unità B2 Statica L a presenza di forze non sempre è causa di movimento o deformazione dei corpi. prerequisiti vettori, somma e prodotto vettoriale sistemi di coordinate cartesiane e diagramma delle forze componente vettoriale e scalare del vettore forza di attrito, elastica, vincolare, peso momento di una forza 2.1 Equilibrio Un corpo rimane fermo e/o non si deforma anche se agiscono forze. 2.2 Statica del punto materiale Riduciamo un qualsiasi corpo a dimensioni nulle e studiamo il suo equilibrio. 2.3 Statica del corpo rigido Estendiamo il concetto di statica del punto materiale ai corpi con le loro reali dimensioni. 2.4 Forza equilibrante per il corpo rigido L’equilibrio del corpo rigido è ottenuto collocando in modo opportuno una forza o una coppia di forze. 2.5 Stabilità del corpo rigido L’equilibrio del corpo rigido può essere una condizione definitiva o precaria. 2.6 Macchine semplici Dispositivi che sfruttano le leggi fisiche della statica per vincere o controllare le forze che agiscono su un corpo. UNITÀ B2 - STATICA 2.1 Equilibrio Nel paragrafo 1.1 dell’unità B1 è stata introdotta la forza, grandezza fisica vettoriale che si manifesta con effetti quali deformazione o/e movimento del corpo su cui agisce. Questi effetti però non appaiono quando le forze che sollecitano un corpo si annullano reciprocamente portandolo a una condizione di equilibrio. Un corpo soggetto a forze è in condizione di equilibrio, o semplicemente in equilibrio, quando è immobile e non si deforma. Sono innumerevoli e comuni gli esempi di corpi in equilibrio. Per esempio tutti gli oggetti immobili appoggiati su una superficie rigida: la forza peso che attrae l’oggetto verso il suolo è bilanciata dall’opposta reazione vincolare della superficie. Altri esempi sono le costruzioni edili, come case, strade sospese e ponti, progettate per garantire la loro immobilità e quindi il loro equilibrio contro ogni tipo di forza sollecitante. In figura 2.1a un ponte sostenuto da cavi d’acciaio che lo mantengono immobile e, quindi, in equilibrio. In figura 2.1b il diagramma delle forze nel punto A di un generico cavo del ponte: i moduli, le direzioni e i versi delle due forze di tiraggio T bilanciano (o contrastano) la forza peso P applicata al punto A stabilendo l’equilibrio del punto. Questo avviene per tutti gli altri punti di tutti i cavi garantendo l’equilibrio del ponte. A riguardo la statica è la parte della fisica dedicata all’analisi dell’equilibrio dei corpi soggetti a forze. In questa unità considereremo solo corpi rigidi, cioè corpi solidi che non si deformano. Figura 2.1 (a) Ponte sostenuto da cavi d’acciaio (Golden Gate Bridge, San Francisco); (b) diagramma delle forze applicato a una piccola porzione A del cavo: le forze di tiraggio T e la forza peso P applicate nel punto A contribuiscono all’equilibrio del ponte. y T P O a T A x b Effetto di non equilibrio Osserviamo con un esempio il comportamento di un corpo rigido inizialmente in equilibrio quando una delle forze cessa di agire, o quando appare una nuova forza. In figura 2.2 una tavola di legno è in equilibrio grazie a due cavalletti che la sostengono: la forza peso P agente sulla tavola è bilanciata dalle forze vincolari N1 e N2 prodotte dai due cavalletti che impediscono la caduta al suolo. Portiamo la tavola in condizione di non equilibrio nei seguenti tre modi e osserviamo quale tipo di effetto o, meglio, di movimento compare. Se togliamo entrambi i cavalletti, la tavola cade al suolo per la forza peso, compiendo una traslazione verticale verso il basso. 183 184 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO N2 N1 Pg P Figura 2.2 La scomparsa o la comparsa di forze comporta una condizione di non equilibrio per la tavola di legno. Le forze peso agiscono sui baricentri della tavola e dell’oggetto. (paragrafo 1.2, unità B1). Se togliamo uno dei due cavalletti, scompare la rispettiva forza vincolare, e la forza peso provoca un rotazione dell’estremo libero della tavola verso il suolo, con il cavalletto rimasto che fa da perno. Inoltre se collochiamo un oggetto pesante su un’estremità della tavola, la sua forza peso Pg si aggiunge alle forze già presenti, provocando una rotazione della tavola, con il cavalletto in mezzo che fa da perno. In generale un corpo rigido si porta in condizione di non equilibrio quando il preesistente equilibrio è alterato dalla scomparsa o dall’aggiunta di una o più forze. Inoltre la condizione di non equilibrio del corpo rigido ha come effetto il suo moto (traslazionale, rotazionale, o una combinazione dei due moti, cioè rototraslazionale). Approssimazione del corpo rigido a punto materiale Nel paragrafo 1.1 dell’unità B1 è descritta la costruzione del diagramma delle forze, dove si approssima il corpo a un punto, chiamato punto materiale. Diamo la seguente definizione: Figura 2.3 Il corpo-libro approssimato a punto materiale su cui agiscono la forza peso P e la reazione normale N della mano: l’approssimazione è valida se le dimensioni del libro sono trascurabili rispetto a quelle dell’ambiente circostante e se una eventuale perdita dell’equilibrio (per esempio lasciando cadere il libro in verticale) non comporta un effetto di rotazione. un punto materiale è un modello geometrico del corpo rigido di massa m, dove le dimensioni sono ridotte a un punto in cui viene concentrata la massa. Questo modello, utilizzato nella statica e nella parte della fisica chiamata dinamica (modulo D), si applica solo quando sono presenti contemporaneamente le seguenti due condizioni: 1) le dimensioni del corpo sono trascurabili rispetto a quelle dei corpi e dell’ambiente circostante; 2) la riduzione a punto non altera lo studio del suo equilibrio. N P Ovviamente, se il corpo è approssimato a punto materiale, le forze che contribuiscono all’equilibrio eviteranno solo che il corpo si muova in modo traslazionale: infatti un punto non può ruotare su se stesso. In figura 2.3 un esempio di approssimazione a punto materiale applicato a un libro sostenuto da una mano. UNITÀ B2 - STATICA Quando invece le dimensioni del corpo non sono trascurabili, o la riduzione a punto nasconde parti del corpo soggette a forze che potrebbero farlo ruotare, si considera il corpo nelle sue dimensioni reali. Per esempio, se riducessimo a punto materiale l’asse di figura 2.2, non apparirebbero le rotazioni che avvengono quando manca la forza vincolare di uno dei due cavalletti o quando compare la forza peso del bidone di vernice. Appreso il concetto di corpo in equilibrio, iniziamo lo studio della statica considerando il caso, semplice, di corpo approssimato a punto materiale. 2.2 Statica del punto materiale L’equilibrio per un punto materiale è stabilito dalla seguente definizione un punto materiale sottoposto a n forze Fi (con i = 1, …, n) è in equilibrio quando è nulla la loro somma vettoriale R, cioè n R Fi 0 (2.1) i 1 Tra le n forze della (2.1) si contemplano anche le reazioni di eventuali vincoli. Per verificare la condizione di equilibrio con la (2.1) occorre costruire il diagramma delle forze introdotto nel paragrafo 1.1 dell’unità B1: si colloca il punto materiale nell’origine di un piano cartesiano bidimensione e si ruotano gli assi in modo che il maggiore numero di forze sia coincidente all’asse x e/o all’asse y. Impostato il diagramma delle forze, per valutare se la risultante R delle forze è un vettore nullo, si esegue la somma vettoriale delle forze. Applichiamo la (2.1) usando due metodi di somma vettoriale: quello geometrico del punto-coda e quello analitico che prevede i vettori in forma cartesiana. Metodo punto-coda Applichiamo il metodo geometrico punto-coda (par. 3.2, unità A3) al punto materiale A nel diagramma delle forze di figura 2.4a. Il risultato è in figura 2.4b: la spezzata dei vettori inizia e termina in A e, dunque, essendo la risultante delle forze nulla, la (2.1) è verificata e il punto materiale è in equilibrio. F4 F1 F1 A A F4 F2 F3 F3 a F2 b Figura 2.4 (a) Diagramma delle forze del punto materiale A. (b) Somma vettoriale con il metodo punto-coda che dimostra l’equilibrio di A. 185 186 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO Un esempio di non equilibrio è descritto dal diagramma delle forze di figura 2.5a: la spezzata dei vettori in figura 2.5b si chiude sul punto materiale con un vettore risultante R diverso da zero. Quindi la (2.1) non è verificata e il punto materiale non si trova in equilibrio, muovendosi in direzione e verso della forza risultante R. Figura 2.5 (a) Diagramma delle forze del punto materiale A. (b) Somma vettoriale con il metodo puntocoda che dimostra il non equilibrio di A a causa di R. F1 F1 F2 A F4 A F2 R F3 F3 F4 a b Metodo rappresentazione cartesiana Se le forze sul punto materiale sono rappresentate in forma cartesiana (par. 3.2, unità A3 e approfondimento) la condizione di equilibrio (2.1) assume la seguente forma n n F F i ix i Fiy j 0 i 1 i 1 i 1 n (2.2) dove i e j sono i versori degli assi cartesiani x e y nel diagramma delle forze e i termini tra parentesi sono le componenti scalari della forza risultante. Affinché il punto sia in equilibrio, occorre che la risultante sia nulla e dunque siano nulle le componenti scalari: questo succede se contemporaneamente n F i 1 ix n F i 1 iy 0 (2.3a) 0 (2.3b) Ricordiamo che le componenti scalari hanno segno positivo (negativo) se la relativa componente vettoriale ha verso concorde (discorde) al versore del proprio asse cartesiano. Per maggiore chiarezza, consideriamo di nuovo gli esempi di figura 2.4 e 2.5, e verifichiamo l’equilibrio del punto materiale A applicando le condizioni (2.3). In figura 2.6 la rappresentazione cartesiana di ogni singola forza del diagramma vettoriale di figura 2.4a; gli assi cartesiani hanno l’origine sovrapposta al punto materiale A. Determiniamo le componenti scalari rispetto l’asse x misurando con un righello la lunghezza delle