DIALEGESTHAI Direttori Emilio Baccarini Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Giovanni Salmeri Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” DIALEGESTHAI μή νυν ἓν ἦθος μοῦνον ἐν σαυτῷ φόρει, ὡς φὴς σύ, κοὐδὲν ἄλλο, τοῦτ’ ὀρθῶς ἒχειν. ὃστις γὰρ αὐτὸς ἤ φρονεῖν μόνος δοκεῖ, ἢ γλῶσσαν, ἥν οὐκ ἂλλος, ἢ ψυχὴν ἒχειν, οὗτοι διαπτυχθ´εντες ὤφθησαν κενοί, ἀλλ’ἄνδρα, κεἴ τις ᾖ σοφός, τὸ μανθάνειν πόλλ’αἰσχρὸν οὐδὲν καὶ τὸ μὴ τείνειν ἄγαν. Non portare nell’animo l’idea, solitaria, che la verità sia tua e che nient’altro sia vero. Chi è convinto d’aver senno lui solo, d’avere lui solo la parola o l’anima, appena lo scopri, vedi che dentro è vuoto. Ma per un uomo, anche saggio, imparare, deporre l’ostinazione, non è mai disonorevole. —— S, Antigone, III episodio, vv. – Im wirklichen Gespräch geschieht eben etwas. . . (Nell’autentico dialogo qualcosa accade sul serio.) —— Franz R, Il nuovo pensiero Riprendendo l’antico termine διαλ´εγεσθαι (“dialogare”) come titolo di questa collana di ricerche filosofiche, in continuità di ispirazione con la rivista di filosofia on line (http://mondodomani.org/dialegesthai) vogliamo ripetere, da un lato, l’esigenza del rigore argomentativo del discorso vero proprio della filosofia, ma dall’altro, anche, ascoltare la vita e quindi ritrovare la dialogica prima della dialettica, che significa anche offrire una “testimonianza” della verità, non soltanto argomentativa, bensì anche come “passione personale” di ricerca della verità. Vogliamo situarci in questo spazio intermedio che oggi si presenta con un’urgenza nuova, in gran parte ancora da pensare, senza arroganza e senza la pretesa antidialogica di essere portatori di una verità semplicemente da comunicare. Vorremmo proporre una sorta di apologia della verità (dialogo) contro la certezza (violenza). Vinicio Busacchi Daisaku Ikeda Una nuova filosofia dell’azione . Le Peace Proposals (-) Copyright © MMXIV ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: maggio «Lo spirito umano è dotato della capacità di trasformare anche le situazioni più difficili, creando valore e producendo significati sempre più ricchi. Quando ogni persona porterà a piena fioritura la propria illimitata potenzialità spirituale e quando i cittadini comuni si uniranno nell’impegno di generare un cambiamento positivo, nascerà una cultura della pace, un secolo della vita». D I, Per il bene della pace. Indice Presentazione Introduzione Daisaku Ikeda, filosofo della pace Capitolo I Nuove proposte per la pace e per il disarmo () Capitolo II Un mondo senza guerre () Capitolo III Nuove onde di pace verso il XXI secolo () Capitolo IV Dialogo per una pace duratura () Capitolo V Diffondere lo splendore della pace () Capitolo VI Comprensione culturale e disarmo: gli elementi strutturali della pace mondiale () Capitolo VII Verso un nuovo globalismo () Capitolo VIII Il trionfo della democrazia: verso un secolo di speranza () Indice Capitolo IX L’alba del secolo dell’umanità () Capitolo X Un Rinascimento di speranza e armonia () Capitolo XI Un mondo più umano nel secolo venturo () Capitolo XII Una nuova alba nella storia umana () Capitolo XIII Verso un secolo di pace e solidarietà () Capitolo XIV La sfida della cittadinanza globale () Capitolo XV Nuovi orizzonti di una civiltà globale () Capitolo XVI L’umanità e il nuovo millennio: dal caos al cosmo () Capitolo XVII Verso una cultura di pace: una visione cosmica () Capitolo XVIII La pace attraverso il dialogo: riflessioni su una cultura di pace () Capitolo XIX Creare e sostenere un secolo della vita: le sfide di una nuova era () Capitolo XX L’umanesimo della Via di mezzo. L’alba di una civiltà globale () Indice Capitolo XXI Un’etica di coesistenza globale. Un modello “a misura di vita” per la nostra epoca () Capitolo XXII Trasformazione interiore: il movimento profondo che crea un’onda globale di pace () Capitolo XXIII Verso una nuova era del dialogo: esplorare l’umanesimo () Capitolo XXIV Verso l’epoca di un nuovo popolo. Il grande cammino della pace () Capitolo XXV Ristabilire le connessioni umane: il primo passo verso la pace mondiale () Capitolo XXVI Umanizzare la religione