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il Fatto Quotidiano
Pianeta terra
MERCOLEDÌ 11 FEBBRAIO 2015
17
INDIA LA VITTORIA DELL’ “UOMO COMUNE”
il Partito dell’Uomo Comune (Aap) dell’attivista
anti corruzione Arvind Kejriwal, ha quasi cancellato dal Parlamento di New Delhi i due principali
partiti: il Bjp del premier Narendra Modi e il Partito del Congresso di Sonia e Raul Gandhi) assicurandosi 67 dei 70 seggi disponibili. Ansa
USA OBAMA: “KAYLA, OSTAGGIO DELL’ISIS, È MORTA”
Il presidente Obama ha confermato che l’ostaggio dell’Isis, Kayla
Mueller, è morta. Sul fronte di guerra, il presidente siriano Assad
alla BBC ha detto che non ci sono contatti diretti con la coalizione
internazionale ma Damasco, riceve “informazioni” sui raid. Ansa
“Altro che sesso
a pagamento e orge:
ho salvato il mondo”
STRAUSS-KAHN RICORDA LE SUE MANOVRE CONTRO LA CRISI
ECONOMICA E MINIMIZZA “SOLO 12 INCONTRI IN 3 ANNI”
di Luana De Micco
Parigi
E
ro considerato come uno degli uomini più potenti del
mondo, è vero.
All’epoca, quando ero al Fondo
monetario
internazionale,
c’era la crisi dei subprime (scoppiata nel 2006 negli Stati Uniti)
e siamo stati noi a salvare il pianeta da una delle peggiori crisi
finanziarie”. Ieri l’ex uomo più
potente del mondo era sul banco degli imputati per rendere
conto delle sue serate fra orge
ed escort tra Parigi, Lille, New
York e Washington. In abito
blu e cravatta chiara, lo sguardo
come distante miglia dall’aula
del tribunale, Dominique
Strauss-Kahn, che fino a due
anni e mezzo fa ambiva all’Eliseo, ora ha due giorni e mezzo
di tempo per convincere i giudici a non dare peso alle accuse
di sfruttamento della prostituzione che pesano su di lui. Ecco
la cronaca di una giornata quella di ieri - senza esclusione
di colpi:
Ore 9:15: tre ragazze a seno nudo delle Femen hanno accolto
l’ex responsabile politico all’ingresso del tribunale, gridando
“È arrivato il tuo turno a essere
fottuto”. Siamo all’ottavo giorno del processo detto ‘dell’hotel
Carlton’, in cui oltre a DSK,
compaiono altre 13 persone. La
linea difensiva di Strauss-Kahn
non è cambiata. Ai giudici parla
come se stesse tenendo una
conferenza: “Non ho commesso né crimini né delitti. Non c’è
stata nessuna attività sfrenata.
Ci sono stati solo dodici incontri in tre anni e non sapevo che
le ragazze erano prostitute”.
Ore 11:15: DSK torna a sedersi e
incrocia le braccia. Ora è Mounia a parlare: “Era evidente che
eravamo lì per avere rapporti
sessuali”. La escort, che si è costituita parte civile, torna su
PAROLA DI ESCORT
Jade: “Farci credere
che DSK non sapesse
che eravamo
prostitute lo fa
passare per ingenuo
e noi per idiote”
una serata all’hotel Murano di
Parigi e la voce si spezza: “Non
ero abituata a quel tipo di pratiche, gli dicevo che mi faceva
male. Ho pianto tutto il tempo,
ma avevo bisogno di soldi, sono
stata consenziente”. E riguardo
ai pagamenti? “Non abbiamo
mai parlato di tariffe. Ma non
poteva ignorare che ero una
prostituta”. I soldi, secondo
l’accusa, le sono stati consegnati dopo, in una busta, dall’uomo
d’affari David Roquet.
