NOTIZIARIO N_103_SETTEMBRE_2014.pub

SINDACATO CULTURA LAVORO
NOTIZIARIO ON-LINE DI CARATTERE
GENERALE AD USO DEI QUADRI
SINDACALI
NUMERO CIII
SETTEMBRE 2014
00186—ROMA Via del Collegio Romano, 27 Tel/Fax 06 67232348 Tel. 06 67232889 e-mail. [email protected] - www.unsabeniculturali.it
RENZI TROVA I SOLDI PER IL COMPARTO SICUREZZA
E SI DIMENTICA DI MILIONI DI LAVORATORI PUBBLICI
CHE STANNO SUL LASTRICO!!!
Ebbene sì, ora ne abbiamo la certezza: nel
pubblico impiego sembrerebbero esistere due
categorie di lavoratori,
quelli di seria A e quelli
di serie B. Una distinzione folle, che alimenta una dannosa ed inutile guerra tra poveri e
che non risolve nulla
anzi, se c’è un disagio,
questo viene sostanzialmente acuito. La storia
è ormai nota ma vale la
pena sintetizzarla: contratti bloccati per tutto
il pubblico impiego,
tuonava Renzi e gli faceva coro la Marianna.
Non ci sono soldi, c’è la
spending
review
ed
inoltre, cosa vuoi che
sia un blocco contrattuale in un periodo in
cui c’è tanta gente che
perde il lavoro? Certo,
di fronte a cotante affermazioni, se risultassero vere e fondate,
“chapeau” poi c’è la famosa rivoluzione della
Pubblica Amministrazione tanto gradita a
chiunque occupa il posto di premier (quante
volte si è sentito parlare
di riformare la P.A. con
risultati spesso deludenti?). Una rivoluzione
che ormai sembra avere
le armi spuntate in
quanto si è accanita
proprio sui lavoratori o
meglio sui loro legittimi
rappresentanti (leggasi
Organizzazioni Sindacali).
Prima di addentrarci in
questo discorso, torniamo a bomba sul blocco
contrattuale con il quale abbiamo iniziato il
discorso. E’ cosa arcinota (e per chi non lo
sapesse glielo diciamo
adesso), che un dipendente pubblico civile
con circa 35/40 anni di
anzianità porta a casa
uno stipendio medio
netto
di
circa
€.
1300,00. Sì, avete capito bene: dopo una vita
dedicata al lavoro nel
pubblico impiego, il nostro travèt di turno non
arriva alla fine del mese, non riesce a mantenere la famiglia e, se un
giorno
arriverà
alla
pensione, potrà sperare, se va bene su un
importo di circa €.
1.000,00 (e potrà ritenersi già fortunato).
Ma noi gli abbiamo dato anche 80 euro in più
al mese che se in una
famiglia lavorano in
due diventano 160 euro, ha ribadito il nostro
amico (?) Renzi.
Verissimo,
ribattiamo
noi, peccato che non
tutti ne abbiano potuto
beneficiare e che non è
paragonabile economicamente il cambio tra le
80 euro e il valore economico
dell’eventuale
aumento del contratto,
con tanto di arretrati,
se Dio vuole. Non c’è
bisogno di essere economisti per capire che
un contratto bloccato
da anni e che sarà bloccato almeno per un altro anno, mortifica non
poco gli addetti che
ogni giorno operano nei
meandri della pubblica
amministrazione.
Ma
siamo sicuri che sia
così per tutti? All’inizio
abbiamo parlato di lavoratori divisi in due
categorie ed ora chiariamo il concetto.
Le forze dell’Ordine, i
militari e quant’altro, si
sono subito fatti sentire
minacciando mari e
monti. In un battibaleno i soldi che non c’erano sono magicamente
apparsi, come se al posto di Renzi ci sia strato
il mago Silvan. Et Voilà,
è stato detto (detto e
fatto). Per carità, quel
che è giusto è giusto e
se questi lavoratori avevano diritto all’aumento
stipendiale è bene che
gli venga accordato. Ma
gli altri? Infatti, in buona sostanza, mentre
Renzi pensa allo sblocco dei contratti dei lavoratori della sicurezza
altri milioni di lavoratori pubblici si trovano ai
limiti della soglia di povertà. A questo punto
sorge spontanea la domanda: ma a noi lavoratori dello Stato civili,
ci avete preso per fessi?
E’ possibile che siamo
sempre l’ultima ruota
del carro?
Continua →→→
Giuseppe Urbino Segretario Nazionale
Confsal-Unsa Beni Culturali
Sommario:
•A
2
•A
3
•SOS PER LA BNCF?
4
•TASSA
6
•FUNZIONARI
8
•ARTSPIA
9
•CHIESTA
11
FIRENZE: IL MALTEMPO
HA
CAUSATO MOLTI DANNI MA QUANTI
DI QUESTI DANNI POTEVANO
ESSERE EVITATI
FIRENZE: RESTAURATA LA
FONTANA DELLO SPRONE, MA NON
SAREBBE DEL BUONTALENTI.
SOGGIORNO: È AUTOLESIONISMO
FANNO CAUSA AL
MINISTERO DA DUE ANNI SOTTOPAGATI PER ERRORI NEI BANDI
- FACCIAMOCI DEL
MALE: IL FASCINOSO MUSEO
ORIENTALE DI PALAZZO BRANCACCIO RISCHIA DI FINIRE NEL DESERTO ALL'EUR.
UNA POSSIBILE SOLUZIONE AL MINISTRO PER UNA
NUOVA SISTEMAZIONE DEGLI
UFFICI DELLA DGA
•OBBLIGATO
12
E INELUDIBILE
RINNOVO DEI CONTRATTI
IL
•COMUNICAZIONE
14
IN MERITO
ALLA QUESTIONE DELL’INDEBITO
PRELIEVO PREVIDENZIALE (IL
2,50% DELL’ 80% DELLA RETRIBUZIONE TABELLARE)
•MANIFESTAZIONE
DAY 11.10.2014
CONTRATTO
15
•LEGITTIMO
17
•JOBS
19
•PERMESSI
20
•DA
22
•LO
23
•A ROMA E’ NATO UN LAGO
25
IL RIFIUTO DEL
DIPENDENTE PUBBLICO A SVOLGERE LAVORO STRAORDINARIO
ACT SUL TAVOLO... MA I
PENSIONATI E I 'QUOTA 96'?...
104 E CONGEDO
STRAORDINARIO LE INNOVAZIONI
DELLA LEGGE 114/2014 IN MATERIA DI LAVORO
RISARCIRE IL LAVORATORE,
TANTO QUANTO DURA IL DEMANSIONAMENTO.
SCORRIMENTO DELLE GRADUATORIE CONCORSUALI NEL
PUBBLICO IMPIEGO: CONDIZIONI E
LIMITI
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Non basta la cattiva fama che
alcuni predecessori della Madia
ci ha affibbiato? (Chi può dimenticare il Fannulloni del Prof.
Brunetta, che probabilmente
all’epoca si era dimenticato del
piccolo particolare che anche lui
era un pubblico dipendente in
quanto professore universitario?). Ma tant’è! Non c’è voluto
molto per creare un clima di sospetto nei confronti del pubblico
dipendente e l’opinione pubblica, sempre facilmente influenzabile, ha reagito come era prevedibile. Poi contro i lavoratori
pubblici avevamo già avuto augusti pensieri filosofici di altri
esponenti di partiti trasversali,
basta ricordare L’On Costa, nemico giurato dei dipendenti sta-
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
tali e l’On. Ichino, anche lui da
sempre impegnato a sparare a
zero sulla croce rossa. Ebbene
sì, attaccare il pubblico dipendente è un po’ come sparare
culla croce rossa in quanto il
lavoratore di questo delicato settore altri non è che un umile
servitore dello Stato, spesso e
volentieri orgoglioso del lavoro
che svolge e che non merita un
trattamento simile, specie se si
guarda al misero compenso
mensile che riceve. Torniamo
poi al discorso sindacale, appena accennato qui sopra, perché
è opportuno capire che attaccare il sindacato, checché se ne
dica, significa attaccare il lavoratore perché senza una rappresentanza non si va da nessuna
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parte. L’attacco è sistematico e
sta minando il sindacato in genere, senza distinzione alcuna, e
già l’aver dimezzato i permessi,
distacchi e aspettative sindacali,
mostra come questo Governo
voglia andare per la sua strada
bypassando i legittimi rappresentanti dei lavoratori. In ultimo
anche i recenti attacchi televisivi
e giornalistici, seppur abbiano
svelato delle storture, non sono
venuti a caso e, ad avviso di chi
scrive, non possono che mirare
ad affossare definitivamente una
istituzione, quella sindacale, che
ha fatto la storia d’Italia e che,
ricordiamolo, era stata abrogata
dalla dittatura fascista. Chi ha
orecchi per intendere intenda!
Giuseppe Urbino
A FIRENZE: IL MALTEMPO DI VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2014
HA CAUSATO MOLTI DANNI MA QUANTI DI QUESTI DANNI
POTEVANO ESSERE EVITATI, SOLO SE…
Non torna la conta dei danni
nei Luoghi della cultura di Firenze, perché ancora una volta
non si vuole considerare che
grazie alla scarsa (se non inesistente) manutenzione preventiva, QUESTI DANNI, OGNI
VOLTA CHE PIOVE DAL TETTO
(come diceva Paolucci) SONO
SEMPRE I SOLITI E CI SARANNO SEMPRE….
COMUNQUE QUESTI DANNI
“INEVITABILI” AI LUOGHI DELLA CULTURA POTREBBERO
ESSERE CONTENIBILI AL 30%
Da subito, sabato 20 settembre
2014, cominciano ad essere diramati i primi bollettini sui danni
economici subiti ma questi danni
'contati', sono pochi o sono tanti? Quanti di questi danni, comunque, potevano essere evitati?
Quando sono state fatte le manutenzioni ordinarie? E quante
di queste manutenzioni programmate hanno visto poi la loro realizzazione?
Cosi', sugli ingenti danni da maltempo ai siti culturali di Firenze,
è intervenuto, tra gli altri, anche
il sindacato dei lavoratori dei Beni culturali Confsal-Unsa con il
segretario regionale toscano
Learco Nencetti. «Una cosa è
certa - scrive in una nota - La
ripetitività che si riscontra in alcuni danni a Boboli, agli Uffizi ed
alla Biblioteca nazionale (come
risulta dai nostri archivi su precedenti eventi anche se non di
tale estremità). Danni che potevano essere contenuti al massimo in un 30-35% di quanto
oggi si e' manifestato.
Si pensi che erano ancora montati (usati) 'vetri' e 'vetrate' dal
tempo della guerra, di soffiatura
leggera, vetri comuni, per assurdo di cartongesso o carta zucche-
ro…».
Nessuno mette in dubbio che
quanto è successo copn questo
evento estremo ed imprevedibile..... Ma senz'altro - almeno per
i nostri Beni culturali - è stata
una caporetto prevedibile e non
si possono dare tutte le colpe
all'evento di città "bomba d'acqua e di grandine - tromba d'aria" ....
È DA ANNI CHE I NOSTRI
"CONTENITORI" DEI BENI CULTURALI HANNO BISOGNO DI
INTERVENTI STRUTTURALI CHE
SALVAGUARDINO AL MEGLIO E NON PROVVISORIAMENTE LE OPERE CHE DEVONO CUSTODIRE DALLE INTEMPERIE E
CALAMITA' QUOTIDIANE: TEMPERATURA CALDO-FREDDO,
GELO, PIOGGIA, SOLE...
