SINDACATO CULTURA LAVORO NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE GENERALE AD USO DEI QUADRI SINDACALI NUMERO CIII SETTEMBRE 2014 00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel/Fax 06 67232348 Tel. 06 67232889 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it RENZI TROVA I SOLDI PER IL COMPARTO SICUREZZA E SI DIMENTICA DI MILIONI DI LAVORATORI PUBBLICI CHE STANNO SUL LASTRICO!!! Ebbene sì, ora ne abbiamo la certezza: nel pubblico impiego sembrerebbero esistere due categorie di lavoratori, quelli di seria A e quelli di serie B. Una distinzione folle, che alimenta una dannosa ed inutile guerra tra poveri e che non risolve nulla anzi, se c’è un disagio, questo viene sostanzialmente acuito. La storia è ormai nota ma vale la pena sintetizzarla: contratti bloccati per tutto il pubblico impiego, tuonava Renzi e gli faceva coro la Marianna. Non ci sono soldi, c’è la spending review ed inoltre, cosa vuoi che sia un blocco contrattuale in un periodo in cui c’è tanta gente che perde il lavoro? Certo, di fronte a cotante affermazioni, se risultassero vere e fondate, “chapeau” poi c’è la famosa rivoluzione della Pubblica Amministrazione tanto gradita a chiunque occupa il posto di premier (quante volte si è sentito parlare di riformare la P.A. con risultati spesso deludenti?). Una rivoluzione che ormai sembra avere le armi spuntate in quanto si è accanita proprio sui lavoratori o meglio sui loro legittimi rappresentanti (leggasi Organizzazioni Sindacali). Prima di addentrarci in questo discorso, torniamo a bomba sul blocco contrattuale con il quale abbiamo iniziato il discorso. E’ cosa arcinota (e per chi non lo sapesse glielo diciamo adesso), che un dipendente pubblico civile con circa 35/40 anni di anzianità porta a casa uno stipendio medio netto di circa €. 1300,00. Sì, avete capito bene: dopo una vita dedicata al lavoro nel pubblico impiego, il nostro travèt di turno non arriva alla fine del mese, non riesce a mantenere la famiglia e, se un giorno arriverà alla pensione, potrà sperare, se va bene su un importo di circa €. 1.000,00 (e potrà ritenersi già fortunato). Ma noi gli abbiamo dato anche 80 euro in più al mese che se in una famiglia lavorano in due diventano 160 euro, ha ribadito il nostro amico (?) Renzi. Verissimo, ribattiamo noi, peccato che non tutti ne abbiano potuto beneficiare e che non è paragonabile economicamente il cambio tra le 80 euro e il valore economico dell’eventuale aumento del contratto, con tanto di arretrati, se Dio vuole. Non c’è bisogno di essere economisti per capire che un contratto bloccato da anni e che sarà bloccato almeno per un altro anno, mortifica non poco gli addetti che ogni giorno operano nei meandri della pubblica amministrazione. Ma siamo sicuri che sia così per tutti? All’inizio abbiamo parlato di lavoratori divisi in due categorie ed ora chiariamo il concetto. Le forze dell’Ordine, i militari e quant’altro, si sono subito fatti sentire minacciando mari e monti. In un battibaleno i soldi che non c’erano sono magicamente apparsi, come se al posto di Renzi ci sia strato il mago Silvan. Et Voilà, è stato detto (detto e fatto). Per carità, quel che è giusto è giusto e se questi lavoratori avevano diritto all’aumento stipendiale è bene che gli venga accordato. Ma gli altri? Infatti, in buona sostanza, mentre Renzi pensa allo sblocco dei contratti dei lavoratori della sicurezza altri milioni di lavoratori pubblici si trovano ai limiti della soglia di povertà. A questo punto sorge spontanea la domanda: ma a noi lavoratori dello Stato civili, ci avete preso per fessi? E’ possibile che siamo sempre l’ultima ruota del carro? Continua →→→ Giuseppe Urbino Segretario Nazionale Confsal-Unsa Beni Culturali Sommario: •A 2 •A 3 •SOS PER LA BNCF? 4 •TASSA 6 •FUNZIONARI 8 •ARTSPIA 9 •CHIESTA 11 FIRENZE: IL MALTEMPO HA CAUSATO MOLTI DANNI MA QUANTI DI QUESTI DANNI POTEVANO ESSERE EVITATI FIRENZE: RESTAURATA LA FONTANA DELLO SPRONE, MA NON SAREBBE DEL BUONTALENTI. SOGGIORNO: È AUTOLESIONISMO FANNO CAUSA AL MINISTERO DA DUE ANNI SOTTOPAGATI PER ERRORI NEI BANDI - FACCIAMOCI DEL MALE: IL FASCINOSO MUSEO ORIENTALE DI PALAZZO BRANCACCIO RISCHIA DI FINIRE NEL DESERTO ALL'EUR. UNA POSSIBILE SOLUZIONE AL MINISTRO PER UNA NUOVA SISTEMAZIONE DEGLI UFFICI DELLA DGA •OBBLIGATO 12 E INELUDIBILE RINNOVO DEI CONTRATTI IL •COMUNICAZIONE 14 IN MERITO ALLA QUESTIONE DELL’INDEBITO PRELIEVO PREVIDENZIALE (IL 2,50% DELL’ 80% DELLA RETRIBUZIONE TABELLARE) •MANIFESTAZIONE DAY 11.10.2014 CONTRATTO 15 •LEGITTIMO 17 •JOBS 19 •PERMESSI 20 •DA 22 •LO 23 •A ROMA E’ NATO UN LAGO 25 IL RIFIUTO DEL DIPENDENTE PUBBLICO A SVOLGERE LAVORO STRAORDINARIO ACT SUL TAVOLO... MA I PENSIONATI E I 'QUOTA 96'?... 104 E CONGEDO STRAORDINARIO LE INNOVAZIONI DELLA LEGGE 114/2014 IN MATERIA DI LAVORO RISARCIRE IL LAVORATORE, TANTO QUANTO DURA IL DEMANSIONAMENTO. SCORRIMENTO DELLE GRADUATORIE CONCORSUALI NEL PUBBLICO IMPIEGO: CONDIZIONI E LIMITI PAGINA 2 Non basta la cattiva fama che alcuni predecessori della Madia ci ha affibbiato? (Chi può dimenticare il Fannulloni del Prof. Brunetta, che probabilmente all’epoca si era dimenticato del piccolo particolare che anche lui era un pubblico dipendente in quanto professore universitario?). Ma tant’è! Non c’è voluto molto per creare un clima di sospetto nei confronti del pubblico dipendente e l’opinione pubblica, sempre facilmente influenzabile, ha reagito come era prevedibile. Poi contro i lavoratori pubblici avevamo già avuto augusti pensieri filosofici di altri esponenti di partiti trasversali, basta ricordare L’On Costa, nemico giurato dei dipendenti sta- SINDACATO– CULTURA—LAVORO tali e l’On. Ichino, anche lui da sempre impegnato a sparare a zero sulla croce rossa. Ebbene sì, attaccare il pubblico dipendente è un po’ come sparare culla croce rossa in quanto il lavoratore di questo delicato settore altri non è che un umile servitore dello Stato, spesso e volentieri orgoglioso del lavoro che svolge e che non merita un trattamento simile, specie se si guarda al misero compenso mensile che riceve. Torniamo poi al discorso sindacale, appena accennato qui sopra, perché è opportuno capire che attaccare il sindacato, checché se ne dica, significa attaccare il lavoratore perché senza una rappresentanza non si va da nessuna N. 103 — SETTEMBRE — 2014 parte. L’attacco è sistematico e sta minando il sindacato in genere, senza distinzione alcuna, e già l’aver dimezzato i permessi, distacchi e aspettative sindacali, mostra come questo Governo voglia andare per la sua strada bypassando i legittimi rappresentanti dei lavoratori. In ultimo anche i recenti attacchi televisivi e giornalistici, seppur abbiano svelato delle storture, non sono venuti a caso e, ad avviso di chi scrive, non possono che mirare ad affossare definitivamente una istituzione, quella sindacale, che ha fatto la storia d’Italia e che, ricordiamolo, era stata abrogata dalla dittatura fascista. Chi ha orecchi per intendere intenda! Giuseppe Urbino A FIRENZE: IL MALTEMPO DI VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2014 HA CAUSATO MOLTI DANNI MA QUANTI DI QUESTI DANNI POTEVANO ESSERE EVITATI, SOLO SE… Non torna la conta dei danni nei Luoghi della cultura di Firenze, perché ancora una volta non si vuole considerare che grazie alla scarsa (se non inesistente) manutenzione preventiva, QUESTI DANNI, OGNI VOLTA CHE PIOVE DAL TETTO (come diceva Paolucci) SONO SEMPRE I SOLITI E CI SARANNO SEMPRE…. COMUNQUE QUESTI DANNI “INEVITABILI” AI LUOGHI DELLA CULTURA POTREBBERO ESSERE CONTENIBILI AL 30% Da subito, sabato 20 settembre 2014, cominciano ad essere diramati i primi bollettini sui danni economici subiti ma questi danni 'contati', sono pochi o sono tanti? Quanti di questi danni, comunque, potevano essere evitati? Quando sono state fatte le manutenzioni ordinarie? E quante di queste manutenzioni programmate hanno visto poi la loro realizzazione? Cosi', sugli ingenti danni da maltempo ai siti culturali di Firenze, è intervenuto, tra gli altri, anche il sindacato dei lavoratori dei Beni culturali Confsal-Unsa con il segretario regionale toscano Learco Nencetti. «Una cosa è certa - scrive in una nota - La ripetitività che si riscontra in alcuni danni a Boboli, agli Uffizi ed alla Biblioteca nazionale (come risulta dai nostri archivi su precedenti eventi anche se non di tale estremità). Danni che potevano essere contenuti al massimo in un 30-35% di quanto oggi si e' manifestato. Si pensi che erano ancora montati (usati) 'vetri' e 'vetrate' dal tempo della guerra, di soffiatura leggera, vetri comuni, per assurdo di cartongesso o carta zucche- ro…». Nessuno mette in dubbio che quanto è successo copn questo evento estremo ed imprevedibile..... Ma senz'altro - almeno per i nostri Beni culturali - è stata una caporetto prevedibile e non si possono dare tutte le colpe all'evento di città "bomba d'acqua e di grandine - tromba d'aria" .... È DA ANNI CHE I NOSTRI "CONTENITORI" DEI BENI CULTURALI HANNO BISOGNO DI INTERVENTI STRUTTURALI CHE SALVAGUARDINO AL MEGLIO E NON PROVVISORIAMENTE LE OPERE CHE DEVONO CUSTODIRE DALLE INTEMPERIE E CALAMITA' QUOTIDIANE: TEMPERATURA CALDO-FREDDO, GELO, PIOGGIA, SOLE... Pertanto, non per polemica ma per obiezione costruttiva ci si chiede anche: «A quando risalgono le ultime manutenzioni preventive effettuate?» e «Quanti di questi lavori effettuati sono stati fatti a regola d'arte?», «da chi sono state, poi, collaudate? Dagli stessi controllati?". Learco Nencetti N. 103 — SETTEMBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 3 A FIRENZE: RESTAURATA LA FONTANA DELLO SPRONE, MA NON SAREBBE DEL BUONTALENTI. SINDACALISTA CITA FONTI: “OPERA SCULTORE GENERINI 30 ANNI DOPO (ANSA) ” Nuovo look per la Fontana dello Sprone di Firenze. Sono terminati i lavori di restauro a Firenze della fontana all’angolo tra via dello Sprone e Borgo San Jacopo. L’opera di recupero è stata inaugurata il 4 settembre 2014 alla presenza del sindaco Dario Nardella, del presidente di Fondaco Enrico Bressan e di Luca Vincenzo Pantone titolare della Pantone Restauri. L’intervento rientra nel progetto ‘Florence I Care’ che prevede la ricerca di sponsorizzazioni per il restauro e la manutenzione straordinaria di beni culturali di proprietà comunale. "Siamo a più di un milione d euro di interventi nell’ambito del progetto Flic–Florence I Care, che riguarda il coinvolgimento dei soggetti privati nel restauro e valorizzazione del nostro patrimonio culturale", ha detto il sindaco