Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 38 01 Aprile 2014 101 Pagine Periodico elettronico di informazione motociclistica Porsche Panamera S E-Hybrid Mazda CX-5 La nuova ibrida plug-in percorre una trentina di chilometri ad emissioni zero assicurando Design personale, prezzi competitivi e motore eccellente Fa il pieno d’energia L’inizio di una nuova era Peugeot 3008 HYbrid4 Crossover totale La nuova Peugeot 3008 dà il massimo di sé nella versione HYbrid4. Peccato solo per il prezzo | PROVA SU STRADA | Toyota Verso 1.6 D-4D da Pag. 2 a Pag. 17 All’Interno NEWS: Porsche ecco le nuove Boxster e Cayman GTS | Maserati Alfieri concept un video ne spiega il design Roberto Giolito dalla Multipla ad oggi, il design Fiat | Attualità: Speed Check e Velo Ok De Vita e Le Iene puntata 2 PROVA SU STRADA Toyota Verso 1.6 D-4D Downsizing a misura d’Italia Abbiamo provato su strada la versione 2014 della MPV nipponica ora dotata del millesei turbodiesel BMW. Equilibrata nelle prestazioni consuma poco e vanta sette posti di serie. Difetti? La posizione di guida, ma solo per i più alti di Emiliano Perucca Orfei 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Media pari a 119 g/km ed un consumo medio dichiarato di 4,5 l/100 km. Valori molto contenuti per un’auto di 1.520 kg, ottenuti grazie anche alla spaziatura “lunga” del cambio a sei marce, ma che non è stato omologato secondo i parametri della più recente normativa antinquinamento Euro6: la nuova Verso arriverà in concessionaria come Euro5. Nella norma di questo segmento le prestazioni: Toyota dichiara per la nuova Verso D-4D una velocità massima di 185 km/h ed un tempo di 12,5 secondi per toccare i 100 km/h dopo la partenza. Restano a listino i benzina 1.6 da 132 CV manuale ed il 1.8 da 147 con cambio CVT a variazione continua di rapporto. Alcune novità per gli interni Lunga 446 cm, larga 179, alta 162 (passo 278) la nuova MPV di segmento C pensata, progettata e prodotta in Europa per l’Europa non ha subito alcuna modifica estetica rispetto al nuovo modello L’ arrivo del nuovo motore 1.6 D-4D da 112 CV sotto allo spiovente cofano della Toyota Verso razionalizza ma allo stesso tempo completa e perfeziona la gamma della MPV nipponica andando a colmare una lacuna che le stava letteralmente tarpando le ali: i precedenti motori diesel 2.0 e 2.2 litri da 124 e 150 CV, infatti, non si potevano certamente considerare in linea con le esigenze di un mercato che nell’80% dei casi acquista questo genere di vetture in cilindrate comprese tra il millecinque ed il millesei. Una mancanza di cui ci si accorge immediatamente osservando il mix di vendita del primo anno di commercializzazione, con il 68% delle scelte incredibilmente a favore dei benzina, e che in Toyota Europa sono certi si porterà rapidamente nelle stesse proporzioni appena i clienti sapranno dell’arrivo del nuovo quattro cilindri da Monaco. 4 lanciato solamente nel 2013, mentre per quanto concerne gli interni, i tecnici e gli stilisti Toyota hanno approfittato di questo upgrade motoristico per fare spazio ad un nuovo sistema multimediale dotato di uno schermo a sfioramento da 6,1”. Il Toyota Touch II è disponibile nella versione standard, che comprende la retrocamera di parcheggio, ma anche in quella più sofisticata (Go Plus, 700 euro) dotata di navigatore satellitare, mappe Google Street View, tecnologia di riconoscimento vocale, connettività Wi-Fi ed aggiornamento gratuito delle mappe per 3 anni. Piccole novità riguardano anche i tessuti di rivestimento - la pelle rimane disponibile nell’allestimento top - ma anche il pomello del cambio, mentre per quanto concerne la distribuzione dello spazio interno viene confermata la configurazione a sette posti con la terza fila che fuoriesce dal pavimento solo in caso di necessità e la fila centrale in grado di essere divisa facilmente in tre parti e Cuore Mini La scelta del motore dell’Elica bianco blu non è certamente casuale, ma è frutto di un accordo siglato nel 2011 e che nei prossimi anni porterà in concessionaria altri frutti non solo nell’ambito dell’ibrido (dove Toyota fa scuola), ma anche in termini di vetture sportive: una delle prossime mosse, infatti, prevede la creazione di una piattaforma sportiva condivisa tra i due brand. Futuro a parte il presente parla di un motore, lo stesso montato anche dalle Mini Cooper D, che si caratterizza per una cilindrata di 1.598 cc, una potenza massima di 112 CV ed un valore di coppia massima che si attesta a 270 Nm, disponibili tra i 1.750 ed i 2.250 giri. Ora ci sono tre motori in gamma Un’unità molto moderna, ovviamente dotata di quattro valvole per cilindro, iniezione diretta common rail e turbocompressore, che sulla Verso fa registrare un livello di emissione di CO2 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica fatta scorrere di ben 22 cm per assicurare più o meno spazio alle gambe dei passeggeri o ai bagagli: quest’ultimo varia dai 155 della configurazione a sette posti ai 1.645 litri della “tutto giù”, sfiorando i 450 litri nella normale configurazione a cinque posti. di pioggia crepuscolare (attivazione automatica luci e tergi), il tetto in vetro panoramico Skyview, i fari allo xeno e le luci diurne a LED. Due gli optional disponibili in questo caso: il Go Plus per il Toyota Touch 2 di serie e gli interni in pelle. Tre gli allestimenti disponibili Quanto costa? Di serie Toyota offre 7 airbag, ABS, ESP, fendinebbia, climatizzatore e radio cd con mp3 e 4 altoparlanti, mentre sull’allestimento Active, che viene considerato baricentrico per il nostro mercato, sono proposti cerchi in lega da 16”, telecamera posteriore, sistema multimediale Toyota Touch II, climatizzatore automatico bizona e retrovisori ripiegabili elettricamente. In opzione sull’allestimento intermedio i cerchi da 17” e il pacchetto Go Plus per Toyota Touch. Per chi vuole il massimo la versione Style Pack aggiunge all’allestimento Active i cerchi da 17”, il sensore 6 I prezzi vanno dai 23.350 euro della 1.6 benzina in allestimento Active ai 28.500 euro della 1.6 D-4D in allestimento Style Pack. Per incontrare la prima proposta a gasolio, però, si scende a 24.800 euro nell’allestimento base. Toyota stima che la stragrande maggioranza degli italiani sceglierà la nuova Verso con motore 1.6 D-4D ed allestimento Active: in questo caso il listino parla di 26.500 euro che in fase di lancio scenderanno a 20.900 euro grazie ad uno sconto che sarà riservato a tutti i motori e tutti gli allestimenti con o senza usato da dare in permuta. 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica volante: con una consolle così “presente” nella parte bassa ed un volante generoso nelle dimensioni, un paio di cm di corsa utile in più sarebbero serviti a rendere meno costrittiva la seduta, che in assoluto è mirata al massimo confort piuttosto che alla sportività. Come si guida In termini di guida il nuovo motore BMW da 1.6 litri conferma il potenziale già dimostrato su altri modelli della Casa di Monaco: le prestazioni non sono entusiasmanti ma la grande coppia Dal vivo: com’è fuori La nuova Toyota Verso è figlia dell’ultimo corso stilistico Toyota: come su Yaris, Rav4 ed Auris, dunque, le linee tese del frontale si uniscono a forme più morbide sulla fiancata e nella zona posteriore: quest’ultima è forse la zona meno caratterizzata della vettura, ma ad onor del vero va detto che è evidente come i tecnici e gli stilisti Toyota abbiamo lavorato sodo per mantenere bassa (68 cm) e larga la soglia d’accesso al vano bagagli, elemento indispensabile per un’auto di questa categoria. Dal vivo: com’è dentro Il bagagliaio è indubbiamente uno dei pezzi forti della nuova generazione di Toyota Verso: la presenza della terza fila di sedili è praticamente impercettibile vista la perfetta integrazione al pavimento una volta ripiegati e lo spazio disponibile in configurazione cinque posti è davvero ampio. Quando si viaggia in sette, invece, i 115 litri bastano per un paio di zaini o poco più, ma è evidente 10 disponibile attorno ai 2.000 giri e l’elasticità dimostrata anche ai regimi più bassi consente di girare sempre con la classica marcia in più a tutto vantaggio del confort di bordo (il quattro cilindri si sente solo in fase di accelerazione) e dei consumi, che a fine prova sono risultati lontani dal dichiarato ma comunque interessanti: i 6,5 l/100 km, infatti, sono stati ottenuti in un percorso tutt’altro che lineare. In curva Verso si dimostra sicura, con un assetto non troppo rigido ma nemmeno troppo cedevole ed una discreta rapidità nei cambi di direzione. Lo sterzo non è sportivo come i due strapuntini posteriori siano da considerarsi d’emergenza più che posti effettivi. Gli interni della Verso vantano uno stile minimalista ma ricercato in cui spiccano il posizionamento centrale rialzato della strumentazione - rivolta verso il guidatore - ed un ampio spazio dedicato alla tecnologia in una specifica sezione centrale a rilievo: quello della multimedialità è un aspetto su cui Toyota punta molto perché il Toyota Touch 2 viene offerto “di serie” nell’allestimento Active (quello a misura di italiano) con tanto di retrocamera di parcheggio, molto utile visto che per via delle dimensoni e dell’altezza della vettura la visibilità posteriore non è al top. Ergonomia perfettibile Ergonomicamente tutti i comandi sono al loro posto ad eccezione della presa USB, con cui il passeggero può entrare in contatto facilmente, mentre per quanto concerne la posizione di guida i più alti troveranno qualche limite nella ridotta possibilità di regolazione in profondità del 11 12 13 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica nell’impostazione ma la servoassistenza fa il suo dovere in città assicurando, allo stesso tempo, un buon feeling nei curvoni autostradali. In conclusione L’arrivo della nuova motorizzazione BMW può effettivamente regalare alla Verso quello slancio che con le sole motorizzazioni diesel 2.0 e 2.2 è mancato nei primi mesi di commercializzazione. Il prezzo d’acquisto di 20.900 euro riservato alle prime settimane di commercializzazione rende la versione Active molto interessante, in particolar modo per la presenza di un sistema multimediale che un sovrapprezzo relativamente contenuto (700 euro) può essere completato con funzioni interessanti oltre che utili, come la navigazione satellitare. 