L'arte dell'ascolto La fenomenologia del vuoto e dell’assenza Dalle schizofrenie paucisintomatiche (W. Blankenburg) alla sindrome anancastica (V.E. Von Gebsattel) Angela Peduto, Mariangela Pierantozzi L'indagine dei fenomenologi a noi più vicini nel tempo resta irrinunciabile nella sua folgorante profondità. Ad essi è dedicata questa terza tappa dell’ Arte dell’Ascolto. Grande esponente della psichiatria contemporanea, allievo di Heidegger e Szilasi, profondo conoscitore di tutta la riflessione filosofica e clinica che ha nutrito l'impresa fenomenologica, Wolfgang Blankenburg non ha mai smesso di muoversi entro l'orizzonte antropoanalitico, cercandovi le premesse per afferrare quanto di più sfuggente e indicibile c'è nell'esperienza psicotica. L'interesse di Blankenburg per le forme povere di schizofrenia, quelle paucisintomatiche, scaturisce dal suo desiderio di afferrare qualcosa dell"essere schizofrenico", qualcosa che sottende l'efflorescenza delirante e allucinatoria. "Ne va della possibilità di mettere in luce quello che negli schizofrenici è "disturbato" alla base del loro essere uomini. E' in questo senso che parlo di disturbo fondamentale". Esplorare le forme paucisintomatiche, là dove meno risuona il clamore del delirio, significa porsi in ascolto di questo disturbo fondamentale e silenzioso, più originario del sintomo delirante - e cercare così di accostarsi al nucleo più segreto dell'esperienza schizofrenica. La riflessione di Blankenburg si concentra su un vuoto, su quella beanza dell'essere che la sua paziente Anna chiama "mancanza dell'evidenza naturale”. Il passo verso il complesso fenomeno che chiamiamo autismo è breve: l’autismo, se declinato al di là dei singoli eventi clinici - non semplice sintomo, non ritiro o isolamento né soltanto ripiegamento su se stessi o perdita di comunicazione - interroga infatti profondamente la fondazione del Sé in rapporto all'Altro e rinvia ad uno scacco nella fondazione intersoggettiva del mondo. Dall’esperienza psicotica a quella anancastica: due mondi apparentemente lontani, eppure… il quadro dell’ossessivo sembra porsi come un sottile crinale tra nevrosi e psicosi. L’esplorazione che ne fa Victor von Gebsattel, riportando l’analisi di tre pazienti, riesce a illuminare di significato un’esistenza che appare dominata dal vuoto e dalla paralisi: la ripetizione instancabile, l’incessante messa in atto di rituali, sono il segno del dramma che intrappola il soggetto. 1 L’esistenza è imprigionata in un cerchio chiuso che continua a tornare verso i temi dello sporco e dell’impuro. Von Gebsattel (pochissimo tradotto in italiano) si è occupato da fenomenologo di tutti i grandi temi della psichiatria. Fin dal 1925 si è interrogato sull’influenza della persona del medico nella cura, e l’ha considerato il fondo di ogni esperienza, di ogni sapere specializzato, qualcosa che sottende la padronanza della tecnica del processo psicoterapeutico. Al di là di ciò che sa, il medico esercita il suo “potere strutturante” attraverso ciò che è. Così, nella sua attività terapeutica, l’aspetto più importante diventa qualcosa che non può essere appreso: la capacità di “accogliere l’altro nella propria sfera vitale” - non banale accoglienza, bensì autentico incontro, sfida esistenziale alla rottura della matrice intersoggettiva che accompagna la patologia. Gli incontri si svolgeranno lunedì 3 febbraio, 3 marzo e 7 aprile 2014 alle ore 21 presso la sede dell’Associazione. I primi due saranno dedicati a W. Blankenburg, il terzo a V.E.von Gebsattel. Un quarto incontro si svolgerà di sabato mattina, in data da definirsi, insieme a un fenomenologo clinico ospite. Informazioni più dettagliate sul sito dell’associazione www.officinamentis.it 2
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