Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 36 04 Marzo 2014 111 Pagine Periodico elettronico di informazione motociclistica Nissan Qashqai Seat Leon 1.4 TGI Qashqai mira allo stesso strepitoso successo del modello di prima generazione puntando su design e tecnologia La nuova versione a metano offre consumi irrisori a fronte di una qualità costruttiva eccellente Ora vuole il bis Milano-Roma con 20 euro di metano Peugeot RCZ 1.6 THP 200 CV Personalità aggressiva Gillo prova in pista la Peugeot RCZ | PROVA SU STRADA | Nuova Volkswagen Golf R Winter Games da Pag. 2 a Pag. 21 All’Interno NEWS: Koenigsegg One:1 la hypercar svedese | Salone di Ginevra 2014 BMW, Citroen, Fiat, Mercedes Benz, Volkswagen, Volvo | Attualità: Sconti autostrade quanto (poco) si risparmia | Rally: P. Andreucci con la 208 T16 PROVA SU STRADA Nuova Volkswagen Golf R Winter Games La nuova Volkswagen Golf R, grazie al motore 2.0 TSI da 300 CV, alla trazione integrale 4Motion e a ricchi sistemi di controllo elettronico regala tanto divertimento, senza dare troppo nell’occhio. Prezzo salato di Alfonso Rago 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Media Le fiancate della Golf R sono caratterizzate da nuovi cerchi in lega leggera da 18 pollici con pneumatici 225/40, pinze dei freni nere con logo R, rivestimenti sottoporta in tinta con la carrozzeria, logo R sui parafanghi anteriori e gusci dei retrovisori esterni cromati opachi. La Golf R è disponibile, su richiesta, anche con cerchi in lega leggera da 19 pollici, per i quali la Volkswagen R GmbH propone il modello Cadiz e in esclusiva (per la sola versione 19 pollici) il Pretoria, un cerchio con tecnologia “flow forming”, molto leggera e stabile, dal design ispirato al mondo delle corse. Il posteriore propone dettagli inediti quali gruppi ottici a LED con plastiche brunite e striscia chiara al centro, diffusore con design R, e soprattutto i due terminali cromati a doppia uscita e logo R sul portellone. Interni sportivi senza esagerare L’impostazione low profile dell’esterno vettura L a Golf più potente mai costruita Approdata alla quarta generazione, dopo le prime due R32 e la R Mk6, la R 2014 è la Golf più potente mai costruita: il suo quattro cilindri 2.0 turbo tocca la soglia ad alta valenza simbolica dei 300 CV erogati a 6.200 giri/min e soprattutto esibisce una coppia massima di ben 380 Nm, già disponibile a soli 1.800 giri e godibile con continuità assoluta fino a 5.500. Sommando questi dati alla trazione integrale 4Motion, mettersi al volante di quest’auto significa entrare nell’aristocrazia delle quattro ruote, con un upgrade ulteriore rappresentato dalla possibilità di scegliere, in luogo di quello manuale a sei rapporti, l’ancora più esclusiva variante mossa dal cambio automatico DSG a doppia frizione. Lapponia, 15° C gradi sottozero, sole sempre basso 4 trova conferma all’interno, con un arredamento sobrio, improntato alla massima fruibilità e comodità, senza eccedere in pericolose derive kitsch che spesso affliggono i modelli a maggiore vocazione dinamica. La più potente tra le Golf è dotata di sedili sportivi impreziositi dal logo R, con fasce centrali rivestite in tessuto Race con impunture nere. I fianchetti dei sedili sono invece in Alcantara, mentre per parti esterne e poggiatesta è stato scelto il tessuto Clip. Rivestimento in pelle per il volante a tre razze, ornato dal logo cromato R su quella inferiore. Anche la strumentazione e il menu di attivazione del touchscreen sulla consolle centrale sono personalizzati: all’avviamento del motore, gli indicatori illuminati in azzurro del contagiri e del tachimetro raggiungono il fondo scala (nel caso del tachimetro, posto a 320 km/h, malgrado la velocità massima della vettura sia autolimitata a 250). Il touchscreen dei sistemi di all’orizzonte: Volkswagen ha scelto un’ambientazione inedita per presentare la Golf R, spingendosi a solo un centinaio di chilometri dal Circolo Polare Artico. Là, nella terra dove è più facile imbattersi in un branco di renne che in un essere umano, il battesimo sulla superficie di un lago ghiacciato è stato utile a valutare il livello di raffinatezza tecnica proposto dalla vettura tedesca. Non chiamatela esibizionista Portare in giro le proprie doti senza ostentazione: rispetto alla versione di partenza, la Golf R (proposta in versione 3 e 5 porte, con mix di vendita ipotizzato del 30/70%) si identifica per sottili differenze, ad iniziare dai paraurti di design rinnovato, con prese d’aria più ampie, calandra del radiatore modificata ed impreziosita dal logo R e luci diurne integrate nell’alloggiamento dei fari bixeno, che formano al di sotto dei doppi proiettori una caratteristica doppia U. 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica radio-navigazione (per le vetture destinate al nostro Paese è stato scelto il sistema Discover Media) mostra il logo R animato come schermata iniziale. In Italia viene proposto il sistema da 5,8 pollici con navigatore satellitare e display con sensore di prossimità: appena un dito si avvicina al touchscreen, il sistema commuta automaticamente dalla modalità di visualizzazione a quella di comando. In modalità visualizzazione, la rappresentazione delle informazioni visive è limitata all’essenziale; in quella di comando, al contrario, gli elementi attivabili sono evidenziati, per facilitare l’uso intuitivo. I display dispongono inoltre di una funzione con la quale, tramite semplici movimenti delle dita sullo schermo, è possibile far scorrere elenchi o sfogliare le cover CD nella mediateca. In combinazione con il sistema di radio-navigazione Discover Pro (optional) e l’interfaccia per telefono cellulare Premium, per la Golf R viene offerto anche il Car-Net: questo 6 sistema riunisce servizi di nuova concezione, integrando le informazioni online sul traffico nella guida a destinazione dinamica e aggiungere POI (Point Of Interest) alla navigazione, mentre Google Street View mette a disposizione immagini panoramiche a 360 gradi, con prospettiva dalla strada; è anche possibile richiamare una raffigurazione realistica della visualizzazione mappe grazie al servizio cartografico Google Earth di Google Maps. Motore: ecco la carica dei Trecento Se ovviamente a spiccare è il dato della potenza massima, non va dimenticato che l’elaborato propulsore della serie EA888 di Golf R presenta anche importanti miglioramenti a livello di efficienza e consumi. Rispetto ai 230 CV della Golf GTI Performance, non solo la nuova asticella dei 300 CV identifica uno dei 4 cilindri più potenti al mondo, ma anche la coppia massima è 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica differenziali EDS, integrati nel programma di controllo elettronico della stabilizzazione, assolvono al bloccaggio trasversale: in caso di slittamento di una ruota, questa viene frenata in modo mirato e la forza motrice trasferita alla rispettiva ruota opposta. Sulla Golf R sono previsti bloccaggi elettronici del differenziale su entrambi gli assi, dando vita al cosiddetto sistema EDS per tutte le ruote. La nuova Golf R è inoltre dotata della funzione supplementare XDS per l’asse anteriore e posteriore, che lavora sulle ruote “scariche” interne alla aumentata di 30 Nm, raggiungendo i 380 Nm a un regime compreso tra 1.800 e 5.500 giri/min. Maggiore potenza, ma consumi in drastico calo: i progettisti annunciano un trionfale -18% come massimo scarto della richiesta di carburante nei confronti del precedente modello: il dato dichiarato assegna alla versione con cambio manuale un valore di 6.9 litri/100 km nel ciclo misto. Evidentemente, divertimento di guida ed attenzione all’ambiente possono coesistere. Rispetto al motore GTI, sono modificati testata, valvole di scarico, guarnizioni delle sedi valvole e molle delle valvole, pistoni, ugelli e valvole di iniezione ad alta pressione e turbocompressore. Il TSI dispone inoltre di un dispositivo di fasatura variabile delle valvole con doppia regolazione dell’albero a camme: sul lato di scarico, la corsa della valvola prevede un doppio stadio di attivazione, soluzione che consente un ottimale ricambio dell’alimentazione. Golf R è da sempre sinonimo di trazione integrale permanente 4Motion: per il nuovo modello ne viene adottata l’ultima 10 curva, con interventi mirati sui freni ottimizzando la trazione. Nella nuova versione XDS+, questa funzione può essere utilizzata in un numero ancora maggiore di situazioni dinamiche, rendendo così la vettura più agile anche quando non accelera. Appena il sistema rileva una velocità eccessiva di una delle ruote interne alla curva (quelle più scariche), l’idraulica del controllo elettronico della stabilizzazione (ESC) genera su tale ruota un’adeguata pressione frenante, per ripristinare l’aderenza e la trazione ottimali. L’XDS+ funge così da differenziale a bloccaggio trasversale, generazione. Perfezionata anche grazie all’adozione di una frizione Haldex 5, è attiva già prima che si verifichi lo slittamento degli pneumatici, escludendo così in modo pressoché totale eventuali perdite di trazione. In caso di carico ridotto o in fase di rilascio, la trazione è affidata soprattutto all’asse anteriore, mentre quello posteriore è disaccoppiato; in caso di necessità, però, l’asse posteriore viene attivato automaticamente nell’arco di qualche frazione di secondo. Una centralina calcola in modo continuo la quantità di coppia da inviare all’asse posteriore, trasferita attivando la pompa dell’olio che agisce sulla frizione a lamelle. Anche in caso di partenza rapida o di accelerazione, è possibile impedire totalmente lo slittamento delle ruote della Golf R: la centralina provvede a regolare la ripartizione della coppia in base ai carichi dinamici sugli assi.. In caso di necessità, è possibile trasferire fino al 100% della coppia di trazione sull’asse posteriore. Parallelamente al bloccaggio longitudinale, i bloccaggi elettronici dei 11 Periodico elettronico di informazione motociclistica “ Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Il cambio manuale, robusto e di facile impiego, come detto è stato sollecitato a fondo solo nei rapporti inferiori, mostrando una buona sincronia che consente di compensare il sottosterzo nella marcia in curva a velocità elevata. ESC Sport La Golf R è dotata di serie della funzione ESC Sport, sistema gestito da un interruttore a due stadi posto nella consolle centrale. Premendo brevemente una volta il tasto, il controllo elettronico della stabilizzazione (ESC) attiva la modalità ESC Sport che, in caso di guida a velocità elevata e su percorsi ricchi di curve, come accade sui circuiti, entra in funzione in ritardo per garantire caratteristiche di guidabilità e agilità più sportive. Tenendo premuto il tasto ESC per più di tre secondi, il sistema viene completamente disattivato: questa opzione, prevista per l’impiego professionale su circuito, è disponibile solo su Golf R e su nessun altro modello della gamma. 12 Tante soluzioni per il profilo di guida La Golf R, di 5 mm più bassa rispetto alla GTI, è migliorata nella rigidità trasversale grazie ad un’accurata nuova messa a punto delle componenti, alla ricerca della taratura ideale per offrire un grande piacere di guida garantendo nel contempo stabilità e grande comfort. Lo sterzo progressivo consente di ottenere l’angolo di sterzata desiderato girando meno il volante: per portarlo fino a fine corsa sono sufficienti 2,1 giri (380°), nei modelli Golf meno potenti ne servono 2,75 (500°). Mentre gli sterzi convenzionali operano con rapporto di demoltiplicazione costante, quello della Golf R lavora con un rapporto di demoltiplicazione progressivo che, in fase di manovra e parcheggio, regala più agilità, mentre su strade aperte con molte curve, si percepisce un vantaggio in termini di dinamica di marcia grazie rapporto diretto. DCC La nuova Golf R in Italia monta di serie la regolazione adattiva dell’assetto DCC di seconda generazione, sempre nelle tre modalità di marcia Comfort, Normal e Sport; ora però il profilo di guida può essere selezionato e visualizzato anche tramite il touchscreen sulla consolle centrale, ma la vera novità riguarda la selezione del profilo di guida, in abbinamento al sistema DCC. Sono disponibili quattro opzioni: Eco, Normal, Individual, Race (specifica per Golf R), mentre con il DCC è disponibile anche la modalità Comfort. In modalità Race, la taratura dell’assetto è irrigidita e i movimenti della struttura sono ulteriormente ridotti, mentre la prontezza di ri13 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito sposta del motore e la gestione delle cambiate (per la versione con DSG) sono stati studiati in modo da garantire una maggiore dinamicità. Nel profilo di guida Individual, il guidatore può combinare in modo personalizzato le modalità di funzionamento di singoli componenti, mentre con il profilo di guida Eco, il funzionamento del motore, del climatizzatore e di ulteriori gruppi ausiliari è gestito nell’ottica del massimo contenimento dei consumi. Inoltre, sulla Golf R con cambio a doppia frizione DSG la modalità Eco prevede una funzione che sfrutta l’inerzia: se il guidatore solleva il piede dall’acceleratore, il DSG “stacca” la frizione e il motore gira al regime minimo, sfruttando così in maniera ideale l’energia cinetica della Golf R. Sul ghiaccio, i cinque cerchi olimpici Premiere assoluta per la Golf R sulla pista del lago ghiacciato di Arvidsjaur nel nord della 14 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Svezia: condizioni estreme, dove però è possibile disattivare l’elettronica - specie il controllo della stabilità - senza paura poi di pentirsene amaramente. Le Golf R (che su asfalto è in grado di toccare i 100 km/h in 5,1 secondi nella versione con cambio manuale, che scendono a 4,9 per quella DSG) affronta la superficie immacolata con pneumatici chiodati, indispensabili per un livello maggiore di grip rispetto alle normali coperture invernali. Per una volta sollevati dalle tradizionali imposizioni di una “classica” prova di un nuovo modello, abbiamo potuto dar libero sfogo ad una serie evoluzioni altrimenti impossibili su asfalto: la chiamano “driving ice experience”, ma dietro la professionale definizione si nasconde un livello di piacere che riporta ad una dimensione per certi versi primordiale (e per questo sanguignamente affascinante) del disporre di un volante da impegnare e pedali da schiacciare. Basta poco per capire dov’è il trucco ed evitare di restar prigionieri della paura di non gestire le reazioni della vettura sul ghiaccio: in curva, e