Pertanto, non per polemica ma
per obiezione costruttiva ci si
chiede anche: «A quando risalgono le ultime manutenzioni
preventive
effettuate?»
e
«Quanti di questi lavori effettuati sono stati fatti a regola
d'arte?», «da chi sono state,
poi, collaudate? Dagli stessi
controllati?".
Learco Nencetti
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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A FIRENZE: RESTAURATA LA FONTANA DELLO
SPRONE, MA NON SAREBBE DEL BUONTALENTI.
SINDACALISTA CITA FONTI: “OPERA SCULTORE GENERINI 30 ANNI DOPO (ANSA) ”
Nuovo look per la Fontana
dello Sprone di Firenze.
Sono terminati i lavori di restauro a Firenze della fontana
all’angolo tra via dello Sprone
e Borgo San Jacopo. L’opera
di recupero è stata inaugurata il 4 settembre 2014 alla
presenza del sindaco Dario
Nardella, del presidente di
Fondaco Enrico Bressan e di
Luca Vincenzo Pantone titolare della Pantone Restauri.
L’intervento rientra nel progetto ‘Florence I Care’ che prevede la ricerca di sponsorizzazioni per il restauro e la manutenzione straordinaria di
beni culturali di proprietà comunale.
"Siamo a più di un milione d
euro di interventi nell’ambito
del progetto Flic–Florence I
Care, che riguarda il coinvolgimento dei soggetti privati
nel restauro e valorizzazione
del nostro patrimonio culturale", ha detto il sindaco Nardella - Proseguo questo tour delle
fontane dopo il restauro della
fontana di piazza del Grano
di alcune settimane fa, oggi è
la volta della fontana del
Buontalenti e tra un mese di
quella di Benvenuto Cellini.
Tanti tasselli della bellezza e
del decoro della città”.
La Fondaco srl di Venezia ha
finanziato il restauro per un
importo di 24.796 euro.
Questo in sintesi il Comunicato stampa fatto girare per
l’occasione del restauro.
Peccato però che l’opera della Fontana dello Sprone non
e' di Bernardo Buontalenti
bensi' di Francesco Generini:
a "pizzicare" l'amministrazione comunale di Firenze in
quello che, se confermato,
sarebbe uno svarione storicoartistico e' il coordinatore toscano del sindacato ConfsalUnsa Beni Culturali, Learco
Nencetti.
Ieri il Comune di Firenze ha
dato notizia del restauro,
sponsorizzata da privati, della fontana sistemata all'angolo tra due strade storiche
dell'Oltrarno fiorentino, via
dello Sprone e Borgo San Iacopo.
E nell'annuncio la fontana
viene attribuita a Buontalenti. Ma, spiega il sindacalista,
«è risaputo che recenti studi
(Stefania Galante, Davide
Turrini, John Dixon Hunt ed
altri) hanno copiosamente
dimostrato, come riporta il
Repertorio delle Architetture
Civili di Firenze facilmente
consultabile on-line, come la
fontana sia stata in realtà
allestita al termine dei lavori
dell'acquedotto voluto da
Ferdinando II, nel 16381639, ed eseguita dallo scultore Francesco Generini».
Secondo Nencetti non si tratterebbe dell'unico recente errore: «Ad esempio, in occasione dell'inaugurazione del restauro della Fontana della
Loggia del Grano del primo
agosto, leggiamo nel comunicato stampa del comune di
Firenze che l'opera sarebbe
stata realizzata nel 1764 e
quindi sotto la Reggenza Lorenese dallo scultore Chiarissimo Fancelli. Peccato però
che a quella data il povero
artista era già morto da 132
anni».
Alla luce di questa situazione, l'interrogativo che si pone
rivolgendoci anche al sindaco
Dario Nardella - com'e' possibile pensare di fare sparire o
neutralizzare la competenza
delle Soprintendenze ai beni
architettonici e storici, oppure relegarle a solo compiti di
'zie' se poi è grazie alle loro
competenze se oggi possiamo
restaurare i nostri monumenti od opere d’arte, senza
creare ulteriori pasticci proprio partendo dalla sufficiente conoscenza della loro storia, ed ancor di più delle loro
date, nel rispetto dell’artista
che le ha create e dei materiali che le costituiscono. Ci
rifletta.
Learco Nencetti
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
SOS PER LA BIBLIOTECA NAZIONALE?
E’ DAL 2011 CHE E’ UN DISASTRO ANNUNCIATO…
ALTRO CHE CHIEDERE UNA DONAZIONE DI 1 EURO A TESTA PER ARRIVARE
ALLA CIFRA DEI DANNI DI OLTRE 1 MILIONE DI EURO
Quanto è successo alla Biblioteca Nazionale Centrale
di
Firenze ha
davvero
dell’incredibile, se si pensa
che è dal 2011 che il nostro
Sindacato ha fatto rilevare
che in mancanza di una manutenzione preventiva costante e la realizzazione definitiva
(e non a “toppe”) dei lavori di
consolidamento dei tetti e lucernari, compreso le grondaie,
e rinnovo degli infissi è inutile tenerla aperta! E’ solo un
danno per l’immenso patrimonio della “memoria” della cultura italiana!
E’ dalle ore 19:00 del 25 settembre 2014 che si apprende
ufficialmente che i danni subiti al patrimonio della Biblioteca Nazionale ammonteranno
a più di un milione di euro.
Cifra di oltre il milione di
euro che si desume anche dai
gravi danni strutturali in cui
versa la Biblioteca da anni,
perché il "problema" viene
sempre dall’alto: tetti, pluviali, grondaie, lucernari, soffitti
ed infissi. Danni che si ripe-
tono copiosamente ad ogni
episodio di abbondante
“acqua” dai tetti, nonostante i
vari finanziamenti disposti dal
Ministero negli anni (vedasi
precedenti: 21 ottobre 2013,
13 dicembre 2012, 6 giugno
2011, 18 novembre 2009)…
- Già, ma chi è il controllore
dei lavori di costoro? Sono
loro medesimi o persone
terze? E, quindi: - ancora
una volta ed a distanza di
anni, il controllato risulta
essere il controllore di se
stesso!
Ma la cosa ancor più sorprendente e spaventevole,
secondo quanto riferito ad un
quotidiano cittadino dalla
stessa direttrice della Biblioteca Nazionale all’indomani della
g r a n di n a t a
è
che:
«Purtroppo abbiamo i seminterrati quasi sommersi, avremmo
voluto svuotarli ma la dotazione della Nazionale non comprende delle pompe idrovore.
Senza alcun timore di essere
smentita posso dire che questa
biblioteca ha un forte rapporto
con l'acqua. E oggi lo ha dimostrato ancora una volta»
Raccapricciante è la scena
che si presenta a questa dichiarazione se solo si pensa
che nei sotterranei della Biblioteca giacciono (haimé)
complessivamente oltre UN
MILIONE DI LIBRI ….
Se ciò non bastasse, la sorpresa più grossa era già emersa il 22 settembre 2014
(all’indomani della riapertura
al pubblico della Biblioteca),
perché sul sito istituzionale
della stessa Biblioteca nazionale
(www.bncf.firenze.sbn.it) era
comparso l’Avviso al pubblico che ci sarà anche una
“Riduzione della distribuzione”, essendo «momentaneamente esclusi dalla lettura i documenti con le seguenti collocazioni: Bonamici;
Rinas cime nto ;
Mag l. 1._. ;
Magl.2._.; Carte Geografiche;
da Gen. C20. 9428 a Gen.
C21. 9999».
Pertanto, per chi conosce bene la dislocazione ed organizzazione della Biblioteca (come
chi scrive) è veramente preoccupante lo stato di conservazione e custodia di alcune collezioni che, inspiegabilmente vista la loro collocazione
“ultra blindata” dal contatto
con pareti esterne - sono state
comunque raggiunte dall'acqua, per non parlare poi dei
"nuovi" magazzini sotterranei
nell'Ala Nuova (lato Via Magliabechi), quasi sette chilometri lineari di scaffali già collaudati E MAI UTILIZZATI da
oltre tre anni …
In Biblioteca Nazionale, benché se ne dica e si dia la colpa
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N. 103 — SETTEMBRE — 2014
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
PAGINA 5
cialmente nel comunicato al
pubblico del 22 settembre, RISULTEREBBERO COLPITI:
alla forte grandinata del 19
settembre, i danni sono stratosferici se li rapportiamo alla
durata dell’evento (circa 15 minuti) ...
Un primo bilancio può essere
questo:
⇒Si parla addirittura di grosse
infiltrazioni tra i magazzini a
torre centrale e torre lato destro. Eppure questi magazzini
librari “compat” hanno poco
più, poco meno, dieci anni di
vita.... Booohhhh
⇒Se poi si considera che nei
sotterranei della Biblioteca
giacciono oltre 350.000 nuo-
vi volumi (ammassati, mai
sballati, tanto per intenderci)
che non vengono dati nemmeno in lettura, perché sono in
“giacenza coatta” (esclusi dalla
lettura), dato che non sono
stati “lavorati-trattati” per la
loro distribuzione al pubblico
(nemmeno con lettera di presentazione) …
⇒Infine, si dice che non ci sia
stato un grosso danno al patrimonio librario e che l’alluvione
del ’66 è solo un leggero ricordo … Può essere! Ma allora,
solo per citare quello che si conosce da quanto riportato uffi-
−OLTRE 320 METRI LINEARI DI VOLUMI DELLA
STORICA
BIBLIOTECA
MAGLIABECHIANA
(libri
che possono essere dal 1500
al 1890);
−QUASI 100 METRI LINEARI DI VOLUMI DEL FONDO
RINASCIMENTO
−DIECI
METRI LINEARI
DEL FONDO BUONAMICI
….
−QUASI DIECI MILA VOLUMI DI EDIZIONI RECENTI,
segnatura GEN
(post anno 2011)
⇒Senza TENER DI CONTO
cosa e’ successo alla Sala
cataloghi ed alle Sale di consultazione ….
Proprio per tutta questa
stridente ed “abnorme”
situazione, abbiamo chiesto
un intervento diretto e personale del Ministro ai Beni
culturali, Onorevole Dario
Franceschini, affinché venga fatta oltremodo chiarezza sullo stato della situazione della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e le
sue “avventure” che certamente non fanno bene alla
“longevità” del patrimonio
custodito per la Nazione ed
il nostro futuro!
E’ L’ORA DI FINIRLA CHE
AI BENI CULTURALI
I CONTROLLORI SONO
GLI STESSI CONTROLLATI
!!!!!!
Credeteci: vuoi vedere che
è tutta colpa per via della
mancanza di soldi e di
personale ?… questua di
un euro a parte …
a cura di Learco Nencetti
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
TURISMO
TASSA SOGGIORNO: È AUTOLESIONISMO
COME AGGRAVARE ANCOR PIÙ LA CRISI DEL TURISMO
L’industria turistica in Italia
ha un valore reale di 16,2 miliardi di euro.
Si tratta indiscutibilmente di
una grande industria ancora
attiva tra le tante che hanno
chiuso o stanno per chiudere
o riducono fortemente la produzione con conseguenti gravi
ripercussioni sull’occupazione.
Malgrado l’universale gradimento dei turisti esteri, tuttavia, gli introiti del settore sono
diminuiti di oltre il 30 per
cento nell’arco di pochi anni.
