Turchia G20 e situazione economica interna

Ambasciata d’Italia ad Ankara - Consolato Generale d’Italia a Istanbul
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Ufficio dell’Addetto Finanziario
Istanbul, 21 novembre 2014
Turchia: prime anticipazioni sul G20 e aggiornamento sulla situazione economica interna1
Sintesi:
Dal 1° dicembre prossimo la Turchia assumerà la Presidenza di turno del G20, un evento molto atteso nel Paese sia
per il suo valore simbolico, sia perché potrebbe fornire l’occasione per (ri)conquistare visibilità e credibilità sulla
scena internazionale, in un delicato frangente di politica estera e domestica. Al momento, le informazioni sull’agenda
turca sono ancora frammentarie; il Governo ha annunciato che verranno ripresi i temi della crescita e delle riforme
avviati dalla Presidenza australiana, con una enfasi specifica su promozione dello sviluppo dei Paesi meno avanzati,
attuazione concreta delle riforme, piccole e medie imprese, coordinamento con agenda di sviluppo delle Nazioni Unite.
In occasione del G20, maggiore attenzione della comunità internazionale verrà rivolta anche all’economia turca, in un
momento non particolarmente fortunato per il Paese. La crescita economica appare in rallentamento (2,1% nel
secondo trimestre del 2014), a motivo di un indebolimento sia della domanda interna, sia della componente estera.
L’inflazione al consumo si mantiene su livelli elevati (9%ca.) e si prevede che rimarrà tale fino al primo semestre del
2015; di conseguenza, non sono previsti sensibili ribassi dei tassi da parte della Banca centrale, che si mantiene cauta
anche in considerazione dell’andamento della valuta. La lira turca, dopo il forte deprezzamento subito nel 2013, ha
finora recuperato solo parte del suo valore rispetto all’euro, ancor meno rispetto al dollaro. Fra i segnali economici
positivi si registrano invece la buona tenuta della finanza pubblica (a fine 2014, il rapporto deficit/PIL dovrebbe
attestarsi all’1,4%) e la riduzione del disavanzo delle partite correnti che, grazie al rallentamento economico
domestico e al minor costo delle materie prime energetiche, dovrebbe convergere a fine anno verso il 6% del PIL. Per
favorire il ribilanciamento con l’estero, il Governo ha annunciato riforme volte a contenere la dipendenza dalle
importazioni e accrescere la produttività domestica, con misure che alcuni giudicano improntate al protezionismo.
Dal 1° dicembre prossimo la Turchia assumerà per un anno la Presidenza di turno
del G20. Si tratta di un evento molto atteso nel Paese, a cui le Autorità
attribuiscono un valore elevato in termini sia simbolici, sia di possibilità concrete
di incidere sull’agenda dei lavori del prestigioso consesso internazionale. Permane
l’impressione diffusa che la Turchia intenda utilizzare questa occasione anche per
promuovere la propria immagine nel contesto globale e ridurre la sensazione di
progressivo isolamento in cui il Paese si è venuto a trovare a seguito
dell’emergere di conflitti nell’area (ISIS, Siria, Ucraina), del riaccendersi di
antichi dissidi (questione cipriota e curda), dell’accumularsi di tensioni con
l’Occidente (UE e Stati Uniti d’America), del tendenziale indebolirsi di quel
“modello turco”, che tanta eco aveva avuto ai tempi della “primavera araba”
iniziata nel 2011. In altre parole, c’è chi sostiene che il focus di tipo economico
che verrà imposto tendenzialmente dal G20 rappresenterà un fattore favorevole
per la Turchia, perché distoglierà l’attenzione dai problemi politici che il Paese si
trova ad affrontare a livello internazionale e domestico, tra cui le incertezze legate
al processo di pacificazione con la minoranza curda, l’avvio della nuova
Presidenza della Repubblica e le elezioni politiche del prossimo anno.
Dal 1° dicembre la
Turchia assumerà la
Presidenza del G20,
con l’aspettativa
di (ri)guadagnare
visibilità e credibilità
internazionale, in un
contesto delicato di
politica interna ed
estera.
In relazione all’agenda del G20, fino ad ora il Governo turco, per voce del
Presidente del Consiglio dei Ministri Ahmet Davutoğlu e del Vice Primo Ministro
per le questioni economiche Ali Babacan, ha anticipato solo in via generale alcune
delle tematiche ritenute di particolare rilevanza per il Paese: tendenzialmente, si
tratta di temi già presenti nell’agenda dei lavori della precedente Presidenza
australiana, con alcune differenze a livello di enfasi. In particolare, riprendendo il
Le poche anticipazioni
avute confermano
la continuità con
l’agenda australiana e
l’enfasi su crescita,
Paesi a basso reddito
e PMI.
