consumatori edizione reno n° 1 gennaio-febbraio 2014 il mensile dei soci coop PIÙ EQUITÀ In Italia e nel mondo le diseguaglianze continuano ad aumentare. Un fattore in più che allontana l’uscita dalla crisi 42 Le Amgels si raccontano Mamme e donne con una carica in più: a Rioveggio un'associazione di promozione sociale e sportiva traccia la strada per far uscire le famiglie dalla solitudine Questa rivista è un mensile. Ma su internet abbiamo novità ogni giorno “Consumatori”, tutti i sapori dell’informazione sul nostro sito trovi un notiziario sempre aggiornato www.consumatori.e-coop.it clicca mi piace alla pagina www.facebook.com/ConsumatoriCoop seguici su Twitter.com/ConsumatoriCoop con smartphone o tablet scarica le App gratuite da App Store e Google play consumatori il mensile dei soci coop consumatori SOMMARIO coop reno sommario seguici su facebook e su www.consumatori.e-coop.it Le pagine di 40 In linea di galleggiamento DI PAOLO BEDESCHI 42 Le Amgels si raccontano 6 Sempre più diseguali DI DANIELA DALPOZZO In questi anni di crisi le diseguaglianze continuano a crescere sia in Italia che nel mondo. Un fattore che rallenta la ripresa 45 Equi di fronte al cancro 12 Gas e luce, dov'è la convenienza? A dieci anni dalla liberalizzazione andiamo a scoprire cosa è cambiato per le famiglie in un mercato ancora pieno di ombre 46 Una chiesa da salvare DI GABRIELLA SAPORI 49 Arrivano i fantaveicoli! DI ALESSANDRA GIOVANNINI 20 Tutti bocciati Tanta tv ma pochi libri: una fotografia inquietante dell'Italia di oggi. E Marco Rossi Doria ci parla del ruolo possibile della scuola Coop Reno Telefono 051.8906011 4 Lettere a Consumatori DI EUGENIO DEL TOMA 6 Sempre più diseguali 11 Il cibo e il futuro Risorsa acqua 18 DI MARIO TOZZI 9 La vignetta 28 Viviverde per vegetariani 34 Madrid, cuore di Spagna DI ANNA SOMENZI DI GIUSEPPE ORTOLANO 30 Il benessere in casa 36 Dieci anni di cambiamenti DI DARIO GUIDI DI ELLEKAPPA 19 Votate per scegliere che articoli volete 26 Coop for Kyoto coinvolge 168 aziende DI CLAUDIO STRANO 17 Forchette del 1300 D I MASSIMO MONTANARI 32 Bontà invernali DI HELMUT FAILONI DI M. CIRRI E F. SOLIBELLO libri e dischi 36 Mostre, Intervista a F. Bosso DI G. OLDRINI E P. PACODA Mensile della Cooperazione di Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908 [email protected] Reg.Trib. Bologna 3/8/82 n. 5005 Iscrizione Roc 29/8/01 n. 1040 Copia singola euro 0,34 Abbonamento annuo euro 3,10 Direttore responsabile Dario Guidi Redazione Daniele Moltrasio (vicedirettore) Daniela Dalpozzo, Silvia Fabbri, Alberto Martignone, Alessandro Medici, Andrea Pertegato, Silvia Pizzorno, Silvia Sacchetti, Claudio Strano. Progetto grafico Glifo associati/Plumdesign Impaginazione e grafica Ilde Ianigro Responsabile della pubblicità Gabriella Zerbini Stampa Coptip (Modena) Coop Editrice Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908 C. F., P. IVA e Iscrizione al Registro delle Imprese di Bologna n. 03722150376 Iscrizione all’albo delle Cooperative a mutualità prevalente n. A108296 Coop Editrice Consumatori Consiglio di amministrazione: Massimo Bongiovanni (presidente) Enrico Migliavacca (vicepresidente) Gianna Brunelli, Mauro Bruzzone, Stefano Dalla Casa, Edwin Ferrari, Alberto Martignone, Alessandro Medici, Daniele Moltrasio. Il numero di dicembre è stato stampato in 2.594.753 copie Associato USPI, Unione stampa periodica italiana Questa rivista è stata stampata su carta 100% ecologica che ha ottenuto il marchio Ecolabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale consumatori gennaio-febbraio 2014 4 L’indirizzo per scrivere a questa rubrica è: redazione Consumatori, Viale Aldo Moro, 16, 40127 Bologna fax 051 6316908, oppure, [email protected] Coop e l'origine delle materie prime Ho letto della interessante campagna Coop sull'origine delle materie prime. Sul sito internet ho visto che è possibile sapere l’origine solo del paese e non della provincia o regione di provenienza. Come mai? erika albertini - piacenza Risponde Claudio Mazzini responsabile sostenibilità, innovazione e valori di Coop Italia: La campagna origini trasparenti non è una campagna pubblicitaria, ma un’iniziativa di Coop per aumentare la conoscenza e la consapevolezza dei cittadini sulla tematica materie prime utilizzate per la produzione dei nostri prodotti a marchio, ma non è e non vuole diventare elemento di discrimine tra i prodotti stessi in base alla loro provenienza. Su tutti i propri prodotti a marchio Coop infatti garantisce, per tutte le origini e tutte le zone di produzione, il medesimo livello di garanzie qualitative e di sicurezza. Coop è l'unica realtà, al momento, a rendere disponibile questa quantità e questo livello di informazioni per oltre 1.400 prodotti confezionati. Proprio in una intervista su questa rivista, il presidente della commissione agricoltura del parlamento europeo, Paolo De Castro, ha auspicato che la campagna Coop diventi un esempio e sia seguita da altri a livello europeo. Andando sul sito www.cooporigini.it e digitando il nome del prodotto o il codice ean (il codice a barre che si trova su tutte le confezioni) troverete la provenienza delle materie prime che caratterizzano i nostri prodotti, in genere i primi due ingredienti che appaiono in etichetta o comunque quelli che più ne definiscono le caratteristiche, per questo motivo sono esclusi ingredienti quali: acqua, aromi, additivi, caglio, spezie e sale. Le materie prime dei prodotti sono visualizzate in ordine alfabetico mentre sulla confezione l’ordine è sempre decrescente dall’ingrediente quantitativamente più importante. Riguardo alla possibilità di rendere disponibile informazioni più dettagliate, al momento è complicato ed oneroso inserire in banca dati, per tutti i lotti, tutte le origini puntuali delle singole materie prime impiegate ed in alcuni casi (ad esempio i cereali o il latte o altre materie prime) non solo i silos di conservazione prevedono la miscela di moltissimi singoli produttori, ma per motivi di costanza qualitativa è prassi consolidata miscelare provenienze diverse, in tutti questi casi un'informazione più dettagliata non sarebbe nemmeno possibile. Ma naturalmente l’informazione è ottenibile perché esiste una tracciabilità accurata delle nostre produzioni. Per chi volesse informazioni più dettagliate può scrivere alla mail [email protected] indicando specificatamente il prodotto e il lotto. Abbiamo sperimentato nel passato la creazione di banche dati su alcune filiere di carne e ortofrutta , che consentivano al consumatore di sapere in tempo reale l’origine puntuale (fino al singolo produttore con tanto di localizzazione su una mappa) delle materie prime. L’informazione era ottenibile tramite “totem” a punto vendita. La sperimentazione è stata chiusa perché a parte un interesse iniziale, in seguito le interrogazioni erano pochissime. Abbiamo quindi deciso una campagna più generale d’informazione sul tema origini. Sacchetti per l'ortofrutta Ormai sostituite le vecchie buste di plastica per la spesa con i nuovi shopper biodegradabili e compostabili, volevo sapere perché nel reparto ortofrutta i sacchetti sono ancora tutti di plastica, per quanto molto sottile? diego pieraccini - Novi ligure Innanzitutto una premessa: lo shopper dell’ortofrutta è un imballaggio necessario per la conservazione ed il trasporto della ortofrutta sfusa; attualmente, la legislazione vigente non interviene nella definizione delle caratteristiche che tale sacchetto deve avere, a differenza dello shopper per l’asporto delle merci (anche se la forma è la mede- sima), per il quale è contemplata una normativa specifica che prevede l’uso di materiale biodegradabile e compostabile ai sensi della norma UNI EN 13432 in quanto borse monouso (o usa e getta) per il trasporto delle merci. Per quanto volontaria, sulla eventuale estensione dell’uso di materiale biodegradabile e compostabile, Coop si è 5 da tempo posta il problema ed ha avviato in alcuni punti vendita una sperimentazione che vede affiancati shopper compostabili a quelli tradizionali. L’obiettivo prefissato è valutare la resa e le prestazioni dei materiali nell’applicazione di questo imballaggio e l’atteggiamento del consumatore, i primi risultati dei test sono attesi tra un paio di mesi; si aggiungeranno altre valutazioni importanti quali il costo (aspetto non trascurabile visto che è poco sostenibile economicamente) e l’approvvigionamento degli imballaggi in riferimento alla produttività/richieste quantitativi. Tutte informazioni che permetteranno alle cooperative di avere gli elementi per una scelta coerente alla tutela del consumatore. Cuocere le vongole norovirus, uno dei più diffusi responsabili di gastroenteriti acute di origine non batterica. Questo è anche il tempo necessario per far sì che la maggior parte dei frutti di mare si apra per effetto del calore e corrisponde alle raccomandazioni fornite dal Ministero della salute per inattivare il virus dell’epatite A (gruppo dei virus in grado di contaminare anche i frutti di bosco crudi, oltre a ostriche, cozze e vongole). Poiché la prevenzione delle malattie trasmesse da alimenti si basa, oltre che su provvedimenti per garantire la salubrità del cibo, anche sulle pratiche corrette è bene che tutti quanti ci si attenga a queste elementari norme quando si ha a che fare con questo tipo di prodotti. tour operator Il tour operator mi ha detto che Quale è il tempo e la modalità di cottura l'appartamento che avevo prenotato consigliata per le vongole? in montagna non è più disponibile. anna taRtaRini - asColI pICeno Debbo per forza accettare una proposta Per mangiare le vongole senza sorprese occorre cuocerle alternativa? per almeno 10 minuti in acqua bollente, essendo sicuri che per almeno due minuti la temperatura sia di 100° centigradi. Gli studi effettuati consigliano infatti una cottura per 10 minuti con il sistema tradizionale domestico a una temperatura che deve arrivare e restare vicina ai 100° C per almeno 2 minuti (in pratica devono bollire per questo tempo). In questo modo si devitalizza completamente il teResa pRezzolini - lodI No, perché secondo il Codice del turismo, il consumatore non è tenuto ad accettare la modifica delle condizioni contrattuali ma anzi può recedere dal contratto senza pagare alcuna penale pretendendo anche il risarcimento dei danni. Benessere in Slovenia S. VALENTINO valido dal 14. 02. 2014 al 16. 02. 2014 Incluso: cena di San Valentino, bagno di Amore, ingresso illimitato nelle piscine con acqua termale, 1 ingresso al centro saunistico ... 2 notti per 2 persone FIRST MINUTE* 20 % di sconto HOTEL PARK *** Letto francese (150 x 200 cm) 239 € 191,20 € HOTEL PARK *** Camera doppia 249 € 199,20 € VILA HIGIEA **** Camera doppia - Feng Shui 261 € 208,80 € HOTEL VITA **** Letto francese (150 x 200 cm) 275 € 220,00 € HOTEL VITA **** Camera doppia 289 € 231,20 € Prezzo in Euro: -20 % DI SCONTO FIRST MINUTE *per prenotazioni entro il 31.1.2014 Terme Dobrna, Dobrna, Slovenia t: 00386 3 78 08 110 / e: [email protected] www.terme-dobrna.si 6 economia sempre più Diseguali ricchezza e povertà negli anni della crisi In Italia e nei paesi occidentali aumenta la distanza tra la ristretta fascia dei molto ricchi e un numero sempre crescente di poveri. Un dislivello che però è anche un ostacolo in più nel tentare di rilanciare i consumi e uscire dalla recessione. Occorre cambiare strada. Lo ha ricordato anche papa Francesco di dario guidi La crisi impazza e le diseguaglianze aumentano. Il racconto di una vicenda economica e sociale che si trascina ormai da sette anni, ci dice che i pochi ricchi sono sempre più ricchi mentre i poveri, che crescono costantemente di numero (tra 2005 e 2012 in Italia sono raddoppiati), sono sempre più poveri. Ma più aumentano le diseguaglianze più è difficile uscire dalla crisi. In questo paradosso sta uno dei nodi che le società occidentali si trovano di fronte. Il discorso non riguarda solo l’Italia e l’Europa, ma anche paesi che la strada dell’uscita dalla crisi sembrano averla imboccata con più decisione come gli Stati Uniti. Non a caso, una figura che si sta mostrando molto attenta a questi temi come papa Francesco, nel suo messaggio in occasione della Giornata mondiale della Pace ha detto che “non possiamo non riconoscere una grave crescita della povertà relativa, cioè di diseguaglianze tra persone e gruppi che convivono in una determinata regione o in un determinato contesto storico-culturale”, da qui la necessità di “politiche che servano ad attenuare una eccessiva sperequazione del reddito”. Alla stessa conclusione del papa sono arrivati anche i 700 leader mondiali intervistati per realizzare il Rapporto 2014 sui rischi globali, curato dal World economic forum (cioè uno dei templi supremi del capitalismo mondiale). La loro conclusione è che "il divario tra i redditi dei cittadini più ricchi e quelli più poveri è il fattore di rischio che ha più probabilità di causare gravi danni a livello globale nel prossimo decennio". continua a pagina 8 > consumatori gennaio-febbraio 2014 7 “Una realtà che ostacola la ripresa” Pedroni: "Pronti a far la nostra parte per le famiglie, ma il troppo rigore uccide il paese. Serve un cambio" Presidente Pedroni in che misura una distribuzione del reddito fortemente squilibrata, oltre a un problema di giustizia, è anche un ostacolo in più nel tentativo di uscire dalla crisi? marco La domanda solleva un punPedroni to molto importante. Dietro presidente una cattiva distribuzione Coop Italia del reddito e della ricchezza c’è un grande problema di equità e giustizia sociale, ma anche un nodo che rallenta e impedisce la ripresa economica. Se vengono colpite le fasce deboli e le classi medie, come è avvenuto in Italia, la domanda interna e i consumi si indeboliscono e questo mette un macigno sulla strada della crescita. È impensabile che un paese come il nostro possa affidarsi solo alle esportazioni e alla ripresa mondiale. Ed infatti, anche a fronte di dati di ripresa dell’economia mondiale, l’Italia non riparte perché la domanda interna è depressa, i consumi sono crollati di 10 punti e gli investimenti non vengono fatti perché non ci sono aspettative positive da parte delle imprese (e le banche stringono il credito invece di allargarlo). È un circolo vizioso da interrompere con un cambio importante di politica economica e fiscale. Appunto… chi governa come e con che strumenti può intervenire? Intanto va detto che solo troppo tardi si è compreso che la politica del rigore da sola uccide un paese; troppa influenza ha avuto ed ha ancora l’idea neoliberista che i conti a posto e il libero mercato risolvono prima o poi tutti gli altri problemi. La recessione e la disoccupazione si combattono con una moderna politica keynesiana che sostenga la domanda dei ceti medi e delle classi deboli, che incentivi gli investimenti e i re-investimenti degli utili delle imprese, con un ruolo attivo di investimento pubblico in opere infrastrutturali necessarie alla modernizzazione del paese e alla sua competitività. Giustamente si potrà chiedere con quali risorse fare ciò, visto che il paese ha un alto livello di debito pubblico. Credo che una risposta possa essere cercata, oltre che in un allentamento dei vincoli di stabilità europei, in politiche redistributive del reddito, in sacrifici da chiedere alla parte più forte del paese, anche con la patrimoniale sui beni mobili, con un’incisiva lotta all’evasione e alla illegalità, con una valorizzazione intelligente del patrimonio pubblico. Certo ci vorrebbe un governo forte e convinto, credibile nel chiedere cose difficili e fare cose impegnative. Ma non ci sono scorciatoie o profetici salvatori. Alla luce di questi problemi, su cosa si concentrerà l’attività di una forza come quella di Coop, che unisce milioni di consumatori? Ritengo che le imprese e i soggetti economici importanti, e noi siamo tra questi, dovrebbero agire avendo in mente il bene delle imprese ed il bene del paese. In questo momento le due cose possono e debbono coincidere. Faccio un esempio: Coop vuole praticare una politica di forte vicinanza ai consumatori su tutti i beni essenziali; questo significa creare condizioni di accesso per tutti a prodotti sicuri e di qualità (e tutti significa a prezzi giusti e bassi); lo facciamo con lo sviluppo del nostro prodotto a marchio Coop, ma vogliamo agire su tutto l’assortimento; per questo abbiamo chiesto anche all’industria di marca, che in questi anni in molti casi ha perso vendite e quote, di contribuire all’obiettivo. In sostanza vogliamo sostenere la domanda interna e i consumi, anche sacrificando una parte degli utili; nel medio periodo sono convinto che come imprese, sia di distribuzione che di produzione, avremo dei benefici da questa impostazione. Ma soprattutto i benefici andrebbero alle famiglie e daremmo un contributo alla ripresa economica. Vorrei citare anche altri due campi su cui vogliamo rilanciare il ruolo di Coop nella difesa dei consumatori: riprendere la battaglia sulle liberalizzazioni di settori in cui gli italiani pagano troppo (farmaci, energia, casa, servizi finanziari) e un cambiamento dei sistemi promozionali, oggi una giungla sempre più confusa, a favore della trasparenza e di prezzi bassi stabili. consumatori gennaio-febbraio 2014 8 IN ITALIA Fonte Banca d'Italia j z j zg w il 10% il 50% più povero della popolazione più ricco della popolazione detiene il detiene il 10% 50% della ricchezza totale della ricchezza totale Tra il 2005 e il 2013 Il numero dei poveri è raddoppiato. Il 15,8% delle persone vive in condizioni di povertà relativa e l'8% in condizioni di povertà assoluta Fonte Istat Tra il 2011 e il 2012 ci sono 127mila persone in più con una ricchezza superiore a 1 milione di dollari FonteBanca Credit Suisse Tra il 2007 e il 2011 l'indice che misura la diseguaglianza è cresciuto di 1 punto Fonte Banca d'Italia € JP Morgan e i salari Ridurre le diseguaglianze dunque, che stanno invece crescendo da qualche decennio per una serie di scelte e di dinamiche, tra cui spicca la progressiva finanziarizzazione delle nostre società a scapito dell’economia reale. A certificare questo gap crescente è un “celebre” documento inviato nel 2011 (dunque già al quarto anni di crisi) ai propri investitori dalla JP Morgan, una delle più grandi banche al mondo, nel quale si poteva leggere che “i profitti hanno raggiunto livelli che non si vedevano da decenni (…). Sono le riduzioni dei salari e delle prestazioni sociali che spiegano la maggior parte dell’incremento netto degli utili”. Una tendenza che dura da tempo, spiegano gli uomini di JP Morgan, perché “la retribuzione dei lavoratori americani si colloca al punto più basso da 50 anni a questa parte”. Anche qui, detto dai guru del capitalismo finanziario, il messaggio è quanto € € € € € Nel 1976 i salari rappresentavano il 68% del Pil. Nel 2006 sono scesi al 53%. Fonte Ocse di più chiaro si potesse avere. Tradotta in cifre, questa analisi certo non sospetta di parteggiare per i più deboli, significa che se nel 1980 l’1% dei contribuenti più ricchi rappresentava il 9% del Pil, nel 2006 lo stesso 1% arrivava al 23% del Pil. Nella parte sotto della