N NE EW WS SL LE ET TT TE ER R3 36 6--2 20 01 14 4 Iscriviti QUI alla Newsletter del Biologico…e non solo! (www.eltamiso.it) ______________________________________________ NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO SIAMO ERETICI AL FIANCO DI DON CIOTTI «Manifestiamo solidarietà e sostegno a Don Luigi Ciotti per le minacce ricevute da Totò Riina», commenta Daniele Buttignol, segretario generale di Slow Food Italia. «Da sempre condividiamo con lui l’impegno nella sensibilizzazione delle coscienze contro ogni forma di criminalità. Nessuna intimidazione può arginare il messaggio di legalità di cui Don Luigi e Libera sono portatori e che ci vede con convinzione al loro fianco, con progetti concreti portati avanti dalle nostre Condotte sul territorio e sempre maggior vigore nel sostegno delle loro battaglie in difesa degli oppressi dalle mafie». Lo stesso Don Ciotti ha recentemente partecipato al Congresso nazionale di Slow Food Italia qualche mese fa, dove la legalità costituiva uno dei temi cardine, accendendo la platea con un intervento memorabile, in cui ha spronato i partecipanti a essere eretici: «Vi auguro di essere eretici perché eresia dal greco significa scelta. Eretico è la persona che sceglie. L’eretico è colui che più della verità ama la ricerca della verità. L’eresia dei fatti prima di quella delle parole. L’eresia che sta nell’etica prima che nei discorsi. L’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della responsabilità, dell’impegno. Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri, chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è. Eretico è colui che non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia chi approfondisce chi si mette in gioco in quello che fa chi crede che solo nel “noi” l’”io” possa trovare una realizzazione. Chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie, chi non pensa che la povertà sia una fatalità. Chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza che sono le malattie spirituali della nostra epoca». L’intervento completo di Don Ciotti è disponibile QUI. (da Slow Food - settembre 2014) IL WORLDWATCH INSTITUTE E L’UNIVERSITÀ DI CAMBRIDGE ARRIVANO ALLE STESSE CONCLUSIONI: IL PICCO DELLA CARNE E LA DIETA PER SALVARE IL PIANETA Tagliare gli sprechi alimentari e moderare il consumo di animali sono le opzioni “senza rimpianti”. Due ricerche scientifiche, accomunate dall’alto livello delle istituzioni cui fanno riferimento, arrivano alla pubblicazione praticamente in contemporanea per dimostrare l’urgenza di cambiare la nostra dieta, o meglio i modelli di consumo alimentari che la sostengono. La prima ricerca, “Peak Meat Production Strains Land and Water Resources” del Worldwatch Institute conferma il costo insostenibile della produzione industriale globale di carne, che comporta l’abbattimento di foreste per espandere pascoli ed utilizza grandi quantità di acqua e cereali e si basa su dosi massicce di antibiotici per il bestiame. Secondo la Fao, nel 2013 la produzione globale di carne è arrivata ad un nuovo picco di 308,5 milioni di tonnellate, grazie al crescente potere d’acquisto, all’urbanizzazione ed al cambiamento delle diete, la produzione di carne si è moltiplicata per 4 solo negli ultimi 50 anni ed è cresciuta di 25 volte rispetto al 1800. Una crescita dei consumi che non è stata fermata nemmeno l’aumento dei prezzi degli ultimi 10 anni: il rapporto spiega che «in tutto il mondo, il consumo di carne si è attestato a 42,9 kg pro capite nel 2013, anche se il divario comincia a chiudersi, la gente nei Paesi industrializzati continua a mangiare quantità di carne molto più grandi (75,9 kg) rispetto a quella dei Paesi in via di sviluppo (33,7 kg)». Circa il 70% dei terreni agricoli del pianeta è utilizzata a pascolo di bestiame ed un altro 10% viene utilizzato per coltivare cereali per produrre carne e latticini. La produzione di carne bovina è di produrre carne di maiale o di pollo, che richiede da 3 a 5 volte più terra per produrre la stessa quantità di proteine, è a molto più alta intensità di risorse. Da sola la produzione