portinnesti - Agen.Ter.

UNIONE EUROPEA
Fondo Eur opeo Agricolo
per lo sviluppo Rurale:
l’Europa investe nelle zone rurali
Direzione Generale Agricoltura
PORTINNESTI
IL MIGLIOR COLLEGAMENTO
FRA TERRENO E VARIETÀ
Grazie all’attività sperimentale condotta in Emilia
Romagna sono stati individuati, per pomacee
e drupacee, i portinnesti più adatti in funzione
dell’ambiente di coltivazione, del sistema di
allevamento e dello sviluppo della pianta.
La disponibilità di materiale virus-esente,
ottenuto attraverso il sistema di certificazione
genetico-sanitaria, rappresenta il punto di forza
del settore vivaistico regionale.
L
a continua evoluzione tecnologica che interessa le diverse
specie arboree da frutto rende indispensabile adeguare
la gamma dei portinnesti disponibili, riconosciuti come
la componente determinante degli
alberi da frutto poiché consentono
l’ambientamento delle varietà alle
diverse condizioni pedo-climatiche.
La costituzione di un portinnesto
richiede tempi più lunghi e selezioni ancora più rigorose di quelle
varietali, tuttavia nel mondo, e in
particolare in Europa, vengono condotti programmi di miglioramento
genetico che hanno come obiettivo
la costituzione e la selezione di nuovi portinnesti per le principali specie
frutticole, per risolvere problemi di
adattabilità a diversi tipi di suolo, per
il controllo della vigoria, per la resistenza a parassiti, per migliorare la
qualità dei frutti e controllare le fasi
fenologiche (fioritura, maturazione
dei frutti, caduta foglie, ecc.).
La rapida evoluzione dei sistemi di
impianto, orientati sempre più verso l’aumento di densità per unità di
superficie, ha stimolato una forte domanda di nuovi portinnesti. Infatti
se si vogliono ridurre i sesti occorre
disporre di genotipi che favoriscano
il contenimento della taglia dell’albero.
Il melo ha aperto la strada
Il melo ha fatto da apripista verso
questa tendenza da quando è stato
Foto F. Dell’Aquila
introdotto M9 ed è stato anche la
specie nella quale sono stati messi
a punto i nuovi modelli di impianti
intensivi poi estesi ad altri fruttiferi. Da tempo sono stati selezionati
altri portinnesti più nanizzanti di
M9, ma nessuno fino ad ora ha dato
una risposta migliore in termini di
efficienza produttiva. Purtroppo la
sperimentazione in questo settore
richiede tempi molto lunghi e sebbene numerose siano le novità costituite da breeder privati e pubblici
negli ultimi anni, poche sono quelle
sufficientemente collaudate per poter essere messe in commercio con
una certa affidabilità. Il grande salto
di qualità comunque compiuto in
questo settore è stata la disponibilità
di materiale virus-esente attraverso
Fig. 1 - Pomacee, portinnesti adeguati allo sviluppo della pianta
MELO
M9 (Paradiso giallo di Metz)
Pajam 1
Lancep*
NAKB
T337
Emla
Pajam 2
Cepiland*
M26
Supporter
4 Pi 80*
M106
M116
M111
M2
(Dolcino)
PERO
EMC
Adams
EMH*
Sydo
MA
CTS 212
BA 29
Farold 69
Fox 9*
Farold 40
Franco da seme
la certificazione genetico-sanitaria a
cui aderiscono i più importanti gruppi vivaistici. Oggigiorno è impensabile realizzare un impianto senza che
il materiale abbia questi connotati. È
ormai più che noto, infatti, che i principali portinnesti sono molto sensibili a numerosi patogeni virali e virussimili, i quali, soprattutto quando
presenti contemporaneamente, determinano un comportamento molto eterogeneo delle piante, che non
rispecchia quello tipico della varietà,
con riflessi estremamente negativi
sulla riuscita dell’impianto. Per questo motivo furono condotti da diversi
paesi in Europa alcuni programmi di
risanamento che portarono alla selezioni di cloni virus-esenti dei portinnesti più diffusi. Il primo fu quello
di East Malling-Long Aston (Emla) in
Inghilterra, seguito poi dal NAKB in
Olanda e poi dal CTFL in Francia. Si
è osservato in seguito, in particolare nel caso di M9, che essendo ogni
programma partito da fonti diverse e
seguendo protocolli di risanamento
e di selezione clonali non condivisi, le caratteristiche dei cloni erano
chiaramente distinguibili, tanto che
ancora oggi sono commercializzati
mantenendo i nomi di origine.
