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n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
Copia privata e Samsung HU8200
TV curvo ora
l’opacità di Stato Ilcosta
05
meno
Venerdì sera d’inizio estate con brutta figura:
non stiamo parlando della nazionale italiana,
ma del Ministro Dario Franceschini che
proprio venerdì scorso ha firmato il decreto di
adeguamento dei compensi per copia privata.
Non è tanto la sostanza che dà fastidio: 4 euro
per uno smartphone da 16 GB sono comunque
tanti per una non-contropartita come la copia
privata; ma data la completa arbitrarietà del
sistema dei compensi, sia nella ratio originaria
che nella raccolta e nella ridistribuzione, se
fossero stati 5, 6 o 20 euro non si sarebbe potuto obiettare nulla. Sono cifre a caso (per non
dir di peggio), senza alcun fondamento reale
e anzi ampiamente contraddette dagli studi
commissionati (e mai contestati) dallo stesso
Ministero dei Beni Culturali, che dimostrano
come la copia privata sia oramai una pratica
residuale e in via di esaurimento.
Quello che è offensivo è il modo in cui il
Ministro Franceschini e il suo staff hanno comunicato l’avvenuta firma del decreto. Innanzitutto
il momento: dopo settimane di attesa, Franceschini comunica con un tweet e un post su
Facebook l’avvenuta firma poco dopo le 20 di
venerdì sera, subito dopo la conclusione della
partita dell’Italia, ovverosia nel momento in cui,
per mille motivi, la notizia ha meno chance di
essere ripresa con tempismo e quindi anche
letta; strategicamente dopo le elezioni e nel
cono d’ombra del primo weekend d’estate e
delle discussioni sull’Italia calcistica.
Unica fonte di informazione, un lungo ma
incompletissimo comunicato stampa, privo
della sostanza, ovverosia i nuovi compensi
(se non pochi esempi); un’accozzaglia di
excusatio non petita e falsi argomenti, come
l’ampia citazione della petizione di 4000 autori (e come tali ben interessati ad un aumento)
tacendo colpevolmente le petizioni firmate
da decine di migliaia di comuni cittadini.
Le tante falle della nota del Ministero sono
state ampiamente descritte in queste ore
nel bell’articolo di Guido Scorza su Il Fatto
Quotidiano, a cui rimandiamo volentieri.
La nota del Ministero, di cui abbiamo dato
completa pubblicazione, è tutt’altro che
equidistante, come si richiederebbe alle
Istituzioni e riporta una a una tutte le mozioni
sostenute da SIAE e aventi diritto, trascurando
le altre (compreso il fatto, da noi più volte
dimostrato, di come alla fine paghino i consumatori): una brutta figura la cui responsabilità
oggettiva è senza dubbio in capo al Ministro
Franceschini ma della quale pare plausibile
ritenere responsabili anche gli apparati del
Ministero che hanno favorito questo tipo di
comunicazione.
Tanto che l’ufficio stampa del Ministero,
perseverando nella medesima linea di nontrasparenza, per tutta la giornata di sabato e
di lunedì (giorno in cui scriviamo) si è rifiutata
di condividere il testo del decreto come anche
solo la tabella completa dei compensi riadeguati: si tratta di fatti, non più di anticipazioni;
di numeri passati alla firma: nasconderli
all’opinione pubblica, tanto per far sbollire
un po’ dello sdegno che nel frattempo si sta
diffondendo, è offensivo nei confronti dei
cittadini e contraddittorio rispetto alla tanta
sbandierata trasparenza.
Ma c’è un’altra vulnerabilità in tutta questa
storia: il comunicato stampa del Ministero
inizia con la celebrazione di un accordo tra il
Ministro e Gino Paoli finalizzato a destinare
l’incremento del gettito delle nuove tariffe
Nokia Lumia 930
Un piccolo gioiello
da 599 euro 09
Yamaha YSP 2500
Il proiettore sonoro
super versatile 23
Copia Privata
Franceschini firma
Via libera al decreto legge
Compensi a 4 euro su
smartphone e tablet da 16 GB
02
02
08
Amazon Fire Phone
Bello e innovativo
Lo smartphone è integrato
nell’ecosistema Amazon
Riconosce oggetti, canzoni, film
Con Creative Cloud IN PROVA
Adobe esplora
nuove strade
15
Le app sono totalmente
rinnovate. C’è anche kit con
righello e penna digitali per
disegnare con l’iPad
Tutti i giochi
più “forti” della
prossima stagione
19
“alla promozione di giovani autori e artisti e
di opere prime”. In questa vicenda di cui la
trasparenza non è certo la migliore qualità,
il Ministro Franceschini si sostituisce al legislatore e addirittura determina con una delle
parti interessate una nuova destinazione
dei compensi che, invece, secondo la legge
vigente, vanno semplicemente ridistribuiti agli
aventi diritto. E qui si apre una discrezionalità
– l’ennesima in questa storia - molto pericolosa: chi decide chi sono i giovani autori e artisti
Direttamente dall’Electronic
Entertainment Expo tutti i
giochi che ci faranno sognare
a dover beneficiare? E con quali meccanismi?
Si tratterà delle solite discrezionalità all’italiana per sostenere autori ed artisti “amici”
o peggio ancora organizzatori di eventi e
manifestazioni ancora più “amici”? Vorremmo
poter credere che la finalità sia davvero
quella di aiutare i giovani autori e artisti.
Permetteteci, nell’Italia dell’Expo e del Mose,
di non nutrire questa fiducia, almeno a priori.
Gianfranco GIARDINA
30
Huawei Ascend P7
OK il prezzo è giusto
33
LG G2 Mini, del G2
ha solo il design
35
AKG Y50, qualità
e design alla moda
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23 GIUGNO 2014
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MERCATO Franceschini firma, via alla riderminazione dei compensi per copia privata applicati ad apparecchi e supporti
Copia privata: compensi a 4 euro su smartphone e tablet
Si prende dove “girano i soldi”: diminuzioni solo per CD-R e DVD-R, che nessuno compra più. Per la serie “ti piace vincere facile...”
di Gianfranco GIARDINA
È lo stesso Ministro Dario Franceschini
a darne conferma via Twitter (di venerdì
sera e in pieno “cono d’ombra” da Italia-Costa Rica): “Firmato decreto copia
privata. Il diritto d’autore garantisce la
libertà degli artisti e i costi vanno sui
produttori, non sui consumatori”
La telenovela sui compensi per copia
privata, stagione 2013-14 si chiude quindi qui: il Ministro dei beni e delle attività
culturali e del turismo ha infatti promulgato l’atteso e discusso decreto ministeriale di riadeguamento dei compensi.
Non si conosce ancora il testo preciso
del decreto, ma in una nota diffusa dal
- sono stati comunicati alcuni (pochi)
elementi chiave: innanzitutto i compensi
su smartphone e tablet, che passano a
4 euro (un aumento di circa il 350% per
gli smartphone, che partivano da 0,90);
sono stati poi comunicati anche i compensi relativi ad altre fattispecie oramai
in completo abbandono, guarda caso
questi al ribasso: i CD-R passano da 0,14
a 0,10 e i DVD-R da 0,41 a 0,20. Ma nulla si sa, per ora, relativamente al resto
delle categorie soggette, come PC, TV,
hard disk e altri apparecchi con memoria
integrata. Qui di seguito le uniche cifre
comunicate per ora dal Ministero, con il
solito confronto con Francia e Germania
e la consueta omissione degli altri Paesi
che non hanno compenso o ce l’hanno
inferiore al nostro.
Una nota, quella diffusa dal Ministero,
scritta evidentemente con il contributo
di SIAE: Franceschini e Gino Paoli si impegnano, non potendo cambiare il det-
tato di legge, a far sì che le associazioni
che percepiscono i compensi destinino
l’incremento generato dalle nuove tariffe (e quindi si sa già che si tratta di incremento) ad attività di “promozione di
giovani autori e artisti e di opere prime”.
Inoltre si cita ampiamente la raccolta di
firme tra artisti promossa da SIAE, che
ha raccolto 4000 sottoscrizioni da parte
di una parte evidentemente interessata
ad incassare, ma si trascura di citare le
petizioni con molte più adesioni realizzate per esempio da alcune associazioni
dei consumatori. Come dire: vale di più
il parere di pochi aventi diritto (che sono
ovviamente favorevoli agli aumenti dei
propri guardagni) rispetto all’appello di
molti cittadini. Una spiacevole asimmetria: il Ministro avrebbe fatto meglio a
non citare né gli uni né gli altri e limitarsi
al suo ruolo istituzionale, che non dovrebbe essere schierato.
La nota ministeriale dedica poi ampio
spazio a sottolineare, come già nel tweet
di Franceschini, che l’incremento dei
compensi non graverà sui consumatori.
Come abbiamo più volte sottolineato,
ovviamente le industrie che pagano il
compenso non sostengono certo direttamente il costo ma lo ribaltano, in modo
più o meno trasparente, sul consumatore, che è quello che paga davvero: il
Ministro sostiene – non sappiamo sulla
base di quale elementi – che invece i
consumatori saranno tenuti indenni.
Vi aggiorneremo preso sui dettagli del
decreto non appena questi verranno
resi disponibili. Qui a fianco l’intero testo
della nota del Ministero.
La nota del Ministero del 20-6-2014
FRANCESCHINI FIRMA DECRETO EQUO COMPENSO, SALVAGUARDATO DIRITTO D’AUTORE PER GLI ARTISTI, NESSUNA TASSA SUI TELEFONINI
NUOVE RISORSE SERVIRANNO A PROMUOVERE ESORDIENTI E OPERE PRIME
Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, dopo un’approfondita istruttoria e un confronto che ha visto coinvolte tutte le categorie interessate,
ha firmato il decreto ministeriale che aggiorna per il prossimo triennio il compenso per
la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi previsto dalla legge sul diritto
d’autore. Il Ministro Franceschini e il Presidente della Siae, Gino Paoli hanno convenuto di
impegnarsi, per la parte incrementale di gettito delle nuove tariffe, affinché tutte le categorie di titolari dei diritti di copia privata impieghino una quota di tali somme alla promozione
di giovani autori e artisti e di opere prime.
GARANTITA LA CREATIVITÀ
“Con questo intervento - ha commentato Franceschini - si garantisce il diritto degli autori
e degli artisti alla giusta remunerazione delle loro attività creative, senza gravare sui
consumatori.”
CAPZIOSO CHI PARLA DI TASSA SUI TELEFONINI A CARICO DEI CONSUMATORI
“Parlare di tassa sui telefonini è capzioso e strumentale: il decreto non introduce alcuna
nuova tassa ma si limita a rimodulare ed aggiornare le tariffe che i produttori di dispositivi
tecnologici dovranno corrispondere (a titolo di indennizzo forfettario sui nuovi prodotti) agli
autori e agli artisti per la concessione della riproduzione ad uso personale di opere musicali
e audiovisive scaricate dal web. Un meccanismo esistente dal 2009 che doveva essere
aggiornato per legge”.
NESSUN AUTOMATISMO SUI PREZZI DI VENDITA
“Il decreto non prevede alcun incremento automatico dei prezzi di vendita. Peraltro, com’è
noto, in larga parte gli smartphone e tablet sono venduti a prezzo fisso”.
AGGIORNAMENTO PREVISTO DALLA LEGGE
“Ho applicato doverosamente una norma di legge vigente” ha concluso il ministro Franceschini ricordando che “è dal 2012 che le tabelle sull’equo compenso attendevano di essere
aggiornate. E ho anche ricostituito il tavolo tecnico che dovrà monitorare l’evoluzione e le
tendenze del mercato e che, entro 12 mesi, verificherà lo stato di applicazione di questo
provvedimento. Governo e parlamento dovranno adesso riflettere sulla necessità di
adeguare la norma di legge ai cambiamenti tecnologici e di mercato, in parte già avvenuti e
in parte prevedibili”.
L’APPELLO DEL MONDO DELLA CULTURA
Il decreto corrisponde alle tante sollecitazioni del mondo della cultura. Solo un mese fa,
oltre 4.000 autori hanno chiesto al governo di intervenire a tutela del diritto alla creatività e
di monitorare i riflessi della costante e rapida evoluzione tecnologica nel mondo dell’arte.
I FIRMATARI: DA SORRENTINO A MORRICONE

Hanno firmato l’appello al ministro Franceschini tra gli altri: Paolo Sorrentino, Toni Servillo,
Roberto Andò, Renzo Arbore, Pupi Avati, Malika Ayane, Claudio Baglioni, Al Bano, Angelo
Barbagallo, Franco Battiato, Pippo Baudo, Andrea Bocelli, Fausto Brizzi, Caterina Caselli,
Luca Carboni, Riccardo Cocciante, Paolo Conte, Paola Cortellesi, Maurizio Costanzo,
Simone Cristicchi, Gigi D’Alessio, Maria De Filippi, Francesco De Gregori, Elisa, Roby Facchinetti, Fedez, Sabrina Ferilli, Tiziano Ferro, Elio Germano, Paolo Genovese, Dori Ghezzi,
Irene Grandi, Raphael Gualazzi, Francesco Guccini, Luciano Ligabue, Daniele Luchetti, Neri
Marcoré, Franco Migliacci, Riccardo Milani, Mogol, Enzo Monteleone, Gianni Morandi, Ennio
Morricone, Orchestra Piazza Vittorio, Laura Pausini, Piero Pelù, Max Pezzali, Nicola Piovani,
Eros Ramazzotti, Danilo Rea, Antonio Ricci, Marco Risi, Kim Rossi Stuart, Stefano Rulli,
Renzo Rubino, Stefano Rulli, Claudio Santamaria, Enrico e Carlo Vanzina, Antonello Venditti,
Carlo Verdone, Renato Zero, Nina Zilli e Zucchero.
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ENTERTAINMENT La Lega Calcio ha ricevuto per i diritti TV offerte per circa 1.1 mld di euro
Serie A esclusiva Sky. A breve la verità
Manca poco all’assegnazione dei diritti TV 2015-2018 per la trasmissione della Serie A
Sky sembra essere in vantaggio con una offerta mangiatutto, digitale terrestre incluso
di Roberto PEZZALI
breve la Lega Calcio dovrà decidere a chi affidare i diritti TV
per la trasmissione delle stagioni
2015-2018 della Serie A e la situazione non è mai stata ingarbugliata come
in questa ultima asta. Sul tavolo sono
arrivate offerte per circa 1.1 miliardi di
euro, una cifra superiore a quanto la
Lega si aspettava di incassare. Ma il
rischio di dover rifare tutto è concreto,
anche perché alla Lega Calcio spetta
ora una decisione delicata visto che,
al contrario di quanto si pensava
inizialmente, Sky Italia ha spaccato
la barriera tra digitale terrestre e satellite, facendo l’offerta migliore per
entrambe le piattaforme. Una cosa che
ha fatto anche Mediaset, ma mettendo
sul piatto meno soldi. Per il pacchetto
A, infatti, quello che offre le migliori
8 squadre via satellite, Sky ha offerto 355 milioni di euro superando la
base d’asta di 273 milioni. Dopo Sky
ci sono le offerte di Mediaset e Fox,
decisamente inferiori. Il colpo a sor-
A
presa però c’è stato nel
pacchetto B, la versione
DVB-T del pacchetto A:
secondo alcune agenzie
di stampa Sky ha offerto
420 milioni, seguita da
Fox con 400 milioni e,
solo dopo, da Mediaset.
La Pay TV di Piersilvio
Berlusconi avrebbe però
presentato la migliore offerta per il
pacchetto D, ovvero l’esclusiva delle
altre 12 squadre, mentre il pacchetto
integrativo di interviste e immagini
dagli spogliatoio non ha raggiunto la
base d’asta: Sky ha offerto solo 15 milioni, la base d’asta era 66.
Difficile capire cosa deciderà la Lega
Calcio, anche perché le soluzioni sul tavolo sono tante. Si potrebbe, ad esempio, rifare l’asta, puntando sul fatto che
il pacchetto E è risultato invenduto, ma
con una nuova asta il rischio di non
raggiungere più queste cifre è concreto. I presidenti dei Club premono per
accettare la situazione attuale (con i
soldi dei diritti TV le società minori devono fare il mercato), ma scegliendo
l’offerta di Sky si potrebbe aprire un
complicato ricorso legale. L’ipotesi più
credibile, a questo punto, è una assegnazione dei diritti a Sky con una sorta
di accordo che prevede uno scambio,
per lo stesso triennio, con i diritti della
Champions League che si è aggiudicata proprio Mediaset. Una pace
forzata che ristabilisce l’equilibrio televisivo degli ultimi anni, una soluzione
che accontenta tutti i consumatori che
non si vedono costretti a pagare due
abbonamenti per poter seguire Coppe
e Campionati di calcio.
Rai 1, la fiction in prima serata è...“riquadrata”
Il 16 giugno, su Rai 1 in onda una fiction recente di produzione Rai in formato “riquadrato”
Bande nere sopra, sotto, a destra e a sinistra. Così Rai 1 ha trasformato i televisori 50” in 37”
A
di Gianfranco GIARDINA

torna al sommario
75%: tanto per fare un esempio
un 50” diventa equivalente a
un 37”, praticamente la metà
della superficie dello schermo
diventa inutile e dedicata alle
bande nere. Se lo spettatore
provvede autonomamente e
manualmente a fare lo zoom
dell’immagine operando sul
TV, lo schermo si riempie ma
con una risoluzione dimezzata e quindi
con una qualità di certo non accettabile.
La cosa che rende tutta questa storia ai
limiti del credibile è che L’uomo che cavalcava nel buio, la fiction mandata in
onda in questa originale modalità, è del
2009 ed è di produzione Rai: possibile
che in Rai non avessero un master correttamente formattato in 16:9? E soprattutto, possibile che nessun tecnico in Rai
Dopo un anno di
commercializzazione in
Giappone, la versione
“domestica” di PS Vita
si prepara al mercato
americano ed europeo
di Michele LEPORI
ENTERTAINMENT La fiction in questione, L’uomo che cavalcava nel buio, risale al 2009
vevamo già visto questa “acrobazia” digitale di Rai, ma mai
su Rai 1 e mai in prima serata.
Lunedì 16 giugno, l’emittente di Stato si è
superata: la fiction L’uomo che cavalcava nel buio con Terence Hill è stata mandata in onda in primissima serata e su Rai
1 in un originalissimo “black box”, ovverosia con spesse bande nere su tutti e quattro i lati. In pratica, il master utilizzato è
formattato su un canvas 4:3 ma essendo
girato in widescreen è stato ovviamente
trasferito in letterbox. Mandando questo
master in onda su un canvas che ora è
nativamente 16:9, vengono aggiunte le
bande nere anche ai lati. Il risultato è quello che si vede nello screen capture in alto
a destra. In questo modo la porzione utile
dello schermo si riduce sulla diagonale al
PlayStation TV
In Europa
dopo l’estate
abbia intercettato il problema, ponendo
rimedio per tempo? Siamo oramai ai limiti
del sabotaggio tecnico.
Tanto per rendere la cosa ancora più
grottesca, la Rai ha provato l’esperimento
del “black box” anche in alta definizione
nell’emissione sul canale Rai 1 HD. E per
non farsi mancare nulla, per una settimana la fiction riquadrata sarà liberamente
visibile su Rai Replay a questo indirizzo.
All’E3, Sony ha annunciato il
lancio di PlayStation TV, una
sorta di “versione da salotto” di
PlayStation Vita, in America ed
Europa dal prossimo autunno.
Ma di cosa si tratta? PS Vita, la
piccola console portatile lanciata
nel dicembre 2011 come erede
della PSP, non ha mai fatto breccia nel cuore dei videogiocatori e
la grande S ha tentato di reinventarla come console da casa con
“Vita TV”, che ora è pronta a esportare in tutto il mondo. PlayStation
TV, questo il nome che avrà fuori
dal Giappone, è l’hardware di una
PS Vita dentro uno chassis che
ha le uscite e gli ingressi di una
console da salotto, per collegarsi
a un TV e alla rete. Le app a uso
TV sono un’incognita sulla quale
per ora Sony non ha fornito informazioni: in Giappone, gli utenti
possono fruire contenuti cinematografici e musicali in streaming
o in abbonamento in alternativa
ai contenuti del PlayStation Store,
cosa che non sembra sarà possibile in Occidente, perlomeno al lancio. PlayStation TV usa l’hardware
della sorellina portatile e per i comandi ecco il DualShock 3, con
cui sarà anche proposta in bundle
con cavo HDMI, SD da 8GB e il
gioco Lego Movie, in America a
139 dollari. PlayStation TV potrà essere usata per accedere e giocare
anche col servizio di cloud gaming
PlayStation Now. Per chi vuole acquistare la sola PlayStation TV, il
prezzo è di 99 dollari.
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23 GIUGNO 2014
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ENTERTAINMENT Al Forum Digitale Europeo di Lucca Dolby ha dimostrato come potranno essere le trasmissioni sportive del futuro
Audio evoluto Dolby: lo spettatore TV decide cosa sentire
Si potrà scegliere il mix tra le tracce audio e persino chattare a voce con gli amici, proprio come se ci trovassimo al bar
di Gianfranco GIARDINA
D
stato escluso il commento e sono stati decisamente
enfatizzati i rumori di gioco, come i colpi sul dischetto, mentre i suoni del tifo sono stati spostati sui canali
surround.
La cosa che abbiamo ritenuto più interessante e innovativa è la modalità social: lo spettatore può unire
allo stream audio della partita quello proveniente da
una app social, per commentare in viva voce l’andamento del match con gli amici: addio partite al bar, il
bar lo si fa in casa propria... Il tutto mantenendo il mix
con i rumori dello stadio e quindi senza una separazione “brusca” tra effetti sonori e chat audio.
Dolby ha integrato nel proprio sistema di audio
evoluto anche una serie di strumenti informativi:
per esempio, lo spettatore può essere informato
sia acusticamente che in grafica che su altri campi
è cambiato un risultato. In un opportuno pannello si
possono configurare gli eventi che devono scatenare
una notifica.
Si tratta, per ora, semplicemente di una proposta ai
broacaster, che addirittura non ha neppure un nome
commerciale: solo se si riuscirà a convincere contemporaneamente le emittenti e i produttori di TV ad
aderire a questo standard potrà nascere e svilupparsi
questo nuovo ecosistema audio TV. Ma Dolby ci ha
insegnato negli anni che quello che gli riesce meglio
è senza dubbio riuscire a mettere d’accordo tante
parti diverse sul fatto che il proprio standard sia vantaggioso. Scopriremo nei prossimi anni se ce l’avrà
fatta anche questa volta.
Commento in lingue diverse, lo spettatore può
scegliere di volta in volta quale ascoltare.
La traccia audio degli effetti dello stadio è seaparata e può essere miscelata con il commento.
Utilizzando microfoni posti a bordo campo è
possibile ricreare l’esperienza vissuta dall’atleta.
I rumori di gioco possono essere enfatizzati
ottenendo un effetto molto coinvolgente.
È possibile unire allo stream audio della partita
il proprio commento e condividerlo con gli amici.
Sono previsti anche strumenti informativi che
mantengono sempre aggiornato lo spettatore.

