesano/etanolo (2:1), a ricadere per 8 h e successivamente con etanolo per 5 h (Tappi 264 om-82). Determinazione della lignina. La frazione di lignina insolubile è stata determinata, secondo la norma Tappi T 222 om-88, per dissoluzione delle componenti polisaccaridiche in H2SO4 72% (p/p) per 2 h a 25°C e successivo trattamento in H2SO4 3% (p/p) a ricadere per 4 h. Il residuo insolubile è stato lavato con H2O bollente sino a neutralità. La Figura 3 - Particolare di un fascetto di fibre primarie, a grado di maturazione non omogeneo, nella cv Fedora (x 270). Figure 3 - Detail of a primary bast fibre bundle of cv Fedora, showing maturity gradient of fibres (x 270). frazione di lignina solubile è stata determinata spettrofotometricamente (205 nm) sulla frazione solubile in H2SO4. Determinazione dei pentosani. La determinazione dei pentosani è stata condotta secondo la norma Tappi 223 cm-84, sul distillato in HCl 13,15% (p/p) dopo addizione di NaCl (20 g). A 5 ml del distillato sono stati aggiunti 25 ml di reagente orcinolo e 20 ml di etanolo; la determinazione spettrofotometrica del contenuto di xilano è stata condotta a 630 nm. Determinazione delle ceneri. La quantità di ceneri è stata determinata per calcinazione in muffola a 560 °C (Tappi 211 os-58). Analisi spettroscopica NMR allo stato solido. Gli spettri CP-MAS 13C-NMR sono stati registrati a temperatura ambiente, a 75.4 MHz mediante uno spettrometro per lo stato solido Bruker ASX -300, usando un rotore (ZrO2) di 7 mm. Il tempo di contatto di cross polarisation (CP) era 1 ms, mentre il tempo di ripetizione e l’impulso 1H90°, rispettivamente di 4 s e 3,5 µs. I chemical shifts erano misurati rispetto alla glicina (riferimento esterno) a 42 ppm dal TMS. Per ogni spettro sono state accumulate da 500 a 2000 registrazioni (1K data points). La velocità di rotazione del rotore era di 4.5 kHz; gli spettri sono stati fasati manualmente. Tabella 3 - Analisi composizionale delle fibre stigliate. Table 3 - Compositional analysis of scutched fibres. Carmagnola (%) Fedora (%) Estrattivi 1,8 3,9 Lignina solubile 2,1 2,1 Lignina insolubile 2.3 2.7 Lignina totale 4,4 4,8 Pentosani 8,0 7,9 Ceneri 4,9 4,4 80,9 79,1 Cellulosa (*) (*) Determinata come differenza RISULTATI E DISCUSSIONE Caratterizzazione isto-anatomica. Le fibre primarie occupano nel fusto una regione periciclica che negli stadi iniziali dell’ontogenesi, e particolarmente in corrispondenza delle costolature, diviene Figura 5 - Aspetto dei fascetti di fibre primarie a 100 cm di altezza nel fusto della cv Carmagnola (x 150). Figure 5 - Primary bast fibre bundles in the stem of cv Carmagnola, 100 cm above ground (x 150). Figura 4 - Composizione percentuale della zona di fusto esterna al cambio cribro-legnoso, a 50 cm dalla base, 14 settimane dopo la semina. Figure 4 - Proportion of primary fibres, secondary fibres and other tissues in the bast zone of stem basal segment of cv Carmagnola and cv Fedora, at week 14 after sowing. Figura 6 - Aspetto dei fascetti di fibre primarie a 100 cm di altezza nel fusto della cv Fedora (x 150). Figure 6 - Primary bast fibre bundles in the stem of cv Fedora, 100 cm above ground (x 150). Agroindustria / Aprile 2002 61 Figura 7 - Fibre primarie in avanzato stadio di maturazione e scarso sviluppo delle fibre secondarie nel fusto della cv Carmagnola a 50 cm dalla base (x 170). Figure 7 - Detail of cv Carmagnola stem, 50 cm above ground, showing nearly mature primary fibres and moderate development of secondary phloem fibres (x 170). Figura 8 - Particolare del fusto della cv Carmagnola a 150 cm dalla base; le fibre primarie mostrano minore diametro, ma buon grado di maturazione; non sono presenti fibre secondarie (x 170). Figure 8 - Detail of cv Carmagnola stem, 150 cm above ground, showing good differentiation of thin primary fibres; secondary fibres are not visible (x 170). Figura 9 - Fibre primarie completamente mature e consistente sviluppo di fibre secondarie nel fusto della cv Fedora a 50 cm dalla base (x 170). Figure 9 - Detail of cv Fedora stem, 50 cm above ground, showing development of fully mature primary fibres and secondary phloem fibres (x 170). pluristratificata. La distribuzione in fascetti separati (Figg. 1, 2) evidenzia che non tutte le cellule della regione periciclica si differenziano in fibre; a separare i singoli fascetti permangono quindi cellule di tipo parenchimatico, di piccole dimensioni e provviste di parete cellulosica sottile. Il numero di fibre per fascetto risulta determinato molto precocemente e, in uno stesso individuo, non presenta significative variazioni a diverse altezze lungo il fusto. La maturazione delle fibre, indicata dalla progressiva deposizione di strati di parete cellulare secondaria, procede nell’ambito di ogni fascetto secondo gradiente, in senso radiale rispetto al centro del fusto (Fig. 3). Il processo di lignificazione è pure avviato molto precocemente, contemporaneamente all’inizio di formazione della parete secondaria: riguarda inizialmente la lamella mediana e la sottile parete primaria, procede poi interessando, sebbene più debolmente, gli strati di parete secondaria. Le varietà Carmagnola e Fedora appaiono distintamente caratterizzate sia per la diversa consistenza dei fascetti (Tab. 1) che per lo stato di maturazione delle fibre a date altezze lungo il fusto (Tab. 2). La cv Fedora presenta fibre primarie aggregate in fascetti consistenti e compatti, estesi in senso tangenziale, a contorno irregolarmente sinuoso, spesso indistintamente separati (Figg. 6, 9). La maturazione delle fibre, a 14 settimane dalla semina, risulta molto avanzata fino a 100 cm di altezza (Tab. 2). A 150 cm dalla base le fibre presentano valori del rapporto P/L estremamente bassi: raramente è stato ottenuto un indice pari a 1, che rappresenta la condizione di completa maturazione, vale a dire lume cellulare completamente occluso. Il dato è facilmente giustificabile se viene riferito all’altezza media (165 cm) delle piante campionate: il segmento di fusto prelevato in questa cultivar a 150 cm dalla base è, in effetti, situato in prossimità dell’apice vegetativo, perciò ad esso corrispondono tessuti di recente formazione e relativamente immaturi. La produzione di fibre floematiche secondarie è evidente sia nella zona basale del fusto (Fig. 9) che in quella mediana (Fig. 6), mentre risulta assente a 150 cm di altezza (Fig. 10). Nella cv Carmagnola i fascetti appaiono meglio individuati, a contorno più regolare e significativamente più sottili in ogni segmento di fusto considerato (Figg. 5, 7; Tab. 1). Il grado di maturazione delle fibre, fino a 100 cm di altezza, è inferiore a quello registrato in Fedora (Tab. 2); il valore del rapporto P/L si mantiene tuttavia costante nel segmento di fusto sovrastante, dove peraltro le fibre presentano diametro minore (Fig. 8). Anche la scalarità di produzione delle fibre secondarie riflette differenze significative nel modello di sviluppo e nel ritmo di accrescimento rispetto alla cv Fedora: a 50 cm dalla base (Figg. 4, 7), la zona di fusto esterna al cambio (tiglio) è occupata per il 25% da fibre secondarie e per il 43% da fibre primarie; nei segmenti di fusto successivi (Figg. 5, 8) la quantità di fibre secondarie è irrilevante. Le valutazioni quantitative consentite dall’analisi microscopica concordano globalmente con quelle espresse per cultivar di canapa dioiche e monoiche sulla base di analisi di altro tipo (Horkay and Bócsa, 1996). Nel caso specifico, a parità di età delle piante, le condizioni isto-anatomiche adeguate alla destinazione tessile si riscontrano fino a 150 cm di altezza nel fusto della cv Carmagnola e fino a 100 cm di altezza nel fusto della cv Fedora. Analisi chimica. L’analisi composizionale delle fibre stigliate è riportata in tabella 3. La composizione delle due varietà è sostanzialmente simile; l’unica differenza significativa riguarda il contenuto di estrattivi – di probabile natura lipidica, visto il tipo di sol- Figura 10 - Particolare del fusto della cv Fedora a 150 cm di altezza; le fibre primarie non sono differenziate (x 170). Figure 10 - Detail of cv Fedora stem, 150 cm above ground; differentiated primary fibres are not present (x 170). 62 Agroindustria / Aprile 2002 180 160 140 120 100 (ppm) 80 60 40 20 Figura 11 - Spettro 13C CP-MAS NMR della cv Carmagnola. Figure 11 - 13C CP-MAS NMR spectrum of cv Carmagnola. 180 160 140 120 100 (ppm) 80 60 40 20 Figura 12 - Spettro 13C CP-MAS NMR della cv Fedora. Figure 12 - 13C CP-MAS NMR spectrum of cv Fedora. vente utilizzato – sensibilmente superiore nella cultivar Fedora. È verosimile che la componente fibrosa isolata dal segmento subapicale del fusto di quest’ultima sia costituita da fibre immature e trattenga una maggiore quantità di altri tessuti vivi: è quindi possibile che i componenti lipoproteici cellulari incidano sui valori riscontrati. Spettroscopia NMR allo stato solido. Lo spettro 13 C CP-MAS NMR delle fibre stigliate della varietà Carmagnola (Fig. 11) mostra i segnali propri delle tre componenti polimeriche: lignina, pentosani e cellulosa, unitamente a quelli dei gruppi metilici, com- presi tra 20 e 40 ppm delle componenti non fibrose. Segnali relativi alla lignina sono presenti sia a campi alti che a campi bassi: il segnale a 21 ppm è stato attribuito ai gruppi metilici, mentre la spalla a 56 ppm ai gruppi metossilici presenti nella lignina, ma anche nei pentosani. Il segnale a 180 ppm è dovuto alla presenza nella struttura della lignina di gruppi carbonilici. I segnali dei carboni α, β e γ delle unità di fenilpropano non sono distinguibili perché sovrapposti a quelli della cellulosa, mentre i segnali dei carboni dell’anello del fenilpropano appaiono ampi e di debole intensità nell’intervallo 120130 ppm. I segnali dei pentosani, oltre che a 56 ppm, sono evidenti a campi bassi (175 ppm) e dovuti alla presenza di gruppi acetilici (Focher, 1992). Il segnale del carbonio anomerico C-1 della cellulosa appare a 105 ppm, mentre i segnali a 89 ppm e la spalla a 84 ppm sono stati assegnati al carbonio C-4, presente rispettivamente nelle zone ordinate e meno ordinate della cellulosa. Anche il segnale del carbonio C-6 è scomposto nella componente ordinata (65 ppm) e meno ordinata (63 ppm). L’apparente doppietto nell’intervallo 70-80 ppm è dovuto ai carboni C-2, C-3 e C-5 dell’anello anidroglucosidico che generalmente appare come tripletto solo in composti cellulosici altamente cristallini. Il profilo dello spettro NMR delle fibre stigliate della cv Fedora (Fig. 12) mostra, a differenza dell’analisi chimica, una riduzione di intensità dei segnali della lignina (intensità prossima al limite di sensibilità dello strumento). Anche i segnali dei pentosani mostrano una parziale riduzione della loro intensità. Lo spettro NMR della cv Carmagnola presenta un profilo tipico della cellulosa delle fibre primarie di piante annuali (Focher et al., 2001) con un grado di cristallinità, calcolato sul carbonio C-4, prossimo al 50%. Nello spettro della cv Fedora la larghezza di riga dei picchi relativi ai carboni C-4 e C-6, dovuta alla maggior presenza della componente meno ordinata della cellulosa, non permette la determinazione della componente cristallina e necessita pertanto di uno studio più approfondito. CONCLUSIONI Pur presentando ampia variabilità, i caratteri rilevati con l’analisi isto-anatomica rispecchiano significative differenze varietali costitutive e consentono valutazioni anche di ordine qualitativo. Nelle condizioni sperimentali e meteoclimatiche relative ai campioni esaminati, la cv Carmagnola sembra presentare parametri di qualità superiore per quanto riguarda la maturazione più veloce e più omogenea delle fibre primarie e la formazione di minori quantità di fibre secondarie. Inoltre, la morfologia dei fascetti di fibre primarie, contraddistinti da bassa consistenza e da dimensioni relativamente omogenee, può rappresentare un elemento di non secondaria importanza per la produzione di filato di elevata finezza. Infine, benché le osservazioni si riferiscano a uno stadio di crescita non definitivo ai fini della raccolta, si evidenzia la possibilità di utilizzazione del fusto della cv Carmagnola per un’altezza considerevolmente superiore rispetto alla cv Fedora. Tra i dati ottenuti dall’analisi strutturale risulta di particolare rilievo la struttura sopramolecolare più ordinata della cellulosa nella cv Carmagnola. La correlazione tra