Quale antibiotico per una infezione da MRSA? Dr.ssa Silvia Garazzino SCDU Pediatria 2U A.O.U. Città della Salute e della Scienza, presidio Ospedale Infantile Regina Margherita, Torino Gli Stafilococchi meticillino-resistenti (MRSA) sono diventati negli ultimi decenni importanti agenti eziologici di infezioni nel bambino. I ceppi di MRSA cosiddetti “comunitari” (CA-MRSA), ovvero isolati in pazienti senza apparenti fattori di rischio nosocomiale, possono essere trasmessi all’interno di comunità e collettività e non è infrequente lo stato di portatore. Al contrario, gli Stafilococchi MDR (Multi-Drug-Resistant), che sono resistenti a quasi tutte le classi antibiotiche compresi i glicopeptidi - sono di appannaggio quasi esclusivamente nosocomiale. Il trattamento delle infezioni da MRSA nel bambino si avvale allo stato attuale di pochi farmaci approvati per l’uso pediatrico, ovvero i glicopeptidi (vancomicina e teicoplanina), clindamicina e cotrimossazolo. Nel trattamento delle infezioni stafilococciche gravi è opportuno valutare l’associazione di tali farmaci con la rifampicina (se il germe è suscettibile), o anche altre associazioni, per sfruttarne l’effetto sinergico. Gli antibiotici di nuova generazione, tra cui daptomicina, linezolid, tigeciclina e le cefalosporine anti-MRSA, sono off-label in ambito pediatrico e trovano applicazione nella pratica clinica in casi selezionati, previo ottenimento del consenso da parte dei genitori o tutore legale. Alcuni nuovi antibiotici attivi contro MRSA, tra cui dalbavancina, oritavancina e tedizolid, sono stati approvati per l’uso nell’adulto dall’FDA, ma non ancora dall’EMEA. Infine, farmaci quali radezolid, delafloxacina, razupenem e eravaciclina sono in fase di sperimentazione clinica e pertanto non ancora disponibili sul mercato. Fattori da considerare nella scelta del trattamento ottimale delle infezioni da MRSAsono poi la virulenza dei microrganismi, la sede dell’infezione e le caratteristiche dell’ospite. La virulenza e la patogenicità degli Stafilococcchi sono un fenomeno multifattoriale dovuto alla produzione di fattori di adesione, enzimi di diffusione (invasine) o tossine. Staphylococcus aureus è frequentemente isolato in corso di infezioni associate all’impianto di materiali inerti come cateteri vascolari ed urinari, protesi ortopediche e valvole cardiache. L’instaurarsi di questo tipo di infezione è correlata all’adesività degli stafilococchi ed alla loro capacità di produrre un esopolisaccaride, componente strutturale della matrice extracellulare (“slime”) coinvolta nella formazione del biofilm. La produzione di vari fattori di virulenza e del biofilm, all’interno del quale gli stafilococchi sono protetti dall’azione del sistema immunitario dell’ospite e degli antibiotici, è fortemente dipendente dalle condizioni ambientali e dalla densità cellulare, e modulata da sistemi di regolazione globale Quorum-Sensing dipendenti. La capacità di produrre biofilm, associata alla produzione di fattori di evasione delle difese immunitarie (tra cui la fagocitosi e la persistenza di cloni intracellulari) spiegano in parte la particolare capacità degli stafilococchi di generare infezioni croniche a difficile eradicazione. Quando si sospetti un’infezione da MRSA con produzione di biofilm, è importante utilizzare antibiotici a maggiore attività verso il biofilm, come ad esempio la daptomicina. Nel caso di infezioni con prevalente componente tossino-mediata (es. produzione di tossina di Panton-valentine) è opportuno sfruttare le proprietà anti-tossinogeniche di alcuni antibiotici. Infine, nel caso di infezioni profonde o ascessuali, è preferibile orientarsi verso antibiotici con elevata penetrazione tessutale e considerare la bonifica chirurgica del sito di infezione.
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