Losport 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 14 14 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) In edicola Fr. 2.– / € 1,35 La finale La gara Il fenomeno SCHIRA A PAGINA 14 MORO A PAGINA 15 A PAGINA 40 Domenica 13 aprile 2014 La salute IL PRIMO ATTO DEL “DERBY” ALLO ZURIGO PER MARQUEZ IN TEXAS È TUTTO FACILE Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Per ogni voto popolare serve un piano B Tassi sulle ipoteche e nuove leggi sballano il mercato della prima e della seconda casa CHANTAL TAUXE ALLE PAGINE 2 e 3 I n occasione delle votazioni popolari, si è instaurata una curiosa abitudine. Siamo chiamati a rispondere a domande precise, ma quando si rivelano delicate, emozionali, non “vinte alla vigilia”, ci si pone il problema: qual è il piano B? La nostra democrazia e le nostre istituzioni non sono opzionali, non si basano su varianti, obbligano a decidere. E in caso di verdetto negativo - con la costante necessità di legiferare - di rimettersi al lavoro sul tema. È stato così per l’assicurazione maternità, iscritta nella Costituzione nel 1945, ma che ha dovuto attendere una maggioranza popolare fino al 2004, dopo infiniti tentativi di concretizzazione. segue a pagina 11 “CARO PAPÀ… ALLA MIA PARTITA NON URLARE!” La malattia immaginaria è una malattia www.caffe.ch [email protected] L’analisi/1 Anno XVI • Numero 14 TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] ALLE PAGINE 18 e 19 Rischio bolla L’analisi/2 La Coca Cola scende in... campo LORETTA NAPOLEONI L Sport e ragazzi, serve più rispetto “Vi racconto la mia verità sullo scandalo del Lumino’s” PIERLUIGI TAMI L o slogan di Fifa e Uefa recita “Respect”, rispetto. Un concetto che va ribadito, ma anche chiarito alla luce dei fatti successi sui campi giovanili ticinesi e che hanno portato alla sospensione di una giornata per il campionato della categoria D9. Il rispetto è un valore, ma è un valore che, troppo spesso anche nel resto della Svizzera, non viene… rispettato. In primo luogo gli scopi. segue a pagina 14 Lastoria Ti-Press Berlusconi: “Dell’Utri ha capito male, non ho detto fuga...” Lapolemica Le accuse alla politica di Luigi Girardi, l’ex direttore del locale a luci rosse L’analisi/3 Ti-Press Il pizzino a febbre del calcio è già iniziata, i campionati mondiali in Brasile sono dietro l’angolo e gli sponsor sono pronti per questa nuova avventura commerciale. Tra questi c’è la Coca Cola, che per i mondiali spenderà la bellezza di 3,3 miliardi di dollari in pubblicità per le sue tre bevande principali: Coca-Cola, Fanta e Sprite. Ma non è detto che questo investimento produrrà i frutti sperati: da 13 anni gli americani bevono sempre meno Coca-Cola ed ultimamente anche le vendite della versione dietetica hanno iniziato segue a pagina 13 a scemare. La squadra dell’ex pugile D’AGOSTINO A PAGINA 6 0!’$ ")’),$ -& !##&"$ !’ /0) -/&’$+ !,# %$$%1’*)#(’ *&&%,/% +%, (# #)$’# "+-’(*) (%&#)/’)* -0 ’!("&!*"% !("&! ")( Ruby Belge prende a calci il razzismo RAVANI A PAGINA 8 IL CAFFÈ 13 aprile 2014 3 “Sono quattro i punti critici che rallenteranno le vendite” Lo studio L’immobiliare Sballo da mattone, l’immobiliare tra bolla e... sboom Sempre più netto il divario tra lusso e residenziale U na “forchetta” con il divario tra lusso e residenziale che si fa sempre più netto; una tendenza verso le periferie delle città; il rischio di contraccolpi legato al voto contro la libera circolazione; gli effetti sul lungo periodo della legge Weber sulle residenze secondarie. Ecco i quattro punti critici che racchiudono la “particolarità ticinese” nell’immobiliare, messi a fuoco dall’ultimo rapporto dalla società Wüest & Partner che fotografa l’andamento del mercato dell’abitazione in Svizzera. “Un mercato che connota il Ticino come caso a parte, perché non rientra negli schemi delle altre aree nazionali”, spiega Fabio Guerra, architetto di Wüest & Partner che segue in particolare la situazione della Svizzera italiana. Secondo Guerra, il Ticino ha una forte articolazione nell’offerta: “Ma è anche uno dei cantoni dove la realtà potrebbe modificarsi rapidamente”. E questo perché dopo anni di grande euforia del mercato, alimentata anche dagli stranieri, in particolare italiani, che si sono insediati nel cantone contribuendo alla crescita dei prezzi, con l’ultimo voto del 9 febbraio potrebbe esserci un contraccolpo. Una frenata. Wüest & Partner ne parla espressamente nel suo rapporto. “Stiamo andando verso una fase di incertezza - spiega Guerra - e quello che accadrà a L’effetto Per Wüest & Partner uno degli effetti del voto del 9 febbraio potrebbe portare a una perdita d’attrattività Tassi bancari e nuove norme mettono a rischio il mercato della prima e della seconda casa vano tra le regioni più sensibili anche Lugano e Locarno. Un dato confermato da uno studio del Crédit Suisse che pur non ipotizzando una bolla, avvertiva sul preoccupante fenomeno della “sopravvalutazione” dei prezzi. Sopravvalutazione che, ricorda il recente rapporto della società Wüest & Partner, segna in Ticino differenze di prezzo sempre più marcate tra zona e zona. Gli operatori immobiliari ticinesi escludono un crash, ma prevedono un atterraggio duro, da fine pista, per il boom del mattone che durava da troppi anni. Ti-Press I primi richiami della Banca nazionale svizzera (Bns) e degli analisti sul rischio di una bolla immobiliare risalgono addirittura al 2011. Da allora, più frequenti e intensi gli allarmi si sono succeduti periodicamente. A ribadire che il mercato del mattone si trova “in una zona a rischio”, qualche mese fa è stato il vicepresidente della Bns Jean-Pierre Danthine, secondo cui non è da escludere una brusca correzione. Un timore poi sottolineato anche in due analisi, quella del Politecnico di Zurigo per comparis.ch, e l’altra di Ubs. Entrambe segnala- DISTRETTI A RISCHIO BOLLA IMMOBILIARE EVOLUZIONE PERCENTUALE DEL PREZZO PER APPARTAMENTI EVOLUZIONE DEI PREZZI DEGLI APPARTAMENTI PREZZI DI UN APPARTAMENTO IN TICINO Andamento dell’indice immobiliare (Apex) all’interno delle principali regioni del Cantone <1% da sorvegliare 1 – 25 % da monitorare 26 – 50 % cambiamento di stato 51 – 75 % > 75 % Andamento dell’indice immobiliare (Caex) all’interno delle principali regioni del Cantone 165- Lugano Bellinzona Tre Valli 160- Locarno Mendrisio 150140135130125120- > 740’000 670’000-740’000 600’000-670’000 530’000-600’000 460’000-530-000 390’000-460’000 <390’000 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 1151101051009590- 2013 2003 Fonte: Banca Stato condizioni di una bolla che poi non si è verificata. Di diverso dal recente passato c’è che, probabilmente, nel 2014 i tassi aumenteranno e che le banche, chiamate dalla Bns a tutelarsi attraverso un accantonamento dell’1%, sono più protette”. Banche che continuano ad accendere ipoteche anche se con più cautela. “Le ban- che sono in una situazione difficile: a tassi bassi corrispondono margini bassi. Grande è la tentazione di massimizzare i volumi”, L’intervista N ha dichiarato Dhantine. “Va capito, però, se i tassi saliranno lentamente o velocemente - riprende Rossi -. Non dobbiamo dimenticare che le bolle degli anni ‘70 e ‘80 sono scoppiate perché i prezzi raddoppiavano. Oggi aumentano a ritmi più lenti, tra il 7 e il 10%”. Per molti analisti ci sono però i segnali di una potenziale esplosio- ne del settore; Luganese e Locarnese sono considerati nei vari rapporti zone a rischio in un cantone in cui nel 2013 le compravendite immobiliari hanno superato i 4 miliardi di franchi. Gli operatori del settore seguono con attenzione l’evoluzione della situazione. “Osservo che la votazione del marzo 2012 sulle residenze secondarie, miete le prime vittime: meno vendite, meno contratti di compravendita dai notai e meno crediti ipotecari da parte delle banche per i piccoli clienti”, nota Giancarlo Cotti, direttore dell’agenzia Assofide: “Le conseguenze già si notano sugli artigiani: meno vendite di appartamenti o case significano meno commes- Il presidente della Catef Gianluigi Piazzini analizza l’evoluzione del comparto on ha mai sottovalutato i segnali di bolla immobiliare, ma adesso anche Gianluigi Piazzini, presidente della Camera ticinese dell’economia fondiaria (Catef ) non parla più di “atterraggio mordido” per il settore immobiliare. “No, sarà un atterraggio di fine pista - ammette -. Non sarà un impatto catastrofico, ma qualche ruota sulla pista la lasciamo di sicuro”. Lei stesso, però, ha sempre parlato di un mercato consapevole, che nel momento opportuno avrebbe dovuto autoregolamentarsi. “È vero, infatti gli operatori del settore sanno benissimo che il mercato reale non dico che sia fermo, ma certo subisce già un forte rallentamento. Anzi, siamo nella classica situazione in cui il peso più forte, “Anziché un atterraggio soft per il settore sarà un fine pista” il coltello dalla parte del manico, ce l’ha l’acquirente, non il venditore”. Ma davvero ci si è illusi che questa situazione positiva non avesse mai fine? “Onestamente anche noi siamo rimasti sorpresi da tassi tanto bassi per così lungo tempo. Le stesse nostre previsioni, sempre alimentate dalla cautela, si sono rivelate spesso inesatte. Non s’era mai, ma proprio mai, visto un periodo di tassi così favorevoli lungo più di dieci anni”. Ma non vuole parlare di speculazione... “No, perché non s’è trattato di speculazione, ma di un’offerta che rispondeva correttamente a una domanda. E con diversi cicli, l’ultimo dei quali mirato soprattutto sull’esigenza del ceto medio, con domanda sull’immediata periferia o per zone semi centrali. Ma adesso anche quel filone temo sia agli sgoccioli”. E il segnale più forte è un calo della domanda? “Mai sino ad oggi si erano visti ‘interessi’ così bassi e così a lungo” “Macché, il segnale più forte lo leggo negli interventi delle autorità finanziarie, della Banca centrale, che gli squilibri sul mercato ipotecario e immobiliare li calcolano a bilancio in tempo reale”. E questi segnali lei come li legge? “Nel modo più evidente, che le banche per anni hanno elargito molto dena- ro, soprattutto agendo sul mercato interbancario con margini sempre più risicati per essere concorrenziali e l’esposizione non può che essere riequilibrata aumentando i tassi”. Insomma,la cuccagna è finita? “È finita nel momento stesso in cui le autorità finanziarie hanno aumentato il ‘cuscinetto anticongiunturale’, la percentuale di mezzi propri che tutte le banche devono mettere sul tavolo a fronte delle loro valorizzazioni”. Ed è bastato questo a fermare tutto? “Era l’1%, poi il due e potrebbe essere il 2,5% il conto diventa facile. Come è facile prevedere che i tassi ipotecari verranno proposti a corto temine o di conseguenza con interessi più elevati”. e.r.b. Locarno Mendrisio 145- 2003 Ti-Press S i moltiplicano i segnali di surriscaldamento del settore immobiliare. Mentre gli analisti dibattono sul rischio o meno di una bolla, il barometro di Comparis nei giorni scorsi ha registrato una nuova diminuzione dei tassi ipotecari: dal 2,7 al 2,4%, nel primo trimestre del 2014. Insomma, benzina sul fuoco di un indebitamento ipotecario che già nel 2012 aveva superato gli 800 miliardi di franchi, ossia oltre il 140% del Pil. Tant’è che, secondo indiscrezioni di questi ultimi giorni, la Finma, l’Autorità di vigilanza sul mercato finanziario, vorrebbe scongiurare il pericolo di una bolla immobiliare imponendo alle banche di applicare ai clienti privati non più il tasso reale ma quello ipotetico che è attorno al 5%. Del resto, pochi giorni fa proprio la Finma aveva avvertito: “La situazione sul mercato ipotecario è sempre tesa”, per cui servirebbero nuovi provvedimenti per scongiurare possili pericoli. Un avvertimento che fa eco all’allarme sul rischio bolla lanciato nel febbraio scorso da Jean-Pierre Dhantine, vicepresidente di Banca nazionale, che aveva sottolineato “minacce reali per un mercato che si trova in una zona pericolosa e con un forte rischio di correzione”. Bolla o non bolla, si va davvero verso uno sboom immobiliare? “Difficile fare previsioni – afferma l’economista Angelo Rossi -. Anch’io nel 2010 credevo vi fossero le Lugano Bellinzona Tre Valli 155- 90- GIORGIO CARRION EVOLUZIONE DEI PREZZI DELLE CASE se per le imprese, meno lavori da piastrellista, elettricista, idraulico, imbianchino. Ma fino a quando i tassi tengono non dobbiamo temere una bolla”. Vittorino Anastasia, direttore della Società svizzera impresari costruttori, assicura di non avere per ora alcun segnale di variazioni nel flusso delle commesse: “Avvertiamo, invece, un calo dei prezzi nei preventivi di costruzione. Da un nostro sondaggio emergono i segni di un aumento della concorrenza interna”. Dal settore immobiliare arrivano voci contraddittorie: “Prosegue l’atterraggio morbido di prezzi e produzione - nota Alberto Montorfani, vicedirettore di Interfida -. Ritengo che il ciclo decennale di crescita stia andando verso la conclusione. I bassi tassi d’interesse dovrebbero proseguire a sostenere l’economia, almeno quella interna e l’esportazione, mentre il contesto europeo sfavorevole economicamente continua ad esercitare una certa pressione, anch’essa in diminuzione, sulla domanda di immobili in Svizzera”. Ma Cotti chiude con una nota pessimistica: “La vera ecatombe non sarà nella bolla immobiliare, ma nei disoccupati che aumenteranno in tutti i rami collegati all’abitazione: con la conseguenza che probabilmente si dovrà indire un referendum per eliminare l’errore del marzo 2012, che addirittura è stato inserito nella costituzione!”. [email protected] 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: Banca Stato Fonte: Banca Stato Le agenzie L’abitazione primaria sta frenando 1 BOLLA 2 IPOTECA 3 TASSO 4 LEX WEBER Rapido aumento dei prezzi degli immobili che raggiungono livelli di insostenibilità in rapporto ai redditi medi dei lavoratori o ad una serie di altri parametri economici Un bene mobile oppure immobile viene posto a garanzia per l’ottenimento di un credito. Ciò comporta la perdita (fino ad estinzione) di proprietà da parte del titolare È il “costo” dell’ipoteca, ossia il prezzo da pagare sul debito residuo per la messa in garanzia del bene da parte del proprietario con banche o altri istituti Legge che impone ai Comuni un limite del 20% di residenze secondarie nel rapporto con il numero totale di abitazioni. Approvata dal popolo nel marzo del 2012 La saturazione potrebbe portare verso una riduzione del 5% dei prezzi F rena il mercato della prima casa nelle zone calde. “A Minusio, ma anche a Locarno, dove le residenze secondarie sono già molto elevate, si rischia di vedere i prezzi marciare sul posto o anche calare. Non è facile trovare acquirenti se si deve vendere un immobile come alloggio primario”, sostiene Beat Geiersberger del Centro immobiliare di Locarno, che evidenzia le difficoltà del mercato dopo la “lex Weber”. “Stiamo accusando - aggiunge - qualche primo contraccolpo del limite delle 20% per le residenze secondarie”. Non ci sarebbero però avvisaglie di una bolla immobiliare in Ticino. Neanche per il Locarnese. “Lavoro da 22 anni nella regione di Locarno, gestisco un patrimonio di oltre 400 edifici solo in Ticino, e non ho registrato alcuna allarmante restrizione del mercato, né calo drastico di prezzi – aggiunge Geiersberger -. Certo se si continua a costruire con questo ritmo si può incorrere in qualche problema”. L’INDICE Il pericolo di una bolla è a quota 1,23. Fra -1 e 0 è una situazione normale. Fra 0 e1 è boom edilizio. Fra 1 e 2 è zona rischio Ti-Press le aree SENSIBILI critici 17517016516015515014514013513012512011511010510095- Ginevra sarà diverso da quello che succederà in Ticino. Perché sul mercato immobiliare una cosa è l’effetto dei ricchi globalisti della Svizzera francese e un altro quello di chi ha scelto il Ticino per vivere e poi continua a lavorare in Italia. Resta il fatto, al di là dei casi specifici, che la Svizzera rischia di perdere attrattività”. Una attrattività che ha premiato in particolar modo la fascia alta, quella delle abitazioni di lusso, quella con un grande margine di guadagno per i costruttori. “Questo segmento di mercato - precisaGuerra - ha sempre avuto un carattere internazionale, meno locale. Un’ evoluzione che si è mossa con più rapidità e ha portato ad allargare la forbice tra residenziale e lusso, in particolare a Lugano e nel Locarnese”. Un fenomeno, questo, evidenziato da Wüest & Partner che a livello nazionale ha studiato ben cinque milioni di situazioni locali. Calcolando anche che un tre locali a Lugano ha un prezzo che varia da 424 mila franchi a un milione e 14 mila franchi. Cifre che riconcorrono quelle di Locarno, le più care: da 436 mila franchi a un milione e 78 mila franchi. Prezzi che scendono drasticamente nelle Tre Valli, dove un tre locali si acquista da 147 mila franchi a 455 mila franchi. Differente ancora la situazione nel Mendriotto: qui, sempre per la stessa tipologia di casa, si possono spendere da 326 mila franchi a 665 mila franchi. Una quotazione simile a quella del Bellinzonese che varia da 336 mila franchi a 558 mila franchi. Sempre Lugano figura, poi, tra le prime dieci città con la più forte attività di costruzioni. Dal 2007 al 2012 sono stati realizzati 2.142 alloggi che hanno portato il parco immobiliare totale a 37.871 unità. m.sp. Le ultime analisi mostrano in Ticino però segnali di una sopravvalutazione nel Locarnese e nel Luganese, dove i prezzi hanno segnato negli ultimi periodi gli aumenti più sensibili. Più complessa la situazione nel Luganese, dove Marzio Mazzoleni della Fidinam Immobiliare osserva un mercato molto frammentato: “Abbiamo il settore del lusso che ha dei prezzi parecchio elevati, ma anche una forte clientela straniera, italiana in particolare - spiega Mazzoleni-. Ma nel complesso mi pare un settore che non ha rischi di bolla”. Proprio la “lex Weber” ha ridotto i pericoli di un mercato surriscaldato. “Ce ne stiamo rendendo conto ora e ce ne renderemo conto nei prossimi anni, quando gli artigiani si vedranno ridurre le commesse - aggiunge Mazzoleni -. C’è da augurarsi una modifica dei limiti per le se- conde case, che salga dal 20 al 40% per le regioni come le mostre”. La stima di un rallentamento nelle compravendite, che coinvolgerebbe società immobiliari, notai e banche, per quanto riguarda i crediti ipotecari, ipotizza una correzione verso il basso del 5 %, dei prezzi di vendita soprattutto delle nuove costruzioni. Con forti ripercussioni sul settore edile-artigianale. Anche per Antonio Cannarozzo, titolare della Ge.co.roads Immobiliare, da 35 anni a Lugano, il mercato non è così effervescente come anni fa, quando si ristrutturava anche il vecchio adeguandolo magari agli standard energetici e si vendeva tanto. “Adesso si vende bene il nuovo se è calibrato sul prezzo, altrimenti parecchio resta sul mercato - dice -. Non vedo però un rischio bolla immobiliare, non solo perché quello che è stato costruito è stato assorbito dal mercato. Ma anche perché le banche hanno chiuso i rubinetti, sono già molto più restrittive nel concedere le ipoteche”. c.m. 4 IL CAFFÈ 13 aprile 2014 Dell’Utri arrestato in Libano Marcello Dell’Utri, 72 anni, ex senatore di Forza italia, è stato arrestato in Libano. Contro di lui era stato spiccato un mandato di cattura internazionale. Condannato in primo grado e in appello per legami con la mafia, martedì sarà giudicato in Cassazione. Storico braccio destro dell’ex premier Silvio Berlusconi, l’ex senatore ha detto d’essere a Beirut per delle cure mediche. mondo L’analisi IL PAESE Popolazione 1.210.193.422 Pil 1.842 miliardi di dollari Pil pro capite 1’501 dollari Forza lavoro 516,3 milioni di persone I PRINCIPALI PARTITI IN CORSA Partito del Congresso al potere in India da dieci anni Partito del popolo (Bjp) opposizione indù nazionalista Leader Rahul Gandhi 43 anni Leader Narendra Modi 63 anni ELEZIONI MARATONA Seggi aperti per le elezioni in India che dureranno cinque settimane e coinvolgendo 830 milioni di persone. Sotto, manifesti elettorali Reuters La Grande India alla prova del voto Tra enormi contraddizioni culturali, il rito elettorale di 830 milioni di persone Parliamoci chiaro: non basta che 830 milioni di persone vadano in 930.000 seggi a eleggere 543 deputati, avendo a disposizione 5 settimane di tempo, perché si possa dire che l’India è un Paese democratico. Il rito elettorale è un bene prezioso al quale non si dovrà mai rinunciare, ma facendo salve determinate condizioni. Ora, nel caso indiano dobbiamo mettere in fila alcune fondamentali difficoltà create dalle condizioni sociali del Paese. La prima è certamente rappresentata dal tasso di analfabetismo, che vede l’India al 149° posto nel mondo. La seconda dalla scolarizzazione: riguarda il 61% della popolazione. La terza invece include il 70% della popolazione che vive in zone rurali e non in megalopoli come Bombay (oggi Mumbay) o New Delhy. Detto questo, c’è da aggiungere che un sistema elettorale democratico necessita del funzionamento di cinghie di trasmissione che incanalino l’opinione politica in quei grandi recipienti, che sono i partiti politici. Ovvero i necessari strumenti della rappresentanza. Ma perché questo meccanismo funzioni è indispendabile che prima ancora di andare a votare i cittadini si siano fatti un’idea su quale partito e quale rappresentante politico vorrebbero mandare in Parlamento o al Governo. Eccoci dunque al punto-chiave: i partiti politici indiani. Sono complessivamente 38, nell’insieme dei 28 Stati che compongono la federazione indiana, ma pochi hanno una copertura nazionale. Oggi, in effetti, la partita elettorale che si è avviata riguarda soltanto due o tre partiti. Innanzitutto, il Partito del Congresso, quello dei tempi dell’indipendenza, di Gandhi e Nehru, a lungo dominante e ora in forte declino. Poi, il Partito del popolo indiano, guidato da Narendra Modi, nazionalista, di destra e in grande crescita. A questi due schieramenti si aggiunge un terzo partito della destra estrema (qualunquista) guidato dal vegetariano Arvind Kejriwal. La partita si giocherà però in sostanza tra i primi due. Anzi: forse non si svolgerà proprio, perché la vittoria di Modi è data ormai per certa. L’India è un grande Paese, il settimo più esteso al mondo e il secondo per popolazione. È, inoltre, uno dei Brics, gli Stati che ora registrano il maggior sviluppo economico (Brasile, Russia, India, Cina, Sud-Africa), e la sua economia è al 14° posto nella classifica internazionale. Possiede, poi, la bomba atomica, condivide lunghissimi confini con Cina e Pakistan (al quale era unita prima dell'indipendenza). Aggiungiamo le grandissime contraddizioni storicoculturali: gli “intoccabili” esistono ancora, la malnutrizione e le malattie colpiscono larghi I partiti I problemi Il Partito del popolo del leader nazionalista Narendra Modi è in vantaggio sul Partito del congresso Reuters LUIGI BONANATE Potenzialità immense, ma ci sono vaste sacche di arretratezza, familismo politico e corruzione diffusa L’opinione “Nuove Potenze con piccole democrazie” L’ambiguità delle elezioni nei Paesi più importanti e popolati del pianeta Se il test del voto in India coinvolge la voglia di riscatto di un Paese che non nasconde le sue ambizioni sullo scacchiere politicoeconomico del pianeta, altrettanto non si può dire del lento processo di democratizzazione del grande Stato asiatico. È l’opinione di Fulvio Attinà, docente di Relazioni internazionali e cattedratico della Jean Monnet of European Union Politics. “Il voto indiano fa da cartina da tornasole per valutare le elezioni in tutte le nuove Grandi Potenze spiega Attinà -, distinte per culture: paritaria, gerarchica autoritaria. In realtà il processo di democratizzazione, come lo intendiamo noi occidentali, è lungo e incerto, anche perchè non sappiamo che modello assumerà in futuro”. È corretto, parlando di India, indicarla come la più grande democrazia al voto? “Formalmente è una repubblica democratica, con procedure regolate da leggi, ma non basta ad assicurare la presenza di tutte le libertà previste dalla democrazia. Potremmo dire la stessa cosa per altre Grandi Potenze, ma non è certo la possibilità di andare al voto a certificarne la democrazia”. A quali Grandi Potenze si riferisce? “In Cina, ad esempio, quasi un miliardo di persone va alle urne per le elezioni dirette dei consigli di città e contee, ma è uno Stato a partito unico. E anche in Russia non mi sembra che l’espressione democratica possa definirsi pienamente”. È una questione di libertà d’espressione? “Non solo, un’altra Grande Potenza che “Manca il rapporto tra le procedure elettorali è il tessuto sociale” non possiamo considerare non democratica è, ad esempio, il Brasile. Non dobbiamo dimenticare, però, che il voto è lo strumento che anche alle Grandi Potenze serve per ottenere una legittimazione popolare, ma non possiamo trascurare le condizioni in cui si ottiene questa legittimazione. Va da sè che se chi va alle urne lo fa per bisogno o per paura, o addirittura costretto è difficile parlare di elezioni pienamente democratiche”. Cosa manca per considerarle tali? “Il rapporto tra le procedure formali, leggi e regolamenti elettorali, e la loro corrispondenza con la società. Ci deve essere un elemento fondamentale, cioè un tessuto sociale aperto al dialogo, la cultura della partecipazione collettiva alla società. In una parola, il pluralismo. Inoltre, il livello culturale, l’alfabetizzazione e la comunicazione devono essere garantiti ed accessibili, altrimenti è facile trasformare il voto ‘democratico’ in una farsa”. È anche vero che, ultimamente, assistiamo a molte espressioni di voto in Paesi in cui la democrazia è stata ‘esportata’. “È vero, come nel caso delle recenti elezioni in Afganistan. È evidente che, giusto o sbagliato che sia, si sta tentando di impostare processi democratici in Paesi che la democrazia non l’hanno mai vista. Ma è anche vero che il processo di democratizzazione ha un cammino lungo e dagli esiti non scontati”. e.r.b. strati di popolazione indifesa. Poi c’è la violenza su donne e bambine. Diffusissima. Ma dall’altra parte c’è uno straordinario livello nella ricerca scientifica e nelle tecnologie d’avanguardia, che fanno degli indiani scienziati e studiosi ricercatissimi . L’India è un Paese immenso il cui futuro riguarda tutto il mondo. Tutto ciò andrà rielaborato attraverso i risultati della grande competizione elettorale in corso. Se l’esito specifico riguarda soltanto gli indiani, non possiamo tacerci che gli orientamenti che ne usciranno saranno destinati a influire non soltanto sul sub-continente indiano, ma sul futuro dell’Asia e sui destini del mondo. Perché l’India fa parte di quella porzione di pianeta a cui toccherà verosimilmente di guidare la società del futuro. Ma anch’essa, come la Cina, ha un bisogno vitale di risorse energetiche per lo sviluppo e nello stesso tempo dispone ancora di margini di progresso enormi. Ma il Paese nasconde sacche di arretratezza socio-politiche molto vaste, come quelle legate al familismo politico (i discendenti di Nehru hanno dominato il Partito del Congresso per decenni) e finanziario (la corruzione raggiunge livelli estremi). In sintesi: l’India diventerà mai una grande potenza, lo può desiderare? Oggi come oggi la domanda sembra retorica. Gli specialisti fanno le loro proiezioni, ma in generale l’India appare ancora un Paese marginale. Le sue potenzialità sono enormi e una sua più attiva politica estera potrebbe diventare rapidamente influente. Ma quale politica estera? Non si può nascondere che nel mondo sta levandosi una nuova ondata di conservatorismo: in Francia, in Ungheria. Pure in Italia e in Spagna. Come in Olanda, per non dire della Russia... Secondo l’indiano Amartya Sen, premio Nobel dell’economia, l’India è la più grande democrazia al mondo: forse voleva dire la più “grossa”. Speriamo che presto sappia diventare anche davvero la più grande. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšNbQwNwYAreDoFg8AAAA=</wm> <wm>10CFXKoQ7DMAxF0S9y9Ow818kMq7CooBoPmYb3_šjdWKV7šZkzveD_Po7nOFOhpFTXFjWbWQEj1RjFmCDCLvBQ©Fa7wW5egPAOrJ8RXMVSiLvQFhvL5_X©AjkUDLtyAAAA</wm> $% .+*+4B& 9=+53%: IL CAFFÈ 13 aprile 2014 6 attualità I fatti 1 2 3 4 Ti-Press Lo scandalo LIBERO D’AGOSTINO H a fiducia nella magistratura, dice, ma non ha alcuna intenzione di aspettare il processo con le mani in mano. Vuole raccontare la sua verità Luigi Girardi, l’ex direttore del locale a luci rosse Lumino’s, in carcere con le accuse di tentata coazione ai danni di Michele Barra (il ministro del Territorio scomparso nell’ottobre del 2013), di sfruttamento della prostituzione, violazione della sfera privata per aver illegalmente registrato immagini e conversazioni, nonchè di frode fiscale e sottrazioni d’imposta. Una storia quella del postribolo di Lumino che lo scorso autunno ha aperto una falla nelle credibilità delle istituzioni. Dal carcere Girardi batte e ribatte sulla sua tesi, e dalle pagine del Caffè, dopo averlo fatto da quelle del Corriere del Ticino, insiste per chiedere un’inchiesta parlamentare, aggiunge altri inquietanti elementi alla sua versione dei fatti. Pesanti politicamente, perché la vicenda tira in ballo, almeno per quanto è dato di conoscere, solo esponenti leghisti. Ai quali, parlando col Caffè, Girardi ne aggiunge un altro, Attilio Bignasca, il coordinatore della Lega. “Dei problemi del Lu- GLI INCONTRI NELL’UFFICIO IN PROCURA L’ARRESTO Nel luglio del 2013 il ministro Barra incontra in in un bar il direttore del Lumino’s. Protestava per la chiusura del locale. Due conversazioni che Girardi registra Il 5 agosto, Girardi è nell’ufficio del ministro a Bellinzona. Gli fa vedere un video con un suo alto funzionario nel locale a luci rosse in compagnia di una prostituta Il 18 settembre, il ministro Barra è convocato in Procura, sulla base delle registrazioni fatte illegalmente da Girardi, nel corso degli incontri che c’erano stati L’8 ottobre Luigi Girardi viene arrestato. È accusato anche di aver tentato di ricattare il ministro del Territorio facendogli vedere il video col funzionario al Lumino’s “Non faccio il capro espiatorio il parlamento deve intervenire” L’ex direttore del Lumino’s lancia pesanti accuse alla politica mino’s parlai più volte anche con lui. Lo andavo a trovare in via Monte Boglia”. Una novità mai emersa dal riserbo delle indagini. “Il procuratore Perugini é un magistrato capace, ma questa é una vicenda delicata che tocca equilibri politici e partitici. Non so cosa sia accaduto, ma ho la netta sensazione che mi abbiano voluto togliere di mezzo”, afferma Girardi, ora libero di comunicare con l’esterno, dato che gli atti dell’inchiesta sono stati depositati. Si ritiene una vittima sacrificale di un gioco più grande di lui. “Un capro espiatorio”, dice proprio così, di una vicenda che getta delle ombre anche sulla gestione politica e amministrativa del caso. Una storia semplice, per altro: dare o non dare la licenza al postribolo nonostante i precedenti dinieghi. Girardi, secondo le tesi della magistratura, avrebbe tentato di ricattare l’allora ministro Barra, mostrandogli un video registrato di nascosto in una camera del Lumino’s. Ritraeva un alto funzionario del Territorio (licenziato nei mesi scorsi) in compagnia di una prostituta. “Il mio intento era quello di dimostrare al consigliere di Stato l’agire scorretto di quell’alto funzionario, proprio quello con cui più volte avevo discusso del mio caso”. Lui non aveva affatto, dice in sostanza Girardi, l’idea di poter ricattare addirittura un ministro: “Io, un semplice straniero con permesso B!”. Nella sua difesa-accusa Girardi, parlando con il Caffè, va oltre. E spiega: “Come è possibile che per 45 giorni nessuno al Territorio abbia pensato a quel video, che io ho mostrato il 5 agosto nell’ufficio stesso del ministro, come un tentativo di ricatto. Come é possibile che solo il 18 e il 19 settembre - ovvero quando, prima Barra e poi il suo collaboratore personale Cleto Ferrari, sono stati chiamati in magistratura - il ministro e il suo assistente si siano ricordati di quell’episodio?”. Le domande di Girardi trovano origine nei fatti ormai chiari. Tramite il deputato leghista locarnese Silvano Bergonzoli, Girardi riuscì ad avere alcuni incontri con il ministro Michele Barra. Dapprima alcune volte in un bar di Bellinzona, poi, quel 5 agosto, nella residenza governativa. Spiega Girardi: “Bergonzoli aveva spiegato al ministro che avevo delle prove da fargli vedere, prove che dimostravano l’agire scorretto di quel suo funzionario. Quindi il ministro sapeva perfettamente che cosa sarei andato a fare il 5 agosto, nel suo studio”. E allora, si chiede l’ex direttore del Lumino’s, “come è possibile che subito dopo quell’incontro e nem- Gestire lfloperativitÓ dellflintera mailroom aziendale: la Posta Ü anche questo. La Posta fa molto piî di quanto si pensi. Ci occupiamo della gestione della posta interna della vostra azienda, digitalizziamo tutta la corrispondenza e inoltriamo i documenti ai collaboratori di competenza. Fate crescere anche voi la vostra azienda con le soluzioni innovative della Posta: posta.ch/dinamismo-giallo meno nelle settimane successive, né Barra né Cleto Ferrari, presente nello studio, abbiano pensato di denunciarmi!? Lo hanno fatto solo dopo essere stati convocati in magistratura, a metà settembre, perchè le loro voci erano state da me registrate durante due o tre incontri, compreso quello di agosto”. Insomma, secondo Girardi, se quello era un tentativo di ricatto per Barra e Ferrari, avrebbe dovuto esserlo anche prima. Prima che la magistratura scoprisse quelle registrazioni audio. “No, aggiunge Girardi, io non ci sto a prendermi tutte le colpe. La politica, il parlamento - chiede - devono fare chiarezza”. Tanto più, fa notare, che i politici convolti sono più d’uno. Ribadisce di aver parlato più volte dei problemi del Lumino’s pure con Attilio Bignasca, mesi prima che scoppiasse il caso: “Mi aveva anche detto che avrebbe parlato con Gobbi (il ministro leghista delle Istituzioni, ndr) perchè si ospitassero là dei richiedenti d’asilo, visto che in precedenza due funzionari del Cantone erano venuti nel locale per fare un sopralluogo. Ma poi non se ne fece niente”. [email protected] Q@LiberoDAgostino Ruf Lanz Con il programma di bonus Delizio: Gustati ora il caffè Delizio e raccogli punti capsula. n s co i t a Gr n s co i t a Gr 0 0 5 2 punti 0 0 8 1 punti <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšNbQ0NwEAOR9OiQ8AAAA=</wm> <wm>10CFXKrQ6AMAxF4Sfqcm_XpRuVZI4gCH6GoHl_xY8jOcd9yxIl4Xvu6963IGgmubC5RVVNMA©qeVILGFwfMJEAK6k_L4CXBozXCJ58EFKaKEašmq7jvAEuayK9cgAAAA==</wm> n s co i t a Gr 0 0 6 3 punti Fai un passo in avanti verso il tuo nuovo prodotto Delizio ogni volta che acquisti una capsula con la tua carta Cumulus. I punti che hai raccolto li puoi scambiare con macchine da caffè e con altri favolosi premi Delizio. Iscriviti subito al programma di bonus Delizio all’indirizzo www.delizio.ch/bonus. n s co i t a Gr 0 0 4 6 nti pu 8 IL CAFFÈ 13 aprile 2014 attualità La storia L’ex pugile Ruby Belge, Naser Tavakoldust e Masoud Amircade. Sono coordinatore, allenatore e uno dei giocatori di “Sotto lo stesso sole”. Una formazione di calcio che raggruppa molti richiedenti l’asilo. Il loro scopo è integrarsi. E intanto vincono pure altre vere partite Ti-Press Quella squadra che batte gli avversari e anche il razzismo OMAR RAVANI R Ti-Press Masoud e Naser, il calciatore e il coach Due storie differenti. Masoud (in alto) è in Svizzera da un paio d’anni e spera di rimanere. Vorrebbe diventare come Naser, fuggito dall’Iran nel 2000, che è riuscito a rifarsi una vita, grazie alla sua forza di volontà e alla passione per lo sport. uby Belge, dal ring al campo di calcio. Il pugile ticinese, da anni impegnato nel sociale, si sta cimentando con un’ appassionante avventura. Dopo avere conquistato cinque titoli nazionali e una corona mondiale Ibc, a 34 anni ha deciso di abbracciare una nuova causa. Adesso è il coordinatore della squadra di calcio “Sotto lo stesso sole”, che raggruppa un buon numero di richiedenti l’asilo. “Per una volta posso evitare di occuparmi del settore tecnico e dedicare tutte le mie energie all’aspetto organizzativo - racconta Belge -. Cerco di mettere a disposizione tutta la mia esperienza per coordinare gli spostamenti, le sedi degli allenamenti, i tornei e tutto ciò che è legato alla logistica”. Il calcio come occasione per riuscire anche a mettere in contatto i ragazzi della squadra con la popolazione locale: “In realtà lo scopo è proprio quello. Vogliamo che da una partita non si esca a mani vuote e che, oltre all’aspetto agonistico, ci sia la possibilità di migliorare la conoscenza reciproca”. Pure Ruby è figlio di immigrati, essendo di origini aramaiche, e anche grazie alla boxe ha saputo farsi conoscere e apprezzare. Come stanno facendo i ragazzi della sua squadra. “Lo sport è un formidabile canale d’integrazione- dice-. Questi giovani, quando arrivano qui, non conoscono nessuno. Il calcio dà loro la possibilità di interagire con la popolazione ticinese”. Un metodo efficace per lottare contro pregiudizi: “Ogni settimana leggiamo di stranieri che commettono dei reati, assistiamo a campagne pubblicitarie che trasmettono un’immagine distorta degli immigrati - nota Belge -, noi proviamo a con- UNITI PER LA VITTORIA Ruby Belge, in ginocchio, e i suoi calciatori, la maggior parte di essi arriva dalla zona in guerra tra Iran e Afghanistan La vicenda La “stella” Le origini L’obiettivo Le vittorie Le paure IL PERSONAGGIO IL TEAM L’INTEGRAZIONE TRIONFI VERI IL RIMPATRIO Ruby Belge, 34 anni e un passato da pugile e da campione del mondo, si occupa di coordinare le attività sportive. ‘Sotto lo stesso sole’ è il nome scelto da Sopranzi e Naser per una formazione che gareggia in tutta Svizzera. Non solo calcio, ma anche momenti conviviali al termine degli incontri. L’obiettivo è cancellare gli stereotipi negativi. Naser, l’allenatore, è sposato con una donna nata e cresciuta in Ticino. E diventerà svizzero 14 anni dopo il suo arrivo. Masoud non ha un futuro in Iran. Da lì lo hanno cacciato perché afghano. Da noi studia e fa sport. E spera di rimanere e lavorare. trobattere con la forza del dialogo. Vogliamo mostrare la parte positiva di questa immigrazione, fatta da persone volonterose, che desiderano dialogare con la popolazione, dimostrando buona volontà e gratitudine al Paese che li ospita”. Sentimenti che prova anche Massoud Amircade, giovane richiedente l’asilo e calciatore, che racconta come ha dovuto lasciare la sua nazione d’origine: “Avevo 16 anni quando mi hanno cacciato dall’Iran. Da cittadino afghano non mi permettevano di condurre una vita normale. Dopo avere fatto terra bruciata attorno a me, mi hanno chiaramente detto che là non c’era più per me. E allora è cominciato il mio peregrinare sino ad arrivare in Svizzera, Paese che da due anni mi ha permesso di ricominciare a sognare un futuro “I ragazzi quando arrivano qui non conoscono nessuno: lo sport è la chiave per l’integrazione” migliore”. Massoud fa molto sport: oltre al calcio, il karaté. E frequenta anche una scuola, dopo che in Iran era stato costretto ad abbandonare pure gli studi. “Andavo bene a scuola, ma alla fine delle medie mi hanno detto che non potevo più studiare. Per questo qui in Ticino vorrei seguire un apprendistato per imparare un mestiere che mi permetta di mantenermi. Il pensiero di dovere tornare un giorno in Iran mi fa paura”. Naser Tavakoldust queste paure invece non le prova più. Più che mai integrato, l’allenatore della squadra è in Ticino da quasi 15 anni. “Sono entrato in Svizzera dopo la fuga dall’Iran, dove sbarcavo il lunario insegnando il taekwondo, un’arte marziale di origine coreana. Appena arrivato a Lugano ero completamente spaesato, ma ho subito cercato di fare qualcosa per …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous COME FU CHE UN TUNISINO SPOSÒ UNA TICINESE Andrea Vitali LE PAROLE DEL 2013 Autori vari SAPORI E MITI Carolina Cenni APPUNTI DI VIAGGIO Giò Rezzonico rendermi utile -ricorda -. Allora ho contattato Giovanni Sopranzi che a Lugano si occupava di organizzare i programmi occupazionali per i richiedenti l’asilo. Così è nata l’idea di creare una squadra di calcio”. Nonostante non abbia una formazione calcistica, Nasser riesce comunque a fare un buon lavoro: “Qui ci sono ragazzi di qualità, che hanno davvero talento, un bene universale. E sanno adattarsi a dipendenza dello sport che si pratica”. La dimostrazione viene dai risultati, che il tecnico elenca con grande soddisfazione “Abbiamo vinto molti tornei in giro per la Svizzera - dice Naser - e a volte affrontiamo anche squadre di buon livello. A metà marzo abbiamo giocato contro il Monte Carasso, una squadra di terza divisione, e abbiamo vinto 3 a 1”. I risultati calcistici sono però un aspetto secondario dell’avventura di “Sotto lo stesso sole”. “È un progetto che sta assumendo sempre più forza, anche grazie all’interesse che ha suscitato l’entrata in gioco di Ruby. Lui continua Naser - è stato un grande dello sport ticinese ed è un personaggio molto stimato. Ci sta aiutando parecchio a fare conoscere la nostra squadra in tutto il Ticino”. Un cantone che a lui ha regalato una nuova vita: “Ho il permesso B, ma vorrei diventare cittadino svizzero”, dice Naser. “Ho sposato una ragazza nata e cresciuta in Ticino e abbiamo avuto due splendidi figli. Io poi sono diventato un appassionato di calcio e vado spesso a vedere delle partite sui diversi campi della regione”. Naser si augura di avere presto la cittadinanza svizzera, intanto ha già assorbito qualche caratteristica nazionale, come la precisione: “L’aspetto che mi infastidisce di più da allenatore è la mancanza di puntualità. Succede che ci siano ragazzi che arrivano sul campo con parecchi minuti di ritardo. Devono capire che essere in orario è fondamentale: un giorno che avranno un lavoro non potranno presentarsi quando vogliono”, afferma deciso l’allenatore. Ruby, Massoud e Nasser: tre uomini e una storia comune. Una bella storia che si spera sia a lieto fine. Anche se non per tutti il futuro sarà magari “Sotto lo stesso sole”. [email protected] QOmarRavani IL CAFFÈ 13 aprile 2014 ROSA & CACTUS OFFERTI DA attualità Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Pierluigi Martini Filippo Lombardi Con i prezzi delle abitazioni che continuano a salire nei centri urbani, l’iniziativa del Municipio di Cevio di promuovere il comune valmaggese come alternativa è molto apprezzabile. Anche per l’obiettivo di rilanciare le valli Nonostante le rassicurazioni di recente sbandierate ai quattro venti, la situazione finanziaria dell’Ambrì Piotta è tutto fuorché chiara. Tanto che il presidente non trova di meglio che trincerarsi dietro un laconico “I conti si fanno alla fine”. 