olby cerca di rivoluzionare (ancora) il mondo
dell’audio, questa volta con particolare attenzione al mondo dello sport. Infatti, nel contesto del Forum Digitale Europeo di Lucca, Dolby ha
presentato una soluzione di audio evoluto pensato
per le trasmissioni TV, soprattutto per quelle delle
trasmissioni sportive; una specie di rideclinazione
dell’audio multicanale finalizzato a una personalizzazione dello spettacolo da parte dello spettatore.
In pratica, la proposta di Dolby indirizzata ai broadcaster è quella di integrare nel flusso una serie di tracce
audio diverse, permettendo allo spettatore una serie
di opzioni di mix, alcune decisamente interessanti.
Si parte, ovviamente, dagli aspetti più “scontati”,
come per esempio il commento in lingue diverse:
l’utente può scegliere di ascoltare in commento in
una delle lingue disponibili, cosa che si fa già oggi
con gli stream con più tracce audio. Ma dato che,
nel progetto Dolby, la traccia audio degli effetti dello stadio è separata da quella del commento, poi lo
spettatore può scegliere come miscelare la voce con
i cori dei tifosi arrivando addirittura, se lo desidera, ad
escludere completamente lo speaker o ad eliminare
del tutto i rumori dello stadio.
Inoltre, Dolby ha previsto anche un remix particolare
dei microfoni attorno al campo, che ricrei direttamente l’esperienza audio vissuta dall’atleta in gioco. Nella
demo alla quale abbiamo assistito (una partita di Hockey), una volta inserita la “On The Ice Experience” è
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23 GIUGNO 2014
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TV E VIDEO Samsung ha lanciato sul mercato due nuovi televisori Ultra HD con schermo curvo
Samsung HU8200: il TV curvo costa meno
La gamma HU8200 in vendita con schermo da 55” (2999 euro) e da 65” (4499 euro)
Zeus è il TV più grande
al mondo, misura 8x5m
metri e pesa più di
1 tonnellata, ma è solo
un esercizio di stile
di Roberto PEZZALI
S
amsung aggiunge alla lineup di
TV 4K due nuovi modelli, continuando a premere l’acceleratore
sul concetto di “curvo è bello”. La nuova
gamma HU8200 arriverà presto in Italia
in due diversi tagli, 55” e 65”, ai prezzi di 2999 euro per il 55HU8200 e di
4499 euro per il 65HU8200.
Proprio il prezzo è il nodo chiave: se gli
appassionati continuano a ritenere il TV
curvo tanto fumo e poco arrosto, basta
fare quattro passi presso i negozi della
grande distribuzione per rendersi conto
che effettivamente il TV curvo colpisce,
proprio perchè diverso da quanto si è
visto negli ultimi 15 anni (leggi: i pro e
i contro di un TV curvo). Finora, però, il
prezzo elevato della soluzione ha scoraggiato gli acquirenti: circa 1000 euro
di differenza per la curvatura sono una
cifra che in pochi sono disposti a pagare per avere l’ultimo ritrovato nel cam-
di Vittorio Romano BARASSI
po del design dei TV, ecco quindi che
Samsung prova ad accontentare tutti
con la serie HU8200.
Come si intuisce dal nome, la serie è una
via di mezzo tra la 8500 da noi provata (e
risultata eccellente) e la serie HU7500,
il modello Ultra HD piatto che viene
venduto a 2799 euro di listino. Apparentemente tra HU8500 e HU8200 non
ci sono differenze, tuttavia l’HU8500 di-
spone di One Box Connector esterno,
mentre i TV HU8200 hanno i connettori
integrati (ma possono essere aggiornati tramite Evolution Kit 2.0).
Tutte da verificare ovviamente le performance, ma se la serie HU8200 dovesse vedersi come la serie HU8500
da noi provata, a 500 euro in meno il
nuovo Samsung sarebbe davvero un
prodotto interessante.
TV E VIDEO Sono arrivati i TV 4K ma i contenuti latitano, ci viene in aiuto DVDO con iScan Mini
DVDO lancia iScan Mini, lo scaler 4K ultra compatto
Lo scaler è in grado di ottimizzare video SD e HD sui pannelli Ultra HD, costa 349 euro
di Paolo CENTOFANTI
D

iciamocelo, sembra quasi un
film già visto. La stessa situazione infatti l’avevamo vissuta
con l’avvento dei TV full HD: contenuti in HD inesistenti, ma tanti DVD e
scaler all’interno dei TV non sempre
all’altezza per visualizzarli al meglio.
Ora siamo a punto a capo, con i TV
Ultra HD e con i Blu-ray Disc o i canali
HD a fare le veci dei contenuti in bassa definizione, che comunque non ci
hanno ancora abbandonato neppure
loro. Ecco allora che torna alla carica
DVDO, marchio famoso per i suoi processori video capaci di ottimizzare e
migliorare ogni tipo di contenuto alla
risoluzione di uscita voluta. Pronto
per il 4K arriva il DVDO iScan Mini, un
piccolissimo processore con ingresso
e uscita HDMI 2.0 e capace di effettuare al meglio l’upscaling di qualsiasi
contenuto in 4K. Il processore integra
il rinomato sistema di elaborazione
di immagine VRS ClearView, che ridi-
torna al sommario
Costa più di
1 milione di euro
il TV da 370”
mensiona il segnale video filtrando il
rumore e migliorando il dettaglio delle
immagini.
Il DVDO iScan Mini
può funzionare sia
in modalità automatica che manuale,
per offrire agli appassionati la possibilità di intervenire
su ogni parametro.
Il processore utilizza preset separati
per ogni tipo di contenuto (definizione standard e HD) e offre una modalità che applica i filtri di riduzione del
rumore ed edge enhancement, ma
senza upscaling. In più offre la funzione di “audio stripping”, per collegare
tramite uscita digitale ottica dispositivi
audio privi di ingresso HDMI.
Tra le altre funzionalità si segnalano
anche il generatore di segnale integrato e la possibilità di forzare un segnale video tramite l’editor di EDID.
Il DVDO iScan Mini è disponibile in Italia a un prezzo di listino di 349 euro.
Qualche giorno fa, giusto in
tempo per l’inizio dei Mondiali
di calcio (il tempismo è tutto
nella vita!), l’azienda britannica
Titan ha annunciato Zeus, un
televisore mastodontico destinato a pochi fortunati che possono permettersi di spendere
1 milione di sterline, al cambio
attuale circa 1,25 milioni di euro.
Sì, perchè la cosa divertente è che questo TV ambisce a
un’utenza domestica o comunque indoor (musei/mostre...), per
quanto sia difficile ipotizzare chi
possa esserne davvero attratto.
Stiamo parlando del televisore
più grande al mondo e che è,
e ci mancherebbe, anche 4K.
La diagonale è impressionante:
370 pollici. Ciò significa che per
farlo entrare in casa ci sarà bisogno di uno spazio di 8x5 metri
e di un pavimento in grado di
sostenere l’imponente mole di
circa una tonnellata. I facoltosi
acquirenti di Titan Zeus saranno
felici di sapere che nel prezzo finale è compreso sia il trasporto
che l’installazione su un supporto ad hoc, effettuata da parte di
tecnici specializzati. E non fa
niente che i mondiali nessuno li
farà vedere in 4K; mostrare agli
amici il TV più grande al mondo:
questo non ha davvero prezzo.
n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
ENTERTAINMENT Svelata l’app di Rai News, arriverà nei prossimi mesi su tutti i canali RAI
Con l’app mhp Rai News TG sempre in linea
È una specie di TG interattivo sempre online per costruirsi la propria informazione su TV
Offre tutti i vantaggi delle news presenti sul Web, insieme a quelli del grande schermo
di Gianfranco GIARDINA
ta per arrivare la app TV di
RAI News. Si tratta di una applicazione mhp che utilizza la rete come
canale di approvvigionamento delle informazioni e che offre un’aggregazione
delle principali notizie, sia testuali che video, da fruire on demand. A mostrare in
anteprima la nuova applicazione, ancora
in versione beta, sono stati i tecnici del
Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica RAI di Torino, durante la conferenza
nazionale di HD Forum Italia a Lucca. Si
tratta di una buona integrazione tra contenuti testuali e immagini, rapida nella navigazione e nell’erogazione di contenuti
proprio grazie al collegamento di rete. La
nuova App di Rai News sarà disponibile
su tutti i canali RAI, insieme alle altre app
come Rai Replay e TGR, per fruirne è necessario un TV “Bollino Gold”, ovverosia
dotato di interattività mhp e presa di rete,
oltre che un collegamento a Internet.
Le diverse sezioni della app aggregano contenuti secondo l’argomento o la
tipologia. Nella sezione principale (prima pagina) si trovano tutte le news più
importanti, con la possibilità di scorrere
in orizzontale le pagine per accedere al
altri contenuti. La presentazione è grafica e coinvolgente, non certo sul modello
“televideo” o simili. Ogni “tile” contiene
un articolo o un servizio filmato.
Per avere molta più profondità di notizia,
Amazon ha lanciato
negli Stati Uniti
Prime Music, il suo
servizio di streaming
musicale ora incluso
nell’abbonamento
Prime. Un milioni di
brani e niente artisti
Universal
S
di Paolo CENTOFANTI
si può consultare la sezione tematica: è
possibile scegliere un settore e approfondire tutte le notizie relative allo specifico argomento. Interessante anche
la possibilità di vedere in streaming in
qualsiasi momento l’ultima edizione di
tutti i notiziari Rai. C’è poi una sezione
che aggrega tutte le fotogallery, contenuti che sono spesso molto consultati su
Web ma che difficilmente trovano spazio
nelle app TV. L’ottima reattività della app
è solo un po’ compromessa dalla logica
di navigazione che, ovviamente, è legata ai tasti colorati del telecomando e
che quindi non è sempre così intuitiva
come si potrebbe desiderare. Speriamo
che questa bella app riceva l’opportuna
visibilità e che venga promossa almeno
sui canali RAI e non nascosta come accaduto per molti mesi a RAI Replay: non
sarebbe la prima volta che l’ottimo lavoro del Centro Ricerche RAI finisce per
essere vanificato e messo in second’ordine nel viaggio tra Torino e Roma.
MERCATO Eurosatellite e Rener si fondono e creano NGT: formazione professionale al top
Nasce NGT, il nuovo nome della formazione hi-tech
Pronti diversi Corsi e Master, tra i più interessanti figurano quelli legati all’economia verde
Q
di Emanuele VILLA

uesta volta parliamo di chi vuole
costruirsi un futuro professionale
nel mondo della tecnologia, giovani, ma anche chi decide di lanciarsi
in una nuova avventura professionale:
a tal fine, due nomi storici della formazione, Eurosatellite e Rener, hanno annunciato la loro fusione e la contestuale
creazione di un nuovo soggetto giuridico, Next Generation Training (NGT), un
centro di formazione tecnica per professionisti e non, legato all’innovazione
tecnologica. NGT nasce dalla confluenza
torna al sommario
È partito
Prime Music
Lo streaming
di Amazon
di Eurosatellite e Rener: il primo, nato nel
1989, si è sempre occupato di formare
tecnici specializzati nell’ambito della
ricezione satellitare di tipo domestico,
mentre Rener è, invece, un nome noto
nel mondo delle energie rinnovabili;
insieme le due realtà si propongono,
mediante la tradizionale formazione in
aula e piattaforme online, di formare e
certificare la competenza dei professionisti del futuro. NGT ha sviluppato il portale www.ilmioinstallatore.it e un’app per
pubblicizzare e geolocalizzare i tecnici
adatti per le proprie esigenze.
Attualmente tra i progetti più interessanti
troviamo i Master e Corsi di Mobile Application Development su piattaforma iOs:
Developer iOS Basic da 40 ore, Account
Manager iOS da 40 ore e Master svilppatori App iOS da 160 ore, mentre chi volesse crearsi un profilo professionale legato
all’economia verde e rinnovabile sarà
interessato ai Master e Corsi in Gestione
dell’energia, tra cui Esperto in gestione
dell’energia da 40 ore + e-learning e il
master Energy & Business Management
da 200 ore. Per ulteriori informazioni
www.eurosatellite.it e www.rener.it
Amazon entra nell’arena della musica in streaming. Lo fa
a modo suo e, come da ultime anticipazioni, si tratta di
un servizio integrato all’interno dell’abbonamento Amazon
Prime, al momento per i soli
utenti statunitensi. Amazon ha
deciso di accorpare tutti i servizi musicali sotto l’unico ombrello di Amazon Music: MP3,
Cloud Player e AutoRip. Per gli
abbonati Prime a queste funzionalità si aggiungono ora anche
circa 1 milione di brani disponibili in streaming e per l’ascolto
off-line, tramite app per desktop
e mobile e dispositivi Kindle.
E come era già emerso dalle
indiscrezioni, non ci sono le ultimissime uscite discografiche.
Quello che però manca di più al
momento è un accordo con una
delle tre major del disco, Universal, e con esso i tantissimi artisti di primo piano dell’etichetta
(U2, Madonna, Bon Jovi, Lady
Gaga, giusto per citare alcuni
due più famosi).
Insomma, un servizio decisamente più limitato rispetto a
Deezer o Spotify, ma essendo
già incluso in Prime è comunque un’interessante aggiunta
per gli abbonati Amazon.
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23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
MERCATO Dagli smartphone sparirà il marchio Nokia, destinato solo alla gamma economica
Addio a Nokia, dal 2015 il brand sarà Microsoft
Evleaks pubblica un documento destinato ai dipendenti con una tabella di marcia precisa
di Massimiliano ZOCCHI
device Lumia continueranno ad essere brandizzati Nokia ancora per
alcuni mesi e troveremo lo storico
nome anche sulla gamma Nokia X, ma
solo fino alla fine del 2015. Il marchio,
a cui molti clienti sono affezionati, continuerà ad esistere solo sulla gamma
economica e per i cosiddetti feature
phone per altri dieci anni. In pratica
una conferma di quanto trapelato alcuni mesi fa, ma un documento interno
all’azienda, scovato e pubblicato da
Evleaks, aggiunge altri dettagli.
Per quanto riguarda gli store con insegna Nokia e i Care Centers, la nota
indica che per il momento rimarranno
tali, per non generare confusione nei
clienti, mentre da un punto di vista
istituzionale Microsoft consiglia a tutti
i dipendenti di attuare il cambiamento
quanto prima, a partire dai semplici biglietti da visita, stampe ufficiali e pro-
I
mozionali, o anche
slide di presentazioni. Tutto questo materiale dovrà utilizzare da subito i loghi
Microsoft e non fare
più cenno a Nokia.
Dettagli importanti
uniti a cambiamenti più di contorno,
come gli account
Twitter di alcuni dipendenti, che spesso contenevano nel
nome un riferimento
a Nokia, dovranno
essere
adeguatamente modificati. Inoltre, sarà richiesta
maggiore attenzione nella realizzazione di campagne pubblicitarie e materiale informativo, dato che i cavilli dell’acquisizione sono molti. Ad esempio il
contratto non prevede l’uso del famoso
25 milioni di clienti
Wind sono stati colpiti
da un blackout totale
di 5 ore: l’azienda si
scusa ufficialmente e
spiega l’accaduto
di Emanuele VILLA
slogan “Connecting People”, che quindi dovrà essere evitato od eliminato
dal materiale già preparato. Un cambiamento graduale, che alla fine porterà alla scomparsa del marchio Nokia in
favore del nuovo Microsoft Mobile.
MERCATO La società che fa capo per il 40% ai figli di Berlusconi, è stata messa in liquidazione
Prezzofelice chiude: tutta colpa degli smartphone
Protestano i clienti che non hanno ricevuto i loro acquisti e, a quanto pare, sono in tanti
P
di Roberto PEZZALI

rezzofelice.it, dopo tre anni di bilanci in perdita, è stata messa in
liquidazione. “Siamo spiacenti di
comunicarvi che i servizi di prezzofelice.
it saranno sospesi a partire da giovedì
12 giugno” campeggia sul sito, sotto un
beffardo slogan “Felice lui, felice tu”,
frase che ovviamente ha scatenato su
Facebook le proteste di coloro che avevano appena ordinato l’ultimo ritrovato
in termini di smartphone ad un prezzo
scontatissimo, senza però averlo ancora
ricevuto. Prezzofelice, fondata nel 2010
da Raffaele Giovine, è anche la società
dei figli di secondo letto di Berlusconi,
che detenevano il 40% delle quote: la
colpa, secondo il CDA, sarebbe dell’ex
amministratore delegato Pietro Dore
che ha nascosto il cattivo andamento
dei conti e le problematiche emerse nell’ultimo periodo. La vera causa del fallimento di Prezzofelice sembrano però
essere gli smartphone che, grazie al
prezzo super aggressivo, erano il cavallo di battaglia dell’azienda: con un solo
fornitore e una vendita praticamente al
torna al sommario
costo Prezzofelice si è concentrata troppo su un prodotto a basso margine senza riuscire a far fruttare abbigliamento,
turismo e altri settori merceologici che
avrebbero, invece, garantito un certo
guadagno. Anche le campagne pubblicitarie, andate in onda sulle emittenti
Mediaset, erano focalizzate su prodotti
a bassissimo margine, spesso tecnologici, cosa che ha portato al rapido deterioramento dei conti. Non è la prima volta
che Prezzofelice finisce sotto i riflettori:
già negli anni passati era stato denunciato all’antitrust per pratiche commer-
Arrivano le scuse
per il venerdì 13
di Wind
ciali scorrette, con smartphone appena
lanciati venduti sottocosto e misteriosamente esauriti a pochi secondi dal
lancio dell’offerta, salvo poi essere sostituiti con prodotti meno allettanti. Chi
ha comprato su Prezzofelice uno smartphone (a quanto pare sono in tanti) difficilmente riceverà qualcosa a casa, così
come coloro che hanno in mano coupon
e buoni per ristoranti e hotel: i fornitori
dei servizi, infatti, non li accettano più.
L’unica possibilità è scrivere al supporto
clienti ([email protected]), ma il
rimborso è una ipotesi remota.
Com’è noto, nella giornata di
venerdì 13 (guarda caso) i clienti
Wind, a prescindere dalla natura
e dal tipo di contratto (fisso/mobile, consumer/business) hanno
dovuto sopportare un blackout
totale della durata di qualche
ora. In particolare, le prime avvisaglie del problema si sono
avute verso le ore 11 e, mentre
quasi tutti gli utenti hanno confermato la rimessa in servizio
verso le ore 16, alcuni hanno
dovuto invece attendere fino
alla tarda serata per poter telefonare, inviare sms e navigare in
Internet. A dire il vero, Wind ha
comunicato tempestivamente
un danno sulla linea, ma senza
dare indicazioni precise sui tempi di recupero (che poi si sono
concretizzati in qualche ora) e,
soprattutto, sulle cause del disservizio. Parliamo di 25 milioni
di utenti, un numero enorme di
persone coinvolte in quello che
verrà ricordato come il venerdì
nero di Wind.
In tutto questo, va comunque
segnalato il comportamento
trasparente dell’azienda, che
venerdi è intervenuta più volte via tweet per far sapere ai
propri clienti di essere attiva in
merito (“Abbiamo ancora difficoltà generalizzate sulla rete:
i nostri tecnici sono a lavoro.
Comprendiamo e ci scusiamo
per il grosso disagio”), poi nella
giornata di domenica ha diramato un comunicato stampa in
cui, oltre alle scuse del caso e
alla definizione del fenomeno
come “anomalo, di carattere
eccezionale e (soprattutto, ndr)
irripetibile”, comunica ai propri
utenti le cause del disservizio.
A questo indirizzo il comunicato
stampa integrale.
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MAGAZINE
MOBILE Amazon presenta l’innovativo smartphone Fire Phone, integrato nell’ecosistema Amazon. Scopriamolo insieme
Amazon Fire Phone vede e riconosce le cose
Riconosce oggetti, canzoni, film e offre un sistema di “prospettiva dinamica” grazie a quattro fotocamere frontali
di Emanuele VILLA
eff Bezos aveva promesso qualcosa di innovativo,
di bellissimo ma soprattutto di diverso. Diverso dai
soliti smartphone con potenza da vendere, design
sempre più curato ma che, in fondo, fanno tutti le stesse cose. E non ci si può stupire che qualcosa di innovativo arrivi proprio da Amazon, dall’azienda che (unica
nella storia recente) ha deciso di prendere Android, di
abbatterlo e ricostruirlo completamente, di mettere al
centro i contenuti, costruirgli uno store ad hoc (d’altronde chi più di Amazon ha esperienza di “store”?) e
di venderlo come strumento d’intrattenimento e non
come concentrato di tecnologia alla ricerca di 1 GHz
più degli altri o di quel GB di memoria extra che farà la
differenza. All’evento di Seattle, attesissimo dalla stampa di tutto il mondo, Jeff Bezos ha inizialmente mostrato al pubblico una serie di slide relative alla crescita
esponenziale dei servizi dell’azienda, in particolare di
quel Prime il cui boom è stato la diretta conseguenza
dell’efficienza del servizio, dell’introduzione di funzionalità extra (come Prime Instant Video, che da 5.000
titoli è passato rapidamente a 40.000) e, soprattutto,
della sempre crescente fiducia dei consumatori nei
confronti del marchio Amazon. Bezos sostiene che gli
abbonati a Prime rinnovino sempre perché la qualità
paga, e in più ormai ci sono decine di milioni di utenti
di Kindle Tablet. Inoltre, anche il Fire TV, ultimo nato in
casa Amazon, sta crescendo a ritmo incalzante. Prime
esiste anche in Italia, per quanto i due servizi non siano
paragonabili: mentre il nostro è un abbonamento mensile che consente spedizioni illimitate con consegne
in 2-3 giorni lavorativi, in America è più un ecosistema
che un servizio, consente l’accesso a Prime Music, un
database di milioni di brani audio e playlist da ascoltare in streaming, a Prime Instant Video, che sostanzialmente incarna lo stesso concetto di Prime Music ma è
rivolto a film e serie tv, e a 500.000 eBook.
Ecosistema Amazon che ovviamente è il cuore pulsante del prodotto che tutti stavano aspettando: Fire
Phone. Guardando le prime foto,
sembrerebbe avere uno stretto rapporto di parentela con
iPhone, ma addentrandoci nelle specifiche e nella finalità del
prodotto, le differenze sono
molteplici. Come volevasi dimostrare, le caratteristiche
tecniche sono buone, ma
ben lontane da un “effetto
wow”: il display è un 4,7’’
HD IPS, quindi non il top
di gamma a livello tecnico (altrove si è già due
passi avanti, prima col
Full HD poi col Quad
HD) ma ugualmente
interessante
poiché luminosissimo
J
(590 nits), con polarizzazione circolare e dall’angolo
visuale esteso. A livello di pura potenza troviamo un
processore quad core da 2,2 GHz con grafica Adreno
330 e 2 GB di RAM, oltre alla camera principale di alto
profilo, da 13 Megapixel a cinque elementi f/2.0 e con
stabilizzazione ottica; le foto possono essere salvate
su Amazon Cloud Drive (viene offerto spazio illimitato) e a livello audio c’è un doppio speaker stereo con
Dolby Digital Plus. Più che le specifiche, ciò che conta
è l’integrazione con l’ecosistema Amazon, che come
abbiamo già detto ormai comprende qualsiasi cosa,
dalla musica in streaming agli eBook, ai film e alle serie
tv. Inoltre, Fire Phone è integrato con i servizi di Fire
TV come Second Screen e supporta ASAP, il servizio
che impara i gusti dell’utente, prevede ciò che questo
vorrà vedere in streaming e lo precarica. Visto che è un
telefono improntato sui servizi, non potevano mancare
Netflix, HBO, Hulu, ESPN e via dicendo, nonostante al
“core” dell’esperienza vi siano quelli di Amazon.
Una Lucciola per riconoscere
100 milioni di cose diverse
Giungiamo finalmente all’elemento innovativo: FireFly,
letteralmente “lucciola”, il servizio di cui si parla da mesi
tra congetture e indizi più o meno verosimili. FireFly è
un servizio integrato nel telefono che permette il riconoscimento, non solo via fotocamera, di QR Code, codici a barre, indirizzi web, numeri di telefono, ma anche
100 milioni (sì, milioni) di oggetti ed elementi diversi,
offrendo informazioni e, qualora possibile, permettendone l’acquisto. Con la musica funziona tipo Shazam,
ma riconosce anche oggetti fisici (alla presentazione,
ne è stato mostrato il funzionamento con un barattolo di Nutella, tra l’altro), opere d’arte mostrandone la
scheda di Wikipedia, insegne e via dicendo.
Bezos parla di una tecnologia di Semantic Boosting
per migliorare il riconoscimento di ciò che viene inquadrato e, inoltre, FireFly usa il cloud di Amazon per tutte
le operazioni di computing. Al cloud, FireFly invia solo
Localizza
un luogo
e mostra le
informazioni,
comprese le
valutazioni
di Yelp.
le informazioni essenziali per non sprecare banda (da
una foto, per esempio, elimina lo sfondo e invia solo
l’oggetto da analizzare). Morale: con Fire Phone uno
vede un oggetto, gli piace, gli fa la foto e se lo compra
online. Che sia un oggetto “in carne ed ossa”, una canzone, un film e via discorrendo: la Lucciola ha tra l’altro
il suo tasto dedicato sul bordo del telefono.
Quattro fotocamere
per l’effetto di “prospettiva dinamica”
Dimenticate il 3D di qualche anno fa, o il fatto che il
telefono possa scattare immagini 3D: Fire Phone non
fa nulla di tutto ciò. Piuttosto, ha quattro camere frontali
che gli permettono di proporre un’interfaccia utente e

segue a pagina 09 
torna al sommario
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MAGAZINE
MOBILE Prestazioni ottime anche grazie all’integrazione del sistema operativo Windows Phone 8.1, completo e “leggero”
Nokia Lumia 930 arriva a luglio. Un gioiellino da 599 €
Top di gamma Microsoft Mobile per la prossima stagione. Colorato con scocca in alluminio, schermo OLED Full HD e PureView
di Roberto PEZZALI
arà di 599 euro il prezzo di listino dell’ultimo gioiellino Nokia, il
Lumia 930. Presentato ufficialmente, lo smartphone con Windows
Phone 8.1 sarà disponibile a partire da
luglio, seguendo quindi il debutto dei
S
fortunati Lumia 630 (leggi la prova
completa) e Lumia 635 dotati già del
nuovo sistema operativo Microsoft.
Il Lumia 930 è il nuovo top di gamma
Nokia (o Microsoft) e come i modelli
precedenti integra tutte le più evolute
tecnologie Nokia in campo mobile, dal
PureView per le foto alla ricarica wireless con caricabatterie,
questa volta incluso.
Il Lumia 930, che abbiamo avuto modo di toccare con mano,
giustifica il suo prezzo comunque elevato con una scocca in
alluminio rivestita, per dare un
tocco di colore, con il classico
pannello in policarbonato sul
retro.
Lumia 930 può contare, inoltre, su uno schermo OLED Full
HD con Gorilla Glass 3, su un
processore Snapdragon quad
core da 2.2 GHz e ovviamente
di connettività LTE. Con 2 GB di
MOBILE
Smartphone Amazon Fire Phone
segue Da pagina 08 
una funzionalità assolutamente innovativa: la prospettiva dinamica. In poche parole: le quattro fotocamere
grandangolari frontali (che agiscono a coppie, ognuna
copre un campo visivo di 120 gradi e sono pure dotate
di raggi infrarossi), tengono traccia, istante per istante,
della posizione degli occhi e del viso dell’utente rispet-

