LE SOLUZIONI Le soluzioni giocano un ruolo importante nella chimica perché molte reazioni non avvengono tra sostanze pure, ma tra ioni o molecole disciolte in acqua o altri solventi. ‘‘Parlando del processo di dissoluzione, si dice generalmente che tutti i solventi penetrano nei pori del corpo che deve essere dissolto e gradualmente rimuovono le sue particelle. Comunque, riguardo alla domanda su quali forze causano questo processo di rimozione, non esiste alcuna spiegazione che sia in qualche modo ragionevole, a meno che non si attribuiscano ai solventi forme a cuneo, uncini o, chi sa, qualche altro tipo di arnese’’ - M. V. Lomonosov (1747)1 La materia che ci circonda normalmente non è formata da elementi chimici o da composti, ma da miscugli, cioè insiemi di più sostanze diverse. A seconda del modo con cui le sostanze si mescolano, i miscugli possono essere classificati in miscugli omogenei e miscugli eterogenei. Un miscuglio è detto omogeneo quando le sostanze che lo compongono si mescolano in modo uniforme e non sono distinguibili, cioè sono formati da una sola fase e hanno le proprietà chimico-fisiche identiche in ogni punto. Al contrario, nei miscugli eterogenei è possibile distinguere più fasi e quindi essi presentano caratteristiche chimico-fisiche diverse nei vari punti. I miscugli omogenei sono chiamati anche soluzioni e i componenti si definiscono soluto (soluti) quello presente in minor quantità e solvente quello presente in quantità maggiore. Le soluzioni costituiscono il mezzo più adatto attraverso il quale le sostanze possono venire in contatto e reagire tra loro. Ad esempio, alcune sostanze se sciolte nell'acqua, reagiscono velocemente e completamente, mentre allo stato solido reagiscono in maniera lenta e limitata. Per quanto riguarda lo stato fisico le soluzioni possono essere gassose, liquide o solide. Esempi di soluzioni solide sono le leghe metalliche come l’ottone (rame e zinco) o il bronzo (rame e stagno), mentre l’aria è un esempio di soluzione gassosa. Le Figura 1 -La formazione di una soluzione liquida può essere soluzioni più comuni sono le divisa in tre stadi: 1) separazione del soluto, 2) separazione del solvente 3) combinazione del soluto e del soluzioni liquide, caratterizzate dal solvente separati solvente allo stato liquido e dal soluto allo stato solido, liquido o gassoso. Tra i solventi liquidi, l’acqua rappresenta quello più diffuso sia nell’ambiente naturale che artificiale. Infatti la maggior parte dei 1 M. V. Lomonosov: O Deistvii Chimicheskikh Rastvoritelei Voobshche (On the Action of Chemical Solvents in General) processi biologici e molte trasformazioni di laboratorio o industriali avvengono in soluzioni acquose. Le forze intermolecolari (di dispersione, dipolo-dipolo, legami idrogeno e ione-dipolo) che agiscono tra le molecole nei solidi e nei liquidi, svolgono un ruolo determinante nella formazione delle soluzioni2. Quando si forma una soluzione, le particelle del soluto disperdendosi occupano posizioni dove sono normalmente presenti molecole di solvente. La facilità con cui una particella di soluto sostituisce una molecola di solvente dipende dalla forza relativa di tre diverse interazione: a) interazione solvente-solvente b) interazione soluto-soluto c) interazione solvente-soluto Si può quindi immaginare che il processo di solubilizzazione abbia luogo in tre stadi (fig.1). Nel primo c’è la separazione delle molecole del solvente e nel secondo quello delle molecole di soluto. Questi due stadi richiedono sempre energia e quindi sono endotermici. Il terzo stadio è quello in cui si mescolano il soluto e i solvente ed è esotermico perché viene rilasciata energia dall’interazione tra le molecole del soluto e quelle del solvente. Il calore di soluzione indicato con ΔHsol (entalpia di soluzione3) è: ΔHsol = ΔH1 + ΔH2 + ΔH3 Dato che i primi due termini sono endotermici (ΔH > 0) e il terzo è esotermico (ΔH <0), il valore complessivo del ΔHsol dipende dal valore dei valori dei singoli termini. Figura 2 – Variazioni di entalpia che accompagnano la formazione di una soluzione . (a) ΔHsol ha segno negativo (processo esotermico) se lo stadio 3 rilascia più energia di quello che è richiesto dallo stadio 1 e 2. (b) ΔHsol è positivo (processo endotermico) se lo stadio 1 e 2 richiede più energia di quella rilasciata dallo stadio 3 L’intero processo, può risultare endotermico o esotermico a seconda della interazione soluto-sovente. Se questa è più forte di quelle soluto-soluto e solventesolvente, il processo di soluzione sarà esotermico e quindi favorito, mentre nel caso sia più debole sarà endotermico (fig.2 ). 