BOLLETTINO LIDU 10 MAGGIO 2014

Piazza dell'Aracoeli, 12 - 00186 Roma - tel *30 06 6784168
Bollettino del 10 Maggio 2014
A cura di Manlio Lo Presti
ESERGO
Il mondo moderno deve accettare il primato dei valori spirituali se vuole
che le gigantesche forze materiali alle quali esso sta rapidamente dando
vita, non solo lo travolgano, ma siano rese al servizio dell'uomo, del suo
progresso, del suo operoso benessere.
A. OLIVETTI, Ai lavoratori, Edizioni di Comunità 2012, pag. 47
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COMUNICAZIONI LIDU
La Lidu è la più antica antica Organizzazione laica che difende i diritti
dell’Uomo.
Si è aperta la campagna tesseramenti 2014.
Sosteniamola affinché non si spenga una delle poche voci indipendenti esistenti
in Italia
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L.I.D.U. Lega Italiana dei Diritti dell’uomo
TESSERAMENTO 2014
Socio Giovane
Socio Ordinario
Socio Sostenitore
Socio Benemerito
quota minima
quota minima
versamento minimo
versamento minimo
data ultima di versamento per il rinnovo
€ 10,00= (fino a 30 anni)
€ 50,00=
€ 200,00=
€ 500,00=
30 GIUGNO
NOTA
Poiché la L.I.D.U. è un'Associazione Onlus e la quota associativa è stata fissata ad euro 50,00- ogni
versamento maggiore della quota suddetta, verrà considerata come versamento liberale e potrà
essere dedotta, nei termini di legge, dalla dichiarazione dei redditi.
La condizione necessaria è che il versamento debba essere effettuato direttamente alla L.I.D.U.
nazionale, in qualsiasi forma, salvo che in contanti.
L'attestato del versamento dovrà essere richiesta alla Tesoreria nazionale.
si può effettuare il pagamento della quota dovuta a mezzo:
contanti; assegno; bollettino di c/c/postale n° 64387004
bonifico bancario IBAN IT 90 W 05216 03222 000000014436
bonifico postale IBAN IT 34 N 07601 03200 000064387004
Intestati a: F.I.D.H. Fédération International des Droits de l’Homme - Lega Italiana onlus
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5 x 1000
Come previsto dalla legge è possibile destinare il 5 x 1000 del reddito delle persone fisiche a fini
sociali.
La nostra Associazione è ONLUS e può beneficiare di tale norma.
Per effettuare la scelta per la destinazione, occorre apporre la propria firma e indicare il Codice
Fiscale
97019060587
nell'apposito riquadro previsto nei modelli dell'annuale denuncia dei redditi.
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L'Alto Commissariato per i diritti umani dell'Onu punta il dito contro gli autori dei
sequestri delle ragazzine parlando di "ferma condanna", mettendo in guardia gli autori dei
rapimenti, alla luce del video in cui Boko Haram annuncia la loro "vendita": "La schiavitù
non solo è assolutamente vietata dal diritto internazionale", ma è anche un crimine "contro
l'umanità".
La L.I.D.U., Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo non può non associarsi a questa forte
condanna; invita inoltre le autorità religiose dell'Islam presenti nel nostro Paese a
pronunciarsi con inequivoca fermezza contro questa barbarie, che non trova alcuna
giustificazione nei principi Islamici, né in quelli di qualunque religione. Chi usa il pretesto
della religione per perpetrare atti barbari e violenti, sopratutto su giovinette indifese, deve
essere smascherato e indicato alla esecrazione di tutti, a qualsiasi fede o religione
appartengano.
All'Ambasciatore della Repubblica di Nigeria rivolge un forte appello perché si faccia
interprete presso il suo Governo dello sconcerto e dell'indignazione nostra e di tutto il
popolo Italiano per l'accaduto, e solleciti il suo Governo ad intraprendere tutte le azioni
possibili per salvare le trecento studentesse e punire esemplarmente i responsabili.
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IL MISTERO DI DANTE a favore degli ASILI NOTTURNI UMBERTO I
Promuove l’acquisto del Dvd e della locandina cinematografica de “IL
MISTERO DI DANTE” con i Premi Oscar F Murray Abraham, Taylor
Hackford e Franco Zeffirelli entrambi firmati in originale dal regista.
Il Mistero di Dante, l’ultimo film di Louis Nero, per rivelare i segreti che si celano
dietro ad una tra le più importanti figure della nostra storia.
Il costo del dvd e della locandina con prezzo speciale per i soci degli Asili
Notturni fino ad esaurimento copie è di 25€. Parte del ricavato sarà destinato al
sostegno dei progetti promossi dagli Asili Notturni. Visto il numero esiguo di
copie conviene prenotare il prima possibile.
VEDI IL TRAILER L’offerta è prenotabile presso gli Asili Notturni Via Ormea,
119/121 Torino - tel. 011 566.08.04 - 011 696.32.90 email: [email protected]
oppure presso L’Altrofilm Via Muriaglio 10 Torino tel 347-7687121 email:
[email protected]
SINTESI DELLA SESSIONE DI MARZO 2014
LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI UMANI IN PAKISTAN
Il Pakistan è spesso alla ribalta dall'attualità; è del 23 marzo scorso la notizia
che le autorità pakistane hanno posto la censura al New York Times per un
articolo su Osama bin Laden. Questo mette in dubbio il rispetto della libertà
d'informazione e induce a esaminare la situazione dei diritti umani in
Pakistan.
Soccorre al riguardo un ampio rapporto della "Asian Human Rights
Commission" dell'anno 2013, dal titolo inquietante: "Il Paese è diventato un
mattatoio". Viene affermato senza mezzi termini che il sistema della giustizia
penale è inefficiente e corrotto. Non è indipendente; ormai regna l’impunità,
con cicli di violenza e criminalità. Un siffatto stato di cose è alla base
dell'aumento dei casi di tortura durante la detenzione, nonché delle
esecuzioni extragiudiziarie. Ogni commissariato di polizia ha il suo centro di
tortura.
È impressionante l'elenco delle violazioni dei diritti umani perpetrate nel 2013,
e ciò, malgrado all’inizio dell’anno fossero stati unificati il Ministero dei Diritti
Umani e quello della Giustizia. Assenza di ogni regola di diritto, traffico di
donne e bambini, sparizioni forzate, uccisioni di giornalisti, riduzione in
schiavitù di donne e fanciulli.