Basta premere il pulsante FireFly sullo smartphone per
identificare film, musica, oggetti e molto altro ancora.
torna al sommario
RAM (32 GB di memoria interna) le prestazioni dello smartphone Nokia 930
ci sono sembrate davvero ottime, anche perché l’hardware è pari a quello
di un top di gamma Android ma come
sappiamo Windows Phone è molto più
leggero e snello del sistema operativo
di Google. Quattro le colorazioni in cui
to al telefono e propongono un quadro che tiene conto della prospettiva di visione. Spostandosi, cambia la
prospettiva e il quadro si sposta in modo fluido e naturale, generando un vero e proprio effetto 3D.
È quindi una combinazione di hardware (le fotocamere
frontali) e software, un meccanismo che arriva ad aggiornamenti fino a 60 fps per seguire la posizione del
viso e offrirgli una vera e propria visione prospettica di
quanto vi è sullo schermo. Nelle intenzioni di Amazon,
la prospettiva dinamica non è solo un esercizio di stile:
nelle mappe, per esempio, modificando la posizione
del telefono rispetto ai propri occhi cambia automaticamente la prospettiva degli edifici, e a seconda di come
si pone l’utente gli sviluppatori possono decidere di
mostrare solo alcuni layer, ovvero solo alcune informazioni (è l’effetto dell’immagine di cui sopra: inclinando il
telefono cambia la prospettiva di visione e vengono visualizzare informazioni aggiuntive). È quell’effetto che
Amazon voleva trasmettere nel suo teaser, un effetto
che è molto difficile da descrivere a parole e che bisogna vedere per capire al 100%: quando lo vedremo
in azione, ne valuteremo l’efficacia pratica. Ed è vero,
come sostiene qualche commentatore d’oltreoceano,
che siamo solo agli albori: se anche oggi la prospettiva
dinamica può sembrare un “di più” di limitato valore,
con una community di milioni di sviluppatori attivi sul
fronte, sarà senz’altro possibile ottenere risultati tanto affascinanti quanto utili. Uno di questi è già stato
mostrato: sfogliare le pagine del Washington Post
semplicemente inclinando il telefono; non che non sia
Lumia 930 sarà disponibile: arancio,
nero, verde e bianco, anche se forse l’arancio e il verde sono quelli più
caratteristici che colpiscono di più. A
bordo Windows Phone 8.1, un sistema
rivoluzionato e completissimo: tutte le
novità della nuova release sono state
approfondite in questo articolo.
già possibile, ma pare che col metodo 3D di Amazon
il risultato sia estremamente preciso e fluido. Staremo
a vedere. Fire Phone è al momento previsto in uscita
solo in USA, a 199 $ con piano AT&T (649 $ senza piano) nella versione da 32 GB di storage e con 12 mesi
di Prime incluso. Tutto sta, a questo punto, ad essere
capaci di attendere…
Rock’n’Go.
Loewe Speaker 2go.
Speaker Bluetooth portatile con funzione vivavoce, NFC e
fino a 8 ore di autonomia. Sound 2.1 integrato da 40 Watt.
Prezzo al pubblico: 299 Euro.
www.loewe.it
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MAGAZINE
MOBILE Look diverso per i due modelli ma caratteristiche tecniche analoghe e Fingerprint
Galaxy Tab S, il tablet senza compromessi
Presentato a New York, il tablet top di gamma con schermo AMOLED da 2.560 x 1.600 pixel
Sono previste due versioni, da 8,4’’ e 10,5 pollici, in arrivo sul mercato italiano entro l’estate
T
Amazon, presentato
il suo smartphone,
dichiara che le app di
App Shop sono passate
da 80.000 a 240.000 in
un anno. Raddoppiato
anche il numero
di sviluppatori
di Emanuele VILLA
utto come da previsione. Samsung
ha concluso il suo evento “Premiere”
di New York, dove il grande annuncio è stato Galaxy Tab S, il nuovo tablet
top di gamma che entra direttamente in
competizione con i riferimenti del settore, iPad in primis.
Tutto confermato, dicevamo: Galaxy Tab S
uscirà in America prima dell’estate e dovrebbe arrivare anche da questa parte
dell’oceano a luglio; sarà disponibile in
due versioni, da 8,4’’ e 10,5’’ a seconda
delle esigenze ed entrambe disponibili
in versione Wi-Fi o con (anche) connettività cellulare 3G/LTE. In attesa di una
conferma da parte dell’azienda, si vocifera di un prezzo al pubblico di 399 euro
e 499 euro per le due versioni Wi-Fi e di
100 euro in più per quelle con connettività cellulare.
Confermato anche il fatto che, nonostante i due apparecchi abbiano (ovviamente) un look diverso, le caratteristiche
tecniche sono analoghe. Partiamo con
il display, che è il fiore all’occhiello del
prodotto: entrambi i Galaxy Tab S disporranno di un display AMOLED in formato
16:10 con risoluzione WQXGA, ovvero
2.560 x 1.600, con tre preset a seconda della modalità di visione; troviamo,
infatti, Amoled Cinema, Amoled Photo e
Basic. Tra i dati di targa del display trovia-
di Emanuele VILLA
mo un rapporto di contrasto di 100.000:1
e una copertura di più del 90% dello
spazio colore RGB. Altre caratteristiche
fondamentali sono innanzitutto il design,
classico ma con un peso di 465 grammi
(versione Wi-Fi) e 6,6 mm di spessore
per la versione da 10,5’’ e di 294 grammi
e 6,6 mm per quella più piccola. Dentro
troviamo 3 GB di RAM con 16 o 32 GB
di storage rigorosamente espandibili via
micro SD (fino a 128 GB), la batteria da
7.900 mAh (per la versione da 10.5’’) e da
4.900 mAh (per la versione da 8,4”), con
capacità di riproduzione di 11 ore consecutive di video 1080p. Il processore sarà
il già citato Exynos 5 Octa (1,9 GHz + 1,3
GHz), ma è prevista anche la variante dotata di Snapdragon 800 a 2,3 GHz. Notevole, per essere un tablet, il comparto
fotografico, con una camera principale
da 8 Megapixel e quella frontale da 2,1
Megapixel con capacità di ripresa Full
HD. Entrambi i modelli disporranno di
un lettore Fingerprint, derivato direttamente da Galaxy S5, e sono ovviamente
basati su Android 4.4 KitKat, con diverse
app e servizi preinstallati. Sotto questo
profilo, Samsung segnala che, grazie ad
accordi con oltre 30 aziende che si occupano di sviluppo di contenuti mobile,
Galaxy Tab S dispone di alcuni servizi
esclusivi, tra cui tre mesi gratis di Marvel
Unlimited per accedere al catalogo di
15.000 fumetti e Kindle for Samsung per
ricevere un libro gratis al mese. Clicca
per vedere l’elenco di servizi previsti,
con la premessa che non tutti potrebbero essere disponibili anche in Italia.
MOBILE La causa è un difetto che porta al surriscaldamento. Cambio gratuito dal 18 giugno
Apple sostituisce l’alimentatore di iPhone 3GS, 4 e 4S
L’alimentatore A1300 venduto in bundle con gli iPhone dal 2009 al 2012 viene cambiato
di Paolo CENTOFANTI
pple ha annunciato un programma
di sostituzione per l’alimentatore
USB venduto insieme agli iPhone
3GS, iPhone 4 e iPhone 4S. L’alimentatore per il mercato europeo “in rari casi”
potrebbe, infatti, surriscaldarsi tanto da
compromettere la sicurezza degli utenti. Il
richiamo dell’alimentatore prevede la sostituzione gratuita per tutti gli utenti presso gli Apple Store, i rivenditori autorizzati
o i negozi degli operatori telefonici che offrono iPhone in Italia. La sostituzione con
il nuovo modello esente da difetti inizierà
il 18 giugno e tutto quello che occorrerà

A
torna al sommario
Triplicato
il numero di
app su Amazon
AppShop
fare sarà recarsi in un punto vendita con
l’alimentatore e il proprio iPhone, visto
che per la sostituzione verrà presa nota
del numero di serie. Ulteriori informazioni
sul richiamo e l’operazione di sostituzione si possono trovare alla pagine ufficiale
dell’avviso: http://www.apple.com/it/support/usbadapter-european/.
Dopo aver presentato il suo primo
smartphone (che promette funzionalità innovative), Amazon ha
diffuso un comunicato stampa in
cui annuncia che il suo Appstore
(App-Shop in Italia) è letteralmente
triplicato nell’ultimo anno, passando da 80.000 a 240.000 app e diventando così sempre più influente
nel mondo mobile. Nel comunicato, Amazon parla non solo dell’aumento esponenziale di volume di
app (3x rispetto allo scorso anno),
ma anche del fatto che i propri
Coin stanno diventando sempre
più popolari e che il numero di
nuovi sviluppatori che entrano nel
mondo Amazon è quasi raddoppiato rispetto allo scorso anno. Lo
stesso comunicato cita uno studio
di IDC secondo cui il ritorno economico per gli sviluppatori di App
è almeno pari (ma spesso superiore) rispetto a quello offerto dalle
piattaforme concorrenti, ovvero
in particolare AppStore di Apple e
Play Store di Google; il 65% degli
sviluppatori ha comunicato che il
proprio ricavo totale è lo stesso
o superiore rispetto a quello delle
altre piattaforme, ma soprattutto il
76% degli sviluppatori indica che
la piattaforma Kindle Fire li ha aiutati a raggiungere nuovi segmenti
di mercato, ampliando considerevolmente il proprio target e ottenendo così nuove opportunità di
business.
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MAGAZINE
MOBILE L’app è già disponibile su Google Play e a breve lo sarà su Samsung Apps e Amazon
Rinnovamento per l’app Android di Chili
User experience rivista e nuove funzionalità, tra cui Chromecast e il catalogo delle serie TV
C
di Emanuele VILLA
hili, noto servizio di video on demand, ha annunciato il rinnovamento della propria app Android,
un cambiamento totale e pensato per
rendere l’esperienza utente più semplice e appagante.
Parliamo di rinnovamento estetico, quindi, e di contenuti, mentre le funzionalità
restano le stesse della precedente versione. Ciò nonostante, Chili è già al lavoro su alcune funzionalità che verranno rilasciate a breve: per esempio, tra
un mese sarà possibile navigare anche
nel catalogo delle serie TV, acquistandole o noleggiandole (oggi è possibile
lo streaming e il download delle serie
TV acquistate via PC e TV), mentre è
prevista nel prossimo futuro anche la
compatibilità Chromecast. Per quanto
concerne le funzionalità già disponibili,
segnaliamo la navigazione nel catalogo
di oltre 3.000 film, con tanto di acqui-
La divisione ricerca
e sviluppo di Microsoft
sta studiando diversi
metodi per migliorare
l’autonomia dei device
portatili
sto, noleggio e streaming degli stessi,
lo scaricamento del film per la fruizione
offline, lo streaming e il download delle
serie TV (acquistate dal sito o dalla TV)
e funzionalità WatchON su tutti i device
Samsung. La nuova app di Chili è già
disponibile su Google Play e a breve lo
sarà anche su Samsung Apps e Amazon Store.
MOBILE Non è un segreto che Samsung stia lavorando alla versione “compatta” del suo top di gamma
Samsung Galaxy S5 mini è quasi pronto al debutto
Alcune immagini leaked su SamMobile.com mostrano S5 mini insieme al fratello maggiore
di Massimiliano ZOCCHI
ualche settimane fa era spuntata
una prima immagine rubata del
presunto Galaxy S5 mini. Il sito
SamMobile.com mostra un reportage
completo di foto leaked di quello che
sembra in effetti il modello mini del top
di gamma Samsung Galaxy S5. Stesso
design del modello più grande, anche
per quanto riguarda la parte posteriore
con la cover puntinata che tanto ha fatto discutere.
Non ci sono ancora comunicati ufficia-

Q
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Microsoft verso
lo smartphone
con 1 settimana
di autonomia
li da parte di Samsung ma i ragazzi di
SamMobile sono sicurissimi di quelle
che saranno le specifiche tecniche,
che come al solito per la versione mini
sono riviste un po’ verso il basso: processore Exynos quad core con architettura Cortex A7 da 1,4 GHz, 1.5 GB
RAM, GPU Mali 400, 16 GB di storage
oltre alla solita micro SD, fotocamera
principale da 8 Megapixel e frontale
da 2.1. Il tutto racchiuso nella classica
scocca di policarbonato con display da
4.5 pollici Super Amoled con risoluzione 720p. Tutto
il resto rimane
invariato rispetto al Galaxy S5,
compreso il lettore di impronte digitali, il
sensore per il
battito cardiaco
e anche la certificazione IP67,
tra l’altro senza
l’uso di flap di gomma a protezione
della presa micro USB. Non potevano
mancare le consuete schermate dei
più noti benchmark, che sembrano
confermare le specifiche citate. Immagini e informazioni molto dettagliate
dunque, ma trattandosi di rumor dobbiamo sempre prenderle con le pinze. Al momento l’unica informazione
mancante è una data di rilascio. Manca
poco all’evento Samsung Galaxy Première 2014, ma pare che in quest’occasione verrà presentato solo il tablet
Galaxy Tab S.
di Massimiliano ZOCCHI
Arrivare a sette giorni di autonomia
senza mai ricaricare, senza batterie
di scorta e senza l’aiuto di battery
pack o mini-pannelli fotovoltaici.
Questo l’obiettivo da raggiungere
per il dipartimento di ricerca Microsoft: focus sulle batterie degli
smartphone, ma più avanti anche
per altre applicazioni. È quanto è
emerso durante il MIT Digital Summit in San Francisco. La ricerca è
stata focalizzata su due aspetti: ridurre al minimo gli sprechi e la dispersione di energia, e ottimizzare
il software per ridurre i consumi.
Per il primo aspetto Microsoft ha
pensato a una batteria composta
da due unità al litio. Prendendo
spunto un po’ dal funzionamento
dei processori ARM multi core, in
questa batteria troviamo un’unità
principale che eroga corrente in
modo massiccio quando il carico di
lavoro lo richiede, e una seconda
unità che invece mantiene lo stato
di stand-by e le funzioni minime
in assenza di richieste esose. Secondo Ranveer Chandra, questo
meccanismo aiuterebbe non poco
a risparmiare energia dispersa sotto forma di calore. Sul lato software, invece, gli uomini di Redmond
stanno lavorando a “E-Loupe”, una
tecnologia capace di identificare
le applicazioni che consumano
più batteria e di controllarle meglio, fino a congelarle quando
non sono utilizzate dall’utente. Al
momento il traguardo dei sette
giorni è lontano, ma Microsoft dichiara che tramite i primi prototipi
ha già raggiunto miglioramenti tra
il 20 e il 50% dell’autonomia. Nei
piani futuri dell’azienda c’è anche
la possibilità di adattare il software
per essere utilizzato in altri settori,
come, ad esempio, quello delle
vetture elettriche.
n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
MOBILE L’applicazione memorizza gli account esistenti e suggerisce nuove robuste password
1Password disponibile anche per Android
Il pratico password manager diventa completamente multi piattaforma. Gratis fino ad agosto
di Paolo CENTOFANTI
no dei migliori programmi per la gestione di account e password sbarca anche su Android. 1Password di
Agile Bits diventa così multi piattaforma,
con la versione per Android che va ad affiancarsi a quella già disponibile per PC,
Mac e dispositivi iOS. L’app non solo memorizza i nostri account già esistenti, ma
suggerisce anche nuove password robuste e permette di memorizzare anche i
dati di carte di credito per l’inserimento
automatico sui siti di e-commerce, il tutto
protetto da un’unica password. I dati memorizzati all’interno di 1Password sono
protetti con crittografia AES a 256 bit e
le password possono venire sincronizzate tra le varie istanze dell’app su diversi
dispositivi via Dropbox. Per presentare
l’app anche agli utenti Android, Agile Bits
ha deciso di distribuire 1Password gratui-
U
MOBILE
Vodafone
spinge sul 4G
con copertura
e promozioni

Vodafone Italia ha annunciato un’importante accelerazione nell’estensione della copertura LTE nel resto di
Italia. Come parte degli investimenti
Spring sulle proprie infrastrutture
(3,6 miliardi di euro), Vodafone a
partire da giugno ha acceso il 4G in
100 nuovi comuni ogni mese, fino
ad arrivare a una copertura del 90%
della popolazione entro il 2016. Oggi
sono 300 i comuni coperti dall’LTE
Vodafone ed entro fine anno arriveranno a 1.000, per toccare quota
1.500 a marzo 2015. In concomitanza
con l’allargamento della copertura
LTE, Vodafone lancia anche una nuova tariffa promozionale per spingere
la scoperta e l’utilizzo del 4G tra i suoi
utenti. La nuova promozione di chiama Giga Summer e consente ai clienti
Vodafone di avere per i tre mesi estivi
2 Gigabyte di traffico al mese su rete
LTE, al costo di 9,90 euro una tantum.
La promozione è sottoscrivibile con
qualsiasi SIM Vodafone, anche quelle
con solo piano vocale attivo. L’offerta
è attivabile fino al 30 giugno 2014.
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Galaxy Note 4
avrà un display
da 5,7’’ Quad HD
Mancano un paio di
mesi alla presentazione
di Galaxy Note 4, ma
parrebbe già sicura (o
quasi) la presenza del
display da 5,7’’ Quad
HD e del processore
Snapdragon 805
di Emanuele VILLA
tamente sul Play Store fino ad agosto,
dopo l’app sarà accessibile in sola lettura
e occorrerà acquistare la versione completa. Attualmente l’app ha un costo di
15,99 € su iOS e 50 dollari su Windows,
quindi probabilmente non sarà economica neppure su Android a regime.
1Password
Considerando la timeline seguita
da Samsung per l’introduzione di
nuovi device, non ci stupiremmo
di vedere un Galaxy Note 4 come
protagonista del prossimo IFA di
Berlino. Del tutto naturale, quindi,
iniziare ad assistere ai primi leak di
informazioni e rumor da ogni parte del globo. Uno di questi indica
che Samsung non “ingrandisce”
ulteriormente il display, puntando
al suo posto su un incremento di
MOBILE Affiancare due app nello screen di iPad si può
Prove di multitasking per iPad
In un video la dimostrazione
N
di Andrea ZUFFI
ei mesi immediatamente precedenti la presentazione di iOS 8 si
sono susseguiti vari rumor sulle
novità che sarebbero state introdotte
da Apple. Una delle voci era relativa
alla possibilità che su iPad si sarebbe
potuta ridimensionare la schermata per
ottenere un multitasking con più quadranti visibili contemporaneamente. Stando a un video divulgato, lo sviluppatore Steve Troughton-Smith (sempre intento ad armeggiare con ogni nuova riga di
codice iOS) sembrerebbe aver trovato riscontro di questa feature di split-screen.
Il video mostra su un simulatore con orientazione landscape come sia possibile,
tramite uno swipe a due dita, modificare le dimensioni della schermata visibile
lasciando così spazio alla possibilità di aprire due app da utilizzare in contemporanea. La sequenza in realtà mostra solo il ridimensionamento al 75%, 50% o 25%,
non dando evidenza di una seconda
applicazione veramente “up and running”. Questa feature di sicuro interesse, peraltro già presente nel Surface di
Microsoft, rimane al momento solo una
porzione di codice in fase di sviluppo,
che potrebbe non vedere la luce con
il primo rilascio ma rappresentare una
delle chicche pronte a giustificare una
Split screen su iPad
versione 8.1 di iOS.
qualità. Parliamo dunque di un display da 5,7’’ con risoluzione Quad
HD (2.560x1.440 pixel) allineata
con quella dei top di gamma della
prossima generazione, cui LG G3
è il precursore. Display Amoled
ultradefinito, design come sempre
sottile e leggero, ma per il momento non si parla di versioni in alluminio o affini (in attesa del “famoso”
S5 Prime di cui si parla da mesi ma
che ancora non si vede all’orizzonte); presumibilmente, Samsung
confermerà il look del Galaxy S5,
che infatti ha riproposto anche sui
nuovi tablet, i Galaxy Tab S. Un po’
presto per le specifiche tecniche,
ma avremo quasi sicuramente la
medesima gamma di sensori di S5,
un processore Snapdragon 805
per non rischiare rallentamenti su
un display così definito, 3 GB di
RAM, 16 Megapixel di fotocamera
con probabile stabilizzatore ottico,
certifica IP67 e lettore di impronte.
n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
MOBILE Costeranno 340 dollari e saranno in vendita su Amazon. Funzioneranno davvero?
La ricarica wireless è integrata nei pantaloni
Dalla collaborazione tra Nokia, Microsoft e lo stilista Sauvage arrivano i pantaloni che ricaricano
di Roberto PEZZALI
L
ascia lo smartphone in tasca e lui
si ricarica: l’ultima frontiera del
wearable sono i pantaloni disegnati per Microsoft e Nokia da Adrien
Sauvage, uno stilista e designer che ha
presentato i primi pantaloni in grado
di caricare senza fili uno smartphone
una volta infilato in tasca. Un’idea nata
in collaborazione con Microsoft, e non
è un caso infatti che lo smartphone
ricaricato sia un Nokia Lumia: Adrien
Sauvage ha smontato e integrato in
una delle tasche frontali dei pantaloni
un caricatore wireless Nokia DC50.
Tutto bello, anche se il costo dei pantaloni è decisamente elevato (340 $) e
qualche dubbio da chiarire ancora c’è:
che i pantaloni non possano essere la-
“Energia wireless in tasca, comoda ma pochi si fidano”
vati, sempre che il dispositivo non sia
stato isolato, è abbastanza chiaro ma
non si capisce neppure dove venga
presa l’energia per la ricarica. Il caricatore Wireless Nokia DC50, infatti, deve
essere in qualche modo alimentato, e
utilizzare un battery pack nei pantaloni sarebbe davvero poco efficace vi-
sta anche la dispersione della ricarica
wireless e il peso. “È stato difficile lavorare con la tecnologia”, - ha affermato Sauvage - “anche perché abbiamo
dovuto fare i conti con la dispersione
del calore, all’inizio chi indossava i
pantaloni si sentiva come all’interno di
una sauna”.
Samsung Galaxy S5 LTE-A “super” arriva in Corea
Il nuovo modello rinnova anche il comparto hardware: Snapdragon 805 e display WQHD

