Lettere paoline

Lettere paoline
a.a. 2011-2012
Docente: Prof. Stefano Tarocchi
Programma del corso:
Programma: Obiettivi formativi: Acquisire una conoscenza adeguata di Paolo e della sua
importanza, all’interno del cristinanesimo nascente, attraverso la lettura di alcune delle sue
lettere. Argomenti 1. Prepaolinismo, apaolinismo e antipaolinismo; 2. Il corpo delle lettere
di Paolo dalla sua formazione alle sue caratteristiche. 3. Esegesi di Colossesi, Efesini,
Filippesi e Filemnone
Sussidi: .HAWTHORNE G. F.– MARTIN R. P.– REID D. G., edd., Dizionario di Paolo e
delle sue lettere, ediz. Ital. A cura di R. PENNA, S. Paolo, Cinisello Balsamo 1999;
MURPHY-O’CONNOR J., Paolo. Un uomo inquieto, un apostolo insuperabile,Guida alla
Bibbia 104, S. Paolo, Cinisello Balsamo 2007; PENNA R. ed., Le origini del cristianesimo.
Una guida, Frecce 8, Carocci, Roma 2004, 129-155; TAROCCHI S., Il Dio longanime. La
longanimità nell’epistolario paolino, Supplementi alla Rivista Biblica 28, EDB, Bologna
1993
Testi: . TAROCCHI S., Efesini, Filippesi, Colossesi, Filemone, Dabar - Logos - Parola.
Lectio Divina Popolare NT, EMP, Padova 2005
.
Introduzione alla letteratura paolina
Paolo misura del cristianesimo nascente
È sicuramente possibile tracciare un quadro generale del cristianesimo primitivo Paolo.
«Paolinismo» è il vocabolo che è stato impiegato per definire nell’insieme il pensiero di Paolo. Il
concetto di «paolinismo» nasce in contesto polemico (la scuola di Tubinga: sec. XIX), in
opposizione polemica al «petrinismo» e al «giudeo-cristianesimo». Così si esprime E. Renan:
Il vero cristianesimo, che durerà eternamente, viene dai Vangeli, non dalle epistole di
Paolo. Gli scritti di Paolo sono stati veramente un pericolo e uno scoglio, sono stati la
causa dei principali difetti della teologia cristiana. Paolo è il padre del sottile Agostino,
Paolo è il padre dell’arido Tommaso d’Aquino, Paolo è il padre del bisbetico giansenista;
Gesù è invece il padre di tutti coloro che cercano nei sogni dell’ideale il riposo delle
anime loro.1
Tale ricostruzione, che manifesta l’intento di costruire sistematicamente il pensiero di Paolo come
risulta dalle sue lettere, non rifugge tuttavia da una preoccupazione troppo intellettualistica, che
peraltro è fuori luogo: dopotutto le lettere di Paolo non sono nate a tavolino. È maggiormente
corretto sostenere, invece, che il pensiero di Paolo, nella complessità con cui si presenta, ha un
ruolo tutto particolare nell’orizzonte neotestamentario. 2
La tradizione in divenire (prepaolinismo)
Iniziamo con il periodo del primo cristianesimo post-pasquale che precede la conversione e la
formazione cristiana del fariseo Saulo. Si tratta di un periodo di tempo molto limitato, dovendo
misurare l’intervallo fra la morte di Cristo e l’evento di Damasco compreso fra i tre e i cinque anni,
ma che riveste una particolare importanza, in quanto proprio in esso si manifesta la prima
testimonianza dei discepoli e prendono forma i primi tentativi di enunciare in forma scritta la fede
cristiana. In altre parole prende l’avvio quel nucleo di tradizione che poi l’epistolario paolino terrà
particolarmente presente (cf. 1 Cor 15,3-5; Rom 1,3b-4a).
