088 Piccole a confronto di Matteo Brogi I Pur se diversissime tra loro, le piccole semiautomatiche di Ruger e Sig Sauer hanno saputo conquistarsi un’ampia platea di estimatori. Operatori che cercano prestazioni simili ma attribuiscono un diverso peso a funzionalità ed eleganza l fenomeno delle piccole, anzi piccolissime pistole camerate in 9 mm corto, è relativamente recente ma ha radici antiche. Si ispira infatti a modelli già in produzione a inizio Novecento, uno fra tutti il brevetto 1919 di Beretta, che hanno trovato varie declinazioni nel corso del secolo cosiddetto “breve”. Declinazioni che hanno ispirato una miriade di modelli sia in Europa che negli Stati Uniti dove, in apparente contraddizione con il detto americano “bigger is better” (più grande è migliore) che tuttora giustifica il successo di armi come il modello 1911 di Colt e del calibro .45 ACP, le pistole sub-compatte sono sempre state diffuse; a partire dai modelli Derringer, ideati da Henry Deringer (1786–1868) e successivamente reinterpretati da tanti altri produttori, per arrivare alle cosiddette Saturday Night Special che, nello slang americano, sono le pistole più compatte ed economiche utilizzate sia da cittadini per scopi di difesa personale che, purtroppo, dalla criminalità. Minimo comun denominatore di queste armi è l’adozione di un calibro dalle prestazioni contenute che permette l’impiego di una chiusura, a massa, di facile progettazione, poco costo e minimo ingombro. Armi pensate per il porto occulto estremo e l’ingaggio di bersagli a brevissime distanze, a causa del calibro veramente modesto (.22 Long Rifle, 6,35 mm o 7,65 mm) non forniscono garanzie in termini di “potere d’arresto” e, per questo motivo, suscitano una certa diffidenza tra gli appassionati e gli operatori più smaliziati. Un calibro ‘rivalutato’ La nuova frontiera nel settore delle armi sub-compatte (anche se noi preferiamo la dizione ultracompatte visto che, nella prima, vengono generalmente inserite pistole come la Glock 26 in calibro 9x21 mm e altre varianti dell’arma ideata da Gaston Glock) è stata tracciata all’inizio del nuovo millennio da una serie di produttori che hanno rivalutato un calibro che stava cadendo nell’oblio, il 9x17 mm (9 corto o, secondo la designa- Il sistema di scatto, come evidenziato dalla posizione del grilletto, è una classica azione singola nel caso della P238 e una semi-doppia azione per la LCP Entrambe le pistole utilizzano un caricatore monofilare in lamiera dalla capienza di 6 colpi; una serie di 5 asole opportunamente aperte sul fianco consente di valutare l’autonomia residua dell’arma zione americana, .380 ACP). Disegnato da John Moses Browning nel 1908, nel corso del tempo è stato utilizzato da una nutrita gamma di pistole: si pensi al modello 34 di Beretta, alla Walther PPK, alla pistola mitragliatrice Ingram MAC-11. La sua ridotta potenza, comunque superiore rispetto a quella dei calibri menzionati in precedenza, ne ha permesso l’impiego nella tipica architettura di armi con chiusura labile a massa. Però, si diceva, con l’inizio del nuovo millennio si è pensato di dare un nuovo futuro al calibro e sono comparse delle pistole strutturalmente molto diverse. Tra queste, la Kel-Tec P-3AT. Che, a differenza di altre armi, adottava un sistema di chiusura stabile di tipo Browning modificato. Tracciata la strada, da lì a poco il nuovo esperimento diventerà una tendenza cui nessun produttore potrà sottrarsi. Allo Shot Show del 2008 il trend si concretizza. Ruger, storico produttore americano di armi solide/affidabili/economiche, presenta alla fiera che traccia lo stato del settore armiero nel mondo la pistola RUGER LCP CAL. .380 ACP VS SIG SAUER P238 TWO TONE CAL. .380 ACP 089 TESTA A TESTA 090 Tutti i comandi operativi sono collocati alla sinistra del fusto: Ruger presenta il pulsante di sgancio del caricatore e il pulsante dello hold open; nel caso di Sig Sauer compare anche la sicura manuale. I comandi, nel caso della P238, ricalcano la configurazione del modello 1911 LCP (Light Compact Pistol) in .380 ACP con chiusura tipo Browning modificato. L’interesse sarà tale che in breve gran parte degli altri produttori si metteranno in scia presentando la propria interpretazione del fenomeno del momento. E, così, l’edizione 2009 dello show passerà alla cronaca come quella delle pistole ultracompatte. In quell’anno ne saranno infatti presentati vari modelli tra cui il P238 di Sig Sauer. Le