2 3 Vedi Le forze intermolecolari – Lezioni Treccani La variazione di entalpia costante rappresenta il calore scambiato in una trasformazione che avviene a pressione La solubilizzazione del cloruro di sodio (NaCl) è un processo spontaneo nonostante il valore del ΔHsol = 3kJ/mol. Un valore positivo di entalpia ΔHsol non significa che una soluzione non si possa formare. Ciò è dovuto al fatto che il processo di soluzione come tutti i processi chimici è governato da due fattori. Il primo fattore è quello energetico, che determina se la trasformazione è esotermica o endotermica. Il secondo fattore è relativo alla tendenza verso il disordine dei processi naturali. Per comprendere questo secondo aspetto si può iniziare osservando il fenomeno di mescolamento delle sostanze nei sistemi gassosi. Se una parete che separa due gas viene sollevata, inizia spontaneamente il mescolamento dei due gas a causa del movimento casuale delle molecole (fig.3). Una volta raggiunta una situazione in cui si è formata una soluzione omogenea, le molecole dei due gas non si separano più spontaneamente per ritornare allo stato iniziale, in quanto Figura 3 - Mescolamento di due gas ideali - (a) I due gas sono molto improbabile dal punto di separati da una parete (b); quando la parete è rimossa, i due gas spontaneamente si mescolano per formare una soluzione vista statistico. uniforme Questa trasformazione spontanea mostra uno dei principi più importanti in natura, cioè che un sistema tende spontaneamente verso lo stato più probabile. La misura del disordine di un sistema è l’Entropia (S)4; essa aumenta se il sistema diviene più disordinato: Sdis > Sord La tendenza naturale a raggiungere lo stato più probabile spiega la formazione di una miscela di gas, ma anche di soluzioni liquide. Il soluto e il solvente allo stato puro posseggono un certo grado di ordine, caratterizzato dall’arrangiamento tridimensionale degli atomi, molecole o ioni che li costituiscono. Quando il soluto interagisce con il solvente molto di questo ordine è distrutto. Il processo di solubilizzazione è sempre accompagnato da un aumento di disordine e quindi, di entropia. E’ questo aumento del disordine del sistema che favorisce il processo di solubilizzazione Figura 4 - Dissoluzione dell’NaCl solido. Le molecole d’acqua circondano gli ioni anche se questo è che sono ora liberi di muoversi in soluzione perché non più legati nella endotermico. La struttura cristallina solubilità di un soluto in un solvente dipende da un bilancio fra i due fattori quello entalpico e quello entropico.5 4 Vedi L’Entropia – Lezioni Treccani Ad esempio, nel caso del cloruro di sodio, dato che per solubilizzare una mole è richiesta solo una piccola quantità di energia, la soluzione si forma grazie al grande aumento del disordine che si genera quando il soluto e il solvente sono mescolati. In fig.4 è mostrato il processo di solubilizzazione del NaCl in acqua. I dipoli di alcune molecole di acqua si orientano in modo che la parte negativa è disposta verso gli ioni Na+ mentre quella positiva di altre verso gli ioni negativi Cl-. Si indeboliscono così le forze di attrazione coulombiane tra gli ioni che si distaccano e che vengono completamente circondati da molecole d’acqua, secondo un processo che prende il nome di idratazione degli ioni. Nel caso più generale, per indicare che la particella di soluto è stata circondata dalle molecole del solvente si usa il termine di solvatazione. Con questo meccanismo, si può prevedere che un cristallo ionico sarà tanto più solubile in un solvente quanto questo sarà polare, perché la polarità aumenta la capacità delle molecole di solvente di orientarsi attorno agli ioni. L’energia elettrostatica di interazione di uno ione con le molecole di acqua è detta energia di idratazione (che corrisponde nella fig. 1 alla somma di ΔH2 + ΔH3), mentre è chiamata energia reticolare del solido la somma delle energie di attrazione fra anioni e cationi (ΔH1). La solubilità di un solido ionico in acqua dipende da un bilancio fra energia reticolare ed energia di idratazione. I composti ionici si sciolgono in acqua quando le attrazioni che si stabiliscono fra le molecole d’acqua e gli ioni sono più intense di quelle esistenti fra gli stessi ioni nel cristallo. L’energia