di carni bovine utilizza circa tre quinti dei terreni agricoli del mondo, ma produce meno del 5% delle proteine globali. Produrre carne richiede molta acqua: l’agricoltura utilizza circa il 70% dell’acqua dolce disponibile a livello mondiale ed un terzo finisce nei campi di cereali per gli animali. La carne bovina è di gran lunga quella a più alta intensità idrica: più di 15.000 litri per Kg, molto più di quanto richiesto per un kg di riso(3.400 l/Kg), uova (3.300 litri), latte (1.000 litri) o patate (255 litri). Più del 40% della produzione mondiale di frumento, segale, avena e mais, insieme a 250 milioni di tonnellate di soia e di altri semi oleosi, finisce in cibo per gli animali. Al Worldwatch fanno notare che «alimentare con cereali il bestiame migliora la loro fertilità e la crescita, ma si stabilisce una concorrenza de facto tra il cibo tra il bestiame e quello per le persone». A questo si aggiungano le dosi massicce di antibiotici utilizzate per accelerare la crescita degli animali e ridurre la probabilità di focolai di malattie negli allevamenti intensivi. Solo negli Usa nel 2001 sono state vendute 13.600 tonnellate di antibiotici destinati al bestiame, quasi 4 violte di più delle 3.500 tonnellate usate per curare le persone malate. Una cifra che impallidisce di fronte alle più di 100.000 tonnellate si antibiotici somministrate al bestiame da carne in Cina. Il rapporto fa il punto su alcune regioni e Paesi: i 131,5 milioni di tonnellate di carne dell’Asia rappresentato quasi il 43% della produzione mondiale nel 2013. L’Europa è seconda con (58,5 milioni di tonnellate, seguita da Nord America con 47,2 milioni di tonnellate e dal Sud America a 39,9 milioni di tonnellate. Da sola la Cina rappresenta quasi la metà della produzione globale di carne suina- Nel 20213 i due più grissi esportatiri di carne sono stati Usa (7,6 milioni di tonnellate) e Brasile (6,4 milioni di tonnellate), cioè il 45% per cento del commercio globale. Da sole l’Australia e la Nuova Zelanda esportano l’84% della carne di agnello e montone del mondo. Le 10 più grandi aziende di vendita di carne del 2013 hanno sede in solo 6 Paesi: in Brasile (JBS, BRF, Marfrig), negli USA (Tyson Food, Cargill, Hormel Foods), in Olanda (Vion), in Giappone (Nippon Meat Packers), in Danimarca (Danish Crown AmbA), in Cina (Smithfield Foods acquisita dalla Shuanghui International Holdings nel 2013). Ci sono pratiche alternative per ridurre gli impatti della carne su ambiente e salute come passare dall’alimentazione a base di cereali a quella ad erba ad altre piante, utilizzo di concimi naturali al posto di quelli chimici, fine degli allevamenti industriali… Ma il Worldwatch Institute dice che anche le scelte alimentari fanno una grande differenza ed è proprio quello (insieme agli sprechi) di cui si occupa l’altro studio (Importance of fooddemand management for climate mitigation), pubblicato oggi su Nature Climate Change da un team di ricercatori britannici delle università di Cambridge e Aberdeen, e secondo il quale «Nel 2050, se le tendenze attuali continuano, la produzione di cibo da sola raggiungerà, se non supererà, gli obiettivi globali di gas serra totali». Secondo gli autori, «Tutti dovremmo riflettere attentamente riguardo al cibo che scegliamo e al suo impatto ambientale. Il passaggio a un’alimentazione più sana in tutto il mondo è solo una della serie di iniziative devono essere prese per evitare cambiamenti climatici pericolosi e assicurarsi che ci sia abbastanza cibo per tutti». La dieta all’occidentale appesantite dalla carne, che pesa sulle rese agricole non risponde alle esigenze alimentari di una popolazione mondiale che raggiungerà i 9,6 miliardi di persone, rendendo necessario coltivare più terra in coltivazione. «Ciò avverrà ad un prezzo elevato – avvertono gli autori – Dato che la deforestazione aumenterà le emissioni di carbonio così come la perdita di biodiversità e l’aumento della produzione di bestiame farà aumentare i livelli di metano». Per modificare l’attuale catastrofico trend bisogna ridurre sprechi e rifiuti e incoraggiare