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Losport
9
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GAA 6600 LOCARNO –– N. 12
12
Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35)
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Lagara
Lepartite
Latendenza
PER HAMILTON
UN’ALTRA POLE
“INZUPPATA”
LE ZURIGHESI
SI ESALTANO
NEI PLAYOFF
IMPARA L’ARTE
DI “VOLARE”,
CON LO SKATE
MORO A PAGINA 14
A PAGINA 15
SCHIRA A PAGINA 31
Domenica
30 marzo 2014
La società
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
Io da grande...
ecco i sogni
dei nostri igli
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il-Caffè
CENNI A PAGINA 28
Anno XVI • Numero 12
TORREFAZIONE
DI CAFFÈ
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L’analisi/1
Gli equilibrismi
della Svizzera
nel nuovo mondo
CATHERINE BELLINI
D
ecisamente il nostro Paese
non fa mai niente come i
suoi vicini. Nel bene, come
nel male. La Svizzera è sfuggita alle
grandi guerre che hanno sconvolto il continente nel corso del Ventesimo secolo, ha inventato la Croce rossa, ma a lungo ha accolto il
denaro degli evasori fiscali del
mondo intero e approfittato dei
fondi ebraici in giacenza, che sonnecchiavano nelle sue banche. Più
di recente, una stretta maggioranza del popolo ha deciso di ridurre
l’immigrazione, a costo di mettere
a rischio la libera circolazione delle persone.
segue a pagina 11
fari.
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Orari ridotti iccoli negozi
agguerrita. P i all’agonia
condannat
E2e3
LLE PAGIN
PIGNESI A
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GUENZI, S
L’analisi/2
Le i che alimentano
le spinte populiste
LUIGI BONANATE
I
Ilpizzino
Verdi di rabbia
René Bossi © ilcaffè
nsicurezza, imposte, ingiustizia, immigrazione. Sono le
quattro “i” che alimentano le
spinte populiste. C’è un’idea, in
questi ultimi anni, che tutti condividevamo era quella relativa
alla stabilità dei confini degli
Stati che sfociava nella loro sostanziale abolizione: l’equazione era semplice. Non ci sono
gravi problemi internazionali,
nessun Paese corre rischi, quindi che bisogno ha di rigidi confini? E poi, improvvisamente, ecco che sull’onda della crisi
ukraino-russa a proposito della
Crimea, sussultiamo osservando l’esito delle elezioni comunali francesi.
segue a pagina 5
L’analisi/3
Il lavoro soffocato
dal neo liberismo
LUCIANO GALLINO *
L
’ultima innovazione in tema di lavoro flessibile è il
contratto a zero ore. Un lavoratore viene assunto da un’impresa e si dichiara disponibile a
lavorare, per dire, venti ore alla
settimana. Ma l’impresa non ha
alcun obbligo di farlo lavorare
per l’orario stabilito. In una qualsiasi settimana può chiedergli di
recarsi al lavoro dieci ore in luogo di venti, oppure non chiamarlo affatto.
segue a pagina 33
Lacronaca
Lapolemica
Clamorosi retroscena per il “colpo” di Ascona
mentre ci si interroga sull’efficacia
dei sistemi di videosorveglianza nei comuni
“Prostituzione
e pubblicità
mettono Gobbi
in ‘conflitto’”
Fermati, rilasciati,
dopo qualche giorno
...fanno la rapina
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Ilpersonaggio
“Toccare il corpo
di un altro e...”
così disse al Caffè
il guru inguaiato
GUENZI A PAGINA 45
ROCCHI e SPIGNESI ALLE PAGINE 7, 34 e 35, illustrazioni di GUIDO ROSA
*(0* .+ 3&* +#- 1) $ )0 .0&!* 2##’#)",
A PAGINE 37
#!" !$#
Nella notte tra
sabato e oggi,
domenica, 30 marzo,
si è tornati all’ora
legale. Le lancette
dell’orologio
devono essere
spostate avanti
di un’ora
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
3
Le famiglie
L’inchiesta
I segnali di malessere si avvertono un po’
ovunque. Persino in via Nassa. Troppe
serrande si stanno abbassando. Ecco perchè
Dai detersivi ai vestiti, ecco come è cambiato l’approccio del consumatore
“Alla qualità non rinunciamo,
ma gli acquisti sono più mirati”
Piccoli negozianti...
condannati al crac,
meno clienti e affari
TRA PROMOZIONI
E OFFERTE
Delia Mondini, a destra,
70 anni, di Locarno,
è abilissima a scovare
offerte e promozioni
interessanti; Elena
Pizzetti, 37 anni,
di San Vittore, moglie e
madre di Gaia, 8 mesi,
sta più attenta e il suo
motto è: non fare mai
il passo più lungo
della gamba, anzi,
fallo un po’ meno
PATRIZIA GUIENZI
“A
lla qualità non rinunciamo, ma i nostri acquisti sono più mirati,
valutiamo offerte e comperiamo
solo il necessario”. È questo il leit
motiv dei consumatori - famiglie, single, coppie - che il Caffè
ha interpellato per cercare di capire i motivi della contrazione
delle vendite nel commercio al
dettaglio ticinese che ha costretto molti piccoli negozi ad abbassare per sempre la serranda (vedi articolo principale). Si acquista meno, e non solo alimentari,
anche abiti, scarpe, borse, prodotti di pulizia, cosmetici, libri,
beni di lusso in generale. “Quan-
do hai figli fai molta più attenzione a ciò che spendi. Per gli
alimentari, ad esempio, non carichiamo più il carrello all’inverosimile come facevamo prima
una volta la settimana, ma prendiamo il giusto, magari un po’
tutti i giorni, per non rischiare di
buttare cibo - dice Elena Pizzetti,
37 anni, titolare di una fiduciaria
a Grono e un’agenzia viaggi a
Bellinzona, moglie e mamma -.
E, per tutto ciò che non è food,
ovviamente qualche rinuncia va fatta. Lavoriamo in due, abbiamo
una buona entrata,
eppure
cerchia-
Da Chiasso a Locarno passando dal Luganese,
viaggio nella crisi che soffoca il commercio
IL COMMERCIO
IN TICINO in Franchi
Ti-Press
Fonte: Ufficio cantonale statistica, Federcommercio, Istituto Gfk
Salari degli impiegati
a tempo pieno
Cifra d’affari del commercio
Salario base
Numero aziende in Ticino
3.5 miliardi
Incidenza nel commercio nel Pil cantonale
6
3.000 ca.
%
3’800-4’200
Salario dopo 2 anni
4’200-4’500
Risultati giro d’affari *
Numero personale addetto nel commercio
350 milioni
15.000 ca.
Principali organizzazioni
Federcommercio
Rappresenta 1.000
aziende piccole e medie
Disti (grande distrib.)
6’200 collaboratori
* grande distribuzione e piccoli negozi
A
l massimo stanno a
galla, sopravvivono.
“Ma la gran parte fa fatica”, sospira Carlo Coen nel suo negozio
d’abbigliamento in via San Gottardo a Chiasso, la strada dello
shopping dove il periodo d’oro,
nonostante manifestazioni e
aperture domenicali, è rimasto
un ricordo sbiadito. “Noi piccoli
abbiamo meno margini di manovra, meno strumenti per invertire
la rotta e siamo destinati a lottare
per tenere le posizioni”, dice Coen. Accanto al suo negozio tre
serrande restano abbassate. Un
locale presto diventerà uno studio medico, un altro è stato gestito per qualche mese da una coppia di siciliani, ma ha richiuso. “I
turisti da noi non vengono. E gli
italiani, che erano il nostro prezioso serbatoio, sono spariti. Se
continua così fra dieci anni qui ci
saranno solo uffici”, sbotta rassegnato Coen. Negli altri centri non
è che vada meglio. La girandola
di chiusure e aperture, alla ricerca di una quadratura del cerchio
che non arriva mai, è una costante. Affitti alti, shopping on line e
oltre confine e una legge sui nuovi orari in ritardo stanno mettendo al tappeto i piccoli. Vanno meglio i grandi. Migros, che ha reso
noti i bilanci, ha chiuso il 2013
con una cifra d’affari invariata.
I segnali di malessere, tuttavia, si
avvertono un po’ ovunque. Persino in via Nassa ci sono due vetrine vuote e due cantieri aperti. Il
calzaturifio Di Varese ha chiuso.
Un cartello avverte che dopo 44
anni la ditta ha cessato l’attività
perché i locali sono stati venduti.
“Qui se non fai un fatturato importante non campi neppure una
settimana”, raccontano nel negozio di una importante griffe fran-
cese. I grandi marchi tengono, sono i piccoli o quelli multimarca
che vanno a vanti a strappi. Alla
fine dell’anno scorso i negozi con
meno di 15 dipendenti denunciavano una contrazione dello 0.3
per cento. Poco? No, è il segno di
una tendenza che non si inverte,
In via Nassa ci sono
due cantieri mentre
hanno chiuso storici
marchi, resistono le
“griffe” e il lusso
visto che è la quarta volta consecutiva che davanti alle cifre d’affari appare il segno meno. “Negli
ultimi due anni ci sono stati giorni che abbiamo venduto due, tre
borse al massimo. Mai successo
in passato”, raccontano in una
storica valigeria in centro a Lugano. Un centro che in parte si salva
con il lusso, con le oreficerie e le
grandi griffe internazionali, i negozi per gourmet che in questo
sprazzo di primavera fanno brillare gli occhi dei turisti, ma lentamente si sta trasformando. Dove
c’era una tabaccheria specializzata in prodotti da pipa e sigari
avana ora c’è una gelateria, dove
c’era una polleria e macelleria i
muratori avvertono che “il negozio ha chiuso, riaprirà un’altra attività”. Pochi metri più avanti tempo fa ha chiuso una cartolibreria
che dove si trovavano prodotti di
nicchia, segno che anche chi
punta sulle specializzazioni ha il
fiato corto. Tanti hanno ridimensionato il personale, moltissimi,
come forma di risparmio, chiudono il lunedì mattina. Dappertutto ormai si vende solo con lo
sconto. Cartelli con le lettere giganti, come accade in via della
Posta, avvertono che i ribassi
O
ra ci siamo, entro la pausa estiva
presenteremo il nostro rapporto
ai gruppi, poi passerà al Gran
consiglio. E partirà la discussione”, dice
l’udc Marco Chiesa, a capo della sottocommissione della gestione che sta analizzando la nuova legge sugli orari dei
negozi.
La proposta del Consiglio di Stato è
del marzo 2011. Sono passati tre anni.
Se tutto andrà bene si chiuderà nel
2015. Non è troppo il ritardo accumulato?
“Il problema è volevamo coinvolgere il più possibile i partner sociali. Soprattutto i sindacati. Loro chiedevano di
inserire anche garanzie sull’adozione
del contratto collettivo. Questo nodo
non è stato sciolto e dunque resta la minaccia del referendum: noi abbiamo fatto di tutto per mediare, capire, trovare
soluzioni, ed evitare quest’eventualità”.
Che non è stata evitata?
“Alla fine al tavolo è rimasta soltanto
la Federcommercio. Per il resto la norma originale non è cambiata molto, con
le aperture settimanali sino alle 18.30, il
giovedì alle 21 e il sabato alle 18”.
Ma alla fine così non si rischia d’essere scavalcati, bruciati sul tempo da
leggi federali che nel frattempo sono
in discussione a Berna?
“Il rischio è reale. Sia Fabio Abate
che Filippo Lombardi, per stare solo sui
parlamentari ticinesi, hanno depositato
loro proposte. Proprio per capire l’orien-
Segnali del malessere
nei tanti cartelli
degli sconti e nelle
chiusure del lunedì
per risparmiare
MARCO CHIESA
L’esponente udc (40 anni)
è il coordinatore della
sottocommissione
che si sta occupando
di analizzare la nuova
legge sul commercio
L’intervista Marco Chiesa sulla legge degli orari
“Abbiamo accumulato
sin troppi ritardi
tra veti e mediazioni”
oscillano fra il 50 e il 70 per cento.
Altri annunciano, come in via al
Forte a Lugano, che si mette
“fuori tutto”.
Lì dove c’erano gli storici centri commerciali ora ci sono sfilze
di uffici. Senza parlare delle librerie, il settore forse più penalizzato
Ti-Press
MAURO SPIGNESI
tamento che poteva arrivare da Berna
abbiamo atteso, chiedendo chiarimenti
al Consiglio di Stato”.
L’altro rischio è che la liberalizzazione che potrebbe essere approvata
risulti un’arma spuntata contro la
concorrenza sempre più agguerrita
delle zone di confine italiane. Non crede?
“Sì, questo è vero. Siamo in ritardo.
Da dieci anni si parla della nuova legge
sul commercio. Ma si è andati avanti a
strappi, con veti incrociati che hanno
bloccato qualsiasi proposta. Nel frattempo attorno a noi lo scenario è profondamente mutato e non riusciamo ad
avere strumenti agili per rispondere rapidamente ai nuovi bisogni”.
Con la conseguenza che si va avanti con una legge che risale alla fine degli anni Sessanta.
“Il percorso che sta compiendo questa riforma è il simbolo di come sia davvero difficile modernizzare lo Stato, adeguare le norme alla società che cambia”.
Per lei la proposta del governo va
bene?
“Personalmente sarei per una maggiore liberalizzazione. Ma mi rendo conto che serve un compromesso. Tanti
cantoni non hanno una legge sul commercio e si rifanno alla normativa federale. E poi mi rendo conto che è difficile
tutelare il personale, come chiedono i
sindacati, con una legge di polizia”.
m.sp.
Variazioni cifre d’affari commercio al dettaglio alla fine del 2013
-5.2%
+2.1%
-0.2%
Ottobre
Novembre
Dicembre
Turismo degli acquisti
Spesa annuale 2013 svizzeri all’estero
Spesa annuale 2013 ticinesi all’estero
dalle crescenti vendite online su
piattaforme specializzate. La storica Melisa ha chiuso, sostituita
da un’altra gestione altrettanto
sfortunata. “Gli spazi sfitti ci sono,
il problema – racconta la commessa da 20 anni in servizio in un
negozio d’abbigliamento per
donna dietro piazza Riforma - è
che costano e nessuno oggi ha
voglia di investire e attendere con
pazienza di farsi una clientela che
gli consenta di andare avanti e
reggere la concorrenza”. Una concorrenza che arriva dall’estero, visto che i ticinesi hanno speso in
un anno (come dice l’istituto Gfk)
800 milioni di franchi.
Anche Locarno ha visto sparire marchi storici, come un noto
negozio di giocattoli. In città vecchia i negozi aprono e chiudono
nel giro di pochi mesi. E persino
in piazza Grande, dove stanno arrivando i primi turisti, ci sono serrande che restano abbassate. Come l’ex Gourmet e il grandenegozio di apparecchi fotografici. A
Muralto lo scenario non cambia.
Si sono spente le luci nelle vetrine
di un’importante marca di abbigliamento e anche quelle di una
nota gioielleria. Un solo negozio,
poi, ha cambiato rapidamente tre
gestioni: vendeva frutta e verdura, è passato agli alimentari, poi ai
panini e infine ha alzato bandiera
bianca. Di tre boutique, una accanto all’altra, due hanno già
chiuso, la terza pare prossima a
sbaraccare tutto. Quanto si avverta la crisi lo dice l’Ufficio cantonale di statistica nella sua analisi del settore dove si registra su
base annua una contrazione del 5.2 per cento. Il 46 dei piccoli negozianti, poi, denuncia un minor afflusso di clienti, e il 47 per
cento un ulteriore assottigliamento del fatturato.
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Q@maurospignesi
10miliardi
800milioni
LE
LAMEN
TELE
L’abbigliamento
Se continua così qui
in via San Gottardo
tra dieci anni
ci saranno soltanto
uffici, tutti ormai
chiudono
La valigeria
Negli ultimi
due anni ci sono
stati giorni in cui
abbiamo venduto
appena tre borse.
Mai successo
La moda donna
Gli spazi restano
sfitti perché costano
e nessuno oggi ha
voglia di investire
e attendere per farsi
la clientela
Ti-Press
Nei cantoni
A Ginevra, nel Vallese, a Basilea
ora l’ottimismo ha il sopravvento
M
entre il Ticino si lecca le ferite
per una situazione di crisi del
commercio che non accenna a
placarsi (vedi articolo principale), in alcune regioni del resto del Paese la situazione sembra aver riacquistato una certa
stabilità dopo alcuni anni difficili. Da Ginevra al Vallese, passando per Basilea, i
“dettaglianti” affrontano con determinazione i problemi legati alle differenti abitudini dei clienti - come ad esempio acquisti su internet sempre più frequenti - e
della concorrenza di frontiera.
Sulle rive del Lemano, nella città che
contende a Zurigo il titolo ufficioso di “capitale del lusso” elvetica, le chiusure di
piccoli commerci non sono ad un livello
evidenzia Kurt Weigelt - direttore della camera di commercio -. Si nota come in paesi con meno di 15mila abitanti è quasi impossibile mantenere un’attività. Anche
perché la concorrenza di una zona come
quella di Costanza, una città molto bella,
sul lago e con tanti centri commerciali, è
forte, quasi come quella dell’Italia per il
Ticino”.
Anche in Vallese la parola d’ordine è
“stabilità”. Perché accanto allo sviluppo
delle grandi superfici commerciali sul
fondovalle, vi sono anche settori in controtendenza. “Nelle valli abbiamo assistito
all’apertura recente di 18 piccoli negozi,
un segnale in controtendenza rispetto agli
anni passati - osserva Hubert Gattlen, di-
“Ciò che ci preoccupa
di più sono le abitudini. Per
esempio lo shop on line”
In Romandia regge il
lusso, mentre al confine
con Austria e Germania…
d’allarme. “Quella delle chiusure non è
forzatamente la nostra prima preoccupazione - spiega al Caffè Alexandra Rys,
membro di direzione della camera di
commercio ginevrina -. Infatti è soprattutto l’attitudine dei clienti ad allarmare. Nel
tessile, ad esempio, sempre più spesso si
vanno a provare i capi nei negozi, per poi
acquistarli su internet. Detto ciò, la situazione più in generale del commercio al
dettaglio è stabile e nel 2013 le cifre sono
state migliori rispetto al 2012, anche grazie ad un lieve calo dei prezzi al consumo”.
Dalla città di Calvino ai confini con
Austria e Germania, la situazione cambia
in modo tangibile. “Nella regione di San
Gallo il processo di chiusura dei piccoli
commerci è in atto ormai da 20-30 anni -
rettore dell’Union commerciale valaisanne, che si occupa proprio di piccoli commerci -. E globalmente, nonostante i grandi siano sempre più gandi, anche il piccolo dettaglio tiene. La nostra struttura è
chiara: i negozi hanno in media un proprietario, una venditrice e un apprendista.
Si tratta di micro-commercio, insomma”.
A Ginevra vi è poi sempre da considerare il traino congiunturale di un settore
come quello del lusso, soprattutto nell’orologeria. “Se parliamo dell’alta gamma, non ci sono certo problemi, così come
per gli orologi a prezzi contenuti - conclude ancora Alexandra Rys -. Ad avere qualche relativa difficoltà sono invece i prodotti di media gamma, che soffrono maggiormente gli sbalzi economici”.
m.s.
UNA VIA
DEL LUSSO
A Ginevra il
lusso
continua a
rappresentare
uno dei settori
trainanti del
commercio
mo sempre di fare il passo secondo la gamba, anzi, per sicurezza un po’ meno”.
Ed è proprio l’esigenza di non
sforare il budget familiare che
spesso frena le spese. Il futuro è
un’incognita. Meglio non rischiare. Anche chi, tutto sommato, potrebbe permettersi qualche
libertà economica in più. Come
alcuni degli intervistati che fanno parte di quel ceto medio - in
Ticino sono sei economie domestiche su dieci - che, a fine mese,
si ritrovano però con sempre
meno soldi da parte. Innescando timori e insicurezze.
“L’altra sera ho visto alla tv
un servizio sullo stato dell’Avs - riprende Pizzetti -. Tra
qualche anno potrebbero esserci problemi di riserve, visto che le persone anziane saranno sempre più
numerose. Come può
una famiglia sentirsi sicura?”. Ecco spiegato, almeno in parte, il motivo
per cui si spende con
maggior parsimonia.
“Il che non vuol dire
fare i taccagni, negarsi
tutto, bensì valutare
per bene tra le numerose offerte dei negozi,
non solo supermercati
- replica Delia Mondini, 70 anni, un appartamento a Locarno in
condivisione con la figlia
e il genero, abilissimi nello
scovare le promozioni -. Anche
l’abbigliamento, si compera dove
c’è più convenienza. Per fortuna
da qualche anno sono arrivati
anche in Ticino
grandi magazzini e catene di
distribuzione
che hanno incrementato la concorrenza e, quindi, abbassato i prezzi”. Una concorrenza che, oltre a far bene alle finanze dei consumatori, ogni settimana se li contende con decine
di offerte speciali. “Se ad esempio la carta igienica è in azione
nel tal negozio ne approfittiamo
per farne una bella scorta, e così
per l’ammorbidente, saponi o altri prodotti non deperibili”, spiega Mondini. Ma sempre con un
occhio alla qualità, come sottolinea Luisa Balde, di Minusio, 49
anni, una figlia di 5, sposata e un
lavoro a tempo parziale: “A quella non rinuncio, avendo una
bambina piccola sto attenta a ciò
che compero, dall’abbigliamento
ai giochi - spiega -. Però è vero
che se posso risparmiare lo faccio volentieri”. Si sa, molte delle
nostre scelte sono dettate dal bene per i figli. Lo sta sperimentando Tiffany Pieroni, 33 anni, di
Morbio Inferiore, sposata e
mamma ad agosto. “Ora che sono incinta per l’alimentazione
spendo di più, compero soprattutto prodotti bio - dice -. Ma per
la bimba comprerò solo lo stretto
necessario, il resto me lo passeranno le amiche”.
Più la famiglia è numerosa e
più tocca fare equilibrismi finanziari. “Solo per mangiare se ne
vanno almeno 1200 franchi al
mese - spiega Cristina Hofmann,
di Ponte Capriasca, 53 anni, casalinga, marito ingegnere elettronico, un figlio biologico, uno
adottato e due in affido -. E non
cucino certo carne tutti i giorni!
Per le altre spese, dal computer
alla bici ai giochi, verifichiamo
bene prima di comperare”. Proprio come Dorella Bonaldi, di
Bellinzona, 44 anni, casalinga, un
marito e due figli. “Un tempo
spendevamo con più facilità commenta -. Ora ne discutiamo a
lungo e valutiamo con più attenzione”.
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Premium e vantaggio di prezzo Lexus Premium valevoli per contratti stipulati con relativa immatricolazione entro il 30.04.2014 o fino a revoca.
Consumo di carburante misurato secondo le norme della direttiva CE 715/2007/CEE. Media delle emissioni di CO 2 di tutti i modelli di vetture immatricolati in Svizzera: 148 g/km.
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
5
Le quattro i
che alimentano
le spinte
populiste
*
mondo
Analisi della ricerca
di “sovranita”
nell’Europa alla
vigilia del voto, dopo
la vittoria in Francia
di Marine Le Pen
Ucraina
E ora Mosca
rassicura
gli Usa
sulla Crimea
LUIGI BONANATE
* Insicurezza
Imposte
Ingiustizia
Immigrazione
Reuters
Se c’è un’idea, in questi ultimi anni, che tutti condividevamo era quella relativa alla stabilità dei confini degli Stati che
sfociava nella loro sostanziale
abolizione: l’equazione era
semplice. Non ci sono gravi
problemi internazionali, nessun Paese corre rischi, quindi
che bisogno ha di rigidi confini? E poi, improvvisamente, ecco che sull’onda della crisi
ukraino-russa a proposito della
Crimea, sussultiamo osservando l’esito delle elezioni comunali
francesi. E pensando a quelle
altre elezioni, le europee, che arriveranno
ormai tra
poco meno di due mesi, e saranno giocate proprio su temi
che hanno moltissimo a che fare non soltanto con i soliti dubbi sui vantaggi dell’Unione, ma
persino sui vantaggi degli stati
a rimanere, al loro interno, uniti (nell’euro).
La Spagna potrebbe perdere la Catalogna, la Gran Bretagna la Scozia, l’Italia il Veneto,
il Belgio i fiamminghi. Intanto
che addirittura, al polo opposto, sentiamo resuscitare principi ottocenteschi che credevamo superati, ma che hanno determinato il trionfo elettorale di
Marine Le Pen in Francia: il sovranismo, cioè l’idea che - uniti
o separati che si sia - quel che
conta è la sovranità su se stessi.
Concetto da leggere non come
autodeterminazione e libertà di
pensiero, ma come liberazione
da ogni vincolo, indipendenza
da ogni affiliazione, appropriazione di se stessi seguita dall’esclusione degli sconosciuti.
Istanze in se stesse né buone né cattive (perché dipendono da condizioni e storie locali)
che però devono fare i conti
con la realtà. Proviamo a scoprire alcune delle carte che
emergono dai dossier oggi più
discussi. Una è certo quella dell’immigrazione, che unisce, del
resto, buona parte della società
unionista nonché di quella
Confederale svizzera. Il fatto è
però che le migrazioni attuali
non superano i flussi storici e
non solo del XXI secolo, ma anche del XX e di prima ancora.
Diremo addirittura che le migrazioni della storia antica erano la stessa cosa. Non si possono fermare i movimenti delle
popolazioni: bisogna imparare
a organizzarli, non a temerli.
Strettamente collegata a
questa prima “i”, è quella dell’insicurezza, interna oggi ben
LA DESTRA IN EUROPA
Voti per un partito d’estrema destra
alle ultime elezioni legislative, in
percentuale dei suffragi espressi
Finlandia 2011
Norvegia 2013
Veri Finlandesi
Partito
Estonia 2012
19.1
del progresso
Partito d’indipendenza
Svezia 2010
16.3
estone 0.5
Democratici
0,1 1
5 10 15 30
di Svezia
(Sd)
Meno dello 0,1%, o estrema
Lettonia 2011
5.7
Danimarca
destra assente dalla politica
Alleanza nazionale 13.9
2011
Nessun dato
Partito
popolare
Lituania 2012
Paesi Bassi 2011
12.3
Ordine e giustizia 7.3
Partito per la
libertà (Pvv) 10.1
Polonia 2011
Ala destra della
Germania 2013
Slovacchia 2012
Repubblica 0.2
Partito
Partito nazionale slovacco 0.2
Nuova Destra 1.1
nazionaldemocratico
di Germania
Ungheria 2010
(Npd)1.5
Jobbik 16.7
Regno Unito 2010
Belgio 2010
Partito nazionale
Vlaams Belang 7.8
Romania 2012
Austria
britannico (Bpn) 1.9
Fronte nazionale 0.5
Partito della Grande Romania 1.4
Spagna 2011
Piattaforma per la
Catalogna 0.2
Francia 2012
Fronte nazionale
13.6
Bulgaria 2013
Ataka 7.3
Svizzera 2011
Udc 13.6
Slovenia 2011
Partito nazionale
sloveno (Sns) 1.8
Portogallo 2011
Partito nazionale
rinnovatore 0.3
Croazia 2011
Partito croato del diritto
(e dissidenti) 5.8
Italia 2013
Lega nord 4.1
Forza nuova 2.4
Albania 2013
Alleanza rossa
e nera 0.6
Turchia 2011
Partito d’azione nazionalista 13
Serbia 2012
Partito radicale
serbo 4.6
Grecia 2012 Cipro 2011
Laos 1.6
Elam 1.1
Alba dorata 6.9
Fonte: Le Monde diplomatique
più che internazionale, perché
la crisi sociale è planetaria, e la
scomparsa delle classi sociali
tradizionali (che avevano una
funzione di regolazione sociale
straordinaria) ha tolto identità
professionale e lavorativa a milioni di persone, lasciando che
ciascuno “si arrangi”, e i più deboli ricercano strade facili.
Sarà una coincidenza, ma
con una terza “i” peschiamo
un’altra carta problematica: è
quella dell’imposizione fiscale,
che in tutti i Paesi dell’Unione
appare vessatoria e ingiusta
(sappiamo tutti poi che questa
percezione è particolarmente
elevata in certi paesi, come
l’Italia, meno in altri). Ma che
consente ancora grandissime
sperequazioni che contrastano
qualsiasi programma di riequilibrio delle fortune individuali
nello stesso momento in cui
immigrati e disoccupati avreb-
bero semmai bisogno di un aiuto particolare.
Appare inevitabilmente a
questo punto un’altra “i”, che è
quella dell’ingiustizia. L’ingiustizia che società così dilacerate come sono le nostre oggi vedono diffondersi. E vedono diffondersi sul duplice piano della
sua amministrazione (attività
giudiziaria, processi, carcerazione, lotta alla corruzione, eccetera) e della capacità di rie-
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quilibrare le sorti individuali
attraverso una spinta verso
l’equità (che non emoziona più
nessuno, tesi come siamo alla
ricerca della ricchezza e dei
piaceri del mondo).
Questa impietosa radiografia non riguarda, tuttavia, che
una parte del problema: bisogna capire che non si sfugge a
nessuna delle sue trappole proponendo semplicemente la rottura del patto costituzionale
europeo e ritirandosi nella propria “piccola patria”.
Se lo stato-nazione ha dei limiti, come da tante parti sentiamo dire, l’alternativa non è
quella di frammentarlo in tante
piccolissime realtà locali. Ma
semmai quella di costruire una
più grande Unione facendola
procedere speditamente verso
un federalismo vero e proprio.
Gli Stati Uniti non sono il
modello
socio-economico
dell’umanità, ma il loro federalismo si applica a una popolazione quasi grande come quella
europea. E i rapporti “interni”
tra gli stati e di tutti insieme con
il centro di Washington scorrono senza intoppi.
La Svizzera, a sua volta, funziona all’incirca nello stesso
modo, anche se è molto più piccola. Perché non possono farlo i
28 stati dell’Unione Europea,
Il segretario di Stato americano John Kerry, che era diretto
a Washington dall'Arabia Saudita, ha cambiato programma. Ieri, sabato, si è diretto a Parigi per
incontrare il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov. Contemporaneamente Lavrov ha dichiarato che i punti di vista della
Russia e degli Occidentali “si avvicinano”, aggiungendo che i
suoi recenti contatti diplomatici
con Usa, Germania, Francia e
altri Paesi “mostrano che si delinea la possibilità di una iniziativa comune”.
Dopo la telefonata del presidente russo Putin a quello americano Obama, sembra prendere piede la via della distensione
e della diplomazia. “Non abbiamo assolutamente intenzione e
interesse a varcare i confini
ucraini” ha aggiunto Lavrov.
Un’apertura, quella russa, che
potrebbe segnare una svolta
nella crisi ucraina. Intanto le
presidenziali del 25 maggio a
Kiev perdono uno dei protagonisti più ammirati della rivolta
contro l’ex presidente filo-russo
Viktor Yanukovich. L’ex campione del mondo di pugilato Vitali
Klitschko, leader dell’opposizione, ha infatti annunciato che
non si candiderà e che sosterrà
nella corsa il miliardario Petro
Porochenko.
Perché in Europa
i gruppi di destra che
vogliono spaccare gli
Stati hanno successo
contro ogni logica
ciascuno naturalmente con le
proprie specificità, le sue preferenze e le sue idiosincrasie?
Oggi, la partita si gioca tra
progresso come sfida e regresso
come sconfitta. Abolire l’Unione (o l’euro, che ora sarebbe la
stessa cosa) farebbe rotolare indietro l’Europa di tre quarti di
secolo. Rilanciare un’iniziativa
costituzionale e federalistica,
costruita su un patrimonio di
conoscenze e di lezioni apprese, renderebbe più facile a ciascuno di noi continuare a essere indipendenti e uniti. E sovrani a casa nostra (proprio: a casa
propria), ma coinquilini o comproprietari nella grande casa
europea dalla quale i secessionismi, i populismi, le invidie, le
gelosie potrebbero allora essere esclusi. Tutti insieme, comunque, sia ben chiaro: anche
la Gran Bretagna deve fare la
sua parte, così come la Svizzera, che potrà infittire e allargare
il proprio pacchetto di collaborazioni istituzionali con l’Unione europea.
Turchia
Test elettorale
per Erdogan,
si gioca tutto
a Istanbul
Il premier turco Erdogan,
che settimana scorsa ha ordinato la chiusura di siti web e di social media, si gioca tutto nelle
elezioni a Istanbul. Sono circa
53 milioni gli elettori chiamati
alle urne questa domenica, in
tutta la Turchia, per l’elezione
dei i sindaci e il rinnovo dei consigli comunali. A sfidare il sindaco uscente del partito di Erdogan è Mustafa Sarigul, candidato
del movimento laico e kamalista
Chp (Partito repubblicano del
popolo). Sarigul è il possibile
“rottamatore” della politica turca. Nella sua campagna elettorale si è presentato come un antiErdogan, proponendo per Istanbul iniziative di segno opposto al
l’operato del premier negli ultimi mesi. Strizzando l’occhio agli
elettori più giovani, ha promesso
Wi-Fi free, gratis in tutta la città.
Vincere a Istanbul avrebbe un
forte valore simbolico. Erdogan
ha infatti cominciato la sua ascesa politica vent’anni fa, proprio
ricoprendo la carica di sindaco.
Se il suo partito conservatore
Akp non dovesse riuscire ad aggiudicarsi la poltrona di primo
cittadino, il suo futuro politico
potrebbe essere segnato.
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
6
attualità
La ricetta per prevenire
aggressioni come quelle
di Figino e Magadino
Il fenomeno
Le regole
LA LEGGE
Sono 30 le razze di cani,
nati dopo il 1° aprile
2009, per cui va chiesta,
prima dell’acquisto,
un’autorizzazione al
veterinario cantonale
e al comune di
residenza.
PATRIZIA GUENZI
I
nasprire le regole per i proprietari di cani potenzialmente pericolosi e stabilire un’età minima, ad
esempio 30 anni, per l’acquisto o l’adozione. Non solo.
Rendere molto più severe le pene, penali e, soprattutto, pecuniarie e obbligare a sottoscrivere
un’assicurazione speciale, o a
depositare una cauzione”. È un
fiume in piena Pierre Rusconi,
presidente della Protezione animali di Lugano, mentre snocciola i contenuti della sua ricetta
all’indomani delle due aggressioni di Figino e di Magadino ai
danni di due bambini e di un uomo. “Cani pericolosi solo ad
adulti e pene più severe a chi
sgarra”, ribadisce.
Insomma, dissuadere il più
possibile l’acquisto di pitbull,
american staffordshire terrier e simili. “Sono come un’arma - sotto-
I CORSI
Chi non ha mai avuto
un cane deve fare un
corso teorico. Anche
se ne ha o ne ha già?
avuti deve fare un
corso pratico da un
addestratore
riconosciuto.
“Cani pericolosi solo ad adulti
e pene più severe a chi sgarra”
linea Rusconi -. E per avere un’arma bisogna chiedere un permesso. Ecco, facciamo in modo che
anche per girare con alcune razze
di cani occorra avere una sorta di
patente ed essere consapevoli che
se si sbaglia si pagherà un conto
salatissimo”. Meno severo l’avvocato Filippo Gianoni, consulente
legale della Protezione animali di
Bellinzona. “Impossibile prevenire tutto - dice -. Comunque la legge già c’è, si tratta di applicarla in
modo più rigido”.
I guai capitano soprattutto
quando il padrone non è in grado
di gestire l’animale o non rispetta
la legge, che è chiarissima: nei
luoghi pubblici non si possono
lasciare liberi i cani. Ma, soprattutto, ogni padrone deve conoscere il proprio animale e comportarsi di conseguenza. Il fatto è
che troppo spesso questi cani
vanno a finire in mani sbagliate.
Ecco che diventa importante,
quindi, mettere dei limiti, porre
dei paletti per evitare che chiun-
que possa adottare un pitbull, un
dobermann, un rottweiler o altre
razze potenzialmente pericolose.
Quelle che già da qualche anno sono state inserite in una sorta di “lista nera”, sottoposte a restrizioni e a un’autorizzazione
del responsabile dell’Ufficio del
veterinario cantonale e del Municipio di domicilio del proprietario. “Più facile avere un controllo nei comuni piccoli, dove
l’eventuale balordo di turno si sa
chi è - nota ancora Rusconi -. Ma
Piî successo nelle vendite con il direct marketing:
la Posta Ü anche questo.
La Posta fa molto piî di quanto si pensi. Siamo al vostro ˘anco con i nostri
servizi di corrispondenza pubblicitaria. Dalla redazione concettuale ˘no
alla gestione delle risposte. Suscitate anche voi lflattenzione dei vostri clienti:
posta.ch/dinamismo-giallo
nei grandi centri diventa tutto
più complicato. Le persone non
si conoscono”. Anche se, tutto
sommato, la legge è fatta apposta
per scoraggiare l’adozione di
questi tipi di cani. Inoltre, i corsi,
obbligatori, dovrebbero dare gli
strumenti per gestire correttamente questi animali. “Chi sceglie di adottare questi cani deve
avere un’attenzione che va oltre
la legge - sottolinea Rusconi -.
Deve essere doppiamente consapevole di cosa sta maneggiando e
L’ASSICURAZIONE
Un’assicurazione di
responsabiita?civile di
almeno 3 milioni di
franchi, che copra
danni a persone o
cose causati dal cane
anche se affidato a
terzi, è obbligatoiria.
di conseguenza responsabile”.
