“La matematica degli ingegneri-scrittori” Prof. Vito Cardone Università di Salerno: La matematica è fondamentale negli studi di ingegneria; molti, come Gadda per citare un ingegnere-scrittore, hanno scelto questo percorso proprio per passione per la matematica o perché, negli studi pre-universitari, sono stati bravi in matematica. Non sono mancati, però, coloro che hanno scelto di fare l’ingegnere nonostante una forte avversione per la matematica: come Dostoevskij e Burzio, per restare nell’ambito degli ingegneri-scrittori che sono oggetto di questo intervento. Come che sia, la matematica è la disciplina, tra quelle studiate nel periodo di formazione da ingegnere, che più si incontra nell’opera letteraria degli ingegneri artisti. La matematica in tutte le salse, con i suoi problemi semplici e quelli complessi, che restano nella mente degli studenti – poi degli ingegneri – come snodi essenziali della loro formazione, non solo scientifica e tecnica ma anche umana, talvolta come questioni in qualche modo irrisolte, se poi tornano con tanta insistenza. Ma anche la matematica con le sue strutture, con la sua logica; la matematica come abito mentale, come approccio alla realtà, come strumento di analisi e di sintesi della realtà complessa, come visione del mondo, come vero e proprio mondo. Evgenij Zamjatin ha costruito un intero mondo – quello di Noi, all’interno dello Stato Unico – fondato sulla matematica, che ha trasformato in pura metafora. In molti autori – come in Musil, che riempie di riferimenti alla disciplina il Törless e L’uomo senza qualità, o in Westerman – l’atteggiamento verso la matematica è articolato e, talvolta, contraddittorio. Per Rudolf Steiner, che pure studiò per due anni ingegneria, la matematica, in particolare la geometria, fu addirittura alla base della sua ricerca filosofica. La relazione indaga le questioni innanzi sintetizzate, sulla base dell’opera letteraria di coloro che hanno studiato ingegneria, ma si sono affermati poi soprattutto come scrittori. La matematica e sogni nella letteratura. Il confronto tra la matematica ed i sogni, quando si affaccia in qualche testo letterario, si riduce, in molti casi, a quello tra l’affermazione della loro scontata incompatibilità`a e l’idea liquidatoria che la matematica stessa sia una sorta di sogno (di solito, un brutto incubo). Pochi esempi saranno sufficienti a illustrare queste due tendenze sbrigative (per la seconda, il cupissimo poema Le calcul, c’est l’abime di Victor Hugo); la maggior parte dell’intervento sarà invece dedicato ad alcune, a mio giudizio pi`u significative, occorrenze letterarie nelle quali l’accoppiata matematica/sogno viene proposta in maniera pi`u articolata e, soprattutto, funzionale al progetto narrativo. I testi impiegati come fonti principali sono: Il sogno di D’Alembert di Diderot (non propriamente un testo letterario ma del quale ci interessa la cornice, che `e tale), il Somnium di Keplero (con il suo antecedente Il volto della Luna di Plutarco) ed alcuni racconti di H. P. Lovecraft. “Matematica e letteratura, teatro e cinema” Prof. Michele Emmer Università di Roma “La Sapienza” : La matematica e il cinema, un binomio che è diventato sempre più interessante nell’arco degli ultimi 20 anni. Di alcuni film si parlerà, senza tralasciare il teatro e la letteratura. Cercendo di vedere come scrittori, autori teatrali, registi hanno trattato di matematica, ognuno con un punto di vista diverso, ma subendo tutti il fascino dei matematici, di come si immaginano i mestiere di matematico. Verranno proiettate le scene di alcuni film. ”Leonardo Sinisgalli fra sponda impervia e sponda fiorita” Prof. Gian Italo Bischi Università di Urbino "Carlo Bo": Il poeta Leonardo Sinisgalli (1908-1981) è