Ore 14:10: L’udienza riprende
dopo una pausa e DSK torna a
difendersi: “Non ho mai organizzato nessuna delle serate,
non avevo tempo. Non mi piace pagare per fare sesso. Se lo
avessi saputo non avrei più partecipato”. E le lacrime di Mounia? “Non me ne ero accorto. Se
le avessi viste mi avrebbero raggelato”. Per Strauss-Kahn, i festini organizzati dall’amico imprenditore Fabrice Paszkowski
non erano altro che “momenti
di ricreazione” nella vita frenetica di un direttore del FMI. Di
quei festini non era l’organizzatore, ma l’ “ospite”. “Non gli
ho detto che pagavo delle squillo perché sarebbe stato poco
glorioso. Era il nostro segreto,
mio e di Roquet”, ha osservato
Paszkowski.
Ore 16:55: “Farci credere che
DSK non fosse al corrente del
tipo di ragazze presenti, vuol
Una delle Femen si lancia contro l’auto che porta Strauss-Kahn al processo di Lille LaPresse
dire prendere lui per ingenuo e
noi per idioti”. Si fa chiamare
Jade e ha incontrato DSK in diverse serate a Parigi e a Washington. Lavorava al Club Madame,
uno dei bordelli di Dominique
Alderweireld, detto Dodo, che
si trova appena al di là della
frontiera con il Belgio. Ai giudici Jade aveva già raccontato di
ragazze offerte come “pacchi
regalo” al “re della festa”, di corpi aggrovigliati e di “carnai”.
Ora ricorda di un’altra serata al
Murano, per la quale è stata pagata 500 euro. “C’era un grande
letto con un solo uomo circondato da donne, come nell’antichità. Mi avevano detto che
avrei avuto a che fare con uno
importante, e che dovevo essere discreta. All’epoca non lo conoscevo. L’ho visto dopo, in televisione. Era lui, ma vestito.
Non si può parlare di semplice
libertinaggio. Non ero lì come
persona – ha aggiunto – ma come oggetto. È stato un rapporto
brutale, a senso unico, non abbiamo neanche parlato”.
TUTTI GLI UOMINI DELL’AFFARE CARLTON (SECONDO L’ACCUSA)
DOMINIQUE
STRAUSS-KAHN
JEAN- CHRISTOPHE
LAGARDE Ex commissario
DODO LA SAUMURE
RENÈ KOJFER
FABRICE
PASZKOWSKI
DAVID ROQUET
Membro del Partito Socialista ed ex
direttore del FMI. Fu accusato di
sfruttamento della prostituzione
nell’inchiesta sul Calton Ansa
In Belgio gestiva centri massaggi e alcuni bar, in realtà era
il protettore di un giro di prostitute in Francia. DSK lo definì un “grasso maiale” Reuters
Era il fornitore storico di prostitute alle
feste di DSK. Per il “campione”
organizzava personalmente gli
incontri con le ragazze Reuters
di polizia a Lille, ha dichiarato di
aver commesso l’imprudenza di
avere rapporti con donne che
“non sapeva fossero prostitute”.
Ex capo
delle pubbliche relazioni del Carlton, ha avuto il ruolo, secondo
l’accusa, di “fornitore” per soddisfare le esigenze dei clienti del
giro di Dodo La Saumure Reuters
Ex capo
di una filiale del colosso Btp Eiffage, organizzava e finanziava
insieme a Paszkowski, le feste a
Parigi e negli Stati Uniti, con
ospite d’onore DSK LaPresse
MORTE NEL DONBASS
Ucraina, aspettando i colloqui piovono razzi
di Giuseppe
Agliastro
Mosca
leader di Russia, Ucraina, Germania e FranI
cia sono attesi oggi a Minsk. L'obiettivo dichiarato del vertice è quello di cercare un com-
promesso per far tacere i cannoni nel sud-est
ucraino e fermare finalmente i combattimenti e
i proiettili di artiglieria che finora hanno ucciso
almeno 5.400 persone in 10 mesi. Di cui altre 15
ieri, quando una pioggia di missili Smerch si è
abbattuta sulla cittadina di Kramatorsk sventrando prima il quartier generale delle truppe
governative e colpendo poi - con una seconda
raffica - un'area residenziale. Anche i feriti sono tanti: 64 secondo la Regione di Donetsk.