Concetto semplice, purtroppo
non sempre messo in pratica. Eppure è chiaro che un conto è il
morso di un toy toy, un altro
quello di un rottweiler, indipendentemente dall’aggressività.
“Un cane non nasce aggressivo,
ma ha delle caratteristiche comportamentali tali che se mal gestite può fare danni - chiarisce Simone Umana, educatore cinofilo, titolare di Dog Valley -. Ecco
perché, prima di acquistare o
adottare un cane di questo genere bisogna conoscere la razza alla
perfezione, informarsi da un professionista e capire se fa per noi.
Il passo successivo è quello di andare immediatamente, con il
cucciolo, in un centro cinofilo
per imparare l’abc dell’educazione”. E Gianoni replica: “Si possono prendere tutte le precauzioni
del caso, ma a volte l’incidente
capita”.
[email protected]
Q@PatriziaGuenzi
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
ROSA
&
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OFFERTI DA
attualità
Piazza Muraccio, Locarno
Tel. 091 751 72 31
Fax 091 751 15 73
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Carla Speziali
Quando un grande giocatore
decide di mettere fine alla carriera,
l’unica cosa da fare è togliersi il
cappello. Con ammirazione per un
38 enne capace - tra le altre cose
- di tornare in pista dopo gravi
infortuni e di continuare a segnare
Bastava mettere a concorso i
mandati per risparmiare! Le cifre
sulle spese della città di Locarno riviste dopo essere finite in
procura - (pubblicate da Liberatv)
non lasciano dubbi sulle differenze
rispetto all’era dei mandati diretti...
7
Fermati, denunciati e rilasciati...
liberi fanno la rapina ad Ascona
MAURO SPIGNESI
Sono arrivati in Ticino con
largo anticipo. Due di loro sono
stati bloccati casualmente per
un controllo, identificati, fermati e rilasciati dopo 24 ore,
circa una settimana prima di
compiere la rapina alla gioielleria Tettamanti di Ascona. Addosso, ed è questo che ha insospettitto gli agenti, avevano gli
“attrezzi del mestiere”: cacciaviti e del nastro isolante. I due
erano nei pressi di un fai-da-te
nel Locarnese. Accompagnati in gendarmeria perché
appunto avevano
materiale potenzialmente utilizzabile per commettere un reato, sono
stati poi rilasciati
dopo gli accertamenti. Non si sa se
siano riusciti a giustificare il possesso
dei cacciaviti e del
nastro, e neppure
se abbiano precisato dove risiedevano
in Ticino.
Ma fatto sta che
per nulla scoraggiati,
evidentemente, si sono riprocurati i “ferri” e
sono entrati in
azione nel pomeriggio di martedì
ad Ascona. I cinque
banditi hanno pianificato pazientemente il colpo,
tanto che giorni prima della rapina hanno rubato a dei privati,
che hanno regolarmente presentato denuncia, le biciclette
con le quali sono fuggiti dalla
zona pedonale. Mentre scappavano sono stati notati anche da
un operaio del Comune. Due
bici sono state poi ritrovate nei
pressi dell’aerodromo, un’altra
invece è stata abbandonata in
via Rondonico. Di loro, per ora,
si sono perse le tracce. Ma due
di quei volti, non nascosti da
passamontagna (solo uno portava gli occhiali scuri) e rimasti
impressi nei filmati delle videocamere di sorveglianza, erano
conosciuti alla polizia che li
aveva appunto fermati.
Si tratta, a quanto risulterebbe dai documenti che hanno esibito agli agenti, di cittadini giunti da un Paese baltico
La novità
I “banditi in bicicletta” erano nel Locarnese da almeno una settimana
dell’est (forse Lituania o Lettonia). Dopo aver reso pubblici i
volti dei rapinatori ricavati dai
filmati, la Polizia ha raccolto altre testimonianze. Alcune delle
persone sentite ricordavano
d’aver visto uno o più banditi in
“perlustrazione” la mattina di
martedì, il giorno dunque della
rapina. Un colpo scattato nel
pomeriggio, attorno alle 15,
non appena la commessa era
uscita dal negozio per recarsi in
Cacciaviti e nastro
adesivo. Li avevano
addosso due dei
cinque malviventi
‘arrestati’ il 17 marzo
Le bici utilizzate per
la fuga erano state
rubate ad alcuni
privati poco tempo
prima nella regione
posta. Evidentemente una
mossa che era stata notata nei
giorni precedenti. Nello stesso
momento in cui quattro com-
ponenti della banda erano dentro la gioielleria a far razzia di
orologi e preziosi, usando mazze per sfondare le vetrine inter-
ne (si presume facendo rumore), un vicino hotel era pieno di
clienti. Ma nessuno, a quanto
sembra, avrebbe udito nulla.
Ma se i banditi sono arrivati
ad Ascona, suppongono gli investigatori, qui avevano probabilmente una base sicura dove
nascondersi in attesa che si calmino le acque per poi riprendere la strada per casa. Per questo
sono importanti questi primi
giorni di indagini. Trovare la
base, arrivare a chi gli ha aperto
la strada e li ha portati sin qui in
Ticino, sarebbe estremamente
importante. Se i rapinatori dovessero riuscire ad allontanarsi
dal Ticino con il loro bottino di
gioielli e orologi di marca (a
quanto è emerso dai quotidiani
il valore stimato è circa di un
milione di franchi) sarebbe
quasi impossibile poi prenderli
all’Est.
[email protected]
Q@maurospignesi
I fatti
IL CONTROLLO
Due dei
malviventi il
17 marzo
erano stati
casualmente
fermati nel
Locarnese.
IL FERMO
Portati in
gendarmeria
e identificati gli
sono stati trovati
addosso
cacciaviti e del
nastro adesivo.
L’IDENTIFICAZIONE
I due fermati sono
stati identificati.
Gli oggetti trovati
dagli agenti sono
stati ritenuti
potenziali attrezzi
da scasso.
LA FUGA
Alcuni fotogrammi, diffusi dalla polizia,
delle registrazioni delle videocamere
che hanno immortalato i rapinatori
I retroscena
Le curiose coincidenze delle ultime “spaccate” entrambe avvenute di martedì
IL RILASCIO
Il fermo, non
oltre 24 ore, ha
permesso alla
polizia di
schedare i due
e poi rilasciarli.
Alcuni indizi fanno pensare ad un basista
Le videocamere
non scoraggiano
la criminalità
ALLE PAGINE 34 e 35
Dettagli, sicuramente. Forse coincidenze. Sicuramente analogie. Però curiose. Perché la rapina alla
gioielleria Tettamanti è molto simile a quella di novembre 2013 in un’altra gioielleria, distante poche
decine di metri dalla prima, quella di Zenger. Sempre ad Ascona. In entrambi i casi i rapinatori sono arrivati e fuggiti in bici. Mezzo obbligato visto che sono
entrati in azione in una zona pedonale. Ma c’è un altro dettaglio simile nei due “colpi”: in entrambi i casi
i banditi hanno agito di martedì. Soltanto una coincidenza? Possibile, però appunto curiosa. Ed è proprio nella mattinata di martedì che, quantomeno in
questa seconda rapina, uno o due malviventi sono
stati notati nei pressi della gioielleria. Evidentemente per un ultimo sopralluogo.
I cinque erano in Ticino da alcuni giorni. Almeno
sette. Dove alloggiavano? Gli investigatori non escludono che la banda possa avere nel Locarnese, o in al-
tre regioni, un appoggio. Detto altrimenti, un complice, un basista. Qualcuno che ai malviventi sia in
grado di dare indicazioni precise.
È possibile che dietro le due rapine ci sia una
matrice comune. Magari non gli stessi banditi entrati
in azione nelle due rapine più recenti, ma lo stesso
basista che ha collaborato con due bande, consigliando ad entrambe la fuga in bici e il giorno più
tranquillo per fare irruzione nella gioielleria e far razzia di orologi, anelli, bracciali e collane di grande valore.
Alla presenza di un basista, poi, fa pensare anche
il fatto che i banditi, in questo caso come nella rapina
di novembre alla Zenger, è quasi impossibile che
possano essere riusciti a lasciare il Ticino nelle ore
immediatamente successive senza incorrere in un
blocco di polizia. E che dunque ora si trovino in una
“base” sicura.
LE BICICLETTE
Un paio di giorni
prima della
rapina ad
Ascona, martedì
25 marzo, la
banda ha rubato
5 bici a privati.
LA RAPINA
Martedì, attorno
alle 15, in piazza
ad Ascona, i 5
hanno svaligiato
la gioielleria
Tettamanti.
“I software anticrimine sono un’arma efficace”
È un po’ come un mago che
prevede il futuro. Solo che
“Keycrime” è un software, immagazzina dati, li elabora e fornisce indicazioni utili per prevedere le rapine. Da quando
viene utilizzato alla Questura di
Milano, l’80 per cento dei colpi
degli ultimi due anni sono stati
risolti. Solo la settimana scorsa,
grazie ai dati forniti dal computer, sono finiti in carcere tre rapinatori seriali, simili a quelli
che agiscono in Ticino. Uno di
loro specializzato nello svuotare le farmacie. “Sicuramente
uno strumento di questo genere sarebbe utile anche da noi,
dove rapine e furti sono frequenti”, spiega la criminologa
Claudia Crivelli, dell’agenzia
Crimen.
Naturalmente non basta un
computer per sconfiggere i banditi. Ed è chiaro che il ruolo degli
investigatori sul campo è importante. “Questo genere di software
- aggiunge le criminologa - mettono insieme informazioni che
vengono poi elaborate. E anche
un dettaglio rilevato nelle scene
del crimine può essere determinante. Magari l’impronta di una
scarpa, che viene trovata in posti
diversi che associata a un altro
dettaglio può far risolvere anche
casi ormai archiviati”. Ed è quello
che è accaduto in Lombardia.
Uno dei rapinatori seriali arrestato, ad esempio, fuggiva sempre in
scooter e usava armi a salve. Dopo che il software ha indicato ai
poliziotti, sfruttando un preciso
algoritmo, un identikit tipo, sele-
Ti-Press
Keycrime a Milano ha risolto l’80% di colpi simili a quelli effettuati in Ticino
zionandolo fra centinaia contenuti nell’archivio, gli investigatori
hanno nuovamente sentito diversi testimoni interrogandoli su
particolari che in prima battuta
non erano emersi o che erano
stati ritenuti irrilevanti. A quel
punto è stata cercata una conferma anche nelle riprese delle telecamere accanto ai luoghi dove il
rapinatore era entrato in azione.
Una volta capito che i risultati
coincidevano e che c’era una certa serialità in tutte le azioni, gli
agenti sono andati praticamente
a stanarlo a colpo sicuro.
“Il problema è che la criminalità - aggiunge Crivelli - sta mutando profondamente, seguendo
i cambiamenti della società. Se
un tempo le rapine avvenivano di
notte, oggi si agisce anche a viso
scoperto di giorno come capita
negli assalti ai distributori. Il problema, allora, è capire che la tecnologia è necessaria per far calare
i reati, come lo sono le pattuglie,
le indagini e i controlli incessanti”.
Per questo software come “Keycrime” potrebbero essere utili nel
caso in cui il Ticino decidesse di
creare un Osservatorio di criminologia, come chiesto in tre proposte depositate in Gran consi-
glio e che sono state presentate
da socialisti, verdi e Udc. Il
Consiglio di Stato, per ora, non
ha ancora risposto.
“È chiaro che l’informatica
applicata all’investigazione,
inizialmente - dice la criminologa - ha un costo, ha necessità
di investimenti, di personale
specializzato. Ma poi, sicuramente porta un risparmio notevole di risorse finanziarie. Basta pensare solo alle indicazioni che potrebbero arrivare dopo certe rapine e dunque la
possibilità di fare interventi e
pattugliamenti mirati lì dove si
prevede che i banditi possano
tornare a colpire magari dopo
un certo lasso di tempo calcolato dal computer attraverso informazioni precedenti”. m.sp.
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
9
attualità
REVOCHE PATENTI IN SVIZZERA E TICINO NEL 2013
La polemica
4.223
in Ticino
30
infrazioni gravi
con conseguente
denuncia penale
in Svizzera
81.929
Patenti ritirate
nel 2013 in Svizzera
Alcune cifre dei motivi
del ritiro di patente in Ticino
945
1.957
157
146
215
108
66
Abuso e eccesso di alcol
Eccesso di velocità
Guida senza patente
Guida nonostante ritiro
Dipendenza stupefacenti
Inosservanza precedenza
Sorpasso
Ustra e statistica Admas
C
ATTENZIONE ALL’ACCELERATORE
Solo in Ticino per eccesso
di velocità nell’ultimo anno
sono state revocate 1957
patenti; sotto, Renato
Gazzola, portavoce per
la Svizzera italiana del
Touring Club e l’avvocato
Andrea Roth del servizio
giuridico Tcs
Keystone
irca cinque patenti al
giorno, festivi compresi, sono “saltate”
l’anno scorso in Ticino per eccesso di velocità. In tutto sono 1.957 gli automobilisti con il piede troppo
pesante. Un dato che conferma,
con 82 casi in più rispetto al
2012, che i ticinesi sono sempre
più
Speedy
Gonzales. Ma
non solo. Perché il numero
complessivo di
licenze di condurre ritirate,
sempre in Ticino, è di 4.223,
cioè 102 in più
rispetto al 2012.
Un particolare
che dice che il
cantone è in
controtendenza rispetto alla situazione nazionale, dove invece
le revoche sono in calo: 81.929,
cioè 133 in meno rispetto all’anno prima.
In questo quadro si inserisce
per la prima volta anche il reato
di “pirata della strada”, che scatta per chi va oltre l’eccesso di velocità”. Sono una trentina gli automobilisti svizzeri che si sono
visti affibbiare questa pesante
accusa. Il dato, stavolta, è stato
calcolato dall’Ustra, e riportato
in un dossier del Touring, dove
sono analizzate le statistiche
delle misure amministrative
(Admas) da gennaio 2013,
quando è entrata in vigore la
legge. A chi commette questo
reato non viene soltanto ritirata
la patente per due anni, ma viene anche confiscata l’auto, in
più scatta il procedimento penale con conseguente processo.
E il “pirata” rischia di vedersi infliggere una pena da 1 a 4 anni.
Ma anche per l’eccesso di velocità grave si rischiano complicazioni serie. L’ultima vicenda vede protagonista una donna italiana alla quale è stata negata la
naturalizzazione, proprio perché sorpresa a circolare a 83 chilometri orari in una strada con
un limite di 50. Ma casi simili
erano già accaduti in passato,
come quello di un trentenne
bosniaco con in tasca l’attinenza comunale al quale era stato
ve norme spesso risultano vessatorie. Chi resta senza patente
per lungo tempo, secondo il lavoro che fa, rischia di finire disoccupato”. E tuttavia, secondo
Gazzola, “dal punto di vista della
sicurezza questa normativa è
importante perché, se si guardano le statistiche degli incidenti,
qualche risultato a casa è stato
portato”.
Nelle strade
svizzere
nel
2013 ci sono state 70 vittime e 73
feriti gravi in
meno rispetto al
2012. Quello che
comunque molti stanno osservando da quando è partito il
programma
“Strade sicure”
che ha inasprito provvedimenti
e le misure amministrative, è il
poco margine lasciato ai giudici
nei casi in cui un automobilista
venga ritenuto pirata della strada. “Mi sento di dire che chi giudica, senza per questo voler entrare nel lavoro degli altri, dovrebbe farlo con coscienza e non
soltanto utilizzando i dispositivi
legali - aggiunge Gazzola -. Con
questo voglio dire che serve proporzionalità, perché commettere un errore è un fattore umano e
ci dovrebbe essere una certa elasticità nei provvedimenti”. L’altro
dato è che sulle strade ticinesi
circolano 3.740 automobilisti
con un ammonimento. Ciò vuol
dire che, se combinano anche
una pur piccola infrazione, corrono guai seri. In pratica sono
osservati speciali. “Il rischio - osserva l’avvocato Notari - è che,
alla fine, chi ha paura e va a 75
chilometri all’ora invece che a 80
rallenti il traffico”.
Tornando ai numeri c’è da
osservare che chi commette più
eccessi di velocità al volante sono gli automobilisti nella fascia
d’età dai 20 ai 24 anni. Ma, dato
curioso, hanno ecceduto anche
26 over 75. Su oltre quattromila
revoche, la maggior parte sono
per un mese (1385) e per tre mesi (940). Altro capitolo: le revoche dovute all’alcol. Che non sono poche: 923 in Ticino, e 16 mila a livello nazionale.
m. sp.
Ticinesi sempre più Speedy Gonzales
Aumentano le patenti ritirate per eccesso di velocità, oltre cinque al giorno
Le regole
IN CITTÀ
30 km
Viene definito
pirata della
strada chi nella
zona 30 circola
a 70 all’ora
NELLE STRADE
80 km
È “pirata” anche
chi viaggia a
140 in un tratto
di strada dove il
divieto è di 80
L’opinione
In autostrada,
dove il divieto è
di 120 km
all’ora è “pirata”
chi arriva a 200
chilometri all’ora
L’INFRAZIONE LIEVE
30 km
Infrazione lieve
se si supera da
16 a 30 km il
limite secondo le
strade
L’INFRAZIONE GRAVE
35 km
Infrazione grave
è 35 km in più
in autostrada,
25 negli abitati,
30 nelle strade
extra urbane
L’avvocato Andrea Roth del servizio giuridico Tcs
“Chi sbaglia sulla strada
rischia più di un ladro”
IN AUTOSTRADA
120 km
ventivo, ma dall’altra risulta frustrante per gli automobilisti che
ormai hanno paura anche perfino di compiere un sorpasso”. E
sul fatto che le nuove misure abbiamo avuto due risultati differenti è d’accordo anche Renato
Gazzola, portavoce per la Svizzera italiana del Touring Club: “C’è
gente che, per aver bruciato un
radar, è rovinata. Perché le nuo-
negato il passaporto per aver
pigiato troppo sull’acceleratore. Dietro i provvedimenti di ritiro della licenza di condurre,
c’è spesso la velocità.
“Questa nuova normativa ha
due volti - spiega l’avvocato Bruno Notari, che si è occupato a
lungo di infrazioni del Codice
della strada -. Da una parte sicuramente contiene un effetto pre-
“D
ire se le nuove sanzioni sono eccessive, se sono giuste o sbagliate, se effettivamente le norme lasciano un certo margine di manovra ai giudici, è una discussione che porterebbe lontano”. Ci va prudente
l’avvocato Andrea Roth, del servizio Assista, la
protezione giuridica del Tcs. “Il problema alla
base di tutto è che la legge sulla circolazione, a
differenza di tutte le altre, dove bisogna aver
commesso effettivamente la lesione di un diritto,
parla di pericolo astratto. Cioè non deve avverarsi, ma potenzialmente esiste”. Ecco perché all’apparenza le condanne e i provvedimenti amministrativi legati all’eccesso di velocità o all’alcol, oppure alla distrazione, possono apparire
eccessivi. “Ma - aggiunge Roth - non lo sono, e lo
spieghiamo spesso a chi viene a chiedere assistenza da noi. Faccio un esempio. Se due auto
viaggiano una a 50 chilometri orari e l’altra a 60,
davanti a un ostacolo se frenano entrambe,
quando la prima si ferma, la seconda è ancora a
36 chilometri orari. E se trova un pedone lo travolge. Davanti a casi del genere il legislatore ha
detto basta”. E così, progressivamente, dal 2005 è
scattata la tolleranza zero. “Detto questo però è
comprensibile il sentimento diffuso tra la gente.
E cioè - aggiunge Roth - che siamo davanti a norme molto oggettivate sotto il profilo penale. In
altri ambiti si tiene conto della situazione personale di chi è coinvolto nel procedimento. In pratica, in linea teorica, si rischia di venire puniti più
per un eccesso di velocità che per un furto”.
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IL CAFFÈ
30 marzo 2014
10
attualità
La
storia
Ivan Glasenberg, 56 anni, una fortuna
valutata tra i 5 ed i 6 miliardi di franchi.
Vive nel canton Zurigo, dove paga 360
milioni di franchi di tasse all’anno.
È a capo di Glencore Xstrata, colosso
mondiale nello sfruttamento delle materie
prime. La sua azienda nel continente
nero, e non solo, è al centro di gravissime
accuse per danni alla salute
Nella fabbrica di rame
gli africani muoiono
e in Svizzera s’incassa
I
Una storia controversa
tra proteste e miniere
Ivan Glasenberg, alla guida
della Glencore Xstrata; sopra,
una manifestazione contro le
attività estrattive dell’azienda.
In alto, un gruppo di bambini
osserva un minatore mentre
passa davanti alla miniera
Lonmin, fuori Rustenburg, nel
nord-ovest di Johannesburg
FRANCO ZANTONELLI
van Glasenberg, 56 anni, una
fortuna che Bilanz valuta tra i 5
ed i 6 miliardi di franchi, vive nel
canton Zurigo, è di origine sudafricana ed è l’amministratore delegato di Glencore Xstrata, colosso mondiale nello sfruttamento e nel commercio delle
materie prime, con sede a Baar,
nel Canton Zugo. Beatrice Mithi,
57 anni, era una nota esponente
politica dello Zambia, sofferente
di asma che, nell’ottobre scorso,
dopo una visita a una miniera di
rame, con annessa fonderia,
nella città di Mufulira, venne ricoverata d’urgenza,
in ospedale. Qui fu
rianimata, grazie ad
una bombola per
l’ossigeno. “Ha avuto
un collasso dopo
aver inalato l’anidride solforosa emessa
da quel sito minerario”, ha spiegato il
portale Lusakatimes.
Cosa lega la signora Mithi, morta
per un attacco di
cuore all’inizio dell’anno mentre stava
assistendo a una
messa, al magnate
Glasenberg? Proprio
quella miniera e
quella fonderia di rame, di proprietà di
Glencore Xstrata.
Reuters L’impianto di Mopani, come è noto in
tutta l’Africa, è il più
importante del Continente. E, almeno
stando a un servizio
del programma televisivo Rundschau,
emetterebbe quantità pericolosamente
fuori norma di anidride solforosa. Tanto che nello Zambia
sono convinti che
l’infarto che ha ucciso Beatrice Mithi
Keystone
(per la sua scomparsa è stato decretato il lutto nazionale), altro non sia stato che
una conseguenza del malore accusato in ottobre.
In un’inchiesta di Runschau
si sostiene che, mentre in tutta la
Svizzera vengono emesse 12 mila tonnellate di anidride solforosa all’anno, dalla sola fonderia di
Mopani ne escono 100 mila.
“L’Oms - dice la rubrica - ha fis-
Reuters
La vicenda
Le origini
La società
La miniera
L’accusa
Il rifiuto
IL PROTAGONISTA
MATERIE PRIME
ESTRAZIONE RAME
L’ANIDRIDE
IN BENEFICENZA
Ivan Glasenberg, 56
anni, una fortuna
che Bilanz valuta tra
i 5 ed i 6 miliardi di
franchi, vive nel
canton Zurigo, è di
origine sudafricana.
La Glencore
Xstrata è un
colosso mondiale
nello sfruttamento
delle materie prime,
ha sede a Baar, nel
Canton Zugo.
La miniera della
Glencore di
Mopani, in Zambia,
è la più importante
del continente. Qui
si estrae rame che
poi viene lavorato.
Il programma tv
Rundschau, ha
denunciato che
dalla fonderia di
Mopani escono
100 mila tonnelate
di anidride solforosa.
l comune di
Hedingen, dove
vive Glasenberg, ha
dirottato parte delle
tasse del magnate
ad associazioni
ambientaliste.
sato l’obbiettivo di non più di 20
microgrammi di anidride solforosa per metro cubo d’aria, mentre i campioni rilevati a Mopani
oscillano tra i 250 ed i 780”.
Dalla fonderia
di Mopani vengono
emesse 100 mila
tonnellate l’anno
di anidride solforosa
“Tutto ciò aumenta i tassi di
mortalità, soprattutto degli
asmatici”, ha messo in guardia
l’epidemiologo basilese Nino
Künzli, esperto di inquinamento
atmosferico e delle sue conse-
guenze sulla salute.
Glencore Xstrata, pur non
smentendo i rilievi effettuati da
Rundschau, ha fatto sapere che
intende ridurre le emissioni di
anidride solforosa del 97 per
cento. Un progetto che avrebbe
dovuto essere portato a termine
già lo scorso anno ma che, nel
frattempo, è stato poi rimandato
al 2014.
“Mopani è una propaggine
dell’inferno, per coloro che vivono nei paraggi”, martellano le organizzazioni non governative,
mettendo sotto pressione Glencore Xstrata. A inizio marzo un
gruppo di Ong, raggruppate sotto il cartello Multiwatch, stava
per pubblicare un volume di de-
nuncia nei confonti della multinazionale di Baar. Quest’ultima
con un’azione legale è riuscita a
bloccare il tutto. La ragione? Il titolo. Avrebbe dovuto essere “Af-
In Perù il miliardario
elvetico è sospettato
di aver contaminato
il suolo. Animali nati
con deformazioni
fari sporchi, i miliardi con le materie prime”.
“Alla fine - fanno sapere da
Multiwatch - abbiamo rinunciato, preferendo un confronto
pubblico piuttosto che uno nelle
Fotografa
il logo
del Caffè
e vinci
un giorno
a Europa-Park
a pagina 23
aule di tribunale”. Sporchi o meno che siano, gli affari planetari
di Glencore Xstrata si tirano
spesso dietro un fiume di accuse
e di polemiche. Se non è l’anidride solforosa - emessa dalla fonderia dello Zambia - a mettere il
gruppo guidato da Ivan Glasenberg al centro dell’attenzione, ci
pensano gli abitanti di una cittadina peruviana, Espinar, dove il
colosso di Zugo qui sfrutta una
miniera di rame. Il giacimento è
quello di Tintaya. È sospettato di
aver contaminato il sottosuolo
provocando nelle fattorie della
zona la nascita di parecchi animali affetti da deformità.
“Noi non c’entriamo, quei
terreni erano contaminati prima
del nostro arrivo”, si difende
energicamente Glencore Xstrata. Fatto sta che tutte queste vicende non sollevano solo l’indignazione dei terzomondisti ma
stanno creando fastidio anche
tra gli stessi concittadini di Ivan
Glasenberg. E ciò nonostante la
montagna di tasse pagate dal
magnate. Parliamo di 360 milioni di franchi solo nel 2012, su
una fortuna stimata, dalle autorità fiscali zurighesi, di oltre 5
miliardi e mezzo di franchi.
Ebbene, per il meccanismo
della perequazione finanziaria,
il comune di Hedingen doveva
incassare una parte di quel malloppo, se non che un gruppo di
cittadini ha sollevato un problema di opportunità. Il che ha dato
vita all’iniziativa popolare titolata “Milioni delle materie prime,
Hedingen si comporta in modo
solidale”.
Con 764 voti contro 662,
l’iniziativa è stata approvata. Così il Comune ha potuto destinare
110 mila franchi ad alcune associazioni di aiuto allo sviluppo
con sede in Congo, Colombia e
Bolivia. “Si tratta di una cifra
modesta, ne siamo consapevoli.
Ma ha un valore simbolico e
speriamo che altri Comuni seguano il nostro esempio”, hanno
dichiarato i promotori dell’iniziativa.
Chissà se la notizia ha potuto
raggiungere, nello Zambia, la signora Beatrice Mithi, prima della sua morte prematura in chiesa. Quanto a Glasenberg, poco
tempo fa ha ulteriormente aumentato la sua immensa fortuna. Ha incassato 182 milioni di
dollari di dividendi delle azioni
di Glencore Xstrata in suo possesso. [email protected]
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
politica
Il Ps: “Robbiani deve dimettersi”
I Verdi contro il doppio tunnel
Basta scuse, servono le dimissioni. Le chiede il Ps al
granconsigliere leghista Massimiliano Robbiani, che sul
suo profilo Facebook ha pubblicato l’immagine di due
donne in burqua accanto dei sacchi neri e aggiungendo:
“Ragione in più per non pagare la tassa sul sacco!!!”. Sul
fatto c’è stata una segnalazione in procura. Ora il Ps
chiede a Robbiani d’avere “il buon gusto di dimettersi”.
I Verdi lanceranno il referendum se il parlamento approverà la realizzazione del secondo tunnel autostradale del
San Gottardo. La decisione è stata presa all'unanimità
dall'assemblea dei delegati dei Verdi, riunita sabato nel
canton Glarona, perché il doppio tunnel non sarebbe
compatibile con l’articolo costituzionale sulla protezione
delle Alpi, che vieta d'incrementare le capacità stradali.
Rocco
Cattaneo
Fiorenzo
Dadò
RIORGANIZZARE LO STATO
REVISIONE DELLE SPESE
Bisogna attuare una
riorganizzazione completa
dell’apparato amministrativo
con maggiori investimenti
nell’informatica.
Bisogna fare una revisione
totale delle spese dello Stato.
Vanno rivisti i costi interni
dell’amministrazione.
11
IL
PUNTO
CATHERINE
BELLINI
La Svizzera
equilibrista
per evitare
una guerra
RIDUZIONE DEL PERSONALE
Un risanamento delle finanze
dello Stato passa
inevitabilmente da una
riduzione del personale
pubblico. Si tratta in un’uscita
di un miliardo.
SGRAVI E STOP TASSA SUL BOLLO
Per rilanciare l’economia
occorrono sgravi fiscali
per aziende (e famiglie)
abolendo inoltre l’imposta
sul bollo.
Amalia
Mirante
Pierre
Rusconi
NO A SGRAVI FISCALI
PIÙ FERMEZZA CON BERNA
Stop all’assunzione
di nuovo personale
nello Stato e blocco del
turnover. Dimezzare gli
scatti salariali automatici.
Non credo ad una politica
di sgravi fiscali. Porta
ad una guerra fra poveri.
Dal punto di vista fiscale
la Svizzera è molto
competitiva.
REVISIONE DEI SUSSIDI
FORTI INVESTIMENTI
Occorrerebbe avere più
fermezza nei rapporti
con Berna, difendendo
in modo più incisivo
le ragioni del Ticino. Sadis
si è fidata troppo di Berna,
e poco di se stessa.
Sergio
Morisoli
STOP A DIPENDENTI PUBBLICI
Revisione dei criteri
di distribuzione di tutti
i sussidi che riguardano
enti pubblici e privati
con verifica dell’efficienza
costi-benefici.
Occorrono invece forti
investimenti, misure che
sostengano settori ad alto
valore aggiunto,
ma che hanno effetto
sul medio periodo.
PIÙ CORAGGIO SUGLI SGRAVI
Dovrebbe aver più
coraggio e rischiare
qualcosa sugli sgravi per
il rilancio del Ticino. Meno
contabilità e più politica.
Se io fossi Laura Sadis...
Tagli al personale, risparmi, sgravi fiscali, forti investimenti
consigli (non richiesti) al ministro per rilanciare l’economia
CLEMENTE MAZZETTA
Ti-Press
IL MINISTRO
Laura Sadis
(54 anni),
direttrice
plr del
Dipartimento
cantonale
delle finanze e
dell’economia
“Se io fossi foco - scriveva Cecco
Angiolieri - arderei il mondo.
“Se io fossi Laura Sadis - dicono
i ticinesi – farei questo e altro…”.
Come in Italia, dove tutti sono
allenatori della Nazionale di calcio, in Ticino tutti s’improvvisano consiglieri di Stato. Anzi ministri delle finanze e dell’economia. Con tanto di ricette pronte
all’uso. In questa dinamica da “allenatori del
Team Ticino”, il Caffè ha
chiesto a esponenti del
mondo della politica e
dell’economia alcune
misure concrete… come
se fossero al posto di
Laura Sadis.
Per
l’economista
Amalia Mirante, il cantone ha bisogno di un
rilancio
economico,
non di tagli fiscali. “Non
credo ad una politica di
riduzione delle imposte
per attrarre aziende in un contesto dove la Svizzera è già fiscalmente molto competitiva – dice
Mirante al Caffè –, credo invece
ad una politica di sviluppo sul
medio termine, con misure che
sostengano determinati settori,
in particolare quelli innovativi
nell’ambito della medicina, della
biologia, e tutto quello che può
nascere dai nuovi percorsi universitari...”. Puntare su ricerca e
sviluppo, dunque, per rilanciare
il tessuto economico del cantone. Difficile però farsi rieleggere
con questo tipo di proposte. “Mi
rendo conto che si tratta di misure che danno frutti sul medio periodo, non immediati per la
prossima campagna elettorale ammette Mirante -, purtroppo i
cicli economici non vanno d’accordo con quelli politici”.
Nel campo politico si punta
invece sulla revisione della macchina statale. Lo sostiene in particolare Sergio Morisoli, presidente di Area liberale, che al posto di Sadis avrebbe voluto esserci sul serio. “Ma il popolo ha
deciso diversamente”, afferma
Morisoli, che sul fronte della
spesa propone: “Zero assunzioni e zero sostituzioni dei partenti
nell’amministrazione pubblica”.
Un centro di spesa di un miliardo. Cosa che obbligherebbe lo
Stato ad organizzarsi in modo
10 anni: “Non parlo di nuova
edilizia e di nuove strade, ma di
investimenti per rilanciare il Ticino nel campo dell’innovazione, della ricerca”, conclude Morisoli, condividendo in questo le
tesi di maggiori investimenti mirati dell’economista Mirante.
Un risanamento delle finanze dello Stato, passa invece per
Fiorenzo Dadò, capogruppo
parlamentare del Ppd, inevitabilmente attraverso una riduzione del personale dello Stato. “Alla società non si può chiedere di
più. Se io fossi Laura Sadis esordisce Dadò - metterei mano
all’amministrazione pubblica,
operando una revisione totale
“Zero assunzione
e zero sostituzioni
dei partenti fra
il pubblico impiego,
stop agli automatismi”
“Criticare son capaci
tutti, è stata lasciata
sola dal suo partito,
dal suo Paese. Ne han
fatto tiro al bersaglio”
più efficiente, sostiene Morisoli,
che aggiunge: “Si tratta di una
misura che può essere fatta subito. Inoltre rivedrei i criteri di distribuzione di tutti i sussidi a enti
pubblici e privati, verificandone
l’efficienza. Un altro centro di
spesa di circa un miliardo”.
Poi snocciola una serie di interventi che vanno dal referendum obbligatorio sulle spese, al
no al moltiplicatore cantonale, a
pacchetti di sgravi fiscali. “È
l’unica formula pagante”, chiosa
Morisoli, che non dimentica però il capitolo delle politiche economiche proponendo l’istituzione di un fondo d’investimento di 400 milioni per i prossimi
delle spese. Riducendo anche il
personale, settore dove già analisi passate avevano evidenziato
esuberi”. Per Dadò non è però
tempo di sgravi fiscali, ma “occorre rivedere la legge tributaria
che nel tempo ha assunto attraverso le molteplici deduzioni,
anche compiti sociali”. Un settore, quello sociale, che a suo dire
necessita di una profonda revisione: “Qualcosa non funziona
se chi ha redditi di 120 mila franchi continua a ricevere sussidi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Rocco Cattaneo, presidente
del Plrt. “Più che un ministro, è il
governo che dovrebbe agire in
modo compatto - afferma, pre-
occupato che le sue proposte
siano intese come critiche verso
Sadis -. Non vorrei mai. Ma penso che occorra riorganizzare
completamente l’apparato amministrativo con maggiori investimenti nell’informatica. E per
accelerare l’incasso delle imposte si potrebbe fare come nei
Grigioni che procedono immediatamente alla notifica provvisoria di quanto dovuto”.
Insomma, più efficienza per avere meno
insicurezza sul gettito
delle imposte pregresse.
“Questo, e poi sgravi fiscali, più che necessari
per le nostre aziende se
vogliamo
rilanciare
l’economia”, conclude
Cattaneo, ritenendo ormai giunto il tempo “di
abolire l’imposta sul
bollo: un balzello”.
Completamente diversa – e inaspettata - la
posizione del consigliere nazionale Udc, Pierre Rusconi: “Se io fossi Laura Sadis, mi dimetterei e lascerei il mio posto ai
signori della Lega, che hanno
tutte le ricette per tutto, meno
che per metterle in pratica”. Più
che una critica al ministro liberal-radicale, un’accusa agli ex alleati leghisti: “A criticare son capaci tutti, però Sadis è stata lasciata sola sia dal suo partito, sia
dal Paese”, sostiene Rusconi, che
chiede in questo ultimo anno di
legislatura più coraggio sia nei
rapporti verso Berna, sia per una
politica di sgravi fiscali in grado
di rilanciare il cantone.
[email protected]
Q@clem_mazzetta
Ti-Press
IL DFE
Il dipartimento
delle finanze e
dell’economia
(Dfe) è un
perno dello
Stato quasi
sempre sotto
esame
Decisamente il nostro
Paese non fa mai niente come
i suoi vicini. Nel bene, come
nel male. La Svizzera è sfuggita alle grandi guerre che hanno sconvolto il continente nel
corso del Ventesimo secolo,
ha inventato la Croce rossa,
ma a lungo ha accolto il denaro degli evasori fiscali del
mondo intero e approfittato
dei fondi ebraici in giacenza,
che sonnecchiavano nelle sue
banche. Più di recente, una
stretta maggioranza del popolo ha deciso di ridurre l’immigrazione, a costo di mettere a
rischio la libera circolazione
delle persone, principio sacro
in seno all’Unione europea.
