I UNÌYERSÌ7A' CATTOLICA ) A nno I. — fa sg . W 1 DICEMBRE 1 9 1 4 1. ™ Ì K a- Mm V m V\\V\ v'-" \^ .S À ,W vìsxì i> \\%‘; ìw #r • ..7*3. \. t:i ìm !f > RASSEGNA falsa : COLTURA REDATTA VICO NECCHI FRANCESCO OLGIATI P R E S I D . D E L L A S O C IE T À IT A L IA N A P E R G L I S T U D I F IL O S O F IC I E P S IC O L O G IC I A R C H I V I S T A D E L L A C U R IA A R C 1 V . D I M IL A N O AGOSTINO GEMELLI 0 . M. DOCENTE N E L L A R . U N I V E R S IT À D I T O R IN O DA SOMMARIO Medioevalismo. A g o s t in o G e m e l l i r* £ - I l pensiero religioso c morale nel socialismo italiano: 1° F i lippo T u ra ti e la C ritica Sociale. — F ra ncesco O l g ia x i » Un secolo di storia (1815-1914). — M a r i o B e c s a d e l l i » 36 L a guerra, — V ic o N e c c h i ........................................................... » 46 A proposito dell’arte di Gaetano T re m a ti.— G i u s e p p e G r o n d o n a » 51 L ’uomo nuovo. — C i v i s ..................................................................... » 62 N ote apologetiche. — G b » *v 69 » 75 » 76 r b e r t o .............................................. ........... Note di taccuino. — G u i d o M e l z i Bollettino della “ Pro Coltura d ’ E k il . . — L u ig i C olom bo RIA E D I T R I C E F ì O R E N T f N . . RASSEGNA ITALIANA DI COLTURA Si pubblica ogni venti giorni in fascicoli illustrati di almeno 48 pagine ciascuno. . Contiene articoli dei migliori studiosi e dei più attiv i uomini fra i cattolici italiani. H a in ogni paess d’Europa illustri corrispondenti di scienze, di filosofia, di lettere, di a rti e di politica. Propugna ed illustra la concezione cristiana nei sapere e nella vita. Organo d’informazione e di studio, segue ed esam ina ogni cor rente di idee, commenta i fatti principali del movimento sociale e politico. Vuole un’Italia grande e forte; discute i problemi della vita del paese; rievoca ed esalta le nobili e gloriose tradizioni nostre. È intollerante coll’errore ; ossia non am m ette alcun accomoda mento con dottrine e con uomini che non riconoscono la origine e la n atu ra divina del Cattolicismo. M odernissima nella form a ed inform ata perciò di ogni idea o pubblicazione nuova, è m edioevalista nella sostanza. Si rivolge solo a coloro che cercano la v erità con cuore puro e con m ente sgom bra da pregiudizi. I manoscritti non si restituiscono, salvo speciali accordi preventivi. G li a u to ri, fir m a n d o i lo r o a r tic o li, n e a s s u m o n o p ie n a r e s p o n s a b ilità . Non. si danno, salvo accordi preventivi, estratti gratis. Chi ne desidera, si accorderà con la T ip o g ra fia P ontificia, e A r c iv e s c o v ile S. G iu se p p e, Aiiia.no, Via S. Calocero, 9. Si dà recensione solo dei libri spediti in doppia copia alla reda zione. — Non si concedono cambi. NB. — G ii a b b o n a m e n ti che n on ven g o n o d is d e tti s i im~*±. rin n o v a ti. R ed a z io n e e A m m in istra z io n e : M ilano, V ia P ie tr o M aro n celli, 2 3 Anno I. — fasc. 1." 1 Dicembre 1014 Conto Corrente con la Posta VITA e PENSIERO RASSEGNA ITALIANA DI COLTURA — ------------------------------------------------------------------- R E D A T T A D A ---------------------------------------- :------------------------------ AGOSTINO GEMELLI 0. M. 'VICO NECCHI FRANCESCO OLGIATI D O C E N T E N E L L A R . U N IV E R S IT À D I T O R IN O P R E S . D E L L A S O C . IT A L IA N A P E R G L I S T U D I F IL O S O F IC I E P S IC O L O G IC I A R C H IV IS T A D E L L A C U R IA A R C IV . D I M ILA N O REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: Via Maroncelli, 23 - Milano - TELEFONO: 79-67 A BBO N A M EN TO A N N U O P E R I P A E S I D I L IN G U A IT A L IA N A P E R L ’ ESTERO L. S — U N FASCICOLO L. 0 .4 0 L. il i. — L e ragioni del nostro m edioevalism o. Ecco il nostro program m a ! 35oi siamo m edioevalisti. Mi spiego. 2foi ci sentiam o profondam ente lontani, nemici anzi della cosidetta •« coltura m oderna », così povera di contenuto, così scintillante di false ricchezze tu tte esteriori, sia che essa si pavoneggi nelle prolu sioni U niv ersitarie o clie, filantropica, scenda nelle U niversità popo(1) Accenno alcuni' dei concetti da me svolti nel discorso che ho tenuto per l’inaugurazione ufficiale della Associazione Milanese. « Pro Coltura » la sera del 7 novembre u. s \e in un discorso tenuta if 29 novembre u. s. al Circolo Universitario di Pisa.'E dico : accenno, perchè le idee, qui a mala pena .abbozzate, verrò sviluppando dorante il corso di quest’anno in questo stesso .periodico, in una serie di articoli'trattanti il vasto tema : Coltura e Cristia nesimo. Mi preme dichiarare che h> ' idee qui esposte non sono esclusivo patrimonio mio, ma rappresentauo'il frutto di lunghe ed assidue meditazioni e di vivaci discussioni, compiute quelle è<J agitatesi queste nel gruppo di gio vani che pubblica questa.’ rivista. PercioHiso ^ frequente il noi. Queste idee sono maturate iiy n o i a poco a poco e\sono maturate dolorosamente e faticosamente anche; perciò le ritengo vitali ed oso sperare che, dopo il contrasto del primo momento, esse avranno il pregio di risvegliare le anime — 1 — • M E D IO EY A L ISM O lari a spezzare agli um ili il pane della scienza m oderna. Ci muove a a p ietà qu esta povera coltura m oderna. E ssa è un aggregato m ecca nico di p arti, non intim am ente elaborate, mèsse insiem e senza con nessione intim a, organica. E ssa è un mosaico co stru tto da un ragazzo anorm ale, che non ha il senso dei colori e 'delle figure. A ncora. Noi abbiam o p au ra di questa coltura m oderna, non perchè essa alza le sue arm i contro la nostra fede, ma perchè strozza le anim e, coll’ uccidere la spon tan eità del pensiero. A ncora. Noi ci sentiam o infinitam ente superiori a quelli che proclam ano la grandezza della coltura m oderna. Q uesta è infeconda, ed incapace di creare un solo pensiero ed al posto del pensiero ha eretto a. divinità la erudizione del vocabolario e della enciclopedia. Noi vogliamo invece diffondere una coltura organica, una coltura che sia il complesso armonico di tu tta la- nostra a ttiv ità spirituale, una coltura capace di perm ettere alla personalità um ana di svolgersi, creando il pensiero. Noi vogliamo una coltura che risponda alle esi genze più legittim e, alle aspirazioni più profonde ed inestinguibili dello spirito um ano, col riconoscere i valori suprem i della nostra v ita. E una coltura avente questi caratteri noi crediamo non possa essere d ata che da chi chiede i principi di vita, al Medioevo. Non ci si fraintenda. Non vogliamo un puro ritorno al Medioevo : non diciamo che si debba rivivere senz’altro il passato. La storia del passato non si ripete m ai. Noi siamo m edioevalisti, perchè abbiam o compreso essere necessario che l ’anim a che ispirava la coltura medioe vale, — proprio quell’anim a, ma m atu ra ta — ispiri pure la n o stra coltura, vivifichi il nostro pensiero^contem poraneo. Noi ritorniam o cioè al Me dioevo, non per arrestarci e cristallizzarci in esso, ma per trovare in esso le arm i efficaci a conquistare I’ avvenire, ossia pei' far sì che,, come la Chiesa C attolica era allora l ’anim a della, coltura, lo sia, o meglio lo divenga anche oggi. C onvinti, come siamo, della eterna vi ta lità del Cristianesim o, della divinità della sua origine e della so p ra n n a tu ra lità della sua. m issione, noi siamo certi che la Chiesa C atto lica dovrà un giorno divenire nuovam ente l’anim a della coltura e che lo diverrà più presto assai che non lo sperino i tim idi suoi figli o che non lo tem ano i suoi avversari. A nim ati da questa certezza (che trova che dormono/é di spingerle a seguirci, ad aiutarci nell’ apostolato che svol giamo in yfuesto periodico, nella difesa della Chiesa' Cattolica, delle sue d o ttrin e re i suoi iusegnanienfi, difesa che è la ragione unica e l ’unica fina lità della nostra vita. AGOSTINO G E 3 IE L L I la sua scaturigine e il suo alim ento nelle pagine stesse della storia del pensiero), persuasi ancora che la v ita del pensiero di u n ’ epoca è quella che è e non diversa anche in quanto scorga e deriva dalla storia del passato, noi compendiamo il nostro program m a in questa parola : Medioevalismo ! (1 ). Ci è cara questa parola perchè essa, esprim e un pensiero, che è m aturato lentam ente nelle nostre anime, grazie ad uno studio assiduo e ad u n a m editazione prolungata. Ci è cara questa parola, che risnona nelle nostre orecchie come una squilla an n unciante la b attag lia, come una diana in v ita n te al nuovo giorno. Ci è cara questa parola ; essa desta nel nostro cuore