Università degli Studi di Bologna Scuola di Ingegneria e Architettura – Sede di Forlì Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Meccanica Dispense del Corso di DINAMICA DELLE MACCHINE E DEI SISTEMI MECCANICI LM Anno Accademico 2013-2014 prof. Alessandro RIVOLA Tel. 0543 374441 e-mail: [email protected] INDICE 1. Introduzione. 2. Dinamica delle macchine e degli impianti. 3. Fondamenti di meccanica delle vibrazioni. 4. Sistemi ad un grado di libertà. 5. Sistemi a due gradi di libertà. 6. Sistemi a molti gradi di libertà. 7. Sistemi continui. 8. Misure di vibrazione e analisi modale. 9. Modellazione a parametri concentrati. 10. Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink. 11. Introduzione al metodo degli elementi finiti. Esercitazioni. Parte 1 – Introduzione PARTE 1 – Introduzione MACCHINA Una macchina è un sistema di organi disposti in modo tale da compiere, muovendosi sotto l'azione di forze opportunamente applicate, lavoro di interesse industriale. In sostanza una macchina ha il compito di trasformare una energia, in essa entrante, di un certo tipo, in energia da essa uscente, in generale di tipo diverso: ad esempio di trasformare energia meccanica in altre forme di energia (come avviene nelle macchine operatrici, nelle macchine generatrici elettriche), oppure di trasformare in energia meccanica energia di tipo generalmente diverso (come nelle macchine motrici), oppure anche di trasformare energia meccanica in energia meccanica, variandone i fattori (come avviene ad esempio nei riduttori di velocità). Possiamo dunque dire che una macchina ha la duplice funzione di trasmettere movimento e di trasmettere forze. DINAMICA DELLE MACCHINE In conseguenza del movimento impresso agli organi delle macchine, nascono in questi delle azioni d’inerzia, alle quali sono connessi molti importanti problemi. Quelli che possono venire studiati prescindendo, almeno in linea di principio, dalla deformabilità dei corpi, vengono studiati nella Dinamica delle macchine: si tratta dei problemi relativi al calcolo e al bilanciamento delle azioni di inerzia, all'accoppiamento fra motore e macchina utilizzatrice, al funzionamento delle macchine e degli impianti a regime periodico, ai transitori meccanici. I problemi strettamente connessi con la deformabilità elastica dei corpi vengono invece trattati nella Meccanica delle vibrazioni, che affronta problemi di grande rilevanza tecnica come, fra gli altri, l'isolamento delle vibrazioni, l'analisi modale, la diagnostica industriale. Una grande rilevanza tecnica hanno infine, come è evidente, i problemi relativi alla Dinamica dei rotori, quali il bilanciamento statico e dinamico, le velocità critiche flessionali, le oscillazioni torsionali, i problemi di instabilità. SISTEMA Un sistema è un insieme di oggetti materiali che interagiscono a ben determinati fini. Gli oggetti materiali costituenti il sistema sono connessi fisicamente fra loro. È facile vedere come dalla definizione precedente possano essere esclusi molti sistemi, anche di grande interesse per l'ingegneria meccanica. Così, per esempio, mentre il sistema costituito da un motore a combustione interna rientra nella definizione data, quello di un'officina per il collaudo del motore non vi ricade: in questo caso infatti fanno parte del sistema anche le procedure di collaudo che si intendono adottate e queste non sono individuabili come oggetti materiali, anche se il sistema, nel suo complesso, è fisicamente realizzabile. Nel corso ci si occuperà in larga parte di sistemi meccanici. In altre parole, in conformità alla definizione di sistema fisico, di quei sistemi in cui le connessioni fisiche fra gli oggetti costituenti diano luogo a considerevoli scambi energetici in forma di energia meccanica – quindi esprimibili attraverso le variabili forza e velocità , momento e velocità angolare – e nei quali si possano verificare variazioni dell'energia potenziale e cinetica del sistema. Dato che nella definizione sopra riportata un sistema è inteso come costituito da oggetti materiali, è possibile definire tutto ciò che non fa parte di tali oggetti come esterno (o ambiente) del sistema, riconoscendo una superficie fisica (o concettuale) di separazione fra sistema e ambiente esterno. Gli oggetti costituenti un sistema possono essere indicati come sottosistemi, ossia come parti di un sistema a loro volta rispondenti alla definizione già data, o come componenti, ossia come enti primitivi caratterizzati da opportuni parametri che, per un dato fine, non è necessario ritenere ulteriormente suddivisibili. Si noti che la definizione di componente dipende dal fine che ci si propone nell'effettuare la oggetto, l'interazione dinamica fra stantuffo e fasce elastiche; altrimenti il pattino è un sottosistema, mentre stantuffo e fasce ne sono i componenti. Allo stesso modo il meccanismo articolato biellamanovella può costituire un sistema qualora se ne voglia studiare la dinamica; diventa un sotto sistema se si vuol compiere l'analisi dell'intero motore; questo è a sua volta un sottosistema se, per esempio, si sta Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 1–1 Parte 1 – Introduzione analizzando la macchina su cui tale motore è operante, e così via. Il fatto che uno stesso ente possa essere considerato sotto differenti aspetti è un punto fondamentale della dinamica e deve fin d'ora essere tenuto presente. LA MODELLAZIONE – IL MODELLO FISICO Vedere un sistema come un insieme di elementi interconnessi tra loro, ci porta a dover stabilire come il comportamento dei singoli elementi e quello delle connessioni tra essi influenza il comportamento dell'intero sistema. Dal punto di vista metodologico l'elemento caratterizzante è la modellazione dei sistemi meccanici, che fornisce il mezzo fondamentale per affrontare in modo corretto ed efficiente l'ampia gamma dei problemi di dinamica delle macchine. Modeling of a forging hammer ("Mechanical vibrations", S.S. Rao, p. 19) Per affrontare lo studio di un qualsiasi sistema meccanico è necessario infatti formularne dapprima un adeguato modello fisico e successivamente dedurre da questo il relativo modello matematico. Per modello fisico si intende qui un sistema fisico immaginario che sia equivalente al sistema reale nell'ambito di una prefissata approssimazione e rispetto alle caratteristiche che riguardano lo studio a cui si è interessati. Prerogativa essenziale del modello fisico, ai fini della sua effettiva utilità, deve essere la possibilità di studiarlo con gli strumenti a disposizione, di regola di tipo matematico. Il passaggio dal sistema reale al suo modello fisico comporta un certo numero di approssimazioni consapevolmente accettate, la più importante delle quali consiste nel trascurare tutto quanto provoca effetti piccoli, o comunque ritenuti trascurabili, sul comportamento del sistema. Il modello fisico deve includere un numero sufficiente di effetti e dettagli in modo da poter descrivere il meglio possibile il sistema in termini di equazioni, senza divenire allo stesso tempo troppo complesso. Il modello fisico può essere lineare o non lineare, in funzione del comportamento dei componenti del sistema. Modelli lineari permettono una soluzione rapida e sono semplici da trattare. Modelli non lineari a Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 1–2 Parte 1 – Introduzione volte rivelano certe caratteristiche del sistema che non possono essere correttamente predette impiegando modelli lineari. A volte il modello viene gradualmente migliorato in modo da ottenere risultati più accurati. Inizialmente viene usato un modello elementare per investigare rapidamente il comportamento globale del sistema. Successivamente il modello viene raffinato includendo altri componenti ed effetti in modo che il comportamento del sistema possa essere osservato più nel dettaglio. Modellazione di un motociclo con pilota ("Mechanical vibrations", S.S. Rao, p. 21) IL MODELLO MATEMATICO Una volta individuato il modello fisico del sistema, si può procedere a determinarne il modello matematico, cioè un insieme di relazioni matematiche che descrivono il comportamento del modello fisico stesso. La scrittura di tali equazioni avviene impiegando i principi della dinamica: si possono seguire approcci differenti tra i quali il principio di d'Alembert, il principio dei lavori virtuali, il principio di conservazione dell'energia, le equazioni di Lagrange. Le equazioni del moto sono solitamente equazioni differenziali ordinarie, per un sistema discreto, ed equazioni differenziali alle derivate parziali, per un sistema continuo. Le equazioni possono essere lineari o non lineari a seconda della tipologia dei componenti il sistema. Si passerà infine alla realizzazione di un algoritmo di risoluzione delle equazioni del modello matematico. Solo in casi semplici la soluzione può venire ottenuta in forma chiusa: di solito si ottiene la soluzione per via numerica, mediante l'uso di un calcolatore. In funzione della natura del problema si può usare una delle seguenti tecniche per trovare la soluzione: metodi standard per la soluzione di equazioni differenziali, metodi basati sulla trasformata di Laplace, metodi matriciali, metodi numerici. Se le equazioni sono non lineari difficilmente possono essere risolte in forma chiusa. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 1–3 Parte 1 – Introduzione INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI ED ANALISI La soluzione delle equazioni del moto fornisce il comportamento del modello del sistema. Il modello deve ora essere verificato, in altre parole vanno verificate le ipotesi fatte nel modellare il sistema reale. Tale verifica può essere condotta tramite prove sperimentali; tale procedura è fondamentale per una corretta progettazione, ma può non essere necessaria se si stanno considerando componenti il cui comportamento è noto essere ben descritto da modelli specifici sulla base dell'esperienza acquisita. Per esempio si è sicuri di poter usare il modello di resistenza v = i R senza bisogno di alcuna verifica, almeno fino a quando le condizioni operative (tensione, temperatura, …) si mantengono entro certi limiti. Una volta che il modello è validato, esso può essere usato per prevedere il comportamento del sistema in questione. CONTROLLO Spesso un sistema che opera sotto azioni esterne e in condizioni mutevoli nel tempo, richiede un sistema di controllo, in modo da produrre i risultati desiderati. Il ruolo del sistema di controllo è duplice: deve portare le condizioni operative del sistema ai valori desiderati e deve mantenerle anche in presenza di disturbi e/o variazioni delle condizioni esterne. Il progetto di un sistema dinamico spesso implica anche lo studio del sistema di controllo più appropriato. D'altra parte i progettisti del sistema di controllo richiedono modelli che descrivano le proprietà dinamiche dominanti del sistema da controllare. Pertanto, modellazione e controllo dei sistemi dinamici costituiscono una unica area di studio. Sistema di controllo computerizzato per impianto con turbina a vapore per generazione di energia elettrica ("Modeling, analysis, and Control of Dynamic Systems", W. J. Palm, p. 5). BIBLIOGRAFIA * E. Funaioli, A. Maggiore, U. Meneghetti, Lezioni di Meccanica applicata alle macchine, Vol. I e II, ed. Pàtron, Bologna. * W. J. Palm, Modeling, analysis, and Control of Dynamic Systems, John Wiley & Sons, 1999. * S.S. Rao, Mechanical vibrations, Third edition, Addison Wesley Pub. Company, 1995. * R. Ghigliazza, U. Galletti, Meccanica applicata alle macchine, Utet, 1986. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 1–4 Parte 2 – Dinamica delle Macchine PARTE 2 – Dinamica delle Macchine ANALISI DINAMICA INVERSA (ANALISI CINETOSTATICA) Date le forze attive sulla macchina e la legge di moto, determinare quale forza ulteriore deve essere applicata per realizzare la legge di moto desiderata. Questo problema è detto analisi cinetostatica. Rientrano tra gli argomenti che riguardano il problema inverso la determinazione delle azioni di inerzia, il bilanciamento di tali azioni e l’analisi cinetostatica dei meccanismi. DIRETTA Date tutte le forze attive agenti sulla macchina (sia le azioni resistenti, sia quelle motrici), determinare la legge di moto dei membri in funzione del tempo. In questo caso si parla di analisi dinamica in senso stretto. Questo tipo di problema si presenta ad esempio quando si vogliano studiare i transitori di avviamento o di arresto. Per entrambi i problemi, diretto ed inverso, possono poi essere determinate le forze reattive (le reazioni vincolari). AZIONI DI INERZIA Vedi Appendice A1 ENERGIA CINETICA (Vedi Appendice A2) L’energia cinetica di un corpo rigido può essere posta nella forma: T= [ 1 2 mvo + J x ω2x + J y ω2y + J z ω2z − 2 J xy ωx ω y − 2 J xz ωx ωz − 2 J yz ω y ωz 2 ] essendo (O, x, y, z) una terna di assi con origine baricentrica. PRINCIPIO DEI LAVORI VIRTUALI Il principio dei lavori virtuali (PLV) può enunciarsi asserendo che: condizione necessaria a sufficiente per l’equilibrio di un sistema meccanico, è che sia nullo il lavoro delle forze attive su di esso agenti a seguito di spostamenti virtuali, invertibili, dei loro punti di applicazione. Per spostamenti virtuali si intende spostamenti infinitesimi e compatibili con i vincoli cui il sistema è soggetto. In termini matematici, indicando con Fj (j=1,2,…N) tutte le forze esterne e con δrj (j=1,2,…, N) i relativi spostamenti virtuali invertibili, si ha: N ∑ F ⋅ δr j j =0 (2.1) j =1 PRINCIPIO DI D'ALEMBERT Per illustrare il principio di d'Alembert (Parigi 16 Novembre 1717 - Ottobre 1783) iniziamo osservando che la celebre equazione di Newton (seconda legge) ma = F (2.2) può riscriversi nella forma Se si definisce il vettore Fi delle forze di inerzia ma − F = 0 (2.3) −ma = Fi (2.4) F + Fi = 0 (2.5) la (2.3) si trasforma nella Apparentemente nulla si è guadagnato da tale semplice operazione algebrica, tuttavia ciò che rende geniale il principio di d'Alembert è l'interpretazione della relazione (2.2) quale condizione di equilibrio. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 2–1 Parte 2 – Dinamica delle Macchine In altri termini, da quest'ultima relazione si deduce che la somma delle forze d'inerzia a tutte le altre forze agenti sul sistema produce equilibrio. In definitiva il principio di d'Alembert afferma che è in equilibrio un sistema di forze ottenuto aggiungendo alle forze F agenti su un sistema le forze di inerzia Fi. Ciò introduce la possibilità di trattare problemi di dinamica avvalendosi delle metodologie proprie della Statica e, in particolare, del PLV. PRINCIPIO DEI LAVORI VIRTUALI IN DINAMICA In Dinamica, il PLV può essere matematicamente formulato come segue: ∑ (F − m a )⋅δr N j j j j =0 (2.6) j =1 essendo δrj (j=1,2,…N) spostamenti virtuali reversibili (invertibili). L'osservazione del perché una massa in movimento possa essere trattata come una in equilibrio viene superata considerando il significato di spostamenti virtuali. Come è noto, il criterio di equilibrio di un arbitrario sistema di forze richiede che sia nullo il lavoro virtuale di tutte le forze agenti. Pertanto, essendo gli spostamenti virtuali e non effettivi il principio è applicabile tanto alle masse in movimento quanto a quelle a riposo. In definitiva il PLV in dinamica può essere enunciato come segue: condizione necessaria a sufficiente per l’equilibrio di un sistema, è che sia nullo il lavoro delle forze su di esso agenti, comprese quelle di inerzia, a seguito di spostamenti virtuali (infinitesimi e compatibili con i vincoli), invertibili, dei loro punti di applicazione. Nello studio della dinamica delle macchine il PLV viene, di regola, utilizzato per la determinazione delle forze incognite: si sceglie arbitrariamente un insieme di spostamenti virtuali e si uguaglia a zero la somma dei lavori virtuali delle forze applicate al sistema, imponendo così che le forze stesse siano in equilibrio. Volendo calcolare il valore della reazione incognita, si può sostituire il vincolo con la reazione stessa, dando al sistema spostamenti virtuali per i quali la razione incognita compia lavoro non nullo. Nell’applicazione allo studio dinamico delle macchine ad un grado di libertà, si prendono comunemente come spostamenti virtuali gli spostamenti che il sistema effettivamente subisce durante il movimento. Allora l’equazione dei lavori virtuali si riconduce a quella dell’energia. EQUAZIONE DELL'ENERGIA L’equazione energetica è una formulazione particolare del PLV, a cui ci si riconduce allorquando si scelgono come spostamenti virtuali gli spostamenti che il sistema effettivamente subisce durante il movimento. Se si suppone che l’energia interna (elastica, termica, ecc.) del sistema in studio non subisca modifiche (e quindi in particolare, che i membri che costituiscono il sistema siano rigidi) e che il sistema stesso non scambi energia con l’esterno se non sotto forma di energia meccanica, l’equazione dell’energia si scrive: dW + dLi = dV (2.7) dove dW e dLi sono i lavori elementari compiuti rispettivamente dalle forze attive esterne non conservative (che non ammettono potenziale) e da quelle d’inerzia, mentre dV è la variazione d’energia potenziale del sistema. La (2.7) si può scrivere anche nella forma: (2.8) dLm + dLr + dL p + dLi = dV dove dLm, dLr, dLp sono i lavori elementari compiuti rispettivamente dalle forze motrici e da quelle resistenti utili e passive. D’altro canto, il lavoro elementare compiuto dalle forze d’inerzia è uguale all’opposto della variazione d’energia cinetica del sistema: dP ⎛1 ⎞ −dLi = ∑ j m j Pj dPj = ∑ j m j j dPj = ∑ j m j Pj dPj = d ⎜ ∑ j m j Pj2 ⎟ = dT dt ⎝2 ⎠ (2.9) Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 2–2 Parte 2 – Dinamica delle Macchine per cui l’eq. (2.8) può essere scritta nella forma: dLm − dLr − dLp = dV + dT (2.10) dove si è evidenziato il fatto che il lavoro compiuto dalle forze motrici è positivo, mentre quello compiuto dalle forze resistenti utili e passive è negativo. Se poi si suppone che sul sistema non agiscano forze conservative (che ammettono potenziale), la (2.10) diventa: dLm − dLr − dLp = dT (2.11) TEOREMA DI CONSERVAZIONE DELL’ENERGIA MECCANICA Quando in un sistema vincolato le forze attive siano conservative, ovvero ammettano potenziale U, allora si ha: dU = dT (2.12) da cui la quantità (T – U) si mantiene costante nel tempo. Considerando l’energia potenziale V = –U il teorema di conservazione dell’energia meccanica assume la forma: T(t)+V(t)=E (2.13) dove E è una costante che rappresenta l’energia totale del sistema e che possiamo calcolare mediante le condizioni iniziali. GRADI DI LIBERTÀ Il minimo numero di coordinate indipendenti richiesto per determinare univocamente la posizione di tutti gli elementi di un sistema ad ogni istante di tempo, definisce il numero di gradi di libertà del sistema. Nel seguito si parlerà indifferentemente di gradi di libertà (gdl) o, nell'accezione anglosassone, di degrees of freedom (dof). Indicato con n il numero di gdl di un generico sistema è sempre possibile definire un set di cosiddette coordinate generalizzate, usualmente indicate con qk (k=1,2,…,n), ossia di coordinate indipendenti in numero uguale a quello dei gdl del sistema. EQUAZIONI DI LAGRANGE Oltre ai citati mezzi di indagine, nello studio dinamico delle macchine altri mezzi trovano conveniente impiego allorché si debbano studiare sistemi complessi a molti gdl. Per lo studio di questi problemi è, ad esempio particolarmente utile l’uso delle equazioni di Lagrange. Se n è il numero di gdl del sistema considerato, n sono le equazioni di Lagrange che ne individuano il moto. La generica di queste equazioni può essere scritta nella forma: d ⎛ ∂T ⎜ dt ⎝ ∂qk ⎞ ∂T ∂V + = Qk , ⎟− ⎠ ∂qk ∂qk k = 1,… , n (2.14) dove: qk è la generica coordinata generalizzata, T e V sono rispettivamente l’energia cinetica e l’energia potenziale e la quantità: ∂r Qk = ∑ j Fj ⋅ j (2.15) ∂qk è la generica forza generalizzata di tipo non conservativo. L’impiego delle equazioni di Lagrange nello studio dei sistemi complessi è vantaggioso rispetto a quello delle equazioni di d’Alembert perché presenta minori difficoltà concettuali; come contropartita l’interpretazione fisica delle equazioni di Lagrange non è sempre immediata. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 2–3 Parte 2 – Dinamica delle Macchine RIDUZIONE DI MASSE (MOMENTI DI INERZIA) E FORZE (COPPIE) Nello studio dinamico di un sistema può essere conveniente ricondursi allo studio dell’equilibrio di un particolare membro, la cui posizione caratterizzi facilmente la configurazione del sistema stesso. La sostituzione del sistema reale con uno più semplice è lecita purché i due sistemi siano equivalenti dinamicamente. Tale equivalenza si ottiene imponendo che i due sistemi diano origine, per spostamenti corrispondenti, ad uguali valori dei lavori elementari delle forze applicate e ad uguali valori dell’energia cinetica. A questo scopo viene effettuata la riduzione delle forze (o dei momenti) e delle masse (o dei momenti di inerzia) ad un punto (o ad un asse) del sistema semplificato. La riduzione di una o più forze si ottiene sostituendo le forze stesse con un’unica forza applicata nel punto di riduzione, in modo che il lavoro della forza ridotta per uno spostamento elementare del sistema uguagli quello delle forze prese in esame. La riduzione di una o più masse ad un punto di riduzione si ottiene sostituendo le masse stesse con un’unica massa, tale che non venga alterata l’energia cinetica del sistema nell’intorno della configurazione desiderata. Effettuata la riduzione delle forze e delle masse, lo studio dinamico del sistema può essere effettuato applicando l’equazione dell’energia, ovvero il principio dei lavori virtuali, allo schema meccanico semplificato. DINAMICA DELLE MACCHINE E DEGLI IMPIANTI MECCANICI IL PROBLEMA DINAMICO INVERSO Assegnato il moto ed alcune azioni attive sulla macchina, si devono determinare le azioni ulteriori da applicare per realizzare il moto desiderato. Spesso si ipotizza che il membro movente si muova con velocità angolare costante. In questi problemi, il momento resistente utile è di solito un dato, mentre il momento motore figura fra le quantità da determinare. In altri casi, può succedere che la legge di moto nota sia quella di un transitorio di avviamento o di arresto: in tal caso, fra le azioni note sono da mettere in conto anche quelle di inerzia, mentre fra quelle incognite vi può essere il momento frenante. IL PROBLEMA DINAMICO DIRETTO Assegnate sia le azioni resistenti, sia quelle motrici, si deve determinare la legge di moto della macchina in funzione del tempo. Questo tipo di problema si presenta ad esempio quando si vogliano studiare i transitori di avviamento o di arresto. Un particolare problema di tipo diretto è quello dello studio del moto delle macchine funzionanti a regime periodico. TRANSITORI DI AVVIAMENTO Il problema dei transitori di avviamento è quello dello studio del moto di una macchina che venga avviata applicando ad essa il momento erogato da un motore. Questo momento motore è, di solito, funzione della velocità angolare, e talvolta anche di altre quantità; esso deve vincere le varie resistenze utili e passive e deve inoltre accelerare le masse mobili della macchina, portandole da velocità nulla alla velocità di regime. TRANSITORI DI ARRESTO I transitori di arresto si presentano quando la macchina, partendo da condizioni di moto, viene portata a fermarsi: di solito ciò avviene annullando il momento motore, ed eventualmente applicando un momento frenante noto, che si aggiunge alle altre azioni presenti nella macchina. REGIME PERIODICO Tale regime di moto è tipico delle macchine in cui sono presenti masse (traslanti od oscillanti) dotate di moto alterno. BIBLIOGRAFIA * E. Funaioli, A. Maggiore, U. Meneghetti, Lezioni di Meccanica applicata alle macchine, Vol. II, ed. Pàtron, Bologna. * M. Fabrizio, La Meccanica Razionale e i suoi metodi matematici, ed. Zanichelli, Bologna. * E. Pennestrì, Dinamica Tecnica e computazionale (in corso di pubblicazione). Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 2–4 Parte 2 – Dinamica delle Macchine APPENDICE A1 – Azioni di inerzia Dato un sistema di punti materiali Pj di massa mj, il baricentro G del sistema è definito dalla: ∑ j m j Pj = G ∑ j m j (Pj − G ) = 0 m ovvero: Proprietà del baricentro sono: - G non dipende dalla posizione del punto assunto come origine dello spazio euclideo; - se il corpo è omogeneo, G non dipende dalla densità; - se le masse sono distribuite lungo una retta o su una superficie piana, G appartiene a quella retta o a quella superficie; - se il sistema è dotato di un piano di simmetria, G giace su di esso; - comunque si scomponga il sistema in sottosistemi, G coincide con il baricentro dei punti materiali che costituiscono i baricentri dei singoli sottosistemi. La quantità di moto del sistema è definita come: Q= ∑m j dPj j dt Dalla definizione di baricentro si ricava: Q= ∑mP j j = mG = mv G j Il momento della quantità di moto rispetto ad un generico punto O risulta: KO = ∑ (P − O ) ∧ m P j j j j La risultante delle forze d’inerzia è: Fi = − ∑mP j j j (A1.1) Dalle definizioni di baricentro e quantità di moto si ricava: Fi = −mG = −ma G = − dQ dt (A1.2) Il momento risultante delle forze d’inerzia rispetto a O è: M i ,O = −∑ (Pj − O ) ∧ m j Pj (A1.3) j Derivando rispetto al tempo l’espressione del momento della quantità di moto si ottiene: ∑ (P − O ) ∧ m P + ∑ (P − O ) ∧ m P = = ∑ m P ∧ P − O ∧ ∑ m P + ∑ (P − O ) ∧ m P dK O = dt j j j j j j j j j j j j j j j j j j (A1.4) j Osservando che il primo addendo a secondo membro della (A1.4) è nullo e tenendo presente la definizione di baricentro e la (A1.3), si ricava: dK O = −O ∧ mG − M i ,O dt ossia: M i ,O = − dK O − vO ∧ Q dt Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici (A1.5) 2–5 Parte 2 – Dinamica delle Macchine Se O è un punto fisso ( O = 0 ) oppure la velocità di O è parallela a quella di G (ovvero quando O coincide con G), l’eq. (A1.5) diventa: M i ,O = − dK O dt (A1.6) Risulta dunque sempre conveniente assumere O coincidente con un punto fisso o con il baricentro. CASO DEL CORPO RIGIDO CONTINUO Sia ω la velocità angolare del corpo rispetto ad un riferimento inerziale e sia O un punto appartenente al corpo. La velocità di un qualunque altro punto è data da: P = O + ω ∧ (P − O ) Assumendo come polo dei momenti lo stesso punto O, si ha: ∫ (P − O ) ∧ P dm = ∫ ( P − O ) ∧ O dm + ∫ ( P − O) ∧ [ω ∧ ( P − O )] dm = = ∫ ( P − O ) dm ∧ O − ∫ ( P − O ) ∧ [( P − O ) ∧ ω] dm KO = − m m m m (A1.7) m Assumiamo che O coincida con un punto fisso (qualora esista) ovvero con il baricentro. Nel primo caso si ha: O = 0 ; nel secondo: ∫ (P − O )dm = ∫ (P − G )dm = 0 . m m Comunque, il primo addendo che compare a secondo membro dell’eq. (A1.7) diventa nullo, per cui risulta: KO = − ∫ (P − O ) ∧ [(P − O ) ∧ ω] dm (A1.8) m Si ha: K O = JOω dove la matrice simmetrica ⎡ Jx ⎢ J O = ⎢ − J xy ⎢ − J xz ⎣ − J xy Jy − J yz − J xz ⎤ ⎥ − J yz ⎥ J z ⎥⎦ è detta tensore di inerzia Si dimostra che è: dK O =− dt ∫ (P − O ) ∧ [(P − O ) ∧ ω]dm + ω ∧ K m O (A1.9) La (A1.9) si può anche scrivere nella seguente forma: dK O ~J ω = JOω + ω O dt (A1.10) ~ è la matrice antisimmetrica: dove ω ⎡ 0 ⎢ ~ ω = ⎢ ωz ⎢− ω y ⎣ − ωz 0 ωx ωy ⎤ ⎥ − ωx ⎥ 0 ⎥⎦ Per la (A1.6) risulta infine: ~J ω M i ,O = − J O ω − ω O Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici (A1.11) 2–6 Parte 2 – Dinamica delle Macchine APPENDICE A2 – Energia cinetica L’energia cinetica di un sistema di punti materiali è per definizione: T= 1 2 ∑mP j j 2 j (A2.1) Nel caso particolare del corpo rigido continuo, l’eq. (A2.1) diventa: T= 1 2 ∫ [O + ω ∧ (P − O )] dm 2 (A2.2) m Se si assume che O sia fisso ( O = 0 ) o coincidente con G ( ∫ (P − G )dm = 0 ) e si espande l’eq. (A2.2): m 1 T = mO 2 + O ⋅ ω ∧ 2 (P − O )dm + 1 m 2 ∫ ∫ [ω ∧ (P − O )]⋅ [ω ∧ (P − O )]dm m Nelle ipotesi assunte, il secondo addendo a secondo membro è nullo, per cui: 1 1 mO 2 + ω ⋅ 2 2 1 1 = mO 2 − ω ⋅ 2 2 T= ∫ (P − O ) ∧ [ω ∧ (P − O )] dm = ∫ (P − O ) ∧ [(P − O ) ∧ ω] dm m (A2.3) m Proiettando l’eq. (A2.3) nel sistema di riferimento assunto, si ottiene: 1 1 mO 2 + ωT J O ω = 2 2 1 = mO 2 + J x ω2x + J y ω2y + J z ω2z − 2 J xy ω x ω y − 2 J xz ω x ω z − 2 J yz ω y ω z 2 T= [ ovvero e T= T= 1 T ω JOω 2 1 1 2 mv G + ωT J G ω 2 2 ] (A2.4) se O è un punto fisso; se O ≡ G. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 2–7 Parte 3 – Fondamenti di MdV PARTE 3 – Fondamenti di MdV GRADI DI LIBERTÀ Il minimo numero di coordinate indipendenti richiesto per determinare univocamente la posizione di tutti gli elementi di un sistema ad ogni istante di tempo, definisce il numero di gradi di libertà del sistema. Indicato con n il numero di gdl di un generico sistema è sempre possibile definire un set di cosiddette coordinate generalizzate, usualmente indicate con qk (k=1,2,…,n), ossia di coordinate indipendenti in numero uguale a quello dei gdl del sistema. SISTEMI CONTINUI E DISCRETI Un gran numero di sistemi meccanici può essere descritto impiegando un numero finito di gdl; ciò accade quando sono presenti elementi dotati di elevata elasticità e scarsa massa e, al contempo, elementi di notevole massa ed elevata rigidezza. Quando, al contrario, il sistema ha un numero infinito di "punti di massa" e presenta membri deformabili, è necessario un numero infinito di coordinate per specificare la sua configurazione deformata. Sistemi aventi un numero di gdl finito sono detti discreti o a parametri concentrati, mentre quelli con un numero infinito di gradi di libertà sono detti continui. Spesso, i sistemi continui sono approssimati come discreti; in tal modo è più semplice ottenere la soluzione del problema dinamico. Sebbene trattare un sistema come continuo dia risultati esatti, i metodi di analisi per i sistemi continui sono limitati ad una tipologia di sistemi molto ridotta, come ad esempio travi a sezione uniforme, piastre sottili, membrane, etc. Di conseguenza, la maggior parte dei sistemi viene studiata impiegando modelli discreti. In generale, risultati più accurati sono ottenibili aumentando il numero di gdl. Fig. 3.1 – Single-degree of freedom (SDOF) systems ("Mechanical vibrations", S.S. Rao, p. 14) Fig. 3.2 – Two degree of freedom systems ("Mechanical vibrations", S.S. Rao, p. 14) Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3–1 Parte 3 – Fondamenti di MdV Fig. 3.3 – Three degree of freedom systems ("Mechanical vibrations", S.S. Rao, p. 15) Fig. 3.4 – An infinite number of dof system: a cantilever beam ("Mechanical vibrations", S.S. Rao, p. 16) ELEMENTI ELASTICI Diversi sono i modelli impiegati per i membri dotati di elevata elasticità rispetto agli altri elementi del sistema meccanico. Tali membri non si considerano dissipare energia e solitamente sono considerati privi di massa. Molle lineari Se la molla funziona nel campo elastico entro il limite di proporzionalità, la forza che si sviluppa quando la molla si deforma è proporzionale alla deformazione stessa. La costante di proporzionalità è detta rigidezza ed il suo inverso è chiamato cedevolezza. Forza (F) x1 x2 F=kx x = x2 – x1 Il lavoro compiuto per deformare una molla di rigidezza k, viene immagazzinato come energia potenziale V: Deformazione (x) Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 1 V = k x2 2 3–2 Parte 3 – Fondamenti di MdV Anche altri elementi elastici, quali ad esempio travi, si comportano come molle. Per esempio si consideri la trave incastrata di figura, avente all’estremo libero una massa concentrata m e si assuma per semplicità che la massa della trave sia trascurabile nei confronti della massa m. δ st = La freccia statica all’estremo libero vale: W l3 3EI dove W=mg è il peso della massa m, E è il modulo di Young del materiale, I è il momento di inerzia di sezione e l è la lunghezza della trave. W 3EI k= = 3 Di conseguenza la costante elastica (la rigidezza) della trave vale: δ st l Fig. 3.5 – Cantilever with end mass ("Mechanical vibrations", S.S. Rao, p. 23) Molle non lineari Gli elementi elastici seguono un comportamento lineare solo entro certi limiti della deformazione. Oltre certi valori di deformazione, la tensione eccede il limite di proporzionalità del materiale e la relazione tra fora e deformazione diviene non lineare. In molte applicazioni pratiche si assume che le deformazioni siano piccole e pertanto si considerano le molle come aventi comportamento lineare. In altri casi, anche se la molla è non lineare, si approssima ad una molla lineare mediante un processo di linearizzazione: Sia F un carico statico agente su una molla non lineare causandone una deformazione x*. Se la forza F viene incrementata di una quantità ∆F, la molla si deforma ulteriormente di una quantità ∆x. La nuova forza F+∆F può essere espressa in serie di Taylor (vedi Appendice 1) attorno alla posizione di equilibrio statico: dF 1 d 2F 1 d nF 2 F + ∆F = F ( x * + ∆x ) = F ( x*) + (∆x) + ( ) ... (∆x) n x ∆ + + n 2 dx x* 2! dx x* n! dx x* Forza (F) Forza (F) F+∆ F k F(x*) Deformazione (x) Deformazione (x) Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici x* x*+∆ x 3–3 Parte 3 – Fondamenti di MdV Per piccoli valori di ∆x, i termini contenenti derivate di ordine elevato possono essere trascurati ottenendo: dF F + ∆F = F ( x * + ∆x ) = F ( x*) + (∆x) dx x* e poiché F = F(x*), si può esprimere ∆F come: ∆F = k ∆x dF k= dove k è la rigidezza linearizzata della molla in corrispondenza della deformazione x*: dx x* Molle in serie 1 1 1 1 = + + ... + k eq k1 k 2 kn Molle in parallelo keq = k1 + k2 + … + kn ELEMENTI SMORZANTI In molti sistemi meccanici, l’energia di vibrazione è gradualmente convertita in energia termica o energia acustica. A causa della riduzione di energia, la risposta vibratoria del sistema subisce un graduale decremento. Tale meccanismo prende il nome di smorzamento delle vibrazioni. Sebbene la quantità di energia convertita in calore o suono sia relativamente piccola, considerare lo smorzamento è di fondamentale importanza per una adeguata previsione del comportamento vibratorio del sistema. Solitamente si assume che un elemento smorzante sia privo di massa ed elasticità. La forza che esercita uno smorzatore esiste solo in presenza di velocità relativa tra i due estremi dello smorzatore stesso. E’ piuttosto difficile determinare le cause di smorzamento nei sistemi meccanici; solitamente lo smorzamento viene modellato come una combinazione dei seguenti: Smorzamento viscoso E’ quello usato più frequentemente nello studio delle vibrazioni. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3–4 Parte 3 – Fondamenti di MdV Quando un sistema meccanico si muove in un fluido, la resistenza che il fluido offre al movimento dei corpi causa dissipazione di energia. L’ammontare di questa energia dipende da molti fattori quali ad esempio le dimensioni e la forma dei corpi, la viscosità del fluido, la velocità dei corpi. Nello smorzamento di tipo viscoso, la forza è proporzionale alla velocità relativa dei corpi e la costante di proporzionalità dipende dalla viscosità del fluido e dalla geometria dei corpi. F = τA = µ du v A=µ A=cv dy h 3πD 3l 2d c = µ 1+ 3 D 4 d Attrito Coulombiano (attrito secco) La forza è costante in ampiezza ma ha verso opposto a quello della velocità relativa tra i corpi. V T |T| = f N F = – sign (V) |T| N Smorzamento isteretico (smorzamento strutturale) Quando un corpo si deforma, l’energia di deformazione è assorbita e dissipata dal materiale. Tale effetto è dovuto all’attrito nello scorrimento tra le fibre interne del materiale all’atto della deformazione. Quando un corpo soggetto a questo tipo di fenomeno è sottoposto alternativamente a trazione e compressione o, nello specifico, vibra, la relazione tra tensione e deformazione è del tipo rappresentato in figura. L’energia dissipata ad ogni ciclo vale: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3–5 Parte 3 – Fondamenti di MdV D = ∫ σ dε − ∫ σ dε L U MOTO ARMONICO Fig. 3.6 – Meccanismo per moto armonico ("Mechanical vibrations", S.S. Rao, p. 46) In fig. 3.6 è rappresentato un meccanismo mediante il quale alla massa m è impartito un moto armonico semplice (l’accelerazione è proporzionale allo spostamento) quando alla manovella OP si impone un moto rotatorio continuo uniforme. Se ω è la velocità angolare della manovella e A è la sua lunghezza, la massa si muove con legge di moto x(t): Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3–6 Parte 3 – Fondamenti di MdV x = A sin ω t Si ha inoltre : dx = x! = ωA cos ωt dt con ω pulsazione del moto armonico. d 2x = !x! = −ω 2 A sin ωt = −ω 2 x 2 dt Rappresentazione vettoriale Un moto armonico può anche essere rappresentato mediante un vettore OP, di ampiezza A, rotante con velocità angolare ω. Con riferimento alla fig. 3.7, le proiezioni di questo vettore lungo le due direzioni x e y forniscono: y = A sin ω t ; x = A cos ω t Fig. 3.7 – Proiezioni di un vettore rotante ("Mechanical vibrations", S.S. Rao, p. 47) Rappresentazione con numeri complessi Si può ricorrere anche alla rappresentazione mediante numeri complessi. Infatti, ogni vettore X nel piano xy può essere rappresentato con il numero complesso: X=a+ib dove a e b sono rispettivamente la parte reale e la parte immaginaria. