2 Chiesa i n f o r m a Giugno 2014 XXX convegno pastorale diocesano Giovani finestre di dialogo 50° anniversario ordinazione sacerdotale mons. Andrea Mugione pag. 3-5 Antiquitatis Flosculi Miscellanea di studi pag. 6-7 In prima linea per gli immigrati La missione della Chiesa locale pag. 8-9 pag. 14 Chiesa I n f o r m a Supplemento a Periodico di impegno religioso-socio-culturale Ufficio Comunicazioni Sociali - Benevento Direzione e Redazione: Piazza Orsini, 33 (Bn) Tel. 0824 323326 Fax 0824 323344 [email protected] www.diocesidibenevento.it UFFICIO FOTOGRAFICO: VINCENZO ROMANO Grafica e Impaginazione Stampa Via Provinciale - San Leucio del Sannio (Bn) www.stampamania.org - [email protected] Zona Ind.le 18/A - 82026 Morcone (Bn) Chiesa i n f o r m a XXX convegno pastorale 3 Giugno 2014 GIOVANI FINESTRE DI DIALOGO Considerato che il tema generale scelto dalla diocesi per il quinquennio 2012/2016 è “La parrocchia crocevia delle istanze educative”, la tappa dell’anno pastorale 2014/15 intende porre al centro dell’attenzione il rapporto tra la PARROCCHIA e il MONDO GIOVANILE, dopo aver già elaborato, negli gli anni trascorsi, le tematiche “Parrocchia e Catechesi” nel 2012/13, e “Parrocchia e Famiglia” nell’anno 2013-2014. Il Convegno Pastorale Diocesano dal titolo: «Giovani finestre di dialogo (Dalla sfida alla proposta)» vuole rivolgere un’attenzione specifica alla realtà giovanile, invitando i partecipanti a riflettere su come le comunità parrocchiali possano e debbano mettersi in ascolto dei giovani e, conseguentemente, pianificare un’azione pastorale che sia rispondente alle loro esigenze. Si potrebbe precisare inoltre che tale obiettivo, se “raggiunto”, intende offrire un aiuto, una vicinanza che integri e arricchisca, magari completandoli e rendendoli meglio efficaci, quei metodi che, con i loro pregi e i loro limiti, sono di fatto in uso nello sviluppo della prassi ecclesiale. La proposta tenderebbe ad approfondire, con l’apporto dei presenti, lo stile del DIALOGO parola “chiave” del convegno intercorrente tra la parrocchia e il giovane, privilegiando la dimensione dell’ASCOLTO pacato e sereno. La comunità può mostrare un volto accogliente e attitudini mature nel comprendere e nel capire, evitando di cedere ad errori di valutazione che mortificherebbero l’impegno pastorale, rendendolo inefficace. Saper dare ascolto alle esigenze dei giovani, ai loro sogni, alle loro richieste, significa nel concreto invitare tutti a studiare modelli di azione pastorale rinnovati e soprattutto rispondenti alle istanze e alle sfide del tempo presente: pensare a come le singole realtà ecclesiali possano incontrare quei giovani ritenuti lontani e non solamente quelli che già frequentano - a vario titolo - contesti parrocchiali. Il convegno rappresenta il primo momento di riflessione intorno all’obiettivo pastorale, cui segue, in un ulteriore momento, l’assemblea di programmazione. «Dare ascolto alle esigenze dei giovani, ai loro sogni, alle loro richieste, significa nel concreto invitare tutti a studiare modelli di azione pastorale rinnovati» Finalità L’obiettivo pastorale per il 2014/15 può essere così definito: Maturare nella comunità parrocchiale uno stile di ascolto e di dialogo per condividere le sfide e i sogni dei giovani. 4 Giugno 2014 Chiesa i n f o r m a XXX convegno pastorale Metodologia del convegno Gli ospiti ALESSANDRO CASTEGNARO Sociologo e presidente dell’osservatorio socio-religioso del Triveneto e membro del consiglio scientifico della sezione “sociologia della religione” dell’associazione italiana di sociologia. Docente di sociologia e religione presso la facoltà teologica del Triveneto. ALESSANDRO CASTEGNARO ROSARIO CARELLO Giornalista professionista dal 2008 al 2014, è autore e conduttore di “A Sua Immagine” su Rai Uno. Nel 2013 ho scritto “I racconti di Papa Francesco” 80 storie, realmente accadute, che aiutano a conoscere chi è davvero Jorge Bergoglio. Nel 2014 il volume è stato tradotto in francese e sta per uscire in inglese, spagnolo e coreano. Dal 2011 scrive su Famiglia Cristiana e dall’elezione di Papa Francesco commenta ogni settimana il suo Angelus. Nei mesi scorsi il convegno è stato preparato con delle “incursioni” nel mondo giovanile con l’obiettivo di focalizzare le istanze giovanili e lanciare un segnale di ascolto per cercare di investire anche sulla fragilità dei sogni dei giovani. Il lavoro è sintetizzato in un videoclip che verrà trasmesso la prima sera del convegno. I lavori si apriranno non più, come consuetudine, con una relazione frontale, ma con un “talk show” presso il Teatro San Marco, come segno di maggiore apertura al territorio. A presentare la serata sarà Rosario Carello (giornalista Rai e conduttore della trasmissione Rai A Sua immagine). Protagonista centrale sarà il sociologo Alessandro Castegnaro, docente di politica sociale alla Facoltà di scienze statistiche dell’Università di Padova e di Sociologia e religioni alla Facoltà teologica del Triveneto. Presidente dell’Osservatorio Socio-Religioso del Triveneto, ha collaborato in diverse occasioni con la Conferenza Episcopale Italiana, in particolare con l’ufficio catechistico nazionale, per convegni e tavole rotonde. Tra le numerose sue pubblicazioni è da segnalare il saggio Fuori dal recinto: Giovani, fede, chiesa: uno sguardo diverso scritto a seguito di un’indagine sul rapporto tra nuove generazioni e fede. Nel corso della serata, l’intervista a Castegnaro sarà alternata con momenti di testimonianza in relazione ai diversi ambiti tematici (in particolare l’esperienza del progetto Policoro), la trasmissione del video clip e l’interazione con il pubblico in sala attraverso facebook e twitter. *** Ambiti tematici per i gruppi di studio (gli ambiti si svolgeranno presso il Seminario arcivescovile) Giovani e fede (come la comunità parrocchiale propone la fede ai giovani) Giovani, lavoro e scelte definitive (come la comunità parrocchiale si pone rispetto alle conseguenze della mancanza del lavoro giovanile) Giovani e uso del tempo (come la comunità parrocchiale orienta e stimola i giovani ad un uso costruttivo del tempo) ROSARIO CARELLO Giovani e agenzie educative (come la comunità parrocchiale interagisce con le agenzie educative: famiglia, scuola, gruppi…) Chiesa i n f o r m a 5 XXX convegno pastorale Giugno 2014 Il programma dei lavori Lunedì 9 giugno si inizierà al teatro San Marco in Benevento, alle ore 18 le iscrizioni e si proseguirà alle 18,30 in sala con la preghiera a cura dell’equipe della pastorale giovanile. Sarà mons. Abramo