Impaginato EPS Giugno 2014.qxd

2
Chiesa i
n f o r m a
Giugno 2014
XXX convegno pastorale diocesano
Giovani finestre di dialogo
50° anniversario ordinazione
sacerdotale mons. Andrea Mugione
pag. 3-5
Antiquitatis Flosculi
Miscellanea di studi
pag. 6-7
In prima linea per gli immigrati
La missione della Chiesa locale
pag. 8-9
pag. 14
Chiesa
I n f o r m a
Supplemento a
Periodico di impegno religioso-socio-culturale
Ufficio Comunicazioni Sociali - Benevento
Direzione e Redazione: Piazza Orsini, 33 (Bn)
Tel. 0824 323326 Fax 0824 323344
[email protected] www.diocesidibenevento.it
UFFICIO FOTOGRAFICO: VINCENZO ROMANO
Grafica e Impaginazione
Stampa
Via Provinciale - San Leucio del Sannio (Bn)
www.stampamania.org - [email protected]
Zona Ind.le 18/A - 82026 Morcone (Bn)
Chiesa i
n f o r m a
XXX convegno pastorale
3
Giugno 2014
GIOVANI
FINESTRE DI DIALOGO
Considerato che il tema generale scelto dalla diocesi per il
quinquennio 2012/2016 è “La parrocchia crocevia delle
istanze educative”, la tappa dell’anno pastorale 2014/15
intende porre al centro dell’attenzione il rapporto tra la PARROCCHIA e il MONDO GIOVANILE,
dopo aver già elaborato, negli gli
anni trascorsi, le tematiche
“Parrocchia e Catechesi” nel
2012/13, e “Parrocchia e Famiglia”
nell’anno 2013-2014.
Il Convegno Pastorale Diocesano
dal titolo: «Giovani finestre di
dialogo (Dalla sfida alla proposta)» vuole rivolgere un’attenzione
specifica alla realtà giovanile,
invitando i partecipanti a riflettere
su come le comunità parrocchiali
possano e debbano mettersi in ascolto dei giovani e, conseguentemente, pianificare un’azione pastorale che sia
rispondente alle loro esigenze.
Si potrebbe precisare inoltre che tale obiettivo, se “raggiunto”, intende offrire un aiuto, una vicinanza che integri e arricchisca, magari completandoli e rendendoli meglio efficaci,
quei metodi che, con i loro pregi e
i loro limiti, sono di fatto in uso
nello sviluppo della prassi ecclesiale. La proposta tenderebbe ad
approfondire, con l’apporto dei
presenti, lo stile del DIALOGO parola “chiave” del convegno intercorrente tra la parrocchia e il
giovane, privilegiando la dimensione dell’ASCOLTO pacato e
sereno. La comunità può mostrare
un volto accogliente e attitudini
mature nel comprendere e nel
capire, evitando di cedere ad errori
di valutazione che mortificherebbero l’impegno pastorale, rendendolo inefficace. Saper dare
ascolto alle esigenze dei giovani, ai loro sogni, alle loro richieste, significa nel concreto invitare tutti a studiare modelli di
azione pastorale rinnovati e soprattutto rispondenti alle istanze
e alle sfide del tempo presente: pensare a come le singole realtà
ecclesiali possano incontrare quei giovani ritenuti lontani e non
solamente quelli che già frequentano - a vario titolo - contesti
parrocchiali. Il convegno rappresenta il primo momento di riflessione intorno all’obiettivo pastorale, cui segue, in un ulteriore momento, l’assemblea di programmazione.
«Dare ascolto alle esigenze
dei giovani, ai loro sogni,
alle loro richieste,
significa nel concreto
invitare tutti
a studiare modelli
di azione pastorale rinnovati»
Finalità
L’obiettivo pastorale per il 2014/15 può essere così definito:
Maturare nella comunità parrocchiale uno stile di ascolto
e di dialogo per condividere le sfide e i sogni dei giovani.
4
Giugno 2014
Chiesa i
n f o r m a
XXX convegno pastorale
Metodologia del convegno
Gli ospiti
ALESSANDRO CASTEGNARO
Sociologo e presidente dell’osservatorio socio-religioso del
Triveneto e membro del consiglio scientifico della sezione
“sociologia della religione” dell’associazione italiana di
sociologia. Docente di sociologia e religione presso la facoltà teologica del Triveneto.
ALESSANDRO CASTEGNARO
ROSARIO CARELLO
Giornalista professionista dal 2008 al 2014, è autore e conduttore di “A Sua Immagine” su Rai Uno.
Nel 2013 ho scritto “I racconti di Papa Francesco” 80 storie,
realmente accadute, che aiutano a conoscere chi è davvero
Jorge Bergoglio. Nel 2014 il volume è stato tradotto in francese e sta per uscire in inglese, spagnolo e coreano.
Dal 2011 scrive su Famiglia Cristiana e dall’elezione di Papa
Francesco commenta ogni settimana il suo Angelus.
Nei mesi scorsi il convegno è stato preparato con delle “incursioni” nel mondo giovanile con l’obiettivo di focalizzare le
istanze giovanili e lanciare un segnale di ascolto per cercare di
investire anche sulla fragilità dei sogni dei giovani. Il lavoro è
sintetizzato in un videoclip che verrà trasmesso la prima sera del
convegno. I lavori si apriranno non più, come consuetudine, con
una relazione frontale, ma con un “talk show” presso il Teatro
San Marco, come segno di maggiore apertura al territorio. A presentare la serata sarà Rosario Carello (giornalista Rai e conduttore della trasmissione Rai A Sua immagine). Protagonista centrale sarà il sociologo Alessandro Castegnaro, docente di politica sociale alla Facoltà di scienze statistiche dell’Università di
Padova e di Sociologia e religioni alla Facoltà teologica del
Triveneto. Presidente dell’Osservatorio Socio-Religioso del
Triveneto, ha collaborato in diverse occasioni con la Conferenza
Episcopale Italiana, in particolare con l’ufficio catechistico
nazionale, per convegni e tavole rotonde. Tra le numerose sue
pubblicazioni è da segnalare il saggio Fuori dal recinto:
Giovani, fede, chiesa: uno sguardo diverso scritto a seguito di
un’indagine sul rapporto tra nuove generazioni e fede. Nel corso
della serata, l’intervista a Castegnaro sarà alternata con momenti di testimonianza in relazione ai diversi ambiti tematici (in particolare l’esperienza del progetto Policoro), la trasmissione del
video clip e l’interazione con il pubblico in sala attraverso facebook e twitter.
***
Ambiti tematici
per i gruppi di studio
(gli ambiti si svolgeranno presso il Seminario arcivescovile)
Giovani e fede
(come la comunità parrocchiale propone la fede ai giovani)
Giovani, lavoro e scelte definitive
(come la comunità parrocchiale si pone rispetto alle conseguenze della mancanza del lavoro giovanile)
Giovani e uso del tempo
(come la comunità parrocchiale orienta e stimola i giovani ad
un uso costruttivo del tempo)
ROSARIO CARELLO
Giovani e agenzie educative
(come la comunità parrocchiale interagisce con le agenzie
educative: famiglia, scuola, gruppi…)
Chiesa i
n f o r m a
5
XXX convegno pastorale
Giugno 2014
Il programma dei lavori
Lunedì 9 giugno si inizierà al teatro San Marco in Benevento, alle ore
18 le iscrizioni e si proseguirà alle 18,30 in sala con la preghiera a cura
dell’equipe della pastorale giovanile. Sarà mons. Abramo Martignetti,
vicario episcopale per la pastorale, ad introdurre i lavori, alle 19 avverrà la proiezione “G – Factor” docu-film a cura della pastorale giovanile.