Il sangue continua a scorrere, ma sulla tregua almeno a parole - sono tutti d'accordo. Su molti
altri punti ci sono invece ampie e spesso aspre
divergenze. Il conflitto nel Donbass è anche un
terreno di sfida a livello geopolitico. Da una
parte ci sono i separatisti appoggiati dal Cremlino, e dall'altra i soldati del governo filo-occidentale di Kiev, che gli Usa vorrebbero dotare
di armi letali difensive (come missili anticarro e
droni) per frenare l'offensiva che ha consentito
ai ribelli (a loro volta probabilmente armati da
Mosca) di conquistare circa mille chilometri
quadrati di territorio in poche settimane. Ma
fornendo armi all'Ucraina si rischia una rea-
zione del Cremlino, e quindi un'ulteriore escalation del conflitto. Ed è per questo che Parigi e
Berlino sono contrarie.
LA RUSSIA in queste negoziazioni punta pro-
prio a una tregua che riconosca di fatto le recenti avanzate dei separatisti spostando più a
ovest la cosiddetta ‘linea di contatto’ tra ucraini
e miliziani. Ma vuole anche che Kiev dialoghi
direttamente con le due repubbliche auto proclamate di Donetsk e Lugansk
concedendo alle regioni occupate un'ampia autonomia. Anzi, il Cremlino vorrebbe addirittura trasformare l'Ucraina
in uno Stato federale, o co-
INCONTRO A MINSK
Oggi i leader di Russia,
Germania e Francia
cercano una via d’uscita.
Mosca punta a premiare
i separatisti e chiede
l’autonomia delle regioni
munque tale da consentirgli di far sentire il suo
peso sulle regioni orientali russofone e poterne
influenzare la politica. Magari con governatori
non nominati da Kiev, ma eletti: un possibile
stratagemma per legittimare gli attuali leader
separatisti. Per una Russia sempre più afflitta
dalla sindrome di accerchiamento (una carta
spesso giocata con abilità da Vladimir Putin per
raccogliere consenso in politica interna) è anche di fondamentale importanza che la vicina
Uno dei razzi caduti su Kramatorsk Reuters
Ucraina resti neutrale: e quindi innanzitutto
che non entri nella Nato. Anche perchè proprio
l'allargamento a est dell'Alleanza atlantica - che
nella Russia ha finalmente ritrovato un avversario - è tra i maggiori punti di attrito tra Mosca
e l'Occidente. E per venire incontro al leader del
Cremlino, Angela Merkel e Francois Hollande
si sono già detti contrari ad accogliere l'Ucraina
nella Nato. Kiev, da parte sua, chiede che la
Russia ritiri truppe e mezzi bellici e - per impedire al Cremlino di continuare ad armare i
ribelli - vuole che l'Osce vigili sul confine. Secondo il presidente ucraino Petro Poroshenko
basterebbe chiudere la frontiera per mettere fine alla guerra in una settimana. Nessun bisogno
dei caschi blu quindi, soprattutto se dovessero
esserci in mezzo soldati russi. Men che meno
del ‘contingente di pace’ bielorusso e kazako
che avrebbe proposto Mosca.
Intanto, mentre la diplomazia continua a lavorare, nel sud-est si continua a combattere.
Nella sacca di Debaltseve - a metà strada tra i
baluardi separatisti di Donetsk e Lugansk - vi
sarebbero circondati tra i 5 e gli 8mila soldati
ucraini. Ma ieri anche le truppe di Kiev sono
passate all'attacco, sferrando una controffensiva
a est di Mariupol, sul Mar Nero. E i volontari
ultranazionalisti del battaglione Azov sostengono di aver sottratto ai ribelli almeno tre villaggi.