componenti vettoriali posizionate sul medesimo asse: otteniamo F1x F2x F3x F4x 0 e dunque la (2.3a) è verificata. Attenzione: le componenti scalari F3x ed F4x hanno segno meno perché le relative componenti vettoriali sono discordi al versore i. UNITÀ B2 - STATICA Procediamo nello stesso modo per le componenti scalari dell’asse y: otteniamo F1y F2y F3y F4y 0 e dunque la (2.3b) è verificata. In questo caso le componenti scalari F2y ed F3y hanno segno meno perché le relative componenti vettoriali sono discordi al versore j. Le (2.3) sono dunque entrambe verificate e il punto materiale di figura 2.6 è in equilibrio. y y F1 F1y j j 0 i F1x x F2x F2y x F2 y j 0 i F3 i 0 y F3x Figura 2.6 Verifica dell’equilibrio di un punto materiale con i vettori in rappresentazione cartesiana. x F4y F4 F3y j F4x 0 i x Invitiamo a verificare il non equilibrio del punto materiale di figura 2.5a tramite la rappresentazione cartesiana delle forze. Attenzione a rilevare in modo corretto le lunghezze delle componenti vettoriali sugli assi cartesiani, e ad associare correttamente i segni algebrici alle componenti scalari da inserire nelle (2.3). Problema svolto 2.1 Figura 2.7 In figura 2.7a un vaso di fiori è sostenuto da due cavi: quello attaccato al soffitto forma con quello orizzontale un angolo = 40,0°. Determinare i moduli delle forze agenti sul vaso di massa m = 6,20 kg. Consideriamo il vaso di fiori come punto materiale e tracciamo il diagramma delle forze come in figura 2.7b dove sono evidenziate le componenti vettoriali. Il vaso è fermo è dunque in equilibrio. Applichiamo quindi la (2.1), trasformata nelle forme cartesiane (2.3), per determinare i moduli della forza peso P e delle tensioni lineari dei cavi T1 e T2. y q T2y T2 q T2x j 0 i P P a b T1 x 187 188 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO Consideriamo le componenti scalari rispetto l’asse x: dalla (2.3a) T1x T2x Px T1 T2 cos 0 0 T1 T2 cos quindi (1) Consideriamo le componenti scalari rispetto l’asse y: dalla (2.3b) T1y T2y Py 0 T2 sen P 0 T2 sen P quindi (2) A questo punto siamo in grado di calcolare i moduli richiesti dal problema. La forza peso P ha modulo P m g (6, 20 kg)(9,81 m/s 2 ) 60,8 N Dalla (2) la tensione lineare T2 ha modulo T2 mg 60,8 N 94, 6 N sen sen 40,0° Dalla (1) la tensione lineare T1 ha modulo T1 T2 cos (94, 6 N) cos 40, 0 72,5 N Statica del punto materiale su piano inclinato senza attrito Studiamo la statica del punto materiale di massa m di figura 2.8 appoggiato su un piano senza attrito inclinato di un angolo (par. 1.5, unità B1). L’unica forza che agisce sul punto è la forza peso P = m g. Rappresentiamola in forma cartesiana secondo le componenti vettoriali Px e Py. La relazione vettoriale P Px Py la esprimiamo utilizzando i versori, quindi P Px i Py j (2.4) Le componenti scalari Px e Py si determinano con il primo teorema del triangolo rettangolo (par. 2.3 unità A2) applicato al diagramma delle forze; quindi Py m g cos (2.5a) Px m g sen (2.5b) Il punto materiale è in equilibrio se le due componenti vettoriali della (2.4) sono bilanciate da forze opposte. Valutiamole singolarmente. La componente vettoriale rispetto l’asse y, Py, è bilanciata dalla reazione vincolare N = N j del piano (vedere anche fig. 1.21b): quindi Py j N j 0 (2.6a) UNITÀ B2 - STATICA Sostituendo Py con la (2.5a), la relazione (2.6a) con sole le componenti scalari m g cos N 0 verifica la (2.3b). La componente vettoriale rispetto l’asse x non è bilanciata da alcuna forza e la (2.3a) non è verificata: dunque il punto materiale non è in equilibrio e manifesta tale condizione con lo scivolamento verso il basso in moto traslazionale. Per l’equilibrio occorre una forza, che indichiamo con Fe, opposta a Px i, in modo che (2.6b) Px i Fe i 0 Sostituendo Px con la (2.5b), la relazione con le componenti scalari m g sen Fe 0 (2.7) possiamo verificare la (2.3a) con un opportuno valore di Fe. Per l’equilibrio del punto materiale la forza Fe potrebbe per esempio essere quella elastica della molla in allungamento di figura 2.9. Naturalmente la molla avrà una costante elastica k e subirà un allungamento x tali da garantire la (2.7), cioè Fe k x m g sen Infine, può essere molto utile sapere la seguente regola: se sono noti altezza h e lunghezza l del piano inclinato, dal primo teorema del triangolo rettangolo si ha sen = h/l, da cui si ricava l’angolo di inclinazione tramite la funzione inversa del seno (l’arcoseno), cioè h l arcsen l a y N h j i Px y h x j Px i x a Py Figura 2.8 La componente vettoriale della forza peso parallela alla superficie, Px, è la causa della condizione di non equilibrio del punto materiale che scivola verso il basso con moto traslazionale. L’angolo che P forma con Py è uguale a quello di inclinazione del piano . P a a m a x l (2.8) m Fe a P Figura 2.9 La forza elastica Fe della molla allungata contrasta la componente parallela alla superficie della forza peso Px mantenendo il punto materiale in equilibrio. 189 190 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO Statica del punto materiale su un piano inclinato con attrito statico radente Se la superficie del piano inclinato presenta attrito, l’equilibrio del punto materiale di figura 2.8 può essere raggiunto con la forza di attrito statico Fa che contrasta la componente vettoriale rispetto l’asse x della forza peso, Px. Questa condizione, già raffigurata in figura 1.16 dell’unità B1, è riproposta in figura 2.10. In altri termini, la forza di attrito sostituisce la forza elastica della molla di figura 2.9, e in questo caso la (2.6b) diventa Px i Fa i 0 Il modulo della forza di attrito statico Fa è dato dalla (1.12) dell’unità B1: se consideriamo la (2.5a), diventa Fa s Py s m g cos (2.9) dove Py è il modulo della componente vettoriale secondo l’asse y di P, Py. L’equilibrio è garantito fino a quando la forza d’attrito impedisce lo scivolamento del punto materiale o, in modo equivalente, fino a quando il modulo di Fa è maggiore o al limite uguale a quello di Px, cioè Fa Px Questa disuguaglianza si verifica solo per certi valori dell’angolo . Infatti, sostituendo i due termini rispettivamente con la (2.9) e la (2.5b) otteniamo s m g cos m g sen Semplifichiamo i termini m g e sfruttiamo la nota uguaglianza trigonometrica sen / cos = tg : otteniamo che la forza di attrito garantisce l’equilibrio se la tangente dell’angolo è uguale o minore del coefficiente di attrito statico, cioè tan s (2.10) Ovviamente anche per il piano inclinato con attrito è valida a relazione (2.8). Figura 2.10 La forza d’attrito contrasta la componente della forza peso Px parallela al piano, portando il punto materiale in equilibrio. La condizione si mantiene se l’inclinazione del piano non comporta un modulo del vettore Px maggiore di quello del vettore Fa (provare a verificare misurando i due vettori con inclinazioni del piano sempre più accentuate). y Fa j Px x a i m a P Py UNITÀ B2 - STATICA Problema svolto 2.2 Un’automobile di massa m = 1000 kg è ferma su una strada innevata con angolo di pendenza = 6,84° (figura 2.11). y Determinare se l’auto rimane ferma o inizia a scivolare nel caso in cui la neve si trasformi in ghiaccio. Osserviamo il diagramma vettoriale di figura 2.11. La componente vettoriale orizzontale della forza peso è Px i x a j a Fa Py P Px Px i ( P sen ) i e dalla (2.5b) il modulo è Figura 2.11 Px m g sen (1000 kg) (9,81 m s 2 ) (sen 6,84°) 1,17 103 N Affinché l’automobile resti in equilibrio, quindi ferma, occorre che la forza d’attrito Fa abbia modulo Fa maggiore di Px. Determiniamo Fa in presenza di ghiaccio (coefficiente di attrito statico s = 0,1). Dalla (2.9) Fa s Py s m g cos 0,1 (1000 kg)(9,81 m s-2 )(cos 6,84°) 9,74 102 N Il modulo Fa è minore di Px: quindi in caso di ghiaccio, l’automobile uscirebbe dalla condizione di equilibrio e scivolerebbe verso il basso. L’approssimazione a punto materiale ha introdotto con semplicità la condizione di equilibrio. Estendiamo quanto appreso al corpo rigido, dove l’equilibrio comporta l’assenza non solo del moto di traslazione ma anche di quello di rotazione. 2.3 Statica del corpo rigido Studiamo la statica per il corpo rigido, quindi per un qualsiasi corpo considerato nella sua estensione reale. In questo caso sono importanti i punti di applicazione delle forze. Infatti una medesima forza, applicata in punti diversi del corpo, può comportare un diverso effetto, come mostrato in figura 1.4 dell’unità B1 e come evidenziamo con un ulteriore esempio in figura 2.12. Se la forza F è applicata vicino alla faccia inferiore, il parallelepipedo si muove con moto di traslazione, se invece è applicata vicino alla faccia superiore il parallelepipedo cade ruotando rispetto allo spigolo inferiore che fa da perno. Quindi affermiamo che i punti di applicazione delle forze su un corpo rigido influiscono sugli effetti che provocano. 