I lavori saranno coordinati dal giornalista rai, Rosario Carello, e poi
interverrà Alessandro Castegnaro, sociologo, presidente dell’osservatorio socio religioso del triveneto, nonché docente di sociologia e religione presso la facoltà teologica del Triveneto.
Martedì 10 giugno il programma proseguirà presso il Seminario arcivescovile, al viale Atlantici, con inizio alle 18,30 nell’ auditorium
Giovanni Paolo II con la preghiera. Alle 18,45 ci saranno i laboratori
di studio per ambiti tematici e alle 20,30 le conclusione dei laboratori di studio.
Mercoledì 11 giugno S’inizierà alle 18,30 in auditorium con la preghiera, alle 18,45 le relazioni conclusive dei laboratori di studio, ed
infine alle 19,30 le conclusioni di S.E mons. Andrea Mugione, arcivescovo metropolita di Benevento.
“G-factor”, il docu-Film a cura
della Pastorale giovanile
La questione giovani è stata pensata
secondo una chiave di lettura che prende
spunto dalla logica dei talent show, che
rischia di privilegiare l’apparenza a scapito dell’essere. Precarietà, incertezza,
tentazione a vivere chiusi in un presente
che, nonostante gli orizzonti sempre più
estesi, rischia di recintare i confini della
speranza. Per descrivere i giovani basterebbe fare la cronaca che muove il
mondo degli adulti. La povertà di idee,
l’inconsistenza dei programmi politici ed
economici, l’assalto di ogni tipo di speculatori, le ingiustizie civili e il crollo
etico nei comportamenti quotidiani, sono
i colpi inferti al futuro dei giovani. In
questo clima si inserisce la lusinga del
successo che premia pochi e frustra le
ambizioni, i progetti e le attese di tutti gli
altri. Sembra che l’unica prova di esistenza sia vincere. E i modelli truccati
della competizione esistenziale dividono
il fronte delle attese sincere. Fuori dalla
prigione del format televisivo, il fattore
giovani resta però l’elemento strategico
per costruire un valore aggiunto alla flebile speranza di questo tempo.
Contribuire a dissotterrare i veri talenti,
disseminati lungo i sentieri della vita, e
non quelli in fila al casting dello show-
permanente, è un dovere nei confronti di
Chi li ha distribuiti con amore e che
attende che contribuiscano a costruire
l’armonia delle differenze per testimoniare la salvezza donata al mondo.
6
Giugno 2014
Chiesa i
n f o r m a
giubileo sacerdotale
50° DI ORDINAZIONE SACERDOTALE
MEMORIA, GRATITUDINE, PREGHIERA
Mons. Pompilio Cristino*
“La Storia della mia vocazione sacerdotale? La conosce Dio.
Nel suo strato più profondo ogni vocazione sacerdotale è un
grande mistero, è un dono che supera infinitamente l’uomo.
Ognuno di noi sacerdoti lo sperimenta chiaramente in tutta la
sua vita. Di fronte alla grandezza di questo dono sperimentiamo
come siamo inadeguati”. Con queste parole il Papa Giovanni
Paolo II, oggi santo, iniziava il racconto della sua vocazione
sacerdotale nel libro: “Dono e Mistero” pubblicato per il cinquantesimo anniversario della sua Ordinazione sacerdotale ( 1
novembre 1946).
Un racconto appassionato, dove il futuro Papa, ha voluto rileggere i vari momenti , facili e difficili, della sua giovane età,
dove ha voluto percorrere le tappe della sua vocazione e ricordare, con affetto e gratitudine, coloro che hanno accompagnato
il suo cammino formativo. “ I giubilei, scrive ancora Giovanni
Paolo II, sono momenti importanti nella vita di un sacerdote:
rappresentano quasi delle pietre miliari nel cammino della
nostra vocazione. Secondo la tradizione biblica, il Giubileo è
tempo di gioia e di rendimento di grazie. L’agricoltore rende
grazie al creatore per i raccolti; in occasione dei nostri giubilei,
noi vogliamo ringraziare l’eterno Pastore per i frutti della nostra
vita sacerdotale , per il servizio reso alla Chiesa e all’umanità
nei diversi luoghi del mondo, nelle condizioni più varie e nelle
molteplici situazioni di lavoro, in cui la provvidenza ci ha voluti e condotti. Sappiamo di essere “servi inutili” tuttavia siamo
grati al Signore perché ha voluto fare di noi i suoi ministri”. In
questo spirito di ringraziamento la Chiesa beneventana si stringe ancora una volta attorno al suo Pastore, mons. Andre
Mugione, per ringraziare e lodare il Signore per il dono della
vocazione e del sacerdozio. Dopo aver ricordato lo scorso anno
il 25.mo di Ordinazione Episcopale ( 28 aprile 1988-2013),quest’anno vuole vivere nella gioia il 50.mo della Ordinazione
Presbiterale (28 giugno 1964 – 2014). Questo importante anniversario vuole essere , prima di tutto occasione per fare memoria di una vocazione: certo ogni vocazione è un mistero e affonda le sue radici nella gratuità dell’amore di Dio.: “ Non voi
avete scelto me, ma io ho scelto voi” dice Gesù. Quando il 28
giugno 1964, nella Cattedrale di Aversa, il giovane diacono
Andrea veniva ordinato Sacerdote per l’imposizione delle mani
e la preghiera di ordinazione di S. E. mons. Antonio Cece,
vescovo di Aversa, si concludeva una tappa della risposta alla
chiamata del Signore avviata a 11 anni con l’ingresso nel
Seminario di Aversa per avviare gli studi e prepararsi a questo
grande giorno. Ma possiamo dire che la preparazione a questo
giorno era stata preceduta da quella offerta in famiglia con la
Chiesa i
n f o r m a
giubileo sacerdotale
vita e l’esempio dei genitori, in particolare della mamma
Genoveffa, che avendo già un fratello sacerdote, don Biagio Del
Gaudio, accompagnava con la sua preghiera materna e premurosa il cammino del figlio Andrea verso il sacerdozio.
Sull’immaginetta a ricorda di quella giornata particolare il
novello Sacerdote aveva fatto scrivere: “Il Sacerdote riceve Dio
come suo tutto, dona tutto a Dio , agisce tutto e solo per Iddio”.
Dopo l’ordinazione è iniziato quel cammino che ha portato il
sacerdote Andrea prima nel Seminario Regionale di Salerno
come vicerettore e docente, poi dal 1968 al 1978 in Venezuela a
vivere una forte ed incisiva esperienza missionaria. Al rientro in
Diocesi gli è stato affidato l’incarico di Direttore spirituale in
Seminario, parroco e infine Rettore del seminario diocesano. Il
17 marzo 1988 il papa Giovanni Paolo II lo nominava Vescovo
di Cassano allo Jonio, trasferito poi come Arcivescovo a
Crotone e infine Arcivescovo Metropolita di Benevento.