Gli scritti NT che ignorano Paolo («apaolinismo»)
Ma, naturalmente, il cristianesimo non è solo l’a., per quanto preponderante possa essere la sua
personalità. Si definisce così il concetto dell’«apaolinismo», che definisce quei testi che non
risentono dell’influsso di Paolo: nel canone neotestamentario è rappresentato dal corpus giovanneo
e dalla lettera agli Ebrei, sia pure con i problemi che questi scritti pongono. È un percorso che si
prolungherà fino al II secolo, comprendendo al suo interno anche la Didaché, la lettera di Barnaba,
il Pastore di Erma e l’opera di Papia di Gerapoli.
Gli scritti che si oppongono a Paolo («antipaolinismo»)
Questo terzo fronte rivela in maniera diretta l’opposizione a Paolo, che si situa, per così dire, a due
livelli: quello teologico e quello missionario.
L’«antipaolinismo» è rappresentato fondamentalmente dal giudeo-cristianesimo, che combina i due
poli, ritenuti da Paolo incompossibili, della fede nel Messia Gesù e dell’osservanza della legge.
Esso può essere talora acuito dalla presenza al suo interno di un filone che tende a travisare il
1
2
Cf. E. RENAN, Vita di Gesù
Cf. PENNA, L’apostolo Paolo, 13-29.
paolinismo; ma questa chiave di lettura sarebbe troppo generosa. Di fatto, non di travisamento si
tratta, quanto di un’opposizione dell’ala cosiddetta più tradizionalista, e più ortodossa dal punto di
vista giudaico, all’interno della chiesa primitiva. Tale opposizione si verifica in maniera tanto più
profonda quanto più trascorre il tempo e si succedono le varie generazioni. Lo stesso Paolo lo
testimonia nei suoi scritti: cf. 2 Cor 11,13.26 («falsi apostoli»; «falsi fratelli»); Fil 3,2 («cattivi
operai»); Rom 16,17 («coloro che provocano divisioni e ostacoli»).
A proposito della letteratura neotestamentaria, si può ritrovare come testo chiave di questa tendenza
probabilmente la stessa lettera di Giacomo; ma più avanti avrà altre manifestazioni, come ad
esempio le lettere Pseudoclementine. 3
Gli scritti di Paolo
Prescindendo dal libro degli Atti degli Apostoli, che per più della metà è dedicato alla figura di
Paolo e che nessuno metterebbe in relazione con la diretta teologia dell’a., conosciamo sotto il
nome di questi tredici lettere, di cui sette vengono considerate autentiche (nell’ordine canonico
Rom, 1-2 Cor, Gal, Fil, 1 Ts, Fm) e sei non autentiche, pseudoepigrafiche (Ef, Col, 2 Ts, 1-2 Tm,
Tt). La pseudoepigrafia, è ovvio precisare, non cambia per niente la loro realtà canonica.
Il primo gruppo di lettere riflette il sistema di pensiero originale dell’a.: è il cosiddetto «paolinismo
di origine». Il secondo gruppo riflette invece il pensiero dei discepoli di Paolo, in cui il suo
contributo è dunque unito a vari livelli con il contributo di tali discepoli. Pertanto verrà denominato
«scuola paolina», o meglio, «paolinismo di tradizione».
Il «paolinismo di origine»
L’importanza dell’a. risulta da tutti i testi che abbiamo citato. 4 Su Paolo possediamo una tale
abbondanza di notizie che non ha assolutamente pari nel Nuovo Testamento: né su Pietro, né su
Maria di Nazareth, e a questo livello neanche su Gesù Cristo, esiste una tale messe di dati. 5
Paolo ha compiuto un’attività missionaria che non ha confronto nel primo secolo, e per molti dei
secoli avvenire. La testimonianza più grande al proposito si ha, forse, nell’epilogo della lettera ai
Romani:
da Gerusalemme e dintorni fino all’Illiria, 6 ho portato a termine la predicazione del
Vangelo di Cristo (15,19).
Tale predicazione si spinse nella stessa Roma, che l’a. sembra considerare come tappa intermedia
del suo progetto di recarsi in Spagna (cf. Rom 15,24).