dati di tipo chimicostrutturale e osservazioni isto-anatomiche può dunque fornire utili riferimenti nella definizione oggettiva delle proprietà della fibra richieste per diverse destinazioni d’uso, nonché indicazioni per programmi di selezione e miglioramento. RINGRAZIAMENTI Si ringrazia il Dott. Luigi Maffettone, per l’assistenza tecnica prestata nella composizione delle tavole. BIBLIOGRAFIA Focher B., 1992. Physical characteristics of flax fibre. In: “The Biology and Processing of Flax Fibre”. H.S. Shekkar Sharma and C.F.Van Sumere Eds., M.Publications, Belfast, pp. 11-32. Focher B., Palma M.T., Canetti M., Torri G., Cosentino C., Gastaldi G., 2001. Structural differences between non-wood plant celluloses: evidence from solid state NMR, vibrational spectroscopy and X-ray diffractometry. Ind. Crops Prod. 13,193-208. Hayward H.E., 1951. The structure of economic plants. The Macmillan Company, New York, pp. 214-245. Horkay E. and I. Bócsa, 1996. Objective basis for the evaluation of differences in fibre quality between male, female and monoecious hemp plants. J. Int. Hemp Ass. 3, 67-69. Keller A., V. Mediavilla, M. Leupin, E. Wintermantel, 2001. Influence of the growth stage of industrial hemp on chemical and physical properties of the fibres. Ind. Crops Prod. 13, 35-48. Mediavilla V., M. Leupin, A. Keller, 2001. Influence of the growth stage of industrial hemp on the yield formation in relation to certain fibre quality traits. Ind. Crops Prod. 13, 49-56. Sankari H.S., 2000. Comparison of bast fibre yield and mechanical fibre properties of hemp (Cannabis sativa L.) cultivars. Ind. Crops Prod. 11, 73-84. Agroindustria / Aprile 2002 63 Impiego della canapa nella fitodepurazione da metalli pesanti A. Ciurli, A. Alpi e P. Perata1 Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie - Università degli Studi di Pisa, Via Mariscoglio 34, 56124 Pisa 1 Dipartimento di Scienze Agrarie - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Via Kennedy 17, 42100 Reggio Emilia RIASSUNTO È stata effettuata l’analisi di germinazione ed individuato il tempo medio di germinazione di semi di Cannabis sativa var. Fibranova. La percentuale di germinazione è stata studiata inoltre in presenza di sali di zinco: solfato di zinco, ZnSO4, nitrato di zinco, Zn (NO3)2 e cloruro di zinco, ZnCl2, usando concentrazioni 0 (controllo), 0.05, 0.1, 0.2, e 0.4 M, e per ogni sale, sia in presenza di luce sia al buio. È stato messo a punto un sistema di coltivazione della canapa in coltura idroponica, in condizioni di crescita controllate, dopo la sua germinazione nel terreno. La percentuale di germinazione dei semi è circa del 18%, a causa della presenza di numerosi semi malformati e morti. La pianta invece si adatta bene alla crescita in coltura idroponica e non presenta “shock” da trapianto dopo il trapianto dal terreno all’idroponica stessa. Per evidenziare una soglia di tossicità al metallo, quando le piante avevano raggiunto un’altezza di 30 cm, la soluzione nutritiva dell’idroponica veniva sostituita con una soluzione nutritiva contenente gli stessi sali di Zn delle prove di germinazione, rispettivamente alle concentrazioni 0.0 (controllo), 0.05, 0.1, 0.2 e 0.4 M. Sono stati evidenziati danni sulle piante alle diverse concentrazioni di sali di zinco ed individuata una soglia di tolleranza della canapa ai sali di zinco nel terreno. Parole chiave: canapa, metalli pesanti, fitodepurazione, coltura idroponica ABSTRACT Use of hemp for phytoremediation of soil metals Germination analyses were carried out for seeds of Cannabis sativa variety “Fibranova” and the relative average germination time was determined. Germination percentage was also studied in the presence of zinc salts such as zinc chloride (ZnCl2) zinc sulphate (ZnSO4), zinc nitrate (Zn(NO3)2) at the following concentrations: 0.0, (control), 0.05, 0.1, 0.2, 0.4 M, both in light and dark. We established a cultivation system in hydroponics culture for Cannabis plants in controlled growth chamber, after seed germination in soil. The aim of the present research was to evaluate the tolerance of Cannabis to zinc salts for restoration of soil metals. Although we observed a scarce adaptability of Cannabis to zinc salts in the hydroponics cultivation system, we chose this growth method because of the need to obtain a repeatable experiment, regardless of soil composition, intrinsically variable. Germination percentage of Cannabis sativa seeds was about 18%, because of the presence of several deformed, broken, empty and dead seeds. On the contrary, the plants adapted to hydroponics culture condition grew very well and did not present transplantation shock from soil to the hydroponics. When the plants reached a height of 30 cm, the nutritive solution was replaced with another containing zinc salts at: 0.0 M, (control), 0.05 M, 0.1 M, 0.2 M, 0.4 M. The toxic effects of the different salts were evaluated and a tolerance threshold for zinc toxicity plant growth was determined. The obtained results demonstrate a low tolerance of hemp to the presence of ZnCl2 in hydroponics cultivation (< 0.1 M), whereas the same concentration appears to be well tolerated by Cannabis grown in soil. Key words: hemp, heavy metal, phytoremediation, hydroponics cultivation. INTRODUZIONE La tecnica che prevede l’utilizzazione di piante per il trattamento di suoli contaminati e acque reflue inquinate, nota con il termine di “fitodepurazione”, è un processo di recente sviluppo che si sta imponendo come Autore corrispondente: Perata P. - Dipartimento di Scienze Agrarie - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Via Kennedy 17, 42100 Reggio Emilia, Italia - Tel. (0522) 383232 - Fax (0522) 304217 - E-mail: [email protected]. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. 64 Agroindustria / Aprile 2002 una soluzione efficace, a basso impatto ambientale ed applicabile ad una ampia gamma di situazioni dove i sistemi tradizionali appaiono onerosi e di difficile gestione. Questa nuova tecnologia risulta molto vantaggiosa anche per la notevole abilità delle piante ad estrarre sequestrare e/o detossificare inquinanti presenti nel terreno o nelle acque (Meagher, 2000). Sebbene il termine fitodepurazione attribuisca una funzione predominante all’azione delle piante, in realtà il processo è molto più complesso e si basa sull’azione svolta da alcune specie vegetali sul refluo da depurare in stretta connessione con i batteri presenti nella rizosfera e nel suolo (Salt et al., 1998). Sia negli Stati Uniti che in diversi Paesi Europei sono stati realizzati negli ultimi anni numerosi impianti per la fitodepurazione di reflui provenienti da un’ampia gamma di attività: trattamento secondario e terziario di reflui urbani, industriali, agricoli e zootecnici. Infine, da pochi anni, si stanno utilizzando organismi vegetali per la depurazione delle acque inquinate e/o eutrofiche tramite la ricostruzione di ecosistemi acquatici (constructed wetland), aventi la funzione di filtro biologico e di tampone delle acque scaricate dai processi civili, industriali ed agricoli (Mannini, 1997). La fitodepurazione si attua secondo diverse strategie di depurazione, infatti, la fitoestrazione (phytoextraction) prevede la estrazione dell’inquinante (ad esempio metalli pesanti) da parte della pianta, che tende ad accumulare l’inquinante stesso nei suoi tessuti. L’impiego di vegetali in grado di produrre una notevole biomassa è vantaggiosa in questo approccio. La fitoestrazione può essere ulteriormente suddivisa in “fitoestrazione indotta” e “fitoestrazione continua”: la distinzione è basata sulla necessità di aggiunta di un fattore chelante per indurre l’assorbimento del metallo pesante nel caso della fitoestrazione indotta, mentre la fitoestrazione continua si basa sull’impiego di piante tipiche di zone caratterizzate da terreni ricchi in metalli pesanti. Lo svantaggio di questo ultimo approccio è dato dal limitato tasso di crescita di tali piante, unita alla frequente incapacità di iperaccumulare metalli pesanti quali piombo, cadmio, arsenico ed uranio (Salt et al. 1998).Alla fitoestrazione si affiancano altri processi, come la capacità delle piante di “stabilizzare” un inquinante nel terreno (phytostabilization), di estrarlo e renderlo in seguito volatile (phytovolatilization), oltre alla capacità di alcune piante di degradare (phytodegradation) alcuni inquinanti (PilonSmits and Pilon, 2000; Salt et al., 1998).Inoltre, la pianta può, in particolari casi indurre la degradazione degli inquinanti da parte della microflora del terreno (phytostimulation). Attualmente la fitodepurazione di suoli contaminati da metalli pesanti rappresenta, tra i metodi di decontaminazione noti, quello a più basso costo. Tuttavia nella decontaminazione dei suoli da metalli, l’individuazione dei fenotipi naturali di piante iperaccumulatrici ha un ruolo fondamentale. La ipertolleranza ai metalli rappresenta la caratteristica vegetale chiave per ottenere Tabella 1 - Nella tabella sono riportati gli effetti tossici rilevati sulle piante di Cannabis sativa cresciute in coltura idroponica, in condizioni di crescita controllate: ++++ essiccamento e morte della pianta tre giorni dopo l’inizio del trattamento +++ essiccamento e morte della pianta cinque giorni dopo ++ appassimento delle foglie, essiccamento e morte della pianta otto giorni dopo + appassimento e ripiegamento verso il basso delle foglie, essiccamento e morte della pianta dieci giorni dopo Table 1 - The toxic effects of different zinc salts were evaluated on Cannabis sativa growth in hydroponics culture in controlled growth chamber, as reported: ++++ plant drying up and death three days after the beginning of the treatment +++ plant drying up and death five days after the beginning of the treatment ++ leaves wilted, plant drying up and death eight days after the beginning of the treatment + leaves wilted and bending down, plant drying up and death ten days after the beginning of the treatment Concentrazione (M) Zn SO4 Zn(NO3)2 ZnCl2 0 0 0 0 0.05 + + + 0.1 ++ ++ ++ 0.2 +++ +++ +++ 0.4 ++++ ++++ ++++ l’iperaccumulazione degli stessi e la compartimentalizzazione vacuolare rappresenta la spiegazione dell’iperaccumulazione. Sono noti dalla letteratura esempi di “phytovolatilization” di Se o Hg ed emendamenti per phytostabilization dovuti all’inattivazione nel suolo di Pb e Cr+6. Ancora scarse sono tuttavia le conoscenze relative alle basi molecolari della phytoremediation, anche se recenti progressi sono stati raggiunti nella caratterizzazione dell’assorbimento di Fe, Cd e Zn in Arabidopsis. Inoltre mutanti di lievito indicano probabili strategie per la costituzione di cultivar transgeniche per la fitodepurazione (Chaney R. L. et al., 1997). Il presente lavoro affronta una tematica particolarmente innovativa in quanto tratta la possibile applicazione di tecniche di fitodepurazione impiegando una pianta ad elevata biomassa quale la Canapa, (Cannabis sativa L.), una pianta annuale, a sessi separati (dioica) che appartiene alla famiglia delle Cannabinacee (Small and Conquist, 1976). Studi di tipo ecologico e fitogeografico, condotti su ampie collezioni, hanno permesso di separare dalla Cannabis sativa, comprendente le varietà coltivate per la produzione di fibra, la Cannabis indica, cui afferiscono i tipi caratterizzati da un maggior contenuto di cannabinoidi, in particolare di d9-tetraidrocannabinolo (THC), principale agente psicotropico della canapa (Schultes, 1973; Ranalli e Mastromei, 2000). La canapa ha avuto in passato una grande tradizione di coltivazione nel nostro Paese; negli anni ’30 Figura 1 - La figura mostra le piante di Cannabis nel sistema di coltura idroponica allestito: vasi con particolari fenditure contenenti argilla espansa vengono immersi per pochi cm nella soluzione nutritiva contenente i metalli pesanti, in condizioni di crescita controllata. Figure 1 - Drawing showing Cannabis plants in hydroponics culture: pots containing expanded clay plunged in nutritive solution with heavy metals in controlled growth chamber. era coltivata su una superficie di oltre 100.000 ha e produceva una fibra di eccellente qualità. Successivamente la coltura andò in declino fino ad annullarsi agli inizi degli anni ’60, sia per la gravosità degli interventi manuali necessari per la coltura che si scontravano con le esigenze di un’agricoltura che diventava sempre più di scala, sia per la diffusione dell’impiego, come