9 Per mangiare più carne di vitello i detenuti si convertono all’Islam carcerarie. “Ma l’attenzione c’è – precisa -. Il cuoco della Stampa, ad esempio, ci ha spiegato che per evitare problemi utilizza frequentemente carne di tacchino e di pollo”. Proprio sui menù della Stampa mesi fa era scoppiata una polemica. I detenuti si erano lamentati - con una lettera spedita al Consiglio di Stato e al ministro dele Istituzioni Norman Gobbi di non ricevere carne a sufficien- L’imam di Viganello: “A Lugano, a quanto so io, di conversioni facili sino ad oggi non ce ne sono state” za. Ma la segnalazione era parsa una provocazione. “Dopo quella lettera – racconta Beretta Piccoli siamo andati a verificare. Ma la carne c’era. E a livello di apporto di proteine abbiamo notato un certo equilibrio. Il precedente direttore, d’altronde, aveva chiesto la consulenza di chi lavora nelle mense scolastiche. Poi aveva dovuto però far fronte ai tagli del piano cantonale di risparmi, che da quest’anno ha ridotto le spese per gli alimenti nelle carceri di quasi la metà: da un milione e 100 a 600 mila franchi”. L’imam di Viganello, Jelassi Radouan Samir ricorda che in Svizzera la costituzione garantisce a tutti i cittadini la libertà e la pratica religiosa e le specificità legate alle diverse fedi: “Non credo che la richiesta di non mangiare carne di maiale da parte dei detenuti musulmani sia un ostacolo. Semmai il problema può nascere dalla cattiva comunicazione”. Sono i fedeli, allora, chedevono spiegare alle direzioni delle carceri se hanno dei problemi. “Per il resto - dice Jelassi Radouan Sa- IN SVIZZERA A settembre in Svizzera c’erano 7.072 detenuti adulti, a fronte di una capacità delle carceri di 7048 posti. IN TICINO Alla Stampa nel 2013 erano presenti fino a 127 detenuti, mentre la capacità è di 140 posti. IL MENÙ TIPICO NELLE CARCERI Pranzo: pasta o insalata, carne o affettato, frutta Cena: insalata o riso, formaggio e frutta L’intervista A GINEVRA A Pöschwies i detenuti islamici, hanno superato la soglia del 30%. A Ginevra sono quasi la maggioranza. L’analisi dell’ex consigliere di Stato ed esperto dei servizi penitenziari cantonali “Ma i problemi degli istituti sono ben altri” ALEX PEDRAZZINI Ex direttore della Stampa e già responsabile del servizio penitenziario del canton Vaud La polemica Rischia di incagliarsi nuovamente la legge sul rientro dei capitali in Italia. Mentre scatta il conto alla rovescia, in vista della tappa di giugno, quando il nuovo disegno di legge dovrebbe assumere una versione definitiva, ritorna il nodo dell’autoriciclaggio. Cioè la possibilità di colpire penalmente chi ha portato capitali all’estero, sottraendoli al fisco e dunque rendendoli di “provenienza illecita”, per poi rimpatriarli investendoli in nuove attività. Un’impostazione che a molti esponenti politici italiani è parsa piuttosto restrittiva, ma che è considerata indispensabile dal procuratore di Milano Francesco Greco, coordinatore del gruppo di lavoro che sta mettendo a punto il pacchetto di norme. Tre giorni fa a Roma, il magistrato davanti la commissione Finanze della Camera dei deputati, ha ricordato che a chiedere barriere contro i “soldi sporchi” sono state anche la Banca d’Italia, l’Agenzia delle entrate, la magistratura e l’Ocse. Per Greco inserire il reato di anticiclaggio è un segnale preciso: “Bisogna dimostrare - ha detto il procura- “Posso capire che si discuta sui menù multietnici. Ma i problemi delle nostre carceri sono ben altri”, dice l’ex consigliere di Stato e deputato ppd Alex Pedrazzini, che è stato direttore del carcere La Stampa e già responsabile anche del servizio penitenziario del canton Vaud. A quali problemi si riferisce esattamente? “Al problema numero uno, che si chiama sovraffollamento. Nel carcere di Champ-Dollon, a Ginevra, siamo al 200 per cento, ciò vuol dire che la popolazione carceraria è il doppio della capacità prevista”. Dunque gli interventi da fare sono altri? “C’è una scala di priorità. Va bene discutere, come è stato fatto anche in Ticino, della varietà o della qualità del cibo, va bene porsi il problema dell’invecchiamento della popolazione carceraria, pensando pure a celle per la terza età. Ma la precedenza va data alle strutture. Perché quando si arriva a un sovraffol- mir - le istituzioni possono rivolgersi a noi. Siamo pronti ad ascoltare, capire e proporre soluzioni nel rispetto delle leggi che vigono nel nostro Paese”. L’imam è stato diverse volte alla Stampa: “Ma non ho riscontrato problemi. Ho parlato con i detenuti e in tutti è emersa solo la volontà di migliorare e prepararsi a riprendere una vita normale una volta fuori dal carcere”. [email protected] Q@maurospignesi La situazione IL MENÙ ISLAMICO HALAL Proibito il maiale Altre carni sì ma macellate secondo un rituale.No grassi di origine animale Niente alcolici. Frutta e pesci sono consentiti lamento diventa poi drammatico gestire qualsiasi istituto”. Questo lo dice pr esperienza, ai suoi tempi c’erano già questi problemi? “No, la questione dei menù non esisteva. Ma non esistevano neppure tante etnie, religioni e stili di vita differenti fra i detenuti. Per esperienza, però, posso dire che quando c’è sovraffollamento chi comanda non sono più le guardie carcerarie ma i boss del crimine. Sono loro a dettare le regole, tanto che a Ginevra ci sono stati scontri”. È un fatto che deve allarmare? “Assolutamente. Ma che la situazione oggi sia difficile e degradata, lo ha ribadito anche il Tribunale federale, che ha poi aggiunto se non sia il caso di pensare a una sorta di indennizzo simbolico per i detenuti costretti a vivere in strutture come quelle che abbiamo oggi”. I FEDELI Secondo uno studio federale del 2010, in Svizzera vivono oltre 400 mila persone di fede musulmana. L’ORIGINE La maggior parte dei musulmani in Svizzera arriva dai Balcani (42 %); il 32% ha il passaporto rossocrociato. IL DIALOGO Gli imam sono invitati nelle carceri per mantenere il dialogo con la comunità islamica. Dopo la falsa partenza della norma per la “voluntary disclosure” è scontro in Italia sulle responsabilità penali Si è incagliata nell’autoriciclaggio l’autodenuncia sul rientro di capitali tore - che con la nuova legge non si sta facendo né uno scudo, né un condono”. L’iniziativa per il rientro dei capitali, che riguarda direttamente il Ticino, visto che buona parte dei clienti di banche e fiduciarie sono italiani, ha avuto già una falsa partenza. Il decreto legge varato dal precedende governo italiano, quello guidato da Enrico Letta, sulla cosiddetta “voluntary disclosure”, la dichiarazione volontaria, era stato in buona parte bloccato in sede di conversione e rinviato nuovamente all’esame della commissione. Era stato tuttavia approvato un emendamento per rendere valide le poche decine di domande di rimpatrio già presentate. I ‘ Il magistrato Bisogna dimostrare che con la nuova legge non si sta facendo né uno scudo, né un condono” I CONTROLLI Verifiche alla frontiera anche contro l’esportazione illegale di capitali Ti-Press Alla Stampa hanno aggirato l’ostacolo proponendo più spesso ai detenuti carne di pollo. O di tacchino. Ed evitando, quando si può, quella di maiale. Ma in altri penitenziari il menù sta diventando un problema. Perché le carceri, come la società svizzera, da tempo sono mutate. Anche dietro le sbarre la popolazione è sempre più multietnica. Da Lugano a Ginevra. Così capita che il cibo debba rispettare la fede religioso. Nessun obbligo, sia chiaro. Ma la sensibilità spesso porta direzione e cuochi a non inserire nel menù per i detenuti musulmani la carne di maiale. Eppure, come sempre, davanti a certi oroblemi - affiorati pure in Francia dove la leader della destra Marine Le Pen ha proposto di reintrodurre nelle carceri la carne di maiale - c’è chi ne approfitta. Capita, allora, che in alcuni istituti di pena si assista a singolari richieste. “Abbiamo sempre più carcerati che vogliono convertirsi all’Islam perché così ricevono carne di vitello, anziché di maiale, che a loro piace di più”, ha raccontato all’Ostschweiz am Sonntag Ernst Scheiben, direttore del carcere cantonale di Frauenfeld, nel Canton Turgovia, Che il fenomeno non sia nuovo lo ha ammesso anche Ueli Graf, ex direttore del carcere di Pöschwies, Canton Zurigo. Proprio a Pöschwies i detenuti islamici hanno superato la soglia del 30 per cento. In altri istituti, come Champ Dollon a Ginevra, sono quasi la maggioranza. In molte prigioni, poi, i detenuti islamici possono acquistare dall’esterno carne trattata secondo le direttive del Corano. “A noi qui in Ticino fatti come quelli registrati a Pöschwies e Frauenfeld, non sono mai stati segnalati”, spiega Gerry Beretta Piccoli, vicepresidente della Commissione parlamentare di sorveglianza sulle condizioni Le carceri s’adeguano al menù multietnico e alla Stampa domina il pollo Keystone MAURO SPIGNESI rappresentanti di diverse forze politiche avevano dubbi soprattutto su due aspetti della nuova normativa. La prima riguardava le aliquote previste da pagare per chi, autodenunciandosi, decideva di riportare i capitali in Italia. Nel testo non esisteva una aliquota unica, ma era prevista una casistica articolata e piuttosto complessa. Il secondo scoglio era appunto il nuovo reato di autoriciclaggio, su cui non tutti sono d’accordo. Molti partiti vorrebbero chiudere in fretta per far incassare all’Italia, come è stato calcolato dagli esperti del precedente governo Letta, un gettito di circa otto miliardi in un biennio. Su un totale complessivo di capitali detenuti dagli italiani all’estero, in gran parte in Svizzera, fra 180 e 200 miliardi di euro. Ma senza l’autoriciclaggio la “voluntary disclosure” suonerebbe come una sorta di depenalizzazione, non solo della dichiarazione infedele dei redditi ma anche di quella fraudolenta. Della nuova legge si è discusso a lungo anche in Ticino in incontri ai quali hanno partecipato esperti fiscali italiani. Dibattiti da cui sono emersi i rischi e il ruolo di banche e fiduciarie che saranno chiamate ad assistere i clienti, tappa dopo tappa, nell’autodenuncia per i capitali custoditi in Svizzera. m.sp. IL CAFFÈ 13 aprile 2014 10 politica “Anche se stranieri entrino nei Municipi” Il Giura, col sì dell’Udc, allarga le maglie dei diritti politici ai non naturalizzati FRANCO ZANTONELLI Il Canton Giura, che lo scorso 9 febbraio aveva respinto, con il 55,9 per cento di no, l’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa”, segna un altro significativo passo, verso l’apertura agli stranieri. Recentemente il Gran Consiglio giurassiano ha infatti accolto, a larghissima maggioranza, e col voto favorevole anche dell’Udc, una revisione della legge sui diritti politici che consentirà agli stranieri, di entrare nei Municipi del cantone. “Un passo in più verso l’integrazione, perché è un peccato privarsi delle competenze di persone perfettamente integrate”, ha spiegato il consigliere di Stato liberale radicale, Michel Probst, responsabile del Dipartimento dell’economia. Una voce fuori dal coro, quella di Probst, almeno tra i liberali, visto che illoro è stato l’unico partito ad opporsi all’ingresso degli stranieri, negli esecutivi comunali. Per il Plr, contrariamente a quanto sostenuto dal suo consigliere di Stato, quelle cariche spettano solo a chi è titolare della cittadinanza svizzera. “Privilegiamo la naturalizzazione, che è diventata, ormai, una procedura agile e, per nulla, costosa”, il leitmotiv con cui ha giustificato il ALLE URNE Un’immagine di Delsberg, capitale del canton Giura e, sotto, l’udc Marco Chiesa Le scelte 1 LA NUOVA LEGGE Il Gran consiglio giurassiano ha detto sì a larga maggioranza, alla revisione della legge sui diritti politici: gli stranieri possono far parte dei Municipi. 2 DIRITTO DI VOTO Nel canton Giura gli stranieri residenti hanno il diritto di voto. Un diritto che possono esprimere sia a livello comunale che cantonale. 3 ALTRI CANTONI Oltre al Canton Giura anche Neuchâtel ha accordato agli stranieri residenti il diritto di voto a livello cantonale e comunale. 4 SOLO PER IL COMUNE Ad Appenzello esterno, Basilea Città, Friburgo, Ginevra, Grigioni e Vaud gli stranieri possono votare ma soltanto a livello comunale. tema esprimendo, in entrambi i casi, un chiaro no. Ma la posizione dei suoi colleghi giurassiani lascia allibito Marco Chiesa, capogruppo dell’Udc nel parlamento ticinese: “Se fossi un elettore di quel partito, nel Giura non rieleggerei i deputati che hanno votato in quel modo, privilegiando la linea di Eveline Widmer-Schlumpf rispetto a quella di Christoph Blocher”. Tuttavia, il voto del Gran Consiglio dovrà, ora, venire sottoposto a referendum e non è detto che, in quell’occasione, l’elettorato smentisca, un’altra volta, i propri rappresentanti, dando ragione a Marco Chiesa. Comunque vada, vale la pena ricordare che il Giura, sin dalla sua nascita, nel 1978, ha dimo- Marco Chiesa: “Se fossi un elettore di quel partito giurassiano non eleggerei più quei deputati” suo voto negativo. Ma l’opposizione liberale non cambia un dato di fatto: il diverso atteggiamento, sui diritti degli stranieri, dei politici del Giura. Un atteggiamento che pare lontano anni luce rispetto a quello che domina nella maggioranza dei cantoni svizzero-tedeschi e in Ticino. A dimostrarlo c’è la posizione dell’Udc, i cui quattro rappresentanti nel legislativo cantonale giurassiano hanno votato a favore dell’ingresso degli stranieri negli esecutivi comunali . “A patto che puntualizza il deputato democentrista Fréderic Juillerat - la carica di sindaco possa venire ricoperta, unicamente, da qualcu- no che possiede la nazionalità svizzera”. Precisa ancora Juillerat: “Altra condizione è che la decisione del Gran Consiglio venga sottoposta a referendum e, dunque, ottenga l’avallo popolare”. Al proposito, vale la pena ricordare che già due volte, nel 1997 e nel 2007, il popolo giurassiano ha votato su questo stesso strato una notevole apertura, nei confronti degli immigrati. Agli stranieri residenti è stato concesso il diritto di voto, sia a livello comunale che cantonale. Il che avviene, peraltro, in altri 8 cantoni, la maggior parte dei quali si trova nella Svizzera Romanda. [email protected] tbB¿Z!¿ZÓ êê G Ä Ð0ZZÓ’pÓ tbB¿Z!¿ZÓ êÜ G Ä ¿ÐO}¿ tbB¿Z!¿ZÓ ÄÓ’¿Z0 ,¿!º 0Z¿ ¿ x}¿ ‚ÓÐÐÿ¿ ¿‚¿bp0‚ïÓ Ð0’ }’ !0ÄÓ0 ‘ÓÓ ÓÐ0Ð0!B¿pºÓ Ó ¿‚Z˚ }’ pZBÐÓ ‚¿’p¿ïï0å fZ¿ Ä¿ x}0 Z‚Ó’Äp0ZÓ ‘ÓÓH pZÓ ’ç0Z!¿ˆ0’ ¿ bp0ð „„„H!ÓÓHÐÿ !0ÄÓ D{kj˙ê× D:kj˙˙× D{kêÜj× D:kêÜ{× D{ku˙ê× D:ku˙˙× D{kukê× Duê˙ê× Duêkê +Z¿’pÓ BZ0B0bp¿å ,¿!º¿ZÓ Ó ZbB¿Z!¿ZÓH 11 Ti-Press IL CAFFÈ 13 aprile 2014 politica IL PUNTO Il 2/ barometro delle promesse CHANTAL TAUXE Ad ogni voto popolare serve sempre un piano B Il Paese delle riforme impossibili La faticosa ricerca del compromesso frena le decisioni della politica Detto, fatto. Dovrebbe essere lo slogan preferito dalla politica per mostrare concretezza e capacità decisionale, ma si scontra inevitabilmente con lungaggini, resistenze, dietro-front e interessi contrapposti. Così succede che certi temi, la revisione dei compiti dello Stato ad esempio, non faccia passi avanti. Neanche riducendola a “spending review” o “road map”. Come sempre i tempi della politica si dilatano. Vale il proverbio: fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. È il destino dell’or- ganizzazione dei corpi di polizia, delle sinergie possibili fra la Cantonale e quelle comunali, che si ipotizzano unite entro il 2021. Se succederà ci saranno voluti vent’anni. Così come la nuova legge sugli orari dei negozi. Insomma, il Ticino sembra il Paese delle riforme impossibili. Non hanno miglior fortuna gli sgravi fiscali. Meglio è andata con la riforma turistica. Almeno sembra. (2-fine. La puntata precedente è stata pubblicata domenica 6 aprile) Leggi sui negozi Una svolta cruciale per il rilancio turistico L’annuncio “Il turismo, nel quale confluiscono diverse attività concatenate, deve riuscire a sviluppare al suo interno maggiori sinergie, superando barriere settoriali e localismi: la forte competizione sui mercati internazionali non ci permette il lusso di disperdere le energie” aveva detto nel 2009 Laura Sadis, ministro delle Finanze e dell’economa (Dfe), preannunciando una revisione della Legge sul turismo. I compiti dello Stato che nessuno vuol fare L’annuncio Furono nel lontano 1996 il capogruppo plrt Giorgio Pellanda e quello del Ppd, Fulvio Pezzati, a lanciare la proposta di una “necessaria revisione dei compiti dello Stato”. Una proposta volta non solo a contenere il deficit del preventivo che per il 1997 si annunciava particolarmente pesante, ma a rivedere tutta la spesa pubblica. Cosa è successo Una prima revisione, effettuata dal Dipartimento Finanze ed economia (Dfe), retto allora da Marina Masoni, fece emergere ben 153 compiti dello Stato. Di questi, il governo ne evidenziò 53 “meritevoli” di attenzione che si sarebbero dovuti discutere in una tavola rotonda nel 1999. Ma non se ne fece niente, causa - si disse - l’avvicinarsi delle elezioni. La possibilità di “revisionare” la macchina statale si ripresentò con il progetto Amministrazione 2000. Anche questo senza esito. Né il successivo tentativo nel 2004 del Dfe con un corposo documento dal titolo: “Offerta pubblica, proposte di correzione del come e del cosa”, ebbe miglior fortuna. Nel 2013 la proposta di rivedere i compiti dello Stato è stata ripresa con la “Road Map”, un programma di risanamento finanziario in corso d’opera. Nel frattempo Sergio Morisoli (deputato di Arealiberale) ha presentato una mozione per la costituzione di una commissione parlamento–governo per la revisione dei compiti dello Stato. Al momento senza esito. L’eterna telenovela degli sgravi fiscali L’annuncio “Sono convinta che il tema della fiscalità, non possa essere ignorato, come dimostra inequivocabilmente l’analisi sulla concorrenza fiscale intercantonale”, disse Laura Sadis, ministro dell’economia e delle finanze (Dfe) nel 2010, avanzando una proposta di riduzione della pressione fiscale per i contribuenti più facoltosi, prendendo come base uno studio della Supsi, unitamente all’amnistia cantonale. Cosa è successo La proposta di Sadis fu stoppata in governo nel 2010 in vista delle elezioni. Nel 2011 fu presentata solo l’amnistia cantonale che, dopo un primo stop in parlamento, fu approvata nel 2013 (ma si voterà il prossimo 18 maggio). Nel 2011 la Lega dei ticinesi lanciava l’ennesima iniziativa per gli sgravi fiscali. L’iniziativa, corroborata da 11 mila firme, è stata però bocciata in votazione popolare nel marzo 2013. Nell’ottobre dello stesso anno il Plrt ha presentato una sua proposta per una serie di sgravi fiscali da articolare dal 2015 al 2018: diminuzione di almeno il 3% per tutte le persone fisiche e la riduzione dell’imposta sulla sostanza e dell’imposizione sull’utile delle persone giuridiche dal 9% al 7,5%. In precedenza l’Udc aveva presentato un "Progetto fiscale per il Ticino”; un’iniziativa che prevede la riduzione di aliquote sia per le società che per le persone. Quella storia infinita degli orari dei negozi L’annuncio “La legge proposta é semplice, chiara e trasparente, perché?mette fine a un regime basato sulle deroghe che ha creato insicurezza del diritto, con il pericolo di ingenerare disparità?di trattamento e un ingente lavoro amministrativo”, aveva detto Laura Sadis, ministro delle Finanze e dell’economia (Dfe) nel presentare la bozza della nuova normativa sugli orari di apertura dei negozi, nell’ottobre del 2010. Cosa è successo Approvata dal governo nel marzo del 2011, la nuova impostazione prevede la chiusura settimanale alle 19, il giovedì alle 21 e il sabato alle 18, più tre aperture domenicali annue. Tutto è però fermo nella sottocommissione della Gestione nella faticosa ricerca di un compromesso. Nel frattempo il problema si è intrecciato con altre iniziative a livello federale dei senatori Fabio Abate (Plr) e Filippo Lombardi (Ppd) che prevedono un'estensione degli orari di apertura dei negozi. In particolare, dando seguito alla mozione di Lombardi, il Consiglio federale ha messo in consultazione (fino al 30 maggio) la proposta di lasciar aperti tutti i negozi della Svizzera dalle 6 del mattino fino alle 20 e il sabato fino alle 19. La mozione di Abate, detta anche “Lex Fox town”, vuole invece allentare il divieto del lavoro domenicale nelle regioni turistiche. Ti-Press Sgravi fiscali Riforma compiti dello Stato Cosa è successo Nel 2012 il governo ha dato mandato a due gruppi tecnici di elaborare una riforma della vecchia legge del 1998. Predisposta e messa in consultazione, la nuova normativa è stata approvata dal governo nel gennaio di quest’anno. La nuova impostazione propone la riduzione dei 10 Enti turistici locali (Etl) a sole quattro Organizzazioni turistiche regionali (Otr). La trasformazione dell’Ente turistico ticinese (Ett) in Agenzia turistica ticinese (Att) che si occuperà di sviluppo di progetti, ricerca di mercato e promozione. Nei prossimi mesi è prevista l’approvazione del Gran Consiglio sia della nuova legge sul turismo, che di un credito quadro di 24 milioni. Entro l’anno dovrebbero essere costituite le nuove Organizzazioni turistiche regionali. L’entrata in vigore della nuova legge sul turismo è prevista per il primo gennaio del 2015. Se tutto va bene. Riforma polizia Turismo CLEMENTE MAZZETTA Una polizia unica entro l’anno 2021 L’annuncio “La polizia fa il suo dovere, ora tocca a noi politici fare il nostro nel dare strumenti di legge che permettano a voi - signore e signori ufficiali di polizia - e ai vostri subordinati di essere efficaci e la giustizia conseguente nell'importante lavoro di prevenzione a favore della sicurezza della cittadinanza”, aveva dichiarato Norman Gobbi, ministro delle Istituzioni, prendendo la parola nel 2012 all’assemblea degli ufficiali di polizia. Cosa è successo La legge sulla collaborazione fra le polizie comunali e quella cantonale, approvata nel 2012 è in fase di concretizzazione; le varie tappe si completeranno entro il 2015. Ma secondo il governo “risultano palesi le difficoltà?di coordinamento generale”. In Ticino operano parallelamente alla polizia cantonale (682 persone, di cui 588 poliziotti) ben 281 agenti di polizia comunale suddivisi in 33 corpi. Ora il governo, rispondendo ad una mozione del deputato plrt Giorgio Galusero che chiedeva la creazione di un’unica struttura di polizia ha cambiato idea, ritenendo che la polizia unica sia il modello valido del futuro. Modello di cui si parlava già all’inizio degli anni 2000 per una riforma che non è mai decollata. Adesso è l’obiettivo di mediolungo termine da concretizzarsi entro il 2021. Previa approvazione nel 2016 di una nuova legge. Ma già le polizie comunali protestano. In occasione delle votazioni popolari, si è instaurata una curiosa abitudine. Siamo chiamati a rispondere a domande precise, ma quando si rivelano delicate, emozionali, non “vinte alla vigilia”, ci si pone il problema: qual è il piano B? La nostra democrazia e le nostre istituzioni non sono opzionali, non si basano su varianti, obbligano a decidere. E in caso di verdetto negativo - con la costante necessità di legiferare - di rimettersi al lavoro sul tema. È stato così per l’assicurazione maternità, iscritta nella Costituzione nel 1945, ma che ha dovuto attendere una maggioranza popolare fino al 2004, dopo infiniti tentativi di concretizzazione. La votazione del 18 maggio sull’acquisto di 22 aerei da combattimento Gripen è l’epilogo di una grande saga, di quelle che solo il dipartimento della Difesa sa alimentare. Non ci si ricorda acquisto di aerei senza controversie per il nostro esercito. La peggiore, quella dei Mirages, è sfociata nelle dimissioni del consigliere federale Paul Chaudet, nel 1966. I 22 Gripen svedesi sono lontani dall’aver sedotto gli svizzeri. Secondo i sondaggi, il “no” raccoglie il 62%. Ai tradizionali pacifisti che sognano una Svizzera senza esercito, si sono aggiunti gli scettici a proposito delle priorità della difesa e coloro che avrebbero preferito l’acquisto di un altro velivolo. E Ueli Maurer, ministro della Difesa, fa fatica a convincere. È in questo difficile contesto che si sono inserite le dichiarazioni del consigliere nazionale Thomas Hurter (Udc, Sciaffusa). L’ex pilota suggerisce apertamente un piano B: acquistare gli aerei direttamente attraverso il budget corrente dell’esercito. La proposta ha suscitato polemiche e non solo nel suo partito. Ammettere di essere pronti ad aggirare la volontà popolare, prima ancora che essa sia espressa, non è stata una mossa molto abile. Inoltre, poco democratica, soprattutto perché arriva da un politico eletto con i voti del partito che santifica il rispetto della volontà popolare. È la prova di un’etica politica a geometria molto, molto variabile. Un’altra soluzione “di ricambio” è stata sovente evocata: acquistare dei Rafale, assicurandosi così le grazie della Francia nei contenziosi fiscali in corso. Ma, anche in questo caso, sulle speranze è arrivata la doccia fredda da Parigi. La Francia di Manuel Valls e Arnaud de Montebourg non transigerà sulla morale fiscale in cambio di qualche aereo. Non siamo più nell’era dei buoni affari tra amici, siamo piuttosto in quella del regolamento di conti. Se gli svizzeri abbatteranno i Gripen, dovranno assumersene le conseguenze. Anche se è pur vero che, già oggi, subappaltiamo parte della nostra politica dei cieli ai nostri vicini. Almeno fuori dagli orari d’ufficio… IL CAFFÈ 13 aprile 2014 12 economia L’occupazione La sida del lavoro per far “ripartire” giovani e anziani MAURO SPIGNESI F anno parte delle fasce più deboli della popolazione. Fragili, spesso incapaci di rialzarsi, di rimettersi in pista una volta espulsi dal mondo del lavoro. Sono i giovani e gli anziani disoccupati. A loro è riservata la grossa sfida che il dipartimento delle Finanze e dell’economia sta lanciando sulla base di uno studio mirato commissionato al professor Giuliano Bonoli dell’Università di Losanna specialista in politiche sociali. Si tratta di un pacchetto di misure articolate per facilitare il reinserimento nel mondo del lavoro per i più giovani o per chi ha superato i 50 e non è ancora in età di pensione. “Stiamo pensando - aveva anticipato al Caffè a metà marzo la consigliera di Stato Laura Sadis - a sostegni più mirati. Si tratta di investire nuove risorse, ma anche di razionalizzare e ottimizzare i mezzi oggi a disposizione, perché anche la disoccupazione è cambiata”. Le proposte, che nel detta- Uno studio del professore Giuliano Bonoli con un piano di sostegni specifici al collocamento glio saranno presentate ufficialmente nei prossimi giorni, sono dirette a quasi tremila senza lavoro. Una quota consistente se vista nel quadro generale tracciato dall’Ufficio cantonale di statistica che a marzo registrava in Ticino complessivamente 10.870 perso- Un pacchetto di misure mirate del Cantone per agevolare il reinserimento delle categorie più deboli tra i disoccupati ne alla ricerca di un’occupazione. I disoccupati in senso stretto erano invece 7.314 (tasso del 4.5 per cento); nel 2013 in questa situazione si trovavano in media 7.300 persone, di esse 800 erano a tempo parziale. Ma è la disoccupazione giovanile, soprattutto, a preoccupare perché riguarda mediamente il 6,3 per cento degli attivi tra i 15 e i 24 anni. E i numeri svelano che dietro questa percentuale ci sono quasi mille persone. I dati di marzo per la fascia fra i 15 e i 19 anni registrano 186 senza lavoro, su una media annuale 2013 di 238, lievemente più alta rispetto a quella del 2012 che era di 232. Anche nella seconda fascia dei disoccupati giovani, quelli con un’età che oscilla fra i 20 e i 24 anni, la situazione non è allegra. Qui, i disoccupati registrati, sono Il fenomeno 1 2 3 I GIOVANI Tra 15 e 19 anni in Ticino ci sono 186 ragazzi in cerca di lavoro. Sono invece 759 quelli con un’età tra i 20 e 24 anni. GLI ANZIANI Dai 50 anni ai 59 ci sono 1414 disoccupati. Il 20% del totale cantonale. Hanno 60 anni e oltre 442 persone senza lavoro. SENZA INDENNITÀ A dicembre 2013 erano 215 i senza lavoro che avevano esaurito il diritto alle indennità di disoccupazione. 759 (media annua 755). Lugano è il distretto più colpito dalla disoccupazione giovanile, seguito da Locarno. C’è da dire, però, che secondo i dati dell’annuario statistico cantonale gli apprendisti sono oltre seimila. Capitolo diverso, ma non per questo meno pressante, quello dei disoccupati anziani. In questa categoria rientrano le persone tra i 50 e i 59 anni e quelle oltre i 60. Nella prima fascia a marzo c’erano 1.414 disoccupati (quasi il 20 per cento del totale cantonale). E anche osservando la media annuale si nota come le misure annunciate da Laura Sadis, secondo cui bisogna andare “oltre la politica degli slogan sulla disoccupazione”, siano quanto mai necessarie. Perché la media dell’anno scorso era di 1.352 “anziani” registrati presso gli Uffici di colloca- mento, e cioè 56 in più rispetto al 2012. Sono invece 442 i sessantenni ed oltre disoccupati, leggeremente di più rispetto all’anno scorso (433). Un capitolo a parte, infine, meritano i disoccupati di lunga durata, quelli da oltre un anno a caccia di un posto: a fine febbraio erano 1513, con un tasso del 18.6 per cento, mentre nel dicembre 2013 erano 215 i senza lavoro che avevano esaurito il diritto alle indennità di disoccupazione. Sempre a febbraio di quest’anno, per offrire un altro dettaglio del fenomeno, 4.838 disoccupati erano alla ricerca di un lavoro da sei mesi, 1.778 da sei mesi ad un anno. Questo a fronte di circa 227mila occupati complessivamente nell’economia ticinese. [email protected] Q@maurospignesi i² ŲÅ‥ŒÖ ÀŒËŒÀÖ èŒ9 Ų$Ö Å² ÀÖËlÖ Ày$$y Å ‥ŒV˛ŒÖ Œ² ËÖ$‥Ö 3VVyÖò yt¶¶— —¶—gt —ÅÔtQt g— QÏ÷÷©GÏ©Ù—ÏÅt ‹© ã©— ÏQ—©÷—ú ›VV3èÅâŒÖËy y LyËyy‥y »‥ÅâŒy Ų²Å ²ŒLy‥Å yVÖËÖÀŒÅò dÅ ´Ô—ÙÙt©a — ÷©ÔÏ©Ï— t — g©Ï— g— ÷©ÔÏÏ ÏÔ©ÅÏ t³ãt Ï÷.Ù—ÏÅ— ³—¶÷—Ï— —ãtÏ ©— ãÏ÷——Q—ì ‚tQ˙u Ï÷Ï ÷ÏÏ ©ÅÅÏ QÏ© tÔt Åt— —ŶÏ÷— Q©—ì G g—³Ï©Ï‘ —Å Åt.Å ©÷Ï ÷.Ï¶Ï ©÷ ³ÏÅgÏ ÷© g—ÏQQ.ã©Ù—ÏÅt z QϺ G©© t —÷ GtÅttt QϺ ©÷Ïì ¤Ö Å ÚÅËy è‥ÖÀyyò ´Ï÷Ï —÷ ÷©ÔÏÏ ãÏt¶¶t g©÷÷© ãÏÔt; t ÅÏÅ .Å ©÷©—Ï ³—Å—³Ï ãÏ÷——QÏìÙ y© ÅÏ© ÷—Gt© tQÏÅϳ—© Ï‹‹t ÏQQ.ã©Ù—ÏÅta ³tÅt —÷ ©÷©—Ï ³—Å—³Ï ÷© g—.¶¶tì Q.©g—©³ÏQ— GtÅt g©÷÷t Ô©Åt ãϳtt“ ÃʾÑ!è.èÄ9-"Ñ45-"1-19.Ó¦1¬½Ãñʾ ÃʾÑ!$ò+Ì1ì-&3ûݬéÌ2ÀªÅ2$$ª¬1.0©’!Á3¹ÍÑ:Ѭ°*òû/(ªè¹!Á!,1ö7’ª", Á°ª5Á$" ³*ÝÀòÌ8Í$ï©8Ì6ì!Í2ö Ä5æ5æìèÑ(3ÞÑ.8ÊȪ°½½Ãñʾ i² ŲÅ‥ŒÖ ÀŒËŒÀÖ VŒ Ày$$y †3Ö‥Œ»ŒÖVÖò y© g—ÏQQ.ã©Ù—ÏÅt ãÏ© ©÷÷© ãÏÔt;ì ŁÅ ©÷©—Ï ³—Å—³Ï —gtÅˇ —QÏ ãt ÷t¶¶t ãt .t ÷t ©—Ô—; t t¶—ÏÅ— ©ÅÅ—tÅ© — ÷©ÔÏ— ã—4 N:EIDB7B8 N<3RGM:F9G IMGIMBG D: I:MNGF: E:FG LQ3DB=73P:;+ â 0 ‰ÖÚy‥$@ $‥Å ²y èy‥ÖËy ÖVV3èÅ$y ŒË ˙ÚŒâây‥Åe *fö ë‹ÏÅt‘ Ł´˝ +äÙ%è ˆŒ3²$Å$Ö lŒ Ö²$‥y âéé $3lŒ ÅËŲŒââÅ$Œ lÅ»²Œ yVÖËÖÀŒ$Œ @ÅÚŒl ¤y3ÀÅ‥± y °Œ²²ŒÅÀ °ÅV˛y‥ ë⁄¾¾ gt÷ Ëì%ì+äÙ%èì ıËÅ L3ÖËÅ ŒË$yËâŒÖËy V˛y Ö$$ŒyËy ²yÅ$$Ö VÖË$‥Å‥ŒÖ ƒ ¤› Ų ŲÅ‥ŒÖ ÀŒËŒÀÖfl ›²$‥y ¢éé ÀyÀL‥Œ lŒ 3VV¡˙3Œy Œ² ⢠ÀÅ»»ŒÖ 0éâ‚ lŒ‥ÅËËÖ ¤› Ų²ŒËŒâŒÅ$ŒÚÅ ly² ŲÅ‥ŒÖ ÀŒËŒÀÖò ª‥Å ²Ö‥Öe P©˙— ;tgta yt …ut©. .tÅ˙©g A³Q˙a A~/^ .‹Ù2¶t Q ~t—Å©g P÷t—Q˙³©ÅÅa *H6:D -=NP:M %O F9M:3N %:BNPDB7@8 $9J %:BNPDB7@ /H@F: %O *3MPBF &3:<F:M8 *% QPGEG6BDA QF9 *GPGM:F %O +B7GD: )G:68 ),$ &GD9BF? %O .G6:MP +3RBDD:8 (HI>B 5 -3MPF:M %O *3MPBF +3RBDD:8 /SBNNAE:MB73F !@3E6:M G< !GEE:M7:O .Q:9B +GN:M8 +GN:M %MQII:O %:M@3M9 -=NP:M8 ’FNPBPQP *GFP3F3 2Q?:M6:M? %O :3P *J /7@:DDBF?8 /!&$))’+% %O -:P:M /7@BDDB?:M8 &:MUG? &3QNP:7@FBC %O -:P:M /P4EI>B8 /P4EI>B %O #MJ BQMJ :3P 13DPB8 1:F?:M K 0B:DB .:7@PN3FS4DP:O D:T 13NNE:M8 (’ % &GD9BF? %O #B:PMB7@ -:NP3DGUUB8 -:NP3DGUUB K !G %J ~Å 3Å ÖèŒËŒÖËy VÖË$Åò ›»ËŒ ÚÖ$Ö ¡ ŒÀèÖ‥$ÅË$yò ËV˛y Œ² 3Öò @ŒÚyË$Œ ÖVŒÖe ÛÛÛò3VVy3ŒyòV˛ ».t© Q©³ã©¶Å© ã.Ú ttt ÏtÅ.© ©ÅQ˙t g© ÷t—‘ //‚ Ùˇ%fiËfifiËˇË ÖÖÖì.QQt.—tìQ˙ ¡ —Å‹ÏE.QQt.