diete equilibrate. «Se manteniamo il “business as usual” – dicono i ricercatori di Cambridge – entro il 2050 dovremo ampliare le terre coltivate del 42% e aumentare del 45% l’utilizzo di fertilizzanti rispetto al 2009. Un altro decimo delle foreste tropicali vergini del mondo sparirebbe nel corso dei prossimi 35 anni». Un circolo vizioso infernale: più deforestazione, fertilizzanti ed emissioni di metano dal bestiame emissioni potrebbero far aumentare fino all’0% le emissioni di gas serra da produzione alimentare, così entro il 2050 i gas serra per la produzione di cibo sarebbero la metà di quelli emessi dall’intera economia mondiale. Secondo lo studio, «dimezzare la quantità di rifiuti alimetari e la gestione della domanda di prodotti alimentari particolarmente dannosi per l’ambiente, cambiando le diete globali, dovrebbero essere obiettivi chiave che, se realizzati, potrebbe mitigare alcuni dei gas serra che causano il cambiamento climatico». Bojana Bajzelj, del dipartimento di ingegneria di Cambridge, spiega che «ci sono leggi fondamentali della biofisica che non possiamo eludere. L’efficienza media della conversione mangime vegetale in carne del bestiame è inferiore al 3% e, dato che si mangia più carne, più terre arabili sono destinate alla produzione di materie prime per animali che forniscono la carne per gli esseri umani. Le perdite in ogni fase sono grandi, e dato che gli esseri umani mangiano globalmente sempre più carne, la conversione dalle piante in cibo diventa sempre meno efficiente, provocando l’espansione agricola e la conversione della copertura del suolo e rilasciando più gas serra. Le pratiche agricole non sono necessariamente colpevoli, ma lo è la nostra scelta del cibo. E’ assolutamente necessario trovare il modo di raggiungere la sicurezza alimentare globale, senza espandere le coltivazioni o i pascoli. La produzione alimentare è uno di principali driver della perdita di biodiversità e rappresenta un grande contributo al cambiamento climatico ed all’inquinamento, quindi le nostre scelte alimentari contano». Il team ha studiato come chiudere questo gap di rendimento tra i raccolti ottenuti con le migliori pratiche agricole e le rese medie reali in tutto il mondo, ed ha confermato che è più ampio nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto nell’Africa sub-sahariana. Secondo loro «La chiusura di questi gap dovrebbe essere proseguita attivamente attraverso l’intensificazione sostenibile dell’agricoltura», ma anche così la domanda alimentare in crescita richiederà nuovi terreni, quindi resta l’impatto sulle emissioni di gas serra e sulla biodiversità. Bajzelj sottolinea che «rese più elevate richiederanno anche più uso di fertilizzanti minerali e l’aumento della domanda di acqua per l’irrigazione». I rifiuti alimentari, presenti in tutte le fasi della catena alimentare, sono un altro scenario analizzato dal team. Nei Paesi in via di sviluppo più poveri la principale causa di spreco di cibo sono lo stoccaggio e il trasporto di prodotti, in Occidente è lo spreco alimentare, «Quest’ultimo è per molti versi peggiore, perché i prodotti alimentari sprecati hanno già subito varie trasformazioni che richiedono input di altre risorse, in particolare di energia» sottolinea Bajzelj. Con questi due problemi i gas serra entro il 2050 aumenterebbero del 40%, ma gestendo meglio il cibo e dimezzando lo spreco alimentare si arriverebbe solo ad un 2% di gas serra in più, se a questo si aggiungessero diete più sane e meno pesanti in termini di consumi di materie rime ed energia le emissioni Il team britannico conferma quanto detto dai loro colleghi americani: «Le diete occidentali sono sempre più caratterizzati da un consumo eccessivo di cibo, tra cui quello di carne e latticini ad alta intensità di emissioni Abbiamo testato uno scenario in cui tutti i Paesi assumono una dieta media equilibrata, senza consumo eccessivo di prodotti con zuccheri, grassi e carne. Ciò riduce significativamente ancora di più le pressioni sull’ambiente». La dieta “media” equilibrata utilizzato nello studio è un obiettivo in gran