il “cannocchiale” dello storico: miti e ideologie

IL “CANNOCCHIALE” DELLO STORICO: MITI E IDEOLOGIE

Direttore
Achille O
Università degli Studi di Padova
Comitato scientifico
Corinne L-F
Université de la Sorbonne Nouvelle Paris 
Jean-Claude M *
Université François-Rabelais de Tours
François R
Université Paul-Valéry Montpellier 
Comitato redazionale
Jacques R
École des Hautes Études en Sciences Sociales
Mario R
Scuola Normale Superiore di Pisa
Sandra S O
Università degli Studi di Padova
Segretario di redazione
Daniele S
LARHRA CNRS UMR , Lyon
IL “CANNOCCHIALE” DELLO STORICO: MITI E IDEOLOGIE
La collana trae la sua genesi da una lettura di Galileo: la scoperta di
una forma nuova di sapienza. I temi sviluppati riguardano: l’influenza
di Erasmo nella cultura europea dal Cinquecento al Settecento; il
ruolo di Montaigne e del Sarpi; lo studio delle strutture e delle congiunture economiche e sociali; l’influenza di Galileo nella cultura del
Novecento. Le metamorfosi della mentalità pertanto accompagnano
le ricerche dello “storico sperimentale”.
Mauro Fasan
I patrizi veneti Michiel
Storia dei Michiel “dalla Meduna”
Prefazione di
Pier Carlo Begotti
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: maggio 
Indice

Ringraziamenti

Prefazione

Introduzione

Capitolo I
La famiglia Michiel
.. Origine della famiglia,  – .. Prime notizie dei Michiel a Venezia, .

Capitolo II
Meduna di Livenza: cenni storici
.. Premessa,  – .. Il Friuli in epoca Patriarcale e l’origine di Meduna,  – .. Il Friuli in epoca Serenissima,  – .. Meduna e il suo
capitanato, .

Capitolo III
I Michiel dalla Meduna
.. Dalle origini al Seicento,  – .. Ramificazione della famiglia,  –
.. Epilogo dei Michiel,  – .. La vicenda di Aurora de Rubeis, .

Sigle e abbreviazioni

Bibliografia

Ringraziamenti
Un ringraziamento alla mia famiglia e a tutte le persone che mi hanno
aiutato in questo lavoro, in special modo a Pier Carlo Begotti.
Si ringraziano per la collaborazione e l’incoraggiamento Luca
Buttignol, Francesca Pillon, Annunziata Prosdocimo, Rita Reschiotto
e Gabriella Zen.
Ringrazio per la disponibilità don Luigi Nonis e tutti i parroci
che, con grande disponibilità, hanno permesso la consultazione degli
archivi parrocchiali.
Ringrazio inoltre gli Archivi Storici Diocesani di Udine, Concordia–
Pordenone e Vittorio Veneto, le biblioteche “P. Bertolla” e “V. Joppi”
di Udine, la biblioteca del Museo Correr e la biblioteca Nazionale
Marciana di Venezia e gli Archivi di Stato di Udine e Venezia.
I testi e le immagini, se non diversamente indicato, sono dell’autore.
La foto–riproduzione della “Planimetria della parrocchia di Meduna” è autorizzata su concessione del //.