—tìQ˙ IL CAFFÈ 13 aprile 2014 PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO ALL’ORA Svizzera Francia Italia Finlandia 300- economia Gli orari di lavoro ridotti aumentano la produttività in Francia 250200150- 13 indice del 1975 = 100 Germania Negli anni ‘70 la produttività del lavoro in Svizzera superava del 60% quella degli altri Paesi I Paesi più produttivi dell’Ocse hanno superato la Svizzera 100501970 1973 1976 1982 1988 1994 2000 I NUMERI 2009 2012 Fonte: Banca dati della produttività dell’Ocse LORETTA NAPOLEONI Cala la produttività, il lavoro rende meno e la Svizzera rallenta La Coca Cola per il rilancio punta miliardi sui Mondiali Tra la Confederazione e i Paesi vicini divario sui rendimenti sempre più netto “Contrariamente a quanto si pensa, gli svizzeri non sono più produttivi dei loro vicini”. La sorprendente valutazione viene da Claude Maurer e Andreas Christen, analisti economici di Credit Suisse. Negli anni Settanta, scrivono, “la produttività del lavoro in Svizzera superava del 60% quella degli altri Paesi; ma negli ultimi trent’anni i Paesi più produttivi dell’Ocse hanno ampiamente superato la Svizzera. Nell’ordine: in Finlandia, Francia, Germania e perfino in Italia, la produttività del lavoro è maggiore”. Fin qui l’analisi del CS. “I problemi di produttività osserva l’economista Siegfried Alberton responsabile del Centro competenze ‘Inno3’ della Supsi - accomunano anche l’Olanda, l’Austria e l’Inghilterra. Per la Svizzera, la produttività del lavoro è segnalata come problema pure dall’Ocse. Il miglioramento passa sicuramente da un maggiore sfruttamento dell’innovazione e da una maggiore agevolazione per la creazione d’imprese”. Maurer e Christen, però, spezzano una lancia a favore dei confederati: “La debolezza della produttività è semplicemente il rovescio della medaglia di una politica occupazionale efficace: nel mercato del lavoro sono integrate anche persone poco produttive”. Così come la bassa disoccupazione contribuisce a ridurla. Ma queste cause apparentemente “virtuose” non spiegano il fenomeno: in Norvegia e nei Paesi Bassi la disoccupazione è bassa e l’integrazione molto alta, ma la produttività è nettamente superiore. Come mai? Una causa pare essere quella dell’orario di lavoro realmente effettuato, inferiore mediamente ad altri Paesi. La produttività, soprattutto, sembra frenata dall’economia interna: i settori che producono per l’esportazione, sostengono i due esperti di CS, sono altamente produttivi (alte tecnologie, banche, farmaceutica…), i settori interni (agricoltura, sanità e assistenza, amministrazione, commercio…) marciano sul posto. Di più: tra il 1997 e il 2012 l’occupazione è aumentata principalmente in questi settori a media e bassa produttività (30mila nuovi posti); nei primi tre trimestri del 2013 la crescita dei posti di lavoro nei settori ad alta produttività, invece, è stata praticamente nulla. Anche tra i cantoni la produttività è differenziata. Uno studio dell’economista dell’Istituto di ricerche economiche (Ire), Valentina Mini, segnalava nel 2012 che la produttività dei ticinesi è inferiore, seppure di poco, alla media svizzera, ma parecchio più bassa di quella di cantoni come Basilea, Zurigo e Ginevra. “Accanto ai numerosi punti di forza della Svizzera – riprende Alberton – troviamo al- cune debolezze, come la difficoltà ad avviare nuove iniziative imprenditoriali, le spese nel settore educativo, la formazione superiore di persone nelle scienze, nell'ingegneria e, appunto, la produttività. Oltre, poi, ad un miglior accesso alla formazione terziaria, come pure ad un maggior sfruttamento del potenziale economico delle donne”. In termini di occupazione e, in particolare di manodopera qualificata, la Svizzera figura, però, al primo posto delle classifiche internazionali. Nella classi- fica denominata Global talent Competitiveness Index, non è molto distante da Olanda, Inghilterra, Austria o Irlanda. E “Questo risultato è soprattutto il rovescio della medaglia di una politica efficace dell’occupazione” non va dimenticato che è il Paese più competitivo del mondo. Produttività e competitività, tuttavia, non sempre marciano in parallelo. Sono ancora i due esperti del CS a segnalare un altro dato sorprendente: “La Svizzera ha superato solo in apparenza la fase di debole crescita degli anni ’90. Tra il 2000 e il 2013 il Pil è aumentato dell’1,9% contro l’1,4% della Ue. Ma se si raffronta la crescita economica a quella demografica, il Pil pro capite non raggiunge l’1%, contro l’1,2% della Ue”. Un tema di riflessione che investe il problema dell’immigrazione, qualificata e non. [email protected] Dpo vo dsfejup ej DIG 21p111/m b vo ubttp epjoufsfttf boovp fggfuujwp dpnqsftp usb jm 5/6 & f jm 7/:& )gbtdjb efj ubttj epjoufsfttf* f vob evsbub ej 47 nftj sjtvmub vo dptup upubmf efhmj joufsfttj usb DIG 7:4/91 f DIG 2p175/71/ Jm ubttp epjoufsfttf ejqfoef ebmmb tpmwjcjmju° efm dmjfouf/ Bwwfsufo{b mfhbmf; mb dpodfttjpof ej dsfejuj ³ wjfubub tf dpoevdf b vo joefcjubnfoup fddfttjwp )bsu/ 4 MDTJ*/ DSFEJU.opx ³ vo nbsdijp ej CBOL.opx TB- Ipshfo/ GIORGIO CARRION Sjtusvuuvsbsf p sjbssfebsf mpbcjub{jpof qspqsjb; ³ qpttjcjmf bodif dpo vo dsfejup qsjwbup@ TÄ- dpo DSFEJU.opx Dbtb b vo ubttp epjoufsfttf b qbsujsf ebm 5/6&/ W Pqfsb{jpof ej dsfejup sbqjeb f tfnqmjdf W 1911 51 51 53 pqqvsf dsfeju.opx/di0dbtb Vob tpmv{jpof tj uspwb tfnqsf L’esperto L’economista Amalia Mirante “Ma restiamo la nazione maggiormente competitiva” “Si fa fatica a descrivere la relazione particolare che legherebbe una bassa variazione della produttività del lavoro in Svizzera con l’essere contemporaneamente la nazione più competitiva al mondo”. Il primato economico elvetico, secondo l’economista Amalia Mirante, mal si concilia con l’ipotesi di bassa produttività del lavoro. Eppure, ci sono studi che dicono il contrario. Perché? “In tema di produttività del lavoro e competitività, sappiamo che nel medio termine il benessere dei Paesi avanzati si è mosso verso una convergenza, dettata anche dal fatto che la produttività del lavoro è andata via, via avvicinandosi. La tecnologia e la conoscenza più in generale si sono diffuse capillarmente, anche grazie ai processi legati alla delocalizzazione della produzione e più in generale alla globalizzazione”. Lo studio Credit Suisse segnala la bassa produttività degli svizzeri soprattutto nei settori economici interni. È d’accordo? “Di primo acchito, la produttività oraria del lavoro sembrerebbe una nozione di facile definizione e riducibile al prodotto suddiviso per il numero di ore lavorate, ma molte difficoltà si nascondono dietro tali quantificazioni. Basti pensare alle diversità dei sistemi professionali. O anche all’importanza che potrebbe giocare in questo contesto il lavoro nero, alle conseguenze sociali e sulla spesa pubblica che potrebbero celarsi dietro tassi di occupazione elevati, che tuttavia non possono essere definiti solo attraverso il numero di ore lavorate e il prodotto ad esso associato”. Quindi, crede che la Svizzera sia sempre competitiva? “Osservando l’indice di competitività si vede come in tutti i suoi dodici pilastri, che considerano tra l’altro la stabilità economica, il sistema di formazione, l’efficienza e la trasparenza dell’amministrazione pubblica, ad eccezione del protezionismo del settore agricolo, la Svizzera sia tra i primi della classe”. La febbre del calcio è già iniziata, i campionati mondiali in Brasile sono dietro l’angolo e gli sponsor sono pronti per questa nuova avventura commerciale. Tra questi c’è la Coca Cola, che durante i mondiali spenderà la bellezza di 3,3 miliardi di dollari in pubblicità per le sue tre bevande principali: Coca-Cola, Fanta e Sprite. Ma non è detto che questo investimento produrrà i frutti sperati: da 13 anni gli americani bevono sempre meno Coca-Cola ed ultimamente anche le vendite della versione dietetica hanno iniziato a scemare. A livello globale, poi, da almeno cinque anni scende il tasso di crescita delle vendite di bevande gassate a cause delle malattie, prima fra tutte l’obesità, legate al loro eccessivo uso. Questi cambiamenti sono particolarmente pericolosi per un’impresa come la Coca Cola, che deriva circa il 75 per cento delle proprie entrate dalla vendita di bevande gassate. Forse sarebbe meglio seguire i consigli di molti analisti e diversificare orientandosi verso quelle più sane. Nel 2013, infatti, le vendite delle bevande non gassate di proprietà della Coca Cola, tra cui l’acqua Dasani, i succhi di frutta Minute Maid e Powerade sono salite del 5 per cento. La Coca Cola è già il più grande produttore di succhi al mondo e non avrebbe problemi a gestire la vendita di bevande a base di tè, caffe e latte. In più il denaro per farlo non manca: nel 2013 gli investimenti a breve in contanti ammontavano a 17 miliardi di dollari contro i 13 dell’anno prima. La Coca, bisogna poi aggiungere, già possiede 11 prodotti non gassati, che generano complessivamente circa 1 miliardo di dollari l’anno, e un sistema di distribuzione che non ha rivali perché operativo in tutto il mondo, fatta eccezione per Cuba e la Corea del Nord. Perché allora non potenziare prodotti più sani della Coca-Cola? La risposta è semplice, il management ancora crede che sia la bevanda più buona al mondo e sogna di poter aumentare le vendite al ritmo del 3 o 4 per cento annuo. Della stessa opinione è il maggior azionista, Warren Buffet, che si è detto convinto che le vendite torneranno a salire. Un ottimismo ingiustificato anche dalla performance in borsa: nel 2013 il prezzo delle azioni della Coca Cola è sceso del 2,7 per cento (mentre l’indice Standard & Poor è salito del 21 per cento), una flessione che le è costata il primato di maggiore produttore di bevande in termini di capitalizzazione di mercato. Federer e Wawrinka sulla terra di Montecarlo Alberto Contador vince anche nei Paesi Baschi All’esordio stagionale sulla terra, al Master 1000 di Montecarlo, Roger Federer avrà come primo avversario al 2° turno, il vincente tra Stepanek e Karlovic, per Stan Wawrinka, invece, c’è il vincente tra Cilic e Verdasco. Grande inizio stagione per Alberto Contador. L’iberico si è infatti imposto nel Giro dei Paesi Baschi per la terza volta in carriera. Nella cronometro finale ha ceduto solo allo specialista Tony Martin per sette secondi. losport IN TELE VISIONE domenica 13 aprile 14.00 LA2 Ciclismo: Parigi-Roubaix mercoledì 16 aprile 20.25 LA2 Calcio: Basilea-Zurigo Cinque nuovi convocati verso i Mondiali di Minsk Tom Sykes in superpole in Superbike ad Aragon Il Gc passa a Losanna e si riporta al comando domenica 13 aprile 18.00 LA2 Motomondiale: GP Americhe giovedì 17 aprile 20.00 LA2 Hockey: Playoff. Finali. Gara 3 martedì 15 aprile 20.00 LA2 Hockey: Playoff. Finali. Gara 2 sabato 19 aprile 20.00 LA2 Hockey: Playoff. Finali. Gara 4 Sean Simpson ha diramato la seconda selezione per l’avvicinamento della nazionale ai Mondiali di Minsk. Per le due partite contro la Bielorussia sono stati convocati Genoni, Huguenin, Kamerzin, Monnet e Benjamin Plüss. Tom Sykes ha conquistato la superpole del Gran Premio di Aragon nella Superbike. Il pilota della Kawasaki ha preceduto nelle prove il compagno di squadra Loris Baz e il pilota dell’Aprilia Silvain Guintoli. Grazie al successo per 2-0 sul campo del Losanna, il Grasshopper si riporta in testa alla Super League, con due punti di vantaggio sul Basilea (una gara in meno). Nell’altro anticipo del sabato, il Thun ha la meglio sull’Aarau per 2-0. L’appello Domenica 13 aprile 2014 Il motociclismo IL BIENNE SI INCEPPA Nella sfida contro il Visp che vale un posto in Serie A, il Bienne si è inceppato alla Litterna Halle, con i vallesani ad imporsi per 5-2 e a riportare in parità la serie “Caro papà…, la mia partita non è la guerra” A PAGINA 40 Marquez domina ad Austin sul suo tracciato preferito L’hockey FUORI CAMPO 15 Lo spagnolo si diverte e fa sua la “pole” in Texas PIERLUIGI TAMI co ad avere i mezzi per contrastare lo strapotere messo in mostra da campione del Mondo. Un vero dominio targato Honda quello andato in scena sul tracciato di Austin, visto che dietro le due moto ufficiali, si so- MASSIMO MORO dei Lions La finalissima del campionato si apre con lo Zurigo vincente MASSIMO SCHIRA Una vera partita di playoff apre la finalissima del campionato. Con i Lions di Zurigo ad approfittare di una sola, micidiale, zampata. Quella che vale l’1-0 in gara-1 ieri, sabato, all’Hallenstadion e il primo vantaggio in una serie che si annuncia già fin d’ora nel segno di un grande equilibrio in questo inedito derby tutto zurighese. Oltre allo squalificato Trachsler, i Lions debuttano nella finale contro il Kloten orfani anche dell’infortunato Marc André Bergeron, toccato duro nel finale di gara-7 con il Ginevra. Un’assenza certamente pesante, che lo staff di Marc Crawford cercherà ad ogni costo di far durare il meno possibile (al suo posto Jan Tabacek). E la stessa cosa farà quello di “Fige” Hollenstein per riavere quanto prima Peter Müller (al suo posto ancora Josh Hennessy). Ma l’assenza di due giocatori chiave per la sfida che vale il titolo si sente solo in parte nel terzo d’apertura, perché la gara si gioca all’insegna dell’equilibrio. Le migliori occasioni, su entrambi i fronti, con l’uomo in più sul ghiaccio. Ma l’esperto Gerber e il giovane Flüeler si illustrano fin dall’avvio. Ottimo hockey, alcune belle occasioni, ma ancora nessuna rete anche nel terzo centrale, dove lo Zurigo si trova costretto sulla difensiva sugli sviluppi di una situazione di doppia inferiorità numerica a cavallo di metà partita. Situazione peraltro gestita bene, ma che ha fatto emergere qualche “scoria” atletica della lunga serie contro il Ginevra. Con il Kloten pronto ad approfittarne con una maggior presenza offensiva. Che però non trova lo sbocco finale. E, infatti, il primo a trovare la zampata è proprio lo Zurigo, con un’azione ad imbeccare libero nello slot Patrick Bärtschi, che non si fa pregare e fredda Gerber. Il gol è un vero toccasana UN ILLUSTRE “EX” STELLA Roman Wick è passato dalla maglia del Kloten proprio a quella dei “cugini” zurighesi, restando però una vera e propria stella dell’hockey elvetico per gli uomini di Crawford, che risalgono decisamente la china anche sotto il profilo dell’intensità e della continuità nel loro gioco. Si arriva quindi all’assalto finale degli “aviatori”. Concitato, generoso. Ma infruttuoso. E, in fin dei conti, a pesare di più è l’assenza di uno scorer di provata razza come Peter Müller. Perché la difesa orfana di Bergeron di gol non ne subisce, mentre l’attacco senza il suo leader non riesce a segnare… LO SPAREGGIO La fase di adattamento alla iprotagonisti P. Bärtschi Da fromboliere navigato si fa trovare al posto giusto al momento giusto e non perdona Flüeler L’estremo difensore dei Lions continua a giocare su livelli davvero molto alti... Forse già da Nhl Gerber L’esperienza del portierone del Kloten può essere un’arma in più per “Fige” Hollenstein M.A. Bergeron È il grande assente di gara-1. Toccato duro contro il Ginevra ha dovuto dichiarare forfait SUGLISPALTI MASSIMO SCHIRA LA PAURA DI VINCERE MANDA “KO” V incere 3-0 la gara d’andata e perdere 5-0 quella di ritorno? Si può, si può. Per conferme, chiedere al Basilea di Europa League. La sconfitta, per certi versi clamorosa, subita al Mestalla di Valencia è figlia di diversi fattori. Il primo è l’atteggiamento. I renani sono scesi in campo per controllare il risultato, la peggior scelta possibile, che si è tramutata in zero occasioni da gol. Un secondo aspetto da tenere in considerazione è il messaggio. Quello che un allenatore lancia effettuando soltanto cambi conservativi: fuori attaccanti e dentro difensori a profusione. Un segnale che dice alla squadra: “Non ho fiducia di quelli che sono in campo”. E induce i giocatori a non lottare su ogni pallone. C’è poi da considerare che la panchina del Basilea è un po’ meno ricca di quella delle grandi avversarie e se a questo si aggiunge l’assenza di alcuni elementi dell’undici titolare, ecco che la coperta è subito corta. I molti infortuni muscolari nella squadra di Yakin dovrebbero infine far riflettere sulla preparazione. Per evitare che la paura di vincere torni a mandare il Basilea “ko”. sfida con una squadra di categoria superiore è già terminata per il Visp. I vallesani si sono infatti riportati in parità nella serie che vale un posto in Serie A battendo il Bienne per 5-2 (un gol anche per Roman Botta). IN AMERICA Mentre in Svizzera andava in scena il primo atto della finale del campionato, in Nordamerica il “countdown” verso i playoff della National Hockey League è entrato nei suoi ultimi quattro giorni. Con la definizione di tutte e 16 le elette a partecipare al “post season”. Ultima franchigia a staccare il prezioso biglietto, Dallas, che grazie al successo per 3-0 contro St. Louis ritrova la fase decisiva del campionato, dove mancava dal 2008. Restano da definire gli abbinamenti del primo turno, anche se si prospettano alcune sfide piuttosto interessanti. Come quella possibile tra Detroit e Boston, con i Bruins nel ruolo di grandi favoriti per la Stanley Cup, ma “sotto” nel bilancio della regular season per 3-1 nei confronti dei Red Wings. Mancano però le ultime sfide per avere gli accoppiamenti definitivi anche per i molti svizzeri - tra cui Reto Berra, che ha vissuto una serataccia nella sconfitta di Colorado 5-1 contro San José dove è stato sostituito dopo pochi minuti e dopo aver incassato 2 reti su 5 tiri - saranno protagonisti della corsa al titolo. [email protected] Q@MassimoSchira Marc Marquez domina dall’inizio alla fine prove e qualifiche nella MotoGp ad Austin, quasi fosse un divertimento. E agli avversari lascia solo polvere e briciole. Il Texas sembra ormai diventato terra di conquista per il giovane talento di Cervera. Lo spagnolo della Honda Hrc, sulla pista dove l'anno scorso ha centrato il suo primo successo nella classe regina, ha dimostrato, ieri, sabato, di non avere rivali sul tracciato statunitense. Un vero dominio quello fatto registrare dal campione del Mondo che, dopo aver stracciato tutti nelle prove libere rifilando distacchi abissali, ha conquistato senza troppi patemi anche la pole position. “È uno dei miei circuiti preferiti - ha sottolineato Marquez -, lo scorso anno qui ho vinto e conservo un buon ricordo del mio primo successo nella MotoGp. Ora dobbiamo vedere cosa accadrà con le nuove regole e restare concentrati sul nostro lavoro. Fortunatamente la maggior parte delle curve impegna le spalle e quindi questa pista è molto più adatta per la mia gamba ferita, anche perché non sono ancora al 100%”. Un successo nel Gran Premio delle Americhe permetterebbe al pilota iberico di prendere già - dopo il trionfo ottenuto nella prima gara dell’anno che si è disputata a Losail - un buon vantaggio su tutti gli avversari alla testa della classifica della MotoGp. Alle spalle di Marquez si è piazzato il compagno di squadra, Daniel Pedrosa, che, dopo aver sprecato l’occasione di conquistare lo scorso anno il titolo a causa dei suoi molti capitomboli con susseguenti infortuni, ha dimostrato in Texas di essere l’uni- combinato nella passata stagione sul tracciato statunitense, con Jorge Lorenzo che ha chiuso le prove in quinta posizione, proprio davanti al suo compagno di squadra Valentino Rossi. [email protected] Lealtreclassi Nella Moto2 c’è la prima fila per Aegerter Una scivolata senza conseguenze nella Moto2 ha impedito a Thomas Lüthi di andare oltre il tredicesimo posto sulla griglia di partenza ad Austin. Molto meglio di lui ha fatto Dominique Aegerter che scatta dalla prima fila accanto al pole man Rabat e a Zarco. Nelle ultime prove libere, che si sono disputate in mattinata, il bernese è comunque riuscito a trovare la messa a punto giusta, facendo segnare il miglior tempo. Buona la costanza di prestazioni fatta registrare anche da “Domi” che, dopo esse stato uno tra i migliori in tutte le libere, si è confermato piazzandosi in sesta posizione. Buone notizie per la gara, insomma. Nella Moto3, Jack Miller continua a rompere le uova nel paniere alla pattuglia spagnola. L’australiano della Ktm, dopo la vittoria ottenuta nel Gran Premio del Qatar, ha conquistato ad Austin la partenza al palo, davanti alle Honda di Efren Vasquez, Alex Rins e Alex Marquez. Con la pole conquistata, Miller sembra esser l’unico pilota che in questa stagione potrebbe mettere fine allo strapotere dimostrato negli ultimi anni dagli iberici. MARC MARQUEZ Sul tracciato statunitense di Austin lo spagnolo della Honda ha dominato le qualifiche, facendo segnare la pole position Il calcio La pallavolo La salvezza passa da Chiasso Nella finale del campionato dominato lo Schönenwerd Vince il Lugano, perde il Wohlen e il derby diventa “fratricida” NOSTRO SERVIZIO Alla vigilia di Wil-Lugano, partita che - di per sé - aveva poco o nulla da dire al torneo cadetto, l’allenatore dei bianconeri ha parlato di partita bella da giocare, contro un’avversaria piuttosto in forma. Ha avuto ragione, perché la gara della Igp Arena è stata piacevole, con parecchie occasioni da rete, ribaltamenti di fronte e anche parecchio agonismo. Ma un solo gol. E proprio quello del suo Lugano, realizzato di testa da Sabbatini in avvio di ripresa, che ha così portato a casa tre punti e una prestazione interessante per il tecnico in ottica futura. Gli occhi del calcio ticinese di Challenge League sono però già puntati sul “Riva IV” di Chiasso, dove domani, lunedì, è in cartellone un posticipo importantissimo e… fratricida. Ospite dei rossoblù di Gianluca Zambrotta, infatti, è il Locarno, che battendo nel recupero infrasettimanale il Wohlen ha rilanciato le proprie chance di salvezza. La classifica, in questo senso, parla chiaro: i bianchi di Maccoppi sono sì ultimi con 20 punti in 28 partite, ma hanno ora un sol punto di ritardo sui chiassesi. E le notizie arrivate ieri, sabato, dal “fronte Wo- OCCHI PUNTATI SUL “RIVA IV” Dopo la vittoria del Lugano a Wil in una partita che poco aveva da dire alla classifica, occhi puntati sul posticipo di Chiasso, dove va in scena un autentico derby salvezza tra i rossoblù e il Locarno Ti-Press Lo slogan di Fifa e Uefa recita “Respect”, rispetto. Un concetto che va ribadito, ma anche chiarito alla luce dei fatti successi sui campi giovanili ticinesi e che hanno portato alla sospensione di una giornata per il campionato della categoria D9. Il rispetto è un valore, ma è un valore che, troppo spesso anche nel resto della Svizzera, non viene… rispettato. In primo luogo gli scopi. Non bisogna mai dimenticare di definire gli scopi del calcio, soprattutto di quello giovanile. Perché si parla di ragazzi tra i 10 e i 14 anni. L’obiettivo è di formarli allo sport, ma anche di istruirli ad accettare ad esempio le decisioni dell’arbitro, giuste o sbagliate che siano. Oggi si arriva al paradosso di non accettare una decisione corretta solo per il fatto che ci è sfavorevole. Figuriamoci le reazioni quando è anche sbagliata. Da accettare, però, ci sono anche i limiti dei compagni. E da imparare, il rispetto per gli avversari. Gli allenatori in tutto questo hanno un compito di grande responsabilità. E devono essere da esempio in ogni momento, dall’allenamento fino alla partita. Perché se un allenatore si lascia trasportare, se il rispetto delle regole viene meno, ecco che anche i genitori e i ragazzi stessi si sentono, in qualche modo, legittimati a comportarsi allo stesso modo. È un compito difficile, che però la maggioranza delle molte persone che si impegnano nel calcio giovanile riesce a svolgere in modo corretto. L’allenatore, in questo percorso, non può poi nemmeno essere lasciato solo. La famiglia è essenziale. Una buona cosa da fare, per tutti, prima di avvicinarsi ad una partita, è quella di “rileggere” mentalmente gli scopi della gara: permettere ai ragazzi di divertirsi, imparare uno sport di squadra nel rispetto delle regole, imparare ad accettare le decisioni (anche se appaiono ingiustizie, presunte o effettive). In definitiva, le aspettative degli allenatori e dei genitori non sono prioritarie rispetto a quelle dei ragazzi sul campo. La decisione di sospendere il campionato è un segnale che capisco e trovo anche corretto. Mi sarebbe però piaciuto che il pomeriggio fosse dedicato ai ragazzi, che - in fondo - sono quelli che in questa vicenda ci rimettono una giornata di sport e divertimento. Si sarebbe potuto approfittare delle convocazioni per un’ora e mezza di semplice calcio libero. E con i genitori liberi di fare una passeggiata. Primo atto con zampata Keystone Le aspettative di genitori e allenatori non contano no piazzate quelle private del tedesco Stefan Bradl e dello spagnolo Aleix Espargaro. Continua invece a faticare la Yamaha ufficiale, anche se comunque c’è da segnalare un miglioramento rispetto al disastro hlen” - l’altra squadra invischiata nella lotta per non finire in Prima Lega Promotion - non hanno fatto che mettere ulteriore pepe sulla sfida in posticipo al Comunale. Impegnati in casa contro il sempre grintoso Bienne, gli uomini di Ciriaco Sforza sono usciti con tre gol sul groppone e nessun punto in più in classifica. Gli argoviesi rimangono quindi appaiati al Chiasso e direttamente nel mirino del Locarno. I rossoblù al derby salvezza arrivano con una sconfitta, comunque rimediata contro il lanciatissimo Vaduz dopo un periodo di alti e bassi, contraddistinto da due pareggi. Uno convincente con il Winterthur, uno amaro contro il Wohlen. Risultati che hanno permesso al Locarno di rifarsi sotto, in primis grazie al 20 rifilato allo stesso Wohlen in una gara dove i bianchi sono stati bravi ad approfittare del calo di ritmo degli avversari. m.s. Ecco il secondo trionfo dei Dragoni di Lugano Senza storia. Non c’è altra definizione possibile per descrivere la finalissima del massimo campionato di pallavolo tra Lugano e Schönenwerd. Una finale vinta, dominata dai “Dragoni”, che hanno conquistato il titolo in tre gare, senza concedere ai rivali nemmeno la gioia di un set. Netto, nettissimo, anche il 3-0 maturato ieri, sabato, al Palamondo di Cadempino che ha consegnato ai ragazzi di Mario Motta il punto decisivo nella Ti-Press serie. Basta leggere il parziale per capire la “piega” che hanno preso gli eventi: 25-22 in un primo set tutto sommato equilibrato, ma dove il Lugano ha fatto valere tutto il suo peso; 25-15 in una seconda fra- zione con i Dragoni in versione rullo compressore; 25-20 in un terzo set in cui i solettesi abbozzano un tentativo di reazione, ma si scontrano contro lo strapotere luganese. Per la formazione ticinese si tratta del secondo titolo consecutivo, conquistato dopo una stagione in cui la squadra ha trovato conferma delle proprie potenzialità anche attraverso l’avventura europea contro avversarie prestigiose. Unica “macchia” su una nuova stagione trionfale, la finale di Coppa persa nella classica “giornataccia” contro il Näfels. Ma in campionato i Dragoni non hanno davvero trovato avversari. á\`Łáˆˇˇ¥Àˇ\ŁŁ†\Ł˚`\ÖÃ¥À IL LUSSO. CONCENTRATO. NUOVA LEXUS CTž00h: L’UNICA COMPATTA DI LUSSO IBRIDA PURA. SCOPRITE DAL VIVO LA NUOVA CT 200h: PROVATELA SUBITO E APPROFITTATE DEL VANTAGGIO DI PREZZO LEXUS PREMIUM DI CHF 3000.–*! ALTRE ALLETTANTI SORPRESE VI ASPETTANO SU GUIDARE-LEXUS.CH/CT LA COMPATTA LEXUS CT 200h IBRIDA PURA: dinamica, confortevole e premiata. La CT 200h è l’unica automobile compatta al mondo nel segmento di lusso dotata di tecnologia ibrida pura. E nella nuova versione è più lussuosa che mai, oltre che più efficiente. BASTA UNA PROVA SU STRADA COMPATTA PER FARSI ENTUSIASMARE. / LexusSwitzerland THE NEW CT200h NO.1 PREMIUM HYBRID APPROFITTATENE SUBITO: IL VOSTRO CONCESSIONARIO LEXUS VI OFFRE SU TUTTA LA GAMMA IBRIDA PURA UN LEASING PREMIUM AL 2,5%. NEW CT 200h impression Da CHF 31 700.–* / CHF 274.–/mese (3,6 l/100 km, 82 g/km, A) NEW IS 300h Da CHF 43 900.–* / CHF 415.–/mese (4,3 l/100 km, 99 g/km, A) NEW GS 300h impression Da CHF 59 900.–* / CHF 639.–/mese (4,7 l/100 km, 109 g/km, A) NEW LS 600h comforš Da CHF 140 900.–* / CHF 1499.–/mese (8,6 l/100 km, 199 g/km, F) RX 450h impression Da CHF 71 000.–* / CHF 616.–/mese (6,3 l/100 km, 145 g/km, C) EmŒl Frey SA Lexus Noranco-Lugano WŒ_ (_þõðþ_¬fi¢ ñ¾À´ @ðç_þyðØ=˙_þ𢠾À ¾ñ ¾ñ ¾ñ¢ ÔfiÞŒ¬¿çfiÔyªóŒõó¬˙_þð *Prezzo di vendita netto consigliato (dopo deduzione del vantaggio di prezzo Lexus Premium), IVA incl. New CT 200h (1,8 litri, ibrida pura, 5 porte) da CHF 34 700.–, dedotto vantaggio di prezzo Lexus Premium CHF 3000.– = CHF 31 700.–. Rata leasing mensile CHF 274.55 IVA incl. Consumo Ø 3,6 l/100 km, emissioni di CO 2 Ø 82 g/km, categoria d’efficienza energetica A. Modello illustrato: New CT 200h F SPORT (1,8 litri, ibrida pura, 5 porte) da CHF 45 400.–, dedotto vantaggio di prezzo Lexus Premium CHF 3000.– = CHF 42 400.–. Rata leasing mensile CHF 366.90. Acconto 25 % del prezzo netto. 48 mesi, 10 000 km/anno. Tasso d’interesse annuo effettivo: 2,53 %. Cauzione 5 % dell’importo del finanziamento. Valore residuo secondo le direttive di Multilease AG. Assicurazione casco totale obbligatoria. La concessione del credito è vietata se causa un eccessivo indebitamento del consumatore. Leasing Lexus Premium e vantaggio di prezzo Lexus Premium valevoli per contratti stipulati con relativa immatricolazione entro il 30.04.2014 o fino a revoca. Consumo di carburante misurato secondo le norme della direttiva CE 715/2007/CEE. Media delle emissioni di CO 2 di tutti i modelli di vetture immatricolati in Svizzera: 148 g/km. La musica La casa Il sesso “VI RACCONTO IO COM’È DAVVERO LAURA PAUSINI” RIORDINATO E RINNOVATO, L’ARMADIO 2.0 MIA FIGLIA, 18 ANNI, CERCA SOLO UOMINI PIÙ GRANDI A PAGINA 27 A PAGINA 21 ROSSI A PAGINA 30 traparentesi Animali 13 aprile 2014 ilcaffè Ecco tutto ciò che complica la riproduzione PASSIONI | BENESSERE | SPORT PAUSA CAFFÈ BOLTRI A PAGINA 20 Una persona su dieci ha un timore incontrollato di sentirsi male. Valori patologici sempre più bassi e troppa informazione contribuiscono a renderci tutti potenziali pazienti I ROBERTA VILLA malati immaginari sono malati davvero. L’eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute può diventare infatti un vero e proprio disturbo mentale, che condiziona la vita, toglie la serenità, costringe chi ne soffre a sottoporsi continuamente a visite ed esami, senza mai convincersi di stare davvero bene. segue a pagina 18 N PATRIZIA GUENZI PERCOMINCIARE PATRIZIA GUENZI L’INDEGNA FINE DI “3” E “4” M a nessuno s’è messo nei panni della povera mamma orsa a cui, in pochi giorni, hanno ucciso due piccoli? È a dir poco vergognosa la vicenda del parco Dählhözli di Berna dove sono stati uccisi gli orsetti “numero 3” e “numero 4” (tra l’altro, un nome no?): il primo soppresso dalla furia del padre, il secondo dalla puntura di un veterinario. Eppure, gli zoo esistono, almeno così pensavamo, per tutelare gli animali, per garantire loro una vita dignitosa e favorirne la riproduzione. Ragione di più per utilizzare ogni mezzo per tutelare la prole. Altrimenti tanto vale lasciarli dove stanno. I responsabili del parco bernese hanno spiegato che i due orsetti erano trascurati dalla mamma, tutta presa dal maschio, e che i rischi legati a quest’ultimo erano conosciuti. Ancora peggio! Non ci si venga a dire che, magari anche intervenendo farmacologicamente, non v’era mezzo per evitarne la morte! E poi, ok, passi il “numero 3”, ma perseverare con il “4” ci sembra davvero indegno. Facciamo così, allora: sopprimiamo tutti gli ospiti degli zoo, così almeno risolviamo il problema alla radice. LA FINESTRA SUL CORTILE Storie di quotidianità familiare LA CHIAVE COMBINATA A PAGINA 48 on mi sento bene. Provo a inserire i miei sintomi su internet. Inizia così il calvario di un ipocondriaco che oggi, contrariamente al passato, ha a disposizione una miriade di modi per alimentare ansie e timori sulla propria salute. Giornali, riviste specializzate, libri, studi, ricerche e, naturalmente, la rete, luogo principe dove il malato immaginario trova pane per i propri denti. segue a pagina 18 IL CAFFÈ 13 aprile 2014 19 tra parentesi La salute Le conseguenze Prigionieri di un’inida paura che provoca ansia e tanto stress I Ipocondria La malattia che non c’è e fa star male Viaggio tra le pieghe del dolore senza cura A volte basta sapere che un conoscente ha avuto un problema serio di salute, oppure essere stati accanto ad un familiare ammalato. Ecco che iniziamo ad avvertire certi segnali del nostro corpo e ad esagerare di molto il rischio di avere proprio quella malattia. Altre volte, sono proprio le informazioni sulle malattie a contagiarci con la paura di ammalarci, come capita quando sui giornali leggiamo di epidemie in arrivo o di possibili contaminazioni alimentari. Ma a renderci tutti più insicuri sul nostro reale stato di salute, è anche il continuo abbassamento delle soglie patologiche di alcune malattie, come il colesterolo o la pressione. Ecco perché chi è appena appena ipocondriaco troverà di che alimentare le sue ansie. Tuttavia, i malati immaginari sono malati davvero e devono sentirsi presi in seria considerazione. Nei casi più impegnativi può servire la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Ma alcuni studi hanno dato risultati promettenti anche con certi farmaci antidepressivi. Nessun’altra patologia è stata descritta e rappresentata come l’ipocondria sin dai tempi del “Malato immaginario” di Molière. E un film, appena arrivato nelle sale cinematografiche, “Supercondriaco”, ha per sottotitolo, “ridere fa bene alla salute”, il che vuol essere di buon auspicio. p.g. MANUALE DIAGNOSTICO Il termine ipocondria nell’ultima versione del Dsm, radatto dagli psichiatri americani, è stato sostituito da disturbo di ansia di malattia e disturbo da sintomi somatici ROBERTA VILLA I malati immaginari sono malati davvero. L’eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute può diventare infatti un vero e proprio disturbo mentale, che condiziona la vita, toglie la serenità, costringe chi ne soffre a sottoporsi continuamente a visite ed esami, senza mai convincersi di stare davvero bene. Nessun’altra patologia, dai tempi del “Malato immaginario” di Molière fino alle macchiette autobiografiche di Woody Allen, è stata descritta e rappresentata come questa, con un taglio quasi esclusivamente comico. Spesso sono proprio i diretti interessati a ridere per primi di questa loro mania, comprendendo razionalmente che è infondata, come nell’ultimo film “Supercondriaco”. Ma il dubbio resta sempre, e scherzarci su non basta. Anzi, rinchiude l’ipocondriaco sempre di più nell’idea di essere incompreso. E di solito non bastano a dargli tregua nemmeno i risultati degli esami e le spiegazioni del medico. Qualcosa può sempre essere sfuggito. L’errore è sempre in agguato. Uno studio australiano pubblicato sul British Journal of Psychiatry ha stimato che poco meno di 6 persone su cento nel corso della loro vita hanno sofferto di questo disturbo, ma la percentuale potrebbe anche essere superiore, arrivando al 10%. Come per la maggior parte delle forme d’ansia, infatti, non esiste un chiaro confine che definisce un comportamento veramente patologico: il livello di gravità dei sintomi si distribuisce su quello L’allarme LA MENTE In letteratura è possibile riscontrare che due terzi dei pazienti ipocondriaci sono affetti da un disordine psichiatrico coesistente Da sapere % 40 dei casi che gli esperti chiamano uno “spettro”, ed è con questo criterio che tutti i disturbi mentali sono stati classificati nell’ultima versione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il Dsm-5, redatto dalla principale Associazione degli psichiatri americani. Il termine “ipocondria” in quest’ultima edizione è stato sostituito da due diversi di- Depressione maggiore La sua presenza viene suggerita da sintomi come dimagrimento, anoressia e perdita della libido % 15 dei casi sturbi: quando il paziente è solo preoccupato in maniera anomala per la propria salute si parla di disturbo da ansia di malattia, quando invece si associa a sintomi si dice disturbo da sintomi somatici. Per rientrare in questa classificazione la situazione deve durare da almeno sei mesi. Perché si diventa così? Le ragioni possono essere tante, na- Attacchi di panico La presenza è suggerita dalla comparsa di attacchi acuti e ricorrenti di sintomi cardiorespiratori. % 10 dei casi scoste nell’esperienza della nostra infanzia e giovinezza più che nei geni, i quali possono comunque dare il loro contributo. Ma è più probabile che un genitore ipocondriaco renda tale anche il figlio parlando spesso di malattie e preoccupandosi in maniera eccessiva per la sua salute. In altri casi, nella storia di queste persone, è facile ritrovare Dalla pressione alla glicemia e al colesterolo... Si abbassano le soglie diagnostiche Ridurre costantemente i valori ci rende tutti potenziali pazienti S e una quarantina di anni fa il valore della pressione arteriosa, quella della cosiddetta massima, doveva essere 100 più l’età, oggigiorno i parametri si sono decisamente abbassati. “Va bene se è 120 su 80”, dicono i medici. Ma fra un po’ ci sentiremo dire che pure questi sono valori quasi al limite, che devono, quindi, venire rivisti verso il basso di un po’. Ecco solo un esempio di come, in un attimo, ci si trasforma in malati, e ci si ritrova in mano la ricetta di un anti-ipertensivo. L’abbassamento delle soglie patologiche fa impennare il numero di persone che rientrano o potrebbero rientrare nell’esercito dei pazienti. E quello della pressione è solo un esempio. Se la glicemia (lo zucchero nel sangue) è leggermente oltre la media o il colesterolo (il grasso nel sangue) sfiora il limite massimo, preparatevi ad ingoiare altre due pasticchette al dì. Ovvio, meglio prevenire che curare, ri- petono i medici; ma senza esagerare, avvertono molti specialisti. Anche perché, se una persona è appena appena ipocondriaca è finita. Da quel momento si sentirà malata grave, e la sua vita, e quella dei suoi familiari, diventerà un inferno. “Bè, i maligni dicono che c’è lo zampino dell’industria farmaceutica in questa continua diminu- controindicazioni anche pesanti e sono mal sopportate dai pazienti. Ecco perché sarebbe meglio, nel limite del possibile, prevenire attraverso un cambiamento dello stile di vita, che può fare solo il singolo: un’alimentazione più sana, più movimento, un po’ di dieta, così da influenzare in modo positivo eventuali valori un po’ oltre “Secondo i più critici l’industria farmaceutica ci mette lo zampino” Parecchie pasticche hanno controindicazioni anche molto pesanti zione dei valori”, nota il medico Beppe Savary, spiegando però che il trend al ribasso è dettato da un importante studio americano che va avanti da decenni su un ampio campione di popolazione. “I nuovi valoririprende il medico - in realtà servono a ridurre i rischi per alcune categorie di persone. Tuttavia, va anche detto che a volte il prezzo è molto alto. Molte pasticche hanno la soglia limite”. A contribuire a medicalizzare il pianeta ci si mette a volte pure la psichiatria per cui saremmo tutti malati e matti. E qui l’ipocondriaco ci va davvero a nozze! In Europa quasi il 40 per cento della popolazione soffre di disturbi psichici e le previsioni per l’immediato futuro non sono per niente incoraggianti. Soffriamo soprattutto di de- pressione, sebbene i “disordini mentali” siano centinaia, conclamati o solo potenziali. Non per niente, il nuovo Dsm (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) dell’Associazione psichiatrica americana, definita anche la “Bibbia degli psichiatri”, contiene criteri diagnostici spesso discutibili che potrebbero moltiplicare i pazienti psichiatrici. Anche in questo caso, c’è stato l’abbassamento delle soglie diagnostiche (cioè si è ridotto il numero di sintomi sufficienti per stabilire che una persona è malata), col risultato di creare molti falsi positivi, un aumento nel consumo di farmaci e, ovviamente, maggiori costi sanitari. Le malattie della psiche sono subdole, una sorta di terreno minato. Come si fa a sentirsene immuni? Potenzialmente riguardano tutti. E persino l’ipocondriaco ne è perfettamente consapevole. p.g. Sindrome ossessivocompulsiva 5% dei casi Sindrome ansiosa e altre patologie la perdita di una persona cara o comunque l’esperienza di aver vissuto da vicino l’infermità di qualcuno. Le conseguenze del disturbo non si riflettono solo sul benessere psicologico e sul rapporto con i familiari e gli amici, che possono diventare intolleranti nei confronti di questa mania, un modo, in apparenza, per riportare sempre l’attenzione su di sé. Tutto questo talvolta può compromettere anche il rapporto tra medico e paziente, se il professionista non è preparato a comprendere che quello che ha davanti non è un semplice rompiscatole, ma una persona che ha bisogno di aiuto. Forse non per le malattie che crede di avere e che non ha, ma per l’unica che non si accorge di avere. Curarsi, comunque, è meno difficile di quanto si creda. Se gli antidepressivi spesso non risultano efficaci, uno studio pubblicato su The Lancet da ricercatori inglesi ha dimostrato che per liberarsene bastano 5-10 sedute di una terapia detta cognitivo comportamentale. L’effetto è stato verificato su oltre 400 ipocondriaci selezionati attraverso un apposito questionario negli ambulatori di cliniche e ospedali ed è durato per oltre due anni. Con costi tutto sommato contenuti, visto che a guidare il trattamento era personale non particolarmente esperto, formato nel corso di due soli workshop. Un investimento per la sanità che comporta sicuramente una spesa inferiore a quella indotta da tutte le visite e gli esami cui i pazienti avrebbero continuato a sottoporsi se non si fossero curati. 