PROVA pistole Glock 42 calibro 9 corto Si crede grande È la prima back-up dell’azienda austriaca, progettata per offrire la massima compattezza senza, però, scendere a compromessi in fatto di comfort e precisione al tiro. Piccoli, ma significativi accorgimenti meccanici la differenziano dalle sorelle full size, compact e subcompact, la rosata parla da sola Testo di Paolo Brocanelli e Ruggero Pettinelli, foto di Matteo Galuzzi È una delle novità più succose del 2014, nel settore delle armi corte per difesa e porto occulto, e sta già facendo tremare gli altri produttori di back-up calibro 9 mm corto: parliamo della Glock 42, che vi abbiamo presentato in anteprima sul fascicolo di marzo ma che abbiamo avuto finalmente l’occasione di testare con mano, ottenendo utili impressioni e confermando quanto già avevamo intuito dall’esame della meccanica e della struttura esterna: è una back-up vincente! La Meccanica Nel recente passato di Glock, il concetto di pistola tascabile per porto occulto è stato interpretato sotto forma di subcompact, intendendo con tale termine una classe di pistole semiautomatiche bifilari ottenute con “tagli” drastici all’altezza dell’impugnatura e alla lunghezza di canna delle full size. Questo espediente ha dato risultati molto buoni e non si può certo dire che la Glock 26 (la versione in 9x21) non abbia risolto tanti problemi a chi desiderava un’arma per il porto compatta e pressoché invisibile, ma anche dotata di una potenza di fuoco ancora rispettabile. Sta di fatto, però, che vi sono momenti e occasioni (specialmente d’estate, quando gli abiti sono pochi e striminziti) in cui le pur ottime subcompact risultano ancora troppo ingombranti, specialmente per quanto riguarda l’unica, delle tre dimensioni, che è rimasta pressoché invariata rispetto alle full size progenitrici: lo spessore. Tanti sono i produttori, noti e meno noti, che negli ultimi dieci anni hanno sviluppato pistole “micro” camerate per quello che 60 è il calibro considerato minimo per gli impieghi difensivi, da parte del pubblico nordamericano: il 9 mm corto. I tecnici della Glock hanno evidentemente considerato che la fetta di mercato fosse così cospicua e allettante da giustificare lo sviluppo di un modello dedicato, con caratteristiche del tutto fuori dall’ordinario rispetto alle armi delle serie correnti, e ci si sono dedicati a capofitto, dando vita a un’arma senza alcun dubbio oltre gli schemi della concorrenza e con una decisa individualità. Per la realizzazione della Glock 42, i tecnici hanno messo insieme due ingredienti se non nuovi per l’azienda austriaca, quantomeno utilizzati con parsimonia: il fusto monofilare e il calibro 9 corto. Non si tratta in effetti di vere novità per Glock, in quanto il fusto monofilare era già utilizzato nella subcompact 36 calibro .45 acp e per il 9 corto era stata sviluppata la serie di semiauto 25 (compact) e 28 (subcompact). In effetti, però, le pistole semiauto in 9 corto dell’azienda non erano pensate per fornire un contenimento dei pesi e degli ingombri rispetto alle omologhe in 9 para/x21, ma solo per garantire una maggior controllabilità ed eventualmente bypassare possibili problemi legali relativi alla detenzione del 9 para in determinati Paesi. Con la 42, si è invece “vestito” il 9 corto intorno a una cellula sviluppata appositamente, allo scopo di fornire la massima compattezza, ma anche, anzi soprattutto, la massima sfruttabilità nel tiro mirato. A questo scopo, si è deciso di non cercare la rincorsa a tutti i costi nei confronti dei concorrenti sul millimetro di canna o di altezza di impugnatura in meno, ma anzi di realizzare un assetto forse non ai minimi termini dimensionali, ma superiore agli altri per gestibilità, precisione e comfort. Insomma, la Glock 42 nelle intenzioni dei progettisti non è la back-up più corta, 6+1 Spessore 24 mm Linea di mira 125 mm ARMI E TIRO 05/2014 GLOCK 42.indd 60 16/04/2014 11.20.11 Glock entra di prepotenza nel settore delle back-up per difesa, con il modello 42. 05/2014 ARMI E TIRO GLOCK 42.indd 61 61 16/04/2014 11.18.53 PROVA pistole Glock 42 calibro 9 corto 1. La 42 (sopra) a confronto con un classico dell’azienda austriaca, cioè la subcompact modello 26 calibro 9x21. 2. La differenza più evidente rispetto alla 26 è senza dubbio in relazione allo spessore: la subcompact bifilare misura 30 mm, mentre la 42, che è monofilare, solo 24. 