M A P P A d e l l a C O M U N I T À d i della via salutaria MACERA DELLA MORTE MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI FONDO DI SVILUPPO RURALE 2007 2013 (m.2073) M O N T A C U T O , P A G G E S E e a l t r i b o r g h i d e l l ’a c q u a s a n t a n o Unione Europea M.TE CESAROTTA (m.1800) Il legname: una delle principali risorse M.TE SCALANDRO Ecomuseo dalle Memorie al Futuro PR COLLE PIDOCCHI O NG LU O AT (m.1629) 1 CASCATE DELLAVOLPARA MAULARO 9 (m.1485) Ri o Vo lp ar AQUILA REALE oC Ri a o Ri E coMuseo 17 Unione Europea / Regione Marche CASCATE DELLAPRATA La lavorazione del travertino a Paggese risale al Cinquecento quando qui giunsero i mastri lombardi che stimolarono gli abitanti a lavorare la pietra. ll travertino è stato e viene adoperato per uso edilizio ma anche artistico e artigianale. Le cave di travertino, ancora oggi ve ne sono, hanno dato lavoro, soprattutto in passato, a numerosi abitanti di queste zone. Fu costruito, a pianta circolare, nel XIV secolo dai Mastri Lombardi, su un colle di travertino. Castel di Luco è un raro e singolare castello del Piceno che conserva ancora, quasi intatto, il suo aspetto di struttura architettonica medievale. Il Prof. Giovanni Rocchi sostiene che Castel di Luco era quasi sicuramente, esso e nessun altro sito, l'antica Acqua Sancta. Lucus infatti è 'bosco sacro' e quindi la 3 santità dell'acqua era legata a questo luogo. Egli ha anche scoperto all'interno del castello l'unico affresco, datato 1463, dei fraCastello di Luco telli Carlo e Vittore Crivelli. Nei secoli successivi il castello, da fortezza, si é trasformato in residenza gentilizia. Proprietà della nobile famiglia Ciucci fino al 1800 quando l’ultima ereditiera, Maria andò in sposa a Giuseppe Amici che ha tramandato fino ad oggi tutta la proprietà ai suoi diretti discendenti. Oggi l’interno del castello è provvisto di ristorante e nel circostante borgo sono state adibite quattro suite. 4 Il Fornetto è una grotta chiusa da un muro che veniva usata come rifugio soprattutto dai pastori ma anche dai partigiani ed in un passato più remoto anche dai briganti. Sul muro di chiusura fu costruito un forno (da cui prende appunto il nome) per la cottura del pane. Grotta del Fornetto I M U L I N I A D A C Q U A D I P I E D I C A V A E G A G L I E R T O Le prime notizie del mulino di Piedicava risalgono al 1504. La famiglia Angelini che ne è tuttora proprietaria, lo rilevò nel 1913. Esso serviva una decina di piccoli borghi circostanti. Con l’abbandono delle campagne la sua attività andò lentamente a scemare fino all’ufficiale chiusura avvenuta nel 1993 con la sospensione della licenza. Oggi seguita ugualmente 5 a funzionare, per esclusivi scopi culturali e didattici, con tecniMulino di Pidicava che di macinatura millenarie e con uso di soli prodotti biologici e tradizionali. Sotto questi aspetti è sicuramente uno dei pochissimi ancora in opera in Italia. Le frazioni lungo la Valle del Torrente Garrafo si servivano del mulino di Gaglierto, situato in prossimità dell'omonimo abitato. Era di proprietà della Comunanza Agraria. Per cause legate al trattato di Tolentino (18/2/1797), per pagare i debiti di guerra a Napoleone, fu venduto, dalla reverenda Camera Apostolica, a privati. Ha funzionato fino al 1969. P I E T R E P A R L A N T I Così gli abitanti di Paggese chiamano le numerose antiche pietre di travertino, soprattutto architravi, ove sono incisi motti e proverbi popolari. Ad esempio: "manet domus donec formica aequor bibat et lenta testudo totum perambulet orbem" (rimani, o casa, fino a che la formica non avrà bevuto tutta l'acqua del mare e la tartaruga non avrà fatto tutto il giro del mondo); oppure: "Non val ventura a chi non s’ afatica". Progetto grafico e disegni: Augusto Piccioni 6 Forra di Pito G O L E D E L G A R R A F O 12 MONTECALVO Gole del Garrafo G R O T T E D E L G A R R A F O Il fenomeno carsico del Torrente Garrafo è dovuto alla risalita di fluidi idrotermali (Acque Sulfuree) che hanno aggredito