E se è vero che la crisi economica si è fatta sentire in modo
assai pesante in tutti i paesi a
vocazione turistica tanto che
ha inciso negativamente sul
mercato mondiale per il 3,7
per cento è anche vero che
sull’Italia si è fatta sentire ancora di più con una preoccupante perdita del 5,5 per cento.
Lo esplicita il Rapporto 2014
di “italiadecide” illustrato
nell’ambito di un apposito
Convegno cui hanno partecipato il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e la presidente
della Camera dei deputati
Laura Boldrini.
Tra le molteplici criticità del
turismo italiano de nunciate
dai convegnisti, oltre alla constatazione che le imprese del
settore sono troppo piccole e
frammentate e che i ritardi
sul web sono disincentivanti,
è stato posto l’accento, in particolare, sull’eccessivo peso
fiscale che ne impedisce la
crescita che sarebbe altrimenti assicurata date le oggettive
attrattive storiche, monumentali, artistiche, paesaggistiche
e persino culinarie che offre la
nostra nazione.
Conclusione. L’incidenza del
Fisco che è ben oltre il limite
di guardia va necessariamente ricondotta entro ambiti più
accettabili per consentire all’Italia di
raccogliere quanto le è dovuto
in relazione alle sue potenzialità turistiche.
Così vorrebbe la logica dei fatti ma poiché la logica ormai
troppo spesso non appartiene
al mondo della politica accade
che a Roma, città che registra
su scala nazionale il maggior
numero di visitatori con un
aumento costante degli stessi
(più 6,05 per cento negli ultimi otto mesi del 2014),
nell’intento di reperire nell’immediato risorse fresche, si finisce per compiere un’operazione antieconomica per l’immediato che è poi un’ipoteca
per il futuro dell’intero settore
del turismo.
Così è stata imposta una tassa di soggiorno pari al 7 per
cento dell’importo del costo
dell’alloggio e si è provveduto
a portare i ticket per la sosta
delle autovetture da 1 a 1,50
euro.
Eppure, lo abbiamo già più
volte evidenziato sul nostro
giornale, ad ogni eccesso di
tassazione corrisponde un
netto calo degli introiti fiscali.
È il cosiddetto Effetto Leffer,
fenomeno ben noto in campo
economico, che si verifica appunto di fronte ad un’eccessiva imposizione fiscale. In Italia lo abbiamo già sperimentato e subìto più volte. Alcuni
esempi, tra i più eclatanti, riguardano l’introduzione dell’imu (deprezzamento del mercato immobiliare pari al 35
per cento), l’aumento delle accise sui prodotti petroliferi
(diminuzione delle vendite del
10 per cento con una perdita
superiore al miliardo di euro e
con pesanti ripercussioni negative sul potere d’acquisto),
la maggiorazione del costo dei
tabacchi (settore in attivo da
12 anni e che oggi denuncia
un incredibile passivo di 550
milioni di euro con un aumento esponenziale del contrabbando). Tutto questo ad
opera del governo nazionale il
quale, tuttavia, sembra ora
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N. 103 — SETTEMBRE — 2014
voler cambiare strategia puntando sulla diminuzione delle
tasse. in tale ottica ha sollecitato il Comune di Roma a fare
affidamento solo sui tagli della spesa risparmiando così ai
cittadini ulteriori appesantimenti fiscali.
Niente da fare tant’è che l’aumento spropositato della tassa di soggiorno si è subito tradotto in realtà e sono stati aumentati ticket per i parcheggi.
E altri aumenti sono allo studio per i mezzi pubblici e per i
musei mentre ancora aleggia
il pericolo di far pagare il pedaggio nel raccordo anulare.
Scelte di politica economica
queste, dovute alla quasi disperata ricerca di risorse fresche per far fronte a debiti ed
impegni certamente pressanti,
scelte che tuttavia non potranno che avere effetti negativi sul settore turistico e in
ambito occupazionale perché,
appare più che evidente, che
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
qualsivoglia turista italiano o
straniero che dir si voglia ci
penserà bene prima di visitare
una città pur affascinante e
ricca di storia e d’arte qual è
Roma sapendo di dover affrontare obbligatoriamente
una spesa complessiva illogica e comunque fuori dalla sua
disponibilità economica.
E in quanto a recuperare risorse ci sarà ben poco da sperare.
Saranno solo perdite che alla
fine ricadranno principalmente sulla cittadinanza ma che
metteranno ulteriormente in
crisi anche l’industria del turismo che è poi l’unico settore
produttivo ancora in attivo e
che, malgrado le perdite già
avvenute e documentate
dell’estate appena trascorsa,
se sostenuto con convinzione
ed in modo adeguato, potrebbe rilanciare l’intera economia
della nazione.
Una considerazione di carat-
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tere generale. L’italia sta perdendo rapidamente quote
nell’ambito del turismo internazionale.
È retrocessa ad un poco dignitoso quinto posto che è anche seriamente minacciato
dalla Turchia mentre la concorrenza delle nazioni che si
affacciano sul Mediterraneo si
fa sempre più aggressiva.
Si è arrivati al punto che la
Francia può contare su 87
milioni di visitatori stranieri
l’anno ovvero il doppio dell’italia che dal lato culturale,
paesaggistico e persino culinario è unica al mondo.
E si insiste con le tasse che
penalizzano ancor più il settore?
Questo è autolesionismo puro! Il Ministero dei Beni culturali dovrebbe opporsi ed impedire con forza che tanto disinteresse affossi del tutto il settore turismo.
Federico De Lella
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
FUNZIONARI FANNO CAUSA AL MINISTERO
DA DUE ANNI SOTTOPAGATI PER ERRORI NEI BANDI DEL MIBAC
Da quasi due anni hanno
firmato il nuovo contratto
con il Mibac, il Ministeri
per i beni e delle attività
culturali, in virtù del concorso per titoli ed esami
che hanno brillantemente
superato.
Ma da allora il loro stipendio non si è mai adeguato
al nuovo grado di responsabilità. E così, pur essendo oggi funzionari, percepiscono la retribuzione da
assistente.
E questo per colpa del ministero, che ha semplicemente emesso due bandi
sbagliati.
Un errore dello Stato che
va a ripercuotersi nelle loro tasche, tanto che oggi –
dopo inutili proteste e sollecitazioni – sono pronti a
una sorta di class action
davanti al tribunale del
lavoro per chiedere i danni
morali e materiali di quanto non percepito.
Si
autodefiniscono
i
“vincitori vinti”.
Sono circa 400 le persone
che patiscono questa situazione.
Tra loro una quarantina
della nostra regione e anche un ferrarese, Davide
Guarnieri. Che, per assurdo, ha ‘rischiato’ di diventare direttore dell’archivio
di Stato con un salario da
portinaio.
“Siamo stanchi, anzi, incazzati”, sbotta Guarnieri,
che dopo cinque anni
dall’inizio del percorso di
riqualificazione (il primo
bando, errato, risale al
2007) e a quasi due anni
da firma del contratto ora
è deciso ad aprire il contenzioso.
“Perché – si chiede – se si
parla di meritocrazia e
ruoli di dirigenza, con relative responsabilità civile
e penale, credo sia giusto
pretendere il dovuto.
Non voglio un centesimo
di più di quello che mi
spetta, ma voglio quello
che mi spetta”.
Tutto nasce nel 2007,
quando viene pubblicato il
bando per il passaggio tra
le aree da B3 a C1, a seguito della emanazione di
un DPCM 16/01/2007
che autorizzava (e quindi
concedeva le risorse necessarie) il Mibact a dar
via a procedure di reclutamento a tempo indeterminato.
Il bando che viene redatto
dal ministero si rivela però
errato per alcuni profili
professionali.
Chi non entra in graduatoria farà ricorso, con conseguenti sentenza favorevoli dei tribunali, ritardando tutto il procedimento.
Si rifà tutto da capo.
Nuovi corsi e un nuovo
esame.
Continua →→→
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
Nel frattempo però interviene il decreto legge 78
del 2010, convertito nella
legge 122 del 2010 che, in
nome del contenimento
della spesa pubblica, blocca gli adeguamenti economici per progressioni e
passaggi tra aree ministeriali.
Alla fine i vincitori firmano
nel gennaio 2013 il nuovo
contratto. Che però rimane ancorato alla vecchia
retribuzione, nonostante
onori e oneri siano aumentati proporzionalmente.
E da allora lavorano accanto ai colleghi (come architetti e ingegneri) che
non sono stati toccati dagli errori e ricorsi del primo bando, del 2007, e che
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
quindi hanno firmato ante
2010, senza incappare nel
blocco degli aumenti salariali.
Il ‘monstrum’ giuridico è
tollerato solo nel Mibac.
Per casi simili l’Agenzia
delle Dogane e delle Entrate, ad esempio, ha
provveduto all’immediato
adeguamento stipendiale
ai dipendenti vincitori, inquadrati in un nuovo profilo con diverse e superiori
mansioni.
Ma l’odissea kafkiana non
è finita. Nei mesi di gennaio e febbraio i funzionari coinvolti in servizio nelle
sedi periferiche si sono visti inaspettatamente adeguare gli stipendi. Per loro
l’assurda discriminazione
sembrava rientrata.
PAGINA 9
E invece vengono a scoprire che da marzo, senza
una parola di spiegazione,
lo stipendio subisce una
doppia decurtazione sia
dell’adeguamento sia di
quanto erogato nei mesi
precedenti.
Ora arriveranno i ricorsi e
i funzionari ritengono di
avere ottime probabilità di
successo, vista la palese
discriminazione economica. E il risultato sarà il solito affarone all’italiana: il
ministero sarà costretto a
pagare arretrati e danni
morali, venendo alla fine
dei conti a spendere più di
quello che credeva di risparmiare. Tutto in nome
della cultura…
(fonte estense.com)
Marco Zavagli
ARTSPIA - FACCIAMOCI DEL MALE: IL FASCINOSO MUSEO
ORIENTALE DI PALAZZO BRANCACCIO RISCHIA DI FINIRE
NEL DESERTO ALL'EUR. CITTADINI FURIBONDI.
GIA' PARTITA UNA PETIZIONE
Ci teniamo a dare risalto ad
un articolo apparso sul sito di
DAGOSPIA che riflette esattamente la situazione in cui il
MiBACT si trova e cioè, la necessità di abbattere gli oneri
per locazioni passive e di utilizzare in modo proficuo il patrimonio immobiliare dello
Stato.
Ciò crea il ricorso a soluzioni
diverse che se non sufficiente
ponderate possono cancellare
un importante istituzione che
da anni è presente sul territorio e interagisce in un contesto sociale e culturale.
"Il Museo Nazionale d'Arte
Orientale rischia seriamente
di essere trasferito in un edificio dell'Archivio Centrale dello
Stato. Enorme spazio privo di
alcun impianto che necessita
di una pesante messa a nor-
ma. I soli costi del trasferimento si aggirerebbero tra i 9
milioni e i 12 milioni di euro,
il
pagamento
dell'affitto
all'Ente Eur 2.200.000 euro
all'anno.? Non comprendiamo
questa soluzione invocata dal
Ministero" Comitato di quartiere Piazza Dante
Facciamoci del male. Invece di
difendere e potenziare un museo poco frequentato ma strategico per fascino e posizione,
ecco che arriva subito la malsana idea di trasferirlo altrove.
