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Rassegna Stampa
Martedì 14 Ottobre 2014
Sommario
Testata
Data
Pag. Titolo
p.
1. Fondi pensione
Sole 24 Ore (Il)
14/10/2014
Italia Oggi
14/10/2014
2 Tfr, accordo con l'Abi in dirittura d'arrivo
31 Cnpadc, il patrimonio supera i cinque miliardi
1
2
(Marino Ignazio)
2. Previdenza
Sole 24 Ore (Il)
14/10/2014
2 Decontribuzione. Le misure su Irap e contributi.
Risparmi di 8.500 euro l'anno per ogni assunto.
3
(Pogliotti)
Sole 24 Ore (Il)
14/10/2014
13 Contratto banche. «No allo scambio welfarecontratto» (Casadei Cristina)
4
Sole 24 Ore (Il)
14/10/2014
45 Si paga per il fondo-solidarietà Inps (Bianchi
5
Nevio;Massara Barbara)
Sole 24 Ore (Il)
14/10/2014
48 Il credito cooperativo rinnova gli aiuti (Maccarone
6
Giuseppe;Cannioto An)
Italia Oggi
14/10/2014
35 Inps: fondi di tesoreria sotto controllo
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Liquidazioni in busta paga. Protocollo pronto
Tfr, accordo con l'Abi in dirittura d'arrivo
ROMA L'operazione Tfr e in busta paga è quasi pronta. A garantirlo è il premier Matteo Renzi
in persona. Che afferma: « Annunceremo a ore un accordo con le banche che permetterà a chi
vorrà di ricevere il Tfr in busta paga». Banche che da parte loro restano caute. «Quando ci sarà
un testo per il confronto forniremo la nostra valutazione», dice il direttore generale dell'Abi,
Giovanni Sabatini. Ma a Palazzo Ghigi c'è la convinzione che tutti gli scogli saranno superati
e che le misura sarà inserita nella legge di stabilità. Con due precisi paletti: la garanzia per le
piccole e medie imprese di non perdere liquidità, proprio grazie all'intesa alla quale l'esecutivo
sta lavorando con banche e Confindustria, e quella per i lavoratori di potersi muovere lungo il
solco della volontarietà. «Dobbiamo consentire a chi vuole, attraverso un'operazione con le
banche, di lasciare il Tfr su base mensile, perché l'idea che obbligo tutti a fare come voglio io
è sbagliata», sostiene Renzi. Anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sottolinea
che «il Tfr è una risorsa dei lavoratori». E aggiunge: « Non si tratta di restituire niente ai
lavoratori, casomai di rendere più flessibili queste risorse». Per i lavoratori, insomma, ci sarà
la libertà di scelta tra tre possibilità: lasciare la liquidazione in azienda, convogliarla sui fondi
pensione oppure be neficiarne nello stipendio in un'unica soluzione o attraverso una
spalmatura mese per mese. In entrambi casi verrebbe mantenuta l'attuale tassazione agevolata.
Più complessa invece la questione della liquidità da assicurare alle imprese. L'attuale garanzia
prevista con l'apposito Fondo collegato al Fondo Inps L'IPOTESI SUL TAVOLO Per
assicurare la liquidità possibile una seconda garanzia pubblica con il coinvolgimento di Cassa
depositi e prestiti sul Tfr è considerata insufficiente dalle banche. Una delle ultime ipotesi sul
tavolo è di prevedere una seconda garanzia pubblica magari con il coinvolgimento della Cassa
depositi e prestiti. Il nodo dovrebbe sciogliersi tra oggi e domani mattina a poche ore dal varo
della "stabilità". Le banche sono pronte a esaminare un testo dell'esecutivo «senza pregiudizio
come abbiamo fatto in questi anni con le diverse convenzioni in materia di credito», dice il
direttore generale dell'Abi aggiungendo che nei giorni scorsi ci sono stati «contatti di natura
tecnico-giuridica» per una verifica e analisi di tutti gli aspetti dell'operazione. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA neficiarne nello stipendio in un'unica soluzione o attraverso
una spalmatura mese per mese. In entrambi casi verrebbe mantenuta l'attuale tassazione
agevolata. Più complessa invece la questione della liquidità da assicurare alle imprese.
