Periodico della comunità parrocchiale di Coccaglio - Luglio 2014 - n° 4/70 Editoriale Direttore responsabile sac. Giuseppe Mensi periodico della Comunità parrocchiale di Coccaglio Autorizzazione del Tribunale di Brescia n° 26/2007 dell’8 settembre 2004 Luglio 2014 - n° 4/70 Le attività estive del nostro Direttore sac. Giovanni Gritti Logo Ugo Capretti Correzione delle bozze Rosa Cucchi Si ringrazia il gruppo di persone che provvedono alla distribuzione ABBONAMENTO 2014 Oratorio sono in pieno svolgimento: accompagniamo con ordinario la preghiera don Fabrizio, gli €14,00 sostenitore €30,00 educatori e collaboratori e le benemerito, quanto si desidera oltre la somma indicata per il “sostenitore” schiere di fanciulli e ragazzi che in questo periodo affollano una copia troppo non per tutti l’estate è Per spedizione postale aggiungere per l’Italia €10,00 gli ambienti dell’Oratorio. Pursinonimo di vacanza: non per € 2,80 per l’estero €12,00 la famiglie dei genitori senza lavoro, non per gli ammalati e In caso di mancato recapito postale, si prega di telefonare (v. numeri a pag. 51), oppure scrivere: rivolto a loro costantemente. Alla Redazione de gli infermi. Il nostro pensiero è Non trova spazio in questo numero, già denso, l'avvenimento a cui abbiamo potuto assistere in diretta la sera di Pentecoste: l'incontro di preghiera in Vaticano tra papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo da una parte, i presidenti di Israele e Palestina dall'altra. Qualche commentatore l'ha definita un'iniziativa un po' naif (ingenua); noi speriamo che questa, se è tale, si riveli una ingenuità santa, quella di cui lo Spirito sa servirsi in barba ai calcoli e alle pianificazioni che, fino ad ora, non hanno prodotto risultati esaltanti. In queste pagine si parla sovente di anniversari che diventano motivo per sperare o occasione per riflettere, ringraziare, pregare: "attività" sempre utili, tanto più in questo clima estivo. “La vecchia Pieve” p.za L. Marenzio, 22f 25030 Coccaglio BS oppure inviare messaggio di posta elettronica a [email protected] Non possiamo dare conto di responsabilità che competono al servizio postale. Per i residenti, qualora a causa di qualche disguido il bollettino non venisse recapitato, rimane opportuno effettuare la segnalazione come sopra indicato, ma è anche possibile recuperare il numero mancante ritirandolo in sacrestia o in fondo alla chiesa. Buona lettura.dG Per i collaboratori de “La vecchia Pieve” - Il prossimo numero uscirà il 21 settembre 2014. Gli articoli, in corpo 12 e formato .doc, su dischetto o, preferibilmente, all’indirizzo di posta elettronica (v. sotto), devono pervenire entro il 28 agosto. Non rispondiamo della mancata pubblicazione degli articoli che perverranno oltre tale data. Gli scritti, compreso lo spazio per le immagini, non devono sopravanzare le due pagine. La Redazione non è tenuta a dare giustificazione degli articoli che ritiene opportuno non pubblicare o, all’occorrenza, modificare. Vengono pubblicati scritti che siano almeno frutto di una rielaborazione personale da parte di chi li presenta. - Le immagini vanno presentate nel formato informatico loro proprio, non incorporate nei documenti di testo. - Il materiale informatico, fotografico o di altro tipo consegnato per la pubblicazione va ritirato nell’ufficio parrocchiale entro 10 giorni dalla pubblicazione; il mancato ritiro verrà inteso come autorizzazione alla cestinatura. Recapito degli articoli: p.za Marenzio 22f (canonica o sacrestia-ufficio parrocchiale) - [email protected] 2 Editoriale CHIESA: COMUNITÀ IN CAMMINO di don Roberto Soncina dalla densa omelia che don Roberto ha pronunciato nella celebrazione per il suo ingresso come parroco a Visano, ricaviamo la riflessione introduttiva per questo numero del nostro periodico parrocchiale. Ringrazio don Roberto per averla condivisa con noi. (LE RIFLESSIONI FANO RIFERIMENTO ALLA PAROLA DI DIO PER LA V DOMENICA DI PASQUA – 18 MAGGIO 2014) “Vi porterò con me, perché dove sono io siate anche voi, infatti nella casa del Padre mio vi sono molte dimore”. L a prima immagine che il Vangelo ci consegna, è quella di una casa. C’è un luogo in principio a tutto, caldo e famigliare, che appartiene a tutti noi. Chiamiamo questa casa in molti modi: comunità, Chiesa, famiglia parrocchiale: lì abita Qualcuno che ha desiderio di noi, nostalgia di noi, che non sa immaginarsi senza di noi e ci vuole con sé […]. Illuminati dal Vangelo ora ascoltato, tratteggiamo attraverso tre immagini come mi piacerebbe vedere la comunità cristiana nella quale siamo chiamati a vivere insieme. “Io sono la via”, ci dice il Signore: A bbiamo davanti una strada da percorrere, ed è una persona; e c’ è una casa in cui dimorare che assume i lineamenti di una tenda. Una tenda, come quella di Abramo, o come quella che accompagnava l’esodo del popolo d’Israele verso la terra promessa, o come quella di un popolo, il nostro, che oggi percorre Cristo. Una tenda, cioè una comunità, aperta sui quattro lati, verso ogni punto cardinale, perché ognuno possa entrare, da qualsiasi direzione provenga, e arrivando possa conoscere attraverso di noi, la bellezza di essere accolti, senza giudizi e senza chiusure; porto di approdo sicuro alle fatiche che la nostra vita porta con sé, ma soprattutto un luogo nel quale scambiarci la gioia del Vangelo e mettere in comune i nostri doni in spirito di servizio. Una comunità che assume il volto della famiglia e del suo calore, nella quale impariamo ad ascoltarci e ad ascoltare, in modo particolare i desideri dei più piccoli e dei ragazzi, delle attese educative degli adulti e del sostegno verso gli anziani e gli infermi. Vedere la comunità così, ci apre gli occhi e il cuore alle necessità e alle attenzioni che dobbiamo avere verso quelle persone che più hanno bisogno di amore, di conforto, di misericordia, di una parola che rialza e che ridona dignità. Una tenda poi, capace di essere ben piantata nella terra fertile del Vangelo, docile al soffio dello Spirito Santo e quindi in grado di ricomprendersi, di mettersi in discussione, cioè di camminare sempre al nostro fianco, pronta ad essere piantata anche là dove il cammino conosce l’aridità del deserto o il terreno si fa duro e impervio. Poi Gesù ricorda a Tommaso: “Io sono la Verità” L a Chiesa ha un cuore, ed esso è svelato nella persona di Gesù Cristo, come Roveto d’amore che mai si consuma. Come Mosè sentiamo il desiderio “di avvicinarci per vedere questo spettacolo, il miracolo di un fuoco che splende in modo inesauribile.” Come lui, che parlò e si fermò alla presenza di Dio, anche noi possiamo fare l’ esperienza di questa Verità incandescente. Il cristianesimo non è un sistema astratto di pensieri o un rituale scritto da recitare. E’ una storia e una vita reale, un’esperienza da vivere: quella di Gesù, che insieme, come credenti desideriamo riscrivere con l’alfabeto della nostra vita. E questa è la Verità che Cristo ci ha svelato: Dio è amore, e questo amore è qui, è presente! Il Signore risorto lo ha messo a disposizione senza porci condizioni; non attende che diventiamo migliori o perfetti per potercelo offrire. In ogni nostra comunità arde questo roveto e brucia senza consumarsi: se sostiamo alla sua presenza, ci fa ardere il cuore e ci scalda, se guardiamo a lui siamo illuminati. La comunità cristiana trova qui, nell’Eucarestia, celebrata insieme, amata come esperienza che ci fa uno con lui, dove ognuno offre la sua vita, le sue gioie e speranze, quel roveto inesauribile d’amore preparato per noi. In essa e a partire da essa, con voi, vorrei 3 Editoriale trovare il senso profondo delle cose, del nostro cammino parrocchiale, delle scelte che saremo chiamati a prendere nelle nostre singole storie di uomini e di credenti e per tutta la comunità. Radunarsi attorno all’Eucarestia è come riunirsi attorno al pranzo famigliare della domenica. Una famiglia si ritrova, si veste a festa, prepara una mensa, dove nutrirsi e condividere. L’Eucarestia - si dice – fa la Chiesa, la edifica a partire da Cristo: così che, “se ci avviciniamo a Lui, pietra viva, scelta e preziosa davanti a Dio, anche noi quali pietre vive siamo costruiti come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire doni a Lui graditi”. Solo a partire da qui ogni nostro gesto diventa cristiano, cioè di Cristo. Solo così pensiamo come ha pensato lui, desideriamo ciò che ha desiderato lui, scegliamo ciò che lui ha scelto, preferiamo le persone che lui preferiva. “Io sono la vita” O gni vita, nasce e si sviluppa in un grembo. E’ l’ultima immagine con la quale mi piacerebbe pensare la parrocchia. La Chiesa è grembo materno, perché ci genera, ci nutre e ci fa crescere. Ci richiama al calore e alla sicurezza che ogni bambino sente vicino a chi lo ama, nutre e protegge. Ci trasmette la vita di Dio, quella che in noi è stata seminata nel Battesimo. Qual è infatti la cosa più seria e più grande che il cristianesimo propone attraverso la Chiesa, se non la vita stessa di Dio in noi? Nella nostra vita, a partire da quel giorno, è stato gettato un seme di eternità e si comprende ormai solo con la vita di Dio intrecciata alla vita degli altri. Per questo la fede è un’esperienza che non possiamo vivere da soli. Ognuno di noi la esprime solo entrando in comunione con persone che mi richiamano ogni giorno “quanto è bello e gioioso che i fratelli vivano insieme”. Ascoltando l’esperienza che i primi cristiani hanno fatto insieme, anche noi, possiamo toccare con mano, i prodigi che lo Spirito opera in chi ha permesso di far esplodere la vita di Dio che scaturisce dalla Pasqua del Signore: è, né più né meno, la stessa vita che è donata a noi. Se è vero, anche la nostra comunità è luogo in cui oggi opera il Signore e la sua potenza; si ripetono anche per noi i prodigi che si manifestarono agli inizi della predicazione del Vangelo […]. R icordiamoci spesso, in questo cammino, che da soli faremo poco, insieme potremo molto, ma stringendoci al Signore, potremo tutto. E’ Lui infatti che “suscita in noi il volere e l’operare”: se sappiamo mettere con fiducia la nostra vita nelle sue mani anche noi compiamo le sue opere, anzi, ne compiremo di più grandi: cioè vedremo crescere la nostra comunità e in ognuno di noi splenderà quella gloria che è la gloria stessa di Gesù, perché siamo “stirpe eletta, popolo santo di Dio, acquistato per proclamare le opere di lui che dalle tenebre ci ha chiamato alla sua luce mirabile” […] affinché non ci stanchiamo mai di seguire il nostro amato Signore Gesù, Via, Verità e Vita. 4 Editoriale Ai fratelli e alle sorelle di Coccaglio La devozione al preziosismo Sangue C arissimi, ------------ --------------- ------------ ----------- Ridente conca ---- ------------ -verso il rifugio Flli Longo, --luglio è il mese dedicato alla devo- in val Brembana zione verso il Sangue di Gesù. Essa contempla un aspetto della Passione, nella quale Gesù ha donato per noi la sua vita, affinché noi l’avessimo in abbondanza (Gv. 10, 10). Nella Bibbia e nel mondo semitico in genere, il sangue è la sede della vita; quindi, il Signore, in quanto, come Agnello immolato (Ap. 5, 6), versa il suo sangue per noi, ci dona con esso la sua vita. Parlare del Sangue di Cristo, come parlare del suo Corpo e del suo Cuore può sembrare linguaggio troppo realistico, ma ciò corrisponde al realismo dell’Incarnazione: per davvero il Figlio di Dio si è fatto uomo: carne e sangue, come noi. Lo Spirito del Signore, attraverso queste devozioni, orienta lo sguardo del credente verso l’Unico e il Solo, Gesù Cristo, e ce ne fa scoprire i diversi aspetti. Perciò tali devozioni hanno influito anche sulla Liturgia: quella al Cuore di Cristo ha fatto sorgere la solennità del sacro Cuore di Gesù, celebrata il terzo venerdì dopo Pentecoste, quella al Corpo di Cristo la solennità del Corpus Domini, di cui ricorre il 750° anno di istituzione, quella al Sangue di Cristo ha fatto in modo che Paolo VI, riformando la Liturgia dopo il Concilio denominasse la suddetta festa con espressione più completa di solennità del Corpo e Sangue del Signore. Nella nostra preghiera rendiamo grazie al Signore che per noi ha donato la sua vita e, per l’azione dello Spirito Santo, soprattutto attraverso l’Eucaristia, continua a riversarla in noi. Il racconto della Cena del Signore nella liturgia eucaristica dice che quel Sangue è sparso “per noi e per tutti in remissione dei peccati”; secondo Giovanni, il Battista indica Gesù ai discepoli come “l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo” (Gv. 1, 29). Il peccato è realtà che ci appartiene, anche se ce ne stiamo dimenticando sempre più (ma questo non significa che esso non ci sia). Non ce ne accorgiamo, ma ci corrode dal di dentro. È come quando un malato non vuole rendersi conto di esserlo e così lascia sempre più incancrenire la sua malattia. Lo Spirito del Signore ci aiuti a riscoprire la bellezza della misericordia con cui Dio ci ama, la gioia del perdono che libera, l’offerta della possibilità di guarigione interiore. Possiamo constatare gli effetti disastrosi del cuore malato, contagiato dal peccato. Torniamo alla Confessione, carissimi; come papa Francesco ci ripete, non stanchiamoci di chiedere perdono. L’ingresso di don Roberto, il saluto di don Andrea Ferronato Il pomeriggio di Domenica 18 maggio, insieme al nostro diacono Francesco e a Pierino, ho partecipato a Visano, profonda Bassa verso il Mantovano, all’ingresso di don Roberto come parroco di quella Comunità (v. pagg. 3-4). Dopo i sei anni di ministero a Marone, i quattro a Coccaglio e i successivi cinque a Bedizzole egli si trova a vivere ora questa esperienza nuova e stimolante. Ho visto con piacere che erano presenti anche altri Coccagliesi, oltre ai sacerdoti di Bedizzole e ai suoi compagni di Ordinazione. La gente di Visano gli ha preparato una festosa e calorosa accoglienza. Lo accompagniamo con la nostra