le più forti spe ranze ; essa suscita- nella m em oria le visioni dei trionfi della Chiesa C attolica ; essa pone in tu tto il nostro essere una dolce emozione : soldati di u n ’idea, dobbiamo vincere, perchè l ’idea per la quale com battiam o dom ina i secoli. Lo sappiam o ; la denom inazione, che abbiam o scelto a riassum ere e a significare il nostro program m a, susciterà contrasti e d ib a ttiti. E lo farà per ragioni diverse, tu tte però aventi radice in uno s ta to d ’animo che vogliamo com battere, perchè sterile. Ci sem bra di- u d irli coloro che hanno form ato la loro coltura, ascoltando le conferenze nelle U n iv ersità Popolari, ovvero leggendo la terza pagina dei grandi giornali quotidiani ! Ci' sem bra di udirli : « Medio Evo ! dunque dominio di superstizioni ; dunque negazione ili lib e rtà ; dunque oscurantism o, intolleranza ! ». E hanno ragione costoro (1) Noi quindi ci dichiariamo « Medioevalisti », non già per aggiungere un epiteto alla professione del nostro Cattolicesimo, quasi che il Cattolicesimo sia esistito soltanto — o almeno nel suo tipo più perfetto —• nel Medioevo ; e non ci ha assolutamente compresi un illustre avversario repubblicano, che, assistendo alla nostra Conferenza tenuta alla Pro Coltura, la commentò di cendo che avremmo dovuto retrocedere più ancora, sino ... a Cristo. — Ma certo, noi siamo cristiani cattolici tout court, nè più nè meno della povera vecchierella analfabeta, che recita la sua preghiera. Certo, noi vogliamo che ...la società ritorni a Cristo, e siccome Cristo vive nella sua Chiesa — oggi, come nel Medioevo, come nei primi secoli del Cristianesimo —, vogliamo che la società ritorni alla Chiesa. — Ma non è questa la questione da noi proposta. Si tratta dei rapporti tra Cristianesimo e coltura. E qui noi diciamo che bi sogna riallacciarci al Medioevo, perchè allora Cristo e la sua Chiesa erano l’anima vivificatrice della coltura; bisogna riprendere quella nobile tradizione, che sgraziatamente per molteplici cause, dal Kinaseimento in poi, venne in terrotta. E scrivendo questo, a noi pare che il Pontefice dell '^Eterni Patris dall’ alto a noi sorrida e benedica. M E D IO E Y A L ISM O di p arlare cosi. P o v ere tti ! E ssi non possono parlare diversam ente. H anno bevuto a grandi sorsi a fonti inquinate da residui di illum inismo; hanno le m enti ancora annebbiate dai fum i del vino della cosidetta lib ertà di pensiero ; concepiscono la lo tta antireligiosa come una libe razione da, una schiavitù secolare. E ssi non possono dunque parlare diversam ente. Il Medio Evo si prospetta: dinnanzi ad essi come u n ’epoca oscura (che cosa conoscono delle pubblicazioni d ie lo illustrano?) in cui domina sovrana in d istu rb ata la Chiesa, in cui la coltura è mono polio del clero, in cui le superstizioni più strane, le lo tte accanite e p articolari, il bizantinism o teologico, il dogmatismo più assoluto, n e mico di ogni indagine positiva, sono stati i fru tti attossicati di quella m ala pian ta, per la quale il C ristianesim o, perduto ogni carattere cri stiano, è rim asto solo C attolicism o. E ssi credono vero tu tto questo ; adunque non possono parlare diversam ente. E ci sem bra anche udire altre, voci di p ro testa ; più composte, come si conviene a gente per bene e tranquilla, ma p u r tu tta v ia di p ro testa ! Sono le voci di quei nostri amici tiepidi, che hanno tim ore di ogni posizione di b attag lia fieram ente ed audacem ente presa e so sten u ta ! Medio Evo ! sì. essi riconoscono la grandezza della Chiesa C attolica in quell’ epoca : sì, essi ne conoscono e ne am ano anche i fru tti di san tità : sì, essi sanno che i grandi m ovim enti religiosi di quell’ èra sono quelli che hanno assicurato un patrim onio di v ita cristian a ai nostri tem pi. Ma si sa ! Ai giorni nostri conviene essere cauti. L a prudenza è u n a v irtù . Le posizioni decisive possono essere nocive e rovinare u n a causa buona. È meglio assai fare invece opera len ta di penetrazione, p er far conoscere a ta n ti che sono lontani da noi la bellezza e la grandezza del Cristianesim o. Meglio evitarla questa form ula, che ci m ette fuori del mondo. Sono già tan to boicottati i cattolici, che non è opportuno rendere questo boicotaggio ancor più severo con intem peranza inopportuna di linguaggio ! E davvero hanno ragione anche costoro di parlare così. Si sa, le idee medie hanno la grande fortuna di avere fatile il consenso dei più. Esse attutiscono la sensibilità. E fortunati loro questi uomini delle idee .medie, che non si accorgono che, se noi ci dichiariamo nem ici della coltura m oderna, già da un pezzo la coltura moderna si è dichiarata nemica del C ristia nesimo ! E ci sem bra anche di udirli quegli altri, che parlano a tu tto spiano di m odernità. È necessario che il Cristianesim o si abbia "a sp o g liare di. tu tto ciò che è proprio dei secoli andati e che la Chiesa Cattolica si rinnovi. « Il Medioevo ! Già abbiam o veduto cosa valgono questi — 4 — A G O ST IN O G E M E L L I m te n ta tiv i di ritorno al passato, quando Leone X I I I ha raccom andato il suo tomismo. I l passato non rito rn a piìi e tu tto si riduce a cristal lizzarsi in un passato che è im possibile rievocare. Coloro che parlano di “ Nova et vetera ,, alla fin dei conti contrappongono al “ Nova ,, un “ vetera ,, che orm ai è già sepolto ». Tale [il coro di ironie, di derisioni, di ram pogne, che il nostro grido di b attag lia aspettiam o debba sollevare intorno a noi. M a non per questo crediamo di dover ripiegare un lembo solo della nostra bandiera. Noi siamo m edioevalisti ; e lo siamo perchè riconosciamo che la così d etta coltura m oderna è il nemico più fiero del Cristianesim o e perchè riconosciamo che è vano parlare di adattam enti, di p en e tra zione. T u tto ciò è vano. T utto questo si riduce in ultim a analisi a rinunciare a ciò che è l ’elem ento fondam entale e caratteristico del Cattolicism o. Nel prom uovere un movimento di coltura, noi crediamo che sarebbe esiziale te n ta re con un nostro nemico un accordo a base di rinuncie. Non ne vale la pena! Il nostro nemico porta in sè i segni della m orte. A d esso non possiamo dare nè tregua, nè q uartiere, nè l ’onore delle armi. 2. — Come siam o divenuti m edioevalisti. Temiamo però che questa nostra fierezza e questa n o stra audacia possano sem brare a qualcuno formule, con le quali vestiam o a nuovo un pensiero comune. Temiamo vi sia chi si arresti al significato esteriore della parola e non colga l ’in tim a ragione che ci muove a dichiarare apertam ente guerra alla coltura m oderna. P erciò sentiam o il bisogno di giustificarci. E crediamo nulla possa meglio giustificare il nostro atteggiam ento di pensiero, che il fare brevem ente la storia — storia dolorosa — dei com battim enti sp irituali, attrav erso i quali siamo a r riv ati alle convinzioni che qui propugniam o. Riteniam o anzi doveroso il fare questa storia, perchè, docum entando come siamo arriv ati, attraverso a delusioni e a dolorose esperienze, a respingere da noi la coltura m oderna, riteniam o di aiutare altri a compiere coraggiosam ente il medesimo cammino, per il quale noi ci siamo messi. A bbiam o incom inciato anche noi coll’acquistare nelle u n iv ersità quella che si chiam a com unem ente la coltura moderna. A bbagliati dal luccicare della scienza, abbiam o creduto per un istan te che la scienza potesse rispondere a tu tti i problem i che il nostro spirito le poneva. M E D IO EV À L ISM O Così abbiam o conosciuto il m etodo del lavoro scientifico: ci siamo de d icati allo studio delle scienze p artic o la ri: abbiam o p ortato il nostro contributo, per quanto modesto esso fosse, alla; soluzione di problem i parziali, ci siam o fa tti un dovere di. conoscere ogni pubblicazione m o d erna ; siamo accorsi nelle più rinom ate u niversità ad ascoltare la p a rola di m aestri illu stri e ad essi abbiam o chiesto una guida nelle nostre ricerch e; abbiam o seguito il m ovim ento scientifico attrav erso i suoi m olteplici organi nelle biblioteche, nei sem inari u n iv ersitari, nei lab o ra to ri. o compilando schede, o collazionando te sti, o in terp retan d o do cum enti antichi, o ten tan d o o riten tan d o coll’esperim ento e coll’osser1" vazione la scoperta delle leggi del mondo della n a tu ra ; così pure noi abbiam o, al pari di altri giovani, ubbidito a questa febbre interiore del sapere, a questa voce in tern a, che ci indicava nella scienza la grande lib eratrice delle anim e. E abbiam o considerato le biblioteche ed i la boratori come il santuario di questa d iv in ità: la scienza, che amavamo con