191 192 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO Figura 2.12 Diversi effetti a seconda dei punti di applicazione di una forza su un parallelepipedo: (a) effetto di traslazione; (b) effetto di rotazione. F F a Figura 2.13 La coppia di forze F comporta una rotazione, fenomeno sempre accompagnato da un vettore momento M, che ha come retta d’azione l’asse (z) perpendicolare al piano delle due forze. b Soffermiamoci sull’effetto di rotazione che può subire un corpo rigido (fig. 2.12b). Dal paragrafo 1.6 dell’unità B1, sappiamo che quando una forza comporta la rotazione di un corpo appare il vettore momento M della forza stessa. Questo vettore non è previsto dalla condizione (2.1) per il punto materiale, perché, ovviamente, non ha senso un punto che ruota su se stesso. Inoltre, la (2.1) applicata a un corpo rigido non è sufficiente a verificare l’equilibrio, come z andiamo a dimostrare. Consideriamo per esempio la sbarra di figura 2.13 sottoposta a una coppia di forze: la M F risultante della somma vettoriale delle due forze è un vettore nullo (come per k qualsiasi coppia di forze). La (2.1) è dunque verificata e il corpo “sembrerebbe” in equilibrio. In realtà, la coppia di forze comporta una rotazione della sbarra e di conseguenza una conF dizione di non equilibrio. In generale la condizione di equilibrio per un corpo rigido deve verificare che le forze non comportino rotazioni, cioè l’assenza di vettori momento. Riassumendo, per il corpo rigido occorre conoscere, oltre all’equilibrio rispetto alla traslazione, anche quello rispetto alla rotazione, come andiamo a descrivere. Condizioni di equilibrio traslazionale e rotazionale per un corpo rigido Un corpo rigido sottoposto a n forze Fi (con i = 1, 2, …, n), è in equilibrio traslazionale quando è nulla la loro somma vettoriale, cioè n F 0 i 1 i (2.11a) ed è in equilibrio rotazionale quando è nulla la somma vettoriale degli n momenti Mi rispetto a un punto fissato O, dovuti alle n forze, cioè n M i 1 i 0 Il punto fissato O può anche non appartenere al corpo rigido. (2.11b) UNITÀ B2 - STATICA Le reazioni vincolari nelle condizioni di equilibrio per un corpo rigido Consideriamo un corpo rigido soggetto a vincoli. Valutiamo come le reazioni vincolari contribuiscono alle condizioni di equilibrio (2.11). Come esempio, immaginiamo un quadro appeso a un chiodo e dunque in equilibrio. Se si applicasse la (2.11a) escludendo la reazione vincolare agente sul chiodo, il quadro risulterebbe in caduta verticale a causa della forza peso P e dunque erroneamente fuori equilibrio. Per quanto riguarda la condizione (2.11b), è preferibile che il punto fisso O per gli n momenti appartenga al vincolo (per esempio il chiodo del quadro). In questo modo si evita il calcolo dei momenti delle reazioni vincolari. Ricordiamo infatti che il momento di una forza è sempre nullo quando il relativo punto fisso O appartiene alla sua retta d’azione, ed il vincolo appartiene appunto alla retta d’azione della reazione normale. Baricentro del corpo rigido Quando la forza peso agisce su un corpo rigido non approssimato a punto materiale occorre conoscere il suo punto di applicazione: nel paragrafo 1.2 dell’unità B1 abbiamo individuato tale punto nel baricentro. In figura 2.14 una rappresentazione schematica della definizione di baricentro. Immaginiamo di suddividere un corpo a forma di parallelepipedo in porzioni molto piccole di uguale e piccola massa: su ciascuna porzione agisce la forza peso comportando un insieme di vettori fra loro uguali. L’effetto globale di questi vettori è la forza peso P con punto di applicazione nel baricentro G. Figura 2.14 La forza peso P con punto di applicazione nel baricentro G ingloba la forza di attrazione gravitazionale della Terra che si distribuisce, con i suoi punti di applicazione, in ogni porzione infinitesima del corpo. G P Riassumendo: il baricentro (o centro di gravità) di un corpo rigido di massa m è il punto di applicazione della forza peso P = m g. Figura 2.15 Posizione del baricentro di un cilindro. Inoltre se un corpo rigido ha massa distribuita in modo omogeneo e forma geometrica regolare il baricentro coincide con il suo centro di simmetria. Corpi con forme geometriche regolari sono per esempio la sfera, il parallelepipedo, la piramide. In figura 2.15, l’esempio di un corpo a forma cilindrica dove il baricentro G è sull’asse longitudinale a metà altezza. Altri esempi sono in figura 1.8 dell’unità B1. Approfondiremo l’aspetto della distribuzione della massa nei corpi nelle unità D3 e D4. h G h/2 r 193 194 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO Figura 2.16 Esempio di posizione esterna del baricentro: struttura ad anello di un pneumatico. Attenzione: il baricentro non è sempre un punto fisicamente appartenente al corpo rigido. Una sfera cava all’interno, un pezzo di tubo cilindrico o un anello sono esempi di corpi omogenei e regolari con centro di simmetria, e dunque baricentro, esterno al materiale che li compone. In figura 2.16 è indicata la posizione esterna del baricentro G di un pneumatico che ha appunto una struttura ad anello. In figura 2.17 un semplice metodo per determinare il baricentro di corpi piani irregolari: si appende il corpo per un punto P qualsiasi e lo si lascia penzolare fino quando non si ferma. Si traccia quindi sul corpo la retta verticale r passante per P. Si ripete l’operazione appendendo il corpo in un altro punto (Q) e definendo la retta s. Il punto d’incrocio tra la retta s e la retta r è il baricentro G. G Figura 2.17 Determinazione del baricentro di una figura piana con contorni irregolari. P Q G P r r s Come si comprende se un corpo è o non è in equilibrio? E se non è in equilibrio, come lo si porta in equilibrio? 2.4 Forza equilibrante per il corpo rigido Lo studio della statica del corpo rigido si prefigge i seguenti due obiettivi: 1) determinare se un corpo rigido è in equilibrio; 2) determinare la forza o le forze da applicare a un corpo rigido per portarlo in equilibrio nel caso non lo fosse. Le forze necessarie per imporre l’equilibrio di un corpo rigido sono chiamate forze equilibranti. Valutiamo i seguenti tre possibili casi. Corpo rigido in equilibrio Gli equilibri traslazionale e rotazionale del corpo rigido sono confermati dalla verifica delle (2.11), cioè n Fi 0 i 1 n e M i 1 i 0 UNITÀ B2 - STATICA Problema svolto 2.3 In figura 2.18 un’asta lunga 1,25 m è sottoposta all’azione di tre forze parallele con i seguenti moduli: FA = 1,0 N, FB = 5,0 N ed FC = 4,0 N. I punti applicazione A e B di FA e di FB distano tra loro 1,0 m. Determinare se l’asta è in equilibrio, e in caso contrario determinare la forza equilibrante necessaria per portarla in equilibrio. y FA A j FC B C O FB Figura 2.18 La condizione di equilibrio traslazionale prevede la somma vettoriale dei tre vettori: applichiamo la (2.11a) e sviluppiamola in forma cartesiana rispetto l’asse y FA FB FC FA FB FC j 1, 0 5, 0 4, 0 N j 0 N j Otteniamo come risultante un vettore nullo: quindi l’asta è in equilibrio traslazionale. La condizione di equilibrio rotazionale, prevede la determinazione dei momenti delle forze, che in questo caso sono complanari. Quindi tutti i vettori momento sono ortogonali al foglio e diretti lungo l’asse z con il versore k uscente dal foglio. Possiamo quindi sommare direttamente le componenti scalari dei momenti, facendo attenzione ai segni: sono positivi i momenti uscenti dal foglio perché concordi con il versore k, negativi quelli entranti. Per il calcolo del momento della singola forza scegliamo come punto fisso O uno dei tre punti di applicazione: in questo modo la relativa forza con punto di applicazione in C ha momento nullo e rimane il calcolo di soli due momenti. Scegliamo come punto fisso O il punto A. La forza FA ha momento nullo. La forza FB con braccio AB ha momento MB discorde al versore k con modulo M B FB AB (5, 0 N)(1, 0 m) 5, 0 N m La forza FC con braccio AC ha momento MC concorde al versore k con modulo M C FC AC (4, 0 N)(1, 25 m ) 5, 0 N m Se l’asta è in equilibrio, la (2.11b) deve essere verificata: siccome M B M C FB AB FC AC k 5, 0 5, 0 N m k 0 N m k l’asta si trova dunque in condizione di equilibrio rotazionale. L’asta è quindi in equilibrio e non necessita di una forza equilibrante. 195 196 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO Corpo rigido non in equilibrio rotazionale L’equilibrio solo traslazionale e non rotazionale del corpo rigido si manifesta dalle (2.11) con una risultante non nulla della sommatoria dei momenti, cioè n n Fi 0 e M i 1 i 1 i M tot Per imporre l’equilibrio totale occorre aggiungere un opportuna coppia di forze equilibranti che creano un vettore momento opposto a Mtot. Si noti che la coppia di forze aggiunta non rompe l’equilibrio traslazionale, perché la somma vettoriale delle due forze di una qualsiasi coppia è per definizione nulla. Problema svolto 2.4 In figura 2.19 una coppia di forze di modulo F1 = F2 = 20 N è applicata agli estremi di un’asta di lunghezza l = 40 cm che ruota rispetto al centro O. L’inclinazione delle rette d’azione delle forze rispetto l’asta è di 60°. Determinare se l’asta è in equilibrio, e in caso contrario determinare la forza equilibrante necessaria per portarla in equilibrio. F1 y j i 60° x 60° F2 Figura 2.19 La condizione di equilibrio traslazionale prevede la somma vettoriale dei due vettori forza: applichiamo la (2.11a) e sviluppiamola in forma cartesiana rispetto gli assi x e y F1 F2 ( F1x F2x ) i ( F1y F2y ) j Applicando il teorema del triangolo rettangolo le componenti scalari diventano F1 F2 ( F1 cos 60 F2 cos 60) i ( F1 sen 60 F2 sen 60) j 0 j Otteniamo come risultante un vettore nullo: quindi l’asta è in equilibrio traslazionale. La condizione di equilibrio rotazionale prevede la determinazione dei momenti. Imponendo l’asse z uscente dal foglio, l’unico momento è quello della coppia di forze Mtot, con direzione perpendicolare al foglio e con verso concorde a k; il modulo Mtot è il prodotto tra quello del modulo delle forze F e il braccio b della coppia che è 3 b l sen 60 (0, 40 m) 0,35 m 2 UNITÀ B2 - STATICA Quindi M tot F b (20 N)(0,35 m) 7, 0 N m Esiste dunque un momento totale M tot (7, 0 N m) k che comporta il non equilibrio dell’asta. Per portare l’asta in equilibrio rotazionale è necessario applicare una coppia di forze equilibrante che produca un vettore momento ME opposto a Mtot, cioè M E M tot (7, 0 N m) k Il vettore momento ME si ottiene con una coppia di forze di modulo 20 N, complanari al piano cartesiano xy e determinanti una rotazione in verso orario, in modo che Me abbia verso opposto al versore k. Corpo rigido non in equilibrio Il non equilibrio del corpo rigido è manifestato dalle (2.11) con le risultanti delle forze e dei momenti entrambi diversi da zero, cioè n n Fi Ftot e i 1 M i 1 i M tot Per imporre l’equilibrio traslazionale occorre una forza equilibrante FE opposta a Ftot cioè FE Ftot 2.12a