preghiera e simpatia. Nel ritorno ho desiderato passare da Montichiari per conoscere, finalmente, don Andrea, che ha rievocato alcuni suoi ricordi e ha chiesto di porgere a tutti i Coccagliesi che egli ha conosciuto il suo affettuoso saluto. Da questa visita è, in un certo senso, nata quella che gli è stata resa dal fondatore del nostro coro Montorfano, che nacque cinquant’anni or sono proprio su impulso di don Andrea. Per altri spunti, rimando al sommario, a pag. 2. Buona estate a tutti. Il Signore vi dia pace. 5 don Giovanni Comunità in ascolto DON PRIMO MAZZOLARI: “profeta di Dio e dell’uomo” C di don Battista ari Amici: scrivo questo articoletto la sera del 2 giugno festa della Repubblica Italiana. Invero ho visto ben poche bandiere tricolore garrire al vento almeno al centro del paese … neanche in Via Martiri della Libertà, che ci ricorda il macabro eccidio perpetrato contro valorosi giovani patrioti della Brigata Tarzan delle Fiamme Verdi (il loro capitano era l’amico pontogliese Tommaso Bertoli). Gli anziani del paese e soprattutto maestri e professori della scuola dovrebbero parlare all’attuale gioventù di simili fatti storici! Ecco: dal 1945, anno miliare della Liberazione, dell’imbelle e sanguinosa schiavitù nazi-fascista si è parlato e scritto molto – e a dovere – di uomini, donne e giovani che hanno lottato , e molti anche col sacrificio della propria vita, perché l’Italia raggiungesse il sospirato traguardo della Democrazia e cioè “quella forma di vita morale e sociale in cui il Popolo fa le sue scelte per il bene comune mediante libere elezioni”. Qui, cari Amici, è pur doveroso fare memoria di molti nostri Sacerdoti, che con il loro pensiero, la loro azione pastorale e relativa libertà d’animo, hanno formato la coscienza della nostra gente, sulla radice e fondamento del Vangelo di Cristo, Maestro e Salvatore. Fin da ragazzo ho appreso da mio papà (un “popolare” della prima ora) che vari parroci e curati bresciani, dalla mia Bassa all’alta Val Camonica, si servivano spesso degli scantinati della canonica o di oscure mansarde per tenere lezioni democratiche insieme a vari laici competenti, per formare gruppi clandestini con l’animo aperto a nuove realtà socialmente nuove e libere. Mi è caro citare anche bravissimi “religiosi” come i Padri della Pace in Brescia. Come dimenticare padre Giulio Bevilacqua, che lo stesso “don Gianbattista Montini”, poi Paolo VI, definiva “mio maestro”. E così il caro don Carlo Manziana, vero forgiatore di “gioventù nuova”… che finirà con alcuni suoi baldi giovani al lager di Dacau, e che tornato in patria verrà poi eletto Vescovo di Crema dall’amico Montini divenuto Papa. Ma stavolta, Amici, vorrei parlarvi di don Primo Mazzolari, un validissimo prete cremonese, che come tanti altri ha concorso ad attuare un vero Rinnovamento cristiano e sociale … perciò libero! Vi presenterò alcune tracce della sua vita, a mò di asterisco. *** Don Primo è nato a Boschetto, frazione di Cremona, il 13 gennaio del 1890. La sua famiglia era di estrazione contadina, che trovava sostentamento dalla poca terra lavorata da papà Luigi (= “un onesto socialista” come lo definirà lo stesso don Primo). Ma venendo al mondo altri figlioli – tutti in grado di mangiar pane – il fittavolo Luigi Mazzolari fu costretto a cercare altra terra da coltivare. E la trovò nel grosso borgo bassaiolo di Verolanuova (Bs), ove arrivò proprio il giorno di San Martino (l’11 novembre del 1900), dopo aver caricato le povere masserizie di casa sul suo carro agricolo. Cari Amici, penso a “Batistì” del film ‘L’albero degli zoccoli’, ma soprattutto penso ai vari “San Martì” visti nella mia fanciullezza, quando vari capi famiglia della zona cambiavano casa andando presso altre aziende agricole del paese o in altri paesi limitrofi della bassa bresciana. Povere famiglie di “salariati e di obbligati”… che sofferenza fra quella fitta nebbia, sperando in un avvenire migliore. *** Ancora giovinetto il futuro don Primo, con comprensibili sacrifici di papà Luigi, entrò nel Seminario di Cremona, ma dovette attendere a fine teologia l’ordinazione sacerdotale perché … troppo giovane! Risulta che per un accordo fra il suo Vescovo mons. Geremia Bonomelli (franciacortino di Nigoline) e il Vescovo di Brescia mons. Giacinto Gaggia, don Primo venne consacrato prete il 25 agosto del 1912 … e, guarda un po’, proprio a Verolanuova dal citato Vescovo Gaggia … nativo di Verolanuova, in quella stupenda chiesa basilica dove luci ed arte cantano gloria al Signore. *** Le sue prime esperienze pastorali? = Nel servizio militare! Sappiamo tutti che la nostra Italia era entrata in guerra contro l’Austria il 24 maggio del 1915. E si sa anche che il Santo Padre Pio X morì di crepacuore per non aver potuto fermare 6 Comunità in ascolto le prime avvisaglie di quel tremendo conflitto che causò tante vittime. Così don Primo, arruolato, venne destinato all’ospedale militare di Genova; ma dopo tre mesi di addestramento fu trasferito in quello della sua Cremona … dislocato nelle stesse aule del seminario dove si era preparato al sacerdozio. Ma successe la tragica Ritirata di Caporetto (… quella notte nera anche il fiume Piave pianse per il tradimento!). Allora il giovane prete militare chiese di essere destinato come cappellano. E così col grado di tenente egli partì col reggimento dei suoi giovani Arditi per l‘Alsazia (terra francese ai confini con la Germania). E solo nell’agosto del 1920 venne congedato col grado di capitano. E finalmente don Primo potè realizzare quel grande sogno pratico di buon pastore in terra diocesana. *** Mons. Bonomelli, suo Vescovo, dapprima lo destinò a Bozzolo (Mantova). Ma alla vigilia del primo Natale ricevette l’ordine di trasferirsi immediatamente a Cicognara – un paese a quindici chilometri da Bozzolo, sull’argine del fiume Po – Come mai? Ecco. Il parroco di Cicognara era scappato perché violentemente beccato dalla sua popolazione per contrasti di… affitti relativi ai terreni della parrocchia coltivati dai fittavoli locali. Ma quel fatto, paradossalmente e per divina provvidenza, ebbe poco a poco una valida soluzione, rivelando il buon senso, l’equilibrio e la carità pastorale di don Mazzolari. Fu un vero allenamento verso i fratelli lontani, tanto rispettati e da lui amati. E’ vero: a quella prima messa celebrata a Cicognara erano presenti solo venti persone su mille anime. Però l’accostamento personale e familiare di quel prete amico di tutti ebbe effetti positivi. Tanto che quando mons. Bonomelli volle unire le due parrocchie (Bozzolo e Cicognara) le cose riuscirono a creare un clima di intesa pastorale senza contrasti di campanile. *** E’ ora che vi parli della plurima attività di don Primo a Bozzolo e … fuori. Passando le ferie estive a Torri del Benaco, ho vissuto sereni giorni con confratelli provenienti dalle varie diocesi d’Italia. Tra questi religiosi mi è caro ricordare l’amicizia fraterna con don Piero, primo successore come parroco di don Mazzolari. Da questi ho raccolto notizie interessanti circa l’operato di don Primo, che vi presento: - Una scuola serale per agricoltura e zootecnia; - Una nutrita biblioteca… anche se a quei tempi la maggior parte arrivava alla quarta elementare; - Una piscina per i ragazzi del paese, dopo che un ragazzo era annegato nel fiume Po; - La festa del grano finalizzata alla solennità del Corpus Domini in cui il pane degli uomini diventa il Pane di Dio; - E così la festa dell’uva, in cui c’è il richiamo del frutto della vite mutato in Sangue di Cristo durante la messa. *** Don Primo, nel suo servizio pastorale, venne ostacolato particolarmente dalle camicie nere, che erano nettamente avverse alle sue idee di libertà e di giustizia, tanto che dovette per più mesi, perché da loro braccato, nascondersi e vivere clandestinamente in un luogo sconosciuto, ospite del parroco di Gambara. *** E’ doveroso risaltare la sua valida attività di predicatore del messaggio cristiano in campo morale e sociale, quasi come profeta antesignano delle scelte pastorali divenute linee operative coi Padri del Concilio Vaticano II. Ci sia lecito citare, accanto a don Primo, sacerdoti che hanno attuato un vero rinnovamento di coscienze da tanto tempo atteso: padre David Maria Turoldo, padre Ernesto Balducci, don Lorenzo Milani. E come dimenticare uomini e sacerdoti di nostra terra, come don Giacomo Vender, don Carlo Comensoli e -perché no?il nostro don Remo, che per alcune notti respirarono l’aria della prigione veronese, a motivo dei loro alti ideali Don Milani radicati nel Vangelo. *** Ricordiamo che don Mazzolari, come ogni vero profeta di Dio, fu un prete scomodo non solo per gli avversari della fede in Cristo e nel Vangelo, ma anche per alcuni conosciuti laici cattolici … e soprattutto lo fece soffrire molto l’incomprensione di alcuni ecclesiastici: preti e vescovi … Vari suoi libri mandati alle stampe, come: Tra l’argine e il bosco – Il compagno Cristo – Preti così – La più grande avventura – il quindicinale Adesso, gli crearono contrasti di coscienze non certo aperte a quelle periferie delle quali ci parla spesso Papa Francesco. *** Desiderando don Primo partecipare ad una udienza del novello Papa Roncalli, Giovanni XXIII, volle introdursi in un gruppo di cattolici provenienti da Ravenna. Fu allora che il Papa buono, venendo a sapere della presenza di don Primo, disse nella sua amabilità: “Coraggio don Primo, tu sei la tromba d’argento dello Spirito Santo in terra mantovana”. I giornalisti riferiscono di aver visto piangere questo prete scomodo, per la soddisfazione di essere stato riconosciuto un vero prete dello Spirito. 7 Comunità in ascolto IL DIACONO CONSACRATO AL SERVIZIO DELLA CARITÀ diacono Francesco La Diaconia della Carità namento di metodi e di forme, ma nella conversione verso la Chiesa serva e povera “sacramento di salvezza”, segno della presenza di Dio nel mondo (LG.48, GS) e di Cristo che continua il suo servizio di amore all’uomo. I l Diaconato nella sua origine si presenta come un ministero istituito prevalentemente per la carità. I dodici convocano il gruppo dei discepoli e dissero: “Non è giusto che noi trascuriamo la Parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di spirito e di saggezza ai quali affideremo questo incarico. Noi ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della Parola” (Atti 6,2-4). Fino al sec. V nella Chiesa i diaconi a nome del Vescovo, avevano cura dei contatti umani necessari per costruire e animare nella Chiesa il servizio di Cristo che lava i piedi ai fratelli. La carità era intesa principalmente come assistenza ai poveri, compivano questo ministero, attraverso contatti personali e capillari, facendo scaturire dall’Eucarestia, culmine e fonte di tutto il servizio cristiano. Dall’inizio del sec. V all’opera dei diaconi gradatamente si sostituisce un’assistenza istituzionalizzata, alla quale i diaconi restano estranei. Ai diaconi resta la funzione liturgica che, distaccata dalla carità, si riduce a ritualismo esteriore. Questo porta in occidente alla scomparsa del diaconato permanente. Il diaconato sussiste solo come gradino di accesso al ministero presbiterale. Il Vat. II ha individuato nel servizio ai poveri e ai sofferenti, come sequela di Cristo, il valore centrale per un vero rinnovamento della Chiesa, non sta in un aggior- L eggiamo nella “Lumen Gentium” n° 8 “come Cristo inviato dal Padre” a portare la buona novella ai poveri e a guarire quelli che hanno il cuore contrito (Lc 4,18) a cercare e salvare ciò che era perduto (Lc 4,18) a cercare e salvare ciò che era perduto (Lc 19,10) così pure la Chiesa circonda d’affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferente l’“immagine del suo Fondatore, povero e sofferente, si premura di sollevare l’indigenza e in loro intende servire a Cristo”. P aolo VI nel discorso di chiusura della 4° sessione del Vat. II (7.12.65) specifica ulteriormente questo servizio che la Chiesa è chiamata a rendere al mondo. La Chiesa si propone di servire l’uomo in ogni sua condizione e ogni sua necessità per invitarlo a trovare quel Dio dal quale allontanarsi è cadere, al quale rivolgersi e risorgere, nel quale rimanere e stare saldi, al quale ritornare è rinascere, nel quale abitare è vivere (S. Ag). In questo contesto rinasce il diaconato permanente come “segno sacramentale” della diaconia della Chiesa, viene nuovamente evidenziata la dimensione caritativa del ministero diaconale. Il diacono è consacrato per la carità. Lago di Bos in val Salarno (Saviore - val Camonica) 8 Comunità in ascolto (71) a cura di don Giovanni PREGHIERA MARIANA A FAVORE DELLE FAMIGLIE VERSO IL SINODO STRAORDINARIO DI OTTOBRE 2014 come sotto una tenda innalzata in seno alla Chiesa militante affinché, guidati dalla tua luce e accesi dal tuo amore possiamo felicemente attraversare il deserto periglioso di questo mondo e giungere alla terra promessa dell’umanità da te redenta, il paradiso della vita celeste e immortale. Maria Santissima, ancella di pace e maestra di comunione, con fiducia di figli ci rivolgiamo alla tua materna protezione, per le nostre famiglie e per il cammino della Chiesa universale. Insieme al tuo sposo Giuseppe, insegnaci a custodire il tesoro della vita familiare: il matrimonio come fondamento e strada di santità, la gioia di essere papà e mamma, la libertà di vivere da figli di Dio. E dove la tristezza, la separazione e il dolore dipingono di fatica le pareti delle nostre case, intercedi presso il tuo amato Figlio, per rinnovare i suoi mirabili doni: speranza incrollabile e gioia senza fine. Amen. San Giovanni XXIII Il tempo libero di cui molti possono godere in questo periodo può essere occasione per alimentare o ritrovare la buona abitudine della preghiera che apre e chiude la giornata; alle preghiere tradizionali che già conosciamo possiamo, talora, sostituire o affiancare quelle che di seguito proponiamo. Tu