Inaugurazione dell’Anno Accademico 2013-2014 Ancona, Aula Magna “Guido Bossi”, 10 Marzo 2014 On. Cécile Kyenge, Presidente della Regione, Membri del Parlamento e del Consiglio Regionale, Autorità civili e militari, colleghi Rettori, professori e ricercatori, personale tecnico-amministrativo, studenti, signore e signori grazie per gratificare con la vostra presenza il nostro Ateneo. Come tradizione sono oggi presenti accanto a me il Pro-Rettore Gian Luca Gregori e i vertici delle aree didattico-scientifiche che caratterizzano il nostro Ateneo. Assieme ai Colleghi in rappresentanza delle cinque aree seduti attorno, ai Delegati del Rettore e al Direttore Generale Luisiana Sebastianelli, una sincera riconoscenza a tutto il personale docente e al personale tecnico-amministrativo per l’impegno quotidianamente posto per l’espletamento della missione pubblica affidataci. Un ringraziamento ai componenti del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione per il prezioso contributo nella guida dell’Ateneo. Al Comitato Unico di Garanzia, al Nucleo di Valutazione, al Collegio dei Revisori dei Conti per il continuo stimolo nelle azioni di sviluppo. Alle Rappresentanze Sindacali Unite per il costante e costruttivo confronto. Al Consiglio Studentesco per le proposte e l’impegno profuso a favore del diritto allo studio. A tutti gli Studenti va il mio particolare ringraziamento. In ogni anno della mia attività di Docente sono stato sempre colpito per la talentuosità dei nostri giovani ciascuno diverso e con diverse abilità, capaci di entusiasmarsi e sorprendere nei progetti e nelle attività proposte, tutti impegnati nello studio e con una caparbia voglia di crescere e migliorare. Un pensiero ad Andrea, un collega, un coetaneo, un’eccellenza per la nostra Università. Infine un caloroso ringraziamento a chi mi ha preceduto in questo prestigioso incarico, Marco Pacetti, che ha sapientemente guidato il nostro Ateneo, a lui va tutta la Nostra riconoscenza. 1 Il futuro che cerchiamo La relazione che andrò a presentare si compone di una premessa, un’analisi della situazione presente, una prospettiva di futuro e brevi note conclusive. Premessa Il sistema universitario nel quale lavoriamo quotidianamente ha subito negli ultimi anni significativi cambiamenti non sempre destinati ad incrementare qualità ed efficienza. Abbiamo assistito ad azioni politiche che hanno minato il ruolo pubblico dell’Università e contribuito alla formulazione di giudizi denigratori nei confronti dell’Università e di quanti vi operano al suo interno. Di fatto è stato attenuato e, in alcuni casi ostacolato, il ruolo di propulsore di crescita che l’Università riveste nelle società più avanzate; società che fanno della scienza e della conoscenza, e del loro utilizzo in uno sviluppo sostenibile, elementi di crescita e progresso. In questo scenario, giovani con talento, con passione per la ricerca e che intendono investire il proprio futuro nell’Università, trovano poche certezze e prospettive molto limitate, difficili anche da pianificare. È necessario reagire, ritrovando all’interno della Nostra Università tutte le motivazioni, tutte le risorse, tutte le competenze e le professionalità per porre l’Università pubblica al centro di quel rinnovamento che la società sta chiedendo per dare una nuova spinta propulsiva al Paese; favorendo non solo gli aspetti legati all’innovazione e all’economia, ma anche quelli socio-sanitari, necessari per affrontare il progressivo invecchiamento della popolazione, quelli ambientali, per evitare il consumo dissennato del territorio e delle sue risorse, ed incidere così sugli aspetti sociali per porre l’istruzione e l’accrescimento dei saperi al centro dei valori della nostra società. Solo con questi obiettivi sarà possibile favorire l’osmosi tra ricerca e didattica, utile a produrre ricadute culturali dalle nostre aree scientifiche più attive a vantaggio del Paese. Per questo ambizioso progetto l’orizzonte non sarà solo regionale e nazionale, ma ci si dovrà confrontare con il piano proposto per l’Europa del 2020 che ha messo la conoscenza al centro degli sforzi rivolti a ottenere una crescita