Per imporre l’equilibrio rotazionale occorre collocare la forza equilibrante FE in un opportuno punto di applicazione P in modo da generare un vettore momento opposto a Mtot, cioè OP FE M tot 2.12b dove il vettore posizione OP unisce il punto fisso O, utilizzato per determinare i momenti, al punto di applicazione ricercato P. (Nella definizione (1.6) dell’unità B1 il vettore posizione OP è indicato con il vettore r) Problema svolto 2.5 In figura 2.20 l’asta di lunghezza l = 1,0 m è sottoposta all’azione di tre forze parallele con moduli: FA = 3,0 N, FB = 2,0 N ed FC = 4,0 N. La distanza tra i punti di applicazione di FA ed FB è d = 0,60 m. Determinare se l’asta è in equilibrio e, in caso contrario, determinare la forza equilibrante necessaria. y FB Oº A j x FA d FC Figura 2.20 197 198 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO La condizione di equilibrio traslazionale prevede la somma vettoriale dei tre vettori: applichiamo la (2.11a) e sviluppiamola in forma cartesiana rispetto gli assi x e y FA FB FC ( FA FB FC ) j da cui la forza risultante Ftot Ftot ( FA FB FC ) j (3, 0 2, 0 4, 0) N j (5, 0 N) j (1) La condizione di equilibrio rotazionale prevede la determinazione dei momenti. Le forze sono complanari al piano cartesiano xy e quindi i momenti delle singole forze sono ortogonali al foglio e dirette lungo l’asse z (che ricordiamo è uscente dal foglio). Scegliamo il punto A come riferimento per la determinazione dei momenti: quindi il punto fisso O ≡ A. Il momento di FA è nullo. Il momento di FB è M B ( FB d ) k (1, 2 N m) k e il momento di FC è M C ( FC l ) k (4, 0 N m) k Esiste dunque un momento totale M tot M B M C (2,8 N m) k (2) L’asta per la (1) non è in equilibrio traslazionale e per la (2) non è in equilibrio rotazionale. Per l’equilibrio traslazionale occorre una forza equilibrante FE che sia opposta a Ftot, cioè applicando la (2.12a) FE Ftot (5, 0 N) j Per l’equilibrio rotazionale occorre collocare la forza equilibrante FE in un opportuno punto di applicazione P in modo da avere un momento opposto a Mtot, cioè applicando la (2.12b) OP FE M tot (2,8 N m) k Dalla figura OP FE (b FE ) k dove b è il braccio di FE cioè la distanza dal punto O ≡ A al punto P. Quindi (b FE ) k M tot (2,8 N m) k (3) e per soddisfarla occorre che sia FE b (5, 0 N) b 2,8 N m cioè b 2,8 N m 0,56 m 5,0 N Concludendo, la forza equilibrante (cioè la forza richiesta per produrre equilibrio) è di 5,0 N verso l’alto e applicata a una distanza di 56 cm da A. UNITÀ B2 - STATICA Semplificazione e annullamento dei momenti Nei precedenti problemi svolti abbiamo adottato i due seguenti accorgimenti per semplificare la determinazione dei momenti. Semplificazione del momento totale con forze complanari Ipotizziamo un corpo rigido su cui agiscono p forze complanari, cioè con le rette d’azione che giacciono in un medesimo piano. Stabiliamo che questo piano sia quello cartesiano xy del diagramma delle forze. Dalla definizione di momento di una forza, i vettori momenti delle forze complanari coincideranno con l’asse cartesiano z perpendicolare agli assi xy. In figura 2.21 è mostrato il caso di due forze complanari su una lamina. Nei casi di forze complanari, il momento totale è determinato dalla relazione z M1 F1 F2 k p M zi k M i 1 M2 Di conseguenza la (2.11b) per l’equilibrio rotazionale (quindi con M = 0) diventa p M zi k 0 i 1 che equivale all’espressione più semplice con solo le componenti scalari lungo l’asse z, cioè p M i 1 zi 0 Figura 2.21 Le forze F1 ed F2 sono entrambe complanari al piano della lamina e i rispettivi vettori momento hanno direzione coincidente con l’asse z. Il momento totale ha quindi direzione fissata dall’asse z, modulo fornito dalla somma delle componenti scalari rispetto all’asse e verso stabilito dal segno algebrico della somma ottenuta. Verificare con righello che la lamina non è in equilibrio rotazionale e ha vettore momento totale con verso coincidente al versore k e modulo M = M1 – M2 . L’esempio in figura ha p = 2. Annullamento dei momenti È possibile ridurre il numero dei vettori momento da inserire nella sommatoria (2.11b) considerando la seguente nota regola: il momento di una forza è sempre nullo quando il relativo punto fisso O appartiene alla sua retta d’azione. Di conseguenza, quando si applica la (2.11b), si cerca di scegliere un punto fisso che sia attraversato dal maggiore numero di rette d’azione delle forze presenti, in modo da annullare il più alto numero di momenti possibile. F2 In figura 2.22 l’esempio di due momenti annullati dei tre generati O r3 da altrettante forze. Ricordiamo che il punto fisso O può essere esterno al corpo rigido e dunque può essere valido anche un evenF1 F3 tuale punto d’incrocio tra rette d’applicazione esterno al corpo. Figura 2.22 Esempio di scelta appropriata del punto fisso O per la determinazione dei momenti. Scegliendo per O il punto d’incrocio delle rette d’azione di F1 ed F2, i rispettivi momenti si annullano e rimane solo da considerare il momento di F3, e cioè: M3 = r3 х F3. 199 200 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO Forza equivalente di due forze complanari Se tra le forze che agiscono su un corpo rigido vi sono due forze complanari, cioè con le rette d’azione appartenenti al medesimo piano, è possibile sostituirle con una sola forza equivalente semplificando l’analisi dell’equilibrio del corpo. Naturalmente la forza equivalente deve mantenere inalterati l’effetto globale delle due forze che sostituisce. Questa condizione è garantita da regole geometriche applicate nei seguenti tre casi. Due forze concorrenti Figura 2.23 Costruzione della forza equivalente di due forze concorrenti. O Due forze si dicono concorrenti quando le rispettive rette d’azione si incontrano in un punto. F2 F1 F P In figura 2.23 la costruzione geometrica della forza equivalente di due forze concorrenti, F1 ed F2, agenti su un corpo rigido con le rette d’azione che s’incrociano nel punto O. F2 F F1 La forza equivalente F ha: modulo, direzione e verso stabiliti dalla somma vettoriale tra F1 ed F2; punto di applicazione, un punto P qualsiasi del corpo che appartiene anche alla sua retta d’azione obbligatoriamente passante per O. La regola geometrica è valida anche per un numero di forze concorrenti maggiore di due. Due forze concordi Dalla figura 3.6 dell’unità A3, due forze sono concordi se hanno direzioni fra loro parallele e medesimo verso. In figura 2.24 la costruzione geometrica della forza equivalente di due forze concordi, F1 ed F2, agenti su un corpo rigido. Figura 2.24 Costruzione della forza equivalente di due forze concordi. La forza equivalente F ha: d2 d1 F2 F1 F modulo uguale alla somma dei moduli F1 ed F2; verso e direzione uguali a quelli di F1 ed F2; punto di applicazione interno alle due forze a una distanza d1 dalla forza F1 e d2 da F2 tali da verificare la seguente uguaglianza F1 d 2 F2 d1 (2.13) UNITÀ B2 - STATICA Due forze discordi Dalla figura 3.6d dell’unità A3, due forze sono discordi se hanno direzioni fra loro parallele e verso opposto. In figura 2.25 la costruzione geometrica della forza equivalente di due forze discordi, F1 ed F2, agenti su un corpo rigido. La forza equivalente F ha: Figura 2.25 Costruzione della forza equivalente di due forze discordi. F2 modulo uguale alla differenza tra i moduli F1 ed F2; d1 verso uguale a quello della forza con modulo maggiore; d2 direzione uguale a quella delle due forze; punto di applicazione esterno alle due forze a una distanza d1 dalla forza F1 e d2 da F2 tali da verificare la (2.13). F F1 Nel caso di un corpo rigido sottoposto a più di due forze si individuano coppie di forze fra loro complanari e si applicano a secondo dei casi le regole sopra esposte. Problema svolto 2.6 In figura 2.26 una sbarra è sottoposta alle forze complanari, F1, F2 ed F3. Determinare graficamente la forza equivalente F individuando le forze che sono concorrenti, concordi o discordi. A Le regole per la determinazione della forza equivalente possono essere applicate scegliendo coppie diverse tra le forze presenti. Una combinazione di coppie potrebbe essere la seguente. 1) La coppia F1 ed F3 è concorde: applicando la regola di forze concordi otteniamo la forza equivalente F13, che è concorrente a F2. Le distanze d1 e d2 sono determinate applicando la (2.13). d1 d2 O F1 F2 F3 F13 2) La coppia F13 ed F2 è concorrente: applicando la regola di F forze concorrenti otteniamo la forza equivalente finale F. a Le rette a tratto a e b sono quelle d’azione di F13 ed F2, c con A punto del loro incrocio. Per la costruzione di F scorriamo F13 ed F2 fino a fare coincidere i loro punti di applicazione con A e applichiamo il metodo del parallelogramma. Facciamo Figura 2.26 quindi scorrere F sulla sua retta d’azione c fino a dove il punto di applicazione coincide con un punto della sbarra (punto O). b 201 202 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO Il raggiungimento dell’equilibrio per un corpo rigido non è sempre una condizione definitiva: può anche essere precaria. 