M i c h e l a n g e l o Michelangelo

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ri-conoscere
Michelangelo
La scultura del Buonarroti
nella fotografia e nella pittura
dall’ottocento a oggi
M i c h e l a n g e l o
61154B
e 45,00
In copertina:
Elaborazione grafica di Stefano Rovai
da fotografia di Renato Sansaini,
Michelangelo: La Pietà, particolare,
Basilica di San Pietro, 1940 ca,
Collezione Malandrini (cat. 96)
r i - c o n o s c e r e
M i c h e l a n g e l o
L a
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B u o n a r r o t i
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d a ll ’ o t t o c e n t o
a
p i t t u r a
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a cura di
Monica Maffioli e Silvestra Bietoletti
ri-conoscere
Michelangelo
La scultura del Buonarroti
nella fotografia
e nella pittura
dall’ottocento a oggi
Firenze, Galleria dell’Accademia
18 febbraio - 18 maggio 2014
SOTTO L’ALTO PATRONATO
DEL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
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per il Patrimonio Storico,
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e del turismo, del Ministero
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Ringraziamenti
Si ringrazia tutto il personale
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Il Direttore della Galleria
dell’Accademia
e le Curatrici dell’esposizione
desiderano esprimere
particolare riconoscenza a
Lino Pertile
Lorenzo Poggiali
e inoltre a:
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Francesca Amendola
Giuseppe Anello
Massimo e Donatella Bartolozzi
Jean Sébastien Baschet
Paolo Belardinelli
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Filippo Betti
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Luisa Caporossi
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Andrea Cirla
Carlo Colaiacovo
Nicoletta Colombo
Barbara Costantini
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Ute Derks
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Jane Donnini
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Antonello Franceschi
Silvia Franchini
Pietroarco Franchetti
Maria Luisa Garlaschi
François Hebel
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Ferruccio Malandrini
Danila Marsure Rosso
Giuliano Masciarri
Lucia Miodini
Paola Mola
Laura Moro
Sauro Moroni
Daniela Pacchiana
Giuseppina Ornaghi
Antonio Padoa-Schioppa
Giovanni Pagliarulo
Maria Rosaria Palombi
Silvia Paoli
Mario Peliti
Hélène Pinet
Ulrich Pohlmann
Germana Pucci
Marina Pugliese
Paola Refice
Camelia Ropotan
Patrizia Rosazza Ferraris
Viviana Rossi Caffel
Claudio Salsi
Enrico Sartoni
Laura Seller
Giuliano Sergio
Dietmar Siegert
Carlo Sisi
Luigi Tomassini
Roberta Valtorta
Maria Laura Vergelli
Grazia Visintainer
Luigi Zanzi
Paola Zatti
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i c h e l a n g e l o :
n a s t o r i a
’ i mm a g i n i ,
a l s a s s o
l p i x e l
Lo sguardo dell’artista, vista e visione
Da qualsiasi parte si prendano a considerare la vita e l’opera di Michelangelo
Buonarroti – e da qualsiasi parte, esse non possono che confermare i loro requisiti di eccezionalità nello scenario artistico di tutti i tempi – ci si va a confrontare
con questioni di vista e di visione, di soggetto che guarda e di oggetti guardati, di
sguardo che intuisce e di sguardo che progetta.
Michelangelo per primo non esitò a testimoniare le proprie grandi fatiche nel
cimento con la materia e con i luoghi, quindi con le condizioni duramente fisiche
e tangibili del suo lavoro indefesso: da scultore l’approvvigionamento dei marmi
e poi il maneggio del trapano, del mazzuolo e degli altri arnesi per la lavorazione
estrema del marmo (fin nella tarda età, come ricordò il diplomatico francese Blaise
de Vigenère, che avendolo visitato tra il 1549 e il 1551 lo descrisse, settantacinquenne, pieno d’impeto e di furia mentre fra le scintille del mazzuolo faceva saltar via
cr isti na aci di n i
grosse scaglie dal blocco, probabilmente per la Pietà Bandini), così come da pittore
il cimento con l’intonaco fresco di volte e pareti, che nel caso della Volta Sistina
ebbe a procurargli per la protratta posa innaturale le dolorose deformazioni corporee, sulle quale egli stesso fece dell’ironia nel sonetto «I’ho già fatto un gozzo in
questo stento», accompagnato da una vignetta caricaturale1.
E tuttavia alla radice dei processi creativi di Michelangelo, come in molti altri
artefici ma in lui in misura più vasta e profonda, s’intuisce una potente capacità di
visione che genera rappresentazioni interiori, preliminari a qualsiasi studio o mossa.
Quando Michelangelo fa allineare sulla marina di Avenza i blocchi di marmo
di varie forme e misure, già all’interno di ognuno di essi il suo sguardo ha cercato
e visto la figura ivi racchiusa, che gli altri non vedono ancora, imbozzolata e celata com’è nell’opaca massa del «superchio» (Rime 151) che l’avvolge. Nei disegni
di quei blocchi marmorei conservati nei fogli dell’Archivio Buonarroti, già sta-
_
101
tue, capitelli, colonne, basi, elementi di trabeazione
poco a poco del pari, così vengono a scoprirsi prima le
giacciono in un sonno opaco, in attesa del risveglio
parti più rilevate et a nascondersi i fondi, cioè le parti
liberatore. Non con l’occhio dell’uomo qualunque
più basse della figura, tanto che nel fine ella così viene
che vede solo il mondo sensibile, ma grazie all’occhio
scoperta tutta. Nel medesimo modo si debbono cavare
dell’anima, che secondo la dottrina neoplatonica (en-
con lo scarpello le figure de’ marmi, prima scoprendo
tro la quale avvenne la prima e decisiva formazione di
le parti più rilevate e di mano in mano le più basse;
Michelangelo) può essere educato alla percezione de-
il quale modo si vede osservato da Michelagnolo ne’
gli intelligibili, l’artista penetra l’irregolare spessore
sopradetti Prigioni».
del materiale e trova in esso il futuro della sua opera,
Mi è già occorso di riflettere su come il motivo
con un decisivo sguardo mentale che appartiene già,
della visione di oggetti di altissima rilevanza attraver-
esso stesso, all’atto creativo. Quel suo senso aggiuntivo
so trasparenze, che vanno dal solido all’etereo, sia un
e personale si esercita attraverso un organo interiore,
motivo di ascendenza dantesca. Nella prima cantica ci
cui potremmo attribuire i requisiti dell’emblema pre-
viene incontro dalla profonda Antenora infernale la
scelto da Leon Battista Alberti nel cuore del xv secolo:
descrizione delle anime dannate sigillate nel ghiaccio
un occhio alato e folgorante, che guizza per l’aria del
limpido e terso, ognuna di loro visibile «come festuca
Creato. Del resto, proprio Leon Battista aveva parla-
in vetro» in grande varietà di pose, anche le più in-
to, per la scultura, di «figura indita et abscondita» nel
naturali e attorte: «Altre sono a giacere; altre stanno
materiale lapideo. E Marsilio Ficino, in chiave neo-
erte, / quella col capo e quella con le piante; / altra,
platonica, di bellezza nascosta che, vista dall’intuito
com’arco, il volto a’ piè rinverte»3. Motivo di prigionia
chiaroveggente, vien liberata togliendo l’eccesso2.
