TOGHE il Fatto Quotidiano Sfuoriusciti: pataro, auguri ai insieme per il dialogo Il giudice DOMENICA, dopo la scissione interna a Magistratura indipendente, il procuratore di Torino Armando Spataro (anima della corrente Movimenti per la giustizia che aderisce ad Area) ha mandato un messaggio sulle mailing list dei magistrati. “Quello che è avvenuto oggi mi sembra importante per tutta l'Anm. Farà anche bene ad Area e - certamente - al Movimento per la Giustizia-Articolo Tre. (...) Molte volte, in passato, mi sono chiesto perché mai Maurizio Laudi, Piercamillo Davigo e tanti altri dovessero far parte di un altro gruppo quando mi era MARTEDÌ 20 GENNAIO 2015 pressocché impossibile individuare punti di non condivisione tra noi. Senza peccare di faziosità, apprezzo –anche, cari amici fuoriusciti - che siate riusciti a prendere coraggiosamente le distanze da posizioni che non ho mai condiviso, indipendentemente dal fondamento o meno 7 della eterodirezione da molti ipotizzata. In bocca al lupo: qualunque sia la strada che imboccherete.. spero che riusciremo a percorrerla insieme, magari con qualche spintarella laterale (non dalle spalle) e con qualche battuta. Mai con sgambetti!” Piercamillo Davigo “Quella corrente suddita della politica: vado via” di Silvia Truzzi C erti amori finiscono. Alla fine, dopo mesi di polemiche, Piercamillo Davigo – simbolo di Mani Pulite, oggi consigliere di Cassazione – ha lasciato Magistratura Indipendente, la corrente moderata dell’Anm: ci era entrato nel 1978. L’addio definitivo si è consumato lo scorso weekend all’Assemblea nazionale di MI. Dottor Davigo, come è passato dall’ipotesi di diventare presidente alle dimissioni? La mia candidatura era stata proposta dal distretto di Torino, come tentativo di mantenere l’unità del gruppo, dove da tempo c’erano tensioni interne tra minoranza e maggioranza. Ho fatto un comunicato di accettazione della candidatura in cui dichiaravo quali erano i valori fondanti del gruppo: indipendenza della magistratura da ogni altro potere, indipendenza di ogni singolo magistrato all’interno dell’ordine giudiziario, la legittimazione tecnica e non politica dei magistrati. Cioè non ci sono governi e maggioranze parlamentari amici o nemici, ci sono poteri altri. mente molto rilevante. Lo vedremo nelle cose. È stato un grave errore non accettare il tentativo di mediazione che la mia candidatura rappresentava. Evidentemente il mio nome non andava bene, anche se nessuno l’ha detto. Non ho mai sentito, in 36 anni di militanza, cose come ‘la maggioranza decide e la minoranza si adegua’, ‘i membri del comitato direttivo DOPO 36 ANNI Addio a Magistratura Indipendente: non avevo mai sentito dire cose come ‘la maggioranza decide e la minoranza si adegua’. Restare era impossibile centrale devono seguire le indicazioni del segretario’. La scissione avrà un’incidenza sugli organi di autogoverno, non politica: noi non ci interessiamo di politica. Faccio sempre una battuta: non mi occupo di politica, solo di politici quando rubano. La mia attività non riguarda la correttezza delle loro opinioni o scelte: riguarda il fatto se abbiano rubato o no. A luglio era scoppiato il caso Ferri: il sottosegretario alla Giustizia e magistrato sponsorizzò due candidati “suoi” al Csm. Che poi furono eletti. E lei assunse una posizione ferma. Ferri era il segretario di Mi. Poi è stato nominato sottosegretario alla Giustizia nel governo Letta ed è stato confermato da Renzi. Ora, io non condivido queste scelte, ma sono decisioni personali... ...perché non le condivide? Perché secondo me i magistrati non devono fare politica. Mai. Però sono scelte personali. Invece ho trovato sorprendente che in un gruppo che nel nome ha l’indipendenza della magistratura siano fioriti sulle mailing list messaggi di congratulazioni. Mi pareva stonassero con l’idea