A Mariangela Coppolella Lingua e diritto nella Carta europea delle lingue regionali o minoritarie Un’analisi linguistico–comparativa tra la redazione inglese, italiana e spagnola Prefazione di Carlo Consani Copyright © MMXIV ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: giugno Ai miei genitori Indice 11 Prefazione 15 Introduzione 19 Capitolo I Il linguaggio e il testo giuridico 1. I rapporti tra lingua e diritto, 19 – 2. Il linguaggio giuridico, 22 – 3. Il testo giuridico, 28 – 4. I linguaggi giuridici in esame, 31 – 5. Il testo giuridico in esame: la Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie, 38 43 Capitolo II Analisi linguistico-comparativa tra la redazione inglese, italiana e spagnola della Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie 1. Analisi linguistico-comparativa, 43 – 2. Peculiarità della macrostruttura testuale, 46 – 3. Peculiarità della microstruttura testuale, 62 – 3.1. Analisi morfologica, 62 – 3.1.1. Aggettivo, 63 – 3.1.1.1. Aggettivi determinativi, 63 – 3.1.1.2. Determinativi, 64 – 3.1.1.3. Indefiniti, 69 – 3.1.1.4. Possessivi, 74 – 3.1.1.2. Aggettivi qualificativi, 77 – 3.1.1.2.1. Ordine modificatore-testa, 85 – 3.1.1.2.2. Ordine testamodificatore, 86 – 3.1.2. Articolo, 87 – 3.1.2.1. Articolo determinativo e indeterminativo, 88 – 3.1.2.2 Articolo zero, 8 Indice 91 – 3.1.3. Avverbio, 96 – 3.1.3.1. Avverbi di luogo, 97 – 3.1.3.2. Avverbi di modo, 101 – 3.1.3.3. Avverbi di tempo, 105 – 3.1.3.4. Avverbiale strumentale, 108 – 3.1.4. Congiunzione, 111 – 3.1.5. Nomi, 115 – 3.1.5.1. Accumuli nominali, 115 – 3.1.5.2. Nominalizzazione, 117 – 3.1.6. Preposizione, 126 – 3.1.6.1. Preposizioni semplici, 126 – 3.1.6.2. Locuzioni preposizionali, 127 – 3.1.7. Pronome, 130 – 3.1.7.1. Pronomi dimostrativi, 131 – 3.1.7.2. Pronomi indefiniti, 132 – 3.1.7.3. Pronomi personali, 132 – 3.1.7.4. Pronomi relativi, 135 – 3.1.8. Verbo, 137 – 3.1.8.1. I valori delle forme verbali, 137 – 3.1.8.1.1. Forme verbali con valore deontico, 138 – 3.1.8.1.2. Forme verbali con valore epistemico, 146 – 3.1.8.1.3. Forme verbali con valore performativo, 153 – 3.1.8.2. Espressione della temporalità, 157 – 3.1.8.2.1. Espressione della temporalità nella formula di promulgazione e di sottoscrizione, 157 – 3.1.8.2.2. Espressione dell’anteriorità, 158 – 3.1.8.2.3. Espressione della posteriorità, 161 – 3.1.8.3. Diatesi, 166 – 3.2. Analisi lessicale, 178 – 3.2.1. Acronimi, 178 – 3.2.2. Forestierismi, 179 – 3.2.2.1. Latinismi, 179 – 3.2.2.2. Francesismi, 180 – 3.2.3. Errori, 181 – 3.2.4. Forma singolare e plurale, 181 – 3.2.5. Tecnicismi, 182 – 3.2.6. Trasposizione, 186 – 3.3. Analisi ortografica, 188 – 3.3.1. Carattere maiuscolo e minuscolo, 188 – 3.3.2. Punteggiatura, 194 – 3.4. Analisi semantica, 198 – 3.4.1. Ambiguità di significato, 198 – 3.4.2. Isotopia semantica, 202 – 3.4.3. Ruoli semantici, 203 – 3.5. Analisi sintattica, 206 – 3.5.1. Tematizzazione, 206 – 3.5.2. Ordine dei costituenti, 208 – 3.5.3. Paratassi e Ipotassi, 219 – 3.5.3.1. Proposizioni principali, 219 – 3.5.3.2. Proposizioni subordinate, 225 – 3.6. Analisi stilistica, 233 – 3.6.1. Costrutti impersonali, 235 – 3.6.2. Deissi testuale, 235 – 3.6.3. Determinanti formali, 236 – 3. 6.4. Forme arcaicizzanti, 240 – 3.6.5. Ripetizioni, 241 – 3.6.6. Stilemi, 242 245 Capitolo III Considerazioni conclusive 255 Bibliografia 275 Sitografia Indice 9 277 Iconografia Prefazione Le relazioni che intercorrono fra diritto e lingua sono ben note: qualsiasi tradizione giuridica consolidata conosce anche una microlingua specialistica in grado di codificare con la massima efficacia e chiarezza principi e prescrizioni di volta in volta oggetto dell'atto giuridico. Giuristi e linguisti, così, sono in qualche modo obbligati – ciascuno dal proprio ambito di competenze – ad una collaborazione stretta e continua di carattere pratico ed utilitaristico; non solo: tale frequentazione ha rappresentato la base sulla quale si è sviluppato un fertile terreno di ricerca in molteplici direzioni. Da una parte, infatti, i linguisti hanno accentuato il loro interesse per un'analisi delle caratteristiche del linguaggio giuridico sia sul piano formale sia in prospettiva pragmatica. Dall'altra parte, soprattutto nell'ambito del linguaggio giuridico italiano, tradizionalmente caratterizzato da una notevole divergenza rispetto alla lingua comune, ci si è posti il problema di individuare le modalità per rendere tale linguaggio disponibile ed efficace non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per fasce il più possibile ampie della popolazione. 