L'attuale garanzia prevista con l'apposito Fondo collegato al Fondo Inps L'IPOTESI SUL
TAVOLO Per assicurare la liquidità possibile una seconda garanzia pubblica con il
coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti sul Tfr è considerata insufficiente dalle banche.
Una delle ultime ipotesi sul tavolo è di prevedere una seconda garanzia pubblica magari con il
coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti. Il nodo dovrebbe sciogliersi tra oggi e domani
mattina a poche ore dal varo della "stabilità". Le banche sono pronte a esaminare un testo
dell'esecutivo «senza pregiudizio come abbiamo fatto in questi anni con le diverse
convenzioni in materia di credito», dice il direttore generale dell'Abi aggiungendo che nei
giorni scorsi ci sono stati «contatti di natura tecnico-giuridica» per una verifica e analisi di
tutti gli aspetti dell'operazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Fondi pensione
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Cnpadc, il patrimonio supera i
cinque miliardi
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u patrimonio della Cassa dottori commercialista supera i 5
miliardi. Merito della performance positiva degli investimenti
effettuati negli anni e in particolare nel 2013 quando si è
registrato un +5,75% (calcolato a valori di mercato secondo la
metodologia time-weighted). Un risultato che ha permesso di
aumentare dall'85% al 91% il grado di copertura della spesa
per prestazioni erogate con i soli rendimenti del patrimonio.
«Sono numeri», spiega il vicepresidente dell'ente Giuseppe
Grazia nell'ultima newsletter inviata agli iscritti, «che
consentono di guardare con ottimismo alla futura sostenibilità
del sistema, visto che l'avanzo registrato viene per la quasi
totalità accantonato ai fini previdenziali». Dall'ultimo bilancio
emerge che oltre il 90% del patrimonio complessivo è
investito nel comparto mobiliare e circa il 60% è affidato in
delega tramite mandati segregati a gestori patrimoniali o
tramite sottoscrizioni di Oicr aperti (organismi istituiti per la
prestazione del servizio di gestione collettiva del risparmio, il
cui patrimonio è raccolto tra una pluralità di investitori, ndr).
Negli ultimi anni», spiega ancora Grazia, «la tendenza è stata
quella di prediligere la forma di gestione legata a
sottoscrizioni di Oicr e, allo stesso tempo, si è puntato su
classi a distribuzione di proventi in luogo delle classi a
capitalizzazione, per garantire una continuità di flussi
finanziari. Questa strategia ha consentito nel tempo di
assicurare una buona copertura delle prestazioni da parte dei
proventi realizzati: dal punto di vista contabile il conto
economico dell'anno registra proventi, al lordo di tassazione e
costi di varia natura, per oltre 215 milioni di euro. La
componente azionaria è gestita esternamente mentre la
componente obbligazionaria è in parte gestita internamente».
Ignazio Marino
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Decontribuzione. Le misure su Irap e contributi
Risparmi di 8.500 euro l'anno per ogni assunto
Giorgio Foglietti ROMA Dal 2015
un imprenditore potrà risparmiare
tra gli 8.550 e gli 8.850 euro per
ogni neoassunto con contratto a
tempo indeterminato a tutele
crescenti con reddito di 22mila
euro lordi. La cifra risparmiata
potrà salire a 9.542 euro, in caso di
stabilizzazione di un lavoratore che
aveva un contratto a tempo
determinato. È l'effetto delle due
misure annunciate ieri dal premier
Renzi, che intende destinare 1,5
miliardi per azzerare i contributi a
carico degli imprenditori che
assumerano con la nuova tipologia
contrattuale prevista dal Jobs act, in
aggiunta ai 6,5 miliardi che
serviranno per abolire la
componente lavoro dell'Irap.
«Vogliamo rendere più convenienti
le assunzioni con il contratto a
tempo indeterminato a tutele
crescenti - spiega il responsabile
economico del Pd, Fi
STABILIZZAZIONE La cifra
potrà salire a 9.542 euro in caso di
stabilizzazione di un lavoratore che
era a tempo determinato lippo
Taddei -. Stiamo ancora studiando
come calibrare la decontribuzione
per i neoassunti, si ragiona se
renderla totale fino a certe soglie di
reddito, per determinate categorie».