Martignetti, vicario episcopale per la pastorale, ad introdurre i lavori, alle 19 avverrà la proiezione “G – Factor” docu-film a cura della pastorale giovanile. I lavori saranno coordinati dal giornalista rai, Rosario Carello, e poi interverrà Alessandro Castegnaro, sociologo, presidente dell’osservatorio socio religioso del triveneto, nonché docente di sociologia e religione presso la facoltà teologica del Triveneto. Martedì 10 giugno il programma proseguirà presso il Seminario arcivescovile, al viale Atlantici, con inizio alle 18,30 nell’ auditorium Giovanni Paolo II con la preghiera. Alle 18,45 ci saranno i laboratori di studio per ambiti tematici e alle 20,30 le conclusione dei laboratori di studio. Mercoledì 11 giugno S’inizierà alle 18,30 in auditorium con la preghiera, alle 18,45 le relazioni conclusive dei laboratori di studio, ed infine alle 19,30 le conclusioni di S.E mons. Andrea Mugione, arcivescovo metropolita di Benevento. “G-factor”, il docu-Film a cura della Pastorale giovanile La questione giovani è stata pensata secondo una chiave di lettura che prende spunto dalla logica dei talent show, che rischia di privilegiare l’apparenza a scapito dell’essere. Precarietà, incertezza, tentazione a vivere chiusi in un presente che, nonostante gli orizzonti sempre più estesi, rischia di recintare i confini della speranza. Per descrivere i giovani basterebbe fare la cronaca che muove il mondo degli adulti. La povertà di idee, l’inconsistenza dei programmi politici ed economici, l’assalto di ogni tipo di speculatori, le ingiustizie civili e il crollo etico nei comportamenti quotidiani, sono i colpi inferti al futuro dei giovani. In questo clima si inserisce la lusinga del successo che premia pochi e frustra le ambizioni, i progetti e le attese di tutti gli altri. Sembra che l’unica prova di esistenza sia vincere. E i modelli truccati della competizione esistenziale dividono il fronte delle attese sincere. Fuori dalla prigione del format televisivo, il fattore giovani resta però l’elemento strategico per costruire un valore aggiunto alla flebile speranza di questo tempo. Contribuire a dissotterrare i veri talenti, disseminati lungo i sentieri della vita, e non quelli in fila al casting dello show- permanente, è un dovere nei confronti di Chi li ha distribuiti con amore e che attende che contribuiscano a costruire l’armonia delle differenze per testimoniare la salvezza donata al mondo. 6 Giugno 2014 Chiesa i n f o r m a giubileo sacerdotale 50° DI ORDINAZIONE SACERDOTALE MEMORIA, GRATITUDINE, PREGHIERA Mons. Pompilio Cristino* “La Storia della mia vocazione sacerdotale? La conosce Dio. Nel suo strato più profondo ogni vocazione sacerdotale è un grande mistero, è un dono che supera infinitamente l’uomo. Ognuno di noi sacerdoti lo sperimenta chiaramente in tutta la sua vita. Di fronte alla grandezza di questo dono sperimentiamo come siamo inadeguati”. Con queste parole il Papa Giovanni Paolo II, oggi santo, iniziava il racconto della sua vocazione sacerdotale nel libro: “Dono e Mistero” pubblicato per il cinquantesimo anniversario della sua Ordinazione sacerdotale ( 1 novembre 1946). Un racconto appassionato, dove il futuro Papa, ha voluto rileggere i vari momenti , facili e difficili, della sua giovane età, dove ha voluto percorrere le tappe della sua vocazione e ricordare, con affetto e gratitudine, coloro che hanno accompagnato il suo cammino formativo. “ I giubilei, scrive ancora Giovanni Paolo II, sono momenti importanti nella vita di un sacerdote: rappresentano quasi delle pietre miliari nel cammino della nostra vocazione. Secondo la tradizione biblica, il Giubileo è tempo di gioia e di rendimento di grazie. L’agricoltore rende grazie al creatore per i raccolti; in occasione dei nostri giubilei, noi vogliamo ringraziare l’eterno Pastore per i frutti della nostra vita sacerdotale , per il servizio reso alla Chiesa e all’umanità nei diversi luoghi del mondo, nelle condizioni più varie e nelle molteplici situazioni di lavoro, in cui la provvidenza ci ha voluti e condotti. Sappiamo di essere “servi inutili” tuttavia siamo grati al Signore perché ha voluto fare di noi i suoi ministri”. In questo spirito di ringraziamento la Chiesa beneventana si stringe ancora una volta attorno al suo Pastore, mons. Andre Mugione, per ringraziare e lodare il Signore per il dono della vocazione e del sacerdozio. Dopo aver ricordato lo scorso anno il 25.mo di Ordinazione Episcopale ( 28 aprile 1988-2013),quest’anno vuole vivere nella gioia il 50.mo della Ordinazione Presbiterale (28 giugno 1964 – 2014). Questo importante anniversario vuole essere , prima di tutto occasione per fare memoria di una vocazione: certo ogni vocazione è un mistero e affonda le sue radici nella gratuità dell’amore di Dio.: “ Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” dice Gesù. Quando il 28 giugno 1964, nella Cattedrale di Aversa, il giovane diacono Andrea veniva ordinato Sacerdote per l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione di S. E. mons. Antonio Cece, vescovo di Aversa, si concludeva una tappa della risposta alla chiamata del Signore avviata a 11 anni con l’ingresso nel Seminario di Aversa per avviare gli studi e prepararsi a questo grande giorno. Ma possiamo dire che la preparazione a questo giorno era stata preceduta da quella offerta in famiglia con la Chiesa i n f o r m a giubileo sacerdotale vita e l’esempio dei genitori, in particolare della mamma Genoveffa, che avendo già un fratello sacerdote, don Biagio Del Gaudio, accompagnava con la sua preghiera materna e premurosa il cammino del figlio Andrea verso il sacerdozio. Sull’immaginetta a ricorda di quella giornata particolare il novello Sacerdote aveva fatto scrivere: “Il Sacerdote riceve Dio come suo tutto, dona tutto a Dio , agisce tutto e solo per Iddio”. Dopo l’ordinazione è iniziato quel cammino che ha portato il sacerdote Andrea prima nel Seminario Regionale di Salerno come vicerettore e docente, poi dal 1968 al 1978 in Venezuela a vivere una forte ed incisiva esperienza missionaria. Al rientro in Diocesi gli è stato affidato l’incarico di Direttore spirituale in Seminario, parroco e infine Rettore del seminario diocesano. Il 17 marzo 1988 il papa Giovanni Paolo II lo nominava Vescovo di Cassano allo Jonio, trasferito poi come Arcivescovo a Crotone e infine Arcivescovo Metropolita di Benevento. Fare memoria di tutte queste tappe della vita sacerdotale apre l’animo ad un inno di ringraziamento e di lode al Dio Padre, ”datore di ogni bene” perché riconosciamo il senso