Inoltre ci si è accorti che alla diffusione di queste nuove selezioni clonali doveva poi seguire un complesso iter di controlli periodici in ogni
fase di moltiplicazione, dalle piante
di fonte presenti nei centri di conservazione e premoltiplicazione fino
alle ceppaie e ai vivai, per mantenere
intatte le caratteristiche del materiale di origine, come è stato realizzato nell’ambito della certificazione
genetico-sanitaria.
- PORTINNESTI, IL MIGLIOR COLLEGAMENTO FRA TERRENO E VARIETÀ
Origine
Caratteristiche
Impiego
Melo
M9 (Paradiso giallo di Metz)
Individuato a East Malling (GB) nel 1914
dopo lungo lavoro di classificazione dei
portinnesti diffusi in Europa. Emersa l’enorme potenzialità, fu risanato, sottoposto a
selezione clonale in diversi Paesi e commercializzato.
Induce scarsa vigoria nelle piante innestate, precoce messa a frutto,
elevata produttività; migliora le caratteristiche qualitative dei frutti.
Ideale per impianti ad alta densità. Scarso ancoraggio, apparato radicale
superficiale. Resistente a Phythophtora cactorum. Sensibile a Erwinia,
Agrobacterium t. e all’afide lanigero.
Adatto per terreni fertili, permeabili e irrigui, meno per quelli pesanti o siccitosi; sopporta bene il reimpianto nei terreni più sciolti.
Per ottenere impianti uniformi, indispensabile utilizzare materiale virus-esente. Disponibili varie selezioni clonali inserite nei programmi di certificazione genetico-sanitaria a
cui aderiscono i più importanti gruppi vivaistici.
M9 Emla
Clone di M9, risanato mediante termoterapia
nei primi anni ’60 dalle Stazioni sperimentali
di Long Ashton (GB).
Caratteristiche tipiche di M9. Leggermente più vigoroso di T337, di facile
propagazione, meno pollonifero rispetto al clone standard.
Selezione clonale di M9 ottenuta in Olanda
nel 1968 da NAKB dopo risanamento.
Caratteristiche tipiche di M9. Induce vigoria inferiore a Emla e leggermente superiore a Pajam 1®. Scarsa presenza di burr knots (sferoblasti)
e limitata attività pollonifera. Induce ottima produttività e pezzatura dei
frutti.
Clone ancora apprezzato e inserito nei programmi di certificazione.
NAKB T337
È oggigiorno il clone di M9 più diffuso in commercio, riferimento principale per il settore
vivaistico.
Pajam 1®, Lancep*
Selezione clonale derivata da un popolazione di M9 ottenuta dopo il risanamento da
CTIFL-CEP nel 1981 a Lanxade (Francia).
Caratteristiche tipiche di M9. Vigoria inferiore a Emla e a T337, leggermente più pollonifero e con maggiore emissione di burr knots rispetto a
quest’ultimo.
Impiegato per cultivar vigorose.
Pajam 2®, Cepiland*
Selezione clonale derivata da una popolazione di M9 ottenuta nel 1981 dal CTIFL-CEP
(Francia).
È il più vigoroso dei cloni di M9, circa 20% in più rispetto a Pajam 1® e
T337. Migliore ancoraggio rispetto agli altri cloni di M9.
Utilizzato di frequente per le varietà spur e in generale per cultivar poco vigorose.