Dopo le elezioni politiche del maggio 2013, il nuovo governo ha dato
preoccupanti segnali negativi in materia di diritti umani. Un anno prima, nel
maggio 2012, il precedente Parlamento aveva istituito con legge un
organismo indipendente, la Commissione Nazionale per i Diritti Umani
(NCHR) in applicazione dei diritti di Parigi; orbene, il nuovo governo non ha
assunto nessuna iniziativa per completare il processo istitutivo della NCHR, e
non ha nominato i suoi presidenti e componenti a 1ivel1o federale e
provinciale. Inoltre, il nuovo governo aveva abolito la moratoria sulle
condanne a morte, ma dopo un certo tempo era stato costretto a ripristinarla,
poiché l'Unione Europea, a seguito di ciò aveva interrotto le relazioni
commerciali col Pakistan.
Nell'intento di limitare la libertà di espressione, la libertà di movimento, la
protezione costituzionale contro gli arresti arbitrari, la sicurezza degli
individui, il diritto di proprietà e le libertà civili, il governo ha promulgato
ordinanze che danno alle autorità poteri illimitati di perquisire abitazioni senza
mandato, sparare a vista sui sospetti, confiscare proprietà, ed altro. Le
sparizioni sono associate con la tortura durante la detenzione e con le
esecuzioni extragiudiziarie.
Nel 2013 sono stati trovati ai margini delle strade i corpi di centottanta
persone che risultavano scomparse.
Il Pakistan ha ratificato i Patti delle Nazioni Unite sui diritti umani del 1966, le
Convenzioni contro la tortura, contro la discriminazione delle donne e sui
diritti dei
fanciulli. Manca, peraltro, qualsiasi legge interna che dia esecuzione a tali
strumenti internazionali e ne faccia dei diritti da poter invocare in giudizio.
LA TUTELA DEI DIRITTI UMANI E IL CASO JONES
Si è ritenuto utile sottoporre all'attenzione della Commissione un caso
recentemente giudicato da una camera della quarta sezione della Corte
europea dei diritti dell'uomo, poiché se la sentenza 14 gennaio 2014 sul caso
Jones fosse il segnale di un nuovo indirizzo dei giudici di Strasburgo, vi
sarebbero motivi di preoccupazione. La Corte, infatti, ha applicato in pieno il
principio dell’immunità degli Stati esteri dalla giurisdizione, stabilendo che
funzionari di uno Stato straniero non possono processati in un altro Stato,
nemmeno nell'ambito di un giudizio civile volto a ottenerne un risarcimento.
I ricorrenti Jones, Mitchell, Sampson e Walker, tutti cittadini britannici, si
dolevano di non aver potuto portare in giudizio davanti ai tribunali del Regno
Unito funzionari dell’Arabia Saudita per vederli condannare al risarcimento
dei danni loro procurati per averli torturati durante la loro detenzione nelle
carceri di quel Paese. I tribunali inglesi avevano però respinto le loro
doglianze, avendo ritenuto che l’operato di pubblici ufficiali di uno Stato
sovrano fosse comunque coperto dall’immunità di quello Stato.
Anche secondo la Corte di Strasburgo, che ha deciso con una maggioranza
di sei ad uno, non v’è stata in questo caso violazione dell’art. 6, par. l della
Convenzione europea che garantisce il diritto di accesso ai tribunali, perché
questo diritto deve intendersi subordinato al complesso dei principi di diritto
internazionale, incluso quello della immunità degli Stati esteri dalla
giurisdizione statale. Così decidendo, la Corte si è allineata nella sostanza a
quanto deciso il 3 febbraio 2012 dalla Corte Internazionale di Giustizia
dell’Aja nel caso Germania contro Italia. In quel caso la CIG aveva deciso che
l’immunità dalla giurisdizione impediva di convenire la Germania davanti ai
tribunali italiani per chiamarla a rispondere delle gravi violazioni dei diritti
umani perpetrate dalle truppe tedesche di occupazione durante la seconda
Guerra mondiale.
La decisione di Strasburgo non si è avuta senza divisioni: il giudice Bianku,
nella sua opinione separata concorrente, avrebbe preferito che il caso
venisse deferito alla Grande Camera, mentre il giudice Kalaydjieva ha votato
contro. La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che aveva dato in passato
alcuni segnali positivi circa la sua volontà e capacità di bilanciare i diritti e
interessi degli individui con i diritti e interessi di Stati e organizzazioni
internazionali, ha più recentemente tale approccio, mostrando di voler
privilegiare le immunità e gli interessi degli Stati. Questa impostazione
generale, di natura stato-centrica e conservatrice, desta seria
preoccupazione in coloro che auspicano un progressivo rafforzamento della
tutela internazionale dei diritti umani.
La Segreteria della Commissione Questioni
Internazionali LIDU
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RASSEGNA STAMPA
http://amisnet.org/
Arrestate lo straniero! La violazione dei
diritti umani in Grecia
“Qui in questa stazione di polizia sono tre mesi che non vedo la luce del sole”, questo
denuncia uno dei tanti migranti trattenuti da mesi dalle forze di sicurezza greche in uno
delle centinaia di centri di detenzione sorti all’indomani dell’avvio dell’operazione Xenios
Zeus, nell’estate del 2012.
Sono oltre 80.000 gli stranieri fermati nel corso di questa brutale operazione che ha
sbattuto in carcere migliaia di persone senza alcun precedente penale e con i documenti
in regola.
Mentre tutto questo accade intanto, ai porti, altre migliaia di persone cercano di
nascondersi sotto i tir per imbarcarsi sui traghetti che partono alla volta dell’Italia.
Chi ci riesce, in molti casi torna indietro perché scoperto dalla polizia italiana allo sbarco,
gli altri, tra riti propiziatori e disillusione, ci riprovano ininterrottamente, da anni, logorando
mente e forze nel difficile tentativo di scappare da un Paese che non li vuole e di arrivare
in un altro che, in molti casi, non è altro che l’ennesima tappa del lungo viaggio alla volta
del nord Europa.