3. Il bocchettone del caricatore è sottile e ha solo un accenno di svaso anteriore. Malgrado alcune caratteristiche in comune con la generazione 4, si è deciso (giustamente) di non prevedere dorsalini aggiuntivi. 4. Il dorso del caricatore, con i fori di ispezione dei colpi residui. Come al solito, è realizzato con un’anima in acciaio sulla quale è applicato il polimero. 1 2 o la più sottile, o la più bassa in assoluto, ma è (dovrebbe essere!) la più controllabile e meglio sfruttabile nel tiro mirato. Ovviamente, questa impostazione può risultare vincente o meno a seconda dei gusti e delle necessità del singolo utente finale (e non può, pertanto, essere presa come riscontro di superiorità, o inferiorità, assoluta nei confronti delle concorrenti). Si è preso dalle semiauto austriache il massimo di 3 4 quanto già collaudato, adattandolo alle forme “mini” della 42: a partire dalla chiusura geometrica a canna oscillante tipo Browning modificata, indispensabile (rispetto a una chiusura a massa, perfettamente utilizzabile con questo calibro e utilizzata fin dalle origini della cartuccia, nel lontano 1908) per ridurre al massimo le dimensioni e il peso del carrello e mitigare le reazioni allo sparo. La canna è lunga 82,5 millimetri e ha la consueta L’angolo dell’impugnatura, mutuato dalle sorelle Glock più grandi, è uno dei più indovinati per il puntamento istintivo 62 ARMI E TIRO 05/2014 GLOCK 42.indd 62 16/04/2014 11.21.04 1. Il dust cover è arrotondato e non prevede slitte per l’installazione di accessori. La scelta è condivisibile. 1 2 2. Le reazioni allo sparo sono mitigate dalla chiusura geometrica e dal gruppo telescopico dell’asta guidamolla, con due molle di recupero concentriche, soluzione tipica della generazione 4. 3. La filosofia costruttiva e di funzionamento non è cambiata rispetto alle altre sorelle, ma sono stati introdotti, comunque, alcuni piccoli accorgimenti. Per esempio, il foro di egresso del percussore non è rettangolare, ma a goccia. 3 4 4. Il confronto del percussore della 42 (a destra) con quello della 41 evidenzia la profonda revisione tecnica eseguita sulla punta. 5. Altra modifica rispetto alle Glock tradizionali, la molla del dente di scatto non agisce per trazione, ma per compressione. 5 Per chi vuole comprarla A chi è indirizzata: a chi desidera (e può permettersi) un’arma per porto occulto piccola ma controllabile, precisa e maneggevole Cosa richiede: con un pad maggiorato per il caricatore, la controllabilità aumenterebbe e si potrebbe anche avere un colpo in più Perché comprarla: perché nel panorama delle back-up in 9 corto è una delle più impugnabili e sfruttabili nel tiro mirato Con chi si confronta: Beretta Pico, Smith & Wesson Bodyguard 380, Kel-tec P-3 At, Taurus Pt 738, Kahr P380. rigatura semipoligonale (hexagonal, secondo quanto indicato dall’azienda) a sei principi con passo di 250 mm. Dalle Glock più grandi è stata anche presa la principale dote della 42, cioè l’impugnatura: l’angolo indovinato consente un puntamento istintivo e naturale, l’elsa pronunciata e ben scavata garantisce un asse di canna bassissimo rispetto alla mano, a vantaggio del contenimento del rilevamento e della rapidità di ripetizione del colpo. Questo è, in effetti, il principale punto debole di alcune delle armi concorrenti che, per ridurre al minimo gli ingombri generali, spesso sono costrette a scontare un prezzo elevato in termini di altezza dell’asse di canna (perché, stringi stringi, da qualche parte il gruppo di scatto bisogna pur metterlo!). L’interasse tra canna ed elsa della Glock 42 è di soli 18 mm, inferiore quindi anche rispetto alle subcompact della stessa azienda. Come è stato possibile? Semplicemente, rivedendo l’architettura del pacchetto di scatto e, in particolare, sopprimendo la molla a trazione del dente di scatto, normalmente alloggiata dietro quest’ultimo, a favore di una molla a compressione (quindi convenzionale) alloggiata sotto il dente, che agisce tramite un rinvio. Il resto del gruppo mantiene una stretta parentela con le Gen 4, compreso lo scatto Safe action in Semi-Doppia azione con sicura automatica sul grilletto anti-movimento involontario e la sicura automatica al percussore. A dire il vero, anche quest’ultimo è stato modificato rispetto alla serie Glock normale, perdendo la tipica estremità anteriore a sezione rettangolare, a favore di un profilo a goccia (a cui corrisponde identico profilo del foro di egresso del percussore). Un’altra, piccola differenza rispetto alle Glock “normali” è