Quindi dal palazzo Brancaccio
il bellissimo Museo Nazionale
D’Arte Orientale, dal cuore del
quartiere Esquilino di Roma,
dovrebbe essere deportato
all’Eur noto cimitero di musei,
desertificati fin dall’epoca fa-
scista che pure li fondò.
Ora è vero che il MNAO non
provoca file su via Merulana,
ma è anche vero che basterebbe qualche foto, una politica più attenta e soprattutto
un’apertura al pubblico più
intelligente (chi scrive è tornato indietro un paio di volte a
causa dei bislacchi orari) per
segnalarne la presenza come
uno degli imperdibili luoghi
della Grande Bellezza romana. Roba che fa colpo sui turisti, rilancia un quartiere e fa
crescere la sbigliettatura.
Questo sempre nella logica
(alquanto discutibile) che i
musei a differenza di altri patrimoni comuni come i giardini debbano produrre soldi.
Continua →→→
PAGINA 10
Ma ci sono musei come questo che appartengono a un’idea di economia più illuminata e potrebbero riprodurre ricchezza al di là dei contanti dei
visitatori.
Il MNAO è all’Esquilino, nel
centro di un quartiere multietnico con una grande comunità orientale. Potrebbe
(ben diretto) diventare anche
un polo di aggregazione e di
incontro fra le diverse culture
del territorio. Ha la bellezza e
l’autorevolezza per farlo
e,nelle bacheche, le testimonianze delle fusioni, incontri e
contaminazioni passate. E’
una fortuna che sia proprio lì
da tempo, perché in altri paesi del mondo invece sono costretti a costruire x novo musei e centri culturali di questo
tipo, idonei alla crescita multietnica delle diverse zone delle nuove metropoli. Noi invece
che lo abbiamo progettiamo di
trascinarlo a chilometri di distanza dal suo luogo naturale.
Il MNAO con la sua scalea, i
suoi stucchi, la sua eleganza
europea potrebbe essere poi
un ottimo ambasciatore degli
incontri culturali fra Italia e
Oriente. Non a caso La Korea
Foundation ha già stanziato
100mila euro per la costruzione di una sala di archeologia
coreana. Sicuri che lo farebbe
in uno stanzone dell'Eur?
Infine: il solo costo del trasfe-
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
rimento, mimballaggio, messa
in sicurezza di 35mila opere
oscilla fra i 10 e i 12 milioni e
richiederebbe tra i 18 e i 20
mesi lavorativi. Tanto trasloco
quindi sembra così privo di
senso che (temendo l'ombra di
speculazioni) i cittadini dell’Esquilino molto arrabbiati hanno scritto un documento feroce e hanno avviato una petizione. Chiedendo a tutti di
firmarla in fretta.
Eccoli entrambi :
Dal Comitato di quartiere di
Piazza Dante
Il Museo Nazionale d'Arte
Orientale Giuseppe Tucci rischia seriamente di essere
trasferito da via Merulana
all'EUR in un edificio ceduto
dall'Archivio Centrale dello
Stato. Si tratta di un enorme
spazio di circa 4.000 mq privo
di alcun impianto e che necessita di una pesante messa
a norma. ?
I costi del trasferimento si aggirerebbero tra i 9 milioni e i
12 milioni di euro, oltre al pagamento dell'affitto all'Ente
Eur che si aggira su
2.200.000 euro all'anno.? Non
comprendiamo questa soluzione invocata dal Ministero
sulla base del risparmio delle
locazioni passive. A precisa
domanda è stato risposto che
l'affitto all'Eur poiché dovuto
ad un Ente è un investimento
(sic!), mentre i quasi 800mi-
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
la euro pagati ai Brancaccio
sono diciamo " a perdere".?
Che cosa ne ha fatto l'Ente
Eur dei milioni di euro (circa
10 per anno) che l'Amministrazione ha pagato a questo
Ente ?
Dove sono i parcheggi auspicati dai residenti?
Quando potrà essere completata la "Nuvola" ? Dove è la
promozione per trasformarlo
nel quartiere dei Musei ? Dove
la sicurezza che in ogni stagione trasforma l'Eur dopo le
17.30 in un Far West e in una
Terra desolata??
Il trasferimento è osteggiato
da tutto il personale non perchè l'Eur sia lontano dalle nostre abitazioni ma perché significa sdradicare il Museo
dal suo quartiere di elezione,
dal suo naturale bacino di
utenza. Sarebbe come trasferire la Soprintendenza all'Etruria in Puglia.?
Per cercare di resistere abbiamo scritto una petizione che
troverete su change.org. Leggetela e se siete d'accordo vi
prego di firmarla per aiutarci
a rimanere all'Esquilino dove
si trovano diversi edifici demaniali ( pensiamo all'ex palazzo della Zecca e ad altri)
dove non si pagherebbe affitto
ma solo la messa a norma. ?
Sono con noi (Comitato di
Piazza Dante) sia il I Municipio che i Comitati di Quartiere
che già hanno prodotto documenti inviati al Ministro Dario
Franceschini.
Per firmare ecco il link.
https://www.change.org/p/alministro-dei-beni-e-delleattivit%C3%A0-culturali-e-delturismo-on-dario-franceschinitrasferire-il-museo-nazionale-darte-orientale-giuseppe-tucciuna-scelta-difficile-ma-ancheeconomica-4.
Alessandra Mammì per DagoArt
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
PAGINA 11
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
CHIESTA UNA POSSIBILE SOLUZIONE AL MINISTRO
PER UNA NUOVA SISTEMAZIONE DEGLI UFFICI DELLA
DIREZIONE GENERALE ARCHIVI
Diamo seguito all’accorata
lettera inviata a cura dei
dipendenti della Direzione
generale degli Archivi in
merito al trasferimento della sede, in attuazione della
Spending Review della Direzione Generale Archivi,
su questo argomento anche
il nostro Coordinamento è
intervenuto
a
riguardo
presso il Ministro e il Segretario
Generale
del
MiBACT.
Onorevole Ministro
i sottoscritti dipendenti della Direzione Generale per
gli Archivi ritengono doveroso richiamare la Sua attenzione sulle problematiche del reperimento di una
nuova sede dell’Ufficio, attualmente ospitato in un
immobile di proprietà privata, per il quale si corrisponde un canone annuo
di €. 558.000, 00, al lordo
di IVA . La necessità di abbattere gli oneri per locazioni passive e di utilizzare in
modo proficuo il patrimonio
immobiliare dello Stato impone quindi il ricorso a soluzioni diverse.
Il contratto della sede attuale scade, per di più, il
prossimo 14 ottobre 2014 e
la proprietà ha formalmente dichiarato di non voler
consentire al rinnovo concedendo, peraltro, una proroga dell’occupazione fino
al 30/06/2015.
Si sottolinea che la soluzione migliore è a circa 100 m
dalla attuale sede, presso
la
Biblioteca
Nazionale
Centrale di Roma in viale
Castro Pretorio ospitato in
un immobile demaniale di
circa 50.000 mq in cui sono presenti
spazi liberi,
idonei, pronti ad essere subito occupati, senza alcuna
spesa di adeguamento, così
come rilevato dai numerosi
sopralluoghi effettuati dal
personale tecnico, e sufficienti ad ospitare l’intera
Direzione Generale, il cui
organico è di circa 85 persone. Alla luce di quanto
sopra esposto, ogni alternativa sarebbe più onerosa
sia trattandosi di immobile
demaniale che in locazione.
Risulta evidente, nello spirito della spending review
in atto, che la soluzione
proposta comporterebbe un
enorme risparmio in sede
di locazioni e spese di trasloco, in quanto in una metropoli come Roma trasferire la Direzione Generale Ar-
chivi in locali lontani
dall’attuale sede implicherebbe costi di trasloco non
trascurabili.
Si chiede di intervenire, affinché sia adottata la soluzione più logica, che garantisca il contenimento delle
spese e la funzionalità dei
servizi, unitamente al benessere organizzativo del
personale con conseguente
ricaduta positiva per l’Amministrazione.
Si sottolinea infatti che per
la sua posizione centrale
vicinissimo alla Stazione
Termini e adeguatamente
servita da mezzi di superficie e dalle metropolitane, la
sede demaniale della Biblioteca risulta facilmente
raggiungibile da numerosi
dipendenti che risiedono in
altri comuni, ovvero in zone
periferiche della capitale
nonché per l’utenza. Non si
contesta che l’interesse
dell’Amministrazione debba
prevalere sugli interessi individuali, tuttavia nel caso
in esame un equo contemperamento
risulterebbe
possibile ed auspicabile. Si
prega quindi di prendere in
esame e valutare l’evidente
convenienza
del trasferimento della Direzione Generale per gli archivi nei
locali del complesso di viale
Castro Pretorio.
Si ringrazia per l’interessamento.
Seguono firme
PAGINA 12
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
NOTIZIE DALLA CONFEDERAZIONE CONFSAL
LA VERA SVOLTA
OBBLIGATO E INELUDIBILE IL RINNOVO DEI CONTRATTI
La Confsal dichiara la mobilitazione del privato e pubblico impiego
In Italia la causa fondamentale
della grave e progressiva caduta
della domanda interna, che ostacola pesantemente l’uscita dalla
recessione economica, è costituita dal mancato rinnovo dei contratti di lavoro nel settore privato
e in quello pubblico.
i contratti scaduti e non rinnovati e l’insostenibile imposizione
fiscale su lavoro e produzione
hanno creato una situazione che
di fatto impedisce la crescita economica e occupazionale.
L’istat, a metà anno 2014, ha
pubblicato la preoccupante situazione del rinnovo dei contratti
di lavoro.
Secondo i dati ufficiali, i contratti
scaduti e non rinnovati sono 43,
di cui 15 riguardano la pubblica
amministrazione.
i lavoratori dipendenti che attendono il rinnovo dei contratti sono
circa 8 milioni, di cui 5 nel settore privato e 3 nel settore pubblico.
i contratti in vigore sono 32, pari
al 38% del monte retributivo
complessivo, e riguardano circa
5 milioni di lavoratori.
I dipendenti in attesa di rinnovo
raggiungono il 62%, con un addensamento preoccupante in
agricoltura (93%), nei servizi privati (72%) e nella pubblica amministrazione (100%).
i mesi di attesa per il rinnovo
contrattuale per i lavoratori con
contratto scaduto sono in media
30, in netto aumento rispetto a
giugno 2013 quando erano 25.
Men tre l’attesa media rilevata
sul totale dei dipendenti è di circa 19 mesi, in crescita rispetto
all’anno precedente quando si
attestava su 13 mesi.
negli inconfutabili dati iSTAT trova legittima motivazione l’alta,
duratura e sempre più preoccupante “tensione” contrattuale.
La situazione più critica si registra nei servizi pubblici essenziali, con particolare riferimento alla
raccolta dei rifiuti e al trasporto
pubblico locale, oltre al settore
del pubblico impiego, a seguito
del blocco pluriennale, per legge,
dei rinnovi contrattuali.
nel settore privato la grave e duratura crisi economica costituisce la causa fondamentale delle
rilevanti criticità che rendono
problematico il rinnovo dei contratti.
A nostro avviso, la situazione si
può sbloccare a condizione che le
parti datoriali e sindacali puntino sulla innovazione normativa e
sulla premialità retributiva del
merito professionale individuale
e di staff, fermo restando l’adeguamento retributivo fondamentale.
nel settore pubblico opera l’articolo 9 della legge 122/2010 che
ha disposto la sospensione della
procedura contrattuale e negoziale per il triennio 2010/2012 e
il blocco fino al 31/12/2013 dei
trattamenti economici individuali
dei pubblici dipendenti.
