Corriere della Sera Domenica 21 Dicembre 2014 Il caso di Sergio Rizzo CRONACHE Roma e i 300 milioni di rimborsi Tutte le cause perse dal Comune Dai bus ai rifiuti, battaglie legali sugli arbitrati avviati dalla precedente giunta Trecento milioni e una domanda: perché quando affrontava un arbitrato il Comune di Roma perdeva sempre? Qualcuno potrà dire che non è un caso isolato. Le statistiche non dicono forse che la parte pubblica soccombe, curiosamente, almeno nel 90 per cento dei casi? Verissimo. Ma c’è modo e modo. E qui la storia dei tre arbitrati perduti durante la scorsa amministrazione dalle aziende capitoline nei confronti delle loro controparti private, che potrebbero costringere i contribuenti (romani e non) a sborsare circa 300 milioni di euro, si è rivelata se possibile ancora più singolare. Giovedì scorso l’ultima puntata: causa l’assenza di un giudice in Corte d’appello l’udienza per l’omologazione del lodo arbitrale Atac-Tpl, dove qualcuno forse confidava nel miracolo, è stata rinviata. Le speranze sono al lumicino, affidate a un ricorso in Cassazione che durerà anni. Nel frattempo, il contatore impazzito continua a girare vorticosamente, e fra interessi e altri oneri è già arrivato a 115 milioni. Del resto il lodo arbitrale risale a più di cinque anni fa: novembre 2009. La storia comincia a gennaio di quell’anno, quando il consorzio Roma Tpl, sigla che sta per «Trasporto pubblico locale», attiva un arbitrato con l’Atac. Siccome con 12 mila dipendenti l’azienda municipalizzata del trasporto romano non riesce nemmeno a garantire il servizio in tutte le periferie, ecco che alcune linee sono affidate dal lontano 2006 in appalto ai privati. Appunto, del consorzio Roma Tpl: altre 884 persone. Capitale ripartito in tre fette identiche: la Marozzi di Luciano Vinella, già socio privato delle Ferrovie nella società di trasporto su gomma Sogin; il consorzio autotrasportatori Troiani, Pompili, Fonti e Mei; la società Umbria Tpl, della quale sono azionisti di maggioranza la Regione Umbria nonché Provincia e Comu- I numeri LE MUNICIPALIZZATE Gruppo Atac 1.038,4 Gestisce i trasporti pubblici di Roma Capitale e di alcuni comuni 216,3 limitrofi fatturato/ valore della produzione 878,2 (mln euro) perdite/ utile netto 3,2 (mln euro) 802,8 11.959 dipendenti LA LINEA C La spesa per il nuovo tracciato della metropolitana di Roma 3.047.424.000 euro il costo previsto 45 3.739.863.000 euro quanto speso finora le varianti disposte rispetto al progetto originale. Sono costate 315.900.000 euro 25,6 km la lunghezza complessiva debiti netti (mln euro) Ama È la società che si occupa dello smaltimento rifiuti e dei servizi funebri 379,3 9.536 (stima) 21,5 km il tratto effettivamente in costruzione Fonti: Bilanci Atac e Ama 2013 Indagato/1 Franco Panzironi, ex presidente Ama, indagato per Mafia Capitale ne di Perugia. L’onere si aggira sui 60 milioni di euro l’anno, naturalmente in più oltre al costo immane dell’Atac. Finché nel gennaio 2009 Roma Tpl chiede l’adeguamento del prezzo a chilometro con il quale si era aggiudicata la gara. Per giunta, con decorrenza retroattiva fin dall’inizio della fornitura del servizio. L’Atac potrebbe rifiutarsi di andare davanti agli arbitri: la procedura è prevista dal capitolato ma non dal contratto dove c’è scritto che ogni lite va risolta in tribunale davanti al giudice ordinario. Invece accetta. E il collegio arbitrale presieduto dall’avvocato dello Stato e collezionista di incari- 19 l’inesauribile consigliere comunale Riccardo Magi nell’esposto presentato qualche mese fa all’autorità anticorruzione. Nel 2012 il collegio riconosce al general contractor altri 90 milioni a carico del committente pubblico per i maggiori costi sostenuti proprio in quanto general contractor. Alla base, una perizia elaborata da un gruppo di esperti fra i quali l’ex presidente del consiglio superiore dei Lavori pubblici Angelo Balducci. E soltanto pochi mesi prima che il Cipe, con una delibera sorprendente che fa prescindere il finanziamento da qualunque responsabilità «dei soggetti a vario titolo coinvolti» nell’opera (siamo agli sgoccioli del governo di Mario Monti), stanzi per la Metro C di Roma altri 230 milioni. Novanta milioni, interessi compresi, è lo stesso conto che dovrebbe pagare l’Ama al consorzio Co.La.Ri di Manlio Cerroni come risultato di un arbitrato scaturito dalla richiesta di adeguare, fra l’altro, il compenso per il monitoraggio post mortem della discarica di Malagrotta: la