stupefacenti, dei derivati della canapa (hashish e marijuana). Questi fatti portarono al bando della coltivazione della canapa indiana e di riflesso anche della canapa comune. Infatti, l’art. 26 del D.P.R. n° 309 del 1990, sancisce il divieto della coltivazione di canapa indiana nel territorio dello Stato e poiché dal punto di vista botanico non esistono differenze univoche e riproducibili tra canapa da droga e da fibra, a parte il differente contenuto di THC, di conseguenza la coltivazione di canapa da fibra ha generato equivoci negli organi preposti alla repressione dell’uso degli stupefacenti; infatti, scambiando la canapa comune per canapa indiana si sono attivate spesso istruttorie con sequestro della coltura e sanzioni per l’agricoltore (Ranalli, 1998). Negli ultimi anni si è assistito comunque ad un rinnovato interesse per la canapicoltura giustificato da fattori agronomici e dai molteplici impieghi della pianta e dei suoi derivati. Infatti, da un punto di vista agronomico, la canapa ha la proprietà di migliorare la fertilità del terreno, di sopprimere le erbe infestanti (evitando l’uso di erbicidi) e di tollerare molte fitopatie (riducendo l’uso di pesticidi e di disinfettanti del suolo). Per queste caratteristiche la canapa rientra perfettamente nelle attuali esigenze di coltura eco-compatibile, a ridotto impatto ambientale (Ranalli et al., 1999). Accanto all’uso tradizionale nell’industria tessile e cartaria, la canapa, infatti, sta ritornando oggi sul mercato da protagonista nel settore dell’abbigliamento; inoltre si assiste ad un impiego crescente dei derivati della canapa nei prodotti geotessili per contenere l’erosione dei terreni, nella bioedilizia come materiale isolante e per alleggerire i conglomerati cementizi, nell’industria automobilistica come materiale fonoassorbente e in vari composti dell’industria chimico-farmaceutica. Il ruolo della canapa appare pertanto particolarmente rilevante e rafforzato dal possibile utilizzo nella fitodepurazione di terreni inquinati da metalli pesanti. MATERIALI E METODI Materiale vegetale. Sono stati utilizzati semi di Cannabis sativa L. varietà Fibranova. Prodotti. Sali di zinco: ZnSO4 al 99%, Zn(NO3)2 al 98%, ZnCl2, al 97% (Sigma). Soluzione nutritiva Hoagland’s (Sigma). Germinazione in piastra. L’analisi di germinazione è stata effettuata in cella climatizzata ad una temperatura di 22° C, Agroindustria / Aprile 2002 65 Figura 2 - L’analisi di germinazione è stata effettuata utilizzando 100 semi, in condizioni di crescita controllate. I dati rappresentano la media ± errore standard (SE, n = 4) semi germinati semi deformati, rotti o vuoti semi morti semi imbibiti ma non germinanti Figure 2 - Germination analyses carried out employing 100 seeds in controlled growth chamber. Data are mean ± SE (n = 4). germinated seeds deformed, broken or empty seeds dead seeds vital soaked seeds but not germinating umidità 65%. I dati sono stati rilevati dopo una settimana di germinazione in piastre Petri, utilizzando 100 semi, la prova è stata replicata quattro volte mantenendosi il più possibile in condizioni di sterilità (secondo i metodi Ufficiali di Analisi delle Sementi, Gazzetta Ufficiale, 1993). Per il calcolo del tempo medio di germinazione (TMG) è stata utilizzata la formula: TMG = ∑ (n x d) / N, (Gazzetta ufficiale, 1993). Le concentrazioni utilizzate nelle prove di germinazione in piastra e nella coltura idroponica, per i tre sali ZnCl 2, ZnSO 4, Zn(NO3)2 sono state 0 (controllo), 0.05, 0.1, 0.2 e 0.4, in acqua. La scelta di suddette concentrazioni deriva da precedenti esperimenti che utilizzavano terreno, (Przemyslaw, 1997). Figura 3 - Nella figura sono riportati i valori del tempo medio di germinazione (TMG) in condizioni di crescita controllata. I dati rappresentano la media ± errore standard (SE, n = 4). Figure 3 - The figure shows the mean germination time (MGT) values in controlled growth conditions. The data represent the mean ± standard error (SE, no. = 4). 66 Agroindustria / Aprile 2002 Crescita nel terreno. La canapa è stata preventivamente fatta germinare e crescere in vaso con terreno (miscela speciale di terriccio Hawita-Flor), fino all’altezza desiderata ed in condizioni di crescita controllate, successivamente travasata in coltura idroponica. Crescita in coltura idroponica. Le piante di 30 o 50 cm allevate nel terreno, sono state trapiantate in vasi da idrocoltura, dopo aver opportunamente lavato le radici per togliere ogni eventuale traccia di substrato, prestando attenzione che la parte terminale delle radici raggiunga la zona basale del vaso, che viene quindi opportunamente riempito con argilla espansa per idrocoltura (Blesana). I vasi, cinque per volta, sono collocati in apposite vasche da coltura idroponica, dove viene mantenuta la soluzione nutritiva contenente il sale fino ad un adeguato livello (Fig. 1), e mantenuti in cella climatizzata ad una temperatura di 22° C, umidità 65%, con luce continua ad una intensità luminosa di 250 µmol s-1m-2. RISULTATI L’analisi di germinazione evidenzia una percentuale di germinazione molto bassa, al di sotto del 20% (Fig. 2). Circa il 45% dei semi risultano morti; il 30% degli stessi subisce un’imbibizione dei tegumenti ma non segue la germinazione e circa un 10% presentano spaccature e/o deformazioni del seme, pertanto risultano anch’essi compromessi per la germinazione. I semi in grado di germinare presentano tuttavia un buon TMG, raggiungendo il suo massimo intorno a 5 (Fig. 3). La percentuale di germinazione in piastra, è stata effettuata anche utilizzando i tre sali di Zn alle varie concentrazioni ed in presenza ed assenza di luce (Fig. 4). Dalla figura 4 si osserva che la % di germinazione al buio si mantiene moderatamente più elevata di quella alla luce soltanto nel caso del controllo, mentre varia in presenza dei tre sali di zinco alle diverse concentrazioni. Nel caso del ZnCl2 (Fig. 4A) si osserva una riduzione della germinazione all’aumentare della concentrazione del sale, sia al buio sia alla luce. Un’analoga riduzione non si osserva invece con gli altri due sali (Fig. 4B e 4C). La presenza del sale alla più bassa concentrazione (0.05 M) determina, rispetto al controllo, una forte riduzione della germinabilità che tende a ridursi ulteriormente alle altre concentrazioni di Zn(NO3)2 ed alla luce, mentre al buio concentrazioni di 0.1 e 0.2 M incrementano la germinazione a livelli paragonabili al controllo. Nel caso del ZnSO4 (Fig. 4B) alle concentrazioni di 0.1 e 0.2 M si può notare una forte ripresa della germinazione sia al buio sia alla luce, ma con un maggior incremento della germinazione alla luce, per poi diminuire di nuovo a concentrazioni di 0.4 M. La figura 5 mostra come apparivano le piante di canapa (altezza di 30 cm), in coltura Figura 4 - Percentuale di germinazione di semi di Cannabis sativa in presenza dei seguenti sali: ZnCl2, Zn SO4, Zn(NO3)2 alle concentrazioni 0.0, 0.05, 0.1, 0.2, 0.4 M alla luce ed al buio Figure 4 - Germination percentage of Cannabis sativa seeds in the presence of the following salts: ZnCl2, Zn SO4, Zn(NO3)2 at the concentrations of 0.0, 0.05, 0.1, 0.2, 0.4 M and in light or dark idroponica, dopo una settimana dalla sostituzione della soluzione nutritiva con quella contenente ZnCl2, 0.4 M. A questa concentrazione, anche con gli altri sali di zinco, l’azione tossica è molto marcata; per semplificare la comprensione dei danni fitotossici si può osservare la Tabella 1, che evidenzia un’azione tossica direttamente proporzionale alla concentrazione dei tre sali di zinco. Ritenendo che l’entità dei danni potesse derivare almeno in parte dall’utilizzo di piante troppo giovani (altezza di 30 cm) sono state replicate le prove in coltura idroponica utilizzando piante alte 50 cm, ma il risultato è rimasto immutato anche riducendo la concentrazione di zinco a 0.1 M come si può verificare osservando la figura 6. Successivamente, utilizzando sempre piante di canapa a 50 cm di altezza e le stesse concentrazioni dei tre sali di zinco, ma crescendo le piante nel terreno anziché in coltura idroponica, abbiamo evidenziato che ZnCl2 alla concentrazione 0.1 M consente la crescita della pianta (Fig. 7). Dopo due settimane dall’inizio del trattamento, la pianta Ulteriori studi devono essere intrapresi per una più chiara comprensione delle soglie di tolleranza della pianta ai metalli pesanti, nel sistema di idrocoltura messo a punto; sarà anche utile mettere in evidenza la localizzazione cellulare dei metalli stessi. CONCLUSIONI Obiettivo dell’indagine era lo studio della tolleranza della canapa ad alcuni sali di Zn. Abbiamo volutamente scelto di effettuare la nostra ricerca utilizzando la coltura idroponica in condizioni controllate, come substrato di crescita, anziché il terreno (in letteratura il terreno è il substrato più utilizzato), per porci inequivocabilmente in condizioni di ripetibilità dell’esperimento e per svincolarci completamente dalle interferenze della qualità del terreno stesso. La sperimentazione condotta, infatti, evidenzia Figura 5 - La foto mostra in primo piano, come apparivano le piante di canapa, ad una altezza di 30 cm, dopo una settimana dalla sostituzione della soluzione nutritiva pura con quella contenente ZnCl2 0.4 M, rispetto al controllo in secondo piano. Figure 5 - Cannabis plants with a height of 30 cm, in hydroponics culture, after one week from the replacement of the nutritive solution with another containing ZnCl2 0.4 M. Figura 7 - La sezione A e la sezione B mostrano rispettivamente il Tempo 0 ed il Tempo 14 di un esperimento in cui le piante venivano cresciute in un terreno contenente ZnCl2, 0.1 M. Figure 7 - Sections A and B show Time 0 and Time 14 respectively of an experiment in which the plants were grown in contaminated soil with ZnCl2, 0.1 M. appariva in buone condizioni ed addirittura sembrava aver subito un apprezzabile allungamento degli internodi. DISCUSSIONE La scarsa germinazione dei semi osservabile in figura 2 può derivare presumibilmente dalle non idonee condizioni di raccolta e conservazione del seme, peculiarità peraltro già osservata da altri ricercatori nell’ambito di questo progetto. L’andamento della germinazione (Fig. 4) in presenza dei sali: ZnSO4, Zn(NO3)2, non è quello che ci si poteva attendere, cioè un calo della germinabilità all’aumentare della concentrazione, come peraltro avviene nel caso del ZnCl2. Riteniamo che questo fenomeno sia determinato presumibilmente da un effetto positivo sulla germinazione, derivante dallo ione solfato e nitrato che contrastano parzialmente l’effetto inibente del metallo. Nel caso della crescita in suolo della canapa in presenza di ZnCl2, 0.1 M (Fig. 7) appare evidente l’effetto tampone esercitato dal terreno rispetto alla coltura idroponica. È possibile che i sali del metallo rimangano legati alla sostanza organica del terreno, consentendo la sopravvivenza della pianta. Da successive prove effettuate su un maggior numero di individui sembra che l’allungamento degli internodi possa derivare da una variabilità individuale piuttosto che ad un effetto del sale stesso. Figura 6 - La figura mostra un confronto fra piante di canapa cresciute in coltura idroponica. La sezione A rappresenta il Tempo 0 dell’esperimento, la sezione B mostra le piante 14 giorni dopo la sostituzione della soluzione nutritiva con un’altra contenente ZnCl2, 0.1 M (Tempo 14). Figure 6 - The figure shows a comparison of Cannabis plants grown in hydroponics culture. Section A represents Time 0 and section B shows the plants 14 days after the replacement of the nutritive solution with another one containing ZnCl 2, 0.1 M (Time 14). una bassa tolleranza (< 0.1 M) della canapa ai sali di Zn, in coltura idroponica, mentre la stessa concentrazione nel terreno è ben tollerata dalla pianta. Occorre pertanto fare una distinzione tra tolleranza in idrocoltura e tolleranza nei suoli; la prima risulta molto utile per studi fisiologici della fitodepurazione e per uno “screening” varietale volto ad individuare i fenotipi naturali più adatti; la seconda riguarda invece la verifica in campo di tutto ciò che emerge dagli studi di laboratorio. La canapa risulta una pianta ad elevate potenzialità produttive e ridotto impatto ambientale. La resistenza a molti insetti tellurici, la tolleranza a molte fitopatie fungine, batteriche e virotiche, associate ad una elevata competitività per le erbe infestanti, (poiché trattandosi di pianta ad elevata biomassa riesce a sopprimerle), ed alla capacità di esplorare elevati volumi di terreno, rendono questa pianta adatta ad una agricoltura sostenibile. Il suo ruolo nella tutela dell’ambiente appare ancora più rilevante allorché si consideri il suo utilizzo nella fitodepurazione di terreni inquinati. La canapa può contribuire al risanamento ed al recupero di aree compromesse da lunghi periodi di agricoltura intensiva, depauperate e contenenti inquinanti nel suolo e nelle acque di falda. Il trasferimento e la implementazione a livello applicativo di tali conoscenze conAgroindustria / Aprile 2002 67 sentiranno lo sviluppo di varietà migliorate (per la produttività, adattabilità all’ambiente, rispondenza alle varie utilizzazioni industriali) e tecnologie di processing più predittive ed efficaci (Ranalli, 2000). BIBLIOGRAFIA Chaney R. L., Malik M., Li Y. M., Brown S. L., Angle J. S., Baker A. J. M., 1997. Phytoremediation of soil metals. Current Opinion in Biotechnology 8, 279-284. Gazzetta Ufficiale (1993). Supplemento alla seconda Gazzetta Ufficiale del 4 gennaio. 