14 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Toyota Verso 1.6 D-4D Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della casa » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 15 16 17 PROVA SU STRADA Porsche Panamera S E-Hybrid Fa il pieno d’energia In listino a 123.299 euro la nuova ibrida plug-in percorre una trentina di km ad emissioni zero assicurando, allo stesso tempo, prestazioni da vera Porsche. Si guida bene anche se a basse velocità il recupero dell’energia si fa ancora sentire di Emiliano Perucca Orfei 18 19 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Sarà una tecnologia popolare Media C Un valore da utilitaria che Porsche Panamera S E-Hybrid riesce ad ottenere sfruttando i 9,4 kWh stivati nelle batterie agli ioni di litio, che trovano posto sotto i sedili posteriori: una tecnologia interessante, non solo per Porsche, ma anche per tutti i brand che fanno capo a Wolfsburg visto che presto le varie declinazioni di questo progetto saranno disponibili anche su modelli decisamente più popolari come la Golf. La novità, rispetto alla precedente Hybrid, è la batteria ad alta tensione che può essere ricaricata in 3,8 ore da una presa di corrente domestica, ferma restando la modalità di ricarica durante la marcia con la funzione di recupero dell’energia in frenata o con il motore a combustione. Capace di 9,4 kWh e coperta da garanzia di 6 anni, la batteria è in grado di alimentare il motore elettrico sino a spingerlo ad una velocità 135 km/h assicurando un’autonomia di 36 km (NEFZ) nella sola modalità elettrica. Prima i km disponibili ad emissioni zero erano solo 2 e la velocità massima limitata ad 85 km/h. Prestazioni da vera Porsche Il fatto di avere una spiccata propensione all’universo della mobilità elettrica non significa però che la tecnologia E-Hybrid non sia in grado di assicurare alla Panamera tutto quello che serve in termini di prestazioni: la combinazione tra il motore elettrico (95 CV e 310 Nm) ed il 3.0 V6 biturbo da 333 CV e 590 Nm di coppia massima a 1.250 giri, gestita da un cambio Tiptronic S ad otto marce, consente di scaricare sulle ruote posteriori 416 CV a 5.500 giri con prestazioni di tutto rispetto: 270 km/h di velocità massima, accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,5 secondi ed un consumo dichiarato di 3,1 l/100 (71 g/km di CO2). Com’è fuori Lunga 5.015 mm, larga 1.931 ed alta 1.418 (passo 2.920) la Panamera E-Hybrid vanta un Cx di 0,29, una massa di 2.095 kg ma anche un design in linea con quello delle Panamera standard seppur rivisto in alcuni dettagli: le prese d’aria anteriori, ad esempio, sono di nuova configurazione he il mercato stia iniziando a credere nelle vetture ibride non è certamente un segreto così come non è un segreto che a Zuffenhausen, dopo aver introdotto l’ibrido nelle corse (911 Hybrid) e nella produzione di serie, si stiano concentrando per far fare un ulteriore passo avanti a questa tecnologia con l’introduzione di batterie in grado di assicurare un’autonomia a “zero emission” decisamente più estesa. Dopo il lancio sulla “inarrivabile” 918 Spyder (il listino parla di un prezzo d’attacco di 793.947 euro...), dunque, la tecnologia plug-in hybrid che prevede la ricarica delle batterie anche attraverso sorgenti esterne come una presa domestica - debutta a 123.299 euro sulla più abbordabile Porsche Panamera S E-Hybrid, assicurando un consumo di carburante nel ciclo di omologazione di poco superiore ai 3 litri ogni 100 km. 20 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica e ulteriormente ingrandite sul frontale mentre i gruppi ottici sono Bi-Xenon con luce diurna a 4 LED integrata nell’architettura principale. Com’è dentro Internamente lo schema prevede, come sulle altre Panamera, quattro posti “singoli”, la strumentazione con quadranti circolari di ispirazione 911 ed un tunnel centrale voluminoso in cui vengono integrati i comandi di regolazione della climatizzazione ma anche dell’assetto e della modalità di intervento della parte elettrica nella dinamica di guida. 335 i litri diponibili in termini di bagagliaio, ovvero 110 in meno rispetto alla Panamera standard, che possono essere estesi a 1.153 abbattendo progressivamente i sedili posteriori. 22 23 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Cosa c’è di serie Di serie Panamera E-Hybrid offre il caricabatteria universale, le sospensioni pneumatiche adattive con PASM, i i fari Bi-Xenon, il sistema di controllo pressione pneumatici, il volante multifunzione, i sedili anteriori riscaldabili, il sistema audio CDR, il Tempostat, il ParkAssistant posteriore, i cerchi da 18 pollici Panamera S ed il portellone posteriore automatico. Come va Rispetto alla precedente Panamera Hybrid l’unica sostanziale differenza nell’uso quotidiano che si può riscontrare nella nuova versione E-Hybrid è da attribuire alla presenza del sistema di ricarica Plug-In delle batterie: solo collegando la vettura per 3,8 ore alla normale presa domestica (2,3 ore co la 380), infatti, si possono ottenere 24 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica i 36 km d’autonomia elettrica indispensabili per ottenere il massimo abbattimento dei consumi di verde. Nel caso in cui la vettura non venga ricaricata manualmente non c’è comunque problema: il sistema ibrido si comporta esattamente come quello di precedente generazione recuperando più o meno energia in base alla strategia di guida utilizzata. Nella più estrema E-Charge, ad esempio, Porsche arriva a dichiarare un recupero d’energia del 2% a km ad una velocità di 100 km/h, che significa una totale ricarica della batteria in appena 50 km, ovvero muovendosi tra il centro di una città e l’altro. A meno che non si scegla la modalità E-Boost, in cui l’elettrico lavora in chiave prestazionale a fianco del 3.0 biturbo, a batteria carica e con uno stile di guida “normale” si gira per i primi 25-30 km di città o di autostrada in modalità completamente elettrica: a meno che non si cerchino prestazioni assolute i 95 CV di cui dispone l’unità elettrica consentono alla Panamera di muoversi in città con un discreto spunto ed una buona progressione fino ai 135 km/h promessi. In buona sostanza, se si abita in periferia e si lavora in città (o viceversa) avendo l’accortezza di caricare la vettura durante la notte si potrebbe percorrere ogni giorno un tipico tragitto casa/lavoro senza bruciare una sola goccia di benzina. Nel momento in cui si richiede più prestazione l’elettronica attiva il V6 a benzina facendolo contribuire alla spinta in modo immeditato: l’accensione e lo spegnimento del propulsore sono velocissime ma soprattutto prive di rumorosità di vibrazioni. Elementi, quest’ultimi, a cui il motore tedesco tiene fede anche quando il software di gestione lo rende grande protagonista del movimento della vettura: a meno che non ci si trovi in zone prossime alla rossa, infatti, il sound che filtra all’interno dell’abitacolo è molto moderato, armonico e piacevole. Una gentilezza che esalta la modalità confort offerta dalle sospensioni attive, che può lasciare velocemente il posto ad unaggressività da vera Porsche frutto di un assetto molto sportivo, di uno sterzo molto preciso e di una combinazione termico/elettrico in grado di assicurare prestazioni di tutto rispetto in relazione alla massa ed alla dimensione della vettura: oltre ai 5,5 secondi promessi sullo 0-100 km/h quello che stupisce della Panamera è la stabilità alle alte velocità e la velocità con cui cambia direzione nello stretto. Molto bassi i consumi guidando senza particolari esagerazioni: partendo con la batteria carica si possono affrontare i primi 100 km con poco più di 4 litri reali mentre viaggiando con la batteria scarica, quindi 25 26 27 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Nel momento in cui si richiede più prestazione l’elettronica con il normale risparmio offerto da un’auto ibrida, si possono ottenere medie di poco inferiori agli 8 litri/100 km. attiva il V6 a benzina facendolo contribuire alla spinta in modo immeditato Difetti? Uno in particolare rimane dalla precedente versione Hybrid, ovvero una certa aggressività nel recupero dell’energia che rende poco modulabile la frenata in città, mentre per quanto concerne il normale utilizzo rimane una certa inerzia negli svariati cambi d’animo previsti dal sistema ibrido: il passaggio dalla modalità “full-electric” a quella più sportiva, per intenderci, richiede qualche istante in più del naturale pensiero e per ottenere il massimo della prestazione bisogna giocare un po’ in anticipo. In conclusione Con la nuova Panamera E-Hybrid Porsche fa un netto passo avanti nell’universo dell’ibrido dimostrando da un lato che questo tipo di tecnologia non è più patrimonio dei soli costruttori automobilistici giapponesi e dall’altro che l’essere “eco” con l’ambiente e “low” nei consumi non significa offrire prestazioni limitate. Un’auto per veri trend-setter, che come spesso accade in questi casi l’acquisteranno più per il piacere di avere un piede nel futuro che per vantaggi economici e pratici (si entra in Area C a Milano gratuitamente, per intenderci) che una vettura ibrida è in grado di assicurare. 28 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Porsche Panamera S E-Hybrid Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Store online » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 29 30 31 PROVA SU STRADA Peugeot 3008 HYbrid4 Crossover totale In listino a 27.580 euro la nuova Peugeot 3008 dà il massimo di sé nella versione HYbrid4 dove, grazie alla trazione integrale, combina spazio e piacere di guida a grande disinvoltura su fango e neve. Peccato solo per il prezzo di Emiliano Perucca Orfei 32 33 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Media C ambia il look, con l’arrivo del nuovo frontale di derivazione 208/308, ma non la sostanza visto che la nuova Peugeot 3008 (in listino a partire da 27.580 euro) interpreta forse meglio di chiunque altro il concetto di crossover di media dimensione. Un po’ monovolume ed un po’ SUV, infatti, la nuova 3008 dimostra di essere polivalente ed eclettica non solo per quanto concerne la capacità di mettere assieme diversi mondi dell’auto, ma anche per via di soluzioni tecniche che la rendono a tutt’oggi unica nel proprio segmento: oltre alle tradizionali motorizzazioni a diesel o benzina, infatti, è stata la prima a proporre un ibrido a gasolio (HYbrid4) in grado di assicurare da un lato consumi ridotti e dall’altro la sicurezza della trazione integrale. 34 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica progressivamente 2/3 - 1/3 gli schienali posteriori) al quale si accede attraverso un portellone sdoppiato: la parte alta si apre facilmente per riporre oggetti leggeri, d’uso quotidiano, mentre la parte bassa aprendosi scorre parzialmente sotto la vettura per facilitare le operazioni più “sostanziose” permettendo di avvicinare il corpo al piano di carico quasi fosse dotata di un portellone tradizionale. Interessante la scelta di dotare il bagagliaio di un doppio fondo, pensato per rendere più regolare la zona superiore ma comunque capiente, all’occorrenza, l’intero vano. Lo spazio non manca anche per le piccole cose: oltre alle classiche tasche laterali, un piccolo vano prende posto nella zona centrale della plancia mentre sotto al bracciolo (ventilato e dotato di USB) ed ai piedi dei passeggeri posteriori sono distribuiti alcuni contenitori di diversa capienza. Interni: alla ricerca del comfort Pensato con l’obiettivo di assicurare un maggior controllo della strada il cockpit della 3008 vanta una posizione di guida rialzata ed un design molto avvolgente, parzialmente ereditato dall’universo delle SUV: tra gli elementi più caratterizzanti si fanno notare la maniglia rivestita in pelle lato passeggero, le sette leve funzione poste sotto alle bocchette dell’aria, la strumentazione a quadranti circolari cromati, il sistema di navigazione sul top della plancia (a scomparsa) e l’head-up display che funziona per mezzo di una lente, anch’essa a scomparsa, posta nella parte alta della strumentazione. Tra le possibilità offerte da Peugeot c’è anche quella di dotare la vettura di un tetto in vetro panoramico. Look: cosa cambia Una vettura che mira ad abbracciare diversi mondi seguendo diverse strade, insomma, rivista con l’arrivo del 2014 nel look del frontale che ora richiama quello delle sorelle compatte recentemente introdotte: nuovi sono i gruppi ottici, la calandra caratterizzata da una generosa cornice cromata, il paraurti anteriore con i fendinebbia “incorniciati” così come inediti sono i gruppi ottici posteriori, graffiati dalle unghie del Leone attraverso un moderno gioco di led. C’è tanto spazio per cose e persone Lunga 4.365 mm larga 1.837 ed alta 1.639 (passo 2.613) la nuova 3008 mantiene il bagagliaio da 512 litri (ampliabile a 1.241 abbattendo 35 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica autobloccante sulle ruote anteriori, permette alla crossover francese di ottenere migliori performance su fango, neve, sabbia o asfalto. C’è anche la HYbrid4 a gasolio Per chi volesse il massimo c’è anche una versione HYbrid4, che combina la performance del motore turbodiesel da 163 CV a quella di un’unità elettrica da 37 CV installata posteriormente. Grazie