tu tto l ’ardore e 1’ em pito dei nostri giovani anni. Ma non corse lungo tem po, che, a m ano a mano, la delusione si fece strad a in noi, am ara, dolorosa. Ci siamo dovuti accorgere che proprio i problem i più im portanti, i m assim i problem i, la scienza o li lascia in so luti, ovvero li risolve in guisa da negare l ’esistenza dei problem i stessi. D elusi, ci siamo rivolti allora alla speculazione filosofica, e a b biamo chiesto ai filosofi m oderni che essi ci dessero una risposta alle n o stre dom ande, che essi ci insegnassero a costrurre una Weltanschauung, u n a concezione generale dell’universo, la quale, p u r non potendo ac co n ten tare tu tti i bisogni del nostro spirito, almeno ci perm ettesse di atten d ere, sereni e fiduciosi, alla indagine dei problem i parziali. Così, volta a volta, ci sono passati tr a le m ani le opere di tu tti i grandi p ensatori del secolo X IX ; così ci siamo ferm ati a m editare le loro p a gine più significative. Ci confortava in questo lavoro la persuasione che la nostra m editazione non poteva essere sterile, ma doveva riuscire alla fine feconda ed anim atrice, perchè com piuta con sincerità di in tendim enti. Ma, quanto più progredivam o nello studio, vedevamo a b b a tte rsi, come castelli co stru tti da fanciulli con carte da giuoco, le fragili ideologie, che nel nostro spirito eravam o an d ati costruendo con ta n ta pena, con i m ateriali forniti dalle scienze sperim entali ; . e una nuova delusione, ancor più am ara per il rinnovato dolore, ci veniva cogliendo. E cioè, se in questo rivolgerci alla filosofia, eravam o consolati dal v e derci finalm ente liberati dai ceppi del positivism o; dall’altro la indagine filosofica, anziché risolvere i problem i che assillavano il nostro animo, — 6 — AGOSTINO G E M E L L I m li rendeva più complessi, e, accanto a questi, ne faceva sorgere dei nuovi. Così passamm o di sistem a in sistem a, a g ita ti sem pre da un interno •ed invincibile insoddisfacim ento; così superam mo ognuno di esso, nel senso che di ognuno cogliemmo la intrinseca ed insanabile insufficenza. E fu in questo lavorio che il Cristianesim o ci apparve, dapprim a •con tim ido riconoscim ento, poi con virile affermazione, come il solo principio di u n ità, capace di dare una sintesi feconda. E fu ancora attra v erso questa lenta elaborazione,' che apprendem m o che appunto ciò che vi era di vitale in tu tte le concezioni filosofiche attraverso le qu ali eravam o passati, erano appunto quegli elem enti che il C ristiane simo ha messo in valore ed integrato in una concezione generale dell ’universo. Il conforto di aver trovato nel Cristianesim o la d o ttrin a della n o stra v ita, è stato am areggiato (fatto, questo, comune a m olti giovani della n o stra età) dalla constatazione che ci trovavam o con ciò stesso in opposizione alla coltura m oderna, la quale ha dichiarato guerra al C ristianesim o, d all’avvederci che attorno al Cristianesim o le argom en tazio n i contrarie si erano venute, proprio in quegli anni, accum ulando p er opera della critica religiosa, sotto l’ influenza dei progressi nelle scienze. O vunque obbiezioni: obbiezioni delle scienze della n atu ra , che costruivano una cosmogonia in an titesi (almeno così pareva a noi) con q u ella del C ristianesim o; obbiezioni delle scienze storiche, rovinanti il carattere, la missione divina del C ristianesim o; obbiezioni delle scienze filologiche, che venivano a togliere ai docum enti della riv e la zione divina tu tto il loro valore; obbiezioni delle discipline filosofiche, che si rifiutavano di am m ettere l’esistenza di un mondo soprannaturale. Sgom enti per la g ra v ità di queste obbiezioni, che lo studio re n deva più complesse, parve ad alcuni di noi che la voce di coloro che si affannavano in quel tem po a dim ostrare che le obbiezioni contro il Cattolicism o erano invece obbiezioni contro la rappresentazione e l ’apologia teologica del Cattolicismo ortodosso, ci additasse u n a via di •salvezza. In fran ta, come infantile, la cosmogonia tradizionale, grazie alle ricerche delle scienze della n atu ra ; m inata, m ediante la critica storica, la base delle concezioni fondam entali e tradizionali contenute nei dogmi ed espresse nelle istituzioni ; rid o tta od anche an n u llata la sfera del soprannaturale, m ediante la critica filosofica; sostituito alle pratiche trad izio n ali il ritorno al puro V angelo ; non rim aneva che rinunciare •alla concezione teologica del Cattolicism o e alle pratiche dipendenti <da questa concezione, non rim aneva che concepire il C ristianesim o I M E D IO EY A L ISM O come u n a v ita, vedere nella Chiesa un organism o in continuo sviluppo: considerare le form ule dogm atiche tradizionali come formule tem po ranee e conchiudere che la Chiesa C attolica, appunto perchè organismo vivente, sarebbe sta ta capace, come un tem po il giudaism o, di ascen dere verso una v ita di forme più alte e più grandi e che il Cattolicismo, come la corteccia dell’albero che si dilata, nìa non oltre u n a certa m isura, rag g iu n ta questa, stesse fendendosi, per perm ettere alla corteccia nuova di so tten trare. Così il modernism o ci apparve come la tavola di salvezza nel n au fragio. M ettersi a contatto del mondo m oderno; rivivere la concezione cristiana, rid o tta a ciò che essa h a di essenziale, in funzione delle mo derne esigenze del pensiero; ecco il program m a. T a n a illusione anche questa! B astò il constatare che tu tto ciò non era pu n to l ’espressione delle esigenze del pensiero m oderno, bastò constatare che tu tto Ciò si ridnceva a cavare dall’ anima ed al l’anima, solo l ’oggetto o i m otivi della fede, bastò constatare che in questa guisa la v ita religiosa interiore diveniva essa stessa la regola d irettrice suprem a delle credenze e dei dogmi, bastò infine constatare che il desiderio di condurre il C ristianesim o ad ascendere verso forme più elevate, si riduceva, in fondo, a spogliarlo di ciò che gli confe risce il suo carattere essenziale, e cioè a negare la sua v erità ogget tiv a, la sua origine e la sua m issione divina, e a toglierlo da quella atm osfera so p rannaturale dalla quale a ttin g e la sua forza, per p er suaderci che ci eravam o messi per u n a via falsa. E sperienze fo rtu n ate tu tte queste, d ie s ia m o venute accennando! F o rtu n ate, diciamo, perchè il superam ento di queste posizioni ci condusse, grado a grado, alla negazione del loro valore! F o rtu n a te esperienze, diciamo, anche perchè nulla andava perduto di esse e n ell’animo si andava così m a turando proprio per opera di queste successive ed incalzanti nega zioni, l ’adesione ad u n a nuova e fortunatam ente salda convinzione, a riconoscere cioè nel C ristianesim o la sola concezione generale del l ’universo, rispondente alle esigenze del nostro spirito, la concezione capace di risolvere i problem i m assim i to rtu ra n ti la n o stra anim a, in conform ità alle esigenze della scienza; a riconoscere infine la n a tu ra e 1’ origine divina del C ristianesim o e il c a rattere soprannaturale della m issione della Chiesa C attolica. Se però queste esperienze, attra v erso le quali siamo stati condotti, furono fortunate, furono però anche do lorose, perchè è doloroso questo tragico dram m a della ricerca della v e rità e questa lo tta coll’errore nel pericolo di essere trav o lti, sia pure p er un istan te. — S — m A G OSTINO G E M E L L I Ma la v e rità salva coloro che la cercano con m ente sg< pregiudizi ; Iddio protegge e salva quelli che_ lo_ amanp con cuore puro, e il dolore con cui la v e rità è conquistata la im preziosisce, così da rendere im possibile il perderla di nuovo. E la via di salvezza ci apparve in modo del tu tto semplice. Ci siamo chiesti : quale epoca h a m ostrato, più di ogni, altra, di avere compreso le esigenze delle indagini positive, delle indagini speculative, delle indagini storiche? Q uale epoca è nel medesimo tem po a rriv ata a ritro v are, attraverso lo studio del mondo della n a tu ra e dello spirito, u n a concezione in a r monia con gli insegnam enti del Cristianesim o? Q uesta dom anda ci condusse allo studio dei dottori medioevali. Dobbiamo confessare che ci siamo ' accinti con ripugnanza allo studio delle varie Somme, dei vari Commentari di Aristotele, dei vari Commentari delle sentenze di Pier Lombardo. E la ripugnanza è venuta sulle prim e accrescendosi. S e poteva essere diversam ente. A b itu a ti al linguaggio delle scienze) moderne, il linguaggio dei dottori m edioevali ci riusciva oscuro ; di più la m ancanza di abitudini a ricercare il pensiero