Agesci, scout italiani sulle strade del coraggio

C A T H O L I C A 21
Giovedì
17 Luglio 2014
L’evento
Dal 4 al 7 agosto
nel segno di «Liberi!
Perché è permesso
fare del bene»
L’incontro col Papa
Ministranti, in 45mila dalla Germania a Roma
L’arcivescovo Auza, osservatore permanente
presso l’Organizzazione degli Stati Americani
«L
ROMA
iberi! Perché è permesso fare del
bene». È il motto che accompagna il pellegrinaggio di 45mila ministranti tedeschi a Roma dal 4 al 7 agosto. Il logo
raffigura piazza San Pietro con al centro la
parola-motto "frei!" (liberi!) inserita in due
semicerchi che indicano un rapporto di
vicinanza tra le persone e Dio e l’atteggiamento di apertura verso gli altri. L’evento
centrale sarà l’incontro col Papa in piazza
San Pietro. «In Germania sono presenti circa 430 mila ministranti – spiega monsi-
gnor Karl-Heinz Wiesemann, presidente
della Commissione per i giovani della Conferenza episcopale tedesca – ed è nostro
compito accompagnarli personalmente,
affinché approfondiscano il legame tra le
dimensioni dell’essere coinvolti nella liturgia e la vita quotidiana». Numerosi vescovi tedeschi accompagneranno i gruppi dalle rispettive diocesi. L’appuntamento arriva un anno prima del pellegrinaggio
dei ministranti europei che si terrà a Roma dal 3 al 5 agosto 2015. L’evento, orga-
nizzato dal Coetus internationalis ministrantium, avrà come tema il versetto di Isaia «Eccomi, manda me!». Benedetto XVI, nel discorso del 2010 diede questo
mandato: «svolgete con amore, con devozione e con fedeltà il vostro compito di ministranti; non entrate in chiesa per la celebrazione con superficialità, ma preparatevi interiormente alla Messa! Aiutando
i vostri sacerdoti nel servizio all’altare contribuite a rendere Gesù più vicino».
Fabrizio Mastrofini
L’
arcivescovo Bernardito C. Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso la sede Onu di New York dallo scorso 1° luglio, è stato nominato ieri da papa Francesco anche osservatore permanente presso
l’Organizzazione degli Stati Americani (Oas).
Il presule filippino, 55 anni, subentra quindi
anche in questo incarico all’indiano Francis
Assisi Chullikatt, 61 anni. Sacerdote dal 1985
ed entrato nel Servizio diplomatico vaticano
Agesci, scout italiani
sulle strade del coraggio
In trentamila alla Route nazionale
ANTONIO MARIA MIRA
I numeri
ROMA
rriveranno da tutt’Italia, lungo
456 "cammini", ma dopo un
cammino di due anni di preparazione. Sono i 30mila scout dell’Agesci provenienti da oltre 1.500 realtà territoriali che parteciperanno alla "Route nazionale", ragazzi della Branca Rover-Scolte, tra i 16 e i 21 anni. Cammineranno zaino in spalla, «perché niente è più autentico che camminare insieme», dall’1 al 5 agosto per poi confluire tutti nel parco toscano di San Rossore fino al 10. "Strade di coraggio...diritti al futuro" è il motto del grande evento, accompagnato dal simbolo/cartello stradale con la scritta "one way",
senso unico, con un cuore rosso, che
rappresenta l’amore e la generosità: «Si
può contare su di me». E, infatti, l’altro
slogan è «Io ci sarò», alla Route e sul territorio. Coraggio e strada, non solo parole. «Il coraggio è la virtù su cui basare la nostra capacità di futuro – spiega
la presidente del Comitato nazionale
dell’Agesci, Marlina Laforgia –. Questo
tempo, questo Paese, questa Europa
hanno bisogno dell’energia dei ragazzi, promuovendo il coraggio di essere
protagonisti». E i giovani dell’Agesci lo
hanno fatto «con un’adesione entusiasmante, non solo quantitativa ma sapendo cogliere l’occasione – aggiunge
l’altro presidente Matteo Spanò – per
rimettersi in strada, in discussione, vivere e poi mettere in pratica, per riscrivere il futuro. Per raccontare quello che
vogliamo essere, non solo a noi ma al
Paese, alla Chiesa». Lo hanno fatto sui
territori in questi due anni di preparazione, con migliaia di incontri con protagonisti e attività concrete. Tutte con al
centro il coraggio, «unica direzione»: «Il
coraggio di andare a cercare gli ultimi,
il coraggio dell’affettività, il coraggio di
essere Chiesa», spiega ancora Laforgia.