68 Agroindustria / Aprile 2002 Mannini P., 1997. Fitodepurazione. Inserto Agricoltura, 37-46 Meagher R. B., 2000. Phytoremediation of toxic elemental and organic pollutants. Plant Biotechnology 3, 153-162. Pilon-Smits E., Pilon M., 2000. Breeding mercury-breathing plants for environmental cleanup. Trends in Plant Science 5(6), 235236. Przemyslaw B., 1997. Industrial plants in cleanup of heavy metal polluted soils. Symposium Biorohstoff Hanf, 277-283. Ranalli P., 1998. Advances in Hemp Research. Food Products Press, an imprint of the Haworth Press. Ranalli P. et al., 1999. Hemp for sustainable agricultural systems. Agro-Food-Industry Hi-tech 2(10), 33-8. Ranalli P. e Mastromei G., 2000. La canapa: come le biotecnologie possono favorirne la reintroduzione in coltura. BioTec 5, 37-47 Salt D.E., Smith R.D., Raskin I., 1998. Phytoremediation. Annu. Rev. Plant Physiol. Plant Mol. Biol. 49, 643-668. Schultes R. E., 1973. “Man and marijuana”. Natural History, 59-82. Small E., Cronquist A., 1976. A practical and natural taxonomy for Cannabis. Taxon 25(4), 405-435. Possibilità di impiego della canapa nella fitoestrazione di metalli pesanti in terreni contaminati: primi risultati Romano Giovanardi, Luca Marchiol, Gianni Tassan Mazzocco1, Fabio Zuliani. Dipartimento di Produzione Vegetale e Tecnologie Agrarie Università di Udine 1 Azienda Agraria universitaria “A. Servadei”, Università di Udine RIASSUNTO Le indicazioni bibliografiche disponibili attribuiscono alla coltura della canapa interessanti caratteristiche per essere impiegata nella fitoestrazione di metalli pesanti dai terreni e acque. Con la presente ricerca sono state studiate le potenzialità della coltura per il disinquinamento di un terreno agrario fortemente contaminato da Cd, Cr, Cu, Pb, e Zn. Operando in vaso ed in ambiente controllato sono state poste a confronto in combinazione fattoriale tre diluizioni del terreno considerato con sabbia (1/2, 1/4 e 1/8) e tre varietà di canapa da fibra commerciali (Kompolti, Fibranova e Carmagnola); la prova ha preso in esame una porzione limitata del ciclo vegetativo della coltura (fino all’altezza di circa 80 cm) in modo da evitare la perdita di foglie. Al termine della prova le frazioni vegetali (foglie, fusti e radici) sono state sottoposte ad analisi chimica per la determinazione del contenuto in metalli pesanti assorbiti dal terreno. Se, da un lato, è emerso come la canapa non abbia caratteristiche di pianta iperaccumulatrice, è stata anche evidenziata una notevole capacità della coltura di fissare nella biomassa elevate quantità degli elementi considerati, senza differenze tra le cultivar a confronto ma con risposte diverse nei confronti dei singoli elementi. In corrispondenza del livello più elevato di contaminazione del terreno, la coltura ha ridotto la quantità assorbita di Cu, Cr e Pb rispetto alle altre diluizioni; nel caso di Zn e Cd l’assobimento è risultato direttamente proporzionale alla concentrazione nel terreno. In considerazione di due ipotesi praticabili di asportazione di biomassa dal terreno (fusti+foglie e solo fusti) è stato evidenziato come le foglie rivestano un ruolo importante nell’accumulo di elementi assorbiti dall’intera pianta, da cui la necessità, al fine di massimizzare la fitoestrazione, di raccogliere la pianta in modo da avere le minori perdite delle stesse. Infine è apparso evidente che una quota consistente di elementi viene fissata nelle radici contribuendo in qualche modo a ridurre il rischio di lisciviazione degli stessi dal terreno. Parole chiave: canapa, metalli pesanti, fitoestrazione. ABSTRACT Possibility of using hemp in heavy metal phytoextraction from contaminated soils: preliminary results Fiber hemp has good prospects as a crop for phytoextraction programmes of contaminated soils, according to the high ability of soil exploration by the root system and the high levels of biomass production. As a result of the “difficult” position of the plant from a legal point of view (restriction/ban of cultivation for THC content of plant) investigations of the performance of the plant for phytoextraction of contaminated soils are at an initial stage. The interest in the plant cultivated for fiber is increasing in Europe and America (Canada and USA) and, as a consequence, the good qualities of the crop are being rediscovered. An experiment was carried on to study the phytoextraction capability of the plant from a soil contaminated by different Heavy Metals (HM): Cu, Cd, Cr Pb and Zn. Different soil/sand mixturerates were used to cultivate three fiber hemp cultivars (Kompolti, Fibranova and Carmagnola). A limited part of the vegetative cycle was considered (max 80 cm height), in order to avoid loss of senesced leaves. Cultivation was carried out, monitoring crop growth and water consumption; at the end of the considered period yield of aboveground biomass was determined. Plant samples were analysed for HM content (in leaves, stem and roots) in order to determine HM uptake by the plants. In this study the hemp behaved as a non hyperaccumulating plant but was able to fix high levels of HM; differences on HM absorption were observed as affected by different HM: Cd, Cr, Cu, Pb, Zn but also due to HM level in the soil (dilution rate). In particular, Cd and Cu decreased HM phytoextraction at higher levels of HM content while Pb and Zn uptake was proportional to soil content at considered levels. No differences between cultivars were observed. Considering that HM uptake is higher in leaves, crop harvest for phytoextraction should consider minimising leaf losses through short crop cycles; HM fixation in root biomass reduces the risk of leaching losses. Key words: hemp, heavy metals, phytoextraction. Autore corrispondente: Romano Giovanardi Dipartimento di Produzione Vegetale e Tecnologie Agrarie - Università di Udine Via delle scienze, 208, 33100 Udine, Italia Tel. (0432) 558601 - Fax (0432) 558603. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. INTRODUZIONE La contaminazione dei suoli da parte dei metalli pesanti di origine antropica deriva da attività industriali (es. siderurgica, tessile) ed agricole (impiego di fertilizzanti, antiparassitari, di compost e di fanghi di depurazione). La bonifica ed il recupero ambientale delle aree inquinate mediante l’impiego dei mezzi tradizionali richiede considerevoli risorse economiche e tecnologiche (Evanko e Dzombak, 1997). Per questo motivo negli ultimi anni si è sviluppato un grande interesse per le tecniche di bonifica basate su organismi vegetali (phytoremediation) e microrganismi (bioremediation) (Cunningham and Ow, 1996). In particolare, per l’intervento in aree contaminate da metalli pesanti è stato proposto l’impiego di piante iperaccumulatrici (Brooks et al., 1977), specializzate nell’accumulo di elevate concentrazioni di elementi inquinanti. I lavori fondamentali di Baker (1987) e Baker e Brooks (1989) dimostrarono che le specie iperaccumulatrici tendono ad essere molto efficienti per uno o due metalli, ma i suoli contaminati da fonti antropiche spesso contengono diversi elementi, determinando in sostanza condizioni lontane da quelle che hanno determinato la selezione naturale delle piante iperaccumulatrici. Questo è il motivo fondamentale per il quale la fitoestrazione viene considerata come una tecnica promettente ma ancora da mettere a fuoco (Marchiol e Zerbi, 2000). L’utilizzo su larga scala delle specie iperaccumulatrici adatte ai climi continentali è al momento non praticabile perchè quelle di cui si dispone hanno ridotta produzione di biomassa e soprattutto accrescimento particolarmente lento. Pertanto attualmente la ricerca è impegnata nello studio delle potenzialità di fitoestrazione anche di specie delle quali sono note, almeno in parte, le pratiche di gestione agronomica ma non si conoscono le prestazioni in termini di fitoestrazione; l’ipotesi allo studio è quella di compensare la minore efficienza di fitoestrazione dei metalli pesanti con la maggiore produzione di biomassa vegetale che sono capaci di produrre molte specie agrarie. Tra queste, la canapa (un tempo ampiamente diffusa nei nostri areali), risulta di particolare interesse per la sua elevata capacità di esplorare il terreno e perché fornisce un prodotto a destinazione non alimentare (tessile, cellulosa, energia, ecc.). Gli studi in tal senzo su questa coltura sono ancora molto limitati e prevalentemente rivolti a verificare le possibilità di fitodepurazione delle acque reflue derivanti da depuratori urbani con risultati che appaiono incoraggianti (Lauda et al., 1999; Michaloich et al., 1999; Wisniewsky et al., 1999; Filiepek et al., 1999). Agroindustria / Aprile 2002 69 Tabella 1 - Caratteristiche chimico-fisiche del suolo e della sabbia utilizzati per la ricerca in vasi. Table 1 - Physical and chemical analysis of soil and sand used for the pot trial. Parametri Risultati Terreno Sabbia Metodo Scheletro (>2 mm) setacciatura % p/p Terra fine (<2 mm) “ “ Sabbia (t.f.) sedimentazione “ “ “ Argilla (t.f.) “ “ Limo (t.f.) pH (H2O 1:2.5) potenziometrica “ PH (KCl 1:2.5) gasvolumetria % p/p Calcare (CaCO3) Carbonio (C) organico Walkley - Black “ Humus “ Azoto (N) totale Kijeldhal “ C/N Fosforo (P) estraibile Olsen mg/kg “ Potassio (K) scambiabile BaCl2 pH 8.1 Magnesio (Mg) scambiabile “ “ Ferro (Fe) estraibile DTPA pH 7.3 “ Manganese (Mn) estraibile “ “ Zinco (Zn) estraibile “ “ Rame (Cu) estraibile “ “ Boro (B) estraibile “ “ Calcio (Ca) estraibile acqua bollente “ Cmol(+)/kg Capacità di scambio cationico BaCl2 pH 8.1 Cadmio (Cd) totale “ mg/kg Zinco (Zn) totale “ Rame (Cu) totale “ Nichel (Ni) totale “ Piombo (Pb) totale “ Cromo Cr) totale “ (*) valori elevati in rapporto alle esigenze e/o tolleranza delle piante (*) values exceeding request/tolerance by plants. MATERIALI E METODI Nel corso del periodo maggio-luglio 2002, è stata condotta una prova sperimentale in vasi contenenti terreno fortemente contaminato da metalli pesanti (Cu, Cr, Pb e Zn) raccolto nel comune di Carpiano (Milano), in un appezzamento coltivato per lungo tempo a marcita; l’irrigazione con acque di cattiva qualità aveva determinato nel tempo un anomalo accumulo nel suolo di metalli pesanti (Tab. 1). 