Nardella - Proseguo questo tour delle fontane dopo il restauro della fontana di piazza del Grano di alcune settimane fa, oggi è la volta della fontana del Buontalenti e tra un mese di quella di Benvenuto Cellini. Tanti tasselli della bellezza e del decoro della città”. La Fondaco srl di Venezia ha finanziato il restauro per un importo di 24.796 euro. Questo in sintesi il Comunicato stampa fatto girare per l’occasione del restauro. Peccato però che l’opera della Fontana dello Sprone non e' di Bernardo Buontalenti bensi' di Francesco Generini: a "pizzicare" l'amministrazione comunale di Firenze in quello che, se confermato, sarebbe uno svarione storicoartistico e' il coordinatore toscano del sindacato ConfsalUnsa Beni Culturali, Learco Nencetti. Ieri il Comune di Firenze ha dato notizia del restauro, sponsorizzata da privati, della fontana sistemata all'angolo tra due strade storiche dell'Oltrarno fiorentino, via dello Sprone e Borgo San Iacopo. E nell'annuncio la fontana viene attribuita a Buontalenti. Ma, spiega il sindacalista, «è risaputo che recenti studi (Stefania Galante, Davide Turrini, John Dixon Hunt ed altri) hanno copiosamente dimostrato, come riporta il Repertorio delle Architetture Civili di Firenze facilmente consultabile on-line, come la fontana sia stata in realtà allestita al termine dei lavori dell'acquedotto voluto da Ferdinando II, nel 16381639, ed eseguita dallo scultore Francesco Generini». Secondo Nencetti non si tratterebbe dell'unico recente errore: «Ad esempio, in occasione dell'inaugurazione del restauro della Fontana della Loggia del Grano del primo agosto, leggiamo nel comunicato stampa del comune di Firenze che l'opera sarebbe stata realizzata nel 1764 e quindi sotto la Reggenza Lorenese dallo scultore Chiarissimo Fancelli. Peccato però che a quella data il povero artista era già morto da 132 anni». Alla luce di questa situazione, l'interrogativo che si pone rivolgendoci anche al sindaco Dario Nardella - com'e' possibile pensare di fare sparire o neutralizzare la competenza delle Soprintendenze ai beni architettonici e storici, oppure relegarle a solo compiti di 'zie' se poi è grazie alle loro competenze se oggi possiamo restaurare i nostri monumenti od opere d’arte, senza creare ulteriori pasticci proprio partendo dalla sufficiente conoscenza della loro storia, ed ancor di più delle loro date, nel rispetto dell’artista che le ha create e dei materiali che le costituiscono. Ci rifletta. Learco Nencetti PAGINA 4 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 103 — SETTEMBRE — 2014 SOS PER LA BIBLIOTECA NAZIONALE? E’ DAL 2011 CHE E’ UN DISASTRO ANNUNCIATO… ALTRO CHE CHIEDERE UNA DONAZIONE DI 1 EURO A TESTA PER ARRIVARE ALLA CIFRA DEI DANNI DI OLTRE 1 MILIONE DI EURO Quanto è successo alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze ha davvero dell’incredibile, se si pensa che è dal 2011 che il nostro Sindacato ha fatto rilevare che in mancanza di una manutenzione preventiva costante e la realizzazione definitiva (e non a “toppe”) dei lavori di consolidamento dei tetti e lucernari, compreso le grondaie, e rinnovo degli infissi è inutile tenerla aperta! E’ solo un danno per l’immenso patrimonio della “memoria” della cultura italiana! E’ dalle ore 19:00 del 25 settembre 2014 che si apprende ufficialmente che i danni subiti al patrimonio della Biblioteca Nazionale ammonteranno a più di un milione di euro. Cifra di oltre il milione di euro che si desume anche dai gravi danni strutturali in cui versa la Biblioteca da anni, perché il "problema" viene sempre dall’alto: tetti, pluviali, grondaie, lucernari, soffitti ed infissi. Danni che si ripe- tono copiosamente ad ogni episodio di abbondante “acqua” dai tetti, nonostante i vari finanziamenti disposti dal Ministero negli anni (vedasi precedenti: 21 ottobre 2013, 13 dicembre 2012, 6 giugno 2011, 18 novembre 2009)… - Già, ma chi è il controllore dei lavori di costoro? Sono loro medesimi o persone terze? E, quindi: - ancora una volta ed a distanza di anni, il controllato risulta essere il controllore di se stesso! Ma la cosa ancor più sorprendente e spaventevole, secondo quanto riferito ad un quotidiano cittadino dalla stessa direttrice della Biblioteca Nazionale all’indomani della g r a n di n a t a è che: «Purtroppo abbiamo i seminterrati quasi sommersi, avremmo voluto svuotarli ma la dotazione della Nazionale non comprende delle pompe idrovore. Senza alcun timore di essere smentita posso dire che questa biblioteca ha un forte rapporto con l'acqua. E oggi lo ha dimostrato ancora una volta» Raccapricciante è la scena che si presenta a questa dichiarazione se solo si pensa che nei sotterranei della Biblioteca giacciono (haimé) complessivamente oltre UN MILIONE DI LIBRI …. Se ciò non bastasse, la sorpresa più grossa era già emersa il 22 settembre 2014 (all’indomani della riapertura al pubblico della Biblioteca), perché sul sito istituzionale della stessa Biblioteca nazionale (www.bncf.firenze.sbn.it) era comparso l’Avviso al pubblico che ci sarà anche una “Riduzione della distribuzione”, essendo «momentaneamente esclusi dalla lettura i documenti con le seguenti collocazioni: Bonamici; Rinas cime nto ; Mag l. 1._. ; Magl.2._.; Carte Geografiche; da Gen. C20. 9428 a Gen. C21. 9999». Pertanto, per chi conosce bene la dislocazione ed organizzazione della Biblioteca (come chi scrive) è veramente preoccupante lo stato di conservazione e custodia di alcune collezioni che, inspiegabilmente vista la loro collocazione “ultra blindata” dal contatto con pareti esterne - sono state comunque raggiunte dall'acqua, per non parlare poi dei "nuovi" magazzini sotterranei nell'Ala Nuova (lato Via Magliabechi), quasi sette chilometri lineari di scaffali già collaudati E MAI UTILIZZATI da oltre tre anni … In Biblioteca Nazionale, benché se ne dica e si dia la colpa Continua →→→ N. 103 — SETTEMBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 5 cialmente nel comunicato al pubblico del 22 settembre, RISULTEREBBERO COLPITI: alla forte grandinata del 19 settembre, i danni sono stratosferici se li rapportiamo alla durata dell’evento (circa 15 minuti) ... Un primo bilancio può essere questo: ⇒Si parla addirittura di grosse infiltrazioni tra i magazzini a torre centrale e torre lato destro. Eppure questi magazzini librari “compat” hanno poco più, poco meno, dieci anni di vita.... Booohhhh ⇒Se poi si considera che nei sotterranei della Biblioteca giacciono oltre 350.000 nuo- vi volumi (ammassati, mai sballati, tanto per intenderci) che non vengono dati nemmeno in lettura, perché sono in “giacenza coatta” (esclusi dalla lettura), dato che non sono stati “lavorati-trattati” per la loro distribuzione al pubblico (nemmeno con lettera di presentazione) … ⇒Infine, si dice che non ci sia stato un grosso danno al patrimonio librario e che l’alluvione del ’66 è solo un leggero ricordo … Può essere! Ma allora, solo per citare quello che si conosce da quanto riportato uffi- −OLTRE 320 METRI LINEARI DI VOLUMI DELLA STORICA BIBLIOTECA MAGLIABECHIANA (libri che possono essere dal 1500 al 1890); −QUASI 100 METRI LINEARI DI VOLUMI DEL FONDO RINASCIMENTO −DIECI METRI LINEARI DEL FONDO BUONAMICI …. −QUASI DIECI MILA VOLUMI DI EDIZIONI RECENTI, segnatura GEN (post anno 2011) ⇒Senza TENER DI CONTO cosa e’ successo alla Sala cataloghi ed alle Sale di consultazione …. Proprio per tutta questa stridente ed “abnorme” situazione, abbiamo chiesto un intervento diretto e personale del Ministro ai Beni culturali, Onorevole Dario Franceschini, affinché venga fatta oltremodo chiarezza sullo stato della situazione della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e le sue “avventure” che certamente non fanno bene alla “longevità” del patrimonio custodito per la Nazione ed il nostro futuro! E’ L’ORA DI FINIRLA CHE AI BENI CULTURALI I CONTROLLORI SONO GLI STESSI CONTROLLATI !!!!!! Credeteci: vuoi vedere che è tutta colpa per via della mancanza di soldi e di personale ?… questua di un euro a parte … a cura di Learco Nencetti PAGINA 6 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 103 — SETTEMBRE — 2014 TURISMO TASSA SOGGIORNO: È AUTOLESIONISMO COME AGGRAVARE ANCOR PIÙ LA CRISI DEL TURISMO L’industria turistica in Italia ha un valore reale di 16,2 miliardi di euro. Si tratta indiscutibilmente di una grande industria ancora attiva tra le tante che hanno chiuso o stanno per chiudere o riducono fortemente la produzione con conseguenti gravi ripercussioni sull’occupazione. Malgrado l’universale gradimento dei turisti esteri, tuttavia, gli introiti del settore sono diminuiti di oltre il 30 per cento nell’arco di pochi anni. E se è vero che la crisi economica si è fatta sentire in modo assai pesante in tutti i paesi a vocazione turistica tanto che ha inciso negativamente sul mercato mondiale per il 3,7 per cento è anche vero che sull’Italia si è fatta sentire ancora di più con una preoccupante perdita del 5,5 per cento. Lo esplicita il Rapporto 2014 di “italiadecide” illustrato nell’ambito di un apposito Convegno cui hanno partecipato il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. Tra le molteplici criticità del turismo italiano de nunciate dai convegnisti, oltre alla constatazione che le imprese del settore sono troppo piccole e frammentate e che i ritardi sul web sono disincentivanti, è stato posto l’accento, in particolare, sull’eccessivo peso fiscale che ne impedisce la crescita che sarebbe altrimenti assicurata date le oggettive attrattive storiche, monumentali, artistiche, paesaggistiche e persino culinarie che offre la nostra nazione. Conclusione. L’incidenza del Fisco che è ben oltre il limite di guardia va necessariamente ricondotta entro ambiti più accettabili per consentire all’Italia di raccogliere quanto le è dovuto in relazione alle sue potenzialità turistiche. Così vorrebbe la logica dei fatti ma poiché la logica ormai troppo spesso non appartiene al mondo della politica accade che a Roma, città che registra su scala nazionale il maggior numero di visitatori con un aumento costante degli stessi (più 6,05 per cento negli ultimi otto mesi del 2014), nell’intento di reperire nell’immediato risorse fresche, si finisce per compiere un’operazione antieconomica per l’immediato che è poi un’ipoteca per il futuro dell’intero settore del turismo. Così è stata imposta una tassa di soggiorno pari al 7 per cento dell’importo del costo dell’alloggio e si è provveduto a portare i ticket per la sosta delle autovetture