Anno XVII – Numero 2 – 18 Gennaio 2015 II DOMENICA DOPO EPIFANIA Parola di Dio: 1) Is 25,6-10a 2) Col 2,1-10a 3) Gv 2,1-11 Non è mia consuetudine fare copia/incolla di articoli di giornale, ma questo pezzo, tratto da Avvenire, è paradigmatico: perciò ve lo propongo. d.G. Odio e fretta corrompono le parole I terroristi di Parigi: non diteli martiri di UMBERTO FOLENA tratto da Avvenire del 11 gennaio 2015 Le parole sono importanti. Le sfide, anche le più nobili, si vincono o si perdono anche sul filo delle parole. Parole che vengono rubate, corrotte, svuotate e riempite di senso diverso, perfino opposto all’originale. Le parole sono importanti perché non si limitano a descrivere la realtà ma, facendolo, la ricostruiscono, la modificano e la codificano. Se le parole sono importanti, le parole martire e martiri sono importantissime. Sono parole che parlano di milioni di cristiani che hanno dato la vita pur di restare fedeli a Cristo, pur di non tradire anche quando il prezzo era, ed è, il più alto possibile. È una parola così importante che, negli ultimi due secoli, è stata assunta in ambito laico e accanto ai martiri della fede cristiana ci sono i martiri della patria, i martiri della mafia, i martiri del lavoro, i martiri del totalitarismo. Fedeli alle proprie idee, testimoni fino alla morte. [...] Proprio perché sono importanti, molto importanti, per le parole è necessario lottare. Quando i terroristi – che dicono di ispirarsi all’islam e di agire nel nome del Profeta – si definiscono martiri e affermano di essere disposti al martirio, anzi di cercarlo, occorre dire no. Non è vero, non sono martiri. Non nell’accezione nostra, occidentale. Neanche nell’accezione di larghissima parte dell’islam. E quando parliamo di loro [...] dobbiamo evitare di definirli martiri, e nel riportare le loro dichiarazioni abbiamo l’obbligo di prendere le distanze, spiegando perché non sono martiri ma pluriomicidi con pulsione suicida. Peggio: sono criminali capaci di imbottire di esplosivo se stessi e persino una bambina di 10 anni e farla esplodere in un mercato in Nigeria. Il martire è tutt’altra cosa. Il martire è sempre disarmato. Ama, non odia. È incapace di qualsiasi violenza. Non cerca il martirio ma, se costretto, è disposto a subirlo. La sua testimonianza è mite e pacifica. Quegli altri, i pluriomicidi con pulsione suicida, possono definirsi come pare a loro. [...] Quelle parole, martire, martiri e martirio, non possono essere rubate e corrotte. Se entrassero nel linguaggio comune nel senso voluto dai pluriomicidi suicidi, avremmo perso due millenni di storia, di umanità e di fede e una parte importantissima di noi. Difendiamo queste parole dall’aggressione dei violenti e dalla dabbenaggine dei distratti. SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÁ DEI CRISTIANI 18-25 GENNAIO Dammi un po’ d’acqua da bere (Gv 4, 7) Care sorelle e cari fratelli in Cristo, la grazia e la pace del Signore Gesù, unico nostro Redentore e fondamento sicuro della nostra fede comune, sia sempre con voi! La proposta di preghiera e di riflessione in questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci porta quest’anno a sederci tutti attorno al pozzo di Giacobbe: forse affaticati per il viaggio, come Gesù, forse incuriositi, turbati, ma anche aperti alla conoscenza di quell’uomo capace di un discorso chiaro e profondo, così come succede alla donna di Samaria. È l’evangelista Giovanni a presentarci questo racconto (4,1-42), che costituisce il tema di fondo di quest’anno. Almeno due atteggiamenti si intrecciano quindi in questa pagina dell’evangelista teologo, come Giovanni viene definito in particolare dai nostri fratelli di Oriente; atteggiamenti che rivelano due storie, due vite, due persone, cioè quella del Maestro e quella della Samaritana, ma atteggiamenti nei quali anche noi possiamo riconoscere molto della nostra esperienza di donne e di uomini credenti. Innanzitutto Gesù, seduto presso il