Successivamente
il
DpR
122/2013 ha prorogato fino al
31/12/2014 il blocco delle procedure negoziali per la sola parte
economica e dei trattamenti economici individuali.
in questi giorni, il governo Renzi
ha preannunciato un’ulteriore
proroga per il 2015 del blocco del
rinnovo dei contratti pubblici,
scaduti ormai da 5 anni.
La stima “certificabile” della perdita salariale media dei lavoratori
pubblici, per effetto del blocco
quinquennale, ammonta a 4.200
euro annui e raggiungerebbe i
4.800 euro in caso di ulteriore
proroga del blocco per il 2015.
La motivazione debole e molto
discutibile fornita dal governo è
quella della “mancanza” delle
necessarie risorse finanziarie.
La Confsal esprime una valutazione fortemente negativa sull’operato del governo Renzi in merito alle politiche delle retribuzioni,
del reddito disponibile delle famiglie e quindi del sostegno alla
domanda interna in funzione della crescita economica e occupazionale.
A nostro parere, il governo Renzi
non esprime:
• una adeguata politica industriale capace di favorire la rimozione, seppure graduale, delle
criticità che impediscono il rinnovo della maggior parte dei contratti di lavoro nel privato impiego;
• una corretta e equa politica di
finanza pubblica che eviti ulteriori e insostenibili tagli lineari al
potere di acquisto dei dipendenti
pubblici.
Riguardo alle gravi penalizzazioni
subìte dai dipendenti pubblici, il
governo dovrebbe tener presente
il consistente e pluriennale
“obolo” al tesoro dello Stato, in
relazione al blocco del rinnovo
dei contratti e del turn-over, che
ha prodotto un decremento dei
dipendenti pubblici di oltre
200mila unità.
pertanto, una puntuale e corretta valutazione politica della situazione dovrebbe indurre il governo a:
• intervenire riducendo, in tempi
immediati, gli sprechi e realizzando, in tempi medio-brevi,
quelle riforme strutturali e funzionali necessarie a contenere e
controllare la spesa pubblica;
• distinguere doverosamente il
legittimo e congruo impegno di
spesa per le retribuzioni dei lavoratori pubblici e la vergognosa
spesa, improduttiva, derivante
dagli sprechi e dalle ruberie.
Se il governo Renzi non è in grado di operare in tal senso, non
può mettere al centro di una
“buona” riforma strutturale e
funzionale delle pubbliche amministrazioni il fattore umano e
professionale, in linea con quanto ripetutamente dichiarato.
La Confsal chiede al governo di
fare le riforme “effettivamente
buone” e possibilmente
Continua →→→
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
condivise, di coinvolgere le forze
sociali nel dovuto impegno politico e propositivo e soprattutto di
evitare il rischioso scollamento
con
i
naturali
protagonisti
dell’attuazione delle innovazioni
nelle istituzioni, nell’economia,
nel mondo del lavoro e dell’impresa e nella finanza pubblica.
per la Confsal, le pubbliche Amministrazioni, per essere più efficienti e per erogare servizi più
efficaci, devono puntare sulla
centralità del fattore umano e
professionale. infatti, una corretta riforma strutturale, affinché
possa rendere le pubbliche amministrazioni funzionali allo sviluppo e alla crescita economica e
occupazionale,
ha
bisogno
dell’impegno e del coinvolgimento
reale e operativo dei dipendenti
pubblici.
pertanto, le attuali politiche retributive, fortemente penalizzanti
per il pubblico impiego con il
blocco quinquennale dei contratti normativi e economici, potrebbero compromettere ogni serio
tentativo di riforma.
Su questo punto fondamentale la
Confsal non registra ancora la
piena consapevolezza del governo. infatti, non basta riconoscere
“a parole” la centralità dei lavoratori pubblici per una “buona”
riforma delle pubbliche amministrazioni, se non si fa seguire
puntualmente un nuovo e moderno quadro normativo pubblicistico e privatistico funzionale a
realizzarla.
i contratti normativi ed economici “rinnovati” e più evoluti potrebbero dare la spinta decisiva
per conseguire pubbliche amministrazioni più funzionali agli
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
obiettivi dello sviluppo e della
crescita economica.
Le politiche del personale, dal
reclutamento alla formazione e
dallo sviluppo delle carriere alle
retribuzioni e alla mobilità territoriale e professionale, per essere
funzionali alla realizzazione delle
riforme non possono essere compromesse da ricorrenti tagli lineari, per far cassa, iniqui e penalizzanti per i lavoratori pubblici.
La Confsal e le Federazioni aderenti del settore pubblico hanno
dichiarato una netta contrarietà
alla eventuale decisione del governo di non stanziare nella legge
di Stabilità 2014 le risorse finanziarie per il rinnovo dei contratti
del pubblico impiego, con la discutibile motivazione che, al di là
della ristrettezza delle risorse
finanziarie disponibili, si intende
rendere strutturale il bonus di
80 euro, di cui beneficia soltanto
una limitata fascia della totalità
dei pubblici dipendenti.
Si può facilmente provare che il
bonus non compensa neanche il
50% degli effetti negativi del
blocco del rinnovo contrattuale,
mentre non incide affatto sulle
retribuzioni dei dipendenti non
beneficiari.
A nostro parere, si tratta di una
motivazione politica debole e facilmente confutabile perché le
risorse si possono trovare soltanto con politiche forti e coraggiose
di finanza pubblica che al momento non si riscontrano. infatti,
sul fronte dell’entrata non si opera adeguatamente per il contrasto all’evasione fiscale e contributiva e sul fronte della spesa si
può affermare senza ombra di
PAGINA 13
dubbio che la “vera” spending
review è ancora sulla carta e che
permangono gravi sprechi e continuano a persistere le consuete
ruberie.
il governo punti fortemente sul
lavoro creando le condizioni affinché sia adeguatamente remunerato.
Soltanto così si potrà sostenere
la domanda interna in funzione
della crescita economica e occupazionale e del benessere e si
potrà finalmente fare equità sociale.
A nostro avviso, deve necessariamente cambiare radicalmente il
contesto economico e finanziario
dal punto di vista della legalità e
della equità.
pertanto, il governo Renzi, se intende veramente lasciare il segno, deve fare “cose impegnative
e difficili” e non ricorrere sempre
alle “cose semplici e facili”, estremamente inique, come il blocco
pluriennale delle retribuzioni dei
pubblici dipendenti, peraltro di
dubbia costituzionalità, sulla
quale si esprimerà - con l’auspicio che i tempi siano brevi e utili
- la Corte Costituzionale.
La Confsal, con le sue Federazioni, chiede con forza al governo
una forte discontinuità sulle politiche retributive dei lavoratori e
il suo concreto impegno affinché
si rinnovino tutti i contratti scaduti del privato e del pubblico
impiego, attraverso mirate politiche industriali e corrette ed eque
politiche di finanza pubblica.
La Confsal, a sostegno delle suddette legittime richieste, dichiara
lo stato di mobilitazione di tutti i
lavoratori del privato e del pubblico impiego.
PAGINA 14
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 103 — SETTEMBRE —
COMUNICAZIONE IN MERITO ALLA QUESTIONE
DELL’INDEBITO PRELIEVO PREVIDENZIALE (IL 2,50%
DELL’ 80% DELLA RETRIBUZIONE TABELLARE)
Continuano a giungere in sede
segnalazioni in merito alla
questione in oggetto, soprattutto nella forma di comunicati
alla categoria di altre sigle sindacali (una, in particolare, non
è affatto rappresentativa in
quasi tutti i comparti del pubblico impiego).
Riepiloghiamo.
Dal febbraio 2012 la CONFSAL
ha predisposto l’AZIONE 61,
con lo scopo di attivare una
contestazione legale in merito
all’indebito prelievo di natura
previdenziale.
L’azione in questione, unitamente ad azioni similari attivate da altre sigle, ha prodotto,
in prima battuta, la declaratoria di incostituzionalità delle
norme di riferimento per i colleghi
assunti
prima
del
1.01.2001.
Il Governo Monti ha reagito
alla Sentenza delle Corte Costituzionale, ripristinando, sempre per i colleghi assunti ante
2001, il regime del TFS.
Con il TFS, il prelievo è rimasto lo stesso (quindi non vi è
stata alcuna restituzione), ma
il conteggio della buonuscita è
più favorevole rispetto al TFR e
quindi la maggiorazione del
prelievo trova una sua giustificazione.
E’ rimasta, quindi, in piedi l’AZIONE CONFSAL N. 61 per il
“cluster” dei colleghi assunti
dal 1.01.2001 che si trovano
fin dall’inizio in regime di TFR
e che hanno delle norme di riferimento diverse (e, quindi, in
prima battuta non interessati
dalla declaratoria della Corte).
Nell’ultimo report (prima della
pausa estiva) con il Capo della
struttura legale CONFSAL,
avv. Curti, si è acquisita la notizia che non vi erano sentenze
riguardanti i colleghi partecipanti
all’azione
giudiziaria
Confsal.
Nel
contempo,
alla
“spicciolata”, pervengono sentenze di primo grado emanate
da diversi tribunali, naturalmente con riferimento a ricorrenti legati, evidentemente, ad
altre iniziative.
Naturalmente, l’azione Confsal
è sempre in piedi e quindi, attivabile anche oggi, da parte
di colleghi ritardatari (nei termini e nelle modalità notiziate
in passato, si vedano informative e documenti presenti nel
nostro sito).
La Segreteria Generale ha, tra
l’altro, chiesto alla periferia un
report sull’entità del fenomeno,
così come aveva prospettato la
possibilità di attivare direttamente un ricorso pilota. Nessun riscontro al riguardo.
CONSIDERAZIONI
Alcune sigle utilizzano la
“querelle” per fare iscritti, chiedendo di pagare la delega a
titolo di copertura delle spese
legali. L’azione della Confsal
era ed è a pagamento (una
somma comunque modesta).
In questa sede non interessano
le diverse modalità di approccio all’azione legale, quanto le
riportate considerazioni.
L’azione posta in essere ha
prodotto, in prima battuta, i
risultati sperati, anche in termini di pressione politica. La
contestazione è approdata alla
Corte Costituzionale con l’esito
sopra riferito.
Non altrettanto si è riusciti ad
ottenere per il “cluster” assunto
dall’1.01.2001.
Per questi colleghi incominciano ad esserci, comunque, sentenze di primo grado favorevoli.
Naturalmente le sentenze saranno, probabilmente, appellate e potrebbe non essere pacifica la restituzione di circa € 50
mensili per i cinque anni precedenti, nonché la cessazione
del pagamento del medesimo
importo mensile fino alla collocazione in quiescenza.
Si tratta di una entità economica colossale (basti pensare
che se si incominciasse a restituire a tutti coloro che hanno
ricorso, immediatamente si
attiverebbero altri ricorsi da
parte dei ritardatari, perché
non vi sono termini per ricorrere in quanto il rapporto di
lavoro e, quindi, il prelievo è in
corso. Gli interessati sono centinaia di migliaia di dipendenti
pubblici).
Sia da esempio “l’escamotage”
del Governo Monti, pur in presenza di una dichiarazione di
illegittimità costituzionale.
Quindi, la risoluzione del problema richiede un intervento
politico-legislativo a sanatoria.