con l’ESC disattivato, per contrastare il sottosterzo si deve premere a fondo l’acceleratore, gestendo con vigore il volante per innescare la contromanovra di sovrasterzo. Oltre a quello dell’ESC, bisogna premere anche il tasto reset del proprio cervello, chiedendogli di non trasmettere le solite informazioni e di adeguarsi al nuovo status. E’ tutto un gioco di contrasti, che ci divertiamo a governare: come un puledro, la Golf R non ne vuole sapere di andar dritta? Basta fingere di assecondarla, prima di tirare un controsterzo assassino ed un’accelerata che spinge il contagiri oltre la zona rossa. Così la belva si addomestica (o sembra farlo), almeno fino alla prossima curva, in un tripudio di neve sollevata al cielo. Grazie anche alla perfetta messa a punto della trasmissione 4Motion, che permette manovre di correzione all’ultimo centimetro, abbiamo evitato l’onta di finire fuoripista, fermandoci contro il soffice muro di neve posto a protezione dell’impianto; più di una volta, il pensiero è andato ai campioni dei rally nati da queste parti, che devono la loro vincente sensibilità di guida proprio all’abitudine a gestire condizioni delicate e di ridotta aderenza. Il motore (come ben sottolinea la roca voce allo scarico al minimo, preludio ad un crescendo rossiniano di assoluta libidine) è sembrato davvero avere tutta la dote di cavalli annunciata, ma giocoforza l’impiego è stato limitato alle marce basse ed alla zona alta del contagiri. Una condizione d’uso altamente stressante, come dimostrato dall’ago del livello del carburante calato bruscamente di livello dopo un centinaio scarso di chilometri. Il cambio manuale, robusto e di facile impiego, come detto è stato sollecitato a fondo solo nei rapporti inferiori, mostrando una buona sincronia; resta la curiosità di vedere all’opera la versione dotata di DSG (che nelle intenzioni dei vertici VW Italia dovrebbe assorbire la maggioranza delle vetture), soprattutto in considerazione dell’ottima reputazione di cui gode la doppia 15 16 17 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica frizione marchiata Volkswagen. L’unico ostacolo è nel listino: la Golf R, infatti, costa 40.900 euro nella versione con cambio manuale) e 42.800 in quella equipaggiata con il DSG. Ma il piacere di gestire una fuoriclasse non ha prezzo. BOX: Final Step, la Golf Evo R Proprio in coincidenza con i primi test dinamici sulla Golf R, dalla Gran Bretagna rimbalza la notizia che Volkwagen sarebbe pronta a presentare un’ulteriore evoluzione della vettura, ancora più estrema. La Golf R Evo, grazie ad inedite testate dei cilindri, al sistema d’erogazione migliorato ed altri interventi, dovrebbe toccare la potenza massima di ben 370 CV (+70 rispetto alla R!), con coppia stimata di 449 Nm (+70) rispetto all’attuale top di gamma. Inoltre, grazie al ricorso massiccio alla fibra di carbonio ed alla rimozione di ogni dettaglio ritenuto superfluo, la R Evo dovrebbe segnare un nuovo limite di peso, fermando l’ago della bilancia alla soglia dei 1.400 kg. Davvero ci sono tutte le premesse per attendersi in strada (ed in pista) prestazioni record. Un primo teatro di presentazione della Golf R Evo potrebbe essere il Salone di Pechino, in programma nella capitale cinese il prossimo aprile. 18 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Volkswagen Golf R Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della casa » Test drive » Virtual Tour » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 19 20 21 PROVA SU STRADA Nuova Nissan Qashqai Ora vuole il bis In listino a partire da 19.990 euro la nuova Qashqai mira allo stesso strepitoso successo del modello di prima generazione puntando su design e tecnologia. Stupisce con il nuovo CVT Xtronic sequenziale mentre manca un po’ di originalità al posteriore di Emiliano Perucca Orfei 22 23 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Media dimensione ma dall’altro propone una visione Qashqai dello stile Nissan recentemente introdotto anche da Note e Micra: il frontale, dunque, viene inequivocabilmente segnato dalla calandra a nido d’ape e dalla V cromata all’interno della quale si posiziona il logo Nissan, ma anche dal caratteristico disegno dei led frontali, e dallo sviluppo delle nervature lungo la fiancata, che fanno apparire Qashqai piuttosto atletica ma senza particolari esagerazioni. Non ci sarà più la Qashqai+2 La volontà, insomma, era quella di posizionare la crossover di punta nel cuore della gamma cercando di sfruttarne il successo di per spingere il resto della gamma senza andare a sovrastarla: da qui, tra le altre cose, anche la scelta di limitare a cinque il numero di posti disponibili in favore della X-Trail a sette posti che arriverà anche in Italia nel corso del 2014. I l detto “Paganini non ripete”, a quasi 200 anni di distanza da quell’affronto che il musicista genovese fece al Teatro Carignano di Torino nei confronti del futuro Re di Savoia Carlo Felice, dev’essere stato lo spauracchio dei vertici Nissan nel corso di tutto lo sviluppo della seconda generazione della SUV Qashqai: perché, nonostante i numerosi anni di commercializzazione, andare a mettere mano ad un progetto che continua a riscuotere numeri di vendita eccezionali? Perché suonare nuovamente, con il rischio di sbagliare o di non riuscire a ripetersi, quando è evidente che si è già dato molto e che quel che c’è potrebbe bastare ancora per qualche stagione al top? I vertici Nissan queste domande se le sono fatte diverse volte nel corso dello sviluppo del nuovo modello e da quanto riferitoci alcune preoccupazioni sono state sollevate anche dai responsabili delle concessionarie, tutt’oggi soddisfattissimi dei numeri di vendita di 24 Abitacolo più moderno e tecnologico Tanto dentro quanto fuori vengono mantenuti sostanzialmente i riferimenti di spazio che avevano fatto scuola con la vecchia Qashqai anche se in Nissan è stato fatto molto per realizzare una plancia più moderna nello stile ma soprattutto in grado di ospitare tecnologia e dettagli raffinati, come nel caso dell’illuminazione dell’abitacolo (spicca la luce di colore arancione attorno alla leva del cambio, di serie tranne che su Visia) o del nuovo sistema multimediale da 5” (7” con navigatore opzionale) le cui informazioni sono in gran parte riportate anche sul quadrante digitale al centro di una strumentazione analogica molto completa. 430 litri il vano bagagli vanta la possibilità di prendere m3 utili anche nell’abitacolo attraverso la possibilità di abbattere gli schienali posteriori in modalità 60/40. Molto interessante la presenza del doppio fondo quella che si deve ormai considerare la vecchia Qashqai. Un successo clamoroso che porta con sé grandi soddisfazioni ma anche l’obbligo di non potersi concedere errori, perché il mercato spesso punisce chi rimane troppo vicino al passato e non offre nulla di nuovo ma anche chi si allontana troppo andando a creare qualcosa di completamente diverso. Il segreto, come affermato da Marco Fioravanti - General Manager Product Planning and Strategy di Nissan - sta nel mantenere fedeltà al prodotto originale aggiungendo, però, tante nuove sorprese. Com’è cambiata Lunga 437 cm, larga 181 ed alta 159 (passo 156) la nuova Qashqai è 5 cm più lunga delle precedente generazione e viene costruita su una piattaforma inedita che sarà condivisa anche con i “cugini” della Renault. Quello che cambia di più, però, sono le forme che da un lato mantengono l’impostazione stilistica della SUV di media 25 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica ultima generazione è previsto di serie e include uno schermo touchscreen da 7”HD, radio DAB, Around View Monitor e la connettività con gli smartphone. In fase di lancio ci sarà anche un quarto allestimento al top di gamma pensato per festeggiare i sette anni di commercializzazione di Qashqai: proposto a 32.970 euro ed in serie limitata a 2007 esemplari la Premier Limited Edition si basa sulla Tekna con motorizzazione dCi 130 CV 2WD ed offre interni rivestiti in pelle ed alcantara, tetto in vetro ed una colorazione speciale tra Pearl White, Night Shade, Metallic Black e Metallic Red, la Premier Limited Edition. Non mancano i pacchetti per personalizzare (da allestimento Acenta), sotto al quale è possibile alloggiare la cappelliera nel momento in cui non dovesse essere utilizzata, ma soprattutto del pavimento con doppio rivestimento: quello in moquette, più raffinato, per tutti i giorni e quello in materiale plastico (lavabile) per caricare senza problemi oggetti sporchi. Tre gli allestimenti: Visia, Acenta e Tekna. Visia, in listino a partire da 19.990 euro, offre luci diurne a LED, climatizzatore manuale, connettività Bluetooth, Hill Start Assistant (sistema di assistenza per le partenze in salita) e schermo 26 a colori HD da 5” per l’infotainment. I dispositivi di sicurezza comprendono sei airbag, il sistema di monitoraggio di pressione degli pneumatici, il cruise control/limitatore di velocità con comandi al volante. I modelli Acenta, offerti a partire da 22.100 euro, propongono il climatizzatore automatico bi-zona, volante e pomello del cambio rivestiti in pelle, cerchi in lega da 17”, bagagliaio con doppio fondo modulare ma anche fendinebbia, fari con sensore crepuscolare e tergicristalli con sensore di pioggia. In opzione a partire da questo allestimento è disponibile anche il Safety Shield, che prevede il sistema di frenata d’emergenza, il sistema di rilevamento segnaletica stradale, fari abbaglianti automatici e l’avviso cambio di corsia involontario, oltre ad altri dispositivi di sicurezza. L’allestimento top di gamma Tekna (25.990 euro) prevede fari bi-LED e a richiesta il Nissan Safety Shield plus che comprende il rilevamento colpo di sonno e stanchezza del conducente, sistema di copertura degli angoli ciechi e il sistema di allerta oggetti in movimento. Non mancano i cerchi in lega da 19”, barre longitudinali al tetto, sedili in pelle e tessuto, tetto panoramico in cristallo, sedili riscaldabili, sensori di parcheggio anteriori e posteriori e Nissan Intelligent Key con l’avviamento a pulsante di serie. Il sistema NissanConnect di Per personalizzare con un vantaggio sul prezzo Qashqai sono disponibili anche due pacchetti speciali. Il primo, denominato Safety Pack, è optional su Acenta (600 euro) e di serie su Tekna e Premier Limited Edition e comprende sistema di rilevamento della segnaletica stradale, avviso cambio corsia involontario, sistema di frenata di emergenza, sensori di parcheggio anteriori e posteriori e specchio retrovisore interno con funzione antiabbagliamento. Il secondo, optional su Acenta e Tekna e di serie su Premier Limited Edition, viene chiamato Driver Assist Pack (690 euro) offre il sistema di copertura dell’angolo cieco, l’allerta oggetti in movimento, il rilevamento della soglia di attenzione del conducente ed il sistema di assistenza al parcheggio completo. Motorizzazioni: tante novità Quattro le motorizzazioni disponibili al lancio. L’accesso alla gamma è costituito dal benzina quattro cilindri 1.2 DIG-T a due ruote motrici da 115 CV (190 Nm di coppia massima, consumo 5,6 l/100 km) mentre salendo verso l’alto l’offerta passa ai soli diesel con il 1.5 dCi da 110 CV (2WD, 320 Nm, 3,8 l/100 km) e cambio manuale a sei marce ed al più completo 1.6 dCi da 130 CV e 320 Nm (4,4 l/100 km) disponibile con diverse combinazioni di trasmissione: 2 ruote motrici e 27 28 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prova cambio manuale a sei marce, due ruote motrici e cambio X Tronic (1.500 euro, CVT con funzione sequenziale) e quattro ruote motrici con cambio manuale (4,9 l/100 km). Le prestazioni, per tutte, vantano velocità massime comprese tra i 182 ed i 190 km/h ed un valore 0-100 km/h che va dai 12,4 secondi della 1.5 dCi ai 10,5 secondi promessi dalla 1.6 dCi 4x4. Sotto ai 100 g/km di CO2 (99 per la precisione) le motorizzazioni 1.2 DIG-T e 1.5 dCi mentre per la 1.6 dCi il valore sale a 115 g/km nella versione a trazione anteriore e 129 in quella a trazione integrale. Il mix previsto in Italia è del 12% per il motore a benzina, 63% per il dCi da 110 CV e 25% per il 1.6 da 130 CV. Dal vivo: com’è fuori La vecchia generazione della Nissan Qashqai, a sette anni di distanza dal lancio, è a tutti gli effetti una vettura ancora in grado di soddisfare i gusti del mercato. A dimostrarlo sono i numeri di vendita, che continuano ad essere elevati ed addirittura di anno in anno superiori a quello precedente (in Italia 25.000 unità lo scorso anno), che danno ragione ad un prodotto tutto sommato ancora originale nelle forme, spazioso a sufficienza e dotato di motori molto interessanti. La nuova generazione mantiene concettualmente un filo logico con la precedente ma in termini di design cambia tutto, perché Qashqai non fa più linea sé ma sposa concetti stilistici che sono e saranno comuni con il resto della gamma. Il risultato è quello di una linea filante ed allo stesso tempo in grado di assicurare una presenza scenica decisamente più forte. Gli elementi più caratteristici sono indubbiamente la V cromata sulla calandra ed il profilo dei led, che la rende riconoscibile anche di notte, mentre la zona meno interessante è indubbiamente quella posteriore, dove un pizzico di personalità in più non avrebbe guastato. Dal vivo: com’è dentro Le dimensioni sono aumentate di pochi centimetri ed il passo è rimasto pressoché 30 31 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica essere dotata di sistemi di lettura dei cartelli stradali, di frenata automatica in caso di emergenza, del rilevatore della stanchezza del conducente, della regolazione automatica degli abbaglianti. Tra le funzioni c’è anche la segnalazione di cambio corsia involontario, concettualmente interessante ma un po’ fastidioso per via del suono da “sveglia anni 80” che ne caratterizza l’avviso. Per quanto riguarda i motori il benzina 1.2 DIG-T si è dimostrato estremamente interessante per consumi (7 litri/100 km al termine della prova), qualità dell’erogazione e per silenziosità ma quello che ci ha sorpreso di più sotto il profilo tecnico nella nuova Qashqai è stato il cambio “Xtronic” abbinabile, per il momento, alla sola motorizzazione 1.6 dCi da 130 CV: meccanicamente è sostanzialmente l’ultima evoluzione della tecnologia CVT ma sotto il profilo della gestione elettronica rappresenta qualcosa di veramente nuovo. invariato. Impossibile, dunque, aspettarsi sostanziali differenze nella distribuzione degli spazi interni, anche se qualche cm in più è stato comunque guadagnato lavorando sulla