che la sede per la molla di contrasto dell’estrattore non è completamente coperta dalla piastrina posteriore, ma risulta in parte visibile sul lato destro di quest’ultima (senza peraltro che questo comporti particolari problemi). Per quanto riguarda le caratteristiche generali, la 42 ha preso solo alcuni elementi tipici della cosiddetta “quarta generazione” Glock, più precisamente il pulsante di sgancio del caricatore, ampio ma soprattutto reversibile per i mancini, e l’asta guidamolla telescopica con doppia molla di recupero. Sono rimasti indietro i dorsalini intercambiabili (impraticabili, viste le dimensioni) e la slitta porta accessori sul dust cover (come sopra). Il caricatore monofilare ha una capacità di sei cartucce (più una in canna), nonostante l’impugnatura non sia una delle più corte sul mercato risulta, però, problematico l’appoggio del dito mignolo per chi ha mani grandi. Sarebbe auspicabile che Glock ponesse in commercio aftermarket un bel pad maggiorato per il caricatore, che magari potrebbe aumentare di un colpo la capacità (peraltro livellata su quella dei prodotti concorrenti). Se si fosse rinunciato al caricatore misto acciaio/polimero, a favore di uno in acciaio con le 05/2014 ARMI E TIRO GLOCK 42.indd 63 63 16/04/2014 11.21.14 PROVA pistole Glock 42 calibro 9 corto 1 2 3 medesime dimensioni esterne, probabilmente si sarebbe riusciti a stivare sette e anche otto colpi recuperando la differenza di spessore delle pareti. Ma in tal modo si sarebbe indubbiamente perso uno degli aspetti più tipici della filosofia Glock! Mire e SCATTo Lo scatto Safe action, come è noto anche ai sassi, prevede un prearmamento del percussore con il movimento retrogrado del carrello (o meglio, con il ritorno in batteria del carrello dopo averlo arretrato); la trazione sul grilletto completa l’armamento del percussore e ne provoca quindi lo sgancio, causando la partenza del colpo. Questo sistema ha mostrato i propri pregi negli anni, tanto che è stato ampiamente imitato, perché consente una prontezza d’uso eccellente e non dà alcuna differenza di sforzo rispetto a una Doppia azione convezio- nale (primo colpo in Doppia, i seguenti in Singola). Dobbiamo però dire che ha un punto di vantaggio in più in particolare in una back-up, perché rispetto all’altro tipo di scatto normalmente utilizzato in queste mini-pistole (la sola Doppia azione) vanta una corsa inferiore. Può sembrare un problema relativo, ma quando si stringe un’impugnatura sottile e soprattutto corta, con uno scatto in Doppia azione diventa difficile completare l’ultima parte della corsa, proprio perché il grilletto è tanto vicino al fusto da “annodare” il dito indice dentro il palmo della mano. Si perde il controllo dello scatto e lo strappo è dietro l’angolo. Con la Glock 42 questo non avviene e la controllabilità dello scatto è la medesima di una full size. Rispetto a quanto indicato dal produttore (2.550 grammi), abbiamo solo riscontrato uno sforzo di scatto superiore (2.900 grammi al dinamometro Lyman), senza che 1. il blocchetto di scatto inserito nella sua posizione nel fusto. 2. La canna è oscillante sistema Browning modificato, l’abbassamento della culatta è comandato dalla superficie inclinata dello zoccolo inferiore che contrasta con un apposito blocchetto inserito nel fusto. oltre alla rampa di alimentazione, si vede che anche la parte inferiore del vivo di culatta è svasato per agevolare l’alimentazione. 3. La 42 completamente smontata. La meccanica Glock è un esempio eccellente di razionalità e adattabilità. Back-up caliBro 9 corto a confronto 64 Modello Glock 42 Beretta Pico Lunghezza totale (mm) Altezza (mm) Spessore (mm) Lunghezza di canna (mm) Linea di mira (mm) Peso arma scarica (g) Numero colpi Chiusura Percussione Scatto Mire 151 105 24 83 125 390 6 130 100 18 70 84 325 6 percussore lanciato Semi-Doppia azione Coda di rondine Taurus Pt 738 Kahr P380 Kel-tec P-3At 132 124 132 95 99 89 22 19 20 72 64 68 115 nd 97 289 283* 235 6 6 6 geometrica Browning modificata cane interno cane interno percussore lanciato cane interno Doppia azione Semi-Doppia azione Doppia azione Semi-Doppia azione Coda di rondine Fisse Coda di rondine Fisse Smith & Wesson Bg 380 133 96 20 70 nd 340 6 Cane interno Doppia azione Coda di rondine ARMI E TIRO 05/2014 GLOCK 42.indd 64 16/04/2014 11.22.10 scheda Tecnica Produttore: Glock, www.glock.com Distributore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (Bz), tel. 