per creare la pace () Capitolo XXVII Verso la competizione umanitaria: una nuova corrente della storia () Capitolo XXVIII Verso una nuova era di creazione di valore () Capitolo XXIX Verso un secolo di dignità per tutti: il trionfo della vita creativa () Capitolo XXX Sicurezza umana e sostenibilità. Condividere un profondo rispetto per la dignità della vita () Indice Capitolo XXXI Compassione, saggezza e coraggio. Costruire una società globale di pace e coesistenza creativa () Appendice A Josei Toda, Dichiarazione contro le armi nucleari (Yokohama, settembre ) Appendice B La Soka Gakkai e la Soka Gakkai International Lista degli acronimi Glossario Bibliografia e sitografia Presentazione I Il lavoro che qui presentiamo è il primo volume di cinque complessivi dedicati alla figura e all’opera di Daisaku Ikeda (–), maestro buddista, leader religioso e filosofo. Noto in tutto il mondo, quest’uomo di fede, di azione e di pensiero ha creato nel corso di oltre sei decadi di impegno sorprendentemente assiduo e versato un’opera considerevole, sia in termini di valore sociale che istituzionale che culturale; un’opera articolata e sviluppata in diversi campi e ambiti: dalla religione all’etica, dalla sociologia alla politica, dalla storia all’economia, dalla filosofia alla letteratura, dalla teoria della comunicazione alla poesia, dalla filosofia della pace alla filosofia dell’educazione. A oggi, il progetto del Daisaku Ikeda zensh¯u (Seikyo Shimbunsha, Tokyo), ossia la raccolta completa delle opere scritte di Ikeda, si compone di volumi: si tratta di un’opera di grandi proporzioni, di cui non esiste ancora sintesi critica sistematica. Sebbene interamente disponibile, allo stato attuale, solo in lingua giapponese, i suoi lavori maggiori sono tutti riprodotti in inglese — la lingua ufficiale della Soka Gakkai International (), di cui Ikeda è presidente — e, molti, anche in altre lingue, tra le quali l’italiano, lo spagnolo, il francese, il tedesco, il russo, il cinese. Considerando la vocazione internazionalista [alla Global Citizenship] di Daisaku Ikeda e il carattere di fondo del suo lavoro, sviluppato secondo un ideale di Global Civilization, si considera ragionevole — se non anche utile o, addirittura, d’obbligo — avere come fondamentale riferimento la produzione in inglese (che, come si è detto, raccoglie tutti i suoi testi maggiori). Rispetto a tale discorso, importante distinguo deve essere fatto — al di là dei casi di studio specialistico di contributi dedicati all’analisi e interpretazione specifica di opere letterarie e filosofiche di autori giapponesi [ed orientali] —, nei riguardi del costitutivo riferimento di Ikeda al Buddismo di Nichiren Daishonin, monaco riformatore giapponese vissuto nel XIII secolo. Il suo lavoro di esegesi e interpretazione delle Presentazione scritture buddiste può essere studiato, analizzato e valutato da un punto di vista teorico–specialistico solo attraverso una padronanza piena della lingua giapponese (moderna e antica), oltreché della padronanza piena della dottrina buddista e di una conoscenza approfondita della cultura, delle tradizioni e della storia religiosa del Giappone medioevale, moderno e contemporaneo. Ora, l’interesse di chi scrive (che non possiede queste competenze) non è quello di realizzare uno studio di settore sulla sua esegesi buddista, né una trattazione di sintesi critica dal punto di vista dei contenuti e riferimenti dottrinali di fondo, e neppure dal punto di vista del suo credo e insegnamento religioso (che pure, sempre chi scrive, studia, e anche pratica). Ciò che si tenta di realizzare qui tende, in qualche modo, a capovolgere la prospettiva valutativa sul riferimento della lingua. Volendo, infatti, sottoporre a un autentico e sistematico vaglio critico l’ipotesi di un “Ikeda filosofo”, vanno a porsi in primissimo e centralissimo piano le teorizzazioni, riflessioni, analisi e costruzioni argomentative sviluppate intorno a pensatori e filosofi di cultura e tradizione occidentale [innumerevoli, nelle sue opere]. La stessa visione di una Civilizzazione globale — che, come già detto, forma la base e il motivo della missione culturale