RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – mercoledì 22 ottobre 2014 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) Indice articoli REGIONE (pag. 2) Contrordine, Pordenone vota (M. Veneto) Palmanova Outlet Village avrà il doppio di negozi (M. Veneto) Lista Tsipras in piazza al fianco di Cgil e Fiom (Piccolo) CRONACHE LOCALI (pag. 4) Coop, protesta in Municipio (Piccolo Trieste, 3 articoli) Segretario del Porto, rinviata la nomina (Piccolo Trieste, 2 articoli) I primari: «Basta tagli, così si uccide il San Polo» (Piccolo Gorizia-Monfalcone) Profughi pronti per il trasferimento a Lignano (M. Veneto Udine) Alla Romanello i gettoni della maggioranza (M. Veneto Udine) Carniacque: spalle al muro stop all’accesso al credito (M. Veneto Udine) Ideal Standard: paura di un blitz, torna il presidio permanente (M. Veneto Pordenone) Electrolux, per ora viene scongiurato lo stop produttivo (M. Veneto Pordenone) Oggi una nuova protesta alla Lavorazioni Inox (M. Veneto Pordenone) Venerdì di scioperi. A quello nazionale si aggiunge lo stop dell'Atap (Gazzettino Pordenone) Docenti e personale Ata, stop alla mensa gratuita (Gazzettino Pordenone) Coop di Palse, futuro sempre più incerto (M. Veneto Pordenone) Eurospar apre, 40 assunzioni (M. Veneto Pordenone) Disabili, l’ospedale dimentica oltre 120 assunzioni protette (Gazzettino Pordenone) REGIONE Contrordine, Pordenone vota (M. Veneto) di Martina Milia PORDENONE La Regione vince una doppia battaglia. Quella del voto, per trasformare la Provincia in ente di secondo grado: domenica, con ogni probabilità, la Provincia di Pordenone avrà un nuovo consiglio. Quella politica – dopo che il Tar aveva smontato pezzo per pezzo la legge regionale 2 del 2014 – dell’amministrazione Serracchiani. La decisione, con cui il consiglio di Stato (presidente Alessandro Pajno, consigliere estensore Francesco Caringella, consiglieri Carlo Saltelli, Nicola Gaviano e Fabio Franconiero) ha accolto il ricorso della Regione, è arrivata poco prima delle 20. Dopo che nel primo pomeriggio il collegio aveva ascoltato le parti (avvocato Falcone per la Regione e avvocato Sbisà per la Provincia). Un’udienza che ha visto anche la costituzione dell’avvocatura dello Stato. Un segno premonitore del verdetto? I giudici hanno accolto l’appello: «Per l’effetto, in riforma dell’ordinanza impugnata, respinge – si legge – l’istanza cautelare proposta in primo grado». Istanza che congelava il voto di domenica prossima. L’appello, secondo il collegio, non solo era ammissibile, ma anche fondato. «L’interesse pubblico, fatto valere dalla Regione appellante, al sollecito ripristino della piena funzionalità delle amministrazioni provinciali scadute – scrivono i giudici – risulta poziore (ndr migliore, preferibile) rispetto all’interesse del ricorrente in primo grado all’esercizio dell’elettorato attivo e passivo». Secondo il Consiglio di Stato, «da una valutazione comparativa degli interessi si ricava, infatti, che la volontà legislativa di garantire la celebrazione delle elezioni “in una domenica compresa tra il primo ottobre e il trenta novembre” (articolo 14 della legge regionale 2/2014) verrebbe irreversibilmente frustrata dall’attuazione della misura cautelare oggetto di impugnazione, mentre il diritto di elettorato attivo e passivo che sostiente l’iniziativa del ricorrente originario, esercitabile anche in caso di celebrazione di nuove elezioni all’esito del giudizio di merito, non subisce una lesione irreversibile dalla negazione della misura cautelare». Bloccando il voto in sostanza, ci sarebbe stata «una definitiva e integrale vanificazione erga omnes degli effetti della legge e del provvedimento attuativo, che travalica i confini, propri della tutela interinale, di una sterilizzazione temporanea ed incidentale degli effetti lesivi per il singolo ricorrente». Tradotto, secondo i giudici, il Tar avrebbe usato misure eccessive che invece di tutelare ambo le parti – sembrano dire – avrebbero vanificato la norma regionale. Evidentemente il collegio ha accolto la tesi dell’avvocato della Regione che, in udienza, ha definito «abnorme» l’ordinanza del Tar di Trieste. Primo effetto della sentenza di ieri sarà il ripristino delle elezioni di secondo grado. «Si voterà domenica – conferma l’assessore Paolo Panontin –. A questo punto non c’è ragione di rinviare». Serracchiani esulta: avanti con le riforme di Anna Buttazzoni UDINE In meno di una settimana guadagna la rivincita, scaccia i gufi e procede come un treno verso la riforma degli enti locali. La presidente Debora Serracchiani usa toni moderati, ma l’esultanza si intuisce. Il Consiglio di Stato ha rovesciato la decisione del Tar Fvg. Si spalancano le porte per le nuove Province e per la riforma di Regione e Comuni. Ma anche a un rinvigorito scontro politico e istituzionale. Su tutto, poi, pende la spada di Damocle della Corte costituzionale, che si pronuncerà anche sulla norma regionale. I tempi, però, sono indefiniti. Nel frattempo Serracchiani e la sua giunta corrono. «La decisione del Consiglio di Stato è il riconoscimento del lavoro fatto – afferma Serracchiani –, nel quale abbiamo sempre creduto. Le riforme proseguono, per ammodernare la Regione, anche perché l’ordinanza conferma che il Fvg è su un percorso di riforme corretto e virtuoso. Il disegno di legge degli enti locali è il frutto di un lavoro intenso, cominciato più di un anno fa e condotto attraverso un continuo e leale confronto con il governo, facendo valere lo Statuto di autonomia come un concreto valore aggiunto. Aver superato questo vaglio ulteriore – conclude Serracchiani – rafforza la nostra convinzione di doverci impegnare per avviare la Regione verso l’attuazione definitiva della riforma attraverso la modifica dello Statuto con legge costituzionale, per essere la prima Regione in Italia in cui non ci siano più le Province». Un percorso incerto a Roma, ma che in regione ha preso il via a gennaio, con l’approvazione unanime del Consiglio della modifica dello Statuto, legge che deve passare al voto di Camera e Senato, in doppia lettura. La prima delle quattro votazioni, però, non è nemmeno in agenda. Ma quella è un’altra storia. L’attuale porta a domenica, al voto di sindaci e consiglieri comunali per il rinnovo della Provincia di Pordenone. Esulta l’assessore Paolo Panontin (Cittadini), anche lui in difficoltà appena sei giorni fa. «L’ordinanza emessa dal Consiglio di Stato in sede giurisdizionale ci rende giustizia, e viene a confermare la bontà delle nostre scelte legislative. Viene così consentito il sereno svolgimento delle programmate elezioni di secondo grado per la Provincia di Pordenone – spiega Panontin – mentre per quanto riguarda la questione di merito rimaniamo in attesa delle decisioni, a tempo debito, della Corte costituzionale. L’ordinanza sana però una situazione abnorme che diversamente si sarebbe creata prorogando in carica un presidente sino alla decisione della Consulta: sarebbe stato profondamente ingiusto perché abbiamo scelto la proroga fino al giorno del voto solo per evitare il commissariamento», conclude l’assessore. Anche Vincenzo Martines (Pd) vede nella decisione del Consiglio di Stato il rilancio del percorso di riforma. «Il ricorso non avrebbe inficiato la strada intrapresa, ma la decisione – assicura il consigliere democratico – rafforza la qualità del percorso che viaggia insieme alla riforma degli enti locali. Ora il Consiglio, nella sua piena autonomia, discuterà e approverà con ulteriore equilibrio la riforma, tappa