Mappa Comunità ECOMUSEO

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della
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MACERA DELLA MORTE
MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE
ALIMENTARI E FORESTALI
FONDO DI SVILUPPO RURALE 2007 2013
(m.2073)
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Unione Europea
M.TE CESAROTTA
(m.1800)
Il legname:
una delle principali risorse
M.TE SCALANDRO
Ecomuseo
dalle Memorie al Futuro
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COLLE PIDOCCHI
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(m.1629)
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CASCATE DELLAVOLPARA
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Unione Europea / Regione Marche
CASCATE DELLAPRATA
La lavorazione del travertino a Paggese risale
al Cinquecento quando qui giunsero i
mastri lombardi che stimolarono gli
abitanti a lavorare la pietra. ll travertino è stato e viene adoperato per uso
edilizio ma anche artistico e artigianale. Le cave di travertino, ancora
oggi ve ne sono, hanno dato lavoro, soprattutto in passato, a numerosi abitanti di queste zone.
Fu costruito, a pianta circolare, nel XIV secolo dai Mastri Lombardi, su un colle di travertino. Castel di Luco è un raro e singolare castello del Piceno che conserva ancora, quasi intatto, il suo aspetto di struttura architettonica medievale.
Il Prof. Giovanni Rocchi sostiene che Castel di Luco
era quasi sicuramente, esso e nessun altro sito, l'antica
Acqua Sancta. Lucus infatti è 'bosco sacro' e quindi la
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santità dell'acqua era legata a questo luogo. Egli ha anche
scoperto all'interno del castello l'unico affresco, datato 1463, dei fraCastello di Luco
telli Carlo e Vittore Crivelli. Nei secoli successivi il castello, da fortezza, si é trasformato in residenza gentilizia. Proprietà della
nobile famiglia Ciucci fino al 1800 quando l’ultima ereditiera, Maria andò in sposa a Giuseppe Amici che ha tramandato fino ad oggi tutta la
proprietà ai suoi diretti discendenti. Oggi l’interno del castello è provvisto di ristorante e nel circostante borgo sono state adibite quattro suite.
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Il Fornetto è una grotta chiusa da un muro che veniva
usata come rifugio soprattutto dai pastori ma anche dai
partigiani ed in un passato più remoto anche dai briganti.
Sul muro di chiusura fu costruito un forno (da cui prende
appunto il nome) per la cottura del pane.
Grotta del Fornetto
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Le prime notizie del mulino di Piedicava risalgono al 1504. La
famiglia Angelini che ne è tuttora proprietaria, lo rilevò nel
1913. Esso serviva una decina di piccoli borghi circostanti.
Con l’abbandono delle campagne la sua attività andò lentamente a scemare fino all’ufficiale chiusura avvenuta nel 1993
con la sospensione della licenza. Oggi seguita ugualmente
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a funzionare, per esclusivi scopi culturali e didattici, con tecniMulino di Pidicava che di macinatura millenarie e con uso di soli prodotti biologici e tradizionali. Sotto questi aspetti è sicuramente uno dei pochissimi ancora in opera in Italia. Le frazioni lungo la Valle del Torrente Garrafo si servivano del
mulino di Gaglierto, situato in prossimità dell'omonimo abitato. Era di proprietà della Comunanza Agraria. Per cause legate al trattato di Tolentino (18/2/1797), per pagare i debiti di guerra a Napoleone, fu venduto, dalla reverenda Camera Apostolica,
a privati. Ha funzionato fino al 1969.
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Così gli abitanti di Paggese chiamano le numerose antiche
pietre di travertino, soprattutto architravi, ove sono incisi motti e
proverbi popolari. Ad esempio: "manet domus donec formica
aequor bibat et lenta testudo totum perambulet orbem" (rimani,
o casa, fino a che la formica non avrà bevuto tutta l'acqua del
mare e la tartaruga non avrà fatto tutto il giro del mondo); oppure:
"Non val ventura a chi non s’ afatica".