da 1 a 1,50 euro. Eppure, lo abbiamo già più volte evidenziato sul nostro giornale, ad ogni eccesso di tassazione corrisponde un netto calo degli introiti fiscali. È il cosiddetto Effetto Leffer, fenomeno ben noto in campo economico, che si verifica appunto di fronte ad un’eccessiva imposizione fiscale. In Italia lo abbiamo già sperimentato e subìto più volte. Alcuni esempi, tra i più eclatanti, riguardano l’introduzione dell’imu (deprezzamento del mercato immobiliare pari al 35 per cento), l’aumento delle accise sui prodotti petroliferi (diminuzione delle vendite del 10 per cento con una perdita superiore al miliardo di euro e con pesanti ripercussioni negative sul potere d’acquisto), la maggiorazione del costo dei tabacchi (settore in attivo da 12 anni e che oggi denuncia un incredibile passivo di 550 milioni di euro con un aumento esponenziale del contrabbando). Tutto questo ad opera del governo nazionale il quale, tuttavia, sembra ora Continua →→→ N. 103 — SETTEMBRE — 2014 voler cambiare strategia puntando sulla diminuzione delle tasse. in tale ottica ha sollecitato il Comune di Roma a fare affidamento solo sui tagli della spesa risparmiando così ai cittadini ulteriori appesantimenti fiscali. Niente da fare tant’è che l’aumento spropositato della tassa di soggiorno si è subito tradotto in realtà e sono stati aumentati ticket per i parcheggi. E altri aumenti sono allo studio per i mezzi pubblici e per i musei mentre ancora aleggia il pericolo di far pagare il pedaggio nel raccordo anulare. Scelte di politica economica queste, dovute alla quasi disperata ricerca di risorse fresche per far fronte a debiti ed impegni certamente pressanti, scelte che tuttavia non potranno che avere effetti negativi sul settore turistico e in ambito occupazionale perché, appare più che evidente, che SINDACATO– CULTURA—LAVORO qualsivoglia turista italiano o straniero che dir si voglia ci penserà bene prima di visitare una città pur affascinante e ricca di storia e d’arte qual è Roma sapendo di dover affrontare obbligatoriamente una spesa complessiva illogica e comunque fuori dalla sua disponibilità economica. E in quanto a recuperare risorse ci sarà ben poco da sperare. Saranno solo perdite che alla fine ricadranno principalmente sulla cittadinanza ma che metteranno ulteriormente in crisi anche l’industria del turismo che è poi l’unico settore produttivo ancora in attivo e che, malgrado le perdite già avvenute e documentate dell’estate appena trascorsa, se sostenuto con convinzione ed in modo adeguato, potrebbe rilanciare l’intera economia della nazione. Una considerazione di carat- PAGINA 7 tere generale. L’italia sta perdendo rapidamente quote nell’ambito del turismo internazionale. È retrocessa ad un poco dignitoso quinto posto che è anche seriamente minacciato dalla Turchia mentre la concorrenza delle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo si fa sempre più aggressiva. Si è arrivati al punto che la Francia può contare su 87 milioni di visitatori stranieri l’anno ovvero il doppio dell’italia che dal lato culturale, paesaggistico e persino culinario è unica al mondo. E si insiste con le tasse che penalizzano ancor più il settore? Questo è autolesionismo puro! Il Ministero dei Beni culturali dovrebbe opporsi ed impedire con forza che tanto disinteresse affossi del tutto il settore turismo. Federico De Lella PAGINA 8 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 103 — SETTEMBRE — 2014 FUNZIONARI FANNO CAUSA AL MINISTERO DA DUE ANNI SOTTOPAGATI PER ERRORI NEI BANDI DEL MIBAC Da quasi due anni hanno firmato il nuovo contratto con il Mibac, il Ministeri per i beni e delle attività culturali, in virtù del concorso per titoli ed esami che hanno brillantemente superato. Ma da allora il loro stipendio non si è mai adeguato al nuovo grado di responsabilità. E così, pur essendo oggi funzionari, percepiscono la retribuzione da assistente. E questo per colpa del ministero, che ha semplicemente emesso due bandi sbagliati. Un errore dello Stato che va a ripercuotersi nelle loro tasche, tanto che oggi – dopo inutili proteste e sollecitazioni – sono pronti a una sorta di class action davanti al tribunale del lavoro per chiedere i danni morali e materiali di quanto non percepito. Si autodefiniscono i “vincitori vinti”. Sono circa 400 le persone che patiscono questa situazione. Tra loro una quarantina della nostra regione e anche un ferrarese, Davide Guarnieri. Che, per assurdo, ha ‘rischiato’ di diventare direttore dell’archivio di Stato con un salario da portinaio. “Siamo stanchi, anzi, incazzati”, sbotta Guarnieri, che dopo cinque anni dall’inizio del percorso di riqualificazione (il primo bando, errato, risale al 2007) e a quasi due anni da firma del contratto ora è deciso ad aprire il contenzioso. “Perché – si chiede – se si parla di meritocrazia e ruoli di dirigenza, con relative responsabilità civile e penale, credo sia giusto pretendere il dovuto. Non voglio un centesimo di più di quello che mi spetta, ma voglio quello che mi spetta”. Tutto nasce nel 2007, quando viene pubblicato il bando per il passaggio tra le aree da B3 a C1, a seguito della emanazione di un DPCM 16/01/2007 che autorizzava (e quindi concedeva le risorse necessarie) il Mibact a dar via a procedure di reclutamento a tempo indeterminato. Il bando che viene redatto dal ministero si rivela però errato per alcuni profili professionali. Chi non entra in graduatoria farà ricorso, con conseguenti sentenza favorevoli dei tribunali, ritardando tutto il procedimento. Si rifà tutto da capo. Nuovi corsi e un nuovo esame. Continua →→→ N. 103 — SETTEMBRE — 2014 Nel frattempo però interviene il decreto legge 78 del 2010, convertito nella legge 122 del 2010 che, in nome del contenimento della spesa pubblica, blocca gli adeguamenti economici per progressioni e passaggi tra aree ministeriali. Alla fine i vincitori firmano nel gennaio 2013 il nuovo contratto. Che però rimane ancorato alla vecchia retribuzione, nonostante onori e oneri siano aumentati proporzionalmente. E da allora lavorano accanto ai colleghi (come architetti e ingegneri) che non sono stati toccati dagli errori e ricorsi del primo bando, del 2007, e che SINDACATO– CULTURA—LAVORO quindi hanno firmato ante 2010, senza incappare nel blocco degli aumenti salariali. Il ‘monstrum’ giuridico è tollerato solo nel Mibac. Per casi simili l’Agenzia delle Dogane e delle Entrate, ad esempio, ha provveduto all’immediato adeguamento stipendiale ai dipendenti vincitori, inquadrati in un nuovo profilo con diverse e superiori mansioni. Ma l’odissea kafkiana non è finita. Nei mesi di gennaio e febbraio i funzionari coinvolti in servizio nelle sedi periferiche si sono visti inaspettatamente adeguare gli stipendi. Per loro l’assurda discriminazione sembrava rientrata. PAGINA 9 E invece vengono a scoprire che da marzo, senza una parola di spiegazione, lo stipendio subisce una doppia decurtazione sia dell’adeguamento sia di quanto erogato nei mesi precedenti. Ora arriveranno i ricorsi e i funzionari ritengono di avere ottime probabilità di successo, vista la palese discriminazione economica. E il risultato sarà il solito affarone all’italiana: il ministero sarà costretto a pagare arretrati e danni morali, venendo alla fine dei conti a spendere più di quello che credeva di risparmiare. Tutto in nome della cultura… (fonte estense.com) Marco Zavagli ARTSPIA - FACCIAMOCI DEL MALE: IL FASCINOSO MUSEO ORIENTALE DI PALAZZO BRANCACCIO RISCHIA DI FINIRE NEL DESERTO ALL'EUR. CITTADINI FURIBONDI. GIA' PARTITA UNA PETIZIONE Ci teniamo a dare risalto ad un articolo apparso sul sito di DAGOSPIA che riflette esattamente la situazione in cui il MiBACT si trova e cioè, la necessità di abbattere gli oneri per locazioni passive e di utilizzare in modo proficuo il patrimonio immobiliare dello Stato. Ciò crea il ricorso a soluzioni diverse che se non sufficiente ponderate possono cancellare un importante istituzione che da anni è presente sul territorio e interagisce in un contesto sociale e culturale. "Il Museo Nazionale d'Arte Orientale rischia seriamente di essere trasferito in un edificio dell'Archivio Centrale dello Stato. Enorme spazio privo di alcun impianto che necessita di una pesante messa a nor- ma. I soli costi del trasferimento si aggirerebbero tra i 9 milioni e i 12 milioni di euro, il pagamento dell'affitto all'Ente Eur 2.200.000 euro all'anno.? Non comprendiamo questa soluzione invocata dal Ministero" Comitato di quartiere Piazza Dante Facciamoci del male. Invece di difendere e potenziare un museo poco frequentato ma strategico per fascino e posizione, ecco che arriva subito la malsana idea di trasferirlo altrove. Quindi dal palazzo Brancaccio il bellissimo Museo Nazionale D’Arte Orientale, dal cuore del quartiere Esquilino di Roma, dovrebbe essere deportato all’Eur noto cimitero di musei, desertificati fin dall’epoca fa- scista che pure li fondò. Ora è vero che il MNAO non provoca file su via Merulana, ma è anche vero che basterebbe qualche foto, una politica più attenta e soprattutto un’apertura al pubblico più intelligente (chi scrive è tornato indietro un paio di volte a causa dei bislacchi orari) per segnalarne la presenza come uno degli imperdibili luoghi della Grande Bellezza romana. Roba che fa colpo sui turisti, rilancia un quartiere e fa crescere la sbigliettatura. Questo sempre nella logica (alquanto discutibile) che i musei a differenza di altri patrimoni comuni come i giardini debbano produrre soldi. Continua →→→ PAGINA 10 Ma ci sono musei come questo che appartengono a un’idea di economia più illuminata e potrebbero riprodurre ricchezza al di là dei contanti dei visitatori. Il MNAO è all’Esquilino, nel centro di un quartiere multietnico con una grande comunità orientale. Potrebbe (ben diretto) diventare anche un polo di aggregazione e di incontro fra le diverse culture del territorio. Ha la bellezza e l’autorevolezza per farlo e,nelle bacheche, le testimonianze delle fusioni, incontri e contaminazioni passate. E’ una fortuna che sia proprio lì da tempo, perché in altri paesi del mondo invece sono costretti a costruire x novo musei e centri culturali di questo tipo, idonei alla crescita multietnica delle diverse zone delle nuove metropoli. Noi invece che lo abbiamo progettiamo di trascinarlo a chilometri di distanza dal suo luogo naturale. Il MNAO con la sua scalea, i suoi stucchi, la sua eleganza europea potrebbe essere poi un ottimo ambasciatore degli incontri