12 Prefazione In una diversa prospettiva, internazionale e comparata, come quella che caratterizza l'attività normativa dell'Unione europea, un aspetto che si ripropone con rinnovata attualità è quello di assicurare la corrispondenza esatta di un determinato testo normativo in tutte le lingue ufficiali dell'Unione. L’equivalenza traduttologica tra redazioni in lingue diverse di un medesimo testo giuridico è complessa e difficile da raggiungere, in quanto tale obiettivo si scontra non solo con le diversità strutturali delle lingue interessate, ma anche con le diverse tradizioni culturali, storiche e giuridiche di ciascun paese. In questa prospettiva teorica, il presente lavoro, che rappresenta la rielaborazione di una tesi dottorale discussa nel 2013 presso l'Ateneo di Chieti e Pescara, offre la possibilità di riflettere sulle risorse linguistiche a cui la lingua inglese, italiana e spagnola attingono per codificare un medesimo discorso giuridico di carattere normativo, nella fattispecie la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Partendo da una premessa teorica sui rapporti che intercorrono tra lingua e diritto, e sulle peculiarità del linguaggio e del testo giuridico in genere, lo studio presenta un’analisi della macrostruttura e della microstruttura testuale del testo oggetto di studio, rendendo conto in maniera puntuale dei differenti espedienti strutturali e pragmatici impiegati dalle tre lingue per esprimere un medesimo testo di partenza. L'analisi mostra come, nonostante le distanze strutturali dei tre sistemi linguistici coinvolti e la diversità dei rispettivi sistemi giuridici di riferimento, le tre versioni della Carta raggiungano un notevole grado di equivalenza traduttiva. Prefazione Pescara, giugno 2014 Carlo Consani 13 Introduzione Il presente studio affronta un’analisi linguisticocomparativa tra la redazione inglese, italiana e spagnola della Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie, un trattato del Consiglio d’Europa che ha lo scopo di proteggere e promuovere le lingue storiche regionali e di minoranza. Il lavoro è svolto secondo l’approccio proprio della linguistica testuale e, in particolare, della linguistica giuridica nella prospettiva di rilevare le peculiarità linguistiche, pragmatiche e comunicative del linguaggio giuridico inglese, italiano e spagnolo. Oggetto di studio sono, primariamente, i tre testi sopramenzionati e, secondariamente, la redazione francese dato che da un attento esame è emerso che è il testo di partenza di quella italiana e spagnola. L’ipotesi di lavoro è che ad una conformità dell’assetto testuale tra la redazione inglese, italiana e spagnola della Carta, in quanto appartengono ad una tipologia testuale specifica che va sotto la denominazione di testo normativo e, per di più, riguardano uno stesso trattato, corrisponda una difformità tra le caratteristiche linguistiche dei relativi linguaggi giuridici, in quanto questi riflettono le tradizioni culturali, giuridiche, linguistiche e storiche dello Stato di 16 Introduzione appartenenza; in altre parole, si intende mostrare che i diversi linguaggi giuridici impiegano microstrutture testuali differenti nel produrre una medesima macrostruttura testuale. Il tipo di testo giuridico da analizzare è stato scelto considerando la sua equiparabilità tra Stati differenti e, in questa prospettiva, i trattati del Consiglio d’Europa sono adatti per un’analisi linguistico-comparativa poiché mantengono l’assetto testuale nella loro redazione nelle diverse lingue. Ancora più in dettaglio, la scelta di analizzare redazioni di un unico trattato è motivata dalla volontà di svolgere un’analisi di tipo qualitativo, mentre la scelta della Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie è motivata dalla volontà di optare per un testo normativo che tratti un argomento che ha a che fare con tematiche specificamente attinenti alla linguistica e alla sociolinguistica. La preferenza per le versioni del testo in inglese, italiano e spagnolo permette di confrontare lingue sia appartenenti a gruppi linguistici diversi, nella fattispecie una lingua germanica e lingue romanze, sia che fanno riferimento a Stati con tradizioni giuridiche dissimili, la Gran Bretagna appartiene alla tradizione della Common Law mentre l’Italia