dell’autonomia. Lei ha detto: “Magistratura e politica devono dialogare senza sudditanza, ma in questa fase registro una certa sudditanza”. E aggiungo: c’è qualcosa di più e di peggio. Sta montando all’interno di MI una linea secondo la quale l’Anm è diventata un ‘nemico’. Ma l’Anm è la casa di tutti i magistrati, pur con le differenze culturali tra le diverse componenti. Una delle conte- Fonda una nuova corrente? Sì, con tutti quelli che insieme a me sono usciti da MI: molti componenti del comitato direttivo centrale, un componente del Csm. Poi vedremo che accadrà nei distretti. Certamente i segretari dei distretti del Nord Italia sono quasi tutti usciti dall’aula, non partecipando al voto. La nuova corrente dovrebbe chiamarsi Autonomia e Indipendenza, due termini che qualificano la magistratura nella nostra Costituzione. Raccoglierà gli scontenti anche di altre correnti? Non azzardo previsioni. Armando Spataro vi ha fatto gli auguri. In realtà si augura un dialogo più sereno dentro l’Anm. L’uscita di Aldo Morgigni, sposterà gli equilibri interni al Csm. Potrebbe. Certo non sarà più possibile una maggioranza formata dai laici e dai togati di MI: i componenti del Csm sono 27, il presidente della Repubblica non c’è quasi mai, la maggioranza è 13: 11 non bastano. La scissione diventa politica- Tropea, Giuseppe Rodolico, di 61 anni, eletto nel maggio scorso con una lista civica di centrosinistra. L’auto era parcheggiata nei pressi dell’abitazione di Rodolico. I Carabinieri hanno avviato le indagini e non si esclude, al momento, alcuna ipotesi. Rodolico, medico di professione e in carica dal maggio dello scorso anno, di recente aveva revocato la delega a un assessore che aveva partecipato a una manifestazione pubblica alla quale era presente anche il genero del boss La Rosa, considerato il clan della città di Tropea. Il caso aveva sollevato numerose polemiche. “La bomba che ha distrutto l’auto del sindaco di Tropea - ha commentato la senatrice del Pd Doris Lo Moro, presidente della Commissione d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali - per la gravità dell’episodio, sul piano materiale e simbolico, richiede un intervento immediato dello Stato”. stazioni mosse alla minoranza è di non aver votato il documento durissimo presentato da MI contro alcune riforme governative e di aver votato un documento più morbido con le altre componenti. In sé, la maggioranza sembrerebbe avere ragione, ma io ho la sensazione che quel documento durissimo fosse stato fatto apposta per mettere in difficoltà l’Anm. Sono mosse che lasciano il tempo che trovano, utili solo a mostra- Piercamillo Davigo LaPresse Non erano d’accordo? Nessuno ha detto che queste cose non erano condivisibili. Mi è stato detto che la mia candidatura non era unitaria e allora l’ho ritirata. Ma hanno aggiunto: non è una candidatura unitaria perché ‘contaminata’ dalle adesioni della minoranza. Un modo inaccettabile di intendere la dialettica interna a un gruppo: non mi ci riconosco più. E dunque sono uscito. TROPEA Bomba sotto la casa del sindaco na bomba di medio potenziale è stata colU locata e fatta esplodere, nella notte tra domenica e lunedì, sotto l’automobile del sindaco di re all’esterno fratture interne all’Anm. Ma attenzione: se si deve resistere a riforme che giudichiamo sbagliate, è meglio farlo col più largo consenso possibile. Mi pare insensato fare il diavolo a quattro su un documento che si è certi non verrà approvato dall’Anm e poi essere morbidi sul altre questioni, dalla riforma dei reati tributari con la manina che aveva introdotto la soglia del 3% al falso in bilancio. La scissione rompe il “Nazareno” del Csm ANCHE IL CONSIGLIERE ALDO MORGIGNI LASCIA IL GRUPPO DI MI: “NON SI FANNO PIÙ LE COSE GIUSTE COME IN PASSATO” di Antonella Mascali accaduta al Consiglio superiore della magistratura