culturali fra Italia e Oriente. Non a caso La Korea Foundation ha già stanziato 100mila euro per la costruzione di una sala di archeologia coreana. Sicuri che lo farebbe in uno stanzone dell'Eur? Infine: il solo costo del trasfe- SINDACATO– CULTURA—LAVORO rimento, mimballaggio, messa in sicurezza di 35mila opere oscilla fra i 10 e i 12 milioni e richiederebbe tra i 18 e i 20 mesi lavorativi. Tanto trasloco quindi sembra così privo di senso che (temendo l'ombra di speculazioni) i cittadini dell’Esquilino molto arrabbiati hanno scritto un documento feroce e hanno avviato una petizione. Chiedendo a tutti di firmarla in fretta. Eccoli entrambi : Dal Comitato di quartiere di Piazza Dante Il Museo Nazionale d'Arte Orientale Giuseppe Tucci rischia seriamente di essere trasferito da via Merulana all'EUR in un edificio ceduto dall'Archivio Centrale dello Stato. Si tratta di un enorme spazio di circa 4.000 mq privo di alcun impianto e che necessita di una pesante messa a norma. ? I costi del trasferimento si aggirerebbero tra i 9 milioni e i 12 milioni di euro, oltre al pagamento dell'affitto all'Ente Eur che si aggira su 2.200.000 euro all'anno.? Non comprendiamo questa soluzione invocata dal Ministero sulla base del risparmio delle locazioni passive. A precisa domanda è stato risposto che l'affitto all'Eur poiché dovuto ad un Ente è un investimento (sic!), mentre i quasi 800mi- N. 103 — SETTEMBRE — 2014 la euro pagati ai Brancaccio sono diciamo " a perdere".? Che cosa ne ha fatto l'Ente Eur dei milioni di euro (circa 10 per anno) che l'Amministrazione ha pagato a questo Ente ? Dove sono i parcheggi auspicati dai residenti? Quando potrà essere completata la "Nuvola" ? Dove è la promozione per trasformarlo nel quartiere dei Musei ? Dove la sicurezza che in ogni stagione trasforma l'Eur dopo le 17.30 in un Far West e in una Terra desolata?? Il trasferimento è osteggiato da tutto il personale non perchè l'Eur sia lontano dalle nostre abitazioni ma perché significa sdradicare il Museo dal suo quartiere di elezione, dal suo naturale bacino di utenza. Sarebbe come trasferire la Soprintendenza all'Etruria in Puglia.? Per cercare di resistere abbiamo scritto una petizione che troverete su change.org. Leggetela e se siete d'accordo vi prego di firmarla per aiutarci a rimanere all'Esquilino dove si trovano diversi edifici demaniali ( pensiamo all'ex palazzo della Zecca e ad altri) dove non si pagherebbe affitto ma solo la messa a norma. ? Sono con noi (Comitato di Piazza Dante) sia il I Municipio che i Comitati di Quartiere che già hanno prodotto documenti inviati al Ministro Dario Franceschini. Per firmare ecco il link. https://www.change.org/p/alministro-dei-beni-e-delleattivit%C3%A0-culturali-e-delturismo-on-dario-franceschinitrasferire-il-museo-nazionale-darte-orientale-giuseppe-tucciuna-scelta-difficile-ma-ancheeconomica-4. Alessandra Mammì per DagoArt N. 103 — SETTEMBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 11 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO CHIESTA UNA POSSIBILE SOLUZIONE AL MINISTRO PER UNA NUOVA SISTEMAZIONE DEGLI UFFICI DELLA DIREZIONE GENERALE ARCHIVI Diamo seguito all’accorata lettera inviata a cura dei dipendenti della Direzione generale degli Archivi in merito al trasferimento della sede, in attuazione della Spending Review della Direzione Generale Archivi, su questo argomento anche il nostro Coordinamento è intervenuto a riguardo presso il Ministro e il Segretario Generale del MiBACT. Onorevole Ministro i sottoscritti dipendenti della Direzione Generale per gli Archivi ritengono doveroso richiamare la Sua attenzione sulle problematiche del reperimento di una nuova sede dell’Ufficio, attualmente ospitato in un immobile di proprietà privata, per il quale si corrisponde un canone annuo di €. 558.000, 00, al lordo di IVA . La necessità di abbattere gli oneri per locazioni passive e di utilizzare in modo proficuo il patrimonio immobiliare dello Stato impone quindi il ricorso a soluzioni diverse. Il contratto della sede attuale scade, per di più, il prossimo 14 ottobre 2014 e la proprietà ha formalmente dichiarato di non voler consentire al rinnovo concedendo, peraltro, una proroga dell’occupazione fino al 30/06/2015. Si sottolinea che la soluzione migliore è a circa 100 m dalla attuale sede, presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma in viale Castro Pretorio ospitato in un immobile demaniale di circa 50.000 mq in cui sono presenti spazi liberi, idonei, pronti ad essere subito occupati, senza alcuna spesa di adeguamento, così come rilevato dai numerosi sopralluoghi effettuati dal personale tecnico, e sufficienti ad ospitare l’intera Direzione Generale, il cui organico è di circa 85 persone. Alla luce di quanto sopra esposto, ogni alternativa sarebbe più onerosa sia trattandosi di immobile demaniale che in locazione. Risulta evidente, nello spirito della spending review in atto, che la soluzione proposta comporterebbe un enorme risparmio in sede di locazioni e spese di trasloco, in quanto in una metropoli come Roma trasferire la Direzione Generale Ar- chivi in locali lontani dall’attuale sede implicherebbe costi di trasloco non trascurabili. Si chiede di intervenire, affinché sia adottata la soluzione più logica, che garantisca il contenimento delle spese e la funzionalità dei servizi, unitamente al benessere organizzativo del personale con conseguente ricaduta positiva per l’Amministrazione. Si sottolinea infatti che per la sua posizione centrale vicinissimo alla Stazione Termini e adeguatamente servita da mezzi di superficie e dalle metropolitane, la sede demaniale della Biblioteca risulta facilmente raggiungibile da numerosi dipendenti che risiedono in altri comuni, ovvero in zone periferiche della capitale nonché per l’utenza. Non si contesta che l’interesse dell’Amministrazione debba prevalere sugli interessi individuali, tuttavia nel caso in esame un equo contemperamento risulterebbe possibile ed auspicabile. Si prega quindi di prendere in esame e valutare l’evidente convenienza del trasferimento della Direzione Generale per gli archivi nei locali del complesso di viale Castro Pretorio. Si ringrazia per l’interessamento. Seguono firme PAGINA 12 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 103 — SETTEMBRE — 2014 NOTIZIE DALLA CONFEDERAZIONE CONFSAL LA VERA SVOLTA OBBLIGATO E INELUDIBILE IL RINNOVO DEI CONTRATTI La Confsal dichiara la mobilitazione del privato e pubblico impiego In Italia la causa fondamentale della grave e progressiva caduta della domanda interna, che ostacola pesantemente l’uscita dalla recessione economica, è costituita dal mancato rinnovo dei contratti di lavoro nel settore privato e in quello pubblico. i contratti scaduti e non rinnovati e l’insostenibile imposizione fiscale su lavoro e produzione hanno creato una situazione che di fatto impedisce la crescita economica e occupazionale. L’istat, a metà anno 2014, ha pubblicato la preoccupante situazione del rinnovo dei contratti di lavoro. Secondo i dati ufficiali, i contratti scaduti e non rinnovati sono 43, di cui 15 riguardano la pubblica amministrazione. i lavoratori dipendenti che attendono il rinnovo dei contratti sono circa 8 milioni, di cui 5 nel settore privato e 3 nel settore pubblico. i contratti in vigore sono 32, pari al 38% del monte retributivo complessivo, e riguardano circa 5 milioni di lavoratori. I dipendenti in attesa di rinnovo raggiungono il 62%, con un addensamento preoccupante in agricoltura (93%), nei servizi privati (72%) e nella pubblica amministrazione (100%). i mesi di attesa per il rinnovo contrattuale per i lavoratori con contratto scaduto sono in media 30, in netto aumento rispetto a giugno 2013 quando erano 25. Men tre l’attesa media rilevata sul totale dei dipendenti è di circa 19 mesi, in crescita rispetto all’anno precedente quando si attestava su 13 mesi. negli inconfutabili dati iSTAT trova legittima motivazione l’alta, duratura e sempre più preoccupante “tensione” contrattuale. La situazione più critica si registra nei servizi pubblici essenziali, con particolare riferimento alla raccolta dei rifiuti e al trasporto pubblico locale, oltre al settore del pubblico impiego, a seguito del blocco pluriennale, per legge, dei rinnovi contrattuali. nel settore privato la grave e duratura crisi economica costituisce la causa fondamentale delle rilevanti criticità che rendono problematico il rinnovo dei contratti. A nostro avviso, la situazione si può sbloccare a condizione che le parti datoriali e sindacali puntino sulla innovazione normativa e sulla premialità retributiva del merito professionale individuale e di staff, fermo restando l’adeguamento retributivo fondamentale. nel settore pubblico opera l’articolo 9 della legge 122/2010 che ha disposto la sospensione della procedura contrattuale e negoziale per il triennio 2010/2012 e il blocco fino al 31/12/2013 dei trattamenti economici individuali dei pubblici dipendenti. Successivamente il DpR 122/2013 ha prorogato fino al 31/12/2014 il blocco delle procedure negoziali per la sola parte economica e dei trattamenti economici individuali. in questi giorni, il governo Renzi ha preannunciato un’ulteriore proroga per il 2015 del blocco del rinnovo dei contratti pubblici, scaduti ormai da 5 anni. La stima “certificabile” della perdita salariale media dei lavoratori pubblici, per effetto del blocco quinquennale, ammonta a 4.200 euro annui e raggiungerebbe i 4.800 euro in caso di ulteriore proroga del blocco per il 2015. La motivazione debole e molto discutibile fornita dal governo è quella della “mancanza” delle necessarie risorse finanziarie. La Confsal esprime una valutazione fortemente negativa sull’operato del governo Renzi in merito alle politiche delle retribuzioni, del reddito disponibile delle famiglie e quindi del sostegno alla domanda interna in funzione della crescita economica e occupazionale. A nostro parere, il governo Renzi non esprime: • una adeguata politica industriale capace di favorire la rimozione, seppure graduale, delle criticità che impediscono il rinnovo della maggior parte dei contratti di lavoro nel privato impiego; • una corretta e equa politica di finanza pubblica che eviti ulteriori e insostenibili tagli lineari al potere di acquisto dei dipendenti pubblici. Riguardo alle gravi penalizzazioni subìte dai dipendenti pubblici, il governo dovrebbe tener presente il consistente e pluriennale “obolo” al tesoro dello Stato, in relazione