e la Spagna appartengono alla tradizione della Civil Law. L'analisi è articolata in tre capitoli. Il primo capitolo fornisce le basi teoriche, in quanto disamina i rapporti che intercorrono tra la lingua e il diritto, le caratteristiche linguistiche del linguaggio giuridico e quelle denotative del linguaggio giuridico inglese, italiano e spagnolo, e definisce la tipologia testuale del testo giuridico e il testo normativo oggetto di studio. Il secondo capitolo è incentrato sull’analisi linguisticocomparativa delle diverse redazioni della Carta per mette- Introduzione 17 re in evidenza le affinità e le divergenze nell’impiego di determinati elementi o fenomeni linguistici. La valutazione del grado di frequenza di un elemento o di un fenomeno linguistico si è avvalsa dell’utilizzo del software “Antconc” versione 3.2.4 w, uno strumento della linguistica dei corpora, e della funzionalità “Trova” di Word, oltre ad un lavoro svolto personalmente di verifica e conteggio delle occorrenze. Infine, il terzo capitolo riprende in maniera sintetica e in prospettiva comparativa i risultati dello studio condotto. Capitolo I Il linguaggio e il testo giuridico 1. I rapporti tra lingua e diritto La lingua e il diritto si mostrano, in apparenza, come delle entità pienamente indipendenti tra loro ma, in concreto, presentano molteplici fattori che favoriscono l’instaurarsi di una rete di relazioni reciproche. Gli studiosi della lingua e gli studiosi del diritto hanno rilevato ed esaminato i rapporti che intercorrono tra la lingua e il diritto, adottando approcci differenti. I linguisti hanno evidenziato le relazioni della lingua con il diritto, mostrando che entrambi sono dei sistemi fondati su regole.1 «Il diritto (o meglio: un determinato istituto giuridico) si presenta come un corpo di regole, cioè di volontà, […] avente una propria realtà ed una propria autonomia nei confronti delle volontà e delle coscienze dei singoli; un corpo di regole, di volontà non già in atto, ma in potenza, ossia in agguato all’azione del soggetto che ne produrrà l’attuazione specifica. Così nella lingua: un complesso di mezzi espressivi e comunicativi (di se1 G. NENCIONI, Idealismo e realismo nella scienza del linguaggio, La Nuova Italia, Firenze 1946; G. DEVOTO, “Ius. Di là dalla grammatica”, in Rivista italiana per le scienze giuridiche, 1948, pp. 414–418. 20 Capitolo I mantemi, di fonemi, di forme, di sintagmi, di possibilità verbali) è presente, come sistema potenziale, nella coscienza dell’individuo, pronto a passare all’atto quando sorga in lui il bisogno di parlare». 2 I giuristi, d'altra parte, hanno evidenziato le relazioni del diritto con la lingua, sottolineando soprattutto le affinità riguardo il modo in cui i due ambiti sono nati e in cui si sono sviluppati: il diritto non è semplicemente un prodotto del legislatore ma, come la lingua, si forma spontaneamente nella coscienza del popolo; così, se il diritto e la lingua si formano spontaneamente, la loro evoluzione è frutto di un’elaborazione teorica compiuta, rispettivamente, dai giuristi e dai grammatici.3 Anche la filosofia analitica del diritto si è interessata delle relazioni tra lingua e diritto: secondo i filosofi Bobbio, Oppenheim e Scarpelli il diritto è «un testo, un insieme di enunciati, che costituiscono il linguaggio-oggetto di quel metalinguaggio che è la scienza giuridica».4 I rapporti che intercorrono tra la lingua e il diritto sono efficacemente riassunti da Mantovani secondo le categorie dei parallelismi e delle interferenze.5 I parallelismi tra lingua e diritto sono sia funzionali, in quanto entrambi favoriscono l’instaurarsi di legami tra persone, 6 sia strutturali, 2 G. NENCIONI, Op. cit., 1946, p. 169. Citato da P. DI LUCIA, “Introduzione”, a cura DI U. SCARPELLI, P. DI LUCIA, Il linguaggio del diritto, LED, Milano 1994, pp. 11–13. 4 Ivi, p. 16. 5 D. MANTOVANI, “Lingua e diritto. Prospettive di ricerca fra sociolinguistica e pragmatica”, a cura di G. GARZONE, F. SANTULLI, Il Linguaggio giuridico. Prospettive interdisciplinari, Associazione Italiana Giuristi di Impresa, Giuffrè Editore, Milano 2008, p. 18. 6 Mantovani afferma che il parallelismo funzionale tra lingua e diritto è stato sottolineato nell’antichità da Cicerone: «… cives … Romanos, qui et sermoni set iuris et multarum rerum societate iuncti sunt», in Cicerone, Verrem, II, 5.167; ibidem. 3
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