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Giovedì 11 settembre 2014
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Scooter contro auto:
muore quarantenne
a pagina 10
SCALPORE E SGOMENTO PER I DUE NUOVI ARRESTI NELL’AMBITO DEL CASO FANELLA: IL BLITZ ALL’ALBA DI DOMENICA
Un omicidio romano targato Novara
Abitavano in città Giuliani e Larosa, ex dipendenti di una cooperativa sociale
n Uno è stato arrestato dalla
Squadra Mobile all’alba di
domenica nella sua casa di via
Passalacqua, in centro a Novara, e non ha profferito parola; l’altro, invece, nella sua
abitazione di via Gibellini
non c’era: gli agenti e i Vigili
del fuoco hanno buttato giù
la porta - via vai che ha destato curiosità e scompiglio a
San Rocco - ma lui era a Roma, dove è stato rintracciato
dai colleghi della Mobile capitolina. Il primo, Egidio
Giuliani, è un ex terrorista
nero con oltre 20 anni di prigione alle spalle, il secondo
Giuseppe Larosa, a sua volta
un ex detenuto per (gravissimi) reati comuni: sono accusati di aver fatto parte del
“commando” che il 3 luglio
fece irruzione nella casa romana di Silvio Fanella, ucci-
MELA&GORGONZOLA
Il palazzo dove è stato fermato Larosa (foto Martignoni)
dendolo. Costui era il cosiddetto “cassiere” di Gennaro
Mokbel, imprenditore condannato a 15 anni per la presunta megafrode fiscale di 2
miliardi del caso Fastweb-Telecom Sparkle (quella che
aveva visto assolto il novarese
Silvio Scaglia). Cassiere ma
anche custode di una specie
di tesoro in diamanti e pietre
preziose, poi rinvenuto dopo
l’omicidio in un’altra casa
della vittima nel Frusinate: a
quanto pare il “commando”
puntava proprio a quel tesoro, e aveva in mente di sequestrare Fanella, ma qualcosa
deve essere andato storto. Al
punto che anche uno degli
stessi aggressori era rimasto
ferito e poi subito arrestato,
ovvero Giovanni Ceniti, di
stanza nel Vco. Proprio da
Ceniti si è arrivati ai due novaresi, che usciti dal carcere
di via Sforzesca (dove si erano
conosciuti) avevano trovato
riscatto in una cooperativa
sociale, oggi presieduta da
don Dino Campiotti. La cooperativa è del tutto estranea
alla vicenda, e i due da tempo
avevano abbandonato il lavoro, ma grande è lo sgomento e
il rincrescimento del sacerdote.
Paolo Viviani
a pagina 7
Il Novara sbaglia troppo,
solo pari ad Alessandria
I tifosi azzurri ieri al “Moccagatta” hanno
accarezzato il sogno dei tre punti nel derby
alle pagine 2-3
di Maria Teresa Cometto
“L’albero sopravvissuto”,
il miracolo della rinascita
MADRE SAMUELA FERRARI RICORDA LE TRE SUORE MASSACRATE IN BURUNDI
NEW YORK “Sono il ricordo vivente di come siamo
riemersi dal buio.
Non c’è niente di così terribile che non possiamo superarlo”. Sono due versi
della poesia scritta da bambini e recitata dall’attrice
newyorkese Whoopi Goldberg (quella di “Sister
Act”) per raccontare la storia dell’“albero sopravvissuto”, uno dei miracoli della rinascita della Grande
Mela dopo l’11 settembre
2001.
Tredici anni dopo, è sempre tristissimo pensare alle
3 mila vittime dei terroristi
islamici che hanno abbattuto le Torri Gemelle di
n «Sì in Burundi si può anche
essere massacrate per un telefonino». Quando leggiamo il
lancio dell'agenzia Ansa a Madre Samuela Ferrari, superiora generale della Congregazione novarese delle Sorelle
della Carità, risponde così,
senza esitare un attimo. Quella del telefonino potrebbe essere una delle motivazioni
della morte di suor Lucia, suor
Olga e suor Bernardetta, uccise nel loro convento a Kamenge (periferia di Bujumbura),
in Burundi, Paese dove le tre
missionarie saveriane da sette
anni dedicavano la loro vita ai
più bisognosi e per questo erano benvolute da tutti. Tutti
tranne dall'uomo che è stato
Manhattan, squarciato il
Pentagono a Washington e
tentato di colpire anche la
Casa Bianca.
Ma una storia come quella
dell’ “albero sopravvissuto”
è emblematica di quanto è
capace questa città di riprendersi anche dalle peggiori crisi guardando in
avanti. Si tratta di un pero,
che era piantato su Church
Street vicino al World Trade
Center: fu mezzo bruciato e
sepolto dalle macerie delle
torri crollate, ma sei settimane dopo, gli operai che
ripulivano Ground Zero si
accorsero che aveva ancora
una fogliolina verde.
continua a pagina 11
«Nel loro cuore batteva l’Africa»
Suor Samuela Ferrari
arrestato dalla polizia. Che poi
avrebbe anche spiegato: «Le
ho uccise perché si trattava di
straniere che si trovavano su
un terreno di mia proprietà».
Non più tardi di una settimana fa Madre Samuela, originaria di Ghemme e alla guida
della Congregazione che ha la
casa generalizia in via Solferino a Novara, era proprio là. Si
trovava a Bujumbura, capitale
del Paese africano, insieme ad
un'altra consorella, suor Celina Tovagliaro e ad alcuni laici
suoi stretti collaboratori:
«Eravamo nello stesso luogo.
Kamenge era poca distanza
dalla nostra abitazione di Buterere. E al loro posto avremmo potuto esserci noi». Perché? «Nonostante la situazione sia, almeno apparentemente, tranquilla, bisogna sempre
considerare che - piaccia o no
- l'immagine dell'uomo "bianco" è l'equivalenza perfetta
con il denaro. Non tutti capiscono che noi siamo la per
portare aiuto concreto e, spesse volte, proprio senza soldi,
semplicemente con le nostre
braccia o le nostre forze». Lo
sa bene suor Celina, da tanti
anni a Masango, villaggio
sperduto in mezzo a colline rigogliose, a circa due ore di jeep
dalla capitale del Burundi.
Qui il Rotary del lago d'Orta
continua la sua opera a favore
dell'ospedale, del dispensario
e della scuola, costruita qualche anno fa insieme a Casa
Alessia.
Paolo Usellini
continua a pagina 11
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