771660 968900 9 GAA 6600 LOCARNO –– N. 44 44 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) In edicola Fr. 2.– / € 1,35 La finale La partita Non tradisce il super doppio con Federer e Wawrinka Il Lugano vola e sale in vetta alla classifica di Challenge A PAGINA 27 A PAGINA 29 Reuters Anno XVII • Numero 44 SportMagazine Ogni settimana i risultati dell’ultima ora su computer, smarthphone e tablet Ti-Press Domenica 23 novembre 2014 TORREFAZIONE DI CAFFÈ www.caffe.ch [email protected] Settimanale di attualità, politica, sport e cultura TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] L’analisi/1 Si rischiano due autogol paradossali CHANTAL TAUXE È un paradosso tutto svizzero: siamo orgogliosi di avere un’economia più performante rispetto a quella dei nostri vicini, ma il nostro modello di sviluppo è violentemente messo in discussione. Approfittiamo della prosperità, ma quando il padronato suggerisce di votare per il mantenimento degli accordi con l’Unione europea, che costituiscono il pilastro di questa prosperità, non viene ascoltato. Siamo fieri del nostro sistema formativo che impedisce la disoccupazione giovanile devastante. segue a pagina 18 L’analisi/2 Contenitori senza contenuti GERHARD LOB Q Davide Enderlin? È più forte di lui: riesce a taroccare pure i tarocchi. L’analisi/3 Economia del malafare Dal caso Enderlin alle società fasulle. Fiduciari d’assalto, faccendieri e un’afascinante cantante. Mentre il procuratore generale, John Noseda, spiega al Cafè le nuove dinamiche della inanza marcia ALLE PAGINE 6 e 7 L’inchiesta I retroscena delle tragiche frane di Bombinasco e Davesco Il concorso La corruzione sta dilagando Vinci una VW Polo Start LORETTA NAPOLEONI In evidenza 49.90 I l gigante energetico brasiliano Petrobas, che nel 2010 ha portato a termine con successo una delle maggiori vendite di azioni sul mercato, pari a 70 miliardi di dollari, è rimasto coinvolto nel più grande scandalo della storia del Brasile. Un discreto numero di dirigenti di Petrobas sono stati accusati di ricevere “mazzette” da imprese di costruzioni e di usarle per finanziare i partiti politici al governo. L’indagine, che è stata definita dalle autorità brasiliane Car Wash , potrebbe seriamente danneggiare il nuovo governo del presidente Dilma Rousseff, anche perché dal 2003 al 2010 la Rousseff ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Petrobas. segue a pagina 20 Ti-Press Il pizzino uesta settimana l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) ha comunicato i suoi progetti di sviluppo per gli ospedali pubblici in Ticino. Un osservatore esterno, come me, resta decisamente sorpreso da questa iniziativa, visto che parallelamente il Gran Consiglio si sta occupando della pianificazione ospedaliera e il risultato finale non è ancora noto. Gli obiettivi dell’Eoc sarebbero “in linea con la pianificazione ospedaliera”, è stato detto, poiché, comunque, “stiamo parlando dei contenitori”, cioè degli ospedali come edifici.Ma com’è possibile parlare dei contenitori, senza conoscere esattamente i contenuti? segue a pagina 26 Interrogativi su licenze e permessi dopo i due smottamenti mortali ALLE PAGINE 2 e 3 Basta trovarla all’interno del giornale www.bricofaidate.ch a pagina 22 MANNO BARBENGO B ARBENGO BIASCA CADENAZZO LUGANO-PREGASSONA LOSONE MENDRISIO MENDRISIO-EX FERRAZZINI IL CAFFÈ 23 novembre 2014 2 PRIMO PIANO 3 Dopo le tragedie Si alzanonuove murae siabbassa la soglia dei pericoli Il cemento avanza, si costruisce e si ristruttura su un territorio fragile,sottovalutando rischi reali e potenziali Il terribile monito di due drammi. La leggerezza umana può moltiplicare la devastante forza della natura P er il Ticino sono stati anni di furore edilizio. Si è costruito, ampliato e ristrutturato dappertutto, sui costoni delle montagne e vicino ai riali, ai piedi di ripidi pendii e a ridosso di fiumi. E si è abbassata la soglia dei possibili pericoli. Dalle tragedie di Bombinasco e Davesco Soragno arriva la terribile lezione di un territorio sempre più fragile, che si sfalda sotto la pressione di emergenze metereologiche provocate pure da quei cambiamenti climatici con cui in futuro bisognerà fare costantemente i conti. Ma tra quelle macerie c’è anche la fatale dimostrazione di quanto la devastante forza della natura possa essere a volte moltiplicata dalla leggerezza umana, come indicano nuovi particolari raccolti dal Caffè su queste drammatiche vicende. Gli interrogativi/1 A riguardare oggi la terrificante “precisione chirurgica” con cui le due frane hanno cancellato un rustico e una palazzina, uccidendo quattro persone, c’è da temere che drammi come quello di Bombinasco e Davesco Soragno potrebbero ripetersi in gran parte del Ticino. Su monti del Locarnese da Brissago a Tenero, dove si è costruito in zone scoscese, a quelli del Luganese, dal Brè al San Salvatore, altrettanto densamente e pericolosamente edificati. Chi l’avrebbe mai detto che da quei due pendii di poche decine di metri sarebbero arrivate morte e distruzione. Eppure è successo. Ma sono tanti in tutto il cantone i rustici abitati, i vecchi casolari ristrutturati, le nuove case, e persino le grandi ville costruite ai piedi di ripide scarpate apparentemente inoffensive. È triste ricordare oggi che non molto tempo fa in Ti- gistica e, magari, non incorrevano nemmeno in pericoli naturali. Ma questa lunga battaglia ha forse pure offuscato la consapevolezza sui possibili pericoli. “Tanto più col venir meno dell’agricoltura di montagna, di quelle sentinelle dei monti che erano una volta i contadini e con la trasformazione di un territorio che ha cambiato configurazione, con l’avanzare del bosco in alto e del cemento in basso che ha eroso ampie fasce pedemontane”, spiega un architetto specializzato nella ristrutturazione di rustici. Ma quanto possano essere grandi i rischi l’ha capito il ministro del Territorio Claudio Zali, che subito dopo la frana di Davesco, ha avvertito: “Bisogna ripensare con attenzione i pericoli reali e potenziali”. Il delicato equilibrio morfologico di un cantone in gran parte montuoso e boschivo, con ampi fondaval- cino si era salutata come una vittoria la decisione della Confederazione che, sotto la pressione del cantone, aveva ristretto la “zona rossa” - quella stabilità a protezione del paesaggio ma anche dai possibili pericoli naturali - dando il via libera alla ristrutturazione di circa 1500 rustici. Ed era stata pure lodata come un successo per gli interessi ticinesi, la missione a Berna dello scomparso ministro Michele Barra, che era riuscito a strappare un allentamento dei vincoli anche per i rustici delle “zone blu”, meno soggetti a rischi geologici e a vincoli paesagistici. “Abbiamo portato a casa 7000 licenze edilizie”, si era allora annunciato trionfalmente. Quello dei rustici era un contenzioso che si trascinava con Berna da un trentennio e certamente buona parte di essi non erano forse più degni della tutela paesag- le, due grandi laghi e due grandi fiumi, più centinaia di riali, quasi secchi d’estate ma imprevedibili d’inverno, è stato reso ancora più instabile e fragile - avvertono i geologhi- da una cementificazione che di anno in anno è avanzata inesorabile. Certo esiste già una mappa dei pericoli, anzi il Ticino, ancora più esposto a valanghe, esondazioni, frane e scoscendimenti è stato tra i primi cantoni ad adottarla e, assicurano i competenti organi federali e cantonali, viene costantemente aggiornata. E ci sono rigide leggi sulle zone dove è possibile costruire, che indicano in modo vincolante anche come costruire per scongiurare eventuali rischi. Le leggi ci sono, quella che manca è spesso la consapevolezza di molti amministratori pubblici che la natura prima o poi possa riprendersi il territorio che le è stato sottratto. Una consapevo- lezza minata da molteplici interessi, quello del proprietario del terreno che vuole costruire o ristrutturare, quello delle imprese edili che coi lavori ci guadagnano e danno lavoro, e quello di centinaia di municipali, con annessi uffici tecnici, che hanno probabilmente anche un tornaconto elettorale. Così tutti sono pronti a chiudere un occhio, sulla licenza di costruzione, sulle autorizzazioni per trasformare una stalla in abitazione o sulla concessione dell’abitabilità per stabili destinati, con i crismi di legge, a tutt’altro uso. Se l’edilizia gira, gira l’economia di tutto il cantone, questo il mantra che negli ultimi decenni ha governato la tumultuosa crescita edilizia. Ma, all’impovviso, due settimane di pioggia intensa e due tragedie, fanno capire quanto sia alto il prezzo da pagare se si sottovaluta il pericolo. LEGENDA CARTINA ZONE VIVIBILITÀ DI BOMBINASCO Zona bosco protettivo Zona Bosco Zona agricola Nuclei abitati Ti-Press UN MURO FATTO A REGOLA D’ARTE? Troppa pioggia, ma un muro in cemento non può sbriciolarsi così. Ci sono stati errori dal punto di vista ingegneristico o costruttivo? Una prima risposta arriverà dal perito giudiziario 1 Eventi che potrebbero ripetersi in tante località del cantone dove si è edificato senza riguardi Gli interrogativi/2 Ti-Press PRIMA O DOPO IL 1972? In che anno il rustico della frana mortale ha ottenuto il permesso come abitazione? Se dopo il 1972, l’edificio potrebbe rientrare nella miriade di costruzioni contestate da Berna. 1 Frana PERCHÉ L’EDIFICIO SI È SPOSTATO? Che ruolo hanno giocato il riempimento e lo stesso stabile costruito dietro il muro? L’edificio risulta essersi lievemente spostato. Decisivo capire se ciò sia avvenuto prima o dopo il crollo. 2 Ti-Press Ti-Press Frana BASTA ESSERE NELL’INVENTARIO? Il sindaco di Curio Paolo Colin esclude che l’edificio ristrutturato non fosse in regola: “Era nell’inventario degli edifici fuori zona, se fosse stato abusivo il Cantone sarebbe intervenuto”. 2 Ti-Press Ti-Press Nucleo Bombinasco Davesco-Soragno RESIDENZA FUORI ZONA? Perché ha potuto sorgere una palazzina destinata a residenza in una zona artigianale-industriale? Secondo testimonianze lo “sdoganamento” sarebbe avvenuto poco prima dell’aggregazione. BASTA L’ABITABILITÀ? Anche per il Ministero Pubblico, in questa fase delle indagini, non vengono ravvisate irregolarità: “Il rustico risulta in ordine. L’abitabilità c’era, i permessi pure”. 3 3 DAVESCO SORAGNO A metà degli anni ‘90 la scuola comunale rischiò di finire nello stabile ora pericolante L’abitabilità firmata pochi giorni prima dell’aggregazione Ti-Press L a natura è matrigna, ma a monte della frana assassina di Davesco potrebbero esserci sbagli o leggerezze umane. Mentre testimonianze raccolte dal Caffè adombrano il sospetto per la palazzina distrutta di una “abitabilità” concessa velocemente pochi giorni prima della fusione di Davesco con Lugano, la magistratura è impegnata a ricomporre i calcinacci del dramma. In particolare il procuratore Nicola Respini, titolare dell’inchiesta, sta vagliando la documentazione, tra cui le licenze edilizie, ricevute dalla Città di Lugano. Al magistrato, giovedì, è stato consegnato il rapporto preliminale del perito giudiziario, l’ingegner Rinaldo Passera. Le domande in so- speso restano parecchie: perché il muro che sovrastava il ripido pendio s’è sbriciolato travolgendo la palazzina in cui, domenica notte alle 2.30, sono morte Anna Gianini, 38 anni, e Monique Ligorio-Houriet, 34, entrambe residenti nell’edificio di tre piani? Il muro era progettato e costruito a regola d’arte? Oppure la costa di bosco, staccandosi, ha trascinato a valle anche il manufatto? E ancora, il leggero spostamente del capannone a monte è avvenuto prima o dopo il crollo del muro? È stato causa o effetto? E infine, perché nella palazzina viveva gente, quando l’abitabilità in zone artigianali-industriali è prevista solo per funzioni di custodia e sorveglianza? Su quest’ultimo aspetto emerge un’altra pista. Ancora oggi che di anni, dall’aggregazione del 2004 con Lugano, ne son passati parecchi, un testimone ricorda la singolare scoperta fatta negli uffici della Città al momento di ricevere tutti gli incarti dall’Ufficio tecnico di Davesco-Soragno. Tra la documentazione proveniente dalla nuova frazione sarebbe emerso anche un faldone contenente le carte di 7-8 “oggetti” freschi di abitabilità. Ma lo stupore sarebbe ulteriormente cresciuto quando i funzionari notarono la data in cui il Municipio di Davesco aveva chiuso tali pratiche: solo pochi giorni prima che l’aggregazione divenisse formalmente effettiva. E tra gli edifici sdoganati in extremis ci sarebbe stata anche la palazzina, risalente agli anni ‘80, crollata una settimana fa. Ma anomalie potrebbero spuntare anche dal muro, caduto con parte del terrapieno su cui sorge lo stabile rimasto in bilico sul vuoto. La molta pioggia ha indubbiamente appesantito il terreno, ma ciò non basta a spiegare l’accaduto. “Dietro questo tipo di muri - spiega un esperto del ramo - devono esser fatti dei drenaggi accurati, perché anche la terra quando è impregnata pesa il doppio. E poi quando uno fa delle ripiene bisogna prestare molta attenzione. Il peso, sopra un terreno ripido, può giocare brutti scherzi. Si rischia l’effetto scivolo”. Detto questo, il vero chiarimento arriverà dal perito giudiziario. Infine, un’altra nota inquietante: in quell’edificio, che pure ha rischiato di finire a valle, poteva esserci una scuola elementare. È una vicenda che rimanda alla Davesco della seconda metà degli anni ‘90. In quel momento il Comune era alla ricerca di spazi per gli allievi. Ad un certo punto il Municipio cavò il coniglio dal cilindro proponendo di insediare i bambini proprio in quello stabile. Il progetto era ben avviato, tanto che il rapporto era sul punto di essere firmato dalla Gestione. Ma alcuni genitori, venuti a conoscenza delle intenzioni del Comune, decisero di intervenire. A tutti i fuochi venne inviato un volantino, in cui si spiegava l’improponibilità della soluzione. Una scuola piazzata tra una strada e una ripida scarpata proprio non piaceva e su pressione dell’opinione pubblica il Municipio fece marcia indietro. BOMBINASCO Gli interrogativi inevasi sulla trasformazione in residenza abitativa del rustico travolto da uno smottamento Divenne abitazione prima o dopo il 72? Nessuna risposta Ti-Press IL RAPPORTO DEL PERITO Il perito giudiziario ha consegnato giovedì un rapporto preliminare sull’accaduto T ra i rustici “problematici” ticinesi, c’era anche quello in cui lo scorso 5 novembre sono morte sotto una frana la 31enne Monica Moriggia e la figlia Alice di soli 3 anni? Un interrogativo al momento difficile da sciogliere, che scivola sulla cappa di rispetto e di silenzio, dovuto naturalmente anche alle indagini in corso, che avvolge il dramma di Bombinasco. L’Ufficio tecnico di Curio si limita a confermare: “La casa si trovava in zona agricola. C’è in ballo un’inchiesta della magistratura, non possiamo aggiungere altro”. Una risposta asciutta, che però invece di tranquillizzare, innesca un’altra serie di interrogativi. Se quel rustico non si trovava in zona edificabile, com’è possibile che l’autorità abbia rilasciato il permesso di costruzione, visto che il diritto federale non lo permette? Lo vieta, addirittura dal 1972, un decreto federale urgente con cui la Confederazione voleva frenare l’edificazione sparsa sul territorio. Ma a quale anno risale la trasformazione in abitazione del rustico di Bombinasco? “Abbiamo fatto un inventario una quindicina di anni fa e questo rustico era già inserito”, dice il sindaco di Curio Paolo Colin. Bene, 2014 meno 15 fa 1999. Ma siamo ancora lontani dal 1972. “Mi risulta prosegue il sindaco - che sia lì da decenni e decenni, forse non abitato in modo continuativo, ma comunque per diverse settimane durante l’anno”. Il proprietario precedente era Marco Mondada, il presidente della presidente della Federazione ticinese di caccia, deceduto nel settembre del 2011. “Da cacciatore accanito andava nei boschi del Malcantone e spesso e volentieri si fermava lì nel rustico. Senz’altro non mi risulta che fosse un abuso edilizio. Lo dimostra anche il fatto che si trovasse nell’inventario degli edifici fuori zona, se fosse stato abusivo il Cantone avrebbe reagito”, rileva Colin. Già, il Cantone. Lo stesso che, dai tempi in cui Renzo Respini era alla guida del Dipartimento del territorio, quindi dagli anni ‘80, e poi risalendo i decenni fino a stagioni più recenti, applicava in tema di rustici la politica del “Liberi tutti”. Da qui la reazione di Berna e pure le sette-otto sentenze del Tribunale amministrativo cantonale che hanno rilevato una flagrante violazione della legge. Chiariamo: tra i fatti di Davesco e Bombinasco esiste solo una tragicaassonanza, perché il migliaio di metri cubi di fango e bosco franato nel Malcantone non può essere imputato che all’imprevedibilità della montagna. Resta però un aspetto centrale da chiarire: se, norme edificatorie alla mano, l’edificio poteva essere trasformato in abitazione principale. Perché se non era consentito, allora le due vittime non si sarebbero trovate tra quelle quattro mura la sera della frana. E il Ministero pubblico? “Per intanto risulta tutto in ordine. L’abitabilità c’era, i permessi pure, ma la procuratrice Margherita Lanzillo attende di avere tutti i rapporti per pronunciarsi”, afferma il portavoce della Procura. Certo l’abitabilità è importante, ma è solo una concessione di tipo sanitario e non edilizio. Dunque, si torna alla domanda iniziale, il permesso di costruzione è precedente al 1972? Allora sì l’accaduto avrebbe solo il sapore di un destino tanto amaro quanto è trasparso dalle parole di addio del papà di Monica al funerale: “Siamo riusciti con non pochi sacrifici ad acquistare e con tanta passione a sistemare la tua casetta dei sogni che tanto amavamo”. Ti-Press UN SOGNO INFRANTO La frana di caduta la sera del 5 novembre s’è portata via un sogno e due vite una rosa a... rosa & cactus IL CAFFÈ 23 novembre 2014 4 Attualità OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 un cactus a... Elsa PeriniHofmann Claudio Alfieri Significativo traguardo per la responsabile del Centro di cura per ricci di Maggia, gestito assieme ad Alex Andina, che dopo 14 anni di intensa attività ha accolto il quattromillesimo riccio, battezzato Tetramilla. Errore nel consiglio comunale di Chiasso. Si approva un credito per degli appartamenti per anziani. Risultato 24 -12. I presenti sono però 34. Si rivota. 2112. Maggioranza richiesta 23. Male, presidente... LA MAPPA La delinquenza. Da una radiografia aggiornata dei reati a Como, Varese,Sondrio e Verbania emergono tendenze e dinamiche delittuose che si riflettono nella realtà cantonale FURTI IN CASA SONDRIO COMO TICINO VARESE I reati denunciati Totale ogni 100.000 abitanti nel 2013 e variazione percentuale a confronto con l’anno precedente VERBANOCUSIOOSSOLA BORSEGGI RAPINE TRUFFE TOTALE REATI 237 37 9.3 239 2.869 +48% +56% -10.5% -4.2% +3.4% 611 125 33 142 3.355 +29% +9.3% -7% -43% -10.5% 671 191 23 131 7.816 +3.4% +4.2% -10% +48% - 2.9% 557 161 38 278 4.355 -0.9% +2.8% +7.2% -5.8% +8.2% 258 86 32 318 3.461 -17% +2.2% -3.2% +27% -10% Fonte: Il Sole 24 ore, Ministero degli Interni italiano, Rapporto d’attività 2013 Polizia cantonale I Sicurezza e numeri Una realtà inquietante soprattutto nelle città che fa squillare diversi campanelli d’allarme Processi in corso Passaggio di bande e mappa dei colpi siglano uno stretto legame al di là del confine n una casa hanno rubato persino il ferro da stiro. A una studentessa lo zaino. A una famiglia le posate. Bottino misero quello ragrannellato dai ladri in dieci furti in poche ore nell’ultimo weekend a Grandate, meno di 3.000 abitanti a 10 minuti d’auto da Chiasso. Ma qui, nei paesi attorno al Lario, ci si accontenta. I “colpi”, però, al di là del loro valore, fanno numero ed ecco perché la provincia di Como è balzata all’undicesimo posto nella classifica sulla sicurezza elaborata dal quotidiano “Il sole 24 ore”, con 601 furti per 100 mila abitanti nel 2013. E con un incremento del 29 per cento rispetto al 2012. Se i ladri sono al di là della frontiera prima o poi arrivano in Ticino, dove, comunque, nei primi 10 mesi di quest’anno i casi sono in calo (327 rispetto allo stesso periodo del 2013). Un dato significativo per la polizia. “È giusto dire che la maggior parte dei ladri che colpiscono in Ticino proviene dall’Italia e che dopo le incursioni sul nostro territorio vi rientrano con la refurtiva”, spiega il commissario Angelo Fieni della cantonale. Ecco perché i dati di Como, così come quelli di Varese, Sondio e Verbania, territori confinanti che presentano sfaccettature diverse, sono però interessanti per capire una tendenza e intercettare le possibili rotte di questa criminalità. “Anche se le variazioni annuali, se prese singolarmente, sono fuorvianti nella creazione dell’allarme sociale e della percezione di sicurezza soggettiva”, spiega Andrea di Nicola, criminologo italiano, autore di studi sulla sicurezza urbana: “Bisogna valutarle su un arco di tempo più ampio, altrimenti non si capisce se un fenomeno, come ad esempio i furti nelle case, sta cambiando, si sta diffondendo, se sta assumendo caratteristiche e modalità nuove”. In un arco di tempo breve intervengono troppe varianti, che vanno dall’aumento dell’intensità periodi- La geografia criminale dall’Italia di frontiera è sconfinata in Ticino ca dei controlli, all’installazione di sistemi come la video sorveglianza che modifica le strategie dei ladri, i dati cambiano e la tendenza risulta modificata. “Sul lungo termine, invece, le modificazioni vanno al netto, Le indagini mettono radici, i dati si solidificano - osserva Di Nicola - questo non vuol dire che non si debbano cogliere i campanelli d’allarme”. Dallo studio viene tuttavia fuori una costante: i centri intor- no al Lario sono un crocevia delle bande che arrivano dalla cintura industriale di Milano o direttamente in trasferta dall’Est europeo. E che spesso aumentano le tappe del loro itinerario criminale e sconfinano sino al L’analisi di Fieni, commissario della polizia cantonale “Arresti con un effetto deterrente” L a cooperazione funziona. “Sicuramente – spiega il commissario capo Angelo Fieni della Sezione reati contro il patrimonio della polizia cantonale la collaborazione tra le forze di polizia presenti sia in Ticino che sulla fascia di confine, aumenta la possibilità di successo delle nostre operazioni”. E produce anche un effetto dissuasivo su chi vuole compiere reati sul territorio svizzero. “In modo particolare - aggiunge Fieni - all’interno di bande organizzate con l’obiettivo di commettere reati in serie, l’arresto di componenti del gruppo è conosciuto dagli altri membri e se sono numerosi, i furti diminuiscono”. Un esempio? L’ondata di furti che ha colpito Riviera e Tre Valli fra il 2012 e l’inizio del 2013. Qui operavano gruppi di ladri legati ad una grossa banda di albanesi che gravita nella cintura milanese. In un anno sono stati effettuati 50 arresti e i furti sono drasticamente diminuiti. Altro esempio è l’arresto di ragazze nomadi minorenni che operano di giorno. Dopo il loro fermo i “colpi” sono calati. “Quindi, in determinati casi, si può effettivamente affermare che più sono gli arresti effettuati meno sono i furti che vengono commessi”, conclude Fieni che tuttavia ritiene non si possano mettere in diretta relazione “le casistiche di Como e Varese con quelle di casa nostra”. Ticino. “Nei filtri predisposti nell’ambito dei nostri controlli quotidiani – afferma Davide Bassi, portavoce delle Guardie di confine –, in media effettuiamo dai 6 ai 7 fermi. Si tratta di persone nella cui auto vengono trovati attrezzi che potenzialmente possono servire per furti, oppure nascondono refurtiva, o ancora, sono ricercati per aver commesso reati in Svizzera o dalle autorità di altri Paesi”. La pressione, tuttavia, non arriva solo dal Lario ma anche dalla sponda sud-ovest di Varese, piazzata al posto numero 23 della classifica ministeriale italiana, dove in otto anni le visite “indesiderate” nelle case hanno segnato un più 124 per cento. Preoccupa meno Verbania, all’ottantesimo posto per i “colpi” nelle abitazioni, ma al sesto per quanto riguarda truffe e frodi. Per questi ultimi reati Varese è al sedicesimo posto mentre Como quasi nelle ultime posizioni della graduatoria. Sul fronte delle rapine, che pure lungo la linea di confine ticinese subiscono fiammate periodiche, con assalti ai distributori di benzina, Como, Sondrio Varese e Verbania, sono distanti dai primi posti. Secondo Di Nicola questo si può spiegare perché “da tempo, guardando proprio nell’insieme le statistiche, nel nord Italia c’è una linea di stabilità dei reati. Le grandi città, soprattutto per effetto dell’articolazione sociale della popolazione, subiscono una pressione maggiore. Nelle realtà più piccole si avvertono invece più velocemente i mutamenti di quelli che la criminologia chiama reati predatori (come furti). In questi settori c’è una maggiore dinamicità. Succede, ad esempio, che i ladri individuino un quartiere abitato da famiglie particolarmente sprovvedute perché abituate a vivere nella sicurezza, e i casi aumentano. Poi arrivano gli arresti e i dati diminuiscono. In questo senso parlavo di analisi da fare su tempi lunghi”. L’esperto avverte “È meglio fare una analisi su tempi lunghi, altrimenti si coglie solo l’emotività” Blocchi e fermi “Ogni giorno blocchiamo da 5 a 6 persone ricercate o coinvolte in fatti criminosi” + $ Set di accessori per cappuccino del valore di de 49.90. 499.– invece di 599.– MACCHINA PER CAFFÈ NESPRESSO LATTISSIMA PRO EN 750.MB ALLUMINIO $ 79.90 invece di 119.– GRILL PER RACLETTE & PARTY AGS-RG 1012 incl. 6 padelline / spatole PREZZO DI LANCIO 499.– invece di 799.– 99.– invece di 158.– MACCHINA PER CAFFÈ AUTOMATICA ESPRESSERIA EA8245 piano bianco IN OMAGGIO* SET PER FONDUE ALL IN ONE, FORMAGGIO/ CARNE nero/metallo incl. 6 forchette, paraspruzzi 399.– invece di 479.– TERMOVENTILATORE AM05 HOT + COOL BIANCO incl. telecomando, orientabile. 999.– invece di 1665.– ROBOT DA CUCINA ARTISAN KSM150 SET ANNIVERSARIO in vari colori *Incl. set di accessori del valore di 666.00 e consegna gratuita a domicilio. 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E ancora: omissione di contabilità, appropriazione indebita. Solo la polizia cantonale l’anno scorso ha lavorato a 207 inchieste legate a reati economico-finanziari. Un’emergenza, o quasi. “Comunque, un fenomeno sempre più diffuso”, spiega il procuratore generale John Noseda. Proprio il Ministero pubblico come testimonia anche la cronaca di questi giorni - deve fare i conti quasi quotidianamente con segnalazioni, denunce, richieste d’informazioni in particolare dalla magistratura italiana. “Questa realtà criminale riprende Noseda - ha un duplice carattere: congiunturale e strutturale. Congiunturale perché il malaffare è spinto a galla dalla crisi economica, che ha svelato malversazioni e speculazioni che un tempo chi li commetteva poi riusciva a nasconderle”. In pratica chi maneggiava disinvoltamente denaro affidato dai propri clienti e creava buchi in qualche modo, con audaci operazioni, riusciva a tapparli. Oggi finisce nei guai. “C’è poi l’aspetto strutturale – spiega ancora Noseda – perché da tempo c’è chi ha sfruttato il territorio ticinese per creare società fittizie, bucalettere, cartiere, attività di L’iniziativa 7 PROTAGONISTI Ginta Biku, 27 anni e Davide Enderlin junior, 42 anni Trenta professionisti a lezione alla Supsi È nato un master per specialisti che combattono il business crime LA MODELLA A fianco Ginta posa come modella per Ti-Press O ltre 200 inchieste giudiziarie all’anno. I reati finanziari aumentano, lo ha rilevato anche la Supsi, che ha ha avviato da alcuni mesi un nuovo corso. Il Master of advanced studies in diritto economico e business crime, nato in collaborazione con la magistratura. Trenta gli iscritti, tutti professionisti della piazza finanziaria, della magistratura, avvocati e operatori della polizia. Il nuovo master di cui è responsabile il giudice Mauro Mini, coordinatore l’avvocato Giovanni Molo, consulenti scientifici l’avvocato Paolo Bernasconi e il procuratore generale John Noseda, è una delle tante risposte “per contrastare - spiegano alla Supsi - i reati finanziari in crescente aumento”. L’obiettivo è di creare una classe dirigente in diversi settori esposti alla criminalità economica, che si presenta in forme sempre più sofisticate, sempre più preparata. Anche per questo, oltre che di diritto nazionale e internazionale, nelle lezioni si parla anche della revisione interna e degli uffici “compliance” e “legal” della banche, delle società di “audit”, e dell’attività dei fiduciari (finanziari e commercialisti). copertura. Scatole vuote, in definitiva. E questo lo ha fatto sfruttando le pieghe della legge, le differenze legislative con altri Paesi, o usando altri sotterfugi”. Queste società si sono diffuse in tutti i settori. E hanno generato truffe, occulta- mento di capitali. “Certi metodi - dice il procuratore - si sono insinuati anche nel mondo della prostituzione.E sono persino nate aziende per portare qui in Ticino manodopera da pagare con salari da fame, andando a fare una concorrenza sleale a chi invece paga secondo contratto e onora tutte le imposte”. In pratica, accanto a un mondo economico sano, trasparente, che rispetta e s’adegua alle leggi, nel tempo è crescita una realtà parallela, un pericoloso sottobosco fatto di legali, consulenti che si spacciano per fiduciari a capo di affari poco chiari, una spirale di operazioni che ha generato decine e decine di milioni di franchi sporchi. “Con questa diffusione di reati economico-finanziari spiega ancora John Noseda oggi dobbiamo fare i conti. E bisogna contrastarli a diversi livelli. Da una parte sicuramente è indispensabile punta- re sulle risorse umane, cioè su personale sempre più specializzato per far filtro e prevenire”. Questo nelle banche, nelle finanziarie. Ma anche polizia e magistratura devono specializzarsi sempre di più. “Dall’altra parte - aggiunge - serve un adeguamento legislativo per arrivare in settori ancora oggi scoperti. Penso, per fare solo un esempio, alle cassette di sicurezza, che dovrebbero sottostare alle norme antiriciclaggio. O a pseudo società fiduciarie che accettano capitali sospetti dopo che le banche, che hanno adottato la strategia del denaro pulito, li hanno rifiutati”. ⁄⁄⁄B¼iT)Î!B¼ü I numeri I REATI 1 2 I reati maggiormente denunciati l’anno scorso in Ticino sono stati falsità in documenti, truffa, appropriazione indebita, amministrazione infedele. Tra gli altri reati emersi omissione della contabilità, bancarotta fraudolenta e reati contro le assicurazioni sociali e la frode fiscale LE INCHIESTE La Sezione reati economico finanziari (Ref) della polizia cantonale l’anno scorso ha lavorato a 207 inchieste, di cui 145 evase relative a procedimenti aperti nel 2013 (79 incarti), aperti nel 2012 (50 incarti) e a procedimenti antecedenti il 2012 (16 incarti). [ [ƒ-7 y†7[ -JM y7M GLI INTERROGATORI Sono state 151 le perquisizioni sia domiciliari che presso uffici e 507 gli interrogatori. Anche il 2012 è stato un anno impegnativo per la Sezione reati economico finanziari, che ha lavorato su 205 inchieste, di cui 181 sono state concluse. 3 ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-/-1Ȧ¦;ݬ½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+é1ì-&¦3ÞݪÊû8éèÀÊ3-)°Ó¬³;.¼Þ¬¹-1ÈÓÈ7;ÌÈÞ/;šïÊšé -ÀŦ+ æ6 .è+³/*-òÅÁûÝ9;’¦-:Þ©ª*(Ì,©0$$,é60$èÑ$ï9Ý$&,Ñò(¹È"Ȫ½Ãñʾ 3y n yf Muu8yMy¡M,[7 -fa aƒf† DMu‘ [ƒ‘Mafy „7af Dƒ[[ [73ı Î -ÎT¼ü ! 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È d’origine lituana, in passato ha vinto un concorso per miss, e fa la cantante. Ha un’agenda piena di appuntamenti artistici, tra concerti in importanti piazze italiane, festival tv, passaggi in radio e turni in sala di registrazione. Ai controlli non passa inosservata. Viene fermata dai militari della Guardia di finanza e dalla sua borsa salatno fuori diamanti e gioielli per un valore di circa 600 mila franchi. Passa qualche mese, e siamo al 22 di maggio, quando il luganese Davide Enderlin, amministratore - come lui stesso ha ammesso - di oltre cento società, classe 1972, passa la dogana e arriva in Italia. Viene fermato pure lui dai militari della Finanza e accompagnato in carcere a Genova. L’accusa è concorso in truffa e riciclaggio nell’ambito dell’inchiesta sulla banca genovese Carige. Pochi giorni fa i destini di Gintare Kubiliute e Davide Enderlin s’intrecciano di nuovo. Il filo che lega i due partirebbe dai diamanti a suo tempo confiscati dai magistrati di Genova. Secondo la stampa italiana la giovane avrebbe indicato in Enderlin il proprietario. E questo proverebbe un rapporto stretto fra i due. Ma gli avvocati di Enderlin sostengono che non c’è stato alcun sequestro e che nulla è stato mai notificato al legale. Intanto a Lugano la magistratura lavora su due denunce. Scattano perquisizioni. Spunta un’azienda in cui la giovane succede al professionista luganese, è un altra pista. Una denuncia su una presunta malversazione. Soldi, sembra un milione, affidati in gestione allo studio di Enderlin e “dirottati”, pare, su una società della cantante. Lei nega, lui pure. Davide e Ginta più un socio di Enderlin ma per un altro filone dell’inchiesta finiscono in carcere. Biku alla L’ATTIVITÀ Le immagini sopra sono tratte dal sito ufficiale di Ginta Biku Farera. Enderlin, che scontava un obbligo di dimora a Como verrà probabilmente estradato in Ticino nei prossimi giorni. Ginta, madre lituana e padre sudafricano, cinque lingue parlate e scritte, una laurea in Italia, è descritta dagli amici come una ragazza solare, decisa e intelligente. È andata via da Vilnius, sua città d’origine, quando era adolescente insieme alla mamma, che ora fa l’imprenditrice a Lugano. E ci è tornata a marzo per un concerto in occasione dell’anniversario dell’indipendenza della Lituania. Nella sua terra è molto popolare, è apparsa su giornali e tv. Anche in Italia comincia ad essere conosciuta, grazie anche al lavoro del suo manager Marco Ramazzotti, fratello del cantautore Eros. Sempre quest’estate si è esibita in un festival a tappe nelle diverse città. E poi a Estival, a Lugano. Questo doveva essere l’anno della sua consacrazione artistica, con nuovi dischi e video. Raccontano che lei fosse molto entusiasta. È invece inciampata sull’inchiesta Enderlin, e ad attirare i sospetti degli inquirenti anche il tenore di vita della giovane cantante. L’INTRECCIO SOCIETARIO DI DAVIDE E GINTA Società dove Enderlin risulta ancora attivo Le società di Ginta Società dove Davide Enderlin risultava attivo Caffe a porter Sagl Atelier Records Fashion style sa Le società di Enderlin Davide Enderlin Consulenze Sa Time Services Sa Casaforte Suisse Davide Enderlin Holding Sa Green Mountains Geocom Sa (Ex presidente) Residenza Belmonte Sa Ed. Im Suisse (liquidazione) Phone group Sa (Ex presidente) Casaforte Suisse Bocantico Sa Jubin Frères (Ex cons. amm.) Tukutela Pramac Suisse (liquidazione) Tekel (Ex amministratore unico) Fonte: Registro di commercio Il retroscena Spunta il “tesoretto”della maga dei vip dalle perquisizioni nell’ufficio luganese S u di lei i riflettori si erano spenti da tempo. Era scomparsa insieme ai suoi soldi dalle cronache giudiziarie, dove pure era rimasta per anni, sin dal 1987 quando venne processata a Milano per omessa dichiarazione dei redditi. E poi nel 2002, quando la magistratura le sequestrò qualcosa come 33 milioni di euro. Ora il nome della maga dei vip, Ester Barbaglia, nel frattempo morta a Menaggio a 83 anni, è ricomparso nelle carte di un’inchiesta, stavolta della magistratura ticinese. La maga Ester anni fa aveva aperto una società a Lugano, domiciliata proprio in uno dei “quartieri generali” di Davide Enderlin e amministrata da un suo socio, cioè la persona finita in carcere la settimana scorsa (Ginta Biku in questa caso non c’entra nulla). La donna avrebbe affidato circa 500 mila franchi al professionista. Che fine hanno fatto questi soldi, che fanno parte dell’ingente patrimonio della donna? Alcune persone che si ritengono raggirate dalla maga Ester hanno presentato denuncia in Italia. Poi ci sono gli eredi della “sensitiva” che chiedono chiarimenti sul suo patrimonio nel frattempo intestato ad una fondazione. Dalle indagini per ricostruire i diversi filoni seguiti da soldi, polizze e investimenti, si è giunti alla società ticinese. La maga dei vip anni fa s’era fatta ritrarre assieme ad uno dei suoi clienti più affezionati, l’ex premier italiano Silvio Berlusconi. Ma il suo studio milanese era frequentato anche da altri politici di primo piano. IL CAFFÈ 23 novembre 2014 8 ATTUALITÀ 9 La sanità futura “Solo Santa Chiara potrà far sopravvivere l’ospedale La Carità” Il retroscena “Anni fa l’Eoc voleva comprare, oggi molto meglio collaborare” Q ualche anno fa l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) sembrava interessato ad acquisire la Santa Chiara di Locarno. Poi non se ne fece nulla. “Nel frattempo sono anche cambiati i vertici della clinica”, come conferma Giorgio Pellanda, direttore generale dell’Eoc. Ora i due istituti si sono riavvicinati. “Parte un progetto di collaborazione, ancora tutto da definire – precisa Pellanda -. Ma un eventuale assorbimento è fuori discussione”. I tempi per concretizzare la futura I vertici della clinica e i sindaci della regione così vedono il futuro della sanità locarnese “S olo la clinica Santa Chiara potrà far sopravvivere l’ospedale La Carità. È l’unica soluzione per continuare ad avere un ospedale a Locarno”. Sbrigativa ma estremamente chiara la visione futura della sanità della regione da parte della dottoressa Daniela Soldati, membro del Consiglio di amministrazione della clinica Santa Chiara. In sostanza, affinché La Carità di Locarno possa sopravvivere in maniera dignitosa, la sola strada da percorrere è unire le forze con il privato. “Verrà costituita una società, gestita in comune dalla clinica e dall’Ente ospedaliero cantonale, per l’intera amministrazione della struttura che, appunto, diverrà un tutt’uno”, chiarisce Soldati. In futuro, quindi, la collaborazione tra la clinica e la Carità avrà tutti i crismi dell’ufficialità. In realtà, già un po’ di anni fa c’era stato un primo contatto tra i due istituti. L’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) sembrava interessato ad acqui- tare il pacchetto azonario della Santa Chiara per 3-4 milioni di franchi, il resto sottoforma di ipoteca; valore totale stimato tra i 30 e 40 milioni, poco più poco meno. Poi la cosa è finita lì... Ora sembra ritornata la voglia di liaison, benvista anche dai sindaci della regione, interpellati dal Caffè. “Abbiamo chiesto una fase di prova di sei mesi a cui seguiranno un paio di anni per la costituzione della società, sulla cui forma sta facendo uno studio l’Università della Svizzera italiana”, spiega Soldati. Intanto, il cielo sopra La Carità è tutt'altro che sereno. Stando a quanto emerso dalla recente conferenza stampa dell’Eoc si andrà, di fatto, verso due ospedali di riferimento: Bellinzona e Lugano. Locarno e Mendrisio saranno un po’ le “Cenerentole” sanitarie del cantone. E se per questi ultimi due nosocomi il temuto declassamento dei pronto soccorso e delle cure intensive, paventato due anni fa, è nel frattempo rientrato, non è tuttavia ancora stata del tutto GLI OSPEDALI E IL DIRETTORE La Carità e, in senso orario, il Civico, il San Giovanni e il Beata Vergine; a destra, il direttore generale dell’Eoc Giorgio Pellanda, 57 anni archiviata l’idea di un ridimensionamento. “Le cure intense sono fondamentali, significa dare una garanzia di qualità a tutta la medicina ospedaliera di prossimità e ambulatoriale - reagisce Stefano Gilardi, medico e sindaco di Muralto -. Ma soprattutto, ciò corrisponde allo standard di qualità della Svizzera, che comprende pure il servizio sanitario di alto livello periferico”. Insomma, tutti d’accordo, Locarno deve ave- Parla il direttore Giorgio Pellanda re un suo ospedale. E allora, tutto sommato unire le forze sembra essere la strada migliore da percorrere. Una collaborazione tra pubblico e privato che fa però storcere il naso al sindaco di Minusio, che sottolinea pure la sua delusione per i progetti illustrati dall’Eoc: “La presenza del privato è sicuramente uno stimolo per il pubblico per migliorare ancora di più in competenza e professionalità, tuttavia i due seguono logiche e dinamiche differenti - dice l’avvocato Felice Dafond -. Il privato è più interessato all’aspetto economico, mentre il pubblico mira a garantire la salute della popolazione, attraverso cure e servizi specifici. Ma occorre fare di necessità virtù...”. Già, lo pensa pure Luca Pissoglio, medico e sindaco di Ascona: “Clinica e ospedale dovranno abbassare un po’ la testa, trovare un compromesso per poter collaborare assieme nel collaborazione non saranno brevi. “Solo dopo che questo progetto di collaborazione sarà pronto si potrà capire se sarà fattibile – riprende -. Comunque sia, il Gran Consiglio avrà sempre l’ultima parola, potrà dire di no a quello che presenteremo”. Insomma, i giochi sono tutt’altro che fatti. “Anche perché il Gran Consiglio dovrà fare prima o poi una seria valutazione sul futuro sanitario a Locarno. Ma restare ognuno per contro proprio non è certo l’ideale in una piccola realtà come la nostra”. migliore dei modi”. D’altro canto, s’impone la necessità di risparmiare, evitando soprattutto doppioni. La sanità pesa sempre di più sulle tasche dei cittadini, che pretendono servizi e strutture mediche il più possibile vicino a casa. “Stando agli intenti dell’Ente c’è poco da stare allegri per il Locarnese - nota laconico Pissoglio -. Non ci resta che difenderci e creare quindi un polo unico e forte che ci permetta anche di mantenere una massa critica importante per una buona qualità delle cure”. Una qualità delle cure che è pronta a difendere anche il sindaco di Locarno. Carla Speziali, infatti, s’è detta molto preoccupata per la futura attrattività del settore acuto del Locarnese. E Pissoglio rincara tracciando un quadro tutt’altro che roseo: “Di questo passo degli attuali servizi garantiti dalla Carità resterà poco o niente”. E Soldati conclude: “Ripeto, la Santa Chiara può evitare che nel 2025 Locarno si ritrovi con un ospedale come quello di Cevio”. I NUM ERI 60 per cento La trattativa Si decide il 15 dicembre il passaggio di proprietà per Moncucco e S.Rocco C In Ticino c’è la più alta concentrazone di letti privati della Svizzera, si tocca addirittura il 40 % 860 letti Nel 2012 in Ticino i posti letto per mille abitanti nel settore pubblico erano 860; nel privato 541 37 per cento Nel 2011 i parti cesarei nelle cliniche private, in Ticino, erano il 37%, nell’ente pubblico il 28% 10 per cento Nel 2012 il tasso di ospedalizzazione e giornate di cura per 100 abitanti nell’Eoc; 6,1% nel privato 8.42 La durata in giorni, nel 2012, della degenza e tasso di occupazione, settore acuto, Eoc; privato 7.99 IL POLO PRIVATO Moncucco e San Rocco sono uno dei punti di forza della sanità privata ’è l’offerta ed è stata pure fissata la data in cui in cui si dovebbe dare il via libera all’acquisto della Clinica Luganese, da parte delle due fondazioni Fai e Praxedis che fanno capo all’avvocato Renzo Respini, attuale presidente del Cda del polo sanitario privato Moncucco-San Rocco. La cifra proposta alla Congregazione delle Suore infermiere, attuale proprietaria della Clinica, come già anticipato dal Caffè ad inizio novembre, è di 145-150 milioni di franchi, ma per concretizzare la vendita bisognerà ancora aspettare il 15 dicembre. Per quella data le due fondazioni dovranno, infatti, aver soddisfatto tutti gli adempimenti di legge per poter procedere all’acquisto. Tra gli altri obblighi necessari per poter perfezionare il contratto, spiccano l’autorizzazione all’acquisto da parte dell’Autorità federale di viglianza sulle fondazioni e quella relativa alle disposizioni della Lafe, la legge che regola la cessione dei fondi immobiliari. Adempiuti questi obblighi, non ci dovrebbero più essere ostacoli per il passaggio di proprietà, visto che l’offerta di 145-150 milioni è in linea con le attese della Congregazione, a cui servono nuovi capitali per risanare la difficile situazione finanziaria dell’ospedale Valduce di Como, che appartiene pure alle Suore infermiere, da tempo con i conti pesantemente in rosso. Tra due settimane si dovebbe, quindi, definire la nuova proprietà della Clinica, ma se le cose non dovessero andare per il verso giusto entro metà dicembre, potrebbero rientrare in gioco gli altri gruppi, tra cui Genolier ed alcune società italiane, interessati all’acquisto. ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š--š.19Óû¬¬°¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+-1¦!-1$2-¼Ê($4³;8;,è6 ;*0°ìÁ¼Þ¬6!2û’Å8ïÄݒĦææÑÄûѹ (èò:3Ó5ïš³ÄÓ83ûªÁ/Þ$&¦˙ÌÀ0ì¦3-š9(š*Àª;¼³$è&Ä$3ú;ÊÍÈì¬0Ó9òò5½Ãñʾ D &LC884NS. 5 W.?=3. 8=AC .? 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[email protected] $/ #’( 0 #,0.% ) ",+2!333-0$)$#2(,+-*(&/,0-#’ IL CAFFÈ 23 novembre 2014 ATTUALITÀ 11 Il reportage Mister Dong & C. in aiuto ai casinò In viaggio da Milano a Mendrisio con le comitive cinesi in cerca di fortuna ai tavoli verdi M ister Dong è l’ultimo a salire. Non ha fretta, spegne la sigaretta, scuote l’ombrello dall’acqua, lo piega, e si accomoda accanto all’autista, in un posto del bus lasciato libero dai suoi trenta compagni di viaggio. È come se l’avesse prenotato. Perché Mister Dong è un abitudinario: almeno due volte alla settimana s’imbarca da Milano direzione Mendrisio, dove si trattiene tra i tavoli verdi del Casinò Admiral sino a notte. Lo racconta mettendo insieme le poche, pochissime parole d’italiano che conosce e continua a sorridere. Sono loro, i cinesi, la nuova clientela su cui puntano le case da gioco di Mendrisio, Campione e Saint Vincent per salvare i loro bilanci. Ore 13.32 di un mercoledì di tempesta su Milano, il bus della “Laura viaggi”, dove si è seduto Mister Dong, è l’ultimo a partire dal piazzale del Cimitero monumentale, zona nord della città. Qui, dietro Chinatown, fra transenne, operai al lavoro nel cantiere della metropolitana, ogni giorno arrivano quattro bus e trasportano i giocatori che stanno tenendo a galla i casinò italiani e ticinesi. Sotto una insegna in cinese, di fronte alla Fabbrica del vapore, il primo ad arrivare è il bus per Campione d’Italia. Ad attenderlo ci sono giocatori sin dalle 12. Come Chen, trent’anni, borsa a tracolla riproduzione di una nota marca del lusso, scarpe bianche a dispetto della pioggia che viene giù senza sosta. Parla uno stentato inglese mentre affonda la mano in una busta di plastica con dei mandarini che mangia uno dietro l’altro. Va a Campione, fa capire, perché lì vanno anche i suoi amici che arrivano attorno alle 13. Un quarto d’ora dopo, dall’altra parte del piazzale, proprio di fronte all’ingresso del cimitero, parcheggiano altri due bus, entrambi diretti a Saint-Vincent, quasi due ore di viaggio. Eppure si riempiono rapidamente con gruppi che arrivano sotto gli ombrelli procedendo a passo svelto da Chinatown. “Tutti i giorni è così, quando arriviamo sono già qui dice uno dei due autisti - loro vorrebbero partire subito”. Il pullman per Mendrisio è l’ultimo ad arrivare, salutato con un sorriso da Mister Dong e dai suoi amici. Parcheggia a fianco di quello per Campione. Salgono in trenta. Diverse donne. Il clima è quello da gita fuori porta, a bordo si scartano merendine, si sbriciolano biscotti sui sedili, si beve acqua. Tutto portato da casa. “Non smettono un attimo di parlare”, bisbiglia l’autista che saluta i ritardatari, un gruppo di ragazzi con berretti da baseball coloratissimi e scarpe da tennis. C’è di tutto sul bus, varia umanità: uomini di mezza età in abito chiaro, donne in stivali e minigonne dai colori accesi, ragazze giovanissime e ragazzi vestiti con capi di incerte “griffe”. Poco prima delle 14 il bus diretto a Mendrisio riesce finalmente a uscire da una Milano assediata dalla pioggia e imboc- ca l’autostrada. La comitiva vive un attimo di apprensione quando l’insegna luminosa dell’autostrada avverte che ci sono due chilometri di coda a Como centro a causa di un incidente. Ma alla fine il fuori programma non farà accumulare poi tanto ritardo. Poco prima delle 15 il bus svolta per il Fox Town e si aprono le porte del casinò Admiral. L’ingresso nella sala da gio- co, dove un display avverte che è stata appena vinta un’auto, è festoso, oltre che rumoroso. I cinesi, quasi ignorati dagli altri giocatori, stemperano l’ambiente ovattato. Croupiers e addetti ai controlli osservano i gruppi che velocemente si dividono tra i tre tavoli aperti, due da “punto banco” e uno da blackjack. In quest’ultimo si accomoda Mister Dong, che nel frattempo si era fermato all’ingresso a fumare una sigaretta, mentre i suoi connazionali stanno già puntando, commentando ad alta voce qualsiasi carta venga calata sul panno verde dal croupier. Accanto a Mister Dong ci sono due donne, anche loro cinesi, che segnano i numeri delle carte uscite su un piccolo foglietto prestampato. Vincono qualche fiche, mentre Mister Dong segue il gioco senza spiccicare una parola. Perde per quattro puntate in successione, ma non abbandona il sorriso. Poi si alza a va a curiosare nel tavolo a fianco dove un giocatore italiano si è inserito nel gruppo di cinesi adattandosi al cli- ma da festa. Qui si gioca forte, si parla ad alta voce. L’entusiasmo man mano di spegne con il passare delle ore insieme alle luci del Fox Town già chiuso da un pezzo. Prima di mezzanotte con passo stanco tutti risalgono sul bus che scivola via verso l’autostrada. Il clima di festa cede alla stanchezza e al sonno. Mister Dong guarda dal finestrino, la pioggia non è ancora cessata. La Dragon card I giocatori cinesi del Casinò di Mendrisio possono diventare soci del Golden Club che permette di superare i controlli documenti più rapidamente; qui sotto a destra, il depliant di informazioni in cinese e le raccomandazioni contro il gioco d’azzardo ’%"&*$ % #$!$( MILANO, CIMITERO MONUMENTALE MERCOLEDÌ 11, ORE 13 Pronto il bus per Mendrisio Il marketing per “calamitare” nuovi giocatori nelle sale Una grande comunità divisa in gruppi, etnie e origine diversa O L’ARRIVO Il bus che ha portato i cinesi parcheggiato al Fox Town, e l’interno del casinò di Campione Ti-Press rmai se li contendono a suon di buoni ingresso, omaggi, promozioni. Li cercano persino a casa loro, in quella città nella città che a Milano è diventata Chinatown, con volantini e tessere, manifesti e gadget. Per loro hanno cambiato i menù dei ristoranti, hanno assunto hostess che parlano il cinese, e sono diventati più tolleranti agli schiamazzi che animano l’ambiente felpato dei casinò. Perché senza di loro, i giocatori cinesi, i gruppi che durante la settimana si alternano ai tavoli verdi soprattutto di Mendrisio e Campione, non si sarebbe mai interrotta l’emorragia di presenze e la contrazione del fatturato. Ma lavorare con i cinesi è complicato. Perché la grande comunità asiatica, a cui piace molto il tavolo verde e anzi è affascinata da giochi come “punto banco” mentre non prova un grande amore per le slot, da tempo ha capito d’essere diventata “appetibile”. E seppure “spezzettata” in tante piccole realtà accomunate dall’origine geografica comune, si orienta di volta in volta secondo l’offerta che ritiene migliore. “Il problema, e ne abbiamo discusso anche con alcuni rappresentanti diplomatici della Repubblica popolare cinese, è che non siamo davanti a una comunità omogenea”, spiega Martin Hellrich, responsabile marketing e comunicazione del Casinò Admiral che per i giocatori cinesi ha creato anche una tessera fedeltà, la “Dragon card” e un’altra serie di agevolazioni. I cinesi arrivano da una infinità di province diverse, con stili di vita, tradizioni, usi e costumi differenti. E in Italia si dividono in gruppi. “È difficile, per esempio, fare accordi con associazioni. Quello che noi possiamo fare - aggiunge Urs Holger Spiecker, direttore dell’Admiral - è cercare di portarli qui da noi, offrire il bus da Milano, creare eventi ritagliati secondo le loro esigenze”. I casinò sui clienti cinesi si giocano una partita importante. E siccome la più grande comunità è a Milano la battaglia della concorrenza si gioca qui. Fra Saint-Vincent, Campione d’Italia e il Ticino con Mendrisio. Qui si gioca comunque sulla clientela di massa, quella che fa fatturato. “E che per adesso - aggiunge Holger Spiecker - almeno da noi resta stabile”. L’obiettivo è intercettare la rotta dei grandi giocatori asiatici, che per ora passa stabilmente per Singapore e Macao dove esistono oltre 40 casinò. Ma soprattutto dove questi clienti non vengono “marcati stretti”. Come invece accade in Europa, per via delle leggi sul fisco sempre più restrittive. Non mancano, tuttavia, i casi di usura. L’ultimo scoperto proprio a Milano e che ha coinvolto proprio uno degli organizzatori cinesi dei bus per Mendrisio e Campione, 39 anni, condannato ora a 4 anni e 8 mesi per usura, estorsione e lesioni. Condannati anche la moglie e un altro cinese residente a Ponte Chiasso (3 anni e 4 mesi). GLI INCAS SI E I GIOC ATORI Lugano Oltre 290 mila clienti all’anno, circa 800 al giorno. Il 75 per cento sono giocatori italiani, il 22 per cento svizzeri e il resto stranieri. Mendrisio Circa 1800 ingressi al giorno. Il 70 per cento di clientela proveniente dall’Italia. Da 15 a 20 per cento quella cinese. Il resto giocatori svizzeri. Locarno Oltre 160 mila clienti all’anno. Il 70 per cento sono italiani, il 20 per cento svizzeri e il restante 10 per cento di altre nazioni. Campione Circa 700 mila giocatori all’anno, compresi quelli che partecipano ai tornei di poker. L’80 per cento sono italiani, il 10 per cento i cinesi. Lugano Il Casinò di Lugano, lo scorso anno ha incassato poco più di 50 milioni di franchi. Il calo è stato del 6,5 per cento rispetto al 2012. Mendrisio L’Admiral nel 2013 ha registrato un giro d’affari di 57 milioni di franchi, inferiore del 10 per cento rispetto qllo scorso anno (-6,6 milioni). Locarno Il Casinò di Locarno ha registrato lo scorso anno un giro d’affari complessivo di 21,7 milioni di franchi. Il calo è del 7,5 per cento. Campione Nel 2013 Campione ha chiuso il bilancio con 90 milioni di euro di incassi. Il passivo registrato è stato di circa 23 milioni di euro. !$/03+6(& 8+8(6( ( )746"6( ," )+/+" ’(,,2"66(4" ’+ 7. -/-(.6/ "44/,76"-(.6( 40($+",(% $/. +, $+/$$/,"6/ 3+4$*!$*/))+ ’+ #’(3"$*1 9991,"(’(3"$*1$* IL CAFFÈ 23 novembre 2014 ATTUALITÀ 13 La storia Nabilla Benattia. È Nata a Ginevra. Papà diplomatico, mamma casalinga. Segni particolari: bellissima. E ambiziosa. Hostess al Salone dell’auto, poi star dei reality show, si è costruita un’immagine di donna forte e sexy. Ma a 22 anni è finita in prigione, accusata di aver accoltellato il fidanzato. Che, però, la difende... Bugie,sesso e denaro il prezzo del successo della“Lolita svizzera” S DALLA RIBALTA ALLE SBARRE La starlette Nabilla Benattia è rinchiusa nella prigione di Versailles, alle porte di Parigi. Si trova isolamento, per impedirle qualsiasi contatto, in particolare con la “sua” vittima, il 28 enne ex calciatore Thomas Vergara che Nabilla la scorsa estate durante una lite avrebbe accoltellato ISABELLE FALCONNIER L’Hebdo ono come due bambini, la star della televisione francese Nabilla Benattia, di origine ginevrina, 22 anni, e Thomas Vergara, 28, ex calciatore, pure lui diventato famoso grazie ai reality show. Continuano a negare che Nabilla, l’estate scorsa, l’avrebbe accoltellato durante una lite, accusa per cui è tutt’ora in carcere. E pensare che il bel ragazzo di Aix-en-Provence ha rischiato la pelle: la lama del coltello è passata attraverso il torace tra cuore e polmoni. Solo una complicata operazione l’ha salvato. Tuttavia i due si erano accordati, parlando di un’aggressione da parte di terzi, versione subito smontata che, tra l’altro, contraddiceva quanto raccontato dal giovane al momento del ricovero in ospedale. Sin da subito, quindi, i sospetti si erano concentrati su Nabilla, rinchiusa nella prigione di Versailles, alle porte di Parigi, per impedirle qualsiasi contatto, in particolare per escludere la possibilità di accordi con la sua vittima. Per capire sino in fondo la storia però, bisogna risalire al 2011 quando, all’epoca 19enne, la ginevrina, figlia di un funzionario algerino dell’Onu e di una casalinga franco-italiana, decide che un giorno diverrà famosa. E ci si mette d’impegno. Diventa hostess di una delle marche presenti al Salone Internazionale dell’Auto di Ginevra, tanto da farsi notare e eleggere “Miss Salon de l’Auto”. Una rampa di lancio che la catapulta direttamente nel mondo dei reality tv. Dopo qualche partecipazione, passata inosservata, esplode nel 2012 grazie ad una frase che entra subito nel gergo giovanile. “Allô? T’es une fille e t’as pas de shampooing? C’est comme si je dis ‘T’es une fille et t’as pas de cheveux’” (Pronto, sei una ragazza e non hai lo shampoo? E come se dicessi ‘Sei una ragazza e non hai i capelli’”), diventa un tormentone che UNA PREZZEMOLINA INQUIETA Nabilla, 22 anni, fotografata in una piscina dei Pâquis, quartiere di Ginevra, nel 2012, qualche mese prima della sua definitiva ascesa al successo, arrivato grazie ai reality show Philippe Pache La carriera LA MISS Nel 2011 Nabilla viene eletta come la hostess più bella del Salone dell’auto di Ginevra e inizia così la sua carriera nel mondo dello spettacolo. LA SVOLTA Nel 2012 con una frase azzeccata, la ragazza diventa la beniamina della tv francese. È una star e in breve tempo colleziona molti soldi e flirt. la porta in tutti i talk-show della televisione francese. L’abile Nabilla, cosciente che la gloria è effimera se non coltivata, si costruisce un’immagine di donna sexy, ma allo stesso tempo forte. Tuttavia resistere alle pericolose lusinghe del glamour non è facile. La 22enne suscita scandalo per alcuni servizi fotografici sulle riviste patinate, ma il tutto fa parte del gioco. In fondo la carriera della “Lolita rossocrociata” è ormai lanciata e dopo qualche flirt, a inizio 2013 conosce l’affascinante Thomas, anche lui appena uscito da un reality. È amore a prima vista, e IL COLPO DI FULMINE A inizio 2013 conosce Thomas. È un colpo di fulmine, ma lei assume un ruolo troppo dominante. E lui ne diventa succube. L’AGGRESSIONE Lo scorso giugno l’uomo è ricoverato in una clinica parigina con ferite d’arma da taglio. I sospetti si concentrano subito sulla fidanzata. i due non mancano di farlo sapere al mondo intero, con partecipazioni a feste esclusive e apparizioni a tambur battente sui media. Ma ancora una volta ad imporsi è lei, la bellissima Nabilla. Da subito, il fidanzato appare come una specie di comparsa. Per un po’ tutto fila come in una favola, ma le prime voci di dissapori tra le coppia iniziano a farsi più concrete. Lei vorrebbe (ancora) più spazio, mentre lui scivola piano piano in un ruolo di assoluta sottomissione. Fino all’episodio dell’aggressione, che inizialmente passa sotto si- L’ARRESTO A fine ottobre Nabilla è convocata in questura. L’accusa è di tentato omicidio. Va in carcere, ma Thomas non vuole denunciarla. lenzio, ma che sfocia in un arresto per la starlette, che dovrà rispondere alla pesante accusa di tentato omicidio. In questa torbida storia di amore e sangue, Vergara rifiuta categoricamente di querelare la fidanzata, difendendola durante tutti gli interrogatori. Perché, si chiede l’opinione pubblica? Innanzitutto c’è una spiegazione romantica, con l’amore che diventa più forte del coltello. Thomas sarebbe totalmente accecato dalla passione, nata quando lei era già una “prezzemolina” e appariva ogni giorno sugli schermi transalpini. Lui, …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON LA FINESTRA SUL CORTILE Anonymous IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Cenni Moro sin da subito, pur di non perderla, si è accontentato di essere, appunto, la sua ombra. La venera, tanto da accettare le cicatrici come prova estrema del suo amore. C’è poi una seconda ragione, che dà tutt’altro senso al suo perdono ed è meno poetica: senza Nabilla, Thomas non è più nulla. La sua carriera appena sbocciata non esiste fuori dalla coppia che forma con lei. Perderla, significa perciò abbandonare ogni minima prospettiva professionale. Lui brilla di luce riflessa. Quella di Nabilla. Un discorso pragmatico, certo, ma anche molto, troppo cinico. Probabilmente allora la realtà è un’altra, e riguarda la violenza nella coppia, questa volta però a ruoli invertiti. La vergogna di essere colui che viene picchiato, soggiogato e sottomesso, sarebbe troppo pesante da sopportare. Soprattutto quando si parla di un uomo atletico e riconosciuto per le sue doti da playboy. Questa volta, quindi, il carnefice sarebbe lei, una donna. Tanto da usare il partner come uno dei molti elementi di una vita vissuta al ritmo di una telenovela. E a quanto pare per Nabilla, Thomas sarebbe diventato scomodo, tanto da volersene liberare. Anche a forza di pugni e coltellate. Intanto, Vergara vorrebbe riavere al suo fianco la Benattia, mentre nel frattempo lei starebbe cambiando versione cercando di passare dalla parte della vittima. Sembrerebbe il copione di un film di bassa lega, ma purtroppo è una storia vera. La bomba sexy in prigione e il suo uomo ferito, fisicamente e mentalmente, che la prega di tornare. La storia dei due prezzemolini ha scatenato i media di mezza Francia e pure i social network, divisi fra difensori e accusatori, si scannano a colpi di post. A ben guardare però, il tutto andrebbe affrontato come un “semplice” caso di violenza coniugale. Con stavolta lei nei panni della carnefice e lui in quelli della vittima. Un fatto solo all’apparenza isolato, ma che potrebbe scoperchiare il vaso di Pandora. Ma di cui si fatica a parlare per imbarazzo o semplicemente per una ragione d’immagine. (traduzione e adattamento il Caffè) 7 Häfliger, Keystone Geheimnis Fotos: Thoams Lüthi, André ilz it » bienne Louuves 07 in «MusicStar». Verbier V erbier VS VS – Vor Vor sieben Jahren Jahrreen rockten rockten sie d die dritte dritte Stafel d Stafel vvon on «Music «MusicStar». Star». Seither S either ssind ind sie dicke dicke Freundinnen: d Freuundinnen: Fabienne Fabienne Louves Louves (28) und Börni Höhn (28) sp spannen annen musik musikalisch alisch eerneut rrneut zus zusammen. ammen. Die Die i S Sängerinnen ängerinnen verbrachten kkürzlich verbrachten ürzlich vviel iel Z Zeit eit im S Studio. tudio. «Fabienne «F abienne uund nd iich ch ar arbeiten beiten n an n einem ggemeinsamen e emeins am men Projekt», Projekt», sagt sagt Bör Börni, rni, n di diee sich neuer neuerdings rd dinggs Vava Vava V Voom oom nen o nennt nt un und d iin n LLos os Angeles Anggel e es llebt. ebt. «Ic «Ich h darf aber n noch och n nichts ichts da darüber arrüüber verraten.» ver e raten.» Nur ssoo viel: «D «Das Das a wird wirrd eine gr grosse oss s e Überraschung.» Überraschung.» Auch A uch FFabienne aabienne LLouves ouvvees gibt sich ggeheimnisvoll, e imnisvoll, ssagt ehei agt llediglich: ediglich: «Wir hatten eiine su uper Zeit im Studio. Das Das a wird wird man bald bald hören.» hören.» ni Höhn in der gleichen Staff a el. Fragen ragen Sie uns unsere ere Beziehungs-E ziehungs-Expertin! xperrtin! t Haben Sie Sie Fragen Fragen e zu den den Themen Themen Sex, Seex, x Liebe Liebe und Beziehung? ziehung? Schreiben Schrreiben e Sie Caroline Carooline Fux! Fux! Entweder der per p E-Mail E-Mail an [email protected] caarrol o [email protected] oder per Post: Posst: Caroline Caaroline Fux, Fux, Ringier Ringgier AG, AGG, Dufouurssttrrasse 23, Dufourstrasse 23, 8008 Zürich. Zürich. «Ist Ist meine De Devot votheit heit umerz merzie iehbar hbar?» Die lange Narbe am Bauch zeu eugt von der Milz- und Nierreenentfeernung im Jahr 19844. 37 3 7) bin seit jeher Single . Ich off t ein hehrer Wunsch, aber ich mich re eg gelm e ässig von ei- mindes tens e kann man Strategi omina im Club oder a am Tele- en erarbeit en, um mit der Situarniedrig ge en. Das ist die einzition besser umgehen zu exual kö önnen. a ität, die ich lebe. Ich In deinem Fall stellt e sich zude frühe ü r in der S Schule ausge- dem die Frag ge, e wie weit du und erniedrig gt, und ich überhau pt die Chance hattest, te plötzlich, dass es mich an- eine andere Se xualität zu entht. Echten Sex habe ich zwe ei decken und auszuk kos prrobiert p o ten. So o , er h hat mir n nichts ge- schreibst du zwar, dass du es ht. Jetzt habe ich aber das zwei Mal probie r t hätttest, aber em, dass ich eine Beziehun ng die Umstände dieser Fa F amilie will. Kann ich mi Versuche ch ir- sind unklar. E s kommt manchwie umerziehen oder sol l ich mal vorr, dass in der sexuellen em bleiben, was ich kenne e ? Lerngeschichte bloss e Au ufreJürrgen gung mit s exu ueller Erregung vermi e scht wird. Das könnt er Jürgen te bedeuten, dass du den ur uelle Vorlieben sind sprüngkein lic h unang geenehmen Stress des t, an dem man sich nac h Blossg geestelltwerdens mit und Laune bedienen k Sex a ann. Umlernen oder Umerziehen, verknüpf t hast. Was zuerst Zufall war, hast du dann du es nennst, istt nicht immer ohne stärker ku ultiviert. Daneben ga eres möglich, und der ab Ver- es keinen Raum für dich, Sexukann je nach Vorliebe eii- alität anders zu e rleben. grossen Leidensdr uck ausLass dich also tiefg n. gehender beratteen. Den Traum v on einer lohnt sich trottzdem, die Bezie eh hung und einer Famil elle Geschichte und ie Ent- ohne diese Abk lärung und Hilfe lung mit einem Profi ge- aufzugeben, wä re schade. Zur zu betrachten. Eine tota- mal du dir ja eine Veränder ung euorientier ung bleibtt zwar wünschst. 5’ŠT îzT »ŠÃ ÊŠ Š™ŠT ¥Š’ 55>¾vT. >¾v T. tt»¾Š »¾Š tt»Š’j’ »Š’j’. 2 2aa- p p\ŠT⁄» ÓždžÎ Ó ž ¡Ù=1àLÎ IIð‰=1àLÎ ð‰== ø⁽ ð= 5⁄»’ Fabienne Louves (l.) und Börni Höhn albern im Wallis herum. Fotos: Thomass Buch alder RDB Fux Fux über S ex Sex Donghua Li heute: Ein glücklicher und gesunder Mann, der viel erreicht e hat . Auszeichnun Auszeich nungg für Gnädinger Schafhausen Schafhausen – SchauspieSchauspieler ler Mathias Gnädinger Gnädinger (73) (73) erhält erhält für sein sein Lebenswerk Lebens e werk den de n renommierten renommiert e en Geor Georg-Firg-Fi - scher-Preis scher-Preis 201 2014. 14 4. Während Wä ährend sseiner einer K Karriere arrieere h hat at der gelerngel e ern- ttee S Schriftsetzer chriftsetzer in rund run nd 130 130 3 Theaterproduktio T heaterprodukktio onen n un und nd mehr me ehr h als als 80 KinoKino- und TV-FilTV-Filmen mitgespielt, mitges e pielt, sso o in «Hun «Hun-keler», k e eler», «Der Unt Untergang» ergang» und «Der Best Bestatter». atter». Motörhe Motö rhead ad in Interla Interlakken en Lemmy Kilmister rockt mit Motörhead im Berner Oberland. Interlaken Int erlaken e BE – Geestern gaben die Organisatorreen des Grre eenfield Festivals die erstten e Bands bekann nt, die vom 11. 1 bis 13. 3 Juni 20 0115 in Interlak ke en rock o en: Daarunterr sind die legendären Motörh ead um Frontmann Le emmy Kilmister (68). Sie werdeen Hits wie «Ace Of Spades» un nd «Ovver e kill» durrch c die Boxen dröhn nen e lassen. Speektakuläre Shows garantierren e auch Slipknot, In Flames, Lamb Of God und Godsmack. Tiickets gibt es ab soffort o unter www w.gr .g een-fieldfestiv e al.ch, www.tickettcorr ner.ch sowie an allen Tiickettcorrner-Vor verk e aufsstel e len. šŠT ™Š†»Š’C 2Š’’ŠT Z¾ÊT ’ }Fy Z*Là SZ*=àLˇ˚Ù˜àÎ n5{Î ½ ó dÎ⁽ U1ðà˜ SÙLÓàL0q‰ð1LË S ÙLÓÓàL00q‰ð1L ÓÎ⁽ƒ BàððÎ dÓ ó d U1ðà˜ Mens enscche hen ˜˜Zðàˇ Zðàˇ B=à1ˇð*Î B= à C˜1==‰ÓàLÎ n‰ˇð‰Î èá˜ü10˜à1à˜ n‰ˇð‰Î è S˚ˇà \à˜Z‰E‰˜ZÎ \ à ˜Z ‰ E [‰=뉡1‰ [‰=뉡1‰ \à˜‰ Óšø Ó šø RR‰*˜à ‰ * ˜à Sostegno a quattro organizzazioni benefiche Hörbar beste Freundinnen Foto: K st ne Sebalter (seconda fila, terzo da sinistra) sorride per il selfie fatto dal cantante Luca Hänni (in primo piano a destra). eCeô ò•B \>»TŠ’ \j»jj 8uC+ôß oC+ô 88C+ô o•B \>»TŠ’ u•B \>»TŠ’ \j»jj ôCfô \j»jj 8ôCã ßßR.’vTTŠ’†⁄ R.’vTTŠ’† ŠTšŠ¾ ;ð1ZLàL ; ð1ZLàL á=ð1 á=ð1 ëZE ëZE dd¤ d ½1ˇ dø¤ \ZëàE½à˜ Óžd ° ˇZ=‰Là «Z˜˜‰ð ° R‰*˜‰Lˇ˚LÓà˜ÙLàL ˇZè1à 2˜Ùð;0 ÙLÓ v‰ðüà*=à˜ ëZ˜½à*‰=ðàL ° :àðü𠉽ZLL1à˜àLË èèè¤ÓàLLà˜¤ð*°Làèˇ=àððà ˜ “Festeggiare insieme, donare insieme”. Il ricavato della raccolta fondi della Migros sarà devoluto in parti uguali ai progetti di quattro organizzazioni benefiche svizzere, che riportiamo di seguito. Appena terminata la raccolta, l’importo donato verrà generosamente raddoppiato dalla Migros fino a un massimo di 1 milione di franchi complessivi. Waarum so geheimnisvoll? or kurzem noch schmiede te sie in Los Angeles ihr neues Album. tzt schlendert Sängerin VA VAVA VA V VOOM OOM mit Kollegin F FABIEN LOVES ABIENNE OVES durch Verbier. «E NE in gemeinsames Projekt», ojekt» sagen sie. V erbierr, Rue du centre e sportif. eine gute Freundin sportif von mir.» Eine Zwei kecke Ladys schlender Z e gute n Freundschaft verbindet Fabienne ofttuschelnd und kichernd füber ffensichtlic i h li h auch mit Vaava e Strasse, blicken um Vo oom. Wähsich, ob sie rend die beiden auf einer Terrass cht ht verfolgt f e im werden. Es sind die beibei herbstlichen Verbier e einen Kaffee trinn Sängerinnen Fabienne Louves und ken, klingelt V ava a V o ooms rni, i die Handy. Die di sich neu Vava a Vo oom nennt. Irr- Zürcherin aus Wo ollishofen ( W ll ndetwas h i Un impiego per chi da tempo è disoccupato UNA GRANDE SORPRESA DA PARTE DI ARTISTI E MUSICISTI SVIZZERI “Sempre pronto a impegnarmi per una buona causa” Un importante contributo all’integrazione sociale di disoccupati e migranti in cerca di lavoro viene dato dai programmi occupazionali sostenuti dal progetto. e della Come i suoi colleghi eghi del Vallese a de Svizzera tedesca, anche Sebalter ha dovuto mantenere il massimo riserbo sul progetto di raccolta fondi. È una prima assoluta: 23 musicisti e personaggi celebri di tutta la Svizzera cantano insieme per beneficenza. Il ricavato dei download della canzone “Ensemble” viene devoluto alle quattro organizzazioni benefiche svizzere Heks, Pro Juventute, Soccorso d’inverno e Caritas. La raccolta fondi è stata promossa dalla Per Sebalter il periodo natalizio è iniziato già in settembre a Verbier/VS Migros e sostenuta da Ringier in veste di media partner. Sul progetto è stato mantenuto il più stretto riserbo durante le riprese. Non tutti sono però riusciti a mantere il segreto. Luca Hänni, che non stava più nella pelle dalla contentezza, ha postato un messaggio su Twitter in cui parlava del giorno delle riprese a Verbier. Malgrado ciò, al momento di ren- dere pubblico il progetto, si è trattato comunque di una vera e propria sorpresa. La curiosità dei lettori di riviste quali “Blick”, “Schweizer Illustrierte”, “Illustré” e “Il Caffè” era già stata risvegliata da misteriosi articoli ben architettati e dalle fotografie di paparazzi. “Sono sempre pronto a impegnarmi per una buona causa” ha dichiarato Sebalter. Prima di svelare il progetto, in diversi media svizzeri sono apparse fotografie delle star coinvolte, come se fossero state paparazzate. Un ottimo espediente per accrescere la sorpresa. “Donare qualcosa con la mia musica è per me il regalo più bello” “Per me il Natale è un’occasione importante per trascorrere del tempo con la famiglia e gli amici”, spiega Sebalter. Precisamente per questa ragione ha deciso di aderire al progetto, cantando insieme ad altri 22 musicisti e artisti di tutta la Svizzera la canzone “Ensemble” a favore di persone che non hanno né famiglia né amici. P famosi artisti, mentre gli stilisti si occupano del loro abbigliamento. Artisti aiutano persone bisognose In tutta la Svizzera risuona una nuova canzone di Natale, un’orecchiabilissima composizione dei due famosi produttori svizzeri Roman Camenzind e Georg Schlunegger, autori di numerose altre hit. A cantarla non è soltanto Sebalter, ma anche altri 22 artisti della scena musicale svizzera, fra cui Francine Jordi e Luca Hänni, Ritschi, il cantante dei Krokus Marc Storace, Peter Reber, Maja Brunner, Melanie Oesch, Lina Button, Pippo Gilbert Gress prepara i regali. C’è anche Angie Ott. Pollina, Jaël Malli, l’ex frontwoman dei Lunik, Fabienne Louves e Vava Voom, il gruppo indie di Lucerna Dada ante Portas, il leader della Big Band Pepe Lienhard, il celebre soprano Noëmi Nadelmann e l’allenatore di calcio Gilbert Gress. Si sono dichiarati tutti disposti a partecipare gratuitamente alle registrazioni e alle riprese del video a Verbier per dare il loro contributo all’originale raccolta di fondi ideata e promossa dalla Migros. Il supergruppo si chiama quindi e giustamente “Ensemble Migros”, e il loro pezzo (lo si può svelare già ora) “Ensemble”. Il primo progetto di questo Fabienne Louves lo aiuta. Marc Storace l’addetto candele. “Selfie” del gruppo di artisti. tipo risale al classico natalizio “Do They Know It’s Christmas Time” composto da “Band Aid”. Seguirono gli “USA for Africa” con l’indimenticabile inno “We Are The World”. E adesso la variante svizzera: l’Ensemble Migros canta per raccogliere donazioni in favore delle quattro organizzazioni benefiche svizzere Soccorso d’inverno, Caritas, Pro Juventute e HEKS. Vediamo come funziona. La canzone può essere scaricata da iTunes, ExLibris o GooglePlay. L’intero ricavato dal download verrà utilizzato per la raccolta di fondi. Inoltre, a partire da metà dicembre si terrà una grande asta online di oggetti privati degli artisti. Infine è possibile donare nelle filiali della Migros e in molti altri modi, per es. tramite SMS o con un versamento su conto postale. “Con quest’iniziativa vogliamo realizzare, assieme alla popolazione svizzera, qualcosa di veramente speciale. Spero che siano in molti a partecipare alla raccolta fondi, permettendoci così di aiutare le persone bisognose che vivono in Svizzera” ha affermato Herbert Bolliger, Presidente della Migros. Dal canto suo Sebalter commenta il progetto dicendo “Donare qualcosa con la mia musica è per me il regalo più bello”. Gress, la star silenziosa: le riprese segrete del videoclip L’allenatore Gilbert Gress diventa la star di un video pop. Com’è successo? Lo mostra il videoclip della canzone “Ensemble”. Seduto tutto solo nel soggiorno scuro della baita, Gilbert Gress è intento a confezionare un pacchetto in modo un po’ impacciato. Il nastro, però, non basta. Si sente proprio perso. Ma ecco che bussano alla porta. Noti personaggi dello show-business svizzero entrano uno dopo l’altro per dare alla baita un’atmosfera natalizia con le decorazioni per l’albero, ma anche con i biscotti di Natale e persino un vero arrosto natalizio! Per finire Gilbert Gress diventa il beniamino di tutti – ma non solo nel film, anche sul set. Tutti Diritti di bambini e giovani Pro Juventute impiegherà le donazioni che avrà ricevuto per il diritto di bambini e giovani a ricevere sostegno, assistenza e aiuto nelle situazioni di bisogno. UNA CANZONE PER LE PERSONE BISOGNOSE IN SVIZZERA er Sebalter il periodo natalizio è iniziato quest’anno già in settembre, nel pieno dell’autunno dorato, in una baita di Verbier, in Vallese. Non mancano carta da regalo e pacchettini, un albero di Natale, decorazioni, candele e balocchi luccicanti, e persino veri biscotti di Natale. Ma la tranquillità non dura a lungo perché i membri di una troupe cinematografica si muovono indaffarati sistemando gli sfondi e posizionando i riflettori in modo da creare un ambiente accogliente e familiare. I truccatori armeggiano con cipria e pennello, ritoccando i volti dei Aiuto delle Chiese Evangeliche Svizzere etti per bambini e adulti Le bam in situazioni di disagio Sebalter durante la registrazione nello studio HitMill di Zurigo. Pippo Pollina e Marc Storace conversano in italiano. Poter dormire e riposare è indispensabile per la sopravvivenza. Le donazioni per il Soccorso d’inverno verranno impiegate nel progetto “Azio ne letti”. In Svizzera non tutti possono permettersi un letto. Progetto “Schulstart+” per ragazzi con un background migratorio Le riprese sono state effettuate in questa baita. Sebalter e Luc, il chitarrista di Dada ante Portas. Marc Storace, cantante dei Krokus. vogliono un selfie con lui, non solo la troupe, anche i musicisti e gli artisti. Ma il regista Tobias Fueter non può perdere tempo, ha soltanto due giornate per le riprese! È un’impresa difficile, che riesce solo grazie alla simpatica atmosfera venutasi a creare sul set. E quella non manca davvero! Tutti sono contenti della bella iniziativa e danno il meglio di sé. Ma l’apice viene raggiunto alla fine: tutte le star si immortalano in un selfie. Un’immagine che entrerà nei libri di storia: 23 artisti svizzeri riuniti in una fotografia! Sarà l’immagine chiave della grande iniziativa natalizia che vuole rendere più belle le festività per le persone bisognose in Svizzera. Il denaro che sarà devoluto alla Caritas è destinato al progetto “Schulstart+” che prepara i bambini e i genitori di origine straniera al primo contatto con la scuola. Tutti le donazioni possono essere fatte sul conto corrente postale: 30-620742-6 “Ensemble Migros”: i principali protagonisti della scena musicale svizzera. Le cantanti Francine Jordi e Maja Brunner in un selfie. Un’iniziativa natalizia della Migros in collaborazione con Il Caffè. IL CAFFÈ 23 novembre 2014 16 ALIMENTARI La concorrenza dei supermercati di oltre confine è spietata. E i negozi elvetici cercano di adattarsi. Il cibo costa il 2% in meno ilDossier I bilanci. Nella Confederazione, dove il reddito disponibile per famiglia supera i 7 mila franchi,esiste un“problema Ticino”,che ha minori risorse. Ecco come se ne vanno i soldi tra pigioni, trasporti,contributi obbligatori e assicurazioni ELETTRODOMESTICI Grazie alla concorrenza e ai progressi tecnici, costano oggi il 16% in meno rispetto a 5 anni fa CASSE MALATI L’aumento più doloroso per le famiglie. Un’esplosione pari al 20% ENERGIA Olio da riscaldamento e gas sono aumentati molto. L’elettricità invece ha avuto un incremento minore. In generale l’energia pesa il 14% in più sui bilanci familiari 17 La salute ABBIGLIAMENTO Le catene internazionali come H&M o Zara hanno dato una mossa al mercato. I prezzi si sono abbassati del 13% TELEVISORI Come per i computer, le famiglie approfittano della riduzione dei costi tecnologici. I televisori costano il 44% in meno AFFITTI Sono esplosi nella città e negli agglomerati. Le nuove costruzioni invece non seguono completamente il trend. Risultato: +5% MEDICAMENTI La concorrenza dei generici e la pressione politica si sono fatte sentire. Meno 21% dal 1999 RIFIUTI Le spese sono cresciute ovunque in questo settore. In generale l’aumento è stato del 2% in 5 anni ISTRUZIONE Scuola dell’obbligo, scuole superiori e formazione continua costano oggi l’8% in più rispetto a 15 anni fa. Il corpo insegnante è molto ricercato e caro E così il ceto medio è spinto all’inferno con la classe operaia S i sa, la statistica va presa con le pinze. Lo diceva già Trilussa che se due amici arrostiscono due polli, ma uno resta a digiuno, statisticamente ne hanno mangiato uno a testa. Nella Svizzera, che ha un reddito disponibile per famiglia di oltre 7 mila franchi, la soglia di povertà è di 4’050 franchi al mese per economia domestica composta da due adulti e due bambini. Gran parte di quei 7’122 franchi viene utilizzata per il consumo: le voci più importante sono le spese per l’abitazione e l’energia, pari a circa 1’500 franchi. Poi i trasporti 8%, tempo libero, svago e cultura 6,4%, alimentari e bevande 6,3%, alberghi e ristoranti 5,4%. Ma in Ticino, dove il costo del lavoro è più basso che nel resto della Svizzera, quei 7 mila franchi proprio non si vedono. In media il reddito disponibile è di mille franchi Addio ceto medio. Risucchiato all’inferno assieme alla classe dei salariati. Nel Paese più ricco d’Europa, con un reddito disponibile per famiglia superiore ai 7 mila franchi, al livello della Norvegia e del Lussemburgo, esiste un problema Ticino. “Negli ultimi 10, 15 anni s’è creata nel nostro cantone una specie di zona franca, un’economia parallela che mette assieme bassi salari e costo della vita pressoché uguale al resto della Svizzera e che ha inciso duramente sul potere d’acquisto delle famiglie”, dice al Caffè Enrico Borelli, segretario di Unia. Una forbice fra costo della vita e stipendio che si è ampliata. Stando ai dati del sindacato negli ultimi sei anni la spesa per l’assicurazione malattia è salita oltre il 20%, gli affitti del 10%, mentre i salari dei lavoratori nell’edilizia, una delle categorie sindacalmente più agguerrite, solo del 5%. Nella Svizzera dove il “reddito disponibile equivalente mediano” è pari a 7’712 franchi, ben 1,7 volte superiore a quello dell’Italia, 1,3 volte più di quello di Germania e Francia, il Ticino arranca. “Il problema esiste perché i prodotti alla Coop come alla Migros, il costo di una lettera, oppure il prezzo dei trasporti, è uguale a Lugano come a Zurigo - spiega Borelli -. Ma se per gli inferiore. Colpa degli stipendi più bassi, anche del 15%. A cui non fa riscontro un minor costo della vita. Affitti, premi di cassa malati, trasporto, prezzi al 7’122 dettaglio non sono Oltre settimila dissimili fra Lugafranchi. È il reddito no e Zurigo. Ecco disponibile in come se ne va il Svizzera per reddito in questo famiglia. Gran cantone che parte di questa si scopre un po’ cifra è utilizzata per il consumo. più povero. Un TiLa voce più cino dove 110 miimportante sono la cittadini ricevostate le spese no un sussidio per per l’abitazione e l’energia i premi di cassa malati, 1.400 non li pagano del tutto, 8 mila sono in assistenza, 7 mila sono senza lavoro e il 30% è sotto la soglia di povertà. affitti, per premi di cassa malati paghiamo all’incirca quello che si paga in altre località svizzere, subiamo una forte differenza salariare, con stipendi inferiori del 15% rispetto al resto della Confederazione”. Gli aumenti Statisticamente si è in presenza di un divario del reddito per economia domestica attorno ai mille franchi. Lo rilevava uno studio dell’Ufficio statistica del Ticino (Ustat) questa primavera. Una differenza da imputare pro- TELEFONINI La concorrenza ha fatto il suo lavoro. Gli apparecchi telefonici costano il 39% in meno, come anche le chiamate fisse (-1%) e sul cellulare (-9%) COMPUTER Il progresso tecnologico ha dato una mano continua. I Pc costano oggi il 45% in meno rispetto a 15 anni or sono AUTO E BENZINA Le nuove auto (-15%) e le occasioni (-23%) sono più a buon mercato. La benzina invece è più cara (+11%) TRASPORTI PUBBLICI Nuovi treni, nuove strade e manutenzione costano miliardi. I passeggeri oggi devono pagare il 12% in più rispetto a 5 anni fa Ti-Press prio alla minor incidenza dei redditi da lavoro, che nel cantone nel triennio 2009-2011 (ultimi dati disponibili) ammontavano a 6’240 franchi rispetto ai 7’227 franchi in Svizzera. “C’è stato chi l’ha scampata, chi co- me sempre ha veleggiato verso l’alto, e chi invece ha perso potere d’acquisto - osserva il segretario cantonale dell’Ocst Meinrado Robbiani -. In generale in questo decennio c’hanno rimesso i salariati. C’è stata in particolare un’erosione del potere d’acquisto della classe media. La mancanza di rincaro non ha impedito infatti l’aumento di alcuni costi, penso ai premi di cassa malati, ma anche agli affitti, ai trasporti. Nel complesso Molti i costi irrinunciabili che dissanguano le economie domestiche Affitti e riscaldamento sono un salasso L L’emergenza Quasi uno su dieci non può andare in vacanza. Anche se il mare e i monti costano adesso fino al 13% in meno e economie domestiche elvetiche non hanno un granché da sorridere. È vero che ci sono voci di spesa che pesano meno, ad iniziare dagli elettrodomestici per arrivare ai computer e passando per i telefonini, ma i costi non accennano a diminuire per quel che riguarda gli elementi più onerosi ed indispensabili di un bilancio familiare. Ad avere un grosso peso sul budget dei nuclei svizzeri sono in particolare gli affitti, aumentati del 5% in pochi anni soprattutto nelle città e nei grossi agglomerati. Poi ci sono le assicurazioni malattia, che costano il 20% in più e i trasporti pubblici, che già si vantano di essere tra i più cari al mondo, e che a forza di rinnovamenti e nuove infrastrutture, sempre più necessarie, hanno visto il loro costo schizzare ad un poco incoraggiante +12%. Insomma, quando ad aumentare sono le voci che più sono necessarie, come è ad esempio il caso delle spese per l’energia, a poco serve che il futile, o comunque il meno indispensabile, costi di meno. Come succede con la cosmetica, che spinta dalla concorrenza dei commercianti di oltre frontiera, fa segnare un 15% in meno. E ciononostante siamo davanti ad un settore in crisi, perché lo stesso prodotto a pochi chilometri di distanza costa molto meno. Lo stesso discorso va fatto per il prezzo dei prodotti alimentari, calato del 2%, in particolare grazie al lancio delle linee a basso costo, per intenderci le “budget” e le “prix garantie”. Poco serve dunque, sapere che alcune voci sono più convenienti quando altre, quelle più necessarie e costose, non accennano a dare tregua al borsellino. E allora è con disincantata fatalità che si prende nota come in vacanza si possa andarci spendendo un settimo in meno rispetto solo a qualche anno fa. Quando cominciano a mancare i soldi, partire anche solo per qualche giorno è un salasso non da poco. Lo sa bene quell’8,7% di svizzeri che il mare lo può vedere solo in cartolina. Ti-Press GLI APPARTAMENTI IN AFFITTO Gli affitti, aumentati del 5% in pochi anni soprattutto nelle città e nei grossi agglomerati c’è stato una distribuzione diversa della ricchezza a livello generale. In Ticino la situazione è stata più pesante per la maggior incidenza al ribasso sui livelli retributivi dovuta alla libera circolazione, all’afflusso di manodopera estera, dei frontalieri che sono cresciuti soprattutto nel terziario, settore in precedenza occupato maggiormente dalla popolazione indigena”. Nel dettaglio, le spese obbligatorie - ossia i contributi alle assicurazioni sociali, le imposte e i contributi all’assicurazione malattia - arrivano a 2’253 franchi in Ticino. Tanto a livello cantonale che nazionale, queste spese rappresentano poco più di un quarto del reddito lordo familiare. Quello che resta è il reddito disponibile, pari a 6’129 franchi in Ticino. Le spese dell’economia domestica ticinese ammontano in media a 5’016 franchi, poco meno del 60% del reddito lordo. Di queste, la voce principale è quella legata all’abitazione e all’energia, pari a 1’358 franchi al mese, 15,8% del reddito lordo. Seguono 752 franchi per le spese di trasporto (8,7%) e 636 franchi per i prodotti alimentari (7,4%). Nel triennio considerato il bilancio di una famiglia si chiudeva con un risparmio di 904 franchi contro i 1’183 franchi a livello nazionale, ora saliti a 1’300. VIAGGI I portali online di viaggi fanno una concorrenza spietata agli uffici di viaggio. I tour tutto compreso costano il 13% in meno COSMETICA La Svizzera fa le spese del “turismo degli acquisti”. E i cosmetici ne soffrono molto, soprattutto nel commercio al dettaglio. Meno 14% TEMPO LIBERO Impianti sciistici, cinema, teatro o attività sportive, tutto è più caro rispetto a 5 anni fa. Per il tempo libero e la cultura le famiglie devono sborsare il 4% in più SIGARETTE Le imposte sul tabacco più alte fanno confluire milioni nelle casse dello Stato. Per questo l’incremento dei prezzi è stato molto sostenuto, +19% Sui bilanci c’è la stangata dei premi cassa malati, più 280 franchi dal 2004 L’esplosione per le spese sanitarie è iniziata 10 anni fa S iamo a fine anno, ed è tempo di calcoli. E per la classe media è sempre più dura far quadrare il bilancio. Certo, il colpevole numero uno della situazione è l’esplosione dei costi della salute. Per la cassa malati, una famiglia composta da quattro persone deve pagare al mese in media 280 franchi in più rispetto ad un decennio or sono. E per l’anno prossimo le cifre riguardanti ulteriori aumenti non fanno di certo intravedere un miglioramento. Per 7 svizzeri su 10 i premi del 2015 saliranno di più del 4%, mentre il Ticino se la passa solo leggermente meglio visto che l’aumento toccherà solo il 63,3% degli assicurati. Gli incrementi più grossi si registreranno ad Appenzello Esterno e Zurigo, mentre quelli meno ingenti a Berna e Ginevra. In termini assoluti in Ticino l’aumento sarà del 3,2%. Sembrano insomma lontani gli anni in cui le maggiorazioni erano contenute e si verificavano comunque in un contesto economico sano. L’ultima volta che i ticinesi avevano potuto sorridere è stato nel 2012, quando i premi ebbero in media un calo dello 0,9%. Prima e dopo quell’anno solo stangate. Che assieme a uscite sempre maggiori, minano sempre di più le casse del cittadino medio. Al “signor Rossi” non mancano comunque le possibilità di diminuire almeno in parte l’impatto sui suoi conti dei costi della salute. Innanzitutto ha una gamma infinita di combinazioni, quasi 200.000, fra le quali districarsi. Occorre innanzitutto capire quale sia la franchigia più adatta e quale compagnia sia la più aderente alla propria situazione personale. Se a livello di assicurazione di base le offerte si equivalgono tutte, occorre verificare quali siano le migliori per le complementari. Queste ultime poi, devono essere aderenti alla reale situazione personale. Tutto quello che viene giudicato superfluo deve essere depennato. Attenti ad esempio ai doppioni, come le assicurazioni contro gli infortuni, spesso già pagate dal datore di lavoro. Una scelta azzecccata oppure sbagliata può essere decisiva per il buon andamento finanziario di ogni nucleo familiare. In alcuni casi la situazione può addirittura cambiare radicalmente di anno in anno. Due sono gli esempi che si potrebbero portare e che illustrano bene dei casi estremi ma reali. Nel 2015 un giovane adulto friborghese, assicurato con Kolping e con una franchigia a 2’500 franchi, si vedrà aumentare il premio dell’84,5%. Un cittadino del canton Obvaldo per contro, che ha assicurato presso la Kpt il suo figlio in tenera età con una franchigia di 400 franchi, otterrà invece una riduzione del 31,1%. Utile in questi frangenti, l’aiuto dei vari portali online di confronti. Ti-Press L’opinione Matteo Cheda, direttore della rivista per consumatori “Spendere Meglio” “In Svizzera i medicinali generici costano troppo” T ra le voci di spesa più citate in Svizzera ci sono quelle dei farmaci. In realtà negli ultimi 15 anni il loro prezzo è diminuito, grazie alla pressione esercitata dal mondo politico e dalla concorrenza dei medicinali generici. È di poche settimane fa la notizia che 836 farmaci brevettati dovranno diminuire di prezzo. Questo per limare almeno in parte le differenze riscontrate in uno studio dell’Ufficio federale della salute pubblica con altri Paesi, come la Danimarca, la Germania, il Regno Unito. Tuttavia le disparità sono ancora lontane dall’essere eliminate. I generici, ad esempio, costano in media il 46% in più nella Confederazione rispetto all’estero. E tutto questo in un Paese in cui hanno sede le principali case farmaceutiche del mondo. “È un dato che non stupisce - dice al Caffè Matteo Cheda, responsabile della pubblicazione per i consumatori “Spendere Meglio” -, anche perché i Paesi presi in considerazione per il confronto sono tutto sommato simili, per tenore di vita, al nostro. Se avessimo invece integrato nazioni come l’Italia o addirittura l’Austria, i risultati sarebbero stati ancora più eclatanti”. Lo spreco legato ai medicamenti è quasi parificabile a quanto spendono le casse malati per gestire il sistema legato alla salute. “In entrambi i casi siamo attorno al miliardo di franchi - afferma Cheda -. Il prezzo del farmaco si compone dei costi di produzione e distribuzione a cui è aggiunto un cosidetto prezzo ‘politico’, basato sul confronto con altre nazioni. Se avessimo preso Stati geograficamente più vicini a noi, ci saremmo trovati a risparmiare fino a 400 milioni”. È però vero che se i produttori di medicamenti hanno la loro parte di responsabilità, anche gli altri devono recitare il “mea culpa”. A partire dai pazienti stessi, dice Cheda, che dovrebbero valutare con attenzione prescrizioni e bisogni oggettivi. Infine anche le definizioni di legge si prestano a critiche. “La norma prescrive che i generici costino meno degli originali però solo al momento dell’entrata sul mercato - osserva Cheda -. Per le ditte produttrici è facile poi ridurre il prezzo degli originali. A quel momento i generici divengono più cari e quindi incidono molto sui costi complessivi della salute”. Politica 19 IL PUNTO CHANTAL TAUXE Il personaggio “Questi Verdi ticinesi mi hanno scioccata!” LA “PASIONARIA” Lisa Mazzone, 26 anni, è la nuova presidente dei Verdi ginevrini. Si definisce fedele ai precetti ecologisti. In lei la sinistra vede una speranza di rilancio. Meno cantoni in Svizzera? Un’idea che non ha futuro La storia 1 TRA GIURA, BERNA E NEUCHÂTEL Una delle regioni più “calde” a livello territoriale nella Confederazione è certamente quella che comprende il Giura. Con la componente bernese sempre divisa e molte discussioni anche con Neuchâtel tra ipotesi di unione o di stretta collaborazione. 