In ragione di quanto sopra,
sarebbe quantomeno opportuno un altro intervento della
Corte Costituzionale, anche
alla luce della diversità di trattamento previdenziale.
Naturalmente non siamo in
grado di prevedere se l’auspicabile intervento ci sarà oppure no, mentre la mole del contenzioso potrebbe incentivare
un intervento del legislatore.
CONCLUSIONI
È giusto che gli interessati facciano le loro opportune valutazioni sul da farsi, consapevoli
che nessun può garantire,
onestamente, la restituzione
delle somme indebitamente
versate.
L’azione giudiziaria può essere
una forma di pressione e nel
nostro caso è, come detto sopra, ancora in piedi, gestita
dalla struttura confederale.
Sebastiano Callipo
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
PAGINA 15
NOTIZIE DALLA FEDERAZIONE CONFSAL-UNSA
PAGINA 16
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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RACCOLTA INFORMATIVA GIURIDICA—LEGALE
In questa rubrica pubblichiamo gli articoli che rivestono particolare importanza, per il loro
contenuto giuridico-legale a cura di M. Antonietta Petrocelli
CORTE DI CASSAZIONE: LEGITTIMO IL RIFIUTO DEL
DIPENDENTE PUBBLICO A SVOLGERE LAVORO STRAORDINARIO
ANCHE IN CASO DI ESIGENZE STRAORDINARIE
La possibilità da parte del
dirigente di obbligare, per
esigenze di servizio, i propri
dipendenti allo svolgimento
di attività straordinarie, incontra il limite dell’accettazione da parte dei dipendenti
del maggior orario di lavoro
a loro richiesto.
Il dirigente, pertanto, che
vede rifiutarsi l’adempimento da parte dei proprio personale allo svolgimento delle
attività richieste quale lavoro
straordinario, non ha più a
disposizione l’arma della
sanzione
disciplinare, in
quanto l’eventuale rifiuto alle prestazioni straordinarie
richieste, incontra il limite
anche nel lavoro pubblico
della necessaria ed obbligatoria accettazione da parte
del dipendente.
Questa è la sintesi dei contenuti rinvenibile nella recente
Sentenza del 04 agosto
2014, n. 17582 della Corte
di Cassazione, sezione del
lavoro. La pretesa del Comune riguardava la necessità di
avvalersi della prestazione
lavorativa di un dipendente,
con la qualifica di “esecutore
amministrativo-messo
comunale”, durante le riunioni
del Consiglio Comunale fissate in ore serali e quindi
fuori dal normale orario di
lavoro.
Per il Comune il dipendente
avrebbe violato le disposizioni di cui agli artt. 2 e 5 del
D.Lgs.165/01, che conferiscono il potere alla P.A. di
richiedere ai propri dipen-
denti l’effettuazione di lavoro
straordinario in quanto ciò
rientra tra le facoltà attribuite alla pubblica amministrazione dalle disposizioni citate
sul pubblico impiego, le quali si estrinsecano attraverso
atti e determinazioni organizzative al fine di assicurare
la rispondenza al pubblico
interesse dell’azione amministrativa.
Inoltre, veniva evidenziato
come la convocazione del
Consiglio comunale nelle ore
serali costituiva una eccezionale esigenza, dettata dal
consentire ai consiglieri “di
dedicarsi durante il giorno
allo svolgimento delle proprie attività lavorative”.
Dunque, la prestazione di
lavoro straordinario poteva
essere disposta sulla base
delle citate esigenze di servizio individuate dall’Amministrazione, attribuendo dunque a questa il potere di imporre lo straordinario, anche
a prescindere dal consenso
del pendente. La Corte Costituzionale esamina preliminarmente la fonte contrattuale del comparto degli enti
locali, simile a quello della
sanità, precisando che:
•il D.P.R. n. 268 del 1987,
che ha recepito la disciplina
prevista dagli accordi sindacali per il triennio 19851987 relativo al personale
per il comparto degli enti locali, prevede, al primo comma, che le prestazioni di lavoro straordinario sono rivolte a fronteggiare situazio-
ni di lavoro eccezionali e non
possono essere utilizzate come fatto ordinario di programmazione del tempo di
lavoro e di copertura dell’orario di lavoro, mentre il secondo comma stabilisce che
la prestazione di lavoro
straordinario è disposta sulla base delle esigenze individuate dall’amministrazione,
rimanendo esclusa ogni forma generalizzata di autorizzazione;
•tali disposizioni, sono rivolte agli amministratori ed appaiono finalizzate a limitare
il ricorso al lavoro straordinario ai fini del contenimento della spesa pubblica. In
tal senso deve intendersi il
richiamo alle “situazioni di
lavoro eccezionali” ed alle
“esigenze di servizio individuate
dall’amministrazione”, in mancanza
della previsione di un obbligo, per il dipendente, dello
svolgimento di lavoro straordinario;
•alcun obbligo per il dipendente è previsto dal CCNL
1994-1997 per il personale
del comparto delle regioni e
delle autonomie locali, il
quale detta disposizioni in
materia di ore settimanali di
lavoro e di articolazione
dell’orario di lavoro, nonché
dal successivo CCNL 19982001 dello stesso comparto,
il quale si limita a dettare
previsioni in ordine alle risorse finanziarie utilizzabili
per il lavoro straordinario e
Continua →→→
PAGINA 18
per il contenimento dello
stesso, fissando il limite annuale massimo di 180 ore.
Precisato, pertanto, dalla
Corte
Costituzionale,
la
mancata obbligatorietà del
lavoro straordinario rinvenibile nei contratti collettivi, il
rinvio alle disposizioni di cui
al D.Lgs. n.66/2003 appare
fondamentale. Infatti, nel
caso di specie trova applicazione l’art. 5-bis del R.D. n.
692 del 1923, nel testo di
cui all’art. 1 D.L. n. 335 del
1998, convertito, con modificazioni nella lege n. 409 del
1998 – disposizione questa
riprodotta dal D. Lgs. 8 aprile 2003 n. 66, art. 5, emanato in attuazione delle direttive CE – dove viene evidenziato che il ricorso al lavoro
straordinario deve essere
contenuto e che, “in assenza
di disciplina ad opera dei
contratti collettivi nazionali”,
esso “è ammesso soltanto
previo accordo tra datore e
prestatore di lavoro”.
In merito, poi, alle rilevate
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
esigenze produttive (nel caso
di specie le riunioni del Consiglio Comunale), la corretta
interpretazione della normativa è nel senso che non solo
è obbligatorio il consenso del
lavoratore, ma per essere legittimo lo straordinario deve
essere anche legato ad esigenze straordinarie. In altri
termini, nel caso sottoposto
a scrutinio del massimo consesso, si precisa che “oltre
all’imprescindibile consenso
del prestatore di lavoro, occorre anche la sussistenza
delle esigenze anzidette, peraltro non fronteggiabili attraverso l’assunzione di altri lavoratori”.
Anche a fronti di precedenti
giurisprudenziali in materia,
la Corte ha affermato che,
anche nelle ipotesi in cui la
contrattazione collettiva prevede la facoltà, per il datore
di lavoro, di richiedere prestazioni straordinarie, l’esercizio di tale facoltà deve essere esercitato secondo le
regole di correttezza e di
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
buona fede, poste dagli arti.
1175 e 1375 cod. civ., nel
contenuto
determinato
dall’art. 41, secondo comma,
Cost. (cfr. Cass. 5 agosto
2003 n. 11821; Cass. 7 aprile 1982 n. 2161 nonché
Cass. 19 febbraio 1992 n.
2073, la quale ha escluso la
configurabilità dell’illecito disciplinare in relazione al rifiuto da parte del lavoratore
di riprendere servizio dopo
circa otto ore dalla fine del
turno notturno per svolgere
lavoro straordinario, non essendo la relativa richiesta
giustificata
da
esigenze
aziendali assolutamente prevalenti).
Tale sentenza appare particolarmente innovativa circa
la configurabilità del lavoro
pubblico alla stessa stregua
di quello privato, da cui discende come conseguenza la
facoltà da parte del lavoratore di poter rifiutare lo svolgimento di lavoro straordinario, anche in presenza di un
ordine di servizio disposto
dal dirigente della sua struttura, il quale agisce quale
datore privato e non in ambito pubblicistico.
Il mancato assenso del lavoratore
alla
prestazione
straordinaria richiesta, non
potrà avere conseguenze
sanzionatorie in ambito disciplinare, restando nella
sua piena disponibilità la
decisione di svolgere o meno
le ore supplementari richieste.
Resta da verificare se tale
possibilità sia prevista anche
per il personale appartenente alla polizia locale, stante
le funzioni tipiche della stessa, ossia se anche per tale
personale siano applicabili i
principi sopra enunciati dai
giudici della nomofilachia.
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
PAGINA 19
JOBS ACT SUL TAVOLO...
MA I PENSIONATI E I 'QUOTA 96'?...
Mentre si rincorrono i
botta e risposta su articolo 18 e contratti a
tutele crescenti, il disegno di legge sul lavoro ora in discussione al
Senato sembra essersi
dimenticato dei pensionati. Sebbene, infatti,
il progetto attualmente sul tavolo dia ampio
spazio alle questioni
relative
al
welfare
(come già annunciato
la scorsa primavera - il
testo prevede numerose deleghe al Governo
in materia di ammortizzatori sociali e contrasto alla marginalità), non sembra esservi
traccia dei temi pensionistici più "sensibili",
quali ad esempio: l'ab-
bassamento
dell'età
pensionabile e la modifica dei requisiti per ottenere la pensione.
E nemmeno delle questioni relative agli esodati e ai c.d. "Quota
96". Lo stesso ministro
Poletti, del resto, in recenti interviste aveva
escluso una riforma
della Legge Fornero in
tempi immediati, ma
aveva comunque parlato di una revisione del
sistema pensionistico
in programma nella seconda parte del prossimo anno e, soprattutto, aveva assicurato
una rapida definizione della situazione
dei "Quota 96", quei
dipendenti pubblici -
insegnanti soprattutto
- che a gennaio 2012
avevano maturato i requisiti per andare in
pensione (con 61 anni
di età + 35 di contribuzione, oppure con 60
anni di età e 36 anni di
contributi versati (ecco
perché "96")), prima
che l'entrata in vigore
della Legge Fornero
glielo impedisse trattenendoli ancora al lavoro fino a data da destinarsi (fino a quando,
cioè, non si saranno
trovate le coperture finanziarie per consentire la sostituzione dei
"quota 96" con nuovi
assunti). Dopo un'estate di "pie illusioni", alimentate dalle ministre
Carrozza e Madia, i
Quota 96 sono tornati
di nuovo al lavoro, sperando forse nella prossima legge di stabilità... Parole di solidarietà a tale categoria arrivano dalla senatrice
PD Laura Puppato che,
dichiarando il proprio
impegno a risolvere
presto la cosa, riconosce come "la questione
dei Quota 96 sia una
pagina molto brutta nella storia dei rapporti
governo-Parlamento.".
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
PERMESSI 104 E CONGEDO STRAORDINARIO D.LGS 151/01
LE INNOVAZIONI DELLA LEGGE
114/2014 IN MATERIA DI LAVORO
Il decreto-legge 24 giugno
2014,
n.
90,
recante
"misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza
amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari",
è convertito in legge 11
agosto
2014,
n.
114
(entrata in vigore il giorno
19/8/2014).