economica sostenibile e inclusiva. Un ruolo cruciale in questa strategia è attribuito alle università, considerate perno centrale del “triangolo della conoscenza”: istruzione, ricerca e innovazione. Alle università è attribuita una funzione primaria nello stimolare quel processo virtuoso che lega la produzione di conoscenza (ricerca), la sua diffusione (istruzione) e la capacità di tradurre conoscenza in innovazione. Alla base del progetto Horizon 2020 vi sono da un lato la convinzione che il potenziale del sistema universitario europeo non sia pienamente sfruttato, e dall’altro quella di un crescente fabbisogno di istruzione superiore. 2 Si prevede che nel 2020 il 35% della forza lavoro europea richiederà una qualificazione di livello universitario. Questa percentuale oggi è pari al 26%, in Italia solo al 21% e nelle Marche addirittura il 19,2%. Di fronte a queste considerazioni, la Nostra Università dovrà focalizzare la propria attenzione sulla Ricerca e sul suo immediato trasferimento nella Didattica con specifiche di eccellenza. Solo in questo modo avrà la capacità di attrarre studenti, ricercatori e docenti da tutto il mondo, per divenire un polo di attrazione di talenti, di capitale umano di qualità, indipendentemente dall’area geografica di provenienza di queste risorse, magari iniziando dalle aree territoriali più prossime, come quelle che si affacciano sul mare Adriatico. Lo studio e l’interesse per la scienza e la conoscenza devono, e lo saranno ancora di più nel prossimo futuro, occasione d’integrazione tra popoli e culture diverse, occasione di contaminazione positiva capace di innescare meccanismi virtuosi per una crescita armoniosa, equilibrata e di pace. Questo è il futuro che cerchiamo di proporre. L’Università con queste caratteristiche potrà così tornare a svolgere per il Paese e per il nostro territorio quella funzione di “motore sociale” che nel passato ha contribuito ad elevare lo stato economico e culturale dei figli rispetto a quello dei padri, permettendo così quello sviluppo socio-economico e democratico e di giustizia degli ultimi decenni, ma che ora sembra essersi molto attenuato. Un sistema universitario aperto e competitivo rappresenta una forza positiva, innovatrice e fondamentale per un Paese che vuole tornare a crescere. Questo è quello che si aspettano le nuove generazioni, ed il nostro compito è di non deluderli ma di aiutarli a costruire il loro futuro. Un impegno che ci richiede una costruzione comune del futuro, capace di guardare al mondo con occhi curiosi, da ricercatori, valorizzando, prima di tutto, quanto di buono esiste. L’Università e più in generale l’Istruzione e quindi la Scuola di ogni ordine e grado devono tornare al centro degli interessi e delle aspettative della nostra società, devono tornare ad essere un interesse prioritario nell’opinione pubblica, devono poter spingere la politica e chi la rappresenta lungo queste direzioni, altrimenti non vi sarà crescita. Nei Paesi più sviluppati come il nostro, la crescita va sempre coniugata con conoscenza e formazione, e nei periodi di crisi e di trasformazione come quello attuale, il futuro si può costruire solo su questi presupposti. L’istruzione e la ricerca sono elementi fondanti della nostra Costituzione come ricorda il Presidente Giorgio Napolitano. Il Presente Il sistema universitario italiano negli ultimi anni ha subito tagli ingiustificati vedendo il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca più come centro di spesa che di sviluppo per il Paese. Anche per l’anno 2013 vi è stato un 3 taglio di circa 300 milioni di euro (-4,5% di risorse complessive per le 80 Università) passando da 7,4 miliardi nel 2009 a 6,5 miliardi, accompagnato da un taglio di oltre 10 mila ricercatori e professori e riducendo a circa 50 mila unità il corpo docente. In questo quadro l’Università Politecnica delle Marche si è difesa, grazie al bilancio sano assicurato in questi anni dal precedente Rettore Marco Pacetti, e grazie alla quota premiale che ci siamo sempre meritati non è stato operato nessun taglio, ne prevediamo di farlo per il prossimo futuro, a ricerca, didattica, servizi per gli