Con l'aiuto del coordinatore
scientifico della Fondazione studi
consulenti del lavoro, Enzo De
Fusco, abbiamo stimato l'impatto
per le imprese delle misure
annunciate dal premier. Iniziamo
dall'Irap. Ebbene su un reddito
medio di un lavoratore dipendente,
che è pari a 22mila euro lordi
annui, per una grande azienda in
linea di massima la componente
lavoro dell'Irap oggi ha un impatto
stimato tra i 550 e gli 850 euro
l'anno che verrebbero risparmiati
dal datore di lavoro. Oggi sui
22mila euro, per un lavoratore fino
a 35 anni, in virtù delle deduzioni
labase imponibile si abbat
contratto a tempo determinato, lo
"sconto" per l'impresa sarà ancora
maggiore. Attualmente, infatti,
l'imprenditore paga 1.542 euro di
Irap (prendendo come riferimento
il Lazio), poiché paga oltreché sui
22mila euro di reddito anche sui
contributi, ovvero su 33mila euro
complessivi. Se questa fattispecie
verrà inclusa tra le tipologie che
beneficiano dell'abolizione Irap,
il risparmio per l'impresa sarà
quindi di 1.542 euro. Questa
misura si applicherà all'attuale
stock di lavoratori e ai futuri. Ma
le agevolazioni annunciate da
Renzi non si fermano qui. La
seconda novità riguarda
esclusivamente le nuove
assunzioni, con l'azzeramento dei
contributi che nel caso preso in
esame (reddito di 22mila euro)
corrispondono all'incirca a Smila
euro l'anno. Che l'imprenditore
non dovrebbe più pagare. «Nel
complesso si avrebbe un
abbattimento secco del 35% del
costo del lavoro sui neoassunti spiega De Fusco - e di circa4
punti percentuali per i vecchi
lavoratori». Resta da capire
ancora se, e come, verrà graduato
lo "sconto" per i neoassunti, e
soprattutto come verranno
reperite le coperture economiche
per le due misure. Ma dopo
l'annuncio di Renzi sembra
delinearsi in modo più chiaro il
disegno del governo, che punta a
rendere più "appetibile" per le
imprese il contratto a tempo
indeterminato a tutele crescenti,
semplificando la flessibilità in
uscita (con la revisione della
disciplina sul reintegro) e con
consistenti sconti fiscali. Basterà
per creare occupazione stabile?
L'obiettivo è anche quello di
"cannibalizzare" parte delle false
partite Iva o delle finte
collaborazioni che mascherano
rapporti di lavoro subordinato,
semplicemente rendendo la
tipologia di lavoro standard più
conveniente. ©RIPRODUZIONE
RISERVATA
te di 10.600 euro. L'intervento del
governo avrebbe l'effetto di azzerare
la quota parte residuale, ovvero i
restanti 11400 euro. Se la misura
verrà estesa anche alle stabilizzazioni
di lavoratori assunti con
Previdenza
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Lavoro CREDITO Più welfare e
un contratto più snello: il «no» del
sindacato Fabi alle banche
Cristina Casadei •• pagina 18
Banche. Solo un dipendente su quattro ha scelto di destinare la quota produttività
alla copertura di servizi di assistenza «No allo scambio welfare-contratto» La Fabi
respinge la proposta degli istituti di svuotare il livello nazionale
Cristina Casadei TORINO Dal
nostro inviato «II welfare aziendale
non può essere usato dalle banche
per destrutturare il contratto
nazionale, ma deve essere semmai un
elemento di arricchimento della
contrattazione». Ne è convinto il
segretario generale della Fabi, Lando
Maria Sileoni che non ha nessuna
intenzione di fare passare scambi su
questo tema nel rinnovo del contratto
dei 3O9mila bancari. Se però «l'input
è mantenere i livelli occupazionali il
doppio livello di contrattazione non
si sostiene», fa notare Alfio Filosomi
che guida le relazioni industriali in
un grande gruppo, Intesa Sanpaolo.
Angelo Cadetta che ricopre la stessa
carica nell'altro grande gruppo
bancario italiano, Unicredit, con
parole diverse ripete lo stesso
concetto: «Non possiamo permetterci
a livello di si
stema un livello di contrattazione
aziendale e uno nazionale. Il
contratto nazionale deve esserci
ma deve consentire alle aziende
virtuose di avere le mani libere».
Serve uno sforzo da parte di tutti.