Supporter® 4P /Pi 80*
Incrocio M9 x M4 ottenuto a Pillnitz (Germania).
Simile ad M9. Vigoria superiore a T337, del 20% o leggermente superiore,
e ai cloni di M9. Scarsa emissione di burr knots, inferiore anche a T337.
Migliore capacità di radicazione per margotta di ceppaia di M9. Ridotta
attività pollonifera. Buona resistenza al freddo, all’afide lanigero e ad
Agrobacterium, discreta al marciume del colletto. Sensibile a Erwinia.
Impiegato soprattutto per cultivar spur/compatte e di scarsa vigoria, in alternativa a
M26.
M26
Incrocio di M16 x M9.
Vigoria intermedia tra M9 e M 106. Apparato radicale più profondo, maggiore ancoraggio rispetto a M9, ma più pollonifero. Maggiore emissione
di burr knots. Buona resistenza a Phythophtora C. anche se inferiore a
M9. Sensibile all’afide lanigero e a Erwinia.
Per terreni fertili e irrigui, non asfittici.
Adatto per varietà spur o cultivar poco vigorose.
M106
Northern Spy x M1.
Vigoria elevata (+50-70% M9). Apparato radicale profondo e buon ancoraggio. Poco pollonifero. Molto sensibile a Phythophtora.
Per vari tipi di suolo eccetto i terreni asfittici e il ristoppio.
Utilizzato soprattutto per le varietà spur.
M111
Incrocio complesso Northern Spy x (Northern spy x M2).
Vigoria elevata, + 70-90% rispetto a M9 (III classe EM) . Ottimo ancoraggio, non richiede la palificazione di sostegno. Attività pollonifera molto
limitata. Resistente ad afide lanigero e Phythophtora C.
Idoneo a vari tipi di suolo poveri, siccitosi e calcarei.
È ancora il portinnesto più utilizzato nei terreni marginali e non irrigui.
M116
Ottenuto a East Malling dall’incrocio M106 x
M27 nel 1965.
Vigoria elevata simile a M106. Resistente a Phythophtora e al marciume
del colletto.
Per vari tipi di suolo anche siccitosi e calcarei.
Reintrodotto in sostituzione di M106.
Pero
Cotogno BA 29
Selezione ottenuta da una popolazione di
Cotogno di Provenza (Cydonia oblunga).
Conferisce alle cultivar innestate media vigoria superiore ai cotogni di
Angers messa a frutto più lenta. Induce ottima produttività.
Predilige terreni freschi e fertili, tollera il calcare attivo fino a livelli di 6-7%. Necessita
di terreni vocati, anche tendenzialmente argillosi. Meno esigente dei cotogni di Angers.
Disaffine con Williams e Kaiser, che richiedono l’intermedio.
Cotogno Sydo®
Selezione clonale di Cotogno d’Angers ottenuto in Francia (INRA) nel 1975.
Vigoria inferiore al BA 29, rispetto al quale induce una messa a frutto più
precoce. Elevata produttività, rapida entrata in produzione e qualità del
prodotto perfettamente paragonabili a quelle ottenibili con il BA29.
È più sensibile al calcare del BA 29. Adatto per impianti a densità medio-alta.
Richiede terreni più fertili e con calcare attivo. Disaffine con Williams e Kaiser che richiedono l’intermedio.
Cotogno Adams
Selezione clonale di Cotogno d’Angers ottenuta in Belgio.
Vigoria intermedia tra Sydo ed EMC. Induce precoce entrata in
produzione.
Caratteristiche simile agli altri cotogni di Angers. Rappresenta un’alternativa al Cotogno
C per gli impianti ad alta densità.
Cotogno EMC
Selezionato presso la stazione di East Malling in Inghilterra.
Presenta apparato radicale superficiale. Vigoria molto contenuta,
inferiore a tutti gli altri cotogni, e rapida messa a frutto. Tende a
indurre una percentuale elevata di frutti di scarsa pezzatura.
Necessita di terreni fertili freschi e con tenore in calcare attivo non superiore al 4-5%.