1
A cura di Giorgio Merlonghi, Addetto Finanziario dell’Ambasciata d’Italia ad Ankara presso il Consolato Generale a Istanbul.
Ambasciata d’Italia ad Ankara - Consolato Generale d’Italia a Istanbul
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tema dello stimolo alla crescita economica, la Turchia ha sottolineato il ruolo che
intende svolgere nel promuovere lo sviluppo dei Paesi a più basso reddito,
ponendosi in qualche misura come elemento di collegamento fra Stati con diversi
livelli e velocità di sviluppo economico. Specifica attenzione verrà riservata anche
alle piccole e medie imprese, che svolgono un ruolo centrale nel sistema
produttivo della Turchia.
Sul tema dell’attuazione delle riforme per la crescita, nel confermare il
coinvolgimento del Fondo Monetario Internazionale e dell’OCSE nello
svolgimento di un ruolo di consulenza tecnica, le Autorità turche hanno ribadito il
loro impegno nel portare avanti un percorso concreto di azione, adottando un
approccio di trasparenza e di moral suasion riassunto nello slogan: “keep your
word, or explain”. Secondo il Primo Ministro Davutoğlu, sarà inoltre necessario
che la Presidenza turca garantisca un collegamento e un possibile coordinamento
con l’agenda per lo sviluppo delle Nazioni Unite, che nel 2015 dovrebbe vedere
aggiornati gli obiettivi che erano stati fissati nel Millennium Summit del 2000.
Attenzione verrà
dedicata alla
concreta attuazione
delle riforme
per la crescita e
al coordinamento
con l’agenda per lo
sviluppo dell’ONU.
Inoltre, la Turchia ha ribadito l’affermazione di principio che intende essere attiva
pure nei consessi settoriali sviluppati in seno al G20, segnatamente nel B20
(Business 20) e nel C20 (Civil Society 20), come ha sottolineato in un recente
incontro Omer Cihad Vardan, Presidente di IKV, la Fondazione per lo Sviluppo
Economico che promuove anche i rapporti con l’Europa, e di DEIK, il Foreign
Economic Relations Board della Turchia, recentemente annesso al Ministero
dell’economia. Tuttavia, fino ad ora non sono stati resi noti elementi operativi
concreti.
In linea di principio,
la Turchia sarà attiva
anche nei consessi
settoriali, specie
il B20 e il C20.
Durante la Presidenza del G20 la Turchia sarà inevitabilmente oggetto anche di
maggiore attenzione in relazione alle proprie questioni economiche interne, in un
frangente non particolarmente fortunato per il Paese. Nell’ultimo biennio la
crescita ha registrato un rallentamento rispetto all’esuberanza degli anni 20102011: 2,2 per cento nel 2012; 4 per cento nel 2013; 4,7 e 2,1 nei primi due
trimestri del 2014, valori inferiori a quella soglia teorica del 5 per cento che le
Autorità domestiche ritengono necessaria per raggiungere gli obiettivi di sviluppo
previsti per il 2023, anno simbolo in cui ricorre il centenario della fondazione
della Repubblica turca. Le cause principali del rallentamento economico sono
rappresentate dalla debolezza della domanda interna e dagli effetti avversi, sulla
componente estera, delle turbolenze che hanno colpito alcuni mercati di sbocco
delle esportazioni turche.
In occasione del G20
anche le questioni
economiche interne
saranno
all’attenzione
della comunità
internazionale, in un
momento di crescita
in rallentamento
(1TRIM2014: 2,1%).
In considerazione di questi elementi, nel Medium Term Plan, il piano triennale
pubblicato dal Governo a ottobre scorso, il tasso di crescita per il 2014 è stato
rivisto a ribasso, dal 5 al 4 per cento, a fronte di previsioni ancora più negative da
parte di altri osservatori: nell’indagine sulle aspettative condotta mensilmente
dalla Banca Centrale della Repubblica Turca il dato rilevato a novembre indica
una crescita attesa del 3,2 per cento a fine anno e del 3,5 per cento a fine 2015. In
corrispondenza al cennato rallentamento dell’attività economica, è tornato a
crescere il tasso di disoccupazione, che nell’ultimo mese di rilevazione ha
Per il 2014, il tasso
di crescita è stato
rivisto a ribasso
nelle previsioni sia
del Governo (4%), sia
di consenso (3,2%).
La disoccupazione
resta attorno al 10%.
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nuovamente superato la soglia del 10 per cento: 10,1 ad agosto 2014, dal 9,8 per
cento registrato a luglio.