pozzo, affaticato per il viaggio. Quanto spesso anche noi sediamo affaticati, nei nostri circoli, nelle nostre accademie, nelle chiese o nelle piazze dove si sviluppa la nostra quotidianità; quanto spesso anche a noi sembra di non avere più quella forza necessaria per il cammino, forse nemmeno il desiderio di camminare, la spinta propulsiva capace di rimettere in moto. Il cammino della fede e in particolare il cammino verso l’unità dei credenti in Cristo a volte dà l’impressione di essere quasi bloccato, o quanto meno affaticato per un viaggio che certamente gli ha fatto conoscere delle tappe importanti, ma che ora sembra rallentato, assopito. Al punto che quella richiesta del Signore, “dammi da bere”, può diventare l’espressione della sete di ciascuno di noi: sete di senso, sete di novità, di gesti significativi, di incoraggiamento, sete di vedere ostacoli che si allontanano e traguardi che si avvicinano. “Dammi da bere”: a chiedere dell’acqua è il Signore stesso; è il Figlio di Dio fatto Uomo; è Colui che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere. Egli chiede da bere alla donna di Samaria, a me, a te, a ciascuno di noi! È Dio che si fa Uomo fino in fondo, al punto da far sua la nostra sete, al punto da condividere quella sete di certezze che è tipica dell’esistenza di ognuno di noi. Cosa significa questo? Significa che sul cammino dell’unità non siamo soli; significa che il desiderio di intravvedere il traguardo di una comunione sempre più piena non è un desiderio solo nostro o di chi si spende per l’ecumenismo e il dialogo tra i discepoli del Maestro; no, è il Maestro stesso che condivide questo cammino, è Egli stesso che lavora, spinge, incoraggia, prega affinché questo traguardo si avvicini. E l’acqua che Gesù chiede a noi è l’acqua della nostra fiducia. Ecco il grande valore allora di una Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: quello di unire le voci per chiedere insieme il “dono di Dio”. Ed è quanto mai significativo e bello, appunto, il farlo insieme. Lo sappiamo e lo crediamo: la forza di una preghiera fatta insieme è analoga a quella delle molte pietre che costituiscono un unico muro: si tengono insieme l’una con l’altra, si consolidano, non lasciano spazio a fratture e mantengono salda tutta la costruzione. Così è la preghiera che unisce tradizioni, abitudini, lingue diverse: molte voci che condividono un unico ritmo di preghiera. 2 E così pregare insieme ci permette di anticipare quella stessa unità che insieme chiediamo. Ecco il “dono di Dio” che Gesù vorrebbe offrire alla Samaritana e, attraverso di lei, a ciascuno di noi: il dono di essere una cosa sola, realisticamente anticipato nei molti toni di voce di una preghiera unica. Unità non ancora realizzata e allo stesso tempo già sperimentabile: non con l’illusione di un traguardo raggiunto, ma con la spinta propulsiva di una partenza sempre nuova, per un cammino sempre possibile. Certo, però, “se tu conoscessi il dono di Dio”, afferma Gesù. A indicare il fatto che non è scontato, che il dono dell’unità va conosciuto, cercato, desiderato ardentemente. Tutti noi dobbiamo chiederci fino a che punto conosciamo questo dono di Dio, se lo desideriamo realmente nelle nostre attività e riflessioni, se proviamo a creare lo spazio necessario affinché il dono dell’unità sia cercato dai fedeli, dalle comunità, da noi stessi. Se davvero conoscessimo il dono di Dio e la potenza di quell’acqua viva che egli ci offre nel suo Figlio Gesù, non ci sarebbe più futuro per quel certo senso di rassegnazione e di abbattimento che talvolta allaga il campo dell’ecumenismo, e che è il segnale che forse conosciamo più le nostre incertezze e perplessità che non il dono di Dio. Che cosa allora conosciamo di più? Che cosa desideriamo realmente conoscere e sperimentare più da vicino? Carissime sorelle, carissimi fratelli in Cristo, questo oggi viene chiesto anche a noi: confidare al Signore la nostra sete di senso e aiutare i nostri