Prefazione
Una famiglia veneziana nei giochi di potere del Friuli
Il ben documentato saggio di Mauro Fasan sulle vicende della famiglia Michiel, e in modo speciale del ramo approdato nel castello già
patriarcale di Meduna nel XV secolo, è lo sviluppo di una precedente opera dedicata alla sintesi storica della località . Il presente lavoro
offre l’occasione per sviluppare alcune riflessioni generali sul ruolo
dei vari rami del casato veneziano nei fatti di quella porzione della
terraferma assoggettata dalla Serenissina, chiamata Patria del Friuli. In
questa provincia occuparono posizioni di primo piano, anche se non
durante tutti i quasi quattro secoli in cui si sviluppò la signoria della
città lagunare sul luogo.
L’interesse concreto dei Michiel per la Patria iniziò attorno alla
metà del Quattrocento proprio partendo da Meduna; erano i primi
decenni di assestamento del dominio veneziano sulla regione, dopo
la conquista sia manu militari sia tramite le dedizioni del –.
Dal  il territorio era stato governato nella sua complessità dai
patriarchi di Aquileia; trattandosi quindi di una istituzione in mani
ecclesiastiche, il papato aveva reagito e dopo estenuanti trattative che
avevano interessato anche l’Impero, una soluzione venne alfine siglata
a Venezia nel  . Da quel momento l’intervento del patriziato
veneziano nelle faccende amministrative, politiche ed economiche
del Friuli prese nuovo vigore e si fece più importante e capillare,
accostandosi alla presenza dei tre ordini che avevano tradizionalmente
caratterizzato il vertice della società friulana, pur con le nuove ascese
. M. F, Meduna di Livenza tra storia e tradizioni, con scritti di P.C. B, R.
G, San Stino di Livenza .
. Su queste vicende, cfr. G. T, Il Friuli dal  al . La storia politica e sociale,
Udine , –; tra la precedente bibliografia, è importante J.E. L, L’autorità veneziana
nella Patria del Friuli agli inizi del XV secolo; problemi di giustificazione, in Il Quattrocento nel
Friuli occidentale, : La vicenda storica. Spunti di storiografia musicale. Libri, scuole e cultura,
Pordenone , –.


Prefazione
sociali del Trecento : i nobili castellani, gli ecclesiastici dotati di potere
temporale, le comunità di abitatori.
Un caso paradigmatico per quei decenni cruciali ci viene dalla vastissima giurisdizione dei signori di Prata, che avevano accanitamente
resistito all’avanzata dei conquistatori, subendo l’assedio, la distruzione del castello avito e l’esilio nelle terre imperiali. Tutto il patrimonio
venne sequestrato dalle magistrature veneziane e messo in vendita, compreso quanto era stato classificato come “feudale”, mentre le
prerogative pubbliche furono avocate dalle nuove autorità. Gradualmente le aste trovarono vari acquirenti, che provenivano dalle fila
delle aristocrazie friulane e venete, ma anche da proprietari locali che
intendevano ampliare le proprie aziende agricole. Così, nel marzo
del  un latifondo posto in villa vocata la Campagna posita at que
iacente in teritorio Pratae e comprendente ben  campi (circa 
ettari), fu comperata da Daniele q. Antonio Della Nogara di Pratavecchia, abitante quindi a poche centinaia di metri dall’ampio podere,
entrandone in materiale possesso seguendo gli antichi rituali feudali .
Tuttavia, il ritardo con cui le porzioni dei beni venivano assegnate
comportò appropriazioni e sfruttamenti abusivi di numerosi fondi,
come lamentava il nobile veneziano Michele q. Silvestro Memmo in
una supplica inviata al doge nel , con l’obiettivo di rientrare in
possesso di beni acquistati al pubblico incanto dai suoi avi un secolo
prima:
per virtù de acquisto atque gratia facto da questo Serenissimo Dominio
alli Autori miei fin del anno  alli  febraro il luogo atque terreno sive
circuito nel qual altre volte soleva esser il Castello di Prata con le fosse già
ruvinato atque confiscato da questa Illustrissima Repubblica atque come
nella gratia più diffusamente si lege, ma perché sono alcuni, che hano atque
godano possessioni, come pubblicamente se dicono senza alcuni acquisti,
qual asserite sue possessioni confinano con il loco a me come di sopra
concesso per la vostra Serenità,
chiedeva appunto di rivedere le concessioni fatte e di sanare eventuali
illegalità .
. Cfr. D. D, Continuità e cambiamenti nel Friuli tardo medievale (XII–XVI secolo).
Saggi di storia economica e sociale, Trieste .
. ASUd, Archivio Panigai, b. , n. , cc. r–v.
. ASUd, Archivio Panigai, b. , n. , cc. r–v.
Prefazione