e la grandezza della vocazione e nello stesso tempo riconosciamo che tutto è suo dono. La Chiesa beneventana si unisce coralmente al suo Vescovo nel cantare il “Te Deum” di ringraziamento per il dono della vocazione sacerdotale. Ma nello stesso tempo ringrazia il Signore per i “suoi” sacerdoti che vivono ogni giorno , nel silenzio e con dedizione, il loro servizio sacerdotale. Il sacerdote, infatti, con il suo ministero diventa partecipe di tante scelte di vita, di sofferenze e di gioie, di delusioni e speranze. Ma in ogni situazione il suo compito è mostrare Dio all’uomo come il fine ultimo della sua vicenda personale. Il sacerdote diventa colui al quale le persone confidano le cose più care e i loro segreti, a volte assai dolorose. È necessario dunque sempre ringraziare il Signore per il dono dei sacerdoti. Ma il ringraziamento si fa soprattutto preghiera. Infatti vogliamo cogliere questa gioioso anniversario per elevare al Signore la nostra implorante preghiera perché non manchino “operai nella sua messe”. Infatti uno dei grandi problemi della Chiesa di oggi è la mancanza di sacerdoti e la carenza di risposta alla chiamata del Signore. Ogni comunità ecclesiale deve sentirsi responsabile ed impegnata ad implorare, con la preghiera, il 7 Giugno 2014 dono delle vocazioni e a favorire la risposta da parte dei ragazzi e dei giovani. Possa questa occasione portare nella nostra Chiesa beneventana un rinnovato impegno ed un risveglio spirituale per camminare con fedeltà sulla strada che il Signore vuole farci percorrere in questo particolare momento della nostra storia. *Vicario generale Arcidiocesi di Benevento Chiesa i 8 n f o r m a documenti Giugno 2014 ANTIQUITATIS FLOSCULI Miscellanea di studi offerti a S. E. Mons. Andrea Mugione per il 25° di Episcopato e il 50° di Presiberato PRESENTAZIONE DEL VOLUME cio religioso come una cattedrale, costituire una comunità di consacrati, istituire una biblioteca oppure un altro tipo di Le due coincidenti ricorrenze del venticinquesimo anniver- istituzione culturale o caritativa, ad esempio, sono stati atti sario dell’ordinazione episcopale e del cinquantesimo di che nel passato hanno dato maggiore concretezza alla testiquella presbiterale costituiscono un’occasione davvero spe- monianza cristiana. ciale per chi è stato chiamato da Dio a servirlo pascendo il Ancora oggi ci avvantaggiamo di molte di tali istituzioni e suo popolo. Immaginiamo, perciò, la gioia di monsignor ci sforziamo di tramandarle ai posteri, senza trascurare di Andrea Mugione, che festeggia adattarle ai tempi che cambiano. tale doppio giubileo in quanto Con questi sentimenti eleviamo i Per la Chiesa locale pastore della nobile Chiesa di nostri più fervidi auspici di buon Benevento, ricca di tante memodi una fruttuosa coltivare le proprie memorie proseguimento rie testimonianti i suoi stretti ricerca a tutti gli autori dei contrisi traduce nel raccontare legami con importanti eventi stobuti del volume e, non ultimo, al rici e personaggi illustri. suo curatore, Mario Iadanza, del la sua storia. Ci sembra, pertanto, ben fondato quale mi onoro di essere amico. il motivo per giustificare una A lui sono debitore della conoSignifica anche incarnarsi pubblicazione come questa, dal scenza di alcuni tra i più ragguarnella vita e nel territorio titolo fortemente evocativo: devoli tesori dell’Arcidiocesi Antiquitatis flosculi. beneventana, come i codici custoin cui è stata chiamata D’altronde, in un tempo come il diti nella Biblioteca Capitolare e a testimoniare il Vangelo nostro, nel quale il rispetto per il gli scavi effettuati sotto la passato rischia di essere soltanto Cattedrale. Soprattutto mi è graenunciato a parole, mentre se ne lasciano cadere a pezzi le dito rivolgere all’Arcivescovo monsignor Andrea Magione preziose vestigia e vengono continuamente penalizzati gli gli auguri più sentiti e calorosi per i suoi anniversari, perché studia humanitatis, risulta un’autentica sorpresa un volume possa sentire in ogni momento sia la vicinanza di Cristo, il del genere, nel quale sono contenuti dei saggi che consento- pastore supremo, sia quella della sua Chiesa, per la quale no di avere l’opportunità di illustrare interessanti aspetti pregare e vegliare affinché cammini speditamente sulla via della storia correlata al territorio sannita. della santificazione. Il titolo, oltre al termine antiquitas, contiene anche la paroGaetano Di Palma la flosculi, sulla quale intendiamo brevemente soffermarci. Si tratta di un simpatico vocabolo latino, flosculus, il dimi*** nutivo di flos, con il quale non ci si riferisce solo al suo significato immediato,cioè “fiorellino”, oppure, come nel INTRODUZIONE linguaggio giuridico, a una “sentenza”, una“massima”, o ancora, in quello retorico, a un “ornamento”. Nel nostro Questo volume nasce dall’incontro di competenze e profescaso vale il suo senso metaforico di “fior fiore”, “il meglio sionalità diverse e vede la compresenza di studiosi ben spedi ogni cosa”. rimentati ed affermati e di giovani che muovono i primi I flosculi riuniti in questo volume vogliono essere una “pri- passi sulla via della ricerca. mizia”, quei migliori frutti della ricerca, che ciascuna auto- L’occasione viene offerta dal XXV di ordinazione episcopare ha offerto al pastore e all’intera Chiesa locale, la quale le e dal L di ordinazione presbiterale di S. E. Mons. Andrea non può perdere memoria delle sue radici. Mugione, al quale la Miscellanea è offerta come attestato di Per una Chiesa locale, infatti, coltivare le proprie memorie devozione e segno di gratitudine per l’opera svolta nell’amè il modo di raccontare non solo la sua storia, ma soprattut- bito della valorizzazione del patrimonio librario e documento la maniera di incarnarsi nella vita e nel territorio in cui è tario custodito dalla Chiesa beneventana e a favore della stata chiamata a testimoniare il Vangelo. Fondare un edifi- Chiesa cattedrale. Mons. Mugione, ordinato presbitero nella Chiesa i n f o r m a documenti cattedrale di Aversa il 28 giugno1964 da S.E. Mons. Antonio Cece, fu nominato vescovo di Cassano all’Jonio (CS) il17 marzo 1988 da Giovanni Paolo II; venne ordinato il 28 aprile 1988 nella Cattedrale di Aversa, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria dell’allora Prefetto della Congregazione per i Vescovi, il Cardinale Bernardin Gantin. Dopo un decennio, il 21 novembre 1998 fu trasferito all’Arcidiocesi di Crotone – Santa Severina ed infine il 3 maggio 2006 Sua Santità Benedetto XVI lo pro- mosse alla Sede metropolitana di Benevento. Al