Ma anche «il coraggio della memoria, il
coraggio delle terre liberate dalle mafie,
o ancora di un’economia che resiste alla globalizzazione», elenca l’incaricato
nazionale alla Branca Rover e Scolte,
Sergio Bottiglioni. O ancora più semplicemente, aggiunge l’altra incaricata,
Elena Bonetti, «il coraggio di alzarsi la
mattina e affrontare la giornata. Azioni
per rendere migliori i territori con passione e responsabilità».
Tutto questo per due anni è diventato
«una grande narrazione sulla rete, ci siamo scambiati storie e emozioni, e ora
ci incontreremo», spiega Bottiglioni.
A
30mila
I RAGAZZI DAI 16
AI 21 ANNI
ALLA ROUTE
1.500
I GRUPPI LOCALI
DELLE 20
REGIONI ITALIANI
465
I CAMPI MOBILI
DALL’1 AL 5
AGOSTO
200
ROVER E SCOLTE
DA PAESI NON
ITALIANI
La storia.
Prima in cammino, in clan di formazione, per conoscersi e confrontarsi, tra
ragazzi e nei territori che si attraverseranno, poi nella "città delle tende" a San
Rossore. Un luogo scelto anche perché
proprio lì, tenuta dei Savoia e poi del
da Spanò, anche la data è importante
«perché è il 40° anniversario dell’Agesci,
nata nel 1974 con la fusione delle due
associazioni femminile e maschile».
Proprio nel parco toscano, una "sfida"
anche questa (vedi altro articolo), gli
Il fatto
Da ogni angolo del Paese, provenienti da 465
"cammini" al parco toscano di San Rossore, culmine
di un itinerario di preparazione lungo due anni. Dall’1
al 10 agosto, insieme, diritti al futuro. «Questo
tempo ha bisogno dell’energia dei ragazzi»
presidente della Repubblica, nel 1910 i
Ragazzi esploratori italiani, la prima associazione scout italiana, incontrando
il re Vittorio Emanuele III ebbe la sua
prima visibilità pubblica. E come ricor-
scout si confronteranno in 650 laboratori «per fare e pensare» anche con la
partecipazioni di persone esterne, oltre a 33 tavole rotonde «non teatrini ma
spazi di confronto». «Non è un grande
happening – precisa Bonetti – ma un
tempo per liberare il protagonismo dei
nostri ragazzi». Così al centro della
"città", divisa in cinque "quartieri" autonomi, ci sarà la "piazza del coraggio"
con una grande tenda nella quale verranno raccolte storie e esperienze, per
poi stendere la "carta del coraggio", il
mandato, il messaggio per i territori, per
guardare al futuro. Non sarà un manifesto teorico, ma conterrà proposte
concrete da portare ai sindaci e alle istituzioni, regionali, nazionali e internazionali e servirà alle singole comunità scout per progettare le future attività. Sarà, assieme alla celebrazione eucaristica, il momento finale della Route. «Abbiamo chiesto a papa Francesco
di poter essere dei nostri – spiega Laforgia – e i ragazzi lo hanno invitato attraverso i social network. Ci ha assicurato
la sua vicinanza e la sua preghiera ma
purtroppo non potrà essere presente
alla cerimonia di chiusura della Route».