reticolare dipende sia dalle cariche degli ioni che dalla loro distanza: maggiore è la carica dello ione Figura 5 - Molecole polari di acqua circondano molecole polari di glucosio, staccandole dalla e maggiore è l’energia reticolare, maggiore è superficie del cristallo la distanza fra gli ioni (più grandi sono gli ioni) e minore è l’energia reticolare. Altro fattore da considerare è che l’energia di idratazione è più grande per ioni di carica elevata e di dimensioni piccole. Analogamente, si può spiegare il passaggio in soluzione di un solido molecolare. In questo caso fra le molecole del soluto e quelle del solvente possono formarsi legami dipolari, legami di van der Waals e legami idrogeno. Ad esempio il glucosio (C6H12O6), in Tabella 1 – Soluzioni di soluti e solventi di differente polarità cui sono presenti gruppi O-H, è in grado di formare legami idrogeno con l’acqua e quindi di passare facilmente in 5 La spontaneità di un processo chimico è determinata dalla variazione di una grandezza denominata ENERGIA LIBERA di Gibbs (G). Questa è una funzione di stato che misura la spontaneità di una reazione, tenendo conto della variazione di energia e della variazione del disordine: ∆G = ∆H - T ∆S. Il processo di solubilizzazione risulta spontaneo se ∆G <0. soluzione (fig. 5). Nel caso di molecole apolari come il tetracloruro di carbonio (CCl4) e il benzene (C6H6), le sole forze di interazione intermolecolari presenti sono quelle di London. Quando questi due liquidi sono mescolati, essi si dissolvono uno nell’altro perché le forze di attrazione tra molecole di CCl4 e C6H6 sono di grandezza simile a quelle tra molecole di CCl4 e di C6H6. Due liquidi sono detti miscibili se sono completamente solubili l’uno nell’altro. L’espressione latina adottata già dagli alchimisti medievali, Similia similibus solvuntur, (il simile scioglie il simile) sintetizza la regola generale secondo la quale, quando l’intensità delle attrazioni intermolecolari è simile nel soluto e nel solvente, le soluzioni possono formarsi facilmente. Al contrario, se soluto e solvente hanno polarità diversa, non si Figura 7 – formazione di interazioni idrofobiche tra forma alcuna soluzione. I quattro possibili molecole apolari. casi sono riportati in tabella. Nei due casi polare-polare e apolare-apolare, i ΔHsol sono piccoli. In questi casi la soluzione si forma a causa dell’incremento della probabilità dello stato mescolato. Negli altri due casi, il ΔHsol è aspettato grande e positivo, e la grande quantità di energia richiesta agisce in modo da prevenire la formazione della soluzione (tabella1). Una molecola apolare, come ad esempio l’esano, è scarsamente solubile in acqua. I dati sperimentali mostrano cha la dissoluzione dell’idrocarburo è esotermica (ΔH < 0), ne consegue che l’entropia del sistema deve essere quindi minore Figura 6 - Andamento della solubilità di diversi affinché il processo non sia spontaneo. solidi in acqua in funzione della temperatura Questo può essere interpretato come una conseguenza della struttura altamente ordinata che le molecole d’acqua assumono intorno alle molecole apolari. Cioè le molecole di acqua presentano una struttura più strettamente impacchettate intorno alle molecole di esano che in acqua pura (fig. 6). Le molecole di idrocarburo tendono così ad aggregarsi tra loro liberando molecole di acqua dal contatto diretto con esse e determinando quindi un incremento di entropia. Questo effetto è detto interazione idrofobica6. Il risultato è che la soluzione non si forma e i due liquidi sono tra loro immiscibili. 6 Le interazioni idrofobiche sono importanti nella stabilizzazione di particolari conformazioni delle proteine in soluzione acquosa. Esse giocano un ruolo fondamentale nella complessazione biochimica tra enzima e substrato Solo i gas e alcuni liquidi si sciolgono tra loro reciprocamente in tutte le proporzioni, mentre in generale esiste un limite alla possibilità che un soluto solido si sciolga in un solvente ad una certa temperatura. Superato questo limite massimo il soluto non si scioglie più e la soluzione è detta satura. Si definisce solubilità di una sostanza in un solvente ad una certa temperatura, la quantità in grammi di quella sostanza che si scioglie in 100 grammi di solvente per dare una soluzione satura. La solubilità varia con conseguenza del valore di la temperatura in di solubilizzazione. Se ΔHsol >0, la reazione è endotermica e quindi la solubilità aumenta