nuova piattaforma per la testa di chi siede davanti e per le gambe di chi siede dietro. Sulla nuova Qashqai, dunque, si continua a viaggiare comodi anche in quattro con la possibilità di ospitare un quinto in modo decisamente comodo. Quello che cambia radicalmente rispetto al passato, però, è la sensazione di qualità che si percepisce sin dal primo momento: l’abitacolo è moderno nelle forme, realizzato con buoni materiali e cura per il dettaglio e l’assemblaggio ma soprattutto è pensato sin dall’inizio per accogliere la forte iniezione di tecnologia che caratterizza oggi Qashqai come i più recenti modelli entrati in gamma. Volante multifunzione, pluriregolabile in altezza e profondità, display da almeno 5” al centro della plancia e strumentazione molto completa e ben leggibile 32 Cabio automatico Xtronic: CVT 2.0 Il nuovo Xtronic, infatti, ad andatura cittadina si comporta come un normale CVT, ovvero con una trasmissione della coppia alle ruote estramente dolce e lineare, ma quando si decide di alzare l’andatura l’elettronica si converte in una sorta di normale cambio a doppia frizione con rapporti apparentemente “veri” con i quali guidare l’auto davvero, con tanto di freno motore, e senza il fastidio del motore a regime costante in fase di accelerazione, tipico di un tradizionale CVT. Il passaggio da un rapporto all’altro è davvero velocissimo, senza strappi, e spesso guidando sulle strade di montagna viene da chiedersi perché in Nissan non abbiano pensato di installare dei paddles sul volante: con ogni probabilità arriveranno nei prossimi mesi. Il CVT Xtronic convince anche dal punto di vista dei consumi. La versione diesel dCi da 130 CV automatica infatti ha fatto registrare praticamente gli stessi valori di sono gli elementi chiave di un interno che sfoggia anche sedili molto comodi ma soprattutto una posizione di guida che rimane piuttosto alta pur a fronte di un abbassamento generale della vettura voluto dai tecnici giapponesi per migliorare la guidabilità alle alte velocità. In termini di spazio a mancare è forse qualche vano portaoggetti nell’abitacolo mentre per quanto concerne il bagagliaio la capienza è ottima alla stregua della sfruttabilità: il piano di carico è ad altezza ideale e lo sviluppo geometrico del vano è sostanzialmente perfetto. Tecnologia: di tutto e di più Passando alla tecnologia il sistema di serie offre già connettività bluetooth e presa USB ma è solo con il sistema superiore e con i pacchetti tecnologici parzialmente previsti nelle versioni al top di gamma che si ottiene il massimo: a fianco del cruise control di serie, infatti, Qashqai è in può 33 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 34 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove 35 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica consumo del modello equipaggiato con il più classico manuale. Più bella da guidare Grazie all’altezza sensbibilmente ridotta per precisa volontà degli ingegneri giapponesi, la nuova Qashqai risulta più agile da gudiare, specialmente nello stretto, con fenomeni di rollio molto più contenuti rispetto alla versione precedente. Questo si traduce di fatto in un’auto, che pur essendo un crossover, con dimensioni non indifferenti quindi, trasmette un buon feeling di guida, quasi paragonabile a quello di una più comune hatchback di segmento C che a un SUV. Nonostante una buona reattività Qashqai non sacrifica il comfort, garantendo un assetto sufficientemente morbido quando occorre digerire buche e asperità della strada. La Qashqai di nuova generazione risulta in definitiva un’auto molto comoda per tutti i passeggeri, grazie a sedili ridisegnati e sospensioni a prova di dossi, anche se quello che colpisce è la grande silenziosità garantita indipendentemente dalla motorizzazioni diesel e benzina. Conclusione La nuova Nissan Qashqai ha l’ambizioso obiettivo di ripetere lo strepitoso successo del modello di prima generazione, puntando su un design tutto nuovo, che però rimane fedele nei concetti al passato, e su tanta nuova tecnologia. Migliorano dinamica di guida, abitabilità e qualità dei materiali, mentre sorprendono il nuovo CVT con cambiata sequenziale simulata e il quattro cilindri benzina 1.2 DIG-T, capace di garantire consumi contenuti. la versione da comprare il 1.2 dig-t o la 130 con xtronic allestimento intermedio acenta. 36 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Nissan Qashqai Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della casa » Test Drive » Sito Dedicato » Virtual Tour » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 37 38 39 PROVA su strada Seat Leon 1.4 TGI Milano-Roma con 20 euro di metano La nuova versione a metano offre consumi irrisori a fronte di una qualità costruttiva eccellente e di un prezzo di listino (22.780 euro) interessante. Peccato solo per il bagagliaio che perde quasi 100 litri di spazio di Emiliano Perucca Orfei 40 41 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica “ Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Media L’ idea di poter coprire i 507 km che dividono Verona da Roma con meno di 20 euro di carburante non è certamente un sogno ma una realtà quando si parla di vetture alimentate a metano. Un segmento, quest’ultimo, in lenta ma costante espansione ed in cui Seat ha deciso di investire molto con il lancio della nuova Leon TGI, che si presenterà in concessionaria il prossimo febbraio ad un prezzo di 22.780 euro nell’allestimento Style. Il metano c’è ma non si vede La TGI non è una normale Leon a benzina convertita a metano ma è una vettura preparata in ogni dettaglio per ospitare la seconda alimentazione. Questo significa che la bocchetta del rifornimento è affiancata a quella della benzina (e nascosta dal classico sportellino) o che per 42 conoscere l’autonomia residua non occorre ricorrere a stime basate per lo più sull’esperienza del guidatore: nel quadro strumenti, al posto della temperatura dell’acqua, Seat ha scelto di integrare un indicatore di livello anche per il metano ed, allo stesso tempo, ha introdotto una nuova schermata sul display del computer di bordo in cui viene dichiarata l’autonomia residua totale oltre che quella della singola tipologia di carburante. 110 CV per il 1.4 TSI Una vera vettura a metano, insomma, spinta da un motore sovralimentato anch’esso rivisto e corretto per supportare al meglio le diverse caratteristiche del metano pur “digerendo” senza battere ciglio anche la più nobile benzina: 110 CV a 4.800 giri contro i 122 a 5.000 della versione standard, il 1.4 TGI offre lo stesso valore di coppia del 1.4 TSI (200 Nm a 1.500 giri contro i 1.400 del TSI), un’autonomia leggermente più limitata a benzina (900 km contro 960) e prestazioni ovviamente inferiori: dai 202 km/h della TSI si scende a 194 km/h e da 9,3 secondi sullo 0-100 km/h si passa ad un più lento 10,9 secondi. Elementi che interessano sicuramente meno i grandi chilometristi, che troveranno invece interessante il valore d’autonomia che si può ottenere combinando il potenziale delle due alimentazioni: 1.300 km tondi tondi a fronte di un valore di emissione medio di 94 g/km (Euro6) contro i 120 del TSI che viene omologato come Euro5+. Bagagliaio: scende da 380 a 275 litri Lunga 4.263 mm, larga 1.816 ed alta 1.459, la Leon TGI a metano conserva quasi del tutto inalterato l’abitacolo delle versioni ad alimentazione singola: la bombola da 15 kg, infatti, prende il posto della ruota di scorta andando a Tanto dentro quanto fuori è difficile comprendere se davvero ci si trovi o meno a bordo di una Leon a metano: per capirlo non rimane che notare la presenza del doppio indicatore di livello carburante integrato nella grafica digitale del quadro strumenti 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito sconfinare nel bagagliaio che perde 105 litri passando da 380 a 275 pur mantenendo la possibilità di essere ampliato fino a 595 litri abbattendo progressivamente (60/40) gli schienali posteriori. Un solo allestimento La dotazione dell’allestimento Style propone i cerchi in lega da 16”, volante e leva del cambio in pelle, bluetooth e cruise control. Non mancano il sistema di ausilio alla partenza in salita, i fari fendinebbia con funzione cornering, il bracciolo anteriore, il sistema audio touchscreen con bluetooth integrato, mentre i cerchi da 17” (350 44 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica euro) e le luci diurne a led (1.190 euro) ed i sensori di parcheggio posteriori (280 euro) o anteriori e posteriori con sistema di visualizzazione della manovra (460 euro) rimangono opzionali. Dal vivo: com’é fuori Distinguere la nuova Seat Leon TGI dalle altre Leon in allestimento è praticamente impossibile: le uniche differenze, infatti, si limitano alla scritta TGI che a Martorell viene applicata sul portellone posteriore. Null’altro. Un plus, quello dell’omogeneità estetica, che mette le versioni a metano nella condizione di competere ad armi pari con le motorizzazioni diesel d’accesso seppur a parità di allestimento, visto che la doppia alimentazione sarà disponibile solamente con il pur apprezzatissimo allestimento Style. Non ci saranno, dunque, versioni base né allestimenti Business, ma tramite la lista degli optional sarà comunque possibile, ad esempio, completare l’estetica della Leon con le luci diurne a led, che caratterizzano in modo inequivocabile e piacevole il look della segmento C spagnola. Dal vivo: com’é dentro Come già verificato nel corso delle altre prove su strada della terza generazione, l’arredamento della nuova Leon non stupisce per fantasia o per 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito soluzioni architettoniche particolarmente estrose. L’ambiente è tendenzialmente minimalista ma non si fa mancare nulla in termini di ergonomia ma soprattutto di tecnologia, soprattutto se si sceglie di investire altri 650 euro e dotando la vettura di un sistema di navigazione ed infotainment che implementa le numerose informazioni provenienti dal computer di bordo. Tanto dentro quanto fuori è difficile comprendere se davvero ci si trovi o meno a bordo di una Leon a metano: per capirlo non rimane che notare la presenza del doppio indicatore di livello carburante integrato nella grafica digitale del quadro strumenti oppure aprire il vano bagagli posteriore e notare la presenza di un pavimento rialzato che limita la capienza di un centinaio di litri: nulla di così penalizzante nella vita quotidiana, in particolar modo se si sceglierà la versione ST (la station wagon), anche se la cosa può rappresentare un limite quando si sceglie di affrontare un weekend fuoriporta con qualche bagaglio in più. 46 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prova Su strada Su strada la nuova Leon TGI non risulta particolarmente differente rispetto alle versioni 1.4 TSI “tradizionali”: solo i più attenti, infatti, coglieranno la leggera differenza prestazionale derivante dal peso superiore e dall’assenza di quei 10 CV sacrificati sull’altare dell’affidabilità e dell’armonia di funzionamento a metano. Il lavoro di tuning dei tecnici Seat, infatti, è stato davvero puntiglioso e grazie al nuovo assetto del retrotreno - leggermente più ridido per compensare il peso delle bombole - ed alla generosità del quattro cilindri da 1.4 litri la guida della Leon rimane sufficientemente brillante ma soprattutto molto armoniosa. Non si notano buchi di erogazione e per nessun motivo si scende a compromessi nell’uso del metano: la vettura, di base, funziona sempre a gas utilizzando la benzina solamente in fase di avvio o quando il metano si esaurisce. Tra le curve, rispetto alla 1.6 TDI da 105 CV, si nota un peso inferiore dell’avantreno - dovuto alla 47 48 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica maggior leggerezza del propulsore a benzina mentre il retrotreno risulta leggermente più pesante e rigido: complessivamente, però, la Leon TGI rimane confortevole ma soprattutto ben guidabile grazie anche alle caratteristiche del pianale MQB che, come su Volkswagen Golf e Audi A3, assicura grande precisione di guida e, grazie alla buona geometria delle sospensioni, buona stabilità senza dover ricorrere ad assetti troppo sportivi. In conclusione La nuova Seat Leon TGI a metano rappresenta per piacevolezza di guida una valida alternativa alle versioni 1.6 TDI da 105 CV pur offrendo valori di costo chilometrico decisamente inferiori: per percorrere 100 km con la TGI bastano 3,5 euro mentre per la pur risparmiosa versione d’accesso a gasolio l’importo sale ad almeno sei euro. Un differenziale che alla lunga assicura grandi vantaggi e che permette di ammortizzare gli 860 euro di differenza in favore della diesel (22.780 euro la 1.4 TGI e 21.920 euro la 1.6 TDI Style) dopo pochissimi km, ancor di più se si considera la libertà di entrare liberamente in zone considerate a pagamento (vedi area C a Milano) per veicoli diesel o benzina. 50 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Fiat 500L Living 1.6 MultiJet 105 CV Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Store online » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 51 PROVA SU STRADA Peugeot RCZ 1.6 THP 200 CV Personalità aggressiva Il tester più detestabile di sempre, il nostro “Gillo”, ha messo alla prova in pista la Peugeot RCZ restyling dotata del 1.6 THP da 200 CV. Ecco come se l’è cavata a “sfidare” il nostro pilota di Il Deprecabile Gillo 52 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Media questa transalpina. Come mi aspettavo, il posto di guida della RCZ é quasi perfetto, il quasi é riconducibile al fatto che per i Gillo gusti, il volante é un po’ sovrappeso e la sensazione di non riuscire a stringerlo per benino m’infastidisce. Il resto é perfetto, anche perché le regolazioni del piantone di sterzo e quelle del sedile permettono di trovare la posizione di guida ideale. Il quattro cilindri si avvia sornione, ma risponde in maniera brillante agli affondi del piede destro. Un superlavoro per i freni H Il “tirone” ai bassi é una goduria, anche se in pista é difficile vedere l’ago del contagiri allontanarsi da quello che indica il regime massimo di rotazione, ma lo si può apprezzare nei giri di raffreddamento, quelli che prudentemente percorro prima di rientrare ai box, e che faccio per abbassare la temperatura del motore e soprattutto quella dei freni, che qui a Franciacorta sono chiamati a un superlavoro. La Peugeot RCZ é aggressiva sia nel look sia nella dinamica di guida, la gommatura generosa, oltre a colpire positivamente l’occhio, permette appoggi sicuri e a personalità da vendere questa coupé Peugeot, non c’é che dire, sulle prime mi lascia perplesso, perché non capisco se sto guardando il muso oppure il posteriore, ma una volta capito il “trucco” devo ammettere che la francesina ha un suo perché. Che cosa nasconde il cofano motore? Un millesei turbo quattro cilindri, da 200 CV a 5.800 giri, con fasatura variabile e ben 275 Nm a soli 1.700 giri ... Niente male! Tanta sostanza e fin da subito La cosa che più m’intriga è quel dato riguardante la coppia, un tiro così, a un regime bradicardico non é male per un benzina che poi allunga fino a toccare quasi i 7.000 giri. Allora vediamo come scatta, ma sopratutto come muove i fianchi 54 55 56 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica velocità in percorrenza decisamente elevate, ma qualche cosa non mi convince nella distribuzione dei pesi, i 1400 Kg abbondanti di stazza, spingono tanto, soprattutto in inserimento curva, situazione in cui si sente la spalla superibbassata del pneumatico 235/40-19 che fatica non poco a contenere il sottosterzo, mentre il posteriore segue fedelmente gli ordini impartiti alle ruote anteriori, pure troppo. Dove sono finiti i posteriori sfuggevoli e sventolanti delle vecchie Peugeot? Quelli che “alzavi il piede” e chiudevi la curva a piacere, e che nei cambi di direzione rendevano quasi inutile l’utilizzo dello sterzo. Forse sono rimasti con i “vecchi” guidatori, quelli moderni e al passo con i tempi, amano la neutralità e le reazioni prevedibili (non tutti fortunatamente). Io che mi nutrirei di adrenalina e traversi improvvisi, devo piegarmi alle logiche di mercato. 