0 0 37 11 52 6.6 6.6 4.0 2.8 4.8 0.3 9.3 104* 145 244* 3.1 0.6 35.2* 26.3* 2.1* 3300* 14.7 70.9 * 12670* 549* 64.3* 1517* 0 0 97 3 8.3 8.5 9 0.1 0.2 0.01 10 8 64 42 10.7* 7.2* 13.2* 0.7 0.1 660 0.4 - Da prove preliminari, il terreno considerato è apparso non idoneo per l’emergenza e la crescita della coltura della canapa e di altre colture agrarie e, conseguentemente, si è provveduto ad effettuare la diluizione dello stesso con sabbia nei rapporti 1/2, 1/4 e 1/8. Sono stati messi a confronto in combinazione fattoriale tre livelli di contaminazione e tre cultivar di canapa scelte tra quelle in studio per valutare le potenzialità nell’impiego come colture da fibra ed autorizzate Tabella 2 - Effetti della cultivar e delle concentrazioni di metalli pesanti (diluizione del terreno) sullo sviluppo vegetativo alla raccolta. Table 2 - Effects of cultivar and heavy metal concentration (dilution of soil) on plant growth, at harvest. Cultivar Carmagnola Fibranova Kompolti Diluizione del terreno con sabbia 1 /2 1 /4 1/ 8 Numero nodi Lunghezza media (n./pianta) internodi (cm) Altezza piante Area fogliare (cm) (cm /pianta) 68.0 67.8 70.2 463 512 458 8.7 a 8.0 b 7.8 b 5.5 b 5.8 a 6.2 a 37.5 b 83.6 a 85.0 a 322 b 558 a 553 a 7.0 b 8.5 a 9.0 a 2.6 b 7.3 a 7.6 a 70 Agroindustria / Aprile 2002 2 alla coltivazione con riferimento al contenuto di THC. La coltivazione ha considerato un periodo limitato del ciclo colturale fino al raggiungimento di uno sviluppo in altezza massimo di circa 80 cm, al fine da ridurre la perdita di foglie da parte della coltura; in particolare la semina è stata effettuata il 24/5 e la raccolta il 19/7 nel 2001. Nel corso di tale periodo alla coltura è stata somministrata la soluzione nutritiva Hoagland e sono stati continuamente controllati i consumi idrici, lo sviluppo vegetativo mentre in alcune occasioni sono stati rilevati parametri fisiologici relativi agli scambi gassosi (assimilazione fotosintetica, CER e traspirazione mediante l’analizzatore IRGA LiCor 6400). Alla fine di tale periodo è stata raccolta l’intera biomassa aerea distinta in foglie, fusti e radici per la determinazione del rispettivo peso secco; il contenuto in Cd, Cr, Cu, Pb e Zn delle frazioni vegetali è stato determinato per le sole diluizioni 1/2 ed 1/8 mediante analisi di spettrometria di massa (ICP-MS) previa mineralizzazione dei campioni con HNO3. Nelle analisi della varianza i confronti multipli sono stati effettuati col criterio Duncan. RISULTATI SPERIMENTALI Sviluppo vegetativo, produzione e consumi idrici. Nei riguardi delle diluizioni di terreno a confronto e della conseguente concentrazione di metalli pesanti, la canapa ha evidenziato una regolare emergenza ed una sufficiente crescita nel periodo considerato (Tab. 2). Alla raccolta sono apparsi tuttavia evidenti sensibili differenze tra le tesi in esame verosimilmente dovute agli effetti depressivi dei metalli pesanti presenti alle concentrazioni più elevate (diluizione 1/2), che hanno comportato una riduzione dell’altezza della pianta e della lunghezza degli internodi superiore al 50% ed una diminuzione dell’area fogliare dell’ordine del 30%, rispetto alle altre due diluizioni; anche il numero di nodi per pianta, è diminuito di circa il 20% alle concentrazioni più elevate. Non sono state invece osservate differenze di comportamento tra le varietà considerate e interazioni significative tra le diluizioni del terreno e le cultivar. La maggiore incidenza di metalli pesanti alla diluizione 1/2, ha avuto un effetto negativo particolarmente accentuato sulla produzione di sostanza secca totale che appariva ridotta, alla raccolta, di oltre il 70% rispetto agli altri livelli di diluizione del terreno (Tab. 3). Più in particolare la componente relativa alla biomassa fogliare è diminuita nella misura di circa il 60% e i fusti e le radici nella misura dell’80%. L’analisi dei consumi idrici stagionali e dei parametri di efficienza d’uso dell’acqua, confermano le differenze tra i trattamenti a confronto precedentemente osservate sugli Tabella 3 - Effetti della cultivar e delle concentrazioni di metalli pesanti (diluizioni del terreno) sulla produzione di biomassa secca e sulle sue principali componenti (g ss vaso-1). Table 3 - Effects of cultivar and heavy metal concentration (dilution of soil) on dry matter and its main components (g dm pot-1) Cultivar Totale -1 Produzione di biomassa secca Foglie Fusti -1 -1 Radici -1 (g ss vaso ) (g ss vaso ) (g ss vaso ) (g ss vaso ) 19.0 17.4 19.7 8.4 8.0 8.4 8.7 ab 7.8 b 9.2 a 1.8 ab 1.6 b 2.1 a 6.9 b 24.6 a 24.6 a 4.1 b 10.3 a 10.6 a 2.3 b 11.8 a 11.6 a 0.5 b 2.5 a 2.5 a Carmagnola Fibranova Kompolti Diluizione del terreno con sabbia 1 /2 1 /4 1/ 8 Figura 1 - Contenuto in metalli pesanti (a) nella pianta (ppm) e rapporto (b) con la concentrazione nel terreno (%). Figure 1 - Heavy metals in plant tissues (a) and rate (b) of plant/soil content (%). Tabella 4 - Effetti della cultivar e delle concentrazioni di metalli pesanti sulla assimilazione fotosintetica (CER), traspirazione (T) ed efficienza d’uso dell’acqua (WUE). Table 4 - Effects of cultivar and heavy metal concentration (dilution of soil) on gas exchange of plants and water use efficiency. Cultivar Consumo WUE CER T WUE -2 -1 -2 -1 idrico (g ss-1) (µmol CO2 m s ) (mmol H2O m s ) (mmol CO2 mmol H2O) Carmagnola Fibranova Kompolti 10.18 ab 9.88 b 10.37 a 1.73 1.65 1.82 30.2 a 26.3 ab 25.5 b 4.18 3.51 2.94 7.52 8.28 9.46 Diluizione del terreno con sabbia 1 /2 1 /4 1/ 8 7.68 b 11.53 a 11.21 a 0.88 b 2.14 a 2.19 a 25.1 b 28.8 a 29.1 a 3.69 3.81 3.47 6.92 8.40 9.23 aspetti vegetativi e produttivi (Tab. 4). Su tali parametri sono apparse evidenti anche variazioni dipendenti dal rapporto tra la traspirazione e l’evaporazione della coltura che è risultato inferiore nel caso della diluizione 1/2. Le varietà a confronto non si sono differenziate sia a livello di consumo idrico che di efficienza di uso dell’acqua. Gli effetti dei fattori considerati si sono manifestati anche sulla intensità degli scambi gassosi (acqua e CO2) rilevati in prossimità della raccolta. Con riferimento a una giornata tipo, l’assimilazione fotosintetica più elevata è stata rilevata in Carmagnola e, per quanto concerne il flusso traspirativo, in Carmagnola e Fibranova (Tab. 4). La maggiore concentrazione di metalli pesanti ha influenzato negativamente il flusso di CO2. Concentrazione e fissazione di metalli pesanti nella biomassa. Nel caso del rame, dello zinco e del cadmio il loro contenuto nei tessuti vegetali è risultato maggiore nei terreni caratterizzati dalle concentrazioni degli stessi più elevate (diluizione 1/2). Precisamente, a fronte di una maggiore concentrazione del 300% nel terreno diluito 1/2, rispetto a quello diluito 1/8, sono stati riscontrati incrementi dell’80% nel caso del rame, del 218% nel caso dello zinco e del 280% nel caso del cadmio (Tab. 5). Per il cromo l’assorbimento è al contrario diminuito nella misura del 48% circa in corrispondenza delle concentrazioni più elevate mentre è rimasto pressoché invariato nel caso del piombo. Per quanto riguarda l’assorbimento dei metalli pesanti il comportamento delle tre cultivar non si è differenziato ad eccezione dell’assorbimento del cromo, risultato maggiore nel caso della varietà Kompolti. Per valutare l’efficienza di fitoestrazione della coltura è stato calcolato il rapporto tra le concentrazioni dei singoli metalli nei tessuti vegetali e nei terreni. Da questa analisi la canapa non ha evidenziato le caratteristiche tipiche delle specie iper-accumulatrici di metalli pesanti (ovvero un rapporto superiore all’unità), presentando concentrazioni degli stessi nei tessuti sempre inferiori a quelle presenti nel terreno (Fig. 1). In ogni caso la coltura è apparsa in grado di assorbire cospicue quantità di elementi, in rapporto al normale range di variazione degli stessi nei tessuti vegetali. Le concentrazioni di metalli pesanti nelle frazioni vegetali hanno raggiunto valori massimi intorno al 15-20% rispetto a quelle rilevate nel terreno per il rame, lo zinco ed il cadmio senza comportare sensibili decrementi produttivi. In particolare, passando dalla diluizione 1/2 a 1/8, il rapporto percentuale tra le concentrazioni di metalli presenti nei tessuti vegetali e nel terreno è aumentato sensibilmente nel caso del rame e del piombo, è diminuito nel caso dello zinAgroindustria / Aprile 2002 71 Tabella 5 - Influenza dei fattori in studio sulle concentrazioni dei metalli pesanti sulla biomassa (ppm). Table 5 - Effects of considered factors on heavy metal concentration in plant biomass (ppm) Fattori in studio: Cr Cu Pb Zn Cd Diluizione 1 /2 1.41 b 19.8 a 7.63 820 a 5.38 a terreno 1 /8 2.71 a 11.0 b 10.26 196 b 1.41 b Carmagnola 1.82 16.6 7.32 499 3.19 Fibranova 1.94 15.5 9.92 505 2.58 Kompolti 2.43 14.1 9.59 520 4.41 2.06 15.4 8.94 508 3.39 Cultivar Medie co ed è rimasto invariato nel caso del cadmio. Anche le quantità complessive di metalli pesanti presenti nella biomassa sono variate sensibilmente in relazione sia all’elemento considerato che alla concentrazione dello stesso nel terreno (Tab. 6). In corrispondenza dei livelli più elevati di contaminazione l’assorbimento di cromo, rame e piombo è diminuito mentre quello di zinco e cadmio è rimasto invariato. In particolare per il cromo, precedentemente segnalato per le basse concentrazioni nelle piante allevate nei terreni maggiormente contaminati, l’assorbimento è risultato pari ad appena il 15% di quello relativo ai terreni meno contaminati. Un comportamento analogo ma meno accentuato si è osservato nel caso del piombo e del rame. La fissazione dello zinco nella biomassa è apparsa poco influenzata dal livello di contaminazione del terreno; questo metallo, è stato assunto in quantità molto elevate (circa 1 mg per pianta), ed appare ben sopportato dalla canapa anche alle concentrazioni più elevate. Solo nel caso del cromo le tre cultivar si sono differenziate nella capacità di assorbimento dei metalli pesanti mostrando, nell’ordine, una maggiore abilità per Kompolti se- guita da Fibranova e Carmagnola. I rapporti tra le quantità di metalli pesanti accumulate nella pianta e quelle presenti nel terreno risultano sempre molto bassi; anche a causa della forte sproporzione tra massa del terreno considerato e biomassa vegetale in esso sviluppata, essi raggiungono appena lo 0.4 - 0.5‰ nel caso di rame, zinco e cadmio e valori poco superiori allo 0.1‰ nel caso del piombo (Tab. 7). Essi, inoltre, appaiono tendenzialmente minori in presenza di concentrazioni di metalli nel terreno più alte. Ripartizione nella biomassa e potenziali asportazioni dei metalli pesanti. La diversa ripartizione dei metalli pesanti nelle varie parti della biomassa (foglie, fusti e radici) (Tab. 8), ha messo in evidenza risultati molto diversi in funzione delle due differenti ipotesi di raccolta della biomassa stessa (fusti + foglie e solo fusti) (Tab. 9). Con riferimento alla asportazione dal terreno di tutta la parte aerea, la quantità complessiva di metalli asportata dal suolo ha raggiunto circa 4.1 mg vaso -1, mentre con l’asportazione dei soli fusti, essa ha raggiunto circa 0.9 mg vaso-1. Le due ipotesi considerate ipotizzano ovviamente anche due differenti destinazioni dei prodotti asportati dal campo: produzione di energia, nel primo caso, e per uso tessile o per cellulosa, nel secondo. La frazione di biomassa più interessata all’accumulo dei metalli pesanti è risultata percentualmente quella delle radici. Poiché non è possibile effettuare la raccolta di questa componente, si può comunque ipotizzare un beneficio della coltura derivante dalla consistente nella temporanea fissazione dei metalli nella sostanza organica non asportata del suolo con riduzione del rischio di dilavamento degli stessi dal terreno. In relazione ai metalli pesanti prelevati dal terreno, le asportazioni nel caso di zinco e cadmio sono variate in misura proporzionale al contenuto di metalli del terreno, mentre sono risultate maggiori nel caso di cromo, rame e piombo con diluizione 1/8. CONCLUSIONI Dai primi risultati ottenuti, l’impiego della canapa da fibra per la fitoestrazione di metalli pesanti è risultata interessante in relazione sia alla capacità della coltura di esplorare il terreno in profondità, assorbendo grandi volumi di acqua e cospicue quantità di elementi posti in soluzione, sia alla sua buona produttività e tolleranza nei riguardi dei metalli pesanti. La diversa ripartizione nelle frazioni del- Tabella 6 - Influenza dei fattori in studio sull’accumulo dei metalli pesanti nella biomassa totale (µg vaso-1). Table 6 - Effects of considered factors on heavy metal concentration in plant biomass (µg pot-1). Fattori in studio: Cr Cu Pb Zn Cd Diluizione 1 /2 9.7 b 126 b 56 b 5528 37.6 terreno 1 /8 65.1 a 267 a 246 a 4688 33.5 Carmagnola Cultivar 28.5 c 197 121 4474 25.1 Fibranova 37.9 ab 194 197 4659 25.9 Kompolti 45.7 a 199 136 6191 55.6 37.4 197 151 5108 35.5 Medie 72 Agroindustria / Aprile 2002 genotipi, diversi substrati pedologici e tecniche di intervento (ricorso a composti chelanti). Tabella 7 - Influenza dei fattori in studio sul rapporto (‰ del valore iniziale) tra metalli pesanti presenti nella pianta e nel terreno. Table 7 - Effects of considered factors on plant/soil concentration rate (‰ of soil original value). Fattori in studio: Cu Pb Zn Diluizione 1 /2 0.092 b 0.015 b 0.175 b 0.212 b terreno 1 /8 0.779 a 0.260 a 0.592 a 0.756 a Carmagnola 0.478 0.123 0.378 0.400 Fibranova 0.430 0.199 0.344 0.380 Kompolti 0.399 0.090 0.427 0.673 0.436 0.137 0.383 0.484 Cultivar Medie la biomassa ed il particolare accumulo dei metalli nelle foglie, suggerisce la raccolta anticipata della coltura prima che inizi la naturale defogliazione della pianta, asportando l’intera parte aerea al fine di massimizzare l’effetto di fitoestrazione. L’eccessiva presenza di metalli pesanti deprime, in generale, le potenzialità di bonifica dei terreni da parte della coltura, con l’eccezione di alcuni elementi che sono par- BIBLIOGRAFIA Baker, A.J.M., 1987. Metal tolerance. New Phytology 106 (Suppl.), 93-111. Baker, A.J.M. and R.R. Brooks., 1989. Terrestrial higher plants which hyperaccumulate metal elements. A review of their distribution, ecology, and phytochemistry. Biorecovery 1, 81-126. Cunningham, S. D. e D.W. Ow., 1996. 