Progetto grafico e disegni: Augusto Piccioni
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Forra di Pito
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MONTECALVO
Gole del Garrafo
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Il fenomeno carsico del Torrente Garrafo è dovuto
alla risalita di fluidi idrotermali (Acque Sulfuree)
che hanno aggredito la formazione della scaglia rosata creando un complesso di 6 grotte, tutte insistenti all'interno delle Gole del Garrafo per quasi
6 km di sviluppo complessivo. La più grande, con
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uno sviluppo planimetrico di circa 2000 metri, l’uniGrotta carsica
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sei ubicata sul lato destro del Garrafo, è la Grotta
del Garrafo
Fredda così chiamata perché è l'unica del complesso
che non ha contatti con la falda sulfurea e quindi non raggiunge
le temperature di 35-40° al contrario delle altre cavità attraverso le quali si arriva ai sottostanti laghi sulfurei. Dentro
queste grotte vive anche il geotritone piccolo anfibio
caudato della lunghezza massima di 12-15 cm.
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Nelle vicinanze dell’abitato di Pito vi è un’apertura
nella roccia che forma un pozzo naturale,
profondo circa 35 metri, con un piccolo laghetto
sul fondo. Questa cavità, secondo la storia
tramandata oralmente, prende il nome da un
esattore delle tasse, “troppo baldanzoso”, di nome
Pichini che vi fu buttato dentro con il suo bauletto
contenente il sigillo e le richieste di pagamento.
Matera
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Fiume Tronto
FUNGHI PORCINI
Pomaro
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ACQUASANTA
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(m.1135)
Come in tutti i faggeti e i castagneti d'Italia
anche nella nostra valle quando le condizioni climatiche sono favorevoli abbiamo
il piacere di poter raccogliere numerosi tipi
di funghi tra i quali spiccano gli ovuli (amanita caesarea) e i porcini. Per quanto riguarda i funghi lignicoli (nascono sui tronchi) nel castagneto si trova anche la “massarella” così in loco viene chiamato la grifola frondosa. “Massarella”
Santa Maria
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VOLPE
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Monastero di
Valledacqua
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Perlicocco
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Luco
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Paggese
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Valledacqua
Sul crinale della montagna situata frontalmente alla Cascata
del Rio della Prata, a fine 1800 i pastori di Pozza e Umito
trovarono, in un luogo denominato Ara della Croce, oggetti
risalenti a insediamenti di uomini primitivi del paleolitico,
come riportato nel libro del paleontologo Guglielmo Allevi.
Arola
Partigiani
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Nel novembre del 1952 furono rinvenute, nei
pressi della frazione Cagnano, tre tombe e in una di queste vi era uno scheletro alto m. 1,90. In base ai reperti
di corredo presenti nelle tombe si
poté stabilire che si trattava
di una testimonianza di un insediamento gotico del V o VI
secolo. Oggi i preziosi oggetti
rinvenuti sono in Ancona
presso il Museo Archeologico
Nazionale delle Marche.
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In questa comunità vi sono prodotti agricoli che vengono coltivati dai tempi più remoti.
È il caso del fagiolo nero rampicante che alcune famiglie di Pozza coltivano ancora.
Semi di questo legume sono stati consegnati, per la catalogazione, all'Istituto
Sperimentale per l'Ortocoltura di Monsampolo del Tronto.
Torre di sopra
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A ridosso del bivio per Pito vi è una piccola chiesa, che alcuni fanno risalire al 1200 altri al 1500,
con un adiacente locale che, all’epoca, funzionava da ospedale soprattutto per il ricovero dei malati di peste. Nello spazio antistante, all’epoca, fino a quando il comune di Montacuto non si dotò
del palazzo municipale ad Umito prima e dal
1600 in poi a Pomaro, si riunivano sia gli amministratori del Comune che quelli della Comunanza Agraria. Gli anziani raccontano che la caLa Castellana di Montecalvo
stellana della Fortezza di Montecalvo, situata nel
sovrastante omonimo monte, raggiungeva questa
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chiesa con una carrozza trainata da bellissimi cavalli.
MELA ROSA
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Fosso di
Cervara
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Piedicava
Centrale
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LEGENDA
Torre Santa Lucia
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Nel centro storico della frazione Pito si possono ammirare alcuni edifici storici di alto
valore architettonico. Uno in particolare si nota per le sue aperture e per i suoi grandi
blocchi di arenaria sapientemente scolpiti e decorati nel 1500, sicuramente dai
mastri lombardi giunti in zona. È una casa torre costruita in quel periodo sia per
difendersi dagli attacchi dei banditi ma, sicuramente, era un punto di avvistamento
anche al servizio della sovrastante fortezza di Montecalvo.