fratelli in umanità a fare altrettanto; portare gli uomini e le donne del nostro tempo a conoscere il dono di Dio, e farlo insieme, come discepoli che riconoscono la diversità e la ricchezza delle tradizioni di ciascuno, ma che sperimentano allo stesso tempo la forza dell’unità. Possa allora il Signore benedire tutti i gesti di comunione di cui si fanno costruttori i nostri pastori in via ufficiale e tanti nostri fedeli nella ferialità dell’esistenza. L’unico nostro Maestro ci conceda di confermare il cammino comune verso la pienezza dell’unità; il Figlio unigenito dell’Onnipotente ci doni di dissetarci dell’acqua che lui stesso ci dà: acqua di verità, che possa purificare gli occhi del nostro cuore e renderli più capaci di intravvedere i segni di comunione che abbelliscono il nostro cammino, lo rafforzano e lo guidano verso una unità sempre più concreta. Chiesa Cattolica, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta ed Esecrato per l’Europa Meridionale INTENZIONI Ss.MESSE PREGHIAMO PER... PER LUNEDÌ 19 GENNAIO 8.30 MARTEDÌ 20 GENNAIO 8.30 Domenico Pignataro Battistoni Sebastiano Bugatti Giuseppina MERCOLEDÌ 21 GENNAIO 8.30 GIOVEDÌ 22 GENNAIO (Pellegrina) 18.30 Cazzaniga Mario Teresa e Rocco Zotta Polledri Luigi VENERDÌ 23 GENNAIO 8.30 SABATO 24 GENNAIO 18.30 Alberti Emilia Tirelli Angelina - Galimberti Luigi Seregni Andrea | Oliva Giovanni | Pignataro Sergio DOMENICA 25 GENNAIO 09.00 Giancarlo e Zina 11.00 per la comunità 17.30 Rodari Maria e Caterina OCCHIO AL FOGLIETTO DELLA MESSA ! Oggi il sussidio liturgico messo a disposizione dei fedeli della Diocesi per la S.Messa presenta in facciata della bella chiesina di san Giuseppe. Questo fatto ci offre l’occasione per ripassare brevemente la sua storia. La storia della chiesa di san Giuseppe è accomunata con quella di alcuni terreni, posti sul confine tra Desio e Seregno. Essi erano un tempo di proprietà della famiglia Fossano di Cantù e vennero in seguito acquisiti per eredità dai Dell’Orto di Seregno, che li cedettero nel 1674 al nobile genovese Giovanni Antonio Ferraris. Vi si praticava come in buona parte della Brianza un’intensiva coltivazione del gelso, che richiedeva un impiego di numerosi coloni. Il Ferraris sviluppò ulteriormente l’estensione della proprietà e per dare alloggio ai numerosi lavoratori ampliò la cascina preesistente, costruendo per sé una villa corredata da un ampio giardino. Data la lontananza dal borgo di Desio, il Ferraris fece costruire nel 1676 un piccolo oratorio a pianta ottagonale dedicato a san Giuseppe, per permettere alla propria famiglia e ai suoi lavoranti di assolvere con comodità ai doveri religiosi. Morto il Ferraris nel 1708, la proprietà venne successivamente acquisita dai Brambilla di Civesio, cui si deve un ulteriore ampliamento del borgo. Nel 1830 la chiesina, che già da tempo in occasione della festa liturgica di san Giuseppe era meta di processioni penitenziali provenienti dalla Basilica di Desio, venne arricchita da un pregevole quadro ad olio su tela, raffigurante “il transito di san Giuseppe”, opera che possiamo a tutt’oggi ammirare. Attorno agli anni Trenta del secolo scorso l’oratorio venne ampliato a cura della famiglia Buttafava, originaria della Val di Taro, i cui antenati dal 1856 avevano rilevato la proprietà del luogo. Il progetto di questo ampliamento è opera dell’architetto Oreste Benedetti, che inserì una cripta con la funzione di sepolcreto per la famiglia Buttafava, trasformando l’edificio nell’attuale pianta a croce greca e affidando l’esecuzione degli affreschi al pittore desiano Arturo Galli. Beppe Monga (fonte: Tesi di laurea dell’arch. Paolo Conte) Ringraziamenti ricevuti in riferimento alla vendita del CD di musica classica effettuata sul sagrato della chiesa prima di Natale: Carissimi parrocchiani di Ss. Pietro e Paolo, vi sono riconoscente poiché grazie alla vostra generosità sono stati raccolti 255 euro, quota che come sapete sarà devoluta per la costruzione di casette in muratura in una zona alluvionata del Bangladesh! A me si uniscono nel ringraziarvi, le suore missionarie di Maria Bambina operanti a Rajshai e Sr Maria Viganò missionaria e nostra referente a Milano. Vi ringrazio ancora di cuore Simona Camagna Il settimanale Credere, rivista religiosa consigliabile (in edicola tutte le settimane) ha pubblicato sul n. 2 del 11 gennaio 2015 un servizio sulla nostra parrocchia relativamente al percorso “GERICO”. Chi desidera acquistarne una copia lo può fare in segreteria o in sacrestia (prezzo di copertina € 1,50). 