58 59 60 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Per chi cerca ancor più adrenalina... Per guidare una RCZ più reattiva e dalle reazioni meno composte ci si deve accomodare al posto guida della versione Racing Cup, oppure confidare nei 270 CV della versione “R”. La coupé francese si lascia maltrattare senza mai lamentarsi, tu la “strattoni”, e lei risponde in maniera composta e educata. Un particolare che richiama le “Leoncine” tradizionali è il cambio manuale a sei rapporti, sulla RCZ 1.6 16V non ci sono paddle o automatismi, ma una corta leva con relativo pomello che si muove precisa e rapida negli innesti, e che digerisce senza patemi i maltrattamenti dell’uso in pista. A proposito di maltrattamenti, anche i freni escono a testa alta dal test in pista, potenti e modulabili dal primo all’ultimo giro, hanno mostrato una resistenza degna di nota, con il vantaggio di essere dotati di un antibloccaggio ben tarato e poco invasivo. A essere invasivi, invece, sono i soliti “omini sbandieranti” che minacciando di gettarsi sul cofano della RCZ, mi obbligano a rientrare ai box. Fastidiosi. 62 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Peugeot RCZ 1.6 THP 200 CV Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Store online » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 63 64 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News Koenigsegg One :1 tutti i dettagli e le immagini della hypercar svedese La Koenigsegg One:1 è l’ultima incredibile hypercar del costruttore artigianale svedese, nata per diventare l’auto più veloce del mondo. Le premesse ci sono tutte visto che il suo V8 5.0 litri eroga 1.341 CV, mentre il peso non supera 1.341 kg I l record di velocità massima appena conquistato dalla Hennessey Venom GT è già in pericolo. Il costruttore di hypercar svedese Koenigsegg ha infatti sviluppato un nuovo modello con il preciso scopo di realizzare l’auto omologabile più veloce del pianeta. Il suo nome è Koenigsegg One:1, che dopo essere stata anticipata da immagini e video, ora si lascia scoprire in tutte le sue caratteristiche in vista del debutto mondiale al prossimo Salone Internazionale di Ginevra, in programma dal 4 al 16 marzo. 66 1341 CV, 1.341 kg Il particolare nome – One:1 – si riferisce all’incredibile rapporto peso potenza di 1 kg per CV di questa hypercar. Il costruttore ha rivelato che la sua nuova creatura è in grado di sviluppare non meno di 1 megawatt di potenza, il che significa che la One:1 sprigionerà dal suo V8 5.0 in alluminio non meno di 1.341 CV, con una coppia massima di 1.371 Nm a 6.000 giri/min. Tutta questa potenza viene sprigionata da un’auto che non supera i 1.341 kg di peso, mentre il sistema di trasmissione si affida ad un doppia frizione a sette 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News Media marce che, abbinato ad un differenziale elettronico, permette alla One:1 di scattare da 0 a 400 km/h in circa 20 secondi. Potenza frenante sconfinata L’impianto frenante, derivato da quello della Agera R, dispone di dischi ventilati ceramici da 397 mm con pinze a sei pistoncini all’anteriore, mentre il posteriore ha ha disposizione freni ventilati ceramici da 380 mm con pinze a quattro pistoncini. Questo sistema garantisce un arresto completo da 100 km/h in soli 28 metri, mentre una frenata da 400 a 0 km/h richiede soltanto una ventina di secondi. Equipaggiata con cerchi in fibra di carbonio da 19 pollici all’anteriore e da 20 pollici al posteriore, 68 abbinati a pneumatici ad alte prestazioni Michelin Cup, che garantiscono performance fino a 440 km/h, la One:1 dispone di un sistema di sospensioni aggiornato e tarato per sopperire alle incredibili prestazioni del modello. Solo sei esemplari. Già tutti venduti Il motore ad otto cilindri può essere alimentato con normale benzina verde, ma anche con speciale bio-carburante E85 e con carburante da competizione, mentre la distribuzione dei pesi è quasi ottimale con un rapporto anteriore-posteriore pari a 44:56, come sulla Agera R. La One:1 sarà prodotta in soli sei esemplari, già tutti venduti ad un prezzo che rimane al momento sconosciuto. 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica La BMW Serie 4 Gran Coupé è lunga 4.638 mm, larga 1.825 mm, dotata di un passo di 2.810 mm e presenta quattro accessi a bordo laterali e, rispetto alla Serie 4 Coupé, è dotata di un tetto di 112 mm più lungo e di 12 mm più alto. Al di sotto del cofano della BMW Serie 4 Gran Coupé pulsano cinque diverse unità, di cui tre alimentate a benzina e due a gasolio. Le prime sono rappresentate dalla 420i, che è dotata di un quattro cilindri turbo da 2.0 litri in grado di erogare 183 CV di potenza, dalla 428i con propulsore quadricilindrico da 2.0 litri da 243 CV e 345 Nm di coppia e dalla 435i, che vanta un sei cilindri da 3.0 litri da 304 CV e 406 Nm. Per quanto concerne i diesel questi sono rappresentati dalle varianti 418d e 420d, entrambe dotate di un’unità quadricilindrica da 2.0 litri rispettivamente in grado di promettere fino a 143 CV e 183 CV di potenza massima, anche se nel prossimo futuro la Casa di Monaco di Baviera dovrebbe affiancare a queste altre unità. BMW al Salone di Ginevra 2014 BMW è presente al Salone di Ginevra 2014 con la Serie 2 Active Tourer e con la Serie 4 Gran Coupé B MW è presente al Salone di Ginevra 2014 con la Serie 2 Active Tourer e con la Serie 4 Gran Coupé. La BMW Serie 2 Active Tourer, è la MPV con cui il costruttore tedesco debutta in questo segmento. Dotata di piattaforma modulare a trazione anteriore, la BMW Serie 2 Active Tourer presenta una lunghezza di 4.340 mm, una larghezza di 1.800 mmm ed un’altezza di 1.550 mm, oltre ad un passo di 2.670 mm e un 70 bagagliaio da 468 litri, che possono crescere sino a 1.510 abbattendo i sedili posteriori, che possono essere frazionati secondo gli schemi 40:20:40. Al di sotto del cofano della BMW Serie 2 Active Tourer pulsano tre unità TwinPower Turbo, di cui una alimentata a gasolio e due a benzina, tutte in grado di ottemperare ai dettami imposti dalla normativa Euro 6 grazie anche al sistema di recupero dell’energia cinetica in fase di frenata e al sistema Start&Stop di serie. 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Citroen al Salone di Ginevra 2014 Citroen è presente al Salone di Ginevra 2014 con la nuova C1, la C5 CrossTourer, la C4 Cactus e la C4 Cactus Aventure concept C itroen è presente al Salone di Ginevra 2014 con la nuova C1, la C5 CrossTourer, la C4 Cactus e la C4 Cactus Aventure concept. La nuova Citroen C1 verrà proposta nella versione a 3 e 5 porte e presenta un tetto in tela apribile elettricamente denominato Airscape. Lunga 3,46 metri, larga 1,62 alta 1,45 e dotata di un raggio di sterzata di 4,80 metri, la nuova Citroen C1 mette in mostra 72 News Periodico elettronico di informazione motociclistica motorizzazioni a benzina di ultima generazione. La prima è il 1.0 VTi da 68 CV, proposto con cambio pilotato ETG (Efficient Tronic Gearbox) a 5 rapporti. La seconda è il 1.2 VTi 3 cilindri da 82 CV in grado di promettere consumi pari a 4,3 l/100 km ed emissioni di CO2 di 99 g/km, oltre ad una coppia di 116 Nm e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 11 secondi. La Citroen C5 CrossTourer rappresenta una versione rialzata della station francese, con un look ispirato al mondo off-road. Paraurti ridisegnati, con protezioni sottoscocca, cerchi in lega da 18 pollici con finitura diamantata, cover degli specchietti cromate e barre portatutto color grigio opaco sono gli elementi esterni che permettono di riconoscere questa nuova versione. Rispetto ad una tradizionale C5, la CrossTourer può essere equipaggiata con le sospensioni attive Hydractive III+ (optional) che regolano automaticamente l’assetto della vettura istante dopo istante. A seconda delle condizioni del terreno e dello stile di guida inoltre le sospensioni possono alzare il corpo vettura fino a 15 mm, a seconda delle necessità. Al di sotto dei 10 km/h l’altezza della CrossTourer è massima, tra 10 e 40 km/h si riduce di 2 cm, mentre al di sopra dei 70 km/h l’assetto diventa più basso possibile per garantire maggiore stabilità e massimo feeling di guida. La Citroen C4 Cactus inaugura una nuova era per il costruttore francese, grazie a delle soluzioni stilistiche ispirate dagli oggetti di uso quotidiano e pensata per strizzare l’occhio ad una clientela giovane grazie soprattutto ad un design d’impatto e a dei contenuti tecnologici degni di nota, oltre che ad un costo che il costruttore promette essere contenuto. Quest’ultimo non è ancora stato comunicato, ma si presume possa essere inferiore a quello della C4 berlina in quanto dotata di allestimenti relativamente semplificati. Lunga 4,16 metri e larga 1,73 metri, la Citroen C4 Cactus vede negli Airbump il principale elemento caratteristico esterno, ovvero dei pannelli posti su fianchi e paraurti costituiti da una serie di camere d’aria volte a proteggere la carrozzeria in caso di piccoli urti, e ospiterà al di sotto del cofano due diverse unità, ovvero un 1.2 a benzina (aspirato e turbo) disponibile in due diverse declinazioni di potenza, ovvero 82 e 110 CV, a sua volta affiancato da un turbodiesel da 1.6 litri disponibile nelle versioni da 92 e 100 CV. La Citroen C4 Cactus Aventure concept è un esercizio stilistico che si propone di anticipare una variante da fuoristrada della recentissima versione di serie del nuovo crossover compatto transalpino. Caratterizzata da un’estetica più estrema rispetto alla C4 cactus da cui deriva, la C4 Cactus Aventure concept presenta una sezione anteriore dominata da una grande barra di protezione in metallo e da delle griglie che vanno a ripararne i gruppi ottici, mentre la vista laterale mette in luce dei cerchi spartani di colore nero e un vano portaoggetti posizionato sulla sommità del tetto. una tecnologia di bordo caratterizzata dalla presenza di un Touch Pad da 7’’con tecnologia Mirror Screen che permette di duplicare e comandare le applicazioni dello smartphone direttamente dal Touch Pad. La nuova Citroen C1 può essere dotata anche di Keyless Access&Start, di telecamera di retromarcia e di Hill Assist, tutte funzioni che favoriscono la serenità alla guida. Al di sotto del cofano della nuova Citroen C1 pulseranno due 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News Fiat al Salone di Ginevra 2014 Fiat è presente al Salone di Ginevra 2014 con la Panda Cross e il Freemont Cross F iat è presente al Salone di Ginevra 2014 con la Panda Cross e il Freemont Cross. La Fiat Panda Cross rappresenta una variante incline al mondo dell’avventura della city car italiana e trova nella versione 4x4 la sua base progettuale. Il frontale presenta un inedito look, grazie ad un nuovo paraurti caratterizzato da un generoso skid plate in color titanio satinato per la protezione degli organi meccanici. A ciò si aggiungono i ganci traino rossi, i gruppi ottici dedicati e le luci diurne a LED. La Fiat Panda Cross misura 368 centimetri di lunghezza, 167 di larghezza e 160 di altezza. Vanta un bagagliaio da 225 litri e 15 vani porta-oggetti, oltre ad un sistema di trasmissione di tipo “Torque on demand”, che si avvale di due differenziali e di un giunto controllato elettronicamente. Si tratta di una trazione integrale permanente gestita da una centralina elettronica che, attraverso l’analisi dei segnali veicolo, ripartisce la trazione sui due assali anteriore e posteriore in modo proporzionale a seconda delle condizioni di aderenza del fondo stradale. Al di sotto del cofano della Fiat Panda 74 Cross pulsano due motorizzazioni, entrambe dotate di Start&Stop: il nuovo 0.9 TwinAir Turbo da 90 CV e 145 Nm e il diesel 1.3 Multijet II da 80 CV e 190 Nm. Il Fiat Freemont Cross rappresenta una variante caratterizzata da un pacchetto estetico dedicato del crossover italo-americano e presenta un nuovo paraurti frontale con inserti in color Patinum Chrome, la griglia anteriore e le cornici dei fari fendinebbia in nero lucido, le minigonne laterali in tinta Platinum Chrome e le barre longitudinali sul tetto dello stesso colore, oltre alle cornici nere dei gruppi ottici, anteriori e posteriori, e un paraurti posteriore con inserto di protezione sottoscocca in color Platinum Chrome. Inoltre, Freemont Cross monta inediti cerchi in lega a cinque razze color Hyper Black da 19”. Equipaggiano la nuova versione le motorizzazioni 2.0 Multijet II da 140 CV, in abbinamento al cambio manuale a 6 rapporti e trazione anteriore, e il 2.0 Multijet II da 170 CV, sia nella versione 4x2 con cambio manuale sia in quella integrale attiva AWD accoppiata esclusivamente a un cambio automatico a 6 rapporti. 