2.5 Stabilità del corpo rigido Importante informazione per un corpo rigido è la sua stabilità, cioè la sua predisposizione a mantenere la condizione di equilibrio. Per valutare la stabilità si applica una piccola forza di disturbo al corpo in equilibrio in modo da provocare un piccolo spostamento del corpo e si osserva cosa succede. Prendiamo come esempio di equilibrio la pallina di figura 2.27 che scorre in una guida concava, convessa e piana. La pallina è inizialmente in equilibrio, cioè ferma, nel punto O di ciascuna guida. Viene quindi sollecitata da una piccola e istantanea forza sufficiente per spostarla di poco dal punto O. Quello che succede al corpo (in questo caso la pallina) al termine della sollecitazione, classifica i seguenti tre casi di equilibrio. Equilibrio stabile (figura 2.27a): il corpo ritorna nella posizione iniziale e dunque all’equilibrio iniziale. Equilibrio instabile (figura 2.27b): il corpo si allontana dalla posizione iniziale e dunque dall’equilibrio iniziale. Equilibrio indifferente (figura 2.27c): il corpo si sposta vicino alla posizione iniziale e assume un equilibrio diverso da quello iniziale. Figura 2.27 Modello per classificare l’equilibrio di un corpo rigido. L’equilibrio della pallina ferma (a) in fondo alla guida concava è stabile, (b) alla sommità della guida convessa è instabile, (c) sulla guida orizzontale è indifferente. O O O a b c Indaghiamo la stabilità considerando il baricentro di un corpo rigido in due condizioni particolari: quando il corpo è appeso e quando è appoggiato su una superficie (situazione già anticipata dal modello con pallina). Stabilità del corpo rigido appeso Un corpo rigido appeso per un suo punto O è in equilibrio quando il suo baricentro G è sulla retta verticale passante per O. Il tipo di equilibrio dipende dalla posizione occupata dal punto G rispetto al punto O che potrebbe comportare un momento della forza peso P, come andiamo a dimostrare. UNITÀ B2 - STATICA Prendiamo come riferimento l’asse appeso di figura 2.28. Abbiamo la seguente classificazione: equilibrio stabile, quando O si trova sopra a G lungo la verticale (figura 2.28a); equilibrio instabile, quando O si trova sotto a G lungo la verticale (figura 2.28b); equilibrio indifferente, quando O coincide con G (figura 2.28c). Commentiamo brevemente quanto definito. Negli equilibri stabile e instabile un piccolo spostamento dell’asse fa uscire il baricentro G dalla retta verticale. Questo comporta un momento della forza peso P, M OG P o, in modo equivalente, la rotazione del corpo, che porta il punto G a posizionarsi sotto il punto O. Nell’equilibrio indifferente, siccome i punti G e O coincidono, la forza peso non ha momento, cioè il corpo non ruota. O G G G Gº O G P P O a b Figura 2.28 Classificazione dell’equilibrio per un corpo rigido appeso: esempio con asse (osservare la comparsa del braccio OG per la forza peso P quando G esce dalla verticale a causa della rotazione). Equilibrio: (a) stabile; (b) instabile; (c) indifferente. c Stabilità del corpo rigido appoggiato Un corpo rigido appoggiato su un piano è in equilibrio se la retta verticale passante per il suo baricentro interseca la superficie di appoggio. In figura 2.29a, il parallelepipedo non è in equilibrio perché la verticale passante per il baricentro G non interseca la superficie di appoggio. La torre di Pisa (fig. 2.29b) non cade perché la proiezione verticale del suo baricentro interseca la superficie occupata dalle fondamenta. Attenzione al significato di superficie di appoggio: non è necessariamente la superficie di contatto tra la base del corpo e il piano. Pensiamo alla superficie di appoggio di una sedia che è delimitata dall’area interna alle quattro gambe, mentre il contatto con il pavimento è solo in corrispondenza delle gambe. G superficie di appoggio a b Figura 2.29 (a) Esempio di non equilibrio. (b) Esempio di equilibrio (torre di Pisa). 203 204 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO In figura 2.30 i classici esempi di solidi utilizzati per mostrare i tre tipi di equilibrio nel caso di corpi rigidi appoggiati. Se applichiamo una piccola forza istantanea su ciascuno di questi corpi si ha una variazione della distanza verticale tra il baricentro G e il piano. Il tipo di variazione di questa distanza classifica i seguenti tre tipi di equilibrio: Figura 2.30 Classificazione dell’equilibrio per un corpo rigido appoggiato su una superficie (la linea tratteggiata rossa indica i punti che il baricentro G percorre durante la sollecitazione del corpo). (a) Equilibrio stabile per la semisfera. (b) Equilibrio instabile per il cono rovesciato. (c) Equilibrio indifferente per la sfera. equilibrio stabile, se la distanza verticale da G al piano aumenta (figura 2.30a); equilibrio instabile, se la distanza verticale da G al piano diminuisce (figura 2.30b); equilibrio indifferente, se la distanza verticale da G al piano rimane costante (figura 2.30c). G G G a b c Vediamo come sfruttare l’equilibrio dei corpi per spendere meno energia (muscolare e non) nel sollevare oggetti pesanti o per evitare di rompere quelli fragili. 2.6 Macchine semplici Le leve, le carrucole, le viti sono oggetti molto comuni, ma non è comune conoscere come la fisica descrive il loro funzionamento, che consiste nel trasformare l’intensità di una forza in una forza con diversa intensità. Pensiamo per esempio a cosa succede quando azioniamo un crick: il nostro piccolo sforzo nel girare la manovella viene trasformato in qualcosa che è addirittura in grado di sollevare parzialmente un auto. La fisica classifica gli oggetti sopra citati e quelli simili, come macchine semplici. In generale una macchina semplice è un dispositivo in grado di aumentare o ridurre l’effetto della forza applicata dall’operatore sulla macchina e trasmetterla su un corpo rigido. Il funzionamento corretto di una macchina semplice comporta che il corpo rigido su cui la macchina agisce sia istante per istante sempre in equilibrio. Per questo motivo le macchine semplici sono introdotte nell’unità dedicata all’equilibrio dei corpi. Con il termine “operatore” intendiamo un uomo (anche se potrebbe anche essere una macchina). Introduciamo lo studio delle macchine semplici con la macchina più comune e nota: la leva. UNITÀ B2 - STATICA Leva Esistono tre tipologie di leve. Iniziamo da quella di figura 2.31 impiegata per il più classico degli scopi: sollevare un corpo di massa m vincendo con un piccolo sforzo muscolare l’attrazione di gravità terrestre. Definiamo le grandezze fisiche indicate in figura, comuni per qualsiasi leva. Figura 2.31 Schema di una leva. bR m FM F bM FR Forza resistente FR: forza a cui l’operatore si oppone tramite l’impiego della macchina (in questo caso coincide con la forza peso del corpo). Forza motrice FM: forza applicata dall’operatore sulla macchina (in questo caso coincide con la forza impressa verso il basso dall’uomo su un estremità della leva). Fulcro F: punto rispetto al quale si determinano i momenti della forze resistente e motrice. Braccio resistente bR: distanza perpendicolare tra la direzione della forza resistente e il fulcro. Braccio motore bM: distanza perpendicolare tra la direzione della forza motrice e il fulcro. Il funzionamento si basa sull’equilibrio rotazionale della leva e, dunque, occorre determinare i momenti della forza resistente e motrice per verificare la (2.11b). Se si considera l’asse z con l’origine coincidente al punto F e verso in uscita al foglio, la forza motrice FM ha momento in forma cartesiana M M FM bM z e la forza resistente FR ha momento M R FR bR z Siccome, per ipotesi di funzionamento, la leva è sempre in equilibrio rotazionale, l’applicazione della (2.11b) comporta M M M R FM bM FR bR z 0 verificata se FM bM FR bR 0 cioè se FM bM = FR bR (2.14) Grazie a questa uguaglianza possiamo equilibrare la forza resistente (e quindi sollevare il corpo) con una forza motrice di intensità minore: infatti, se isoliamo il modulo FM abbiamo FM FR bR bM e se il braccio della forza motrice è più lungo di quello della forza resistente, cioè bM bR (2.15) durante il sollevamento del corpo rigido, l’intensità della forza motrice è sempre inferiore di quella resistente. Rispettando quindi la (2.15) si “vince” la forza resistente con un forza motrice di modulo inferiore. In termini pratici, si solleva il corpo con uno sforzo minore di quello necessario senza leva. 205 206 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO Vantaggio della leva In generale, a seconda di come si relazionano reciprocamente le lunghezze dei due bracci, la leva è: vantaggiosa se bM > bR; vantaggiosa perché FM < FR, e dunque si vince la forza resistente con una forza motrice di modulo minore; svantaggiosa se bM < bR; svantaggiosa perché FR < FM, e dunque per vincere la forza resistente occorre addirittura una forza motrice di modulo maggiore; indifferente se bM = bR; indifferente perché FR = FM, e l’effetto della forza motrice rimane inalterato. Attenzione a non farsi ingannare dal termine “svantaggiosa”: come vedremo a breve, questo tipo di leva ha un suo specifico impiego. Problema svolto 2.7 Una sbarra di ferro lunga 2,10 m è utilizzata per sollevare un masso di 70,0 kg posto a 30,0 cm dal fulcro. Determinare la forza necessaria all’altro estremo della leva per avere equilibrio e dunque sollevamento. Il problema richiede il modulo della forza motrice necessaria per vincere la forza resistente, in questo caso, la forza peso agente sul masso. Per sollevare il masso occorre che la sbarra sia in equilibrio rotazionale, cioè sia verificata la (2.14) (1) FM bM = FR bR Il braccio della forza motrice è bM = (2,10 30, 0 102 ) m 1,80 m e il braccio della forza resistente è bR 30, 0 102 m Il modulo della forza resistente è quello della forza peso che agisce sul masso FR m g (70, 0 kg) (9,81 m s-2 ) 687 N Dalla (1) il modulo della forza motrice richiesta è quindi FM FR bR (30, 0 102 m) (687 N) 115 N bM (1,80 m) notevolmente inferiore al modulo della forza resistente (si riduce dell’83%). Classificazione delle leve Non esiste solo la leva che abbiamo descritto. Le leve sono classificate in tre generi: leve di primo, secondo e terzo genere. Ogni genere si distingue dagli altri due per le reciproche posizioni che assumono fulcro, forza motrice e forza UNITÀ B2 - STATICA resistente come elencato in tabella 2.1. La leva in figura 2.31 è di primo genere avendo il fulcro in mezzo alle due forze. Ogni genere aumenta o riduce l’effetto della forza motrice sul corpo rigido. genere leva primo genere secondo genere terzo genere FR – F – FM F – FR – FM F – FM – FR aumenta se bM > bR aumenta riduce posizione effetto di FM vantaggio sì, se bM > bR sì no Figura 2.32 Figura 2.33 Figura 2.34 schema/esempio Tabella 2.1 Classificazione delle leve. Esempi di leva del primo genere sono la pinza e il remo della barca; di secondo genere lo schiaccianoci e la carriola. Le leve di terzo genere, nonostante siano svantaggiose, sono impiegate per controllare che la forza motrice non danneggi il corpo rigido a cui è soggetto l’effetto. Un esempio è la pinzetta per francobolli, dove occorre dosare la forza motrice impressa dalle dita che risulterebbe eccessiva per la delicatezza del francobollo. Figura 2.32 Leva di primo genere: (a) schema; (b) esempio, la pinza. FR FR F FM F FR FM a FM b Figura 2.33 Leva di secondo genere: (a) schema; (b) esempio, lo schiaccianoci. F FM F FR FR FR FM a FM b FM F FM F FR FM FR FR a b Figura 2.34 Leva di terzo genere: (a) schema; (b) esempio, la pinzetta. 