Dà il meglio se supportato da adeguata tecnica di nutrizione e gestione. Indicato per
impianti intensivi, solo per cultivar molto affini come Abate Fetel, Decana del Comizio e
Conference, in terreni molto fertili.
Cotogno EMH* (QR 193-16)
Ottenuto a East Malling in Inghilterra, dalla
libera impollinazione del Cotogno C51.
Vigoria intemedia tra Cotogno di Angers e EMC, tra Sydo e Adams.
Leggermente più lento nella messa a frutto rispetto ad Adams, sembrebbe indurre produttività e pezzatura dei frutti simile a BA 29 ma con più
precoce messa a frutto. Attività pollonifera quasi assente. Disaffine con
Williams.
Analoga ai cotogni di Angers, è la più recente selezione di cotogno licenziata da East
Malling. Potrebbe essere un’alternativa ad EMC per gli impianti ad alta densità.
Farold® 40 Daygon
Ottenuto dall’incrocio Old Home x Farmingdale in Oregon (Usa).
Vigoria superiore al BA 29 e a Farold 69, inferiore al Franco da seme. Più
lenta messa a frutto rispetto al cotogno nelle cv vigorose, ma più rapida
rispetto all’autoradicato e al Franco da seme. Sembra indurre maggiore
efficienza produttiva rispetto al Farold 69. I frutti tendono a essere più
allungati rispetto al cotogno. Resistente all’Erwinia amylovora, tollerante
al Pear decline.
Adatto a terreni basici e calcarei e clorotici, anche argillosi ma non asfittici e per
impianti a media densità. Rappresenta una valida alternativa al cotogno nei terreni
calcarei e nelle varietà disaffini come William.
Origine
Caratteristiche
Impiego
Farold ® 69 Daymir
Ottenuto dall’incrocio Old Home x Farmingdale, in Oregon (USA).
Vigoria intermedia tra BA 29 e Farold 40. Più lenta messa a frutto rispetto ai cotogni nelle cultivar vigorose ma più rapida rispetto all’autoradicato e al Franco da seme. Sembra indurre maggiore efficienza produttiva
rispetto al Farold 69. I frutti tendono a essere più allungati rispetto al
cotogno. Resistente all’Erwinia amylovora, tollerante al Pear decline.
Adatto a terreni basici, calcarei e clorotici, argillosi ma non asfittici.
Rappresenta una valida alternativa al cotogno nei terreni calcarei e nelle
varietà disaffini come William.
Franco da seme
Semenzale di Pyrus communis l.
Vigoria elevata ed eterogenea e comportamento molto disforme.
Adatto ai terreni marginali, argillosi calcarei e alcalini. Quando possibile è preferibile il
franco clonale.
Ciliegio
Franco
Il Franco da seme (Prunus avium) deriva in
gran parte da varietà spontanee presenti nei
boschi dell’Europa e dell’Asia Minore.
Induce elevata vigoria; buono il comportamento agronomico in
condizioni di limitata disponibilità idrica.
Mediamente sensibile all’asfissia radicale e molto sensibile alla stanchezza del terreno.
Predilige terreni fertili, permeabili, di medio impasto, freschi e profondi. Largamente
impiegato negli ambienti collinari e montani per le doti di rusticità e adattabilità alle
differenti condizioni climatiche. Non adatto al ristoppio.
Idoneo a impianti di bassa o media densità (200-400 piante/ha).
Colt®
Ibrido P. avium x P. pseudocerasus di origine
britannica.
Induce elevata vigoria (simile a quella del Franco), buona produttività e
precoce entrata in produzione.
Predilige i terreni freschi, resiste discretamente al calcare attivo e tollera più del franco
l’asfissia radicale. Molto sensibile alla siccità, tollera bene la stanchezza del terreno.
Adatto al ristoppio.
SL 64®
Clone di Prunus mahaleb selezionato in
Francia dall’INRA.
La produttività e l’efficienza produttiva sono superiori al Franco.