la formazione della scaglia rosata creando un complesso di 6 grotte, tutte insistenti all'interno delle Gole del Garrafo per quasi 6 km di sviluppo complessivo. La più grande, con 13 uno sviluppo planimetrico di circa 2000 metri, l’uniGrotta carsica ca delle sei ubicata sul lato destro del Garrafo, è la Grotta del Garrafo Fredda così chiamata perché è l'unica del complesso che non ha contatti con la falda sulfurea e quindi non raggiunge le temperature di 35-40° al contrario delle altre cavità attraverso le quali si arriva ai sottostanti laghi sulfurei. Dentro queste grotte vive anche il geotritone piccolo anfibio caudato della lunghezza massima di 12-15 cm. te Nelle vicinanze dell’abitato di Pito vi è un’apertura nella roccia che forma un pozzo naturale, profondo circa 35 metri, con un piccolo laghetto sul fondo. Questa cavità, secondo la storia tramandata oralmente, prende il nome da un esattore delle tasse, “troppo baldanzoso”, di nome Pichini che vi fu buttato dentro con il suo bauletto contenente il sigillo e le richieste di pagamento. Matera CINGHIALE Fiume Tronto FUNGHI PORCINI Pomaro il Rio ACQUASANTA TERME PIZZO MURELLO (m.776) 20 L A R E S I S T E N Z A C I M I T E R O I N T E R N A Z I O N A L E P A R T I G I A N O (m.1135) Come in tutti i faggeti e i castagneti d'Italia anche nella nostra valle quando le condizioni climatiche sono favorevoli abbiamo il piacere di poter raccogliere numerosi tipi di funghi tra i quali spiccano gli ovuli (amanita caesarea) e i porcini. Per quanto riguarda i funghi lignicoli (nascono sui tronchi) nel castagneto si trova anche la “massarella” così in loco viene chiamato la grifola frondosa. “Massarella” Santa Maria Tro nto F U N G H I VOLPE 22 Monastero di Valledacqua 3 Perlicocco A R A D E L L A C R O C E Fos so Luco di L uco 1 21 Paggese 15 6 8 14 Valledacqua Sul crinale della montagna situata frontalmente alla Cascata del Rio della Prata, a fine 1800 i pastori di Pozza e Umito trovarono, in un luogo denominato Ara della Croce, oggetti risalenti a insediamenti di uomini primitivi del paleolitico, come riportato nel libro del paleontologo Guglielmo Allevi. Arola Partigiani I G O T I Nel novembre del 1952 furono rinvenute, nei pressi della frazione Cagnano, tre tombe e in una di queste vi era uno scheletro alto m. 1,90. In base ai reperti di corredo presenti nelle tombe si poté stabilire che si trattava di una testimonianza di un insediamento gotico del V o VI secolo. Oggi i preziosi oggetti rinvenuti sono in Ancona presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche. F A G I O L O N E R O R A M P I C A N T E In questa comunità vi sono prodotti agricoli che vengono coltivati dai tempi più remoti. È il caso del fagiolo nero rampicante che alcune famiglie di Pozza coltivano ancora. Semi di questo legume sono stati consegnati, per la catalogazione, all'Istituto Sperimentale per l'Ortocoltura di Monsampolo del Tronto. Torre di sopra L A C A S T E L L A N A D I M O N T E C A L V O A ridosso del bivio per Pito vi è una piccola chiesa, che alcuni fanno risalire al 1200 altri al 1500, con un adiacente locale che, all’epoca, funzionava da ospedale soprattutto per il ricovero dei malati di peste. Nello spazio antistante, all’epoca, fino a quando il comune di Montacuto non si dotò del palazzo municipale ad Umito prima e dal 1600 in poi a Pomaro, si riunivano sia gli amministratori del Comune che quelli della Comunanza Agraria. Gli anziani raccontano che la caLa Castellana di Montecalvo stellana della Fortezza di Montecalvo, situata nel sovrastante omonimo monte, raggiungeva questa L ’I N S E G N A D I U N F A B B R O D E L ‘5 0 0 chiesa con una carrozza trainata da bellissimi cavalli. MELA ROSA 7 Fosso di Cervara 5 Piedicava Centrale L A C H I E S A D I S A N L O R E N Z O A P A G G E S E 21 LEGENDA Torre Santa Lucia Corneto nto e Tro m u i F I L “B R I G A N T A G G I O ” SUD OVEST EST NORD C O M U N A N Z A A G R A R I A D I M O N T A C U T O I L “C R I S T O M O R T O ” Z U F O L O E F F I M E R O D I C O R T E C C I A D I C A S T A G N O L A C A S A T O R R E D I P I T O Nel centro storico della frazione Pito si possono ammirare alcuni edifici storici di alto valore architettonico. Uno in particolare si nota per le sue aperture e per i suoi grandi blocchi di arenaria sapientemente scolpiti e decorati nel 1500, sicuramente dai mastri lombardi giunti in zona. È una casa torre costruita in quel periodo sia per difendersi dagli attacchi dei banditi ma, sicuramente, era un punto di avvistamento anche al servizio della sovrastante fortezza di Montecalvo. 