con la temperatura. Se ΔHsol < 0, la reazione è esotermica e quindi la solubilità diminuisce con la temperatura (fig.7). In alcuni casi, si osservano andamenti più complessi, ad esempio per il Na2SO4, dove il cristallo decaidrato meno solubile perde molecole d’acqua di cristallizzazione a 32°C per formare un fase anidra più solubile (fig.8). Nel caso di soluti gassosi il passaggio in soluzione è sempre esotermico a causa delle maggiori interazioni molecolari che si hanno quando le particelle di gas sono all'interno a contatto con quelle del liquido. Pertanto, la solubilità diminuisce all’aumentare della temperatura (fig. 9). Figura 8 - Andamento della solubilità del Na2SO4 in funzione della temperatura. A circa 32° la curva di solubilità cambia e la solubilità diventa quasi indipendente dalla temperatura Figura 9 - Diminuzione della solubilità di alcuni gas in funzione della temperatura. La solubilità e' espressa come mol*10-3 di soluto per dm3 di soluzione alla pressione di 1 atm della sostanza gassosa. La pressione sulla superficie di una soluzione ha scarso effetto sulla solubilità di liquidi e solidi, mentre ha un effetto importante nel caso della solubilità dei gas. La solubilità di un gas al variare della pressione può essere quantificata dalla legge di Henry: Cgas = kH Pgas dove Cgas è la concentrazione disciolto (in mol/L), del gas è una costante di kH proporzionalità (chiamata costante di Henry) che dipende dalla coppia soluto/solvente e Figura 10 - all'aumento della pressione del gas, aumenta la concentrazione delle molecole presenti in soluzione e quindi la solubilità dalla temperatura, e Pgas è la pressione 7 parziale del gas (in atm) (fig.10). Le proprietà fisiche di una soluzione sono 7 Non tutti i gas seguono la legge di Henry. Affinché non si abbiano deviazioni dalla linearità è necessario che il gas non sia molto solubile e che si mantenga anche in soluzione lo stato molecolare differenti da quelle del solvente puro. Vengono dette proprietà colligative le proprietà fisiche di soluzioni di soluti non volatili che dipendono solo dal numero di particelle presenti in una data quantità di soluzione e non dalla natura di queste particelle. Tali proprietà sono: a) l’abbassamento della tensione di vapore della soluzione rispetto a quella del solvente puro b) l’innalzamento ebullioscopico c) l’abbassamento crioscopico d) l’osmosi L’abbassamento della tensione di vapore è una conseguenza della legge di Raoult, la cui equazione consente di calcolare quantitativamente tale variazione, conoscendo la tensione di vapore del solvente puro e la sua frazione molare8 nella soluzione: L’espressione precedente mostra che l’abbassamento della pressione è direttamente proporzionale alla frazione molare del soluto9. Una semplice spiegazione del fenomeno è legata al concetto di equilibrio dinamico. Rispetto al solvente puro, sulla superficie di una soluzione sono presenti meno molecole di solvente. Per Figura 11 - Abbassamento della tensione questo motivo, il numero di molecole di solvente di vapore: (a) tensione di vapore del della soluzione che evaporeranno sarà minore, liquido puro; (b) tensione di vapore della soluzione. Il numero di molecole del rispetto al solvente puro, e questo provocherà, solvente sulla superficie del liquido è come conseguenza, una minore tensione di diminuita a causa della presenza del vapore per la soluzione (fig. 11). L`abbassamento solvente e questo determina un della tensione di vapore, avviene a tutte le abbassamento della tensione di vapore temperature e questo, come si può vedere nel diagramma di stato in fig.12, ha conseguenze sul punto di ebollizione e di congelamento della soluzione. Dato che un liquido comincia a bollire quando la tensione di vapore eguaglia la pressione esterna, una sua diminuzione impone che affinché si abbia l'ebollizione, il valore di temperatura debba essere più elevato (innalzamento ebullioscopico). Figura 12 - il diagramma di fase dell'acqua mostra che per una soluzione si ha un innalzamento della temperatura di ebollizione e un abbassamento della temperatura di fusione rispetto al solvente 8 9 L’innalzamento dall’espressione: ebullioscopico è dato La frazione molare di un componente B in una soluzione di A e B è dato dal rapporto tra le moli di B e le moli totali: xB = nB/(nA+nB) La diminuzione della pressione di vapore è proporzionale al numero di moli del soluto; tale numero va inteso come numero di moli di