studenti e internazionalizzazione, anzi in alcuni casi sono state incrementate le risorse per alcuni progetti “bandiera”. E’ stato anche garantito un ragionevole turn-over, sempre compatibilmente con le riduzioni di spesa imposte dal Ministero che non ci ha permesso di crescere quanto avremmo voluto e potuto fare. La nostra quota premiale sull’intero ammontare distribuito alle università è migliorata rispetto al precedente anno, passando dal 1,08% del 2012 al 1,16% del 2013, compensando in parte la riduzione delle risorse nazionali per la quota premiale che sono state circa 9,5 milioni contro 9,8 del 2012 a causa del minore stanziamento complessivo. I risultati della VQR (Valutazione della Qualità della Ricerca) vedono il nostro Ateneo al 6° posto su 31 Università di media dimensione con un miglioramento di oltre l’11% a conferma della crescita della qualità della nostra ricerca scientifica con alcune “eccellenze” nelle aree scientifiche di Medicina e Scienze. Per alcune clausole di salvaguardia poste per evitare che le università meno virtuose perdessero oltre il 5% rispetto all’assegnazione dell’anno precedente, alla nostra università, che con il proprio merito sulla didattica e sulla ricerca avrebbe contenuto la perdita al 3,27% a fronte di un taglio complessivo a monte del 4,5%, è stato richiesto di contribuire con circa un milione di euro portando la nostra riduzione di finanziamento da circa 2,2 milioni a circa 3,2 milioni, contribuendo così a finanziare, come hanno fatto tutte le università virtuose, le altre in difficoltà. Così pure per quanto riguarda il sottofinanziamento rispetto alla ripartizione “teorica” del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), la nostra situazione rimane di rilevante sottofinanziamento a fronte di buoni parametri qualitativi in crescita. Anche senza questo ulteriore contributo di premialità, l’Ateneo ha una solidità economica e finanziaria, un’assenza di indebitamento, un sistema altamente efficiente con ridotti costi di gestione. Il parametro che può riassumere questo è il nostro rapporto studenti/docenti che è maggiore della media nazionale in tutte le aree scientifiche, questo porta a un costo per studente tra i più bas4 si d’Italia come riportato da una recente analisi del Sole24Ore (27 Gennaio 2014). Se poi questo dato viene correlato con la bassa tassazione richiesta agli studenti, pari al 14,5 % sul FFO a fronte della quota massima del 20% pur avendo tutte facoltà tecnico scientifiche con costi necessariamente più alti, si comprende come la nostra solidità economica e finanziaria poggia su una attenta e virtuosa gestione dei costi. Pur con questi tagli imposti dall’alto, non abbiamo smesso di credere nella nostra missione di servizio per la crescita culturale e sociale dei nostri giovani a prescindere dal censo, azzerando la tassa personalizzata per tutti quegli studenti che hanno un genitore colpito dalla crisi con perdita anche temporanea del posto di lavoro. Sostituendoci così a chi istituzionalmente dovrebbe risolvere questi problemi e pagando noi direttamente senza che questo sforzo ci venga riconosciuto, anzi per alcuni aspetti legati al conteggio del turn-over forse penalizzandoci. Ma il crescente numero di studenti che si iscrivono ai nostri corsi di studi ci conferma che stiamo lavorando in modo virtuoso. Stiamo continuando a crescere raggiungendo la quota di quasi 4.500 nuovi studenti (nuovi immatricolati) in forte controtendenza al dato nazionale che vede ancora una variazione negativa del -12%, con percentuali di crescita alte su Agraria di quasi il 20% e di Scienze con oltre il 15%. Le facoltà tecnico scientifiche offrono percentuali di occupabilità al termine degli studi tra le più alte e questo indirizza le iscrizioni verso i nostri corsi di laurea. Tutto ciò conferma l’adeguatezza dell’offerta formativa dell’Ateneo, che il prossimo anno vedrà tre nuovi corsi di laurea in Logopedia, Dietistica e la magistrale in Scienze Forestali, dei Suoli e del Paesaggio. Tutte le nostre attività didattiche trovano le basi sull’ampia e qualificata attività di ricerca scientifica e tecnologica e di base sviluppata nei 12 