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Media Mercedes-Benz Classe S si amplia la gamma con nuove versioni A meno di un anno dal lancio della nuova Mercedes-Benz Classe S, si amplia l’offerta con la S 300 BlueTEC HYBRID, la S 350 BlueTEC 4MATIC, la S 600 e la S 65 AMG A meno di un anno dal lancio della nuova Mercedes-Benz Classe S, si amplia l’offerta con la S 300 BlueTEC HYBRID, l’ammiraglia S 600 e la versione ad alte prestazioni S 65 AMG. Disponibile in versione a passo corto o lungo, con trazione posteriore o integrale permanente 4MATIC, la gamma di Classe S conta oggi ben 16 versioni. Tra gli equipaggiamenti a richiesta figurano: display head-up, parabrezza termico e touchpad. Due nuovi interni 76 Designo, beige Como/griglio titanio perlato o beige Como/rosso satinato perlato, arricchiscono la scelta dei colori disponibili per l’abitacolo. Dopo la S 400 HYBRID, debutta la seconda versione ibrida di Classe S. Nel ciclo combinato, S 300 BlueTEC HYBRID promette un consumo di 4,4 litri di gasolio per 100 km (CO2: 115 g/km). Al di sotto del cofano una combinazione tra un quattro cilindri diesel da 2.2 litri da 204 CV di potenza e un motore elettrico da 20 kW, quest’ultimo collocato tra il motore a combustione ed il cambio automatico. L’unità elettrica supporta il motore diesel in accelerazione (effetto boost) e, in modalità alternatore, viene utilizzato per il recupero di energia in fase di frenata. È tuttavia possibile la marcia in modalità esclusivamente elettrica. La S 300 BlueTEC HYBRID è disponibile con passo corto e lungo. I prezzi partono da 89.220 euro. La S 350 BlueTEC 4MATIC ospita al di sotto del cofano un motore da 2.987 cm3, sviluppa 258 CV di potenza e 620 Nm di coppia e promette un consumo medio di 5,9 l/100 km (indifferentemente dal passo). La S 350 BlueTEC 4MATIC è proposta a partire da 84.728 euro (passo lungo) o 90.261,50 euro (passo lungo). La S 600 è il nuovo modello top di gamma della Classe S ed è disponibile soltanto in versione a passo lungo ed allestimento premium. Il motore V12 biturbo da 530 CV è ancora più potente del suo predecessore, che vantava 517 CV di potenza. La cilindrata è stata aumentata, passando da 5.513 a 5.980 cm3. La coppia massima raggiunge gli 830 Nm a partire da 1.900 giri/min. Prezzi a partire da 181.240 euro. La S 65 AMG vanta un dodici cilindri, sovralimentato biturbo da 630 CV di potenza e 1.000 Nm di coppia. Rispetto al modello precedente, il consumo di carburante è stato ridotto di 2,4 litri per 100 chilometri (ciclo NEDC combinato). L’assetto sportivo AMG basato sul sistema MAGIC BODY CONTROL dispone di serie del ROAD SURFACE SCAN. Così come il modello precedente, la nuova S 65 AMG è disponibile esclusivamente nella versione a passo lungo, ad un prezzo di 245.060 euro. 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica degli inediti rivestimenti. La Volkswagen Polo TSI BlueMotion ospita al di sotto del cofano un’unità tricilindrica turbo alimentata a benzina da 1.0 litro in grado di sviluppare fino a 89 CV di potenza massima e di promettere un consumo medio di 4,1 l/100 km. La Volkswagen Polo TDI BlueMotion TDI è invece dotata di un tre cilindri alimentato a gasolio da 1.4 litri da 74 CV, ed è in grado di promettere un valore di consumo medio pari a 3.1 l/100 km. La Volkswagen PoloBlueGT deriva dalla più prestazionale GTI, e si caratterizza per un assetto ribassato di 15 mm, per la presenza dei cerchi in lega da 17 pollici, per dei paraurti più ampi, per le minigonne laterali e per uno spoiler posteriore dedicato. Al di sotto del cofano pulsa un’unità quadricilindrica da 1.4 litri alimentata a benzina e dotata di iniezione diretta (oltre che affiancata da una trasmissione manuale a sei marce) in grado di sviluppare 149 CV di potenza massima e di promettere un consumo medio di 4.8 l/100 km. Volkswagen ha inoltre rivisitato i pacchetti R- Line per la Polo, mentre le versioni di plug-in hybrid e CNG della stessa arriveranno nel 2015. Volkswagen a Ginevra CrossPolo, Polo BlueMotion e Polo BlueGT La Casa di Wolfsburg porterà a Ginevra tre nuove versioni della recentemente rinnovata Volkswagen Polo, ovvero la CrossPolo, la Polo BlueMotion (sia benzina che diesel) e la Polo BlueGT L a Casa di Wolfsburg porterà al Salone dell’Automobile di Ginevra tre nuove versioni della recentemente rinnovata Volkswagen Polo, ovvero la CrossPolo, la Polo BlueMotion (sia benzina che diesel) e la Polo BlueGT. La Volkswagen CrossPolo presenta un look più incline all’off-road, e si caratterizza 78 per i cerchi in lega da 17 pollici, per una serie di inedite protezioni collocate sui paraurti anteriori e posteriori oltre che sulle fiancate, e per dei passaruota maggiorati, mentre sul tetto compaiono le barre portatutto in tinta con le cover degli specchietti retrovisori. Aperta la portiera è invece possibile osservare un volante rinnovato e 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica tipologia di vettura che per storia e tradizione è particolarmente significativa per Volvo. La Concept Estate eredita i principali tratti stilistici del nuovo design impresso da Thomas Ingenlath a partire dalla grande calandra anteriore, che esprime forza ed aggressività, mentre ritroviamo i particolari gruppi ottici posteriori decisamente vistosi e difficili da non notare. Ecco gli interni delle prossime Volvo Rispetto agli altri due prototipo svelati sino ad ora, la Concept Estate mette in mostra per la prima volta in maniera molto dettagliata il nuovo stile degli interni, destinato ad ispirare le plance di tutte le Volvo del futuro. Gli stilisi svedesi dicono di essersi ispirati alla semplicità. I tradizionali tasti e i comandi a manopola sono stati Volvo Concept Estate il terzo ed ultimo prototipo prima della rinascita sostituiti da un unico grande schermo di controllo con tecnologia touchscreen che assomiglia a un tablet, collocato nella console centrale. Abbinato al software di apposita progettazione di Volvo, lo schermo a sfioramento fungerà da pannello di controllo principale per controllare tutte le principali funzioni della vettura. Lo schermo sostituisce tutti i tasti e le manopole, eccetto che per poche funzioni essenziali come, ad esempio, la regolazione del volume, i tasti di riproduzione/ pausa, le luci di emergenza e gli sbrinatori dei finestrini; esso interagisce inoltre senza soluzione di continuità con il quadro strumenti digitale che si trova di fronte al posto di guida. Il futuro che guarda al passato Anche in questo caso i designer Volvo dicono di essersi ispirati al passato del costruttore Media di Matteo Valenti | Si fa ammirare a Ginevra la Volvo Concept Estate, terzo ed ultimo prototipo destinato ad anticipare lo stile e la tecnologia dei modelli di prossima generazione del costruttore svedese L a Casa di Göteborg ha svelato, in vista del debutto in anteprima mondiale al prossimo Salone di Ginevra (4 – 16 marzo), la Volvo Estate Concept, terzo ed ultimo prototipo destinato ad anticipare lo stile e la tecnologia dei modelli di prossima generazione del costruttore svedese. 80 Il nuovo design di Ingenlath Dopo la Concept Coupé e la XC Coupé Concept, pensate per prefigurare le berline di alta gamma, ad incominciare dalla futura ammiraglia S90, e i prossimi SUV a partire dalla nuova XC90, la Concept Estate vuole lanciare lo sguardo nell’universo delle station wagon di nuova generazione, una 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb svedese, reinterpretando in chiave moderna alcuni tratti dello stile di una serie di auto rimaste impresse nella storia del marchio, a partire dalla leggendaria P1800. Secondo gli stilisti per esempio la sezione posteriore della Concept Estate ricorda la linea della Volvo 1800 ES dei primi anni ‘70. La sottile ispirazione ai modelli della serie 1800 risulta evidente anche da numerosi dettagli all’interno della Concept Estate, come ad esempio il volante a due razze, il quadro strumenti e i quadranti. Con questo nuovo design l’obiettivo dichiarato dei vertici Volvo è quello di creare automobili non solo belle da guardare ma anche diverse da tutte le altre e quindi subito riconoscibili ed identificabili. stesso sportiva, accattivante e dinamica. Importante poi il gioco di colori, come sui precedenti prototipi. Il contrasto fra l’intenso e cupo color marrone pera e i luminosi cerchi da 21 pollici a cinque raggi è stato pensato per accentuare l’impatto visivo della vettura. Come nel caso delle recenti Concept Coupé e Concept XC Coupé, la Volvo Concept Estate si distingue per una nuova topografia del cofano e per la griglia anteriore ‘fluttuante’, ai cui lati spiccano i fari anteriori con nuove luci a LED per marcia diurna a forma di ‘T’. I caratteristici gruppi ottici posteriori sono un altro elemento distintivo della nuova direzione stilistica intrapresa da Volvo Cars. Station sì, ma sportiva I designer dicono di aver attinto a piene mani dalle tendenze nell’ambito del design e del lifestyle svedese contemporaneo. Gli occupanti di tutti e quattro i sedili sono avvolti da cinture di sicurezza arancioni, e la stessa intensa tonalità è ripresa anche dalla moquette in lana realizzata Il generoso rapporto tra asse anteriore e montante ‘A’, il cofano ribassato, il profilo filante e il tetto in vetro sono tutti elementi che contribuiscono a creare l’impressione certamente di una station wagon, ma che sappia essere al tempo 82 News Periodico elettronico di informazione motociclistica dal designer svedese. Anche la leva del cambio in cristallo di Orrefors/Kosta Boda ha un riflesso arancione, mentre il rivestimento in tessuto di lana a scacchi bianchi e neri all’interno del padiglione e sulla parte posteriore dello schienale dei sedili anteriori aggiungono un tocco di originalità all’abitacolo. Dettagli raffinati di manifattura artigianale, come un quadro strumenti rivestito di spesso cuoio conciato al naturale di Tärnsjö, intarsi in legno cerato invecchiato naturalmente e dettagli in rame lavorati a macchina vogliono enfatizzare a loro volta l’atmosfera svedese. Nel vano bagagli posteriore gli stilisti svedesi hanno pensato di collacare tutto l’occorrente per fare un per un picnic e una partita a “kubb”, il noto gioco svedese fatto di pezzi in legno da abbattere, in una sorta di partita a metà tra le bocce ed il bowling . Il set di gioco di apposita realizzazione è visibile attraverso il pianale dell’area di carico. Una nuova era dove le Volvo saranno al 100% delle Volvo Naturalmente i prototipi giocano sempre a trovare soluzioni stilistiche e tecniche fuori dagli schemi ed originali, che poi non ritroveremo sui modelli di serie. I tratti principali del design di questi prototipi però li ritroveremo senza dubbio sulle future Volvo, che hanno l’ambizione di tornare a competere a testa alta con tutti i principali costruttori premium, puntando non solo sullo stile, ma anche su tecnologie, pianali e motorizzazione che dopo tanti anni tornano ad essere sviluppati direttamente in house dalla Casa di Göteborg. Puro design svedese 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica gianmarco Boretto «Il nuovo 1.6 CDTI è il cuore del progetto GM ed è tutto italiano» di Alfonso Rago | Abbiamo intervistato Gianmarco Boretto, Program Manager and Chief Engineer del 1.6 diesel che segna nuovi standard per prestazioni e riduzione delle emissioni e che permette ad Opel di proporsi al mercato europeo come marchio dinamico e d’innovazione A All’ombra della Mole, non c’è solo la (ex) Fiat: per fortuna, viene da dire, visto l’annunciato disimpegno della FCA nei confronti della storica sede piemontese. A Torino c’è anche la Powertrain, il “braccio operativo” di GM, investito della responsabilità globale dello sviluppo dei propulsori diesel destinati alle vetture a marchio Opel e Chevrolet. Gianmarco Boretto, nato nel 1973 a Torino dove ha conseguito la laurea in Ingegneria dei Materiali presso il Politecnico nel 1997, è dal 2008 Chief Engineer e Program Manager del motore diesel mid-size, responsabile per lo sviluppo di una nuova famiglia di motori diesel caratterizzata da basse emissioni e consumi ridotti. Ha iniziato la carriera presso il Centro 84 Ricerche Fiat nel 1998, coinvolto nello sviluppo di tecnologie di post-trattamento dei gas di scarico avanzati per applicazioni automobilistiche, ed è stato coordinatore di diversi progetti di ricerca. Nel 2003, Boretto è passato all’Advanced Engineering di Fiat-GM Powertrain, occupandosi di tecnologia nel post-trattamento diesel e combustione. Dal 2005, lavora in GM Powertrain Europe. Non c’era interlocutore più qualificato non solo per presentare il nuovo propulsore, ma anche per inquadrarlo nella strategia commerciale di GM per i prossimi anni. Il propulsore diesel: quali sono le sue migliori caratteristiche, che prospettiva di vita commerciale gli attribuite? «Il 1.6 CDTI da 136 CV rappresenta un capitolo strategicamente decisivo nella campagna di rinnovamento dei motori per GM: l’unità si distingue per prestazioni e rumorosità minima, con consumo di soli 3,9 litri per 100 km nel ciclo NEDC (New European Driving Cycle). La versione da 110 CV, al debutto al prossimo Salone di Ginevra, sarà ancora più pulita ed economica, arrivando a 3,7 litri di carburante per 100 km, mentre per le emissioni di CO2 infrange la soglia dei 100 grammi, spuntando il valore record di 97 g/ km. Questa unità, che anticipa con l’omologazione Euro6 gli standard che andranno in vigore tra oltre un anno, sostituirà i motori con cilindrata 1700, aprendo una nuova epoca nella gamma dei diesel Opel. Si tratta del miglior motore della sua classe per rumorosità e vibrazioni, risultato ottenuto con l’ottimizzazione del design di ogni componente, il processo di combustione a iniezione multipla efficiente e numerosi interventi acustici. Il nostro 1.6 CDTI, grazie a basamenti più robusti per assorbire le vibrazioni, ad una combustione più efficiente e meno rumorosa grazie allo studio dinamico su condotti ed iniettori ed al grande lavoro di sound engineering sui collettori di aspirazione, è il più silenzioso della categoria. Lo abbiamo già soprannominato “whisper” diesel, proprio per il suo funzionamento molto silenzioso. Tra i principali componenti tecnici, vanno citati il sistema common rail ad alta pressione, lo speciale catalizzatore LNT (Lean NOx Trap) ed il turbocompressore con turbina a geometria variabile. Il motore ha una coppia massima di 320 Nm, il 7% in più rispetto al precedente motore 1.7 da 130 CV, mentre l’efficienza migliora e le emissioni di CO2 scendono di ben l’8%». Quanto tempo passa dal primo schizzo su un block notes fino all’arrivo in catena di montaggio? E quali risorse sono necessarie oggi per produrre un nuovo propulsore? «La gestazione è durata circa quattro anni: è dal 2009 che un team piuttosto eterogeneo si è messo al