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3–7 Parte 3 – Fondamenti di MdV Se si indica con A l’ampiezza del vettore X e con θ il suo argomento (l’angolo compreso tra il vettore e l’asse x), X può essere espresso come: b X = A cos θ + i A sin θ con: A = a 2 + b2 ; θ = tan −1 a Introducendo le relazioni di Eulero, si ha anche: X = A cos θ + i A sin θ = A eiθ Usando la rappresentazione con numeri complessi, il vettore rotante di fig. 3.7 può essere scritto come: X = A e iωt dove ω è anche detta frequenza circolare di rotazione ed è espressa in rad/s. Derivando rispetto al tempo si ha: dX d = Ae iωt = iωAe iωt = iωX dt dt d 2X d 2 d = 2 Aeiωt = iωAeiωt = −ω 2 Aeiωt = −ω 2 X 2 dt dt dt ( ) ( ) ( ) Fig. 3.8 – Spostamento, velocità e accelerazione come vettori rotanti ("Mechanical vibrations", S.S. Rao, p. 50) da cui si vede che l’operazione di derivazione si traduce nel moltiplicare il vettore per iω, od anche nel moltiplicare l’ampiezza del vettore per ω e ruotarlo in avanti di 90 gradi (vedi fig. 3.8). Lavoro compiuto in moti armonici Un importante concetto in molte applicazioni è quello del lavoro compiuto da una forza, che varia armonicamente con una certa pulsazione, per uno moto armonico avente la stessa pulsazione. Sia data la forza P = P0 sin (ωt + ϕ) agente su un corpo dotato di legge di moto x = x0 sin ωt. Il lavoro compiuto dalla forza in un periodo 2π/ω vale: 2π / ω 2π / ω dx 1 W = ∫ Pdx = ∫ P dt = dt ω 0 0 2π ∫ 0 2π dx P d (ωt ) = P0 x0 ∫ sin(ωt + ϕ ) cosωt d (ωt ) = dt 0 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3–8 Parte 3 – Fondamenti di MdV 2π = P0 x0 ∫ cosωt[sin ωt cosϕ + cosωt sin ϕ ] d (ωt ) = 0 2π 2π 0 0 = P0 x0 cosϕ ∫ sin ωt cosωt d (ωt ) + P0 x0 sin ϕ ∫ cos2 ωt d (ωt ) Il primo integrale è nullo mentre il secondo vale π per cui in definitiva si ha: W = πP0 x0 sin ϕ OTTAVA Quando il massimo valore di una banda di frequenza è il doppio del minimo, tale banda è detta banda d’ottava. Ad esempio, ciascuna banda 75 – 150 Hz, 150 – 300 Hz, e 300 – 600 Hz, è una banda d’ottava. In ciascun caso, il massimo ed il minimo valore della frequenza, che hanno un rapporto pari a 2:1, si dice che differiscono di un’ottava. DECIBEL Le varie quantità che si incontrano nel campo delle vibrazioni e del rumore, come ad esempio, spostamento, velocità, accelerazione, pressione, potenza, sono spesso rappresentate usando la notazione dB (decibel). In origine il decibel è stato definito con riferimento a potenze elettriche come: P dB = 10 log P0 dove P0 è un valore di riferimento. Poiché la potenza elettrica è proporzionale al quadrato della tensione (X), il decibel può anche essere espresso come: 2 X X = 20 log dB = 10 log X X 0 0 dove X0 è un valore di riferimento. Naturalmente il dB è usato anche per esprimere il rapporto tra altre quantità (spostamenti, velocità, accelerazioni, pressioni, …). BIBLIOGRAFIA * E. Funaioli, A. Maggiore, U. Meneghetti, Lezioni di Meccanica applicata alle macchine, Vol. II, ed. Pàtron, Bologna. * S.S. Rao, Mechanical vibrations, Third edition, Addison Wesley Pub. Company, 1995. * W.J. Palm. Modeling, Analysis, and Control of Dynamic Systems, 2nd ed., John Wiley & Sons. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3–9 Parte 3 – Fondamenti di MdV APPENDICE A1 – Serie di Taylor Il teorema di Taylor afferma che una funzione può essere rappresentata in prossimità di un punto x = x0, dall’espansione: 1 d2 f df f ( x ) = f ( x0 ) + ( x − x 0 ) + 2 2! dx dx x= x0 dove il termine Rn è dato da: Rn = 1 dk f 2 − + + ( ) ... x x 0 dx k k ! x = x0 1 dn f n! dx n (x −x0 )n x =b ( x − x 0 ) k + ... + Rn x = x0 con b compreso tra x0 e x. Il risultato è valido se la funzione ammette derivate continue fino all’ordine n. Se Rn tende a zero, l’espansione è detta serie di Taylor della funzione f(x) attorno a x = x0. Se x0 = 0, la serie è anche detta serie di McLaurin. Esempio x3 x5 x 7 + − + ... 3! 5! 7! x 2 x 4 x6 cos x = 1 − + − + ... 2! 4! 6! x 2 x3 x 4 ex = 1+ x + + + + ... 2! 3! 4! sin x = x − dove x0 = 0. Si noti che se x è piccolo le prime due danno luogo a due approssimazioni largamente usate delle funzioni seno e coseno: sin x ≈ x e cos x ≈ 1. e iθ = 1 + iθ − Inoltre se nella terza si considera x = i θ, si ottiene: separando la parte reale da quella immaginaria: e iθ θ2 θ3 θ4 + +i θ5 + ... ; 3! 4! 5! θ2 θ4 θ3 θ5 = 1 + − + + ... + iθ − − + + ... 2! 4! 3! 5! 2! −i si ottengono le identità di Eulero: e iθ = cosθ + i sin θ e −iθ = cosθ − i sin θ (avendo sostituito θ con – θ). Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3 – 10 Parte 3 – Fondamenti di MdV APPENDICE A2 – Espressioni trigonometriche utili cos(mωt + ϕ ) = cos mωt cosϕ − sin mωt sin ϕ sin( mωt + ϕ ) = sin mωt cosϕ + cos mωt sin ϕ sin nωt sin mωt = 1 2 cos(n − m)ωt − 1 2 cos(n + m)ωt sin nωt cos mωt = 1 2 sin( n + m)ωt + 1 2 sin( n − m)ωt cos 2 ωt = 1 2 (1 + cos 2ωt ) sin 2 ωt = 1 (1 − cos 2ωt ) 2 e iθ = cosθ + i sin θ e −iθ = cosθ − i sin θ Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3 – 11 Parte 3 – Fondamenti di MdV APPENDICE A3 – Rigidezze e equivalenti Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3 – 12 Parte 3 – Fondamenti di MdV Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3 – 13 Parte 3 – Fondamenti di MdV APPENDICE A4 – Momenti di inerzia di massa Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3 – 14 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl PARTE 4 – Sistemi ad 1 gdl VIBRAZIONI LIBERE DEL SISTEMA MOLLA – SMORZATORE cx + kx = 0 Equazione del moto: Si tratta di un sistema del primo ordine, la cui equazione caratteristica è: cz + k = 0 La radice dell’equazione caratteristica: è reale. z1 = − k c − k La soluzione dell’equazione del moto è: x (t ) = A1e c la costante A1 si determina in funzione della condizione iniziale: da cui si ha: A1=x0 x(0)=x0 x ( t ) = x0 e L’integrale generale è pertanto: − t k t c VIBRAZIONI LIBERE SISTEMA MASSA – SMORZATORE mx + cx = 0 Equazione del moto: Si tratta di un sistema del primo ordine, infatti si può scrivere: ⎧my + cy = 0 ⎨ ⎩ y = x L’equazione caratteristica della my + cy = 0 è: (reale) la cui radice è: z1 = − c m mz + c = 0 x(t) m c La soluzione dell’equazione del moto in y(t) è: y (t ) = B1e − c t m La costante B1 si determina in funzione della condizione iniziale: da cui si ha: B1=v0 y(0)=v0 E’ pertanto: y (t ) = v0 e − c t m c − t m x(t ) = B2 − v0 e m da cui: c La costante B2 si determina in funzione della condizione iniziale: x(0)=x0 m da cui si ha: B2 = x0 + v0 c c − t⎞ m ⎛⎜ m ⎟ x(t ) = x0 + v0 1 − e L’integrale generale è pertanto: ⎟ c ⎜⎝ ⎠ Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4–1 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl VIBRAZIONI LIBERE DEL SISTEMA MASSA – MOLLA mx + kx = 0 Equazione del moto: Si tratta di un sistema del secondo ordine, la cui equazione caratteristica è: mz 2 + k = 0 z1, 2 = ± − k = ± i ω n Le radici dell’equazione caratteristica: m sono immaginarie. Il rapporto ω n = k viene detto pulsazione naturale del sistema. m x(t) k m La soluzione dell’equazione del moto è: x(t ) = C1e iω n t + C 2 e −iω n t Introducendo le relazioni di Eulero: e ± i ω nt = cos ω n t ± i sin ω n t si ottiene: x(t ) = (C1 + C2 ) cosω n t + i (C1 − C 2 ) sin ω n t da cui: x(t ) = D cos ω n t + E sin ω n t Imponendo le condizioni iniziali: x(0) = x0 si ottiene: x (0) = v0 Si noti che, posto: oppure ponendo: D = G sin ψ D = F cosϕ x(t ) = x0 cosω n t + e e v0 ωn E = G cosψ , E = F sin ϕ , sin ω n t si ha: si ha: x(t ) = G sin(ω nt + ψ ) x(t ) = F cos(ω n t − ϕ ) Osservazione La risposta di un sistema ad un gdl può essere rappresentata nel piano spostamento–velocità, noto anche come spazio degli stati o piano delle fasi. x(t ) = A cos(ωnt − ϕ ) Consideriamo la risposta nella forma: x (t ) = −ωn A sin(ωn t − ϕ ) e la corrispondente velocità: da queste possiamo ricavare: x (t ) x (t ) = cos(ωn t − ϕ ) − = sin(ωnt − ϕ ) e ωn A A che quadrando e sommando membro a membro danno luogo alla: x2 x 2 + =1 A2 ωn 2 A2 ossia all’equazione di una ellisse i cui semiassi sono funzioni della costante A da determinarsi in funzione delle condizioni iniziali. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4–2 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl VIBRAZIONI LIBERE DEL SISTEMA MASSA – MOLLA – SMORZATORE x(t) Equazione del moto: mx + cx + kx = 0 . Si tratta di un sistema del secondo ordine, la cui equazione caratteristica è: mz 2 + cz + k = 0 k m 2 c k ⎛ c ⎞ ± ⎜ ⎟ − 2m ⎝ 2m ⎠ m Le radici dell’equazione caratteristica sono: z1, 2 = − La soluzione dell’equazione del moto è: c x(t ) = C1e z1 t + C 2 e z2 t Si definisce smorzamento critico ccr il valore della costante di smorzamento per il quale si ha: 2 k k ⎛ c ⎞ ccr = 2m = 2 km = 2mω n da cui: ⎜ ⎟ − =0 m ⎝ 2m ⎠ m Per un sistema smorzato si definisce fattore di smorzamento ζ il rapporto tra la costante i smorzamento c e lo smorzamento critico ccr: c ζ= ζ = c / ccr da cui: 2mω n Utilizzando il fattore di smorzamento, le due radici dell’equazione caratteristica diventano: e la soluzione dell’equazione del moto diventa: ( z1, 2 = ω n − ζ ± ζ 2 − 1 x(t ) = C1eω n (−ζ + ) ζ −1 t 2 ) + C 2 eω n (−ζ − ) ζ 2 −1 t La natura delle due radici, e di conseguenza il comportamento del sistema, dipende dall’ammontare dello smorzamento. Occorre distinguere tre casi: Caso 1 (sistemi “poco smorzati”: ζ < 1, o c < ccr) La quantità (ζ 2 – 1) è negativa e le due radici sono complesse e coniugate e si possono esprimere come: ( z1, 2 = ω n − ζ ± i 1 − ζ 2 ) Introducendo la nuova costante ωs, detta pulsazione naturale del sistema smorzato: z1, 2 = −ζω n ± iω s si ha: e l’integrale dell’equazione del moto diventa: { x(t ) = e −ζω n t C1eiω s t + C2 e −iω s t ωs = ωn 1−ζ 2 } Introducendo le relazioni di Eulero: e ± i ω s t = cos ω s t ± i sin ω s t si ottiene: da cui: x(t ) = e −ζω n t {(C1 + C2 ) cos ω s t + i (C1 − C2 ) sin ω s t} x(t ) = e −ζω n t {D cos ω s t + E sin ω s t} L’ultima espressione può anche assumere la forma: x(t ) = X e −ζω nt sin(ω s t + ϕ ) x(t ) = X 0 e −ζω nt cos(ω s t − ϕ 0 ) oppure la: Le costanti (D, E), (X, ϕ) oppure (X0, ϕ0) si trovano imponendo le condizioni iniziali: D = x0 x(0) = x0 si ottiene: v + ζω n x0 E= 0 x (0) = v0 ωs Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4–3 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl Il moto risulta oscillatorio, pseudoperiodico, smorzato: ⎧ ⎫ v + ζω n x0 x(t ) = e −ζω nt ⎨ x0 cos ω s t + 0 sin ω s t ⎬ ωs ⎩ ⎭ Caso 2 (sistemi con smorzamento critico: ζ = 1, o c = ccr) Le due radici dell’equazione caratteristica sono reali, coincidenti, negative e pari a: L’integrale dell’equazione del moto diventa: z1 = z 2 = −ω n x(t ) = C1e z1 t + C 2 te z1 t ovvero: x(t ) = (C1 + C 2 t )e z1 t = (C1 + C 2 t )e −ω n t Si ha inoltre: x (t ) = z1C1e z1 t + C 2 e z1 t + z1C 2 te z1 t Le costanti C1 e C2 si trovano imponendo le condizioni iniziali: x(0) = x0 C1 = x0 si ottiene: x (0) = v0 C 2 = v0 + ω n x0 Il moto risulta aperiodico smorzato: x(t ) = [ x0 + (v0 + ω n x0 )t ]e −ω n t Caso 3 (sistemi “molto smorzati”: ζ > 1, o c > ccr) Le due radici dell’equazione caratteristica sono reali, distinte ed entrambe negative: ) ( ) ( z1 = ω n − ζ + ζ 2 − 1 < 0 , z2 = ω n − ζ − ζ 2 − 1 < 0 L’integrale dell’equazione del moto è: x(t ) = C1e z1 t + C 2 e z2 t e la sua derivata: x (t ) = z1C1e z1 t + z 2 C 2 e z2 t Le costanti C1 e C2 si trovano imponendo le condizioni iniziali: x(0) = x0 C1 + C 2 = x0 da cui: x (0) = v0 z1C1 + z 2 C 2 = v0 C1 = ed infine: C2 = ) ( x0ω n ζ + ζ 2 − 1 + v0 2ω n ζ 2 − 1 ( ) − x0ω n ζ − ζ 2 − 1 − v0 2ω n ζ 2 − 1 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4–4 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl Il moto risulta aperiodico smorzato: x(t ) = ( ) x0ω n ζ + ζ 2 − 1 + v0 2ω n ζ 2 − 1 eω n (−ζ + ) ζ 2 −1 t + ( ) − x0ω n ζ − ζ 2 − 1 − v0 2ω n ζ 2 − 1 e −ω n (ζ + ) ζ 2 −1 t La seguente figura confronta il moto del sistema massa – molla – smorzatore nei tre differenti casi (caso 1: sistema “poco smorzato”; caso 2: sistema con smorzamento critico; caso 3: sistema “molto smorzato”). Osservazione La natura delle due radici dell’equazione caratteristica, z1 e z2, e i corrispondenti valori del fattore di smorzamento ζ, possono essere rappresentati in un piano complesso. La semicirconferenza di raggio ωn rappresenta il luogo delle radici per valori di ζ compresi tra 0 ed 1. Questo tipo di rappresentazione permette di vedere l’effetto del fattore di smorzamento ζ sul comportamento del sistema. Infatti per ζ = 0, si hanno le due radici immaginarie z1 = iωn e z2 = −iωn ; per 0 < ζ < 1, le radici sono complesse e coniugate e collocate simmetricamente rispetto all’asse reale; quando ζ = 1, le due radici sono coincidenti e pari a −ωn; infine per ζ > 1, entrambe giacciono sull’asse reale (per ζ → ∞, una tende a 0 mentre l’altra tende a −∞). Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Luogo delle radici dell’equazione caratteristica del sistema massa – molla – smorzatore. 4–5 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl Osservazione La risposta libera del sistema massa – molla smorzato può essere rappresentata nel piano delle fasi, come indicato in figura. DETERMINAZIONE DEL FATTORE DI SMORZAMENTO: METODO DEL DECREMENTO LOGARITMICO A differenza dei componenti massa e rigidezza, lo smorzamento non può essere determinato mediante prove statiche. Il valore del fattore di smorzamento può essere ricavato sperimentalmente misurando l’ampiezza decrescente di oscillazioni successive. Si consideri infatti l’oscillazione libera di un sistema con smorzamento inferiore a quello critico (ζ < 1). Presi due istanti di tempo corrispondenti a due massimi consecutivi, il rapporto tra le ampiezze dell’oscillazione risulta: x(t1 ) x1 X 0 e −ζω nt1 cos(ω s t1 − ϕ 0 ) = = x(t 2 ) x2 X 0 e −ζω nt2 cos(ω s t 2 − ϕ 0 ) Ma t2 = t1 + T, dove T è il periodo dell’oscillazione (T = 2π/ωs) di conseguenza si ha: x1 e −ζω nt1 = −ζω (t +T ) = eζω nT x2 e n 1 Si definisce decremento logaritmico il logaritmo naturale del rapporto x1/x2: ⎛x ⎞ δ = ln⎜⎜ 1 ⎟⎟ = ζω nT ⎝ x2 ⎠ Dalla definizione di pulsazione naturale del sistema smorzato si ha poi: δ= 2πζω n ωs = 2πζ 1−ζ 2 Per valori del fattore di smorzamento sufficientemente piccoli (ζ < 0.4), si può porre con buona approssimazione: δ ≈ 2πζ Se si considerano, anziché due oscillazioni successive, n oscillazioni successive, si ottiene: x x1 x x x = 1 2 3 ... n = e nζω nT xn+1 x2 x3 x4 xn+1 il cui logaritmo naturale vale: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici ⎛ x ⎞ ln⎜⎜ 1 ⎟⎟ = nζω nT = nδ ⎝ xn+1 ⎠ 4–6 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl 1 ⎛ x ⎞ In definitiva risulta: δ = ln⎜⎜ 1 ⎟⎟ n ⎝ xn+1 ⎠ In conclusione, se si riesce a misurare in via sperimentale il rapporto x1/xn+1 è poi possibile risalire al valore del fattore di smorzamento ζ. VIBRAZIONI LIBERE CON ATTRITO COULOMBIANO (SMORZAMENTO COULOMBIANO) Una comune causa di smorzamento nei sistemi meccanici è l’attrito secco, denominato anche attrito coulombiano. L’attrito Coulombiano è caratterizzato dalla relazione: ⎧ µN ⎪ F = ⎨0 ⎪ − µN ⎩ x > 0 x = 0 x < 0 dove F è la forza d’attrito, N la forza normale e µ il coefficiente di attrito cinetico. La forza di attrito F si oppone sempre alla velocità relativa tra i corpi a contatto. Facendo riferimento alla fig. 4.1, l’equazione del moto si modifica a seconda del verso della velocità della massa m: mx + kx = − µmg mx + kx = µmg x > 0 x < 0 Fig. 4.1 – Sistema massa – molla con attrito coulombiano. mx + µmg sgn( x ) + kx = 0 τ >0 ⎧1 ⎪ dove sgn(τ), detta funzione segno, è definita come segue: sgn(τ ) = ⎨0 τ =0 ⎪ −1 τ < 0 ⎩ L’equazione del moto si può scrivere nella forma: L’equazione del moto è pertanto una equazione differenziale non lineare e, in quanto tale, non può essere risolta con i metodi tradizionali. Si può procedere suddividendo il dominio dei tempi in intervalli corrispondenti ai cambiamenti di verso della velocità (vedi pagine 8 – 10 ). In alternativa, si può procedere con metodi numerici di integrazione. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4–7 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4–8 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl Fig. 4.2 – Risposta libera del sistema massa–molla con attrito coulombiano. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4–9 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl Infine, si notino le seguenti caratteristiche di un sistema con attrito coulombiano: * L’equazione del moto è non lineare (è lineare se il sistema ha smorzamento viscoso). * Il sistema conserva la frequenza naturale del sistema non smorzato (la frequenza naturale del sistema con smorzamento viscoso è inferiore a quella del sistema non smorzato). * Il moto è periodico (in un sistema con smorzamento viscoso può essere aperiodico). * Il sistema giunge all’arresto in maniera lineare (se lo smorzamento è viscoso il sistema si avvicina asintoticamente alla quiete, senza raggiungerla mai). Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 10 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl VIBRAZIONI LIBERE CON SMORZAMENTO STRUTTURALE (ISTERETICO) Si prendano in esame la molla e lo smorzatore viscoso disposti in parallelo come in figura 4.3(a). Se si considera un moto armonico x (t ) = X sin ωt , la forza esercitata vale: F (t ) = kx + cx = xX sin ωt + cXω cos ωt = kx ± cω X 2 − ( X sin ωt ) 2 = kx ± cω X 2 − x 2 Fig. 4.3 – Molla – smorzatore viscoso. L’andamento della forza F(t) in funzione della deformazione x è una curva chiusa come illustrato in figura 4.3(b). L’area interna a tale curva corrisponde all’energia dissipata dallo smorzatore in un ciclo del moto armonico ed è data da: ∆W = ∫ Fdx = 2π / ω ∫ Fdx = πωcX 2 0 Fig. 4.4 – Molla – smorzatore isteretico. Come accennato in precedenza, quando un corpo è sottoposto alternativamente a trazione e compressione, lo smorzamento causato dall’attrito nello scorrimento tra le fibre interne del materiale all’atto della deformazione è chiamato smorzamento isteretico o strutturale. Il fenomeno da luogo ad un loop nella curva tensione – deformazione (o forza e spostamento), come rappresentato in figura 4.4(b). L’energia dissipata ad ogni ciclo di carico e scarico del materiale è uguale all’area racchiusa dal loop di isteresi. L’analogia tra le figure 4.3(b) e 4.4(b) può essere impiegata per definire una costante di smorzamento strutturale. Infatti si è trovato sperimentalmente che l’energia perduta per ciclo a causa dello smorzamento Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 11 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl strutturale è indipendente dalla frequenza del carico, ma approssimativamente proporzionale al quadrato della sua ampiezza. Pertanto si può porre: ∆W = aX 2 = πωceq X 2 da cui: ceq = a ωπ = h ω Introducendo ora la rappresentazione del moto armonico mediante numeri complessi, x (t ) = X eiωt , la forza nel sistema di figura 4.3(a) vale: F (t ) = kx + cx = X eiωt + icω X eiωt = ( k + icω ) x . Analogamente, la forza nel sistema molla – smorzatore isteretico di figura 4.4(a), può essere espressa come: ~ h F (t ) = ( k + ih ) x = k (1 + i ) x = k (1 + iη ) x = k x k ~ dove k è nota come rigidezza complessa del sistema e η è una costante adimensionale detta fattore di smorzamento strutturale. METODI ENERGETICI (INTRODUZIONE AL METODO DI RAYLEIGH) Si osservi che in sistemi non smorzati, come il sistema massa – molla, l’equazione del moto può essere scritta sfruttando il principio di conservazione dell’energia. Infatti, in assenza di forze non conservative, l’energia totale del sistema si mantiene costante, ovvero: d (T + V ) = 0 dt 1 1 Nel caso specifico si ha: T = m x 2 V = k x2 2 2 da cui si ottiene: d ⎛1 1 2 2⎞ ⎜ m x + k x ⎟ = m x x + k x x = x ( m x + k x ) = 0 dt ⎝ 2 2 ⎠ mx + kx = 0 ed infine: Il principio di conservazione dell’energia può essere impiegato anche per determinare direttamente la pulsazione naturale del sistema. Indicate con 1 e 2 le configurazioni del sistema corrispondenti a due istanti generici, si ha: T1 + V1 = T2 + V2 Se si considera come istante 1 quello in cui il sistema passa per la posizione di equilibrio statico (scelta come riferimento per l’energia potenziale) e, di conseguenza, l’energia cinetica è massima, si avrà: U1 = 0 T1= TMAX Se come istante 2 si prende quello in cui è massimo lo spostamento del sistema dalla sua posizione di equilibrio statico (e quindi è nulla la velocità), l’energia potenziale è massima e si annulla l’energia cinetica: T2 = 0 U2= UMAX Per il principio di conservazione dell’energia segue che: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici TMAX = V MAX 4 – 12 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl L’applicazione di questa equazione, permette di determinare direttamente la frequenza naturale del sistema. Ci si proponga infatti di trovare la pulsazione naturale del sistema conservativo massa – molla. Se si assume il moto armonico nella forma: x(t ) = A cos(ω n t − ϕ ) , allora risulta: TMAX = che eguagliate forniscono: 1 1 2 2 m x MAX = mω n A2 2 2 2 mω n = k da cui: 1 1 2 k x MAX = k A2 2 2 ωn = k m VMAX = Il metodo energetico per il calcolo della frequenza naturale è di fondamentale importanza. Infatti, per sistemi più complessi, la determinazione delle frequenze naturali spesso è così complicata da divenire praticamente impossibile. In tali casi si vedrà come una generalizzazione del metodo energetico, nota come metodo di Rayleigh conduce, anche se con una certa approssimazione, al risultato. Vengono ora presentati alcuni esempi di applicazione del metodo. Effetto di una molla con massa non trascurabile Si consideri il sistema massa–molla di figura 4.5 in cui la molla ha massa non trascurabile. Indicata con l la lunghezza della molla, se x è lo spostamento del suo estremo inferiore, lo spostamento alla generica distanza y dall’estremo fisso è pari a y(x/l). Indicata con M la massa della molla e con dm la massa di un tratto di molla di lunghezza infinitesima dy (dm = dy M/l), l’energia cinetica e l’energia potenziale del sistema si esprimono come segue: l 2 1 1 1 1 M ⎛ y⎞ 2 1⎛ M⎞ 2 T = m x 2 + ∫ dm y 2 = m x 2 + ⎜ ⎟ x dy = ⎜ m + ⎟ x ; ∫ 2 2 2 2 l 0⎝ l ⎠ 2⎝ 3 ⎠ V= 1 k x2 2 Fig. 4.5 – Sistema massa – molla. Fig. 4.6 – Manometro a tubo. Se si assume il moto armonico della massa m nella forma x(t ) = A cos(ω n t − ϕ ) , si ha: TMAX = 1⎛ M⎞ 2 2 1 2 ⎜ m + ⎟ A ω n = VMAX = k A 2⎝ 3 ⎠ 2 da cui si ricava la pulsazione naturale del sistema: ωn = k M 3 In conclusione l’effetto della massa della molla può essere messo in conto aggiungendo un terzo della sua massa alla massa principale del sistema. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici m+ 4 – 13 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl Manometro I sistemi fluidi, come quelli solidi, sono soggetti a moti vibratori. Con riferimento al manometro a tubo illustrato in figura 4.6, impiegando il metodo energetico, si può calcolare la frequenza naturale di oscillazione del fluido nel tubo. Detta S la sezione del tubo, ρ la densità del fluido e g l’accelerazione di gravità, se x è lo spostamento del liquido dalla posizione di equilibrio, l’energia potenziale e cinetica del fluido sono date da: x x 1 V = ρgSx + ρgSx = ρgSx 2 ; T = ρSl x 2 2 2 2 Assunto un moto armonico del liquido nella forma x(t ) = A cosω n t , si ha: TMAX = 1 ρSl A2ω n 2 = VMAX = ρgSA2 2 2g l Si osserva che la pulsazione naturale è indipendente dalla natura del fluido, ma dipende solo dalla lunghezza del tubo. Ad esempio per un tubo avente lunghezza pari a l = 0.5 m, la pulsazione naturale è circa uguale a 1 Hz. ωn = da cui si ricava la pulsazione naturale del fluido: Pulsazione naturale di una trave appoggiata (metodo di Rayleigh) Si consideri la trave appoggiata di figura 4.7, avente massa m, con una massa concentrata M in mezzeria. Si tratta ora di assumere una “ragionevole deformata” per la trave vibrante. A questo scopo si consideri la deformata statica corrispondente ad un carico in mezzeria (vedi Appendice A3): 3 ⎡ 3x ⎛ x⎞ ⎤ y ( x ) = ⎢ − 4⎜ ⎟ ⎥ y max ⎝ l ⎠ ⎥⎦ ⎢⎣ l 0≤ x≤ l 2 Fig. 4.7 – Trave appoggiata con massa in mezzeria. Assunta quest’ultima come “ragionevole deformata” per la trave vibrante [v(x,t) = y(x) cosωnt ], l’energia cinetica massima si può scrivere come: l TMAX l 2 2 3 3 2⎡ 1 1 2 2 ⎡ 3x 1 1m 2 2 3x ⎛ x⎞ ⎤ ⎛ x⎞ ⎤ 2 2 2 2 2 ω n ymax 2 ∫ ⎢ − 4⎜ ⎟ ⎥ dx = M ω n y max + 2 ∫ ω n ⎢ − 4⎜ ⎟ ⎥ y max dm = M ω n y max + 2 2 0 2 2 l ⎝ l ⎠ ⎥⎦ ⎝ l ⎠ ⎥⎦ ⎢⎣ l 0⎢ ⎣ l che diviene: 1 17 ⎞ 2 ⎛ TMAX = ω n 2 y max ⎜ M + m⎟ 2 35 ⎠ ⎝ Mentre per l’energia potenziale si ha: trave pari a: k= VMAX = 48EI . In conclusione risulta: l3 1 2 k y max 2 ωn = dove k è la rigidezza flessionale della 48EI 17 ⎞ ⎛ l3⎜ M + m ⎟ 35 ⎠ ⎝ Il metodo di Rayleigh è una generalizzazione del metodo dell’energia: viene assunta una “ragionevole deformata” per il sistema vibrante e in base a questa vengono determinati ed eguagliati i valori massimi di energia cinetica e potenziale. Ovviamente, il risultato sarà tanto più accurato quanto più la deformata assunta si avvicina a quella reale. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 14 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl VIBRAZIONI FORZATE Scrittura delle equazioni del moto Si consideri il semplice sistema di fig. 4.8 costituito da un disco omogeneo di raggio R, massa m e momento di inerzia baricentrico JG. Si analizzi per semplicità il solo moto piano e si supponga che il disco rotoli senza strisciare su una guida rettilinea richiamato da una molla di costante elastica k e da uno smorzatore viscoso di caratteristica c. Nel baricentro del disco è applicata una forza esterna f(t). Il moto del sistema è descritto da due variabili fisiche, ad esempio, la traslazione x del baricentro del disco e la rotazione θ subita dallo stesso, ma poiché il disco rotola senza strisciare, il sistema è dotato di un solo gdl, essendo la coordinate x e θ correlate dalla relazione: x(t) = R θ(t) Assunta ora, come variabile indipendente per descrivere il moto del sistema vibrante, la traslazione x del baricentro, si procede alla scrittura dell'equazione del moto impiegando diversi metodi. θ m, JG k F(t) R G c x Fig. 4.8 – Sistema ad 1 gdl. Principio di d'Alembert La risultante delle forze applicate ad un sistema meccanico, comprese quelle di inerzia, è nulla; pertanto, scrivendo le equazioni di equilibrio dinamico nelle direzioni orizzontale e verticale e il momento alla rotazione rispetto al baricentro G del disco, si ottengono le seguenti tre equazioni: −m x − cx − kx + f (t ) + T = 0 − J θ − TR = 0 G mg − N = 0 −m x − cx − kx + f (t ) + T = 0 x − J G − TR = 0 R mg − N = 0 dove g è l’accelerazione di gravità, mentre N e T sono rispettivamente la componente normale e tangenziale della reazione esercitata dal vincolo sul disco. Tenendo conto del legame tra x e θ, si ha: ossia tre equazioni, di cui due differenziale a coefficienti costanti, nelle tre incognite x, T e N; la terza equazione è disaccoppiata dalle prime due. L’applicazione del principio di d’Alembert presenta perciò uno svantaggio e un vantaggio: si ha un numero di equazioni superiore al numero di gdl, ma insieme alla legge di moto si riescono a determinare anche le reazioni vincolari T e N. Dalle prime due equazioni si riesce ad eliminare l’incognita T giungendo alla: J ⎞ ⎛ ⎜ m + G2 ⎟ x + cx + kx = f (t ) R ⎠ ⎝ Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 15 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl Essendo il sistema particolarmente semplice, era possibile giungere direttamente all’equazione del moto scrivendo l’equilibrio dinamico alla rotazione rispetto al centro di istantanea rotazione tra disco e guida. Principio dei lavori virtuali Condizione necessaria a sufficiente per l’equilibrio di un sistema, è che sia nullo il lavoro delle forze attive esterne e interne su di esso agenti, comprese quelle di inerzia, a seguito di spostamenti virtuali (infinitesimi e compatibili con i vincoli), invertibili, dei loro punti di applicazione. Considerato uno spostamento infinitesimo e compatibile con i vincoli δx, si ha: δWi = −m x δx − J Gθ δθ lavoro virtuale compiuto dalle forze inerziali: lavoro virtuale compiuto dalle forze elastiche e viscose: lavoro virtuale compiuto dalle forze esterne: Applicando il PLV, si ha: δWkc = −k x δx − c x δx δWe = f (t ) δx δWi + δWkc + δWe = −m x δx − J Gθ δθ − k x δx − c x δx + f (t ) δx = 0 Che, tenuto conto del legame tra x e θ e della seguente: diventa: δθ = ∂θ 1 δx = δx R ∂x x ⎛ ⎞ ⎜ − m x − J G 2 − k x − c x + f (t ) ⎟ δx = 0 R ⎝ ⎠ In altre parole l’equazione del moto è: J ⎞ ⎛ ⎜ m + G2 ⎟ x + cx + kx = f (t ) R ⎠ ⎝ Equazioni di Lagrange Per un sistema ad un gdl l’equazione di Lagrange può essere scritta come segue (vedi anche App. A2): d ⎛ ∂T ⎞ ∂T ∂V ⎜ ⎟− + =Q dt ⎜⎝ ∂q ⎟⎠ ∂q ∂q in cui q è la generica coordinata indipendente scelta per descrivere il moto del sistema. Risulta conveniente scrivere le varie forme di energia esprimendole dapprima in funzione di coordinate fisiche: tali coordinate possono essere per esempio spostamenti dei baricentri (o rotazioni) dei diversi corpi che compongono il sistema, allungamenti relativi delle estremità di elementi elastici, spostamenti dei punti di applicazione delle forze, ecc… In seguito si introducono i legami tra le variabili fisiche e la coordinata generalizzata prescelta. Se si considera, come unica variabile indipendente, lo spostamento x del baricentro del disco: q = x, e come variabili fisiche la rotazione θ e l’allungamento ∆l della molla, le espressioni delle varie forme di energia risultano le seguenti: 1 1 1 T = m x 2 + J Gθ 2 energia potenziale: V = k ∆l 2 energia cinetica: 2 2 2 lavoro virtuale compiuto dalla forza dissipativa viscosa: δWd = −c ∆l δx δWe = f (t ) δx lavoro virtuale compiuto dalla forza esterna: Introducendo i legami tra le variabili fisiche e la coordinata generalizzata q=x, i vari termini dell’equazione di Lagrange risultano: J J ⎤ 1 d ⎛ ∂T ⎞ d ⎡ ∂ ⎛ 1 x 2 ⎞⎤ d ⎡ 2 ⎟ = ⎢ ⎜⎜ m x + J G 2 ⎟⎟⎥ = ⎢m x + G2 x ⎥ = m x + G2 x ⎜ 2 dt ⎝ ∂x ⎠ dt ⎢⎣ ∂x ⎝ 2 R R ⎠⎥⎦ dt ⎣ R ⎦ 1 d ⎛ ∂T ⎞ ∂ ⎛ 1 x 2 ⎞ 2 ⎟ = ⎜⎜ m x + J G 2 ⎟⎟ = 0 ⎜ 2 dt ⎝ ∂x ⎠ ∂x ⎝ 2 R ⎠ ∂V ∂ ⎛ 1 ⎞ = ⎜ k x2 ⎟ = k x ∂x ∂x ⎝ 2 ⎠ Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 16 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl Q= δW = −cx + f (t ) δx J ⎞ ⎛ ⎜ m + G2 ⎟ x + cx + kx = f (t ) R ⎠ ⎝ In definitiva: ECCITAZIONE ARMONICA Si consideri il sistema ad un gdl di figura 4.9, dove la massa m è soggetta ad una forza armonica F(t) = F0 cosωt. L’equazione del moto è: F(t) mx + cx + kx = F0 cos ωt m L’integrale è somma dell’integrale dell’omogenea associata e di un integrale particolare che, visto che l’eccitazione è armonica, sarà anch’esso di tipo armonico e avrà la stessa frequenza: x(t) c x(t ) = x go (t ) + x p (t ) = x go (t ) + X 0 cos(ωt −ψ ) In particolare, l’integrale della omogenea (che caratterizza la fase di transitorio), per valori di smorzamento inferiori a quello critico, si può esprimere nella forma: k Fig. 4.9 – Sistema ad un gdl smorzato. x go (t ) = e −ζω n t {A1 cos ω s t + A2 sin ω s t} dove A1 e A2 sono costanti che dipendono dalle condizioni iniziali e ωs è la pulsazione naturale del sistema smorzato ( ω s = ω n 1 − ζ 2 ). Si tratta di un moto periodico smorzato che, dopo un certo tempo, si annulla. Trascorso il transitorio, resta l’integrale particolare le cui costanti X0 e ψ dipendono dalle caratteristiche del sistema e dell’eccitazione. Si trova facilmente, ad esempio impiegando la rappresentazione di figura 4.10, che: F0 X0 = F0 (k − mω 2 ) 2 + c 2ω 2 = mω n 2 2 ⎛ ω2 ⎞ ⎛ ⎞ ⎜1 − ⎟ + ⎜ 2ζ ω ⎟ ⎜ ω 2⎟ ⎜ ω ⎟ n ⎠ ⎝ n ⎠ ⎝ ; 2 cω tgψ = = k − mω 2 2ζ ω ωn ⎛ω ⎞ 1 − ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ ωn ⎠ 2 Fig. 4.10 – Rappresentazione dell’equazione del moto nel piano complesso. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 17 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl Gli andamenti, corrispondenti a diversi valori del fattore di smorzamento ζ, di ampiezza X0 e fase ψ della risposta forzata a regime, sono riportati in figura 4.11, in funzione del rapporto (ω/ωn)2. In figura 4.11(a), l’ampiezza è stata divisa per la freccia statica, ossia per la deformazione della molla sotto l’azione della forza statica F0. (a) (b) Fig. 4.11 – Ampiezza (a) e fase (b) della risposta forzata a regime, in funzione del rapporto ( ω/ωn)2. Si parla di risonanza di ampiezza quando l’ampiezza dell’oscillazione a regime X0 raggiunge il valore massimo. Tale condizione si ha per ω 2 ω n = 1 − 2ζ e il X RA = F0 k 2ζ 1 − ζ 2 valore dell’ampiezza vale: Si parla, invece, di risonanza di fase quando ω ω n = 1 , ovvero quando la fase ψ è pari a π/2. In tale condizione il valore dell’ampiezza a regime vale: X RF = F0 k 2ζ In figura 4.12 è riportato l’andamento del rapporto tra XRF e XRA in funzione del fattore di smorzamento ζ. Si nota come le due risonanze tendono a coincidere al diminuire di ζ. Fig. 4.12 – Rapporto tra XRF e XRA in funzione del fattore di smorzamento ζ. FUNZIONE RISPOSTA IN FREQUENZA (FRF) Si consideri l’eccitazione armonica rappresentata in forma complessa F (t ) = F0 eiωt . L’equazione del moto per un sistema ad un grado di libertà con smorzamento viscoso risulta nella forma: mɺzɺ + czɺ + k z = F0 eiωt Poiché l’effettiva eccitazione è costituita dalla sola parte reale di F(t), la risposta del sistema sarà anch’essa costituita dalla sola parte reale di z(t), x(t)=Re[z(t)], dove z(t) è una quantità complessa che soddisfa l’equazione differenziale del moto. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 18 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl z = Z 0ei (ωt −ψ ) = Z 0e −iψ eiωt = Zeiωt , Ipotizzata una soluzione particolare del tipo: − mω 2 Z + icωZ + kZ = F0 se si sostituisce nella equazione differenziale, si ha: F0 e si ottiene: Z = . k − mω 2 + icω 1 Z = = F0 k − mω 2 + icω Quest’ultima può essere scritta come: 1 k ω ω 1 − 2 + i 2ζ ωn ωn 2 = H (iω ) che è nota come funzione risposta in frequenza del sistema. Si tratta naturalmente di una quantità complessa: 1 H (iω ) = H (iω ) = H (iω ) e −iψ , in cui: ω ωn tgψ = ω2 1− 2 ωn 2ζ k 2 ⎛ ω2 ⎞ ⎛ ω ⎞ ⎜1 − 2 ⎟ + ⎜ 2ζ ⎟ ⎜ ω ⎟ ⎜ ω ⎟ n ⎠ ⎝ n ⎠ ⎝ e 2 Infine, ricordando che Z = Z 0e −iψ , risulta: Z0 = F0 (k − mω ) 2 2 + (cω ) 2 F0 = k 2 ⎛ ω ⎞ ⎛ ω ⎞ ⎜1 − 2 ⎟ + ⎜⎜ 2ζ ⎟⎟ ⎜ ω ⎟ ω n ⎠ ⎝ n ⎠ ⎝ 2 ω cω ωn tgψ = = 2 k − mω ω2 1− 2 ωn 2ζ 2 ; La risposta del sistema è, come detto, costituita dalla sola parte reale di z(t), ovvero: [ ] x (t ) = Re[ z (t )] = Re Z 0 ei (ωt −ψ ) = Z 0 cos(ωt −ψ ) . In definitiva, come ovvio, si ritrova il risultato del paragrafo precedente. DETERMINAZIONE DELLO SMORZAMENTO: METODO DELLA BANDA DI MEZZA POTENZA Si considerino i valori del rapporto r = ω ω n per i quali l’ampiezza della risposta a regime vale 1 l’ampiezza in condizioni di risonanza di fase. In altre parole: F0 (1 − r ) 2 2 k + (2ζr )2 2 F0 X RF k = = 2 2ζ 2 Si ottiene l’equazione: le cui radici sono: (1 − r ) + (2ζr ) 2 2 2 = 8ζ 2 cioè: ( ) r 4 + 2 2ζ 2 − 1 r 2 + 1 − 8ζ 2 = 0 r1, 2 2 = 1 − 2ζ 2 ± 1 + 4ζ 4 − 4ζ 2 − 1 + 8ζ 2 = 1 − 2ζ 2 ± 2ζ 1 + ζ 2 Per valori piccoli dello smorzamento si ha ζ2<<1 per cui si può approssimare: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici r1,2 2 ≈ 1 ± 2ζ 4 – 19 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl da cui si ricava il valore del fattore di smorzamento: ζ = In definitiva, se si approssima ω n ≈ (ω 2 + ω1 ) 2 , si ha: r2 2 − r12 . 4 ω 2 2 − ω12 (ω 2 − ω1 )(ω 2 + ω1 ) 1 ω 2 − ω1 ζ= ≈ ≈ 2 2 ωn (ω 2 + ω1 ) 2 4ω n L’intervallo di pulsazioni comprese tra ω1 e ω2 viene chiamato banda di mezza potenza. Tale denominazione deriva dal fatto che la potenza media dissipata ad ogni ciclo per effetto dell’attrito viscoso, in corrispondenza di ω1 e ω2, è approssimativamente la metà di quella dissipata in condizioni di risonanza di fase. Infatti, in generale, l’espressione della potenza media dissipata in un ciclo dallo smorzatore viscoso, per un moto armonico x (t ) = X cos(ωt −ψ ) è: T 1 1 Pm = ∫ c x x dt = c X 2ω 2 T0 2 Si ha quindi: Pm1, 2 Pm RF = c X 1,2 2ω1,2 2 c X RF 2ω n 2 r1,2 2 1 ± 2ζ 1 = ≈ ≈ 2 2 2 Quanto detto fornisce la base per un metodo di rilevazione sperimentale dello smorzamento. Infatti, trovato sperimentalmente l’andamento dell’ampiezza della risposta a regime in funzione del rapporto r, si possono determinare ω1, ω2 e ωn, e quindi si può calcolare ζ. Fig. 4.13 – Banda di mezza potenza. ECCITAZIONE PROPORZIONALE AL QUADRATO DELLA FREQUENZA Un caso particolare si ha quando la forza eccitatrice ha ampiezza proporzionale al quadrato della pulsazione ω. Tale situazione si verifica, ad esempio, nelle macchine con rotori squilibrati. L’equazione del moto è: mx + cx + kx = Aω 2 cos ωt Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 20 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl x (t ) = X 0 cos(ωt − ψ ) La risposta a regime risulta del tipo: con: X0 = A⎛ ω ⎞ ⎜ ⎟ m ⎜⎝ ω n ⎟⎠ 2 2 ⎛ ω2 ⎞ ⎛ ⎞ ⎜1 − 2 ⎟ + ⎜ 2ζ ω ⎟ ⎜ ω ⎟ ⎜ ω ⎟ n ⎠ ⎝ n ⎠ ⎝ 2 ; tgψ = 2ζ ω ωn ⎛ω ⎞ 1 − ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ ωn ⎠ 2 Fig. 4.14 – Ampiezza del rapporto X0 m/A in funzione del rapporto (ω/ωn)2 nel caso di oscillazioni forzate con eccitazione sinusoidale di ampiezza proporzionale a ω. ECCITAZIONE ARMONICA IN RISONANZA (DI FASE) Si consideri il caso particolare in cui la forza eccitatrice ha pulsazione ω coincidente con la pulsazione naturale ωn del sistema. In altre parole siamo in condizione di risonanza di fase. Per il sistema non smorzato, l’equazione del moto è: x + ω n 2 x = F0 mx + kx = F0 cos ω n t ovvero: L’integrale particolare è: x p (t ) = X t ω n sin ω n t L’integrale generale dell’omogenea associata è del tipo: m cos ω n t 1 F0 2 k x go (t ) = A1 cos ω n t + A2 sin ω n t con: X = Fig. 4.15 – Risposta del sistema non smorzato all’eccitazione armonica in risonanza. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 21 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl Pertanto, l’integrale generale dell’equazione completa è: x (t ) = A1 cos ω n t + A2 sin ω n t + 1 F0 t ω n sin ω n t 2 k Introducendo le condizioni iniziali si ha: x (t ) = xo cos ω n t + xo ωn sin ω n t + 1 F0 t ω n sin ω n t 2 k Si può osservare che l’integrale particolare dell’equazione completa è una oscillazione di ampiezza che cresce linearmente nel tempo. Il suo andamento è rappresentato in figura 4.15. Per il sistema smorzato, l’equazione del moto è: mx + cx + kx = F0 cos ω n t L’integrale particolare è: ovvero: x + 2ζω n x + ω n 2 x = F0 x p (t ) = X sin ω n t L’integrale generale dell’omogenea associata è del tipo: x go (t ) = e −ζω n t {A1 cosω st + A2 sin ω st} con: m cos ω n t X = F0 k 2ζ A1 = 0 F0 k 2ζ 1 − ζ 2 in cui, se le condizioni iniziali sono nulle, risulta: Pertanto, l’integrale generale dell’equazione completa, il cui andamento è riportato in figura 4.16, è: A2 = − x (t ) = F0 −ζω n t ⎤ ⎡ k ⎢− e sin ω s t + sin ω n t ⎥ 2ζ ⎢ 1 − ζ 2 ⎥⎦ ⎣ Fig. 4.16 – Risposta del sistema smorzato all’eccitazione armonica in risonanza. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 22 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl FENOMENO DEL BATTIMENTO Si consideri il caso dell’eccitazione armonica in cui il sistema sia privo di smorzamento. L’equazione del moto si riduce alla seguente: x + ω n 2 x = F0 cos ωt ovvero: mx + kx = F0 cos ωt m x (t ) = x go (t ) + x p (t ) = x go (t ) + X 0 cos ωt E l’integrale generale dell’equazione completa è: dove: x go (t ) = A1 cos ω n t + A2 sin ω n t con X0 = F0 F0 k − mω e 2 m = = 2 ωn − ω 2 F0 1− Introdotte le condizioni iniziali, risulta: x p (t ) = X 0 cos ωt k ω2 ωn2 x (t ) = ( xo − X 0 )cos ω n t + xo ωn sin ω n t + X 0 cos ωt Fig. 4.17 – Risposta del sistema non smorzato all’eccitazione armonica (ω < ωn). Fig. 4.18 – Risposta del sistema non smorzato all’eccitazione armonica (ω > ωn). Il moto risulta la sovrapposizione di due moti: uno ha pulsazione pari a quella della forzante, l’altro ha pulsazione pari a quella naturale del sistema. La figura 4.17 rappresenta il caso in cui la pulsazione della forzante è inferiore a ωn (ω < ωn), mentre la situazione opposta è rappresentata in figura 4.18 (ω > ωn). Ora, se la pulsazione ω della forzante è molto vicina alla pulsazione naturale del sistema, pur mantenendosi distinta da quest’ultima, nasce un fenomeno noto come battimento. In questo tipo di vibrazione l’ampiezza aumenta e diminuisce con andamento regolare. Il fenomeno può essere spiegato considerando il caso in cui entrambe le condizioni iniziali siano nulle; allora si ha: x (t ) = X 0 (cos ωt − cos ω n t ) = F0 ωn 2 m (cos ωt − cos ω t ) n −ω2 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 23 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl che si può scrivere anche come: x (t ) = F0 ωn 2 m ⎛⎜ 2 sin ω n + ω t ⋅ sin ω n − ω t ⎞⎟ 2 2 ⎠ −ω2 ⎝ Ipotizzando che ω sia poco più piccola di ωn e ponendo: dove ε è una piccola quantità positiva, risulta ω n ≈ ω e: Pertanto: ω n − ω = 2ε , ω n + ω ≈ 2ω . ω n 2 − ω 2 = 4εω ⎛ F0 ⎞ ⎜ m ⎟ x (t ) = ⎜ sin εt ⎟ sin ωt In conclusione la legge di moto assume la forma: ⎜ 2εω ⎟ ⎝ ⎠ Il moto può essere inteso come un moto avente pulsazione ω la cui ampiezza varia lentamente (ε è piccolo) con periodo 2π/ε (vedi figura 4.19). La frequenza di battimento ωb è definita come: ω b = 2ε = ω n − ω Fig. 4.19 – Fenomeno del battimento. VIBRAZIONI FORZATE CON SMORZAMENTO STRUTTURALE (ISTERETICO) L’equazione del moto per un sistema ad un grado di libertà con smorzamento strutturale è: mx + h ω x + kx = F0 cos ωt Se si introduce la variabile complessa z, con x = Re(z), si ha: Ipotizzata una soluzione particolare del tipo: z = Z 0e se si sostituisce nella equazione differenziale, si ottiene: i (ωt −ψ ) mz + = Z 0e h ω z + k z = F0 eiωt − iψ iωt e = Zeiωt , − mω 2 Z + ihZ + kZ = F0 che, introducendo il fattore di smorzamento strutturale η, si può scrivere: − mω 2 Z + k (1 + iη ) Z = F0 F0 e si ottiene: Z= k − mω 2 + iη k Ricordando che Z = Z 0e −iψ , risulta: F0 F0 k Z0 = ; = 2 2 2 2 2 ⎛ ⎞ k − mω + (η k ) ⎜1 − ω 2 ⎟ + η 2 ⎜ ω ⎟ n ⎠ ⎝ ( ) Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici tgψ = ηk k − mω 2 = η ⎛ω ⎞ 1 − ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ ωn ⎠ 2 4 – 24 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl La risposta del sistema, x(t), è costituita dalla sola parte reale di z(t), ovvero: [ ] x (t ) = Re[ z (t )] = Re Z 0 ei (ωt −ψ ) = Z 0 cos(ωt −ψ ) . Si può notare che, nel caso di smorzamento strutturale, la risposta x(t) raggiunge il suo valore massimo, F0/(kη), in corrispondenza della risonanza ω = ωn, al contrario di quanto avviene nel caso di smorzamento viscoso in cui il massimo è raggiunto per ω < ωn. Inoltre, per valori non nulli di η, l’angolo ψ non si annulla mai (nemmeno per ω = 0); ciò significa che nel caso di smorzamento struturale l’eccitazione e la risposta non possono mai essere in fase. (a) (b) Fig. 4.20 – Smorzamento strutturale: ampiezza (a) e fase (b) della risposta forzata a regime, in funzione del rapporto (ω/ωn)2. RISPOSTA ALL’IMPULSO Si consideri una forza F nulla ovunque tranne che per l’intervallo di tempo ∆t in cui ha un’ampiezza costante F0. +∞ La quantità: I= ∫ F (t )dt = F0 ∆t si dice impulso della forza F. −∞ +∞ Si faccia ora tendere a zero l’intervallo ∆t, imponendo che sia: lim ∆t → 0 ∫ F (t )dt = I . −∞ La forza F(t) che soddisfa questa condizione si dice impulsiva. Ricordando che l’impulso di una forza è uguale alla variazione della quantità di moto, se una forza trasmette un impulso I ad un corpo di massa m inizialmente in quiete, il corpo stesso acquista una quantità di moto Q = I, e quindi una velocità data da v0 = I / m. Ne segue che la risposta forzata ad un’eccitazione impulsiva di impulso I di un corpo di massa m, inizialmente fermo, coincide con il moto libero relativo alle condizioni iniziali: I x ( 0) = 0 e x (0) = m Infatti, a causa della durata molto breve (teoricamente nulla) della forza impulsiva, durante la sua applicazione il corpo rimane nella posizione iniziale. Pertanto si avrà: x (t ) = I mωn sin ω n t per il sistema non smorzato Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 25 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl x (t ) = I mωs Ovvero: e −ζω n t sin ω s t per il sistema smorzato (con ζ<1) x (t ) = I h(t ) avendo indicato con: h(t ) = 1 −ζω n t e sin ω s t mωs la risposta del sistema ad un impulso unitario. RISPOSTA ALL’ECCITAZIONE GENERICA Si consideri una forza eccitatrice F(t) di forma arbitraria. Essa può essere immaginata come una successione di forze impulsive, ciascuna agente per un intervallo di tempo elementare dτ, alle quali corrispondono gli impulsi elementari F(τ)dτ. La risposta del sistema, all’istante t, per effetto dell’impulso elementare dI = F(τ)dτ agente al tempo τ, sarà: dI −ζω n (t −τ ) dx(t ) = e sin ω s (t − τ ) = dI h(t − τ ) mω s essendo h(t) la risposta del sistema al generico impulso unitario (I = 1). Se il sistema è lineare, la risposta sarà la somma delle risposte ai singoli impulsi elementari, ovvero: t t 0 0 x(t ) = ∫ dx (t ) = ∫ F (τ ) h(t − τ ) dτ L’integrale a secondo membro viene convoluzione o integrale di Duhamel. detto integrale di Fig. 4.21 – Forza eccitatrice di forma arbitraria e risposta del sistema all’impulso F(τ)dτ. BIBLIOGRAFIA * E. Funaioli, A. Maggiore, U. Meneghetti, Lezioni di Meccanica applicata alle macchine, Vol. II, ed. Pàtron, Bologna. * W. J. Palm, Modeling, analysis, and Control of Dynamic Systems, John Wiley & Sons, 1999. * S.S. Rao, Mechanical vibrations, Third edition, Addison Wesley Pub. Company, 1995. * G. Diana, F. Cheli, Dinamica e Vibrazione dei Sistemi, vol. I, ed. Utet, Torino, 1993. * E. Pennestrì, Dinamica Tecnica e computazionale, vol. I, ed. Ambrosiana, 2001. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 26 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl APPENDICE A1 – Equazioni differenziali ordinarie (EDO) an d n x (t ) d n−1 x(t ) dx(t ) + a + ... + a1 + a0 x (t ) = F (t ) n −1 n n −1 dt dt dt L’integrale generale è: (A1.1) x(t) = xO(t) + xp(t) (A1.2) dove xo(t) è l’integrale dell’equazione omogenea associata (A) e xp(t) è un’integrale particolare della EDO (B). A) Integrale generale dell’omogenea associata è: xo (t ) = C1e z1t + C2 e z 2 t + ... + Cn e z n t (A1.3) dove z1, z2, …, zn sono radici distinte dell’equazione caratteristica: an z n + an −1z n −1 + ... + a1 z + a0 = 0 e C1, C2, …, Cn sono in generale numeri complessi. Se l’equazione caratteristica ha m radici coincidenti, allora: xo (t ) = C1e z1t + C2te z1t + ... + Cmt m −1e z1t + Cm +1e z m+1t + ... + Cn e z n t Le eventuali radici complesse vanno a coppie: z1 = a + ib; (A1.4) z2 = a – ib Le costanti di integrazione si determinano in funzione delle condizioni iniziali che possono riguardare la posizione e/o la velocità: x(0) = x0 x (0) = v0 B) Integrale particolare dell’equazione completa (A1.1), xp(t), dipende dal termine F(t). Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 27 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl APPENDICE A2 – Equazioni di Lagrange EQUAZIONI DI LAGRANGE Se n è il numero di gdl del sistema considerato, n sono le equazioni di Lagrange che ne individuano il moto. Per un sistema ad un gdl l’equazione può essere scritta nella forma: d ⎛ ∂T ⎞ ∂T ∂V ⎜ ⎟− + =Q dt ⎜⎝ ∂q ⎟⎠ ∂q ∂q dove: q è la coordinata generalizzata, T e V sono rispettivamente l’energia cinetica e l’energia potenziale e la quantità: Q = ∑ j Fj ⋅ ∂r j ∂q = δW δq è la forza generalizzata di tipo non conservativo. In altri termini Q è la componente lagrangiana di tutte le forze agenti sul sistema, non comprese quelle inerziali (il cui effetto è considerato in T) e quelle che ammettono potenziale, tipicamente le forze peso e le forze elastiche (queste ultime sono considerate in V). Q viene calcolata come rapporto tra il lavoro virtuale δW delle forze non conservative (per uno spostamento virtuale δq della coordinata generalizzata q) e lo spostamento virtuale stesso. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 28 Parte 4 – Sistemi ad 1 gdl APPENDICE A3 – Deformata trave appoggiata Tratto AC Tratto CB Punto C 2 2 Pl 3 l2 ⎡ ⎛ l2 ⎞ ⎛ x ⎞ ⎤⎛ x ⎞ y( x) = ⎢1 − ⎜ ⎟ − ⎜ ⎟ ⎥⎜ ⎟ 6 EI l ⎣⎢ ⎝ l ⎠ ⎝ l ⎠ ⎦⎥⎝ l ⎠ (A3.1) 2 2 Pl 3 l2 ⎡ ⎛ l2 ⎞ ⎛ l − x ⎞ ⎤⎛ l − x ⎞ y( x) = ⎢1 − ⎜ ⎟ − ⎜ ⎟ ⎥⎜ ⎟ 6 EI l ⎢⎣ ⎝ l ⎠ ⎝ l ⎠ ⎥⎦⎝ l ⎠ 1 Pl12l2 2 y ( x = l1 ) = 3 EI l (A3.2) (A3.3) Se l1 = l2 = l/2, la (A3.1) diventa: Pl 3 y( x) = 12 EI ⎡ 3x ⎛ x ⎞3 ⎤ ⎢ −⎜ ⎟ ⎥ ⎣⎢ 4l ⎝ l ⎠ ⎦⎥ (A3.4) l⎞ Pl ⎛ y ⎜ x = ⎟ = y max = 2⎠ 48EI ⎝ 3 e in mezzeria, si ha: (A3.5) Pertanto la freccia in una sezione a distanza x è: Pl 3 y( x) = 48EI 3 3 ⎡ 3x ⎡ 3x ⎛x⎞ ⎤ ⎛ x⎞ ⎤ ⎢ − 4⎜ ⎟ ⎥ = y max ⎢ − 4⎜ ⎟ ⎥ ⎝ l ⎠ ⎦⎥ ⎝ l ⎠ ⎦⎥ ⎣⎢ l ⎣⎢ l (A3.6) Infine, essendo la rigidezza pari all’inverso della freccia corrispondente ad un carico unitario, la rigidezza flessionale della trave con carico in mezzeria è (vedi (A3.5)): k= 48EI l3 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 – 29 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl PARTE 5 – Sistemi a 2 gdl EQUAZIONI DEL MOTO Si consideri il sistema a due gdl rappresentato in figura, costituito da masse molle e smorzatori viscosi. Il moto del sistema è completamente descritto dalle coordinate x1(t) e x2(t), che definiscono la posizione delle masse m1 e m2 a partire dalle rispettive posizioni di equilibrio. Fig. 5.3 – Sistema vibrante a due gradi di libertà. L’applicazione del principio di d’Alembert fornisce le equazioni del moto: m1x1 + ( c1 + c2 ) x1 − c2 x 2 + ( k1 + k 2 ) x1 − k 2 x2 = F1 (t ) m2 x2 + ( c2 + c3 ) x 2 − c2 x1 + ( k 2 + k3 ) x2 − k 2 x1 = F2 (t ) che possono essere scritte in forma matriciale: [ M ]{x(t )} + [C ]{x (t )} + [ K ]{x (t )} = {F (t )} dove: 0⎤ ⎡m [M ] = ⎢ 1 ⎥ ⎣ 0 m2 ⎦ ⎡k1 + k2 [K ] = ⎢ ⎣ − k2 − k2 ⎤ k 2 + k3 ⎥⎦ ⎡c1 + c2 [C ] = ⎢ ⎣ − c2 − c2 ⎤ c2 + c3 ⎥⎦ sono dette rispettivamente matrice massa, rigidezza e smorzamento, e: ⎧ x (t ) ⎫ {x (t )} = ⎨ 1 ⎬ ⎩ x2 ( t ) ⎭ ⎧ F (t ) ⎫ {F (t )} = ⎨ 1 ⎬ ⎩ F2 (t ) ⎭ sono chiamati rispettivamente vettore spostamento e forza. Le matrici possono risultare, a seconda delle coordinate scelte: * complete e non simmetriche * simmetriche * diagonali. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5–1 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl Esempio Si consideri il sistema di figura e si assumano le nuove coordinate z1 e z2 definite dalle relazioni: x1 = ( z1 − z2 ) x2 = ( z1 + z2 ) sostituendo nelle equazioni del moto: m1 ( z1 − z2 ) + ( k1 + k 2 )( z1 − z 2 ) − k 2 ( z1 + z 2 ) = 0 m2 ( z1 + z2 ) + ( k 2 + k 3 )( z1 + z 2 ) − k 2 ( z1 − z 2 ) = 0 cioè: m1z1 − m1z2 + k1 z1 − (k1 + 2k2 ) z2 = 0 m2 z1 + m2 z2 + k3 z1 + (k3 + 2k2 ) z2 = 0 Risulta pertanto: ⎡m [M ] = ⎢ 1 ⎣m2 − m1 ⎤ m2 ⎥⎦ ⎡ k1 [K ] = ⎢ ⎣k 3 − (k1 + 2k 2 )⎤ k 3 + 2k 2 ⎥⎦ cioè le due matrici sono complete e non simmetriche. Se, in particolare, m1 = m2 = m e k1 = k2 = k3 = k, le due equazioni diventano: mz1 − mz2 + k z1 − 3k z2 = 0 mz1 + mz2 + k z1 + 3k z2 = 0 e le matrici: ⎡m − m ⎤ [M ] = ⎢ ⎥ ⎣m m ⎦ ⎡k [K ] = ⎢ ⎣k − 3k ⎤ 3k ⎥⎦ Sommando e sottraendo membro a membro le equazioni del moto, si ottiene: mz1 + k z1 = 0 mz2 + 3k z 2 = 0 con ⎡m 0 ⎤ [M ] = ⎢ ⎥ ⎣ 0 m⎦ ⎡k 0 ⎤ [K ] = ⎢ ⎥ ⎣ 0 3k ⎦ Le matrici massa e rigidezza sono ora diagonali e le due equazioni sono disaccoppiate. Inoltre si vede subito che le due pulsazioni naturali sono: ω12 = k ; m ω22 = 3k . m Le coordinate z1 e z2 si dicono coordinate principali. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5–2 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl VIBRAZIONI LIBERE Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5–3 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5–4 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5–5 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5–6 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl VIBRAZIONI FORZATE Le equazioni del moto per un generico sistema a due gdl soggetto a forzanti esterne possono essere scritte come: ⎧ m11 m12 ⎫ ⎧ x1 ⎫ ⎧ c11 c12 ⎫ ⎧ x1 ⎫ ⎧ k11 k12 ⎫ ⎧ x1 ⎫ ⎧ F1 ⎫ ⎨ ⎬⎨ ⎬ + ⎨ ⎬⎨ ⎬ + ⎨ ⎬⎨ ⎬ = ⎨ ⎬ ⎩m21 m22 ⎭ ⎩ x2 ⎭ ⎩c21 c22 ⎭ ⎩ x 2 ⎭ ⎩k 21 k 22 ⎭ ⎩ x2 ⎭ ⎩ F2 ⎭ (5.19) Se si considerano forzanti esterne armoniche di pulsazione ω: F j (t ) = F j 0 e iωt j = 1, 2 (5.20) x j (t ) = X j e le soluzioni a regime sono del tipo: iωt (5.21) dove X1 e X2 sono, in generale, quantità complesse che dipendono da ω e dai parametri del sistema. Sostituendo le (5.20) e (5.21) nelle (5.19) si ha: ⎧ ( −ω 2 m11 + iωc11 + k11 ) ( −ω 2 m12 + iωc12 + k12 ) ⎫ ⎧ X 1 ⎫ ⎧ F10 ⎫ ⎬⎨ ⎬ = ⎨ ⎬ ⎨ 2 2 X − + + − + + ( ω m i ω c k ) ( ω m i ω c k ) ⎩ F20 ⎭ ⎩ 21 21 21 22 22 22 ⎭ ⎩ 2 ⎭ (5.22) Se si definisce la quantità: Z rs (iω ) = −ω 2 mrs + iωcrs + k rs le (5.22) possono scriversi: dove: (5.23) [Z (iω )]{X } = {F0 } Z11 (iω ) Z12 (iω ) ⎫ ⎬; ⎩ Z 21 (iω ) Z 22 (iω ) ⎭ [Z (iω )] = ⎧⎨ ⎧X ⎫ {X } = ⎨ 1 ⎬ ; ⎩X2 ⎭ (5.24) ⎧F ⎫ {F0 } = ⎨ 10 ⎬ . ⎩ F20 ⎭ La matrice [Z(iω)] è detta matrice impedenza. La (5.24) può essere risolta ottenendo: {X } = [Z (iω )]−1{F0 } (5.25) dove l’inversa della matrice impedenza è data da: [Z (iω )]−1 = ⎧ Z 22 (iω ) − Z12 (iω ) ⎫ 1 ⎨ ⎬ Z11 (iω ) Z 22 (iω ) − Z12 (iω ) Z 21 (iω ) ⎩− Z 21 (iω ) Z11 (iω ) ⎭ (5.26). Le equazioni (5.25) e (5.26) conducono alla soluzione: Z 22 (iω ) F10 − Z12 (iω ) F20 Z11 (iω ) Z 22 (iω ) − Z12 (iω ) Z 21 (iω ) − Z 21 (iω ) F10 + Z11 (iω ) F20 X 2 (iω ) = Z11 (iω ) Z 22 (iω ) − Z12 (iω ) Z 21 (iω ) X 1 (iω ) = (5.27) che, sostituita nella (5.21), fornisce x1(t) e x2(t). Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5–7 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl Esempio Trovare la risposta a regime del sistema di figura quando la massa m1 è eccitata dalla forzante armonica F1(t) = F cosωt. Le equazioni del moto sono: − k ⎫ ⎧ x1 ⎫ ⎧ F cos ωt ⎫ ⎬⎨ ⎬ = ⎨ ⎬ 2 k ⎭ ⎩ x2 ⎭ ⎩ 0 ⎭ ⎧m 0 ⎫ ⎧ x1 ⎫ ⎧0 0⎫ ⎧ x1 ⎫ ⎧ 2k ⎨ ⎬⎨ ⎬ + ⎨ ⎬⎨ ⎬ + ⎨ ⎩ 0 m ⎭ ⎩ x2 ⎭ ⎩0 c ⎭ ⎩ x 2 ⎭ ⎩− k Assunte come soluzioni le: y j (t ) = Y j eiωt la (5.23) fornisce: Z11 (iω ) = −mω 2 + 2k ; Z 22 (iω ) = − mω 2 + icω + 2k j = 1, 2 con [ x j (t ) = ℜ[ y (t )] = ℜ Y j eiωt ] Z12 (ω ) = Z 21 (ω ) = −k di conseguenza si ha: (− mω ) + icω + 2k F − mω + icω + 2k − mω 2 + 2k − k 2 kF Y2 (iω ) = 2 − mω + icω + 2k − mω 2 + 2k − k 2 Y1 (iω ) = ( 2 2 )( ( Ponendo: ) )( ω02 = k ; m ) a= c c = 2mω 0 2 km e sostituendole nelle relazioni che forniscono Y1 e Y2, si ha: ⎞F ⎛ ω2 ω ⎟ ⎜ − 2 + i 2a 2 + ⎟k ⎜ ω ω 0 0 ⎠ ⎝ Y1 (iω ) = ⎛ ⎞ ⎛ ω2 ω ω 2 ⎞⎟ ⎜ ⎟ ⎜ − 2 + i 2a 2 2 + ⎟⎜ − 2 ⎟ − 1 ⎜ ω ω ω0 ⎠ 0 0 ⎠⎝ ⎝ Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici e Y2 (iω ) = F k ⎛ ω2 ⎞⎛ ω ω2 ⎞ ⎜ − 2 + i 2a ⎟⎜ 2 − 2 ⎟ − 1 + 2 ⎜ ω ⎟⎜ ω0 ω0 ⎟⎠ 0 ⎝ ⎠⎝ . 5–8 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl Graficando la prima in funzione del rapporto adimensionale ω/ω0. e per diversi valori del parametro a si vede che quando a >> 1 il sistema si comporta come un sistema ad un gdl con un’unica risonanza che vale: ω n = 2k m e risulta quindi: ωn ω0 = 2 . In altre parole è come se la massa inferiore fosse solidale al telaio. 0.16 0.14 a=10 abs(Y1)*k/F 0.12 0.1 0.08 0.06 a=0.2 0.04 a=1 0.02 0 0 0.5 1 1.5 om/om0 2 2.5 3 SMORZATORE DINAMICO Si consideri il caso di un macchinario sottoposto ad una eccitazione con pulsazione molto prossima ad una pulsazione naturale del macchinario stesso. In tale caso, le vibrazioni eccessive del sistema possono essere ridotte impiegando un cosiddetto smorzatore dinamico di vibrazioni (o assorbitore dinamico), costituito da una massa collegata al macchinario da una molla. Lo smorzatore dinamico deve essere progettato in modo che le frequenze naturali del sistema siano il più possibile lontane dalla frequenza dell’eccitazione. Per studiare il problema si schematizzi la macchina come un sistema ad un grado di libertà (v. figura) sottoposto ad una forzante armonica F(t) = F cosωt , in cui ω = k1 m1 , ossia il sistema è in risonanza. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5–9 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl A questo punto si supponga di collegare al macchinario una seconda massa m2 mediante una molla di costante elastica k2. m1x1 + ( k1 + k2 ) x1 − k 2 x2 = F cos ωt m2 x2 + k2 x2 − k2 x1 = 0 Le equazioni del moto sono: ⎧m1 0 ⎫ ⎧ x1 ⎫ ⎧k1 + k 2 ⎬⎨ ⎬ + ⎨ ⎨ ⎩ 0 m2 ⎭ ⎩ x2 ⎭ ⎩ − k 2 o anche: − k 2 ⎫ ⎧ x1 ⎫ ⎧ F cos ωt ⎫ ⎬ ⎬⎨ ⎬ = ⎨ k 2 ⎭ ⎩ x2 ⎭ ⎩ 0 ⎭ x j (t ) = X j cosωt Assunte come soluzioni le: la (5.23) fornisce: Z11 (ω ) = −m1ω 2 + ( k1 + k2 ) j = 1, 2 Z 22 (ω ) = −m2ω 2 + k2 Z12 (ω ) = Z 21 (ω ) = −k 2 di conseguenza si ha: X 1 (ω ) = 2 (− m ω 2 2 1 X 2 (ω ) = (− m ω + k )F + k + k )(− m ω + k ) − k 2 2 2 1 2 2 2 2 k2 F − m1ω + k1 + k 2 − m2ω 2 + k 2 − k 2 2 ( )( 2 ) Se è soddisfatta la condizione: ω= k1 = m1 k2 m2 si ha per x1(t) una antirisonanza, ossia la massa m1 non vibra. Posto: ω10 = k1 m1 ω 20 = k2 m2 le espressioni di X1(ω) e X2(ω) risultano: ⎛ ω 2 ⎞⎟ F ⎜1 − ⎜ ω 2 ⎟k 20 ⎠ 1 ⎝ X 1 (ω ) = 2 ⎛ k 2 ω ⎞⎛ ω 2 ⎞⎟ k2 ⎜1 + − ⎟ ⎜ 1 − − ⎜ k1 ω10 2 ⎟⎠⎜⎝ ω10 2 ⎟⎠ k1 ⎝ e F k1 X 2 (ω ) = 2 ⎛ k 2 ω ⎞⎛ ω 2 ⎞⎟ k2 ⎜1 + − ⎟ ⎜ 1 − − ⎜ k1 ω10 2 ⎟⎠⎜⎝ ω10 2 ⎟⎠ k1 ⎝ che possono essere diagrammate in funzione del rapporto adimensionale ω/ω10. F . k2 In altre parole, la massa m1 non oscilla poiché la massa m2 trasmette alla massa m1 una forza uguale ed opposta all’eccitazione; infatti: Si nota che quando ω10 = ω20 = ω, risulta: X 1 (ω ) = 0 X 2 (ω ) = − m2 ω2 2 k 2 ( x2 − x1 ) = − m2 x2 = m2ω X 2 cos ωt = − Fω cos ωt = − F cos ωt = − F cos ωt k2 ω 20 2 2 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5 – 10 8 8 6 6 4 4 2 2 X2*k1/F0 X1*k1/F0 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl 0 -2 0 -2 -4 -4 -6 -6 -8 0 0.5 1 om/om10 1.5 -8 0 2 0.5 1 om/om10 2 1.5 L’aggiunta di una massa introduce però nel sistema una seconda risonanza. Il sistema ha quindi due risonanze che si possono trovare ponendo a zero il denominatore di X1(ω) (o di X2(ω)): ⎛ k 2 ω 2 ⎞⎛ ω 2 ⎞⎟ k2 ⎜1 + − ⎟ ⎜ − 1 − =0 ⎜ k1 ω10 2 ⎟⎠⎜⎝ ω10 2 ⎟⎠ k1 ⎝ ω4 ω2 ⎛ k ⎞ ⎜ 2 + 2 ⎟⎟ + 1 = 0 − 4 2 ⎜ k1 ⎠ ω10 ω10 ⎝ ossia: Osservando che quando ω10 = ω20 = ω, si ha: k 2 m2 = k1 m1 le due pulsazioni sono tanto più lontane da ω10 = k1 m1 quanto più grande è il rapporto m2 m1 : 2 ⎛ m ⎞ ⎜⎜ 2 + 2 ⎟⎟ − 4 m1 ⎠ ⎝ 2 2 1.5 om/om10 ⎛ ω2 ⎞ ⎜ ⎟ = ⎜ω 2 ⎟ ⎝ 10 ⎠1, 2 ⎛ m ⎞ ⎜⎜ 2 + 2 ⎟⎟ ± m1 ⎠ ⎝ 1 0.5 0 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 0.2 0.4 m2/m1 0.6 0.8 1 5 – 11 Parte 5 – Sistemi ad 2 gdl MOTI RIGIDI Si consideri il sistema a due 2gdl rappresentato in figura (potrebbe essere, ad esempio, il modello di due vagoni ferroviari). Le equazioni del moto libero sono le seguenti: m1x1 + k ( x1 − x2 ) = 0 m2 x2 + k ( x2 − x1 ) = 0 Assunto il moto nella forma: x j (t ) = X j cos(ωt + φ j ) j = 1, 2 risulta: ( −m1ω 2 + k ) X 1 − kX 2 = 0 − kX 1 + ( −m2ω 2 + k ) X 2 = 0 e l’equazione caratteristica diviene: ω 2 [m1m2ω 2 − k (m1 + m2 )] = 0 k ( m1 + m2 ) m1m2 Una delle due pulsazioni è nulla: il sistema non vibra a tale pulsazione. In altre parole il sistema si muove come un unico corpo rigido senza moto relativo tra le due masse; si dice pertanto che il sistema ha un moto rigido. da cui si ottengono le pulsazioni naturali: ω1 = 0 Come ovvio, alla pulsazione ω1 corrisponde il modo di vibrare: mentre alla pulsazione ω2 corrisponde il modo di vibrare: ω2 = ⎧X ⎫ r1 = ⎨ 2 ⎬ =1 ⎩ X 1 ⎭ω =ω1 ⎧X ⎫ m r2 = ⎨ 2 ⎬ =− 1 m2 ⎩ X 1 ⎭ω =ω2 che è una quantità negativa; pertanto il secondo modo ha un nodo. BIBLIOGRAFIA * E. Funaioli, A. Maggiore, U. Meneghetti, Lezioni di Meccanica applicata alle macchine, Vol. II, ed. Pàtron, Bologna. * S.S. Rao, Mechanical vibrations, Third edition, Addison Wesley Pub. Company, 1995. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5 – 12 Parte 6 – Sistemi a N gdl PARTE 6 – Sistemi a N gdl SISTEMI NON SMORZATI Le equazioni del moto si scrivono applicando il principio di D’Alembert, il principio dei lavori virtuali o le equazioni di Lagrange. Per le vibrazioni libere di un sistema non smorzato le equazioni del moto sono del tipo: [ M ]{x(t )} + [ K ]{x (t )} = {0} (6.1) dove [M] è la matrice massa e [K] è la matrice rigidezza: ⎡ m11 m12 ⎢m m22 21 [M ] = ⎢ ... ⎢ ... ⎢ ⎣mn1 mn 2 ... m1n ⎤ ... m2 n ⎥ ⎥ ... ... ⎥ ⎥ ... mnn ⎦ ⎡ k11 k12 ⎢k k22 21 [K ] = ⎢ ⎢ ... ... ⎢ ⎣kn1 kn 2 ... k1n ⎤ ... k2 n ⎥ ⎥ ... ... ⎥ ⎥ ... k nn ⎦ e {x} è il vettore delle coordinate. La matrice massa [M] e la matrice rigidezza [K] possono essere, in generale, complete e non simmetriche. Se però ad ogni massa (generalizzata) è associata una coordinata (generalizzata), allora la matrice massa risulta diagonale. Analogamente, se ogni molla (generalizzata) ha ogni estremo mobile collegato ad una massa (cioè posto in corrispondenza dell'origine di una coordinata), allora la matrice rigidezza risulta simmetrica. Nel seguito, supporremo sempre che la matrice massa e la matrice rigidezza siano simmetriche. Ciò è lecito, in quanto scegliendo opportunamente le coordinate è sempre possibile ricondursi a tale situazione. Gli elementi mij e kij che compongono le matrici massa e rigidezza hanno il significato che ora chiariamo. Scriviamo per esteso l’equazione del moto della massa i-esima. Si ha: n n j =1 j =1 ∑ mij x j + ∑ kij x j = 0 (i = 1, 2, …, n) (6.2) Come si può vedere dalla (6.2), gli elementi mij della matrice massa rappresentano l’azione inerziale agente sulla massa i-esima in corrispondenza di una accelerazione unitaria del punto in cui è concentrata la massa j-esima (essendo nulle le accelerazioni dei restanti n-l punti). Gli elementi mij sono detti coefficienti di influenza inerziali. Gli elementi kij della matrice rigidezza rappresentano l’azione elastica agente sulla massa i-esima in corrispondenza di uno spostamento unitario del punto in cui è concentrata la massa j-esima (essendo nulli gli spostamenti dei restanti n-1 punti). Essi sono noti anche come coefficienti di influenza per la rigidezza. Al fine di determinare i modi propri di vibrare del sistema imponiamo che sia: x j (t ) = X j eiωt j = 1, 2 , …, n Si ottiene: − ω 2 [ M ]{ X } + [ K ]{ X } = {0} dove {X } = [ X1 X 2 ... (6.3) X n ]T è il vettore delle ampiezze di spostamento delle masse. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6–1 Parte 6 – Sistemi a N gdl Si perviene ad un sistema di equazioni analogo a quello già visto nel caso dei si-stemi a due gradi di libertà: [ A − µI ]{ X } = {0} (6.4) det[ A − µI ] = 0 per il quale deve essere: (6.5) avendo posto [A] = [M]-l [K] (matrice dinamica). Le radici µi dell’equazione caratteristica (6.5) sono gli autovalori e le pulsazioni naturali del sistema sono definite dalla relazione: ω i2 = µi Sostituendo µi nelle equazioni (6.4) si ottengono gli autovettori, che forniscono i modi di vibrare corrispondenti alle pulsazioni trovate ωni. ⎧ X 11 ⎫ ⎪X ⎪ ⎪ ⎪ { X }1 = ⎨ 21 ⎬; ⎪ ... ⎪ ⎪⎩ X n1 ⎪⎭ ⎧ X 12 ⎫ ⎪X ⎪ ⎪ ⎪ { X }2 = ⎨ 22 ⎬; ... ⎪ ... ⎪ ⎪⎩ X n 2 ⎪⎭ ⎧ X 1n ⎫ ⎪X ⎪ ⎪ ⎪ { X }n = ⎨ 2 n ⎬; ⎪ ... ⎪ ⎪⎩ X nn ⎪⎭ Si ricordi che, essendo la (6.4) un sistema di n equazioni omogenee, gli elementi degli autovettori risultano definiti a meno di una costante arbitraria. Talvolta può essere utile formulare le equazioni del moto delle masse del sistema in modo diverso dalle (6.1). A ciò si perviene utilizzando i coefficienti di influenza per la cedevolezza (flessibilità) δij. Essi vengono definiti come lo spostamento del punto i-esimo provocato da una forza unitaria applicata nel punto j-esimo. Nel caso delle oscillazioni libere di un sistema ad n gradi di libertà devono considerarsi come forza applicata solo quelle inerziali e, pertanto, lo spostamento della massa i-esima vale: n n j =1 j =1 xi = − ∑ δ ij ∑ mij x j (i = 1, 2, …, n) (6.6) La (6.6) può essere scritta nella forma matriciale: {x} = −[ D ][ M ]{x} La matrice: ⎡δ 11 δ 12 ⎢δ 21 δ 22 [D] = ⎢ ⎢ ... ... ⎢ ⎣δ n1 δ n 2 ... δ 1n ⎤ ... δ 2 n ⎥ ⎥ ... ... ⎥ ⎥ ... δ nn ⎦ (6.7) è detta matrice cedevolezza (flessibilità). Confrontando la (6.7) con la (6.1) scritta nel modo seguente: si riconosce che: {x} = −[ K ]−1[ M ]{x} [ D ] = [ K ]−1 ossia la matrice flessibilità è l’inversa della matrice rigidezza. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6–2 Parte 6 – Sistemi a N gdl Se si sostituiscono le x j (t ) = X j eiωt nelle (6.7), si ottiene: { X } = ω 2 [ D ][ M ]{ X } (6.8) dalla quale si perviene al sistema di equazioni: [ A − µ I ]{ X } = {0} con [ A ] = [ D ][ M ] e (6.9) µi = 1 2 . ωi Come si vede, la (6.9) è analoga alla (6.4). Inoltre, essendo: [ A][ A ] = [ M ]−1[ K ][ K ]−1[ M ] = [ I ] si ricava: [ A ] = [ A]−1 In conclusione, sia partendo dalle (6.1), sia impiegando le (6.7), il problema della determinazione delle frequenza proprie e dei modi di vibrare viene ricondotto a quello della ricerca degli autovalori di una matrice, per il quale sono disponibili algoritmi assai efficienti. Proprietà di ortogonalità Gli autovettori godono di una proprietà, che prende il nome di ortogonalità, rispetto alle matrici massa e rigidezza. Consideriamo le equazioni del moto scritte per il modo i-esimo: [ K ]{ X }i = µi [ M ]{ X }i (6.10) Premoltiplicando per il trasposto dell’autovettore j-esimo, si ottiene: { X } j T [ K ]{ X }i = µi { X } j T [ M ]{ X }i . (6.11) Ripetiamo ora l’operazione scambiando i modi i-esimo e j-esimo: { X }i T [ K ]{ X } j = µ j { X }i T [ M ]{ X } j . (6.12) Poiché le matrici [K] e [M] sono simmetriche, valgono le: { X } j T [ K ]{ X }i = { X }i T [ K ]{ X } j { X } j T [ M ]{ X }i = { X }i T [ M ]{ X } j tenendo conto delle quali, se sottraiamo le (6.12) dalla (6.11) otteniamo: 0 = ( µi − µ j ){ X } j T [ M ]{ X }i (6.13) ed essendo µi ≠ µj, risulta: 0 = { X } j T [ M ]{ X }i (6.14) ed anche: 0 = { X } j T [ K ]{ X }i (6.15) Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6–3 Parte 6 – Sistemi a N gdl Le (6.14) e (6.15) definiscono il carattere di ortogonalità dei modi propri di vibrare. Tale proprietà è di fondamentale importanza per procedere al disaccoppiamento delle equazioni del moto del sistema. Se poniamo i = j, la (6.13) risulta soddisfatta per ogni valore finito del termine { X }i T [ M ]{ X }i Chiamiamo massa modale e rigidezza modale rispettivamente i prodotti: M i = { X }i T [ M ]{ X }i K i = { X }i T [ K ]{ X }i Le relazioni sopra scritte consentono di adottare come criterio di normalizzazione degli autovettori la condizione: M i = { X }i T [ M ]{ X }i = 1 Dalla (6.10) risulta: K i = { X } j T [ K ]{ X }i = µi { X } j T [ M ]{ X }i = µi = ωi 2 La matrice modale Se raccogliamo gli n autovettori in una matrice, otteniamo la cosiddetta matrice modale: ⎡ X 11 ⎢X 21 [Φ ] = ⎢ ⎢ ... ⎢ ⎣ X n1 X 12 ... X 22 ... ... ... X 1n ⎤ X 2n ⎥ ⎥ ... ⎥ ⎥ X nn ⎦ X n 2 ... Per l’ortogonalità dei modi propri, il seguente prodotto è una matrice diagonale: ⎡ M1 ⎢ 0 T [Φ ] [ M ][Φ ] = ⎢ ⎢ ... ⎢ ⎣ 0 0 ⎤ ... 0 ⎥ ⎥ = [ M ]P ... ... ⎥ ⎥ ... M n ⎦ 0 ... M2 ... 0 (6.16) Gli elementi della diagonale principale della (6.16) sono le masse modali. La matrice (6.16) prende il nome di matrice massa principale. Analogamente si ha: ⎡ K1 ⎢0 T [Φ ] [ K ][Φ ] = ⎢ ⎢ ... ⎢ ⎣0 0 K2 ... 0 0⎤ ... 0 ⎥ ⎥ = [ K ]P ... ... ⎥ ⎥ ... K n ⎦ ... (6.17) In questo caso gli elementi della diagonale principale sono le rigidezze modali e la matrice prende il nome di matrice rigidezza principale. Se si adotta la normalizzazione rispetto alla matrice massa, le matrici massa principale e rigidezza principale diventano, rispettivamente: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6–4 Parte 6 – Sistemi a N gdl ⎡1 ⎢0 [ M ]P = ⎢ ⎢... ⎢ ⎣0 0 1 ... 0 ... ... ... ... ⎡ω12 0 ⎢ 0 ω22 [ K ]P = ⎢ ⎢ ... ... ⎢ 0 ⎢⎣ 0 0⎤ 0⎥ ⎥ ...⎥ ⎥ 1⎦ 0 ⎤ ⎥ ... 0 ⎥ ... ... ⎥ ⎥ ... ω n 2 ⎥⎦ ... La matrice massa principale e la matrice rigidezza principale permettono di disaccoppiare le equazioni del moto. Disaccoppiamento delle equazioni del moto Scriviamo le equazioni del moto (6.1) premoltiplicando i termini per [Φ]T e postmoltiplicandoli per [Φ][Φ]-1 = [I] Si ottiene: [Φ ]T [ M ][Φ ][Φ ]−1{x} + [Φ ]T [ K ][Φ ][Φ ]−1{x} = {0} (6.18) ossia: [ M ]P {q} + [ K ]P {q} = {0} (6.19) avendo posto: {q} = [Φ ]−1{x} (6.20) Le (6.20) definiscono le coordinate principali. Poiché [M]P e [K]P sono matrici diagonali, le equazioni del moto (6.19), scritte in termini di coordinate principali, risultano disaccoppiate. Risolto il sistema (6.19) in termini di coordinate principali, si passa da queste a quelle di origine con la trasformazione: {x} = [Φ ]{q} Partendo dagli autovettori precedentemente calcolati, si ottengono gli autovettori normalizzati rispetto alle masse moltiplicando gli elementi di ogni autovettore per uno scalare pi dato da: pi = 1 (i = 1, 2, …, n) T { X }i [ M ]{ X }i Moti di corpo rigido Consideriamo un sistema a n g.d.l. che ammetta più moti rigidi, siano per esempio i primi due: ω1 = ω2 = 0. Risulterà: [ K ]{ X }1 = 0 [ K ]{ X }2 = 0 [ K ]{ X }i = ω i 2 [ M ]{ X }i Dalle prime due si ricava: (i = 3., 4, …, n) { X }i T [ K ]{ X }1 = { X }i T [ K ]{ X }2 = 0 che è la relazione di ortogonalità. T T { X }1 [ K ]{ X }2 = 0 ma { X }1 [ M ]{ X }2 ≠ 0 Risulta altresì: perché non vale la relazione da cui si ricava l’ortogonalità. Pertanto, la presenza di moti di corpo rigido può dare luogo alla presenza nella matrice massa principale di termini al di fuori della diagonale. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6–5 Parte 6 – Sistemi a N gdl Vibrazioni libere Il più generale moto libero è la sovrapposizione di tutti i modi propri. Ogni modo vi partecipa in una certa porzione, dipendente dalle condizioni iniziali. Se le condizioni iniziali eccitano un solo modo, alle vibrazioni libere partecipa solo quel modo. SISTEMI CON SMORZAMENTO Se nel sistema c’è smorzamento, le equazioni del moto diventano: [ M ]{x} + [C ]{x} + [ K ]{x} = {0} La matrice [C] è di regola simmetrica. Introducendo le coordinate principali, {q} = [Φ ]−1{x} si ottiene: [ M ]P {q} + [Φ ]T [C ][Φ ]{q} + [ K ]P {q} = {0} In generale, la matrice [Φ ]T [C ][Φ ] è simmetrica ma non diagonale, per cui le equazioni del moto non sono più disaccoppiate. Se però lo smorzamento è proporzionale, cioè si può scrivere: [C] = α[M] + β[K] con costanti (scalari), allora valgono le seguenti: [Φ ]T [C ][Φ ] = α [Φ ]T [ M ][Φ ] + β [Φ ]T [ K ][Φ ] = α [ M ]P + β [ K ]P = [C ]P dove la matrice [C]P è una matrice diagonale detta matrice smorzamento principale: ⎡C1 0 ⎢0 C 2 [C ]P = ⎢ ⎢ ... ... ⎢ ⎣0 0 e 0⎤ ... 0 ⎥ ⎥ ... ... ⎥ ⎥ ... Cn ⎦ ... Ci = { X }i T [C ]{ X }i sono gli smorzamenti modali. Le equazioni del moto risultano così disaccoppiate. Si può definire inoltre lo smorzamento (modale) critico: CCRi = 2M iω i = 2 K i M i ζi = Ci Ci α βω i = = + CCRi 2M iω i 2ω i 2 e, quindi, il fattore di smorzamento modale: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6–6 Parte 6 – Sistemi a N gdl VIBRAZIONI FORZATE Le equazioni del moto di un sistema ad n g.d.l., con smorzamento viscoso, si possono scrivere nel modo seguente: (6.21) [ M ]{x} + [C ]{x} + [ K ]{x} = { f (t )} dove [M] e [K] sono le matrici massa e rigidezza, [C] è la matrice smorzamento, {x} è il vettore degli spostamenti ed {f(t)} è il vettore delle forze applicate: ⎧ f1 (t ) ⎫ ⎪ f (t ) ⎪ ⎪ 2 ⎪ {f}= ⎨ ⎬ ⎪ ... ⎪ ⎪⎩ f n (t )⎪⎭ (6.22) Introducendo nelle (6.21) le coordinate principali, definite dalle (6.20), si ottiene: [ M ][Φ ]{q} + [C ][Φ ]{q} + [ K ][Φ ]{q} = { f (t )} (6.23) Premoltiplicando ambo i membri della (6.23) per [Φ]T, si ha: [Φ ]T [ M ][Φ ]{q} + [Φ ]T [C ][Φ ]{q} + [Φ ]T [ K ][Φ ]{q} = [Φ ]T { f (t )} (6.24) Facendo l’ipotesi di smorzamento proporzionale, le (6.24) divengono: [ M ] P {q} + [C ] P {q} + [ K ] P {q} = [Φ ]T { f (t )} (6.25) Le (6.25) costituiscono un sistema di equazioni disaccoppiate. Le componenti del vettore [Φ]T{f(t)} sono dette forze generalizzate: ⎡ X 11 f1 (t ) + X 21 f 2 (t ) + ... + X n1 f n (t ) ⎤ [Φ ]T { f (t )} = ⎢ X 12 f1 (t ) + X 22 f 2 (t ) + ... + X n 2 f n (t ) ⎥ ⎥ ⎢ ⎢⎣ X 1n f1 (t ) + X 2 n f 2 (t ) + ... + X nn f n (t )⎥⎦ Risulta: M 1q1 + C1q1 + K1q1 = X 11 f1 (t ) + X 21 f 2 (t ) + ... + X n1 f n (t ) M 2 q2 + C2 q 2 + K 2 q2 = X 12 f1 (t ) + X 22 f 2 (t ) + ... + X n 2 f n (t ) ..................... M n qn + Cn q n + K n qn = X 1n f1 (t ) + X 2 n f 2 (t ) + ... + X nn f n (t ) (6.26) (6.27) Le equazioni differenziali del sistema (6.27) vengono risolte singolarmente con i procedimenti visti nel caso dei sistemi ad un singolo grado di libertà. In tal modo si ottengono le componenti del vettore delle coordinate principali e, tramite le (6.20), quelle del vettore delle coordinate effettive. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6–7 Parte 6 – Sistemi a N gdl Metodo modale Il sistema sia non smorzato o con smorzamento proporzionale ed abbia N g.d.l. Troviamo i primi n autovalori ed autovettori (con n<<N). Introduciamo le coordinate principali q1, q2, …, qn, con: ⎧ x1 ⎫ ⎡ X 11 ⎪x ⎪ ⎢X ⎪ 2 ⎪ ⎢ 21 ⎨ ⎬= ⎪ ... ⎪ ⎢ ... ⎪⎩ x N ⎪⎭ ⎢⎣ X N 1 X 12 ... X 22 ... ... ... X N 2 ... X 1n ⎤ ⎧ q1 ⎫ X 2 n ⎥ ⎪⎪ q2 ⎪⎪ ⎥ ⎨ ⎬ = [ Φ ]{q} ... ⎥ ⎪ ... ⎪ ⎥ X Nn ⎦ ⎪⎩qn ⎪⎭ Ad esempio, se N=10 e n=3, sarà: ⎧ x1 ⎫ ⎡ X 1,1 ⎪x ⎪ ⎢X ⎪ 2 ⎪ ⎢ 2,1 ⎨ ⎬= ⎪ ... ⎪ ⎢ ... ⎪⎩ x10 ⎪⎭ ⎢⎣ X 10,1 X 1,2 X 2, 2 ... X 10,2 X 1,3 ⎤ ⎧q ⎫ X 2,3 ⎥ ⎪ 1 ⎪ ⎥ ⎨q ⎬ ... ⎥ ⎪ 2 ⎪ ⎥ q X 10,3 ⎦ ⎩ 3 ⎭ Introduciamo nelle equazioni del moto [ M ]{x} + [C ]{x} + [ K ]{x} = { f (t )} premoltiplicando per [Φ ]T : [ Φ ]T [ M ][ Φ ]{q} + [ Φ ]T [C ][ Φ ]{q} + [ Φ ]T [ K ][ Φ ]{q} = [ Φ ]T { f (t )} Si ottengono così n (n<<N) equazioni disaccoppiate e quindi semplici da integrare. Una volta trovate le coordinate generalizzate q, le coordinate effettive si trovano con la {x} = [ Φ ]{q} . Il metodo è valido se la pulsazione Ω della forzante è inferiore alla pulsazione ωn del modo n-esimo. Metodo pseudo–modale Se lo smorzamento è piccolo ma non proporzionale (come capita abbastanza spesso), si può usare un metodo “pseudo modale”. Si trovano prima gli N autovalori ed autovettori trascurando lo smorzamento, e se ne utilizzano – come prima – i primi n, con n<<N: ⎧ x1 ⎫ ⎡ X 11 ⎪x ⎪ ⎢X ⎪ 2 ⎪ ⎢ 21 ⎨ ⎬= ⎪ ... ⎪ ⎢ ... ⎪⎩ x N ⎪⎭ ⎢⎣ X N 1 X 12 ... X 22 ... ... ... X N 2 ... X 1n ⎤ ⎧ q1 ⎫ X 2 n ⎥ ⎪⎪ q2 ⎪⎪ ⎥ ⎨ ⎬ = [ Φ ]{q} ... ⎥ ⎪ ... ⎪ ⎥ X Nn ⎦ ⎪⎩qn ⎪⎭ Questa volta si ottiene un sistema di n equazioni accoppiate per i termini in q , ma integrabili abbastanza facilmente perché n<<N: [ Φ ]T [ M ][ Φ ]{q} + [ Φ ]T [C ][ Φ ]{q} + [ Φ ]T [ K ][ Φ ]{q} = [ Φ ]T { f (t )} La soluzione è valida solo se la pulsazione Ω della forzante è inferiore alla pulsazione ωn del modo nesimo. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6–8 Parte 6 – Sistemi a N gdl METODO DI RAYLEIGH-RITZ Si tratta di una generalizzazione, dovuta a Ritz, del metodo di Rayleigh. Il metodo viene impiegato per valutare le prime (le più basse) frequenze proprie di un sistema. Il procedimento si basa sulla scelta di una “ragionevole deformata” per i primi n modi del sistema a N g.d.l. (n << N). E’ evidente che, nel caso in cui n=1, il metodo di Ritz coincide con quello di Rayleigh. Sia [γ] la matrice contenente le stime dei primi n modi. Si può scrivere: {x} = [γ ]{ p} dove {x} è il vettore di dimensione N delle coordinate “fisiche”, [γ] è una matrice di dimensioni N×n le cui colonne sono le “ragionevoli forme modali”, e {p} è un vettore di dimensione n<<N. Naturalmente, la deformata prescelta deve soddisfare le condizioni al contorno. Le espressioni dell’energia cinetica T e dell’energia potenziale V assumono la forma: 1 T 1 T 1 T 1 T T = {x} [ M ]{x} = {p } [γ ]T [ M ][γ ]{p } V = {x} [ K ]{x} = {p} [γ ]T [ K ][γ ]{p} 2 2 2 2 e pertanto le equazioni di Lagrange assumono la forma: [γ ]T [ M ][γ ]{p}+ [γ ]T [ K ][γ ]{p} = {0} Il sistema così ottenuto è costituito da n equazioni, mentre quello di partenza ne conteneva N >> n. La soluzione del sistema fornirà una stima delle prime n pulsazioni proprie del sistema. Come esempio di applicazione del metodo si consideri il sistema a N = 3 g.d.l. rappresentato in figura, le cui soluzioni esatte sono: ω1 = 0.4450 k m { X }1 = {1 2.8020 3.4940}T ω 2 = 1.2470 k m { X }2 = {1 1.4451 − 2.6040}T ω 3 = 1.8019 k m { X }3 = {1 − 0.1470 0.1099}T Caso n=1 (metodo di Rayleigh). Si assuma come ragionevole deformata, la deformata statica sotto l’azione del peso. Risulta: {γ } = {2 5 6}T che, normalizzato, diventa: {γ } = {1 2.5 3}T e si ottiene: ⎡m 0 0 ⎤ ⎧ 1 ⎫ ⎪ ⎪ {γ } [ M ]{γ } = {1 2.5 3}⎢⎢ 0 2m 0 ⎥⎥ ⎨2.5⎬ = 22.5 m ⎢⎣ 0 0 m⎥⎦ ⎪⎩ 3 ⎪⎭ ⎡ 3k − k 0 ⎤ ⎧ 1 ⎫ ⎪ ⎪ T {γ } [ K ]{γ } = {1 2.5 3}⎢⎢− k 2k − k ⎥⎥ ⎨2.5⎬ = 4.5 k ⎢⎣ 0 − k k ⎥⎦ ⎪⎩ 3 ⎪⎭ T da cui l’equazione del moto diventa: 22.5 m p + 4.5 k p = 0 La stima della prima pulsazione del sistema è pertanto: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici ω~1 = 4.5 k k = 0.4472 22.5 m m 6–9 Parte 6 – Sistemi a N gdl Caso n=2 (metodo di Ritz). Considerando lo stesso sistema dell’esempio precedente, si vogliano ora stimare le prime due frequenze proprie. Si assumano come prime due ragionevoli forme modali lo stesso {γ }1 = {1 2.5 3}T impiegato in precedenza e, arbitrariamente, {γ }2 = {1 2 − 1}T , cioè in definitiva: 1⎤ 1⎤ ⎡1 ⎧ x1 ⎫ ⎡ 1 ⎪ ⎪ ⎢ ⎢ ⎥ ⎥ ⎧ p1 ⎫ ovvero: [γ ] = ⎢2.5 2 ⎥ ⎨ x2 ⎬ = ⎢2.5 2 ⎥ ⎨ ⎬ ⎪ x ⎪ ⎢ 3 − 1⎥ ⎩ p2 ⎭ ⎢⎣ 3 − 1⎥⎦ ⎦ ⎩ 3⎭ ⎣ Si ottiene allora: 1⎤ ⎡m 0 0 ⎤ ⎡ 1 ⎡1 2.5 3 ⎤ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ = ⎡22.5 8 ⎤ m m [γ ] [ M ][γ ] = ⎢ 0 2 0 2 . 