ci attiri preghiera del mattino Ci attiri a te con tutto quello che sei, Gesù nostro Signore, tu che sei il nostro Dio, la nostra luce il nostro Salvatore. Ci attiri a te per quello che ci dici Da papa Giovanni questa preghiera di adorazione all’Eucaristia, in vista del mese del preziosismo Sangue e anche per le nostre visite al tabernacolo per visitare il quale, nella nostra o in altre chiese, potremo forse avere o sapremo inventare più numerose occasioni. DIVINO REDENTORE Divino Redentore, che quotidianamente sui nostri altari offri all’Eterno Padre per la vita del mondo il sacrificio del Corpo e del Sangue tuo, salva il genere umano dal pericolo della morte. Salva gli uomini, specialmente dalla morte che è più da temere, da quella spirituale, alla quale tanti sono esposti e miseramente soggiacciono. Fa’ che noi sempre più abbiamo fame e sete dite, vivente nel Tabernacolo Scorcio estivo sulla Val Goglio (val Seriana) 9 Comunità in ascolto nel tuo Vangelo, per quello che lo Spirito Santo ci fa gustare, comprendere, del tuo messaggio unico. Ci attiri a te, noi che siamo così poveri e così deboli peccatori, con la tua misericordia e con la tua benevolenza per tutte le nostre miserie. Ci attiri a te con la serenità, con la pace che irradia la tua presenza e che calma le nostre paure e le nostre agitazioni. Ci attiri a te con la mano che ci offre salute e guarigione, con il cuore che ci apre un abisso infinito d’amore e di bontà. Il periodo estivo, ricco di ricorrenze mariane, ha al suo centro la solennità dell’assunzione di Maria, per la quale presentiamo questa preghiera di papa Giovanni Paolo. Ti sentiamo vicina Oggi, nella solennità della tua Assunzione, o Maria, volgiamo lo sguardo verso Te, «Piena di grazia», Vergine che ci indichi il cielo, la mèta a cui siamo tutti incamminati. Ti presenti in questo giorno come «nuova creatura», che, ai piedi della Croce, quando sembrava che trionfasse la morte, hai «creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (Lc. 1, 45) ed hai raccolto la promessa della resurrezione. Jean Galot S.J. Fa salire la mia offerta preghiera della sera Ti sentiamo vicina, Madre dei redenti, che insegni a superare ogni turbamento; che conforti il popolo di Dio nella quotidiana lotta contro il «principe di questo mondo» (Gv. 12, 31), pronto a sradicare dai cuori il senso di gratitudine e di rispetto per l’originale e straordinario dono divino che è la vita dell’uomo. La mia offerta è così breve, così presto finita che, lasciata alle mie mani, non può salire, arrivare al suo termine per raggiungere il Padre. Ispirala portala tu, Spirito Santo, il cui ardore può comunicarsi anche alle braccia stanche che cercano di offrire, Tu puoi tutto riparare, tu puoi tutto trasformare, e poi tutto riempire di questo immenso amore che hai la missione di diffondere nei nostri cuori. Vieni a formare nel mio cuore questo slancio dell’offerta che vorrei, che possa impadronirsi di questo giorno che finisce, per farlo sopravvivere, Metti la tua forza divina e la tua eternità nel fragile dono di questa umile giornata al fine di introdurla nel seno stesso di Dio. Tu ci precedi, Vergine celeste, nel nostro pellegrinaggio di fede. Sostieni, o Maria, la nostra speranza; incoraggia la Chiesa a proseguire sulla via della fedeltà al suo Signore, fidando unicamente nella potenza redentrice della santa Croce. San Giovanni Paolo II Per la contemplazione, invitiamo a soffermarsi sulla prima domanda del “Padre nostro”: “sia santificato il tuo nome". Il tuo nome vive in noi! Jean Galot S.J. Il tuo nome vive in noi, nome unico, Padre! Vogliamo chiamarti non soltanto Dio, 10 Comunità in ascolto non soltanto Signore, né solo Maestro e Creatore, ma col tuo primo nome, il tuo nome di Padre. Pronunciando questo nome, è anche questo amore che vorremmo offrirti, come Gesù stesso. Vivendo in noi, che questo nome, prenda la nostra anima in uno slancio profondo che ci unisca a te! Ripetendo questo nome, che possiamo esprimere la sincera felicità di essere veri figli di Dio, e di avere la più intima unione con te! Che questo nome manifesti una immensa speranza, quella dell’universo unito per sempre in una gioia senza fine nel tuo amore di Padre! Prima della venuta di Cristo, eri stato invocato sotto il nome di Altissimo, come l’Onnipotente. Dalle labbra di Gesù abbiamo raccolto il tuo vero nome nel segreto divino: Abbà, nome col quale il bimbo conosce suo padre, nome familiare, colmo d’amore filiale. Jean Galot S.J. Alassio al crepuscolo 11 Comunità in ascolto IN CAMMINO CON... S. Francesco di Sales - 22 Continuiamo la lettura dell’ “Introduzione alla vita devota” di s. Francesco di Sales, opera nota anche con il nome di Filotea. Affinché la lettura delle riflessioni e dei suggerimenti del Santo sia meditata e non frettolosa, ne viene suggerita una cadenza mensile. Il linguaggio, naturalmente, è quello dell’epoca dell’Autore; nella forma espressiva, non sempre conforme al nostro linguaggio di oggi, occorre trovare la sostanza. agosto - Capitolo XVII L'AMICIZIA E, PRIMA DI TUTTO, LA CATTIVA E LA FRIVOLA L 'amore occupa il primo posto tra le passioni dell'anima: è il re di tutti i movimenti del cuore, fa convergere tutto a sé e ci rende simili a ciò che amiamo. Fa attenzione, Filotea, a non amare cose cattive: saresti irrimediabilmente e subito cattiva anche tu! […] Di norma è impossibile che l'amicizia non ci faccia partecipare delle qualità della persona amata. S i può amare senza essere riamati; in tal caso c'è amore, ma non amicizia, perché l'amicizia è un amore ricambiato. Se non è ricambiato non è amicizia […]. In più coloro che si amano, devono avere qualche bene in comune a base della loro amicizia […]: se si tratta di beni falsi e vani, l'amicizia è falsa e vana; se si tratta di beni veri, l'amicizia è vera; e migliori saranno i beni, migliore sarà l'amicizia. Infatti, allo stesso modo che il miele raccolto dalle gemme dei fiori più deliziosi è il migliore, così l'amore fondato sullo scambio di un bene squisito è ottimo. Esiste in Eraclea del Ponto un genere di miele velenoso, che fa impazzire coloro che ne mangiano. È velenoso perché viene raccolto dalla pianta dell'aconito, presente in abbondanza in quella regione. Lo stesso è dell'amicizia fondata sullo scambio di beni vuoti e viziosi: risulterà totalmente falsa e cattiva […]. L'amicizia fondata sullo scambio del piacere dei sensi è grossolana e non merita il nome di amicizia; così pure quella fondata su virtù frivole e inutili, perché sono virtù che dipendono dai sensi […]. agosto - Capitolo XVIII LE PASSIONCELLE (I FLIRTS) uando queste allegre amicizie hanno luogo tra persone di diverso sesso, senza alcuna intenzione di giungere al matrimonio, si chiamano passioncelle; sono soltanto aborti, o meglio ancora, fantasie di amicizie; ma non si deve dare loro il nome di amicizie o di amori perché sono vuote e senza senso. Cionondimeno i cuori degli uomini e delle donne vi rimangono catturati e si impegolano e si allacciano tra di loro in affetti vani e leggeri […]. Simili amicizie sono cattive, folli e vane: cattive, perché vengono e finiscono nel peccato della carne; rubano l'amore, e di conseguenza anche il cuore, a Dio, alla moglie, al marito, a chi era dovuto; folli perché non hanno basi, né motivazioni serie; vane, perché non recano alcuna utilità, nessun onore, nessuna gioia. Al contrario, ci fanno perdere tempo, offuscano l'onore, e non offrono alcun piacere, a meno che non si voglia chiamare piacere l'ansia di attendere e sperare, senza sapere né quello che si vuole, né che cosa si attende […]. Q 12 Il noce reca molto danno ai campi e alle vigne in cui è piantato, perché è grande ed assorbe tutte le sostanze della terra, che così non riesce a nutrire anche le altre piante; il suo fogliame è così folto che fa un'ombra grande e spessa. Per di più attira i passanti che, per prenderne i frutti rovinano e calpestano tutt'intorno. Queste passioncelle producono danni simili all'anima; l'occupano talmente e condizionano così potentemente i suoi movimenti, che essa non è più disponibile per alcun'altra opera buona; le foglie, ossia i chiacchiericci, i divertimento e i corteggiamenti sono così frequenti che non lasciano spazio; infine attirano così numerose le tentazioni, le distrazioni, i sospetti e tutto ciò che vi si accompagna, sicché il cuore ne è rovinato e calpestato. In breve, queste passioncelle, non solo allontanano l'amore celeste, ma anche il timore di Dio; prostrano lo spirito, indeboliscono il buon nome. In una parola è il giocattolo delle corti, ma la peste dei cuori! setttembre - Capitolo XIX LE VERE AMICIZIE ma tutti, Filotea, con un grande amore di carità, ma legati con un rapporto di amicizia soltanto con coloro che possono operare con te uno scambio di cose virtuose. Più le virtù saranno valide, più l'amicizia sarà perfetta. A Comunità in ascolto Se lo scambio avviene nel campo delle scienze, la tua amicizia sarà, senza dubbio, molto lodevole; più ancora se il campo sarà quello delle virtù, come la prudenza, la discrezione, la fortezza, la giustizia. Ma se questo scambio avverrà nel campo della carità, della devozione, della perfezione cristiana, allora sì, che si tratterà di un'amicizia perfetta. Sarà ottima perché viene da Dio, ottima perché tende a Dio, ottima perché il suo legame è Dio, ottima perché sarà eterna in Dio. È bello poter amare sulla tetra come si ama in cielo, e imparare a volersi bene in questo mondo come faremo eternamente nell'altro. Non parlo qui del semplice amore di carità, perché quello dobbiamo averlo per tutti gli uomini; parlo dell'amicizia spirituale, nell'ambito della quale, due, tre o più persone si scambiano la devozione, gli affetti spirituali e diventano realmente un solo spirito. A ragione quelle anime felici possono cantare: Com'è bello e piacevole per i fratelli abitare insieme. Ed è vero, perché il delizioso balsamo della devozione si effonde da un cuore all'altro con una comunicazione ininterrotta, di modo che si può veramente dire che Dio ha effuso la sua benedizione e la sua vita su simile amicizia per i secoli dei secoli. Mi sembra che tutte le altre amicizie siano soltanto fantasmi a confronto di questa e i loro legami anelli di vetro e di giaietto, a confronto del legame della devozione che è tutta di oro fino. Non stringere amicizie di altro genere; intendo dire quelle che dipendono da te. Non devi lasciar cadere, né disprezzare quelle che la natura e i doveri precedenti ti obbligano a intrattenere: quali quelle con i parenti, i soci, i benefattori, i vicini e altri; ripeto, mi riferisco a quelle che tu scegli liberamente di persona […]. Coloro che camminano in piano non hanno bisogno di prendersi per mano, ma coloro che si trovano in un cammino scabroso e scivoloso si sostengono l'un l'altro per camminare con maggiore sicurezza […]. È fuor di dubbio, e nessuno si sogna di negarlo, che Nostro Signore nutrisse un'amicizia più tenera e personale per Giovanni, Lazzaro, Marta, Maddalena; lo dice la Scrittura. Sappiamo che S. Pietro aveva una predilezione per Marco e per Santa Petronilla; S. Paolo per S. Timoteo e S. Tecla. S. Gregorio di Nazianzo si gloria cento volte dell'amicizia che aveva per S. Basilio e così la descrive: " Si aveva l'impressione che in noi due ci fosse una sola anima con due corpi. È vero che non bisogna prestare fede a coloro che dicono che tutto è in tutto; tuttavia è vero che tutti e due eravamo in ciascuno e ciascuno nell'altro; coltivare la virtù e ordinare i programmi della nostra vita alle speranze future; questo era il modo di uscire da questa terra mortale, prima di morire". S. Agostino dice che S. Ambrogio voleva molto bene a S. Monica, per le rare virtù che ammirava in lei, ed ella gli voleva bene come a un angelo di Dio. S. Girolamo, S. Agostino, S. Gregorio, S. Bernardo e tutti i più grandi Servi di Dio hanno avuto amicizie personali senza pregiudizio per la loro perfezione. S. Paolo, rimproverando ai Gentili il disordine morale della vita, li accusa di essere gente senza affetto, ossia gente incapace di amicizia. S. Tommaso, come del resto tutti i buoni filosofi, dice che l'amicizia è una virtù: certamente parla dell'amicizia personale perché, dice, la vera amicizia non può essere estesa a molte persone. La perfezione dunque, non consiste nel non avere amicizie, ma nell'averne una buona, santa e bella. Il lago d'Idro a Ponte Caffaro 13 Comunità in ascolto L’ANNUNCIO DEL REGNO - 2 di Antonio Corsini P er comunicare, testimoniare, insegnare Gesù utilizza varie forme: il dialogo, la parabola, i miracoli e prodigi. Ma non solo: sicuramente a secondo degli interlocutori parlava in aramaico, l’ebraico o greco. L’aramaico, la lingua usata dal popolo, per il commento e la spiegazione della Scrittura e per la comunicazione nella vita quotidiana, per parlare con i suoi discepoli; l’ebraico, la lingua utilizzata negli ambienti colti, per la lettura della Scrittura nella sinagoga ed eventualmente per le dispute con i maestri di Israele, scribi e dottori della legge; il greco, la lingua internazionale del tempo, quanto basta almeno per comunicare con i rappresentanti delle autorità romane. La missione di Gesù si compie attraverso gesti e parole che, in forme e sotto aspetti diversi, svelano l’avvento del Regno che in Gesù si è fatto presente nella storia e “provocano” la fede di chi ne è testimone. […] La gente sente parlare e vede agire Gesù in un modo tutto particolare, diversamente dagli altri rabbini, tanto che gli attribuisce il potere esclusivo di Dio e ne prova stupore. Durante tutta la predicazione la gente comune sa stupirsi di Gesù, ma non altrettanto gli scribi e i farisei: per loro non esiste la novità, ma tutto è ovvio e risaputo. Di modo che Gesù, che è la vera novità, non può far breccia nei loro cuori induriti. stica forma di discorso di Gesù, che esprime in modo figurato