3 MARCIA DELLA PACE Lunedì 19 Gennaio a Muggiò Partenza alle ore 21,00 dalla Chiesa di San Francesco in via Battisti e conclusione nella piazza della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Muggiò SABATO 7 FEBBRAIO CENA DELLE DONNE: I FIORI DELLA VITA ore20 euro20 Iscrizioni fino esaurim. posti, comunque entro il 2 febbraio Re Artù chiedeva ogni giorno informazioni a Merlino sui giovani che si preparavano a diventare cavalieri della tavola Rotonda: «Mi raccomando, sono loro il futuro di Camelot!». I giovani venivano ducati ai grandi lavori e sottoposti a estenuanti prove fisiche e d’intelligenza. Arrivò il giorno dell'ultima prova quando un ragazzino si presentò come assistente di Merlino. «Come prova finale - disse - dovete aprire quella porta senza sfondarla». Scoppiarono in una risata pensando alla facilità dell’operazione. Ma dovettero ricredersi perché era senza serratura e senza chiave. Cominciarono allora ad esprimere il loro parere parlando uno sull'altro. «Troppe bocche e poche orecchie!» pensò l'assistente. Cercò di aiutarli ma nessuno lo degnò di attenzione perché era solo un ragazzo. Alla fine si arresero tutti eccetto il figlio di Artù che continuò fin quando, sfinito, ammise di non sapere più cosa fare. «Hai provato a bussare?» chiese l’assistente. Al suo “toc toc” la porta si aprì. «Ma perché non l’hai detto prima?», chiese stizzito il principe. «Perché solo ora hai deciso di ascoltarmi!». Così dicendo l’assistente si trasformò in Merlino e concluse: «Ragazzi miei. Ragionate sempre con vostra testa, ma non dimenticatevi di ascoltare chi vi è accanto». «L'amore è un bellissimo fiore, ma bisogna avere il coraggio di coglierlo sull’orlo di un precipizio» (Stendhal) «Oggi sei un bel fiore, ma domani sarai già appassita, oh mia cara!» (anonimo) S.MESSA di Don BOSCO Decanato di Desio NON PIU SCHIAVI MA FRATELLI VENERDI 30 Gen. ore 20.30 per tutti i bambini, i ragazzi, i giovani a seguire FALÒ e FESTA in Oratorio Dammi un po’ d’acqua da bere (Gv 4, 7) Gerico Venerdì 23 gennaio ore 21.00 Superbia DOMENICA 25 GENNAIO ore 15.00 Incontro per tutti genitori: Scoprire per accompagnare ──────────── LUNEDI’ 26 GENNAIO ore 21.00 FILM in oratorio in occasione della settimana dell’educazione, per tutti Una famiglia ha donato all’Oratorio un pianoforte, mentre un’altra famiglia ha offerto un mobile adatto alla sacrestia realizzato su misura. Grazie per questi gesti di generosità! ──────────────────────── In occasione della partenza per la Colombia è stata consegnata a p. Gianni Villa la somma di mille euro per i poveri che incontrerà in missione! 4 Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 18 - 25 gennaio ─ ─AGENDA── Domenica 18 Gennaio 9.00 Gruppo Famiglie a SSPP 15.00 IC2 Lunedì 19 Gennaio 20.45 Marcia della pace a Muggiò [vedi box] 21.00 Incontro Adolescenti Martedì 20 Gennaio 10.30 Summit preti a SGB 17.00 IC5 21.00 Corso in preparazione al Matrimonio cristiano 21.00 Consiglio Past. cittadino Mercoledì 21 Gennaio 17.00 IC3 Giovedì 22 Gennaio 17.00 IC4 21.00 Corso in preparazione al Matrimonio cristiano 21.00 Veglia e confessioni 18-19 e Giovani a Nova M.se 21.00 Consiglio pastorale decanale al Centro Venerdì 23 Gennaio 21.00 GERICO “Superbia” Domenica 25 Gennaio Festa della Famiglia 15.00 Incontro per tutti genitori: Scoprire per accompagnare
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