Su questo tortuoso cammino di “Alleingang”, il Consiglio federale ha compiuto un
nuovo passo. Non si assocerà
alle sanzioni decise da Bruxelles e Washington contro la
Russia. Eppure... il governo elvetico condanna, come gli altri, l’annessione della Crimea,
la considera una violazione
del diritto internazionale. Nonostante ciò il governo impedirà che la Svizzera permetta
ai cittadini russi
direttamente interessati di aggirare le sanzioni
decise. In altre
parole: nessun
nuovo conto in
banca in Svizzera e nessun
nuovo visto.
Questo
numero da equilibrista il
Consiglio federale lo esegue
da diverse settimane. Il presidente Didier Burkhalter a Sochi ci è andato, contrariamente ad altri suoi omologhi che
hanno boicottato la cerimonia d’apertura dei Giochi
olimpici. Al contrario, Alain
Berset per le Paraolimpiadi,
sempre a Sochi, non si è presentato.
La Svizzera ha congelato
le sue esportazioni di armi
verso la Russia e abbandonato provvisoriamente un programma di formazione di soldati russi. Quanto alla prevista visita di Didier Burkhalter
a Vladimir Putin - in occasione dell’anniversario per i 200
anni di relazioni diplomatiche tra i due Paesi -, dovrebbe
comunque svolgersi...., se potrà servire al dialogo internazionale e non solo ai rapporti
tra Svizzera e Russia.
Quando si sente il rumore
degli stivali, quando si apprende che i servizi segreti
europei e americani stimano
a 30 mila uomini le forze russe dispiegate alla frontiera
orientale dell’Ucraina, non
possiamo che salutare favorevolmente il tentativo del nostro governo di preservare le
sue relazioni con la Russia, il
tentativo di costruire un dialogo al di sopra di quell’antica
cortina di ferro che proietta
ancora le proprie ombre sul
continente e anche oltre.
La Svizzera non è solo un
Paese neutrale. Quest’anno
presiede l’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la
cooperazione in Europa. Sì,
per la sicurezza. Perché, in
fondo, si tratta proprio di questo: evitare una guerra. E, allora, la pace val bene qualche
contorsionismo da equilibrista.
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
12
politica
Ti-Press/elaborazione cer
6/verso
le
elezioni
A
Il brusco cambio
di rotta di Sergio
Savoia all’esame
del partito
La spiazzante metamorfosi verde
sentire loro dietro la
brusca metamorfosi
che li ha portati a
sganciarsi dai temi
ecologisti, senza tuttavia mai rinnegarli, per virare
bruscamente su altri più calati
nel sociale e nelle scelte di politica economica, c’è una coerenza
di fondo. E sta nella visione di
“una società non più improntata
al profitto a tutti i costi a scapito
del capitale umano e di quello
naturale”, come ha scritto in un
intervento il municipale di Balerna Rolando Bardelli. Ma sicuramente la svolta dei verdi ticinesi,
accentuata negli ultimi tempi, è
spiazzante. A cominciare dalle
alleanze. Basta con quelle storiche, con i socialisti, ma porte
aperte all’Udc e alla Lega su temi
come i contingenti per stranieri,
lo statuto speciale per il Ticino, i
padroncini. Più iniziative come
quella per difendere i salari. Un
cambio di prospettiva radicale
sui contenuti, che ha contribuito
a movimentare lo scenario politico ticinese. “Che i nostri rapporti siano sfilacciati, per legitti-
me scelte loro, per cambio di linea politica e non ultimo per
personalismi, è un dato di fatto spiega la capogruppo socialista
in Gran Consiglio Pelin Kandemir Bordoli - e che in futuro ci si
possa ritrovare, come un tempo
era naturale, oggi come oggi mi
pare difficile”. D’altronde in più
d’una occasione è stato il coordinatore del movimento, Sergio
L’intervista
“un partito fortemente incentrato su una persona sola, Sergio Savoia, e questo non è un segnale
di salute”.
Eppure la specificità riaffermata da Savoia ha buttato in soffitta i cliché sui Verdi e scardinato
vecchie logiche. Recentemente il
coordinatore ticinese ha firmato
un accordo per dare gambe a
quanto emerso dalle urne il 9
Savoia, a marcare che i Verdi vogliono avere mani libere e non
sono di sinistra. È Savoia il leader
che ha incarnato la svolta, sostenendo Marco Borradori a Lugano, incrinando amicizie come
quella con Greta Gysin, con la
quale c’è stato più d’uno scontro
in Gran Consiglio. Non solo, in
una recente intervista al Corriere
del Ticino la Gysin ha parlato di
L’analisi e gli scenari futuri per il polititolo Oscar Mazzoleni
“La posta in gioco è un seggio della Lega”
“I
Verdi stanno contribuendo a rimescolare le
strategie, che da destra a sinistra, stanno
mutando la scena politica ticinese”. Il politologo Oscar Mazzoleni, vede gli ecologisti “come
una entità in transizione”.
Non l’ha sorpresa questa metamorfosi, questo passaggio dai temi ecologisti ad altri
spiccatamente economici e sociali?
“No, l’idea dei verdi solo legati all’ambiente è
sorpassata dai fatti. Quello che invece mi chiedo io
è che consenso reale ha all’interno del partito cantonale, e come si rapporterà con il partito nazionale, la nuova linea che si muove attorno al coordina-
tore Sergio Savoia. Ma per questo bisognerà attendere il congresso”.
Quella di Savoia è una scommessa?
“Non è scontata la riuscita politica di questa
nuova intesa che si è profilata con Udc e Lega su
frontalieri e libera circolazione”.
Strategia spiazzante, dove porterà?
“In gioco c’è almeno un seggio della Lega in
Consiglio di Stato. E in questa frammentazione il
potere di negoziazione dei piccoli cresce, perché
possono spostare percentuali preziose, capaci di
contribuire a mantenere o far perdere appunto un
seggio”.
febbraio con Attilio Bignasca e
Gabriele Pinoja. “È nata una alleanza di più ampio respiro - aggiunge Kandemir Bordoli - e ne
Le tappe
IL MOVIMENTO
Il Partito ecologista
svizzero nasce nel 1983,
un anno dopo viene
fondato quello ticinese. Nel
1994 nasce il partito dei
Verdi unendo i diversi
movimenti ambientalisti.
IL LEADER
Sergio Savoia viene eletto
coordinatore nel 2006. Si
rompe l’alleanza con i
socialisti. Alle elezioni del
2007 i verdi ottengono
quattro seggi in Gran
Consiglio.
I CONSENSI
L’exploit è nel 2011
quando i verdi ottengono 7
granconsiglieri.
Attualmente i consiglieri
comunali sono invece una
cinquantina e quattro i
municipali.
prendiamo atto. Ciò però riduce
ulteriormente i margini di manovra su possibili alleanze future,
che pure a livello nazionale continuano”.
Ora bisognerà vedere come
questo riposizionamento voluto
da Savoia, puntando tutto sulla
capacità di cogliere il malessere
di ampi strati della popolazione,
assumendosi il rischio di andare
controcorrente con una certa disinvoltura, verrà digerito nel movimento. Certo, Savoia ha dalla
sua il successo alle ultime cantonali con i verdi al 7.2% (nel 2003
erano partiti con il 2.4). Ma non
tutti, e questo è emerso non solo
nelle prese di posizione di Gysin
e Fausto Beretta Piccoli, sono
d’accordo. Bisognerà vedere
quale base di consenso avrà Savoia. E questo si misurerà intanto all’assemblea del 5 aprile,
quando verranno rinnovati i vertici del movimento. La linea politica invece verrà decisa in un’assemblea prima dell’estate. m. sp.
(6-fine - Le precedenti puntate
sono state pubblicate domenica
23 febbraio, 2, 9, 16 e 23 marzo)
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45A 1ECPYB/VEO5K ’NE::5OV/ A5/P?C= 6 1YBYA/0?A5 1EC A5 E::5OV5 ?C 1EOPEK W !P5BG?E [/CV/==?E 1A?5CV5 (/PV5O "YO=EC52 GO5B?E 0YP?C5PP :OK < ^^^K8 G?Z )/1@ )OEL :OK F^^^K8 HGO5]]E PG51?/A5 :OK F^^^K8 ?C[515 4? :OK X ^^^K8I 9 [/CV/==?E 1A?5CV5 :OK ; ^^^K8K %A GO5B?E 0YP?C5PP 6 1YBYA/0?A5 1EC AE P1ECVE :AEVV5K ,YVV? ? GO5]]? P? ?CV5C4ECE %- 5P1AYP/K #/O/C]?/ 5 *5C/YAV PP?PV/C152
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IL CAFFÈ
30 marzo 2014
13
economia
Anche in Ticino
istituti privati
in pericolo. Problemi
di sostenibilità, come
dice uno studio.
E l’allarme era già
arrivato dalla Bns
NUMERI
LORETTA
NAPOLEONI
Ti-Press
Ti-Press
PIAZZA FINANZIARIA
Dalla Banca nazionale è partito
l’allarme sui rischi per le piccole
banche, rilanciato dal direttore
generale di Ubs Sergio Ermotti,
nella foto sopra
Troppo piccole per sopravvivere
Costi alti e regole più stringenti mettono a rischio decine di banche
GIORGIO CARRION
L’avvertimento l’aveva già lanciato Thomas Jordan nel giugno
scorso. Il presidente del direttorio
della Banca nazionale (Bns) aveva messo in guardia il governo:
“Nel 2008 la Bns era intervenuta
per salvare Ubs, in quanto essendo la più grande banca svizzera
presentava un rischio sistemico
per l’intera economia nazionale.
Per gli istituti finanziari di piccole
dimensioni la situazione è diversa”. Tradotto: le piccole, che in futuro rischiano come ha previsto
uno studio di Kpmg, se la cavino
da sole. Sull’argomento è tornato
tempo dopo il Ceo di Ubs, Sergio
Ermotti: “L’aumento dei costi e
l’inasprimento delle normative
comportano maggiori difficoltà
agli istituti minori rispetto ai big
del ramo”. Insomma, le autorità
farebbero bene a preoccuparsi
delle piccole banche, prima di
quelle a impatto sistemico.
“Sono d’accordo con l’affermazione – osserva Erico Bertoli,
executive director di Ernst &
Young Lugano -. I costi della compliance sono spropositati per gli
istituti di dimensioni ridotte. Diverso è il discorso dei fondi propri, poiché generalmente gli istituti più piccoli sono maggiormente avversi ai rischi rispetto gli
istituti più grandi, e pertanto possono vantare fondi propri relativi
più solidi”. In modo quasi perverso, aggiunge l’esperto di servizi finanziari, “l’inasprimento delle
La novità
regole del gioco non farà altro che piazza bancaria. Ecco perché in nanza internazionale: con in pricreare colossi bancari ancora più caso di rischi il costo occupazio- ma fila i grandi gruppi e, a seguire,
banche medie e piccole, e non i
imponenti a causa dell’inevitabile nale potrebbe essere molto caro.
“Il problema – nota Luca Son- costi, spesso comunque ribaltabiconsolidamento del settore”.
Oggi la categoria “piccole cini, chief financial & risk officer di li”. Sui clienti, si suppone. La finanbanche” è assai generica. Se si Pkb - è lo stato di salute della fi- za che è emersa dal ventennio di
escludono i due giganti, Ubs e
Credit Suisse, molte potrebbero
essere definite così. In Svizzera
I numeri
operano una cinquantina di banche borsistiche o commerciali (15
in Ticino). Sono probabilmente le
più esposte a rischi di compliance, cioè di aderenza alle nuove
norme internazionali che stanno
Gli istituti in attività in Tici- ma, al netto, di circa quaranta
per arrivare. A meno che non si
no sono 53. All’appello, rispetto banche su 53 della piazza ficonsiderino - forzando al 2012, ne mancano tre: due nanziaria ticinese.
nel novero delle piccole
Una realtà, dunque, intesono stati acquisiti, e poi c’è
anche le banche cantostata la chiusura della sede di ressante che mette insieme
nali, le Raiffeisen e quelle
un grande istituto estero. Non si quasi 80 sportelli, come si ricaa regime cooperativisti- banche elvetiche può dunque ancora parlare del- va dal bilancio annuale dell’Asco, regionali e casse di ri- potrebbe
le conseguenze dirette dell’irri- sociazione bancaria ticinese.
sparmio. In Ticino, nella chiudere nei
gidimento delle normative. Ma Anche la forza lavoro che rapclassifica delle banche di prossimi tre anni se alle banche borsistiche (15), presentano questi istituti consipiccole dimensioni ci sosi aggiungono quelle in mano derati medio piccoli è interesno istituti con un bilancio (2012)
straniera (una ventina quelle di sante: nei loro uffici lavorano
sotto i 100 milioni di franchi. Da
modeste dimensioni), i ban- circa duemila addetti su un toun calcolo puramente indicativo,
chieri privati (uno) e i piccoli tale complessivo di 6931 della
rappresentano pur sempre un
istituti (5), si arriva a un panora- piazza finanziaria cantonale.
terzo del personale di tutta la
Una realtà che garantisce 2000 posti
1/4 delle 103
Lo scenario
LO STUDIO
Uno studio di Kpmg e
Università di San Gallo
mette in guardia sugli
scenari futuri della
piazza finanziaria
elvetica e soprattutto
sulla sua sostenibilità.
IL PERSONALE
In Ticino le piccole
banche, quelle con
bilanci da meno di 100
milioni, garantiscono
un terzo del personale
dell’intera piazza
finanziaria.
LE NORME
Dopo la crisi, che ha
messo a rischio persino
Ubs, le autorità hanno
emanato nuove
stringenti norme per
evitare che in futuro lo
Stato debba intervenire.
“deregulation” sfrenata “deve essere riformata - afferma l’esperto in funzione di un nuovo modello
economico di sviluppo sostenibile: oggi stiamo andando all’altro
estremo: “regulation” è la parola
d’ordine. Ma è il costo da pagare
per gli eccessi degli ultimi decenni”.
Soncini, dunque, è chiaro.
“Concordo con Sergio Ermotti. Il sistema bancario – afferma
René Chopard, direttore del Centro studi bancari di Vezia - è estremamente eterogeneo e richiederebbe regole molto differenziate.
Purtroppo, le normative tendono
a omogeneizzare e il costo della
loro applicazione a volte proibitivo per delle piccole realtà. Si tratta, in particolare, di costi in ambito informatico, di costi legati alle
competenze e di costi relativi all’organizzazione”.
Da un’inchiesta condotta
dall’agenzia Kpmg e dall’Università di San Gallo è emerso che un
quarto delle 103 banche private
potrebbero chiudere i battenti nei
prossimi tre anni, vittime della
giustizia Usa e di regole sempre
più stringenti. Più a rischio sarebbero le banche che dispongono di
attivi in gestione inferiori a 5 miliardi di franchi. Affrontare spese
amministrative, per esempio, per
analizzare i dati della clientela, allo scopo di identificare averi non
dichiarati al fisco, potrebbe rappresentare un costo eccessivo per
molti istituti. Sullo sfondo, la brutta fine della Banca Wegelin…
[email protected]
La moneta d’oro puro è fatta in casa
Mille pezzi alla settimana dell’inedita oncia a 24 carati made in Swiss
Una nuova moneta è in circolazione nel Paese ed è
tutta d’oro. Non ha alcun valore legale, almeno da un
punto di vista monetario, visto che è stata coniata all’insaputa della Banca nazionale e della zecca della
Confederazione, ma vale circa 1’300 franchi. Non ha
ancora un “nome”, ma a pochi giorni dal suo esordio sul
mercato, è andata letteralmente a ruba. L’inedita iniziativa imprenditoriale - perché di diversificazione degli
investimenti si tratta - è venuta ad una società di Zugo,
la Swiss Bullion Corp, che ha coniato e messo subito in
vendita una moneta di 31,10 grammi d’oro purissimo,
99,99%, corrispondente in tutto e per tutto al valore
dell’oncia quotata sul mercato dei metalli preziosi. Un
conio che, in altri Paesi, avviene sotto il controllo dello
Stato, ma che in Svizzera dal 2011 non avviene più. Se la
Bns è l’unica a poter emettere biglietti di banca, infatti,
la Swissmint alle dipendenze dell’Uffficio federale delle
finanze, è l’unica autorizzata a coniare monete. Ma solo dai 5 centesimi ai 5 franchi, quelle attualmente in circolazione, perché tre anni fa il Parlamento ha imposto
alla Swissmint il veto a “battere” altri tipi di moneta.
“Non dico che abbiamo approfittato di questa si-
GOLD OUNCE
Il peso della
moneta è
quello
dell’oncia,
31,10 grammi
di oro a 24
carati con
titolo 99,99%
tuazione, ma era prevedibile che in questa realtà di
mercato la voglia di avere in tasca dell’oro vero, e non il
controvalore cartaceo, era forte - spiega Giancarlo Camerana che, con Paul Noel, ha avuto l’idea di mettere in
circolazione la moneta, che ancora non ha un nome -.
Negli ultimi anni, infatti, le transazioni giornaliere in
oro sulla carta erano cento volte quelle dell’oro fisico;
oggi invece solo 20 volte. È chiaro che si preferisce avere oro reale e non virtuale. Infatti stiamo viaggiando a
mille pezzi a settimana”. E la stretta attualità dà ragione
alla Swiss Bullion Corp: la sola crisi di Crimea ha provocato un aumento di 4000 franchi, facendo passare il valore del lingotto d’oro da 34’500 a 38’500 franchi.
Ma l’idea geniale dell’azienda di Zugo è stata proprio quella di coniare una moneta d’oro “privata”, che
non fosse considerata una medaglia. Evitando l’8% di
imposta Iva. Dopo due anni di trattative, infatti, il Dipartimento federale delle finanze ha concesso alla moneta d’oro made in Swiss lo status di “oro bancario”,
esattamente come i lingottini comunemente in vendita
da Ubs o Credit Suisse. Il pezzo d’oro da 24 carati s’è ritrovato così a sostituire, non solo nella memoria collettiva, ma anche nelle casseforti di casa, il mitico “Vreneli”, l’ultima moneta d’oro coniata dalla zecca di Berna fino al 1949. E a breve sarà possibile anche acquistarlo
online, aggiungendo un nuovo primato alla Confederazione; la Valle dell’oro mondiale visto che quattro delle
sei più importanti fonderie aurifere del pianeta sono
tra l’arco giurassiano e il Ticino.
e.r.b.
La ricetta
giapponese
per battere
la recessione
Ad un anno di distanza
dal suo lancio, Abenomics,
la politica economica rivoluzionaria introdotta dal
primo ministro giapponese,
Shinzo Abe, ha prodotto alcuni risultati positivi: per 4
trimestri il tasso di crescita
nominale è stato positivo ed
i salari delle grosse imprese
sono cresciuti, in parte grazie ai buoni di produzione
ed agli straordinari. Tuttavia
siamo ancora molto, molto
lontani da una vera ripresa
economica ed infatti gli
economisti non sono convinti che Abenomics abbia
innestato un circolo virtuoso in grado di trascinare
l’economia giapponese fuori della deflazione. Innanzitutto, la domanda interna
rimane troppo debole. Sebbene l’inflazione sia salita al
1,4 per cento, quindi in linea con quella americana
(1,6) e tedesca (1,2), gran
parte dell’aumento dei
prezzi non è legato alla ripresa dei consumi, ma alla
perdita di valore d’acquisto
dello yen. Ecco spiegato il
motivo per cui il
prezzo dei beni
durevoli, ad
esempio i televisori sia sceso del
13 per cento in
America e
dell’8 in Germania mentre è salito
del 3 per
cento in
Giappone.
Ancora più scetticismo
sta generando la decisione
del primo ministro di aumentare l’imposta sui consumi dal 5 all’8 per cento ben al di sotto della media
dei paesi dell’Ocse, si badi
bene, ma possibilmente al
disopra delle possibilità di
una popolazione che da diverse decadi convive con
recessione e deflazione. Il
pericolo è che la tassa produca una contrazione ulteriore della domanda, come
avvenne nel 1997 quando fu
aumentata dal 3 al 5 per
cento, una manovra che da
sola innescò una spirale recessiva. Naturalmente l’obbiettivo di Shinzo Abe è utilizzare il gettito fiscale prodotto dall’aumento dell’imposta per ridurre il debito
pubblico, pari al 200 per
cento del Pil, ed indebolire
lo Yen. E la domanda che
tutti si pongono è la seguente: funzionerà?
Per ora la tassa, che entrerà in vigore il 1 aprile, ha
spinto alcuni ad anticipare
grossi acquisti e molti altri
ad investire in lingotti d’oro,
una decisione chiaramente
dettata dal timore che la
manovra non funzioni. Nonostante lo scorso anno il
prezzo dell’oro sia sceso del
28 per cento, ponendo fine
ad un ciclo ascendente durato 12 anni, e sebbene la
domanda giapponese sia
troppo debole per influire
sul prezzo del metallo giallo, psicologicamente l’oro è
ancora considerato la migliore protezione contro recessione, deflazione ed inflazione, tre pericoli impellenti qualora Abenomics
fallisse.
La nipponica Mao Asada
campionessa del mondo
Svizzeri di Bundesliga
avanti a suon di reti
La nipponica Mao Asada ha vinto la
medaglia d’oro ai campionati del mondo di pattinaggio artistico “in casa” a
Saitama. Seconda si è classificata la
russa Yulia Lipnitskaya, mentre il bronzo è andato all’azzurra Kostner.
Shaqiri, Drmic e Mehmedi stanno attraversando un buon momento di forma in Bundesliga, dove sono andati in
rete nel 3-3 del Bayern contro l’Hoffenheim e nel 3-2 della sfida incrociata vinta dal Freiburg sul Norimberga
losport
domenica 30 marzo
16.25 RAI1
F1: Gp di Malesia
giovedì 3 aprile
20.50 LA2
Calcio: Basilea-Valencia
L’olandese Stef Clement
s’impone al “Catalogna”
Tutto facile per i Tigers,
mentre Massagno va ko
Prestazioni molto vicine
nei test dell’endurance
martedì 1 aprile
20.20 LA2
Calcio: Barcellona-Atletico M.
sabato 5 aprile
13.30 LA2
Tennis: Svizzera-Kazakhstan
mercoledì 2 aprile
20.20 LA2
Calcio:quarti champions league
sabato 5 aprile
20.00 LA2
hockey:playoff.Semifinali
L’olandese Stef Clement ha vinto in
solitaria la penultima tappa del Giro di
Catalogna. Sul traguardo di Vilanova y
Geltrù ha preceduto di 3”il francese
Rudy Molard. Joaquìn Rodriguez resta
leader in generale davanti a Contador.
Impegnati contro il Monthey nel massimo campionato di basket, i Tigers di
Lugano non hanno incontrato ostacoli,
imponendosi con un netto 89-71. Sonora sconfitta, invece, per Massagno
contro Ginevra (108-69).
Prestazioni molto simili tra le vetture più attese
hanno caratterizzato i primi test in vista del
Mondiale endurance che scatterà da Silverstone il 20 aprile. Al Paul Ricard, Audi, Toyota e la
rientrante Porsche (foto) si sono scambiate la
leadership a più riprese durante le 5 sessioni.
Domenica
30 marzo 2014
La tendenza
IL PODIO
DELLE QUALIFICHE
Anche in Malesia
la Mercedes l’ha
fatta da padrona
con Hamilton e
Rosberg.
A dividere i due ci
ha pensato il
campione del
Mondo,
Sebastian Vettel
Imparare l’arte
di “volare”
con lo skate
A PAGINA 31
Reuters
FUORI
CAMPO
PIERLUIGI
TAMI
È un marzo
incredibile
per il calcio
europeo
È un mese di marzo decisamente strano per il calcio internazionale. Ancora c’è la neve e
già vediamo alcune squadre festeggiare il titolo nazionale. E anche in campionati importanti
come la Bundesliga tedesca, oltre al torneo austriaco dominato
dal Salisburgo e quello scozzese
dove ha trionfato il Celtic Glasgow. Una situazione che ha
quasi dell’incredibile.
Ci si chiede quindi cosa sta
dietro a successi tanto prematuri
e, come spesso accade nel calcio,
non c’è un solo perché. Ci sono
diverse spiegazioni. Il primo
spunto d’analisi è legato alle società, che sono ai vertici in tutti i
sensi. Ad esempio, il Bayern gode di un grande potere economico, che ha però saputo trasformare anche in strapotere tecnico. Cosa che nel calcio
non è risultato
di un’equazione matematica, visto che gli
esempi di squadre con grandi
risorse, ma senza
risultati non mancano. I bavaresi,
invece, sono
uno dei club più
sani nella gestione e tecnicamente più forti d’Europa, forse
del mondo. E questo è legato ad
una linea e ad una filosofia molto chiare, che ha portato a Monaco l’allenatore che faceva il
miglior calcio e giocatori che
non sono magari i più ambiti sul
mercato, ma che sono giovani e
hanno grandi prospettive. Penso
a Xavi Martinez, Thiago Alcantara, allo stesso Shaqiri o Thomas
Müller, Mario Götze e Robert Lewandowski.
Situazione simile a Salisburgo, dove il club del magnate Dietrich Mateschitz - che sponsorizza con la sua bibita molti sport,
due team di Formula1 compresi
- ha sì molti soldi, ma li ha anche
spesi con attenzione. Passo dopo
passo, anche perché l’attrattività
del campionato austriaco per i
top-players non è elevatissima.
Attraverso strutture di prim’ordine e un lavoro attento, però, il
Salisburgo è arrivato a dominare
il torneo in Austria e a ben figurare anche in Europa League,
strapazzando l’Ajax e uscendo
poi contro il Basilea dopo una
doppia sfida comunque ben giocata.
E contro un’altra realtà molto
solida nel calcio europeo, perché
il Basilea da anni domina la Super League e, se questa stagione
si ritrova con il fiato del Grasshopper sul collo, è pur sempre
ancora lanciato in corsa in campionato (è in testa) Coppa svizzera (in finale) e, appunto, in Europa League. Un club, quello renano, anch’esso con basi strutturali estremamente collaudate.
Così come, e non è certo un caso, la Juventus che si prepara a
festeggiare nella Serie A italiana.
La Formula1
La Mercedes
si
ripete
a
Il Kloten ingrana la seconda
nella serie di semifinale contro il
Friborgo e lo Zurigo risponde immediatamente presente riportando subito in parità la sfida contro
il Ginevra Servette. In gara-2 ieri,
sabato, i Flyers si sono imposti
all’over time per 3-2 sul Gottéron
(2-0 nella serie), mentre i Lions
sono andati a vincere 5-3 sul
ghiaccio delle Vernets (serie
sull’1-1).
A caratterizzare piuttosto a
lungo la sfida della Kolping Arena
è il gol in apertura di Tristan Vauclair, che permette al Friborgo di
iniziare al meglio gara-2. A cavallo di metà partita, però, ecco riemergere di potenza il Kloten, che
prima agguanta il pareggio con
Santala (assist di Gerber!) e poi,
sugli sviluppi di una situazione di
superiorità numerica, passa a
condurre grazie al punto di Bieber. Il Gottéron incassa il colpo,
ma trova la forza per reagire, grazie a Christian Dubé che - alla
prima vera occasione del terzo
periodo, insacca il gol del 2-2 che
porta tutti all’over time. Un supplementare che offre da subito
forti emozioni e che viene risolto
poco dopo il quinto minuto,
quando Stancescu lancia gli aviatori sul 2-0 nella serie con un tiro
imparabile sotto la traversa di
Conz.
Partita di grande intensità anche alle Vernets, con continui ribaltamenti di fronte sul ghiaccio e
nel risultato. Botta e risposta nella
seconda metà del terzo d’apertura, con Vukovic che risponde
quasi immediatamente al punto
d’apertura dello zurighese Bastl.
Quando poi a 27 secondi dalla
prima sirena Keller realizza il 2-1
per gli ospiti, il Ginevra sembra
incassare il colpo, soprattutto
perché in avvio di secondo tempo
lo stesso Keller porta a due le lun-
La pioggia non ferma Hamilton
che in Malesia conferma la pole
LEWIS
HAMILTON
L’inglese della
Mercedes ha
conquistato a
Sepang la
seconda
partenza al
palo di fila. Per
completare
l’opera manca
ora solo la
vittoria in gara
Reuters
iprotagonisti
Vettel
Toh! Riecco il campione del mondo,
che dopo molti problemi si ritrova in
prima fila.
Rosberg
Il vincitore in Australia si dimostra
competitivo anche
sotto la pioggia della Malesia.
Alonso
L’asturiano della
Ferrari cerca il miglior “setup” per
lottare con le migliori monoposto.
Ricciardo
Dopo la squalifica
in Australia, dove
era arrivato secondo, cerca la personale rivincita.
progressi fatti, visto che è soprattutto l’affidabilità ad essere ancora il problema da risolvere. “È stato bello provare nuove sensazioni con la macchina in condizioni
da bagnato - ha sottolineato Vettel -. Forse era possibile anche
andare un po’ più veloce, ma siamo soddisfatti, mi è piaciuto il
duello con Hamilton, ma vorrei
aver avuto un altro tentativo a disposizione. Parto dalla parte giusta della pista e vedremo come
andrà la partenza, ma siamo contenti del risultato”.
Alle sue spalle si è piazzato il
SUGLISPALTI
MASSIMO SCHIRA
DUE PESI E DUE MISURE
M
ghezze di margine per i Lions. Ma
i conti con la squadra di McSorley
si fanno alla fine e con grande caparbietà, sempre nel periodo
centrale, il Servette rimette la partita sui binari della parità con Petrell e Picard a metterci fisico e ge-
NOSTRO SERVIZIO
Sepang
La Mercedes si ripete a Sepang. La scuderia tedesca aveva
già dimostrato in Australia di avere a disposizione una nuova monoposto più sviluppata rispetto
alla concorrenza, cogliendo la
pole position con Lewis Hamilton e la vittoria in gara con Nico
Rosberg. In Malesia, ieri, sabato,
la musica non è cambiata, anche
se le prove sono state condizionate dalla pioggia, con il britannico che ha agguantato la seconda
partenza al palo della stagione di
Formula 1. “È incredibile come
abbia piovuto prima delle qualifiche, è stata una sessione complicata per tutti e alla fine era quasi
impossibile vedere - ha dichiarato Hamilton -. Non si riusciva a
capire nemmeno dove erano le
curve, eravamo tutti troppo vicini. L’ultimo giro è stato terrificante, ma per fortuna sono riuscito a
chiuderlo. Quest’anno mi sento
molto più a mio agio, al massimo
delle mie prestazioni, e posso ancora migliorare. Ora aspetto di
vedere come ci si sente a gestire
in gara vetture come queste”.
A scompaginare il dominio
Mercedes ci ha pensato il campione del Mondo, Sebastian Vettel che, dopo la delusione patita a
Melbourne, è tornato a ruggire,
facendo segnare il secondo tempo. La Red Bull sembra aver trovato in poco tempo la soluzione
per far funzionare in qualifica la
vettura, anche se è solo la gara
che può dare la conferma dei
Il Kloten ingrana la seconda
e lo Zurigo risponde presente
I Flyers inguaiano il Friborgo, Lions ok a Ginevra
Reuters
MASSIMO MORO
15
L’hockey
ancano tre secondi alla fine di gara-7 tra Zurigo Lions
e Losanna quando il losannese Déruns abbatte con
un violento impatto lo zurighese Bärtschi, che finisce
con la testa contro la balaustra, rischiando davvero grosso, ma
per fortuna senza conseguenze. Cinque minuti, più penalità di
partita: lampante! A fine partita, tutti attendono la notizia dell’apertura di una procedura disciplinare contro Déruns. Interviene invece il capo (uscente) degli arbitri, Reto Bertolotti, che
sentenzia: “Non è successo niente di drammatico, la penalità
sancita in pista è sufficiente”. Ma, come? Se Bärtchi si fosse rotto l’osso del collo ci sarebbero state ulteriori sanzioni e, invece,
visto che la fortuna lo ha assistito, non ce ne saranno? E, infatti,
contrariamente a quanto sbandierato dal buon Bertolotti, il
giudice unico Reto Steinmann ha ben presto aperto un dossier
per “violazione della regola 523 della Iihf; check da dietro”. Ora,
che l’universo arbitrale svizzero non stia attraversando il suo
periodo più illuminato è cosa nota, ma l’adozione di due pesi e
due misure stavolta appare clamorosa.
leader del Mondiale con l’altra
Mercedes, Nico Rosberg, che ha
avuto la meglio sulla Ferrari di
Fernando Alonso che, come la
Red Bull, ha dato segni di progresso. “Probabilmente c'è ancora qualche problema di convergenza. Per la gara possiamo però
lottare per il podio - ha detto
Alonso -, perché Mercedes a parte (anche nelle libere ha dimostrato di essere un secondo davanti a tutti), gli altri non sono irraggiungibili”.
Continua invece ad annaspare la Sauber che, anche a Sepang,
non è andata oltre la dodicesima
posizione con Esteban Gutierrez,
mentre Adrian Sutil ha chiuso le
qualifiche addirittura al diciottesimo posto. “Non ci sono purtroppo stati progressi in queste
qualifiche - ha affermato Sutil -.
La vettura è difficile da controllare e in queste condizione diventa
impossibile riuscire a guidare in
modo corretto”. La C33 della scuderia elvetica non è partita certamente nel migliore dei modi, anche se la casa di Hinwil sembra
intenzionata, già a partire da Barcellona, a testare una nuova scocca che dovrebbe alleggerire il peso della monoposto. Uno sviluppo che potrebbe però durare più
del previsto, visto che i primi veri
progressi si potrebbero vedere
solo a partire dalla decima gara,
in programma in Ungheria.
L’unica nota positiva è che i finanziamenti non sembrano
mancare.
[email protected]
nerosità. È però scritto che sarebbe stata la serata di un ex. E infatti
è ancora Ryan Keller che realizza
il personale hat trick con il punto
del 4-3 che, di fatto, decide il
match, mentre il 5-3 finale in doppia superiorità numerica è di Ro-
man Wick.
Nei playout, infine, secondo
successo per il Rapperswil sul
Bienne (3-2), con i Lakers ora
avanti per 2-1 nella serie che decide chi andrà a sfidare la miglior
squadra di B.
m.s.
LaNhl
Diaz e Josi
vanno a punti
ma perdono
Rossocrociati a punti nella
notte nordamericana in National
Hockey League, con il primo gol in
maglia New York Rangers per Raphael Diaz e l’assist numero 23 in
stagione per Roman Josi con Nashville. Entrambi, però, sconfitti, rispettivamente 4-3 contro Calgary
e 7-3 contro Dallas. Battuta d’arresto anche per Jonas Hiller e Anaheim, che - dopo aver staccato il
biglietto per i playoff - perdono all’over time 4-3 contro Edmonton.
Non brillantissima la prova di Hiller,
che ha respinto 19 dei 23 tiri contro la sua porta, mentre il suo omologo degli Oilers, Ben Scrivens, di
tiri ne ha ricevuti in totale ben 51!
Ottimo affare, per contro,
quello realizzato da Mark Streit e
compagni a Philadelphia che, grazie al successo per 4-2 contro Toronto, si avvicinano alla qualifica
per la fase decisiva della stagione.
Ai playoff, di certo, ci saranno invece Sidney Crosby e i Pittsburgh
Penguins, visto che la vittoria per
2-1 contro Columbus vale la certezza matematica dell’accesso al
post season. A livello individuale, lo
stesso Crosby continua a macinare
punti: ora sono 97 in totale in 74
partite, di cui 34 gol.
m.s.
PLÜSS E COMPAGNI IN RITARDO
Il capitano e Top Scorer del
Friborgo, Benny Plüss dovrà
guidare i suoi alla rimonta dopo il
2-0 nella serie ottenuto dal Kloten
Il calcio
La pallavolo
Sette minuti pirotecnici nel derby
Il trofeo nazionale a sorpresa nelle mani dei glaronesi
“Dragoni” senza fuoco
Lugano-Locarno finisce sul 2-2, pari anche del Chiasso e la coppa va al Näfels
Pari nel derby tra Lugano e
Locarno, pari in extremis del
Chiasso a Winterthur. Le ticinesi
di Challenge League ieri, sabato,
hanno portato a casa un punto
ciascuna, muovendo dunque
un pochino la classifica, soprattutto ai piani bassi, dove
navigano bianchi e rossoblù.
Non c’è certo tempo di
annoiarsi nel primo tempo di
Cornaredo. Il Locarno è la
squadra più attiva in avvio di
confronto, ma a portarsi in vantaggio è il Lugano. Bottani conquista una punizione interessante al limite dell’area con un bel
dribbling, si incarica della battuta e sorprende Pelloni con una
conclusione beffarda. È il diciassettesimo minuto. Due giri d’orologio e il Locarno è già in parità,
grazie ad un preciso assist di
Maggetti, che pesca Zarkovic
proprio a due passi dalla porta di
Russo. Altri due minuti d’attesa
ed ecco un altro colpo di scena:
l’arbitro Schärer giudica falloso
l’intervento del luganese Basic
su Buess e indica il dischetto del
rigore. Batte Pacarizi che porta avanti i
bianchi,
malgrado Russo sfiori la sua conclusione dagli 11 metri. I sette
minuti pazzi del derby si chiudono al 24’, quando Bicvic - scelto
da Maccoppi al posto dell’acciaccato Hassell - interviene dura-
UN PAREGGIO SPETTACOLARE
Quattro reti, un rigore e un’esplusione
hanno reso piacevole il derby di
Cornaredo per i 1972 spettatori
Ti-Press
Reuters
IN
TELE
VISIONE
mente su Borghese e si becca il
cartellino rosso.