15 Dipinto di Nicola Monti (Chiesa di Paggese)
Confine Parco Nazionale
Bassorilievo su architrave di travertino (Paggese)
IHS Monogranna di Cristo
su travertino (Paggese)
Chiesetta
Madonna della Neve
L’11 marzo 1944 forze nazifasciste operarono un rastrellamento nelle frazioni di Pozza e Umito ove si erano
concentrati partigiani e soldati slavi e montenegrini
usciti dai campi di concentramento. Vi fu uno scontro
cruento e sanguinoso al quale seguì l’eccidio di oltre
40 persone tra civili e partigiani italiani e stranieri che
furono sepolti nel locale cimitero situato tra le due
frazioni. Tra le vittime del combattimento anche
una bambina di pochi mesi, Anna Sparapani, morta
dentro la casa in fiamme. Sempre in quella circostanza avvenne il gesto eroico del sergente dell'esercito Gregorio Schiavi che con il proprio sacrificio permise la fuga del capo della Resistenza
locale il “Capitano Bianco”. Alla piccola Anna è stata
intitolata a Umito una piazzetta, mentre alla memoria del sergente Schiavi è stata assegnata la medaglia d’argento al Valor Militare. L’eccidio di Pozza e
Umito ha contribuito in modo determinante all’assegnazione alla Provincia di Ascoli Piceno della “medaglia
d’oro al Valor Militare per attività partigiana”.
M.TE TEGLIA
La chiesa di San Lorenzo di Paggese è sicuramente, di gran
lunga, la più importante della zona, e non solo, per tutto ciò
che in essa è contenuto. Di origini antiche: sull’architrave della primitiva porta detta delle femmine
è inciso l’anno 1276. La facciata è romanica ma
all’interno vi sono molte testimonianze di diversi
altri stili successivi. Affreschi, bassorilievi, sculture e dipinti tutti pregevoli e opere di esperti artigiani e celebri artisti come
Pietro Alamanno e Nicola Monti; del primo vi è un trittico su tavola, del secondo un dipinto su tela, entrambi di ottima fattura. Ma quello che colpisce di più per quantità e qualità e la impreziosiscono, sono i
lavori sul travertino: gli altari, il tabernacolo, le pietre tombali, i bassorilievi e
le decorazioni in genere eseguiti con
sapienza da esperti scalpellini.
A Paggese. da più di un secolo avviene la tradizionale processione del Cristo Morto. È
un suggestivo rito religioso/
popolare ricco di simbologie
e rimandi storici. Nel tempo
non ha perso l’interesse degli
abitanti, anche delle zone circostanti che, numerosi, ogni
tre anni, partecipano alla rievocazione dando vita ad una
processione che si snoda per
oltre tre chilometri.
Scontro di Pianocore
Cippo delle tre Regioni
Guerriero Goto
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Cagnano
TARTUFO NERO
Castagno de Screccò
Questa località, situata nel versante est
del Monte Pozza, è tristemente famosa perché nel 1914 gli abitanti di Vallecchia M.A. e Umito vi si scontrarono lasciando sul terreno morti e feriti.
La vicenda ebbe risonanza nazionale
tanto che la rivista “La Domenica del
Corriere” le dedicò una vignetta in
retrocopertina.
COSTA STRACCIONE
Case Rotili
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COLLE D’IZZANO
(m.902)
COLLE CIUFOLONE
(m.911)
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Minuscola chiesetta costruita nei pressi del mulino di Piedicava ove, una volta, era la fontana del paese. Raccontano gli
abitanti che nel XIX secolo un soldato gravemente ferito,
tornando a casa, passò in quel posto e, esausto, si fermò
presso la fontana dove lavò la ferita. Il soldato poi guarì
e probabilmente per mantenere una pro messa votiva,
fece costruire a sue spese la chiesetta.
Gaglierto
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Pito
CAPRIOLO
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Rio Fae
Geotritone
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A poche centinaia
di metri dal lavatoio
di Umito, passando
sul sentiero che dall’Agriturismo Laga
Nord conduce al Torrente Garrafo, si può
ammirare il patriarca
dei patriarchi, un enorme
castagno di oltre mille
anni con una circonferenza di circa 10 metri.