Ospiti della puntata:
Giulia Anita Bari, Medici per i Diritti Umani
Manu Moncada, Medici Senza Frontiere
Passpartù:
Per saperne di più sui temi trattati nella puntata leggi i rapporti ”Invisible Suffering” e
“Porti Insicuri”
All’interno di Passpartù la rubrica Questo mare è di piombo, parte del progetto Across
The Sea
Passpartù, la radio a porte aperte è un programma a cura di Marco Stefanelli
Per notizie, suggerimenti e commenti scriveteci a: [email protected]
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http://www.ncr-iran.org/it/
Iran – Diritti Umani: Quattro prigionieri
impiccati tra i quali uno in pubblico
CNRI – I boia del regime iraniano hanno impiccato in pubblico un prigioniero nella città di Saveh
giovedì, ed altri tre prigionieri nella prigione della città di Qum mercoledì.
Anche giovedì mattina almeno altri quattro detenuti della prigione di Rajei-Shahr sono stati
trasferiti in isolamento per attendere la loro esecuzione.
Due di quelli impiccati nella prigione principale della città di Qum erano stati condannati a morte
per traffico di droga.
Dalle ultime elezioni presidenziali-farsa, grazie alle quali Hassan Rouhani ha assunto la sua carica,
oltre 700 prigionieri sono stati giustiziati
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http://lepersoneeladignita.corriere.it/
All’Azerbaigian la presidenza del
Comitato dei ministri del Consiglio
d’Europa. E i diritti umani?
di Riccardo Noury
Libertà di espressione |
Mercoledì 14 maggio, l’Azerbaigian assumerà la presidenza semestrale del
Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. È normale purtroppo, e non si può far
molto se non denunciare e protestare, che paesi che violano i diritti umani siano chiamati o
siano eletti a presiedere organismi che coi diritti umani hanno a che fare.
Il Comitato dei ministri è il principale organo decisionale del Consiglio d’Europa e presiede
al rispetto dei principi fondativi dell’organismo europeo, scolpiti nella Convenzione
europea sui diritti umani e le libertà fondamentali.
Quello che è meno normale è che alla vigilia dell’assunzione della presidenza del Comitato,
la giustizia dell’Azerbaigian abbia emesso un ulteriore verdetto che suona come un
affronto ai diritti umani.
Il 6 maggio un tribunale della capitale Baku ha condannato a pene da sei a otto anni otto
attivisti del movimento civico giovanile Nida per improbabili accuse di
possesso di sostanze stupefacenti ed esplosivi nonché di “disturbo all’ordine
pubblico”. In realtà, avevano pubblicato un post sul profilo Facebook chiedendo di
scendere in piazza per protestare pacificamente contro le violazioni dei diritti umani. Fuori
dal tribunale, sono state arrestate almeno 26 persone.
Alla vigilia dell’inaugurazione della presidenza azera del Comitato dei ministri, Amnesty
International ha pubblicato un rapporto che denuncia l’intensificarsi della
repressione contro il dissenso all’indomani delle elezioni del 9 ottobre 2013.
Chi vorrà cercare nell’archivio di questo blog informazioni sul periodo precedente, troverà
molti post al riguardo.
Il rapporto di Amnesty International descrive un sistema perfettamente funzionante
di intimidazioni, pestaggi, arresti, processi iniqui e condanne nei confronti di chi
critica il governo del plurieletto presidente Ilham Aliyev. Un sistema messo in piedi
da chi non ha consenso popolare ed è disposto a tutto pur di mantenersi aggrappato al
potere.
I prigionieri di coscienza, condannati solo per aver espresso pacificamente e
legittimamente le loro opinioni sono almeno 19: attivisti del Nida e di altre espressioni
della società civile, oppositori politici, giornalisti e blogger.
Leggete le loro storie nel rapporto di Amnesty International.
C’è da sperare che le leggano anche al Consiglio d’Europa e che si provi imbarazzo e
vergogna per il semestre di presidenza dell’Azerbaigian.
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http://www.contattonews.it/
Amnistia e indulto 2014: ultime novità,
l’incontro di Orlando a Strasburgo sarà
decisivo
10 mag 2014
Settimane decisive per i provvedimenti di amnistia e indulto. Mancano solo pochi giorni al 28
maggio, data imposta allo Stato italiano dalla Corte Europea del Diritti Umani per dare una risposta
al problema delle carceri, per le condizioni disumane nelle quali vivono i detenuti italiani. Il
Ministro della giustizia Orlando il 22 maggio sarà a Strasburgo per un nuovo confronto con le
autorità Ue. Intanto è difficile immaginare l’approvazione parlamentare dei provvedimenti di
indulto ed amnistia, considerati i tempi stringenti. Se da un lato il Ministro nell’ultima conferenza
stampa non ne ha parlato apertamente, dall’altra ha sottolineato di condividere il pensiero del
Presidente Napolitano sulla questione e sappiamo quanto il Quirinale prema tuttora perché si
adottino amnistia e indulto. Orlando ha fatto intendere che la brevità dei tempi non consentirebbe
interventi di tale portata adesso.
AMNISTIA E INDULTO 2014 - Il meeting potrebbe essere decisivo dato che si terrà solo una
settimana prima che scada il tempo imposto a suo tempo dalla stessa UE per sovvertire lo stato di
sovraffollamento carcerario presente in Italia. Il ministro della Giustizia Orlando ha sottolineato
di essere d’accordo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che da tempo chiede i due
provvedimenti di clemenza generale. I Radicali Italiani hanno accolto la dichiarazione del
ministro con grande interesse; il movimento chiede ormai da mesi la ratifica di Amnistia e Indulto
2014. Orlando non ha rilasciato dichiarazioni esplicite in merito, ma ha dichiarato di essere
d’accordo con Napolitano, e di voler gettare le basi per una riforma della giustizia.
AMNISTIA E INDULTO 2014 - “Sulla decisione di Strasburgo non azzardo previsioni, stiamo
provando a stringere su una serie di punti. Abbiamo fatto dei passi avanti ma resta molto da fare per
ripensare il sistema nel suo complesso. Ancora non abbiamo raggiunto il punto per dire
che l’emergenza carceri è finita. Ma se anche affrontassimo l’emergenza, bypassando la pronuncia
di Strasburgo, resta il tema del modello detentivo”.”Ciò che possiamo fare nel breve periodo è
molto limitato, si tratta di ripensare completamente il sistema penitenziario. Condivido
naturalmente le valutazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e credo si possano
creare le condizioni per una riforma della giustizia anche se questo è un Paese in cui non ci vuole
nulla per riaccendere un conflitto: è quindi d’obbligo la cautela, ma anche necessario agire”.