Con l’uomo in più è soprattutto Lugano nella ripresa, con il
logico e meritato punto del 2-2
che arriva a cavallo dell’ora di
gioco grazie ad Everton, che si
beve letteralmente tutta la retroguardia locarnese. Ritrovato
l’equilibrio, i bianconeri di Bordoli provano anche a vincere, ma
la bravura di Pelloni e un po’ di
imperizia degli attaccanti concedono un “punticino” agli ospiti.
Buon primo tempo anche
per il Chiasso, che non mostra alla Schützenwiese di meritare i 17
punti di ritardo sul Winterthur,
giocando almeno alla pari rispetto agli avversari. Peccato che il
vantaggio dei padroni di casa, al
57’ tolga un po’ di energie ai rossoblù, che faticano a farsi rivedere dalle parti di Studer, perché
quando tornano a spingere, gli
uomini di Zambrotta dimostrano
di avere le carte in regola. E trovano il pareggio nei minuti di recupero grazie ad Adailton.
m.s.
Nello sport capita che la
squadra capace di dominare in
lungo e in largo incappi in una
giornata negativa. Specie quando in palio c’è la coppa nazionale. Per conferme, chiedere ai
“Dragoni” di Lugano che ieri, sabato, nella finale
di coppa svizzera a Berna contro il Näfels proprio non hanno
trovato il fuoco
che
normalmente caratterizza le loro prestazioni. E, così,
a sorpresa i glaronesi portano a
casa il trofeo in
quattro set (3-1,
26-24, 28-26, 14- Ti-Press
25, 25-19).
Il primo equilibratissimo set
ha mostrato un Näfels capace di
mantenere alta la concentrazione ad ogni scambio, fatto che ha
probabilmente disorientato un
po’ la compagine di Mario Motta, che non ha saputo reagire al
punto del vantaggio dei glaronesi, che hanno conquistato senza
colpo ferire anche la seconda
frazione. Il tentativo di reazione
luganese si vede
nel terzo set, che
Banderò e compagni riescono a
conquistare.
Troppi errori e
un Näfels in
grande giornata
non permettono
però di completare la grande rimonta.
Finale
di
coppa anche in
campo femminile, con le zurighesi del Volero
che hanno fatto un sol boccone
delle ragazze del Neuchâtel, battute con un secco 3-0 (25-18, 2513, 25-11). Per la formazione zurighese è il nono trofeo consecutivo.
m.s.
LASCOPERTA
ILSESSO
LEDONNE
UN IMPEGNO
DI 10MILA ORE
GARANTISCE
IL SUCCESSO
HANNO 30 ANNI,
MA NON VOGLIONO
NÉ UN MARITO
NÉ BAMBINI
È COLPA NOSTRA?
ABBIAMO DUE FIGLI
UNO È GAY
L’ALTRA È LESBICA
A PAGINA 27
A PAGINA 29
ROSSI A PAGINA 30
traparentesi
Animalia
30 marzo 2014
ilcaffè
Così si accoglie
un cucciolo
in famiglia
PASSIONI | BENESSERE | SPORT
PAUSA CAFFÈ
BOLTRI A PAGINA 20
Touchscreen
o bracciale.
La parola
d’ordine è
“self-tracking”.
L’ultima
frontiera
dei gadget
tecnologici
Mliestuue ra
emozioni
S
CAROLINA CENNI
tile di vita frenetico, poco tempo libero, problemi a catinelle, necessità di ottimizzare la giornata e stress
alle stelle. Chi non si riconosce in
questa definizione? E proprio perché siamo in molti ad essere sulla
stessa barca, ecco che il mercato
della tecnologia punta su di noi.
Come? Facendoci fare una delle
cose che sappiamo fare meglio.
segue a pagina 18
E
NOSTRO SERVIZIO
PERCOMINCIARE
PATRIZIA GUENZI
LA FELICITÀ DEL QUOKKA
T
utti pazzi per il quokka. È l’animale più felice del mondo e a guardarlo, un musetto simpatico, impertinente e
curioso, si capisce il perché. È anche tutto sommato un
esserino ecologico: non mangia carne e ricicla parte dei suoi
prodotti di scarto. Fossimo tutti così! Il quokka è un marsupiale, erbivoro, originario di un piccolo angolo del sud-ovest
dell'Australia che sembra avere il sorriso stampato sul muso.
Attualmente è indicato come “vulnerabile”, secondo la Lista
Rossa delle specie minacciate di estinzione. Ha una vaporosa pelliccia color grigio-marrone, piccole e soffici orecchie
arrotondate, una coda lunga e arti posteriori più corti rispetto alle altre specie di marsupiali, pesa dai 2,5 ai 5 chili. Una
sorta di piccolo canguro, anche se le sue divertenti espressioni lo rendono molto più simpatico. Socievole e amichevole, si lascia avvicinare facilmente. E proprio questo suo essere espansivo a volte gli arreca danno. Mangiare cibi “umani”
per lui è pericoloso. Inoltre, frequentando troppo i duezampe potrebbe pure perdere il sorriso.
Fotografa
il logo
del Caffè
e vinci
un giorno
a Europa-Park
a pagina 20
bbene sì l’ultima frontiera della
medicina sono le applicazioni
pronte a prendersi cura di noi. Ci
permettono di sentirci coccolati e,
soprattutto, controllati. Ed eccole,
infatti, in bella mostra sugli schermi dei nostri smartphone. Una di
queste, tutta rossocrociata, è “360°
Healthmanager” lanciata da Medgate, in collaborazione con Swisscom. Per una salute a portata di
touch in tutta la Svizzera. L’app
“360° Healthmanager” offre agli
utenti un accesso all’assistenza
medica.
segue a pagina 19
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
19
tra
Frequenza
della respirazione
parentesi
Variabilità
della frequenza cardiaca
Movimento
LA TECNOLOGIA
Col touchscreen
o con un braccialetto.
La parola d’ordine
è “self-tracking”. L’ultima
frontiera dei gadget
I nuovi “devices” raccolgono gli input inviati dal nostro corpo
per comunicarci, in qualsiasi momento e ovunque siamo,
il nostro livello di salute e gli eventuali rimedi da adottare
per correre ai ripari. Un’osservazione costante giorno e notte
3
RACCOLTA
2
RACCOLTA
DATI
DATI
Stress
Impulso
del volume
di sangue
basato
principalmente
sulla variabilità
della frequenza cardiaca
a segnali Gsr
misura il flusso
di ossigeno che passa
attraverso le vene
Le App
Il gadget
Il progetto più innovativo è quello
messo a punto dalla startup
italiana “Empatica”. Si tratta di un
bracciale simile a quelli utilizzati in
ambito sportivo. Questo, invece,
misura il livello di stress. E lo fa
attraverso la interpolazione di
diversi dati: battito cardiaco,
variazione, conduttività della pelle
e temperatura corporea.
Riflesso
galvanico
della pelle (Gsr)
misura la conduttività
della pelle attraverso
due elettrodi
Eccitazione
basato
principalmente
sui segnali Gsr
e reticoli
della frequenza cardiaca
Temperatura
misura
la temperatura
della pelle
con un sensore laser
1
RACCOLTA
DATI
Ricerca
in corso
Accelerometri
eseguiamo
gli esperimenti
in corso sui vari stati,
quale la noia,
il rilassamento,
il dolore, migliorando
nel frattempo i nostri
modelli attuali
misurano
il movimento
su 3 assi
Auto-monitoraggio,
così misuro emozioni
e quantità di stress
Uno smartphone per il check up medico e...
CAROLINA CENNI
S
tile di vita frenetico, poco tempo libero, problemi a iosa, bisogno di ottimizzare la giornata e stress a mille.
Chi non si riconosce in questa descrizione? Ma niente paura. La tecnologia, che ha già intravisto il business, ci viene incontro. Come? Facendoci fare una delle cose che
sappiamo fare meglio. Appoggiare un dito sullo
schermo dello smartphone oppure allacciare un
bracciale intorno al polso. Un’applicazione, poi,
raccoglierà i dati inviati dal nostro corpo che ci diranno, ovunque ci troviamo e a qualsiasi ora, qual
è il livello di stress e quali i rimedi immediati da
adottare.
Eccola l'ultima frontiera del self-tracking, ovvero dell’auto-monitoraggio. Il futuro della medicina è fatto di macchine che aiuteranno gli uomini
a stare meglio. Secondo alcune previsioni, presto
le diagnosi saranno fatte da computer e da robot.
Saranno veloci e accurate. Un certo numero di
professionisti non servirà più. Al loro posto la tecnologia più spinta e futuristica.
Il fenomeno dell’auto monitoraggio non è
niente di nuovo e si inserisce in quello che negli
Stati Uniti prende il nome di “quantified-self”, ossia un insieme di indicatori che aiutano a migliorare le proprie prestazioni. Nello sport è uso comune, non certo una novità. Braccialetti o cinturini che misurano durante l’arco della giornata i nostri movimenti, indicando le calorie bruciate, la
quantità e la qualità del sonno, sono ormai gadget
altamente diffusi. Ma un conto è tenere traccia del
movimento che facciamo, grazie ad un accelerometro, tutt'altro discorso è misurare il livello di
stress. Lo stress, infatti, può essere misurato grazie
a quattro parametri: il battito cardiaco e la sua va-
riazione, la conduttività della pelle e la temperatura corporea. La tecnologia per misurare questi parametri esiste, ma per ora si trova solamente nelle
cliniche o negli ospedali. Da qui l'idea di un braccialetto, simile a quelli tanto di moda che misurano le calorie perse, che monitori lo stress e trasmetta i dati a smartphone, tablet o computer.
L’uso dello smartphone o di un sito web come
terapia antistress sembra la moda del momento.
Tant’è che spuntano come funghi start-up che fiutato l’affare si spingono in questa direzione. L’ha
capito persino la giornalista-imprenditrice Arianna Huffington, direttrice dell'Huffington Post Media Group, una che di business se ne intende. Ha
lanciato l’app “Gps for the Soul”, ovvero "bussola
per l'anima", uno strumento per tenere sotto con-
Presto le diagnosi
potranno venir fatte
da computer e robot
trollo le emozioni negative. Sviluppata in collaborazione con i ricercatori di Hearthmath, l’applicazione misura il battito cardiaco e le sue variazioni,
ricavandone, con un algoritmo, il nostro indice di
auspicato benessere. Ma l’esperimento della Huffington non è isolato. Empatica è una start-up che
si occupa di misurare le emozioni delle persone
attraverso sensori elettronici. Tutto è partito dal
campo dell’affective computing, un ramo scientifico che si occupa di realizzare macchine in grado
di riconoscere, elaborare ed esprimere le emozioni umane. Empatica punta ad aiutare le persone a
stare meglio fisicamente. L’azienda fornisce un
bracciale che misura i parametri fisiologici dell’individuo. Questi dati sono poi inviati al suo
smartphone e successivamente ad una dashbo-
Milioni di persone
soffrono di ansia, stress
e depressione in modo
più o meno grave. Come
fare per monitorare
questi disturbi, anche
quando il “paziente”
non è dal medico?
Tra le soluzioni,
un bracciale
e un’applicazione
VIARY
Chiede ai pazienti in cura
per la depressione di
annotare quello che fanno nei
vari momenti della giornata
MEQUILIBRIUM
Piattaforma per il coaching
psicologico online che si
avvia risolvendo un test
della personalità
STRESS DOCTOR
Riduce lo stress usando
tecniche naturali basate
sul rilevamento
della frequenza cardiaca
Media Markt Nuovo app store ticinese
Per fare il pieno di Appcessories
ACCELEROMETRO
UP è il braccialetto
di Jawbone per misurare
l’attività fisica con un
accelerometro. Disponibile
in diversi colori e misure.
Ha avuto un gran
successo
CONNESSO ALLA BILANCIA
FitBit è stato il primo
braccialetto di grande diffusione
pensato per un uso familiare.
Collegato wi-fi con
una bilancia e un’app
cui inviare
i dati da elaborare
ard online. Così facendo viene misurato il livello
di stress: come, quando, dove e quanto la persona, durante la giornata, va incontro a momenti di
tensione. Un team di esperti formato da psicologi
e psichiatri, analizza questi dati e dà consigli
pratici per migliorare lo stile di vita. E lo stress si
abbassa sul serio, provare per credere. In questo
modo persino il medico può monitorare lo stato
del suo paziente a distanza, il paziente starà meglio e non si ammalerà. La società non andrà incontro alle enormi spese mediche per curare
malattie legate allo stress e non perderà la produttività del lavoratore. Insomma, un circolo
virtuoso importante che val la pena sostenere.
Ma ci sono anche app come “Azumio” o
“Viary”. Quest’ultima chiede ai pazienti in cura
La diagnosi
GPS FOR THE SOUL
Tiene sotto controllo le
emozioni negative. Misura il
battito cardiaco ricavandone
il nostro indice di benessere
Dipende da come pigiamo
i tasti, dal tono di voce,
dal numero di messaggi
per la depressione di annotare quello che fanno
nei vari momenti della giornata. “Mequilibrium”, invece, è una piattaforma web per il coaching psicologico online che si avvia risolvendo
un test della personalità che divide il mondo in
cinque categorie rispetto allo stress. Infine il
progetto “Ginger.io”, promosso da un gruppo di
ricercatori del Mit e disponibile solo su Android, calcola il nostro livello di stress a dipendenza di come ci comportiamo con il nostro
smartphone. Ovvero, in base a quanto rapidamente digitiamo i tasti, il tono di voce che usiamo, il numero di messaggi ai quali rispondiamo,… Insomma, un altro Grande Fratello.
[email protected]
Q@simplypeperosa
Settantadue metri quadrati per l’Apple
Shop più grande della Svizzera, ciliegina
sulla torta per tutti gli appassionati dell’azienda di Cupertino. Il nuovo spazio Apple, presso Media Markt di Grancia, appena stato presentato al pubblico con un look completamente rinnovato, consentirà
agli esperti della mela di stare fianco a
fianco dei clienti per offrir loro una consulenza a 360 gradi su tutto l’assortimento.
Assortimento che vanta anche numerosi
“Appcessories”, termine usato in ambito
tecnologico per descrivere il connubio tra
le applicazioni e i dispositivi hardware a
supporto delle app. Qualche esempio? Bè
nell’ambito fitness e salute ecco i contapassi, gli activity tracker, i gadget per il
controllo della pressione o della glicemia,
le bialnce e i termometri. Come il bracciale
UP di Jawbone (vedi a sinistra) o le smart
body analyser, bilance di ultima generazione che tengono traccia del peso, della
massa corporea e della frequenza cardiaca collegandosi tramite wi-fi o Bluetooth a
iPhone, iPad o iPod touch.
E gli “Appcessories” svolgeranno un
ruolo sempre più importante per gli smartphone e il mondo delle applicazioni in generale. In futuro ci saranno sempre più
aziende che integreranno applicazioni mobili con accessori e dispositivi che renderanno sempre più interessante e indispensabile l’uso dei nostri smartphone e tablet.
In questo caso, per una forma smagliante.
SCOPO TERAPEUTICO
E2 è il braccialetto
di Empatica. Pensato per
fini terapeutici,
misura battito cardiaco,
conduttività
e temperatura
della pelle
La curiosità Grazie all’invenzione svizzera di Medgate l’assistenza sanitaria è garantita in qualsiasi momento
360°Healthmanager ci controlla 24 h 24
E
bbene sì l’ultima frontiera della medicina sono le applicazioni pronte a
prendersi cura di noi. Ci permettono
di sentirci coccolati e, soprattutto, controllati. Ed eccole, infatti, in bella mostra sugli
schermi dei nostri smartphone. Una di
queste, tutta rossocrociata, è “360° Healthmanager”, lanciata da Medgate, in collaborazione con Swisscom. Per
una salute a portata di touch in
tutta la Svizzera.
L’app “360° Healthmanager” offre agli utenti un accesso all’assistenza medica ovunque e in qualsiasi momento e
consente non solo di disporre
sempre del medico, ma di usufruire anche di tanti altri strumenti che facilitano all’utente
la gestione ottimale della propria salute.
L’app Medgate tiene conto
del fatto che i pazienti desiderano un’assistenza sanitaria di
alta qualità e al contempo semplice e comoda. Ecco perché consente al paziente,
ad esempio, di contattare in modo rapido il
centro di telemedicina per una consulenza.
Ma non solo. In caso di piccoli problemi
dermatologici o di oftalmologia, ad esempio, è persino possibile, durante una consulenza, inviare facilmente delle foto della
zona interessata. Per una vera visita, seppur a distanza. Inoltre, l’applicazione permette di fissare velocemente un appuntamento in un centro sanitario, nonché di
trovare un medico partner in una delle
I FARMACI
I pazienti possono ordinare
direttamente i farmaci
richiesti durante una
consulenza a distanza
maggiori reti sanitarie della Svizzera che
comprendono oltre 1200 specialisti. Per garantire un’assistenza ottimale ai pazienti di
Medgate anche in caso di emergenza medica, l’applicazione dispone anche di un tasto di emergenza che collega i pazienti direttamente al team medico, il quale all’occorrenza può chiamare anche l’ambulanza.
Con la funzione “farmaci”,
invece, i pazienti possono ordinare direttamente i medicinali richiesti durante una consultazione a distanza. Successivamente al colloquio con il
medico, le pasticche prescritte
saranno così inviate comodamente a casa da una farmacia
che offre questo servizio, o potranno venire ritirate in un determinato negozio. Dopo la
consulenza i medici concordano con il paziente un piano di
cura ad hoc e glielo inviano attraverso un sms o un’e-mail. In questo modo i pazienti possono disporre sempre di
un riassunto scritto del colloquio avuto con
il medico. Ancora una volta, tutto sempre a
portata di touch.
20
Nero
tra
l’abito
parentesi
animalia
Bianco
Il minidress con
manica trequarti
e gonna svolazzante
di Francesco
Scognamiglio.
Colorato
L’abitino corto di
Isabel Marant in pizzo
con cintuta bassa
e sottile appoggiata
sui fianchi.
È blu l’abito di
pizzo che si ferma
sotto il ginocchio
di Lanvin.
Abiti, tubini, gonne e camicette,
furoreggia l’intramontabile pizzo
LINDA D’ADDIO
S
e ne sono visti di tutti i generi e di tutti i
colori sfilare sulle passerelle della moda
primaverile. Dentelle, macramè, chantilly, sangallo, bianco, nero, ma anche colorato. È una grande tendenza di stagione, il
pizzo, in grado di creare con i trafori derivanti dal disegno e dalla base di tessuto quell’effetto vedo-non vedo che non trascende mai
oltre il limite, rimane delicato, raffinato e comunque sexy. Profusione di pizzi e merletti,
dunque, nelle nuove collezioni per lei, non
più appannaggi esclusivi del duo stilistico
Dolce&Gabbana per i suoi abiti ambientati
nella calda e assolata Sicilia. Nelle nuove collezioni sono in molti a puntare su questo tessuto, persino il re indiscusso del minimalismo, Giorgio Armani che per i suoi abiti da
sera lo abbina a tessuti e ricami preziosi.
Rimane un grande protagonista della collezione romantica e candida di Luisa Beccaria che abbina il sangallo e il macramè alla seta e al cotone nei suoi outfit delicati e leggeri.
Gonne e tubini dritti si alternano a vestiti con
gonne a giro, fatti di tramezzi in pizzo. La stilista utilizza il macramè per creare effetti di
Scrivete
Inviate le vostre domande al veterinario
del Caffè
[email protected]
Potete scrivergli anche entrando nella
pagina web del sito www.caffe.ch
cliccando sulla rubrica “Qua la zampa”
La domanda
trasparenza nei lunghi abiti, nei tubini e persino nei trench, dove si contrappone al raso.
È proprio lui, il pizzo, a fare tendenza.
Dopo anni e stagioni di trasparenze vince
nella lista dei tessuti più sensuali e conquista
stilisti e star. Retrò, romantico e glam, molte
protagoniste del mondo dello spettacolo e
del cinema lo hanno scelto per le loro apparizioni ufficiali. Ha indossato un vestito in
pizzo discreto e chic Selena Gomez. Ha pre-
Dopo anni e stagioni
di trasparenze, conquista
gli stilisti e fa tendenza
ferito un modello in pizzo nero stile retrò Léa
Seydoux. Sceglie il colore Miranda Kerr con il
suo abito in pizzo giallo.
Non più prerogativa esclusiva delle mise
serali e delle occasioni importanti, conquista, oltre agli abiti e alle gonne, tailleur, camicette, bluse e pantaloni per uno stile giornaliero insolito e nuovo. Diventa romantico
nell’interpretazione di Alberta Ferretti e Moschino. Minimale negli abiti da giorno di
Chanel e Burberry Prorsum. Sperimentale e
couture nelle mise di Francesco Scognami-
glio ed Erdem. Effetto lingerie nelle versioni
négligé sfilate sulla passerella di Stella
McCartney.
E anche se il bianco e il nero sono le tinte
che vanno per la maggiore non mancano le
variazioni sul tema che sposano il grande
trend di stagione ovvero le nuance delicate
dei pastelli. Preferiscono il bianco Chloé con
un modello alla caviglia, Chanel per la blusa
con collo coreana, Just Cavalli per il tailleur
con gonna corta e inserti tartan, Isabel Marant
per il minidress, John Richmond per il tubino
smanicato. Puntano sul nero Alberta Ferretti per l’abito sopra al ginocchio, Les Copains per la blusa a trapezio, Francesco
Scognamiglio per il minidress. Preferiscono il colore Michael Kors con il
dress cobalto, Lanvin con l’abito blu al
polpaccio, Roccobarocco con la blusa
rosa, Valentino con l’abito prugna.
Combinano due colori Stella McCartney
nella proposta gonna rossa e canotta lunga
bianca e Nina Ricci nella versione bicolor del
suo minidress, bianco e blu. C’è, poi, chi, come Erdem sposa in pieno il pizzo e propone
il total look bianco con giacchina, abito lungo, leggings e scarpe.
Total look
In pizzo bianco
per Erdem:
giacchina,
abito lungo
e scarpe.
Come non trasformare in dramma
l’arrivo di un cucciolo in famiglia
La risposta di Stefano Boltri
E
gregio dottore, nei
prossimi giorni dovrei
adottare un cucciolo di
circa tre mesi, rimasto fino ad
ora con la madre ed i fratelli in
quanto i proprietari hanno ritenuto
giusto una permanenza così lunga
nella loro casa.
Le scrivo perchè sempre più spesso sento parlare di cani poco gestibili e
con svariati problemi comportamentali; ultimo, il cane di un amico che distrugge sistematicamete ogni cosa durante l’assenza dei proprietari. Ora, le
chiedo qualche consiglio pratico per
non incappare in errori grossolani
che comporteranno una difficile convivenza in famiglia. È così difficile la
gestione di un cane che dovrebbe essere fonte di relax ed amicizia? L’
arrivo di un cucciolo in famiglia è senza dubbio un momento di festa, però questo nuovo
ospite potrebbe creare non pochi problemi se
non ben educato. L’ingresso in casa è un momento importantissimo, così come lo è il nostro atteggiamento iniziale. Un eccesso di attenzioni e un attaccamento smisurato sono nocivi per la formazione del carattere del nostro amico; infatti, lo svezzamento rappresenta un segnale ben chiaro di indipendenza che la madre lancia al
cucciolo e cioè che deve, pian piano, staccarsi da lei ed
iniziare a vivere con una certa indipendenza. Quindi una
volta entrato nella nuova famiglia si deve adottare lo
stesso atteggiamento e non invertire i messaggi positivi
fin qui ricevuti. Il cucciolo va abituato a vivere tranquillamente la separazione ed il distacco; ciò non deve essere
per forza di cose un trauma, anche in nostra presenza il
cucciolo deve “sentirsi” solo, non sempre al centro dell’attenzione in ogni momento della giornata. Deve imparare a rimanere nello spazio a lui riservato e non essere sempre inserito negli spazi degli “umani”.
Col passare dei giorni le nostre assenze da casa dovranno farsi sempre più prolungate. L’idea del nostro ritorno a casa, si instaura facilmente nel cucciolo se il proprietario è capace di non creare un collegamento tra l’uscita di
casa e una routine che ne preannuncia e ne esalta il momento. L’abitudine che deve apprendere è quella che dalla
porta il proprietario esce, ma soprattutto rientra. Tutto ciò
va fatto con semplicità e naturalezza, al fine di non generare stress e agitazione nel cucciolo.
La cosa più sbagliata sarebbe ricoprirlo di attenzioni,
coccole e carezze subito prima di uscire di casa. Un messaggio errato perché penserebbe: tante coccole uguale
tanta solitudine.
Un problema comune è quello di ritrovare al nostro
rientro in casa i bisogni del cucciolo sparsi un po’ ovunque. Se il cucciolo dimostra ansia quando pigliate le chiavi di casa o indossate il cappotto, ripetete il gesto più volte, senza però uscire davvero. Questi ed altri piccoli accorgimenti permetteranno sicuramente una convivenza
tranquilla e felice. Fotografa il logo del Caffè
e vinci un giorno a Europa-Park *
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* L’ingresso è valido per una famiglia (4 persone)
Camicia di jeans
44.90
S4-77111601
Shorts di jeans
39.90
S4-78430601
Da sinistra a destra:
Lui
YES OR NO:
T-SHIRT S4-77111201 24.90
SHORTS DI JEANS S4-77117501 49.90
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Lei
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FELPA S4-78413301 39.90
SHORTS DI JEANS S4-78430601 39.90
GILET DI JEANS S4-78431101 59.90
STIVALETTI S4-70721501 59.90
Lui
YES OR NO:
CAMICIA DI JEANS S4-77111601 44.90
CANOTTA S4-77111301 17.90
JEANS S4-77110001 59.90
BORSA S4-77142601 39.90
Lei
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TOP S4-78413801 29.90
SHORTS DI JEANS S4-78412501 39.90
GILET S4-78415901 39.90
ZAINO S4-78416501 39.90
STIVALETTI S4-70721501 59.90
COLLANA a più fili
AVANT PREMIÈRE 39.90
COLLANA AVANT PREMIÈRE 29.90
BRACCIALE colorato MADDISON 16.90
26
tra
parentesi
leauto
SULLE STRADE
DELLA VAL BEDRETTO
Con i muscoli
per scalare
i passi alpini
Un suv ideale per lo svago e la famiglia
ampi spazi, comododita e prestazioni
M
uscoloso e ben proporzionato il
Chevrolet Captiva si dimostra un
Suv ideale per il tempo libero e
per le esigenze delle famiglie, grazie anche alla disponibilità dei 7 posti. La scelta
di una motorizzazione, 4 cilindri turbodiesel due litri che sviluppa 184 cavalli, è
equilibrata per la struttura del Suv Chevrolet. Ad aumentare il comfort di guida
della versione meglio equipaggiata Ltz
optate per il cambio automatico a sei
rapporti e la possibilità di una selezione
manuale (+ 1900 franchi). Il Captiva è
riuscito anche nella scelta del sistema di
trazione integrale in grado di trasferirne
una parte alle ruote posteriori con estrema rapidità quando le condizioni lo richiedono.
Un veicolo ideale per una visita nell’affascinante regione del San Gottardo.
La tranquillità dell’innevata Ronco Bedretto è un ulteriore stimolo per trascorrere una giornata o un fine settimana rilassante, spostandosi in soli 90 minuti circa da Lugano. Una meta pratica nel cuore
della Svizzera da raggiungere percorrendo l’autostrada A2 fino all’uscita San Gottardo sud-Airolo. Proseguire in direzione
Valle Bedretto, per circa 9 km, fino al villaggio di Ronco Bedretto. Un’oasi a 1.500
metri, popolata da neanche cento persone,
ma che offre numerose opportunità anche
per chi adora camminare con le ciaspole
La scheda
Chevrolet Captiva 2.2
VCDi LTZ
Motore4 cilindri turbodiesel
Cilindrata (cc)
2231
Cambio
auto. a 6 rapporti
CV
184 CV
Coppia max. 400 a 1’750 g/min.
0-100 km/h (s)
10,1
Velocità massima (km/h)
191
Consumi (l/100 km)
8,5
Prezzo (vettura test)
46’400.–
su percorsi di
neve battuta
o effettuare
escursioni
con pelli di foca. Nel bagaSulla strada che porta a Ronco,
gliaio della Captiperla della Val Bedretto
va c’è posto per tutto. Se dovete riporre rapidamente all’interno un oggetto è sufficiente aprire il lunotto posteriore senza dover alzare il portellone. Tra
poche settimane Ronco Bedretto vi regalerà la possibilità di passeggiare lungo diversi sentieri segnalati, gite a cavallo o in
mountain bike.
Dopo tanto movimento potete fermarvi
per gustare dei piatti tipici di montagna ma
anche raffinati specialità della cucina italiana al Chalet Stella Alpina. Intimo e romantico è l’indirizzo giusto anche per riposare
in una delle 10 camere accoglienti. Nella
scaletta delle opportunità di visita potete
aggiungere anche il Museo e il forte del San
Gottardo, o percorrere i quattro passi più
BEDRETTO
alti della Svizzera e
ammirare il ghiacciaio Aletsch, uno dei più
alti d’Europa. Alla guida
della Captiva si apprezza
pure lo sterzo leggero che
facilita la padronanza del veicolo anche nei tratti stradali
stretti. Nelle manovre, in particolare di parcheggio, ad assistere il
conducente ci pensano i
sensori e la telecamera
posteriore. Quest’ultima è di serie, in coppia col navigatore
satellitare. Non appena s’innesta la
retromarcia, l’ampio schermo da 7
pollici collocato al
centro della plancia,
propone l’immagine
Superando la Nüfenen verso
proveniente “dall’oci panorami dell’Aletsch
chio” integrato nel portellone del bagagliaio.
s.p.
tragitto
92.9 km
LUGANO
Dinamica, sportiva, affascinante e tecnologica, disponibile a cinque e a tre porte, è spinta da un propulsore vivace e reattivo
EUGENIO SAPIA
C
on il suo propulsore in grado di sviluppare una potenza di ben 280 cavalli la
nuova Seat Leon Cupra – presentata di recente alla stampa internazionale e già in vendita anche
sul mercato svizzero – rappresenta il modello di serie più potente
in assoluto della storia della casa
automobilistica spagnola.
Prodotta nello stabilimento di
Martorell, a pochi chilometri da
Barcellona, questo nuovo modello è disponibile per la prima volta
con due varianti di carrozzeria (5
porte e sport coupé Sc con tre
porte), entrambe caratterizzate
dal peso ridotto (55 kg in meno rispetto alla versione precedente) e
da una struttura rigida che rendono la guida particolarmente
dinamica, oltre che sicura. Il
design della nuova Leon Cupra, grazie al nuovo frontale
con ampie prese d’aria, lo
spoiler sopra il lunotto e i due
terminali di scarico ovali lascia trasparire tutto il suo carattere deciso e sportivo, che
si ritrova anche nell’abitacolo.
Le sue prestazioni – come
abbiamo potuto appurare in
occasione di alcuni giri su circuito – sono davvero notevoli:
ottima la stabilità in curva, la
spinta garantita dai 350 Nm di
coppia massima e la precisione
dello sterzo progressivo che la
rende anche particolarmente
maneggevole. Il nuovo motore due litri a doppia iniezione è disponibile, oltre
che nella versione top da
280 cv, anche con “soli” 265
cv: un propulsore che risponde in modo vivace e reattivo ad ogni minimo input
dell’acceleratore e che consente
alla vettura di scattare da 0 a 100
km/h in soli 5,7 secondi, per rag-
La nuova Seat Leon Cupra
si riveste di grinta e potenza
giungere una velocità massima
(autolimitata) di 250 km/h.
Grazie alla regolazione dell’assetto, la guida si può personalizzare, scegliendo fra tre modalità predefinite (comfort, sport e
Cupra) ed una quarta modalità
che consente di modificare a proprio piacimento diversi parametri
(rigidità del telaio, cambio, ecc.).
Un’importante innovazione è
senz’altro rappresentata dal differenziale autobloccante anteriore
che garantisce, mediante un’omogenea distribuzione della trazione
su entrambe le ruote, maggiore tenuta in curva (anche a velocità
parecchio sostenuta) ed evita il
sottosterzo in fase di accelerazione. Anche il sistema di antipattinamento è personalizzabile in tre
Il suo carattere
deciso e sportivo,
che si ritrova
anche
nell’abitacolo,
da cui si può
gestire
anche
la modalità
di guida con
diversi parametri
Gliinterni
modalità: normale, disattivata
con programma sportivo e completamente disattivato. Per trasmettere la potenza del motore la
nuova Leon Cupra è dotata di un
cambio manuale a sei rapporti (di
serie) che permette innesti rapidi
e precisi; in alternativa è pure disponibile il cambio Dsg a doppia
frizione. Un cambio quest’ultimo
che favorisce la comodità nel traf-
fico di tutti giorni, ma che non delude assolutamente chi predilige
una guida più scattante. In base
ai dati forniti da Seat le prestazioni sportive di questa vettura
sono possibili con consumi di
carburante abbastanza contenuti, in particolare 6,4 litri (con
cambio Dsg) e 6,6 litri (con cambio manuale) ogni 100 km. Anche a livello di emissioni di Co2 i
valori si attestano a soli 149 e 154
grammi, ciò che segna un calo rispetto al modello precedente di
41 grammi al km. La nuova Seat
Leon Cupra può essere ordinata
da subito ad un prezzo base di
37’950 franchi.
IN
BREVE
La Volvo
Si chiama Estate la
Volvo a trazione
posteriore con
tecnologia del futuro
che avrà uno schermo
touch simile a quello
di un tablet. Sarà
ibrida: benzina 2.0
a quattro cilindri unito
ad uno elettrico per
una potenza totale
di 400 cavalli.
La VW
Il modello è
disponibile per
la prima volta
con due
varianti di
carrozzeria (5
porte e sport
coupé Sc con
tre porte)
Lalinea
Il propulsore risponde
in modo vivace e
reattivo ad ogni
minimo input
dell’acceleratore e
consente alla vettura
di scattare da 0 a 100
km/h in soli 5,7
secondi fino al
massimo di 259 km/h
Ilmotore
La nuova Golf
Sportsvan TDI
BlueMotion, con
motore da 110 Cv, si
accontenta di soli 3,6
litri di gasolio ogni
100 chilometri, con
emissioni di CO2 pari
ad appena 95 g/km.
Sarà in vendita
dall’estate
da 33’700 franchi.
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
27
tra
parentesi
l’hannofatto
Andre Agassi
Tennista suo malgrado,
ora a riposo. L’ha
raccontato anche in un libro di
come il padre lo abbia costretto
ad allenamenti durissimi. Ha
vinto 60 titoli Atp e 8 Slam.
Federica Pellegrini
Aly Raisman
Steffi Graf
La prima italiana a vincere
una medaglia d’oro nel
nuoto alle Olimpiadi del
2008, ha confessato di
aver iniziato ad allenarsi
controvoglia a soli 7 anni.
La ginnasta Usa,
campionessa
olimpica al corpo
libero, ha subìto
le “spinte” dei
genitori.
La tennista tedesca ha più
volte detto dei durissimi
allenamenti cui la
sottoponeva suo padre.
“Mi faceva allenare anche
in salotto”, ha raccontato.
LA SCOPERTA
La regola
del successo
sta tutta nell’impegno,
nello sforzo e nello
studio intenso
PATRIZIA GUENZI
L’iniziativa
È
la tesi del momento,
che in fondo un po’
tranquillizza tutti noi
mediocri. Più del talento vale l’esercizio.
Studiare, insistere, allenarsi.
Certo, bisogna applicarsi per almeno 10mila ore, su per giù 3
anni e mezzo, ma poi si sarà in
grado di giocare a golf con un
handicap inferiore allo zero, di
suonare il violino come Paganini, scrivere poesie al pari di Leopardi, cucinare come la star di
Masterchef Carlo Cracco. Ma,
anche, riuscire a star meglio con
se stessi, trovare un qualcosa di
più profondo nella propria vita
ed esprimerlo, attraverso un percorso di analisi e valorizzazione
della propria storia professionale e/o personale. Tutto ciò è possibile, ma richiede tempo, energie, forza di carattere, come spiega Roberto Alberio, ideatore e
fondatore di Corda Tesa (vedi articolo a destra).
Insomma, l’allenamento vale
molto di più di un’innata predisposizione. A sposare questa tesi
anche numerosi libri e saggi
usciti negli ultimi anni. Il primo
a dirlo, però, fu Anders Ericsson,
uno psicologo americano che
nel 1983 pubblicò uno studio
sulle abitudini di un gruppo di
violinisti. Tutti avevano iniziato
a 5 anni ed effettivamente, quindici anni dopo, i più bravi avevano suonato per una media di
10mila ore ciascuno, quelli meno bravi non superavano le 4mila ore. Quindi, se bastasse il puro
talento dopo 4mila ore qualcuno
di questi ragazzi sarebbe emerso. “Ma certo! Lo si vede bene
nei ragazzini con un alto potenziale cognitivo. Non basta partire avvantaggiati, devi anche impegnarti per raggiungere qualsiasi traguardo”, spiega Giovanni
Galli, psicologo, psicopedagogista, operatore di sostegno pedagogico per le scuole
elementari di Locarno.