In questo convulso periodo, Venezia non toccò però le prerogative
giurisdizionali, che nelle altre simili situazioni erano state lasciate
alla nobiltà castellana, ma che per Prata vennero assegnate dietro un
considerevole esborso di denaro a una famiglia di piccola aristocrazia
solo nel ; nel frattempo, l’amministrazione civile e giudiziaria era
stata provvisoriamente assegnata per una metà dei villaggi (a destra
del fiume Meduna) alla Podesteria di Portobuffolè e per l’altra metà
(sulla sinistra idrografica) alla Podesteria di Motta, che si trovava così
a confinare da più lati con l’ambito distrettuale di Meduna.
Questa importante compagine patriarcale, che estendeva la sua
pertinenza su un vasto insieme di villaggi che giungevano alle porte di
Portogruaro, fu rivendicata dai rappresentanti della città al momento
della dedizione a Venezia, nella primavera del , ma la Repubblica
rispose negativamente, come si legge nella ducale del  maggio nota
come Privilegium Portusgruarii:
Ad septimum aut capitulum per cuius continentiam petunt: Cum terra ipsa
nullam iurisditionem villarum habeat sub se et capitaneria Sancti Steni et
Gastaldia Medune eidem terre sint propinque; quod dignetur dominatio
nostra villas subiectas eisdem Capitanerie et Gastaldie unire potestarie
predicte terre Portusgruarii. Respondemus et dicimus quod illas volumus
pro nostro dominio.
Tuttavia, volendo essere bendisposto verso gli uomini di Portogruaro, sumus contenti eas ipsis affictare pro ducatis centum septuaginta
in anno ad beneplacitum nostri dominii . Meduna e San Stino erano
stati due castelli patriarcali che fungevano sia da porta d’entrata nella
Patria del Friuli, sia da potente fattore di controllo della navigazione
sul fiume Livenza, che drenava le acque di un vasto bacino compreso
fra Tagliamento e Piave, permetteva la navigazione verso i porti e
scali di Motta, Portobuffolè, Brugnera, Sacile e collegava questi con le
vie di terra sui percorsi internazionali, che talora i mercanti toscani
utilizzavano per recarsi nei luoghi dell’Impero, nelle Fiandre e nella
Champagne . Erano inoltre giurisdizioni ricche di boschi e di terre
. E.A. C, Documenti storici inediti pertinenti alla Città di Portogruaro, Portogruaro  (= con traduzione di A. S B B e presentazione di C.G M,
Portogruaro ), –.
. Cenni in P.C. B, Antiche viabilità, pellegrini e nobili parentele tra Piave e Livenza
in età medievale, per nozze Battistella–Verardo, Ponte della Priula ; per le fonti toscane,