Vallecchia M.C.
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MARRONI
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(m.1073)
A monte della Cascata della Volpara, sulla sommità
della Macera della Morte e in prossimità del sentiero che conduce a Pizzo di Sevo c’è un cippo di arenaria che prima dell'unità d'Italia segnava il confine tra il
Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa. Oggi segna
il confine tra le Marche, il Lazio e l'Abruzzo. Al tempo
dei Piceni nelle vicinanze si sono svolte diverse battaglie tra gli eserciti di questi e quelli romani.
Selvagge ed affascinanti le Gole del Garrafo si snodano
per oltre 2 Km, arginate da alte pareti rocciose che a tratti
distano pochi metri l'una dall'altra. La roccia calcarea ha
permesso la formazione oltre che della forra anche di
un vasto sistema ipogeo con alcune cavità molto interessanti. La loro bellezza ne fanno una meta di numerosi escursionisti nonostante le difficoltà che presentano alcuni tratti difficili anche per i più esperti.
Stemma della famiglia Ciucci
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Cascata della
Prata
(m.1125)
San Paolo
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Pozza
Carbonai: “I neri sacerdoti
del fuoco”
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La Quarta
(m.1186)
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Monte Frumentario
Cascate della
Volpara
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Marrone e castagna Pallante
Numerosi sono i corsi d’acqua tra torrenti fossi e ruscelli
che nel loro percorso presentano diverse cascate. Di
queste tre vanno segnalate per imponenza, spettacolarità
e suggestività, e sono ubicate su corsi d’acqua che vanno
a confluire nel Torrente Garrafo: le Cascate della Volpara,
la Cascata della Prata e quella della Forra di Pito. Le
Cascate della Volpara, sulle pendici della Macera della
Morte (2073 m), nascono dal Rio Volpara, sono
caratterizzate da una serie di 15 salti che iniziano a 2000
metri di quota e terminano a circa 800 metri più a valle a
quota 1250 m. Queste, nell’insieme, sono sicuramente le
più imponenti del gruppo dei Monti della Laga. A quota
900 metri circa si trova, sul Rio Prata, la spettacolare
Cascata della Prata: anche questa, con il
suo salto di circa 50 metri va segnalata tra
le più belle dei Monti della Laga. Discorso
a parte va fatto per la Cascata della Forra
di Pito. Essa è legata alla bellezza e al fascino della forra e, data la piccola portata
d’acqua del Rio Faete, ove è situata, solo
nei momenti di massima portata di acqua
Ovulo
si manifesta nella sua splendida suggestività.
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COLLE DELL’ARAGLIONE
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Presso il “Monte Frumentario” venivano conservati i semi del frumento
(era una specie di banca) che la Chiesa prestava ai contadini che
ne rimanevano sprovvisti per la semina, con l'obbligo poi di ridarli
indietro al momento della raccolta (una specie di antico mutuo).
Funzionava a Paggese ove tuttora ne esiste la sede.
.
Il frumento veniva misurato a volume con un apposito strumento detto “Quarta” (un recipiente di legno
che corrispondeva circa 25 kg). Quando il contadino chiedeva in prestito i semi la “Quarta” era data rasa a filo bordo; quando il contadino restituiva
il frumento ridava una “Quarta” piena colma e
quello era l'interesse che pagava per il prestito.
M.TE POZZA
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Mele Rosa
(m.1191)
Da tempo immemorabile
a Pozza e borghi vicini ogni anno viene organizzato il carnevale con
una maschera chiamata Zanni. Il Prof. Giovanni Kezich accomuna questa carnevalata ad altre
carnevalate europee collegandole ai Fratelli Arvali, collegio sacerdotale
dell'antica Roma. Dal
Carme Arvale deriverebbe infatti la parola
Carnevale. Secondo
il Prof. Giovanni Rocchi gli Zanni sono una
reminiscenza storica
degli antichi sacerdoti
agrimensori al servizio
delle coltissime Sibille. La
maschera colpisce per i
colori sgargianti e il lungo
cappello a forma di cono.