e sociale ikediana — marginalizza la funzione/funzionalità della lingua giapponese e delle competenze specialistiche in materia di dottrina religiosa, rispetto alla comprensione e allo studio della sua opera filosofica. Può prospettarsi, al contrario, un certo [vario] grado di problematizzazione/problematicità della ricezione ed espressione del patrimonio filosofico occidentale nella lingua giapponese: vecchio problema che non solo un considerevole sforzo di internazionalizzazione e di ricerca scientifico–disciplinare ha, dalla Restaurazione Meiji in poi [–], trasformato e progressivamente appianato, ma che incontra il favore di un tempo (il nostro) segnato dalla mondializzazione — in cui va sempre più profilandosi una visione uniformata [tendenzialmente, occidentalizzata] del mondo e della vita [in contrasto con la “civilizzazione islamica”]. E quanto a occidentalizzazione, il Giappone, come è ben noto, si pone storicamente al vertice (nel bene e nel male) trai paesi dell’Oriente. L’opera di Ikeda è espressiva di tutto questo: pur possedendo il doppio volto di una costruzione a) fondata su una tradizione filosofico–religiosa genuinamente e squisitamente nipponica [con colleganza unica alla tradizione cinese classica] e b) interfacciata con le più rappresentative produzioni letterarie, scientifiche e speculative della cultura mondiale [secondari i rimandi Presentazione a filosofi giapponesi e cinesi], essa si sviluppa secondo un disegno di interculturalità e intercivilizzazione fortemente marcato dai caratteri della razionalità occidentale e dalla sensibilità pragmatica che è propria del nostro modo di considerare [analiticamente/argomentativamente] i fenomeni, i problemi, la vita. Ora, anche tale concezione/costruzione ikediana della Global Civilization sarà posta a tema e al vaglio, avendo noi l’obiettivo di una ricostruzione e di un esame critico di tipo filosofico. Sarà, a ogni modo, necessario in primis trattare, analizzare e testare la sostanza genuinamente filosofica [stricto sensu] del suo lavoro, riponendo l’attenzione sui contenuti e sviluppi riflessivi realizzati da Ikeda attraverso il confronto critico e argomentativo con nomi, scuole e dottrine della tradizione filosofica. Il riferimento alla filosofia buddista è importante e imprescindibile, ma qui non sarà la filosofia buddista a esser posta al centro dell’indagine: che Ikeda sia filosofo buddista e che tutta la sua opera possa leggersi come sviluppo “ancorato” alla concezione religiosa, antropologica, morale, sociale e politica del [di un] Buddismo è fatto consolidato e piano; meno piano e consolidato è che, nel complesso della sua opera, i filosofi e la filosofia giochino in modo autentico — al di là e a prescindere dall’“ancoraggio” dottrinale —, un ruolo critico–speculativo di rilievo nell’elaborazione e costruzione argomentativa delle teorizzazioni e prospettive di Ikeda sulla vita, la società, il mondo. Se i suoi lavori esprimono una filosofia nel senso più stretto del termine, ciò troverà conferma nella capacità della sua argomentazione di non impegnare la posizione intima (di credo e/o convinzione) del lettore/ascoltatore, sia che essa sia di accettazione, di rifiuto o di sospensione rispetto alla fede buddista. “Quali sono questi filosofi e queste filosofie? In che modo e in che forma intervengono e operano all’interno dei suoi lavori? Che collocazione filosofica può darsi a Ikeda?”: questi i quesiti fondamentali della nostra ricerca. A conoscenza di chi scrive, nessun lavoro di tal fatta è stato ancora prodotto, nonostante la notevole mole di scritti a lui dedicati e di studi — specialistici e non — riferiti in modo vario alla sua opera, alla sua figura, al suo impegno. Corre così l’obbligo di una trattazione articolata e sistematica, opera per opera, dell’intera produzione maggiore del Nostro. Nomi, figure, scuole, concezioni, teorie e nozioni della tradizione filosofica si trovano disseminate al suo interno — sovente in modo frammentario, sovente intrecciate a discorsi buddisti o a discorsi altri, “altri” per ge- Presentazione nere (critica letteraria, storica, poetica...) oppure ambito (di