Prefazione
fertili, ben conosciute peraltro dalle magistrature veneziane per la loro
importanza nelle strategie di guerra . E dunque, Meduna rimaneva
nelle immediate disponibilità di Venezia, che per un trentennio vi
mandò un capitano, con compiti quindi sia amministrativi e giudiziari,
sia militari. In questo contesto, si inserirono i Michiel.
Non era la prima volta che si occupavano di questioni friulane,
ma mai prima di allora avevano assunto incarichi diretti e duraturi.
Per esempio, il cosiddetto “patto” concluso tra Venezia e il patriarca
Ulrico II nel  o  (noto però solo dalla più tarda cronachistica
lagunare) fu sottoscritto dal doge Vitale II Michiel, dopo la sconfitta
e, pare, la cattura del prelato a seguito della sconfitta da lui subita nell’assalto a Grado . O ancora, una breve guerra tra Venezia e Aquileia
combattuta nel  venne guidata da Andrea Michiel, conte di Arbe
in Istria ; nell’assedio di Trieste del –, che coinvolse anche
il Friuli e l’intero patriarcato, il comandante supremo delle truppe
veneziane era Domenico Michiel . La famiglia era nondimeno ben
addentro alle faccende economiche della Patria: in consorzio con
altri veneziani, Nicolò Michiel a più riprese tra il  e il  aveva
commerciato in vino istriano con l’autorizzazione del patriarca, da
V. B (a cura di), Mercanti scrittori. Ricordi nella Firenze tra Medioevo e Rinascimento,
Milano , passim.
. Specialmente per San Stino è utile la consultazione di L. Z, Le origini dei signori
di Prata e il loro ruolo nelle vicende del Friuli fra i secoli XI e XIV, in P.C. B (a cura di),
Una signoria territoriale nel Medioevo. Storia di Prata dal X al XV secolo, Prata di Pordenone
, –.
. R. H (a cura di), con la collaborazione di U. K, I patti con il patriarcato di
Aquileia –, Roma , –.
. Rapidi ragguagli su questa serie di scaramucce in P. P, Storia del Friuli, ª
ed. a cura di G. F, Udine ,  e n.
. D. D, « Ad finem vincendi et habendi civitatem per viam obsidionis stricte et
<per> continuos stimulos ». L’assedio di Trieste del –, « Reti Medievali Rivista » 
(), edizione on line in www.retimedievali.it; ulteriori documenti sull’episodio in M.L.
B, Trieste e Venezia, in P. C, M. M (a cura di), Medioevo a Trieste.
Istituzioni, arte, società nel Trecento, Milano  (catalogo della mostra), – (con schede
di M.L. Bottazzi e R. Benedetti), ripreso poi più ampiamente in EAD., Trieste e Venezia,
in P. C (a cura di), Medioevo a Trieste. Istituzioni, arte, società nel Trecento,
Roma  (atti del convegno), –. Fra l’altro, l’epistolario tra Domenico Michiel
e la Signoria, più volte edito, ha offerto lo spunto a Marco Pozza per studiare i tempi
di consegna e risposta della corrispondenza da e per Venezia in età bassomedievale, M.
P, Lettere pubbliche e servizio postale di stato a Venezia nei secoli XII–XIV, in S. G,
H. L, P.A. M (a cura di), Venezia. Itinerari per la storia della città, introduzione di G.
C, Bologna , –.
Prefazione

cui ottenne l’appalto della muta di Monfalcone in cambio del finanziamento di  marche per un’impresa bellica contro il conte di
Gorizia; si erano poi aggiunte la muta di Aquileia, la gastaldia di
Muggia e la muta di Gemona, tutte entità redditizie e vantaggiose . Ma sono episodi, scelti fra i tanti: l’importante è comprendere
le dinamiche interne al casato e le scelte operate nel contingente
cronologico della metà del Quattrocento.
Da tempo la famiglia aveva rinunciato ad aspirare alla massima
carica della Repubblica, dopo che nel XII secolo ben tre suoi esponenti
erano divenuti dogi: Vitale I (morto nel ), Domenico (morto nel
) e Vitale II (assassinato nel ). Ma proprio con Vitale terminò
la serie dei “dogi assoluti”, vale a dire detentori di un potere imperniato su una figura unica, poiché stava maturando il principio della
collegialità, con l’affermazione del Comune Veneciarum, in cui i casati
si dividevano le prerogative pubbliche e nuovi gruppi si affiancavano
al patriziato più antico, le cosiddette “dodici famiglie apostoliche” .
Dopo quel periodo, gli interessi maggiori dei Michiel sembrano concentrarsi ancor di più nella mercatura (esercitata pure in territorio
friulano), nella navigazione e nell’imprenditoria navale, compresavi
. Cfr. per esempio, per la seconda metà del XIII secolo, I. Z P, Atti
della Cancelleria dei Patriarchi di Aquileia (–), presentazione di C.G. M, Udine
, , , ; sulle dinamiche politiche ed economiche di Monfalcone e Gemona si
rinvia a M.L. B, Legislazione e politica nel Patriarcato di Aquileia del tardo medio
evo: note su una recente edizione degli Statuti di Monfalcone, « Quaderni Giuliani di Storia »
 (), n. , –; P.C. B, Aspetti di storia medioevale nel Monfalconese, in F.
TASSIN (a cura di), Monfalcon, Udine , –; P. C (a cura di), Gemona
nella Patria del Friuli: una società cittadina nel Trecento, Trieste .
. Su Vitale II si rinvia alla documentata scheda di M. P, Michiel, Vitale, in Dizionario Biografico degli Italiani, : Messi–Miraglia, Roma , – (disponibile anche
in rete). Cfr., nel medesimo volume, le altre schede dedicate a esponenti dei Michiel:
Domenico, doge, XI–XII secolo (M. P, –); Fantino, diplomatico, XIV–XV secolo
(D. G, –); Francesco, ecclesiastico, XIV secolo (G. P, –); Francesco,
diplomatico, XVII secolo (G. B, –); Giovanni, ecclesiastico, XV–XVI secolo (G.
B, –); Giovanni, diplomatico, XVI secolo (G. B, –); Marcantonio,
letterato, XV–XVI secolo (G. B, –); Pietro Antonio, botanico, XVI secolo (A.
M, –); Sabello, letterato, XIV secolo (–). Per quanto attiene alla storia
politica e istituzionale dell’età dei dogi Michiel, cfr. S. G, Dagli Orseolo al comune, in
Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Repubblica, : L. C R, M. P, G.
C, G. O (a cura di), Origini – Età ducale, Roma , –; G. R,
Tra i due imperi. L’affermazione politica nel XII secolo, in Storia di Venezia dalle origini alla
caduta della Repubblica, : G. C, G. O (a cura di), L’età del comune, Roma ,
–; A. C, Il primo comune, ibidem, –.