Dipartimenti dell’Ateneo. Attività con una forte caratterizzazione internazionale e che ha portato ai lusinghieri giudizi della VQR. A livello europeo, nell’ambito dei bandi chiusi, risulta che su 290 proposte progettuali, 52 sono state ammesse a finanziamento, con una percentuale di successo pari a circa il 18%. Su base nazionale nell’ultimo bando PRIN abbiamo avuto 6 progetti finanziati, 3 come coordinatori nazionali e un progetto FIRB come coordinatori nazionali. Sempre su base nazionale significativa è stata l’azione dell’Ateneo sui cluster tecnologici nazionali e sul bando Smart Cities and Communities, con ruoli di coordinamento nei cluster Tecnologie per gli Ambienti di Vita e Fabbrica Intelligente. L’internazionalizzazione necessaria per affrontare il futuro con successo si sta sviluppando attraverso specifici progetti “bandiera” sui settori delle biotecnologie e delle scienze del mare, così come nel programma CampusWorld, iniziativa di grande successo che prevede stage all’estero per laureandi/laureati, e nel potenziamento degli interscambi tra istituzioni internazionali: 12 assegni di 5 ricerca internazionali con ricca dotazione finanziaria per permettere ad ogni Dipartimento di potenziare i rapporti con gli omologhi nel mondo, 17 contratti per “Visiting Scientist” presso le nostre strutture, borse di dottorato per studenti stranieri. Tutto questo si inserisce negli accordi di collaborazione che abbiamo stipulato con quasi 200 Università ed enti di ricerca operanti in 61 paesi in tutti i cinque continenti, che realizzano una formidabile rete attraverso la quale scambiare esperienze e saperi al più alto livello, oltre al consolidato programma Erasmus che riguarda circa 250 accordi bilaterali con 24 Paesi europei. Intensa è anche l’interazione con il territorio e con i settori produttivi e dei servizi. Attraverso l’Industrial Liaison Office - Servizio Innovazione e trasferimento Tecnologico – l’Ateneo sta potenziando la cooperazione tra strutture di ricerca e sistema produttivo territoriale e la valorizzazione dei programmi di ricerca dell’Ateneo, caratterizzati da un elevato indice di innovazione attraverso: il miglioramento in quantità e qualità dell’offerta tecnologica, il rafforzamento dei servizi offerti a ricercatori e imprese, lo sviluppo di una maggiore collaborazione tra mondo accademico e imprese, l’identificazione di cluster tecnologici, una maggiore visibilità e supporto a nuove iniziative imprenditoriali che traggono origine dall’attività di ricerca dell’Ateneo. Significativa in questo settore l’attività di supporto alla creazione di start-up innovative, spin-off accademici, finalizzata a promuovere la cultura dell’imprenditorialità e dell’innovazione per favorire, attraverso l’interdisciplinarietà, nuovi modelli di apprendimento e innovazione. Sono stati creati 40 Spin-off, di cui 33 ancora attivi, e anche in questo settore l’Ateneo ha conseguito una valutazione molto positiva nella VQR che la colloca fra le prime università italiane. Tutte queste azioni stanno producendo risultati economici interessanti, ad esempio introducendo un’inversione di tendenza sull’incidenza dei disoccupati per titolo di studio. Mentre negli anni di tranquillità economica i livelli relativi di disoccupazione erano simili per i diversi titoli di studio, nelle fasi di crisi congiunturali si nota una maggiore incidenza della disoccupazione per le forze lavoro con titolo di studio inferiore. Tale dato è ancor più interessante per gli ultimi anni e per il 2013 in particolare (Indagine ISTAT sul mercato del lavoro, Febbraio 2014). Nelle Marche l’anno scorso la percentuale dei disoccupati senza diploma si attestava al 16,3% degli occupati, mentre di quelli con la laurea all’8,7%. Tale dato riflette la ricerca di competitività delle imprese basate sull’innovazione che non può che declinarsi nell’assunzione di risorse umane qualificate. Nelle Marche tale dato può essere imputato anche al crescente dialogo fra Università e Imprese, dove la competitività delle imprese sul lato innovazione è garantito con giovani dottorandi, che la nostra Università ha favorito sperimentando con successo l’iniziativa di borse di studio cofinanziate al 50%. Attività queste che aumenteranno di numero e intensità nei prossimi anni grazie alle azioni promosse anche dall’Ente Regione verso forme di policy come le borse Eureka. 