Fare memoria di tutte queste tappe della vita sacerdotale apre
l’animo ad un inno di ringraziamento e di lode al Dio Padre,
”datore di ogni bene” perché riconosciamo il senso e la grandezza della vocazione e nello stesso tempo riconosciamo che tutto
è suo dono. La Chiesa beneventana si unisce coralmente al suo
Vescovo nel cantare il “Te Deum” di ringraziamento per il dono
della vocazione sacerdotale. Ma nello stesso tempo ringrazia il
Signore per i “suoi” sacerdoti che vivono ogni giorno , nel silenzio e con dedizione, il loro servizio sacerdotale. Il sacerdote,
infatti, con il suo ministero diventa partecipe di tante scelte di
vita, di sofferenze e di gioie, di delusioni e speranze. Ma in ogni
situazione il suo compito è mostrare Dio all’uomo come il fine
ultimo della sua vicenda personale. Il sacerdote diventa colui al
quale le persone confidano le cose più care e i loro segreti, a
volte assai dolorose. È necessario dunque sempre ringraziare il
Signore per il dono dei sacerdoti.
Ma il ringraziamento si fa soprattutto preghiera. Infatti vogliamo cogliere questa gioioso anniversario per elevare al Signore
la nostra implorante preghiera perché non manchino “operai
nella sua messe”. Infatti uno dei grandi problemi della Chiesa di
oggi è la mancanza di sacerdoti e la carenza di risposta alla
chiamata del Signore. Ogni comunità ecclesiale deve sentirsi
responsabile ed impegnata ad implorare, con la preghiera, il
7
Giugno 2014
dono delle vocazioni e a favorire la risposta da parte dei ragazzi e dei giovani. Possa questa occasione portare nella nostra
Chiesa beneventana un rinnovato impegno ed un risveglio spirituale per camminare con fedeltà sulla strada che il Signore
vuole farci percorrere in questo particolare momento della
nostra storia.
*Vicario generale
Arcidiocesi di Benevento
Chiesa i
8
n f o r m a
documenti
Giugno 2014
ANTIQUITATIS FLOSCULI
Miscellanea di studi offerti a S. E. Mons. Andrea
Mugione per il 25° di Episcopato e il 50° di Presiberato
PRESENTAZIONE
DEL VOLUME
cio religioso come una cattedrale, costituire una comunità di
consacrati, istituire una biblioteca oppure un altro tipo di
Le due coincidenti ricorrenze del venticinquesimo anniver- istituzione culturale o caritativa, ad esempio, sono stati atti
sario dell’ordinazione episcopale e del cinquantesimo di che nel passato hanno dato maggiore concretezza alla testiquella presbiterale costituiscono un’occasione davvero spe- monianza cristiana.
ciale per chi è stato chiamato da Dio a servirlo pascendo il Ancora oggi ci avvantaggiamo di molte di tali istituzioni e
suo popolo. Immaginiamo, perciò, la gioia di monsignor ci sforziamo di tramandarle ai posteri, senza trascurare di
Andrea Mugione, che festeggia
adattarle ai tempi che cambiano.
tale doppio giubileo in quanto
Con questi sentimenti eleviamo i
Per la Chiesa locale
pastore della nobile Chiesa di
nostri più fervidi auspici di buon
Benevento, ricca di tante memodi una fruttuosa
coltivare le proprie memorie proseguimento
rie testimonianti i suoi stretti
ricerca a tutti gli autori dei contrisi traduce nel raccontare
legami con importanti eventi stobuti del volume e, non ultimo, al
rici e personaggi illustri.
suo curatore, Mario Iadanza, del
la sua storia.
Ci sembra, pertanto, ben fondato
quale mi onoro di essere amico.
il motivo per giustificare una
A lui sono debitore della conoSignifica anche incarnarsi
pubblicazione come questa, dal
scenza di alcuni tra i più ragguarnella vita e nel territorio
titolo fortemente evocativo:
devoli tesori dell’Arcidiocesi
Antiquitatis flosculi.
beneventana, come i codici custoin cui è stata chiamata
D’altronde, in un tempo come il
diti nella Biblioteca Capitolare e
a testimoniare il Vangelo
nostro, nel quale il rispetto per il
gli scavi effettuati sotto la
passato rischia di essere soltanto
Cattedrale. Soprattutto mi è graenunciato a parole, mentre se ne lasciano cadere a pezzi le dito rivolgere all’Arcivescovo monsignor Andrea Magione
preziose vestigia e vengono continuamente penalizzati gli gli auguri più sentiti e calorosi per i suoi anniversari, perché
studia humanitatis, risulta un’autentica sorpresa un volume possa sentire in ogni momento sia la vicinanza di Cristo, il
del genere, nel quale sono contenuti dei saggi che consento- pastore supremo, sia quella della sua Chiesa, per la quale
no di avere l’opportunità di illustrare interessanti aspetti pregare e vegliare affinché cammini speditamente sulla via
della storia correlata al territorio sannita.
della santificazione.
Il titolo, oltre al termine antiquitas, contiene anche la paroGaetano Di Palma
la flosculi, sulla quale intendiamo brevemente soffermarci.
Si tratta di un simpatico vocabolo latino, flosculus, il dimi***
nutivo di flos, con il quale non ci si riferisce solo al suo
significato immediato,cioè “fiorellino”, oppure, come nel
INTRODUZIONE
linguaggio giuridico, a una “sentenza”, una“massima”, o
ancora, in quello retorico, a un “ornamento”. Nel nostro Questo volume nasce dall’incontro di competenze e profescaso vale il suo senso metaforico di “fior fiore”, “il meglio sionalità diverse e vede la compresenza di studiosi ben spedi ogni cosa”.
rimentati ed affermati e di giovani che muovono i primi
I flosculi riuniti in questo volume vogliono essere una “pri- passi sulla via della ricerca.
mizia”, quei migliori frutti della ricerca, che ciascuna auto- L’occasione viene offerta dal XXV di ordinazione episcopare ha offerto al pastore e all’intera Chiesa locale, la quale le e dal L di ordinazione presbiterale di S. E. Mons. Andrea
non può perdere memoria delle sue radici.
Mugione, al quale la Miscellanea è offerta come attestato di
Per una Chiesa locale, infatti, coltivare le proprie memorie devozione e segno di gratitudine per l’opera svolta nell’amè il modo di raccontare non solo la sua storia, ma soprattut- bito della valorizzazione del patrimonio librario e documento la maniera di incarnarsi nella vita e nel territorio in cui è tario custodito dalla Chiesa beneventana e a favore della
stata chiamata a testimoniare il Vangelo. Fondare un edifi- Chiesa cattedrale. Mons. Mugione, ordinato presbitero nella
Chiesa i
n f o r m a
documenti
cattedrale di Aversa il 28 giugno1964 da S.E. Mons.
Antonio Cece, fu nominato vescovo di Cassano
all’Jonio (CS) il17 marzo 1988 da Giovanni Paolo II;
venne ordinato il 28 aprile 1988 nella Cattedrale di
Aversa, per l’imposizione delle mani e la preghiera
consacratoria dell’allora Prefetto della Congregazione
per i Vescovi, il Cardinale Bernardin Gantin.
Dopo un decennio, il 21 novembre 1998 fu trasferito
all’Arcidiocesi di Crotone – Santa Severina ed infine
il 3 maggio 2006 Sua Santità Benedetto XVI lo pro-
mosse alla Sede metropolitana di Benevento. Al
momento dell’ingresso solenne, il 24 giugno del 2006,
dinanzi alla basilica Santa Maria delle Grazie, Mons.