Di nostro interesse è l'art.25
che riporta "semplificazione
per i soggetti con invalidità".
La novità sostanziale, che
conferma quanto già previsto
nel decreto, riguarda la riduzione dei tempi di accertamento dello stato di handicap.
Una importante innovazione
riguarda
l'accertamento
provvisorio di handicap con
le modifiche apportate alla
Legge 423 del 27 ottobre
1993, laddove:
•art. 2 comma 2 "Qualora la
commissione medica di cui
all'articolo 4 della legge 5
febbraio 1992, n. 104, non si
pronunci entro novanta giorni
dalla presentazione della domanda [...]"
la modifica riguarda i novanta (90) giorni che divengono
quarantacinque
(45), sostanzialmente riducendo i tempi di attesa
previsti tra, l'inoltro della domanda di accertamento e la
possibilità di presentazione
del certificato provvisorio redatto dallo specialista, per
richiedere le agevolazioni lavorative (permessi, ecc..); ovvero prima, per poter presentare il certificato provvisorio redatto dallo specialista, occorreva attendere 90 giorno ora, sono sufficienti 45.
•art. 2 comma 2 "gli accertamenti sono effettuati, in via
provvisoria, ai soli fini previsti dall'articolo 33 della stessa legge [...]"
la modifica riguarda l'estensione dai soli fini
dell'art 33, all'art. 21 della
Legge 104/92 e all'articolo
42 del Decreto Legislativo
151/2001, sostanzialmente
ampliando l'utilizzo del
certificato non solo, come
già previsto alle agevolazioni previste dall'articolo 33
Legge 104/92, ma anche
alle agevolazioni previste
dall'art.
21
"Precedenza
nell'assegnazione di sede" e
all'articolo 42 del D.Lgs
151/2001 ovvero "Riposi e
permessi per i figli con handicap grave", pertanto l'innovazione del Decreto Legge 90
aggiunge dopo l'art 2 e dopo
il comma 3-ter, il comma 3quater: "Ai fini delle agevolazioni lavorative previste dagli
articoli 21 e 33 della legge 5
febbraio 1992, n. 104, e
dall'articolo 42 del decreto
legislativo 26 marzo 2001, n.
151, la Commissione medica
competente, previa richiesta
motivata dell'interessato, è
autorizzata a rilasciare un
certificato provvisorio al termine della visita.
Il certificato provvisorio produce effetto fino all'emissione
dell'accertamento definitivo
da parte della Commissione
medica dell'INPS."
Inoltre, nello stesso articolo,
si da la possibilità di richiedere, direttamente al
termine della visita di accertamento, il certificato
provvisorio utile per le
Continua →→→
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
agevolazioni relative gli articoli 21 e 33 Legge 104/92
e 42 del D.Lgs 151/2001.
Ricordiamo brevemente a
cosa danno diritto gli articoli di cui stiamo parlando:
Art.
33
della
legge
104/92
In base all'art. 33 della Legge 104/92, la persona con
handicap grave ha diritto:
•prolungamento del congedo parentale per la durata
di tre anni fino all'8° anno
di età del bambino per il
genitore che assista il figlio
portatore di handicap in
condizioni di gravità;
•permessi lavorativi per il
lavoratore portatore di handicap, per il genitore, coniuge o familiare che assista un portatore di handicap in condizioni di gravità;
•trasferimento di sede e/o
scelta della sede di lavoro
più vicina per il lavoratore
disabile e per il genitore,
coniuge o familiare che assista un portatore di handicap in condizioni di gravità;
Art. 21 Legge 104/92
In base all'art. 21 della legge 104/92, la persona handicappata, anche senza
connotazione di gravità,
con un grado di invalidità
superiore ai due terzi o con
minorazioni iscritte alle categorie prima, seconda e
terza della tabella A annessa alla legge 10 agosto
1950, n. 648, assunta
presso gli enti pubblici come vincitrice di concorso o
ad altro titolo, ha diritto di:
•scelta prioritaria tra le sedi
disponibili;
•precedenza in sede di trasferimento a domanda.
Questa agevolazione opera
solo nel campo della Pubblica Amministrazione
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
Art. 42 del Decreto Legislativo 151/2001
In base all'art. 42 del D.Lgs
151/2001, hanno titolo a
fruire del congedo straordinario retribuito della durata di due anni nell'arco
dell'intera vita lavorativa, i
lavoratori dipendenti anche
se a tempo determinato,
familiari della persona con
handicap grave secondo
l'ordine stabilito dalla normativa.
Inoltre i tempi di pronuncia della commissione,
per l'emissione del verbale definitivo, sono stati
ridotti da centottanta
(180) a novanta (90), (Art
2 comma 3-bis Legge 27
ottobre 1993, n. 423).
Altra importante innovazione, non prevista dal
D.L. 90/2014 ma introdotta direttamente nel testo
della Legge 114/2014, riguarda l'art 6-bis che prevede, alla scadenza del
verbale per revisione la
non interruzione di tutti i
benefici, delle prestazioni,
e delle agevolazioni acquisite.
Riportiamo il testo art. 6bis. "Nelle more dell'effettuazione elle eventuali visite
di revisione e del relativo
iter di verifica, i minorati civili e le persone con handicap in possesso di verbali in
cui sia prevista rivedibilità
conservano tutti i diritti acquisiti in materia di benefici,
prestazioni e agevolazioni di
qualsiasi natura. La convocazione a visita, nei casi di
verbali per i quali sia prevista la rivedibilità, e' di competenza dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS)".
Nello stesso articolo si
PAGINA 21
chiarisce che la competenza per la convocazione a
visita di revisione è di
INPS, ma soprattutto che
ora INPS è tenuta alla
convocazione mentre prima era il Cittadino che doveva presentare domanda
per richiedere la visita di
accertamento.
Altra novità riguarda l'articolo 20 della legge 5
febbraio 1992, n. 104 al
quale è aggiunto il comma
2-bis: che prevede che,
quanto riguarda le eventuali prove preselettive,
previste nei concorsi pubblici, le persone con invalidità uguale o superiore
all'80%, non sono tenute
a sostenere la prova preselettiva eventualmente
prevista.
Una ulteriore novità riguarda la modifica dell'art
16 comma 2 della legge 12
marzo 1999, n. 68, che prevede che la persona con disabilità, idonea a concorso
pubblico presso la pubblica amministrazione, può
essere assunto anche oltre
il limite dei posti previsti
nel bando del concorso, la
novità introdotta tende a
privilegiare le persone
con disabilità che versino
in stato di disoccupazione, eliminando la frase come segue:
Art. 16 comma 2 Legge
68/99 "I disabili che abbiano conseguito le idoneità
nei concorsi pubblici possono essere assunti, ai fini
dell'adempimento dell'obbligo di cui all'articolo 3,
anche se non versino in
stato di disoccupazione e
oltre il limite dei posti ad
essi riservati nel concorso".
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SINDACATO– CULTURA—LAVORO
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
DA RISARCIRE IL LAVORATORE, TANTO
QUANTO DURA IL DEMANSIONAMENTO.
SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE N. 18965/2014
E’ quanto emerge dalla
sentenza n. 18965 della
Corte di Cassazione, depositata il 9 settembre
2014.
Il caso.
I Giudici di primo grado
accoglievano la richiesta
risarcitoria per danni alla
professionalità della lavoratrice per essere stata
dequalificata e quantificavano equitativamente il
risarcimento nella misura della metà delle retribuzioni ricevute per le
giornate di effettiva attività durante il periodo
del demansionamento.
La Corte d’appello confermava la determinazione
equitativa del risarcimento del danno subito dalla
lavoratrice per essere
stata adibita a mansioni
dequalificate rispetto al
grado rivestito ed alla
professionalità raggiunta.
La società, datrice di lavoro, ricorreva in Cassazione censurando l’impugnata sentenza per aver
taciuto del tutto sui parametri in base ai quali
aveva operato la liquidazione equitativa.
Da indicare i criteri seguiti per determinare il
risarcimento.
Il motivo è infondato. E’
pacifico in sede di legittimità che «qualora proceda alla liquidazione del
danno in via equitativa, il
giudice di merito, affinché la sua decisione non
presenti
i
connotati
dell’arbitrarietà, deve in-
dicare i criteri seguiti per
determinare l’entità del
risarcimento, risultando
il suo potere discrezionale sottratto a qualsiasi
sindacato in sede di legittimità solo allorché si dia
conto che sono stati considerati i dati di fatto acquisiti al processo come
fattori costitutivi dell’ammontare dei danni liquidati» (Cass., n 8213/2013).
E’ equo il risarcimento
riferito alle sole giornate dedicate alle mansioni dequalificanti.
Nel caso in esame, la
Corte d’appello, nel confermare la pronuncia di
primo grado, ha correttamente
affermato
che
«considerato anche che il
demansionamento si è
perpetuato per meno di
sei mesi, appare rispondente ad equità ritenere
che il suo bagaglio professionale sia stato compromesso solo durante la
poche giornate in cui la
lavoratrice si è dedicata
alle nuove mansioni che,
peraltro, non richiedevano alcun impegno e non
la occupavano per tutte
le ore di lavoro».
Alla stregua di quanto affermato, la Corte Suprema rigetta il ricorso
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
PAGINA 23
LO SCORRIMENTO DELLE GRADUATORIE CONCORSUALI
NEL PUBBLICO IMPIEGO: CONDIZIONI E LIMITI
In presenza di graduatorie
valide ed efficaci, alla provvista di nuovo personale
l'amministrazione
deve
provvedere
normalmente
attraverso lo scorrimento
delle stesse.
In tale situazione, la possibilità di bandire un nuovo
concorso costituisce ipotesi
eccezionale,
considerata
con sfavore dal legislatore
più recente, in quanto contraria ai principi di economicità ed efficacia dell'azione amministrativa.
L' istituto non trova invece
applicazione per i posti istituiti o trasformati successivamente alla data di pubblicazione delle graduatorie.
In due recenti sentenze il
Consiglio di Stato con la
sentenza n. 03407/2014
del 04/07/2014 (Sezione
VI) e con la sentenza n.
04119/2014 del 1 agosto
2014 (Sezione Terza) ha ribadito molto chiaramente
questi concetti, così da togliere qualsiasi dubbio interpretativo per l' operatore.
Nella
sentenza
n.
03407/2014 viene esaminata, attraverso un breve
excursus storico, la normativa di riferimento.
"Dalla previsione del Testo
unico degli impiegati civili
dello Stato (d. P.R. 10 gennaio 1957, n. 3), il cui articolo 8, come modificato
dall'articolo unico della legge 8 luglio 1975, n. 305,
stabiliva che l'amministrazione ha facoltà di conferire,
oltre i posti messi a concor-
so, anche quelli che risultino
disponibili alla data di approvazione della graduatoria, si è passati ad una previsione normativa, a regime, inserita nel regolamento recante norme sull'accesso agli impieghi nelle
pubbliche amministrazioni
(art. 15, comma 7, del
d.P.R. 9 maggio 1994, n.
487), che ha previsto che le
graduatorie dei vincitori rimangono efficaci per un
termine di diciotto mesi
dalla data della sopracitata
pubblicazione per eventuali
coperture di posti per i
quali il concorso è stato
bandito e che successivamente ed entro tale data
dovessero rendersi disponibili ... Tuttavia, a dare all'istituto della utilizzazione
delle graduatorie concorsuali la dignità di regola generale per le assunzioni di
personale pubblico, introdotta con disposizione di
rango legislativo, è stato
l'art. 3, comma 87, della
legge 24 dicembre 2007, n.