AMNISTIA E INDULTO 2014 - Per il 15 maggio 2014 dovrà essere pronto il testo unificato in
materia di amnistia e indulto, redatto dalla senatrice Nadia Ginetti (Pd) e dal senatore Ciro
Falanga (Fi) in qualità di relatori dei quattro ddl per amnistia e indulto. L’esame congiunto dei ddl
per amnistia e indulto 2014 è in questi giorni al vaglio della Seconda Commissione Giustizia al
Senato della Repubblica.
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http://www.informazione.tv/it/
Porto San Giorgio protagonista con il
convegno nazionale sui diritti umani:
“I Grandi Diritti dell’Infanzia”
E’ iniziato ieri pomeriggio il convegno nazionale “I grandi diritti dell’infanzia”, cuore del
progetto Sulla Rotta dei Diritti. Ieri mattina la conferenza stampa di presentazione, alla
presenza di due relatori, di importanza nazionale ed internazionale, Peter Kirchschlaeger,
dell’Università di Lucerna, e Andrea Iacomini, portavoce nazionale Unicef.
Kirchschlaeger ha voluto richiamare l’attenzione su tre aspetti: “Il diritto all’infanzia è
universale e riconoscerlo non può essere una scelta, ma un dovere; Porto San Giorgio è un
esempio per come enti e istituzioni di vario livello collaborano insieme per riflettere su
tematiche importanti come queste; bambini e ragazzi sono i più danneggiati
dall’immigrazione”.
Andrea Iacomini è sceso nel dettaglio, parlando dei “diritti alla scuola, all’istruzione, ma
soprattutto alla vita”, ricollegandosi alle ragazze rapite in Nigeria, delle quali ancora non si
sa nulla.
“Il progetto non è solo convegno – ha detto Alessandro Fulimeni, responsabile Sprar di
Porto San Giorgio – è anche coinvolgimento delle scuole, con le quali abbiamo avuto
momenti di dibattito e riflessione sui temi dei diritti ai bambini”. Proprio le scuole, o
meglio, gli alunni dell’ISC Nardi questa sera, alle ore 21 presso il teatro comunale, saranno
protagonisti insieme alla Human Rights Orchestra del concerto conclusivo delle attività del
progetto 2014, concerto per il quale, come ha ricordato il prof. Strappa, gli studenti si
stanno preparando da settimane. Alessio Allegrini, che dell’Orchestra è il direttore
artistico, richiamando l’attenzione sulla collaborazione di tutti, ha voluto ricordare come “i
musicisti per i diritti umani, genitori del progetto, non sono tenuti a parlare di questi temi,
ma ad imparare da chi organizza”.
Il sindaco Loira a nome della città, dicendosi orgoglioso che Porto San Giorgio ospiti un
evento di questo tipo, ha portato l’attenzione sul fatto che “il tema dei diritti dei minori è
importante, è mondiale e torna alla ribalta ogni volta che si sente parlare di bambini e
ragazzi che scendono dai barconi, a volte anche da soli. Spero che da questi due giorni
venga fuori un momento di sensibilizzazione verso l’accoglienza”. D’accordo con lui
l’assessore alla cultura, Renato Bisonni, che riconosce come “i minori non hanno
purtroppo colpa se vivono questa situazione”.
L’intero progetto ha il patrocinio della Regione, ieri mattina rappresentata dal consigliere
Letizia Bellabarba, che ha richiamato l’attenzione sul fatto che “l’immigrazione oggi è un
problema europeo”, e della Provincia. L’assessore provinciale alla cultura, Peppino
Buondonno, non presente alla conferenza stampa, ha voluto comunque lasciare una nota.
Buondonno ha espresso il suo ringraziamento alla città di Porto San Giorgio, per aver
organizzato una iniziativa “che pone, opportunamente, al centro, la condizione di
tantissimi bambini e minori migranti che vivono una doppia condizione di debolezza,
fragilità e negazione dei diritti più elementari degli esseri umani. E’ questo uno dei dati che
più evidenziano il rischio di un fallimento storico delle democrazie, che non possono essere
ridotte ad un teatrino dei potenti, dimenticando le ragioni stesse per cui sono nate”.
10/05/2014
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http://www.teleclubitalia.it/
PIETRO GRASSO AD AVERSA: “LEGALITÀ, FONDAMENTO
DELLA DEMOCRAZIA”
di Francesco Cacciapuoti
10 maggio 2014
La seconda carica dello Stato, Pietro Grasso, ha fatto tappa ad Aversa, per presenziare all’evento
organizzato dalla commissione straordinaria dei Diritti umani presso il teatro Cimarosa, totalmente
blindata per l’occasione.
Ad accogliere il Presidente del Senato nella cittadina aversana, c’erano i senatori Lucio Romano,
membro della 12°commissione, e Luigi Manconi, membro della 4°commissione.
L’evento. L’iniziativa intitolata “Legalità, fondamento della democrazia”, nonché prima iniziativa
itinerante della neo-commissione straordinaria dei Diritti umani, ha accolto tanti ospiti, soprattutto
giovani studenti degli istituti del territorio, che hanno ascoltato con acuta attenzione la Lectio
Magistralis dell’ ex procuratore di Palermo. Discutendo delle grosse difficoltà che il Sud incontra
nell’ambito lavorativo, con un certo riguardo ai giovani e l’impegno che le istituzioni insieme alle
scuole devono percorrere passo passo per ritornare in uno stato di legalità.
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http://lastampa.it/
11/05/2014
Kerry Kennedy: “Sono le donne i
primi difensori dei diritti umani”
Presidente del R.F. Kennedy Center
ALAIN ELKANN
Kerry è nel suo ufficio in Madison Avenue a New York. Presiede il Robert F. Kennedy
Center for Justice and Human Rights. Fin da bambina, dalla sua posizione di privilegio,
capì che molti nel mondo soffrono per ingiustizie e discriminazioni e decise di gestire il
Centro creato in memoria del padre Robert. «Abbiamo tre uffici, a Washington, New York
e Firenze. La prossima settimana andrò a Firenze per l’apertura di una nuova biblioteca di
500 volumi sui diritti umani e temi internazionali. Il nostro centro è nel complesso storico
delle Murate, abbiamo un istituto di formazione per i difensori dei diritti umani, e anche
per la lotta alle leggi contro le minoranze, come in Uganda, dove hanno appena varato una
legge che punisce l’omosessualità con l’ergastolo».