piramide sociale, il 40% più povero della popolazione ha visto scendere la propria quota dal 18% al 14% del Pil. Trend storici dunque, consolidati negli anni. La ricchezza nel mondo Se dal misurare il solo reddito passiamo alla ricchezza (che comprende i patrimoni immobiliari e finanziari), la diseguaglianza si conferma elevatissima. Una delle bibbie in questo campo è il documento annuale del centro studi del Credit Suisse, da cui emerge come lo 0,7% della popolazione mondiale sopra i 18 anni (parliamo di 32 milioni di persone) detiene il 41% della ricchezza totale (90 trilioni di dollari), mentre il 68,7% della popolazione (3,2 miliardi di persone) detiene il 3% della ricchezza. Rispetto alla stessa indagine del Credit Suisse del 2010, la diseguaglianza globale è aumentata perché allora la ricchezza dei più ricchi valeva 1.077 volte quella dei più poveri, mentre nel 2013 si sale a 1.315 volte. Se dal dato mondiale vogliamo passare vicino a casa nostra, allora scopriamo che in Germania il 10% della popolazione detiene il 60% della ricchezza del paese. In Italia invece quello stesso 10% detiene il 50% della ricchezza, mentre, rovesciando la piramide, il 50% più povero detiene appena il 10% della ricchezza. Un altro trend storico ormai consolidato è quello della diminuzione della quota dei salari sulla ricchezza complessiva, a seguito dell’aumento di peso di voci legate ai profitti e alle rendite finanziarie. Secondo i dati Ocse, riferiti ai continua a pagina 10 > primo piano economia 9 la vignetta Di elleKappa l'ITalIa dI oggI la rICChezza nel Mondo l’italia diseguale di questi anni di crisi, secondo i dati istat, significa che il 42,5% di famiglie non è in grado di far fronte a una spesa improvvisa, che il 50,8% di famiglie non può permettersi neppure una settimana di vacanza o che il 21,2% non può riscaldare la propria casa. insomma il 29,9% delle persone residenti in italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. del resto la ricchezza delle famiglie, dal 2007 al 2012, si è erosa del 9%. Questi sono ovviamente dati medi complessivi, perché come spiegato in queste pagine, se poi si va a vedere tra le diverse fasce di reddito, si scopre che non per tutti le cose sono andate allo stesso modo. nell’italia delle diseguaglianze pesa poi il tema dell’evasione fiscale, altra leva che allarga la distanza tra due sponde di uno stesso paese. basti pensare che coloro che dichiarano un reddito sopra i 200 mila euro sono appena 79.123 persone, appena lo 0,19% su oltre 41 milioni di contribuenti. sopra i 300 mila troviamo invece 31.752 italiani, di cui 19 mila lavoratori dipendenti e 8.081 pensionati. e pur nelle pieghe di una crisi vera e drammatica, che ha colpito duramente migliaia di artigiani e piccole e medie aziende, fa comunque specie scoprire che i dipendenti dichiarano mediamente al fisco meno dei propri datori di lavoro (secondo i dati del dipartimento delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi del 2012, siamo a 20.680 euro annui per i dipendenti, contro i 20.469 euro dei datori di lavoro). il tema al centro di questo nostro servizio è quello della diseguaglianza, con particolare riferimento a quanto accade in italia e nei paesi occidentali. l’aumento delle diseguaglianze e della distanza tra la ridotta fascia dei più ricchi e la ben più ampia fascia dei più poveri, non contraddice né nasconde il fatto che la ricchezza complessiva del mondo, specie per la forte crescita economica di tanti paesi a cominciare da giganti come Cina, india e brasile, sia aumentata notevolmente, consentendo a centinaia di milioni di persone, che vivono in aree povere del mondo, di uscire da condizioni di miseria estrema e di fame. Questo processo presenta aspetti sicuramente positivi, ma anche dove la crescita è più forte e impetuosa, il tema della distribuzione del reddito e della lotta alle diseguaglianze ha una sua importanza fondamentale. l’indice gini, in tutto il mondo riconosciuto dagli economisti come il misuratore delle diseguaglianze, non è detto che si riduca anche di fronte a boom economici consistenti in realtà molto povere. Come scrive il premio nobel per l’economia, l’indiano amartya sen, comunque, anche di fronte a risultati positivi e importanti, non bisogna mai rinunciare a chiedersi se si sarebbe potuto far meglio, soprattutto, garantendo una maggiore equità. Tanti poveri e tanti evasori In molti vivono meglio, ma... consumatori gennaio-febbraio 2014 10 NEL MONDO Fonte Credit Suisse lfjhk zilw69% qg "Il divario tra i redditi dei cittadini più ricchi e quelli più poveri è il fattore di rischio che ha più probabilità di causare gravi danni a livello globale nel prossimo decennio" w lo 0,6% più povero della popolazione (3,2 miliardi di persone) più ricco della popolazione (meno di 28 milioni di persone) detiene il detiene il 3,3% 39% della ricchezza totale $ della ricchezza totale (89,5 trilioni di dollari) $ $ $ $ 15 paesi più sviluppati, dal 1976 al 2006 la quota dei salari sul Pil è scesa di circa 10 punti, mentre in Italia il calo è stato addirittura del 15% (e i salari in Italia, secondo i dati Istat, sono fermi dal 2011 ad oggi). Cosa significa? Che gli stipendi rappresentano un pezzo sempre meno consistente della ricchezza di un paese, mentre aumenta il peso delle rendite finanziarie, degli investimenti azionari o altro. Di dati se ne potrebbero sfornare tanti altri, ma il quadro ci pare già piuttosto chiaro e netto. Vale però la pena aggiungere una considerazione più recente, dedicata all’Italia in questi anni di crisi. Italia, diseguaglianze in aumento Secondo uno studio della Banca d’Italia, curato da Paolo Acciari e Sandro Mocetti, la diseguaglianza nel nostro paese (misurata secondo uno strumento tecnico come l’indice Gini) è cresciuta di 1 punto tra il 2007 e il 2011 (dopo un periodo di diminuzione nei primi anni del secolo). Anche qui una conferma che la distanza tra i pochi ricchi e gli ultimi aumenta proprio negli anni della crisi. Aumenta di più nelle regioni del sud e nelle aree meno industrializzate ma con una forte presenza di servizi informatici e computer. Lo stesso studio della Banca d’Italia conferma poi che la quota di reddito detenuta dal 10% più ricco della Dal report World Economic Risk 2014 basato sull'intervista a 700 leader, manager e decision makers di tutto il mondo "I salari dei lavoratori americani sono al punto più basso da 50 anni a questa parte" da un rapporto agli investitori della Banca JP Morgan del 2011 Negli Usa il 93% dei guadagni derivanti dalla recente fase di ripresa economica sono finiti all'1% più ricco della popolazione popolazione, non cala ma “è sostanzialmente in linea con quanto osservato prima della crisi”. Sempre il rapporto sulla ricchezza mondiale del Credit Suisse ci svela poi che i milionari in Italia, tra 2011 e 2012, sono cresciuti di ben 127 mila unità, specie grazie alle attività finanziarie e agli investimenti in Borsa. Qui, allontanandoci dall’Italia e tornando alla situazione Usa, è bene tener presente una indicazione molto chiara che emerge in un contesto, come quello americano, che sta comunque riemergendo dalla crisi e sta tornando a produrre occupazione. E cioè che, secondo le ricerche di due economisti dell’Università di Berkeley come Emmanuel Saez e Thomas Piketty, l’attuale modello economico ha fatto sì che a beneficiare della ripresa sono solo i più ricchi. Infatti “il 93% dei guadagni derivanti dalla inversione di tendenza in atto nell’economia Usa, sono finiti in mano dell’1% più ricco”. Detto in altre cifre, in questi anni più recenti, i redditi dell’1% più ricco sono saliti dell’11,2%, quelli del rimanente 99% sono calati dello 0,4%. I dati Usa sono abbastanza impressionanti e ci riportano a casa nostra, in una realtà dove l’uscita dalla crisi non è per niente certa. Le previsioni più o meno ottimistiche sul 2014 sono ancora avvolte da nebbie consistenti, legate all’instabilità del quadro politico, al primo piano economia rispetto dei vincoli europei e allo stato dei conti pubblici. alfabeto alimentare tempo di redistribuire Una cosa però emerge con chiarezza. E cioè che riproporre un modello che non riesce a ridurre le diseguaglianze sociali significa anche allontanare l’uscita dalla crisi stessa e rallentare la crescita. Il peso di ingredienti come finanza, rendite patrimoniali e guadagni azionari che, come abbiamo visto, vale tanti punti percentuali nella torta della ricchezza, riguarda una fetta ridottissima di persone. I consumi di lavoratori e ceto medio hanno invece bisogno di sostegni al reddito, di posti di lavoro e di veder crescere il potere d’acquisto. Lo stesso vale anche per tanti artigiani e imprenditori, più o meno piccoli, la cui attività è fondata sull’economia reale, sulla produzione di merci e non sulla rendita o la speculazione. Da questi fatti occorre ripartire, subito. Come scrive Federico Rampini nel suo libro “Banchieri”, “quando Henry Ford, all’inizio del ’900 decise di raddoppiare i salari dei suoi operai perché potessero comprare le auto che lui produceva, fece una operazione non di tipo socialista, ma semplicemente lungimirante perché allargò il mercato di sbocco dei propri prodotti”. Ovviamente l’Italia di oggi non è l’America di un secolo fa, il quadro è ben differente. Ma il tema di una ripresa dei consumi, di ridare fiducia e prospettiva alle famiglie è la chiave da cui ripartire. Il segno più delle borse e della finanza vale poco se ne beneficia solo l’1% della popolazione. Oggi parlare di povertà o di impoverimento significa parlare di fasce sempre più ampie, di un ceto medio prosciugato da anni di crisi. E la riduzione delle diseguaglianze non è un discorso astratto, è parlare di come costruire un futuro. Possibilmente migliore. ● 11 di Eugenio del Toma presidente onorario dell’associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica Il cibo e il futuro Pensando all'Expo 2015 a Milano Molti lettori avranno intercettato i primi spot informativi sul grande appuntamento, non solo eno-gastronomico, dell'Expo di “Milano 2015”. Fra poco più di un anno l’Italia ospiterà un evento che, per risonanza mondiale, non è esagerato paragonare a una sorta di olimpiade della prevenzione e dello stato dell’arte nel variegato campo della nutrizione e in particolare dell’alimentazione sostenibile per il futuro del pianeta. Come spesso accade il tempo è volato in fretta dalla programmazione all’inizio dei lavori ma è certo che al grandioso appuntamento arriveremo, sia pure con l’immancabile sprint finale, in regola con quanto il mondo si aspetta da un “Paese guida”, come appunto è l’Italia in fatto di tradizioni e innovazioni alimentari. Ho voluto ricordare, con apparente anticipo, questo evento perché il semestre del 2015 in cui i visitatori di tutto il mondo animeranno i padiglioni potrebbe rinverdire - come già è accaduto con la dieta mediterranea - le nostre tradizioni alimentari adattate alla realtà attuale ma anche alla “sostenibilità” planetaria degli orientamenti alimentari di oltre sei miliardi di abitanti. Ho accennato più volte che anche l’alimentazione ha le sue responsabilità nello sfruttamento del pianeta e ormai dobbiamo agire e non solo dibattere nei Convegni sulla “sostenibilità” dei modelli nutrizionali che non comportino spreco di acqua e devastazione di territori con insostenibili inquinamenti e costi di trasporto. Dalle troppe revisioni della “piramide alimentare” siamo arrivati dunque alla “piramide ambientale” che oltre ad assicurare gli equilibri nutrizionali vuole salvaguardare lo spreco di risorse naturali e preservare il destino anche climatico dei nostri eredi. L’invito è quindi, almeno per noi italiani, di rispettare un patrimonio sperimentato ma anche quello di non chiudersi al progresso se legittimato dalla sicurezza scientifica. Al riguardo, mi piace riproporre un detto di Gustav Mahler estremamente eloquente: “la tradizione non è culto delle ceneri ma custodia del fuoco”. Perciò, senza entrare in dettagli (ma l’argomento merita ulteriori approfondimenti) non dovremo trasformarci necessariamente in vegetariani ma dovremo pur sapere che non serve al benessere mangiare carne o pesce più di un paio di volte alla settimana. Il recupero di piatti unici basati su cereali e legumi, con ortaggi e frutta in abbondanza, non sarà l’ennesimo richiamo alla cosiddetta dieta mediterranea ma sempre più un’opportunità conciliatrice fra prevenzione dietetica, gastronomia e impatto ambientale, senza eccessivo rimpianto di una “naturalità” che talvolta è un vincolo perfino pericoloso per la sicurezza igienica o una chimera irrealizzabile per il sostentamento di un pianeta ormai sovraffollato. ● 12 primo piano consumi e diritti gas e luce dov'è la convenienza? Il mercato, a dieci anni dalla liberalizzazione, è poco competitivo e i consumatori ci rimettono. La maggior parte di chi ha sottoscritto un contratto libero lo ha pagato il 12,8% in più se di energia elettrica, il 4% se di gas, rispetto al mercato tutelato. Federconsumatori: "229 venditori di energia e 312 di gas sono troppi. E non rischiano" di Claudio Strano Non tutte le liberalizzazioni riescono col buco. Se quella della telefonia dopo una partenza confusa sta dando risultati, con 15 operatori che giornalmente si confrontano e si sfidano, quella dell'energia è più virtuale che reale, una delusione per milioni e milioni di consumatori in Italia ma anche in tutta Europa, dove manca un paese-faro e due volte su tre chi cambia fornitore cambia in peggio. I venditori in Italia sono 229 per l'energia elettrica di casa, ben 312 per il gas! Eppure è passato un decennio dall'avvio di un processo che avrebbe dovuto vivacizzare l'offerta, portando vantaggi in un settore delicatissimo per i bilanci delle famiglie: il 1° gennaio 2003 precisamente l'avvio della liberalizzazione per il gas metano, il 1° luglio 2007 per l'energia elettrica. Siamo nel 2014 ma c'è da riflettere partendo soprattutto da un dato: sono bassissime, circa 100 mila al mese, le migrazioni dal regime sorvegliato dall'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico (Aeeg, regime di maggior tutela per il consumatore, scelto dall'85% degli italiani) a quello completamente liberalizzato. La maggior parte degli utenti domestici che ha compiuto il passo ci ha poi persino rimesso, firmando contratti elettrici più onerosi mediamente del 12,8% rispetto al servizio di salvaguardia, del 4% se erano del gas. Il 17% dei "migranti", così, è tornato alle vecchie tariffe sancendo una volta di più l'immaturità del sistema. continua a pagina 14 > consumatori gennaio-febbraio 2014 13 La bolletta elettrica degli ultimi 16 anni: +80,18% l'aumento dal 1996 € 503,94 € 436,86 € 427,24 € 453,69 € 470,19 € 401,00 € 350,17 € 333,09 € 343,72 € 334,54 € 334,10 € 272,33 € 280,02 € 275,19 200 € 285,78 300 € 310,33 400 € 422,33 500 € 515,00 Consumi di una famiglia tipo pari a 2.700 kWh annui 100 0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: Federconsumatori, Centro ricerche economiche, educazione e formazione "Siamo lontani da un vero mercato dell'energia" Mauro Zanini, che andamento avranno i prezzi delle bollette energetiche nel 2014? Caleranno dopo il picco storico toccato nel 2013? Sì, caleranno ma dovremo mauro aspettare il prossimo 1° aprizanini le, salvo sorprese di appesanvicepresidente timenti per oneri impropri Federconsumatori come è già successo per le bollette elettriche delle utenze domestiche che dal 1° gennaio sono rincarate dello 0,7%, caricando su di sé gli sgravi per le imprese energivore: una scelta dell'Aeeg da noi duramente criticata. Il trend però è di un calo che durerà anche per il 2015, soprattutto per effetto della diminuzione dei consumi che genera un esubero di offerta di gas nel mondo. A ciò si aggiunge una maggiore attenzione all'efficienza energetica. Ma decisiva sarà l'inversione di rotta da noi auspicata da anni, e sintetizzabile nello slogan "più contratti spot e a termine, meno mercato take or pay". Mi spiego: abbiamo cominciato finalmente a comprare una parte del gas metano, di cui siamo i secondi consumatori in Europa alle spalle della Germania, al mercato spot o a termine che sta diventando interessante e che costa il 20% in meno dei contratti ventennali con cui eravamo tradizionalmente legati a Russia, Algeria o Norvegia, con il metano indicizzato alle quotazioni del greggio. Lei può immaginarne l'onerosità. Dallo scorso 1° ottobre, invece, il paniere del mercato di salvaguardia è calcolato al 100% sulla borsa del metano. I gruppi di acquisto aiuteranno ad alzare i livelli di convenienza, ancora bassi sul mercato libero? La questione è aperta e da valutare nel medio periodo. Le faccio un esempio: nell'incontro avuto un mese fa con l'Acquirentte Unico, ci è stato garantito che i prezzi delle bollette, sulla base delle gare già sottoscritte, saranno inferiori non solo per il 2014 ma anche per il 2015. L'Acquirente Unico detiene un potere enorme, partecipa alle gare per piccoli lotti spuntando ottimi prezzi. Bisogna vedere se le aste dei gruppi d'acquisto o i liberi contratti con prezzo bloccato a due anni, molto gettonati in questo periodo nella pubblicità televisiva, riusciranno ad essere più concorrenziali. Non è detto. Non vede una contraddizione in tutto questo? Se il mercato verrà corretto e diventerà un vero mercato, cioè concorrenziale, trasparente e con risparmi tangibili, allora sarà uno spazio interessante per tutti, compresi ulteriori soggetti terzi no-profit. Ora come ora invece mancano le aggregazioni, i venditori sono troppi e si cautelano per coprirsi dai costi facendo sottoscrivere, nei porta a porta o con il telemarketing, le proposte più onerose senza esporsi come dovrebbero al rischio d'impresa. Insomma, c'è ancora tanta strada da fare. A cominciare dalla semplificazione del linguaggio sulla quale bisogna lavorare molto. consumatori gennaio-febbraio 2014 14 Contratti non richiesti Come difendersi dalle truffe Poco meno del 20% dei reclami che giungono al numero verde dell'Aeeg (800.166654, gratuito anche da cellulare) riguardano pratiche commerciali scorrette. Un fenomeno assai diffuso favorito da un tipo di consumatore passivo e poco informato e dal fatto che le agenzie incaricate di procacciare nuovi contratti utilizzano spesso ragazzi pagati a cottimo che le provano tutte. Capita così che procacciatori reali o presunti, promettendo lauti risparmi, si introducano in I dati sono della stessa Aeeg e vengono ripresi da Federconsumatori per denunciare che "da tre anni a questa parte le offerte non sono allettanti e troppa gente paga di più del mercato tutelato". Al termine dell'ultima indagine nazionale, la settima, Giuseppe Scarcelli e Mauro Zanini concludono che "il quadro è desolante, fatto di scarsa concorrenza, proposte poco trasparenti e carente informazione ai cittadini". Uno scenario in cui trovano spazio i contratti-truffa e gli indici di morosità in forte aumento. Il caro bollette, invece, fortunatamente è casa e riescano a impadronirsi, magari fotografandoli col cellulare, dei dati che servono. Ovvero i dati tratti da una precedente bolletta con i quali attivano poi, falsificando la firma