6 La Regione con le sue politiche di incentivazione alla ricerca e all’innovazione con la fattiva collaborazione tra imprese e università ha prodotto molteplici azioni che hanno visto il forte coinvolgimento dei nostri Dipartimenti nella creazione di significative e innovative filiere produttive sino allo sviluppo di un primo progetto di fattibilità della piattaforma fisica di ricerca e innovazione nel settore degli apparecchi domestici e professionali a Fabriano. La Facoltà di Medicina e Chirurgia con la sua forte interazione con il Servizio Sanitario Regionale sta contribuendo con i propri saperi e le proprie scelte innovative a vincere le sfide per una sanità moderna ed efficiente al servizio dei cittadini. Attività svolta in stretta collaborazione e fattivo apporto sinergico con l’Azienda Ospedali Riuniti e l’INRCA di Ancona. In questa Facoltà gli aspetti formativi si completano e si rafforzano nelle Scuole di Specializzazione che contribuiscono in modo unico e insostituibile alla formazione dei medici, alle eccellenze del futuro necessarie al servizio sanitario nazionale. Ma anche qui assistiamo a scelte incomprensibili per un Paese sviluppato che stanno portando a una significativa riduzione dei posti disponibili con un impoverimento nel giro di pochi anni di quelle competenze specialistiche necessarie al Paese. Ampia è la collaborazione con Enti pubblici che sostengono a vari livelli le nostre attività, il Governo regionale in primis, le Amministrazioni Locali, le Camere di Commercio, le Banche e Fondazioni e gli enti come l’EUF (Ente Universitario del Fermano) e il CUP (Comitato Universitario del Piceno) che sostengono i nostri corsi di laurea presso le sedi di Fermo e San Benedetto del Tronto. Il Futuro Su quali fattori dovremo investire per creare il nostro futuro? Penso che il nostro Ateneo debba svilupparsi nei prossimi anni seguendo tre punti cardine: Persone, Contaminazione e Valorizzazione della ricerca. Persone L’Università in quanto tale deve mettere al centro del proprio sistema le persone, creando contesti capaci di valorizzarne i talenti e le inclinazioni. Le prime persone verso cui porre l’attenzione sono i nostri studenti. Il primo obiettivo da perseguire è quello di dare il massimo rilievo alla qualità della didattica, focalizzando l’attenzione sui contenuti, sulle metodologie e sugli strumenti di valutazione. L’Università Politecnica delle Marche dovrà rendere il proprio sistema ancor più attrattivo verso gli studenti, migliorandone i servizi, le strutture di approfondimento allo studio, come i laboratori e le biblioteche, e la dimensione internazionale delle sue proposte. Si stanno ponendo le basi per creare nuove 7 infrastrutture comunicative ed informatiche capaci di relazionarsi con i nostri studenti con un linguaggio e con le tecnologie più vicine alla loro realtà. Un cambio di strategia comunicativa e di servizi che spero possa far sentire l’Ateneo a portata di mano di tutti i nostri giovani. Sarà potenziato l’ufficio internazionalizzazione e posto direttamente sotto la guida del Rettore, per aumentare l’efficacia delle iniziative e delle attività per dare una dimensione internazionale ai nostri studenti sia in ingresso che in uscita. Abbiamo già avviato un dialogo costante con il Comune per migliorare la vivibilità degli studenti nella città, favorendo il concetto di Città Universitaria, consapevoli che la comunità universitaria è un rilevante attore economico e culturale. Alcuni piccoli passi di un lungo cammino sono già stati percorsi migliorando i trasporti verso i poli universitari così da rispondere meglio alle loro esigenze. Altre due importanti iniziative sono già in cantiere in stretta collaborazione con l’Amministrazione Comunale per delineare per Ancona un futuro di Città Universitaria in un’accezione nuova che abbiamo appena iniziato a costruire. Un’intera settimana di Maggio sarà dedicata al tema del futuro che coinvolgerà