Poi va a Torino?
«Sì, il 19 maggio apriamo “Freedom Fighters”, una mostra di fotografie su John e Robert
Kennedy e Martin Luther King alla Fondazione Rosselli. È il 50° anniversario del
movimento per i diritti civili. Lo facciamo non solo per ricordare, ma perché il passato
insegna e molte questioni attuali richiedono la stessa organizzazione e determinazione di
allora».
Qual è l’obiettivo del Centro?
«La Fondazione è stata avviata da famiglia e amici di Robert Kennedy per realizzare la sua
visione della giustizia. Quindi lavoriamo sui grandi problemi come la violenza contro le
donne, il riscaldamento globale, la guerra in Siria, il Medio Oriente, la Russia, la Crimea, il
terrorismo. Se possiamo fare sì che i governi e le multinazionali, i mariti e i compagni di
classe smettano di violare i diritti umani, possiamo creare un mondo più giusto».
Ottenete buoni risultati ?
«Sono molto ottimista, perché quando ho iniziato a lavorare per i diritti umani nel 1981
tutta l’America Latina era sotto dittature militari di destra e oggi, fatta eccezione per Cuba,
sono tutte democrazie. Tutta l’Europa orientale era sotto il comunismo e oggi lì non c’è un
governo comunista. Il Sud Africa era nel pieno del regime dell’apartheid e oggi ha avuto
una serie di governi liberamente eletti. I diritti delle donne non sono stati nell’agenda
internazionale fino al 1995, quando Hillary Clinton a Pechino disse “I diritti delle donne
sono diritti umani”, un’affermazione rivoluzionaria. Oggi la Cedaw, la convenzione Onu
per i diritti della donna, è stata ratificata da 183 Paesi. Abbiamo visto enormi cambiamenti
e non sono avvenuti perché li volevano i governi, l’esercito o le multinazionali, ma perché
la gente comune ha sognato la libertà e ha fatto sì che il sogno si avverasse».
Qual è il suo ruolo nel Centro?
«Io sono presidente e ambasciatrice dell’organizzazione, sono responsabile della raccolta
fondi, oltre dieci milioni di dollari l’anno. Li riceviamo da individui, aziende, governi o in
Italia fondazioni bancarie. Devo assicurarmi che i programmi abbiano l’impatto giusto».
Perché non ha seguito le orme di suo padre con un incarico elettivo?
«Ho enorme ammirazione per chi intraprende questa strada, ci ho fatto un pensiero
quando studiavo legge e c’era un posto libero nell’amministrazione cittadina di Boston. Ma
il mio cuore è sempre stato preso dalle questioni internazionali e questo è il lavoro che
voglio fare. Per troppi versi essere eletta per me un compromesso. Ti dà potere per molte
cose, ma non per quelle che interessano a me».
I politici vi stanno a sentire?
«Non abbastanza. Se lo facessero, sarebbe meglio. Ma io sono grata per i rapporti aperti
che ho con molti leader in tutto il mondo».
Appoggerà la candidatura di Hillary?
«Sì, è una donna saggia e un grande leader. Ho molto da imparare da lei».
E il presidente Obama ?
«Abbiamo un buon rapporto con la Casa Bianca, ha dato ospitalità ai nostri difensori dello
Zimbabwe, ha sostenuto il nostro lavoro sulle minoranze sessuali in Uganda e altri paesi.
Sono buoni alleati del nostro lavoro in Messico sulla giurisdizione civile».
E con i leader italiani che rapporto ha?
«Conosco Renzi per via del nostro lavoro a Firenze. È un fan di Robert Kennedy e sono
felice che l’Italia abbia un uomo come Renzi dopo Berlusconi. Non solo ha una visione ma
dà la sensazione che per lui il giorno non abbia abbastanza ore per fare tutto e ha
un’energia quasi frenetica, non solo nell’avere nuove idee, ma nel metterle in pratica:
questo fa di lui un eccezionale leader politico».
Quali sono i vostri nuovi impegni?
«Quello che stiamo facendo ora si chiama RFK Compass. Mettiamo assieme circa cento
persone che controllano da tre a cinque trilioni di dollari e li facciamo riunire tre volte
l’anno per parlare dell’impatto sugli investimenti delle violazioni dei diritti umani, del
degrado ambientale e della corruzione».
Se le chiedessero: scelga un punto della Dichiarazione dei diritti umani?
«L’emancipazione delle donne: le donne sono il 50 per cento della popolazione e quando
sono al potere è più probabile che si agisca per fermare le violazioni dei diritti umani».
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www.opinione.it
IL MANIFESTO DELL'AEDH E IL FUTURO DELL'UNIONE EUROPEA
Le imminenti elezioni per il Parlamento europeo dovranno essere una scommessa vincente in ordine
ai futuri assetti dell'Unione. Si tratta di trasformare un appuntamento burocratico in una reale
condivisione dei processi decisionali da lungo tempo nelle mani di un manipolo di tecnocrati che
nessuno ha eletto! Il consenso popolare è la base di un processo democratico tanto più efficace
quanto la partecipazione è in pari misura estesa. Tuttavia, eleggere dei rappresentanti non basta. E'
necessario che i membri del Parlamento europeo abbiano la possibilità di esercitare con efficacia le
loro funzioni, prima fra le quali quella di poter legiferare in luogo degli organismi non elettivi oggi
emanatori di Direttive spesso fuori dal controllo democratico e quindi in balìa delle pressioni
fortissime delle banche e delle società multinazionali il cui interesse è unicamente il profitto da
realizzare peraltro con tempi sempre più ravvicinati.
Queste elezioni quindi devono essere il punto di partenza di un processo caratteristico di una
democrazia complessa capace di mediare fra gli interessi sociali ed economici, ma perseguendo la
realizzazione di uno stato sociale composto di cittadini e non da sudditi spaventati e privati della
dignità personale, come oggi sta accadendo in questa Europa delle banche e delle corporations.