messaggi fondamentali della sua predicazione. Il contenuto delle parabole deriva dall'ambiente familiare all'ascoltatore di Gesù, in parte dalla vita della natura (parabole del seminatore, del grano e della zizzania, della pecora smarrita, della vigna e dei vignaiuoli...), in parte dalle varie condizioni sociali (i due debitori, l'amministratore disonesto, il servo fidato, etc.). L a forma della parabola consente di proporre indirettamente una verità senza enunciarla a chiare lettere. Proprio per questo essa è particolarmente indicata per parlare di quell’avvenimento misterioso che Gesù annuncia – l’avvento del regno di Dio –, che per natura sua non consente una descrizione chiara ed esaustiva e sfugge a ogni tentativo di delinearne con precisione i contorni. Le parabole sono uno strumento di Scorcio sulla Presolana da Vilminore di Scalve P er parlare del mistero del regno di Dio alle genti Gesù utilizza il linguaggio delle PARABOLE: "Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa" (Mc 4,34). Nei vangeli sinottici "parabola" indica una caratteri14 dialogo. Gesù vi ricorre per provocare un cambiamento di posizione: condurre cioè gli ascoltatori da un modo di vedere a un altro, dal loro modo di pensare al suo. Il carattere solo allusivo della parabola costringe l’ascoltatore a una riflessione personale, perché ne possa comprendere il senso; costringe l’ascoltatore, quanto meno, a interrogare ancora Gesù, perché egli stesso illumini il cammino ulteriore, ed a interrogarsi a riguardo dell’argomento trattato; a prendere una posizione personale. In rapporto a questo cammino gli ascoltatori di Gesù si dividono e lo fanno in base alla disponibilità o meno a procedere oltre. Per comprendere le parabole occorre essere disposti a convertirsi. Per questo egli propone parabole nelle occasioni più diverse e per esprimere molteplici aspetti del suo unico messaggio, entrare nel Regno. Con esse egli invita al banchetto del Regno (Mt 22, 1-14), ma chiede anche Comunità in ascolto una scelta radicale: per acquistare il Regno, è necessario "vendere" tutto (Mt. 13, 44-45); le parole non bastano, occorrono i fatti (Mt. 21, 28-32). Le parabole sono come specchi per l'uomo, chi ascolta la Parola è come un terreno arido o come un terreno buono ( Mt 13,3-9)? Che uso fa dei talenti ricevuti ( Mt 25,14-30)? Al centro delle parabole stanno velatamente Gesù e la presenza del Regno in questo mondo. Occorre entrare nel Regno, cioè diventare discepoli di Cristo per "conoscere i misteri del regno dei cieli" (Mt 13,11). Per coloro che rimangono "fuori" (Mc 4,11), tutto resta velato (Mt 13,10-15; Mc 4,10-12; Lc 8,9-10). Racconta che il regno di Dio è come il seme che, sparso per la campagna, è preda di uccelli, è calpestato dai passanti, è impedito di crescere da pietre e rovi selvatici. Ma tutto questo non impedisce che la piccola parte di seme caduto nel terreno buono dia frutto, un frutto tale da compensare abbondantemente il molto seme perduto (Mc 4,1-20). La presenza del regno di Dio deve essere paragonata a un seme, piccolo e trascurabile, quasi dimenticato nel seno della terra, eppure attivo e destinato a produrre frutto, secondo tempi fissati da Dio, al di là dello zelo dell’uomo e delle sue possibilità di accelerarne o ritardarne lo sviluppo: "Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce" (Mc 4,27). I l regno di Dio è paragonabile a un granello di senape (Mc 4,30-32): un seme talmente piccolo da sembrare trascurabile, come appunto sembra trascurabile il ministero di Gesù, un ministero che suscita sconcerto vista la modestia delle sue apparenze e la grandiosità delle sue pretese. E tuttavia il Regno, che è davvero realtà grandiosa, è presente in questo piccolo seme, cioè nella vita e nella predicazione di Gesù, come lo sarà poi nella predicazione e nella vita della comunità cristiana. La presenza del Regno in mezzo agli uomini – che si identifica con la presenza di Gesù – è per il momento come un pizzico di lievito nell’impasto, prima che esso fermenti: nulla è cambiato apparentemente, tutto sembra continuare come prima, e tuttavia occorre credere che tutto cambierà. Quando e come, solo Dio lo sa (Mt 13,33). La parabola del grano e della zizzania (Mt. 13, 24-30) è rivolta a tutti coloro che si scandalizzano della pazienza di Dio, del suo modo di agire stranamente tollerante. Dio non dovrebbe governare il mondo e instaurare il suo regno con criteri più netti? Al tempo di Gesù c’era il movimento fariseo, che pretendeva essere il popolo santo, separato dalla moltitudine dei peccatori. E c’erano gruppi di uomini, simili a monaci, che si ritiravano nella solitudine del deserto a vivere in rigida santità, rifiutando tutti coloro che erano ritenuti impuri, che annunciavano il Messia come colui che avrebbe – finalmente! – separato il grano e la pula (Mt 3,12). Gesù viene e sembra fare il contrario. Non si separa dai peccatori ma cerca la loro compagnia, non li abbandona ma li perdona. Si comprende a questo punto tutta la forza polemica della parabola. C’è un netto contrasto fra la politica di Dio – paziente e tollerante – e l’intollerante rigidezza dei molti suoi servi. Con il suo agire di tolleranza e di perdono Gesù, vuole mostrare a tutti come Dio costruisce il suo regno, come Dio agisce diversamente dai nostri schemi, Egli è il Padre misericordioso che corre incontro al figlio pentito che ritorna da Lui (Lc 15 15,11-32). Gesù, però, non è insensibile al desiderio dei suoi discepoli di comprendere le sue parole e “in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa”. Non importa se per ora essi non sono in grado di comprenderne il significato; quando manderà su di loro lo Spirito essi comprenderanno a pieno i suoi insegnamenti tanto da darne testimonianza fino al martirio. Per la vita A nche oggi, attraverso le parabole, Gesù è vero maestro della sua Chiesa, ancor oggi le parabole provocano quella situazione, quell’interrogativo che chiama alla decisione, come si è detto sopra. Per tali motivi le parabole appartengono, oggi come ieri e come domani, al contenuto essenziale della catechesi di una Chiesa che ama i suoi figli e li vuole guidare in un cammino di fede che li porta a vivere nel regno di Dio. Fondamentale per la nostra vita è conoscere, approfondire e interrogarci attraverso queste che non sono storielle o racconti per bambini o adulti in cerca di facili emozioni ma un invito concreto di Gesù a guardarci dentro e rispondere sinceramente al suo invito a divenire o meno suoi amici. La sua amicizia non passa per la sequela di regole o leggi eseguite magari per paura o con l’intento di “conquistare” Dio, di accaparrarsi la sua condiscendenza e riconoscenza, ma nell’aderire liberamente al suo amore; tutto viene poi di conseguenza, grazie l’agire fecondo dello Spirito Santo e attraverso l’opera e la testimonianza della sua Chiesa. Tutto questo porta a vivere nel Regno di Dio già ora anche se ancora in forma imperfetta e poi nella perfezione dell’amore nel tempo di Dio. Comunità in cammino Vita12della Comunità maggio - 28 giugno 2014 Sono figli di Dio, con il Battesimo: 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 Lenza Aurora da Maurizio e Lazzaroni Sara Zani Marco da Aldo e Massetti Roberta Boglioni Irene da Cristian e Plebani Claudia Bacchetti Giulia da Attilio e Niculita Natalia Vianelli Andrea da Mauro e Bosis Alessandra Battaglia Camilla da Paolo e Latorraca Chiara Astori Petra da Enrico e Bianchetti Monica Coluccio Nicola da Antonio e Ferrari Roberta Marchi Giovanni da Thomas e Bulgari Daniela Caldara Adele Giulietta da Giuseppe e Rossi federica b. 25 maggio b. 25 maggio b. 25 maggio b. I giugno, Ascensione b. I giugno, Ascensione b. I giugno, Ascensione b. 7 giugno, Veglia di Pentecoste b. 7 giugno, Veglia di Pentecoste b. 7 giugno, Veglia di Pentecoste b. 7 giugno, Veglia di Pentecoste Il Battesimo, nei prossimi mesi, sarà celebrato la prima (11.20) e la terza (16.30) Domenica di agosto e settembre; la prima e la terza (16.00) Domenica di ottobre; il I novembre nella Messa delle 10.30; la terza Domenica di novembre (16.00) Il nostro rallegramento a tutte queste famiglia, in particolare a quella di Aldo Zani, collaboratore della Parrocchia, per la nascita ed il Battesimo del piccolo Marco; a Thomas e a Daniela già collaboratori dell’Oratorio e tuttora della Parrocchia, ai congiunti di lei, collaboratori di Oratorio e Parrocchia, per la nascita e il Battesimo del piccolo Giovanni. Hanno consacrato il loro amore davanti all’altare del Signore: 2 Metelli Cristian e Cassese Luisa il 24 maggio Ronchi Stefano e Savignano Michela il 6 giugno, a Erbusco 3 Pedrocca Fabio e Di Tullio Veronica il 21 giugno Le nostre felicitazioni ai novelli Sposi, in particolare a Stefano, già educatore nel nostro Oratorio. Ci hanno preceduto nell’eternità: 27 28 29 30 31 32 33 Pizza Antonio, di anni 35 m. 17 febbraio, funerato e sepolto in altra local. Delaidini Guido, di anni 86 m. 6 aprile, funerato e sepolto a S. Andrea Parravicini Augusto, di anni 89 m. 12 maggio, funerato a Chiari, sepolto a Cocc. Calabria Alessandra Roberta, di anni 37 m. 19 maggio Bonaccorsi Matteo, di anni 41 m. 24 maggio Omodei Carlo, di anni 72 m. 24 maggio Giugno Pietro, di anni 83 m. I giugno Grella Maria Concetta, di anni 83 m. 12 giugno Compiani Roberto, di anni 86 m. 19 giugno Tralasciato per involontaria dimenticanza durante il funerale, a nome dei familiari si esprime il ringraziamento sentito e commosso a tutti coloro che hanno manifestato vicinanza, solidarietà e amicizia nella dolorosa esperienza della morte di Matteo. Un ricordo particolare anche da parte nostra per lui che, a suo tempo, fu collaboratore dell’Oratorio come educatore, in quanto capo scout. 16 Comunità in cammino Calendario liturgico - pastorale LUGLIO Variazioni all’orario delle celebrazioni nei mesi di luglio e agosto: 1) la Domenica la preghiera pomeridiana è, normalmente, sospesa; in alcune circostanze è tenuta alle 17.30 2) la celebrazione eucaristica feriale (da lunedì a venerdì) delle 16.30 è sospesa 3) fino alla fine di agosto viene celebrata la s. Messa nel cimitero alle 20.30 ogni mercoledì 4) nei soli venerdì di luglio è celebrata la Messa nella chiesetta di S. Rita in S. Floriano alle 20.30 6 - Domenica XIV del Tempo ordinario Gesù disse: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt. 11, 28) ore 10.30 S. Messa animata dai ragazzi del GREST ore 17.30 adorazione eucaristica al Sangue di Cristo 9 - mercoledì ore 20.30 s. Messa nel cimitero 11 - venerdì s. Benedetto, abate e patrono d’Europa - festa ore 20.30 s. Messa nella chiesetta di S. Rita in S. Floriano ore 20.30 nel Focolare, festa conclusiva del GREST 13 - Domenica XV del Tempo Ordinario Gesù disse: “Ecco, il seminatore uscì a seminare... una parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta ” (Mt 13, 3.8) 15 - martedì iniziano i Campi estivi a Alone di Casto (val Sabbia) per i fanciulli e poi a Malonno (val Camonica) per i ragazzi 16 - mercoledì ore 20.30 s. Messa nel cimitero 18 - venerdì ore 20.30 s. Messa nella chiesetta di S. Rita in S. Floriano 20 - Domenica XVI del Tempo Ordinario Gesù disse: “Il regno dei cieli si può paragonare al lievito che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti” (Mt 13, 33) ore 16.30 22 - martedì 23 - mercoledì ore 20.30 25 - venerdì ore 20.30 26 - sabato celebrazione comunitaria del Battesimo s. Maria Maddalena, discepola del Signore e prima testimone della Risurrezione - mem. s. BRIGIDA DI SVEZIA, religiosa e compatrona d’Europa - festa s. Messa nel cimitero s. GIACOMO il Maggiore, apostolo - festa s. Messa nella chiesetta di S. Rita in S. Floriano ss. Gioacchino ed Anna, genitori della B.V. Maria - memoria Venticinquesimo anniversario della morte del compianto vescovo di Brescia mons. Luigi Morstabilini (v. pagg. x-y): lo ricordiamo nella preghiera 27 - Domenica XVII del tempo ordinario Gesù disse: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo” (Mt 13, 44) 29 - martedì 30 - mercoledì ore 20.30 (beata Maria Maddalena Martinengo, vergine bresciana) s. Marta, discepola ed ospite del Signore - memoria s. Messa nel cimitero 17 Comunità in cammino AGOSTO Primo del mese, dedicato alla devozione al sacro Cuore s. Messa nella chiesetta di S. Rita in S. Floriano 2 - sabato Primo del mese, dedicato alla devozione verso la B.V. Maria A mezzogiorno si apre il tempo per l’acquisizione dell’indulgenza plenaria del “Perdon d’Assisi”, fino a tutto domani (v. pag. xx); alle ore 17.00 è presente il confessore forestiero 3 - Domenica XVIII del tempo ordinario Tutti mangiarono e furono saziati e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini (Mt 14, 20.21) ore 11.20 celebrazione comunitaria del Battesimo 5 - martedì Dedicazione della Patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore in Roma, la più antica chiesa dedicata, in Occidente, alla B.V. Maria - memoria facoltativa a noi cara, in quanto ricorre la festa della Madonna della Neve, presso il santuario della nostra Zona, ad Adro 6 - mercoledì TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE - festa Anniversario della morte del Servo di Dio Paolo VI, papa bresciano (1978) ore 20.30 s. Messa nel cimitero 7 - giovedì Ricorre il primo giovedì del mese: giornata parrocchiale di preghiera per le vocazioni; dopo la Messa delle ore 9.00 fino alle 11.00 nella parrocchiale esposizione del ss. Sacramento 9 - sabato S. TERESA B. DELLA CROCE (Edith Stein), religiosa e compatrona d’Europa - festa 1 - venerdì ore 20.30 10 - Domenica XIX del tempo ordinario Pietro cominciò ad affondare e gridò:“Signore, salvami!”