ultra - compatte Le pistole ultra-compatte negli Stati Uniti hanno una fama ambigua; considerate eccellenti strumenti per la difesa personale o come armi di back up nell’impiego professionale, sono viste come uno strumento subdolo per gli usi criminali che le possono vedere e le hanno viste protagoniste. Se gli oppositori al secondo emendamento fossero un po’ più razionali e meno emotivi, farebbero bene a preoccuparsi per la circolazione illegale di queste armi piuttosto che perdere tempo sulla definizione di fucile d’assalto e sull’eventualità che un’arma che ricalchi le fattezze di un M16 possa stimolare crimini efferati o stragi d’innocenti. Ma le purtroppo ricorrenti mattanze che si veri- Il sistema di chiusura segue il sistema Browning così come modificato da Petter, con il vincolo tra canna e carrellootturatore operato dal blocco prismatico della culatta ficano in America toccando gli istinti più profondi e 26 morti in un solo episodio (si fa riferimento al Sandy Hook Elementary School shooting, avvenuto a dicembre 2012, il secondo massacro in una scuola per numero di vittime dopo quello del Virginia Tech, avvenuto nel 2007) colpisce molto di più che non 26 singoli omicidi. Le micro pistole in America hanno avuto varie interpretazioni, molto spesso di pessima qualità. Nel 2008, la LCP rompe questa associazione d’idee tra ultra-compatte e armi di cattiva fattura e lancia la tendenza. Una tendenza che, per affermarsi, non può prescindere dal fatto che le armi di questo segmento in vendita sul mercato americano debbano essere obbligatoriamente prodotte in loco, pena l’esclusione dall’importazione a causa del La stessa considerazione riservata alla tacca può essere applicata ai mirini; anche in questo caso quello della Sig Sauer può essere spostato o sostituito mentre quello di Ruger è fisso RUGER LCP CAL. .380 ACP VS SIG SAUER P238 TWO TONE CAL. .380 ACP 091 L’impugnatura della Ruger è leggermente meno sviluppata di quella Sig Sauer ma il fondello del caricatore fornisce quell’estensione in più utile ad ospitare stabilmente almeno due dita della mano che impugna l’arma La sicura di Sig Sauer blocca il cane in apertura e il carrello Nonostante si ispiri al modello 1911, la P238 non è provvista di bushing. Da questa immagine si percepisce chiaramente il differente spessore della canna che, nel caso della LCP, è veramente sottile meccanismo del point system che discrimina quali armi possano essere introdotte sul territorio americano in base al possesso e all’assenza di certe caratteristiche. Per inciso, comunque, armi di questo genere continuano ad essere illegali in due tra gli Stati più liberal dell’Unione: California e Massachusetts. Visto che il fenomeno delle ultra-compatte ha avuto un seguito anche in Italia, abbiamo deciso di realizzare una prova mettendo a confronto due tra i modelli più rappresentativi La vista posteriore del carrello evidenzia la difdella categoria. Modelli che diffeferente dotazione per quanto riguarda la tacriscono per numerosi particolari ca di mira: quella di Sig Sauer porta due punti sostanziali ma che condividono Combat e offre la possibilità di scorrimento la medesima destinazione d’uso. laterale per la regolazione della deriva menLa nostra prova è stata realizzata tre Ruger utilizza mire fisse, solidali al carrello presso Bignami, che è l’importatore italiano di entrambi i marchi. Ruger LCP Sciolto l’acronimo che identifica il modello (Light Compact Pistol), non resta tanto spazio per la fantasia. La pistola di Ruger è una delle più ridotte presenti sul mercato e, se qualcuno avesse la tendenza di includerla in quella categoria che è chiamata in termini spregiativi delle Saturday Night Special, commetterebbe un errore. La LCP, infatti, nonostante un prezzo realmente contenuto e una fattura che elimina qualsiasi orpello che possa costituire un limite ad un uso istintivo, è una signora pistola che condivide le qualità dell’ampia gamma Ruger. La LCP si ispira alla pistola P-3AT prodotta da Kel-Tec, azienda fondata nel 1991 da George Kellgren, già ingegnere presso Husqvarna e altre aziende del settore armiero. La piccola Kel-Tec, così come la LCP, presenta un fusto in polimero con un blocco interno realizzato in alluminio 7075-T6 e tutte le altri parti in acciaio. Il fusto ingloba l’impugnatura che è in grado di ospitare solo il medio e l’anulare; uno svaso predisposto nella parte alta, su entrambi i lati, funge da thumb-rest. La