parte realizzabile, visto che prevede il consumo di due porzioni da 85 g di carne rossa e 5 uova alla settimana, così come una porzione di pollame al giorno. Come evidenzia uno degli autori, Keith Richards, «Questo non è un’argomentazione radicalmente vegetariana, si tratta di mangiare carne in quantità ragionevoli, come parte di una dieta sana ed equilibrata. Gestire in modo migliore la domanda, per esempio concentrandosi sull’educazione alla salute, porterebbe un doppio vantaggio: il mantenimento di popolazioni sane e la riduzione notevole di pressioni critiche per l’ambiente». Bajzelj conclude: «Oltre a favorire l’agricoltura sostenibile, dobbiamo ripensare ciò che mangiamo. Tagliare gli sprechi alimentari e moderare il consumo di carne in diete più equilibrate, sono le essenziali opzioni “senza rimpianti”». (da Greenreport.it - settembre 2014) LE PIANTE IN UFFICIO AUMENTANO LA PRODUTTIVITA’ DEL 15% Coltivare piante in ufficio rende più produttivi. Da una nuova ricerca ecco un’ulteriore conferma della scienza. Gli uffici “verdi”, ricchi di piante, rendono i dipendenti più allegri e aumentano la produttività, a parere degli esperti che hanno approfondito l’argomento. Secondo i dati raccolti, prendersi cura delle piante in ufficio, o semplicemente rendere più verde il posto di lavoro con qualche vaso, incrementa la produttività del 15%. I ricercatori hanno esaminato l’impatto degli uffici verdi sulla percezione della qualità dell’aria, della concentrazione e della soddisfazione legata al posto di lavoro da parte dei dipendenti. Hanno dunque monitorato la produttività degli impiegati nei mesi successivi in due grandi uffici commerciali del Regno Unito e dei Paesi Bassi. La ricerca è stata condotta sotto la guida di Marlon Nieuwenhuis, della Cardiff University’s School of Psychology, che ha affermato: “La nostra ricerca suggerisce che investire nell’arredamento dell’ufficio con delle piante ripagherà con un aumento della produttività e della qualità della vita dei lavoratori. Sebbene ricerche precedenti condotte in laboratorio puntassero in questa direzione, la nostra ricerca e la prima ad esaminare ciò in un ufficio reale, mostrando i benefici a lungo termine. Mette in discussione la filosofia secondo cui un ufficio spoglio e ordinato renda più produttivi”. Secondo gli esperti, le piante in ufficio rendono gli impiegati più coinvolti nel lavoro a livello fisico, cognitivo e emotivo. Il dottor Craig Knight, co-autore della ricerca, ha dichiarato che lo studio ha aiutato a comprendere gli aspetti positivi e negativi dell’arredamento dell’ufficio così come avviene oggi. Ora gli esperti stanno sviluppando un sistema per migliorare il design degli uffici e incrementare l’efficienza degli impiegati. Secondo il professor Alex Aslam, che ha partecipato allo studio, la ricerca mette in discussione il minimalismo del “less is more”. Arricchire gli uffici con delle piante, dunque, potrebbe essere la soluzione per renderli più vivibili e confortevoli. Siete pronti ad aggiungere una piantina sulla scrivania? LEGGI anche: Coltivare una piantina sulla scrivania rende più produttivi (da Greenme.it - settembre 2014) PIANTINE BIOLOGICHE…..IN CERCA DI ORTO! A CAUSA DEL MALTEMPO E L’IMPOSSIBILITA’ DI ENTRARE NEI CAMPI CON LE MACCHINE AGRICOLE, CI RESTANO ALCUNE MIGLIAIA DI PIANTINE BIOLOGICHE DA ORTO INUTILIZZATE. LE METTIAMO A DISPOSIZIONE DEI NOSTRI CLIENTI, AMICI, CO-PRODUTTORI CHE LE VOLESSERO OSPITARE, ANCHE IN PICCOLE QUANTITÀ. SI TRATTA DI: • RADICCHIO ROSSO A CUORE (detto di Verona); • RADICCHIO VARIEGATO ( detto Castelfranco); • RADICCHIO PAN DI ZUCCHERO; • RADICCHIO ROSSO PRECOCE (detto Treviso precoce); • RADICCHIO ROSSO TONDO (detto di Chioggia); • BROCCOLO PADOVANO; • BROCCOLO FIOLARO; • CAVOLO NERO DI TOSCANA; • CAVOLO CAPPUCCIO. IL COSTO E’ DI € 0,10 A PIANTINA, FINO ALL’ESAURIMENTO CONSEGNA PRESSO I NOSTRI PUNTI VENDITA AMBULANTI (BANCHETTI), O PREFERIBILMENTE PRESSO L’AZIENDA AGRICOLA IL BIANCOSPINO, IN VIA BOSCO PAPADOPOLI 51/1 A PADOVA (a 1 km dal capolinea sud del metro tram) È FINITO IL TEMPO DEI GAS. CRESCONO