D’altro canto, l’ha
dimostrato molto bene Albert Einstein, che
è riuscito a diventare
uno dei più grandi matematici di sempre
con un focus
ossessivo.
Puntava ad un unico
obiettivo, eliminando
ogni distrazione. Solo
così riuscì a formulare
la teoria della relatività generale, fra il 1912
e il 1915 la sua ossessione. Tre anni, ovvero
10mila ore di impegno, considerando le pause per mangiare e
dormire. “L’applicazione è fondamentale - ribadisce Galli -. Ma
soprattutto l’intenzionalità, voler davvero arrivare a un risultato, mirare a diventare bravo in
una data disciplina”. L’ennesima
conferma arriva dall’Ocse, che
ha rielaborato i dati dell’indagine Pisa 2012 approfondendo gli
aspetti dello studio della matematica. Anche qui, l’impegno
conta più del talento.
I migliori in ogni campo sono proprio coloro che dedicano
ore e ore a una pratica intenzio-
Su quella
“Corda tesa”
per superare
ogni difficoltà
V
Val più la passione del talento
10mila ore e sei bravo in tutto
nale, nel senso di un’attività mirata a raggiungere un obiettivo
alto rispetto all’attuale proprio livello di conoscenza. Celebre la
battura di Hemingway: il successo è 1 per cento ispirazione e 99
per cento sudore. Senza dimenticare l’allenamento mentale,
quella parte del training che
coinvolge solo la sfera psichica,
utile ad affrontare soprattutto
impegni sportivi.
Certo, non si tratta di negare
l’esistenza, e il valore, del talento, semmai di sfatarne, almeno
un po’, il mito. A favore di una
pratica, una pratica “giusta”. Non
solo professionalmente, sia chia-
ro, anche dal punto di vista personale. Per diventare più empatici, generosi, gentili, altruisti occorre impegno e applicazione.
A sperimentare la teoria delle 10mila ore ci ha provato l’americano Dan McLaughin, 34 anni.
Nel 2009 ha lasciato il suo lavoro
di fotografo e s’è dato al golf. Do-
po quattro anni e cinquemila ore
di pratica ora si dice arrivato a
metà strada, con un handicap a
4.1. Il suo obiettivo, ovviamente,
è di arrivare a un handicap inferiore allo zero. Sicuramente, a
questo punto, si spera in meno di
10mila ore. [email protected]
Q@PatriziaGuenzi
La testimonianza
“La tenacia serve più di due gambe buone”
S
ci sull’acqua e alpino, curling, nuoto,
vela, parapendio... e ora handbike a livello agonistico. Una vera forza della
natura, Cinzia Furrer, 44 anni, di Morbio Inferiore, paraplegica dalla nascita (nella foto). “Sono sempre stata un terremoto, sin
da piccola, quando ancora riuscivo a spostarmi con le stampelle - racconta -. Nel
mio caso, potrei dire che la tenacia mi è
servita più di due gambe buone”.
E non è cambiata granché crescendo.
Oggi, un lavoro a metà tempo in un ufficio,
“Sono cresciuta facendo
i conti con la mia disabilità.
Ma non ho mai mollato”
da sei anni costretta su una carrozzina,
nella negatività Cinzia ha comunque trovato l’energia e lo slancio di proseguire nelle
sue tante attività. “Ho conosciuto il gruppo
Carrozzella inSuperAbili e da lì è stato un
crescendo di esperienze: ho provato a cimentarmi un po’ in tutti gli sport. E alla fine
ho scelto quello che mi permetteva di muovermi di più, l’handbike”.
Una testimonianza, quella di questa
donna, in cui è evidente come alla mancanza di “talento”, inteso come assenza di dif-
ficoltà fisiche, abbia sopperito mettendoci
tutto l’impegno di cui era capace. Tant’è
che volontà, forza e tenacia possono addirittura bypassare un pesante handicap come quello di Cinzia. “Tutto ciò mi riempie di
orgoglio - dice -. Ce l’ho fatta malgrado tutto, anche se mi rendo conto che il mio ca-
rattere mi ha aiutata tantissimo. Certo, pure i miei genitori non mi hanno mai permesso di piangermi addosso. E non l’hanno mai fatto neanche loro, spronandomi ad
arrangiarmi, a crescere facendo i conti con
la mia disabilità. Tutto ciò mi ha resa forte
e pronta, oggi, ad aiutare gli altri, a rendermi disponibile all’ascolto. In fondo il mio è
un bell’esempio di come con la volontà si
possa riuscire comunque nella vita”.
Insomma, un percorso duro ma estremamente formativo. Rimettersi in pista dopo un grave infortunio, una pesante malattia o una disabilità sin dalla nascita è faticoso, dal punto di vista fisico e anche morale. “Bè, non sono sempre state rose e fiori - ammette Cinzia -. Ho avuto anch’io i
miei momenti bui, quando non ce la fai più
ad andare avanti e vorresti mollare tutto.
Ma poi ti rendi conto che non è la soluzione. Che comunque non cambierebbe nulla.
E allora, tanto vale darci dentro, non scoraggiarsi e tenere duro. Un beneficio indiscutibile lo dà l’impegno in un’attività fisica, meglio ancora se a livello agonistico.
Tutto ciò, nel mio caso ma anche di molte
altre persone, si è rivelato uno straordinario percorso di recupero e di reintegro sociale che consiglio a tutti”.
olere è potere. Lo sa bene
Roberto Alberio, ideatore
e fondatore di “Corda Tesa” (cordatesa.ch), che attraverso la condivisione di itinerari in
montagna si prefigge di sviluppare al meglio le risorse individuali. “Per riuscire in qualsiasi
attività, che sia imparare una lingua, cimentarsi in uno sport,
suonare uno strumento o altro,
bisogna porsi un obiettivo e lavorare per raggiungerlo - spiega
Alberio -. E la montagna, gli itinerari che proponiamo noi, vogliono proprio essere la metafora di una crescita personale, una
salita, faticosa, che permette di
raggiungere nuove mete e avere
altri punti di vista”.
In sostanza, non solo il corpo, ma anche la mente sono impegnati in uno sforzo teso alla
conoscenza. Raggiunta una vetta
non ci si porta via nulla, non si
conquistano oggetti o premi,
bensì sensazioni ed emozioni
nuove. “La montagna come una
sorta di analisi, un ‘sentiero’ attraverso cui arrivare a una maggior conoscenza e consapevolezza di sè, delle proprie abilità e
punti forti”, sottolinea Alberio, tenace e volitivo uomo d’azione.
Perseveranza, costanza e fiducia per portare a termine progetti. “E la montagna aiuta,
ognuno si pone un obiettivo, non
importa quale, l’importante è
darsi da fare, lottare per raggiungerlo - riprende Alberio -. Noi lavoriamo proprio su questo, durante i nostri itinerari. Insistiamo
per accrescere l’autostima, perché riuscire a fare qualcosa, a
portare a termine un progetto, fa
stare bene”. Ma, soprattutto, è
fondamentale fare qualcosa per
se stessi, staccare dai soliti impegni. Invece spesso la nostra volontà viene prevaricata. Per le
più svariate ragioni, capita che
persone o circostanze ci impongano di agire in un dato modo e
noi, vuoi per quieto vivere, vuoi
perché altra strada non vediamo,
ci adattiamo. Soprattutto in ambito professionale, un campo
sempre più minato. Ma Alberio,
che organizza sia corsi aziendali
che per privati, insiste: “Se non
siamo in grado di cambiare la
nostra situazione, dobbiamo prima cambiare noi stessi. Volerci
più bene, avere più autostima
per essere più forti e pronti nel rispondere ai cambiamenti. Incontro tante persone troppo
stressate per essere ancora padrona delle proprie scelte”. E aggiunge: “Impariamo ad individuare quei meccanismi mentali
per conoscerci e riuscire a tirar
fuori le nostre emozioni, alla base di molte nostre difficoltà”.
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
28
tra
parentesi
LE PROFESSIONI
SOGNATE DAI BIMBI
DI TUTTO IL MONDO
I MESTIERI
Tutti i bimbi sanno con
certezza cosa faranno da
grandi. Ma tra il dire e il fare...
SVIZZERA
Femmine
Insegnante
Veterinaria
Infermiera
Maestra d’asilo
Cantante
Lei insegnante, lui pilota
così sognano i nostri figli
G
abriel da grande
molto
probabilmente piloterà un
Gripen. Emma invece farà l’insegnante. Alessandro il poliziotto
in un corpo di polizia unica per
tutto il Ticino, riforma permettendo. Sofia, invece, sopperirà
alla grave carenza di personale
sanitario “made in Switzerland”,
perché sogna di fare l’infermiera, con buona pace di chi continua a lamentarsi per l’alto numero di frontalieri impiegati in
ospedali, cliniche e case per anziani. Tutto ciò emerge da uno
studio pubblicato dal Bulletin,
la rivista del Crédit Suisse, che
ha stilato una classifica dei mestieri sognati dai bambini di tutto il mondo.
Come non riconoscersi? Chi
di noi non aveva già le idee ben
chiare da piccolo su cosa avrebbe fatto da adulto. Un leit motiv:
maschi calciatori o sportivi d’élite, femmine maestre, ballerine o
parrucchiere. Ma anche, perché
no, vincere i Mondiali di calcio o
gli Mtv Music Awards, scoprire
cure innovative per gli animali o
scovare pianeti sconosciuti, costruire il grattacielo più alto del
mondo, entrare a far parte della
Patrouille Suisse. I bambini, si
sa, amano sognare in grande,
sull’onda della fantasia. Inutile,
e cattivo da parte nostra, dir loro
che coi sogni non si pagano le
bollette e l’affitto, anche perché
creatività e immaginazione potranno comunque rivelarsi
un’utile risorsa per il loro futuro.
E sarebbe pure riduttivo credere
che i nostri figli ambiscono a fa-
A Espoprofessioni
per la prima volta
hanno presentato
impieghi legati
all’aeronautica
re “solo” i calciatori e le ballerine. In realtà, hanno anche sogni
importanti. Alcuni mestieri di
cui parlano sono tutt’altro che
inconsueti, come il pilota ad
esempio, visto che all’ultima
edizione di Espoprofessioni, fiera sui mestieri appena conclusasi, quest’anno per la prima volta
sono state presentate le professioni legate all’aeronautica in
ambito civile.
Per le femmine in cima ai desideri c’è fare l’insegnante, nonostante i tempi di grande frustrazione per il mondo dei docenti, questi restano comunque
un modello per loro. A seguire,
veterinaria, maestra d’asilo e
cantante.
I maschi, invece, in seconda
battuta, dopo il pilota, scelgono
il poliziotto, una sorta di eroe
immaginario per loro. Sognano
di infatti entrare nelle forze
dell’ordine per sconfiggere i cattivi o di salvare persone in pericolo. “Già, proprio quello che dice uno dei miei due figli, l’altro
invece vorrebbe fare il falegname come suo papà, anche se gli
ha già detto che non se ne parla
proprio - scherza Carolina, madre di due bambini di 7 e 10 anni
-. Io, invece, li vorrei dottori, ma
mi sa che questo conta ben poco...”. Star del pallone, invece, per
i gemelli Fischer, 10 anni, come
racconta mamma Tania: “Vorrebbero giocare nel Barcellona,
proprio al Camp Nou - dice -. E,
perché no, essere i nuovi Cristiano Ronaldo. Mica poco!”. Al
quarto e al quinto posto i ma-
schietti svizzeri optano per autista
di bus e macchinista.
La parrucchiera resta un classico per le femmine. Ne sa qualcosa mamma Barbara: “Mia figlia ha
10 anni e da grande, dice, vuole
pettinare, tagliare, acconciare, colorare, creare mise eccentriche...”.
Insomma, una cosa è certa: i sogni dei bimbi si rincorrono un po’
in tutto il mondo. Per la maggiore
va il calciatore. È al primo posto
per i maschietti in Germania e in
Giappone, al secondo in Gran
Bretagna. Per le femmine, invece,
si conferma il mito dell’insegnan-




te: al secondo posto in Germania
e Gran Bretagna e al primo in
America. Curiosa, in Giappone, la
capocuoca scelta dalla maggior
parte delle bimbe.
E una volta adulti? Cosa diventeranno? L’Ufficio federale di
statistica sgonfia i sogni dei nostri
pargoli: faranno soprattutto gli
impiegati di commercio, gli operatori sociosanitari, i cuochi e gli
informatici. Ma chi può dirlo, magari il “nostro” Gabriel diventerà
davvero un pilota della Patrouille
Suisse.
c.c.
Maschi
Pilota
Poliziotto
Calciatore
Autista di bus
Macchinista




GERMANIA
Femmine
Veterinaria
Insegnante
Medico
Cantante
Infermiera




Maschi
Calciatore
 Poliziotto
 Pilota
 Pompiere
 Ingegnere
GIAPPONE
Femmine
Capocuoca
 Infermiera
 Maestra d’asilo
 Medico
 Fiorista
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Maschi
Calciatore
Professore universitario
Poliziotto/detective
Giocatore di baseball
Interprete di telefilm




GRAN
BRETAGNA
Femmine
Medico
Insegnante
Calciatrice
Ballerina
Poliziotta




Maschi
Medico
Calciatore
Ballerino
Insegnante
Poliziotto


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
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Femmine
Insegnante
Veterinaria
Scrittrice
Medico
Cantante




Maschi
Sportivo
Pilota
Scienziato
Avvocato
Astronauta




Fonte: Pnr 43 “Istruzione e occupazione”,
Iconkids & youth/medizini, Daichi Life Insurance Company,
Mothercare and Save The Children. Linkedin
I NUMERI
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
31.5
2012
2013
Sale l’età media
delle madri al
N
fare le casalinghe o un lavoro poco qualificato, dall’altro però le
difficoltà di realizzarsi professionalmente e di conciliare lavoro e
famiglia restano comunque altissime. “La conseguenza - sottolinea Rosina - è la revisione al ribasso degli obiettivi. Va così a finire che le donne si realizzano
meno, sul lavoro che nella vita
privata”.
Niente di buono, insomma.
Tutto questo poi si ripercuote
sulla società, incapace di aiutare
L'indicatore sintetico di fecondità (il numero
medio di figli per donna in età fertile) nel
2013 è 1,50, e sottolinea una certa
stabilità della fecondità in Svizzera
82.200
82.000
2012
2013
Nel 2013, rispetto al
2012, calano le
nascite (-0,2%)
in Svizzera
le nuove generazioni e, soprattutto, le donne che sono spesso
le più formate. “E che possono
fare la differenza sia in termini di
impulso dinamico che di nuove
sensibilità professionali - nota
l’esperto -. L’incapacità di non
riuscire a fare tutto ciò non solo
penalizza le trentenni di oggi,
ma non consente al Paese di crescere meglio e in maniera più solida”. Situazioni inconciliabili,
mentre invece dovrebbero essere naturali.
c.c.
42.654
39.500
2012
2013
Nel 2013 i matrimoni
celebrati sono stati
39'500, ovvero il 7,4%
in meno rispetto al 2012
in Svizzera
Il calo interessa
i matrimoni tra:
Nel 2013, si sono costituite 690
unioni domestiche registrate,
ovvero 5 in meno rispetto al
2012. Tali unioni continuano a
essere più ricorrenti tra gli uomini
(460) che tra le donne (230)
690
- cittadini svizzeri
-6.4
- matrimoni misti
-9.3
%
%
- sposi stranieri
-6.0
%
GLI ASILI NIDO
3.7
2.8
1985
1991
2.2
1.8
1.3
1.1
1995
1998
2001
2005
2008
Fonte: Censimento delle aziende (Ca) e statistica dello stato annale della popolazione (Espop)
L’ATTIVITÀ PROFESSIONALE
Situazione professionale delle madri con partner, 2012, secondo l’età del/la figlio/a minore
tra 0 e 6 anni
13.1
%
tra 7 e 14 anni
14.9
%
29.7
%
26.7
%
31.8
%
30.5
%
Senza attività professionale
Tempo parziale <50%
tra 15 e 24 anni
18.0
%
19.6
%
35.4
%
19.6
%
25.5
%
35.4
%
Tempo parziale 50-89%
La novità
Va di moda
il “childfree”,
senza prole
e rimpianti
S
i va da “40 ragioni per non
avere figli” della psicoanalista francese Corinne Maier
a “Bad Mother” di Ayelet Waldman, editorialista del New York
Times, passando per “Felici senza figli” della giornalista Nicki
Defago. Basta dare un’occhiata
agli scaffali di una qualsiasi libreria per rendersi conto di come il movimento “childfree”, liberi dai figli, stia prendendo
sempre più piede. Ma non solo
in libreria. In rete, dopo anni di
dominio incontrastato dei cosiddetti “mommyblog”, adesso
spuntano come funghi i diretti
antagonisti: blog, siti e forum
contro figli e maternità. Donne,
spesso sposate o impegnate in
relazioni durature, che hanno
scelto consapevolmente di non
abbracciare la genitorialità,
svincolandosi dall’imperativo
categorico di riprodursi. Imperativo alimentato, sostengono,
dalle pressioni sociali e da
un’esagerata glorificazione della
maternità. Donne costrette a
Ristoranti, hotel,
stabilimenti
balneari e voli
aerei: spopola
la moda “no kids”
Numero di asili nido e di strutture di custodia prescolastica in Svizzera per 1000 bambini di età inferiore a 7 anni
1.0
parentesi
1.5
Né mariti, né figli,
le “millennials”
investono su di sè
aiuto sociali non sempre efficaci.
Un’ulteriore complicazione al
sogno di metter su famiglia. “Dal
rapporto risulta che il numero di
figli desiderato sarebbe due, ma
a furia di rimandare molte coppie alla fine rinunciano al secondo - prosegue il demografo -.
Una posticipazione che alla lunga si rivela controproducente”.
Lo studio mostra che da un
lato c’è un aumento delle ambizioni e degli obiettivi delle trentenni che non si accontentano di
tra
momento del primo
figlio, da 31,5 anni
nel 2012 a 31,6 anni
nel 2013
LA TENDENZA
Donne decise e concrete.
Vogliono un lavoro
e nessun vincolo familiare
on hanno né mariti
né figli. Ma hanno
un lavoro, tanta voglia di fare e di essere indipendenti. Sono le ragazze “millennials”, perché nate alla fine del secolo scorso e cresciute all’inizio del 2000.
Giovani donne, decise, concrete
e sole. Per scelta. Ragazze che ai
primi posti della classifica delle
priorità mettono la realizzazione
di sé, l’indipendenza economica
e il lavoro. Alla soglia dei trent’anni la creazione di una famiglia non è un dovere. D’altronde
i tempi sono quelli che sono.
L’hanno capito molto bene le
“millennials”: non c’è posto per
l’insicurezza. Meglio studiare,
impegnarsi, faticare e riuscire a
mantenersi da sè. Poi si può, forse, iniziare a pensare a mariti e
figli. Tutto ciò emerge da uno
studio, “Rapporto Giovani”, dell’Istituto Toniolo di Milano, che
ha scandagliato famiglia, lavoro
e maternità, filtrati attraverso i
sentimenti e l’idea di futuro di
tante giovani. Queste sostengono che ciò che conta è puntare
sul presente, perché “il domani è
pieno di incognite e non esistono scelte che valgano per sempre”. Eccolo il ritratto delle “nuove” trentenni, per alcuni versi
si rispecchia nel pensiero di
alcune testimonial che si sono raccontate al Caffè (vedi
sotto).
Tuttavia, a volte queste
scelte rischiano di avere un
prezzo altissimo. “Tanto per
cominciare è una generazione con una maggiore scolarizzazione, anche rispetto ai
coetanei maschi - spiega Alessandro Rosina, demografo
dell’Università Cattolica di Milano e curatore del ‘Rapporto
Giovani’ -. Inoltre, investono su
di loro e il capitale accumulato lo
vogliono spendere nel mercato
del lavoro. Studiano più a lungo
e hanno difficoltà a trovare
un’occupazione alla loro altezza.
Ecco che tutto ciò posticipa i
tempi di realizzazione dal punto
di vista familiare”. In sostanza,
l’idea è: studio, mi cerco un lavoro e quando questo è stabile
penserò a formare una famiglia.
Qui però si aggiunge un’altra difficoltà, conciliare il privato con la
professione, viste le misure di
29
31.6
Tempo pieno 99-100%
Persone inoccupate secondo la definizione Ilo e apprendisti/e escluse
Fonte: Rifos
giustificarsi di non volere figli.
Donne che rivendicano il diritto
di costruire il proprio posto nel
mondo attraverso lo studio, il lavoro e l’amore non per forza genitoriale.
Sempre più numerosi i ristoranti, gli hotel, gli stabilimenti balneari e i voli aerei in
cui spopola la moda “no kids”.
Mentre negli Usa, la patria di
massaie e torte di mele, sono
sempre di più le trenta-quarantenni senza figli e senza rimpianti. Nonostante una pressione sociale e una sovraesposizione mediatica della maternità senza precedenti, il tasso
di nascite si mantiene il più
basso della recente storia americana, tenendo conto persino
della Grande Depressione del
1929. Che si stia formando un
nuovo modello femminile, che
consentirà di non dover più
giustificare una scelta più che
legittima? Nel 2014 c’è da augurarselo.
NON SPOSATA
E SENZA FIGLI
SPOSATA
E CON FIGLI
NON SPOSATA
E SENZA FIGLI
NON SPOSATA
E SENZA FIGLI
NON SPOSATA
E QUASI MAMMA
Julie
Arlin
Elisa
Volonterio
Lara
Filippini
Clarissa
Tami
Greta
Gysin
30 ANNI
PRESENTATRICE TV
32 ANNI
ASSISTENTE
ALLA DIREZIONE
ARTISTICA
DEL CINEMA TEATRO
DI CHIASSO
30 ANNI
GRAN CONSIGLIERA
UDC
31 ANNI
CONDUTTRICE
TELEVISIVA
30 ANNI
GRAN CONSIGLIERA
VERDI
Mi ritrovo perfettamente
nello studio in questione.
Ho avuto però l’esempio
di mia madre che
ha sempre lavorato molto,
nonostante tre figlie
e spero di fare altrettanto
A 32 anni sono forse una
delle poche che non ha
messo il lavoro davanti alla
famiglia. Ho già una figlia
e una in arrivo a breve.
Vita privata e lavorativa
sono entrambe importanti
Il contesto socio economico
è difficile. Non mi sono
ancora posta il problema
di dover scegliere tra
carriera e famiglia, per ora
ho però puntato sulla prima.
In futuro vedremo
Attorno alla donna ruota
l’intera famiglia. Per questo
è importante che chi ha
la possibilità si concentri su
ciò. Certo che una volta
fuori dal mondo del lavoro
è difficile rientrarci
I datori di lavoro vedono
le giovani donne come
potenziali mamme, poche le
prospettive di carriera a lungo
termine. Chi ha un lavoro
che rispecchia le aspettative
se lo tiene ben stretto
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
30
tra
parentesi
I NUMERI
590
milioni
Oggi 590 milioni di
persone nel mondo
convivono con un
deficit dell’udito e
vanno incontro a un
rischio maggiore di
sviluppare forme di
demenza.
Se siete over settanta +50
e l’udito perde colpi
attenzione al morale
%
Oltre il 50% delle
persone con più
di 85 anni ha un
deficit cognitivo
e quasi il 90%
ha un disturbo
dell’udito.
ANTONINO MICHIENZI
S
e con l’avanzare dell’età l’udito comincia a perdere colpi, non prendete la cosa sotto gamba e rivolgetevi a un
medico. Specie se si è donne e si hanno meno di 70 anni, il senso di isolamento che ne deriva peggiora infatti la
qualità di vita fino a sfociare nella depressione.
L’avvertimento emerge da uno studio pubblicato sulla
rivista Jama Otolaryngology-Head & Neck Surgery. L’indagine è stata condotta da un team di ricercatori del National
Institute on Deafness and Other Communication Disorders, uno dei centri affiliati ai National Institutes of Health
americani, che ha sottoposto a esami dell’udito e a questionari più di 18 mila adulti dai 18 anni in su. I ricercatori hanno osservato che a ogni peggioramento della qualità dell’udito corrispondeva un aumento del rischio di depressione. In particolare, più dell’11 per cento delle persone con
problemi di udito ha ricevuto una diagnosi di depressione
da moderata a grave, rispetto al 6 per cento delle persone
con udito buono.
“Abbiamo riscontrato una significativa associazione tra
ipoacusia e depressione da moderata a grave”, ha detto il
primo firmatario dello studio Chuan-Ming Li, precisando
Questo
amore
nostro
La lettera
Due igli, uno gay l’altra lesbica
ci chiediamo se sia colpa nostra
S
iamo entrambi sulla sessantina e sposati da poco più
di trent’anni. Stiamo bene insieme e abbiamo molti
interessi in comune che condividiamo con piacere e
complicità. La vita sessuale esiste anche se non frequentissima, ma è di buona qualità per quanto riguarda la nostra soddisfazione. Siamo anche genitori di due ragazzi,
un maschio e una femmina
che hanno superato da un po’
Scrivi a LINDA ROSSI
la ventina. Qualche tempo fa ci psicoterapeuta e sessuologa
hanno comunicato che sono
Posta: Linda Rossi – Il Caffè
omosessuali, lei lesbica, lui
gay. Entrambi dicono di averlo Via Luini 19 - 6600 Locarno
capito attorno ai vent’anni e
E-mail:
dichiarano di essere felici in
[email protected]
questa situazione anche se
ammettono che non è sempre
facile vivere questo loro stato di orientamento sessuale. Il
fatto di vederli così sereni ci rassicura, però ci dispiace per
i nipotini che quasi sicuramente non avremo mai. Inoltre
ci assilla un grande dubbio: siamo forse noi i responsabili
della loro scelta sessuale? Fosse solo uno dei due non ci
interrogheremmo, ma così ci fa un po’ strano. Possiamo
in qualche modo averli influenzati?
FiberSpeed
che il rischio di incorrere nella depressione è risultato ancora più alto per le donne: sono infatti risultate depresse il 15
per cento delle donne con difficoltà dell’udito rispetto al 9
per cento degli uomini. Curioso il fatto che i ricercatori non
hanno trovato nessun collegamento tra la perdita dell’udito
e la depressione nelle persone con più di 70 anni.
Paradossalmente, la depressione non è stata riscontrata
neanche nelle persone con perdite di udito più gravi, vicine
alla soglia della sordità. “Una spiegazione di ciò potrebbe
Più a rischio le donne, meglio
rivolgersi subito a un audiologo
per una diagnosi tempestiva
essere che le persone con gravi perdite di udito si sono già
rivolte a un medico - ha spiegato Li -. E quindi hanno maggiori probabilità di aver trattato la sordità incipiente con apparecchi acustici o impianti cocleari”.
Tutte ipotesi, precisano i ricercatori, dal momento che
le modalità con cui è stato realizzato lo studio non consentono di certificare un rapporto di causa-effetto tra perdita
di udito e depressione né di spiegarlo. Ma l’interpretazione
dei dati potrebbe essere molto semplice. “Non mi sorpren-
de che le persone con problemi di udito siano più depresse
- ha commentato James Firman, il presidente del National
Council on Aging, un’organizzazione no profit attiva nel
campo della salute degli anziani -. Chi ha un deficit dell’udito, soprattutto se non utilizza un apparecchio acustico, incontra maggiori difficoltà a comunicare con altre persone, sia in situazioni familiari, sia in incontri sociali o al
lavoro”.
Il rapporto tra depressione e ipoacusia non è nuovo. In
molti, “quando vengono per farsi visitare parlano anche del
peggioramento dell’umore”, ha raccontato Robert Frisina,
medico e direttore del Global Center for Hearing & Speech
Research presso l’University of South Florida di Tampa. Ora
però lo studio aggiunge dati scientifici a quelle che finora
erano state solo informazioni aneddotiche.
E mette in luce un’altra ragione per cui la perdita dell’udito, un problema che interessa una persona su tre tra
quelle con più di 60 anni e addirittura il 60 per cento di quelle con più di 85, non è da sottovalutare. “Se si comincia a
perdere l’udito non c’è da esitare - ha osservato Frisina . Occorre rivolgersi subito a un medico, un audiologo o un otorinolaringoiatra, in modo che si giunga al più presto a una
diagnosi e si possa scegliere il trattamento più opportuno”.
La risposta di Linda Rossi
Sono le prime esperienze di vita
a giocare un ruolo fondamentale
I
conoscono quali omosessuali e
che vogliono condividere con altre
persone gioie (feste ad esempio) e
difficoltà che tale orientamento
sessuale causa loro.
Quello su cui vi interrogate, però, sembra l’idea che possiate essere stati voi a influenzarli nella loro
scelta sessuale. Finora niente ha
provato l’attribuzione dell’omosessualità a una questione genetica.
Personalmente considero che le
prime esperienze di vita giochino
la loro parte in maniera molto marcante, ma credo anche che questo
orientamento possa nascere sia nel
periodo adolescenziale, quando
la/il giovane si cerca nella sua
identità ricorrendo a modelli che
appartengono al loro sesso di genere, ma può anche essere legato a
esperienze fatte nel corso della vita
relazionale. In quest’ultimo caso
non è escluso che qualcuno opti
per l’omosessualità a trenta, quaranta o cinquant’anni.
Forse non si saprà mai se voi
avete un ruolo nella scelta sessuale
dei vostri figli, quello che è certo è
che la vostra educazione ha permesso loro di essere quello che sono e di assumerlo senza timori di
palesarlo in famiglia.
nnanzitutto complimenti per
aver saputo portare avanti una relazione di coppia armoniosa sotto i diversi aspetti della vita a due.
Complimenti anche per i vostri ragazzi capaci di affrontare la vita e di
parlare con voi delle questioni
importanti. Diciamo poi che
con la crescente libertà in molti
campi, la vita sessuale relazionale inizia a un’età ben più precoce di mezzo secolo fa. Sono
caduti molti tabù e, anche se in
quantità insufficiente, l’omosessualità è sempre meno demonizzata di quanto lo fosse in passato.
Continuerò dicendo che non è
sicuro che non avrete la gioia di
godere di nipotini poiché, come
forse sapete, anche le coppie omosessuali che desiderano un figlio
sempre di più ora possono soddisfare questo desiderio. In Svizzera,
ma anche in altri Paesi, ci sono
molti casi di coppie lesbiche o gay
che crescono insieme uno o più figli. Per raggiungere questo obiettivo ci sono svariate vie. Probabilmente i vostri figli ne sono al corrente, soprattutto se frequentano il
movimento ticinese Imbarco immediato, la struttura che raggruppa giovani e meno giovani che si ri-
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Più di una persona su dieci, tra quelle
che soffrono di ipoacusia, si sente
isolata e sprofonda nella depressione
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
31
tra
parentesi
LA TENDENZA
Il “park” di Lugano apre le
porte a chi vuole imparare
l’arte dello skate
Vola sulla tavola
ora lo skateboard
è sport per tutti
C
on il passare degli anni, lo
skate park di Lugano è diventato un vero e proprio
punto di riferimento per i
funamboli della “tavola a
rotelle” di tutto il cantone e non solo.
Attraverso un’offerta sempre più ampia
e variegata, l’area accanto allo stadio di
Cornaredo è un punto di ritrovo e aggregazione che va oltre l’arte di volare
sullo skate. E, a partire da mercoledì, il
“park” luganese compie un ulteriore
passo avanti, con la prima giornata dedicata alla scuola di skate. “Per chi vuole avvicinarsi alla disciplina, ma anche
per chi vuole migliorare la propria tecnica - spiega Yari Copt, responsabile
della struttura -. I gruppi saranno divisi
per età e livello, ma senza un vero piano
di allenamento. Piuttosto con i più bravi che aiutano a progredire gli altri”.
Uno sviluppo seguito con grande
interesse anche dalla Città, che una
dozzina di anni fa aveva colto l’occasione di creare il nuovo “skate park”. “Con
il passare del tempo la struttura è diventata molto importante per Lugano afferma Roberto Mazza, direttore del
dicastero sport cittadino -. Alla sua
Il responsabile: “C’è
spazio per tutte le età
e per tutte le capacità”
creazione, si trattava di dare uno spazio
agli skater che altrimenti avrebbero
usato come ‘parco’ le vie cittadine. Ma
oggi vediamo un centro aggregativo
molto importante e sviluppato, conosciuto in tutto il Ticino anche per gli
eventi e le manifestazioni collaterali”.
Pure a livello tecnico, però, il “park”
luganese ha saputo ritagliarsi un
nome tra gli “addicted” dello skate.
“Perché - sottolinea ancora Yari Copt la struttura è di ottimo livello e consente a tutti di divertirsi e di allenarsi. Dai
principianti fino quasi ai professionisti”.
Oltre ad essere particolarmente spettacolare quando si assiste alle evoluzioni
dei migliori interpreti, lo skate è infatti
una disciplina che punta molto sull’aggregazione. E che ha fatto della condivisione e dell’integrazione una sorta di filosofia esistenziale. “C’è davvero spazio
per tutti e non c’è nessun pregiudizio conferma il responsabile della struttura
di Cornaredo -. Capita spesso anche di
accogliere ragazzi problematici, ma anche loro entrano immediatamente a far
parte della ‘famiglia’. Praticare questo
sport è un modo di esprimersi che si rivela utile a tutte le età. Anche qui a Lu-
gano si vedono infatti scorrazzare sia
bambini che adulti”.
Praticare lo skate significa però anche confrontarsi a livello di abilità e a
Lugano le gare locali, nazionali ed internazionali non mancano. Accanto a
queste, poi, una serie di eventi, feste e
“Non sei obbligato ad
allenarti, quando sei
stufo te ne vai a casa”
concerti completano un’offerta ricca e
variegata. “A cui va aggiunta anche la
presenza di un negozio specializzato
che organizza anche test di materiali
nuovi - aggiunge Yari Copt -. È poi imminente una gara aperta a tutti dove
verrà assegnato un premio ad ogni partecipante”.
La parola d’ordine, comunque, resta divertimento. “A differenza di altri
sport non c’è la pressione di doversi allenare per forza seguendo le indicazioni di un preparatore - conclude Copt -.
Se qualcuno dopo mezz’ora è stufo,
prende e se ne torna a casa. Al contrario, se ti metti in testa di riuscire a tutti i
costi in una figura particolare, va a finire che ti ritrovi ancora al park alle dieci
di sera, all’orario di chiusura. Intendo
dire che c’è grande libertà in questa disciplina, che io considero un po’ anche
come una forma d’arte, che va ben oltre
lo sport”.
L’appuntamento, insomma, è fissato per chi vuole accrescere le proprie
capacità sullo skate o per chi, magari,
vuole avvicinarsi ad una disciplina che
può sembrare complicata attraverso
l’aiuto dei suoi migliori interpreti. m.s.
LEGUIDE
&GLIITINERARI
Pagina a cura di
AutoPostale Svizzera SA
Austria
Il programma
Austria
Data: 18 - 23 maggio 2014
Prezzo: CHF 1’268.– per persona
in camera doppia
fa rima con storia,
cultura e musica
Partenza:
06.00 Chiasso Ffs, 06.10 Mendrisio Ffs,
06.30 Lugano Ffs (lato buffet),
06.30 Locarno Ffs, 07.00 Bellinzona Ffs
Vienna imperiale, Salisburgo barocca, Innsbruck internazionale, abbazie e centri
di cultura medievali. Questi sono gli ingredienti del viaggio in Austria organizzato da AutoPostale dal 18 al 23 maggio
2014.
Calarsi in questa speciale atmosfera dà
l’impressione che il tempo si sia fermato
alla romantica era della Principessa Sissi,
ai fasti degli Asburgo, cullati dalle note
dei celebri musicisti come Strauss, Mozart e Schubert. Si può resistere a questo
fascino senza tempo? Certo che no. Partenza dal Ticino, allora, diretti a Innsbruck, capitale del Tirolo e splendida
città sul fiume Inn. L’elegante centro storico barocco conserva alcune perle d’immenso valore come il palazzo e la cappella imperiale, il duomo, la torre e il Goldenes Dachl, simbolo della città. Il famoso
tettuccio ricoperto d’oro caratterizza il
bovindo più famoso del mondo, cioè
quella particolare struttura tipica dell’architettura del Nord che porta a catturare il
sole spingendosi il più possibile verso
l’esterno con locali-finestra di gusto raffinato.
i cortili dell’Hofburg, antica residenza degli Asburgo e il Ring, strada ottocentesca
con palazzi come l’Opera, il Parlamento,
il Municipio e il Teatro nazionale. A Vienna ci sono oltre 27 castelli e più di 150 palazzi storici che risalgono al medioevo, al
barocco, allo storicismo e al liberty e altri
esempi dell’arte più recente come le celebri case di Hundertwasser. Non resta che
lasciarsi contagiare da questa stupenda
capitale. Non stupisce, allora, che una ricerca internazionale del 2010 l’abbia
piazzata al primo posto tra le città con la
più alta qualità della vita al mondo.