nelle formule, con cui era espresso, ci faceva a rrestar alla form ula e ci la sciava sfuggire il pensiero. La le ttu ra rim aneva arida, infeconda. M an cava a noi la preparazione necessaria, ossia m ancava a noi quella sim p atia spirituale che è indispensabile per com prendere uno scrittore, per m ettersi nella sua corrente di pensiero, per abbracciare con uno sgoiardo il suo sistem a e cavarne tu tte le conseguenze. F ortunatam ente, a mano a mano che progredivam o nello studio, ci accorgemmo che, la disotto delle formule, e’ era una v ita, che attrav erso gli schemi c’ era la concezione. E finimmo p er am are quelle pagine. E . ripensam m o quel pensiero ; rivivem mo quella v ita ; e ancor più ci apparve in tu tta la sua bellezza la concezione cristiana dell’U ni verso, come fu concepita dai dottori Scolastici ; e non solo essa ci apparve come una concezione capace di rispondere alle esigenze di quei tem pi, nei quali fu co stru tta, ma anche come una concezione che in sè con teneva tu tti i germi di vero, sviluppati poi nei secoli seguenti dai d i versi pensatori ; una concezione capace ancora oggi di rivivere in fun zione delle esigenze del pensiero moderno, capace di assim ilare in sè le scoperte delle scienze, capace di fornire i prim i principi della vita. Così, ciò che era prim a oscuro, ci apparve allora illum inato da una luce im provvisa ; sotto e attrav erso ciò che sem brava pura formula,, sentim mo p alpitare la v ita del pensiero. Così siamo divenuti M edioevalisti. E il Medioevalismo salvò in noi la fede, dandoci una concezione^ — 9 - M E D IO E V A L IS M O -generale dell'universo, senza della quale la v ita diviene un non senso ed u n ’illusione, e dandocene una che pone al prim o posto nella serie dei valori la Chiesa cattolica. L a via si apriva così dinnanzi a noi con l ’invito ad un lavoro fecondo. E fu in questa direzione di pensiero che ci siamo adoperati a far rinascere in Italia la filosofia Scolastica ed abbiam o atteso da u n lato agli stu d i severi dell’indagine specu lativ a, p er fissare le linee fondam entali della concezione Scolastica riv issu ta nella nostra anim a ed espressa nel nostro linguaggio, e dal l’altro ci siamo dati alle ricerche sperim entali, non solo per portare un contributo alla scienza, ma anche, e so p ratu tto , p er rivedere il nostro bagaglio scientifico e ricostrurlo in sintesi arm oniosa con i prim i principi della n o stra filosofìa. P oi più tard i, quando gli uom ini, che con noi hanno lavorato a q u esta rinnovazione scolastica, sono divenuti più num erosi, quando noi sressi ci siamo sen titi più forti, quando il consenso di illu stri uom ini, e dell’ estero e del nostro paese, ci h a dato la certezza di aver la tto opera feconda e ci ha reso coscienti della necessità di com unicare a un più grande num ero di persone i fru tti che venivam o cogliendo, abbiam o posto mano ad opere varie di c o ltu ra : e fra queste al pe . riodico che nasce con questo fascicolo. « 3. — C oltura e cristianesim o. Questo periodico nasce scrivendo in te s ta al proprio program m a: Medioevalista nella sostanza,, modernissimo nella form a. E lo vogliamo m edioevalista, perchè siamo nemici della coltura mo derna. Si, non si m eraviglino i n o stri lettori. E ssi hanno letto bene; e lo ripetiam o per tim ore di essere fraintesi. Noi siamo nem ici della coltura m oderna. Non invano noi nasciamo proprio nei giorni in cui cade il cinquantesim o della prom ulgazione del Sillabo di Pio IX , nel quale riprendendosi quello che Pio IX aveva detto nella allocuzione : « Iamdudum eernim m » del 18 m arzo 1861, è condannato l ’ errore di coloro che affermano che « il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e ve nire a composizione col progresso, col liberalismo, colla moderna civiltà ». Lo so, queste parole suonano sospette alle orecchie delicate di m olti giovani. Ma non è certo questo m otivo che ci può ritra rre dal dire ap ertam ente il nostro pensiero. Noi vogliamo contribuire mode stam ente, come ce lo perm ettono le deboli nostre forze, a form are delle anim e e delle anim e cristiane ; noi vogliamo contribuire il più efficacemente possibile, a ridare alla personalità um ana quel valore, — 10 — AG O STIN O G E M E L L I ..if j q u ell’ altezza, che corrispondono alla grandezza e alla divinità della m issione cristiana e che costituiscono il prim o e l’im prescindibile do vere di ogni uomo. Quindi male incominceremmo, parlando a mezza voce. O ra il principale nemico (e, in uri certo senso, l’unico, se cioè si riconosce che la v ita p ratica trova le sue fonti nella v ita dello spirito) della v ita C ristiana, è appunto la cosidetta coltura m oderna. C oltura è una parola m agica ; una di quelle parole che, come di recente scriveva il De R uggero, tali diventano in certi periodi della storia in cui si im pongono generalm ente e circolano di loco in loco e acquistano uno sm agliante luccichio, finché la storia stessa le in g h io t tisce c le fa sparire dalla circolazione. Farem o un giorno, in questo stesso periodico, la storia (interessante assai ed istru ttiv a non meno) d i questa parola. B asti ora accennare che noi siamo ancora nel p e riodo di di frenesia per questa parola. Ogni uomo si sente in dovere d i essere colto, di avere una coltura m oderna o alm eno di apparire tale. T u tti am biscono a questa lode, di essere rite n u ti uom ini che hanno una coltura m oderna. Ed è una così grave necessità l ’ esserecolti, che vi son dei buoni uom ini tu tti afìacendati nel distrib u irla, nel sm inuzzarla in pillole a tu tti gli a ltri uom ini, che non hanno il p riv i legio di esserlo. È l’ora della dem ocratizzazione della coltura; perciò si parla della necessità di dare una coltura agli s tra ti medi ed inferiori della società ; perciò si scrivono libri, articoli, per diffonderla questa b en ed etta co ltura ; e, quel che è più stucchevole, si tengono innumerevoli conferenze; e si fondano Biblioteche popolari, U niversità po polari. C’è insomma una vera filantropia della coltura. E la coltura è la salsa, in cui si am m aniscono tu tti i cibi indigesti da professori che non hanno scolari e che si rifanno cercandoli fuori della scuola, da scienziati incapaci di fare scoperte e che hanno bisogno di farsi un nome, da sfaccendati che hanno bisogno di riem pire il loro tem po con qualche cosa (le conferenze e le corse, le visite ai poveri, le fiere di beneficenza ecc.). E quasi non bastasse che gli uomini fossero affetti da questo male, il coutagio si è trasm esso alle donne ; ed ecco sorgere i licei femm inili, nei quali, tra un pettegolezzo ed una tazza di thè. si sciorinano i vezzi della coltura. E guai ad essere uomini poco colti ! vedete assediato in mille guise dal conferenziere, dal libro, dalla riv ista, dal giornale, quand’ anche non vi venga tra i piedi un bim bo di ritorno dalla scuola a squadrarvi dall’alto in basso, lui che, fortunato, ha appreso alla scuola i m oderni problem i della coltura. — 11 — ilj M E D IO E Y A L ISM O Insom m a nella diffusione della coltura sta la salvezza dell’um a n ità. E p p u re tu tto scintillio di orpello questo, e se M ax X ordau fosse ancora di moda, tu tto questo lo si chiam erebbe m enzogna conven zionale. P erchè che cosa è, alla fin dei conti, questa coltura m oderna della quale si p arla tanto? Definirla non è molto facile. A bbiam o qui sul ta volo di lavoro un fascio enorme di libri, di riviste, che tra tta n o della n a tu ra. dell’oggetto della coltura. Li abbiam o p assati in rassegna tu tti e non ne abbiam o tro v a ti due che vadano d ’accòrdo nel definire la col tu ra m oderna. Diciamo male. V anno d ’accordo tu tti nel dare ciascuno u n a definizione propria che nulla ha a che fare con quella dell’ altro, e vanno d ’accordo tu tti nel fare u n certo pasticcio: uno spizzico di fisica, u n ’altro di chim ica, u n ’altro di scienze n atu rali, ecc., ecc. R isparm iam o la enum erazione allungabile a volontà, il tu tto rim estato ben bene e messo a cuocere a fuoco lento, in una certa salsa indispensabile, che potrebbe essere filosofia. P erchè è questo il prim o c a rattere di questa coltura m oderna; di essere la cosa, più com prensiva ed universale che m ai si possa dare. T anto è vero che quando credete di essere a rriv a ti ad avere una certa dose di coltura, vi capitano le più am are sorprese a disin gannarvi. A l m attino ap rite il giornale che vi arriv a fresco fresco e ancor odorante di tipografia, che vi reca: « L a sanguinosa b a tta g lia di X ... ». E voi dovete scartabellare u n a tla n te per tro v are questo nome di c