Prefazione
— nei decenni a cavallo dei secoli XIV e XV — l’organizzazione di
pellegrinaggi in Terrasanta , nell’amministrazione di terre e castelli
nei possedimenti mediterranei, in Istria e lungo la costa dalmatica;
li troviamo podestà a Trieste, con Andriolo nel  e con Marco nel
; guidarono flotte ed eserciti della Repubblica. Acquisirono pure la
guida di entità ecclesiastiche (ancora nel  Pietro era stato vescovo
di Adria, Francesco sarà arcivescovo di Ravenna nel , lasciando
questo incarico prima del  per assumere quello di vescovo di Creta
e poi di Patara, senza tuttavia mai muoversi da Venezia, dove morì attorno al ), ma fino al XV secolo la carriera religiosa venne
percorsa piuttosto sporadicamente e così fu pure in seguito, come
vedremo.
Tra le esperienze che i vari rami della famiglia provarono in Oriente, nella Romania e nelle coste balcaniche, ci fu la condotta di giurisdizioni “feudali”, con tutti i limiti e le ambiguità che questo termine
conosce nel dibattito storiografico . Ma nella prima metà del Quattrocento, le cose cambiarono nel Mediterraneo, mentre cresceva
l’intervento veneziano in terraferma, sviluppatosi negli ultimi decenni
del Trecento per impedire che alle sue spalle si creassero stati regionali
pericolosi per la sua esistenza. Nasceva infatti la potenza dei turchi
osmanli, conosciuti poi come ottomani dal nome del loro leader Othman I; con Maometto II (–) avevano non solo conquistato
Costantinopoli e distrutto ciò che restava dell’impero bizantino, ma si
erano spinti nel cuore dei Balcani, venendo a minacciare direttamente
i domini veneziani. Già in precedenza, tuttavia, attorno al –,
. Documenti citati e regestati da G.P. C, Pellegrini e vie del pellegrinaggio a Treviso
nel Medioevo (secoli XII–XV), Vicenza , , , , .
. Tra le opere specifiche che trattano il governo veneziano dello «Stato da Mar», di
cui i Michiel furono parte attiva, cfr. C. A. LEVI, Venezia, Corfù ed il Levante, Venezia ;
B. D, Il dominio veneziano di Levante, Bologna  (= Venezia ); E. B,
Il dominio veneto su Corfù (–), Venezia ; F. THIRIET, La Romanie vénitienne au
moyen âge. Le développement et l’exploitation du domaine colonial vénitien (XIIe–XVe siècles),
Paris ; S. B, Studi sulle colonie veneziane in Romania nel XIII secolo, Napoli ; A.
B, Il dominio veneziano a Creta nel Trecento, Napoli ; A. P (a cura di), Venezia e
il Levante fino al XV secolo, : Storia–Diritto–Economia, , Firenze ; S. C, Aspetti e
problemi del feudo veneto–cretese (secc. XIII–XIV), Bologna ; F. S (a cura di), Istria.
Storia di una regione di frontiera, Brescia ; G. R, La Romània veneziana, in Storia
di Venezia, , –; D. J, La Venezia d’oltremare nel secondo Duecento, ibidem, –;
M. C, A. N (a cura di), Levante veneziano. Aspetti di storia delle Isole Ionie
al tempo della Serenissima, Roma .
Prefazione