che ha un’eco speciale nei versi con cui Michelangelo
Trasparenza, dunque: trasparenza e immedia-
stesso apre le riflessioni amare e ironiche delle terzine
tezza di visione da parte dell’artista, laddove l’uomo
di Rime 267: «Io sto rinchiuso come le midolla / da la
comune vede soltanto materia informe e inespressiva.
sua scorza, qua pover e solo, / come spirto legato in
Di fronte al blocco per due volte intaccato e per
un’ampolla», dove si susseguono, a denotare un sen-
due volte abbandonato presso l’Opera di Santa Ma-
so di contenimento claustrofobico, due similitudini
ria del Fiore, gli basta far saltar via un certo «nodo»
illuminanti nella loro diversità: quella naturalistica
per vedere che può cavare dal marmo il «suo» David:
del midollo vegetale rinserrato dalla corteccia opaca
e solo allora sottoscrive il contratto. Nella capacità di
(ricordando che “scorza” era un termine usato anche
far emergere la forma dall’informe risiede, secondo
per la pelle ruvida del marmo), e quella tecnica dello
Michelangelo, la superiorità dello scolpire il marmo
spirito chiuso nella vetreria alchemica, visibile nella
rispetto al modellare i materiali plastici e al fondere
sua prigione «come festuca in vetro». All’opposto nel-
statue bronzee. «Io intendo scultura, quella che si fa
la terza cantica dantesca, del Paradiso, la visione del
per forza di levare: quella che si fa per via di porre, è
poeta ascende a gradi via via superiori di splendore,
simile alla pittura», scrisse a Benedetto Varchi che lo
che comportano effetti di trasparenze immateriali at-
interrogava sul “paragone” fra le arti.
traversate da raggi e luci, come cristalli e pezzi d’am-
E un’altra metafora, quella della figura nell’ac-
Michelangelo
David, 1501-1504, particolare dopo il restauro
del 2004. Firenze, Galleria dell’Accademia
(foto: Antonio Quattrone, Firenze).
bra penetrati dal lume solare.
qua formulata per spiegare a Giorgio Vasari come si
Ma l’occhio dell’artista può altro ancora. Oltre a
scolpiscono le statue, rivela che per liberare la forma
intuire la figura prigioniera, pur invisibile nel mar-
racchiusa basta farla emergere progressivamente dal
mo od offuscata nell’acqua, lo sguardo percepisce
«superchio», questa volta immaginato come liquido e
le misure, calcola le distanze, valuta le proporzioni.
diafano: «…se e’ si pigliassi una figura di cera o d’al-
Quale varco dell’intelletto, l’occhio possiede una ri-
tra materia dura e si mettessi a diacere in una conca
sorsa strumentale, citata nella raccomandazione che
d’acqua, la quale acqua essendo per sua natura nella
secondo il Vasari Michelangelo ripeteva, le «seste» ov-
sua sommità piana e pari, alzando la detta figura a
vero il compasso4.
_
103
L’esempio sommo di sguardo misurante si ritro-
Ritroveremo quello sguardo corrucciato e inten-
va nel David (1501-1504). Quanto gli sguardi profetici
to nel Mosè, teso a sua volta in un sovraccarico di ener-
delle Madonne di Michelangelo escludono la realtà
gia spirituale e fisica.
contingente per fissarsi su un invisibile futuro, in an-
In un solo caso, forse, le seste negli occhi dello
ticipazione del sacrificio del Figlio per la Redenzione,
scultore si allargarono troppo, a squadrare un obietti-
tanto all’opposto gli occhi del David puntano su una
vo visionario e fuori portata. Incaricato da papa Giulio
presenza contingente che da soli bastano a evocare,
II Della Rovere di progettare e scolpire la sua tomba
nonostante la sua ovvia assenza fisica, quella del gi-
(vicenda tormentosa che perseguitò l’artista fino alla
gante Golia. Già nel piccolo San Procolo di Bologna,
tarda età, e che egli stesso definì «la tragedia della se-
con il corpo costruito per contrapposizioni di parti e
poltura»), nel 1506, trentenne, Michelangelo trascorse
inclinazioni nello spazio che rivela una tensione vigi-
tre stagioni nelle cave di marmo delle Alpi Apuane so-
le e fremente, sono gli occhi dal fulminante sguardo
vrintendendo senza sosta alla cavatura, alla scelta, alla
in tralice sotto la fronte aggrottata a denotare l’atten-
sbozzatura dei blocchi, fino al loro trasporto alla spiag-
zione concentrata del giovane milite, in procinto di
gia, da dove le «carrate» di marmo s’imbarcavano per
affrontare l’assalto e il martirio.
raggiungere il porto fluviale di Ripa Grande a Roma.
Anche nel David Michelangelo coglie una si-
In quei mesi di esilio operoso in luoghi selvag-
tuazione transitoria, della durata di qualche istante,
gi e in scenari di schiacciante incombenza, diviso –
quando il giovane pastore fissa lo sguardo sull’avver-
come sarebbe accaduto di lì a pochi anni a Niccolò
sario, pronto a scagliare su di lui la pietra che lo co-
Machiavelli confinato in campagna – tra la rustica
glierà in fronte. La sua espressione, più che una gene-
compagnia diurna dei lavoratori locali e le buone
rica minaccia, rispecchia una profonda concentrazio-
letture serali accompagnate in lui dall’esercizio del
ne mentale. Come in un “fermo immagine” estratto
disegno, Michelangelo concepì un progetto utopi-
dalla sequenza rapidissima dei movimenti narrati dal
co, che a distanza di decenni ricordava con chiarez-
passo scritturale – David corre, ficca la mano nella bi-
za: «gli venne voglia di fare un Colosso che da lungi
saccia, prende il sasso, lo inserisce nella fionda, lo lan-
apparisse a’ naviganti invitato massimamente dalla
cia e colpisce Golia – qui egli sta prendendo la mira
comodità del masso, donde cavare acconciamente si
e, in ragione della distanza, sta calcolando la forza da
poteva, e dalla emulazione delli antichi […] E certo
imprimere alla rotazione della fionda che accompa-
l’arebbe fatto, se ’l tempo bastato gli fusse, o l’impresa
gnerà con tutto il suo corpo: dunque fa ciò che Mi-
per la quale era venuto l’avesse concesso. Del che un
chelangelo stesso faceva nella professione, prende le
giorno lo senti’ molto dolere»6. Di questa visione, Mi-
misure con un’occhiata. L’annotazione autografa di
chelangelo più che settantacinquenne subiva ancora
Michelangelo su un disegno, «Dauitte cholla fromba
il fascino: «…era […] una pazzia venutami per detta.
et io cho-ll’arco» – il trapano ad arco per lavorare il
Ma s ‘io fusse sicuro di vivere 4 volte quanto son vis-
marmo – adombra un parallelismo fra lo scultore e il
suto, sare’vi io entrato»7.