Mugione affermò con echi agostiniani: «Vengo a voi
come Andrea per condurvi da Gesù. Vengo come
padre che vi ama, accoglie e comprende, fratello e
maestro per stimolarvi a stare e camminare con Cristo
via, verità e vita, amico ammonitore e consolatore in
mezzo al popolo di Dio. Per voi sono stato costituito
guida. Di voi sarò padre. Con voi spero di essere fra-
9
Giugno 2014
tello e amico». Fu questo il primo messaggio indirizzato alla Chiesa beneventana che da allora lo ha accolto quale pastore e guida, padre amorevole, fratello
consolatore, amico discreto. Communio et missio, il
motto episcopale, è divenuto il programma pastorale
di un Vescovo che si è speso per l’edificazione di una
“Chiesa mistero”, “Chiesa comunione”, “Chiesa missione”. Guida instancabile, ha cercato di promuovere
un cammino di unità tra vescovo e presbiteri, tra presbiteri e fedeli, nella consapevolezza che la verità del
Vangelo si testimonia anzitutto con uno stile di vita
segnato dal primato della carità.
Gli anni “beneventani” di Mons. Mugione sono stati
scanditi da una serie di realizzazioni: la delineazione
del programma pastorale pluriennale «Chiesa: casa e
scuola di comunione» che ha impegnato tutti gli ambiti del servizio ecclesiale, la costante attenzione ai
poveri e il potenziamento della Caritas diocesana, il
sostegno a progetti mirati al servizio delle categorie
svantaggiate, la promozione dell’imprenditoria giovanile, il riordino degli uffici della Curia diocesana e
degli organismi pastorali, la ristrutturazione dei locali
dell’arciepiscopio, la riqualificazione della Chiesa cattedrale riaperta al culto l’11 ottobre 2012, gli scavi
archeologici nell’aula liturgica e il percorso ipogeo di
visita, etc. Gli studi qui pubblicati seguono infatti il
filo rosso segnato dagli Istituti culturali centrali di
questa Chiesa (l’Archivio storico diocesano
“Benedetto XIII”, la Biblioteca capitolare, la Pubblica
Biblioteca Arcivescovile “Francesco Pacca”, il Museo
diocesano), ai quali si è aggiunta la Basilica cattedrale, oggetto tra il 2005 e il 2012 di una serie di interventi di consolidamento e di restauro.
Un vivo ringraziamento va a tutti i collaboratori che
hanno aderito all’invito e che vengono citati in ordine
alfabetico: Giovanni Araldi, Francesco Bove, Luca
Capozzo, Maurizio Cimmino, Filomena Formato,
Italo Iasiello, Sergio Ingegno, Ivo Alberto Lucarelli,
Massa Lina, Fernando Giuseppe Miele, Fabiana
Peluso, Mariagrazia Rossi. Una speciale menzione è
dovuta al prof. Errico Cuozzo, ordinario di Storia
medievale nell’Università degli Studi “Suor Orsola
Benincasa” di Napoli, non solo per la generosa partecipazione ma anche per aver pubblicato un inedito studio su Santa Maria di Mileto, una dipendenza della
Congregazione monastica di Santa Maria di Pulsano in
Croazia, e al prof. Thomas Forrest Kelly, docente di
Musica all’Harvard University. Si deve, infine, richiamare con gratitudine la preziosa collaborazione di
Daniele Mazzulla e la grande disponibilità dell’amico
e collega prof. Gaetano Di Palma che ha accolto il
volume nella collana della Sezione “San Tommaso”
della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia
Meridionale.
Mario Iadanza
10
Giugno 2014
Chiesa i
n f o r m a
spiritualità
PADRE PIO ED IL CULTO
AL SACRO CUORE DI GESÙ
di Donato Calabrese
Giugno è il mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù, il cui culto,
risalente al tardo medioevo, si è diffuso dal XVII secolo in poi, in
seguito alle apparizioni di Gesù a Santa Margherita Maria
Alacoque. Padre Pio è tra i grandi devoti del Sacro Cuore di Gesù,
e la sua è una spiritualità tutta incentrata sulla contemplazione del
Suo Amore. Un culto che ha radici antiche e che si diparte da un
misterioso evento avvenuto tra le bianche pareti dell’allora chiesa
parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, attualmente chiesa di
Sant’Anna. Se fosse dipeso dal futuro Padre Pio, il fatto prodigioso
succeduto all’età di cinque o sei anni sarebbe rimasto nello scrigno
prezioso delle memorie
soprannaturali, gelosamente custodito nel suo
cuore, ma tonificando
quasi soprannaturalmente
la sua totale empatia col
Figlio di Dio. Invece sono
i suoi confidenti più stretti, padre Benedetto e
padre Agostino a rivelare
in momenti diversi l’apparizione del Sacro Cuore
di Gesù al piccolo
Francesco Forgione. Un
fatto che dimostra che è
nello stile di Dio, manifestarsi, non attraverso i
riflettori della comunicazione di massa, ma nell’umiltà e nella semplicità dei luoghi e degli
avvenimenti. L’apparizione è mirabilmente raffigurata sulla finestra
istoriata della chiesetta di Sant’Anna a Pietrelcina. Proprio dov’è
avvenuta. La descrivo precisando che si tratta di un incontro fatto
senza parole, incastonato in un secolo nel quale le parole hanno
seminato odio e guerre nel genere umano.
Un evento senza parole che sembra quasi ripetere le apparizioni
dell’Addolorata a Castelpetroso. Anche lì le parole non servivano.
A Pietrelcina il silenzio di Gesù e del piccolo Francesco Forgione è
valso più di tutte le parole del mondo. Ecco perché vale veramente
la pena, descrivere un episodio che dovrebbe far riflettere non poco
l’anima che si interroga sul silenzio di Dio in un mondo troppo
invaso dalle parole. Ha cinque o sei anni, Francesco Forgione, ed è
raccolto in preghiera nel piccolo tempio posto sulla sommità del
Borgo Castello, a Pietrelcina. Improvvisamente, in un bagliore di
luce, appare uno strano personaggio nei pressi dell’altare.
Francesco lo fissa con quei suoi occhi infantili, e subito lo riconosce. È il Sacro Cuore di Gesù che lo guarda colmo di affetto, facendogli segno di avvicinarsi.
Alzatosi, si dirige lentamente verso di Lui. I suoi occhi innocenti e puri si incontrano con quelli di Gesù. Francesco gli si inginocchia davanti, mentre Gesù lo benedice ponendogli delicatamente la
sua mano sul capo. In questo momento intimo e toccante, nel suo
cuore è instillato il germe di quella contemplazione infusa che lo
renderà eccezionale e visibile icona delle meraviglie di Cristo e
della Sua Passione. D’ora in poi Francesco Forgione vivrà tutto per
Gesù, bramando solo di essere “un altro Gesù, tutto Gesù, sempre
Gesù”, come confiderà tanti anni dopo a Cleonice Morcaldi.