Una decisiva attenzione ai diritti dei cittadini eviterà che la tenuta sociale non venga meno
lasciando spazio a derive caotiche e violente perché dettate dall'indigenza di vaste aree delle
popolazioni europee. Va in definitiva eliminato il rischio che alcuni settori sociali dominanti non
perseguano il caos per eliminare la cittadinanza in favore di una vastissima sudditanza al bisogno
economico che farebbe saltare gli equilibri sociali e lo stato sociale in favore di un sistema
asservito al profitto tout court, come fu il tentativo fortunatamente sventato, della direttiva
Bolkenstein. Una Direttiva che prefigurava la creazione di un mercato del lavoro europeo
superconcorrenziale e darwinistico dove avrebbe vinto la creazione di lavoro in favore dei
lavoratori provenienti dai Paesi dove la legislazione sociale era meno protettiva. Una legislazione
che avrebbe trovato applicazione nei Paesi più protettivi dove questi lavoratori avessero prestato la
loro opera! Il primo divieto a questa applicazione è partita dalla Svezia e l'operazione non si è
realizzata. Uomini come cose, come manovelle di un meccanismo - niente più! Non va dimenticato
che il progetto oggi non andato in porto non è stato accantonato, è in sordina per essere attuato
appena le circostanze o un Parlamento addomesticato lo consentiranno e allora si realizzerà un
vastissimo caporalato che coinvolgerà oltre 200 milioni di persone. Una situazione che andrebbe
ben oltre l'azione dei grandi imperi schiavisti del mondo antico!
Queste prossime elezioni dovranno essere il terreno di realizzazione di uno stato Europeo attento ai
diritti umani e sociali dei cittadini (e non diciamo schiavi) dell'Europa.
La LIDU da tempo ha preso iniziative e creato convegni per sostenere che quanto sopra affermato è
la strada più lineare per la realizzazione di una Europa dei cittadini e non delle banche e delle
multinazionali che comandano a bacchetta il drappello di sconosciuti superburocrati che da troppo
tempo manovrano le leve di governo del vecchio continente.
La LIDU, come aderente dell'AEDH (Association Europeéenne des Droits Humains) ha partecipato
alla redazione di un Manifesto costituito da sei punti programmatici aventi tutti lo scopo principale
di rendere esigibili i diritti fondamentali alla cittadinanza, al lavoro, ad una immigrazione
programmata, al diritto di asilo, ad una detenzione rieducativa ed infine all'attenta gestione dei dati
personali delle popolazioni europee.
All'interno di simile scenario, l'Italia deve affrontare in totale solitudine il problema della
immigrazione dal mare spesso con strumenti inadeguati e senza una pianificazione che avrebbe una
sua efficacia laddove ci fosse una reale cooperazione fra gli Stati membri dell'Unione Europea. Una
Unione completamente incapace, oggi, di elaborare una strategia globale utile alla creazione di
accordi con i Paesi esportatori di migranti. All'incertezza economica e sociale dei cittadini europei
(alcuni sono più cittadini di altri) si aggiunge una immigrazione disordinata e della disperazione.
Ecco quindi le sfide del prossimo Parlamento europeo: cittadinanza, immigrazione e lavoro stabile e
non quello precario che trucca le statistiche ma non risolve i problemi sociali gravissimi europei che
i prossimi rappresentanti europei dovranno affrontare con capacità e determinazione per evitare
l'insorgere di focolai insurrezionali dettati dalla subalternità, dalla estraniazione ai processi
democratici, dal bisogno di lavoro che continua e non esserci.
Roma, 2 maggio 2014
Maria Vittoria Arpaia
LIDU ONLUS NAZIONALE
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http://www.balcanicaucaso.org/
Libertà di stampa: minacciata
anche in Europa
Daniela Mogavero
2 maggio 2014
Il 3 maggio si celebra in tutto il mondo il diritto alla libertà di stampa.
Un diritto - ricorda il commissario per i Diritti umani del CoE, Nils
Muižnieks - tutt'altro che scontato anche in Europa. Un'intervista
La libertà di stampa è un diritto sancito nell’articolo 19 della
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ma in molti casi
esercitarlo è quasi impossibile o mette a rischio la sicurezza di chi lo
fa. Esistono situazioni limite anche in Europa?
Sì, degli schemi preoccupanti stanno erodendo la libertà di stampa in Europa:
giornalisti, fotografi e cameraman sono stati uccisi, feriti, arrestati, minacciati o
denunciati. Tra le minacce più preoccupanti annovero la violenza della polizia
contro i giornalisti che seguono le manifestazioni. In particolare nel caso della
Turchia durante le proteste per Gezi Park quando gli agenti hanno usato una
forza eccessiva contro dimostranti e giornalisti, alcuni dei quali sono rimasti
feriti e la loro attrezzatura è stata danneggiata.
Anche in Bosnia alcuni giornalisti e operatori tv che seguivano le manifestazioni
anticorruzione e contro l’austerity sono stati minacciati con atteggiamenti
violenti dalla polizia. Ma il problema riguarda tutta Europa: alla fine di marzo,
per esempio, un gruppo di reporter e di fotografi è stato pestato dalla polizia
spagnola nonostante si fossero identificati come membri della stampa. Ritengo
che sia importante non solo investigare realmente su tutti questi casi di
violenza ma anche formare gli agenti e le forze dell’ordine su come proteggere
i giornalisti e trattare i singoli casi.
Uno degli ultimi esempi di "censura" è stato registrato, appunto, in
Turchia non solo attraverso il tentato stop a Twitter, ma anche con le
minacce ai giornalisti fuori dal mainstream da parte di Erdoğan. Cosa
ne pensa?
La libertà di stampa, e la libertà di espressione in generale, è stata messa a
dura prova in Turchia negli ultimi tempi. Penso che le autorità turche debbano
garantire un’atmosfera più tollerante nei confronti dei dissidenti e delle critiche
e consentire alla stampa di operare più liberamente.
Secondo l'ultimo indice Press Freedom la Russia è 148esima con sei
posizioni in meno all'anno precedente, crollo dovuto al ritorno alla
presidenza di Vladimir Putin. Ma oltre alla repressione il vero problema
della Russia è il fallimento della giustizia nel punire i responsabili di
omicidi di giornalisti. E' d'accordo?