5
personaggio biblico, ognuno con la sua arma, ognuno
Il colosso apuano avrebbe saldato il sogno antico
col suo strumento, guidati da «la man che ubbidisce
di Dinocrate, che a dire di Vitruvio progettò per Ales-
all’intelletto» (Rime 151). Grazie alle «seste negli occhi»
sandro Magno la costruzione di una città-montagna
e alla fionda in mano, David farà compiere al ciotto-
in forma umana, con il futuro monumento nazionale
lo di fiume una traiettoria esatta che raggiungerà il
del Monte Rushmore ricavato dalle granitiche Black
punto voluto, tracciando in aria un disegno immate-
Hills nel South Dakota. Michelangelo l’avrebbe certo
riale e tuttavia perfetto. Ed ecco la vittoria del debole
ottenuto dalla montagna «per forza di levare», facen-
giusto sul forte iniquo: un fatto già accaduto per l’e-
do rimuovere a squadroni di scalpellini il «superchio»
roe pastore, una sfida da affrontare ogni giorno per
che imprigionava la figura gigantesca da lui vista
l’artista tormentato.
all’interno del duro sasso alpestre: forse l’Altissimo,
_
104
Michelangelo
Schizzi di blocchi di marmo per cavatori di pietra
con disegni, annotazioni e misure autografe,
Firenze, Casa Buonarroti
(foto: Fondazione Casa Buonarroti).
che da un certo punto di vista suggerisce la sembianza
Michelangelo
Mosè, 1513, particolare.
Roma, San Pietro in Vincoli
(foto: Scala, Firenze)
d’un solenne ammantato, con le braccia sollevate in
atto accogliente e protettivo.
Michelangelo negli sguardi degli altri artisti
La storia delle copie, derivazioni, stampe di traduzione e di ogni altro mezzo di riproduzione delle
opere di Michelangelo inizia con le opere stesse, e la
diffusione delle immagini tratte dai suoi originali
è così vasta e ramificata, da sconsigliare di seguirne
i percorsi per autori, tempi, manifestazioni e generi artistici, onde evitare la trasformazione del testo
restante in un arido elenco. Ma non si può non ricordare almeno un caposaldo nel rapporto discusso,
articolato, variabile tra originale e copia, che fu rappresentato dalla mostra della Galleria dell’Accademia di Firenze, allora Regia Galleria d’Arte Antica
e Moderna, per il quarto centenario della nascita di
Michelangelo nel 18758. Nell’osservanza della missione didattica della “giovane” Galleria, affine all’istanza educativa che aveva presieduto al formarsi di tanti
musei in Europa e negli Stati Uniti, lungo il percorso di avvicinamento al David da poco sistemato sotto
il lucernario della Tribuna fu allestita una parata di
copie al vero delle sculture michelangiolesche, comprese quelle conservate a Firenze. Alla sistemazione
museale odierna aprì la strada il soprintendente e
studioso Corrado Ricci, quando nel 1909, tolte le copie in gesso, distribuì lungo le pareti della “navata”
che conduce alla Tribuna i quattro Prigioni destinati
alla tomba di Giulio II (già nella Grotta Grande del
Giardino di Boboli) e il San Matteo destinato al Duomo, cui si sarebbe aggiunta più tardi la Pietà da Palestrina, gruppo marmoreo di attribuzione discussa.
Per comprendere appieno l’eccezionale potenza
d’irradiamento dei capolavori michelangioleschi, fin
dalla loro prima apparizione o rivelazione, basteranno pochissimi esempi scelti.
Un fenomeno di immediata e diffusa ricezione
fu rappresentato dalla Sagrestia Nuova in San Lorenzo a Firenze: architettura e sculture – tra le quali
celeberrime la Madonna col Bambino e le Tombe di Lorenzo e Giuliano de’ Medici – che videro l’artista impegnato, con interruzioni, tra il 1520 e il 1534.
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106
Il cortile dei calchi allestito come il cortile
del Bargello. Mosca, Museo Puskin (foto: Sailko).
Le statue rivoluzionarie e potenti, pur lasciate
venivano eseguiti da artisti quali Daniele da Volterra
incomplete e in posizioni provvisorie dal loro auto-
e Vincenzo Danti. Essi esportarono la percezione delle
re alla partenza definitiva per Roma, diedero origine
statue nella loro pienezza volumetrica e complessità di
a una messe di derivazioni (disegni, incisioni, riela-
lavorazione, offrendo materia di studio nelle maggio-
borazioni, copie piccole delle statue, copie e calchi a
ri Accademie di Belle Arti d’Europa, ed entrando così
grandezza naturale), dal tempo di Michelangelo fino
nella formazione di generazioni d’artisti.
Ancor più ha conosciuto e conosce una fortuna
quasi ai nostri giorni, tanto che a questo argomento
sono stati dedicati studi specifici .