al blocco del rinnovo dei contratti e del turn-over, che ha prodotto un decremento dei dipendenti pubblici di oltre 200mila unità. pertanto, una puntuale e corretta valutazione politica della situazione dovrebbe indurre il governo a: • intervenire riducendo, in tempi immediati, gli sprechi e realizzando, in tempi medio-brevi, quelle riforme strutturali e funzionali necessarie a contenere e controllare la spesa pubblica; • distinguere doverosamente il legittimo e congruo impegno di spesa per le retribuzioni dei lavoratori pubblici e la vergognosa spesa, improduttiva, derivante dagli sprechi e dalle ruberie. Se il governo Renzi non è in grado di operare in tal senso, non può mettere al centro di una “buona” riforma strutturale e funzionale delle pubbliche amministrazioni il fattore umano e professionale, in linea con quanto ripetutamente dichiarato. La Confsal chiede al governo di fare le riforme “effettivamente buone” e possibilmente Continua →→→ N. 103 — SETTEMBRE — 2014 condivise, di coinvolgere le forze sociali nel dovuto impegno politico e propositivo e soprattutto di evitare il rischioso scollamento con i naturali protagonisti dell’attuazione delle innovazioni nelle istituzioni, nell’economia, nel mondo del lavoro e dell’impresa e nella finanza pubblica. per la Confsal, le pubbliche Amministrazioni, per essere più efficienti e per erogare servizi più efficaci, devono puntare sulla centralità del fattore umano e professionale. infatti, una corretta riforma strutturale, affinché possa rendere le pubbliche amministrazioni funzionali allo sviluppo e alla crescita economica e occupazionale, ha bisogno dell’impegno e del coinvolgimento reale e operativo dei dipendenti pubblici. pertanto, le attuali politiche retributive, fortemente penalizzanti per il pubblico impiego con il blocco quinquennale dei contratti normativi e economici, potrebbero compromettere ogni serio tentativo di riforma. Su questo punto fondamentale la Confsal non registra ancora la piena consapevolezza del governo. infatti, non basta riconoscere “a parole” la centralità dei lavoratori pubblici per una “buona” riforma delle pubbliche amministrazioni, se non si fa seguire puntualmente un nuovo e moderno quadro normativo pubblicistico e privatistico funzionale a realizzarla. i contratti normativi ed economici “rinnovati” e più evoluti potrebbero dare la spinta decisiva per conseguire pubbliche amministrazioni più funzionali agli SINDACATO– CULTURA—LAVORO obiettivi dello sviluppo e della crescita economica. Le politiche del personale, dal reclutamento alla formazione e dallo sviluppo delle carriere alle retribuzioni e alla mobilità territoriale e professionale, per essere funzionali alla realizzazione delle riforme non possono essere compromesse da ricorrenti tagli lineari, per far cassa, iniqui e penalizzanti per i lavoratori pubblici. La Confsal e le Federazioni aderenti del settore pubblico hanno dichiarato una netta contrarietà alla eventuale decisione del governo di non stanziare nella legge di Stabilità 2014 le risorse finanziarie per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, con la discutibile motivazione che, al di là della ristrettezza delle risorse finanziarie disponibili, si intende rendere strutturale il bonus di 80 euro, di cui beneficia soltanto una limitata fascia della totalità dei pubblici dipendenti. Si può facilmente provare che il bonus non compensa neanche il 50% degli effetti negativi del blocco del rinnovo contrattuale, mentre non incide affatto sulle retribuzioni dei dipendenti non beneficiari. A nostro parere, si tratta di una motivazione politica debole e facilmente confutabile perché le risorse si possono trovare soltanto con politiche forti e coraggiose di finanza pubblica che al momento non si riscontrano. infatti, sul fronte dell’entrata non si opera adeguatamente per il contrasto all’evasione fiscale e contributiva e sul fronte della spesa si può affermare senza ombra di PAGINA 13 dubbio che la “vera” spending review è ancora sulla carta e che permangono gravi sprechi e continuano a persistere le consuete ruberie. il governo punti fortemente sul lavoro creando le condizioni affinché sia adeguatamente remunerato. Soltanto così si potrà sostenere la domanda interna in funzione della crescita economica e occupazionale e del benessere e si potrà finalmente fare equità sociale. A nostro avviso, deve necessariamente cambiare radicalmente il contesto economico e finanziario dal punto di vista della legalità e della equità. pertanto, il governo Renzi, se intende veramente lasciare il segno, deve fare “cose impegnative e difficili” e non ricorrere sempre alle “cose semplici e facili”, estremamente inique, come il blocco pluriennale delle retribuzioni dei pubblici dipendenti, peraltro di dubbia costituzionalità, sulla quale si esprimerà - con l’auspicio che i tempi siano brevi e utili - la Corte Costituzionale. La Confsal, con le sue Federazioni, chiede con forza al governo una forte discontinuità sulle politiche retributive dei lavoratori e il suo concreto impegno affinché si rinnovino tutti i contratti scaduti del privato e del pubblico impiego, attraverso mirate politiche industriali e corrette ed eque politiche di finanza pubblica. La Confsal, a sostegno delle suddette legittime richieste, dichiara lo stato di mobilitazione di tutti i lavoratori del privato e del pubblico impiego. PAGINA 14 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 103 — SETTEMBRE — COMUNICAZIONE IN MERITO ALLA QUESTIONE DELL’INDEBITO PRELIEVO PREVIDENZIALE (IL 2,50% DELL’ 80% DELLA RETRIBUZIONE TABELLARE) Continuano a giungere in sede segnalazioni in merito alla questione in oggetto, soprattutto nella forma di comunicati alla categoria di altre sigle sindacali (una, in particolare, non è affatto rappresentativa in quasi tutti i comparti del pubblico impiego). Riepiloghiamo. Dal febbraio 2012 la CONFSAL ha predisposto l’AZIONE 61, con lo scopo di attivare una contestazione legale in merito all’indebito prelievo di natura previdenziale. L’azione in questione, unitamente ad azioni similari attivate da altre sigle, ha prodotto, in prima battuta, la declaratoria di incostituzionalità delle norme di riferimento per i colleghi assunti prima del 1.01.2001. Il Governo Monti ha reagito alla Sentenza delle Corte Costituzionale, ripristinando, sempre per i colleghi assunti ante 2001, il regime del TFS. Con il TFS, il prelievo è rimasto lo stesso (quindi non vi è stata alcuna restituzione), ma il conteggio della buonuscita è più favorevole rispetto al TFR e quindi la maggiorazione del prelievo trova una sua giustificazione. E’ rimasta, quindi, in piedi l’AZIONE CONFSAL N. 61 per il “cluster” dei colleghi assunti dal 1.01.2001 che si trovano fin dall’inizio in regime di TFR e che hanno delle norme di riferimento diverse (e, quindi, in prima battuta non interessati dalla declaratoria della Corte). Nell’ultimo report (prima della pausa estiva) con il Capo della struttura legale CONFSAL, avv. Curti, si è acquisita la notizia che non vi erano sentenze riguardanti i colleghi partecipanti all’azione giudiziaria Confsal. Nel contempo, alla “spicciolata”, pervengono sentenze di primo grado emanate da diversi tribunali, naturalmente con riferimento a ricorrenti legati, evidentemente, ad altre iniziative. Naturalmente, l’azione Confsal è sempre in piedi e quindi, attivabile anche oggi, da parte di colleghi ritardatari (nei termini e nelle modalità notiziate in passato, si vedano informative e documenti presenti nel nostro sito). La Segreteria Generale ha, tra l’altro, chiesto alla periferia un report sull’entità del fenomeno, così come aveva prospettato la possibilità di attivare direttamente un ricorso pilota. Nessun riscontro al riguardo. CONSIDERAZIONI Alcune sigle utilizzano la “querelle” per fare iscritti, chiedendo di pagare la delega a titolo di copertura delle spese legali. L’azione della Confsal era ed è a pagamento (una somma comunque modesta). In questa sede non interessano le diverse modalità di approccio all’azione legale, quanto le riportate considerazioni. L’azione posta in essere ha prodotto, in prima battuta, i risultati sperati, anche in termini di pressione politica. La contestazione è approdata alla Corte Costituzionale con l’esito sopra riferito. Non altrettanto si è riusciti ad ottenere per il “cluster” assunto dall’1.01.2001. Per questi colleghi incominciano ad esserci, comunque, sentenze di primo grado favorevoli. Naturalmente le sentenze saranno, probabilmente, appellate e potrebbe non essere pacifica la restituzione di circa € 50 mensili per i cinque anni precedenti, nonché la cessazione del pagamento del medesimo importo mensile fino alla collocazione in quiescenza. Si tratta di una entità economica colossale (basti pensare che se si incominciasse a restituire a tutti coloro che hanno ricorso, immediatamente si attiverebbero altri ricorsi da parte dei ritardatari, perché non vi sono termini per ricorrere in quanto il rapporto di lavoro e, quindi, il prelievo è in corso. Gli interessati sono centinaia di migliaia di dipendenti pubblici). Sia da esempio “l’escamotage” del Governo Monti, pur in presenza di una dichiarazione di illegittimità costituzionale. Quindi, la risoluzione del problema richiede un intervento politico-legislativo a sanatoria. In ragione di quanto sopra, sarebbe quantomeno opportuno un altro intervento della Corte Costituzionale, anche alla luce della diversità di trattamento previdenziale. Naturalmente non siamo in grado di prevedere se l’auspicabile intervento ci sarà oppure no, mentre la mole del contenzioso potrebbe incentivare un intervento del legislatore. CONCLUSIONI È giusto che gli interessati facciano le loro opportune valutazioni sul da farsi, consapevoli che nessun può garantire, onestamente, la restituzione delle somme indebitamente versate. L’azione giudiziaria può essere una forma di pressione e nel nostro caso è, come detto sopra, ancora in piedi, gestita dalla struttura confederale. Sebastiano Callipo N. 103 — SETTEMBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 15 NOTIZIE DALLA FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA PAGINA 16 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 103 — SETTEMBRE — 2014 N. 103 — SETTEMBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 17 RACCOLTA INFORMATIVA GIURIDICA—LEGALE In questa rubrica pubblichiamo gli articoli che rivestono particolare importanza, per il loro contenuto