momento dell’ingresso solenne, il 24 giugno del 2006, dinanzi alla basilica Santa Maria delle Grazie, Mons. Mugione affermò con echi agostiniani: «Vengo a voi come Andrea per condurvi da Gesù. Vengo come padre che vi ama, accoglie e comprende, fratello e maestro per stimolarvi a stare e camminare con Cristo via, verità e vita, amico ammonitore e consolatore in mezzo al popolo di Dio. Per voi sono stato costituito guida. Di voi sarò padre. Con voi spero di essere fra- 9 Giugno 2014 tello e amico». Fu questo il primo messaggio indirizzato alla Chiesa beneventana che da allora lo ha accolto quale pastore e guida, padre amorevole, fratello consolatore, amico discreto. Communio et missio, il motto episcopale, è divenuto il programma pastorale di un Vescovo che si è speso per l’edificazione di una “Chiesa mistero”, “Chiesa comunione”, “Chiesa missione”. Guida instancabile, ha cercato di promuovere un cammino di unità tra vescovo e presbiteri, tra presbiteri e fedeli, nella consapevolezza che la verità del Vangelo si testimonia anzitutto con uno stile di vita segnato dal primato della carità. Gli anni “beneventani” di Mons. Mugione sono stati scanditi da una serie di realizzazioni: la delineazione del programma pastorale pluriennale «Chiesa: casa e scuola di comunione» che ha impegnato tutti gli ambiti del servizio ecclesiale, la costante attenzione ai poveri e il potenziamento della Caritas diocesana, il sostegno a progetti mirati al servizio delle categorie svantaggiate, la promozione dell’imprenditoria giovanile, il riordino degli uffici della Curia diocesana e degli organismi pastorali, la ristrutturazione dei locali dell’arciepiscopio, la riqualificazione della Chiesa cattedrale riaperta al culto l’11 ottobre 2012, gli scavi archeologici nell’aula liturgica e il percorso ipogeo di visita, etc. Gli studi qui pubblicati seguono infatti il filo rosso segnato dagli Istituti culturali centrali di questa Chiesa (l’Archivio storico diocesano “Benedetto XIII”, la Biblioteca capitolare, la Pubblica Biblioteca Arcivescovile “Francesco Pacca”, il Museo diocesano), ai quali si è aggiunta la Basilica cattedrale, oggetto tra il 2005 e il 2012 di una serie di interventi di consolidamento e di restauro. Un vivo ringraziamento va a tutti i collaboratori che hanno aderito all’invito e che vengono citati in ordine alfabetico: Giovanni Araldi, Francesco Bove, Luca Capozzo, Maurizio Cimmino, Filomena Formato, Italo Iasiello, Sergio Ingegno, Ivo Alberto Lucarelli, Massa Lina, Fernando Giuseppe Miele, Fabiana Peluso, Mariagrazia Rossi. Una speciale menzione è dovuta al prof. Errico Cuozzo, ordinario di Storia medievale nell’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, non solo per la generosa partecipazione ma anche per aver pubblicato un inedito studio su Santa Maria di Mileto, una dipendenza della Congregazione monastica di Santa Maria di Pulsano in Croazia, e al prof. Thomas Forrest Kelly, docente di Musica all’Harvard University. Si deve, infine, richiamare con gratitudine la preziosa collaborazione di Daniele Mazzulla e la grande disponibilità dell’amico e collega prof. Gaetano Di Palma che ha accolto il volume nella collana della Sezione “San Tommaso” della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Mario Iadanza 10 Giugno 2014 Chiesa i n f o r m a spiritualità PADRE PIO ED IL CULTO AL SACRO CUORE DI GESÙ di Donato Calabrese Giugno è il mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù, il cui culto, risalente al tardo medioevo, si è diffuso dal XVII secolo in poi, in seguito alle apparizioni di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque. Padre Pio è tra i grandi devoti del Sacro Cuore di Gesù, e la sua è una spiritualità tutta incentrata sulla contemplazione del Suo Amore. Un culto che ha radici antiche e che si diparte da un misterioso evento avvenuto tra le bianche pareti dell’allora chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, attualmente chiesa di Sant’Anna. Se fosse dipeso dal futuro Padre Pio, il fatto prodigioso succeduto all’età di cinque o sei anni sarebbe rimasto nello scrigno prezioso delle memorie soprannaturali, gelosamente custodito nel suo cuore, ma tonificando quasi soprannaturalmente la sua totale empatia col Figlio di Dio. Invece sono i suoi confidenti più stretti, padre Benedetto e padre Agostino a rivelare in momenti diversi l’apparizione del Sacro Cuore di Gesù al piccolo Francesco Forgione. Un fatto che dimostra che è nello stile di Dio, manifestarsi, non attraverso i riflettori della comunicazione di massa, ma nell’umiltà e nella semplicità dei luoghi e degli avvenimenti. L’apparizione è mirabilmente raffigurata sulla finestra istoriata della chiesetta di Sant’Anna a Pietrelcina. Proprio dov’è avvenuta. La descrivo precisando che si tratta di un incontro fatto senza parole, incastonato in un secolo nel quale le parole hanno seminato odio e guerre nel genere umano. Un evento senza parole che sembra quasi ripetere le apparizioni dell’Addolorata a Castelpetroso. Anche lì le parole non servivano. A Pietrelcina il silenzio di Gesù e del piccolo Francesco Forgione è valso più di tutte le parole del mondo. Ecco perché vale veramente la pena, descrivere un episodio che dovrebbe far riflettere non poco l’anima che si interroga sul silenzio di Dio in un mondo troppo invaso dalle parole. Ha cinque o sei anni, Francesco Forgione, ed è raccolto in preghiera nel piccolo tempio posto sulla sommità del Borgo Castello, a Pietrelcina. Improvvisamente, in un bagliore di luce, appare uno strano personaggio nei pressi dell’altare. Francesco lo fissa con quei suoi occhi infantili, e subito lo riconosce. È il Sacro Cuore di Gesù che lo guarda colmo di affetto, facendogli segno di avvicinarsi. Alzatosi, si dirige lentamente verso di Lui. I suoi occhi innocenti e puri si incontrano con quelli di Gesù. Francesco gli si inginocchia davanti, mentre Gesù lo benedice ponendogli delicatamente la sua mano sul capo. In questo momento intimo e toccante, nel suo cuore è instillato il germe di quella contemplazione infusa che lo renderà eccezionale e visibile icona delle meraviglie di Cristo e della Sua Passione. D’ora in poi Francesco Forgione vivrà tutto per Gesù, bramando solo di essere “un altro Gesù, tutto Gesù, sempre Gesù”, come confiderà tanti anni dopo a Cleonice Morcaldi. Passati gli anni, Francesco Forgione è divenuto ormai sacerdote cappuccino. Ma il prodigio avvenuto nella chiesa di Sant’Anna è così presente nel suo cuore oblato da permettergli di vivere profondamente già nella sua amatissima