Molto sensibile all’asfissia radicale, anche per brevi periodi.
Piuttosto rustico, è adatto a terreni sciolti, ricchi di scheletro, calcarei e con scarsa disponibilità idrica. Non adatto al ristoppio.
Vigoroso, idoneo a ceraseti con densità d’impianto medie (400-600 piante/ha).
MaxMa Delbard® 60 (Broksec)
Ibrido P. mahaleb x P. avium ottenuto negli
USA.
La vigoria indotta è elevata, superiore rispetto al Franco e al Colt. La
messa a frutto è simile a quella del Franco mentre la produttività è
superiore.
Si adatta bene a un’ampia gamma di tipi di suolo, compresi quelli tendenzialmente pesanti e quelli ricchi di scheletro. Resiste a terreni calcarei e a situazione di scarsa
disponibilità idrica.
È adatto a impianti con densità bassa o medio-bassa (300-400 piante/ha).
CAB 6P
Biotipo di Prunus cerasus selezionato
dall’Università di Bologna.
Portinnesto poco vigoroso, induce una messa a frutto mediamente
precoce, livelli di fruttificazione e un’efficienza produttiva superiori al
Franco e al Colt. Risulta molto pollonifero.
Adatto a diversi tipi di terreno, in particolare a quelli pesanti, meno bene a quelli
siccitosi e stanchi (mediamente tollerante ai terreni clorosanti).
Idoneo a ceraseti specializzati e irrigui con densità medie e medio-alte
(500-800 piante/ha).
Gi.Sel.A® 6
Ibrido di P. cerasus x P. canescens di origine
tedesca.
Riduce al 55-75 % la vigoria rispetto al Franco. Tende a modificare il
portamento delle piante rendendolo più aperto. Il peso medio dei frutti è
buono ma condizionato dal carico di frutti della pianta.
L’adattabilità al tipo di suolo è discreta, risulta tollerante alle situazioni di asfissia
radicale.
Idoneo per impianti irrigui ad alta densità (800-1.200 piante/ha).
Altre drupacee
GF 677
PESCO - SUSINO
Ibrido P. persica x P. amygdalus ottenuto
presso la stazione INRA di Bordeaux
(Francia).
Portinnesto vigoroso, garantisce una regolare crescita delle piante,
buona pezzatura dei frutti ed elevata produttività sia in asciutto che in
irriguo.
Nel pesco ritarda l’epoca di maturazione dei frutti, mentre nel susino
induce precoce entrata in produzione. Sensibile a Phytopthora, Stereum,
Armillaria, Agrobacterium e nematodi galligeni.
Idoneo per i terreni più difficili, si adatta a quelli aridi, calcarei (10-12% di calcare attivo),
non disdegnando neanche quelli argillosi o compatti, purché non asfittici. Idoneo al
ristoppio.
Nonostante la suscettibilità ad Armillaria, rimane il portinnesto di riferimento per gli
impianti di pesco. Può esser impiegato anche nel susino europeo e cino-giapponese.
Cadaman® Avimag*
PESCO
Ibrido P. persica x P. davidiana ottenuto in
Ungheria.
È alternativo al GF 677, rispetto al quale ha comportamento analogo per
affinità d’innesto, vigoria e produttività, ma anticipa la maturazione e
migliora sensibilmente la pezzatura dei frutti.
Presenta una lenta ripresa vegetativa e scarsa attività pollonifera.
Resistente alla clorosi, idoneo al reimpianto.
Buona la risposta all’irrigazione (+50% di produzione).
Mirabolano da seme
ALBICOCCO - SUSINO
Semenzale di Prunus cerasifera.
Conferisce elevata vigoria ma lenta entrata in produzione e medie pezzature dei frutti. Attività pollonifera media.
Si adatta a tutti i terreni, anche marginali e difficili, ed è tollerante nei confronti delle
principali malattie radicali. Per la facilità di propagazione in vivaio, è largamente utilizzato, ma è importante disporre di materiale vivaistico omogeneo per garantire la buona
riuscita dell’impianto. Non è affine con tutte le cultivar di susino.