5 2 ⎥ ⎥ ⎢ ⎥⎢ ⎥ ⎢ ⎣1 2 − 1⎦ ⎢ 0 0 m⎥ ⎢ 3 − 1⎥ ⎣ 8 10⎦ ⎣ ⎦⎣ ⎦ 1⎤ ⎡ 3k − k 0 ⎤ ⎡ 1 ⎡1 2.5 3 ⎤ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ = ⎡4.5 2 ⎤ k T k k k − − [γ ] [ K ][γ ] = ⎢ 2 2 . 5 2 ⎥ ⎥ ⎢ ⎥⎢ ⎥ ⎢ ⎣1 2 − 1⎦ ⎢ 0 − k k ⎥ ⎢ 3 − 1⎥ ⎣ 2 12⎦ ⎣ ⎦⎣ ⎦ T Le equazioni del moto sono pertanto: 4.5 2 ⎤ ⎡22.5 8 ⎤ {p}+ k ⎡⎢ m⎢ ⎥ ⎥{p} = {0} ⎣ 8 10⎦ ⎣ 2 12⎦ L’equazione caratteristica è: 161 m 2 ω 4 − 283 k mω 2 + 50 k 2 = 0 Si ottengono dunque le seguenti stime delle prime due pulsazioni naturali: k k ω~1 = 0.4464 ω~2 = 1.2484 m m ⎧ P1 ⎫ ⎧ 1 ⎧ P1 ⎫ ⎧ 1 ⎫ ⎫ i cui corrispondenti modi sono: ⎨ ⎬ =⎨ ⎨ ⎬ =⎨ ⎬ ⎬ ⎩ P2 ⎭1 ⎩− 0.0405⎭ ⎩ P2 ⎭ 2 ⎩− 2.9199⎭ da cui si ricavano: ⎧ 1 ⎫ ~ ⎪ ⎪ { X }1 = [γ ]{P}1 = ⎨ 2.521⎬ ⎪3.169⎪ ⎩ ⎭ ⎧ 1 ⎫ ~ ⎪ ⎪ { X }2 = [γ ]{P}2 = ⎨ 1.739 ⎬ ⎪− 3.084⎪ ⎩ ⎭ ⎡ 1 1⎤ Si osservi che se si fosse assunto: [γ ] = ⎢⎢2.5 2⎥⎥ , ⎢⎣ 3 1 ⎥⎦ ⎡22.5 14⎤ si sarebbe ottenuto: [γ ]T [ M ][γ ] = ⎢ ⎥m ; ⎣ 14 10⎦ da cui: ω~1 = 0.4461 k m ω~2 = 1.2488 ⎧ P1 ⎫ ⎧ ⎫ ⎨ ⎬ =⎨ ⎬ ⎩ P2 ⎭1 ⎩− 0.1066⎭ ⎧ 1 ⎫ ~ ⎪ ⎪ { X }1 = [γ ]{P}1 = ⎨2.5596⎬ ⎪3.2386 ⎪ ⎩ ⎭ i cui corrispondenti modi sono: da cui si ricavano: k m 1 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici ⎡4.5 3⎤ [γ ]T [ K ][γ ] = ⎢ ⎥k ⎣ 3 4⎦ ⎧ P1 ⎫ ⎧ 1 ⎫ ⎨ ⎬ =⎨ ⎬ ⎩ P2 ⎭ 2 ⎩− 1.6242⎭ ⎧ 1 ⎫ ~ ⎪ ⎪ { X }2 = [γ ]{P}2 = ⎨ 1.199 ⎬ ⎪− 2.204⎪ ⎩ ⎭ 6 – 10 Parte 6 – Sistemi a N gdl QUOZIENTE DI RAYLEIGH 1 T {x} [ M ]{x} 2 1 V = {x}T [ K ]{x} 2 T= Energia cinetica Energia potenziale Assunta una soluzione del tipo: {x(t )} = {X } eiωt 1 T = − ω 2 {X }T [ M ]{X }ei 2ωt 2 V = si ha: 1 {X }T [ M ]{X }ei 2ωt 2 Se il sistema è conservativo vale il principio di conservazione dell’energia meccanica (TMAX = VMAX), per cui si ottiene: 1 1 TMAX = ω 2 {X }T [ M ]{X } = VMAX = {X }T [ K ]{X } 2 2 da cui si può ricavare il seguente rapporto: ω2 = {X }T [ K ]{X } = R({X }) {X }T [ M ]{X } noto come quoziente di Rayleigh. Proprietà del quoziente di Rayleigh Si può dimostrare che il quoziente di Rayleigh R({X}) ha un valore stazionario per {X} arbitrario appartenente ad un intorno di {X}j. 2 In altre parole, se: R {X }j = ω j , allora risulta: R ({X }) = ω j 2 1 + O (ε 2 ) ( ) [ ] con {X} arbitrario in un intorno di {X}j. Questa proprietà è molto utile in quanto permette di usare il quoziente di Rayleigh per determinare un valore approssimato della prima frequenza naturale di un sistema. Infatti, è sufficiente assumere un ragionevole primo modo di vibrare (l’autovettore {X}1) ed il quoziente di Rayleigh fornirà una buona approssimazione del quadrato della pulsazione naturale ω1. Ovviamente la stima di ω1 sarà tanto migliore quanto più il primo modo ipotizzato è vicino a quello vero. Osservazione Si noti che il quoziente di Rayleigh si ottiene anche dall’equazione del moto del sistema libero non smorzato: [ M ]{x} + [ K ]{x} = {0} si sostituisce la soluzione ottenendo: − ω 2 [ M ]{X }+ [ M ]{X } = {0}. Ora è sufficiente pre-moltiplicare per {X}T per ottenere il quoziente di Rayleigh: { X }T [ K ]{X } T T 2 2 − ω {X } [ M ]{X } + {X } [ M ]{X } = {0} ω = {X }T [ M ]{X } Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 – 11 Parte 6 – Sistemi a N gdl MODIFICHE STRUTTURALI Il quoziente di Rayleigh può venire impiegato per valutare l’effetto di piccole modifiche strutturali. Si consideri il quoziente di Rayleigh per il modo j-esimo: ω j2 = {X }j T [ K ]{X }j {X }j T [ M ]{X }j ( = R {X }j ) esso non è altro che il rapporto tra la rigidezza modale kj e la massa modale mj. Supponiamo ora che alcune masse e/o rigidezze del sistema subiscano una modifica. Siano [ M + ∆M ] e [ K + ∆K ] le nuove matrici massa e rigidezza. Ovviamente anche le frequenze e i modi cambiano. Avremo rispettivamente: ω j * = ω j + ∆ω j e { X }*j = { X } j + ∆{ X } j . {X }*j [ K + ∆K ]{X }*j = T {X }*j [ M + ∆M ]{X }*j T La nuova pulsazione j-esima è dunque: 2 ω *j ( ) = R {X }*j Ora se si assume che { X } j * = { X } j , ossia che la forma modale conseguente alle modifiche coincida con quella relativa al sistema senza modifiche, si può scrivere: 2 ω *j {X }j T [ K + ∆K ]{X }j {X }jT [ K ]{X }j + {X }jT [∆K ]{X }j ≅ = {X }jT [ M + ∆M ]{X }j {X }j T [ M ]{X }j + {X }jT [∆M ]{X }j {X }j T [∆K ]{X }j {X }jT [ K ]{X }j 2 *2 ωj ≅ωj {X }j T [∆M ]{X }j 1+ {X }j T [ M ]{X }j 1+ ovvero: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 – 12 Parte 6 – Sistemi a N gdl Modifiche strutturali: Esempio No. 1 Come esempio di applicazione del metodo si consideri il sistema a N = 3 g.d.l. rappresentato in figura, le cui matrici massa e rigidezza sono riportate a lato: ⎡ 2m 0 0 ⎤ [ M ] = ⎢⎢ 0 m 0 ⎥⎥ ⎢⎣ 0 0 3m⎥⎦ Le soluzioni esatte sono le seguenti: ⎡ 3k [ K ] = ⎢⎢− 2k ⎢⎣ 0 − 2k 3k −k 0⎤ − k ⎥⎥ k ⎥⎦ ω1 = 0.3243 k m { X }1 = {1 1.3948 2.0378}T ω 2 = 0.8992 k m { X }2 = {1 0.6914 − 0.4849}T ω 3 = 1.9798 k m { X }3 = {1 − 2.4195 0.2249}T Impieghiamo il metodo di Rayleigh per trovare il nuovo valore ω 3 della terza pulsazione naturale se la rigidezza della seconda molla viene portata da 2k a 2.5k. * L’energia potenziale e cinetica massime del terzo modo sono rispettivamente: V3MAX = 1 {X }3T [ K ]{X }3 = 1 K 3 2 2 ; 1 2 1 2 T T3MAX = ω 3 {X }3 [ M ]{X }3 = ω 3 M 3 2 2 dove K3 e M3 sono rispettivamente la terza rigidezza modale e la terza massa modale. A seguito della modifica di rigidezza, si ha: V3MAX * = 1 {X }3T [ K + ∆K ]{X }3 2 ; Applicando il metodo di Rayleigh, risulta: 1 1 T T3MAX * = ω 3 *2 {X }3 [ M ]{X }3 = ω 3 *2 M 3 2 2 V3MAX = T3MAX e V3MAX * = T3MAX * Dividendo membro a membro si ha poi: ω 3 *2 T3 * V3 * {X }3T [ K + ∆K ]{X }3 = = = T3 V3 {X }3T [ K ]{X }3 ω32 MAX MAX o, anche: MAX MAX {X }3T [∆K ]{X }3 ω 3 *2 {X }3T [ K + ∆K ]{X }3 = = 1 + K3 K3 ω32 Ora, sostituendo i valori, la matrice rigidezza vale: ⎡ 3k [ K ] = ⎢⎢− 2k ⎢⎣ 0 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici − 2k 3k −k 0⎤ − k ⎥⎥ k ⎥⎦ ⎡ 3.5k [ K + ∆K ] = ⎢⎢− 2.5k ⎢⎣ 0 − 2.5k 3.5k −k 0 ⎤ − k ⎥⎥ k ⎥⎦ 6 – 13 Parte 6 – Sistemi a N gdl Ossia, la variazione di matrice rigidezza vale: ⎡ 0.5k [∆K ] = ⎢⎢− 0.5k ⎢⎣ 0 − 0.5k 0.5k 0 0⎤ ⎡ δ k 0⎥⎥ = ⎢⎢− δ k 0⎥⎦ ⎢⎣ 0 −δk δk 0 0⎤ 0⎥⎥ 0⎥⎦ K 3 = {X }3 [ K ]{X }3 = 31.38 k T La terza rigidezza modale K3 è: Inoltre è: {X }3T [∆K ]{X }3 = δ k ( X 13 − X 23 ) 2 = 0.5 k (1 + 2.4195) 2 Infine: ω3* = ω3 1 + {X }3T [∆K ]{X }3 K3 = 1.9798 k m 1+ 0.5 k (1 + 2.4195) 2 = 2.1563 k m 31.38 k Il valore esatto della terza pulsazione a seguito della variazione della rigidezza della seconda molla è: ω 3 *ESATTO = 2.1549 k m , ovvero si è compiuto un errore pari a 0.1%. Modifiche strutturali: Esempio No. 2 Consideriamo ora lo stesso sistema ma supponiamo di dover calcolare la terza frequenza naturale qualora la seconda massa passi al valore 1.3m. Questa volta risulta: ω 3 *2 1 = = T 2 {X }3 [ M + ∆M ]{X }3 ω3 M3 0 0 ⎤ ⎡0 0 ⎡0 ⎢ [∆M ] = ⎢0 0.3m 0⎥⎥ = ⎢⎢0 δ m ⎢⎣0 0 0⎥⎦ ⎢⎣0 0 1+ {X }3 T 1 [∆M ]{X }3 M3 0⎤ 0⎥⎥ 0⎥⎦ La terza massa modale M3 è: M 3 = {X }3 [ M ]{X }3 = 8.006 m T {X }3T [∆M ]{X }3 = δ m ( X 23 ) 2 = 0.3 m (−2.4195) 2 Inoltre è: ω3* = ω3 1+ {X }3 T 1 1 = 1.9798 k = 1.793 k m m 0.3 m (−2.4195) 2 [∆M ]{X }3 1+ 8.006 m M3 Il valore esatto della terza pulsazione a seguito della variazione della seconda massa è: ω 3 *ESATTO = 1.807 k m , ovvero si è compiuto un errore pari a −0.77%. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 – 14 Parte 6 – Sistemi a N gdl ESEMPIO – Sistema a 3 gradi di libertà: vibrazioni libere e forzate Si consideri il sistema a N = 3 g.d.l. rappresentato in figura, le cui matrici massa e rigidezza sono riportate a lato: ⎡ 2m 0 0 ⎤ [ M ] = ⎢⎢ 0 m 0 ⎥⎥ ⎢⎣ 0 0 3m⎥⎦ Le pulsazioni e i modi propri (normalizzati) sono i seguenti: La matrice modale è pertanto: ⎡ 3k [ K ] = ⎢⎢− 2k ⎢⎣ 0 − 2k 3k −k 0⎤ − k ⎥⎥ k ⎥⎦ ω1 = 0.3243 k m { X }1 = {1 1.3948 2.0378}T ω 2 = 0.8992 k m { X }2 = {1 0.6914 − 0.4849}T ω 3 = 1.9798 k m { X }3 = {1 − 2.4195 0.2249}T 1 1 ⎤ ⎡ 1 ⎢ [Φ ] = ⎢1.3948 0.6914 − 2.4195⎥⎥ ⎢⎣2.0378 − 0.4849 0.2249 ⎥⎦ Si possono ricavare le masse e le rigidezze modali: ⎧ M 1 ⎫ ⎧16.403⎫ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ diag ([Φ ]T [ M ][Φ ]) = ⎨M 2 ⎬ = ⎨ 3.183 ⎬m ⎪ M ⎪ ⎪ 8.006 ⎪ ⎩ 3⎭ ⎩ ⎭ ⎧ K1 ⎫ ⎧1.725 ⎫ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ diag ([Φ ]T [ K ][Φ ]) = ⎨ K 2 ⎬ = ⎨2.574⎬k ⎪ K ⎪ ⎪31.38⎪ ⎩ 3⎭ ⎩ ⎭ x1 (t ) = X 11 cos(ω1 t + ϕ1 ) + X 12 cos(ω2 t + ϕ 2 ) + X 13 cos(ω3 t + ϕ3 ) Il moto libero generale è: x2 (t ) = X 21 cos(ω1 t + ϕ1 ) + X 22 cos(ω2 t + ϕ 2 ) + X 23 cos(ω3 t + ϕ3 ) x3 (t ) = X 31 cos(ω1 t + ϕ1 ) + X 32 cos(ω2 t + ϕ 2 ) + X 33 cos(ω3 t + ϕ3 ) x1 (t ) = X 11 cos(ω1 t + ϕ1 ) + X 12 cos(ω2 t + ϕ 2 ) + X 13 cos(ω3 t + ϕ3 ) cioè: x2 (t ) = 1.3948 X 11 cos(ω1 t + ϕ1 ) + 0.6914 X 12 cos(ω2 t + ϕ 2 ) − 2.4195 X 13 cos(ω3 t + ϕ3 ) x3 (t ) = 2.0378 X 11 cos(ω1 t + ϕ1 ) − 0.4849 X 12 cos(ω2 t + ϕ 2 ) + 0.2249 X 13 cos(ω3 t + ϕ3 ) dove X 11 , ϕ1 , X 12 , ϕ 2 , X 13 , ϕ3 sono costanti che soddisfano le condizioni iniziali. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 – 15 Parte 6 – Sistemi a N gdl Per lo studio delle vibrazioni forzate, si consideri una forzante armonica applicata alla massa centrale: ⎧ F1 ⎫ ⎧0⎫ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ {F (t )} = ⎨ F2 ⎬ sin Ωt = ⎨ F2 ⎬ sin Ωt ⎪F ⎪ ⎪0⎪ ⎩ 3⎭ ⎩ ⎭ Il vettore delle forzanti è dunque: Ricordando che la matrice modale è: 1 1 ⎤ ⎡ 1 ⎢ [Φ ] = ⎢1.3948 0.6914 − 2.4195⎥⎥ ⎢⎣2.0378 − 0.4849 0.2249 ⎥⎦ il vettore delle forzanti modali risulta: ⎧ 1.3948 ⎫ [Φ ] {F (t )} = ⎪⎨ 0.6914 ⎪⎬F2 sin Ωt ⎪− 2.4195⎪ ⎩ ⎭ T Introducendo le coordinate modali: {q(t )} = [Φ ] {x(t )} −1 M 1 q1 + K1 q1 = 1.3948 F2 sin Ω t M 2 q1 + K 3 q1 = 0.6914 F2 sin Ω t il sistema di equazioni di equilibrio si disaccoppia: M 3 q1 + K 3 q1 = −2.4195 F2 sin Ω t 1.3948 F2 = Q1 = K1 − M 1 Ω 2 q1 (t ) = Q1 sin Ω t le cui soluzioni sono: q2 (t ) = Q2 sin Ω t q3 (t ) = Q3 sin Ω t con: 0.6914 F2 = Q2 = K2 − M 2 Ω2 − 2.4195 F2 = Q3 = K3 − M 3 Ω2 Tornando alla coordinate fisiche: essendo anche: x2 (t ) = X 2 sin Ω t 1− F2 K1 Ω2 = 0.8085 1− ω12 0.6914 1− F2 K2 Ω2 = 1− Ω2 Ω2 ω12 0.2686 1− ω2 2 − 2.4195 F2 K3 ω3 2 F2 k = F2 k Ω2 ω2 2 − 0.0711 1− Ω2 F2 k ω3 2 {x(t )} = [Φ ] {q (t )} { X } = [Φ ] {Q} x1 (t ) = X 1 sin Ω t risulta: 1.3948 con: x3 (t ) = X 3 sin Ω t Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici ⎛ ⎞ ⎜ ⎟ F2 ⎜ 0.8085 0.2686 0.0711 ⎟ + − X 1 = Q1 + Q2 + Q3 = ⎜ Ω2 Ω2 Ω2 ⎟ k ⎜⎜ 1 − 2 1 − 2 1 − 2 ⎟⎟ ω2 ω3 ⎠ ⎝ ω1 X 2 = 1.3948Q1 + 0.6914Q2 − 2.4195Q3 X 3 = 2.0378Q1 − 0.4849Q2 + 0.2249Q3 6 – 16 Parte 6 – Sistemi a N gdl Posto m = 1, k = 1, F2 = 2, le seguenti figure riportano l’andamento delle oscillazioni delle tre masse per due valori della pulsazione della forzante: Ω = 1.1 e Ω = 2.5 La seguente figura riporta (in valore assoluto) l’ampiezza delle oscillazioni delle tre masse al variare della pulsazione della forzante. In altre parole si tratta delle tre FRF tra un generico grado di libertà ed il grado di libertà in cui è applicata la forzante. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 – 17 Parte 6 – Sistemi a N gdl BIBLIOGRAFIA * E. Funaioli, A. Maggiore, U. Meneghetti, Lezioni di Meccanica applicata alle macchine, Vol. II, ed. Pàtron, Bologna. * S.S. Rao, Mechanical vibrations, Third edition, Addison Wesley Pub. Company, 1995. * D.J. Inman, Engineering Vibration, Prentice Hall, 1994. * M. Lalanne, P. Berthier, J. Der Hagopian, Mechanical Vibrations for Engineers, John Wiley and Sons, 1983. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 – 18 Parte 6 – Sistemi a N gdl APPENDICE A1 – Problema agli autovalori simmetrico. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 – 19 Parte 6 – Sistemi a N gdl APPENDICE A2 – Eccitazione in un nodo Supponiamo che il secondo modo di vibrare di un sistema a 4 gdl abbia un nodo in corrispondenza della coordinata 3 ed andiamo ad eccitare il sistema in tale nodo. E’ facile verificare che la risposta del sistema non contiene la componente relativa al secondo modo di vibrare. ⎡ ⎢ [Φ ] = ⎢ ⎢ ⎢ ⎣ X X 11 21 X 31 X 41 X X X X 12 22 0 X 42 23 X X X 33 X 34 X 43 X 44 13 14 24 ⎤ ⎥ ⎥ ⎥ ⎥ ⎦ ⎧ 0 ⎫ ⎪ 0 ⎪ ⎪ ⎪ {f}= ⎨ ⎬ ( ) f t ⎪ 3 ⎪ ⎪⎩ 0 ⎪⎭ ⎡ 0 + 0 + X 31 f 3 (t ) + 0⎤ ⎡ X 31 f 3 (t ) ⎤ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ 0 0 0 0 0 + + + ⎥=⎢ ⎥ [Φ ]T { f (t )} = ⎢ ⎢0 + 0 + X 33 f 3 (t ) + 0⎥ ⎢ X 33 f 3 (t ) ⎥ ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ ⎣0 + 0 + X 34 f 3 (t ) + 0⎦ ⎣ X 34 f 3 (t )⎦ ⎧ Q1eiω1t ⎫ ⎧ q1 ⎫ ⎪ ⎪ ⎪0⎪ 0 ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ {q} = ⎨ ⎬ = {Qeiωt } = ⎨ iω t ⎬ 3 ⎪q3 ⎪ ⎪Q3e ⎪ ⎪⎩q4 ⎪⎭ ⎪⎩Q4 eiω 4t ⎪⎭ ⎡ X11 X12 ⎢X X 22 {x} = [Φ]{q} = ⎢ 21 ⎢ X 31 0 ⎢ ⎣ X 41 X 42 X13 X14 ⎤⎧q1(t) ⎫ X 23 X 24 ⎥⎪⎪ 0 ⎪⎪ ⎥⎨ ⎬ X 33 X 34 ⎥⎪q3 (t)⎪ ⎥ X 43 X 44 ⎦⎪⎩q4 (t)⎪⎭ ⎡ X11Q1eiω1t + 0 + X13Q3eiω3t + X14Q4eiω4t ⎤ ⎢ iω3t iω1t iω4t ⎥ X Q e 0 X Q e X Q e + + + 23 3 24 4 ⎥ {x} = [Φ]{q} = ⎢ 21 1 iω t ⎢ X Q e 1 + 0 + X Q eiω3t + X Q eiω4t ⎥ 33 3 34 4 ⎢ 31 1 iω t ⎥ iω3t iω4t 1 ⎢⎣ X41Q1e + 0 + X43Q3e + X44Q4e ⎥⎦ Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 – 20 Parte 7 – Sistemi continui PARTE 7 – Sistemi continui INTRODUZIONE L’analisi di un sistema continuo (ossia a infiniti gradi di libertà) può essere vista come estrapolazione, per N tendente a infinito, dell’analisi di sistemi discreti a N gdl: il problema è quello di realizzare analiticamente questo passo formale in quanto, nel continuo, le equazioni saranno, a differenza del caso dei discreti, alle derivate parziali, poiché le grandezze che definiscono il moto del sistema in questo caso dipendono sia dal tempo t, sia dallo spazio. Tutti i sistemi reali dovrebbero, in realtà, essere studiati come continui: la soluzione rigorosa si ha però soltanto in casi particolarmente semplici: in strutture complesse la soluzione analitica, utilizzando le equazioni proprie del continuo, non è ottenibile. In tali situazioni diventa perciò indispensabile ricondursi a schemi discreti, mediante opportune metodologie: a parametri concentrati o a elementi finiti. Lo studio che verrà condotto sul continuo assume perciò un aspetto principalmente didattico, propedeutico anche alla descrizione dei metodi di discretizzazione; ci limiteremo inoltre a casi particolarmente semplici, per i quali sia possibile una trattazione analitica in forma chiusa. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7–1 Parte 7 – Sistemi continui VIBRAZIONI TRASVERSALI NELLE FUNI Detta x l’ascissa corrente lungo la fune, si introducono alcune ipotesi semplificative: * Si assume costante lungo la fune la tensione T, ottenuta precaricando assialmente la fune. * Il moto della fune avviene in un piano qualunque contenente l’asse della fune: a tale scopo si deve ritenere la fune dotata di simmetria rispetto al suo asse baricentrico Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7–2 Parte 7 – Sistemi continui Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7–3 Parte 7 – Sistemi continui Osservazione Dalla relazione ωi = iπ l T ρ si ricavano infiniti valori ωi, ognuno associato a un preciso valore assegnato al parametro intero i. È interessante notare come, in questo caso, le ωi risultino tutte multiple di una frequenza fondamentale: ω1 = π T l ρ Sostanzialmente risultano definite per il sistema vibrante, schematizzato come continuo, infinite pulsazioni proprie ωi, come estrapolazione delle N frequenze proprie dei sistemi discreti a N gdl, poiché il sistema vibrante ha infiniti gd1. A ogni pulsazione propria ωi, corrisponde un modo proprio di vibrare (ϕ ( x) )i definito dalla deformata spaziale assunta dal sistema in corrispondenza della generica ωi a esso associata: (ϕ ( x ) )i = (ϕ ( x ))ω =ω i = sin γ i x = sin ω i ρ T x = sin iπ l T ρ ρ T x = sin 2π iπ x = sin x λi l avendo definito con λi la lunghezza d’onda corrispondente al generico i-esimo modo di vibrare, intesa come distanza fra punti omologhi in periodi spaziali successivi della deformata: λi = 2l i La deformata del generico modo di vibrare è ora descritta da una funzione, nel caso analizzato di tipo sinusoidale, e non da un numero finito di termini contenuti nell’autovettore come avevamo visto nei discreti, in quanto stiamo trattando un sistema continuo ossia a infiniti gdl. Consideriamo, a esempio, la deformata del primo modo: (ϕ ( x ) )1 = sin π l x = sin 2π λ1 x Si osserva che essa ha un solo massimo (ventre o antinodo) in centro campata essendo la lunghezza d’onda λ1 del primo modo: λ1 = 2l . (ϕ ( x ) )i = sin iπ x = sin 2π x Essendo per il generico modo i-esimo di vibrare: λi l appare evidente come la deformata dell’i-esimo modo presenti “i” ventri o antinodi e “i + 1” nodi ossia punti con spostamento nullo. La precedente definizione di lunghezza d’onda λi può entrare nella scrittura della pulsazione propria del sistema: T iπ T 2π T ωi = γ i = = ρ λi ρ l ρ Osserviamo che il valore della generica pulsazione, oltre a crescere con la tensione T e a decrescere con la massa per unità di lunghezza della fune, risulta anche inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda del modo associato. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7–4 Parte 7 – Sistemi continui Studiando un sistema continuo qualunque si avranno, dunque, sempre infinite pulsazioni proprie e, corrispondentemente, infiniti modi di vibrare. Nel sistema continuo è inoltre possibile descrivere la generica deformata del moto a regime come combinazione lineare dei modi propri di vibrare. Nella figura seguente si riportano, a titolo di esempio, le prime cinque frequenze proprie e relative deformate di una fune tesata con i seguenti dati: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7–5 Parte 7 – Sistemi continui VIBRAZIONI LONGITUDINALI NELLE TRAVI Analizziamo le vibrazioni longitudinali nell’intorno della condizione di equilibrio statico in travi aventi una dimensione, quella longitudinale, preponderante rispetto alle altre. Ipotizzeremo che si tratti di travi omogenee, ossia a sezione trasversale S, rigidezza assiale ES e densità ρ costanti. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7–6 Parte 7 – Sistemi continui Esempio La seguente tabella riporta le espressioni delle pulsazioni naturali e delle forme modali per alcune condizioni di vincolo. c= E ρ U n ( x ) = (ϕ ( x ) )n Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7–7 Parte 7 – Sistemi continui Condizione di ortogonalità delle forme modali Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7–8 Parte 7 – Sistemi continui VIBRAZIONI TORSIONALI NELLE TRAVI Analizziamo le vibrazioni torsionali in travi aventi una dimensione, quella longitudinale, preponderante rispetto alle altre. Ipotizzeremo che si tratti di travi omogenee, ossia a sezione trasversale, rigidezza torsionale G Ip e densità ρ costanti. Si suppone inoltre che il centro di torsione coincida con il baricentro della trave in modo tale che la torsione si possa considerare disaccoppiata dalla flessione. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7–9 Parte 7 – Sistemi continui VIBRAZIONI FLESSIONALI NELLE TRAVI Analizziamo le piccole oscillazioni trasversali nell’intorno della condizione di equilibrio statico in una trave ipotizzando che si tratti di una trave omogenea, ossia a sezione trasversale S, rigidezza flessionale EI e densità r costanti. Si supporrà inoltre l’assenza di carichi assiali e si analizzerà il moto solo in direzione trasversale, coincidente con una direzione principale di inerzia della trave. Indichiamo con v(x, t) lo spostamento trasversale, con J(x, t) la rotazione, con M(x, t) il momento flettente, con T(x, t) il taglio, con S(x) l’area della sezione trasversale, con I(x) il momento di inerzia della sezione resistente, con γ il fattore di taglio, con E il modulo di Young, con G il modulo di elasticità tangenziale, con ρ la densità del materiale. T M M+ T+ L’equilibrio alla traslazione porta a: ¶T ( x, t ) ö ¶ 2v( x, t ) æ dx ÷ - T ( x, t ) = rS ( x)dx ç T ( x, t ) + ¶x ¶t 2 è ø Mentre l’equilibrio alla rotazione fornisce: v( x, t ) ¶M dx ¶x ¶T dx ¶x dx ¶M ( x, t ) ö ¶T ( x, t ) ù ¶ 2J ( x, t ) æ é dx ÷ - M ( x, t ) + êT ( x, t ) + dx ú dx = r I ( x) dx ç M ( x, t ) + ¶x ¶x ¶t 2 è ø ë û ¶T ( x , t ) ¶ 2v( x, t ) ¶M ( x, t ) ¶ 2J ( x, t ) ( , ) ( ) = rS ( x ) ; + T x t = r I x ¶x ¶t 2 ¶x ¶t 2 T ( x, t ) ¶ v ( x, t ) ¶J ( x, t ) = J ( x, t ) dove: M ( x, t ) = EI ( x) e ¶x g SG ¶x Semplificando: Questa è la teoria di Timoshenko. Secondo, invece, la teoria di Eulero, si possono trascurare alcuni effetti; in particolare: T ( x, t ) ¶ 2J ( x, t ) ¶ v ( x, t ) =0 rI ( x ) =0 à J ( x, t ) = 2 ¶t g SG ¶x Le equazioni di equilibrio diventano allora: ¶T ( x , t ) ¶ 2v( x, t ) ¶M ( x, t ) = rS ( x ) ; + T ( x, t ) = 0 2 ¶x ¶t ¶x ¶ 2 v( x, t ) ¶ 2 M ( x, t ) ¶2 æ ¶ 2 v( x, t ) ö ç ÷; Sostituendo la seconda nella prima si ha quindi: rS ( x ) = = EI ( x ) ¶t 2 ¶x 2 ¶x 2 çè ¶x 2 ÷ø é ¶ 2 v( x, t ) ù ( ) EI x ê ú=0 ¶x 2 û ë ¶ 2 v( x, t ) ¶ 4 v ( x, t ) + =0 rS ( x ) EI ¶t 2 ¶x 4 cioè: rS ( x ) ¶ 2 v ( x, t ) ¶ 2 + 2 ¶t 2 ¶x che, nel caso in cui E I(x) = cost, diventa: Poniamo ora: v( x, t ) = j ( x ) f (t ) , sostituendo: rS ( x)j ( x) d 2 f (t ) d 4j ( x ) + EI f ( t ) =0 dt 2 dx 4 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 10 Parte 7 – Sistemi continui 1 d 2 f (t ) EI 1 d 4j ( x ) = = cost rS j ( x ) dx 4 f (t ) dt 2 Ponendo: cost = w 2 , si ottengono le due equazioni ordinarie: - da cui: d 4j ( x) rS 2 w j ( x) = 0 dx 4 EI d 2 f (t ) + w 2 f (t ) = 0 2 dt i cui integrali sono: f (t ) = A sin wt + B cos wt j ( x) = C sin bx + D cos bx + E sinh bx + F cosh bx con: b = 4 rS 2 w EI Le pulsazioni si determinano imponendo le condizioni al contorno. Ad esempio, per la trave a mensola, incastrata in x=0 e libera all’estremo x=l, si ha: j (0) = 0 dj (l ) = 0 dx d 2v (l ) = 0 dx 2 d 3v (l ) = 0 dx 3 v(0, t ) = 0 J (0, t ) = 0 M (l , t ) = 0 T (l , t ) = 0 à ovvero: D = -F C = -E E sin b l + F cos b l + E sinh b l + F cosh bl = 0 E cos b l - F sin b l + E cosh b l + F sinh bl = 0 à D+F =0 C+E =0 - C sin b l - D cos bl + E sinh b l + F cosh b l = 0 - C cos b l + D sin b l + E cosh bl + F sinh bl = 0 Si hanno soluzioni non tutte nulle per C, D, E, F se il determinante dei coefficienti è nullo, cioè se (ricordando che sinh 2 - cosh 2 = -1 ): sin b l + sinh b l cos b l + cosh b l à cos b l + cosh b l = -2 - 2(cos b l × cosh b l ) = 0 - sin b l + sinh b l cos b l × cosh b l = -1 Questa, una volta risolta, fornisce una infinità discreta di prodotti b l da cui si ricavano le infinite pulsazioni w. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 11 Parte 7 – Sistemi continui Esempio: Trave semplicemente appoggiata Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 12 Parte 7 – Sistemi continui Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 13 Parte 7 – Sistemi continui La seguente tabella riporta i valori del prodotto βiL per le condizioni di vincolo più comuni. Wn ( x ) = (ϕ ( x ) )n Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 14 Parte 7 – Sistemi continui RIEPILOGO Si riepilogano nel seguito le espressioni dell’energia cinetica T e potenziale V per i sistemi continui studiati in precedenza. Vibrazioni longitudinali ∂ 2u ∂ 2u ρS 2 = ES 2 ∂t ∂x 2 Rigidezza L dϕ modale, ES i dx ∫ 0 K Massa modale e dx ωi 2 = = i L pulsazione 2 Mi ρSϕ dx Equazione del moto ∫ i-esima 0 Vibrazioni flessionali ∂ 2v ∂ 4v ρS 2 + EI 4 = 0 ∂t ∂x 2 ωi = 2 0 ∫ L 0 d 2ϕ EI 2 i dx K dx = i L 2 Mi ∫ ρSϕi dx 0 2 1 L ∂ϑ T = ∫ Jo dx 2 0 ∂t 1 L ∂v T = ∫ ρS dx 2 0 ∂t 2 1 L ∂ϑ V = ∫ GI p dx 2 0 ∂x 1 L ∂ 2v V = ∫ EI 2 dx 2 0 ∂x 1 L ∂u T = ∫ ρS dx 2 0 ∂t Energia cinetica Energia potenziale i Vibrazioni torsionali ∂ 2ϑ ∂ 2ϑ J o 2 = GI p 2 ∂t ∂x 2 L dϕ GI p i dx ∫ 0 K dx ωi 2 = = i L 2 Mi ∫ J oϕ i dx 1 L ∂u V = ∫ ES dx 2 0 ∂x 2 2 2 2 METODI APPROSSIMATI Metodo di Rayleigh Procedimento: - si formula una “ragionevole ipotesi” sulla deformata; - si esprimono, sulla base di tale ipotesi, l’energia cinetica e quella potenziale (di deformazione); - si scrivono le equazioni del moto (equazioni di Lagrange); - si ricavano frequenza proprie e modi di vibrare. N.B. La deformata assunta per ipotesi deve soddisfare le condizioni al contorno. Esempio di applicazione del Metodo di Rayleigh: vibrazioni flessionali trave a mensola x 2 x 3 Assumiamo come deformata ϕ ( x) = 3 − , l l x 2 x 3 per cui risulta v( x, t ) = 3 − p (t ) = ϕ ( x) p (t ) l l Sono soddisfatte le condizioni geometriche al contorno: v(0, t ) = 0 ; 2 3 dϕ ( x) x x ∂v( x, t ) = p ( t ) = 3 − ∂x dt l l p (t ) = 0 0 0 0 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 15 Parte 7 – Sistemi continui Essendo: 2 3 ∂v( x, t ) dp(t ) x x dp(t ) = ϕ ( x) = 3 − ∂t dt l l dt ∂ 2v( x, t ) d 2ϕ ( x) 6 6x p(t ) = 2 − 3 p(t ) = 2 2 dx l ∂x l risulta: 2 1 l ∂v 1 dp (t ) T = ∫ ρS dx = ρS 0 2 2 dt ∂t 2 2 1 dp (t ) 33 ∫0 ϕ ( x) dx = 2 ρS dt 35 l l 2 2 2 2 l 12 1 1 l ∂ 2v 1 2 d ϕ ( x) dx = EI p (t ) 2 3 V = ∫ EI 2 dx = EI p (t ) ∫ 2 0 0 2 2 2 l dx ∂x Se si scrive l’equazione del moto secondo Lagrange, si ha: ∂T d ∂T ∂V d ∂T 33 33 + = ρSl &p& = 0 dove: = ρSl p& dt ∂p& ∂p ∂p& dt ∂p& 35 35 33 420 EI &p& + p=0 35 33 ρSl 4 33 12 &p& + EI 3 p = 0 35 l da cui: ρSl ed infine: ω~ 2 = 420 EI 33 ρSl 4 Ricordando che il valore esatto è: ∂V 12 = EI 3 p ∂p l ω~ = 3.5675 EI l2 ρS ω= 3.5160 l2 EI ρS si ha un errore del 2% In alternativa, la prima pulsazione naturale si può ricavare anche dal principio di conservazione dell’energia meccanica: TMAX = VMAX dove : 2 TMAX = 1 dp (t ) 33 1 33 ρS l = ρS l ω~ 2 2 dt MAX 35 2 35 da cui si ha ancora: ω~ 2 = VMAX = 12 1 12 1 2 EI p (t ) MAX = EI 3 3 2 l l 2 420 EI 3.5675 EI . = 4 33 ρSl l2 ρS Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 16 Parte 7 – Sistemi continui Metodo di Rayleigh – Ritz Se la ragionevole deformata che si assume è funzione di più di un parametro, il procedimento prende il nome di metodo di Rayleigh-Ritz. Esempio di applicazione del metodo di Rayleigh – Ritz: vibrazioni flessionali trave a mensola 2 v( x, t ) = ϕ1 (t ) p1 (t ) + ϕ 2 (t ) p2 (t ) Si assuma questa volta: con: 3 x x v( x, t ) = p1 (t ) + p2 (t ) l l Essendo: 2 ∂ 2 v ( x, t ) 2 6x = 2 p1 (t ) + 3 p2 (t ) 2 ∂x l l 3 ∂v( x, t ) x x = p&1 (t ) + p& 2 (t ) ∂t l l risulta: 2 1 l ∂v 1 1 2 1 2 1 T = ∫ ρS dx = ρSl p&1 + p& 2 + p&1 p& 2 2 0 ∂t 2 7 3 5 ( 2 1 l ∂ 2v 1 EI 2 2 4 p1 + 12 p2 + 12 p1 p2 V = ∫ EI 2 dx = 3 2 0 ∂x 2 l ) Se si scrive l’equazione del moto secondo Lagrange, si ha: d ∂T ∂V + =0 dt ∂p& i ∂pi ∂T 1 1 = ρSl p&1 + p& 2 ∂p& 1 6 5 d ∂T 1 1 = ρSl &p&1 + &p&2 dt ∂p&1 6 5 ∂V EI (4 p1 + 6 p2 ) = ∂p1 l 3 ∂T 1 1 = ρSl p& 2 + p& 1 ∂p& 2 6 7 d ∂T 1 1 = ρSl &p&2 + &p&1 dt ∂p& 2 6 7 ∂V EI (12 p2 + 6 p1 ) = ∂p2 l 3 da cui: 1 ρSl 5 1 6 ω~1 = ρSl &p&1 + &p&2 + 1 5 1 6 EI (4 p1 + 6 p2 ) = 0 l3 1 6 {&p&}+ EI 4 6 {p} = {0} 1 l 3 6 12 7 3.533 EI l2 ρS ω~2 = ρSl &p&1 + 1 6 1 EI &p&2 + (6 p1 + 12 p2 ) = 0 7 l3 ed infine: 34.81 EI l2 ρS Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 17 Parte 7 – Sistemi continui Ricordando che i valori esatti sono: ω1 = 3.5160 l2 EI ρS ω2 = 22.0345 EI l2 ρS risultano rispettivamente degli errori pari a: 0.5% e 58%. Volendo ora determinare i modi di vibrare approssimati, si devono prima determinare gli autovettori {P} e poi sostituirli nell’espressione generale dei modi approssimati: P1 P2 1 P1 P2 2 {ϕ1 ( x) ϕ 2 ( x)} {ϕ1 ( x) ϕ 2 ( x)} Gli autovettori {P} risultano: P1 − 0.8221 = P2 2 1 P1 1 = P2 1 − 0.3837 e l’espressione dei modi approssimati è: 2 3 2 3 P1 x x P1 x x {ϕ1 ( x) ϕ 2 ( x)} = = − 0.3837 l P2 1 l l P2 1 l 2 3 2 3 P P {ϕ1 ( x) ϕ 2 ( x)} 1 = x x 1 = x (−0.8221) + x l P2 21 l l P2 2 l La loro forma è riportata nelle seguenti figure: 1 1 Approx Esatta 0.9 Approx Esatta 0.8 0.8 0.6 0.7 0.4 0.6 0.2 0.5 0 0.4 -0.2 0.3 -0.4 0.2 -0.6 0.1 0 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 -0.8 1 0 0.1 0.2 I modo approssimato 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 1 0.9 II modo approssimato Infine, l’equazione del moto approssimato è: v ( x, t ) = ∑ϕ ( x) p (t ) = ϕ ( x) p (t ) + ϕ ( x) p (t ) = v ( x, t ) + v ( x, t ) i =1, 2 con: i i 1 1 2 2 v1 ( x, t ) = ϕ1 ( x) P11 sin ω1t + ϕ 2 ( x) P21 sin ω1t Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 1 2 v2 ( x, t ) = ϕ1 ( x) P12 sin ω 2t + ϕ 2 ( x) P22 sin ω 2t 7 – 18 Parte 7 – Sistemi continui VIBRAZIONI FORZATE Asta soggetta a vibrazioni longitudinali forzate Equazione del moto: ∂ 2u ( x, t ) E ∂ 2u ( x, t ) = ∂t 2 ρ ∂x 2 L’integrale è: u ( x, t ) = ϕ ( x) f (t ) con: ⎛ ϕ ( x) = C sin ⎜⎜ Ω ⎝ ρ ⎞⎟ ⎛ ρ ⎞⎟ x ⎟ + D cos⎜⎜ Ω x⎟ E ⎠ E ⎝ ⎠ Le condizioni al contorno: f (t ) = A sin Ωt + B cos Ωt u (0, t ) = ϕ (0) f (t ) = 0 ; da cui risulta: ϕ (0) = D = 0 e ⎛ ∂u ⎞ ⎛ dϕ ⎞ N (l , t ) = ES ⎜ ⎟ = ES f (t )⎜ ⎟ = F sin Ωt ⎝ ∂x ⎠ x=l ⎝ dx ⎠ x=l ⎛ ρ ρ ⎞⎟ ⎛ dϕ ⎞ ES f (t )⎜ cos⎜⎜ Ω l = ⎟ = ES ( A sin Ωt + B cos Ωt ) C Ω E E ⎟⎠ ⎝ dx ⎠ x=l ⎝ ⎛ ρ ⎞⎟ cos⎜⎜ Ω l ⎟ = F sin Ωt E E ⎝ ⎠ ρ = ES (H sin Ωt + K cos Ωt ) Ω ⎛ cos⎜⎜ Ω E ⎝ ⎛ ρ cos⎜⎜ Ω ES H Ω E ⎝ ES K Ω Deve quindi essere: Si vede che H → ∞ per Ω ρ ρ E ρ ⎞⎟ → K =0 ρ ⎞⎟ → H= l =0 E ⎟⎠ l =F E ⎟⎠ l = (2i − 1) π 2 i = 1,2,... forzante coincide con una delle pulsazioni naturali del sistema: H = A⋅C con K = B ⋅C F ES Ω ⎛ ρ ⎞⎟ cos⎜⎜ Ω l E E ⎟⎠ ⎝ ρ cioè quando la pulsazione della Ω = ωi = (2i − 1) π E 2l ρ ⎛ ρ ⎞⎟ L’oscillazione alla generica ascissa x vale: u ( x, t ) = ϕ ( x) f (t ) = H sin ⎜⎜ Ω x sin Ωt = U ( x) sin Ωt E ⎟⎠ ⎝ ⎛ ρ ⎞⎟ F sin ⎜⎜ Ω x E ⎟⎠ ⎝ con U (x) ampiezza dell’oscillazione: U ( x) = ⎛ ρ ρ ⎞⎟ cos⎜⎜ Ω ES Ω l E E ⎟⎠ ⎝ La seguente figura riporta l’andamento di π⎞ ⎛ sin ⎜ Ω * ⎟ | U (l ) | ES 2⎠ ⎝ = π π⎞ Fl ⎛ Ω * cos⎜ Ω * ⎟ 2 2⎠ ⎝ Ω(2i − 1) ρ 2 in funzione del rapporto Ω* = =Ω l ωi E π Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 19 Parte 7 – Sistemi continui Vibrazioni flessionali forzate di una trave semplicemente appoggiata (iπ ) 2 l2 i-esima pulsazione ωi = i-esimo modo ϕi ( x) = sin EI ρS iπ x l v( x, t ) = ∑ vi ( x, t ) = ∑ ϕi ( x) f i (t ) Il moto vibratorio i i Energia cinetica L 1 ⎛ ∂v ⎞ T = ∑ Ti = ∑ ∫ ρS ⎜ i ⎟ dx 0 2 i ⎝ ∂t ⎠ i Energia potenziale L ⎛ ∂ 2v ⎞ 1 V = ∑ Vi = ∑ ∫ EI ⎜⎜ 2i ⎟⎟ dx 2 i 0 ⎝ ∂x ⎠ i 2 T= 1 ρ S l ∑ fi 2 (t ) 4 i V= 1 i 4π 4 EI 3 4 l 2 L M i = ∫ ρS ϕ i ( x) 2 dx = Massa Modale i-esima 0 ∑f 2 i (t ) i 1 ρSl 2 2 Ki = ∫ Rigidezza Modale i-esima L 0 ⎛ ∂ 2ϕi ( x) ⎞ i 4π 4 EI ⎟ = dx EI ⎜⎜ 2 ⎟ 2l 3 ⎝ ∂x ⎠ La k-esima equazione di Lagrange (ce ne sono infinite) è Con Qk = F sin Ωt ⋅ ∂ v(l / 2, t ) = ∂ fk Quindi ∂ v(l / 2, t ) ∂f k ∂ ∑ vi (l / 2, t ) i ∂ fk = ∂ ∑ ϕi (l / 2) f i (t ) i Qk = F sin Ωt ⋅ sin ∂ fk d ⎛ ∂T ⎜ dt ⎝ ∂fk = ϕ k (l / 2) = sin kπ ⎧⎪ 0 =⎨ k −1 2 ⎪ F sin Ωt ⋅ (−1) 2 ⎩ ⎞ ∂T ∂V + = Qk ⎟− f f ∂ ∂ k k ⎠ kπ 2 k pari k dispari Si ottengono infinite equazioni disaccoppiate. L’equazione generica è 1 k 4π 4 1 ⎪⎧0 k −1 ρ S l fk (t ) + EI 3 f k (t ) = ⎨ 2 l 2 ⎪⎩ F sin Ωt ⋅ (−1) 2 k = 2,4,6,... k = 1,3,5,... Introducendo le masse e le rigidezze modali risulta ⎧⎪0 k −1 M k fk (t ) + K k f k (t ) = ⎨ ⎪⎩ F sin Ωt ⋅ (−1) 2 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici k = 2,4,6,... k = 1,3,5,... 7 – 20 Parte 7 – Sistemi continui I modi pari non risultano eccitati. Al contrario, per quelli dispari, l’integrale particolare è: F k −1 k −1 3 2 − 2 ( 1 ) l Kk 2 − Ω = ( 1 ) sin F sin Ωt f k (t ) = t 2 π 4 k 4 EI ⎛ Ω ⎞ 2 ⎛Ω⎞ 1 − ⎜⎜ ⎟⎟ 1 − ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ ωk ⎠ ⎝ ωk ⎠ In conclusione, la risposta è: k −1 3 (−1) 2 ⎛ kπx ⎞ ⎛ kπx ⎞ 2l v( x, t ) = ∑ ϕ k ( x) f k (t ) = ∑ sin ⎜ F sin Ωt ⎟ f k (t ) = ∑ sin ⎜ ⎟ 4 4 2 ⎝ l ⎠ ⎝ l ⎠ π k EI k =1, 3, 5,... k =1, 3, 5 ,... k =1, 3, 5 ,... ⎛Ω⎞ 1 − ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ ωk ⎠ Che si può scrivere anche come: v( x, t ) = V ( x) sin Ωt k −1 Con 2l 3 V ( x) = F 4 π EI ⎛ kπx ⎞ 1 (−1) 2 sin ∑ ⎜⎝ l ⎟⎠ k 4 ⎛ 2 k =1, 3, 5,... Ω⎞ 1 − ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ ωk ⎠ La seguente figura riporta, in scala logaritmica, l’andamento di in funzione del rapporto Ω* = ωk Ω = (kπ ) 2 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Ω 1 EI l 2 ρS V (l / 2) EI Fl 3 7 – 21 Parte 7 – Sistemi continui BIBLIOGRAFIA * S.S. Rao, Mechanical vibrations, Third edition, Addison Wesley Pub. Company, 1995. * M. Lalanne, P. Berthier, J. Der Hagopian, Mechanical Vibrations for Engineers, John Wiley and Sons, 1983. * W.T. Thomson, Vibration Theory and Applications, Prentice Hall, 1965. * G. Diana, F. Cheli, Dinamica e Vibrazione dei Sistemi, vol. I, ed. Utet, Torino, 1993. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 22 Parte 7 – Sistemi continui APPENDICE A1 – Condizioni al contorno ed iniziali per la corda tesa Equazione del moto e sua soluzione ∂ 2 y ( x, t ) T ∂ 2 y ( x, t ) = ∂t 2 ρ ∂x 2 y ( x, t ) = ϕ ( x) f (t ) f (t ) = A sin ωt + B cos ωt γ2 = ϕ ( x) = C sin γx + D cos γx Soluzione generale: ρ T ω2 = ∞ ∞ i =1 i =1 d 2 f (t ) + ω 2 f (t ) = 0 dt 2 d 2ϕ ( x) ρ 2 + ω ϕ ( x) = 0 dx 2 T ω2 c2 y ( x, t ) = ∑ ϕi ( x) f i (t ) = ∑ (Ci sin γ i x + Di cos γ i x )( Ai sin ωi t + Bi cos ωi t ) (A1) (A2) (A3) Condizioni al contorno Caso 1: Estremi fissi y (0, t ) = ϕ (0) f (t ) = 0 y (l , t ) = ϕ (l ) f (t ) = 0 Æ Æ ϕ (0) = 0 ϕ (l ) = 0 Caso 2: Estremo scorrevole ed estremo fisso ∂y (0, t ) =0 ∂x y (l , t ) = ϕ (l ) f (t ) = 0 T Æ Æ dϕ (0) =0 dx ϕ (l ) = 0 Caso 3: Estremo fisso ed estremo collegato ad una molla y (0, t ) = ϕ (0) f (t ) = 0 ∂y (l , t ) T − k y (l , t ) = 0 ∂x Æ Æ ϕ (0) = 0 dϕ (l ) T ∂x Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici − k ϕ (l ) = 0 7 – 23 Parte 7 – Sistemi continui Condizioni iniziali con condizioni al contorno del Caso 1 (estremi fissi): Imponendo le condizioni al contorno nella (A3) si ha: ∞ y (0, t ) = ∑ (Di )( Ai sin ωi t + Bi cos ωi t ) = 0 i =1 ∞ Æ iπ l ∞ ∞ iπ ⎛ y ( x, t ) = ∑ ϕi ( x) f i (t ) = ∑ ⎜ Ci sin l i =1 i =1 ⎝ y (l , t ) = ∑ (Ci sin γ i l )( Ai sin ωi t + Bi cos ωi t ) = 0 i =1 Quindi la (A3) diventa: Di = 0 Æ γi = ωi = c ; iπ l ⎞ x ⎟( Ai sin ωi t + Bi cos ωi t ) ⎠ ∞ ⎛ iπ ⎞ ⎡ ⎛ iπ ⎞ ⎛ iπ ⎞ ⎤ y ( x, t ) = ∑ sin ⎜ x ⎟ ⎢ Ei sin ⎜ ct ⎟ + Fi cos⎜ ct ⎟⎥ ⎝ l ⎠⎣ ⎝ l ⎠ ⎝ l ⎠⎦ i =1 Fi = Ci Bi dove: Ei = Ci Ai ovvero: (A4) iπ ∂y ( x, t ) ∞ iπ ⎛ iπ ⎞ ⎡ ⎛ iπ ⎞ ⎛ iπ ⎞ ⎤ = ∑ sin ⎜ x ⎟ ⎢ Ei c cos⎜ ct ⎟ − Fi c sin ⎜ ct ⎟⎥ l ∂t l ⎝ l ⎠⎣ ⎝ l ⎠ ⎝ l ⎠⎦ i =1 Inoltre si ha: (i=1,2,...) Imponiamo ora le condizioni iniziali: ∞ ⎛ iπ ⎞ y ( x,0) = ∑ Fi sin ⎜ x ⎟ ⎝ l ⎠ i =1 ∞ iπ ⎛ ∂y ( x, t ) ⎞ ⎛ iπ ⎞ ⎜ ⎟ = ∑ Ei c sin ⎜ x ⎟ l ⎝ ∂t ⎠t =0 i=1 ⎝ l ⎠ (A5) (A6) (A7) Ricordando ora che una arbitraria funzione g(x) della variabile indipendente x compresa nell’intervallo [0, l] può essere sviluppata in serie di Fourier nel seno secondo la: ∞ g ( x) = ∑ Gi sin i =1 iπ x l con Gi = 2 l iπ x g ( x) sin dx ∫ 0 l l i coefficienti Fi e Ei che compaiono nelle (A6) e (A7) possono essere scritti come: Fi = 2 l ⎛ iπ y ( x,0) sin⎜ ∫ l 0 ⎝ l ⎞ x ⎟dx ⎠ Ei = 2 ⎛ ∂y ( x, t ) ⎞ ⎛ iπ sin ⎜ ⎟ 0 ∂t ⎠t =0 ⎝ l l ⎜ iπ c ∫ ⎝ ⎞ x ⎟dx ⎠ (A8) Assumiamo ora che all’istante iniziale la velocità sia nulla. Dalla (A7) risulta Ei = 0 e la (A4) diventa: ∞ ⎛ iπ ⎞ ⎤ ⎛ iπ ⎞ ⎡ y ( x, t ) = ∑ sin ⎜ x ⎟ ⎢ Fi cos⎜ ct ⎟⎥ ⎝ l ⎠⎣ ⎝ l ⎠⎦ i =1 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 24 Parte 7 – Sistemi continui Esempio 1 Supponiamo di afferrare la fune in mezzeria (vedi deformata di figura) e di rilasciarla. La deformata iniziale è esprimibile attraverso le: ⎧ 2hx ⎪ l y ( x,0) = ⎨ 2hx ⎪2 h − l ⎩ Sostituendo la (A9) nella prima delle (A8) si ottiene: 2 l / 2 2h 2 l ⎛ 2h ⎞ ⎛ iπ ⎛ iπ ⎞ Fi = ∫ x sin ⎜ x ⎟dx + ∫ ⎜ 2h − x ⎟ sin ⎜ l 0 l l l/2 ⎝ l ⎠ ⎝ l ⎝ l ⎠ ⎧ ⎡ 2h l 2 ⎪⎢ ⎛⎜ ⎞⎟ sin ⎛⎜ iπ x ⎞⎟ − 2h l x cos⎛⎜ iπ ⎝ l ⎠ l iπ ⎝ l 2 ⎪⎪⎣⎢ l ⎝ iπ ⎠ = ⎨ 2 l⎪ ⎡ 2hl ⎛ iπ ⎞ 2h ⎛ l ⎞ ⎛ iπ cos⎜ x ⎟ − ⎜ ⎟ sin ⎜ ⎪+ ⎢ − ⎝ l ⎠ l ⎝ iπ ⎠ ⎝ l ⎪⎩ ⎢⎣ iπ 2 2 ⎡ 4h ⎛ l ⎞ ⎛ iπ ⎞⎤ ⎡ 8h ⎛ iπ = ⎢ ⎜ ⎟ sin ⎜ ⎟⎥ = ⎢ 2 2 sin ⎜ l ⎢⎣ l ⎝ iπ ⎠ ⎝ 2 ⎠⎥⎦ ⎣ i π ⎝ 2 (A9) ⎫ ⎪ ⎪⎪ = l ⎬ ⎞ 2h ⎛ iπ ⎞ ⎤ ⎪ x⎟ + x cos⎜ x ⎟⎥ ⎪ ⎠ iπ ⎝ l ⎠⎥⎦ l / 2 ⎪⎭ l/2 ⎞⎤ x ⎟⎥ + ⎠⎦⎥ 0 ⎞⎤ ⎟⎥ ⎠⎦ 8h iπ iπ ⎧⎪ 2 2 sin Fi = 2 2 sin = ⎨i π 2 2 ⎪ iπ 0 ⎩ Per i dispari si può scrivere anche: l/2 ≤ x ≤ l ⎞ x ⎟dx = ⎠ i = dispari 8h In definitiva: 0 ≤ x ≤ l/2 Fi = 8h iπ 2 2 (−1) ( i−1) / 2 i = pari i = 1, 3, 5, ... In conclusione, vengono eccitate solo le armoniche dispari. ⎛ iπ ⎞ ⎡ ⎛ iπ ⎞ ⎤ y ( x, t ) = ∑ sin⎜ x ⎟ ⎢ Fi cos⎜ ct ⎟⎥ = ⎝ l ⎠⎣ ⎝ l ⎠⎦ i =1 ⎤ 8h ⎡ ⎛ π ⎞ ⎛ π ⎞ 1 ⎛ 3π ⎞ ⎛ 3π ⎞ 1 ⎛ 5π ⎞ ⎛ 5π ⎞ x ⎟ cos⎜ ct ⎟ + sin⎜ x ⎟ cos⎜ ct ⎟ − ...⎥ = 2 ⎢sin⎜ x ⎟ cos⎜ ct ⎟ − sin ⎜ π ⎣ ⎝ l ⎠ ⎝ l ⎠ 9 ⎝ l ⎠ ⎝ l ⎠ 25 ⎝ l ⎠ ⎝ l ⎠ ⎦ ∞ Per le prime armoniche (i = 1, 3, 5, ...) risulta: La seguente figura rappresenta la deformata della fune ad un istante generico (linea grossa) ottenuta considerando solo la prima (°), la terza (*) e la quinta (+) armonica. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 7 – 25 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale PARTE 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale LA CATENA DI MISURA Le misure di vibrazioni possono essere effettuate con mezzi e fini diversi. Ad esempio: • per vedere se un sistema meccanico rispetta le norme di sicurezza o di igiene del lavoro, se ne rileva il livello di vibrazione; • per dimensionare le sospensioni di una macchina, si esegue la misura delle azioni eccitatrici che nascono nella macchina stessa; • se si vuole trovare un adeguato modello matematico del sistema meccanico vibrante, si effettua la misura della sua risposta ad una eccitazione nota. La strumentazione per rilevare le vibrazioni comprende almeno un trasduttore, un amplificatore ed un indicatore. La catena di misura più completa è costituita da: • trasduttore • pre-amplificatore • condizionatore di segnale • convertitore analogico - digitale • analizzatore di segnale • altri dispositivi (visualizzatore, stampante, plotter, …) In pratica è spesso presente anche un registratore magnetico (ora sostituito spesso dalla memoria del calcolatore), che può essere situato prima o dopo il condizionatore di segnale ed è sempre presente un convertitore analogico–digitale. Il trasduttore ha in uscita un segnale elettrico (in pratica una tensione) proporzionale alla grandezza meccanica da rilevare. Spesso il trasduttore è un accelerometro, per cui in uscita si ha una tensione proporzionale all’accelerazione. L’amplificatore amplifica l’ampiezza del segnale proveniente dall’accelerometro, che è debolissimo. Il segnale viene poi trattato dal condizionatore di segnale che compie alcune eventuali operazioni, come il filtraggio, una ulteriore amplificazione, l’integrazione nel tempo, e così via. Il filtraggio si intende in frequenza: il segnale in entrata ha un certo spettro di frequenza, il filtro permette il passaggio solo di certe componenti. Un filtro passa–basso, ad esempio, permette il passaggio delle sole componenti a frequenza più bassa: il risultato del filtraggio è allora il segnale iniziale, in cui sono state eliminate le componenti alle frequenze più alte. L’integrazione permette il passaggio dall’accelerazione alla velocità e/o dalla velocità allo spostamento. Registratore Trasduttore Amplificatore Plotter Stampante Condizionatore di segnale Convertitore A/D Analizzatore ... Fig. 8.1 – Catena di misura Il convertitore analogico digitale (A/D) è uno strumento a rigore non indispensabile, ma usualmente presente perché permette di trattare il segnale con un calcolatore: il segnale proveniente dal trasduttore è un segnale "analogico" continuo, il cui andamento è analogo a quello della grandezza misurata; il Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8–1 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale convertitore A/D rileva il valore istantaneo del segnale a intervalli regolari di tempo, trasformandolo in un insieme discreto di numeri (segnale “digitale”). In questo modo in uscita si hanno dei numeri che possono essere gestiti ed elaborati da un calcolatore. L’analizzatore di segnale è infatti un computer, dotato di software adatto per elaborare il segnale. Un altro strumento non indispensabile ma molto utile è il registratore magnetico, che permette di conservare i dati sperimentali. ANALISI IN FREQUENZA Serie di Fourier Come è noto, una funzione x(t) periodica di periodo T si può rappresentare mediante la serie di Fourier: x(t ) = X 0 + X 1 cos(2π f1t + ϕ1 ) + X 2 cos(2π 2 f1t + ϕ 2 ) + ... + X 1 cos(2π nf1t + ϕ n ) , ovvero: ∞ x(t ) = X 0 + ∑ X n cos(2π nf1t + ϕ n ) n =1 dove: f1 X0 Xn ϕn è la frequenza fondamentale (frequenza dell’armonica fondamentale, che ha ampiezza X1) è il valore medio di x(t) è l’ampiezza della n–esima armonica, di frequenza nf1 è la fase della n–esima armonica Abbiamo riportato la notazione più usata, cioè quella solo in coseno ma, naturalmente, si può trovarla anche solo in seno o in seno e coseno. Se si ha una funzione periodica, effettuarne l’analisi di Fourier significa ricavare le ampiezze Xn e le fasi ϕn. Si può pensare di compiere l’analisi di Fourier con un filtro che abbia la caratteristica di lasciar passare solo le componenti comprese tra una certa frequenza f* e la f* più un certo incremento. Ricordiamo che il filtro è un circuito elettronico (dato che il segnale è elettrico). In figura è rappresentato un filtro ideale; in realtà è presente una certa dispersione. Rapporto uscita/ingresso f* Frequenza Fig. 8.2 – Filtro ideale Trasformata di Fourier Per una funzione x(t) non periodica, con la condizione che l’integrale da –∞ a +∞ del valore assoluto di x(t) sia una quantità finita, al posto della serie si definisce la Trasformata di Fourier: ∞ X ( f ) = F{x (t )} = ∫ x (t ) e − i 2π f t dt 0 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8–2 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale La trasformata di Fourier è una funzione complessa, per cui si rappresenta con la parte reale e la parte immaginaria: X ( f ) = ℜ[ X ( f )] + i ℑ[ X ( f )] X ( f ) = X ( f ) e iΦ ( f ) oppure mediante modulo e fase: in cui: X ( f ) = ℜ[ X ( f )]2 + ℑ[ X ( f )]2 tg[Φ ( f )] = ℑ[ X ( f )] ℜ[ X ( f )] La X(f) si rappresenta graficamente mediante gli andamenti della parte reale e di quella immaginaria, o di ampiezza e fase in funzione della frequenza. In realtà, però, il segnale che si ha a disposizione non permette, a rigore, di calcolare la trasformata di Fourier. Infatti ciò che si possiede è un segnale rilevato da un certo istante iniziale fino ad un tempo T* finito. Le conseguenze sono che: T • • X ( f ) = F{x (t )} = lim ∫ x (t ) e −i 2π f t dt T →∞ può non esistere 0 se si elabora questo segnale calcolandone la trasformata di Fourier, è come se si considerasse il segnale “prolungato” da –∞ a +∞ prima e dopo l’intervallo di acquisizione T*. Cioè, è come se il segnale si ripetesse periodicamente, con periodo T*, per t da –∞ a +∞. Si deve perciò calcolare in realtà: X ( f , T *) = F{x (t )} = T* ∫ x(t ) e − i 2π f t dt 0 chiamata Trasformata Finita di Fourier. In questo modo la funzione che si considera non è più non periodica, ma “periodica” di periodo T*, definita da –∞ a +∞. Se si riportano le ampiezze in funzione delle frequenze, si ottiene uno spettro discontinuo, appunto per il fatto che la funzione viene trattata come periodica di periodo T*. Lo spettro ha una risoluzione (distanza tra due linee contigue): ∆f=1/T* È importante sottolineare che la frequenza ∆f non è (in generale) una frequenza del segnale, ma dipende solo dal tempo di acquisizione T*. Non è detto che tale frequenza, o qualcuno dei suoi multipli, siano effettivamente presenti nel segnale. Supponiamo, ad esempio, di avere una struttura che vibra: essa avrà una certa frequenza fI del primo modo, fII del secondo modo e così via. Se si rileva il segnale mettendo il trasduttore sulla struttura, tali frequenze saranno presenti nel segnale. Se si rileva il segnale per un tempo T*, nello spettro compaiono componenti alle frequenze pari ad un multiplo intero della frequenza fondamentale ∆f=1/T*. Di regola succederà che fI e fII non siano dei multipli di ∆f: nello spettro si trova allora solo un “addensamento” attorno a tali valori. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8–3 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale In corrispondenza delle componenti fI e fII, che non si ritrovano perché hanno una frequenza che non esiste sullo spettro discreto, compaiono allora delle componenti a frequenze vicine (vedi figura 8.3), la cui energia totale coincide con quella delle componenti fI e fII. Questo fenomeno è detto leakage (dispersione): poiché si rileva la funzione in un tempo T* finito, cioè guardando il segnale attraverso una finestra rettangolare, le frequenze effettivamente presenti si “disperdono” nelle frequenze prossime ad esse, ma sempre multiple di ∆f=1/T*. 600 500 X (f) 400 300 200 100 0 0 0 .5 1 1.5 F reque nza 2 2.5 3 Fig. 8.3 – Dispersione Per diminuire la dispersione si utilizzano finestre di forma diversa; uno dei tipi più usati è la finestra Hanning, che ha la proprietà di annullare il segnale all’inizio e alla fine dell’acquisizione, per cui si elimina la discontinuità che altrimenti si avrebbe all’inizio del periodo. Utilizzando le finestre si ottengono degli spettri più vicini alla realtà rispetto alla finestra rettangolare, che dà spettri più dispersi. CAMPIONAMENTO È possibile analizzare il segnale con un computer se è presente nella catena di misura un convertitore A/D che lo trasformi in una serie di numeri. L’operazione viene chiamata campionamento: ad intervalli regolari di tempo il convertitore legge il valore istantaneo del segnale. 2 1.5 1 x(t) 0.5 0 -0.5 -1 -1.5 -2 0 2 4 6 8 10 Tem po Fig. 8.4 – Campionamento Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8–4 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale All’uscita dal convertitore A/D non si ha più un segnale continuo ma un segnale discreto. L’intervallo di tempo ∆tc tra due acquisizioni successive è detto intervallo di campionamento; il suo inverso fc = 1/ ∆tc è detto frequenza di campionamento. Il campionamento permette un’analisi del segnale veloce e sofisticata, ma occorre che la fc sia adeguata per non alterare il segnale. ALIASING Supponiamo che il segnale sia sinusoidale: effettuandone il campionamento con una fc troppo bassa, il segnale viene interpretato come un segnale a frequenza più bassa. Qualsiasi analisi successiva dà allora risultati errati, perché è fatta su un segnale diverso da quello effettivo. Questo fenomeno è detto aliasing (alterazione). Per evitare l’aliasing deve essere soddisfatto il Teorema di Shannon o del campionamento, secondo il quale deve essere: f c ≥ 2 f max essendo fmax la più alta frequenza contenuta nel segnale. Dato che non si conosce a priori il contenuto in frequenza del segnale da analizzare, affinché sia soddisfatta tale condizione bisogna usare un filtro antialiasing (AA), che è un filtro passa-basso che lascia passare solo le componenti con frequenza inferiore alla frequenza massima di interesse fmax. La frequenza di campionamento dovrà essere non inferiore a 2 fmax. Solitamente si assume fc = 2.5 fmax. T * = N ⋅ ∆t c = N Valgono le seguenti relazioni: 1 1 = f c ∆f in cui: ∆f fc T* ∆tc N è la risoluzione dello spettro è la frequenza di campionamento, che in pratica vale 2.5 volte la massima frequenza di interesse è il tempo di acquisizione è l’intervallo di campionamento è il numero di campioni In Appendice A1 è riportato un esempio di scelta dei parametri di acquisizione. TRASFORMATA DISCRETA DI FOURIER Ritornando all’analisi di Fourier, nel caso di un segnale campionato si parla di trasformata discreta di Fourier (DFT), perché l’analisi viene effettuata su una funzione discreta (segnale campionato): N −1 X ( k ∆f ) = ∆t c ∑ x n e −i 2π k n N n =0 dove: xn X(k ∆f) N k è il generico valore n–esimo di x(t), cioè x(t) = x(n ∆tc) rappresenta il termine k-esimo dello spettro di x(t) è il numero di campioni, cioè il numero di valori di x(t) rilevati a intervalli regolari ∆tc è l’ordine dell’armonica, che va da 0 a (N-1)/2. Se il numero di campioni elaborati è una potenza di 2, il calcolo viene effettuato con algoritmi chiamati FFT (Fast Fourier Transform), che velocizzano l’operazione (sono da 100 a 200 più veloci della procedura normale) e consentono di avere la trasformata di Fourier in tempo reale. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8–5 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale INTRODUZIONE ALL’ANALISI MODALE SPERIMENTALE L’analisi modale è un procedimento sperimentale per l’identificazione dei sistemi mediante la determinazione di: • FREQUENZE PROPRIE • SMORZAMENTI • MODI DI VIBRARE L’analisi modale viene usualmente eseguita per mezzo della FUNZIONE RISPOSTA IN FREQUENZA. L’analisi modale è impiegata soprattutto per • VALIDARE MODELLI A PARAMETRI CONCENTRATI O AD ELEMENTI FINITI • EFFETTUARE MODIFICHE STRUTTURALI • …………… Le ipotesi fondamentali alla base dell’analisi modale sono: • SISTEMA LINEARE • SISTEMA TEMPOINVARIANTE • SISTEMA OSSERVABILE FUNZIONE DI TRASFERIMENTO E FUNZIONE RISPOSTA IN FREQUENZA Consideriamo un sistema ideale ossia quel sistema che ha parametri costanti ed è lineare tra due punti di interesse chiaramente definiti, detti ingresso o punto di eccitazione e uscita o punto di risposta. Un sistema ha parametri costanti se tutte le proprietà fondamentali del sistema sono invarianti rispetto al tempo. Un sistema si dice lineare se le caratteristiche della risposta sono additive ed omogenee. Il termine additivo significa che l’uscita corrispondente alla somma di più ingressi è uguale alla somma delle uscite prodotte da ciascun ingresso individualmente. Il termine omogeneo significa che l’uscita prodotta da un ingresso moltiplicato per una costante è uguale alla costante per l’uscita prodotta dal solo ingresso. L’ipotesi relativa alla costanza dei parametri è ragionevolmente valida per molti sistemi fisici. L’ipotesi di linearità per i sistemi reali è, in qualche modo, più critica. Tutti i sistemi fisici manifestano caratteristiche di risposta non lineari in condizioni di eccitazione estreme. Ciononostante, per molti sistemi fisici è lecito assumere l’ipotesi di linearità, almeno per campi di valori limitati dell’ingresso, senza commettere errori significativi. Un sistema può essere identificato con l’uscita che corrisponde ad una determinata entrata. Nel caso di sistemi meccanici è più comune parlare di eccitazione e di risposta: Ingresso Sistema Uscita Eccitazione f(t) Risposta Sistema x(t) Le caratteristiche di un sistema lineare a parametri costanti possono essere descritte dalla funzione risposta all’impulso unitario h(τ), che viene definita come la risposta del sistema in dato istante t ad un impulso unitario applicato all’istante t –τ . L’utilità della funzione risposta all’impulso unitario deriva dal fatto che la risposta x(t) di un sistema ad un ingresso arbitrario f(t) è data dall’integrale di convoluzione: x (t ) = ∞ ∫ f (τ ) h(t − τ ) dτ −∞ Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8–6 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale Un sistema lineare a parametri costanti può anche essere caratterizzato dalla funzione di trasferimento H(s) , che è definita come la trasformata di Laplace della h(τ ) : ∞ H ( s ) = ∫ h (τ )e − sτ dτ s = σ + jω . 0 Le caratteristiche dinamiche del sistema possono essere descritte anche dalla funzione risposta in frequenza H(ω) (FRF), che è definita come la trasformata di Fourier della h (τ ) : ∞ H (ω ) = ∫ h (τ )e − jωτ dτ 0 La funzione risposta in frequenza è semplicemente un caso particolare della funzione di trasferimento dove, nell’esponente s = σ + jω si ha σ = 0. Per sistemi fisici la funzione risposta in frequenza può sostituire la funzione di trasferimento senza alcuna perdita di informazione. Una importante proprietà della funzione risposta in frequenza dei sistemi lineari a parametri costanti può essere evidenziata operando la trasformata di Fourier su entrambi i membri dell’integrale di convoluzione: X (ω ) = ∫ +∞ −∞ =∫ +∞ =∫ +∞ =∫ +∞ =∫ +∞ −∞ −∞ −∞ −∞ +∞ ∞ −∞ −∞ x(t )e − jωt dt = ∫ ( ∫ f (τ ) h(t − τ )dτ )e− jωt dt = +∞ f (τ ) ( ∫ h(t − τ )e − jωt dt ) dτ = −∞ +∞ f (τ ) ( ∫ h(η )e − jω (τ +η ) dη ) dτ = −∞ +∞ f (τ ) ( ∫ h(η )e − jωη dη ) e − jωτ dτ = −∞ f (τ ) ( H (ω )) e − jωτ dτ = = H (ω ) ∫ +∞ −∞ f (τ )e − jωτ dτ = H (ω ) F (ω ) dove X(ω) e F(ω) sono, rispettivamente, le trasformate di Fourier dell’uscita e dell’ingresso. Come si vede, nel dominio delle frequenze l’integrale di convoluzione si riduce ad una semplice espressione algebrica. f(t) x(t) h(t) F(ω) H(ω) X(ω) La FRF di un sistema è dunque il rapporto fra le trasformate di Fourier (FT) della risposta e dell’eccitazione: H (ω ) = X (ω ) F (ω ) In appendice A2 è riportato un esempio di funzione di trasferimento e di FRF per un sistema ad un gdl. Nella pratica, per diminuire gli errori di misura, si impiegano degli stimatori della FRF effettuando la media di più misure (vedi Appendice A3). Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8–7 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale RILIEVO SPERIMENTALE DELLA FRF Teoricamente, per rilevare la FRF Hlm di una struttura, occorre: * eccitare la struttura nel punto l con una forza sinusoidale di ampiezza e frequenza nota; * rilevare la vibrazione della struttura nel punto m; * valutare il modulo Hlm della FRF come rapporto del modulo della risposta diviso quello della forzante, e la fase ϕlm come differenza fra la fase della risposta e quella della forzante; * ripetere l’operazione facendo variare ogni volta il valore della frequenza della forzante. La risposta può essere costituita dallo spostamento, dalla velocità o dall’accelerazione rilevati nel punto m. In realtà, non occorre eseguire l’operazione per ogni singola frequenza. Basta eccitare nel punto l con una eccitazione che abbia adeguato contenuto in frequenza in tutto il campo che interessa: rilevate sperimentalmente l’eccitazione e la risposta, se ne calcolano le trasformate di Fourier e si calcola poi il rapporto di tali trasformate, che è la FRF cercata. INGRESSO Forza USCITA Accelerazione Velocità Spostamento Definizioni FRF Inertanza Mobilità Ricettanza 1/FRF Massa apparente Impedenza Rigidezza dinamica SISTEMI A N GRADI DI LIBERTÀ E SISTEMI CONTINUI Sistemi a N gdl Un sistema con N gradi di libertà si può studiare come se fosse costituito da N sistemi con un singolo gdl. Ad ogni modo corrispondono: * una pulsazione propria * uno smorzamento modale * una forma modale Se in un punto del sistema con N gdl si applica una forzante sinusoidale f (t ) = F0 cos ωt , tutto il sistema vibra con pulsazione ω; le ampiezze (e le fasi) delle risposte dipendono da ω; si hanno N condizioni di risonanza. La risposta del sistema viene descritta mediante funzioni risposta in frequenza (FRF): H ij = risposta in " i" eccitazione in " j" La FRF presenta N picchi di risonanza. La FRF del sistema è la “somma” delle FRF dei singoli modi propri. Sistemi continui Un sistema continuo ha infiniti gradi di libertà e infiniti modi propri, cioè infinite pulsazioni proprie e infinite forme modali. Però, le pulsazioni proprie sono distinte e costituiscono pertanto una infinità discreta; inoltre al di sopra di una certa frequenza, i modi di vibrare non hanno più senso fisico e, comunque, non vengono mai eccitati. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8–8 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale Quando ad un sistema continuo si applica una forzante armonica: * il sistema vibra con la stessa pulsazione della forzante, * tutti i punti si muovono in fase fra loro ma con un certo sfasamento rispetto alla forzante. Se siamo interessati al comportamento del sistema fino ad una certa pulsazione ωm, è sufficiente che teniamo conto solo dei modi propri - siano N - con pulsazione non superiore ad ωm. Il moto libero generale è dato dalla somma dei primi N modi propri. Anche la risposta del sistema ad una forzante di pulsazione inferiore ad ωm è dato dalla somma delle risposte degli N sistemi ad un solo gdl, corrispondenti ai primi N modi propri. Un sistema continuo può essere modellato con un sistema discreto, con un numero finito di gdl, ad esempio: * con un modello modale (MM), * con un modello a parametri concentrati (PC), * con un modello a elementi finiti (EF). Il modello modale è costituito da tanti sistemi ad un solo gdl quanti sono i modi che si vogliono mettere in conto. Il modello modale rappresenta bene il sistema per frequenze inferiori alla massima presente nel modello, cioè a quella del modo più alto. FONDAMENTI ANALITICI DELL’ANALISI MODALE Per effettuare l’analisi modale, si sceglie sulla struttura in esame un certo numero di punti, tali da definire adeguatamente la geometria della struttura e le sue forme modali. Si eccita in un punto e si rilevano le risposte negli altri punti; oppure si rileva la risposta in un punto e si eccita in corrispondenza degli altri punti. L’eccitazione ed il rilievo vengono effettuati in un intervallo ωmin ÷ ωmax (di solito è ωmin ≈ 0): gli N modi rilevati sono tutti e solo quelli interni a tale intervallo. Siano nm i punti scelti sulla struttura e a questi si facciano corrispondere altrettanti gradi di libertà. Scriviamo l’equazione del moto di un sistema a nm gdl: [M]{x} + [K]{x} = { f (t )} Eccitando nel punto corrispondente al grado di libertà k: { f (t )} = {0, 0, ..., Fk , 0...,0}T ⋅ e iωt {x} = [Φ ]⋅ {q} e introducendo le coordinate modali: dove la matrice modale è in generale rettangolare, (nm ×N), si ottiene: [M]⋅ [Φ ]⋅ {q}+ [K]⋅ [Φ ]⋅ {q} = { f (t )} e premoltiplicando per [Φ]T: [M]p {q}+ [K]p ⋅ {q} = [Φ]T ⋅ { f (t )} Se si normalizzano gli autovettori rispetto alla matrice massa, la generica r-esima equazione è: qr + ω r 2 ⋅ qr = X kr ⋅ Fk ⋅ e iωt Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8–9 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale qr = Qr × e iwt Scritta la soluzione nella forma: - w 2Qr e iwt + w r 2Qr e iwt = X kr × Fk × e iwt si ha: X kr × Fk iwt ×e . w r2 - w 2 ed infine: qr = Si ottiene pertanto: xl (t ) = å X lr qr = å N N r =1 a lk (w ) = Si può scrivere: Qr = da cui: r =1 X lr × X kr × Fk iwt ×e w r2 - w 2 od anche: X kr × Fk wr 2 -w 2 xl (t ) = X l (w ) e iwt X l (w ) N X lr × X kr =å 2 2 Fk r =1 w r - w che rappresenta il rapporto tra la vibrazione della coordinata l e la forza impressa alla coordinata k in funzione della pulsazione. Se il sistema è smorzato, l’equazione del moto assume la forma: [M]{&x&} + [C]{x&} + [K]{x} = { f (t )} Se lo smorzamento è proporzionale, tutto il procedimento svolto per il sistema non smorzato può venire ripetuto; si perviene così alla seguente espressione: N xl (t ) = å ( X lr × X kr × Fk 2 r =1 w r ) - w + i × (2z r ww r ) 2 E si può scrivere: a lk (w ) = xl (t ) = X l (w ) e iwt .e iwt X lr × X kr X l (w ) N =å 2 2 Fk + i × (2z rww r ) r =1 w r - w ( ) ESTRAZIONE DELLE FORME MODALI: METODO DEL SISTEMA AD UN SOLO GDL (METODO SDOF) L’espressione del generico alk(w) mostra che esso è funzione di w, e che per ogni valore di w è somma di termini relativi a tutti gli N modi di vibrare del sistema. Mettendo in evidenza il contributo di un particolare modo s-esimo, scriviamo l’espressione di alk nella forma: a lk (w ) = ( w s2 X ls × X ks -w 2 N X ×X lr kr )+ i × (2z sww s ) r=1å(r ¹s ) (w r2 - w 2 )+ i × (2z rww r ) + Nell’ipotesi (non sempre accettabile) che quando w = ws i contributi degli altri modi siano trascurabili rispetto a quelli del modo s-esimo, possiamo scrivere: a lk (w ) = X ls × X ks 2iz sw s2 e successivamente X : ks Ponendo k = l, si ricava X : ls X ks = Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 2z sw s2 × a lk (w ) X ls X ls = w s 2z s × a ll (w s ) cioè le forme modali. 8 – 10 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale SCHEMA DEL PROCEDIMENTO 1. Si scelgono i vincoli della struttura: se possibile, si preferiscono di solito vincoli molto cedevoli, a cui corrispondono moti di corpo rigido a frequenze molto basse, che non interferiscono con i modi di vibrare della struttura. 2. Si scelgono i punti (e quindi i corrispondenti nm gradi di libertà) sulla struttura. 3. Si eccita in un punto (ad es. con uno shaker elettrodinamico) e si rilevano (ad es. con accelerometri) le risposte negli altri punti; oppure si rileva la risposta in un punto (ad es. con un accelerometro) e si eccita (ad es. con un martello strumentato) in corrispondenza di tutti gli altri punti. 4. L’eccitazione ed il rilievo vengono effettuati in un intervallo ωmin ÷ ωmax (di solito è ωmin ≈ 0): i modi rilevati sono tutti e solo quelli interni a tale intervallo. 5. Si trovano così nm FRF. 6. Su ciascuna delle FRF così ottenute sono presenti N picchi, corrispondenti alle N pulsazioni proprie comprese nell’intervallo ωmin ÷ ωmax considerato, salvo l’eventuale presenza di nodi: se un gdl l cade in corrispondenza di un nodo del modo s, nella relativa FRF il picco in corrispondenza di ωs non compare. 7. Si possono così ricavare, con la semplice osservazione dei picchi di risonanza (“peak picking”), le N pulsazioni proprie del sistema nell’intervallo di interesse. 8. Nell’intorno di ogni pulsazione naturale ωs, trattando il sistema come se fosse ad un solo gdl, si ricava il coefficiente di smorzamento ζs (per esempio con il metodo della banda di mezza potenza). 9. Con il metodo del sistema ad un solo grado di libertà (SDOF), si ricavano infine X X ls = ω s 2ζ s ⋅ α ll (ω s ) X ks = 2ζ sω s2 ⋅ α lk (ω ) ls eX : ks X ls È opportuno mettere bene in evidenza che: * il numero di modi che si prendono in considerazione dipende solo dal campo di frequenza; * il numero e la posizione dei punti di rilievo vanno scelti in modo da rappresentare in modo accurato e corretto le forme modali della struttura. Esempio La figura illustra sommariamente l’attrezzatura ed il procedimento: la mensola viene eccitata nel punto 1, gli accelerometri A1, A2, A3 rilevano le risposte nei punti 1 , 2, 3 e l’analizzatore di segnale calcola le tre FRF H11, H21, H31. I picchi delle FRF individuano le frequenze proprie. L’acutezza delle FRF in corrispondenza di ciascuna frequenza propria permette di valutare il corrispondente smorzamento. Le ampiezze e le fasi delle tre FRF in corrispondenza di ciascuna frequenza propria permettono di determinare la corrispondente forma modale. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8 – 11 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale BIBLIOGRAFIA * S.S. Rao, Mechanical vibrations, Third edition, Addison Wesley Pub. Company, 1995. * D.J. Inman, Engineering Vibration, Prentice Hall, 1994. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8 – 12 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale APPENDICE A1 – Scelta dei Parametri di acquisizione Individuata la frequenza di interesse (futile) si sceglie la FREQUENZA DI CAMPIONAMENTO. Per evitare il fenomeno dell’aliasing deve essere: fcamp ≥ 2 futile (teorema di Shannon) Nella pratica: fcamp ≥ 2.5 futile (per tener conto dell’imperfezione del filtro anti-aliasing) ∆f = 1/T* T* = PERIODO DI ACQUISIZIONE La RISOLUZIONE dello spettro è pari a: ∆f = distanza tra due linee spettrali Se ∆f risulta “piccolo” si parla di elevata RISOLUZIONE dello spettro. Scelte la frequenza di campionamento e la risoluzione, il NUMERO DI CAMPIONI risulta: N = T* / ∆t ∆t = 1 / fcamp ∆t = TEMPO DI CAMPIONAMENTO N = T* fcamp Generalmente il numero N di campioni deve essere potenza di 2 (per poter usare l’algoritmo veloce FFT). Esempio Si vogliano rilevare le frequenze proprie di un sistema libero-libero nel range 0-3000 Hz. Da uno studio preliminare (eseguito utilizzando, per esempio, il metodo degli elementi finiti) tali frequenze risultano essere le seguenti: f1 = 800 Hz f2 = 1300 Hz f3 = 1500 Hz f4 = 2300 Hz f5 = 2315 Hz f6 = 2800 Hz Fissiamo innanzitutto la frequenza di campionamento. Per evitare il fenomeno dell’aliasing deve essere: fcamp ≥ 2.5 futile futile = 3000 Hz ==> fcamp ≥ 2.5 * 3000 = 7500 Hz La distanza tra due linee spettrali adiacenti della Trasformata Finita di Fourier è pari a: ∆f = 1/T* T* = periodo di acquisizione Dal momento che la quarta e la quinta frequenza differiscono tra loro di 15 Hz, è necessario che la risoluzione dello spettro sia piuttosto alta (∆f sufficientemente piccolo). Imponiamo che sia: ∆f = 2 Hz ==> T* = 1/∆f = 0.5 s A questo punto calcoliamo il numero di campioni che sono contenuti in 0.5 secondi: N = T* / ∆t ∆t = 1/fcamp N = T* fcamp = 3750 Perché possa essere eseguita la FFT (Fast Fourier Transform) il numero N di campioni deve necessariamente essere potenza di 2. Scegliamo quindi il primo numero potenza di 2 superiore a 3750: N = 4096 A questo punto abbiamo due possibilità: Manteniamo la risoluzione Numero di campioni Durata dell’acquisizione Frequenza di campionamento fcamp = N / T = 8192 Hz Frequenza utile futile = fcamp / 2.5 = 3276.8 Hz ∆f = 2 Hz N = 4096 T* = 0.5 s Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Manteniamo la frequenza di campionamento fcamp = 7500 Hz Numero di campioni N = 4096 Durata dell’acquisizione T* = N / fcamp = 0.546 s Risoluzione dello spettro ∆f = 1 / T* = 1.831 Hz Frequenza utile futile = fcamp / 2.5 = 3000 Hz 8 – 13 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale APPENDICE A2 – Funzione Risposta in Frequenza e Funzione di Trasferimento Equazione del moto mx + cx + kx = f (t ) Modello del sistema: F(t) Forzante armonica mx + cx + kx = F0 cos ωt m x(t) c Risposta a regime x = X 0 cos(ωt −ψ ) k Introducendo la Trasformata di Laplace, l’equazione del moto delle vibrazioni forzate si scrive: L{mx + cx + kx} = L{ f (t )} (ms 2 o anche, posto: X ( s ) = L{x(t )} e F ( s ) = L{ f (t )} ) + cs + k X ( s ) = F ( s ) + [ms x(0) + mx (0) + cx(0)] ovvero, se le condizioni iniziali sono tutte nulle: X ( s) = H ( s) F ( s) 1 H ( s) = 2 ms + cs + k (ms 2 ) + cs + k X ( s ) = F ( s ) Si scrive anche: dove: è la funzione di trasferimento del sistema. Nella pratica, si impiega la Trasformata di Fourier, il che significa che in luogo della variabile s = σ + iω si usa la variabile iω. Pertanto in luogo della funzione di trasferimento si introduce la funzione risposta in frequenza (FRF): 1 H (iω ) = = 2 − mω + icω + k 1 1− k ω ω + i 2ζ 2 ωn ωn 2 dove: ωn = k m ζ= c c = 2 km 2mω n La funzione risposta in frequenza può venire misurata sperimentalmente. Trattandosi di una funzione complessa, si rappresenta con parte reale e parte immaginaria oppure con modulo e fase. ⎛ ω ⎞ ⎜ 2ζ ⎟ 1 cω ⎞ ωn ⎟ ⎛ ⎜ k H (iω ) = = arctan⎜ − H (iω ) = arctan⎜ − 2 ⎟ 2 2 ω2 ⎟ − k m ω ⎝ ⎠ 2 ⎛ ⎞ ⎞ ⎛ − 1 ⎜⎜ ⎟ ⎜1 − ω 2 ⎟ + ⎜ 2ζ ω ⎟ ωn 2 ⎟⎠ ⎝ ⎜ ω ⎟ ⎜ ω ⎟ n ⎠ ⎝ n ⎠ ⎝ Valgono infine le seguenti: X0 1 = 2 2 F0 k ⎛ ω2 ⎞ ⎛ ⎞ ω ⎜1 − ⎟ + ⎜ 2ζ ⎟ ⎜ ω 2⎟ ⎜ ω ⎟ n ⎝ ⎠ n ⎠ ⎝ Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici ω ωn tgψ = ω2 1− 2 ωn 2ζ 8 – 14 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale APPENDICE A3 – Stima sperimentale della FRF AUTOCORRELAZIONE (AUTOCORRELATION) L’autocorrelazione Rxx (τ) di una funzione x(t) indica quanto la funzione stessa è correlata con sé stessa. La definizione è: T /2 1 Rxx (τ ) = lim x (t ) x(t + τ )dt T →∞ T ∫ −T / 2 L’autocorrelazione di una funzione periodica è periodica. L’autocorrelazione di una funzione casuale tende a zero per τ ≠ 0. La trasformata di Fourier di Rxx(τ) è detta densità di potenza spettrale (PSD) o densità di autospettro (ASD) e si indica di solito con Sxx(ω): S xx (ω ) = F{Rxx (τ )} La funzione Sxx(ω) è legata alla trasformata di Fourier di x(t) dalla relazione: S xx (ω ) = X * (ω ) X (ω ) = X (ω ) dove il simbolo * indica il complesso coniugato. 2 La funzione Sxx(ω) è reale e contiene le informazioni sulle frequenze presenti in x(t), ma non quelle sulle fasi. 1 N Per diminuire gli errori di misura, si effettua la media di più misure: S xx (ω ) = ∑ X k * (ω ) X k (ω ) N k =1 CORRELAZIONE INCROCIATA (CROSS-CORRELATION) La correlazione incrociata Rxy (τ) di due funzioni x(t), y(t) indica quanto le due funzioni sono correlate fra loro. La definizione è: T /2 1 x(t ) y (t + τ )dt T →∞ T ∫ −T / 2 Rxy (τ ) = lim La trasformata di Fourier di Rxy(τ) è detta densità di spettro incrociato (CSD) e si indica di solito con Sxy(ω): S xy (ω ) = F{Rxy (τ )} La funzione Sxx(ω) è legata alle trasformate di Fourier di x(t) e di y(t) dalla relazione: S xy (ω ) = X * (ω )Y (ω ) La funzione Sxx(ω) è una funzione complessa e contiene informazioni sulle frequenze e sulle fasi; inoltre risulta: S xy (ω ) = S xy * (ω ) Per diminuire gli errori di misura, si effettua la media di più misure: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici S xy (ω ) = 1 N ∑ X k * (ω )Yk (ω ) N k =1 8 – 15 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale STIMA DELLA FRF Se f(t) è l’eccitazione e x(t) è la risposta del sistema, la FRF si definisce come rapporto delle loro trasformate di Fourier: H (ω ) = X (ω ) F (ω ) Per diminuire gli errori di misura, si impiegano degli stimatori della FRF effettuando la media di più misure. Stimatore H1: H (ω ) = F * (ω ) X (ω ) S fx (ω ) = = H 1 (ω ) F * (ω ) F (ω ) S ff (ω ) Lo stimatore H1 riduce gli effetti dei disturbi all’uscita. Stimatore H2: H (ω ) = X * (ω ) X (ω ) S xx (ω ) = = H 2 (ω ) X * (ω ) F (ω ) S xf (ω ) Lo stimatore H2 riduce gli effetti dei disturbi all’ingresso. In assenza di errori di misura, sarebbe H1(ω) = H2(ω) = H(ω). Per giudicare l’attendibilità della misura si può usare la funzione coerenza γ2 che indica quanto la risposta è coerente con l’eccitazione: 2 S fx (ω ) H (ω ) γ (ω ) = 1 = ; H 2 (ω ) S ff (ω )S xx (ω ) 2 risulta: 0 ≤ γ 2 ≤ 1 . Se γ2 < 0.75, i risultati sono poco attendibili, cioè il rapporto segnale/rumore è basso. Altre cause che danno luogo a bassi valori della coerenza sono le seguenti: * sono presenti altre eccitazioni che però non vengono misurate * il sistema presenta delle non linearità Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8 – 16 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale APPENDICE A4 – Prova sperimentale no.1 Si vogliono misurare le frequenze naturali di un tratto di tubo a sezione circolare. Una prima indagine con il metodo degli elementi finiti ha portato al risultato sintetizzato nella tabella seguente. Modo Modo Frequenza naturale [Hz] 1454 1813 4085 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8 – 17 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale Modo Modo Frequenza naturale [Hz] 4630 7770 8370 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8 – 18 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale Autospettro della risposta ad una eccitazione impulsiva Fcamp = 25600 Hz N = 1024 70 60 50 40 dB 30 20 10 0 -10 -20 0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 Frequency [Hz] 7000 8000 9000 10000 2000 3000 4000 5000 6000 Frequency [Hz] 7000 8000 9000 10000 Fcamp = 25600 Hz N = 8192 60 40 20 dB 0 -20 -40 -60 -80 0 1000 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8 – 19 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale Autospettro della risposta ad una eccitazione impulsiva Fcamp = 5120 Hz N = 1024 40 20 dB 0 -20 -40 -60 -80 1000 1100 1200 1300 1500 1600 1400 Frequency [Hz] 1700 1800 1900 2000 1100 1200 1300 1500 1600 1400 Frequency [Hz] 1700 1800 1900 2000 Fcamp = 5120 Hz N = 8192 40 20 0 dB -20 -40 -60 -80 -100 -120 1000 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8 – 20 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale APPENDICE A5 – Prova sperimentale no.2 Misura delle frequenze naturali di una struttura “ad elle” in acciaio. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 600 Hz 1465 Hz 755 Hz 2070 Hz 8 – 21 Parte 8 – Misura di vibrazioni e Analisi Modale Sperimentale APPENDICE A6 – Prova sperimentale no.3 Prove con shaker elettrodinamico su lamina in alluminio. I V IV III II Dimensioni: Larghezza = 34 mm Spessore = 1 mm Lunghezza = 245 mm Materiale: Alluminio Æ E = 7.1e10 N/m2 ρ = 2770 kg/m3 Preventivamente, le frequenze possono essere calcolate con la teoria delle vibrazioni dei sistemi continui. Dalla teoria delle vibrazioni flessionali di una trave, nel caso di condizioni al contorno “incastro-libero”, risulta l’equazione: cos β l + cosh β l + 1 = 0 dove: β i = 4 ρSωi 2 EI (i=1,2,...) Risolvendo l’equazione nel termine βl si determinano le pulsazioni naturali: i 1 2 3 4 5 6 7 8 βi l ωi [rad/s] 1.875104069 4.694091133 7.854757438 10.99554073 14.13716839 17.27875953 20.42035225 23.56194490 85.61 536.50 1502.21 2943.74 4866.22 7269.28 10152.97 13517.26 fi [Hz] 13.63 85.39 239.08 468.51 774.48 1156.94 1615.89 2151.34 ωi = EI ( β i l ) 2 ρS l 2 IV modo della trave a mensola In alternativa, le si possono valutare tramite una semplice analisi FEM. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 8 – 22 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati PARTE 9 – Modellazione a Parametri Concentrati ASTA SOGGETTA A VIBRAZIONI ASSIALI Primo modello m/3 m/3 0 0 m / 3 [M ] = 0 m/3 0 0 0 m / 6 m/6 2k [ K ] = − k 0 −k 2k −k 0 − k k 6 −3 0 k [ A] = [ M ]−1[ K ] = − 3 6 − 3 m 0 − 6 6 Autovalori Pulsazioni calcolate Pulsazioni esatte Errore % k m 1.553 E L ρ k m 4.243 E L ρ k m 5.796 E L ρ 1.571 E L ρ 4.712 E L ρ 7.854 L −1.14 −9.97 0.80385 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 11.196 E ρ −26.21 9–1 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati Secondo modello m/3 0 0 m / 3 [M ] = 0 m/3 0 0 0 m / 3 m/3 m/3 3k [ K ] = − k 0 −k 2k −k 0 − k k 9 −3 0 k [ A] = [ M ]−1[ K ] = − 3 6 − 3 m 0 − 3 3 Autovalori Pulsazioni calcolate Pulsazioni esatte Errore % k m 1.553 E L ρ k m 4.243 E L ρ k m 5.796 E L ρ 1.571 E L ρ 4.712 E L ρ 7.854 L −1.14 −9.97 0.80385 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 11.196 E ρ −26.21 9–2 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati Terzo modello m/3 m/3 0 0 m / 3 [M ] = 0 m/3 0 0 0 m / 3 m/3 2k [ K ] = − k 0 −k 2k −k 0 − k k 6 −3 0 k [ A] = [ M ]−1[ K ] = − 3 6 − 3 m 0 − 3 3 Autovalori Pulsazioni calcolate Pulsazioni esatte Errore % k m 1.335 E L ρ k m 3.741 E L ρ k m 5.406 E L ρ 1.571 E L ρ 4.712 E L ρ 7.854 L −15.00 −20.61 0.5942 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4.665 9.741 E ρ −31.17 9–3 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati Primo modello con N gdl m/N m/N m/N m/2N k= m N 0 [ M ] = ... ... 0 0 2k − k ... ... [ K ] = 0 0 ... 0 ... 0 ... 0 m 2 N 0 ... ... m 0 ... N 0 ... 0 ... ... NES L −k 0 ... 2k −k 0 −k ... −k 0 −k 2k ... 0 −k 0 ... 0 − k k 2 − 1 0 ... 0 − 1 2 − 1 0 ... Nk −1 0 − 1 ... − 1 0 [ A] = [ M ] [ K ] = m ... 0 1 2 1 − − 0 ... 0 − 2 1 Pulsazioni esatte ( 2i − 1)π ωi = 2L E ρ Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici i (2i − 1)π 2 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1.5708 4.7124 7.8540 10.9956 14.1372 17.2788 20.4204 23.5619 26.7035 29.8451 Pulsazioni modello con N=10 *L 1.5692 4.6689 7.6537 10.4500 12.9890 15.2081 17.0528 18.4776 19.4474 19.9383 ρ E Errore % −0.10 −0.92 −2.55 −4.96 −8.12 −11.98 −16.49 −21.58 −27.17 −33.19 9–4 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati TRAVE SU DUE APPOGGI SOGGETTA A VIBRAZIONI TRASVERSALI P y(x) x b a=L-b L/4 L/4 L/4 m/4 L/4 m/4 m/4 E = 2.1 × 1011 N/m2 L = 12 m Dati: m = 226.4 kg I = 7.2 × 10 -7 m4 per x ≤ a l’equazione della linea elastica è: y ( x) = il generico termine della matrice cedevolezza [D] vale: ( P bx 2 l − b2 − x2 6 EI l δ ij = [ y ( x)]P =1 = ) ( 1 b j xi 2 l − b j 2 − xi 2 6 EI l ) Risultati modello con 3 masse D= 0.134 × 10–3 0.164 × 10–3 0.104 × 10–3 K = D–1 = 0.164 × 10–3 0.238 × 10–3 0.164 × 10–3 55200 –52800 21600 Pulsazioni calcolate [rad/s] Pulsazioni esatte [rad/s] Errore % –52800 76800 –52800 6.134 6.136 −0.031 0.104 × 10–3 0.164 × 10–3 0.134 × 10–3 21600 –52800 55200 [m/N] [N/m] 24.365 24.543 −0.726 51.732 55.221 −6.320 Risultati modello con 4 masse Pulsazioni calcolate [rad/s] Pulsazioni esatte [rad/s] Errore % Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6.135 6.136 −0.012 24.482 24.543 −0.248 54.197 55.221 −1.856 89.246 98.172 −9.092 9–5 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati ESEMPIO DI MODELLAZIONE A PARAMETRI CONCENTRATI: AEREO Per studiare le vibrazioni verticali di un aereo e delle sue ali si può utilizzare il modella a tre gdl di figura. Le masse sono quelle della fusoliera e delle ali più i motori, le rigidezze sono quelle delle ali. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 9–6 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati MODELLO A DUE GDL DI UN AUTOVEICOLO Per studiare i moti di saltellamento e di beccheggio di un autoveicolo si può utilizzare il modello a due gdl di figura. Dati: Massa Momento di inerzia Distanza delle sospensioni dal baricentro Costanti elastiche delle molle Costanti degli ammortizzatori m = 4000 kg I = 2560 kg m2 l2 = 1.4 m l1 = 0.9 m k1 = k2 = 20000 N/m c1 = c2 = 2000 Ns/m c) Introduzione dei dati numerici 0.9698 0.2439 [Φ ] = − 0.2439 0.9698 e) Matrici principali (diagonali): [M ] P = [Φ ]T [ I ][Φ ] = [ I ] 0 9.2141 ~ [ K ] P = [Φ ]T [ K ][Φ ] = 22.4265 0 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 0 0.9214 ~ [C ]P = [Φ]T [C ][Φ ] = 2.2426 0 9–7 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati f) Fattori di smorzamento modali e pulsazioni smorzate: Risulta: z1 = 0.152 z2 = 0.237 w s1 = 3.00 rad /s Risposta ad un momento impulsivo Si consideri come eccitazione un momento impulsivo: q1 (t ) = - 0.0048 M 0 -z 1w1t e sin(w s1 t ) m p1w s1 j) Coordinate fisiche: zi = c pi 2 m pi w i w si = wi 1 - z i 2 w s2 = 4.60 rad/s M (t ) = M 0 d ( t ) q2 (t ) = 0.0192 M 0 -z 2w 2t e sin(w s 2 t ) m p2 w s 2 ì x(t ) ü ì q1 (t ) ü -1 í ý = M 2 [Φ]í ý îJ (t ) þ îq 2 (t ) þ Le due figure seguenti mostrano la risposta del sistema per M0=1. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 9–8 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati Caso disaccoppiato Si osservi ora la struttura delle matrici C e K: é m 0ù [M ] = ê ú ë0 Iû é k +k [K ] = ê 1 2 ë- k1l1 + k 2 l2 - k1l1 + k 2l 2 ù k1l1 2 + k 2l 2 2 úû é c +c [C ] = ê 1 2 ë- c1l1 + c2l 2 - c1l1 + c2l2 ù c1l1 2 + c2l2 2 úû Si ha che se – k1 l1+ k2 l2=0, e, analogamente, – c1 l1+ c2 l2=0, le matrici K e C risultano diagonali. In tal caso le equazioni del moto sono disaccoppiate nelle coordinate fisiche. In pratica significa che se si applica, ad esempio, una coppia, non si ha traslazione lungo l’asse x e, viceversa, se si applica una forza lungo x non si hanno rotazioni. Poiché nei dati è k1=k2, e c1=c2, si ha che tale condizione è soddisfatta quando l1=l2: l1=l2 = l à ék + k [K ] = ê 1 2 ë 0 éc + c [C ] = ê 1 2 ë 0 0 ù 2ú k1l + k 2 l û 2 0 ù 2ú c1l + c 2 l û 2 Se, ad esempio, si assume l1=l2 = 1.15 m, risulta (le seguenti matrici sono normalizzate dividendo i termini sulla diagonale per gli elementi della diagonale di [M]): é1 0ù [M ]P = ê ú ë0 1 û { f (t )}P 0 ù é10.000 [K ]P = ê 20.664úû ë 0 0 ù é1.000 [C ]P = ê 2.066úû ë 0 0 ì 0 ü ì ü =í ý / diag [M ] = í ý îM 0d (t ) þ îM 0 d (t ) / 2560þ Pulsazioni naturali: Fattori di smorzamento modali: Pulsazioni del sistema smorzato: w n1 = 3.1623 rad /s z1 = 0.1581 w s1 = 3.1225 rad /s w n2 = 4.5458 rad/s z2 = 0.2273 w s2 = 4.4268 rad/s Le due figure seguenti mostrano la risposta del sistema per M0=1. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 9–9 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati MODELLO A TRE GDL DI UNA PRESSA Per studiare le vibrazioni di una pressa si considera il modello a tre gdl di figura. Dati: Masse Rigidezze m1 = 400 kg k1 = 3 × 106 N/m m2 = 2000 kg k2 = 8 × 105 N/m m3 = 8000 kg k3 = 8 × 106 N/m Costanti degli ammortizzatori: si adotta l’ipotesi di smorzamento proporzionale. [C] = α [M] + β [K] con α = 1, β = 0.004. Matrici massa e rigidezza: m1 0 [M ] = 0 m2 0 0 0 0 m3 k1 [ K ] = − k1 0 Autovalori ed autovettori con il metodo della matrice simmetrica: ~ Dagli autovalori di K si ricavano le pulsazioni naturali 17.036 rad/s ~ Autovettori di K (modi propri) Matrici principali (diagonali): Φ= 33.759 rad/s − k1 k1 + k 2 − k2 − k 2 k 2 + k 3 0 −1 −1 ~ K = M 2 *K *M 2 95.237 rad/s 0.4116 – 0.1021 0.9056 0.8848 – 0.1935 – 0.4239 0.2185 0.9758 0.0106 [M ] P = [Φ ]T [ I ][Φ ] = [ I ] 0 0 290.2 ~ [ K ] P = [Φ ]T [ K ][Φ ] = 0 1139.7 0 0 0 9070.1 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 0 0 2.161 ~ [C ] P = [Φ ]T [C ][Φ ] = 0 5.559 0 0 0 37.280 9 – 10 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati I fattori di smorzamento modali e pulsazioni smorzate risultano: ζ1 = 0.0634 ω s1 = 17.00 rad /s ζ2 = 0.0823 ω s2 = 33.64 rad/s ζ3 = 0.1957 ω s3 = 93.40 rad/s Si consideri come eccitazione una forza impulsiva: F (t ) = 1000 δ (t ) La forzante modale vale: [Φ ] [ M ] T −1 2 1000δ (t ) − 20.5805 0 = − 5.1026 δ (t ) 45.2814 0 q!!1 + 2.161 q!1 + 290 .2 q1 = −20.5805 δ (t ) q!!2 + 5.559 q! 2 + 1139 .7 q 2 = −5.1026 δ (t ) q!!3 + 37.280 q! 3 + 9070.1 q3 = 45.2814 δ (t ) Le equazioni del moto sono: q1 (t ) = −1.2105 e −1.0804 t sin(17.00 t ) Gli integrali: q2 (t ) = −0.1517 e −2.7793 t sin(33.64 t ) q3 (t ) = +0.4848 e −18.6402 t sin(93.40 t ) x1 (t ) q1 (t ) −1 2 x 2 (t ) = [ M ] [Φ ]q 2 (t ) x (t ) q (t ) 3 3 Le coordinate fisiche: La figura mostra il grafico del moto della massa m1 ed del moto relativo tra le masse m1 ed m2, rispettivamente. Coordinata X1 [mm] Coordinata X1-X2 [mm] 30 25 20 20 15 10 10 5 0 0 -10 -5 -20 0 1 2 3 4 Time [s] Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5 -10 0 1 2 3 4 5 Time [s] 9 – 11 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati MODELLAZIONE A PARAMETRI CONCENTRATI DI MECCANISMI " Perché studiare il comportamento dinamico di un meccanismo ? # Un meccanismo, in linea teorica, deve seguire una determinata legge di moto. # Nella realtà esiste uno scostamento tra il moto effettivo e la legge di moto teorica del cedente. # Il meccanismo vibra con oscillazioni che si sovrappongono al moto di corpo rigido. # Possono aversi picchi di accelerazione indesiderati ai quali sono associate elevate forze di inerzia e fenomeni dinamici che: $ producono elevate sollecitazioni e possibili guasti $ peggiorano la qualità del prodotto $ producono vibrazioni e rumore Modellazione a Parametri Concentrati FLYWHEEL Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 2 3 " Esempio CAM MECHANISM CAMSHAFT AXIS 3 Accelerazione teorica CAM FOLLOWER AXIS The ore tica l 4 1 5 0 ROCKER AXIS 0.05 0.1 Time [s ] Ra ROCKER MOTOR Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici tangential accelerometer Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 9 – 12 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati Experime nta l - 160 rpm 0 0.1 0.2 Time [s ] Rilievi sperimentali a diverse velocità di funzionamento 0.3 Accelerazione teorica Expe rime nta l - 240 rpm The ore tical Experime ntal - 320 rpm 0 0.05 0.1 0.15 Time [s ] 0.2 Expe rime nta l - 400 rpm 0 0.05 0.1 Time [s ] 0 0.05 0.1 Time [s ] 0.15 0 Modellazione a Parametri Concentrati 0.05 0.1 Time [s ] Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 5 " Osservazioni # I fenomeni dinamici risultano più intensi con l’aumentare della velocità della macchina e possono risultare inaccettabili per macchine di elevate prestazioni (velocità, precisione). # Occorre individuare le cause che danno origine agli effetti dinamici indesiderati, al fine di ridurli entro limiti accettabili per le specifiche funzionali della macchina. # A questo scopo, è particolarmente utile l'impiego di modelli atti a simulare adeguatamente l'effettivo comportamento dinamico dei meccanismi; infatti risulta possibile: $ individuare i parametri costruttivi critici per il comportamento dinamico $ verificare gli effetti della modifica di tali parametri a livello di simulazione Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 9 – 13 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Il 'dilemma' della modellazione # Cosa includere nel modello fisico per renderlo sufficientemente preciso ? # Come mantenerlo semplice per rendere possibile e ragionevolmente rapida la soluzione del corrispondente modello matematico con gli strumenti di calcolo a disposizione ? Quale è il “MIGLIOR MODELLO” ? Il miglior modello è sempre il più semplice modello che risponde agli scopi e ai criteri che lo studio si propone. Il passaggio dal sistema reale al modello fisico comporta necessariamente delle approssimazioni consapevolmente accettate, che consistono principalmente nel trascurare tutto quanto provoca effetti piccoli sul comportamento del sistema. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 " Modellare i meccanismi # Il modello fisico per lo studio del comportamento vibratorio di un meccanismo è necessariamente più complesso di quello impiegato per l'analisi cinematica o per l'analisi dinamica di corpo rigido, nelle quali si fanno le seguenti approssimazioni: $ membri perfettamente rigidi $ assenza di gioco nelle coppie cinematiche # I meccanismi sono composti da membri elastici che si deformano sotto l'azione delle forze trasmesse e delle forze di inerzia. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 11 9 – 14 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Modellare i meccanismi # Trascurare tale deformabilità (cedevolezza) elastica è possibile solo se $ le forze trasmesse sono piccole $ velocità ed accelerazioni sono ridotte. # Un meccanismo progettato “cinematicamente” può non essere in grado di svolgere correttamente la propria funzione se fatto operare ad alte velocità. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 12 " Modellare i meccanismi # Per macchine automatiche di elevate prestazioni, l'attenzione va rivolta all'analisi CINETO-ELASTO-DINAMICA dei meccanismi, che permette di simulare adeguatamente l'effettivo comportamento dinamico e vibratorio. # In tale analisi si tiene sempre conto di: $ cedevolezza elastica dei membri $ proprietà inerziali dei membri # Diverse indagini hanno inoltre mostrato che il comportamento vibratorio è influenzato in modo determinante da: $ giochi nelle coppie cinematiche $ attriti $ variabilità dei parametri con la configurazione del meccanismo Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 14 9 – 15 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Cedevolezza elastica e proprietà inerziali # Sono messe in conto correttamente se il modello è in grado di riprodurre i primi modi di vibrare di ciascuno membro (spesso è sufficiente tenere conto del primo modo), le cui frequenze proprie cadono nel campo di frequenza di effettivo interesse. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 15 " Giochi # Durante il moto possono aversi perdite di contatto tra due membri: $ il sistema si modifica (non linearità !) $ si hanno urti che eccitano vibrazioni # I giochi sono destinati ad aumentare per usura: $ occorre tenerne conto per prevedere l'evoluzione temporale del comportamento del meccanismo in conseguenza dell'usura. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 16 9 – 16 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Attriti # Non possono essere trascurati (determinano lo smorzamento delle vibrazioni libere e influenzano l'ampiezza delle vibrazioni forzate). # Le resistenze passive : $ smorzamento strutturale $ resistenza di fluidi $ attriti nelle coppie cinematiche $ .................... possono essere spesso modellate in maniera 'globale' con resistenze viscose equivalenti. # A volte è necessario modellare alcune azioni dissipative in maniera specifica, in particolare nel caso di attrito secco (di tipo Coulombiano): ciò introduce non linearità. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 17 " Variabilità dei parametri # Spesso è necessario considerare i valori numerici di alcuni parametri del modello come variabili (non linearità). Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 18 9 – 17 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Metodologie di modellazione Realtà fisica Modello a Parametri Concentrati Modello a Elementi Finiti Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 19 " Il Modello a Parametri Concentrati # E’ caratterizzato dai soli g.d.l. essenziali (generalmente non più di 3 g.d.l. per membro) # Ha un significato fisico chiaro ed intuitivo dei g.d.l. # E’ facile modellare le non linearità # E’ facile includere nel modello le caratteristiche di componenti elettromeccanici e gli algoritmi di controllo, ottenendo un modello dinamico omogeneo # E’ una metodologia 'classica' e molto impiegata per l'analisi cinetoelastodinamica di meccanismi a camma e di meccanismi per macchine automatiche Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 21 9 – 18 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Gradi di libertà ed elementi inerziali # Ad ogni elemento inerziale (massa o momento di inerzia) è associata un coordinata (spostamento lineare od angolare), che corrisponde ad uno dei g.d.l. del modello. # Il numero di elementi inerziali necessari per modellare un membro cresce con il numero di modi di vibrare del membro stesso che si vogliono mettere in conto. 3 Ma s s e ; Modo # 1 2 Ma ss e; Modo # 1 3 Mass e; Mod o # 2 1 Ma sse ; Modo # 1 2 Ma ss e; Modo # 2 3 Mas se; Modo # 3 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 22 " Gradi di libertà ed elementi inerziali # Di solito si considera il primo modo di vibrare di ciascun membro, al più anche il secondo. # Teoricamente i risultati possono essere migliorati aggiungendo ulteriori gradi di libertà. # Per i campi di frequenze solitamente considerati, si ottiene generalmente una adeguata modellazione di un meccanismo con l'impiego di un numero relativamente basso di g.d.l. # Tra due masse sono sempre interposti: $ Rigidezze $ Elementi dissipativi (smorzamenti) $ Giochi (eventualmente) # Gli elementi inerziali devono possedere la stessa energia cinetica del sistema reale, sia per il moto rigido, che per i moti vibratori ad esso sovrapposti. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 23 9 – 19 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Esempio # Modello a 2 g.d.l.: coordinate θ1, Y2 J1 Y2 θ1 M2 • 2 1 •2 1 J 1 Θ1 = M 1 X1 2 2 • • X1 Θ1 = R # Modello a 2 g.d.l.: coordinate X1, Y2 M1 Y2 M1 = X1 M2 Modellazione a Parametri Concentrati J1 R2 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici " Esempio 24 z l • • • • z θ ( z ) = θ 1 + (θ 2 − θ 1 ) l θ ( z ) = θ1 + (θ2 − θ1 ) # Le inerzie distribuite sono concentrate negli elementi inerziali l J Ja θ1 θ2 ∫ 1 Ja • 2 • • • 2 1 Ja • 2 = (θ 1 + θ 1 θ 2 + θ 2 ) = θ2 2 3 2 3 q K θ1 1 Ja • 2 E= θ ( z ) dz = 20 l 1 θ2 Ja q 2 z J+Ja/3 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 25 9 – 20 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Come valutare i parametri inerziali # Elementi associati a coordinate lineari ---> masse # Elementi associati a coordinate angolari ---> momenti di inerzia $ forma semplice $ forma complessa (modellatore solido) h D z Jz = ρπD 4 h 32 MD 2 = 8 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 26 " Rigidezze # Le rigidezze modellano la deformabilità elastica dei membri, che fa sì che lo spostamento relativo tra le coordinate sia diverso da quello cinematico. # Una rigidezza interposta tra due masse (momenti di inerzia) si valuta come la forza (coppia) necessaria a produrre lo spostamento (rotazione) relativo unitario tra le coordinate delle due masse (momenti di inerzia). # La cedevolezza è l'inverso della rigidezza (1/K). # Un membro può considerarsi perfettamente rigido, se si può ritenere che la sua deformazione influenzi poco i modi di vibrare del meccanismo assemblato: in tal caso se ne ripartisce la massa fra i membri adiacenti. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 27 9 – 21 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Rigidezze # Forma semplice # Forma complessa (FEM) l 1 1 1 1 K K 1 l = K GI p Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 28 " Rigidezze # Si tenga presente che: # Le rigidezze ottenute dal calcolo sono spesso superiori alle rigidezze effettive. In letteratura si afferma che può esistere un rapporto 2-4 tra le rigidezze stimate e quello effettive. # Ciò è dovuto alla presenza di: $ coppie cinematiche $ cedevolezze locali (cedevolezze di contatto) $ distribuzione delle tensioni in prossimità dei carichi di cui è difficile tenere conto con accuratezza. # Le rigidezze del sistema si possono valutare in maniera accurata solo mediante prove sperimentali (su prototipi o meccanismi già esistenti). # E' necessario operare una validazione sperimentale del modello. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 29 9 – 22 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Attriti e fenomeni dissipativi # Le resistenze passive possono essere modellate in vari modi: $ smorzatori viscosi $ smorzatori non-lineari $ attrito coulombiano # Generalmente il primo e l’ultimo utilizzati in combinazione danno buoni risultati. # Il punto chiave è la stima dell’entità dello smorzamento: # In letteratura si afferma che non esistono regole chiare per quantificarne il valore. # Anche su questo punto è necessario operare una validazione sperimentale del modello. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 34 C " Smorzatore Viscoso # La forza è proporzionale alla velocità. FV = − C( X! 2 − X! 1 ) X1 X2 # Per un modello a più gradi di libertà è comune adottare l’ipotesi di smorzamento proporzionale: si considera la costante dello smorzamento proporzionale alla rigidezza corrispondente. Ci Ki Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici C i = q K i # Il coefficiente qi può essere determinato mediante il confronto con i dati sperimentali nel corso della validazione. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 35 9 – 23 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Attrito Coulombiano T V T V N -T T = f N F = − sign(V ) T # Esempi: $ Attrito tra slitte e guide $ Attrito tra organi in moto e tenute # A volte si dispone di dati di catalogo Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici " Giochi X0 36 X1 K FEL M C -g/2 g/2 X1-X0 g FEL = − K ( X1 − X0 − g / 2) X1 − X0 > g / 2 FEL = − K ( X1 − X0 + g / 2 ) X1 − X0 < − g / 2 FEL = 0 X1 − X0 ≤ g / 2 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 37 9 – 24 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Contatto Hertziano FE L D1 ~ = − K ( X1 − X 0 ∓ g / 2 ) Fc X0 1 b ⋅ E' ⋅ 2 2 ⋅ ln D − ν ' a b a 1 1 1 = + ~ KH K K KH = a Fc D2 X1 K M KH C g a= 4 ⋅ Fc ⋅ D b ⋅ E' ; 1 1 1 = + D D1 D2 Modellazione a Parametri Concentrati ; E' = π ⋅E 1−ν2 ; ν' = ν 1-ν Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 38 " Schiacciamento del Lubrificante FV = − C ( X! 1 − X! 0 ) X1 − X 0 > g / 2 FV = − Csq ( X! 1 − X! 0 ) X1 − X0 ≤ g / 2 Csq = 12 ⋅ π ⋅ µ ⋅ b ⋅ [ D / ( 4 ⋅ h )] 3/ 2 X0 X1 K M KH 1 1 1 = + D D1 D 2 C µ = viscosità dinamica del lubrificante h = altezza del meato g Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 39 9 – 25 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Integrazione delle equazioni: impiego di SIMULINK X0 X1 K M C g M X!! 1 = − K ( X 1 − X 0 ) − C ( X! 1 − X! 0 ) Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 40 " SIMULINK: esempio modello 1 gdl X0 X1 K 0 Constant M X0 k_c_1 C m_1 Legge di moto Scope g M X!! 1 = − K ( X 1 − X 0 ) − C ( X! 1 − X! 0 ) Clock f(u) Fcn 6*rpm Mux Look-Up Table Mux 1 out_1 Gain du/dt Derivative Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 41 9 – 26 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " SIMULINK: esempio modello 2 gdl X0 X1 K1 M1 C1 X2 K2 M2 C2 g X0 k_c_1 k_c_2 m_1 Legge di moto 0 Constant Scope m_2 M1 X!!1 = − K1 ( X1 − X 0 ) − C1 ( X! 1 − X! 0 ) + K 2 ( X 2 − X1 ) + C2 ( X! 2 − X! 1 ) M 2 X!!2 = − K 2 ( X 2 − X1 ) − C2 ( X! 2 − X!1 ) Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 42 " Blocco “massa” 1 Fev_2 + 2 Fev_1 - * 1/s 1/s Prod Integ Integ_1 Sum 1/2 1/M1 Mux 1 Mux X1 M1 X!!1 = − K1 ( X1 − X 0 ) − C1 ( X!1 − X! 0 ) + K 2 ( X2 − X1 ) + C2 ( X! 2 − X! 1 ) M 2 X!!2 = − K 2 ( X2 − X1 ) − C2 ( X! 2 − X! 1 ) Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 43 9 – 27 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Blocco “visco-elastico” 1 Demux X0 Demux1 + * Sum1 Product 1.e-5 2 X1 q + Demux Sum2 + + 1 Sum3 Fev_1 * G1 Demux Product1 1000 K1 !! = − K ( X − X ) − C ( X! − X! ) + K ( X − X ) + C ( X! − X! ) M1 X 1 1 1 0 1 1 0 2 2 1 2 2 1 !!2 = − K 2 ( X 2 − X1 ) − C2 ( X! 2 − X! 1 ) M2 X Modellazione a Parametri Concentrati MECCANISMO Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici " La validazione RILIEVI SPERIMENTALI MODELLO CONFRONTO AGGIORNAMENTO DEL MODELLO 44 # Si tratta di "aggiustare" i valori dei parametri del modello in base al confronto del risultato numerico con il rilievo sperimentale della legge di moto. # La validazione del modello è una fase essenziale, a causa delle incertezze presenti nel calcolo dei parametri, soprattutto rigidezze e smorzamenti. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 45 9 – 28 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Esempio di validazione a cc [m/s^2] rile va me nto s pe rime nta le 0 0.005 0.01 0.015 te mpo [s] mode llo va lida to a cc [m/s ^2] mode llo non va lida to a cc [m/s^2] 0 0.015 0.005 0.01 0.015 te mpo [s ] 0.02 0.025 0.03 te mpo [s] Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 46 " Impiego del modello # Dopo la validazione il modello è utilizzabile per: $ prevedere il comportamento del meccanismo: • a seguito di modifiche di alcuni suoi componenti • in altre condizioni operative $ come base di partenza per la modellazione di meccanismi simili (in cui la struttura generale resta invariata), senza la necessità di ulteriore validazione. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 47 9 – 29 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Impiego del modello # I risultati della simulazione forniscono informazioni su: $ effettiva legge di moto del cedente $ effettivo moto degli organi del meccanismo, in corrispondenza delle coordinate del modello $ forze (coppie) scambiate tra gli organi del meccanismo # Questi risultati possono risultare molto utili per la risoluzione di problemi funzionali, riscontrati sia su macchine in esercizio sia su prototipo, e permettono di individuare i possibili problemi dinamici e la loro soluzione anche nella fase di progetto. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 48 " Impiego del modello: sul prototipo MECCANISMO PRESTAZIONI FUNZIONALI MODELLO MODIFICHE SUL MODELLO OK ? SI' NO MODIFICHE SUL MECCANISMO SIMULAZIONE PRESTAZIONI SI' OK ? Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici NO Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 49 9 – 30 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Impiego del modello: in fase di progetto DISEGNO MODELLO MODIFICHE SUL DISEGNO (EVENTUALI) MODIFICHE SUL MODELLO SIMULAZIONE SI' NO OK ? Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 50 " 1° Esempio # Impiego di un modello matematico a parametri concentrati per simulare il comportamento dinamico di un meccanismo. g1 g2 k1 k2 m2 m1 c1 x0 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici c2 x1 x2 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 51 9 – 31 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati Le gge di Moto X0 [mm] " Parametri 120 100 m1 = 1.5 kg k1 = 1.5 106 N/m m2 = 1 kg k2 = 1.8 106 N/m q = c/k = 10-4 s 80 60 40 20 f1 = 114 Hz f2 = 297 Hz Legge di moto cicloidale Corsa 120 mm 0 0 0.05 g1 0.25 k2 m2 m1 c2 c1 x0 Modellazione a Parametri Concentrati 0.2 g2 k1 Due condizioni: g1 = g2 = 0 g1 = g2 = 0.02 mm 0.1 0.15 Tempo [s ] x2 x1 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 52 " Legge di moto Le gge di Moto X0 [mm] Acce le ra zione Teorica [m/s ^2] 150 120 100 100 50 80 0 60 40 -50 20 -100 0 0 0.05 0.1 0.15 Te mpo [s ] Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 0.2 0.25 -150 0 0.05 0.1 0.15 Te mpo [s ] 0.2 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 0.25 53 9 – 32 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Simulazione: Accelerazione massa m2 g1 = g2 = 0 g1 = g2 = 0.02 mm Acce le ra zione Ma s s a M2 [m/s ^2] Acce lera zione Mas s a M2 [m/s ^2] 150 150 100 100 50 50 0 0 -50 -50 -100 -100 -150 0 0.05 0.1 0.15 Te mpo [s ] 0.2 0.25 -150 Modellazione a Parametri Concentrati 0 0.05 0.1 0.15 Te mpo [s ] 0.2 0.25 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 54 " Analisi in frequenza Spe ttro Acc. Te orica 50 Accelerazione teorica 40 30 20 10 0 0 100 200 Fre que nza [Hz] g1 = g2 = 0 Spe ttro Acc. Ma ssa M2 Spe ttro Acc. Ma ss a M2 50 40 40 30 30 20 20 10 10 0 100 200 Fre que nza [Hz] 400 g1 = g2 = 0.02 mm 50 0 300 300 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 400 0 0 100 200 Fre que nza [Hz] 300 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 400 55 9 – 33 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Analisi effetti dinamici A c c e le r a z io n e M a s s a M 2 [m /s ^2 ] 1 5 0 1 0 0 5 0 0 -5 0 Accelerazione massa m2 -1 0 0 -1 5 0 0 0 .1 T e m p o 0 .0 5 S p o s t . R e la t iv o X 2 - X 1 0 .2 5 0 .2 0 .1 5 [s ] [m m ] 0 .1 Spostamento relativo X2 - X1 0 .0 5 0 -0 .0 5 -0 .1 0 Modellazione a Parametri Concentrati " Analisi effetti dinamici 0 .2 5 0 .2 0 .1 5 0 .1 T e m p o [s ] 0 .0 5 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici A c c e le r a z io n e M a s s a M 2 56 [m / s ^2 ] 1 5 0 1 0 0 5 0 0 -5 0 -1 0 0 -1 5 0 0 0 .0 5 0 .1 5 0 .1 T e m p o [s ] S p o s t . R e la t iv o X 2 - X 1 0 .2 0 .2 5 [m m ] 0 .1 0 .0 5 0 -0 .0 5 -0 .1 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 0 0 .0 5 0 .1 T e m p o 0 .1 5 [s ] 0 .2 0 .2 5 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 57 9 – 34 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " 2° Esempio Meccanismo per moto rettilineo alterno Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 58 " Condizioni di prova # Con riferimento alla coppia cinematica camma-rulli, sono state esaminate due condizioni: $ Condizioni Normali $ Gioco Incrementato • è stato introdotto artificialmente un gioco quattro volte superiore a quello in condizioni normali; la condizione è ancora accettabile per il funzionamento in produzione ma richiede ispezioni più frequenti; la condizione simula il malfunzionamento dovuto a usura. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 61 9 – 35 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Analisi Sperimentale Legge di moto Teorica Legge di moto Sperimentale del cedente 80 60 Time [ms] 40 20 100 120 a cc. Y3 a cc. Y3 0 0 20 40 60 80 Time [ms] 100 0 120 Modellazione a Parametri Concentrati 20 40 80 60 Time [ms] 100 120 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 62 " Analisi Sperimentale in frequenza Legge di moto Teorica 150 100 50 Legge di moto Sperimentale del cedente 0 0 FFT a cc. Y3 FFT a cc. Y3 300 200 Frequency [Hz] 400 500 150 150 100 100 50 0 0 100 100 300 200 Frequency [Hz] Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 400 500 50 0 0 100 200 300 Frequency [Hz] 400 500 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 63 9 – 36 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati Modello a Parametri Concentrati Y2 Y3 X2 Z0, Z1 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 55 Riduzione delle coordinate Y3 M3 Y2 K3 K1 M1 K2 M2 X0 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici X1 X2 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 56 9 – 37 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati Rapporto di Riduzione Y2 dY2 Y2 = i= dX 2 X 2 X2 1.1 1 0.9 0.8 0.7 0 100 Modellazione a Parametri Concentrati Y3 α X2 300 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici La rigidezza K3 tg α 200 [de g] 1 1 12 x 10 6 66 La cedevolezza 1/K3 si valuta come lo spostamento Y3 prodotto da una forza unitaria agente sulla coordinata Y3 (mantenendo fissa la coordinata X2). 11 K3 [N/m] 10 9 8 7 6 5 0 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 100 200 [deg] 300 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 67 9 – 38 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati La forza di attrito Fa3 • Fa 3 = − sign( y 3 ) ( FT + f N ) F T resistenza tenute f coefficiente di attrito N componente normale forza di contatto perno-boccola a cc. Y3 m3 y3 = Fe3 + Fv 3 + Fa 3 m3 y3 = Fa 3 0 20 40 60 80 Time [ms ] 100 120 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 68 Integrazione equazioni del moto: SIMULINK m1 x1 = Fe1 + Fv1 − ( Fe 2 + Fv 2 ) m2 x2 = Fe 2 + Fv 2 − i ⋅ ( Fe 3 + Fv 3 ) m3 y3 = Fe 3 + Fv 3 + Fa 3 kc_21 kc_10 Legge di moto X0 MASSA 1 X1 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici kc_32 MASSA 2 X2 MASSA 3 Y3 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 60 9 – 39 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati Validazione 0 20 40 60 80 Time [ms ] 100 a cc. Y3 a cc. Y3 Velocità rotazione camma: 500 rpm 120 a cc. Y3 0 0 20 40 60 80 Time [ms ] 100 20 40 60 80 Time [ms ] 100 120 120 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 70 a cc. Y3 a cc. Y3 Risultati: tempo 20 40 60 80 Time [ms ] 100 120 0 20 40 60 80 Time [ms ] 100 120 0 20 40 60 80 Time [ms ] 100 120 a cc. Y3 a cc. Y3 0 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 0 20 40 60 80 Time [ms ] 100 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 120 71 9 – 40 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Risultati: frequenza 150 FFT a cc. Y3 FFT a cc. Y3 150 100 50 0 0 100 200 300 Fre que ncy [Hz] 400 100 0 500 0 100 200 300 Fre que ncy [Hz] 400 500 100 200 300 Fre quency [Hz] 400 500 150 FFT a cc. Y3 FFT a cc. Y3 150 100 50 0 50 0 100 200 300 Fre que ncy [Hz] 400 Modellazione a Parametri Concentrati 500 100 50 0 0 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 72 " 3° Esempio - Modellazione di una distribuzione desmodromica Conjugate cam θ1 ,θ2 x8 Positive rocker x7 x4 Adjuster θ6 k6 θ3 Negative rocker Rocker spring x5 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Valve-head Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 73 9 – 41 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati kc_7 " Implementazione in SIMULINK zeros(2,1) Constant2 m_7 kc_8 zeros(2,1) Constant3 m_8 kc_01 kc_34 x0 m_1 m_3 kc_13 kc_45 kc_12 kc_46 m_4 m_5 m_2 m_6 kc_26 kc_6 kc_5 zeros(2,1) zeros(2,1) Constant4 Constant5 Modellazione a Parametri Concentrati 77 rile va me nto s pe rime nta le a cc [m/s ^2] " Risultati: accelerazione valvola Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici # Rilievo sperimentale 0 0.005 0.01 0.015 0.025 0.03 te mpo [s ] mode llo va lida to a cc [m/s ^2] # Risultato numerico 0.015 0.02 te mpo [s ] Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 78 9 – 42 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " 4° Esempio Modellazione di una macchina di prova ingranaggi Modellazione a Parametri Concentrati " Risultati: accelerazione tangenziale ruota n. 9 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 81 # Nel tempo # In frequenza c) sperimentale d) simulato Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 85 9 – 43 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati 2 FLYWHEEL " 5° Esempio CAM MECHANISM CAMSHAFT AXIS 3 CAM FOLLOWER AXIS 4 1 5 Modellazione di un meccanismo per moto rotatorio alterno ROCKER AXIS Ra ROCKER tangential accelerometer MOTOR Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 86 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 89 " Modello a parametri concentrati FLYWHEEL 2 CAM MECHANISM CAMSHAFT AXIS 3 CAM FOLLOWER AXIS 4 1 5 ROCKER AXIS Ra ROCKER MOTOR Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici tangential accelerometer 9 – 44 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati Accelerazione angolare [rad/s2] " Analisi preliminare Experimental Theoretical # Indagine sulle cause dello scostamento della legge di moto effettiva da quella teorica. a 160 rpm Experimental Theoretical 400 rpma 1 ciclo camma Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 90 " Banda di risonanza tra 100 e 200 Hz 40 Angular acceleration [dB] # L’interazione tra le frequenze della legge di moto teorica e le risonanze del meccanismo nel campo di frequenze 100- 200 Hz produce oscillazioni nella accelerazione del levetto. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Experimental 160 rpm 20 0 Theoretical Experimental 60 400 rpm 40 Theoretical 20 0 50 100 150 Frequency [Hz] Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 200 91 9 – 45 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Altre risonanze: 6 e 14 Hz 1 3 2 4 5 6 7 160 rpm 20 0 40 1 2 3 400 rpm Angular acceleration [dB] # Le oscillazioni ad alta frequenza non sono esattamente sovrapposte al valore teorico. Cio è dovuto per lo più ad oscillazioni a bassa frequenza della velocità angolare dell’albero a camme. Tali oscillazioni sono legate alle proprietà dinamiche della trasmissione meccanica a monte dell’oscillatore. 20 0 0 5 Modellazione a Parametri Concentrati 10 Frequency [Hz] 15 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 20 92 " Validazione: modifica dei parametri # Si sono ridotte le rigidezze K3, K4, K5 del 40% in modo da far cadere la terza frequenza naturale nel range 100-200 Hz. # Si sono modificati opportunamente i parametri J1, J2, K1, K2 in modo da far coincidere le prime due frequenze del modello con le due basse risonanze del meccanismo. J1 = 0.12060 kg m2 J2 = 0.09220 kg m2 J3 = 0.01304 kg m2 J4 = 0.00049 kg m2 fn1 = 5.6 ÷ 6.0 J5 = 0.00131 kg m2 fn2 = 13.8 ÷ 14.2 Hz k1 = 391.00 Nm/rad fn3 = 131.7÷163.7 Hz k2 = 319.00 Nm/rad fn4 = 367.5÷422.5 Hz k3 = 22346÷51498 Nm/rad fn5 = 938.6÷939.4 Hz k4 = 4378.0 Nm/rad k5 = 9745.0 Nm/rad q = 1.2 10-4 s Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici Hz Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 93 9 – 46 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati Experimental Theoretical # Velocità albero a camme 400 rpm Angular acceleration [rad/s2] " Risultati a Numerical Theoretical b 0.00 Modellazione a Parametri Concentrati 0.15 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 94 Experimental Theoretical Angular acceleration [rad/s2] " Risultati # Velocità albero a camme 160 rpm 0.05 0.10 Time [s] a Numerical Theoretical b 0.0 Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 0.1 0.2 Time [s] 0.3 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 95 9 – 47 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Impiego del modello: inerzia del volano Angular acceleration [rad/s2] # Velocità albero a camme 160 rpm # Inerzia del volano aumentata di un fattore 3 Camshaft speed [rpm] 200 180 160 140 120 100 0.0 Nominal speed 0.1 0.2 Time [s] 0.3 0.0 Modellazione a Parametri Concentrati 0.2 Time [s] Angular acceleration [rad/s2] Numerical Theoretical a Numerical Theoretical Gioco = 0.1 mm b 0.00 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 96 Gioco = 0 mm # Velocità albero a camme 400 rpm # Gioco = 0.1 mm Modellazione a Parametri Concentrati 0.3 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici " Impiego del modello: usura e giochi # Previsione del comportamento in vista dell’usura nelle coppie cinematiche camma-rullo dell’intermittore. 0.1 0.05 0.10 Time [s] 0.15 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 97 9 – 48 Parte 9 – Modellazione a Parametri Concentrati " Indicazioni Bibliografiche # # # # # # # # # # # # M. P. Koster, 1974, Vibrations in Cam Mechanisms. London: McMillan Press. S. Levy and J. P. Wilkinson, 1976, The Component Element Method in Dynamics. New York: McGraw-Hill. K.L. Johnson, 1985, Contact Mechanics. Cambridge University Press. A. O. Andrisano and G. Dalpiaz, 1990, Atti X Congresso Nazionale AIMETA, Pisa, Italy, 633-638. Un modello a più gradi di libertà per l'analisi dinamica di trasmissioni con croce di Malta. G. Dalpiaz and A. Maggiore, 1992, Mechanical Systems and Signal Processing, 6, 517-534. Monitoring Automatic Machines. T. L. Dresner and R. L. Norton, 1993, Modern Kinematics: Developments in the Last Forty Years, edited by A. Erdman. New York: John Wiley. A. Rivola and G. Dalpiaz, 1993, Pubbl. DIEM, University of Bologna, No. 76. Analisi Dinamica di un Meccanismo per Macchina Automatica. G. Dalpiaz and A. Rivola, 1995, Proceedings of the Ninth World Congress on the Theory of Machines and Mechanisms, Milano, Italy. Milano: Edizioni Unicopli SpA, Vol. 1, pp. 327-332. A Kineto-Elastodynamic Model of a Mechanism for Automatic Machine. G. Dalpiaz, A. Rivola and R. Rubini, 1996, Proceedings of the Congress of Technical Diagnostics, KDT ‘96, Gdansk, Poland, 2, 185-192. Dynamic Modelling of Gear System for Condition Monitoring and Diagnostics. G. Dalpiaz, A. Rivola and R. Rubini, 1997, Proceedings of International Conference on Mechanical Transmissions and Mechanisms, MTM'97, Tianjin, China, 549-553. A Kineto-Elastodynamic Model of a Gear Testing Machine. G. Dalpiaz, A. Rivola, 1999, Proceedings of the 10th World Congress on the Theory of Machines and Mechanisms, Oulu, Finland, 20-24/6/1999. A Model for the Elastodynamic Analysis of a Desmodromic Valve Train. G. Dalpiaz and A. Rivola, 2000, Mechanism and Machine Theory, 35(11), 1551-1562. A Non-Linear Elastodynamic Model of a Desmodromic Valve Train. Modellazione a Parametri Concentrati Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 98 BIBLIOGRAFIA * S.S. Rao, Mechanical vibrations, Third edition, Addison Wesley Pub. Company, 1995. * D.J. Inman, Engineering Vibration, Prentice Hall, 1994. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 9 – 49 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink PARTE 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink INTRODUZIONE A SIMULINK Simulink,prodotto dalla Mathworks Inc. è un programma per la simulazione di sistemi dinamici. Estende le potenzialità di Matlab,aggiungendo molte funzioni specifiche e mantenendo le caratteristiche generali. Simulink viene utilizzato attraverso due fasi: quella di definizione del modello da simulare e quella di analisi del sistema stesso. Spesso questi due passi vengono eseguiti sequenzialmente modificando i parametri del sistema al fine di ottenere il comportamento desiderato. Affinché la definizione del modello possa essere immediata, Simulink utilizza un ambiente a finestre,chiamate Block diagram windows attraverso cui creare i modelli semplicemente impiegando il mouse. L’analisi del modello avviene sia scegliendo le opzioni dai menu di Simulink che riutilizzando i comandi Matlab attraverso la Matlab Command Windows. I risultati della simulazione sono disponibili durante la fase di simulazione stessa e l’esito finale disponibile nello spazio di lavoro di Matlab. Istruzioni di base di Simulink Per aprire Simulink si deve digitare all’interno della Matlab Command Window il comando: >> simulink che provoca la visualizzazione della finestra (Simulink Library Browser) contenente le icone delle librerie standard di Simulink (vedi Fig. 1). L’istruzione New della tendina File apre un nuovo file Simulink, mentre Open carica un file Simulink salvato precedentemente. Creando un nuovo file si apre una seconda finestra in cui costruire il modello del sistema da simulare. I blocchi possono essere copiati dalla prima finestra alla seconda trascinandoli col mouse nella posizione desiderata. Tali blocchi possono essere connessi da linee disegnate sempre col mouse: tenendo premuto il tasto sinistro, partendo dall’uscita di un blocco, col puntatore si crea una nuova connessione all’ingresso ad un altro blocco, mentre premendo il tasto destro posizionati su una connessione preesistente, si genera una diramazione per collegare un altro blocco. Lo schema viene salvato utilizzando le istruzioni Save e Save as della tendina File. Ciascuna icona della Fig. 1 contiene i blocchi relativi alla libreria a cui si riferisce. Per aprire una libreria basta cliccare due volte sulla relativa icona oppure premere il tasto destro del mouse per aprire la libreria in una nuova finestra. In seguito verranno descritti brevemente i blocchi contenuti in ciascuna libreria. Fig. 1 – Simulink Library Browser Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 1 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink SOURCES contiene alcuni generatori di segnale come si vede nella Figura 2. Fig. 2 – Signal Source Library • • • • • • • • • • Constant: genera un valore costante programmabile. Signal Generator: generatore di segnali sinusoidali, onde quadre, denti di sega e segnali casuali. Si possono impostare ampiezza e frequenza. Step: genera un gradino di ampiezza prefissata, specificando il valore iniziale e quello finale. Sine Wave: genera un’onda sinusoidale di ampiezza, frequenza e fase determinate. Repeating Sequence: ripete una sequenza di valori e ad istanti predeterminati. Discrete Pulse Generator: genera impulsi ad intervalli regolari, specificando l’ampiezza, il periodo e ritardo di fase come interi multipli del tempo di campionamento. Pulse Generator: genera impulsi, specificando il periodo in secondi, il duty cicle (percentuale del periodo), l’ampiezza e l’istante di partenza. Chirp Signal: genera un segnale sinusoidale con frequenza crescente. Si devono specificare la frequenza iniziale e dopo quanti secondi deve essere raggiunta una certa frequenza predeterminata. Clock: generatore della base dei tempi. Digital Clock: genera il tempo di simulazione secondo il tempo di campionamento impostato. Durante il periodo di campionamento vengono mantenuti i valori della simulazione fino al successivo istante di campionamento. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 2 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink • • • • • From File: legge il contenuto di una matrice specificata dal <file>.mat. La prima riga della matrice deve contenere i valori degli istanti di campionamento e in quelle successive sono memorizzati i corrispondenti valori delle uscite. From Workspace :legge i valori specificati in una matrice presente nel WorkSpace di Matlab. La matrice deve contenere nella prima colonna i valori corrispondenti agli istanti di campionamento. Le successive colonne rappresentano i valori delle uscite. Random Number: genera valori con distribuzione normale gaussiana, dati il valore medio, la varianza e un valore iniziale per il seme. Uniform Random Number: genera numeri aventi distribuzione uniforme tra due valori prefissati. Si deve specificare anche il seme. Band-Limited White Noise: genera rumore bianco per sistemi continui. Si specifica la potenza del rumore, istante di campionamento e il seme. SINKS contiene alcuni rivelatori di segnale, come si vede nella Figura 3. • • • • • • Scope: visualizza in funzione del tempo il segnale di ingresso applicato. XY Graph: visualizza un grafico (x,y ) utilizzando la finestra grafica di Matlab. Il primo ingresso corrisponde all’ascissa del grafico e generalmente coincide con la base dei tempi. Si possono introdurre i valori del range del grafico. Display: display numerico dei valori dell’ingresso. Si specifica il formato del parametro da visualizzare. To File: salva gli ingressi applicati all’interno di una matrice in un file <untitled>.mat. Si specifica il nome del file e il nome della variabile. I valori vengono salvati per righe. La prima riga della matrice contiene la base dei tempi. To Workspace: vengono scritti gli ingressi applicato nel WorkSpace di Matlab. La matrice ha una colonna per ciascun ingresso ed una riga per ogni istante della simulazione. Il dato si perde se la simulazione viene interrotta o messa in pausa. Si specifica il nome della variabile di ingresso e il massimo numero di righe. Stop: arresta la simulazione quando l’ingresso applicato è diverso da zero. Fig. 3 – Signal Sinks Library Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 3 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink DISCRETE contiene i blocchi necessari all’analisi dei sistemi lineari tempo-discreti (vedi Figura 4). Fig. 4 – Discrete-Time Library CONTINUOUS contiene i blocchi necessari all’analisi dei sistemi lineari tempo-continui evidenziati nella Figura 5. Fig. 5 – Continuous Library Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 4 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink • • • • • • • • Integrator: calcola l’integrazione tempo continua del segnale di ingresso, stabilite le condizioni iniziali ed eventuali limiti superiore ed inferiore di saturazione. Transfer Fnc: espressione per la funzione di trasferimento, in cui il numeratore viene rappresentato da una matrice e il denominatore da un vettore. Il numero delle uscite eguaglia il numero delle righe della matrice al numeratore, i cui elementi sono i coefficienti del polinomio secondo potenze decrescenti di s. Anche il vettore al denominatore rappresenta i coefficienti del polinomio secondo potenze decrescenti di s. State-Space: modello nello spazio degli stati. Occorre inserire le matrici del modello (A,B,C,D) e le relative condizioni iniziali. Zero-Pole: funzione Guadagno, Zeri e Poli. Gli zeri vengono rappresentati da una matrice, mentre i poli da un vettore. Il numero delle uscite coincide con il numero delle colonne della matrice degli zeri. Derivative: effettua la derivata numerica dell’ingresso. Memory: rappresenta un ritardo di durata unitaria. L’uscita coincide con il valore assunto precedentemente dall’ingresso. Occorre specificare le condizioni iniziali. Transport Delay: ritarda di una quantità specificata il segnale di ingresso. Il ritardo deve essere più grande del passo utilizzato nella simulazione. Variable Transport Delay: ritarda il primo segnale di ingresso di una quantità specificata dal secondo ingresso. Il ritardo deve essere più grande del passo utilizzato nella simulazione. NONLINEAR contiene i blocchi che svolgono funzioni non lineari (vedi Figura 6). Fig. 6 – Nonlinear Library Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 5 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink • • • • • • • • • • Rate limiter: limita lo slew-rate (velocità di variazione) del segnale di ingresso. Si imposta lo slewrate positivo e negativo. Saturation: limita superiormente ed inferiormente il segnale di ingresso secondo due limiti prefissati. Quantizer: quantizza l’ingresso all’interno di un intervallo prefissato. Backlash: simula una zona d’isteresi o un certo “gioco” di ampiezza prefissata. Dead Zone: l’uscita rimane a zero per valori interni alla “deadzone”. Si specifica l’inizio e la fine dell’intervallo. Relay: l’uscita assume due valori impostati se l’ingresso è maggiore dell’estremo superiore o minore dell’estremo inferiore di un certo intervallo specificato attraverso due parametri. Lo stato del Relay non dipende dall’ingresso quando questo assume un valore interno dell’intervallo. Switch: l’uscita coincide con il primo ingresso quando il secondo ingresso è maggiore od uguale ad una certa soglia, altrimenti assume i valori del terzo ingresso. Manual Switch: commutatore regolabile col mouse senza parametri. Multiport Switch: coincide con gli ingressi secondo i valori arrotondati assunti dal primo di questi. Coulomb & Viscous Friction: funzione di attrito viscoso e forza di Coulomb. La forza coulombiana è modellata da una discontinuità nello zero (y=sign(x)) mentre l’attrito viscoso è rappresentato da una relazione lineare (Gain*abs(x)+Offset). Complessivamente l’uscita risulta y=sign(x)*(Gain*abs(x)+Offset). Gain e Offset sono parametri del blocco. MATH contiene blocchi per le funzioni matematiche e relazioni logiche (vedi Figura 7). • • • • • • • • • • • • • • • • Sum: effettua la somma o la differenza degli ingressi. Si deve inserire la lista dei segni con cui ogni ingresso entra nel blocco. Product: Moltiplica o divide gli ingressi. Occorre specificare il numero degli ingressi. Dot Product: effettua il prodotto (prodotto scalare) elemento per elemento degli ingressi u1 e u2 secondo l’espressione y =sum (u1 .* u2). Gain: guadagno scalare o vettoriale. Si imposta il guadagno k e il blocco calcola l’uscita y dato l’ingresso u secondo l’espressione y = k * u. Slider Gain: guadagno regolabile tra un valore superiore ed uno inferiore. Matrix Gain: restituisce in uscita l’ingresso moltiplicato per una matrice predefinita. Math Function: implementa funzioni matematiche come quelle logaritmiche, esponenziali, potenze e modulo. Trigonometric Function: implementa diverse funzioni trigonometriche ed iperboliche: sin, cos, tan, asin, acos, atan, atan2, sinh, cosh e tanh. MinMax: restituisce il minimo od il massimo dell’ingresso. Prevede la scelta del numero degli ingressi e quale operazione deve essere svolta su ogni ingresso. Abs: dato l’ingresso u, calcola l’uscita y = |u |. Sign: signum. Restituisce il valore 1 se l’ingresso è positivo, -1 per ingresso negativo e 0 per ingresso nullo. Rounding Function: contiene le operazioni di arrotondamento: floor, ceil, round e fix. Combinatorial Logic: ricerca gli elementi specificati nel vettore d’ingresso (trattati come valori booleani) nella tabella della verità impostata e restituisce le righe della tabella della verità stessa. Logical Operator: effettua una operazione logica per un prefissato numero di ingressi: AND, OR, NAND, NOR, XOR, NOT. Per un singolo ingresso, l’operazione iene effettuata tra tutti i valori dell’ingresso memorizzati in un vettore. Per ingressi multipli, l’operazione logica viene eseguita sugli elementi dei diversi vettori di ingresso che occupano la stessa posizione. Relational Operator: effettua confronti tra gli ingressi: ==, =, >, >=, < e <=. Algebraic Constrain: vincola il segnale d’ingresso f(z) a zero e restituisce il corrispondente valore algebrico z .Quindi il blocco fornisce il valore z tale per cui f(z)=0. L’uscita deve influenzare l’ingresso attraverso una certa retroazione. Occorre fornire un valore di tentativo per z. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 6 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Fig. 7 – Math Library FUNCTIONS & TABLES (Figura 8) Fig. 8 – Functions & Tables Library Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 7 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink • • • • • Look-Up Table: effettua una interpolazione mono-dimensionale dei valori dell’ingresso usando quelli nella tabella specificata. I valori esterni a quelli della tabella vengono estrapolati. Look-Up Table (2D): effettua una interpolazione bidimensionale dei valori dell’ingresso usando quelli nella tabella specificata. I valori esterni a quelli della tabella vengono estrapolati. Fnc: permette di specificare una funzione arbitraria dell’ingresso u, y =f(u). MATLAB function: passa i valori dell’ingresso ad una funzione Matlab affinché possa essere valutata. La funzione Matlab deve restituire un vettore la cui lunghezza deve essere definita. S-Function: blocco che può essere progettato dall’utente in Matlab, C, Fortran o usando le funzioni di Simulink standard. I parametri t, x, u e flag sono passati automaticamente alla funzione di Simulink. Possono essere specificati anche altri parametri. SIGNAL & SYSTEMS (Figura 9) Fig. 9 – Signals & Systems Library • • • • • • • In: fornisce una porta d’ingresso per un modello. Occorre specificare il tempo di campionamento. Out: fornisce una porta d’uscita per un modello. Quando il modello non è disabilitato, occorre fornire il corrispondente valore dell’uscita. Enable: il blocco viene posto all’interno di un modello affinché sia abilitato. Trigger: il blocco fornisce una porta di trigger predefinito. Mux: raggruppa scalari o vettori in un vettore di dimensioni maggiori. Demux: disaggrega i vettori d’ingresso in scalari o vettori di dimensioni inferiori. Selector: seleziona e riordina gli elementi specificati del vettore d’ingresso. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 8 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink • • • • • • • • • • • • From: riceve i segnali dal blocco Goto secondo l’etichetta (tag) specificata. Goto Tag Visibility: viene usato con i blocchi From e Goto e permette di specificare la visibilità di una etichetta. Goto: invia i segnali al blocco From avente l’etichetta specificata. Permette di definire la visibilità dell’etichetta. Data Store Read: legge i dati memorizzati in una certa regione definita dal blocco Data Store Memory secondo un nome prefissato. Occorre definire il nome della zona di memoria e il tempo di campionamento. Data Store Memory: permette di definire nome e valore iniziale di una regione di memoria utilizzata dai blocchi Data Store Read e Data Store Write. Data Store Write: scrive la zona di memoria specificata dal nome. Viene definito anche il tempo di campionamento. Ground: viene utilizzato per mettere a zero i segnali di ingresso. Si evitano i problemi dovuti agli ingressi non collegati. Fornisce una uscita nulla. Terminator: usato per isolare un segnale di uscita e per prevenire così i problemi provocati dalle uscite non connesse. Subsystem: fornisce una finestra in cui costruire un modello di subsystem. Hit Crossing: segnala quando il segnale di ingresso attraversa lo zero secondo un certo margine prefissato. Si può specificare la direzione di attraversamento dello zero. IC: permette di specificare le condizioni iniziali per un segnale. Width: fornisce in uscita l’ampiezza del segnale d’ingresso. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 9 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Esempio 1 x& (t ) = u (t ) Esempio 2 x& (t ) = −2 x (t ) + u(t ) Esempio 3 x(t) m &x&(t ) + c x& (t ) + k x (t ) = F (t ) m &x&(t ) = − c x& (t ) − k x (t ) + F (t ) Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici k F m c 10 – 10 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Esempio 4 Sistema ad un gdl con gioco: moto imposto della base. X0 X1 K C M g M X&& 1 = − K ( X 1 − X 0 ) − C ( X& 1 − X& 0 ) FEL = − K ( X1 − X0 − g / 2) X1 − X0 > g / 2 FEL = − K ( X1 − X0 + g / 2) X1 − X0 < − g / 2 FEL = 0 X1 − X0 ≤ g / 2 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 11 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Esempio 5 Impiego della Look-up Table Occorre definire nel workspace una matrice di due colonne (nell’esempio seguente è la matrice A) dt = 1/100; time = [0:dt:1]; x = sin(2*pi*time); A = [time; x].'; Con un doppio click sul blocco Look-Up Table si apre la seguente finestra di dialogo in cui andare ad inserire i valori di input (ascissa) e output (ordinata) della table. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 12 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Esempio 6 Sistema ad un gdl con gioco: moto della base (legge arbitraria). E’ come l’esempio 4, ma in questo caso non si utilizza il blocco signal generator per generare la legge di moto. Quest’ultima viene caricata in workspace e poi opportunamente interpolata (con la look-up table). X0 X1 K C M g M X&& 1 = − K ( X 1 − X 0 ) − C ( X& 1 − X& 0 ) Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 13 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Esempio 7 Sistema ad un gdl con gioco: moto della base (legge arbitraria). Accorpamento di blocchi. E’ come l’esempio 6, ma in questo caso i blocchi necessari per definire la legge di moto sono accorpati in un unico blocco denominato “legge di moto”. Il contenuto di quest’ultimo è mostrato nella figura in basso. Blocco “legge di moto” Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 14 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Esempio 8 Sistema ad un gdl con gioco: moto della base (legge arbitraria). Accorpamento di blocchi. E’ come l’esempio 7, ma in questo caso i blocchi necessari per calcolare la forza elasto-viscosa e quelli per integrare sono accorpati in due soli blocchi. Blocco “Forza elasto-viscoa” Blocco “integrazione” Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 15 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Esempio 9 Sistema ad due gdl con gioco: moto della base. X0 X1 K1 C1 M1 X2 K2 C2 M2 g M1 X&&1 = − K1 ( X1 − X 0 ) − C1 ( X& 1 − X& 0 ) + K 2 ( X 2 − X1 ) + C2 ( X& 2 − X& 1 ) M 2 X&&2 = − K 2 ( X 2 − X1 ) − C2 ( X& 2 − X& 1 ) Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 16 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Esempio 10 Impiego di S-function E’ possibile inserire delle funzioni utilizzando il blocco S-function la cui struttura è mostrata nel seguito. Occorre scrivere uno script (file *.m). function[out,aux1,aux2,aux3] = sfunction_es10(t,x,u,flag,gain); if flag = = 0 out = [0,0,2,1,0,1,0]; aux1 = []; aux2 = []; aux3 = []; elseif flag = = 3, out(1) = u; out(2) = gain*u; end Spiegazione: u è la variabile in ingresso out è la variabile di uscita flag = = 0 il terzo e quarto campo della variabile di uscita devono essere rispettivamente la dimensione dell’output e dell’input. Devono inoltre essere definite come vettore vuoto ( [ ] ) tre variabili di uscita ausiliarie (aux1, aux2, aux3). flag = = 3 cuore dell’algoritmo Con un doppio click sul blocco S-function si apre la seguente finestra di dialogo in cui andare ad inserire il nome della function ed, eventualmente, i parametri aggiuntivi (gain nell’esempio). Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 17 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Esempio 11 Modello di un azionamento con controllo di posizione e velocità Nel seguito viene mostrato un esempio di modello di una trasmissione meccanica e del relativo azionamento. L’azionamento, mostrato in Fig. E.1, è costituito da un motore elettrico a corrente continua con controllo in loop di corrente (vedi Fig. E.4) che applica una coppia motrice ad un mandrino che, a sua volta, trasmette il moto ad una pinza terminale attraverso un albero intermedio. Il moto viene controllato in posizione ed in velocità confrontando le letture di posizione e velocità fornite da due encoder montati in prossimità del mandrino. In Fig. E.4 è mostrato uno schema del sistema di controllo. MOTORE θ MANDRINO PINZA θ 2 1 ENCODER θ 3 Fig. E.1 – Schema della trasmissione. Fig. E.2 – Schema dell’intero azionamento. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 18 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Fig. E.3 – Legge di moto, regolatore di posizione e di velocità. Fig. E.4 – Modello Motore Elettrico con controllo in loop di corrente Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 19 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Modello Motore Elettrico a Corrente Continua R L eq(t) Campo fisso vq(t) Cm(t ) iq θm(t ) Fig. E.5 – Schema del motore elettrico Equazione del circuito d’armatura (iq corrente di armatura, vq forza contro-elettromotrice, eq tensione ai capi del circuito di armatura, R resistenza di armatura, L induttanza di armatura): R ⋅ iq (t ) + L ⋅ diq (t ) dt + v q (t ) = eq (t ) R ⋅ I q (s ) + L ⋅ s ⋅ I q (s ) + Vq (s ) = E q (s ) La forza contro-elettromotrice si può esprimere in funzione della velocità del rotore (Kb costante di forza contro-elettromotrice): v q (t ) = K b ⋅ϑ&m (t ) Vq (s ) = K b ⋅ s ⋅ Θ m (s ) La coppia motrice Cm è proporzionale alla corrente (Kc costante di coppia): C m (t ) = K c ⋅ iq (t ) C m (s ) = K c ⋅ I q (s ) Le due precedenti, sostituite nell’equazione del circuito di armatura, forniscono: (R + L ⋅ s ) C m ( s ) = E q (s ) − K b ⋅ s ⋅ Θ m (s ) Kc Infine, ricordiamo che è: Cm ( s ) = K c E q (s ) − K b ⋅ s ⋅ Θ m (s ) R + L⋅s Kc = Kb. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 20 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Modello Meccanico Il modello meccanico ha tre gradi di libertà. La prima coordinata è associata all’inerzia del motore elettrico. La seconda e la terza sono associate a due inerzie della trasmissione meccanica a valle del motore elettrico. Le equazioni del moto sono le seguenti: ( J mϑm = C m + k1 (ϑ 2 − ϑm ) + c1 ϑ2 − ϑm ( ) ( ) ) ( J 2ϑ2 = − k1 (ϑ 2 − ϑm ) − c1 ϑ2 − ϑm + k 2 (ϑ3 − ϑ 2 ) + c2 ϑ3 − ϑ2 J 3ϑ3 = − k 2 (ϑ3 − ϑ2 ) − c2 ϑ3 − ϑ2 ) I trasduttori di posizione e velocità sono montati in corrispondenza dell’inerzia J2 per cui si ha: ϑE = ϑ2 e ϑE = ϑ2 Fig. E.6 – Schema del modello meccanico Dati numerici Dati del motore elettrico: L = 0.003 [Vs/A] [Nm/A] Kc = 5 R = 0.4 Kb = 5 [Ohm] [Vs/rad] Parametri dei controllori ad azione Proporzionale – Integrale Anello di corrente Kpc = 8 [V/A] Tic = 0.002 [s] Anello di velocità Kpv = 95 [Nm/(rad/s)] Tiv = 0.1 [s] Jm = 0.6 kgm2 1 G ( s ) = K p 1 + Ti s Anello di posizione Kpp = 72 [1/s] Tip = 1000 [s] (di fatto è un controllo ad azione Proporzionale) Parametri del modello meccanico J2 = 0.085 kgm2 J3 = 0.085 kgm2 k1 = 1.15 106 Nm/rad k2 = 1.15 105 Nm/rad c1 = q k1 c2 = q k2 q = 10–5 s Velocità di rotazione = 20 rpm Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 21 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Fig. E.7 – Schema dell’intero modello Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 22 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink Risultati Legge teorica - spostamento [deg] 50 40 30 20 10 0 0 100 200 [deg] 300 Fig. E.8 – Legge teorica (spostamento). Legge teorica - velocita' [deg/s] 50 0 -50 0 4 x 10 100 -5 200 [deg] 300 Fig. E.9 – Legge teorica (velocità). 300 Fig. E.10 – Errore meccanico (differenza tra la coordinata 2 e la posizione del motore). Errore meccanico X2-X1 [deg] 3 2 1 0 -1 -2 -3 -4 0 100 200 [deg] Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 10 – 23 Parte 10 – Modelli a parametri concentrati: impiego di Simulink 2 x 10 -4 Errore meccanico X3-X2 [deg] 1.5 1 0.5 0 -0.5 -1 Fig. E.11 – Errore meccanico (differenza tra la coordinata 3 e la coordinata 2). -1.5 -2 0 100 200 [deg] 300 Osservazione Il regolatore di posizione è ad azione proporzionale. Ne consegue un moto effettivo ritardato rispetto a quello imposto. Sarebbe improprio considerare come errore la semplice differenza tra la coordinata 2 e il moto imposto (vedi Fig. E.12). E’ più opportuno considerare l’errore a meno del ritardo (Fig. E.13). Errore del controllo X2-Xrif [deg] 0.6 0.4 0.2 0 -0.2 -0.4 -0.6 0 100 200 [deg] 300 Fig. E.12 – Errore del controllo (differenza tra la coordinata 2 e il moto di riferimento). Errore del controllo X2-Xrif senza ritardo [deg] 0.02 0.015 0.01 0.005 0 -0.005 -0.01 -0.015 -0.02 0 100 200 [deg] Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 300 Fig. E.13 – Errore del controllo (differenza tra la coordinata 2 e il moto di riferimento) a meno del ritardo. 10 – 24 Parte 11 – Introduzione al FEM PARTE 11 – Introduzione al metodo degli elementi finiti (FEM) INTRODUZIONE Quando si devono studiare sistemi continui - come sono le strutture e gli organi delle macchine - nella maggior parte dei casi di interesse pratico la forma geometrica e le condizioni al contorno sono troppo complesse per poter applicare procedimenti analitici: per analisi sia statiche sia dinamiche si deve allora fare ricorso ad altri metodi, per lo più basati sull’uso del calcolatore. Tra tali metodi, ampiamente impiegato è quello degli elementi finiti, che considera il sistema continuo costituito da elementi “finiti”, cioè di dimensioni finite, anziché di dimensioni infinitesime, come nel caso dei metodi analitici. Il metodo degli elementi finiti (“MEF”, o “FEM”) è strettamente collegato con il metodo di RayleighRitz, del quale anzi si può considerare, in senso lato, una versione “a tratti”. Infatti, mentre nel metodo di Rayleigh-Ritz la deformata dell’intera struttura è approssimata mediante una somma di funzioni, il metodo degli elementi finiti impiega molte di tali funzioni, ciascuna relativa ad una parte della struttura stessa. In altre parole il metodo degli elementi finiti suddivide la struttura in tante parti e applica a ciascuna il metodo di Rayleigh-Ritz. L’idea di definire non un’unica funzione per l’intera struttura, ma una funzione per ciascun tratto della struttura stessa, permette di applicare il metodo a strutture anche molto complesse, adottando peraltro funzioni di forma molto semplici. Il principio è che se le funzioni di forma assunte per i vari elementi sono scelte opportunamente, la soluzione può convergere a quella esatta per l’intera struttura al diminuire delle dimensioni degli elementi finiti. Durante il processo di risoluzione, vengono soddisfatti l’equilibrio e la congruenza degli spostamenti ai nodi, così che l’intera struttura si comporta come un’unica entità. Schema generale del metodo. Il metodo degli elementi finiti può venire riassunto nel modo seguente: 1. la struttura da analizzare viene suddivisa in parti di dimensioni finite, ciascuna delle quali costituisce appunto un elemento finito; i vari elementi sono collegati fra loro solo in alcuni punti dei rispettivi contorni, detti punti nodali o nodi; 2. si formula quindi un’ipotesi ragionevole (funzione di spostamento o funzione di forma) sull’andamento delle deformazioni all’interno di ciascun elemento e - tenendo presenti le caratteristiche fisiche del materiale - si trovano, per il generico elemento i-esimo, le espressioni dell’energia cinetica Ti e dell’energia di deformazione Ui in funzione degli spostamenti nei nodi; 3. se N è il numero degli elementi in cui è stata suddivisa la struttura, l’energia cinetica e l’energia di deformazione dell’intera struttura saranno: N T = ∑ Ti (1’) U = ∑U i (1’’) i =1 N i =1 Utilizzando le (1’) e (1’’) per scrivere le equazioni di Lagrange, si ottengono quindi le equazioni del moto libero dell’intera struttura, che permettono di determinarne le frequenze ed i modi propri. Eventuali azioni generalizzate esterne (forze o momenti) si potranno pure introdurre nelle equazioni di Lagrange, esprimendole attraverso il loro lavoro virtuale. Discretizzazione. Per discretizzazione si intende la suddivisione in elementi finiti della struttura data. Per prima cosa occorre scegliere il tipo e la distribuzione degli elementi. Queste scelte devono tenere conto sia della geometria della struttura, sia del suo comportamento: una buona discretizzazione richiede perciò molta attenzione ed una certa esperienza. In particolare, occorre che la discretizzazione sia fatta tenendo conto delle discontinuità geometriche e di quelle del materiale, delle condizioni al contorno e delle forze agenti. Per una valutazione ragionevolmente precisa delle frequenze e dei modi propri o per la determinazione della risposta dinamica di una struttura, la distribuzione degli elementi finiti (reticolo o mesh) può anche Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 11 – 1 Parte 11 – Introduzione al FEM essere a maglie relativamente grandi. In altri casi, ad esempio quando il FEM viene impiegato per il calcolo delle tensioni, il reticolo deve invece essere più fine, con un infittimento ancora maggiore nelle zone di concentrazione delle tensioni. EQUAZIONI DEL MOTO DI UN ELEMENTO A scopo illustrativo, la fig. 1 mostra come può essere modellata una macchina utensile. Le colonne ed il montante superiore sono modellati con elementi triangolari piani, mentre la slitta trasversale ed il braccio porta-utensile sono modellati con elementi trave (elementi beam). Gli elementi sono connessi gli uni agli altri ai nodi. Ogni nodo di un elemento possiede uno o più gradi di libertà, a ciascuno dei quali corrisponde uno spostamento o una sua derivata spaziale. Chiameremo l’insieme di tali spostamenti e derivate vettore spostamenti nodali {δ} di quell’elemento. Esprimendo gli spostamenti all’interno di un elemento in funzione degli spostamenti nodali dei suoi nodi, in ogni punto dell’elemento resta definito un vettore degli spostamenti {d}, funzione delle coordinate del punto stesso. Fig. 1. La relazione fra lo spostamento {d} di un generico punto dell’elemento e il vettore {δ} degli spostamenti nodali dell’elemento stesso sarà esprimibile mediante un’opportuna matrice [N]: {d} = [N] {δ} In altre parole, il vettore {d} che rappresenta lo spostamento di un punto interno dell’elemento, è esprimibile, mediante [N], in funzione del vettore {δ} che rappresenta gli spostamenti dei nodi. La matrice [N] dipende dall’ipotesi che si adotta riguardo l’andamento dello spostamento entro l’elemento e prende il nome di funzione di forma. A chiarimento, si faccia riferimento al generico elemento triangolare di fig. 1(b). Con w(x, y, t) si indichi lo spostamento di un punto interno in direzione normale. I valori di w e delle sue derivate spaziali nei nodi sono trattati come incognite e si possono indicare come: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici (2) ⎧ w( x1 , y1 , t ) ⎫ ⎧δ 1 (t ) ⎫ ⎪ ∂w / ∂x ( x , y , t ) ⎪ ⎪δ (t ) ⎪ 1 1 ⎪ ⎪ 2 ⎪ ⎪ ⎪ ∂w / ∂y ( x1 , y1 , t ) ⎪ ⎪δ 3 (t ) ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪⎪ w( x2 , y2 , t ) ⎪⎪ ⎪⎪ ... ⎪⎪ ⎨∂w / ∂x ( x2 , y2 , t ) ⎬ = ⎨ ... ⎬ ⎪∂w / ∂y ( x , y , t ) ⎪ ⎪ ... ⎪ 2 2 ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ w( x3 , y3 , t ) ⎪ ⎪ ... ⎪ ⎪ ∂w / ∂x ( x , y , t ) ⎪ ⎪ ... ⎪ 3 3 ⎪ ⎪ ⎪ ⎪ ⎩⎪ ∂w / ∂y ( x3 , y3 , t ) ⎭⎪ ⎪⎩δ 9 (t ) ⎪⎭ 11 – 2 Parte 11 – Introduzione al FEM Lo spostamento di un punto interno all’elemento, w(x, y, t), può essere espresso in termini degli spostamenti incogniti δi(t) nella forma: n w( x , y , t ) = ∑ N i ( x , y ) δ i ( t ) i =1 Per determinare il vettore {δ} degli spostamenti nodali, occorre scrivere le equazioni del moto. L’energia cinetica T e l’energia di deformazione U dell’elemento possono essere espresse rispettivamente come: 1 T = {δ}T [m]{δ} 2 1 U = {δ }T [k ] {δ } 2 dove [m] e [k] sono le matrici massa e rigidezza dell’elemento. Ora, applicando l’equazione di Lagrange, l’equazione del moto risulta: [m]{δ} + [k ]{δ } = { f (t )} dove {f(t)} è il vettore delle forze nodali. A tale proposito occorre osservare che, se sull’elemento agisce un carico distribuito f(x, y, t), questo può essere facilmente ricondotto a forze equivalenti agenti sui nodi. Sebbene le equazioni del moto di un singolo elemento non siano direttamente utili, le matrici massa e rigidezza ed il vettore delle forze nodali sono necessarie per pervenire alla soluzione dell’intera struttura. Si noti infine che la forma dell’elemento finito ed il numero di incognite (componenti del vettore spostamenti nodali) differisce a seconda dei casi. MATRICE RIGIDEZZA Ci proponiamo ora di esprimere l’energia potenziale elastica (energia di deformazione) di un elemento generico. Per semplificare le notazioni, ometteremo il pedice i che dovrebbe contraddistinguere le quantità relative all’elemento i-esimo. Le tensioni sono legate alle deformazioni, e quindi agli spostamenti, da legami dipendenti dal comportamento fisico dei materiali: in ogni punto di un elemento è pertanto definito un vettore deformazione. Differenziando la (2) rispetto alle coordinate si ottiene la relazione fra le deformazioni {ε} all’interno dell’elemento e gli spostamenti nodali (nell’ipotesi di piccoli spostamenti e piccoli gradienti di spostamento): {ε} = [B] {δ} (3) Per un materiale elastico lineare isotropo, se non ci sono tensioni iniziali (cioè se nell’elemento non vi sono tensioni fino a che alla struttura non vengono applicate delle sollecitazioni), fra tensioni e deformazioni sussiste la relazione: {σ} = [D] {ε} (4) dove [D] è una matrice quadrata simmetrica i cui elementi dipendono dalle caratteristiche del materiale, cioè - di solito - dal modulo di Young E e dal coefficiente di Poisson v. Come è noto, l’energia potenziale di deformazione elastica di un elemento si può esprimere nella forma: U= 1 {ε }T {σ } dV ∫ 2V Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici (5) 11 – 3 Parte 11 – Introduzione al FEM dove {ε} è il vettore delle deformazioni, {σ} è il vettore delle tensioni e V è il volume dell’elemento. Introducendo la (3) e la (4) nella (5) si ottiene: U= 1 1 {[ B]δ }T [ D] [ B]{δ } dV = {δ }T ∫ [ B]T [ D] [ B] dV {δ } ∫ 2V 2V (6) che si può scrivere: 1 U = {δ }T [k ] {δ } 2 (7) [k ] = ∫ [ B ]T [ D ] [ B ] dV (8) dove V è la matrice rigidezza dell’elemento. La matrice [k] è simmetrica perché, essendo simmetrica [D], è simmetrica anche la matrice prodotto [B]T [D] [B]. MATRICE MASSA L’espressione generale dell’energia cinetica di un elemento di volume V e densità ρ è: T= 1 ρ {d}T {d} dV 2 V∫ (9) dove {d} è la derivata rispetto al tempo del vettore spostamento {d}. Utilizzando la (2), e tenendo conto che la matrice [N] è costante, si ricava l’espressione: {d} = [ N ]{δ} (10) Sostituendo nella (9) si ottiene: T= 1 1 ρ {[ N ]δ}T [ N ]{δ} dV = {δ}T ∫ ρ [ N ]T [ N ] dV {δ} ∫ 2 2V V (11) che si può scrivere: 1 T = {δ}T [m]{δ} 2 (12) [m] = ∫ ρ [ N ]T [ N ] dV (13) dove: V è una matrice simmetrica e costituisce la matrice massa dell’elemento. La matrice definita dalla (13) è detta matrice massa coerente se viene ottenuta utilizzando la stessa funzione di forma impiegata per ottenere la matrice rigidezza (le determinazioni di [k] ed [m] sono coerenti tra loro). Spesso, al posto di una matrice massa coerente viene impiegata una matrice massa concentrata. Questa matrice è ottenuta assumendo che la massa dell’elemento sia concentrata ai nodi dell’elemento stesso. Il vantaggio di concentrare la massa è che la matrice che ne deriva è facile da costruire e, soprattutto, è diagonale. Una matrice diagonale presenta diverse vantaggi quali ad esempio il minor costo Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 11 – 4 Parte 11 – Introduzione al FEM computazionale e la semplificazione maggiore degli algoritmi per la soluzione dell’autoproblema. Per alcuni elementi, come ad esempio le aste vibranti longitudinalmente, la matrice massa concentrata si rivela essere efficiente quanto la matrice massa coerente. VIBRAZIONI LONGITUDINALI DI UN’ASTA. La fig. 2 mostra un elemento soggetto a vibrazioni assiali (asta con moto longitudinale). Esso ha due nodi, 1 e 2, ciascuno con un solo grado di libertà, cioè lo spostamento longitudinale u. Il vettore spostamento nodale in questo caso è: ⎧u ⎫ (14) {δ } = ⎨ 1 ⎬ ⎩u2 ⎭ Fig. 2. Elemento asta con moto longitudinale. Poiché vi sono due spostamenti nodali, la funzione spostamento va scelta con almeno due costanti: u ( x ) = a1 + a2 x (15) Le costanti al, a2 si ottengono dai valori di u(x) in corrispondenza dei due nodi: u(0) = u1 (16) u ( l ) = u2 dove con l si è indicata la lunghezza dell’elemento; dalle (16) si ricava: a1 = u1 (17) a1 + a2l = u2 Le (17) permettono di esprimere al e a2 in funzione di ul, u2 : a1 = u1 (18) a2 = (u2 − u1 ) / l Introducendo le espressioni (18) nella (15) si ottiene: ⎡ x u ( x ) = ⎢1 − ⎣ l x ⎤ ⎧ u1 ⎫ ⎨ ⎬ l ⎥⎦ ⎩u2 ⎭ (19) La (19) corrisponde, per il particolare elemento considerato, all’espressione generale (2). I polinomi che compaiono nella matrice [N], in questo caso (1 - x/l) e (x/l), sono detti funzioni di forma. Può risultare comodo scrivere: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 11 – 5 Parte 11 – Introduzione al FEM ⎧u ⎫ u ( x ) = [ N1 ( x ) N 2 ( x )]⎨ 1 ⎬ ⎩u2 ⎭ (20) con: ⎡ x [ N ] = [ N1 ( x ) N 2 ( x )] = ⎢1 − ⎣ l x⎤ l ⎥⎦ (21) Vengono ora determinate l’energia di deformazione U, la matrice rigidezza [k], l’energia cinetica T e la matrice massa [m]. Matrice Rigidezza Poiché è: σ ≡ σ x = Eε x ≡ Eε con: ε= ∂u ∂x (22) (23) la matrice [D] si riduce in questo caso alla quantità scalare E. Per la (20), la (23) diventa: ⎡ 1 1⎤ ⎧ u1 ⎫ ⎨ ⎬ l ⎥⎦ ⎩u2 ⎭ ε = ⎢− ⎣ l (24) che corrisponde alla espressione generale (3), per cui in questo caso la matrice [B] è: ⎡ dN [B] = ⎢ 1 ⎣ dx dN 2 ⎤ ⎡ 1 1⎤ = − dx ⎥⎦ ⎢⎣ l l ⎥⎦ (25) Sostituendo la (25) nella (6) ed eseguendo il prodotto [B]T [D] [B] si ottiene: ⎡ dN1 ⎤ ⎢ ⎥ ⎡ dN dN 2 ⎤ ⎧u1 ⎫ 1 U = {u1 u 2 } ∫ EA ⎢ dx ⎥ ⎢ 1 ⎥ dx ⎨u ⎬ = dN 2 dx dx 2 ⎣ ⎦ ⎩ 2⎭ 0 ⎢ ⎥ dx ⎣ ⎦ 1⎤ ⎡ 1 l − 2 ⎥ ⎧u ⎫ ⎢ l2 1 l dx 1 = = {u1 u 2 } ∫ EA ⎢ ⎥ ⎨ ⎬ 1 1 2 0 ⎥ ⎩u 2 ⎭ ⎢− 2 2 l ⎦ ⎣ l ⎡ 1 − 1⎤ ⎧ u1 ⎫ 1 EA {u1 u 2 } ⎢ = ⎥⎨ ⎬ 2 l ⎣− 1 1 ⎦ ⎩u 2 ⎭ l (26) per cui, infine, la matrice rigidezza dell’elemento “asta con moto longitudinale” è: [k ] = EA ⎡ 1 − 1⎤ l ⎢⎣ − 1 1 ⎥⎦ (27) Come si vede, questa matrice è singolare, cioè il suo determinante è nullo. Ciò è conseguenza del fatto che la funzione di forma (21) permette anche un moto (traslatorio) di corpo rigido. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 11 – 6 Parte 11 – Introduzione al FEM Matrice Massa Impiegando le stesse funzioni di forma usate per la determinazione della matrice rigidezza, dalla (21) abbiamo la matrice delle funzioni di forma: ⎡ x [ N ] = ⎢1 − ⎣ l x⎤ l ⎥⎦ Inserendo la (21) direttamente nell’espressione (13), si ottiene: x ⎛ x ⎞⎤ ⎜1 − ⎟⎥ l⎝ l ⎠⎥ dx 2 ⎛ x⎞ ⎥ ⎜ ⎟ ⎥ ⎝l⎠ ⎦ ⎡ ⎛ x ⎞2 l ⎢ ⎜1 − ⎟ l⎠ [m] = ρA ∫ ⎢ ⎝ ⎢ x⎞ 0 x⎛ ⎢ ⎜1 − ⎟ l⎠ ⎣l ⎝ (28) cioè: ⎡1 ⎢ [m] = ρAl ⎢ 3 1 ⎢ ⎣6 1⎤ 6⎥ 1⎥ ⎥ 3⎦ (29) Pertanto la matrice massa è: [m ] = ρAl ⎡2 1⎤ 6 ⎢1 2⎥ ⎣ ⎦ (30) La matrice definita dalla (30) è una matrice massa coerente poiché è stata ottenuta utilizzando la stessa funzione di forma impiegata per ottenere la matrice rigidezza (27). La matrice massa concentrata si può ottenere concentrando la massa dell’elemento ai nodi e scrivendo l’energia cinetica in forma matriciale: ⎡1 0⎤ ⎧ u1 ⎫ 1 ρAl 2 1 ρAl 2 T= (u1 + u 2 ) = {u1 u 2 } ⎢ ⎥⎨ ⎬ 2 2 2 2 ⎣0 1⎦ ⎩u 2 ⎭ da cui risulta immediatamente: ρAl ⎡1 0⎤ (31) [ m] = 2 ⎢⎣0 1⎥⎦ Vettore delle forze nodali Il vettore delle forze nodali può essere ricavato tramite l’espressione del lavoro virtuale. Se l’asta è soggetta ad una forza distribuita f(x, t), il lavoro virtuale può essere scritto come: l δW (t ) = ∫ f ( x, t ) δu( x, t ) dx = 0 l ⎡⎛ = ∫ f ( x , t ) ⎢⎜ 1 − ⎣⎝ 0 x⎞ ⎤ ⎛x⎞ ⎟δu1 (t ) + ⎜ ⎟δu2 (t )⎥ dx = l⎠ ⎝l⎠ ⎦ (32) ⎡l ⎡l ⎛ x⎞ ⎤ ⎛ x⎞ ⎤ = ⎢ ∫ f ( x, t )⎜1 − ⎟ dx ⎥δu1 (t ) + ⎢ ∫ f ( x, t )⎜ ⎟ dx ⎥δu2 (t ) l ⎠ ⎦⎥ ⎝ ⎝ l ⎠ ⎦⎥ ⎣⎢ 0 ⎣⎢ 0 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 11 – 7 Parte 11 – Introduzione al FEM Esprimendo la (32) in forma matriciale, si ha: ⎧ f1 (t ) ⎫ ⎬ ⎩ f 2 (t ) ⎭ δW (t ) = {δu1 (t ) δu2 (t )} ⎨ (33) Pertanto il vettore delle forze nodali è: ⎧l ⎛ x⎞ ⎫ ⎪ ∫ f ( x, t )⎜1 − ⎟ dx ⎪ l⎠ ⎪ ⎧ f (t ) ⎫ ⎪ ⎝ { f (t )} = ⎨ 1 ⎬ = ⎨ 0 l ⎬ ⎛ x⎞ ⎩ f 2 (t ) ⎭ ⎪ f ( x, t )⎜ ⎟ dx ⎪ ⎪ ∫ ⎪ ⎝l⎠ ⎩ 0 ⎭ (34) VIBRAZIONI TORSIONALI DELLA TRAVE Consideriamo un elemento di trave di sezione uniforme soggetto a vibrazioni torsionali e avente l’asse x diretto come in figura 3. Sia G il modulo di elasticità tangenziale e con GJ si indichi la rigidezza torsionale essendo J la costante di torsione della sezione (per sezioni circolari J si riduce al momento d’inerzia polare della sezione). Fig. 3. Elemento trave soggetto a vibrazioni torsionali. L’elemento ha due nodi, l e 2, ciascuno con un solo grado di libertà, cioè la rotazione. Il vettore spostamento (rotazione) nodale in questo caso è: ⎧θ (t ) ⎫ {δ } = ⎨ 1 ⎬ ⎩θ 2 (t ) ⎭ La rotazione all’interno dell’elemento può essere assunta lineare in x, ovvero può essere espressa come segue: θ ( x, t ) = a (t ) + b(t ) x o, in alternativa, anche come: ⎧θ (t ) ⎫ θ ( x, t ) = [ N1 ( x ) N 2 ( x )]⎨ 1 ⎬ ⎩θ 2 (t ) ⎭ dove N1(x) e N2(x) si determinano in maniera analoga a quanto fatto per le vibrazioni longitudinali, ossia imponendo le condizioni al contorno (vedi equazioni 15 – 21). Risulta: ⎡ x x⎤ [ N ] = [ N1 ( x ) N 2 ( x )] = ⎢1 − ⎣ l l ⎥⎦ Scriviamo ora le espressioni dell’energia cinetica, dell’energia di deformazione e del lavoro virtuale; si ha rispettivamente: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 11 – 8 Parte 11 – Introduzione al FEM 1 1 ⎧ ∂θ ( x, t ) ⎫ T T = ∫ J0 ⎨ ⎬ dx = {δ} [m ]{δ} 2 0 ⎩ ∂t ⎭ 2 1 1 ⎧ ∂θ ( x, t ) ⎫ T U = ∫ GJ ⎨ ⎬ dx = {δ } [k ]{δ } ∂ 20 x 2 ⎩ ⎭ 2 l l 2 l δW = ∫ f ( x, t ) δθ ( x, t ) = δ {δ }T { f (t )} 0 dove f(x,t) è una coppia distribuita per unità di lunghezza. Sostituendo l’espressione di θ(x,t) ed eseguendo le operazioni di integrazione, si ottengono le matrici massa e rigidezza ed il vettore delle forze nodali: ⎧l ⎛ x⎞ ⎫ ⎪∫ f ( x, t )⎜1 − ⎟ dx ⎪ l⎠ ⎪ ⎧ f (t ) ⎫ ⎪ J l ⎡2 1⎤ ⎝ GJ ⎡ 1 − 1⎤ { f (t )} = ⎨ 1 ⎬ = ⎨ 0 l [k ] = [m ] = 0 ⎢ ⎬ ⎢ ⎥ ⎥ l ⎣− 1 1 ⎦ 6 ⎣1 2⎦ ⎛ x⎞ ⎩ f 2 (t ) ⎭ ⎪ f ( x, t )⎜ ⎟ dx ⎪ ⎪ ∫ ⎪ ⎝l⎠ ⎩ 0 ⎭ Nel caso di sezione circolare risulta essere: J = Ip con Ip momento di inerzia polare della sezione, J0 = ρIp, con ρ densità del materiale, per cui le matrici rigidezza e massa diventano rispettivamente: [k ] = G I p ⎡ 1 − 1⎤ l ⎢⎣ − 1 1 ⎥⎦ [m] = ρ I p l ⎡2 1⎤ 6 ⎢1 2⎥ ⎣ ⎦ Nel caso di sezione generica, la costante di torsione J si può ricavare in base alla seguente espressione approssimata: J ≈ 0.025 A4 I p dove A è l’area della sezione oppure impiegando apposite tabelle come, ad esempio, quella che segue: Tabella – Valori della costante di torsione per sezioni diverse da quella circolare. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 11 – 9 Parte 11 – Introduzione al FEM VIBRAZIONI FLESSIONALI DELLA TRAVE (ELEMENTO BEAM) Consideriamo ora un elemento trave secondo la teoria di Eulero-Bernoulli (si trascurano l’effetto taglio e l’inerzia rotazionale). La fig. 4 mostra un elemento trave soggetto ad una forza trasversale distribuita f(x,t). Fig. 4. Elemento beam. I nodi possiedono due gradi di libertà ciascuno: la traslazione in direzione trasversale e la rotazione. Pertanto, il vettore degli spostamenti nodali è il seguente: ⎧ w1 (t ) ⎫ ⎪ w (t ) ⎪ ⎪ ⎪ {δ } = ⎨ 2 ⎬ ⎪ w3 (t ) ⎪ ⎪⎩ w4 (t ) ⎪⎭ Si avranno pertanto due forze nodali f1(t) e f3(t) corrispondenti ai due spostamenti nodali w1(t) e w3(t) e due momenti flettenti f2(t) e f4(t) corrispondenti rispettivamente alle rotazioni nodali w2(t) e w4(t). Per lo spostamento trasversale di un generico punto dell’elemento trave può essere assunto un polinomio di terzo grado in x, come nel caso della deformata statica: w( x, t ) = a(t ) + b(t ) x + c(t ) x 2 + d (t ) x 3 Le quattro costanti a, b, c, d, si ricavano dai valori assunti da w(x,t) e dalla sua derivata spaziale in corrispondenza dei due nodi: ∂w w(0, t ) = w1 (t ) (0, t ) = w2 (t ) ∂x ∂w w(l , t ) = w3 (t ) (l , t ) = w4 (t ) ∂x Si ha dunque: a (t ) = w1 (t ) b(t ) = w2 (t ) 1 [ −3w1 (t ) − 2 w2 (t )l + 3w3 (t ) − w4 (t )l ] l2 1 d (t ) = 3 [2 w1 (t ) + w2 (t )l − 2 w3 (t ) + w4 (t )l ] l c(t ) = Che sostituite nell’espressione di w(x,t) forniscono: 2 3 ⎡ ⎛x⎞ ⎛x⎞ w( x, t ) = ⎢1 − 3⎜ ⎟ + 2⎜ ⎟ ⎝l⎠ ⎝l⎠ ⎢⎣ 2 ⎛x⎞ ⎛x⎞ x − 2l ⎜ ⎟ + l ⎜ ⎟ ⎝l⎠ ⎝l⎠ Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 3 2 ⎛ x⎞ ⎛ x⎞ 3⎜ ⎟ − 2⎜ ⎟ ⎝l⎠ ⎝l⎠ 3 ⎧ w1 ⎫ 2 3 ⎪ ⎪ ⎛x⎞ ⎛ x ⎞ ⎤ ⎪w ⎪ − l⎜ ⎟ + l⎜ ⎟ ⎥⎨ 2 ⎬ ⎝l⎠ ⎝ l ⎠ ⎥⎦ ⎪ w3 ⎪ ⎪⎩ w4 ⎪⎭ 11 – 10 Parte 11 – Introduzione al FEM In altre parole, le funzioni di forma sono: 2 ⎛ x⎞ ⎛ x⎞ N1 ( x ) = 1 − 3⎜ ⎟ + 2⎜ ⎟ ⎝l⎠ ⎝l⎠ 2 3 2 ⎛x⎞ ⎛x⎞ N 3 ( x ) = 3⎜ ⎟ − 2⎜ ⎟ ⎝l⎠ ⎝l⎠ ⎛x⎞ ⎛x⎞ N 2 ( x ) = x − 2l ⎜ ⎟ + l ⎜ ⎟ ⎝l⎠ ⎝l⎠ 3 2 3 ⎛x⎞ ⎛x⎞ N 4 ( x ) = −l ⎜ ⎟ + l ⎜ ⎟ ⎝l⎠ ⎝l⎠ 3 L’energia cinetica, quella di deformazione ed il lavoro virtuale compiuto dalla forza distribuita f(x,t), si possono esprimere rispettivamente come: 2 l T= 1 1 ⎧ ∂w( x, t ) ⎫ T ρA ⎨ ⎬ dx = {δ} [m]{δ} ∫ 2 0 ⎩ ∂t ⎭ 2 2 l ⎧ ∂ 2 w( x, t ) ⎫ 1 1 T U = ∫ EI ⎨ ⎬ dx = {δ } [k ]{δ } 2 2 0 ⎩ ∂x 2 ⎭ l δW = ∫ f ( x, t ) δw( x, t ) = δ {δ }T { f (t )} 0 con ρ densità del materiale, E modulo di Young, I momento di inerzia della sezione trasversale, A area della sezione trasversale della trave e dove: ⎧δw1 (t ) ⎫ ⎪δw (t ) ⎪ ⎪ ⎪ δ {δ } = ⎨ 2 ⎬ ⎪δw3 (t ) ⎪ ⎪⎩δw4 (t ) ⎪⎭ ⎧ f1 ( t ) ⎫ ⎪ f (t ) ⎪ ⎪ ⎪ { f (t )} = ⎨ 2 ⎬ ⎪ f 3 (t ) ⎪ ⎪⎩ f 4 (t ) ⎪⎭ Sostituendo l’espressione di w(x,t) ed eseguendo le operazioni di integrazione, si ottengono le matrici massa e rigidezza ed il vettore delle forze nodali: ⎡ 156 ⎢ ρAl ⎢ 22l [m] = 420 ⎢ 54 ⎢ ⎣ − 13l 22l 4l 2 13l − 3l 2 54 13l 156 − 22l − 13l ⎤ − 3l 2 ⎥ ⎥ − 22l ⎥ ⎥ 4l 2 ⎦ 6l ⎡ 12 ⎢ 6l 4l 2 EI ⎢ [k ] = 3 l ⎢− 12 − 6l ⎢ 2l 2 ⎣ 6l − 12 − 6l 12 − 6l 6l ⎤ 2l 2 ⎥ ⎥ − 6l ⎥ ⎥ 4l 2 ⎦ l f i (t ) = ∫ f ( x, t ) N i ( x ) dx i = 1, 2, 3, 4 0 Si osservi che la matrice rigidezza [k] è singolare e ha rango 2; ciò significa che solo due dei vettori che compongono [k] sono linearmente indipendenti. Il motivo è che la funzione spostamento w(x,t) assunta permette due moti di corpo rigido, una traslazione ed una rotazione. La matrice massa concentrata si può ottenere concentrando la massa dell’elemento ai nodi e scrivendo l’energia cinetica in forma matriciale: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 11 – 11 Parte 11 – Introduzione al FEM T= 1 ρAl 1 ρAl 2 2 {w 1 ( w 1 + w 3 ) = 2 2 2 2 w 2 0 0 0⎤ ⎧ w 1 ⎫ 0 0 0⎥⎥ ⎪⎪w 2 ⎪⎪ ⎨ ⎬ 0 1 0⎥ ⎪ w 3 ⎪ ⎥ 0 0 0⎦ ⎪⎩w 4 ⎪⎭ ⎡1 ⎢0 w 4 } ⎢ ⎢0 ⎢ ⎣0 w 3 da cui risulta immediatamente: ⎡1 ⎢ ρAl ⎢0 [ m] = 2 ⎢0 ⎢ ⎣0 0 0 0⎤ 0 0 0⎥⎥ 0 1 0⎥ ⎥ 0 0 0⎦ Al contrario di quanto avviene per le vibrazioni longitudinali, nel caso della flessione la matrice massa coerente è molto più efficace di quella concentrata poiché quest’ultima non tiene conto dell’effetto di rotazione dell’elemento. ASSEMBLAGGIO Per passare dai singoli elementi all’intera struttura, si scrivono le espressioni dell’energia cinetica e dell’energia di deformazione della struttura secondo le relazioni (1’) e (1’’). In altre parole l’energia cinetica e l’energia di deformazione della struttura sono la somma rispettivamente delle energie cinetiche e di quelle di deformazione di ciascun elemento. Le equazioni di Lagrange, infine, permettono di scrivere le equazioni differenziali del moto. Esempio Per illustrare il procedimento dell’assemblaggio, consideriamo l’asta di lunghezza L rappresentata in fig. 5. L’asta ha un estremo incastrato e l’altro libero ed è soggetta ad un moto longitudinale. L’asta viene discretizzata con tre elementi finiti del tipo di fig. 2, ciascuno di lunghezza l = L/3. Fig. 5. Asta con un estremo fisso modellata con tre elementi uguali. L’energia di deformazione della struttura si ottiene sommando le energie di deformazione dei tre elementi e tenendo conto della condizione al contorno (condizione di vincolo) u1 = 0. Impiegando le matrici rigidezza (27) dei singoli elementi, si ha: ⎡ 1 − 1⎤ ⎧ 0 ⎫ 1 3EA 1 3EA {0 u2 } ⎢ ⎥ ⎨u ⎬ + 2 L {u2 1 1 − 2 L ⎣ ⎦⎩ 2 ⎭ ⎡ 1 − 1⎤ ⎧u3 ⎫ 1 3EA + {u3 u4 } ⎢ ⎥⎨ ⎬ 2 L ⎣ − 1 1 ⎦ ⎩u4 ⎭ U= Scrivendo l’equazione di Lagrange si ottiene: Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici ⎡ 1 − 1⎤ ⎧u2 ⎫ u3 } ⎢ ⎥ ⎨u ⎬ + 1 1 − ⎣ ⎦⎩ 3 ⎭ ⎫ ⎧∂U ⎡ 2 − 1 0⎤ ⎧u2 ⎫ ⎪ ∂u2 ⎪ ⎪ 3EA ⎢ ⎪∂U ⎪ ⎪ − 1 2 1 ⎥ ⎨ u3 ⎬ ⎨ ∂u ⎬ = ⎥ 3 L ⎢ ⎪ ⎪ ⎢⎣ 0 − 1 1⎥⎦ ⎪⎩u4 ⎪⎭ U ∂ ⎪ ∂u ⎪ ⎩ 4⎭ 11 – 12 Parte 11 – Introduzione al FEM La matrice di rigidezza [K] della struttura, ottenuta assemblando i tre elementi, è pertanto: ⎡ 2 −1 0 ⎤ 3EA ⎢ [K ] = − 1 2 − 1⎥⎥ ⎢ L ⎢⎣ 0 − 1 1 ⎥⎦ E’ fondamentale osservare che la matrice della struttura si può ottenere senza scrivere esplicitamente né l’espressione di U, né l’equazione di Lagrange, bensì sovrapponendo le tre matrici rigidezza (27) dei singoli elementi ed eliminando la prima riga e la prima colonna, cioè le righe e le colonne corrispondenti alla condizione u1 = 0: 0 0⎤ −1 ⎡1 ⎢− 1 1 + 1 − 1 0 ⎥ 3EA ⎢ ⎥ [K ] = L ⎢ 0 − 1 1 + 1 − 1⎥ ⎢ ⎥ 0 −1 1 ⎦ ⎣0 Per quanto riguarda l’energia cinetica, impiegando le matrici massa (3) dei singoli elementi, risulta: ⎡2 1⎤ ⎧ 0 ⎫ 1 ρAl 1 ρAl {0 u2 } ⎢ {u2 ⎥⎨ ⎬ + 2 6 ⎣1 2⎦ ⎩u2 ⎭ 2 6 ⎡2 1⎤ ⎧u3 ⎫ 1 ρAl + {u3 u4 } ⎢ ⎥⎨ ⎬ 2 6 ⎣1 2⎦ ⎩u4 ⎭ T= ⎡2 1⎤ ⎧u 2 ⎫ u3} ⎢ ⎥⎨ ⎬ + ⎣1 2⎦ ⎩u3 ⎭ e scrivendo l’equazione di Lagrange si ottiene: ⎧ d ⎛ ∂T ⎞⎫ ⎪ dt ⎜⎝ ∂u2 ⎟⎠ ⎪ 4 1 0⎤ ⎧u2 ⎫ ⎪⎪ d ⎪⎪ ρAl ⎡ ⎪ ⎪ ⎢ ⎛ ⎞ 1 4 1⎥ ⎨u3 ⎬ ⎨ ⎜ ∂T ∂u ⎟ ⎬ = ⎢ ⎥ 3⎠ 6 ⎪ dt ⎝ ⎪ ⎢⎣0 1 2⎥⎦ ⎪⎩u4 ⎪⎭ d ⎪ ⎪ ∂T ∂u 4 ⎪⎭ ⎪⎩ dt ( ) La matrice massa dell’intera struttura è pertanto: ⎡ 4 1 0⎤ [M ] = 1 4 1⎥ ⎥ 6 ⎢ ⎣⎢0 1 2⎦⎥ ρAl ⎢ Si vede immediatamente che anche la matrice massa della struttura si può ottenere sovrapponendo le matrici massa dei singoli elementi ed eliminando le righe e le colonne corrispondenti alla condizione u1=0. E’ opportuno rilevare che, una volta effettuato l’assemblaggio, i vari elementi finiti risultano collegati fra loro nei nodi, nel senso che essi si trasmettono forze attraverso i nodi e che nei nodi sono soddisfatte le condizioni di congruenza (cioè tutti gli elementi che confluiscono in un nodo hanno ivi gli stessi spostamenti). Osserviamo anche che si possono assemblare tra loro anche elementi diversi, o addirittura parti di sistemi modellati con tecniche diverse, per esempio ad elementi finiti ed a parametri concentrati. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 11 – 13 Parte 11 – Introduzione al FEM FREQUENZE E MODI DI VIBRARE Le frequenze naturali e i modi di vibrare si ottengono dall’equazione del moto omogenea: [m]{δ} + [k ]{δ } = {0} Ipotizzando una soluzione nella forma: {δ } = {δ 0 } e jωt l’equazione diviene: ( ) − ω 2 [m]{δ 0 } + [k ]{δ 0 } = − ω 2 [m] + [k ] {δ 0 } = {0} ossia il classico problema agli autovalori ed autovettori. Anche per sistemi relativamente semplici e di piccole dimensioni, le matrici [k] e [m] possono avere diverse centinaia di elementi. La soluzione dell’autoproblema risulta pertanto essere non banale e richiede opportuni algoritmi atti a minimizzare il costo computazionale e la richiesta di memoria. La trattazione di tali problematiche esula dagli scopi della presente dispensa e per essa si rimanda a testi specializzati. BIBLIOGRAFIA * S.S. Rao, Mechanical vibrations, Third edition, Addison Wesley Pub. Company, 1995. * D.J. Inman, Engineering Vibration, Prentice Hall, 1994. * M. Lalanne, P. Berthier, J.D. Hagopian, Mechanical Vibrations for Engineers, John Wiley and Sons, 1984. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 11 – 14 Esercitazioni Università degli Studi di Bologna – Scuola di Ingegneria e Architettura – Sede di Forlì ESERCITAZIONI del CORSO di DINAMICA DELLE MACCHINE E DEI SISTEMI MECCANICI LM (Componente del C.I. MECCANICA E DINAMICA DELLE MACCHINE LM) per allievi del Corso di Laurea Magistrale in INGEGNERIA MECCANICA Anno Accademico 2013-2014 prof. Alessandro RIVOLA Tel. 0543 374441 e-mail: [email protected] 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 Riduzione di forze e masse. Impianto di frenatura. Scelta di un innesto a frizione. Analisi del transitorio di un ventilatore. Calcolo del volano in un impianto funzionante in condizioni di regime periodico. Calcolo di costanti elastiche. Applicazione del metodo energetico. Frequenza propria di una colonna con serbatoio elevato. Applicazione del metodo energetico. Risposta di un sistema ad un gdl ad una eccitazione a gradino con rampa iniziale. Sistema a 2 gdl. Vibrazioni torsionali di un motore marino. Modifiche strutturali. Applicazione del metodo di Rayleigh ad un continuo. Definizione dei parametri di acquisizione. Vibrazioni flessionali con FEM. I1 I2 I3 I4 I5 I6 S1 MATALAB: zero di funzione. MATLAB: integrazione di equazioni differenziali (ODE). MATLAB: calcolo di autovalori e autovettori di una matrice. SIMULINK: integrazione di equazioni differenziali. SIMULINK: integrazione di equazioni differenziali non lineari: presenza del gioco. SIMULINK: modelli elementari di meccanismi. Esercitazione sperimentale. Misura di frequenze naturali. Scelta dei parametri di acquisizione. Eccitazione di una struttura con shaker elettrodinamico. Eccitazione di una struttura con martello strumentato. Rilievo sperimentale di FRF. Osservazioni sulla funzione coerenza. Estrazione dei parametri modali. Animazione dei modi di vibrare. (*) (*) (*) (*) (*) (*) (*) (*) (*) ESERCITAZIONI: MODALITÀ DI ESAME Le esercitazioni riguardano complementi ed applicazioni degli argomenti del corso. Tutte le esercitazioni svolte ed elencate costituiscono materia di esame. Alcune esercitazioni sono contraddistinte da un asterisco (*). Al momento di sostenere l’esame, l’allievo è tenuto a consegnare alla commissione esaminatrice tali esercizi, svolti secondo le seguenti modalità: 1. Gli esercizi devono venire eseguiti su fogli formato A4 o su un quaderno dello stesso formato. Sul quaderno - o su ciascuno dei fogli - devono essere chiaramente indicati cognome, nome e numero di matricola dell’allievo. 2. Non è ammesso scrivere a matita. 3. Lo svolgimento deve contenere: il testo e i dati dell’esercizio; l’elenco dei simboli con il relativo significato numerico; la traccia dello svolgimento; tutte le formule impiegate, scritte prima in forma letterale e poi con i valori numerici delle varie quantità; i risultati, con l’indicazione delle unità di misura; i grafici qualora richiesto. 4. Il sistema di unità di misura adottato è il Sistema Internazionale (SI). I testi sono disponibili in segreteria e seguendo i link: diem1.ing.unibo.it/mechmach/rivola.html o www.unibo.it/docenti/alessandro.rivola Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E–1 Esercitazioni TABELLA di RIEPILOGO DEI RISULTATI EX 2 - IMPIANTO DI FRENATURA Somma ultime due cifre numero di Coppia frenante matricola Lavoro dissipato [Nm] Tiro fune [J] [N] EX 3 - TRANSITORIO DI AVVIAMENTO TRAMITE INNESTO A FRIZIONE Resto divisione per 4 del n. di matricola Vel. angolare a REGIME Coppia a REGIME Scelta innesto No. Istante di sincronismo ts Durata fase per il raggiungimento del regime Tr Durata totale del transitorio: T = Tc+Ts+Tr Lavoro dissipato in una operazione di innesto Massima frequenza ammissibile No. di inserzioni richiedenti la regolazione del tra ferro No. totale di inserzioni EX 4 - TRANSITORIO DI AVVIAMENTO DI UN VENTILATORE ultima cifra del numero di matricola Omega 1 segnato Omega di regime Istante t1 Istante TR (99% regime) 99% omega di regime [rad/s] [Nm] [s] [s] [s] [J] [Hz] [rad/s] [rad/s] [s] [s] [rad/s] EX 5 - DIMENSIONAMENTO DEL VOLANO ultime due cifre, u e v, del numero di matricola Vel. angolare minima Omega1 Vel. angolare massima Omega0 Momento di inerzia del volano Motore scelto No. Potenza [rad/s] [rad/s] [kgm2] [W] EX 8 - FREQUENZA PROPRIA FLESSIONALE DI UN SERBATOIO ELEVATO ultime due cifre, u e v, del numero di matricola u= v= Prima frequenza propria [Hz] EX 12 - VIBRAZIONI TORSIONALI DI UN MOTORE MARINO ultima cifra del numero di matricola v= Prima frequenza propria Seconda frequenza propria Rapporto r1=[Φ2/Θ1]1 Rapporto r2=[Φ2/Θ1]2 EX 13 – MODIFICHE STRUTTURALI ultime due cifre, u e v, del numero di matricola Prima frequenza propria Seconda frequenza propria Terza frequenza propria Seconda frequenza propria dopo le modifiche [Hz] [Hz] u= v= [rad/s] [rad/s] [rad/s] [rad/s] EX 15 – DEFINIZIONE DEI PARAMETRI DI ACQUISIZIONE ultime due cifre, u e v, del numero di matricola Frequenza di taglio del filtro passa basso (anti-aliasing) Frequenza di campionamento minima Il numero di punti da elaborare tenendo conto che si desidera utilizzare l’algoritmo FFT EX 16 – VIBRAZIONI FLESSIONALI CON FEM ultima cifra del numero di matricola Prima frequenza propria Seconda frequenza propria Primo Modo w3= w4= Secondo Modo w3= w4= Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici u= v= [Hz] [Hz] v= w5= w5= [Hz] [Hz] w6= w6= E–2 Esercitazioni Esercitazione 1 – RIDUZIONE DI MASSE E MOMENTI DI INERZIA Esercizio 1 Per l’ingranaggio pignone–dentiera di figura, dati la massa m della dentiera, il raggio primitivo R del pignone ed il suo momento di inerzia JO (rispetto al suo asse di rotazione O), trovare: (i) la massa equivalente del sistema ridotta alla coordinata x (ii) il momento di inerzia equivalente ridotto all’asse O. (“Mechanical vibrations”, S.S. Rao, p. 33) T= 1 2 1 &2 mx& + J oθ 2 2 Esercizio 2 Due cilindri, aventi momenti di inerzia J1 e J2, sono calettati su due alberi paralleli rigidi e di massa trascurabile, collegati da un ingranaggio le cui due ruote, indicate con 1 e 2 in figura, hanno rispettivamente numero di denti pari a n1 e n2 e massa trascurabile. Trovare il momento di inerzia equivalente risotto alla coordinata θ1. (“Mechanical vibrations”, S.S. Rao, p. 82) Esercizio 3 Per il meccanismo di figura, dati la massa m del carrello, la massa m2 del membro rigido 2, il momento di inerzia J1 del membro rigido 1 rispetto al suo asse di rotazione O, il momento di inerzia baricentrico JpG della puleggia, la massa mc del cilindro ed il suo momento di inerzia baricentrico JcG, trovare la massa equivalente del sistema ridotta ad un punto del carrello. Si noti che il membro rigido 1 ruota solidalmente alla puleggia. (“Mechanical vibrations”, S.S. Rao, p. 35) 1 1 1 1 1 1 2 2 2 2 2 T = mx& 2 + J pGθ&p + J1θ&1 + m2 x& 2 + mc x&2 + J cGθ&c 2 2 2 2 2 2 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E–3 Esercitazioni Esercizio 4 Con riferimento alla seguente figura, trovare la massa equivalente del sistema ridotta alla coordinata x. (“Mechanical vibrations”, S.S. Rao, p. 81) Esercizio 5 Per il meccanismo di distribuzione di figura sono note le proprietà inerziali dei membri dotati di moto alterno: la massa mp dello spintore, la massa mr del bilanciere, il suo momento di inerzia baricentrico JrG, la massa mv della valvola. Ritenendo le masse di rotella e molla trascurabili, trovare la massa alterna equivalente del meccanismo assumendo che tale massa sia collocata: (i) nel punto A (ii) nel punto C (“Mechanical vibrations”, S.S. Rao, p. 36) T= Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 1 1 1 1 2 2 2 2 m p x& p + mv x& v + J rGθ&r + mr x& r 2 2 2 2 E–4 Esercitazioni Esercitazione 2 – IMPIANTO DI FRENATURA (*) Determinare la coppia frenante che deve essere applicata dal freno per arrestare l’impianto di montacarichi schematizzato in figura nell’intervallo di tempo ∆t. Si ipotizzi che durante la manovra di arresto la coppia frenante sia costante e la coppia fornita dal motore sia nulla ed, inoltre, che all’inizio della manovra stessa il carico stia scendendo con velocità v costante. Si calcoli inoltre: - il lavoro dissipato dal freno durante la manovra di arresto; - l’intensità della forza sollecitante la fune durante la frenatura. Q = peso del carico v = velocità di discesa del carico all’inizio della manovra R = raggio del tamburo ∆t = tempo di frenatura J1 = momento di inerzia complessivo dei componenti a monte del riduttore J2 = momento di inerzia complessivo dei componenti a valle del riduttore τ = rapporto di trasmissione del riduttore η‘ = rendimento del riduttore nel moto retrogrado Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E–5 Esercitazioni Esercitazione 3 – SCELTA DI UN INNESTO A FRIZIONE (*) Si consideri un impianto (fig. 1) costituito da un motore elettrico asincrono trifase, un innesto a frizione ad azionamento elettromagnetico, un riduttore ad ingranaggi ed una macchina operatrice. Riguardo al motore elettrico, sono noti la potenza, Pn, e lo scorrimento, sn, in condizioni nominali, ed il valore della velocità angolare a vuoto, n10; si determini la caratteristica meccanica, considerandola lineare nel campo di funzionamento normale. Sono noti anche la caratteristica meccanica della macchina operatrice, M3 = M30 + k3Ω3 (il momento resistente M3 è somma di un termine costante M30 ed uno dipendente linearmente dalla velocità angolare Ω3), il rapporto di trasmissione del riduttore, τr, il momento di inerzia delle parti a monte dell'innesto, J1, e quello delle parti poste a valle dell'innesto stesso, J3, ridotto all'asse della macchina operatrice. In tab. 1 sono riportate le caratteristiche tecniche di una serie di innesti a frizione dello stesso tipo (fig. 2), in ordine crescente di dimensioni. Si scelga tra questi l'innesto che soddisfa le seguenti condizioni: 1) il momento applicato alla macchina operatrice non superi il valore M3max; 2) la durata globale T del transitorio di avviamento con macchina operatrice ferma e motore funzionante a vuoto, non superi il valore Tmax; T è il tempo intercorrente tra l'istante in cui è azionato l'elettromagnete e l'istante in cui l'impianto ha raggiunto il 99% della velocità di regime; 3) il lavoro dissipato in una singola operazione di innesto, Lp, non sia superiore al massimo valore ammissibile per l'innesto scelto (v. tab. 1); Per motivi di ingombro, inerzia e costo, la scelta deve cadere sull'innesto di dimensioni più piccole che soddisfa le condizioni precedenti. Si consideri costante il momento Mf trasmesso dall'innesto in condizioni di slittamento. Si trascurino le perdite per attriti in organi diversi dall'innesto. In base ai dati riportati in tab. 1, si calcoli per l'innesto scelto: 4) la massima frequenza di inserzione ammissibile, fimax; 5) il numero di inserzioni zr intercorrenti tra due operazioni successive di regolazione del traferro; 6) il numero totale di inserzioni zmax durante la vita utile del disco di frizione. Infine si tracci l’andamento in funzione del tempo delle velocità angolari durante il transitorio. DATI Resto divisione per 4 del n. di matricola Pn [kW] sn 0 1 2 4 4 4 Resto divisione per 4 del n. di matricola 3 7.5 k3 [Nm/(rad/s)] 0.05 0.04 0.05 0.03 J1 [kgm²] n10 [rpm] 1500 3000 750 750 J3 [kgm²] τr 1/15 1/21 M30 [Nm] 100 1/9 1/7 M3max [Nm] 70 120 180 Tmax Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici [ms] 0 1 2 3 18 9 25 30 0.005 0.005 0.005 0.013 1.8 0.9 2.7 3.2 1200 1000 1400 2200 75 75 85 85 E–6 Esercitazioni TIPO Tab. 1 - Caratteristiche tecniche degli innesti 3 4 5 6 7 8 9 Mf [Nm] 12 23 43 75 145 280 570 Tc [ms] 10 12 12 20 25 60 50 J1f [10-3kgm2] 0.128 0.319 0.868 1.94 5.0 16.5 45.0 J2f [10-3kgm2] 0.035 0.105 0.297 0.704 1.4 31.5 Lpmax [kJ] 4.4 6.9 14.8 20 50 80 Ppmax [W] 86 112 140 196 290 370 499 Lph [MJ/mm] 143 251 343 509 789 1270 2240 hr [mm] 0.1 0.15 0.2 0.3 0.4 0.45 0.5 hmax [mm] 0.8 1.0 1.2 1.4 1.7 2.0 Mf - momento trasmesso in condizioni di slittamento Tc - durata della fase di accostamento delle superfici di frizione (recupero del traferro) J1f - momento di inerzia delle parti dell'innesto solidali con l'albero motore J2f - momento di inerzia delle parti dell'innesto solidali con l'albero condotto Lpmax - lavoro dissipato massimo ammissibile per ogni operazione di innesto 32 8.1 1.8 Ppmax - valore massimo ammissibile della potenza media dissipata Lph - lavoro dissipato per unità di spessore usurato del disco di frizione hr - spessore usurato richiedente la regolazione del traferro hmax - spessore massimo utile del disco di frizione Fig. 1 – Schema dell'impianto Fig. 3 – Sistema ridotto Fig. 2 – Innesto a frizione ad azionamento elettromagnetico Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E–7 Esercitazioni Esercitazione 4 – TRANSITORIO DI AVVIAMENTO (*) L'impianto di fig.l è costituito da un motore elettrico asincrono trifase, da un riduttore ad ingranaggi e da un ventilatore. Il riduttore è a sua volta costituito da due ruote dentate A e B. Si richiede di: Valutare il tempo TR necessario per portare il ventilatore alla velocità di regime ωR. Tracciare l’andamento in funzione del tempo della velocità angolare durante il transitorio. DATI ξ ultima cifra del numero di matricola Motore: ξ I m = 0.05 + Riduttore: kg ⋅ m 2 (mom. inerzia) 200 Pn = 5 kW (potenza nominale) z A = 20 + ξ z B = 100 + ξ ω10 = 1500 rpm (velocità a vuoto) ω1n = 1420 rpm (velocità nominale) ξ I A = 2.0 + ⋅10− 4 kg ⋅ m 2 (mom. inerzia ruota A) 10 ξ M m 0 = 2.0 + ⋅ M m n 20 ξ −1 2 I B = 1.2 + ⋅10 kg ⋅ m (mom. inerzia ruota B) 100 Ventilatore: Pv n = 4 kW (potenza nominale) nv n = 280 rpm (velocità nominale) I v = 30.0 + ξ 10 kg ⋅ m 2 (mom. inerzia ventilatore) Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E–8 Esercitazioni fig. 2 – Caratteristica meccanica del motore fig. 3 – Caratteristica meccanica del ventilatore Esempio numerico: I m = 0.05 kg ⋅ m 2 Pn = 5 kW τ = 0.2 ω10 = 1500 rpm ω1n = 1420 rpm Pv n = 4 kW I A = 2.0 ⋅ 10− 4 kg ⋅ m 2 nv n = 280 rpm I B = 1.25 ⋅10 −1 kg ⋅ m 2 I v = 30.5 kg ⋅ m 2 M m 0 = 2.5 ⋅ M m n Risultati: Omega 1 segnato = 136.1357 [rad/s] Omega di regime = 149.9668 [rad/s] Istante t1 = 2.2985 [s] Istante TR (99% regime) = 2.9459 [s] 99% omega di regime = 148.4671 [rad/s] Transitorio di avviamento 250 Velocita' angolare [rad/s] 200 150 100 50 0 0 1 2 3 Tempo [s] Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 4 5 6 E–9 Esercitazioni Esercitazione 5 – DIMENSIONAMENTO DEL VOLANO (*) Si consideri un impianto funzionante in servizio continuo in condizioni di regime periodico. L'impianto è costituito da un motore asincrono trifase a quattro poli, un riduttore ed una macchina operatrice di tipo rotativo. Il motore, alimentato in corrente alternata a 50 Hz, ha potenza nominale Pn, scorrimento nominale sn e momento d'inerzia Jm. Al variare dell'angolo di rotazione dell'albero motore il momento resistente della macchina operatrice ridotto all'asse del motore ha andamento costante a tratti: all'interno del periodo vale Mrl per i primi gl giri dell'albero motore, ed è pari ad Mr2 per i successivi g2 giri. Sia inoltre J0 il momento d'inerzia dell'intero impianto, ad esclusione del motore, ridotto all'albero motore. Si richiede di: - scegliere il motore elettrico all'interno della gamma fornita; calcolare il momento d 'inerzia del volano da calettare sull'albero motore per conseguire il grado di irregolarità δ assegnato. DATI I dati sono espressi in funzione delle ultime due cifre, u e v, del numero di matricola (numero di matricola = #####uv). Mrl = 50 + 2 u2 + 3 uv + 10 v [N m] Mr2 = 7 + v [N m] J0 = 1 + v/4 [kg m2] gl = 12 + u [giri] g2 = 16 - v [giri] δ = 0.014 Motori elettrici disponibili: 1 Pn Sn Jm Pn Sn Jm [kW] [%] [kgm2] [kW] [%] [kgm2] 5.5 4.67 0.0165 2 7.5 4.67 0.0213 3 4 11. 4.00 0.049 15 3.67 0.063 5 18.5 3.33 0.103 22. 3.33 0.123 10 55. 2.00 0.570 11 75. 2.00 0.930 12 90. 2.00 1.168 7 8 9 30. 3.00 0.183 37. 2.67 0.318 45. 2.33 0.383 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 6 E – 10 Esercitazioni Esercitazione 6 – CALCOLO DI COSTANTI ELASTICHE Esercizio 1 Con riferimento al propulsore ad elica di figura, determinare la rigidezza torsionale dell’albero, noto il modulo di elasticità tangenziale del materiale G = 8 × 1010 N/m2. Esercizio 2 Con riferimento all’impianto di sollevamento di figura, determinare la costante elastica equivalente del sistema quando lunghezza libera della fune è pari a l. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E – 11 Esercitazioni Esercizio 3 Con riferimento al carrello ferroviario mostrato in figura, determinare la costante elastica equivalente di ciascuna sospensione realizzata con tre molle ad elica in acciaio (modulo di elasticità tangenziale G = 8 × 1010 N/m2) aventi diametro D = 20 cm e diametro della spira d = 2 cm. Esercizio 4 Con riferimento alla macchina per sollevamento carichi di figura, determinare la costante elastica equivalente del sistema in direzione verticale. Il puntone è realizzato in acciaio ed ha una sezione costante pari a 2500 mm2, il cavo è anch’esso in acciaio con sezione pari a 100 mm2. Si trascuri l’influenza del tratto di cavo CDEB. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E – 12 Esercitazioni Esercitazione 7 – APPLICAZIONE DEL METODO ENERGETICO Determinare la pulsazione naturale di un cilindro di raggio r e massa m che rotola senza strisciare entro un tubo di raggio R. O R h0 h1 w W r G1 G0 G0 Oˆ G1 = J V = mg Dh = mg (h0 - h1 ) Energia potenziale V = mg ( R - r )(1 - cosJ ) » mg ( R - r ) 2 J 2 1 VMAX = mg ( R - r )Q 2 2 d (T +V ) = 0 Energia cinetica 1 2 2 T = mvG + I G w 2 2 mr 2 IG = vG = ( R - r )J& = rw 2 2 1é mr 2 æ R - r ö ù & 2 3 2 2 T = ê m( R - r ) 2 + ç ÷ úJ = m( R - r ) J& 2 êë 2 è r ø úû 4 3 2 TMAX = m( R - r ) 2 w n Q 2 4 à ( ) 3 m( R - r )2J&J&& + mg ( R - r )JJ& = 0 2 J = Q cos wnt VMAX = TMAX J& = W wn = 2g J=0 3( R - r ) 2g 3( R - r ) 1 13 2 mg ( R - r )Q 2 = m( R - r ) 2 wn Q 2 2 22 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici J&& + à wn = 2g 3( R - r ) E – 13 Esercitazioni Esercitazione 8 – FREQUENZA PROPRIA DI UNA COLONNA CON SERBATOIO ELEVATO (*) Determinare la prima frequenza propria di vibrazione flessionale della colonna con serbatoio elevato mostrata in figura, supponendo che la sezione tubolare della colonna sia costante. Si esprima il risultato in Hz utilizzando almeno cinque cifre significative. Dati: D = diametro esterno della colonna d = diametro interno della colonna l = lunghezza della colonna E = modulo di elasticità del materiale della colonna Q = peso del serbatoio ρ = massa volumica del materiale della colonna I dati sono espressi in funzione delle ultime due cifre, u e v, del numero di matricola (numero di matricola = #####uv). D = 3. + u/10 [m] d = 2.45 + v/30 [m] l = 90 + u2 /5 – v [m] ρ = 2400 + v2 + u [kg/m3] E = 2.8 × 1010 [N/m2] Q = (2.7 + u2 /100 + uv /50) × 106 [N] Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E – 14 Esercitazioni Esercitazione 9 – APPLICAZIONE DEL METODO ENERGETICO Trovare la frequenza naturale di oscillazione del sistema rappresentato in figura, costituito da un cilindro omogeneo di raggio r, massa m e momento di inerzia baricentrico JG, vincolato a telaio da due molle di rigidezza k, nell’ipotesi che il cilindro rotoli sul piano senza strisciare. Dati: m r k a massa del cilindro raggio del cilindro rigidezza delle molle distanza tra il baricentro del disco e il punto di attacco delle molle m, JG k a r Risultato: ωn = G k θ 4k ( r + a ) 2 3mr 2 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E – 15 Esercitazioni Esercitazione 10 – RISPOSTA DI UN SISTEMA SDOF AD UNA ECCITAZIONE A GRADINO CON RAMPA INIZIALE Determinare la risposta del sistema ad un grado di libertà rappresentato in figura, per una eccitazione a gradino di ampiezza F0 preceduta, per 0 < t < t1, da una rampa. F(t) F(t) m F0 x(t) k 0 t1 t Dati: m k F0 t1 massa costante elastica della molla ampiezza del gradino istante finale della rampa t x (t ) = ∫ F (τ ) h (t − τ ) dτ h(t ) = 0 x1 (t ) = F0 t sin ω n t − k t1 ω n t1 1 sin ω n t m ωn x1 (t − t1 ) = F0 t − t1 sin ω n (t − t1 ) − k t1 ω n t1 4 1.2 1 x (t) 1 2 0.8 0 t 1 0.6 0.4 -x (t-t ) 1 -2 1 0.2 -4 0 0.2 0.4 0.6 0.8 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici 1 0 0 t 0.2 1 0.4 0.6 0.8 1 E – 16 Esercitazioni Esercitazione 11 – SISTEMA A DUE GDL Nel sistema vibrante di figura, in cui le masse sono dotate del solo moto in direzione verticale, si assuma n = 1. • Trovare le frequenze naturali e le forme modali. • Trovare quali condizioni devono soddisfare le condizioni iniziali affinché il sistema vibri solo nel primo o solo nel secondo modo. Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E – 17 Esercitazioni Esercitazione 12 – VIBRAZIONI TORSIONALI DI UN MOTORE MARINO (*) In figura è rappresentato lo schema di un motore marino connesso all’elica mediante un riduttore ad ingranaggi ad uno stadio. Noti i momenti di inerzia del volano, del motore, delle ruote dentate, dell’elica e le dimensioni degli alberi, trovare le frequenza naturali e i modi di vibrare torsionali del sistema. In particolare: * si trascuri l’inerzia degli alberi; * si esprima il risultato utilizzando almeno cinque cifre significative; * si esprimano le frequenze naturali in Hz; * indicata con θ la rotazione dell’asse motore e con ϕ la rotazione dell’asse dell’elica, esprimere i modi di vibrare nella seguente forma: Φ Φ r1 = 2 r2 = 2 Θ1 1 Θ1 2 Dati: Jv Jm J1 momento di inerzia del volano momento di inerzia del motore momento di inerzia ruota 1 J2 Je G momento di inerzia ruota 2 momento di inerzia dell’elica modulo di elasticità tangenziale acciaio I dati sono espressi in funzione dell’ultima cifra v del numero di matricola (numero di matricola = #####v). Jv = 35000 [kg m2] Jm = 1000 – 5 v2 [kg m2] J1 = 250 – v [kg m2] Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici J2 = 150 + 2v [kg m2] Je = 2000 + 20 v2 [kg m2] G = 8 × 1010 [N/m2] E – 18 Esercitazioni Esercitazione 13 – MODIFICHE STRUTTURALI (*) In figura è rappresentato un sistema a 3 gdl. Noti i valori delle masse e delle rigidezze, calcolare: 1) 2) k1 le 3 pulsazioni naturali del sistema (in rad/s) le 3 forme modali (eseguire la normalizzazione in modo che la prima componente sia unitaria) Inoltre, introdotte nel sistema le modifiche strutturali indicate nel seguito, calcolare il nuovo valore della seconda pulsazione propria del sistema impiegando il quoziente di Rayleigh. m1 k2 m2 k3 m3 Dati: m = 1 + u / 10 k = 1 – v / 10 [kg] [N/m] m1 = 2 m m2 = 3 m m3 = 2 m k1 = 4 k k2 = 3 k k3 = 5 k Modifiche strutturali: ∆m3 = 0.4 m ∆k2 = 0.7 k I dati sono espressi in funzione delle ultime due cifre, u e v, del numero di matricola (numero di matricola = #####uv). Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E – 19 Esercitazioni Esercitazione 14 – APPLICAZIONE DEL METODO DI RAYLEIGH AD UN CONTINUO Utilizzare il metodo di Rayleigh per calcolare la prima frequenza propria del sistema rappresentato in figura. La trave ha modulo elastico E, momento di inerzia di sezione I, sezione S, densità ρ ed alla sua estremità si trova una massa concentrata m. Nella sua mezzeria la trave è collegata a telaio mediante una molla di rigidezza k. L/2 Si suggerisce di impiegare la funzione di forma seguente: L/2 m k x 2 x 3 L L ϕ ( x) = 3 − x 2 x 3 v( x, t ) = ϕ ( x) f (t ) = 3 − f (t ) L L 2 2 L L ∂ 2v 1 1 1 1 d 2ϕ V = ∫ EI 2 dx + k [v( x, t )]2x= L / 2 = ∫ EI f (t ) 2 dx + k f 2 (t ) [ϕ ( x)]2x = L / 2 = 2 0 ∂x 2 20 2 dx 2 1 36 x 1 25 1 25 12 EI f 2 (t ) 4 ∫ 1 − dx + k f 2 (t ) = f 2 (t ) EI 3 + k 2 2 64 2 64 L 0 L L L = 2 2 [ ] 2 1 1 ∂v 1 1 ∂v 2 = ∫ ρS f& (t )ϕ ( x) dx + m f& 2 (t ) [ϕ ( x)]x = L = T = ∫ ρS dx + m 2 0 ∂t 2 ∂t x = L 2 0 2 L L 2 2 3 L 1 1 1 33 1 x x 2 & = ρS f (t ) ∫ 3 − dx + m f& 2 (t ) 4 = ρS f& 2 (t ) L + m f& 2 (t ) 4 = 2 2 2 35 2 0 L L = 1 & 2 33 f (t ) ρS L + 4m 2 35 &f&(t ) ρS 33 L + 4m + f (t ) EI 12 + k 25 = 0 35 64 L3 Equazione del moto: Risultato: ω1 = 12 EI 25 + k L3 64 33 ρSL + 4 m 35 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E – 20 Esercitazioni Esercitazione 15 – DEFINIZIONE DEI PARAMETRI DI ACQUISIZIONE (*) Si vogliono effettuare rilievi sperimentali di vibrazione su una struttura. L’analisi va condotta all’interno del campo di frequenze 0 ÷ f* e, ai fini dell’analisi, occorre ottenere una risoluzione spettrale massima pari a ∆f. Determinare: 1. La frequenza di taglio del filtro passa basso anti-aliasing 2. La frequenza di campionamento minima 3. Il numero di punti da elaborare tenendo conto che si desidera utilizzare l’algoritmo FFT (Fast Fourier Transform) Dati: f* = 3000 + 10 u – 20 v ∆f = 10 + 0.1 uv + 0.5 v2 [Hz] [Hz] I dati sono espressi in funzione delle ultime due cifre, u e v, del numero di matricola (numero di matricola = #####uv). Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici E – 21 Esercitazioni Esercitazione 16 – VIBRAZIONI FLESSIONALI CON FEM (*) In figura è rappresentata una trave incastrata ad entrambi gli estremi avente sezione quadrata con dimensioni variabili a tratti. Note le dimensioni della trave e le caratteristiche del materiale (modulo di Young E e densità ρ), trovare le prime due frequenze naturali e i rispettivi modi di vibrare flessionali del sistema impiegando il metodo degli elementi finiti. In particolare: * modellare la trave con tre elementi di tipo beam; * esprimere le frequenze naturali in Hz; * normalizzare le forma modali in modo da porre la massima componente al valore unitario. I dati sono espressi in funzione dell’ultima cifra v del numero di matricola (numero di matricola = #####v). l1 = 0.4 – v/200 [m] l2 = 0.32 +v/100 [m] l3 = 0.24 + v/100 [m] a = 0.02 [m] b = 0.03 [m] c = 0.01 [m] axa l1 Dinamica delle Macchine e dei Sistemi Meccanici ρ = 7800 [kg/m3] E = 2.06 × 1011 [N/m2] bxb l2 cxc l3 E – 22
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