a questa combinazione, gestita elettronicamente ed in totale autonomia dalla vettura sulla base di quattro diversi programmi base (Auto, Sport, 4WD o Electric) 3008 è in grado di offrire ben 200 CV di potenza massima, la trazione integrale ed una curiosa modalità elettrica in cui è in grado di muoversi per 4,5 km senza consumare una goccia di gasolio fino ad una velocità massima di 60 km/h. I consumi nella modalità Auto sono ridotti a 3,4 l/100 km mentre le emissioni di CO2 arrivano sino ad una media di 88 g/ km. Quatto gli allestimenti: Access, Active, Allure e Business ai quali si aggiungono le HYbrid4 declinate nella versione standard e nella più economica 88g. Dal vivo: com’è fuori Novità: ecco la retrocamera In termini di tecnologia per tutte le versioni è ora disponibile la nuova retrocamera di parcheggio, che si attiva automaticamente all’inserimento della retromarcia, mentre in base agli allestimenti scelti la 3008 è in grado di parcheggiare anche da sola grazie al sistema Easy Parking System. Curioso come il sistemi informi anche sul livello di difficoltà di manovra da effettuare. Tra gli equipaggiamenti tecnologici già conosciuti la nuova 3008 conferma il Distance Alert, che monitora la distanza in secondi dal veicolo che precede ed avverte se un’eventuale soglia di allerta viene superata, ma anche il freno di stazionamento 36 elettronico, il Peugeot Connect (avvisa le forze dell’ordine di caso di incidente), l’ESP, ed il cruise control. In termini di sicurezza passiva sono previsti 6 airbag - 2 frontali, 2 laterali e 2 a tendina - ed una struttura a deformazione programmata di concezione estremamente moderna. I motori disponibili Due i motori a benzina, 1.6 VTi da 120 CV abbinato ad un manuale a cinque marce e 1.6 THP da 155 CV e 6 marce, e tre i motori diesel. L’accesso alla gamma è firmato dal 1.6 HDi da 115 CV con cambio a sei marce manuale mentre al top di gamma si posiziona il 2.0 HDi da 163 CV con cambio automatico a sei rapporti. Lo stesso duemila, ma con 150 CV, è disponibile anche con cambio manuale a sei marce mentre per l’unità 1.6 turbodiesel da 115 CV è disponibile anche nella declinazione e-HDi con cambio robotizzato a sei marce e funzione di Start&Stop. Grazie anche al basso coefficiente di penetrazione aerodinamica (Cx 0.296) quest’ultima versione è molto interessante in termini di consumi ed emissioni: i valori dichiarati, infatti, sono di 4,2 l/100 km e 110 g/km di CO2. Per tutte le varianti di motore 3008 offre il sistema Grip Control che, attraverso specifiche impostazioni dell’ESP ed una sofisticata simulazione di differenziale Lo modifiche apportate allo stile non sono certamente delle novità, visto che derivano dai tratti già visti con 208, 2008 e 308, ma sulla 3008 calzano a pennello ed ora l’aria è decisamente meno dimessa rispetto a prima. Tra gli elementi più interessanti, oltre alla calandra ed al nuovo profilo dei fari, spicca la piacevole soluzione “felina” messa a punto per i gruppi ottici posteriori: che sia una Peugeot, ora, lo si capisce anche di notte. Dal vivo: com’è dentro Seduta alta e grande sensazione di controllo della strada. La nuova 3008 strizza l’occhio a chi ama le vetture comode e spaziose. I sedili non vantano certamente il profilo contenitivo della sorella RCZ-R ma sono molto ampi, comodi ed in grado di far viaggiare molto bene chi siede 37 38 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prova davanti. Stesso discorso anche per chi prende posto dietro: due persone stanno comode, e con tanto spazio per le gambe, e senza troppe rinunce si sta bene anche in tre. Una vettura ideale per numerosi target insomma, dai grandi chilometristi alle famiglie passando per chi ha bisogno di spazio per le attrezzature sportive, ben supportata anche in termini di tecnologia da un sistema multimediale non certamente di ultima generazione ma ben fatto, da una retrocamera di parcheggio molto utile (dietro si vede poco) e da elementi come l’head-up display che possono effettivamente rendere più semplice e confortevole la guida evitando distrazioni nella verifica dei principali dati di guida. Come si guida Per la nostra presa di contatto abbiamo scelto di guidare la HYbrid4 dotata della prima combinazione ibrida tra motore elettrico e diesel ad essere lanciata sul mercato. Si tratta di una vettura molto particolare perché, a nostro parere, esprime nella migliore delle maniere il concetto di crossover espresso dalla 3008 dentro e fuori: le prestazioni, grazie al supporto dei 200 CV complessivi, sono decisamente brillanti ma quel che stupisce è la capacità che l’elettronica ha di sfruttare il motore elettrico non solo durante le code, dove muove la vettura senza ricorrere al diesel, ma anche durante la marcia: il lavoro dei 37 CV, infatti, da un lato permette di sfruttare in modo più moderato il motore termico nelle situazioni di basso e medio carico e dall’altro lavora in funzione del comfort di bordo annullando, attraverso “compensazioni di spinta”, i ritardi nei cambi di rapporto che sono tipici del cambio robotizzato a sei rapporti utilizzato da Peugeot in questa applicazione. Una soluzione, quest’ultima, che rende la vettura particolarmente confortevole in ogni modalità di guida ma che ci ha convinto particolarmente in Sport dove i cambi di marcia diventano davvero impercettibili e la risposta ai comandi del gas si fa meno ovattata. Rispetto alla modalità Auto i consumi sono leggermente 40 41 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Un po’ monovolume ed un po’ SUV, infatti, la nuova 3008 dimostra di essere polivalente ed eclettica non solo per quanto concerne la capacità di mettere assieme diversi mondi dell’auto, ma anche per via di soluzioni tecniche che la rendono a tutt’oggi unica nel proprio segmento superiori, ma guidando con discrezione si riesce comunque a stare sui 5 l/100 km. La presenza di due motori e della doppia trazione rende la 3008 piacevolmente performante anche sulla neve o sul fango: su questi terreni, grazie anche alla specifica modalità 4WD, la vettura è in grado di muoversi senza alcun problema quasi a distribuire la coppia tra un’asse e l’altro come se ci fosse un vero differenziale. Il 4WD funziona anche se la batteria dovesse essere completamente scarica: l’unità a gasolio, infatti, viene utilizzata dal sistema anche come generatore d’energia per assicurare il funzionamento continuo del 37 CV elettrico. Interessante anche la guida in full-electric: l’autonomia è di circa 4 km mentre la velocità massima d’utilizzo di circa 60 km/h. Oltre a quella velocità, o al termine dell’energia stivata nelle batteria, il sistema “vira” in modalità Auto sfruttando il potenziale del motore a gasolio per assicurare movimento alla vettura. 42 In termini di guida la 3008 non è certamente una vettura che si può definire sportiva ma questo non significa che non si possa guidare bene tra le curve levandosi anche qualche soddisfazione: a dispetto dell’altezza, infatti, l’assetto è piatto ed il lavoro delle sospensioni si dimostra in linea con le esigenze di una guida autostradale come di una stretta strada di montagna, grazie anche al buon feeling assicurato da sterzo e freni. In conclusione Con il nuovo look Peugeot 3008 ha tutte le carte in regola per vivere una seconda vita più facile di quella che l’ha preceduta: pochi ritocchi l’hanno resa più moderna, personale ed interessante sotto il profilo stilistico senza però andare ad intaccare tutte le caratteristiche di versatilità e di comodità che l’hanno contraddistinta sin dall’inizio. La motorizzazione perfetta, nonostante il prezzo leggermente più caro rispetto alla 2.0 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 44 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito turbodiesel dalla quale deriva (36.000 euro contro 31.380 della 3008 2.0 HDi da 163 CV automatica in allestimento Allure), è indubbiamente la HYbrid4: la trazione integrale la rende veloce e sicura anche su neve o fango e la presenza dell’elettrico offrono una carta in più per essere a misura di utilizzo quotidiano, soprattutto in città dove si entra in centro solo con vetture a batteria o a doppia alimentazione. 46 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Peugeot 3008 HYbrid4 Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della casa » Test Drive » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 47 48 49 PROVA su strada Mazda CX-5 L’inizio di una nuova era Design personale, prezzi competitivi, peso contenuto e motore eccellente sono le carte che hanno decretato il successo di Mazda CX-5. Peccato solo per la poca possibilità di personalizzazione di Matteo Valenti 50 51 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Media I n un momento in cui tutte le principali case automobilistiche mondiali, investite dalla crisi economica, hanno iniziato a stringere accordi di partnership tra loro, chiudendo i rubinetti agli investimenti, c’è un costruttore che ha deciso di andare controcorrente. Il suo nome è Mazda, casa automobilistica giapponese con sede ad Hiroshima, che nel 2010 (la crisi entrava nel vivo) si è di fatto liberata dalla storica alleanza con Ford, stretta nel lontano 1979, potendo così tornare a sviluppare prodotti in totale autonomia. La sfida alle convenzioni Nonostante la mancanza di un grande partner strategico, Mazda si è rimboccata le maniche, è tornata ad investire e ha sfidato le convinzioni mettendosi al lavoro su una gamma completamente nuova di modelli. Un progetto davvero 52 ambizioso per una casa automobilistica da 1,3 milioni di pezzi all’anno (per avere un termine di paragone Toyota sta per sfiorare i 10 milioni) rimasta per di più senza alleati. Il costruttore giapponese elabora così il nuovo design “Kodo – Soul of Motion” con le concept car Shinari e Takeri, poi sviluppa tutta una serie di nuove tecnologie, chiamate Skyactiv, che partendo dalle soluzioni tecniche più tradizionali puntano a migliorare il piacere di guida, facendo diminuire al tempo stesso consumi ed emissioni. La prima auto nata da questa nuova era è la Mazda CX-5, un SUV compatto che in poco tempo si dimostra un grande successo commerciale a livello globale, con non infrequenti ritardi nelle consegne a causa della forte domanda. La CX-5 apre la strada ad un nuovo capitolo di successo della storia del costruttore giapponese, che in piena crisi economica riesce a tornare nel 2013 addirittura a fare profitto, dopo anni di perdite. CX-5: un grande successo commerciale “ Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Se è vero che nel frattempo sono stati lanciati altri nuovi modelli (Mazda6 e, da pochissimo, Mazda3), sempre basati su design Kodo e tecnologie Skyactiv, è altrettanto vero che il principale artefice di questo successo industriale è stata la CX-5, che nel primo anno di commercializzazione ha superato in maniera sorprendente il tetto delle 200.000 unità prodotte a livello mondo. Nel 2013 poi, delle oltre 150.000 vetture vendute da Mazda in Europa, ben 51.393 sono state proprio CX-5. Con un prezzo d’attacco fissato a 23.750 euro, Mazda CX-5 si vede in competizioni con tutti i principali SUV compatti del mercato, a partire da Volkswagen Tiguan, Nissan Qashqai, Toyota RAV 4, Hyundai ix35, Kia Sportage e Ford Kuga. La prima auto nata da questa nuova era è la Mazda CX-5, un SUV compatto che in poco tempo si dimostra un grande successo commerciale a livello globale, con non infrequenti ritardi nelle consegne a causa della forte domanda 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dal vivo: com’è fuori CX-5 è subito riconoscibile grazie ad un design molto personale, ispirato dai dettami del linguaggio stilistico Kodo, che fa della grande calandra centrale e delle forme scolpite i suoi elementi distintivi, mentre i passaruota decisamente scolpiti e la linea di cintura alta conferiscono un look piuttosto aggressivo e ben piantato per terra. La verniciatura e gli accostamenti di carrozzeria sono realizzati con grande precisione. Interessante poi l’idea di utilizzare una speciale resina per realizzare i paraurti, che in questo modo risultano il 20% più leggeri di quelli convenzionali. 