ittà che non conoscevate. E poi, quando uscite di casa, vi im b at te te nel medico Z, che vi parla del nuovo m etodo di cura di una m alattia, il nome della quale, a voi ignoto, vi costringe a sfogliare u n a enciclopedia, che è l ’àncora di salvezza della v o stra dignità col turale. E poi salvatovi da questo pericolo, in co n trate l ’amico Y, in : gegnere, che vi parla dei nuovi mezzi di propulsione dei m oderni p i roscafi, costringendovi a cercare il soccorso di qualche periodico di volgarizzazione scientifica... E così ogni giorno, sino a sera. Q uesto universalism o della coltura trova la sua ragione di essere in u n altro fatto che è opposto ad esso, ma che è con esso in tim a m ente legato : lo specialismo. M edici, a v v o c a ti, le tte ra ti sono co s tre tti a conoscere l ’ ultim a sc o p e rta , l ’ u ltim a pubblicazione nel campo della loro particolare attiv ità . E talv o lta il medico, l ’avvocato, il lettera to bisogna che si chiudano in un piccolo angolo della loro professione ; quello a conoscere solo le m alattie dell’occhio, per dim en ticare che l ’occhio è anche una p a rte del corpo dell’ uomo ; questo a d ib attersi tr a q uattro articoli del codice, dim enticando che essi sono — 12 — AG OSTINO G E M E L L I an ch e p a rti di un codice; e l ’altro infine a conoscere quante e quali -edizioni si sono fatte dello più sconosciuto tra i molti poeti del suo paese, dim enticando che c’ è anche tu tta una letteratu ra. D i guisa che questa an g u stia crea, p er reazione, u n a aspirazione vaga, legittim a anche, se si vuole, verso questa universalità della coltura, la quale a p punto, perchè universale, per contraccolpo, si presenta con veste più attra e n te dello specialismo professionale e come rispondente al bisogno di uscire da un campo chiuso o ristretto . I l guaio è che questo universalism o della coltura si accoppia con un altro carattere della m oderna coltura, che finisce p er rovinarla del tu tto . L a m oderna coltura cioè è qualche cosa come u n aggregato meccanico di p arti non intim am ente elaborate, che stanno insiem e non già per u na forza interiore, ma per qualcosa di esteriore. Gli oggetti della coltura sono cioè i più m olteplici e i più d isp ara ti; non vi è connessione intim a, organica tra di essi, perchè la coltura moderna si accresce per sovrapposizione o per giustapposizione. E ssa è non già u n organism o vivo, ma un mucchio di ghiaia, sul quale, ad ogni tra tto , u n carro capitato chissà da dove versa il suo contenuto. L ’ag gregato può così crescere all’infinito; e l ’uomo colto è ridotto ad essere u n ’ enciclopedia, un vocabolario vivente, u n catalogo, il valore dei quali, si m isura dal num ero degli elem enti che li costituiscono, dal peso del loro volume. Se io potessi m etterm i in testa tu tte le nozioni possibili ad aversi oggi, io sarei, così si ritiene, l ’ uomo più colto. U n terzo carattere della m oderna coltura è dovuto alla sua ori g in e. Si è incom inciato a parlare di coltura al tem po del fiorire del positivism o. È naturale quindi che l ’uomo colto moderno abbia 1’ ado razione del fatto bruto. P e r lui il latto bruto vale più di u n ’idea. P e r lui l ’autom obile, l ’aeroplano, il telegrafo senza fili, tu tto il bagaglio delle m oderne applicazioni delle scienze sono la più lam pante prova che il nostro è tem po di progresso. L a concezione positivista dell’uni verso ha reso l ’uomo colto moderno chiuso a tu tto eiò che è spirito. E gli adora la m ateria, l ' energia. I problem i m assim i che torm entano l ’anim a umana hanno solo un valore storico. P e r lui l’ universo non è altro che un immenso meccanismo. E gli non vede che ruote e leve -e tu tto concepisce come costituito da ruote e leve e come mosso da forze m otrici. Certo, egli si guarda bene dal chiam arsi m aterialista. E gli sa che la critica m oderna della nozione di scienza e del valore della scienza, che lo slancio vitale di B ergson, che il pragm atism o di Jam es, che l ’hegelismo rinascente per tu tta E uropa sono esponenti di uno s ta to di animo per il quale si può dire che è definitivam ente rovinato — 13 — MEDIOEYALISMO il vecchio monismo m aterialista. E gli quindi è idealista ; o almeno si dice tale, perchè la moda del pensiero vuole così : ma in fondo egli è rim asto l ’im penitente m aterialista, perchè p er lui ciò che conta per .il progresso del mondo sono le scoperte della fisica, della chimica, delle scienze della n a tu ra ; per lui il vero progresso è dato dalle nuove applicazioni di processi alle industrie, dalla m aggiore complicazione della v ita m oderna, dall’ estendersi del dominio dell’uomo sulla n atu ra . Se ta li sono i c a ratteri della coltura m oderna, non si può m era vigliarsi se la m oderna coltura è andata incontro al più colossale fallim ento, e se essa ha trovato la sua tomba in quelle U n iv ersità P o polari, ohe sono state l ’espressione più genuina della sua superficialità. In fa tti che cosa giova al sapere questo genere di coltura? D i che si è arricch ita la m ente um ana grazie ad essa? Sapere che cosa sono i pian i di stabilizzazione di un aeroplano o le tu rb in e a vapore dei m oderni tran sa n tla n tici o conoscere una qualsiasi delle m oderne appli cazioni tecniche, p o trà giovare ad aggiungere una pagina alla enciclo pedia che è nella nostra testa. M a che cosa h a appreso di più l ’uomo? Di che si è accresciuto il suo sapere? E che qpsa giova questa dif fusione che si fa di u n a siffatta co ltu ra? Confessiam olo: nulla, o, al meno, ben poco. In fa tti ciò che costituisce il sapere non sono le p a role di un vocabolario o le pagine di u n ’enciclopedia, m a sonò le idee. E u n a sola idea vale più che tu tte le m oderne conquiste nella v ita m ateriale. A nzi queste conquiste valgono in quanto racchiudono o m e glio sono l ’espressione di u n ’idea. Il m ortaio da 420 mm. dei tedeschi è una conquista del sapere, non perchè questa bocca di fuoco m isura alcuni m illim etri di più dei m ortai precedentem ente in u s o , ma perchè è l ’espressione concreta di u n ’idea. E l ’idea è l’espressione, la formulazione di u n a verità. P erciò è più dotto non colui che ha im m agazzinato più idee; m a colui che h a conquistato, fa tte sue più idee. Di più. U n ’idea è tan to più im portante, tan to più feconda, quanto più esercita un influsso s u lla .p a rte più nobile dell’ uomo, sullo sp i rito. Perciò ha- più im portanza p er l ’uomo l ’idea di Dio, che il sa pere come funziona un meccanism o qualsiasi, l ’areoplano ad esempio, o il telegrafo senza fili. Se si vuole quindi che la coltura risponda alle più intim e, alle più legittim e esigenze dell’ anim o, non tan to im porta accum ulare nozioni su nozioni, m a dare all’ uomo quelle nozioni, quelle idee che sono in cim a alla scala dei valori, e cioè : Dio, anim a, n a tu ra dell’ uomo, ecc. ; occorre insom ma che la coltura sia educazione e non sem plicem ente istruzione. A ncora : p er sapere, è necessario che le nozioni ac q u istate entrino— 14 — A G O STIN O G E M E L L I a far p arte del nostro io. È 1’ organicità del suo sapere che costituisce la caratteristica dell’ uomo dotto. In questo senso è più dotto u n con tadino analfabeta di uno dei m olti uom ini cosidetti colti. Il contadino analfabeta che tien fede a quella concezione generale dell’universo, che in lui ò stato posta dal C ristianesim o, che tu tto giudica e m isura secondo questa concezione, che rig e tta ciò che ad essa è contrario, che accetta solo ciò che può en trare arm oniosam ente a far p arte della sua conce zione, che è rigido difensore del Suo patrim onio di idee e di credenze, che è in tollerante con chi gli oppone una concezione an titetica alla sua, è più dotto di quei grandi m oderni inagazzini v iv en ti di nozioni, che sono i così d e tti uomini colti d ’oggidì. E lo è ad onta che ad un esame superficiale il confronto riesca sfavorevole a lui e favorevole invece a chi è scintillante dell’orpello delle nozioni più svariate. In conform ità a questo principio, la fecondità del sapere non con siste nella sua diffusione, ma, mi si passi la parola, nella sua. in terio rizzazione. F a più progredire il mondo un uomo capace di chiudersi in sè stesso e che vive l ’ in tim ità delle proprie idee, di quel che non facciano quei m olti d ie diffondono, sm inuzzano la coltura m oderna. P erchè questi, aggiungendo m ateriale a m ateriale nella propria m ente e in quella degli altri, arriveranno a creare degli enormi aggregati di nozioni e forse anche riusciranno a felici applicazioni pratiche di idee ; quegli invece crea, perchè