2 3 IL “CANTON LÉMANIQUE” L’idea - figlia degli anni Novanta di creare un unico cantone romando attorno al Lemano piano piano prende piede a Ginevra e Vaud. Ma viene affossata nel 2002 in votazione popolare con percentuali molto nette di contrari. BASILEA FRA CAMPAGNA E CITTÀ Fin dal 1830, i cittadini basilesi hanno sempre rifiutato l’ipotesi di potersi aggregare in un solo cantone. Troppe le differenze d’identità tra le due zone del medesimo territorio, secondo gli oppositori. Una tesi confermata di recente anche dalle urne. suddivide il Paese. “Un processo fusionistico tra cantoni potrebbe anche aiutare a risolvere alcuni problemi - sottolinea ancora Kübler -. Soprattutto quelli legati ai concordati intercantonali, che peccano di trasparenza e di legittimità democratica. Ci sono alcuni cantoni che sono troppo piccoli per risolvere davvero i problemi a cui si trovano confrontati. La soluzione in vigore oggi è quella della collaborazione con altri cantoni. Una scelta indispensabile, che però solleva qualche dubbio”. Dubbi legati soprattutto alla democraticità delle decisioni in cui sfociano queste collaborazioni. Decisioni che, come sottolinea anche il direttore del Centro per la democrazia di Aarau “mancano troppo spesso di trasparenza e, tutto sommato, anche di legittimità democratica e di efficienza. Sono, insomma, un problema per la democrazia in senso stretto”. Nonostante molte problematiche amministrative e ge- DIVERSE RIPARTIZIONI TERRITORIALI DELLA SVIZZERA 26 CANTONI, TRA CUI FUSIONI RECENTEMENTE DISCUSSE O NON RIUSCITE BS JU Jura bernese stionali siano ormai da tempo controllate e risolte a livello di macro regioni, però, di fusione tra cantoni si continua a parlare poco. Anche se, come sottolineato dal consigliere di Stato ginevrino Pierre Maudet, a suo tempo sostenitore della fusione lemanica, i fatti stanno dimostrando che i grandi temi politici non possono più essere affrontati dai cantoni come singoli, perché assumono automaticamente una valenza che supera i confini. “Al di là di queste riflessioni molto teoriche, credo comunque che il federalismo a 26 cantoni sopravviverà ancora a lungo conclude Kübler -. È come parlare della fusione a freddo dell’atomo. Teoricamente si può raggiungere, ma in pratica ancora nessuno ci è riuscito. Ecco, per i cantoni svizzeri è un po’ la stessa cosa. I riferimenti funzionali a livello regionale esistono, ma prevedere un’aggregazione tra cantoni a breve o medio termine è utopico”. La cartina geografica elvetica, insomma, resterà quella attuale. Jura=Ovest e nord Svizzera Svizzera nordoccidentale Svizzera orientale BL VD L’intervista Il consigliere nazionale Cassis spiega perché a Palazzo l’unficazione non è un tema vincente No, la “febbre fusionistica” che contagia molti comuni in Svizzera non ha speranze sotto la cupola di Palazzo federale. Lo conferma anche il consigliere nazionale ticinese Ignazio Cassis. “Le recenti votazioni, ad esempio a Basilea, hanno spento anche gli ultimi entusiasmi, peraltro minimi, sulle fusioni tra cantoni - commenta al Caffè il parlamentare del Plr -. Sotto la cupola di Palazzo, insomma, c’è poco interesse e, anzi, anche un po’ di freddezza, perché il federalismo è percepito in modo molto forte”. Alcuni esperti politologi evidenziano che per i Cantoni più piccoli la fusione potrebbe essere utile. Che ne pensa? Cantoni di montagna Svizzera romanda 10 COOPERATIVE MIGROS “In generale la componente identitaria tra le diverse popolazioni è molto forte. Tutti i Cantoni hanno governi e parlamenti eletti dal popolo. E anche piccoli dettagli come la sigla sulle targhe delle auto contano. Unire le forze significa perseguire un miglioramento. Ma la popolazione si dimostra quasi sempre molto soddisfatta, quindi il discorso della fusione tra cantoni si fa difficile”. E un’ipotesi di fusione tra Ticino e Grigioni italiano, proprio per affinità identitaria? “Dal profilo intellettuale potrebbe anche starci, ma anche qui il ragionamento cozza contro una storia secolare, molto radicata. E contro la soddisfazione della popolazione per la situazione attuale, che emerge regolarmente dai sondaggi”. Perché la situazione è diversa nei Comuni? “Nel caso comunale si parte da situazioni di problemi contingenti, come quelli amministrativi, risolvibili con maggiore massa critica. Processi che hanno successo se polo e periferia ci guadagnano”. elezioni cantonali. Tutti le riconoscono il coraggio delle proprie idee. Lo dimostra quando dà, senza peli sulla lingua, la sua opinione sulla posizione dei Verdi ticinesi rispetto all’immigrazione e ai frontalieri. “Sono scioccata – afferma Mazzone -. Il nostro partito dovrebbe vei- i_?/ª bÞM/ª öıŠ /ªfl/ª°ªŁŁèfl/è Å/flèBè»» /T flèªB_ j{ü ¼ nflª TèB/ £Å/»»Â_M £)_u _uuÞflè »Þ »Å/»»Â_M{Â)˛TªŁªBè Svizzera centrale GE È la nuova “pasionaria” della sinistra romanda. Lisa Mazzone, 26 anni, è la neopresidente dei Verdi del canton Ginevra. È stata eletta nella primavera scorsa e la sua missione è quella di far tornare il suo partito sui livelli che aveva raggiunto prima della disfatta alle ultime SB i_?/ª bÞM/ª öıŠ Â_T ªŁŁflªèTŁè flèªB_{ /_T i ':b¶ /T/T/ŁÈ h 5 CONFERENZE DI GOVERNO REGIONALI NE “Il federalismo è forte e le differenti identità freneranno le fusioni” AMATA E ODIATA Adorata dai suoi elettori, ma anche contestata dagli altri. I suoi detrattori la descrivono come dogmatica, testarda e poco incline al dibattito. {fl_TŁ/ uèfl /B iªŁªBè{ La Confederazione a 26 Stati è destinata a durare Il processo di fusioni tra Comuni che, a partire dal 2000, ha visto in Svizzera nascere 218 nuove entità amministrative con oltre 2.500 abitanti ciascuna non sta contagiando le scelte dei cantoni. Lo dimostrano due casi concreti: il “no” popolare all’unione tra i due semicantoni di Basilea e il tramonto del progetto di “Cantone lemanico” con la fusione tra Ginevra e Vaud. La Confederazione, insomma, appare destinata a rimanere saldamente aggrappata alla sua struttura a 26, tra cantoni e semicantoni. E la conferma arriva anche dal professor Daniel Kübler, direttore del centro per la democrazia di Aarau, che sottolinea come il discorso della fusione tra cantoni resta bloccato su binari molto teorici. “Ritengo altamente improbabile che a corto o medio termine si assista ad un’unione tra cantoni - osserva Kübler -. Ci sono tanti ostacoli a questo tipo di processo, a cominciare da quelli costituzionali. Sui pro e i contro si potrebbe invece discutere”. Gli esempi di organizzazioni sovracantonali che dividono la Svizzera in modo diverso rispetto al tradizionale “puzzle” di cantoni, del resto, non mancano. Dalle quattro regioni territoriali dell’esercito, fino alle sei utilizzate dalla Conferenza regionale dei governi, per arrivare alle dieci con cui il grande distributore Migros NIPOTE D’IMMIGRATI Coi nonni italiani parla ancora la lingua di Dante. Da loro ha imparato tolleranza e apertura mentale. Virtù che usa per combattere il populismo. /PH È un paradosso tutto svizzero: siamo orgogliosi di avere un’economia più performante rispetto a quella dei nostri vicini, ma il nostro modello di sviluppo è violentemente messo in discussione. Approfittiamo tutti della prosperità, ma quando il padronato suggerisce di votare per il mantenimento degli accordi con l’Unione europea, che costituiscono il pilastro di questa prosperità, non viene ascoltato. Siamo fieri del nostro sistema formativo che impedisce la disoccupazione giovanile devastante in altre parti del continente, ma quando ricercatori e mondo accademico spiegano di avere assoluto bisogno di rimanere agganciati alle reti europee, non vengono sentiti. Tutto va avanti come se gli svizzeri non comprendessero più le condizioni oggettive del successo nazionale. Le votazioni del 30 novembre rappresentano un punto culminante a questo proposito. Ancor più dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa accettata il 9 febbraio, Ecopop annienterebbe le nostre relazioni con l’Ue. L’immigrazione, che è sempre stata motore, ma anche termometro della nostra salute economica, è oggi vissuta come un flagello. Bisognerà organizzare il volontariato nelle strutture per gli anziani o per costruire le strade per rendersi nuovamente conto della nostra felice dipendenza dalla manodopera straniera? Non si diffida a sufficienza nemmeno dall’iniziativa sull’oro della Banca Nazionale. Una proposta totalmente anacronistica: raggruppare tutti i lingotti nelle nostre casseforti e obbligare la Bns a coprire le transazioni con almeno il 20% di metallo giallo. Misure volte a garantire la sovranità monetaria. Ma succederebbe il contrario. Gli speculatori hanno già l’acquolina in bocca. L’esigenza di una copertura al 20% toglierebbe alla Bns ogni margine di manovra nel difendere il corso del franco o la possibilità di intervenire rapidamente per salvare una banca in difficoltà, come successo nel 2008 con Ubs. L’agonia di tutto il settore industriale è già programmata, se il franco prendesse il volo. Attenzione all’autogol. La Svizzera è una piazza economica di successo non perché i lingotti riposano sotto piazza federale, ma grazie all’innovazione (grazie alla ricerca e alla libera circolazione delle persone) e alla concorrenzialità (grazie al tasso fisso, da settembre 2011, del franco a 1.20 sull’euro). Accanto a questi due cataclismi, l’abolizione dei forfait fiscali avrebbe effetti più locali nei cantoni più assidui in questa pratica, come Vaud, Ginevra, Berna o i Grigioni. La perdita di entrate sfiorerebbe comunque il miliardo, cifra non trascurabile proprio nel momento della rimessa in causa della fiscalità dei cantoni con la riforma III dell’imposizione delle imprese. Anche se è un’esigenza dei nostri partner (Ue, Ocse), nessuno ha chiesto la pelle del forfait fiscale. La nuova presidente degli ecologisti ginevrini punta l’indice sugli ambientalisti“rosso blu” Mark Henley/Panos Pictures Alle urne si rischiano due autogol paradossali 4 REGIONI TERRITORIALI DELL’ESERCITO Fonte: Nzz %†T flèªB_ /ÚèªBè è ÞTª _Ł_ªMèflª èTŁÞ»/ª»MªTŁè{& 18 ¼ ¿ªBè uèfl B‹ªÂ⁄Þ/»Ł_ ÚèBB‹ªuuªflèÂÂ)/_ è Bª Â_TŁèMu_flªTèª »Ł/uÞBªÔ/_Tè Ú/ ÞT TÞ_À_ ª°°_TªMèTŁ_ £Å/»»Â_M i ':b¶ /T/T/ŁÈ h w/PH YY{ü˛Mè»èx èTŁfl_ /B ı{j{™Šj{ 6ÞflªŁª M/T/Mª Ú/ Â_TŁflªŁŁ_ Ú/ ™ Mè»/{ {flèÔÔ_ ÚèBB‹ªuuªflèÂÂ)/_ »èTÔª ª°°_TªMèTŁ_ /PH ˚Y{ü{ £Â)èÚª £Sh /PH Š{ü è»ÂB{ {flèÔÔ_ ªfl/ª°ªŁŁèfl/è Å/flèBè»» i_?/ª /)ªfl/T {BªŁè 6'.YŠŠ »èTÔª ª°°_TªMèTŁ_ /PH Y{YŠ{ IL CAFFÈ 23 novembre 2014 colare un messaggio di tolleranza, non chiudersi su se stesso. Ginevra e Ticino hanno problemi simili. Non trovo sia logico che mentre noi cerchiamo di collaborare con le regioni a noi vicine, all’interno del nostro stesso movimento ci siano altre correnti che spingono in tutt’altra direzione. Credo che forse dovremmo sederci ad un tavolo e discuterne”. Gli ecologisti ginevrini nell’autunno del 2013 hanno perso 7 seggi in Gran Consiglio ma, quel che è peggio, uno dei loro due rappresentanti in Consiglio di Stato. Anche le altre forze della sinistra hanno lasciato per strada parecchie posizioni in tutte le ultime consultazioni popolari. E ripartono da colei che è definita dai suoi avversari come testarda, dogmatica e poco incline al dibattito. La nuova speranza della sinistra ha sembianze e origini italiane, che l’hanno molto influenzata nella sua crescita. “I miei nonni sono immigrati e con loro parlo ancora l’italiano – racconta al Caffè la presidente . Mi hanno trasmesso molto, soprattutto valori importanti come la tolleranza e l’apertura verso gli altri. Tutte cose di cui abbiamo un tremendo bisogno oggi giorno e di cui molte volte ci si dimentica”. Lisa Mazzone, oltre alla determinazione, dimostra una certa dose d’incoscienza e di gusto per l’avventura nell’accettare la presidenza in un momento del genere. “Preferisco dire che sono qualcuno che ama le sfide – risponde sorridendo -. È vero non è un bel periodo in Svizzera per la sinistra in generale. Da noi ad esempio il Mouvement des Citoyens Genevois sta portando il dibattito su binari che non giovano alla politica. Tocca a noi far capire all’elettorato, soprattutto giovane, che si può discutere senza litigare ad ogni piè sospinto”. Ed è appunto nei più giovani che i Verdi hanno individuato un bacino interessante di voti: “Molti dei miei coetanei condividono le mie idee, ma non vanno a votare – osserva l’ecologista -. Sta a noi convincerli a tornare a votare, riportando al centro le radici del pensiero verde”. Traffico sostenibile, rapporto stretto con la natura, tolleranza. Tutti concetti che Mazzone applica alla lettera, tanto da farli diventare indigesti ai rappresentanti di altri schieramenti. “È vero che sono molto stretta nell’interpretazione di alcune idee – ammette -, ma credo che sia necessario, soprattutto in un periodo in cui certi princìpi faticano a farsi strada. Credo sia per questo che sono stata eletta alla presidenza. Molti ecologisti vedono in me il mezzo per tornare ad un messaggio semplice e diretto, ma pure chiaro. Sono sicura che i risultati non tarderanno ad arrivare”. Se le si dice che ricorda da vicino Greta Gysin, la deputata dei verdi ticinesi recentemente congedatasi dalla scena politica, osserva: “Non la conosco direttamente, ma le sue posizioni sono abbastanza simili alle mie. -. Magari mi metterò in contatto con lei. Spero proprio che possa un giorno tornare alla politica attiva”. Un augurio che probabilmente stanno formulando molti altri ecologisti anche al sud delle Alpi. Economia Il progetto Bellinzona verificherà tutti i contratti di lavoro senza accordi collettivi Il“barile”è diminuito in pochi mesi del 30% il costo del carburante alla pompa solo del 5 LA LEGGE I PREZZI IN CHF DI BENZINA AL LITRO IN SVIZZERA NEL 2014 to per il socialismo (Mps) per contrastare il dumping presentata nel 2011. Il progetto di legge è arrivato solo di recente sul tavlo della commissione della Gestione, nonostante siano passati tre anni dalla dichiarazione di ri- cevibilità. Ma non sono stati ancora designati neppure i relatori dei vari rapporti. Un ritardo che per Matteo Pronzini, unico deputato del Mps in parlamento, è assai sospetto. “Tutti parlano di lotta al dumping, ma invece di affrontare il 1,68 17/11 10/11 03/11 27/10 20/10 13/10 06/10 29/09 22/09 15/09 08/09 01/09 11/08 1,64 Fonte: globalpetrolprices.com Ci sono poi altre ragioni che determinano la formazione dei prezzi della benzina. Ciò che si paga alla pompa non è mai carburante acquistato al prezzo attuale di mercato, ma contrattato e fatturato settimane o mesi prima. Da qui una forbice di prezzo che spesso non si capisce, ma che ha una sua spie- li automobilisti sono perplessi. Il prezzo del barile di petrolio da giugno ad oggi è sceso da 111 a 79,55 dollari (17 novembre). Un calo netto di ben 31 L’intervista L’opinione di Galeotti, Università Bocconi dollari, circa il 30%, a cui però non corrisponde una proporzionale diminuzione del prezzo della benzina che è sceso solo del 5%. Attualmente, la benzina verde 95 ottani quota mediamente 1.67 franchi al litro, il diesel 1,72, secondo la rilevazione del Touring club I PREZZI NEL MONDO, 17/11/2014, Chf svizzero (Tcs) Venezuela 0.01 del 17 novembre. Negli ultimi cinBrunei 0.41 que anni, tuttavia, il prezRussia 0.76 zo medio della ‘verde’ ha toccato una Maldive 1.02 punta massima di 1,86 l prezzo internazionale del petrolio può anGuinea 1.23 franchi nel cora calare, nonostante lo stato di acuta 2012, per poi belligeranza in quella sensibilissima e Figi 1.31 scendere lenmartoriata zona del mondo che è il Medio Orientamente alte”, afferma professore Marzio Galeotti, direttore l’attuale quodel Centro di ricerca sull’energia (Iefe) dell’univerCuba 1.38 tazione. sità Bocconi di Milano. “I consumaLa causa del calo di prezzo del greggio? Zimbabwe 1.50 tori devono “La crisi economica prolungata si fa sentire sul capire che sul mercato mondiale del petrolio, se è vero che il tasprezzo di un so di crescita 2014 sul 2013 potrebbe essere intorSvizzera 1.67 litro di carbuno all’1 per cento o poco più. Si accentua perciò la rante 90 cendiscesa delle quotazioni del petrolio che, oltre a Germania 1.79 tesimi sono di una domanda stagnante, scontano anche l’aumentasse”, spiega to dell’offerta”. Giorgio TetChi se ne avvantaggia? Regno Unito 1.92 tamanti, ge“Continuiamo ad assistere a una crescita della store della produzione di greggio senza precedenti nel Nord Hong Kong 2.06 storica staAmerica e negli Usa in particolare. Secondo zione di serl’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), entro Italia 2.17 vizio BP di la fine del decennio, il Nord America diventerà un Pizzamiglio: esportatore netto di liquidi petroliferi. Gli Stati “Il costo reale Uniti non sono più legati in modo così stretto alle Norvegia 2.25 segue le diimportazioni del petrolio medio-orientale”. Fonte: globalpetrolprices.com namiche delE chi ne pagherà le conseguenze? la quotazione “Il momento favorisce gli Usa e sfavorisce al del petrolio, ma il calo del prezcontempo Cina ed Europa. Da un lato, nessun paezo è riferito solo alla quota di se al di fuori dell’America offre il mix unico di camercato del prodotto. Il 30% ratteristiche sopra e sotto terra che hanno reso circa di diminuzione del prezzo possibile il boom del fracking (la tecnica per del barile di petrolio che stiamo estrarre petrolio e gas dalle rocce di scisto, ndr) registrando si applica, quindi, Dall’altro, con il prezzo denominato in dollari, e un solo ad una parte del prezzo aldollaro così forte, il mercato petrolifero diventa cola pompa. Gli automobilisti, in stoso per i mercati non americani e per l’Europa in genere, questo non lo sanno”. particolare”. “La crisi abbasserà di più le quotazioni del greggio” gazione nelle logiche commerciali. Paradiso degli automobilisti, la Svizzera lo è stata per i primi anni ’70: chi non ricorda la “normale” a 0,59 centesimi! Nel 1977 un litro di “super” costava 0,95 centesimi. “I tempi sono cambiati e l’epoca d’oro del ‘pieno’ è solo un ricordo – spiega Massimo Colombo, gestore del Piccadilly di Brusate . Anche se i frontalieri sono aumentati, i volumi di vendita del carburante non sono cambiati, perché con la card scontata il prezzo oltre frontiera è pressochè simile al nostro”. Resta invece del tutto ingiustificata e poco comprensibile la differenza di prezzo dei carburanti tra i punti di rifornimento sulle autostrade e quelli sulle strade cantonali o comunali. La differenza può superare anche i 30 centesimi litro. Ciò dipende dalle tassazioni imposte da Cantone e Berna sulle strade nazionali, dove tutti i prodotti sono più cari a causa, dicono i gestori, degli alti affitti applicati alle aree di sosta e rifornimento. Ma il futuro del “pieno” riserva nuove sorprese agli automobilisti svizzeri. La costruzione e la manutenzione delle strade nazionali saranno finanziate da un unico fondo riconosciuto nella Costituzione che avrà, perciò, durata illimitata. Per finanziarlo Berna prevede un aumento iniziale del prezzo dei carburanti di 5-7 centesimi al litro, sempre meno dei 12-15 centesimi annunciati in febbraio. Le stime mostrano comunque che, con il previsto incremento al litro, una famiglia che usa l’auto spenderà mediamente da 6 a 8 franchi in più al mese. “Gli attuali 30 centesimi di supplemento fiscale sugli oli minerali valgono molto meno rispetto al 1974, anno di introduzione del tributo”, scrive l’Ufficio federale delle strade (Ustra): “Tenendo conto dell’andamento dell’inflazione, in termini reali equivalgono a 13,7 centesimi di oggi. Se il supplemento fiscale fosse stato adeguato al rincaro, oggi ammonterebbe a 65 centesimi invece di 30”. PARZIALMENTE ACCOLTA NEL 2014 Nel febbraio del 2014 l’iniziativa Mps è dichiarata ricevibile solo in parte dal Gran Consiglio: dalle proposte viene stralciata quella dell’istituzione di un delegato interno per ogni azienda. Ti-Press 1,72 “I mole non indifferente di contratti, verificarne gli importi, gli orari di lavoro, le funzioni, le qualifiche, il grado di occupazione, la nazionalità.È quanto prevede il progetto di legge del governo sulla base dell’iniziativa popolare del Movimen- La battaglia I CONTENUTI DELLE NUOVE NORME La nuova legge chiede il rafforzamento dell’Ispettorato cantonale del lavoro (un ispettore ogni 5mila persone attive) e l’allestimento di una statistica su contratti di lavoro e salari. ÍÍçð`õõ_õfi Ífiç õõõð ¬àŒþfiçþð fi Œþ õõõ_ ¬_ NŒfiç_ ¥fi¬ úÓ ¥Œ èyðþõð è þÞfiçðèfi ð¿¿fiçõfi Ífiç Íç_õŒy_çfi Œ ÍŒ è_çŒ_õŒ èÍðçõ Œþfiçþ_¬Œ¡ èyŒ¢ 謌õõŒþð¢ èyŒ ¥Œ ¿ðþ¥ð¢ ç_yyªfiõõfi fi Þð¬õð _¬õçð _þyðç_Ô =àðÍèyð¬ð ‡ _õõ_¬Þfiþõfi ¥ŒèÍðþŒoŒ¬fi Œþ õõõfi ¬fi `¬Œ_¬Œ R’NÔ WŒ _èÍfiõõŒ_Þð… ½ à ¬ ½ ~˛ Ût N _ 33 Œ¬ _ M _ õfi R’N Œfiç oŒþ_ yðÞ Œ y¬ŒfiþõŒ õõ_ ¬_ N fi õ ç Ífiç ð¿¿fi þ õ x ú6´þ fièy¬èŒõ__˙Œðþfi x 6 x Põõ_ ¬_ è ãÿÀ La privacy x LE PROTESTA CONTRO I RITARDI Proteste del Mps (di cui Matteo Pronzini, nella foto, è l’unico deputato) contro il parlamento: l’iniziativa contro il dumping non è stata discussa nonostante siano ormai passati tre anni Con 40 ispettori non ci saranno più pagamenti in nero, ma nuovi mezzi contro il dumping salariale L’ESAME DEL PROGETTO DI LEGGE Nel settembre scorso si comunica al primo firmatario del Mps (Pino Sergi, nella foto) l’avvio dell’iter in commissione Gestione della proposta di legge elaborata dal governo in merito all’iniziativa. Le comunicazioni potranno essere anonimizzate Non ci sarà alcuna violazione della privacy Ti-Press 1,76 G formità, il livello dei salari, il rispetto delle norme, assumendo un ispettore ogni 5mila lavoratori. Calcolando all’incirca 200 mila lavoratori dipendenti in Ticino, si tratta di 40 assunzioni. Quaranta persone che dovranno esaminare una IL LANCIO DELL’INIZIATIVA NEL 2011 Il Movimento per il socialismo nel 2011 lancia l'iniziativa popolare legislativa generica “Basta con il dumping salariale in Ticino” raccogliendo oltre 7500 firme. 1,80 GIORGIO CARRION L’ idea è semplice. Obbligare i datori di lavoro a trasmettere tutti i contratti, non sottoposti agli accordi collettivi, all’Ufficio di sorveglianza del lavoro. Poi controllarne la con- Ti-Press La corruzione non risparmia le economie emergenti Il gigante energetico brasiliano Petrobas, che nel 2010 ha portato a termine con successo una delle maggiori vendite di azioni sul mercato, pari a 70 miliardi di dollari, è rimasto coinvolto nel più grande scandalo della storia del Brasile. Un discreto numero di dirigenti di Petrobas sono stati accusati di ricevere “mazzette” da imprese di costruzioni e di usarle per finanziare i partiti politici al governo. L’indagine, che è stata definita dalle autorità brasiliane Car Wash (lavaggio dell’auto), potrebbe seriamente danneggiare il nuovo governo del presidente Dilma Rousseff, anche perché dal 2003 al 2010 la Rousseff ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Petrobas. Negativo anche l’impatto dello scandalo sulla reputazione della Petrobas; il cartello di imprese edili che aveva messo in piedi il racket delle tangenti, non solo ne corrompeva gli impiegati ma faceva gravitare i costi degli appalti. Secondo Morgan Stanley il valore di mercato dei beni della Petrobras è già sceso di 8,1 miliardi di dollari. Secondo la polizia federale brasiliana, l’ammontare totale delle transazioni atipiche legate al finanziamento illecito dei politici è di 3,9 miliardi di dollari, mentre il volume totale dei contratti legati a questa rete di corruzione è stimato intorno ai 22 miliardi di dollari. I politici avrebbero ricevuto una percentuale fissa pari al 3 per cento su tutti i contratti. Una cifra enorme, insomma, specialmente per un’economia emergente come quella del Brasile. Fino ad ora sono stati sequestrati beni appartenenti a soggetti coinvolti nello scandalo per un valore complessivo di appena 270 milioni di dollari. L’operazione Car Wash mette a nudo l’ampiezza del problema della corruzione nelle economie emergenti. Non bisogna, poi, dimenticare che Petrobas è l’impresa più grande ed importante del Brasile. Tuttavia, allo stesso tempo, il semplice fatto che tutto ciò sia venuto a galla rivela l’efficienza ed onestà delle istituzioni brasiliane nello smascherare il racket delle tangenti. Una costatazione: la lunga marcia del capitalismo dei mercati emergenti verso la modernizzazione ed il benessere non può essere immune dalla corruzione, l’importante, però, è che esistano strutture istituzionali, ad hoc, in grado di stroncare e smantellare le varie tangentopoli e di punirne i responsabili. 21 Quando il petrolio scende di prezzo ma la benzina no I NUMERI LORETTA NAPOLEONI 25/08 20 18/08 IL CAFFÈ 23 novembre 2014 #! ’ $,/*&, %( !1(22&,$ "0,(-)+ ÔoèÔyªóèyðÍçŒçfi £ R’N ÿÀ¯Ô PõõŒ Œ ¥ŒçŒõõŒ çŒèfiç_õŒÔ problema preferiscono dare colpa ai frontalieri – sostiene Pronzini - Da troppo tempo stiamo aspettando i rapporti della Gestione per la discussione parlamentare per poi andare al voto popolare”. Difficile che la proposta di legge possa andare in discussione prima della fine della legislatura. Un ritardo che è ormai il doppio rispetto a quello consentito per legge, 36 mesi rispetto ai 18 prescritti. E che maschera anche una certa difficoltà ad accettare l’introduzione di norme, considerate complesse e onerose, che erdi più si inseriscono sul mercato del lavoro all’interno della libera contrattazione fra dipendenti e imprenditori. I datori di lavoro, sulla base del progetto di legge, dovrebbero infatti notificare i contratti d’impiego aperti e chiusi nell’anno, specificandone la forma (se scritti o orali), con una serie di dati sulla retribuzione, sugli orari, sul luogo di lavoro, sulle ore settimanali. Pena una multa fino a 5mila franchi. E il Cantone si vedrebbe arrivare fino a 200 mila pratiche, da esaminare in dettaglio. Quasi una schedatura a tappeto della forza lavoro in Ticino. “Macché – ribatte Pronzini – primo le comunicazioni potranno essere anonimizzate. Nessuna violazione della privacy. Noi non vogliamo creare nuova burocrazia, ma costruire un rilevamento statistico, un date-base, una fotografia reale del lavoro in Ticino. Quanto al costo, pur calcolando una spesa di 100 mila franchi per ispettore, siamo di fronte grossomodo a 4 milioni di spesa. Venti franchi per lavoratore, meno di 2 franchi al mese. Hanno tanto sbandierato l’aumento delle imposte ai frontalieri, di 50-60 franchi al mese, e ora hanno paura di 2 franchi?”. In compenso il controllo sarebbe ferreo. Non scapperebbe nessuno. Le forme più scandalose di dumping, di operai sottopagati, emergerebbero subito, assicura il deputato Mps: “Con 40 ispettori in più non ci sarebbe nessun pagamento in nero, aumenterebbero anche il gettito fiscale, i contributi Avs e diminuirebbero le prestazioni sociali, e soprattutto sapremmo esattamente cosa succede sui posti di lavoro. Avremmo la possibilità di intervenire ed evitare ogni forma di dumping salariale”. Per l’Mps uno strumento concreto contro le politiche che spingono verso il basso i salari, peggiorando le condizioni di lavoro, che non sarà però facile far passare in Ticino. Cantone dove il 68 % della popolazione pochi mesi fa ha respinto nettamente l’introduzione del salario minimo a 4 mila franchi. Concorso con I . . C . t r VnIaNVW Polo Sta u ore Fr. 15’990.–*) (val , dizionata, *Aria con eggio st o p ri so Sen th, Bluethooop, Start / st Dab+, d’emergenza... Frenata o n r e t n i ’ l l a a l e l o a d n n r a o i c ...cer pagina del g di una uesta) (non in q ! e l i c a f è e r e Vinc L’estrazione dei tagliandi inviati avverrà la sera del 31 dicembre 2014 a Locarno sulla pista di ghiaccio in Piazza Grande Vinci una VW Polo con e In una fotografia all’interno del Caffè è nascosta una VW Polo. Indica il numero della pagina in cui si trova e la data di pubblicazione del Caffè. Nome: ................................... Cognome: ........................................... Via: ...................................................................................................... Cap ...................... Località ................................................................ La VW Polo è nascosta a pagina ........................... de “il Caffè” del ........................... Da imbucare nelle urne all’interno di “Locarno on Ice” oppure inviare a: Concorso VW Polo il Caffè via Luini 19 6600 Locarno ettimane s e l e t t u t , el Caf fè, l gior nale e d d e n o i n g r a e p t n o le Cerca all’i ui si trova c Sfogliand . n i a t s a e n i u g q pa da mpilare . Indica la a par tire o o l c o a P t s a W B V è. una o e del Caf f n la foto di o i a “Locar n z i a c a i r l e b v b o u r t p i e e la data d ui a lato o quelli ch nell’ur na o l r a c u b m oq no e. Potrai i d il tagliand n a r di “Locar G o a o l z z g i a i i l P g a on Ice” in all’auto fr o t n a c c a va che si tro lo nviarlo a: i e r u p so VW Po r p o o c , ” n e o c C I On il Caffè 19 via Luini rno 6600 Loca ere Puoi vinc ento l mom SOLO se a azione dell’estr i ti trovera e a Grand in Piazza on Ice” “Locarno Condizioni generali: i collaboratori de ‘Il Caffè’, delle società partner e le loro famiglie non possono partecipare. I vincitori saranno avvertiti personalmente. I premi non sono convertibili in denaro. Ogni ricorso alle vie legali è escluso. Partecipando ai concorsi ci autorizzate ad utilizzare i vostri dati a fini pubblicitari. IL CAFFÈ 23 novembre 2014 ECONOMIA 23 L’impresa L’euro debole è un pericolo per l’export rossocrociato E sportazioni da record per la Svizzera. Con 19,8 miliardi di franchi e un aumento mensile dell’8,1% l’industria elvetica ha messo a segno una delle migliori performance nell’ export. Ma la debolezza dell’euro, deprezzato da marzo del 10% rispetto al dollaro e del 5% sulle altre monete, rischia però di frenare l’economia svizzera. Il momento d’oro delle esportazioni potrebbe subire la gelata invernale. “L’indebolimento dell’euro è ancora troppo recente perché se ne possano sentire gli effetti - spiega Bruno Parnisari della Segreteria di Stato dell’economia -. Benché le previsioni per l’economia svizzera rimangano relativamente positive, negli ultimi mesi i rischi congiunturali sono sensibilmente aumentati”. Jan-Egbert Sturm, economista responsabile del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo, dice: “La debolezza dell’euro svantaggia le esportazioni. Pur tuttavia, i prodotti svizzeri esportati sono di alta qualità per cui subiranno meno l’effetto della debolezza dell’euro”. Al positivo risultato hanno contribuito, infatti, tutti i settori, a cominciare da quello della gioielleria, salito del 36%. Seguono la chimica-farmaceutica (+8%), gli strumenti di precisione (+6%), l’industria metallurgica (+6%), quella alimenta- CAMBIO FRANCO SVIZZERO/EURO 1.35 1.30 1.25 1.20 1.15 Fonte: Il Sole 24 ore GIORGIO CARRION Ti-Press La moneta unica è deprezzata e può frenare il trend positivo 1.10 1.05 1.00 03/01/11 02/01/12 01/01/13 re (6%), l’orologeria (5%) e l’industria delle macchine e dell'elettronica (+1%). La decisione della Banca Nazionale di mantenere la soglia del tasso di cambio entro 1,20 01/01/14 19/11/14 franchi per euro potrebbe non bastare. Una soluzione che alcuni, come l’ex Ceo di Ubs, Oswald Grübel, addirittura considerano un “grave errore, perchè di fatto non abbiamo più il Franco ma l’Euro… La Svizzera sostiene in modo artificiale la moneta europea e indebolisce la propria: così facendo tutti i nostri patrimoni sono svalutati per un quinto”, afferma l’ex banchiere in un’intervista pubblicata giorni fa dal settimanale ‘Weltwoche’, posto che dal 2011 ad oggi, secondo l’esperto, il rapporto di cambio franco-euro dovrebbe essere realisticamente di 1 a 1. L’indebolimento dell’euro si palesa in poche cifre. Il 9 maggio scorso il tasso di cambio rispetto al dollaro Usa era di 1,38; il 21 novembre ha toccato 1,20, cioè la soglia di cambio fisso. Il sistema produttivo svizzero rischia di restare in mezzo ad una tenaglia: euro debole e crisi dei Paesi importatori dei suoi prodotti, dove i consumi sono depressi. Cosa riserva il 2015 all’export svizzero? “La risposta non è univoca, ma dipende molto da settore a settore - risponde Angelo Geninazzi, responsabile cantonale di Economisuisse -. Quelli più innovativi e con un alto valore aggiunto, molto specializzati, faranno certamente meno fatica. I settori invece in competizione più diretta con concorrenti europei saranno davanti a sfide più impegnative. Ma in ogni caso tutti hanno una certezza di pianificazione grazie alla Banca nazionale svizzera e alla sua politica monetaria”. Ci sono poi settori che evitano completamene il problema poiché esportano in franchi, ad esempio, alcuni rami del farmaceutico o i cui mercati sono per gran parte extraeuropei: “Non sono certo la maggioranza, ma la crisi acuta dell’euro negli anni 2010-2011 ha reso sensibile l’economia; oggi è più preparata che non 4-5 anni fa”, sottolinea Geninazzi. Rispetto alla primavera 2014, anche la congiuntura svizzera ha perso vigore. Nel 2° trimestre ciò ha avuto conseguenze sia sull’andamento del Pil (solo +0,2% rispetto al trimestre precedente), sia sul tasso d’occupazione, invariato. La principale causa è l’incertezza sui principali mercati stranieri, scrivono gli economisti federali: “…non si può ancora parlare di una ripresa significativa delle esportazioni svizzere, tanto più che nei primi sei mesi del 2014 anche la domanda interna, che negli ultimi anni ha sostenuto la congiuntura, ha perso dinamicità”. Dopo i nuovi dati sull’export, cosa diranno gli esperti di [email protected] Berna? ?6;3C:A<59 ( 1+./- 0/+ # !"((>",+ ’* 0’ .’ .+,-11’1"1 * &" ."*2 "((0(-"= ÃʾÑ!è.èÄ9-"145šèò.94"6’ª1¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ì1ï"-&3ÍÍ0è&À.Ýï+ÝÌ!Ì0Ê9˙òûš³:7ª$Å6šÞÞè˙ªéæö˙7ªÝÑ&šèÍ6",4³:¦:+/62Ý9Ý1Ê7;1,³42͹°+°90.Ý̼È6+ö;’)ÅìöÞ.©Þ(¦:©ì6ÅòÃñʾ ((+- +%%’ -"*0(/ 1" ( ,% +)" )’*’)+ $-< B 8DD<74< *16>CA6U6 )6E.XCU I6O [A.>>A.O6 IXCAUG2 PGPUAUXAU6 C. [GPUO. .XUG 4A .CD6EG 8 .EEA 1GE XE [6A1GCG EXG[G 46C 1.DIAGE6 6XOGI6G 4A ( WL 06E6;A1A.OE6 EGE P.O6U6 PGCG [GA3 D. .E1?6 CN.D0A6EU6L &.>>AGOA AE;G PX \\\LO6E.XCUL1? / %C IO6DAG I6ODXU. ( W 4A ;OL W <‘‘L9 JAE .>>AXEU. .C [.CGO6 4A OAIO6P.K 7 [.CA4G I6O C. OAIO6P. 4A G>EA [6A1GCG I.OUA1GC.O6 4A IAY 4A 8 .EEA .CCN.1MXAPUG 4A XE EXG[G DG46CCG )6E.XCUL 1MXAPUG XEA1.D6EU6 UO.DAU6 C. I6OPGE. .CC. MX.C6 7 AEU6PU.U. C. CA16E_. 4A 1AO1GC._AGE6 46C [6A1GCG 4. I6ODXU.O6 JADD.UOA1GC.UG 4. .CD6EG R D6PA 64 AE >O.4G 4A 1AO1GC.O6KL "P6DIAG 4A 1.C1GCG2 .IUXO !^E.DAMX6 "’")$- + 6 F‘3 =3F CSH‘‘ BD3 HHV > ( W SBD3 1.U6>GOA. 4A 6;;A1A6E_. 6E6O>6UA1. 3 IO6__G 1.U.CG>G ;OL WW <‘‘L93 D6EG IO6DAG 61G 1.DIAGE6 ;OL W ‘‘‘L93 D6EG IO6DAG I6ODXU. ( W ;OL W <‘‘L9 : ;OL H8 ‘‘‘L9L ,.CGO6 D64AG 46CC6 6DAPPAGEA 4A ( W 4A UXUUA A [6A1GCA EXG[A [6E4XUA AE *[A__6O. H=8 >SBDL (;;6OU. [.CA4. PX [6A1GCA I.OUA1GC.OA J6116UUG +\A_^K I6O A 1CA6EUA IOA[.UA IO6PPG A O.IIO6P6EU.EUA )6E.XCU 1?6 .46OAP1GEG .CCNAEA_A.UA[. AE 1.PG 4A PUAIXC. 46C 1GEUO.UUG ;AEG .C VHLHWLW‘H=L %C >OXIIG )6E.XCU 7 1.DIAGE6 6XOGI6G 4A ( W 1GE 6DAPPAGEA D64A6 I.OA . HH=3Q > S BD// PXCC. 0.P6 46CC6 .XUG[6UUXO6 ADD.UOA1GC.U6 E6C H5 P6D6PUO6 W‘HVL // % 4.UA 1GOOAPIGE4GEG .C [.CGO6 1GDIC6PPA[G P61GE4G AC )6>GC.D6EUG J "K EL QH<SW‘‘QL #GEU62 @!+ JPPG1A.UAGE X]ACA.AO6 46 CNXUGDG0AC6KL I numeri 24 ECONOMIA 1 I FRONTALIERI NELLA CONFEDERAZIONE Secondo i dati dell’Ust i frontalieri nel secondo trimestre ammontavano in Svizzera a 288.149, vale a dire il 4.3% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il lavoro N ella Svizzera francese due grandi banche corteggiano i frontalieri, studiando un’ottimizzazione fiscale su misura. In Ticino, al contrario, si escogita quanto possibile per mettere loro il bastone tra le ruote, e poco importa se i frontalieri italiani fruttano almeno mezzo miliardo di franchi all’anno all’economia della regione. Oltre, naturalmente, al valore creato con il loro lavoro. “È presto per valutare quali strumenti vogliano proporre, ma è ovvio che nella Svizzera francese le banche non hanno nessun interesse a perdere una parte consistente della loro clientela come quella rappresentata dai lavoratori, risparmiatori e investitori frontalieri – commenta Samuele Vorpe, responsabile del Centro competenze tributarie della Supsi -. Si fa un gran parlare, da noi, dell’aumento del moltiplicatore d’imposta che dovrebbe portare una ventina di milioni in più, ma è solo una piccola parte del gettito fiscale alimentato dai lavoratori stranieri”. A conti fatti, e stimando per difetto, nelle banche ticinesi i frontalieri lasciano ogni anno 150 milioni di franchi, mentre, secondo la stima di Vorpe, sarebbe di almeno mezzo miliardo, tra imposte e spese varie, la somma riversata nell’economia cantonale. Con 288mila frontalieri in Svizzera, per una massa salariale di venti miliardi di franchi 2 3 Nelle banche ticinesi i frontalieri lasciano 150 milioni ogni anno 4 5 LA CLASSIFICA DEI LAVORATORI Dopo la regione del Lemano (99.715) e la Svizzera occidentale (67.209) il canzon Ticino è al terzo posto con 62.458 frontalieri. Al quarto posto, a distanza, la Svizzera orientale con 24.499 lavoratori frontalieri. LE NAZIONALITÀ DI PROVENIENZA Il maggior numero di frontalieri è composto da francesi, 150.353, seguiti dagli italiani con 69.318 lavoratori e dai tedeschi con 58.533. Gli austriaci sono 8.308 e 1.635 di altri Paesi. LE PROFESSIONI E LE MANSIONI Quasi il 20% dei frontalieri in Svizzera ha ruoli di livello superiore: il 7% occupa una posizione di dirigente e il 12% ha una professione accademica o equivalente. ogni anno, facile intuire quanto di questo fiume di denaro rientri nelle casse federali, cantonali e comunali sotto forma di imposte, dirette o indirette. Nel caso romando, poi, l’iniziativa di Ubs e Crédit Agricole cerca di recuperare quanto il governo francese ha “sottratto” modificando nel giugno scorso, unilateral- mente, gli accordi sulle ritenute fiscali dei propri 145mila frontalieri. “Ad eccezione di Ginevra che tassa, per tutti gli altri lavoratori francesi in altri cantoni è la Francia che restituisce alla Svizzera parte della massa salariale – spiega Vorpe -. In Ticino, invece, basta calcolare che i ristorni dei frontalieri equivalgo- no a 60 milioni per capire che nelle casse pubbliche entrano ogni anno più di 150 milioni. Se aggiungiamo conti bancari, indotto, spese varie la cifra è rilevante”. Per quanto riguarda, ad esempio, i soldi custoditi dai frontalieri nelle banche ticinesi anche considerando un deposito medio ,largamente per difetto, è Partecipa al concorso . . . n o c e gioca Belinda Bencic Partecipate al concorso e vincete uno degli 8 inviti esclusivi al Cornèrcard Belinda Tennis Talents. Con un po’ di fortuna infatti, i giovani dai 12 ai 16 anni (nati tra il 1998 e il 2002) potrebbero essere estratti per incontrare Belinda Bencic e allenarsi seguendo le sue dritte. Belinda è testa di serie della classiica mondiale nella categoria juniores nonché vincitrice del Grande Slam di Parigi e Wimbledon - sempre nella categoria juniores - e astro nascente della WTA. IL PROGRAMMA DI DOMENICA 30 NOVEMBRE AL CENTRO SPORTIVO SWISS TENNIS, BIENNE alle 8.30 arrivo, caffè dalle 9.00 alle 12.00 Training con Belinda e altri membri della squadra giovani dalle 12.30 alle 13.30 pausa e piccolo pranzo, ine dell’evento. Per partecipare al concorso basta spedire una email a [email protected] entro lunedì 24 novembre 2014 con indicato nome e cognome del partecipante, la data di nascita e l’indirizzo. I vincitori saranno informati immediatamente, sempre via email In collaborazione con IL CAFFÈ 23 novembre 2014 ilcaffè IL TASSO DI OCCUPAZIONE Tra il terzo trimestre 2013 e il terzo trimestre 2014 il numero di occupati in Svizzera è aumentato dello 1,7%. Nello stesso periodo, il tasso di disoccupazione è rimasto al 4,7 - 4,8%. facile immaginare il flusso di milioni che ogni anno resta nei conti delle banche. Calcolatrice alla mano, se solo si conteggiassero come titolari di un conto la metà dei frontalieri italiani, circa 30mila, e si accreditasse loro almeno la metà di quanto per la legge fiscale italiana potrebbero custodire in Svizzera, cioè circa 5 mila franchi, risulterebbero 150 milioni puliti puliti. E se si volesse conteggiare anche solo una voce di quell’indotto ricordato da Vorpe, si potrebbe fare analogo ragionamento con gli acquisti di carburante. Sempre stimando, per difetto, che metà di quanti ogni giorno passano la frontiera per lavorare consumino a testa solo cento franchi al mese per il pieno, ecco altri 30-40 milioni versati sul territorio. Calcoli simili si potrebbero ipotizzare per una miriade di piccole spese, dal caffè al pranzo e ad altri eventuali acquisti, che sommati insieme formerebbero un capitale per nulla trascurabile. “Certo, non è fantascienza ipotizzare che ogni anno tra imposte, spese e indotto i frontalieri lascino mezzo miliardo di franchi nel cantone – conferma Vorpe -. Senza dimenticare le forme assicurative, terzo pilastro o altre assicurazioni d’investimento che, tra l’altro, come oneri assicurativi e spese professionali non hanno possibilità di essere detratti dalle imposte, come per i lavoratori svizzeri, se non con una parte forfettaria minima”. IL CAFFÈ 23 novembre 2014 Mondo Lo scontro. Nel voto in Emilia e il Calabria il primo test sulla svolta del leghismo post Bossi LE MAPPE LUIGI BONANATE Fermiamo gli orologi per facilitare gli accordi Un mese fa l’Onu, rappresentata dai suoi 5 membri permanenti, più la Germania e l’Iran, decise, a Vienna, che entro il 24 novembre (ovvero, domani, lunedì) avrebbe dovuto concludere un “Accordo universale”. Un modo per dire che l’obiettivo da conseguire entro questa scadenza era l’impegno iraniano a limitare la ricerca esclusivamente al nucleare pacifico. In cambio di questo patto l’Onu avrebbe chiesto ai suoi membri (tutti) di cessare le sanzioni nei confronti dell’Iran. Un tempo, lo stile diplomatico suggeriva, di fronte alla difficoltà di stringere un accordo entro una certa scadenza, di “fermare gli orologi” fingendo che il tempo si fermasse giusto per il tempo necessario ad trovare l’intesa. Raggiuntolo, gli orologi ripartivano. E il mondo veniva a sapere che la firma era giunta proprio allo scadere del tempo disponibile! Bei tempi, verrebbe da dire, se consideriamo che la fedeltà ai trattati ha continuato a declinare nel tempo e la fiducia dell’opinione pubblica internazionale, di fronte a un accordo, rimane ormai piuttosto scarsa. Questa volta, comunque, dovremmo volere, anche a costo di fermare a tempo indeterminato gli orologi, l’accordo. In primo luogo, in quel tormentatissimo Vicino Oriente (nonché anche Medio Oriente) un segno di pace o di distensione sarebbe un balsamo sulle ferite che tutte le popolazioni laggiù subiscono ogni giorno. Ne ha bisogno, in secondo luogo, la società iraniana (80 milioni di persone). Paese ricchissimo di petrolio nel quale è difficile per gli abitanti di Teheran far benzina (!). Ma poverissimo di industrie e prodotti moderni, essendo ancora prevalentemente legato all’agricoltura, alla pastorizia e un po’, ma molto meno, al turismo, che potrebbero modernizzare il paese e innovarne il clima politico. In terzo luogo, l’Iran sta perdendo una partita importantissima per il mondo islamico, che è lo scontro tra sunnismo e sciismo. I sunniti sono ormai i quattro quinti dell’Islam e gli sciiti (la religione cui apparteneva Saddam Hussein) diminuiscono sempre più, ciò che dovrebbe suggerire politiche di rappacificazione ben più che di competizione teologica. Ma c’è, infine, l’utilità di un’apertura dell’Iran al mondo dei compromessi: alla purezza “rivoluzionaria” dei tempi di Khomeini (chi se lo ricorda ancora?) è necessario far seguire oggi l’idea che l’Iran non ha bisogno di produrre bombe atomiche per difendersi da Israele e preferisce “controllare gli orologi” per rientrare a vele spiegate nella società internazionale. 