dell'ignaro utente, nuovi contratti non richiesti. Per difendersi prim'ancora di ricorrere all'avvocato o di appellarsi al Giudice di Pace, il direttore servizio Consumatori dell'Aeeg, Roberto Malaman, invita l'utente a capire innanzitutto con chi sta parlando. "Il venditore deve avere sempre un cartellino con il nome, il cognome, il numero di matricola e l'azienda per cui lavora. Un altro consiglio è firmare solo se si è convinti, altrimenti è meglio rimanere col vecchio fornitore o con la maggior tutela che è un prezzo regolato dall'Aurorità". Dal 2013, inoltre, c'è una ulteriore clausola di garanzia. "È d'obbligo richiamare il cliente per telefono o scrivergli per una conferma prima di attivare un nuovo contratto". E se ugualmente arriva a casa una bolletta da un fornitore che non è il nostro? "Non pagate. Come prima cosa mandate un reclamo allo stesso fornitore il quale dovrà rispondervi per legge entro 40 giorni. Se anche ciò è insufficiente, rivolgetevi allo sportello per il consumatore. Sempre dal 2013, i maggiori operatori sul mercato si sono impegnati a ripristinare su base volontaria il precedente contratto, il che 9 volte su 10 risolve il problema". Così l'Autorità, ma le recenti vittorie del Movimento Difesa del Cittadino su Enel Energia per contratti non richiesti ha evidenziato che le truffe non sono cessate e che – come spiega Francesco Luongo, vicepresidente di Mdc – “persiste il problema del sistematico rimpallo di responsabilità con le società incaricate del procacciamento dei clienti". Davanti alla richiesta di conferma di un contratto, e qualora non si sia certi di avere inoltrato la domanda, l’associazione consiglia di accettare la registrazione della telefonata e poi di dire chiaramente di no. stato attenuato dagli effetti della recessione e delle riforme intraprese dall'Autorità, che hanno fatto abbassare le tariffe – come sottolinea il suo presidente, Guido Bortone – complessivamente del 7% su base annua con un leggero ritocco dovuto agli oneri di sistema. E sulle quali il governo a fine 2013 ha dato un'ulteriore sforbiciata con il decreto "Destinazione Italia". "Ma – ricorda Mauro Zanini, che di Federconsumatori è anche vicepresidente – quella del 2013 è comunque passata agli annali come la bolletta elettrica record dal dopoguerra ad oggi. La spesa per una famiglia tipo che consuma annualmente 2.700 kWh è stata di 515 euro, +80% se prendiamo in esame gli ultimi sedici anni!". Eppure, alla luce di un attento confronto che risulta, però, assai arduo per via della complessità della formazione del prezzo e del linguaggio disomogeneo dei venditori, i risparmi, sebbene contenuti, sarebbero possibili e in leggero aumento. "Le tre migliori offerte rivelate dalla nostra indagine – spiega Zanini – sono più convenienti dal 12% al 9% annuo rispetto al servizio di maggior tutela del gas. 15 primo piano consumi e diritti La bolletta fatta a fette Vediamo come si compone il prezzo dell'energia e come ci collochiamo rispetto alla media europea. Secondo i dati dell'Autorità, il 60% degli italiani, quelli che consumano meno elettricità, la pagano anche di meno rispetto agli altri paesi europei. Non così le piccole e medie imprese che non fruendo delle agevolazioni sono sottoposte a un esborso maggiore del 25%. I dati aggiornati al quarto trimestre 2013 indicano una spesa di 514 euro per l'energia elettrica di una famiglia tipo con consumi pari a 2.700 kWh/anno e potenza di 3 kW, in regime di maggior tutela. Di questa torta una metà circa è data dai costi di produzione (acquisto all'ingrosso e commercializzazione dell'energia), 1/3 dai servizi di rete (trasporto, distribuzione locale, gestione del contatore e oneri di sistema, il principale dei quali è dato dagli incentivi alle rinnovabili con l'aggiunta da quest'anno delle agevolazioni per le imprese energivore); infine poco meno del 15% sono imposte. Qui la voce si biforca in accise, applicate all'energia consumata indipendentemente dal contratto o dal venditore (ridotte per l'abitazione di residenza con consumi fino a 1.800 kWh), e Iva (per i clienti domestici ridotta al 10%) che si spalma sul costo totale della bolletta. Un'ingiustizia per le associazioni che si battono contro la "doppia tassazione"sugli oneri di sistema. La torta del prezzo del gas è un po' diversa. Più alta qui è la bolletta: 1.200 euro annue per un utente con consumi di 1.400 metri cubi nel mercato tutelato. Nella ripartizione il rapporto servizi-imposte è invertito e penalizzante per gli italiani la cui imposizione fiscale supera il 35% contro una media europea del 20%. Circa il 17% è assorbito dai servizi di rete e intorno alla metà, come per la luce, o poco meno va nell'acquisto della materia prima. Uno spazio quest'ultimo che si è ridotto del 10% dal 2009 al 2013, subito riempito dal carico fiscale. Carico composto da una voce in più che è l'addizionale regionale, sebbene essa incida per un 2% sul totale della bolletta. Le accise variano su base regionale: al centro-nord sono più alte che al sud, nelle regioni a statuto speciale assenti. L'Iva, anche qui applicata sulla somma di tutte le voci, per gli usi civili è del 10% per i primi 480 mc di gas, del 22% su tutti gli altri consumi. Come si compone la spesa per un utente tipo domestico a regime di maggior tutela ENERGIA ELETTRICA 51,24% acquisto e vendita 35,46% distribuzione GAS costi di rete 14,71% e misura 35,25% imposte oneri 20,55% generali 13,30% imposte 47,89% acquisto e vendita 16,86% distribuzione approvviggionamento 41,24% e rischio 0,98% gradualità 5,67% vendita al dettaglio Fonte Aeeg, dati I trimestre 2014 Per l'elettricità la convenienza è inferiore: del 5,39% per le offerte indicizzate e del 10,62% per quelle a prezzo bloccato". In tutti i casi le proposte più invitanti si trovano online; peccato che la stragrande maggioranza degli italiani continui ad ignorarle. Il modello delle assicurazioni appare lontano: solo il 2% delle attivazioni web avviene infatti utilizzando il comparatore "Trova offerte" messo a disposizione dall'Aeeg sul suo portale (www.autorita.energia.it) per quanto sia poco rappresentativo: solo una trentina sono le aziende presenti su base volontaria. Maggior tutela Ma come funziona il regime di maggior tutela e qual è la sua ragion d'essere? Per quanto siano in molti non solo a Bruxelles a voler abbandonare questo regime pensato come "transitorio" verso la completa liberalizzazione, finora lo scudo ha ben "protetto" l'85% delle 29 milioni di utenze domestiche italiane, più le piccole attività commerciali che vi ricadono sotto. "Il regolatore – continua Zanini – nel recepire le direttive europee ha previsto questo passaggio graduale in modo da non esporre a enormi rischi milioni di continua a pagina 17 > Numeri e indirizzi utili Per informazioni e reclami: Sportello del consumatore numero verde 800.166654 Per comparare le offerte: Trovaofferte http://bit.ly/trovaofferte Hai molto da dire Tutto7cent PASSA A COOPVOCE. 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Compra l'energia alle condizioni più favorevoli e poi la cede ai distributori come Enel (143, che gestiscono la rete su concessione ministeriale) o ai venditori al dettaglio, che con i primi tra parentesi stanno litigando per avere remunerate le riscossioni. Il prezzo viene aggiornato trimestralmente in base agli acquisti e alle stime per i mesi successivi. Simile è il meccanismo applicato al gas, dove per stabilizzare il prezzo occorre attenuare l'effetto altalena dei listini degli idrocarburi. L'aspetto paradossale è dunque che abbiamo da una parte un mercato eccessivamente frastagliato in cui operano per giunta società verticalmente integrate che non consentono reali passaggi tra soggetti. Dall'altra l'Acquirente Unico che è in grado di colmare questa lacuna facendo "massa critica", ovvero comprando ai prezzi migliori sulla piazza. Un po' lo stesso circolo virtuoso che sul versante del consumo finale perseguono i consorzi di energia a favore delle imprese associate – come il bolognese Galvani, nato dalla sinergia tra Legacoop e Unindustria – o per l'utente domestico quel che rappresentano i gruppi d'acquisto. Un fenomeno nuovo per il nostro paese. Il primo è stato istituito dall'associazione altroconsumo che ha raccolto 170 mila adesioni ad "Abbassa la bolletta". "Ai sottoscrittori proponiamo un’offerta unica per la fornitura di luce e/o gas – dice Altroconsumo – con un risparmio medio sulla combinazione delle due bollette di 190 euro l'anno". Ma non tutti (vedi intervista) sui gruppi d'acquisto sono pronti a scommettere. primo piano consumi e diritti 17 cibo è cultura di Massimo Montanari docente di storia medievale e di storia dell’alimentazione, università iversità di Bologna Le forchette e i maccheroni nell'Italia del 1300 Cesenatico, 1361. Sulle banchine del porto, un gruppo di mercanti fiorentini sta scaricando le sue mercanzie quando irrompe un gruppo di armati al comando di Giovanni Manfredi, residente nel castello di Bagnacavallo dopo essere stato cacciato da Faenza. I suoi uomini assaltano i mercanti e fanno man bassa dei loro beni. Qualche tempo dopo, un elenco precisa quanto è stato rapinato: fra le altre cose figurano quattordici dozzine di forchette ad comedendum macherones, «per mangiare maccheroni». Forchette specialmente destinate al consumo di pasta? E quale forma particolare dovrebbero avere? In realtà, non è questo il problema. Il fatto è che, nel Medioevo, le forchette servono quasi solo a mangiare la pasta. Per la maggior parte dei cibi si preferiscono le mani, il cui corretto uso è descritto e raccomandato nei manuali di “buone maniere” che a iniziare dal XIII secolo compaiono in Europa, a uso dei rampolli dell’alta società. Queste “maniere” mirano a differenziare il comportamento dei signori da quello dei contadini, che, si legge, non usano tre dita per prendere i pezzi di carne, ma l’intera mano; e non si vergognano di intingerla nel sugo e poi succhiarla, come un signore non dovrebbe mai fare. E via dicendo. Dalla lettura di questi testi comprendiamo come le mani siano ritenute lo strumento ideale per afferrare il cibo solido (solo per le vivande liquide si preferisce il cucchiaio, per motivi più che ovvi). Ciò sarà vero per secoli in Europa: ancora nel Seicento e nel Settecento vi sarà chi deplorerà quest’uso, ritenendolo sconveniente al gusto perché il buon sapore dei cibi non bisogna alterarlo mettendosi in bocca del metallo. E c’è anche dell’altro: maneggiare il cibo, toccarlo, tastarlo, è un piacere che non ci si vuol negare. In questa Europa che non ama la forchetta, solo un genere di cibo sembra richiederla: la pasta. Bollente e scivolosa (per secoli, condita esclusivamente con burro e formaggio), la pasta si gestisce male con le mani. Il primo ricettario italiano, agli inizi del Trecento, raccomanda di prendere le lasagne con un legno appuntito (punctorio ligneo) onde evitare spiacevoli scottature. Anche nelle novelle medievali appaiono personaggi con la forchetta in pugno, intenti a infilzare maccheroni o ad avvolgere spaghetti. Non è dunque un caso che l’Italia, paese della pasta, sia anche il luogo in cui prima che altrove – già sul finire del Medioevo – si diffonde l’uso delle forchette. Quelle rapinate al porto di Cesenatico nel 1361 servivano appunto a questo: ad comedendum macherones. Per la cronaca: gli eredi di quei mercanti, una generazione più tardi, erano ancora in lite con l’erede di Giovanni Manfredi (il signore di Faenza Astorgio) per farsi risarcire il valore delle 168 forchette, stimato in oltre 30 lire. 18 un pianeta da difendere di Mario Tozzi l'indirizzo per porre quesiti a Mario Tozzi è: [email protected] redazione Consumatori viale a. Moro, 16, 40127 Bologna primo ricercatore Cnr - Igag e conduttore televisivo Risorsa acqua il problema è ridurre sprechi e consumarne meno Ho da tempo un’apprensione particolare verso la regina delle risorse del pianeta e cioè l’acqua. Ne facciamo un uso sconsiderato e ne intrappoliamo tanta in condutture e serbatoi (...). Marco saracini (Cupramontana, ancona) È verosimile la teoria secondo la quale lo scioglimento progressivo dei ghiacci polari a causa del riscaldamento globale, andrebbe a incidere sulla Corrente del Golfo? Massimo raccagni (Faenza) Che rapporto c'è tra effetto serra, cambiamenti climatici e livello dei mari? Carlo Biscaro (Treviso), Quanta acqua dolce è quotidianamente a disposizione dei viventi sul pianeta Terra? E quanta gli uomini ne trattengono impropriamente, modificando il ciclo idrologico e scompensando le risorse idriche? Domande quanto mai pertinenti, sentite anche dai nostri lettori e che permettono di parlare di quella che, in modo scorretto, chiamiamo elemento (è in realtà un composto di idrogeno e ossigeno) e che è alla base delle vite dei miliardi di esseri sulla Terra. Cominciamo subito col dire che la quantità teoricamente a disposizione di acqua sarebbe enorme: più di 10.000 litri al giorno per persona. E già da questo si comprende che qualche problema c’è: come mai, con così tanta acqua, ci sono popoli che soffrono la sete e altri che la gettano via? La prima ragione è geologica: l'acqua non è presente dappertutto in maniera omogenea sulla Terra, ci sono regioni ricchissime naturalmente e altre quasi prive. L'altra, però, è di natura economica: la distribuzione dell'acqua non avviene dappertutto allo stesso modo del mondo ricco, anzi, ci sono regioni del pianeta in cui basterebbe una semplice pompa a pedali per cambiare la vita dei suoi abitanti. Ogni anno la domanda di acqua mondiale incrementa e sempre più uomini e animali si trovano in difficoltà, anche se l’acqua sulla Terra resta più o meno quella, ragione per cui le falde vengono continuamente sovraescavate e in molte regioni scoppiano veri e propri conflitti per la sete. I consumi d’acqua sulla Terra sono molto diversi: nell’America del Nord ogni famiglia consuma circa 350 litri al giorno, mentre in Europa il consumo scende, di media, a 165 litri al giorno e in Africa precipita a soli 20 litri. Nei prossimi 20 anni la quantità media di acqua pro-capite diminuirà di un terzo rispetto a oggi, contribuendo, fra l’altro, ad aggravare i problemi della fame nel mondo. Ogni anno muoiono oltre due milioni di persone per malattie causate dall’acqua inquinata e oltre 700.000 persone sono rimaste vittime, nell’ultimo decennio, degli effetti catastrofici di eventi naturali provocati dalle inondazioni. E, infine, ci si mette pure il cambiamento climatico, con la fusione dei ghiacciai che porta una diminuzione dello stock idrico globale. Le necessità quotidiane di acqua potabile per gli esseri umani sono in realtà basse: quattro - cinque litri per persona ed è noto che i nomadi del deserto sono in grado di lavarsi completamente con il contenuto di una sola bottiglia di acqua. Ma produrre generi alimentari per gli uomini necessita di molta più acqua, da 2.000 a 5.000 litri al giorno: è in questo campo che si dovrebbe risparmiare recuperando acqua già usata e utilizzando finalmente metodi di irrigazione per sgocciolamento e non più per canalizzazione. Basterebbe poco: migliorando l’efficienza dell’acqua dell’1% si guadagnano circa 200.000 litri di acqua dolce per ettaro per anno. Tutti buoni propositi che si scontrano con la realtà di un essere vivente, l'uomo, che è in grado di sconvolgere anche il ciclo dell'acqua, non tanto diminuendone la quantità complessiva, quanto piuttosto trattenendo più del necessario grosse quantità di acqua e rallentando il tempi del ciclo stesso. consumatori gennaio-febbraio 2014 19 in primo piano attualità Sul nostro sito internet (www.consumatori.e-coop.it) abbiamo promosso un sondaggio con cui vi chiediamo di indicarci i temi per voi più interessanti da affrontare sulla nostra rivista Votate per decidere i temi degli articoli di Consumatori Cosa vorreste trovare sulle pagine di Consumatori, quali argomenti ritenete più interessanti e vorreste leggere sulla nostra rivista? Per rendere ancor più efficace il lavoro di confronto ed elaborazione che facciamo quotidianamente nella nostra redazione, abbiamo pensato di chiedere un aiuto anche a voi, i nostri lettori, quelli che ogni mese hanno nelle loro case la nostra rivista. La cosa è molto semplice, basta venire sul nostro sito internet www. consumatori.e-coop.it (o direttamente a questo indirizzo http:// bit.ly/Sondaggio-ConsumatoriCoop). Qui troverete un elenco di ben 17 categorie, dall'alimentazione all'ambiente, dall'economia alla cultura (l'elenco completo è nel box qui sotto). Per ognuna di queste potrete esprimere il vostro grado di interesse con un voto da 1 a 10. Se pensate che ci siamo dimenticati qualcosa, troverete una casella in cui poter aggiungere indicazioni non contemplate nel nostro elenco. Le vostre pagelle ci aiuteranno a definire in futuro quali di queste categorie privilegiare ed a quali temi dedicare maggiore attenzione. È un esperimento di coinvolgimento che vuole anche aiutarci Ecco l'elenco Ecco l'elenco dei temi su cui esprimere il vostro interesse con un voto da 1 a 10: 1) Corretta alimentazione, 2) Salute e benessere, 3) Difesa dell’ambiente, 4) Cucina ricette, 5) Diritti e tutela dei consumatori, 6) Economia e risparmio, 7) Guida agli acquisti/ informazioni sui prodotti, 8) Prodotti Coop, 9) Attualità, 10) Solidarietà, 11) Viaggi/vacanze, 12) Diritti sociali/ famiglia, 13) Cultura (libri, dischi, mostre), 14) Notizie dal mondo a far conoscere il notiziario che già offriamo sul nostro sito web, aggiornato quotidianamente che si integra con quello della nostra rivista cartacea. Ormai la grande maggiornaza delle famiglie italiane possiede un computer (o un tablet o uno smartphone) ed è abituata a navigare in rete. Per quelli che invece non usano questi strumenti è comunque possibile inviare la vostra pagella anche via posta, scrivendo a Consumatori, viale Aldo Moro 16, 40127 Bologna. L'elenco dei temi è quello che trovate qui sotto a sinistra, per ognuno date la vostra pagella. Vi aspettiamo! E ricordate che... Coop locale 15) Notizie dal mondo Coop nazionale, 16) Politica, 17) Moda/costume. Oltre al sito internet www. consumatori.e-coop.it, i contenuti della nostra rivista sono disponibili anche su Facebook (www.facebook. com/ConsumatoriCoop) e su Twitter (www.twitter.com/ConsumatoriCoop). Venite a trovarci anche lì e, se volete, cliccate "Mi piace". Per chi possiede tablet e smartphone (sia Apple che Android) sono poi disponibili App scaricabili gratuitamente sia su App store che su Google play. 20 primo piano società Tutti bocciati Molta TV, tanto Facebook, pochi libri, scarsa istruzione è per questo che siamo (tornati) ignoranti? di silvia fabbri i precedenti A noi italiani ce lo ripetono da un po’, che siamo indietro sulla cultura e sull’istruzione. Abbiamo deciso di tornare sulla Ce lo dice anzitutto l’Ocse, che questione dell’analfabetismo ha misurato le nostre competenfunzionale degli italiani per i ze sia linguistiche che matemanumerosi riscontri ai nostri tiche scoprendo che il 70% e più precedenti servizi, usciti – sullo degli italiani non è in grado di legstesso tema - nei numeri di ottobre gere o scrivere un testo di media