A
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In un video, Timothy
Jordan di Google
spiega come funziona
Android Wear per
i dispositivi portatili
di V. R. BARASSI
MOBILE È possibile che una versione con caratteristiche analoghe arrivi in Europa e Stati Uniti
di Emanuele VILLA
giudicare dai rumor, notizie e annunci degli ultimi mesi, sembra
proprio che molti si aspettassero
di più (a livello tecnico) dal Galaxy S5
di Samsung. Appena uscito non fece
gridare al miracolo causa dell’eccessiva
- a detta di molti - somiglianza con l’S4,
poi si iniziò a parlare di una versione
Prime con cover in alluminio, infine di
Android Wear
punta tutto
sulla semplicità
un Galaxy F e via dicendo. L’annuncio di
questi giorni, sebbene (al momento) limitato al mercato coreano, suona come
una prima risposta ufficiale a tutti questi
rumor: Samsung ha presentato Galaxy
S5 LTE-A, un modello che, nonostante
sia finalizzato al supporto per la rete
LTE Advanced coreana a 225 Mb/s di
banda, rinnova un po’ tutto il comparto hardware del telefono: sì, perché
nonostante il display continui a essere un 5.1 pollici, ora la risoluzione è da
2.560 x 1.440 (WQHD) con un valore di
PPI molto elevato, pari a 576. Non plus
ultra anche il processore: si passa dall’attuale Snapdragon 801 di Qualcomm
a uno Snapdragon 805 da 2,5 GHz
che, a dispetto della vicinanza numerica, rappresenta un vero e proprio salto
generazionale grazie anche alla GPU
Adreno 420. Nessuna variazione di rilievo per quanto concerne il design e
la dotazione di memoria di storage, che
però in questo caso parte da 32 GB,
mentre la RAM, complice il nuovo SoC
e un display più “oneroso” in termini di
potenza, passa da 2 a 3 GB. Identica la
batteria, da 2800 mAh, e nessuna variazione di rilievo sul sistema operativo,
che è Android KitKat con personalizzazione TouchWiz. Possibile (probabile?),
che una versione dotata di caratteristiche analoghe diventi sul serio il Galaxy
S5 “Prime” per Europa e Stati Uniti: ma
c’è ancora da attendere.
Timothy Jordan di Google ci introduce in Android Wear, variante
di Android che presto vedremo
operare su diversi dispositivi
indossabili (attualmente tutto è
focalizzato sugli smartwatch)
sviluppati da terze parti come
Motorola e LG. Secondo Google,
oggi passiamo troppo tempo
ad estrarre lo smartphone dalla
tasca e controllare le varie notifiche, operazioni che potranno
essere svolte in meno tempo e
in modo “smart”, senza di fatto
estraniarsi da ciò che ci circonda.
Tutto questo grazie, ovviamente,
ad Android Wear.
Google ci dà anche un assaggio dell’interfaccia standard di
Android Wear, che non sarà una
versione “in piccolo” del drawer
per le app dello smartphone ma
qualcosa a sé: semplice, intuitiva,
smart e interattiva. Si potrà parlare al dispositivo e il dispositivo
potrà parlare con l’utente; tutto
sarà sempre sotto controllo e con
un paio di tap e slide si potrà cercare ogni tipo di informazione.
Qualche indicazione anche per
gli sviluppatori: il sistema delle
notifiche è praticamente standard e non ci sarà bisogno di
fare nulla per rendere compatibili
queste con la propria applicazione. Qualche linea di codice in più
sarà necessaria se si vogliono
sfruttare alcune funzionalità extra, ma Google assicura che il tutto sarà estremamente facile.
Android Wear
n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
FOTOGRAFIA Per accedere alle tante novità di Adobe è necessario aggiornare la suite
Adobe lancia la sua nuova Creative Cloud
Nuove app e arriva anche un kit hardware
Alle app desktop si aggiunge un kit con righello e penna oltre alle nuove app mobile
di Roberto PEZZALI
reative Cloud cambia ancora: gli
oltre due milioni di abbonati al
servizio Adobe possono ora aggiornare interamente la suite per avere
accesso ai nuovi programmi creativi
che Adobe ha sviluppato per questa
release. Creative Cloud, ricordiamo, è
il nome che Adobe ha dato a quella che
fino a pochi anni fa era la Creative Suite, un gruppo di programmi votati alla
creatività che includono anche i noti
Photoshop, Premiere, Illustrator, Audition e After Effects (in tutto sono 14).
La nuova soluzione Adobe rappresenta
un po’ una chiusura del cerchio rispetto
a quanto fatto fino ad oggi ma anche
una apertura di nuove strade, che passano inevitabilmente tra mobile, cloud
e hardware. Le novità principali sono
sicuramente gli strumenti che fino ad
oggi erano conosciuti come “Project
Napoleon”: Adobe Ink e Adobe Slide,
rispettivamente una penna e un righello digitale, permettono di trasformare
l’iPad in una tavola da disegno professionale con possibilità di gestire prospettiva, disegni tecnici oppure semplici disegni artistici.
Ink è in alluminio, utilizza la tecnologia
Adonit Pixelpoint e permette con il tasto di accedere ai profili personali del
creativo memorizzati sul proprio account Adobe. A complemento di Ink e
Slide, che verranno venduti in kit a 199
euro, Adobe ha preparato una serie di
nuove app (solo iOS) che non hanno
bisogno necessariamente dei due strumenti per funzionare, Adobe Sketch e
Adobe Line.
Se Sketch è una app per iPad per rea-

C
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Auto elettrica
Tesla regala
i suoi brevetti
I brevetti accumulati
da Tesla in questi anni
nello sviluppo delle
sue auto elettriche
sono disponibili
gratuitamente per tutti
coloro che vorranno
produrre i propri
autoveicoli basati
sulle tecnologie Tesla
di Paolo CENTOFANTII
lizzare schizzi e disegni di forme libere
(ce ne sono però tante), Adobe Line è
la prima app al mondo per il disegno
e la scrittura di precisione su iPad. Interessante anche Photoshop Mix, una
app per iPad che permette di mescolare immagini ritagliando elementi e
incollandoli su altre foto alla quale
sono state aggiunte potenti funzioni
come il Content Aware Fill e Camera
Shake Reduction, strumenti presenti su
Photoshop per desktop. Adobe in questo caso sfrutta il cloud per ovviare alle
performance non eccellenti dell’iPad
con carichi di lavoro così complessi: la
foto è inviata al server cloud per la riduzione del mosso e il server, dopo averla
elaborata, restituisce diverse versioni
processate in remoto.
Adobe però non si ferma qui: nei prossimi mesi sarà disponibile per gli sviluppatori l’SDK completo per sfruttare sia i
servizi cloud sia l’hardware, che potrà
così dialogare anche con applicazioni di terze parti. Le novità di Creative
Cloud si allargano anche al desktop,
ma ovviamente la parte hardware e mobile è quella più interessante e anche in evidenza: nel corso dell’anno
le applicazioni classiche
sono state costantemente aggiornate e le nuove
versioni racchiudono un
po’ gli annunci fatti da
Adobe in occasione di
manifestazioni come il
NAB, la fiera del video
professionale per eccellenza. Adobe ha comunque annunciato che, oltre
ad aver migliorato radicalmente le prestazioni delle app, ha anche aggiunto
una serie di funzionalità molto richieste. In Photoshop CC sono presenti ad
esempio novità per i fotografi, come gli
effetti di motion Blur Gallery che creano una sensazione di movimento; Focus Mask, che fa risaltare i ritratti con
scarsa profondità di campo, le nuove
funzioni Content-Aware e il nuovo strumento Perspective Warp che è in grado di aggiustare la prospettiva di una
parte specifica di un’immagine senza
distorcere l’area circostante. Photoshop è stato anche rivisto per assicurare un’esperienza d’uso più reattiva
sui dispositivi Windows 8 Touch come
Microsoft Surface Pro 3. Per quanto riguarda Premiere la novità principale è
l’integrazione di alcune librerie di After
Effects che permettono funzioni video
evolute sulla timeline, come i Live Text
Templates e Masking and Tracking,
ovvero la possibilità di applicare il
tracking a un effetto senza passare dal
più evoluto programma di video compositing. Ogni applicazione Adobe ha
subìto molte migliorie, ma ovviamente
non è questo l’ambiente per descriverle minuziosamente.
Interessante anche il piano destinato ai
fotografi: quello che fino ad oggi era
una trial diventa ora un piano fisso,
12,29 euro al mese per Photoshop CC
e Lightroom, due strumenti indispensabili per il fotoritocco e lo sviluppo dei
file RAW. L’accesso al piano dà diritto
ovviamente anche allo spazio cloud
e alle app per iPad e iPhone di Lightroom, sincronizzabili con l’applicazione desktop.
Sono queste giornate importanti
per il mercato delle auto elettriche. Elon Musk, il giovane imprenditore e fondatore di Tesla
Motors, infatti, ha deciso di rendere “open source” tutti i brevetti relativi alle tecnologie sviluppate dall’azienda nello sviluppo
delle proprie auto elettriche. Si
tratta di una mossa che punta a
scuotere il mercato, incentivando altri costruttori a iniziare a
sviluppare auto completamente elettriche, anche utilizzando
quanto già sviluppato da Tesla
Motors. In un appassionato messaggio sul blog aziendale, Elon
Musk ha ribadito come la mission principale di Tesla sia quella
di mandare in pensione una volta per tutte il motore a scoppio,
ma per farlo occorre che anche
altre aziende entrino con maggiore impegno sul mercato. In
questa ottica, proteggere con
dei brevetti le tecnologie che
potrebbero accelerare la produzione di veicoli elettrici efficienti
non sarebbe la strada giusta
secondo Musk, da qui la scelta
di “donare” a tutti il patrimonio
di know-how acquisito in questi
anni da Tesla. La sfida è lanciata, ma davvero le auto a benzina
hanno i giorni contati?
n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
FOTOGRAFIA Tra le specifiche, in primo piano il sensore CMOS da 1” e 20 MP di risoluzione
Panasonic FZ1000, la prima bridge 4K
L’azienda di Osaka presenta la prima unione tra una vera fotocamera DSLR e una ultrazoom
Ciliegina sulla torta della Lumix FZ1000, la possibilità di riprendere filmati in qualità 4K
di Michele LEPORI
anasonic potrebbe aver presentato con la Lumix FZ1000 la soluzione ideale per unire prestazioni
e praticità. La nuova Lumix FZ1000 alza
l’asticella sul curriculum delle ultrazoom
avvicinandole alle sorelle maggiori DSLR:
montati su questo body, dove il family
feeling con l’ammiraglia GH4 è evidente, troviamo infatti un generoso sensore
CMOS da 1” e 20 MP di risoluzione: le
notevoli dimensioni del sensore vanno di
pari passo con quelle dei suoi fotodiodi
che sono quindi in grado di assorbire più
luce e garantire risultati migliori rispetto
alle compatte.
Non dimentichiamo poi che la lente montata sulla FZ1000 è Leica, che questa volta installa un 25-400 f/2,8-4,0 con zoom
ottico 16x in grado di compensare tanto
le curvature della focale grandangolare
quanto le aberrazioni cromatiche “a tutto tele”. Sotto il versante software, è da
segnalare come Panasonic abbia riscritto
dalle basi il proprio Venus Engine: sulla
Lumix FZ1000 troviamo prestazioni nettamente migliorate in termini di resa cromatica, mentre sull’acquisizione immagine
il nuovo filtro rumore riduce eventuali
P
FOTOGRAFIA
Fujifilm XF18
135mm, super
stabilizzatore
e waterproof

Fujifilm presenta il nuovo zoom
XF18-135mm F3.5-5.6 R LM OIS
WR, il primo obiettivo della serie
X water resistant pensato per la
sua mirrorless X-T1. Un obiettivo
con un’avanzatissima tecnologia
di stabilizzazione dell’immagine a
5 stop e una struttura sigillata in
20 diversi punti per una protezione
quasi totale da acqua e polvere. Il
nuovo XF può essere visto come uno
zoom universale, con una copertura
da 27 mm a 206 mm (equivalenti)
che equivale a 7.5x come fattore di
ingrandimento. Sarà in vendita da
luglio 2014 al prezzo al pubblico di
869,99 euro.
torna al sommario
disturbi e - trattando il segnale sulla base
dell’apertura focale - il Venus Engine
elabora dettagli fini come ad esempio i
capelli a frequenze molto più alte.
Una fotocamera che riprende in Full
HD ormai è quasi una non-notizia, ecco
perché la FZ1000 vuole far parlare di sé
sotto l’aspetto video poiché è la prima fotocamera “compatta” in grado di riprendere filmati in qualità 4K (3840x2160) a
25 fps ma anche nel “normale” Full HD
(1920 x 1080), stavolta però a 100 fps: la
capacità di riprendere tanto in MP4 quanto in AVCHD è pensata per permettere
facilità di esportazione e lavorazione dei
progetti mentre l’accoppiata sensore
e ottica Leica, supportata da 7 opzioni
di messa a fuoco (Full Area, 49-Area, 1Area, PinPoint, Low Light, Focus Peaking
ed Eye Detection) e stabilizzazione ottica
su 5 assi (Hybrid 5-axis Optical Image
Stabilization), intende garantire risultati
ottimali per ogni scena e in ogni condizione, anche in precario equilibrio.
Panasonic annuncia la disponibilità sul
mercato italiano per agosto ma non si
hanno ancora indicazioni precise sul
prezzo. Indicativamente, sul mercato
americano la Lumix FZ1000 è proposta
a 899 dollari.
PSVita Slim in
Italia a 200 €
Dopo essere stata presentata al
TGS 2013 lo scorso settembre e
poi commercializzata sul mercato
giapponese prima (ottobre) e su
statunitense poi (febbraio), la nuova
PS Vita Slim sbarca in Europa ed è
disponibile in tutti i principali punti
vendita italiani al prezzo di 199,99 €.
La nuova PS Vita Slim,(PCH-2000) ha
la stessa potenza di calcolo del precedente modello (processore, GPU e
RAM non cambiano) ma può contare
su un nuovo display LCD IPS - sempre
da 960x544 pixel - che manda in
pensione l’ottimo OLED visto sul modello originale e vanta un design più
moderno e snello (20% più sottile e il
15% più leggera). Grandi sforzi sono
stati fatti per innalzare l’autonomia
della console di Sony la quale ora
riesce a spuntare mediamente un’ora
di più nelle sessioni di gioco (si passa
da 3-5 ore a 4-6 ore) e un paio di ore
in più nella visualizzazione dei filmati
(da 5 a 7 ore). Presente 1 GB di storage interno, ottimo per giocare anche
senza scheda di memoria esterna.
FOTOGRAFIA Per ora è un prototipo, ma la mass production potrebbe non essere lontana
Da Sony un sensore curvo simile all’occhio umano
Il sensore Sony promette fotocamere più semplici e migliore resa in condizioni di poca luce
di Roberto PEZZALI
ony ha realizzato una serie di sensori ispirati alla superficie interna
dell’occhio sfruttando una particolare macchina capace di curvare la superficie dei sensori rendendola convessa. Il risultato è stato esposto nel corso
di un simposio alle Hawaii da Kazuichiro
Itonaga, ingegnere di Sony, che ha delineato i vantaggi di un sensore curvo
rispetto a uno piatto di tipo tradizionale,
focalizzandosi sulla migliore efficacia nel
catturare la luce. Come succede all’interno dell’occhio umano, con un sensore
curvo la luce impatta in modo ortogonale sui fotodiodi periferici, permettendo di
sfruttare al meglio tutta la superficie. Un
sensore curvo, secondo Sony, è 1.4 volte
S
più sensibile di uno tradizionale al
centro e due volte più sensibile ai
bordi, oltre ad avere migliori performance in termini di rumore grazie a
una riduzione del gap tra i diversi
fotoricettori e un abbassamento
della “corrente oscura”, ovvero la
corrente che transita nei fotodiodi
quando non sono esposti alla luce.
La curvatura del sensore è stata
fatta con un particolare strumento, partendo da un sensore piatto, e per stabilizzare il chip dopo il processo è stato
applicato un substrato ceramico. La curvatura dovrebbe essere simile a quella
dell’occhio umano, quindi un angolo
abbastanza spinto. Sony al momento ha
realizzato due versioni di questi sensori:
uno con diagonale di 43 mm destinato
alle fotocamere e uno da 11 mm destinato agli smartphone. Al momento ha curvato circa 100 sensori e il passaggio dal
prototipo alla produzione potrebbe non
essere così complesso, anche se difficilmente ai nuovi sensori potranno essere
abbinate vecchie ottiche.
n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
Intel ricavi
record grazie al
pensionamento
di Windows XP
Per Intel il secondo trimestre 2014
dovrebbe chiudere con un risultato
economico superiore alle aspettative. Merito, sostiene Intel stessa, del
rinnovo del parco PC per il business,
innescatosi in molte aziende da
quando Microsoft ha terminato il
supporto per Windows XP. Secondo
quanto stimato da Intel, i ricavi
del periodo aprile-giugno 2014
sfiorerebbero i 13,7 miliardi di
dollari, questo rappresenterebbe
un discreto rialzo rispetto alle proiezioni dell’azienda, che si attendeva
entrate per 13 miliardi di dollari.
Intel prevede, comunque, solo un
lieve aumento degli utili, a causa
del concomitante aumento dei costi.
Oltre a beneficiare del turnover dei
PC aziendali, Intel potrebbe trovare
nuovo vigore per il futuro aumentando la sua presenza nel settore
mobile e continuando a coltivare le
nuove tendenze, in particolare nel
segmento dei dispositivi indossabili.
MAGAZINE
PC HP rilascerà i primi prototipi l’anno prossimo, ma non sarà in vendita prima del 2018
The Machine è il computer “più veloce della luce”
Può elaborare calcoli esponenziali in tempi irrisori: per HP è la nuova frontiera dell’IT
di Michele LEPORI
i sono delle volte in cui, per
spiegare qualcosa, è necessario
usare più numeri che parole. È il
caso di The Machine e della sua capacità di elaborare 160 petabyte di dati in
250 nanosecondi. Numeri quasi extraterrestri, che cerchiamo di tradurre in
linguaggio più comprensibile.
Secondo gli stessi creatori, The Machine
nasce per gestire la Internet of Things, un
concetto molto di moda negli ultimi tempi, ma che ha visto la luce verso la fine
degli anni ’90 e nel quale si ipotizza che
una miriade di oggetti di uso comune
siano connessi alla rete per dialogare.
Se una quindicina di anni fa poteva
sembrare lo scenario perfetto per un
progetto cinematografico dei fratelli
Wachowski, oggi è normale avere TV,
console, le luci di casa e la fotocamera
connesse e pronte a rispondere ai nostri input da computer o smartphone.
Per gestire questa montagna di dati,
The Machine usa un’architettura a
gruppi di core specializzati che lavorano in parallelo con altri gruppi di core
C
generici collegati non dai “vecchi” cavi
di rame, bensì da un complesso al silicio che sfrutta la tecnologia fotonica
per comunicare ad altissima velocità,
consumando 8 volte meno degli attuali
server.
A dispetto di queste spiegazioni tecniche, HP vede vantaggi tangibili applicabili nella vita di tutti i giorni: Martin
Fink, Chief Technology Officer del progetto The Machine (video) spiega che
un medico potrebbe essere in grado di
mettere a confronto le analisi dei propri
pazienti collegandosi ad un database
mondiale quasi infinito ed ottenere le
informazioni necessarie ad identificare
le patologie in tempi brevissimi.
Come spesso accade con innovazioni
di questa portata, HP prevede di rilasciare i primi prototipi l’anno prossimo
ma l’avvento commerciale non avverrà
prima del 2018.
PC Estensione della gamma iMac, il nuovo entry level è in vendita a partire da 1129 euro
Apple presenta il suo iMac più economico
Offre display da 21,5’’, CPU Core i5 da 1,4GHz, 8 GB di RAM e completa dotazione software
di Emanuele VILLA
Estratto dal quotidiano online
A