improcrastinabile per garantire servizi migliori e impulso alla crescita della nostra comunità regionale». Palmanova Outlet Village avrà il doppio di negozi (M. Veneto) PALMANOVA La giunta regionale ha deliberato favorevolmente per il superamento delle riserve alla variante che modifica la destinazione d’uso dei terreni sui quali dovrà avvenire l’ampliamento, con il raddoppio dei negozi, del Palmanova Outlet Village. Le aree oggetto della modifica al Piano regolatore passeranno da agricole a commerciali. «Il prossimo passo – spiega il sindaco di Visco Elena Cecotti – sarà discutere con il proprietario dei terreni in merito agli sviluppi del piano particolareggiato e proseguire nel cammino che l’amministrazione ha iniziato 8 anni fa. Ovviamente siamo soddisfatti che il procedimento stia proseguendo, soprattutto tenendo conto degli intoppi che si sono verificati tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2014 e che hanno portato alle mie dimissioni e a nuove elezioni». La storia dell’ampliamento del Palmanova Outlet Village in territorio comunale di Visco ha origine ben prima della sua inaugurazione. A fronte del taglio del nastro avvenuto nel maggio 2008, il consiglio comunale di Visco nell’agosto del 2007 aveva impartito le “direttive per la redazione del Piano comunale di settore del commercio e individuazione di zona alberghiera e ricettivo-complementare”, proseguendo nel 2009 con le disposizioni per l’elaborazione di una variante generale al Piano regolatore generale comunale e dall’adozione del piano di settore per l’individuazione delle grandi strutture di vendita e nel 2010 con il progetto di variante al Prgc il cui iter si è concluso ora. La Giunta regionale nell’aprile del 2011 espresse delle riserve vincolanti in ordine alla variante numero 12 correlata al Piano comunale di settore del commercio. La riapprovazione dello strumento urbanistico, con il recepimento delle modifiche ed integrazioni necessarie per il superamento delle riserve vincolanti regionali, la si è avuta solo lo scorso 2 luglio dopo nuove elezioni e cono una rinnovata maggioranza consigliare guidata sempre da Elena Cecotti. Oggetto della variante è un’area di «125 mila metri quadrati di superfice agricola sulla quale insisteranno una parte commerciale di circa 9 mila metri quadrati più tutte le strutture a supporto che porterà alle casse comunali circa 100 mila euro annui di Imu che permetteranno di azzerare l’addizionale comunale (30 mila euro annui circa) e di ridare ai cittadini i servizi tagliati, oltre a darne di nuovi» così era stata descritta nel corso di un’assemblea pubblica. Ora, in attesa che l’atto sia pubblicato sul Bur e che permetta la redazione del piano particolareggiato, i cittadini continueranno ad interrogarsi su cosa sarà effettivamente realizzato, dall’ipotizzato albergo di lusso al centro sportivo. Ovviamente le idee degli investitori possono essere cambiate. Gessica Mattalone Lista Tsipras in piazza al fianco di Cgil e Fiom (Piccolo) L'Altra Europa con Tsipras aderisce alla manifestazione indetta da Cgil e Fiom sabato a Roma e allo sciopero generale proclamato per venerdì dall’Unione Sindacale di Base con manifestazione regionale a Trieste. Una scelta, chiariscono gli esponenti della Lista Tsipras, fatta per difendere la dignità del lavoro minacciata da governo e Ue. CRONACHE LOCALI Coop, protesta in Municipio (Piccolo Trieste) di Fabio Dorigo La Coop sei tu. Le Coo Operaie, invece, non ci sono più. Restano i 650 lavoratori, i 114 mila soci (17 mila dei quali piccoli risparmiatori per 103 milioni di euro). Molti ieri mattina si sono dati appuntamento sotto il Comune, in piazza Unità. Ed entrare in Municipio, per assistere alla riunione dei capigruppo convocata d’urgenza, era impossibile. Alla fine una delegazione di cinquanta soci risparmiatori è salita nella sala del Consiglio assieme ai sindacati per discutere di un «dramma 100 volte maggiore a quello della Ferriera» (copyright Franco Bandelli, Un'Altra Trieste). La proposta di una class action con capofila il Comune di Trieste, avanzata da Bandelli, ha messo tutti d’accordo. Convitati di pietra i vertici delle defunte Cooperative Operaie Livio Marchetti e Pier Paolo Della Valle. Mai visti in Consiglio comunale nonostante siano stati convocati, come ha ricordato il presidente Iztok Furlani›, almeno due volte per spiegare le gravi perdite di bilancio. «Nessuna risposta ai nostri inviti». Il sindaco Roberto Cosolini, intervenuto a inizio seduta, ha promesso il Palachiarbola ai 17mila risparmiatori inferociti dopo averne incontrata una parte sotto il Municipio. «L’unica sede adeguata per dimensioni - spiega il sindaco - L'angoscia è comprensibile, ma serve pazienza e fiducia. Siamo tutti impegnati a trovare una soluzione, prima di cercare le responsabilità che ci sono sicuramente». I rappresentanti sindacali (Cgil, Cisl, Uil e Ugl), molti con libretti al risparmio alle Coop Operaie, hanno fatto capire che prima di tutto va evitato il fallimento e che bisogna lavorare per il passaggio alla Coop Consumatori Nordest («La trattativa è in corso da mesi ed è in stadio avanzato»). Quello che però non è possibile è che le istituzioni e la politica se ne lavino le mani. L’ex consigliere regionale Alessandro Metz, socio coop e autore nel 2007 di un’interrogazione sul dissesto triestino rimasta senza risposta, è duro: «17 mila cittadini non sanno se potranno mai recuperare i propri soldi versati come prestito sociale. Si tratta in larga parte di persone anziane che si fidavano molto di più della "Coop sotto casa" che delle banche. Questa situazione era nota dal 2007. Da allora non è successo nulla. La Regione ha una responsabilità enorme: infatti chiunque investiva era garantito che c'era un ente che revisionava ogni anno i bilanci». I controlli, appunto. «Ma chi faceva le revisioni? L’usciere della Regione? Il portiere del palazzo di fronte?» attacca Marino Sossi, capogruppo di Sel. Bandelli, poco prima, se l’era presa con la politica triestina che da sempre lottizza le Cooperative Operaie. «Basta prese per il culo. La politica ha dato il peggio di se stessa, ora sembra che nessuno sapesse. Un “puf” da 103 milioni di euro non si fa dalla mattina alla sera». Anche Paolo Menis, Movimento 5 Stelle, ha puntato il dito su «politici e partiti che hanno invaso i consigli di amministrazione. Ma tocca ora alla Regione garantire tutti visto che doveva controllare». E l’ex governatore e assessore regionale alla Cooperazione, Roberto Antonione, non può che assentire. «Esiste in Regione un istituto incaricato dei controlli sulle cooperative che non ha controllato a dovere: a questo punto la Regione deve aprire un tavolo. C’è da dire che ormai il salvataggio sarà possibile solo con capitali extraregionali. E la Regione perderà così un’entrata importante». La Regione sei tu, chi può darti di più? Bolzonello è ottimista: «Tutti saranno risarciti» «Cauto ottimismo. Io direi un ottimismo senza il “cauto”, ma mi dicono che è meglio premettere il “cauto”». Sergio Bolzonello, vicepresidente della Regione e assessore alle Attività Produttive, è ottimista di natura. E nel caso delle Cooperative operaie di Trieste, si spinge anche oltre l’ottimismo. «Nell’arco di una settimana potremmo intravedere una soluzione. Mi spingo a dire, pur con tutta la prudenza necessaria, che i risparmiatori mantengano i nervi saldi che potrebbero recuperare tutti i denari». Tutti? «Sì. Mi spingo fin là, perché capisco benissimo il livello di disperazione. L’importante