giuridico-legale a cura di M. Antonietta Petrocelli CORTE DI CASSAZIONE: LEGITTIMO IL RIFIUTO DEL DIPENDENTE PUBBLICO A SVOLGERE LAVORO STRAORDINARIO ANCHE IN CASO DI ESIGENZE STRAORDINARIE La possibilità da parte del dirigente di obbligare, per esigenze di servizio, i propri dipendenti allo svolgimento di attività straordinarie, incontra il limite dell’accettazione da parte dei dipendenti del maggior orario di lavoro a loro richiesto. Il dirigente, pertanto, che vede rifiutarsi l’adempimento da parte dei proprio personale allo svolgimento delle attività richieste quale lavoro straordinario, non ha più a disposizione l’arma della sanzione disciplinare, in quanto l’eventuale rifiuto alle prestazioni straordinarie richieste, incontra il limite anche nel lavoro pubblico della necessaria ed obbligatoria accettazione da parte del dipendente. Questa è la sintesi dei contenuti rinvenibile nella recente Sentenza del 04 agosto 2014, n. 17582 della Corte di Cassazione, sezione del lavoro. La pretesa del Comune riguardava la necessità di avvalersi della prestazione lavorativa di un dipendente, con la qualifica di “esecutore amministrativo-messo comunale”, durante le riunioni del Consiglio Comunale fissate in ore serali e quindi fuori dal normale orario di lavoro. Per il Comune il dipendente avrebbe violato le disposizioni di cui agli artt. 2 e 5 del D.Lgs.165/01, che conferiscono il potere alla P.A. di richiedere ai propri dipen- denti l’effettuazione di lavoro straordinario in quanto ciò rientra tra le facoltà attribuite alla pubblica amministrazione dalle disposizioni citate sul pubblico impiego, le quali si estrinsecano attraverso atti e determinazioni organizzative al fine di assicurare la rispondenza al pubblico interesse dell’azione amministrativa. Inoltre, veniva evidenziato come la convocazione del Consiglio comunale nelle ore serali costituiva una eccezionale esigenza, dettata dal consentire ai consiglieri “di dedicarsi durante il giorno allo svolgimento delle proprie attività lavorative”. Dunque, la prestazione di lavoro straordinario poteva essere disposta sulla base delle citate esigenze di servizio individuate dall’Amministrazione, attribuendo dunque a questa il potere di imporre lo straordinario, anche a prescindere dal consenso del pendente. La Corte Costituzionale esamina preliminarmente la fonte contrattuale del comparto degli enti locali, simile a quello della sanità, precisando che: •il D.P.R. n. 268 del 1987, che ha recepito la disciplina prevista dagli accordi sindacali per il triennio 19851987 relativo al personale per il comparto degli enti locali, prevede, al primo comma, che le prestazioni di lavoro straordinario sono rivolte a fronteggiare situazio- ni di lavoro eccezionali e non possono essere utilizzate come fatto ordinario di programmazione del tempo di lavoro e di copertura dell’orario di lavoro, mentre il secondo comma stabilisce che la prestazione di lavoro straordinario è disposta sulla base delle esigenze individuate dall’amministrazione, rimanendo esclusa ogni forma generalizzata di autorizzazione; •tali disposizioni, sono rivolte agli amministratori ed appaiono finalizzate a limitare il ricorso al lavoro straordinario ai fini del contenimento della spesa pubblica. In tal senso deve intendersi il richiamo alle “situazioni di lavoro eccezionali” ed alle “esigenze di servizio individuate dall’amministrazione”, in mancanza della previsione di un obbligo, per il dipendente, dello svolgimento di lavoro straordinario; •alcun obbligo per il dipendente è previsto dal CCNL 1994-1997 per il personale del comparto delle regioni e delle autonomie locali, il quale detta disposizioni in materia di ore settimanali di lavoro e di articolazione dell’orario di lavoro, nonché dal successivo CCNL 19982001 dello stesso comparto, il quale si limita a dettare previsioni in ordine alle risorse finanziarie utilizzabili per il lavoro straordinario e Continua →→→ PAGINA 18 per il contenimento dello stesso, fissando il limite annuale massimo di 180 ore. Precisato, pertanto, dalla Corte Costituzionale, la mancata obbligatorietà del lavoro straordinario rinvenibile nei contratti collettivi, il rinvio alle disposizioni di cui al D.Lgs. n.66/2003 appare fondamentale. Infatti, nel caso di specie trova applicazione l’art. 5-bis del R.D. n. 692 del 1923, nel testo di cui all’art. 1 D.L. n. 335 del 1998, convertito, con modificazioni nella lege n. 409 del 1998 – disposizione questa riprodotta dal D. Lgs. 8 aprile 2003 n. 66, art. 5, emanato in attuazione delle direttive CE – dove viene evidenziato che il ricorso al lavoro straordinario deve essere contenuto e che, “in assenza di disciplina ad opera dei contratti collettivi nazionali”, esso “è ammesso soltanto previo accordo tra datore e prestatore di lavoro”. In merito, poi, alle rilevate SINDACATO– CULTURA—LAVORO esigenze produttive (nel caso di specie le riunioni del Consiglio Comunale), la corretta interpretazione della normativa è nel senso che non solo è obbligatorio il consenso del lavoratore, ma per essere legittimo lo straordinario deve essere anche legato ad esigenze straordinarie. In altri termini, nel caso sottoposto a scrutinio del massimo consesso, si precisa che “oltre all’imprescindibile consenso del prestatore di lavoro, occorre anche la sussistenza delle esigenze anzidette, peraltro non fronteggiabili attraverso l’assunzione di altri lavoratori”. Anche a fronti di precedenti giurisprudenziali in materia, la Corte ha affermato che, anche nelle ipotesi in cui la contrattazione collettiva prevede la facoltà, per il datore di lavoro, di richiedere prestazioni straordinarie, l’esercizio di tale facoltà deve essere esercitato secondo le regole di correttezza e di N. 103 — SETTEMBRE — 2014 buona fede, poste dagli arti. 1175 e 1375 cod. civ., nel contenuto determinato dall’art. 41, secondo comma, Cost. (cfr. Cass. 5 agosto 2003 n. 11821; Cass. 7 aprile 1982 n. 2161 nonché Cass. 19 febbraio 1992 n. 2073, la quale ha escluso la configurabilità dell’illecito disciplinare in relazione al rifiuto da parte del lavoratore di riprendere servizio dopo circa otto ore dalla fine del turno notturno per svolgere lavoro straordinario, non essendo la relativa richiesta giustificata da esigenze aziendali assolutamente prevalenti). Tale sentenza appare particolarmente innovativa circa la configurabilità del lavoro pubblico alla stessa stregua di quello privato, da cui discende come conseguenza la facoltà da parte del lavoratore di poter rifiutare lo svolgimento di lavoro straordinario, anche in presenza di un ordine di servizio disposto dal dirigente della sua struttura, il quale agisce quale datore privato e non in ambito pubblicistico. Il mancato assenso del lavoratore alla prestazione straordinaria richiesta, non potrà avere conseguenze sanzionatorie in ambito disciplinare, restando nella sua piena disponibilità la decisione di svolgere o meno le ore supplementari richieste. Resta da verificare se tale possibilità sia prevista anche per il personale appartenente alla polizia locale, stante le funzioni tipiche della stessa, ossia se anche per tale personale siano applicabili i principi sopra enunciati dai giudici della nomofilachia. N. 103 — SETTEMBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 19 JOBS ACT SUL TAVOLO... MA I PENSIONATI E I 'QUOTA 96'?... Mentre si rincorrono i botta e risposta su articolo 18 e contratti a tutele crescenti, il disegno di legge sul lavoro ora in discussione al Senato sembra essersi dimenticato dei pensionati. Sebbene, infatti, il progetto attualmente sul tavolo dia ampio spazio alle questioni relative al welfare (come già annunciato la scorsa primavera - il testo prevede numerose deleghe al Governo in materia di ammortizzatori sociali e contrasto alla marginalità), non sembra esservi traccia dei temi pensionistici più "sensibili", quali ad esempio: l'ab- bassamento dell'età pensionabile e la modifica dei requisiti per ottenere la pensione. E nemmeno delle questioni relative agli esodati e ai c.d. "Quota 96". Lo stesso ministro Poletti, del resto, in recenti interviste aveva escluso una riforma della Legge Fornero in tempi immediati, ma aveva comunque parlato di una revisione del sistema pensionistico in programma nella seconda parte del prossimo anno e, soprattutto, aveva assicurato una rapida definizione della situazione dei "Quota 96", quei dipendenti pubblici - insegnanti soprattutto - che a gennaio 2012 avevano maturato i requisiti per andare in pensione (con 61 anni di età + 35 di contribuzione, oppure con 60 anni di età e 36 anni di contributi versati (ecco perché "96")), prima che l'entrata in vigore della Legge Fornero glielo impedisse trattenendoli ancora al lavoro fino a data da destinarsi (fino a quando, cioè, non si saranno trovate le coperture finanziarie per consentire la sostituzione dei "quota 96" con nuovi assunti). Dopo un'estate di "pie illusioni", alimentate dalle ministre Carrozza e Madia, i Quota 96 sono tornati di nuovo al lavoro, sperando forse nella prossima legge di stabilità... Parole di solidarietà a tale categoria arrivano dalla senatrice PD Laura Puppato che, dichiarando il proprio impegno a risolvere presto la cosa, riconosce come "la questione dei Quota 96 sia una pagina molto brutta nella storia dei rapporti governo-Parlamento.". PAGINA 20 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 103 — SETTEMBRE — 2014 PERMESSI 104 E CONGEDO STRAORDINARIO D.LGS 151/01 LE INNOVAZIONI DELLA LEGGE 114/2014 IN MATERIA DI LAVORO Il decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante "misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari", è convertito in legge 11 agosto 2014, n. 114 (entrata in vigore il giorno 19/8/2014). Di nostro interesse è l'art.25 che riporta "semplificazione per i soggetti con invalidità". La novità sostanziale, che conferma quanto già previsto nel decreto, riguarda la riduzione dei tempi di accertamento dello stato di handicap. Una importante innovazione riguarda l'accertamento provvisorio di handicap con le modifiche apportate alla Legge 423 del 27 ottobre 1993, laddove: •art. 2 comma 2 "Qualora la commissione medica di cui all'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, non si pronunci entro novanta giorni dalla presentazione della domanda [...]" la modifica riguarda i novanta (90) giorni che divengono quarantacinque (45), sostanzialmente riducendo i tempi di attesa previsti tra, l'inoltro della domanda di accertamento