IN ITALIA I PRIMI DES È finito il tempo dei GAS (Gruppi d’Acquisto solidali). Tranquilli non sono tramontati, ma stanno acquisendo nuova forma. Consumatori, produttori, associazioni, cooperative, consorzi, enti locali e scuole si stanno unendo nei nuovi modelli di economia alternativa: i DES, ovvero Distretto di economia Solidale. «È la logica del rischio condiviso: si è tutti sulla stessa barca, interessi composti si uniscono per concorrere al vivere bene, superando la crisi economica di valori» spiega al Sole 24 Ore Sergio Venezia – cofondatore di uno dei primi GAS d’Italia e del Desbri, Des della Brianza, che raccoglie attorno a sé 12 soci economici (cooperative e consorsi con un fatturato aggregato ch supera i 120 milioni di euro l’anno), 13 associazioni e 33 persone fisiche. Si tratta di un progetto sperimentale che racchiude e ben dimostra quel che può dare oggi l’economia solidale alla società: «Su un’area di 16 ettari messa a disposizione da un privato, con il Comune di Agrate Brianza, si cercherà di dare vita a una realtà che prevede una sorta di comunità agricola sul modello della Csa (Community Supported Agricolture): un certo numero di contadini lavorerà con metodi naturali la terra (i primi prodotti saranno fragole e ortaggi) supportato da acquirenti della zona che attraverso un patto civico, anticipano ai produttori i soldi necessari alla lavorazione e prenotano i prodotti della terra che riceveranno», racconta Venezia. Sono molte le attività portate avanti dal sistema brianzolo: tra gli altri Spiga & Madia, un percorso che supporta tutta la filiera dei pane (i membri del gas versano una quota annuale in anticipo per far si che si avvii la produzione) e Fotogas che promuove l’impianto di pannelli fotovoltaici con il sostegno dei soci. Intanto in pentola bolle una collaborazione con la ristorazione scolastica per aggiungere al menù delle mense i frutti del lavoro dei contadini locali. In Italia sono 32 i DES, che si riuniscono annualmente insieme ai rappresentanti delle Reti di economia solidale nazionali (Res), segno che questo tipo di economia cresce. E chissà che non vada a intaccare il modello imperante. Racconta con entusiasmo Venezia: «Attraverso i RES, cerchiamo di realizzare progetti collettivi di economia solidale: ne abbiamo avviato uno con Trenta Spa, fornitore di energia elettrica pulita a un prezzo sostenibile: sono già mille le famiglie che ne hanno beneficiato. Conviene a noi e all’ambiente». Se non bastasse una quota del pagamento va a supportare un fondo da destinare a soggetti deboli… Che dirvi, provate a contattare il DES più vicino a casa vostra, QUI trovate l’elenco! (dalla Newsletter di Slow Food - settembre 2014) A BRACCIA APERTE A PADOVA IN PIAZZA DELLA FRUTTA - DOMENICA 7 SETTEMBRE 2014 A cena per condividere cibo e diritti Tutti sono invitati! (scarica QUI la locandina completa) "è possibile affrontare le sfide del nostro tempo, riaffermando il valore e la dignità di ogni persona, che in concreto significa redistribuire il lavoro e condividere tutti una vita sobria e onesta" Coordinamento A Braccia aperte dalle 16.00 alle 18.00 giocoleria per bambini – alle 18.00 testimonianza di don Luigi Ciotti - dalle 19.00 cena e musica dal vivo La Cooperativa El Tamiso sostiene concretamente e partecipa all'iniziativa (da Beati i Costruttori di Pace - settembre 2014) NON C'È PACE SENZA ECONOMIA DI GIUSTIZIA In ogni conflitto esistono due fazioni, vittime e carnefici. C’è chi le armi le usa, chi le vende, chi fa affari, chi li procaccia; chi vuole il petrolio, chi lo vende, chi lo usa. Nessun “mercato” porterà pace e prosperità. Guerre "di religione" o "di civiltà" sono solo maschere, pretesti per fare affari. Le pause estive - quant’è durata la vostra? due settimane, un mese? - sono fatte anche per restituirci il tempo di riflettere. Volgere lo sguardo alla nostra vita e a quella di chi ci sta intorno, e magari ci danno l’occasione di scegliere, pianificare. particolarmente importanti. A che cosa servono gli editoriali in una rivista? A fare il punto, focalizzare un tema, dare inizio a una