chiusura è geometrica di tipo Browning modificato, con il vincolo tra canna e carrello garantito dal blocco prismatico della culatta che va ad impegnare la finestra d’espulsione. Lo scatto è una semi-doppia azione con cane esterno senza cresta che non sporge dal carrello. Il percussore è inerziale. L’arma è priva di qualsiasi sistema di sicurezza, sia TESTA A TESTA 092 manuale che automatica. Molto interessante la canna. Realizzata in acciaio, presenta uno spessore ridottissimo – evidentemente congruo alle pressioni in gioco – e un ispessimento in prossimità della volata che ne facilita il centraggio. Il movimento di ritorno in batteria del carrello è agevolato dalla presenza di due molle coassiali innestate sull’asta guida-molla. Sul carrello sono presenti gli organi di mira, fissi, realizzati direttamente in fusione. Sig Sauer P238 Osservando la P238 è difficile non pensare alla Colt Mustang, una semiautomatica di chiara ispirazione 1911 che Colt ha mantenuto in produzione dal 1986 al 1997, e che ha rappresentato l’ultima variazione dello storico produttore americano del concetto, poi abbandonato, di un’arma di dimensioni modeste ma potenza di fuoco adeguata alle esigenze di difesa personale. Che la P238 e la Mustang si somiglino, a livello estetico, è difficile negarlo. Probabilmente i puristi del modello 1911 avranno molte eccezioni da avanzare in merito, anche se già A sinistra in basso: la rosata della Ruger LCP è stata realizzata a 10 metri con munizionamento commerciale Geco con palla Full Metal Jacket Round-Nose da 95 grani. Nonostante 3 colpi molto concentrati, non siamo riusciti a ottenere un raggruppamento inferiore a 116 mm (5 colpi), comunque più che adeguato alle esigenze operative dell’arma Vista della faccia inferiore del carrello. Si evidenzia la massima semplificazione applicata al progetto LCP Il cane della Ruger è esterno ma non fuoriesce dal profilo del carrello; non può quindi essere armato a mano mancando, tra l’altro, di una cresta RUGER LCP CAL. .380 ACP VS SIG SAUER P238 TWO TONE CAL. .380 ACP 093 In poligono Anche la rosata della Sig Sauer P238 è stata realizzata a mano libera, a 10 metri, con munizionamento commerciale Geco con palla Full Metal Jacket Round-Nose da 95 grani. Siamo riusciti a concentrare i 5 colpi in 84 mm Sopra : l’autore mentre prova la Sig Sauer P238 Sotto : il cane della P238 presenta anche l’opzione della mezza monta Sopra : vista laterale destra della Sig Sauer P238 Two Tone cal. .380 ACP la Mustang rappresentava una sorta di “corruzione” del disegno originale di John M. Browning, ma le somiglianze ci sono e sono forti. La P238 è una semiautomatica completamente metallica, senza concessioni a fibre o polimeri. Il fusto, il carrello, addirittura le guancette sono realizzati in materiali metallici: acciaio inossidabile anodizzato il carrello, lega d’alluminio di diversa composizione il fusto e le guancette, disponibili in colore nero anodizzato o grigio naturale (il sito del produttore conta 25 versioni). Lo schema di funzionamento ha poco in comune con il modello 1911 ma conserva il sistema di chiusura geometrica, pur se modificato rispetto a quello pensato da Browning. L’asola della canna su cui lavora la chiusura, a differenza che nel modello 1911 classico, è fissa; l’arma è sprovvista di bushing e adotta un’asta guida-molla dal disegno molto semplice. Le guide del carrello sono ricavate nella parte posteriore del fusto. L’azione è singola ed è presente una sicura manuale, sulla sinistra, in grado di inibire l’azionamento di cane e grilletto; il suo funzionamento consente di portare l’arma con il cane armato. A sinistra è presente anche il pulsante di sgancio del caricatore, la cui struttura monofilare è in grado di ospitare un massimo di 6 colpi. Costruita nello stabilimento americano di Sig Sauer, ad Exeter nel New Hampshire, la P238 presenta mire regolabili, in deriva, conservando forme e dimensioni eccezionalmente vocate al porto occulto. Il confronto Confrontare la piccola di Ruger con quella di Sig Sauer potrebbe ad alcuni sembrare incoerente vista la diversa configurazione delle armi che porta la seconda a costare quasi il triplo della prima. Riteniamo però che una sfida abbia senso in quanto le due pistole si rivolgono ad un medesimo target di acquirenti pur se, presumibilmente, con un differente gusto estetico e una diversa attitudine di spesa. Entrambe TESTA A TESTA 094 Ruger LCP cal. .380 