narrativa, saggistica, convegnistica, di insegnamento, occasionale...). La tesi che qui si avanza, e che si cercherà di dimostrare e difendere, è che l’opera di Ikeda risulta effettivamente espressiva di una visione filosofica suscettibile di essere trattata come costruzione razionale, come “filosofia” appunto. Dal lato del suo pensiero filosofico più profondo, quello per tanti versi più prossimo alla prospettiva filosofico–religiosa buddista, Ikeda può essere avvicinato alla tradizione dello Spiritualismo esistenzialistico (soprattutto di Gabriel Marcel), anche accostato all’evoluzionismo spiritualistico di Henri Bergson (uno dei suoi riferimenti filosofici maggiori) e, per la sensibilità umanistica e morale, alla figura di Ralph W. Emerson (altro pensatore di riferimento). Dal lato della sua filosofia della cultura e dell’educazione, il riferimento principale e più diretto è senza dubbio John Dewey. Sul fronte della filosofia della pace, invece, risultano centrali a) le teorie dialettiche di Martin Buber e Jürgen Habermas, — come sottolinea Olivier Urbain nel suo libro Daisaku Ikeda’s Philosophy of Peace () —, da porre accanto a b) «idee concernenti la cittadinanza globale e la democrazia cosmopolitica sviluppata da Daniele Archibugi, tra molti altri» e alle c) concezioni elaborate nel terreno degli studi sulla pace (peace studies; tra tutti, qui spicca Johan Galtung). Ragionando, poi, in termini di influenza personale diretta e continuativa, il nome di Ikeda va collegato a quello dello storico delle civiltà Arnold Toynbee (che rientra nel novero dei filosofi a titolo di esponente dello Storicismo [accanto e in polemica con Oswald Spengler]): l’ultima fatica firmata da Toynbee è proprio un libro scritto a quattro mani con Ikeda, un dialogo che ha avuto risonanza mondiale (tradotto in lingue); ma se Toynbee costituisce senza dubbio l’influenza intellettuale più significativa del Nostro, scarso o nullo è il rilievo di questi nel campo dello Storicismo (e dello storicismo nei suoi lavori, eccezion fatta per una certa ricorrenza del nome di Max Weber). Ora, riflettendo da una prospettiva generalissima, pare che nessuna delle comparazioni portate si mostri sufficientemente rappresentativa e della posizione filosofica di Ikeda e della possibilità di una sua col. O. U, Daisaku Ikeda’s Philosophy of Peace. Dialogue, Transformation and Global Citizenship, I. B. Tauris, London/New York , p. . . D. I, A. T, Choose Life, Oxford University Press, London . Presentazione locazione nella tradizione filosofica. A ben vedere, solo se posta tra Filosofia dell’azione ( John H. Newman, Léon Ollé–Laprune, Maurice Blondel, Georges Sorel...) e Pragmatismo (...su tutti, José Ortega y Gasset) la concezione generale di Ikeda pare trovare [respice finem] una sua collocazione speculativa appropriata e accettabile. La sua, è, potremmo dire, una nuova filosofia dell’azione, il cui cuore si esprime come filosofia della rivoluzione umana (laddove lo sviluppo pragmatico assume il carattere del nuovo umanesimo universalistico). Insomma, diversamente da Urbain e altri, non pensiamo che la sua sia una “semplice” filosofia della pace (ne discuteremo approfonditamente nello studio finale). Perché la Filosofia dell’azione? Perché questa tradizione di pensiero, che risale al XIX secolo, si presenta come una filosofia dalla forte marca spiritualistica e dall’esplicito rimando religioso (come registriamo in Ikeda); una concezione che, se da un lato solca e indaga ampiamente il campo dello spirituale, dell’interiore e dell’umano, dall’altro respinge la pura attività filosofico–contemplativa e teoretico–speculativa (e lo stesso, ancora, troviamo in Ikeda). La filosofia dell’azione ha, come lo spiritualismo, interesse e carattere religioso, ma legge la coscienza e interpreta l’umano nella chiave prospettica della volontà e dell’impegno emancipativo, ossia dell’agire religioso e pratico, sociale e creativo. Dunque, la filosofia dell’azione si traduce — proprio come troviamo in Ikeda — in pratica filosofica; in pratica filosofica e impegno pratico, sociale, civico. Sì, quella di Daisaku Ikeda è una nuova forma di filosofia dell’azione. È