. E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” (Mt 14, 30-31) (S. LORENZO, diacono e martire) ore 9.00 s. Messa per gli Agricoltori, in prossimità della memoria dei ss. Fermo e Rustico 12 - martedì s. Ercolano, vescovo e patrono della riviera gardesana bresciana - memoria 13 - mercoledì ore 20.30 s. Messa nel cimitero ASSUNZIONE della BEATA VERGINE MARIA - solennità Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti... e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia (1Cor. 15, 20.22.23) giovedì 14 ore 18.00 Messa festiva vigilare dell’Assunzione di Maria ore 19.00 nella chiesetta di s. Rocco (via Cavour), Primi Vespri; apertura della festa di s. Rocco; domani orario festivo delle celebrazioni Venerdì 15 ore 9.00 s. Messa solenne ore 17.30 canto del Vespro e benedizione eucaristica; segue la Messa ore 19.00 s. rosario meditato nella chiesetta di s. Rocco (Oratorio “Maria Tonelli”) 16 - sabato S. Rocco, memoria devozionale, solennità per la diaconia S. Maria in S. Rocco ore 18.00 s. Messa (prefestiva di domani) nella chiesa dell’Oratorio femminile. Segue la processione in onore di s. Rocco (via Cavour, via S. Rocco, via Vittorio Emanuele II, largo Garibaldi, via Maroncelli, via Tonelli, via Cavour) 17 - Domenica XX del Tempo ordinario Gesù disse (alla donna siro-fenicia): “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita” (Mt 15, 28) 18 Comunità in cammino ore 16.30 celebrazione comunitaria del Battesimo in serata presso l’oratorio “Maria Tonelli” continua la festa di s. Rocco 20 - mercoledì ore 20.30 s. Messa nel cimitero 24 - Domenica XXI del tempo ordinario Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16, 16.17) (S. BARTOLOMEO, apostolo) ore 16.30 celebrazione comunitaria del Battesimo 27 - mercoledì s. Monica, madre di s. Agostino - memoria ore 20.30 si concludono le celebrazioni estive della s. Messa nel cimitero 28 - giovedì s. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa, uno dei quattro grandi Padri della Chiesa d’Occidente o Latina - memoria 29 - venerdì Martirio di s. Giovanni Battista - memoria le ss. Messe (8.00 e 9.00) vengono celebrate in Pieve 31 - Domenica XXII del tempo ordinario Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16, 24) inizia la novena a Maria Nascente Settembre 3 - mecoledì 4 - giovedì ore 18.00 ore 15.30 ore 18.00 ore 20.30 Orario delle celebrazioni pomeridiane feriali nel mese di settembre: la celebrazione della Messa feriale pomeridiana viene effettuata secondo il seguente orario e calendario settimanale 1) il lunedì e il martedì alle 16.30 in Pieve (eccetto martedì 30) 2) il mercoledì alle 18.00 nelle chiese sussidiarie (v. il calendario a pag. xx) 3) il giovedì alle 18.00 in S. Pietro 4) il venerdì alle 18.00 in S. Rita/S.Floriano s. Gregorio magno, papa - mem. è uno dei quattro grandi Padri della Chiesa d’Occidente o Latina s. Messa nella chiesetta della Conversione di s. Paolo, apostolo - via Lumetti beato Guala, vescovo di Brescia - memoria facoltativa Ricorre il primo giovedì del mese: giornata parrocchiale di preghiera per le vocazioni; dopo la Messa delle ore 9.00 fino alle 11.00 nella parrocchiale, dalle 20.30 alle 21.30 nella chiesetta dell’Oratorio femminile, esposizione del ss. Sacramento; la sera, la preghiera è caratterizzata anche dalla preghiera per le famiglie in situazione di difficoltà e irregolarità (separazione, nuova unione dopo il divorzio, ecc.) sacramento della Riconciliazione per i fanciulli e i ragazzi s. Messa in S. Pietro Nel Focolare, S. Messa per l’apertura della Festa dell’Uva 5 - venerdì Primo del mese, dedicato alla devozione verso il Sacro Cuore ore 18.00 s. Messa nella chiesetta di S. Rita in S. Floriano Nel “Focolare” inizia la Festa dell’Uva (vedere le apposite locandine) 6 - sabato Primo del mese, dedicato alla devozione verso la B. V. Maria 19 Comunità in cammino 7 - Domenica XXIII del tempo ordinario Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo” (Mt 18, 18) ore 10.30 s. Messa solenne, presieduta dal rev. don Titta, in occasione del sessantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale ore 11.20 celebrazione comunitaria del Battesimo ore 12.15 la festa in onore di don Titta continua con il pranzo in Oratorio Si conclude la Festa dell’Uva 8 - lunedì NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA solennità titolare della Parrocchia 10 - mercoledì 11 - giovedì 12 - venerdì 13 - sabato “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa: Dio con noi” (Mt. 1, 36) al mattino ore 16.30 ore 20.00 ore 20.30 ore 18.00 ore 18.00 ore 18.00 nel pomeriggio ore 18.00 sante Messe alle ore 7.30 e 9.00 benedizione dei bambini canto del Vespro e benedizione eucaristica s. Messa s. Messa presso la cascina “Santella”, all’incrocio tra la via omonima e via Castrezzato s. Messa in S. Pietro s. Messa nella chiesetta di S. Rita in S. Floriano s. Giovanni Crisostomo, vescovo - memoria. è uno dei quattro grandi Padri della Chiesa d’Oriente (o Greca) giunge in parrocchia la reliquia di s. Rita da Cascia s. Messa presieduta da padre Ludovico, agostiniano da Cascia, assistente della Pia Unione di S. Rita 14 - Domenica (XXIV del tempo ordinario) Esaltazione della santa Croce - festa Gesù disse a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chi crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna” (Gv. 2, 16) ore 10.30 s. Messa presieduta da padre Ludovico a seguire nell’Oratorio “Maria Tonelli”, incontro per gli aderenti alla Pia Unione di s. Rita, i simpatizzanti e gli interessati 15 - lunedì B.V. Maria Addolorata - memoria 17 - mercoledì ore 18.00 s. Messa presso santella “del Buscarino”, in via P. e C. Mazzocchi 18 - giovedì ore 18.00 s. Messa in S. Pietro 19 - venerdì ore 18.00 s. Messa nella chiesetta di S. Rita in S. Floriano 21 - Domenica XXV del tempo ordinario “Andate anche voi nella mia vigna”. “Sei tu invidioso perché io sono buono?” (Mt. 20, 4.7.15) (S. MATTEO, apostolo ed evangelista) in giornata incontro per la Comunità Educativa dell’Oratorio (CEO) ore 16.30 celebrazione comunitaria del Battesimo 24 - mercoledì ore 18.00 s. Messa presso la santella nel parco degli Alpini 25 - giovedì ore 18.00 s. Messa in S. Pietro 26 - venerdì ore 18.00 s. Messa in S. Rita-S. Floriano 20 Comunità in cammino Luglio, mese del preziosissimo Sangue di Cristo. Questa devozione sarà vissuta attraverso la preghiera che precede la Messa feriale: il lunedì e il venerdì, in luogo del s. Rosario verrà recitata la coroncina del preziosissimo Sangue; tutti i giorni, eccetto il sabato e nelle memorie a Lei dedicate, verranno recitate le litanie del preziosissimo Sangue al posto di quelle della B. Vergine Maria. L’indulgenza del “Perdon d’Assisi” Legata alla chiesetta della Porziuncola in S. M. degli Angeli ad Assisi, fu concessa a san Francesco, dietro sua richiesta, dal Papa di allora. Col tempo, essa fu estesa a tutte le chiese parrocchali. L’indulgenza può essere ottenuta per sé o, più caritatevolmente, per un defunto. Condizioni richieste: 1 - Confessione e Comunione Eucaristica (per favorire la confessione nel pomeriggio di sabato 30 luglio sarà presente il confessore forestiero). 2 - Preghiera secondo l’intenzione del sommo Pontefice (almeno un Pater, un’Ave e un Gloria). L’adempimento di queste prime due condizioni non è legato al giorno: si possono attuare anche nei giorni precedenti o seguenti, entro la settimana. 3 - Visita alla chiesa parrocchiale, oltre, s’intende, la partecipazione alla Messa domenicale. Tale visita deve essere compiuta nel tempo prescritto che, per chi celebra il “Perdono” nell’ultima Domenica di luglio, inizia dal mezzogiorno del 30 e si estende a tutta la Domenica seguente; nella visita si deve recitare almeno il Padre nostro e il Credo. 4 - Reale distacco dai peccati, non solo mortali, ma anche veniali. Come già è stato ricordato, l’indulgenza si può applicare anche ai defunti a modo di suffragio; la si può acquistare una sola volta. «L’indulgenza che la Chiesa elargisce ai penitenti, è la manifestazione di quella meravigliosa Comunione dei Santi, che, nell’unico vincolo della carità di Cristo, misticamente congiunge la Beatissima Vergine Maria e la Comunità dei fedeli, o trionfante in cielo o vivente nel purgatorio o pellegrina in terra. Difatti l’indulgenza che viene concessa per mezzo della Chiesa, diminuisce o cancella del tutto la pena dalla quale l’uomo è in certo modo impedito di raggiungere una più stretta comunione con Dio. Perciò il fedele pentito trova un aiuto efficace in questa speciale forma di carità della Chiesa per poter deporre l’uomo vecchio e rivestire l’uomo nuovo “il quale si rinnova nella sapienza secondo l’immagine di Colui che lo creò”» (Col. 3, 10). (Paolo VI, Epist. Sacrosantae Portiunculae 14 luglio 1976) I mercoledì di settembre Diversamente dai mesi che precedono, nei quali le giornate sono più lunghe, l’orario della celebrazione nelle chiese sussidiarie è fissato alle ore 18.00 - mercoledì 3 settembre: chiesetta della Conversione di s. Paolo, in via Lumetti (palazzo Lumetti - Porro) - mercoledì 10 settembre: presso la santella dell’omonima cascina, all’incrocio con via Castrezzato - mercoledì 17 settembre: presso la santella della “Madonna del Buscarino”, in via C. e P. Mazzocchi - mercoledì 24 settembre: presso la santella del parco degli Alpini 21 Comunità in cammino ANNIVERSARI: 60° don Titta e 40° fra’ Andrea C arissimi don Titta e fra’ Andrea, rispettivamente il 4 luglio 1954 e il 22 giugno 1974, per l’imposizione delle mani e la preghiera del Vescovo, il Signore vi donava la dignità del presbiterato: vi ha fatto suoi ministri, “scelti tra gli uomini e costituiti in favore degli uomini nelle cose che riguardano Dio” (Eb. 5,1). Da quel giorno, per te, don Titta, sono già passato sessanta anni un bel traguardo davvero! – e per te, fra’ Andrea, quaranta. In questi sessant’anni, don Titta, le esperienze pastorali che ti sei trovato a vivere per l’obbedienza promessa quel giorno nelle mani del Vescovo sono state numerose e varie. La presenza dei tuoi cari Genito- ri non ha mai cessato di accompagnarti; anche dopo la loro morte in te è sempre rimasto vivo il tuo affetto e la tua riconoscenza. P Don Titta novello sacerdote con i genitori er te, fra’ Andrea, il ministero svolto corrisponde al carisma dell’Ordine in cui hai scelto di consacrarti: l’Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio, meglio noto come ordine dei Fatebenefratelli; mentre la maggior parte dei tuoi confratelli non accede al sacerdozio, tu hai ricevuto questo dono, in vista del servizio all’interno dell’Ordine. Anche di te ricordiamo i tuoi cari genitori, che erano accanto a te, insieme agli altri familiari e al compianto don Remo, in quel Don Titta con mons. Manziana e don Agostino Botti 22 Comunità in cammino Don Titta con i coetanei di ordinazione e mons. Morstabilini ha chiamato e in maniera particolarissima lo ha reso partecipe del suo sacerdozio; verso lo Spirito che lo ha guidato con la sua grazia nella scoperta della vocazione e lo ha consacrato rendendolo “capace” dell’Eucaristia. Lo stupore diventa ancor più grande nella misura in cui si acquisisce coscienza della propria indegnità: è il mistero imperscrutabile della grazia: perché proprio io, Signore, quando c’erano altri che sarebbero stati migliori di me? P giorno benedetto. Accanto a loro – lo posso dire per esperienza riguardo a don Titta, lo posso supporre per fra’ Andrea – avete sempre tenuto nel tuo cuore la Mamma, Colei che generò come uomo il Figlio di Dio da Lei concepito per opera dello Spirito Santo. Il sacerdote, come ogni cristiano, è chiamato a rassomigliare a Maria non solo nel suo essere discepola del Figlio e nella sua docilità allo Spirito Santo, ma, attraverso la testimonianza dell’amore, a “generare” Cristo nel cuore di coloro che incontra. Fin qui il presbitero condivide in tutto la missione di ogni altro battezzato. Ma per il sacramento dell’Ordine presbiterale, sempre per la potenza e la grazia dello Spirito Santo, il sacerdote fa qualcosa che solo per mezzo suo lo Spirito può realizzare: “generare” nuovamente sull’altare la presenza del Corpo di Cristo e del suo Sangue attra- verso l’Eucaristia e ri-generare questa presenza di grazia per mezzo degli altri Sacramenti, soprattutto la Confessione. Non si può che provare infinito stupore nel rendersi conto di questa grazia indescrivibile: quanta riconoscenza nel cuore del sacerdote verso il suo Signore: verso il Padre che lo ha pensato fin dall’eternità; verso il Figlio eterno fatto uomo in Gesù Cristo che lo er te, don Titta, occorre fare un calcolo particolare: fosti a Coccaglio una prima volta tra il 1966 e il 1970: quattro anni; tornasti tra noi nell’88 e sei tra noi ininterrottamente da ventisei anni, La somma è presto fatta. Così, la celebrazione dei tuoi sessant’anni di sacerdozio coincide con i trent’anni del tuo ministero coccagliese. Trent’anni: esattamente la metà della tua vita sacerdotale è stata dedicata a Coccaglio. Perciò, mentre con te ringraziamo il Signore, noi diciamo grazie anche a te per quanto hai donato alla nostra Comunità coccagliese e per quanto continui a donare. Dopo che al Signore, a Maria e ai tuoi Santi protettori, il ringraziamento viene a te da parte della nostra Comunità e da parte mia. Tutti, sacerdoti, diacono, persone consacrate e gli altri fedeli, ti diciamo grazie per il tuo servizio, che gli acciacchi dell’età rendono più faticoso, non solo per la celebrazione dell’Eucaristia e l’assiduità al confessionale, ma anche la tua testimonianza di costante preghiera. 