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La mela rosa, frutto antico presente in queste zone in quantità tali che in passato hanno fatto chiamare Pomaro una piccola frazione nelle vicinanze di Acquasanta Terme.
Chissà se Quinto Orazio Flacco che elogiò le mele del Piceno per il loro sapore, non abbia assaggiato proprio quelle di
Pomaro o delle sue vicinanze: infatti la romana Via Salaria
attraversa proprio questi territori.
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Umito
(m.1358)
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Prima dell’abbandono delle campagne in questo territorio vi erano numerose vigne e l’antico “Pecorino” era un
vitigno molto diffuso per le sua adattabilità a terreni difficili
tra l’alta collina e la bassa montagna, cioè quei terreni più
adatti al pascolo delle pecore (forse da questo il suo nome).
In tutti i grandi vigneti di collina questo vitigno era scomparso
a causa della sua scarsa produttività. Un noto viticultore dell’ascolano per primo ha reintrodotto sul mercato il Pecorino riprendendo
i tralci per gli innesti proprio nei territorio di Acquasanta Terme ove
ancora ne esistevano le piante.
.
Nella sala detta “del Parlamento” ed attigua alla Chiesa di San Lorenzo di
Paggese si può leggere un reperto epigrafico molto interessante anche se
di difficile interpretazione. Sulla parete di fondo c'è un grande affresco sul
quale, ignoti del passato hanno graffito il noto crittogramma o quadrato
magico detto del Pater Noster. La frase è palindroma, leggibile cioè anche
da destra a sinistra. Le cinque parole del
quadrato possono essere lette per righe da
sinistra a destra e viceversa e “per colonSATO R
ne” dall'alto in basso e viceversa. Le cinAREPO
que parole contengono le due parole "Pater
Noster”. Il crittogramma analogo ad altri
TENET
esemplari posteriori al III sec. d.C. appare
OPERA
diversamente disposto. Le parole Sator, Arepo,Tenet, Opera, Rotas, secondo una delR OTAS
le centinaia interpretazioni significherebbero: Iddio domina la terra, le opere (degli uomini) e il decorso (della vita), ovvero le sfeMagico
8 Quadrato
re (del creato). I graffiti offrono una cronaca
del Pater Noster
spicciola in cui le notizie drammatiche (la peste, l’uccisione di un uomo) si mescolano a quelle liete e festose (uno
sposalizio o il numero di animali da cortile uccisi per festeggiare una
ricorrenza) ed alle quotazioni dei prodotti agricoli.
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In questa zona vi è il più esteso castagneto da frutto della
Regione Marche. Numerose erano le varietà prodotte:
l’insita, il pallante, il marrone e diverse varietà selvatiche. Oggi vengono coltivati quasi esclusivamente
con marroni. A seguito di uno studio sono stati rilevati almeno cinque cultivar di cui uno chiamato supermarrone che ha delle caratteristiche organo
lettiche eccellenti.
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Cava di travertino
I mirtilli in queste zone, nel gergo popolare, sono chiamati “ li maule”. Sono frutti di montagna che si trovano sulle Alpi
e meno sull’Appennino. Al contrario sono
abbondanti, da sempre, in qualche luogo dei
Monti della Laga a tal punto da far conferire il
nome di “Maularo” ad una vasta zona montana
sopra le frazioni di Pozza e Umito.
.
Maula (mirtillo)
Per il colore nerastro che assumeva la pelle dei carbonai, il
paleontologo Guglielmo Allevi li chiamava “i neri Sacerdoti del
Fuoco”. Con le numerose carbonaie che venivano approntate
nei boschi della Valle del Garrafo, fino agli anni ‘70 del secolo
scorso, si producevano ogni anno grandi quantità di carbone
che veniva adoperato sia per uso domestico che per le fonderie
di rame dei Sibillini.
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M.TE LIBRETTI
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Se
MONTACUTO, PAGGESE e altri borghi dell’acquasantano costituiscono una
porzione del Comune di Acquasanta Terme (AP) situata a Sud del Fiume Tronto e
della Via Salaria (per noi Via Salutaria per le numerose sorgenti di acque minerali
sulfuree dislocate lungo il suo percorso da Ascoli Piceno fino alle vicinanze di Roma).