25 L’ALLEANZA Marine Le Pen, 46 anni e Matteo Salvini, 41 anni, al parlamento europeo di Bruxelles La nuova destra oltre il berlusconismo Salvini sfida Forza Italia e sposta la Lega sulle posizioni di Le Pen LA SETTIM ANA La destra italiana, quella che si sta ridisegnando attorno al giovane leader della Lega Nord, Matteo Salvini, passa oggi, domenica, dalla prova delle urne. In Italia si tengono le elezioni regionali in Emilia Romagna, da sempre “roccaforte rossa”, e in Calabria. Dai risultati del voto in queste due regioni, un test che impegna oltre 5 milioni e mezzo di elettori, si capirà se il nuovo corso di Salvini avrà gambe e consensi per andare avanti e “rottamare”, come sta facendo a sinistra l’altro Matteo, Renzi, la vecchia destra di Forza Italia e mettere in soffitta il “berlusconismo”. Salvini s’è messo sulle spalle la Lega nord dopo lo scandalo che ha travolto il suo leader storico, Umberto ma persona su facebook e twitter (postando foto, notizie, dati) Lui è quello di sempre, il ragaz- come semplicemente non fa zone con la felpa che non si per- nessun altro leader politico. E di de un mercato rionale o una fie- che parla, in concreto, Salvini? ra di paese: con la differenza che Di ciò di cui, pure, ha sempre adesso non si perde neanche un parlato: la differenza è che certi talk-show, perché lo invitano temi regionali sono diventati tutti. E questo perché sembra nazionali. Le polemiche anticache tutti, ora si siano accorti di sta e contro lo Stato centrale lui: di questo quarantenne che è c’erano anche prima, e così pure segretario della Lega Nord e che la questione immigrazione che mette d’accordo retroscenisti e però intanto è esplosa dapperanalisti politici: il futuro in Italia tutto. Ora in aggiunta c’è l’uscidovrà fare i conti con lui. Del re- ta dall’euro, la polemica contro sto i sondaggi parlano chiaro: il una certa magistratura, le critipartito, con Matteo Salvini, che contro le multinazionali, sembra destinato a portare il contro le banche, naturalmente Carroccio ben oltre il 10 per l’opposizione alle tasse. Salvini cento dei consensi, come po- non la fa mai difficile: e gli avtrebbe accadere per esempio in versari lo tacciano di superficiaEmilia Romagna, dove ci sono le le, ma - soprattutto in tv - alla fielezioni regionali. Per il voto ne restano sempre con il cerino odierno i principali sondaggi di- in mano. Salvini non è certo il primo a cono che Forza Italia rischia di andare sotto il 10 per cento e rivolgersi direttamente alla che la Lega potrebbe superarla “pancia” del Paese, anzi: in Itanettamente: a quanto pare, ru- lia i demagoghi ormai li fabbricano a mazzi. ba voti tanto a Sta di fatto che Silvio Berlusco- Il giovane leader lui risulta più ni quanto a Bepcredibile, empape Grillo. Un ca- sembra destinato diretto, so? O una cre- a portare il Carroccio tico, senza la spocscita non casua- ben oltre il 10 per chia paternalile, anzi pro- cento dei consensi stica che altri grammata, stucalano dall’alto. diata nei dettagli? All’apparenza Salvini sem- Non ha mai governato, non ha bra quello che è sempre stato: responsabilità pregresse, non immancabile a tutti i raduni, sa- ha lobby economiche o peggio gre, feste, comizi, gazebo, o nei clientele che lo sostengono, non campi nomadi dove in realtà va ha alle spalle un gruppo parlada anni, in birreria e in trattoria mentare di pazzi litigiosi, e - vee mai nei bei ristoranti, se pos- ra rarità - non ha neppure pensibile allo stadio a vedere il Mi- denze giudiziarie. Il vero punto lan, sul campetto di calcio, è se abbia avversari: Beppe Grilovunque. È pur vero che nel lo è l’unico che lo fronteggi sul centrodestra c’è poco altro di piano dell’empatia, Berlusconi cui parlare: si è sempre detto lo teme - infatti Salvini non vie“oltre Berlusconi, il nulla” e si è ne quasi mai invitato nelle sue sempre sottovalutato un leader televisioni - e il Cavaliere semdella cosiddetta democrazia dal bra più indirizzato ai bisogni dei basso, che i voti li ha sempre piccoli imprenditori e dell’Italia raccattati soprattutto per stra- più anziana. C’è pure Giorgia Meloni: ma da. È stato militante, manifestante, consigliere comunale, sconta un messaggio che in intrattenitore radiofonico, giu- tempo di crisi risulta più elaborato alle selezioni di Miss Pada- rato e pieno di distinguo. E gli nia, europarlamentare, capo- altri? Gli altri, soprattutto i mogruppo, infine segretario della derati, se li è già presi tutti MatLega. C’è chi fantastica di gran- teo Renzi. Ecco perché la sinidi apparati di comunicazione al- stra ha gioco facile nel dipingere le spalle, ma Salvini in realtà fa Salvini come rozzo, fascistoide, sempre le stesse cose da anni: razzista, populista. Le solite cova in televisione se lo invitano se: a Salvini le dicono da ven(prima di meno, ora di più) e t’anni, a da vent’anni gli scivonon disdegna di scrivere in pri- lano addosso. FILIPPO FACCI Bossi, e la breve parentesi del governatore lombardo, Roberto Maroni. E sin da subito ha puntato a creare un polo di destra autonomo, che ha preso le distanze dai vecchi alleati. Il giovane leader ha sposato la politica antistranieri di Marine Le Pen, la linea dei gruppi politici antieuropeisti, e ha avviato un dialogo interno con i neofascisti di Casa Pound. L’obiettivo è quello di calamitare la rabbia dettata dalla crisi economica e non soltanto al nord Italia. Ora in Emilia e Calabria si vedrà se il nuovo corso della Lega riuscirà a superare, in consensi, Forza Italia e il berlusconismo come idea politica, in declino insieme al suo ideatore. IL CAFFÈ 23 novembre 2014 26 Il periscopio VIZI E VIRTÙ GERHARD LOB dalleAmeriche Se i contenitori vengono prima dei contenuti Jake Browne esamina il bocciolo di marijuana tra le dita, lo annusa, lo carica in una pipa e accende: “Lieve dolcezza di limone”, annota sul suo computer. Una tirata, due al massimo. Perché Brown, nella rivoluzione americana della cannabis libera, è The Cannabist, il critico delle canne del Denver Post. L’idea è analizzare e dare punteggi alle mille varietà di marijuana sul mercato quasi come un assaggiatore di vini. Il Denver Post è il giornale più antico del Colorado. Il fatto di pagare un “sommelier” della marijuana per farsi uno spinello “è una cosa che fa senso giornalistico”, spiega Ricardo Baca, Questa settimana l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) ha comunicato i suoi progetti di sviluppo per gli ospedali pubblici in Ticino. Un osservatore esterno, come il sottoscritto, resta decisamente sorpreso da questa iniziativa, visto che parallelamente il Gran Consiglio si sta occupando della pianificazione ospedaliera e il risultato finale non è ancora noto. Gli obiettivi dell’Eoc sarebbero “in linea con la pianificazione ospedaliera”, è stato detto, poiché, comunque, “stiamo parlando dei contenitori”, cioè degli ospedali come edifici. Ma com’è possibile parlare dei contenitori, senza conoscere esattamente i contenuti? Si possono scindere le due cose? Secondo me sarebbe opportuno fare il contrario. E cioè: si definiscono prima i contenuti, per poi vedere come devono essere realizzati i contenitori per soddisfare in modo ottimale questi contenuti. La predominanza dei contenitori sui contenuti è una costante che purtroppo si nota con una certa regolarità in Ticino. Ad esempio a Lugano, dove si lavora da anni per il nuovo centro culturale Lac, un mega progetto costato fior di milioni. A meno di una anno dalla prevista apertura, nel settembre 2015, non si sa ancora con esattezza con quale programma si vuole “attrarre e formare un pubblico quanto più vasto e internazionale”, come ricorda la Città sulla sua pagina web. Ultimamente sembrava che il colore e l’uniformità della facciata fossero diventati elementi decisivi per il successo del Lac. Invece, saranno i contenuti a muovere visitatori dalla Svizzera tedesca, oppure dall’Italia, e fargli scegliere come meta il nuovo polo culturale di Lugano. Anche nel caso del Palacinema a Locarno, inizialmente, sembrava predominante l’aspetto del contenitore. Per fortuna si stanno delineando sempre di più i contenuti per fare delle vecchie scuole un centro audiovisivo vivace, per evitare di creare una cattedrale nel deserto animata soltanto in agosto quando c’è il Festival. Ad Ascona si è investito molto per il restauro del Teatro Materno, d’altronde ben riuscito. Pochi sono però i soldi per la gestione di questa struttura. E relativamente pochi saranno dunque gli eventi durante l’anno. A pochi passi da questo gioiello succede pure il contrario. Parliamo del Monte Verità. Sulla sua storia il defunto storico dell’arte Harald Szeemann ha creato una leggendaria mostra che però si trova nell’Archivio di Stato, visto che Casa Anatta, che la ospitava, da anni è inaccessibile. Si aspetta il restauro. Speriamo che il contenitore in questo caso sia ben presto pronto. Perché il contenuto esiste già. ALESSANDRA BALDINI Washington Un critico per recensire la cannabis sul giornale responsabile del desk cannabis: “Abbiamo il critico gastronomico e l’enologo. Il passo successivo è stato la marijuana”. Colorado e lo Stato di Washington hanno fatto da apripista: legalizzando per referendum nel 2012 lo spinello a scopo ricreativo, hanno messo alla prova un divieto che tra il 2001 e il 2010 negli Usa ha portato all’arresto di 8,2 milioni di per- dall’Europa LORENZO ROBUSTELLI Bruxelles Sbagliare strada di 3.700 chilometri. È successo ai satelliti “Doresa” e “Milena”, lanciati dall’Agenzia spaziale europea per far parte dei trenta previsti dalla costellazione “Galileo”, il sistema di navigazione satellitare che renderà l’Europa indipendente da quello gestito dal governo Usa, il Gps ora in uso. Il lancio presentava un rischio: lo stadio del missile vettore che doveva posizionare Doresa e Milena si chiama “Fregat”, e, in italiano, non è un nome ben augurante. È stato proprio Fregat a lasciare quei 150 milioni di metallo ed elettronica in un’orbita ellittica a 26.200 chilometri con inclinazione di 49,8° invece che a 29.900 km con inclinazione di 55°. Tutto sbagliato. Una commissione indipendente sostiene che i satelliti sono stati mollati prima del tempo perché il carburante che doveva dare l’ultima spinta si è congelato, per un errore di pro- dall’Asia ANTONIO FATIGUSO Tokyo Oltre a gonfiare la bolletta energetica e pesare sulla bilancia commerciale, il blocco dei 48 reattori nucleari dopo la crisi della centrale di Fukushima ha un’altra pesante conseguenza: le emissioni di anidride carbonica del Giappone sono salite ai massimi di sempre nell’anno fiscale 2013 per la dipendenza da gas naturale e carbone nella produzione di elettricità. La terza economia del pianeta ha “rilasciato” 1.224 milioni di tonnellate di CO2, in aumento dell’1,4% sui precedenti dodici mesi e del 16% sui livelli del 1990, anno di riferimento dei tagli in base al protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici, promosso L’Ue resta“Fregat” nella corsa verso lo spazio Tokyo riduce il nucleare ma il CO2 cresce del 1,4% dall’Onu. I dati forniti dal ministero dell’Economia (Meti) stridono coi propositi del 2010, quando Tokyo s’impegnò a tagliare drasticamente i gas serra portando in un ventennio, dal 30% al 50%, il fabbisogno energetico generato dal nucleare. Il disastro di Fukushima ha provocato un’inversione di rotta e fatto volare le importazioni di gas naturale liquefatto (+24%) e carbone (+4,8%). sone. Oggi, hanno rivelato gli elettori di altri due Stati, Alaska e Oregon e del Distretto di Columbia, la marijuana ha conquistato Main Street. Vittorie significative perché avvenute nel quadro di una svolta a destra dell’elettorato. In un Paese che le ultime elezioni hanno rivelato sempre più profondamente diviso, la marijuana è forse uno dei pochi terreni bipartisan. United States of Cannabis, dove cannabis è sinonimo di business: il mercato dovrebbe superare i 2,6 miliardi di dollari quest’anno. Tant’è che gli eredi di Bob Marley, ai suoi tempi fumatore “industriale”, sono entrati nel business con una società di private equity per lanciare “Marley Natural”, il primo brand globale che cavalca il trend della depenalizzazione in tutto il mondo. gettazione del vettore russo Soyuz usato dall’europea Arianspace nella base di Kourou, in Guyana francese. Uno dei due satelliti è stato messo in funzione, e funziona, ma dal punto dove si trova non può fare niente di utile per Galileo, e per giunta i due sono in un’orbita che passa vicino ad una zona radioattiva, che potrebbe comprometterne il funzionamento per sempre. Ammesso che possano essere recuperati, cosa nella quale non crede nessuno. Comunque i due satelliti sono stati messi in sicurezza, si trovano in condizioni stabili e in posizioni che escludono ogni rischio di caduta a terra. Ultimo dato: Doresa e Milena non sono assicurati, perché costa troppo farlo e si preferisce correre il rischio. “Costa meno ricostruirli”, spiegano in Commissione. Ora il programma è fermo, aver perso due satelliti impone di riprogettarlo tutto. L’iniziativa costa sette miliardi di euro. Malgrado i consumi energetici in calo dello 0,9% nel 2013 e il probabile riavvio di due reattori nucleari della centrale di Sendai, nella prefettura di Kagoshima, le emissioni resteranno alte. L’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) ha stimato quantità di CO2 in aumento del 14% entro il 2040 e sollecitato l’avvio “deciso” dei reattori: operazione difficile coi sondaggi che danno al 60% i contrari all’atomo. Una soluzione allo studio, su cui non è noto il parere dell’Onu, è la riduzione coi “crediti di compensazione”. I Paesi in via di sviluppo che dispongono di contratti di credito bilaterali con Tokyo (sono 12 tra cui Indonesia e Vietnam) possono ridurre le emissioni grazie alle tecnologie nipponiche ad alta efficienza energetica per le quali il Giappone usufruirebbe di crediti di compensazione. CSport Gli sport che interessano di più gli svizzeri affè IL CAFFÈ 23 novembre 2014 Calcio 45.7% Hockey 20.2% Sci alpino* 34.1% Atletica 9.9% Tennis 28.2% *escluso freestyle Sci nordico 7.1% 27 Fonte: Sport Svizzera 2014 Nico Rosberg prova a mettere Hamilton sotto pressione Duecento volte “unico”. Il derby è sempre spettacolo Nella nebbia di Wohlen il Lugano si ritrova capolista SUGLI SPALTI LA SCHIENA DELLA NAZIONE E IL DERBY È stata una settimana di grande tensione per gli sportivi svizzeri. Domenica scorsa, verso le 18, ha cominciato a serpeggiare la notizia che nessuno voleva sentire: la schiena di Roger Federer era tornata a farsi sentire, costringendo il basilese addirittura al forfait nella finale del Masters contro Novak Djokovic. È stato l’inizio di giornate tese, sportivamente drammatiche, con la “schiena della nazione” a diventare improvvisamente protagonista nell’avvicinamento allo storico appuntamento con la finalissima di Davis contro la Francia. Una situazione che si è sciolta pian piano, fino alla conferma di ieri, sabato, con il doppio olimpico - quello dell’oro di Pechino - che ha tolto tutti i dubbi, tutti i se, tutti i ma… Accanto ad un grande Wawrinka è tornato un grande Roger. La Davis è ancora tutta da conquistare, ma qualche certezza in più la “schiena della nazione”, adesso, la concede. Altro scenario, altra tensione. Questa è stata anche la settimana che ha portato al derby di hockey numero 200. E, ancora una volta, è stata una notte speciale. Preceduta da tante belle immagini, tante belle voci, tantissimi aneddoti e ricordi che hanno rammentato al Ticino il gioiello sportivo che da cinquant’anni o giù di lì si ritrova tra le mani. Una sfida “unica”, come la definiscono addirittura gli accademici nel servizio d’apertura all’interno di queste pagine sportive. A conferma di come la passione possa portare a livelli inattesi. Uno spettacolo unico nel suo genere. Ma sempre a modo suo. Due mondi forse lontani, il tennis di Stan e Roger e il Ticino del derby. Che accomunano però tutto il Paese. Reuters Il doppio stavolta non tradisce Quei 28mila da record Sono quasi 28mila gli spettatori alle partite valide per la finale di Davis a Lilla. Dove la federazione francese ha utilizzato lo stadio multifunzionale per questo record di pubblico Reuters La formazione dei francesi Perso il doppio, in casa francese crescono i dubbi anche a riguardo della formazione da schierare. Ed è probabile che Tsonga venga sostituito MASSIMO MORO Il doppio stavolta non tradisce la Svizzera nella finale di Coppa Davis. Una vittoria che permette alla Svizzera di condurre per 2-1. Il match che nei passati turni aveva creato grossi grattacapi a Roger Federer e Stan Wawrinka, nel momento più importante, è stato a dir poco perfetto, riuscendo a superare Richard Gasquet e Julien Benneteau per 6-3, 7-5, 6-4 in due ore e dieci minuti di gioco. Un successo abbastanza rapido quello ottenuto dalla coppia elvetica, che permette al basilese e al vodese di essere pronti in vista dei due singolari in programma oggi. Manca così un solo punto alla Svizzera per entrare nella storia di Coppa Davis. “Una vittoria che ci permette di acquisire molta fiducia - ha dichiarato capitan Severin Lüthi - ma non dobbiamo farci trascinare dall’euforia, visto che dobbiamo immediatamente concentrarci in vista dei due singolari”. Un match che ha permesso a Federer di ritrovare il ritmo giusto sulla terra battuta. “Sono emozionato, dal momento che era da tanto tempo che non riuscivamo a vincere il doppio - ha detto il renano -. Adesso sarà importante riuscire a recuperare e spero che tutto vada per il meglio”. In questa occasione a trascinare la Svizzera non è stato Federer, bensì Wawrinka che, anche nel doppio, ha dimostrato di attraversare un momento di forma eccezionale. “Non abbiamo ancora vinto niente ha affermato il vodese -. Spero che Roger chiuda la contesa e se non sarà così io mi sento pronto per il SportMagazine SUI TABLET Sui sistemi Apple e su Android il meglio dello sport da sfogliare Alla Svizzera manca un solo punto per entrare nella storia della Coppa Davis dopo la vittoria a Lille del duo Federer-Wawrinka match contro Monfils”. Una decisione quasi obbligata quella di schierare Wawrinka e Federer, al posto di Michael Lammer e Marco Chiudinelli per il capitano elvetico Lüthi, soprattutto dopo il pareggio scaturito dai due singolari di venerdì, con la vittoria ottenuta dal vodese su Jo-Wilfried Tsonga e la sconfitta subita dal basilese con Gaël Monfils. L’unico dubbio era ancora legato ai problemi alla schiena di Federer che sono sembrati del tutto svaniti. “Io mi sento benissimo - ha dichiarato Wawrinka -, sono pronto a giocare tutti e tre i giorni, non c’è nessun problema. Roger per migliorare la sua situazione doveva e quindi essere in campo anche nel doppio e la cosa non dovrebbe creargli particolari noie fisiche, ma abituarlo a giocare sulla terra battuta”. Un match cominciato alla grade da parte del duo rossocrociato che, dopo aver mantenuto saldamente il servizio, è riuscito - nel sesto gioco - a carpire la battuta a Benneteau e portarsi in van- SUGLI SMARTPHONE Pagine di eventi sportivi sia su Apple che su Android CAFFE.CH SportMagazine, un pdf da sfogliare dalla home page del Caffé taggio per 4-2. Un break che è poi risultato decisivo per la conquista della prima frazione per il duo svizzero che, senza andare in affanno o concedere palle break ai francesi, si è chiusa sul 6-3. Messa in carniere la prima frazione da parte rossocrociata, Benneteau e Gasquet non si sono certamente persi d’animo e, grazie a due volée messe maldestramente in rete da Federer, si sono procurati due pericolosissime palle break, cancellate però in modo magistrale. Passato lo spavento, l’incontro è continuato sui binari dell’equilibrio, con la Svizzera che è andata molto vicina ad effettuare il break nel nono gioco e, in questa occasione, è stata brava la coppia francese ad annullarle. Quando tutto il pubblico già pregustava la decisione al tie-break, al duo elvetico è riuscito il colpaccio, togliendo in extremis il servizio alla Francia, questa volta a Gasquet. Portandosi così avanti per 6-5 per chiudere la seconda frazione sul 7-5. Sulle ali dell’entusiasmo e, soprattutto, senza pericolosi cali di concentrazione, il duo rossocrociato ha continuato a tenere il piede premuto sull’acceleratore. Una pressione che ha dato i suoi frutti, grazie anche ai colpi scagliati a piena forza da Stan, e che ha permesso a Federer e Wawrinka di strappare, nel quinto game, il servizio a Benneteau e portarsi in vantaggio per 3-2. Un vero colpo al morale quello subito dal duo francese che non è più riuscito a rientrare in partita e, dopo aver salvato un match point sulla propria battuta, è capitolato definitivamente per 6-4. [email protected] I RISULTATI DELLE ULTIME PARTITE DI IERI, SABATO, SONO ON LINE SU SPORTMAGAZINE VISIBILI SU TABLET, SMARTPHONE E COMPUTER 28 CS affè IN TELE VISIONE port domenica 23 novembre 13.00 LA2 Tennis: Coppa Davis mercoledì 26 novembre 20.20 LA2 Calcio: Basilea-Real Madrid domenica 23 novembre 13.50 LA1 F1: Gp di Abu Dhabi giovedì 27 novembre 21.00 LA2 Calcio: Zurigo-A. Limassol martedì 25 novembre 20.20 LA2 Calcio: Schalke 04-Chelsea sabato 29 novembre 17.55 e 20.55 LA2 Sci: slalim gigante femminile IL CAFFÈ 23 novembre 2014 Ferrari LA LOTTA PER IL TITOLO DAL 2007 LA STO RIA Dopo i primi titoli del Lugano, il derby s’infiamma sempre più. Fino a toccare l’apice della bagarre del 1987, una delle più colossali mai viste nell’hockey svizzero. GLI OCCHI DELLA SVIZZERA Alla fine di una stagione dominata dall’Ambrì, l’avversaria nella finale del campionato è il Lugano. Il derby assume valore nazionale, con gli occhi di tutti sul Ticino. L’anniversario LA SFIDA BICENTENARIA E sono 200. Alla Resega va in scena una sfida da anniversario davanti ad un pubblico numeroso, da serata davvero speciale per tutto l’hockey ticinese. 2014 Negli anni Ottanta l’hockey inizia a cambiare in modo profondo. E il derby assume sempre più i contorni della vera, grande sfida per lo sport ticinese. QUELLE “BOTTE DA ORBI” La finalissima 1999 A cavallo tra novembre e dicembre del 1964 si giocano i primi due derby. Il primo, di coppa, lo vince il Lugano. Il secondo, di campionato, lo vince l’Ambrì. NASCE LA LEGGENDA La notte della bagarre 1987 TRA COPPA E CAMPIONATO Gli anni Ottanta 1980 La prima sfida 1964 Ti-Press Anno Ti-Press McLaren 29 Brawn Campione Vittorie Punti Titolo alla… Vantaggio… …nei confronti di… 2007 Kimi Räikkönen 6 110 Gara 17 di 17 1 Lewis Hamilton 2008 Lewis Hamilton 5 98 Gara 18 di 18 1 Felipe Massa 2009 Jenson Button 6 95 Gara 16 di 17 11 Sebastian Vettel 2010 Sebastian Vettel 5 256 Gara 19 di 19 4 Fernando Alonso 2011 Sebastian Vettel 11 392 Gara 15 di 19 122 Jenson Button 2012 Sebastian Vettel 5 281 Gara 20 di 20 3 Fernando Alonso 2013 Sebastian Vettel 13 397 Gara 16 di 19 155 Fernando Alonso Red Bull Fonte: Fia La Formula 1 Rosberg mette pressione a Hamilton Nella volata per il titolo mondiale marcatura stretta ad Abu Dhabi MASSIMO MORO Nel Gran Premio di Abu Dhabi Nico Rosberg mette pressione a Lewis Hamilton. Nelle qualifiche che si sono disputate ieri, sabato, sul circuito di Yas Marina, il tedesco della Mercedes ha infatti colto la pole position, l’undicesima della stagione, con l’inglese che si è piazzato alle sue spalle. “Sarebbe stato meglio se ci fosse una Williams tra di noi, ma partire primo è comunque l’ideale e sarà una bella gara - ha sottolineato Nico Rosberg . Prevedo una gara interessante, ringrazio il gran lavoro degli ingegneri nel trovare il giusto assetto, sarò sul lato pulito e dovrebbe essere un vantaggio partire dalla pole”. A Rosberg non basta comunque vincere la gara, ma deve sperare che Hamilton non riesca a piazzarsi in seconda posizione, visto che nella classifica del Mondiale, l’inglese può contare di ben diciassette punti di vantaggio sul compagno di scuderia. “Non so se Nico abbia commesso errori, ma di sicuro ha fatto il giro migliore, mentre io non sono stato per- quello ricco. “Basti pensare a realtà calcistiche come Madrid con la rivalità Real-Atletico, a Torino con Juventus e Toro o a Buenos Aires con River PlateBoca Juniors - spiega Bertossa -. In questo senso anche il derby ticinese è classico e rientra in una categoria in cui gli esempi si sprecano”. Ad aggiungersi a questa spaccatura, però, vi è un secondo aspetto, che già inizia a differenziare Ambrì-Lugano da molte altre partite: l’opposizione tra città e campagna. “Non è un unicum nell’hockey, come dimostrato negli ultimi anni anche da Berna e Langnau - precisa il sociologo -. Ma in Ticino vi è anche il paradosso di assistere alla sopravvivenza di un club cresciuto in un paesino di un migliaio di abitanti, ultimo baluardo (in parte assieme al Davos) dell’hockey di un’altra epoca”. Epoca in cui, riavvolgendo il nastro della Ti-Press storia succederà qualcosa proverò ad approfittarne. Al via cercherò di guadagnare posizioni, ma una gara non si vince alla prima curva e non sarà diverso dalle altre volte”. Una qualifica molto strana quella andata in scena ad Abu Dhabi, visto che anche in terza fila si sono piazzate due vetture della stessa scuderia, Per il tedesco della Mercedes la speranza è nelle due Williams Finisce a Yas Marina il calvario della Sauber, ancora a zero punti legata al punteggio, dal momento che verranno assegnati il doppio dei punti rispetto ai normali Gran Premi. Anche sul tracciato degli Emirati Arabi a farla da padrone sono state le monoposto motorizzate Mercedes che hanno occupato le prime due file dello schieramento di partenza, grazie alle Williams di Valtteri Bottas e Felipe Massa. “La qualifica è andata bene, ma in gara la Mercedes di solito ha un vantaggio maggiore - ha detto il finlandese -. Io voglio chiudere nel modo migliore e se con le Red Bull. Ad avere la meglio è stato, ancora una volta, l’australiano Daniel Ricciardo sul prossimo pilota della Ferrari, Sebastian Vettel. L’ultima gara di Fernando Alonso in casa Ferrari non si è certo aperta nel migliori dei modi, visto dopo il guasto elettronico accusato nelle seconde prove libere, si è dovuto accontentare della decima posizione, preceduto dalla Toro Rosso di Daniil Kvyat, dalla McLaren di Jenson Button e dal compa- gno di squadra Kimi Raikkonen. “È stato un weekend difficile, speriamo di poter recuperare in gara - ha detto Alonso -. Sarebbe bello salutare i tifosi con un bel risultato: con loro ho avuto un feeling stupendo e auguro loro il meglio per le nuove tappe della Ferrari. Purtroppo non credo che l’ultimo risultato sarà super per noi e non possiamo sognare più di tanto. In gara spero che Rosberg e Hamilton ci facciano divertire. Nico è in pole, e così è più piccante, ma Hamilton con il vantaggio che può amministrare è super favorito”. Finisce fortunatamente ad Abu Dhabi il calvario della Sauber che, anche sul tracciato di Yas Marina, non ha certamente brillato. Una stagione che terminerà molto probabilmente per la casa di Hinwil con zero punti conquistati nella classifica del Mondiale, visto che Adrian Sutil ha terminato in quindicesima posizione, proprio davanti a Esteban Gutierrez. [email protected] LA PART ITA Reuters L’hockey ticinese celebra lo speciale compleanno del derby tra bianconeri e biancoblù con una serata dalle molte emozioni sul ghiaccio e calda su spalti e tribune Equilibrio e brividi, poi vince per 4 - 3 la squadra di casa Il calcio “Semplificando molto la questione, si può dire che il tifoso del Lugano è, con tutte le eccezioni del caso, luganese. Nel senso che è legato alla realtà urbana del club. Questa tifoseria ‘classica’ affronta una passione cantonale, che supera anche le Alpi, come dimostrano i molti fan dell’Ambrì che raggiungono regolarmente il Ticino per le partite. Questo legame trasversale tra due regioni linguistiche è curiosamente sovraregionale. Il che rende il derby ancor più unico”. Del resto, anche storicamente, la “stracantonale” per eccellenza ha vissuto e vive due distinte fasi storiche. “La prima ha visto la predominanza dell’Ambrì - conclude Bertossa -, poi a metà degli anni Ottanta il Lugano ha invertito chiaramente la tendenza. E anche questo è un aspetto particolare e molto diverso dagli altri grandi derby del mondo, dove quasi sempre la squadra storicamente dominante continua a mantenere una certa supremazia sulla rivale”. È un compleanno davvero speciale per il derby e lo si capisce subito alla Resega, dove il tifo è caldissimo e le coreografie delle grandi occasioni. I due tecnici scelgono cambiamenti minimi alle formazioni che alla vigilia hanno affrontato, sebbene con esiti opposti, Zugo e Berna. Subito avanti con la doppietta di Pettersson, il Lugano rischia solo sul finale di primo periodo, quando un gol di Aucoin viene annullato per tempo scaduto. Il gol l’Ambrì lo trova poi con Lauper, che riapre il derby in avvio di terzo centrale, dove Hall trova anche il pareggio in power play, con i leventinesi che migliorano col passare dei minuti. Ad inizio terzo tempo, ecco il primo vantaggio per i biancoblù, con Bianchi che segna il 3-2. Un errore di Zurkirchen su Filppula porta poi la sfida oltre il sessantesimo. All’over time, palo di Sannitz, che poi divora anche un gol a porta vuota. Prima dell’incredibile finale, con il gol all’ultimo istante di McLean. I bianconeri battono e superano il Wohlen,pari del Chiasso sportiva svizzera di oltre trent’anni, l’hockey era sport alpino, strettamente legato alla montagna. In cui a dominare erano realtà come Arosa, Villars e, appunto, Davos. Mentre oggi il disco su ghiaccio è diventato decisamente più cittadino. “È una tendenza in atto un po’ ovunque, ad iniziare dalla National Hockey League, dove sono nate squadre in Arizona, in Florida e nel sud della California - aggiunge ancora Bertossa -. La stessa cosa è successa in Svizzera e l’esplosione sportiva del Lugano ne è fedele testimonianza. Si potrebbe riassumere dicendo che il Lugano è una squadra votata al futuro, mentre l’Ambrì mantiene radici profonde con il passato e con la storia dell’hockey”. Altro fattore di unicità del derby ticinese è legato al tifo. Non tanto ad un calore fuori dalla norma, come si è visto anche nella sfida della Resega tra canti e coreografie spettacolari. Quanto anche alla differente stratificazione geografica del tifoso. Il Lugano vince ed è la nuova capolista Il Lugano ha completato il suo inseguimento. Grazie alla vittoria per 2-0 ottenuta a Wohlen, sul campo dell’unica squadra che li precedeva in classifica, i ticinesi riescono così a balzare in testa alla gradutaoria di Challenge League in attesa della risposta del Servette. Quello dei ragazzi di Livio Bordoli è un successo ottenuto grazie all’arguzia tattica, che ha avuto la meglio non solo sui temibili avversari, ma anche su una persistente nebbia che ha pesantemente influito sull’andamento del gioco. I bianconeri, dopo una prima parte controllata dai padroni di casa, hanno lentamente alzato il baricentro della squadra, andando in rete al 42’. Tiro di Rey, respinta del portiere Kiassumbua e tap-in di Malvino che insacca il pesante punto del vantaggio. La ripresa segue il canovaccio del primo tempo, con il Wohlen che ci prova, ma che va a Ti-Press Lo spettacolo del derby ticinese che si è rinnovato ieri, sabato, per la duecentesima volta della sua storia con la partita giocata in una Resega vestita a festa rimane un evento sportivo davvero fuori dal comune. E non sono i semplici appassionati a confermare l’unicità della sfida infinita tra Ambrì Piotta e Lugano iniziata per le statistiche nel 1964. Anche osservatori più distaccati, addirittura accademici, affermano che la “stracantonale” nostrana supera gli steccati di una possibile classificazione tradizionale. “Per certi versi, il derby ticinese rientra negli schemi classici delle rivalità tra avversarie che vivono vicine l’una all’altra, penso alle stracittadine - osserva il sociologo Luca Bertossa -. D’altra parte, però, dall’analisi emergono elementi del tutto singolari. Che rendono questa partita davvero unica nel suo genere”. Una delle caratteristiche principali di un derby è, ad esempio, l’infinita sfida del club più povero nei confronti di Duecento volte unico fetto - ha dichiarato Hamilton -. La macchina è fantastica, ma la giornata speciale è quella di domenica. La prima curva sarà molto importante e io cercherò d’affrontarla come sempre”. La particolarità dell’utima corsa della stagione di Formula 1, peraltro già accantonata dal prossimo anno, è MATIAS MALVINO Il 22enne difensore uruguaino del Lugano con la sua prima rete in campionato ha aperto le marcature nel big match giocato alla Niedermatten scontrarsi con l’intelligente sistema difensivo bianconero. A poco a poco le maglie degli argoviesi si aprono, facilitando così i contropiedi ticinesi, che fruttano all’80’ la rete della sicurezza con Urbano, che in mischia non lascia speranze a Kiassumbua. Il Lugano serra ancor di più i ranghi e porta a casa i tre punti sinonimo di sorpasso e di primo posto. Il Chiasso invece ha affrontato il Bienne in una sfida dal valore molto grande. I rossoblù prima della sfida contro i seeländer contavano sei punti di vantaggio sui loro diretti avversari, ultimi e quindi virtualmente retrocessi. E se alla fine del rocambolesco incontro del Comunale la differenza è rimasta immutata, i rossoblù devono ringraziare il loro grande cuore. Passati in svantaggio in apertura per la rete di Peyretti, i momò hanno palesato molti problemi in fase di costruzione e per gran parte dell’incontro si sono mostrati impotenti di fronte all’ottima difesa messa in piedi dal Bienne, che per altro veniva da una serie di buone prestazioni. C’è voluta una palla ferma per accendere l’entusiasmo del pubblico, che fino a quel momento aveva avuto ben poco da esaltarsi. All’81’ il bulgaro Baldovaliev va ad infilare un precisa punizione per dare quello che sembra il definitivo pareggio ai ticinesi. Cinque minuti dopo però, gli ospiti tornano in vantaggio, quando Morello trasforma un rigore concesso a causa di un atterramento di Djuric su Salamand. Il disperato serrate finale dei ticinesi produce molte mischie nell’aria bernese, e in una di queste Magnetti, in pieno recupero, regala un pareggio d’oro che mantiene gli avversari di serata a distanza di sicurezza. Chiasso generoso e premiato. Ma quanta fatica! 47/2014 È tempo di preziosi nettari. 9=2 :92 #* 4"0-80 #* 4"0-80 .3/( 1:3/( %35( *-<$"$ #* 1:3’= *-<$"$ #* 163.’ *-<$"$ #* 1:3’= *La Côte AOC Féchy Domaine du Martheray 2013, 75 cl (10 cl = 1.33) Valais AOC Heida Terrasses du Rhône Bibacchus 2013, 75 cl (10 cl = 1.73) *Valais AOC Fendant Pierrafeu 2013, 75 cl (10 cl = 1.17) :%2 992 #* 4"0-80 #* 4"0-80 .3/( 113/( *-<$"$ #* 193.’ *-<$"$ #* 1)3.’ Greco di Tufo DOCG Loggia della Serra Terredora 2013, 75 cl (10 cl = 1.33) 113/( .3/( *-<$"$ #* 1)3.’ *-<$"$ #* 1)3.’ *Bordeaux AOC Mouton Cadet Baron Ph. de Rothschild 2012, 75 cl (10 cl = 1.59) Ticino DOC Merlot Selezione d’Ottobre 2013, 75 cl (10 cl = 1.59) *Gigondas AOC Château Saint-André 2013, 75 cl (10 cl = 1.33) :92 :62 :62 :92 #* 4"0-80 #* 4"0-80 #* 4"0-80 #* 4"0-80 1:3/( *-<$"$ #* 163.’ Barolo DOCG Quasso 2010, 75 cl (10 cl = 1.73) .3/( 1=3/( *-<$"$ #* 1)3.’ *-<$"$ #* 193’= *Ripasso della Valpolicella Superiore DOC Palazzo Maffei 2012, 75 cl (10 cl = 1.33) Offerta valida fino a sabato 6 dicembre 2014, fino a esaurimento delle scorte. Con riserva di modifiche di annata. Coop non vende bevande alcoliche ai minori di 18 anni. * In vendita nei grandi supermercati Coop e su www.mondovino.ch 1:3/( *-<$"$ #* 163.’ *Malbec Mendoza Aruma Bodegas Caro 2012, 75 cl (10 cl = 1.46) Riconoscimento: medaglia d’argento Expovina 2014 *Cabernet Sauvignon Chile Grande Réserve Rothschild Los Vascos 2011, 75 cl (10 cl = 1.73) La terza età L’incontro Sesso e amore Gli ingranaggi della pensione nascondono nuove paure Andrea Vitali: “Buttar giù frasi è da sempre la mia passione” “Mio marito, settantenne, fa da sè… mi sento delusa” ALLE PAGINE 32 e 33 ALLE PAGINE 58 e 59 ROSSI A PAGINA 54 23 novembre 2014 Link SOCIETÀ | STILI | CULTURA Una volta bastava una scatola da scarpe per le nostre foto. Oggi messi, uno sull’altro, gli scatti digitali uscirebbero dall’atmosfera. Ma i veri fotografi dicono“non c’è più poesia” La vita è tutta click B un astava una scatola da scarpe per conservare le foto di famiglia. Poi è arrivata la fotografia digitale, gli smartphone, i social network e tra selfie e immagini scattate a raffica la vita sembra scorrere in un click. Il fenomeno del momento è l’applicazione Instagram, gratuita e capace di trasformare tutti in esperti di foto e video. segue a pagina 44 N PER COMINCIARE LASCIATE MORIRE LE ANATRE M eglio morti che sfamati. Il progetto a cui il canton Zurigo sta lavorando, in estrema sintesi, è questo: entro la prossima estate nelle aree di Guntliweid e Bätzimatt sorgeranno dei cartelli con cui si inviteranno i passanti a non dare da mangiare ad anatre e cigni perché vietato. La ragione? Semplice, così facendo si darebbe una chance di sopravvivenza anche agli esemplari deboli o deformi, mentre in condizioni naturali non avrebbero alcuna possibilità di farcela e tanto meno di riprodursi. Non lanciare molliche di pane a questi pennuti, eviterà di indebolire la salute e la capacità di sopravvivenza dell’intera specie. Insomma, il messaggio è chiaro: chi non è autosufficiente al cento per cento non ha diritto di vivere. Meglio, quindi, eliminarlo prima. Inutile sfamarlo, aiutarlo, dedicargli tempo e cure. In un’epoca sempre più egoista, egocentrica e prepotente, in fondo non stupisce più di tanto il “progetto” di Zurigo. In un mondo in cui non c’è posto per i soggetti fragili o per chi ha bisogno di aiuto e sostegno, c’è chi si arroga il diritto di decidere chi sia più o meno degno di vivere. Per ora, tale diritto viene esercitato sugli animali, in futuro chissà. Anche agli esseri umani non completamente indipendenti, un domani potrebbe essere vietato mangiare. Vacanze invernali 1958 Racconto di LAURA PARIANI Illustrazioni di Marco Scuto Racconti di lago e montagna Una nuova serie inedita di storie brevi d’autore Dal 7 dicembre sul Caffè on gli dispiace essere considerato il decano dei fotografi attivi in Ticino Alberto Flammer, 77 anni, anche se pensa che la fotografia ormai sia stata “uccisa”. “Sì, il digitale ha un po’ ucciso la vera fotografia – dice -. Oggi basta comprare uno smartphone e sei un fotografo, con un portfolio di migliaia di foto che probabilmente non stamperai mai, ma viverci di fotografia è tutt’altra cosa”. segue a pagina 45 Il progetto di riforma è contestato pure per i suoi costi, che potrebbero salire anche oltre i 10 miliardi annui. Troppi per molte forze politiche IL CAFFÈ 23 novembre 2014 32 La soglia d’entrata dell’obbligo alla previdenza professionale diminuisce a 14mila franchi rispetto ai 21mila attuali, favorendo redditi bassi e donne Secondo il ministro Berset, senza agire ora, l’Avs nel 2030 presenterebbe un deficit di 8 miliardi di franchi, a causa del pensionamento della generazione del baby boom 10 miliardi 14’000 1/LA RIFO RMA PROPO STA Le paure nascoste in un ingranaggio chiamato pensione È destinato a tenere banco per lungo tempo. Ad eccezione dei giovanissimi, infatti, l’argomento “pensione” coinvolge tutti. Da sempre, ma oggi ancor di più visto che il sistema - basato essenzialmente sull’esigenza del mondo del lavoro di alternare generazioni di lavoratori, autofinanziando reciprocamente gli inevitabili oneri - scricchiola sotto il peso... dell’età. L’aumento progressivo della longevità e le migliori condizioni di salute con cui si affronta ora la terza, o quarta età hanno reso più difficile il turnover e messo a rischio la possibilità di reperire i fondi necessari a garantire, a tutti, una pensione degna di questo nome. Sulla riforma della previdenza pensionistica 2020 in Svizzera, promossa dal ministro Alain Berset, già si svilup- L a situazione degli anziani nel Paese può essere definita buona, visto che continua ad aumentare il tasso di speranza di vita in buona salute. Si vive di più e meglio, ma le cifre assolute mostrano che la domanda di cure a domicilio sta crescendo, che il numero di persone affette da demenza è in costante crescita e spesso il carico di lavoro per i famigliari e eccessivo. E un’indagine nazionale promossa da Pro Senectude rivela che un anziano su tre, che vive da solo, è a rischio povertà e che la percentuale di chi accede alle prestazioni complementari cresce in modo esponenziale. Con l’avanzare dell’età. Ma non c’è bisogno di proiettare paure sul futuro, quando la situazione attuale degli anziani indigenti è già significativa. E forse è un’idea da sfatare quella dei pensionati agiati e benestanti. “Parlerei di povertà relativa, anche se in Ticino sono circa 20mila gli anziani che usufruiscono di prestazioni complementari - dice al Caffè Carlo Marazza, direttore dell’Istituto delle assicurazioni sociali (Ias) -. E la media dei pensionati chi si ritrova solo con l’Avs e rientra nel diritto delle prestazioni complementari è del 19% contro un 12% nazionale; ma serve ricordare il differenziale di reddito maturato fino agli Settanta, quando molti ticinesi non versavano, per tanti motivi, contributi. Infatti la percentuale degli ultraottantenni assistiti è allineata in tutto il Paese. E la spesa più importante va nell’assicurare le cure, nelle case anziani. L’aumento della longevità e l’esigenza di garantire cure e assi- stenze mediche, sempre più costose, vanno di pari passo”. “Neanch’io parlerei di ‘indigenza’ nel senso classico del termine, ma abbiamo tredici assitenti sociali che offrono gratis consulenza sociale da Airolo a Chiasso - aggiunge il di- L’analisi CHIARA SARACENO sociologa IL SOCIOLOGO Chiara Saraceno, sociologa dell’Osservatorio sulle politiche per combattere l’esclusione sociale della Comunità europea L a definizione di una età alla pensione rigida è stata, ed in larga parte è tuttora, uno strumento per gestire il turnover generazionale dei lavoratori e soprattutto per (cercare di) tenere i conti degli istituti pensionistici in ordine. I due obiettivi, per altro, sono sempre più in tensione tra loro in società che invecchiano: occorrerebbe lavorare più a lungo per compensare una durata della vita più lunga; ma ciò può comportare una minore fluidità nei passaggi generazionali. La definizione rigida dell'età per la pensione non risolve quella tensione, anzi può aggravarla. Non corrisponde neppure sempre ai desideri e agli interessi sia delle persone sia delle aziende. C'è chi non vede l'ora di andare in pensione perché non è soddisfatto del proprio lavoro, o lo trova ormai troppo stancante, o vuole dedicarsi ad altro fino a che sta bene in salute. Viceversa c'è chi continua LA BASE DI LAVORO Per la prima volta dal 1985, anno dell’introduzione della struttura pensionistica a tre pilastri, il governo propone una riforma che tenga conto sia del primo (Avs), sia del secondo pilastro (Lpp). L’APPELLO DEL MINISTRO Nel presentare la riforma, Berset ha richiamato tutti alle proprie responsabilità, ponendo l’accento sulla necessità di un nuovo patto sociale per la previdenza della popolazione svizzera. 