Armi Magazine (02/2014)

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Piccole a confronto
di Matteo
Brogi
I
Pur se diversissime tra loro, le piccole
semiautomatiche di Ruger e Sig Sauer
hanno saputo conquistarsi un’ampia
platea di estimatori. Operatori che cercano
prestazioni simili ma attribuiscono un
diverso peso a funzionalità ed eleganza
l fenomeno delle piccole, anzi piccolissime pistole camerate in 9 mm corto,
è relativamente recente ma ha radici
antiche. Si ispira infatti a modelli già in
produzione a inizio Novecento, uno fra
tutti il brevetto 1919 di Beretta, che hanno
trovato varie declinazioni nel corso del
secolo cosiddetto “breve”. Declinazioni
che hanno ispirato una miriade di modelli
sia in Europa che negli Stati Uniti dove,
in apparente contraddizione con il detto
americano “bigger is better” (più grande è
migliore) che tuttora giustifica il successo
di armi come il modello 1911 di Colt e del
calibro .45 ACP, le pistole sub-compatte
sono sempre state diffuse; a partire dai
modelli Derringer, ideati da Henry Deringer (1786–1868) e successivamente
reinterpretati da tanti altri produttori,
per arrivare alle cosiddette Saturday
Night Special che, nello
slang americano, sono le
pistole più compatte ed economiche utilizzate sia da
cittadini per scopi di difesa
personale che, purtroppo,
dalla criminalità. Minimo
comun denominatore di
queste armi è l’adozione di
un calibro dalle prestazioni
contenute che permette
l’impiego di una chiusura,
a massa, di facile progettazione, poco costo e minimo
ingombro. Armi pensate per il porto
occulto estremo e l’ingaggio di bersagli
a brevissime distanze, a causa del calibro
veramente modesto (.22 Long Rifle, 6,35
mm o 7,65 mm) non forniscono garanzie in termini di “potere d’arresto” e, per
questo motivo, suscitano una certa
diffidenza tra gli appassionati e gli
operatori più smaliziati.
Un calibro ‘rivalutato’
La nuova frontiera nel settore
delle armi sub-compatte (anche
se noi preferiamo la dizione ultracompatte visto che, nella prima,
vengono generalmente inserite
pistole come la Glock 26 in calibro
9x21 mm e altre varianti dell’arma
ideata da Gaston Glock) è stata
tracciata all’inizio del nuovo millennio da una serie di produttori
che hanno rivalutato un calibro che
stava cadendo nell’oblio, il 9x17
mm (9 corto o, secondo la designa-
Il sistema di scatto, come evidenziato
dalla posizione del grilletto, è una classica azione singola nel caso della P238
e una semi-doppia azione per la LCP
Entrambe le pistole utilizzano un caricatore monofilare in lamiera dalla capienza
di 6 colpi; una serie di 5 asole opportunamente aperte sul fianco consente di
valutare l’autonomia residua dell’arma
zione americana, .380 ACP). Disegnato da
John Moses Browning nel 1908, nel corso
del tempo è stato utilizzato da una nutrita
gamma di pistole: si pensi al modello 34 di
Beretta, alla Walther PPK, alla pistola mitragliatrice Ingram MAC-11. La sua ridotta potenza, comunque superiore rispetto a
quella dei calibri menzionati in precedenza, ne ha permesso l’impiego nella tipica
architettura di armi con chiusura labile a
massa. Però, si diceva, con l’inizio del nuovo millennio si è pensato di dare un nuovo futuro al calibro e sono comparse delle
pistole strutturalmente molto diverse. Tra
queste, la Kel-Tec P-3AT. Che, a differenza
di altre armi, adottava un sistema di chiusura stabile di tipo Browning modificato.
Tracciata la strada, da lì a poco il nuovo
esperimento diventerà una tendenza cui
nessun produttore potrà sottrarsi. Allo
Shot Show del 2008 il trend si concretizza.