Pietrelcina, l’esperienza mistica della fusione del suo cuore con quello di Cristo: “A stento potei recarmi al divin prigioniero per celebrare. Finita la messa, mi trattenni con Gesù pel rendimento di grazie. Oh quanto fu soave il colloquio tenuto col paradiso in questa mattina! Fu tale che pur volendomi provare a voler dir tutto non lo potrei; vi furono cose che non possono tradursi in un linguaggio umano, senza perdere il loro senso profondo e celeste. Il cuore di Gesù ed il mio, permettetemi l’espressione, si fusero. Non erano più due i cuori che battevano, ma uno solo. Il mio cuore era scomparso, come una goccia d’acqua che si smarrisce in un mare. Gesù n’era il paradiso, il re. La gioia in me era sì intensa e sì profonda, che più non [mi] potei contenere; le lacrime più deliziose mi inondarono il volto”. Quella di Padre Pio è una spiritualità focalizzata sulla contemplazione dell’umanità di Gesù. Amare Gesù è sentire il proprio cuore palpitare all’unisono col suo cuore: “Anche in mezzo a tante sofferenze – scrive al Direttore spirituale - sono felice perché sémbrami di sentire il mio cuore palpitare con quello di Gesù”. Padre Pio porta Gesù nel suo corpo stigmatizzato. È sempre Gesù, con il Suo Cuore infuocato d’amore, che egli vive nel suo cuore trasverberato, donandolo, a sua volta, con la parola e l’amore sacerdotale, alle miriadi di anime che ricorrono a Lui. Molte di loro lo seguiranno nel cammino intrapreso, consacrandosi a Dio. Ad una di queste fedelissime, Maria Gargani che darà vita all’Istituto delle Apostole del Sacro Cuore, Padre Pio scriverà: “Gesù ha scelto la tua anima per essere la beniamina del suo Cuore adorabile. In questo Cuore tu devi nasconderti; in questo Cuore sfogare i tuoi ardenti desideri; in questo Cuore vivere ancora quei giorni che la provvidenza ti concederà; in questo Cuore morire, quando al Signore piacerà”. Ad un’altra figlia spirituale, Assunta De Tomaso, Padre Pio chiederà di abbandonarsi tutta a Gesù, ricordandosi di appartenere sempre e tutta a Lui: “Egli penserà a sorreggerti, ed aiutarti. Rinnova spesso tale dedizione e come vero anello del suo sacratissimo Cuore, dipendi dai suoi cenni, dai suoi desideri che si manifesteranno nel cuor tuo”. La coroncina del Sacro Cuore è la preghiera preferita da Padre Pio. Quella che si sostiene sulla Parola di Gesù presente nei Vangeli, ed è recitata per tutti coloro che si raccomandano sempre alle sue preghiere. La straordinaria efficacia della intercessione presso il Cuore di Cristo non è che il frutto prodotto dal connubio tra tale preghiera ed il totale abbandono alla volontà Divina, espressione di un amore tutto donato ed oblato, fino all’ultima goccia di sangue fluito dalle sue stigmate, allo Sposo Divino, “vita dell’anima che muore”. Chiesa i n f o r m a focus 11 Giugno 2014 LA CONDIZIONE GIOVANILE IN ITALIA E NEL SANNIO di Marianna Tomei Sono diverse le ricerche svolte in Italia che sollevano motivi di preoccupazione, ma il fenomeno riguardante la relazione dei giovani con la sfera lavorativa sembra particolarmente grave. La popolazione giovanile è da tempo uno dei maggiori oggetti di studio nelle scienze sociali. Attorno a queste piste di ricerca, nonché alle implicazioni che il rapporto tra i giovani e il lavoro ha per la loro vita quotidiana, si è concentrato il convegno “la condizione giovanile in Italia e nel Sannio”. Incontro promosso dal Centro di Cultura dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore, dal Centro di Cultura “mons. Raffaele Calabrìa” e dall’Istituto Giuseppe Toniolo tenutosi presso il salone Leone XIII del palazzo Arcivescovile. Mons. Abramo Martignetti, vicario diocesano dell’Ufficio Pastorale, ha sottolineato che il tema pastorale di quest’anno vede protagonisti proprio i giovani, infatti ha affermato che “le parrocchie oltre a dare ascolto alla generazione del futuro devono dar loro anche la parola, così che i giovani possano esprimere il loro vero disagio”. Pasquale Gallucci, presidente del Centro di Cultura dell’Università Cattolica di Benevento, nel prendere la parola ha condiviso ciò che è stato precedentemente detto da mons. Abramo, ma ha argomentato dicendo: “La tematica fondamentale è quella del dare a chi opera a favore dei giovani non dei problemi, ma lo strumento per fargli perseguire i loro progetti, e far sì che si sviluppino le risorse”. Ha continuato precisando che “bisogna esaminare i giusti strumenti di conoscenza e di stimolo per motivare la generazione del futuro, perché secondo una ricerca sociologica ci troviamo di fronte a dei giovani preparati, ma dormienti e demotivati”. Concorde è stato anche il pensiero dell’arcivescovo mons. Andrea Mugione: “I problemi giovanili riguardano l’intera nazione; bisogna capire quali sono le loro esigenze e cosa li rende così annoiati”. L’Arcivescovo ha continuato affermando che “la popolazione del futuro non deve chiudersi in sé, ma deve avere la forza di chiedere aiuto. La famiglia deve essere il suo punto di riferimento che purtroppo molto spesso manca”. Tutto ciò viene confermato da una ricerca statistica svolta dal prof. Emiliano Sironi, docente di sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha indagato sull’ universo giovanile italiano, specificamente sulla fascia d’età 18-29 anni. Il campione analizzato comprende 9000 persone intervistate una volta all’anno per cinque anni, così da tenere sotto controllo, in modo dettagliato, l’evoluzione del loro status. “Il primo dato da analizzare - ha sottolineato Sironi - è scoprire chi sono i Millennials, capire quali sono i loro desideri, le loro aspettative e loro fragilità. In questo modo si possono sondare facilmente gli ostacoli che incontrano, così da mettere in luce gli aspetti positivi da incoraggiare”. Il sondaggio rivolto ai Millennials, ovvero alle persone nate tra gli anni ottanta e i primi anni duemila, come temi analizzati prevede oltre ai valori, alle aspettative e ai progetti di vita, anche il percorso formativo e lavorativo. “I dati che ne scaturiscono - ha affermato Sironi - sono allarmanti. Il 90% dei giovani intervistati spera di trovare un lavoro che esprima la loro realizzazione personale; l’86% vorrebbe che il lavoro fosse uno strumento per costruirsi una vita familiare. La realtà purtroppo è un’altra, circa il 19% dei giovani di età compresa tra i 19 e i 29 anni non studia e non lavora, e sulla popolazione attiva questo 19 % diventa un dato sconcertante trasformandosi nel 32%. Fra chi lavora il 47% si adegua ad una retribuzione insoddisfacente e il 46,5% si