pple annuncia l’estensione della
linea di desktop all-in-one con
un nuovo modello dedicato alla
massima convenienza e all’ottimizzazione del rapporto qualità/prezzo: parliamo
di un modello da 21,5’’ che, oltre a mantenere intatte le caratteristiche di design
dei modelli superiori, offre caratteristiche
tecniche quali il processore Core i5 dual
core da 1,4GHz con grafica integrata
Intel HD 5000, Wi-Fi ac, 8 GB di memoria
RAM e un disco rigido da 500 GB.
Tutto questo per un listino al pubblico
di 1129 euro: di fatto si tratta di un entry
level per la gamma Apple, ma pur sempre con caratteristiche tecniche tali da
permettergli l’impiego in ogni ambito,
semplicemente con prestazioni inferiori
rispetto ai modelli superiori. A livello di
connettività, il nuovo iMac da 21,5’’ offre
due porte Thunderbolt e quattro porte
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MAGAZINE
www.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Claudio Stellari, Maria Chiara Candiago,
Alessandra Lojacono, Simona Zucca
USB 3.0, mentre per quanto concerne
il software, oltre all’immancabile OS X
(aggiornabile gratuitamente a Yosemite
il prossimo autunno), il nuovo iMac dispone delle suite iLife e iWork: la prima
permette di montare video con iMovie,
suonare con GarageBand e organizzare,
modificare e condividere gli scatti con
iPhoto. Dal canto suo, invece, iWork si
compone dei noti tool di produttività Pages, Numbers e Keynote.
Il nuovo iMac da 21,5’’ è già disponibile
sull’Apple Store: le possibili personalizzazioni della configurazione base comprendono un disco rigido da 1TB, Fusion
Drive da 1TB e unità flash fino a 256GB.
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
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Innovative Curve
A smartphone
designed to fit you
Now It’s All Possible
n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
GAMING L’ultima edizione dell’Electronic Entertainment Expo si è tenuta a Los Angeles dal 10 al 12 giugno di quest’anno
Da Halo 5 a Uncharted 4: i giochi “top” dell’E3
Sony, Nintendo e Microsoft hanno mostrato i muscoli sui palchi delle conferenze stampa della fiera a Los Angeles
I giochi rimangono i protagonisti della kermesse californiana: andiamo alla scoperta dei titoli che ci faranno sognare
di Michele LEPORI
ono stati tre giorni intensi, tre giorni importanti e che gli appassionati di videogame hanno
vissuto, come sempre, come un evento unico
nel panorama mondiale. Se l’anno scorso le console
next-gen erano le indubbie protagoniste, con l’annuncio di giochi ad hoc ma, soprattutto, con la curiosità di poterle vedere e “toccare con mano” per la
prima volta, l’E3 2014 è stato completamente dedicato ai videogiochi, con qualche timida comparsa di
hardware come la PlayStation TV che, peraltro, non
è altro che la PS Vita TV con un nuovo nome.
S
PlayStation avanza, Xbox avara di “hit”
Nella classica sfida tra Sony e Microsoft, quest’anno ha vinto la prima: mentre Phil Schiller parla di sé,
del mercato, e di come “… you are shaping the future of Xbox, and we are better for it”, in realtà le
hit Microsoft sono un video pre-renderizzato di 60
secondi scarsi di Halo 5 e uno Scalebound intrigante ma di cui non si sa ancora nulla. Un po’ pochino
per rispondere degnamente alla rivale che regala
ai suoi fan qualcosa di cui parlare: una nuova livrea
PS4 glossy white dedicata all’uscita dell’attesissimo Destiny, beta pubblica di PlayStation Now, data
d’uscita di PlayStation TV, Morpheus VR che inizia
a prendere corpo e una sfilza di giochi come No
Man’s Sky, Uncharted 4, il remake di Grim Fandango
e l’annuncio che no, The Last Guardian non è stato
cancellato: è “solo” in riscrittura completa per PS4.
Millemila anni di lavoro per PS3 buttati via, ma va
bene così.
Microsoft, dal canto suo, ha mostrato una sfilza di
giochi ma è sembrata avara di novità davvero di spicco o che generassero il più genuino “effetto wow”:
dopo lo smembramento di Kinect dalla console e le
pubblicità che fanno bella mostra del nuovo prezzo,
puntare su nuove feature del rilevatore di movimenti
sarebbe stato impossibile, ma si poteva comunque
proporre qualcosa di nuovo sul fronte del design,
che continua ad essere argomento di discussioni.
Oppure pensiamo anche a nuove funzionalità di
dashboard o Xbox Live che potevano catturare l’attenzione… Invece no, tutta l’attenzione di Microsoft
è riservata ai giochi, molti dei quali senza dubbio
eccellenti (pensiamo a un Assassin’s Creed: Unity,
il più classico dei Call of Duty o a un The Witcher
3), ma non esclusivi o comunque difficilmente adatti a spostare gli equilibri tra le due console (diversi
DLC, Project Spark, Fable Legends e i citati Halo 5
e Scalebound, per esempio). La guerra è tutt’altro
che decisa e l’impegno di entrambe le aziende è
davvero notevole, ma l’impressione è che Microsoft,
Halo 5 a parte (e di cui si sa ancora pochino), debba
davvero calare qualche asso se vuole recuperare il
terreno perduto.
Un buon E3 per Nintendo
La casa di Kyoto, dal canto suo, ha giocato d’astuzia:
basse aspettative e altrettanto basse speranze di
pubblico causa nessun keynote scoppiettante hanno fatto sì che la presentazione pre-registrata con gli
effetti speciali giusti al momento giusto colpisse al
cuore gli affezionatissimi fan. Il nuovo Zelda, il nuovo
Star Fox, Yoshi e gli Amiibo piazzano i colpi vincenti
anche se praticamente tutto quanto annunciato non
arriverà nei negozi prima di ottobre, ad essere otti-
misti. Probabilmente è troppo tardi per recuperare
terreno sulle rivali, ma storicamente i titoloni forti di
Kyoto hanno contribuito a vendere milioni di console
nel mondo e anche questa volta la storia potrebbe
essere pronta a ripetersi.
Che tifiate per una console o per l’altra, alla fine
quello che conta sono i giochi e le emozioni che ci
trasmettono nel tempo che trascorriamo in compagnia dei loro protagonisti: ecco perché ogni idea,
ogni annuncio e ogni nuovo progetto presentato
sotto le luci della ribalta californiane ci accompagneranno da questo rovente inizio d’estate fino ai mesi
invernali, momento in cui inizieranno a comparire
sugli scaffali blockbuster e attesissimi sequel. Abbiamo fatto un’attenta selezione di tutto quanto è stato
presentato alla fiera californiana o che, nonostante
fosse stato annunciato in precedenza, ha comunque
occupato un ruolo da protagonista.
Metal Gear Solid V: The Phantom Pain
(PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One)
L’ultimo, spettacolare lavoro di Hideo Kojima e
Konami. Sull’eterna saga di Solid Snake si potrebbero scrivere tesi e articoli ma probabilmente ci si
dimenticherebbe qualcosa: arrivata fino al 2014 dagli
albori degli anni ’80 e del NES 8-bit, l’ultimo capitolo
di questa saga è in realtà la seconda parte del progetto Metal Gear Solid: Ground Zeroes dove i giocatori impersoneranno Big Boss aka “Venom Snake”
che - dopo i tragici eventi di Ground Zeroes e del-
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segue a pagina 20 
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MAGAZINE
GAMING
I giochi “top” dell’E3
ragazzi di CD Projekt RED promettono essere più
grande di quello di Skyrim di un buon 20%. Appuntamento all’inizio del 2015 per imbracciare la spada e il
libro degli incantesimi. Clicca qui per il video.
segue Da pagina 19 
l’annientamento dell’unità Militaires Sans Frontières
- finisce in coma. Il risveglio avviene 9 anni dopo e
coincide con la nuova fondazione di un gruppo di
mercenari chiamati Diamond Dogs con i quali tenta di infiltrarsi in Afghanistan durante la guerra con
l’Unione Sovietica. Lo scopo primario è la vendetta, ma la scoperta del progetto per la creazione di
un’arma ancora più potente di un Metal Gear da parte dell’organizzazione Cipher cambierà i piani della
missione. Clicca qui per il video.
No Man’s Sky (PS4, PC)
Il gioco che ha letteralmente stregato la platea presente alla conferenza stampa e che si sta imponendo
su tutta la stampa specializzata pur avendo mostrato
pochissimo delle sue potenzialità. In No Man’s Sky
il giocatore potrà farà tutto quello che vuole, letteralmente. Il gioco prevede la possibilità di esplorare
liberamente il pianeta di partenza e scoprire le specie che lo abitano, le razze che lo governano, esplorare la terra e le profondità dell’oceano aggiornando
il database con dati che vanno in condivisione con
la comunità dei giocatori ma - e qui entra in scena
l’elemento wow - il giocatore potrà prendere una
navicella spaziale ed uscire dall’atmosfera del pianeta per poter viaggiare su altri mondi liberamente
esplorabili, combattere nello spazio, atterrare su stazioni orbitanti ed interagire con chi le abita, prendere
parte ad alleanze intergalattiche o esplorare liberamente il mondo alla ricerca di... beh, ancora non si
sa bene cosa. Hello Games promette l’infinito e noi
non vediamo l’ora di metterci le mani sopra. Clicca
qui per il video.
Far Cry 4
(PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One, PC)
Il grandissimo ritorno di uno sparatutto che si è già
conquistato un posto d’onore sul podio dei più amati
dai giocatori. Ubisoft Montréal in collaborazione con
altre sue filiali sparse nel mondo annuncia il nuovo
capitolo che vedrà protagonista Ajay Ghale che, al
suo ritorno nel villaggio natio sull’Himalaya si troverà
coinvolto in una guerra civile molto più grande di lui.
Tantissima attesa anche e soprattutto per la modalità
multiplayer, da sempre cuore pulsante del genere.
Clicca qui per il video.
Alien: Isolation
(PC, PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One)
FIFA 15 (PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One, PC,
iOS, Android, PS Vita, Nintendo 3DS)
U blockbuster autunnale per antonomasia, riveduto e
corretto per la nuova stagione calcistica. Con una comunità online che vive praticamente solo di Ultimate
Team e sfide con altri utenti sparsi nel mondo, EA dovrà solo preoccuparsi di tenere stabili i server e sistemare qualche bug di troppo del capitolo 14, specie
su prestanza dei giocatori e “papere” dell’IA. Le premesse, come sempre, sono eccellenti, più che altro
bisognerà valutare sul campo le differenze, in termini
tecnici e di giocabilità, rispetto al già valido Fifa 14. Nel
frattempo, EA ha presentato all’E3 il primo Gamaplay
Trailer ufficiale. Clicca qui per il video.
Assassin’s Creed: Unity
(PC, Xbox One, PlayStation 4)
Ubisoft non lascia ma anzi, raddoppia. La gallina dalle uova d’oro autunnale della software house canadese non mancherà l’appuntamento con i suoi fan
alla fine di ottobre: quest’anno la guerra fra Assassini
e Templari si svolgerà all’ombra di Nôtre Dame, nella Francia alle porte della rivoluzione del 1789. Arno
Dorian, questo il nome del personaggio che interpreteremo, combatterà al fianco del popolo contro i
reali e contro l’esercito al loro servizio: le probabilità
che a Versailles si nascondano dei Templari è molto,
molto alta. Clicca qui per il video.
The Witcher 3: Wild Hunt
(PS4, Xbox One, PC)
Tempo di sequel anche per la saga RPG-fantasy
targata CD Projekt RED, la relativamente piccola
software house polacca che ha trasportato in videogioco l’omonima saga fantasy cartacea delle avventure di Geralt. Questo terzo capitolo prenderà il via
dove partivano i titoli di coda del precedente episodio e questa volta ci troveremo ad affrontare un esercito invasore chiamato Wild Hunt che sta mettendo
a ferro e fuoco i Northern Kingdoms. Il giocatore è
chiamato a prendere in mano il destino di Geralt e
farlo crescere di quest in quest in un mondo che i
Tante volte si è cercato di portare il franchise Alien
anche in ambito videoludico e altrettante volte ci
siamo trovati di fronte a sonori fallimenti, con titoli
pensati quasi esclusivamente a capitalizzare la popolarità della saga cinematografica, oppure capaci
di cogliere il solo aspetto action del secondo film,
diretto da James Cameron. Con Alien: Isolation, forse è la volta buona e i primi riscontri dicono che una
cosa è certa: questo gioco fa paura, tanta paura. Il
gioco prodotto da SEGA e sviluppato da Creative
Assembly è un vero e proprio survival horror che ha
l’obiettivo di proiettarci nelle atmosfere claustrofobiche del primo Alien di Ridley Scott. In Alien: Isolation
impersoniamo Amanda Ripley, figlia di Ellen, intrappolata su una stazione spaziale con il mortale xenomorfo. Non avremo armi efficaci contro l’alieno, e
tutto quello che possiamo fare è scappare. Se l’alieno ci vede siamo morti. Se l’alieno ci sente siamo
morti. Se sente il nostro odore siamo morti. Per farci
strada negli spazi contorti dell’astronave nella nostra
fuga, avremo l’iconico sensore di movimento, oltre a
qualche arnese di fortuna con cui affrontare gli altri
abitanti della stazione spaziale, a quanto pare non
meno letali dell’alieno. Insomma, un approccio molto
diverso da quanto visto fino ad ora e chi ha provato il
gioco ne è uscito terrorizzato. L’appuntamento è per
ottobre 2014. Clicca qui per il video.
Grim Fandango Remaster
(PlayStation 4, PS Vita)
Manny Calavera sta per tornare sulle console
next-gen. I più giovani probabilmente non conoscono l’originale uscito su PSX nel 1998, quel Grim
Fandango che assieme ai Monkey Island e a Full
Throttle rappresenta il meglio delle avventure grafiche degli anni ‘90. Poco da dire e tanta attesa nostalgica per un grande ritorno che speriamo non soffra
più delle lacune di gameplay causate - all’epoca - da
poca precisione nell’interfaccia utente con tastiera e
joypad. Clicca qui per il video.
The Legend of Zelda (Wii U)
I fan Nintendo lo aspettavano dalla presentazione
della Wii U, finalmente è arrivato. Sono bastati pochi secondi di un trailer che sembra un filmato più
che un pezzo di gameplay vero e proprio (ma non
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GAMING
I giochi “top” dell’E3
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creatura; ora, è giunto il momento per me di realizzare il mio sogno”. Clicca qui per il video.
Halo 5: Guardians (Xbox One)
Il titolo che ogni possessore di Xbox One aspetta.
Il ritorno di Master Chief. Una Collector’s Edition in
uscita a dicembre che conterrà la beta di Halo 5 in
anteprima esclusiva. Queste, e praticamente solo
queste le notizie rilasciate da Microsoft sulla sua
killer application, anch’essa impegnata a giocare a
nascondino con i fan. Clicca qui per il video.
Xenoblade Chronicles X (Wii U)
ditelo ad Aonuma-sensei, che giura essere un pezzo
assolutamente in-game) per far gridare al miracolo
e rimettere la povera, bistrattata Wii U sulla bocca
di tutti.
Prendete una grafica a metà tra Wind Waker e
Skyrim, in un mondo completamente aperto ed
esplorabile, mescolatelo con le atmosfere magiche
di Zelda ed ecco servito il gioco che - probabilmente
- farà vendere da solo milioni di console nel mondo.
In attesa di qualcosa di più concreto, iniziamo il conto alla rovescia per il 2015. Clicca qui per il video.
Uncharted 4: A Thief’s End (PlayStation 4)
Naughty Dog presenta quello che - perlomeno
stando a quello che il titolo sembra suggerire - sarà
l’ultimo capitolo delle avventure di Nathan Drake. Il
nostro Drake intraprende un viaggio in giro per il
mondo alla ricerca dei misteri che coinvolgono una
cospirazione storica che sta dietro a un favoloso tesoro di pirati.
Viene definita dagli sviluppatori “La sua più grande
avventura” che metterà alla prova le sue capacità,
i suoi limiti e ciò che sarà disposto a sacrificare
per salvare coloro che ama. Una trama più oscura
rispetto al passato, figlia probabilmente dell’esperienza e del successo ottenuto con The last of us a
cui questo Uncharted 4 deve più di qualcosa. Clicca
qui per il video.
Bloodborne (PlayStation 4)
Miyazaki Hidetaka e From Software: un’accoppiata
che i fan dei giochi difficili e con pochissimo margine
d’errore conosceranno senza dubbio per Demon’s
Soul e Dark Souls. L’E3 è l’occasione colta dal team
giapponese per presentare Bloodborne, horror in
salsa RPG in cui i giocatori si troveranno catapultati a
Yharnam, una cittadina di epoca simil-vittoriana colpita da una epidemia. La malattia è talmente potente
da trasformare i cittadini in mostri, di conseguenza
una squadra di cacciatori avrà il compito di debellare
la pericolosa minaccia. Clicca qui per il video.
Scalebound (Xbox One)
Platinum Games, la software responsabile di Metal
Gear: Rising e The Wonderful 101 presenta a questo
E3 2014 una delle pochissime esclusive per la console Made in Redmond. Scalebound, questo il titolo
del gioco, decide di sfruttare un vecchio adagio del
mondo dello spettacolo per creare aspettativa: non
rivelare praticamente nulla. Ci dobbiamo quindi affidare al solo virgolettato di Kamiya Hideki, direttore
creativo del progetto, che afferma: “Il focus del mio
nuovo gioco è la gigantesca bestia che regna sul
genere fantasy: il drago. I draghi hanno un potere
unico di catturare l’immaginazione e ho amato i draghi sin da quando ero un bambino. Ho sempre sperato di poter creare un gioco con questa magnifica
Tutti i fan di RPG cresciuti a pane e Final Fantasy
(quelli belli) ogni volta che leggono “Xeno...”, magari accompagnato da una X rossa pennellata
hanno quantomeno un tuffo al cuore: il ricordo di
Xenogears è ancora indelebile e difficilmente se ne
potrà mai andare.
Monolith Software lo sa bene, e ha infatti rilanciato
qualche anno fa il brand Xeno con discutibile successo: all’E3 la software house nipponica prova a calare
l’asso con un titolone vecchio stampo tutto mecha e
statistiche per fare la gioia dei fan più hardcore, senza perdere di vista grafica dettagliata, mondi completamente esplorabili e battaglie spaziali campali: il
trailer, che strizza l’occhio agli anime di genere, ne è
un ottimo esempio. Clicca qui per il video.
Yoshi’s Wooly World (Wii U)
Nintendo ha dato spettacolo durante il suo evento
e con la presentazione di Yoshi’s Wooly World ha
dimostrato di essere in forma smagliante nonostante Wii U non stia ottendendo il successo di vendite
sperato.
In questo platform con protagonista il simpatico dinosauro Yoshi, il giocatore dovrà esplorare un mondo aperto e mutevole in quanto composto di... lana!
Yoshi, i sentieri, le montagne e i personaggi... tutto
sarà composto di lana e quindi soggetto a mutamenti continui e imprevedibili: più che le parole, mai
come in questo caso un video può rendere al meglio
l’idea del gameplay. Clicca qui per il video.
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Qui sopra a sinistra, Uncharted 4, forse l’ultima avventura di Nathan Drake, e a destra Halo 5, di cui si sa ancora molto poco.
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23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
GAMING L’annuncio alla recente conferenza dell’E3 era stato preceduto da uno fatto al CES
Sony apre PlayStation Now in versione beta
Annunciata l’apertura della beta pubblica di PlayStation Now. Nel 2015 anche in Europa
Accesso a videogame da giocare in streaming tramite le console, TV e prodotti Xperia
di Michele LEPORI
annuncio shock, l’aveva fatto al
CES, ma all’Electronic Entertainment Expo Sony rincara la dose e
incendia il cuore dei suoi milioni di fan annunciando l’apertura del servizio PlayStation Now a tutta la community, in versione
beta e per PlayStation 4. Si parte da USA
e Canada, ma il resto del mondo seguirà
nel 2015. L’annuncio a gennaio del progetto PlayStation Now ruotava attorno a
Gaikai, un servizio di cloud gaming che
permette lo streaming di videogame riducendo al minimo i lag. Il gioco che normalmente gira sulla console di fianco al TV
ora “gira” su un server da cui il giocatore
sceglie fra centinaia di giochi quello che
preferisce e dal quale la console attinge
i dati previo login dell’utente (pagante) e
lo trasmette al TV: una realtà futuristica e
agli antipodi del concetto tradizionale di
home entertainment. PlayStation Now è
tutto questo, è stato testato in closed beta
da gennaio e diventerà pubblico dal 31 luglio su PS 4 e da settembre anche su PS
3 e PS Vita ma anche sui terminali di fa-
L’
La collezione di
videogiochi più grande
al mondo è stata
venduta per 750.000
dollari; l’anonimo
compratore si porta
a casa oltre 11.000
videogame
scia alta Xperia, che diventano veri e propri strumenti di visualizzazione o fruizione
dei contenuti. Si parla anche di alcuni TV
Sony di fascia alta in grado di accedere
direttamente a PlayStation Now senza
console: il controller potrebbe essere direttamente lo smartphone/tablet Xperia
o un DualShock. Sony sta giocando una
partita importante e rischiosa al tempo
stesso, il cui premio sarebbe una futura
console streaming-only, punto focale di
un ecosistema proprietario che potrebbe abbattere il costo dei giochi a fronte
di un canone mensile o modulare che
al lancio sarà di 2,99 dollari al mese per
l’accesso a PlayStation Now e con giochi
che oscillano fra i 2,99 e i 19,99 dollari.
Il grosso nodo che il colosso nipponico
sarà chiamato a sbrogliare è l’Europa,
dove le infrastrutture Internet sono un’incognita variabile da Paese a Paese e che
- salvo alcuni casi - mal si sposa con una
politica interamente basata su servizi
cloud e streaming: PS 3 era Blu-Ray only,
PS 4 fa del digital delivery una colonna
portante… Chissà che PS 5 non sia solo
un piccolo ricevitore da cui sincronizzare
i dispositivi e giocare su di essi.
GAMING Oculus è stata recentemente acquistata da Facebook per circa 2 miliardi di dollari
Oculus Rift pronto non prima del 2015, costerà poco
Oculus Rift non sarà pronto per il mercato prima del 2015, ma Zuckerberg ha le idee chiare
Venderà al prezzo più basso possibile e punterà ai profitti tramite contenuti e servizi
O
di Massimiliano ZOCCHI

culus Rift sarà pronto per il mercato di massa entro il 2015, parola
di Brendan Iribe, CEO di Oculus,
che dopo l’acquisizione da parte di
Facebook ha mantenuto una propria
identità e indipendenza aziendale. Iribe
si sbilancia anche sul numero di unità
che spera di vendere al lancio, circa un
milione. Numeri bassi rispetto al mercato delle console, e questo perché lo scopo iniziale sarà di soddisfare al meglio i
pionieri che si lanceranno nell’acquisto,
e grazie a loro attirare quanti più sviluppatori possibile per creare contenuti che
faranno alzare gradualmente il livello del
prodotto e ampliare il suo target.
Iribe ha spiegato che, al momento, l’influenza di Facebook non sta pesando
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Venduta
la più grande
collezione
di videogiochi
750.000 dollari
sul progetto. È troppo
tardi per intervenire
su un prodotto già in
stato avanzato, per
cui il “peso economico” di Zuckerberg
tornerà utile quando
si passerà a progettare la seconda versione di Oculus Rift. Tuttavia il leader di
Facebook non sta certo a guardare, e
ha espresso il suo pensiero riguardo al
prezzo di vendita. Zuckerberg vorrebbe
al momento ignorare il profitto diretto
per puntare a guadagni futuri dati da
servizi e contenuti vendibili agli utenti.
Iribe, pur non completamente d’accordo, ritiene che il prezzo di vendita debba essere il più basso possibile, ma non
al costo come vorrebbe Mark.
Brendan Iribe ha concluso ricordando
che senza gli sviluppatori Oculus può
fare ben poco: non bastano, infatti,
normali videogames “convertiti”, ma
sono necessari contenuti creati appositamente per alzare il livello della
proposta e dare ai clienti la vera realtà
virtuale. Sicuramente i 40.000 developer kit che saranno spediti il mese
prossimo aiuteranno a raggiungere
questo scopo.
di Vittorio Romano BARASSI
Se la sono giocata in due ma alla
fine l’asta si è conclusa a favore
dell’anonimo personaggio nascosto dietro il nickname di peeps_
10091970; questo, con un’offerta
di 750.250 dollari, ha vinto un’asta
la cui base era di 150.000 dollari.
L’oggetto della contesa non è
un’automobile e neppure un’opera di un artista famoso, bensì la
più grande collezione di videogiochi del mondo appartenente
al tutt’altro che ragazzino Michaer
Thomasson, il quale a seguito di
un “trauma infantile” piuttosto
singolare (i nonni gli regalarono
una console a Natale, ma dovette aspettare quello successivo
per giocare al primo videogame)
decise di acquistare praticamente ogni videogioco che sarebbe
uscito da lì in avanti (per oltre 25
anni). Ovviamente, com’è facile intuire, i soldi per lui non sono mai
stati un problema. A molti anni di
distanza, decine di console dopo
e migliaia di videogiochi giocati
(più di 2600 sono però ancora
nella plastica originale), Thomasson ha messo su famiglia e per
necessità di spazio ha deciso di
vendere tutto su Internet. La collezione, certificata dal Guinness
dei Primati e composta da oltre
11mila videogiochi, passa dunque
di mano per 750.000 dollari.
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MAGAZINE
HI-FI E HOME CINEMA Ci siamo recati ad Amburgo, alla sede europea di Yamaha, per assistere alla presentazione dell’YSP-2500
In casa Yamaha per ascoltare il nuovo YSP 2500
ll proiettore sonoro coniuga qualità, versatilità e ingombri contenuti. Sarà in vendita da luglio, al prezzo di 899 euro
di Emanuele VILLA
e l’anno scorso, in occasione dei 125 anni dell’azienda, Yamaha aveva deciso di premiare i propri fan proponendo loro l’accoppiata pre-finale
multicanale, le novità di quest’anno sono dedicate a
una fetta più ampia di pubblico e, pur non dimenticando la tradizione del gruppo, si allineano con la tendenza di “compattare” il cinema in casa in oggetti facilmente integrabili in ambiente e dal design curato. Stiamo
parlando di soundbar, di proiettori sonori, di speaker
portatili, di tutto ciò che rappresenta l’ultima tendenza
in fatto di audio domestico, una tendenza che fa di versatilità e minimo ingombro i propri punti di forza.
S
Rinnovamento in chiave soundbar
Ad Amburgo veniamo condotti nella sala d’ascolto e
di test audio/video per una dimostrazione dell’attuale
gamma di sintoampli: si tratta di una sala da una trentina
di metri quadri trattata acusticamente, dove ascoltiamo
in azione l’accoppiata Blu-ray BD-S477 e amplificazione RX-V677, alternando brani tratti da Blu-ray musicali
ad altri appartenenti ai blockbuster più recenti. Tutto
questo col tradizionale coinvolgimento offerto dai prodotti Yamaha e dal loro “mitico” DSP; ma più che sulle
doti sonore, molta enfasi è stata data alle funzionalità
connesse, a partire dalle regolazioni DSP tramite smartphone (nella fattispecie, si trattava di un Galaxy Note
2) fino al meccanismo di funzionamento di Spotify Connect. Passiamo alle novità: da qui a fine anno Yamaha
espanderà buona parte della propria offerta, dai prodotti di Desktop Audio all’Hi-Fi, ma senza dimenticare i sintoampli “tradizionali” e il segmento dell’Interior
Audio, i cui prodotti sono veri e propri oggetti d’arredo
con un’anima musicale (per esempio, il Relit LSX-700).
Ma il segmento che negli ultimi anni ha offerto le più
ampie possibilità di crescita è quello delle soundbar,
mercato nel quale Yamaha è presente fin dagli albori
e che vede un’offerta strutturata in diverse sottocategorie, tra cui sound-bar, sound-base, sound-projector
e sound-booster. Il prodotto che viene presentato è
l’YSP-2500, ovvero il sound-projector dedicato a chi
vuole il massimo risultato senza dover ricorrere a un
impianto a diffusori separati.
YSP-2500, il proiettore sonoro hi-tech