1 LA CONCENTRAZIONE Non concentratevi troppo su un lieve malessere, altrimenti si amplificherà, creando un perverso circolo vizioso. l brutto dell’ipocondria è che si autoalimenta. L’eterna paura di ammalarsi infatti induce inevitabilmente ansia e stress, fenomeni che di per sé possono provocare una lunga serie di disturbi: mal di testa, palpitazioni, mal di stomaco, solo per citare i più frequenti. La paura di ammalarsi può provocare crampi addominali, dolori al petto, sintomi riconducibili alla cervicale. Non sono simulazioni, ma dolori reali, per quanto indotti da un disagio psichico. L’organismo infatti reagisce alla minaccia che il cervello segnala come se fosse reale. E il medico accorto lo dovrebbe sapere. La loro causa va quindi indagata e trattata, senza liquidare il paziente con una semplice rassicurazione, che nella maggior parte dei casi risulta inefficace. Bisogna avere la pazienza di accompagnare il malato verso una maggiore consapevolezza, cercando eventualmente aiuto da uno specialista. Anche perché, se questi sono fenomeni di per sé innocui, se non si vuole tenere conto del loro impatto sulla qualità di vita e talvolta anche sull’efficienza lavorativa del paziente, l’ansia e lo stress con Mal di testa, palpitazioni, mal di stomaco... quando i disturbi fisici si autoalimentano Per alcuni avere a disposizione un computer è come per un alcolista lavorare in una cantina il passare del tempo possono provocare danni molto più gravi, per esempio a livello del sistema cardiocircolatorio. Inoltre la paura ossessiva di avere una malattia può spingere a sottoporsi a esami inutili, che innescano a loro volta catene di ulteriori accertamenti non esenti da rischi, per esempio, tanto per citarne qualcuno, l’uso di raggi X. Oppure, al contrario, la paura del verdetto di un’indagine di rou- tine è tale da allontanare il paziente dai test di screening o da fargli rifiutare quelli prescritti dal medico, per il timore di scoprire “qualcosa di brutto”. O spingere il medico a sottovalutare segnali di allarme che in altre persone prenderebbe sul serio. L’idea di essere ammalati porta inoltre a prendere più medicine, anche quando non servono, con il risultato di subirne gli inevitabili effetti col- La curiosità/1 2 LA SENSIBILITÀ Alcuni individui sono più sensibili di altri nel sentire ogni minimo sintomo fisico. Può dipendere da alcune esperienze infantili. 3 LO STRESS Lo stress, fisico o psichico, influenza il sistema ormonale. La conseguenza è una psiche più attenta a ogni minimo malessere. 4 L’EMULAZIONE Alcune persone adottano uno stile di vita simile a quello di un malato cronico o di un invalido ed evitano attività che richiedono sforzi. 5 LA GENETICA Studi su gemelli indicano che la componente genetica gioca un ruolo modesto nell’origine dell’ipocondria. laterali, che vengono interpretati, di nuovo, come segnali allarmanti di qualcosa che non va. Insomma, un cane che si morde la coda, in una girandola infinita di disturbi e malesseri. Le nuove tecnologie, infine, non aiutano gli ipocondriaci. La facilità con cui oggi si accede via internet a una sconfinata massa di informazioni spinge il paziente a cercare subito online conferma dei propri sospetti. È stato coniato anche un apposito termine per i casi in cui questa modalità di esprimere l’ansia diventa predominante: si parla in questi casi di “cibercondria”. Ormai non è un’eccezione, ma la norma. I temi legati alla salute, infatti, sono secondi solo a quelli pornografici come termini di ricerca su Google. Per un ipocondriaco, avere a disposizione un computer è come per un alcolista lavorare in una cantina. Purtroppo le risposte che arrivano dal web non sono sempre attendibili, e tanto meno rassicuranti per chi soffre di questo disturbo. Se non si fa attenzione a selezionare tra i pochi e affidabili siti istituzionali, come quello dell’Ufficio federale per la sanità, è facile restare invischiati nella rete di pagine che possono trarre in inganno. Ma il secondo effetto deleterio di internet in questi pazienti è di minare ulteriormente il loro rapporto, spesso già difficile, con il loro medico: invece di accettare la sua rassicurazione, l’ipocondriaco tende a rispondere con i risultati delle sue ricerche: “Lei dice di no, ma su internet ho letto che i miei disturbi possono essere sintomi di un cancro”. E si ricomincia. r.v. La curiosità/2 Troppa informazione “Supercondriaco”... alimenta le angosce così sdrammatizzi N A LA RETE Soprattutto in internet le nostre paure trovano di che alimentarsi on mi sento bene. Provo a inserire i miei sintomi su internet. Inizia così il calvario di un ipocondriaco che oggi, contrariamente al passato, ha a disposizione un’infinità di modi per alimentare ansie e timori sulla propria salute. Giornali, riviste specializzate, libri, studi, tv, ricerche e, naturalmente, la rete, luogo principe dove il malato immaginario trova pane per i suoi denti. Qui si scatena, e inizia una gara con amici e familiari a chi ha più malattie rare e mortali. L’eccesso di informazioni spesso nuoce. Avere a disposizione mille mezzi per trovare risposte, e conferme, ad ansie e paure, paradossalmente, è più dannoso che utile. Una strada senza uscita, un’eterna rincorsa a verifiche, consulti e diagnosi. Non solo in seguito a piccoli sintomi reali, ma anche, e a volte soprattutto, in loro assenza. E quando davvero non c’è scusa per quella patologia temuta, l’ipocondriaco sposta i suoi fantasmi su un altro disturbo. Ovviamente terribile: tumore, ictus, infarto e via elencando. Insomma, con la divulgazione televisiva e la possibilità di ricerca su Internet, un malato immaginario ci va a nozze. Conosce i nomi di un’infinità di malattie, tanto da fissarsi pure su quelle più rare, un tempo sconosciute, convinto che quel suo sintomo coincida perfettamente con quel quadro patologico. Agitato e in preda al panico riesce a calmarsi solo con le rassicurazioni di un medico di sua fiducia. Salvo, poco dopo, ricominciare. p.g. IL FILM “Super condriaco”, film spassoso che affronta il tema dell’ipocondria nche il cinema ha più volte trattato il tema dell’ipocondria. Chi non si è divertito con i film di Carlo Verdone, in cui l’attore spesso interpreta il ruolo di un malato immaginario con tutto un corollario di spassosissime gag. Da “Maledetto il giorno in cui ti ho incontrata” al film “Sotto una buona stella”, in cui un po’ tutti i personaggi fanno ampio uso di pasticche. L’ultima pellicola in tema, in ordine di tempo, è quella di Dany Boon, regista e attore di “Supercondriaco, ridere fa bene alla salute”: protagonista, Romain Faubert, quarantenne single e senza figli. Fotografo per un dizionario medico online, soffre da tempo di un’ipocondria che segna la sua vita, facendo di lui un nevrotico che vede germi e microbi ovunque e che dà spintoni e cazzotti a tutti quelli che cercano di baciarlo. Il suo unico, vero amico è il dottor Dimitri Zvenka, la cui sola colpa è stata di prendere a cuore il caso di Romain, per poi pentirsene amaramente. Il malato immaginario, infatti, è un soggetto estremamente difficile da gestire, tant’è che Dimitri farebbe qualsiasi cosa per sbarazzarsene definitivamente. Ad un certo punto, però, pensa di aver trovato il rimedio che lo libererà per sempre, ma senza traumi, da Romain Faubert: gli troverà la donna della sua vita. A volte è proprio l’aiuto della persona amata, o anche un altro pensiero che prende il posto di quell’ossessione per la propria salute, che può ribaltare la situazione e togliere quel chiodo fisso dalla testa dell’ipocondriaco. p.g. 20 Leit motiv tra animali lamoda parentesi I pois declinati in infinite versioni, colori e dimensioni nella nuova collezione di Sportmax. Colorati Uomo Grandi, micro e turchesi i pois dei pantaloni attillati di Emanuel Ungaro. I pois neri creano l’effetto optical nella camicia di Burberry Prorsum. I vivaci pois degli anni‘80 sono il pallino dello stile LINDA D’ADDIO D irettamente dagli anni ‘80 sono i cerchi, i bolli e i pallini di tutti i colori e di tutte le dimensioni, la stampa più cool della bella stagione. Da soli o in compagnia delle righe contagiano ogni capo del guardaroba e conquistano gli accessori nel più classico dei binomi, il bianco e nero oppure il bianco e blu, ma anche nelle nuance che spaziano dai colori accesi alle tinte pastello. I colori ricordano le biglie della nostra infanzia anche se hanno ben poco di retrò. Mini e maxi rotolano sullo chiffon e si assestano su shopper e colletti di plexi. Non ci sono regole sulla dimensione, sul colore e sulla spaziatura dei cerchi e sono molti gli stilisti che li hanno fatti sfilare sulle passerelle, da Ungaro a Sportmax passando per Moschino. In primis è Sportmax che sperimenta tutte le possibili declinazioni e combinazioni a cui si prestano i pois. Sono loro il leit-motiv della nuova collezione e risaltano sui materiali fluidi, sete e satin, e sulle linee scivolate. Pois di seta trasparente sono applicati su abiti dai leggeri inserti see-trought. Pois ingigantiti fino al- l’astrazione risaltano sui capi in pelle o sui pull oversize. Maxi pois, bianco su bianco o stampati, compaiono su tuniche scivolate in crépe o su morbidi pantaloni pijama. Prints a pois anche per la “portfolio bag”, new cult Sportmax, dalle caratteristiche doppie zip laterali. Optical la versione della stampa pois che scivola sulla tuta lunga, in seta, super scollata di Diane Von Furstenberg e sul long dress a balze di Oscar De La Renta. Sempre bianchi e Risaltano su materiali fluidi, sete e satin e sulle linee più scivolate neri, ma in dimensione micro, i pois avvistati sulla passerella di Dolce&Gabbana. Il puntinismo contagia anche Stella McCartney che lo propone su una clutch. Sono rossi i pois dell’abito lungo senza spalline di Dior, turchesi quelli avvistati sugli skinny pants di Emanuel Ungaro. Rosa i bolli sulle pump di Moschino Cheap&Chic, bianchi e micro quelli delle decolleté con cinturino di Jessie Randall. Versione casual per le sneakers di pelle a pois di Givenchy. La fantasia a bolle non è comunque una prerogativa femminile. Lo dimostra un affascinante e famoso cinquantenne, George Clooney, che ha posato per la cover di W Magazine di dicembre in completo a pois bianchi e neri. L’esempio è stato immediatamente seguito dai grandi della moda internazione che li hanno fatti sfilare su pantaloni, camicie, cravatte e giubbini, non solo, anche su calze e costumi da bagno. Da Alexander McQueen con il suo papillon a pois, a Paul Smith e alla versione casual di Comme des Garçons, passando Marni e Burberry i cerchi vestono anche l’uomo. Ritornando alle donne i marchi low cost hanno seguito l’esempio dei grandi, da Zara che li ha adottati su bluse e gonne svasate a H&M con la nuova linea di abitini a pois anni ’50. Fra le combinazioni più riuscite ed inedite del nuovo trend compare quella che associa le bolle alle strisce. Un inedito di stagione. Uno spunto superchic che vede accostati questi due pattern viene da Burberry Prorsum che fa sfilare una camicia a maxi bolle rosse su fondo bianco abbinata ad una pencil skirt a strisce bianche e nere. Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” Estro, ovaie, infiammazioni complicano la riproduzione La domanda La risposta di Stefano Boltri E uello della gestione dei calori, soprattutto in un allevamento, grande o piccolo che sia, è senza dubbio un problema importante. Dal punto di vista clinico, si dovranno ricercare le cause che sono rappresentate da: 1) estro non espresso o non rilevato, a causa della inesperienza, di un ciclo atipico o con manifestazioni estrali lievi. 2) funzione ovarica inibita in genere legata a farmaci, od ormoni endogeni prodotti in modo anomalo a causa di svariate patologie. 3) presenza di anomalie ovariche da alterazione dello sviluppo dell’ovaio o da infiammazione ovarica autoimmune. 4) ovaie assenti. L’iter diagnostico non è sempre breve, in quanto si deve partire dal proprietario che deve essere in grado di rilevare i calori; si dovrà verificare che le condizioni dell’allevamento siano idonee. Il secondo passo sarà quello di stabilire se si tratta di anaestro primario, cioè non si è mai manifestato un calore oppure secondario e cioè che il soggetto ha già avuto uno o più calori salvo poi interrompere i normali cicli. gregio dottore, sono un allevatore amatoriale di cani con solo due fattrici in riproduzione e ho notato, col passare del tempo, e parlando anche con altri allevatori, che un problema frequente è rappresentato da problemi di estro. In particolare mi riferisco all’assenza prolungata o alla tardiva comparsa. Chiedo a lei quali sono le possibilità di diagnosi, magari precoce, da effettuare sui soggetti più giovani; quali sono le possibilità terapeutiche o preventive per risolvere tale problema che mi sembra assilli non solo gli “amatori” ma anche gli allevatori professionisti. La ringrazio per la sua disponibilità. Q 30.04 BIG OPE NING WELCOME BACK SUMMER – FREE ENTRY L IDO A S C ON A IN C OL L A BOR A Z IONE C ON RE T E T RE V I I N V I T A A L L’A P E R T UR A UF F I CI A L E DE L L A S T A GION E 2014. AF TER PART Y LOCATION: Combinato Le bolle sposano le strisce nel look inedito e glam di Burberry Prorsum. Dopo la valutazione dell’ambiente, una buona raccolta di dati, un accurato esame clinico si può orientare la diagnosi verso una causa ambientale; una causa iatrogena; un anomalo sviluppo genitale; una patologia del tratto genitale, oppure una malattia sistemica. Tutto ciò permette di approfondire poi con esami specifici. Un esame ecografico è indispensabile per verificare la presenza di molte patologie a livello di apparato genitale; inoltre anche i dosaggi ormonali risultano utili ai fini diagnostici, affiancati da strisci vaginali da effettuarsi anche settimanalmente. L’approccio terapeutico va ovviamente valutato caso per caso, così ad esempio se ci troviamo di fronte a “calori silenti”, si deve cercare di individuare le modificazioni indotte dall’estro eseguendo strisci vaginali accennati in precedenza ed eseguire dosaggi ormonali di progesterone associati ad ecografia ovarica. Ovviamente in presenza di gravi patologie tipo cisti ovariche o tumori, l’ovarioisterectomia rappresenta il trattamento di elezione salvavita. IL CAFFÈ 13 aprile 2014 21 tra parentesi La casa Pantaloni Abiti nelle custodie Le etichette di viaggio accumulate possono fare comodo se riciclate come portafoto per gli abiti nelle custodie. Basta fare una foto del capo e infilarla nell’etichetta in modo che sia subito visibile Jeans e pantaloni vanno appesi e sempre ordinati per modello, tipo, tessuto e colore, così si risparmia tempo nella scelta Contro le tarme La carta dei giornali allontana le tarme, quindi si consiglia di avvolgere i maglioni con le pagine dei quotidiani durante i mesi estivi. Oppure disporre degli antitarme naturali come lavanda o alloro Camicie Una zona dell’armadio è per le camicie: all’inizio o alla fine dell’asta. Usare le grucce più sottili, ideali sono quelle in ferro delle lavanderie. Appenderle, abbottonare il 1° bottone e procedere a bottoni alterni per evitare le pieghe Scarpe Fotografare le scarpe, stampare le foto e incollarle sulla scatola dove si sistemano. Per trovarle in un attimo, e in ordine, senza dover perdere troppo tempo ogni mattina Grucce antiscivolo Attaccare dei gommini antiscivolo, in silicone, feltro o gomma sulle grucce. A seconda delle esigenze, si possono sistemare sulla parte superiore (giacche, camicie, abiti) o inferiore (pantaloni) CAROLINA CENNI S e non siete tra i fortunati possessori di un guardaroba “quattro stagioni” o di una cabina armadio come quella dell’attrice Eva Longoria, ma siete invece costretti a fare quotidianamente i conti con la penuria di scaffali e cassetti, ogni autunno e primavera vi tocca affrontare il cambio armadio. Uno stress, è vero, ma anche un’occasione per dare una rassettata all’interno di cassetti, scaffali e spazi vari. Via libera dunque alla pulizia approfondita del mobile, guerra alle tarme ed eliminazione di tutto ciò che non s’indossa più o degli acquisti sbagliati e mai indossati. È arrivato il momento di spezzare i legami affettivi e di smetterla di sperare ancora di riuscire ad infilarsi nei jeans del liceo. Inoltre, dobbiamo fare i conti con una dura realtà: i nostri vestiti sono inversamente proporzionali allo spazio che abbiamo. Dunque, eliminare! E un aiuto arriva dalle App. Per un guardaroba 2.0. Sono tante le applicazioni che ci permettono di tenere a mente quello che abbiamo nel nostro armadio e i siti fonte di preziose dritte. Tranne alcuni passi inderogabili, come svuotare l’armadio, pulirlo a fondo, lavare gli abiti da conservare, controllare le tasche e i risvolti, la riorganizzazione può avere criteri diversi. Ad ognuno il proprio. Ma i suggerimenti non mancano. Carla Gozzi, autrice di “Guardaroba perfetto”, edito da Rizzoli, e volto televisivo di Real Time, lo chiama “wardrobe clearing”, perché il primo passo è la scelta di che cosa tenere, aggiustare, regalare o dirottare verso uno swap party. La stylist ed esperta d’im- 2.0 Armadio Riordinare il guardaroba in sole tre mosse magine spiega come riorganizzare l’armadio e rinnovarlo a costo zero, attraverso il suo metodo che si sviluppa in tre semplici step: individuare e separare i capi d’abbigliamento, suddividerli a seconda delle occasioni d’uso e creare gli outfit. Il risultato? Un guardaroba perfetto, per essere sempre all’altezza di qualsiasi situazione, al lavoro e nel tempo libero. Per aprire l’armadio e capire al volo cosa indossare, che si tratti di una riunione, dell’aperitivo con le amiche, della serata in discoteca o del fine settimana al mare. Ma i consigli preziosi si sprecano. Titty D’Attoma e Flavia Alfano, esperte di economia domestica, autrici del seguitissimo sito “soluzionidicasa.com”, hanno elaborato un vero e proprio piano d’attacco. Ad ogni cambio armadio, è necessario pulire, lucidare e mettere in forma le scarpe. Per trovarle subito quando servono, fotografarle e incollare l’immagine sulla scatola. Vale anche per le custodie di tessuto-non tessuto o di plastica colorata: la foto del vestito inserita in un porta-etichette da valigia faciliterà la vostra ricerca. Le borse, invece, possono Il primo passo? Cosa tenere, aggiustare, regalare o dirottare su uno swap party Sul sito “Soluzioni di casa” si trova un vero e proprio piano d’attacco per agire CLOTH Permette di digitalizzare i look e recuperarli in qualsiasi momento, non prima di aver catalogato l’armadio Le App NETROBE Un database digitale di tutto ciò che s’indossa. Gli abiti vanno memorizzati nelle categorie: dresses, tops, pants... DRESSAPP Per creare e condividere nuovi look. Gli abiti si organizzano per stili, marche e stagioni POSE Per andare alla scoperta dei look degli altri e prendere spunto. Partecipano anche modelle, stilisti e trend setter STYLEBOOK Segnala i look più indossati e quelli meno. Si possono creare bacheche in base a ciò che si ha nel guardaroba venire appese in bella vista ad una barra di legno o metallo di circa 40 centimetri fissata alla parete della cabina armadio. Per combattere le tarme una buona soluzione è la carta di giornale, in cui le due esperte suggeriscono di avvolgere i maglioni, pure quelli di cachemire. Ma sanche il rimedio della nonna funziona: chiodi di garofano mischiati a scorza essiccata di limone, o foglie di alloro. Insomma, perché no?, un tocco vintage abbinato alle nuove tecnologie. A questo proposito, esistono una serie di fashion-app per organizzare il guardaroba adatte a chi non sa mai cosa indossare e per coloro che ogni mattina non trovano ciò che cercano nell’armadio. Basta svuotare il guardaroba fotografare gli abiti e taggarli a seconda del contesto più adeguato. “Cloth”, gettonatissima da fashion blogger e fotografi col pallino del mobile, permette di digitalizzare i propri look quotidiani e recuperarli in qualsiasi momento, non prima di aver catalogato l’intero armadio. Sei le categorie a disposizione: everyday, event, evening, vacation, work e, ovviamente, preferiti. “NetRobe” è indicata per autentici maniaci dello shopping che hanno da gestire montagne di vestiti. Una bacheca permette di mescolare e cercare nuove soluzioni perfette per l’ufficio, per trascorrere un romantico weekend o per presentarsi a un barbecue. E poi ci sono “DressApp”, “Pose” e “Stylebook”. E chissà che qualcuno, prima o poi, non ci spieghi anche quell’incomprensibile legge fisica per cui il guardaroba invernale non entra mai negli spazi dell’anno prima. [email protected] Q@simplypeperosa www.vw-™utžfahržeuge.ch <wm>10CAsNsjY0sDQ30jUwMDYxNwUAH_zZ_g8AAAA=</wm> <wm>10CFWKKw7EMAwFT5To©cWu4xpWZVVBtTxktXjvj_phlWY0ZLYtreJxWffPeqQgnAVo6padrFBPoXqlJhRBiM4yQdg49dd_xSšAcT8FFzGkFYuiNoI06Vb_398J0cxIOXYAAAA=</wm> Non importa come sarà il futuro: il vostro veicolo commerciale VW lavora, lavora, lavora. U™ veicolo commerciale VW è il miglior i™vestime™to per il futuro, perché ™oi di Volkswage™ pe™siamo già oggi al doma™i. E dotiamo tutti i modelli di tec™ologie pio™ieristiche che aume™ta™o la parsimo™ia, dimi™uisco™o i costi e proteggo™o co™duce™te, passeggeri ma a™che e soprattutto l’ambie™te. Affi™ché possiate sempre e ovu™que fare affidame™to sul vostro veicolo commerciale. Gražie a voi siamo da ci™que a™™i il ™umero 1 i™ Svižžera. Perciò approfittate adesso della ™ostra offerta speciale. VW Veicoli Commerciali. Il miglior investimento. * Offerta per commercia™ti, valida fi™o al 31 maggio 201`, per i modelli segue™ti: furgo™e e combi Caddy, Tra™sporter, Crafter e Amarok. Tutti i modelli E™try so™o esclusi dalla promožio™e. Prežži IVA escl. IL CAFFÈ 13 aprile 2014 leauto N O C I I T LUGANO SULLE STRADE DELLA VALLE DI MUGGIO Tornanti sì, ma affrontati con grinta tragitto 25,7 km LATTECALDO L’itinerario in salita diventa più dinamico e suggestivo A Renault non manca l’arte di adattarsi ad esigenze diverse come conferma questa versione della Clio. È originale e dinamica grazie anche ai cerchi da 17 pollici a cinque razze sdoppiate e ai doppi scarichi. I 20 cm di lunghezza in più della normale Clio consentono di aumentare in particolare la capacità del vano portabagagli da 300 a 430 litri. Abbassando completamente lo schienale posteriore lo spazio a disposizione raggiunge i 1380 litri. Un modello che si conferma discreto anche nella sua motorizzazione cui non manca certamente la grinta nonostante la sua cilindrata di 1,2 litri. Alla Clio Grandtour Gt piacciono anche i tornanti. Salire verso la valle di Muggio, itinerario della nostra prova su strada, è una soddisfazione per chi la guida e ha voglia di visitare meglio alcune zone meno centrali del cantone. La potenza arriva a 120 cavalli, con un tocco supplementare di comodità dato dal cambio robotizzato a doppia frizione, che si può gestire anche con le levette montate sul volante. Discreto il magico pulsante che la rende un po’ più sportiva in accelerazione. La nostra meta è Lattecaldo che si può raggiungere comodamente in 45 minuti da Lugano. Da Mendrisio si sale verso Morbio Superiore, si segue per la Val- le di Muggio con una deviazione a destra per Sagno. Ancora 200 m e un cartello indica il ristorante Lattecaldo. La suggestiva regione offre immediatamente due interessanti opportunità, ideali anche per i più piccoli o gli amici a quatttrozampe. È infatti il punto di partenza per il sentiero didattico “Sentée da l’Albur”. Un sentiero ricco di numerose piante di La scheda Renualt Clio Grandtour GT TCe Motore Cilindrata (cc) Cambio CV Coppia max. (Nm) 0-100 km/h (s) Velocità massima (km/h) Consumi (l/100 km) Prezzo base (Chf) 4 cilindri 1197 autiomatico a 6 marce 120 190 a 2’000 g/min. 9,4 199 7.0 25’600.– castagne. Un patrimonio storico, che nel passato grazie alle 72 varietà di piante, aveva permesso alla gente di vivere. La seconda opportunità è la visita all’interessante vivaio cantonale, con alberi, arbusti, semi, talee e piante che si possono pure acquistare. Ma la giornata merita di essere valorizzata con un buon pranzetto al ristorante Lattecaldo. Una ghiotta occasione per degustare specialità casalinghe con un equilibrato rapporto qualità-prezzo. Si può spaziare dai vari antipasti misti alla polenta con la farina del Mulino di Bruzzella, dal brasato alla lunganighetta e mortadella cotta della macelleria Valsangiacomo di Mendrisio fino ai rinomati formaggi freschi della Valle. Sia alla partenza che all’arrivo abbiamo avuto modo di apparezzare la comodità del bagagliaio. Ideale anche per chi soffre di dolori alla schiena, grazie al bordo di carico particolarmente basso (60,4 cm) che favorisce la sistemazione di bagagli e altri oggetti. Inoltre, con la caratteristica, unica nel suo segmento, di poter ribaltare lo schienale del sedile del passeggero anteriore per caricare persino un oggetto lungo 2,48 m. s.p. GLI SPAZI La capacità dell’ampio bagagliaio varia da 564 litri a oltre 1.350 litri quando i sedili posteriori sono abbassati. In aggiunta è disponibile anche un utile doppiofondo. Il modello più venduto di casa Kia rinnova il look accattivante e non solo GLI INTERNI La possibilità di regolare in modo ottimale la posizione del sedile, permette di apprezzare la sua eccellente comodità. IN BREVE La Hyundai Genesis è la nuova berlina più avanzata mai distribuita in Europa: motore 3.8 litri V6 Gdi, trasmissione automatica a 8 marce, sedili anteriori e posteriori riscaldabili e ventilati e innovativa trazione 4x4. La Opel STEFANO PESCIA I l Suv compatto della Kia si rifà il trucco, nella parte anteriore e posteriore in particolare, arrotondando gli spigoli. Un ritocco ben riuscito che rende il veicolo più filante e sportivo. Ancora una volta i designer lo confermano. Anche i dettagli sono importanti. Offrire dei cerchi in lega di grosso diametro, 17 pollici quelli standard e 18” opzionale, rendono un veicolo ancora più attraente. Realizzato in Europa è il modello che nel nostro continente ha registrato il maggior numero di vendite nel 2103 dei prodotti della gamma Kia. Un ritocco ben riuscito. Rispetto alla generazione precedente lo Sportage si allunga di 9 Il fuoristrada made in Korea si concede un bel ritocchino cm (4,44 m), si allarga di 5 cm (1,86 m) e diventa più basso di 6 cm (1,64 m). Centimetri supplementari che offrono un passo di 2,64 m con un vantaggio supplementare non solo nell’abitabilità per gli occupanti seduti dietro. Un po’ di spazio supplementare lo guadagna anche il bagagliaio. La sua capacità varia da 564 litri a più di 1.350 litri quando i sedili posteriori sono abbassati. In aggiunta è disponibile un utile doppiofondo, facilmente accessibile grazie all’ampia bocca di carico. Anche nell’ambito dei dispositivi di sicurezza la nuova Sportage si propone più interessante. Tutte le versioni sono equipaggiate di serie con poggiatesta attivi, sei airbag, controllo elettronico della trazione (Tcs), controllo elettronico della stabilità (Esc), sistema Hac (Hillstart Assist Control) per facilitare le partenze in salita e il Dbc (Downhill La Sportage ora è più ampia, più comoda e solo a trazione Awd Brake Control) che controlla la velocità nelle discese ripide. Il pratico sistema permette, senza dover intervenire su acceleratore e freno, di mantenere la velocità a 3 km/h. Per il nostro mercato la Kia Sportage viene proposta unicamente con la trazione integrale (Awd). Quando le ruote anteriori perdono l’aderenza ottimale con il terreno, il sistema di controllo elettronico invia la coppia alle ruote posteriori. Per affrontare terreni difficili si può attivare il blocco del differenziale centrale. Due sono le motorizzazioni disponibili: un benzina 2.0 che sviluppa 166 cavalli e un turbodiesel 2.0 Crdi da 184 Cv (da 39’750 franchi). Entrambi si possono scegliere con il cambio manuale a sei marce (prezzo base versione Classic da 33’950 franchi) oppure con quello automatico sequenziale a sei marce (da 36’150 franchi). Vi sono dei modelli che dopo pochi chilometri permettono già di sentirsi Dall’estate Opel presenterà anche la grintosa Adam Rocks, con il telaio rialzato di 15 mm. Sarà proposta anche con il tetto apribile elettricamente in tessuto e un motore turbo tre cilindri da 90 o 115 Cv. perfettamente a proprio agio. La Sportage è un positivo esempio. Quando ci siamo seduti alla guida, la possibilità di regolare quasi “su misura” la posizione del sedile, ci ha immediatamente fatto apprezzare l’eccellente comodità. La posizione rialzata di guida, la strumentazione con relativi comandi ben visibile e facilmente utilizzabile, la piacevole insonorizzazione dell’abitacolo e le equilibrate sospensioni confermano la qualità del nuovo prodotto. Oltre ai tradizionali 7 anni di garanzia o un massimo di 150000 km, e il tasso di leasing allo 0,07%, anche la nuova Kia Sportage è proposta con diverse offerte speciali supplementari. IL CAFFÈ 13 aprile 2014 25 La curiosità L’occhio di Google fruga negli hotel tra parentesi G oogle Street View dalla strada passa alle stanze degli alberghi, dei negozi e dei locali vari aperti al pubblico. Foto a 360 gradi per zoomare e farci vivere dall’interno ambienti, sensazioni e servizi. Un’offerta sicuramente utile per chi vuole farsi un’idea, in anteprima, dei luoghi di soggiorno, shopping e ristorazione che andrà a frequentare. Un modo, anche, per evitare brutte sorprese. Accedere al servizio è semplicissimo, basta trascinare la famosa icona dell’omino di street view su Google Maps e individuare nella mappa i locali dove la funzione è disponibile, contrassegnati solitamente da un cerchio color arancione. Dopodiché sarà possibile esplorare nel dettaglio il locale selezionato. Funzionerà? I numeri ci sono tutti: Radisson, Best Western, Omni e Marriot sono già approdati sulla nuova piattaforma e più di duemila strutture alberghiere del Nord America vorrebbero essere presenti entro la fine del 2014. Il fenomeno Si sente odore di bruciato nelle cucine di Tripadvisor Pacchetti di finte recensioni vendute a ristoranti e alberghi I GIUDIZI E I IL FATTURATO CAROLINA CENNI A Fonte: La Repubblica volte si presentano sotto forma di offerte di agenzie specializzate, altre volte assomigliano ad innocue mail, altre ancora, invece, hanno la faccia di un rappresentante. Propongono pacchetti di recensioni, positive ovviamente, vendute ai ristoranti per iniziare un’inarrestabile scalata verso la vetta del sito di Tripadvisor. Proprio quelle che suonano come “Numero x in classifica su 223 a Lugano” (o Locarno, Zurigo, Ginevra, Basilea). Insomma, si sente odore di bruciato negli ambienti degli internauti che gravitano attorno alle cucine di Tripadvisor. Strani movimenti in giro al famoso sito di recensioni di hotel, ristoranti e attrazioni turistiche più cliccato al mondo, di cui si è occupata già la stampa internazionale. Fantomatiche società o rappresentanti che spacciano il marchio Tripadvisor offrendo 30 260 milioni 90 contributi postati sul sito ogni minuto % Nelle località turistiche le recensioni su Tripadvisor possono incidere anche per il 30% del fatturato di un ristorante i visitatori che ogni mese vanno su Trip Advisor I CONSIGLI 150 Accedere a Tripadvisor attraverso Facebook. Ciò rende visibili le recensioni dei propri amici e i loro locali preferiti milioni Non prenotare sulla base di una sola recensione le recensioni su alberghi, ristoranti o attrazioni turistiche pacchetti, positivi o negativi, ma anche e-mail di servizi di consulenza che assicurano, chiaramente dietro un profumato compenso, un’ascesa nelle classifiche di gradimento. Offerte proposte anche in Ticino: “Abbiamo ricevuto delle mail – conferma Prestate maggiore attenzione ai giudizi dei recensori “top”, quelli con un maggiore numero di contributi Carré -. Così ho fatto un test: fingendomi interessata e utilizzando una carta bloccata ho richiesto la prima prova, che era gratuita. Il sistema ha però tentato di fare il prelievo. Non riuscendoci sono stata contattata per avvertirmi che la carta non funzionava Patricia Carré, proprietaria col marito Francis del Ristorante Al Portone a Lugano -. Con un abbonamento di 799 dollari mensili ci garantivano un pacchetto di 150 recensioni positive al mese”. La mail proveniva da un indirizzo californiano. “Già - riprende e quando ho ribattuto che la prima prova non dovevo pagarla non ho più sentito nessuno”. Che il business allettante lo si vede dall’insistenza. Così, le e-mail arrivano più volte. All’inizio della gestione e dopo qualche mese. Insomma, il presunto vendi- tore-recensore non molla. “C’è gente che lucra su questo sistema – nota Lorenzo Albrici, proprietario e chef della Locanda Orico a Bellinzona -. Persone che in cambio di soldi ti scrivono recensioni. Lo trovo uno scandalo e sono profondamente indigna- to, perché così si mettono a repentaglio la nostra serietà e professionalità. Oltre a mettere a rischio, anche, posti di lavoro. Sono completamente contrario a questo tipo di valutazioni on line”. Ma i ristoratori sanno anche che Tripadvisor è molto cliccato, quindi resta sempre un’ottima vetrina. “Questo è un altro modo di fare marketing – sottolinea Letizia Gianora, sales and marketing manager del Gran Hotel Villa Castagnola au Lac -. Sinora non ci sono mai arrivate mail con offerte di pacchetti. I nostri ristoranti ricevono diversi commenti, alcuni molto circostanziati e veritieri, altri decisamente meno. Noi rispondiamo sempre”. E Albrici avverte: “Quando si possono comperare recensioni positive per sè, o negative per la concorrenza, tutto ciò non ha più senso perché non è credibile. Il sistema in sè non è sbagliato, ma è fatto male. Non dovrebbe essere in forma anonima, ma con nome, cognome e foto. Ecco, solo in questo caso mi fiderei, ma purtroppo non è così”. E allora, i ristoratori chiedono più trasparenza: chiunque pubblica una recensione deve identificarsi o caricare una foto dello scontrino che attesti l’effettivo pranzo/cena o pernotta- L’opinione L’uso del web secondo Carlo Fontana, manager del Dante di Lugano “Per promuovere un’offerta i giudizi online sono preziosi” “L mento. Tripadvisor però non sembra disposta a mettere a rischio la privacy degli utenti, mentre i ristoratori non mollano, visto che le recensioni hanno fatto la fortuna, ma pure la sfortuna, di molti di loro. I commenti infatti, inciderebbero sino a quasi un terzo del fatturato. Mica poco! Inevitabile che attorno al sito sia fiorito un vero e proprio mercato della consulenza. Ma un conto è suggerire una strategia di marketing di successo, un altro è garantire pacchetti di recensioni positive. Intanto, i ristoranti o gli alberghi beccati a barare ricevono prima un avvertimento da Tripadvisor e poi un bollino rosso, marchio di infamia. Ma quante volte sono stati smascherati? Non spesso probabilmente. E così, di recente l’Asa, l’autorità inglese sugli standard pubblicitari, ha persino vietato a Tripadvisor di presentare le sue review come “reali, oneste e verificate”. [email protected] Q@simplypeperosa GLI INTERROGATIVI I problemi riscontrati dai ristoratori sono gli stessi anche per gli albergatori e opinioni online, oggi, valgono tantissimo per qualsiasi struttura alberghiera – esordisce Carlo Fontana, general manager dell’Hotel Lugano Dante Center -. La reputazione che un albergo ha sul web è il suo biglietto da visita. Il valore è alto. Attualmente si fa ancora fatica a capire a quanto corrisponda, ma alcuni studi dimostrano che all’aumento della reputazione online di un punto su cinque corrisponde a un 12 per cento di aumento di fatturato. Cifre molto importanti per un hotel”. Il noto albergo luganese se ne intende eccome di nuove tecnologie e dintorni, come dimostrano i tanti riconoscimenti ricevuti. “ Noi abbiamo scoperto Tripadvisor molto presto, agli albori, era il 2004 - ricorda Fontana -. Da allora abbiamo sempre avuto un rapporto di amore-odio. All’inizio ci ha aiutati a crescere, in fondo alcuni commenti duri fanno riflettere e portano di conseguenza a migliorarti. Dall’altra parte, però, come la maggior parte degli alberghi in qualsiasi parte del mondo, subiamo commenti anonimi, alcuni anche poco credibili. Diversi i casi di giudizi negativi, ma anche estremamente offensivi che superano i filtri di Tripadvisor, il quale non riesce a controllare tutti i pareri postati”. La questione dell’anonimato è ovviamente spinosa e più volte è già stata sollevata dai ristoratori: “Il commento non firmato è un vero e proprio problema - continua il general manager -. In base alla nostra esperienza, l’ideale sarebbe avere utenti che lasciano commenti con nome e cognome, ma anche con un documento ufficiale tipo una fattura. Una sorta di identificazione digitale, insomma. Deve sparire l’idea che scrivo quello che mi pare, in maniera offensiva, tanto nessuno sa chi sono”. Oltre all’anonimato, resta sempre l’interrogativo sulle e-mail che propongono pacchetti di giudizi: “Fantomatiche società, che offrono la possibilità, attraverso dei contratti, di assicurarsi commenti positivi provenienti un po’ da ogni parte del mondo - precisa Carlo Fontana -. È chiaro che Tripadvisor cerca di contrastarli nel limite del possibile, ma senza grandi risultati. Io, nel mio caso, li segnalavo al sito”. Segnalazioni che spesso, però, sembrano perdersi nei flussi della grande Rete. )#=; .8B?=;8*89/ 8; GJGG/ 9/ 3898(98@ !8.8/A !03(6=- (:?8=;/ =98:?8+= .8 .8B+/B( 98*/A(B+8 (9?8;= +2 , / "! " " " " # ’ & & % ( "! " " "! " " " "! " " 4.-;8@ 3 0 , 8= ..04 9GA/ (K $89/ +=; ( . 34 9(* 0 +J:J 04=; @ . $ B+=AG/ # % ! /;G= AG@ D 41H 51H E 515- D 41L 515 E 514 !.’))’ ’2:.6.4--.’ #’04142 +’<8+-’8*( A8: $#! B(J / ) 8;= (. =3 %(698/, .=;;( ’$2’" E J=:= $2’" =:?(A(K8=;/ +=; 9( +=;+=AA/;K( 53373= 5;373= +2 , +2* / ++7==.; .