stato un gigante della cultura del Novecento. Uomo di vasti orizzonti culturali, è approdato alla poesia provenendo da studi di Matematica e Ingegneria, e si è dedicato ad attività professionali nella grande industria, nell'arte, design e architettura, oltre ad essere stato direttore di famose riviste aziendali degli anni '50, come Pirelli e Civiltà delle Macchine. Ma continuò a parlare di matematica e matematici nei tanti campi in cui si trovò a esprimere il suo talento creativo, non solo come poeta ma anche nella sua attività al servizio dell’industria e della pubblicità. La sintesi, l'essenzialità, l'immediatezza dell'intuizione sono i tratti che accomunano i vari campi in cui Sinisgalli ha operato. In molti suoi scritti esprime efficacemente l'idea del metodo matematico come guida alle attività umane e attitudine positiva del pensiero. “Dalla Matematica alla Poesia, dalla Poesia alla Matematica” Prof. Paolo Maroscia Università di Roma “La Sapienza” : Verranno illustrati alcuni testi di poeti italiani e stranieri, ricchi di suggestioni e significati riguardanti la matematica. In particolare, verranno evidenziati aspetti importanti, spesso trascurati in un contesto formalizzato, legati all'immaginazione, alla fantasia, alle emozioni e ai sentimenti profondi, all'eleganza formale, al piacere estetico, alla varietà dei linguaggi espressivi. Inoltre, verranno forniti spunti e suggerimenti concreti per attività da svolgere in classe, collegate ai rapporti tra matematica e poesia, ciò che verrà sviluppato in dettaglio nel Laboratorio. “Lezioni” ritrovate di Calvino Prof. Gabriele Lolli Scuola Normale Superiore di Pisa: Si cercherà di immaginare alcune ulteriori "Lezioni americane" pensando a una possibile trattazione da parte di Calvino, con risvolti di applicazioni al pensiero matematico. “Rivoluzioni scientifiche e letteratura. Il caso Norbert Wiener” Prof. Paolo Zellini Università di Roma “Tor Vergata”: Di Norbert Wiener, nato nel 1894 a Columbia, Missouri, ricorreva nel 2014 il cinquantenario della morte. Wiener fu uno dei padri della rivoluzione informatica nel secolo scorso. Genio multiforme, che spaziava dalla matematica alla neurofisiologia, dalla fisica alla filosofia, dall’ingegneria alla letteratura, Wiener elaborò teorie di grande importanza scientifica, ma dovette pure maturare la sensazione di vivere in un universo irregolare e caotico. Tra guerre sanguinose e brillanti conquiste scientifiche, il destino dell’uomo gli appariva, a tratti, incerto e oscillante. E di questo destino Wiener trovava numerosi esempi letterari: Eliot, Dante e Ovidio, come pure alcuni passi delle Scritture, aiutavano a esprimere i pericoli e l’oscurità morale che la scienza non può evitare di scoprire nell’estendere il suo dominio. “Mathèmata pathèmata: il dolore dell'apprendimento nella tragedia attica antica” Prof.ssa Agnese Ilaria Telloni Università Politecnica delle Marche : Nonostante la tradizionale alterità fra mito e tragedia da una parte e pensiero razionale dall’altra, la matematica si rivela a un’attenta lettura un sottotraccia discreto e onnipresente nel dipanarsi delle vicende tragiche. La mathesis, infatti, alla lettera “apprendimento”, è spesso il soggetto delle tragedie attiche antiche e la scaturigine principale della rovina degli eroi. Il desiderio innato di conoscenza, al tempo stesso massima aspirazione per l’uomo e orizzonte precluso per volere degli dei, determina il peccato di hybris, insopportabile tracotanza, e la conseguente pena di molti personaggi. Prometeo, ad esempio, ruba di frodo agli dei il calcolo e le arti per donarli all’uomo, e per questo soffre in eterno. Edipo, invece, solutore di problemi per eccellenza, viene esaltato dall’enigma numerico della Sfinge