planetaria il David, entrato a sua volta fisicamente –
9
La Sagrestia infatti venne frequentata assidua-
tramite copie tridimensionali, a grandezza naturale
mente dopo la partenza di Michelangelo (benché
– nei luoghi più diversi, a partire dalle Accademie di
fosse difficile visitarla, dovendo farsela aprire da Ot-
Belle Arti, le cui gipsoteche sovente fanno pare dei
taviano di Bernardetto de’ Medici, parente del duca
musei da esse originati o ad esse collegati: sono i casi
Alessandro); già sulla metà del secolo vi erano am-
del Victoria and Albert Museum a Londra, del Mu-
messi regolarmente dei giovani, tra cui Giorgio Va-
seo Pushkin a Mosca, della Akademie der Bildenden
sari e Bartolomeo Ammannati, e l’Accademia delle
Künste a Monaco di Baviera. Di queste copie “stori-
Arti del Disegno che il Vasari, d’intesa con don Vin-
che” otto-novecentesche in scala 1:1 si può considerare
cenzio Borghini, fece fondare al duca Cosimo nel
capostipite il calco in gesso a tasselli di Clemente Papi
1563, vi tenne vere e proprie sessioni di studio gra-
(1847). Quelle già note finora sono numerose, in vari
fico e di esercizio critico collettivo. Battista Franco,
materiali10. Tra le ultime copie in ordine di tempo, al
Francesco Salviati e Giovan Battista Naldini furono
centro di eventi culturali, va ricordata quella in re-
tra i primi artisti a dedicarsi allo studio delle statue, il
sina che fu protagonista, tra il Duomo e Piazza della
secondo anche allo scopo di farle incidere da Cornelis
Signoria, della manifestazione “Florens 2012”. Una
Cort nel 1570, e continuarono Bartolomeo Passarotti,
copia in bronzo era stata donata nel 2010 alla città ci-
Tintoretto (che possedeva dei calchi parziali), Ludo-
nese di Ningbo, d’iniziativa privata. Anche “parti” del
vico Cigoli, Fabrizio Boscoli, Pieter Paul Rubens, fino
David – come i calchi degli occhi elaborati da Claudio
ad Auguste Rodin e oltre, ricordando come Henri
Parmeggiani – godono di uno statuto speciale nelle
Matisse si dichiarasse «prigioniero di una donna» che
attenzioni degli artisti odierni (ma anche nel mer-
altri non era che la Notte, copia in gesso nell’École des
chandising museale, alla portata dei visitatori).
Non sempre tuttavia e non ovunque è stata ben
Beaux Arts di Nizza.
Hans-Peter Feldmann
David, 2010.
Cortesia Galleria Minini, Brescia
(foto: Gilberti)
In quell’autentica “palestra” per artisti e soprat-
accetta questa statua fuori dell’ordinario, generatrice
tutto per i giovani istruiti alle arti nell’ambito acca-
di reazioni altrettanto esorbitanti11. Nel 1995 la città
demico, finché le statue della Notte e del Dì, dell’Au-
di Gerusalemme ne rifiutò la copia offerta in dono
rora e del Crepuscolo giacquero sul pavimento, fu
da Firenze per l’anniversario davidico, adducendo a
possibile accostarvisi con confidenza e ammirare la
motivo l’esplicita nudità dell’eroe biblico.
vitalità latente nello splendore carnale delle figure
Non si contano poi le reinterpretazioni e le
specialmente femminili, tali da dar luogo a un nuovo
reinvenzioni di questa possente icona della bellezza
ideale di bellezza, atletico ed eroico. Visibili da ogni
maschile e dell’eroismo civile, anche paradossali e
lato, le Parti del Giorno furono studiate e disegnate da
dissacranti. Qualche esempio? L’artista concettuale
punti di vista non più recuperabili, una volta monta-
turco Serkan Özkaya ne creò una versione in espan-
te sui sarcofagi.
so grande due volte l’originale e interamente dora-
Alcuni scultori, a partire da Niccolò Tribolo, ne
ta, David (inspired by Michelangelo); destinata alla
trassero copie ridotte ovvero ricordi, ma di ben mag-
Biennale di Istanbul del 2005 ma distrutta acciden-
giore importanza fu il ruolo dei calchi a grandezza na-
talmente nel montaggio, fu ricostruita e installata
turale, parziali o totali, che già nel cuore del xvi secolo
presso il 21c Museum Hotel in Louisville, Kentucky,
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109
dopo un’esposizione itinerante per le strade di New
che aveva fino ad allora dovuto contare su copie, inci-
York nel 2010. Un’altra copia di questa statua si trova
sioni di traduzione e su appunti grafici presi di perso-
in Turchia a Eskisehir.
᾽
Nel 2012, per la mostra Arte torna arte presso la
na dagli studiosi, di fronte agli originali.
Galleria dell’Accademia di Firenze dove si trova l’ori-
ordinarle, e in una parola disporre di una fototeca di-
ginale, nel cortile fu installata una replica in materia-
venne nell’arco del secolo scorso un percorso obbliga-
li sintetici leggeri che, con il coordinamento di Hans
to per le istituzioni dedite a questi studi, come l’ICCD
Feldmann, alcuni studenti dell’Accademia di Belle Arti
– Fototeca Nazionale, gli Istituti di Storia dell’Ar-
dipinsero di rosa, giallo, azzurro e marrone, ottenendo
te delle Università, le Soprintendenze e gli Istituti
un ironico effetto bambolesco. Il David grasso (Fat Da-
Centrali, le biblioteche specializzate – impareggia-
vid), popolare deformazione che dilata e appesantisce
bili sul suolo italiano quelle tedesche, la Hertziana
le atletiche proporzioni del gigante, dal 2007 gioca un
Max-Planck-Gesellschaft a Roma e il Kunsthistori-
ruolo di deterrente contro l’abuso di junk food e contro
sches Institut a Firenze – senza dimenticare l’Archi-
l’assenza di attività fisica, all’origine dell’obesità.
vio Fotografico dei Musei Vaticani. Ma anche gran-
Procurarsi fotografie di opere d’arte, catalogarle,
Si potrebbe continuare enumerando altri casi, ma
di studiosi giunsero a disporre di archivi fotografici
ci si limita a ricordare che in chiusura dell’anno dell’a-
personali e domestici, oggi in gran parte accessibili e
micizia culturale Italia-USA, il 10 dicembre 2013,
perfino consultabili on-line, in tanto più preziosi in
a New York sono stati presentati i due monumentali
quanto depositari, sul verso delle stampe, di annota-
“guardiani” Hero and Superhero di Antonio Pio Saraci-
zioni autografe di studio e di lavoro. Bernard Beren-
no, donati dall’Italia e collocati in Bryant Park, presso
son, Roberto Longhi, poi Federico Zeri, Giuliano Bri-
la Biblioteca Centrale di Manhattan. Hero altro non è
ganti, Mina Gregori sono tra i nomi più importanti
che una reinterpretazione in marmo da 3,6 tonnellate
che corre l’obbligo di citare, quali cultori di una con-
del David, immediatamente riconoscibile dalla sago-
noisseurship che trovava e trova nella quantità e nella
ma e dalla posa, nonostante la scomposizione del vo-
qualità delle immagini fotografiche a disposizione il
lume in piani orizzontali distanziati tra loro, a livelli
proprio strumento d’elezione, nonché un fattore di
sovrapposti.
autonomia, di originalità e di potere.