15 Dipinto di Nicola Monti (Chiesa di Paggese) Confine Parco Nazionale Bassorilievo su architrave di travertino (Paggese) IHS Monogranna di Cristo su travertino (Paggese) Chiesetta Madonna della Neve L’11 marzo 1944 forze nazifasciste operarono un rastrellamento nelle frazioni di Pozza e Umito ove si erano concentrati partigiani e soldati slavi e montenegrini usciti dai campi di concentramento. Vi fu uno scontro cruento e sanguinoso al quale seguì l’eccidio di oltre 40 persone tra civili e partigiani italiani e stranieri che furono sepolti nel locale cimitero situato tra le due frazioni. Tra le vittime del combattimento anche una bambina di pochi mesi, Anna Sparapani, morta dentro la casa in fiamme. Sempre in quella circostanza avvenne il gesto eroico del sergente dell'esercito Gregorio Schiavi che con il proprio sacrificio permise la fuga del capo della Resistenza locale il “Capitano Bianco”. Alla piccola Anna è stata intitolata a Umito una piazzetta, mentre alla memoria del sergente Schiavi è stata assegnata la medaglia d’argento al Valor Militare. L’eccidio di Pozza e Umito ha contribuito in modo determinante all’assegnazione alla Provincia di Ascoli Piceno della “medaglia d’oro al Valor Militare per attività partigiana”. M.TE TEGLIA La chiesa di San Lorenzo di Paggese è sicuramente, di gran lunga, la più importante della zona, e non solo, per tutto ciò che in essa è contenuto. Di origini antiche: sull’architrave della primitiva porta detta delle femmine è inciso l’anno 1276. La facciata è romanica ma all’interno vi sono molte testimonianze di diversi altri stili successivi. Affreschi, bassorilievi, sculture e dipinti tutti pregevoli e opere di esperti artigiani e celebri artisti come Pietro Alamanno e Nicola Monti; del primo vi è un trittico su tavola, del secondo un dipinto su tela, entrambi di ottima fattura. Ma quello che colpisce di più per quantità e qualità e la impreziosiscono, sono i lavori sul travertino: gli altari, il tabernacolo, le pietre tombali, i bassorilievi e le decorazioni in genere eseguiti con sapienza da esperti scalpellini. A Paggese. da più di un secolo avviene la tradizionale processione del Cristo Morto. È un suggestivo rito religioso/ popolare ricco di simbologie e rimandi storici. Nel tempo non ha perso l’interesse degli abitanti, anche delle zone circostanti che, numerosi, ogni tre anni, partecipano alla rievocazione dando vita ad una processione che si snoda per oltre tre chilometri. Scontro di Pianocore Cippo delle tre Regioni Guerriero Goto 7 P I A N O C O R E Cagnano TARTUFO NERO Castagno de Screccò Questa località, situata nel versante est del Monte Pozza, è tristemente famosa perché nel 1914 gli abitanti di Vallecchia M.A. e Umito vi si scontrarono lasciando sul terreno morti e feriti. La vicenda ebbe risonanza nazionale tanto che la rivista “La Domenica del Corriere” le dedicò una vignetta in retrocopertina. COSTA STRACCIONE Case Rotili 16 Pichini gettato nel pozzo 19 COLLE D’IZZANO (m.902) COLLE CIUFOLONE (m.911) L A C H I E S E T T A D E L L A M A D O N N A D E L L A N E V E Minuscola chiesetta costruita nei pressi del mulino di Piedicava ove, una volta, era la fontana del paese. Raccontano gli abitanti che nel XIX secolo un soldato gravemente ferito, tornando a casa, passò in quel posto e, esausto, si fermò presso la fontana dove lavò la ferita. Il soldato poi guarì e probabilmente per mantenere una pro messa