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I genotipi a confronto, caratterizzati da analoghe capacità produttive, non hanno evidenziato una diversa abilità nella fitoestrazione. La ricerca, ancora in fase di completamento, si propone innanzitutto la conferma delle indicazioni fin d’ora acquisite e, sulla base di ulteriori aprofondimenti, di ampliare le conoscenze con riferimento a nuovi Tabella 8 - Concentrazione di metalli pesanti sulle varie frazioni della pianta (ppm). Table 8 - Heavy metals concentration in plant fractions (ppm). Frazioni della pianta Foglie Diluizioni del terreno Cr Cu Pb Zn Cd 1 /2 1 /8 0.63 b 2.80 a 1.71 15.98 a 4.00 b 9.99 0.36 b 9.47 a 4.91 916 a 238 b 577 2.83 a 0.42 b 1.62 1 /2 1 /8 0.45 b 1.15 a 0.80 16.04 a 8.81 b 12.42 6.86 a 2.58 b 4.72 494 a 50 b 273 2.43 a 0.27 b 1.35 1 /2 1 /8 8.94 9.61 9.28 58.4 48.6 53.5 51.3 46.0 48.6 1303 a 692 b 997 30.3 a 10.6 b 20.4 Medie Fusti Medie Radici Medie Tabella 9 - Fitoestrazione di metalli pesanti (µg vaso-1) in relazione alla diluizione del terreno e a differenti ipotesi di asportazione della biomassa. Table 9 - Phytoextraction of heavy metals (µg pot-1) related to soil dilution and different biomass harvesting hypotheses. Frazioni della pianta Diluizioni del terreno Foglie + Fusti Cr Cu Pb Zn Cd 1 /2 1 /8 3.9 b 40.8 a 22.3 97.7 144.2 121.0 24.2 132.4 78.3 4764 a 2964 b 3864 17.1 a 7.2 b 12.1 1 /2 1 /8 0.9 b 12.9 a 6.9 33.1 b 103.2 a 68.2 22.7 32.4 27.6 1024 a 584 b 804 5.6 3.0 4.3 Medie Fusti Medie Agroindustria / Aprile 2002 73 Utilizzo in pieno campo dei reflui da macerazione della canapa: influenza sulla microflora tellurica C. Gamba, C. Piovanelli, S. Simoncini, M. Di Candilo1 Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo - Piazza M. D’Azeglio 30, FI 1 Istituto Sperimentale per le Colture Industriali, Bologna. RIASSUNTO In una prova di campagna sono state distribuite, sul terreno coltivato a grano, diverse quantità di acque reflue da macerazione della canapa per studiarne l’influenza sulla microflora del suolo. La biomassa microbica nei suoli trattati aumenta soprattutto quando si innalza la temperatura che stimola la crescita dei microrganismi eterotrofi. Questo aumento della biomassa è positivo poiché, come dimostrano la costanza del tasso di mineralizzazione della S.O. e la diminuzione del quoziente metabolico, non determina condizioni anomale nel terreno. L’attività respiratoria e il contenuto della S.O. del terreno non sono influenzati dalla somministrazione dei reflui. Dopo un ripetuto apporto di reflui al suolo si è verificata una inibizione dell’attività ureasica limitata alla prima settimana dallo spandimento. Ad un mese dal trattamento si osserva invece un aumento, proporzionale alle dosi di refluo, della fosfatasi. L’attività ammonio-ossidante presenta transitorie variazioni positive una settimana dopo lo spandimento. L’attività enzimatica denitrificante assume valori considerevoli solo nel periodo autunnale, caratterizzato da piogge intense, allorché presenta anche modeste variazioni dovute all’apporto di acque da macerazione. Parole chiave: canapa; reflui da macerazione; biomassa microbica; quoziente metabolico; attività enzimatiche. ABSTRACT Effects on soil microflora of the use of hemp wastewater in the open air During a test carried out in the country, different quantities of wastewater coming from the soaking of hemp were spread over a soil cultivated with wheat (0.80 and 160 m ha in the year 2000 and double doses, repeated after six months, in the following year). The aim of this test was to see, by means of biochemical techniques, how the soil microflora composition and its activity is affected by the treatment with wastewater in the long run. The microbial biomass turns out to be greatly stimulated by the treatment, especially when a rise of temperature produces a stimulus in the heterotrophic micro-organisms feeding on the nutrients in the soil. This rise of the biomass can be considered a positive fact because, as shown by the invariariability of the S.O. mineralization rate and the decrease in the metabolic quotient, it does not cause any anomalous conditions in the treated soil. Respiration is not notably affected by wastewater doses, as this parameter changes especially as a result of the seasonal rise in temperature. The contents of S.O. in the soil are also not affected by the wastewater. As for the study of enzymatic activity, an inhibition of the ureasic activity in the soils treated with wastewater during the first week following the treatment can be seen; this inhibition disappears completely after the first month. On the contrary, during the subsequent period there is an increase in the phosphates proportional to the doses which were spread over the soil. The ammonification turns out to be stimulated by the wastewater addition, although this effect does not last beyond the first week after the treatment. Due to the incoherent nature of the soil, the enzymatic denitrification activity is rather moderate and slightly increased as a result of the wastewater addition. In autumn, when heavy rain occurs, the potential denitrification activity reaches considerably high values, showing the effect of the soaking waters only for the intermediate dose. Key words: hemp; wastewater; microbial biomass; metabolic quotient; enzymatic activities. INTRODUZIONE La macerazione degli steli di canapa è normalmente eseguita in apposite vasche con Autore corrispondente: Piovanelli C - Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo Piazza M. D’Azeglio 30 Firenze, Italia - Tel. (055) 2491227 - Fax (055) 241485 - E mail: [email protected] oppure [email protected]. Lavoro svolto con finanziamento MiPAF nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla produzione alla utilizzazione”. 74 Agroindustria / Aprile 2002 acqua stagnante; alla fine del ciclo si ha un refluo ricco di sostanze organiche e con alta carica microbica, che potrebbe essere utilmente impiegato in agricoltura, direttamente o tramite compostaggio. La restituzione ai suoli coltivati di questi reflui può rappresentare una soluzione per ridurre l’impoverimento in sostanza organica dei terreni poiché, di solito, le sostanze organiche contenute nei reflui migliorano le caratteristiche chimiche e biologiche del suolo (Piccone, 1991). Scarsi sono in bibliografia i dati concernenti gli effetti della somministrazione di reflui da macerazione della canapa sulle piante e sulla comunità batterica del suolo. A tal fine è stata impostata una prova di campagna distribuendo, sul terreno coltivato a grano, diverse quantità di refluo, per seguire nel tempo l’influenza che esso ha sulla composizione della microflora del suolo e sulle sue attività biochimiche, nonché sulla vegetazione della coltura. Per le analisi biochimiche, su terreni prelevati in epoche successive, abbiamo determinato la biomassa microbica totale, col metodo SIR (Substrate-Induced Respiration). Sebbene la biomassa microbica sia solo una piccola parte (dall’ 1 al 4%) del C organico del terreno (Jenkinson e Ladd, 1981; Anderson e Domsch, 1989) essa ha una grande importanza per la nutrizione della pianta (Schnürer et al., 1985) e i suoi valori sono riconosciuti essere molto sensibili alle variazioni che si verificano nel suolo (Powlson et al., 1987; Brookes, 1995; Kaiser et al., 1995) per cui la sua determinazione è frequentemente impiegata nel confronto di diversi trattamenti agronomici (Lynch e Panting, 1980; Drury et al., 1991; Smith et al., 1995). Abbiamo altresì determinato l’attività respiratoria della microflora, perché questa attività riflette la velocità di degradazione della sostanza organica da parte dei microrganismi (Nannipieri, 1991) ed è un utile indice per quantificare l’attività microbiologica globale del suolo. Poiché nel terreno trattato si può avere una esaltazione dei processi catabolici, abbiamo calcolato l’indice di mineralizzazione del C (Florenzano, 1982) e il quoziente metabolico (qCO2) (Anderson e Domsch, 1985), che sono indici adatti a quantificare lo stato di efficienza e di affaticamento della microflora. Inoltre, dal momento che l’aggiunta al suolo di substrati organici labili contenuti nei reflui di macerazione può stimolare le attività enzimatiche, soprattutto di quelle coinvolte nel ciclo dell’azoto, abbiamo esteso le nostre indagini allo studio dell’attività denitrificante potenziale (DEA), che risulta generalmente ben correlata al contenuto di sostanza organica facilmente assimilabile (Burford e Bremner, 1975), dell’attività ammonio ossidante potenziale (PNA), dell’ureasi, nonché della fosfatasi. I cambiamenti delle attività enzimatiche sono spesso utilizzati per valutare la fertilità del suolo (Nannipieri, 1994), poiché permettono di integrare gli studi biochimici sulla microflora, Tabella 1 - Contenuto medio di carbonio organico, respirazione e coefficiente di mineralizzazione del suolo sottoposto allo spandimento di reflui il 2/03/00. Table 1 - Organic carbon amount, soil respiration and organic carbon mineralization after wastewater spreading (02/02/01). C.O. % Respirazione -1 mgCO2 kg dm 24h -1 Coef. min. C % 10/03/00 Test 80 160 0.985 ± 0.006 1.013 ± 0.063 0.994 ± 0.014 62.69 ± 0.98 67.16 ± 0.32 70.61 ± 0.51 1.202 ± 0.181 1.259 ± 0.139 1.343 ± 0.101 19/04/00 Test 80 160 1.010 ± 0.030 1.117 ± 0.003 1.027 ± 0.027 73.53 ± 0.49 96.93 ± 0.84 66.34 ± 0.38 1.377 ± 0.128 1.639 ± 0.143 1.230 ± 0.037 29/05/00 Test 80 160 0.996 ± 0.021 1.023 ± 0.026 1.115 ± 0.028 105.90 ± 1.40 105.73 ± 0.72 103.95 ± 0.52 2.008 ± 0.254 1.955 ± 0.179 1.788 ± 0.112 dal momento che le attività enzimatiche extracellulari svolgono un ruolo indipendente dai microrganismi e non risentono dei fattori che influenzano la vita di questi ultimi. MATERIALI E METODI Piano sperimentale. La prova di campagna è stata effettuata ad Anzola dell’Emilia (BO), presso l’azienda “Ca’ Rossa”, dell’Istituto Sperimentale per le Colture Industriali. Il terreno delle parcelle è pianeggiante, franco, posto in zona a regime climatico temperato, con piovosità di 618 mm (media annua ventennale), classificato come Udifluvent tipico (Soil Survey Staff, 1996). Il piano sperimentale prevede il confronto fra parcelle coltivate a frumento tenero (cv Serio), trattate con tre diversi volumi di acque reflue: 0, 80 e 160 m3 ha-1 nell’anno 2000 e volumi doppi nel 2001. È stato adottato uno schema sperimentale a blocco randomizzato, con quattro ripetizioni e parcelle da 25 m 2 (Fig. 1). Le operazioni colturali, come nella norma, sono state limitate alla concimazione minerale e al diserbo chimico. La prima è stata realizzata con apporti all’impianto della coltura (160 kg ha-1 di P 2O 5 e 100 kg ha -1 di N sotto forma ammoniacale) e in copertura (78 kg ha-1 di N sotto forma nitrica). Nel primo anno i reflui sono stati distribuiti il 2 marzo, prelevandoli da contenitori in cui erano state stoccate le acque utilizzate per la macerazione della canapa. Circa 2,5 quintali di steli, riuniti in mannelli, sono stati immersi in una vasca di 9 m3 contenente acqua di falda e sono stati lasciati a macerare per 7 giorni (Fig. 2). La distribuzione in campo è stata effettuata con apparato artigianale riprodotto in figura 3. Le acque di spargimento sono il risultato di 2 cicli di macerazione. I prelievi del terreno per le analisi sono stati effettuati il 10 marzo, il 19 aprile e il 29 maggio, a 0-20 cm di profondità. Nell’anno successivo la prova è stata realizzata su terreni contermini; i reflui sono stati distribuiti il 24 aprile e, sempre sulle stesse parcelle, una seconda volta il 16 ottobre, al fine di valutare l’effetto di dosi ripetute. I prelievi, eseguiti