La statuaria di Michelangelo fu da subito, e non
Dall’obiettivo fotografico al laser scanner
poteva non essere, protagonista della fotografia in
Con l’invenzione e la diffusione della fotogra-
bianco e nero, ricevendo straordinarie attenzioni,
fia attraverso le sue diverse fasi tecniche, il rapporto
con straordinari risultati, dai Fratelli Alinari di Fi-
tra l’oggetto e la sua immagine sarebbe cambiato per
renze e da molti loro coevi e seguaci. A differenza
sempre. La nuova modalità di fissaggio e tramando
dei sitter viventi, va detto che le statue offrivano l’ov-
dei fenomeni visivi entrò in una complessa dialettica
vio vantaggio di mantenere identica a loro posizio-
con le arti, ben prima che essa stessa vedesse ricono-
ne quantunque fossero lunghi o lunghissimi i tempi
sciuto il suo status d’arte. Se in particolare nel ritrat-
delle pose, tipici degli albori della fotografia, facili-
to di persone singole o di gruppi la fotografia parve
tando le riprese.
sostituirsi – pur con le difficoltà delle lunghe pose e
Fare la storia della fotografia attraverso le scul-
i limiti della resa monocroma – a un consolidato ge-
ture di Michelangelo in Europa sarebbe, a tutti gli
nere della pittura o del disegno, nei confronti delle
effetti, un’impresa piena di sfida e di fascino: ne
opere d’arte e dei paesaggi la fotografia si affermò
risulterebbe una storia d’interpretazioni, in cui ve-
per il suo valore di documentazione, cui si attribuì
dremmo la statua ora stagliarsi scontornata e dunque
a lungo un’oggettività che era lungi dal possedere.
estratta dal contesto così da apparire atemporale e as-
La fotografia diede anche decisivo impulso a una
soluta, ora invece immersa nell’ambiente, col quale
disciplina relativamente giovane, la storia dell’arte,
instaura un dialogo di antica o recente origine. Ve-
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110
Antonio Pio Saracino
The Guardians: Hero e Superhero
a Bryant Park, New York, 10 dicembre 2013
(foto: Alexo Wandael).
dremmo i rilievi ammorbidirsi e quasi appiattirsi in
da Palestrina, che fece fotografare minuziosamente
tagli e illuminazioni frontali, oppure al contrario,
da Giuseppe Pagano (Pogatschnig) con l’assunzione
grazie a visuali oblique e a luci decise e radenti, pren-
che si trattasse di un autografo michelangiolesco: il
der risalto negli aggetti e sprofondare in ombra nelle
fotografo istriano, architetto fondatore di “Casabel-
cavità. Armonia e inquietudine, serenità e dramma,
la” ed esponente di spicco del razionalismo tra le due
convenzione e trasgressione sono individuati e colti
guerre, dedicò al gruppo quaranta scatti di Rolleiflex,
dagli obiettivi e restituiti nei negativi e nelle stam-
nel 193814. Sette fotografie di particolari della serie
pe, all’insegna di una variabilità che tiene molto del
Pagano-Toesca sono state identificate nella fototeca
soggettivo, in quanto facente capo alla filiera degli
di Bernard Berenson, con il quale Toesca mantenne
operatori e delle operazioni e comunque, essenzial-
stretti rapporti15. E quanto fosse essenziale il possesso
mente, riconducibile al fotografo.
di fotografie dettagliate e in gran numero per formar-
Per ogni scultura Michelangelo (e in verità per
si un’opinione personale – specie in questo caso parti-
ogni sua pittura, architettura e disegno), non si con-
colare, di gruppo statuario dall’autografia controver-
tano le documentazioni-interpretazioni fotografiche,
sa – concorre a dimostrarlo la presenza, nella fototeca
disponibili negli archivi storici come quello ricchis-
di Federico Zeri, di una serie fotografica dedicata alla
simo di Alinari con apporti successivi di Brogi, An-
medesima problematica Pietà, comprendente sette
derson, Villani e altri, dai quali nel tempo, comprese
foto d’insieme e diciannove particolari del fotogra-
le edizioni di cartelle fotografiche, sono stati tratti vo-
fo Cesare Faraglia in Roma. Uno scatto di Daniela
lumi monografici . Innumerevoli positivi singoli o
Cammilli per Alinari si è aggiunto nel 1990 alla già
in serie sono approdati a fototeche più e meno fornite
intensa storia fotografica di questa Pietà, pur emersa
e illustri. La maggioranza si riconducono a una pro-
all’attenzione solo nel 1937; le fotografie successive al
venienza Alinari, ma non mancavano altri fornitori,
restauro del 2010 ne rappresentano l’immagine più
compresi i valenti fotografi attivi per le Soprinten-
aggiornata.
12
denze e in Vaticano, i cui nomi sono da rintracciare.
Giova rammentare a questo proposito che per le
Tuttavia, per le statue specialmente, esigenze
opere d’arte presenti a Firenze e in particolare per le
specifiche potevano esser soddisfatte solo dall’esecu-
sculture, un cospicuo fondo michelangiolesco è con-
zione di foto fatte fare secondo precise indicazioni.
sultabile presso il Gabinetto Fotografico della Soprin-
Così non sorprende che Sigmund Freud, per svilup-
tendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico
pare la sua interpretazione del Mosè in chiave psica-
ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della cit-
nalitica (con presupposti giudaici ed edipici secondo
tà di Firenze (già alle Gallerie), dove si trovano dalle
Bergstein ) nel saggio apparso per la prima volta nel
lastre, negativi e positivi storici delle opere a Firen-
1914, oltre che trarre lui stesso schizzi parziali dal ca-
ze, sino ai fotocolor e alle odierne immagini digita-
polavoro michelangiolesco ordinasse delle fotografie
li, accessibili on-line dal website www.polomuseale.
ravvicinate e frontali, così da documentare la presa
firenze.it/Archivi Digitali. Sono altresì in continuo
della mano sulle tavole e la pressione del dito indice
aggiornamento le serie fotografiche collegate a re-
sulla folta barba: segni di controllo sulla rabbia in-
stauri recenti di opere in musei e chiese. Una raccolta
sorgente in lui, presumibilmente, alla vista dell’ido-
fotografica altamente specializzata si trova presso la
latria d’Israele.
Casa Buonarroti a Firenze.
13
Torso Gaddi, I secolo a.C.,
Firenze, Galleria degli Uffizi
(foto: Rabatti & Domingie Photography, Firenze).
Nella raccolta che supportava gli studi di Pietro
Come una forma d’arte che cresce sull’arte, la
Toesca, commuove trovare un positivo dello Schiavo
fotografia d’interpretazione creativa si è arricchita di
morente nel Musée du Louvre, con l’annotazione sul
autori specialmente nell’ultimo mezzo secolo e spe-
verso che la qualifica come prestito o dono del suo
cialmente avvalendosi – prima per mancanza d’alter-
maestro Adolfo Venturi. Toesca si provvide anche di
nativa, ma poi per scelta – del bianco e nero: il me-
una campagna fotografica di prima mano della Pietà
dium che per eccellenza svela e insieme commenta lo
_
113
svolgersi nello spazio di masse e spessori, la comples-
sta nel “corpo” acefalo e privo d’arti. Suggestioni,
sità dei partiti chiaroscurali, la varietà dei trattamenti
d’altronde, percolate in entrambi (Michelangelo e
superficiali dal rustico al levigato, passando per una
Finn) dal superiore esempio della statuaria ellenisti-
miriade di finiture intermedie ottenute dallo scultore
ca ritrovata mutila, ma non per questo meno carica
con strumenti attentamente alternati.
di esemplare efficacia: basta pensare all’azione ispiratrice esercitata nei secoli dal Torso Gaddi.