toto cœlo filosofia in azione! II Come si è già detto, la realizzazione di una ricerca filosofica sull’opera di Ikeda incontra la doppia difficoltà a) di una letteratura critica secondaria ancora scarna e deficitaria, e b) di un riferimento alla filosofia — nelle opere di Ikeda — sovente frammentario e disperso in campi, ambiti e generi discorsi estremamente vari (giusto per portare un esempio: Bergson può ritrovarsi all’interno di una spiegazione dottrinale per praticanti buddisti, in un intervento accademico, all’interno di un saggio filosofico, di una proposta di pace indirizzata alle Nazioni Presentazione Unite, nel Diario Giovanile, nel racconto di un’esperienza personale...). Da qui la necessità di un’indagine a tutto tondo, dal carattere fondativo, ampia e — come detto — sviluppata passo dopo passo, opera dopo opera. Nell’articolare e organizzare il piano di lavoro si è scelto di distinguere e ordinare la produzione di Ikeda in gruppi e generi discorsivi. Di riflesso la ricerca sarà così pianificata e realizzata: — Vol. : Le Peace Proposals (ovvero, le proposte di pace indirizzate da Ikeda all’ [in qualità di presidente della ], annualmente, a partire dal ). — Vol. : I saggi (ovvero, i lavori di Ikeda più teorici e speculativi, e che, al di là del campo tematico [scienza, medicina, filosofia della vita, etica...], si presentano come contributi articolati; faranno eccezione i saggi dottrinali privi di riferimento significativo alla tradizione del pensiero filosofico). — Vol. : I discorsi, i romanzi, i poemi (ovvero, tutti quei lavori che sono più prossimi, per indirizzo e contenuto, al campo e all’ambito della filosofia buddista abbracciata da Ikeda; ci troveremo nel cuore della filosofia ikediana, ma continueremo a seguire i criteri e l’interesse della ricerca stricto sensu filosofica). — Vol. : I dialoghi (qui verranno passati al vaglio tutti i maggiori dialoghi da lui realizzati negli ultimi quarant’anni, a cominciare da quello con Richard Coudenhove–Kalergi [], per proseguire con Arnold Toynbee [], René Huyghe [], Aurelio Peccei [], Bryan Wilson [], Josef Derbolav [], Linus Pauling [], Austregésilo de Athayde [], Johan Galtung [], Michail Gorbaˇcëv [], René Simard e Guy Bourgeault [], Hazel Henderson [] e altri ancora). — Vol. : La filosofia della rivoluzione umana. Saggio di sintesi. La novità della nostra operazione richiede l’utilizzo di una modalità procedurale di tipo analitico–descrittivo che, eccezion fatta per l’ultimo volume (contenente lo studio di sintesi), dovrà mantenersi immutata lungo tutto il corso della ricerca. Troverà robusto appoggio nel riferimento diretto alla fonte prima dell’opera di Ikeda — per mezzo di citazioni costanti e sovente, per quanto possibile, estese. E ciò conferirà ai primi quattro volumi quasi una configurazione di antologia critica, con il vantaggio che il lettore potrà esaminare e veri- Presentazione ficare in prima persona — come dire, “in presa diretta” — la valenza, significatività e tenuta filosofica delle argomentazioni e teorizzazioni del Nostro, di volta in volta presentate e discusse. Inoltre, si avrà la disponibilità di una panoramica dettagliata e articolata del pensiero e dell’opera di Ikeda — opera che, ci ripetiamo, a tutt’oggi, sebbene molto nota, risulta conosciuta tendenzialmente in modo parziale, circoscritto e frammentario (per la lettura dei soli saggi e/o di parte dei dialoghi, per la frequentazione dei soli suoi discorsi e/o di articoli e interventi minori). Con ciò non si creda che la ricostruzione di sintesi che qui si presenta possa offrire migliore e più efficace comprensione della lettura diretta di uno solo dei suoi lavori. Rivolgere l’attenzione direttamente ai suoi lavori è la cosa più opportuna e auspicabile. Chi scrive si reputerà già pienamente soddisfatto se, in qualche modo, avrà contribuito a suscitare nuovo interesse e attenzione per l’opera di Ikeda — una delle più straordinarie, se non la più straordinaria, del nostro tempo. “Soddisfatto” e, in qualche modo, anche sollevato, — perché, in realtà, come detto, nel nostro studio manca la vera anima ikediana, l’anima del maestro e filosofo