23 Comunità in cammino Momenti dell'ordinazione di frà Andrea Allo stesso, con te, fra’ Andrea, rendiamo grazie al Signore uno e trino, a Maria, al tuo Santo fondatore; a ciò si aggiunge il nostro grazie, come Coccagliesi, a Colui che ha voluto scegliere un figlio di san Giovanni di Dio tra i figli di Coccaglio; ci facciamo portavoce di coloro che, nel tuo ministero sacerdotale-ospedaliero, hai accostato e servito in questi quarant’anni. Per ambedue voi, la nostra preghiera riconoscente. don Giovanni 24 Comunità in cammino I l 18 maggio è stata una giornata speciale per i ragazzi del Gruppo Emmaus: hanno ricevuto il sacramento della Cresima e si sono accostati per la prima volta alla Mensa Eucaristica. Emozionati, titubanti, intimoriti e consapevoli (per quanto la loro giovane età possa concedere) si sono avviati in corteo verso la chiesa accompagnati dai genitori e dai padrini (anche loro non meno emozionati dei ragazzi). La banda musicale coccagliese ha accompagnato il corteo dal Focolare fino alla chiesa tra ali folla sempre più numerosa. Con la guida accurata di don Fabrizio, la cerimonia si è sviluppata senza particolari intoppi. Un grazie va ai nostri sacerdoti don Giovanni e don Fabrizio, al diacono Francesco, al vescovo mons. Luigi Morstabilini per aver impartito i Sacramenti e per la semplicità del suo discorso, ai nostri agenti di Polizia Municipale per il servizio reso, alla banda e, in modo principale, ai genitori, padrini/madrine e a tutti i ragazzi che con la loro freschezza, semplicità e gioia hanno reso questa giornata indimenticabile. Gruppo “Emmaus” di Doriano Deleidi C on l’anno di “Emmaus”, il cammino di Iniziazione Cristiana di questo gruppo è arrivato alla fase più importante, la celebrazione per i ragazzi della Cresima e della Piena partecipazione all’Eucaristia. Sono passati cinque anni dal primo incontro, le mie aspettative non erano di “convertire” i partecipanti ad una fede matura, ma di creare un po’ di interesse per l’argomento religioso cristiano, oggi decisamente accantonato se non addirittura indirizzo di critiche e avversione. Mi sono però reso conto che quest’ultima situazione è il risultato di preconcetti che molte persone hanno in testa e di una mancanza di conoscenza dei contenuti del cristianesimo. Spero che qualcuno durante questi anni abbia “scoperto” qualcosa di nuovo, come la riscoperta di una persona amata, abbandonata perché la si era mal compresa o perché si era fatta conoscere male e che, di colpo, appare come quello che è veramente, sotto una luce nuova e con una nuova attrattiva. Una cosa dovrebbe essere apparsa chiaramente: si sta parlando di ricominciare a credere; ciò non si- 25 gnifica per nulla ritornare indietro, non si tratta di riprendere un percorso religioso nel punto in cui lo si era lasciato, ma di andare avanti, di ripensare a tutta la propria storia di esperienze, di gioie e di pene, di convinzioni e di dubbi, per ricominciare a credere diversamente, su altre basi, con una freschezza, un’intelligenza e una libertà nuove. C’è la possibilità di incontrare delle proposte di fede giuste, coerenti e pertinenti, che si possono sperimentare come salutari per la vita e che permettono di congedarsi senza rimpianti da altre rappresentazioni religiose sterili, persino alienanti, che purtroppo oggi sono molto diffuse e addirittura in crescita. Non è facile distinguere le proposte, anche nello stesso cattolicesimo convivono diversi pensieri. E’ quindi necessario riflettere, senza fretta, ricercare il Comunità in cammino senso con impegno e responsabilità, con l’obiettivo di raggiungere una più grande profondità, verità e qualità della vita.L’importante è seguire il sentiero che arriva alla vetta: Gesù di Nazareth, tramite lui possiamo arrivare a Dio. Ci sono anche altri sentieri, ma nessuno arriva in cima, magari vicino, ma non in cima. Quindi la sua conoscenza è essenziale, e la sua conoscenza avviene nelle scritture, nel Nuovo Testamento in particolare. Questo punto è fondamentale per il cristianesimo. R iporto alcuni passaggi che mi sembrano illuminanti sull’argomento, dalla lettera del settembre 2013 del nostro Vescovo ai sacerdoti bresciani: “Certo, il Gesù della storia mi interessa, e tanto. Ma mi interessa perché è proprio lui quel Gesù che è risorto e attraverso le parole e le opere terrene di Gesù so quali sono le sue parole e le sue azioni oggi… Attraverso la conoscenza del Gesù dei vangeli imparo a conoscere chi sia il Risorto che agisce nella mia vita… Trascurare le Scritture sarebbe come trascurare, in un rapporto di amicizia o di coppia, l’ascolto personale dell’altro, accontentandosi di informazioni riportate su di lui… Così nasce la fede cristiana e così cresce la Chiesa: a partire da una risposta personale all’annuncio del vangelo... .abbiamo bisogno di persone per le quali l’adesione di fede a Cristo sia l’espressione di una scelta personale; persone che hanno ricevuto l’annuncio del vangelo, lo hanno riconosciuto con riconoscenza come un annuncio di salvezza rivolto a loro da Dio e hanno deciso di aderire una volta per tutte a Cristo… In genere le nostre comunità cristiane sono fatte di persone buone, persone cristiane, ma che non hanno mai avuto l’occasione di interrogarsi seriamente sulla loro fede e quindi di decidere per la loro fede: sono cresciute in un ambiente cristiano, sono convinte che l’uomo ha bisogno di religione, che il cristianesimo non insegna il male, che aiuta a vivere meglio la propria umanità e quindi si dichiarano sinceramente cristiani; si stupirebbero se qualcuno mettesse in dubbio questa loro consapevolezza. Ma in realtà, non hanno mai deciso di essere cristiani, non conoscono il dramma e la radicalità del- la conversione. Per questo possono trascurare alcuni aspetti della vita di fede senza farsene problema; o possono mettere i gesti della fede insieme con alcune convinzioni che proprio cristiane non sono… Se non ci si appropria personalmente della conversione, se l’adesione a Cristo non viene da una decisione reale, tutto lo sviluppo successivo diventa difficile e faticoso e insicuro”. A questo punto dovrebbero nascere un sacco di domande proprio sulla conclusione di quest’anno di catechismo e sulla celebrazione dei sacra26 Comunità in cammino menti. Nell’ultimo incontro seguendo una riflessione del teologo Andrè Fossion ho proposto il cammino di fede come un percorso in quattro tempi: il tempo della simpatia per Gesù, il tempo dell’approfondimento serio (catecumenato) e della conversione, il tempo del consolidamento della fede ed infine il tempo della fede consolidata, matura, caratterizzato dalla partecipazione attiva alla vita ecclesiale, dall’assunzione di responsabilità, dalla trasmissione del Vangelo, dall’interlacciamento tra la fede e tutti gli impegni di vita professionale, sociopolitica e culturale. Ebbene, tutti o la maggioranza dei partecipanti all’incontro hanno detto di sentirsi al primo tempo, forse si comincia ad intravedere il secondo. Ma la partecipazione alla pratica sacramentale è qualcosa che trova la sua giusta dinamica soltanto nella vita di fede matura, così era agli inizi del cristianesimo fin dal battesimo. Non si tratta di un divieto legale di partecipare ai sacramenti, come anche nel caso dei divorziati, ma di una fondamentale questione di senso. Ci troviamo allora di fronte a qualcosa che non va, i tempi si sfasano, e le perplessità e la superficialità di molte persone sono comprensibili. È ben chiaro che non siamo assolutamente alla fine del cam- riflessione di Fossion propongo ai “ricomincianti” di vivere questa esperienza con una certa leggerezza, avanzando sui nuovi sentieri della fede con determinazione, serenamente, senza avere nulla da perdere, senza affanno, secondo i propri ritmi, con uno spazio di gratuità fondamentale, sperimentando il vangelo come carico di senso, ma, contemporaneamente, leggero da portare. “Quanto alla Chiesa, ciò che può imparare dai ricomincianti è l’umiltà. Un nuovo credente o un ricominciante nella fede sarà per lei sempre una sorpresa. Perché l’adesione di una persona al vangelo non è mai oggetto di conquista o risultato ottenuto con la forza. Il luogo stesso in cui (ri)nasce la fede non è in potere di nessuno. Il vangelo stesso parla della semente e del grano che crescono senza che si sappia in che modo. Non c’è affatto bisogno di un’evangelizzazione chiassosa o nello stile della con- mino, chi la pensa in questo modo non è riuscito a cogliere nulla né del senso degli incontri né del cristianesimo. Questi cinque anni non sono altro che l’inizio, pensare il contrario per sé e per i propri figli porterebbe alla triste conseguenza di vivere una religiosità senza fede e, senza neppure saperlo, vivere lontani da Dio pur partecipando assiduamente a riti religiosi. Sempre rifacendomi ad una quista. La disposizione giusta per la Chiesa consiste nel mettersi al servizio: servizio della memoria, mettendo a disposizione di tutti le ricchezze della sua tradizione; servizio dell’intelligenza, per un dialogo critico e benevolo dove gli uni e gli altri si scambiano le proprie convinzioni, i dubbi e i desideri; infine servizio della libertà, che non si divide. Non serve altro. I nostri contemporanei saranno certo in grado di discernere da sé ciò che li fa vivere” (Andrè Fossion, Ricominciare a credere). Spero ci rivedremo l’anno prossimo. 27 Comunità in cammino Gruppo “Gerusalemme” 25 maggio 28 Comunità in cammino 29 Comunità in cammino Pellegrinaggio alla Madonna del Bosco 23 maggio “Il pellegrino più illustre di questo santuario è stato Angelo Giuseppe Roncalli, poi papa Giovanni XXIII, ora santo”. È proprio per onorare la sua canonizzazione che ci siamo recati in pellegrinaggio alla Madonna del Bosco, in quel di Imbersago (Lc). Dell’affetto e della venerazione che egli sempre provò per quel santuario è testimonianza commovente questa lettera, colma di effusione lirica e venatura poetica, scritta al card. Montini, poi Paolo VI, allora arcivescovo di Milano, nella cui giurisdizione rientra anche il territorio lecchese. Lasciamo la parola a san Giovanni XXIII. “Ave mundi spes, Maria, ave mitis, ave pia” (Ex Seq. Mariali PP. Innocentii III) S ignor Cardinale, tutti i santuari di Maria mi sono cari; tanti ne visitai, quello di Lourdes ben dieci volte, ed altri senza numero, in Occidente ed in Oriente. Ma ricordo con particolare affetto il Santuario della Madonna del Bosco perché fu il sorriso della mia infanzia, la custodia e l’incoraggiamento della mia vocazione sacerdotale. Sempre ivi pellegrinai con senso di viva e non attenuata tenerezza durante gli anni del mio lungo servizio di Nostro Signore, della sua Chiesa e delle anime. La grazia più recente che quella cara Madonna si compiacque procurare alla mia umile persona di patriarca di Venezia fu, per l’incontro di circostanze meste e pie, il privilegio inaspettato di incoronare la sua bella statua che ispira tanta venerazione dalla nicchia chiara e splendente dove troneggia sopra l’altare maggiore del suo santuario. Quella data della domenica 29 agosto 1954 e la cerimonia della coronazione mi sono rimaste sul cuore con la dolcezza di un incanto indimenticabile. La statua di Maria, tenente in braccio Gesù Bambino, era stata trasferita presso la porta maggiore e sotto l’atrio del tempio. Oh! che spettacolo più celeste che di terra: la figura della Madre nostra serena e maestosa, sulla terrazza sovrastante il vertice della Scala Santa, dallo sfondo del fiume gorgogliante fra le due rive della Brianza e del Bergamasco, in faccia al panorama delizioso cui danno ornamento le pendici aperte e tranquille di Villa d’Adda e, verso sera, le ultime propaggini della Val S. Martino da Caprino a Celana, oltre Calolzio, oltre Somasca, ergentisi sui contrafforti del Resegone magnifico e dominatore. Nel momento della grande cerimonia gustavo, tremando di commozione, la compenetrazione del mio spirito con quello 30 devotissimo del Cardinale Arcivescovo Schuster, che mi aveva poco prima trasmessa la preghiera, su un biglietto di sua mano, forse l’ultimo scritto da lui, perché lo sostituissi in quel rito, occupato come egli trovavasi, languente, in una camera del Seminario Comunità in cammino Ma il saluto degli occhi non fu saluto del cuore, perché il cuore le rimase e le rimane fedele. Lo dimostra il dono che ora per le mani di Lei, signor Cardinale, mi sono permesso di offrire a quel santuario, cioè la collana d’oro di Venegono, a santificare le ore estreme della sua edificantissima vita di monaco e di pastore. L’indomani alle prime ore del mattino infatti l’anima del benemeritissimo e pio arcivescovo si sollevava verso le vie del cielo. Quattro anni dopo — giusto il 24 agosto 1958 — passai dalla Madonna del Bosco a risalutarla per l’ultima volta, non presago affatto che quella mia Messa domenicale sarebbe stato l’estremo addio dei miei occhi a quella statua benedetta, e che a due soli mesi di distanza mi attendeva a Roma l’‘exaltavi electum de plebe mea’, cioè la consacrazione dei resti della mia già lunga vita alle alte responsabilità del governo della Chiesa universale. con croce di pietre rare per adornare il petto di Maria. Ho scelto il dono tra gli oggetti più preziosi che, come Ella sa, accade sovente di ricevere qui in Vaticano, a scambio di segni di ossequio e di cordialità in occasione degli incontri con uomini di Stato e altri personaggi ragguardevoli. Questa collana mi fu offerta infatti dal Presidente della Repubblica Argentina, signor Arturo Frondizi, in occasione della sua nobile e graditissima visita, a conferma di cattolica fedeltà di quel grande paese, così ricco tra l’altro di ottime famiglie di antica derivazione italiana. Ho pensato che posto sul petto della Madre di Gesù quel monile si addica e si aggiunga molto bene all’aurea corona che le imposi sul capo or sono sei anni in nome e per procura del compianto Arcivescovo Schuster. S ignor Cardinale! Allietiamoci insieme di questa edificazione di 31 Comunità in cammino pietà Mariana, che è motivo di pace festosa e incoraggiante per questa brava gente nostra che dalle due rive dell’Adda sempre miti e tranquille ama volgere gli sguardi e le preghiere verso di Lei, la «regina e madre di misericordia». Quanta bellezza e soavità spirituale in questa nostra espressione di un comune sentimento di fede, di vita cristiana nobile e robusta e di sicurezza delle eterne ricompense. Nelle litanie così devote che da secoli riempiono di commossa poesia i santuari