3 rettore di Pro Senectude Ticino e Moesano, Gabriele Fattorini . E l’identikit di chi si rivolge a noi è presto fatto: vive solo, è donna e nel 70% dei casi è tra i 70 e gli 89 anni. È una fascia importante in Ticino quella senza secondo pilastro, e che capita si ritrovino in difficoltà economica nonostante l’assitenza delle prestazioni complementari”. Nel solo 2013, infatti, l’organizzazione professionale e di servizi attiva a favore delle persone anziane in Svizzera, ha Turnover garantito solo dalla staffetta intergenerazionale a trovare soddisfazione e interesse nel proprio lavoro e vorrebbe continuare ancora qualche anno. Così come ci sono aziende, scuole e università che non vorrebbero perdere persone ancora preziose e su cui hanno molto investito. Avere la possibilità di decidere autonomamente quando andare in pensione, una volta raggiunta una determinata soglia di età (e di contributi, per non incorrere nel rischio di povertà, specie in Paesi in cui non esiste una pensione universale di base), è una richiesta diffusa. Negli Stati Uniti, in nome del principio di non discriminazione in base all'età, l'età alla pensione obbligatoria definita per legge è stata abolita. Un lavoratore può essere costretto ad andare in pensione, dopo una certa età, solo se manifestamente improduttivo, o non più necessario. Naturalmente, non tutti hanno lo stesso potere negoziale e le aziende possono rendere difficile la vita a coloro che vogliono mandare via. Il principio, tuttavia, di introdurre un grado di libertà per lavoratori e lavoratrici nel decidere quando lasciare il lavoro, valutando costi e benefici di un’uscita precoce piutto- erogato ben 1.600 aiuti finanziari in Ticino. E un recente studio del Dipartimento economia aziendale sanità e sociale della Supsi, stima che circa il 12% dei pensionati figurerebbe tra i poveri se non potesse contare sulle prestazioni comple- sto che tardiva, mi sembra tuttavia adeguato ai corsi di vita contemporanei, caratterizzati da maggiore flessibilità di un tempo. Consente non solo di decidere con maggiore libertà l'età di uscita dal mercato del lavoro, ma di programmare, o alla peggio compensare, le interruzioni desiderate, o subite, nel corso della vita lavorativa. È probabile che, come avviene negli Usa, la maggior parte delle persone continuerà ad andare in pensione all'età "standard". Ma si saranno ampliati i gradi di libertà individuale. Meglio ancora se contestualmente si introducesse la cosiddetta staffetta intergenerazionale: consentendo ai pensionandi di ridurre progressivamente il tempo di lavoro (con una proporzionale fruizione della pensione) affiancati da un giovane neo-assunto che prenderà, altrettanto progressivamente, il loro posto. mentari. “È così, e circa il 34%, pur beneficiandone, rimane comunque povero - spiega Michele Egloff, docente di Statistica sanitaria alla Supsi -. Basta una spesa imprevista, delle cure dentarie, una fattura della nafta più alta del previsto per cadere nella morosità. Quindi vanno in difficoltà, perdono il controllo della situazione, alla pari con le vittime di quell’effetto ‘soglia’, simile a quella parte della popolazione anziana ai limiti di un intervento sociale di cui però non può beneficiare e che, paradossalmente, si ritrova con redditi inferiori a chi riceve aiuti dallo Stato”. Lo studio, comunque, stima che soltanto il 6% dei pensionati può essere definito “povero”, un calcolo che porterebbe a 4.000 gli anziani ticinesi comunque indigenti. Cifra che, proiettata nel 2035, quando gli anziani nel cantone saranno 113mila, quasi raddoppierebbe raggiungendo quota 7.000. “Eppure rimango convinto che gli anziani pensionati da noi sono gli unici al mondo a godere di un trattamento sociale più che dignitoso - osserva l’ex presidente Atte, Pietro Martinelli -. Oggi la povertà va cercata altrove: nelle coppie giovani con figli, nelle famiglie monoparentali, nei divorziati.Ma la sostenibilità finanziaria legata all’assistenza alla vecchiaia diventerà un problema sempre più grande”. 2/LA RIFO RMA PROPO STA L’economista Giuliano Bonoli commenta la riforma Berset 1 L’OBIETTIVO DI BERSET Nella presentazione del progetto di riforma, il ministro Alain Berset ha spiegato come il traguardo da raggiungere sia quello di garantire il livello delle pensioni, anche in situazioni finanziarie complicate. Ti-Press L’intervista 1 2 pano tesi contrapposte. Forse non sulla “flessibilità” che, come abbiamo visto recentemente in Germania dove la possibilità di “scegliere” quando smettere di lavorare ha registrato un boom, sembra riscuotere un placet generale. Tra tanti calcoli e costi da mettere in cantiere, però, è utile ricordare che l’attuale meccanismo della previdenza, per quanto ben oliato, ha qualche difetto negli ingranaggi. Soprattutto per quel che riguarda gli anziani beneficiari della rendita Avs. Negli ultimi anni, infatti, la quota di chi arriva a fine mese solo grazie alle prestazioni complementari è cresciuta, e continua a crescere, in maniera esponenziale. E in Ticino è un quinto della popolazione over 64 a farne ricorso. Quasi il doppio della media nazionale. 2030 L’ETÀ DEL PENSIONAMENTO Di principio, la proposta di Berset prevede che tutti (uomini e donne) vadano in pensione a 65 anni, ma l’età sarà flessibile ed inserita in una forchetta che va dai 62 anni ad un massimo di 70 anni. 4 LE RENDITE Per garantire una continuità e un buon livello alle rendite, la proposta prevede che chi sceglierà, ad esempio, la pensione a 62 anni potrà beneficiare anche di rendite soltanto parziali. 5 IL FINANZIAMENTO DEI COSTI Uno dei nodi cruciali della riforma è legato al finanziamento dei costi, che il governo prevede di suddividere tra aumento dell’Iva dell’1-1,5% e riduzione dei tassi di conversione dal 6,8% al 6%. Keystone La terza età. Aumenta la longevità. Aumentano i costi per assicurare una vecchiaia dignitosa.Le nuove generazioni non sono più in grado di alimentare un sistema già in affanno.E la riforma Berset dovrebbe partire fra cinque anni... 33 “La previdenza andrà preparata diversamente” N on nasce certo sotto la migliore delle stelle la riforma 2020 della previdenza pensionistica in Svizzera promossa dal ministro Alain Berset. Neanche il tempo di comprenderne appieno i contorni, ed ecco che - per motivi diversi - a scagliarsi contro il progetto sono il mondo economico, alcune forze politiche di destra, ma anche l’Unione sindacale svizzera. Insomma, la revisione del sistema già più volte tentata, continua a non fare l’unanimità. Neanche attraverso l’idea di aggregare primo e secondo pilastro per cercare nuove strade e migliorare così la situazione. “La scelta di procedere alle riforme su binari separati come fatto finora non ha funzionato - osserva il professor Giuliano Bonoli, docente di politiche sociali all’Università di Losanna -. Ma ora neanche la via di lavorare su un unico progetto riesce a mettere d’accordo. Subito diversi attori politici, anche schierati in campi opposti, si sono mostrati non concordi”. Qual è la situazione attuale delle GIULIANO casse dell’Avs e perché è urgente BONOLI agire sulla previdenza? Docente di “Oggi non siamo in una situaPolitiche sociali zione d’allarme, i conti 2012 e presso l’Istituto 2013 dell’Avs sono buoni. Ma è superiore di necessario osservare la piramide studi in amministrazione delle età per capire che attualmente è facile finanziare la previpubblica denza, mentre tra 20 o 30 anni (Idheap) non lo sarà più”. dell’Università di Losanna A causa dell’invecchiamento della popolazione e della maggiore (46 anni) aspettativa di vita? “Certo, ma non solo. Nel senso che oggi la generazione nata tra il 1945 e il 1968 è attiva. E in gran parte con ruoli importanti e salari elevati. E siccome chi guadagna molto paga contributi più alti, ecco che il finanziamento dell’Avs è garantito. A sostituire questa generazione, quando andrà in pensione, però, ci saranno giovani con minori risorse, salari meno alti e quindi contributi più bassi”. All’invecchiamento della popolazione ha però fatto da contraltare anche un aumento demografico. Non basta per bilanciare la situazione? “In effetti negli ultimi 5-10 anni la proiezione del deficit dell’Avs per il periodo 2025-2030 era peggiore rispetto a quella che abbiamo attualmente. E questo perché sono arrivate in Svizzera decine di migliaia di lavoratori, spesso molto qualificati e ben retribuiti che hanno garantito un aumento delle risorse per l’Avs. Ma non si può spingersi troppo avanti su questa strada”. Per quali motivi? “Due in particolare. Il primo è quello politico. Segnali come quello arrivato dal voto del 9 febbraio scorso sono chiari riguardo all’immigrazione di manodopera e quindi non si può rischiare. D’altra parte, ed è il secondo motivo, i nuovi arrivati oggi sono contribuenti, ma domani saranno beneficiari. Quindi non si risolvono tutti i problemi futuri”. Come giudica l’ipotesi di un aumento dell’Iva per finanziare la previdenza? “Mi sembra una proposta equilibrata, soprattutto perché sarebbero chiamati a contribuire tutti, beneficiari delle prestazioni compresi. Meglio, insomma, che aumentare le trattenute sui salari o aggiungerne di nuove. In questo caso pagherebbe soltanto la popolazione attiva”. Bisognerà quindi cambiare un po’ la visione della pensione? “Piuttosto costruire la previdenza in modo diverso, preparandosi a tagli e sacrifici con il giusto anticipo, lavorando più a lungo, con una formazione continua migliore, risparmiando di più. Servono però 10 o 15 anni per abituarsi”. 2 I PROBLEMI DEMOGRAFICI Alla base della proposta governativa, anche l’evoluzione demografica nel Paese, che segnala da anni un invecchiamento della popolazione e un aumento della speranza di vita. 3 L’ECONOMIA NON CI STA Tra le prime reazioni alla proposta di Alain Berset, spicca quella del mondo economico, che ha manifestato la propria contrarietà ritendendo la riforma troppo costosa e negativa per la crescita. 4 I SINDACATI INSORGONO Accanto alla destra e al mondo economico, anche l’Unione sindacale svizzera si è detta contraria alla riforma, proponendo un rafforzamento dell’Avs, pilastro più sociale e più efficace. 5 CAMBIARE LE ABITUDINI Tra le preoccupazioni di fronte alla riforma, anche la necessità di cambiare in parte le abitudini dei lavoratori, chiamati a far fronte ai pilastri previdenziali in modo diverso rispetto al passato. IL CAFFÈ 23 novembre 2014 34 leamichedelladomenica U n’onda oscurantista plana su Parigi. È una nuvola più minacciosa che pericolosa e probabilmente si riassorbirà. La Francia ha resistito alle tormente degli anti “Mariage pour Tous” che ogni tanto cercano di smuovere le acque, ma almeno l’argomento aveva una valenza sociale. Ora invece, piove sulla testa del povero Titeuf. Il piccino dalla testa d’uovo, il bambino col ciuffo in testa che da fumetto è diventato cartone animato con tutte le sue domande sul mondo degli adulti, le parolacce di fantasia che si interpretano come vere. Titeuf, la sua banda d’amici e Nadia. Ma che ha fatto? Ha scatenato le ire dell’associazione “Sos Education”, con tanto di petizione contro la deliziosa mostra “Zizi Sexuel” o il pipino sessuale nel linguaggio del piccolo testa d’uovo, mostra inaugurata alla Cité des Sciences il 14 ottobre e dedicata, fino al prossimo agosto, ai “piccoli” dai 9 ai 14 anni. Oggetto del dramma: la sessualità. Il percorso della mostra - tra l’altro già sperimentata sette anni fa -, è dedicato all’amore ed alla sessualità, prendendo come spunto il celebre fumetto “Le guide du zizi sexuelle” pubblicato nel 2001, e scritto dall’elvetico papà di Titeuf, Philippe Chappuis alias “ Zep”, con Hélène Bruller. Un convinto militante di Sos Educatione ha dichiarato il suo orrore prendendo ad esempio la sagoma di Titeuf, che al posto del pipino ha un palloncino. Quando si schiaccia col piede un pulsante, il pipino-palloncino si gonfia di colpo! Ed i piccoli si divertono come matti, Anche i grandi. No, per l’associazione “un uomo non funziona così”. Certo, mica c’è un pulsante da pigiare... Chi pagherà le sedute psicoanalitiche per i figli di questi ultraconservatori, che insistono a dire che i bambini nascono sotto i cavoli? Insomma, è dal 1950 che si parla di educazione sessuale a scuola. Che se ne facciano una ragione… J Che scandalo se Titeuf ha il pipino che si gonfia Jill studia e fa la cassiera è una schiava americana LUISA PACE ELVIRA DONES daParigi daLos Angeles M entre Gerusalemme Est viene blindata, gli abitanti delle alture del Golan - siriani di origine, ma con una “nazionalità indefinita” marcata sul passaporto dall’occupazione israeliana del 1967- sono da tre mesi sotto il fuoco incrociato di Israele, Al Qaeda e regime siriano. Randa Maddah, artista di Majdal Shams formatasi all’Accademia di Belle Arti a Damasco, vive a 200 metri dalla cortina di ferro che divide la Valle delle Lacrime. A un chilometro in linea d’aria da casa sua il villaggio siriano di Hader, ovvero quell’unico 15% della frontiera non ancora controllato dai ribelli da cui arrivano, però, l’85% degli attacchi verso Israele. Nel cortometraggio “Light Horizon”, presentato al Festival di Locarno quest’anno, l’artista inscena e filma una donna giovane che ricostruisce uno spazio intimo e arredato all’essenziale nelle macerie di una casa ad Ayn Fit, uno dei 33 villaggi siriani a Quneitra rasi al suolo dalle forze israeliane nel 1967. Attraverso le sue sculture, schizzi e video, Randa esprime la ricerca di orientamento con cui i golani devono fare i conti oggi: la lotta per tenere viva la “memoria” di un popolo che non vuole dimenticare le sue radici, il diritto a resistere all’occupazione israeliana, che monopolizza le risorse del territorio, e una Siria dilaniata dalla guerra civile che sta minando la stessa società del Golan. L’ultimo progetto video su cui sta lavorando è un’installazione di frammenti di vetro appesi sul tetto di casa sua. Girando con il vento, i frammenti riflettono le postazioni militari israeliane a Majdal Shams e quelle siriane a Hadar. Due facce della stessa medaglia che, così intraviste, sembrano davvero molto simili. Per vedere i lavori di Randa: randamdah.blogspot.com ill fa la cassiera a Berkeley, nella California del nord; ha ventisette anni, due bachelors in tasca e sta per finire il master in antropologia. Lavora nel supermercato più chic d’America, il Whole Foods, luogo per tasche gonfie e fanatici di cibi organici. Jill è qui per due giorni interi nel fine settimana. Poi, ogni mercoledì lavora di notte in un centro per bambini handicappati, senza paga, perché richiesto per la tesi di laurea. Il lavoro di ricercatrice per un professore aggiunto, le prende altre dieci ore settimanali. Senza paga pure questo. Sono un’altra categoria di schiavi d’America: studenti brillantissimi e professori eccellenti che vivono sotto la soglia della povertà. Una volta un posto nel mondo accademico ti assicurava una vita più decente. Oggi i professori precari vengono pagati 2’100 dollari al semestre e sfamano i figli raccogliendo i “food stamps”. Quando Jill è lì, io pago sempre nella sua cassa. Un paio di volte abbiamo chiacchierato fuori, nel parcheggio del supermercato nel centro Berkeley, a pochi minuti a piedi della gloriosa e magnifica Ucal, l’università della California. “In che guaio mi sono cacciata? - ha riso la ragazza una di quelle volte, nel suo francese fluente di cui va fierissima -. Il professore non è più ricco di me. E io dalla povertà volevo scappare, invece guardami qua. Grandioso, no?”. Questa volta la coda alla cassa è lunga, le mani della ragazza lavorano in fretta perché questo è l’unico lavoro pagato che ha. Whole Foods paga i suoi cassieri circa 10 dollari l’ora; è ciò che Jill prende, è con ciò che vive. A metà maggio avrà finito il suo master corredato di centomila dollari di debiti con le banche e possibilità di impiego inesistenti. Fra pochi giorni ci sarà la festa del Ringraziamento. Pago la mia piccola spesa, saluto Jill e le auguro buona fortuna. F Tanti frammenti di vetro appesi sul tetto nel Golan in dal suo arrivo a Lille, per la finale di Coppa Davis contro la Francia, Stanislas Wawrinka si è piantato. L’ho visto in tv e ho avuto pietà. Faticosamente trascinava due pesanti valigie, la federazione non ha i mezzi per pagargli un assistente. Ma soprattutto, a tracolla sulla sua giacca con cappuccio, portava una sacca Vuitton molto costosa, molto francese, molto blu colore dell’avversario. Ora sappiamo che il numero due del tennis elvetico ha gli stessi gusti - ma guarda un po’ - della Nazionale francese di calcio, al momento del fiasco nei Mondiali del 2010. Da allora, i giocatori “bling- bling” sono stati richiamati a un abbigliamento più consono. "Stan" ha il diritto di accessoriarsi come vuole, ma non in qualsiasi momento. Non quando rappresenta il suo Paese. Nello stesso giorno, a Losanna, ferma a un semaforo rosso sotto la pioggia, ho osservato la mise di una signora che usciva dagli uffici dell’Evam - l’ente vodese dell’accoglienza agli immigrati che attraversava la strada. Una richiedente asilo, probabilmente. Un allure che mixava le steppe turco-mongoliche e il mondo arabo: un pantalone morbido da cosacco, stivali da contadino “moujik”, un velo color curry. Ma ciò che mi è rimasto impresso è stata la sua borsa a tracolla, con quel tessuto rosso e bianco che ricordava la Bally in vendita nelle boutiques a 1’050, il best-seller del lussuoso marchio svizzero. Nei viaggi d’affari, Micheline Calmy-Rey indossa scarpe da ginnastica. La borsa anche, credo. Quella di questa signora era molle, e non solo a causa della pioggia. Perché lei non può permettersene una in vera pelle. Perché non è la sua ambizione nella vita. Ma lei ha scelto questa borsa, ne sono sicura. Per la sua flessibilità, convenienza e colori patriottici. La borsa di“Stan”è chic, ma certo non patriottica COSTANZA SPOCCI FLORANCE DUARTE daIl Cairo daLosanna NOVITÀ: PREZZO MINIMO, EQUIPAGGIAMENTO MASSIMO. NISSAN MICRA VISIA INCL. PACCHETTO COMFORT FR. 13 390.– • Climatizzatore • Sistema audio radio/CD • Dispositivo vivavoce Bluetooth® • Comandi al volante • Leasing al 3.9%, Fr. 129.–/mese1 LE PICCOLE E AGILI DI NISSAN. NISSAN MICRA VISIA da Fr. 11 790.– Leasing al 3.9% incl.2 NISSAN NOTE VISIA da Fr. 16 840.– Leasing al 3.9% incl.3 NISSAN MICRA, consumo ciclo misto: 4.3–5.4 l/100 km; emissioni di CO2: 99–125 g/km; cat. effi cienza energetica: A–D. NISSAN NOTE, consumo ciclo misto: 3.6–5.1 l/100 km; emissioni di CO2: 92–119 g/km; cat. effi cienza energetica: A–C. Ø di tutte le auto nuove: 144 g/km. 1NISSAN MICRA VISIA, 1.2 l 80 CV (59 kW), prezzo netto Fr. 13 390.–, incl. pacchetto Comfort Fr. 1600.–, acconto Fr. 3348.–, 48 rate leasing mensili di Fr. 129.–, tasso d’interesse annuo eff. 3.97%. 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IL CAFFÈ 23 novembre 2014 36 4/Il dibattito. Integrazione istituzionale ed economica. Joschka Fischer, ex ministro degli Esteri tedesco, spiega al Caffè la sua visione dell’attuale fase politica e la strategia per arrestare la deriva dei populismi che scuotono l’Unione europea “L’Ue si deve ispirare al modello Svizzera per uscire dalla crisi” STEFANO VASTANO da Berlino L’esempio “Q “L’esempio da cui possimo imparare non sono gli Stati Uniti, che hanno una solo lingua e un’unica cultura” uali sono i modelli di realtà federali che possono essere significativi per l’ Europa?“ Joschka Fischer è seduto sulla sua poltrona al 5° piano della Gendarmen Markt, una delle piazze più belle di Berlino. Oggi è un richiestissimo consulente di aziende come Bmw o Siemens, ma il fondatore dei Verdi tedeschi, ed ex-ministro degli Esteri del governo Schröder, ha conservato tutto il suo fiuto politico. Sorpende infatti la sua risposta alla domanda, apparentemente peregrina, sui possibili ‘modelli federali’ dell’Ue. “Il modello da cui possiamo imparare - riflette Fischer- non sono gli Usa che hanno un’ unica lingua e cultura. Noi europei siamo la culla della storia, delle diverse lingue ed identità nazionali. Per questo ho pensato alla Svizzera come modello per uscire dalla crisi“. Ovvio che non tutte le realtà della Confederazione elvetica siano adattabili all’ Ue con i suoi 500milioni di cittadini, 28 Paesi e 24 lingue. “Ma è ovvio anche - ribatte Fischer- che dobbiamo fare qualcosa per uscire dal pantano di legittimità e deriva politica dell’ Ue“. Il tempo stringe. In Francia, Inghilterra o Italia, come in Spagna e in Grecia, quelli che un tempo si chiamavano populisti, demagoghi o ‘estremisti ‘ mietono, a destra come a sinistra, notevoli successi elettorali. Non è solo la crisi economica, quindi, a trascinare il Vecchio Continente davanti ad un drammatica scelta: vogliamo più Europa unita o una marcia indietro verso valute e Stati nazionali? “Quel che è peggio è che la crisi che ora mor- de l’Europa è duplice - spiega Fischer -, di legittimità all’interno e, vedi l’Ucraina e la politica neoimperiale della Russia di Putin, di politica estera e sicurezza esterna“. Questa è la fosca cornice o, meglio, “la premessa geopolitica non entusiasmante - la definisce lui - da cui dobbiamo ripartire“. Per porsi con la questione dei ‘modelli federali’ l’interrogativo più urgente di tutti: “Fallisce l’Europa?“, che è anche il titolo del libro che Fischer ha dedicato ai malori che scuotono il vecchio Continente. Certo, la Merkel ha celebrato i 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino sostenendo che “i sogni possono diventare veri“, sarà vero per molti degli 80 milioni di /+ .=9<3 *32 7=+9<0 58+>>0, -&’)’-/ &.L?Q?S?W *D[:O t fâ;Ç µ ùµý −ý Ô*ýAâýÇ «*® t µ−−Çâ ùâ;Ç µ âùùÇâýÇ Äâ ùÇ%µòò t ®µ%%â%â Ç Šµý−â âý µ−−âµâ âý âĵ®âòÇ *KIU4O: : H:P8KG4O: =DIK 4GG4 M:O=:\DKI: $%] g]_ ™±±ÞÞ¦° 01.*’3 !3 JL] .K7KU 94 8X8DI4 t 1µÇ Äâ ùÇ%µòò t 2â%òµ Äâ ùâ−ÇòµAâýÇ Äµ ±]Þ òâ%â âý µ−−âµâ âýâĵ®âòÇ $%] g]_ ™±™¦Ð°± ˇ®âµý−— ™±™¦Ð°Þ ˇ$#%%#— "DPMKID7DG: 4I8B: DI OKPPK Z#%Z4:A OPUBZOUBE t %$&!’$&!" !KI /BKMMDIA !4O96 ODPM4OHDK :I:OA:UD8K *488BDI4 M:O DG 84==; 4XUKH4C UD84 ,I:C0KX8B !4MMX88DIK R FA Ç 4-?? !G4PP: 9D :=>8D:I\4 :I:OA:UD84 ⁄Ç ýA µ® â−− .080:1026 V]NJ? 4G H:P: =Çùâ_ Ä*µ%µ м ùÇâ\ −% %%µòÇ ¦µ±]÷µ ⁄ŸâýŠ 2µÄ Äâýâ®âòÇ Ç âò ýÇŠAâ * 666]ùÇÄâµùµó%]−Ÿ] ŸâÇ !KH4I9D 8KHMG:U4H:IU: :G:UUOKID8D UO4HDU: MXGP4IU: /’#*#+/ 2*L@ W"L!& )4Y4UOD8: t ‰µâ{ÇÔÇ−%_ Šµùùâ Ç %%âùâAAµÇ %Çù ÇýÇŠâµ t ‰Çò−â%÷ −Çý%âÔ*Šµ ÇŠòµ®âòÇ\ %âÔµ−âòÇ\ òµ5µŠŠâ µâÄ\ µ%ÇýAµ ÄâÔÔÇâ%µ\ %Çùǵ%*µ t $;‘;{_ ¦Þ;¼µ;Þ¼−ù $%] g]_ ™±Ð±µÞ¼ (.1-/ #<?] *488BDI4 M:O DG 84==; :PMO:PPK 4XUKH4UD84 t 9âòµ< µ −òâ «H« −ý %Ç−ýòŠâµ %*−Ÿ−ÇÇý t {Šµùùµ µ*%ùµ%â− Äâ *òâAâµ t 1ò−− %Çùâ− ®Ç5Ç%%µ% −ùµ%% âý µ−−âµâ âýâĵ®âòÇ $%] g]_ ™±µÞ¦¼± H:9D4H4OFUN8B !&$)" %#(’ j«µ_ ™½]°¥ ]µ 2ýÄâAâýÇ_ òâùâ%Ç ÄÇòòµ −µ%µ µÄÇŠ*µ%µ QýÄâ−µAâýÇ −ýÔùÇ µòòµ òÇŠŠÇ ˇµ%] ½ ‘2⁄—_ }‘µ −ý−ÇâýÇ ÄÇò −ÇÄâ% Ï 5âÇ%µ%µ Ç −ù%µ âò 5µâýÄÇ®â%µùÇý%} M:O ? 4IID !&$ QJNC suoi connazionali che, sulla locomotiva tedesca, non risentono più di tanto della crisi che paralizza l’Ue. Fischer ha un’altra percezione del compito che spetta alla Germania. “Ancora oggi i tedeschi - spiega - non hanno compreso il loro nuovo ruolo come potenza politica all’interno della Ue“. Insistere, come fanno Merkel e il suo ministro delle Finanze Schäuble, sul dogma dell’austerità, “è segno di miopia - va giù duro lui- di mancanza di responsabilità da parte della Germania o delle sue élite politiche e di istituzioni come la Bundesbank“. Se, per ipotesi, non ci fosse stato Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea, ma fosse toccato a Jens Weidmann, il governatore della Bundesbank, guidare la Bce, “oggi con ogni probabilità l’euro non esisterebbe più“. Ipotesi che toglie il respiro al 67enne Fischer. Lui da giovane si guadagnava la vita guidando i taxi a Francoforte ed è stato tra i leader del movimento studentesco, prima di diventare carismatico fondatore dei Verdi e il primo ministro dell’ambiente in Germania. “Oggi è assurdo che la Bundesbank insista sulla politica restrittiva e la Merkel sull’austerita“, sbotta gettando uno sguardo alle cupole del Duomo francese e di quello tedesco. Le due nazioni che si riguardano in cagnesco al LA LEGA HA PERSO OGNI MISURA Sull’edizione di domenica 26 ottobre, il Caffè ha dato spazio alle analisi sulle contraddizioni politiche della Lega. Posteggi, rifiuti, appalti, ecuadoregni, radar, stranieri, prostituzione... Così la Lega ha perso ogni misura politica. La parola IL PROTEZIONISMO Protezionismo neopopulista, è così che l’economista Sergio Rossi ha definito il dibattito politico sulle emergenze economiche del cantone. Una chiusura pericolosa per l’economia ticinese. L’analisi LA DEMODERNIZZAZIONE Demodernizzazione: l’impossibile ritorno ad un ordine antico. È questo il concetto sociale e politico sviluppato sulle pagine del Caffè con un’articolata analisi dello storico Pompeo Macaluso. Le opinioni LA REGRESSIONE Sulla regressione culturale e sociale in atto sono intervenuti il filosofo Fabio Merlini e lo storico Andrea Ghiringhelli per sottolineare come la deriva populista, innescata dalla Lega abbia contagiato anche altre forze politiche Il manifesto BERNA E BRUXELLES Sulla scorsa edizione il Caffè ha pubblicato il Manifesto-appello che un gruppo di personalità da qualche settimana propone sul delicato tema dei rapporti tra la Svizzera e l’Unione europea. centro del Continente. “Evidentemente non solo le élite a Berlino hanno capito poco della storia d’Europa - osserva- e non hanno più visioni né coraggio politico“. E qui Fischer ritorna al ‘modello Svizzera’: “Una ipotesi per tentare almeno di uscire dalla crisi“. Un attimo di riflessione e aggiunge: “Della Svizzera mi affascina che fu costituita nel momento in cui i nazionalismi si espandevano in Europa. È un Paese che ha superato diversità religiose e l’era dei nazionalismi. Uno Stato ‘multinazionale’ che si è dato istituzioni federali senza rinunciare alle proprie e diverse radici culturali“. Cosa suggerisce, dunque, la storia Svizzera a un’Ue depressa e al bivio? “Che dobbiamo implementare l’integrazione in Europa - risponde- e realizzare a Strasburgo qualcosa come una ‘Europa Kammer’ in cui siedano per un periodo di transizione i capi di Stato europei“. Una Europa con un vero governo, comune politica economica e fiscale, una politica estera e della sicurezza omogenea. “Un’ Europa più forte, integrata e più democratica - conclude Fischer - questa è la mia visione degli Stati Uniti d’Europa“. 37 Il futuro “Dobbiamo costruire un continente più forte, integrato e più democratico. Con visioni e progetti omogenei” P—› °›⁾ LW Y:GK8DU5 nÔÔÇ%Ç 5µòâÄÇ µ µ%âÇ Äµò н]™™]е™± µò ½µ]™™]е™± Ôâý µÄ ǵ*âùÇý% ÄÇòòÇ −%Ç] ‰ÇýÄâ%µ òâùâ%µ%µ Ç−ò*â5µùÇý%Ç µò −ý*ùµ%Ç ÔâýµòÇ Ç âý *µý%â%÷ ýÇ−ǵâÇ Ç *ý *%âòâAA ÄùÇ%â−] «*%%â â ÇAAâ ý −ùÇýâ5â Äâ Q‰$ Ç %µµ Äâ â−â−òµŠŠâ µý%â−âµ%µ ˇ«~$—] 2ý âÇ5µ Äâ Çâ ùÄâÔâ−ŸÇ %Ç−ýâ−ŸÇ Il dibattito sulla Svizzera e la sue relazioni con l’Europa è stato rilanciato da un gruppo di personalità elvetiche che ha redatto un Manifesto-appello pubblicato domenica scorsa dal Caffè. Un invito a riconsiderare i rapporti con l’Unione europea in una prospettiva diversa. L’analisi si inserisce nel dibattito promosso dal Caffè sulle chiusure politiche ed economiche determinate in Ticino da un populismo che, alimentato dalla Lega, ha contagiato altri partiti. Eppure, come dice l’ex ministro tedesco Fischer in questa intervista, la Svizzera è per l’Ue un esempio di vera e felice integrazione. Un modello a cui ispirarsi. L’inchiesta è±_çõ …ðç…ðçÔ ±ðç› Ø⁄›_è Í›ç x›°õر›õ›çÔ Ã Ê¾ Ñ! è.èÄ 9-"1 45š -¹š .1 ¦Ê ˙ï! ¬ ½Ãñ Ê ¾ à ʾ Ñ!&8 +Ý ì"1 ’¦3¹;Þ ò76À°-6 "8¦. 1Þ 0© ݳ28 ªª2*Ê é ˙û7öûï© Á À$°Ä æ;!ì 3’0, !ö $7)°6 ° 7³,Ê ìÓÞ ¼9À¦Þ 0.È! 0Þ È³*-Óì:Ä° ì.;³ï4 é/ ,ìÍš! Íò à ñ Ê ¾ ¨¨ =_ °ð⁽_ è±_çõ …ðç…ðçÔ K›ç õ›°›ç› ع Í_èèð xð° ¹_ …ç›°›èØ_ ⁄›¹¹_ xØõõe è›ç⁽ð°ð xð°õØ°_±›°õ› °ð⁽› Ø⁄›› ¯›°Ø_¹ØÔ (ð±› °_ Ü_õõçð ÍðèõØ xð±Í_õõ_¡ ¯›°›çðè_ °›¯¹Ø èÍ_Ø¡ xð° ¹› ÍðçõØ›ç› Íðèõ›çØðçØ ⁄ðõ_õ› ⁄Ø °à_Í›çõç_ _ ‡¿§ x—› ͛籛õõð°ð ⁄Ø è_¹Øç› _ nðç⁄ð Ø° õõõ_ xð±ð⁄Øõe › ⁄›Ø xèxØ°Ø çØÍð°ØnØ¹Ø °›¹ ⁽_°ð ÍØ›⁄Ø xð±› ðÍõØð°_¹Ô BÍÍç› ⁄›Ø èØèõ›±Ø ⁄Ø _èèØèõ›°_ _¹¹_ ¯Ø⁄_ Ø°°ð⁽_õØ⁽Ø Í›ç °_ ±_¯¯Øðç èØxç›_ ð ⁄›¹¹› èð¹Øð°Ø Ø°õ›¹¹Ø¯›°õØ Í›ç ¹àØ°…ðõ_Ø°±›°õ¡ ¹_ °_⁽د_Øð°› › ¹_ xð°°›õõØ⁽ØõeÔ NxðÍçØõ› xðè_ ç›°⁄› ¹_ è±_çõ …ðç…ðç ¹_ ÍØ è±_çõ õç_ ¹› Ü_õõçð ÍðèõØ~ ⁾⁾⁾Ôè±_çõÔx— 6°x¹èØ À _°°Ø ⁄Ø ±_°õ›°Øð°› ¯ç_õØõ_ › ú _°°Ø ⁄Ø ¯_ç_°Ø_¡ ›°õç_±n› …Ø°ð _ ‡ ß±Ô è±_çõ • ° ±_çx—Øð *_ر¹›ç IL CAFFÈ 23 novembre 2014 38 ilcaffèLink La scuola. Maestri dalla mano pesante o vittime di genitori intolleranti. Polemiche a scuola. E dal confronto tra due generazioni di insegnanti... “Per noi professori non c’è più rispetto” Ti-Press P unizioni umilianti e maltrattamenti degli alunni - come quelli che hanno alimentato le recenti polemiche in su due scuole ticinesi - sono inaccettabili per entrambi, ma confrontando i trent’anni di differenza nella loro esperienza di docenti, le differenze nel ruolo si notano. Tra il 64 enne Giuseppe Del Notaro, insegnante di Sementina in pensione dopo 36 anni passati dietro una cattedra, e la 33enne Tiffany Pieroni-Rossi di Morbio, che in classe si è ritrovata solo all’inizio del terzo millennio, c’è più di una generazione di differenza, ma un comune sentire: “Ormai c’è poco rispetto per i docenti”. È che il mondo della scuola è cambiato completamente. Sono cambiati i metodi, gli studenti e sono cambiati i genitori. È cambiata soprattutto la considerazione verso l’insegnante, il rispetto e la fiducia che lo circondavano sino a qualche decennio fa. “È così, si godeva di una certa autorevolezza, sia nella società, che con i genitori - dice Del Notaro, che ha seguito tutta la trafila dell’insegnamento: elementari, medie, ginnasio -. Adesso, senza generalizzare, solo alcune famiglie collaborano, più spesso si schierano acriticamente col figlio. Non dico un ceffone, che non ne ho mai dati, ma se ti scappa un ‘te sé un asan’, sei un asino, rischi di veder arrivare l’avvocato”. “Per fortuna ci sono ancora dei genitori che collaborano, ma che ci sia meno rispetto del nostro ruolo è assodato conferma Pieroni, docente alle elementari di Chiasso -. Sembra che tutti si sentano autorizzati a ‘spiegarti’ come fare il tuo lavoro, ma io non mi sognerei mai di dare consigli ad un professionista. E il paradosso è che a lamentarsi sono soprattutto quelli più convinti che ad educare i loro figli debba essere compito esclusivo della scuola”. Eppure, anni fa, quando il “politically correct” non era un eccesso, non sembrava che la gestione degli studenti fosse così problematica. Quando il comune buon senso non aveva bisogno di torme di psicologi e pedagoghi da affiancare ai docenti. “Tutto è cambiato negli anni ‘80, con la maggior importanza dei genitori riuniti in assemblea - ricorda Del Notaro -. Quando le medie hanno sostituito le ‘maggiori’, scuole di paese, dove nessuno aveva nulla da dire se, per punizione, la classe rimaneva a scuola un’ora in più. Prova a fare adesso una roba del genere; si ha paura persino ad alzare la voce”. Impensabile, con la fila delle auto delle mamme in attesa per ritirare i figli, conferma ironica Pieroni: “Altro che avvocato, rischi la denuncia. E se il nostro lavoro è sempre più logorante e demotivato, e devi avere una grande passione per farlo al meglio, anche i ragazzi sono iper impegnati in una miriade di corsi, dallo sport a qualsiasi attività, con un accumulo di stress notevole. Il guaio è che, a volte, ho la sensazione che certi genitori prendano con più scrupolo questi impegni, che le esigenze scolastiche. Guai ad arrivare in ritardo all’allenamento”. Un’illu- strazione che ha fatto il giro delle scuole è rimasta impressa nella memoria di entrambi: raffigurava genitori, figlio e docente seduti allo stesso tavolo. “Sì, solo che prima i tre adulti erano seduti allo stesso lato con il ragazzo, a testa bassa, dall’altro - ride Del Notaro -. Ora genitori e figlio siedono insieme e a testa bassa c’è il maestro”. “Sono stata un’alunna anch’io, ma ricordo bene quando, vent’anni fa i miei genitori mi misero in castigo un mese perché il maestro mi aveva sgridata - aggiunge Pieroni -. Ora seguiamo disposizioni precise, del codice pedagogico, dobbiamo ponderare ogni minima cosa. E tacere”. HANNO DETTO Quando c’erano le“Maggiori” JPNNKA ILL5 5? ’+<<+[[Ç < ?PAU L+N <+A? LN W˛I+K5+?(+Ç Giuseppe Del Notaro Se per punizione tenevi gli alunni in classe un’ora in più nessuno fiatava. Prova a farlo adesso ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š--šö+.!1¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ýì-&¦3æ;Í/öúÑ *¼³9$ª¬1./©+"Á3ª¼*ÞÞ’/9$ÈÍÞ©ò˙òª )+ª3ª)ìÓÓ$æ*7é9Ì1Óš)2 è3+éÁݬÞÊ)èš¼Ê;4)Í&"-À7:ï.ì"3ѳ:Ãñʾ Terzo millennio in cattedra L+N <“Þµ LN W˛I+K5+?(+ ¡] 2ÚÇ ééÒá»Ç‡ Tiffany Pieroni Rossi Sembra che tutti i genitori si sentano autorizzati a “spiegarti” come fare il tuo lavoro. 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I giudici italiani,come avevano già fatto i magistrati svizzeri,hanno azzerato il processo sui morti d’amianto.Restano l’indignazione e una tragedia collettiva L’Eternit assassino “M i vergogno d’essere italiano”. Giuseppe Manfredi ha 65 anni, vive a Casale Monferrato, la citta dei 256 morti per amianto, la città simbolo del dramma dell’eternit, di cui lui - ammalato di tumore ai polmoni - è diventato il grande accusatore. Lavora come volontario nell’Associazione dei familiari delle vittime dell’amianto (Afeva), e dopo la sentenza della corte di Cassazione italiana (ultimo grado di giudizio) che ha annullato le condanne e i risarcimenti di 95 milioni di euro al processo Eternit, sfoga la sua rabbia. “Mi vergogno di essere difeso da una magistratura che assolve padroni come Stephan Schmidheiny che hanno fatto i soldi sulla pelle degli operai. L’ho detto in faccia al procuratore che ha chiesto la prescrizione, augurandogli di vivere lo stesso dramma che ora io ho davanti”. La sentenza della Cassazione di Roma non è dissimile da quella del Tribunale federale di Losanna che nel 27 agosto 2008 ha respinto le accuse con- L’amaro sfogo del paladino delle vittime: “Questa è la giustizia che assolve i padroni” Giuseppe Manfredi, 65 anni tro Schmidheiny in tre processi per le vittime dell’amianto, morte di cancro dopo aver lavorato nella fabbrica di Niederurnen nel canton Glarona. Secondo i giudici di Losanna i fatti cadono in prescrizione dopo 10 anni dall’inizio dell’esposizione a sostanze tossiche. “Ma come si fa a dire che il reato di disastro ambientale è prescritto se la gente continua ad ammalarsi? - dice al Caffè -. L’apice di coloro che come me si ammaleranno di mesotelioma pleurico, qui a Casale, è previsto nel 2023”, dice Manfredi ancora incredulo. La malattia l’ha preso, anche se non è mai stato un operaio della fabbrica che ha prodotto la polvere maledetta. “Lavoravo all’Enel e poi andavo a correre per le colline del Monferrato. Avevo una vita sportiva, mai avrei immaginato di ammalarmi – racconta -. Poi l’anno scorso mi ha preso una brutta tosse, sono andato dal medico che mi ha prescritto una lastra”. La diagnosi è stata impietosa: mesotelioma pleurico. Quello che prima si chiamava asbestosi. Il cancro dei polmoni causato dalle microparticelle dell’amianto utilizzato per l’eternit. “Si resta senza fiato, si vive respirando bombole di ossigeno, alla fine si muore soffocati”. La fine che hanno fatto centinaia di persone: 256 i morti fra lavoratori e familiari, fra il 1989 e oggi. Ma sarebbero tremila, secondo una stima per difetto, riconducibili alla produzione dell’eternit nelle quattro aziende in Italia e in Svizzera. La chiusura della fabbrica di eternit di Casale Monferrato è avvenuta nel 1986. “Ora è stata abbattuta – dice Manfredi - . Keystone Resta in piedi solo la palazzina degli uffici. L’area è stata ricoperta di terra, ma l’opera di risanamento non è ancora completata. Si doveva fare un museo, un parco. Abbiamo già i giochi per i bambini. Poi con i risparmi nella spesa pubblica sono venuti a mancare i soldi e tutto si è fermato. L’emanazione delle polveri continua a mietere vittime, anche perché un buon 50% di abitazioni di Casale sono ricoperte di eternit. Anche l’acquedotto è fatto con tubi di eternit”. Dalla scoperta del cancro, Manfredi con l’Associazione familiari delle vittime, ha sollevato il problema a livello giuridico di una malattia vissuta per anni nella solitudine. Un’azione che ha portato al banco dell’accusa Schimidheiny, di cui sono state attestate le responsabilità. Sapeva che i soldi investiti per ridurre la polvere mortale “erano esigui”. E nonostante ciò, “per mero fine del lucro”, è andato avanti. “Mi fa rabbia che ora si spacci come paladino dell’ambiente – conclude –. Che lo faccia è un bene. Che lo proclami pubblicamente è un’offesa per le vittime”. LA FABBRICA DELLA MORTE L’imprenditore Stephan Ernest Schmidheiny (67 anni) e, a destra, l’area non ancora risanata a Casale Monferrato. Sopra: Giuseppe Manfredi, la voce delle vittime, e, accanto, accanto un corteo a Roma contro la sentenza Keystone Fotogramma Il personaggio Trent’anni fa la svolta ecologica di Schmidheiny, ma alle sue spalle un immane disastro E così l’industriale di San Gallo dalle sponde del lago di Zurigo si è riciclato nell’ambientalismo M L’imprenditore “I giudici di Torino sono stati costretti a trovare un colpevole. Non ho mai avuto alcun ruolo operativo nell’azienda” agnate dell’economia, riciclatosi a bandiera dell’ecologia. Filantropo e uomo dal patrimonio stimato in tre miliardi di franchi. Stephan Schmidheiny è sicuramente lo svizzero di cui si parla di più in Italia negli ultimi giorni. Nato nel 1947 a Heerbrugg, nel canton San Gallo, fa parte della quarta generazione di una delle famiglie più potenti dell’industria elvetica. Si laurea in diritto a cavallo degli anni settanta a Zurigo, dove ottiene anche un dottorato. Inizia la sua carriera nel 1976 nella fabbrica di eternit di Niederurnen, nel canton Glarona, con filiali anche all’estero. A lui, dopo la spartizione del patrimonio di famiglia decisa dal padre Max, tocca il settore dell’amianto. A suo fratello Thomas invece, viene assegnato il cemento. Negli anni Ottanta sceglie di ampliare i suoi interessi, tanto che crea Fundes, un’organizzazione che sostiene piccole e medie imprese in America Latina. La sua attività in quella parte del mondo presenta alcuni lati oscuri, uno è legato all’acquisto di un terreno forestale in Cile nel 1982, agli albori della feroce dittatura di Augusto Pinochet. Ciò gli permette di ampliarsi, tanto che oggi possiede 120mila ettari di terreno presso la città meridionale di Concepcion. Possedimenti però intrisi di sangue, perché strappati con la forza dal regime ai Mapuche, un popolo autoctono. Gli indigeni denunciano che quei terreni sono stati loro estorti con intimidazioni, torture e persino anche con omicidi. Nel 1986 la sua fabbricasmette di produrre amianto. Sempre nello spirito della diversificazione degli investimenti, crea una multinazionale che tocca diversi campi, come l’agricoltura, la finanza, i beni di consumo, l’energia elettrica e la strumentazione ottica. In questo periodo avvia numerose imprese, creandosi la fama di un genio dell’ imprenditoria, tanto da entrare nei consigli d’amministrazione dell’Asea Brown Boveri, di Nestlé, Swatch e Ubs. Negli anni Novanta, Schmidheiny assume un ruolo importante nella Conferenza di Rio, creando un forum a cui partecipano i più importanti uomini d’affari di tutto il mondo. Lo scopo è di sviluppare prospettiva economiche in grado di conciliare sviluppo e sfide ambientali, creandosi così una fama di ambientalista. Nel 2003 si ritira da tutte le funzioni esecutive, Dopo la prescrizione decisa dalla Cassazione per i reati che l’avrebbero dovuto portare in carcere per 18 anni, Schmidheiny, dopo aver ricordato i tentativi di risarcire le vittime e le sue lotte a favore dell’ecologia, sui due primi gradi di giudizio ha dichiarato: “I giudici di Torino si sono visti costretti a trovare un colpevole. Non ho mai avuto un ruolo operativo nella gestione dell’azienda”. IL PADRE Max Schmidheiny (19081991) è il padre di Max e Thomas, che hanno continuato l’attività di famiglia dopo il 1976. Diplomato in ingegneria meccanica al Politecnico di Zurigo, è stato membro del consiglio d’amministrazione di Abb, dopo avere fondato l’Eternit Ag a Niederurnen IL CAFFÈ 23 novembre 2014 ilcaffèLink 40 La comunicazione. Trasformare i differenti idiomi in un ulteriore strumento di coesione nazionale è possibile. È il tema di un dibattito promosso da Coscienza Svizzera Una Babele di lingue da usare per unire e non come barriera L a lingua è una barriera “naturale”, la prima che si ci ritrova davanti quando si vuole comunicare, dialogare, confrontare con chi ne parla una diversa. Una barriera che, paradossalmente, potrebbe unire se - come capita, almeno da un punto di vista formale, in Svizzera - il plurilinguismo viene accettato e supportato come un valore, un ulteriore strumento di coesione nazionale. Un bel concetto, ma più facile a dirsi che realizzarsi, anche in un Paese come la Confederazione che, tradizionalmente, suscitava l’ammirazione se non l’invidia di altre nazioni per il suo essere plurilinguista. Anche perché - ed è una tesi sostenuta pure da non pochi esperti del linguaggio e della comunicazione - dire che la Svizzera quadrilingue in realtà non è niente più di un mito. E permettersi lingue parlate da piccole minoranze, come il romancio e fors’anche l’italiano, per molti è un lusso. Un lusso che la Svizzera si può permettere, se si intende l’adozione “ufficiale” di una lingua, ma di qui a garantirne uso e diffusione è tutta un’altra storia. “Le barriere che uniscono” sarà proprio questo il tema del dibattito proposto a Locarno per il prossimo 5 dicembre da Coscienza Svizzera, dal Forum du bilingui- sme e Supsi. Ha ragione il sociologo Sandro Cattacin a ricordare come le diversità linguistiche siano una ricchezza da custodire. Nello stesso tempo, però, premette che il patrimonio è davvero tale se ci sono rispetto per la diversità, volontà al dialogo e apertura. Cosa finora riuscita pienamente solo in ambiti specialistici, come i linguaggi specializzati “gergali”. La medicina, ad esempio, ha fatto incetta di termini dal greco al latino, in tutti gli idiomi che ne hanno contribuito al progresso. Persino il gergo sportivo - come quello degli affari, dello spettacolo, della televisione - hanno attinto a piene mani a varie terminologie indipendentemente del dizionario nazionale. Certo, prevarica l’inglese, come è sempre successo nella storia con i privilegi, anche linguistici, conquistati dalle socetà egemoni. Tutte le evoluzioni linguistiche, per funzionare, richiedono quei tre indispensabili fattori citati. Persino il linguaggio dei social network, zeppo di neologismi inediti che si autoalimentano in continuazione, ha saputo creare una lingua franca al solo scopo di riuscire a dialogare, confrontarsi indipendentemente dal passaporto e dalla lingua d’adozione. Anche in questo caso, inutile negarlo, a fare da “base” è l’inglese, ma forse non ha tutti i torti Tullio De Mauro, famoso linguista italiano, nel proporre di istituire la lingua di Shakespeare come idioma ufficiale europeo. “Attenzione, parlo della lingua delle istituzioni, e se si vuole un’Europa in cui i cittadini parlino una lingua per discutere e decidere insieme, oggi questa lingua è senza dubbio l’inglese - spiega De Mauro, ribadendo quanto scritto nel suo ultimo libro “In Europa son già 103”, edito da Laterza, cioè che il multilinguismo è un tratto distintivo europeo -. Il multilinguismo e l’aspirazione unitaria non si escludono. Ricordo che tanti, compreso qualche linguista, pensavano che l’unità linguistica, raggiunta negli anni Sessanta per l’italiano, avrebbe spazzato via i dialetti. Invece mezzo secolo dopo i dialetti sono ancora vivi. Perchè, quindi, adottando diffusamente una lingua comune in Europa, dobbiamo temere che vengano lese le lingue nazionali radicate nella storia e nella cultura?”