YSP-2500 è l’erede diretto di YSP-2200, dal quale deriva parte delle soluzioni tecniche e costruttive apportandovi tante novità: innanzitutto è più sottile, 53 mm o
73 mm con i piedini regolabili fino a 88 mm, la base è
di 94,4 cm ed è spesso 144 mm; in questo modo può
essere posto subito di fronte al TV (pur non potendo
fungere da base) oppure anche appeso. Inoltre, è dotato di subwoofer wireless e di bluetooth aptX per la
riproduzione sonora da apparecchi mobile come smartphone e tablet. Più in dettaglio, YSP-2500 è basato su
uno chassis in alluminio anti vibrazioni e si compone
di un array di 16 speaker (2W) con raggio di emissione
“orientabile” a seconda del materiale sorgente e della
torna al sommario
modalità di ascolto, che passa da un comunissimo stereo fino a 5Beam+2 pensato per riprodurre in modo
realistico sorgenti audio a 7.1 canali. Ma abbiamo anche il 3 Beam adatto alla maggior parte dei film e un 3
Beam + stereo pensato per la riproduzione delle sorgenti video musicali. Interessante, a tal fine, la possibilità di intervenire con l’app per smartphone Home Theater Controller (disponibile sia per iOS che per Android)
modificando non solo il campo sonoro via preset, ma
anche con regolazioni fini sul volume e l’angolazione
di ciascun raggio sonoro, di modo tale da ottenere le
riflessioni volute e quindi il coinvolgimento che si desidera. YSP-2500 si completa con il subwoofer wireless
a doppio woofer da 10 cm e amplificatore analogico da
75 watt integrato. La sua conformazione assicura rigidità e, soprattutto, possibilità di installazione in orizzontale o verticale, tra l’altro senza l’assillo di cavi sparsi
per la casa. Infine, l’altra novità degna di rilievo è il supporto per HDMI 2.0 con 4K a 50/60p pass-through e
supporto 3D, mentre per quanto concerne i connettori,
troviamo 3 ingressi HDMI, 2 digitali ottici, 1 coassiale e
un ingresso analogico; le uscite sono 1 HDMI, 1 presa
subwoofer e l’uscita per le cuffie. La disponibilità del
prodotto sul nostro mercato è prevista per luglio, con
un prezzo al pubblico di 899 euro.
Coinvolgente il giusto: da provare
La visita alla sede Yamaha è stata l’occasione per vedere il nuovo prodotto in azione: considerando che l’ambiente era di fatto una piccola sala conferenze, e quindi
ben più ampia rispetto a un comune salotto, la calibrazione automatica e la riproduzione alternata di brani
musicali e spezzoni di blockbuster recenti ha suscitato
impressioni positive. Quello che ha colpito gli spetta-
tori, in particolare, è stata la capacità di YSP-2500 di
“scomparire” quasi completamente: i dialoghi provenivano sì da un centrale virtuale, ma localizzarne la
provenienza sotto il televisore (dov’era posto il proiettore sonoro) era pressochè impossibile; poteva essere
tranquillamente dietro o sopra, l’unica certezza era la
provenienza frontale. Appagante, in attesa ovviamente
di una prova approfondita, la capacità surround tramite riflessione delle onde sonore: pur nei limiti di una
sala enorme, la localizzazione degli effetti era precisa
e solo leggermente ovattata, rischio tipico di questa
categoria di prodotti. Davvero notevole la pressione
sonora e precisi gli interventi del subwoofer, che ci è
sembrato dotato del giusto controllo e incisività. Torneremo sull’argomento con una prova approfondita, ma
già così sembra che YSP-2500 abbia tutte le carte in
regola per ottenere ciò che promette: coinvolgimento,
minimo ingombro e versatilità assoluta.
n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
HI-FI E HOME CINEMA Presentate a berlino le cuffie AKG Y, segnano l’inizio di una nuova era
AKG cambia la sua filosofia con le cuffie Y
Oltre che sulla qualità si punta molto anche sul design, con il concorso Inspired Award
di Roberto FAGGIANO
I
l marchio AKG festeggia i 20 anni
di appartenenza al gruppo Harman
e i suoi 65 anni di attività e ha colto l’occasione per invitare a Berlino la
stampa europea per presentare nuovi
prodotti e la nuova filosofia del gruppo. Nello stesso periodo, infatti, è stato
completamente rinnovato anche il sito
Web del marchio austriaco, all’insegna
del motto Inspired e con il concorso
Inspired Award, dedicato ai creativi.
L’obiettivo è quello di attirare il pubblico più giovane che probabilmente non
conosce la storia e la fama del marchio,
un blasone guadagnato in decenni di
produzione di microfoni e cuffie professionali. Durante la presentazione, il
designer Rafal Czaniecki ha illustrato
le varie fasi del progetto e la ricerca
di ogni dettaglio per personalizzare il
prodotto, come la Y stilizzata presente
su ogni cuffia della serie. Il concorso
Inspired Awards è aperto a tutti i creativi che potranno proporre il loro disegno per i padiglioni di una cuffia della
serie Y, il vincitore avrà un premio di
5.000 euro e vedrà entrare in produzione la “sua” cuffia, mentre altri quattro
concorrenti meritevoli riceveranno un
premio di 1.000 euro ciascuno.
Per la prossima stagione, AKG strutturerà la sua gamma su tre linee di prodotto: la gamma K è quella già in vendita e
comprende modelli che sono diventati
veri best seller come la K45; in occasione dell’IFA verrà poi lanciata la nuova
gamma top N che comprenderà cuffie e
auricolari con il meglio della tecnologia
AKG in una veste curata e raffinata, con
prezzi conseguenti.
La gamma che invece sarà disponibile nel giro di pochi giorni è la Y o
Young Pro, dedicata al pubblico più
giovane che non si accontenta di un

AKG Y40
torna al sommario
prodotto qualsiasi ma è più orientato
sul migliore rapporto qualità/prezzo. La
nuova gamma inizia dagli auricolari Y10
(10 euro), Y15 (20 euro) e Y16 (30 euro)
già presenti sul mercato, prodotti affidabili per fare grandi numeri di vendita. i
prodotti più interessanti però sono le
cuffie Y40, Y45BT, Y50 e Y55DJ. Sono
tutte cuffie con un veste estetica molto
più personale che in passato, disponibili
in colori vivaci e con il marchio sempre
in bella mostra. I materiali sono studiati per la migliore affidabilità nel tempo,
con particolare attenzione agli archetti
e ai meccanismi di ripiegamento.
Il modello di punta, e migliore rappresentante del nuovo corso, è la Y50
(99 euro), caratterizzata dal vistoso
logo di fabbrica su entrambi i padiglioni. La struttura è leggera con comodi
cuscini sui padiglioni, trasduttori da 40
mm, impedenza a 32 ohm, sensibilità di
115 dB SPL/V, archetto metallico, cavo
separabile con microfono di tipo universale e finitura molto vistosa, nelle
varianti rosso, giallo, azzurro e nero.
Dopo un breve test di ascolto della Y50,
eseguito a Berlino, una volta tornati a
casa abbiamo avuto modo di testare in
modo approfondito queste cuffie, trovate qui la nostra prova.
La Y40 (89 euro) è, invece, una cuffia
molto compatta e leggera, fatta per
ascolti prolungati senza fatica o fastidio.
AKG Y45
Proiettore LED
Optoma HD90
100” di schermo
da 3 metri
L’HD90 è il nuovo
proiettore home Optoma
con tecnologia LED
Offre un’elevata
luminosità e può
proiettare immagini
fino a 100 pollici
da meno di 3 metri
di distanza
di Michele LEPORI
AKG Y50
Questo modello è disponibile in colore
nero, giallo e azzurro, ha il microfono
lungo il cavo, trasduttore da 40 mm,
impedenza di 32 ohm e sensibilità di
120 dB SPL/V, padiglioni ripiegabili e
cavo staccabile.
La Y45BT (129 euro) ha le stesse caratteristiche del modello precedente ma
è dotata di connessione Bluetooth con
NFC ed è disponibile in versione bianca
o nera. L’autonomia della batteria ricaricabile è di circa 8 ore.
La Y55 (119 euro) è una cuffia dedicata
ai deejay, con prestazioni professionali
nella risposta in frequenza e con il massimo comfort per poter essere indossata molto a lungo. Anche questo modello
ha il trasduttore da 40 mm, impedenza
di 32 ohm, sensibilità di 115 dB SPL/V e il
meccanismo dei padiglioni snodabile; è
disponibile in colore nero con padiglioni
neri, bianchi, rossi o azzurri. Qui un video di presentazione dei prodotti
Optoma annuncia la disponibilità
del proiettore HD90, che si affianca al modello esistente HD91
estendendone le caratteristiche di
luminosità a 1200 Lumen e aumentando la dimensione dell’immagine proiettata. Grazie alla combinazione di una lente short throw e
di una notevole gamma di zoom,
è possibile ottenere un’immagine
da 100 pollici da una distanza inferiore a 3 metri. La tecnologia LED
fornisce una maggiore profondità
di colore e una luminosità costante che, per il fenomeno chiamato
effetto Helmholtz – Kohlrausch,
viene percepita dall’osservatore
come due volte superiore a quella
di un proiettore equivalente che
utilizza una tradizionale lampada.
Tra i vantaggi dell’utilizzo dell’illuminazione a LED ci sono anche
una minore produzione di calore,
ciò consente di installare il videoproiettore senza i vincoli di dissipazione imposti dai modelli con
lampada ad incandescenza, una
accensione diretta e una durata
praticamente infinita. I proiettori HD91 e HD90, con 2 ingressi
HDMI v1.4a 3D, uno VGA, uno
Component e uno Video, permettono anche la visione in 3D tramite gli occhiali wireless ricaricabili
ZF2100 realizzati da Optoma.
L’HD90 costerà 4.199 euro.
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23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
HI-FI E HOME CINEMA una serie di “bollini” identificherà la qualità delle registrazioni audio
Audio ad alta risoluzione, ora c’è una definizione
La Consumer Electronics Association, il Digital Entertainment Group, la Recording Academy
e le etichette discografiche hanno varato la definizione ufficiale di High-Resolution Audio
di Paolo CENTOFANTI
iverse associazioni di categoria
statunitensi, in accordo con le
principali etichette discografiche, hanno deciso di dare una definizione precisa di audio ad alta risoluzione o High Resolution Audio, in vista
evidentemente di una prossima spinta
commerciale dei formati audio ad alta
qualità. La definizione è stata coniata
dalla Consumer Electronics Association
- l’associazione che tra le altre cose
promuove il CES di Las Vegas il Digital Entertainment Group e la
Recording Academy e stabilisce che
si parla di audio ad alta risoluzione in
riferimento a: “Audio lossless capace
di riprodurre l’intero spettro sonoro da
registrazioni che sono state masterizzate da sorgenti con qualità superiore
a quella del CD”.
All’atto pratico, potremo parlare di
high resolution audio per qualsiasi file
in formato lossless con risoluzione superiore ai canonici 44.1 KHz e 16 bit, a
patto che anche il master di partenza
sia ad alta risoluzione. Per identificare
quest’ultima informazione, le associazioni hanno deciso di definire anche dei
descrittori di Master Quality Recording,
per indicare appunto la qualità del
materiale sorgente. Questi “bollini”
sono quattro e ricordano le sigle
D
SPARS (Society of Professional Audio
Recording Services) che accompagnavano i primi Compact Disc per identificare quali dischi partivano da master
digitali (AAD, ADD, DDD). Gli identificatori saranno i seguenti:
• MQ-P: per sorgente PCM a 48 KHz
e 20 bit o superiore (96/24 o 192/24)
• MQ-A: per master analogico
• MQ-C: per master di qualità CD
a 44.1 KHz e 16 bit
• MQ-D: per sorgente DSD/DSF a
2.8 o 5.6 MHz
Ciascuno di questi descrittori certificherà che il file è stato realizzato a
partire dal migliore master di partenza disponibile. Nel caso del “bollino”
MQ-C non si potrà parlare tecnicamente di alta risoluzione, ma i file così con-
traddistinti consentiranno comunque
di ascoltare i brani “così come gli artisti, i produttori e gli ingegneri del suono gli hanno concepiti”. Per celebrare
la “pietra miliare”, le tre associazioni
hanno organizzato l’evento High Resolution Audio Listening Experience,
che si terrà a New York presso i Jungle
City Studios il 24 giugno. Qualche annuncio in arrivo? Secondo indiscrezioni, Apple avrebbe dovuto annunciare
l’arrivo dell’audio ad alta risoluzione
all’appena conclusasi WWDC, ma poi
non si è visto nulla. Non è da escludere che le novità relative ad iTunes
possano arrivare insieme ai prossimi
iPhone, prodotti che anche in questo
caso si mormora siano pronti per l’audio ad alta risoluzione.
Beats lancia gli auricolari in-ear wireless per lo sport
Fino a 6 ore di autonomia e certificazione di resistenza all’acqua IPX4, prezzo 199,95 euro
P

uò sembrare davvero strano, ma
fino ad oggi l’apprezzata gamma
di cuffie Beats by Dr.Dre non includeva anche degli auricolari wireless.
La musica cambia con le nuovissime
Powerbeats² Wireless, le prime cuffie
in-ear Bluetooth 4.0 del produttore
americano.
Si tratta di cuffie dedicate soprattutto
a chi pratica sport, con certificazione
IPX4 di resistenza all’acqua e un comodo archetto per un aderenza più
salda alle nostre orecchie durante
l’attività fisica. Le cuffie sono dotate di
torna al sommario
Sennheiser tinge
di verdeoro il piccolo
gioiellino della famiglia
Momentum: stessa
qualità e stesso prezzo
delle sorelle “regolari”
in una veste limitata
di Michele LEPORI
HI-FI E HOME CINEMA Beats presenta Powerbeats², i suoi primi auricolari in-ear wireless
di Paolo CENTOFANTI
Tempo di Samba
per Sennheiser
sistema acustico a doppio driver per
restituire il distintivo suono profondo
del marchio e offrono un’autonomia di
circa 6 ore a carica completa.
Soli 15 minuti di carica, però, garantiscono un’ora di ascolto, sufficiente
per un veloce allenamento. Le cuffie
sono anche dotate di telecomando a
filo RemoteTalk, che permette di controllare la riproduzione e di effettuare
chiamate telefoniche.
Le Powerbeats² Wireless saranno
disponibili già a partire da questo
stesso mese, a un prezzo di listino di
199,95 euro, si può scegliere tra tre
colorazioni: nero, rosso e bianco.
Sennheiser, per celebrare il Mondiale di calcio 2014, presenta una
nuova versione delle apprezzatissime Momentum on-ear tutte
dedicate al paese della Seleçao.
Le Momentum on-ear sono tra le
cuffie più apprezzate nella categoria. Tecnicamente interessanti,
con una risposta in frequenza da
16 a 22.000 Hz, 112 dB di sensibilità e 18 Ohm di impedenza,
queste piccole Momentum hanno saputo conquistare anche il
cuore di chi vive la passione per
la musica con attenzione alle tendenze della moda, grazie a materiali pregiati come l’alcantara,
utilizzati per l’archetto e i padiglioni. Questa particolare Limited
Edition Samba vede come colore
dominante l’oro, profilato da una
fascia verde sulla giuntura con i
padiglioni. Che le si voglia usare
per vivere l’emozione e la tensione dei match senza disturbare il
resto della famiglia (che potrebbe voler dormire, vista la differenza oraria con il Brasile), che
le si voglia sfruttare per rilassarsi
durante l’intervallo o nell’attesa
del fischio d’inizio, le Momentum
On-Ear si propongono per vivere
il Mondiale 2014 a tutto volume.
Sono disponibili sullo store online dell’azienda tedesca e in una
selezioni di negozi specializzati,
al prezzo di 199€.
n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
SCIENZA E FUTURO Sharp ha annunciato un nuovo processo di fabbricazione dei pannelli LCD
Sharp annuncia il display a forma libera
Le possibili applicazioni sono tantissime, dall’automotive alle installazioni commerciali
di Paolo CENTOFANTI
S
harp ha annunciato lo sviluppo
del Free-Form Display: un nuovo processo di fabbricazione dei
pannelli LCD che permette di realizzare display di qualsiasi forma. Grazie
alla tecnologia IGZO e a un nuovo processo di design dei circuiti elettronici,
Sharp è riuscita ad eliminare il vincolo
della forma rettangolare o quadrata dei
display LCD, dovuto all’integrazione
nella cornice di parte dell’elettronica di
controllo dei pannelli. Tramite la nuova
tecnologia infatti, l’elettronica può venire distribuita uniformemente tra i pixel
del display portando così alla riduzione
non solo della cornice, ma eliminando
anche il vincolo della forma.
Tra le prime applicazioni Sharp ha presentato display su misura per il mondo
delle automobili, ad esempio per la
realizzazione di cruscotti. Le applicazioni sono chiaramente infinite, dagli
elettrodomestici, ai cartelloni pubblicitari, fino naturalmente alla tecnologia
indossabile. Per quanto riguarda la
disponibilità, Sharp ha annunciato che
punta a iniziare il prima possibile la
produzione di massa.
Unione Europea e Corea firmano l’accordo sul 5G
Definito lo sviluppo comune dello standard 5G, che dovrà connettere l’Internet delle cose
L
di Paolo CENTOFANTI

torna al sommario
Il rombo delle mitiche
Harley diventa un sibilo
nel video che annuncia
Project LiveWire, la prima
motocicletta elettrica
dello storico marchio
Per ora è solo un
prototipo
di Paolo CENTOFANTI
SCIENZA E FUTURO Firmato un accordo stategico per lo sviluppo delle infrastrutture wireless
’appello lanciato da Neelie Kroes
per uno sviluppo armonizzato a
livello globale delle reti 5G sta
dando i primi frutti. L’Unione Europea
e la Corea del Sud hanno firmato, infatti, un accordo per la collaborazione
nella definizione e realizzazione delle
reti mobili di prossima generazione.
L’accordo, firmato dal vice presidente
della Commissione Europea per l’Agenda Digitale Kroes e dal ministro della
Scienza, Telecomunicazioni e Sviluppo
della Corea Mun-Kee CHOI, propone una più stretta collaborazione sia
a livello governativo, che industriale,
con la prossima firma di un ulteriore
memorandum di intesa tra il gruppo
europeo 5G Infrastructure Association (che include Alcatel-Lucent, Atos,
Deutsche Telekom, Ericsson, Nokia,
Orange, Telecom Italia, Telenor e Telefonica) e il 5G Forum coreano (che
include LG, KT, Qualcomm, Samsung,
SK Telecom e altri). L’obiettivo dell’accordo è la stesura di standard tecnologici comuni e un’armonizzazione delle
frequenze da adibire ai nuovi servizi a
Project LiveWire
L’Harley-Davidson
diventa elettrica
Pronti a dire addio al classico rombo potente e profondo
che da sempre è sinonimo di
Harley-Davidson? Lo storico marchio americano, infatti, ha svelato
Project LiveWire: il suo primo prototipo di moto elettrica.
“Ci sono pietre miliari che cambiano la
storia, momenti fondamentali in cui si
cambia il futuro. Questo è uno di quei
momenti.” Harley-Davidson
livello globale, per evitare il ripetersi di
quanto successo con il 4G. Tre in particolare i punti dell’accordo:
• arrivare entro la fine del 2015 a un
consenso comune sulla definizione
di 5G, le sue funzionalità chiave e
una tabella di marcia verso il lancio
delle nuove reti;
• individuare e avviare progetti di
ricerca comuni sul 5G da lanciare nel
2016, per arrivare alla standardizzazione delle tecnologie in seno agli
organismi 3GPP e ITU;
• collaborazione per facilitare le individuazione delle frequenze più adatte
per soddisfare i nuovi requisiti posti
dal 5G a livello globale e in concerto
con l’ITU e il WRC.
La sfida delle reti di prossima generazione non è solo quella di offrire semplicemente connessioni più veloci per i
telefonini, ma di creare un’infrastruttura
wireless in grado di connettere i miliardi
di nuovi dispositivi che avranno bisogno
di un’accesso a Internet: dalla smart city
all’Internet delle cose, sono tantissime
le nuove categorie di apparecchi interessati, ma per far questo occorrono reti
ancora più veloci e in grado di gestire
sempre più dispositivi connessi.
Per ora non ci sono molti dettagli, se non una gallery fotografica e il video introduttivo che
pubblichiamo a fondo pagina.
Harley porterà Project LiveWire in
un viaggio attraverso gli Stati Uniti
sulla storica Route 66 per raccogliere feedback dai biker americani, prima di mostrarla in Europa e
poi nel resto del mondo.
Ma Project LiveWire è, per il momento, solo un prototipo e non è
ancora stato diramato alcun annuncio riguardo alla disponibilità
ai primi modelli commerciali.
Harley-Davidson Project LiveWire
La lavatrice intelligente
Un concentrato di tecnologia
mai visto prima.
Classe energetica
A+++ -40%
Con un consumo energetico
annuo di 118 kWh, Intelius
è la lavatrice con la maggiore
efficienza energetica sul
mercato (giugno 2012 – GfK).
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Smart Drive Motor®
Motore Inverter innestato al
cestello della lavatrice per
un’ incredibile riduzione delle
vibrazioni e della rumorosità.
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detersivo e ammorbidente,
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automaticamente la
giusta quantità e il risparmio
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rilevamento della durezza
dell’acqua si associa a
Smart Dosing per avere
un perfetto ciclo di lavaggio.
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lavano fibre e pelucchi lasciati
sulla guarnizione dopo
ogni ciclo di lavaggio.
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n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
SMARTHOME Whirlpool ha presentato alcune novità in fatto di grandi elettrodomestici
Whirlpool: elettrodomestici sempre più eco
Filo conduttore dei nuovi prodotti tutta una serie di tecnologie per la riduzione dei consumi
di Simona ZUCCA
L
e ultime novità di Whirlpool in fatto
di grandi elettrodomestici a libera
installazione sono all’insegna della
lotta allo spreco. L’azienda, da sempre
sensibile al corretto utilizzo delle risorse, continua nel suo impegno di proporre apparecchi attenti ai consumi, la cui
durata sia più lunga, e che prolunghino
anche la vita dei nostri cibi o dei nostri
capi di abbigliamento. E lo fa con tutta
una serie di tecnologie proprietarie che
contraddistinguono il settore del lavaggio e della conservazione degli alimenti, pensate per fa risparmiare energia,
soldi, tempo e fatica. Prodotti innovativi
che, come ci racconta Raffaella Berardo, Marketing Director, si basano fondamentalmente sui tre pilastri che da
sempre contraddistinguono Whirlpool:
performance superiori, un’esperienza
d’uso intuitiva e design.
6° Senso, la tecnologia Whirlpool in grado di adattare parametri e consumi alle
reali esigenze, questa volta la ritroviamo sulla nuova lavastoviglie a libera installazione PowerClean con tecnologia
PowerDry (prezzo al pubblico 749 euro)
che mira a risolvere il problema dell’asciugatura di stoviglie in plastica e
teflon. Un video dimostrativo realizzato
da Whirlpool ci mostra come in un’ora,
con un apposito programma, piatti e
pentole sono asciutti, anche quelli che
con programmi standard necessitano
di essere asciugati a mano, grazie a un
particolare condensatore che trasforma
il vapore in acqua e che tra l’altro risolve il problema del vapore che fuoriesce
dall’apparecchio al termine del programma rischiando spesso di rovinare i