e viene annientato dalla caparbia e metodica ricerca del colpevole dell’omicidio di Laio. Significativi tratti matematici segnano dunque alcuni fra i più celebri personaggi della tragedia; inoltre processi dimostrativi, enumerazioni rituali, forme classiche o rovesciate di definizione si distribuiscono con rilevante frequenza nei drammi e assolvono a funzioni piuttosto variegate, delineando la mathesis come una delle cifre peculiari del tragico. Dostoevskij matematico Prof. Carlo Toffalori Università di Camerino: La matematica “equivale a un puro zero”, scriveva Dostoevskij da giovane studente. Anche gli anni della maturità confermarono un giudizio talmente negativo. La rivolta contro il determinismo e l’oppressione delle scienze esatte ricorre in tutta l’opera dello scrittore russo, da “Memorie dal sottosuolo” a “Delitto e castigo”, dai “Demoni” ai “Fratelli Karamazov”. Cercheremo di percorrerne i motivi e le tappe principali, rilevando peraltro sorprendenti connotazioni matematiche in due tra i più grandi personaggi dostoevskiani: il Kirillov dei “Demoni” e Ivàn Karamazov. “La quarta dimensione e l’immaginario letterario nell’Inghilterra Vittoriana” Prof.ssa Mariateresa Franza Università degli Studi di Salerno: Il dibattito sorto intorno alla seconda metà dell’Ottocento in tutta Europa sulle geometrie non euclidee favorisce uno scambio fecondo di idee nell’ambito della comunità scientifica che si estende all’ambito filosofico, sociale e letterario. Gli assunti di base del sapere euclideo vengono progressivamente messi in crisi nel loro statuto di veridicità scientifica. Nasce un nuovo tipo di geometria che prende in considerazione gli aspetti più critici del suo sistema di riferimento: la natura curva dello spazio e delle sue superfici, la questione della relatività dei suoi assiomi, in definitiva la possibilità di un nuovo ordine matematico, eversivo e destabilizzante rispetto al tradizionale apparato euclideo. L’accento posto sul valore dato alla variabile dimensione favorì in poco tempo nuove intuizioni sullo spazio geometrico e sull’ipotesi che esso potesse possedere più di tre dimensioni. La Quarta Dimensione, una realtà superiore o ‘iperspazio’, perpendicolare alle altre tre e come tale difficile da rappresentare se non tramite un procedimento analogico favorì complesse possibilità spaziali e una varietà di connotazioni e suggestioni di natura filosofica, mistica, artistica e, non ultima, letteraria. L’idea rivoluzionaria di quarta dimensione fu motivo di nutrimento per nuove filosofie, avanguardie artistiche, nuovi orizzonti letterari. In tal senso, la nostra indagine si concentrerà sull’analisi di fondamentali testi letterari di alcuni dei maggiori romanzieri vittoriani che, non a caso, hanno in comune l’essere matematici o uomini di scienza: Lewis Carroll, Edwin Abbott, Charles H.Hinton e H.G. Wells. Una relazione desiderata Prof.ssa Marina Imperato D.S. Liceo Alberti Napoli: Affrontare il tema del rapporto tra la matematica e la letteratura significa inoltrarsi in un terreno molto delicato, cosparso di trappole, nel quale – però- è affascinante avventurarsi per esplorare le possibilità di incontro di due mondi la cui distanza (non solo formale) è innegabile. In maniera programmatica e dichiarata il futurismo proponeva, in particolare, una rivoluzione linguistica annunziata come metodologia di ricerca. Il movimento, capeggiato da Marinetti, ricercava nuove geometrie, compiendo una estrema operazione chirurgica nel rapporto tra la poesia e la scrittura, tra la poesia e la parola. Marinetti e i futuristi si dichiararono esplicitamente innamorati della matematica: prima di tutto per la sua "perfezione antiromantica" ma, soprattutto, per la potenza innovativa del suo