Ruger, storico produttore americano di
armi solide/affidabili/economiche, presenta alla fiera che traccia lo stato del settore armiero nel mondo la pistola
RUGER LCP CAL. .380 ACP VS SIG SAUER P238 TWO TONE CAL. .380 ACP
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TESTA A TESTA
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Tutti i comandi operativi sono collocati
alla sinistra del fusto:
Ruger presenta il pulsante di sgancio del
caricatore e il pulsante
dello hold open; nel
caso di Sig Sauer compare anche la sicura
manuale. I comandi,
nel caso della P238,
ricalcano la configurazione del modello 1911
LCP (Light Compact Pistol) in .380
ACP con chiusura tipo Browning modificato. L’interesse sarà tale che in breve gran
parte degli altri produttori si metteranno
in scia presentando la propria interpretazione del fenomeno del momento. E, così,
l’edizione 2009 dello show passerà alla
cronaca come quella delle pistole ultracompatte. In quell’anno ne saranno infatti
presentati vari modelli tra cui il
P238 di Sig Sauer.
Le ultra - compatte
Le pistole ultra-compatte negli Stati
Uniti hanno una fama ambigua;
considerate eccellenti strumenti per
la difesa personale o come armi di
back up nell’impiego professionale,
sono viste come uno strumento
subdolo per gli usi criminali che
le possono vedere e le hanno viste
protagoniste. Se gli oppositori al
secondo emendamento fossero un po’ più
razionali e meno emotivi, farebbero bene
a preoccuparsi per la circolazione illegale
di queste armi piuttosto che perdere tempo sulla definizione di fucile d’assalto e
sull’eventualità che un’arma che ricalchi
le fattezze di un M16 possa stimolare
crimini efferati o stragi d’innocenti. Ma le
purtroppo ricorrenti mattanze che si veri-
Il sistema di chiusura segue il
sistema Browning così come
modificato da Petter, con il
vincolo tra canna e carrellootturatore operato dal blocco
prismatico della culatta
ficano in America toccando gli
istinti più profondi e 26 morti
in un solo episodio (si fa riferimento al Sandy Hook Elementary School shooting, avvenuto
a dicembre 2012, il secondo
massacro in una scuola per
numero di vittime dopo quello del Virginia Tech, avvenuto nel 2007)
colpisce molto di più che non 26 singoli
omicidi. Le micro pistole in America
hanno avuto varie interpretazioni, molto
spesso di pessima qualità. Nel 2008, la
LCP rompe questa associazione d’idee tra
ultra-compatte e armi di cattiva fattura e
lancia la tendenza. Una tendenza che, per
affermarsi, non può prescindere dal fatto
che le armi di questo segmento
in vendita sul mercato americano
debbano essere obbligatoriamente
prodotte in loco, pena l’esclusione dall’importazione a causa del
La stessa considerazione riservata
alla tacca può essere applicata ai mirini; anche in questo caso quello della
Sig Sauer può essere spostato o sostituito mentre quello di Ruger è fisso
RUGER LCP CAL. .380 ACP VS SIG SAUER P238 TWO TONE CAL. .380 ACP
091
L’impugnatura della Ruger è leggermente meno sviluppata di quella Sig
Sauer ma il fondello del caricatore fornisce quell’estensione in più utile
ad ospitare stabilmente almeno due dita della mano che impugna l’arma
La sicura di Sig
Sauer blocca il
cane in apertura e il carrello
Nonostante si ispiri al modello 1911, la P238 non è
provvista di bushing. Da questa immagine si percepisce chiaramente il differente spessore della
canna che, nel caso della LCP, è veramente sottile
meccanismo del point system che discrimina quali armi possano essere introdotte
sul territorio americano in base al possesso e all’assenza di certe caratteristiche. Per
inciso, comunque, armi di questo genere
continuano ad essere illegali in due tra gli
Stati più liberal dell’Unione: California e
Massachusetts. Visto che il fenomeno delle
ultra-compatte ha avuto un seguito anche
in Italia, abbiamo deciso di realizzare una
prova mettendo a confronto due
tra i modelli più rappresentativi
La vista posteriore del carrello evidenzia la difdella categoria. Modelli che diffeferente dotazione per quanto riguarda la tacriscono per numerosi particolari
ca di mira: quella di Sig Sauer porta due punti
sostanziali ma che condividono
Combat e offre la possibilità di scorrimento
la medesima destinazione d’uso.