>? 43:5? 7 ,; ?,,;9.3; .> -;>; 4?88:>7 1? 9?89;:* / :++73=? 5?8;1? +;>: ?8 &!**!%&( ,?85: 7,?.3;-7>=: ,9:3=7 ) >.:5; -:1788; ,479;?8; .>1?; " AG@ 4 <DI 54> E 54I E 54H E 4HC %’0.-.’ ’/.2+ #60.:8400+8 &=9J:/, >LL 98GA8 =:?(A(K8=;/ +=; 9( +=;+=AA/;K( 53373= 5;373= ; ;,4;3?2;:>7 ,. .>1?;*9 AG@ > C>4 1H1 E > C>D 15L #)’86+ *’ 4<:*448 #’04142 &$ "482+: #J:/A8, .=;;( HD25H E J=:= 5L25< =:?(A(K8=;/ +=; 9( +=;+=AA/;K( 8G@=+7B;/AB?=AG@+7 5,373= 3373= A @?>=?<<;: 98;7>=7 6 5?>=?<<;: 43722: 1:4: 8? 9:3372;:>7 178807/.;4?<<;?-7>=: 3;,47==: ?88? 573,;:>7 1; 37+737>2?* )88*( 43722; >7==; 9:>,;<8;?=;( 5?>=?<<;: 43722:( 9:>,.-: -;,=: =:=?87 8'&%% $-( 7-;,,;:>; #"! <'$-( 9?=* 107++;9;7>2? 7>73<7=;9? 573,;:>7 1; 37+737>2? & ;!% " &*!( # & %*( # !%%*( *( &%( #:-+:3= &*! ! ;% ?<:> " &* ;( # ! &%*( # &%*( *( &( =87 &* ; ;% ?<:> " 8., &* #;( # ! %*( # !%*( * 7/.;5?87>=7 1; 7>2;>? *%( &&( =87 &* #; ; " 8., !*% #; & #@( # %*( # !%%*( *% 7/.;5?87>=7 1; 7>2;>? *( &( 37-;.- !*% #; & #@ ;% " &* ;( # !! %*( # &%*( *( &!( # =87 &* ; ;% " 8., &* #;( # &&%*( # !%*( *& 7/.;5?87>=7 1; 7>2;>? *( &%( =87 &* #;* # #"! & <'$-* )@ ;>98.,?* tutti i giovedì da aprile 2014 dopo il successo dello scorso anno, tornano le serate dedicate alle donne. Vinci un weekend VIP a St. Moritz! Vendesi a Brione s/ Minusio, zona molto tranquilla e soleggiata. Pochi metri dalla fermata dell’autobus. Accesso diretto. evento sponsorizzato da: PICCOLO RUSTICO CON PERMESSO DI COSTRUZIONE Superficie abitabile attuale ca. 30 m2 + grande spazio esterno, cantina per vino e bosco privato. Attacchi elettricità e acqua presenti. Prezzo CHF 130'000.Interessati rivolgersi a: 091 756 24 08 contatti Via Stauffacher 1 6901 Lugano T. +41 91 973 7111 Swiss Life è un maggior offerente di assicurazioni sulla vita e soluzioni previdenziali in Svizzera. I nostri consulenti offrono la loro consulenza a oltre un milione di persone. Grazie a una fitta rete di distribuzione, i nostri consulenti sono vicini alla clientela e hanno un legame stretto con la regione in cui operano. L'agenzia generale Locarno cerca rinforzi. leggi così il futuro su tutti gli smartphone Consulenti immobiliari Osteria degli Amici Il vostro campo di responsabilità Elaborare e acquisire mandati di vendita Valutare i beni immobiliari Assistere potenziali acquirenti nel processo di acquisto e di ricerca Rappresentare Swiss Life Immopulse nel settore degli affari immobiliari Supportare i consulenti previdenziali nel settore immobiliare Trasmettere affari assicurativi e ipotecari (vendita incrociata) A Russo (Val Onsernone) • Menu M enu di P Pasqua asqua e P Pasquetta asquetta Domenica 20 e luned ì 21 aprile 2014 Aperto: da Marzo a Ottobre Martedì-Domenica: 9.00/19.30 Tel. +41 91 780 43 43 È gradita la prenotazione Cucina nostrana Terrina di fa raona a i pistacchi di Bronte con cotognata di mele e pa n brioche tostato • • • • Claudio Belloli • - Menu tradizionale - Capretto nostrano I vostri punti forti Esame di fine tirocinio / maturità o formazione supplementare con diploma in costruzioni Alcuni anni di esperienza professionale, preferibilmente nell'ambito della vendita / della consulenza / degli affari immobiliari Capacità di vendere con successo nel campo immobiliare Buona rete di relazioni nel campo d'attività Spirito imprenditoriale, resistenza psicofisica ed entusiasmo ✴✴✴✴✴ • R aviolotti fa rciti agli a spa ragi burro e sa lvia ✴✴✴✴ A rrosto di capretto nostra no disossato opppure A rrosto di vitello con sa lsa a l fegato d ’a natra e Madera Gia rdiniera di verdure, Gratin di patate • • ✴✴✴ • Mousse pa squa le con sa lsa a lla gia nduia • Menu e funicolare Fr. 59 - Musica dal vivo! Lavorare presso Swiss Life Vi offriamo un compito di grande responsabilità, che richiede notevole impegno, elevata capacità di automotivazione e ambizione. Al contempo, avete piena libertà di manovra nella suddivisione del vostro lavoro e beneficiate di un modello di remunerazione interessante e a dipendenza della performance. Desiderate forgiare con noi il vostro futuro? Presentate dunque ancora oggi la vostra candidatura. 091 993 26 70 70 PPrenotazioni renotazioni 091 w w w.montesansalvatore.ch www.montesansalvatore.ch LEGGI COSÌ IL FUTURO Contatto Vogliate trasmettere la vostra candidatura via e-mail a [email protected], Magda Hausheer, Responsabile HR Servizio esterno, Tel. 043 284 36 94 ibili Dispon o n iu da g g 2014 L'indirizzo www.swisslife.ch/jobs, fornisce ulteriori dettagli su Swiss Life in veste di datore dilavoro. su tutti i tablet VIAGGI ITINERARI PERILETTORI IL FESTIVAL DI BREGENZ La vostra nuova abitazione direttamente al lago. Assicuratevi subito uno dei 35 appartamenti in condominio nella migliore posizione a Locarno. Richiedete un appuntamento per una visita e ulteriori informazioni: ©Bregenzer Festspiele / Anja Köhler Per informazioni e prenotazioni contattare: Mondial Tours - Piazza Pedrazzini 7a, 6600 Locarno; Tel. 091 752 35 20; Fax 091 752 35 18 e-mail: [email protected] Giocolandia Dalle 13.00 alle 18.00 Autentico villaggio del divertimento per i più piccoli e le loro famiglie all'interno del quale accadrà di tutto: spettacoli teatrali e circensi, show di magia, animazioni, spettacoli di burattini, atelier e numerose attrazioni (trampolini, castelli gonfiabili, mini zoo, cavalcata con i pony, ecc. ...) in grado di fare la felicità dei più piccini. Locarno - Palazzo Fevi ATEL A TE LIIER ER Che cosa sono i dinosauri, impariamolo disegnando Laboratori con il Paleoartista Fabio Pastori. Per bambini da11 a 15 anni Spazio Officina Chiasso informazioni / iscrizione obbligatoria lu 14 aprile CON C ON FER FE R E ENZ N ZA Sai del bullismo? Ore 20.15 I pericoli, come difendersi e cosa prevede la legge per gli autori e per le vittime. Con chi parlare? E’ utile una denuncia? Come affrontare il discorso con i ragazzi? Presentazione nuovo progetto di prevenzione del bullismo per le scuole: saidelbullismo. Si svolgerà presso: Croce Rossa Svizzera, Sezione del Luganese me 16 aprile ATE LIIER ATEL ER Il pane ... dal campo alla tavola Orario 14.00 Attraverso l'attività di preparazione del pane il corso si propone di mostrare come si prepara una ricetta, sfruttando tutti i sensi per sensibilizzare i ragazzi ad un approccio più globale al cibo. Ragazze e ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 12 anni. Iscrizione obbligatoria 079 750 5902 A Cadenazzo ,B e l li n z ona EVE EVE NTO NTO gn E EVE VE N NTO TO BAZAR D I PR I MAVERA Decorazioni pasquali, atelier creativi e teatrino per bambini, mercatino, artigianato, frutta e verdura bio, ristorante, incontri informativi e tanto altro . Scuola Steiner a Origlio si ti enti amen tam nta unt pun ppu app gli ap degl nda de gend ’ age L’a L L’ lia! iglia famig la fa ta la ttta tutt er tu er p pe 699.a persona in camera matrimoniale 2° giorno: Escursione al Bregenzerwald (Foresta di Bregenz); Viaggio di ritorno Swiss Life Immopulse Via Ciseri 13a CH-6601 Locarno do 13 aprile FiberSpeed dal 25 al 26 agosto 2014 1° giorno: Viaggio di andata per Dornbirn Palcoscenico galleggiante a Bregenz „Il Flauto Magico“ Stellin Più velocità a minor costo Internet Router Wi-Fi GRATUITO 15/1.5 Mbit/s 24. 90 mese Più canone di rete fissa ticino.com VoIP, CHF 25.-/mese e a D Servizio clienti: 091 220.00.00 ticino.com 100% ticinese Tel. +41 91 821 22 00 www.trentacinque.ch La presente offerta viene formulata a nome e per conto di Mondial Tours MT SA, Locarno 27 IL CAFFÈ 13 aprile 2014 tra parentesi La musica Il cartellone di Moon & Stars 2014 10 LUGLIO LAURA PAUSINI 11 LUGLIO UDO LINDENBERG AMBASCIATRICE I 70 milioni di dischi venduti fanno della star romagnola l’ambasciatrice della musica italiana nel mondo OMAR RAVANI G iusto pochi mesi fa, con quattro milioni di follower, Laura Pausini ha spodestato Vasco Rossi e Eros Ramazzotti dal trono delle celebrità italiane più popolari sui social network, venendo subito ribattezzata “nostra signora di Facebook”. Forse la rete non è certo il metro giusto per misurare la popolarità dell’artista italiana più famosa al mondo, che inaugurerà l’undicesima edizione di Moon and Stars e che ha venduto più di 70 milioni di dischi. Ma anche internet ha fatto la sua parte nel “costruire” l’immagine dell’ambasciatrice globale della musica italiana. E il ticinese Gian Piero Laloli, il primo fan autorizzato dalla cantante a registrare all’estero il dominio “laurapausini.ch” non nasconde il suo piccolo, ma significativo, contributo. “Laura è come la Coca Cola, che piace a tutti anche se non ne conosciamo esattamente la composizione: l’essenza di un successo deve rimanere un segreto ben custodito - dice Laloli, che già nel 1999 aveva fondato il fan club rossocrociato -. Fino al 2009 circa ho avuto centinaia di migliaia di lettori, con contatti da tutto il mondo, grazie allo spazio che lei stessa mi ha invitato a gestire e che ora, ovviamente, vista la dimensione globale del fenomeno, non serve più. Mi occupavo di tutto: seguivo i suoi spostamenti, segnalando le sue presenze ad eventi e le sue apparizioni in tv. Per anni ho fatto da cassa di risonanza, una specie di messaggero che sapeva di lei vita, morte e miracoli”. Nel palmarès di Laloli una quarantina di concerti seguiti in prima fila, con un record personale, nel 2005, di ben 15 perfomances in un solo anno. Se non l’intera tournée, quasi. “E spesso Laura Pausini “Sono il fan numero uno della grande artista italiana” ho seguito quegli spettacoli anche dal backstage, come ospite di Laura - ammette ricordando un rapporto della star con la Svizzera molto stretto, anche perché nella Confederazione risiedono alcuni suoi parenti -. A Sciaffusa, per la precisione, dove Laura non manca mai di visitare la zia, di cui adora i biscotti”. Privo di fondamento, invece, un suo ventilato trasferimento in terra elvetica che non è mai stato veramente preso in considerazione dall’artista. “Se ne è parlato molto, ma la realtà è che voleva solo comprare un appartamento di vacanza”, precisa Gian Gian Piero Laloli: “Il primo sito dedicato a lei fuori dall’Italia l’ho creato e gestito io” Il singolare record del ticinese che ha seguito 45 concerti, di cui 15 in un solo anno Piero anche se, con questa sua quarta apparizione a Moon&Stars, Laura è ormai di casa in Svizzera. E tutti ricordano quella volta che dovette abdicare a pochi minuti dall’inizio del suo concerto. La voce l’aveva abbandonata, e lei stoicamente scelse di comunicare di persona alla piazza gremita che il concerto non si sarebbe tenuto. “Fu un incubo - il commento che l’artista ha affidato al suo sito -. Andai dal medico che mi prescrisse del cortisone. Non servì a nulla. Allora dovetti salire sul palco e spiegare il tutto ai miei fan, con la paura che la prendessero malissimo. Invece mi applaudirono a lungo e tornarono tutti quando recuperai la data. È un ricordo molto piacevole, uno dei più belli della mia carriera”. La ricetta del successo della cantautrice romagnola è composta di più elementi: musicalità semplice ma coinvolgente, romanticismo quanto basta, amore declinato in tutti suoi tempi e modi. Il tutto condito con la forza di duetti messi in scena con alcuni dei più grandi interpreti della musica internazionale: Tiziano Ferro, Ray Charles e Andrea Bocelli, per non citare che i più celebri. La pausa che Laura si è presa un paio di anni fa, e che le ha permesso di diventare mamma della piccola Paola nel febbraio dell’anno scorso, non ha scalfito la sua popolarità, anzi. Con l’uscita del suo greatest hits nel 2013, ha rilanciato così tanto le sue quotazioni da ripartire per un tour mondiale, il decimo dagli inizi della carriera, quando esordì vincendo il Festival di Sanremo con “La solitudine”. Una solitudine che, attorniata da milioni di fan, non ha più sofferto. [email protected] Q@OmarRavani 12 LUGLIO BLIGG Special Guest: SIDO 14 LUGLIO DOLLY PARTON 15 LUGLIO JACK JOHNSON Special Guest: KODALINE 16 LUGLIO JAMES BLUNT Special Guest: ZAZ 17 LUGLIO NEGRAMARO Special Guest: JESSIE J. 18 LUGLIO BACKSTREET BOYS 19 LUGLIO SUNRISE AVENUE Special Guest: FAMILY OF THE YEAR …E LA LETTURA CONTINUA CON GLI EBOOK DEL CAFFÉ ONLINE. ADESSO. GRATIS. SU APP STORE E AMAZON IL RACCONTO DELLA REALTÀ Anonymous APPUNTI DI VIAGGIO Giò Rezzonico SAPORI E MITI Elisabetta Moro LE PAROLE DEL 2013 Autori vari COME FU CHE UN TURISTA SPOSÒ… Andrea Vitali Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA LEGUIDE &GLIITINERARI Festa della mamma alla scoperta di luoghi dal fascino indimenticabile Viaggio in una terra di assoluta bellezza, tra spiagge, mare, montagne e il rifugio di Napoleone Gli orizzonti infiniti dell’isola d’Elba Centoquarantasette chilometri di coste, spiagge di una bellezza unica e la maestosa imponenza del Monte Capanne: questi sono solo alcuni piccoli tratti distintivi dell’isola d’Elba, località turistica di fama mondiale, uno dei centri d’attrazione più conosciuti d’Italia. Vale la pena, allora, andare alla scoperta di questa terra abitata già in epoca preistorica e molto apprezzata per il clima mite e la vegetazione tipica del Mediterraneo. AutoPostale organizza un viaggio in quest’isola dove il verde delle montagne s’incontra con il blu del mare e le diverse tonalità di marrone delle spiagge, dove gli orizzonti sembrano infiniti e il desiderio di relax e di vacanza trova qui il suo modo migliore di esprimersi. Appuntamento dal 28 maggio al 1° giu- gno con partenza dal Ticino e arrivo a Piombino, in provincia di Livorno, per l’imbarco sul traghetto e il trasferimento a Portoferraio. Da qui si va subito a conoscere la parte più turistica e balneare dell’isola, fermandosi a Marina di Campo, dove le spiagge dorate si alternano a massicci granitici immersi nella mac- Il programma Isola d’Elba Data: 28 maggio - 1° giugno 2014 Prezzo: Chf 995.- per persona in camera doppia Partenza: 06.00 Biasca Ffs, 06.00 Locarno Ffs, 06.30 Bellinzona Ffs, 07.00 Lugano Ffs (lato buffet) 07.30 Mendrisio Ffs, 07.40 Chiasso Ffs chia. L’isola fu rifugio di Napoleone come testimoniano le due ville, quella di San Martino, della quale è prevista la visita guidata, e quella dei Mulini che conservano arredi d’epoca e raccolte di stampe ottocentesche. Shopping nei negozi e nelle boutique, attività balneari e relax sono le parole d’ordine di un viaggio che comprende anche la gita a bordo di una barca molto particolare perché ha il fondo in vetro. Si parte da Marciana Marina per seguire la costa fino a Pomonte dove è possibile ammirare il relitto di una nave mercantile affondata nel 1972. Dell’Elba affascina il paesaggio ma anche l’ospitalità di una terra famosa per i suoi vini e la cucina eccellente, oltre che il clima mite che fa di quest’isola una lo- calità di cura, soggiorno e turismo ideale in tutte le stagioni, ma in particolare quando la primavera s’avvicina all’estate e il tepore del sole non ha ancora toccato il limite dei mesi più caldi. Altro elemento che colpisce è la multiformità degli ambienti che s’incontrano in questa che è l’isola più grande dell’arcipelago toscano ed è divisa in otto comuni: quello principale è Portoferraio. Gli altri sono: Campo nell’Elba, Capoliveri, Marciana, Marciana Marina, Porto Azzurro, Rio Marina e Rio nell’Elba, per un totale di circa 32mila abitanti. Dopo aver goduto della dolce atmosfera di questa magica isola, si torna a Portoferraio per l’imbarco con traversata fino a Piombino e ritorno in Ticino. L’arrivo è previsto in tarda serata. Msmtg rpclb 24f qs 24. uuu.bmqcl‘_af.af Man_dÏ jceecpm t_ ngä afc k_g bg kmb_. &(*#(! 1 715 002 ' Lgqsp_ 36 ¤ 42 ' 69.90/>C9C:flfl Informazioni e prenotazioni: AutoPostale Svizzera SA Regione Ticino Viaggi e Vacanze 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 fax +41 (0)58 667 69 24 [email protected] www.autopostale.ch "$’%+ 1 715 000 ' Lgqsp_ 37 ¤ 41 ' 94.90/AC9C:fl 1 715 012 ' Lgqsp_ 37 ¤ 41 ' 94.90/AC9C:fl * Bmldpmlrm aml j_ amlamppclx_, mddcpr_ t_jgb_ b_j 7 _j 20.04.2014. Eglm _ cq_spgkclrm. ** @srmamkn_p_xgmlc, mddcpr_ t_jgb_ b_j 7 _j 20.04.2014. Eglm _ cq_spgkclrm. Incastonata tra alte montagne e incantevoli scorci sulla penisola di Bellagio, Villa Carlotta sorge sulla sponda occidentale del Lago di Como e si offre ai visitatori come maestosa residenza d’epoca in cui capolavori d’arte convivono tra giardini e strutture museali. La costruzione della splendida residenza risale al 1690 e acquisì il nome di Villa Carlotta quando la principessa Marianna di Nassau nel 1843 la donò alla figlia - che così si chiamava - in occasione delle nozze con Giorgio di Sassonia-Meiningen. Colpisce, allora, l’eleganza dell’edificio ma soprattutto la straordinaria ricchezza del giardino, una sorta di museo a cielo aperto tra opere d’arte, vegetazione lussureggiante, grotte, sinuosi sentieri e punti panoramici. Per la festa della mamma, allora, questa può essere la destinazione ideale di una gita che comprende anche il trasferimento in aliscafo e visita guidata a Bellagio, romantico approdo con le sue botteghe caratteristiche per lo shopping. La Perla del Lario, così la città viene soprannominata, spicca per la sua pittoresca posizione, proprio in mezzo ai due rami del lago. Ciò contribuisce a un piccolo miracolo climatico: Bellagio conserva infatti un microclima temperato paragonabile a quello della riviera ligure. L’11 maggio, allora, non bisogna prendere altri impegni: c’è il viaggio a Villa Carlotta e a Bellagio con AutoPostale con rientro in serata in Ticino. Il programma Villa Carlotta e la Perla del Lario Data: 11 maggio 2014 Prezzo: Chf 145.- per persona Partenza: 07.00 Biasca Ffs, 07.00 Locarno Ffs, 07.30 Bellinzona Ffs, 08.00 Lugano Ffs (lato buffet), 08.20 Mendrisio Ffs, 08.30 Chiasso Ffs IL CAFFÈ 13 aprile 2014 29 tra parentesi La società Tutti segreti della lettura veloce Come visualizzare mille parole al minuto “H o preso lezioni di lettura veloce e adesso sono capace di leggere Guerra e Pace in venti minuti. Parla della Russia”, sosteneva un Woody Allen che tentava di adattarsi ai ritmi della vita moderna. Già, perché anche tempi e modi della lettura sono cambiati nell’era della sovrastimolazione. Sempre meno tempo per leggere attentamente, lentamente e con calma. E si scherza dicendo che nemmeno i dinosauri più intelligenti siano riusciti a leggere integralmente Guerra e Pace, tant’è che si sono estinti più o meno a metà della seconda parte del libro. Tuttavia, il rimedio c’è. La tecnica della lettura veloce, che permette di sopravvivere ai giganti della letteratura, ma utile anche a chi è costretto, per lavoro o altro, a sorbirsi chili di pagine. Pure in Ticino pullulano corsi, lezioni e seminari vari per imparare a leggere come Speedy Gonzales. Si tratta di un insieme di tecniche che, attraverso l’allenamento dei muscoli oculari e della mente, permettono di accelerare moltissimo lo scorrimento del testo e incrementare il livello di comprensione e attenzione. Niente di nuovo, intendiamoci, la tecnica esiste da circa mezzo secolo, ma in un mondo che vive sempre più velocemente, e che scrive più velocemente grazie a computer, tablet e smartphone, era inevitabile che riacquistasse smalto. Così, l’insegnamento della lettura veloce sta conoscendo un vero e proprio boom. A Lugano, ad esempio, la scuola Brain Up è sommersa dalle richieste (vedi articolo a lato). Insomma, anche se non abbiamo più tanto tempo per leggere, non è detto che dobbiamo leggere di meno: basta ottimizzare il tempo. Provate a digitare “speed reading” su Google per ottenere 439 milioni di suggerimenti e voci in materia: dai corsi online offerti da Groupon, a par- Molte le tecniche che insegnano a leggere righe, pagine e libri a tempo di record” tire da pochi franchi, ai corsi veri e propri sino alle App. Perché come spiega Nicoletta Todesco, insegnante di “speed reading”, è un argomento così trasversale che interessa davvero tutti: “Il target è estremamente eterogeneo, anche se lo zoccolo duro restano chiaramente i professionisti ”. A inventare la lettura veloce come disciplina fu l’americana Evelyn Wood negli anni Sessanta e, non a caso, la più avanzata scuola odierna è negli Stati Uniti, a Chicago: l’“Iris Reading Ltd”, riporta il Wall Street Journal, aveva 22 studenti nel 2007, 417mila nel 2012 e 2 milioni lo scorso anno. Lo “speed reading” ha sempre più allievi, visto che la tecnologia è in continua evoluzione e la nostra società ama ottimizzare qualsiasi tipo di attività. Rapidità è la parola d’ordine del nostro L’esperto blue fire Megacoaster powered by GAZPROM CAROLINA CENNI “Sprechiamo l’80 per cento delle facoltà intellettuali” “L a lettura normale è efficace per un bambino di prima e seconda elementare che ha la necessità di leggere parola per parola - spiega Nicoletta Todesco, psicologa e insegnante della scuola Brain Up -. Per un adulto non va bene. Un lettore normale legge dalle 100 alle 200 parole al minuto, ma è inefficace perché per le capacità che il nostro cervello ha potrebbe leggerne oltre mille al minuto! È come se l’80% del nostro cervello, delle nostre facoltà intellettuali, facessero altro in quel momento”. In poche parole, si tratta di un vero e proprio spreco. Ecco spiegata l’utilità di imparare la lettura veloce. “È una rieducazione dei muscoli orbitali – prosegue l’insegnante di ‘speed reading’ -. L’occhio ha bisogno di un tempo fisiologico, circa un mese, per abituarsi al nuovo movimento, ma il taglio dei corsi è molto pratico e i risultati si vedono quasi subito”. L’obiettivo è quello di offrire un metodo veloce ed efficace a tutti coloro che devono leggere molto. “I corsi si svolgono all’Hotel Pestalozzi di Lugano – continua Todesco -. Si tratta di quattro incontri di due ore. Il target è estremamente eterogeneo, anche se i professionisti sono la maggior parte. A Berna ho avuto una signora di 95 anni, a Lugano un bimbo di sei. Ha un’utilità talmente trasversale che interessa davvero tutti”. © 2006 EUROPACORP – AVALANCHE PRODUCTIONS – APIPOULAÏ PROD Divertimento puro per tutta la famiglia ... al parco divertimenti più amato dagli svizzeri! • NOVITÀ primaverile: „ARTHUR – Nel regno dei Minimoys”. • Party entusiasmanti, favolose feste a tema ed eventi indimenticabili La gigantesca attrazione indoor per tutta la famiglia! • Notti da sogno e fantastiche avventure • Oltre 100 attrazioni coinvolgenti e show spettacolari nei cinque hotel a 5 stelle, nel Camp Resort • 17 diverse aree tematiche, di cui 13 europee per una vera esperienza da wild west oppu• 11 velocissimi ottovolanti e 5 frizzanti attrazioni acquatiche re con il proprio camper nel campeggio • Fantastici highlight e decorazioni invernali e per Halloween Halloween – ottobre da brivido! Puro divertimento invernale Europa-Park – Parco divertimenti & resort tematico a Rust/Freiburg Info-Line CH 0848 373737 · www.europapark.de Camera nell’Hotel “Bell Rock” tempo. Il modo in cui leggiamo, però, non è cambiato, o non per tutti. Da sinistra a destra, dall’alto al basso. In aiuto anche le App. La start up Spritz di Boston ha sviluppato il programma “Speed Reading Tecnology” che permetterà di leggere i testi con una velocità doppia rispetto a quella abituale. Leggere un testo in modo tradizionale ci fa perdere molto tempo, se si considera che un lettore medio, a livello universitario, legge a un ritmo compreso tra le 100 e le 200 parole al minuto. “Spritz” promette di farci leggere “Harry Potter e la pietra filosofale” in 77 minuti. Come? Manipolando il formato delle parole per adeguarle a quelli che sono i naturali movimenti dell’occhio durante la lettura. Il cosiddetto “optimal recognition point”, altresì detto “punto di fissaggio”, si trova all’inizio di ciascuna parola. Normalmente, l’occhio, concentrandosi su questa parte del vocabolo, riesce a decifrare e comprendere di che parola si tratta senza dover leggerla per intero. Spritz ingrandisce l’“optimal recognition point” di ciascuna parola, lo evidenzia in rosso e riposiziona la parola in modo tale che l’occhio debba muoversi il meno possibile per seguire il punto di fissaggio di ciascun vocabolo. Leggere in fretta significa capire meno? No, se si seguono queste tre tecniche. La prima consiste nel tenere gli occhi sul centro della pagina, immaginando che sia attraversata da una linea verticale, sforzandosi di leggere senza scostare lo sguardo da lì. La seconda tecnica suggerisce di leggere seguendo ogni parola con un dito, o con il cursore del mouse. Infine, il “rapid serial visual presentation” consiste nell’indicare al lettore, su uno schermo, una parola per volta a una determinata velocità. Più diventi allenato ed esperto, più la velocità aumenta. E più potrai leggere rapidamente capendo tutto ciò che ti interessa. Insomma, leggere per credere. [email protected] Q@simplypeperosa Hotel a tema “Bell Rock” Spritz promette di farci finire “Harry Potter e la pietra filosofale” in un’ora e un quarto 30 Non saltare i pasti. Inizia con una colazione sostanziosa tra parentesi Aumenta il consumo di frutta e legumi BenEssere Salute a rischio per partorienti e neonati che tendono al sovrappeso, anche a causa del cattivo riposo Modera i grassi. Punta su alimenti cotti a vapore o grigliati Consuma 3 o 4 latticini al giorno Mangia farinacei ad almeno uno dei due pasti Se dormono poco si allarga il girovita di mamma e bebè Mangia proteine ad ogni pasto, per evitare carenze di ferro Bevi molto, soprattutto se allatti: acqua, tè caldo o freddo,... CRISTINA GAVIRAGHI P uò una bella dormita aiutare a scongiurare un girovita abbondante? I numerosi studi apparsi negli ultimi anni sembrerebbero dire di sì. Tante sono le ricerche che legano il rischio di obesità a una cattiva qualità del sonno, chi dorme poco e male tenderebbe al sovrappeso e questo sembra valere anche per le neomamme e i loro piccoli. Uno dei fattori che contribuisce a far rimanere un po’ in carne una donna che ha partorito da poco, oltre a non aver troppo tempo per andare a sudare in palestra, è dormire di meno. Ma anche se, quando il piccolo ha pochi mesi, le priorità sembrano essere altre, meglio non aspettare troppo per rientrare nei jeans acquistati prima di rimanere incinta. Uno studio del Mount Sinai Hospital di Toronto, pubblicato su Diabetes Care, esorta a farlo entro un anno di distanza dal parto per non creare pericoli per la salute. La ricerca, guidata da Ravi Retnakaran, endocrinologo all’istituto canadese, ha seguito 305 donne durante la gestazione e nei 12 mesi successivi. Chi non perdeva almeno gran parte del peso accumulato in gravidanza, nel periodo da tre mesi a un anno dopo il parto, si ritrovava con livelli di pressione, colesterolo Ldl e resistenza insulinica più alti rispetto a chi rientrava in forma entro 12 mesi dal lieto evento. “I tre quarti delle mamme - precisa Retnakaran - Questo amore nostro La lettera A mia iglia, 18 anni, bella e capace interessano solo uomini dai 40 in su H IL CAFFÈ 13 aprile 2014 SE FAI COSÌ PERDI DUE CHILI AL MESE o quarantotto anni e una figlia di diciotto che mi sta preoccupando. È bella e intelligente, carina e solare, sta proseguendo brillantemente i suoi studi, ma da un po’ di tempo mi sono accorta, anche perché non ne fa mistero, che cerca di sedurre uomini molto più grandi di lei. Della questione ho provato a discutere insieme a lei, ma prontamente mi ha risposto che i suoi coetanei non la interessano. Vuole già essere donna e dice Scrivi a LINDA ROSSI che le piacciono gli uomini dai qua- psicoterapeuta e sessuologa ranta in su, senza badare se sono sposati o fidanzati. Per quanto ne so Posta: Linda Rossi – Il Caffè Via Luini 19 - 6600 Locarno io, non ha ancora fatto niente, ma temo che se non cambia queste sue E-mail: idee arriverà presto il giorno in cui [email protected] le metterà in pratica rischiando di fare brutte esperienze e quindi di soffrirne. Conosco un po’ gli uomini e sono certa che non si fermerebbero di fronte alle sue avances. D’altronde non c’è che da guardarsi attorno per constatare quanti siano gli uomini di una certa età che se ne vanno in giro con donne di venti o trent’anni più giovani di loro. Suo padre non sembra farsene un problema, ma lui è sempre stato distante, per non dire assente, durante gli anni della sua crescita. Che cosa mi consiglia di fare? perdevano abbastanza peso entro l’anno dal parto, ma il restante quarto manteneva parte dei chili guadagnati nei nove mesi o addirittura li incrementava”. A questo corrispondeva un aumento dei classici fattori di rischio cardiovascolare, innalzando la probabilità di sviluppare in futuro diabete o patologie cardiache. Se prima i chili in più immagazzinati in gravidanza destavano timori se mantenuti per anni, lo studio canadese restringe i tempi. “Fino a tre mesi dal parto il sovrappeso non sembra influenzare i fattori di “Un sonno ridotto potrebbe interferire con la regolazione ormonale dell’appettito” rischio come ipertensione e colesterolo, ma dopo sì e, anche se le conseguenze non sono immediate, potrebbero farsi sentire più in là nel tempo; entro l’anno occorre iniziare a dimagrire”, conclude l’endocrinologo. Improponibile però per una neomamma, almeno all’inizio, seguire diete drastiche o intensi allenamenti. Sì invece a ogni occasione quotidiana per fare del moto, come una passeggiata anche in compagnia del piccolo e a un’alimentazione bilanciata e non sovraccarica di grassi. Chi invece non può scegliere quanto mangiare è un bambino di poco più di un anno e anche per lui il rischio obesità è più vicino se dorme poco. Analizzando per cinque mesi abitudini alimentari e del sonno di 1300 coppie di gemelli intorno ai 16 mesi, alcuni ricercatori del University College London hanno rilevato che chi riposava meno di dieci ore al giorno ingurgitava il dieci per cento di calorie in più rispetto a un bambino che dormiva quotidianamente per più di tredici ore. La ricerca, apparsa sull’International Journal of Obesity, ribadisce il legame tra poco riposo e un maggior rischio di obesità già messo in luce in passato, ma per la prima volta si concentra su bambini sotto i tre anni e tenta di tradurre tutto in calorie. “C’è ancora molto da studiare sull’argomento - spiega Abi Fisher, ricercatrice e autrice dello studio - ma crediamo che un sonno ridotto possa interferire con la regolazione ormonale dell’appetito”. È stato visto che un adulto che dorme male sembra cercare conforto nel cibo, nel caso di bambini piccoli però sarebbero i genitori a nutrirli di più, invece di migliorarne il sonno, nel tentativo di calmare un’irritabilità dovuta a un cattivo riposo. “Meglio evitare calorie e chili in più non necessari - conclude l’esperta- anche se al momento non sembrano creare disturbi, prima o poi presenteranno il conto alla nostra salute”. La risposta di Linda Rossi Le permetta delle esperienze pure gli sbagli fanno crescere L eggendo la sua testimonianza piena di inquietudini per la sua amata figlia, la prima cosa che mi viene alla mente è una frase che talvolta ripeto ai miei pazienti i quali, un po’ come lei, vorrebbero ancora intervenire nella vita dei loro ragazzi oramai cresciuti, alfine di evitare loro esperienze di vita che essi desiderano testare. Una frase frase recita che noi (genitori) possiamo solo dare radici e ali ai nostri figli. “Solo” si fa per dire, poiché le radici consistono in quella solida sicurezza di base che dà loro il senso di appartenenza. Le ali invece sono la fiducia e la consapevolezza nelle loro capacità per sentirsi in grado di seguire la propria curiosità con entusiasmo e determinazione. In particolare sull’età di sua figlia, sulle sue attrazioni nei confronti di un uomo conviene darle fiducia mantenendo una posizione di disponibilità all’ascolto. Ascolto che verrà sicuramente apprezzato dalla ragazza quando sentirà bisogno e desiderio di confidarsi con lei mamma, nel bene e nel male. In caso contrario sua figlia la vivrà come una madre intrusiva nella sua vita sentimentale ed eviterà di raccontarle quanto le accade. Se ci tiene a che sua figlia diventi una donna consapevole non le può impedire la sofferenza che l’esperienza amorosa le può causare. A volte è proprio battendo il naso contro il muro che si impara a fare attenzione a dove si va. Se lei, mamma, la riconosce e le dà fiducia, le permette di imparare a riconoscersi nei suoi bisogni e desideri e a fidarsi della propria capacità di discernere se un partner sia positivo per lei e rappresenti un’occasione di crescita personale oltre che di coppia. Assumendo un simile atteggiamento le permette di prendere distanza da lei (madre) e di costituire sempre più la sua personalità di giovane donna consapevole di quello che è bene per lei. Sappia che tale atteggiamento materno consentirà anche a lei come genitore di crescere osando staccarsi dalla propria ragazza della quale può andare fiera, attribuendosi, a giusta ragione, la sua parte di merito. X£smz{ Xms{ p»U¡q{ Yuxmz{ www.renault.ch RENAULT FAMILY OFFER. IL BELLO DI POSSEDERE UN’AUTO PENSATA PER LE FAMIGLIE. FAMILY CHECK-IN C L I O GR AND T OUR D A F R. 1 2 4 0 0. – 1 <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšNTEyMAAANFLp©g8AAAA=</wm> <wm>10CFXKKw6AMBBF0RV18uZTOjCS1DUIgq8haPavKDiSe91pLTLhe63bUfdgsFnSbAKEixCsBIsVEgsYXAZYWNVlUvx4Akqegf6ShJF35qRl1GdhDEP3eT14AauAdQAAAA==</wm> CLIO GRANDTOUR ORA AL PREZZO DI CLIO BERLINE. SOLO PER POCO: TUTTI I MODELLI RENAULT PER LE FAMIGLIE A UN PREZZO ECCEZIONALE. Grazie alla nostra offerta per le famiglie, Clio Grandtour, Megane Grandtour, Grand Scenic, Scenic Xmod, Grand Espace, Grand Kangoo VP e Grand Trafic VP sono ora disponibili allo stesso prezzo della rispettiva versione compatta. Ad esempio, con Clio Grandtour si risparmia fino a fr. 4 500.– 2. 1 Clio Grandtour Authentique 1.2 75, 55 kW/75 CV, 1149 cm3, 5,5 l/100 km, 127 g CO 2 /km, categoria di efficienza energetica D, prezzo catalogo fr. 16 900.– meno premio «Take-off» fr. 3 500.– meno premio «Family Offer» fr. 1000.– ( 2 premio risp. vantaggio cliente totale di fr. 4 500.–) = fr. 12 400.– (= prezzo Clio Berline Authentique 1.2 75, 55 kW/75 CV, 1149 cm3, 5,5 l/100 km, 127 g CO 2 /km, categoria di efficienza energetica E). Modello illustrato (opzioni incl.): Clio Grandtour Swiss Edition TCe 90, 66 kW/90 CV, 898 cm3, 4,5 l/100 km, 104 g CO 2 /km, categoria di efficienza energetica A, prezzo catalogo fr. 23 830.– meno premio «Take-off» fr. 2 000.– meno premio «Family Offer» fr. 1000.– = fr. 20 830.–. Valore medio delle emissioni di CO 2 di tutti i veicoli nuovi venduti in Svizzera 148 g/km. Offerte valide su veicoli particolari per i clienti privati presso i rappresentanti Renault che aderiscono all’iniziativa in caso di stipula del contratto e immatricolazione dal 01.04.2014 al 31.05.2014. + ' Òe¬oo˘W ˇÏ£o¬ˇ¬‚˘WÁ G£Ó ˇ£ î¬ÒŸÓ£ WŸŸ˘î˘Ÿ] x˘ ‚˘WÓx˘ıW‚‚˘¬v ˘ˇ ı¬ÒŸÓ¬ WÒÒ¬ÓŸ˘Ł£ıŸ¬ î˘ −Ó¬−¬ı£ ŸWıŸ˘ÒÒ˘Ł˘ −Ó¬x¬ŸŸ˘ −WÓŸ˘o¬¯ ˇWÓŁ£ıŸ£ Ó˘Ò−£ŸŸ¬Ò˘ x£ˇˇÏWŁe˘£ıŸ£u Òoˆ˘£ÓWŸ£î˘ Wˇ fl˘Wıo¬ x£ˇˇW ıWŸçÓW £ Òo£‚ˇ˘£Ÿ£ ˘ˇ ˇ¬‚¬ ?£o¬−ˇWıv Ò˘ı¬ı˘Ł¬ x˘ çıW −Ó¬xçö˘¬ı£ £o¬o¬Ł−WŸ˘e˘ˇ£ £ x˘ −Ó¬x¬ŸŸ˘ −£Ófl£ŸŸWŁ£ıŸ£ £o¬ˇ¬‚˘o˘Á KÓ¬îWŸ£ ˘ˇ ı¬ÒŸÓ¬ îWÒŸ¬ WÒÒ¬ÓŸ˘Ł£ıŸ¬ x˘ −Ó¬x¬ŸŸ˘ ?£o¬−ˇWı ˘ı ŸçŸŸ˘ ˘ o£ıŸÓ˘ (¬¬− +x˘ˇ£À3¬eeñÁ ïïïÁo¬¬−ÁoˆÜ¬£o¬−ˇWı K£ÏÏ˘oo˘¬ e˘¬ ¾£Ï £Ïe£ WϬŁWܢoˆ£ I˘o¬Ü£Ï ?£o¬¾ˇWıv Ó£ıîW ܬÏeW ¼† ˇv 1Îð Öð†î K£ÏÏ˘oo˘¬ e˘¬ ¾£Ï –¬Ï˘ £ ç£ÏxáÏ£ I˘o¬Ü£Ï ?£o¬¾ˇWıv Ó£ıîW ܬÏeW Žï ˇv 1Îð Öð†î (¬ıo˘Ł£ ˇ˘Äá˘x¬ e˘¬ 3Wá£ÏÜ ’˘¬Ï‚W ?