è rimanere calmi». Ma era proprio necessario arrivare all’intervento della Procura? «Non lo posso dire io. Un tavolo di crisi era già aperto da qualche settimana in Regione. Non siamo stati colti impreparati dalla crisi del gruppo. Non eravamo preparati all’atto della Procura, tuttavia ovviamente condividiamo quello che è stato fatto a salvaguardia del patrimonio». Nulla da eccepire sulla vigilanza della Regione? «Preciso che riguarda solo la vigilanza straordinaria. La parte ordinaria spetta alle centrali cooperative. Non entro nel merito. L’ultima revisione regionale straordinaria risale al 2012 e diceva che tutto andava bene. Di questo risponderanno i professionisti che hanno firmato le revisioni. Non possiamo fare dei processi alle intenzioni». Niente panico, insomma. L’ottimismo di Bolzonello fa seguito al vertice che c’è stato ieri in Procura presenti il procuratore capo Carlo Mastelloni e i pm Federico Frezza e Matteo Tripani oltre all’amministratore giudiziario Maurizio Consoli. Nel corso della riunione è stata decisa l'apertura di una linea di consultazione permanente tra la Regione e l'amministratore giudiziario intesa ad accompagnare l'iter procedurale previsto per l'attuazione del piano industriale.«Occorre che tutti mantengano la calma e abbiano fiducia. L’obiettivo può essere raggiunto», ha ripetuto ieri Consoli in una lettera inviata al presidente del Consiglio comunale. «Siamo a disposizione della Procura perché si possa continuare a fare la nostra parte, accompagnare questa vicenda e soprattutto rassicurare i prestatori sociali, i cooperatori e i lavoratori», ha fatto sapere anche la presidente della Regione, Debora Serracchiani a margine dei lavori del Comitato portuale di Trieste. «Non appena abbiamo appreso che la situazione era quella che era - spiega la governatrice - abbiamo immediatamente attivato i nostri uffici. Il monitoraggio è continuo e abbiamo anche tentato di capire se ci fossero le condizioni per un salvataggio dell'azienda. L'obiettivo è salvaguardare una situazione già piuttosto compromessa». (fa.do.) «Un piano di salvataggio di 60 milioni» di Corrado Barbacini Le Coop Nord Est hanno un’ipoteca pesantissima sull’immobile delle Torri d’Europa. Lo ha rivelato ai pm Federico Frezza e Matteo Tripani l’ex direttore generale Pier Paolo Della Valle. Nell’interrogatorio come persona informata sui fatti Della Valle ha spiegato quale è la posta in gioco dietro al prestito complessivo di 8 milioni di euro concesso con la garanzia delle Coop Nord Est dal Consorzio cooperativo finanziario per lo sviluppo, la holding di Reggio Emilia riconducibile alla LegaCoop di Bologna e all’universo delle cooperative “rosse”, di cui interpreti primarie sono appunto le Coop Nordest. Prestito che deve essere restituito entro la fine dell’anno. «Nel contratto - ha spiegato Della Valle - c’è una clausola per cui in caso di mancata restituzione del denaro, il garante Coop Nord Est ha una prelazione sull’immobile delle Torri d’Europa». L’articolo 3 del contratto infatti prevede che il finanziamento iniziale di 5 milioni di euro debba essere restituito, maggiorato degli interessi, in un unica soluzione decorsi 6 mesi dalla data della prima erogazione, il 27 giugno. Quindi entro il 26 dicembre le Cooperative operaie dovrebbero reperire altri 5 milioni di euro da restituire con gli interessi. Un’ipotesi difficile dal momento che il 25 settembre scorso le Coop Operaie hanno chiesto al medesimo consorzio altri 3 milioni di euro. Un prestito questo garantito dalla costituzione del diritto di pegno sulle quote della società Folium srl partecipata al 100 per cento dalle Coop proprietaria di immobili tra cui queilli affittati a Mediaworld. Il presidente delle Cooperative Nord Est, Paolo Cattabiani nel suo interrogatorio non ha fatto mistero dei piani della holding della LegaCoop. «Il nostro proposito - ha detto il manager durante l’interrogatorio in Procura - è di costituire una società immobiliare che acquisti dalle Cooperative operaie 25 negozi, poco più della metà degli esistenti. Con il denaro che le Cooperative operaie percepirebbero (circa 60 milioni di euro) dovrebbero far fronte ai debiti con i fornitori e al prestito sociale. I negozi verrebbero affittati dalla società immobiliare alle Cooperative operaie che quindi proseguirebbero con la gestione ordinaria. Gli altri negozi (in tutto sono 45) verrebbero venduti a terzi o chiusi». Cattabiani - siamo prima della richiesta di fallimento - aveva anche parlato di cifre. «Parte dell’importo totale di 60 milioni proverrebbe dalle Coop Nord Est (circa 10 milioni) e parte da Friulia (tra i 5 e gli 8 milioni) e il resto (40 milioni) da un prestito del Monte dei Paschi di Siena». Insomma era questa l’operazione-salvataggio. Cattabiani nell’occasione aveva anche parlato chiaramente del piano industriale. «Prevede - aveva detto - che il numero dei punti vendita sia suddiviso tra quelli remunerativi o che comunque hanno un margine di contribuzione positivo, da quelli non remunerativi. Considerato che il numero dei punti vendita delle Coop operaie è di circa 45, mi pare che 25 siano quelli remunerativi. Gli altri dovrebbero essere chiusi dal punto di vista dell’attività oppure ceduti ad altre catene imprenditoriali». Poi la conclusione del manager. «Sono consapevole - aveva detto Cattabiani - che le somme che le Cooperative operaie possa incassare non sono comunque sufficienti a far fronte ai debiti (ammontano a oltre 103 milioni di euro, ndr), ma riteniamo che, in ogni caso, detti importi possano intervenire per coprire almeno l’aspetto della gestione caratteristica con la speranza che, entro un paio d’anni, la situazione possa migliorare anche dal punto di vista della tenuta del conto economico». Segretario del Porto, rinviata la nomina (Piccolo Trieste) di Silvio Maranzana Il nome del segretario generale dell’Autorità portuale sarà scelto e proposto dal nuovo presidente che dovrebbe entrare in carica a gennaio. La “mina” preparata da Marina Monassi è stata disinnescata in apertura del lungo Comitato portuale svoltosi ieri in Porto Vecchio. «È stato accolto il suggerimento degli enti locali e territoriali in particolare del sindaco di Trieste Roberto Cosolini e dalla presidente della Regione Debora Serracchiani - ha rilevato la stessa Authority nella successiva nota - di non nominare alcun segretario generale il cui incarico possa protrarsi oltre il mandato dell’attuale presidenza facendo propria l’interpretazione delle norme per cui gli incarichi quadriennali di presidente e segretario generale dovrebbero ritenersi contestuali». «Le osservazioni fatte in merito dagli enti territoriali effettivamente erano fondate», ha ammesso al termine la stessa Monassi. «Comunque la delibera che prevedeva la nomina era stata messa all’ordine del giorno - ha puntualizzato Serracchiani - sono stati gli enti territoriali a chiederne il rinvio e alla fine tutto il Comitato è stato d’accordo». «Per questi mesi cercherò un facente funzioni - si è arresa Monassi - non sarà facile perché è un ruolo che non è affatto agevole accettare». Marina Monassi nel corso dei suoi quattro anni di mandato non ha mai proposto al Comitato portuale, al quale spetta la nomina, un segretario generale di ruolo. In compenso ha affidato l’incarico di facente funzioni al dirigente Walter Sinigaglia che però nel luglio scorso ha dato le dimissioni da questo incarico motivandole con il prossimo pensionamento. Il 7 agosto sebbene mancassero solo cinque mesi alla fine del