più grande d’Europa. Corriere della Sera chi extragiudiziali Vincenzo Nunziata, mentre è capo di gabinetto del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini (in precedenza lo era stato del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni), dà ragione a Roma Tpl. Il totale è di 68,2 milioni. Senza contare i compensi dello stesso collegio arbitrale (un milione 385 mila euro) e parcella (impugnata) di 945 mila euro presentata dall’avvocato che per l’Atac avrebbe dovuto seguire il ricorso. Ora il conto, è arrivato appunto a 115 milioni. Fra ingiunzioni e pignoramenti la giunta di Ignazio Marino contesta radicalmente non soltanto l’esito del lodo, ma addirittura la fondatezza stessa dell’arbitrato. L’assessore ai Trasporti Guido Improta è arrivato anche a sollevare pubblicamente seri dubbi «sull’efficacia della strategia difensiva dell’Atac», sottolineando la velocità con cui la procedura si è esaurita: 10 mesi in tutto. Cinque anni è durato invece l’arbitrato che ha opposto la società del Comune Roma Metropolitane al consorzio Metro C: Astaldi, Vianini del gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone, Ccc e Cmb della Lega coop e Ansaldo-Finmeccanica. Ma con un risultato pressoché identico, come ha sottolineato Il danno e la beffa Le liti vengono decise attraverso arbitrati. E l’amministrazione paga parcelle a cinque zeri Indagato/2 Giovanni Fiscon, ex direttore Ama, accusato di aver pilotato appalti La cosa nasce da una legge che ha allungato a trent’anni l’obbligo dei controlli, e l’esito dell’arbitrato che ha visto soccombere l’Ama ha originato una diatriba fra i consulenti del Comune, che vorrebbero affibbiare la competenza di quell’onere al commissario al vecchio debito della capitale Massimo Varazzani, e il commissario stesso che sostiene il contrario. Se prevalesse in tutto o in parte la tesi che deve pagare il Comune sarebbe impossibile non immaginare un aumento della tassa sui rifiuti. Per non parlare di quello che potrebbe accadere se l’Ama soccombesse anche nel secondo arbitrato promosso dal Co.La.Ri. per l’adeguamento storico delle tariffe. Una causa nella quale le ragioni di Cerroni sono sostenute dall’ex sottosegretario alla Giustizia Andrea Zoppini ed è stato già previsto un acconto di 400 mila euro sui compensi di ciascun arbitro. La richiesta? Novecento milioni di euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Nuovi sequestri alla cupola Le commesse al Welfare Vigneti e yacht intestati a parenti novantenni Poletti e i lavori alla coop di Buzzi «Non li decide il ministro» ROMA Ai cento milioni di venerdì se ne aggiungono altri 13. Il nucleo tributario della Finanza assesta un altro colpo a Cristiano Guarnera, imprenditore in cella per Mafia Capitale, sequestrando altri 93 beni tra immobili e quote societarie. Gli accertamenti del Gico sono incentrati sulla contabilità della Edilizia Piera S.r.l., rappresentata dal nonno di Guarnera, Angelo, 90 anni, e le cui quote sono intestate anche alla nonna Maria Piera Verducci. E tra gli intestatari di case, vigneti, yacht e quote di altre società sequestrate venerdì ci sono anche altri parenti, la convivente e la cognata di Guarnera, ritenuto dai pm «imprenditore mafioso», divenuto dopo l’affiliazione al gruppo «parte integrante dell’associazione». ROMA La cooperativa 29 Giugno già di Salvatore Buzzi, in carcere per Mafia Capitale, e ora affidata ad amministratori giudiziari è stata autorizzata dal Tribunale a proseguire i lavori di pulizia nelle sedi del ministero del Lavoro. Lo precisa lo stesso ministero in risposta a «notizie riportate in questi giorni da alcuni mezzi di informazione, che, in modo falso e strumentale, parlano di “affidamento diretto” alla cooperativa» chiamando in causa il ministro Giuliano Poletti, già finito nella bufera nei giorni scorsi per una foto che lo ritrae accanto al socio di Carminati. «Gli adempimenti per le gare di affidamento di servizi — dice il ministero — esulano dall’attività di indirizzo politico in capo al ministro». Grillo chiede le dimissioni di Poletti. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 21 Dicembre 2014 CRONACA DI ROMA «Sui poveri finora sciacallaggio Ma anche da Marino solo parole» L’inchiesta Guarnera Sequestrati altri beni per 13 milioni Parla don Enrico Feroci, direttore della Caritas: «Servono etica, cuore e concretezza» «Mafia Capitale? Sono anni che ripeto che sui poveri, sugli ultimi c’è stato uno sciacallaggio. Certo, era difficile che non fosse così, visto che si lavora sempre e solo sulle emergenze, senza programmazione, nè concertazione fra le autorità. Bisogna cambiare mentalità, se no non si va avanti». Di poveri, di disperati, di senzacasa e senza speranza se ne intende, don Enrico Feroci. Non si fa il direttore della Caritas romana per niente. E sulla vicenda che scuote in questi giorni la politica e la vita della città, ha le idee chiare. Dopo le macerie del sistema assistenziale romano, cosa si può fare? «Il Papa, qualche giorno fa a Strasburgo, l’ha detto chiaro. Dire no alla cultura dello scarto, all’economia che travolge la vita delle persone, soprattutto le più deboli e indifese, no alla logica del profitto a ogni costo» E in pratica? «In pratica spero che al posto di chi si augurava “un anno pieno di miserie e disgrazie” arrivi qualcuno che affronti il problema con la testa, ma anche col cuore». Finora lei aveva la sensazione che non fosse proprio così? «No. Anche se certo non avevamo idea di quanto marcio ci fosse». Ma la situazione dei poveri, Vocazione Don Enrico Feroci, 74 anni, è da 5 direttore della Caritas diocesana. È stato parroco e insegnante nei Seminari dei rom, degli immigrati a Roma è obiettivamente difficile... «Mah, dobbiamo sempre ricordare che parliamo sempre di minoranze. Prendiamo i Rom. Sono 7-8 mila in tutto, su 4 milioni di romani. Eppure il sindaco Alemanno sulla paura degli stranieri, degli zingari ha costruito la sua campagna elettorale e poi la sua elezione...». I sospetti del passato «Certo che avevamo capito che c’era del marcio, ma non sapevamo quanto» Nulla di concreto? «Vogliamo parlare del campo di Castel Romano? Quando metti oltre un migliaio di persone, di etnie diverse e non sempre in buoni rapporti fra loro, in un posto senza servizi nè centri di aggregazione, cosa può venirne fuori? Eppure anche lì dentro ci sono tante famiglie per bene, che avrebbero bisogno di un’occasione per riprendere in mano la loro vita. E invece sono spesso destinati a soccombere sotto i più forti, i malavitosi che nel campo senza regole dettano legge». Con Marino va meglio? «Non saprei. Sono andato a parlargli. Gli ho chiesto che idee avesse sui nomadi, cosa avrebbe fatto. Ho ascoltato solo parole, belle ma senza progetti reali dentro». Lei cosa farebbe? «Guarderei a altri Paesi, anche europei, come Spagna e Portogallo, dove i poveri vengono impiegati per lavori socialmente utili. Quali? Tutti si lamentano per esempio che rovistano nei cassonetti. Allora si potrebbe affidare loro la raccolta e il recupero di materiale da riciclare. Ci sono tante cose che si possono fare, la peggiore è affidarsi all’assistenzialismo. I poveri hanno bisogno di diritti, di lavoro, di case. Come tutti noi». Ester Palma 5 RM Mafia Capitale Il 2 dicembre carabinieri e finanzieri arrestano 37 persone (con 76 indagati) nell’inchiesta Mondo di mezzo (o Mafia Capitale) Le finalità La spartizione di appalti e finanziamenti pubblici Aumentano i beni sequestrati dalla Guardia di Finanza di Roma a Cristiano Guarnera, tra gli arrestati dell’inchiesta su Mafia Capitale. A distanza di 24 ore dal sequestro di un patrimonio da 100 milioni di euro, si aggiungono altri 93 beni, tra immobili e terreni, del valore di oltre 13 milioni di euro. Il valore complessivo del patrimonio sequestrato supera così gli oltre 113 milioni di euro. I nuovi beni sono stati scoperti dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma nelle «pieghe» della contabilità della società Edilizia Piera Srl, rappresentata dal nonno 90enne di Guarnera e le cui quote sono intestate all’imprenditore arrestato e alla nonna. Questi immobili, spiegano gli investigatori, «a prima vista, non risultavano riconducibili alla società, in quanto le relative trascrizioni nei pubblici registri immobiliari erano state effettuate con una ragione sociale leggermente difforme e senza l’indicazione della partita Iva» della società. Il numero degli immobili e dei terreni riconducibili a Guarnera salgono così a 274. Era grazie all’intervento di Carminati che alcune delle imprese riconducibili a Guarnera venivano coinvolte «per il soddisfacimento delle esigenze connesse al piano di “emergenza abitativa”». © RIPRODUZIONE RISERVATA Cappella della Trasfigurazione Messa Inaugurale domenica 21 dicembre ore 11.00 presieduta da Monsignor Liberio Andreatta sul parcheggio B 1 piano ingresso lato ristorazione © RIPRODUZIONE RISERVATA
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