sequenza di pensiero. Volevamo, in questo rientro dalla pausa estiva, concentrare le nostre attenzioni su due temi che riteniamo Il primo riguarda la “macchina burocratica”, e le dimensioni che questa ha assunto. Non si sarebbe trattato dell’ennesima lamentela sull’invadenza della “cosa pubblica”, quanto della riflessione sul suo carattere di quasi inamovibilità, sul livello di complessità raggiunto dalle amministrazioni, che rende la burocrazia un potere quasi del tutto indipendente da chi l’ha creato e lo dovrebbe governare. Nei libri di fantascienza si prospettava un futuro in cui macchine più intelligenti dell’uomo avrebbero preso il potere. Oggi il potere è in mano a ottusi conglomerati di prassi, protocolli e procedure, e a nulla sembrano servire buona volontà e onestà di funzionari e amministratori. Avremmo poi voluto tornare sul tema dell’energia, ispirati dal fatto che mentre il mondo si interroga su come uscire dalla schiavitù delle fonti fossili e dalla minaccia dei cambiamenti climatici, mentre la multinazionale BP ricorda che ai ritmi attuali di consumo ci sono riserve di petrolio per soli 53 anni, mentre l’Unione europea pone vincoli importanti sull’efficienza energetica, il nostro presidente del Consiglio ripiomba nel Medioevo e si lamenta delle mancate trivellazioni in Italia, attaccando - con spregio dei diritti di cittadinanza e banale maleducazione - chi fa parte di “comitatini” (così li ha definiti) che si oppongono ai progetti di ricerca di greggio nel nostro territorio e nel nostro mare. E il suo esecutivo vara norme che ostacolano il comparto delle fonti rinnovabili, minacciando occupazione, sviluppo, indipendenza e provocando malumori anche all’estero. Tuttavia, prima della pausa estiva, i nostri occhi si sono riempiti, una volta di più, delle immagini di morte e sofferenza provenienti da un angolo di mondo conosciuto come Striscia di Gaza. Le nostre orecchie si sono anche riempite delle solite ipocrisie, che omettono di ricordare che in Palestina da decenni c’è un’occupazione inutilmente censurata e sanzionata dall’Onu, mentre le sopraffazioni quotidiane da parte dell’esercito israeliano sono sotto gli occhi di tutti, il numero di morti è sempre crescente, la strumentale risposta terroristica di gruppi armati arabi è sempre più irresponsabile. Chi non vuole riconoscere la realtà è perché non la vuole riconoscere: i morti sono morti, e i numeri non sono neutri. E chi ha ucciso vittime innocenti, come bambini su una spiaggia, o in una scuola delle Nazioni Unite, o in una casa a Tel Aviv, lo avrà fatto pure “per errore”, ma ben accettandone il rischio, confortato dal fatto che non sarà mai punito (e anzi da qualcuno ringraziato). Non c’è solo Gaza, ovviamente. Il mondo è costellato di tragedie di cui ogni tanto ci occupiamo. Nonostante i 50 milioni di profughi -è una vera e propria nazione-, o gli 800 morti nel Mediterraneo da inizio 2014 che dalle guerre sfuggono, che potrebbero ricordarcelo ogni giorno. Siria, Ucraina, Repubblica Centrafricana: mettete un dito sulla cartina e scegliete. Noi siamo qui a sbranarci e perdere tempo con le favole dello scontro di civiltà o della guerra di religione: tutte balle. La verità è che esistono solo due fazioni, nel mondo: le vittime -soprattutto donne e bambini- e i carnefici. E, tra questi ultimi, la lotta è per l’accaparramento di potere e soldi. C’è chi le armi le usa, chi le vende, chi fa affari, chi li procaccia, chi vuole il petrolio, chi lo vende, chi lo usa. La verità è che nessun “mercato” porterà pace e prosperità. E non può esistere nessuna pace senza un’economia di giustizia. Siamo tutti coinvolti, e non possiamo prenderci nessuna pausa. (Editoriale da Altreconomia - settembre 2014) SANA - 26° SALONE INTERNAZIONALE DEL BIOLOGICO 26° Salone internazionale del biologico e del naturale (BolognaFiere da sabato 6 a martedì 9 settembre) La prossima edizione di SANA, il 26° Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, riaprirà i battenti nel quartiere fieristico di Bologna il 6 settembre, per concludersi martedì 9 settembre. Organizzata