la prima conÈ seguenza della scissione di Magistratu- Il prologo della rottura risale a luglio: il sottosegretario Ferri, con sms e email, sostiene i candidati al Csm, Lorenzo Pontecorvo e Luca Forteleoni, risultati tra i più votati. Da oggi, però, il gruppo di Mi al Consiglio avrà un componente in meno: passerà da 4 a 3 e quindi, per la legge dei numeri, non potrà essere sufficiente a far passare le decisioni dei laici che a oggi hanno sempre votato compatti, rispecchiando la politica del governo, e spesso seguiti dai vertici della Cassazione. Fino alla scorsa consiliatura i membri togati di Area (la sinistra dei magistrati) hanno avuto un’interfaccia ra Indipendente, di domenica scorsa, con Piercamillo Davigo in testa. Ieri si è dimesso dal gruppo di Palazzo dei Marescialli il consigliere Aldo Morgigni. Il suo gesto spariglia la maggioranza del “Nazareno” dentro l’organo di autogoverno dei magistrati. Morgigni è tra i componenti di Mi “anti ferriani”, cioè contrari alla scelta di Cosimo Ferri di entrare a far parte di un governo, come sottosegretario alla Giustizia (con Letta e poi con Renzi premier) ed essere contemporaneamente il IL NODO leader, nei fatti, della corrente, la più conI dissidi provocati servatrice tra le toghe. Una realtà che ha dall’entrata in politica creato, dicono i “disdi Cosimo Ferri, sidenti”, una commissione con la politica sottosegretario alla inconcepibile per chi crede nel valore Giustizia sia con Enrico dell’indipendenza Letta che con Renzi della magistratura. Cosimo Ferri Ansa costruttivo con alcuni dei laici. Ma in questo Csm c’è un muro. Ora, però, l’obiettivo di tanti togati è di scompaginare la logica del Nazareno creando una sponda tra Area, il consigliere fuoriuscito da Mi, e almeno una parte dei togati centristi di Unicost. Si sta cercando anche un dialogo con il consigliere laico Alessio Zaccaria, indicato da M5s, anche se ha votato, con gli altri laici ed Mi, Franco Lo Voi come procuratore di Palermo, pur non avendo i requisiti che avevano gli altri due candidati, i procuratori di Caltanissetta e Messina, Sergio Lari e Lo Forte. I NUOVI NUMERI al Csm avranno anche un forte peso sulle centinaia di nomine che il Consiglio dovrà fare per i vertici, e non solo, degli uffici giudiziari, a seguito della legge sulla pensione anticipata da 75 a 70 anni. La scissione, soprattutto se si costituirà, come sembra certo, un nuovo gruppo, potrebbe scompaginare anche gli attuali assetti dell’Anm. Il consigliere Morgigni, nella lettera di dimissioni da Mi, ha scritto di non avere più “l’orgoglio” o “la convinzione” per restare nel gruppo. “Non penso che stia- mo facendo le cose giuste”. Con Il Fatto aggiunge: “Ho trovato anomalo che una persona stimabile come Piercamillo Davigo, di cui si parla, in alcuni ambienti, come candidato alla presidenza della Repubblica, non possa fare il presidente di un gruppo di magistrati. Inoltre i modi di intendere i rapporti con la politica dell’attuale Mi non fanno parte del mio modo di essere. Per questo motivo sono stato contrastato nel mio gruppo e certo non sono stato sostenuto durante la campagna per il Csm, se non da chi, come me, è fuoriuscito da Mi. Siamo alcune centinaia di magistrati a voler costituire un nuovo gruppo”. Alla mail di posta elettronica per l’adesione, il cui indirizzo per ora è riservato, ha scritto anche il il pm antimafia di Palermo, Nino Di Matteo. Tra i magistrati che al congresso si sono schierati con Davigo, il procuratore generale di Torino Marcello Maddalena, il procuratore dell’Aquila Fausto Cardella, il procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, l’ex membro del Csm, Alessandro Pepe. La battuta scherzosa, che gira tra diversi fuoriusciti è che loro si sono presi “Magistratura In” e a chi è rimasto hanno lasciato “Dipendente”.
© Copyright 2024 Paperzz