Passati gli anni, Francesco Forgione è divenuto ormai sacerdote
cappuccino. Ma il prodigio avvenuto nella chiesa di Sant’Anna è
così presente nel suo cuore oblato da permettergli di vivere profondamente già nella sua amatissima Pietrelcina, l’esperienza mistica
della fusione del suo cuore con quello di Cristo: “A stento potei
recarmi al divin prigioniero per celebrare. Finita la messa, mi trattenni con Gesù pel rendimento di grazie. Oh quanto fu soave il colloquio tenuto col paradiso in questa mattina! Fu tale che pur volendomi provare a voler dir tutto non lo potrei; vi furono cose che non
possono tradursi in un linguaggio umano, senza perdere il loro
senso profondo e celeste. Il cuore di Gesù ed il mio, permettetemi
l’espressione, si fusero. Non erano più due i cuori che battevano,
ma uno solo. Il mio cuore era scomparso, come una goccia d’acqua
che si smarrisce in un mare. Gesù n’era il paradiso, il re. La gioia
in me era sì intensa e sì profonda, che più non [mi] potei contenere; le lacrime più deliziose mi inondarono il volto”.
Quella di Padre Pio è una spiritualità focalizzata sulla contemplazione dell’umanità di Gesù. Amare Gesù è sentire il proprio cuore
palpitare all’unisono col suo cuore: “Anche in mezzo a tante sofferenze – scrive al Direttore spirituale - sono felice perché sémbrami
di sentire il mio cuore palpitare con quello di Gesù”. Padre Pio
porta Gesù nel suo corpo stigmatizzato. È sempre Gesù, con il Suo
Cuore infuocato d’amore, che egli vive nel suo cuore trasverberato,
donandolo, a sua volta, con la parola e l’amore sacerdotale, alle
miriadi di anime che ricorrono a Lui. Molte di loro lo seguiranno
nel cammino intrapreso, consacrandosi a Dio. Ad una di queste
fedelissime, Maria Gargani che darà vita all’Istituto delle Apostole
del Sacro Cuore, Padre Pio scriverà: “Gesù ha scelto la tua anima
per essere la beniamina del suo Cuore adorabile. In questo Cuore tu
devi nasconderti; in questo Cuore sfogare i tuoi ardenti desideri; in
questo Cuore vivere ancora quei giorni che la provvidenza ti concederà; in questo Cuore morire, quando al Signore piacerà”.
Ad un’altra figlia spirituale, Assunta De Tomaso, Padre Pio
chiederà di abbandonarsi tutta a Gesù, ricordandosi di appartenere
sempre e tutta a Lui: “Egli penserà a sorreggerti, ed aiutarti.
Rinnova spesso tale dedizione e come vero anello del suo sacratissimo Cuore, dipendi dai suoi cenni, dai suoi desideri che si manifesteranno nel cuor tuo”. La coroncina del Sacro Cuore è la preghiera preferita da Padre Pio. Quella che si sostiene sulla Parola di Gesù
presente nei Vangeli, ed è recitata per tutti coloro che si raccomandano sempre alle sue preghiere. La straordinaria efficacia della
intercessione presso il Cuore di Cristo non è che il frutto prodotto
dal connubio tra tale preghiera ed il totale abbandono alla volontà
Divina, espressione di un amore tutto donato ed oblato, fino all’ultima goccia di sangue fluito dalle sue stigmate, allo Sposo Divino,
“vita dell’anima che muore”.
Chiesa i
n f o r m a
focus
11
Giugno 2014
LA CONDIZIONE GIOVANILE
IN ITALIA E NEL SANNIO
di Marianna Tomei
Sono diverse le ricerche svolte in Italia che sollevano motivi di preoccupazione, ma il fenomeno riguardante la relazione dei giovani con
la sfera lavorativa sembra particolarmente grave. La popolazione giovanile è da tempo uno dei maggiori oggetti di studio nelle scienze
sociali. Attorno a queste piste di ricerca, nonché alle implicazioni che
il rapporto tra i giovani e il lavoro ha per la loro vita quotidiana, si è
concentrato il convegno “la condizione giovanile in Italia e nel
Sannio”. Incontro promosso dal Centro di Cultura dell’ Università
Cattolica del Sacro Cuore, dal Centro di Cultura “mons. Raffaele
Calabrìa” e dall’Istituto Giuseppe Toniolo tenutosi presso il salone
Leone XIII del palazzo Arcivescovile. Mons. Abramo Martignetti,
vicario diocesano dell’Ufficio Pastorale, ha sottolineato che il tema
pastorale di quest’anno vede protagonisti proprio i giovani, infatti ha
affermato che “le parrocchie oltre a dare ascolto alla generazione del
futuro devono dar loro anche la parola, così che i giovani possano
esprimere il loro vero disagio”. Pasquale Gallucci, presidente del
Centro di Cultura dell’Università Cattolica di Benevento, nel prendere la parola ha condiviso ciò che è stato precedentemente detto da
mons. Abramo, ma ha argomentato dicendo: “La tematica fondamentale è quella del dare a chi opera a favore dei giovani non dei problemi, ma lo strumento per fargli perseguire i loro progetti, e far sì che
si sviluppino le risorse”. Ha continuato precisando che “bisogna
esaminare i giusti strumenti di conoscenza e di stimolo per motivare
la generazione del futuro, perché secondo una ricerca sociologica ci
troviamo di fronte a dei giovani preparati, ma dormienti e demotivati”. Concorde è stato anche il pensiero dell’arcivescovo mons.
Andrea Mugione: “I problemi giovanili riguardano l’intera nazione;
bisogna capire quali sono le loro esigenze e cosa li rende così
annoiati”. L’Arcivescovo ha continuato affermando che “la popolazione del futuro non deve chiudersi in sé, ma deve avere la forza di
chiedere aiuto. La famiglia deve essere il suo punto di riferimento
che purtroppo molto spesso manca”. Tutto ciò viene confermato da
una ricerca statistica svolta dal prof. Emiliano Sironi, docente di sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che
ha indagato sull’ universo giovanile italiano, specificamente sulla
fascia d’età 18-29 anni.
Il campione analizzato comprende 9000 persone intervistate una
volta all’anno per cinque anni, così da tenere sotto controllo, in modo
dettagliato, l’evoluzione del loro status. “Il primo dato da analizzare
- ha sottolineato Sironi - è scoprire chi sono i Millennials, capire
quali sono i loro desideri, le loro aspettative e loro fragilità. In questo
modo si possono sondare facilmente gli ostacoli che incontrano, così
da mettere in luce gli aspetti positivi da incoraggiare”. Il sondaggio
rivolto ai Millennials, ovvero alle persone nate tra gli anni ottanta e i
primi anni duemila, come temi analizzati prevede oltre ai valori, alle
aspettative e ai progetti di vita, anche il percorso formativo e lavorativo. “I dati che ne scaturiscono - ha affermato Sironi - sono allarmanti. Il 90% dei giovani intervistati spera di trovare un lavoro che
esprima la loro realizzazione personale; l’86% vorrebbe che il lavoro
fosse uno strumento per costruirsi una vita familiare. La realtà
purtroppo è un’altra, circa il 19% dei giovani di età compresa tra i 19
e i 29 anni non studia e non lavora, e sulla popolazione attiva questo
19 % diventa un dato sconcertante trasformandosi nel 32%. Fra chi
lavora il 47% si adegua ad una retribuzione insoddisfacente e il
46,5% si adatta a svolgere un’attività non pienamente coerente con il
proprio percorso di studi”. Questo malessere, ha constatato il professore dell’Università Cattolica, porta oltre il 47% dei giovani a
trasferirsi all’estero per migliorare la propria attività lavorativa. Tale
percentuale sale al 53% tra i laureati, e così abbiamo il classico esempio di cervelli in fuga all’estero, sia perché vorrebbero mettersi alla
prova con se stessi, ma soprattutto per non essere più un peso per la
famiglia. La realtà con cui si confrontano è un ‘ altra. Sironi esponendo il suo sondaggio ha analizzato il fatto che il 70% dei giovani dopo
un periodo di autonomia all’estero fa marcia indietro e torna dai propri genitori.