lavoro, sfruttando tutto il know how di GM sulle singole componenti, come le bielle e procedendo nello sviluppo per sottosistemi. Nel progetto sono state coinvolte circa mille persone, considerando l’apporto non solo dei colleghi dell’International Technical Development Center di Rüsselsheim, ma anche di quelli americani, i cui feedback di risposta alle nostre mail inviate a fine giornata ci permettevano, il mattino seguente, di proseguire il lavoro partendo da un punto più avanzata rispetto a come l’avevamo lasciato. Un progetto “H24”, quindi, come se il sole non tramontasse mai, arrivato alla variante definitiva dopo gli stadi alfa, beta e gamma, tre step di sviluppo, preludio alle verifiche al banco ed ai test dinamici sulle vetture. Per la sua genesi particolare, è difficile indicare quale sia stato il budget investito: questo motore sarà utilizzato in tutto il 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Abbiamo deciso di attaccare, di dare una grande chance al successo di questo modello partendo con un’offerta lancio che durerà poche settimane mondo e nel computo andrebbe considerata anche parte del cospicuo investimento, di 130 milioni di euro, che Opel ha fatto sullo stabilimento ungherese di Szentgotthárd, dove verrà costruito». A fronte delle propulsioni alternative, i motori diesel hanno ancora senso? «Proprio il nuovo 1.6 CDTI è la risposta migliore a questa domanda: siamo in presenza di una nuova generazione di motori diesel capace non soltanto di soddisfare il piacere di guida ma anche di apparire come virtuosi in termini di ridotte emissioni e rispetto ambientale. Ai nostri nuovi propulsori attribuiamo un ciclo di vita di almeno dieci anni e sappiamo che già ora sono in grado di rispettare le prossime normative antin86 Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica quinamento. Inoltre, ricordo che dopo diversi anni di assenza, GM ha riportato il motore diesel negli USA, utilizzando sulla Chevrolet Cruze lo stesso propulsore 2.0 della Opel Insigna: in America la normativa non prevede distinzioni tra benzina e diesel nel definire lo standard di emissioni cui adeguarsi, ma credo che ci siano tutti i presupposti per vedere il 1.6 CDTI oltreoceano». momento richiami un’attenzione particolare, come dimostra anche la Adam che presto sarà dotata di un motore a benzina con questo frazionamento, come egualmente non posso negare che Powertrain persegua progetti legati a propulsori con numero dispari dei cilindri. Ma è egualmente certo che non esiste, al momento, un prossimo inserimento in gamma di motori con tali caratteristiche». Alcuni vostri competitor hanno puntato con successo sul frazionamento dispari: c’è anche nel vostro futuro un motore 3 cilindri? «In realtà un 3 cilindri diesel è già presente su una vettura Chevrolet: sul mercato indiano, la Beat ha un propulsore di questo tipo. Non posso negare che il numero 3 in questo GM Powertrain: a tu per tu con il centro di sviluppo torinese Il Centro Ingegneria e Sviluppo General Motors che ha sede presso la Cittadella Politecnica di Torino, lavora ad una nuova generazione di motori diesel innovativi ed avanzati, distinti da bassi consumi, minori emissioni e nuove tecnologie. Il Centro ha responsabilità globale per GM degli attuali turbodiesel 1.0L, 1.3L, 1.6 L, 1.7L e 2.0L, 2.2L, 2.5-2.8L presenti prevalentemente sulle vetture Opel e Chevrolet. Il Centro è stato creato nel 2005 con 80 dipendenti. Nel settembre 2008 si è trasferito nella struttura all’interno del Politecnico, rendendo così GM la prima azienda automobilistica ad insediarsi fisicamente in un campus universitario. GM a Torino impiega più di 500 persone e continua a svilupparsi; nel 2013 sono state effettuate 50 nuove assunzioni. GM ha investito circa 50 milioni di Euro nella struttura torinese per dotarla degli strumenti più avanzati per la ricerca e lo sviluppo in campo motoristico: 15 sale prova motore che presto aumenteranno di numero, 12 laboratori, un banco rulli e un’area officina contribuiscono a rendere il Centro GM un fiore all’occhiello per lo studio sui sistemi di propulsione. Il lavoro del team tecnico di Torino investe soprattutto tre aree di responsabilità. Design di motori diesel: progettazione dei componenti meccanici del motore, dei sistemi di iniezione “common rail”, di sovralimentazione e di post-trattamento delle emissioni, con strumenti avanzati di simulazione termostrutturale e fluidodinamica. Design di controlli: sviluppo delle funzioni e degli algoritmi di controllo per motori diesel, con relativa diagnostica e software. GM è l’unico costruttore automobilistico che dispone delle competenze necessarie per la progettazione del software e dei sistemi di controllo dei motori benzina, diesel e delle trasmissioni automatiche. Design di propulsori ibridi: modellizzazione ed ottimizzazione di diverse architetture di veicoli ibridi, progettazione e sperimentazione di gruppi motore diesel/motore elettrico/trasmissione. Oggi la GM Powertrain Europe è un player di primo piano sul territorio piemontese, garantendo occupazione qualificata, acquistando componenti per la produzione, direttamente generati dal centro di ingegneria, oltre a beni e servizi. La ricaduta sul territorio è stimata nell’ordine di circa 200 milioni di Euro annui. 87 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito peter Wyhinny «Seat Leon è cresciuta del 110% in Italia. E ora arriva la Leon Cupra da 280 CV» Emiliano Perucca Orfei |Peter Wyhinny, Direttore di Seat Italia, ci ha parlato della nuova Leon Cupra da 280 CV e della sua importanza strategica per il mercato italiano, dove il marchio spagnolo sta vivendo una crescita davvero controcorrente I La nuova Seat Leon Cupra (acronimo di Cup Racing, ndr) abbandona, almeno in parte, quelle forme vistose ed aggressive a tutti i costi viste sulle generazioni precedenti, per assumere un look molto più elegante, senza rinunciare in ogni caso ad un carattere decisamente sportivo. Del resto, la nuova Cupra rappresenta la Leon più potente mai realizzata in tre diverse generazioni, un modello strategico per la Casa di Martorell, magari non in termini di numeri – in Italia ne arriveranno 500 – ma sicuramente sotto il profilo dell’immagine di marca e per il riposizionamento del brand. Con la nuova Leon Cupra da 280 CV, Seat si posiziona nell’Olimpo delle sportive di razza, distinguendosi però dalla concorrenza per prezzi decisamente più abbordabili e 88 Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica interessanti. Della nuova Leon Cupra e della sua importanza strategica per il mercato italiano ne abbiamo parlato con Peter Wyhinny, Direttore di Seat Italia. La nuova Seat Leon sta vivendo una fase di crescita, non è così? «Assolutamente sì. La gamma Leon è riuscita a crescere nel 2013 del 40% rispetto all’anno precedente, addirittura più del 110% in Italia. Sono dati eccezionali, che ci danno una base d’appoggio importante per lanciarci a pieno regime nel 2014 dove comunque continuiamo a vedere una continua crescita del nostro brand. Questo significa che in un anno molto difficile per le condizioni economiche, il mercato ha dimostrato di apprezzare i nostri nuovi mo- delli e sono arrivati i contratti». Quali sono le versioni che vanno per la maggiore? «Sono passati soltanto 12 mesi da quando abbiamo lanciato in Italia la nuova Leon a cinque porte, un modello che è stato seguito dall’arrivo della SC a tre porte e dalla ST con variante di carrozzeria station wagon, ma siamo molto contenti. In Italia infatti abbiamo già venduto 2.500 Leon di nuova generazione, un risultato a cui contribuisce molto la ST che prima non avevamo in gamma (l’attuale Leon è stata la prima ad offrire una variante station wagon, ndr)». abbiamo visto crescere non solo le vendite ai privati ma anche quelle ai noleggi a lungo termine e le flotte». Quali sono le motorizzazioni preferite dagli Italiani? «Oggi le motorizzazioni preferite in Italia sono senza dubbio i diesel, ma siamo sicuri che sarà un dato da rivedere in futuro perché sarà bilanciato con l’arrivo della TGI a metano. Secondo le nostre previsioni infatti, il 20% delle Leon a cinque porte sarà scelto nella versione bi-fuel». Avete scelto di intraprendere la strada del metano. Perché? «E’ molto semplice. Siamo sicuri che la nuova Leon TGI bi-fuel a metano, che arriverà nelle concessionarie della Penisola nei prossimi giorni, contribuirà in maniera decisiva ad aumentare le vendite della nostra gamma di segmento C. Del resto questa fascia di mercato in Italia è molto in crescita e noi ci troviamo pronti a rispondere alla nuova domanda con una gamma che non è mai stata così ricca e completa». Quanto è importante per voi l’arrivo di Leon Cupra in Italia? «Leon è un modello fondamentale per noi perché il segmento C è sempre più importante. In Italia questa fascia di vetture è arrivata a toccare il 20% del mercato. Naturalmente le nuova Leon Cupra va ad inserirsi in un segmento di nicchia - sommando tutti i brand sul mercato circa 500 unità, ndr ma è una versione fondamentale per rinforzare l’immagine del brand Seat». Perché un cliente dovrebbe scegliere la nuova Leon Cupra? «Perché la nuova Leon Cupra offre prestazioni eccezionali, non solo in termini di potenza assoluta. Quest’auto produce sì tanti cavalli, ma riesce a distinguersi dalla concorrenza per la sua capacità di scaricarli al suolo in maniera ottimale. Nonostante sia una sportiva, rimane un’auto pratica, che oltre alla più sportiva SC a tra porte continua ad offrire la variante di carrozzeria a cinque sportelli, dove si può portare la famiglia Sono aumentate le vendite ai privati o alle aziende? «La nostra strategia si dimostra molto bilanciata perché 89 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Intervista aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb e caricare tutto quello di cui si ha bisogno. Leon Cupra offre la più raffinata tecnologia, soprattutto per quanto riguarda il telaio e il motore, ma rimane un’auto capace di scendere in pista come di accompagnarci tutti i giorni nelle faccende quotidiane». Le nuova Leon Cupra verrà offerta in Italia nella sola versione da 280 CV e non in quella meno spinta da 265. Perché? «Confermo, in Italia verrà offerta solo la versione più potente della nuova Leon Cupra, quella da 280 CV, perché dalle nostre indagini risulta che chi sceglie quest’auto vuole il top di gamma. E’ lo stesso motivo per 90 cui offriamo soltanto i cerchi in lega da 19 pollici, quelli più grandi e capaci di esprimere la massima bellezza di questo modello. Offriamo in ogni caso la possibilità di scegliere il cambio manuale o automatico doppia frizione DSG, ma anche tra la versione più pratica a cinque porte e quella più sportiva SC a tra sportelli». La nuova Leon è un’auto che sfrutta al massimo le sinergie del Gruppo Volkswagen non è vero? «È vero, la Leon sfrutta la tecnologia del Gruppo Volkswagen (motore, cambio, piattaforma ecc., ndr) ma i nostri ingegneri hanno lavorato per rendere le diverse componenti subito identificabili con il tipico DNA Seat». Quanto costa in Italia? «La Leon Cupra 280 SC a tre porte con cambio manuale viene offerta in Italia a 32.200 euro, ma con 1.500 euro in più si può avere l’automatico doppia frizione DSG. Un prezzo davvero molto interessante se paragonato alle auto della concorrenza con questi valori di potenza». Quando sarà in concessionaria? «La Leon Cupra di nuova generazione arriverà nelle concessionarie italiane a giugno. 91 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica Erik Coelingh, Volvo «L’auto che guida da sola è fantastica. Vi spiego perché» di Matteo Valenti | Erik Coelingh, Senior Technical Leader – Safety e Driver Support Technologies presso Volvo Cars, ci svela i progetti della Casa svedese nel campo della guida autonoma, anticipandoci il futuro dell’auto che guiderà da sola I In occasione della nostra visita agli storici stabilimenti Volvo di Torslanda abbiamo avuto modo di approfondire diversi aspetti che riguardano il futuro della Casa svedese. Oltre al design, che presto cambierà direzione grazie al nuovo stile impresso da Thomas Ingenlath, ed alla nuova era che si sta per aprire in casa Volvo, con l’arrivo della prossima XC90, abbiamo esplorato il mondo dell’Autonomous Driving, o per dirla all’italiana, della guida autonoma, prossima frontiera di lungo periodo per moltissimi costruttori automobilistici. Tra questi Volvo si distingue per un approccio molto particolare alle tecnologie che riguardano la guida autonoma. Il costruttore svedese infatti, applicando la sua tipica mentalità step-by92 step (passo dopo passo, ndr), vuole giungere gradualmente all’auto “che guida sola”. Senza presentare futuristici prototipi completamente autonomi, ma difficilmente spendibili nel mondo reale di oggi (vd. Google o Lexus, ndr), Volvo vuole portare la tecnologia per la guida autonoma su modelli di serie, da consegnare a veri clienti e non a collaudatori specializzati, che offrano la possibilità, almeno in un primo tempo, di scegliere se guidare in prima persona o se delegare all’auto tutte le funzioni di guida. Volvo si distingue nel panorama internanzionale anche per aver coinvolto le autorità statali e governative nel progetto di sviluppo, un dettaglio non trascurabile dal momento che l’introduzione di automobili in grado di guidare autonomamente implicherà sempre più problemi di natura giuridica ed assicurativa. Dei progetti nel mondo dell’Autonomous Driving ne abbiamo parlato con Erik Coelingh, Senior Technical Leader – Safety e Driver Support Technologies presso Volvo Cars. Perché avete iniziato a pensare all’auto “che guida sola”? «Per un ragionamento molto logico e razionale. La sicurezza è un aspetto fondamentale per noi, tanto che ci siamo auto-imposti l’obiettivo di ridurre a zero il numero di feriti gravi o morti a bordo di nuove auto Volvo entro il 2020. Dopo diversi anni di ricerche molto approfondite, possiamo dire con certezza che gli incidenti avvengono quasi sempre, per il 90 – 95% dei casi, a causa di un errore umano. A volte anche piccoli errori o distrazioni – cambiare stazione radio, impostare il navigatore, parlare al cellulare - possono provocare conseguenze gravissime. A questo punto abbiamo pensato che se saranno i computer a guidare le auto, non ci sarà più spazio per incidenti. Pensiamo che la guida autonoma sia la chiave per rivoluzionare la guida, rendendo le auto molto più sicure rispetto ad oggi». La nuova XC90, attesa entro la fine dell’anno, avrà già tecnologie in direzione della guida autonoma? «Possiamo