suo mandato la presidente ha pubblicato un avviso invitando a presentare manifestazioni d’interesse per la posizione di segretario generale chiedendo agli interessati il curriculum vitae, una lettera con motivazioni della manifestazione d’interesse, lettere di referenze. Nulla è trapelato ieri dell’esito di questo avviso. Una lunga discussione si è innescata anche sulle procedure di privatizzazione delle società partecipate dall’Authority: Adriafer (la società che cura le manovre ferroviarie in porto ma non può uscire dal suo perimetro), Porto di Trieste servizi (la multiutility dello scalo) e Trieste terminal passeggeri (che si occupa di crociere e traghetti). Di quest’ultima, Monassi ha annunciato ieri che l’Authority intende vendere almeno il 35% del capitale sociale. Attualmente ne detiene solo il 40%, mentre il 60% è già in mano a Tami la società composta da Unicredit, Costa crociere, Generali e Giuliana bunkeraggi. «Nell’individuazione del valore delle predette società - ha specificato ancora la nota del porto l’Authority è coadiuvata da Kpmg advisory spa che si è aggiudicata l’appalto. In ogni caso, il presidente riferirà nuovamente in Comitato sui bandi di gara che l’ApT provvederà a redigere per le predette cessioni». Su questo punto, da quanto è trapelato visto che i lavori si sono svolti a porte chiuse ai media, l’Autorità portuale avrebbe preparato una delibera che prevedeva l’assenso del Comitato a condurre a termine la vendita. Ma soprattutto da parte degli stessi enti territoriali sarebbe giunta una contestazione sulla carenza di documentazione, poi rimpolpata in corso di seduta, e la delibera sarebbe stata modificata con il mandato affidato all’Authority di avviare soltanto la procedura ritornando in Comitato prima di formalizzare la vendita. Approvato anche il bilancio di previsione 2015 «che evidenzia un risultato della gestione in pareggio derivante da entrate per 137 milioni di euro bilanciate da altrettante uscite. La spesa per gli investimenti di 96 milioni di euro - evidenzia il comunicato rappresenta la parte più significativa ricomprendendo le risorse non ancora contabilizzate per la realizzazione della Piattaforma logistica tra cui i 32 milioni assegnati dal Cipe e, proseguendo nel percorso virtuoso che ha caratterizzato gli ultimi esercizi, ben 12 milioni di euro di investimenti con fondi propri». Paoletti: entro una settimana faremo il nome per la terna «Ho visto la richiesta del ministro stamattina - ha dichiarato Antonio Paoletti arrivando in Comitato portuale - Adesso faremo». La questione della terna di nomi da proporre per la nuova presidenza dell’Authority con i primi due puntualmente fatti dai Comuni di Trieste e Muggia e dalla Provincia e il terzo che la Camera di commercio non ha inviato al ministro di Infrastrutture e trasporti Maurizio Lupi ha caratterizzato tutti i colloqui a margine della seduta in Porto Vecchio. «Entro una settimana riconvocherò la giunta (che comunque si era già riunita lunedì sera, ndr.) - ha aggiunto ieri pomeriggio il presidente Paoletti - e faremo il nome». «Voglio capire quali sono state le vere ragioni del rinvio da parte della Camera di commercio - ha commentato ieri il sindaco Cosolini - quella della richiesta del ministro vista in ritardo non mi pare una scusa che possa reggere. Credo invece che ci sia stata discordanza sul candidato tra i membri della giunta camerale. Mi auguro ora che la giunta possa tornare a riunirsi entro un paio di giorni e fare finalmente quel nome, altrimenti saranno proprio i rappresentanti delle categorie economiche cittadine la causa di ritardi che potrebbero pregiudicare il futuro del porto cioé di quella che è la principale risorsa economica della città». «Serve un profilo alto di persona che conosca e sappia di portualità, di logistica, ma anche di trasporti e abbia un'esperienza comprovata e anche relazioni importanti - ha commentato la governatrice Debora Serracchiani - Mi auguro di trovare un profilo del genere tra le designazioni». Precisando di essere «attore non protagonista delle designazioni», Serracchiani ha sottolineato che Comuni e Provincia di Trieste «hanno fatto la loro parte», e sulla motivazione che ha portato la Camera di commercio a non esprimere una candidatura, ha precisato che la richiesta da parte del Ministero «non serviva perchè la norma non prevede l'avvio della procedura. Capisco però - ha concluso - l’esigenza formale espressa dall’ente camerale». Per ora sono stati fatti i nomi di Zeno D’Agostino manager dell’Interporto di Verona dai Comuni e di Nereo Marcucci presidente di Confetra dalla Provincia. «Non so niente delle candidature per il mio successore - ha commentato invece Marina Monassi - abito in Slovenia, non leggo i giornali e in tv guardo soltanto Sky». Silvio Maranzana I primari: «Basta tagli, così si uccide il San Polo» (Piccolo Gorizia-Monfalcone) di Laura Blasich Il Dipartimento di emergenza, la Cardiologia, la Medicina dell’ospedale di San Polo non possono dimagrire ancora a causa della riforma sanitaria varata dalla Regione, perché il rischio è la morte per anoressia. È l’allarme lanciato dai responsabili dell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione Dario Sabbadini, il responsabile dell’Uo di Cardiologia Enzo Barducci, quello di Medicina generale Alessandro Cosenzi e del Pronto soccorso Alfredo Barillari nel corso dell’audizione da parte della commissione consiliare Salute, presieduta da Marina Turazza. Più di così non si può, perché bisogna fare i conti con i tagli già subiti negli ultimi 15 anni, che hanno portato la sanità italiana ad avere 3,7 posti letto per mille abitanti, meno della Grecia, e con il Friuli Venezia Giulia al secondo posto in Italia per la riduzione di posti letto effettuata, come ha sottolineato il responsabile della Medicina Cosenzi. È difficile dimagrire ancora, però, secondo i primari, anche per i volumi di attività dell’ospedale di San Polo, legati alla composizione socio-demografica della popolazione, alla presenza di grandi industrie, alla capacità di attrazione. Il Pronto soccorso tra il 18 ottobre del 2013 e il 17 ottobre del 2014 ha avuto 30.886 accessi, in aumento, a causa dell’attrazione esercitata verso i centri più vicini della Bassa friulana. Difficile, per il primario, parlare di uso improprio del Ps, viste anche le caratteristiche demografiche e sociali della popolazione, anche se i “furbi”, quelli che usano il servizio come una scorciatoia di tempo e di soldi, con tutta probabilità si aggirano sul 10% del totale. Preoccupa per le ricadute che potrebbe avere sulla sicurezza della popolazione, come fatto emergere con forza dal responsabile della Cardiologia Barducci, la previsione della riforma di tagliare una delle due Unità coronariche attive negli ospedali di Gorizia e Monfalcone, che tratta 120 infarti l’anno (su 640 ricoveri) di cui 30 inviati a Trieste per l’apertura rapida delle vie coronariche ostruite. Nell’arco di 50-60 minuti dall’ingresso dell’ospedale di Monfalcone all’arrivo all’Uo di emodinamica di Cattinara. Barducci ha quindi chiesto ai consiglieri, al sindaco di Monfalcone Silvia Altran, al sindaco di Staranzano Riccardo Marchesan (presente anche il consigliere regionale Diego Moretti) innanzitutto di prestare attenzione al fatto che le scelte siano effettuate in base a criteri oggetti. Il responsabile dell’Uo di Cardiologia ha inoltre suggerito delle soluzioni per evitare la chiusura delle due Unità coronariche, come la riduzione o cancellazione della guardia