I motivi di rientro sono plurimi, ma il più allarmante è la difficoltà
economica che non permette la formazione di una nuova famiglia, e
tutto ciò porta ad uno scoraggiamento di massa. Il professore
Federico D’Agostino, docente di sociologia presso l’Università degli
studi di Roma Tre, ha fatto notare che la condizione in cui riversano
i giovani italiani non è diversa da quella vissuta nella realtà della
provincia sannita. “La causa maggiore che rallenta i processi di
evoluzione giovanile è il familismo, ha affermato D’Agostino.
L’essere umano si forma nella propria famiglia, ma purtroppo oggi
non c’è più dialogo in essa e le nuove scoperte tecnologiche non aiutano la situazione, perché vengono utilizzate in modo errato e i giovani si chiudano in se stessi”.
“Bisogna che i giovani trasformino la loro immigrazione mentale in
immigrazione fisica - ha aggiunto D’Agostino - così da uscire dal
proprio isolamento e scoprire nuovi usi e costumi per poter migliorare il proprio paese d’origine”. A concludere il convegno è stato
monsignor Michele De Rosa, vescovo di Cerreto Sannita, che rivede
la società giovanile nel libro “Gli sdraiati” dello scrittore Michele
Serra. In realtà un po’ tutta la società è sdraiata, forse la vera colpa è
dei “padri” che non sono riusciti a verticalizzare i propri figli dandogli una spinta.
12
Chiesa i
Giugno 2014
n f o r m a
documenti
LA STORICA VISITA A BENEVENTO
DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
Ricorrendo la memoria liturgica della Cattedra di Pietro, il 22
febbraio 1990, il Pastore dell’Arcidiocesi di Benevento,
l’Arcivescovo Metropolita mons. Carlo Minchiatti, annunciava
con grande giubilo la venuta del Sommo Pontefice, Giovanni
Paolo II, per il 2 luglio, festività della Regina del Sannio. Mons.
Carlo Minchiatti coronava cosi la sua supplica accorata, rivolta al
Pietro Vivente, il 18 dicembre 1998, successivamente inviava due
lettere una risalente al 18 novembre 1999 e l’altra il 26 gennaio
1990, indirizzate a Sua Eccellenza Rev. ma mons. Dino
Monduzzi, Prefetto della Casa Pontificia, al fine di abbracciare il
Vicario di Cristo, Pellegrino in terra sannita. Con l’annuncio ufficiale della visita del Papa la macchina organizzativa profondeva
le migliori energie, per accogliere il Beatissimo Padre. Tra i collaboratori della Segreteria dell’Arcivescovo Minchiatti, vi era
don Nicola Filippo Della Pietra, oggi parroco della Chiesa di San
Ciriaco Martire, in Foglianise. Il sacerdote ha rilasciato un’intervista ricordando le fasi organizzative e le emozioni indelebili
dello storico evento per la città capoluogo.
Don Nicola lei è stato il collaboratore di mons. Minchiatti
nella sua segreteria. Dall’annuncio all’arrivo del Pontefice ci
racconti le fasi organizzative dell’evento?
Prima dell’annuncio ufficiale mons. Minchiatti profuse le sue
migliori energie perché il Sommo Pontefice venisse in
Benevento. Nella visita pastorale del Papa in Napoli, sembrava
che si potesse concretizzare la venuta di Giovanni Paolo II nel
pomeriggio nella città capoluogo, ma l’idea non fu affatto presa
in considerazione. Successivamente con l’arrivo della missiva
dalla Santa Sede, che confermava la presenza del Papa in
Benevento, mons. Minchiatti avviò la macchina organizzativa.
Furono prescelti con cura i luoghi in cui il Sommo Pontefice
doveva giungere, l’arrivo dell’elicottero ed il programma dettagliato della Visita del Pastore Universale, concordato con il
Prefetto della Casa Pontificia ed i suoi più stretti collaboratori
del Beatissimo Padre.
Dalla Cattedrale all’episcopio il Papa ha raggiunto l’appartamento dell’arcivescovo. Quali immagini sono rimaste nella
sua mente nel ricevere il Vicario di Cristo?
Mi trovavo all’ingresso dell’appartamento dell’arcivescovo con
il Pro-Vicario generale mons.Vincenzo De Vizia, quando vidi il
Papa, accompagnato da don Antonio Raviele, segretario di S.E.
mons. Minchiatti e dai prelati della Santa Sede. La mia gioia era
immensa, il Papa varcò la soglia dell’appartamento arcivescovile, poi appose la sua firma sulla pergamena ricordo delle Suore
Francescane Immacolatine alla presenza della Superiore dell’ordine religioso. Il rinfresco fu preparato dalla suore, il Papa
Giovanni Paolo II, bevve una gatorede fresca, la bevanda dei
campioni.
Che cosa la colpì in particolare del futuro santo?
Ricordo ancora la sua figura possente, un uomo slanciato, ma mi
rimase impressa la sua forza che traeva dalla preghiera fervente
rivolta al Signore. Una figura straordinaria un modello da emulare nella perfezione evangelica.
Ci racconti qualche aneddoto in particolare di quel giorno
avvenuto in episcopio?
Appena entrato nell’appartamento dell’arcivescovo subito mi
chiese cosa ci fosse nella porta aperta. Risposi che all’interno vi
era la cappella privata di mons. Minchiatti ed immediatamente
entrò raccogliendosi in preghiera per alcuni minuti.
Quali frutti spirituali saranno raccolti dalla Chiesa
Universale per la canonizzazione di Giovanni Paolo II, elevato agli onori dell’altare da Papa Francesco?
Il più bello dei frutti è quello di un uomo che non si è risparmiato, che sull’esempio di Gesù, nonostante la malattia ha svolto il
suo ministero petrino non nascondendo al mondo le difficoltà
fisiche ed il dolore manifestato nei suoi gesti eloquenti.
Quali impressioni le rimasero al termine della giornata del 2
luglio 1990?
A margine dell’impegnativa giornata, terminata con la messa allo
Stadio Santa Colomba, il Papa ripartì per Roma con l’elicottero
alle 19,45; traspariva l’immensa gioia dell’arcivescovo palpabile
in modo evidente, felice di aver scritto una pagina di storia da
consegnare ai posteri negli Annali della Chiesa Beneventana.
Nell’appartamento di S. Eccellenza io ero con lui, dopo l’interminabile evento spirituale insieme con mons. Carlo avevo condiviso momenti indimenticabili ed irripetibili nella mia vita sacerdotale.
Ni. Ma.
Chiesa i
n f o r m a
testimoni della fede
13
Giugno 2014
290 ANNI DALL’ELEZIONE DI
PAPA BENEDETTO XIII ORSINI
di Angelomichele De Spirito
Il cardinale Vincenzo Maria Orsini, che nel
1686, all’età di 36 anni, era giunto a Benevento
quale terzo successore domenicano sulla cattedra del santo vescovo Gennaro, il 29 maggio del
1724 divenne il 247° vescovo di Roma e il
quarto papa domenicano nella storia della
Chiesa.