0471.80.30.00, fax 0471.81.08.99, www.bignami.it Modello: 42 Tipo: pistola semiautomatica Calibro: 9 corto (.380 auto) Funzionamento: chiusura geometrica a canna oscillante sistema Browning modificato Alimentazione: caricatore monofilare amovibile Numero colpi: 6+1 Lunghezza canna: 82,5 mm Lunghezza totale: 151 mm Altezza: 105 mm Spessore: 24 mm Percussione: percussore lanciato Scatto: safe action in semi-Doppia azione, peso di sgancio rilevato 2.900 grammi (dichiarato, 2.550 grammi) Mire: mirino prismatico fissato al carrello, tacca di mira innestata a coda di rondine, riferimenti bianchi per il tiro istintivo Sicura: automatica al percussore; automatica sul grilletto Peso: 390 grammi scarica Qualifica: arma comune Prezzo: 514 euro, Iva inclusa 1. Il lato destro evidenzia il robusto estrattore, che fa da avvisatore visivo e tattile di colpo in canna. La texture dell’impugnatura è quella tipica delle Glock Gen 4. 2. La prova a fuoco nel poligono interno della Bignami. Tabella balisTica Munizioni commerciali Marca Tipo palla Peso palla (grs) V0 (m/sec) Geco Fmj 95 272,7 Sd 6,5 E0 (joule) 228,9 E0 (kgm) 23,3 Nota: l’azienda dichiara 300 m/sec in canna manometrica. cinque colpi in 35 mm a 15 metri con munizioni Geco fmj, a due mani, senza appoggio. questo abbia comportato particolari conseguenze pratiche. Altra differenza della Glock 42 rispetto alle altre back-up del mercato, è il dimensionamento delle mire: Il mirino è praticamente identico a quello delle full size e anche la finestra della tacca ha la medesima profondità e proporzione. La differenza è sui lati della tacca, che sono meno inclinati (cioè più verticali) e questo è tutto. Non sembra, ma sul bersaglio fa una differenza enorme avere mire full size rispetto a mire back-up! La ProVa a fuoco Con sei colpi nel caricatore, commerciali della Geco con ogiva Fmj di 95 grani, siamo pronti a mettere alla corda la nuova back-up nel poligono del distributore Bignami di Ora (Bz). Si impugna bene, anche se si sente la mancanza di un mezzo centimetro nella parte inferiore dell’impugnatura. Di fatto, il mignolo della mano forte, riesce a fasciare appena il bordo inferiore dell’impugnatura, ma quest’aspetto non pregiudica la realizzazione di una buona presa, sia a una mano sia a due mani. Sicuramente un pad maggiorato con appendice, avrebbe eliminato già dall’inizio questo particolare, ma siamo sicuri che a breve sarà disponibile come accessorio. La texture è identica nella forma e nella disposizione, alle Gen 4 full size, senza l’impronta delle dita, ma con gli incavi laterali per il pollice. Dopo alcuni minuti di dry fire, ho notato che il grip generale è buono e nell’insieme si riesce a eseguire una buona impugnatura trovando la giusta po1 sizione a tutte le dita; lo sgancio caricatore si aziona con facilità, ha una larga superficie di contatto, ma non è troppo sporgente, quindi difficile da azionare accidentalmente; la leva hold open, come nelle sorelle maggiori, è dura da abbassare e per vincere la resistenza è necessario premere con forza. Senza l’ausilio di una “vera” fondina, ho simulato una serie di estrazioni, notando la facilità di presa, di acquisizione del bersaglio e di accoppiamento della mano debole nella tecnica a due mani. Come abbiamo potuto osservare e provare più volte, con le armi a carrello squadrato prive di sicure all’otturatore, la miglior tecnica di presa per armare, è a mano rovesciata. Vista la superficie ridotta della piccola G42, questa tecnica ci avvantaggia maggiormente, migliorando la presa rispetto al binomio “pollice e indice”. Considerando la vocazione back-up, al tiro si è dimostrata sorprendentemente precisa, con ottimi riscontri in termini di rosata e di facilità nel raggiungimento della performance, nonostante uno scatto Safe action, decisamente meno fluido e più duro di quello montato sulle Glock “tradizionali”. Il calibro 9 corto, sparato sulla G42, si gestisce con semplicità: l’arma non scalcia, rileva poco, è ben bilanciata e in pochi istanti si è pronti al colpo successivo. Sfruttando il tunnel della Bignami e creando un “gioco” di luci, abbiamo apprezzato la resa degli organi di mira, che in perfetto stile Glock, hanno i riferimenti bianchi: dot sul mirino e profilo a “U” sulla tacca di mira. Ottima la percussione e l’alimentazione, senza esitazioni di sorta. 2 05/2014 ARMI E TIRO GLOCK 42.indd 65 65 16/04/2014 15.04.52
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