54 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Dal vivo: com’è dentro Saliti a bordo si respira la tipica atmosfera degli abitacoli giapponesi, dove regna la razionalità, senza eccessi o particolari stravaganze, ma dove tutto è molto sobrio, lineare e collocato proprio dove te lo aspetteresti. Largo quindi all’ergonomia, mentre risulta piacevole la strumentazione a tre quadranti, dall’impostazione piuttosto sportiva, che integra un completo computer di bordo. Buona la posizione del display da 5,8 pollici del sistema multimediale (forse solo un po’ troppo sottodimensionato rispetto alle mode del momento). Collocato nella zona più alta della console è ben in vista, senza obbligare a distrarsi troppo durante la guida. Molto semplice, efficace ed intuitivo il navigatore, forse anche per merito del software fornito da TomTom. L’unica pecca del sistema è forse la risoluzione grafica del display, che rispetto ai modelli più recenti, appare un po’ più datata, mentre l’integrazione con i moderni smartphone è garantita grazie a connessioni Bluetooth, Aux e Usb. I materiali plastici sono di buona qualità, così come l’accostamento di finiture diverse che riescono a creare un buon impatto scenico sulla plancia a sviluppo orizzontale. Di buona qualità anche la pelle di rivestimento dei sedili di colore nero o sabbia (di serie con l Exceed), che risulta morbida al tatto. Compatta? Non esattamente Pur essendo annoverato nel segmento dei SUV compatti, CX-5 presenta dimensioni di un certo rilievo. La lunghezza infatti raggiunge i 456 cm, solo 14 cm in meno della sorella più grande CX-7, mentre la larghezza si attesta a 184, con l’altezza che tocca i 167. Il valore di passo di ben 270 cm, ottenuto grazie ad uno sbalzo anteriore e posteriore molto ristretto, è invece il segreto con cui CX-5 regala anche ai passeggeri posteriore una grande abitabilità, con uno spazio per le gambe degno di una grande monovolume o di una station di segmento superiore. 55 56 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Telaio e carrozzeria Skyactiv: - 200 kg rispetto alla concorrenza Il lavoro fatto dagli ingegneri giapponesi per sviluppare il nuovo telaio e la nuova carrozzeria Skyactiv sembra essere stato ripagato. Il valore di peso minimo infatti parte da 1.345 kg (2.0 benzina, 2WD, manuale), un grande risultato se pensiamo che tutte le principali concorrenti (Toyota Rav4, Hyundai ix35, Kia Sportage, VW Tiguan) non scendono sotto un peso minimo di 1.500 kg, anche nelle più leggere versioni a benzina. Nella peggiore delle ipotesi comunque, con motore 2.2 a gasolio, cambio automatico e trazione integrale 4WD, il peso rimane più basso della media, fermando l’ago della bilancia a 1.540 kg, quando le concorrenti arrivano tranquillamente a superare la soglia dei 1.700 kg. Si può quindi affermare che CX-5 risulta mediamente più leggero di 200 kg rispetto alla concorrenza. CX-5 si avvale all’anteriore di sospensioni MacPherson e al posteriore di uno schema Multi-Link, 58 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica l’impianto frenante sfrutta quattro freni a disco, mentre l’assetto può contare su cerchi in lega da 17 (che consigliamo per comfort e spese di mantenimento più umane) o da 19 pollici. Bagagliaio: spazio a volontà e modularità intelligente Un punto di forza del SUV giapponese è senza dubbio il vano di carico che offre 503 litri di capacità minima, che può crescere fino a raggiungere i 1.620 litri abbassando il divano posteriore. A tal proposito occorre precisare non solo che il vano di carico è molto ben sfruttabile e offre un fondo piatto e lineare, ma anche che i sedili posteriori sono abbattibili singolarmente per mezzo di una pratica leva. Scegliendo di viaggiare in quattro inoltre si ha la possibilità di abbattere il posto centrale, così da poter caricare oggetti anche molto lunghi a partire da sci e tavole da snowboard. Comoda anche la soglia di carico. Sicurezza: ci sono anche i sistemi di ausilio alla guida Molto completa la dotazione in termini di sistemi di sicurezza, che ha permesso di ottenere le ambite 5 stelle nei test Euro NCAP. Oltre agli airbag frontali laterali e a tendina di serie, all’ABS con EBD, all’assistente alla frenata, al controllo di stabilità DSC e a quello di trazione TCS, CX-5 può vantare anche una serie di dispositivi ancora più raffinati. Si parte con lo Smart City Brake Support system che blocca automaticamente il veicolo per evitare o ridurre la gravità degli scontri frontali nella gamma di velocità inferiori ai 30 km/h, passando per il Lane Departure Warning System che avvisa il conducente in caso di involontari cambi di corsia, fino ad arrivare al Rear Vehicle Monitoring, un sistema che rileva ed allerta il conducente della presenza di vetture retrostanti in avvicinamento nelle corsie adiacenti. Nel campo dell’illuminazione il SUV giapponese può contare sul pratico High Beam Control System, capace di commutare automaticamente fra abbaglianti ed anabbaglianti per evitare di infastidire gli altri automobilisti, avendo in ogni condizione la massima visibilità. I clienti possono avere anche l’Hill Launch Assist che regola la pressione dei freni in modo da impedire che il veicolo possa slittare indietro durante le partenze in salita. Un benzina e due diesel La filosfia Skyactiv per ridurre consumi e migliorare il piacere di guida è stata applicata anche ai motori. Mazda a differenza di molti costruttori non ha creduto nel downsizing (riduzione della cilindrata) dei propulsori, ma piuttosto nell’ottimizzazione delle tecnologie esistenti. In questo modo la Casa di Hiroshima punta sì a ridurre consumi ed emissioni, ma senza compromettere il piacere di guida e soprattutto ottimizzando i costi di sviluppo. La gamma motorizzazioni si compone, oltre che del 2.0 benzina Skyactiv-G da 165 CV, poco richiesto in Italia per ovvi motivi, del 2.2 biturbo diesel Skyactiv-D, che viene scelto dalla maggior 59 aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb parte dei clienti italiani. Questa unità a gasolio viene offerta in una versione da 150 CV e 380 Nm, abbinabile sia alla trazione a due ruote motrici 2WD che all’integrale 4WD ma anche in una variante più prestazionale da 175 CV e 420 CV, disponibile solo con le quattro ruote motrici. Tutti i motori sono equipaggiati con il sistema avanzato di arresto in folle i-stop e possono essere abbinati al nuovo cambio manuale a sei marce Skyactiv-MT, o al più sofisticato automatico con convertitore di coppia Skyactiv-Drive sempre a sei rapporti. Focus sul 2.2 biturbo diesel Skyactiv-D da 175 CV Il motore protagonista della nostra prova è la versione più potente del 2.2 Skyactiv-D, un quattro cilindri Euro 6 con turbocompressore a doppio stadio a geometria variabile la cui 60 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica particolarità è quella di avere il rapporto di compressione più basso di sempre (14:1), in grado di sviluppare 175 CV a 4.500 giri/min e 420 Nm a 2.000 giri/min. Questa unità, abbinata al cambio automatico e alla trazione integrale, come nel nostro caso, promette un consumo di gasolio medio di 5,5 l/100 km (5,2 l/100 km il 175 CV 2WD), con le emissioni che non superano i 144 g/ km. Le prestazioni invece parlano di uno scatto da 0 a 100 km/h che rimane abbondantemente sotto alla soglia psicologica dei 10 secondi (9,4 secondi per l’esattezza, che scendono ad 8,8 secondi nel caso della versione manuale), mentre la velocità massima arriva a toccare i 204 km/h. Le nostre impressioni di guida Prendiamo posto al volante della Mazda CX-5 nella più prestazionale versione 2.2 SkyactivD da 175 CV con trazione integrale 4WD e cambio automatico a sei marce. L’allestimento è l’Exceed, il più ricco e l’unico disponibile con questa motorizzazione. La seduta è alta e trasmette un senso di dominio della strada che fa sentire sicuri. Facile trovare la posizione di guida ideale per il conducente grazie al sedile regolabile in otto diverse modalità con supporto lombare ad azionamento elettrico. L’abitacolo appare immediatamente arioso ai passeggeri anteriori, ma anche chi sta dietro ha a disposizione spazio a volontà per le distendere le gambe. I sedili sono comodi e offrono il giusto sostegno garantendo comfort anche per i viaggi più lunghi. Non appena giriamo la chiave il biturbo a gasolio 2.2 prende vita ma non fa nulla per far sentire la sua presenza ai passeggeri. Il motore si dimostra uno di quei diesel di nuova generazione, molto più silenziosi rispetto al passato, un’unità che colpisce anche per la totale assenza di vibrazioni. Basta poco però per scoprire che che lo Skyactiv-D ha anche altre carte da giocare. Questo motore infatti, grazie all’abbondante coppia erogata già ben prima dei 2.000 giri, quando si raggiunge un picco di 420 Nm, regalo uno spunto sorprendente per un’auto di queste dimensioni, che rende la CX-5 scattante e vivace anche in fase di ripresa. A rendere così briosa il SUV di Hiroshima “ Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito contribuisce anche il peso contenuto, mentre il cambio automatico Skyactiv-D non è un fulmine, ma presenta i tempi di reazione medi di un qualsiasi convertitore di coppia e ha comunque il pregio di non penalizzare troppo i consumi di carburante. Sterzo e telaio: mantengono le promesse Il comfort di marcia è elevato, specialmente a velocità costanti, tipiche devi tratti autostradali, dove si apprezza la silenziosità e l’aerodinamicità di CX-5. Il motore brillante rende agile e scattante CX-5 per muoversi nel traffico cittadino, mentre le dimensioni non propriamente compatte possono creare qualche problema in manovra. Niente paura però: sensori e telecamera posteriore sono dei validi alleati per parcheggiare agevolmente, salvaguardando l’integrità dei paraurti in tinta. Forzando il ritmo CX-5 ci stupisce non solo per la reattività del motore, ben amalgamata alla risposta del cambio, ma anche per la precisione dello sterzo, degno di una berlina sportiveggiante, che permette inserimenti in curva precisi e che si mantiene sempre comunicativo e consistente anche all’aumentare della velocità. Anche il telaio Skyactiv mantiene le CX-5 è il SUV che ha saputo rilanciare le vendite globali ed europee di Mazda, non solo grazie ad un nuovo design, ma anche per merito delle tecnologie Skyactiv 61 62 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica promesse, rispondendo bene alle sollecitazioni del pilota, con un retrotreno che se da un lato rimane forse un po’ troppo rigido, dall’altro si dimostra sempre granitico, ben incollato all’asfalto. Il merito è sicuramente anche della trazione integrale (di serie su Exceed), con controllo variabile della coppia posteriore e rilevamento della ripartizione ottimale (fino a 50:50 tra anteriore e posteriore). Il peso più contenuto rispetto alla media della categoria poi si fa sentire eccome, non solo in accelerazione, ma anche migliorando notevolmente la dinamica di guida. CX-5 pur essendo un SUV di quattro metri e mezzo si rivela agile e scattante, riuscendo quasi a far dimenticare la sua anima da Sport Utility. Buona la frenata, con mordente a sufficienza in ogni condizione. Consumi ok Durante la nostra prova abbiamo rilevato un consumo medio che si è attestato sui 14 km/l (7,1 l/100 km), un risultato di tutto rispetto per un SUV di queste dimensioni, equipaggiato con il motore più potente da 175 CV, cambio automatico e trazione integrale, di certo favorito dal peso contenuto oltre che dal sofisticato motore 2.2 Skyactiv-D. È ragionevole pensare quindi che le versioni a trazione anteriore 2WD con cambio manuale e motore da 150 CV sappiamo fare ancora meglio, attestandosi attorno ad un media superiore ai 15 km/l. Conclusioni CX-5 è il SUV che ha saputo rilanciare le vendite globali ed europee di Mazda non solo grazie ad un nuovo design che sembra essere stato molto apprezzato dai clienti, ma anche per merito delle tecnologie Skyactiv che hanno permesso di migliorare i consumi, riducendo il peso e soprattutto migliorando il piacere di guida. La versione consigliata a nostro parere è senza dubbio la 2WD a gasolio da 150 CV, che garantisce il brio per un’auto di questa categoria, permettendo di salvaguardare non poco i consumi. 