le idee nascono dalle idee e solo chi sa vivere n ell’ in tim ità dei proprio io, può far scoccare tra due idee quella scintilla, che è la creazione di una nuova idea. E ancora : chi si affanna a sm inuzzare il pane della scienza nelle U n iv ersità popolari o nella riv iste di m inuta volgarizzazione e lo fa esclusivam ente per far conoscere le scoperte della scienza senza nes suna altra m ira o ideale, si illude, se crede di fare opera proficua. I n fatti, accum ulando nozioni su nozioni, non crea quell’u n ità sp irituale ciie costituisce una personalità. E gli parla all’ intelligenza, ma non all’ anim a. Perciò, anche da questo punto di vista, è vero che il mo desto parroco di cam pagna, quando dai pulpito, la domenica, spiega ai contadini il catechism o, ta opera di gran lunga incom parabilm ente superiore — perchè più efficace — di quella dei moderni conferenzieri o divulgatori di scienza, benché da tu tti si dica che quel parroco è uomo incolto e che q uesti signori sono uom ini colti. Ma quello co stru i sce a poco a poco una personalità cristian a ; questi non fanno altro che diffondere nozioni. Sia diffondere vuol dire diluire, vuol dire far svaporare. U n a nozione, divenendo patrim onio di m olti, non acquista nulla ; per far sì che essa diventi qualcosa, occorre che en tri a far - 15 — M E D IO E Y A L ISM O 4 >arte di u n tu tto e diventi essa stessa, a sua volta, stimolo di nuove ricerche. L ’ atto di accusa contro la- m oderna coltura non è per anco te r m inato. 2soi abbiam o enum erati e criticati alcuni suoi ca ratteri, ossia alcune, sue debolezze, ma non abbiam o ancora parlato di quella che p er noi è il suo più grave difetto. L a m oderna coltura si volge tu tta nel mondo naturale. Nè può essere diversam ente. La m oderna povertà- di vita religiosa, il predo m inio degli interessi m ateriali, la svalutazione dei principi etici, hanno a poco a poco creato uno stato d ’animo, per il quale tu tto ciò che co stitu isce il mondo soprannaturale è, p er noi uomini del secolo X X , estraneo. L a religione appare come una m anifestazione di debolezza, la- p ra tic a religiosa come una servilità, il mondo dell’ al di là come u n non-senso, l’ au to rità religiosa come u n inceppo. P ro v atev i a parlare di m iracoli agii uomini colti d ’oggidì, ed essi si rifiuteranno di seguirvi nel vostro ragionam ento; provatevi a- p arlar loro della v ita della g r a zia e il vostro linguaggio riuscirà loro incom prensibile ; provatevi a p arla r loro della- m issione della Chiesa ed essi vi derideranno; prova tev i a invocare l ’autorità- della- Chièsa- ed essi vi parleranno di libertàdi pensiero. N è possono pensare od agire diversam ente gii uom ini forniti di coltura m oderna. Lo abbiam o visto dianzi ; la loro coltura è la ne gazione di ciò che è v ita interiore; è negazione di ciò che è persona lità u m an a; ed è invece superficialità-, esteriorità; apparenza. E d il C ristianesim o è proprio l ’opposto di tu tto questo. Scopo della- v ita cri stiana- è la formazione della personalità um ana, per opera della- grazia-, che è, ad u n tem po il dono prezioso del C reatore alle sue creature e la- garanzia efficace che la nostra- vita- non è scopo a se stessa. Scopo della- v ita cristian a è la santificazione della- v ita um ana. Quale più salda unit-à si può avere di questa che ci è offerta dal C ristia nesim o, secondo il quale l ’uomo non è già un atomo qualsiasi dell’uni verso, m a è una creatu ra, nella quale tu tto si fonde armonica-mente a dare la realizzazione di u n piano divino? Quale m aggiore in terio rità si può dare di questa, presentata dall’anim a cristiana, che, per un dono di Dio stesso, trova raccolti in sè i tesori della grazia, gli im pulsi gene rosi per il bene? Quale m aggiore elevazione della v ita um ana vi è di questa, per la quale l ’uomo dim entica se stesso e il mondo, p er vivere in Dio e con Dio ? Q uesta efficacia del Cristianesim o, inteso come d o ttrin a e come principio e come norm a di v ita, costituisce per noi (che non solo — 16 — AG OSTINO G E M E L L I abbiam o una esperienza personale della fede cristiana, la quale co stitu isce già di per sè stessa un prezioso indice del valore del C ristia nesimo, per noi che abbiam o trovato nella n o stra fede cristiana il mezzo più elevato di liberazione, in quanto esso ci dà il modo di re a lizzare u na v ita conforme alle grandi norm e morali; per noi che ab biamo nelle m ani le prove storiche, le prove scientifiche, le prove filosofiche, della origine, della n a tu ra e della m issione del C ristiane simo) questa efficacia del Cristianesim o costituisce il motivo fondam entale, per il quale rigettiam o la coltura m oderna. E non solo la rigettiam o, ma la dichiariam o incom patibile con ciò che form a 1’ ele m ento p iù prezioso della nostra vita. P e r tu tte queste ragioni, dopo aver co n statata la superficialità, la esteriorità, la vacuità della coltura m oderna, ci sentiam o pro fondam ente nem ici di essa. E pensiam o anche che un accordo, un avvicinam ento con essa è im possibile, perchè è im possibile accordarci con chi non am m ette ciò che per noi è il motivo essenziale, la base incrollabile, la suprem a speranza e infine anche la grande consola-zione della no stra v ita : la nostra fede cioè in Gesù C risto-. 4. — N atu ra della coltura cristiana. R esp in ta, come an titetica con l ’ideale che noi abbiamo della v ita, la coltura m oderna, dobbiamo chiederci quali debbono essere i c a ratteri della nostra coltura, quali sono i principi ai quali ci dobbiamo in spirare nel form arci una coltura. B in questa indagine noi siamo con d o tti a cercare nel Medioevo i principi fondam entali e i criteri p er la formazione della n o stra coltura. Incom inciam o dallo stabilire quali sono i c a ratteri indispensabili di una coltura, che corrisponda alle esigenze più legittim e della n a tu ra um ana e ai principi del C ristianesim o. iSToi assum iam o la espressione « coltura » nella sua opposizione alla espressione « natura ». La n a tu ra comprende la totalità del mondo fenomenico, che noi percepiam o coi nostri sensi e che è qualcosa, di oggettivo, di esteriore alla nostra coscienza e indipendente dalla sua a ttiv ità . In questo senso la n a tu ra abbraccia il mondo stellato ohe è al di sopra/del nostro capo e il mondo che si svolge nelle viscere della te rra e alla superfìcie di essa, con i suoi tre -re g n i e i suoi m olteplici fenomeni ; essa si estende dai mondi che ruotano p er lo spazio, sino a i p iù m inuti esseri del nostro globo. — 17 — 2 — V it a e P e n s ie e o SEE D IO E Y A U SM O L a coltura abbraccia invece tu tto ciò che nel creato non è natura,, ossia il complesso di tu tto ciò che viene com piuto dalle forze che sono in noi. sia che esse operino in arm onia con quelle della n atura o in co n trasto con essa. A ppartengono quindi alla coltura tu tti i p ro d o tti della m ultiform e a ttiv ità um ana, in contrapposto o in arm onia coi fa tti del mondo fenomenico esterno a noi. M a l ’ uomo ci p resen ta u n a doppia sfera di a ttiv ità ; l ’una delle quali si esercita sui beni m ateriali, l ’a ltra sui beni più elevati, d ’or dine spirituale. Troviam o nella prim a sfera della coltura tu tto ciò che l ’uomo compie per svolgere la sua a ttiv ità m ateriale, per dom inare la n atu ra , per farla servire ai suoi scopi. Troviamo n ell’ a ltra tu tto ciò che Puomo compie per realizzare lo scopo ultim o della sua v ita, per concretizzare gli ideali del vero, del belìo, del buono. La. ricerca della verità, in tu tte le sue m olteplici m anifestazioni ; lo studio di condurre uria v ita conforme alla norm a suprem a di m oralità ; il culto di ciò che è bello, costituiscono il vasto campo di azione, nel quale l ’um anità ha segnate orme indelebili e che costituiscono legittim i m otivi di santo orgoglio. Scienze, le tte ra tu ra , arte , filosofia, v ita etica, sono il patrim o nio che nel corso della storia si è andato a mano a mano arricchendo, sia. per P opera- di uom ini di fam a, sia per quella non meno necessaria dei loro oscuri collaboratori. M a la a ttiv ità dell’uomo non si esaurisce qui. 11 cuore dell’uomo è inquieto sino a che non si riposi in Dio. Perciò il più elevato campo della, coltura, quella che dom ina gli a ltri e tu tto sintetizza arm onica m ente, è quella, della Arita religiosa. Tale nozione di coltura sottintende cioè una concezione generale dell’ universo, e cioè quella cristiana. Non è qui il caso di esporne le linee fondam entali. B asti ricordare che essa presuppone P esistenza di Dio Creatore ; la esistenza