mariani di tutto il mondo è specialmente toccante la invocazione: Auxilium Christianorum, ora pro nobis. Nelle pagine intime di un celebre prelato del secolo scorso, io lessi aggiunta da lui l’altra invocazione, ad esercizio di sua pietà personale: Auxilium episcoporum, ora pro nobis. Non so scriverle altro, signor Cardinale, se non per ripeterle l’intimo compiacimento del sentirla unito al mio spirito nel continuare la duplice supplicazione che è sospiro, non affannoso ma incessante, verso la santificazione del clero fervoroso e pio di Milano, delle diocesi Lombarde e di tutto il popolo nostro buono, laborioso e fedele alla tradizione dei padri e degli avi. Ripensando alla Madonna del Bosco mi è sempre motivo di esultanza il ricordare che storicamente l’inizio di quella devozione reca il nome dell’arcivescovo di Milano Cardinale Federico Borromeo, — tanto nomini nullum par elogium —; e ricordare inoltre che il primo cappellano del santuario che ivi incontrai nella mia fanciullezza, e più volte mi benedisse, fu il sacerdote oblato Luigi Marelli, la cui bontà pastorale quale Vescovo di Bergamo per vent’anni ebbi poi in venerazione e religioso amore. Iohannes pp XXIII 32 Comunità in cammino CMYK Parrocchia S. Maria Nascente Organizzano la festa di S.ROCCO 2014 PRESSO L’ORATORIO FEMMINILE MARIA TONELLI DI VIA CAVOUR PROGRAMMA GIOVEDÌ VENERDÌ 14/08/14 Ore 19,00 15/08/14 Ore 12,30 Ore 19,00 Ore 19,30 SABATO 16/08/14 Ore 18,00 Ore 19,00 DOMENICA 17/08/14 Ore 12,30 Ore 19,00 PRIMI VESPRI DELL’ASSUNTA PRANZO CON SPIEDO (SU PREN.) ROSARIO MEDITATO APERTURA STAND GASTRONOMICO MUSICA E BALLO LISCIO S.MESSA E PROCESSIONE APERTURA STAND GASTRONOMICO TOMBOLE PRANZO (SU PREN.) (ravioli, salamine, pollo ai ferri) APERTURA STAND GASTRONOMICO MUSICA E BALLO LISCIO PER PRENOTARE LO SPIEDO DI VENERDÌ 15 AGOSTO (IN ORATORIO O DA ASPORTO) E IL PRANZO DI DOMENICA 17 AGOSTO (in Oratorio) TELEFONARE ENTRO MARTEDÌ 12 CONTATTI: Oratorio Femm. 030.7721625 / Pierino 030.7721102 / Rosa 329.7051370 Le serate saranno allietate da tombolate con ricchi premi Venerdì e Domenica sera DJ PEPITO ci allieterà con musica dal vivo e ballo liscio IN CASO DI PIOGGIA, ASSICURIAMO POSTI AL COPERTO. 33 Comunità aperta Desiderio di carità ( di G. Pedrali ) «Desiderate e cercate ardentemente i doni maggiori. E ora vi mostrerò una via che é la via per eccellenza: Quand'io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho carità, divento un rame risonante o uno squillante cembalo. E quando avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e avessi tutta la fede in modo da trasportare i monti, se non ho carità non sono nulla. E quando distribuissi tutte le mie facoltà per nutrire i poveri, e quando dessi il mio corpo ad essere arso, se non ho carità, ciò niente mi giova. La carità é paziente, é benigna; la carità non invidia; la carità non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non si inasprisce, non sospetta il male, non gode della ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa» 1° Corinzi 12, 31 - 13, 1-7- N ella Prima lettera ai Corinzi, Paolo si rivolge ad una comunità cristiana che cerca di definire meglio la sua identità, non solo in termini di dottrina: una delle questioni centrali affrontate nella lettera è infatti cosa significhi realmente essere "cristiano". La maggior parte del capitolo precedente è dedicata ai carismi; dalle parole di Paolo sembra trasparire una sorta di conflitto riguardo al possesso di tali doni, ed è per questo che egli prosegue spiegando che anche nella diversità dei carismi, senza la carità, questi non valgono nulla. In questa lettera, l’apostolo delle genti, ci propone una via per eccellenza senza precedenti e che potrebbe indurci a ritenere il Cristianesimo un'utopia mai realizzata. In realtà la profondità del pensiero paolino, in sintonia con quello di Cristo, rappresenta l'essenza stessa del Cristianesimo; quel modo cioè di pensare e di vivere per cui Cristo stesso é venuto in questa terra ed é morto sulla croce. Paolo non ci fa intravedere soltanto uno squarcio della Nuova Creazione alla quale noi tutti aneliamo e che rappresenta la meta ultima di tutte le nostre speranze, ma ci fa chiaramente comprendere che possiamo avere un anticipo di questa Nuova Creazione anche in questa nostra vita travagliata e tormentata. Questa Nuova Creazione non é un evento che si verificherà soltanto in un lontano futuro, ma può aver inizio anche oggi, in questa vita terrena, a condizione però che tutte le nostre scelte non siano condizionate dal nostro egoismo, ma siano motivate da sentimenti di pace, di fratellanza, di amore, di comprensione, di tolleranza, di solidarietà verso coloro che ci sono vicini e verso il mondo intero. La carità per Paolo é talmente grande che senza di essa non avrebbero alcun senso neppure i più alti e nobili sacrifici morali come quello ad esempio di donare ai poveri tutto ciò che si possiede. L'apostolo Paolo arriva addirittura al culmine affermando che senza carità anche il martirio stesso per testimoniare la propria fede in Cristo, sarebbe un gesto vuoto e senza significato. Egli dunque colloca l'amore al di sopra sia dei poteri taumaturgici, sia di quella che, a giu34 dizio umano, é la più elevata azione morale. Ogni cosa deve essere necessariamente completata con l'amore e senza questo amore ogni possibile perfezione religiosa perde ogni valore perché l'uomo mira soltanto all'affermazione di sé stesso. Ogni potere o dono religioso ed ogni azione morale, anche la più esaltante agli occhi degli uomini, finiscono prima o poi per degenerare ed arrivare al massimo della corruzione, se non sono ispirate dall'amore. Se da un lato, la carità è un singolare dono di Dio, dall’altro, esso è consegnato all’uomo come un vero e proprio compito. Sì, amare è un compito proprio dell’esistenza umana, un contrassegno e un fondamento prima della santità di Dio e poi della santità dell’uomo. Essere Santi, infatti, significa amare e noi sappiamo che Dio è tre volte Santo perché Egli è infinito amore. Quella di Paolo, è una chiara esortazione che sottolinea non tanto cosa sia o meno la vera carità, quanto cosa potremmo mai compiere nella vita senza l’amore che – non dimentichiamolo – è una virtù che, assieme alla fede e alla speranza, Dio ci consegna nel giorno del Battesimo. Le espressioni dell’inno sono tutte molto eloquenti; menzioniamo solo l’ultima: “Se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova” (1Cor 13, 3). In altri termini, non pesiamo mai la carità in base alle nostre opere ma impariamo a pesare sempre le nostre opere secondo l’ideale della carità. Preghiamo perché si irrobustisca sempre più la buona volontà dei cristiani e perché cresca la nostra dedizione disinteressata per il Vangelo e i fratelli. Comunità aperta LA CHIESA NEL MONDO Mosul contava circa 35mila fedeli. Negli undici anni successivi all’inizio della guerra, il numero era tragicamente sceso a circa 3mila. “Ora non vi è probabilmente rimasto più nessuno”. IRAQ Arcivescovo Di Mosul: “NON RESTA PIÙ NESSUNO” “Mai avevamo assistito a qualcosa di simile. Una grande città come Mosul in preda al caos e ai gruppi armati”, commenta così monsignor Amel Shimon Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, sulla tragica situazione della seconda città dell’Iraq, assediata da quasi due giorni. Gli scontri, racconta il presule, hanno avuto inizio giovedì 5 giugno, ma in principio erano circoscritti ad alcuni quartieri della parte occidentale della città. “L’esercito ha cominciato a bombardare le aree interessate, ma poi nella notte tra lunedì e martedì, improvvisamente le forze armate e la polizia hanno abbandonato Mosul, lasciandola in balia degli aggressori”. Più della metà degli abitanti e l’intera comunità cristiana sono immediatamente fuggite verso la vicina piana delle Ninive. “Fino alle 5 di ieri mattina abbiamo accolto le famiglie in fuga e abbiamo cercato di trovare loro un alloggio nelle scuole, nelle aule del catechismo, nelle case abbandonate”, dice monsignor Nona che ora si trova a Tall Kayf, un villaggio posto a circa tre chilometri a Nord di Mosul. “Ormai tutti i cristiani hanno abbandonato la città”, dice Mons. Nona. Nel 2003 la comunità cristiana di CILE Dighe in Patagonia: BLOCCATO IL PIANO, VINCONO LE COMUNITÀ R agioni di sostenibilità ambientale hanno avuto un peso decisivo nella revoca delle autorizzazioni per Hidroaysén, un progetto controverso che prevede la costruzione di cinque dighe in una regione incontaminata della Patagonia circa 1600 chilometri a sud di Santiago. La decisione è stata comunicata dal governo del Cile ieri pomeriggio, entro la scadenza fissata a marzo per una valutazione di decine di ricorsi presentati dalle comunità interessate dal progetto e da organizzazioni impegnate nella difesa dell’ambiente. Dal 2007 Hidroaysén si scontrava con forti opposizioni, a livello sia locale che nazionale e internazionale. Le dighe avrebbero dovuto essere costruite da un consorzio del quale fa parte la società italiana Enel, attraverso la controllata Endesa. [V.G.] SUDAN LA CONDANNA DI MERIAM È PERSECUZIONE DEI CRISTIANI L a condanna a morte di Meriam Yehya Ibrahim, una donna cristiana accusata di apostasia, è una “chiara e diretta persecuzione dei cristiani in Sudan”. Lo denunciano le Chiese cristiane in Sudan riunite nel Consiglio sudanese delle Chiese (SCC). In una dichiarazione, pervenuta a Fides, 35 il Consiglio chiede l’annullamento della sentenza di condanna e l’immediato rilascio della donna. Le Chiese ricordano che la condanna viola gli articoli 31 e 38 della Costituzione provvisoria e sottolineano che il Sudan ha sottoscritto la Carta internazionale dei diritti umani che prevede la libertà di culto e di coscienza. Meriam, 27 anni, figlia di un musulmano, è accusata di apostasia e di adulterio per aver sposato un cristiano e non aver rinnegato la propria fede cristiana trasmessagli dalla madre; oltre alla condanna a morte rischia pure di subire la flagellazione con 100 frustate. La donna, all’ottavo mese di gravidanza al momento dell’incarcerazione, ha partorito in carcere una bambina. C'è confusione sulla sorte di Meriam: dopo che una dichiarazione del sottosegretario agli Esteri sudanese aveva fatto sperare in una imminente liberazione della donna, è arrivata la precisazione del ministro degli Esteri sudanese: la sua scarcerazione – ha detto - dipende dall'esito del ricorso in Corte d'appello. [da Radio Vaticana] INDIA RADICALI INDÙ CONTRO LE COMUNITÀ CRISTIANE: OMICIDI E TORTURE L Il Global Council of Indian Christians (Gcic) conferma ad AsiaNews due casi, avvenuti in Orissa e in Bihar. Nel primo un uomo è stato torturato e ucciso "per errore": gli aggressori volevano assassinare il figlio appena battezzato. Nel secondo gli estremisti hanno pestato un'intera famiglia, senza risparmiare i bambini: avevano incontrato il pastore della Chiesa locale. 11-06-2014 Comunità aperta LA CHIESA IN EUROPA EUROPA Maggio - 2014Fesmi Questo editoriale è sottoscritto dalle testate missionarie italiane aderenti alla Fesmi (Federazione della Stampa Missionaria Italiana) tra cui anche Missioni Consolata. O ggi la percentuale degli europei che non hanno fiducia nel parlamento comunitario supera di 8 punti quella di coloro che invece ne hanno. Solo qualche anno fa gli estimatori erano oltre il 30% in più dei detrattori. Ancora più accentuata è la perdita di fiducia nei confronti della Commissione, del Consiglio e soprattutto della Banca centrale. Eppure a Bruxelles si decidono le sorti di mezzo miliardo di cittadini di 28 paesi. Scegliere una lista e individuare un candidato da votare, quindi, non possono essere atti stanchi e inconsapevoli. Il voto del prossimo 25 maggio è lo strumento – l’unico – in nostro possesso per indicare un nuovo percorso, per incamminarci sulla strada di un’altra Europa: quella dell’eguaglianza, dei beni comuni, dell’accoglienza, della pace. Per questo, come riviste missionarie, riteniamo che i rappresentanti eletti a Strasburgo e Bruxelles debbano avere a cuore almeno cinque grandi tematiche: gli Epa (Accordi di partenariato economico); la pace e il commercio delle armi; l’emigrazione e l’immigrazione; la cooperazione internazionale e il volontariato; la libertà religiosa. 1 Con gli Accordi di partenariato economico, l’Ue chiede ai paesi Acp (Africa, Caribi, Pacifico) di eliminare le barriere protezionistiche in nome del libero scambio. Le nazioni africane, togliendo i dazi e aprendosi alla concorrenza, permettono all’a- gricoltura europea, che vende i suoi prodotti a basso costo perché sostenuta da denaro pubblico, di invadere i loro mercati, con conseguenze potenzialmente drammatiche. Sono pertanto accordi da rivedere. 2 Per uscire dalla crisi, Bruxelles vuole sostenere lo sviluppo delle capacità militari continentali, con l’obiettivo di fare dell’industria armiera un volano economico. Una scelta intollerabile per chi ricerca le vie del dialogo e del disarmo per risolvere situazioni di tensione e ostilità. Ci vuole un nuovo modello di difesa che trasformi l’Europa in una potenza di pace, a cominciare dalla costituzione dei Corpi Civili di Pace europei, come forza d’intervento tesa alla prevenzione e ricomposizione nonviolenta dei conflitti. I casi della Siria e dell’Ucraina sono un monito per tutti. 3 Sui temi dell’immigrazione, è urgente una riforma del regolamento di Dublino: introdotto nel 2003 per chiarire le competenze dei singoli stati sulle domande di asilo politico, si è rivelato uno strumento inadeguato e in contrasto con il principio di protezione dei rifugiati. Più in generale, l’Europa deve dimostrare che quello dell’accoglienza è tra i suoi principi fondativi. 