notturna grazie all’uso di strumentazioni che permettano il collegamento rapido con il reparto di Trieste. Il responsabile di Medicina Cosenzi, che assieme al direttore sanitario dell’Ass Isontina ha indicato nell’hospice e nella riabilitazione dei pazienti ricoverati due aspetti da migliorare, ha pure paventato le ripercussioni della riforma su un reparto alle prese con pazienti sempre più anziani, sempre più “complessi”, in diversi casi privi di reti familiari. Il responsabile dell’Anestesia e rianimazione Sabbadini ha ricordato l’importanza della sua Uo per il funzionamento delle chirurgie, oltre che per il trattamento dei pazienti ricoverati in emergenza. Se al momento l’aspetto critico è rappresentato dall’insufficienza di personale infermieristico, la preoccupazione per il futuro è che la riforma mantenga «il dipartimento di emergenza almeno come è ora». Quindi con i suoi 4 posti letto (anche se l’auspicio è che arrivassero a 6) e la Recovery room. Profughi pronti per il trasferimento a Lignano (M. Veneto Udine) di Giacomina Pellizzari E’ tutto pronto per il trasferimento dei profughi in un albergo di Lignano Sabbiadoro e nei centri della Puglia e della Campania. Tra oggi e domani l’ex centro islamico di via del Vascello e via Medici sarà “liberato” dai richiedenti asilo politico che da mesi lo occupano abusivamente. Prima di lasciare Udine, gli stranieri saranno sottoposti a visita medica nell’ex caserma dei vigili del fuoco di piazzale Unità d’Italia dove la Croce rossa ha allestito le docce. Il funzionario del Comitato provinciale, Fabio Di Lenardo, ci tiene a tranquillizzare i cittadini: «Non c’è alcun allarme sanitario, lo facciamo per prassi prima di accogliere le persone nelle varie strutture». Dopo le proteste della gente che ha minacciato di non pagare più le tasse se i profughi continuano a rimanere in quel luogo privo di servizi igienici, acqua e riscaldamento e il conseguente vertice in prefettura, la Cri per conto del Comune e della stessa rappresentante del Governo, ha messo in moto la macchina per organizzare gli spostamenti. «Tutti i profughi saranno sottoposti a visita medica per aggiornare le schede sanitarie, la gente può stare tranquilla perché non manderemo in giro persone con il minimo dubbio sulle loro condizioni di salute» ripete Di Lenardo nel ricordare che l’attività della Croce rossa non si esaurirà con l’arrivo in struttura dei richiedenti asilo: «Continueremo - assicura - a monitorarli, non lasceremo gli albergatori da soli». A Lignano c’è posto per 76 persone, altre 36 saranno accompagnate in altre struttura della Puglia e della Campania. Nell’ex centro islamico di via del Vascello però potrebbero trovare spazio anche altri stranieri, qualche accattone oppure rifugiati ai quali è stato negato il permesso di soggiorno. Persone che dovrebbero rientrare nei loro Paesi d’origine, ma che in assenza di accordi bilaterali con i loro Paesi non possono essere rimpatriati. Anche loro dovranno lasciare l’immobile occupato perché il sindaco, Furio Honsell, ha ordinato alla proprietà di sgomberarlo e di chiudere gli accessi per fare in modo che non si ripeta più una situazione del genere. Una situazione giudicata pericolosa dai vigili del fuoco per la presenza, all’interno dello stabile, di apparecchi per cottura a fiamma liberi. Nelle ultime settimane, infatti, i profughi con l’aiuto di alcuni frequentatori dei centri sociali si sono attrezzati con fornelletti e bombole di gas. È stato proprio questo fatto ad accelerare i tempi del trasferimento. Non a caso, domenica scorsa quando i residenti sono sbottati, il sindaco ha invitato a non favorire contrapposizioni perché a pagare il prezzo più alto sono i profughi. La Croce rossa, infatti, prima di prenderli in carico, ha preteso certezze sui loro curricula. Tutto risolto? Niente affatto perché dalle frontiere austriache e slovene continuano ad arrivare richiedenti asilo politico. A favorire gli arrivi sono anche le maglie più larghe adottate, rispetto ad altre sedi italiane dalla commissione di Gorizia per il rilascio dei permessi di soggiorno. L’11 novembre il sindaco porterà il caso Udine all’attenzione del comitato Schengen. Alla Romanello i gettoni della maggioranza (M. Veneto Udine) CAMPOFORMIDO I lavoratori della Cartiera Verde Romanello di Basaldella ricevono sostegno dalla maggioranza comunale, in un momento delicato dell’iter per l’omologazione del concordato. È assai probabile l’esito positivo, anche se ci sono creditori che considerano briciole quanto ricaveranno. Le maestranze continuano a sperare che non si vada alla vendita della fabbrica pezzo per pezzo e fanno appello alla Regione perché individui una società per la ripresa. Risorsa inaspettata quella del gettone donato dal gruppo del sindaco Monica Bertolini ai lavoratori in mobilità. «Ringraziamo il sindaco e la maggioranza - dice a nome di tutti Lino Callegaro, della rsu - per l’aiuto concreto e la vicinanza». Il gettone era stato già assegnato una volta dalla maggioranza agli ex della Romanello per la seduta promossa dalle minoranze sulla crisi del produttivo locale. Ora si replica in relazione al consiglio dell’8 settembre, che, poiché durato oltre la mezzanotte, era stato compensato con doppio gettone (le minoranze in entrambi i casi hanno preferito incassare). «Accompagnata dal vice Paolo Fontanini spiega Bertolini -, ho fatto visita al presidio della cartiera. La devoluzione (al gettone non si può rinunciare) è solo un piccolo gesto in onore di questi lavoratori, che da due anni mantengono in sicurezza lo stabilimento prevenendo furti e vandalismi, facendo così cosa utile per la comunità e non solo in vista di una altrimenti impossibile ripresa. A questo proposito, le maestranze rivolgono un disperato appello alla Regione perché si faccia tramite con imprenditori interessati». «Si spera, ma non ci sono per ora notizie» dice Paolo Morocutti della Cgil, confermando che prosegue l’iter per l’ufficializzazione dell’omologa, attesa prima della fine d’anno. Ezio Marson e Paolo Messuri potrebbero essere confermati liquidatori giudiziali. Paola Beltrame Carniacque: spalle al muro stop all’accesso al credito (M. Veneto Udine) TOLMEZZO Un vicolo cieco. Dopo 14 anni Carniacque è a un bivio: la sottopatrimonializzazione e i debiti verso i soci bloccano l’accesso al credito. Ma di credito Carniacque ha disperato bisogno, a maggior ragione alla luce degli investimenti programmati dal Piano d’ambito. Investimenti inderogabili. Pena la cancellazione degli aumenti tariffari autorizzati dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Aumenti invisi agli utenti, ma indispensabili al futuro della spa che gestisce il servizio di acquedotto, fognatura e depurazione delle acque reflue per l’intero territorio montano regionale. Ecco il nocciolo dell’analisi sullo stato della società. Analisi commissionata dal presidente di Carniacque Fabrizio Luches (nominato a giungo) alla società di Tricesimo Consulteam. Il documento impone un’inversione di rotta: saldare i debiti, rafforzare il patrimonio e collaborare con le altre realtà del territorio. Parlare di debiti con bilanci in attivo può sembrare un controsenso. Ma se il 2013 e il 2012 hanno chiuso rispettivamente con un milione e 44 mila euro e 887 mila euro di capitale, la corsa dei debiti deve essere frenata. Alla voce debiti commerciali, infatti, sono iscritti oltre 5,1 milioni. Di questi quasi 3,4 vedono nei panni dei creditori i Comuni di Carniacque. Si tratta di debiti per rate di mutui (circa 