e novembre di Consumatori. Una vera e propria emergenza non solo complessità. “Si tratta di persone culturale, ma anche sociale ed - ha detto il linguista Tullio De economica che allarma noi e i nostri commentando questi daMauro lettori. Vogliamo ripercorrere, per ti – definite al di sotto dei requisti sommi capi, perchè e come ci siamo nella vita di minimi per orientarsi messi in questa situazione. Ma soprattutto chiederci: come uscirne? una società moderna. All’interno Come uscirne? di questo 70%, poi, c’è inoltre un 33% di persone che fatica anche a leggere frasi semplici, e sono perciò tagliate fuori da ogni informazione veicolata in forma scritta: avvisi al pubblico, cautele contro infortuni, indicazioni su medicinali, istruzioni per l’uso e, ovviamente, libri e giornali”. Consumi culturali in calo Con una situazione così drammatica da un punto di vista della comprensione alfabetica e matematica, ovvio che calino anche i consumatori gennaio-febbraio 2014 italiani incapaci di leggere un testo scritto di media complessità italiani laureati 70% 13,8% consumi culturali. Lo ha anche misurato l’Eurobarometro: appena l’8% ha molto interesse per i prodotti culturali come cinema, teatro, libri. Si dirà, forse è anche a causa della crisi… Invece no: in Italia si è ridotto anche il consumo di programmi culturali di TV e radio, che non costano nulla. Colpisce in particolare l’ulteriore calo del 7% della lettura di libri, visto che si parte comunque da un dato bassissimo: solo il 56% degli italiani ne ha letto almeno uno negli ultimi 12 mesi. Il rischio che corre il paese non consumando i prodotti del sapere non è solo riferito alla mancata crescita individuale delle persone, e alla perdita di senso critico, ma è anche un fatto economico: l’industria culturale (cioè editoria, cinema, musica e produzioni televisive) vale il 4,5 del Pil e occupa 300mila persone. Che diventano 4,5 se calcoliamo tutto l’indotto legato alla cultura. Il boom dei social Si mollano libri e giornali, ma crescono i social network: Facebook è frequentato dal 70% delle persone che utilizzano internet. Che sono ancora in crescita, dice l’ultimo rapporto del Censis. Visto che sono ormai il 63,5%; ma la percentuale sale nettamente nel caso dei giovani (90%), delle persone più istruite, diplomate o laureati Chi appartiene alle classi meno (84%) e dei residenti nelle grandi abbienti non scommette più sulcittà (83%). la cultura, e perciò sul futuro, dei propri figli”. La crisi taglia i fondi Per la cultura spendono poco gli italiani e spende poco, sempre meno, anche l’Italia. Lo segnalano i budget statali per cultura e istruzione, che sono tra i più bassi dell’Ue: il bilancio del ministero dei beni e delle attività culturali è passato dai 2,7 miliardi di euro del 2001 a 1,5 miliardi del 2013, e anche per l’istruzione siamo tra gli ultimi in rapporto al Pil. Sarà per questo che la nostra scuola produce diplomati poco formati in relazione al mercato del lavoro? “I giovani – ha spiegato il governatore di Bankitalia Ignazio Visco al Sole 24Ore – trovano nel sistema scolastico un’offerta formativa spesso inadeguata e ancora tradizionale, pagando con bassi salari e condizioni di lavoro precarie l’incompatibilità tra ciò che sanno e ciò che viene loro richiesto”. Di fatto, oramai si è sancita una sostanziale disparità tra le opportunità di studio e di formazione: “Chi è abbiente può frequentare le migliori università, anche all’estero – ha detto al nostro giornale Elisa Manna responsabile settore politiche culturali del Censis – viaggiare, studiare le lingue e specializzarsi. Più sei povero e meno studi Infatti, sono calate le iscrizioni universitarie dei ragazzi con diplomi tecnici o professionali tradizionalmente provenienti da famiglie meno agiate (in meno di 10 anni del 40%) – e sono aumentate quelle iscrizioni dei diplomati dei licei (dell’8% nello stesso periodo di tempo). Quel che non aumenta è la percentuale italiana di laureati, tra le più basse dell’Unione: il 13,8% nel 2012. La media europea è del 30%. Il nostro paese - ha scritto lo scrittore Marco Lodoli che da anni si occupa anche di scuola – “è tornato ad essere ferocemente classista: ai poveri gli si butta un osso e un’emozione della De Filippi, li si lascia nell’abbrutimento e nell’ignoranza, mentre ai ricchi si aprono le belle strade che vanno lontano”. E si aprono attraverso l’istruzione che spesso lascia indietro chi non proviene dalle famiglie più fortunate. L'importanza della grammatica “La fortuna di un popolo dipende dalla stato della sua grammatica. continua a pagina 25 > consumatori gennaio-febbraio 2014 22 “Ripartire dall'idea di uguaglianza e rimettere l'istruzione al centro” parla il maestro di strada marco Rossi Doria, oggi impegnato come sottosegretario all'istruzione marco rossi doria sottosegretario all'Istruzione Ha lottato contro l'analfabetismo uscendo dalle aule e inseguendo ai ragazzi per le strade di molte città d'Italia. Oggi Marco Rossi Doria è sottosegretario all'Istruzione. A lui abbiamo chiesto come si è creata questa situazione e che fare per uscirne. Oltre il 70% degli italiani non è in grado di comprendere un testo scritto di media complessità. Cosa ha provocato questa catastrofe sociale? È un fenomeno complesso e sono quindi complesse anche le cause. Intanto siamo un Paese che ha conquistato la scolarità di massa e vinto la lotta contro l’analfabetismo relativamente tardi. Nel 1900 l’analfabetismo in Italia superava il 48%, mentre in Austria era vicino all’1%. L’Italia sconfigge questa piaga soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ed è nel 1962, con la riforma della scuola media unica, che si realizza finalmente il dettato costituzionale che prevede otto anni di scuola obbligatoria per tutti. Quindi siamo un Paese che ha conquistato le lettere da poco e con forti divari territoriali. La società di massa, con le sue radio e soprattutto con le sue televisioni, è arrivata in un tessuto sociale caratterizzato da un’alfabetizzazione recente, da grandissime differenze nei livelli di istruzione sia tra zone geografiche sia tra gruppi sociali. Abbiamo cioè imparato a guardare la TV prima di esserci abituati a leggere molti libri e molti giornali. In che misura le condizioni economiche e materiali di tante famiglie incidono su questo fenomeno? Sono stati praticamente azzerati anche i fondi per il diritto allo studio. L’Italia è dunque un paese sempre più classista, anche nell’ambito dell’istruzione? Sappiamo con certezza che nel nostro Paese coincidono le mappe della povertà economica con quelle della povertà di istruzione. Questa corrispondenza dà origine a un circolo vizioso difficile da spezzare: chi è figlio di genitori che hanno studiato poco e sono poveri ha maggiori probabilità di interrompere presto gli studi e formare una nuova famiglia povera. A mio avviso sono due le cause principali: una scuola iperstandardizzata, che fatica a trattenere i bambini e i ragazzi che più avrebbero bisogno di una buona istruzione, per colmare ritardi e divari di origine familiare; un’agenda politica poco attenta alla questione della povertà e poco predisposta a mettere in campo misure efficaci, non di tipo assistenzialista ma nella direzione della vera promozione sociale delle persone. Per superare queste mancanze serve una scuola capace di effettuare discriminazioni positive dentro a un’idea ricca di uguaglianza, basata sul principio di dare di più a chi parte con meno, e serve una politica di welfare innovativa e partecipata nei territori più in difficoltà. Bisogna inoltre realizzare percorsi di apprendimento nell’arco della vita: consentire a chi ha lasciato gli studi di riprenderli da adulto, di formarsi e aggiornarsi più volte. E garantire su tutto il territorio percorsi di formazione professionale e apprendistato di qualità. Per troppo tempo abbiamo pensato che il “saper fare” fosse un sapere di serie B in cui non conta “saper imparare”. Oggi, poi, conoscere il mestiere significa anche dover apprendere con i mezzi informatici e la rete, sapere l’inglese, avere elementi di cultura generale, apprendere ad apprendere. Garantire il diritto allo studio è un obbligo costituzionale: dopo una stagione di tagli all’istruzione, tra il 2008 e il 2011, stiamo finalmente riuscendo a invertire la tendenza. Nel decreto sull’istruzione convertito in legge di recente dal Parlamento sono previsti nuovi investimenti per il diritto allo studio, il welfare dello studente e il contrasto all’abbandono scolastico. 23 primo piano società "La TV ha sottratto identità, socialità, esperienza del mondo; e ha presentato modelli irraggiungibili, di successo facile, aumentando frustrazione ed apatia" Dalla televisione a internet, dalle tecnologie digitali agli smartphone: che tipo di ruolo hanno giocato questi fattori, specie tra i più giovani? Ho assistito a questi cambiamenti facendo il maestro elementare. Ho un’opinione abbastanza negativa degli effetti della televisione: i ragazzini dei quartieri poveri della zona di Napoli, che un tempo giocavano e socializzavano nei cortili e nelle strade, avevano molte difficoltà ma sapevano chi erano e sapevano fare tante cose. Facevano volare gli aquiloni, costruivano carretti, eccetera. La TV ha tolto dalla strada e dai suoi pericoli ma ha sottratto anche identità, socialità, esperienza del mondo. Ha presentato modelli irraggiungibili, di successo facile, aumentando frustrazione ed apatia. I mezzi di comunicazione non vanno mai demonizzati e la TV ha cambiato anche in modo positivo le nostre vite. Però ci ha indubbiamente tolto qualcosa. Vi è poi una televisione educativa – che in Italia ha fatto del bene, ma che da anni è purtroppo minoritaria. E invece cosa pensa delle tecnologie digitali? Sono strumenti interattivi e di socializzazione e inoltre prevedono sempre un ruolo attivo dell’utente. Qui io credo che siamo di fronte a un cambiamento davvero epocale, non soltanto culturale, ma antropologico. I bambini e ragazzi di oggi imparano in modi diversi da come imparavamo noi. Le scuole si stanno confrontando con tutto questo e ci raccontano di tante difficoltà a tenere l’attenzione dei cosiddetti “nativi digitali”, ma anche di tante potenzialità per innovare la didattica. Noi adulti dobbiamo stare sempre attenti a non negare la quantità di sapere e capacità che i ragazzi dimostrano – spesso superiore alla nostra – nella padronanza dei mezzi tecnologici. La scuola deve ormai prenderne atto e aprire le porte a queste competenze. Poi però ci sono delle cose su cui si deve continuare a lavorare come una volta: fare il dettato, curare l’ortografia, saper fare le operazioni, eccetera. Questi sono i cosiddetti alfabeti di cittadinanza: conoscenze e competenze irrinunciabili che ciascuno deve acquisire presto e in modo solido, perché servono per tutta la vita. Infine dobbiamo stare attenti perché questi nuovi mezzi creano anche nuovi “gap” che si sommano a quelli precedenti: il “digital divide” ne è un esempio. Oggi saper utilizzare un pc per fare una semplice ricerca di informazioni su Internet è una continua a pagina 24 > consumatori gennaio-febbraio 2014 24 italiani molto interessati al consumo di cinema, teatro, libri 8% competenza che fa la differenza tra chi può esercitare la cittadinanza in un certo modo e chi no. italiani che utilizzano Internet 63,5% Quali conseguenze – e quali sofferenze verrebbe da dire - si porta dietro questa condizione? Quelle che sono sotto gli occhi di tutti: in Italia i consumi culturali sono infimi, la dispersione scolastica rimane tra le più alte d’Europa e c’è indubbiamente una scarsa cultura democratica, che è parente stretta di una società con divari enormi al proprio interno e in possesso, mediamente, di pochi strumenti critici ed analitici validi per affrontare il presente e costruire le proprie opinioni informate. Quel che è peggio è che aree intere del Paese sono abbandonate al rischio di esclusione economico-sociale proprio a causa del circolo vizioso tra povertà e povertà di istruzione. Questa determinazione sociale e geografica delle opportunità è una contraddizione enorme e intollerabile per un Paese democratico, europeo, membro della cerchia dei paesi cosiddetti “avanzati”. biamo anche qualche idea su come prevenire gli abbandoni e recuperare chi ha lasciato la scuola per offrire una seconda occasione formativa. È mancata la continuità: spesso queste esperienze, invece di essere fatte proprie dalle istituzioni, sono state lasciate sole. Alcune continuano a lavorare nonostante le crescenti difficoltà, altre hanno chiuso. Ciononostante alcune di queste pratiche hanno trovato diffusione all’interno di tante scuole “normali”: È da molti anni, purtroppo, che l’istruzione non è al centro dell’agenda politica nazionale. Per alcuni di questi anni, addirittura, si è parlato di scuola come di un peso sulla finanza pubblica. Questo non ha certo aiutato a sostenere le pratiche più efficaci che tante scuole portano avanti. Per fortuna, come dicevo, stiamo riuscendo con il Ministro Carrozza a invertire questa tendenza. Io credo che i tempi siano maturi per accelerare su questo piano e raggiungere i livelli europei nel giro di qualche anno. Lei, professore, ha a lungo lottato contro l’abbandono scolastico. La battaglia però non è stata vinta: l’Italia è uno dei paesi con il più alto tasso di abbandoni o con una frequenza scolastica tanto precaria da rendere impossibile il conseguimento del successo formativo. Quali errori sono stati compiuti? C’è stata la reale volontà politica di contrastare il fenomeno? La battaglia non è ancora stata vinta – siamo al 18,2% di abbandoni scolastici precoci, contro una media europea del 13,5% e lontani dall’obiettivo per il 2020 del 10%. Va detto, però, che la dispersione è in calo costante, seppure molto lento, da almeno vent’anni. Alcune cose sono state fatte: è aumentata la conoscenza e la consapevolezza attorno al fenomeno. Ne conosciamo le cause e, grazie a positive esperienze realizzate da attori pubblici e del privato sociale, come il progetto "Chance" a Napoli o "Provaci Ancora Sam" a Torino e altri, ab- Cosa direbbe a un giovane che decide di interrompere gli studi? Gli direi che a volte noi adulti tendiamo a pensare che chi lascia la scuola non potrà fare niente nella vita, o peggio, in certe zone, diventerà di sicuro un criminale. Invece non è così. Certi automatismi sono sbagliati e controproducenti. Se un ragazzo ha lasciato gli studi, molto probabilmente avrà ottime ragioni di risentimento verso la scuola. Gli direi di pensare bene a cosa vuole fare, di immaginare un mestiere che gli piace e di provare a farlo. Tenendosi pronto per ricominciare a formarsi altre volte nel corso della vita, per prendere il titolo che ora non ha raggiunto e chissà, magari prenderne anche altri in futuro. C'è chi è andato più tardi alle scuole serali, con successo. Dobbiamo potenziare tutte le occasioni di studio permanente e ricorrente nelle diverse età. Nella vita niente è mai detto una volta per sempre. 25 primo piano società Non esiste grande nazione senza proprietà di linguaggio”, scriveva Fernando Pessoa, un poeta che di linguaggio s’intendeva. E anche sul fronte della grammatica il futuro è fosco. Forse perché si leggono pochi libri, o forse perché l’unica scrittura – e lettura - molto praticata è quella sui social network, ci portiamo dietro un’ondata di errori grammaticali che farebbero sobbalzare sulla sedia una maestra elementare. “Ha” senza acca, congiuntivi inesistenti, doppie che saltano… sì scriviamo molto – e per molti linguisti, come De Mauro, “l’importante è che si scriva o si legga e in fondo i social network hanno incrementato lettura e scrittura” – ma spesso scriviamo in modo sbagliato trascinandoci dietro errori e diffondendoli. È involuzione o evoluzione del linguaggio? Non è un caso che il sottosegretario all’istruzione Marco Rossi Doria, con un’esperienza da maestro e grande combattente per il diritto all’istruzione dei ragazzi del sud, spiega nell’intervista che pubblichiamo in queste pagine che è importante continuare a lavorare “come una volta: fare il dettato, curare l’ortografia, saper fare le operazioni, eccetera. Questi sono i cosiddetti alfabeti di cittadinanza: conoscenze e competenze irrinunciabili”. Un paese perdente Ma i danni dell’incultura non si limitano a qualche doppia persa per strada. Perdere sul fronte della cultura significa anche perdere sul fronte sociale ed economico. “Un paese ignorante è un paese che con maggiore difficoltà può uscire dalla crisi che ci attanaglia” scriveva qualche tempo fa il filosofo Umberto Galimberti. “Una società che non comprende ciò che legge e che non sa utilizzare le proprie conoscenze matematiche per interpretare i numeri riportati sui giornali o che sente in televisione, è una società schiava di chi la governa”, ha sintetizzato Roberto Saviano in un suo articolo di qualche tempo fa. Un paese ignorante è un paese perdente su tutti i fronti, spiega ancora Visco: “Per il sistema produttivo un capitale umano adeguato facilita l’adozione e lo sviluppo delle nuove tecnologie, costituendo un volano per l’innovazione e quindi per la crescita economica e per l’occupazione. Formazione dei lavoratori, abilità manageriali e capacità organizzative rappresentano risorse fondamentali nell’ambito del cosiddetto “capitale basato sulla conoscenza”. Qual'è la strada oggi per recuperare il tempo perduto e rifondare una società della conoscenza che ci consentirebbe di uscire da questa emergenza? Noi lo abbiamo chiesto al sottosegretario all’istruzione, convinti, con lui, che l’unica strada possibile sia quella di puntare sull’istruzione, arginando la dispersione scolastica soprattutto al sud. Per ricominciare a leggere e a studiare. Piccoli e grandi. ● mostre, convegni e seminari La cattedra televisiva di Alberto Manzi La sua cattedra era una telecamera Rai e il suo nome era Alberto Manzi. Condusse per quasi 10 anni “Non è mai troppo tardi” e faceva, dietro la telecamera, quel che avrebbe fatto in una qualsiasi classe elementare del paese: insegnare l’italiano. Contrastare l’analfabetismo dell’Italia di allora con semplici lezioni tenute con il solo ausilio della lavagna. Le trasmissioni avvenivano nel tardo pomeriggio, prima di cena… una vera e propria scuola serale. Sarebbe utile ancora oggi, no? Ma forse la sua trasmissione verrebbe tagliata per mancanza di audience. Perché farebbe parte - come dice Marco Rossi Doria in queste pagine - della tv che oggi è minoritaria. Tutti gli aspetti dell’attività ancora oggi modernissima del maestro Manzi verranno analizzati con uno sguardo soprattutto alla multiculturalità: fu infatti maestro anche in carcere, fu viaggiatore e, nell’ideare trasmissioni anche per i migranti, si propose di capire cosa, della lingua italiana, è fondamentale apprendere subito. Le iniziative dedicate a “Lo sguardo multiculturale di Alberto Manzi” (anche in collaborazione con Coop Adriatica) si svolgeranno fino all’aprile di quest’anno tra le Province di Forlì-Cesena e Rimini. Mostre, seminari, proiezioni di filmati, convegni: il programma completo sempre sul sito www. centroalbertomanzi.it 26 