mobili circostanti. A questo si
aggiunge la tecnologia PowerClean i cui particolari sensori
rilevano il livello
di sporco e regolano i parametri del lavaggio,
durata, acqua,
temperatura. La
classe energetica è A+++.
Nessuna novità Tra le novità presentate, a destra il frigorifero Absolute Pure
particolare, invece, per quanto riguarda il settore delle mente con 5 cassetti e 2 sportelli. Il
lavatrici, che propone una nuova lava- congelatore è pensato per essere lettebiancheria 6° Senso Slim (549 euro al ralmente affiancato al frigorifero monopubblico) dotata sì di tecnologie volte al porta Fjord con 6° Senso Fresh Control,
risparmio e a un attento utilizzo di ener- esteticamente identico. Tecnologie,
gie (acqua, corrente e detersivo) ma co- queste, pensate per prolungare la vita
munque già viste in precedenza su altri degli alimenti all’interno degli elettroprodotti, come ad esempio EcoDose, domestici, creando all’interno l’ambienche suggerisce la giusta quantità di de- te ideale per loro. Entrambi con classe
tersivo in base al carico e al program- energetica A+++, costano rispettivama, Ecomonitor che indica il livello di mente 849 e 799 euro nella versione
consumi legato al programma scelto e inox (disponibili anche in bianco). CerColours 15° che lava a 15° con gli stessi to, le dimensioni non li rendono proprio
risultati di un lavaggio alla portata di tutte le case (120 cm di
a 40°. Whirlpool si è larghezza per averli entrambi), ma l’imconcentrata, invece, patto estetico ci è sembrato decisamenmolto sul settore del te piacevole per coloro che dovessero
freddo ed è, infatti, avere importanti necessità di conserriuscita negli ultimi vazione dei cibi. A questi si aggiunge
mesi a immettere sul il combinato Absolute Pure (949 euro)
mercato prodotti inte- con Active0°, cassetto a circa 0° per
ressanti non solo dal carne e pesce, e il combinato da incaspunto di vista del de- so Everest (prezzo da rivenditore) con
sign. Cominciamo con la recente tecnologia Stop Frost per il
il nuovo congelatore congelatore: un elemento estraibile faverticale monoporta cile da sbrinare con un semplice getto
a libera installazione di acqua e che lascia quindi più spazio
Fjord con tecnologia al congelatore stesso. Punto di forza di
6° Senso e No Frost, questo combinato è la capienza netta
Il congelatore e il frigorifero monoporta Fjord affiancati
organizzato interna- di 310 litri in 193 cm di altezza.
torna al sommario
Aston Martin
rinfresca l’aria
con l’energia
solare
Lo storico marchio
britannico doterà alcune
Aston Martin da corsa
di un sistema di aria
condizionata ad energia
solare. Lo vedremo a breve
anche sulle auto di serie?
di Vittorio Romano BARASSI
Aston Martin ha annunciato di
aver avviato una collaborazione con Hanergy Global Solar
Power & Applications Group per
portare aria condizionata “green”
a bordo delle sportive prodotte
dalla casa. Inizialmente il tutto sarà
testato su veicoli da gara e, se tutto dovesse andare per il verso giusto, in men che non si dica potremmo vedere le stesse tecnologie
anche sui modelli di serie. Punto
centrale di tale studio è quello di
offrire ai piloti delle Aston Martin
da corsa (le V8 Vantage GTE)
un ambiente “confortevole” nel
quale guidare, senza intaccare le
prestazioni globali delle vetture. I
regolamenti FIA WEC, infatti, obbligano le case ad equipaggiare
le vetture con sistemi di aria condizionata in grado di garantire una
temperatura interna inferiore a
32 gradi o 12 gradi al di sotto di
quella ambientale; i sistemi attuali
riescono a “raffreddare” le vetture
sfruttando l’energia del motore, riducendo però la potenza a disposizione e aumentando il consumo
di carburante. Il nuovo sistema di
aria condizionata permetterà di
ottenere migliori risultati senza
pesare su questi aspetti perchè
sarà alimentato dall’energia solare. Se lo studio porterà a risultati
incoraggianti la tecnologia sarà
trasferita anche sulle V12 Vantage GT3 e sulle V8 Vantage GT4;
se tutto dovesse davvero andare
bene, non è esclusa un’estensione sulle vetture di serie.
n.92 / 14
23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
GADGET Il suo prezzo al momento dell’uscita sul mercato dovrebbe essere di 1500 dollari
Airdog, drone cameraman per riprese aeree
Airdog è il drone che segue e riprende un soggetto da svariate altezze per riprese mozzafiato
G
di Roberto PEZZALI
oPro ha fatto scuola, e ora non c’è
produttore che non abbia a catalogo una sport cam o una videocamera per ripresa soggettiva, di fatto
gli unici modelli di videocamera che si
riescono ancora a vendere. Chi usa assiduamente questo tipo di videocamere
tuttavia inizia a capire qual è il problema
principale, la modalità di ripresa a tratti
noiosa: o si inquadra l’attore, ma si perde la scena, o si inquadra la scena e non
si capisce chi è che compie l’azione.
Airdog è quello che molti definiscono
già come “l’accessorio definitivo” per
le videocamere stile GoPro: è un drone
cameraman, un quadricottero stabilizzato capace di seguire una persona effettuando spettacolari riprese aeree.
Airdog è stato lanciato come campagna
su Kickstarter, ma il prodotto già esiste,
funziona e il sito sembra più una vetrina
per mostrare le potenzialità di questo
oggetto volante ben identificato. Grazie a un GPS e a un sistema di object
tracking, Airdog è in grado di seguire
una persona sfruttando una GoPro come
Dalla collaborazione
tra un telaista italiano e
una studentessa nasce
una bicicletta connessa
che fa della sicurezza
il suo punto cardine
di Vittorio Romano BARASSI
videocamera: il sistema di montaggio compensa le oscillazioni e
i movimenti del volo, permettendo
riprese stabili e continue. I creatori di Airdog hanno pensato quasi a tutto, anche
alla scarsa autonomia: avendo solo 15
minuti di autonomia di volo il drone può
essere richiamato da telecomando solo
quando serve, decollando ad esempio
dalla spiaggia. Il problema, ad oggi, è
la questione ostacoli: non c’è ancora un
sistema per evitare collisioni con oggetti
in volo anche se il team ci sta lavorando.
Per migliorare la qualità e l’efficacia delle
riprese, Airdog dispone di diversi profili:
a seconda dello sport selezionato cambierà il tipo di riprese e l’altezza.
Oltre a funzionare come cameraman
per riprese aeree in perfetta autonomia
il drone può essere usato anche come
normale drone da ripresa con telecomando separato; resta il neo del prezzo,
circa 1500 dollari quando arriverà sul
mercato anche se per i primi acquirenti
c’è il classico “early bid” a 999 dollari.
Un video di quello che Airdog può fare.
GADGET Particolarmente curato il design: finitura lucida, bordi in metallo, spessore di 0.9 mm
Lo smartwatch Moment ha un mese di autonomia
Moment ha display e-paper curvo e touch e tastiera qwerty per rispondere ai messaggi
di Emanuele VILLA
senza dubbio il momento della tecnologia indossabile, tra sensori di
ogni genere, smartwatch, bracciali
per il fitness, life tracker, ecc. Ma una
cosa è certa: lo smartwatch “definitivo”,
quello che spingerà le persone a sostituire il proprio orologio classico, non è
ancora arrivato; molti parlano del futuro
iWatch, altri delle soluzioni LG e Motorola basate su Android Watch, ma non
dobbiamo dimenticare un immenso sottobosco di soluzioni meno altisonanti ma
anche più innovative rispetto a quelle dei
“mostri sacri”. È il caso dello smartwatch
Moment, realizzato da Momentum Labs
e pronto per la produzione, qualora ovviamente riesca a raggiungere il quorum previsto in kickstarter; si tratta di
un braccialetto dal look estremamente
moderno e ricercato, con finitura lucida

È
torna al sommario
Samsung
SmartBike
La sicurezza
prima di tutto
e bordi interni metallici, il tutto per 100 grammi di peso e
0,9 mm di spessore ai bordi.
Innovativo lo è senz’altro: in
pratica è completamente avvolto da uno (o più) display
e-paper flessibili con 150dpi
di risoluzione e rigorosamente touch; quello esterno
mostra l’orologio, permette la
gestione via gesture delle funzionalità
del bracciale (per le quali l’azienda ha
già coinvolto produttori di terze parti) ed
eventualmente le notifiche, ma è nella
parte posteriore che si nasconde una
tastiera qwerty completa e che permette
di rispondere a email e interagire con il
massimo livello di privacy. Anche perché
qui non è previsto il collegamento con
uno smartphone: Moment è del tutto
indipendente e può essere personaliz-
zato con l’inserimento di moduli aggiuntivi che offrono allo smartwatch feature
extra come la ricarica a induzione, il monitoraggio della frequenza cardiaca, ecc.
Inoltre, sfruttando un display e-paper,
Moment può assicurare un livello di
autonomia da record (per essere uno
smartwatch, ovvio), ovvero un mese in
condizioni di uso costante.
Niente male, nella speranza di vederlo a
breve sul mercato.
Clicca qui per il video.
Dal
programma
Samsung
Maestros Academy arriva SmartBike, bicicletta connessa che nasce da un progetto tutto italiano
frutto della collaborazione tra il
telaista Giovanni Pelizzoli e la studentessa Alice Biotti. L’idea era di
creare un prodotto di nuova concezione con numerosi dispositivi
di sicurezza e diversi “punti smart”.
Il risultato è impressionante: nascosti in una linea moderna vi
sono un modulo Arduino (con batteria), WiFi, Bluetooth e un sistema
di tracking GPS. Sul manubrio c’è
uno spazio per il posizionamento
dello smartphone e non manca
una videocamera posteriore. Pezzo forte del progetto è il sistema
di LED e laser di cui è provvista la
bici: i primi permettono di rendere
visibile la bici anche nel bel mezzo
della notte mentre i laser, due anteriori e due posteriori, disegnano
una vera e propria pista ciclabile
davanti e dietro al ciclista, segnalando e aiutando chi ci precede e
chi ci segue la distanza di sicurezza da rispettare. Tutte le funzionalità sono orchestrate per lavorare
in stretto connubio via software e
la gestione di ogni caratteristica
avviene tramite smartphone. C’è
anche l’immancabile parte social:
il ciclista potrà condividere in ogni
momento il tragitto che sta percorrendo. Samsung SmartBike
è solo un prototipo, ma l’idea è
senza dubbio interessante e, oltretutto, totalmente italiana.
Clicca qui per il video.
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23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
TEST L’Ascend P7 è uno dei prodotti migliori del catalogo Huawei e non ha nulla da invidiare ai top di gamma del momento
Huawei Ascend P7: completo e al giusto prezzo
Uno smartphone Android “personalizzato” contraddistinto da un design molto curato e un’ottima costruzione tecnica
di Roberto PEZZALI
uawei, forte della terza posizione come produttore di smartphone a livello globale, sta lavorando
tantissimo per far crescere il suo marchio anche
a livello di riconoscibilità. In questo senso il nuovo
Ascend P7 vuole essere il prodotto “da vetrina”, quello
di punta con cui il produttore cinese non ha paura di
confrontarsi con nomi ben più altisonanti dell’attuale
panorama. L’Ascend P7 ha infatti caratteristiche da vero
top di gamma, sia per quanto riguarda i dati prettamente tecnici, che per il design.
H
video
Huawei Ascend P7
DESIGN PREMIUM E PRESTAZIONI ADATTE A QUALSIASI UTILIZZO
399,00
la€b
ll design non teme confronti con prodotti dai nomi molto più altisonanti e il display è molto bello sia come resa cromatica che per luminosità
massima. Anche l’interfaccia personalizzata di Huawei è stata sensibilmente migliorata, è molto piacevole e troviamo alcune funzioni decisamente
interessanti. Il processore non è forse al pari degli ultimi Qualcomm, ma nelle nostre prove, a parte qualche rallentamento, lo smartphone è risultato
in grado di offrire un’esperienza di utilizzo sicuramente superiore a quella di tanti altri prodotti di fascia media. Buono il comparto fotografico anche
se ci aspettavamo qualcosa di più dalla resa con scarsa luminosità. Nel complesso si tratta di un prodotto ben riuscito soprattutto alla luce del prezzo.
8.0
Design non originale, ma curato
Huawei durante la presentazione ha posto molto l’accento sulla qualità della costruzione del suo nuovo
dispositivo e a ragione: in questa fascia di prezzo è
infatti impossibile trovare prodotti così ben costruiti.
Se l’Ascend P7 ha un difetto è solo quello forse di non
spiccare per originalità: Huawei sembra aver pescato
un po’ dalla linea degli ultimi Sony Xperia e un po’ dagli
iPhone di Apple, il che non è necessariamente un male
intendiamoci. Di certo l’Ascend P7 è sottilissimo, appena 6,5 mm, leggero e appunto denota una precisione
nella costruzione notevole: sono piacevoli i materiali,
giunzioni e spigoli, qualità dei tasti. Il profilo laterale è in
alluminio ben lavorato e il bordo inferiore è arrotondato
con al centro la porta micro USB. Huawei durante la presentazione ha parlato di nano coating per la protezione
dagli spruzzi accidentali, ma il telefono non ha alcuna
particolare certificazione per l’impermeabilità. Il display
è da 5 pollici e come impone la moda del momento con
risoluzione Full HD per una densità di
445 punti per pollice e riempie
ben il 72,16% della superficie
del frontale dello smartphone, con una cornice laterale
di meno di 3 mm. Huawei

La particolare
finitura della scocca
posteriore dove si
può vedere il micropattern creato dal
vetrino a sette strati.
torna al sommario
Qualità
7
Longevità
8
Display luminoso
COSA CI PIACE Ottima qualità costruttiva
Fotocamera frontale da 8 Mp
Design
9
Simplicità
8
D-Factor
8
Prezzo
9
COSA NON CI PIACE Qualche rallentamento
Processore non da top di gamma
non dichiara esplicitamente il tipo di display se non che
utilizza la tecnologia touch “in cell” a indicare che lo strato sensibile al tocco è direttamente integrato nel piccolo
pannello, il che lo rende più sottile e con immagini ancora più vicine alla superficie dello schermo stesso. Per
il processore Huawei ha deciso di giocare ancora una
volta in casa, optando per il SoC HiSilicon Kirin 910T che
integra una CPU quad core da 1.8 GHz basata su architettura ARM Cortex-A9, e GPU Mali-450. La verà novità è
però l’integrazione anche di un processore di immagine
della Altek completamente dedicato all’elaborazione
dei dati del sensore della fotocamera principale. Quest’ultima utilizza un sensore Sony Xmor da 13 Megapixel
anche se qui la vera sorpresa è la fotocamera frontale
con sensore da ben 8 Megapixel. La memoria RAM di
sistema è da 2 GB e troviamo 16 GB di memoria integrata espandibili con lo
slot per schede microSD. Qui,
rispetto a quanto visto alla presentazione ufficiale dell’Ascend
P7, purtroppo dobbiamo segnalare che la versione distribuita in
Italia non implementa l’ingegnoso
slot doppia funzione che permette
di utilizzare lo smartphone anche
in modalità dual SIM. Per quanto
riguarda le restanti caratteristiche
tecniche c’è ancora da segnalare
la scelta di utilizzare un gel termico
per migliorare la dissipazione del calore all’interno del sottile chassis, e la
doppia antenna per migliorare le
performance della connettività LTE cat 4 a 150 Mbit/
s. Per il resto c’è tutto
quello che ci si aspetta
da un moderno smartphone: Bluetooth 4.0
LE, NFC, completa
dotazione di sensori
e forse possiamo solo
lamentare la mancata
compatibilità con il Wi-Fi
802.11ac o l’802.11n dual
band. Vista la struttura unibody la batteria non è chiaramente csostituibile dall’utente e ha
una capacità da quasi 2500 mAh.
Interfaccia custom più elegante
e ricca di funzioni
L’Ascend P7 è naturalmente uno smartphone Android, in particolare nella versione
KitKat 4.4.2, con interfaccia custom di Huawei
denominata EmotionUI, giunta alla versione
2.3. La nuova interfaccia grafica di Huawei
presenta da una parte icone contraddistinte da un design nettamente migliorato, con
colori e forme più morbide, dall’altra un’impostazione dell’home screen che, fatta
segue a pagina 31 
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MAGAZINE
TEST
Huawei Ascend P7
segue Da pagina 30 
eccezione per i widget e i tasti di navigazione/funzione nella parte bassa dello
schermo, può ricordare quella
di iOS. Le applicazioni, infatti,
non finiscono nel cassetto delle app, ma rimangono sull’home
screen. Più applicazioni abbiamo
installate, più pagine dovremo aggiungere. Le app possono essere
naturalmente raccolte in cartelle
e l’unica cosa che non ci è piaciuta del tutto è proprio la grafica di queste ultime che stona un
po’ con il resto della home screen.
Per disinstallare un’app, basta tenere premuta un’icona e trascinarla sul
cestino che compare. Molte le funzionalità aggiunte da Huawei all’Ascend
P7 specie per quanto riguarda l’ottimizzazione dello smartphone e i consumi. Tra
le app pre-installate ne troviamo infatti una
denominata “Gestione telefono” che permette anche
in modo del tutto automatico di effettuare una sorta di
scansione per liberare la memoria del telefono, oltre
che controllare l’accesso a Internet delle singole app
e persino gestire un “filtro molestie” che permette di
nascondere chiamate e messaggi indesiderati, fino ad
arrivare al blocco totale di un contatto. Nel complesso si tratta di un’app davvero ben fatta e offre notevoli
possibilità di personalizzazione nell’utilizzo delle risorse dello smartphone. Le altre app di base (chiamate,
messaggi, ecc) sono abbastanza standard, ma vale la
pena di segnalare l’integrazione della tastiera Swype
all’interno di quella di sistema, con un tasto dedicato
per l’utilizzo e la sua personalizzazione. Tra le app preinstallate si segnalano il registratore vocale, le note,
il file manager, la gallery con riproduzione via DLNA
integrata, un’app per la creazione di backup criptati
sulla memoria del telefono, la radio FM e Polaris Office. Completo il menù delle notifiche, con l’area delle
scorciatoie alle impostazioni di uso più comune che
si espande per mostrare praticamente tutto quanto ci
può servire davvero. Qui troviamo anche il comando
per avviare il mirroring dello schermo con display Miracast compatibili. Da segnalare, oltre al risparmio
energetico configurabile, anche la modalità
di risparmio “ultra” che in sostanza
disattiva tutto tranne chiamate, SMS e rubrica. Con questa
modalità lo smartphone è in
grado di resistere in stand-by
per quasi un giorno con il 10% di
batteria a disposizione.