2,5), debiti per il ristorno del 25% delle tariffe ante 2009, debiti per servizi e manutenzioni. Complessivamente il fondo nel solo 2014 matura circa 700 mila euro di interessi. I crediti commerciali includono pure le competenze maturate verso gli utenti, ma non ancora inserite in bollettazione (parallelamente è stata rinforzata l’attività di recupero crediti). Guardando alle dinamiche di disequilibrio in cui si è avvitata Carniacque, la Consulteam evidenzia che la società «di fatto, ha utilizzato i soldi dei fornitori per realizzare gli investimenti e questo è stato possibile solo per la natura dei creditori degli importi maggiori, i soci stessi – è scritto nell’analisi economico finanziaria –. In altri termini, i soci non hanno incassato buona parte dei crediti loro spettanti e hanno finanziato la società consentendole di far fronte agli impegni che il proprio ruolo e gli accordi con l’Ato le imponevano. Carniacque ha potuto quindi beneficiare a costo “zero” di risorse destinate ad altri scopi». Situazione che espone la spa a «posizioni di debolezza nel momento in cui i soci o solo alcuni di essi pretendessero il pagamento delle proprie competenze che Carniacque non è al momento in grado di onorare». E le banche non trovano garanzie che giustifichino un prestito. Ecco il problema numero uno da risolvere. Poi c’è da mettere mano al Piano d’Ambito. Nei primi quattro anni (dei 30 programmati) servono 8,5 milioni di investimenti. Denaro che la spa evidentemente non ha. Ma 3,4 milioni di quella cifra sono vincolanti rispetto agli aumenti delle tariffe (428 mila euro per il 2014, 838 nel 2015, 870 nel 2016 e 1,3 nel 2017). Aumenti certamente invisi agli utenti, ma indispensabili per la sopravvivenza di Carniacque. Michela Zanutto Ideal Standard: paura di un blitz, torna il presidio permanente (M. Veneto Pordenone) Hanno ripristinato il presidio permanente e il blocco dell’ingresso dello stabilimento Ideal Standard di Orcenico, dopo avere fermato i tecnici di una ditta esterna che, su incarico della multinazionale, stavano per entrare nel sito per smantellare gli impianti. Una decisione, quella dell’azienda, che è stata presa dai lavoratori come un affronto: lunedì, infatti, i manager dell’impresa si erano assunti l’impegno con Prefettura e Questura di non spostare nulla sino al vertice di oggi a Milano. Dopo un solo giorno le carte in tavola sono state cambiate: gli addetti si sono quindi sentiti «per l’ennesima volta presi in giro» e, in quella che doveva essere una giornata di tregua, hanno ripreso la battaglia, assieme alle forze sociali, per non fare uscire dalla fabbrica in primis quegli impianti che serviranno per l’attività futura della coop. Sul posto sono intervenuti pure Digos e carabinieri. «È un fatto gravissimo – hanno commentato Franco Rizzo (Cisl), Giuseppe Pascale (Cgil) e Maurizio Sacilotto (Uil) –: a nemmeno 24 ore dalla promessa di lasciare tutto inalterato, con garanti dell’accordo i rappresentanti di Questura e Prefettura, l’azienda ha messo in atto questa presa in giro di fare entrare in fabbrica chi doveva smontare le macchine». Secondo i sindacalisti, «a sentirsi offese sono anche le istituzioni, che hanno dato piena disponibilità a cercare una soluzione che salvaguardi l’occupazione di 400 famiglie. D’altra parte non è la prima volta che si prendono gioco di noi, rimangiandosi la parola o cambiando le carte in tavola. Abbiamo risposto bloccando l’accesso allo stabilimento e ripristinando il presidio permanente». Sulla stessa linea i lavoratori. «Siamo senza parole – hanno commentato –: ancora una volta l’azienda si fa beffe non soltanto di noi, ma anche delle istituzioni». Da quanto si è appreso, ieri la multinazionale aveva intenzione di smontare una delle quattro macchine monostampo Avm. Ma i lavoratori hanno detto no. «Inutile cominciare a smantellare impianti, se l’azienda non conosce ancora il piano industriale della cooperativa», hanno sottolineato. Il piano, infatti, sarà oggetto di discussione nell’incontro odierno, nella sede milanese della multinazionale. Secondo quanto riferito dai lavoratori, l’azienda sarebbe interessa a smantellare proprio gli impianti utili al progetto di reindustrializzazione del sito che dovrebbe partire in capo alla coop. «Nel sopralluogo di lunedì, i tecnici dell’azienda hanno manifestato interesse a smantellare i macchinari del reparto Fast, fiore all’occhiello dello stabilimento e l’ultimo nato, in quanto è stato attivato una decina d’anni fa – hanno dichiarato gli addetti –. Un reparto che, a livello produttivo, può fare la differenza in termini di numeri. Ideal Standard era intenzionata a portare via prima di tutto la cella di sviluppo, che serve per testare i nuovi prodotti: un macchinario necessario alla coop, così come le quattro macchine monostampo Avm. E’ chiaro quindi che l’obiettivo della multinazionale è di non fare decollare il progetto della coop». Dal canto suo, l’azienda ha fatto sapere che «abbiamo cercato una mediazione, proponendo di smontare altri impianti e cercando di andare incontro alle richieste degli addetti, ma il muro dei lavoratori è rimasto. Speriamo che, nonostante i presupposti, nell’incontro a Milano si possa trovare un punto d’incontro». Al tavolo di confronto odierno parteciperanno il consiglio di amministrazione della coop, con il presidente Gian Mario Petozzi, il vice Narciso Fabbro, Pier Paolo Curreli e Antonio Mascherin, Bpi, Confcooperative e Legacoop. Da affrontare la questione relativa alla cessione a Ceramiche Idealscala di volumi, impianti e capannone a condizioni favorevoli. Venerdì, invece, appuntamento in Regione per la verifica dello stato di avanzamento di cassa in deroga e piano di reindustrializzazione. Giulia Sacchi Electrolux, per ora viene scongiurato lo stop produttivo (M. Veneto Pordenone) Produzione garantita anche per oggi nel reparto montaggi dell’Electrolux di Porcia, dove venerdì si è verificato un guasto alla pressa di un impianto del reparto tecnologico (Agitec). L’emergenza produttiva, comunque, rimane almeno per una settimana. Secondo le stime effettuate dall’azienda, il convoglio, che realizza i contenitori delle lavatrici, dovrebbe tornare operativo entro mercoledì prossimo. Electrolux è corsa subito ai ripari per fare fronte all’imprevisto: da sabato l’altro convoglio è attivo a ciclo continuo ed è stato quindi introdotto un turno di lavoro aggiuntivo, quello notturno. L’azienda ha anche affidato un incarico a una ditta esterna per fornire parte delle lavorazioni, per tentare di colmare il deficit produttivo. Inoltre, in magazzino ci sono scorte. Non è detto, però, che queste misure siano sufficienti per scongiurare una fermata della produzione nei prossimi giorni. Le valutazioni vengono effettuate giorno per giorno: se dovessero verificarsi intoppi, già da domani potrebbero essere previsti riduzioni di orario nel reparto montaggi o, nella peggiore delle ipotesi, uno stop dell’attività. Intanto, il Gruppo ha reso noti i risultati del terzo trimestre 2014, che denotano un aumento dell’utile operativo di quasi il 30 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013 (1,4 miliardi di corone svedesi) e un miglioramento del flusso di cassa, dopo gli investimenti di 600 milioni di corone, arrivando a 1,6 miliardi. «Dietro a questo risultato c’è il forte recupero operativo in Europa – commenta il presidente del Gruppo Keith McLoughlin –. Le attività dell’America Latina e dell’Asia Pacifico hanno avuto una buona prestazione pur in condizioni macroeconomiche