adatta a svolgere un’attività non pienamente coerente con il proprio percorso di studi”. Questo malessere, ha constatato il professore dell’Università Cattolica, porta oltre il 47% dei giovani a trasferirsi all’estero per migliorare la propria attività lavorativa. Tale percentuale sale al 53% tra i laureati, e così abbiamo il classico esempio di cervelli in fuga all’estero, sia perché vorrebbero mettersi alla prova con se stessi, ma soprattutto per non essere più un peso per la famiglia. La realtà con cui si confrontano è un ‘ altra. Sironi esponendo il suo sondaggio ha analizzato il fatto che il 70% dei giovani dopo un periodo di autonomia all’estero fa marcia indietro e torna dai propri genitori. I motivi di rientro sono plurimi, ma il più allarmante è la difficoltà economica che non permette la formazione di una nuova famiglia, e tutto ciò porta ad uno scoraggiamento di massa. Il professore Federico D’Agostino, docente di sociologia presso l’Università degli studi di Roma Tre, ha fatto notare che la condizione in cui riversano i giovani italiani non è diversa da quella vissuta nella realtà della provincia sannita. “La causa maggiore che rallenta i processi di evoluzione giovanile è il familismo, ha affermato D’Agostino. L’essere umano si forma nella propria famiglia, ma purtroppo oggi non c’è più dialogo in essa e le nuove scoperte tecnologiche non aiutano la situazione, perché vengono utilizzate in modo errato e i giovani si chiudano in se stessi”. “Bisogna che i giovani trasformino la loro immigrazione mentale in immigrazione fisica - ha aggiunto D’Agostino - così da uscire dal proprio isolamento e scoprire nuovi usi e costumi per poter migliorare il proprio paese d’origine”. A concludere il convegno è stato monsignor Michele De Rosa, vescovo di Cerreto Sannita, che rivede la società giovanile nel libro “Gli sdraiati” dello scrittore Michele Serra. In realtà un po’ tutta la società è sdraiata, forse la vera colpa è dei “padri” che non sono riusciti a verticalizzare i propri figli dandogli una spinta. 12 Chiesa i Giugno 2014 n f o r m a documenti LA STORICA VISITA A BENEVENTO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II Ricorrendo la memoria liturgica della Cattedra di Pietro, il 22 febbraio 1990, il Pastore dell’Arcidiocesi di Benevento, l’Arcivescovo Metropolita mons. Carlo Minchiatti, annunciava con grande giubilo la venuta del Sommo Pontefice, Giovanni Paolo II, per il 2 luglio, festività della Regina del Sannio. Mons. Carlo Minchiatti coronava cosi la sua supplica accorata, rivolta al Pietro Vivente, il 18 dicembre 1998, successivamente inviava due lettere una risalente al 18 novembre 1999 e l’altra il 26 gennaio 1990, indirizzate a Sua Eccellenza Rev. ma mons. Dino Monduzzi, Prefetto della Casa Pontificia, al fine di abbracciare il Vicario di Cristo, Pellegrino in terra sannita. Con l’annuncio ufficiale della visita del Papa la macchina organizzativa profondeva le migliori energie, per accogliere il Beatissimo Padre. Tra i collaboratori della Segreteria dell’Arcivescovo Minchiatti, vi era don Nicola Filippo Della Pietra, oggi parroco della Chiesa di San Ciriaco Martire, in Foglianise. Il sacerdote ha rilasciato un’intervista ricordando le fasi organizzative e le emozioni indelebili dello storico evento per la città capoluogo. Don Nicola lei è stato il collaboratore di mons. Minchiatti nella sua segreteria. Dall’annuncio all’arrivo del Pontefice ci racconti le fasi organizzative dell’evento? Prima dell’annuncio ufficiale mons. Minchiatti profuse le sue migliori energie perché il Sommo Pontefice venisse in Benevento. Nella visita pastorale del Papa in Napoli, sembrava che si potesse concretizzare la venuta di Giovanni Paolo II nel pomeriggio nella città capoluogo, ma l’idea non fu affatto presa in considerazione. Successivamente con l’arrivo della missiva dalla Santa Sede, che confermava la presenza del Papa in Benevento, mons. Minchiatti avviò la macchina organizzativa. Furono prescelti con cura i luoghi in cui il Sommo Pontefice doveva giungere, l’arrivo dell’elicottero ed il programma dettagliato della Visita del Pastore Universale, concordato con il Prefetto della Casa Pontificia ed i suoi più stretti collaboratori del Beatissimo Padre. Dalla Cattedrale all’episcopio il Papa ha raggiunto l’appartamento dell’arcivescovo. Quali immagini sono rimaste nella sua mente nel ricevere il Vicario di Cristo? Mi trovavo all’ingresso dell’appartamento dell’arcivescovo con il Pro-Vicario generale mons.Vincenzo De Vizia, quando vidi il Papa, accompagnato da don Antonio Raviele, segretario di S.E. mons. Minchiatti e dai prelati della Santa Sede. La mia gioia era immensa, il Papa varcò la soglia dell’appartamento arcivescovile, poi appose la sua firma sulla pergamena ricordo delle Suore Francescane Immacolatine alla presenza della Superiore dell’ordine religioso. Il rinfresco fu preparato dalla suore, il Papa Giovanni Paolo II, bevve una gatorede fresca, la bevanda dei campioni. Che cosa la colpì in particolare del futuro santo? Ricordo ancora la sua figura possente, un uomo slanciato, ma mi rimase impressa la sua forza che traeva dalla preghiera fervente rivolta al Signore. Una figura straordinaria un modello da emulare nella perfezione evangelica. Ci racconti qualche aneddoto in particolare di quel giorno avvenuto in episcopio? Appena entrato nell’appartamento dell’arcivescovo subito mi chiese cosa ci fosse nella porta aperta. Risposi che all’interno vi era la cappella privata di mons. Minchiatti ed immediatamente entrò raccogliendosi in preghiera per alcuni minuti. Quali frutti spirituali saranno raccolti dalla Chiesa Universale per la canonizzazione di Giovanni Paolo II, elevato agli onori dell’altare da Papa Francesco? Il più bello dei frutti è quello di un uomo che non si è risparmiato, che sull’esempio di Gesù, nonostante la malattia ha svolto il suo ministero petrino non nascondendo al mondo le difficoltà fisiche ed il dolore manifestato nei suoi gesti eloquenti. Quali impressioni le rimasero al termine della giornata del 2 luglio 1990? A margine dell’impegnativa giornata, terminata con la messa allo Stadio Santa Colomba, il Papa ripartì per Roma con l’elicottero alle 19,45; traspariva l’immensa gioia dell’arcivescovo palpabile in modo evidente, felice di aver scritto una pagina di storia da consegnare ai posteri negli Annali della Chiesa Beneventana. Nell’appartamento di S. Eccellenza io ero con lui, dopo l’interminabile evento spirituale insieme con mons. Carlo avevo condiviso momenti indimenticabili ed