64 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Mazda CX-5 Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Store online » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 65 66 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News Porsche ecco le nuove Boxster e Cayman GTS La Casa di Zuffenhasuen ha presentato le nuove Porsche Boxster e Cayman GTS, versioni ancora più prestazionali subito riconoscibili grazie ad un look molto aggressivo I n casa Porsche non è mai tempo di mettere la parola fine alle novità. Dopo la recentissima presentazione della nuova 911 Targa e dell’attessa Macan, la gamma si prepara ad accogliere le nuove Boxster e Cayman GTS, versioni che si distinguono dai modelli disponibili fino ad oggi per prestazioni ancora più elevate. Boxster e Cayman GTS vogliono subito mettere in chiaro le cose, con un look studiato per non passare inosservati. Queste versioni si distinguono grazie ad un frontale ed un posteriore modificati, ma anche per fari anteriori bi-xeno – 68 dotati di tecnologia Porsche Dynamic Light System (PDLS) - con finitura nera e per tutta una serie di dettagli estetici verniciati in nero lucido. L’origine del nome Il nome GTS – acronimo di Gran Turismo Sport è leggendario in Casa Porsche da quando venne adottato sulla indimenticata 904 Carrera GTS del 1963, un’auto da copetizione che però poteva anche venire omologato per l’utilizzo su strada. Naturalmente per scoprire la nuova anima delle versioni GTS non resta che andare alla scoperta 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News Media del motore. Il sei cilindri boxer è quello da 3.4 litri di Boxster e Cayman S che è stato ottimizzato cosi da ottenere 15 CV di potenza in più. Ancora più potenza Questo significa che la Boxster GTS è in grado di produrre 330 CV, mentre la Cayman GTS sviluppa 340 CV. Anche la coppia è aumentata di 10 Nm su entrambi i modelli, raggiungendo un valore di 370 Nm sulla Boxster GTS e di 380 Nm sulla Cayman GTS. Il pacchetto Sport Chrono è di serie sui modelli GTS. Questo si traduce, in abbinamento al cambio automatico PDK (Porsche Doppelkupplungsgetriebe) e premendo il tasto Sport Plus per ottenere il massimo delle prestazioni, in uno scatto da 0 a 100 km/h pari a 4,7 secondi per la Boxster GTS, mentre la Cayman GTS risulta addirittura un decimo di secondo più veloce. La velocità massima, registrata con i modelli equipaggiati con il classico cambio manuale a sei marce, è di 281 km/h per la Boxster GTS 70 e di 285 km/h per la Cayman GTS. Omologate Euro 6, queste vetture promettono un consumo medio di 8,2 l/100 km, un valore destinato a salire a 9,0 l/100 km nel caso delle versioni con cambio manuale. PASM, pelle e Alcantara sono di serie Le versioni GTS sono equipaggiate di serie con le sospensioni adattive PASM (Porsche Active Suspension Management) ma anche con cerchi in lega da 20 pollici che calzano pneumatici 235/35 all’anteriore e 265/35 al posteriore. L’abitacolo si distingue per i sedili sportivi in pelle di serie con numerosi dettagli in Alcantara. I nuovi modelli arriveranno sui mercati a paritre dal mese di maggio. Il costruttore ha comunicato che in Germania i prezzi, inclusivi di tasse, sono pari a 69.949 euro per la Boxster GTS e a 73.757 per la Cayman GTS. Al momento non si conoscono i prezzi per l’Italia. 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica questa macchina vogliamo fare una dichiarazione d’intenti: il paradigma stilistico di questa vettura rappresenta quello che vorremmo fossero le Maserati del futuro, ma non è detto che la vdedremo così com’è per le strade». «Ci siamo ispirati a una delle più belle Maserati del passato, ovvero la A6GCS del 1954. E’ stata una ispirazione soprattutto legata alle proporzioni, con un cofano estremamente lungo e un abitacolo spostato indietro con una calandra molto bassa incassata tra i parafanghi». «Il Team di designer di Maserati – dichiara Marco Tencone, Direttore del Centro del Design Maserati - è un Team molto raccolto. C’era un orientamento su quella che sarebbe stata la propulsione del veicolo e l’idea di quello che si voleva esprimere. Abbiamo creato dei disegni emozionali per realizzare l’oggetto finito. Dai primi bozzetti siamo arrivati a dei modelli più definiti usando anche il computer». «Maserati storicamente ha delle superfici molto calde che necessitano di una fase di lavorazione manuale. Difficilmente – conclude Giovanni Ribotta, Capo del Design degli Esterni - si raggiunge l’effetto che esprimono i nostri disegni solo attraverso una fase virtuale. Noi diamo indicazioni che possono definire aggiunta o rimozione di dettagli». Maserati Alfieri concept un video ne spiega il design La Casa del Tridente ha rilasciato un video in cui viene spiegata la genesi della Maserati Alfieri dai designer che l’hanno creata E’ stata tra le assolute protagoniste dello stand della Casa del Tridente al Salone dell’Automobile di Ginevra 2014 la Maserati Alfieri concept, esercizio stilistico che si propone di anticipare le linee della prossima sportiva del costruttore italiano. Maserati ha quindi deciso di rilasciare un video con il quale spiegare il design di questa vettura che ha raccolto tanto riscontro da parte del pubblico alla kermesse motoristica elvetica. 72 «Maserati quest’anno compie 100 anni – dichiara Lorenzo Ramaciotti, Capo del Design Globale del Gruppo Fiat-Chrysler - e come d’abitudine per una Casa che diviene centenaria la festeggiamo con un concept che deve rimarcarne la storia proiettando le radici del marchio nel futuro. Per fare questo abbiamo scelto la configurazione di vettura più tradizionale per Maserati, ovvero una coupé 2+2». «Il prototipo si chiama Alfieri per sottolineare il centenario della Casa. Noi con 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Media elementi in fibra di carbonio e i rivestimenti in pelle Nappa di tonalità nera. L’assetto presenta un ribassamento di 10 mm rispetto alla versione standard, mentre anche l’impianto frenante risulta essere stato modificato al fine di promettere una maggior efficacia. L’allestimento CarbonLook per la Mercedes SLK verrà proposto al fianco delle varianti: 200; 250; 350; 250 CDI e 55 AMG. Quest’ultima aggiunge a sua volta il rivestimento in Alcantara per lo sterzo e i cerchi in lega da 18 pollici con finitura opaca. Mercedes-Benz SLK CarbonLook Edition La Casa di Stoccarda presenta la Mercedes SLK CarbonLook Edition, edizione speciale caratterizzata da una serie di particolari estetici interni ed esterni dedicati E’ stata presentata dalla Casa di Stoccarda la Mercedes SLK CarbonLook Edition, edizione speciale che si caratterizza dalla versione di serie della roadster tedesca per una serie di particolari estetici interni ed esterni dedicati. Caratterizzata da una serie di particolari aerodinamici dedicati, la Mercedes SLK CarbonLook Edition presenta dei 74 gruppi ottici con fondo scuro, mentre la variante dotata di pacchetto AMG propone anche minigonne laterali, estrattore posteriore e splitter anteriori dedicati. Aperta la portiera è possibile notare un inedito volante sportivo con inserti in metallo e paddles di cambiata posti alle spalle dello stesso, mentre la variante dotata del pacchetto AMG aggiunge a sua volta una serie di 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica Roberto Giolito dalla Multipla ad oggi, 20 anni di evoluzione del design Fiat di Ippolito Fassati | Dallo Space Frame alle piattaforme comuni, dalla multidisciplinarietà alle auto globali. Ripercorriamo 20 anni di storia con il designer di alcune delle auto più indovinate della Fiat, dalla Multipla alla famiglia della nuova 500 « «Fin da bambino sono stato educato alla conoscenza della materia. Mio padre, commerciante, realizzava modellini di camion per i suoi amici ed era entusiasmante vederlo lavorare manualmente. Mi ha anche sempre affascinato la multidisciplinarietà, il fatto di coinvolgere diverse competenze all’interno di un processo progettuale. Per questo ritengo importante che ogni designer abbia dentro di sé una formazione non solo tecnica, ma anche legata ad altre discipline e alla conoscenza dei materiali e del loro uso. Consiglierei a tutti i giovani designer di conoscere il pensiero e i lavori di Bruno Munari». Roberto Giolito, Responsabile del Centro Stile Fiat e Abarth ci riceve nel suo studio a Mirafiori, ricco di 76 libri, computer e tavolette grafiche, ma anche pennarelli «lo sketch è sempre fondamentale» e fotografie appese alle pareti, che ci ricordano la grande carriera del designer di Ancona. Nato nel 1962, è designer in Fiat a cominciare dalla fine degli anni ‘80. Si distingue per l’innovazione che le sue idee e i suoi progetti portano a Torino, come la Downtown (progetto di vettura a due porte con quattro motori indipendenti montati sulle ruote). Giolito riprende il suo concetto di designer «Qui in Fiat Dante Giacosa ha dato l’avvio ad un cambiamento: il dialogo e il confronto tra designer e ingegnere. Il designer non deve essere un capriccioso ma un componente di un’orchestra, deve rispondere agli input che gli vengono imposti. Non si disegna un’auto solo con i dati di mercato, ci vogliono confronti e passi indietro». Nel 2001 il designer musicista, grande appassionato e ottimo interprete di musica Jazz con il suo contrabbasso, inaugura e dirige l’Advanced Design Center «Un Team separato all’interno del Centro Stile Fiat, fatto per raccogliere giovani designer che non provenissero tutti dai centri di design più noti ma che apportassero esperienze diverse. Molte ragazze, esperti in comunicazione, marketing, design, ingegneria. Tanti di loro oggi sono affermati professionisti e grazie a quel Team sono nate molte buone idee». Nel 2004 Giolito presenta a Ginevra il prototipo della Trepiùno, purtroppo mai realizzato ma grande anticipatore di un nuovo concetto di mobilità. Proprio grazie a quell’esperienza infatti nel 2007 Giolito ridisegna l’icona della Fiat, la 500, riprendendone l’archetipo ma reinterpretandone le funzioni in chiave moderna. Nominato direttore del Centro Stile Fiat & Abarth, nel 2008 ottiene dal Presidente della Repubblica il premio Compasso d’Oro. Ma il suo progetto più discusso e amato è senz’altro la Multipla. Esposta al MOMA di New York, ha vinto i premi “Car of the Year” (Top Gear) nel 1999 e “Family car of the year” per più anni consecutivi «E’ vero c’è chi non l’ha mai amata, ma resta un’auto che ha lasciato il segno. Si è arrivati al concetto rivoluzionario di Multipla per un insieme di motivi. Un gruppo di persone di differenti discipline determinate a creare un’auto estremamente abitabile in poco spazio e con costi il più possibile contenuti. C’era poi un’altra coincidenza fondamentale. In quegli anni, avendo realizzato con il Gruppo PSA il monovolume Peugeot 806 / Citroën Evasion / Fiat Ulysse / Lancia Zeta, c’era per Fiat un vincolo di non concorrenza». «Non si potevano progettare auto superiori a 4 metri a 5 posti. Abbiamo dunque dovuto inventarci un’auto per sei passeggeri in 3,99 metri di lunghezza. Un altro