£o¬¾ˇWı ¼ˇv 1Îð łð†î Il futuro L’esercito L’incontro TANTI MODELLI MA NON ISPIRANO CAMBIAMENTI LA CONTRAEREA POPOLARE SUL GRIFONE PETER HARTZ: “LA MIA LOTTA PER IL LAVORO” ALLE PAGINE 34 e 35 SCHIRA A PAGINA 45 VASTANO A PAGINA 46 travirgolette ilcaffè 13 aprile 2014 RIFLESSIONI D’AUTORE SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI UNA SETTIMANA UNA PAROLA Oltre il cibo Il succo della società liquida MORO A PAGINA 36 Piazza Dall’agorà della Grecia alla Primavera araba. Da luogo di democrazia, a spazio simbolico e mediatico. Espressione non più solo di comunità urbane, ma planetarie SANDRO CATTACIN sociologo “P iazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza” - non è solo l’inizio di una filastrocca toscana, ma anche le parole che intona Claudio Lolli quando racconta la sua Piazza Maggiore, nella Bologna degli anni 1970, diventata un luogo simbolo di lotte, di lutto dopo gli attentati e di protesta contro le autorità impregnate da poteri occulti. Piazza Maggiore, la piazza nella quale il potere e la società civile si incontrano in un contesto caratterizzato da un’architettura imponente, è l’esempio perfetto dell’importanza della piazza nella nostra storia. Su quella piazza, nel Medioevo, è nato il mercato che riforniva sia degli alimenti più noti, che delle spezie più ricercate. In effetti, l’alta concentrazione di venditori aumentava l’efficacia dello scambio economico e le possibilità di vendita di prodotti di nicchia. Si dice che al mercato si trova di tutto, anche le informazioni sulle ultime novità e gli ultimi eventi della città. Se vai in piazza, vai per farti vedere, per sapere cosa è successo, raccontare cosa pensi e cosa sai, per discutere e socializzare. Il mercato è un pretesto per trovarsi, senza cercarsi. Ogni domenica sera o lunedì mattina, per tanti anni, in Piazza Maggiore, si formavano dei gruppetti di persone che discutevano animatamente di quello che era successo nel fine settimana, in genere di calcio e di chi aveva vinto per merito o per fortuna, essendo comunque, tutti quanti, vicini al destino di una squadra, la loro squadra, che non procurava solo gioie. Negli altri giorni, i “baretti” accoglievano ancora chi non ne aveva dette o sentite abbastanza. La piazza dello scambio economico è circondata da palazzi di grande importanza per l’apprendimento e l’avanzamento del capitalismo moderno, come il Palazzo dei Banchi (antica sede degli operatori di cambio), e il Palazzo dei Notai (sede della società dei notai, professione fondamentale per la regolazione degli scambi più complessi e la concessione dei permessi legati alle varie attività economiche). A poca distanza, si trovano anche la vecchia e la nuova sede della Borsa di Bologna. Tutti palazzi che, nella storia della democrazia liberale, si troveranno sempre al centro delle sfide al potere politico e a quello religioso. In effetti, nella nostra piazza, il potere religioso non manca. San Petronio - il Duomo di Bologna - si appoggia sulla piazza creando un ambiente spirituale, di rifugio, ma evidenziando anche il fatto che la Chiesa si trova “al centro”. Ed è lì che deve stare per contrastare il potere politico e lottare per la supremazia. Sulla piazza Maggiore, anche il potere politico colloca il suo palazzo più importante, il Palazzo del Podestà, che rappresentava in passato il governo della città. A Don Camillo basta attraversare la Piazza Matteotti di Brescello per arrivare in municipio, da Peppone. L’importanza della piazza nella politica risale ai primi esercizi della democrazia nell’agorà greca. La popolazione veniva invitata ad esprimere le proprie preferenze creando prima un luogo di dibattito e di scambio di idee per poi de- Il potere ha continuato ad utilzzarla in versione populista per parlare alla gente e mobilizzare il consenso cidere, secondo il principio delle maggioranze e delle minoranze, del destino politico della città. A parte qualche esperienza folkloristica di Landsgemeinde in Svizzera, la piazza della deliberazione diretta non esiste più; troppo complesse sono le decisioni, troppa gente deve partecipare. Il potere però continua ad utilizzarla, in versione populista per parlare alla gente e mobilizzare il sostegno. Sono le piazze che esaltano i grandi oratori, quando il discorso cerca l’acclamazione. E, chiudendo gli occhi, ci appaiono delle immagini che ci spaventano perché vediamo dei politici - Hitler, Mussolini, Lenin - che si oltrepassano e che utilizzano l’effetto di massa che la piazza facilmente produce, per trasformare dei singoli individui in un unico corpo compatto, difeso dai palazzi che circondano la piazza e che diventano muri in difesa del corpo. Ma la piazza può anche contestare il potere. Ci si va, ci si parla, ci si arrabbia; si condivide la rabbia, ci si organizza e ci si manifesta. La massa può rivoltarsi contro il potere e proclamare la sua forza in quel luogo di concentrazioni di tutti i poteri. La manifestazione in piazza spaventa chi governa, perché i manifestanti sono sotto casa e nessuno sembra poterli bloccare e impedire loro di entrare e prendere possesso dei luoghi. La massa diventa simbolo di protezione e sicurezza perché crea un sentimento (spesso però illusorio) di invulnerabilità. Combattere la piazza significa agire davanti a tutti; tutti lo vedono e tutti possono apprezzare o denigrare. I sindacati, con le loro manifestazioni di piazza del Primo Maggio, ricordano ogni anno che la piazza può trasformarsi in luogo di protesta contro il potere. Anche se queste piazze “sindacali” sono ormai eventi ritualizzati, la vera piazza della contestazione non è un ricordo storico. Infatti, nonostante la proliferazione di tanti mezzi di comunicazione virtuali – e magari proprio a causa di essi –, la piazza mantiene la sua attrattività grazie alla sua morfologia e al potere simbolico che rappresenta per chi protesta. Trovarsi in tanti su una piazza per contestare crea grande impressione e i media fanno, di questi momenti, degli eventi mondiali. Il grande ritorno delle piazze della contestazione è proprio legato a questa capacità di visualizzare la critica e attribuirle un luogo, un simbolo, una forza. In effetti, la sfida non è più solo sul terreno concreto del potere simbolico rappresentato dalla piazza; le immagini di un evento trasmesse immediatamente nel mondo intero creano quell’opinione pubblica critica che la contestazione cerca. I nomi di certe piazze sono diventati simboli di questo mondo della contestazione e, anche se non li abbiamo mai visitati, li conosciamo e diamo loro un significato: Tienanmen, Majdan o Tahrir sono alcuni di questi nomi che oggi ricordano la protesta, la rivoluzione, la festa e il dolore. La piazza, che sembrava solo ricordo dei tempi passati, si è risvegliata, aggiungendo a tutto il potere simbolico che aveva e che continua ad avere, anche quello mediatico procurato dall’immagine che le permette di non essere più solo espressione di una comunità urbana, ma di una comunità mondiale. DOMENICA LIBERO D’AGOSTINO PRONTI ALLO SPINELLO DI STATO L a cannabis come l’ alcol e il tabacco. Produzione e commercio regolamentati dallo Stato. Secondo il “Coordinamento politico delle dipendenze”, si eliminerebbe così il mercato nero e si proteggerebbero meglio i giovani dalla marijuana. Insomma, lo spinello di Stato dal profilo della prevenzione sarebbe più efficace dei divieti oggi in vigore. Per estensione il ragionamento si potrebbe pure applicare ad altre, e più pesanti, droghe. Nessuna fregola proibizionista. Con la sua salute ciascuno può fare quello che vuole. Ma pare alquanto paradossale che si voglia in qualche modo liberalizzare il consumo di canapa dopo le furenti campagne repressive degli anni scorsi. Ancora più singolare il fatto che mentre si è sottoposti alla costante crociata contro il tabacco si ammicchi autorevolmente alla cannabis. IL CAFFÈ 13 aprile 2014 35 tra virgolette Gli scenari Pompeo Macaluso Sandro Cattacin La diversità è ormai determinata più a livello regionale che nazionale. Si supera il concetto di frontiera dello Stato I modelli di vita finora vincenti non valgono più Federalismo e democrazia sotto stress I pilastri istituzionali della Svizzera davanti alla sfida dei mutamenti globali MASSIMO SCHIRA Ignoriamo i sistemi sociali del futuro e quelli del passato sono “scaduti” F ra dieci anni la popolazione mondiale sarà un miliardo in più rispetto ad oggi. Un cittadino su tre avrà più di 60 anni. Informatica, ingegneria genetica e nanotecnologie domineranno, ma non avremo più un modello sociale di riferimento. O meglio, ignoriamo gli elementi che caratterizzeranno il sistema sociale che si va profilando. E neanche sappiamo se ci sarà un modello socioeconomico egemone, così come nelle epoche passate lo sono stati l’agricoltura, il mercato e l’industria con le loro grandi correnti religiose, culturali e ideologiche. Non sappiamo cosa resterà dei quindici modelli “mappati” dal sociologo Domenico De Masi nel saggio “Mappa Mundi”, i MODELLI IL BRASILIANO La sfida (oltre ad analfabetismo, violenza e disuguaglianza) è ridistribuire la ricchezza puntando a mantenere la miglior relazione tra economia e felicità L’INDUSTRIALE CAPITALISTA Capace di generare un’impennata della produzione, ma anche il costante raggrumarsi della ricchezza in poche mani e l'allargamento delle povertà, vecchie e nuove L’INDUSTRIALE COMUNISTA L’automazione e la divisione industriale del lavoro centuplicarono la produttività, ma pochi artigiani divennero “padroni” e la massa fu sospinta nel proletariato IL POSTINDUSTRIALE Caratterizzato soprattutto dalla prevalenza numerica dei lavoratori addetti al settore terziario, con il passaggio dalla produzione di beni all’economia di servizi I n un panorama internazionale che vede tramontare un modello dopo l’altro, resiste ancora il “modello svizzero”? I pilastri fondanti del federalismo e della democrazia diretta (o semi-diretta, per la precisione) rappresentano ancora basi solide su cui posare le mura della società elvetica di domani? Domande certamente complesse, perché impongono sempre più spesso ragionamenti che travalicano le frontiere geografiche del Paese per un discorso che vale sia per l’unione federalistica dei 26 cantoni indipendenti che formano la Svizzera, sia per il rapporto tra la popolazione e la propria rappresentanza istituzionale. Il modello federalista, ad esempio, sta vivendo una fase di profonda mutazione. “In un contesto internazionale in cui si osservano ormai milioni di capitalismi differenti, si assiste ad una sorta di diversità tra regioni, più che tra Paesi - nota il sociologo Sandro Cattacin -. E questo vale anche per la Svizze- che nella sua analisi sono in parte già superati. I cambiamenti e la globalizzazione spingono anche la Svizzera a chiedersi quali saranno i tratti distintivi di un nuovo sistema politico e sociale. Perché pure il federalismo, ad esempio, sta vivendo una fase di mutazione. Fuori dai confini elvetici addirittura si parla già di “post democrazia”. Forse non basterà un solo modello centrale vincente, anzi è probabile che uno dei tratti distintivi della futura organizzazione sociale sarà il policentrismo. Un reticolo portante di processi e di elementi nessuno dei quali, da solo, potrebbe determinare la dinamica del tutto. Meglio se, come suggerisce De Masi, frutto delle idee di un team mondiale di esperti “illuminati”. e.r.b. DOMENICO DE MASI, sociologo C ome diceva Seneca “nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa dove vuole andare”. Se oggi stesso, per incanto, la disoccupazione fosse debellata, il debito pubblico fosse cancellato, lo spread fosse colmato, i conflitti sociali fossero sedati, tuttavia noi non sapremmo dove puntare per la conquista della sperata felicità. Ci manca, cioè, un modello di convivenza e di sviluppo adeguato ai nostri tempi. Girando per il pianeta s’incontra pochissima gente soddisfatta della società in cui vive. Non solo l’Occidente, ma l’intero pianeta vive in uno stato di disagio e disorientamento. Eppure, in pochi decenni, l’umanità è riuscita ad allungare la durata della vita media, a decuplicare la popolazione mondiale, a fare scoperte scientifiche inimmaginabili, a scrivere capolavori letterari e musicali, a esplorare con uguale precisione atomi e pianeti. Di fronte a questo paradosso si è costretti a riconoscere che non è in crisi la realtà ma è in crisi il nostro modo di interpretarla, sono in crisi i no- Non solo l’Occidente, ma è l’intero pianeta che vive in uno stato di disagio e disorientamento stri modelli esplicativi: poiché le categorie mentali mutuate dal passato non sono più capaci di spiegarci il presente, noi siamo indotti a diffidare del futuro, proiettando un’ombra negativa anche sulle prossime generazioni. In ogni epoca e in ogni angolo del mondo gli umani hanno dovuto affrontare le sfide perenni che la natura si diverte a tendere: come vincere il dolore, le malattie, la morte? come debellare la miseria e la fatica? come eliminare l’ignoranza, la noia, la solitudine? come liberarsi dai lacci della tradizione e dalla violenza dell’autoritarismo? come ingentilire la rozzezza e abbellire la bruttezza? Ognuna di queste sfide è stata affrontata ricorrendo a singoli strumenti; tutte insieme sono state affrontate creando modelli di vita adottati da milioni di persone nell’arco di secoli o di millenni. Ma ormai, sempre più spesso, in tutto il mondo e in tutte le classi sociali si sente dire: “Così non si può andare avanti. Questo nostro modello di vita non funziona. Ne occorre uno nuovo”. Questa esigenza è diventata evidente nell’attuale società postindustriale che, a differenza dei sistemi precedenti, non è nata in base a un modello, a un progetto ma per successioni rapide di idee geniali ma parziali, di tecnologie sorprendenti ma anche di prodotti superflui, di riti noiosi, di comportamenti insensati, cresciuti uno accanto all’altro prima ancora che qualcuno li mettesse a sistema, teorizzandone, disegnandone, indirizzandone l’insieme. Non fu così per molte società precedenti. Quella medievale, ad esempio, nacque dal modello cristiano che ispirava la città dell’uomo alla città di Dio. Nel Settecento, in pieno assolutismo re- gio e in piena inquisizione religiosa, poche decine di intellettuali illuministi osarono elaborare e proporre un modello di società “borghese” basato sulla ragione, sulla libertà, sulla laicità e sull’eguaglianza, affrontando le persecuzioni, il carcere e persino la morte. Le socialdemocrazie sono nate in base ai modelli anticipati da socialisti come Owen e Bernstein. La società sovietica è nata sul modello precedentemente concepito da Marx, da Il libro Il fenomeno Se il mondo ha smarrito la bussola della società Tra il popolo e il partito un ambiguo benessere U MAPPA MUNDI Modelli di vita per una società senza orientamento, di Domenico De Masi, Rizzoli editore L’abuso degli strumenti democratici rischia di sfociare nel populismo. Serve più equilibrio n nuovo modello di vita probabilmente c’è, ma è diventato una scommessa nel libro del sociologo Domenico De Masi che, con “Mappa Mundi”, non si limita ad offrire una sintesi inedita dei grandi sistemi sociali elaborati finora ad ogni latitudine, ma invita anche ad immaginare altri mondi possibili. A corredo, come se si trattasse di una guida di viaggio, illustra con dovizia di particolari tutti i valori e i disvalori della nostra e delle altre culture. Al padre e strenuo sostenitore dell’“ozio creativo”, non sfugge né l’attuale carenza di lavoro, né il fatto che le uniche economie in ascesa siano quelle dei Paesi dove si sono “delocalizzate” la produzione e la creazione di nuovi prodotti. Come non nasconde il rischio che, al declino economico dell’Occidente, si accompagni anche la fine della nostra cultura. L’invito ad elaborare un nuovo stile di vita, però, non è rivolto a governi, industriali o magnati della finanza, ma agli intellettuali. Stimolando un insieme di pensieri in grado di superare confini ed orizzonti culturali per ribaltare (costi quel che costi) l’esistente. Perché un nuovo modello di riferimento, non può che essere frutto dell’elaborazione di tante e concrete idee “illuministe”. E “Mappa Mundi” indica già le rotte che sarebbe anacronistico ripercorrere. e.r.b. Engels e da Lenin. L’attuale società postindustriale, invece, si è formata sotto la spinta del progresso, senza un modello predeterminato, per germinazione spontanea, come collage di modelli preesistenti e di circostanze estemporanee. Da qui, dalla mancanza di una mappa capace di guidare il nostro percorso di vita, deriva il disorientamento che affligge i nostri tempi. Con il libro “Mappa Mundi. Modelli di vita per una società senza orientamento” ho voluto contribuire alla costruzione di questa mappa, che può avvenire in due tappe. La prima consiste nel cercare spunti e presagi nei modelli di vita che hanno sorretto alcune società passate o attuali. Io ne ho scelto quindici: il modello indiano, il cinese, il giapponese, il greco-romano, il cristiano, il musulmano, il protestante, l’ebraico, l’illuminista, il liberale, il socialista, l’industriale capitalista, l’industriale comunista, il postindustriale, il brasiliano. Alcuni di questi modelli hanno regolato la vita di singoli Paesi o di singoli popoli, altri di interi continenti e di molte etnie; quello romano ha co- L’economia L’economista Rossi spiega il successo della ricetta elvetica IL CAPICOMUNISMO La Cina, sfruttando i vantaggi della globalizzazione, ha creato un modello che non è né un sistema capitalista, né comunista in senso classico: il “capicomunismo” perto quasi tutto il mondo allora conosciuto dai latini; quello ebraico riguarda un popolo ubìquo e uno Stato circoscritto; quello musulmano e quello postindustriale aspirano a essere planetari. Per essere distillato, ognuno dei modelli prescelti ha richiesto secoli di sapienza collettiva, esperienza, saggezza, creatività, riflessione, coraggio. Una volta consolidato, a seconda dei casi è diventato una forza protettiva, un motore dinamico, un tessuto connettivo, una gabbia opprimente. Fatto questo lavoro, individuati i punti di forza e i punti di debolezza di ciascun modello, ora occorre costruire il nuovo modello, capace di orientarci nell’attuale società disorientata. Ma a chi tocca l’onere di elaborare questo nuovo modello? Chi possiede l’esperienza, la saggezza, la genialità, il coraggio per definirlo? Un compito così imponente non può essere portato a termine da uno solo ma richiede l’apporto multidisciplinare di un team di studiosi, disposti in tutto il mondo a impegnare la loro intelligenza su questo obiettivo. Sono certo che il desiderio di vincere il disorientamento supererà ogni ostacolo e che l’obiettivo salvifico sarà raggiunto perché, come diceva Daniel Bell “l’immaginazione dell’uomo non rinunzierà mai a fare della società un’opera d’arte”. quello svizzero, in cui la partecipazione della gente è garantita istituzionalmente, mi sembra un surplus da valorizzare e da sottolineare”. Qualche problema, comunque, c’è. Soprattutto perché sia il modello federale che la democrazia diretta qualche difetto mostrano di averlo. “In un quadro di grandi regioni, adeguare il federalismo alle necessità determinate dalle ridotte dimensioni dei cantoni può rappresentare una sfida importante - aggiunge Cattacin -. Importante come la sfida di democratizzazione a cui deve sottoporsi l’Unione europea per entrare definitivamente in questa nuova dinamica regionale”. Il tutto senza scadere nella “dittatura della maggioranza”, come avverte Macaluso: “Abusando degli strumenti democratici si sfocia nel populismo, non vanno insomma ipostatizzati come unica forma di democrazia possibile. L’equilibrio tra parlamento e diritti popolari in Svizzera è importante. Romperlo farebbe andare incontro a rischi notevoli”. [email protected] Q@MassimoSchira La finanza Il riorientamento bancario visto dall’avvocato Bernasconi “Welfare State e profitti “La piazza finanziaria dosati con intelligenza” resta un settore leader” L Il compito è imponente, richiede l’apporto multidisciplinare di un team mondiale di studiosi D a un punto di vista economico l’unico modello che, negli anni recenti, inclusi gli ultimi tempi di crisi finanziaria globale, ha saputo raggiungere un Pil a doppia cifra è quello cinese. Il fenomeno del “Capicomunismo”, come l’ha definito l’economista Loretta Napoleoni nel suo “Maonomics”, come amara medicina cinese contro gli scandali dell’economia occidentale. Un modello difficilmente replicabile, e ancor più difficilmente accettabile, perché basato sul singolare rapporto tra la popolazione e il Partito comunista di Pechino. Rapporto a sua volta basato su una rudimentale forma di benessere: fintanto che l’economia cresce e il benessere si diffonde, la popolazione sarà d’accordo con il sistema. Fatto sta che in trent’anni la Cina è passata dall’essere un Paese in cui si moriva di fame ad una superpotenza, in grado di sfidare gli Stati Uniti per il primato economico. Un “miracolo economico” che, secondo Napoleoni, è riuscito sfruttando i vantaggi della globalizzazione, ma creando un modello che non è nè un sistema capitalista, nè comunista in senso classico. Un modello ibrido, il “Capicomunismo” appunto. Sistema molto più flessibile del neoliberismo in Occidente, forse più utile a capire cosa da noi non ha funzionato che a spingerci all’emulazione. e.r.b. ra, dove più che attraverso gli schemi classici del federalismo, bisogna ragionare in termini di cinque macro regioni, che vanno ben oltre le frontiere della nazione. Pensiamo a Basilea città: la macro regione comprende tre città, disposte però in tre Paesi distinti. Il che porta evidentemente a ragionare a livello di grandi aree regionali, dimenticando le frontiere. Così come a Ginevra, dove metà della popolazione vive, di fatto, in Francia”. Una situazione che, però, non sembra intaccare più di tanto la scelta di affidarsi ad una democrazia in cui il ruolo dei cittadini resta cruciale. “Fuori dai confini elvetici si assiste all’avvento di quella che viene sempre più sovente definita postdemocrazia, o democrazia pubblica - osserva lo storico Pompeo Macaluso -. Questo significa che dalla democrazia parlamentare di inizio Novecento si è passati a quella dei partiti dopo la Seconda Guerra mondiale, per arrivare all’attuale modello, in cui ai partiti è stato preferito il leader. Si vota il leader, non i partiti. In questo contesto di democrazia che si ‘asciuga’, un sistema come Sergio a stabilità anche al tempo della crisi, negli ultimi anni ha certamente rafforzato la posizione economica della Svizzera sullo scacchiere internazionale. “A differenza di Germania o Cina, l’economia elvetica non è orientata in modo preponderante sull’export, è più equilibrata spiega l’economista Sergio Rossi -. Le aziende esportatrici sono ben bilanciate dal mercato interno, che sostiene il potere d’acquisto e la prosperità del Paese; attraverso guadagni, imposte e assunzioni è un’economia orientata anche a chi in Svizzera ci abita”. Una situazione che gode anche di una base istituzionale solida, che svolge un ruolo di promozione anche per il mondo economico. “Il ruolo della Confederazione e dei Cantoni a sostegno delle varie attività produttive Rossi è innegabile - prosegue Rossi -. Basti pensare al ruolo pubblico in ambiti come l’istruzione (anche nel terziario con le università, che solitamente sono cantonali) o in grandi progetti come le trasversali ferroviarie alpine. Il tutto inserito in un contesto in cui la prestazioni sociali sono importanti e sostenute attraverso la fiscalità. Tutti elementi che contribuiscono alla stabilità economica e alla coesione sociale”. Un aspetto, quello sociale, che negli ultimi anni viene spesso “messo all’indice”, soprattutto per i costi elevati che genera. “È il modello neoliberista che tende a mettere in discussione la funzione dello Stato sociale - puntualizza Rossi -. Lo testimoniano anche le accese discussioni sulla suddivisione del reddito che hanno portato a votazioni come quelle sull’iniziativa Minder, sul rapporto 1:12 o che, presto, porterà alle urne per il salario minimo a 4mila franchi. Nonostante ciò è innegabile che la Svizzera se la sia cavata meglio di altri Paesi negli ultimi tempi”. m.s “La giusta dinamica tra esportazioni e mercato interno rende più solida la congiuntura” A Paolo d osservarlo senza prestare troppa attenzione ai dettagli, il modello finanziario svizzero sembra continuamente sotto il fuoco incrociato delle bordate internazionali. Americane in primo luogo. Ma agli occhi dello specialista la situazione appare almeno in parte diversa. “Il problema va ricondotto a due fattori - osserva l’avvocato Paolo Bernasconi, esperto in questioni finanziarie internazionali - il primo, il più appariscente, è la battaglia commerciale sotto spoglie fiscali che ha come locomotiva gli Stati Uniti e come vagoni altre organizzazioni internazionali. Il secondo, il più importante, è legato alla situazione economica negli altri Paesi. La piazza svizzera resta leader, specialmente con la globalizzazione Bernasconi dei mercati. Le democrazie non occidentali che hanno bisogno di una piazza sicura ed efficiente - e penso ai Paesi ex Urss e del Brics innanzitutto - sono in forte crescita. E in Europa, oltre a Londra, c’è solo la Svizzera”. Una situazione che ha portato e continua a portare ad un afflusso importante di patrimoni privati, ma anche aziendali. “La Svizzera è sotto tiro? Sì, ma solo per il private banking - precisa Bernasconi -, fortunatamente la piazza non si basa però solo su questo settore. Anzi, prendiamo l’esempio di Zugo: nel cantone hanno sede sette delle dieci maggiori imprese al mondo per il trading di materie prime. Aziende che pagano le tasse, ma che si basano anche sui servizi delle banche di Zugo e non solo. O pensiamo alla regione di Ginevra e Losanna dove dominano le società petrolifere. Oppure, ancora, al mercato dell’oro. No, la piazza svizzera nel suo insieme va molto bene. Certo, le monoculture bancarie, come è sucesso in Ticino, non possono non avere problemi” m.s. “Il private banking è stato bacchettato? Vero, ma altri servizi sono oggi molto importanti” IL CAFFÈ 13 aprile 2014 36 tra virgolette OF X La società liquida ruba alla natura i suoi succhi vitali L a società liquida ama nutrirsi delle linfe vitali della natura. Spreme agrumi, strizza radici, centrifuga frutti di tutti i tipi. Per concentrare essenze vegetali in bicchieroni di benessere. Dall’Europa naturista alle Americhe salutiste, fino a quell’immenso emporio globale che è Dubai, spopolano i juice bar. Locali dove il pezzo forte sono bevande a base di ogni genere di frutta e verdura. Dalla maracuja al cocco, dallo zenzero all’açai, dalla papaya al mandarino. Per non parlare di finocchi, sedano, carote e spinaci. Il presupposto è che da qualsiasi fibra si può estrarre un po’ di energia. Fatta eccezione per le proverbiali rape, dalle quali com’è noto, non si ricava nemmeno una goccia di sangue. Gli ingredienti di questi cocktail toccasana sono quasi sempre tre. Proprio come le fate delle fiabe. E riprendono inconsapevolmente il potere magico che questo numero ha avuto per secoli nell’immaginario russo ed europeo. I tre porcellini, le tre civette, le tre melarance. Ma anche le prove iniziatiche dell’eroe di turno che erano sempre più di due e meno di quattro. E tre erano anche le Grazie. Perché la triade rappresenta la perfezione e la totalità. Non a caso il più grande studioso della fiaba, Vladimir Propp, che ha chiamato questo curioso meccanismo “triplicazione”, lo considerava il vero algoritmo di ogni racconto a lieto fine. Qualcosa di simile sembra funzionare anche con i beveroni del salutismo globale. Avocado, mela e limone, è la triplice alleanza anti-tossine. Spinaci, anguria e ananas per ritrovare il pesoforma. Sambuco, mela, menta e il paradiso può attendere. Insomma, i centrifugati sono i succhi primigeni della madre terra alle cui fonti i cittadini globali corrono ad abbeverarsi per purificare il corpo e drenare l’anima. Per decontaminare se stessi e l’ambiente, dopo aver mandato giù ettolitri di spremute artificiali e bibite dagli aromi improbabili. È un atto di resipiscenza ecologica. E insieme la speranza che gli umori della natura diventino la nostra pozione di Asterix. Un elisir di lunga vita che ci restituisca il vigore della verde età. E ci faccia vivere felici e contenti. di CAROLINA Ingredienti per 2 persone - 1 arancia biologica - 1 banana matura biologica - 1 pera biologica Arancia, banana e pera ELISABETTA MORO LA RI ETTA oltreilcibo Altro che frullati. E non si spremono più solo agrumi. Si strizzano radici e si centrifuga frutta di ogni tipo Sbucciare la banana e tagliarla a pezzi. La polpa della banana è densa, quindi quando viene spremuta dà più una purea che non un succo. Per questo si suggerisce di unirla ad altra frutta. Passare nella centrifuga la banana per prima e poi l'altra frutta con più sugo per diluirne il succo. Lavare bene la pera e tagliarla in 4 parti. Dividere a metà l'arancia. Mettere la frutta nella centrifuga e metterla in funzione secondo le istruzioni. Niente zucchero: la frutta usata per questo centrifugato è già molto dolce. TV[VLJ TY5 TDSPTT HJ˘ B Gs/ 2: ::1/6 Qsf{{j tusbddjbuj f dpnqbuuj hsboef dmbttf- qjddpmp qsf{{p M−bqqsf{{bup wfjdpmp qfs mf gbnjhmjf dpnpep- tqb{jptp f qbstjnpojptp Jm wfstbujmf dspttpwfs wbo- xbhpo f TVW jo vo vojdp wfjdpmp Tqpsujwp fe fggjdjfouf bmuf qsftub{jpoj f cbttj dpotvnj Vop tujmf dif opo qbttb jopttfswbup dspttpwfs ebm eftjho vojdp Mb usb{jpof joufhsbmf joufmmjhfouf tjtufnb ej usbtnjttjpof BMMHSJQ 5 y 5 b 5 npebmju° Jm gvshpof obup qfs wjbhhjbsf cbhbhmjbjp dpo vo wpmvnf gjop b 237: mjusj Mp Txjtt Dsptt qjÑ dpnqbuup jefbmf qfs mb Twj{{fsb Mb qbopsbnjdb qjÑ bnqjb ufuup qbopsbnjdp tdpssfwpmf jo wfusp vojdp ofm tvp hfofsf Jm ovpwp qbsbnfusp epub{jpof ftdmvtjwb- joopwb{jpoj vojdif DÀ Ofx TY5 T.DSPTT 2/7 Vojdp Gs/ 2: ::1/þ Ofx TY5 T.DSPTT 2/7 Dpnqbdu Gs/ 32 ::1/þ Ofx TY5 T.DSPTT 2/7 Dpnqbdu, Gs/ 35 ::1/þ Ofx TY5 T.DSPTT 2/7 Dpnqbdu, Bvupnbujdb Gs/ 37 ::1/þ Ofx TY5 T.DSPTT 2/7 Dpnqbdu, 5 y 5 Gs/ 37 ::1/þ Ofx TY5 T.DSPTT 2/7 Dpnqbdu, 5 y 5 Bvupnbujdb Gs/ 39 ::1/þ Ofx TY5 T.DSPTT 2/7 Dpnqbdu Upq 5 y 5 Gs/ 42 ::1/þ Ofx TY5 T.DSPTT 2/7 Dpnqbdu Upq 5 y 5 Bvupnbujdb Gs/ 44 ::1/þ Ofx TY5 T.DSPTT 2/7 Dpnqbdu, 5 y 5 Ejftfm Gs/ 3: ::1/þ Ofx TY5 T.DSPTT 2/7 Dpnqbdu Upq 5 y 5 Ejftfm Gs/ 45 ::1/þ J wptusj dpodfttjpobsj Tv{vlj tbsboop mjfuj ej tpuupqpswj vo−pggfsub Tv{vlj.Iju.Mfbtjoh tuvejbub bqqptjubnfouf qfs mf wptusf ftjhfo{f/ Uvuuj j qsf{{j joejdbuj tpop dpotjhmjbuj f opo wjodpmbouj- J/W/B jodm/ Ofx Tv{vlj TY5 T.DSPTT 2/7 VOJDP- Gs/ 2: ::1/þ- dpotvnp opsnbmj{{bup jo djdmp njtup; 6/6 m 0 211 ln- dbufhpsjb ej fggjdjfo{b fofshfujdb; D- fnjttjpoj DPÜ; 238 h 0 ln< Gpup qsjodjqbmf; Ofx Tv{vlj TY5 T.DSPTT 2/7 Dpnqbdu Upq 5 y 5- Gs/ 42 ::1/þ- dpotvnp opsnbmj{{bup jo djdmp njtup; 6/8 m 0 211 ln- dbufhpsjb ej fggjdjfo{b fofs. hfujdb; E- fnjttjpoj DPÜ; 241 h 0 ln< wbmpsf nfejp ej uvuuj j ovpwj nbsdij f npefmmj jo Twj{{fsb; 259 h 0 ln/ xxx/tv{vlj/di IL CAFFÈ 13 aprile 2014 37 tra virgolette Gli enigmi SUDOKU QUENTO 2048 La nuova versione della 700esca griglia di nove celle per nove da 10 anni appassiona milioni di giocatori nel mondo. Veloce e adrenalinico, per la sua versatilità e molteplicità di varianti è considerato il “Ruzzle” dei giochi matematici. Il videogioco del momento creato da un 19enne. Solo un giocatore su cento finora ha vinto la partita. QUADRATO MAGICO TRAINARITH LITTLE SMILING MINDS Costituito dai primi 9 numeri interi in modo che sommati su 3 righe, 3 colonne e 2 diagonali il risultato sia sempre 15. Diabolica app per iPhone che offre una serie di calcoli sempre più difficili da risolvere senza errori in un tempo limite minimo. Giochi matematici realizzati da Focus per bambini dai 3 anni in su: ContaBosco, ContaMare e ContaSavana. La matematica non è un’opinione ma un... gioco Dai concorsi internazionali alle app sfidarsi con i numeri fa tendenza EZIO ROCCHI BALBI L a matematica non è un opinione, è un gioco. E poco importa se la sfida coi numeri avviene con un videogame, con un’app su smartphone e tablet, o ai banchi dei concorsi per novelli Pitagora. Nonostante l’apparente e generale idiosincrasia per calcoli, radici quadrate e percentuali (per tacere delle frazioni), la matematica sta spopolando in tutti i suoi aspetti più ludici. Sul web, poi, sta diventando un fenomeno “virale” da quando è apparso “2048”, un rompicapo ideato dal 19enne friulano Gabriele Cirulli e che in due settimane ha già visto cimentarsi più di sette milioni di giocatori online. Sommando su un tavoliere sedici numeri bisogna raggiungere, appunto, un totale di 2048. Solo uno su cento ce la fa. Giocare con i numeri, comunque, non è un piacere riservato solo alle più brillanti menti scientifiche, che per “rilassarsi” affrontano i più grandi enigmi matematici di tutti i tempi dall’indovinello della Sfinge ai ponti di Königsberg di Eulero, fino alle torri di Hanoi di Lucas. E neanche si tratta di memorizzare la successione di Fibonacci, che i più hanno scoperto leggendo “Il codice Da Vinci” o vedendone il film con Tom Hanks. Basta pensare al successo planetario del “Sudoku” per capire quanto i quiz matematici possono essere di consumo popolare. Nonostante preveda 6.670.903.752.021.072.936.960 soluzioni, la griglia numerica di nove celle per nove - inventata dal matematico svizzero Eulero da Basilea - da quasi L’idiosincrasia per calcoli, radici quadrate e frazioni, spesso è solo apparente dieci anni paralizza milioni di giocatori nella sua versione moderna. Naturalmente, anche se è più una sfida che un gioco, esistono livelli ludici d’élite. Come, ad esempio, i “Campionati internazionali di giochi matematici” arrivati al- L’intervista la 28esima edizione mondiale e che quest’anno vedranno la finale ad agosto a Parigi. Basti dire che, in Italia, i campionati sono organizzati dal Centro Pristem dell’Università Bocconi, che ospita le finali nazionali. E se ci si vuol fare un’idea della spremitura di meningi necessaria, basta visitare il sito che l’ateneo milanese dedica all’evento e cliccare su “allenamenti”. Un incubo peggiore dell’esame di maturità! Eppure alla prima edizione parteci- Il giudizio del coordinatore della competizione per gli scolari ticinesi “Quando sono in gara al Rally i ragazzi non si tirano indietro” M agari gli studenti ticinesi non rientrano nell’hit parade dei punteggi Pisa, il Programma per la valutatione internazionale che vede soprattutto nelle materie scientifiche la bestia nera degli studi, ma se si tratta di gareggiare in un “Rally” non si tirano certo indietro. Anche se il Rally è matematico, come il concorso internazionale per i ragazzi dalla MICHELE terza elementare alla TAMAGNI quarta media, arrivaCoordinatore to alla sua 22esima del Rally edizione. “Che matematico quest’anno coinvolge internazionale ben 1600 studenti in Ticino come ricorda Michele Tamagni, ispettore scolastico del Cantone, pedagogista e coordinatore del Rally matematico -. E la gara non è solo per le ottanta classi partecipanti, ma anche per i loro docenti che, a loro volta, devono elaborare quesiti da proporre alla commissione internazionale”. Sono test impegnativi o in versione ludica? “Non scherziamo, sono giochi matematici stimolanti e che richiedono logica e impegno, seguono gli schemi dell’Istituto di ricerche di Neuchâtel che ha una tradizione didattica molto forte”. Tra i ragazzi ticinesi capita qualche Fibonacci in erba? “Sicuramente ce ne sono, e sono quelli che contribuiscono a far vincere il gruppo. Il gioco, infatti, è di squadra, i ragazzi vengono lasciati soli e devono risolvere, confrontandosi in gruppo, i quesiti”. La competizione, i calcoli hanno il sopravvento sull’aspetto divertente della gara? “Il test ha una doppia valenza: sia per l’aspetto matematico, l’elemento didattico di alta qualità con équipe di elevato spessore, sia per la strategia adottata per risolvere una serie di problemi in 50 minuti”. I risultati didattici sono positivi? “Direi di sì. Non solo gli allievi risolvono problemi matematici in modo efficace, ma sviluppano la capacità di lavorare in gruppo, affrontano le basi elementari del ‘dibattito scientifico’ e poi, naturalmente, hanno l’occasione di confrontarsi agonisticamente con altri compagni e altre classi”. Ma riescono a divertirsi? “Il Rally è una sfida, una competizione dal carattere sportivo, certo che si divertono. È anche un’occasione originale e stimolante per mettersi in gioco. Non sono l’interlocutore adatto per commentare i programmi di matematica delle scuole del cantone, ma da quello che ho visto nelle varie edizioni i ragazzi delle classi in gara, dalle elementari alle medie, sono proprio in gamba”. Una sfida anche per i loro docenti? “Questo è poco ma sicuro. Infatti, abbiamo notato che, spesso, gli exploit si ripetono nelle classi con diversi studenti, ma con lo stesso insegnante. Vuol dire che nel corso degli studi li prepara non solo agli enigmi matematici, ma anche alla strategia giusta per affrontarli”. parono poco più di 400 “giochisti”, all’ultima oltre 45.000. Meglio puntare, certi di essere comunque fuori età, al “Rally matematico” organizzato in Ticino (vedi articolo a fianco) e destinato agli studenti fino alla quarta media. Resta il fatto che la matematica è un gioco che richiede logica, intuizione, fantasia e per questo è apprezzata anche dei più piccoli. Dedicati a loro “Little Smiling Minds”, un progetto e una serie di app che sollecitano in modo allegro e intelligente la mente dei bambini coinvolgendo anche i genitori. Persino la rivista Focus, sul tema, ha sviluppato app aritmetiche dedicate ai bambini in età prescolare, dai tre anni in su: ContaBosco, ContaMare e ContaSavana. Ma armati di smartphone o tablet ognuno può scegliere l’applicazione con cui confrontarsi, finendo per... dare i numeri. Nel mondo Ios ci si può rilassare con “Re della matematica” o col diabolico meccanismo a tempo di “TrainArith”. Sul versante Android, invece, si parte con “Math World” o “Bolle di matematica” fino a “Quento” che è considerato il “Ruzzle” dell’universo numerico. Oppure si può ricorrere all’autarchico “quadrato magico”, già noto in Cina nel quarto secolo avanti Cristo, costituito dai primi nove numeri interi disposti in modo tale che, sommati sulle tre righe, sulle tre colonne e le due diagonali, il risultato sia sempre 15. Basta un gesso e anche un tombino stradale diventa un tavoliere da gioco matematico. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi Quiz e test impegnativi che richiedono tanta logica, intuizione e fantasia IL CAFFÈ 13 aprile 2014 39 tra O gnuno di noi ha due mestieri, il proprio e quello di critico cinematografico. Parole di François Truffaut, quando ancora esistevano le rivistine e il cineclub con dibattito. I blog su internet lo confermano. Non importa se vengono letti da una manciata di persone, perlopiù amici e conoscenti. Pagine e pagine di analisi, estese alle serie tv da commentarsi episodio dopo episodio, che uniscono arroganza, dilettantismo, battibecchi con i blog rivali. Il crollo delle barriere d’entrata – non c’è più bisogno di un giornale che ti dia spazio, di un caporedattore che aggiusti il tiro e costringa un numero ragionevole di righe (la nostra attenzione su internet fa lo zapping, mentre gli articoli sono sempre più lunghi) – procura più danni che vantaggi. Anche ai titolari di blog: le porte chiuse in faccia fanno male, ma aiutano a migliorarsi. Le eccezioni sono rare e preziose. Bisogna saper usare il nuovo mezzo, come fa il misterioso “kogonada”. Tutto in minuscolo, anche su twitter, dove la scarna biografia dice “I make sushi” (le altre cose che si sanno di lui sono l’origine asiatica e il trasferimento negli Usa). Su Vimeo – che a differenza di YouTube ospita filmati originali schermi MARIAROSA MANCUSO Certi film famosi vanno sfilettati proprio come il sushi e bandisce i gattini carini – pubblica splendidi videosaggi. “Wes Anderson // Centered” è l’ultimo della serie. Un montaggio di inquadrature tratte dai film del regista texano che, senza bisogno di chiacchiere, in tre minuti certificano una delle sue fissazioni visive: la simmetria che posiziona il personaggio al centro della scena. La riga di mezzeria taglia perfettamente a metà il naso di Bill Murray, di Adrian Brody, di Owen Wilson, del volpacchiotto Mr.Fox. Esattamente quel che i manuali di regia dicono di evitare, raccomandando composizioni più sbilanciate e realistiche. Conviene vederlo dopo essersi goduti al cinema “Grand Budapest Hotel”. Fare il contrario distrae dalle avventure del concierge Gustave e del fattori- libri virgolette MARCO BAZZI TAGLIO SIMMETRICO no Zero nell’immaginaria Re- Il video “Wes Anderson// Centered” mostra la precisione del regista nell’inquadratura pubblica di Zubrowska (siamo negli anni Trenta, già si va alle terme e già esistono i gigolò, il killer somiglia a Dracula in cappotto di pelle Prada). E intanto divertirsi con gli altri minisaggi firmati kogonada. Una riga in mezzo allo schermo taglia a metà il naso di Bill Murray CON TOTALE ABNEGAZIONE Tristan Tzara (Castelvecchi) Stanley Kubrick preferisce le fughe prospettiche, nei lunghi corridoi dell’Overlook Hotel e nell’astronave di “2001: Odissea nello spazio”. Quentin Tarantino ha la passione per i personaggi ripresi dal basso. Terrence Malick per due elementi primari, il fuoco e l’acqua. “I make sushi”, appunto. Sfilettando i film e senza darsi troppe arie. PUBBLIREDAZIONALE IN COLLABORAZIONE CON ILCAFFÉ Spetta alla cultura liberare l’umanità P oesia e rivoluzione, e più in generale, arte e rivoluzione, e ancora più in generale arte e società. Il rapporto tra mondo immaginario e mondo reale è stato al centro di un discorso che il poeta Tristan Tzara (pseudonimo di Samuel Rosenstock) tenne nel 1947 alla Sorbona e che fu la base per il saggio “Il surrealismo e il dopo guerra”, tradotto in italiano con il titolo “Con totale abnegazione” (Castelvecchi). Tzara, che fu tra i promotori del movimento dadaista a Zurigo (era il 1916) indaga un mondo, quello dell’arte, che oggi pare sempre più scollato dalla società e sempre più legato a dinamiche e logiche economiche, sia nella letteratura sia nell’arte figurativa. Infatti la poesia ha oggi ben poco “valore di mercato”. C’è una tesi che Tzara vuole smentire nel suo saggio: che la poesia sia qualcosa di astratto e di slegato dalla realtà. “La poesia è immersa nella Storia fino al collo, se così possiamo dire”, scrive. “Se le rivoluzioni sono opera dei popoli e se la loro autenticità dipende dalla struttura delle società in ascesa, l’immagine di libertà che le guida è una creazione dei singoli. Nella Storia sono sempre stati i poeti e gli scrittori a dare un contenuto reale all’idea di libertà, sono stati gli intellettuali a integrare i suoi simboli nelle coscienze nazionali”. Poi Tzara amplia il discorso alla cultura in generale: “Per non essere statica o regressiva, dev’essere diretta verso uno scopo: la liberazione dell’uomo. Scienza, agi, benessere, arte, letteratura, non hanno senso se, socialmente, non sono destinati ad aiutare l’uomo a liberarsi dei vincoli materiali esterni e, in via sussidiaria, dalle costrizioni morali più intime”. Il poeta rumeno ripercorre l’evoluzione della letteratura dal Romanticismo al Surrealismo, passando dai poeti maledetti, cita Cartesio e Rousseau… Poi scrive: “I bambini, prima di subire la tirannia dell’educazione, e i pazzi”, ci insegnano “che l’esistenza poetica è una facoltà umana propria di ogni individuo. Si tratta di conciliarla con il comportamento sociale, di integrarla, di coltivarla”. Si tratta di diffondere nuovamente, in strada, al cinema, negli spettacoli, “l’amore per questa poesia della vita”. PUBBLIREDAZIONALE Porsche Macan Life Intensiied Tour NEEL JANI – EROE NEL TEST DRIVE NEEL JANI, pilota professionista Porsche «LO SPAZIO NELL’AUTO È IMPORTANTE» Quando viaggio nel mio tempo libero... utilizzo poco l’auto. Preferisco la moto, che nel trafico mi permette di arrivare a destinazione più velocemente. Chi desidera un’auto sportiva... dovrebbe assolutamente acquistare una Porsche 911, con cui andare a Le Mans per sostenerci durante la 24 Ore di Le Mans. Un’auto per tutti i giorni deve... essere soprattutto pratica. Per me sono importanti i sensori di parcheggio, GPS e tanto spazio. L’auto deve però anche avere dinamica e caratteristiche sportive. Ciò che mi colpisce della Porsche Macan... il fatto che riesca davvero a unire sportività ai vantaggi del SUV. Scoprite la nuova Porsche! Marc Pagliotti ha vinto una giornata a tutto gas con la Macan e il pilota professionista Neel Jani. Foto: Adrian Bretscher L a Porsche ha da poco presentato la nuova Macan: quale occasione migliore per regalare a undici vincitori una giornata con l’auto e la star dei loro sogni? Marc Pagliotti (51) è uno dei fortunati: il banchiere ha l’opportunità di testare la Macan sulla pista di prova di Lignières NE insieme a Neel Jani (30), il primo svizzero dopo quasi 40 anni a partecipare con il team Porsche al Campionato del Mondo Endurance. Neel deve essere pronto a tutto perché il suo fan vallesano è un appassionato guidatore di Porsche e conosce bene questa disciplina sportiva: «Da anni nel tempo libero pratico le corse automobilistiche, sono la mia passione!» In efetti, Marc è inarrestabile nella prova di forza su pista, al rilevamento cronometrico è in ritardo di un solo decimo di secondo da Jani! Il professionista è meravigliato: «Il ragazzo va veramente velocissimo!» Sorrisi radiosi in una stupenda giornata di sole: «Sono onorato che Neel mi dedichi tutto questo IN VIAGGIO CON LA POTENZA DELLA PORSCHE: Marc Pagliotti (a destra) trascorre una giornata con il pilota professionista Neel Jani. Scoprite la Macan: la piccola tigre per comfort sportivo. www.porsche.ch NEL SUO TEMPO LIBERO, Marc Pagliotti pratica le corse automobilistiche. Sulla pista di Lignières Neel Jani dà alcuni consigli al suo fan, che gli dà filo da torcere. tempo», aferma Marc. Neel risponde: «Ne approittiamo entrambi: io ti fornisco indicazioni su come efettuare le curve e tu mi dai alcuni consigli su come lirtare, una situazione win-win!» Ridono, i due si capiscono alla grande. E sono concordi: «La Macan è così sportiva che quasi ci si dimentica di essere in un SUV!» LA PORSCHE CONQUISTA NUOVE CLASSI La Macan è il primo modello sportivo a entrare nel segmento dei SUV compatti stabilendo nuovi standard su strada e fuoristrada. La Macan riunisce le tipiche caratteristiche di guida che da sempre contraddistinguono una Porsche: massimi valori di accelerazione e frenata, potenza elevata, estrema agilità e precisione di sterzata ottimale. Caratteristiche che si combinano a un elevato livello di comfort e di idoneità all’uso quotidiano. Per maggiori informazioni sulla Porsche Macan consultate il sito www.porsche.ch. 40 1 2 tra virgolette Lo sport MASSIMO SCHIRA “L o sai papà, che quasi mi mettevo a piangere dalla rabbia, quando ti sei arrampicato sulla rete di recinzione, urlando contro l’arbitro? Io non ti avevo mai visto così arrabbiato! Forse sarà anche vero che lui (l’arbitro) ha sbagliato, ma quante volte io ho fatto degli errori senza che tu mi dicessi niente…” Parole chiare quelle che rimarcate dalla campagna della Federazione ticinese di calcio con una “Lettera al mio papà” contro la violenza (anche verbale) a bordo campo. Parole che tornano con forza d’attualità dopo i recenti gravi episodi che hanno spinto i vertici del calcio cantonale a sospendere per una giornata il torneo degli allievi D9 (età tra gli 11 e i 12 anni) a causa delle intemperanze di alcuni genitori, addirittura contro arbitri adolescenti e ancora in formazione. L’appello nella “lettera” è circostanziato. “Anche se ho perso la partita ‘per colpa dell’arbitro’, come dici tu, io mi sono divertito lo stesso. Ho ancora molte gare da giocare e sono sicuro che, se non griderai più, l’arbitro sbaglierà di meno”. D’altra parte, come sottolinea anche l’allenatore ifatti SEI O SETTE CASI DI INTEMPERANZE MINACCE AD UN PICCOLO ARBITRO Nelle ultime giornate del campionato della categoria D9, ragazzi tra 11 e 12 anni, vengono alla luce diversi episodi di intemperanze a bordo campo da parte di adulti L’episodio che fa traboccare una situazione preoccupante vede un genitore, che invadendo il campo minaccia di percosse un giovane arbitro in formazione 3 IL CAMPIONATO È SOSPESO La risposta della Federazione ticinese è determinata e decisa: tutti fermi per una giornata. La riflessione si impone per evitare il ripetersi di episodi tanto incresciosi. “Caro papà..., il Il divertimento è prioritario! TAMI A PAGINA 14 !" ' % $ # " & !"" * $ '%! % $% ! ) $ ( " ' , " ) + " . % $ - " / - " . & buttassero giù me, quante parolacce diresti?” I sei-sette casi di intemperanze a bordo campo emersi di recente hanno indotto la Federazione alla drastica decisione di sospendere per una giornata l’intero campionato, anche come occasione per una riflessione a cui è chiamato tutto l’ambiente del calcio giovanile. Riflessione a cui la “lettera” fa chiaramente riferimento. “Scusami papà, ma di ritorno dalla partita non dire alla mamma ‘oggi ha vinto’ o ‘ha perso’; dille solo che mi sono divertito tanto e basta. E poi non raccontare ti prego che ho vinto perché ho fatto un gol bellissimo: non è vero, papà! Ho buttato il pallone dentro la porta perché il mio compagno mi ha fatto un bel passaggio, il mio portiere ha parato tutto e assieme agli altri compagni ci siamo impegnati moltissimo; per questo abbiamo vinto (ce l’ha detto il mister)”. Divertimento, rispetto delle regole e apprendimento di un gioco di squadra restano priorità irrinunciabili. Aspetti a cui, anche secondo Tami, sarebbe opportuno che gli adulti ripensassero ogni volta prima di seguire i figli alla partita. [email protected] Q@MassimoSchira Il rapporto genitori e figli s’infiamma a bordo campo fuoricampo LA LETTERA L’appello della Federazione per un calcio giovanile meno esasperato dalle presenze a bordo campo calcio non è una guerra” della nazionale Under 21, Pierlugi Tami, nella sua rubrica “Fuori Campo” su questa edizione de Il Caffè (a pagina 14), le aspettative degli allenatori e dei genitori non sono prioritarie rispetto a quelle dei ragazzi sul campo. Con il divertimento che passa in primo piano, nella speranza che i figli non diventino la proiezione delle IL CAFFÈ 13 aprile 2014 ambizioni dei genitori. Ecco, un’altra faccia del tifo violento che, oltre alle sue conseguenze immediate, è anche pericolosamente diseducativo per i figli stessi dei tifosi. Per questo la Federazione è scesa in campo. “Papà, capisci – prosegue la lettera -, io voglio solo giocare, ti prego, lasciamela questa gioia, non darmi suggerimenti, che mi fanno solo innervosire: ‘tira’, ‘passa’, ‘buttalo giù’… Mi hai sempre insegnato a rispettare tutti, anche l’arbitro, e di essere sempre educato… E se &747 -) &’ %’, 24 9)+1.??7 "7A6?)26&97<? 9.< !<: 8DD:/: $.< 4) B7=?<) =2+A<.CC) 6 (; HC1;< 08 CI<H1 8;J1C;+98 -<:>91H< 08. 2 -1C-78 8; 915+ 91551C+ ?0+ =F < =E ><998-8/ + D1-<;0+ 019 :<0199<@ 2 >;1I:+H8-8 8;J1C;+98 >C1:8I: 2 -<>C8:<KK< -<; 9<5< %<I;H+8;’><CH 6 #8H 0B1:1C51;K+ -<; 9<5< %<I;H+8;’><CH $.< 259<.C27=2<. 24 4773 6 ’HC8D-1 01-<C+H8J1 +IH<+01D8J1 %<I;H+8;’><CH >1C 91 4+;-+H1 6 +HH8H+--< %<I;H+8;’><CH ?’I,+CI *)/ !<C1DH1C/ ":>C1K+@ 6 +HH8J+9858+ %<I;H+8;’><CH 6 $<5< %<I;H+8;’><CH ;199B+,8H+-<9< 6 &<CH+-78+J8 %<I;H+8;’><CH 8; >1991 $.< 24 B7=?<7 *.6.==.<. 6 (; D1H 08 AI+HHC< H+>>1H8;8 %<I;H+8;’><CH 6 (; >9+80 %<I;H+8;’><CH 8; >891 $.< A6;)A?7 =.59<. *.44) 7<-26)?) 6 1DH+ C8J1DH8H+ 8; >1991 -<; 3<;0< +;H8D-8J<9< >1C 89 ,+5+598+8< 6 ’+--+ ><CH+ D-+C>1 8; >1991 ()47<., !<: @ DDD:/ #<) . 0267 ) .=)A<25.6?7 -.44. =+7<?.: -/ ,/ 10 8?8 (*/).&)-+*,. +,.&,# " $,: >; @@@:6: $*,#-.#, 8?8 (*/).&)-+*,. +,.&,# " $,: =@ @@@:6: ’#%!2 8?8 (*/).&)-+*,. +,.&,# " $,: >9 @7@:6: &(+,#3 8?8 (*/).&)-+*,. +,.&,# " $,: >8 @@@:6: &D34@@D L.67:UL.RD1 )U/.LU -+ FJO> ,! )W>MM DB4 &DUBR.>B)GDLR2 0.A/>D A.BU.@42 8 GDLR42 0.R4:DL>. 3> 4670>4BY. 4B4L:4R>0. "2 4A>MM>DB> 3> ’T F8F :P?A2 0DBMUAD B4@ 0>0@D A>MRD 3> O28 @PFZZ ?A2 #LJ TO ZZZJ5 HGL4YYD 0DAGL4M> #LJ FZZJ5 G4L >@ G.00<4RRD &DUBR.>B)GDLRIJ &D34@@D L.67:UL.RD1 #DL4MR4L TJZ> ,! 3V.BR.:4 &DUBR.>B)GDLR2 0.A/>D A.BU.@42 8 GDLR42 0.R4:DL>. 3> 4670>4BY. 4B4L:4R>0. "2 4A>MM>DB> 3> ’T FOZ :P?A2 0DBMUAD B4@ 0>0@D A>MRD 3> O2C @PFZZ ?A2 #LJ SZ ZZZJ5 HGL4YYD 0DAGL4M> #LJ FZZJ5 G4L >@ G.00<4RRD &DUBR.>B)GDLRIJ &D34@@D L.67:UL.RD1 %4:.0X TJZ> ,! 3V.BR.:4 &DUBR.>B)GDLR2 %>B4.LRLDB>02 8 GDLR42 0.R4:DL>. 3> 4670>4BY. 4B4L:4R>0. #2 4A>MM>DB> 3> ’T FO9 :P?A2 0DBMUAD B4@ 0>0@D A>MRD 3> N2F @PFZZ ?A2 #LJ TC Z8ZJ5 HGL4YYD 0DAGL4M> #LJ FZZJ5 G4L >@ G.00<4RRD &DUBR.>B)GDLRIJ &D34@@D L.67:UL.RD1 $AGL4Y. FJO> ,! )W>MM DB4 &DUBR.>B= )GDLR2 0.A/>D A.BU.@42 8 GDLR42 0.R4:DL>. 3> 4670>4BY. 4B4L:4R>0. !2 4A>MM>DB> 3> ’ T F99 :P?A2 0DBMUAD B4@ 0>0@D A>MRD 3> O2T @PFZZ ?A2 #LJ T9 ZZZJ5 HGL4YYD 0DAGL4M> #LJ FZZJ5 G4L >@ G.00<4RRD &DUBR.>B)GDLRIJ -/ ,/ 8?8 (*/).&)-+*,.4 +,*.#%%#.# 0*& -.#--&5 ’ 0*-., $(&%’& # &’ 0*-.,* +*,.$*%’&*: 5 *L.Y>DB4 >BR4:L.@4 M>AA4RL>0. G4L UBK.34L4BY. DRR>A.@4J 5 (DMRD G4L RURR> 4 RURRD 0>E 0<4 V> MR. . 0UDL4J 5 &>:@>DL L.GGDLRD GL4YYDPGL4MR.Y>DB>J ’’’#%& $&#!" &( %( &N7PP0E* &. 3G43 &*20;O79. K09C QHL G11 1< QQC !=;,0FF7=;*E7 &M+*EM- ,7E,* LQQC OOOC:M9K790*F0C,6C ’MKK7 7 ?E0PP7 ;0KK7 E7?=EK*K7 F=;= ?E0PP7 ,=;F7597*K7 0 ;=; N7;,=9*;K7. ") 7;,9MF* *99D1BC &*9N= N*E7*P7=;7 /7 ?E0PP=C #0/7* /7 KMKK0 90 N0KKME0 ;M=N0 ?E=?=FK0 @KMKK0 90 :*E,60A 7; &N7PP0E*- 0:7FF7=;7 /7 !$ L >41 5I8:C IL CAFFÈ 13 aprile 2014 41 tra virgolette Lo studio 3° Monaco 1° 2° Francoforte Quali città non anglofone parlano il miglior inglese Zurigo è la città al mondo dove si parla il migliore inglese, e la Svizzera svetta tra i Paesi in classifica usandolo per il business Fonte: www.ef.com Zurigo Classifica 4° Mosca 5° Ginevra 6° Berlino 7° San Pietroburgo 8° Tokyo 9° Singapore 10° Milano L’economia si rivela vincente ma solo se “speaking English” I l lavoro è diventato più delocalizzato, le informazioni più decentralizzate e, anno dopo anno, le economie nazionali si sono sempre più globalizzate. In un mondo in cui la comunicazione non è più connotata geograficamente, l’uso di una lingua comune diventa uno strumento di vitale importanza. E questo strumento è l’inglese, la lingua del mondo degli affari, strettamente correlata allo sviluppo economico dei Paesi. Il passaggio all’inglese come lingua aziendale ufficiale è un processo ancora in corso, ma la Svizzera – nonostante le attuali difficoltà del suo multilinguismo – si piazza ai piani alti del “do you speak enTurchia glish”, e Zurigo è la Kazakhistan città dove per il Ungheria business si parla il Brasile miglior inglese al Russia TENDENZA A India mondo. La Banca mon- Cina MIGLIORARE diale e la Società fi- TENDENZA A nanziaria interna- PEGGIORARE zionale (Ifc) hanno Francia classificato gli amArabia Saudita bienti normativi Guatemala delle economie mondiali, attraverso le loro facilitazioni all’ avviamento e all’ operatività imprenditoriale. L’indice di conoscenza dell’inglese, invece, è stato monitorato per sei anni dall’Ef-Epi, l’English proficiency index che pubblica il più ampio rapporto internazionale sulla competenza linguistica nel mondo. L’elaborazione dei dati incrociati mostra come la Confederazione abbia fatto dell’inglese un’arma della sua competitività. “Non bisogna dimenticare che, se siamo campioni del mondo nell’innovazione, è proprio grazie a chi viene a fare ricerca da noi, professionisti stranieri che come lingua franca usano l’inglese – ricorda Angelo Geninazzi, direttore di Econo- Geninazzi: “Il Ticino non è a questo livello ed è senza immigrati plurilingue” Indice di conoscenza dell’ inglese per Paese 5 60 6 Milioni di adulti Paesi e territori MOLTO EFFICIENTI 1 2 3 4 5 6 7 Svezia Norvegia Paesi Bassi Estonia Danimarca Austria Finlandia EFFICIENTI 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 Polonia Ungheria Slovenia Malesia Singapore Belgio Germania Lettonia Svizzera Portogallo ▲ M ➘ ➘ ▲ ➚ ▲ ▲ ▲ ➚ ➚ ➚ ▲ ▲ MODERATAMENTE EFFICIENTI 18 Slovacchia ▲ 19 Argentina ➚ 20 Repubblica Ceca ▲ 21 India ▲ 22 Hong Kong ➘ 23 Spagna ▲ 24 Sud Corea ➘ 25 Indonesia ▲ 26 Giappone ➘ 27 Ucraina 28 Vietnam ▲ POCO EFFICIENTI 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 Uruguay Sri Lanka Russia Italia Taiwan Cina Francia Emirati arabi Costa Rica Brasile Peru Messico Turchia Iran Egitto SCARSAMENTE EFFICIENTI 44 45 46 47 48 49 50 51 miesuisse Ticino -. Non è ancora la lingua imprenditoriale ufficiale a livello generale, ma se pensiamo a multinazionali come Nestlé o Novartis, o a tutto il Anni di test Cile Marocco Colombia Kuwait Ecuador Venezuela Giordania Qatar LEGGENDA ▲ tendenza al rialzo M tendenza al ribasso ➘➚ leggero cambiamento nuovi nel Ef Epi ➘ ▲ ➚ ▲ ▲ M ▲ ➚ ▲ ▲ ➘ ▲ M ▲ ▲ ➘ ▲ ➘ ▲ ▲ M Fonte: www.ef.com EZIO ROCCHI BALBI comparto farmaceutico che è il primo settore dell’esportazione verso gli Stati Uniti, è anche facile capire perché il Paese ha un’ottima classifica nella co- La cultura Per la trasferta scientifica serve sempre un ottimo bagaglio linguistico Il passaporto universale per studenti e ricercatori P I DOCENTI Carlo Catapano, direttore dello Ior e Massimo Filippini, economista e docente al Politecnico federale di Zurigo er i nativi digitali l’inglese è ormai naturale, per gli studenti universitari e i ricercatori è una vera e propria lingua franca. Nessuna egemonia culturale, nessuna imposizione dettata da regolamenti o accordi internazionali, semplicemente l’inglese è stato unanimamente adottato come forma di comunicazione universale nel “turismo” di maggior livello: quello professionale o di studio. “È vero, anche se gli studenti frequentano corsi nelle varie università d’Europa che prevedono l’uso di altre lingue per le lezioni, l’inglese è la lingua da ‘trasferta’ – conferma Daiana Barilone, coordinatrice del Programma Erasmus alla Supsi di Lugano -. È la lingua della socializzazione, perché inevitabilmente gli studenti all’estero si ritrovano in gruppi internazionali di coetanei, con cui dividere il campus e gli alloggi oltre agli studi. E non sono solo studenti europei, visto che nei programmi universitari incontrano anche colleghi di ogni angolo del pianeta”. Sempre in inglese, poi, si svolge il dialogo internazionale della ricerca, soprattutto quella scientifica. Per esempio, all’Istituto oncologico di ricerca (Ior), abbinato allo Iosi di Bellinzona, tutti i ricercatori devono avere una padronanza completa dell’inglese. Non a caso i progetti più ambiziosi nascono con la partnership di specialisti provenienti pure da atenei americani di primissimo livello. “Infatti quest’anno, per sviluppare un progetto, ha accettato di trasferirsi da noi Jean-Philippe Theurillat dal Mit di Boston - sottolinea il direttore dello Ior Carlo Catapano -. Un ricercatore di primo piano che, sempre a Boston, ha maturato le sue esperienze in biomedicina sui genomi al Dana-Farber Cancer Institute, con diverse pubblicazioni scientifiche internazionali”. Tutte, naturalmente, pubblicate in inglese. Non deve quindi stupire se l’“importazione” di brillanti cervelli, in un Paese che da anni svetta nelle classifiche dell’innovazione e della ricerca, non è più legata solo alla capacità economica della Svizzera di ingaggiare studiosi stranieri, ma anche all’eccellenza e alla fama dei suoi centri scientifici. Non è, perciò, un caso che Zurigo, nella classifica mondiale pubblicata da Ef English Proficiency Index, figuri al primo posto tra le città dove l’inglese è parlato meglio. “In generale, le università svizzere sono attrattive sia per ricercatori elvetici che per quelli di altri Paesi - osserva l’economista Massimo Filippini, docente al Politecnico federale di Zurigo -. E questo rende i nostri atenei ancora più interessanti, anche per ricercatori che lavorano negli Stati Uniti”. noscenza dell’inglese e perché Zurigo e Ginevra sono nella top five delle città”. Il rapporto Ef-Epi sottolinea come negli ultimi vent’anni globalizzazione, urbanizzazione e web abbiano cambiato radicalmente il ruolo di una lingua che, da tempo, non rappresenta più un segno distintivo di alto livello sociale. Al contrario, si sta trasformando in un requisito base nella nuova economia della conoscenza. Soprattutto in Paesi, come la Svizzera, dove la capacità e la qualità dell’esportazione sono vitali. Un export che richiede sì infrastrutture, regolamentazioni e agevolazioni governative, ma che in piena globalizzazione non può prescindere dall’inglese. “È innegabile che la padronanza dell’inglese accresce tutti gli elementi che contribuiscono a creare un ambiente favorevole alle esportazioni - osserva Geninazzi -, dall’innovazione alla comunicazione con fornitori e clienti, e migliora, inoltre, la competitività delle figure professionali. La sensazione, però, è che il Ticino non sia a questo livello, anche se non mancano le giustificazioni. Perché a differenza delle grandi città la nostra è una regione periferica, senza hub internazionali e con meno multinazionali sul territorio. Non voglio dire, poi, che prima dell’inglese ci si è preoccupati della conoscenza del tedesco, ma sicuramente la nostra immigrazione è meno plurilinguista rispetto agli altri cantoni”. In altri Paesi l’inglese non è, comunque, al top come nella Confederazione. In Italia, ad esempio, negli ultimi anni la conoscenza della lingua è leggermente migliorata. Ma il livello (vedi infografia) non gli permette di lasciare il gruppo con una bassa soglia di competenza, né di progredire allo stesso ritmo di altri Stati europei. Le competenze linguistiche degli italiani restano tra le più scarse d’Europa, e peggio di loro fa la Francia, che nella classifica Ef-Epi occupa l’ultimo posto tra i Paesi europei. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi In piena globalizzazione saper usare diversi idiomi non è più un’eccezione IL CAFFÈ 13 aprile 2014 43 virgolette tra La salute Respiriamo un’aria che uccide come il tabacco inquinata LO STUDIO Il Dipartimento di ricerca sull’ambiente della Banca Mondiale ha rilevato i livelli medi di Pm10 nelle zone residenziali delle città con più di 100mila abitanti, Paese per Paese Sono sette milioni le vittime delle polveri sottili CONCENTRAZIONE EMISSIONI PM10 IN EUROPA Olanda 30 Grecia 27 Austria 27 Spagna Belgio 21 Italia 21 582 16 Norvegia 16 Danimarca Americhe Africa 227 Ripartizione, per tipo di malattia, dei decessi attribuibili all’inquinamento dell’aria Oulan-Bator Sud-est Yasouj 408 Peshawar 2.885 Lahore Ludhiana Kanpur Ahvaz Quetta Kermanchah Sanandaj Europa 18 Germania 679 Infarto del miocardio Lesione cerebrovascolare 36% asiatico Cancro del polmone Pacifico occidentale 2.275 33% 6% 17% 8% Broncopneumopatia cronica ostruttiva Patologia polmonare acuta Ripartizione, per sesso ed età, dei decessi attribuibili all’inquinamento dell’aria 15 Finlandia 15 Irlanda 13 Regno Unito 13 Svezia Mediterraneo orientale 20 Portogallo Francia Numero di decessi imputabili all’inquinamento dell’aria nel 2012 espresso in migliaia 24 Svizzera Con la sigla Pm10 si intendono le polveri sottili e il particolato in sospensione di diametro inferiore ai 10 micron. Dati medi ponderati in zone residenziali di città con più di 100 mila abitanti NEL MONDO 2000 500 200 Gaborone 12 Classifica delle dieci città col più alto livello di concentrazione di particelle fini (Pm10) Uomini con più di 25 anni 49% 42% Donne con più di 25 anni Bambini con meno di 5 anni 9% 10 Fonte: Oms Fonte: Dip. ricerca e sviluppo ambiente Banca Mondiale EZIO ROCCHI BALBI F ino a ieri era solo un sospetto, ma ora è una realtà: l’inquinamento atmosferico uccide molto più del fumo, attivo o passivo che sia. Senza condonare nulla alla pericolosità del tabacco, l’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) non lascia via di scampo: sette milioni di persone all’anno muoiono per le sole conseguenze dell’esposizione all’aria sempre più inquinata. E prendendo in considerazione le zone residenziali delle città con oltre centomila abitanti, si scopre che la Svizzera - nonostante il polmone delle Alpi - ha la stessa concentrazione di microgrammi di veleno per metri cubi degli altri Paesi europei. Il killer invisibile è nascosto nel “Pm10”, le polveri fini con meno di dieci micron di diametro che non solo risultano nocive al nostro apparato respiratorio, ma - come spiega lo pneumologo Gianfranco Bolognini nell’intervista in basso - possono essere letali per cuore e cervello. Stando al rapporto globale pubblicato pochi giorni fa dall’Oms, infatti, queste forme di inquinamento già causano malattie a livello respiratorio con gravi esiti. Il 40 % degli ictus , l’11% delle bronchiti croniche e il 6 % dei tumori al polmone sono dovuti all’ inquinamento dell’aria esterna. I risultati del rapporto, eclatanti per l’opinione pubblica mondiale, non sorprendono invece la comunità scientifica, che solo da pochi anni ha ammesso la reale pericolosità delle polveri sottili. L’Oms, per giustificare in qualche modo il netto aumento del numero delle vittime da inquinamento atmosferico rispetto all’ultimo studio, del 2008, parla di “un cambiamento di metodologia”. Solo che il vecchio rapporto addebitava alla polluzione dell’aria 3,2 milioni di vittime all’anno; oggi il numero dei decessi per inquinamento atmosferico risulta più che raddoppiato. Resta il fatto che ora l’inquinamento dell’aria è considerato, in assoluto, il più importante fattore ambientale che coinvolge la salute generale. “E tutti ne sono colpiti, sia nei Paesi ricchi sia in quelli poveri”, ha avvertito, presentando il rapporto, Maria Neira, direttore del Dipartimento di sanità pubblica dell’Oms. E sui sette milioni di persone che, nel 2012, sono state stimate vittime dell’inquinamento atmosferico, 3,7 milioni di questi decessi sono dovuti agli effetti dell’aria esterna e gli altri anche all’inquinamento dell’aria interna alle abitazioni, particolarmente legata a fumi e vapori di cottura o da riscaldamento. Le regioni più colpite sono quelle asiatiche e l’area del Pacifico, ma fatte le debite proporzioni anche i numeri che riguardano il continente europeo sono impressionanti. L’Oms parla di circa 600mila morti, nel 2012, e solo un quinto di questi imputabili all’aria interna. Un pericolo quotidiano e invisibile, quindi, che fino a ieri è stato sottovalutato o sottostimato. È solo nell’ottobre dello scorso anno, infatti, che il Centro internazionale di ricerca sul cancro (Circ) - che poi è un’agenzia specializzata della stessa Oms - ha L’esperto classificato il mix di aria inquinata, polveri sottili e “particolato” in sospensione nel “Gruppo 1”, quello degli elementi cancerogeni per l’essere umano. Da quel momento tutte le tabelle di misurazione del famigerato Pm10 hanno ottenuto ben altra valutazione e attenzione. Il Dipartimento di ricerca e svilup- Raddoppiate, dal 2008 ad oggi, le stime dei decessi provocati dal particolato sospeso Pm10 po dell’ambiente della Banca mondiale, ad esempio, ha a sua volta aggiornato i livelli ponderati di polveri sottili riscontrati Paese per Paese, prendendo in considerazione le città con più di 100mila abitanti. E la Svizzera, accreditata con 20 microgrammi per metro cubo, scopre di avere l’aria più inquinata della ben più industrializzata Germania (16 microgrammi), della Francia (12) e sullo stesso livello d’inquinamento atmosferico dell’Italia (21). Non a caso La Commissione federale d'igiene dell’aria (Cfiar) proprio nel marzo scorso ha proposto l’adozione di un nuovo valore limite nell’immissione delle polveri fini, ponendo anche l’obiettivo della riduzione della fuliggine cancerogena, per diminuire il relativo inquinamento dell’80% nei prossimi dieci anni. Va da sè che lo scopo è prevenire malattie e decessi prematuri, causati dall'inquinamento atmosferico, che la Confederazione valuta in diverse migliaia all’anno. La stima dell’Ufficio federale dell’ambiente, infatti, tenendo conto dei risultati più recenti della ricerca sanitaria in Europa, si attesta tra le 3000 e le 4000 morti precoci all’anno. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi I terribili effetti delle invisibili particelle descritti dallo pneumologo Gianfranco Bolognini “È un veleno che raggiunge anche cuore e cervello” T ante campagne anti-fumo, con toni da crociata, per poi scoprire che le polveri sottili dell’inquinamento atmosferico quotidiano sono le più letali. Una sorpresa per tutti, ma non per gli pneumologi come Gianfranco Bolognini che non s’è mai nascosto la pericolosità delle polvere fini. “No, non posso certo dire di essere sorpreso dalle nuove stime dell’Oms - spiega al Caffè lo specialista in malattie dell' apparato respiratorio della clinica Moncucco di Lugano -. Bisogna però ammettere che fino a quattro, cinque anni fa si pensava che il particolato sospeso nuocesse solo a bronchi e polmoni”. Invece? “Invece le concentrazioni di particolato sono così minuscole che, quando sono inferiori ai dieci micron, cioè dieci millesimi di millimetro, entrano come un veleno nel circuito cardiovascolare, nel sangue, raggiungendo così sia il cuore, sia il cervello”. Quindi adesso la pericolosità delle polveri sottili è accertata scientificamente? “Esatto. Gli studi più recenti dimostrano che l’inquinamento da polveri fini ha effetti sulla salute anche in concentrazioni relativamente basse, come quelle misurate pure in Svizzera”. Ma gli ultimi dati indicano che l’aria che respiriamo non è così diversa da quella dei Paesi intorno a noi. “Se parliamo dei centri urbani, delle città la tendenza è quella. Sarebbe illusorio pensare che l’aria respirata nelle città svizzere sia diversa, migliore, di quella delle città francesi, tedesche o italiane”. L’Ufam parla di migliaia di decessi prematuri provocati dall’inquinamento atmosferico ogni anno. “Purtroppo è così, più l’aria è inquinata, più aumentano i disturbi e le malattie. E la gamma è molto ampia visto che, solo nelle patologie delle vie respiratorie, va dalle crisi di asma alle allergie fino alla riduzione dell’aspettativa di vita in seguito a malattie cardiache e polmonari. Naturalmente compreso il cancro ai polmoni che non è certo imputabile solo alle sigarette”. E questo solo per quanto riguarda le malattie che la riguardano professionalmente. “No, ci sarebbe anche il rischio di una mortalità eccessiva dei lattanti, lo sviluppo ritardato dei polmoni nei bambini. Poi, come detto dalle vie respiratorie passiamo alle malattie cardiovascolari...” Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA Nuova proposta gastronomica dell’Associazione Ristoratori del Monte San Giorgio per la Mangialonga 2014 L’Associazione Ristoratori del Monte San Giorgio (Armsg) è da anni uno dei partner della Mangialonga e ogni 1° maggio partecipa attivamente all’atteso appuntamento, organizzando una sosta. L’intento dell’Associazione è quello di mettere in rilievo l’attività dei propri soci e quindi la qualità delle offerte che i ristoratori propongono nel corso di tutto l’anno. Anche attraverso la propria partecipazione a manifestazioni di qualità, quale la Mangialonga, Armsg ritiene di perseguire coerentemente questo obiettivo e sarà presente anche all’edizione 2014 proponendo, alla sosta nr. 6, una deliziosa pasta alle erbette. La qualità e l’attrattività della Mangialonga, come anche gli apprezzamenti che i Ristoratori del Monte San Giorgio hanno ricevuto in occa- Quando il “contorno” diventa piatto principale sione delle precedenti edizioni, ma anche l’attaccamento ai prodotti del territorio, hanno ispirato il comitato di- Antico, Arzo, menu con prelibatezze del MsG con i vini della Cantina Giordano di Arzo; 26 aprile, Al Gaggio, Novazzano, il capretto nostrano aromatizzato al pesto d’erbe spontanee con i vini rossi della Cantina Fumagalli; 2 maggio, La Guana, Meride, serata blues con i “One more blues”; 6 maggio, Serpiano, menu vegetariano a base di prodotti del MsG; 7 maggio, Caffè Sociale, Riva S. Vitale, il lucioperca del Ceresio con i vini bianchi del MsG; dal 15 aprile al 25 maggio, Grotto Cercera, Rancate, mostra di quadri d’artisti dilettanti del MsG. Per ogni pasto consumato durante queste serate in omaggio un bellissimo bicchiere loggato Mangialonga/Armsg unico e imperdibile. Info: ristoratori.ch. a.p. rettivo a sviluppare un’ulteriore idea a corollario di questa manifestazione. Armsg ha deciso quindi di proporre al pubblico un nuovo calendario d’appuntamenti che permette di giocare spiritosamente anche sulla terminologia tipica dei menu, che da “contorno” ambisce a diventare un “piatto principale”. Ma ecco il calendario gastronomico: 16 aprile, Montalbano, San Pietro, menu a base di aglio orsino ed erbe spontanee del MsG; 21 aprile, Torchio Capretto nero Ecco i ristoratori che hanno scelto la razza vezaschese. Sinergie con l’Unione Contadini Ticinesi e Ticino a Tavola Sorpresa di Pasqua ALESSANDRO PESCE Per il secondo anno consecutivo alcuni ristoranti ticinesi hanno promosso o promuovono il “capretto nero di Verzasca” per il periodo pasquale. Un’iniziativa di Ticino a Tavola attraverso il Centro di Competenza Agroalimentare per valorizzare i prodotti ticinesi, in collaborazione con l’Unione Contadini Ticinesi e l’Associazione Capra Ticino. La “nera di Verzasca”, unica razza autoctona ticinese, è riconoscibile per il pelo nero, corna robuste e portamento fiero. È la razza caprina ticinese per eccellenza. Per le sue caratteristiche di robustezza e rusticità si presta molto bene a un allevamento estensivo e si trova a suo agio nei grandi pascoli alpestri, permettendo la valorizzazione di zone discoste. Trattandosi di una razza a duplice attitudine, produce carne e latte di ottima qualità. I capretti di Nera di Verzasca si distinguono da quelli delle altre razze per il maggior peso alla nascita e la veloce crescita, che in poche settimane li porta a 12-15 kg. Hanno, inoltre, un’ottima carno- sità e la loro carne è molto saporita. L’alimentazione è basata principalmente sul latte materno al quale si aggiunge un po’ di fieno lasciato a libera disposizione. Oltre al capretto pasquale, in autunno sono disponibili prodotti a base di capra tipici della tradizione ticinese: salametti, cicitt, salmì, bollito e carne secca dal gusto saporito. Con Scoprite il sapore e la carnosità del capretto nero l’ottimo latte le aziende locali producono da Pasqua a fine settembre formaggi freschi, tra cui robiole, büscion e Zincarlin, e formaggi a pasta semidura come formaggelle e formaggio d’alpe (misto capra e mucca tipico della Valmaggia e Verzasca). Ecco i ristoranti che in questo periodo hanno proposto o proporranno il capretto nero; visto il successo del- l’iniziativa, è importante telefonare per sapere se il capretto nero è ancora disponibile e quindi prenotare: la Locanda degli Eventi di Novazzano ha proposto di recente una rassegna gastronomica di 15 giorni (091 683 00 13); Ul Furmighin, Sagno (091 682 01 75); Osteria Bellavista, Gordemo-Gordola (091 745 13 95); Ristorante Curzutt, Monte Carasso (091 835 57 23); Albergo Ristorante Cereda, Sementina (091 851 80 80); Grotto Mornera, Monte Carasso (091 825 84 38); Grotto del Giuvan, Salorino (091 646 11 61); Ristorante Al Lago, Magadino (091 795 17 98); Grotto la Baita, Magadino (091 780 43 38); Grotto dell’Ortiga, Manno (091 629 22 21); Osteria Malakoff, Bellinzona (091 825 49 40); Albergo Elvezia, Rivera (091 946 46 27); Ristorante Unione, Gordevio (091 753 25 98). Quest’anno anche la Scuola Esercenti di GastroTicino ha organizzato una degustazione e presentazione del capretto nero per gli allievi. Un’iniziativa che ha valorizzato questo ottimo prodotto locale! Positive le misure di rinnovamento e riorganizzazione della Federazione ortofrutticola ticinese di Cadenazzo Nell’orto ticinese crescono qualità e concretezza Il nuovo logo TIOR in una veste ... a tutta verdura strati dal presidente Marco Bassi, dal direttore Paolo Bassetti e dal responsabile commerciale Marco Colombo, Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo Da anni la Federazione ortofrutticola ticinese (Foft) ha avviato un processo di rinnovamento investendo mezzi e risorse importanti. L’obiettivo è stato quello di definire e implementare un’organizzazione e una centralizzazione che permettessero di migliorare la produttività, qualità, logistica, vendita e fatturato. Obiettivi dettati dalle esigenze di un mercato dai prezzi sempre più tirati che creano difficoltà ai produttori. I primi e incoraggianti risultati concreti sono stati illu- durante la recente assemblea dei soci. Oltre al consolidamento degli obiettivi raggiunti si tratta ora di promuovere una nuova immagine che comunichi l’impegno, passione e dinamismo che caratterizzano il lavoro quotidiano dei soci e del personale Foft. Lo sviluppo della nuova immagine è stato curato dalla ditta Madball.ch di Vezia. Ma oltre la nuova veste grafica, la svolta è anche il cambiamento di nome dell’attuale società commerciale Foftpool Sa, in Tior Sa, per rafforzare e diffondere a 360° il valore aggiunto e la qualità delle verdure ticinesi. A livello di bilancio, nel 2013, malgrado le bizze meteo e l’altalenante evoluzione del mercato, per la prima volta il fatturato della Foft ha superato i 30 milioni. Nonostante questo risultato di tutto rispetto, il buon andamento della cooperativa non sempre rispecchia una degna redditività delle aziende produttrici, confrontate con l’aumento dei costi di produzione e l’enorme pressione sui prezzi. a.p. GT18032014 Con l’estate è piacevole ripararsi dal sole e gustare un ottimo pranzo. Per chi ha una terrazza ecco un’occasione da non perdere: si vende un ombrellone di 9m di diametro, colore bianco/grigio, marca Glatz, in perfetto stato. Info 079 331 00 99. oreaggio m a Undi form re in otlotranti 50 ris Eventuali interessati potranno contattarci al seguente indirizzo: GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano - Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA. NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & AgendaNews Sezioni di GastroTicino assemblee su internet Aprile e maggio sono, come di consueto, i mesi durante i quali si svolgono le assemblee sezionali di GastroTicino. La prima è stata quella di GastroBellinzona Alto Ticino convocata lunedì 7 aprile alle ore 16.00 al Ristorante Stazione a Malvaglia. I resoconti di questa e delle prossime assemblee, si possono leggere sul sito www.gastroticino.ch. Ricordiamo il calendario delle prossime assemblee: > GastroMendrisiotto martedì 29 aprile al Ristorante Al Gaggio di Novazzano, alle ore 15.00 > GastroLugano lunedì 5 maggio alle ore 16.00 all’Hotel Delfino di Lugano > GastroLagoMaggiore mercoledì 7 maggio alle ore 14.30 alla Prodega di Quartino Segnaliamo, infine, che l’assemblea dei delegati di GastroTicino, avrà luogo lunedì 12 maggio al Centro Monte Verità di Ascona; assemblea aperta al pubblico alle ore 11.00. presenta: SCEF 045 HAPPY HOUR E APERITIVI DI TENDENZA (NUOVO) Obiettivi saper organizzare un happy hour, essere in grado di gestire la parte finanziaria e promozionale dell'offerta dell'aperitivo, saper creare nuovi aperitivi alcolici e analcolici, acquisire nuove tecniche di lavoro, di servizio e di vendita dell'aperitivo, conoscere nuovi materiali e attrezzature per l’esposizione del buffet. Insegnante Davide Giglio, esercente, barman Data e orario 28 aprile 2014, 17.30-21.30 Costo Chf 90.00 soci / Chf 140.00 non soci WEB MARKETING LOCALIZZATO (NUOVO) Obiettivi imparare come ottimizzare la presenza online del proprio ristorante, essere in grado di posizionarsi con efficacia nei motori di ricerca, scoprire le formule vincenti di web marketing localizzato per fidelizzare la propria clientela e incrementare le prenotazioni. Insegnante Nigel Casey, New World Media (www.comunicazione-aziendale.ch) Data e orario 28 aprile 2014, 14.00-18.00 Costo Chf 110.00 soci / Chf 160.00 non soci GESTIONE STIPENDI Obiettivi saper gestire e calcolare gli stipendi mensili dei collaboratori rispettando