La produzione letteraria di Paolo, esclusivamente epistolare, privilegia il colloquio che una lettera
impone. Essa può considerarsi favorita non solo dalla sua formazione rabbinica, ma anche
dall’ambiente ellenistico di provenienza; infine, e soprattutto dalla necessità pastorale di prolungare
il rapporto con le comunità da lui fondate. 7 Di qui il carattere occasionale delle lettere, la cui
importanza non risiede tanto nel livello letterario, quanto nella documentazione sulle chiese
destinatarie e sulla personalità, ad un tempo umana e teologica, del loro autore.
Il «paolinismo di tradizione»8
L’ultimo momento, quello del «paolinismo di tradizione», nasce dal fatto che il pensiero dell’a.
Cf. BARBAGLIO, Paolo di Tarso, 390-410.
Oltre al libro degli Atti, cf. 2 Pt 3,15-16; 1 Clem 5.
5
Peraltro va notato che su Paolo non esistono fonti attendibili extracristiane.
6
Il sud dell’attuale Albania.
7
Tutte le lettere autentiche sono indirizzate a tale tipo di comunità: fa eccezione Romana.
3
4
ebbe un tale seguito da lasciare dietro di sé una tradizione, una scuola, di cui si fanno portavoce
anonimi discepoli di Paolo. Pur nella differenza che di fatto si instaura (alcuni distinguono fra un
deutero - paolinismo e un trito - paolinismo), si può notare il richiamo costante all’unico maestro.
Il paolinismo postpaolino si presenta come un fenomeno di straordinaria vitalità, da non poter
essere mai considerato statico. Questo dato impedisce dal considerarlo una forma di degradazione o
di corruzione del paolinismo di origine. 9 Paolo può essere considerato come depositario di un
carisma, forse superiore a quello di Pietro, nel favorire un’ampia unità ecclesiale, che costruisce
insieme chiese molto diverse e molto distanti fra di loro, che pure si rifanno all’a.
I sentieri principali del paolinismo sono essenzialmente due: il primo, che parte da Colossesi e
passando attraverso Efesini giunge a sfociare nello gnosticismo del II secolo; il secondo che parte
dalle lettere pastorali (forse dagli stessi Atti degli apostoli), e si sviluppa nel successivo
ordinamento ecclesiastico della grande chiesa. Per semplificare, uno conduce all’eresia, l’altro
all’ortodossia. Certo Paolo fu riletto in maniera differente: alcune di tali riletture sono state
canonizzate e sono confluite nella tradizione, altre sono sfociate in strade estranee alla tradizione.
Tutto ciò testimonia la straordinaria ricchezza del pensiero di quest’uomo, la cui importanza si
finirà di capire solo dopo uno studio approfondito dell’epistolario nell’insieme, e nelle singole
lettere.
Il pensiero di Paolo
Qual è il pensiero tipico di Paolo? Secondo alcuni importanti studiosi possiamo scoprire due linee
fondamentali.
La prima, dall’accento protestante, si situa sulla dimensione antropologica dell’evento salvifico:
l’impatto sull’uomo dell’opera redentrice di Cristo («giustificazione per fede»; «Vangelo della
libertà»). Si insiste, cioè, sulla partecipazione del battezzato alla vita di Cristo e sull’esperienza
tendenzialmente mistica del cristiano. A tale riguardo occorre sottolineare il valore primario e
fondante dell’evento Cristo, che non può essere scalfito dal suo «risultato soteriologico».
Accanto a questa, la seconda posizione, dal timbro cattolico, mette in rilievo la posizione oggettiva
dell’evento salvifico: la dimensione cristologica e la stessa figura di Cristo, che pur essendo
percepito nella fede del credente (dimensione soggettiva), si trova alla base del pensiero teologico
di Paolo («concezione della divinità»; «kerigma primitivo della morte e risurrezione di Cristo»).
Non si finirà mai abbastanza di sottolineare la centralità dell’evento Cristo, a cominciare dalla
stessa esperienza di Damasco, quando il Cristo stesso («perché mi perseguiti»: At 9,4; 22,7; 26,14),
direttamente presente, entra nella vita di Paolo. Si tratta non tanto della vicenda al passato, cioè
della vita terrena, quanto la vicenda del crocifisso - risorto, che riassume il kerigma primitivo.»