precarie. Il nostro fatturato e gli utili in Nordamerica sono rimasti a un buon livello e continuano a portare un forte contributo al risultato complessivo del Gruppo. Nei principali mercati è proseguita la crescita, con un andamento particolarmente positivo anche nel settore Professional, mentre Emea ha migliorato i profitti e conseguito margini più alti». Nel terzo trimestre, in Europa è rallentata la crescita della domanda di elettrodomestici, ma complessivamente il mercato è rimasto invariato rispetto all’anno precedente. L’Europa occidentale ha registrato una lieve ripresa pari all’1 per cento, mentre quella orientale una diminuzione del 4. La domanda è aumentata in Regno Unito, Paesi iberici, Svizzera e Paesi del Benelux, mentre è diminuita in Scandinavia e Italia. La contrazione verificatasi in Europa orientale va collegata principalmente alla situazione di Russia e Ucraina. Quanto al Professional, la domanda di mercato complessiva di prodotti per uso professionale nel settore food service e lavaggio è migliorata nel terzo trimestre 2014. In Europa occidentale, dove Electrolux detiene un forte posizionamento, si stima che l’andamento sia stato leggermente positivo. Giulia Sacchi Oggi una nuova protesta alla Lavorazioni Inox (M. Veneto Pordenone) Oggi altre due ore di sciopero dei 218 addetti della Lavorazioni Inox di Villotta di Chions, con presidio fuori dello stabilimento, per protestare contro la rateizzazione degli stipendi e il fatto che dai vertici del Gruppo Sassoli non è ancora pervenuta alcuna comunicazione ufficiale al riguardo. Le maestranze stanno attendendo il saldo delle spettanze di settembre: sinora ne è stato liquidato il 60 per cento. Domani, intanto, è in programma un incontro a Unindustria per fare il punto della situazione. La scorsa settimana, il sindaco di Chions Federica Della Rosa e l’assessore alle attività produttive Ivaldo Moretto avevano fatto visita agli addetti, per portare la solidarietà da parte dell’amministrazione civica, e pure incontrato il direttore del personale, il quale aveva sostenuto che «l’azienda sta facendo l’impossibile per cercare di liquidare le spettanze». Ma sinora nessuna svolta. La situazione è difficile e la tensione è alta: questa fase di precarietà non consente di programmare le spese che comunque i lavoratori devono sostenere.(g.s.) Venerdì di scioperi. A quello nazionale si aggiunge lo stop dell'Atap (Gazzettino Pordenone) PORDENONE - (l.z.) Venerdì di scioperi in regione e in provincia. Allo sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private proclamato per l'intera giornata dall'Unione sindacale di base (Usb), Snater, Orsa e Unicobas contro le politiche economiche e sociali del governo Renzi dettate dall'Unione europea e dalla Bce in materia di lavoro, welfare, pubblica amministrazione, scuola e previdenza, si affiancherà lo stop, sempre per 24 ore, proclamato dai lavoratori dell'Atap. Infatti, al termine dell'incontro svoltosi lunedì con la mediazione dell'amministrazione provinciale le posizioni di azienda e sindacati sono rimaste distanti. Lo sciopero dei sindacati di base interesserà i treni (dalle 9 alle 17), gli autobus, gli aerei, gli uffici pubblici, la scuola e l'industria. Per quanto riguarda i lavoratori Atap, nel corso dell'incontro convocato lunedì dall'assessore provinciale Antonio Consorti il sindacato ha rinnovato le richieste che hanno dato luogo alla vertenza e alla dichiarazione di sciopero, che è stato confermato nonostante l'apertura di uno spiraglio di dialogo. «Il sindacato - spiegano Claudio Petovello, Giuliano Marcuzzi e Dino Romanet, rispettivamente per Filt Cgil, Cisl Reti e Faisa Cisal - ha ribadito la necessità di investire risorse che ci sono, e sono più che sufficienti, per migliorare il servizio agli utenti. Bisogna rimediare al sovraffollamento delle linee studentesche, garantire la puntualità degli orari e delle coincidenze. La soluzione di parte dei problemi del servizio citati sono la faccia della stessa medaglia dei problemi sindacali che vogliamo risolvere: migliorando le condizioni di lavoro dei conducenti va da sè che si otterrebbe un miglioramento anche del servizio. Lo sciopero - continuano - viene quindi confermato perché vuole essere un segnale forte per richiamare l'attenzione sulle questioni sollevate, che non hanno solo un carattere sindacale, ma riguardano tutto il servizio a 360 gradi. Vogliamo che la cittadinanza assuma la consapevolezza che il trasporto pubblico su gomma è finanziato dalla Regione con 130 milioni di euro l'anno per tutta la Regione». Docenti e personale Ata, stop alla mensa gratuita (Gazzettino Pordenone) PORDENONE - (ab) La mensa gratuita per i docenti e il personale amministrativo, tecnico e ausiliario dal prossimo anno scolastico non sarà più una certezza. È quanto emerso lunedì in Consiglio, quando l'assessore all'istruzione Flavia Rubino ha risposto all'interrogazione presentata dal consigliere Emanuele Loperfido (Pdl Fratelli d'Italia). Il credito che il Comune vanta nei confronti del ministero (523 mila euro) e il calo del rimborso ministeriale (nel 2000 era del 100% e ora del 46%) non consente più di far fronte a questa spesa. Per questo motivo il Comune ha deciso di intraprendere un'azione condivisa, seguendo l'esempio del Comune di Spilimbergo retto da Renzo Francesconi. «Il credito del nostro ente locale non può nemmeno essere inserito in bilancio - spiega Loperfido - perché alla fine questi soldi saranno restituiti, ma non se ne conoscono tempi e modalità. Ora gli enti locali dovranno farsi sentire con la Regione». Tante le interrogazioni analizzate lunedì. A quella in tema di sicurezza presentata dalla consigliera Mara Piccin (Lega Nord) l'assessore Flavio Moro ha risposto spiegando che in città ci sono 52 telecamere, alcune delle quali piuttosto vecchie, collegate via etere e che si sta puntando alla fibra ottica. Di seguito, l'assessore Bruno Zille ha precisato come si stia sensibilizzando la Regione per ottenere ulteriori finanziamenti per la videosorveglianza e il rinforzo dell'attività della polizia municipale. Il sindaco Pedrotti ha risposto all'interrogazione proposta da Riccardo Piccinato (Lega Nord), elencando le azioni messe in campo per prevenire il "rischio amianto" in fase di demolizione degli edifici dell'ospedale. Ha ha inoltre aggiunto che dalle indagini geologiche effettuate anche in passato non sono state rinvenute presenze sotterranee nel sito destinato a ospitare il nuovo ospedale. È stata infine accolta la mozione del consigliere Franco Dal Mas (Fi) che propone di modificare il regolamento del Consiglio per disciplinare l'iter dell'interrogazione a risposta immediata. Il tema sarà affrontato lunedì, nel corso della riunione della Commissione regolamento. Coop di Palse, futuro sempre più incerto (M. Veneto Pordenone) PORCIA Cresce la preoccupazione tra i soci di Palse per il futuro del punto vendita Coop, le cui serrande sono abbassate da 22 mesi. Chiuso a fine dicembre 2012 per essere ammodernato, l’unico supermercato della frazione purliliese avrebbe dovuto riaprire i battenti la scorsa primavera. Ad oggi, i locali risultano allestiti (mancano solo arredi e attrezzature), eppure tra le centinaia di soci la speranza di rivedere in attività il proprio negozio di fiducia è messa a dura prova. Di fronte alla notizia della richiesta di fallimento delle Coop operaie avanzata dalla Procura di Udine, che indaga sui bilanci in rosso e sulla gestione contabile dell’ex presidente Livio Marchetti, non