primo piano ambiente Coop for Kyoto coinvolge 168 imprese "verdi" Ben 168 imprese fornitrici aderenti, col coinvolgimento di 218 siti produttivi, tutti italiani. Considerando i soli interventi effettuati dai 15 fornitori più virtuosi del progetto, si può stimare nel 2012 una riduzione delle emissioni dell’ordine di grandezza di circa 19.000 tonnellate di CO2. Sta in queste cifre il successo dell’ottava edizione di Coop for Kyoto, il progetto nato nel 2006 con cui Coop, prima azienda al mondo, ha proposto ai fornitori nella produzione dei propri prodotti a marchio, di aderire volontariamente e impegnarsi concretamente su obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra sanciti dal Protocollo di Kyoto. Di cosa si tratta? Si va dalla coibentazione delle strutture e per aumentare l’efficienza dell’energia termica, all’acquisto di energia elettrica da fonti rinnovabili, all’installazione di motori ad alto rendimento, la realizzazione di impianti fotovoltaici aziendali per la produzione di energia elettrica, all’installazione di sistemi di co-generazione e di impianti di produzione di energia elettrica da biogas derivante dalla digestione anaerobica degli scarti dello stabilimento. Come avviene già da 4 anni, a validare i dati e le informazioni provenienti dalle aziende aderenti si arriva con un piano di verifiche ispettive realizzate in base ad un accordo fra Coop e Bureau Veritas Italia. Il riconoscimento alle aziende che ottengono i risultati migliori è suddiviso in tre categorie. Per la categoria che premia la dimensione dell’intervento rispetto al fabbisogno dello stabilimento il riconoscimento relativo all’anno 2012 è andato alla È arrivato all'ottavo anno di vita il progetto che coinvolge i fornitori del prodotto a marchio su progetti di risparmio energetico e sostenibilità ambientale: tre i vincitori, emissioni tagliate per 19 mila tonnellate di CO2 Avicoop del gruppo Amadori che si occupa di carni e pollame a San Vittore (provincia Forlì-Cesena). Qui è stato attivato un impianto di cogenerazione della potenza di 3 MW che ha prodotto oltre 21 milioni di kWh elettrici, pari quasi al 42% del fabbisogno elettrico dello stabilimento. Inoltre si sono recuperati 20,7 milioni di kWh termici e sono così state evitate emissioni di CO2 pari a circa 3.000 tonnellate. Per la seconda categoria, relativa alla quantità di consumi aziendali soddisfatti da fonti rinnovabili, il riconoscimento relativo al 2012 è andato al Centro Latte di Bressanone (provincia di Bolzano), dove è stato realizzato un impianto fotovoltaico di 180 kWp sul coperto dello stabilimento e si è provveduto all’acquisto di tutta la restante energia elettrica da fornitore locale che utilizza solo fonti rinnovabili (idroelettrico). Per la terza categoria, che premiava il numero e l’importanza delle azioni poste in essere per produrre o ottimizzare l'utilizzo dell'energia, il riconoscimento consumatori gennaio-febbraio 2014 è andato alla Salov SpA di Massarosa (provincia di Lucca), che lavora olio di oliva e di semi. Qui si è realizzato un impianto di cogenerazione a gas accoppiata a gruppo frigorifero, c’è stata la riprogettazione della distribuzione elettrica nello stabilimento, c’è poi stata l’installazione di caldaie a ridotta potenzialità, la graduale installazione di inverter sui motori delle pompe e altre cose ancora. Il successo nel corso degli anni 27 di Coop for Kyoto porterà a una prosecuzione di questa attività da parte di Coop per fornire un contributo concreto al raggiungimento dell’obiettivo “20–20– 20” che l'Unione Europea si è data per il 2020 e cioè: migliorare del 20% l'efficienza degli usi finali dell'energia, ridurre del 20% le emissioni di CO2 (rispetto alle emissioni del 1990) e fare in modo che il 20 % dell'energia utilizzata sia generata da fonti rinnovabili. Dunque Coop lavorerà per estendere il numero di aziende coinvolte nel progetto e intervenire sui fornitori che finora sono stati meno virtuosi (in particolare sulle nuove aziende entrate nel progetto), supportandoli in merito all’individuazione di buone pratiche, fornendo informazioni e supporto tecnico, fino all’individuazione di fonti di finanziamento per progetti di risparmio energetico. L'agricoltura che riduce i gas serra Una sfida comune per tante imprese C’è la Regione Emilia Romagna e ci sono soggetti imprenditoriali del livello di Coop Italia, Apoconerpo (realtà cooperativa che raggruppa migliaia di aziende agricole cui fanno capo 33.00 ettari di superficie coltivata), Barilla (che da sola vale 2,5 milioni di tonnellate di prodotti alimentari), CSO (altra realtà cooperativa agricola che ha un fatturato aggregato di 1,8 miliardi di euro), Granarolo (il più importante soggetto della filiera del latte in Italia, con un fatturato di 849 milioni di euro) , Granterre (che nel 2011 ha prodotto 130 mila forme di Parmigiano) e Unipeg (che riunisce 740 allevatori di bovini). Tutti insieme in un progetto approvato dalla commissione europea che ha come obiettivo quello di ottenere una riduzione significativa delle emissioni di gas effetto serra da parte dei sistemi agricoli della Regione Emilia-Romagna per la fine del 2016. Parliamo di 200 mila tonnellate annue di CO2/equivalenti da eliminare. Nel mirino di questo Progetto LIFE + Climate_ChangE-R finiscono dunque le emissioni di metano (CH4), protossido di azoto (N2O) e anidride carbonica (CO2), responsabili almeno in parte dell’alterazione del clima. Il progetto Climate ChangE-R affronta questo tema all’interno della fase di produzione agricola sia vegetale che zootecnica, non più con una logica di singola coltura ma di sistema. Cuore dell’intervento è la definizione di buone pratiche, misurate secondo le regole dell’LCA (Life Cycle Assessment), per la coltivazione e per l’allevamento, lunga l’intera vita di un prodotto. Le imprese che utilizzano tali tecniche possono coniugare produzioni di alta qualità con la sostenibilità ambientale e la maggior tutela della salute di consumatori e produttori. La definizione e la diffusione delle buone pratiche farà affidamento su un ampio percorso di condivisione con i portatori d’interesse regionali e su una consistente opera di informazione ai consumatori. Come evidente dai nomi dei partner, ad essere coinvolti sono i principali sistemi agricoli (e relativi prodotti) dell’Emilia Romagna: frutta (pesche e pere); bovini da latte (latte alimentare ad alta qualità e ParmigianoReggiano) e da carne; colture per l'industria alimentare (pomodoro, grano duro e fagiolini). Ulteriore supporto al progetto sarà dato dal Consorzio del Formaggio Parmigiano-Reggiano. Parliamo complessivamente di circa il 30% delle imprese agricole della regione e circa 7,5 milioni di consumatori, se consideriamo i soci Coop presenti a livello nazionale. Tra le altre cose, proprio Coop avrà il compito di promuovere tra i suoi soci e consumatori le informazioni e il valore di questo progetto, per farne capire l’importanza e valorizzare i prodotti coinvolti. Ci sarà un apposito sito internet, una presenza sui social media, oltre a specifici incontri che verranno programmati nelle diverse realtà. Le attività che verranno proposte all’interno delle aziende dimostrative sono frutto di sperimentazioni e di studi in gran parte già realizzati come tecniche di produzione integrata e di buone pratiche zootecniche. Le tecniche già disponibili e quelle innovative verranno applicate in modo fra loro integrato cercando la massima sinergia. 28 prodotto coop Vivi verde per vegetariani (e non) si arricchisce la linea vivi verde Coop di alimenti proteici vegetali dedicati a chi cerca alternative per una sana alimentazione quotidiana di anna soMenzi Nel 2013 il consumo di carne degli italiani è diminuito con un taglio del 7 per cento nelle macellazioni bovine, rispetto all'anno precedente. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che uno degli effetti più evidenti della crisi è il cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani. Un cambiamento che, però, non pare dovuto solo ed esclusivamente alla crisi, ma sembra sia da imputare anche a una diversa coscienza di quanto sia il peso per l’ambiente della produzione di carne, e ultimo ma non da ultimo, una sempre migliore conoscenza delle norme di corretta alimentazione. Se la consapevolezza che la produzione di carne per l’alimentazione umana ha un elevato peso in termini di impatto ambientale spinge tanti verso l’alimentazione vegetariana (secondo Eurispes solo in Italia il 4,9% della popolazione è vegetariana e 1,1% vegana), molti altri per ragioni di salute, di prevenzione, di gusto, di curiosità, cercano alternative alla carne. Certo è che dal punto di vista nutrizionale non esiste l’alimento perfetto che contenga tutte le sostanze essenziali, nella giusta quantità e che sia quindi in grado di soddisfare da solo le nostre necessità nutritive, senza creare scompensi, appesantimenti o altro. C’è un solo e unico modo per garantire, in misura adeguata, l'apporto di tutte le sostanze nutrienti a noi indispensabili, ed è quello di variare e combinare il più possibile i diversi alimenti. Noi mediterranei abbiano una fortuna ed è la nostra tradizione che ha pochi eguali al mondo, abbiamo filiere produttive eccellenti, una quantità invidiabile di frutta e ortaggi a disposizione, abbiamo la pasta, la mozzarella, la pizza, il pomodoro, i latticini, consumatori gennaio-febbraio 2014 il vino, i legumi, l'olio extravergine d'oliva. Sono i pilastri della dieta mediterranea, le materie prime di uno stile di vita che nel 2010 è stato dichiarato patrimonio dell’umanità. Sulla base della dieta mediterranea è stata rivista la piramide alimentare da Inran, oggi Cra-Nut (Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), piramide che vede alla base i cereali, insieme a frutta e verdura cioè gli alimenti di origine vegetale e via via a salire gli altri alimenti necessari a seconda che la frequenza di consumo consigliata sia giornaliera o settimanale. E troviamo in alto la carne, consigliata per un consumo appunto settimanale, come era tradizionalmente. Ma cosa proporre in alternativa alla tanto comoda e veloce bistecca o fettina? I legumi e la soia e tutti i suoi preparati molto noti fra i vegetariani, insieme ai cereali, sono una buona variazione al menu con carne. La linea vivi verde coop propone a base soia burger, ragù, polpettine, fra i piatti pronti surgelati, preparati con materie prime da agricoltura biologica, sono senza grassi tropicali e senza aromi, anche se naturali; burger e polpettine contengono una piccola percentuale di albume d’uovo, come indicato in etichetta, mentre il ragù no ed è quindi adatto anche a chi segue una dieta vegana. Sono surgelati, ma in padella, o in forno, in pochi minuti si cuociono diventando fragranti. Da febbraio tra i piatti pronti freschi vivi verde bio ancora con soia troviamo altri burger e tofu: il caglio di semi di soia, la preparazione è simile a quella del formaggio, si ricava dalla cagliatura del succo della soia e dalla pressatura successiva in stampi; assomiglia a un formaggio molle, ha sapore leggero e molto delicato, si presta ai più diversi abbinamenti in cucina per la preparazione di antipasti, primi piatti, fino ai dolci. Sempre da febbraio anche seitan alla griglia fra i piatti pronti vivi verde, preparato con glutine di frumento insaporito con salsa di soia, può essere presentato così, dopo una rapida cottura, accompagnato da un contorno di verdure fresche o grigliate, ma può anche essere trasformato in uno spezzatino veloce. Nuove anche le crocchette vegetali vivi verde, preparate con soia, farro fiocchi di patate e avena amido di riso, e di mais, insaporite con cipolla sedano carota prezzemolo aglio zenzero, tutto da agricoltura biologica; sono pronte dopo una veloce doratura in padella o al forno. 29 Novità SHOPPER SOLIDAL COOP IN COTONE EQUOSOLIDAL FAIRTRADE La borsa in cotone Solidal Coop racconta una storia di lavoro, emancipazione e dignità che, attraverso la trama del cotone sostenibile, unisce l’India e l’Italia e coinvolge piccoli agricoltori di cotone e donne impiegate in una piccola fabbrica artigianale tessile in India. È realizzata grazie alla collaborazione tra l'Istituto delle suore Francescane di S. Elisabetta e Coop, il cotone viene trasformato in prodotti di abbigliamento o borse per la spesa che saranno acquistate nei supermercati coop. La storia parte dai campi di cotone dell’India, dove migliaia di famiglie contadine delle zone di Andhra Pradesh, Maharashtra e Orissa nell’India centroorientale, coltivano il cotone secondo i criteri del commercio equo e solidale. Il loro raccolto viene conferito a Pratima Organic Grower Group e alla cooperativa Chetna Organic, dove si segue la filiera Fairtrade, applicando cioè rigorosi standard di certificazione per migliorare la sostenibilità locale e proteggere l’ambiente in cui viene coltivato il cotone certificato. Il raccolto poi viene lavorato e trasformato in filato, fino a diventare tessuto, che arriva nella fabbrica Tuscany Kerala Garment di Madaplathuruth, nello stato del Kerala (India). Questa fabbrica è nata grazie a un progetto di solidarietà supportato da Coop, in collaborazione con le suore Francescane di S. Elisabetta di Firenze, presenti da tempo in India a Madaplathuruth, nello stato del Kerala (India) e impegnate in azioni di aiuto verso le famiglie più povere, le donne e i bambini di strada. Si è deciso di aiutare le donne del villaggio offrendo un lavoro dignitoso che permettesse loro di raccogliere sufficienti risorse per programmare un futuro più sereno. La fabbrica è stata inaugurata nel 2004 e a inizio 2006 le prime camicie Solidal sono arrivate nei negozi Coop e Ipercoop. Lo stesso viaggio dall’India ai supermercati Coop in Italia, è stato compiuto dalle borse Solidal in cotone certificato Fairtrade. 30 consumare informati tempo libero oasi di benessere dentro casa Cambiano le abitudini degli italiani ma resiste l'attenzione al wellness e alle sue tante espressioni. tra massaggiatori a rullo e soluzioni anti-stress, ecco cosa si può portare facilmente a casa di Claudio stRano Un'oasi di benessere ("wellness" in inglese). Chi non la ricerca di questi faticosi tempi? Dai classici centri estetici, che assorbono il 35,8% dei 20 miliardi complessivamente spesi dagli italiani per sentirsi meglio (siamo quinti al mondo in questa speciale classifica dietro Stati Uniti, Giappone, Regno Unito e Germania e davanti alla Spagna), si è passati oggi a molto di più, in un settore in costante crescita al riparo dai venti della crisi. Si è passati, dicono le elaborazioni Censis, alle terme (18,9%), a fitness, palestre e tecnologie connesse (17,2%), alimentazione biologica e integratori (8,6%), omeopatia, fitoterapia, erboristeria, ecc. (idem), bioarchitettura e arredi ergonomici (5,2%), agriturismo e beauty farm (2,6%), balli (2,4%) e parchi divertimento (0,7%). Ci sono l'edonismo e il progressivo invecchiamento della popolazione che vuole tenersi in forma, l'onda lunga della new age e le fascinazioni d'Oriente, ma anche una semplice tendenza al ritorno alle poche cose che contano. C'è tutto questo e probabilmente altro dietro il successo del wellness e di une serie di prodotti ad esso collegati. Perlopiù accessori non troppo costosi che stanno sopravvivendo meglio di altri alle spending review cui ciascuno di noi sottopone i propri budget familiari. Vediamo alcuni di questi prodotti in formato da casa, facilmente acquistabili anche in molti ipercoop, con la premessa che non si può certo prescindere, per la salute del corpo e della mente, dall'esercizio fisico e da una sana e completa alimentazione, con alla base una rete di relazioni umane "vere" e non virtuali. consumatori gennaio-febbraio 2014 31 COME ORIENTARSI NEL mondo WELLNESS TRA massaggiatori, epilatori e... fontane relax L'ARTE DEL... MASSAGGIATORE Non sarà come andare in un bagno turco o sottoporsi alle cure di fisioterapisti esperti o di altri professionisti che sanno applicare le mani a scopi terapeutici, ma oggettini come il massaggiatore riscaldato con joystick e il rullo per spalle, collo e schiena, il plantare a vibrazione, il massaggiatore per auto o lo schienale per la vasca da bagno possono dare un apprezzabile sollievo e aiutare a stare meglio a qualunque età. Esiste anche il tanto reclamizzato elettrostimolatore che tonifica il corpo e, per chi viaggia, il massaggiatore a percussione portatile. E qui è il caso di aprire una parentesi sul massaggio e le sue varie categorie. C'è quello shiatsu, vigoroso e profondo, che con la pressione ritmica delle dita stimola il ‘Chi’ (energia vitale), alleviando stress e tensione. Per prepararsi allo shiatsu c'è poi il massaggio a rullo efficace per rilasciare la tensione muscolare: simula l’effetto delle mani che scivolano lungo la schiena. Non troppo diverso è il delicato massaggio svedese che si fa scorrendo lungo la schiena. Se lo si vuole più leggero ancora c'è il massaggio a vibrazione che stimola la circolazione e aiuta a ridurre l’irrigidimento di muscoli e articolazioni. Per gli sportivi invece, ecco i colpi ritmici e alternati (massaggio a percussione) ripetuti in rapida sequenza in grado di distendere i muscoli e diminuire il rischio di stiramenti e strappi muscolari. Migliora l’ossigenazione del sangue l'energico massaggio tapping che si fa picchiettando sulla pelle. Una grande sensazione di leggerezza in tutto il corpo, infine, offre il massaggio a compressione: ottimo per sciogliere muscoli irrigiditi, alleviare la tensione anche sulle tempie e donare sollievo ai piedi stanchi. Per questi c'è pure l'idromassaggiatore plantare con scalda acqua che, accanto alla fascia esfoliante e alla spugna massaggiante, compone il set più prettamente da bagno, mentre in camera ci sono poltrone e letti tutti con vibrazioni ad effetto rilassante. EPILATORE A LUCE PULSATA Qualche riga a parte merita l'epilatore a luce pulsata che dai centri estetici è arrivato nelle case. È uno dei metodi più efficaci per eliminare i peli superflui e risollevare l'indice di gradimento nelle donne. La luce pulsata, come spiega Altroconsumo, non solo depila (cioè elimina la parte visibile del pelo) ma epila, strappandolo alla radice. Un metodo più doloroso con il vantaggio di ritardare i tempi di ricrescita. Il principio è quello della fototermolisi selettiva che "distrugge con il calore" il singolo bulbo. Questi epilatori hanno filtri UV per evitare danni alla pelle e un interruttore di sicurezza per evitare flash accidentali. La luce pulsata, infatti, non può essere utilizzata da chiunque e bisogna tener conto di molte variabili, a partire dalla pelle e dal colore dei peli. Su pelle chiara e peli scuri si hanno i migliori risultati. Sei sono i fototipi che vengono classificati in base alla maggiore (primo fototipo) o minore (sesto fototipo) sensibilità ai raggi UV. QUANDO OCCIDENTE FA RIMA CON ORIENTE Il concetto di wellness è abbinato solitamente a quello di health (salute) sotto il quale ricadono i dispositivi medico-sanitari. Si parte dai banali cerotti antidolore e dai comuni apparecchi per la diagnostica (termometri, misurapressione, ecc.), per