207 208 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO Carrucole Figura 2.35 Impiego della carrucola: si vince la forza peso tirando la cassa dall’alto verso il basso, piuttosto che sollevarla dal basso verso l’alto se presa direttamente con le mani. La carrucola o puleggia è una macchina semplice utilizzata per sollevare corpi di una certa massa. La figura 2.35 mostra le sue parti: una ruota con scanalatura lungo la circonferenza in cui scorre un mezzo di trasmissione flessibile come fune, cinghia o catena; l’asse della ruota è fissato a un sostegno (per questo definita anche carrucola fissa). Con la carrucola possiamo sollevare masse applicando uno sforzo muscolare dall’alto verso il basso, gesto che è più comodo e meno dispendioso rispetto a quello che occorrerebbe se sollevassimo la massa direttamente, cioè dal basso verso l’alto. Figura 2.36 Schema della carrucola fissa: la disposizione del fulcro e delle due forze la classificano come leva di primo genere; l’uguaglianza tra i due bracci la classifica, inoltre, come leva indifferente. Descriviamo il funzionamento della carrucola fissa (fig. 2.36). Se consideriamo l’asse fisso della carrucola come fulcro, abbiamo una macchina semplice che si comporta come leva del primo genere: infatti il fulcro F è posto tra la forza resistente FR, dovuta FM alla forza peso che agisce sulla massa da sollevare, e la forza motrice FM che l’operatore aziona tirando il mezzo di trasmissione dall’alto verso il basso; le due forze sono distanziate dal fulcro dai relativi bracci bR FR e bM. Siccome i due bracci sono entrambi uguali al raggio della carrucola, abbiamo una leva di vantaggio indifferente Quindi la carrucola non interviene ad aumentare l’effetto della forza motrice, ma si limita a cambiare la direzione e il verso della forza resistente, in modo da facilitare l’operatore ad applicare la forza motrice. bR F bM È possibile migliorare le prestazioni di una carrucola fissa con la versione a carrucola mobile di figura 2.37. In questo caso la macchina semplice si comporta da leva di secondo genere. Il corpo di massa m è appeso all’asse di una carrucola che si muove lungo una direzione verticale, a sua volta collegata tramite il mezzo di trasmissione a una carrucola fissa. Dalla figura osserviamo che la forza resistente FR dovuta alla forza peso si trova tra il fulcro F e la forza motrice FM. Determiniamo i bracci rispetto a F. La FR ha braccio bR; siccome il mezzo di trasmissione trasmette inalterata la forza motrice, spostiamo la FM dal punto A al punto B e dunque il relativo braccio è bM = 2bR. Essendo bM > bR, si verifica che la carrucola mobile è una macchina vantaggiosa, e ciò si accorda con il fatto che essa è in effetti una leva di secondo genere. Dalla condizione di equilibrio che una macchina semplice deve sempre rispettare, uguagliamo i moduli dei due momenti come nella (2.14): essendo bM = 2bR, abbiamo FR bR FM 2bR da cui FM FR 2 (2.16) (2.17) UNITÀ B2 - STATICA Con la carrucola mobile è quindi possibile raggiungere l’equilibrio o, in termini equivalenti, sollevare un corpo azionando una forza motrice che è la metà dell’intensità richiesta dalla carrucola fissa. Figura 2.37 Schema della carrucola mobile: la disposizione del fulcro e delle due forze la classificano come leva di secondo genere, e dunque vantaggiosa (infatti il braccio motore è doppio di quello resistente). F bM = 2bR FM B bR A FM = FR 2 FR Problema svolto 2.8 Un muratore solleva sacchi di cemento, ognuno di massa m = 50 kg, con una carrucola mobile. Determinare la forza necessaria per sollevare un sacco e il numero di sacchi che può sollevare contemporaneamente se la forza massima esercitata può arrivare a 1,0 · 103 N. Dalla (2.17) determiniamo il modulo della forza motrice necessaria per sollevare un sacco. Il modulo della forza resistente è quello della forza peso che agisce sul singolo sacco, quindi FM FR m g (50 kg) (9,81 m s 2 ) 2,5 102 N 2 2 2 La massima forza motrice che può essere azionata dal muratore ha modulo FM max = 1000 N, e può contrastare una forza resistente con modulo FR max FM max 2 (1,0 103 N) 2 2, 0 10 3 N Quindi il numero n di sacchi, ciascuno di 50 kg, che può contemporaneamente sollevare nel caso di massima forza motrice, si ricava dalla relazione FR max n (m g ) da cui il numero di sacchi n FR max 2, 0 103 N 4 4,9 102 N mg 209 210 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO APPROFONDIMENTO Il piano inclinato come macchina semplice Abbiamo definito il parametro vantaggio di una macchina semplice in base al confronto tra i bracci della forza resistente e motrice. Una diversa definizione è la seguente. riale della forza peso, FRx, parallela al piano. Affinché il punto materiale sia spinto in alto, il modulo di FM deve essere maggiore del modulo di FRx che è Si definisce vantaggio V il rapporto tra le intensità dei moduli della forza resistente FR e quella motrice FM cioè FRx FR sen V FR FM (2.16) Rispetto al rapporto (2.16), la macchina semplice è considerata vantaggiosa se V > 1 (infatti significa che FM > FR) svantaggiosa se V < 1 (infatti significa che FR > FM) indifferente se V = 1 (infatti significa che FR = FM) Piano inclinato La definizione di vantaggio espressa dalla (2.16) consente di vedere il piano inclinato come esempio di macchina semplice vantaggiosa. Con una superficie inclinata rigida, è possibile trasportare a una certa altezza oggetti di massa elevata, con una forza di intensità relativamente piccola rispetto a quella della forza peso dell’oggetto da sollevare. Consideriamo il diagramma delle forze sul piano inclinato di figura 2.38. Il peso del corpo P è la forza resistente FR che dobbiamo vincere per spingere verso la sommità del piano un corpo di massa m rappresentato dal punto materiale A. La forza motrice FM è quella di spinta con direzione uguale e verso opposto alla componente vetto- Quindi deve essere FM FR sen Applicando la (2.16), il vantaggio V del piano inclinato è dunque maggiore di 1, cioè V FR 1 1 FR sen sen Infatti l’angolo di inclinazione del piano è compreso tra 0 e 90° e dunque il suo sen è sicuramente minore di 1. Abbiamo quindi dimostrato la vantaggiosità del piano inclinato. Minore è l’angolo di inclinazione, minore sarà l’intensità motrice da applicare per spingere il corpo verso l’alto: ovviamente l’angolo non può essere piccolo a piacere perché comporterebbe uno spazio eccessivamente lungo occupato dal piano. y FRx FM x m A a a FR º P Figura 2.38 Piano inclinato come macchina semplice: sono evidenziati la forza resistente e la forza motrice che agiscono sul punto materiale A. unità 2.1 Equilibrio B2 Riepilogo 2.3 Statica del corpo rigido condizione di equilibrio: quando un corpo, soggetto a forze, rimane immobile e non si deforma. statica: parte della fisica che analizza e ricerca la condizione di equilibrio dei corpi. condizione di non equilibrio: condizione in cui, a causa di una o più forze, sul corpo si manifestano effetti di movimento o di deformazione. condizione di equilibrio per il punto materiale: n F 0 i 1 i n M i 1 i 0 punto materiale: il corpo di massa m è approssimato a un punto in cui si concentra tutta la massa. dove Fi è la generica forza delle n forze che agiscono sul punto materiale ed Mi è l’eventuale momento generato dalla forza Fi. condizioni per punto materiale: il corpo deve avere dimensioni trascurabili rispetto all’ambiente e ai corpi che lo circondano e la riduzione a punto non deve occultare eventuali effetti di moto di rotazione. baricentro: punto del corpo rigido su cui agisce la forza peso; in corpi solidi a forma regolare e omogenei coincide con il centro di simmetria. Può anche essere esterno al corpo. 2.4 Forza equilibrante per il corpo rigido 2.2 Statica del punto materiale condizione di equilibrio per il punto materiale: n R Fi 0 i 1 dove Fi è la generica forza delle n forze che agiscono sul punto materiale. forza equilibrante: forza che ripristina l’equilibrio di un corpo. obiettivo della statica per il corpo rigido: determinare se un corpo è in equilibrio e, in caso contrario, determinare la forza equilibrante. corpo rigido in equilibrio: le forze e i momenti hanno entrambi risultante nulla. punto materiale su piano inclinato: per l’equilibrio occorre una forza che contrasti la componente vettoriale della forza peso parallela al piano. corpo rigido non in equilibrio rotazionale: i momenti hanno risultante non nulla; necessita una coppia di forze equilibranti per creare un momento che annulli la risultante dei momenti. punto materiale su piano inclinato con attrito: la forza di attrito statica contrasta la componente vettoriale della forza peso parallela al piano; l’equilibrio è mantenuto sino a quando l’angolo di inclinazione del piano non raggiunge un certo valore che è funzione del coefficiente di attrito statico. corpo rigido non in equilibrio: le forze e i momenti hanno entrambi risultante non nulle; necessita una forza equilibrante che annulla la risultante delle forze, e occorre scegliere come suo punto di applicazione quello che crea un momento che annulli la risultante dei momenti. 