Un artista della fotografia dalla spiccata predilezione per il nudo maschile, Herbert List, si rivolse
In ambito italiano, le fotografie di Aurelio
alla statuaria di Michelangelo indagando in essa la
Amendola hanno accompagnato numerose pubbli-
fisicità eroica e insieme patetica. È giustamente noto
cazioni dedicate alla scultura di Michelangelo, fra
il suo scatto del 1945-1946 dello Schiavo morente, cal-
gli altri, da Antonio Paolucci e da chi scrive. Artefi-
co in gesso nella Akademie der Bildenden Künste di
ce di memorabili immagini del David, dei Prigioni,
Monaco di Baviera, in cui alla florida integrità del
delle Pietà e d’altre sculture, una speciale confiden-
torso e del grembo, offerti alla luce obliqua e model-
za Amendola la instaurò più di venti anni fa con la
lante, si contrappone il traumatico squarcio nel brac-
Sagrestia Nuova, a partire dalla selezione fotografica
cio levato: uno strazio della forma assunto a emblema
data alle stampe negli anni Novanta17. La sua restitu-
della tragedia della guerra, che aveva visto Monaco (e
zione, dove affilata e dove smussata, delle membra-
l’Accademia) duramente colpita dal bombardamento
ture architettoniche e delle membra umane, riesce a
inglese del 1940.
conferire una dimensione sensoriale allargata alla vi-
Si sono distinti, nell’integrazione della propria
sta, guidando a una percezione più ampia e complessa
opera con la scrittura storico artistica altrui, gran-
dei valori plastici e tattili: non a caso una sua mostra
di interpreti della scultura di Michelangelo quali
del 2008 ebbe per sottotitolo Perché i sensi vedano, a
David Finn e Aurelio Amendola. Dal sodalizio di
indicare la convergenza sinestetica di ogni facoltà
Finn con Frederick Hartt (che ebbe inizio nel 1972
percettiva nello sguardo. Le figure nude e tormentate
con Donatello. Prophet of Modern Vision), scaturirono
delle quattro Parti del Giorno si trasformano in pano-
indagini fotografiche quali Michelangelo’s Three Pie-
rami corporei dove i muscoli si gonfiano come colli-
tas: a Photographic Study (New York 1975), cui fece
ne, i solchi affondano come valli, gli arti si slanciano
seguito David by the Hand of Michelangelo. The Ori-
come ponti. Onde di luce investono pelli lisce lascian-
ginal Model Discovered (New York 1987), imperniato
dole lustre e madide, per infrangersi poi in righe, sca-
quest’ultimo su un presunto modello del David, di
glie e punti laddove la superficie ultima è rugosa o
cui la comunità scientifica non ha finora accolto la
rustica, e lasciar specchi d’ombra negli anfratti. E il
paternità michelangiolesca. In queste pubblicazioni,
sonno immemore della Notte, l’assorta cecità del Dì,
così come nella storia del nudo in scultura , Finn af-
il rigirarsi inquieto del Crepuscolo, la mesta torsione
fonda lo sguardo nella materia e contribuisce a sca-
dell’Aurora, lo scatto vigile di Giuliano, la lontananza
varla, quasi proseguendo l’azione originaria dell’ar-
di Lorenzo perso in fantasticherie insondabili sono i
tista compiuta «per forza di levare»; fa assurgere
frammenti di un discorso poetico e artistico che attra-
parti e membra delle figure alla dimensione astratta
verso l’obiettivo del fotografo ritorna a essere incom-
di meri incastri lapidei, in un’alternanza di turgo-
piuto e scomposto, come Michelangelo lo lasciò alla
ri e depressioni ricondotta a fenomeno luministico.
sua partenza per Roma interrompendo per sempre i
Nel suo rinunciare – spesso – alle teste, per privile-
lavori, che altri ultimarono in sua assenza meglio che
giare l’accavallamento e la compressione delle masse
poterono.
16
muscolari sottoposte a torsione nel nodo anatomico
Tra le sorprese che artisti della fotografia come
torace-bacino, il fotografo ritrova un percorso com-
Finn e Amendola riservano agli storici dell’arte, ri-
piuto da Michelangelo stesso nella fase degli studi
corre – grazie alle inquadrature inedite e talora spre-
grafici, dove il principio dell’invenzione si manife-
giudicate delle sculture, all’inversione del rapporto
_
114
Candida Höfer
La Tribuna del David, 2008
(© Candida Höfer/VG Bild-Kunst, Bonn 2014).
Scansione del volto del David per
la ricostruzione tridimensionale computerizzata, 2004
(foto: The Digital Michelangelo Project).
chiaroscurale con artifici illuminotecnici e ad altri
Dalla lucida vena ironica di Aldo Fallai dobbia-
dispositivi professionali – la rivelazione di profili mai
mo addirittura aspettarci modelli en travesti, atteg-
prima còlti, disegni mai disegnati su carta ma riversa-
giati e addobbati sull’esempio di scelti marmi miche-
ti dall’autore senza mediazioni nella materia scolpita,
langioleschi.
fautori di interpretazioni nuove e diverse, suggeritori
In parallelo alla via dell’immedesimazione attra-
di accostamenti mai prima tentati. Un esempio per
verso immagini fortemente soggettive e materiche,
tutti: la testa dello Schiavo morente del Louvre, ripre-
vien percorsa dalla fotografia del nostro tempo anche
sa da Finn da un’angolatura spiazzante e fortemente
la strada alternativa dell’astrazione, della distanza, della
illuminata di sotto in su, presenta un profilo espanso
depurazione. Inquadrature che privilegiano la simme-
(o se di preferisce, un tre quarti affilato) che ha molti
tria e l’assialità, l’ampiezza della visione piuttosto che il
tratti di somiglianza con il disegno di Testa ideale con
particolare, la luminosità diffusa e omogenea, presen-
l’orecchino nell’Ashmolean Museum a Oxford, a sua
tano le statue immerse in un’atmosfera senza tempo e
volta rapportabile ai giovani Ignudi della Volta Sisti-
consegnate all’eternità. Candida Höfer e Massimo Li-
na, a confermare l’unità dell’ispirazione michelan-
stri, nei rispettivi linguaggi e stili, ben rappresentano
giolesca a un prototipo di bellezza androgina assolu-
questa corrente di sereno razionalismo, che peraltro
ta, ora dolente ora pensosa, nelle tecniche più diverse
ha i suoi dignitosi precedenti nelle foto di “documen-
– disegno, pittura, scultura – in questi primi lustri del
tazione” degli Alinari, della Soprintendenza e d’altri
xvi
secolo.