È evidente come la persona di Cristo sia l’oggetto del pensiero teologico di Paolo, senza che si
debba separare l’ontologia dalla funzionalità. 10
8
Cfr. R. Fabris, «Le lettere della tradizione paolina Efesini, Colossesi e Pastorali» in R. FABRIS, ed.,
Problemi e prospettive di Scienze Bibliche, Brescia 1981, 133-137; R. PENNA, «Introduzione al
fenomeno storico del paolinismo», Riv Bibl It 34 (1986) 419-427; F. MONTAGNINI, «La figura di Paolo
nelle lettere ai Colossesi e agli Efesini», Riv Bibl It 34 (1986) 429-449.
9
Insistendo in questa direzione si andrebbe verso il cosiddetto «protocattolicesino», o «canone nel
canone».
10
Cf. PENNA, L’Apostolo Paolo, 24-26.
Il Corpus Paulinum
Gli scritti di Paolo nell’epoca neotestamentaria e dintorni
L’epoca neotestamentaria
•
le attestazioni di 2 Pt 3,15-16:

•
La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche
il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è
stata data; 16 così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In
esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili
le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina.
15
Clemente Romano 47,1 (96 d.C.): attesta la conoscenza di 1 Cor
•
Ignazio (110 d.C., o sessanta anni più tardi secondo Joly 11) attesta la conoscenza di Paolo in
un’area, quella siriana, poco aperta agl’influssi dell’a. 12
La formazione del Corpus Paulinum
•
Periodo della fluttuazione (dalla fine del II sec. agli inizi del IV) ci si attesta con 13 lettere
(14 secondo le tradizioni orientali che includono Eb fra le lettere di Paolo); ma si trova anche una
lettera ai Laodicesi, una agli Alessandrini, una 3 Cor, un epistolario Paolo-Seneca, una epistola
dello Ps.Tito
•
il papiro Chester Beatty [P46], proveniente dall’Egitto e datato intorno al 200 contiene 10
lettere, con Eb tra Rom e 1 Cor (le tre pastorali sono assenti e Fm) 13
•
il canone muratoriano, del 190 14 elenca le lettere in base alle sette chiese destinatarie (Roma,
Corinto, Galazia, Efeso, Filippi, Colosse, Tessalonica), senza contare le lettere inviati ai singoli
discepoli
•
schema di Ippolito e Cipriano, mutuato da Ap 2-3 15
•
l’antichità è provata dall’assenza di Eb, di Gc, di 1-2 Pt
•
Marcione (da Tertulliano 140) elenca 10 lettere: Gal, 1-2 Cor, Rom, 1-2 Ts, Laod (= Ef),
Col, Fil, Fm.16
•
Concili di Ippona (393) e quelli Cartaginese I (397): 13 lettere più Ebrei; Cartaginese II
(419): 14 lettere;
•
testimonianze di Cirillo di Gerusalemme (catechesi V del 348); canone 60 del concilio di
Laodicea (360)
Altri ritengono autenticamente ignaziane solo le lettere Romani, Magnesii, Tralliani ed Efesini.
Cf. PENNA, Vangelo e Inculturazione, 635-636; BARBAGLIO, Paolo, 320-324. Il silenzio della
Didaché, del Pastore e di Papia è intenzionale.
13
È composto di 86 fogli per 172 pagine. 7 fogli (14 pagine) andate perdute erano probabilmente
bianche
14
Secondo HAHNEMANN (The muratorian fragment, Oxford 1992) si dovrebbe andare al IV sec.
15
Le lettere disposte secondo un’itinerario geografico.
16
Marcione probabilmente non conosce le Pastorali, più controverse.
11
12
Caratteristiche e problemi
•
autorevolezza delle lettere dell’apostolo
•
consapevolezza di Paolo al riguardo
•
delle lettere destinate a durare e non semplici biglietti occasionali
•
il fenomeno della pseudoepigrafia attesta l’importanza dell’autorità di Paolo
•
l’importanza del codice, rispetto al volumen (economicità, capacità, maneggevolezza)
•
il silenzio di Luca nel libro degli Atti sulle lettere: Luca storico dei viaggi e non
dell’insegnamento di Paolo?