​Molto pulita anche la lock screen.
Un pannellino compare con un
meccanismo molto simile a quello
del control center di iOS, con alcune
scorciatoie come la torcia o il calendario, il meteo o il volume.
torna al sommario
Huawei punta molto sulla moda
dei selfie e non è un caso che
la fotocamera frontale sia molto curata, con un sensore BSI
da ben 8 MP e obiettivo a
5 elementi con lenti asferiche.
Fotocamera: focus sui selfie
Per la fotocamera frontale abbiamo praticamente tutte le
stesse funzionalità che solitamente troviamo per quella
principale, come i filtri artistici, il riconoscimento del sorriso e soprattutto la modalità panorama che consente
di realizzare quelli che Huawei ha ribattezzato groufies,
cioè autoscatti realizzati combinando diverse immagini
tra loro per riprendere gruppi. Sempre per la fotocamera frontale c’è poi la modalità di ripresa “bellezza”, un
filtro che permette di migliorare il nostro look, con tanto
di preview in tempo reale e possibilità di intervenire su
parametri come naso, occhi, pelle, ecc. Passando alla
fotocamera posteriore, aumentano il numero di regolazioni disponibili (ISO, bilanciamento del bianco, esposizione, ecc.) e di modalità di scatto. Ci sono l’HDR, ma
anche un’interessante funzione di tracking per la messa
a fuoco. Altra particolarità è la modalità di scatto rapido
che consente di azionare la fotocamera posteriore da
schermo bloccato, con un doppio click. Huawei dichiara
un tempo di scatto minimo di 1,2 sec. dalla pressione
del tasto: nei nostri test ci siamo fermati a 1,3 sec. che
comunque è un valore degno di nota. La qualità della
fotocamera è decisamente buona in condizioni di luminosità favorevole. Ottimi sono il livello di dettaglio, bilanciamento cromatico e pulizia delle immagini, la resa sui
primi piani delle persone. La gamma dinamica è discreta
e l’HDR è poco marcato e produce effetti abbastanza
naturali anche se introduce in alcune situazioni qualche alone. Quando la luce è inferiore la resa è meno
sensazionale. A dispetto del processore di immagine
dedicato, il rumore comunque si nota. In esterni, anche
all’imbrunire, nonostante un po’ di rumore sulle ombre la
resa è comunque convincente, ma in interni e con poca
luce il dettaglio può risentirne.
Impressioni d’uso
Usare Huawei Ascend P7 non ci è dispiaciuto affatto.
La qualità della costruzione è qualcosa che si percepisce immediatamente al tocco ed è senza dubbio uno
dei punti di forza di questo smartphone, che offre uno
schermo ampio e allo stesso tempo grande leggerezza. Il retro è molto bello, ma anche un po’ troppo liscio,
tanto che se non è appoggiato su una superficie perfettamente piana lo smartphone tende a scivolare. Difficile
pensare di avere a che fare con uno smartphone che
costa così poco in rapporto alla qualità della costruzione e al bel display. Il display è molto luminoso e l’unico
limite per la visibilità
in pieno sole è dato
dai riflessi sullo
schermo. La definizione è ottimale
(pannello Full HD) e
Clicca per l’ingrandimento
le immagini sembrano davvero a pelo
della
superficie.
Sempre precisa la
risposta anche del
touchscreen. L’inClicca per l’ingrandimento
terfaccia a schermo
ci è parsa generalmente fluida nelle
animazioni principali, anche se in alcuni menù abbiamo
Clicca per l’ingrandimento
riscontrato qualche
tentennamento, ma
niente da pregiudicare l’esperienza di utilizzo. Il passaggio da un’applicazione all’altra è quasi sempre rapido,
anche con diverse app aperte in background. D’altra
parte il processore scelto da Huawei non è esattamente il più performante sulla piazza, con i benchmark che
mettono l’Ascend P7 comunque dalle parti dell’HTC One
dello scorso anno, il che non è poi poco. A penalizzare
un po’ l’Ascend P7 sono le prestazioni pure della CPU,
mentre la parte grafica non si comporta affatto male. Abbiamo giocato a Dead Trigger 2 con i dettagli al massimo, in generale con prestazioni buone incappando solo
in qualche sporadico rallentamento. Stiamo parlando
ricordiamo sempre di uno smartphone che ha un prezzo
di listino di 399 euro. Anche la navigazione via browser
è in generale fluida, ma anche qui, dopo qualche ora di
utilizzo e molte app aperte si può assistere a un leggero
rallentamento per lo più con i siti più complessi (nella
nostra esperienza sono quelli con banner pubblicitario
sullo sfondo della pagina a creare più problemi). Per
quanto riguarda le funzioni prettamente telefoniche
l’Ascend P7 fa quello che deve fare. L’unica cosa che
ci sentiamo di segnalare è che lo speaker, anche se è
in grado di emettere un consistente volume, a causa
del retro completamente liscio, quando lo smartphone
è appoggiato, ad esempio, su un tavolo, il suono viene
soffocato di molto con il rischio che la suoneria non sia
più udibile. La batteria è da ben 2460 mAh, che per un
telefono così sottile non è cosa da poco e garantisce
un’autonomia tutto sommato buona, che ci ha permesso
di arrivare sempre a fine giornata. Difficile però arrivare
a superare le 24 ore (stand-by incluso), a meno di un
uso davvero light in cui si fa unicamente uso di mail e
social network. Fotocamera e giochi sono naturalmente
gli utilizzi che consumano maggiormente.
video
lab
Huawei Ascend P7
in prova
Concert for one
Cuffia P3. Un mix di alta qualità sonora e comfort di lusso, frutto della fusione calcolata e calibrata tra materiali pregiati e tecnologie raffinate. Nata dalla penna di Morten Warren, lo stesso creatore dello Zeppelin Air iPod Speaker, la P3, disponibile in 4 colori, nero, bianco, rosso e blu, ne conserva la personalità, il talento sonoro e la frequentazione privilegiata, ovvero l’iPod e l’iPhone dai quali estrapola il meglio dei conte-
nuti sonori, ne integra la funzionalità e la cosmetica. P3 è infatti dotata di un cavo con comando per iPod/iPhone con microfono e controllo volume/salto-traccia, utilissimo per tutti gli
amanti dei player firmati dalla mela argentata. Ma –ovviamenteP3 è "anche" una cuffia Hi Fi tradizionale di elevatissimo livello,
da poter collegare a qualsiasi sorgente standard, tramite il
cavo a corredo intercambiabile con quello per player Apple.
Zeppelin e Zeppelin Air sono marchi registrati di B&W Group Ltd. AirPlay, iPod, iPhone e iPad sono marchi di Apple Inc. registrati negli Stati Uniti e in altri paesi.
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23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
TEST Il piccolo di casa LG oltre al design, ha poco a che vedere con il fratello maggiore, processore e performance diventano“mini”
LG G2 Mini: dimensioni e prestazioni “in scala”
Un dispositivo di fascia media adatto a chi non ha grandi pretese ma non rinuncia ad estetica e funzionalità del top di gamma
di Vittorio Romano BARASSI
rima Samsung, poi HTC e Sony e infine anche LG:
da qualche tempo vanno di moda i “mini” e nessuno dei grandi produttori, per ovvi motivi di marketing, sembra volerne fare a meno. Ma ci sono mini e mini:
il G2 mini di LG vuole offrire alla clientela un prodotto
dal design pressoché identico a quello del più grande
e costoso G2, ma in scala. Affermare che G2 Mini sia
piccolo in senso assoluto però è abbastanza difficile:
si tratta di un device di 129,6 x 66 x 9,8 mm che non
sorprende affatto per le dimensioni generali bensì per
il senso di leggerezza che si prova una volta preso in
mano. Il dispositivo pesa appena 121 gr e questi sono
ben distribuiti, elemento che contribuisce non poco
alla sensazione di peso piuma che contraddistingue il
telefono. Se da un lato fa molto piacere scoprire come
LG sia stata in grado di creare un prodotto così leggero,
fa meno piacere percepire come la qualità dei materiali
scelti dall’azienda coreana sia tutt’altro che eccelsa: una
plastica di modesta qualità avvolge l’intero dispositivo
P
LG G2 mini a
confronto con
G2: un paragone
che stenta a
stare in piedi.
Meno potenza,
meno RAM, fotocamera meno
performante e
un display meno
definito. Ovviamente cambia
anche il prezzo,
e non di poco.
e la particolare finitura “a griglia” della cover posteriore
rimovibile non aiuta a potenziare la sensazione di solidità. LG G2 non è certo un “mostro” nella qualità delle
finiture ma LG ha fatto di tutto per limitare al massimo gli
scricchiolii che, pur essendo presenti, non sono mai così
gravi da essere percepibili durante l’uso di tutti i giorni.
Come già visto sul G2 e sul neo-arrivato G3, anche G2
mini non propone pulsanti sui lati ma questi sono raggruppati nella porzione posteriore della scocca, al di sotto dello spazio riservato alla fotocamera da 8 Megapixel
(affiancata da un buon flash LED); i tasti sono
tre e tutti in rilievo, con i comandi del volume
che abbracciano il pulsante di accensioneblocco-sblocco del dispositivo.
I pixel si vedono, ma colori
e angolo di visione convincono
La porzione anteriore di LG G2 mini è contraddistinta da un generoso display da 4,7
pollici che occupa circa il 71% dell’intera superficie a disposizione; da spento l’impatto
video
299,00 €
lab
LG G2 mini
UNA VERSIONE “CASUAL” DEL (MOLTO) PIÙ POTENTE G2
LG G2 mini non è nato per assicurare la stessa identica esperienza d’uso del fratello maggiore, ma si rivolge a un’utenza più ampia, dalle pretese
nettamente minori, pur mantenendo un approccio analogo al top di gamma. Ecco perché è sì più piccolo, ma anche le specifiche tecniche sono state
ridimensionate. Un processore meno potente, un quantitativo di RAM inferiore e un display tutt’altro che eccezionale; alquanto positiva è però la
presenza di una cover posteriore rimovibile che dà accesso all’ottima batteria e agli slot microSIM e microSD. Con G2 mini ci si fa di tutto, è discreto e
completo, ma è un terminale di fascia media, alla quale assicura versatilità, ma attenzione a non stressarlo troppo: se dovete pesare fortemente sul
multitasking o ci tenete alle prestazioni, qui troverete purtroppo qualche rallentamento di troppo.
7.0
Qualità
7
Longevità
7
Batteria eccezionale e rimovibile
COSA CI PIACE Presenza del modulo 4G
Buona fotocamera
Design
8
Simplicità
8
D-Factor
7
Prezzo
6
Performance non sempre di alto profilo
COSA NON CI PIACE Display poco risoluto
Prezzo di listino
è di rilievo ma una volta acceso il dispositivo non si fa
fatica a capire come la qualità del pannello scelto da LG
sia inferiore a quella eccelsa del Full HD da 5,2 pollici
visto sul G2 che abbiamo provato diversi mesi or sono.
Quello di G2 mini è un pannello qHD da soli 540x960
pixel che su una diagonale così ampia risultano forse un
po’ pochi; un occhio attento, infatti, non farà troppa fatica a notare i circa 234 pixel per pollice, soprattutto in
ambienti particolarmente bui oppure con la luminosità
impostata a livelli medio-alti. A proposito di luminosità
è doveroso segnalare come LG abbia deciso di risparmiare sul sensore di luminosità ambientale: sul G2 mini
non c’è ed è presente solo quello di prossimità. Volendo
esprimere un parere generale sul pannello ci viene difficile elogiarlo incondizionatamente ma è giusto essere
obiettivi: G2 mini costa la metà di G2 e qualche rinuncia
è normale; il display non sarà paragonabile a quello del
fratello maggiore ma ci si fa lo stesso di tutto, inoltre parliamo di un pannello tutt’altro che risoluto ma dai colori
sempre molto realistici, Infine,
il fatto che sia un LCD IPS
permette sempre all’utente di apprezzare tonalità
verosimili anche da angoli
di visione estremi. Davanti
al display c’è pure un Gorilla Glass 2 di Corning,
elemento che permetterà
di tenere il dispositivo al
riparo dai graffi.
Tutto è mini: anche processore e RAM
Diminuiscono le dimensioni e diminuisce la potenza:
sembrerebbe una cosa naturale ma non
lo è affatto e Sony lo ha ben dimostrato con il suo Z1 Compact. LG
G2 mini non è sicuramente un
dispositivo dedicato ai maniaci delle prestazioni: lo
smartphone è equipaggiato con lo Snapdragon 400
(Qualcomm MSM8226)
quad-core da 1,2 GHz ormai standard dei prodotti
di gamma media, supportato per la parte grafica da una
GPU Adreno 305 e affiancato
da un solo GB di memoria RAM. Il
dispositivo resta decisamente piacevole da utilizzare nella routine quotidiana,
ma nelle situazioni più difficili fa intravedere tutti i suoi
limiti. Facendone un uso basilare difficilmente ci si accorgerà della poca grinta del device, e d’altronde, considerando prezzo, fascia di mercato e target preferenziale
(primo smartphone con buon rapporto qualità/prezzo), la
scelta di LG sulla dotazione hardware è comprensibile.
Con G2 mini si può lavorare, giocare e guardare video
senza problemi, ma ovviamente non si deve rientrare
nella cerchia degli appassionati, pena qualche attesa
di troppo (1 GB di RAM si nota) e qualche indecisione.

segue a pagina 34 
torna al sommario
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MAGAZINE
TEST
LG G2 Mini
segue Da pagina 33 

A puri fini di test, che come anticipato difficilmente andranno a ricalcare le comuni condizioni di utilizzo, l’abbiamo stressato duramente, e in effetti in questo caso
le incertezze vengono fuori. Nel multitasking “estremo”,
per esempio: dopo aver aperto molte applicazioni lo
smartphone fatica a tenere il ritmo e ci vorrà più di qualche secondo per ritornare alla normalità; in questi casi
di multitasking avanzato si segnalano incertezze anche
in funzioni di base come le chiamate e la messaggistica,
con LG G2 mini spesso in netta difficoltà a capire quando - ad esempio - stacchiamo il telefono dall’orecchio
per accedere al tastierino numerico on-screen. Morale:
è un terminale di fascia media, con dotazione hardware
di medio profilo e pensato per l’utilizzo “casual”. Se si vuole un telefono da stressare
con 1000 applicazioni aperte, passando da
una all’altra compulsivamente e non accettando attese e indecisioni di alcun genere,
G2 (anzi, ora G3) è la soluzione cui puntare.
LG G2 mini gira su Android KitKat 4.4.2 e
presenta un’interfaccia utente molto piacevole e “giovanile” (ottima la possibilità di
personalizzare i tasti on-screen); non ci ha
fatto impazzire forse il design un po’ anonimo di alcune
applicazioni standard come Galleria e Video (file .MOV a
parte apre tutto, compresi DivX e filmati con codec AC3),
ma non ci sembrerebbe giusto puntare il dito contro LG
per questi piccoli dettagli. Un dettaglio certamente più
importante è quello che riguarda il blocco/sblocco del
dispositivo; come abbiamo detto in precedenza lo smartphone presenta tutti i tasti nella sua porzione
posteriore e, di conseguenza,
se LG non fosse intervenuta
in qualche maniera non si
sarebbe potuto sbloccare il
device quando appoggiato
da qualche parte. Per fortuna
(ovviamente) gli ingegneri coreani hanno riproposto il pratico Knock On (doppio
tap sullo schermo per il
blocco e lo sblocco del
device) che su G2 mini è in
versione “evoluta”; il dispositivo infatti è equipaggiato con
la tecnologia Knock Code, la
quale permette all’utente di impostare una sequenza di tap - da
2 a 8 tocchi sui quattro quadranti
del display - utile per lo sblocco. Il
sistema funziona davvero bene e lo
abbiamo trovato addirittura più reattivo
del normale Knock On, a volte un po’ indeciso. Scomodo, secondo noi, il tasto di sblocco posteriore: è troppo prominente e spesso, soprattutto in tasche piuttosto
strette, si rischia di premerlo (più volte ci è successo di
tornare a casa con il telefono spento); stesso discordo
per gli altri due pulsanti: a display spento se si preme
Volume+ si accede a QuickMemo mentre tenendo premuto Volume- si accende la fotocamera. Forse a causa dei soli 8 GB di memoria fisica installati (quantitativo
però espandibile tramite microSD fino a 32 GB ), LG non
torna al sommario
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Software fotocamera: ricco di funzionalità (alcune anche abbastanza
simpatiche) e di opzioni, ma non spicca per rapidità e immediatezza
ha esagerato sotto il profilo software: ci sono tutte la app
Google, un browser di sistema (ma funziona molto meglio Chrome) e poco altro. Da segnalare solo LG Backup,
RemoteCall Service (app per il supporto remoto), ThinkFree Viewer per l’apertura di documenti e file PDF, Box
(servizio di archiviazione cloud) e LG SmartWorld, una
sorta di store dove scaricare sfondi, temi e app per il
dispositivo.
superiore alla media di categoria: dalla cuffia auricolare si sente bene e anche chi ci ascolta riferisce di
sentirci molto bene. Piccolo appunto sulla vibrazione:
anche impostata al livello più alto spesso si fa fatica
a sentirla, sia che il telefono stia in una tasca sia che
Non è un camera-phone ma la fotocamera
è promossa
Una delle caratteristiche principali di LG G2 “normale”
è senza dubbio la fotocamera da 13 Megapixel con stabilizzatore ottico, elemento che probabilmente l’azienda avrebbe potuto riproporre qui ma che, a causa del
ridimensionamento dell’hardware, non ritroviamo.
G2 mini monta un semplice modulo da 8 Megapixel (in
4:3, 6 Megapixel se si scatta in 16:9), senza OIS, che
se la cava bene in ogni situazione ma ha ben poco
a che vedere con quello del fratello maggiore. Di
giorno le foto e i video (1080/30p ma si può scendere fino a 176x144 pixel per gli MMS) sono sempre di
buonissima qualità; certo il dettaglio non è alle stelle
e la compressione JPEG degli scatti si fa sentire, ma
tutto sommato non ci si può affatto lamentare. Di sera
e di notte il sensore fa un po’ più di fatica ma non è
poi così difficile ottenere foto e video di qualità più
che sufficiente: basta stare lontano dalle luci troppo
forti che “mandano in confusione” il pacchetto. La
velocità di scatto non è fulminea, quasi sicuramente
a causa di un sistema di messa a fuoco non proprio
velocissimo. Per vedere i video di esempio clicca:
video notturno - video diurno
È anche un buon telefono
è 4G e la batteria dura
Sotto il profilo prettamente telefonico LG G2 si comporta in maniera molto positiva; la ricezione è molto
buona in ogni situazione e la qualità delle chiamate è
esso stia, per esempio, sulla scrivania o sul comodino.
Lo smartphone in questione è 4G (LTE 800 / 900 / 1800
/ 2100 / 2600) e questo, a cui si aggiunge la presenza
dell’NFC, è certamente un punto a favore di un dispositivo in vendita sotto i 300 euro. Altro punto nettamente
a favore di LG G2 mini è caratterizzato dalla batteria
che evidentemente non risente della presenza del già
citato modulo 4G: il pacchetto da 2440mAh - rimovibile - permette di superare tranquillamente la normale
giornata lavorativa e se non si esagera con i giochi si
rischia addirittura di coprirne due senza mai dover ricorrere al caricabatterie. LG G2 mini non manca poi di
Bluetooth 4.0, Wi-Fi a/b/g/n, Wi-Fi Direct, DLNA e GPS
con A-GPS e GLONASS. La piccola confezione di vendita propone anche un paio di cuffie standard: la qualità è nella media e certamente gli amanti del bel suono
dovranno guardare altrove. Buono il lettore musicale
proposto da LG, il quale è in grado di eseguire anche
file .FLAC e .WAV.
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23 GIUGNO 2014
MAGAZINE
TEST Cuffie più che ottime, comode da indossare e realizzate con materiali duraturi; buono anche il rapporto qualità/prezzo
AKG Y50, provata in anteprima la cuffia della svolta
Veste più moderna per avvicinarsi ai giovani, ma la qualità sonora per fortuna non è cambiata, adatta a ogni genere musicale
di Roberto FAGGIANO
l mercato delle cuffie negli ultimi anni ha visto un
radicale cambiamento nelle prospettive di vendita:
non più strumenti per ascoltare musica a casa propria senza disturbare il resto della famiglia ma vero e
proprio status symbol da esibire in strada e sui mezzi di
trasporto pubblico. Alcuni marchi, in particolare, hanno
sfruttato l’immagine di vip assortiti, attraendo così chi li
voleva imitare. Altri marchi hanno proseguito sulla loro
buona strada, forti dell’esperienza sul campo e negli
studi di registrazione ma hanno poi dovuto fare i conti
con il pubblico più giovane, poco interessato alla tradizione e molto sensibile all’immagine e alle mode.
I
video
65 anni e li dimostra tutti
Nel campo musicale sono davvero pochi i marchi
che sono praticamente nati assieme agli studi di registrazione. Tra loro AKG, Akustische und Kino-Geräte,
marchio austriaco specializzato in cuffie e microfoni;
modelli come le Kardan 140 e 240 sono state utilizzate per registrare moltissimi dischi e hanno deliziato
gli ascoltatori di vinile negli anni ‘70 e ‘80 dello scorso secolo. Chi scrive ha avuto come prima cuffia una
K140, sostituita solo per il “fine vita” dei suoi cuscinetti,
ormai introvabili come ricambi. Potrete quindi immaginare le nostre perplessità quando AKG ha lanciato i
nuovi modelli Y con estetica molto vistosa per attirare
i nuovi clienti più giovani. Non era forse meglio ricordare la fama raggiunta nel passato? Probabilmente
ha, invece, avuto ragione il gruppo Harman, da tempo
proprietario del marchio europeo. Per toglierci ogni
dubbio abbiamo provato le nuove Y50 (99 euro), per
l’occasione in una vistosa finitura rossa. Si tratta di un
esemplare tra i primissimi usciti dalle linee di produzione, ma ci assicurano del tutto comparabile a quelli
in vendita a breve. I dati tecnici parlano di impedenza
a 32 ohm, sensibilità di 115 dB e risposta in frequenza
tra 16 Hz e 24 kHz.
Linea vistosa, materiali di qualità

Per il nostro test abbiamo utilizzato un iPod Touch e
il convertitore Denon DA-300USB in modo da poter
ascoltare non solo MP3 ma anche musica su PC in
formato Flac e addirittura DSD. Nella dotazione della
cuffia c’è, infatti, oltre a una comoda sacca da viaggio,
anche un adattatore jack da 6 mm per l’utilizzo con
apparecchi casalinghi. L’analisi esterna della cuffia
deve partire dal vistoso logo sui padiglioni, in pochi
hanno osato tanto, nemmeno il celebrato marchio
americano che ha lanciato questa moda. Molte parti
sono metalliche, come il padiglione stesso e l’archetto; le parti in plastica sono di spessore adeguato e
senza apparenti punti deboli. Anche il meccanismo
di rotazione dei padiglioni ha un perno in metallo nei
punti critici. Ottima l’imbottitura dei cuscinetti, molto
morbida e avvolgente, più leggera quella sull’archetto. Il comfort è ottimo anche dopo ascolti molto prolungati e non c’è nessuna pressione eccessiva sulle
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99,00
AKG Y50
ESTETICA VISTOSA, BUONE PRESTAZIONI SONORE
Per questo livello di prezzo è difficile chiedere - e ottenere - di più. Anzi bisognerà preoccuparsi di fornire alle cuffie sorgenti e musica alla loro
altezza per non mortificarne le prestazioni. AKG ha cambiato filosofia ma per fortuna il progetto è rimasto quello di un tempo: passi pure l’estetica
vistosa se questo può far avvicinare alla musica ben riprodotta anche quei giovani che non conoscevano il marchio austriaco. Il risultato è una cuffia di qualità più che ottima, adatta all’ascolto di ogni genere musicale, comoda da indossare e costruita con materiali duraturi. Se avesse potuto
partecipare alla nostra comparativa di cuffie sotto i 100 euro, la Y50 sarebbe stata la vincitrice. Il rapporto qualità/prezzo è molto favorevole.
8.4
Qualità
9
Longevità
8
Prestazioni sonore
COSA CI PIACE Costruzione accurata
Rapporto qualità/prezzo
Design
7
Simplicità
7
COSA NON CI PIACE
orecchie, nonostante il buon isolamento dai rumori
esterni. I canali destro e sinistro sono ben evidenziati
all’interno del padiglione, non come certi concorrenti
dove sembra abbiano studiato il punto meno visibile
dove contrassegnare i due canali. Unico punto migliorabile ci pare il cavo di collegamento, separabile ma
molto sottile e con microfono a un solo pulsante universale per ogni smartphone: un modo semplice per
risparmiare sulla certificazione dai vari loghi di fabbrica ma scomodo nell’uso quotidiano perché impone di
andare sul telefono per molte operazioni.
Nuova filosofia
Vecchia (ottima) qualità d’ascolto
Ed eccoci finalmente all’ascolto, dove AKG non doveva certo cambiare rispetto all’ottimo passato. Avevamo già ascoltato le cuffie durante la presentazione
europea a Berlino, avendo come sorgente un banco
da deejay e un amplificatore Project Audio Head Box
S, ricavandone un’ottima impressione. Ora possiamo
dedicarci a un ascolto molto più attento e con musica
ben conosciuta. La sensibilità della cuffia è nella media ma la dinamica è di ottimo livello, anche alzando
al limite il volume non si colgono distorsioni o fatica
d’ascolto. La risposta in frequenza è molto estesa e
permette di cogliere nuovi dettagli in gamma acuta
con i brani meglio registrati e meno compressi; sui
bassi più profondi il controllo è notevole tranne con
D-Factor
8
Prezzo
9
Estetica vistosa dei padiglioni
Cavo di collegamento
migliorabile
brani malamente mixati per essere più coinvolgenti
con gli auricolari più economici. La tridimensionalità
c’è e questa è già una notizia, i suoni non vengono
compressi tra le due orecchie ma si espandono verso
l’esterno creando una bella scena frontale; meno apprezzabile la profondità ma non possiamo chiedere
troppo a ua cuffia di questo prezzo. Dopo il primo approccio per saggiare i limiti della nuova AKG possiamo passare al piacere d’ascolto, lasciando scorrere
senza problemi interi brani, un fattore raro e segnale
che stiamo usando una buona cuffia. Ritorniamo sull’estremo acuto perché nonostante il grande dettaglio
non si sconfina mai nel graffiante e le voci femminili
non vengono penalizzate. Con i brani in alta risoluzione dal convertitore Denon si va verso un ascolto
decisamente serio, dove ci siamo sforzati di trovare il
limite delle Y50. Sin dai primi brani si nota la raggiunta
profondità che mancava con gli MP3, con una collocazione molto accurata degli strumenti e il cantante
al centro della scena. La gamma bassa è notevole ma
forse senza la dinamica perfetta; ottimo il dettaglio
degli strumenti e ancora nessuna fatica d’ascolto nonostante l’estrema precisione in gamma acuta. Solo a
volume davvero alto si nota l’arrivo della saturazione
in ingresso, ma abbiamo portato il volume del Denon
quasi al massimo. Nessuna preferenza per i generi
musicali, tutto scorre con la massima piacevolezza ed
è proprio l’ascolto della musica a prevalere su tutto.