Per Roberto Speziotto,
responsabile delle risorse umane
del Banco Popolare «ci sono una
serie di argomenti che possono
essere trattati a livello nazionale
con un po' più di fantasia».
Certamente nelle relazioni
sindacali, questo, come dice
Filosomi, «è il momento di
produrre soluzioni, non più fare
politica». A tal proposito,
proprio lunedì ci sarà il prossimo
incontro Abisindacati per il
rinnovo del contratto dei bancari.
Già ieri, a Torino, il dibattito
sindacale si è animato nel corso
di una tavola rotonda sul welfare
organizzata dalla Fabi e si è
finito per parlare anche di quei
contratti di prossimità
che ricorrono di frequente nei discorsi
del presidente del Comitato affari
sindacali e del lavoro di Abi,
Alessandro Profumo. «La
contrattazione collettiva negli ultimi
anni - osserva Mauro Bùssola,
segretario generale
Previdenza
aggiunto della Fabi - supplisce ai
tagli governativi sulla spesa
sociale e viene incontro alle
esigenze di welfare dei cittadini.
Per questo il governo rafforzi le
politiche di Quando si parla di
welfare, dice Speziotto «non c'è
il problema di cosa fare e come
farlo», ma urge affrontare «il
problema dell'incertezza
normativa e la questione
fiscale». A mettere in evidenza il
progressivo restringimento del
primo welfare i dati presentati da
Franca Maino del Centro
Einaudi. Però, come spiega il
commissario straordinario
dell'Inps, Tiziano Treu, «la
materia è in itinere».
Certo quando si parla di secondo
welfare «innanzitutto
bisognerebbe fare l'inventario di
tutti gli strumenti. Poi capire
come i bisogni si configurano
nelle diverse organizzazioni e
infine fare un'analisi delle
priorità». In Italia ci sono sfide
importanti soprattutto «sulla
normativa, vecchia, confusa e
difficile», dice Treu. Che lancia
alle banche l'idea «di eleborare
un pacchetto chiavi in mano di
servizi per il welfare con cui il
credito potrebbe fare molto bene
ai propri clienti». A spiegare
quanto il welfare aziendale pesi
per i banchieri e per i bancari
sono i numeri. Da un paio di
anni banche e sindacati hanno
negoziato un nuovo strumento di
remunerazione della produttività
aggiuntiva: in alternativa al
premio cash l'8o% delle banche
ha previsto il premio welfare,
ossia la possibilità per i lavo-
credito il welfare è considerato
uno strumento fondamentale. Al
punto che, come spiega Fiorella
Ferri, responsabile relazioni
industriali di Mps, «in un
momento difficile, caratterizzato
da una forte riduzione dei costi,
l'azienda ha mantenuto il
complesso sistema di welfare del
gruppo».
II welfare in azienda
Percentuale di imprese
con al proprio interno
interventi Fondo
pensione Fondo sanitario
^^^H Prestiti agevolati
Disponibilità congedi
extra Agevolazioni al
consumo Sostegno al
reddito Borse di studio
Servizi di cura
all'infanzia Fondo Ltc
Alloggi 60,6 39,0 27,6
24,4 23,3 23,1 18,5 9,4
-6,7 Fonte: Centro di ne.
e doc. L. Einaudi
ratori di scegliere di destinare la
loro quota produttività alla
copertura di servizi di welfare, ma
solo un lavoratore su 4 ha aderito
all'opzione. L'incidenza del
welfare sul costo del lavoro è
molto diversa da gruppo a gruppo.