Parallelamente l’inflazione continua a mantenersi su livelli elevati: a settembre,
l’indice dei prezzi al consumo si è attestato all’8,86 per cento su base annua,
proseguendo un trend che lo vede oscillare attorno al 9 per cento, un valore quasi
doppio rispetto all’obiettivo del 5 per cento inizialmente dichiarato dalle Autorità
per la fine del 2014. Anche l’Istituto di emissione appare pessimista e ha
recentemente rivisto in peggioramento i prossimi valori attesi: nel suo ultimo
Inflation Report (30 ottobre 2014), ha infatti stimato che a fine anno l’aumento dei
prezzi al consumo dovrebbe essere, con probabilità del 70 per cento, compreso fra
l’8,4 e il 9,4 per cento e, a fine 2015, fra il 4,6 e il 7,6 per cento. Analoghe
previsioni emergono dal sondaggio della Banca centrale sulle aspettative: l’ultima
rilevazione indica un valore atteso di 9,1 per cento a fine anno; restano
tendenzialmente stabili i valori previsti a 12 e 24 mesi (7,5 e 6,9 per cento,
rispettivamente).
L’inflazione al
consumo è vicina
al 9% e, secondo
le stime della Banca
centrale e l’indagine
di consenso, rimarrà
tale fino a fine anno.
In generale, numerosi molti osservatori e analisti prevedono che la discesa
dell’inflazione non si verificherà prima del primo semestre del 2015, quando
potrebbe scendere attorno al 6-7 per cento. Per questo, molti anticipano interventi
minimi di riduzione dei tassi di riferimento da parte della Banca centrale turca nei
prossimi mesi. In linea con questa aspettativa, il Comitato per la politica
monetaria, nella riunione del 20 novembre c.m., ha lasciato invariati sia il tasso di
riferimento (one week repo rate: 8,25 per cento), sia il corridoio dei tassi (7,511,25 per cento). Nel relativo comunicato la Banca centrale ha esplicitato, per i
prossimi mesi, previsioni di una ripresa del contributo alla crescita da parte della
domanda interna e di contenimento dell’inflazione, grazie a una ulteriore discesa
del costo delle materie prime, soprattutto degli idrocarburi, a una riduzione dei
prezzi dei generi alimentari e allo smorzarsi degli effetti di trasferimento del
deprezzamento valutario sui prezzi.
Nel primo semestre
2015 l’indice dei
prezzi dovrebbe
scendere attorno al
6-7%; prima di allora
non sono attesi
significativi ribassi
dei tassi da parte
della Banca centrale.
Secondo alcuni, gli interventi dell’Istituto di emissione saranno dosati anche in
base all’andamento della valuta domestica, che negli ultimi mesi ha visto un
parziale miglioramento rispetto all’euro e al dollaro ma non ha ancora recuperato
il deprezzamento subito nel corso del 2013. In particolare, rispetto all’euro, il
valore della lira turca al 20 novembre 2014 continuava ad essere inferiore del 18
per cento circa rispetto a quello registrato a inizio 2013, ma in ripresa se
confrontato con i valori minimi di fine gennaio 2014 (+13 per cento circa),
quando la Banca centrale intervenne in via straordinaria con un drammatico
innalzamento dei tassi. La situazione appare meno confortante nei riguardi del
dollaro statunitense: alla stessa data (20 novembre 2014) la lira si era deprezzata
del 24 per cento circa rispetto all’inizio del 2013, avendo recupero soltanto un 5
per cento circa sul dato minimo di fine gennaio 2014. I fattori di maggiore
influenza sull’andamento della valuta continuano ad essere individuati nelle
decisioni di politica monetaria delle Banche centrali delle principali economie
avanzate (segnatamente, Fed e BCE), oltre che nel materializzarsi dei rischi legati
a fattori geopolitici di instabilità.
Rispetto ai valori
minimi di inizio 2014,
in questi mesi la lira
turca ha visto solo
un parziale
miglioramento
rispetto all’euro
(+13%), ancor meno
rispetto al dollaro
(+5%).
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In questo panorama, si registrano comunque alcuni segnali positivi. Innanzitutto si
conferma la buona tenuta della finanza pubblica, che resta uno degli elementi
macroeconomici di maggiore vanto del Paese. Dopo aver chiuso il 2013 con un
rapporto fra disavanzo e PIL dell’1,2 per cento e un rapporto debito/PIL del 36,3
per cento, il Ministro delle finanze Mehmet Şimşek si è detto convinto del
raggiungimento degli obiettivi di fine anno anche per il 2014. A ottobre, ultimo
mese di rilevazione disponibile, il saldo primario ha registrato un surplus di 4
miliardi di lire turche (1,34 mld $); il dato cumulato riferito ai primi dieci mesi
dell’anno segnala un avanzo primario di 30,3 miliardi di TL e un deficit di
bilancio di 14,9 miliardi di lire (6,7 mld $). Quest’ultimo valore rappresenta il 61
per cento del disavanzo previsto dal Governo per la fine dell’anno, stimato pari a
24,4 miliardi di TL, corrispondenti all’1,4 per cento del PIL atteso; in parallelo,
l’avanzo primario è previsto pari a 25,8 miliardi di TL (1,5 per cento del PIL).