. Proprio come l’Europa, anche la Svizzera è un’entità multilingue. E pure in questo caso, un’ egemonia linguistica non riguarda solo gli aspetti istituzionali, è invece una questione di “democrazia”, perché non è possibile delegare la discussione a un’élite ristretta, che si esprime con la propria lingua. Forse, da questa “Babele” di lingue non si uscirà nemmeno con l’istruzione, fermo restando che l’insegnamento della lingua materna resta prioritario. Forse, alla fine, prevarrà una lingua “terza”, comune a tutti. Non ci sarebbe da stupirsi se a prevalere fosse il neo-linguaggio dei nativi digitali dell’intero pianeta.Ma le lingue nazionali certo non si estingueranno per questo. L’evento Lo spettacolo di Henriquez abbinato al confronto locarnese organizzato assieme a Supsi e Forum du bilinguisme “I bi nüt vo hie”e ridi,ma sollecita a riflettere I bi nüt vo hie. Non sono di qui”. A volte basta una sola frase per schematizzare il solco che divide gli svizzeri. Un fossato linguistico, ampiamente alimentato da stereotipi, che a volte può essere superato d’un balzo, con un sorriso. O meglio con una risata, perché “I bi nut vo hie” è uno spettacolo umoristico, un one man show ideato da Carlos Henriquez. L’attore stesso pare un simbolo della multiculturalità e dell’incomprensione reciproca: nato a Bienne, con padre spagnolo e madre tedesca, cresciuto nell’uso di una sola lingua - come spesso capitava negli anni ‘70 -, per l’occorrenza il francese. Nella sua prima ticinese, il prossimo 5 dicembre al teatro Kursaal di Locarno, il monologo in schweizerdeutsch (debitamente accompagnato dalla proiezione di sottotitoli in italiano), diventa parte integrante di un dibattito in cui il “non sono di qui” ha a che vedere con una coesione nazionale che il multilinguismo non dovrebbe mettere in discussione. Non a caso l’evento, che precede lo spettacolo di Henriquez, unisce con lo stesso titolo show e dibattito: “Barriere che uniscono”. E proprio perché la comprensione nazionale e il dialogo sono importanti all’interno di un Paese come la Confederazione, la giornata locarnese si ripropone di evidenziare un nesso efficace e coerente con il progetto di Coscienza svizzera, “(Ri)scoperta dell’italianità in Svizzera”, che indaga sullo stesso problema. Adottando la formula usata a Friborgo dal Forum du bilinguisme di Bienne, l’evento fa leva sia sullo spettacolo del comico francofono Henriquez, sia sul dibattito che precede l’one man show. Anzi, è proprio il dibattito, che si terrà nell’auditorio del Dipartimento formazione e apprendimento (Dfa) della Supsi, a introdurre i temi clou raffigurati sul palcoscenico. E lo fa senza lesinare sui relatori. A partire dalla consigliera federale Evelyne Widmer Schlumpf, responsabile del dipartimento federale delle Finanze, cui almeno in parte compete l’applicazione della legge sulle lingue nazionali e il sostegno alla funzione della delegata al plurilinguismo, Nicoletta Mariolini, anch’essa presente all’incontro. Al dibattito parteciperanno anche il sociologo Sandro Cattacin (vedi articolo in pagina, docente all’università di Ginevra e membro del gruppo di lavoro di “(Ri)scoperta dell’italianità in Svizzera”, e Manuele Bertoli, direttore del dipartimento Educazione e cultura. L’analisi La diversità devono dialogare tra di loro SANDRO CATTACIN sociologo, Università di Ginevra I mmaginiamo un mondo in cui si parla solo una lingua. L’inglese per esempio. Certe pietanze resterebbero senza nome. La pizza diventerebbe un “plane bred with tomatoes and fresh cheese baked in an oven”. Anche certi concetti scomparirebbero. Per esprimere concetti come gli “Arrivants” di Derrida o la “Lebenswelt” di Husserl si dovrebbe aspettare la nascita di un Derrida e di un Husserl anglofoni per poter spiegare in cosa consiste il ‘radicalmente diverso’ e cos’è ‘l’esperienza fenomenologica individualizzata’. Il mondo diventa migliore e si arricchisce grazie alle diversità linguistiche che esprimono storie e scuole, esperienze collettive riconducibili a luoghi ed eventi unici. L’arricchimento, però, dipende da tre fattori fondamentali. In primo luogo, dal fatto che le diversità siano rispettate. Non ci sono lingue e culture di maggioranza o minoranza, importanti o marginali. Una lingua è un fatto unico, non misurabile nella sua valenza economica, morale o sociale. Certo, parlare l’inglese oggi è valorizzato economicamente, ma non significa che il turco non contribuisca o non abbia contribuito nello stesso modo a quello che è un mondo che cresce. Ricordiamo che l’impero ottomano, ben prima dei Paesi anglofoni, ebbe una politica del rispetto delle differenze religiose, tradotta e diffusa in seguito nel resto dell’Europa. Secondo elemento, inerente al rispetto, è la necessità che le diversità, linguistiche o altre, dialoghino tra loro. Solo il dialogo nel rispetto dell’unicità dell’altro permette di imparare, di aprire il proprio orizzonte, di capire cos’è un risotto o un concetto astratto. Il dialogo richiede la decisione reciproca di entrare in contatto con l’altro. Questa decisione non è automatica. Nasce dall’esperienza di destini e situazioni condivise e da rivendicazioni morali. Nasce nel confronto obbligato su un territorio, piccolo o mondiale che sia, quando si devono abbordare problemi comuni. Non solo si deve decidere di voler entrare in contatto, si deve anche fare uno sforzo di comprensione dell’altro. Da lì il valore di imprenditori della mediazione, plurilingui e convinti dell’importanza del dialogo. Infine, il terzo fattore, fondamentale per il successo del dialogo, è rappresentato dall’apertura e dalla voglia di evolvere. Lo spazio che si dà alla contaminazione linguistica e di esperienze, al cambiamento, all’apprendimento che a volte è reciproco, determina l’avanzamento sociale, politico ed economico verso una società più giusta, meglio organizzata e innovativa. La Svizzera è un Paese per definizione plurilingue, per definizione di mediatori. La sua forza consiste nelle differenze, nelle barriere linguistiche che ogni giorno tentiamo di superare individualmente, basandoci sul rispetto altrui, sulle nostre competenze linguistiche, sulla nostra apertura verso l’altro. Mettere in discussione questo sforzo, mettere in concorrenza le lingue o avvantaggiarne una, significherebbe mettere in discussione magari soltanto la Svizzera, magari anche una società mondiale che condivide lo stesso destino: vivere in un unico pianeta. IL CAFFÈ 23 novembre 2014 ilcaffèLink 41 I PER SON AGGI Sergio Marchionne Sebastian Vettel Alberto Contador 62 ANNI, MANAGER 27 ANNI PILOTA 31 ANNI CICLISTA L’amministratore delegato di Fiat e Crystler ha stabilito la sua dimora fiscale a Walchwil, nel canton Zugo Il campione di F1, che correrà per la Ferrari, dopo essere stato vicino di Marchionne, vive ora nel canton Turgovia Dopo altri campioni del pedale, lo spagnolo ha scelto il Ticino per vivere, allenarsi e magari pagare meno tasse Vincenzo Nibali 30 ANNI CICLISTA La società. Chi sono e dove vivono i Paperoni giunti dall’estero che beneficiano di una tassazione speciale. Il Ticino si distingue come“buen ritiro”prediletto dai campioni sportivi delle due ruote La tribù dei super ricchi attirati in Svizzera dal isco più leggero e su misura H 5.634 Sono i ricchi stranieri che nel 2012 beneficiavano in Svizzera di una tassazione forfettaria: il grosso si trova nei cantoni latini. 877 Sono i globalisti che hanno scelto il Ticino. Nella classifica dei cantoni preferiti dopo Vaud e Vallese. 695 milioni È l’ammontare di quanto hanno pagato nel 2012 i globalisti (195 milioni alla Confederazioni, 325 ai cantoni e 178 ai comuni). 45’000 franchi È la cifra annua che Mister Ikea, Ingvar Kamprad, versava come imposte comunalli a Epalinges, prima di tornare in Svezia. anno il cuore che batte a sinistra, come tutti, ma quando cercano dimora il loro muscolo assume la forma del salvadanaio. E allora vanno dove li porta l’interesse: ossia nei cantoni, e nei comuni, dove riescono a strappare la più vantaggiosa aliquota d’imposta. Sono i super ricchi stranieri, una specie la cui conservazione pare all’improvviso vitale per i destini del Paese. Secondo alcuni è vantaggioso proteggerli, come neanche si fa coi panda del Wwf, per altri invece andrebbero salassati, o meglio trattati fiscalmente né più né meno di ogni cittadino. Stop al tappeto rosso dicono i sostenitori dell’iniziativa popolare “Basta privilegi fiscali per i milionari”, su cui si vota a fine mese. Ma quanti sono in Svizzera gli stranieri ultra-benestanti che hanno ottenuto un forfait fiscale? A beneficiare della tassazione speciale sul dispendio erano, secondo i dati del 2012 (i più recenti a disposizione), ben 5.634 ricconi, i quali hanno versato complessivamente 695 milioni di franchi di imposte (192 alla Confederazione, 325 ai cantoni e 178 ai comuni). Curiosamente, sarà per le temperature gradevoli?, i globalisti si trovano molto bene nei cantoni latini: Vaud stacca tutti ospitandone 1.396, davanti a Vallese (1.300), Ticino (877) e Ginevra (710). I numeri dicono molto, ma non tutto. Tacciono, ad esempio, che Sergio Marchionne, 62 anni, ha trovato il suo cono d’ombra a Walchwil, sul lago di Zugo, dove il gran patron di Fiat-Crystler è al riparo dall’esoso fisco italiano. Quanto ci viva è mistero su cui nel comune non sembrano molto interessati ad indagare. Probabilmente ci passa il tempo che me- ricco straniero, il campione tedesco di Formula 1 Sebastian Vettel. Dal 2010 però il futuro pilota della Ferrari ha deciso di fare pit-stop fiscale altrove, sempre in Svizzera, ma ad Ellighausen nel canton Turgovia. Perché una delle caratteristiche dei globalisti è la loro mobilità: ne sanno qualcosa a Epalinges, paese sulle alture sopra Losanna, ormai orfano dell’uomo più ricco d’Europa, Ingvar Kamprad. La recente partenza di Mister Ikea, che ha smontato i suoi mobili per far ritorno in Svezia, non ha però provocato voragini finanziarie nelle casse comunali: l’88enne, secondo le cifre rivelate di recente dal giornale “24 heures”, pagava ogni anno 165 mila franchi d’imposte, di cui “solo” 45’000 al Comune. Poca cosa rispetto alla fortuna della famiglia Kamprad, stimata tra i 41 e 42 miliardi di franchi. E il Ticino? Da noi, ultimamente, vanno per la maggiore i milionari su due ruote: ciclisti celebri come lo spagnolo Alberto Contador e l’italiano Vincenzo Nibali si sono accasati a Lugano. Contano naturalmente le condizioni atmosferiche, che permettono allegre pedalate d’allenamento nei mesi più freddi, ma sicuramente avrà giocato un ruolo anche il favorevole rapporto (non quello che montano sulle loro biciclette) tra reddito e imposte. Non deve trattarsi solo di fattori climatici, visto che in riva al Ceresio s’è accasato pure chi corre a motore, il campione di MotoGp Jorge Lorenzo. A differenza però di cantoni come Zugo, dove spesso il domicilio non è molto più di una buca delle lettere, il Ticino per i ricchi stranieri, in particolare i russi, è soprattutto un luogo dove vivere e ostentare sontuose abitazioni. Non è malaccio, al proposito, neppure la villa di Paolo Ligresti a Montagnola. Di sicuro è più confortevole del carcere di San Vittore, dove l’erede della potente famiglia italiana del mattone sarebbe finito senza una cittadinanza svizzera ottenuta sul filo del mandato d’arresto. Perché la libertà vale più di una dichiarazione d’imposta. rita nell’abitazione in Zugerstrasse, un orrendo castellaccio in cemento armato ravvivato - si fa per dire - da imposte a strisce bianche e rosse. Il suo appartamento si trova all’ultimo piano, anche se Mister Auto vivrebbe in realtà a Blonay nel canton Vaud. Sempre a Walchwil, a poca distanza dal “maniero” di Marchionne abitava, agli inizi della carriera, un altro famoso e La curiosità D ici “governante” e pensi subito ad un ministro a Bellinzona, mica alla domestica incaricata di rassettare la dimora di Milord. Invece, con lo sbarco in Ticino di nuovi super ricchi, ci si dovrà presto abituare ad annunci di lavoro come quello apparso negli scorsi giorni sul sito inglese “Greycoat Lumleys”. Questa agenzia, che si occupa di reclutare personale d’alto standing, è infatti alla ricerca di una persona che svolga a Lugano la professione di “Housekeeper” o “Valet”. In pratica una collaboratrice familiare a tempo pieno (o un cameriere nella variante maschile). Ma ad attirare l’attenzione è il tono aulico della comunicazione che rimanda ad abitudini di vita di persone fuori dal comune. “Il posto vacante”, come recita l’annuncio, rappresenta “un’eccellente opportunità per una governante o un cameriere esperto di entrare a far parte, a Lugano, di una Famiglia molto attenta alle forme”. La prescelta dovrà affiancare altre tre governanti e, come quarta, sarà inserita in un team che comprende anche “un responsabile della Casa e la cameriera della Signora”. Unica concessione alla modernità, il fatto che “non esiste - tiene a puntalizzare il datore di lavoro - una gerarchia tra governanti. La Famiglia è infatti alla ricerca di un ‘team player’, un giocatore di squadra intenzionato a far bene, e soprattutto lavorare sodo per man- Con l’arrivo dei “nababbi” rispuntano le professioni tipiche della servitù che fu. Su un sito inglese compare l’annuncio di una famiglia che va e viene da Lugano Corbis Cercasi governante disposta a lucidare l’argenteria in 9 ville Sulle sponde del Ceresio vede la “vie en rose” anche l’italiano che ha vinto l’anno scorso il Tour de France tenere gli alti standard della Casa”. Dopo di che, sotto la patina paludata dei termini ampollosi, alla nuova dipendente si chiedono le solite cose. Ovvero, pulire, lavare e stirare, “ma ad alto livello”, oltre che servire i pasti e le bevande” ai padroni e agli ospiti. “La governante - prosegue il minuzioso ‘bando’ di lavoro - sarà anche responsabile della preparazione e dell’allestimento della tavola e dei pasti, nonché di una regolare manutenzione del vasellame e delle stoviglie, in particolare l’argenteria e i bicchieri”. Del resto da spolverare ce ne sarà parecchio, visto che la Famiglia viaggia assai. Colpa, crediamo, delle “9 case” sparse in giro per il mondo, di cui 3 diventano sovente Jorge Lorenzo 27 ANNI MOTOCICLISTA La scintilla col Ticino non è scoppiata solo quando l’appartamento del pilota a Paradiso ha preso fuoco Ingvar Kamprad 88 ANNI FONDATORE DI IKEA Il Paperone del mobile è tornato in Svezia. Per 38 anni ha pagato un forfait al Comune di Epalinges la residenza primaria. Negli spostamenti viene trascinata anche la servitù: la governante deve mettere in conto di lavorare di più durante i periodi passati lontano da Lugano. Da ultimo non poteva mancare l’accenno alla livrea: alla neo-assunta verrà “fornita la tradizionale uniforme che dovrà essere indossata in ogni momento durante il lavoro”. L’accenno alla conoscenza dell’italiano, auspicato ma non indispensabile, chiarisce ulteriormente il tono cosmopolita della famiglia. E il salario? A fronte di tutte le pretese, pare da braccino corto: alla prescelta l’annuncio prospetta un salario lordo di 45’000 sterline (circa 67’500 franchi) per un impegno di 55 ore la settimana sui 5-6 giorni. Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE L’ALBERGHERIA Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & Remo Fehlmann nuovo direttore di GastroSuisse GastroNews Qr-Code plomato Ss. Vanta un diploma Mas (Master in Advanced Studies) in Business Excellence e ampie conoscenze nei settori specialistici del marketing e della gestione alberghiera. Remo Fehlmann ha alle spalle una grande esperienza dirigenziale, maturata nel corso della sua carriera professionale e ha spirito di iniziativa. Come sottolineato dal presidente di GastroSuisse, Casimir Platzer, a nome del Consiglio, alla luce del profilo e dei requisiti definiti dalla commissione incaricata dell’individuazione del nuovo direttore, Remo Fehlmann era il candidato numero uno. “Siamo lieti che la fase di ri- Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei Qr-code e facendo la scansione del Qr-code che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo del Qr-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > I migliori apprendisti di ristorazione e albergheria > Sosteniamo tutti Telethon 2014 > Risotti e fondue ai Grappoli di Sessa Nominato dal Consiglio, in carica dalla primavera del prossimo anno Il Consiglio di GastroSuisse ha eletto come direttore l’albergatore Remo Fehlmann. Con questa elezione viene coperto un importante posto vacante. Il nuovo direttore assumerà la sua carica nella primavera 2015. A 46 anni e forte di un’approfondita conoscenza del settore, Remo Fehlmann assume la direzione operativa della maggiore Federazione dell’albergheria e della ristorazione della Svizzera. Da 15 anni gestisce il Seminarhotel Sempachersee di Nottwil, dedicandosi anima e corpo al settore ricettivo. Remo Fehlmann è albergatore/ristoratore di- cerca si sia conclusa”, afferma Casimir Platzer, il cui obiettivo dichiarato è stato quello di assicurare nuovamente e in tempi brevi la direzione operativa del centro competenze di GastroSuisse. GastroSuisse, ricordiamo, è la Federazione dell’albergheria e della ristorazione svizzera. Circa 20’000 soci (con 3000 strutture ricettive) organizzati in 26 sezioni cantonali e cinque gruppi di lavoro, fanno parte della più grande Federazione padronale del settore ricettivo. Al neo direttore i migliori auguri di buon lavoro anche da parte di GastroTicino. Il ticinese ha vinto il Trofeo Margaux Bel Air-Marquis d’Aligre “Migliore Sommelier della Svizzera 2014” Simone Ragusa IL PODIO Da sinistra Réza Nahaboo, Simone Ragusa e Aurélien Blanc. Foto: Luciano Barazza “re” dei vini ALESSANDRO PESCE È Simone Ragusa il miglior sommelier svizzero 2014. Al termine di un concorso di altissimo livello con i finalisti divisi da pochi punti, il sommelier dell’Hotel Lido Seegarten di Lugano, ha portato in Ticino il Trofeo Margaux Bel Air-Marquis d’Aligre “Migliore Sommelier della Svizzera 2014” svoltosi lo scorso fine settimana all’Hôtel Splendide Royal di Lugano. Al secondo posto Réza Nahaboo del Ristorante des Alpes a Orsières e al terzo Aurélien Blanc del Baur au Lac di Zurigo. I candidati al prestigioso titolo erano 15 e si sono sfidati nella giornata di sabato a porte chiuse; per la Svizzera italiana erano in gara Luigi Liguori (Swiss Diamond Hotel di Vico Morcote), Giacomo Pellegrini (Ristorante Orologio “Da Savino” a Lugano), Rosa Maria Sassi (Manor Vini-Produttori Quattromani a S. Antonino), Anna Valli (Ristorante Lido a Riva San Vitale) e Simone Ragusa. Alla fine la giuria presieduta dal Campione del mondo Paolo Basso, ha selezionato i tre migliori per la finale pubblica. Il pubblico ha seguito le prove con interesse: servizio champagne magnum; abbinamento cibo-vino relativo a un menu imposto e motivazione della scelta; decantazione di un vino rosso; degustazione e spiegazione di 3 vini alla cieca; identificazione di 5 superalcolici alla cieca; riconoscimento errori in una carta dei vini; conversazione in inglese o francese; conoscenze generali su cibo e vino sulla base di fotografie. Alla fine il verdetto accolto con una vera e propria ovazione. I tre premiati hanno ricevuto la coppa del Trofeo Margaux Bel Air-Marquis d’Aligre, offerto dalla Famiglia Paolo e Brigitta Wicht, i diplomi d’onore e i “Tabliers” Bragard. Sono stati inoltre attribuiti altri riconoscimenti. Premio speciale Nestlé e San Pellegrino/Acqua Panna; miglior sommelier „abbinamento vino, cibo e acqua minerale” a Simone Ragusa; miglior sommelier “degustazione acqua minerale” a Vincent Debergé; miglior sommelier “questionario acque minerali” a Giacomo Pellegrini. Premio speciale “La Chaîne des Rôtisseurs Suisse”, rappresentata dal presidente René Kamber: 1° e 2° posto partecipazione alla finale mondiale “Miglior giovane sommelier del mondo 2015” con soggiorno di una settimana e un premio di 1000 franchi al 1° e di 500 al 2°. Il presidente nazionale Piero Tenca - vero e proprio motore del concorso - ha poi ringraziato gli sponsor che hanno offerto premi importanti: Nespresso, Laurent-Perrier, Bindella Vini, Grand Hotel Park Gstaad, Hotel Four Seasons Des Berges a Ginevra, Les Ambassadeurs Lugano, Azienda Agriloro di Arzo, Riedel. Oltre a Piero Tenca, determinante il ruolo di Myriam Broggi-Praz, Fabio Miccoli e Fabio Masi (svizzera romanda), Bruno-Thomas Eltschinger e Nicola Mattana (Svizzera tedesca) ed Ezio De Bernardi, Savino Angioletti, Davide Comoli e Raffaella Müller (Svizzera italiana). Ma torniamo al vincitore. Simone Ragusa, classe 1984, ha iniziato la sua carriera con un diploma professionale ASSP. Poi ha frequentato la Scuola Superiore alberghiera e del turismo di Bellinzona, e di seguito ha ottenuto il diploma professionale di sommelier. Ha frequentato uno stage al Ristorante Alain Ducasse di Monte Carlo diventando dal 2003 al 2010 sommelier e dal 2011 chef sommelier. Dopo un soggiorno a Parigi al Ristorante Vino di Enrico Bernardo (miglior sommelier del mondo 2004) in qualità di commis-sommelier, oggi lavora all’Hotel Lido Seegarten di Lugano. Tra i suoi successi ricordiamo il 2° posto al “Miglior sommelier di Svizzera 2012” e l’11° posto al “Miglior sommelier del mondo 2013 a Tokyo, su 55 concorrenti. Complimenti a tutti! Formazione La cerimonia di premiazione per le medie più alte al Centro professionale di Trevano I migliori apprendisti di ristoranti e alberghi I migliori apprendisti che hanno seguito una formazione nel settore alberghiero e della ristorazione nei 2013-14, sono stati premiati durante la recente cerimonia svoltasi al Centro professionale (Cpt), Polo dell’alimentazione e dei servizi della Svizzera Italiana di Trevano. I giovani che hanno ottenuto le migliori medie, sopra alla nota 5, sono stati premiati grazie anche alle associazioni padronali del settore. I nomi e ulteriori informazioni nella rubrica GastroNews. Alla cerimonia sono in- Comitato «No a Ecopop», Casella postale 5563, 6901 Lugano GT24102014 Affittasi da subito, causa cessazione attività, Ristorante a Contone con inventario da concordare e con ampio parcheggio. Solo seri interessati scrivere a cifra. Premiati e autorità nella foto di Hotel & Gastro Formazione GT05112014 Vendesi Ristorante Pizzeria nel luganese, caratteristico, in ottime condizioni, con intentario. Parcheggio privato. Solo seri interessati scrivere a cifra. GT18122014 Vendesi occasione FORNO RATIONAL PROFESSIONAL a gas 20 teglie, carrelli, coperte. CHF 15’000.--. Interessati scrivere a cifra. tervenuti con un breve discorso il sindaco di Lugano Marco Borradori, Silvia Gada (Capoufficio formazione industriale, agraria, artigianale e artistica), Massimo Suter (presidente GastroTicino), Lorenzo Pianezzi (presidente hotelleriesuisse Ticino), signora Caverzasio (Associazione Contate su di noi), Guido Zanchetta (presidente Hotel & Gastro Union Ticino), Roberto Valaperta (direttore Cpt). La cerimonia è stata organizzata per Hotel & Gastro formazione Ticino da Valentina de Sena. Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE Assurda e dannosa. www.ecopopno.ch Settimana del vino svizzero anche nei ristoranti ticinesi Sono 200 i ristoranti che sino al 30 novembre partecipano alla “Settimana del vino svizzero”. Un evento voluto da Swiss Wine Promotion in collaborazione con l’Associazione Vinea, per riunire i ristoranti e le cantine così da sensibilizzare i clienti sulla qualità e diversità dei vini svizzeri. Gli altri obiettivi dell’iniziativa sono quelli di aumentare le vendite dei vini svizzeri nella ristorazione, e di dare visibilità sui media ai ristoratori e ai produttori. I ristoranti iscritti proporranno tre abbinamenti gustosi Swiss Wine & Dine. In particolare un bicchiere di vino svizzero scelto tra le sei regioni viticole principali della Svizzera: Vallese, Vaud, Ginevra, Ticino, Svizzera tedesca e regione dei Tre Laghi. Il ristoratore dovrà scegliere tre regioni. Ogni vino sarà abbinato a un piatto che metta in valore l’etichetta selezionata. La lista completa dei ristoranti e tutte le informazioni si possono ottenere sul sito http://www.swisswineweek.ch. Ecco i ristoranti ticinesi: Cyrano, Lugano; ul Furmighin, Sagno; Antico Grotto Ticino, Mendrisio; Grotto del Giuvan, Salorino; Scarpetta Alla Fraccia, Tenero-Contra; Grotto la Risata, Arcegno; Le Relais, Lugano; Hotel Delfino, Lugano; Da Valentino, Locarno; Eden Roc Marina, Ascona; Alla Stazione, Lavorgo; La Veranda, Lugano; Da Candida, Campione d’Italia; Boutique Hotel Tentazioni, Cavigliano; Pedemonte, Bellinzona; Conca Bella, Vacallo; Al Ghitello, Morbio Inferiore; Locanda Locarnese, Locarno. Gli artigiani ticinesi in vetrina dal 27 al 30 novembre a Bellinzona La “Fiera Cantonale Artigianato del Ticino” avrà luogo all'Espocentro di Bellinzona dal 27 al 30 novembre. Questa manifestazione vuole essere una panoramica dei prodotti realizzati da artigiani ticinesi con materie prime del nostro territorio. Una fiera che vuol far conoscere al pubblico il perché e necessario sostenere il nostro artigianato. Comperare i prodotti del territorio, infatti, equivale a sostenere la sua specificità, la sua cultura, le competenze, l’occupazione e l’ambiente. Questi gli orari: giovedì 17:00-20:00; venerdì e sabato 10:00-20:00; domenica 10:00-17:00. Ingresso fr. 5 (bambini gratuito). Ulteriori informazioni su www.glati.ch. presenta: SCEF 045 CAPIRE IL CLIENTE PER SVILUPPARE IL BUSINESS IL FATTORE UMANO NELLA RELAZIONE CON LA CLIENTELA Obiettivi acquisire una corretta consapevolezza del valore del fattore umano nella relazione con il cliente, imparare ad avere una corretta percezione del punto di vista del cliente, saperlo ascoltare, saper utilizzare a proprio vantaggio le informazioni raccolte durante il colloquio, imparare a interpretare come i nostri comportamenti si riflettono sui dati numerici del business; come organizzare e leggere i numeri statistici, imparare a fare la differenza! Insegnante Ettore Lazzarini, consulente e formatore SMSchool Data e orario 24 novembre 2014, 08.30-12.00 e 13.30-17.30 Costo Chf 180.00 soci / Chf 230.00 non soci L'ARTE DELL’ACCOGLIENZA AL CLIENTE 30 novembre Ancora più traffico e più manodopera non residente? Obiettivi esplicitare il significato di accoglienza, comprendere alcuni strumenti che influenzano le relazioni con la clientela, conoscere ed applicare alcune tecniche comportamentali relazionali positive, saper influenzare l'ambiente di lavoro con la propria motivazione. Programma significato di accoglienza, accoglienza e qualità del servizio, attitudine personale, le influenze del nostro benessere, i pregiudizi e i giudizi, la prima impressione, la comunicazione positiva, il problema è mio, posizioni essenziali (analisi transazionale). Insegnante Maurizio Mina, formatore aziendale Data e orario 25 novembre 2014, 08.30-17.00 Costo Chf 150.00 soci / Chf 200.00 non soci LEGUIDE Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA GLIITINERARI Informazioni e prenotazioni: AutoPostale Svizzera SA Regione Ticino - Viaggi e Vacanze - 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 - fax +41 (0)58 667 69 24 [email protected] - www.autopostale.ch Il programma Rapperswil 14 dicembre 2014 Chf 75.– per persona Partenza 06.00 Chiasso Ffs, 06.10 Mendrisio Ffs, 06.40 Lugano Ffs, (lato buffet), 06.40 Locarno Ffs, 07.10 Bellinzona Ffs, 07.40 Biasca Ffs La gita Viaggio nella città delle rose con AutoPostale per scoprire il Natale Nella medioevale Rapperswil fioriscono colorati mercatini Chi non è goloso può comunque approfittare dei numerosi prodotti gastronomici. Ed è proprio in uno stand che propone specialità locali che vale la pena consumare il pranzo tra profumi di lardo affumicato e aromi tipici del vin brulé. Un occhio di riguardo verso i desideri del palato ma anche per i doni da acquistare in vista del Natale. Giocattoli, oggetti di artigianato intagliati nel legno, oppure candele profumate, orologi a cucù, cappelli, guanti e capi di abbigliamento sono a portata di mano per riuscire a trovare anche gli ultimi regali. D’altronde il Christkindlimärt Rapperswil-Jona è tra le mete più apprezzate dagli appassionati dei mercatini e AutoPostale ha così pensato di inserirlo il 14 dicembre nel programma dei numerosi viaggi pre-natalizi. E’ l’occasione per conoscere e ammirare questo grande mercato a cielo aperto ma anche per visitare la suggestiva cittadina che si trova a sud di Zurigo, sulle rive dell’Obersee. È qui che nel periodo dell’Avvento vengono organizzati, a corredo della fiera natalizia, numerosi intrattenimenti con spettacoli e concerti dal vivo. Le splendide luminarie impreziosiscono ulteriormente il contesto, tanto che sono attese migliaia di persone nei giorni clou dell’evento. Da vedere c’è pure il presepe, artistica rappresentazione che affascina i bambini, ma piace pure ai grandi per la straordinaria fedeltà delle statuine e per l’ambientazione molto curata. A Rapperswil si crea, poi, un effetto particolare perché la città si trova su una corta penisola sulla riva del lago di Zurigo, quindi sembra volersi tuffare dentro il bacino lacustre con tutto l’incantevole scenario che, nelle ore che conducono alla sera, diventa ancora più suggestivo grazie all’imponente castello che domina dall’alto e le luci del centro. Non è un caso, allora, che proprio questa città ospiti uno dei mercatini più di richiamo della Svizzera, iniziativa che s’inserisce nel menù dei numerosi elementi di attrazione di Rapperswil che dispone anche di uno zoo per bambini molto frequentato. Non resta, allora, che andare a conoscere questi luoghi incantevoli che riescono sempre a lasciare un ricordo indelebile nel cuore e dove certamente si può trovare il più indovinato connubio tra storia e tradizione. Il rientro in Ticino è previsto in serata. 5803125 Mercatini di Natale, in Svizzera c’è solo l’imbarazzo della scelta. Nel periodo dell’Avvento sono tante le iniziative che caratterizzano le città, anche le più piccole. Ma c’è un luogo dove si respira un’atmosfera speciale, sarà per il fascino del suo centro storico, oppure per la varietà delle proposte, o ancora per lo spettacolare contorno alle più di duecento bancarelle che trasformano la città in una fiera del Natale, una delle più grandi di tutto il Paese. Benvenuti a Rapperswil, cittadina medievale sulle sponde del lago di Zurigo, conosciuta ovunque come regno delle rose, perché ha un culto tutto particolare per questo romantico fiore, presente in migliaia di esemplari nel momento della fioritura, quindi da maggio a ottobre. Nel periodo di Natale, però, Rapperswil si trasforma nella patria dei mercatini, grazie al caratteristico allestimento che dalla piazza principale arriva fino alla Marktgasse, nella Fischmarktplatz e lungo il Seequai. Si può comprare davvero di tutto perché questa è una delle fiere più grandi di tutta la Svizzera. In primo piano, naturalmente, gli oggetti tipici di Natale come le statuine, gli addobbi, le corone da appendere fuori dalla porta di casa. Ma c’è molto altro ancora come le specialità dolciarie, dai krapfen alle ciambelle, dalle tavolette di cioccolato alle praline. ( . + ( ) ’ % * & + # % ( / " . " % & $ " ( ,! Qfs vo epop tfnqsf hsbejup/ Mb dbsub sfhbmp Dppq/ Jm sfhbmp qfsgfuup@ Mb mjcfsu“ ej tdfhmjfsf" Mb dbsub sfhbmp ej Dppq b jnqpsup wbsjbcjmf † vo sfhbmp tfnqsf b{{fddbup; wpj efdjefuf mÂjnqpsup- dpnqsftp usb gs/ 31/ð f gs/ 2111- f mb qfstpob dif mb sjdfwf qpus“ tdfhmjfsf jo qjfob mjcfsu“ jm tphop eb sfbmj{{bsf/ Mb dbsub sfhbmp † ejtqpojcjmf ofj tvqfsnfsdbuj Dppqofj Hsboej Nbhb{{joj Dppq Djuz f ofj dfousj Dppq Fejmf,Ipccz/ IL CAFFÈ 23 novembre 2014 44 ilDossier ilcaffèLink 45 Scattodoposcattoela vitascorre con un touch L’intervista I ricordi. Una volta bastava una vecchia scatola da scarpe per conservare i ricordi di casa. Adesso tutto è alla portata di un click del telefonino B astava una scatola da scarpe, una volta, per conservare i ricordi, le foto di famiglia. Poi sono arrivati la fotografia digitale, gli smartphone, i social network e tra selfie e immagini scattate a raffica la vita sembra scorrere in un click. Anzi un touch, perché con i nuovi strumenti il rumore che riproduce il vecchio scatto dell’otturatore è virtuale, e può essere rimosso o attivato a piacimento. Il fenomeno del momento è l’applicazione Instagram, gratuita e capace di trasformare in un esperto di foto e video sharing anche chi non ha mai messo l’occhio nel mirino di una fotocamera, che ogni giorno è usata da 76 milioni di fotoreporter improvvisati. Facile da usare e dotata di tutta una serie di filtri, capaci di trasforma- re qualsiasi banale scatto, selfie compresi, in un’immagine riuscita e appetitosa, Instagram è riuscita persino ad eliminare difetti - come rughette e altre piccole imperfezioni estetiche - che neanche il più agguerrito dei visagisti ha mai osato sfidare. Ma al di là di questa virtuale fiera delle va- Prima c’erano i professionisti dell’immagine da una parte e il resto del mondo dell’altra nità del terzo millennio, è in generale la diffusione della tecnologia digitale per tutte le tasche ad aver rivoluzionato il mondo della fotografia, che solo pochi anni fa era diviso in un modo nettamente classista: i professionisti dell’immagine e gli hobbysti facoltosi da una parte, il resto del mondo dall’altra. Il confine era preciso. C’era un abisso tra chi poteva aspirare alle pagine patinate delle riviste più prestigiose e chi doveva accontentarsi di confinare in un rullino fotografico - vengano come vengano - i ricordi di un’intera estate, un anno di souvenir. Nessun’altra evoluzione tecnologica, legata ai vantagi del digitale, ha rivoluzionato così tanto le nostre abitudini quotidiane. La musica in formato mp3 non ha certo moltiplicato i consumatori di note, e men che meno gli e-book hanno generato legioni di nuovi lettori. E i nuovi supporti virtuali, fatte le debite proporzioni con la crescita demografica del pianeta e rispettivi consumi, non si può dire abbiano incrementato la produzione cinematografica. Anzi. La fotografia digitale, invece, ha conquistato un numero così spropositato di nuovi proseliti da rendere incomparabile qualsiasi confronto con l’uso precedente. In fondo sono pochi anni, ma è un’era geologica rispetto all’uso di pellicola, diapositive, obiettivi, cavalletti e cavetti flessibili per ottenere uno scatto a distanza. Nonostante il successo planetario, però, ci si interroga sul fatto che queste foto digitali, tutte belle, tutte coloratissime, tutte tecnicamente perfette e a prova d’errore possano ancora essere considerate... fotografie. Il veterano Alberto Flammer (vedi intervista a fianco), ad esempio, si rifiuta di considerarla “fotografia”, almeno come concetto d’espressione artistica. La fotoreporter Alessandra Meniconzi - che si è “convertita” sì al digitale, ma ad alto li- vello professionale - invece ammette che le immagini sul web di certi fotoamatori sono, effettivamente, bellissime. In sostanza, è completamente cambiato il nostro concetto di fotografia e forse il salto dei ricordi nella scatola da scarpe, o in un cassetto, al “cloud”, la nuvola che cu- Un diluvio di inquadrature che rischia però di provocare effetti collaterali pericolosi stodisce i nostri files ad libitum, è stato troppo repentino. Si è passati dal “braccino corto” nel mettere a disposizione di amici e parenti costosissime copie stampate degli scatti dell’ultimo compleanno alla condivisione online, in tempo reale, di tutto: il piatto servito al ristorante, un abito in vetrina, il maquillage sfoggiato nella serata, via via fino ai selfie più provocanti, senza veli, che ben s’adattano alla definizione di “polaroid 2.0”. Paradossalmente, però, questa messe inarrestabile di immagini rischia di provocare effetti collaterali non trascurabili. Ne scattiamo, condividiamo, memorizziamo così tante, che solo una parte infinitesimale viene stampata. E tra miriadi di foto diventa pressoché impossibile (a meno che non le si sia archiviate con certosina meticolosità) rintracciarne una quando serve. Non solo. La vecchia scatola di cartone, salvo allagamenti o incendi repentini, la ritrovavamo sempre. Questi ipertecnologici supporti e device digitali avranno la pazienza di invecchiare con noi? I NUMERI DI INSTAGRAM Se si stampassero tutte le foto postate in un anno su Instagram che altezza si raggiungerebbe? 76 8.500 milioni milioni gli utenti registrati gli utenti attivi al giorno i like ogni secondo 218 83 6 % % la percentuale dei post che contiene un hashtag percentuale dei post condivisi che sono video 6.351.000 metri in 1 anno 460.000 metri ogni 26 giorni I filtri Pari all’altezza della Stazione Spaziale Internazionale 100.000 metri ogni 6 giorni Pari al limite dell’atmosfera terrestre 152 1,2 milioni miliardi gli utenti attivi al mese i like al giorno 1.000 i commenti ogni secondo 1 257 MAYFAIR minuti Si tratta dell’ultimo filtro fornito dalla versione più recente di Instagram. Permette di ottenere un tiepido tono rosato ed una leggerissima vignettatura 2 3 4 5 media mensile spesa su instagram Fonte: wearesocial.com KELVIN 39.045 metri ogni 2 giorni Pari all’altezza da cui si è lanciato Felix Baumgartner 8.848 metri ogni 12 ore Pari all’altezza del monte Everest 443 metri ogni 37 minuti Pari all’altezza dell’Empire State Building La classifica top brand National Geographic è solo al 15esimo posto nel ranking capitanato da Justin Bieber, Rihanna e Beyoncé La curiosità Gli incredibili numeri record di Instagram, che uscirebbe dall’atmosfera terrestre sovrapponendo tutte le istantanee La nuova Polaroid ma in versione 2.0 è un social network M entre scriviamo queste righe nel 2014 sono state scattate e caricate sul web oltre due miliardi di foto. E l’anno non è ancora finito! Eppure appena tre anni fa, sebbene le fotocamere digitali fossero gà un prodotto di massa, le foto caricate online erano “solo” 300 milioni. Il fenomeno, che sta assumendo dimensioni straordinarie, è dovuto a due fattori: la diffusione planetaria degli smartphone e l’esplosione dei social network. In particolare di Instagram, già ribattezzato “Polaroid 2.0”, la macchina fotografica a sviluppo immediato dei nativi digitali. Sembra incredibile, ma una semplice “app” - tra l’altro gratuita - ha inanellato numeri di record tali che, se si stampassero su carta tutte le immagini realizzate dai neo-fotografi del terzo millennio, non ci sarebbe più un albero sul pianeta. A fare i conti ci ha pensato l’azienda in- glese Photoworld, che da mezzo secolo realizza e stampa prodotti fotografici di tutti i tipi. Simulando l’altezza che potrebbero raggiungere, impilate una sull’altra, tutte le foto caricate su Instagram ogni mezzo minuto avremmo una colonna alta come l’Empire State Building di York. E i suoi 443 metri d’altezza sono briciole, in confronto alle ore, giorni, settimane, mesi in cui le foto digitali impilate uscirebbero senza alcuno sforzo dall’atmosfera terrestre. In soli tre anni di vita, infatti, il fenomeno Instagram (non a caso acquistato, per un miliardo di dollari da Mark Zuckemberg, il “papà” di Facebook) ha registrato sedici miliardi di post condivisi in rete, 55 milioni al giorno. Numeri da capogiro, ma che rivelano un altro incredibile fenomeno, i “selfies” (quelli che una volta venivano chiamati autoscatti), che rappresentano il 64% dei post condivisi. Se il boom, oltre alle centinaia di milioni di utenti, non è sfuggito agli analisti del settore informatico, men che meno è passato inosservato alle autorità politiche. Giusto nei giorni scorsi, ad esempio, il governo di Pechino è intervenuto per bloccare Instagram nel tentativo di non diffondere le immagini che, in tempo reale, gli studenti in rivolta ad Honk Kong diffondevano testimoniando come i manifestanti venissero colpiti dai gas lacrimogeni. Ma l’uso, in questo caso veramente “social”, dei nuovi stumenti hi-tech non deve essere frainteso. Come è illusorio pensare che basta uno smartphone di ultima generazione ed un’app per sfogliare un’interminabile galleria di scatti d’autore. Basta scorrere, infatti, l’indice di Statigr.am (un sito, aggiornato con frequenza quotidiana, che elabora tutti i dati del solo Instagram) per scoprire che un gigante dell’immagine patinata come National Geographic nonostante la sua nutrita schiera di fotografi è solo al 15esimo posto della speciale classifica dei più seguiti. I primi dieci “top brand” più seguiti al mondo su Instagram, infatti, sono generati dagli scatti a dir poco amatoriali di personaggi del mondo dello spettacolo - e neanche di prima grandezza, poi - come Justin Bibier, Kim Kardashian, Rihanna, Beyoncè, Miley Cyrus, Ariana Grande, Ghloe Kardashian, Taylor Swift, Kourtney Kardashian, Selena Gomez. Tutti a colpi di selfie. Il filtro adatto per chi cerca una fotografia retrò supersatura, produce anche un bordo sfilacciato. Ufficialmente chiamato “Lord Kelvin” SUTRO Scurisce l’intera immagine e produce un caratteristico effetto seppiato, con enfasi su rossi e gialli. Il filtro adatto per chi ha nostalgia delle foto del nonno WALDEN Questo filtro permette di ottenere un tono piuttosto slavato, con una fresca dominante azzurra che lo rende insostituibile per fotografare la fidanzata sull’altalena LO-FI RIHANNA La famosa popstar, 26 anni, è tra le più seguite su Instagram Il più amato da tutti gli hipster del pianeta. Rende lo scatto lievemente sfocato, con saturazione dei gialli e dei verdi. Perfetto per le serate filosofiche La professionista I reportage di Alessandra Meniconzi Tra i vulcani della Dancalia per scovare soggetti inediti A nche la fotografia professionale, per reggere la concorrenza dell’invasione digitale alla portata di tutti è obbligata a cercare l’inedito assoluto. L’uso delle nuove tecnologie ha generato così tanti fotografi improvvisati che i reporter sono costretti ad inventarsi workshop o spedizioni in lande sconosciute per distinguersi. Alessandra Meniconzi, fotografa ticinese, ad esempio, organizza reportage e workshop in Siberia, nello Yunnan e tra i vulcani della Dancalia. “E quest’anno, per trovare il ‘mai visto’, mi sono spinta nella penisola dello Jamal, ai confini della tundra artica – ammette con una risata Alessandra -. Forse la tecnica digitale, che ho adottato solo da sette anni, non ucciderà la fotografia, ma certamente sta uccidendo i fotografi, lo stile. Ormai il nostro lavoro, per rimanere sulla piazza, è costituito all’80% da marketing, contatti giusti, e solo il 20% resta alla fotografia”. Quella della fotografa luganese è una constatazione che non lascia spazio né al pessimismo, né al vittimismo. Anzi, è lei la prima a riconoscere la bravura dei “colleghi” dilettanti, l’originalità di certi scatti e anche la tempestività. “Siamo al tra- passo da un’era all’altra, come è capitato in tanti settori, e bisogna adeguarsi – nota -. Però è vero che, come mestiere, sta diventando un incubo. Un giornale non ha che l’imbarazzo della scelta nell’individuare l’immagine da pubblicare, quando chiunque ha la possibilità di essere nel posto giusto nel momento giusto. Come competere con qualcuno, già a due passi da un vulcano che improvvisamente decide di eruttare, che scatta delle foto e con lo stesso telefonino te le invia in tempo reale?”