le regole del vigente Ccnl. Insegnante Mario Regusci, gerente GastroSocial Ticino Date e orari 30 aprile, 7, 14 e 21 maggio 2014 (sera 17.3020.00) Costo Chf 250.00 soci / Chf 300.00 non soci FOOD & BEVERAGE (NUOVO) Obiettivi essere in grado di pianificare e organizzare eventi e banchetti, conoscere le nozioni di base per una corretta pianificazione finanziaria, acquisire alcune conoscenze e competenze relative alla gestione del personale, conoscere e saper applicare un sistema di controllo dell’intera gestione ristorativa (personale, sicurezza sul lavoro, costi, qualità,…). Insegnante Amilcare Battisti, maître d’hôtel dipl. fed. e formatore Date e orario 5, 12, 19, 26 maggio 2014, 8.30-12.00 Costo Chf 300.00 soci / Chf 350.00 non soci IGIENE E SICUREZZA ALIMENTARE: LE NUOVE LINEE GUIDA (NUOVO) Obiettivi conoscere le novità apportate dalle nuove linee guida buona prassi procedurale nell'industria alberghiera e della ristorazione (Bpiar) e saperle applicare per una corretta e ottimale gestione aziendale. Insegnanti Aleardo Zaccheo e Luca Bordoli, ingegneri alimentari Data e orario 5 maggio 2014, 13.30-17.30 Costo Chf 80.00 soci / Chf 130.00 non soci IL CAFFÈ 13 aprile 2014 45 tra virgolette L’esercito Il volo del “grifone” affronta la contraerea del voto popolare MASSIMO SCHIRA D i gran lunga troppo cari e superflui per gli uni, indispensabili per gli altri. Tra il decollo sui cieli svizzeri e l’essere definitivamente ancorati al suolo, per i nuovi Gripen ci sono di mezzo una votazione popolare e mille polemiche. Come accaduto quasi sempre nella centenaria storia dell’aviazione militare elvetica, l’acquisto di nuovi aerei da combattimento divide la politica e il Paese. Divide oggi come alla fine degli anni Cinquanta, all’avvento degli inglesi Hunter che soppiantarono l’idea di creare un jet tutto “Swiss made”. Come all’inizio degli anni Sessanta, quando il superamento del budget previsto per l’acquisto di cento Mirage III, portò la Confederazione ad accontentarsi di “soli” 57 caccia. E per restare alla storia più recente, nel 1993, il popolo venne anche chiamato a decidere sulla spesa per assicurarsi i servizi degli americani FA/18 Hornet. Una storia fatta anche di continue ristrettezze di bilancio, che hanno portato l’aviazione miltare addirittura ad essere operativa nel controllo dello spazio aereo nazionale soltanto durante gli orari d’ufficio. E il dibattito già assai acceso, si ripete ora da fronti contrapposti. Tra chi ritiene che la spesa di oltre tre miliardi per sostituire i 54 “veterani” Tiger F5 - in volo da oltre trent’anni - con 22 moderni caccia della svedese Saab, siano una specie di pazzia. E chi, invece, sottolinea le interessanti ricadute economiche dell’operazione per tutto il Paese , assieme al fatto che dotarsi degli ultimi ritrovati della tecnologia sia un passo, magari oneroso, ma irrinunciabile. “L’argomento più importante contro l’acquisto è certamente quello economico - spiega al Caffè Michael Sorg, portavoce del Ps e del fronte degli oppositori -. Perché è troppo oneroso. I tre miliardi non rimarranno tali e il costo totale salirà a dieci miliardi calcolando gli anni di attività. In questo momento, economicamente delicato, sono francamente troppi”. Il governo e i favorevoli alla spesa ricordano, però, che l’attivazione delle clausole “offset” permetteranno a molte aziende svizzere di essere coinvolte nella produzione dei Gripen e di altre componenti in collaborazione con Saab. Per una cifra totale calcolata in 2,5 miliardi. “È una procedura che funziona e già applicata per gli Hornet – precisa il consigliere nazionale del Ppd Fabio Regazzi, membro del comitato a favore dei Gripen -. Circa il 5% delle commesse che arriveranno da Saab, non solo per l’aereo, ricadranno sul Ticino. È un’opportunità interessante, uno stimolo per le aziende. Perché si parla di competenze avanzate, che potrebbero portare nel cantone cento milioni di investimenti alle società in grado di partecipare agli appalti. Commesse di alto livello, per cui saranno necessarie certificazioni particolari, ma le competenze ci sono”. Altro capitolo importante della disputa sulla necessità o meno di dotarsi di nuovi jet da combat- Ti-Press Indispensabili, superflui... i Gripen dividono Fabio Regazzi Le ricadute economiche saranno buone, come lo sono già state con l’acquisto degli FA/18 Michael Sorg Questo aereo costa troppo, perché ci vorranno in totale almeno 10 miliardi GLI SCAMBI DEI PRIMI 10 ESPORTATORI E DEI 10 PRIMI IMPORTATORI DI ARMI (2009-2013, in percentuale) 1. Stati Uniti 29.2 Primo esportatore di aerei 2. Russia Il mercato L’export della Svizzera corrisponde all’1% a livello globale e si rivolge principalmente agli Stati Uniti e alla Cina EXPORT 27.1 Primo esportatore navale IMPORT 1% 13.9 1. India 4.9 2. Cina 4.8 3. Pakistan 4.3 4. Emirati arabi uniti 3.9 5. Arabia saudita 3.8 6. Stati Uniti 3.8 7. Australia 3.5 3.3 3.2 8. Corea del Sud 9. Singapore 10. Algeria 5.5 5. Francia 5.4 6. Regno Unito 4.1 7. Spagna 8. Ucraina 9. Italia 10. Israele 3.0 2.6 2.6 2.4 45 altri Paesi esportatori 11.6 Usa e Russia esportano armi, India, Asia e arabi comprano T ra Stati Uniti e Russia è sempre “derby” per le esportazioni di armi pesanti a livello mondiale, mentre tra gli importatori più importanti continua l’avanzata di India, Cina, Pakistan, Paesi arabi e asiatici. È la fotografia tracciata dallo “Stockholm International Peace Research Institute” (Sipri) che si occupa regolarmente del monitoraggio dell’import-export di armamenti, anche per quanto riguarda le organizzazioni sottoposte a restrizioni o embargo per ragioni di sicurezza o terrorismo. Un istituto che piazza la Svizzera al quattordicesimo posto assoluto tra gli esportatori, con una cifra d’affari totale, però, che raggiunge soltanto l’uno per cento a livello globale. A fare la parte del leone, infatti, sono sempre L’evoluzione della vendita e dell’acquisto di armamenti pesanti mostra chiari trend, con la Svizzera nella Top-15 dell’export 3. Germania 6.6 Primo esportatore sottomarini 4. Cina timento, è quello legato alla sicurezza interna. Un aspetto che, secondo i contrari, potrebbe essere garantito anche solo gestendo gli attuali FA/18 in modo più attento. “Almeno fino al 2025, anche solo con gli aerei attuali, la sicurezza sarebbe garantita – afferma Sorg -. Anche perché sono in corso aggiornamenti degli apparecchi per centinaia di milioni”. Una tesi respinta in modo deciso dai proGripen, che sostengono la necessità di adeguarsi all’evoluzione tecnologica. “Nonostante gli aggiornamenti, gli FA/18 sono figli degli anni ‘90 – aggiunge Regazzi -, quindi di tecnologie con oltre vent’anni di età. L’evoluzione tecnica nel frattempo è stata enorme e rapidissima ed è necessario adeguare la nostra flotta. Non si possono pretendere 50 anni di attività per i caccia”. “Siamo già ben assicurati, un’ulteriore polizza assicurativa sarebbe un lusso che, in un momento di ristrettezze per molti cantoni, non ci possiamo permettere”, conclude Sorg, sintetizzando così la posizione dei contrari alla spesa. Ma Regazzi aggiunge altre ragioni legate alla sicurezza: “A livello strutturale, insistere sugli FA/18 troppo a lungo comporta dei rischi. Gli esperti di aviazione evidenziano come l’impiego di questi apparecchi, su un territorio limitato come quello svizzero, comporta maggiori sollecitazioni rispetto alla possibilità di volare su grandi spazi. Anche in questo senso, insomma, vanno fatte attente valutazioni”. [email protected] Q@MassimoSchira 50.7 148 altri Paesi importatori di armamenti Gli scambi tra Paesi che non appartengono né ai 10 primi esportatori né ai 10 primi importatori non appaioni nello schema Fonte: Sipri - Le Monde I CLIENTI Cina e Usa sono i migliori clienti per le aziende elvetiche che producono armamenti Usa e Russia, che si spartiscono quasi il 60% dell’export (29,2% gli Usa e 27,1% la Russia), mentre il 13,9% sul totale delle importazioni raggiunto dall’India è di gran lunga il valore più elevato al mondo nel periodo 2009-2013 monitorato dal Sipri. Per quanto riguarda i dettagli dell’esportazione Svizzera (che in attesa della decisione popolare sulla commessa da oltre tre miliardi per i Gripen, non è tra i Paesi che contano tra gli importatori) i migliori clienti risultano essere Cina e Stati Uniti, che assieme si spartiscono metà della “torta” rossocrociata. Emirati Arabi, Pakistan, Arabia Saudita e Singapore assorbono poi un altro 25%, mentre per l’Europa il mercato di riferimento per l’industria degli armamenti elvetica, nel periodo analizzato, è diviso tra Finlandia e Germania. IL CAFFÈ 13 aprile 2014 46 tra l’incontro virgolette Chi è Ex direttore delle risorse umane di Volkswagen, consigliere del cancelliere Gerhard Schröder dal 2002 al 2005, è il padre delle riforme del lavoro in Germania “La mia lotta alla disoccupazione” STEFANO VASTANO I capelli candidi come neve, la fronte spaziosa. Con quegli occhialetti ovali e il suo modo così pacato di parlare Peter Hartz pare il classico professore tedesco. Invece questo distinto 72enne è il manager più famoso, ma anche più contestato in Germania, dato che circa sei milioni di persone vivono oggi nel Paese della Merkel con i sussidi che portano il suo nome. ‘Hartz IV’, vengono chiamati così gli assegni ai disoccupati e quel grappolo di massicce riforme che hanno trasformato il welfare in Germania. “Sono passati dieci anni da allora e le mie riforme hanno migliorato le Agenzie del Lavoro - osserva Hartz nel suo ufficio a Saarbrücken, con la sua voce da baritono - e soprattutto cambiato la mentalità di chi cerca lavoro in Germania”. Certo, severi critici di quelle riforme allo ‘Stato sociale’ non sono mai mancati nella Repubblica federale. Sia dal Dgb, la potente confederazione dei sindacati, che dalla Spd sono piovute le più acide maledizioni sulla testa di Hartz. Ma lui, questo testardo “manager socialista”, venuto al mondo in una famiglia operaia in un villaggio della Saarland, ci tiene a mostrarci il tesserino della Ig-Metall, il sindacato del settore siderurgico. E a sfoderare poi anche la tessera della Spd. “Da una vita sono nella Spd - rivela l’ex-manager della Volkswagen - e non ho nessuna intenzione di uscire dal partito”. Tanto più che oggi in Germania il numero dei disoccupati, anche grazie a quelle ondate di riforme, è sulla soglia dei tre milioni. “Per la precisione, 3 milioni e 100mila, e ogni singolo disoccupato è una tragedia di troppo. Oggi i 5,7 milioni di giovani senza lavoro sono uno sfacelo per la Ue. Ma sono un dramma risolvibile, come abbiamo dimostrato qui in Germania”. È questa sua incrollabile convinzione di potere debellare la disoccupazione che lo ha reso famoso in Germania. Sin dal 1993, quando era il responsabile del personale alla Volkswagen di Wolfsburg. Le sue riforme al welfare, infatti altro, non sono che un ampliamento dei metodi che lui adottò per salvare i sei impianti tedeschi della casa automobilistica, minacciati nei primi anni ‘90 - come tutto il settore delle auto made in Germany’ - da una grave crisi. “Esatto, 15 anni fa ci trovavamo di fronte all’alternativa di chiudere gli impianti o licenziare 30 mila dipendenti”. Hartz risolse il dilemma facendo risparmiare all’azienda, guidata allora da Ferdinand Piech, due miliardi di marchi di liquidazione, di trattamento di fine rapporto. “Abbiamo introdotto allora la settimana corta di 28 ore, che ci ha consentito di mantenere il personale, ma riducendo i salari, con il consenso dei sindacati, del 20 per cento”. Un modello di gestione della crisi, e di flessibilità, alla base delle riforme al welfare poi applicate in quattro fasi - da cui il nome ‘Hartz ‘IV’ - anche ai sussidi per i disoccupati. “La mia idea principale era che il disoccupato debba accettare il posto che il ‘Job Center’ gli offre”. Pare una ideuzza, ma già questa novità capovolgeva il sistema dei sussidi. “Prima delle riforme il disoccupato poteva rifiutare senza motivo le proposte dell’Agenzia, oggi chi cerca lavoro deve motivare i rifiuti”. La filosofia di fondo, sintetizza Hartz, “è che ogni lavoro sia meglio dei sussidi statali”. E il paradigma ha rivoltato da cima a fondo il Reuters Il consigliere Hartz al fianco dell’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder PeterHartz L’uomo del Welfare mercato del lavoro tedesco. Oggi chi perde il lavoro in Germania ha diritto solo per i primi dodici mesi (ma salgono a 18 per chi ha compiuto 55 anni) a un sussidio che va dal 60 al 67% dell’ultimo stipendio. Dopo di che scatta, e per tutti, ‘Hartz IV’. Cioè, una base di 391 euro al mese a cui se ne aggiungono (per i single) 300 per l’affitto. E per le famiglie sino a 500 per l’affitto, più altri 220 euro a figlio. “Inoltre abbiamo introdotto un sistema di diritti e doveri per il disoccupato. Con riduzione degli assegni e sanzioni per chi non rispetta gli appuntamenti o le proposte del Job Center”. Suonerà duro, ma la realtà è che oggi non solo la disoccupazione si è assestata sui tre milioni, ma anche quella giovanile è scesa in Germania al sei per cento, tra le più basse in Europa. Ma economisti stimati, come Michael Hüthen dell’Istituto di Colonia, dubitano che sia solo merito di questi interventi sul welfare se la locomotiva tedesca ha ripreso a trainare l’Europa. “Il successo attuale delle imprese tedesche - scrive Hüthen - si basa sul fatto che, sin dagli anni ‘90, hanno spostato altrove la produzione”. Esercitando poi, insieme al dislocamento degli impianti, una pressione molto forte sui salari agli operai tedeschi. “Ma queste non sono critiche alle mie riforme - ribatte Hartz - outsourcing e salari contenuti sono passati in Germania perché qui i sindacati sanno che il successo dell’impresa è una garanzia per i dipendenti. La responsabilità dei sindacati e la cogestione sono i due pilastri dell’Azienda Germania”. Sono allora esportabili in Francia, in Italia o Spagna le riforme del welfare che in Germania hanno dato frutti così notevoli? È un segreto di Pulcinella che a Parigi François Hollande ha chiesto lumi a Hartz per sbloccare il mercato in crisi francese. Scatenando il putiferio in una certa sinistra parigina e in tutti i sindacati francesi. Reazioni che nel suo quieto ufficio a Saarbrücken il 72enne Hartz ha difficoltà a digerire. È vero, anche in Germania sia la crisi della Spd (crollata nei consensi sotto al 30%) che la vittoria della Merkel alle elezioni del 2005 si attribuiscono all’ex-manager Volkswagen. Ma lui non le può più sentire queste critiche. “Il lavoro è la dignità e libertà di ognuno di noi. Le riforme del welfare non sono di destra né di sinistra, e i disoccupati non sono di Renzi in Italia, né di Schröder o della Merkel in Germania o del presidente Hollande. Ma il problema più urgente che la politica di ogni colore e di ogni Stato deve affrontare”. Certo, anche Hartz, nonostante l’aspetto professorale, sa che quel suo pacchetto di riforme non è la panacea universale. E che anzi i tedeschi, quando si incaponiscono su certe norme, ottengono spesso il contrario. “Non è compito di noi tedeschi salire sul piedistallo e impartire dall’alto a nazioni come l’Italia o Francia chissà che ricette”. Ma è un fatto che il socialista Hollande (e prima di lui il socialdemocratico Schröder) si sia rivolto ad Hartz per riformare il mercato francese con quel ‘Pacte de responsabilité’, per molti versi affine alla famosa ‘Agenda 2010’ dell’era-Schröder. “Le mie riforme hanno contribuito a rendere più moderno il welfare, a dare impulsi al mercato del lavoro e al sistema di produzione risollevando quel ‘gigante malato’ che era la Germania alla fine degli anni ‘90”. Forse l’abbiamo già dimenticato, ma in quegli anni c’erano oltre cinque milioni di senza lavoro in Germania. Ancora nel 2005, all’inizio cioè delle riforme Hartz IV, la disoccupazione viaggiava sul 12%. “Ci sono due classi di manager - conclude Hartz-: i primi sostengono che nelle nostre società industriali resta sempre uno zoccolo duro di disoccupazione. Io invece che la disoccupazione sia una piaga guaribile, qui e ora”. Anche per questa sua inestinguibile dose di (sano) ottimismo tutti in Germania sanno chi è Peter Hartz. IL CAFFÈ 13 aprile 2014 47 leopinioni “Con lui è come se avessi fatto un sei al lotto! Mai un ritardo, mai un attrito e prestazioni impeccabili”. È il giudizio di Renato Schröder, titolare di una panetteria a Chiggiogna, sull’operato di Rasul Rebaz, un richiedente l’asilo proveniente dall’Iraq che da sette anni risiede in Ticino. Racconto la sua storia, che potrebbe essere a lieto fine – manca solo un ok da Berna – e che illustra l’altra faccia di una medaglia di cui spesso mi vergogno come cittadino svizzero e ticinese. Mi riferisco al nostro atteggiamento verso gli stranieri in generale e in particolare verso chi chiede ospitalità per scappare da realtà da incubo. È proprio per sfuggire a una situazione del genere, in cui vedeva solo morte attorno a sé, che Rasul è scappato dal suo Paese ed è arrivato in Svizzera. In Iraq lavorava nella polizia e ha visto diversi colleghi morire vittime di attentati. Durante la sua fuga per allontanarsi da FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO quell’inferno ha assistito compagni di avventura che hanno perso la vita sotto i suoi occhi. Ma iniziamo il nostro racconto alla rovescia, dal presente per andare indietro nel tempo. La fortuna di Rasul è sta- ta quella di trovare un cittadino aperto e senza preconcetti, Renato Schröder, che gli ha offerto un posto di lavoro al termine del suo periodo di apprendistato conclusosi con l’ottenimento del diploma di panettiere. Ho incontrato Rasul al centro di Soccorso Operaio Svizzero (Sos) a Lugano, che ha trattato e tuttora si occupa del suo caso. È un uomo mite, molto dolce, “una persona di gentilezza d’altri tempi”, come titola la rivista “Panissimo” dell’associazione dei panettieri ticinesi che ha dedicato un articolo al suo caso. “Tanto sul lavo- ro che a Trevano dove ha compiuto gli studi di apprendistato – si legge nel servizio – Rasul si è sempre comportato in modo educato, come sanno fare i medio-orientali cresciuti in cerchie familiari dove il rispetto – mai manieroso – è regola fissa. Questo comportamento gli ha attirato simpatie e senso di solidarietà e a fine tirocinio i suoi formatori si sono impegnati a trovargli una sistemazione adeguata”. La ricetta di Rasul è molto semplice, sfiora la banalità: “Se tu sei gentile, corretto, dimostri di avere voglia di lavorare e l’intenzione di inte- RENATO MARTINONI LIDO CONTEMORI Il capolavoro del Luini e i cassonetti dei rifiuti Gli arbitri della scuola non sono mai i genitori È già suonato il campanello e i ragazzi di una scuola media siedono dietro i loro banchi. La docente sta per chiudere la porta quando si accorge che una mamma occupa il suo posto e sta telefonando con il cellulare. La docente vorrebbe dirle che la lezione è cominciata ma la mamma fa un gesto di impazienza: aspetti (anzi, gli dà del tu: “aspetta”). Prima deve finire la chiamata. Poi alzerà le chiappe. Sembra l’avvio di una storiella di Gianni Rodari. E invece è la cronaca vera di un’idiozia annunciata. Una delle tante che si potrebbero raccontare intorno alle incursioni dei genitori dentro lo spazio sacro, e per loro vietato, della scuola. Perché, se non è certo che tutti sanno fare il loro dovere all’interno della famiglia, è invece assodato che c’è chi, sapendola più lunga di Noè, si considera in grado di sostituirsi ai docenti. E allora si danno consigli, si suggeriscono percorsi pedagogici, si prendono decisioni, sul cortile della scuola o al caffè, si progettano provvedimenti disciplinari. E a volte si arriva perfino alle minacce e alle vie di fatto. Insomma ci sono dei genitori che si comportano come se fossero stati delegati, dalla società, o forse direttamente da Dio, a gestire quello che, non certo Dio, ma almeno la società, ha invece deciso di delegare ai docenti. La questione, è noto, si allarga poi agli spazi del tempo libero. Perché oramai c’è anche chi, mentre il pargolo si affanna a rincorrere il pallone, disserta come Mourinho intorno agli schemi e alle tattiche da adottare. I più esperti arrivano anche a prendersela con gli arbitri che, quando giocano i bimbetti, sono il più delle volte dei ragazzi che imparano un mestiere ben poco invidiabile. E se il bambèla fischia per sbaglio, o decide diversamente dalle visioni del genitore-allenatore-manager, allora sono guai. Per bene che vada incassa una marea di insulti. Se gli va male qualche spintone educativo. Tutto questo è il risultato di una società che sposa l’ignoranza alla presunzione, sempre più incapace di ogni forma di rispetto e di autocritica, fatta di tuttologi che si illudono di dover insegnare a Cristiano Ronaldo come si fanno i goal. E vengono alla mente due detti popolari. Il primo, “ofeléé fa’ al tò mestee”, consigliava al pasticciere di fare bene il proprio lavoro, senza mettere il becco in quello degli altri. L’altro (“quando la merda la munta in scagn, o che la spüzza o la fa dagn”: quando la emme monta in cattedra, o puzza o è destinata a fare danni) è trasparente quanto basta per essere capita anche da chi vende aria fritta. Caro Diario, per una volta dedichiamo un po’ di righe all’importanza di valorizzare al meglio il patrimonio d’arte che c’è nel Ticino, considerando anche le notevoli possibili ricadute d’interesse in termini economici, oltre al valore identitario di una terra e di un popolo. Lo spunto viene dalla grande mostra organizzata a Milano, a Palazzo Reale, dedicata a Bernardino Luini (10 aprile-13 luglio 2014). C’è una grande attenzione per questo pittore, nome maiuscolo del Cinquecento: si parla dell’appuntamento come di uno degli eventi dell’anno. Luini seppe fondere la tradizione lombarda con il vento di rinnovamento portato a Milano da Leonardo da Vinci. A LUGANO abbiamo la chiesa di S. Maria degli Angioli, piccolo gioiello accanto all’imponente colosso dell’ex-Palace, ristrutturato dalle fondamenta. Qui si può ammirare la monumentale Crocifissione, uno dei capolavori del Luini. Sulla “Guida d’arte” di Bernhard Anderes è definito “il più famoso affresco della Svizzera”. La chiesa fu iniziata nel 1499 e consacrata nel 1515. Nel 1848 il convento fu soppresso e sul suo sedime fu costruito un albergo (1852-54), poi rialzato - come già non bastasse la pesante volumetria - di due piani. Il colpo d’occhio è lì da vedere in tutto lo stridente contrasto. In Consiglio comunale, a Lugano, si è parlato spesso degli Angioli e del Luini. Ricordo sedute di forte animazione, 1985 e dintorni, con una difesa appassionata fatta dall’allora municipale Benedetto Bonaglia. Obiettivo nobile e alto: salvaguardare questo gioiello, richiamo per migliaia di visitatori ogni anno. ULTIMAMENTE, è stato il consigliere Peter Rossi a sollevare la questione, legata agli Angioli, al Luini e all’ambiente tutto, complesso Lac compreso. Quei contenitori interrati per i rifiuti, collocati tra la chiesa e il lungolago, non fanno proprio un bel vedere davanti ad uno dei più significativi biglietti da visita di Lugano e del Cantone. (Purtroppo, produciamo tutti abbondanza di rifiuti, ma nessuno li vuole nel suo giardino). Lì, però, quei cassonetti sono quanto di più antiestetico si possa immaginare e, sgombrando il campo da ogni e qualsiasi polemica, una diversa soluzione può essere studiata e trovata. In genere le per le perle più preziose si cerca di creare la migliore vetrina. E questo ora, francamente, non è il caso, pur comprendendo tutte le difficoltà di mettere a punto un’alternativa (i contenitori dei rifiuti sono lì dal 2002). Si noti, di transenna, che il rapporto tra investimento e resa nel campo della promozione turistica è di 1 a 7. Preziose testimonianze sulla fede e le tradizioni UNA DOMENICA IN MOSTRA CLAUDIO GUARDA ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura de e di storia, prendendosi poi carico di radunarle, quando possibile, e farle conoscere e apprezzare al pubblico. Il titolo della mostra, “La nube dei testimoni”, prende spunto dalle parole di San Paolo che, nella Lettera agli Ebrei, immagina una folla di santi e martiri, testimoni di Cristo, che dagli spalti celesti, seguono e pregano per il cristiano che laggiù è ancora nel guado della vita, incoraggiandolo ed esortandolo a proseguire con fede e perseveranza. Sono quegli stessi santi che, dalle pareti delle nostre chiese o dall’alto degli altari, in pitture, affreschi, stucchi e sculture, hanno accompagnato gene- Direttore responsabile Lillo Alaimo Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi grarti rispettando la cultura locale, vieni accettato. Mi trovo molto bene in Ticino. Il mio datore di lavoro è buono e quando ho un problema mi aiuta. Sono molto grato anche ai miei insegnanti di tirocinio, al Laboratorio La Fonte dove ho lavorato durante l’apprendistato e a Soccorso Operaio Svizzero che si occupa del mio caso”. Già, perché il caso non è ancora chiuso. Mentre seguiva la formazione di panettiere Rasul era stato colpito da un “ordine di partenza immediata” emanato da Berna. Decisione poi sospesa, grazie all’assistenza di Sos, perché stava seguendo una formazione. Da quando è autosufficiente e non riceve più sovvenzioni, il Cantone gli ha comunicato di essere pronto a concedergli un permesso di dimora, a condizione che anche Berna sia d’accordo. Affinché la storia sia a lieto fine – come dicevamo – manca dunque solo l’ok di Berna, che speriamo giunga presto. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS Vicedirettore virgolette Storia quasi a lieto fine per un rifugiato iracheno IL DIARIO A Mendrisio il Museo cittadino offre, in concomitanza con le rituali processioni del Venerdì Santo, una mostra intensa e pregevolissima. Una rassegna che, se per il cristiano può rientrare appieno nello spirito del sacrificio pasquale e del culto dei santi, per coloro che invece non lo sono - ma hanno comunque il senso della storia e del bello - è degna di un grande museo. E ancora una volta se ne deve render merito soprattutto alla sollecitudine e dedizione del curatore della mostra, il parroco don Angelo Crivelli, che da anni batte il territorio alle ricerca delle sue preziose testimonianze di fe- tra razioni e generazioni di fedeli. Un patrimonio immenso. Anche di storia e di arte. Mi limiterò qui a sottolineare tre aspetti di merito che emergono dalla rassegna. Come si entra, la grande e bella sala sugli altari ad ante di origine tedesca presenti nel nostro territorio è la testimonianza eloquente che, non solo in tempi recenti ma per secoli, il nostro Cantone è stato punto di congiunzione, passaggio e scambio, anche culturale e artistico, tra Nord e Sud, tra Est ed Ovest. Un intricato sistema di fili che ha saputo mettere in relazione culture e tradizioni diverse, linguaggi di- Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] LA NUBE DEI TESTIMONI. SANTI IN TICINO ARTE, FEDE E ICONOGRAFIA. Museo d’arte, Mendrisio Fino al 22 giugno versi, fatto da generazioni di nostri migranti a testimonianza della loro apertura culturale e dei fitti scambi sia artistici che commerciali che, in tempi anche più difficili e senza preclusioni, hanno marcato il nostro passato. Il secondo aspetto – e basterebbe anche solo limitarsi alla stessa sala – è senz’altro la qualità dei singoli pezzi: non solo perché generalmente molto ben conservati, ma che qui si vedono in tutta la loro bellezza e singolarità grazie all’ottimo allestimento. Si tratta di opere che al più noi vediamo di fretta nelle varie chiese, ma con l’occhio che scappa dall’una all’altra, talvolta RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 collocate in parti poco accessibili o luminose, o che neppure si vedono perché (giustamente) custodite negli armadi delle sagrestie o depositate in canonica. Contribuire alla conoscenza del nostro territorio e del suo patrimonio disperso (o ignorato), tirarlo fuori dagli armadi, radunarlo, esporlo, farlo conoscere è fondamentale per incrementare nel cittadino la coscienza della propria identità e storia; ed è tra i compiti irrinunciabili della politica e della cultura, alla base di ogni civiltà. Questo il merito della rassegna mendrisiense e della ricca monografia che l’accompagna. STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) Capita che manchino le parole. Non quando le abbiamo “sulla punta della lingua”, senza riuscire però a ricordare il nome della persona con cui stiamo conversando a una festa, e che ci ha salutati con piglio da amico fraterno. Una delle regole che vigono fuori dalle sale cinematografiche festivaliere recita: “Se non faccio le presentazioni, è perché il nome mi sfugge, anche se abbiamo più volte spettegolato mentre apettavamo in fila, o fatto amicizia mentre uscivamo sbuffando dallo stesso film portoghese”. Capita di non trovare le parole per certe parentele (“l’ex marito della mia seconda moglie mi è più amico di mio cognato” faceva notare un conoscente dalla vita complicata “ma non esiste una formula breve per definirlo”). O per certi momenti della giornata, perfino della condizione umana – se vogliamo concederci un parolone – che speri- Compilation di neologismi per quando non ci sono parole CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO mentiamo senza riuscire a dar loro un nome. Colma la lacuna Ben Schott, raccoglitore di curiosità diventato famoso con “L’originale miscellanea di Schott”. Una compilation di notizie e dati non strettamente necessari, che provocano dipendenza appena cominciamo a leggere. Le morti premature delle popstar, il gergo degli omosessuali inglesi negli anni ‘50, le tecniche per predire il futuro osservando il volo degli uccelli (“augurio”, da qui viene “malaugurio”), l’elenco delle fobie, la lista delle parole tedesche di cui non possiamo fare a meno, da Kitsch a Weltanschauung. Nel suo ultimo libro “Schottenfreude” (esce da Blue Rider Press in inglese, già disponibile la traduzione tedesca, in italiano finora non ci sono notizie) compone parole tedesche sulla scia di “Schadenfreude”. La contentezza che, ahimé, ci coglie quando sappiamo delle disgrazie altrui: termine che non ha equivalenti in altre lingue, quindi come Zeitgeist viene preso a prestito ovunque. Nell’elenco delle parole nuove di zecca – come abbiamo potuto farne a meno finora? - troviamo “Mahlneid”, si potrebbe tradurre con “invidia dell’ordinazione”. Il momento di sconforto che coglie quando vediamo il piatto scelto dal nostro commensale, più appetitoso del nostro. “Herbslaubtrittvergnügen” indica il calcio dato ai mucchi di foglie cadute dagli alberi sul far dell’autunno. “Schmutzwortsuche” sta per la ricerca di parole proibite nel dizionario (lo si faceva da ragazzini, non ancora sottoposti alle lezioni obbigatorie di educazione sessuale). “Leertretung” torna utile tutte le volte che capita di inciampare in uno scalino inesistente. “Baggerspion” rivela il pensionato che è in noi, voglioso di sbirciare attraverso buchi e fessure in ogni cantiere nascosto alla vista. “Tageslichtspielschock” significa “restare abbagliati uscendo dal cinema di pomeriggio”. L’avessimo saputo, quando gli amici rifiutavano di vedere i film prima che calasse il buio, avremmo fatto una gran bella figura. 13 aprile 2014 Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch [email protected] Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè La finestra sul cortile 31 / Storie di quotidianità familiare ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. La chiave combinata I Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni l Lüis guardava imbambolato. La paura e il freddo l’avevano reso una statua di ghiaccio. Il corpo steso a terra supino era illuminato dalla luce biancastra del lampione. Un mocassino grigio di usura più che nero, con una suolona consumata, era lontano mezzo metro dal piede destro infilato in un calzino spesso di un colore indefinibile. La camicia di flanella a scacchi usciva da una lato dei pantaloni e da sotto una maglia bordeaux coperta da un giubbino scuro. Sporco di fango. Dalla bocca era uscito sangue. Dalla testa mezza fracassata pure. Non c’era dubbio: morte violenta! Il Lüis era immobile. Incapace anche di emettere un urlo di paura e di aiuto. Si guardò intorno. Solo freddo e nebbia tagliata a stento dalla luce del lampione che stava sopra la sua testa. Per il momento intatta, pensò, mentre lo stava assalendo l’idea che da qualche parte un assassino (o degli assassini) fossero pronti a far fuori anche lui. Accanto alla testa dell'uomo c’era un sacchetto di quelli trasparenti uscito da una borsa. C’erano alcune brugole e delle viti con la testa incava. Lì vicino, insaguinata, una chiave inglese. Chiave combinata, per la precisione. Una parte a stella, era quella coperta di sangue, una parte a becco. Il Lüis ne aveva una uguale fra i suoi attrezzi. Man mano che i secondi passavano, il terrore cresceva. Il Lüis Vosti era uscito dalla casa di ringhiera per fare due passi, in tele non c’erano che giochi a premi a quell’ora. Aveva svoltato l'angolo sino alla piazzetta sul retro del supermercato e tra i cassonetti e gli scatoloni, con intorno tre gatti, aveva visto quel... Ma sì, non aveva dubbi! Quel uomo a terra era il Silvio Bergamaschi. Un vecchio idraulico che, dopo aver fatto per trent’anni il frontaliere, s’era ritirato in pensione. Ma da almeno un anno, o forse un po’ meno?, due volte alla settimana veniva in Svizzera. Sempre con quella borsa di attrezzi e viti appresso. Ma in verità era una borsa più... da ragioniere che da idraulico. Dicevano facesse qualche lavoretto di nascosto, in nero. Da quando era montata la polemica sui “padroncini” italiani che fregano il lavoro agli artigiani svizzeri, le cose s’erano messe un po’ male per il Silvio. Era guardato da tutti con sospetto. Sebbene nessuno, ma proprio nessuno lo avesse mai visto uscire o entrare da una casa. Non aveva nemmeno gli abiti da lavoro. Ma questo, va beh!, non vuol dire! Addirittura qualcuno lo aveva segnalato alla polizia, che lo aveva a sua volta segnalato alle guardie di frontiera. Ma non era mai stato fermato. Una volta entrava con la corriera, la chiamava così il Silvio, un’altra chiedeva un passaggio a qualche conoscente, in estate ogni tanto attraversava la frontiera via lago. Con un battellino turistico di un amico, mischiato tra i tedeschi in vacanza. Non che fosse privo di documenti! Il suo era un problema economico. I soldi del biglietto per la corriera preferiva non spenderli. Ammesso li avesse, perché negli ultimi mesi s’era ridotto veramente male. Era rimasto vedovo come il Lüis, di figli non ne aveva. E i soldi risparmiati se li era mangiati una lunga malattia della moglie. La pensione svizzera gli bastava per l’affitto e le spese fisse. Il secondo pilastro se ne era andato per le cure sanitarie e, anni prima, per metter su un negozio di sanitari. Andato in poco tempo a gambe per aria. Il Lüis tutte ’ste cose le sapeva perché il Silvio era anni che frequentava quei posti. Prima da frontaliere, poi da pensionato. Forse da “padron- Il Silvio era morto. Forse, come scrivono i giornali, non dava segni di vita cino”. Fatto è, pensava il Lüis che da statua di ghiaccio ritornava un essere pensante, fatto è, ora che mi viene in mente, che il Silvio lo vedo solo nei giorni di mercato. Il martedì e il giovedì. Strano! «Madonna», riuscì a dire il Lüis. Il freddo si stava sciogliendo. Si piegò e avvicinò la testa a quel corpo inerme. «Silvio, Silvio», disse tenendo le mani dentro al giubbino. Il Silvio era morto. O magari, come scrivono i giornali, semplicemente non dava segni di vita, ma la sua vita era semplicemente, si fa per dire, in pericolo di vita, o come caspita scrivono negli articoli... Ma qui..., ma qui, pensò, il Lüis, siamo difronte a un omicidio bell’e buono. L’Armando Spiess stava decidendo che fare. Un solitario on line. Andare a rompere le scatole alla biondina che iniziava il turno delle otto. Telefonare con il cellulare alla morosa. Chiudere gli occhi. Non fece nulla perché squillò il telefono. E in trenta secondi diede l’ordine di uscire alla pattuglia della “comunale”che si stava preparando, quella della biondina a cui non era an- dato a rompere le scatole. In centro, nella piazzetta del mercato, c’era una cadavere tra i cassonetti e gli scatoloni. Quando le due pattuglie arrivarono, quella della biondina, e quella che sarebbe dovuta rientrare finito il turno alle otto, il Lüis era come inginocchiato accanto al cadavere. Ormai, che “la sua vita (quella del Silvio) fosse in pericolo di vita”, l’aveva capito anche il Lüis. Al Bergamaschi Silvio avevano fracassato il cranio con una chiave inglese combinata. Lo avevano colpito dalla parte della stella. Un giornale - erano passati due, tre giorni scrisse che i sospetti si stavano concentrando sul mondo degli idraulici della regione (ma quanti saranno mai stati!?). Che era una vicenda maturata nel mondo degli artigiani locali e dei “padroncini” italiani. Ma dimmi te!, si trovò a pensare il Lüis, se possono mai essere arrivati a tanto! Figuriamoci che concorrenza avrà mai potuto fare con un sacchetto di brugole e viti e una chiave inglese combinata in una borsa da ragioniere! Il martedì e il giovedì, i giorni di mercato, il Lüis si mise alla ricerca di qualche indizio. Non voleva crederci che il Bergamaschi Silvio fosse stato assassinato da un misterioso idraulico. C’era altro. Dopo tre settimane di passeggiate al freddo, si accorse che quando il supermercato chiudeva e i cassonetti si riempivano di generi alimentari ormai vecchi... Arrivano in tre o quattro e iniziavano a frugare. Prendevano foglie di insalata. Un finocchio ancora intero incastrato tra una ruota del cassonetto e il muro. Tiravano fuori dalle tasche delle buste e... Eliminate le foglie esterne il finocchio, era bianco e carnoso. Ottimo! L’Armando Spiess aveva scartato, tra le opzioni per ingannare il tempo, la telefonata col cellulare alla morosa. E aveva deciso di andare a rompere le scatole alla biondina del turno delle otto. Ma suonò, porca vacca, il telefono. Questa volta sul retro del supermercato, l’Armando diresse solo la pattuglia della biondina. Non c’era un cadavere. Solo un sospettato. Il Lüis aveva origliato. Un etiope, Akil vattelapesca, stava raccontando di quel pensionato che ogni sera si prendeva i torsoli di lattuga migliore. «Io rabbia. Lui preso chiave da borsa. Ma io più forte...».
© Copyright 2024 Paperzz