tutta la città animandola con l’entusiasmo dei nostri giovani, mentre a Settembre l’Ateneo promuoverà la prima “Notte dei ricercatori” ad Ancona. Sento per questo spirito di collaborazione, il dovere di ringraziare il Comune di Ancona, il Sindaco, l’Assessore alla Cultura, la Giunta e tutto il Consiglio. Stessa attenzione dovrà essere riposta verso l’ente Regione per incrementare l’entità dei servizi offerti dall’ERSU (Ente Regionale Diritto allo Studio Universitario) ai nostri studenti per il diritto allo studio. Anche su questo tema il dialogo con le istituzioni è positivo e costruttivo. Di questo e di altri aspetti abbiamo avuto il piacere di confrontarci con la Regione Marche, che ringrazio, nella figura del Presidente Spacca e della Giunta. Per i nostri studenti potenzieremo le attività di orientamento, di placement e le forme di accompagnamento attivo al percorso formativo. L’occupabilità degli studenti è uno dei nostri principali obiettivi, infatti anche dopo la laurea li accompagniamo con azioni concrete verso la prima occupazione. Nei recenti adeguamenti normativi le Università sono un nuovo soggetto nel mercato del lavoro che svolge attraverso le attività di placement e di orientamento una funzione di collegamento tra il territorio e il mondo accademico. Per tale scopo stiamo ulteriormente incentivando le attività di stage, tirocinio e internship, per avvicinare il mondo del lavoro ai percorsi formativi, con azioni di incontro tra gli studenti e le aziende (career day, job meeting, servizi strutturati di banche dati, attività di orientamento professionale concretizzati in colloqui formativi, assistenza alla redazione del curriculum, seminari o workshop tema8 tici) ed interagire con gli altri soggetti che si occupano nel territorio di queste tematiche. Anche su questo tema nei prossimi mesi si darà un impulso maggiore rafforzando l’ufficio di placement mettendolo a sistema con le associazioni Alfia e Alfea e in relazione con l’ufficio di trasferimento tecnologico a stretto contatto con il Rettore e i suoi delegati. Un sistema universitario non può puntare alla formazione di una nuova generazione di persone, se non crea un contesto nel quale le persone che ci lavorano si sentano realizzate. Ognuno, a prescindere dal proprio ruolo (docente, personale tecnico-amministrativo, studente), dovrà essere stimolato a trovare nel sistema in cui lavora un ambiente dove poter esprimere i propri talenti e le proprie capacità professionali, condividendo e portando avanti insieme uno scenario futuro di università. Per il personale Docente, si propone la definizione di una pianificazione delle attività ai fini della carriera universitaria, individuando criteri condivisi e favorendo strutture di raccordo e di rappresentanza per la valorizzazione delle attività di ricerca. Per il miglior supporto alla ricerca, anche sotto il profilo economico, verranno incentivati laboratori condivisi per consentire la massima disponibilità di risorse, attrezzature e poter avanzare personalmente sul piano della ricerca. Ma si prevede nel contempo di continuare a premiare ed incentivare il merito, soprattutto dei giovani ricercatori che sono stati in grado di conseguire importanti risultati e/o riconoscimenti esterni. A questo avanzamento poi dovremo essere in grado di dare risposta anche sotto il profilo più concreto della posizione in ruolo proponendo criteri in grado di valorizzare le aree più attive e propositive dell’Ateneo e di stimolare quelle in sofferenza. Per il personale Tecnico Amministrativo si procederà verso una riorganizzazione con il fine di perseguire gli obiettivi strategici dell’Ateneo facendo sentire protagonisti tutti i dipendenti. Si presterà particolare attenzione alla formazione, anche quella implicita del fare quotidiano che valorizza l’interscambialità di ruoli. Il piano formativo sarà finalizzato a stimolare le competenze specifiche (aggiornamento in senso stretto sia per le figure tecniche che amministrative), le competenze trasversali (ad esempio informatizzazione, inglese) e le nuove che emergeranno per cogliere le quotidiane sfide facilitando la mobilità verso aree strategiche. Per migliorare la motivazione del personale saranno stimolati turnover e mobilità delle posizioni organizzative. Contaminazione Di fronte ad un contesto socio-economico in rapido mutamento, il futuro richiederà una crescente integrazione fra le diverse strutture di ricerca dell’Ateneo e una progressiva contaminazione degli studenti di discipline differenti. 