212 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO semplificazione dei momenti: la semplificazione è possibile quando le forze sono complanari e quando il punto fisso O per i momenti coincide con il punto di incrocio in cui passano più rette d’applicazione possibili. forze equivalenti: forze che con particolari regole geometriche sostituiscono due forze che possono essere concorrenti, o parallele concordi, o parallele discordi. 2.5 Stabilità del corpo rigido stabilità: predisposizione del corpo a mantenere la condizione di equilibrio. equilibrio stabile: anche se sollecitato, il corpo mantiene il suo equilibrio iniziale. leva vantaggiosa: il braccio della forza motrice è maggiore di quello della forza resistente; l’effetto della forza motrice è amplificato. leva svantaggiosa: il braccio della forza motrice è minore di quello della forza resistente; l’effetto della forza motrice è ridotto. leva indifferente: il braccio della forza motrice è uguale a quello della forza resistente; l’effetto della forza motrice è inalterato. classificazione delle leve: leva di primo genere posizione effetto di FM equilibrio del corpo appeso: si verifica se il baricentro si trova sulla verticale che passa per il punto in cui è appeso e sotto di esso. equilibrio del corpo appoggiato: si verifica se la proiezione del baricentro sul piano di appoggio è interna alla superficie di appoggio del corpo. 2.6 Macchine semplici macchina semplice: dispositivo che amplifica o attenua l’effetto di una forza applicata a un corpo rigido. unità B2 Riepilogo leva: macchina semplice, in cui è presente un punto chiamato un fulcro rispetto al quale si collocano i punti di applicazione delle forze motrice e resistente, determinando i bracci motore e resistente. aumenta se bM > bR vantaggio sì, se bM > bR schema/esempio equilibrio instabile: sollecitato, il corpo tende ad allontanarsi dal suo equilibrio iniziale. equilibrio indifferente: sollecitato, il corpo assume equilibri vicini a quello iniziale. FR - F - FM Figura 2.32 leva di secondo genere posizione effetto di FM F - FR - FM aumenta vantaggio schema/esempio sì Figura 2.33 leva di terzo genere posizione effetto di FM vantaggio schema/esempio F - FM - FR riduce no Figura 2.34 carrucola fissa: leva di primo genere indifferente; la direzione e il verso della forza motrice sono posizionate in modo da sollevare le masse più facilmente. carrucola mobile: sistema a doppia carrucola di cui una è mobile; è una leva di secondo genere, e dunque vantaggiosa. La direzione e il verso della forza motrice sono posizionate in modo meno dispendioso e la sua intensità è ridotta a metà rispetto al sistema con carrucola fissa. unità TEST 1 2 3 5 Su un punto materiale fermo a) non agiscono forze b) agisce una sola forza c) agisce una forza elastica d) agiscono forze la cui risultante è nulla Si ottiene l’equilibrio di un punto materiale applicando tre forze uguali? a) no, mai b) sì, sempre c) sì, se le tre forze formano tra loro angoli di 120° d) sì, se due delle tre forze hanno la stessa direzione, ma verso opposto In figura, una persona è appesa a un cavo attaccato a due palazzi. Se la persona pesa 550,0 N, la tensione del cavo è a) 275,7 N b) 1971 N c) 3942 N d) 7885 N 4° a) s b) sen s c) tan s d) tan s 6 Un corpo è omogeneo e ha forma geometrica regolare. Il baricentro del corpo a) dipende dalla massa del corpo b) dipende dal volume del corpo c) è un punto esterno al corpo d) è il centro di simmetria del corpo 7 A body is in equilibrium when a) the sum of the forces is zero b) the sum of the torques is zero c) the sum of the torques and the sum of the forces are zero d) the sum of the torques or the sum of the forces are zero 8 In figura, la sbarra è sottoposta all’azione di due forze uguali in modulo e opposte in verso; in quale caso la sbarra è in equilibrio? 4° Un corpo di massa m è in equilibrio su un piano inclinato senza attrito di altezza h e lunghezza l. La forza che mantiene in equilibrio il corpo ha modulo a) m g h l b) m g l h c) 1 h mg l d) h l Verifiche Un corpo si trova su un piano inclinato con coefficiente di attrito statico s e angolo di inclinazione . Il corpo è in equilibrio sul piano se a) 4 B2 c) 9 b) d) Alle estremità di un’asta rigida sono applicate due forze che sono parallele, concordi e con modulo di una forza doppio dell’altra; la risultante delle forze è applicata in un punto posto a) a metà dell’asta b) su un estremo dell’asta 214 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO c) a un terzo della lunghezza dell’asta, dalla parte della forza minore d) a un terzo della lunghezza dell’asta, dalla parte della forza maggiore 10 Nei punti A e B della sbarra in figura sono applicate due forze parallele con verso uguale. Sapendo che queste forze possono essere bilanciate con una forza applicata nel punto O, quanto vale l’intensità della forza applicata in B? d) modulo 12 N, è parallela alle due forze applicate e ha verso come FB A FA B FB A 3 cm O 2 cm B 13 Facendo riferimento al test precedente e sapendo che il segmento AB misura 2,0 m, qual è il punto di applicazione della forza equilibrante? a) 80 cm a destra di B b) 80 cm a sinistra di A c) 60 cm a destra di B d) 60 cm a sinistra di A 4N a) 3 N b) 4 N c) 5 N d) 6 N 11 Nei punti A e B della sbarra in figura sono applicate due forze parallele di verso opposto. Sapendo che queste forze possono essere bilanciate con una forza applicata nel punto O, quanto vale la distanza OB? 3N A 3 cm B O 2N unità B2 Verifiche a) 4 cm b) 5 cm c) 6 cm d) 7 cm 12 Nei punti A e B della sbarra in figura sono applicate due forze FA e FB che sono parallele, di verso opposto, e con modulo rispettivamente di 2 N e di 7 N; la forza equilibrante ha a) modulo 5 N, è parallela alle due forze applicate e ha verso come FA b) modulo 5 N, è parallela alle due forze applicate e ha verso come FB c) modulo 12 N, è parallela alle due forze applicate e ha verso come FA 14 Si ha equilibrio in una leva se a) il momento della forza motrice è maggiore di quello della forza resistente b) il momento della forza motrice è minore di quello della forza resistente c) il momento della forza motrice è uguale a quello della forza resistente d) il braccio motore è uguale a quello resistente 15 In una leva di secondo genere, il braccio motore a) è sempre maggiore di quello resistente b) è sempre minore di quello resistente c) è sempre uguale a quello resistente d) può essere maggiore o minore di quello resistente QUESITI 16 Cosa studia la statica? 17 Dare la definizione di corpo rigido e di punto materiale. 18 Quando un punto materiale è in equilibrio? 19 Quando un corpo rigido è in equilibrio? 20 Se la risultante di un sistema di forze applicate a un corpo rigido è nullo, possiamo affermare che il corpo è in equilibrio? UNITÀ B2 - STATICA 21 Una slitta è sul punto di scivolare lungo un pendio innevato. Se si aumenta il carico della slitta, aumenta anche la forza necessaria per tenere in equilibrio la slitta sul pendio? 215 una forza peso di 100 N. Determinare i moduli dalle forze vincolari prodotte dai due fili. 45° 22 Definire il baricentro di un corpo. 45° 23 Il baricentro di un corpo è sempre un punto appartenente al corpo? Fornire un esempio. 24 Due forze parallele concordi sono applicate in due punti diversi di un corpo rigido. Dov’è il punto in cui è applicata la risultante delle due forze? 25 Due forze parallele discordi sono applicate in due punti diversi di un corpo rigido. Dov’è il punto in cui è applicata la risultante delle due forze? 33 In figura il corpo è soggetto a una forza peso di 400 N. Rappresentare graficamente le forze agenti sul corpo e determinare le tensioni in ciascuna delle due corde oblique. 30° 60° 26 Perché quando si vuole aprire un cancello pesante conviene spingere il più lontano possibile dai cardini? 1 30° 29 Quando una leva di primo genere è vantaggiosa? 31 Disegnare un paio di forbici, indicando la posizione del fulcro e i vettori della forza motrice e della forza resistente. Di che genere di leva si tratta? PROBLEMI Nei seguenti problemi indicheremo direttamente con il termine peso o con il verbo pesare il modulo della forza peso che agisce su un corpo. Statica del punto materiale (2.2) 32 In figura un quadro è appeso con due fili che formano un angolo di 45° con il sostegno orizzontale a cui sono fissati. Sul quadro agisce m 35 Un blocco di massa m = 3,0 kg è appeso come in figura. Determinare la tensione nel filo 1. 30° 2 1 m 36 Per mantenere in equilibrio una scatola su un piano inclinato liscio lungo 60,0 cm e alto 15,0 cm occorre una forza di 3,15 N. Determinare la massa della scatola. Verifiche 30 Dare un esempio di leva di primo genere, di secondo genere e di terzo genere. 2 60° B2 28 Quando un corpo rigido appoggiato su un piano è in equilibrio? 34 The tension in string 1 is 30 N. Determine the mass m of the object. unità 27 Si considerino le tre situazioni: una pallina posata nel punto più basso di una conca, o sulla cima di una salita, o sopra un piano orizzontale. A quale tipo di equilibrio corrispondono le tre situazioni? 216 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO 37 In figura la forza F equilibra, tramite una puleggia senza attrito, il peso P del corpo su un piano inclinato. Sapendo che il modulo di P è 10 N e il modulo di F è 6,0 N, determinare il valore dell’angolo di pendenza del piano inclinato. Statica del corpo rigido (2.3) Forza equilibrante per il corpo rigido (2.4) 41 Alle estremità A e B della sbarra in equilibrio in figura sono applicate due forze parallele e concordi. Determinare il modulo della forza applicata in B. A F 4 cm O 2 cm B 3N 42 Nei punti A e B della sbarra in figura sono applicate due forze parallele e discordi, bilanciate da una forza applicata in O. Determinare la distanza OB. P 8N 38 Un facchino tiene fermo un armadio di 25,5 kg, appoggiato su una passerella inclinata liscia alta 1,50 m e lunga 4,50 m. Determinare il modulo della forza esercitata dal facchino per tenere l’armadio in equilibrio sulla passerella. 