laterale per la regolazione della deriva menLa nostra prova è stata realizzata
tre Ruger utilizza mire fisse, solidali al carrello
presso Bignami, che è l’importatore
italiano di entrambi i marchi.
Ruger LCP
Sciolto l’acronimo che identifica il
modello (Light Compact Pistol),
non resta tanto spazio per la fantasia. La pistola di Ruger è una delle
più ridotte presenti sul mercato
e, se qualcuno avesse la tendenza
di includerla in quella categoria
che è chiamata in termini spregiativi delle Saturday Night Special,
commetterebbe un errore. La LCP,
infatti, nonostante un prezzo realmente contenuto e una fattura che elimina
qualsiasi orpello che possa costituire un
limite ad un uso istintivo, è una signora
pistola che condivide le qualità dell’ampia
gamma Ruger. La LCP si ispira alla pistola P-3AT prodotta da Kel-Tec, azienda
fondata nel 1991 da George Kellgren, già
ingegnere presso Husqvarna e altre aziende del settore armiero. La piccola Kel-Tec,
così come la LCP, presenta un fusto in
polimero con un blocco interno realizzato
in alluminio 7075-T6 e tutte le altri parti
in acciaio. Il fusto ingloba l’impugnatura
che è in grado di ospitare solo il medio
e l’anulare; uno svaso predisposto nella
parte alta, su entrambi i lati, funge da
thumb-rest. La chiusura è geometrica di
tipo Browning modificato, con il vincolo
tra canna e carrello garantito dal blocco
prismatico della culatta che va ad impegnare la finestra d’espulsione. Lo scatto è
una semi-doppia azione con cane esterno
senza cresta che non sporge dal carrello.
Il percussore è inerziale. L’arma è priva
di qualsiasi sistema di sicurezza, sia
TESTA A TESTA
092
manuale che automatica. Molto
interessante la canna. Realizzata in acciaio,
presenta uno spessore ridottissimo – evidentemente congruo alle pressioni in gioco – e un ispessimento in prossimità della
volata che ne facilita il centraggio. Il movimento di ritorno in batteria del carrello è
agevolato dalla presenza di due molle coassiali innestate sull’asta guida-molla. Sul
carrello sono presenti gli organi di mira,
fissi, realizzati direttamente in fusione.
Sig Sauer P238
Osservando la P238 è difficile non pensare alla Colt Mustang, una semiautomatica
di chiara ispirazione 1911 che Colt ha
mantenuto in produzione dal 1986 al
1997, e che ha rappresentato l’ultima
variazione dello storico produttore americano del concetto, poi abbandonato,
di un’arma di dimensioni modeste ma
potenza di fuoco adeguata alle esigenze di difesa personale. Che la P238 e la
Mustang si somiglino, a livello estetico, è
difficile negarlo. Probabilmente i puristi
del modello 1911 avranno molte eccezioni da avanzare in merito, anche se già
A sinistra in basso: la rosata della Ruger LCP è stata
realizzata a 10 metri con munizionamento commerciale Geco con palla Full Metal Jacket Round-Nose
da 95 grani. Nonostante 3 colpi molto concentrati,
non siamo riusciti a ottenere un raggruppamento
inferiore a 116 mm (5 colpi), comunque più che adeguato alle esigenze operative dell’arma
Vista della faccia inferiore del carrello. Si evidenzia la massima semplificazione applicata al progetto LCP
Il cane della Ruger è
esterno ma
non fuoriesce
dal profilo del
carrello; non
può quindi
essere armato a mano
mancando,
tra l’altro, di
una cresta
RUGER LCP CAL. .380 ACP VS SIG SAUER P238 TWO TONE CAL. .380 ACP
093
In poligono
Anche la rosata della Sig Sauer P238 è stata