244 (legge finanziaria 2008)
che ha aggiunto il comma 5
ter all'art. 35 del d..lgs.
165/2001; in base a tale
ultima disposizione, le graduatorie dei concorsi per il
reclutamento del personale
presso le amministrazioni
pubbliche rimangono vigenti per un termine di tre
anni dalla data di pubblicazione. Anche per il settore
degli enti locali, l'art. 91,
comma 4, del d.lgs. 267 del
2000 (recante il Testo unico
degli enti locali) ha previsto
che "per gli enti locali le gra-
duatorie concorsuali rimangono efficaci per un termine
di tre anni dalla data di
pubblicazione, per l'eventuale copertura dei posti che
si venissero a rendere successivamente vacanti e disponibili, fatta eccezione per
i posti istituiti o trasformati
successivamente all'indizione del concorso medesimo".
"In definitiva, l'art. 3, comma 87, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nel
prevedere che le graduatorie concorsuali hanno validità triennale, decorrenti
dalla loro pubblicazione, ha
introdotto a regime un istituto ordinario di reclutamento del personale pubblico, positivizzato da una
fonte di rango legislativo e
non più dal solo regolamento generale dei concorsi (d.P.R. n. 487 del 1994):
l'ambito oggettivo di applicazione dell'istituto generale di utilizzazione delle graduatorie per "scorrimento"
è poi riferito, indistintamente, a tutte le amministrazioni, senza limitazioni
di carattere soggettivo od
oggettivo".
"In tale consolidato quadro
normativo, appare naturale
ritenere, nel solco di quanto affermato nella già richiamata sentenza della
Adunanza plenaria di questo Consiglio di Stato, che
la scelta dell'amministrazione di bandire un nuovo
concorso, pur in presenza
di soggetti idonei che potrebbero soddisfare le medesime esigenze,
Continua →→→
PAGINA 24
vada scrutinata con particolare rigore, posto che la stessa risulta configgente con i
suindicati principi desumibili dalla legislazione più recente (ispirati, come detto,
da esigenze di contenimento
della spesa pubblica e di rapidità ed efficacia dell'azione
amministrativa)".
Nella
sentenza
n.
04119/2014 (ribadito che lo
scorrimento delle graduatorie concorsuali preesistenti
ed efficaci rappresenta la regola generale per la copertura dei posti vacanti in organico mentre l'indizione di un
nuovo concorso costituisce
l'eccezione) viene invece rimarcata ... la specifica limitazione dell' applicazione dell'
istituto ai posti che non siano
di "nuova istituzione o trasformazione". "La regola, sebbene contenuta nella disciplina degli enti locali, risulta
espressiva di un principio generale e, pertanto, trova applicazione comune anche alle
altre amministrazioni pubbliche".
Vi si legge:
... l'esclusione dello scorrimento della graduatoria concorsuale per la copertura di
posti di nuova istituzione o
trasformati
...
prevista
dall'art. 91, comma 4, del
d.lgs. 267/2000 ( Testo unico
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
delle leggi sull'ordinamento
degli enti locali ), costituisce
regola espressiva di un principio generale applicabile anche alle altre amministrazioni
pubbliche e, quindi, anche
alle Aziende sanitarie locali.
Tale disposizione, infatti,
espressione di un principio
generale, mira ad evitare che
le pubbliche amministrazioni
possano essere indotte a modificare la pianta organica, al
fine di assumere uno dei candidati inseriti in graduatoria,
i cui nomi sono già conosciuti
(cfr. TAR Sardegna, I, 17 luglio 2013, n. 552; TAR Basilicata, 6 aprile 2012, n. 171).
Alla luce di tale principio la
disposizione dell'art. 18, comma 7, del d.P.R. n. 483/1997
(Regolamento recante la disciplina concorsuale per il
personale dirigenziale del
Servizio sanitario nazionale),
laddove stabilisce che "le graduatorie dei vincitori rimangono efficaci ... per eventuali
coperture di posti per i quali il
concorso è stato bandito e
che successivamente ed entro tale data dovessero rendersi disponibili", dev'essere
pertanto interpretata nel senso che, per potersi far ricorso
alla graduatoria durante il
periodo di vigenza della stessa, deve trattarsi della copertura di posti già esistenti ( ed
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
occupati ) alla data della sua
approvazione ( o comunque
coperti proprio a seguito di
tale approvazione ) e che successivamente a tale data si
rendano "disponibili".
L' istituto non è applicabile,
non solo ai posti di "nuova
istituzione", ma anche ai posti già esistenti al momento
dell' approvazione della graduatoria e successivamente
trasformati, come contemplato espressamente dalla
disposizione di cui all'art.
91, comma 4, del d.lgs. n.
267/2000.
Particolarmente significativa
la valutazione della fattispecie operata dal Consiglio di
Stato "l'articolo 91, comma
4, cit. sottende una logica
presuntiva insuscettibile di
valutazione e prova contraria, tendendo la relativa previsione ad evitare in assoluto
qualsiasi ipotesi di pericolo
di impropria commistione
dell'interesse pubblico che
presiede al disegno della
pianta organica del personale ed al reclutamento dello
stesso con gli interessi privati in fatto con lo stesso convergenti.
In parole povere: il provvedimento che dispone l' utilizzo
di graduatorie concorsuali
per posti istituiti o trasformati successivamente alla
loro approvazione è illegittimo ... e basta!
Con tutte le conseguenze del
caso, sia per le amministrazioni sia per i funzionari, che
dovranno farsi carico, coscientemente, di una presunzione assoluta di illegalità.
Scarica la sentenza cliccando sul seguente link:
http://www.studiocataldi.it/
news_giuridiche_asp/
news_giuridica_16295.asp
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
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RUBRICA DI CINEMA E CULTURA VARIA
A ROMA E’ NATO UN LAGO
La potenza della natura smuove la popolazione
Ricordate la famosa scena
di Anita Ekberg che si bagna nella fontana di Trevi ?
Altro che fontana: Roma
oggi vanta un vero lago. La
zona, la via Prenestina,
all’altezza di Largo Preneste, contiene molti toponimi
che ricordano la ricchezza
delle acque di questo territorio:
“Maranella”
“Via
dell’Acqua Bullicante”. Un
tempo vi scorreva un affluente dell’Aniene.
Questi sono i precedenti
che spiegano la sorpresa
capitata all’incauto costruttore che nel 1993 ha realizzato uno sbancamento,
della profondità di circa
dieci metri, nel perimetro
del parco (1) che si trova a
ridosso della famosa industria tessile SNIA- Viscosa,
compromettendo una ve-
na idrica.
La sigla, inizialmente, stava
per Società di Navigazione
Italo Americana (SNIA), infatti era nata a Torino nel
1917 per controllare i trasporti marittimi tra Italia e
Stati Uniti; solo dopo la prima guerra mondiale fu riconvertita alla produzione
di fibre tessili artificiali, diventando la più importante
azienda del paese nella produzione di rayon. Nella fabbrica romana affluirono
maestranze da svariate regioni, come l’Abruzzo e il
Veneto.
Quando il costruttore, proprietario del terreno, ha iniziato a scavare in profondità per le fondamenta di un
centro commerciale, ha bucato una falda; non contento, ha cercato di rimediare
pompando le acque nelle
fognature di Torpignattara
che si è allagata, mettendo
in moto la protesta popolare.
La collina nata dallo sbancamento a sua volta è ora
una verde oasi per una flora e una fauna tipica di
questo tipo di zone. I giovani professionisti, che hanno
lottato per preservare l’area, la stanno censendo botanicamente e zoologicamente, scoprendo che col
passare del tempo si ripopola di nuove specie.
Il lago non è privo di pesci,
in quanto i palmipedi vi
portano le uova depositate
nelle loro zampe da specie
che usano questo sistema,
in genere tipico delle piante, per sopravvivere. La sua
acqua è talmente pura da
risultare alle analisi quasi
potabile.
L’ultimo tentativo di speculazione risale all’anno scorso: contro ogni regola del
vivere civile, si volevano costruire quattro mostruose
torri alte cento metri, cosa
che avrebbe non solo coperto l’area del lago, ma
compromesso la viabilità e
l’equilibrio di tutto il quartiere.
Nell’agosto di quest’anno i
comitati di quartiere, che
per venti anni si sono battuti insieme agli ambientalisti, per salvare il lago naturale che è sorto dietro la
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ex fabbrica, hanno giustamente festeggiato l’apertura
del varco al parco, da via di
Portonaccio, effettuata dal Comune.
Anche la musica ha contribuito a salvare questa importante oasi naturale. I gruppi rap
Assalti frontali e Il Muro del
Canto hanno realizzato il video Il lago che combatte, che,
pubblicato il 19 luglio di quest’anno su Youtube, ha totalizzato più di centomila visite.
Si può vedere al seguente
link, con la regia di Marcello
Saurino:
https://www.youtube.com/
watch?v=Dcb_Thrq2P8
Nella casa nel parco, con ingresso da via Prenestina numero 175, dal 2011 si può
consultare, a cura del Forum
Territoriale Permanente il ricco
archivio della SNIA- Viscosa
(2), ritrovato integro all’interno della fabbrica. Nei documenti ivi contenuti gli abitanti dei quartieri limitrofi hanno
riconosciuto le schede di propri familiari: chi il nonno, chi
SINDACATO– CULTURA—LAVORO
lo zio. La fabbrica era organizzata con severe leggi da esercito, prevedendo punizioni se
si infrangevano le dure regole.
Dal basso con costanza e perseveranza si può ottenere ciò
che chi governa neppure vede
come una necessità vitale. Il
12 ottobre, ad un anno dalla
prima discesa al lago è prevista una festa popolare per
celebrare la natura che rigenera la città e la gioia della
vittoria sul cemento.
Ulteriori notizie si possono
reperire nel sito, dal quale sono tratte le note: http://
lagoexsnia.wordpress.com/
Ora tutti potranno accedere a
questo patrimonio storico e
naturalistico.
1) 1995 IL VINCOLO ARCHEOLOGICO “AD DUAS
LAUROS” - 21.10.1995 Il Decreto del Ministero dei Beni
Culturali ed Ambientali
(pubblicato sulla G.U. il
10.02.1996) include il comprensorio denominato “Ad
duas lauros” (del quale fa par-
N. 103 — SETTEMBRE — 2014
te l’intera area dell’ex SNIA),
tra le aree di interesse archeologico indicate all’art.1, lett. m
della legge 08.08.1985, n.
131.
2) 2012 L’ARCHIVIO STORICO VISCOSA ALLA CASA
DEL PARCO - 03.07.2012
Con decreto del Ministero per
i Beni e le Attività Culturali l’
Archivio dello stabilimento di
Roma della Snia Viscosa viene
dichiarato d’ interesse storico
particolarmente importante
e, pertanto, è sottoposto alle
norme di tutela del D. Lgs.
42/2004
•14.11.2012 La Soprintendenza Archivistica per il Lazio
presso il Ministero per i Beni
e le Attività Culturali autorizza il trasferimento dell’Archivio storico Viscosa presso i
locali della Casa del Parco
delle Energie
•16.10.2013 Inizia l’apertura
al pubblico dell’Archivio Storico Viscosa, tutti i mercoledì
dalle 16 alle 19.
Antonella D’Ambrosio