sconosciuti ma non meno sensibili artefici d’immagi-
La radicata immanenza della scultura di Miche-
ni. Il David di Höfer e Listri dismette la sua sovrastante
langelo nella storia della percezione del corpo umano
fisicità e perfino si ritrova attenuata la sua dimensione
si scorge nelle opere di altri grandi fotografi, che pur
colossale, posto com’è nel fulcro della maestosa Tribu-
non rivolgendo direttamente l’obiettivo alle statue, da
na costruita per accoglierlo, alla convergenza di diret-
esse mutuano l’impianto eroico, la fermezza musco-
trici prospettiche provenienti dalla navata e dei bracci,
lare, le pose cerebrali e sforzate trasferendole nei pro-
che si raccolgono nella parete absidata alle sue spalle.
pri nudi maschili o femminili. Dentro le Giacenti di
Il disegno rigoroso dei partiti architettonici fa risaltare
Emmanuel Sougez stanno, come nuclei sepolti nelle
la tricromia schiettamente toscana della grigia pietra
perle, la Notte e l’Aurora; dentro le sue figure sorgenti
serena, del bianco intonaco dealbato, del rosso pavi-
o conculcate si nascondono i Prigioni. (Alcuni decen-
mento in laterizio: il marmo del Gigante v’introduce
ni fa, del resto, il modello d’una foto pubblicitaria di
la sua purissima e solitaria sigla figurativa, dilavata – di
una storica maison riprodusse, in omaggio congiunto
giorno – dalla luce uniforme spiovente dal lucernario.
all’Italia e alla Francia, la posa dello Schiavo moren-
Ne percepiamo il lucido spaesamento, per esser stato
te...). La scintilla tra l’incombente presenza miche-
estratto dal vivo commercio quotidiano con la città
langiolesca e la fotografia contemporanea all’insegna
e con gli abitanti e consegnato, idolo sull’altare di un
dell’epos del nudo scoccò nella Galleria dell’Accade-
nuovo santuario, alla laica venerazione dei visitatori.
mia nel 2009, con la mostra La perfezione della forma
Esperimenti ancora diversi spostano il punto di
dedicata a Robert Mapplethorpe, il fotografo che ave-
vista dalla parte degli “altri”: dei visitatori appunto,
va dichiarato: «Se io fossi nato cento o duecento anni
che vengono ripresi mentre osservano, nel corso della
fa, avrei potuto fare lo scultore, ma la fotografia è un
loro visita al museo, i capolavori michelangioleschi e
modo più veloce per vedere le cose, per fare scultura».
non soltanto. Maree di teste, mosaici di volti, foreste
E davvero Mapplethorpe «fa scultura» con l’obiettivo,
di corpi sui cui atteggiamenti e abbigliamenti sareb-
trasfigurando la carne in ebano e in marmo, forzan-
be facile e ingeneroso far dell’ironia. Li vediamo nelle
do le membra a formare architetture ingegnose, che
celebri immagini a colori di Thomas Struth, riflessi
rivelano la difficoltà e l’artificio consentanei alla tor-
appannati – nella loro umanità fragile e transitoria –
mentata creatività dell’artista rinascimentale.
dell’invisibile e inalterabile bellezza che li sovrasta.
_
117
Michelangelo Buonarroti
Pietà Bandini, 1550-1555.
Firenze, Museo dell’Opera del Duomo
(foto: Rabatti & Domingie Photography, Firenze)
 Elaborazione digitale della Pietà Bandini
(foto: Fausto Bernardini, New York;
© IBM Visual & Geometric Computing Group Digital Pietà Project).
E li vediamo nelle assai meno note eppur pre-
Gentle Giant, un gruppo facente capo a Levoy stava
man che ubbidisce all’intelletto» di Michelangelo,
Ma se una certezza resta, è che l’unicità degli ori-
gevoli fotografie in bianco e nero di Lucia Baldini :
sperimentando un prototipo di replica in miniatura
ed evoluto in una disseminazione planetaria delle ri-
ginali ne riesce confermata, consolidata ed esaltata,
quasi sempre con espressioni concentrate e perples-
di resina, basata sul modello 3D di Stanford, a scopo
produzioni tratte dalle sue opere, è ormai lungo cin-
motivando le scelte dei tanti visitatori che si spostano
se, come di chi s’interroga sulla qualità della propria
commerciale.
que secoli e si inoltra verso un futuro che sfugge alle
per compiere, in modo diretto e personale, l’esperien-
18
esperienza, o sulla correttezza della propria risposta
Quasi contemporaneamente, tra il 1997 e il 2002
previsioni. Anche l’adeguamento degli smartphone
za della vicinanza fisica e del contatto visivo con statue
emotiva. Non manca chi osservando la statua si ade-
fu realizzato a Firenze un progetto con scopi simili, la
e tablet a standard di qualità sempre più elevati sta
(e dipinti) che occupano le pagine centrali della storia
gua ad essa, inclinando la testa o piegando la persona,
creazione di un modello virtuale avente per oggetto la
creando, al di fuori di ogni possibile controllo, un
dell’arte di tutti i tempi. In un’epoca di trasformazio-
in obbedienza ai comandi di “neuroni specchio”, che
Pietà Bandini nel Museo dell’Opera del Duomo. IBM,
archivio diffuso di immagini amatoriali, che sareb-
ni accelerate e di precarietà endemica, accertare “dal
gli suggeriscono un’inconsapevole mimesi con l’og-
avvalendosi della collaborazione dello storico dell’arte
be interessante far emergere alla conoscenza almeno
vero” l’esistenza e la bellezza di questi capolavori è cosa
getto della sua attenzione e (forse) ammirazione. Non
Jack Wasserman, sperimentò un sistema innovativo
per campioni.
che – mi piace credere – rassicura e consola.
si può che sorvolare sui casi di approccio cinemato-
basato su circa 700 riprese fotografiche effettuate da
grafico alla statuaria michelangiolesca, che hanno
angolazioni differenti con 6 fotocamere digitali. Il
picchi d’alta qualità nel critofilm di Carlo Ludovico
modello virtuale e i suoi risultati furono descritti in
1
Ragghianti, Michelangiolo (1964, ultimo di una serie
un volume monografico sul gruppo scultoreo ; non è
Sonetto n. 5, in Buonarroti, Rime, 1534, ed. Girardi 1960, p. 562.
ni di individuare un disturbo specifico, da lei pubblicato come
2
di ventuno) e nel cortometraggio Lo sguardo di Mi-
noto se trovasse in seguito altre applicazioni.