irripetibili nella mia vita sacerdotale. Ni. Ma. Chiesa i n f o r m a testimoni della fede 13 Giugno 2014 290 ANNI DALL’ELEZIONE DI PAPA BENEDETTO XIII ORSINI di Angelomichele De Spirito Il cardinale Vincenzo Maria Orsini, che nel 1686, all’età di 36 anni, era giunto a Benevento quale terzo successore domenicano sulla cattedra del santo vescovo Gennaro, il 29 maggio del 1724 divenne il 247° vescovo di Roma e il quarto papa domenicano nella storia della Chiesa. Quando l’elezione del papa era ancora «piuttosto un maneggio politico che un voto d’ispirazione», anche quel conclave era stato agitato da palesi “fazioni” interne e ostacolato da altrettante pressioni esterne, cui si opponevano gli Zelanti, cioè quei cardinali contrari alla prassi del veto, imposto dai sovrani europei nei confronti di questo o di quel candidato. Perciò vi fu chi, come l’Orsini, paventando operazioni simoniache, aveva minacciato di uscirne e, mostrando la croce pettorale, andava ammonendo: «Siete scomunicati, queste cose non si possono fare!». Così, tra un papabile emergente e uno naufragante, erano trascorsi più di due mesi, ivi comprese la Pasqua e l’insofferenza dei romani, soprattutto per il rallentamento del commercio. Allora il settantaquattrenne Orsini, decano del sacro collegio e già partecipe di altri cinque conclavi, il 25 maggio, vigilia della festa di san Filippo Neri, suo speciale protettore che lo aveva salvato nei terremoti del 1688 e del 1702, a lui iniziò una novena per la sollecita elezione del successore di Innocenzo XIII. Ed ecco che quattro giorni dopo, i cinquantatré cardinali, all’unanimità, scelsero proprio l’Arcivescovo di Benevento. Nella soddisfazione generale di ecclesiastici, regnanti e gente comune, a restarne stupito fu solo l’Orsini; e forse nessuno più di lui, tra i 267 successori di san Pietro, ha avversato tanto la propria elezione, ritenendosi inadeguato. «Fin dal giorno antecedente – racconta nel diario – ci s’intorbidò fortemente lo spirito, in udire cosa lontanissima dal nostro pensiero, e che mai haveressimo potuto immaginare, qual fu l’es- sersi uniti i nostri Eminentissimi Fratelli in danno nostro, col volerci eleggere supremo Vicario di Gesù Cristo. Per l’orrore che un tale annunzio ci cagionò a riguardo della nostra insufficienza, con tutto vigore supplicammo que’ saggi elettori a porre l’occhio in più idoneo soggetto per sì importante elezione, ed a lasciarci menare gli ultimi nostri giorni in santa quiete colla nostra dilettissima sposa, la Chiesa Metropolitana di Benevento». Questo forte legame era il secondo motivo della sua altrettanto forte renitenza. Continua, infatti, il diario: «Siccome nondimeno a quell’amatissima Chiesa riesce di gloria questa nostra elezione, così la nostra ripugnanza in accettarla per motivo della nostra inabilità, e per non abbandonare l’antica nostra sede, in cui anelavamo di lasciar, quando a Dio fosse piaciuto, la vita, per poter ripetere: In nidulo meo moriar, servirà a tutti i posteri per testimonianza irrefragabile dell’amore, con cui per lo spazio di 38 anni, mesi 2 e giorni 11 l’habbiam guardata per lo passato, e coll’ajuto del Signore riguardere- Benevento, Biblioteca Capitolare, Busto marmoreo di Benedetto XIII, Pietro Bracci (1700 1773) mo in ogni occasione ancora per lo avvenire». Perciò, caso raro nella storia della Chiesa, anche da papa, egli «non dismise la sua cura pastorale». Intanto, in quel conclave, il vecchio Orsini, trascorsa la notte insonne tra lacrime e preghiere, la mattina si prostrò anche innanzi ai cardinali. Ma questi, «non badando alle nostre istanze, ed al nostro pianto – confessa il malcapitato –, ci portarono, o più veramente ci trascinarono alla Cappella Sistina». Dove tutti i voti furono per lui, che ciononostante continuò ad opporre resistenza. Fino a quando, «alla forza delle ragioni posteci da tutto il sagro collegio, pronunciammo quella durissima parola: Accepto». E si chiamò Benedetto XIII, in memoria del beato Benedetto XI, anch’egli domenicano, che all’inizio del Trecento aveva regnato solo otto mesi e mezzo. Poi, «tra le acclamazioni festose del divoto popolo», fu condotto alla Basilica Vaticana in sedia gestatoria, dalla quale però volle scendere per baciarne il suolo e procedere a piedi verso l’Altare della Confessione. Di là, cantato il Te Deum, passò a salutare l’immagine della Madonna, «chiedendo nuovamente la sua favorevole assistenza»; e, prima della solenne incoronazione, avvenuta il 4 giugno, domenica di Pentecoste, si ritirò per tre giorni in preghiera. Riassumendo il parere dei contemporanei, il grande storico Ludovico Muratori scrisse: «Ciò che mosse i sacri elettori ad esaltare quasi in un momento questo personaggio, fu il credito della sua sempre incolpata vita, della sua incomparabil pietà e zelo ecclesiastico e del suo sapere: doti singolari delle quali avea dato di grandi pruove in addietro nel suo pastoral governo», a Manfredonia, a Cesena e a Benevento. Ottimo soggetto, dunque, e con qualità eccellenti. Ma, al dir di molti, privo di altrettanta pratica nel governo politico. In altri termini, e anticipando ampiamente la storia, con l’Orsini era stato eletto un papa-pastore, più che un papa-re. 14 Chiesa i n f o r m a sociale Giugno 2014 IN PRIMA LINEA PER GLI IMMIGRATI di Sabino Cubelli È difficile trovarsi a distanza di migliaia di chilometri dagli affetti, dalle tradizioni, dalla cultura, in sintesi vivere lontani dal proprio paese. Per rendere più facile la vita di chi, troppo spesso in termini spregiativi, viene chiamato immigrato c’è l’ufficio pastorale Migrantes, nato per accompagnare le persone nei loro spostamenti. Ma come opera l’ufficio Migrantes sul territorio sannita? A spiegarlo è don Sergio Rossetti, direttore dell’ufficio diocesano, con sede in piazza Orsini. Aperto dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 12,30, assicura l’assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri, per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti ed opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, per stimolare nella stessa comunità civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità, in un clima di pacifica convivenza rispettosa dei diritti della persona umana. Qual è la missione del suo ufficio? «La Chiesa locale, a seguito dei vari appelli di Papa Francesco, fa sentire la sua voce a sostegno e tutela dei fratelli più sfortunati attraverso azioni concrete che sono espressione di quella solidarietà che deve guidare la nostra opera evangelica». Quali progetti e gesti concreti