RELATORI E MODERATORI si ringrazia per il contruibuto non condizionante Sig.ra Maria Donata Longo Sig.ra Anna Maria Mare Dott. Maurizio Muratore Dott.ssa Pasqua Pastore Dott.ssa Laura Quarta Dott.ssa Romano Rossella Gestione del paziente con AR tra ospedale e territorio Gestione del paziente con AR tra ospedale e territorio 6NOVEMBRE2014 Hotel “Hilton Garden INN” Lecce Corso di Formazione e di Aggiornamento Professionale Accreditato presso il Ministero della Salute n° ECM 363 - 105433 08.00 - 08.30 Iscrizione partecipanti al corso Saluti e Apertura lavori: Dott. M. Muratore O. Narracci - Direttore Sanitario ASL Lecce A. Celano - APMAR 08.30 - 09.00 Introduzione al corso: “Protezione del paziente e sanità accessibile” per superare il concetto di salute come “prodotto commerciale” Dott. Maurizio Muratore 09.00 - 09.30 AR: Gestione e controllo della spesa farmaceutica sul territorio Dott.ssa Pasqua Pastore 09.30 - 10.00Gestione e controllo della spesa farmaceutica ospedaliera Dott.ssa Romano Rossella 10.00 - 10.30Rapporto costo/beneficio dell’uso del biologico Dott.ssa Pasqua Pastore 10.30 - 10.15 Coffee break 11.00 - 11.30 Criteri e percorsi per l’appropriatezza prescrittiva in AR: il corretto approccio al paziente 11.30 - 12.00 La De-ospedalizzazione dell’uso dei biologici: vantaggi economici e sociali Dott. M. Muratore 12.00 - 12.30 Progetto SUSTAIN: esperienza diretta del paziente Dott.ssa L. Quarta, Sig.ra Anna Maria Rizzo 12.30 - 13.00 Ruolo dell’infermiere nella gestione della terapia biologica nel paz. Affetta da A.R. Sig.ra Maria Donata Longo 13.30 - 14.00 Prove pratiche per il trattamento infusionale del farmaco biologico 14.00 - 14.30Discussione sui temi trattati 14.30 - 15.00 Chiusura dei lavori e compilazione del questionario d’apprendimento L’artrite reumatoide (AR) è una poliartrite infiammatoria cronica, disabilitante e progressiva, a carico delle articolazioni sinoviali. Il picco di incidenza della patologia si rileva nella quinta decade di vita, benché siano disponibili evidenze di un esordio anche più tardivo della malattia [1]. Gli studi epidemiologici sull’AR, considerati nel loro insieme, riportano, a seconda della razza, del sesso e della latitudine, valori altamente diversificati di prevalenza (da 0,33% a 6,8%) e di incidenza (da 12 a 1200 per 100.000 abitanti)[2-9]. Limitatamente all’Europa, l’AR sembra essere più frequente nelle popolazioni del Nord Europa; nelle popolazioni del bacino del Mediterraneo sembra essere meno severa e con meno frequenti manifestazioni extraarticolari. Per quanto riguarda l’Italia, diversi studi confermano una bassa prevalenza di AR. Cimmino et al. evidenziano, in una indagine epidemiologica condotta nel comune di Chiavari, una prevalenza nella popolazione generale dello 0,33%, 0,13% nel sesso maschile e 0,51% nel sesso femminile [9]. Salaffi et al. in una recente (2005) valutazione riporta una prevalenza di AR in Italia dello 0,46% [10]. E’, in ogni caso, dimostrata una maggiore prevalenza nel sesso femminile, con un rapporto uomo/donna di circa 1:4, per un totale di circa 410.000 pazienti con AR [1112]. Per quanto attiene alla disabilità, si stima che circa l’80% delle persone con AR presenti disabilità a 20 anni dall’esordio della malattia[13]. La malattia è progressiva, con fasi di riacutizzazione e peggioramento. Secondo i dati del Rapporto Sociale ANMAR, il 22,7% dei pazienti lavoratori interpellati ha dichiarato che è stato costretto a modificare la propria attività lavorativa a causa della patologia: il dato è direttamente proporzionale alla durata della malattia e al relativo grado di evoluzione, arrivando al 30,1% tra coloro che hanno avuto diagnosi della malattia da più di 10 anni; più del 10,4% di questi è stato costretto a cambiare lavoro. C’è poi una considerevole quota di lavoratori che ha riportato episodi di ripetuta assenza dal lavoro a causa della malattia: 35% tra le persone al di sotto dei 44 anni di età e il 43,6% delle persone con una età compresa tra i 44 e i 65 anni, che hanno segnalato di essersi assentati dal lavoro nell’ultimo mese prima dell’indagine Alcuni studi hanno dimostrato che la sopravvivenza migliora grazie ad una diagnosi precoce e all’uso di nuovi e più aggressivi regimi terapeutici antireumatici[15]. Il trattamento farmacologico dell’AR si basa sull’utilizzo di molecole a effetto sintomatico (FANS e corticosteroidi) e principi attivi che rallentano la progressione della malattia (disease modifying antirheumatic drugs, DMARDs). Tra i DMARD biologici sono disponibili gli anti-TNFα come adalimumab, etanercept e infliximab, e biologici con diverso meccanismo d’azione come