realizzata a mano libera, a 10 metri, con munizionamento commerciale Geco con palla Full
Metal Jacket Round-Nose da 95 grani. Siamo
riusciti a concentrare i 5 colpi in 84 mm
Sopra : l’autore mentre prova
la Sig Sauer P238
Sotto : il cane della P238
presenta anche l’opzione
della mezza monta
Sopra : vista laterale destra
della Sig Sauer P238 Two
Tone cal. .380 ACP
la Mustang rappresentava una sorta di
“corruzione” del disegno originale di John
M. Browning, ma le somiglianze ci sono e
sono forti. La P238 è una semiautomatica
completamente metallica, senza concessioni a fibre o polimeri. Il fusto, il carrello,
addirittura le guancette sono realizzati in
materiali metallici: acciaio inossidabile
anodizzato il carrello, lega d’alluminio di
diversa composizione il fusto e le guancette, disponibili in colore nero anodizzato o
grigio naturale (il sito del produttore conta 25 versioni). Lo schema di funzionamento ha poco in comune con il modello
1911 ma conserva il sistema di chiusura
geometrica, pur se modificato rispetto
a quello pensato da Browning. L’asola
della canna su cui lavora la chiusura, a
differenza che nel modello 1911 classico,
è fissa; l’arma è sprovvista di bushing e
adotta un’asta guida-molla dal disegno
molto semplice. Le guide del carrello
sono ricavate nella parte posteriore del
fusto. L’azione è singola ed è presente una
sicura manuale, sulla sinistra, in grado di
inibire l’azionamento di cane e grilletto;
il suo funzionamento consente di portare
l’arma con il cane armato. A sinistra è
presente anche il pulsante di sgancio del
caricatore, la cui struttura monofilare è in
grado di ospitare un massimo di 6 colpi.
Costruita nello stabilimento americano di
Sig Sauer, ad Exeter nel New Hampshire,
la P238 presenta mire regolabili, in deriva,
conservando forme e dimensioni eccezionalmente vocate al porto occulto.
Il confronto
Confrontare la piccola di Ruger con quella
di Sig Sauer potrebbe ad alcuni sembrare
incoerente vista la diversa configurazione
delle armi che porta la seconda a costare
quasi il triplo della prima. Riteniamo però
che una sfida abbia senso in quanto le due
pistole si rivolgono ad un medesimo target di acquirenti pur se, presumibilmente,
con un differente gusto estetico e una diversa attitudine di spesa. Entrambe
TESTA A TESTA
094
Ruger LCP cal. .380 ACP
¤
Costruttore: Sturm Ruger,
www.ruger.com
Importatore: Bignami,
tel. 0471 80300, www.bignami.it
Modello: LCP
Tipo: pistola semiautomatica a
chiusura geometrica
Calibro: .380 ACP (9 mm corto)
Destinazione d’uso: difesa
Caricatore: 6 colpi
Sistema di scatto: semi doppia azione
Percussione: cane esterno, percussore
inerziale
Organi di mira: mire fisse
Sicurezze: nessuna
Lunghezza canna: 70 mm
Lunghezza totale: 131 mm
Materiale del fusto: polimero
Finitura: brunitura nera opaca
Peso: 266 grammi
L a R u g e r LC P i n
smontaggio da campo
PREZZO CONSIGLIATO:
398 euro
La Ruger
LCP viene
fornita con
un borsello
in nylon per il
trasporto
le pistole adottano il sistema di
chiusura Browning modificato da Petter
e forniscono un rinculo domabile, specie se confrontato a quello sviluppato
da un qualsiasi revolver snub nose: in
un caso perché smorzato dall’elasticità
del polimero, nell’altro dalla maggiore
massa dell’arma. Il polimero consente
una considerevole riduzione del peso
della Ruger che, con i suoi 266 grammi,
stacca nella classifica della piacevolezza
del porto la concorrente (430 grammi).