alcune porzioni dello “Stato da Mar” erano cadute in mani turche. Solo
nel , dopo lunghe trattative, Venezia aveva ottenuto una compensazione con l’importante acquisizione dell’isola di Cipro, ma si può dire
che dalla metà del secolo, mentre per qualche decennio le faccende
italiane si sarebbero rette sull’equilibrio politico e diplomatico seguito
alla pace di Lodi (), la Repubblica ebbe a giocare per la sua stessa
sopravvivenza una lunga ed estenuante partita con il nuovo impero
che faceva capo all’antica Bisanzio, chiamata ora Istanbul. A periodi
di tregua e non belligeranza seguivano guerre, spedizioni navali e
incursioni terrestri da parte turca, che più volte dopo il  e fino al
 colpirono il Friuli e giunsero perfino a lambire la laguna . A una
di queste, che seminarono morte, distruzione e lunghe ripercussioni
nei decenni successivi tra Isonzo e Livenza e che la Serenissima non
riuscì a fronteggiare adeguatamente, partecipò come provveditore
militare nel  il patrizio Francesco Michiel, la cui clamorosa e precipitosa fuga al solo contatto con le retrovie turchesche dimostra la
fama di invincibilità di cui godevano gli incursori e, assieme, “la scarsa
confidenza dei Veneziani in se stessi” .
A quella data, i Michiel avevano già iniziato a operare in Friuli
e un loro ramo si era stabilito in maniera sporadica e poi permanente (anche se non assoluta) a Meduna, che avevano acquistato
nel , ma che avevano tenuto anche in precedenza. Da qui al
, quando la Repubblica cadde, gli esponenti dei vari rami del
casato occuparono i posti di governo locale qui sotto elencati (dopo
il luogotenente, gli altri incarichi sono elencati a partire dalla data
più antica di acquisizione):
. Per queste vicende, si rinvia ai saggi contenuti in Storia di Venezia, : G. A,
G. C, A. T (a cura di), La formazione dello Stato patrizio, Roma ; Storia
di Venezia, : A. T, U. T (a cura di), Il Rinascimento. Politica e cultura,  voll.,
Roma . Per il rapporto con l’impero ottomano, tra le opere successive si segnalano J.
G, I signori degli orizzonti. Una storia dell’impero ottomano, Torino ; G. M
(a cura di), I Turchi, il Mediterraneo e l’Europa, Milano ; G. R, Ossessione turca. In
una retrovia cristiana dell’Europa moderna, Bologna ; I., I Turchi alle porte, Bologna
; M. P. P, Venezia porta d’Oriente, Bologna ; S. C (a cura di), Venezia e
l’Islam –, Venezia ; L. V, Venezia e la Sublime Porta. La nascita del despota,
introduzione di A. T, Bologna .
. G. T, Il Friuli dal  al , –: , cui rinviamo per una sufficiente e precisa
sintesi delle incursioni turche in Friuli.