Quando l’elezione del papa era ancora «piuttosto un maneggio politico che un voto d’ispirazione», anche quel conclave era stato agitato da
palesi “fazioni” interne e ostacolato da altrettante pressioni esterne, cui si opponevano gli
Zelanti, cioè quei cardinali contrari alla prassi
del veto, imposto dai sovrani europei nei confronti di questo o di quel candidato.
Perciò vi fu chi, come l’Orsini, paventando
operazioni simoniache, aveva minacciato di
uscirne e, mostrando la croce pettorale, andava
ammonendo: «Siete scomunicati, queste cose
non si possono fare!». Così, tra un papabile
emergente e uno naufragante, erano trascorsi
più di due mesi, ivi comprese la Pasqua e l’insofferenza dei romani, soprattutto per il rallentamento del commercio. Allora il settantaquattrenne Orsini, decano del sacro collegio e già
partecipe di altri cinque conclavi, il 25 maggio,
vigilia della festa di san Filippo Neri, suo speciale protettore che lo aveva salvato nei terremoti del 1688 e del 1702, a lui iniziò una novena per la sollecita elezione del successore di
Innocenzo XIII. Ed ecco che quattro giorni
dopo, i cinquantatré cardinali, all’unanimità,
scelsero proprio l’Arcivescovo di Benevento.
Nella soddisfazione generale di ecclesiastici,
regnanti e gente comune, a restarne stupito fu
solo l’Orsini; e forse nessuno più di lui, tra i 267
successori di san Pietro, ha avversato tanto la
propria elezione, ritenendosi inadeguato. «Fin
dal giorno antecedente – racconta nel diario – ci
s’intorbidò fortemente lo spirito, in udire cosa
lontanissima dal nostro pensiero, e che mai
haveressimo potuto immaginare, qual fu l’es-
sersi uniti i nostri Eminentissimi Fratelli in
danno nostro, col volerci eleggere supremo
Vicario di Gesù Cristo. Per l’orrore che un tale
annunzio ci cagionò a riguardo della nostra
insufficienza, con tutto vigore supplicammo
que’ saggi elettori a porre l’occhio in più idoneo
soggetto per sì importante elezione, ed a lasciarci menare gli ultimi nostri giorni in santa quiete
colla nostra dilettissima sposa, la Chiesa
Metropolitana di Benevento».
Questo forte legame era il secondo motivo
della sua altrettanto forte renitenza. Continua,
infatti, il diario: «Siccome nondimeno a quell’amatissima Chiesa riesce di gloria questa nostra
elezione, così la nostra ripugnanza in accettarla
per motivo della nostra inabilità, e per non
abbandonare l’antica nostra sede, in cui anelavamo di lasciar, quando a Dio fosse piaciuto, la
vita, per poter ripetere: In nidulo meo moriar,
servirà a tutti i posteri per testimonianza irrefragabile dell’amore, con cui per lo spazio di 38
anni, mesi 2 e giorni 11 l’habbiam guardata per
lo passato, e coll’ajuto del Signore riguardere-
Benevento, Biblioteca Capitolare, Busto marmoreo di Benedetto XIII, Pietro Bracci (1700 1773)
mo in ogni occasione ancora per lo avvenire».
Perciò, caso raro nella storia della Chiesa, anche
da papa, egli «non dismise la sua cura pastorale».
Intanto, in quel conclave, il vecchio Orsini,
trascorsa la notte insonne tra lacrime e preghiere, la mattina si prostrò anche innanzi ai cardinali. Ma questi, «non badando alle nostre istanze, ed al nostro pianto – confessa il malcapitato
–, ci portarono, o più veramente ci trascinarono
alla Cappella Sistina». Dove tutti i voti furono
per lui, che ciononostante continuò ad opporre
resistenza.
Fino a quando, «alla forza delle ragioni
posteci da tutto il sagro collegio, pronunciammo quella durissima parola: Accepto».
E si chiamò Benedetto XIII, in memoria del
beato Benedetto XI, anch’egli domenicano, che
all’inizio del Trecento aveva regnato solo otto
mesi e mezzo. Poi, «tra le acclamazioni festose
del divoto popolo», fu condotto alla Basilica
Vaticana in sedia gestatoria, dalla quale però
volle scendere per baciarne il suolo e procedere
a piedi verso l’Altare della Confessione. Di là,
cantato il Te Deum, passò a salutare l’immagine
della Madonna, «chiedendo nuovamente la sua
favorevole assistenza»; e, prima della solenne
incoronazione, avvenuta il 4 giugno, domenica
di Pentecoste, si ritirò per tre giorni in preghiera.
Riassumendo il parere dei contemporanei, il
grande storico Ludovico Muratori scrisse: «Ciò
che mosse i sacri elettori ad esaltare quasi in un
momento questo personaggio, fu il credito della
sua sempre incolpata vita, della sua incomparabil pietà e zelo ecclesiastico e del suo sapere:
doti singolari delle quali avea dato di grandi
pruove in addietro nel suo pastoral governo», a
Manfredonia, a Cesena e a Benevento. Ottimo
soggetto, dunque, e con qualità eccellenti. Ma,
al dir di molti, privo di altrettanta pratica nel
governo politico. In altri termini, e anticipando
ampiamente la storia, con l’Orsini era stato eletto un papa-pastore, più che un papa-re.
14
Chiesa i
n f o r m a
sociale
Giugno 2014
IN PRIMA LINEA PER GLI IMMIGRATI
di Sabino Cubelli
È difficile trovarsi a distanza di migliaia di chilometri dagli affetti,
dalle tradizioni, dalla cultura, in sintesi vivere lontani dal proprio
paese. Per rendere più facile la vita di chi, troppo spesso in termini
spregiativi, viene chiamato immigrato c’è l’ufficio pastorale
Migrantes, nato per accompagnare le persone nei loro spostamenti.
Ma come opera l’ufficio Migrantes sul territorio sannita?
A spiegarlo è don Sergio Rossetti, direttore dell’ufficio diocesano,
con sede in piazza Orsini. Aperto dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle
12,30, assicura l’assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri,
per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti ed opere di
fraterna accoglienza nei loro riguardi, per stimolare nella stessa
comunità civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità, in un clima di pacifica convivenza rispettosa dei diritti della persona umana.
Qual è la missione del suo ufficio?
«La Chiesa locale, a seguito dei vari appelli di Papa Francesco, fa
sentire la sua voce a sostegno e tutela dei fratelli più sfortunati attraverso azioni concrete che sono espressione di quella solidarietà che
deve guidare la nostra opera evangelica».
Quali progetti e gesti concreti per chi arriva da lontano?
«Grazie alla sinergia tra la Caritas, l’ufficio immigrazione e l’ufficio
Migrantes è nato un nuovo progetto per gli immigrati: S.p.r.a.r.
(Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Si avvale
della collaborazione di personale specializzato nella mediazione linguistico-culturale, di un operatore legale, di uno psicologo ed infine
di un educatore professionale. Questa iniziativa, della durata triennale, è frutto dell’assegnazione tramite un bando del Ministero
dell’Interno. Inoltre sono stati attivati tre corsi di lingua araba al fine
di sviluppare un dialogo fraterno tra persone di diversi paesi, religioni e culture, e favorire un sano confronto interculturale e una migliore comprensione».