dire di sì. Noi di Volvo del resto siamo pionieri nello sviluppo di tecnologie di sicurezza all’avanguardia a partire dal City Safety e dal Pedestrian Detection. La prima auto al mondo in grado di evitare automaticamente una collisione o un pedone è stata una Volvo. Abbiamo poi introdotto il cruise control attivo, che consente di non accelerare e frenare più in autostrada, ma anche di sistemi self-parking, che aiutano a parcheggiare l’auto in maniera automatica. La nuova XC90 disporrà di tutta una serie di nuove tecnologie in grado per esempio di evitare l’impatto con animali o di sterzare automaticamente per tenere l’auto all’interno della carreggiata, ma anche di molto altro ancora». Quali sono i traguardi che Volvo può dire di aver già tagliato nel mondo dell’Autonomous Driving? «Con un approccio step-bystep ci stiamo muovendo da tempo in direzione dell’auto con guida autonoma. Alcuni anni fa abbiamo iniziato un progetto europeo di ricerca chiamato Sartre, dove abbiamo 93 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica guida autonoma, in tutte quelle situazioni “noiose”, ci si può dedicare ad altro, ascoltare della buona musica o la cronaca della partita, leggere un libro o controllare le mail. Siamo sicuri che saranno in moltissimi ad apprezzare il piacere di stare a bordo di un’auto con guida autonoma». La guida autonoma non rischia di cancellare il piacere di guida di un’automobile? «No, perché nel caso di Volvo non saranno auto in grado di guidare sempre in maniera automatica. Normalmente sarà sempre l’uomo a mettersi al volante, ma avrà la possibilità, sviluppato una sorta di “treno di veicoli” a guida auotonoma. In testa alla catena si trovava un camion Volvo guidato da un pilota in carne ed ossa, mentre le auto a seguire non avevano nessuno alla guida, dal momento che venivano guidate in maniera completamente automatica su tratti autostradali. In sostanza si trattava di un’evoluzione dell’adaptive cruise control, a cui abbiamo aggiunto lo sterzo automatico, dove ogni auto ripeteva l’azione – che sia una frenata o una fase di accelerazione – di quella che precede. Questo sistema ci ha permesso di ottenere un elevatissimo livello di sicurezza, perché nel progetto Sartre non c’era spazio per l’errore 94 umano, tutto era affidato all’elettronica, ma anche di aumentare l’efficienza perché ogni veicolo, riuscendo a stare molto più vicino a quello che precedeva – la distanza era di circa 4 metri a 90 km/h – senza compromettere la sicurezza, ci ha permesso di migliorare sensibilmente l’efficienza aerodinamica. Le auto del progetto Sartre riuscivano in questo modo a risparmiare il 10-15% di carburante, ma anche a rendere molto più efficiente e snello il traffico (in meno spazio circolano un maggior numero di mezzi, ndr). E’ un sistema che prevedeva anche comunicazione tra i singoli mezzi. Se un’auto frenava infatti, tutte le altre iniziavano a frenare nell’esatto quando lo desidera, di schiacciare un bottone e di abilitare la guida automatica. Si potrà guidare o decidere di lasciare tutte le funzioni di guida all’auto. Credo che per molti anni ci sarà questa possibilità di scelta, la guida completamente autonoma arriverà solamente dopo. I nostri clienti nel futuro non potranno più fare a meno di questa tecnologia. Le nuove generazioni del resto non possono più rinunicare a rimanere connessi, mentre le auto di oggi sono l’unico luogo dove non è possibile, mentre si è alla guida, navigare su Internet, leggere le mail e connettersi ai social network. Le auto con gui- da autonoma permetteranno ai nostri futuri clienti di fare a bordo ciò che desiderano, senza limitazioni e in tutta sicurezza». Cosa vi distingue dagli altri costruttori nello sviluppo della guida autonoma? «Vogliamo diventare leader nella guida autonoma. Il prossimo obiettivo è creare auto con guida autonoma che non abbiamo bisogno di un veicolo guida e che possano essere affidate a normali clienti. Noi non vogliamo creare prototipi da utilizzare a porte chiuse, con piloti professionisti, ma tecnologie da utilizzare nel mondo reale. Alla fine dello scorso stesso istante, tanto che la distanza tra i diversi veicoli rimaneva sempre costante. Questa tecnologia è fondamentale perché annulla i tempi di reazione umani, che spesso possono diventare causa di incidenti». A cosa è servito il progetto Sartre? «Grazie al progetto Sartre abbiamo imparato qualcosa di eccezionale: essere a bordo di un’auto con guida autonoma è un’esperienza fantastica. Siamo un costruttore di auto e ovviamente amiamo guidare in prima persona, ma ci sono situazioni in cui guidare può diventare non più così entusiasmante per esempio in coda, nel traffico cittadino. Con la 95 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb anno abbiamo quindi lanciato il nuovo progetto di ricerca Drive Me, in collaborazione con le autorità svedesi, in particolare con quelle che si occupano di infrastrutture e di regolare il traffico. Entro il 2017 vogliamo consegnare a veri clienti 100 Volvo con possibilità di guida autonoma da utilizzare sulle strade pubbliche di Göteborg». Quali sono gli obiettivi del nuovo progetto di ricerca Drive Me? «Con questo progetto vogliamo produrre effetti concreti per la società e l’economia, rendendo il traffico più scorrevole, sicuro ed efficiente, ma anche capire 96 Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica come le infrastrutture devono evolversi per adattarsi alle auto con guida autonoma. Il progetto di ricerca sta studiando poi tutte le possibili condizioni di traffico, in modo che ognuna delle 100 auto sappia come comportarsi in differenti situazioni. Non crediamo di sviluppare un sistema, come stanno facendo altri costruttori, che sappia portarti dal punto A al punto B in maniera automatica, ci sono ancora troppe variabili, come per esempio i pedoni, che creano ostacoli non trascurabili. Svilupperemo il nostro sistema di guida autonoma prima nelle autostrade. Vogliamo inoltre far sì che i nuovi clienti si possano fidare ciecamente delle auto con guida autonoma e studiare come i guidatori cambieranno le proprie abitudini. Le 100 auto del progetto Drive Me potranno attivare la guida autonoma su un percorso prestabilito di circa 50 km sulle autostrade e tangenziali di Göteborg e potranno viaggiare, quando la funzione di Autonomous Driving viene attivata, ad una velocità massima di 70 km/h». Le infrastrutture sono destinate a cambiare con il graduale arrivo delle auto “che guidano da sole”? «Noi riteniamo di sì. Un giorno, quando ci saranno tantissime auto con guida autonoma le infrastrutture saranno destinate ad evolversi. Ci saranno per esempio corsie più strette sulla carreggiata, perché la guida automatica renderà le manovre delle auto molto più precise rispetto ad oggi. Sulla stessa striscia d’asfalto potranno viaggiare quindi molte più auto, rendendo il traffico più efficiente e scorrevole. Si potranno costruire anche ponti o galleria appositamente per auto con guida autonoma, che condurranno più rapidamente le auto automatiche all’interno della città. Non sappiamo esattamente come saranno le infrastrutture per le auto a guida autonoma di domani, per questo stiamo facendo questa ricerca, ma senza dubbio saranno diverse da quelle di oggi». Dall’auto che guida da sola a quella in grado di parcheggiarsi in maniera autonoma il passo è breve. A che punto siete? «Con il progetto Drive Me stiamo già sviluppando anche il parcheggio automatico. L’idea è quella per esempio di arrivare in ufficio, scendere dalla propria auto e mandarla automaticamente a parcheggiare nel parcheggio multi-piano tramite il proprio smartphone. Non bisognerà più cercare parcheggio, fare manovre o pagare la sosta, farà tutto l’auto in maniera automatica. Anche in questo caso le infrastrutture saranno destinate a cambiare. Si potranno creare parcheggi dove non devono più entrare persone, ma soltanto auto, quindi con posteggi più stretti, soffitti più bassi nel caso dei multipiano, si potrà sfruttare molto meglio lo spazio». La guida autonoma è destinata a far emergere non pochi problemi di natura legale ed assicurativa, non trovate? «Assolutamente sì. Oggi in molti Paesi europei non è ancora legale la guida automatica. In Svezia non è illegale e questo ci permette di avere qualche maggiore margine d’azione. In ogni caso noi abbiamo reso le autorità dello stato parti integranti del progetto, lavoriamo al loro fianco per capire come cambiare la struttura legislativa e le regole del traffico così da permettere l’introduzione graduale delle auto con guida autonoma. Immaginiamo che ci vorranno leggi speciali che regolano la guida autonoma, ma anche alcune integrazioni sulla patente delle persone. Certo, è ancora tutto da pensare, fare e sviluppare, ma siamo qui per questo. Una delle domande chiave rimane chi avrà ragione in un incidente causato da un’auto con guida autonoma, dobbiamo ancora discutere con le autorità per capire come affrontare questo tipo di problematiche». 97 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica Sconti autostrade abbiamo calcolato quanto (poco) si risparmia di Matteo Valenti | Quanto si risparmia nella vita di tutti i giorni con il nuovo sconto del 20% applicato ai pedaggi autostradali? Lo abbiamo calcolato e ne abbiamo scoperte delle belle... S ono trascorse soltanto poche settimane da quando il governo, per bocca del Ministro dei Trasporti Lupi, annunciava a gran voce lo sconto del 20% per i pendolari che utilizzano quotidianamente le autostrade. Non avevamo esitato sottolineare che dietro a quell’annuncio accompagnato da squilli di tromba e titoloni sui giornali c’era ben poca sostanza, tanto da far risultare lo sconto non solo una presa in giro bella e buona ma anche un “contentino” dal sapore umiliante se paragonato alle ben altre politiche di sconto messe in atto da altri operatori che si occupano del mondo dei trasporti (Ferrovie, Traforo del Bianco ecc...). Quanto si risparmia veramente In ogni caso, una volta comunicate le cervellotiche modalità con cui è possibile ottenere lo sconto sul pedaggio autostradale, abbiamo deciso di andare a verificare nella pratica quanto si risparmia effettivamente. Per farlo abbiamo 98 preso in esame il caso di un automobilista – o perché no, di un motociclista visto che le due ruote pagano inspiegabilmente tanto quanto le auto in Italia – che per motivi di lavoro si trova a percorrere quasi tutti i giorni, durante la settimana, la tratta dalla barriera di Lodi a quella di Milano Sud, sull’autostrada A1 Milano – Napoli. Il pedaggio per la singola tratta, in questo caso, è di 2,20, quindi di 4,40 euro al giorno se si considera il viaggio andata e ritorno. Sconto del 20%? Non proprio Applicando le logiche previste dallo sconto ne abbiamo scoperte delle belle. Nel caso in cui il nostro automobilista-motociclista, si ritrovi a lavorare 20 giorni in un mese infatti (40 viaggi andata e ritorno) – una condizione molto frequente visto che spesso si lavora 5 giorni a settimana per quattro settimane – lo sconto applicato sarebbe pari a 15,77% e non del 20% come annunciato. Questo avviene perché fino a 20 transiti mensili non viene applicato nessuno sconto. A partire dal 21° transito lo sconto - per tutti e 21 i viaggi effettuati - sarà dell’1% e crescerà linearmente (2% del pedaggio complessivo per 22 transiti effettuati, 3% per 23 viaggi nel mese) fino a uno sconto del 20% del pedaggio maturato dopo il 40° transito. Come mostra la nostra tabella quindi il nostro automobilista-motociclista, che per 20 giorni di lavoro dovrebbe pagare 88 euro di pedaggi, può usufruire di uno sconto di 17,60 euro, a cui però non si può fare a meno di sottrarre il contributo fattura mensile di 3,72 euro* richiesto per avere il Telepass, dispositivo senza al quale non è possibile usufruire degli sconti. Su 88 euro quindi il risparmio è di 13,88 euro (17,60 di sconto – 3,72 di contributo fattura), che corrisponde ad uno sconto del 15,77%! Anche nella migliore dell’ipotesi però, con il nostro automobilista-motociclista che effettua più di 46 viaggi mensili, che corrispondono a 23 giorni lavorativi, abbiamo scoperto che lo sconto non è comunque pari al 20% dichiarato dal governo. Il provvedimento dice che chi fa 41 viaggi avrà su tutti e 41, e sino al 46° viaggio (i giorni lavorativi in un mese sono al massimo 23) lo sconto del 20% ma come evidenzia nuovamente la nostra tabella vediamo che le cose non stanno proprio così. 101 euro di pedaggi al mese? Risparmi 16,50 euro... Ipotizzando un mese di 23 giorni lavorativi, il nostro automobilista-motociclista pagherebbe per la tratta A/R Lodi-Milano Sud un totale di 101,20 euro al mese. Lo sconto, applicato a tutti e 23 i viaggi è pari in questo caso a 20,24 euro, ma anche qui non possiamo evitare di tener conto del contributo fattura Telepass mensile* (3,72 euro). Il risparmio scende quindi a 16,52 euro (20,24 di sconto – 3,72 contributo fattura) e cioè ad una percentuale del 16,32%! Lo sconto risulta ancora più esiguo nel caso in cui il nostro automobilista-motociclista si rechi al lavoro “solamente” 15 giorni in un mese, effettuando quindi 30 viaggi considerando l’andata ed il ritorno. Con una spesa di 66,00 euro, in questo caso lo 99 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica Il pedaggio delle moto è inspiegabilmente pari a quello delle auto, a differenza di quanto avviene in altri Paesi europei, per esempio in Francia sconto sarebbe solamente di 6,60 euro. Sottraendo 1,26 euro di canone Telepass** si ottiene un risparmio di soli 5,34 euro, che corrispondono ad uno sconto dell’8,09%, ben lontano da quel 20% annunciato da Lupi. Senza considerare le commissioni sull’addebito di alcune banche... Bisogna precisare inoltre che alcune banche prevedono, per ciascun addebito Telepass sul proprio conto corrente, una commissione*** che non può comunque superare il valore massimo di 1,55 Euro. In questi casi al risparmio bisognerebbe sottrarre anche la commissione prevista dalla propria banca con il risultato di ridurre ulteriorormente la percentuale di sconto. Abbiamo calcolato quindi che lo sconto del 20% annunciato dal governo, oltre a risultare già di per sé molto contenuto ed utilizzabile da una ristrettissima cerchia di automobilisti-motociclisti che percorrono abitualmente l’autostrada – sono tagliati fuori, in pratica, gli autotrasportatori o comunque tutti coloro che percorrono una distanza 100 superiore ai 50 km – non risulta per giunta corretto. Itenerario diverso da quello quotidiano? Niente sconto Ricordiamo inoltre