e la possibilità di presentazione del certificato provvisorio redatto dallo specialista, per richiedere le agevolazioni lavorative (permessi, ecc..); ovvero prima, per poter presentare il certificato provvisorio redatto dallo specialista, occorreva attendere 90 giorno ora, sono sufficienti 45. •art. 2 comma 2 "gli accertamenti sono effettuati, in via provvisoria, ai soli fini previsti dall'articolo 33 della stessa legge [...]" la modifica riguarda l'estensione dai soli fini dell'art 33, all'art. 21 della Legge 104/92 e all'articolo 42 del Decreto Legislativo 151/2001, sostanzialmente ampliando l'utilizzo del certificato non solo, come già previsto alle agevolazioni previste dall'articolo 33 Legge 104/92, ma anche alle agevolazioni previste dall'art. 21 "Precedenza nell'assegnazione di sede" e all'articolo 42 del D.Lgs 151/2001 ovvero "Riposi e permessi per i figli con handicap grave", pertanto l'innovazione del Decreto Legge 90 aggiunge dopo l'art 2 e dopo il comma 3-ter, il comma 3quater: "Ai fini delle agevolazioni lavorative previste dagli articoli 21 e 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e dall'articolo 42 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, la Commissione medica competente, previa richiesta motivata dell'interessato, è autorizzata a rilasciare un certificato provvisorio al termine della visita. Il certificato provvisorio produce effetto fino all'emissione dell'accertamento definitivo da parte della Commissione medica dell'INPS." Inoltre, nello stesso articolo, si da la possibilità di richiedere, direttamente al termine della visita di accertamento, il certificato provvisorio utile per le Continua →→→ N. 103 — SETTEMBRE — 2014 agevolazioni relative gli articoli 21 e 33 Legge 104/92 e 42 del D.Lgs 151/2001. Ricordiamo brevemente a cosa danno diritto gli articoli di cui stiamo parlando: Art. 33 della legge 104/92 In base all'art. 33 della Legge 104/92, la persona con handicap grave ha diritto: •prolungamento del congedo parentale per la durata di tre anni fino all'8° anno di età del bambino per il genitore che assista il figlio portatore di handicap in condizioni di gravità; •permessi lavorativi per il lavoratore portatore di handicap, per il genitore, coniuge o familiare che assista un portatore di handicap in condizioni di gravità; •trasferimento di sede e/o scelta della sede di lavoro più vicina per il lavoratore disabile e per il genitore, coniuge o familiare che assista un portatore di handicap in condizioni di gravità; Art. 21 Legge 104/92 In base all'art. 21 della legge 104/92, la persona handicappata, anche senza connotazione di gravità, con un grado di invalidità superiore ai due terzi o con minorazioni iscritte alle categorie prima, seconda e terza della tabella A annessa alla legge 10 agosto 1950, n. 648, assunta presso gli enti pubblici come vincitrice di concorso o ad altro titolo, ha diritto di: •scelta prioritaria tra le sedi disponibili; •precedenza in sede di trasferimento a domanda. Questa agevolazione opera solo nel campo della Pubblica Amministrazione SINDACATO– CULTURA—LAVORO Art. 42 del Decreto Legislativo 151/2001 In base all'art. 42 del D.Lgs 151/2001, hanno titolo a fruire del congedo straordinario retribuito della durata di due anni nell'arco dell'intera vita lavorativa, i lavoratori dipendenti anche se a tempo determinato, familiari della persona con handicap grave secondo l'ordine stabilito dalla normativa. Inoltre i tempi di pronuncia della commissione, per l'emissione del verbale definitivo, sono stati ridotti da centottanta (180) a novanta (90), (Art 2 comma 3-bis Legge 27 ottobre 1993, n. 423). Altra importante innovazione, non prevista dal D.L. 90/2014 ma introdotta direttamente nel testo della Legge 114/2014, riguarda l'art 6-bis che prevede, alla scadenza del verbale per revisione la non interruzione di tutti i benefici, delle prestazioni, e delle agevolazioni acquisite. Riportiamo il testo art. 6bis. "Nelle more dell'effettuazione elle eventuali visite di revisione e del relativo iter di verifica, i minorati civili e le persone con handicap in possesso di verbali in cui sia prevista rivedibilità conservano tutti i diritti acquisiti in materia di benefici, prestazioni e agevolazioni di qualsiasi natura. La convocazione a visita, nei casi di verbali per i quali sia prevista la rivedibilità, e' di competenza dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS)". Nello stesso articolo si PAGINA 21 chiarisce che la competenza per la convocazione a visita di revisione è di INPS, ma soprattutto che ora INPS è tenuta alla convocazione mentre prima era il Cittadino che doveva presentare domanda per richiedere la visita di accertamento. Altra novità riguarda l'articolo 20 della legge 5 febbraio 1992, n. 104 al quale è aggiunto il comma 2-bis: che prevede che, quanto riguarda le eventuali prove preselettive, previste nei concorsi pubblici, le persone con invalidità uguale o superiore all'80%, non sono tenute a sostenere la prova preselettiva eventualmente prevista. Una ulteriore novità riguarda la modifica dell'art 16 comma 2 della legge 12 marzo 1999, n. 68, che prevede che la persona con disabilità, idonea a concorso pubblico presso la pubblica amministrazione, può essere assunto anche oltre il limite dei posti previsti nel bando del concorso, la novità introdotta tende a privilegiare le persone con disabilità che versino in stato di disoccupazione, eliminando la frase come segue: Art. 16 comma 2 Legge 68/99 "I disabili che abbiano conseguito le idoneità nei concorsi pubblici possono essere assunti, ai fini dell'adempimento dell'obbligo di cui all'articolo 3, anche se non versino in stato di disoccupazione e oltre il limite dei posti ad essi riservati nel concorso". PAGINA 22 SINDACATO– CULTURA—LAVORO N. 103 — SETTEMBRE — 2014 DA RISARCIRE IL LAVORATORE, TANTO QUANTO DURA IL DEMANSIONAMENTO. SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE N. 18965/2014 E’ quanto emerge dalla sentenza n. 18965 della Corte di Cassazione, depositata il 9 settembre 2014. Il caso. I Giudici di primo grado accoglievano la richiesta risarcitoria per danni alla professionalità della lavoratrice per essere stata dequalificata e quantificavano equitativamente il risarcimento nella misura della metà delle retribuzioni ricevute per le giornate di effettiva attività durante il periodo del demansionamento. La Corte d’appello confermava la determinazione equitativa del risarcimento del danno subito dalla lavoratrice per essere stata adibita a mansioni dequalificate rispetto al grado rivestito ed alla professionalità raggiunta. La società, datrice di lavoro, ricorreva in Cassazione censurando l’impugnata sentenza per aver taciuto del tutto sui parametri in base ai quali aveva operato la liquidazione equitativa. Da indicare i criteri seguiti per determinare il risarcimento. Il motivo è infondato. E’ pacifico in sede di legittimità che «qualora proceda alla liquidazione del danno in via equitativa, il giudice di merito, affinché la sua decisione non presenti i connotati dell’arbitrarietà, deve in- dicare i criteri seguiti per determinare l’entità del risarcimento, risultando il suo potere discrezionale sottratto a qualsiasi sindacato in sede di legittimità solo allorché si dia conto che sono stati considerati i dati di fatto acquisiti al processo come fattori costitutivi dell’ammontare dei danni liquidati» (Cass., n 8213/2013). E’ equo il risarcimento riferito alle sole giornate dedicate alle mansioni dequalificanti. Nel caso in esame, la Corte d’appello, nel confermare la pronuncia di primo grado, ha correttamente affermato che «considerato anche che il demansionamento si è perpetuato per meno di sei mesi, appare rispondente ad equità ritenere che il suo bagaglio professionale sia stato compromesso solo durante la poche giornate in cui la lavoratrice si è dedicata alle nuove mansioni che, peraltro, non richiedevano alcun impegno e non la occupavano per tutte le ore di lavoro». Alla stregua di quanto affermato, la Corte Suprema rigetta il ricorso N. 103 — SETTEMBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 23 LO SCORRIMENTO DELLE GRADUATORIE CONCORSUALI NEL PUBBLICO IMPIEGO: CONDIZIONI E LIMITI In presenza di graduatorie valide ed efficaci, alla provvista di nuovo personale l'amministrazione deve provvedere normalmente attraverso lo scorrimento delle stesse. In tale situazione, la possibilità di bandire un nuovo concorso costituisce ipotesi eccezionale, considerata con sfavore dal legislatore più recente, in quanto contraria ai principi di economicità ed efficacia dell'azione amministrativa. L' istituto non trova invece applicazione per i posti istituiti o trasformati successivamente alla data di pubblicazione delle graduatorie. In due recenti sentenze il Consiglio di Stato con la sentenza n. 03407/2014 del 04/07/2014 (Sezione VI) e con la sentenza n. 04119/2014 del 1 agosto 2014 (Sezione Terza) ha ribadito molto chiaramente questi concetti, così da togliere qualsiasi dubbio interpretativo per l' operatore. Nella sentenza n. 03407/2014 viene esaminata, attraverso un breve excursus storico, la normativa di riferimento. "Dalla previsione del Testo unico degli impiegati civili dello Stato (d. P.R. 10 gennaio 1957, n. 3), il cui articolo 8, come modificato dall'articolo unico della legge 8 luglio 1975, n. 305, stabiliva che l'amministrazione ha facoltà di conferire, oltre i posti messi a concor- so, anche quelli che risultino disponibili alla data di approvazione della graduatoria, si è passati ad una previsione normativa, a regime, inserita nel regolamento recante norme sull'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni (art. 15, comma 7, del d.P.R. 9 maggio 1994, n. 487), che ha previsto che le graduatorie dei vincitori rimangono efficaci per un termine di diciotto mesi dalla data della sopracitata pubblicazione per eventuali coperture di posti per i quali il concorso è stato bandito e che successivamente ed entro tale data dovessero rendersi disponibili ... Tuttavia, a dare all'istituto della utilizzazione delle graduatorie concorsuali la dignità di regola generale per le assunzioni di personale pubblico, introdotta con disposizione di rango legislativo, è stato l'art. 3, comma 87, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) che ha aggiunto il comma 5 ter all'art. 35 del d..lgs. 165/2001; in base a tale ultima disposizione, le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche rimangono