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L’impegno
Nessun rischio per l’ambiente
«Lo scout lascia il mondo
migliore di come l’ha trovato»
ROMA
è un’altra «sfida» per gli scout impegnati nella Route, «quella di stare in un parco», come sottolinea Sergio Bottiglioni,
Incaricato nazionale alla Branca Rover e Scolte. «Come scout
– ricorda – siamo abituati fin da piccoli a prenderci cura dell’ambiente. Noi non facciamo picnic, ma conosciamo il territorio passo dopo
passo, col cammino lento». «Da sempre – aggiunge Marilina Laforgia,
presidente del Comitato nazionale – crediamo a una natura che va amata e rispettata mentre la si vive. Sappiamo che non sarà un gioco facile ma siamo certi di vincere anche questa volta». Il riferimento è alla
Route del 1986 ai Piani di Pezza, nel parco abruzzese del Velino-Sirente. Anche allora ci furono critiche di parte del mondo ambientalista ma
tutto, ricorda chi c’era, «andò benissimo». Come diceva Baden Powell,
fondatore del movimento, «lo scout lascia il mondo un po’ migliore di
come lo ha trovato». Così sarà anche a San Rossore. «Un campo che si
monta e si smonta senza lasciare traccia – assicura Bottiglioni – tranne la fibra ottica che doneremo al parco e il ripristino di una zona umida». Peraltro l’area dove si svolgerà il campo è da decenni destinata
alla fruizione turistica, con migliaia di persone ogni fine settimana, con
auto e barbecue. Gli scout, invece, non accenderanno fuochi, i cibi verranno portati da fuori per tutti. Inoltre si farà la raccolta differenziata
dei rifiuti, si useranno saponi biologici. E regole molto severe «per limitare al massimo l’impatto». Per essere davvero «una città delle tende e non una megalopoli che invade il territorio come una metastasi».
Antonio Maria Mira
C’
Piacentino, Baden Powell
lo ha conquistato a 17 anni
«Ai genitori dico di non aver
paura a lasciare che i propri
figli si sporchino nel fango:
qualcosa imparano sempre»
l’inventore del Settore specializzazioni dell’Agesci. Coordina le "Grandi costruzioni" in vista
della route nazionale di San Rossore. Segni particolari: 87 anni e «il cuore che vola ancora alto, perché
quando si è scout lo si è per sempre», dice con un guizzo negli occhi, vivaci e simpaticissimi, Luigi Menozzi,
per tutti Gigi, premiato a Piacenza con l’Antonino d’oro, il riconoscimento intitolato al patrono della città e
della diocesi che ogni anno viene assegnato a un concittadino che si sia distinto per l’impegno al servizio
della comunità.
Dirigente comunale in pensione, sposato da 58 anni,
tre figli e otto nipoti, tutti scout, Menozzi è stato conquistato a 17 anni dal carisma di sir Baden Powell. Col
25 aprile 1945 e l’arrivo degli Alleati, anche a Piacenza
era giunta l’ora di ricostruire l’Asci, l’Associazione scout
cattolici italiani, sospesa sotto il fascismo. A tener viva
È
la fiamma erano stati alcuni giovani, le cosiddette aquile
randagie, tra cui i piacentini Renato Scaravaggi e Mario Cavazzuti. Sono loro a chiedere al vicario generale
Giacomo Ferrari di interpellare i parroci, perché segnalino dei ragazzi adatti all’esperienza. «Io organizzavo
le attività della Sant’Eufemia sportiva e credo di essere stato scelto per la mia propensione allo sport», commenta Gigi.
«C’è una riunione domenica mattina, vuoi andare?», gli
chiede il curato senza dargli altri dettagli. Lui si fida e
va. È colpo di fulmine. Ogni domenica mattina, per cinque mesi, si ritrova in città: Messa e attività nei giardini pubblici. Alla fine di agosto del ’45 è la volta del "campo della rinascita" sul Monte Santa Franca, da cui hanno origine i primi tre gruppi.
