IDENTIFICAZIONE DELLA MUTAZIONE V600E della PROTEINA B-Raf -SequenziamentoAMPLI-V600E-B-Raf Cat. n. 1.423seq La proteina BRAF è un membro della famiglia delle chinasi Raf. Diversi stimoli quali mitogeni, ormoni e neurotrasmettitori promuovono l’attivazione di questa proteina. BRAF svolge il ruolo di effettore intracellulare della cascata delle MAPK (Mitogenactivated protein kinase). Le conseguenze funzionali dell’attivazione di BRAF e della cascata delle MAPK dipendono dal contesto cellulare e includono alterazioni della motilità cellulare e dell’espressione di numerosi geni che regolano la proliferazione, il differenziamento, la sopravvivenza cellulare, l’immortalizzazione e l’angiogenesi. L’attivazione deregolata di questo pathway, spesso causata da alterazioni molecolari a carico dei geni codificanti per le proteine della cascata enzimatica, si verifica in molti tumori. Recentemente, mutazioni somatiche attivanti BRAF sono state riportate nel 70% dei melanomi. Queste mutazioni sono state riscontrate anche in lesioni precancerose portando all’ipotesi che l’attivazione costitutiva di BRAF sia un evento precoce della tumorogenesi. Mutazioni di BRAF sono state riscontrate molto frequentemente anche nel carcinoma papillifero della tiroide (45% delle mutazioni nei tumori papilliferi della tiroide dell’adulto), nei tumori dell’ovaio e negli adenocarcinomi del colon-retto, mentre sono state trovate con minore frequenza nel carcinoma anaplastico della tiroide,nei tumori del fegato, pancreas, polmone (non-smallcell cancer), e nella leucemia mieloide acuta. Circa il 90% delle mutazioni a carico del gene codificante per la proteina BRAF è costituito dalla trasversione T1799A nell’esone 15 che risulta nella sostituzione di un residuo di valina con un residuo di acido glutammico Val600Glu (V600E) nella proteina, la quale risulta così costitutivamente attiva. E’ evidente che conoscere l’alterazione molecolare a carico della proteina BRAF presente nel tumore risulta di ausilio nella prognosi e nella terapia. La metodica prevede un’amplificazione della regione genica di interesse mediante Polymerase chain reaction (PCR) con primers specifici. Il prodotto di amplificazione può essere sottoposto a sequenziamento utilizzando il primer fornito dal kit. CONTENUTO DEL KIT E SUA CONSERVAZIONE INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI AMPLIFICAZIONE PCR mix H2O sterile Taq Polymerase (5U/l) Primer per sequenziamento (100 pmoli/l) -20°C -20°C -20°C -20°C Principio del metodo: A) estrazione del DNA genomico B) amplificazione C) sequenziamento Applicabilità: Su DNA genomico estratto e purificato da tessuto fresco o paraffinato. Numero di Test: 25 Stabilità: superiore a 18 mesi se correttamente conservato Materiali Richiesti: tubi da 1,5 ml; portaprovette refrigerato; puntali sterili con barriera antiaerosol; tubi PCR. Reagenti richiesti non compresi nel kit: -Reattivi per l’estrazione del DNA -Reattivi per la reazione di sequenziamento Strumenti richiesti: set di pipette pre-PCR e post-PCR: 1)0.5–10 µl 2) 5 – 50 µl 3)50 – 200 µl Termociclatore programmabile; Cappa Biohazard classe II; Camera elettroforetica con alimentatore; Transilluminatore UV; Apparato fotografico; Sequenziatore. Tutti i materiali necessari all’esecuzione del test devono essere sterili, DNase e RNase free e monouso. REFERENZE: Nature 2006, 439: 359-362. Oncogene 2004, 23: 4060-4067. Cell 2004, 16: 855-67. Cancer Research 2003, 63: 4561-4567. Endocr Relat Cancer 2005, 12: 245-262. Endocr Pathol 2005, 16: 163-172. Cancer Res 2005, 65: 4238-4245. Nota: il protocollo finale potrebbe prevedere delle modifiche rispetto alla scheda tecnica. Sarebbero, comunque, modifiche inserite per semplificare la procedura. REV. 01
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