Filosomi, riferendosi al gruppo
Intesa Sanpaolo parla di un peso
che va oltre il 5%, mentre Mario
Giuseppe Napoli, responsabile
delle relazioni sindacali del gruppo
Ubi, dice che «il 14% del costo del
personale è concentrato sul
welfare aziendale». Certamente
per il
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LAVORO Fondo solidarietà in busta paga Fondo solidarietà in busta paga Bianchi
e Massara >• pagina 48 Fondo solidarietà in busta pag
Ammortizzatori. Dallo stipendio di ottobre l'aliquota dello 0,50% per le aziende con
oltre 15 addetti non coperte dalla Gig Si paga per il fondo-solidarietà Inps II datore di
lavoro deve verifìcare l'obbligo contributivo e calcolare l'importo
Ne vio Bianchi Barbara Massara Da
ottobre la busta paga ospita la nuova
trattenuta previdenziale destinata al
finanziamento del fondo di
solidarietà residuale. Infatti entra a
regime il contributo dello 0,50% (di
cui un terzo a carico del dipendente
e due terzi a carico delle aziende)
dovuto dalle imprese con oltre 15
dipendenti e non coperte dalla cassa
integrazione guadagni in caso di
sospensione o riduzione dall'attività
lavorativa. Non sarà PInps ad
avvertire direttamente le aziende ma
queste dovranno verifìcare nel
cassetto previdenziale l'eventuale
attribuzione del codice di
autorizzazione che identifica le
imprese potenzialmente tenute al
nuovo obbligo. Il prelievo,
finalizzato a garantire una tutela
reddituale ai lavoratori sospesi da
imprese prive di Gig, è stato
introdotto dall'articolo 3 della legge
92/2012, a seguito del quale è
iscrizione al nuovo fondo. Si tratta
delle imprese, con oltre 15
dipendenti, non coperte dalla cassa
integrazione guadagni, prive di un
fondo di solidarietà di set
tore (ad oggi operativo per
esempio nel settore banche e
assicurazioni), e che sono
identificate presso l'Inps con i
codici statistico contributivo
(CSC) e codice autorizzazione
(CA) indicate nel medesimo
allegato (che non rientrino nei
codici ateco specificati nel
medesimo documento). Il
requisito occupazionale si
calcola con le stesse modalità
previste per la Gig e cioè
facendo la media del numero dei
dipendenti (esclusi gli
apprendisti e con
riproporzionamento dei part
time) del semestre precedente. Il
calcolo va rifatto ogni mese, con
la conseguente eventuale
fluttuazione dell'obbligo
contributivo, in ragione
dell'eventuale variare della forza
occupazionale. Queste imprese,
fintantoché non sarà
eventualmente costituito un
fondo di solidarietà di settore,
dovranno versare all'Inps il
contributo ordinario dello
0,50%, ripartito tra dipendente
in caso di richiesta di intervento
del fondo. Poiché però il nuovo
obbligo contributivo decorre da
gennaio scorso, occorre versare
all'Inps gli arretrati gennaiosettembre entro il prossimo 16
dicembre e cioè entro il flusso
uniemens di novembre: il
contributo sarà esposto nella de-
nuncia aziendale nell'elemento
"altrepartiteadebito" con il
codice Mi3i, senza aggiunta di
interessi e sanzioni. I datori di
lavoro dovranno in primis
verifìcare se rientrano nel nuovo
obbligo contributivo,
considerando da un lato il
proprio inquadramento presso
Inps (accertando se nel cassetto
previdenziale gli sia stato
attribuito il codice oj o il 2C se
hanno più posizioni contributive)
e dall'altro calcolando la base
occupazionale media del
semestre precedente. Qualora
accertino la sussistenza
dell'obbligo, anche solo per
alcuni mesi del 2014, le aziende
potrebbero considerare
opportuno avvisare i dipendenti
stato istituito, con il decreto
interessati dalla nuova trattenuta
ministeriale 79141/2014, il
previdenziale, della quale
fondo di solidarietà residuale
dovrebbero gestire nelle buste
presso PInps. Le istruzioni
paga di ottobre e novembre (per
operative da parte dell'istituto
e azienda nelle rispettive misure completare il versamento entro il
medesimo sono arrivate solo dello 0,17% e 0,33%, destinato a 16 dicembre) anche gli arretrati.
nel mese di settembre, con la finanziare la prestazione
circolare 100/2014 e P°i con dell'assegno ordinario (pari a
u messaggio 6897/2014.