buddista – quella che rende i suoi lavori una grandissima fonte di approfondimento e crescita spirituale, di incoraggiamento, di speranza. Lo ripetiamo ancora una volta: qui perseguiamo un disegno di analisi e studio filosofico, senza una trattazione specifica, sistematica e critica, a) del Buddismo di Nichiren Daishonin, b) dell’interpretazione religiosa e dottrinale di Daisaku Ikeda e/o c) di altri maestri della medesima scuola. Dunque, sono espunte e non considerate tutte le spiegazioni ikediane degli scritti di Nichiren Daishonin, i suoi saggi dottrinali che non sviluppano riferimenti e comparazioni con il pensiero e le teorie filosofiche, gli studi e brani e passaggi in cui le trattazioni dei termini e concetti e princìpi buddisti mancano di articolazione comparativa e argomentativa con princìpi, concetti e termini appartenenti alla tradizione filosofica. Tuttavia, in tutti i casi in cui si darà sviluppo comparativo oppure opportunità di avanzamento e approfondimento filosofico–speculativo, allora il richiamo e l’attenzione sui contenuti buddisti risulterà opportuno e verrà svolto in modo puntuale (anche col supporto, volume per volume, di schede in appendice [a cui si rimanderà con l’abbreviazione v., vedi] e di un glossario dei nomi e concetti del Buddismo a cui si farà rimando attraverso un asterisco [*]). Presentazione III La scelta di avviare questo studio filosofico con l’esame delle Peace Proposals si giustifica con la tesi qui sostenuta che l’opera filosofica di Ikeda presenta i connotati di una specifica, nuova, filosofia dell’azione, ovvero di una filosofia d’ispirazione religiosa, impegnata e militante. Le Proposte di pace sono la più diretta, genuina e incisiva espressione di tale filosofia. Sono anche, però, il primo “banco di prova” problematico. Giacché dovranno — pena il crollo dell’intera operazione — dare immediata e inequivocabile prova del rilievo argomentativo, critico e riflessivo dei filosofi, delle filosofie e dei richiami filosofici contenuti nei testi ikediani. Ogni proposta di pace — che si caratterizza di una prima parte più speculativa e di una seconda con proposte e idee di intervento concreto — sarà passata in esame singolarmente ; per la loro significatività e colleganza con l’impostazione pragmatica e impegnata della filosofia ikediana — oltreché, per la loro valenza storica e significatività generale — si è scelto di non lasciar cadere queste seconde sezioni di interventi e contributi più concreti, di carattere pratico–operativo. Il lettore potrà in tal modo farsi un’idea delle mire pratiche dell’impegno di Ikeda, del valore e del grado di coerenza ed efficacia del suo modo di abbordare e trattare i problemi (i maggiori problemi del nostro tempo), di prospettarne vie risolutive, di indicare e porre in essere strategie di risposta e di intervento. In definitiva, al lettore, spetterà, la valutazione e il giudizio finale. . . Cagliari, gennaio . Tutti i rimandi sono all’edizione italiana, divisa tra le due raccolte in volume (rispettivamente, delle proposte di pace dal al e delle proposte del biennio –) e le singole pubblicazioni annuali (per le successive proposte) a cura del bimestrale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai () «Buddismo e società» (diverse sono disponibili presso il sito web dell’, www.sgi-italia.org). Tendenzialmente, si tratta di traduzioni buone ma non prive di difetti ed errori, in alcuni casi gravi (come nella prima raccolta: D. I, La pace attraverso il dialogo, voll., tr. it di M. Zanda, Esperia, Milano ). Così, al costante riferimento all’edizione originale inglese [v. rif., sez. Bibliografia e sitografia] si sono uniti interventi di miglioramento segnalati, via via, dalle note. Modifiche minori — introdotte per ragioni di uniformità del testo e opportunità — hanno riguardato a) la marcatura in maiuscoletto di nomi di istituzioni ed enti, b) la ritrascrizione in caratteri latini e riaccentazione [sulle vocali lunghe] di nomi stranieri e concetti buddisti (fanno eccezione parole d’uso diffuso: sutra ´ akyamuni], Soka [S¯oka]). [s¯utra], Shakyamuni [Sh¯
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