9 Solo l’incontro di competenze e la capacità di unire l’altissima specializzazione con la grande capacità di collaborare, di creare insieme, continueranno a garantire una valida ricaduta delle nostre competenze sul contesto socioeconomico nazionale e internazionale. Ne stiamo vedendo i primi esempi in molti settori. • L’Ambient Assisted Living e l’attenzione alla salute dell’uomo soprattutto nel suo processo di invecchiamento attivo sono un connubio tra ingegneria e medicina; si basano sulla capacità di unire due competenze in un percorso innovativo e virtuoso che ci porterà nei prossimi anni verso nuovi centri regionali di ricerca. In questo ambito offriamo la nostra massima collaborazione alla creazione di un Istituto dei Tumori delle Marche mettendo in rete tutte le eccellenze regionali. Analogo percorso immaginiamo per la rete di Hospice della nostra regione, la cui esperienza volontaristica già interessante, potrebbe essere ulteriormente valorizzata assieme a tutta la medicina palliativa. • Le moderne tecnologie del Web e l’Internet delle Cose sono concetti a metà tra il marketing e l’informatica, tra la sensoristica e le telecomunicazioni. Sono strumenti a servizio della tutela del territorio, della sanità, dell’agricoltura e della biologia. Sono validi supporti ai processi di internazionalizzazione, sono preziosi strumenti di analisi di tendenze ed abitudini. Su queste moderne vie digitali passa anche la divulgazione dei nostri risultati scientifici e la costante collaborazione con il mondo che partono dai nostri dipartimenti per raggiungere decine e decine di Paesi dove altre università o aziende lavorano e condividono percorsi di ricerca e conoscenza con i nostri colleghi. • L’agroalimentare dove convivono nuove tecnologie, biologia e salute; è il punto di partenza di innumerevoli esperienze imprenditoriali di successo in un settore che costituisce una delle principali risorse da valorizzare del nostro tessuto economico. Potremmo andare avanti per ore, ma vorrei solo sottolineare come l’interdisciplinarietà, che costituisce uno dei punti di forza del nostro Ateneo, dovrà diventare anche una guida per costruire nuovi percorsi didattici capaci di rispondere alle necessità di un mondo in continua evoluzione. Nei prossimi anni si rafforzerà ulteriormente tale capacità promuovendo iniziative finalizzate a orientare gli studenti verso un approccio legato al bisogno, al mercato, all’approfondimento della conoscenza e della tecnologia. Il progetto Contamination Lab che nasce proprio come forma sperimentale di luogo di contaminazione tra studenti di discipline diverse, sarà finalizzato alla promozione di una cultura dell’imprenditorialità e dell’innovazione al fine di favorire l’interdisciplinarietà. Contaminazione che dovrà essere anche di natura culturale 10 in termini di apertura verso nuovi Paesi, problematiche sociali ed economiche. La mobilità giovanile è aumentata e così sono aumentate le occasioni, il mondo è oggettivamente più piccolo, grazie alla diffusione delle tecnologie digitali di comunicazione, e questo dovrà permettere di intercettare serie opportunità di crescita e sviluppo per le nuove generazioni. Gli studenti iniziano a confrontarsi con nuove culture e nuovi modelli socio-economici, così da diventare ambasciatori di conoscenze in un mondo sempre più aperto e competitivo. Valorizzazione della ricerca Il fulcro del nostro Sistema Universitario è sempre stato la ricerca che dobbiamo mantenere ad ottimi livelli per poter sempre meglio competere a livello nazionale ed internazionale. Visti i recenti mutamenti del quadro normativo, è sempre più importante saper valorizzare al meglio l’attività svolta all’interno delle strutture di ricerca. Valorizzazione che deve saper cogliere le opportunità offerte