Dopo Vienna, ecco Graz, passando per la
verdeggiante Foresta Viennese. Il capoluogo della Stiria si presenta al turista con
i suoi numerosi teatri, i festival d’arte e di
musica, la cultura in primo piano. Pittoresco il centro storico, con i suoi vicoli
stretti e i cortili nascosti. Tra le principali
attrazioni ci sono la fortezza, la torre
dell’orologio e la piazza principale con le
magnifiche facciate. Da Graz si prosegue
per Klagenfurt am Worthersee. Dopo una
passeggiata lungo il lago, si parte per il
rientro in Ticino previsto in serata.
Innsbruck è località di svago e di montagna, Salisburgo cattura l’attenzione per
quella sua aria romantica e serena. La visita comprende gli esterni del Palazzo Mirabell con i suoi splendidi giardini, la
Markplatz, il duomo e il palazzo vescovile. Celebre per aver dato i natali a Mozart,
Salisburgo affascina i visitatori grazie al
bellissimo centro storico e alla fortezza
dell’Hohensalzburg che domina la città.
Non a caso è la seconda città austriaca,
dopo Vienna, più amata dai turisti. Da non
perdere è anche la visita a Melk, dove sorge l’abbazia benedettina, uno dei siti mo-
Maggiori informazioni
AutoPostale Svizzera Sa
Regione Ticino - Viaggi e Vacanze - 6501 Bellinzona
Tel. +41 (0)58 448 53 53 - fax +41 (0)58 667 69 24
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nastici più importanti del mondo. Di particolare interesse sono gli affreschi di Johann Michael Rottmayr e la biblioteca
con innumerevoli manoscritti medievali.
Dopo il tuffo nelle atmosfere tipiche del
Medioevo, vale la pena dedicarsi alla mini-crociera lungo il Danubio, attraversando la regione della Wachau, una delle più
suggestive dell’Austria. Il paesaggio è caratterizzato da vigneti, pendii ricoperti di
foreste e fortezze che si ergono quasi ad
ogni ansa del fiume. L’arrivo è a Krems
che presenta un grazioso centro storico ed
è una città conosciuta per la produzione
vinicola. Ma è ormai ora di respirare forte
la magica atmosfera di Vienna: grandiosa,
opulenta, imperiale ma anche moderna,
all’avanguardia, creativa. Vienna è una
città dalle molteplici personalità. Meritano una visita il duomo di Santo Stefano,
esempio di arte gotica, la chiesa di San
Pietro, dalle sontuose decorazioni interne,
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ILFENOMENO
ILDIBATTITO
L’INCONTRO
LA SFACCIATA
CRIMINALITÀ
SFIDA IN BICI
LA TECNOLOGIA
CHI NON VOTA
È MULTATO,
MA CHI VOTA
VINCE UN BUONO
GIORDANO:
“OGNUNO DI NOI
HA IL SUO LATO
D’OSCURITÀ”
ALLE PAGINE 34 e 35
A PAGINA 43
VASTANO A PAGINA 46
travirgolette
ilcaffè
30 marzo 2014
RIFLESSIONI D’AUTORE
SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI
UNA SETTIMANA
UNA PAROLA
Oltre il cibo
Se la zuppa
si concede
sapore di mare
MORO A PAGINA 36
Lavoro
Contratti
di breve durata.
Dipendenti
in modalità
“on-off”.
Dietro l’aspetto
più appariscente
dei costi
compressi
si nascondono
incompetenza
e sindrome
neo liberista
LUCIANO GALLINO
sociologo del lavoro
L’
ultima innovazione in tema di lavoro flessibile è il contratto a zero ore. Un lavoratore viene assunto da un’impresa e si dichiara disponibile a lavorare, per dire, venti ore alla settimana. Ma l’impresa non ha alcun obbligo di
farlo lavorare per l’orario stabilito. In una qualsiasi settimana può chiedergli di recarsi al lavoro dieci ore in luogo
di venti, oppure non chiamarlo affatto. In questo caso al
lavoratore spetta un’indennità pari al 25% della retribuzione, che gli sarebbe spettata nel caso avesse lavorato
per tutto l’orario stabilito. Se si trattava di venti ore, gli
spettano, quindi, quattro ore di paga. Con le quali dovrà
mantenere sé e la famiglia.
I contratti a zero ore rappresentano il caso estremo
del lavoratore utilizzato unicamente per il tempo in cui
Le assunzioni a zero ore rappresentano
il caso estremo dell’operaio utilizzato
soltanto per il tempo in cui serve davvero
serve alla produzione di un bene o un servizio. Nel Regno Unito sono ormai più di mezzo milione, e sicuramente si diffonderanno in altri Paesi europei, Svizzera
e Italia compresi.
Ma cosa è che spinge le imprese a usare i lavoratori
in modalità “on-off”, quasi fossero un elettrodomestico,
in violazione dei più elementari diritti umani, a partire
dalla sicurezza economica e sociale?
Vari fattori sono all’opera. Il principale, ovviamente, è l’immenso esercito industriale di riserva che la crisi e al tempo stesso l’automatizzazione sempre più
spinta della produzione di beni materiali e servizi ha
generato in tutta Europa. Il mezzo migliore per avere
lavoratori disciplinati in fabbrica, diceva un magnate
americano del secolo scorso, sta nell’avere una lunga
fila di disoccupati ai cancelli. Nella sola Ue i disoccupati hanno superato i 27 milioni. Quando uno è senza la-
voro da semestri o magari anni, accetta qualsiasi forma
di contratto, anche a zero ore. E coloro che un lavoro
ancora ce’l’hanno implorano addirittura i sindacati affinché firmino al più presto la proposta della loro impresa di tagliare i salari del 20-25%, altrimenti - afferma
la direzione - dovrà chiudere licenziando tutti. È l’esperienza quotidiana di molti sindacalisti, in diversi Paesi.
Un fattore tecnico che ha favorito molto l’utilizzo
del lavoro flessibile è il principio del “just in time”, giusto in tempo. In base ad esso qualsiasi risorsa occorra
alla produzione deve arrivare sul posto soltanto nel
momento esatto in cui può essere utilizzata. L’adozione di tale principio ha permesso grandi risparmi in termini di polmoni di pezzi in attesa di venire utilizzati
lungo le linee; di magazzini e relativo personale; di
contratti con i fornitori. Qualcuno, quindi, ha pensato
di applicare anche al lavoro e al lavoratore il principio
del “giusto in tempo”. A detto principio si sono ispirate
le innumeri “riforme” del lavoro attuate in Europa negli ultimi vent’anni. Il lavoratore on-off rappresenta
soltanto la più avanzata applicazione di detto principio
che sia stata finora inventata.
Poi c’è la finanziarizzazione dell’economia con cui
l’economia produttiva deve fare i conti. Le transazioni
giornaliere di ordine puramente finanziario, ad esempio, superano di 45 volte le transazioni aventi per oggetto la compravendita di beni e servizi. Ciò significa
che una massa enorme di denaro circola per il mondo
in cerca di rendimenti, che la produzione di beni e servizi reali non è in grado di conseguire. Pressata dai
mercati finanziari, dalle banche creditrici, dagli investitori istituzionali presenti nel loro stesso Cda, un’impresa produttiva cerca in ogni modo di tagliare l’unico
costo che è in suo potere ridurre, cioè il costo del lavoro. Il lavoratore on-off, e con esso l’immensa platea dei
contratti di breve durata, sono l’aspetto più appariscente della compressione del costo del lavoro che le
imprese perseguono, approfittando anche della debolezza dei sindacati che la crisi ha accresciuto.
Resta un’altra domanda da fare: perché mai i governanti europei, in specie quelli della Ue, accolgono
pressoché in toto le richieste delle imprese in tema di
contratti di lavoro e le trasformano in legge? Varie risposte sono possibili. Buon numero di essi sono del
tutto incompetenti in materie economiche, per cui in
buona fede si affidano al primo accademico che assicura loro che il lavoro iper-flessibile, precario, discontinuo è un fattore di sviluppo, anche quando i dati disponibili attestano il contrario. Altri sono preda di una
cattura cognitiva da parte delle dottrine economiche
neo-liberali, per cui le professano come un atto di fede.
Una sindrome che ha colpito in modo grave soprattutto gli esponenti dei partiti che furono di sinistra, come testimonia il caso italiano. Infine vi sono quelli che,
La produzione deve fare i conti con la
“finanziarizzazione” dell’economia.
Le transazioni, intanto, sono cresciute
per cultura e professione, provengono dal mondo della
finanza e nel mondo della politica rappresentano, in
modo sereno e convinto, i suoi interessi, tra i quali primeggia appunto la compressione del costo del lavoro.
Con un simile personale che in quasi tutta la Ue costituisce la maggioranza di governo, i lavoratori on-off
sono destinati a moltiplicarsi ancora. In attesa che la
crisi economica della Ue, più che mai in corso ad onta
delle amenità sulla “luce in fondo al tunnel”, moltiplichi a sua volta il numero degli elettori che di fronte alla
drammatica distribuzione del reddito dal basso in alto
in atto in tutto il continente, comprovata dalla inverosimile concentrazione del reddito e della ricchezza
nell’un per cento della popolazione, alla quale proprio
le politiche del lavoro hanno contribuito in misura
massiccia, al suddetto personale non decidano di voltare finalmente le spalle.
DOMENICA
LIBERO D’AGOSTINO
A CHI GIOVA
IL CONDONO
FISCALE
C
he sia la volta buona per
l’amnistia fiscale cantonale!? Che dopo un tormentato iter parlamentare, si
arrivi finalmente ad un condono di cui si parla da anni!? C’è
da sperarlo. Anche se il voto
del prossimo 18 maggio pare
molto condizionato da una
campagna per cui l’amnistia
sarebbe solo un premio per chi
ha evaso le imposte e una beffa
verso chi le ha invece pagate
regolarmente. Insomma, il solito regalo a quei furboni dei
ricchi e benestanti, come sostiene il Ps che ha lanciato un
referendum contro la decisione del parlamento del novembre scorso. Il gruzzolo in nero
non ce l’hanno però solo i ricconi, ma anche i piccoli e medi
risparmiatori, come hanno dimostrato i condoni sul capitale
di risparmio e quello per gli
eredi. Riportare alla luce un
bel po’ di capitali gioverebbe ai
cittadini e al Cantone.
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
RAPINA ZENGER
RAPINA TETTAMANTI
ASCONA
NOVEMBRE 2013
ASCONA
MARZO 2014
Quattro banditi rapinano la gioielleria
Zenger di Ascona e fuggono in bicicletta.
Le bici saranno poi gettate nel lago
Cinque banditi in bici, rapinano la goioielleria
Tettamanti di Ascona, sfondando le vetrine
interne con martelli e pesanti mazze
35
La società
Paura e prevenzione
Illustrazioni
di Guido Rosa
per il Caffè
LETECNICHE
Gli impianti di registrazione a circuito chiuso
sono installati in ogni angolo del cantone.
Ma i risultati non sono quelli sperati.
E non generano un “effetto prevenzione”.
L’ultimo esempio ad Ascona
Scene di (stra)ordinarie rapine...
tra Suv in vetrina e fughe in bici
Nelle cronache degli ultimi anni “colpi” da veri professionisti
L’ambiguo fascino
della tecnologia
contro la criminalità
EZIO ROCCHI BALBI
V
L’occhio elettronico di duemila videocamere
non scoraggia la nuova malavita globalizzata
MAURO SPIGNESI
U
sano spray al pepe o
mazze da golf, pistole giocattolo o coltelli. Legano cassiere e
proprietarie dei negozi. E poi fuggono in sella alle
biciclette o alle moto, a piedi o in
auto. Spavaldi, sicuramente. Audaci, anche. Sono la nuova generazione della criminalità globalizzata, come gli autori dell’ultima rapina ai danni della gioielleria Tettamanti di Ascona, che non
si fermano davanti a niente. Neppure davanti alle telecamere, sistemate ovunque, ultimamente
anche nelle Dogane, che sembravano la soluzione universale contro il crimine. E che hanno illuso
tanti, convinti di poter controllare in tempo reale il territorio. E
invece si sono dimostrate, così
come altri rimedi tipo il poliziotto di quartiere, o la polizia unica,
una risposta semplice - ha spiegato più volte il criminologo Martin Killias - a un problema complesso. Un problema che ha radici nella mutazione della nostra
moderna società. “Nel senso che
la risposta a una piaga sociale così profonda, che ormai è estesa
dalle grandi città ai piccoli paesi,
deve avere una articolazione di
risposte”, dice Gaetano Pascale
direttore del Dipartimento di criminologia della Swiss shool of
management.
E dunque non bastano, da sole, le
videocamere come quelle installate dai Comuni: oltre mille. Un
numero ufficiale che raddoppia
se si mettono nel calcolo quelle
Le indagini
Fermati per furto,
rilasciati subito
...fanno la rapina
A PAGINA 7
L’INTERVISTA
installate da negozianti e imprenditori. “In Ticino si pensa
che le videocamere distribuite
nelle piazze o nelle strade - spiega il criminologo Michel Venturelli - possano tenere alla larga ladri e rapinatori. C’è stata una specie di corsa all’acquisto, una sorta
di psicosi dell’insicurezza”. Nel
caso di Ascona hanno colto i rapinatori in fuga, mentre - come
mostrano le immagini diffuse
dalla polizia - con le borse a tracolla pedalavano allontanandosi
dal centro.
“Il fatto che la banda del blitz alla
gioielleria abbia agito a volto scoperto - spiega ancora Venturelli dimostra che il sistema delle videocamere, come peraltro dicono le ricerche a livello internazionale, non ha alcun effetto preventivo”. Perché i rapinatori che
hanno fatto irruzione da Tetta-
manti sicuramente sapevano
d’essere spiati dall’occhio delle
telecamere. “Semmai - nota Venturelli - questi strumenti possono
servire per le indagini, dunque in
una fase successiva”.
E infatti diverse inchieste
hanno avuto una svolta proprio
grazie alle videoregistrazioni, ed
è per questo che gli investigatori
le ritengono preziose. Come nel
caso della rapina in un’altra gio-
Gli inediti scenari nell’analisi del criminologo e psichiatra Marco Cannavicci
“Quelle bande che arrivano da lontano
si fermano con strategie e leggi comuni”
“L
a criminalità, ovunque, è profondamente cambiata. Ma viene contrastata come se fosse
quella di dieci, venti anni fa”. Marco Cannavicci, psichiatra e criminologo, questo
concetto lo ripete sempre ai suoi studenti e lo ripropone per “leggere” le ultime
rapine in Ticino.
Ormai i rapinatori sono sempre più
spavaldi, come se pensassero d’essere intoccabili. Perché?
“Perché sono assenti. La criminalità
più audace è quella che arriva da lontano, da Paesi stranieri. I loro volti non li
conosce nessuno, neppure il poliziotto
di pattuglia che magari li nota vicino alla
gioielleria che vogliono rapinare qualche
ora dopo. Non destano sospetti. Arrivano
da lontano e ritornano lontano, scomparendo quasi nel nulla”.
Perciò agiscono a viso scoperto?
“Sì. Sanno di non essere riconosciuti,
e poi, siccome sono professionisti, sanno
anche che non sempre le polizie dei diversi Paesi parlano tra loro. Succede come nei film americani: i banditi cambiano Stato per sfuggire agli agenti che li conoscono. Se arrivano dall’Est e colpiscono in Ticino è poi difficile andare a stanarli. A meno che non commettano
qualche errore. Ma è molto raro, davvero
difficile”.
Oggi ci si chiede come sia possibile
contrastare questo genere di crimine. Non bastano le telecamere, non
bastano le pattuglie... cosa serve?
“Partiamo da un concetto: c’è una
circolarità fra sicurezza e crimine. Più si
alza l’asticella della prevenzione, con videocamere, controlli sul territorio, allarmi nelle case, e più sale il livello di professionalità dei rapinatori. È come se accettassero la sfida che gli viene lanciata”.
Ma contrastarli è possibile?
“Direi necessario e doveroso. Il problema è come. La criminalità ormai va
combattuta sul piano internazionale.
Non solo in Svizzera, ma in Italia, Francia
e Germania, arrivano bande straniere,
colpiscono e fuggono. Spesso non c’è un
nesso tra l’origine dei banditi e il luogo
dove fanno le rapine. Per questo serve
dialogo, banche dati, archivi, e programmi condivisi tra polizie diverse”.
Un dialogo che non sempre c’è.
“Oggi invece è urgente. Bisogna essere consapevoli che la criminalità non è
un problema sociale di questo o quel
Paese. Ma di tutti. Bisogna uniformare le
norme e soprattutto le pene, le tecniche,
i sistemi di controllo. Perché le differenze
sono segno di debolezze”.
Servono controlli alle frontiere?
“Sì, bisogna prenderli subito. Ma c’è
un fatto da considerare: oggi i componenti di certe bande non hanno paura di
essere identificati e perseguiti. Se rubano
uno, due milioni, e riescono a nascondere il bottino, mettono in conto di passare
qualche anno in galera e poi di uscire sapendo d’essere ricchi”.
m.sp.
ielleria, alla Zenger nell’ottobre
2009, quando due degli autori
vennero poi arrestati. Secondo la
Cantonale, poi, una ventina di rapine in negozi, distributori di
benzina e case private, sono state
risolte grazie alla videosorveglianza.
“Ma preliminarmente bisogna capire che tipo di impianto si
vuole utilizzare - aggiunge Pascale -. Mi spiego: se in una città la
polizia sistema le telecamere in
punti sensibili, o ha una sala operativa attrezzata, con personale
che controlla le immagini in tempo reale, oppure non ottiene alcun effetto deterrente”. Perché
oggi bisogna agire rapidamente.
In molte città, invece, il sistema di
videosorveglianza si basa su registrazioni su disco o su una memoria digitale. E soltanto quando
capita qualcosa si consultano le
immagini, che in alcuni casi sono
risultate sfumate o di cattiva qualità. Eppure tanti puntano su
questo sistema. Anche il sindaco
di Ascona, Luca Pissoglio, dopo
la rapina da Tettamanti, ha detto
che il Muncipio presenterà presto una proposta per estendere la
videosorveglianza in tempo reale. Tanti pensano che l’occhio
elettronico possa sostituire gli
agenti e i pattugliamenti quotidiani. O che ogni sistema di ripresa, palese o nascosto, vada bene per tutto. “Purtroppo non è affatto così - conclude Pascale - la
criminalità è un fenomeno sociale, e come tale va affrontato non
solo con repressione e prevenzione”.
[email protected]
Q@MauroSpignesi
LE MAZZE
È una tecnica
grossolana ma
efficace. È stata
usata nei colpi a
Lugano e ad
Ascona, ma anche
in centro a Milano.
LO SPRAY
Quello al pepe
venduto nelle
armerie è stato
usato nel 2012 in
una rapina a una
stazione di benzina
a Mendrisio.
IL SUV
In Ticino ha fatto la
sua comparsa a
Locarno quando
una grossa jeep è
stata lanciata
contro Bucherer in
centro a Locarno.
I BLINDATI
Sono stati usati l’8
aprile di un anno fa
a Como per tagliare
la strada a due
furgoni che
portavano lingotti
d’oro in Ticino.
IL TAGLIERINO
L’uso di
quest’arma insolita
è stata notata nelle
rapine in farmacia
e a un distributore
con chiosco
a Ligornetto.
iste sul grande schermo,
senza risparmiare sugli effetti speciali, fanno ben altra impressione. Se capitano sotto
casa nostra, nella nostra città, invece, perdono tutto il loro aspetto
spettacolare assumendo il loro
originario significato: rapine.
Bisogna ammettere, però, che
tra Suv usati come arieti, fughe
col bottino in bicicletta, rapinatori armati di
mazze da baseball, il Ticino negli ultimi anni
sembra essere
diventato lo scenario ideale per
sperimentare
tutte le tecniche
di rapina più appariscenti. La
regola è sempre
quella
del
“prendi i soldi e
scappa”, ma le
modalità, molto spesso, sembrano effettivamente copiate pari pari dai romanzi polizieschi americani.
“Il problema è che, a modo loro, le bande si stanno ‘specializzando’ assumendo caratteristiche precise - spiega al Caffè il criminologo Gaetano Pascale - ‘. Le
bande, ed è una particolarità venuta fuori in diversi studi, si formano e si strutturano secondo gli
obiettivi. Se c’è da fare un’irruzione con le mazze si chiama uno
specialista in questa tecnica, se
c’è da sfondare una vetrina con
un’auto si chiama un altro professionista”.
E capitano,
quindi, delle rapine in fotocopia, adottando
lo stesso “stile”.
Come l’ultima
rapina alla gioielleria Tettamanti ad Ascona che, con piccole varianti, sembra il remake di
quella realizzata sempre nel borgo sul Lago Maggiore nel novembre dell’anno scorso, ma alla gioielleria Zenger, la stessa presa di
mira nel 2009 quando vennero arrestati due dei rapinatori (che non
hanno mai svelato il nome dei
complici). Arrivo in auto alla chetichella, biciclette a disposizione,
spaccata delle vetrine interne di
preziosi, e fuga facendo leva sui
pedali e sfuggendo ai posti di
blocco in tutto il cantone.
Certo, mancano gli effetti speciali esibiti dalla banda “Pink
Panther” a Zurigo, anni fa, dove
tra diamanti e gioielli il gruppo di
COLPI AUDACI
Accertamenti ad Ascona
dopo la rapina del
novembre 2013 nella
gioielleria Zenger, dove
i banditi sono poi fuggiti
in bicicletta come accaduto
pochi giorni fa per il colpo
alla Tettamanti
malviventi composto da ex militari dell’Est europeo ha raggranellato un bottino di oltre 10 milioni di franchi. Ma in quanto ad
arte della fuga le varianti sono parecchie. “E questo perché la nuova criminalità - aggiunge Pascale mette in campo gruppi mobili, rapidi, capaci di lavorare in territori
IMODELLI
Il Ticino diventa set
degno dei B-movie
A
ARANCIA
MECCANICA
Nel film di
Stanley Kubrik
i Drughi armati
di mazze
e bastoni
nche se le ultime due “spaccate” in gioielleria hanno avuto come protagonisti rapinatori lesti sui pedali, non è stato certo il
film di Vittorio De Sica “Ladri di biciclette” ad
ispirarle. Assistendo, stupiti, alle rapine che si
sono succedute negli ultimi anni nella regione,
sembrava di ricordare bel altre pellicole. Inevitabile, ad esempio, visto l’uso ripetuto di mazze e
bastoni come arma impropria, pensare alla banda dei Drughi in “Arancia meccanica” di Stanley
Kubrik. Certo non si può dire che i malviventi in
azione in Ticino abbiano i tratti del ladro gentiluomo Romain Duris alla “Arsenio Lupin”, nella
versione del regista Jean-Paul Salomé.
E nemmeno che ricorrano ad ingegnosi e sofisticati piani per mettere le mani sul malloppo, come nella serie “Ocean’s” dall’undici al tredici
con a capo George Clooney. No, usato come un
set da B-movie, il Ticino sembra vittima di trame
più sgangherate. Spettacolari, proprio come sul
grande schermo, ma all’insegna dello “spaccatutto”. Cercare di sfondare la vetrina blindata di
una gioelleria con un Suv, ad esempio, può benissimo rientrare nel plot di “Die Hard - Duri a morire” di John McTiernan, magari con Bruce Willis
al volante. Ma, viste le dimensioni e la morfologia
del territorio sarebbe difficile vedere fughe labirintiche in auto, anche se con la Mini usata in
“The Italian Job” di Gary Gray. E men che meno
acrobatici inseguimenti a tutto gas come in
“Fuori in 60 secondi” di Dominic Sena. Sì, forse è
meglio darsela in bicicletta.
e.r.b.
diversi, scavalcando le frontiere,
gente che si sa adattare e punta
luoghi come la Svizzera, dove evidentemente sa che può colpire e
lo fa con disinvoltura, anche a volto scoperto”. A volto scoperto e
una certa dose di spavalderia. Altrimenti non si spiegherebbe l’audacia dei rapinatori che si sono
spinti perfino in
pieno centro a
Lugano, esattamente in via
Pessina.
Qui
nell’ottobre
2011 hanno fatto
un rocambolesco colpo in una
gioielleria, e sono fuggiti in moto, anche se uno
dei due è stato
raggiunto e fermato in via Nassa.
Anche i “ferri del mestiere”
usati sembrano
indicare
una
specializzazione. Tra gli strumenti impropri
utilizzati per infrangere i robusti
cristalli delle gioiellerie in genere
non si fa distinzione tra mazze,
martelli e picche varie. Ma restano impressi i rapinatori che, in
più occasioni, hanno messo la loro firma con una mazza da baseball. La stessa tecnica usata nel
gennaio di quest’anno nella prestigiosa via Spiga di Milano, ma
prima ancora alla gioielleria Bonaglia di corso Pestalozzi a Lugano, per tre volte (la prima nel febbraio 2010, l’ultima due anni fa).
E quando le vetrine sono blindate è d’obbligo ricorrere a qualcosa di più contundente. Un bel
Suv, ad esempio. I fuoristrada di
grossa cilindrata usati come ariete sono entrati in azione alla gioielleria Bucherer in largo Zorzi, a
Locarno, come ricordano le cronache di oltre sei anni fa.
Un mezzo ancor più grosso,
invece, è entrato in scena tre anni
fa per svaligiare la boutique Farfalla di Ascona. I malviventi hanno dovuto ricorrere ad un camion
per caricare la merce rubata dall’elegante negozio, manichini
compresi. Gruppi organizzati,
quindi, con tanto di informatori,
basi logistiche, e a volte dotati di
strumenti tecnologici e sofisticati.
Come la banda specializzata in
rapine in uffici postali che, dopo
aver pianificato nei dettagli l’assalto al Centro logistico delle Poste di Pambio Noranco, è stata
sgominata in anticipo, nell’aprile
di un anno fa, dalla polizia. Prima
ancora di mettere in pratica le toro tattiche e strategie, in sei si sono ritrovati in cella.
[email protected]
Q@EzioRocchiBalbi
36
Cacciucco alla livornese
Pulire i pesci (500 g in tutto tra scorfano, tracina e
gallinella) togliendo le pinne, le squame e le
interiora. Spellare 400 g di gattuccio e farlo a pezzi
piuttosto lunghi. Pulire e tagliare a pezzi 400 g di
seppie e 400 g di polpo. Fare un trito fine con 1
cipolla rossa, 2 spicchi d'aglio, il peperoncino e il
prezzemolo e metterlo sul fuoco con 1/2 bicchiere
d'olio. Appena la cipolla comincia a dorarsi
aggiungere il polpo, le seppie e ½ bicchiere di vino
tra
virgolette
rosso. Dopo 5 minuti aggiungere 450 g di
pomodori maturi a pezzi e cuocere lentamente per
altri 15 minuti. Aggiungere tutti gli altri pesci e 300
g di cicale lasciandoli interi e cuocere per altri 15 20 minuti. Deve essere piuttosto liquido.
Abbrustolire 4 fette di pane casalingo, strusciarlo
appena con 1 spicchio d'aglio e metterlo sul fondo
dei piatti. Servire la zuppa di pesce sul pane. Per 4
persone.
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
ELISABETTA MORO
S
i fa presto a dire zuppa. Ma quando si tratta di
quella di pesce la prudenza è d’obbligo. Guai a
confondere un guizzante caciucco italiano con
una sontuosa bouillabaisse provenzale. Una sobria
sopa de pescado ispanica con un’aromaticissima gule kepala kakap indonesiana.
Il bello del mare è che ci fornisce un assortimento
pressoché infinito di pesci, molluschi e crostacei, che
per di più cambiano sapore da un emisfero all’altro, da
una stagione all’altra e perfino da una sponda all’altra
della stessa baia. E basta uno spicchio d’aglio bruciato,
una spolverata di paprika incendiaria, una foglia di lime o un cucchiaio di latte di cocco per cambiare bruscamente rotta. Strambate del gusto che rendono
questo piatto sempre nuovo. E non è meno stupefacente il repertorio lacustre.
Trote, coregoni, lucciperca per la profumatissima
zuppa zurighese. Anguilla, tinca e carpa per quella luganese, dove i pesci vengono prima dorati nel burro
per esaltarne fino in fondo il sapore.
Dallo stretto di Magellano ai banchi di Terranova
il guazzetto di pesce è sempre stato una pietanza poverissima, preparata con i residui del pescato, quando i lavoratori del mare, dopo aver venduto tutto il
vendibile, raschiavano letteralmente il fondo della rete per prepararsi da mangiare. Pescetti minuscoli,
spinosi, umili, senza appeal, abbandonati al loro destino. Dei trovatelli del mare insomma. Orfani destinati a fare la parte degli scorfani. Trasformandosi da
brutti anatroccoli delle acque in bocconi divini.
Oggi invece scegliamo uno per uno gli ingredienti delle nostre ricette, proprio come fa il direttore d’orchestra quando seleziona i suoi musicisti e armonizza il suono dei diversi strumenti. Per trasformare umori e odori differenti in un esaltante unisono di sapore. Non a caso la celebre zarzuela - versione spagnola della zuppa di pesce - prende il nome
da un genere teatrale barocco che mescola sapientemente tragedia, commedia, musica e danza. Come dire che ce n’è per tutti i gusti. Brodi primordiali,
mirabili guazzabugli del piacere dove è bello naufragare. Preferibilmente aggrappati ad un crostino.
di
CAROLINA
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
- 3 kg di pesce tra cui:
scorfani, triglie,
cappone, naselli
e gronchi
- 1 dl di olio
extravergine d’oliva
- 2 porri
- 2 cipolle
- 250 g di pomodori pelati
- 2 spicchi d’aglio
- semi di finocchio
- zafferano
- foglie di lauro
- sale, pepe
Bouillabaisse alla marsigliese
Quei bocconi divini
per naufragare
nella zuppa di pesce
LA RI ETTA
oltreilcibo
L’assortimento del mare è infinito.
Ma guai a confondere un guizzante
caciucco con una sontuosa bouillabaisse
Ripulire, lavare e sgocciolare il pesce.
Tagliarlo a pezzi regolari. Far dorare, in
poco olio, la cipolla tritata e l'aglio. Versarvi sopra il pomodoro schiacciato e,
abbassato il fuoco, lasciare che si riduca
in un composto uniforme, mescolando
spesso. Aggiungere il pesce, ad eccezione del nasello. Bagnare con poca acqua
e condire con sale e pepe nero. Aggiungere poco prezzemolo tritato, un pizzico
abbondante di zafferano, il resto dell'olio, il lauro, il finocchio. Aggiungere il
nasello e continuare la cottura per altri
10 minuti. La bouillabaisse si serve in
questo modo: il brodo in una capace
zuppiera con crostoni di pane fritti nel
burro, e il pesce su un piatto da portata
ben caldo.
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IL CAFFÈ
30 marzo 2014
37
tra
virgolette
La polemica
Il sesso e la legge
Mentre si discute
la revisione
della legge sulla
prostituzione, non
conoscono crisi le
inserzioni erotiche
che riempiono
pagine e pagine
di alcuni giornali
Joseph Cobin
Pubblicità anima del commercio
anche se del sesso a pagamento
EZIO ROCCHI BALBI
R
endere più allettante l’offerta,
facilitare l’approccio col
maggior numero di clienti,
prestare al prodotto la massima attrattività. È lo scopo di
ogni pubblicità. Ed è applicabile per
ogni prodotto. Anche al corpo della
donna, o meglio a chiunque abbia deciso di offrire prestazioni sessuali a pagamento. L’assioma è semplice: la prostituzione è legale in Svizzera, è un mercato dove il “prodotto” è la prostituta, prodotto che viene pubblicizzato. Poco importa se dietro questo mercato fioriscono reati estremamente gravi come la
tratta di esseri umani, lo sfruttamento
dello stato di bisogno, lo svolgimento di attività lucrative
da parte di stranieri senza permesso, l’usura, eccetera, eccetera.
E poco importa se, proprio
pochi giorni fa, la Commissione per i diritti della donna del
Parlamento europeo abbia approvato una risoluzione ad hoc
su sfruttamento sessuale e prostituzione. Esplicitamente un articolo della risoluzione richiama
l’attenzione sul fatto che “le pubblicità di servizi sessuali nei giornali e media sociali possono contribuire a sostenere la tratta di esseri
umani e la prostituzione”. Un invito che,
ovviamente, può essere totalmente
ignorato da Berna, ma che potrebbe aggiungere qualcosa al dibattito che
si sta svolgendo in Ticino. Mercoledì prossimo, infatti, si riunirà la
commissione del Gran Consiglio
che sta esaminando la proposta
di una nuova Legge sulla prostituzione. E sul tavolo si ritroverà,
appunto, un “correttivo” per
vietare gli annunci erotici a pagamento. Anche se questa proposta non viene giustificata
dallo sfruttamento, dall’attività
criminale che nasconderebbe
il fenomeno, ma la tutela dei
minorenni.
“In questa nostra società
lo sfruttamento della prostituzione oserei dire che è visto come lo sfruttamento
della mano d’opera, niente di più niente
di meno - osserva Gaetano Romano, docente di Sociologia all’università di Lucerna -. Cerco sempre di evitare valutazioni morali, perché siamo sempre di
fronte a moralità alternative, e personalmente non sono disturbato da queste
pubblicità a luci rosse, ma gli aspetti criminali che nascondono mi disturbano
eccome. È difficile, nello stesso tempo,
provare atteggiamenti criminali dietro
qualsiasi prodotto pubblicizzato, sempre che si possa definire un servizio da
commercializzare una prestazione sesLE INSERZIONI
Foto, pose e promesse
esplicite di prestazioni
sessuali a pagamento
trovano largo spazio
tra le inserzioni
pubblicitarie
di alcuni giornali
suale a pagamento, o ‘prodotto’ il corpo
di una donna o di chi comunque lo offre. Da un punto di vista storico, poi, il
rapporto tra corpo e corporalità è sem-
L’OPINIONE
I riflessi della nuova normativa per l’ex procuratore Paolo Bernasconi
“C’è conflitto d’interessi
dietro il ruolo di Gobbi”
L
PAOLO
BERNASCONI
Avvocato,
docente di
diritto penale
dell’economia
ed ex
procuratore
pubblico
NORMAN
GOBBI
Direttore del
Dipartimento
delle
Istituzioni
IL MERCATO
Dietro un’attività legale
come la prostituzione
si nasconde un mercato
sommerso fatto
di sfruttamento, usura
e tratta di esseri umani
pre stato affrontato dalla nostra società
con una certa difficoltà, si è sempre cercato di relativizzarlo. E anche con una
certa ritrosia, visto che già nel Sedicesi-
a pubblicità delle prostitute sui media può alimentare
la tratta degli esseri umani e risultare diseducativa per
i minorenni? Sì, secondo una risoluzione approvata il
26 febbraio dal Parlamento europeo. Una risoluzione, tra
l’altro, che dedica un intero articolo alle inserzioni pubblicitarie di servizi sessuali, sottolineando come queste possano
contribuire a sostenere la tratta di esseri umani. E già Plrt e
Ppd, in Commissione della legislazione, dove è in discussione la nuova Legge cantonale sulla prostituzione, hanno
fatto capire che di quest’indicazione si dovrà tenere conto.
“È pur vero che la Svizzera non è obbligata a uniformarsi con l’Ue - spiega l’avvocato Paolo Bernasconi, ex procuratore pubblico -, ma pur non essendo vincolante, il postulato
approvato da Bruxelles è importante”. Ed è importante perché è il risultato più recente degli studi in materia di prostituzione con dati e ricerche dell’Onu. “Inoltre, stabilisce - dice Bernasconi - una correlazione diretta fra tratta di esseri
umani e prostituzione. Nella risoluzione, poi, si dice che la
prostituzione è una violazione della vita umana”.
Per Bernasconi, dunque, “il nodo della pubblicità va inserito nella nuova legge cantonale. E a questo punto il ministro Norman Gobbi, leghista, è in conflitto d’interessi. Perché il Mattino, il giornale del suo partito, ha paginate di questa pubblicità, con manchette di prostitute straniere, e la
‘sua’ legge contribuisce non poco alla sopravvivenza della
testata”. Sul conflitto d’interessi, tuttavia, il governo si era già
espresso rispondendo ad una interrogazione e sostenendo
che il problema non esiste, perché i legami di partito sono
nettamente sganciati dall’attività dei singoli ministri.
“Ma stavolta, con la risoluzione di Bruxelles, la prospettiva è mutata - spiega l’ex magistrato -. E dunque il dossier
della legge sulla prostituzione dovrebbe andare, non per un
pretesto, ma per allontanare qualsiasi ombra, ad un altro
consigliere di Stato che non sia leghista. Altrimenti il problema resterebbe”. Mercoledì la commissione del Gran
Consiglio dovrà decidere se rinviare al governo o meno il
pacchetto di norme di revisione della legge della prostituzione. Ppd e Plrt hanno già fatto capire che bisognerà tener
conto delle indicazioni giunte da Bruxelles. E hanno annunciato battaglia. Ma vietare queste pubblicità deve valere
per tutti? “Gli altri giornali - conclude Bernasconi - non
hanno un consigliere di Stato e un intreccio di interessi con
la nuova legge. Qui il problema di fondo è il conflitto di intessi, che va eliminato politicamente”.
m. sp.
mo secolo a Zurigo un regolamento vietava di espletare attività corporali in
mezzo alla strada, invitando almeno a
starsene ai lati. Quasi obbligati, insomma, ad assumere un minimo di decenza”.