da BolognaFiere in collaborazione con FederBio, con i patrocini dei Ministeri delle Politiche Agricole e Forestali, dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico, di EXPO 2015 e di IFOAM, SANA si conferma come la più importante manifestazione fieristica in Italia per l’alimentazione biologica certificata, l’erboristica e la cosmetica naturale e bio, l’appuntamento da non mancare sia per gli operatori professionali del settore, sia per i consumatori che a tavola preferiscono gli alimenti biologici e che per la cura del corpo e il mantenimento della salute ricorrono, rispettivamente, a prodotti cosmetici ottenuti da ingredienti-base naturali e bio e a integratori alimentari di vario tipo. IL SALONE È STRUTTURATO IN TRE SETTORI: Nei padiglioni di SANA dedicati all’Alimentazione i visitatori troveranno esposte le ultime novità in materia di prodotti biologici certificati, freschi e conservati. Nel settore Benessere saranno in mostra prodotti per la salute e la cura della persona: alimenti destinati ad una dieta particolare (ad esempio cibi privi di glutine, per diabetici, per sportivi), cosmetici a base di ingredienti naturali e bio, erbe officinali, integratori alimentari, cibi funzionali e trattamenti naturali. Infine, nel settore Altri prodotti naturali dedicato al vivere ecologico quotidiano, si troveranno prodotti per la pulizia della casa naturali, capi di abbigliamento bio, componenti di arredamento e mobili non trattati con sostanze chimiche e prodotti per il tempo libero. LEGGI TUTTO SUL SANA 2014 NEL SITO DELLA MANIFESTAZIONE CLICCANDO QUI (da Terra Nuova - settembre 2014) SVOLTA BIOLOGICA IN TRENTINO? Anche una parte del Trentino potrebbe indire il divieto di usare erbicidi e sostanze fitosanitarie chimico-sintetiche velenose e dannose alla salute e all’ambiente. Precisamente parliamo di Malles, un paese in provincia di Bolzano, quali abitanti fino al 5 settembre potranno decidere con un referendum se inserire o meno questo divieto nel proprio statuto comunale. Grazie alla tenacia di un comitato guidato dal cittadino Johannes Fragner Unterpertinger, questo paese potrebbe diventare il primo comune italiano libero da pesticidi. Un territorio completamente biologico dove innovazione, ricerca ed economia si fondono con il rispetto dell’ambiente. Una soddisfazione che parte dal basso contro i poteri forti delle lobbies e contro il dominio politico della Südtiroler Volkspartei. “Una battaglia in cui i cittadini stanno credendo con tenacia e creatività e che rappresenta l’ennesima occasione per affermare come gli strumenti di democrazia diretta vadano estesi in quanto unico argine allo strapotere dei gruppi di interesse e di una classe politica asservita.” queste le parole dell'Onorevole del M5S Riccardo Fraccaro. Del resto, il movimento M5S ha sempre espresso il suo sostegno al comitato promotore. ==**== UN POMODORO BUONO E CHE FA DEL BENE In Italia è stata sollevata più volte la questione della filiera agro-alimentare ed il suo collegamento al fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori occasionali ma, questa è una sfida nuova, diversa, che mette in scena una filiera che parte dal basso, che parte da un prodotto biologico solidale ad un prezzo equo, sostenibile. Tutto nasce e parte da un territorio confiscato alla mafia e destinato, appunto, al riuso sociale consapevole. Questo luogo è Cerignola, nell’area agricola del Laboratorio di Legalità “Francesco Marcone”, un progetto pilota (per ora) e con un valore molto simbolico, che punta ad allargarsi anche in altre zone della provincia di Foggia e della regione Puglia (perché no, in tutta Italia) per liberare i migranti dalle abitazioni ghetto e per garantire loro un lavoro dignitoso ed equamente retribuito. Questa sfida nasce da una fitta rete di associazioni: la Cooperativa sociale Pietra di Scarto, il Consorzio Altromercato, l’Art Village e l’Associazione Ghetto Out di San Severo e la FLAICGIL di Foggia. Associazioni e associati che hanno come unico intento quello di produrre una passata di pomodoro e pelati bio a marchio “Solidale