particelle di soluto. Quindi se il soluto è un composto che si dissocia in ioni, il numero di particelle aumenta e di conseguenza anche il valore della frazione molare Tabella 2 Valori delle costanti ebullioscopiche e crioscopiche di alcuni solventi Dove: ΔTeb è la variazione di temperatura, Keb è detta costante ebullioscopica ed è caratteristica di ciascun solvente, e m è la concentrazione espressa in moli per kilogrammo di solvente (concentrazione molale). Analogamente l'abbassamento della tensione di vapore determina un abbassamento del punto di fusione della soluzione rispetto a quello del solvente puro (abbassamento crioscopico). L’abbassamento del punto di congelamento è espresso dall’equazione: dove Kcr è detta costante crioscopica. In tabella 2 sono riportate le costanti crioscopica ed ebullioscopica di alcuni solventi. Figura 14 – (a) Due soluzioni di diversa concentrazione sono separate da una membrana semipermeabile attraverso cui può passare il solvente (blu) ma non il soluto (verde). La velocità di trasferimento del solvente dalla soluzione più diluita a quella più concentrata è più grande (b) il sistema è all’equilibrio. Le velocità di trasferimento delle molecole di solvente nelle due direzioni è la stessa Figura 13 - Effetto della pressione osmotica sulle cellule del sangue: (A) in una soluzione isototonica; (B) in una soluzione ipertonica; (C) in una soluzione ipotonica Una proprietà colligativa delle soluzioni, che ha molta importanza in numerosi fenomeni chimici e biologici, è la pressione osmotica. Il fenomeno dell’osmosi (dal greco ωσμός - spinta) è illustrato in fig.13 . Due soluzioni di diversa concentrazione sono separate da una membrana semipermeabile che permette il passaggio del solvente ma blocca quello del soluto. L’osmosi è un passaggio selettivo di molecole di solvente attraverso la membrana da una soluzione diluita verso una più concentrata. Dalla parte della soluzione a più bassa concentrazione, il numero di particelle di solvente che vengono a contatto della membrana è maggiore rispetto a quello dalla parte della soluzione più concentrata. Il solvente tende quindi gradualmente a diluire la soluzione più concentrata e mano a mano che il livello del liquido aumenta, aumenta anche la pressione idrostatica che si produce sulla membrana. L'osmosi ha quindi l'effetto di produrre una pressione, che tende a opporsi all'ulteriore passaggio di solvente. In queste condizioni la diffusione delle molecole del solvente è uguale nei due sensi e il fenomeno ha termine. L’osmosi può essere impedita esercitando sulla soluzione più concentrata una pressione sufficiente ad impedire il flusso delle molecole del solvente. La pressione osmotica ( ) è definita quindi come la pressione necessaria per fermare l’osmosi ed è data dalla relazione (equazione di Van’t Hoff): Dove M è la concentrazione molare della soluzione, R è la costante dei gas (uguale a 0,081 L atm / K mol ) e T è la temperatura assoluta in gradi Kelvin. Se due soluzioni, hanno la stessa concentrazione e quindi la stessa pressione osmotica sono dette isotoniche. Se le due soluzioni hanno diversa concentrazione, la più concentrata è detta ipertonica, mentre la più diluita ipotonica. L’osmosi gioca un ruolo importante in molti processi fisiologici, questo perché le cellule sono circondate da membrane semipermeabili e tendono ad essere permeabili all’acqua e altre piccole molecole. Se una cellula viene posta in una soluzione ipertonica rispetto a quella del suo citoplasma, essa tenderà a cedere acqua all'esterno per riportare ad uguale valore le pressioni interna ed esterna, e si raggrinzirà (crenazione). Se invece la cellula è immersa in una soluzione ipotonica, l'acqua tende a passare all'interno della cellula facendola gonfiare (emolisi) (fig.14). Se la pressione imposta dall’esterno su una soluzione più concentrata separata mediante una membrana semipermeabile dalla soluzione meno concentrata è maggiore della pressione osmotica, Figura 15 – Quando la pressione è applicata si può invertire il flusso delle molecole di ad una soluzione concentrata, le molecole di solvente, realizzando l’osmosi inversa (fig.15). acqua sono forzate ad attraversare la membrana semipermeabile, mentre i Questo processo è utilizzato industrialmente per contaminanti vengono bloccati ottenere acqua potabile da acqua salmastra o per purificare l’acqua da contaminanti.
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