arrivare agli elettromedicali che annoverano Tens, strumenti per l'elettroterapia, la magnetoterapia, l'ultrasuonoterapia. In mezzo gli ausili come i letti per l'assistenza domiciliare, i materassi antidecubito, i sedili per vasca e doccia. E ancora deambulatori, carrozzine, scooter elettrici e tutto ciò che serve alla riabilitazione ortopedica. Ma in Occidente si è alle prese anche con i problemi da inquinamento, per cui umidificatori e purificatori d'aria con filtro Hepa si usano non solo contro asma e allegie, ma per migliorare la respirabilità in casa. Dove per creare un clima caldo e accogliente sono di moda sculture di fuoco, fontane relax, diffusori di aromi e di oli profumati, con un ambiente magari arredato in stile "total white", la tendenza più in voga degli ultimi anni. Per chi non può permetterselo e tiene famiglia, c'è sempre l'audioriproduttore lullaby per addormentare i bambini... le mani sul portafogli Massaggiatore per spalle e schiena da 50 a 80 euro Plantare a vibrazione da 60 a 80 euro Epilatore a luce pulsata da 300 a 400 euro I prezzi sono indicativi e soggetti alle variazioni del mercato 32 cucina un menu contro la crisi di Helmut Failoni Bontà invernali tra zucca e broccoli Da Milano ecco il menu ed i consigli dello chef Francesco Passalacqua. Si parte da un tortino di zucca con fonduta di toma e amaretti seguito da un'ottima pasta: tortelli all'amatriciana con i broccoli Ed ecco, nel culmine della stagione invernale, un menu ad hoc, proposto dal giovane chef Francesco Passalacqua del ristorante Pane e Acqua di Milano L'antipasto frutta e verdura FEBBRAIO LA STAGIONE DI... È tempo di barbabietole, radicchi rossi di tutti i generi, ma anche finocchi e spinaci. Senza dimenticare i carciofi e cardi. Per quanto riguarda la frutta, questo è il periodo d’oro per le arance. Provate un’insalata con spinaci crudi e arance, condita con olio di qualità e sale: ne vale la pena. Torta di zucca con fonduta di toma e amaretti Ingredienti per 4 persone: 450 gr di polpa di zucca delica cotta al forno, 100 gr patate vecchie per gnocchi lesse, 50 gr di zucchero, 1 tuorlo, 30 gr pecorino, 40 gr farina, 50 gr burro, 1/2 lt latte, 500 gr di toma piemontese (a piacere anche fontina), 200 gr di amaretti di Saronno Procedimento Lavare e tagliare a spicchi la zucca. Eliminare con un cucchiaio i semi. Fare un cartoccio con la stagnola e con un goccio d’olio chiudere la zucca. Infornare a 160 gradi con un pentolino d’acqua per dare umidità. Cuocere circa 40 minuti, poi raffreddare e dividere con il cucchiaio la polpa dalla zucca. Frullare e aggiungere una patata schiacciata al passaver- dura. Unire lo zucchero, il tuorlo e il pecorino. Rettificare il gusto con olio, sale e pepe. Imburrare una teglia da forno e cospargere di amaretti frullati grossolanamente. Stendere la zucca e cospargere nuovamente con gli amaretti. Infornare a 180 gradi per 20 minuti circa. Mettere il latte a scaldare a fuoco lento. Sciogliere il burro in un pentolino. Aggiungere la farina. Cuocere 1 minuto a fuoco basso e unire al latte amalgamando bene con la frusta. Portare a ebollizione a fuoco lento. Aggiungere la toma tagliata a cubetti e portare a ebollizione sempre a fuoco lento. Frullare con minipimer o nel frullatore per sciogliere bene il formaggio. Tagliare la torta di zucca a fette. Servire sulla fonduta ben calda e guarnire con amaretti frantumati. Il primo Tortelli di broccoli all’amatriciana Ingredienti per 4 persone: 1 testa di broccolo, 1 scalogno, 2 acciughe sott’olio, 1 rametto di rosmarino, 1 spicchio d’aglio, 1 piccolo peperoncino, 1 cipolla bianca, 4 fette consumatori gennaio-febbraio 2014 33 di guanciale di maiale. Per la pasta: 200 gr farina 00, 50 gr semola di grano duro, 2 uova, 1 tuorlo, 5 gr sale, 1 cucchiaino d’olio Procedimento Mettere nell’impastatrice tutti gli ingredienti della pasta e lavorare 5 minuti. Lasciarla riposare in frigo "impellicolata" almeno per una notte. Pulire e affettare lo scalogno finemente. Metterlo a rosolare a fuoco lento in un tegame con olio extra vergine, l’aglio in camicia, le acciughe, il rosmarino e il peperoncino. Eliminare l’aglio e il rosmarino. Lavare il broccolo e tagliare le cime. Tenerne 4/5 per guarnizione. Pelare il gambo e tagliarlo a cubetti. Sbollentare in acqua bollente salata le cime e il gambo del broccolo un paio di minuti. Scolare e trasferire nel fondo. Insaporire un minuto e bagnare con un mestolo di acqua di cottura. Frullare bene con un cucchiaio di olio extra vergine e rettificare di sale e pepe. Stendere in teglia per raffreddare più velocemente. Su una spianatoia di legno stendere fine la pasta con la sfogliatrice. Tagliare dei quadretti di 3 cm, posizionare al centro il ripieno e confezionare i tortelli. Lasciare asciugare con la semola. Affettare finemente la cipolla. Rosolare a fuoco lento in un tegame con poco olio extra vergine. Tagliare il guanciale a cubetti e rosolare senza olio in padella antiaderente. Scolare dal suo grasso e unire alla cipolla. In una pentola con acqua bollente già salata cuocere i tortelli. Quando risultano al dente scolare. Trasferire in una padella, unire la cipolla ed il guanciale. Aggiungere un mestolo di acqua di cottura e le cime di broccolo di guarnizione. Cuocere a fuoco allegro un minuto e servire. (Per motivi di spazio non riusciamo a proporvi anche una ulteriore ricetta di Francesco Passalacqua, si tratta di Millefoglie di pesce spatola con finocchi, pinoli e pomodori secchi. La potrete trovare sul nostro sito internet: www.consumatori.coop.it) Un menu contro la crisi Ristorante Pane e Acqua Indirizzo: Milano, Via Matteo Bandello 14 Tel. 02/48198622 Chef: Francesco Passalacqua L'antipasto Torta di zucca con fonduta di toma e amaretti (costo per 4 persone 10/12 euro) Il primo Tortelli di broccoli all’amatriciana (costo per 4 persone 10/12 euro) Oliva salella L'ammaccata del Cilento Si scelgono sulla pianta le olive più adatte, le più polpose, e si ammaccano ad una ad una con una pietra di mare, poi si snocciolano pazientemente e si immergono in acqua per qualche giorno, avendo l'accortezza di cambiare l'acqua ogni giorno, al mattino e alla sera. Poi dopo quattro o cinque giorni si prepara una salamoia con acqua, sale, alloro e finocchietto selvatico e si lasciano immerse in questa soluzione per alcuni giorni. Prima di porle sott'olio si deve ogni volta pressarle per far uscire l'acqua in eccesso. Quindi si possono condire con olio extravergine, aglio, origano o timo e porre in barattolo, tenendole premute per evitare che si imbevano di olio e diventino molli. Così giorno per giorno da fine settembre a novembre. Ma solo grazie alla bravura dei contadini cilentani e alla presenza su queste terre di una oliva dal gusto inconfondibile il risultato diventa eccezionale. Il paesaggio dell'Alto Cilento è infatti caratterizzato da tempo immemore dalla presenza dell'olivo, qui si è diffusa una varietà di origine sconosciuta, la salella, nota tra i locali anche con il nome di lioi, licinella, monticedda o salentina. Matura leggermente prima rispetto alle altre varietà ed ha un portamento assurgente ed una chioma molto folta, dalle foglie lanceolate di un verde scurissimo, caratteristiche che possono ricordare un olivo ornamentale. L'olio che se ne ricava è estremamente equilibrato con leggere sensazioni amare e piccanti, con sentori erbacei ma anche note lievemente ammandorlate. E quando si conservano le olive ammaccate nell'olio extravergine della stessa salella, il risultato è grandioso. Del resto l'olivo se ben curato e lavorato con estrema cura può dare risultati incredibili come dimostrano negli ultimi anni alcuni oli monovarietali della zona, di salella e pisciottana in primis. E proprio dalla salella, se adeguatamente valorizzata, può arrivare un grande stimolo per il rilancio agricolo del territorio del Cilento. Il Presidio Slow Food riunisce alcuni agricoltori e produttori di olio che hanno conservato la tradizione di ammaccare le olive e che producono questa specialità non solo per autoconsumo. Responsabili del presidio: Gabriella Mazziotti, tel. 347 5007064, [email protected]; Assunta Niglio, tel. 333 7039142, [email protected]. 34 vivere bene viaggi di Giuseppe Ortolano Madrid, cuore di Spagna. Tra arte, cultura e... movida Dalle collezioni d'arte del Prado e del Museo Reina Sofìa, tra i capolavori di Goya, Velàzeuqez e Picasso, ai templi del flamenco alle strade per i più giovani info utili Madrid è facilmente raggiungibile con voli di linea e low cost in partenza dalle principali città italiane. Informazioni sulla città e sulle possibilità di alloggio possono essere richieste all'Ufficio Spagnolo del Turismo di via Broletto 30 a Milano e Piazza di Spagna 55 a Roma (www.spain. info/it). Anche il sito www. turismomadrid.es/it contiene numerose informazioni utili per organizzare un weekend nella capitale spagnola. Per prenotare voli aerei, alberghi o tour ci si può rivolgere alle agenzie di viaggio Robintur (www.robintur.it), Planetario Viaggi (www. planetarioviaggi.it) e Viaggi con Noi (www.viaggiaconnoi. it). La guida Madrid, scritta da Anthony Ham per la Lonely Planet (19,50 euro, EDT) è particolarmente ricca di informazioni. Vivace, colta, golosa e cosmopolita, Madrid affascina per il suo centro storico, il vasto patrimonio artistico e la calda accoglienza che riserva ai turisti. La città, situata al centro della penisola iberica, è il cuore della Spagna, come testimonia la presenza in Puerta del Sol del "kilometro zero" a partire dal quale si calcolano tutte le distanze del paese. Offre al visitatore ben sessanta musei, per tutti gli interessi e gusti, tra i quali alcuni dei più importanti d'Europa. Come il Prado, disegnato nel 1785 come Gabinetto di Scienze Naturali e successivamente trasformato in una delle pinacoteche più prestigiose del mondo. Conserva più di 7.000 quadri, 1.000 sculture, 4.800 stampe e 8.200 disegni, ed espone un migliaio di opere, tra le quali capolavori come "Le tre grazie" di Rubens, "Las Meninas" di Velázquez, "Los Fusilamientos" di Goya e "Il Lavatoio" di Tintoretto. Percorrendo il Paseo del Arte si raggiunge il Museo ThyssenBornemisza, con opere che illustrano la storia della pittura occidentale dal XIII al XX secolo, da Albrecht Dürer al Caravaggio a Pablo Picasso. Il vicino Centro Nazionale d'Arte Reina Sofía è invece dedicato all'arte contemporanea spagnola con opere di Picasso (tra le quali Guernica, celebre grido contro i bombardamenti nazi-fascisti), Joan Miró, Salvador Dalí e Juan Gris. Il cuore di Madrid si trova intorno alla splendida Plaza Mayor, inaugurata nel 1620 e considerata uno degli angoli più popolari e tipici della Spagna. consumatori gennaio-febbraio 2014 35 Un'unica card per vedere 50 musei Tra giardini e palazzi, scoprire Aranjuez La visita della capitale spagnola è più facile e conveniente con la MadridCard, che offre ingressi gratuiti in 50 musei (inclusi Prado, Reina Sofía, Thyssen-Bornemisza e il Palazzo Reale, con accesso preferenziale), sconti in negozi, ristoranti, locali e tablao dove si balla il flamenco. Informazioni su www. madridcard.com. Acquistando l'Abono Transportes Turístico (abbonamento turistico di trasporto) per uno o più giorni si ha invece la possibilità di utilizzare gratuitamente i mezzi pubblici. Il Municipio della città propone una quarantina di visite guidate a piedi, in bicicletta o con i pattini a rotelle alle diverse attrazioni di Madrid, anche in lingua italiana, con partenza dal Centro Turismo di Plaza Mayor (www.esmadrid.com/visitasguiadasoficiales, tel. 902-221424). Prezzi a partire da 5,90 euro a persona. Una breve gita fuori porta permette di visitare la città di Aranjuez, a sud di Madrid, dichiarata Paesaggio Culturale dell’Umanità dall’UNESCO per i suoi spettacolari giardini e i magnifici monumenti, come il Palazzo Reale. Il mezzo di trasporto più comodo è il treno, dato che la stazione si trova a soli dieci minuti di cammino dal Palazzo e dalla spettacolare piazza Elíptica. Il Complesso Storico-Artistico di Aranjuez è composto da palazzi e giardini affacciati sul fiume Tajo, in un delicato equilibrio tra la natura e la mano dell’uomo, i corsi d’acqua e lo stile dei giardini, il bosco e l’architettura dei palazzi. Costruito a partire dal XVI secolo, durante il regno di Filippo II, che concesse alla località il titolo di Luogo Reale, fu trasformato da Filippo V e Carlo III (XVIII secolo) in un vero e proprio centro abitato, nel quale l’architettura nobiliare si mescola a boschi e giardini, riflettendo perfettamente il gusto estetico dell’Illuminismo. Nelle sue vicinanze si incontrano l'imponente Palazzo Reale, che unisce barocco e classicismo, il Teatro dell'Opera e la moderna cattedrale dell'Almudena. Una passeggiata nel labirinto fatto da vicoli, edifici in pietra, conventi, locali tipici e chiese della zona conosciuta come Madrid degli Asburgo o de los Austrias, nei pressi della Puerta del Sol, offre l'opportunità di scoprire alcuni degli angoli più suggestivi della città. La domenica, pochi isolati a sud di Plaza Mayor, si svolge il Rastro, il più grande mercato della capitale spagnola, con centinaia di ambulanti che vendono, dalle 9 alle 15, stampe antiche, bigiotteria, roba usata, vestiti etnici, posters cinematografici, dischi in vinile della musica di tutti i tempi, con i testi di autori spagnoli incisi sul marciapiede, numerose osterie e vari negozietti curiosi, e il Matadero, l'antico mattatoio e mercato del bestiame di Madrid, oggi trasformato in un grande spazio multidisciplinare dedicato alla sperimentazione e alla produzione artistica. Chi viaggia in famiglia con bambini deve assolutamente visitare il artigianato marocchino e molto altro ancora. Il non lontano Mercado de San Miguel propone, tutti i giorni, il meglio dell'enogastronomia spagnola, esposto in un suggestivo edificio in ferro del 1916. Tra le altre mete turistiche da non perdere ci sono Plaza de Cibeles, divenuta un po' il simbolo della città, con il palazzo omonimo; l'animato quartiere di La Letras (le lettere), Museo Nazionale delle Scienze Naturali, dove gli scheletri dei dinosauri sono la principale attrazione. Madrid è famosa anche per la sua movida. Tra le zone più vivaci Calle Huertas, Malasaña, La Latina e la multiculturale Lavapiés, senza dimenticare i templi del flamenco, come il Corral de la Morería, Las Carboneras, il Café de Chinitas, la Casa Patas, Torres Bermejas o il Corral de la Pacheca. 36 vivere bene cultura e oltre a cura di Giorgio Oldrini mostre La ragazza di Vermeer a Bologna L'arte del cappello a Firenze L’evento è così eccezionale che per visitare la mostra è quasi obbligatorio prenotarsi. Ma è l’unica possibilità di ammirare in Europa, fuori dalla sua collocazione naturale al museo Mauritshuis dell’Aja “La ragazza con l’orecchino” di Vermeer, insieme ad una quarantina di capolavori dell’arte dei Paesi Bassi. Da un paio d’anni il Mauritshuis è infatti chiuso per lavori di ampliamento. In questo periodo i suoi straordinari quadri sono stati concessi a prestigiose istituzioni di varie parti del mondo, soprattutto negli Usa e in Giappone. Ma in Europa quella bolognese è l’unica occasione, prima del ritorno definitivo a casa. “La ragazza con l’orecchino”, uno dei quadri più ammirati di tutta la storia della pittura, sarà la vedette della mostra. Ma accanto ci saranno altri dipinti importanti di Vermeer e di Rembrandt, di Van Goyen e di Van Ruisdael e di altri grandi. E insieme a loro i lavori di una quindicina di pittori italiani contemporanei che a Vermeer si ispirano. Il cappello, vezzo soprattutto di eleganti signore, opera d’arte, simbolo di epoche diverse, modo di identificarsi culturalmente o anche politicamente. Le velette e la coppola, il cappello alla Lenin e l’elegantissimo Borsalino ne sono solo alcuni degli esempi più conosciuti. Ora a Firenze la Galleria del costume di Palazzo Pitti offre una mostra tratta dalla sua ricchissima collezione, fatta di un migliaio di copricapi fino ad ora gelosamente custoditi. Frutto del lavoro di ricerca e di immaginazione di famose case di moda, come Dior e Givenchy, Chanel, Prada o Gianfranco Ferrè. O di celebrati creatori come Stephen Jones, Caroline Reboux o Paulette. Ma per la prima volta si potranno anche ammirare i cappelli immaginati e creati da modiste italiane e fiorentine, i cui nomi sono sconosciuti al grande pubblico. Queste creatrici senza nome avranno l’onore di vedere le loro opere fianco a fianco con quelle di celebrati arbitri dell’eleganza internazionale. Da Vermeer a Rembrandt. Capolavori del Mauritshuis Il cappello tra arte e stravaganza Bologna, Palazzo Fava Dall’8 febbraio al 25 maggio. Ingresso: 13 euro Info: Tel. 051-19936317, [email protected] Firenze, Galleria del costume di Palazzo Pitti Fino al 18 maggio Ingresso: 10 euro Info: Tel. 055-23885, [email protected] Italiani brava gente di Massimo Cirri e Filippo Solibello conduttori radiofonici Dieci anni di cambiamenti "M'illumino di meno" questa volta pensa ai musei Quando abbiamo cominciato era il 2005. In Italia c'erano quattro persone che avevano sul tetto di casa una strana cosa nera e piatta che catturava il sole e lo trasformava in energia elettrica. Li chiamavano pannelli fotovoltaici ed era anche questa una parola nuova. Uno dei quattro era Peppe Grillo, un'altro stava vicino a Ravenna ed era un ascoltatore di Caterpillar. Caterpillar era un programma di Radio 2, in onda ogni pomeriggio, che provava a raccontare la vita di tutti i giorni, la politica e la società e un po' a modificarli, migliorarli, incidere sulla realtà mentre la si racconta con leggerezza, insieme alle persone che stanno tornando a casa, in macchina, dopo una giornata di lavoro. E quando le persone, tutti noi, arrivavamo a casa ed accendevamo la luce questa veniva fuori da delle lampadine ad incandescenza che erano sostanzial- consumatori gennaio-febbraio 2014 37 libri Gli adulti e gli sdraiati In un mondo che cambia Generazioni in cerca di dialogo il potere viaggia verso est Michele Serra ci offre un romanzo che parla di due generazioni, quella dei padri e quella degli adolescenti, e delle difficili o inesistenti relazioni tra di loro. Lo fa, naturalmente, dal punto di vista dei padri, tra l’altro di genitori che per la loro storia personale e per la loro vitale curiosità, si sentono ancora giovani e che in qualche modo avevano sempre pensato di essere contemporanei dei loro stessi figli. Ma che scoprono, tra scontri e indifferenze, tra malinconia e improvvisa presa di coscienza di avere perso il contatto con i loro ragazzi e si chiedono con sorpresa e con dolore come fare per ristabilire un rapporto perduto chissà quando e chissà come, e soprattutto se sarà mai possibile per loro tornare ad essere davvero i padri dei loro figli. Un romanzo attraversato esplicitamente da una malinconica ironia che parla a due generazioni in nome di quella che dovrebbe avere le responsabilità maggiori. Michele Serra Gli sdraiati Feltrinelli Editore - 112 pagine, 12 euro È il libro che ha entusiasmato Bill Clinton quello che racconta la “Fine del potere”. Lo fa Moisés Naìm, giornalista autorevole, ex ministro del Venezuela, ex