Fra gli elementi
positivi si segnala la
buona tenuta della
finanza pubblica:
dovrebbe essere
centrato senza
difficoltà l’obiettivo
di un rapporto
deficit/PIL dell’1,4%
a fine 2014.
In secondo luogo, si riscontra una riduzione del disavanzo delle partite correnti,
uno dei problemi strutturali dell’economia turca, vincolata da un saldo
commerciale costantemente negativo dovuto alla dipendenza del Paese dalle
importazioni di prodotti energetici e semilavorati. Negli ultimi mesi la riduzione
del prezzo delle materie prime energetiche ha prodotto un contenimento sensibile
del costo complessivo delle importazioni, ulteriormente rafforzato dalla riduzione
dei volumi importati, determinata dal rallentamento della domanda interna.
Pertanto, il saldo negativo del conto corrente ha mostrato una progressiva
riduzione, attestandosi, nei primi nove mesi del 2014, a 30,8 miliardi di dollari, a
fronte di un deficit di 45,2 miliardi di dollari nello scambio di beni; entrambi i
valori appaiono in netto calo rispetto alla cumulata dei primi nove mesi dell’anno
precedente (49,2 e 60,6 miliardi di dollari, rispettivamente).
Il disavanzo delle
partite correnti
appare in riduzione:
30,8 mld$ nei primi
nove mesi del 2014,
rispetto ai 49,2 mld$
dello stesso periodo
del 2013.
Disavanzo mensile delle partite correnti e cumulate mobili su 12 mesi
(importi in milioni di dollari)
100,000
90,000
80,000
70,000
60,000
50,000
40,000
Deficit partite correnti (dato mensile)
Deficit partite correnti (12mesi)
30,000
Deficit scambio beni (12 mesi)
20,000
Deficit scambio beni e servizi (12 mesi)
Deficit scambio beni, servizi e redditi (12 mesi)
10,000
Fonte: elaborazione AF su dati BCRT
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In prospettiva, l’indagine sulle aspettative di novembre indica un valore atteso del
disavanzo delle parte corrente pari a 47 miliardi di dollari a fine 2014 (attorno al 6
per cento del PIL) e a 50 miliardi a fine 2015, in sensibile riduzione rispetto al
valore registrato a fine 2013 (65 miliardi di dollari, pari al 7,9 per cento del PIL
annuale). Secondo alcuni analisti un eventuale, ulteriore ribasso dei prezzi degli
idrocarburi potrebbe indurre un miglioramento aggiuntivo del saldo.
A fine anno, il deficit
atteso del conto
corrente dovrebbe
scendere al 6%
del PIL, dal 7,9%
di fine 2013.
Nello stesso tempo, al fine di favorire una riduzione dello squilibrio con l’estero,
il Primo Ministro Ahmet Davutoğlu ha recentemente annunciato la prima parte di
un piano di riforme volte a contenere la dipendenza del Paese dalle importazioni e
ad accrescere la produttività domestica, due fattori cruciali affinché la Turchia
riesca a sfuggire alla temuta “middle income trap”. Le citate misure si
sostanzierebbero in nove tipologie di intervento che comprendono il sostegno alla
produzione domestica di beni attualmente importati, la diffusione e la
commercializzazione di tecnologie più avanzate in settori prioritari, il
potenziamento delle produzioni locali tramite gli appalti pubblici, l’aumento della
generazione autoctona di energia, il miglioramento dell’efficienza energetica, la
promozione del settore sanitario e del turismo sanitario, la ottimizzazione
dell’irrigazione agricola, lo sviluppo del Paese come polo logistico. Fra gli
osservatori, resta il dubbio che molte delle misure annunciate nascondano in realtà
intenti protezionistici e di forzata sostituzione dei prodotti stranieri con prodotti
turchi, senza che ciò sia indice di un miglioramento della qualità delle produzioni
turche o di un innalzamento della produttività e della competitività del Paese.
Per ridurre
lo squilibrio con
l’estero, il Governo
ha annunciato una
serie di misure; resta
il sospetto di intenti
protezionistici,
piuttosto che di un
vero miglioramento
della qualità e della
competitività delle
produzioni turche.
Per informativa.
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