Prefazione
— Luogotenente della Patria del Friuli: Matteo (), Francesco
(), Tommaso (), Domenico  ;
— Podestà di Monfalcone: Michele (), Manlio (), Pietro
();
— Podestà di Portogruaro: Giorgio q. Marco (), Domenico
(), Domenico (), Vittore (), Andrea ();
— Provveditore di Cividale; Lodovico ();
— Provveditore di Marano: Marco (), Giuseppe (), Pietro
() ;
— Provveditore Capitano di Pordenone: Pietro (), Paolo ();
— Provveditore generale di Palmanova (magistratura creata nel
): Sebastiano (), Domenico () .
A parte poi cariche minori, come quella di tesoriere di camera del
luogotenente (Marco Michiel nel , Paolo nel  ) o di tesoriere
del provveditore di Palmanova (Fantin nel  ), vediamo riaffiorare
in famiglia l’interesse per le faccende ecclesiastiche, che proprio all’inizio del secolo aveva di nuovo attratto esponenti del casato. Giovanni
Michiel fu infatti abate commendatario di Sesto tra il  e il ,
vescovo di Verona () e cardinale, assassinato nel  per ordine dei
Borgia nella curia romana , ma tante altre furono le prebende che
ricevette. Pochi anni prima, nel , era morto Domenico Michiel,
ultimo patriarca di Grado (era stato eletto nel ), dopo di che la
sede e il titolo furono trasferiti a Venezia .
. Di tutti, si è conservata la sola relazione di fine mandato del colto e fine scrittore
Francesco, edita in A. T (a cura di), Relazioni dei Rettori Veneti in Terraferma, :
La Patria del Friuli (Luogotenenza di Udine), introduzione storica di T. F, Milano ,
–.
. Si sono conservate le relazioni di Marco e Giuseppe, Relazioni dei Rettori Veneti,
: Provveditorato di Cividale del Friuli. Provveditorato di Marano, introduzione storica di T.
F, Milano , –, –.
. Di entrambi si sono conservate le relazioni, Relazioni dei Rettori Veneti, : Provveditorato Generale di Palma(nova), introduzione storica di T. F, Milano , –,
–.
. Relazioni dei Rettori Veneti, , La Patria del Friuli, , .
. Relazioni dei Rettori Veneti, , Provveditorato Generale di Palma, .
. È curioso notare che il sicario, reo confesso e giustiziato, era di nobile origine
friulana, Asquino di Colloredo.
. Al principio del secolo, un altro Michiel, Albano, era stato vescovo di Padova
(–).
Prefazione

Mettendo assieme i diversi dati, si nota come siano stati tre i periodi in cui si concentrò la presenza di uno o più Michiel nei centri
di potere della Patria del Friuli: gli anni attorno alla metà del Quattrocento (–), quando si espandeva e consolidava il dominio
veneziano dopo la conquista del  e la definizione della politica
territoriale con gli accordi del  e la pace di Lodi del ; negli anni tra il  e il , dopo le guerra di Cambrai e il ritorno alla pace
sociale e la restaurazione nobiliare a seguito della rivolta contadina
friulana del ; infine nei decenni centrali del Seicento (–),
all’epoca delle guerre europee e delle gravose guerre di Venezia in
Levante. Non sembra invece verificabile una eventuale mappatura
territoriale della presenza dei Michiel, poiché il loro radicamento fu
solo nella porzione occidentale della regione, peraltro in continuità
fondiaria con i possedimenti nella podesteria di Motta , mentre
altrove l’intervento fu solo sporadico e legato alla carica assunta
in quel particolare frangente. Tuttavia, l’insediamento a Meduna
non fu senza conseguenze generali nella discussione politica e negli
atteggiamenti di Venezia nei confronti di questioni spinose connesse
con la mai facile gestione della Patria del Friuli. E questo riguardava
un punto fondamentale: il rapporto tra il potere centrale e le diverse articolazioni del vasto mondo delle autonomie e delle piccole e
grandi signorie locali .
Capitò proprio a un Michiel, il luogotenente della Patria Matteo,
affrontare nel  un caso riferito a una giurisdizione del Friuli Occidentale, confinante con Meduna: Frattina. Anzi, fu lui stesso a sollevare
il caso, imponendo a quegli aristocratici di antica tradizione di produrre i titoli attestanti il diritto a sentenziare in criminale, oltre che in
civile, parendogli troppo vaga la formula giurisdizionale cum garitu;
. Nell’estimo del , i Michiel compaiono assieme ad altre famiglie patrizie veneziane tra i maggiori possidenti, cfr. M.T. T, Oderzo e Motta. Paesaggio agrario,
proprietà e condizione di due podesterie nella prima metà del secolo XVI¸ Treviso , n.
. Da qui in avanti seguiamo principalmente S. Z, I piccoli principi. Signorie
locali, feudi e comunità soggette nello Stato regionale veneto dall’espansione territoriale ai primi
decenni del ‘, presentazione di G. C, Treviso–Venezia . Tra la vasta produzione
storiografica, cfr. in particolare A. V, Nobiltà e popolo nella società veneta del ‘ e
‘, Bari  (= Milano ); A. T, L’amministrazione veneziana in Terraferma:
deroghe e limitazioni al potere giurisdizionale dei rettori, « Memorie Storiche Forogiuliesi »
 (), –; A. A, Feudalesimo patriarchino e giurisdizione veneta, in C.G. M
(a cura di), Fagagna, uomini e terra, Fagagna , –; Venezia e la feudalità, Udine .

