UTILIZZO DEL LASER NELLA CURA DELL’IPERTROFIA PROSTATICA E DEI DISTURBI URINARI Giovanni Maturo 13 La prostata è una ghiandola localizzata anteriormente al retto, sotto la vescica ed è attraversata dall’uretra. L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) causa un aumento del volume della prostata con una graduale ostruzione dell’uretra e del collo vescicale; tutto ciò produce disturbi urinari con importanti ripercussioni e notevoli limitazioni sulla qualità di vita, arrivando a volte a impedire attività un tempo considerate normali (lunghe riunioni di lavoro, sport, viaggi). L’uomo affetto da IPB, infatti, va incontro progressivamente a difficoltà ad urinare, minzione molto frequente, anche di notte, riduzione della velocità del flusso, urgenza minzionale (minzione imperiosa), ecc.; questi sono solo alcuni dei sintomi causati dalla IPB, che alla lunga risultano dannosi per tutto l’apparato urinario e accrescono il rischio di infezioni. In casi estremi e particolarmente trascurati si può arrivare alla ritenzione urinaria acuta, ossia all’impossibilità improvvisa di urinare con notevole stimolo minzionale e forte dolore, tale eventualità, porta necessariamente al posizionamento del catetere vescicale. Il trattamento della IPB può essere compiuto sia mediante intervento chirurgico “a cielo aperto”, sia per via endoscopica; con il passare del tempo la terapia chirurgica della IPB è eseguita sempre più per via endoscopica transuretrale. L’intervento chirurgico storicamente più frequente eseguito per via transuretrale è la resezione endoscopica della prostata “T.U.R.P.” (Trans Urethral Resection of Prostate). Nella TURP si utilizza uno strumento endoscopico, il resettore, che l’urologo introduce attaverso l’uretra e percorrendola, ossia procedendo all’interno del pene, arriva a identificare i lobi prostatici ostruenti che devono essere resecati. Tramite un’ansa fissata su un manipolo del resettore, si può quindi procedere alla resezione del tessuto prostatico ipertrofico e in seguito estrarlo dalla vescica. Pur utilizzando una via endoscopica vantaggiosa rispetto alla chirurgia a “cielo aperto”, il paziente operato di TURP va comunque incontro a una degenza prolungata e a un lento recupero a causa del sanguinamento post-operatorio che rende necessario il mantenimento del catetere in vescica per alcuni giorni dopo l’intervento (mediamente circa 3 giorni). Negli ultimi anni il progresso scientifico ha permesso di introdurre l’uso del laser nella chirurgia dell’ipertrofia prostatica. L’intervento, viene eseguito utilizzando la stessa via endoscopica della TURP, ossia inserendo lo strumento attraverso l’uretra nel pene e quindi sfruttando una via naturale senza incisioni cutanee; tuttavia con l’utilizzo del laser vi sono indubbi vantaggi, tra cui: scarso sanguinamento con rischio di emorragia quasi assente, questo permette all’urologo di operare anche pazienti con problemi di coagulazione 14 notevole riduzione dei tempi di cateterizzazione postoperatoria e di degenza del paziente rispetto alla TURP possibilità di operare endoscopicamente anche prostate di notevoli dimensioni che un tempo sarebbero state destinate alla chirurgia a “cielo aperto” utilizzo della soluzione fisiologica per distendere la vescica durante l’intervento, questo permette di evitare il rischio di turpsyndrome (complicanza temibile della TURP legata all’uso del mannitolo per la distensione vescicale, che limita l’operabilità endoscopica di grosse prostate) Il dott. Giovanni Maturo, specialista urologo e andrologo, esegue visite Urologiche e Andrologiche. Per informazioni e prenotazioni: CUP 06 809641
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