Non valuto i paesi, ma mi concentro di più sulle possibili soluzioni per
migliorare la tutela dei diritti umani. Per quanto riguarda la libertà di stampa in
Russia sono necessari sforzi maggiori per assicurare alla giustizia non solo gli
assassini ma anche chi ha ordinato gli omicidi dei giornalisti. E’ un passo
cruciale per far crescere la fiducia della popolazione e dei media nella volontà e
nella capacità dello stato di proteggere i giornalisti.
Le istituzioni come possono tutelare la libertà di informazione e il
lavoro dei giornalisti anche in paesi dove i pericoli sono meno evidenti
che in altri ?
Per quanto riguarda i compiti delle istituzioni ritengo che ci sia bisogno di
un'urgente revisione della legislazione attuale che è inadeguata e anche del
modo in cui queste norme vengono applicate. Per esempio, nella maggior parte
dei paesi europei la diffamazione e la calunnia sono ancora reati che fanno
parte del Codice penale, una condizione che è difficilmente conciliabile con gli
standard internazionali.
Questa situazione ingessa infatti la libertà di espressione e porta a
un’autocensura, due fattori che hanno effetti deleteri sulla democrazia. Per
questo la diffamazione e la calunnia dovrebbero passare da reati penali a
sanzioni civili proporzionate. Sfortunatamente c’è ancora molta strada da fare
prima che l’Europa raggiunga questo obiettivo.
Inoltre si ricorre troppo spesso al segreto di stato o al terrorismo per mettere
una museruola alla stampa. Sarebbe utile che politici e personalità pubbliche
cambiassero il proprio atteggiamento nei confronti della stampa. Dovrebbero
sempre condannare le violenze subite dai giornalisti e accettare un grado più
alto di critica pubblica e esame, evitando il ricorso a reazioni violente o a
intimidazioni. E’ cruciale per aiutare gli organi di informazione ad operare
liberamente.
A livello internazionale, inoltre, incontro spesso giornalisti e riporto le loro
preoccupazioni ai livelli più alti della politica. Inoltre lavoro a stretto contatto
con il rappresentante dell’Osce per la libertà dei media, Dunja Mijatović, con
cui ho unito le forze per migliorare la libertà di stampa in Europa.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La
responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e
Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla
pagina del progetto Safety Net for European Journalists. A Transnational
Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe .
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http://urbanpost.it/
Intervista all’Osservatorio Diritti Umani
per Carceri (Dis)umane: azioni teatrali di
informazione non convenzionale
Postato il 2 maggio 2014 da Isotta Esposito
L’Osservatorio Diritti Umani ha ideato una performance teatrale con l’obiettivo di far
entrare negli occhi dello spettatore che cosa comporta il sovraffollamento nelle
carceri. Per UrbanPost hanno rilasciato un’intervista
Il 3 maggio 2014 presso la Polveriera Austriaca di Forte Marghera – Mestre, si terrà la
performance CARCERI (DIS)UMANE: azioni teatrali di informazione non convenzionale, di
cui UrbanPost ha già fornito qualche dettaglio in un articolo precedente. Mentre gli attori si
cambiano, Debora Slanzi e Marco Colucci, sono pronti a restare per l’intervista
esclusiva.
Chi siete e che cosa fate?
Marco: L’Osservatorio Diritti Umani è nato circa un anno fa e si occupa di promozione e
protezione dei diritti umani in Italia. Siamo in 15 a farne parte, abbiamo cercato da subito
di dare un taglio diverso rispetto ad altre organizzazioni che si occupano di diritti, ponendo
l’analisi principale sulla risposta italiana alle imposizioni che derivano dai diritti umani. I
primi temi che abbiamo affrontato e a cui tuttora ci dedichiamo sono: il carcere,
l’immigrazione, la tratta di esseri umani e l’inefficienza del sistema di giustizia.
Perché avete deciso di accostare il teatro ad un tema così delicato?
Marco: Perché il teatro permette di avvicinarsi alla realtà e vederla con gli occhi di una
grande forma d’arte. Abbiamo scelto il teatro come forma di promozione e d’informazione,
per arrivare a tutti, senza scegliere la strada del report. Il teatro si avvicina a tutti.
Come avete improntato la regia?
Debora: Siamo partiti dalla dichiarazione dei diritti umani e abbiamo trovato delle azioni
simboliche che potessero rappresentare i diritti delle persone. Abbiamo basato la regia sul
diritto di poter fare determinate azioni che viene negato dalla mancanza di spazio che si
riduce nel percorso della performance.
Che cosa vedrà lo spettatore sabato 3 maggio?
Debora: Una serie di azioni teatrali che nascono con l’obiettivo di esprimere dei diritti, ma
che poi saranno bloccate. Lo spettatore sarà immerso nella condizione visiva e spaziale in
relazione con azioni che esprimono alcuni diritti umani mentre subiscono la mancanza di
spazio.
Che cosa vi aspettate da CARCERI (DIS)UMANE?
Marco: Ci aspettiamo che il pubblico capisca che cosa comporta il sovraffollamento e
riconosca quando i diritti vengono violati. Che figura farà l’Italia se non riuscirà ad
adempiere ai suoi doveri? La riabilitazione del condannato è fondamentale.
Volete aggiungere qualcos’altro?
Debora: Sono grata a tutte le persone che hanno avuto fiducia in questo progetto e si
sono dimostrate disponibili. Gli attori sono tutti volontari.
CARCERI (DIS)UMANE: azioni teatrali di informazione non convenzionale, avrà luogo il 3
maggio 2014 presso la Polveriera Austriaca di Forte Marghera, Mestre-Venezia. Poiché la
partecipazione alle azioni teatrali è riservata a 10/15 spettatori a replica, si consiglia la
prenotazione all’indirizzo: [email protected] Orari delle repliche: 11.00-11.3012.00-12.30-17.00-18.00-18.30-19.00.
“Una delle principali problematiche che connota i 205 istituti penitenziari italiani è il
sovraffollamento. Secondo i dati più recenti forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione
Penitenziaria, al 31 marzo 2014 i detenuti presenti nelle carceri italiane erano 60.197, per
una capienza regolamentare di 48.309 posti” Osservatorio Diritti Umani Onlus
Intervista a cura di Isotta Esposito
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http://italian.ruvr.ru/
2 maggio, 14:23
L’Occidente ignora e calpesta i diritti
civili in Ucraina
Il Ministero degli Esteri russo ha esortato i partner
occidentali e le organizzazioni internazionali per i diritti
umani a condannare con risolutezza le violazioni dei
diritti umani in Ucraina.