Posto che la canna delle due armi è sostanzialmente identica per lunghezza (70
contro 68 mm), va osservato che la Sig
Sauer vanta due elementi di forza: da un
punto di vista funzionale la presenza di
Canne e sistemi di recupero del moto a confronto; la
LCP (a sinistra) ha una canna
particolarmente leggera e
presenta due molle coassiali
che, innestate sull’asta guidamolla, contribuiscono a smaltire l’energia del rinculo e riportano il carrello in batteria
RUGER LCP CAL. .380 ACP VS SIG SAUER P238 TWO TONE CAL. .380 ACP
095
Sig Sauer P238 Two Tone cal. .380 ACP
¤
PREZZO CONSIGLIATO:
Costruttore: Sig Sauer,
www.sigsauer.com
Importatore: Bignami,
tel. 0471 80300, www.bignami.it
Modello: P238
Tipo: pistola semiautomatica a
chiusura geometrica
Calibro: .380 ACP (9 mm corto)
Destinazione d’uso: difesa
Caricatore: 6 colpi
Sistema di scatto: azione singola
Percussione: cane esterno, percussore
inerziale
Organi di mira: tacca registrabile in
deriva
Sicurezze: mezza monta del cane,
sicura manuale
Lunghezza canna: 68 mm
Lunghezza totale: 140 mm
Materiale del fusto: lega d’alluminio
Finitura: anodizzazione
Peso: 430 grammi
una sicura manuale, da un punto di vista
“filosofico” l’appartenenza all’universo
“modello 1911”; sarà quindi preferita
da chi abbia già l’abitudine all’impiego
dei vari cloni Government e Officer che
nella P238 troverà, fatte le debite proporzioni, quasi tutti i pregi dell’arma di
Browning (manca la sicura dorsale, ad esempio) e – nell’ottica di sistema d’arma
tanto cara agli istruttori di tiro pratico
– la medesima posizione dei comandi e
la stessa inclinazione dell’impugnatura.
L’impugnabilità non è eccellente in nessuno dei due casi ma questo è scontato
viste le dimensioni dell’arma. Medesima
l’autonomia, di 6 colpi più uno. La prova
a fuoco ha evidenziato un vantaggio
della pistola di Sig Sauer in termini di
precisione: sarà lo scatto (decisamente
superiore), sarà la canna più pesante,
sarà il maggiore sviluppo dimensionale
del fusto ma con la P238 si spara un po’
meglio. Ma attenzione... sia la LCP che la
P238 sono pistole che trovano il proprio
impiego ideale alle distanze più brevi,
dove il tiro è istintivo e il calibro non
potentissimo che le accomuna può fornire energia sufficiente ad arrestare un
potenziale aggressore. Pertanto le rosate
1.099 euro
la Sig Sauer
P238 viene
fornita con
una fondina
in materiale
plastico
La Sig Sauer P238 in smontaggio da campo
pubblicate, ottenute a 10 metri utilizzando il medesimo munizionamento, sono
comunque più che accettabili.
Tiriamo le somme
La LCP è decisamente più spartana (lo
dimostra la semplicità delle mire) mentre la P238 è arma raffinata, non a caso
disponibile in una gamma di allestimenti
che non ne esclude di costosi. Fatte salve
le considerazioni fin qui esposte, che ai
punti darebbero la piccola Sig Sauer vincitrice del confronto, ci sentiamo di dire
che entrambe le pistole sono di eccellente
fattura e ben rispondono alle aspettative
di sicurezza ed efficacia che è legittimo attendersi da loro. La scelta tra l’una e l’altra
non potrà quindi che basarsi sul peso che
l’acquirente attribuisce a valori non misurabili con strumenti scientifici. Tra questi il
prestigio personale, il gusto per i materiali
e per l’estetica, la fedeltà a un brand.
CM
TESTA A TESTA