con la stessa metodica Tabella 2 - Contenuto di carbonio organico, respirazione e coefficiente di mineralizzazione del suolo sottoposto allo spandimento di reflui il 24/04/01 ed il 16/10/01. Table 2 - Organic carbon amount, soil respiration and organic carbon mineralization after wastewater spreading (24/01/01 and 16/10/01). C.O. % Respirazione -1 -1 mgCO2 kg dm 24h Coef. min. C % 24/05/01 Test 160 320 0.991 ± 0.001 0.944 ± 0.007 0.924 ± 0.082 55.25 ± 5.39 64.39 ± 14.57 51.47 ± 10.08 1.054 ± 0.103 1.289 ± 0.292 1.052 ± 0.206 03/07/01 Test 160 320 0.927 ± 0.027 0.934 ± 0.031 0.888 ± 0.031 93.82 ± 5.99 91.58 ± 13.79 92.80 ± 12.09 1.912 ± 0.122 1.853 ± 0.279 1.975 ± 0.257 23/10/01 Test 160 320 0.889 ± 0.093 0.954 ± 0.008 0.862 ± 0.129 69.85 ± 3.84 66.30 ± 3.82 68.86 ± 8.81 1.485 ± 0.082 1.313 ± 0.075 1.509 ± 0.193 19/11/01 Test 160 320 0.895 ± 0.025 0.868 ± 0.099 0.852 ± 0.031 70.87 ± 12.66 59.74 ± 1.98 61.92 ± 2.60 1.496 ± 0.267 1.301 ± 0.043 1.373 ± 0.058 dell’anno precedente, sono stati effettuati il 24 maggio ed il 3 luglio, dopo il primo trattamento, ed il 23 ottobre e il 19 novembre dopo il trattamento ripetuto. Per tutti i prelievi il terreno è stato vagliato a 2 mm e conservato in frigorifero a +4°C. Prima delle analisi biochimiche, esso è stato umidificato alla capacità di campo e preincubato per una settimana a +24°C. Analisi biochimiche. Il carbonio organico (C.O.) è stato determinato, sia nel terreno che nelle acque di macerazione, per ossidazione a caldo con bicromato di potassio, in presenza di acido solforico, e successiva titolazione con sale di Möhr (Yeomans e Bremner, 1988). La misurazione dell’attività respiratoria del suolo è stata effettuata incubando 100 grammi di terreno in contenitori chiusi e determinando la CO2 prodotta per differenza di pesata utilizzando calce sodata (Edwars, 1982; Raich et al., 1990). La biomassa microbica è stata valutata col metodo SIR (Anderson e Domsch, 1978), incubando il terreno con l’aggiunta di glucosio e determinando la CO2 prodotta per via gascromatografica, con rivelatore TCD. Dal rapporto fra la respirazione, misurata su 7 giorni, ed il contenuto di carbonio organico si evince il coefficiente di mineralizzazione del carbonio (Dommergues, 1960). Il quoziente metabolico (qCO2) è espresso dal rapporto fra C-CO2 emessa dal suolo in 24 ore e C della biomassa (Anderson e Domsch, 1985). L’attività enzimatica denitrificante (DEA) è stata determinata utilizzando il metodo di Smith e Tiedje (1979) e successive modifiche (Tiedje, 1994), che prevede l’incubazione del terreno con una soluzione di KNO3 (1 mM) e glucosio (1 mM) in presenza di cloramfenicolo (1 g l-1), in beute chiuse con atmosfera priva di ossigeno e con il 10% di acetilene (Yoshinari e Knowles, 1976). La lettura dell’N2O prodotta è effettuata per gascromatografia, con rivelatore ECD, su colonna capillare 1000plot. L’attività enzimatica ammonio-ossidante potenziale (PNA) è stata valutata col metodo proposto da Belser e Mays (1982) con cui si incuba il terreno per 6 ore a 26°C, in soluzione tampone con aggiunta di solfato d’ammonio 2 mM. La produzione di –NO2 e –NO3 è determinata per via colorimetrica con autoanalyzer. L’ureasi è stata determinata col metodo proposto da Kandeler e Gerber (1988) usando urea come substrato e misurando la quantità di ammonio prodotto con spettrofotometro a 690 nm. La fosfatasi è stata valutata utilizzando la metodologia proposta da Tabatabai e Bremner (1969), basata sulla determinazione con spettrofotometro a 400 nm della quantità di paranitrofenolo (PNF) formatosi per idrolisi enzimatica a pH 6,5 dal paranitrofenilfosfato, dopo un’ora di incubazione a 37°C. Agroindustria / Aprile 2002 75 refluo, tende a diminuire gradualmente in funzione della dose distribuita (Fig. 5); come si può osservare nel secondo anno, in seguito a somministrazioni di dosi doppie e ripetute, le differenze si manifestano fra testimone e refluo, indipendentemente dalle dosi. Per quanto concerne le attività enzimatiche studiate, nel primo anno di prova si sono riscontrate variazioni statisticamente significative per l’attività ammonio-ossidante nei terreni trattati con diversi apporti di refluo (Tab. 3): dopo circa una settimana dalla somministrazione del refluo si verifica un incremento transitorio dell’attività enzimatica nei terreni trattati, che si esaurisce in breve tempo e non è rilevabile nei mesi successivi. L’attività enzimatica denitrificante è risultata nel complesso modesta, vista la natura abbastanza sciolta del terreno (Fig. 6). Si osserva in luglio un incremento dell’attività di riduzione dei composti azotati nei terreni trattati con refluo, indipendentemente dalle dosi somministrate. L’attività enzimatica è molto più stimolata nel periodo autunnale, non tanto dalla somministrazione del refluo quanto dall’aumento dell’umidità del suolo che, diminuendo la disponibilità di ossigeno nei pori, favorisce i processi di riduzione enzimatica. In conseguenza allo spandimento autunnale dei reflui si osserva una repentina Figura 1 - Parcelle sperimentali. Figure 1 - Experimental plots. Tutte le misure microbiologiche e biochimiche sono state effettuate in triplo. I risultati sono stati elaborati statisticamente con analisi della varianza (ANOVA) a due vie con blocchi completamente randomizzati, le medie sono state comparate impiegando il test di Duncan (Duncan’s multiple range test). RISULTATI Il contenuto di carbonio organico del suolo mostra delle differenze statisticamente significative solo nel primo anno di prova (Tab. 1); nella seconda prova, nonostante il maggior apporto di refluo non si riscontrano differenze apprezzabili rispetto al testimone in nessuna data di campionamento (Tab. 2). L’attività respiratoria e la mineralizzazione del carbonio organico non risentono in maniera notevole dell’apporto dei reflui; la variazione di questi parametri risulta maggiormente legata allo stagionale innalzamento di temperatura, che determina un normale incremento delle attività metaboliche della microflora, sia nel primo come nel secondo anno di prova, indipendentemente dalle dosi di refluo aggiunte, poiché valori più elevati si riscontrano in prossimità della piena allegagione (primo anno) o completa maturazione del grano (secondo anno). La biomassa microbica risulta essere molto stimolata dalla presenza del refluo, indipendentemente dalle dosi somministrate (Fig. 4), questo è più evidente nei mesi primaverili–estivi (fine di maggio nel primo anno e inizio di luglio nel secondo), allorché l’aumento della temperatura genera uno stimolo nei microrganismi eterotrofi che utilizzano i nutrienti disponibili nel terreno per la loro crescita. Il quoziente metabolico della biomassa del suolo (qCO 2), dopo lo spandimento del Tabella 4 - Attività enzimatiche del suolo a diversi intervalli di tempo dallo spandimento dei reflui. Lettere diverse indicano differenze significative tra le medie secondo il Test di Duncan. Table 4 - Soil enzymatic activities at different times from the wastewater spreading. Different letters show significant differences (Duncan’s test). -1 -1 Ureasi (µgN-NH4 g dm 2h ) Test 160 320 Test 80 160 19/04/00 29/05/00 4.379 b 9.023 a 7.489 a 2.562 a 2.623 a 2.148 b 6.491 a 4.228 a 5.153 a 76 Agroindustria / Aprile 2002 -1 03/07/01 23/10/01 19/11/01 23/10/01 19/11/01 48.90 b 43.72 b 68.12 a 62.11 a 45.31 b 41.67 c 40.30 a 37.16 a 41.61 a 547.86 a 539.13 a 538.24 a 567.09 c 657.31 b 719.25 a Tabella 3 - Attività enzimatica ammonioossidante del suolo (mgN g-1 6h-1). Lettere diverse indicano differenze significative tra le medie secondo il Test di Duncan. Table 3 - The enzymatic ammoniumoxidation of soil (mgN g-1 6h-1). Different letters show significant differences (Duncan’s test). 10/03/00 -1 Fosfatasi (µgPNF g dm h ) Figura 2 - Vasche di macerazione della canapa. Figure 2 - Hemp soaking tanks. inibizione dell’attività ureasica proporzionale alla dose somministrata (Tab. 4); tale inibizione scompare già dopo un mese dal trattamento. Nel precedente prelievo primaverile, corrispondente a circa 3 mesi dal primo trattamento, si verifica una ripresa dell’attività enzimatica nel suolo trattato con refluo. L’attività fosfatasica, dopo un periodo di latenza di circa un mese dalla seconda somministrazione, in cui non si osservano differenze significative fra le tesi, mostra una stretta correlazione con le dosi di acque di macerazione distribuite, manifestando un aumento dell’attività enzimatica proporzionale alle quantità di refluo (Tab. 4). Figura 3 - Apparecchiatura per la distribuzione delle acque reflue. Figure 3 - Wastewater spreading equipment. Biomassa C 1000 Ln(mgC 100g-1) a 100 a c b b a b b Test b 80 160 10 1 10/03/00 19/04/00 29/05/00 Biomassa C Ln(mgC 100g-1) 1000 100 a a a b a a a a a a a a Test 160 10 320 1 24/05/01 03/07/01 23/10/01 19/11/01 Figura 4 - Biomassa microbica C nel suolo trattato con diverse dosi di refluo da macerazione della canapa. Le frecce indicano il periodo dello spandimento del refluo. Lettere diverse indicano differenze significative fra le medie (Duncan’s test). Figure 4 - Microbic biomass C in the soil treated with various wastewater doses. The arrows show the period of treatment with wastewater. Different letters show significant differences among the means (Duncan’s test). DISCUSSIONE Con la distribuzione delle acque di macerazione, contenenti circa lo 0,1‰ di carbonio, si effettua un modesto apporto al suolo di carbonio organico, stimabile in 8 e 16 kg ha-1, rispettivamente per i trattamenti effettuati nell’anno 2000 e del doppio per quelli effettuati nel 2001. Nel complesso questo apporto di sostanza organica determina un lieve incremento del contenuto di C.O. del suolo. Si riscontra invece un aumento della biomassa in funzione del refluo somministrato. La biomassa è un indice molto sensibile alle variazioni che si verificano nel suolo; la sua misurazione è stata spesso utilizzata per confrontare diversi trattamenti e gestioni del suolo (Smith et al., 1995) e può servire come un preallarme per tali effetti molto prima che possono essere evidenziati in altri modi (Brookes, 1995). Nelle nostre prove abbiamo riscontrato un aumento della biomassa tellurica soprattutto nei mesi più caldi; questo evidenzia come le sostanze apportate al terreno mediante le acque reflue da macerazione della canapa siano state metabolizzate dai microrganismi tellurici, stimolando la riproduzione cellulare e la crescita complessiva della microflora. Da notare che questo aumento è accompagnato da una parallela diminuzione del qCO2 nei terreni trattati mostrando così l’assenza di condizioni anomale, poiché non vi è necessità da parte dei microrganismi tellurici di ossidare una maggior quantità di C. Il qCO2, che esprime la quantità di CO2 sviluppata per unità di biomassa, è unanimemente considerato un indicatore di stress ambientale molto preciso (Piovanelli et al., 1999) e molto sensibile alle perturbazioni dell’ecosistema perché, quando la biomassa microbica è sottoposta a condizioni di vita non ottimali, il quoziente metabolico aumenta, cioè una maggior quantità di C viene ossidata per unità di biomassa, al fine di riparare e mantenere attiva la macchina biochimica della cellula (Nannipieri et al., 1995). Il più alto grado di efficienza della microflora nei terreni trattati, è confermato dall’assenza di aumento della mineralizzazione del carbonio organico che, se non sarà Agroindustria / Aprile 2002 77 *10-3 q CO2 4.5 4 3.5 3 2.5 2 1.5 1 0.5 0 a a ab b b ab Test a 80 b 160 c 10/03/00 19/04/00 29/05/00 * 10-3 q CO2 4.5 4 3.5 3 2.5 2 1.5 1 0.5 0 a b a a a a a b Test a a a a 24/05/01 03/07/01 23/10/01 160 320 19/11/01 Figura 5 - Quoziente metabolico della microflora nel suolo trattato con diverse dosi di refluo da macerazione della canapa. Le frecce indicano il periodo dello spandimento del refluo. Lettere diverse indicano differenze significative fra le medie (Duncan’s test). Figure 5 - Metabolic quotient of the microflora in the soil treated with various wastewater doses. The arrows show the period of treatment with wastewater. Different letters show significant differences among the means (Duncan’ s test). DEA -1 ln(µgN-N2O g ) 10000 1000 b a b a a a b a a Test 100 160 320 10 1 24/05/01 03/07/01 23/10/01 Figura 6 - Attività enzimatica denitrificante del suolo (DEA) trattato con diverse dosi di refluo da macerazione della canapa. Le frecce indicano il periodo dello spandimento del refluo. Lettere diverse indicano differenze significative fra le medie (Duncan’s test). Figure 6 - Denitrification Enzyme Activity (DEA) of the soil treated with various wastewater doses. The arrows show the period of treatment with wastewater. Different letters show significant differences among the means (Duncan’s test). 