Questo territorio ricade per circa due terzi nel Parco Nazionale del Gran Sasso e
Monti della Laga ed è ricco di boschi, valli, torrenti, cascate e grotte. Vi sono ubicate
le Frazioni e i piccoli centri di: Umito, Pozza, Pito, Vallecchia M.C., Matera, San
Paolo, Case Rotili, Pomaro, Cagnano, Paggese, Luco, Santa Maria, Centrale,
Valledacqua, Perlicocco, Torre di sopra, Torre Santa Lucia, Piedicava, Arola.
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Questo flauto ha una vita brevissima, suona soltanto per
alcuni giorni fin quando la corteccia comincia a seccare.
Vengono infatti gettati via dopo l'uso, perché inservibili. Si
realizzano sul posto dove, a primavera, si prelevano i
polloni freschi del castagno. E' dotato di un'ancia in cui si
soffia ed è azionato con un dito che apre e chiude
l'estremità inferiore. Non era soltanto uno strumentogiocattolo perché anche gli adulti lo utilizzavano per
suonare il saltarello insieme agli strumenti a corda, violini
e rebeco', un bassetto a tre corde. La sua origine è assai
remota tanto che se ne rinvengono le tracce anche nella
civiltà egizia.
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Venceslao Amici
Venceslao Amici (Paggese 1869 - Roma1948) di questa comunità è stato
sicuramente un personaggio di spicco. Fu due volte Deputato del Regno d’Italia ed
autore di importanti progetti di cui qualcuno avveniristico: Ferrovia Ascoli - Antrodoco
- Roma; Porto canale a S. Benedetto e navigazione del Tronto fino ad Ascoli (1904);
Impianto idroelettrico del Tronto - centrale di Venamartello - 1907; Galleria con
metropolitana a doppio binario tra Piazza Venezia, sotto il Campidoglio, e Porta San
Paolo a Roma (1914); Convenzione col Governatore di Roma per la ristrutturazione
di un enorme isolato tra Corso Vittorio Emanuele e via di Torre Argentina al centro di
Roma (1926). Qualcuno di questi progetti non è stato realizzato. Ha scritto un
pregevole trattato sulla TRAZIONE ELETTRICA di tutti i sistemi europei dell'epoca
dalla teoria alla pratica.
Nella frazione di Pozza vi è la sede della Comunanza Agraria di Montacuto, tuttora funzionante Antichissimo organismo che, tramite un presidente ed un
consiglio, gestisce una forma di proprietà collettiva legata agli
abitanti della zona. In questo caso si tratta dei territori montani
(boschi e pascoli) di Umito, Pozza, Pito, Pomaro e Vallecchia
M.C., frazioni che appartenevano al Comune di Montacuto.
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Tra gli antichi graffiti della Loggia del
Parlamento di Paggese vi è anche
questo proverbio:
“ASSAI GUADAGNA CHI FORTUNA PASSA
MA PIÙ GUADAGNA CHI PUTTANA LASSA”
L’insurrezione ascolana, denominata
“Brigantaggio”, contro l’unità d’Italia
in appoggio allo Stato Pontificio, ebbeinizio alla fine del 1860 sotto la guida di Giovanni Piccioni. Anche questi luoghi furono campo di azione
e diversi abitanti, anche di spicco,
come Don Giovanni Bernardini,
prevosto di Valledacqua, Alessandro Vagnarelli anch’egli di Valledacqua e Don Francesco Velenosi curato di Piedicava, ne furono
protagonisti. Uno degli avvenimenti più cruenti dell’insurrezione avvenne nel 1863 a Piedicava
ove, a seguito di una segnalazione, fu ucciso dalla Guardia Nazionale Giorgio Piccioni, figlio di Giovanni Piccioni. Circa un mese dopo Gregorio Piccioni, fratello di
Giorgio, e due reazionari di Cervara, si recarono a Piedicava e
uccisero il delatore.
Giovanni Piccioni
Guidò l’insurrezione ascolana del 1860
(Brigantaggio) contro l’unità d’Italia.
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Indicatore di ubicazione
Corsi d’acqua
Strade Provinciali e Comunali
Strada Statale
Chiesa particolare
Mulino ad acqua
Ruderi di fortificazione o castello