abatacept, rituximab e tocilizumab. Abatacept è indicato in combinazione con metotressato nel trattamento di pazienti affetti da AR da moderata a severa non responsivi a precedenti trattamenti con DMARDs. Le terapie biologiche hanno cambiato la storia delle malattie reumatiche), assicurando livelli elevati di efficacia e sicurezza. Ma anche nell’ambito di questo tipo di trattamento permangono aree di insoddisfazione, legate per lo più alle modalità di somministrazione. I farmaci biologici hanno due diverse modalità di somministrazione: alcuni sono somministrati per via sottocutanea mentre altri per via infusiva. Ad oggi, abatacept prevede la somministrazione per via infusiva ogni 28 giorni. Questa modalità di somministrazione richiede che il paziente si rechi con una certa periodicità al Centro di Reumatologia per effettuare la somministrazione del farmaco. Se da una parte questa modalità di somministrazione richiede lo spostamento del paziente al Centro di Reumatologia, dall’altro consente di monitorare il paziente rispetto alla sua aderenza alla terapia ed eventuali eventi avversi. Per migliorare la qualità di vita dei pazienti e supportarli nella gestione della terapia, in Italia è attivo dal 2010 il Programma SuSTAin, un programma di assistenza nato dalla collaborazione tra Domedica e Bristol-Myers Squibb per la somministrazione territoriale del farmaco abatacept; il Programma è attualmente attivo in due Regioni, Lazio e Puglia, e prevede la somministrazione presso il domicilio del paziente o presso Centri Infusionali dislocati sul territorio in modo da limitare gli spostamenti delle persone affetta da AR. Le persone affetta da AR, in cura con abatacept, ricevono informazioni sul Programma SuSTAin presso il Centro di Reumatologia responsabile della loro terapia. L’adesione è totalmente gratuita e consente al paziente di avere accesso a diverse risorse messe a disposizione da Domedica: un Contact Centre dedicato, una rete di infermieri specializzati nella gestione della terapia ed un team di reumatologi. Il reumatologo, che rimane sempre il punto di riferimento del paziente per tutti gli aspetti terapeutici, individua i pazienti che ritiene eleggibili per il Programma SuSTAin e questi, su base volontaria e gratuita, possono aderire. Il Contact Centre è il primo punto di contatto e di supporto per il paziente: chiamando il numero verde dedicato il paziente (o eventualmente il caregiver) parla con operatori specializzati Domedica per avere informazioni sul programma (es. modalità per aderire, Centri di Reumatologia che hanno aderito, ecc.), organizzare una infusione, o spostare il giorno e l’orario di una infusione precedentemente organizzata. Il Contact Centre è responsabile di garantire il rispetto dei livelli di servizio offerti dal programma ed effettua periodicamente contatti con il paziente per rilevare eventuali esigenze e monitorare l’andamento del programma; inoltre, gestisce la rendicontazione puntuale delle attività svolte dai reumatologi e dagli infermieri e organizza il calendario infusivo dei pazienti. Il paziente inserito nel Programma SuSTAin beneficia di un infermiere a lui dedicato, specializzato nella gestione della terapia. L’infermiere effettua ogni 28 giorni la somministrazione del farmaco a domicilio del paziente o presso Centri Infusionali dedicati. In questo secondo caso l’infusione è supervisionata da un reumatologo e più somministrazioni possono essere effettuate contemporaneamente. La somministrazione del farmaco avviene in luoghi diversi a seconda della Regione in cui il programma è attivo: nel Lazio, viste le caratteristiche logistiche della Regione ed in particolare della città di Roma, per rispondere maggiormente alle esigenze dei pazienti le infusioni avvengono al domicilio, mentre in Puglia presso Centri Infusionali dedicati, dislocati sul territorio per minimizzare gli spostamenti, e sotto la supervisione di un reumatologo. In Puglia, per i pazienti con difficoltà a spostarsi presso il Centro Infusionale, su indicazione del reumatologo di riferimento, è possibile prevedere l’infusione al domicilio del paziente. Il farmaco viene ritirato presso le farmacie territoriali o presso le farmacie ospedaliere o direttamente dai Pazienti o dall’infermiere Domedica, opportunamente delegato dal Paziente, in modo da dare un servizio completo ai Pazienti stessi, e ridurre al minimo gli spostamenti e le difficoltà logistiche del Paziente e del Caregiver. Scopo del presente lavoro è fornire una valutazione del Programma SuSTAin in termini di valore per i Pazienti e i Centri di Reumatologia.
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