quello della Gig) che sarà
L'ASSICURAZIONE L'onere erogato dal fondo, e sul quale il
fondo verserà anche la
ripartito tra imprese e
cosiddetta contribuzione
lavoratori va versato
correlata. Questo contributo si
all'istituto di previdenza in
va di fatto ad aggiungere alla
attesa di un ente di settore
contribuzione ordinaria mensile,
cosicché la trattenuta del
dipendente diverrà pari al 9,36%
(9,19+0,17), mentre l'aliquota in
capo all'azienda si incrementerà
Con quest'ultimo, e in
dello 0,33 per cento. L'Inps si
particolare all'interno del
riserva di fornire
rispettivo allegato, l'Inps ha
le istruzioni per
chiarito quali sono i soggetti successivamente
il versamento del contributo
tenuti all'
addizionale, dovuto solo
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II comparto. L'adeguamento dopo la legge 92/2012 II credito cooperativo rinnova gli aiuti
Antonino Cannioto Giuseppe
Maccarone
II fondo di solidarietà per i
dipendenti delle aziende di
credito cooperativo si adegua
alle disposizioni introdotte dalla
legge 92/2012. Le modifiche
apportate alla regolamentazione
del fondo sono state rese
operative dal decreto
ministeriale del 20 giugno 2014
pubblicato nella «Gazzetta
Ufficiale» 236/2014. Si tratta di
un maquillage obbligatorio.
Secondo le disposi
Il Fondo potrà intervenire
erogando prestazioni anche ai
soggetti interessati da contratti di
solidarietà espansiva, che
prevedono una riduzione di
orario (massimo 60% del
normale tempo di lavoro
settimanale) con la conseguente
perdita di parte della
retribuzione, per far fronte a
nuove assunzioni. Per garantire
la copertura del fondo, che
peraltro si basa sui principi del
pareggio di bilancio, le aziende
zioni contenute nella legge
del credito cooperativo e i loro
92/2012, che si prefigge di
dipendenti pagano una
coprire tutti i settori con un
contribuzione ordinaria nella
ammortizzatore sociale, i
misura dello 0,36%, di cui due
Fondi esistenti prima del
terzi (0,24%) a carico del datore
2012, costituiti in for LE
di lavoro e un terzo (0,12%)
PRESTAZIONI Sostegno a I a carico dei lavoratori. Il
reddito in caso di riduzione
contributo, che risulta
dell'orario per crisi o per
leggermente inferiore rispetto a
contratti di solidarietà
quello precedentemente richiesto
espansiva
(0,50%), si calcola sulla
retribuzione imponibile ai fini
previdenziali di tutti i lavoratori
dipendenti, compresi i dirigenti,
za di previsioni legislative
con contratto a tempo
precedenti (articolo 2, comma
indeterminato. È previsto anche
28, della legge 662/96), sono
un contributo addizionale a
tenuti ad adeguare statuti e
carico del datore di lavoro,
regolamenti alle nuove
dovuto in caso di fruizione delle
condizioni normative. Tra questi prestazioni. Il relativo
fondi rientrano, per esempio,
ammontare è pari all'1,5%
quelli del settore del credito (Abi calcolato sulle retribuzioni
e cooperativo) o delle
imponibili ai fini previdenziali
assicurazioni. In questo contesto perse dai lavoratori interessati
si inquadra la riscrittura della
dalle prestazioni.
regolamentazione di base del
fondo di solidarietà operante nel
settore del credito cooperativo.
Sono
parecchie le prestazioni che il
Fondo, in base all'articolo 5 del
decreto ministeriale, può erogare.
Si va dal finanziamento della
formazione, al sostegno
economico dei lavoratori coinvolti
in processi che determinano una
riduzione dell'orario di lavoro o
una sospensione temporanea
dell'attività lavorativa per le
medesime cause previste dalla
normativa in vigore in materia di
integrazione salariale ordinaria o
straordinaria.
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Alla confusione delle intenzioni sul tfr si
aggiunga il fatto, sfuggito forse ai più, che il
Fondo di Tesoreria, Istituto Inps, opera con il
meccanismo della ripartizione, ovvero le
liquidazioni restituite dal Fondo alle Imprese
(e da queste ai lavoratori) sono pagate tramite
gli accantonamenti dei lavoratori in esercizio,
quindi il reddito differito dei lavoratori è
adoperato per sostenere la spesa pubblica per
infrastrutture. A tal proposito la Corte dei
conti nella deli
bera n. 1 /2011/G del 14 ottobre 2010 afferma
esserci: «Un rilevante deficit di trasparenza
contabile emerge anche dalla allocazione dei
fondi tfr: nelle poste di pertinenza essi sono
confusi con altre risorse del bilancio statale,
non aventi natura vincolata. In tal modo,
vengono ad essere oscurati sia la disponibilità
reale della posta stessa, sia le dinamiche
inerenti ai rapporti, in senso correlatocompensativo, tra entrata e spesa.
Previdenza
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