. Eventualità per nulla rara, visto che lo stesso web pullula di scatti di ogni angolo del pianeta pochi minuti dopo che è successo un attentato, un’esplosione, un evento mondano. “Sì, ma il guaio è che molti dilettanti digitali sono disposti a cedere gratis le loro foto pur di vederle pubblicate – aggiunge Alessandra -. E ormai questi nativi digitali si trovano ovunque. Anche a me è capitato, al rientro da un reportage in un luogo apparentemente inesplorato, di trovare foto su internet prese più o meno nella stessa posizione, la stessa angolazione. Frustrante. La differenza la fa soltanto la capacità, la tecnica, il far parlare un po’ il cuore”. Ti-Press L’impressionante invasione delle foto digitali che scandiscono la nostra esistenza Il parere critico del fotografo Alberto Flammer “Senza pellicola l’arte e la poesia non esistono più” N on gli dispiace affatto essere considerato il decano dei fotografi ticinesi ad Alberto Flammer, 77 anni il prossimo gennaio, anche se pensa che la fotografia ormai sia stata “uccisa”. “Sì, il digitale ha un po’ ucciso la vera fotografia – dice -. Oggi basta comprare uno smartphone e sei un fotografo, con un portfolio di migliaia di foto che probabilmente non stamperai mai, ma viverci di fotografia è tutt’altra cosa”. Cos’ha contro le foto digitali? “Niente, per me semplicemente non esistono; non uso computer, Facebook, Instagram e tutte quelle ‘cose’ lì. A livello sociale è bello, tutti si divertono, ma per me le foto si fanno con la macchina fotografica, con la mia vecchia Hasselblad o la Nikon, non con un telefonino. Tutto facile, tutto così veloce, mentre la fotografia è l’elogio della lentezza”. Tecnicamente, però, i risultati non sono male. “Ma certo, sono tutte belle! Per forza, quelle brutte le cancelli, ne fai cinquanta in pochi secondi e una buona ti verrà pure, no? Lo facevano anche i ‘clicchettari’ ai miei tempi, che senza badare a spese inserivano il motore sul dorso e via, uno scatto dopo l’altro... Ma è il concetto che non c’entra nulla con la vera fotografia”. In effetti, con la nuova tecnologia, diventa difficile sbagliare una foto. “È proprio questa facilità tecnica che ha fatto perdere il gusto del taglio, la poesia di una foto. Non ci si pone più problemi di luce, d’esposizione, di profondità di campo; si scatta e la foto è fatta. Ma preferisco mille volte una foto, magari un po’ mossa, un po’ sfuocata, ma concettualmente valida ad una foto tecnicamente perfetta ma senza anima”. Deve riconoscere, però, che la foto digitale è più “democratica”. Adesso tutti possono conservare i loro ricordi senza limitarsi all’album di famiglia, o ad un’intera vacanza affidata ad un rullino di non più di 36 pose. “Anche su questo avrei qualche dubbio. È vero che adesso uno può avere tutte le foto che vuole senza più i limiti, di costo, apparecchiatura e capacità di prima, ma ricordo che interi archivi ben conservati di negativi, anche dal 1900 al 1930, oggi si possono tranquillamente stampare e ammirare ancora. Oggi raramente si stampano tutte queste foto, che si vedono solo sul display, e chi ci dice che questi formati e supporti hi-tech domani ci saranno ancora?”. Se non altro, con i vari software e filtri digitali, c’è la possibilità di sperimentare nuove forme d’espressione, di comunicazione. “E me lo chiama sperimentare usare un filtro che, con un click, adottano in milioni? Guardi, per la mia prossima mostra sto usando un obiettivo ‘forostenopeico’, non lo cerchi su Wikipedia, perché non esiste, l’ho fatto costruire io, e non è altro che un piccolissimo foro, da 0,2 millimetri che dà una profondità da tre centimetri di distanza all’infinito. Questo è sperimentare”. Sì, però anche su internet si vedono delle foto amatoriali digitali con colori di una nitidezza eccezionale... “Non ci capiamo. Se la macchina fa tutto da sola, dov’è l’abilità del fotografo, dov’è l’arte? È tutto così facile, veloce. Una ‘vera’ fotografia richiede più tempo a pensarla, studiarla che a realizzarla; deve avere una storia da raccontare, un concetto, un’idea. Altro che fotografi da telefonino”. L’impossibile, realizzato. LA NUOVA FORD FOCUS Assistente di parcheggio attivo Come si parcheggia in un parcheggio che si vede a malapena? Fidatevi della nuova Ford Focus. Grazie all’assistente di parcheggio attivo, trova anche gli spazi impossibili e vi aiuta a parcheggiare con una manovra perfetta. Scoprite subito questa e altre tecnologie Ford a bordo della nuova Focus con una prova su strada dal vostro concessionario Ford. Da Fr. 18’950.-* * Esempio di calcolo: Focus Trend, 1.0 l EcoBoost, 100 CV/74 kW, 5 porte, prezzo del veicolo Fr. 18’950.- (prezzo di listino Fr. 23’450.-, dedotto premio «Ancora di più» di Fr. 3000.- e premio «Chi decide subito» di Fr. 1500.-. Modello riprodotto: Focus Titanium, 1.0 l EcoBoost, 125 CV/92 kW, prezzo del veicolo Fr. 26’000.- (prezzo di listino Fr. 27’650.- incl. opzioni supplementari del valore di Fr. 2850.-, dedotto premio «Ancora di più» di Fr. 3000.- e premio «Chi decide subito» di Fr. 1500.-. Oferte valevoli ino al 31.12.2014. Con riserva di modiiche. Focus 1.0 l EcoBoost 100 CV/74 kW: consumo ciclo misto 4.6 l/100 km, emissioni di CO2 105 g/km. Categoria d’eicienza energetica B. Focus 1.0 l EcoBoost 125 CV/92 kW: consumo ciclo misto 4.7 l/100 km, emissioni di CO2 108 g/km. Categoria d’eicienza energetica B. Media di tutte le auto nuove vendute: 148 g/km. ford.ch IL CAFFÈ 23 novembre 2014 ilcaffèLink 47 Lungo le strade del Giura freme l’elastica potenza di ben 550 cavalli Le auto. Grandi emozioni con la nuova Jaguar F-Type R, capace di regalare vere sensazioni di libertà D opo che vi siete accomodati in questo comodo gioiello a quattro ruote, con rispetto e quasi al rallentatore dopo aver apprezzato la linea della F-Type R, sono sufficienti pochi secondi per attivare il pulsante rosso che apre le porte al mondo della Jaguar di serie più sportiva. Subito il propulsore V8 cinque litri è pronto a stimolare tutte le emozioni che si trasmettono dalla testa a i piedi, mentre la mano cerca la leva del cambio automatico per inserire il primo degli otto silenziosi rapporti, dal passaggio veloce e impercettibile. Alla guida avvertiamo un sound da concerto con i 550 cavalli pronti a regalarvi tutta la LA MERCEDES La nuova Classe B sarà disponibile dal 29 novembre da 36‘500 franchi, con quattro motori benzina e altrettanti diesel. Pure proposta la versione a trazione integrale 4Matic. loro potenza, con il piacere di poter dosare l’acceleratore nella massima libertà e con la garanzia che quando si accelera tutto è possibile in assoluta sicurezza. A bordo della F-Type Coupè R tutto è predisposto per trasmettere orgoglio e precisione come un orologio di valore. Per la prova su strada decidiamo di spostarci a 1000 metri, a La Chauxde-Fonds, la seconda città svizzera più alta dopo Davos. È una città dove urbanistica e industria dell’orologeria sono per il visitatore un invitante stimolo. Da Caslano ci spostiamo nel Canton Neuchâtel percorrendo circa km 320 km (tempo poco più di 4 ore). La Chaux-deFonds e Le Locle sono state va- LA SKODA I nuovi modelli Octavia berlina e combi sono disponibili anche nella lussuosa versione Laurin & Klement (L&K) da 36’600 franchi. Jaguar F-Type R Motore 8 cilindri Cilindrata (ccm) 5000 cc Cambio automatico 8 rapporti CV 550 Coppia max. 680 Nm a 3500 g/min 0-100 km/h (s) 4,2 Velocità massima (km/h) 300 Consumi (l/100 km) ca.11 Prezzo (base) 134’500.– lorizzate, cinque anni fa dall’Unesco, tra i patrimioni dell’umanità. Per avere una visione d’insieme più completa approfittate del trenino che vi permette di visitare comodamente e in circa 40 minuti la città. Avrete così anche la possibilità di scoprire perché fu ricostruita su un piano a scacchiera nel 1794 e ricevere delle interessanti informazioni storiche, con un particolare accenno all’importanza di una regione patria di numerose industrie orologiere. Approfittate anche della possibilità di visitare il Museo internazionale dell’orologeria (www.mih.ch) che espone circa 4.500 degli orologi testimoni della storia della misurazione del tempo. Non mancano degli artigiani al lavoro nell’atelier di restauro di orologeria antica, e una presentazione audiovisiva, un programma multimediale e degli orologi interattivi rendono piacevole la visita al museo. Rientrando godiamo la comodità dei sedili Performance della F-Type R Coupé che hanno supporti laterali e ali sporgenti per un maggior sostegno durante le curve ad alta velocità. I sedili sono rifiniti in pelle di alta qualità, con il logo “R” impresso sul poggiatesta. Estendiamo le emozioni visive nel vivere la sportiva coupé attraverso la coinvolgente modalità Dynamic, configurabile attraverso il touchscreen centrale da 8 polli- ci, che permette al guidatore di selezionare e salvare le impostazioni a seconda delle sue preferenze. Grazie all’aumentato controllo del corpo vettura attraverso ammortizzatori più robusti, la maggiore ponderazione dello sterzo, i cambi di marcia più rapidi e risposte più incisive dell’acceleratore, il piacere di guida ci accompagna con grande soddisfazione fino a casa. E non dimenticatevi di attivare il pulsante Active Sports Exhaust che trasforma l’emozionante sonorità del motore, in un crescendo urlante fino al raggiungimento dei valori massimi della gamma dei giri. s.p. magnetico appoggianto il cellulare su un fondo nel cruscotto. Inoltre il sistema audio premium “Bose” con tecnologia per la cancellazione attiva dei rumori, Active Noise Cancelation, è di serie su tutti i modelli. Tra gli equipaggiamenti disponibili per l’abitacolo vi sono connettività audio e telefono con Bluetooth® con riconoscimento vocale, un sistema in grado di convertire gli sms ricevuti in suoni e “leggerli” attraverso gli altoparlanti del sistema audio, porta Usb, ingresso aux e per scheda di memoria Sd, schermo da 5,7 pollici con tre finestre nel cruscotto e head-up display riconfigurabile a colori. La graffiante Coupè monta un motore a iniezione diretta quattro cilindri 2.0 litri turbo da 276 cavalli è in grado di erogare quasi il 14% di coppia in più (400 Nm) rispetto alla versione berlina. Il 90% della coppia è disponibile tra 2.100 e 3.000 giri. Il leggero modello (1602 kg) vanta un rapporto peso/potenza pari a 5,8 kg/Cv. Un dato che esprime il miglior rapporto peso-potenza del segmento e che si affianca al tempo di accelerazione - da 0 a 100 km/h in 6,2 secondi che conferma la sportività del modello. Il propulsore è abbinato al cambio automatico a sei velocità con funzione sequenziale, mentre la distribuzione delle masse (50/50) è ottimale. L’auto è disponibile in tre allestimenti, sia con la trazione posteriore da 53’800 franchi, sia con la trazione integrale da 64’099 franchi. Tra le opzioni disponibili le sospensioni sportive regolabili dal guidatore, dotate di sistema per la regolazione degli ammortizzatori in tempo reale -Cadillac Magnetic Ride Control-, che consente di controllare i movimenti della vettura in modo più preciso. Il sistema è in grado di leggere la strada e regolare gli ammortizzatori ogni millisecondo. [email protected] La nobile Cadillac strizza l’occhio ai più giovani STEFANO PESCIA L’ LA MAZDA Dai concessionari è già possibile prenotare la nuova Mazda 2. Proposta in 4 motori da 75 (Flotta), 90, 105 e 115 Cv e sarà in vendita da marzo 2015. La scheda Ats coupé viene lanciata in grande stile sul mercato europeo. Efficienza, comodità, connettività e potenza sono gli elementi che si ritrovano nel primo modello di produzione a portare il nuovo logo Cadillac. Rispetto alla berlina, la versione a tre porte si presenta con carreggiate anteriori e posteriori più larghe. Inoltre possiede lo stesso passo di 2.775 mm della 4 porte ma tetto, portiere, paraurti posteriore e portellone del bagagliaio sono stati studiati solo per lei. Un modello importante che indubbiamente mira ad attirare nuovi giovani e dinamici clienti anche alla sua attraente linea, sottolineata anche da i cerchi in alluminio da 18 pollici, concepiti esclusivamente per la Ats Coupé. In effetti si tratta di un’alternativa americana che assicura un’esperienza di guida sportiva capace di rivaleggiare con le mi- gliori vetture del suo segmento. Una proposta che vanta le stesse tecnologie di sicurezza della sorella a quattro porte. Inoltre, è disponibile un sistema di sicurezza avanzato che utilizza fino a due telecamere, otto sensori a ultrasuoni e sei segnali radar per aiutare a prevenire gli incidenti. Cadillac ha collaborato con Zf Lenksysteme GmbH, leader di sistemi sterzanti per automobili, per realizzare un servosterzo elettrico in grado di garantire la massima dinamica e maneggevolezza. L’abitacolo è costruito intorno al guidatore e si caratterizza per le combinazioni degli interni con imbottiture tagliate e cucite a mano, impunture decorative e materiali come pelle, alluminio, fibra di carbonio e legno. La Ats Coupé risolve anche con stile la ricarica del vostro cellulare. Infatti non è più necessario cercare cavi e collegare i dispositivi. La batteria si ricarica mediante un campo elettro- Il motore 2 litri turbo della Ats Coupé assicura prestazioni di alto livello e di vera sportività CLASSICA E DINAMICA In perfetto stile Cadillac, anche la Ats Coupé non dimentica la classe negli interni, in cui domina superba la pelle I TRICK IL CAFFÈ 23 novembre 2014 Hard flip Miller flip Si esercita pressione sulla parte posteriore facendo roteare lo skateboard 48 La tendenza. Non è uno sport ma arte,dicono gli appassionati. No alla partecipazione a Tokyo 2020 ilcaffèLink 49 360° Anticipazione Chiave II Chiave I Stabilizzazione Nei sogni di chi vola nei“park” non c’è posto per le Olimpiadi N Noi continuiamo a considerare la pratica dello skate più un’arte che uno sport e quindi l’idea di essere omologati all’interno della struttura olimpica proprio non ci piace”. Anche perché la partecipazione ai Giochi impone, per una disciplina di esibizione come lo sono stati nel recente passato pure beach volley o la Bmx, poi diventati sport olimpici a tutti gli effetti, strutture organizzate a livello di federazioni. Un mondo decisamente alieno alla cultura dello skate. “La lotta competitiva tra nazioni in senso stretto non esiste - sottolinea Copt -, così come non esistono figure come quella dell’allenatore o strutture come una federazione. In Svizzera penso si possano calcolare in circa 10mila i praticanti, ma non esiste un’organizzazione comune, a cui tutti fanno capo. Al contrario, questo tipo di sport globalizzato è visto piuttosto male. Si dovrebbero, ad esem- Gli stessi skater respingono l’idea di essere omologati in una competizione internazionale” pio, preparare formatori attraverso Gioventù e sport, creare manuali didattici, eccetera. Aspetti che al mondo dello skate non interessano”. Nonostante il buon momento “di forma” dello skate, con il numero di appassionati in conti- nuo aumento, l’ipotesi di veder passare un’altra disciplina dagli X-Games alle Olimpiadi resta piuttosto remota. Anche perché proprio dalla “base” del movimento si stanno alzando numerose voci di protesta. Come quella portata avanti dallo stes- I film 1985 Chiave Skate elle notti degli “skaters”, gli appassionati della tavola con le rotelle, il sogno olimpico proprio non trova spazio. Anzi. Alla notizia che - dall’edizione estiva di Tokyo 2020 le evoluzioni su rampe, “pipe” e “park” potrebbero entrare a far parte della grande famiglia degli sport a cinque cerchi - ai molti praticanti di questa disciplina si sono letteralmente rizzati in testa i capelli. “Una larga parte del mondo dello skate a livello internazionale è fortemente contraria all’idea olimpica - conferma Yari Copt, responsabile dello Skatepark Lugano, uno dei più apprezzati in Svizzera -. 360° Una mano tiene la tavola mentre l’altra poggia sulla rampa so Copt e dai circa 200 skater che hanno eletto a casa il park di Lugano. “Le Olimpiadi sono una grande macchina da soldi, di cui però gli atleti beneficiano in misura molto limitata, forse l’1% aggiunge Copt -. Anche nello skate esistono gare e contest in cui in palio c’è parecchio denaro, ma è la base ad essere diversa, perché rimane agganciata in modo diretto alla passione individuale. I grandi organizzatori, infatti, sono marchi tecnici o di abbigliamento legati direttamente allo skate, oppure negozi specializzati”. Anche perché, a differenza di molte altre discipline sportive, l’aspetto della cultura urbana (o suburbana) è ancora predominante nel mondo dello skate. E questo malgrado strutture sempre più organizzate e un innegabile appeal che si misura pure attraverso il grande pubblico che gli eventi di forte richiamo riescono ad attirare. “L’attività in realtà resta piuttosto di nicchia - conclude Yari Copt -, sebbene si assista ad una certa crescita di popolarità. Il legame con la musica punk-rock, ad esempio, è molto saldo e questo allarga l’orizzonte culturale dello skate. Nel senso che resta unico e molto diverso da quello dello sport di massa. Lo skate è una forma d’arte senza confini, che non accetterà di cadere nella trappola olimpica in cui è finito lo snowboard. Non vogliamo essere confinati”. Stabilizzazione È l’anno di “Ritorno al futuro”: il protagonista Marty McFly gira sempre in skateboard Il precedente Cresce l’insoddisfazione tra gli atleti Ora pure lo“snow” ha forti dubbi sulla presenza ai Giochi invernali N ella storia recente dei Giochi olimpici, ad aver fatto la medesima strada che si vorrebbe, oggi, far percorrere allo skateboard è stato il “cugino” invernale della tavola a rotelle: lo snowboard. Entrato a far parte della famiglia delle discipline a cinque cerchi nell’edizione di Nagano del 1998 con l’Halfpipe (con l’elvetico Gian Simmen a mettersi al collo il primo oro della storia) e con lo slalom gigante (terzo Ueli Kestenholz tra gli uomini), il “surf della neve” ha poi visto negli anni aggiungersi diverse specialità. Nel 2002 il gigante parallelo ha sostituito quello tradizionale, regalando gare di maggior spettacolarità. Nel 2006 ha invece debuttato lo Snowboard cross, la gara con 4 atleti impegnati contemporaneamente su uno stesso percorso, mentre ad inizio anno a Sochi ha fatto il suo esordio lo Slopestyle, ossia l’esibizione degli atleti su un percorso fatto di salti, ostacoli e figure di stile. Ma non è tutto oro quello che luccica. Come nello skate, anche nello snowboard si levano sempre più voci che mettono in dubbio l’opportunità di partecipare alle Olimpiadi. Un problema, peraltro, annoso, che in passato ha creato qualche frizione tra il circuito professionistico americano (il più in vista al mondo) e le organizza- zioni federali, legate in primo luogo alla Fis, la Federazione internazionale di sci. Infatti vi sono state edizioni di Mondiali o Giochi letteralmente disertate dagli atleti più in vista. Un po’ come quando - per motivi diversi - gli americani schieravano una squadra di pallacanestro formata da soli studenti universitari. Anche nel caso dello snowboard, il problema principale è “culturale”. Pochi sportivi si sentono rappresentati da un’organizzazione mastodontica e legata a doppio filo a governi e grandi sponsor. Non a caso, si assiste - a livello mondiale - ad una certa perdita di velocità della disciplina, anche tra i semplici appassionati che popolano le piste da sci nei fine settimana (la tendenza trova conferma nelle statistiche che analizzano la situazione in Svizzera). Ma ci sono pure problemi più “strutturali” che aumentano la diffidenza di sport come snowboard o skateboard verso gli eventi di portata planetaria. Un esempio. Cavalcando il successo delle prime partecipazioni olimpiche, anche il colosso Nike ha voluto entrare nel mondo dello snowboard. Con buon successo. Ora però che le cifre non sono più quelle sperate, tutti a casa. Atleti, staff e prodotti compresi… ]˙ ł½M½ ı‡ÿ½Î ˚ł ¦îÇ^ÿÿ½ ‡Øǽł^łÿ^Î ”he%þ −e øŽ-J%e þ-eJJþJłøe CŽ−Ž -łCh%Ž 0ŽÎ ł− ÎhŽøŽ øłJŽ øłþ˜˜łþJe þ−−"łÎ-e˜Îþ Ue−−þ -łCh%e±±þ e Ue−−þ ŽJeαþ ”eÉ8%þ ⁄þJJŽ þŽ-Jþ e% -he%þ%e hþ−-łþ-ł -¤Uþ e CŽÎøłÎCe e% −þ -hþ øe%-þJł−łJ* e −e -he %e-Jþ±łŽÎł 0ŽÎ ł -hŽł eƒCłeÎJł “O5 −łJ%ł Ž˜Îł 簾 þÉO ł− ÎhŽøŽ øłJŽ -⁄Ž˜˜łþ þ− CŽÎJeÉŽ Ueł ÉŽJŽ%ł łÎ ˜%þUŽ Uł Uþ%e ˜þ- þÎCŒe łÎ ⁄þJJŽ Uł %ł-þ%ÉłŽ5 Qł--þJe -h8łJŽ hÎ þhÎJþÉeÎJŽ e% hÎþ %Žøþ -h -J%þUþ tþ˜˜łŽ%ł łÎ⁄Ž%Éþ±łŽÎł -h øøøł−ıłłJŽCŒ meþ-łÎ˜ þ− ROÔ ․ Uþ 0YP ú¹ÎjûØ^î^ ï¦ þÎÎł Uł ÉþÎhJeαłŽÎe ˜%þJhłJþ e R þÎÎł Uł ˜þ%þαłþ JŽJþ−e łÎC−h-ł ›%e±±Ž CŽÎ-ł˜−łþJŽ ÎŽÎ øłÎCŽ−þÎJe e% ł− øłJŽ Qh%˜ŽÎe ï¦Ô 0:^O %e±±Ž Uł þChł-JŽ łÎ CŽÎJþÎJłN 0ZQ _5 >¦¦w %e±±Ž Uł −ł-JłÎŽ 0ZQ R¦ ¦¦¦w ÉeÎŽ hÎ %eÉłŽ Ue−−"m ․⁽ @-eÉłŽ Uł −eþ-łÎ˜N Uh%þJþ CŽÎJ%þJJhþ−eN >¦ Ée-łO e%CŽ%%eαþ þÎÎhþN ï“ ¦¦¦ þÉO Jþ--Ž þÎÎhŽ e¥eJJłøŽ ˜−Ž8þ−eN ROÔ5 ․O ïþ Éþßł%þJþ Uł −eþ-łÎ˜N 0ZQ “Ô¦¦wO %þJþ Uł −eþ-łÎ˜ þ þ%Jł%e Uþ− _Ž Ée-eN 0ZQ _>Ôw ˝Î"Ž¥e%Jþ Ue−−þ te%CeUe-ı-eα QłÎþÎCłþ− ”e%øłCe- ”CŒœeł± R --łCh%þ±łŽÎe Cþ-CŽ JŽJþ−e Ž88−ł˜þJŽ%łþ G øłeJþJŽ CŽÎCeUe%e hÎ C%eUłJŽ -e he-JŽ UeJe%ÉłÎþ hÎ łÎUe8łJþÉeÎJŽ eCCe--łøŽ Ue− −ŽCþJþ%łŽ 0ŽÎ %ł-e%øþ Uł ÉŽUł¤CŒe }¥e%Jþ øþ−łUþ ¤ÎŽ þ− Rïï__¦ï‚ ˆhJJł ł %e±±ł -ŽÎŽ Uþ łÎJeÎUe%-ł ^ø e-C−h-þ t@‡0@:@”ı”œ^””ı^wˆ@R‡mO ł− þCCŒeJJŽ Uł ˜þ%þαłþ e -e%øł±ł Uł -e%łe e% JhJJł ł ÉŽUe−−łO łÎ e-C−h-łøþ Uþ te%CeUe-ı-eα ”øł±±e%þ ” ï¦ þÎÎł Uł ÉþÎhJeαłŽÎe ˜%þJhłJþO R þÎÎł Uł ˜þ%þαłþ JŽJþ−e eÎJ%þÉ8e ¤ÎŽ þ 簾 ¦¦¦ þÉO øþ−e −þ CŽÎUł±łŽÎe %þ˜˜łhÎJþ e% %łÉþ⁽ 5 øłJŽ ˆŽh%e% ïï> 0:^O CŽÎ-hÉŽ Uł Cþ%8h%þÎJeN “O5 −E簾 þÉ ehłøþ−eÎJe 8eαłÎþN >O‚ −E簾 þÉ⁽O eÉł--łŽÎł Uł 0}_N ï‚Ô ˜EþÉO ÉeUłþ Uł JhJJe −e øeJJh%e ÎhŽøe %ŽŽ-JeN ï‚m ˜EþÉ⁽O CþJe˜Ž%łþ Uł eƒCłeαþ eÎe%˜eJłCþN 0 øøøÉe%CeUe-ı8eνCŒ 1989 In “California Skate” Brian passa i pomeriggi insieme agli amici in cerca di piscine vuote per pericolose evoluzioni 2005 “Lords of Dogtown” è una storia vera anni ‘70: un gruppo di amici rivoluzionò lo skateboard con figure da surf 2007 “Paranoid Park” è il parco dove il sedicenne Alex, con l’amico Jared, conosce glia altri skater della città IL CAFFÈ 23 novembre 2014 ilcaffèLink 51 1 2 3 SAMSUNG E50HU6900 Un apparecchio con schermo di cinquanta pollici in ultra hd. Grande nitidezza delle immagini e ottimo rapporto fra qualità e prezzo. Ma non ha tuttavia la ricezione in 3D. SONY KD-55X8505B Il consumo È il primo televisore ultra Hd con tecnologia full led, che conta ancora oggi parecchi fedelissimi. Le sue qualità stanno nella luminosità e nel contrasto. La tendenza. Ha scandito la vita di tante di generazioni.Un tempo si cambiava nelle grandi occasioni.Ora c’è la corsa ai modelli high-tech La tecnologia tivù ha stravolto riti e abitudini familiari U n tempo si cambiava solo nelle occasioni speciali. Il Natale, o il grande evento. Come, ad esempio, i mondiali di calcio. Oggi è diventato un prodotto di largo consumo, non usa e getta, ma quasi. “Il televisore, come elettrodomestico, negli anni è cambiato profondamente, e questa sua evoluzione è andata a trasformare le abitudini sociali”, spiega Enzo Lucibello, direttore di Media Markt. La tecnologia è avanzata rapidissima, dettando tempi, modi di vendita e di consumo, programmando con tempistica precisa le promozioni e i lanci di televisori sempre più sofisticati in coincidenza con le nuove produzioni. “Dopo il passaggio dal bianco e nero al colore – ricorda Lucibello – l’evoluzione si era fermata. Per poi riprendere bruscamente dieci anni fa, quando sono stati creati modelli tutti giocati sulle nuove tecnologie. Che vuol dire altissima definizione, design accattivante e moderno, e non ultimo consumo d’energia che ha portato apparecchi sempre più ecologici”. Una spettacolare giostra d’innovazioni che ha stimolato la curiosità. “Tanto - aggiunge il direttore di Madia Markt - che oggi molti acquista- no apparecchi, come quelli in 4k, anche se ancora i canali che ricevono non trasmettono con quella tecnologia. Semplicemente vogliono essere avanti, pronti per quando comincerà la nuova stagione”. Questa evoluzione va a incidere direttamente sulle abitudini individuali e familiari. “Su abitudini che seguono molto l’ambito tecnologico e l’uso dei social network - osserva Giorgio Comi, docente all’Istituto universitario federale per la formazione professionale e pedagogo . Tanto è vero che i modelli sono diventati interattivi, ti consentono di ricevere la posta, di salvare le registrazioni di certi programmi. E questo ripropone una domanda che ci eravamo fatti già vent’anni fa: come possiamo educare i nostri figli ad un uso corretto del mezzo?”. Una domanda che ancora tanti genitori si fanno quotidianamente. “Vietare, in questo caso, è sbagliato. Meglio puntare su una pianificazione, dando ai propri figli precisi tempi per mettersi davanti allo schermo. E poi sarebbe bello guardare con loro certi programmi, tele- giornale compreso”, aggiunge Comi: “Perché sarebbe interessante dialogare con i propri bambini su ciò che si è visto, rispondere alle domande che ti pongono. Ma è chiaro che non tutti possono. I genitori lavorano tutto il giorno e difficilmente hanno queste possibilità”. La tecnologia ha aperto anche nuove possibilità, come quella del consumo differenziato. “L’on demand e il poter registrare i programmi - dice Lucibello - offre la possibilità di vedere film o trasmissioni anche dopo la loro messa in onda. Ormai non si perde più nulla e non c’è più bisogno del videoregistratore, come avveniva un tempo, ma tutto viaggia sul digitale. Forse solo lo sport oggi viene rigorosamente visto in diretta”. La moltiplicazione dell’offerta, che ha abbassato i prezzi, ha inoltre progressivamente aumentato il numero di apparecchi nelle abitazioni. Oggi si parla di oltre 10 milioni di televisori a livello nazionale. “Un tempo la tv era un apparecchio costoso, servivano tre, quattro salari per acquistarla. Oggi costa meno e si cambia più in fretta. Non è più un mezzo collettivo, di tutta la famiglia, conclude Lucibello - ma più individuale”. 2014 bre m e Nov PROMOZIONE FIRST CHIP HAI ANCORA LA PRIMA CHIP DISTRIBUITA IN OCCASIONE DELL’ APERTURA DEL CASINÒ DI LUGANO NEL 2002? 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Ha un prezzo interessante sul mercato e garantisce una buona qualità sia dell’immagine che del suono. 5 LG 65EC970V L’oggetto del desiderio. Il primo televisore oled curvo ultra Hd. Da 65 pollici. Secondo i critici ha colori spettacolari e una definizione davvero notevole. 6 TOSHIBA 58L9363 Uno dei televisori con tecnologia 4k tra i più economici. Diversi gli accessori che si possono associare. Tra cui una applicazione per navigare sul web. l gran numero di televisori che entrano ed escono dalle case delle famiglie svizzere ha creato anche problemi ambientali. Quando si decide di disfarsi dell’apparecchio, che si fa? Intanto nel 1998 è stata introdotta a livello nazionale la norma che vieta di buttarli nei rifiuti domestici. E sono nati appositi punti di raccolta. In Ticino sono 32. “Noi riceviamo le segnalazioni, ci dicono quando è arrivato il momento di andare a ritirare il materiale e giriamo la richiesta a una azienda specializzata che si occupa di portarlo in una struttura per lo smaltimento dei rifiuti tecnologici”, spiega Loredana Panaro, dell’ufficio marketing di Swico Recycling, una delle tre società che ha sottoscritto accordi con importatori, fabbricanti e commercianti di hi-tech, e che solo nel 2014 ha riciclato ecologicamente 569 mila tv. Il consumatore per questo servizio paga la “Tra”, tassa di riciclaggio anticipata, che viene versata al momento dell’acquisto di un apparecchio nuovo ma - spiega l’associazione dei consumatori (Acsi) - “non si paga lo smaltimento futuro degli apparecchi, ma quello attuale”. L’e-riciclaggio, cioè ecologico, si effettua soprattutto alla periferia di Zurigo, a Regensdorf, dove dagli inizi degli anni Novanta è operativa una delle strutture più moderne per lo smaltimento di apparecchi elettronici. Qui vengono recuperate le parti che possono essere riutilizzate, mentre le altre sonosmaltite con sistemi piuttosto sofisticati. “Le richieste ci arrivano anche da singole famiglie e da ogni parte della Confederazione - spiega ancora Panaro - e noi provvediamo a organizzare il lavoro”. Molti, tuttavia, invece di buttare i vecchi televisori, soprattutto se ancora funzionanti, li portano nei centri di associazioni, come la Caritas. LEGGI COSÌ IL FUTURO su tutti i tablet 30 da anni solo grandi successi ASCOLTACI IN STREAMING O SCARICA LE NOSTRE APP. radiostudiostar.com IL CAFFÈ 23 novembre 2014 52 ilcaffèLink La novità. Smartwatch ecco l’ultima frontiera dei nuovi gadget intelligenti che si possono indossare I dispositivi I WATCH Un superorologio, “il dispositivo più personale da noi mai creato”, si è vantato Tim Cook. SMART EYEGLASS Si visualizzano informazioni mentre si cammina o si sta facendo tutt’altro. Orologi, occhiali e braccialetti per un corpo wi-fi È la wearable technology. La tecnologia indossabile come un qualsiasi accessorio o un capo d’abbigliamento che negli ultimi tempi va per la maggiore. In questo futuristico segmento del mercato molte innovazioni riguardano gli “smartwatch”, gli orologi da polso intelligenti e supertecnologici. Consentono di dialogare con internet, di valutare le proprie performance fisiche, di seguire le previsioni meteo, addirittura di “messaggiare” e telefonare. L’ultima novità è arrivata col lancio a San Francisco dello smartwatch del rapper imprenditore e frontman dei The Black Eyed Peas, Will.i.am. Si chiama Puls e verrà commercializzato il prossimo anno. Il nuovo modello consente, fra le altre cose, di telefonare anche se l’utilità, in questo senso, è abbastanza discutibile, visto che è difficile capire quanto possa essere comodo, e pratico soprattutto, ascoltare una te- ARCHOS MUSIC BEANY Un “berretto connesso” con Bluetooth 2.0. Funziona con ogni tipo di smartphone. POLO RALPH LAUREN Maglietta hi-tech capace di misurare frequenza, battito del cuore e altro in tempo reale. lefonata da un orologio da polso! Comunque sia sembra proprio che quello degli smartphone sia ancora per la wearable technology, un mercato che riserverà in un futuro abbastanza prossimo molte sorprese. Lo conferma il fatto che tutti i grandi marchi del settore propongono orologi di ultima generazione, supertecnologici e superintelligenti. Puls, ad esempio, viene definito dallo stesso Will “un bracciale intelligente”, uno smartwatch che offre una connessione 3G, come il Gear S di Samsung, appena lanciato che consentirà ai giovani di restare sempre connessi e condividere le proprie foto e video sui social, grazie alle app preinstallate, quali Instagram, Facebook, Twitter e Salesforce. Lo stesso è inoltre dotato di un’ assistenza vocale, che si chiama AneedA, basata su una versione modificata del sistema Android, capace di connettersi autonomamente in 3G e Wi-Fi. Che la scelta sia caduta sul sistema Android non è assolutamente un caso, ma piuttosto dovuta al fatto che Android garantisce un parco di app pronte per essere installate: dalla misurazione del battito cardiaco al calcolo del consumo delle calorie, dalle previsioni meteo alla lista della spesa e, con un’ app specifica, di rilevare persino le proprie emozioni. Tra le altre funzioni, anche effettuare e ricevere telefonate ovviamente, la lettura dei messaggi alla risposta vocale, condividere i contatti grazie ad Humin, e ascoltare musica. La dotazione hardware è composta da 1 GB di Ram, 16 GBdistorage, un’ulteriore connettività è garantita dal Bluetooth. Sono presenti inoltre rilevatori di posizione (Gps) e movimento. Fra le altre chicche da segnalare, l’altoparlante e la batteria integrati nel cinturino, quest’ultima addirittura sembra che si possa ricaricare con l’utilizzo di particolari indumenti. Il modello sarà commercializzato pure in versione extralusso con diamanti. Ma al di là di questo dettaglio lo smartwatch di Will segna un grande passo avanti nel mondo degli smartwatch che fino ad ora erano innovativi solo per singole funzioni. Runstatic, ad esempio, fornisce tempo, distanza e calorie bruciate per chi fa jogging. 1Weather, è ottimo per temperatura, vento, umidità e garantisce previsioni fino a 7giorni. Tinycam Monitor è ideale per la sorveglianza remota via telecamere collegate alla Rete. Evernote, infine, è l’app per la produttività più diffusa sino ad oggi, perfetta per prendere appunti, gestire liste, e contatti. Insomma in attesa del grande evento, ovvero del lancio di Puls, prepariamoci ad un futuro che ci riserverà ancora tante sorprese, da portare al polso, naturalmente! l.d.ad. ‘@6 Ôrr£Ô †6˘ r@’˘ ’Ô6£üü6ÔZ ‘@6 Ôrr£Ô †6 r@’@ ¾’Ô6£ÔZ pÔl ‘†Ôr£@ ’˘ +vv 6@6 Ü †6i˘rr¾†l˘ˇ@6Ô 1˘’˘££˘ SÔl ¾’Ô6£Z *Ô6r SÔl SÔlr@6ÔZ +@6 1¨A’Ô˙ @ííl˘1@ †6˘ ’6Ô˘ Ç Sl@Ç@££ ¾Ô r ˘Ç˘££˘ ˘’’Ô ˜@r£lÔ ÔrüÔ6ˇÔ Ô ˘’ ˜@r£l@ ߆ÇüÔ£Z ˘lÔ +˘’¾@’ ’ fiŁJôÄ Ô Ç @ ’ SlÔ1 Z¾rrZ¾ ~ü@ ¯ ¯¯ r¾ÔÇÔ£Ô ’˘ 6@r£l˘ ¾@6r†’Ô6ˇ˘Ä 6 †6˘ ÇÔ’’Ô JfiŁ ˘üÔ6ˇÔÀ ¾˘1˘6Ç@ ’@ ŁÙšš fizz fizz @ r† ¯¯¯Z¾rrZ¾Z vÔ1SlÔ SÔlr@6˘’ÔZ ’’#!(& )#%$" IL CAFFÈ 23 novembre 2014 53 L’educazione. Maam è un progetto che dimostra quanto le madri siano abili nel negoziare. E allenano competenze degne dei migliori manager Lo studio Quali capacità materne possono essere un valore aggiunto nel mondo del lavoro? La ricerca Maam ne ha fatte emergere moltissime. Ecco quelle più importanti Master mamma ESSERE PRESENTI La cosa su cui ci si concentra è quella che si realizza. I figli hanno bisogno di attenzione (in azienda si direbbe performance): perché non trasferire sul lavoro anche il conquistare il “qui e ora”? Allevare un figlio affina la leadership D ella maternità abbiamo sentito dire di tutto. Che è un intralcio per il lavoro, che crea problemi alla coppia, che arricchisce spiritualmente, ma impoverisce economicamente. Che è meglio rinviarla per fare carriera. Che è meglio godersela, che è meglio metterla tra parentesi. Ma una ricerca pubblicata da Inside Women’s Power ribalta i termini della questione: la maternità è una metafora della leadership, una ginnastica quotidiana che allena alcune competenze e le porta a livello agonistico. Esagerazioni? Non proprio. Andrea Vitullo (executive coach di Inspire) e Riccarda Zezza (Fondatrice di “Piano C: il lavoro incontra le donne”) ci hanno costruito sopra il progetto Maam (Maternity as a master). Ovvero: dieci negoziazioni con un figlio ti preparano a qualsiasi tipo di trattativa. La pazienza, l’ascolto, la capacità di intuire quello che un adolescente non dice, di prendere decisioni e di governare i cambiamenti (nessuno si trasforma più rapidamente di un bambino) producono il giusto mix di flessibilità e fermezza e un’attitudine che le neuroscienze definiscono di “revisione interpretativa”. Tanto per smentire lo stereotipo della mammastanca, il 90% delle donne che ha risposto al sondaggio Maam lanciato sul Corriere della Sera dichiara, non senza sorpresa: “La maternità ha aumentato la quantità di energia che mettiamo nelle cose.” Secondo Kelly Lambert, studiosa del Randolph-Macon College in Virginia, “i potenziamenti a livello cerebrale come la super-percezione sono di lunga durata o addirittura permanenti.” Vitullo e Zezza spiegano i risultati della loro indagine in un libro appena uscito per Bur Rizzoli: “Maam La maternità è un master”. C’è un’idea nuova: i collegamenti lavoro-famiglia possono funzionare come ponti che aiutano la gente a muoversi tra l’uno e l’altra. Questa capacità si chiama “transilienza”, termine rubato alla fantascienza, molto più ricco del multitasking. Vista così, la nascita di un figlio è una start-up. Le competenze acquisite (gestione del no, tolleranza, comprensione, empatia) diventano spendibili anche in azienda. E il rapporto con il potere? Le mamme del sondaggio Maam lo raccontano senza particolari ansie: “Mi sento rilassata, faccio meno fatica a sentirmi alla pari. Penso che sia perché sono madre, prima che figlia: l’autorità non è lì a insegnarmi quel che devo fare, ma è diventata un’alleata nella gestione delle responsabilità individuali e sociali”; “Sono più paziente, a vol- Lavoro e famiglia I collegamenti lavorofamiglia possono funzionare come ponti, permetteno di muoversi tra l’uno e l’altra te perdono il mio capo perché si comporta da bambino”; “Sono più concentrata sui risultati che sulla presenza fine a se stessa in azienda, anche se alcuni capi continuano a richiederla, mi sento libera e forte nel negoziarla.” Nell’accumulo dei ruoli non c’è uno svantaggio, c’è una potenza nascosta. Elisabetta Gualmini, professore ordinario di Scienza dell’amministrazione e Politiche del Lavoro all’Università di Bologna, nella sua quasi-autobiografia “Le mamme ce la fanno” (Mon- dadori) conferma la teoria Maam: tra recite, compleanni, gite, tesi di laurea e sessioni d’esame, “le acrobazie e i salti mortali si compongono in una storia che alla fine un senso ce l’ha”. In pratica Wonder Woman esiste, ed è una mamma. r.s. RIDURRE L’EGO Un ego più piccolo ha bisogno di meno nutrimento per sopravvivere, così l’energia verrà dirottata sulla possibilità di vedere soluzioni, connessioni, opportunità al di fuori di noi. :::2"07!.+47&,,&2#) *(/3.*-&.7/$ 3!##/,7! 09.7* &222 4* 0!37&’ 54 1 .’4<’:<1)1 ’9<1)521 7,9 :759< 14@,94’21 +1 ">8 SINTONIZZARSI SUL PIANO EMOTIVO Più attenzione al “come” rispetto al “che cosa”. Un figlio di qualsiasi età è un concentrato di emozioni: perché abbassare l’intensità umana quando si è in ufficio? ACCETTARE GLI ERRORI Le madri (per fortuna) diventano più indulgenti con se stesse e con gli altri: i continui cambiamenti rendono impraticabile la perfezione. SCEGLIERE LE PRIORITÀ Non c’è tempo per i dettagli poco rilevanti di fronte ai rapidi cambiamenti di un figlio. Lo stesso in azienda: non hai tempo per approfondire, si impara a selezionare le priorità. SAPER IMPROVVISARE Le madri sono in grado di trovare soluzioni sempre nuove, adatte alle circostanze impreviste. Questa attitudine si chiama “consapevolezza trasformatrice”. *./ !, 581 %* 4#/.7/ !1:7541(121 59’ 79,::5 <?<<, 2, :<’A1541 +1 :,9@1A15 $ 7’9<,)17’4<1 .145 ’2 B68B=8>B6/* .145 ’+ ,:’?913,4<5 :)59<,8 &4 7?4<5 5041 #" 6B8-8 $?4<1 +5771 7,9 $ &2<13’<,8 %?<<, 2, :<’A1541 +1 :,9@1A15 $ 7’9<,)17’4<1 , ’2<9, 14.593’A1541 ’22’ 7’014’ :::2"07!.+47&,,&2#)8 FARE GRUPPO L’arrivo di un bambino risolve molte domande identitarie che le donne si pongono, collocandole in modo immediato nel contesto sociale. Le agevola nello stabilire alleanze e fare rete. CONVINCERE, NON OBBLIGARE Il vero capo perfetto delle moderne organizzazioni aziendali è senza galloni, come una madre. Team che si creano su obiettivi e con ruoli trasversali richiedono una guida basata su personalità e persuasione. SAPER NEGOZIARE L’ascolto, l’accettazione dell’altro, il più ampio margine di tolleranza e spazio di delega, ma anche il nuovo e più piccolo ego della neomamma la rendono una negoziatrice più che affidabile. IL CAFFÈ 23 novembre 2014 54 LE RUBRICHE Animali. BenEssere. Avere avuto almeno 20 donne nella vita proteggerebbe gli uomini da uno dei tumori più diffusi Perchè cane e gatto ci sentono benissimo I latin lover schivano il cancro alla prostata CRISTINA GAVIRAGHI B uone notizie per i grandi amatori: oltre ad avere una vita più movimentata e, per così dire “allegra”, ci guadagnerebbero in salute, almeno se si considera il benessere della loro prostata. Secondo uno studio apparso sulla rivista Cancer Epidemiology, il numero di partner sessuali influenzerebbe il rischio di ammalarsi di tumore alla prostata. All’Università di Montreal, l’epidemiologa Marie-Elise Parent ha guidato una ricerca su circa 3200 uomini, metà dei quali con una diagnosi per questo tipo di cancro. Gli esperti hanno esaminato lo stato di salute e la storia familiare di tutti i partecipanti all’indagine e hanno chiesto loro di compilare un questionario sulla loro attività sessuale. Dai dati raccolti è emerso che gli uo- mini, che nella loro vita avevano avuto rapporti intimi con più di 20 donne, risultavano avere un rischio di tumore alla prostata ridotto del 28 per cento, percentuale che scendeva di circa dieci punti se si considerava la versione più aggressiva della patologia. “Il ruolo del sesso nel proteggere o meno da questa neoplasia è sempre stato oggetto di diatribe - precisa Parent -, il nostro studio per la prima volta mette in relazione la probabilità di contrarre la malattia con il numero di partner sessuali avuti da una persona”. In realtà, anche per chi è più monogamo che Casanova, non tutto è perduto. La scienza dovrà approfondire ancora la questione, ma sembra che a portare benefici non sia tanto il numero di partner diverse, quanto piuttosto un’alta quantità di eiaculazioni. “Probabilmente avere una schiera più ampia di amanti è legato a una maggior frequenza di eiaculazioni e questo, secondo vari studi, avrebbe un effetto protettivo nei confronti del tumore prostatico”, aggiunge l’esperta. Un più alto numero di emissioni di liquido seminale permetterebbe, infatti, una più efficace eliminazione di sostanze potenzialmente cancerogene e di corpuscoli cristallini, spesso associati alla patologia tumorale, dal fluido prostatico. Ma tutte queste teorie, ancora da verificare scientificamente, sembrano crollare quando si considerano i rapporti omosessuali. Se il rischio di cancro alla prostata, secondo i dati canadesi, sembra non venire influenzato dall’aver fatto sesso con un altro uomo, aver avuto più di 20 partner maschi, invece, lo raddoppierebbe. Anche per spiegare questi dati, però, ci sono poche certezze. Si ipotiz- za che i benefici, ottenuti dall’attività eterosessuale, in quella omosessuale siano sminuiti da una più alta probabilità di contrarre infezioni sessualmente trasmissibili e dai possibili traumi subiti dalla prostata durante i rapporti anali. Nulla, però, è ancora provato in modo definitivo. Alcuni esperti sostengono, peraltro, che lo studio canadese, basandosi essenzialmente su questionari compilati dai pazienti, sia, in realtà, debole dal punto di vista scientifico e crei confusione su rischi e strategie preventive di uno dei tumori maschili più diffusi. Al momento i principali fattori di rischio accertati per questa patologia sono: l’età, la neoplasia colpisce maggiormente gli ultracinquantenni, una storia familiare per la malattia e l’obesità, accompagnata anche da scarso esercizio fisico. L’ “Mio marito si masturba” Lei accetti la sua libido S ono una donna di sessantacinque anni. Mio marito ne ha alcuni più di me. Siamo felicemente sposati da più di quarant’anni: un traguardo non da poco. Un bel giorno però, cadendo letteralmente dalle nuvole, ho scoperto che lui si masturbava pur avendo fatto l’amore la sera prima. Al che mi è sorto un dubbio “ma sarà sempre stato così durante tutti questi anni del nostro lungo matrimonio?”