Quando si parla di immigrazione, spesso, ci si scontra con pregiudizi, paure e diffidenze.
«L’immigrato ci spaventa ma questa paura è data dalla mancanza di
conoscenza. La specificità del cristiano sta proprio qui. Superare
paura e diffidenza e cogliere la diversità come bellezza e come arricchimento. È fondamentale far capire che nessuno è straniero».
Dal suo osservatorio privilegiato, qual è la soluzione per una
migliore convivenza?
«Incontrarsi. Questa è la parola d’ordine. Servono occasioni per raccontarsi, raccontare chi si è, come si è abituati a pregare, a vivere, a
pensare. Amici si diventa, con il tempo. Le diversità rimangono perché ognuno mantiene i propri gusti, ma se ci si conosce, davvero,
cambia il modo di guardare gli altri e di guardare le cose».
Le pergamene di Santa Maria
della grotta di Vitulano
Nel Centro di Cultura “Mons. Raffaele
Calabrìa”, in Benevento, è stato presentato
un interessante volume dal titolo: “Le pergamene di Santa Maria della Grotta di
Vitulano”
(sec.
XI-XII),
da
Lavegnacarlone, in Battipaglia (SA).
L’indirizzo di saluto ai relatori ed ai presenti convenuti nella sala Lazzati, è stato
rivolto da Pasquale Gallucci, presidente
del Centro Cultura dell’Università
Cattolica. È intervenuto mons. Andrea
Mugione, Arcivescovo Metropolita di
Benevento, che sinteticamente ma efficacemente, ha plaudito all’iniziativa, sottolineando tre verbi all’infinito: “Conoscere le
nostre radici, ricordare nell’attuale frangente della storia, sognare per costruire e
per ricostruire il patrimonio del passato”.
Successivamente il Sindaco del Comune di
Vitulano Raffaele Scarinzi, ha evidenziato
che: “La Badia di Santa Maria della Grotta
rappresenta un’eredità preminente con i
suoi resti religiosi, con le antiche vestigia,
le pergamene ritrovate gettano una nuova
luce per le ricerche storiografiche ed arricchiscono le conoscenze degli studiosi.
Un reportage fotografico di Antonella
Iannuzzi, esperta di comunicazione, ha
raccontato attraverso le immagini il fascino nascosto di un luogo di culto, di preghiera e di cambiamento interiore, tra i
monti Pezzuto e Pentime, catturando i particolari dettagliati del sentiero ChiaraChiarella.
Gli scatti hanno riproposto i ruderi del
monastero, la facciata, gli interni. La relazione del prof. Mario Iadanza,
dell’Università “Suor Orsola Benincasa”
di Napoli, è stata avvincente e, a vol di
uccello, ha trattato della fondazione del
monastero, della finalità della sua edificazione, della figura di San Giovanni da
Tufara e dell’inventario della biblioteca
Capitolare, promosso dal cardinale Orsini
tra cui è conservata la platea riguardante il
luogo di spiritualità, immerso nel silenzio e
nel verde della natura. Il docente Ciro
Romano, dell’Università degli Studi di
Jyvaskyla- Finlandia, ha argomentato sulla
Arcidiocesi di Benevento al tempo di Santa
Maria in Gruptis, sulla teoria delle fonti e
sul ruolo insostituibile degli archivi. La
prof.ssa
Antonella
D’Ambrosio,
dell’Università degli Studi “Federico II” –
Napoli, ha ricostruito il ritrovamento del
nucleo pergamenaceo del monastero,
acquistate dalla famiglia Di Fusco, vendute successivamente alla Biblioteca di Storia
Patria delle capoluogo di regione. Gli studiosi Mazzoleni e Salvati non si accorsero
del fondo documentale, ma l’inedita scoperta riporta alla luce le donazioni, le proprietà del complesso monastico, il multigrafismo, gli atti rogati dai notai di Tocco
Caudio e Vitulano.
Nicola Mastrocinque
15
Diario Arcivescovo
1 giugno - 30 giugno 2014
Domenica
1
Lunedì
2
Diario
Martedì 3–Mercoledì 4
Giovedì
5
C.da Pantano in Benevento 11.00
Santa Messa
Pannarano
18.30
Santa Messa e Cresime
P.zza Castello - Benevento 10.30
Festa della Repubblica
c.da Malvizze in Montecalvo Irp. 17.00
Santa Messa con gli ammalati
Sant’Agnello (NA)
10.00
Conferenza Episcopale Campana
Episcopio
10.00
Collegio Vicari Foranei
Monastero della Visitazione in S.Giorgio Elezione della Madre
Venerdì
6
Seminario
10.00
Consiglio Affari Economici
Sabato
7
Calvi (BN)
10.30
Santa Messa e Cresime
Torrecuso
20.00
Festa dei Giovani di AC
Domenica
8
Par. “Spirito Santo”
11.00
Santa Messa e Cresime
S. Martino Valle Caudina
18.00
Santa Messa e Cresime
Lunedì
9
Martedì
10
Mercoledì
11
Giovedì
Venerdì
Sabato
14
Domenica
15
Santuario Madonna delle Grazie 10.00
Ritiro Ass. Santa Famiglia
Lunedì
16
Episcopio
10.00
Collegio dei Consultori
Martedì
17
Episcopio
10.00
Consiglio Episcopale
Mercoledì
18
Episcopio
10.00
Udienze
Giovedì
19
Pietrelcina
10.00
Giornata Sacerdotale
Venerdì
20
Episcopio
10.00
Comando Prov. Carabinieri 10.00
Saluto per la festa dell’Arma
Teatro San Marco in Bn
18.00
Inizio del Convegno Pastorale
ASL Benevento
11.00
Inaugurazione Centro per l’Infanzia
Seminario
18.30
Convegno Pastorale Diocesano
Seminario
18.30
Convegno Pastorale Diocesano
12
Episcopio
10.00
Udienze
13
Chiesa di San Pasquale in Bn 10.30
Santa Messa
Caivano (NA)
18.00
Santa Messa
Episcopio
10.00
Udienze
Udienze
Par. “San Modesto” in BN 18.30
Santa Messa e Cresime
Sabato
21
Cassano All’Jonio
10.00
Incontro con il Santo Padre Francesco
Domenica
22
Basilica Cattedrale
11.30
Santa Messa con Opera “E. De Martini”
Basilica “Madonna delle Grazie”18.00
S. Messa e Processione del Corpus Domini
Lunedì
23
Centro di Cultura “R. Calabria” 17.00
Conclusione CIVES
Martedì
24
Episcopio
Udienze
10.00
Ospedale “F.b.F.” in Benevento 18.00
Mercoledì 25 – Giovedì 26 Centro La Pace
10.00
Santa Messa
Assemblea di Programmazione
Ospedale “F.b.F.” in Benevento 10.30
Santa Messa
Sala Leone XIII
18.00
Presentazione Miscellanea
Cattedrale
18.00
Santa Messa in occasione
29
Santa Paolina
19.30
Cresime Antonio
30
Episcopio
10.00
Udienze
Venerdì
27
Sabato
28
Domenica
Lunedì
del 50esimo di Ordinazione Sacerdotale
Chiesa i
n f o r m a