aspetto interessante furono i costi. Grazie alla progettazione Space Frame, all’uso di estrusi in acciaio, alle avanzate tecnologie di stampa, alle lamiere tagliate al laser e poi risvoltate, alle saldature con i robot e a una linea di montaggio molto avanzata, siamo passati dai circa 600 miliardi di lire spesi per la progettazione della Punto ai c.ca 300 della Multipla». Della monovolume di casa Fiat, la gente ancora oggi rimpiange lo spazio a bordo «Il concetto del 3+3 non era molto diffuso ma dava ai passeggeri, oltre che un senso di “salotto”, anche una grandissima libertà di movimento a bordo. Con i sei passeggeri la Multipla manteneva 500 litri di capacità di carico. Ricordo bene che partivamo da Torino per andare al Salone di Ginevra in 6 persone, viaggiando comodamente e pieni di bagagli ma nessuno si lamentava» 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica prodotte a Melfi, da Jeep e Fiat, saranno eloquenti per capire come due prodotti nati sulla stessa piattaforma, identiche dal pianale fino ai comandi, anche agli occhi di specialisti non sembrano nemmeno assomigliarsi. Due sviluppi autonomi, uno a cui ha lavorato questo centro stile e l’altro su cui hanno lavorato a Detroit. Ormai i designer la sanno lunga sulla conoscenza dei componenti comuni e su una serie di aspetti legati alla compatibilità e alle differenze omologative e anche in questo caso sono riusciti ad avere due forme molto libere e indipendenti. Altri componenti invece sono comuni e Ci fu anche una versione a metano della Multipla «Sì, era un’auto progettata fin dalla nascita per avere diverse alimentazioni. E questo è proprio l’esempio di come l’Ing. Nevio Di Giusto, allora responsabile del Centro Ricerche Fiat, riuscì ad avere ottimi risultati mettendo insieme un gruppo di competenze diverse. A questo adattamento a metano ci pensò infatti Roberto Barbiero con cui lavoravamo in sincrono. Arriva dalla Ferrari. Pensate un progettista Ferrari ha fatto lo schema del telaio per ospitare le bombole del metano (oltre al progetto della versione ibrida, ndr)». 78 E’ possibile oggi pensare di progettare un’auto seguendo lo stesso approccio progettuale? «No, oggi auto così è praticamente impossibile rifarne. Il tema della standardizzazione delle piattaforme, dei processi di grande replicabilità non consentono più un simile approccio. Pensate alla 500 Living, per fare quel poco di più della 500L c’è voluta una scocca completamente nuova, un investimento molto importante per ospitare una terza fila. Se fosse stata la Multipla con il suo schema sarebbe bastato poco per adattarla. Però col metodo attuale è molto produttivo il fatto che identici, soprattutto all’interno, per risparmiare tempo. Ma in entrambi i progetti resta ben chiara l’espressione di marca». Come sono organizzati i diversi centri stile del Gruppo FCA? Già dal 2009, anche se solo oggi assistiamo alla fusione reale in unico Gruppo, ci definiamo con la sigla della Region: Nord America, Centro America, Emea e Apac Asia Pacific. Torino è certamente il centro più “tartassato” dal carico di lavoro perché lavoriamo molto anche per il Centro America (Palio, Uno). Anche Asia Pacific dipende molto da qui ma ci stiamo organizzando perché sia più autonomo. Qui a Torino c’è anche l’Ing. Lorenzo Ramaciotti, capo di tutti i design center Fiat Chrysler. Tra i vari centri c’è uno scambio continuo di scommesse e lavori. Questo anche perché oggi è necessario pensare a macchine globali. Ad esempio va ben considerata la package protection, per evitare che dei vincoli di progettazione possano impedire ad un’auto di avere successo in altri paesi al di fuori di quelli in cui è stata progettata solo per motivi omologativi. Basti citare le differenze con l’urto pedone, molto più duro qui in Europa o al crash test contro barriera dalla piattaforma della 500 L, small wide, nasceranno auto in tutto il mondo, dal Brasile alla Cina. Viaggiamo su una logica di economia di scala, stesso pianale, stessi attacchi sospensioni, stesse culle motore, stessi componenti, oggi vengono privilegiati questi aspetti». Ma dovendo utilizzare per diverse auto le stesse piattaforme e gran parte dei componenti comuni, il designer non rischia di creare auto simili? Al contrario, progetti che partono dall’uso di piattaforme e componenti identici, rappresentano delle sfide per i designer. Le stesse vetture 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Intervista aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb che in Usa è diverso e più vincolante perché prevede che i passeggeri possano non avere la cintura. Ecco perché vedete ogni tanto alcuni cruscotti molto più grandi, per allontanare il più possibile l’airbag dal conducente e dal passeggero». Questo approccio all’auto globale vale per tutti i costruttori? «In realtà oggi sono entrati in campo molti nuovi costruttori che continuano ad ereditare know-how e designer dalle altre Case seguendo strade poco rischiose. Mentre secondo me avrebbero l’opportunità di fare qualcosa di realmente nuovo. Dovrebbero saltare su un altro paradigma visto che hanno 80 molto meno vincoli sia da un punto di vista di storicità che di struttura. Lo stesso approccio dovrebbe essere riservato alle auto che non utilizzano un motore endotermico». Prima di congedarci facciamo un’ultima domanda a Giolito. Perché alcuni modelli di grandissimo successo sono comunque destinati a sparire e non hanno invece la capacità di adattarsi nel tempo? «Gli archetipi di certi modelli di grande successo spariscono perché sono legati a delle concezioni o delle intuizioni che rappresentano dei momenti. Succede così per tutte le cose, anche per la famosa Tonet, che era la sedia più economica e popolare perché non aveva incastri ma era solo piegata. “Non c’è idea che sia capace di resistere al tempo” sosteneva Ettore Sottsass. L’automobile poi già di suo deperisce se non è conservata perfettamente. Le più longeve sono quelle che sono rimaste utili per tantissimi anni. Ad esempio la 2 cv o la 500 del ‘57, la Land Rover, la Jeep Wrangler, la Panda dell’ ’80. Il concetto di quelle auto è che la gente le tiene finché vanno, finché la loro funzione non viene meno a causa del cambio dei tempi. Restare su strada ne garantisce la longevità archetipale. La 500 stessa, come icona supera anche il veto delle vetture ecologiche». 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito francesco Fontana Giusti «Renault significa sportività da oltre 50 anni» di Emiliano Perucca Orfei | Francesco Fontana Giusti, Direttore Comunicazione e Immagine di Renault Italia, ci ha svelato tutti i dettagli e i segreti della Clio RS Monaco GP, particolare edizione limitata che coniuga sportività ed eleganza C Chi ha detto che tutte le vetture sportive debbano per forza essere vistose ed appariscenti? La Casa della Losanga va controcorrente offrendo sul mercato l’inedita Renault Clio RS Monaco GP. Si tratta di un allestimento speciale prodotto in edizione limitata, che abbina le caratteristiche corsaiole della versione tutta pepe sviluppata da Renault Sport ad accostamenti cromatici raffinati e dettagli eleganti. Della nuova Clio RS Monaco GP ne abbiamo parlato con Francesco Fontana Giusti, Direttore Comunicazione e Immagine di Renault Italia. Quando nasce il marchio RS e cosa significa per Renault? «Il primo modello della galassia Renault marchiato RS è stata la Spider del 1995, seguita poi 82 Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica dalla Clio II RS del 1999. Il nostro marchio però ha una lunga storia nell’ambito della produzione di vetture sportive, che risale addirittura al lontano 1969. Da allora, dopo quasi 50 anni, sono state 350.000 le sportive prodotte dalla Renault». Nonostante un periodo economico difficile, continuate ad alimentare con nuovi il mondo delle sportive RS. Perché? «Dopo un tonfo nel 2012, le vetture sportive di segmento B sopra ai 170 CV sono tornate a crescere in Europa nel 2013, con oltre 30.000 unità commercializzate sui mercati del Vecchio Continente». Quanto RS avete venduto lo scorso anno? «Nel 2013 Renault Sport ha applicati all’esterno. Questa particolare versione viene offerta con cerchi in lega da 17 o da 18 pollici e i clienti possono anche scegliere se avere il tetto verniciato di nero». E all’interno? «All’interno si fanno notare i battitacco con logo “Monaco GP” numerati, ma anche il contrasto tra i colori nero e grigio, che rendono l’abitacolo davvero molto elegante. Questa versione si distingue poi per le particolari sellerie “Riviera”, con un nome dedicato alla costa francese, impreziosite da cuciture grige, un colore, quest’ultimo, che ritroviamo anche sul bordo dei tappetini e sulle cinture di sicurezza». Quanto costa la Clio RS Monaco GP e cosa offre di serie? «La Monaco Gp oltre ad essere molto elegante, senza mettere da parte l’anima sportiva di una RS, è anche molto ben equipaggiata. Ai clienti italiani vengono offerti di serie numerosissimi accessori, tra cui spiccano lunotto e vetri posteriori oscurati, sedili anteriori riscaldati e sistema multimediale R-Link di serie. Il prezzo è di 24.950 euro e arriverà in concessionaria il 31 marzo». Si tratta di una vera edizione limitata? Quanti esemplari verranno prodotti? «Sì, la Clio RS Monaco GP è una versione limitata a 1.000 esemplari destinati ai mercati europei. In Italia ne arriveranno 250». Motore e prestazioni sono quelle di una tradizionale Clio RS, non è vero? «Sì, sotto al cofano della Monaco GP si trova lo stesso motore della Clio RS, un quattro cilindri turbo benzina da 1.6 litri in grado di sviluppare 200 CV, abbinato ad un cambio automatico a doppia frizione EDC. Il valore venduto in Europa 38.000 unità tra vetture RS, GT e GT Line». Com’è cambiata la nuova Clio RS rispetto alla versione precedente? «Rispetto al passato la nuova Clio RS rimane un’auto utilizzabile in pista, ma è ancora più versatile nella guida di tutti i giorni. Inoltre siamo riusciti ad aumentare di gran lunga il piacere di guida grazie ad alcuni accorgimenti». Come aggiunge l’esclusiva versione Monaco GP rispetto ad una più tradizionale RS? «La versione Monaco GP si distingue da una più tradizionale Clio RS per la colorazione bianco Ice Pearl, ma anche per i particolari loghi e dettagli 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica di visualizzare le temperature dell’olio di cambio e frizione ma anche la pressione di frenata, le prestazioni, le accelerazioni longitudinali e laterali». Il telaio Cup include pinze freno di colore rosso, altezza da terra ridotta di 3 mm e molle di sospensione più rigide del 27% all’anteriore e del 20% al posteriore massimo di coppia pari a 240 Nm viene reso disponibile già a 1.750 giri/min. Interessante anche il consumo del nostro motore Energy, che nel ciclo di omologazione si è attestato a 6,3 l/100 km, un risultato inferiore del 25% rispetto al motore della Clio RS precedente. Le emissioni di CO2 invece non superano i 140 g/km». E l’assetto? «La Clio RS Monaco GP può contare su ammortizzatori con cuscinetti idraulici, proprio come quelli che vengono utilizzati da circa dieci anni nel mondo delle competizioni. Questi cuscinetti riescono ad assorbire in maniera più progressiva l’energia di compressione, restituendola in espansione. È come se ci fosse un ammortizzatore nell’ammortizzatore. 