nell’ uomo di u n ’anim a e di un corpo ; P esistenza di un mondo al di là, ragione e fine del mondo di qui, la im m ortalità dell’anim a, tu tte le nozioni insomma che la filo sofia cristian a ha in modo m irabile esposte, giustificate, difese. E p re suppone anche, nel p resen te ordine della P rovvidenza, una rivelazione. Iddio che non abbandona 1’ uomo alle forze n atu ra li, ma gli rivela ciò che la sua m ente non può da solo conoscere ; Dio trino ed uno; l ’xiomo che ascolta la voce dell’A ngelo ribelle ; la caduta del primo uomo ; la v en u ta di C risto R edentore degli uom ini, la sua passione e m orte come mezzo di riconciliazione tra P uomo e Dio ; Cristo che vive in mezzo agli uomini p er mezzo della Chiesa ; la Chiesa istrum ento divino per far conoscere la v e rità necessaria all’ uomo, p er — 18 — A G O STIN O GEM ELLI .m dirigerlo nel raggiungim ento del suo fine ; il P ap a m aestro suprem o ed infallibile; il giudizio, e il prem io dei buoni e il castigo dei reprobi, e come chiusa del m eraviglioso poema, la creatu ra che riposa nella gloria eterna, lodando il Creatore. Q uesta nozione di coltura presuppone anche una storia dell’um a n ità, i dolori, i p atim enti dell’uomo p er cooperare alla sua salvezza, 1’ opera della grazia nei singoli uom ini e nell’um anità presa nel s^to complesso, la Chiesa C attolica nel suo sviluppo storico. D a ta questa nozione di coltura, la filosofìa, la scienza, la storia, la teologia appaiono come i p rodotti della coltura e come le pagine di u n libro, che l ’um anità viene faticosam ente scrivendo, per far cono scere Iddio. Così ancora, la v ita individuale, la v ita sociale, la vita religiosa, appaiono come il prodotto della grazia divina e la dim o strazione dell’amore che Iddio ha p er le sue creature. M eravigliosa concezione generale dell’universo, questa, contro la quale invano si oppongono le m eschine creazioni e le fragili costruzioni di quei filosofi e di quegli scienziati, che si illudono di cogliere il vero, facendo a meno di Dio e respingendo l’insegnam ento che egli ci ha dato con la Rivelazione. Quando noi contem pliam o questa concezione, non possiamo reprim ere nel cuore il tum ulto p er la. san ta esultanza che ci prende nel considerare che la nostra debole m ente prona a ll’errore può riposarsi tran q u illa, appoggiata come è sulla testim onianza di Dio. Q uesta concezione ci si presenta come u n a costruzione m eravi gliosa, in cui gli edifici parziali si arm onizzano m eravigliosam ente tra di loro a formare un tu tto che ha per base una roccia granitica ! A i piedi di questa si ag ita il m are tem pestoso delle opinioni um ane. Le onde di questo m are si levano a t r a tti contro il m aestoso edificio, e si direbbe che la furia di esse sia p er travolgerlo; a volta le onde lo nascondono al nostro sguardo. Ma poi il sereno rito rn a e l ’edificio si erge in tu tta la sua bellezza. Sono queste le onde della um ana sapienza, che invano tentano travolgere l’edificio della Chiesa C attolica con la sua dottrina, con la sua v ita, con la sua sto ria; e la loro opera è vana, perchè la roccia g ranitica sulla quale si erge è la roccia della rivelazione divina ! "Ed è vano questo lavorìo, perchè, come definisce il Concilio V aticano (Constitutio dogmatica de fide eatholica, c. 4 De fide et de ratione), e come spiega Leone X I I I nella sua Enciclica “ M tern ì P atris tra la fede e la scienza non vi è, non vi può essere vera opposizione. E d è per questo che, m entre riconosciamo il conflitto tra la cosid etta coltura moderna, ossia la coltura a n ticristian a e la n o stra con cezione dell’universo, d all’altro lato ci sentiam o spinti a proclam are — 19 — M EDIOEVALISM O clie ogni uomo di re tta coscienza deve seguirci, se vuole trovare il vero. P e r questo ancora diciamo agli am ici : Tronchiam o ogni indugio! Cessiamo di te n ta re u n ’accordo colla coltura m oderna! Lasciamo che quelli che proclam ano la bellezza e la grandezza di q uesta coltura m o derna facciano il loro cammino. E ssi debbono venire a noi. Non tocca a noi ripiegare anche u n solo lembo della nostra bandiera, per in v i tarli a venire con noi. Ma, qui ci dom andiam o, come dim ostrare la v e rità agli uom ini che la cercano con cuore puro, con m ente sgom bra da pregiudizi, come condurli ad apprezzare la bellezza, la grandezza della coltura cristiana? L a risp o sta per noi non è dubbia. Il M edioevo, che più di ogni altra- epoca h a saputo arm onizzare questa cristiana concezione gene ra le dell’ universo con il sapere del suo tem po, il Medioevo che ci ha dato nei suoi is titu ti sociali, nei suoi m ovim enti religiosi, nella san tità degli in d iv id u i e delle nazioni la- prova irrefutabile che il C ristiane simo solo sa m ostrare all’ uomo qual’ è lo scopo della sua v ita e come può raggiungerlo, ci d à la grande lezione. R iprendiam o quindi la- sua tradizione-, ritorniam o a lui : non già, come già dicemmo, per rivivere u n ’ epoca che non può più tornare, ma p er chiedere ad essa i principi che ci perm etteranno di sciogliere i problemi- che. torm entano 1’ anima-, nostra. Ecco perchè siamo mediceva,listi ! 5 . — M edioevalism o e coltura. In n an zi però di dim ostrare perchè noi, — che lavoriam o da tem po a creare in Ita lia , sul fondam ento della n o stra coltura tradizionale cattolica, u n ’arm onia nuova di v ita e di pensiero, che non solo possa resistere agli u rti della v ita e del pensiero contem poraneo non nostri, ma- anche possa trio n fare di essi, im prontandoli della n o stra fede e della n o stra mo rale, — conviene che dim ostriam o perchè, risalendo a ritroso nel corso dei secoli, ci arrestiam o al Medioevo e non ci riportiam o addi rittura- ai prim i tem pi del C ristianesim o, al periodo nel quale gli A po stoli diffondevano tr a gli uom ini di buona- volontà la buona novella. L a ragione è semplice. Noi nello stadio delle correnti religiose e spe culative del Medioevo abbiam o trovato davvero tesori spirituali che rap p resen tan o il massimo dispiegarsi ed evolversi dei principi del C ri stianesim o. tesori che al chiudersi del Medioevo furono sopraffatti, per ragioni eh «^analizzeremo a ltra volta, da altre correnti. Noi, risalendo — 20 — A G OSTINO G E M E L L I al Medioevo, non facciamo altro che ritro v are la tradizione cristiana nelle sue più alte, più grandi, più elevate m anifestazioni. E non è necessario risalire più addietro, perchè nella v ita religiosa e specula tiv a del Medioevo rivivono le esperienze storiche del Cristianesim o dei secoli che precedettero quell’ epoca. Non rim ane quindi che rip re n dere quelle correnti stesse medioevali, p er far sì che la forza di edu cazione in tellettu ale e m orale che esse racchiudono possa u lterio r m ente svilupparsi e sviluppandosi dare sicuri fru tti di v ita cristiana. Riesce im possibile dim ostrare in modo esauriente, in u n breve articolo, che in tu t ti i campi delle a ttiv ità il Medioevo h a posseduto i principi necessari p er la formazione e lo sviluppo di u n a coltura cri stiana. Q uesta dim ostrazione dovrebbe fondarsi su uno studio dell’a t tiv ità um ana nei campi della filosofia, della scienza, della v ita m orale e sociale. Troppo esteso compito p er il momento. (1). Dobbiamo quindi lim itarci per ora ad accenni. In n an zi tu tto non è d ’uopo spendere m olte parole p er m ostrare come è necessario u n ritorno al Medioevo, p er quanto riguarda la filosofia (2). D alle encicliche di Leone N i l i in qua, quanto lavoro fecondo nella via di questo ritorno ! Noi stessi, con la R ivista di Filosofia Neoscola stica e con le iniziative che ad essa fanno capo, abbiam o cooperato m odestam ente, con un santo entusiasm o, a propugnare questo ritorno (1 ) I)elle~origini medioevali dèlia scienza, tratterò in un articolo che apdella vita e dei pensiero (2) Nè si meravigli alcuno che parliamo in primo luogo della filosofia. E non ci si opponga che. la speculazione filosofica è da lasciarsi ai filosofi di mestiere. Le ragioni, che siamo sin qui venuti svolgendo, per propugnare un ritorno nel campo della coltura al Medioevo, dimostrano che la filo sofia è la spina dorsale della coltura e specialmente di una coltura cristiana. E poi, ad onta che non sembri o che lo si neghi, tutti gli uomini fanno della filosofia, perchè filosofare vuol dire risolvere i problemi fondamentali della vita. E non vi ha uomo, che sia degno di questo nome, che non voglia risolverli. Il cristiano poi è.... filosofo per eccellenza. Il Cristianesimo è quindi anche una filosofia, anzi la sublime filosofia. Nè si tema che discutere di filo sofia sia acchiappare le nubi. Il filosofo che porta a.passeggio per le vie della città una bella zazzera, che si permette mille stranezze, che cammina con la testa nel sacco.... è una figura convenzionale. La filosofia è la scienza per eccellenza, è la scienza più di ogni altra positiva, in quanto ragiona di ciò che è necessario all’ uomo, servendosi dei dati più sicuri della ragione. Non ci si faccia adunque il viso dell’armi, se osiamo parlare di filosofia. 