Gigi inizia come capo di un’improbabile squadriglia, il
"Piacenza 3", formata da ragazzi presi dalla strada, «sette/otto, tra i 10 e 13 anni, con situazioni familiari ed economiche spaventose», rammenta. Poi diventa com-
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NOMINE
Vita consacrata:
nuovi consultori
Nuove nomine nell’ambito della
Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita
apostolica. Ieri il Papa ha infatti
chiamato a ricoprire il ruolo di consultori, per la durata di un quinquennio, i monsignori: Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto; Angelo Vincenzo Zani, arcivescovo
titolare di Volturno, segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica; i reverendi: suor Marcella Farina, docente di Teologia
fondamentale e sistematica nella
Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione «Auxilium»; padre José Cristo Rey García Paredes, vice direttore dell’Istituto Teologico
di vita religiosa di Madrid; padre
Robert J. Geisinger, docente di Diritto Canonico presso la Pontificia
Università Gregoriana, procuratore generale della Compagnia di
Gesù; padre Loïc-Marie Le Bot decano della Facoltà di Diritto canonico dell’Istituto Cattolico di Tolosa; suor Maria Domenica Melone,
rettore della Pontificia Università
«Antonianum»; padre Pier Luigi
Nava, docente di formazione alla
vita consacrata nella Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione
«Auxilium»; don Jesu Maria James
Pudumai Doss, docente straordinario nella Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università Salesiana; padre Bruno Secondin docente o emerito di Spiritualità moderna e Fondamenti di vita spirituale presso la Pontificia Università Gregoriana; padre Yuji Sugawara decano della Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università Gregorian; le dottoresse Elena Lucia Bolchi, consacrata nell’Ordo Virginum dell’arcidiocesi di
Milano, patrono stabile del Tribunale ecclesiastico regionale lombardo; Lourdes Grosso García, direttrice del Segretariato della
Commissione episcopale per la vita consacrata della Conferenza episcopale spagnola.
AUSTRIA
Pellegrinaggio per la pace
sulle vie della Grande guerra
Gigi, a 87 anni il cuore vola ancora alto
BARBARA SARTORI
nel 1990, Auza ha prestato la propria opera in
varie nunziature e presso la segreteria di Stato finché nel 2008 è stato promosso arcivescovo e nunzio in Haiti. A Port-au-Prince ha
svolto la sua missione in un periodo particolarmente sfortunato per il poverissimo stato
caraibico. Il 12 gennaio 2010 infatti un terribile terremoto ha sconvolto Haiti provocando oltre 200mila morti e milioni di sfollati. Durante il suo mandato Francesco ha creato il
primo cardinale haitiano della storia. (G.C.)
missario provinciale e di zona. «Dopo pensavo di tornare a fare il "lupettaro" – ossia seguire i ragazzi più
piccoli dell’associazione – invece un capo da Roma mi
propone di dar vita al Settore Specializzazioni. Avrei
dovuto fare un quinquennio di mandato; ne sono stato responsabile per 45 anni, fino al 2013». Da questo progetto, sono nate 12 Basi nazionali, tra cui nel 1973 quella piacentina di Spettine in Valnure, dove sono passati, adolescenti, anche il premier Renzi e futura signora.
Spettine è la culla di un’altra idea nata dalla mente vulcanica di Menozzi: da 17 anni propone agli studenti
delle Medie Basi aperte, lezioni di scienze sul campo
che aiutano a conoscere e ad avvicinarsi alla natura.
«C’è necessità di educare a quei beni che non si possono comprare, ma solo vivere, come l’acqua, l’aria, la
terra – riflette Menozzi –. Perciò dico ai genitori: non abbiate paura di lasciare i vostri figli inzaccherare nel fango: impareranno sempre qualcosa!».
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La follia della guerra nel contesto
dei paesaggi di montagna. È l’esperienza proposta dal vescovo di
Innsbruck, Manfred Scheuer, a diverse associazioni cattoliche, tra
cui un gruppo itinerante di Pax Christi Austria, di cui è presidente.
Punto di partenza dell’escursione
di quattro giorni è stato, lunedì
scorso, Kötschach-Mauthen ai
piedi del Plöcken Pass, da dove il
gruppo ha intrapreso i cosiddetti
Sentieri della pace. L’escursione è
stata proposta nella memoria del
centenario della Grande guerra nel
segno del motto «Le vie che una
volta ci separavano su diversi fronti, oggi ci devono unire». Secondo
il vescovo, «i sentieri che conducono alle guerre» vengono utilizzati in combinazione con «nazionalismo» e «morire per la patria».
Supporto giornaliero al pellegrinaggio sono la preghiera contemplativa e la riflessione, rivolte anche alle situazioni di guerra di questi tempi. Ieri è stata celebrata una Messa alla croce del rifugio doganale nei pressi del Wolayersee.
La passeggiata termina oggi a San
Lorenzo di Sebato in Alto Adige. I
Sentieri della pace sono un esempio di un progetto per un monumento transnazionale per la fratellanza tra i popoli e sono stati
realizzati con il restauro di camminamenti di guerra.