c’è infatti da stare tranquilli. «I soci di Palse sono molto preoccupati – conferma il vicesindaco Giuseppe Moras, anch’egli un associato –. Seguiamo da vicino la vicenda, cercando di capire se il nostro negozio abbia speranze di essere riaperto. In questa situazione fallimentare è chiaro che dovranno essere fatti tagli e sacrifici, ma non necessariamente bisognerà andare a toccare le piccole realtà come la nostra. Abbiamo avuto ragione, noi di Palse, a bocciare il bilancio sociale presentatoci alcuni mesi fa». Le Coop operaie non hanno la proprietà dell’immobile di Palse, che occuperebbero in affitto. Presente nella frazione purliliese da quasi un secolo, la Coop costituisce un punto di riferimento per la comunità locale, che vede nella cooperazione un proprio elemento fondante, basti pensare alla Latteria di Palse. «Negli ultimi anni – rileva Moras –, il fatturato del negozio era calato, in quanto l’edificio che lo ospitava non era confacente agli standard. Dopo il restauro la situazione è cambiata, e di questo va tenuto conto nell’ottica di un piano di razionalizzazione». La Coop di Palse, sottolinea il vicesindaco, «si trova in una posizione strategica, raggiungibile sia dal vicino centro di Porcia, sia dagli abitanti del limitrofo abitato di Tamai. La potenziale clientela, dunque, va ben oltre i confini della frazione». «L’amministrazione si adopererà per riaprire il punto vendita di Palse – assicura il sindaco Giuseppe Gaiarin – con le Coop operaie, oppure con un altro gestore. Sappiamo che è in corso da tempo una trattativa tra queste e la Coop Nordest. Aspettiamo gli sviluppi della vicenda, facendo le pressioni del caso. Palse ha bisogno di un supermercato, sia per valorizzare il centro sia per le esigenze della comunità». (m.pa.) Eurospar apre, 40 assunzioni (M. Veneto Pordenone) SPILIMBERGO Una nuova attività commerciale, e soprattutto nuovi posti di lavoro. Aprirà i battenti l’ultima settimana di novembre, nell’area Sina, il supermercato Eurospar. Una new entry nel panorama commerciale cittadino che avrà positive ricadute anche in ambito occupazionale: il punto vendita, costruito ex novo, darà lavoro complessivamente ad una quarantina di addetti. La selezione del personale è ancora in corso e chi fosse interessato può inserire la propria candidatura sul sito www.despar.it nella sezione “Lavora con noi”. I dipendenti pare saranno in parte provenienti da altri supermercati del gruppo, in parte neoassunti. Quello di via Ponte Roitero sarà l’undicesimo negozio aperto in provincia di Pordenone da Despar, catena fondata nel 1932 nei Paesi Bassi, che in Friuli Venezia Giulia vanta complessivamente oltre 160 punti vendita. Il nuovo supermercato si estenderà su una superficie di circa 1.500 metri quadrati e sarà gestito direttamente dalla Aspiag service (Austria Spar international Ag), che gestisce gran parte dei negozi della catena aperti nel Nordest d’Italia e in Slovenia, Croazia, Ungheria e Repubblica Ceca. Sarà un Eurospar, insegna che per l’azienda contraddistingue i punti vendita urbani di maggiori dimensioni, almeno rispetto ai “piccoli” Despar, capaci di offrire un ampio assortimento di prodotti alimentari freschi e non, con un’integrazione delle principali referenze del non alimentare e di alcuni servizi base. Insomma, il punto di riferimento ideale per una spesa settimanale, nella quale siano comprese tutte le necessità fondamentali. «E’ la prima filiale che Aspiag service, la concessionaria Despar per il Nordest, apre a Spilimbergo», riferisce Fabrizio Cicero Santalena, direttore sia del marketing sia del centro distributivo del Friuli Venezia Giulia di Aspiag service Despar Nordest. «L’ottimo posizionamento del punto vendita, alle porte della città e con una viabilità ideale, è una delle ragioni della scelta di aprire in questo territorio, per noi nuovo, assieme alla volontà di rafforzare la nostra presenza nel Pordenonese. Ci affacciamo sulla scena spilimberghese senza eccessiva timidezza – prosegue Cicero Santalena –: siamo convinti di essere una presenza di qualità nel panorama della distribuzione organizzata, ma con molto rispetto per una città ricca di storia e di arte e per il territorio in cui è inserita». Un rispetto che si concretizza, per esempio, in un assortimento che darà ampio spazio ai prodotti tipici locali, in un’architettura che vuole essere meno invasiva possibile anche in termini di emissioni e consumi energetici. «Il tutto, senza venir meno alla vocazione “democratica” della nostra azienda – conclude il direttore –, che vuol garantire a chiunque qualità, convenienza e la possibilità di fare una spesa a misura delle proprie tasche». L’intervento è stato reso possibile grazie alla variante al piano regolatore approvata dal Comune a inizio 2012, che prevede, su iniziativa privata, la realizzazione di tre grandi fabbricati ad uso commerciale, parte integrante di un progetto battezzato Mosaico. Guglielmo Zisa Disabili, l’ospedale dimentica oltre 120 assunzioni protette (Gazzettino Pordenone) PORDENONE - In ospedale scoppia il caso delle mancate assunzioni di personale appartenente alle categorie protette. L’Azienda ospedaliera - che non avrebbe provveduto da anni alle assunzioni nella percentuale obbligatoria prevista per legge, a oggi risultano essere ben 123, 105 disabili e 18 orfani - ha proposto alle organizzazioni sindacali, in un incontro al quale ha partecipato anche la Provincia come ente che si occupa della materia, un protocollo che prevede una sorta di "censimento" tra tutto il personale degli addetti che potrebbero rientrare nella normativa che riconosce una percentuale di inabilità al lavoro di almeno il 60%. Una ricognizione che consentirebbe all’Azienda di individuare inabili al lavoro già dipendenti e quindi di abbattere quell’elevato numero di addetti (123 unità) che dovrebbe assumere, ma che vista la situazione economica è impossibilitata a fare. Solo in seguito si siglerebbe una convenzione con il sindacato sulle future assunzioni diluite in un periodo di tempo di almeno cinque anni. Un percorso che ha trovato però la contrarietà della Cgil. «Confermiamo - ha scritto la Cgil alla direzione - le perplessità e la indisponibilità a sottoscrivere il protocollo. Appare grave come, di fronte a una palese violazione di legge che oramai si ripropone da molti anni, non si provveda a stipulare tempestivamente una convenzione con la Provincia che consenta una sia pur graduale soluzione del problema. Questa è, peraltro, la strada scelta sia dal Cro di Aviano, sia dall'Ass6. Si sceglie, al contrario, di abbattere il numero delle persone da assumere attraverso una ricognizione del personale non dirigenziale che potrebbe potenzialmente rientrare nel computo della quota di riserva dei lavoratori con una inabilità di almeno il 60 per cento. Una decisione che non condividiamo e le cui modalità di raccolta degli elementi informativi da parte dell'Azienda, paiono contrastare con il diritto alla privacy dei dipendenti». «Nessuna violazione della privacy. La proposta avanzata - precisa il direttore Paolo Bordon - intende solo sensibilizzare chi si trova in quella situazione, e solo su base volontaria, a rientrare nelle categorie protette con tutti i vantaggi che ne derivano. Nessun uso di dati sensibili, che non abbiamo e che competono solo ai medici preposti. Ci pare una proposta di buon senso. Ne discuteremo ma andremo avanti con le altre sigle sindacali che sono d’accordo». Davide Lisetto
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