84 Questo tipo di ammortizzatori permettono di avere una guida più dolce e regolare, ideale anche per l’utilizzo quotidiano, ma anche di mettere gli pneumatici nella condizione di lavorare meglio con carichi pesanti, quando si alza il ritmo. Chi volesse una vettura ancora più sportiva può comunque scegliere il telaio Cup, che include pinze freno di colore rosso, altezza da terra ridotta di 3 mm e molle di sospensione più rigide del 27% all’anteriore e del 20% al posteriore». Le diverse modalità di guida come influenzano il comportamento della vettura? «Il sistema RS Drive offre tre differenti modalità di guida. In Normal tutti i controlli elettronici sono inseriti, sospensioni e acceleratore sono tarati per il massimo comfort. Impostando Sport la risposta dell’acceleratore si fa molto più veloce, l’ESP lascia maggiori margini di manovra al pilota e lo sterzo si irrigidisce. Scegliendo Race infine la risposta dell’acceleratore diventa istantanea, il sistema di controllo ESP è totalmente escluso e i tempi di cambiata diventano degni delle migliore vetture GT. Offriamo anche il Launch Control che permette di gestire la meglio le partenze da fermo proprio come in F1». Perché dite che la Clio RS è un’auto a prova di social network? «Perché è possibile scaricare sulla scheda SD il tracciato dove si vuole correre e registrare i tempi del pilota da poi condividere sui social network con gli atri RS fan». Dove viene prodotta la Clio RS? «La Renault Clio RS viene prodotta nello storico stabilimento Alpine di Dieppe, in Francia, dove si producono vetture sportive dal 1969». Il sistema multimediale R-Link è stato implementato con la funzionalità RS Monitor 2.0. Di che si tratta esattamente? «La funzionalità RS Monitor 2.0 contenuta nel sistema multimediale R-Link, che permette di misurare in maniera istantanea valori di potenza e coppia, 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito luca De Meo, Audi «Avremo 60 modelli, puntiamo su SUV e Plug-In. E continuiamo a crescere» di Ippolito Fassati |Abbiamo parlato a lungo con Luca De Meo, Responsabile globale per vendite e marketing e membro del board Audi, e ci siamo fatti un’idea chiara sul futuro della Casa dei Quattro Anelli P Parlare con Luca De Meo, Responsabile globale per vendite e marketing e membro del board Audi, permette di farsi un’idea piuttosto chiara sul futuro della Casa dei Quattro Anelli. Espansione su nuovi mercati e consolidamento delle quote di mercato in Europa sono gli obiettivi principali del marchio tedesco, perennemente in lotta con gli storici rivali BMW e Mercedes-Benz. Per raggiungerli Audi amplierà la gamma fino a 60 modelli, puntando in maniera particolare su SUV e crossover, costruirà nuovi stabilimenti e punterà su nuove tecnologie, primo fra tutti il plug-in hybrid. Volete allargare la vostra gamma fino a raggiungere 60 modelli. E’ vero che volete 86 Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica creare una nuova famiglia di vettura derivate dalla sportiva TT? «C’è l’idea di sfruttare la famiglia della TT per dare origine a nuove auto. Nei prossimi anni rinnoveremo i nostri prodotti più forti, con l’arrivo dei modelli di nuova generazione, ma la nostra priorità rimane l’allargamento della gamma Q sia verso l’alto che verso il basso. Basta vedere i tassi di crescita vertiginosi del segmento di SUV e crossover per capire le motivazioni che stanno alla base di questa scelta. Ci aspettiamo molto dalla futura Q1». migliore tecnologia nel campo della mobilità sostenibile per Audi sia la plug-in hybrid. Perché è una tecnologia premium, dove il cliente è disposto a pagare qualcosa di più ricevendo un valore aggiunto non trascurabile rispetto ad un prodotto tradizionale. La nuova A3 PlugIn Hybrid non chiede nessun compromesso al cliente, nemmeno in termini di autonomia. Grazie alle nostre piattaforme poi saremmo in grado prossimamente di offrire la tecnologia plug-in hybrid su svariate tipologie di modelli, dalle berline ai SUV». Molti vostri concorrenti puntano su ibrido ed elettrico. Voi invece puntate tutto sull’ibrido plug-in, perché? «Siamo convinti che oggi la Il Plug-In Hybrid sostituirà il diesel? «Noi non crediamo che il plugin sostituirà il diesel, che ha ancora potenzialità di sviluppo». Non stanno nascendo davvero troppi modelli del Gruppo Volkswagen su piattaforma MQB (VW Golf, Skoda Rapid, Seat Leon, Audi A3, ndr)? Non c’è il rischio è che i prodotti finiscano per assomigliarsi tutti l’un con l’altro? «Dipende da che tipo di prodotti si fanno. Se si fanno fare bene e sono credibili la piattaforma MQB diventa solo una grande risorsa. Penso che ci sarà una grande crescita del segmento SUV e noi siamo assolutamente credibile grazie alla lunga tradizione della trazione integrale quattro, che oggi viene scelta dal 44,4% dei nostri clienti». Per Audi innovazione significa anche abbandonare i confini tradizionali del mondo dell’auto, per presentare nuovi prodotti in contesti inediti e atipici. Un perfetto esempio è stata la vostra partecipazione al CES di Las Vegas, dove avete svelato gli interni della nuova TT. Com’è andata? «Partecipare al CES di Las Vegas è stata una scelta perfettamente in linea con la nostra volontà di sperimentare soluzioni innovative. Si è rivelata un successo. Si dice spesso che i più giovani oggi non sono più attratti dalle auto ma da smartphone e tablet. Al CES tutto il pubblico era nel nostro stand e guardavano le macchine. Siamo in piena contaminazione, le auto sono sempre più tecnologiche e in questo Audi è davvero all’avanguardia». Quest’anno l’Italia si ritrova all’improvviso con due saloni dell’auto, uno a Milano l’altro a Bologna. Come considera questa situazione? «Oggi c’è grandissima concorrenza nel mondo dei motor show. Spero che il Salone di Milano o il Motor Show di Bologna sappiano offrire davvero qualcosa di più e di diverso rispetto agli altri». Daimler offre il mondo smart, BMW invece ha la gamma Mini. Non avete bisogno anche voi di un altro marchio “di sfogo”? «L’anno scorso la A1 nelle varianti di carrozzeria tre porte e Sportback ha venduto in Europa più della Mini e della Mini Clubman messe insieme. 87 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica «Negli USA sta arrivando la nuova A3 Sedan, un’auto importantissima per quel mercato, che apprezza molto le tre volumi. Basta vedere il successo che ha avuto Mercedes con la CLA. Il mercato dei SUV compatti vale 2.400.000 pezzi, una cifra enorme. Vediamo quanti di questi si orienteranno sul mondo premium. Noi portiamo quest’anno il Q3 negli Stati Uniti e speriamo che sia un successo». É vero che i prodotti del Gruppo BMW erano a fine ciclo di vita, però è anche vero che noi vendiamo ad un prezzo medio più alto e che l’80% dei clienti che scelgono la A1 sono di nuovi al mondo Audi». Il Gruppo Daimler ha investito tantissimo nel car sharing con le smart di car2go, BMW sembra essere intenzionata a seguire la stessa strada con la i3 e le Mini. Come mai voi non avete ancora sfoderato la carta dell’auto in condivisione nelle grandi città? «A Berlino ci siamo inventati una sorta di leasing privato. All’interno di un determinato lasso di tempo – che può essere per esempio di 12 o 24 mesi – il cliente continua a pagare la 88 rata del suo leasing ma nel frattempo può cambiare modello, scegliendo per esempio una cabrio per l’estate e il SUV per l’inverno. Audi vuole studiare nuove forme di mobilità, a patto che siano premium. Non ci siamo avventurati nel mondo del car sharing perché pensiamo sia un servizio perfetto per un marchio di volume. Noi siamo un marchio premium, quindi cerchiamo una clientela disposta a pagare qualcosa in più per avere maggiori servizi». Rispetto solo a pochi anni fa il marchio Audi si sta affermando sempre di più negli Stati Uniti. Qual è il segreto di una strategia così vincente? «Il marchio Audi negli Stati Uniti in un primo momento ha vissuto alti e bassi. Poi abbiamo deciso di puntare a 360° sulla qualità e ora ne stiamo raccogliendo i frutti. L’anno scorso 1/3 dei nostri volumi negli Stati Uniti erano rappresentati da modelli dalla A6 in su, un risultato importantissimo perché se così non fosse non potremmo essere considerati un costruttore premium credibile. Gli USA sono il primo mercato per la R8, ma abbiamo fatto grandi numeri anche con i modelli della gamma S ed RS. In America inoltre i clienti Audi sono mediamente più giovani e hanno maggiore potere d’acquisto rispetto agli Europei». Quali sono i nuovi modelli attraverso cui volete espandervi ancora di più negli Stati Uniti? Il marchio Audi negli Stati Uniti in un primo momento ha vissuto alti e bassi. Poi abbiamo deciso di puntare a 360° sulla qualità e ora ne stiamo raccogliendo i frutti Un espansione simile deve passare anche per nuovi stabilimenti, non è vero? «Assolutamente sì, per questo nel 2016 entrerà in funzione la nostra fabbrica in Messico, un impianto per la produzione mondiale della prossima generazione del Q5». Il rapporto tra Audi Group e il nostro Paese si fa sempre più stretto, non solo per la presenza di Lamborghini e Ducati, di proprietà dei Quattro Anelli, ma anche per una serie di iniative particolari come Start Up Italia. Di che si tratta? «Abbiamo realizzato un programma per assumere fino a 100 nuovi ingegneri italiani, che faranno un primo periodo preso Ducati o Lamborghini e poi andranno in Germania per essere infine assunti. Abbiamo già avuto circa 800 richieste da giovani laureati». 89 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica Speed Check e Velo Ok, Le Iene puntata 2. enrico De Vita «I soldi della collettività non vanno sperperati» di Matteo Valenti | Il nostro editorialista Enrico De Vita continua a collaborare con Le Iene per cercare di fare chiarezza sulla questione Speed Check e Velo Ok. Ecco tutto quello che non torna sui finti autovelox dispositivi in disaccordo con quanto stabilito dal Ministero, come ribadisce lo stesso Ministro Lupi, anche sul suo sito Internet: «I finti autovelox sono fuori legge e posso essere pericolosi. E il ministero che dirigo lo conferma». A questo però, come se non bastasse, quello che colpisce di più è la posizione di un notiziario vicino alle Polizie Locali pubblicata dopo la messa in onda della puntata. Attraverso il proprio portale di riferimento infatti, l’organo di stampa si è limitato a rammaricarsi per quei comandi e amministrazioni comunali che si sono lasciati prendere la mano, acquistandone troppi, ma non prende altre posizioni che invece sarebbero opportune. Tutto quello che la Polizia Municiapale non ha detto Il portale, almeno fino ad ora, si è ben guardato dallo specificare alcuni punti chiave della D opo la prima puntata dedicata alla questione degli Speed Check e Vel Ok, nella quale appariva anche il nostro editorialista Enrico De Vita, la redazione de Le Iene ha mandato in onda la seconda puntata su Italia 1 per cercare di chiarire cosa ci sia dietro la vendita e l’acquisto indiscriminato da parte di comuni di tanti barilotti usati come finti strumenti di deterrenza. Sono ancora troppi i punti oscuri della faccenda, che cerchiamo di riassumere brevemente qui di seguito, oltre al punto fondamentale del perché godano di tanto gradimento da parte delle Polizie Municipali. 1) Prima di tutto i Velo Ok, che – lo ricordiamo ancora una volta – non contengono di per sé alcuna telecamera per il rilevamento delle infrazioni, non hanno ricevuto alcuna omologazione e approvazione dal Ministero delle Infrastrutture. 2) Essendo vuoti, Speed Check e Velo Ok vengono usati dai Comuni con funzione deterrente ma il Ministero delle Infrastrutture ha precisato che “l’unico impiego consentito è l’installazione 90 faccenda. E cioè: - E’ vero che una pattuglia di vigili può utilizzare il barilotto in ambito urbano installandoci dentro un autovelox regolamentare, ma solo se contesta immediatamente l’infrazione rilevata, fermando l’automobilista o il motocilista sorpreso oltre i limiti. In questo caso non si capisce però perché la pattuglia avrebbe bisogno di un barilotto arancione. Potrebbe infatti monitorare tranquillamente il traffico con l’autovelox posizionato e segnalato a fianco dell’auto di servizio, come fanno centinaia vigili tutti i giorni, con il vantaggio peraltro non indifferente di potersi muovere in diverse zone del territorio comunale, senza essere vincolati alla posizione dello Speed Check fisso. - Il portale della Municipale non fa poi alcun cenno ai costi spropositati dei barilotti arancioni, pagati dai comuni cifre fino a 15 volte superiori a quelle di mercato. - Né viene giustificato in alcun modo il numero elevato e inutile di al loro interno di misuratori di velocità di tipo approvato”. 