votiva, fece costruire a sue spese la chiesetta. Gaglierto 11 Pito CAPRIOLO P O Z Z O P I C H I N I 12 16 Rio Fae Geotritone 14 A poche centinaia di metri dal lavatoio di Umito, passando sul sentiero che dall’Agriturismo Laga Nord conduce al Torrente Garrafo, si può ammirare il patriarca dei patriarchi, un enorme castagno di oltre mille anni con una circonferenza di circa 10 metri. Vallecchia M.C. 13 MARRONI Zanni D E S C R E C C Ò C A S T A G N O 18 (m.1073) A monte della Cascata della Volpara, sulla sommità della Macera della Morte e in prossimità del sentiero che conduce a Pizzo di Sevo c’è un cippo di arenaria che prima dell'unità d'Italia segnava il confine tra il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa. Oggi segna il confine tra le Marche, il Lazio e l'Abruzzo. Al tempo dei Piceni nelle vicinanze si sono svolte diverse battaglie tra gli eserciti di questi e quelli romani. Selvagge ed affascinanti le Gole del Garrafo si snodano per oltre 2 Km, arginate da alte pareti rocciose che a tratti distano pochi metri l'una dall'altra. La roccia calcarea ha permesso la formazione oltre che della forra anche di un vasto sistema ipogeo con alcune cavità molto interessanti. La loro bellezza ne fanno una meta di numerosi escursionisti nonostante le difficoltà che presentano alcuni tratti difficili anche per i più esperti. Stemma della famiglia Ciucci I L “F O R N E T T O ” 11 Cascata della Prata (m.1125) San Paolo 17 18 LUPO M.TE PIANCOLO Fiu me 10 20 Pozza Carbonai: “I neri sacerdoti del fuoco” ol a C A S T E L D I L U C O (m.1092) d’ Ar La Quarta (m.1186) o Monte Frumentario Cascate della Volpara Fosso del Lu po Marrone e castagna Pallante Numerosi sono i corsi d’acqua tra torrenti fossi e ruscelli che nel loro percorso presentano diverse cascate. Di queste tre vanno segnalate per imponenza, spettacolarità e suggestività, e sono ubicate su corsi d’acqua che vanno a confluire nel Torrente Garrafo: le Cascate della Volpara, la Cascata della Prata e quella della Forra di Pito. Le Cascate della Volpara, sulle pendici della Macera della Morte (2073 m), nascono dal Rio Volpara, sono caratterizzate da una serie di 15 salti che iniziano a 2000 metri di quota e terminano a circa 800 metri più a valle a quota 1250 m. Queste, nell’insieme, sono sicuramente le più imponenti del gruppo dei Monti della Laga. A quota 900 metri circa si trova, sul Rio Prata, la spettacolare Cascata della Prata: anche questa, con il suo salto di circa 50 metri va segnalata tra le più belle dei Monti della Laga. Discorso a parte va fatto per la Cascata della Forra di Pito. Essa è legata alla bellezza e al fascino della forra e, data la piccola portata d’acqua del Rio Faete, ove è situata, solo nei momenti di massima portata di acqua Ovulo si manifesta nella sua splendida suggestività. 9 COLLE DELL’ARAGLIONE Fo ss 2 Presso il “Monte Frumentario” venivano conservati i semi del frumento (era una specie di banca) che la Chiesa prestava ai contadini che ne rimanevano sprovvisti per la semina, con l'obbligo poi di ridarli indietro al momento della raccolta (una specie di antico mutuo). Funzionava a Paggese ove tuttora ne esiste la sede. . Il frumento veniva misurato a volume con un apposito strumento detto “Quarta” (un recipiente di legno che corrispondeva circa 25 kg). Quando il contadino chiedeva in prestito i semi la “Quarta” era data rasa a filo bordo; quando il contadino restituiva il frumento ridava una “Quarta” piena colma e quello era l'interesse che pagava per il prestito. M.TE POZZA CERVO C I P P O D E L L E T R E R E G I O N I L E C A S C A T E M O N T E F R U M E N T A R I O Mele Rosa (m.1191) Da tempo immemorabile a Pozza e borghi vicini ogni anno viene organizzato il carnevale con una maschera chiamata Zanni. Il Prof. Giovanni Kezich accomuna questa carnevalata ad altre carnevalate europee collegandole ai Fratelli Arvali, collegio sacerdotale dell'antica Roma. Dal Carme Arvale deriverebbe infatti la parola Carnevale. Secondo il Prof. Giovanni