direttore della Banca mondiale. Racconta di come il potere in questi anni si stia rapidamente spostando da Ovest ad Est, da Nord a Sud, dagli uomini alle donne, dai macropoteri ai più piccoli. Ci racconta che in questi decenni i nuovi mezzi di comunicazione e di produzione hanno dato a molti di più la possibilità di assaltare il potere, che cambia di mano rapidamente nella politica come nell’economia, nella religione come tra gli stati. Se si prende come punto di partenza il 1977, si registra che allora 89 Paesi del mondo erano governati da autocrati, mentre oggi metà della popolazione mondiale vive in democrazia. Ma anche strutture politico militari relativamente modeste come Hezbollah possono permettersi armi sofisticate come i droni. E, per parlare del suo Venezuela, la Cuba dei Castro ha avuto maggiore influenza degli Usa dei Bush. Moisés Naìm La fine del potere Mondadori Editore - 408 pagine, 20 euro mente uguali a quelle dei primi del '900. Da allora sono passati 10 anni ed è cambiato tutto. Centinaia di migliaia di persone hanno investito un po' dei loro risparmi per mettere un impianto fotovoltaico sul tetto e quando tornano a casa, molto spesso prima ancora di salutare la famiglia, vanno a vedere sull'apposito display quanta bella energia elettrica ha prodotto oggi l'impianto. E le lampadine ad incandescenza adesso sono, semplicemente, fuorilegge perché consumavano troppo e tutti le abbiamo sostituite con le altre, quelle che allora si chiamavano "a risparmio energetico" ed adesso sono solo lampadine. Intorno all'energia, alla sua produzione, al suo uso più ragionevole e intelligente, ai risparmi che si possono fare sui consumi energetici in tempo di crisi in questi brevi 10 anni sono cambiate moltissime cose. È rimasta uguale Caterpillar, anche se si è duplicata e adesso va in onda alle sei del mattino e alle sei del pomeriggio e continua a parlare di sostenibilità ambientale, della salvaguardia del pianeta, del cambiamento climatico e a proporre M'illumino di meno, la Giornata del risparmio energetico. Quest'anno cade il 14 febbraio, per stare vicini al compleanno del Protocollo di Kyoto, e come allora chiede a tutti, dalle istituzioni ai privati cittadini, dalle scuole ai negozi, dalle aziende alle associazioni culturali, di spegnere le luci di piazze, monumenti, vetrine, uffici, aule e case tra le 18 e le 19,30. Un simbolico silenzio energetico, una riflessione sull'energia e le cose che ci stanno dentro: futuro, sviluppo sostenibile, guerre. Negli anni M'illumino di meno ha spento il Colosseo, la Torre di Pisa, l’Arena di Verona, Piazza del Campo a Siena, la Valle dei Templi, la Madonnina del Duomo di Milano, la Mole Antonelliana, Piazza San Marco a Venezia ed a Napoli il Maschio Angioino. E anche il Quirinale con i palazzi della Camera e del Senato, la Tour Eiffel, la Ruota del Prater di Vienna, la Colonna di Nelson e tutta Trafalgar Square a Londra. Quest'anno, per festeggiare bene il suo decennale, M'illumino di meno punta sui tanti musei d'Italia invitandoli ad abbassare le luci su un proprio capolavoro, o ad illuminarlo con una luce a Led o con una candela, per raccontare la nuova cultura dell'energia intelligente. E dopo il museo si può andare a cena, rigorosamente a lume di candela, perché il 14 febbraio resta anche San Valentino.● consumatori gennaio-febbraio 2014 38 a cura di Pierfrancesco Pacoda musica da sentire... La voce "amorevole" di Annie Annie Clark (nome d'arte St. Vincent) è una cantante che rappresenta l’avanguardia americana più "amorevole", con grande attenzione per la ricerca sui suoni e per le relazioni con mondi lontani. Come dimostra la sua bellissima collaborazione con David Byrne. Qui, nella dimensione solista, ha realizzato una raccolta di canzoni immaginate per una festa, tra ritmi incalzanti e la passione, che sempre contraddistingue il suo lavoro, per una dolce malinconia, evocata dall’uso di sintetizzatori d’epoca. Ballate sostenute dai fraseggi di una chitarra elettrica tra rock, blues e folk onirico. Sogni pop dalle metropoli. St. vincent St. Vincent - Caroline Il nostro giudizio: RRRR Se ti piace ascolta: David Byrne, Suzanne Vega Tutti i Beatles made in Usa A Santiago con Brunori SAS L'hip hop di Mia Pubblicato per celebrare i 50 anni dal primo viaggio dei Beatles in America, "The US Album" è un ricco box con 13 cd, con le versioni americane dei dischi del quartetto di Liverpool, diverse da quelle originali, non solo per le copertine e in alcuni casi per i titoli, ma anche per i brani. Incluso un libro con le foto e i manifesti di quel tour. Momento particolarmente ricco per la musica italiana, che dopo il rock, ha riscoperto il linguaggio della canzone d’autore, una tradizione che si è sviluppata negli anni 70 e che influenza artisti come Brunori SAS. Piccoli quadretti di giovanile cinismo molto ben arrangiato e melodicamente corretto. Uscito da qualche tempo, ma merita una segnalazione il cd della cantante originaria dello Sri Lanka, Mia, stella del nuovo hip hop, che nasce dall’incontro tra i ritmi afro americani e i suoni world. "Matangi" è una raccolta di canzoni che riescono a essere duri racconti dalla strada dall’apparenza patinata. The Beatles Brunori SAS Il cammino di Santiago in taxi Picicca Dischi Il nostro giudizio: RRR Se ti piace ascolta: Lucio Battisti, Vinicio Capossela Matangi - Interscope Il nostro giudizio: RRRR Se ti piace ascolta: Angel Haze, Salt’n’Pepa The US Album - Yabasta Il nostro giudizio: RRRR Se ti piace ascolta: Rolling Stones, Everly Brothers Mia R da dimenticare - RRsufficiente - RRRbuono - RRRRottimo - RRRRR capolavoro ... da leggere Il mondo di De Andrè Le interviste di Cotto Sono passati 15 anni dalla scomparsa di Fabrizio de Andrè e la poetica del cantautore genovese appare sempre più contemporanea, per la sua capacità di essere una "musica del mondo". Uno sguardo rivolto sul Mediterraneo, canzoni che celano storie, incontri, relazioni ricostruiti nel libro "Canzoni nascoste storie segrete", una guida che analizza la carriera artistica di De Andrè, facendoci conoscere aspetti dimenticati, brani inediti, collaborazioni poco conosciute. Dai duetti con Teresa de Sio a una versione di "Volare" in un disco benefit. Con una intervista a Dori Ghezzi sugli esordi del cantautore e sulla FaDo, casa discografica che crearono. Questo libro raccoglie una serie di interviste realizzate dal giornalista (ma anche autore teatrale) Massimo Cotto. Non si tratta di una semplice antologia di scritti già pubblicati, ma di un lungo reportage che, attraverso i protagonisti più importanti della musica internazionale, parla dei cambiamenti sociali e di come la canzone sia diventata lo strumento artistico più utilizzato per trasmettere al mondo le proprie emozioni. Da Lucio Dalla a Madonna, da Francesco Guccini a David Bowie, Cotto ci rende partecipi di incontri nei quali ha sempre provato a ricreare, anche solo per i pochi minuti di una intervista, una atmosfera quasi intima, spesso riuscendoci. Walter Pistarini Fabrizio De Andrè.Canzoni segrete Massimo Cotto Pleased to Meet You - Volo Libero storie nascoste - Giunti Editore vivere bene cultura e oltre 39 l’intervista Fabrizio Bosso Nella stagione felice del nuovo jazz italiano, il talento del giovane trombettista Fabrizio Bosso è sicuramente una delle espressioni più creative, capace di rileggere i classici afro americani, mettendo sempre in relazione le radici con il linguaggio contemporaneo. Come nel recente disco, Purple, dedicato alla tradizione spirituale del jazz, reinterpretata con un suono fluido e modernissimo. A Bosso abbiamo chiesto di raccontarci i suoi più recenti consumi culturali. Iniziamo dalla musica. Quali sono gli album che più hai ascoltato di recente? La musica latina è una delle mie principali fonti di ispirazione. Il disco che più mi ha colpito è Sangre de mi Alma uscito nel 2000, della cantante brasiliana Nana Caymmi. È una raccolta di canzoni in spagnolo, che uniscono la tradizione dei due paesi, tra ballate e bossanova. Un capolavoro. Un album che riascolto spesso, e che per me è un classico, è With Strings di Clifford Brown, dove il musicista reinterpreta celebri standard con una orchestra di archi. Poi c’è Here’s to Life della pianista e cantante americana Shilley Horn, voce strepitosa, virtuosismi e passione insieme, con una bellissima versione di Estate di Bruno Martino. E i libri? Mi ha rapito la scrittura, poetica e drammatica, di Mille Splendidi Soli di Khaled Hosseini, una storia così intensa da commuovermi. Hosseini è il tour La world music di Bombino Ci sono artisti che rappresentano, con il loro suono, lo spirito della "world music" contemporanea, per la loro capacità di far incontrare le loro radici con l’anima globale della contemporaneità. Quando questo succede, nascono opere originali, che riescono a raccontare i nostri tempi di instabili identità. Come è successo a Bombino, star nigeriana dell’afro blues, che dà una veste elettrica ai ritmi della sua gente, a un ancestrale patrimonio che affascina perché mette in risalto le origini del rock, esasperandone le ascendenze africane. Il giovane tuareg, che ama al tempo stesso Jimi Hendrix e la musica dei nomadi del suo deserto, ha di recente pubblicato il nuovo album, "Nomad": il rock anni 70, visto da un angolo remoto di Africa. Dopo i grandi festival internazionali, Bombino arriva finalmente in Italia. Le date: 12 febbraio Trieste, 13 Bologna, 14 Colle Val D’Elsa, 15 Torino. Info: 011-5533624 uno scrittore che riesce a trasmettermi emozioni che arrivano al mio cuore. Ho letto anche, e mi ha regalato una visione della nostra vita davvero profonda, Fai Bei Sogni di Massimo Gramellini, un autore che amo e che seguo regolarmente anche in televisione. Uno scrittore con il quale vorrei collaborare. Infine, Con te senza e senza di te, di Osho. Non sono un suo seguace, ma molti suoi insegnamenti sono ricchi di suggerimenti utili. Chiudiamo con i film... Blue Jasmine di Woody Allen, sicuramente. Poi Quasi amici, perché riesce a raccontare con delicatezza un tema così importante come quello del rapporto che si crea a volte casualmente tra due persone, sino a diventare parte della vita stessa. E La grande bellezza di Paolo Sorrentino, specie per l’interpretazione meravigliosa di Toni Servillo, che conosco e che apprezzo sia dal punto di vista umano che artistico. 40 le pagine di coop reno In linea di galleggiamento Il 2013 è stato l'anno più duro nella storia di Coop Reno. La conferma viene dal calo della spesa media di dicembre che è stato del 4,34% sull'anno precedente. In attesa dei dati definitivi per un'analisi, va tuttavia sottolineato che la cooperativa, grazie alle scelte compiute, si è mantenuta in linea di galleggiamento registrando i migliori risultati di vendite a rete omogenea tra tutte le consorelle del sistema Coop DI PAOLO BEDESCHI presidente del Consiglio di sorveglianza di Coop Reno Il 2013 è stato l’anno più difficile nella storia di Coop Reno. Gli effetti della crisi iniziata nel 2008 si sono evidenziati in tutta la loro drammaticità. Anche il periodo natalizio ne ha subito le conseguenze, basti pensare che le vendite del mese di dicembre sono state inferiori del 4,34% rispetto al dicembre 2012 che a sua volta aveva registrato uno 0,53% in meno rispetto al 2011. Questo dato può essere fatto risalire al valore della spesa media effettuata dai soci; infatti mentre nel 2012 la loro spesa media in dicembre era stata di 31,38 euro, nel 2013 si è fermata a 29,16 euro, 2,22 euro in meno. Il numero totale di scontrini delle spese dei soci a dicembre è stato di 385.536: se questi avessero potuto mantenere la capacità di spesa dell’anno precedente, avremmo raggiunto e superato le vendite natalizie del 2012. A nostro avviso tale lettura del comportamento dei consumatori nel periodo delle feste natalizie, che sono sempre state caratterizzate dall’abbondanza e dal piacere di fare regali, testimonia il livello di crisi che stiamo attraversando. All’inizio dell’anno avevamo previsto di dover fare interventi consistenti per “aiutare” i nostri soci in difficoltà, ma la realtà ha superato di gran lunga quelle previsioni. In corso d’anno abbiamo dovuto modificare tali iniziative, innanzi tutto non scaricando sui consumatori tutti gli aumenti dei costi dei generi alimentari che hanno avuto un aumento inflativo di 2,6 punti percentuali, quindi aumentando le promozioni commerciali, ma soprattutto i vantaggi per i soci. Abbiamo coniato anche uno slogan efficace che recita: quando i soci sono in difficoltà, la cooperativa deve esprimersi al meglio. I vantaggi per i soci saliti a 15 milioni Il vantaggio per i soci ha superato i 15 milioni di valore, ciò significa che tale massa di benefici rappresenta il 12,19% sul totale della loro spesa che ha raggiunto quasi i 124 milioni di euro. Basti pensare che nell’anno 2008 lo stesso dato era del 6,26%. Sulla spesa dei clienti non soci, che è stata di poco superiore ai 42 milioni, i vantaggi promozionali sono misurati nel 5,44%, ciò significa che i soci hanno goduto di vantaggi superiori rispetto ai clienti normali di 8,4 milioni di euro. Questi vantaggi comprendono le promozioni commerciali consumatori gennaio-febbraio 2014 riservate ai soci e il collezionamento, anch’esso riservato ai soci, che al suo interno oltre ai tradizionali premi conta anche buoni sconto sulla spesa. Lo sforzo che Coop Reno ha compiuto nel 2013 è stato grande, ma ci ha consentito di consolidare il rapporto con i soci e di farci conoscere e apprezzare da tanti clienti che hanno chiesto di diventare soci della cooperativa. I nuovi soci del 2013 sono stati 6.219. Con loro il numero totale della base sociale ha raggiunto le 84.397 unità. Per effetto dei vantaggi a loro riservati, la fidelizzazione alla cooperativa si è mantenuta e ulteriormente migliorata: infatti la spesa media dei soci è stata di 28,15 euro contro quella dei clienti normali che è stata di 14,71, con una differenza quindi di 13,44 euro; nell’anno precedente tale differenza era stata di 12,5 euro. L’incidenza della spesa dei soci ha raggiunto il 74,58% sul totale del venduto; ricordiamo 41 che nel 2008 tale percentuale era di circa 9 punti percentuali più bassa, quindi la mutualità di Coop Reno negli anni della crisi è fortemente aumentata. Una politica tutta orientata sui soci In conclusione, nell’anno 2013 la Coop Reno ha sviluppato il massimo sforzo per aiutare i propri soci, i quali hanno apprezzato e si sono legati maggiormente alla cooperativa; si è inoltre consolidato il senso di appartenenza e sviluppata la mutualità collegata alla solidarietà. In tale modo Coop Reno ha raggiunto i 166.091.000 euro di vendite, con un incremento dello 0,67% sull’anno 2012. Tra le grandi cooperative, solo Coop Lombardia ha avuto un risultato migliore del nostro, ma per effetto dell’acquisto di due ipermercati da una catena privata. Questo risultato deriva dagli investimenti fatti in tutti questi anni per dotare la nostra rete di supermercati moderni e accoglienti, da una politica commerciale e sociale tutta orientata ai bisogni dei soci, che può trovare equilibrio solo da una forte riduzione dei costi, da quelli energetici a quelli del lavoro. In questa fase non abbiamo ancora i dati economici relativi al terribile 2013; per effetto delle scelte fatte sappiamo che i margini sono fortemente diminuiti, l’attività sul contenimento dei costi è stata decisa e efficace, ma non sappiamo ancora se è stata sufficiente per chiudere il bilancio dell’attività caratteristica almeno in pareggio; quindi è del tutto prematuro pensare al ristorno o al salario variabile, che sono state, nei tempi delle vacche grasse, ottime forme di coinvolgimento e di partecipazione dei soci e dei dipendenti. Per il momento dobbiamo essere soddisfatti di aver mantenuto la cooperativa in linea di galleggiamento. 42 primo piano coop reno A Rioveggio si sono unite creando un'associazione di promozione sociale e sportiva che offre ai propri figli e ai bambini che gravitano nella zona strutture, attività e occasioni di aggregazione. La collaborazione con Coop Reno LE AMGELS SI RACCONTANO Mamme e donne con una carica in più DI DANIELA DALPOZZO L’associazione "Amgles" (acronimo che sta per Associazione Mamme Giocose E Lavoratrici a Sostegno dei bambini) è nata a Rioveggio nel 2010 e ha sede nella Palazzina ex acquedotto del centro sportivo. È un'associazione di promozione sociale e sportiva, formata da mamme e da donne che lavorano e che hanno sentito la necessità di aggregarsi per offrire ai propri figli, e ai bambini di tutte le famiglie del territorio, la possibilità di stare insieme occupando il proprio tempo libero in maniera costruttiva attraverso attività divertenti, educative, sportive e sociali. Abbiamo chiesto alla presidente Marina Natali quali sono le principali attività dell’associazione: “Durante tutto l'anno proponiamo attività sportive che oramai sono diventate il nostro punto di riferimento. Sono tutte attività alternative che non erano presenti sul territorio, come la danza moderna e lo ju-jitsu (in collaborazione con Ju-Jitsu Italia) e che prevedono due importanti momenti d'incontro per tutti i bambini e le loro famiglie, a Natale e a fine corso. Dal 2013, dopo la nostra prima esperienza di un concorso canoro inteprovinciale, siamo anche riuscite a creare un coro di bambini che ci auguriamo possa avere il successo che merita. Il nostro patrimonio è costituito da 56 bambini e ragazzi dai 5 ai 15 anni provenienti da tutto il territorio: Rioveggio, Vado, Monzuno e anche da San Benedetto, Pian di Setta, Castel dell'Alpi e Pian di Lama. Nel corso dell'anno abbiamo poi organizzato anche altre attività che possano consentire il coinvolgimento dei ragazzi: abbiamo portato un gruppo di bambini e ragazzi bielorussi (collegato a una associazione di Imola che si occupa dei bambini colpiti dalla tragedia di Chernobyl) per una esibizione di balli folkloristici all'interno della scuola; in collaborazione con la Polisportiva Rioveggio abbiamo creato diversi incontri sulle tradizioni culinarie della nostra regione (come fare tortellini, tagliatelle e tortelloni) che hanno avuto grande successo; in collaborazione con il Comune e altre associazioni del territorio abbiamo organizzato un incontro di lezione/teatro legato al mondo del Maghreb con scambi culinari e interculturali interessanti". consumatori gennaio-febbraio 2014 Antenne in onda L’associazione ha partecipato alla decima edizione del video contest di Casa Papinsky organizzato nel comune di Sasso Marconi, esperienza molto interessante che ha coinvolto genitori e ragazzi nella creazione di un cortometraggio legato al tema "antenne in onda" collegato al mondo dei bambini. Con Mary Poppins Eventi ha organizzato una tappa di un concorso canoro interprovinciale – che ovviamente si è svolta a Rioveggio lo scorso giugno – che ha coinvolto per la prima volta bambini dai 4 ai 14 anni. “È stata una esperienza unica che ci ha aperto le porte alla formazione del primo coro di bambini sul territorio", continua la presidente. "Ricordo con piacere che in quella occasione anche Coop Reno ci ha donato un suo contributo”. Pet education Amgels ha proposto percorsi di consapevolezza per genitori, collaborando con il comune di Monzuno alla presentazione 43 di un libro sul tema dei disturbi alimentari gravi legati al mondo della crescita e dell'adolescenza; sono stati anche raccolti e donato fondi per il progetto di informatizzazione della scuola di Vado-Monzuno, in collaborazione con Coop Reno, per la raccolta di materiale scolastico per le famiglie bisognose del territorio. In collaborazione con l'associazione Cani & Co. di Bologna, Amgels ha proposto incontri di pet- education per bambini, legati alle conoscenze di base dell'affascinante rapporto cane/ bambino. “Dal 2013 siamo iscritte al Registro provinciale delle associazioni di promozione sociale. Chiunque volesse offrire il proprio contributo per la realizzazione di attività per bambini e ragazzi sul nostro territorio, può effettuare 'erogazioni liberali' e/o donazioni del 5 per mille attraverso bonifico bancario (detraibili dalla tasse!). Tutte le indicazioni sono presenti nel sito www.amgels.it”, conclude Marina Natali. “Per il 2014 abbiamo intenzione di continuare con le attività sportive di danza moderna e iu-jitsu. Ad aprile riprenderemo con la preparazione del nostro coro (per info 393.1380347) e vorremmo riuscire a organizzare un altro concorso canoro per bambini che però è ancora da impostare. Riprenderemo anche gli appuntamenti di pet education, il cui primo incontro è previsto per sabato 15 marzo e cui seguiranno quelli del 12 aprile e del 10 maggio (per info 348.0191781)". Convenzioni Mantieniti in forma con BLVE Fitness Per tutti i soci di Coop Reno uno sconto del 10% (non cumulabile con altri sconti e promozioni in vigore al momento dell’iscrizione) su un abbonamento annuale o quadrimestrale, che garantisce l’accesso a tutte le attività di Fitness Musicale, Acquagym e Nuoto Libero. Per maggiori Informazioni: via dell'Artigiano, 1 40016 San Giorgio di Piano (BO) Tel. 051.6630136 Fax. 051.6631050 Orari di apertura: Lunedì-venerdì dalle 8,30 alle 22 Sabato dalle 9,30 alle 18 www.rimske-terme.si INFO: ELISABETTA Cell. 348 78 45 181 (lun. - ven.: 9-15) TERME DELLA SLOVENIA MAGICI MOMENTI ALLE TERME ROMANE S. VALENTINO e la CAREZZA DI EROS Valido dal 14.02.2014 al 16.02.2014 Già a partire da 238 € per 2 persone per 2 notti. 