Un minimo di decenza che sembra
proprio estraneo alle tante esplicite inserzioni erotiche ospitate da alcuni giornali. Dove non c’è alcun tentativo di dissimulare il “prodotto” pubblicizzato: il
corpo nudo e discinto di una donna, la
promessa di una soddisfacente prestazione sessuale in tutta la sua vasta gamma di scelta. È forse utile ricordare, però, che già cinque anni fa la proposta
della deputata Monica Duca Widmer che suggeriva di sanzionare i media che
ospitavano annunci promozionali delle
prostitute irregolari - venne respinta.
Anzi, Jacques Ducry, nel dibattito in
Gran consiglio, ribadì che in un mercato
legale come quello della prostituzione,
valgono le stesse regole di ogni mercato,
pubblicità inclusa. “Si possono trovare
tutte le giustificazioni sotto l’aspetto
giuridico, ma non sotto un aspetto che è
moralmente riprovevole - osserva l’antropologo Marino Niola, docente di Antropologia culturale all’università di Napoli -. Non si può ignorare che il ‘pro-
L’antropologo: “Si fa finta
di non sapere che così si
promuove la criminalità”
dotto’ pubblicizzato è il corpo di una
donna e di tutta la situazione che comporta. Non si può far finta di non sapere
che, pubblicizzando prestazioni sessuali a pagamento, si promuove tutto l’indotto di quella che è un’industra: l’industria della prostituzione in mano alla
criminalità. È l’industria dei corpi,
l’aspetto moderno dello sfruttamento, e
seguendo la logica del fingere d’ignorare non si nascondono altro che dei sepolcri imbiancati, degli ipocriti cui interessa un unico fine: il denaro”.
E non sarà facile anche questa volta
arginare un fenomeno in un cantone,
come il Ticino, che nel gennaio scorso,
presentanto la revisione totale della
Legge sull’esercizio della prostituzione
ricordava il suo ruolo di “precursore” a
livello federale. Il Ticino - si legge nella
presentazione - fu il primo dei cantoni
svizzeri ad avere il “coraggio politico” di
affrontare la tematica e disciplinarla per
legge. Chissà se avrà anche il “coraggio
morale” di non pubblicizzare il corpo
della donna e le prestazioni sessuali a
pagamento come un qualsiasi oggetto
domestico.
[email protected]
Q@EzioRocchiBalbi
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
38
tra
virgolette
MARIAROSA MANCUSO
schermi
libri
F
ilm d’azione per i maschi,
commedie romantiche per
le femmine. Non più. Il
momento della svolta coincide
con “Hunger Games”, la serie di
film tratti dal romanzo di Suzanne Collins: due già usciti, il terzo
e il quarto spezzeranno in due
l’ultimo volume della trilogia
per sfruttarlo meglio. Una storia
di azione e di fantapolitica con
una ragazza per protagonista.
Brava con l’arco e le frecce, Katniss Everdeen (l’attrice è Jennifer
Lawrence, ormai lanciatissima,
quando non inciampa agli
Oscar), combatte nell’arena televisiva, salva il compagno Peeta,
finge con lui una passione utile
per ingraziarsi il pubblico, ama
in segreto un altro giovanotto.
Questa primavera i maschi
faranno la fila per vedere “Captain America - The Winter Soldier” (il primo e il più patriottico
dei supereroi americani inventati dalla Marvel, resuscitato ai
nostri giorni dopo un periodo di
ibernazione) e le femmine faranno la fila per “Divergent”, dal
romanzo di Veronica Roth (edito
da DeAgostini). Anche in questo
caso “Young Adult”, giovane
adulto, è la parola magica, categoria che ha nel mirino i lettori
dai 16 ai 25 anni. Ma come “Twilight”, della mormona Stephenie
Meyers, estende le sue attrattive
anche a un pubblico più maturo,
le “twilight-mamme”.
“Divergent” è ambientato a
Chicago, in un futuro dove la pace sociale poggia sulla divisione
delle persone in gruppi, a seconda delle loro inclinazioni. I Candidi dicono sempre la verità e si
occupano delle leggi. I Pacifici
fanno gli assistenti sociali. Gli
Eruditi sono insegnanti o ricer-
È un test a sedici anni
a decidere il tuo futuro
catori. Gli Altruisti sono al governo. Gli Intrepidi proteggono i
concittadini dai pericoli. Gli
Esclusi sono fuori da tutto e
mendicano. Vuol dire che non
hanno superato il test che a sedici anni smista i giovani in fazioni.
Esiste però un altro modo
per ritrovarsi emaginati. Beatrice Prior (l’attrice è Shailene
Woodley, una delle figlie di George Clooney in “Paradiso amaro” di Alexander Payne) mostra
caratteristiche borderline. Nel
gergo del test, e nella traduzione
frettolosa del romanzo, risulta
una “Divergente” (“Deviante”
suonava meglio ed era a portata
di mano sul dizionario). Condi-
DEVIANTE
Shailene
Woodley è
l’eroina un po’
borderline di
“Divergent”
diretto da Neil
Burger
Dopo Twilight e Hunger
Games un’altra saga
all’insegna del “young adult”
dopo il successo dello scorso anno,
tornano le serate dedicate alle donne.
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I
n questi giorni ha fatto il giro del mondo la notizia del maxi risarcimento chiesto da una donna americana che anni fa è stata aggredita da
uno scimpanzé adulto. La scimmia, che l’ha sfigurata e accecata, era l’animale di compagnia di
un’amica della vittima e veniva trattato come un
essere umano.
C’è un bellissimo romanzo di Aldous Huxley,
l’autore del saggio “Le porte della percezione” a
cui si ispirarono i Doors per scegliere il proprio
nome, che parla di scimmie umanoidi. Anzi, di
scimmie che governano gli uomini. Si intitola La
scimmia e l’essenza (Mondadori).
Il romanzo, scritto nel 1948, è ambientato nel
2108 in un mondo devastato da una terza guerra
mondiale, quindi negli anni in cui viviamo oggi (e
i venti di guerra soffiano ancora). In California il
potere è in mano alle scimmie, che dominano
sull’uomo e portano al guinzaglio dei cloni di
Einstein. “Sei tu, Albert?, chiede esitante uno
degli Einstein. L’altro lentamente annuisce.
“Ho proprio paura di sì, Albert”.
Nel romanzo le scimmie dominanti sono
babbuini. Huxley costruisce una metafora visionaria, un “j’accuse” all’uomo che si fa preda
dei propri istinti animali (l’essenza) condannando i regimi totalitari. Qualche anno più tardi, Orwell avrebbe ripetuto l’operazione con
“La fattoria degli animali”.
Scrive Huxley: “Sono le scimmie a indicare la
meta, sono umani solo i mezzi per giungervi.
Serva di gorilla, ruffiana di babbuini, viene la Ragione di corsa, pronta a ratificare, viene la sgualdrina, con la Filosofia, a leccare i piedi ai tiranni
(…), viene, coi versi e con la Retorica, a scrivere le
orazioni; viene, col Calcolo, a puntare i suoi bolidi
accuratamente sull’orfanotrofio oltreoceano; e
viene, dopo aver puntato, con l’incenso a impetrare devotamente Nostra Signora, affinché la mira
sia giusta”.
Il riferimento è chiaramente alle bombe atomiche sganciate dagli americani sul Giappone, e
non per nulla le scimmie portano i loro Einstein al
guinzaglio.
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Gli incassi stratosferici dei film e
i milioni di copie vendute dai romanzi fanno pensare che gli
adolescenti subiscano ancora il
fascino delle prove difficili da superare.
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tutti i giovedì da aprile 2014
zione rischiosa e sospetta, a cui
sfugge arruolandosi tra gli Intrepidi.
Un altro rito di passaggio, solo un po’ meno cruento rispetto
ai Giochi della Fame di “Hunger
Games”, che ricollega queste storie moderne alle storie antiche.
MARCO BAZZI
Scimmie al governo
per indicare la meta
°Ô À Ø° è⁾Øfiç_ Ífiç ¹¨_ÜØèõ− ¥fi¹¹¨−ç− fi _ç˘fi°õ−
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Il Festival di Bregenz, negli anni 2013 e 2014,
ha rappresentato e riproporrà l’opera originaria
di Mozart (una delle più rappresentate opere a
livello mondiale) risalente al 1791. Bisogna
risalire al biennio 1985-86 per ritrovare in
cartellone la rappresentazione di Mozart
originale sul palco galleggiante di Bregenz.
Regista per l’occasione è il direttore del
festival David Pountney accompagnato dallo
scenografo Johan Engels. Hanno già
partecipato insieme al Festspielhaus nel 2010
con l’opera “La Passeggera” suscitando molto
scalpore e interesse.
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©Bregenzer Festspiele / Anja Köhler
dal 25 al 26 agosto 2014
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Concorso per la locazione di ristorante
Il Municipio di Lugano, richiamati gli art. 180 LOC e 98 del Regolamento comunale, riapre il concorso per la locazione del ristorante situato sul lato nord-est del piano terreno di Palazzo Civico,
in Piazza della Riforma / Piazza Manzoni a Lugano.
Il concorso è aperto a partire dal 28 marzo 2014.
L'iscrizione va effettuata sul sito online della Città di Lugano
http://www.lugano.ch/concorsi, dove è possibile scaricare il
capitolato di concorso ed i relativi allegati.
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tutt
er tu
er
pe
p
2° giorno
Oggi la invitiamo ad un’escursione nel Bregenzerwald. La prima tappa della sua escursione è situata a Bezau, dove ad attenderla
vi è il famossimo treno speciale “das Wälderbähnle”. Bezau è il capoluogo della regione della foresta di Bregenz e punto di
partenza della vecchia ferrovia “Bregenzerwaldbahn”. L’intero percorso ha una distanza complessiva di 5 km e viene denominato
Per informazioni e prenotazioni contattare:
Mondial Tours - Piazza Pedrazzini 7a, 6600 Locarno;Tel. 091 752 35 20; Fax 091 752 35 18; e-mail: [email protected]
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Giocolandia
Dalle 13.00 alle 18.00
Autentico villaggio del divertimento
per i più piccoli e le loro famiglie
all'interno del quale accadrà di tutto:
spettacoli teatrali e circensi, show di
magia, animazioni, spettacoli di
burattini, atelier e numerose attrazioni
(trampolini, castelli gonfiabili, mini zoo,
cavalcata con i pony, ecc. ...) in grado
di fare la felicità dei più piccini.
A Giubiasco - Mercato coperto
(confine storico tra il Hinterbregenzerwald e
il Mittelwald) è costruito in pendenza il che
rende molto difficoltoso il lavoro svolto dal
locomotore.
Arrivati al grande muro di contenimento del
Sporenegg, il fiume scompare dalla vista per
lasciare via libera al villaggio pittoresco di
Schwarzenberg.
Prima di raggiungere la stazione del villaggio, alla locomotiva verrà richiesto un’ulteriore sforzo per superare un’alpeggio situato
intramezzo.
La stazione può essere raggiunta attraverso
un incrocio controllato da un semaforo e ulteriori elementi di sicurezza. A Schwarzenberg potrà visitare la chiesa parrocchiale barocca. Continuerà il suo viaggio con un torpedone verso il passo “Bödelepass” dove
potrà godere una spettacolare vista sul Lago
di Costanza e tutta la valle del Reno.
Dopo pranzo intraprenderà il viaggio di ritorno in Ticino.
Amica del vento
Ore 15.00 e 17.00
Minispettacoli e Osa! invitano al
debutto di questo spettacolo.
Spettacolo con pupazzi e musica dal
vivo per pubblico da 4 anni
di e con Santuzza Oberholzer.
Replica alle 17 che con traduzione in
lingua dei segni.
Minusio Oratorio S. G. Bosco
me 2 aprile
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Che cosa sono i dinosauri,
impariamolo disegnando
Ore 14.00-17.00
Laboratori allo Spazio Officina con il
Paleoartista Fabio Pastori
Per bambini da11 a 15 anni
Spazio Officina
informazioni / iscrizione obbligatoria
[email protected]
T +41 (0)91 695 08 88
sa 5 aprile
Storie per grandi e piccoli al
mercato.
Ore10.00 – 12.00
Ogni tanto c'è un solo spettatore o
due, oppure si crea un bel cerchio di
spettatori che hanno desiderio di
tornare bambini, per qualche minuto.
Storie per grandi e piccoli, sabato 5
aprile, al mercato di Bellinzona.
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“al ritmo del tempo passato”.
Accompagnato da una delle montagne più
suggestive, il Kanisfluh, il treno lascia il paese e si dirige verso il ponte di Grabenbach e
il ponte su plinti (situato sul fiume Bregenzer). In pianura i binari serpeggiano snodandosi dal comune di Reuthe fino a raggiungere la fermata di Reuthe-Hof. Qui si fermerà
per la prima volta e potrà ammirare la casetta della fermata ancora in ottime e originali
condizioni; inoltre avrà il tempo di deliziarsi
delle bellissime decorazioni floreali curate
amabilmente da una signora abitante nel vicinato. Il viaggio continuerà passando per un
breve tratto attraverso un bosco da dove potrà intravedere la sua prossima fermata: la
tenuta dell’alpe di Stieglen. Dopo alcuni minuti di viaggio arriverà al romantico fiume
Bregenzerache che si snoda attorno ai binari
della ferrovia. In seguito il treno speciale la
porterà all’alpeggio Holstein e al ponte Sporenegg lungo 68 metri. Il ponte Sporenegg
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MUNICIPIO
1° giorno
Viaggio in comodo bus dal Ticino in direzione di San Bernardino, passando per Coira,
Landquart e Feldkirch fino ad arrivare a Dornbirn. Dopo aver lasciato i bagagli in camera
potrà gustare una cena in comune. In seguito prenderà parte, con degli ottimi posti, alla
performance della famosa opera di Mozart
“Il Flauto Magico” sul sensazionale palcoscenico galleggiante. Ritorno in albergo alla
fine dello spettacolo intorno alla mezzanotte.
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La nautica
nel cuore dello shopping!
A Lugano dal 3 al 6 aprile
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LUGANO OPENAIR INTERNATIONAL EXIBITION | DAL 3 AL 6 APRILE 2014
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votata, saranno estratti i vincitori.
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del valore di CHF 100.- cad.
4 ganci a sofitto per bici
offerti da
Gladiator Worx Mezzovico
A Nassa Boat Show 2014 trova spazio
un progetto che ha come obiettivo la
promozione della barca paralimpica
2.4Mr in Ticino, successivamente in
Svizzera, costituendo una scuola di vela
per i 2.4Mr e partecipando a diversi
campionati internazionali, in modo
da ottenere una squadra agonistica e
partecipare alle paraolimpiadi nel 2020.
A livello di integrazione sociale la barca
a vela 2.4Mr, viste le piccole dimensioni,
riesce ad abbattere ogni barriera tra
normodotati e disabili dove quest’ultimi
non sono ghettizzati in una disciplina
sportiva adatta solo a persone disabili
ma partecipi di un contesto di parità.
Un vero esempio di integrazione
Band Svizzera composta da 7 musicisti
che suona del “caldo swing”, rock ‘n roll
classico, jazz, rhythm and blues e funky,
The Swing Factory è un gruppo estremamente versatile. Il loro repertorio ci riporta
indietro nel tempo, sino alla piacevole atmosfera dell’America degli anni sessanta.
Guidati da “Ceck” Formenti alla tromba,
The Swing Factory ha una vasta esperienza nell’intrattenere e divertire il proprio pubblico.
Oltre al trombettista Formenti fanno parte della formazione Marco Nevano al sax
tenore, Nigel Casey al sax alto, Massimo
Veronesi al pianoforte e voce, Mattia Mantello alla chitarra, Gian-Andrea Costa, al
basso, Francesco Salis all’organo Hammond e Rocco Lombardi alla batteria.
A NASSA BOAT SHOW 2014 ARRIVA
PROGETTO BARCA A VELA
PARALIMPICA CLASSE 2.4MR
sociale: i partecipanti alle regate sono
sia persone normodotate che disabili,
i quali hanno la possibilità oltre che
di passare un weekend in un clima
amichevole e sereno, di confrontarsi in
una competizione sportiva ad armi pari.
La sida è quella di importare il
potenziale che la 2.4Mr offre anche
in Svizzera dove questa barca non è
ancora conosciuta e il Ticino, con la
sua geograia e i suoi laghi, è la regione
ideale per la collocazione di questa
classe metrica.
Il potenziale di questa imbarcazione, è
proprio quello di favorire una maggiore
4 entrate offerte da
Splash e Spa Tamaro
SWING FACTORY IN CONCERTO!
SABATO 5 MARZO 2014 ALLE
ORE 14:00 IN PIAZZA RIFORMA
integrazione delle persone disabili, in
un contesto sportivo e anche a livello
sociale. Attraverso l’attività sportiva,
infatti le persone hanno la possibilità
non solo di gareggiare e allenarsi ma
anche di approfondire quello che è il
rapporto umano e sentirsi più integrati
nella società.
Questo ambizioso progetto nasce
dall’intraprendenza e dalla passione di
Stefano Garganigo, timoniere 2.4Mr dal
2010.
Grazie al suo impegno dal 2011
partecipa a diverse regate, tra le quali
il campionato del mondo open, ovvero
aperto a tutti senza distinzioni. Il progetto
è supportato dall’associazione no proit
Gruppo ticinese Carrozzella inSuperAbili,
di cui Stefano è membro, che promuove
attività e interessi dei disabili, in
particolare nel campo sportivo.
Il rafforzamento dell’immagine positiva
dell’acqua potabile, la presentazione
delle prestazioni degli enti di approvvigionamento idrico svizzeri e la tutela
dell’acqua potabile: ecco gli obiettivi
dell’esposizione itinerante, organizzata
a livello nazionale dalla SSIGA, la Società Svizzera dell’Industria del Gas e
delle Acque in collaborazione con AIL.
I temi della mostra, che sarà installata in
Piazza Riforma, comprendono la qualità
dell’acqua, lo sfruttamento dell’acqua,
il prezzo dell’acqua, la sicurezza delle
infrastrutture/dell’approvvigionamento
e l’acqua stessa come elemento di vita.
Grazie al suo allestimento sorprendente,
alla presentazione ludica ed emotiva sul
tema dell’acqua potabile e dell’approvvigionamento idrico, la mostra saprà entusiasmare i visitatori consentendo loro
di scoprire con tutti i sensi l’alimento
numero 1 per i consumatori.
UN PROGETTO COMUNE PER DUE MANIFESTAZIONI CHE FANNO SOGNARE
Grazie a un’importante sinergia, organizzatori, espositori e Istituzioni hanno deciso di unire le forze e lavorare per il bene
di un settore economico che dà lavoro a
centinaia di famiglie ma soprattutto di un
Ticino la cui popolazione ama particolar-
mente le attività all’aria aperta e tra queste la nautica.
Sotto il cappello di Ticino Nautica si sono
così avvicinate le due manifestazioni
che si affacciano sulle sponde delle due
località più esclusive dei rispettivi laghi:
Lugano per il Ceresio e Ascona per il Lago
Maggiore.
Mantenendo le rispettive caratteristiche,
la Via Nassa, cuore dello shopping a livello internazionale, per Nassa Boat Show e
un lungolago da sogno per Ascona Boat
Show, i due eventi metteranno in scena
quanto di meglio il mercato sa offrire.
Due manifestazioni create su misura dei
due specchi d’acqua sui quali si affacciano e che esporranno all’attenzione di
ogni appassionato tutte le imbarcazioni
più adatte a solcarne le rispettive acque.
Grazie alla loro straordinaria capacità di
attrarre e di creare passione, Nassa Boat
Show e Ascona Boat Show aggiungeranno
senza alcun dubbio un altro importante
tassello all’offerta turistica ticinese.
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
43
tra
virgolette
Il dibattito
Diritti e doveri
La democrazia
si trasforma,
“vota&vinci”
o sarai multato
FOGLI
IN
LIBERTÀ
Non è giusto “punire”
chi sceglie di non votare
MARTINONI A PAGINA 47
Un Cantone sanziona chi diserta le urne
e un Comune regala bonus tra i votanti
SOLO A SCIAFFUSA VOTARE È OBBLIGATORIO
Sciaffusa è l’unico cantone svizzero dove vige
l’obbligo di voto. Per un secolo, coloro che senza
un valido motivo non si recavano alle urne
dovevano sborsare un franco. A partire dal 1973
la multa è passata a tre franchi, ma proprio questo
mese - accettando una mozione del Plr che
chiedeva di adeguare la sanzione all'inflazione - il
parlamento ha accolto una revisione della legge
elettorale aumen tando la multa a sei franchi.
I
FATTI
MASSIMO SCHIRA
EZIO ROCCHI BALBI
L
a crisi “esistenziale”
della politica molto
spesso si misura attraverso il “termometro” dell’astensionismo nelle votazioni e nelle elezioni. E tra i vari stratagemmi
per risvegliare l’interesse per la
gestione della cosa pubblica tra
la popolazione – che è poi la base stessa su cui poggia il sistema
democratico – ecco che Cantoni
come Sciaffusa decidono di introdurre il voto obbligatorio,
con tanto di multa per chi diserta le urne, sulla base di modelli
come quello australiano o brasiliano. E Comuni come Wimmis, nel canton Berna, che come incentivo, mettono in palio
buoni acquisto a sorteggio tra i
votanti se l’affluenza supera il
40%. Insomma una democrazia
diretta in formato “vota & vinci”
o sarai multato. Scelte che fanno discutere anche gli intellettuali, come testimonia l’inter-
“Condizionare
la scelta del cittadino
non mi pare sia,
di per sé, un fatto
molto democratico”
vento sul deterrente adottato da
Sciaffusa- a pagina 47 di questa
edizione del Caffè - da parte di
Renato Martinoni.
La questione si pone sotto
un duplice aspetto. Rendere obbligatorio il voto viola la libertà
individuale, una delle fondamenta stesse della democrazia?
Oppure multare chi non vota, o
improvvisare una “lotteria” per
chi infila la scheda nell’urna accresce consistenza e qualità
dell’elettorato? “Cercare di condizionare la scelta del cittadino
non è, di per sé, molto democratico - osserva il politologo
Daniel Kübler, direttore del
Centro per la democrazia di Aa-
rau -. La scelta se esprimersi,
oppure no, dovrebbe spettare al
singolo. Anche perché non
esprimersi rappresenta già di per
sé un modo per far sentire la propria opinione. L’importante, però, è anche che le sanzioni rimangano su cifre simboliche”.
Perplesso su entrambe le soluzioni il filosofo Fabio Merlini, che
sottolinea come la disaffezione
verso la politica andrebbe affrontata in modo più profondo. “Vo-
LACURIOSITÀ
tare per la paura di una multa o
incentivati da un regalo pone degli interrogativi sul valore di
quel voto – sottolinea -. Sul senso dell’esercizio della sovranità.
Che ci sia un problema enorme
e che la popolazione non si senta più valorizzata nell’espressione dei suoi diritti è innegabile,
ma il rapporto tra cittadino e politica merita di essere analizzato
in modo più profondo, rispetto
alla semplice applicazione di
una cura superficiale all’apparire di un sintomo”.
Il caso di Sciaffusa, però, ha
già portato anche a qualche risultato concreto. Alcuni studi,
effettuati su questa inedita
esperienza, pare abbiano dimostrato come i cittadini siano
spinti ad informarsi di più e
meglio su quanto sono chiamati a decidere attraverso le urne.
“È l’aspetto più empirico della
questione - conferma Daniel
L’originale trovata di Wimmis spiegata dal sindaco
“L’idea è dei tre principali partiti
in premio buoni da 100 franchi”
L’
idea è interessante, ma è certamente anche destinata a far
discutere: se i cittadini di Wimmis – villaggio bernese affacciato sul lago di Thun, a pochi chilometri da Spiez - si
recheranno d’ora in poi alle urne nella misura di almeno il 40%
IL SINDACO
scatterà una “lotteria premio”. Con in palio quattro buoni da 100
franchi ciascuno da spendere nei negozi del paese. Dal macellaBarbara Josi,
io fino al calzolaio. “L’idea è venuta ai tre principali partiti e il Cosindaco Udc
mune ha deciso di adottarla. Personalmente mi pare simpatica e
di Wimmis,
villaggio bernese utile – spiega al Caffè la Gemeinderatspräsidentin (il sindaco)
Barbara Josi, dell’Udc -. Sempre meglio che introdurre un obbliche offre premi
go o far pagare delle multe”.
per il voto
La speranza delle autorità di Wimmis con questa originale
trovata è in primo luogo quella di evitare percentuali di partecipazione al voto risibili, come il 28% alle elezioni di otto anni fa.
“Tra i più anziani, chi più, chi meno, l’abitudine di recarsi alle urne c’è – osserva ancora Josi -. Ci siamo quindi chiesti come fare
per stimolare almeno un po’ i giovani. E questa della lotteria ci è
parsa una buona soluzione. Anche perché non tocca le casse comunali, visto che a pagare saranno gli stessi partiti che hanno
avanzato la proposta. Speriamo che qualche giovane si dica,
‘perché no?’ visto che c’è qualcosa da vincere”.
La situazione del villaggio bernese da 2.500 abitanti, del resto, non è certo un “unicum” a livello nazionale. E l’idea di unire
l’utile al dilettevole potrebbe anche fare proseliti nel resto del
Paese. “Finora di reazioni negative non ne abbiamo registrate –
conclude Barbara Josi -. Anzi. L’attenzione nei confronti di questa iniziativa, unica nel suo genere, dimostra forse che potrebbe
presto essere adottata anche da altri comuni nella nostra stessa
situazione”.
m.s.
LA “RIFFA” DI WIMMIS PREMIA DOPO LE URNE
A Wimmis, nel canton Berna, dopo alcune
iniziative di sensibilizzazione al voto, la percentuale
dei votanti è salita dal 28 a circa il 35 per cento. Il
comune con circa 2.500 abitanti nella Simmental
s’è posto l’obiettivo di raggiungere almeno il 40%.
Con la sponsorizzazione dei tre partiti principali, ha
deciso di mettere in palio quattro premi in buoni
acquisto da cento franchi cadauno che verranno
assegnati, previo sorteggio, tra tutti i votanti.
nelmondo
LE SCARPE
DI LAURO
Il deputato napoletano
del Msi Achille Lauro
regalava ai suoi elettori
una scarpa sinistra prima
del voto e una scarpa
destra dopo il voto
L’OBBLIGO
BRASILIANO
Se non in grado di
giustificare l’assenza, chi
non vota deve pagare
una multa da 3,51 Reais,
massimo 35 Reais (pari a
13,5 franchi)
IL VOTO
DI SCAMBIO
Il reato era già codificato
nel diritto romano:
previsto dalla Lex Baebia
e confermato dalla Lex
Tullia proposta da
Cicerone
LE PUNIZIONI
BELGHE
In Belgio chi non vota
può essere punito con la
negazione di sussidi, o
una multa sostanziosa,
variabile da zona a zona,
comminata da un
tribunale o dalla polizia
IL SUCCESSO
AUSTRALIANO
In Australia, dove chi non
vota rischia una multa di
20 dollari australiani
(circa 15 franchi),
l’affluenza supera il 90%
LA PROPOSTA
INGLESE
Geoff Hoon, leader dei
Comuni, ex ministro di
Tony Blair per i rapporti
con la Camera propose
(senza esito) una
sanzione per chi non vota
L’URNA
È D’OBBLIGO
In Lussemburgo, Austria
e Grecia il voto è
obbligatorio, ma non
sono previste sanzioni in
caso di astensione
Kübler -: se devi decidere per
forza, tanto vale essere informato sulla posta in gioco. Le cifre mostrano che a Sciaffusa la
popolazione è meglio informata sulla politica e manifesta anche un interesse maggiore per
l’argomento”. Anche per il politologo, insomma, quella di rendere obbligatorio il voto potrebbe essere una via da seguire
per riportare alle urne più votanti. “Non si tratta tanto del
numero a sé stante, quanto della rappresentatività – afferma
ancora Kübler -. Anche a Sciaffusa, ad esempio, non è preclusa la possibilità di votare scheda bianca, ma le statistiche dicono che non vi si fa più ricorso
rispetto al resto del Paese. Il voto obbligatorio ha almeno il
pregio di coinvolgere anche
quelle fasce sociali che, normalmente, rimarrebbero magari escluse per mancanza di
mezzi per informarsi. Per cui,
sì, sono favorevole alla soluzione del voto obbligatorio”.
Meno possibilista, invece,
“A Sciaffusa, solo
per fare un esempio,
non è preclusa la
possibilità di votare
scheda bianca”
Merlini, che sottolinea come il
messaggio che sta dietro la decisione di astenersi dal voto, oltre che di disaffezione, parla
anche di una sorta di disincanto di fronte allo scarso peso
che, spesso, la popolazione vede attribuire alle scelte espresse attraverso le urne. “La sensazione che ‘tanto non cambia
nulla’ è molto presente - conclude -. E credo che il segnale
vada colto e analizzato attentamente, ma in altro modo. Non
facendo diventare un dovere
quello che, in realtà, è un diritto”.
[email protected]
Q@MassimoSchira
Pagina a cura di
GastroSuisse
e GastroTicino
LARISTORAZIONE
& L’ALBERGHERIA
Terza edizione del concorso al Grotto San Martino
GastroDiritto
presenta:
A Flavio Quadranti il “Mangiar Bene” Ccnl, regole su vitto e alloggio
Flavio “Mamo” Quadranti, del Grotto San Martino a
Mendrisio, ha vinto la terza edizione del concorso gastronomico “Mangiar Bene!”, organizzata da A.R.T.
Promotion e Ticino by Night, e alla quale hanno preso
parte 16 locali ticinesi e del Grigioni italiano. Il piatto
proposto, il guanciale di maiale in umido con polenta
del Mulino di Bruzella, ha permesso a “Mamo” Quadranti di entrare a far parte dell’albo d’oro dell’evento
che nel 2011 aveva visto vincere Peter Raith (Antico
Grotto Ticino, Mendrisio) e nel 2012 Andrea Poggi
(Osteria Ul Furmighin, Sagno). Il vincitore (nella foto)
è stato acclamato di recente durante una serata deliziata anche dai vini Delea (presentati da Enrico Grisetti)
e dai vini Fa’Wino (presentati da Claudio Widmer). Al
vincitore è andato il magnifico piatto in granito messo
in palio dalla Giannini Graniti, sponsor principale.
La prassi e il Ccnl hanno permesso di semplificare le deduzioni per il vitto e alloggio. Il vitto e alloggio costituiscono
di regola una pattuizione aggiuntiva al contratto di lavoro.
Trattandosi di un contratto diverso (l’alloggio di fatto è una
locazione!), è consigliabile chiarire bene le regole: per esempio, che l’alloggio segue i destini del contratto di lavoro.
In ogni caso è importante inserire gli importi, cioè il costo,
per il vitto e/o l’alloggio, rispettivamente quali sono le prestazioni fornite dal datore di lavoro che potrà poi dedurre dal
salario. A volte vi troviamo pure il parcheggio che il dipendente medesimo utilizza. Quello che è poi pattuito va poi rispettato. Le deduzioni per vitto e alloggio devono essere
menzionate per iscritto (art. 4 Ccnl). Se nel contratto non vi
è nulla, il conteggio non può più essere effettuato in modo
forfettario, ma deve essere dimostrata ogni signola prestazione fornita.
m.g.
Salari minimi
Se passasse
l’iniziativa
per i 4.000 franchi
al mese, gravi
conseguenze pure
per ristorazione
e albergheria
ALESSANDRO PESCE
il rischio di creare tensioni tra datori di lavoro e lavoratori. Non abbiamo cifre esatte, ma la misura toccherebbe diverse delle 13mila persone che in Ticino lavorano nella ristorazione e albergheria. Immaginate che cosa significherebbe un
aumento del salario minimo a
4.000 franchi, tenendo conto che
già oggi le spese per il personale
rappresentano il 50% dei costi generali di un esercizio pubblico.
Consideriamo che il Ticino, ha poi
prezzi inferiori alla Svizzera interna, è confrontato con la concorrenza italiana, ma i prezzi di acquisto
delle materie prime sono invece
quasi uguali a quelli di Oltre S.Gottardo. Se passasse l’iniziativa, soffriremmo quindi di più dei colleghi
confederati. Per essere competitivi
a livello internazionale dovremmo
quindi ridurre il personale o aumentare i prezzi. Non crediamo che
ciò sarebbe gradito ai lavoratori e ai
clienti”.
In che modo l’impiego di frontalieri in Ticino gioca un ruolo per questa iniziativa? In modo comunque
relativo, in quanto il Ccnl vale per
tutti, personale locale o frontaliero
che sia.
no di GastroTicino
Il 18 maggio dovremo esprimerci
sull’iniziativa dell’Unione sindacale svizzera sul salario minimo. Anche GastroTicino è contraria e invita a votare “no” e ogni voto conta
per impedire gravi conseguenze al
nostro settore. Tutte le informazioni si possono ottenere consultando
il sito www.salario-minimo-no.ch,
intanto abbiamo sentito il Segretario cantonale di GastroTicino, Gabriele Beltrami.
Quali sarebbero le conseguenze se
passasse il sì per ristoranti e bar e
alberghi in Ticino? “L’iniziativa sui
salari minimi minaccia il modello
di successo svizzero basato su un
mercato del lavoro liberale. Come
più volte ricordato da GastroSuisse,
la determinazione dei salari non è
compito dello Stato, ma riguarda
gli imprenditori, i lavoratori e le
parti sociali. Un salario minimo imposto dallo Stato comprometterebbe il sistema consolidato di partenariato sociale; la nostra categoria, infatti, ha già un Ccnl (Contratto collettivo nazionale di lavoro) che fissa
i salari minimi; per esempio, stabilisce in 3.407 chf, il salario minimo di
un lavapiatti, con salari crescenti per
le altre categorie di collaboratori.
Un salari minimo fissato dallo Stato
renderebbe impossibili soluzioni su
misura, condivise e sostenibili. Il risultato sarebbe di mettere a rischio
numerosi posti di lavoro”.
Tra le altre conseguenze anche ten-
Tutte le
informazioni
sul sito
salariominimono.ch
sioni tra le parti sociali…“Come
detto, il nostro settore regola i collaboratori secondo una tabella di
salari crescenti, che ha messo d’accordo i partner sociali. Generalizzare il salario minimo di 4.000 franchi comporterebbe la messa in discussione degli attuali accordi, con
A Biasca vi accolgono Angelo Errigo e Lea Rusconi per una nuova gestione ricca di gusto e di cortesia
Grotto del Mulo, la semplicità dei sapori nostrani
GIOVANI E DINAMICI Lo chef Angelo Errigo brinda alla
nuova sfida con Marina e Lea
Rusconi (a destra)
Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo
A Biasca, in Via ai Grotti, al numero
38, sotto alberi frondosi, merita fare
una sosta al Grotto del Mulo. Si dice
che il nome derivi dal fatto che parecchi anni fa, alcuni dei clienti si recassero al grotto, durante la pausa di mezzogiorno, con il “muletto” del datore
di lavoro. Oggi nell’ampio parcheggio
ci sono le macchine, ma il fascino è intatto grazie al giovane chef Angelo Errigo che, con Lea Rusconi, sua socia,
garantisce la qualità dei cibi semplici
e gustosi, con passione e cortesia. E
all’orizzonte c’è già Marina Rusconi,
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che condivide la passione per la gastronomia con il partner Angelo, cuoco con una bella esperienza in diversi
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Programma
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un assortimento di prodotti di panetteria e di una
piccola pagnotta decorata. Portare un grembiule
o abiti da lavoro. Al termine del corso tutti i partecipanti potranno portar con se i prodotti realizzati, dotarsi di una borsa capiente.
Insegnante
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Data e orario
1 aprile 2014, 13.30-17.30
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CONDUZIONE DEL PERSONALE
Obiettivi
acquisire metodi e strumenti operativi per agire al
meglio nel settore della conduzione del personale, sviluppare le conoscenze nella comunicazione
interna con il personale, analizzare le varie tipologie di leadership. Gli argomenti saranno trattati
tramite un approccio didattico interattivo ricco di
esercitazioni pratiche.
Insegnante
Patrizia Ronconi, specialista del personale, formatrice per adulti
Date e orario
3 e 10 aprile 2014, 8.45-16.45
Costo
Chf 420.00 soci / Chf 470.00 non soci
PROCEDURE DIVERSE
CON LE AUTORITÀ (NUOVO)
Obiettivi
conoscere le corrette procedure da svolgere con
le diverse autorità (civile, amministrativa, penale)
per evitare inutili sprechi di tempo e denaro.
Insegnante
avv. Marco Garbani
Data e orario
8 aprile 2014, 08.30-12.00
Costo
Chf 50.00 soci / Chf 100.00 non soci
IL SERVIZIO IN SALA
Obiettivi
acquisire le basi e le regole del servizio in sala,
saper operare in modo autonomo, con precisione
e professionalità nell'ambito del servizio.
Insegnante
Flavio Riva, insegnante Scuola Esercenti e membro Unione Svizzera Maître d'Hôtel e Amira
Date e orario
10 e 17 aprile 2014, 9.00-17.00
Costo
Chf 270.00 soci / Chf 320.00 non soci
MINIPIZZE FANTASIA (NUOVO)
Obiettivi
saper fare in modo autonomo un impasto della
pizza, saper applicare le tecniche di spianatura,
essere in grado di procedere alla porzionatura,
conoscere i vari ingredienti e le quantità in base
alle proprie esigenze, saper farcire con prodotti di
qualità, essere in grado di riprodurre forme diverse e semplici per l'allestimento di un buffet di
aperitivi.