Italiano” Altromercato, che saranno distribuiti nelle oltre 300 “Botteghe del Mondo” presenti in Italia – così spiega Pietro Fragasso, presidente della cooperativa Pietra di Scarto ed attivista dell’associazione Libera. Fragasso continua: “Ed il messaggio che i promotori vogliono lanciare, seppur in via sperimentale e pioneristica, è «che è possibile coltivare e raccogliere pomodoro biologico, equo e garantire un lavoro regolare". I protagonisti, oltre ad essere i pomodori, saranno gli stessi migranti che vivono nel cosiddetto ghetto di Borgo Tre Titoli a Cerignola, e i lavoratori stagionali italiani, entrambi saranno presenti nelle varie fasi della coltivazione: piantumazione, sarchiatura, raccolta. Così racconteranno uno nuovo tipo di filiera, che parte dal basso, che rispetta i lavoratori e che propone i prodotti al giusto prezzo. (da Bio@gricultura Notizie di AIAB - settembre 2014) Flash di Agenzia: interrompiamo momentaneamente le trasmissioni per darvi una notizia sensazionale!!! Il 12 ottobre prossimo, nell’ambito del programma di festeggiamenti per il 30° anniversario della costituzione della Cooperativa El Tamiso, avremo l’onore e l’opportunità di incontrare Vandana Shiva, il mattino a Bagnoli di Sopra ed il pomeriggio a Padova. Vandana Shiva (Dehra Dunh, 5.11.1952) è una attivista e ambientalista indiana. Nel 1978, Shiva consegue il dottorato di ricerca in fisica alla University of Western Ontario, in Canada, con una tesi intitolata "Variabili nascoste e località nella teoria quantistica". Successivamente si occupa di ricerca interdisciplinare (scienza, tecnologia e politica ambientale) all'Indian Institute of Science e all'Indian Institute of Management di Bangalore. Nel 1982 fonda il Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy, un istituto di ricerca da lei diretto. Attivista politica e ambientalista, si è battuta per cambiare pratiche e paradigmi nell'agricoltura e nell'alimentazione; si è occupata anche dei diritti sulla proprietà intellettuale, di biodiversità, biotecnologie, bioetica, ingegneria genetica e altro. Nel 1993 ha ricevuto il cosiddetto Premio Nobel alternativo, cioè il Right Livelihood Award. È tra i principali leader dell'International Forum on Globalization. La sua capacità dialogica l'ha spesso portata in giro per il mondo, e spesso anche in Italia: il 20 gennaio 2008 ha partecipato alla trasmissione “Parla con me” condotta da Serena Dandini; il 23 maggio 2010 ha partecipato alla trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio; il 9 aprile 2013 ha partecipato alla trasmissione “Ballarò” di Giovanni Floris. Il 10 aprile è stata intervistata da Rai News 24. Tra le sue battaglie, che l'hanno resa famosa anche in Europa, vi è quella contro gli OGM e la loro introduzione in India. Attualmente è la vicepresidente di Slow Food, e collabora con la rivista di Legambiente La Nuova Ecologia. È anche membro del Comitato consultivo ad interim dell'Organizzazione per una società partecipativa (IOPS). Il 9 aprile 2013 ha ricevuto dall'Università della Calabria la laurea honoris causa in Scienza della nutrizione. È vegetariana. Prendete nota di questa data nel vostro Smartphone, Netbook, Notebook, PC, Agenda…o nel calendario del latte di casa: é un appuntamento da non perdere!!!!!! …..da leggere anche: La guerra dei mille: i formaggi francesi a latte crudo rischiano l'estinzione da Slow Food – settembre 2014 Il vero pane toscano e Vent'anni di menzogne da Altreconomia – settembre 2014 La Trattativa, secondo Sabina Guzzanti da Il Fatto Quotidiano – settembre 2014 L’economia secondo Natalino e Universo Cereale da Internazionale – settembre 2014 …ma – come dice il saggio - il bello viene alla fine: …..sono le ultime Ricette con l’Uva proposte da Eleonora, che potrete visualizzare cliccando QUI, e a breve troverete anche sul nostro Sito Internet: succulente..…e di stagione!!!!... vale la pena scoprirle!!...io ci proverò appena torno dalla montagna, ma stasera le proporrò al Cuoco..… ancora Buone Vacanze a chi è al mare…. o in montagna….
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