ACP ¤ Costruttore: Sturm Ruger, www.ruger.com Importatore: Bignami, tel. 0471 80300, www.bignami.it Modello: LCP Tipo: pistola semiautomatica a chiusura geometrica Calibro: .380 ACP (9 mm corto) Destinazione d’uso: difesa Caricatore: 6 colpi Sistema di scatto: semi doppia azione Percussione: cane esterno, percussore inerziale Organi di mira: mire fisse Sicurezze: nessuna Lunghezza canna: 70 mm Lunghezza totale: 131 mm Materiale del fusto: polimero Finitura: brunitura nera opaca Peso: 266 grammi L a R u g e r LC P i n smontaggio da campo PREZZO CONSIGLIATO: 398 euro La Ruger LCP viene fornita con un borsello in nylon per il trasporto le pistole adottano il sistema di chiusura Browning modificato da Petter e forniscono un rinculo domabile, specie se confrontato a quello sviluppato da un qualsiasi revolver snub nose: in un caso perché smorzato dall’elasticità del polimero, nell’altro dalla maggiore massa dell’arma. Il polimero consente una considerevole riduzione del peso della Ruger che, con i suoi 266 grammi, stacca nella classifica della piacevolezza del porto la concorrente (430 grammi). Posto che la canna delle due armi è sostanzialmente identica per lunghezza (70 contro 68 mm), va osservato che la Sig Sauer vanta due elementi di forza: da un punto di vista funzionale la presenza di Canne e sistemi di recupero del moto a confronto; la LCP (a sinistra) ha una canna particolarmente leggera e presenta due molle coassiali che, innestate sull’asta guidamolla, contribuiscono a smaltire l’energia del rinculo e riportano il carrello in batteria RUGER LCP CAL. .380 ACP VS SIG SAUER P238 TWO TONE CAL. .380 ACP 095 Sig Sauer P238 Two Tone cal. .380 ACP ¤ PREZZO CONSIGLIATO: Costruttore: Sig Sauer, www.sigsauer.com Importatore: Bignami, tel. 0471 80300, www.bignami.it Modello: P238 Tipo: pistola semiautomatica a chiusura geometrica Calibro: .380 ACP (9 mm corto) Destinazione d’uso: difesa Caricatore: 6 colpi Sistema di scatto: azione singola Percussione: cane esterno, percussore inerziale Organi di mira: tacca registrabile in deriva Sicurezze: mezza monta del cane, sicura manuale Lunghezza canna: 68 mm Lunghezza totale: 140 mm Materiale del fusto: lega d’alluminio Finitura: anodizzazione Peso: 430 grammi una sicura manuale, da un punto di vista “filosofico” l’appartenenza all’universo “modello 1911”; sarà quindi preferita da chi abbia già l’abitudine all’impiego dei vari cloni Government e Officer che nella P238 troverà, fatte le debite proporzioni, quasi tutti i pregi dell’arma di Browning (manca la sicura dorsale, ad esempio) e – nell’ottica di sistema d’arma tanto cara agli istruttori di tiro pratico – la medesima posizione dei comandi e la stessa inclinazione dell’impugnatura. L’impugnabilità non è eccellente in nessuno dei due casi ma questo è scontato viste le dimensioni dell’arma. Medesima l’autonomia, di 6 colpi più uno. La prova a fuoco ha evidenziato un vantaggio della pistola di Sig Sauer in termini di precisione: sarà lo scatto (decisamente superiore), sarà la canna più pesante, sarà il maggiore sviluppo dimensionale del fusto ma con la P238 si spara un po’ meglio. Ma attenzione... sia la LCP che la P238 sono pistole che trovano il proprio impiego ideale alle distanze più brevi, dove il tiro è istintivo e il calibro non potentissimo che le accomuna può fornire energia sufficiente ad arrestare un potenziale aggressore. Pertanto le rosate 1.099 euro la Sig Sauer P238 viene fornita con una fondina in materiale plastico La Sig Sauer P238 in smontaggio da campo pubblicate, ottenute a 10 metri utilizzando il medesimo munizionamento, sono comunque più che accettabili. Tiriamo le somme La LCP è decisamente più spartana (lo dimostra la semplicità delle mire) mentre la P238 è arma raffinata, non a caso disponibile in una gamma di allestimenti che non ne esclude di costosi. Fatte salve le considerazioni fin qui esposte, che ai punti darebbero la piccola Sig Sauer vincitrice del confronto, ci sentiamo di dire che entrambe le pistole sono di eccellente fattura e ben rispondono alle aspettative di sicurezza ed efficacia che è legittimo attendersi da loro. La scelta tra l’una e l’altra non potrà quindi che basarsi sul peso che l’acquirente attribuisce a valori non misurabili con strumenti scientifici. Tra questi il prestigio personale, il gusto per i materiali e per l’estetica, la fedeltà a un brand. CM TESTA A TESTA
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