Mirabolano 29C
ALBICOCCO - SUSINO
Selezione clonale di Prunus cerasifera di
origine americana.
Conferisce alla pianta elevata vigoria, precoce messa a frutto e buona
produttività.
Media attività pollonifera e buona affinità d’innesto.
Si adatta a tutti i tipi di terreni, anche siccitosi e calcarei o pesanti e asfittici.
Presenta una certa resistenza all’asfissia radicale e buona affinità con le diverse varietà.
È il portinnesto più adottato nel susino.
Ishtara® Ferciana*
ALBICOCCO – PESCO – SUSINO
Ibrido interspecifico (P. cerasifera x P. salicina) x (P. cerasifera x P. persica) di origine
francese.
Induce vigoria medio scarsa (albicocco: -25-30% rispetto a Mirabolano
29C; pesco: -25-30% rispetto a GF 677; susino: -20% rispetto a
Mirabolano), con un buon rinnovo vegetativo, precoce entrata in produzione e buone caratteristiche dei frutti (pezzatura e colore). Buona
affinità d’innesto con le principali cultivar; ridotta attività pollonifera.
Si adatta ai diversi tipi di terreni, anche pesanti, ma predilige quelli fertili e freschi,
possibilmente irrigui.
Adatto per impianti ad alta densità, per meglio controllare l’equilibrio vegeto-produttivo
di cultivar vigorose. Necessita di cure colturali nei primi anni per formare adeguatamente
la pianta.
Adesoto® 101 Puebla de Soto
ALBICOCCO – PESCO – SUSINO
Semenzale di Prunus insititia individuato in
Spagna.
Induce vigoria medio scarsa (albicocco: -25% rispetto a Mirabolano 29C;
pesco: -25% rispetto a GF 677).
Impiegato soprattutto nel pesco.
Si adatta ai diversi tipi di terreni, anche pesanti. Interessante in zone caratterizzate da
terreni stanchi, con alte cariche di Armillaria mellea spp., quindi adatto al ristoppio.
L’attitudine pollonifera lo rende poco utilizzato in condizioni normali.
- PORTINNESTI, IL MIGLIOR COLLEGAMENTO FRA TERRENO E VARIETÀ
Il vivaismo frutticolo dell’Emilia-Romagna ha raggiunto da diversi anni
livelli di qualità pari a quelli dei migliori produttori europei come Olanda e Francia, aderendo al sistema
di certificazione genetico-sanitaria
delle piante da frutto istituito dal
Ministero delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali mediante appositi decreti e operativo dal 2006.
All’interno di tale sistema il Centro
Attività Vivaistiche (Cav) è uno dei
Centri di conservazione e premoltiplicazione riconosciuto dal Ministero, gestisce direttamente le fasi
di costituzione della fonte primaria,
conservazione e premoltiplicazione,
sotto il controllo del Servizio fitosanitario regionale.
Le piante iniziali di cultivar e portinnesti ritenuti interessanti dalla base
sociale (fonti primarie) vengono sottoposte a tutti i controlli sanitari previsti dalle leggi nazionali ed europee
vigenti e successivamente utilizzate
come fonti per le fasi di conservazione e premoltiplicazione, in cui le
piante madri vengono mantenute
all’interno di serre protette da rete
antiafide (screen-house) e utilizzate
per produrre materiale di categoria
“base”.
Con questo materiale vengono costituite le piante da destinare ai campi
di piante madri in pieno campo gestiti dai centri di moltiplicazione associati al Cav. In tali campi vengono
prodotti semi, innesti e portinnesti
di categoria “certificato” virus esente da utilizzare nella produzione vivaistica. Si realizza così un processo
produttivo che consente non solo la
qualificazione delle produzioni vivaistiche ma anche l’attuazione di
un chiaro percorso di rintracciabilità
delle stesse.