«Quemadmodum qui statuam indigenam fabricant anferen-
“sindrome di Stendhal”.
21
tes omnia quae circum apposiat impediunt, perspicuum formae
12
latentis intuitum, solaque ablatione pulchritudinem ipsam in
le seguenti pubblicazioni, delle quali la maggioranza concer-
se pandentes occultam». Dionysii Aeropagitae... 1561, III, p. 1020.
nenti i disegni: Ricci 1902; Buonarroti, Disegni, I, 1921, 1 car-
Debbo alla cortesia di Monica Maffioli la segnalazione del-
chelangelo, di Michelangelo Antonioni, che tramite
Il continuo evolversi delle tecniche digitali di
la vista (e il tatto a momenti) dialoga silenziosamente
acquisizione e di riproduzione dell’immagine fa pre-
col monumento funebre di Giulio II in San Pietro in
vedere che ulteriori nuove tappe saranno presto rag-
3
Vincoli (2004).
giunte.
Dante Alighieri, Commedia, I (Inferno), xxxiv, 12-15.
tella (20 c. di tav.); Buonarroti, Disegni, II, 1921, 1 cartella (20
4
Il detto fu raccolto anche dall’Armenini: «...soleva rispondere
c. di tav.); De Rinaldis 1921; Poggi 1954, [II], 12, p. 20 c. di tav.
l’eccellente Michelangelo Buonarroti [bisogna] avere le seste
[eliotipie] (della stessa Madonna, un’estesa campagna fotogra-
negli occhi e non in mano» (Armenini 1587, ed. Folliero-Metz
fica del 1950 fu acquisita da Federico Zeri per la propria fotote-
- Gramatzki 2013 e in particolare al testo di Giulia Ceriani Se-
ca, presso Pietro Chauffourier in Roma); Drawings... [1960?],
bregondi dal promettente titolo: Michelangelo e le «seste negli
1 cartella (4 p. XX c. di tav. sciolte); Michelangelo... [1974?], 1
E infine, qualche parola sulle tecniche digitali
Anche per la pittura di Michelangelo – che qui
di acquisizione e restituzione d’immagini tridimen-
si è volutamente confinata sullo sfondo – possiamo
sionali, che hanno avuto nelle sculture di Michelan-
già contare su strumenti di fruizione e di studio a
gelo i loro precoci banchi di prova.
carattere immersivo, quali l’immagine ad altissima
Era il 1997 quando Marc Levoy, docente a Stan-
risoluzione del Tondo Doni della Galleria degli Uffizi
ford, CA., prese i contatti per avviare il suo Digital
realizzata da MICC-Centrica (Firenze) per la navi-
Michelangelo Project: il primo progetto di ampio re-
gazione su Touchscreen, che rende possibile entrare
5
spiro che, avvalendosi di un laser rangefinder apposi-
nella composizione pittorica fino a scorgere la più
6
tamente progettato, costruito e collaudato e di appo-
sottile delle pennellate e a monitorare la più minuta
7
site intelaiature meccaniche, avrebbe sperimentato la
delle craquelure; la riproduzione digitale tridimen-
scansione di grandi statue. La campagna di acquisi-
sionale della Cappella Sistina; le fotografie in HD di
zione dei dati, svolta insieme con l’Università di Wa-
alcuni disegni della cosiddetta “Stanza segreta” in
shington nel 1997-1998, si basò sulla scannerizzazio-
San Lorenzo.
ne di dieci statue (il David, i Prigioni e il San Matteo
Quanto alla scultura, oltre alla possibilità di as-
nella Galleria dell’Accademia e le quattro Parti del
sumere virtualmente punti di vista non praticabili
Giorno nella Sagrestia Nuova) insieme con le struttu-
nei luoghi reali, la visione 3D e la rotazione nello
re architettoniche di entrambi i musei. Un lungo la-
spazio di una figura o di un gruppo sullo schermo
voro di elaborazione sui dati acquisiti, portato avanti
del proprio strumento (pc, tablet, smartphone, Ipad,
in California, ebbe come risultato principale che dal
ecc.) offrono un accesso mai prima d’ora sperimen-
2009 esiste un modello 3D ad alta risoluzione del Da-
tato a utenti remoti in modalità 7/24, incoraggiando
vid, oltre a buoni modelli delle altre statue .
la conoscenza ed eventualmente lo studio di quest’ar-
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Già nel restauro del 2003-2004 il modello del
te che richiede – ben più che la pittura – la perce-
David fu utilizzato per archiviare secondo coordinate
zione degli sviluppi volumetrici e delle lavorazioni
matematiche i dati materici, le criticità e gli inter-
superficiali. Dal materiale al virtuale, dall’originale
venti conservativi. Nel 2004, con la collaborazione di
ai suoi infiniti cloni, il percorso cominciato da «la
occhi». Prassi architettonica e capacità aritmetiche del Cinque-
cartella (4 c. di tav.).
cento a confronto.
13
Bergstein 2006, pp. 158-176.
Primo libro di Samuele, 17: 48-49.
14
De Seta 1979.
Condivi 1553, ed. Hirst - Elam 1998.
15
Callegari et al. 2009.
Postilla dettata a Tiberio Calcagni al passo del Condivi, in
16
Goldberg 2000.
17
Occhio su Michelangelo... 1993.
Monti 2007.
Un saggio del risultato è reperibile su YouTube (http://www.
Condivi 1553, ed. Hirst - Elam 1998, n. 10, p. XXI.
8
Si veda Michelangelo nell’Ottocento... 1994.
18
9
In particolare da Rosenberg 2000 e Rosenberg 2003, pp. 114-
19
136.
10
youtube.com/watch?v=e-l2BMStRcg), interessante a dispetto
Le copie sono indicate da vari web-site, tra i quali www.whe-
dell’inopinata colonna sonora a tempo di valzer.
reisthedavid.com, attivato dall’Assessorato alla Cultura del Co-
20
Wasserman 2003.
mune di Firenze.
21
Possibilità apprezzata forse anche al di sopra del merito
11
Furono i suoi effetti su pazienti temporaneamente psichiatri-
oggettivo da J. Huston McCulloch, in David... 2007; http://
ci che permisero alla psichiatra e psicologa Graziella Magheri-
www.econ.ohio-state.edu/jhm/arch/david/David.htm.
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Antonio Pio Saracino
The Guardians: Hero e Superhero
a Bryant Park, New York, 10 dicembre 2013
(foto: Alexo Wandael).