vigenti per un termine di tre anni dalla data di pubblicazione. Anche per il settore degli enti locali, l'art. 91, comma 4, del d.lgs. 267 del 2000 (recante il Testo unico degli enti locali) ha previsto che "per gli enti locali le gra- duatorie concorsuali rimangono efficaci per un termine di tre anni dalla data di pubblicazione, per l'eventuale copertura dei posti che si venissero a rendere successivamente vacanti e disponibili, fatta eccezione per i posti istituiti o trasformati successivamente all'indizione del concorso medesimo". "In definitiva, l'art. 3, comma 87, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nel prevedere che le graduatorie concorsuali hanno validità triennale, decorrenti dalla loro pubblicazione, ha introdotto a regime un istituto ordinario di reclutamento del personale pubblico, positivizzato da una fonte di rango legislativo e non più dal solo regolamento generale dei concorsi (d.P.R. n. 487 del 1994): l'ambito oggettivo di applicazione dell'istituto generale di utilizzazione delle graduatorie per "scorrimento" è poi riferito, indistintamente, a tutte le amministrazioni, senza limitazioni di carattere soggettivo od oggettivo". "In tale consolidato quadro normativo, appare naturale ritenere, nel solco di quanto affermato nella già richiamata sentenza della Adunanza plenaria di questo Consiglio di Stato, che la scelta dell'amministrazione di bandire un nuovo concorso, pur in presenza di soggetti idonei che potrebbero soddisfare le medesime esigenze, Continua →→→ PAGINA 24 vada scrutinata con particolare rigore, posto che la stessa risulta configgente con i suindicati principi desumibili dalla legislazione più recente (ispirati, come detto, da esigenze di contenimento della spesa pubblica e di rapidità ed efficacia dell'azione amministrativa)". Nella sentenza n. 04119/2014 (ribadito che lo scorrimento delle graduatorie concorsuali preesistenti ed efficaci rappresenta la regola generale per la copertura dei posti vacanti in organico mentre l'indizione di un nuovo concorso costituisce l'eccezione) viene invece rimarcata ... la specifica limitazione dell' applicazione dell' istituto ai posti che non siano di "nuova istituzione o trasformazione". "La regola, sebbene contenuta nella disciplina degli enti locali, risulta espressiva di un principio generale e, pertanto, trova applicazione comune anche alle altre amministrazioni pubbliche". Vi si legge: ... l'esclusione dello scorrimento della graduatoria concorsuale per la copertura di posti di nuova istituzione o trasformati ... prevista dall'art. 91, comma 4, del d.lgs. 267/2000 ( Testo unico SINDACATO– CULTURA—LAVORO delle leggi sull'ordinamento degli enti locali ), costituisce regola espressiva di un principio generale applicabile anche alle altre amministrazioni pubbliche e, quindi, anche alle Aziende sanitarie locali. Tale disposizione, infatti, espressione di un principio generale, mira ad evitare che le pubbliche amministrazioni possano essere indotte a modificare la pianta organica, al fine di assumere uno dei candidati inseriti in graduatoria, i cui nomi sono già conosciuti (cfr. TAR Sardegna, I, 17 luglio 2013, n. 552; TAR Basilicata, 6 aprile 2012, n. 171). Alla luce di tale principio la disposizione dell'art. 18, comma 7, del d.P.R. n. 483/1997 (Regolamento recante la disciplina concorsuale per il personale dirigenziale del Servizio sanitario nazionale), laddove stabilisce che "le graduatorie dei vincitori rimangono efficaci ... per eventuali coperture di posti per i quali il concorso è stato bandito e che successivamente ed entro tale data dovessero rendersi disponibili", dev'essere pertanto interpretata nel senso che, per potersi far ricorso alla graduatoria durante il periodo di vigenza della stessa, deve trattarsi della copertura di posti già esistenti ( ed N. 103 — SETTEMBRE — 2014 occupati ) alla data della sua approvazione ( o comunque coperti proprio a seguito di tale approvazione ) e che successivamente a tale data si rendano "disponibili". L' istituto non è applicabile, non solo ai posti di "nuova istituzione", ma anche ai posti già esistenti al momento dell' approvazione della graduatoria e successivamente trasformati, come contemplato espressamente dalla disposizione di cui all'art. 91, comma 4, del d.lgs. n. 267/2000. Particolarmente significativa la valutazione della fattispecie operata dal Consiglio di Stato "l'articolo 91, comma 4, cit. sottende una logica presuntiva insuscettibile di valutazione e prova contraria, tendendo la relativa previsione ad evitare in assoluto qualsiasi ipotesi di pericolo di impropria commistione dell'interesse pubblico che presiede al disegno della pianta organica del personale ed al reclutamento dello stesso con gli interessi privati in fatto con lo stesso convergenti. In parole povere: il provvedimento che dispone l' utilizzo di graduatorie concorsuali per posti istituiti o trasformati successivamente alla loro approvazione è illegittimo ... e basta! Con tutte le conseguenze del caso, sia per le amministrazioni sia per i funzionari, che dovranno farsi carico, coscientemente, di una presunzione assoluta di illegalità. Scarica la sentenza cliccando sul seguente link: http://www.studiocataldi.it/ news_giuridiche_asp/ news_giuridica_16295.asp N. 103 — SETTEMBRE — 2014 SINDACATO– CULTURA—LAVORO PAGINA 25 RUBRICA DI CINEMA E CULTURA VARIA A ROMA E’ NATO UN LAGO La potenza della natura smuove la popolazione Ricordate la famosa scena di Anita Ekberg che si bagna nella fontana di Trevi ? Altro che fontana: Roma oggi vanta un vero lago. La zona, la via Prenestina, all’altezza di Largo Preneste, contiene molti toponimi che ricordano la ricchezza delle acque di questo territorio: “Maranella” “Via dell’Acqua Bullicante”. Un tempo vi scorreva un affluente dell’Aniene. Questi sono i precedenti che spiegano la sorpresa capitata all’incauto costruttore che nel 1993 ha realizzato uno sbancamento, della profondità di circa dieci metri, nel perimetro del parco (1) che si trova a ridosso della famosa industria tessile SNIA- Viscosa, compromettendo una ve- na idrica. La sigla, inizialmente, stava per Società di Navigazione Italo Americana (SNIA), infatti era nata a Torino nel 1917 per controllare i trasporti marittimi tra Italia e Stati Uniti; solo dopo la prima guerra mondiale fu riconvertita alla produzione di fibre tessili artificiali, diventando la più importante azienda del paese nella produzione di rayon. Nella fabbrica romana affluirono maestranze da svariate regioni, come l’Abruzzo e il Veneto. Quando il costruttore, proprietario del terreno, ha iniziato a scavare in profondità per le fondamenta di un centro commerciale, ha bucato una falda; non contento, ha cercato di rimediare pompando le acque nelle fognature di Torpignattara che si è allagata, mettendo in moto la protesta popolare. La collina nata dallo sbancamento a sua volta è ora una verde oasi per una flora e una fauna tipica di questo tipo di zone. I giovani professionisti, che hanno lottato per preservare l’area, la stanno censendo botanicamente e zoologicamente, scoprendo che col passare del tempo si ripopola di nuove specie. Il lago non è privo di pesci, in quanto i palmipedi vi portano le uova depositate nelle loro zampe da specie che usano questo sistema, in genere tipico delle piante, per sopravvivere. La sua acqua è talmente pura da risultare alle analisi quasi potabile. L’ultimo tentativo di speculazione risale all’anno scorso: contro ogni regola del vivere civile, si volevano costruire quattro mostruose torri alte cento metri, cosa che avrebbe non solo coperto l’area del lago, ma compromesso la viabilità e l’equilibrio di tutto il quartiere. Nell’agosto di quest’anno i comitati di quartiere, che per venti anni si sono battuti insieme agli ambientalisti, per salvare il lago naturale che è sorto dietro la Continua →→→ PAGINA 26 ex fabbrica, hanno giustamente festeggiato l’apertura del varco al parco, da via di Portonaccio, effettuata dal Comune. Anche la musica ha contribuito a salvare questa importante oasi naturale. I gruppi rap Assalti frontali e Il Muro del Canto hanno realizzato il video Il lago che combatte, che, pubblicato il 19 luglio di quest’anno su Youtube, ha totalizzato più di centomila visite. Si può vedere al seguente link, con la regia di Marcello Saurino: https://www.youtube.com/ watch?v=Dcb_Thrq2P8 Nella casa nel parco, con ingresso da via Prenestina numero 175, dal 2011 si può consultare, a cura del Forum Territoriale Permanente il ricco archivio della SNIA- Viscosa (2), ritrovato integro all’interno della fabbrica. Nei documenti ivi contenuti gli abitanti dei quartieri limitrofi hanno riconosciuto le schede di propri familiari: chi il nonno, chi SINDACATO– CULTURA—LAVORO lo zio. La fabbrica era organizzata con severe leggi da esercito, prevedendo punizioni se si infrangevano le dure regole. Dal basso con costanza e perseveranza si può ottenere ciò che chi governa neppure vede come una necessità vitale. Il 12 ottobre, ad un anno dalla prima discesa al lago è prevista una festa popolare per celebrare la natura che rigenera la città e la gioia della vittoria sul cemento. Ulteriori notizie si possono reperire nel sito, dal quale sono tratte le note: http:// lagoexsnia.wordpress.com/ Ora tutti potranno accedere a questo patrimonio storico e naturalistico. 1) 1995 IL VINCOLO ARCHEOLOGICO “AD DUAS LAUROS” - 21.10.1995 Il Decreto del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali (pubblicato sulla G.U. il 10.02.1996) include il comprensorio denominato “Ad duas lauros” (del quale fa par- N. 103 — SETTEMBRE — 2014 te l’intera area dell’ex SNIA), tra le aree di interesse archeologico indicate all’art.1, lett. m della legge 08.08.1985, n. 131. 2) 2012 L’ARCHIVIO STORICO VISCOSA ALLA CASA DEL PARCO - 03.07.2012 Con decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali l’ Archivio dello stabilimento di Roma della Snia Viscosa viene dichiarato d’ interesse storico particolarmente importante e, pertanto, è sottoposto alle norme di tutela del D. Lgs. 42/2004 •14.11.2012 La Soprintendenza Archivistica per il Lazio presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali autorizza il trasferimento dell’Archivio storico Viscosa presso i locali della Casa del Parco delle Energie •16.10.2013 Inizia l’apertura al pubblico dell’Archivio Storico Viscosa, tutti i mercoledì dalle 16 alle 19. Antonella D’Ambrosio
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