39 La passerella dell’esercizio precedente è scabra e il coefficiente di attrito statico tra passerella e armadio è 0,150. Determinare i moduli della forza di attrito statico e della forza esercitata dal facchino per tenere l’armadio in equilibrio sulla passerella. unità B2 Verifiche 40 In figura il piano inclinato ha coefficiente di attrito statico s = 0,30 e angolo di inclinazione = 20°; la costante elastica della molla è 200 N/m, e la forza peso che agisce sul blocco ha modulo 61 N. Determinare l’allungamento che deve subire la molla per portare il blocco in equilibrio. a A 2 cm B O 3N 43 In figura, una sbarra omogenea di lunghezza 1 m è in equilibrio su un perno. A una distanza di 20 cm dal perno è appesa una massa m = 2 kg. Determinare la massa della sbarra. 60 cm m 44 Un bilanciere da palestra è composto da un’asta omogenea di massa m = 10 kg e lunghezza l = 1,5 m alle cui estremità sono applicate due masse di 10 kg ciascuna. Qual è l’intensità della forza che si deve esercitare per bilanciare la forza peso che agisce sul bilanciere? Dove deve essere impugnato il bilanciere? 45 Con riferimento al problema precedente, viene aggiunta una terza massa da 10 kg ad un’estremità. Calcolare il valore della forza che deve essere esercitata perché il bilanciere risulti in equilibrio quando è sollevato da terra e dove deve essere impugnato il bilanciere. UNITÀ B2 - STATICA 46 La sbarra orizzontale AC in figura è lunga 1,5 m ed è sottoposta all’azione di tre forze. Determinare modulo, direzione, verso e punto di applicazione della forza equilibrante del sistema di forze assegnato. 51 La sbarra in figura è lunga 90 cm ed è vincolata in O. Sapendo che AO è 30 cm e che il modulo di FA è 50 N, ricavare il modulo di FB quando la sbarra è in equilibrio. A O B 3,0 N A 70 cm 217 45° FB C FA 4,5 N 49 Una lampada del peso di modulo 400 N è sospesa all’estremità di un’asta fissata al muro come in figura. L’asta ha un peso di intensità 100 N. Ricavare la tensione nel filo AB. A 30,0° B 50 La piastra rigida in figura è vincolata in O e sono applicate tre forze di intensità F1 = 20 N, F2 = 40 N e F3 = 40 N. Determinare se la piastra è in equilibrio. 53 A quale genere di leva appartengono a) una molletta da bucato; b) una pinzetta per sopracciglia; c) una carrucola; d) uno schiaccianoci; e) un remo; f) una carriola; g) una bilancia a bracci uguali; h) un apri bottiglie 54 In una leva di terzo genere, i due bracci misurano 60 mm e 38 mm. La leva è in equilibrio sotto l’azione di una forza resistente di modulo 3,6 N. Determinare il modulo della forza motrice. 55 La leva in figura è sottoposta all’azione di una forza resistente di intensità 15 N. Quanto vale l’intensità della forza motrice in grado di equilibrare la forza resistente? Di che genere è la leva? È vantaggiosa o svantaggiosa? FM 20 cm 5 cm Verifiche 48 Un’asta omogenea, imperniata nell’estremo A, è lunga AC = 2,0 m e pesa 10 N . Nel punto B (che distante 0,60 m da A) è applicata una forza FB con intensità di 30 N rivolta verso il basso. Calcolare il modulo della forza equilibrante applicata in C. 52 Due bambini si recano con il padre ad un parco giochi, dove c’è un’altalena. I due bambini si siedono a sinistra del fulcro. Se il primo bambino, di massa 20 kg, si siede a 2 m dal fulcro, e il secondo, di massa 40 kg, si siede a 1 m dal fulcro, dove dovrà sedersi il padre, di massa 80 kg, per poter sollevare i due bambini? L’altalena è un tipo di leva. Di che genere di leva si tratta? 0,80 m 1,4 m 1,2 m F2 O F3 F1 FR B2 47 Un uomo che pesa 700,0 N cammina su un ponte orizzontale e si ferma in un punto che dista dall’estremità opposta 3/4 della lunghezza dell’intero ponte. Il ponte è uniforme e pesa 2000 N. Quali sono i moduli delle reazioni vincolari che i supporti esercitano sulle estremità del ponte? Macchine semplici (2.6) unità 6,2 N 218 MODULO B - FORZE ED EQUILIBRIO 56 Il fulcro di una leva di primo genere lunga 1,5 m si trova a 25 cm dall’estremo al quale è applicata una forza resistente di 250 N. Qual è l’intensità della forza motrice che si deve applicare all’altro estremo perché la leva sia in equilibrio? La leva è vantaggiosa o svantaggiosa? 57 La figura mostra la tavola anatomica di un braccio piegato. Il punto O è il punto di rotazione dell’avambraccio (il fulcro), A è il punto di applicazione dei muscoli flettenti (cioè della forza motrice), B è il punto di applicazione della forza peso (cioè della forza resistente). Determinare il genere di leva. Sapendo che la distanza BO è otto volte la distanza AO, calcolare con quale forza i muscoli flettenti devono agire sull’avambraccio se si vuole alzare un peso di 50 N. 150 N, determinare il modulo della forza peso che agisce su corpo. Fe 60 La figura mostra un sistema in equilibrio formato da una leva e una carrucola fissa che sostiene un peso di modulo P = 100 N. La leva è lunga l = 1,5 m, ha il fulcro in O, e la distanza OA misura 1,0 m. Determinare il modulo della forza da applicare in A, per tenere in equilibrio il sistema. O B A A B O 58 Per sollevare una cassa di 50 kg un facchino utilizza un’asta di massa trascurabile e applica una forza di 350 N. Che genere di leva sta utilizzando? È vantaggiosa o svantaggiosa? Se il fulcro si trova a 50 cm dal punto in cui il facchino applica la forza, quanto vale il braccio resistente? unità B2 Verifiche 59 La figura mostra un paranco, cioè un sistema formato da due carrucole, di cui una mobile (1) e una fissa (2). Le carrucole sostengono un corpo. Sapendo che la carrucola mobile pesa 12,0 N e la forza equilibrante Fe ha modulo 61 In figura, un’asta rigida di massa trascurabile è imperniata nel punto O. La distanza OB misura 1,2 m, la distanza OA, 30 cm, la massa m2 vale 5,0 kg. Sapendo che il sistema asta+carrucola fissa è in equilibrio, calcolare la massa m1. O A B m2 m1 UNITÀ B2 - STATICA 219 LABORATORIO Indipendenza della forza d’attrito dall’estensione della superficie di contatto Nel paragrafo 1.4 nell’unità B1 abbiamo trattato il caso di attrito su piano inclinato (fig. 1.16): l’intensità della forza di attrito statico della superficie scabra mantiene il blocco fermo fino a quando l’angolo di inclinazione del piano non comporta una componente della forza peso parallela al piano di intensità superiore. Obiettivo Verificare che la forza di attrito non dipende dall’estensione della superficie di appoggio di un corpo posto su un piano inclinato con superficie scabra. Materiali asse con superficie scabra parallelepipedo l l Hmax h In figura 2.39 la rappresentazione schematica dell’esperimento con le dimensioni del parallelepipedo che consentono di poggiarlo su facce con estensione diversa. l p p h b Hmax a Sequenza esperimento Figura 2.39 (a) Piano con diverse inclinazioni. (b) Parallelepipedo con dimensioni disuguali (l > p > h) in modo che le facce abbiano superfici diverse. 1. Posizioniamo il parallelepipedo sull’asse. 2. Incliniamo l’asse alzando un’estremità. 3. Misuriamo l’altezza massima dell’estremo alzato che mantiene il parallelepipedo fermo. 4. Ripetiamo i punti 1, 2 e 3 cambiando faccia di appoggio del parallelepipedo. B2 unità Osserviamo che l’altezza massima Hmax è la medesima indipendentemente dall’estensione delle facce del parallelepipedo poggiato sull’asse. Questo significa che la forza di attrito dipende solo dalla tipologia del materiale tramite il coefficiente d’attrito e dalla forza peso che agisce sul parallelepipedo che si ripercuote sulla forza premente tramite la relazione (1.12) dell’unità B1. Fare attenzione quando il parallelepipedo poggia sulla faccia a estensione minore: in questo caso l’esperimento potrebbe non essere svolto se la verticale passante per il baricentro del blocco di legno uscisse dalla superficie d’appoggio, comportando la caduta del parallelepipedo. Verifiche Commenti modulo B Verifica di competenze Ingegneri e architetti dell’antichità Nell’ambito di questo modulo ci siamo occupati dell’equilibrio delle forze, dei requisiti necessari perché esso si mantenga stabilmente e di come sia possibile vincere delle forze con altre meno intense, mediante l’uso delle “macchine”. La teoria che abbiamo presentato si basa sul metodo scientifico che, come ormai sappiamo, è nato nel XVII secolo. Ma l’uomo, molto prima di quell’epoca, era già in grado di costruire opere architettoniche meravigliose, in grado di sfidare i secoli e, almeno in parte, di giungere fino ai nostri giorni. Gli architetti egiziani, greci, romani e, più in generale tutti coloro che hanno operato nelle grandi civiltà protostoriche, avevano appreso i fondamenti dell’architettura e dell’ingegneria non frequentando università o politecnici, ma imparando da persone del mestiere più esperte e facendo tesoro della propria esperienza diretta. Ma quali calcoli facevano prima di iniziare i lavori, come facevano a dimensionare i fabbisogni per le loro opere in termini di materiali, mano d’opera e tempistica, di quali macchine si servivano per l’esecuzione dei lavori? Proposta di ricerca Scegliere una grande opera realizzata nell’antichità: può essere una delle sette meraviglie del mondo o un ponte, un anfiteatro, un acquedotto; c’è solo l’imbarazzo della scelta! Illustrarne le finalità, inserendola nel contesto storico in cui è stata realizzata. Descrivere dove l’opera si trova, mettendo in relazione la sua ubicazione con le caratteristiche del terreno e la possibilità di approvvigionamento delle materie prime da utilizzare. Ricercare le informazioni disponibili sulle tecniche costruttive utilizzate, sulla mano d’opera impiegata e sui tempi di esecuzione. Ricostruzione di una fase di realizzazione di un acquedotto durante l’Impero Romano.
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