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Servizi inclusi: • Pernottamento in camera doppia presso l’hotel **** • Bagno termale (20 min.) presso il Centro Storico delle Ninfe • Mezza pensione (ricco buffet) • Ingresso illimitato alle piscine con acqua termale ... 20% d i scont o per le preno tazion i entro il 28.2.20 14 FAVOLA DI VITTORIA Valido dal 02.01.2014 al 05.05.2014 Soggiorno nelle camere superior con whirpool. Servizi inclusi: • Pernottamento e mezza pensione (ricco buffet) • 2 ingressi al Centro Saunistico “Varinia” • Ingresso illimitato alle piscine con acqua termale • Accesso al Centro Fitness “Spartakus” • e molto altro ... RIMSKE TERME Toplice 10, 3272 Rimske Toplice, Slovenia [email protected] | www.rimske-terme.si consumatori gennaio-febbraio 2014 45 primo piano coop reno Equi di fronte al cancro Loto, onlus di Bologna, supporta le donne colpite da carcinoma ovarico e sostiene la ricerca scientifica impegnandosi per una corretta informazione. Conosciamola meglio Loto nasce nel 2013 a Bologna, e agisce sul territorio a fianco di una delle più importanti strutture ospedaliere nazionali che si occupa di cura e prevenzione oncologica femminile (presso l’Istituto Addarii, Ospedale S. Orsola) con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento nazionale attraverso azioni via via sempre più ampie e una rete con gli istituti di ricerca e le strutture ospedaliere e universitarie nazionali. Le donne, molte delle quali ex pazienti, che hanno fondato Loto – associazione no profit che nasce per colmare il vuoto informativo sul carcinoma dell’ovaio, uno dei tumori femminili a prognosi più severa – hanno in comune un elemento straordinario che ha caratterizzato la loro vita: sono state messe alla prova e seppur colpite nel corpo e nell'anima, hanno reagito in maniera esemplare, iniziando a parlare della malattia che le ha colpite, senza edulcorare il problema ma senza nemmeno nascondersi e vergognarsi. L'idea che sta alla base di questo coraggioso progetto è che da una patologia talmente pericolosa – di cui non sono note le cause e per la quale non sono ancora disponibili strumenti validi per la diagnosi precoce – possa scaturire un "contagio" positivo per il mondo Il direttivo dell'associazizone no profit Loto circostante: la consapevolezza che si nutre d'informazione e il coinvolgimento degli altri. 5.000 nuovi casi ogni anno Nel 2012 quasi 5.000 donne in Italia e 250.000 donne al mondo hanno vissuto l'esperienza del carcinoma ovarico. In Emilia-Romagna vengono diagnosticati tra i 400 e i 450 nuovi casi di carcinoma ovarico all’anno; al S. Orsola di Bologna, sono state operate 90100 donne all’anno negli ultimi 5 anni. Nell'ambito del carcinoma ovarico, pur avendo a disposizione cure e terapie inimmaginabili solo 15 o 20 anni fa, si è ancora terribilmente lontani dagli obiettivi già raggiunti in altri campi oncologici. Loto auspica che le future politiche sanitarie siano in grado di correggere queste diseguaglianze, frutto dell'inesorabilità della malattia diagnosticata troppo tardi, ma – troppo spesso – delle scelte politiche e industriali degli organi preposti. Per questo è importante tenere alta l'attenzione e l'informazione su questo particolare tumore. Il cancro non è equo, noi dobbiamo esserlo. Il Comitato tecnico-scientifico, oltre a organizzare incontri scientifici e di divulgazione, seleziona e propone i progetti di ricerca da sostenere. Per il 2014 sono in programma incontri informativi rivolti ai medici di base e ginecologi; un convegno scientifico (a Bologna in giugno); un progetto di ricerca che mira al monitoraggio per 4 anni delle pazienti con tumore ovarico e alla mammella per la prevenzione di entrambi, poiché chi soffre di uno è a rischio di tumore dell'altro tipo. Questo progetto necessita di acquistare macchine ecografiche particolari e di formare personale qualificato – in particolare gli ecografisti – tramite borse di studio; infine è in programma l'acquisto di un auto per il trasporto dei pazienti per le cure tumorali. PER CONTATTI Loto onlus, via Botticelli 10, 40131 Bologna. Sede operativa presso l’Azienda Ospedaliera di Bologna - Policlinico S. Orsola Malpighi, padiglione n. 26 Oncologia "Felice Addarii", viale Ercolani n. 4/2. Sito web: www.lotonlus.org Facebook: http://on.fb.e/1hsMSy3 46 vivere bene cultura A Minerbio una raccolta fondi per completare il ripristino del tempio danneggiato dal terremoto del 2012. Da sottrarre all'olbìo c'è un ciclo di affreschi ma anche la memoria di più generazioni che si è formata attorno a questi luoghi UNA CHIESA DA SALVARE DI GABRIELLA SAPORI “Che bella chiesa, babbo! Hai visto quante figure ci sono là in alto? Chi sono? E poi guarda, c’è una reggia lì, in mezzo al soffitto! È quella della Bella Addormentata? E quanti vasi di fiori! Quanti angeli con le ali! E perché quell’uomo è senza testa? Ma come hanno fatto a disegnare e colorare là in alto? Chi è stato tanto bravo?” Arrivata a Minerbio a tre anni da un paese dell’Appennino che la chiesa non l’aveva più, distrutta com'era stata dalla guerra, una chiesa vera non l’avevo mai vista. Mia madre mi raccontava che, la prima volta che entrai in quella di Minerbio, non volevo più uscirne. Per tutta la Messa ero rimasta tra i miei genitori con gli occhi incantati, e quando finalmente finì cominciai a fare tutte le domande che nella mia testa non avevano risposta. Quella reggia, quelle figure, quei fiori, gli angeli variopinti e tutti gli altri affreschi, ora, sono deturpati da crepe profonde per il distaccamento di intonaco, che apre squarci incolori nelle scene del pittore settecentesco Giuseppe Carlo Pedretti e negli ornati di Giovanni Battista Baldi, operante a Bologna e in provincia tra ottocento e novecento. Sarà un buffa coincidenza, ma ho scoperto che anche nella chiesa distrutta del paese di montagna da cui provenivo gli ornati erano stati dipinti Mancano 600 mila euro per ripristinare affreschi e decorazioni danneggiati dal sisma a tempera dallo stesso Baldi. Non so se esistano altre chiese che vantino la stessa paternità decorativa, ma so per certo che il ciclo minerbiese di affreschi del Pedretti, presente con le sue opere anche nel santuario di San Luca, è l’unico rimasto a Bologna e in provincia. Anzi, in tutta Europa, visto che l’altro ciclo affrescato dal medesimo pittore nella chiesa dei Carmelitani, a Leopoli, in Ucraina, è stato coperto di intonaco qualche decina di anni fa. Danni da terremoto Il terremoto del 20 e del 29 maggio 2012 è stato la causa di tutti questi danni, cui si sono aggiunte notevoli lesioni alle strutture architettoniche che hanno determinato la chiusura dell’edificio sacro fino al 1° dicembre scorso. La messa in sicurezza dell’edificio è stata prioritaria, e ad essa sono stati destinati i 200.000 euro stanziati ad hoc dalla Regione, ma l’unità di crisi, composta da Sovrintendenza, Regione e Vigili del fuoco, ha stimato i danni complessivi in più di 800.000 euro. Ne mancano, quindi, ben 600.000 per ripristinare la parte decorativa e pittorica! Dove prenderli? Oltre a iniziative di gruppi e associazioni pro restauro, oltre al risarcimento previsto dalla polizza assicurativa (ma di quanto? e quando?), il parroco don Franco Lodi ha attivato due modalità di raccolta fondi: la vendita, a 100 euro, di un cofanetto contenente i tre volumi sulla chiesa scritti dalla scrivente e la vendita, sempre a 100 euro, della bella litografia del noto pittore consumatori gennaio-febbraio 2014 Erio Carnevali, che ha reinterpretato in chiave moderna il volto della B. V. Addolorata che si trova in chiesa (opera attribuita a Nicola Bertuzzi, 1710 c.a – 1777), icona cara al paese, fonte di miracoli, da sempre invocata dalle madri minerbiesi, venerata in modo particolare durante la Sagra settembrina. Questa doppia iniziativa è stata annunciata dallo stesso parroco in occasione della conferenza sul tema della riapertura al culto della Chiesa Arcipretale, tenuta al teatro Minerva il 6 novembre scorso. Riprendo le sue parole: “… se l’opera completa (i tre volumi sulla chiesa, n.d.r.) verrà venduta al costo di 100 euro per cofanetto, la parrocchia potrà avere una disponibilità di 50.000 euro. 47 Ancora: all’inaugurazione della locale Coop Reno sono state offerte alla parrocchia delle litografie (con tiratura in esclusiva e limitata) dell’artista di origine modenese Erio Carnevali; se verranno vendute a 100 euro ciascuna, entreranno in parrocchia 14.000 euro”. Perché esitare? Da quando il Giuspatronato della chiesa minerbiese è passato, per effetto del Concilio Vaticano II, dai Conti Isolani alla popolazione del paese, è questa, in primis, ad avere il privilegio e l’onere di conservare con cura un tale patrimonio storico-artistico. Ma anche i paesi limitrofi, e quanti hanno goduto della sacralità e della bellezza di questo tempio. Le generazioni future hanno il diritto che non le impoveriamo anche di questa eredità di memoria e di bellezza che i nostri progenitori, con grandi sacrifici, ci hanno lasciato gratuitamente. Sennò, come faranno altri bambini a incantarsi guardando in su e a dire ancora: "Che bella chiesa, babbo!” Il cofanetto e le litografie si trovano in vendita in canonica, via Garibaldi 7, Minerbio (BO). LA RACCOLTA PUNTI CONTINUA LA RACCOLTA PUNTI CONTINUA FINO AL 2 MARZO 2014. LA RACCOLTA PUNTI CONTINUA LA FINO RACCOLTA PUNTI CONTINUA AL 2 MARZO 2014. FINO AL 2 MARZO 2014. FINO AL 2 MARZO 2014. Regolamento disponibile presso il box informazioni dei Punti Vendita partecipanti riconoscibili dal materiale promozionale esposto. Iniziativa promossa da Coop Reno Società Cooperativa con sede in San Giorgio di Piano 40016 (Bologna) – Via Panzacchi 2. Regolamento disponibile presso il box informazioni dei Punti Vendita partecipanti riconoscibili dal materiale promozionale esposto. Iniziativa promossa da Coop Reno Società Cooperativa con sede in San Giorgio di Piano 40016 (Bologna) – Via Panzacchi 2. Regolamento disponibile presso il box informazioni dei Punti Vendita partecipanti riconoscibili dal materiale promozionale esposto. Iniziativa promossa da Coop Reno Società Cooperativa con 48 vivere bene cultura NEI QUADERNI DEL "MANEGIUM" LA VITA NEI CASONI Libri I LIDI FERRARESI SI TINGONO DI GIALLO Inizio dell’estate ai lidi ferraresi, delitto al residence “Le Dune”: viene trovato il cadavere di una bellissima e ricca vedova e subito il caso diventa omicidio. Le indagini sono affidate al maresciallo della locale stazione dei Carabinieri che con l’aiuto di un suo amico scoprirà che molti potrebbero avere voluto la morte della donna. Fra ombrelloni e seconde case che cominciano ad animarsi, la tragedia di provincia ha luogo pagina dopo pagina. Ivan Furlanetto Delitto alle Dune Editrice Maglio, 14 euro È stato stampato il quarto quaderno del Gruppo culturale “Il Manegium”. Su questo numero una sintesi del convegno sulla canapa con una ricca documentazione fotografica; la struttura e la vita nel Casone, la tipica, antica e umile abitazione di tanti polesani. Poi un articolo sulla “Guardia civile di san Bellino” arricchito da inediti documenti di archivio. E ancora storie che riguardano famosi personaggi come Giacomo Matteotti e due illustri musicisti locali, Vasco Corradini e Luigi Scagno, per 75 anni l’organista della chiesa Arcipretale di Fratta. Il quaderno così ricco di contenuti è stato editato con il contributo di Coop Reno. LA VITA È NON ARRENDERSI Un percorso di libertà frammisto ad ostacoli e drammi personali Ma nella storia di Livia, come in quelle di tanti, mai perdere la speranza L’autrice di "Non mi arrendo", Livia Scagliarini, è una donna che ha lavorato per molti anni nella cooperazione e nel mondo del volontariato. Il libro racconta un percorso di libertà: dall’inconsapevolezza dell’infanzia all’esuberanza dell’adolescenza, dalla determinazione della giovinezza alla tenacia della maturità nel mantenere, salvare e poi non perdere la propria libertà d’essere. La vita per Livia è stata come un fiume in piena: attraverso la scrittura le emozioni, i ricordi, le esperienze vissute vengono incanalate in un racconto anche drammatico ma sempre foriero di speranza. La Scagliarini sottolinea anche nel titolo la sua regola di vita: "Non mi arrendo anche perché so di non essere sola, che tutti hanno diritto a una vita equa, giusta e civile: disabili, anziani, bambini, donne e uomini, e per questo continuerò a combattere". Livia Scagliarini Non mi arrendo consumatori gennaio-febbraio 2014 49 DI ALESSANDRA GIOVANNINI Arrivano i fantaveicoli! Appuntamento a Imola domenica 2 marzo con la 17ª edizione del coinvolgente Carnevale dei Fantaveicoli Anche Imola aveva una sua tradizione di Carnevale, incentrata in particolare sulla sfilata dei carri allegorici e sui veglioni come testimoniano i documenti della seconda metà del ‘700 conservati in biblioteca. Nel corso del '900 la tradizione si interruppe più volte e le ultime edizioni con la sfilata dei carri si svolsero dal 1982 al 1988. Nel 1996 l'amministrazione comunale decise di riproporre durante le giornate di Carnevale un momento di festa nella piazza centrale della città e la popolazione rispose con entusiasmo. Da quel momento stabilì di provare a reinventare una tradizione locale di Carnevale, evitando però di centrarla sul carro allegorico. L'organizzazione fu affidata agli uffici Partecipazione, Cultura e Progetto Giovani, con il coinvolgimento fondamentale di scuole, associazioni, centri aggregativi, gruppi giovanili e imprese socio-culturali. Dal 1998 il carnevale ha assunto la sua connotazione attuale diventando il Carnevale dei Fantaveicoli. Imola nel '900 era denominata "la città dei matti" (per la presenza di due ospedali psichiatrici) e forse una certa dose di "pazzia" e di estrosità s'è trasmessa agli imolesi; Imola fa parte della Romagna e di romagnolo ha la passione dell'ingegnosità tecnica e dell'invenzione; Imola è famosa nel mondo per l'autodromo, ma forte è l'amore per la bicicletta. Da questi elementi – uniti al radicato rispetto per l'ambiente – è nata l'idea del "Fantaveicolo" che caratterizza la parte centrale della festa. Un apposito concorso coinvolge tutti i partecipanti che sfilano nella grande parata di domenica. Ma la festa non si esaurisce qui: il concorso e la sfilata dei gruppi mascherati, il Carnevale dei Bambini e dei Ragazzi, i laboratori per i più piccoli, le mostre fotografiche arricchiscono il clima di festa e divertimento. Nel corso degli anni la manifestazione ha incrementato la sua popolarità superando sempre le 20.000 presenze, e inserendosi così di diritto tra i più originali e coinvolgenti carnevali italiani. È L'UNICO VINCOLO NON DEVONO INQUINARE IL CARNEVALE L'ORDINE.... SOSTITUITO Possono essere creati in modo originale ed unico, come pure essere assemblando biciclette, carriole o altri veicoli d'uso comune. Importante che siano caratterizzati anche in modo tematico, con un soggetto, un mascheramento e un abbellimento a scelta. I Fantaveicoli sono veicoli strani, inconsueti, stravaganti e ingegnosi: possono essere alti, bassi, lunghi con una due o trenta ruote; condotti da una singola persona o da un gruppo di persone; possono essere pezzi unici o rielaborazioni di biciclette o mezzi già esistenti. C’è solo una rigorosissima regola da rispettare: i Fantaveicoli non devono utilizzare combustibili inquinanti (benzina, gasolio, ecc.). Possono cioè muoversi a trazione umana, a spinta, a pedali, a vela o essere dotati di motore con combustibile "ad emissione zero" (energia elettrica, aria compressa, energia solare, ecc.). Spazio alla fantasia, dunque, ma nel rispetto dell’ambiente e della salute. Il termine "carnevale" risale al latino "carnem levare", espressione con cui nel Medioevo si indicava la prescrizione ecclesiastica di astenersi dal mangiare carne a partire dal primo giorno di Quaresima, vale a dire dal giorno successivo alla fine del carnevale (mercoledì delle ceneri), sino al "giovedì santo" prima della Pasqua. Le prime notizie sul carnevale, all’inizio un vero e proprio rito religioso, risalgonoall’epoca dei faraoni quando il popolo mascherato, intonando inni e lodi, accompagnava una sfilata di buoi che erano sacrificati in onore del dio Nilo. I greci dedicavano feste al dio del vino Dionisio e i Romani al dio Saturno con cerimonie religiose di carattere sfrenato e orgiastico che prevedevano, tra l'altro, la temporanea sospensione del rapporto servo-padrone. Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito fino all'inizio del carnevale seguente. SOCI CONVIENE DI PIÙ OFFERTE RISERVATE AI SOCI COOP RENO DAL 6 AL 19 FEBBRAIO NEI SUPERMERCATI COOP RENO LONZA DI SUINO NAZIONALE FATTORIE NATURA in tranci, al kg NTO SCO % 0 SA 5 CAS A L AL Annicchè 8,80 € FINO AD ESAURIMENTO SCORTE. LE FOTOGRAFIE DEI PRODOTTI SONO SOLO INDICATIVE. 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