3) Mentre il Codice della Strada spiega che l’impiego di questi barilotti “come componenti della segnaletica non può essere autorizzato”, Speed Check e Velo Ok riportano sempre il segnale che indica il limite di velocità, solitamente di 50 km/h. 4) Il segnale che indica il limite di velocità riportato sul “barilotto” arancione non è di tipo regolamentare, perché presenta un diametro di soli 15 cm, quando invece il limite minimo del diametro di questo tipo di cartelli dovrebbe essere di 40 cm. 5) Quello che risulta più inaccettabile però agli occhi dei cittadini è che Speed Check e Velo Ok vengono comprati non solo in quantità esagerata dai Comuni italiani, ma soprattutto a cifre spropositate, assolutamente fuori mercato e che arrivano a toccare una valore 15 volte superiore al prezzo di listino (fino a 3.000 euro invece di 177, ndr). Comuni e Polizia Locale quindi utilizzano questi 91 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica Un silenzio - quella della Municipale - difficilmente spiegabile agli occhi dei cittadini, sempre molto sensibili allo sperpero di denaro pubblico, visto che proviene dalle tasche di tutti barioltti che molti comuni italiano hanno acquistato, ma l’organo della Polizia si limita semplicemente a dire che qualche comadno si è lasciato prendere troppo la mano. Per chiarezza ricordiamo che il comune di Orte ne ha comprati 30. Ci sembra un silenzio e un atteggiamento difficilmente spiegabile agli occhi dei cittadini, sempre molto sensibili allo sperpero di denaro pubblico, visto che proviene dalle tasche di tutti. Per completezza riportiamo interamente la nota del portale di riferimento della Polizia Municipale: «Il ministro dei trasporti Maurizio Lupi è stato categorico. “I finti autovelox sono fuori legge e posso essere pericolosi. E il ministero che dirigo lo conferma”. Il ministero dei trasporti (che è l’organo tecnico di coordinamento della circolazione stradale) in verità ha sempre sostenuto il contrario. Ovvero che i manufatti porta autovelox pur non essendo inquadrabili in nessuna tipologia prevista dalla normativa stradale possono essere utilizzati come armadi di contenimento dei 92 misuratori elettronici. In mancanza dell’attesa circolare (dal 2010!) che dovrà rivedere completamente anche le regole sull’utilizzo dei misuratori di velocità (e definire la ripartizione dei proventi ecc..) tutto sembrava chiaro. I comuni che vogliono effettuare controlli di velocità nel centro abitato e scoraggiare la velocità eccessiva possono installare qualche box porta autovelox. Con la presenza della pattuglia vicino al misuratore sarà quindi possibile utilizzare il manufatto per elevare sanzioni. Nel restante periodo di tempo l’armadio vuoto (ovvero senza autovelox) sarà un ottimo deterrente per gli autisti più spericolati. Poi come al solito qualche comune si è fatto prendere la mano. Invece di installare qualche armadietto da utilizzare a turno con l’autovelox ne ha acquistati a decine, senza mai utilizzarli per effettuare controlli. Anzi, decidendo appositamente di utilizzarli solo come deterrente, scatenando giustamente le ira dell’opinione pubblica. Come sempre accade per qualche episodio riprovevole di cattivo impiego di risorse pubbliche a pagarne dazio ora però saranno tutti i comuni. Con l’uscita del ministro, infatti, sembra possibile prospettare due sole ipotesi per il prossimo futuro. I box autovelox saranno vietati per legge. Oppure questi ingegnosi sistemi finiranno per essere disciplinati per evitare una proliferazione indiscriminata senza senso. Al momento le considerazioni del ministro però non sono sorrette da un preciso dettato normativo. Dire ad un sindaco che non può installare un armadietto porta autovelox in un tratto di strada particolarmente pericoloso del suo centro abitato, oggi, è come dire al primo cittadino che non potrà montare quel certo tipo di arredo urbano perché pericoloso. Spetterà all’amministrazione comunale decidere come e dove installare il manufatto, nel rispetto della sicurezza stradale e delle disposizioni in materia di responsabilità erariale per chi eventualmente sperpera denaro pubblico». 93 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Malesia 2014 le pagelle del GP di Sepang di Giovanni Bregant | Voto 10 a Hamilton che conduce qualifiche e gara senza sbavature e voto 9 a Vettel che non è per nulla spacciato. Promossa anche la Ferrari S iamo solo alla seconda gara, va bene. Non appena anche gli altri capiranno come sfruttare tutto il potenziale delle nuove “power unit” le cose potrebbero cambiare in fretta, va bene. Però la sensazione è che al dominio della Red Bull del 2013 se ne sia semplicemente sostituito un altro, con buona pace dei ferraristi. E nel 94 frattempo è già Formula Noia, con il poleman che scatta impeccabile e costruisce un vantaggio giro dopo giro su tutti altri, compagno di team incluso, con la sensazione che il distacco sarebbe potuto essere molto maggiore se l’inglese avesse spinto di più. Per una volta Hamilton non ci ha regalato un grande spettacolo, però dargli un votaccio per questo sarebbe davvero eccessivo, perché per il resto non ha sbagliato niente: pole sul bagnato il sabato, cavalcata trionfante in solitario la domenica. Per l’inglese voto 10, con buona pace di tutti gli altri. È arrivato sul podio, ma pochi se ne sono accorti: Rosberg ha incamerato punti preziosi in ottica campionato, dove rimane leader, ma sul piano velocistico è stato annichilito dal compagno di squadra. Poco male, però, è già capitato in passato che ci fosse una netta supremazia tra i due salvo un cambiamento di ruoli già nella gara successiva. Però dalla Malesia il segnale è arrivato forte e chiaro: questo mondiale il tedesco dovrà sudarselo davvero, anche con l’auto più veloce. Nico l’ha già capito. Per lui voto 7, in attesa della rivincita. Voto 9 a Vettel, che più di così non poteva proprio fare: strappa la prima fila sul bagnato e cerca di restare in scia all’imprendibile Mercedes di Rosberg, per lo meno finchè i sistemi diagnostici della Red Bull lo riportano a più miti consigli. Grinta e velocità però sono gli stessi di sempre, e la Red Bull data per spacciata alla vigilia fa già più paura. Voto 7 a Ricciardo, che stavolta in qualifica convince ma non stupisce e in gara supera addirittura Vettel ma poi gli si accoda. Poteva prendere i primi punti “veri” dell’anno, ma gliene capitano di tutti i colori. In Red Bull hanno cambiato pilota, ma la Dea Bendata non se n’è accorta... Voto 7,5 ad Alonso, che rispetto all’Australia patisce meno noie tecniche e si qualifica meglio: è bravo nel finale a riprendere e superare Hulkenberg, anche se alla vigilia del Mondiale l’obiettivo non era certo stare davanti alla Force India.... Combattivo. Voto 6,5 a Raikkonen, più che altro sulla fiducia: 95 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb si qualifica dietro ad Alonso (il finlandese non ha mai amato l’acqua) ma parte bene, peccato che la sua gara venga tranciata insieme alla posteriore destra dall’alettone di Magnussen. Il resto è solo un long run con un’auto menomata nel fondo piatto, con qualche duello divertente nelle retrovie. Sfortunato. Voto 9 a Hulkenberg, che ancora una volta si qualifica bene, parte meglio e dà a lungo la sensazione di poter arrivare ai margini del podio, prima che le gomme lo abbandonino. Avere alle spalle l’unità Mercedes è un bel aiuto, ma in questo caso la differenza la fa anche il piede destro. Conferma. Voto 8 a Bottas, che si qualifica male per gli ormai noti problemi di downforce al posteriore della Williams, che si fanno sentire maggiormente sul bagnato, ma in gara risale come una furia, 96 salvo arenarsi sul compagno Massa con le gomme più logorate, che però non ne vuol sapere di dargli strada. Grintoso. A proposito di Massa, va bene che è ancora traumatizzato nel suo ego per gli ordini di scuderia a favore di Schumacher e Alonso ricevuti per anni in Ferrari, ma se le tue gomme sono alla frutta e il tuo compagno è più veloce e può superare anche chi ti precede, che tu invece non raggiungerai mai, è naturale che il team ti dica due paroline via radio. Un pilota professionista lo capisce e lo accetta. Massa no. Voto 5, quindi, a prescindere dalla bella gara, perchè cambiano i team e i compagni, ma non le situazioni. Ripetente. Chi invece dopo due gare sembra già aver capito tutto è Kvyat: l’esordiente sfiora la Q3 e in gara coglie un altro punticino. Come chiedere di più a uno con la sua (non) esperienza? Sorprendente. Concreto, anche se non così sfavillante come in Australia, anche Magnussen, il cui contatto con Raikkonen ci sembra un peccato veniale. Tra tempo perso per il cambio del musetto e i 5 secondi di penalità, la sua gara ne esce irrimediabilmente compromessa. Lui però a punti ci va lo stesso, e in qualifica era stato ancora una volta davanti a Button. Voto 7. Voto 7 comunque anche a Button, perchè in gara probabilmente sarebbe finito davanti al danese anche senza i problemi di quest’ultimo. Voto 7 a Grosjean, che con una Lotus che non sanno nemmeno in fabbrica come ha fatto ad arrivare in fondo arriva ai margini della zona punti: questa sarà una stagione durissima e il francese l’ha già capito, meglio accantonare per un po’ i sogni di gloria e cercare la gioia nelle piccole cose. 97 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione motociclistica I n occasione dell’annuncio ufficiale del grande ritorno di Peugeot alla Dakar, abbiamo avuto modo di chiedere ad uno dei grandi protagonisti di questa avventura, Carlos Sainz, le prime sensazioni in vista dell’appuntamento del prossimo gennaio. Cosa ti ha convinto ad unirti a Peugeot ? «E’ un marchio contro il quale ho combattuto spesso. Così, nel corso degli anni ho potuto constatare che è una squadra veramente appassionata di competizioni e che quando decide di fare qualcosa nel motorsport, s’impegna al 100%. Condivido questa filosofia. Dato il mio attaccamento alla Dakar, è chiaro che se Peugeot ritorna in questa gara e mi dà l’ opportunità di far parte dell’avventura, non posso certo resistere a un tale richiamo». Peugeot non ha disputato la Dakar per 25 anni , pensi che questo sia un handicap? «Non credo, perché Peugeot non ha mai smesso di costruire vetture da competizione al più alto livello, sia nei rally o nell’endurance, e lo dimostra anche oggi con la 208 T16 R5 Rally. Da parte mia, ho già vinto la Dakar. Porterò tutta la mia esperienza acquisita in questa gara, che ho corso con le quattro e con le due ruote motrici. Noi siamo pronti per la sfida». Pensi che la squadra possa essere competitiva rapidamente? «Nel motorsport nulla è mai sicuro. Oggi il livello della Dakar è molto elevato. Vincere non è facile. Tuttavia, sono molto fiducioso perché sento la squadra molto motivata. Lavoreremo duro per cercare di vincere. Non abbiamo molto tempo prima della nostra prima partecipazione, ma sono fiducioso». Carlos Sainz «Torno alla Dakar con Peugeot: Non posso resistere a un tale richiamo» di Piero Batini | In occasione dell’annuncio ufficiale del ritorno di Peugeot alla Dakar, abbiamo avuto modo di chiedere a Carlos Sainz le prime sensazioni in vista dell’appuntamento del prossimo gennaio 98 99 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Sport Periodico elettronico di informazione motociclistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. 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