. Con i nostri figli è sempre stato un padre meraviglioso, un vero esempio in famiglia. Noi due, come coppia, dal punto di vista sessuale non abbiamo mai avuto problemi o tabù. Posso affermare con estrema sicurezza che lui sia sempre stato tutt’altro che un egoista poiché aspettava sempre che io avessi avuto il mio piacere. Al che lei capirà che io non posso fare a meno dal farmi domande sul motivo di questo suo comportamento. Nel mio profondo mi sento umiliata e delusa. Inoltre, mi chiedo che cosa dovrei fare di più di quello che ho sempre fatto. Le chiedo per favore di darmi un consiglio. La risposta di Linda Rossi L e faccio i complimenti per aver raggiunto questo lungo traguardo insieme all’uomo della sua vita, anche per la qualità della vostra sessualità che sta a dimostrare che puredopo i sessant’anni la sessualità non si spegne affatto e può dare ancora tanto piacere all’esistenza. Complimenti anche per aver scelto un uomo che probabilmente è dotato di una buona, se non forte, libido, visto che a settant’anni inoltrati ha una note- vole capacità di ripresa dell’eccitazione. A questo punto vorrei chiederle se lei fosse disposta ad avere rapporti sessuali quotidiani. Molto probabilmente la La moda. LINDA D’ADDIO F E gregio dottore, vorrei porle dei quesiti su un organo che viene spesso coinvolto in molte patologie; mi riferisco all’orecchio che penso sia una fonte di controlli frequenti da parte del veterinario. Non voglio entrare nel merito delle singole patologie, ma sarei curioso di sapere a grandi linee le differenze che corrono tra il nostro e l’orecchio dei nostri amici pelosi. È vero che cani e gatti hanno un udito molto più fine e sviluppato di noi umani? E come si possono riconoscere da subito i problemi di questa delicata funzione? La risposta di Stefano Boltri Sesso e amore. La lettera La lettera sua risposta sarà no. Ed è comprensibile, poiché per la donna la libido funziona diversamente da quella di un uomo. Quest’ultimo sente un vero e proprio bisogno fisiologico di, mi passi il termine, scaricare la sua tensione sessuale. Se si tratta di un uomo a forte libido può davvero essere molto frequente e raramente una donna, a parte i primi tempi della relazione, riesce Puro,etereo,candido è il colore non colore ra i colori più trendy della stagione fredda c’è anche lui, il colore-non-colore per eccellenza, che tanto piace agli stilisti e altrettanto apprezzato da uomini e donne. Perfetto per ogni occasione e per ogni momento della giornata è in grado di illuminare anche il cielo più grigio e le giornate più buie. Quasi sempre “viaggia da solo” anche se non disdegna la compagnia dei colori che più gli si avvicinano, i neutri tenui e delicati, come non teme il contrasto con il suo rivale di sempre, il nero. Dai capospalla agli abiti, dalla maglieria, che nel candore del bianco esalta tutta la sua morbidezza e calore, alle giacche, dalle gonne ai pantaloni e alle camicie, ogni capo del guardaroba si illumina nella nuance espressione di candore e purezza. Anche gli accessori si vestono di bianco, dalle sciarpe ai cappelli ai guanti, dalle scarpe agli stivali e alle borse. Impareggiabile in versione assoluta, esprime tutto il suo valore quando tinge ogni capo ed accessorio del look. Ci rimanda immediatamente agli anni della Space Age e alla famosa collezione di Pierre Cardin la mise total white. Che sia un abitino corto oppure un pantalone skinny o una gonna a ruota abbinati ad un maglioncino oppure ad una camicia o a una blusa, poco importa. Fondamentale però, affinché la scelta sia adeguata, è che anche gli accessori siano in tema e rigorosamente bianchi, dalle classiche décolletée agli stivali alti con tacco a cubo. Il bianco totale ha già conquistato star e fashionisti e si prepara a invadere lo street style urbano, elegantissimo ma anche casual. Per Jeremy Scott è bianco il corsetto stringato e lo sono anche i pantaleggings in maglia a coste. Bianco totale anche per Elisabetta Franchi: giacca collo smoking su pants maschili al polpaccio e pump. Sempre in tema il completo giacca lunga doppio petto e pantalone fluido con pinces di Blugirl come il due pezzi blusa e pantalone fluido di Victoria Beckham. Assolutamente “polare” declinato su pellicce, autentiche o false, dalla versione gilet lungo di Laura Biagiotti alla pelliccia orsetto con stivale cuissards di Blumarine. Abbinato col nero rimane uno degli accostamenti più usati nelle collezioni, sia invernali che primaverili. Da Burberry Prorsum a Blugirl passando per Chanel e Jean Paul Gaultier sono tanti i nomi che hanno puntato su questo tema. Motivi grafici in bianco e nero per l’abito al ginocchio di Bottega Veneta. In versione corta rigata il modello di Costume National. Il bianco della giacchina corta contrasta il nero della miniskirt nel look di Emporio Armani. Anche il makeup più chic punta sul bianco come hanno dimostrato le sfilate di Narciso Rodriguez e Givenchy: un trucco raffinatissimo, candido, per gli occhi. Matite kajal white, ombretti satinati e persino mascara bianchi si sono ammirati sulla passerella di Givenchy. a stargli dietro. Per fortuna esiste una sessualità personale. Ed è a questa che suo marito ha fatto ricorso alfine di calmare la sua tensione. Questo non è un comportamento “contro” la sua donna, ma la risposta a una sua voglia. Non è sua intenzione umiliarla e sicuramente gli dispiacerebbe molto sapere che ha provocato in lei grande delusione. Delusione probabilmente dovuta al fatto che lei si è sempre data da fare per soddisfarlo in tutti i modi possibili. La invito quindi a non viverlo negativamente, ma come un aspetto che esiste in ciascuno di noi e che ci appartiene al di là del fatto che viviamo felicemente in coppia. Forse la masturbazione sua e altrui, marito incluso, è l’ultimo anello da superare per potersi dichiarare completamente senza tabù. Se poi lei vuole capire quello che spinge suo marito a farlo proprio il giorno dopo che avete fatto l’amore, non ha che da chiederglielo. Con curiosità però e senza giudizio, come se si trattasse di una cosa vergognosa. Se scoprirà che suo marito sente ancora con tanta frequenza il bisogno sessuale, se ne rallegri, poiché significa che anche lei avrà la fortuna di beneficiare ancora a lungo di questa bella attività. udito del cane e del gatto è qualcosa di straordinario; questi animali riescono a percepire anche gli ultrasuoni che gli permettono, ad esempio, di capire quando sta per arrivare il loro proprietario, riconoscendo il rumore del motore dell’auto ben prima che possa essere percepito da noi bipedi. Inoltre, l’orecchio di cani e gatti rappresenta un vero e proprio mezzo di comunicazione sia intra che interspecifica. Dal punto di vista anatomico, l’orecchio dei nostri pet non si discosta molto da quello umano. Esso è infatti costituito da tre parti principali: orecchio esterno costituito dal padiglione auricolare; orecchio medio, contenente i tre famosi ossicini staffa, incudine e martello; orecchio interno, inserito nelle ossa craniche che ospita i recettori dell’apparato dell’udito e dell’equilibrio. Il percorso che compie il suono per arrivare a destinazione comprende il padiglione che convoglia i suoni, il condotto uditivo che porta al timpano, una membrana che separa l’orecchio esterno dal medio ed ha il compito di trasmettere le vibrazioni ai tre ossicini. Da qui la staffa, a contatto con l’orecchio interno, attiva le cellule collegate con il nervo acustico che a sua volta trasmette le informazioni al sistema nervoso centrale. Purtroppo l’orecchio è anche fonte di tanti guai; può infiammarsi ed essere causa di dolore. Le otiti sono molto frequenti e alcune razze più colpite di altre, a causa della diversa conformazione anatomica. Il primo sintomo di otite è la testa piegata oltre al grattamento insistente dell’orecchio interessato, fino anche a causare lesioni alla cute circostante. Le cause di otite sono svariate e non si deve dimenticare che oltre alle infiammazioni, esistono pure parassiti a localizzazione auricolare e i temutissimi “forasacchi”. Anche per le otiti la prevenzione è importante; abituare fin da cuccioli cani e gatti ad una igiene quotidiana rappresenta un metodo valido per evitare guai. Scrivi a LINDA ROSSI psicoterapeuta e sessuologa Scrivi a STEFANO BOLTRI veterinario del Caffè Posta: Linda Rossi – Il Caffè Via Luini 19 - 6600 Locarno Anche su www.caffe.ch clicca “Qua la zampa” E-mail: [email protected] E-mail: [email protected] IL CAFFÈ 23 novembre 2014 55 Oltre il cibo. Lingua,spalla, punta,testina, cotechino... E verdure per alleggerirsi la coscienza La tradizione SETTE TAGLI La ricetta classica del gran bollito misto prevede 7 tagli di polpa: tenerone, scaramella, muscolo di coscia, muscoletto,spalla, fiocco di punta e cappello del prete. SETTE AMMENNICOLI Ai sette classici tagli di polpa vanno aggiunti sette ammennicoli: lingua, testina con musetto, coda, zanpino, gallina, cotechino e infine rollata (o tasca ripiena). ELISABETTA MORO ad un morso di vitello e atterrare dolcemente sulla punta della lingua. Perché nonostante questa Babele proteica cuocia tutta insieme, ogni morceau fa storia a sè. E per evitare che la sazietà giunga in anticipo e perdippiù senza invito, il genio culinario italico ha inventato una miriade di salse. Dal bagnetto verde a base di prezzemolo, olio extravergine d’oliva e alici salate, a quello rubro che è l’antenato del ketchup. Dalla mostarda forte, che dilata a dismisura le porte della percezione, alla radice di rafano grattuggiata al momento. In Piemonte, dove il bollito si fa Reale, viene affiancato da spicchi di mela e amaretti fritti in pastella. A Berna, invece, dove la giusta misura è da sempre una virtù, la Berner Platte si serve a tavola cum grano salis. Senza esagerazioni. Ma con gli impareggiabili sauerkraut. A Parigi, dove tutto diventa moda, agli inizi del Novecento era à la page mangiare il bouillon, letteralmente buglione, tanto che le brasseries cominciarono ad usare questo piatto anche nel nome. Come nel caso del Bouillon Racine, un capolavoro di Art Déco tradizionalmente frequentato dai professori della Sorbonne che, tra una lezione e l’altra fanno il pieno di energia. Mentre la sera è tutto un cinguettare di innamorati intolleranti al sushi. E al frushi. E dire che Anthelme Brillat-Savarin, padre della gastronomia moderna, considerava il bollito un cibo da donnicciole, adatto agli abitudinari, agli impazienti. E ai distratti, quelli che mangiano quasi in second life, perché si deve pur sopravvivere. Così quello che a noi postmoderni sembra un piatto ricco un paio di secoli fa era quasi un mangiare di magro. Sono i paradossi della storia. Q uello che ci metti ci trovi. Tenerone, scaramella, lingua, culatta, fiocco, rollata, spalla, punta, testina. E ancora, cotechino, zampone, mariola, gallina, cappone. Poi, per ingentilire la voluttà sfrenata della carne si aggiungono delle carote, una cipolla, qualche gambo di sedano. Palliativi per alleggerirsi la coscienza. Il bollito infatti è una cuccagna per impenitenti della tavola. Che trovano un gran gusto a cambiare gusto, alternando un boccone succoso di manzo, con uno di maiale, per passare subito dopo Bollito misto Il gusto di cambiare gusto con la voluttà della carne SETTE SALSE La ricetta tradizionale all’italiana prevede anche sette bagnetti o salse: verde rustico, verde ricco,rosso, cren, mostarda, cugna, salsa al miele (d’avìe). QUATTRO CONTORNI Oltre un “richiamo”, come la lonza di maiale arrostita servita a metà bollito, sono quattro i contorni: patate lesse, spinaci al burro, funghi trifolati e cipolle in agrodolce. `ıD£¬)l 0*#,$#.. -/ )%(& .#,,#()2 *,)*,&) +/’&. .#"#-!21 .‘•3Q '.PQFF7⁄ ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š-5ò.é2öû4¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+é1ï"- "¦!¹ì/Þª4Í˙ÝÝÝÝ-Ó"Óú’Í0ÑÓ76Ê"©Íòï°6òÑúš¦öé-éÑ$ݹ!:ì)èè¹ï!7)/Þ*°À7È;ö&Í1ª8)0&Ä"¬2³˙!.š2;Á/:öÞ.©Þ(òû˙8/2Ãñʾ ‘ $% " #$!! aa 37‘‘©hhn™ h.n⁄ •h ¯n‘fl™ 3qÈøˆ•qq¥F +ˆ• ÝÄŁ⁽qˆ•F q•ÝFbÄŁ¥F q•ÝF¥¥qbF•ÝF5 ŁÈÈqÈÝF•ÝF 8q 8qÈ+FÈŁ5 ÝF¥F+ŁflFÄŁ 8q ÄFÝĈflŁÄ+qŁ F Ł¥¥FÄÝŁ +ˆ¥¥qÈqˆ•F [Ĉ•ÝŁ¥F™ nøF¥ fˆ¢¢Ł aa4 ÿq•+qÝÄq+F •F¥ Ȉ•8Łbbqˆ 8Fq ¥FÝ݈Äq 8q •fln ,Q‘3 ‘‘⁄3 GFÄflŁ•qŁ ëªà F ëªa™ fˆ¢¢Ł aë •F¥ øŁ++nFÝ݈ ÿŁ•ÝŁbbqˆ +ˆ• øÄFflqˆ øFÄflíÝŁ F øÄFflqˆ F¥F4 8Ł .PF ë멪^™Q™ 7ÈFfløqˆ øÄF⁽⁽ˆ4 fˆ¢¢Ł ª™Š 7.nfl7.É +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø5 ª^…M +flà5 M^ ¢˘ ߪª^ .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF .PF ëa©a™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF ßøÄFflqˆ øFÄflíÝŁ5 øÄFflqˆ F¥F¹ .PF ë©ë^™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ë멪^™Q™ .lé —\â ‘Õ~›3 )`·Êë›` y Ò3\ £Õ—‥‥ ~›3 )Æܬ 6×DYYo)oD·Æ D·DÁ‘DÜo)Æ 7¬ Q¥¥™4 fˆ¢¢Ł ª™a 7.nfl7.É .ˆÈflˆ +ˆ• 'ÝŁÄÝÚ'݈ø aa5 ªà…M +flà5 ªà ¢˘ ߪa .¯¹5 ^ øˆÄÝF5 øÄF⁽⁽ˆ 8q ŁÈF q•+¥™ 'žqÈÈ }Ł+¢ .PF àŠ©ë™Q5 ÿŁ•ÝŁbbqˆ +¥qF•ÝF ßøÄFflqˆ øFÄflíÝŁ5 øÄFflqˆ F¥F5 'žqÈÈ }Ł+¢¹ .PF a©^Š™Q5 •íˆÿˆ øÄF⁽⁽ˆ ÿF•8qÝŁ .PF ઩Ša™Q™ .lé —_” ‘Õ~›3 )`·Êë›` y Ò3_ £Õ—‥‥ ~›3 )Æܬ 6×DYYo)oD·Æ D·DÁ‘DÜo)Æ 7¬ { 8q .në 8q ÝíÝÝF ¥F Łí݈ •íˆÿF ÿF•8íÝF q• .P U ªaM bÚ¢fl™ 3íF ÿˆ¥ÝF ÿq•+qÝÄq+F 8F¥¥Ł +ŁÝFbˆÄqŁ jn[[ĈŁ8 F '•¯ [q•ˆ Ł E ë^©™Qk ß•F¥ Ȉ•8Łbbqˆ jaa 8F¥¥©Ł••ˆk ÝÄŁ q ¥FÝ݈Äq ÝF8FÈ+nq 8q •fln ,Q‘3 ‘‘⁄3 GFÄflŁ•qŁ F8™ ^Úëªà F ŠÚëªa¹™ Apertura Locarno on Ice Giovedì alle 16.00 DAL 27 NOVEMBRE 2014 AL 06 GENNAIO 2015 aperto tutti i giorni dalle 10.00 alla 01.00 Patrocinio Patrocinio PPresenting resenting sponsor sponsor Main Main SSponsor ponsor SSponsor ponsor M Main ain TTechnical echnical Sponsor S p o ns o r M edia PPartner ar tn er Media Su ppor ter s Supporters PPartner ar tner Auto Auto Par tner Pasticceria Pasticceria Partner Partner Par tner Mobilità Mobilità PParcheggio archeggio Centro Centro Castello Castello SStorie torie di di ghiaccio g h i a cc i o Technical Sponsor Sponsor Technical tognetti auto TENDE & ARREDAMENTO ARREDAMENTO IL CAFFÈ 23 novembre 2014 LE OPINIONI Per oltre quarant’anni, salvo una breve pausa, è stato alla guida del turismo ticinese, dapprima come direttore dell’Ente cantonale ed in seguito come presidente di Ticino Turismo. Con la partenza di Marco Solari dal mondo turistico si chiude un’era per questo importante settore della nostra economia. Anche quando è stato ingiustamente attaccato, il suo amore per il Ticino è stato incondizionato. Solari, con grande signorilità, è rimasto sempre l’uomo forte e il punto di riferimento del turismo ticinese, un’icona e una bella immagine per il nostro Paese oltre Gottardo. Quando, nel 1972, ha assunto la direzione dell’ente turistico cantonale ha apportato una piccola rivoluzione nel settore, modificando in ilcaffèLink 57 FUORI DAL CORO Da zoccolette e boccalini alla cultura dell’ospitalità modo coraggioso l’immagine del Ticino al cospetto della clientela svizzero tedesca, che allora come oggi rappresenta lo zoccolo duro dei nostri turisti. Prima dell’avvento di Solari la propaganda turistica era basata su un folclore ostentato e anacronistico, su una sorta di “prostituzione” del nostro carattere latino. Solari ha buttato all’aria le immagini di zoccolette, di boccalini e di bandelle che suonavano “O sole mio”, per sostituirle con quelle di un Ticino or- IL DIARIO goglioso delle sue radici, riproposte senza falsità e senza forzature. Chi era giovane in quegli anni non potrà non ricordare la risposta del manifesto “Ticino terra di artisti” in contrapposizione alle immagini del passato. Qualcuno ha frainteso quel messaggio, senza capire che nel turismo moderno le radici culturali andavano espresse e valorizzate attraverso un’interpretazione attuale delle proprie tradizioni e non sbandierando un passato che non esiste più. Se ci fossero un po’ più di Solari in giro per il mondo, ai turisti sarebbero risparmiate rappresentazioni di cattivo gusto che sono impossibili da evitare quando si viaggia. Persino durante i viaggi culturali. Chi segue questa rubrica conosce il mio amore e la mia curiosità di giramondo. Quando sono in viaggio poche cose mi mandano in bestia quanto le immagini stereotipate di un luogo e di una cultura. E questo avviene un po’ ovunque. L’anno scorso in Africa, ad esempio, mi è capitato di FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS GIÒ REZZONICO LIDO CONTEMORI La fatica di riparare un cuore sfregiato RENATO MARTINONI Massoni e nazisti sul Monte Verità Caro Diario, i processi per pedocriminalità si susseguono e dalle storie che vengono ricostruite e giudicate nei tribunali c’è di che inorridire. Realtà che si vorrebbero lontanissime da noi e invece sono qui, con tutto il loro carico dirompente di violenza e di dolore. Adulti, spesso padri, che si trasformano in orchi di bambini, dei loro stessi figli. Predatori di innocenza. Ha detto bene, proprio questa settimana, il giudice Amos Pagnamenta, dopo il lacerante tormento davanti a un padre di 44 anni, accusato di abusi sulla figlia dodicenne. ASSOLUZIONE finale, ma “una storia triste da qualunque parte la si guardi“. È un filo che si spezza, forse per sempre, una ferita difficilissima da rimarginare: sia in chi si sentirà forse vittima di un’ingiustizia pesante subita da bambina sia in chi soffrirà come una macchia incancellabile l’onta di un processo senza la responsabilità di una colpa. DIFFICILE, a volte impossibile medicare le ferite del vivere. Una donna, abusata da bambina e diventata adulta e madre a sua volta, ha confessato di non essere più riuscita a riparare lo sfregio inferto alla sua interiorità da un padre che le ha rubato la fiducia in chi avrebbe dovuto traghettarla nella crescita. Dopo certi traumi, l’idea stessa di amare è lacerante, trascina con sé rabbia e tristezza. Siamo nel tempo e nella società di molti bambini perduti. Piccoli naufraghi che il destino abbandona su isole di solitudini. E chi vive da prigioniero nella sua casa impara presto a diffidare di tutti. Hai voglia di parlare di recupero, terapia, vicinanza... SI AVVERTE sempre più forte il bisogno di ascoltare, desistendo da giudizi, e sono in molti, per fortuna, che nel silenzio e con dedizione lo fanno, assiduamente. Questa settimana ci siamo congedati da uno che ha donato tempo e attenzione al prossimo, senza limiti: Federico Mari, di Arbedo Castione, uno slancio senza confini con i suoi Volontari, gli scouts, Telefono Sos Infanzia. Un uomo che s’è prodigato nel costruire esistenze, prevenendo, educando, aiutando. A 60 anni s’era addentrato generoso nel mondo dei computer e in internet per dare una mano agli adulti nel difendere i bambini dai troppi “lupi in maschera“ (titolo di un suo libro del 2003). Ci lascia l’esempio di un lottatore contro la deriva di una comunità povera di amore, che aspira e scarta con la velocità di una vaporiera. DOMENICA IN FAMIGLIA Spariranno un giorno i libri? Ce lo si chiede, come ci si interpella sul futuro dei giornali. La carta è ormai roba vecchia? Pronta per la bacheca del museo, accanto alle pergamene e ai papiri? Non siamo profeti. Questi anni hanno sorpreso tutti per evoluzioni, novità, stili di vita, tecnologie rampanti. Ma di una cosa siamo certi: dovessero sparire, o anche soltanto diventare oggetti arcaici, che ogni tanto qualcuno ha il privilegio di sfogliare, perderemmo qualcosa di impagabile e di insostituibile. Lo scrivo anche pensando ai ragazzi che oggi leggono meno, o che forse si dividono sempre di più fra chi legge ilcaffè Nel primo Novecento il Monte Verità di Ascona è stato uno dei poli più prestigiosi della cultura europea. Attratte dal magnetismo e dalla bellezza dei luoghi vi sono confluite figure di primo piano del mondo scientifico e intellettuale del nord. Il motto suonava: la vergogna ci ha vestiti, l’onore ci spoglierà. (E chissà quanti giovanotti, che giù sulle rive del lago predicavano contro gli svergognati, saranno saliti a spiare i Monteveritani mentre, nudi come Adamo ed Eva, lavoravano i campi!) La gente del luogo li chiamava “balabiott” cioè gente che balla nuda, come nei sabba, quando le streghe si accoppiano con i demoni, oltre che inaffidabili perditempo. Così che l’esperienza della tribù è spesso stata ridotta, scioccamente, a un teatro di matti. Più difficile è comprendere l’atteggiamento di chi continua ad accanirsi, a un secolo di distanza, contro il Monte Verità. Anche perché su quell’esperienza sono stati fatti studi molto seri: tanto che si può ben dire che nessun luogo della Svizzera italiana ha mai conosciuto livelli di qualità intellettuale di quel tenore. Il nostro Paese, invece, ha sempre guardato al Monte Verità con imbarazzo, per non dire con disprezzo. Certo, di là sono passati i ribelli della società borghese e protestante del nord: vagabondi, anarchici, drogati, donne scandalose. Ma vi hanno anche vissuto, lavorando con profitto, e non soltanto la terra, artisti, scrittori, scienziati, filosofi di prim’ordine. Ricordare il Monte Verità con un senso di colpa o, peggio, ridurre tutto quanto a un maligno caravanserraglio è culturalmente poco serio. Un giornale ha scritto che il Monte Verità, nel suo anticattolicesimo massone, è stato “il crogiolo delle peggiori ideologie del Novecento”. (Ohibò! E chi lo avrebbe mai potuto immaginare?) E che il pittore Elisàr von Kupffer, che poi avrebbe eretto l’Elisarion a Minusio, è stato il ritrattista preferito da Hitler. Sarebbe interessante conoscere meglio questa vicenda, di cui nessuno fin qui aveva mai sentito parlare. Tanto più che l’artista “omoerotico” von Kupffer, mentre sappiamo con certezza cosa succedeva sotto il Nazismo agli omosessuali e ai pittori “degenerati”, era arrivato nel Locarnese nel 1915, vari anni prima dell’ascesa al potere di Hitler. Giusto vivere lontano dall’iperbole. Sbagliato, però, avvelenare la realtà. Per avallare tesi precostituite. Ohibò! Ma non eravamo entrati nel terzo Millennio? Ricordiamo ai nostri figli che i libri ci vogliono bene MONICA PIFFARETTI Settimanale di attualità, politica, sport e cultura assistere a uno spettacolino in cui alcuni membri di un’antica tribù mimavano senza dignità e in modo ridicolo le loro antiche usanze. Poche settimane fa, in Perù, sono stato testimone di danze kitsch fatte per compiacere i turisti, al suono di motivi maldestramente riproposti in chiave moderna. In Ticino, da anni ormai, tutto questo non esiste più grazie al lavoro intelligente portato avanti da Marco Solari in quarant’anni di dedizione al turismo. E c’è da sperare che, in questo momento di disorientamento politico, il nostro Paese non dimentichi questo insegnamento di cultura dell’accoglienza. Una cultura che Solari continuerà a promuovere sul palcoscenico e sullo schermo del Festival internazionale del film di Locarno di cui rimane un insostituibile presidente. Direttore responsabile Vicedirettore Caporedattore Caposervizio grafico (e scopre un paradiso), e chi ci passa, spesso purtroppo per sempre, accanto. In un recente contributo apparso su un pieghevole del centro losannese di Bibliomedia, si affronta proprio il tema dei libri che ci vogliono bene. Uno scritto di una bibloterapeuta francese, Régine Détambel, centra il tema: “Se si risale nella storia, si trova l’intuizione della virtù terapeutica del libro e del racconto”. I libri curano. Hanno il potere di pacificarci attraverso l’ordine della loro sintassi, il ritmo e la musicalità delle loro frasi, il loro tocco sensuale, la loro carta… I racconti hanno lo straordinario potere di strappare noi stessi ai nostri Lillo Alaimo Libero D’Agostino Stefano Pianca Ricky Petrozzi problemi, interrogativi, sofferenze proponendo fictions coinvolgenti e sensi rinnovati. Alcuni sono semplice divertimento, altri stimolano in modo efficace la nostra attività pischica e fanno eco al lavoro di scrittura dell’autore. Attraverso la parola si elaborano i pensieri e - scrive Détambel - ci si prende cura delle nostre ferite. La parola scritta permette di fare il legame con un mondo assurdo e fatto a pezzi, a ridargli senso. La lingua agisce sul senso, sulla logica, la lingua è pensata. La sintassi e l’ordine riorganizzano l’esperienza umana. Alcune letture rianimano e permettono di instaurare un nuovo spazio contro la passività, la Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] perdita di autonomia. La lettura permette al soggetto di ritrovare una sua posizione. È la biblioterapia, come la chiama l’autrice, che permette di allargare le nostre esistenze, a volte già tracciate e ristrette, di rilanciarsi verso altri orizzonti. E scusate se è poco. Le si mette un’etichetta che pare quella di una medicina, ma in realtà è qualcosa di molto naturale. Sempre che si facciano quei tre o quattro passi necessari per entrare in un mondo che accompagna una vita. Anzi te ne fa vivere una, due, tre… Quante ne vuoi, in tanti altri universi che aiutano a capire te stesso e, quando c’è bisogno, a riparare meccanismi RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 inceppati, o a incollare cocci interiori. Forse che, in un mondo spesso flipper impazzito come quello attuale, vuoi che non ce ne sia estremo bisogno? Le attenzioni genitoriali sono oggi a tutto campo. Per i propri rampolli si vuole il meglio. Questo sport, quello, questa attività creativa, quest’altra, questo strumento musicale o quell’altro. Non so se, nel mare di proposte e nella frenesia del quotidiano,all’educazione alla lettura e al libro che accompagna e aiuta a colorare/gustare/affrontare la vita si dia oggi il giusto peso. Finiranno in bacheca ? O forse, pensandoci bene, è proprio l’ora di un loro grande ritorno? STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘13-’14) 87’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) IL CAFFÈ 23 novembre 2014 58 ilcaffèLink 59 L’incontro. Medico con la mania della scrittura,in ventiquattro anni ha pubblicato una cinquantina di libri, tra romanzi e racconti. Un po’ Piero Chiara,con cui condivide l’ambientazione del lago e i personaggi,un po’ Indro Montanelli nel rifiutarsi di utilizzare la tastiera Schermi. I torbidi trascorsi della“Signora Pitt”lasciano il posto ad un’immagine da diva globale Andrea Vitali visto da Riccardo Mannelli per il Caffè Andrea SUPERMAMMA DA COPERTINA Vanity Fair Usa celebra la “signora Pitt” (39 anni) donna dell’anno; a destra, foto di nozze ritardate fatta nel settembre scorso Vitali Angelina donna dell’anno cancella tatuaggi e passato MARIAROSA MANCUSO “Buttar giù frasi con la matita è da sempre la mia passione” D onna dell’anno, nientedimeno. Così Vanity Fair di dicembre (edizione americana, in Italia hanno trasformato la testata in un settimanale) celebra Angelina Jolie. I tatuaggi si vedono ancora, nelle fotografie in abito lungo con schiena nuda scattate da Mario Testino. Ma sono pubblicate all’interno del giornale: l’immagine in copertina mostra la diva, ora signora Brad Pitt, in camicia bianca (come Julia Roberts in “Closer” di Mike Nichols, che liberò l’attrice dagli stivali da moschettiere esibiti in “Pretty Woman”). La figlia di Jon Voight (l’“uomo da marciapiede” nel film di John Schlesinger, guardate le labbra se avete dei dubbi, sulla parentela e sulla genuinità) e l’ex moglie di Billy Bob Thornton dal 2000 al 2003 (il nome è stato cancellato con il laser dal tatuaggio sul braccio sinistro) è ora il modello di tutte le virtù. Addio per sempre agli anni delle droghe, dei patti di sangue con gli amanti, del presunto incesto con il fratello, baciato con trasporto durante la cerimonia degli Oscar 1999. L’attrice era stata premiata come non protagonista per “Ragazze interrotte” di James Mangold, ambientato in un ospedale psichiatrico, i maligni dissero che non recitava affatto. Elenca le mirabili virtù Jeanine di Ti-Press Chi è Scrittore, 58 anni, nato e cresciuto a Bellano, è uno degli autori più letti della narrativa italiana contemporanea. Le sue storie di provincia, tradotte in una dozzina di Paesi, hanno venduto circa tre milioni di copie S e Andrea Vitali in 24 anni ha scritto una cinquantina di libri, tra romanzi e racconti, dividendosi tra l’attività di medico condotto e quella letteraria, figuriamoci cosa riuscirà a produrre da adesso in poi. Da qualche mese ha, infatti, ridotto il suo impegno professionale, chiudendo il rapporto di lavoro con la sanità pubblica. Ora, nel suo ambulatorio di via Gavazzi, a Bellano, Vitali, 58 anni, continua ad occuparsi, privatamente e gratuitamente, di qualche paziente. E già i risultati del suo “tempo ritrovato” si vedono tutti. Solo quest’anno sono usciti quattro suoi nuovi romanzi, l’ultimo, “Biglietto signorina”, già nella top ten dei libri più venduti, mentre “Di impossibile non c’è niente”, una favola natalizia, da pochi giorni è nelle librerie. Ma Vitali, c’è da giurarci, nel cassetto della sua scrivania tiene già bell’e pronto un altro romanzo, rigorosamente scritto con la matita o la stilografica. “Bè, con le mani in mano non riesco a stare - dice - buttar giù frasi da sempre è la mia passione. Ma non penso di accelerare il ritmo, mi piace lasciar decantare le storie”. A “buttar giù frasi”, Vitali ha iniziato presto. Il suo primo rapporto con la scrittura iniziò a 15 anni. Lettere appassionate ad una morosa. Ma tanta verbosità scritta stancò presto la giovane, che trovò un altro fidanzato, forse meno pratico con le parole, ma dotato di motorino. “E, probabilmente, di altri metodi di comunicazione più efficaci”, aggiunge ridendo lo scrittore. Per elaborare il “lutto” seguirono poesie strazianti, arrivò un’altra morosa e poi un’altra ancora. Nel frattempo, Vitali aveva cominciato a studiare medicina “imposta” dal padre… dando però continuo sfogo al suo pressante bisogno di scrivere. Il suo romanzo d’esordio, nel 1990, “Il procuratore” è premiato con il Montblanc e con il primo importante contratto editoriale. Con “La figlia del podestà”, 2006, conquista il premio Bancarella. Da lì in poi il percorso letterario di Vitali è tutto in discesa. La sua fama travalica i confini nazionali e oggi è uno degli autori più amati e letti della narrativa italiana contemporanea, tradotto in una dozzina di Paesi, e tre milioni circa di copie vendute. Un po’ Piero Chiara e un po’ Indro Montanelli, del primo Vitali condivide l’ambientazione dei suoi romanzi, i personaggi tipici di una provincia come quinta di un affascinante campionario umano; del secondo, il “vizio” di scrivere sempre a mano, con la stilografica o con la matita. Insomma, buttar giù frasi. Vitali, inoltre, è una vecchia conoscenza del Caffè, autore di nu- ‘ La professione Ho parzialmente chiuso il mio ambulatorio, ora curo solo privatamente e gratuitamente I soldi Non li ho mai buttati, la spesa più frivola è stata l’abbonamento in tribuna d’onore al calcio Como merosi racconti inediti scritti apposta per i nostri lettori. Ogni volta lo incontriamo in riva al suo lago, che si affaccia sulla sua Bellano, tremilacinquecento anime appena, dove è nato e da sempre vive e scrive, e ad ogni occasione ci regala un Vitali sempre uguale ma diverso. Dal paese di lago dice di aver acquisito l’asprezza del carattere, la concretezza e la parlata diretta. Senza mai andare sopra le righe. Costantemente innamorato della vita di provincia, dove ambienta tutti i suoi libri animati da personaggi comuni ma per questo rappresentativi di una varia umanità, abitudinario, schivo, anzi un po’ orso, con gli anni ha però imparato a concedersi un po’ di più. Adesso parla volentieri con i giornalisti, affronta, anche se sempre sbuffando, i lunghi viaggi che lo portano all’estero per presentare i suoi libri, e si lascia andare a qualche confidenza. “Adesso che non ho più il dovere dell’ambulatorio mi sono buttato in una nuova esperienza che da tempo desideravo iniziare: il volontariato con una comunità psichiatrica. C’è poi un altro progetto, con il Ticino, attraverso una collaborazione con i laboratori Laser della Fondazione Diamante. A metà dicembre dovremmo vederci qui a Bellano, per uno spettacolo messo in scena dai malati psichiatrici e quindi potrebbe nascere anche con loro un bel rapporto”. E ha pure ripreso qualche vecchia abitudine che ormai non ricordava neanche più di avere, l’orto e le passeggiate in montagna, che hanno stupito persino sua moglie. Un Vitali diverso, quindi, meno spiccio, più “chiacchierone”. Che racconta volentieri anche della moglie Manuela, 55 anni, sarda doc, sua fedele prima lettrice. “A lei leggo sempre, declamandola, la prima bozza. Quando non apprezza e fa le smorfie, o per qualche espressione o perché la trama non tiene, mi arrabbio tantissimo, anche se con gli anni ho imparato a controllarmi. Ma alla fine la ascolto sempre, è un buon giudice. Correggo il testo, anche se non glielo dico subito, aspetto un po’”. Una moglie che ha notato il cambiamento del marito, più disponibile e pronto a condividere qualche passione. Non certo quella dei viaggi, a parte quelli imposti dalla sua agenda di scrittore, gli unici di cui Manuela approfitta. “Odio viaggiare, così come non amo il cinema, mi annoio... le feste e le cene, c’è troppa confusione. Ma è vero, ora mi sento più appagato, anche mia moglie mi ha confessato di vedermi rinverdito, che non è male, non pretendo certo che dica ringiovanito”. Tra uno sbuffo di pipa e l’altro - ha smesso di fumare le si- ‘ Il progetto Con la Fondazione Diamante potrebbe nascere una bella collaborazione La famiglia A mia moglie leggo le bozze, è un buon giudice; mio figlio ha in testa solo la musica garette “perché ad una certa età bisogna pensare alla salute” , Vitali fa un passo indietro e racconta un po’ della sua famiglia di origine. Figlio di Edvige e Antonio, impiegato comunale, è cresciuto a Bellano con altri cinque fratelli. Dopo aver frequentato quello che lui stesso definisce “il severissimo liceo Manzoni” di Lecco, rinuncia alle sue inclinazioni verso il giornalismo e, per soddisfare le aspirazioni paterne, si laurea in medicina. E proprio l’attività di medico condotto sarà per lui un filone inesauribile di aneddoti per costruire i suoi romanzi. Ricordi, pettegolezzi, fatti raccontati dai suoi pazienti, ma anche dai due fratelli impiegati comunali che ogni tanto gli portano copie di vecchie delibere, che lo rimandano ad una Bellano passata antica, quella degli anni ‘40-‘50, quando le donne ancora facevano sognare. Donne tanto amate da Vitali, che le descrive sempre con dovizia di particolari nei suoi libri. Come ne “La modista”, ad esempio, ambientato negli anni Cinquanta, in cui la protagonista è una di quelle che fanno sognare, formosa, sensuale e ingenua allo stesso tempo. “Sono sempre stato attratto dalle donne, sono fondamentali nei miei romanzi, come nella mia vita. Sarà perché sono cresciuto con tre zie zitelle, che ricordo con gioia e serenità. E negli anni le donne non sono mica cambiate. Comandavano una volta e lo fanno tuttora. Sono forti, sanno sempre quello che vogliono”. Caratteristica evidente delle sue storie. Personaggi veraci, autentici, aspri, le cui vicende, sotto la sua penna diventano indimenticabili e intriganti”. Ma non solo parenti, amici e pazienti. Vitali ha altre “fonti” per i suoi romanzi, i classici: “Sono di un’attualità incredibile, Eschilo e Omero soprattutto. E poi ho un altro progetto. Con la consulenza del criminologo Massimo Picozzi sto lavorando a un romanzo, mezzo inventato, sulla vita di Cesare Lombroso che uscirà a febbraio. Ho letto parecchi suoi trattati e sto anche ascoltando l’opera per entrare nell’atmosfera, anche musicale, dell’epoca”. La musica è la passione del figlio Domenico, 18 anni, che la vena di scrittore proprio non ce l’ha. “Ma neanche quella di lettore! A lui interessa solo suonare. Mi sa che dovrò mantenerlo sino a 70 anni”. Bè, senza imbarazzi, viene spontaneo fargli notare che malgrado il grande successo non si è mai montato la testa. Nessuna follia, niente auto di lusso, gioielli, barche..., conferma. Anche se... “Bè, in realtà una spesa futile, per me che vengo da una cultura contadina per cui i soldi non si buttano mai, l’ho fatta: l’abbonamento in tribuna d’onore al calcio Como”. Giovanni, in una delle interviste più compiacenti che mai sia capitato di leggere: attrice premiata con l’Oscar e regista in proprio, ambasciatrice dell’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati nonché paladina dei diritti umani, sposa novella e fiera di esserlo, madre di sei figli che ogni sera cena con la prole, anche quando è impegnata sul set (cosa mettano in tavola non è dato sapere, vista la magrezza impressionante dell’attrice deve essere becchime macrobiotico, da quelle parti i carboidrati non hanno diritto di cittadinanza). Affettuosità giornalistiche, tra una cronista di guerra e un’attrice impegnata. Jeanine di Giovanni aveva scritto “Madness Visible”, il libro sul conflitto in Bosnia da cui Angelina Jolie aveva tratto il suo primo film, “In the Land of Blood and Honey” (molto sopravvalutato, il messaggio conta in questi casi più della bravura). Da allora sono amiche, al punto che la reporter sente il bisogno di descrivere il guardaroba da missione umanitaria della diva: pantaloni a sigaretta, ballerine, una blusa (“seta” non si dice, ma si intuisce). Diana la principessa triste, con la sua mise da campo minato - scarpe Tods con chiodini, jeans color crema, camicia di cotone con maniche rimboccate, gilet antiproiettile, mèches che a guardarle oggi gridano vendetta - sembra una povera Cenerentola al confronto. Libri. Sarà anche un ruolo simbolico, ma il protagonista è un albero C CASA HOWARD Edgar M. Forster (Feltrinelli) onsiderato da molti il suo capolavoro, “Casa Howard”, di Edward M. Forster , dovrebbe essere considerato un testimonial ideale per gli ambientalisti. Anche se un secolo fa, nel 2012 quando venne pubblicato per la prima volta, nessuno si preoccupava della cementificazione e di quanti disastri, frane e smottamenti avrebbe provocato il dissennato sradicare alberi ognidove. Sì, perchè uno dei protagonisti principali del libro è un olmo, pianta quasi estinta nel Vecchio Continente. “V’è poi un grandissimo olmo, a sinistra di chi guarda, che si piega un po’ sulla casa e sta al limite tra il giardino e il prato”, scrive Forster introducendo fin dalle prime pagine il “personaggio”. In realtà il plot narrativo si basa sulle relazione fra le diverse classi sociali, tre famiglie, che rappresentano in quel momento la società inglese. Nonostante l’intreccio, però, sembra subliminale il messaggio che l’albero secolare trasmette al lettore. “Abbiamo fatto un guaio costruendo un garage tra le radici dell’olmo, e l’anno scorso abbiamo preso un pezzetto del prato per tentare di fare un giardinetto roccioso”, sbotta uno dei personaggi, rammaricandosi che la casa - una tenuta che oggi susciterebbe l’invidia di chiunque - “è una di quelle fattorie trasformate; non vanno mai bene, per quanto ci si spenda sopra”. E chissà quanto inconsciamente sono soprattutto i personaggi femminili ( e non è un mistero che per le due eroine Margaret e Helen, Forster s’ispirò alla giovinezza di Virginia Woolf e della sorella Vanessa) a percepire il ruolo simbolico e spirituale dell’olmo: “È concepibile che le proprietà dello spirito siano lasciate in eredità? Un olmo, una vite, una manciata di fieno cosparsa di rugiada... può trasmettervi la passione per tali cose, quando non c’è vincolo di sangue?”. Pagina dopo pagina l’albero fa da metronomo, scandisce silenzioso e apparentemente insensibile una serie di opposti, realtà e culture differenti e lontane, Londra e la campagna, borghesi e proletari, tradizione e progresso, élite e popolino. Eppure i personaggi della vicenda, per convivere, devono pur trovare una qualche connessione, anche perché “ogni vento d’occidente poteva abbattere l’olmo e portare la fine di ogni cosa”. Tutti se ne andranno, a vegliare su casa Howard resterà lui. 23 novembre 2014 ilcaffè La finestra sul cortile Gli eBook del Caffè Il Paese tra cronaca e fantasia 341/bis Racconto di ANONYMOUS, illustrazioni di Marco Scuto Il fiuto del maresciallo VENTIDUESIMA PUNTATA La comedy noir del Caffè Una serie di colpi di scena settimana dopo settimana La storia “341bis” è un romanzo breve cui non è facile attribuire un genere. Fosse un film potrebbe essere definito una “comedy noir”. Elementi di giallo che si stemperano nella commedia, o meglio ancora, una commedia che assume involontariamente i contorni del giallo. Una serie di fortuite circostanze, che Il riassunto compongono un puzzle dai contorni inimmaginabili. Riassunto delle puntate Franco Remondini, 55enne manager bancario luganese, conduce una doppia esistenza. Convocato dai Carabinieri di Intra per un verbale sulla strada del Verbano, che percorre spesso all’insaputa della moglie Iris, Remondini si ritrova faccia a faccia con Agnese, la madre dei suoi figli. Figli che ha dichiarato di non avere. E scoppia un putiferio. E viene a galla una mega frode fiscale. caffe.ch/comedy Tutte le puntate oline P L’e-book Tutte le puntate di “341bis”, corredate dalle illustazioni di Marco Scuto, possono essere lette online sul sito caffè.ch nelle pagine web dedicate alla serie. Come tutti i racconti pubblicati dal Caffè, anche “341bis” alla fine della serie diventerà un e-book gratuito (il primo pubblicato in Ticino con testo scritto e graphic novel d’autore). azienza! Ma se non mi fossi armato di coraggio - rimuginava il maresciallo per tenere desto nella propria testa quanto era riuscito a fare - quel 19 giugno non avrei certo chiesto al Remondini se, per caso, magari, chissà, forse..., avrebbe potuto farmi il piacere di..., ma sì, di portarmi quei diecimila euro a Lugano. Che poi, per dirla tutta, proprio puliti puliti in verità... La moglie del Carletti, e sua sorella... la sorella di lei cioè, due anni prima a Gualdo Tadino, avevano venduto l’ap- Dopo gli accertamenti, dopo il pomeriggio del 19 giugno i fatti precipitarono partamento dei genitori. Tutto alla luce del sole, meno diecimila euro intascati per il mobìlio. Quando il maresciallo era venuto a saperlo era andato su tutte le furie... Ma ormai era troppo tardi! Quindi, meglio tenerli in casa quei soldi e alla prima occasione... Ma perché mai - si domandò il brigadiere Lo Russo, in un lampo di lucidità e vedendo il Carletti aprire per l’ennesima volta la cartelletta verde -, perché mai Jaquinta e Pirinoli hanno contestato al Remondini l’articolo 341bis? “Sa mare- sciallo, non ho mai ben capito che cosa sia successo a Ghiffa. Perché ’sto articolo 341bis, che ha combinato Remondini?”. Bisogna dire che dopo il pomeriggio del 19 giugno, dopo cioè che il Carletti trattenne per accertamenti il Remondini e la Sanfilippo, i fatti precipitarono e si ingrandirono così tanto da far dimenticare il perché di quella convocazione a Intra. “Ma come Lo Russo, non lo sai ancora? È scritto anche sull’ultimo numero del ‘Carabiniere’. Quelle pagine dove raccontano le inchieste più importanti dell’arma! Ecco, lì è spiegato tutto”. Lo Russo, che non amava leggere né verbali né tanto meno giornali, di malavoglia andò di là, nella stanzina dove stavano tutte le riviste. Sull’edizione di giugno del Carabiniere c’era la storia della stazione di Letojanni, la rapina ai due anziani cioè, che tempo prima gli aveva fatto vedere il Giambò, perché lui, il Giambò, era proprio di quelle parti. Giugno no... non è quel che cerco. Ah, ecco qua il numero di agosto! ‘Dopo un giorno di ordinario lavoro a Intra’. Era il titolo dell’articolo sotto la rubrica ‘Paese che vai, caserma che trovi’. Lo Russo iniziò a leggere standosene in piedi. Dunque... ‘Non è stata un’operazione lunga e complessa, ma se non fosse stato per il fiuto del maresciallo Carletti Marco, della centrale operativa del comando provinciale di Verbania, l’uomo al centro della filiera illegale che dalla Svizzera arrivava in Italia, un dirigente della Bank of Swit... Switz...’ . Il nome era troppo impervio per il brigadiere. Giunto al primo inciampo verbale, Lo Russo lasciò perdere. “Giambó, vieni qua un attimo”, chia- “Che minchia ha fatto ’sto Remondini quando l’hanno beccato sulla statale?” mò dirigendosi verso l’ingresso dove stava il piantone. “Ma la storia del Remondini e della Sanfilippo tu la sai bene? L’hai letta qua?”. “No brigadiere, non l’ho letta, me l’ha raccontata Jaquinta”. “Ah, e com’è, com’è? Che minchia ha fatto ’sto Remondini quando l’hanno beccato sulla statale?”. “Brigadiere, li ha presi per il culo!”. “Noooo...! Ma chi?, Jaquinta e Pirinoli?!”. 22- continua
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