La repressione politica contro i dissidenti da parte delle attuali autorità di Kiev deve essere
fermata. In questa situazione, è impossibile immaginare le elezioni presidenziali previste
per il 25 maggio quali libera espressione dei cittadini ucraini, fanno sapere a Mosca.
Gli attuali leader di Kiev, che hanno preso il potere con un colpo di stato armato il 22
febbraio, continuano ad usare metodi illegali per restare al potere. Il regime di Kiev viola i
più elementari diritti dei cittadini, vieta la libertà di parola, invia l’esercito contro
manifestanti pacifici, rapisce attivisti del movimento nazionale di protesta. In Ucraina oggi
vi sono decine di prigionieri politici e la situazione sta solo peggiorando di giorno in giorno,
richiama l’attenzione il portavoce del Ministero degli Esteri russo Alexander Lukashevich:
I resoconti dei media danno motivo di parlare già dell’inizio di una "caccia alle streghe ",
con la persecuzione di massa dei dissidenti, la persecuzione politica e la repressione
contro chiunque osi dissentire con le attuali autorità di Kiev. Vi è un’estrema
preoccupazione relativa alle notizie sulla costruzione di una grande struttura per la
detenzione temporanea di migliaia di persone sospettate di ospitare immigrati clandestini.
In Ucraina non c’è un tale numero di immigrati illegali e la struttura che si vuole erigere
ricorda i campi di concentramento. Si pone la questione se il regime di Kiev non stia
programmando di rinchiudere lì i cittadini dissenzienti delle regioni sud-orientali del paese.
L’Occidente ha ignorato tutti questi fatti. Solo dopo insistenti richieste della parte russa in
seno all'OSCE e del Comitato internazionale della Croce Rossa, gli osservatori
internazionali hanno fatto visita a Pavel Gubarev, leader nazionale del movimento di
protesta nella regione di Donetsk, attualmente prigioniero. Hanno così appurato che
Gubarev è agli arresti in una situazione troppo pesante per le sue condizioni di salute,
essendo stato sottoposto a torture e poiché sta portando avanti uno sciopero della fame a
tempo indeterminato. Ma da parte degli attivisti occidentali dei diritti umani non vi è stato
nessuna richiesta di rilasciare il detenuto, né alcuna condanna delle autorità di Kiev per le
rappresaglie politiche contro gli oppositori del regime. Questo si spiega solo con il fatto
che i paesi occidentali hanno sostenuto il colpo di stato in Ucraina e lo hanno perfino
sponsorizzato, ha dichiarato Igor Šiškin, vice direttore dell'Istituto dei Paesi della CSI, la
Comunità degli Stati Indipendenti:
Sappiamo che la stragrande maggioranza delle organizzazioni internazionali per i diritti
civili è sotto il controllo di Washington. Di conseguenza ad un suo ordine, tutti chiudono gli
occhi. Non è forse ora che le organizzazioni internazionali per i diritti umani sollevino un
polverone in merito alle violazioni della libertà di parola in Ucraina ed in merito alle
vessazioni nei confronti dei giornalisti espulsi dal paese? Se questo fosse accaduto in
qualsiasi altro paese, si sarebbero sentite le voci di Amnesty International, Freedom
House e di altre organizzazioni. Ma qui non si accorgono di nulla. Come quanto è
accaduto, ad esempio, per la corsa presidenziale, quando alcuni candidati presidenziali
sono stati privati della tutela dello Stato, quando sono state sequestrate e bruciate le sedi
dei partiti che partecipano alla campagna presidenziale. Di fronte a tutto questo le
organizzazioni internazionali per i diritti umani sono cieche.
Questo non è coerente con gli standard dell'OSCE e del Consiglio d'Europa, nonché con
gli obblighi che hanno preso le autorità di Kiev in una riunione a Ginevra il 17 aprile.
Mosca insiste che in Ucraina deve essere prontamente fermata ogni forma di violenza e
respinto ogni estremismo per poter ottenere la piena esecuzione del processo
costituzionale. Da parte sua la Russia continuerà a promuovere la diminuzione del conflitto
in Ucraina.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/2014_05_02/L-Occidente-ignora-e-calpesta-i-diritticivili-in-Ucraina-9682/
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http://ansamed.ansa.it/
Onu: Palestina aderisce a 5 trattati sui
diritti umani
Dopo richiesta formulata il 2 aprile
02 maggio, 18:10
(ANSAmed) - GINEVRA, 2 MAG - Sono entrati oggi in vigore per la Palestina cinque trattati
internazionali sui diritti umani, tra i quali la Convenzione contro la tortura, quella sui diritti dei
bambini e quella per l'eliminazione della discriminazione razziale. Lo ha annunciato a Ginevra un
portavoce dell'Alto commissariato Onu per pei diritti umani, Rupert Colville.
Esattamente un mese fa infatti, il 2 aprile 2014, lo Stato di Palestina aveva depositato presso il
Segretario generale dell'Onu gli strumenti di adesione ad una serie di trattati: il Patto internazionale
sui diritti civili e politici, il Patto sui diritti economici, sociali e culturali, la Convenzione
sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, la Convenzione sui diritti
delle persone disabili, la Convenzione sull'eliminazione della discriminazione razziale, la
Convenzione contro la tortura, la Convenzione sui diritti del fanciullo e il Protocollo opzionale alla
Convenzione sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati. Cinque di questi trattati sono
entrati in vigore oggi - ha detto Colville, mentre il protocollo opzionale ed i due Patti entreranno in
vigore rispettivamente il 7 maggio ed il 2 luglio. "L'adesione a sette trattati sui diritti umani
fondamentali e un protocollo chiave è un passo significativo verso il rafforzamento della
promozione e della protezione dei diritti umani in Palestina", ha osservato il portavoce
sottolineando che contrariamente ad altri Paesi della regione, la Palestina non ha emesso riserve.
La Palestina, che ha ottenuto lo status di Stato osservatore dell'Onu nel novembre 2012, era
diventata parte alle Convenzioni di Ginevra lo scorso 11 aprile. (ANSAmed).
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