Rocchi gli Zanni sono una reminiscenza storica degli antichi sacerdoti agrimensori al servizio delle coltissime Sibille. La maschera colpisce per i colori sgargianti e il lungo cappello a forma di cono. fo La mela rosa, frutto antico presente in queste zone in quantità tali che in passato hanno fatto chiamare Pomaro una piccola frazione nelle vicinanze di Acquasanta Terme. Chissà se Quinto Orazio Flacco che elogiò le mele del Piceno per il loro sapore, non abbia assaggiato proprio quelle di Pomaro o delle sue vicinanze: infatti la romana Via Salaria attraversa proprio questi territori. a eG nt ra M E L A R O S A 19 Umito (m.1358) r Ga Prima dell’abbandono delle campagne in questo territorio vi erano numerose vigne e l’antico “Pecorino” era un vitigno molto diffuso per le sua adattabilità a terreni difficili tra l’alta collina e la bassa montagna, cioè quei terreni più adatti al pascolo delle pecore (forse da questo il suo nome). In tutti i grandi vigneti di collina questo vitigno era scomparso a causa della sua scarsa produttività. Un noto viticultore dell’ascolano per primo ha reintrodotto sul mercato il Pecorino riprendendo i tralci per gli innesti proprio nei territorio di Acquasanta Terme ove ancora ne esistevano le piante. . Nella sala detta “del Parlamento” ed attigua alla Chiesa di San Lorenzo di Paggese si può leggere un reperto epigrafico molto interessante anche se di difficile interpretazione. Sulla parete di fondo c'è un grande affresco sul quale, ignoti del passato hanno graffito il noto crittogramma o quadrato magico detto del Pater Noster. La frase è palindroma, leggibile cioè anche da destra a sinistra. Le cinque parole del quadrato possono essere lette per righe da sinistra a destra e viceversa e “per colonSATO R ne” dall'alto in basso e viceversa. Le cinAREPO que parole contengono le due parole "Pater Noster”. Il crittogramma analogo ad altri TENET esemplari posteriori al III sec. d.C. appare OPERA diversamente disposto. Le parole Sator, Arepo,Tenet, Opera, Rotas, secondo una delR OTAS le centinaia interpretazioni significherebbero: Iddio domina la terra, le opere (degli uomini) e il decorso (della vita), ovvero le sfeMagico 8 Quadrato re (del creato). I graffiti offrono una cronaca del Pater Noster spicciola in cui le notizie drammatiche (la peste, l’uccisione di un uomo) si mescolano a quelle liete e festose (uno sposalizio o il numero di animali da cortile uccisi per festeggiare una ricorrenza) ed alle quotazioni dei prodotti agricoli. rre To S COLLE FINAROLO COLLE UNGINO fo rra nte L ’U V A “P E C O R I N O ” Q U A D R A T O M A G I C O In questa zona vi è il più esteso castagneto da frutto della Regione Marche. Numerose erano le varietà prodotte: l’insita, il pallante, il marrone e diverse varietà selvatiche. Oggi vengono coltivati quasi esclusivamente con marroni. A seguito di uno studio sono stati rilevati almeno cinque cultivar di cui uno chiamato supermarrone che ha delle caratteristiche organo lettiche eccellenti. (m.1216) Rio (m.1183) r re To 1 Uva Pecorino C A S T A G N E E M A R R O N I Cava di travertino I mirtilli in queste zone, nel gergo popolare, sono chiamati “ li maule”. Sono frutti di montagna che si trovano sulle Alpi e meno sull’Appennino. Al contrario sono abbondanti, da sempre, in qualche luogo dei Monti della Laga a tal punto da far conferire il nome di “Maularo” ad una vasta zona montana sopra le frazioni di Pozza e Umito. . Maula (mirtillo) Per il colore nerastro che assumeva la pelle dei carbonai, il paleontologo Guglielmo Allevi li chiamava “i neri Sacerdoti del Fuoco”. Con le numerose carbonaie che venivano approntate nei boschi della Valle del Garrafo, fino agli anni ‘70 del secolo scorso, si producevano ogni anno grandi quantità di carbone che veniva adoperato sia per uso domestico che per le fonderie di rame dei Sibillini. co “L I M A U L E ” M.TE LIBRETTI c Se MONTACUTO, PAGGESE e altri borghi dell’acquasantano costituiscono una porzione del Comune di Acquasanta Terme (AP) situata a Sud del Fiume Tronto e della Via Salaria (per noi Via Salutaria per le numerose sorgenti di acque minerali sulfuree dislocate lungo il suo percorso da Ascoli Piceno fino alle vicinanze di Roma). Questo territorio ricade per circa due terzi nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ed è ricco di boschi, valli, torrenti, cascate e grotte. Vi sono ubicate le Frazioni e i piccoli centri di: Umito, Pozza, Pito, Vallecchia M.C., Matera, San Paolo, Case Rotili, Pomaro, Cagnano, Paggese, Luco, Santa Maria, Centrale, Valledacqua, Perlicocco, Torre di sopra, Torre Santa Lucia, Piedicava, Arola. I N E R I S A C E R D O T I D E L F U O C O llo ARA DELLA CROCE ta I L T R A V E R T I N O o Ri I L T E R R I T O R I O re lta a oS Ri a Pr 10 ola 4 lla de CARBONAIA s e re ro and cal L O Z A N N I Questo flauto ha una vita brevissima, suona soltanto per alcuni giorni fin quando la corteccia comincia a seccare. Vengono infatti gettati via dopo l'uso, perché inservibili. Si realizzano sul posto dove, a primavera, si prelevano i polloni freschi del castagno. E' dotato di un'ancia in cui si soffia ed è azionato con un dito che apre e chiude l'estremità inferiore. Non era soltanto uno strumentogiocattolo perché anche gli adulti lo utilizzavano per suonare il saltarello insieme agli strumenti a corda, violini e rebeco', un bassetto a tre corde. La sua origine è assai remota tanto che se ne rinvengono le tracce anche nella civiltà egizia. I n g .V E N C E S L A O A M I C I Venceslao Amici Venceslao Amici (Paggese 1869 - Roma1948) di questa comunità è stato sicuramente un personaggio di spicco. Fu due volte Deputato del Regno d’Italia ed autore di importanti progetti di cui qualcuno avveniristico: Ferrovia Ascoli - Antrodoco - Roma; Porto canale a S. Benedetto e navigazione del Tronto fino ad Ascoli (1904); Impianto idroelettrico del Tronto - centrale di Venamartello - 1907; Galleria con metropolitana a doppio binario tra Piazza Venezia, sotto il Campidoglio, e Porta San Paolo a Roma (1914); Convenzione col Governatore di Roma per la ristrutturazione di un enorme isolato tra Corso Vittorio Emanuele e via di Torre Argentina al centro di Roma (1926). Qualcuno di questi progetti non è stato realizzato. Ha scritto un pregevole trattato sulla TRAZIONE ELETTRICA di tutti i sistemi europei dell'epoca dalla teoria alla pratica. Nella frazione di Pozza vi è la sede della Comunanza Agraria di Montacuto, tuttora funzionante Antichissimo organismo che, tramite un presidente ed un consiglio, gestisce una forma di proprietà collettiva legata agli abitanti della zona. In questo caso si tratta dei territori montani (boschi e pascoli) di Umito, Pozza, Pito, Pomaro e Vallecchia M.C., frazioni che appartenevano al Comune di Montacuto. 22 A N T I C O P R O V E R B I O Tra gli antichi graffiti della Loggia del Parlamento di Paggese vi è anche questo proverbio: “ASSAI GUADAGNA CHI FORTUNA PASSA MA PIÙ GUADAGNA CHI PUTTANA LASSA” L’insurrezione ascolana, denominata “Brigantaggio”, contro l’unità d’Italia in appoggio allo Stato Pontificio, ebbeinizio alla fine del 1860 sotto la guida di Giovanni Piccioni. Anche questi luoghi furono campo di azione e diversi abitanti, anche di spicco, come Don Giovanni Bernardini, prevosto di Valledacqua, Alessandro Vagnarelli anch’egli di Valledacqua e Don Francesco Velenosi curato di Piedicava, ne furono protagonisti. Uno degli avvenimenti più cruenti dell’insurrezione avvenne nel 1863 a Piedicava ove, a seguito di una segnalazione, fu ucciso dalla Guardia Nazionale Giorgio Piccioni, figlio di Giovanni Piccioni. Circa un mese dopo Gregorio Piccioni, fratello di Giorgio, e due reazionari di Cervara, si recarono a Piedicava e uccisero il delatore. Giovanni Piccioni Guidò l’insurrezione ascolana del 1860 (Brigantaggio) contro l’unità d’Italia. 1 Indicatore di ubicazione Corsi d’acqua Strade Provinciali e Comunali Strada Statale Chiesa particolare Mulino ad acqua Ruderi di fortificazione o castello
© Copyright 2024 Paperzz