dalla nuova programmazione europea favorendo l’emersione di linee di ricerca strategiche finalizzate ad intercettare le macro tematiche Horizon 2020 e la caratterizzazione dell’Ateneo su alcuni primari ambiti a livello internazionale, come la Macro Regione Adriatico-Ionica. Per far questo saranno sviluppate specifiche call di Ateneo dove saranno favorite le sinergie fra gruppi di ricerca di settori e strutture differenti. Primo passo per la creazione di centri di eccellenza a livello internazionale dove ogni struttura potrà essere integrata e valorizzata, riaffermando così il valore centrale dell’Università Politecnica delle Marche come Research University. La valorizzazione della Ricerca dovrà essere pertanto effettuata anche attraverso il dialogo con il sistema socio-economico cercando di trasmettere le potenzialità e le ricadute delle conoscenze detenute dalle nostre strutture di ricerca. In tale ottica si dovrà sempre lavorare per creare forti sinergie con gli attori del sistema economico così da stimolare la competitività del nostro sistema paese. Si dovranno inglobare le dinamiche e le specializzazioni territoriali, anche in una logica di competitività internazionale, contribuendo alla definizione di un sistema virtuoso di supporto allo sviluppo. Per cogliere queste sfide i delegati incaricati stanno organizzando una serie di attività per alimentare questo dialogo e saranno potenziati gli uffici di supporto. In tale ottica i cluster tecnologici, i progetti smart cities and communities, i diversi progetti bandiera, rappresentano opportunità fondamentali per alimentare l’eccellenza della nostra Università, la specializzazione del territorio e la sua competitività e la sua capacità di accreditarsi a livello europeo come filiera dell’innovazione su specifiche problematiche. Si continuerà il lavoro finora svolto sul tema dell’innovazione e del trasferimen11 to tecnologico, valorizzando ulteriormente le competenze acquisite in questo settore sia attraverso il potenziamento dell’ufficio e il suo collocamento alle dirette dipendenze del Rettore, sia grazie l’acquisizione e lo sviluppo di nuovi strumenti capaci di dare un nuovo impulso alla collaborazione con il sistema economico esterno, come il potenziamento del Database della Ricerca, e alla gestione della proprietà intellettuale nel nostro Ateneo. Conclusioni Il futuro che ci attende sarà e deve essere migliore del presente. L’Università pubblica dovrà giocare un ruolo importante nel rinnovamento che la società sta chiedendo e ridare spinta propulsiva al Paese. La conoscenza, la sua valorizzazione, rappresenta la nostra “energia” la nostra “materia prima” con la quale creare benessere, prosperità e pace. Per affrontare senza paura questa sfida dovremo puntare sulla valorizzazione delle persone, sulla ricerca, sulla trasmissione dei saperi, sulla creazione di una città universitaria capace di attrarre gli studenti, per dare un’apertura internazionale alle nostre strutture di ricerca e al nostro territorio, favorendo i finanziamenti delle attività di ricerca, stimolando l’efficienza amministrativa e organizzativa. Bisognerà dare ad ogni persona la possibilità di trovare la propria dimensione e valorizzazione, perché ciascuno si possa sentire protagonista. Dovremo anche difendere questo modello di Università aperto e competitivo, di sviluppo e di servizio al territorio, rispondere con fermezza a strumentali attacchi che mirano alla cancellazione del valore legale del titolo di studio, strumento di garanzia per un servizio pubblico a supporto del diritto allo studio. Si dovrà al contempo accettare il confronto per stimolare la crescita e premiare i migliori. Questa università dovrà diffondere nelle nuove generazioni la passione per lo studio, la curiosità di conoscere, l’interesse alla scoperta, la voglia di intraprendere, la volontà di integrare esperienze e culture. Il nostro compito è aiutare i nostri studenti a raggiungere tutto questo, e con questa consapevolezza e speranza dichiaro aperto il 45° Anno Accademico dell’Università Politecnica delle Marche. Prof. Sauro Longhi 12
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