linguaggio. Per la prima volta nella letteratura la moderna matematica assiematica e l’idea del relativo nella fisica apparvero a portata di mano e capaci di operare una trasformazione radicale nella espressione e, ancor di più, nei contenuti poetici. Il linguaggio poetico dei futuristi proclamava, infatti, anch’esso leggi rigorose, coerenti, di estrema sintesi tali da poter essere riconosciute in maniera oggettiva e universale, sebbene le costruzioni (all’apparenza sconnesse) di versi liberi risultassero tutt’altro che immediatamente perspicue e neanche lontanamente ‘rassicuranti’. Nel Futurismo la funzione poietica dell’artista è quella di creare il futuro rigettando la disciplina delle forme tradizionali che conduce al sacrificio della fantasia. “Cultura scientifica e cultura umanistica: sulle idee di Mach per un’istruzione superiore” Prof.ssa Verena Zudini & Prof.ssa Luciana Zuccheri Università di Trieste: Der relative Bildungswert der philologischen und der mathematisch-naturwissenschaftlichen Unterrichtsfächer der höheren Schulen (“Sul valore formativo relativo delle materie di insegnamento filologiche e matematico-scientifiche nelle scuole superiori”) è il significativo titolo di una conferenza tenuta nel 1886 dal fisico e filosofo austriaco Ernst Mach e contenuta nelle sue Populärwissenschaftliche Vorlesungen (“Lezioni popolari”). Confermandosi studioso di grande modernità, Mach vi tratta del rapporto fra cultura scientifica e cultura umanistica e del loro reciproco valore formativo. Egli sostiene come, nello sviluppo culturale del suo tempo, ormai incentrato sull’ambito tecnico-scientifico, lo studio umanistico non possa più essere considerato l’unico (e neppure il migliore) per offrire un’istruzione superiore. Va dunque riconsiderata e ridiscussa la supremazia a lungo accordata alla cultura umanistica per poter riconoscere anche il valore e i pregi della cultura scientifica: lo studio delle scienze si rivela quanto mai importante per aiutare l’uomo a osservare e comprendere il mondo che lo circonda e la civiltà in cui vive e quindi, attraverso il rafforzarsi della ragione e del giudizio che ne deriva, ad agire in modo “economico” (secondo l’accezione machiana del termine). In tale ottica l’istruzione scientifica va perseguita, e Mach fornisce una serie di indicazioni operative a livello didattico per il suo miglioramento. “Testi e tempo il letteratura e matematica” Prof. Paolo Pagli Università di Siena: Matematica e letteratura sono ambedue sostanziate di linguaggio, in definitiva, e quindi di testi. Ma l'esito e la traiettoria nel tempo di questi risultano opposti, e, per quel che attiene alla matematica, singolarmente elusivi. “<Le modèle de l'arbitraire>: lo sguardo di Paul Valéry sulla matematica” Prof. Claudio Bartocci Università di Genova: Per Paul Valéry, dopo la palingenesi intellettuale della «nuit de Gênes» (ottobre 1892), l’ideale della poesia, così come incarnato da Stéphane Mallarmé, arriva a coincidere con l’ideale della matematica. Nello sterminato corpus dei Cahiers, come anche in testi difficilmente inquadrabili nei canoni letterari tradizionali quali l'Introduction à la méthode de Léonard de Vinci o Eupalinos ou l’Architecte, si trovano disseminate centinaia di osservazioni sulle discipline matematiche, tanto a livello metodologico, quanto in rapporto con i problemi del «moi» e del «linguaggio». Se – come si legge in Eupalinos – «la plus grande liberté naît de la plus grande rigueur», unicamente «les mathématiques» risolvono questo apparente paradosso, perché «[elles] entre autres choses, enseignent l’acharnement contre les conséquences, et la rigueur de la route une fois choisie arbritrairement».
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