Prefazione
tale facoltà, secondo la sua opinione, avrebbe dovuto essere stata presente in modo esplicito negli atti di investitura. La prescrizione del
luogotenente assumeva un carattere non limitato ai Frattina, ma ben
più generale, tant’è che subito si trovò in piena sintonia con quanto
andava affermando fin dal secolo precedente il Comune di Udine
che, all’interno della Patria, intervenne più volte per ridimensionare
le prerogative della nobiltà dotata di poteri giudiziari considerevoli,
che giungevano fino alla possibilità di comminare la pena capitale .
Dopo il generale sollevamento dei castellani che si contrapposero ai
nunzi fiscali e del Comune di Udine, il Consiglio di Dieci cassò la
decisione di Matteo Michiel, ma l’argomento — che non era nuovo
al dibattito — si protrasse fino al Settecento . Giusto per citare un
episodio curioso di quel secolo, attorno al  Romanello Manin immaginava, in un’operetta letteraria, una disputa dagli accenti piuttosto
caricaturali, parodistici e fortemente ideologici, tra un castellano parlamentare della Patria (rozzo, retrivo e tradizionalista) e un cittadino
udinese (colto, moderno, innovatore); lo scontro si accendeva sulla
materia delle prerogative della nobiltà in campo politico, culturale,
amministrativo e giudiziario, che il cittadino immaginava svincolate
dai privilegi di casta trasmessi per via ereditaria e invece intrise di forti
virtù civiche .
Per i Michiel della Meduna la situazione era rovesciata, poiché lungi
dal voler innovare le tecniche e le prerogative di governo dei castellani
d’età patriarcale, più volte inviarono suppliche alle supreme magistrature veneziane, in quanto intendevano avvalersi delle attribuzioni
proprie dei giurisdicenti della Patria, sebbene in posizione del tutto
eccezionale rispetto ai “colleghi” di più antica consuetudine:
. Z, I piccoli principi, –.
. Nel Settecento, i luogotenenti ebbero a occuparsi di questioni giurisdizionali in più
occasioni: Relazioni dei Rettori Veneti, , La Patria del Friuli, , , , –, , .
Resta importante l’intervento di A. S, Giureconsulti friulani tra giurisdizionalismo
veneziano e tradizione feudale, « Archivio Veneto » s. V,  (), – (ora in EAD., Saggi di
storia friulana, a cura di L. C, M. K, con la collaborazione di C. B,
C. P, Udine , –).
. Cfr. A. S, Il «Dialogo tra un nobile cittadino udinese e un castellano della Patria»:
appunti e note, « Ce fastu? »  (), – (ora in EAD., Saggi di storia friulana, a cura di L.
C, M. K, Udine , –); L. C (a cura di), Le due nobiltà. Cultura
nobiliare e società friulana nei Dialoghi di Romanello Manin (), Roma .