per chi arriva da lontano? «Grazie alla sinergia tra la Caritas, l’ufficio immigrazione e l’ufficio Migrantes è nato un nuovo progetto per gli immigrati: S.p.r.a.r. (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Si avvale della collaborazione di personale specializzato nella mediazione linguistico-culturale, di un operatore legale, di uno psicologo ed infine di un educatore professionale. Questa iniziativa, della durata triennale, è frutto dell’assegnazione tramite un bando del Ministero dell’Interno. Inoltre sono stati attivati tre corsi di lingua araba al fine di sviluppare un dialogo fraterno tra persone di diversi paesi, religioni e culture, e favorire un sano confronto interculturale e una migliore comprensione». Quando si parla di immigrazione, spesso, ci si scontra con pregiudizi, paure e diffidenze. «L’immigrato ci spaventa ma questa paura è data dalla mancanza di conoscenza. La specificità del cristiano sta proprio qui. Superare paura e diffidenza e cogliere la diversità come bellezza e come arricchimento. È fondamentale far capire che nessuno è straniero». Dal suo osservatorio privilegiato, qual è la soluzione per una migliore convivenza? «Incontrarsi. Questa è la parola d’ordine. Servono occasioni per raccontarsi, raccontare chi si è, come si è abituati a pregare, a vivere, a pensare. Amici si diventa, con il tempo. Le diversità rimangono perché ognuno mantiene i propri gusti, ma se ci si conosce, davvero, cambia il modo di guardare gli altri e di guardare le cose». Le pergamene di Santa Maria della grotta di Vitulano Nel Centro di Cultura “Mons. Raffaele Calabrìa”, in Benevento, è stato presentato un interessante volume dal titolo: “Le pergamene di Santa Maria della Grotta di Vitulano” (sec. XI-XII), da Lavegnacarlone, in Battipaglia (SA). L’indirizzo di saluto ai relatori ed ai presenti convenuti nella sala Lazzati, è stato rivolto da Pasquale Gallucci, presidente del Centro Cultura dell’Università Cattolica. È intervenuto mons. Andrea Mugione, Arcivescovo Metropolita di Benevento, che sinteticamente ma efficacemente, ha plaudito all’iniziativa, sottolineando tre verbi all’infinito: “Conoscere le nostre radici, ricordare nell’attuale frangente della storia, sognare per costruire e per ricostruire il patrimonio del passato”. Successivamente il Sindaco del Comune di Vitulano Raffaele Scarinzi, ha evidenziato che: “La Badia di Santa Maria della Grotta rappresenta un’eredità preminente con i suoi resti religiosi, con le antiche vestigia, le pergamene ritrovate gettano una nuova luce per le ricerche storiografiche ed arricchiscono le conoscenze degli studiosi. Un reportage fotografico di Antonella Iannuzzi, esperta di comunicazione, ha raccontato attraverso le immagini il fascino nascosto di un luogo di culto, di preghiera e di cambiamento interiore, tra i monti Pezzuto e Pentime, catturando i particolari dettagliati del sentiero ChiaraChiarella. Gli scatti hanno riproposto i ruderi del monastero, la facciata, gli interni. La relazione del prof. Mario Iadanza, dell’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, è stata avvincente e, a vol di uccello, ha trattato della fondazione del monastero, della finalità della sua edificazione, della figura di San Giovanni da Tufara e dell’inventario della biblioteca Capitolare, promosso dal cardinale Orsini tra cui è conservata la platea riguardante il luogo di spiritualità, immerso nel silenzio e nel verde della natura. Il docente Ciro Romano, dell’Università degli Studi di Jyvaskyla- Finlandia, ha argomentato sulla Arcidiocesi di Benevento al tempo di Santa Maria in Gruptis, sulla teoria delle fonti e sul ruolo insostituibile degli archivi. La prof.ssa Antonella D’Ambrosio, dell’Università degli Studi “Federico II” – Napoli, ha ricostruito il ritrovamento del nucleo pergamenaceo del monastero, acquistate dalla famiglia Di Fusco, vendute successivamente alla Biblioteca di Storia Patria delle capoluogo di regione. Gli studiosi Mazzoleni e Salvati non si accorsero del fondo documentale, ma l’inedita scoperta riporta alla luce le donazioni, le proprietà del complesso monastico, il multigrafismo, gli atti rogati dai notai di Tocco Caudio e Vitulano. Nicola Mastrocinque 15 Diario Arcivescovo 1 giugno - 30 giugno 2014 Domenica 1 Lunedì 2 Diario Martedì 3–Mercoledì 4 Giovedì 5 C.da Pantano in Benevento 11.00 Santa Messa Pannarano 18.30 Santa Messa e Cresime P.zza Castello - Benevento 10.30 Festa della Repubblica c.da Malvizze in Montecalvo Irp. 17.00 Santa Messa con gli ammalati Sant’Agnello (NA) 10.00 Conferenza Episcopale Campana Episcopio 10.00 Collegio Vicari Foranei Monastero della Visitazione in S.Giorgio Elezione della Madre Venerdì 6 Seminario 10.00 Consiglio Affari Economici Sabato 7 Calvi (BN) 10.30 Santa Messa e Cresime Torrecuso 20.00 Festa dei Giovani di AC Domenica 8 Par. “Spirito Santo” 11.00 Santa Messa e Cresime S. Martino Valle Caudina 18.00 Santa Messa e Cresime Lunedì 9 Martedì 10 Mercoledì 11 Giovedì Venerdì Sabato 14 Domenica 15 Santuario Madonna delle Grazie 10.00 Ritiro Ass. Santa Famiglia Lunedì 16 Episcopio 10.00 Collegio dei Consultori Martedì 17 Episcopio 10.00 Consiglio Episcopale Mercoledì 18 Episcopio 10.00 Udienze Giovedì 19 Pietrelcina 10.00 Giornata Sacerdotale Venerdì 20 Episcopio 10.00 Comando Prov. Carabinieri 10.00 Saluto per la festa dell’Arma Teatro San Marco in Bn 18.00 Inizio del Convegno Pastorale ASL Benevento 11.00 Inaugurazione Centro per l’Infanzia Seminario 18.30 Convegno Pastorale Diocesano Seminario 18.30 Convegno Pastorale Diocesano 12 Episcopio 10.00 Udienze 13 Chiesa di San Pasquale in Bn 10.30 Santa Messa Caivano (NA) 18.00 Santa Messa Episcopio 10.00 Udienze Udienze Par. “San Modesto” in BN 18.30 Santa Messa e Cresime Sabato 21 Cassano All’Jonio 10.00 Incontro con il Santo Padre Francesco Domenica 22 Basilica Cattedrale 11.30 Santa Messa con Opera “E. De Martini” Basilica “Madonna delle Grazie”18.00 S. Messa e Processione del Corpus Domini Lunedì 23 Centro di Cultura “R. Calabria” 17.00 Conclusione CIVES Martedì 24 Episcopio Udienze 10.00 Ospedale “F.b.F.” in Benevento 18.00 Mercoledì 25 – Giovedì 26 Centro La Pace 10.00 Santa Messa Assemblea di Programmazione Ospedale “F.b.F.” in Benevento 10.30 Santa Messa Sala Leone XIII 18.00 Presentazione Miscellanea Cattedrale 18.00 Santa Messa in occasione 29 Santa Paolina 19.30 Cresime Antonio 30 Episcopio 10.00 Udienze Venerdì 27 Sabato 28 Domenica Lunedì del 50esimo di Ordinazione Sacerdotale Chiesa i n f o r m a
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