Il Servizio fitosanitario regionale è
l’organismo certificante del sistema, ovvero l’istituzione cui spetta
la supervisione, l’effettuazione delle
ispezioni e il rilascio dell’idoneità in
tutte le fasi previste dal sistema di
certificazione.
Il processo di produzione di portinnesti certificati può essere distinto in
quattro principali filoni: portinnesti
da ceppaia, portinnesti micropropa-
gati, semenzali, portinnesti allevati
un anno in vivaio (i cosiddetti “selvatici”).
PORTINNESTI DA CEPPAIA
Questa è la tecnica di propagazione più utilizzata per la produzione
di portinnesti clonali delle pomacee. Attualmente il Cav ha in essere
quattro ceppaie di categoria base che
vengono utilizzate per la produzione
di materiale da distribuire alla base
sociale per la costituzione di ceppaie
di categoria certificato, dalle quali le
aziende vivaistiche traggono i portinnesti per i loro vivai. Per il 2013 la
produzione delle ceppaie di base Cav
si attestava su circa 400 mila cotogni
e 400 mila meli.
Le ceppaie certificate sono gestite dai
vivai emiliano-romagnoli su oltre 50
ettari con una produzione stimata
per il 2013 superiore agli 8 milioni di
pezzi.
Nel melo la parte del leone la fanno
i vari cloni di M9, di cui i principali
sono T337, Emla, M26. Da segnalare
inoltre due novità, Geneva® G11* e
CIV P21*, frutto della ricerca americana il primo e italiana il secondo,
che iniziano ad aprirsi un loro spazio
commerciale a seguito dei positivi
risultati delle prove sperimentali.
Per il cotogno, dopo i classici BA29
e Sydo®, crescono Adams e EM H*
mentre c’è una forte contrazione di
EMC.
IL SISTEMA UFFICIALE DI CONTROLLO E GARANZIA
La certificazione del materiale di propagazione vegetale è un sistema ufficiale di controllo e garanzia, basato su su
protocolli validati a livello internazionale, in grado di assicurare ai frutticoltori:
• materiale sano dal punto di vista fitosanitario, con livelli sanitari superiori a quelli previsti dalla categoria
C.A.C. (conformità agricola comunitaria);
• materiale geneticamente rispondente alle caratteristiche varietali richieste;
• materiale derivato per filiazione diretta, ufficialmente controllato nelle diverse fasi in cui si articola un
programma di certificazione, ovvero: 1) conservazione per la premoltiplicazione, 2) premoltiplicazione,
3) moltiplicazione 4) vivaio.
La conformità del materiale alle norme e alle caratteristiche stabilite nei protocolli di certificazione è garantita da
organismi pubblici (Servizi fitosanitari regionali e Ministero) che svolgono il duplice ruolo di organo certificante
e organo di controllo.
Fasi e classificazione dei materiali per la certificazione
COSTITUZIONE DELLA
FONTE PRIMARIA
Controlli sanitari
e genetici
IMMISSIONE NEL SISTEMA DI
CERTIFICAZIONE
Controlli sanitari e genetici
La produzione vivaistica in Emilia
Romagna
PORTINNESTI MICROPROPAGATI
È la tecnica di propagazione più utilizzata per la produzione di portinnesti di drupacee, oltre che per alcuni
portinnesti di pero.
I laboratori di micropropagazione
associati effettuano periodicamente gli espianti dalle piante madri in
conservazione presso il Cav per dare
inizio al processo di moltiplicazione
in vitro che, attraverso una serie di
fasi successive, porta alla produzione
di milioni di portinnesti in tempi brevi. Le produzioni certificate del 2013
hanno raggiunto per la prima volta i
10 milioni di piante: per il pesco il GF
677 domina ancora il mercato, mentre aumenta l’interesse per Garnem*;
per susino e albicocco, invece, il mirabolano 29C continua a essere l’unica effettiva alternativa al mirabola-
Centro di Conservazione per la
Premoltiplicazione (CCP)
Materiale Pre-Base
Centro di Premoltiplicazione
(CP)
Materiale Base
Centro di Moltiplicazione (CM)
(campi di piante madri)
Materiale Certificato
Vivai certificati
no da seme, anche se si affacciano i
nuovi portinnesti tedeschi Wavit® e
Weiva®; nel ciliegio sempre maggiore interesse suscitano i portinnesti
nanizzanti Gisela® 5 e Gisela® 6.