che per usufruire degli sconti bisogna riscontrare a fine mese sulla fattura Telepass un “itinerario bloccato”, ovvero un percorso identico per ogni giorno per cui vale lo sconto. Basta non eseguire l’itenarario “da pendolare” perché si è ammalati o perché un incidente o una coda costringe a prendere un’uscita autostradale diversa da quella quotidiana per non vedersi conteggiato in fattura il passaggio al casello valido per accumulare lo sconto. Adiconsum: “E’ l’elefante che partorische il topolino” Intanto anche l’Adiconsum si scaglia - tardivamente - contro il governo che ha varato gli sconti autostradali, che viene descritto come “l’elefante che partorisce il topolino”. «Ancora un volta, nel nostro Paese, a fronte di un problema sociale, i provvedimenti adottati si rivelano insufficienti e irrisori» dichiara Pietro Giordano, Presidente nazionale Adiconsum. «I mancati investimenti nel trasporto pubblico e il marcato sviluppo delle periferie hanno prodotto un ricorso alla mobilità individuale senza precedenti, causando congestionamento del traffico, disagi e costi su costi ai pendolari. A questa che è diventata una vera e propria emergenza sociale – prosegue Giordano – non si può rispondere con sconti irrisori dei pedaggi, dopo gli aumenti appena entrati in vigore anche del 15%». Perché moto e auto pagano uguale? Mettendo nero su bianco l’esiguo risparmio di un ipotetico automobilista-motociclista, abbiamo inoltre fatto emergere con chiarezza un altri due dati di fatto sconfortanti. Il primo, già sottolineato in apertura, riguarda il pedaggio delle moto, inspiegabilmente uguale a quello delle auto, a differenza di quanto avviene in altri Paesi europei, per esempio in Francia. Perché si paga per avere il Telepass? Il secondo invece si riferisce al Telepass, un dispositivo che nel nostro Paese prevede ancora un canone di affitto (1,26 euro al mese, ma solo nella migliore delle ipotesi*), nonostante agevoli dal punto dei vista dei costi non poco la Società Autostrade, che grazie a questa tecnologia ha potuto ridurre sensibilmente il numero di casellanti stipendiati. E la Viacard? Chi dovesse decidere di non voler avere niente a che fare con commissioni bancarie, canoni di affitto, soglie trimestrali, fatture e quant’altro può sempre decidere di utilizzare la classica Viacard - che in ogni caso non permette però di accedere agli sconti - ma anche in questo caso occorono alcune precisazioni. Le tessere Viacard sono pagate in anticipo e per le autostrade corrispondono quindi a denaro contante che entra subito nelle casse della società, mentre il relativo servizio verrà effettivamente erogato in tempi successivi, 101 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Attualità aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb a volte di mesi. Nelle varie tessere Viacard inoltre rimane spesso un “resto” che non è noto a priori e che in molti casi non viene più esigito, rimanendo intrappolato per sempre nella tessera. Spesso automobilisti e motociclisti iniziano ad utilizzare una nuova tessera Viacard senza esaurire completamente quella precedente perché non ne conoscono più l’importo contenuto ancora spendibile. Si tratta spesso di pochi spiccioli, centesimi di euro, che se però vengono sommati fanno emergere una somma non indifferente per la società Autostrade, che incamera automaticamente senza però aver offerto alcun tipo di servizio. Se quando si finisce il credito si ha poi la fortuna di avere un’altra Viacard con cui saldare il conto del pedaggio non bisogna dimenticare che si può inserire soltanto un’altra tessera oltre 102 a quella appena esaurita. Se malauguratamente anche la seconda scheda non dovesse avere più credito non si può più intervenire. L’unica possibilità è quella di premere il bottone e richiedere lo scontrino con cui poi saldare il pedaggio. Se si esaurisce il credito su una Viacard poi non pensate di poter terminare il pagamento con un bancomat o una carta con servizi Fast Pay abilitati. Questo servizio infatti, almeno se ci si trova nella corsia blu riservata alle sole Viacard (con il terminale che accetta solo tessere e non banconote e monete), non è consentito. L’unica possibilità rimane quella di terminare il pagamento solo ed esclusivamente con una Viacard. Sono tutti aspetti su cui non si interviene da anni, mentre le tariffe autostradali continuano a salire e gli sconti, purtroppo, si vedono con il lanternino. 103 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Infrazioni segnalate su Twitter pioggia di multe “social” a Roma di Matteo Valenti | Infrazioni segnalate ai vigili su Twitter. A Roma la rivoluzione “social” delle multe è diventata realtà e i risultati si vedono: in due mesi il social network ha fatto scattare 588 verbali E ra la fine di dicembre quando il Comandante della polizia municipale di Roma Raffaele Clemente annunciava sul proprio profilo Twitter l’arrivo delle “multe social”, invitando i cittadini a segnalare con un “cinguettio” le infrazioni avvistate per le strade della Capitale. Basta un Tweet e scatta la multa Auto in doppia fila, parcheggi in divieto di sosta, mezzi piazzati sulle strisce? Molti Romani ormai lo sanno, basta un tweet sulla pagina del Comandante e in diversi casi poco dopo, grazie alla segnalazione, scatta la multa dei vigili nei paraggi. I più zelanti allegano al “cinguettio” (per mettersi in contatto bisona twittare a @raffaeleclement, ndr) anche la foto del veicolo protagonista dell’infrazione, mentre altri utilizzano il profilo Twitter del Comandante Clemente anche solo per commentare l’attività quotidiana dei vigili urbani, incoraggiandoli dov’è possibile o esortandoli a fare di più. In due mesi 588 sanzioni social Il sistema, pensato per creare un contatto diretto tra cittadino e polizia, sembra riscuotere però un successo al di là delle aspettative, almeno stando a quanto riferito dal quotidiano La Repubblica. Dallo scorso dicembre, grazie al profilo social del Comandante Clemente, sono state 104 emesse 588 sanzioni contro romani indisciplinati, che altrimenti, con ogni probabilità, non sarebbero mai arrivate. Del resto i followers di Raffaele Clemente su Twitter hanno oggi toccato quota 4.683, ma questo numero è destinato a crescere considerato l’effetto passaparola e il successo del sistema. Le segnalazioni infatti iniziano ad arrivare ora non solo dal centro città e dalle strade a grande scorrimento nel cuore della Capitale, ma anche dalla periferia. Perché non fare un’App dedicata? Negli ultimi due mesi sul profilo del Comandante sono arrivati circa 3.600 tweet che segnalavano infrazioni del Codice della Strada di diversa natura. Tra queste 964 sono state verificate realmente dai vigili,che hanno poi fatto scattare le 588 sanzioni. Sull’onda del successo il comando dei vigili di Roma, in collaborazione con il comune, sta pensando seriamente a realizzare un’applicazione smartphone dedicata, con cui i cittadini dell’Urbe possano segnalare direttamente alla centrale operativa le infrazioni avvistate per la città. Gli scettici Nonostante i facili entusiasmi suscitati da questo innovativo sistema, sono stati in molti a far emergere più di qualche perplessità. Secondo alcuni sindacati infatti il sistema della “multa social” attraverso Twitter maschererebbe la volontà di non aumentare l’organico del corpo di polizia municipale di Roma, mentre altri avanzano dubbi su una presunta irregolarità del meccanismo di segnalazione. Il Presidente del Codacons Carlo Rienzi infatti ha definito il sistema delle multe su Twitter «fumo negli occhi, una misura utile ma non sufficiente». «Se i vigili urbani volessero – continua Rienzi - potrebbero elevare migliaia di multe ogni giorno, senza bisogno di segnalazioni ricevute dai cittadini: basta andare in strada». Ma è lo stesso Comandante Clemente a precisare che la “multa social” rappresenta solo «uno strumento in più nelle mani della polizia municipale per rendere la città più sicura. Non permetteremo mai che un cittadino si sostituisca a un nostro agente, ma queste segnalazioni ci aiutano ad avere un occhio in più sulle strade della città». All’estero è normale fare segnalazioni alla polizia Del resto non possiamo fare a meno di ricordare che in molti Paesi europei – a differenza dell’Italia dove troppo spesso le forze di polizia sono viste come una minaccia - è da anni che i cittadini sono abituati a segnalare alle autorità, anche attraverso una semplice telefonata, eventuali comportamenti irregolari o pericolosi avvistati lungo la strada. 105 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione motociclistica A l termine di una approfondita chiacchierata sulle motivazioni che all’alba dei 50 anni lo spingono ad essere ancora così veloce e sulla piega che stanno prendendo i Rally, non solo in Italia, Paolo Andreucci ci parla della sua nuova sfida a bordo della 208 T16 con la quale punterà a quel titolo italiano che lo scorso anno ha rinunciato a contendere per portare avanti lo sviluppo della piccola R2. Inizia il Campionato Italiano, e arriva la Peugeot 208 T16 R5… «Sì, in un momento in cui i regolamenti sembravano andare controsenso, è arrivata la R5, e per fortuna Peugeot ci si è infilata dentro e ha fatto una macchina nuova e molto interessante. La nuova R5 va nella direzione dello spettacolo e questa è una bella cosa. Una Super 2000 costava in media trecentomila euro, la R5 ne costa circa duecento, per cui c’è una bella fetta in meno da spendere per partire, e qualche privato può entrare nella partita, partecipare, vedere. Diciamo che la R5 è anche un bene per lo spettacolo e per gli appassionati, cui sono destinati i risultati di questo progetto. La linea, la potenza, il fatto che la macchina costa meno, tutto questo mi rincuora. Avanti con il passo successivo.» La 208 T16 debutta al Ciocco, il 16 marzo. Macchina completamente nuova, appena assemblata. Sarai pronto? «La macchina di chilometri ne ha già fatti parecchi, quindi sono totalmente fiducioso. È un capitolo nuovo, situazioni nuove, e certamente arriva anche la necessità di adattarsi velocemente a tutte queste novità. Qualche dubbio c’è per forza, e se sono convinto che saremo competitivi c’è sempre da vedere quanto lo saremo. Sarà un Campionato diverso, combattuto, che avrà dei motivi di interesse molto importanti. Il regolamento nuovo, Ford e Peugeot, il “vecchio”, Skoda Paolo Andreucci «La Peugeot 208 T16 è un’auto spettacolare» di Piero Batini | Il sette volte Campione Italiano Rally lascia le Peugeot 208 R2 e Super2000 per concentrarsi sulla nuova 208 T16, conforme alle normative R5. Ce ne parla a pochi giorni dal via del campionato 106 107 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito che è sempre certamente competitiva. Sarà sicuramente un Campionato interessante.» La senti già “tua”, la nuova 208 T16? Quali le sue caratteristiche particolari? «Diciamo con una punta di orgoglio, che la T16 è stata un po’ “mia” da subito. Nel corso dell’anno ho partecipato al suo sviluppo e alla messa a punto del progetto, e questa è una cosa che mi ha dato una grande soddisfazione. La macchina nasce bene e si uniforma al nuovo regolamento in maniera impeccabile. È la macchina giusta. Rispetto alla 207 S2000 sono migliorati l’avantreno, che risulta più sensibile e preciso, e la frenata, potenziata soprattutto al retrotreno. Per il resto la macchina è soprattutto molto nuova. Il motore di 1600cc la rende ora più sfruttabile grazie all’utilizzo del turbo. È una caratteristica importante perché consente di utilizzare la coppia del 108 Rally Periodico elettronico di informazione motociclistica motore e la maggiore elasticità riducendo la necessità di un uso del cambio per stare in quel ristretto regime di utilizzo, caratteristico della S2000. Tradotto in soldoni, più prestazioni e più spettacolo. Ma il connotato più “spettacolare” della 208 R5 a quattro ruote motrici è l’equilibrio generale delle sue prestazioni e la solidità di comportamento. Abbiamo provato a lungo sia su asfalto che sulla terra. La nuova Peugeot è molto ben bilanciata e sincera, ed enfatizza quelle caratteristiche che erano già peculiari nella 208 stradale e della 208 R2 a due ruote motrici.» Debutto in casa. C’è un vantaggio? «Sicuramente la gara di casa qualche vantaggio lo porta, ma è altrettanto sicuro che le gare sono queste stesse da molti anni, e non credo che ci siano dubbi sul fatto che anche gli altri Piloti e le altre Squadre conoscono bene, ormai, tutte le strade e le gare che ci aspettano. Per cui si inizierà subito entrando nel vivo.» Una curiosità. Giandomenico Basso, che ha vinto lo scorso anno, arriverebbe al Ciocco con una macchina alimentata a gas. Che ne pensi? «Non ne sono molto informato. La macchina a gas ha già vinto in Austria e ha fatto un ottimo campionato, per cui ritengo che possa benissimo essere competitiva.» L’R5 sembra aver risvegliato l’interesse non solo generale, ma anche e soprattutto di Team e Piloti, giusto? «Obiettivi chiari e conseguenze logiche. Se abbassi di un terzo il budget, e se prima il target era alla portata di cento persone, ora queste possono raddoppiare, e tutto viene dietro di conseguenza. Se poi, come è stato progettato, il motore dura 2.500 chilometri, in luogo dei 1.300, prima di essere oggetto di interventi importanti, anche i costi chilometrici sono ridotti di conseguenza. Dobbiamo lavorare adesso sulla durata delle macchine. Devono essere macchine di durata e non di sprint. In pista, per esempio, in certe tipologie di macchine, c’è la flangia, che costringe quindi i costruttori e i preparatori a lavorare esasperatamente sui telai, sui differenziali per recuperare la tenuta laterale, con costi evidenti. Io dico, allarga la flangia, e con venti euro ottieni prestazioni e spettacolo. È quello che auspico, e così il ritorno dell’importanza dei preparatori, che si mettono in gioco e lavorano partecipando allo sviluppo e anche ai costi. Invece, così stando le cose, si è costretti a comprare a caro prezzo pezzi molto costosi.» 109 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Sport Periodico elettronico di informazione motociclistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 REDAZIONE Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Alessandro Colombo Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo Andrea Perfetti Matteo Valenti GRAFICA Thomas Bressani COLLABORATORI Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto su Automoto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. 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