21 — M E D IO EV A L ISM O alla Scolastica in Ita lia ed abbiam o visto i nostri sforzi coronati dal p iù lieto successo. Gli avversari hanno preso a stim arci e a . . . tem erci anche. D ’atto rn o a noi è cresciuta, a poco, a poco, una prosperosa, num erosa, valida, vivace famiglia di giovani, che nella speculazione filosofica ritrovano quei veri che hanno colmato di p u ra gioia i filosofi del Medioevo : questi giovani con studio assiduo lavorano ad arm o nizzare q u esti veri con le esigenze a ttu a li del pensiero e costruiscono così u n a concezione della v ita che è una difesa efficace del C ristiane simo. Le nostre opere poi hanno valicato lo stre tto campo dei filosofi ed hanno fatto intendere a m olti, anche fuori d ’Italia, il valore della n ostra filosofia p er la v ita. Ciò avvenne perchè, come scriveva di recente un caro amico, il C hiocchetti, chi, ai n o stri giorni, sorride ancora parlando o sentendo p arlare di filosofia scolastica o m edioevale è un ritard a tario , che be stem m ia quello che ignora o u n im becille che non capisce. « Consi d erare la filosofia medioevale, (secondo che da m olti si suole) quasi episodio trascurabile, mero detrito della coltura antica senza connes sione alcu n a col posteriore moto degli sp iriti, ora non è permesso » ha scritto B enedetto Croce.. E così scrivono su per giù tu tti coloro che si sono fa tti un po’ vicini a- quel periodo della n o stra coltura. Si pos sono discutere (e sono più che discussi) certi te n ta tiv i più o meno ap erti di raccom andare all’uomo moderno l ’jaccettazione della scolastica tale e quale è s ta ta p en sata e form ulata nel Medioevo ; si può sentire dispiacere e anche sdegno d elle 'so ttili ed inutili dispute degli sco lastici della decadenza intorno a m iserabili questioncelle, che m ette vano di buon um ore gli um anisti e davano terribilm ente ai n ervi a q u an ti am avano la serietà della ricerca e della discussione ; m a non sen tire am m irazione di fronte a q u e l. gagliardo libero sforzo di specu lazione, a quel tum ultuoso ferm entare di idee che caratterizzano, per chi capisce, tu tto il tem po che v a da Scoto E rigena a S. Tomaso, da G iovanni D uns Scoto a Guglielmo d ’Occam, è sem plicem ente da idioti. D ifficilm ente, nella storia della filosofìa, e’ incontriam o in u n ’ altra epoca, così tra v a g lia ta da problem i e da lo tte di pensiero come sono s ta ti quei secoli X I e X I I . che prepararono le sistemazioni maestose del secolo X I I I . Non è qui il caso di fare l’apologia di quel periodo di tem po ; b asti il dire che quell’ epoca nasconde ancora tesori spirituali inesplo ra ti o quasi, e che chi cerca quelle pagine antiche p er trovarvi p a role di vita, vi tro v a gli elem enti fondam entali p er una sintesi armo- - 22 — A G O STIN O G E M E L L I n ica del sapere, per una visione rispondente alle esigenze a ttu a li del pensiero e in funzione delle m oderne scoperte della scienza (1 ). Q uesta medesim a grandezza, che è nella indagine speculativa m e dioevale, si ritro v a nella indagine scientifica. Noi siamo ab itu a ti a rig u ard are il Medio Evo come il periodo nel quale la indagine scientifica era im possibilitata per influenza dell ’A ristotelism o e a porre le origini della scienza nel Rinascim ento con Leonardo e Galileo. O ra bisogna invece confessare che le origini della scienza sono meno conosciute delle sue scoperte. In questo campo ancora vergine di studio, le ricerche di P ietro D uhem hanno dimo strato che i principi, sui quali si riposa la scienza m oderna, sono stati form ulati prim a che da N ew ton, prim a che da D escartes, prim a che da Galileo, prim a che da Copernico, prim a che da Leonardo stesso, per opera dei m aestri dell’U n iv ersità di P arig i, ed in pieno X I I I , X IV secolo. Ora, se questo è vero, bisogna dire che il Medio Evo aveva uno spirito, possedeva ta li principi da perm ettere lo sviluppo proprio di quella scienza sperim entale, per le conquiste della quale noi. uom ini del secolo X X , andiam o tan to orgogliosi e p er la quale noi disprez ziamo il Medio Evo. Non è necessario spendere parole per persuadere che è necessario u n ritorno al Medioevo per chiedere ad esso i principi con i quali rinnovare le arti. P iù che le parole qui hanno eloquenza efficace le nostre chiese, con la loro m eravigliosa a rc h ite ttu ra , con le loro p it tu re , con le loro sculture. E a persuadere della necessità di un ritorno al Medio Evo per ritro v are i principi inform atori della coltura cristian a in quanto a b braccia le a ttiv ità pratiche della v ita spirituale, b asti ricordare che •nessuna epoca, al pari di quella, ci h a saputo offrire ta n ta messe di san tità cristiana. S. F rancesco d ’A ssisi e S. Domenico G usm an, in sieme con la schiera dei grandi, santificatisi nella pace operosa del -chiostro con gli studi, con le opere di carità, con la preghiera, p a r lano con sufficiente efficacia. Insom m a qualunque sia il campo dell’a ttiv ità um ana che si ri guarda, la coltura cristiana del Medio Evo ci si presenta con un splen dore di m anifestazioni, quali non ebbe mai, e ci si m ostra così, perchè la Chiesa era l ’anim a della co ltu ra; e sop ratu tto perchè tu t ti ricono(I) II vaFòre attuale della Scolastica è il titolo di un articolo, nel quale svilupperò quesìi concetti. EssÙvvpparirà nel primo fascicolo (febbraio), del 1915 della R iv is ta c i filosofia Neosì&Uistica, da me diretta. — 23 — 3IE D IO E V A L IS5IO scevano nella Chiesa C attolica la m aestra infallibile nella v ita e nel pensiero. R itorniam o adunque al Medioevo; ritorniam o ad esso, perchè l ’anima, che isp irav a la coltura m edioevale, la Chiesa C attolica, la stessa anim a ispiri anche la nostra cu ltu ra, vivifichi il pensiero contem poraneo e la- v ita nostra. P e r questo, io ripetiam o ancora una volta, noi dob biamo riscoprire e riconquistare il passato, p er spingerci nell’avvenire, p er farlo nostro. A chi am a la- Chiesa C attolica e ne ammira la bellezza, a chi ha provato dolci emozioni studiandone la storia, a chi ne sente ogni giorno l ’efficacia dell’insegnam ento, il seguirci. A ncora, chi ha anim a di Italian o e ricorda che nel Medio Evo il genio italico ha scritto ]a pagina più bella della nostra sto ria nel sapere, nella v ita, nelle arti, e negli studi, ma sop ratu tto nella sa n tità , il lavorare con noi, perchè il nostro paese, ritrovando quella tradizione tutta- n o stra, ritro v i anche le forza e i mezzi p er la- sua- risurrezione. P erch è questo è il nostro scopo : lavorare per la C hiesa C attolica, p er difenderla, per dim ostrarle il nostro amore, per farla conoscere e seguire. L avorare per il nostro paese, p er ridonarlo a Gesù Cristo. A g o s t i n o G e m e l l i , O. F . M. P ubblicherem o nel prossim o n u m ero u n articolo su L A P R I M A E N C IC L IC A J J I B E N E D E T T O X V , stilla p a ro la splendida e solenne che il Pontefice dall? a nim o colto e gentile ha lanciato al inondo. In ta n to s in d’ ora a l D uce suprem o in via m o il saluto di m iliti fe d e li e Vom aggio rispettoso d i fig li ossequenti. Anche chi legge una rivista, ne è collaboratore. Una rivista è una grande famiglia; chi ci legge fa parte della nostra famiglia e ci segue ed ama noi che la scriviamo, non perchè diciamo cose grandi, ma perchè diciamo agli altri come noi amiamo cose grandi : la nostra Fede, la nostra Chiesa Cattolica, il nostro Papa, i nostri Vescovi, la nostra Patria, la nostra Anima, la nostra Scienza, la nostra Filosofia ; e perchè con ciò invitiamo e persuadiamo gli altri ad amare le medesime grandi cose. Ed amando e seguendo chi la scrive, chi legge la nostra rivista collabora con noi al medesimo intento, perchè con ciò stesso ci infonde entusiasmo e rende dolce il sacrificio. Da noi soli non saremmo capaci di sacri fici, da noi soli non avremmo entusiasmo ; i lettori ci danno l’uno e ci rendono capaci dell' altro, in quanto per noi essi sono anime, alle quali si deve mostrare la bellezza, la grandezza, la divinità del Cristianesimo. — 24 —
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