PORTINNESTI DA SEME
Si tratta di una tecnica di propagazione che negli ultimi decenni ha
visto diminuire il suo interesse a
vantaggio della propagazione per via
agamica, che permette di produrre
portinnesti clonali e quindi in grado
di mantenere le caratteristiche gene-
Interazione fra agenti patogeni e portinnesti
Agente patogeno
Portinnesto
Sintomi
Patogeni non diffusibili in natura
Virus della butteratura del tronco del melo (ASPV)
Diversi portinnesti delle Pomacee
Disaffinità d’innesto.
Diminuzione della produttività
Virus della scanlatura del tronco del melo (ASGV)
Diversi portinnesti delle Pomacee
Disaffinità d’innesto.
Diminuzione della produttività
Virus della maculatura clorotica
fogliare del melo (ACLSV)
Franchi di albicocco e di pesco
Disaffinità d’innesto
Patogeni diffusibili in natura
Virus della maculatura anulare necrotica dei Prunus (PNRSV)
Virus del nanismo del susino (PDV)
Gisela 7 e 8
Cloni di Weihroot
Deperimento e morte delle piante
Virus della maculatura anulare
necrotica dei Prunus (PNRSV)
GF 677
Necrosi di tessuti corticali intorno alla gemma,
riduzione di sviluppo del germoglio
Fitoplasma del giallume europeo delle drupacee (ESFY)
GF 677, GF 8-1, Mr.S 2/5
Accentuazione dei sintomi, deperimento
Fitoplasma della moria del pero (PD)
Pyrus spp., Cotogni
Accentuazione dei sintomi, deperimento
Fitoplasma degli scopazzi del melo (AP)
Malus spp.
Accentuazione dei sintomi, deperimento
APRILE 2014
Testi a cura di:
Claudio Buscaroli
Stefano Foschi
Daniele Missere
Centro Ricerche Produzioni Vegetali - CRPV
Redazione e Impaginazione:
Agen.Ter. - Agenzia territoriale
per la sostenibilità alimentare,
agro-ambientale ed energetica
Roberto Zisa
Centro Attività Vivaistiche - CAV
Stampa:
Gescom
Progetto grafico:
PH5
Piante Certificate
tiche del materiale propagato, garantendo l’uniformità del prodotto.
Attualmente questo tipo di portinnesti viene ancora in parte utilizzato
per il pesco, con il franco comune ottenuto da semi di peschi spontanei o
coltivati in appositi campi portaseme
nonché per susino e albicocco, dove
trova ancora interesse l’uso del mirabolano da seme, per il suo basso costo di produzione e la buona affinità
d’innesto, e per il pero a causa della
minore affinità di alcune cultivar con
il cotogno e la maggiore resistenza al
calcare.
PORTINNESTI ALLEVATI
IN VIVAIO
Questa tecnica consiste nell’allevamento in vivaio per una stagione di
portinnesti di piccolo calibro ottenuti con una delle tecniche precedentemente descritte, allo scopo di far
raggiungere le dimensioni consone
per la loro immissione in commercio.
Questa modalità di produzione viene
principalmente utilizzata per portinnesti micropropagati o per semenzali
che vengono venduti a fine stagione
sia a vivaisti sia direttamente a frutticoltori i quali provvederanno al loro
innesto a dimora.
Nel 2013 sono stati certificati circa
600 mila portinnesti, i principali dei
quali sono stati GF 677, mirabolano
da seme, peri franchi, Gisela® 5.
Progetto realizzato con il finanziamento del
Programma di Sviluppo Rurale dell’EmiliaRomagna 2007-2013, Misura 111 Azione 2
“Azioni trasversali di supporto al sistema
della conoscenza”.