Insegnante
Giovanni Zinna, formatore e pizzaiolo diplomato
Data e orario
14 aprile 2014, 13.30-17.30
Costo
Chf 80.00 soci / Chf 130.00 non soci
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
45
tra
virgolette
Il personaggio
Il “guaritore” e la legge
“T
La “medicina del sesso”
che piace ai curanderos
OF
X
occare il corpo di un altro, essere toccati. È fondamentale
per conoscere se stessi e gli altri”. Così spiegava H. M. al Caffè, in un incontro pubblicato
quattro anni fa. Nessuno si sarebbe immaginato, allora, che l’ultimo erede di un’antica generazione di curanderos andini, che conosce i segreti della medicina dell’anima e del corpo - così si definiva lo stesso M. - sarebbe finito nei
guai per consigliare “sesso curativo”. Infatti, una
troupe di Mediaset della trasmissione di Italia1,
Le Iene, lo scorso ottobre l’avrebbe smascherato
grazie alla collaborazione della presunta vittima. Una ragazza indirizzata al curanderos andino da una psichiatra con studio a Pisa. In seguito al servizio tv la Procura della Repubblica di
Pisa ora vuole capire se tra le sue pazienti ve ne
siano altre che sono andate in Ticino per sottoporsi a “sesso curativo”. Anche le autorità elvetiche starebbero valutando se aprire un’indagine
sul presunto sciamano.
“Il sesso è un’ottima medicina, certo, ma da
praticare col proprio partner non certo con un
terapeuta - osserva la sessuologa Kathya Bonatti
-. È un atteggiamento gravissimo, perché è una
manipolazione di una persona debole, sofferente, che cerca conforto; con la scusa della terapia
in realtà si abusa della paziente. Mai accettare
proposte di questo genere”.
Intanto, sul sito di M., c’è una ricca agenda
con corsi, incontri e seminari. Il prossimo, intitolato “Akllay - Il potere della donna”, è previsto
dal 14 al 18 maggio prossimi nel Novarese. E
proprio sull’importanza dell’“educazione che
completi quella già esistente, puntando su creatività e spiritualità, su una scuola per formare
l’aspetto femminile dell’umanità”, già insisteva
lo sciamano luganese durante l’incontro col
“GUARITORE” E SCRITTORE
H. M., 70 anni, oltre a fare
il “guaritore, ”organizza
corsi, conferenze e seminari
“Toccare il corpo
di un altro,
essere toccati...”
così si raccontò al Caffè
lo sciamano “ticinese”
ora coinvolto
in un’indagine in Italia
Caffè. Non solo. Spiegava pure che “nella cultura occidentale il tatto è vietato, ma è fondamentale per conoscere se stessi e gli altri. Le mani
sono uno strumento di comunicazione, guarigione e comprensione a disposizione di ogni essere umano. Le carezze tra madre e figlio, ad
È un’ottima terapia, ma da
praticare col proprio partner,
non certo con altre persone”
esempio, sono importanti, trasmettono un messaggio che il corpo capisce. Chi non le riceve è
insicuro, nervoso, irrequieto, tende alla violenza”. E proprio quelle carezze, molto probabilmente, l’avrebbero messo nei guai.
Eppure, M. è famoso in tutto il mondo per i
suoi studi e per i suoi libri. Profondo conoscito-
L’INTERVISTA
DEL CAFFÈ
Nel 2010
pubblicammo un
lungo incontro
con lo sciamano
re della cultura andina, economista e docente
universitario a Lima e Arequipa. Tra i suoi romanzi, tradotti in diverse lingue, è con “Profezia
della curandera” che spiega perché le conoscenze andine sull’universo femminile possono
aiutare l’uomo moderno a ritrovare la via per
una società in armonia. La donna spesso al centro delle sue teorie. Al Caffè ha raccontato che:
“Le antiche tradizioni spirituali in Perù si tramandano fin dai tempi della civiltà inca e sono
quelle di una società femminile che propugna
in egual misura lo sviluppo di valori materiali e
spirituali, guidata da un gruppo di donne sagge,
che garantiscono l’equilibrio e il rispetto della
natura”. Mentre sul suo sito si legge: “Chi onora
la donna adora la Madre Terra. Ciò che vuole la
donna è ciò che vuole anche la divinità. Secondo un’antica profezia andina, giungerà il giorno
il cui lo spirito femminile si risveglierà dal lungo
letargo e lotterà per cancellare odio e distruzione dalla civiltà attuale e dare infine origine a
una società di pace, armonia e fratellanza nel
futuro”.
Pace e armonia che, sempre stando al racconto della presunta vittima, non farebbero per
niente parte delle arti curative dello sciamano.
Anzi. Addirittura, contro la volontà della ragazza, M. se la porta in Perù, per un viaggio importante dal punto di vista terapeutico, le spiega. E
le chiederà di fare sesso anche quando lei non
ne ha voglia e sta male. “Il sesso con il partner è
sempre curativo, quello con un terapeuta è sempre manipolatorio”, insiste Kathya Bonatti. Mentre concludendo l’incontro con il Caffè M. commentava: “Tocca al curandero aiutare le persone a capire cosa cambiare per guarire. Talvolta il
cambiamento è alla base di quelle che vengono
definite guarigioni miracolose”.
p.g.
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IL CAFFÈ
30 marzo 2014
46
tra
liincontriladomenica
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Paolo
Giordano
L’uomo della letteratura
“Ognuno di noi ha un lato d’ombra”
L
STEFANO VASTANO
a prima cosa che ci colpisce quando arriva all’appuntamento, imbacuccato in
sciarpa di lana e giaccone, è la sua barba.
A Berlino le strade sono ghiacciate, ed è
prevista neve. La prima volta che l’abbiamo incontrato era primavera, aveva solo 26 anni e
aveva appena vinto il premio Strega per “La solitudine dei numeri primi”, e non un filo di barba su
quel volto da bambino diligente. “E sino a qualche
mese fa la portavo ancora più lunga”, è la prima frase che lo scrittore torinese Paolo Giordano dice ora
visibilmente contento, e più maturo. Nel frattempo
sono trascorsi sei anni dall’incredibile successo (
traduzioni in 40 lingue, più l’omonimo film diretto
da Saverio Costanzo) del primo romanzo. “Un successo importante - ammette -, per me lo Strega è
stato il suggello e uno sprone ad andare avanti con
la letteratura”. E soprattutto chiudere con la sua
prima “vita”: l’università e gli studi di fisica. E qui,
grattandosi la barba color rame, Giordano fa una
pausa prima di confidare: “Non nascondo che ci
ho messo anni ad elaborare il successo della prima
opera”.
Forse è questa sua serietà, l’estrema sincerità
con cui questo trentaduenne scandaglia i suoi dilemmi, la radice dei suoi successi letterari. Nelle
sue pagine lui sfilaccia, filo dopo filo, l’imbastitura
che regge la nostra vita, e mette a nudo senza pietà
i suoi personaggi. Anche nella sua seconda opera,
“Il corpo umano” è così. “Quel che più mi interessava nel primo romanzo è il sentimento tra un uomo e una donna nel loro reciproco deserto emotivo - spiega Giordano sorseggiando in un bar un
bicchiere di vino friulano -. Nel nuovo romanzo invece entra in scena una compagnia di soldati italiani in una valle sperduta dell’Afghanistan, ma il
tema dell’esplorazione dei sentimenti nei ‘deserti
emotivi’ si ripete. Stavolta
ho esplorato più a fondo
l’universo maschile e non è
affatto vero che l’anima
maschile sia banale o strutturata molto semplicemente”.
Questi non sono che
pregiudizi, o deboli finzioni per non vedere ciò che
davvero si agita nei ventenni di oggi. O dietro le mura
di una caserma. “A Torino
abito vicino ad una delle
più grandi caserme italiane, e per anni era come se
quei ragazzi in uniforme
non mi riguardessero - s’infervora Giordano -. Come se non esistessero le cosiddette ‘missioni di pace’ del nostro esercito in Afghanistan. Ho voluto
spingermi più in là dei luoghi comuni per capire
cosa succede nei corpi e nella mente dei soldati”. E
sempre operando con il bisturi di quel suo linguaggio così lucido e calibrato. “Sono figlio di un medico - precisa - e il metodo scientifico di mio padre è
stata la mia prima grande scuola”. Se nella “Solitudine dei numeri primi” erano i paesaggi (interiori)
di due ragazzi - Mattia ed Alice - a risalire a galla,
ora sono i miti e le (orrende) esperienze di un
gruppo di militari a farsi ‘romanzo’. “Non sarà certo
la tv a spiegare sul serio cosa sia quella guerra in
Afghanistan - spiega Giordano -, che nei nostri salotti e schermi arriva prosciugata di ogni complessità emotiva, dopo un’operazione di rimozione”.
Lui, l’esperto di fisica, vuole rimuoverle ‘le rimozioni’, analizzare con piglio scientifico quel che
passa nella mente del tenente Egitto o del maresciallo Renè alla guida di una tribù di maschi stazionati per sei mesi nei deserti afgani. “Ci sono stato due volte con le nostre truppe in quei luoghi stupendi, spettacolari - rivela -. Ed è certo che le dinamiche di gruppo tra maschi sono molto costanti,
dalle battute a sfondo omofobo alle relazioni padre/figlio che si creano tra uomini soli”. Come la relazione che nel romanzo si instaura tra Itri, un ragazzone alto e grosso, ma ancora vergine, e il (ruvido, ma genuino) caporalmaggiore Cederna. “Il militare non l’ho fatto e non sono quel che si dice un
uomo di tempra - ammette Paolo Giordano -. Volevo ricostruirla questa esperienza; il militare è per
molti giovani un rito di passaggio”.
Per scrivere questa opera di trecento pagine,
LA SOLITUDINE
Quel che in fondo più mi
interessava nel mio primo
libro era mettere a nudo
i personaggi, descrivendo
il sentimento tra un uomo
e una donna nel loro
reciproco deserto emotivo
IL CORPO UMANO
Stavolta ho esplorato
più in profondità l’universo
maschile e non è affatto
vero che l’anima maschile
sia banale o strutturata
molto semplicemente
una delle prime in italiano sulla guerra in Afghanistan, si è “imbottito - come dice lui - dei libri di
Jung e di studi sulla prima Guerra mondiale”. Non
è un caso se “Il corpo umano” apre con una citazione da “Niente di nuovo sul fronte occidentale”,
l’epos di Erich Maria Remarque sulla Grande
guerra.
E cosa scoprono questi ventenni o i più maturi
marescialli (che come Renè, in patria, si prostituiscono per arrotondare lo stipendio) una volta
coinvolti nell’atroce conflitto contro i talibani?
“Che è una non-guerra quella che si svolge - puntualizza Giordano -. Il nemico è un’ombra, sfuggente ad ogni luogo e definizione”. Al suo posto ritrovi, disemminati tra le rocce e anfratti del deserto, una coltre di Ied (Improvised explosive device),
ordigni primitivi ma altamente esplosivi di cui narra il capitolo intitolato “Guardare, guardare e guardare ancora”. Una di quelle cariche da venti chili farà esplodere, nel cuore del romanzo, l’autoblindo
come un palloncino, dilaniando il corpo di quattro
ragazzi – tra cui il povero Ietri - di cui Giordano ha
intanto ricostruito sogni e bisogni interiori. “In Italia il tema della guerra non è trattato, è anzi evitato
- insiste ricordando la sua perlustrazione sui posti
originari -. Come nessuno spiega cosa accade al
nostro corpo quando ti ritrovi in certe isolate basi
militari confrontato con il grado zero della civiltà”.
Come nell’epos di Remarque per la Grande
guerra di un secolo fa, alla fine di questo viaggio
capisci, sintetizza Giordano “che c’è sempre bisogno di un romanzo per conservare il senso delle
guerre”. Sì, la letteratura, non solo la psicologia che
cura i traumi del conflitto, ha una funzione. Soprattutto se in gioco c’è la vita di giovani soldati, così bistrattati nell’epoca virtuale di internet, “e che invece – ricorda il giovane scrittore - dall’Iliade in poi
sono una figura nobile della letteratura”. Anche
perché, il romanzo scava nel corpo di ragazzi in anfibi e mimetica, carichi di testosterone, coltelli e mitra con puntatori laser. “Cosa che ci riporta a
contatto con il lato d’ombra che
alberga sin dall’infanzia in ognuno di noi - dice Giordano - con il
cuore quindi di ogni famiglia”.
Non è certo il percorso più usuale
seguire una truppa di militari, e in
uno dei posti più assurdi della
Terra, per scoprire i drammi del
nucleo familiare. Ma anche in
questa opera Giordano intreccia
sapientemente i fili che legano
l’adulto (anche se rude soldato)
all’infanzia in famiglia. “Continuo
a scrivere di famiglia e dei conflitti
al suo interno in modo forse ossessivo - ammette , ma questo tema mi interessa”. E poi, anche se mimetizzato con barba e penna, anche lui è un disciplinatissimo soldato. “Dentro di me c’è una morale
severa - confida Giordano al secondo bicchiere di
bianco -, per questo, anche se non l’ho mai frequentato, l’atletismo del soldato mi interessa”.
Un romanzo complesso, questo del giovane
scrittore torinese. Un’opera da leggere se vogliamo
scoprire di che fibra è fatto questo animale in fondo sconosciuto: il soldato del 21° secolo.
IL CAFFÈ
30 marzo 2014
leopinioni
Un’interessante proposta per un fine settimana, magari esteso da venerdì
a domenica, per visitare due mostre
straordinarie, a Bologna e a Vicenza,
che vi faranno riflettere sulla politica
culturale ticinese. Soprattutto in vista
dell’apertura del Lac (Lugano arte cultura), che ne dovrà costituire la punta di
diamante. Autore delle due esposizioni
è Marco Goldin, uno storico dell’arte
trevisano che ha studiato e insegnerà all’Università di Venezia. Non è amato da
tutti nel difficile mondo dell’arte, forse
per l’enorme successo di pubblico da
anni riscontrato dalle sue iniziative: oltre 346 mila visitatori a Genova per “Van
Gogh e il viaggio di Gauguin”, 367 mila a
Verona per “Da Botticelli a Matisse, volti
e figure”, per non parlare che delle ultime in ordine di tempo. Dal canto mio,
invece, apprezzo moltissimo le sue
esposizioni, perché sono fatte per persone come me, interessate all’arte pur
FUORI
DAL
CORO
GIÒ
REZZONICO
non avendone una conoscenza specifica. Goldin, infatti, prende per mano il
visitatore raccontando e contestualizzando ciò che è esposto, permettendogli
così di ampliare la sua visione nel campo dell’arte con la scoperta di nuovi
orizzonti. Un atteggiamento non comune nella cultura europea, dove spesso
nelle loro proposte gli intellettuali si
parlano tra loro, trascurando le esigenze
dei comuni mortali, ai quali invece dovrebbero essere dedicate le mostre.
Ma veniamo ai due appuntamenti di
Bologna (raggiungibile dal Ticino in tre
ore di autostrada) e di Vicenza (a un’ora
e mezzo d’auto da Bologna e tre dal Ticino), che permettono anche di riscoprire
queste due splendide città d’arte.
Iniziamo da Bologna. Titolo della
mostra: “La ragazza con l’orecchino di
virgolette
perla”. È il soggetto di uno dei quadri più
famosi al mondo, assieme alla Gioconda di Leonardo e a “L’urlo” di Munch. Il
capolavoro di Johannes Vermeer è la
star indiscussa di una raffinatissima
mostra sulla Golden Age della pittura
olandese, che espone altre 36 opere dei
massimi protagonisti (Rembrandt,
Frans Hals, Ter Borch, Claesz, Van Goyen, Steen, Van Honthorst, Hobbena) di
questo straordinario periodo dell’arte
olandese.
“Verso Monet. Storia del paesaggio
dal Seicento al Novecento” è invece il ti-
tolo della mostra ospitata nella splendida cornice della Basilica Palladiana di
Vicenza, fresca di restauro. In questo
percorso Marco Goldin accompagna il
visitatore alla scoperta dell’affascinante
tema del paesaggio nell’arte che, da
semplice mezzo scenografico di sottofondo, nel corso dei secoli acquisisce il
ruolo di assoluto protagonista, per raggiungere il culmine nelle opere di Claude Monet. Questo affascinante viaggio
in compagnia di alcuni tra i più grandi
maestri, che hanno profondamente segnato la storia della pittura, si compie
attraverso cento capolavori provenienti
da musei e collezioni private di tutto il
mondo.
Due mostre che sono l’esempio di come
si può fare cultura rivolgendosi a tutti e
non solo agli addetti ai lavori. Quello
che mi auguro saprà fare il nuovo Lac
luganese, nonostante le note difficoltà
finanziarie in cui si dibatte la città.
FOGLI
IN
LIBERTÀ
COLPI
DI
TESTA
GIUSEPPE
ZOIS
RENATO
MARTINONI
LIDO CONTEMORI
Incentivare i consumi
o educare alla misura
Non è giusto multare
chi sceglie di non votare
Caro Diario,
la sobrietà del mondo contadino esigeva un comportamento rigoroso, che abbiamo perso per strada. Ad un certo
punto, ci siamo inebriati del nuovo, ci siamo illusi di aver trovato la felicità con l’arrivo del consumismo. Ma oggi ci troviamo davanti a una realtà che con quella civiltà ha sempre meno in comune. Avremmo bisogno di recuperare qualche metro nel terreno dell’essenzialità e, invece, nonostante la crisi,
viviamo un carosello di spot, con la celebrazione dello spendere. La solidarietà è diventata quasi una parolaccia e a dirlo
è Papa Francesco, che non si stanca di richiamare alla parsimonia contro l’idolatria dello scialo. La solidarietà è soccorso
vicendevole, è dare senza sperare in un ritorno.
A SUGGERIRE questo genere di note, con qualche doveroso interrogativo, è la sortita - questa settimana - del cardinale Bagnasco, presidente dei vescovi italiani. “È necessario
incentivare i consumi, senza ritornare nella logica perversa
del consumismo che divora il consumatore“, è la sua ricetta,
con l’aggiunta che ci vuole “una mentalità partecipativa e
collaborativa per mettere in moto la crescita e lo sviluppo“. Il
teorema pare un po’ complicato. Si sa che quando parte la
valanga è poi difficile fermarla. Pensiamo alla spirale del gioco e alla sua spinta compulsiva.
CONVERSANDO con Loris Capovilla, classe 1915, fresco
di zucchetto cardinalizio, lo storico segretario di Papa Giovanni si diceva preoccupato del rischio che corriamo se l’uomo si fa soverchiare dalla tecnologia, dal mito della macchina e dalle derive dell’effimero e del consumismo. “Dobbiamo
ripartire dal primato della persona sulle cose, perché non sono
le cose a fare l’uomo, ma la capacità di distacco da esse“. E mi
pare altra musica. In un’intervista, chiesi al nostro cardinale
Kurt Koch quale è il peccato che, se non fosse prete, non perdonerebbe. E lui: “L’egoismo, la concentrazione ossessiva su se
stessi di averi, questa dilagante autosufficienza del singolo. In
una parola, il consumismo“. L’uomo è un essere portato alla
comunione con gli altri.
SE QUALCUNO ha visto il film “Mangia, prega, ama“ con
Julia Robert, forse ricorderà l’anatema della bella e famosa attrice proprio contro il consumismo che ci impoverisce, spegnendo sentimenti e relazioni. La vita è una miscela di amore, comprensione e sensibilità. E la scoperta di se stessi è una
sorta di lungo diario di bordo. I vecchi possedevano pochi
averi e molta saldezza morale, noi abbiamo abbondanza di
cose, ma siamo freddi dentro.
La patria è un plebiscito quotidiano, diceva un filosofo.
In altre parole: perché una nazione possa esistere, senza
disseccarsi come certe piante abbandonate sulla terrazza
di casa, occorre che i suoi cittadini non si dimentichino
mai di lei e la nutrano anzi con il proprio amore. Se nella
gente serpeggia la sfiducia, le cose si mettono male. Si incrinano le mura patrie, si aprono delle brecce, e prima o
poi si rischia il tracollo. Vengono in mente queste cose
quando si pensa all’esercizio del voto. Che è come una medaglia: da una parte reca la scritta: “diritto” e dall’altra: “dovere”. Il diritto vale per tutti quelli che ne hanno i requisiti.
Il dovere è invece una moneta che può essere spesa oppure
no. Votare (almeno nei paesi democratici) vuol dire esprimere liberamente un’opinione. Dalla somma dei voti, e
dalle maggioranze che ne escono, vengono poi le decisioni
che il mondo politico è chiamato ad applicare. Insomma:
votare è un atto bellissimo di responsabilità individuale e
collettiva che consente di decidere insieme, democraticamente, basandosi sul principio della maggioranza. In tempi di scontento e di distrazioni sono però sempre più pochi
coloro che lo fanno.
Alle urne
Nel cantone di Sciaffusa il voto non è solo un diritto ma
tra sanzioni anche un dovere. E chi non partecipa viene sanzionato con
e lotterie
una multa (simbolica, di tre franchi) che d’ora in poi verrà
A PAGINA 43
raddoppiata. Soltanto i “buoni” cittadini la passano liscia:
mentre i “cattivi” sono chiamati alla cassa. Il lato positivo:
la partecipazione è sempre elevata e questo garantisce che
a indicare la via da seguire è la voce di una solida maggioranza. Non di una minoranza di virtuosi. Il lato negativo: il
voto è sottoposto a un rigido controllo che mette in paradiso chi fa il proprio dovere e relega all’inferno chi non lo
adempie. Vista dalla faccia dei doveri la prescrizione non fa
una grinza. Guardata da quella dei diritti c’è invece di che
restare un po’ perplessi. Anche scegliere di non andare a
votare è un diritto democratico (ben diverso dall’infilare la
scheda bianca nell’urna). Invece che infliggere multe sarebbe perciò più ragionevole cercare le cause di un disamore che sembra farsi sempre più strada. Non si pensa certo all’epoca poco eroica dei “galoppini”, quando i reticenti
venivano portati di peso alla sede elettorale. Resta però che
chi decide di stare a casa non può essere caricato di responsabilità che non sono solo sue. Lasciamogli dunque,
anche se a malincuore, la libertà di decidere. E intanto
spieghiamogli perché è bene comunque andare a votare.
Staccare ogni tanto la spina
è ossigeno per evitare lo stress
DOMENICA
IN
FAMIGLIA
MONICA
PIFFARETTI
Corri, corri. Organizza, pianifica.
Gestisci agenda e imprevisti. Eccetera.
Tutti elementi che fanno parte della vita delle famiglie di oggi. Ma che ne dite
se ogni tanto ci si concedesse anche
qualche pausetta dallo stress che tutti
viviamo? Non parliamo del sogno delle
vacanze che, come il leopardiano sabato del villaggio, si gustano già prima
sfogliando qualche prospetto cartaceo
o elettronico, e sembra già di essere al
mare anche d’inverno. No, parliamo
della pausette che si strappano alla
routine, magari sedendosi semplicemente a fare due chiacchiere davanti
ilcaffè
tra
Quando l’arte è rivolta a tutti
e non solo agli addetti ai lavori
IL
DIARIO
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
47
ad un buon caffé, o quant’altro. O magari facendo qualcosa di extra, oltre
agli appuntamenti, oltre il solito tran
tran. Qualcosa fuori dai binari. Che ne
Non aspettiamo le ferie per
rallentare qualche giorno
la macchina familiare
so? Andare al cinema a vedersi un
buon film che si è proprio deciso di
non perdere. O seguire una conferenza
su qualche tema di interesse, o forse
anche su un argomento originale di cui
Direttore responsabile Lillo Alaimo
Vicedirettore
Libero D’Agostino
Caposervizio grafico Ricky Petrozzi
non si è mai sentito parlare, tanto per
allargare gli orizzonti. Ossigeno respirato a pieni polmoni senza attendere
che ci siano le ferie ufficiali che rallentano per qualche settimana la macchina familiare. Ossigeno per poi ripartire
più o meno in apnea e correre, organizzare, pianificare, gestire gli imprevisti,
eccetera, come dicevasi poco sopra.
Davvero: staccare ogni tanto la spina e
inserirla da un’altra parte è estremamente importante, per non andare in
cortocircuito e recuperare pazienza, disponibilità, energia. Ci sono persone
che credono sia un lusso, che faticano
Società editrice
2R Media
Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser
Direttore editoriale
Giò Rezzonico
DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE
Centro Editoriale Rezzonico Editore
Via B. Luini 19 - 6600 Locarno
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PUBBLICITÀ
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Fax 091 756 24 19
[email protected]
a mollare la presa. Farlo è in realtà un
investimento importante nella propria
salute fisica e mentale. Se si stacca da
soli, o meglio ancora in compagnia, in-
La routine è asfissiante.
Alt, concediamoci qualche
momento per noi stessi
troducendo momenti speciali nella
quotidianità e, contemporaneamente,
si scambiano opinioni che servono per
confrontarsi con l’altro, con altre situazioni, con altre vite, si evita la routine
RESPONSABILE MARKETING
Maurizio Jolli
Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97
DISTRIBUZIONE
Maribel Arranz
[email protected]
Tel. 091 756 24 08
Fax 091 756 24 97
che asfissia. È il bello della diretta, che
– si noti bene - non può essere sostituito dall’attaccarsi al mouse, quando c’è
un attimo libero. Vale per i grandi come per i piccoli. Guardandomi intorno
e sentendo madri e padri che sbuffano
e brontolano, penso che certe volte occorra proprio dirselo: alt, concediamoci anche un momento per noi stessi. Se
si rinvia perché il tempo non c’è, state
sicuri che l’attimo buono non lo troverete mai. Perché qualcosa da fare di urgentissimo sulla vostra agenda, o sulla
vostra lista degli affari correnti fra lavoro e casa, ci sarà sempre.
STAMPA
Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil
6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55
Tiratura (dati Remp ‘12)
56’545
Lettori (dati Mach ‘12-’13)
106’000
Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale)
“Sex and the City”, sesta stagione.
Carrie va alla festa dell’amica Kyra, sposata con figli, e le ordinano di lasciare le
scarpe all’ingresso (i gemelli hanno
l’abitudine di rotolarsi sul pavimento).
Scendere dai tacchi è dura, per una ragazza di Manhattan che, sopra ogni cosa, sogna una gigantesca cabina armadio e una scarpiera degna di Imelda
Marcos. Esegue, comunque. Al momento di andarsene, quando scocca la mezzanotte, le scarpine d’argento con la fibbia sono sparite, e non c’è alcun principe che gliele ritrovi.
Orrore e litigio con l’amica, che si offre di compensarla con duecento miseri
dollari. Le scarpe ne erano costate 485
(quotazioni del 2004). Erano firmate
Manolo Blahnik, affettuosamente chiamate “manolos” e oggetto del desiderio
- anche grazie alla serie che definitivamente le lanciò - per ogni fanciulla alla
I tacchi a spillo delle “manolos”
devono tutto a “Sex and the City”
CITOFONARE
MANCUSO
MARIAROSA
MANCUSO
moda. In un’intervista uscita la scorsa
settimana sull’Observer lo “scarparo”
venuto dalle isole Canarie offre - a minor prezzo - le sue lezioni di vita. Il ritratto di un simpatico settantenne che si
compiace delle sue piccole manie.
Per sempre Manolo Blahnik sarà
grato all’amica Elizabeth Taylor, che lo
liberò dalla paura di parlare in pubblico.
Era il 1990, doveva ricevere un premio
dal Council Fashion Designer of America, l’idea del discorso lo terrorizzava.
L’attrice gli disse: “Tranquillo, sono solo
persone”. Il terrore svanì. Non crede alla
creatività e neppure all’ispirazione, il
successo è frutto di un duro lavoro. Dorme cinque ore per notte, e per il resto
disegna scarpe.
Riconosce che “Sex and the City” fu
una svolta decisiva (Candace Bushnell,
autrice del romanzo da cui la serie è
tratta, era una sua fan), ma ormai lo trova un po’ datato: nessuno ha più tempo
in cocktail e pettegolezzi sugli uomini.
Ora preferisce “House Of Cards”, la serie
con Kevin Spacey che a Washington trama la sua vendetta dopo la mancata nomina a segretario di Stato.
È antico e fiero di esserlo. Odia le email, e su internet sfoga la sua passione
per i libri antichi. Vive come un mona-
co, a Bath, cittadina termale che conosciamo per i romanzi di Jane Austen. Dice di essere inadatto alle relazioni – la
quotidianità lo annoia – e preferisce innamorarsi delle opere d’arte. Porta gli
stessi vestiti da 40 anni, trova immorale
spendere troppi soldi per vivere (del
prezzo dei suoi sandali non fa parola).
Non giudica le persone dalle scarpe che
portano: preferisce guardarle negli occhi. Soffre di emicranie, come suo padre, e prima di rompersi un tendine andava in fabbrica per provare personalmente le manolos, assicurandosi che
fossero comode (è una cortesia da bravo
artigiano che avremmo voluto vedere).
Parlando di scarpe, adora i tacchi a
spillo e odia sopra ogni cosa le platform. Sostiene che fanno le gambe
brutte anche alle donne con le gambe
belle. Un rischio che le sue clienti non
corrono.
Domenica
30 marzo 2014
[email protected]
Il Paese nel racconto popolare
www.caffe.ch
Il romanzo della realtà
Gli eBook del Caffè
La finestra sul cortile
29/ Storie di quotidianità familiare
ANONYMOUS
Ragazza madre svizzero
tedesca. Precisa e
rispettosa di ogni norma.
Trentacinquenne, impiegata
in un’agenzia immobiliare.
Suo figlio Gabriel ha 11anni.
Pensionato, vedovo
e piacione. Ama le
enciclopedie. Sua figlia,
Giulia, divorziata, ha un
bimbo di 6 anni, Nathan.
Non ama gli stranieri.
Milka non era gelosa
I fatti
e le persone
narrati in
queste storie
sono di pura
invenzione.
Anche le cose pensate
o sottintese
non hanno
alcun legame
con la realtà.
Ma così non
sempre è per
i luoghi, le
circostanze
e gli episodi
da cui prendono
le mosse
i racconti.
U
Quarantacinquenne,
divorziata da un medico.
Impiegata in un grande
magazzino. Bella, elegante
e... con molti amanti.
Maestro elementare. Sua
moglie, in casa tutto il
giorno, è una patita di
music pop. S’è ingrassata
a dismisura.
Il figlio Nick ha 6 anni.
Arrivano dalla Croazia.
Fanno tutti e due gli
assistenti di cura. Lei è
disoccupata, oltre che
molto sexi.
ONLINE
La raccolta
dei racconti
caffe.ch/citofoni
n giorno di primavera, appena iniziata, ma capace di nebbie lattiginose. Alla sera poteva calare una coltre densa, che lasciava intravvedere appena il chiarore proiettato sulla corte da
alcune finestre. La Milka, la ragazza croata che
stava su al 5, l’appartamento 5 sull’ultimo ballatoio della casa di ringhiera, non ce la faceva
proprio più. Erano settimane che al Petar non si sa bene se fosse veramente suo marito
o il convivente, ma poco importa - gli era presa di starsene fuori la sera. Lavorava come assistente di cura in una casa per anziani e tutte
le volte che aveva il turno serale, terminava alle 22, come quella sera appunto, telefonava alla Milka per dire che si sarebbe fermato a cena
con gli amici. Per poi ritornare attorno alle
due o le tre del mattino.
Non è che la Milka fosse particolarmente
gelosa, ma difronte all’evidenza, dinanzi ad
alcuni chiari... indizi, beh, tacere sarebbe stato veramente stupido. Quel profumo dolciastro che aveva sulla pelle e sugli abiti, quegli
strani numeri di cellulare chiamati durante il
giorno che la Milka scopriva nottetempo curiosando sul telefonino che Petar lasciava in
sala perché si ricaricasse... Indizi?! Macché!
Vere e proprie prove di tradimento, pensava la
Milka.
Ormai s’era persuasa. Il Petar frequentava
qualche night - com’è che li chiamano ora?,
postriboli - o qualcuna di quelle prostitute che
mettono sui giornali e su internet i propri numeri di cellulare. Internet? E già, pensò d’un
tratto la Milka quando ormai erano le 9 della
sera e la nebbia era diventata giallastra. Si era
come dissolta e le luci che gli appartamenti
della casa lasciavano scappare dalle tendine e
dai vetri, la rendevano come gialla.
Internet! Potrei verificare se quei numeri
che mi sono segnata li trovo su internet o su
qualche giornale. Sulle pagine delle pubblicità. Ma come faccio?, si chiese fra sè e sè la Milka (in realtà in croato, perché il suo italiano
era pessimo nonostante gli anni in Ticino).
Decise di scendere dal Lüis, il Luigi Vosti,
quello dell’appartamento 2. Il vedovo settantenne che ogni volta che la vedeva non staccava gli occhi dal suo sedere. Tondo e sodo. Non
che fosse un maniaco, tutt’altro, ma per le
donne... aveva un debole, amava la conquista.
Era quel si dice un “piacione”. Ma saggio, era
l’oracolo della casa.
Scese e suonò.
«Signor Luigi, lei deve scusare me».
«Milka, che sorpresa, si figuri non disturba. Di che ha bisogno?», fece il Lüis visibilmente imbarazzato. E il motivo è presto detto.
Quella sera dopo mesi di insistenze, era riuscito a invitare per... un dopo cena, così lo
chiamava lui, la signorina Elena. Cioè la Togni, quella meravigliosa 45enne dell’appartamento 3. Divorziata da sempre e single con
amanti facoltosi, diceva il chiacchiericcio popolare. Altrimenti come avrebbe potuto permettersi, lei commessa nel reparto profumi di
un grande magazzino, tutta quell’eleganza?!
Ormai la frittata era fatta. Il soggiorno-cucina del Lüis dava sull’ingresso e alla Milka era
bastata una rapida occhiata per vedere la si-
Divorziata da sempre e single
con amanti facoltosi, diceva
il chiacchiericcio popolare
gnorina Togni mentre con il mignolo si puliva
un labbro. Non per un bacio! Nell’altra mano
teneva un pasticcino. Era quello il dopo cena
con il Lüis.
«Ma venga Milka, non stia qui sulla porta.
Stavo facendo quattro chiacchiere con la signorina Elena. Venga, mangi anche lei qualche pasticcino».
Le due donne sul divano, un damascato
verdone con i centrini bianchi sulle spalliere,
e lui in una poltrona, damascata ma senza
centrini. Dopo qualche minuto di convenevoli, la Milka prese il coraggio dal fondo del suo
animo, lo spinse fuori con tutta la rabbia che
aveva in corpo e raccontò dei suoi sospetti.
«Capite?! Sono puttane che vengono qui a
rubare nostri mariti. Rovinare nostre famiglie.
Perché non stanno casa loro!?».
«Milka, innanzitutto lei non è certa che
suo marito, il Petar insomma, in questo momento sia... in uno di questi postriboli e poi...,
insomma, sono anche loro delle povere ra-
gazze costrette a...».
«E no signor Luigi», intervenne la Elena
accavallando e riaccavallando le gambe sopra
tacchi vertiginosi, quasi fosse in un talk televisivo e nonostante quell’orribile damascato
verdone. «E no, nessuno obbliga quelle ragazze a venire qui a prostituirsi. Lo fanno per
scelta, consapevolmente».
Beh, forse tu mia bella Elena, pensò il Luigi Vosti, tu che hai scelto di fare una bella vita,
qui nel tuo Paese, alle spalle di uomini facoltosi. Forse tu fai la vita che fai, consapevolmente!
Il Lüis stracciò quei pensieri e disse: «No,
Elena, mi scusi, non credo proprio che quelle
ragazze fanno quel che fanno per scelta».
«Ah no?! Io credo sì!», fece la Milka arrossendo dalla rabbia, subito aiutata dalla signorina Elena che ad ogni svolta di conversazione
riaccavallava le gambe, strette in una gonna
che diventava sempre più corta. E che, oltre a
turbarlo peggiorava il giudizio del Lüis sulla
Elena.
«Ho letto... ho letto non so più in quale
giornale dove si parlava di questo scandalo,
Lumino’s mi pare si chiami, ho letto una lettera...», aggiunse il Vosti.
«E che diceva?», chiese la Elena in tono di
sfida. Il Lüis si era nel frattempo alzato per cercare sul tavolo di cucina il giornale.
«Eccola qui la pagina. Vi leggo un pezzo
della lettera. ‘Sino a che una madre, dinanzi
ad una figlia che gli annuncia di voler fare la
prostituta, non dirà... brava, sono contenta,
spero tu faccia una bella carriera... Sino ad allora sarà giusto combattere la prostituzione’».
La conversazione proseguì. La Milka cercò di far capire che a lei interessava solo scoprire le serate segrete del Petar. La Elena cercò, nella sua testa e nel suo animo, di mettere
diversità e distanza fra quelle puttane da postribolo e la sua scelta. Amanti e bella vita. Il
Lüis fu tentato di andare a prendere in libreria
l’enciclopedia degli aforismi, raccolta col Corriere della Sera, in cui un tale (era Oscar Wilde) diceva: «Una donna povera che non sia
onesta è una prostituta, ma una ricca è una signora alla moda».