78 Agroindustria / Aprile 2002 attuata una rotazione colturale depauperatrice, nel tempo si tramuterà in un accumulo di C nel terreno con aumento della S.O.. Per quanto concerne le attività enzimatiche è da rilevare che gli enzimi svolgono un ruolo importante nell’ecologia del suolo, poiché catalizzano numerose reazioni correlate con le trasformazioni delle sostanze nutritive (Madejón et al., 2001). Nelle nostre prove si sono riscontrate solo modeste e transitorie influenze sull’attività ammonio ossidante, con aumento dell’attività seguita dopo poco tempo dal suo riequilibrio, e sull’ureasi, con un iniziale effetto inibitorio, seguito a distanza di qualche mese dallo spandimento, da un incremento dell’attività in concomitanza con l’aumento della biomassa microbica. Un concreto stimolo dell’attività enzimatica, imputabile all’effetto del refluo, si è riscontrato nella fosfatasi, dopo un periodo di latenza in cui non si sono osservate differenze fra trattamenti. L’attività denitrificante potenziale risulta leggermente stimolata dall’apporto di sostanza organica labile contenuta nelle acque di macerazione indipendentemente dalle dosi somministrate; le perdite di azoto tramite questo processo sono perciò da ritenersi trascurabili. Il maggior stimolo per tale attività è il grado di saturazione idrica del suolo che diminuendo la disponibilità di ossigeno favorisce i processi di riduzione (Fireston, 1982; Williams et al., 1992; Arcara et al., 1999). CONCLUSIONI I reflui derivanti dalla macerazione della canapa sono prodotti naturali, privi di elementi xenobiotici, ottenuti senza manipolazioni chimiche e, come tali, non dovrebbero presentare problemi tossicologici per i microrganismi tellurici. Tuttavia il loro apporto al terreno ha comprensibili riflessi su tutte le caratteristiche pedologiche ed implica la conoscenza dei complessi problemi di ordine agronomico e ambientale legati al loro uso, poiché i substrati organici labili contenuti nelle acque di vegetazione possono stimolare nel terreno processi catabolici e nuove sintesi, per l’esaltazione alla crescita dei microrganismi eterotrofi. Nel complesso la somministrazione al terreno di acque derivanti da macerazione della canapa, alle dosi da noi sperimentate, peraltro assai elevate se rapportate alle dosi permesse per legge per altri reflui, non sembra avere influenze negative sulla microflora tellurica e sulle attività biochimiche ed enzimatiche indagate. Si rileva un lieve transitorio incremento del tenore di sostanza organica del terreno e dell’attività enzimatica ammonio-ossidante, e un aumento più significativo della biomassa microbica. La diminuzione del qCO2 e l’aumento della fosfatasi nei terreni trattati, testimoniano il miglior grado di efficienza della microflora e, come i reflui somministrati, determinino effetti positivi sul metabolismo del complesso microbico, anche alle dosi più elevate. Le transitorie modificazioni delle attività enzimatiche di denitrificazione e di idrolisi dell’urea sono di modesta entità e tali da non avere influenze negative determinanti sulla fertilità del suolo. I risultati delle ricerche ci sembrano sufficientemente validi nel dimostrare una completa assenza di effetti negativi sulla microflora tellurica dei reflui derivanti dalla macerazione della canapa, almeno alle dosi e per gli aspetti indagati, e permettono di ipotizzare che tali reflui possono essere distribuiti al suolo senza pericolo di alterare l’equilibrio del sistema della microflora. BIBLIOGRAFIA Anderson T.H., Domsch K.H., 1978. A physiological method for the quantitative measurement of microbial biomass in soils. 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I lavori proposti devono riguardare l’agronomia generale, le agrotecniche, il miglioramento genetico con tecniche convenzionali e innovative, le tecnologie di trasformazione, gli impieghi dei prodotti industriali food e no-food. Agroindustria pubblica soltanto articoli redatti in lingua italiana; non vengono accettati lavori già pubblicati o in via di pubblicazione su altre riviste italiane o straniere. Gli articoli pubblicati dalla Rivista fanno riferimento alle seguenti due categorie: 1) Articoli di sintesi (Review). Comprende lavori che esaminano e discutono in maniera originale e con completezza un particolare problema scientifico del comparto dell’agroindustria e forniscono un quadro esauriente e sintetico dello stato delle conoscenze su un determinato argomento. 2) Ricerche sperimentali. Comprende lavori che espongono e discutono i risultati di una ricerca originale mirante allo studio di un preciso problema scientifico o tecnico. 1. INVIO DEI LAVORI - Gli articoli devono essere inviati in tre copie su carta ed una su floppy disk (Microsoft® Word per Windows®) complete di testo, riassunto, summary, bibliografia, tabelle, didascalie delle figure e figure, al Direttore Responsabile della Rivista: Dr. Paolo Ranalli, Istituto Sperimentale per le Colture Industriali, Via di Corticella 133, 40128 Bologna Tel. (051) 6316847 - Fax (051) 374857 e-mail: [email protected] - La versione definitiva dei lavori, cioè dopo aver apportato le correzioni suggerite dai Revisori, dovrà essere inviata su dischetto e come dattiloscritto sempre al Direttore della Rivista. 2. STESURA DEI LAVORI - I lavori devono essere scritti su carta formato A4, su una sola facciata del foglio, usando una interlinea a doppio spazio e con margini di almeno 3 cm per consentire le note dei Revisori. Le pagine vanno numerate ed ogni pagina deve contenere 43 righe (pagina standard). Il carattere tipografico utilizzato dovrebbe essere il Times™ o un carattere equivalente con 12 punti. Al fine di agevolare il lavoro dei revisori le righe di ogni pagina devono essere numerate. Si raccomanda che il testo non superi le 15 cartelle dattiloscritte per le “ricerche sperimentali” e le 35 cartelle per gli “articoli di sintesi”. - I dattiloscritti degli articoli relativi alle Ricerche sperimentali devono essere organizzati nel modo seguente: 1) Titolo, Autore/i, Istituzione/i di appartenenza; 2) Riassunto e Abstract; 3) Introduzione, 4) Materiali e Metodi; 5) Risultati o Risultati e discussione, 6) Discussione dei risultati o Discussione dei risultati e conclusioni; 7) Ringraziamenti; 8) Bibliografia, 9) Didascalie delle tabelle e delle figure; 10) Tabelle; 11) Figure. - Per gli articoli di sintesi (Review) non è richiesta alcuna particolare suddivisione del manoscritto. - Sulla prima pagina del manoscritto devono essere indicati: 1) il titolo dell’articolo; 2) il nome e cognome di ciascun Autore seguiti dal nome e dall’indirizzo completo della Istituzione cui l’Autore appartiene; 4) il cognome e l’iniziale del nome dell’Autore a cui inviare tutta la corrispondenza con i relativi numeri di telefono e di fax e l’indirizzo di posta elettronica; 5) la provenienza dell’eventuale contributo finanziario ottenuto per la ricerca. - Nelle successive pagine del manoscritto devono essere riportati il riassunto in lingua italiana e in lingua inglese, quest’ultimo preceduto dal titolo dell’articolo e le parole chiavi. - Il riassunto in italiano deve avere la dimensione usuale, mentre il riassunto inglese (abstract) deve essere più ampio (almeno una pagina standard dattiloscritta) e deve contenere con chiarezza tutte le informazioni utili ai lettori di lingua inglese per la piena comprensione del lavoro. - Le citazioni bibliografiche nel testo vanno messe tra parentesi indicando il cognome dell’Autore e l’anno di pubblicazione. Nel caso di più Autori, al nome del primo seguirà l’abbreviazione et al. Nel caso di più lavori nello stesso anno dello stesso Autore, all’anno si faranno seguire lettere progressive in minuscolo (es. 1980a, 1980b). - La bibliografia, dei soli lavori citati nel testo, deve essere elencata in ordine alfabetico, senza numerazione. I lavori di uno stesso Autore saranno disposti seconda la data di pubblicazione; per quelli pubblicati da uno stesso Autore in uno stesso anno verrà utilizzata una lettera dell’alfabeto da inserire subito dopo l’anno. - Alcuni esempi di citazione sono riportati di seguito: - Articolo pubblicato su di una rivista scientifica: Martin C., Smith A.M., 1995. Starch biosynthesis. The Plant Cell 7, 971-985. - Articolo contenuto in un libro o in un’opera che ha un Coordinatore: Ziegler P. 1995. Carbohydrate degradation during germination. In: Kigel J., Galili G.(eds). Seed Development and Germination. Marcel Dekker, New York, pp. 447-474. - Libro con Autore: Eames A.J., 1961. Morphology of Angiosperms. McGraw Hill, New York. - Gli stessi dati non possono essere presentati in tabelle e in figura. Nel testo, le citazioni delle tabelle e delle figure se inserite tra parentesi tonde devono usare la abbreviazione Tab. e Fig., mentre se non inserite tra parentesi devono essere scritte in carattere minuscolo e non abbreviate. - Le didascalie delle tabelle e delle figure, dattiloscritte a parte, dovranno essere autoesplicative e scritte in lingua italiana ed inglese. - Le tabelle, presentate su foglio a parte, devono essere limitate al minimo indispensabile, devono riportare dati arrotondati alla pri- ma cifra decimale, devono essere intelligibili senza dover ricorrere alla lettura del testo e numerate con numero arabo progressivo. Le unità di misura debbono essere chiaramente indicate. - Le illustrazioni, riportate separatamente dal testo su fogli singoli, saranno solo in bianco e nero, tutte indicate come figure (foto, disegni, grafici), numerate con numero arabo progressivo. - Le linee e le lettere dei grafici devono essere di colore nero e di dimensioni e nitidezza tali da essere riprodotte senza essere ridisegnate, tenendo conto che la base delle figure stampate potrà essere di 5.8 (1 colonna), 12.2 (2 colonne), 18.5 cm (tutta la pagina). 3. TERMINOLOGIA - Le unità di misura e relativi simboli devono essere quelle del sistema internazionale (S.I.). Il simbolo, senza punto, deve seguire il valore numerico da cui sarà spaziato da uno spazio. Nel riportare brevi formule matematiche nel testo, si deve fare uso dell’esponente negativo invece del segno di frazione (g m-2 d-1 invece di g/m2 d). Le espressioni latine, i nomi delle entità sistematiche, le parole straniere, limitate a quelle per le quali non esiste il corrispondente termine italiano, saranno sottolineati perché siano stampati in corsivo o riportati direttamente in corsivo (es.: in situ; Cannabis sativa). Il nome italiano delle specie deve essere scritto con l’iniziale minuscola (es.: barbabietola). Il nome delle cultivar o di un ibrido va scritto con la prima lettera maiuscola, senza virgolette. L’abbreviazione della cultivar è cv senza punto. 4. REVISIONE DEL MANOSCRITTO - Il Direttore responsabile della Rivista Agroindustria esamina l’articolo appena ricevuto valutandone l’attinenza agli scopi della Rivista stessa. Qualora ciò non si riscontrasse il Direttore si riserva la possibilità di rifiutarne la pubblicazione senza inviarlo ai Revisori. I lavori vengono inviati, a giudizio del Direttore, ad uno o più Revisori esperti degli argomenti in essi trattati. I rilievi dei Revisori vengono trasmessi all’Autore corrispondente del lavoro. L’Autore deve provvedere, nel più breve tempo possibile, ad apportare le modifiche proposte e ad inviare (entro 7 giorni) alla Redazione della Rivista due copie dell’articolo corretto su carta e una su floppy disk, nonché copie riviste dai Revisori con la scheda riportante le loro osservazioni. Qualora le bozze corrette non pervengano in tempo utile e il fascicolo sia già pronto per la stampa, le bozze verranno corrette d’ufficio limitatamente agli errori e ai reflui della tipografia. In questo caso la Redazione declina ogni responsabilità per le inesattezze di nomi, di simboli o di concetti che si potranno rilevare a stampa avvenuta. - Il lavoro accettato sarà pubblicato nella versione definitiva senza invio delle bozze per la correzione. 5. RESPONSABILITÀ - La responsabilità del contenuto dell’articolo spetta interamente all’Autore.
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