36 4 A ciò contribuirebbe l’omogeneizzazione delle legislazioni nazionali in tema di cooperazione. L’Europa, tramite i suoi paesi, è il primo donatore per l’Africa. Ma spesso le sue azioni sono dispersive, non legate a un progetto comune, e quindi poco efficaci. La cooperazione deve diventare lo strumento principe per una politica di pace che voglia garantire la convivenza e il benessere, nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti i cittadini e valorizzando il contributo gratuito e volontario della società civile. 5 Infine, c’è il tema della libertà religiosa: parrebbe un diritto garantito e tutelato nel Vecchio Continente. Invece ha bisogno di un buon restauro perché l’Europa non è immune da casi di violazione della libertà di credo, di attacchi a membri delle minoranze religiose sulla base delle loro convinzioni, e di discriminazioni per motivi religiosi. La stessa attenzione che chiediamo alle istituzioni europee nei confronti dei paesi non europei, la chiediamo anche nei confronti dei paesi membri dell’Ue. I candidati parlamentari attraverso i loro programmi che manifestino sensibilità su questi temi, i cittadini attraverso la scelta di tali candidati, possono far imboccare all’Ue la strada del cambiamento. Federazione Stampa Missionaria Italiana Comunità aperta INCONTRO TRA PAPA FRANCESCO E BARTOLOMEO I, IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DELL’INCONTRO A GERUSALEMME TRA PAPA PAOLO VI E IL PATRIARCA ATENAGORA CELEBRAZIONE ECUMENICA Basilica del Santo Sepolcro (Jerusalem) Domenica, 25 maggio 2014 Diamo all’evento a cui abbiamo potuto assistere in diretta il rilievo che merita, perché esso potrebbe costituire una pietra miliare nel cammino verso la ritrovata unità tra Chiesa d’Occidente e Chiesa d’Oriente, tra Roma e Costantinopoli. Riportiamo perciò il testo dei discorsi, quello della dichiarazione congiunta e una pagina conclusiva sul “precursore” dell’incontro celebrato da Francesco e Bartolomeo. Parole del Santo Padre Francesco Santità, carissimi fratelli Vescovi, carissimi fratelli e sorelle, in questa Basilica, alla quale ogni cristiano guarda con profonda venerazione, raggiunge il suo culmine il pellegrinaggio che sto compiendo insieme con il mio amato fratello in Cristo, Sua Santità Bartolomeo. Lo compiamo sulle orme dei nostri venerati predecessori, il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora, i quali, con coraggio e docilità allo Spirito Santo, diedero luogo cinquant’anni fa, nella Città santa di Gerusalemme, allo storico incontro tra il Vescovo di Roma e il Patriarca di Costantinopoli. Saluto cordialmente tutti voi presenti. In particolare, ringrazio vivamente per avere reso possibile questo momento Sua Beatitudine Teofilo, che ha voluto rivolgerci gentili parole di benvenuto, come pure a Sua Beatitudine Nourhan Manoogian e al Reverendo Padre Pierbattista Pizzaballa. vuota, quel sepolcro nuovo situato in un giardino, dove Giuseppe d’Arimatea aveva devotamente deposto il corpo di Gesù, è il luogo da cui parte l’annuncio della Risurrezione: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti”» (Mt 28,5-7). Questo annuncio, confermato dalla testimonianza di coloro ai quali apparve il Signore Risorto, è il cuore del messaggio cristiano, trasmesso fedelmente di generazione in generazione, come fin dal principio at- E ’ una grazia straordinaria essere qui riuniti in preghiera. La Tomba 37 testa l’apostolo Paolo: «A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture” (1 Cor 15,3-4). E’ il fondamento della fede che ci unisce, grazie alla quale insieme professiamo che Gesù Cristo, unigenito Figlio del Padre e nostro unico Signore, «patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte» (Simbolo degli Apostoli). Ciascuno di noi, ogni battezzato in Cristo, è spiritualmente risorto da questo sepolcro, poiché tut- Comunità aperta ti nel Battesimo siamo stati realmente incorporati al Primogenito di tutta la creazione, sepolti insieme con Lui, per essere con Lui risuscitati e poter camminare in una vita nuova (cfr Rm 6,4). Accogliamo la grazia speciale di questo momento. Sostiamo in devoto raccoglimento accanto al sepolcro vuoto, per riscoprire la grandezza della nostra vocazione cristiana: siamo uomini e donne di risurrezione, non di morte. Apprendiamo, da questo luogo, a vivere la nostra vita, i travagli delle nostre Chiese e del mondo intero nella luce del mattino di Pasqua. Ogni ferita, ogni sofferenza, ogni dolore, sono stati caricati sulle proprie spalle dal Buon Pastore, che ha offerto sé stesso e con il suo sacrificio ci ha aperto il passaggio alla vita eterna. Le sue piaghe aperte sono come il varco attraverso cui si riversa sul mondo il torrente della sua misericordia. Non lasciamoci rubare il fondamento della nostra speranza, che è proprio questo: Christòs anesti! Non priviamo il mondo del lieto annuncio della Risurrezione! E non siamo sordi al potente appello all’unità che risuona proprio da questo luogo, nelle parole di Colui che, da Risorto, chiama tutti noi “i miei fratelli” (cfr Mt 28,10; Gv 20,17). C erto, non possiamo negare le divisioni che ancora esistono tra di noi, discepoli di Gesù: questo sacro luogo ce ne fa avvertire con maggiore sofferenza il dramma. Eppure, a cinquant’anni dall’abbraccio di quei due venerabili Padri, riconosciamo con gratitudine e rinnovato stupore come sia stato possibile, per impulso dello Spirito Santo, compiere passi davvero importanti verso l’unità. Siamo consapevoli che resta da percorrere ancora altra strada per raggiungere quella pienezza di comunione che possa esprimersi anche nella condivisione della stessa Mensa eucaristica, che ardentemente desideriamo; ma le divergenze non devono spaventarci e paralizzare il nostro cammino. Dobbiamo credere che, come è stata ribaltata la pietra del sepolcro, così potranno essere rimossi tutti gli ostacoli che ancora impediscono la piena comunione tra noi. Sarà una grazia di risurrezione, che possiamo già oggi pregustare. Ogni volta che chiediamo perdono gli uni agli altri per i peccati commessi nei confronti di 38 altri cristiani e ogni volta che abbiamo il coraggio di concedere e di ricevere questo perdono, noi facciamo esperienza della risurrezione! Ogni volta che, superati antichi pregiudizi, abbiamo il coraggio di promuovere nuovi rapporti fraterni, noi confessiamo che Cristo è davvero Risorto! Ogni volta che pensiamo il futuro della Chiesa a partire dalla sua vocazione all’unità, brilla la luce del mattino di Pasqua! A tale riguardo, desidero rinnovare l’auspicio già espresso dai miei Predecessori, di mantenere un dialogo con tutti i fratelli in Cristo per trovare una forma di esercizio del ministero proprio del Vescovo di Roma che, in conformità con la sua missione, si apra ad una situazione nuova e possa essere, nel contesto attuale, un servizio di amore e di comunione riconosciuto da tutti (cfr Giovanni Paolo II, Enc. Ut unum sint, 95-96). M entre sostiamo come pellegrini in questi santi Luoghi, il nostro ricordo orante va all’intera regione del Medio Oriente, purtroppo così spesso segnata da violenze e conflitti. E non dimentichiamo, nella nostra preghiera, tanti altri uomini e donne che, in diverse parti del pianeta, soffrono a motivo della guerra, della povertà, della fame; così come i molti cristiani perseguitati per la loro fede nel Signore Risorto. Quando cristiani di diverse confessioni si trovano a soffrire insieme, gli uni accanto agli altri, e a prestarsi gli uni gli altri aiuto con carità fraterna, si realizza un ecumenismo della sofferenza, si Comunità aperta realizza l’ecumenismo del sangue, che possiede una particolare efficacia non solo per i contesti in cui esso ha luogo, ma, in virtù della comunione dei santi, anche per tutta la Chiesa. Quelli che per odio alla fede uccidono, perseguitano i cristiani, non domandano loro se sono ortodossi o se sono cattolici: sono cristiani. Il sangue cristiano è lo stesso. Santità, amato Fratello, carissimi fratelli tutti, mettiamo da parte le esitazioni che abbiamo ereditato dal passato e apriamo il nostro cuore all’azione dello Spirito Santo, lo Spirito dell’Amore (cfr Rm 5,5) per camminare insieme spediti verso il giorno benedetto della nostra ritrovata piena comunione. In questo cammino ci sentiamo sostenuti dalla preghiera che Gesù stesso, in questa Città, alla vigilia della sua passione, morte e risurrezione, ha elevato al Padre per i suoi discepoli, e che non ci stan- chiamo con umiltà di fare nostra: «Che siano una sola cosa … perché il mondo creda» (Gv 17,21). E quando la disunione ci fa pessimisti, poco coraggiosi, sfiduciati, andiamo tutti sotto il manto della Santa Madre di Dio. Quando nell’anima cristiana ci sono turbolenze spirituali, soltanto sotto il manto della Santa Madre di Dio troveremo pace. Che Lei ci aiuti in questo cammino. Discorso del Patriarca ecumenico Sua Santità Bartolomeo I «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto» (Mt 28,5-6). V ostra Santità e amato fratello in Cristo, Vostra Beatitudine Patriarca della Città Santa di Gerusalemme, amatissimo fratello e concelebrante nel Signore, Vostre Eminenze, Vostre Eccellenze, e molto reverendi rappresentanti delle Chiese e delle confessioni cristiane, Stimati fratelli e sorelle, È con timore, emozione e rispetto che noi ci troviamo davanti al "luogo dove il Signore giacque", la vivificante tomba dalla quale è emersa la vita. e noi rendiamo gloria a Dio misericordioso, che ha reso degni noi, Suoi indegni servi, della suprema benedizione di farci pellegrini nel luogo in cui si è rivelato il mistero della salvezza del mondo. «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen 28,17). Siamo venuti qui come la donna che porta la mirra il primo giorno della settimana «per vedere il sepolcro» (Mt 28,1), e anche noi come le donne ascoltiamo l'esortazione an- gelica :«Non abbiate paura». Togliete dai vostri cuori ogni paura, non esitate, non disperate. Questa tomba irradia messaggi di coraggio, speranza e vita. I l primo e più grande messaggio che scaturisce da questo sepolcro vuoto è che la morte, questo nostro "ultimo nemico" (cfr 1 Cor 15,26), fonte di ogni paura e di ogni passione, è stato sconfitto; essa non detiene più la parola finale nella nostra vita. È stata vinta dall'amore, da Lui, che volontariamente ha accettato di patire la morte per amore degli altri. Ogni morte per amore, per amore dell'altro, è trasformata in vita, vera vita. «Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte e a quelli che giacevano nella tomba Egli ha concesso la vita». Non si abbia allora paura della morte; non si abbia paura neppure del male, nonostante qualsiasi forma possa as39 sumere nella nostra vita. La Croce di Cristo si è addossata tutte le frecce del male: l'odio, la violenza, l'ingiustizia, il dolore, l'umiliazione - qualsiasi cosa sofferta dai poveri, dalle persone fragili, dagli oppressi, dagli sfruttati, dagli emarginati e dagli afflitti in questo mondo. Comunque sia chiaro: chiunque, come nel caso di Cristo, è crocifisso in questa vita, vedrà seguire la risurrezione alla croce; l'odio, la violenza e l'ingiustizia non hanno futuro, che invece appartiene alla giustizia, all'a- Comunità aperta more e alla vita. Perciò si dovrebbe lavorare per questo fine con tutte le risorse disponibili, risorse d'amore, di fede e di pazienza. Cionondimeno, vi è un altro messaggio che promana da questa venerabile tomba, dinanzi alla quale ci troviamo in questo momento. È il messaggio che la storia non può essere programmata, che l'ultima parola nella storia non appartiene all'uomo, ma a Dio. Le guardie del potere secolare hanno sorvegliato invano questa tomba. Invano hanno posto una gran pietra a chiusura dell'ingresso cosicché nessuno potesse farla rotolare via. Sono vane le strategie di lungo termine dei poteri mondani e a ben vedere, tutto è contingente di fronte al giudizio e alla volontà di Dio. Qualsiasi sforzo dell'umanità contemporanea di modellare il suo futuro autonomamente e senza Dio è una vana presunzione. altre forme di discriminazione; ciò che è ancora peggio è che esse permeano frequentemente persino la vita religiosa delle persone. Il fanatismo religioso minaccia ormai la pace in molte regioni del globo, dove lo stesso dono della vita viene sacrificato sull'altare dell'odio religioso. Davanti a tale situazione, il messaggio che promana dalla tomba che dà la vita è urgente e chiaro: amare l'altro, l'altro con le sue differenze, chi con Sua Santità Papa Francesco, come loro successori, seguendo le loro orme e onorando la loro eroica iniziativa. Ci siamo scambiati un abbraccio d'amore, per continuare il cammino verso la piena comunione nell'amore e nella verità (cfr Ef 4,15) affinché «il mondo creda» (Gv 17,21), poiché nessun altra via conduce alla vita eccetto la via dell'amore, della riconciliazione, della pace autentica e della fedeltà alla Verità. segue altre fedi e confessioni. Amarli come fratelli e sorelle. L'odio conduce alla morte, mentre l'amore «scaccia il timore» (1 Gv 4,18) e conduce alla vita. Questo è il cammino che tutti i cristiani sono chiamati a seguire nelle loro relazioni reciproche - a qualsiasi Chiesa o confessione appartengano - con ciò fornendo un esempio per il mondo intero. La strada può essere lunga e faticosa; davvero a qualcuno può alle volte apparire un impasse. Comunque è l'unica via che porta all'adempimento della volontà del Signore che «tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). È questa divina volontà che ha aperto la strada percorsa dalla guida della nostra fede, il nostro Signore Gesù Cristo, crocifisso e risorto in questo luogo santo. A Lui appartiene la gloria e il potere, in unità col Padre e lo Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen. «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio» (1 Gv 4,7). I nfine, questa tomba sacra ci invita a respingere un altro timore che forse è il più diffuso nella nostra era moderna, vale a dire la paura dell'altro, del diverso, la paura di chi aderisce ad un'altra fede, un'altra religione o un'altra confessione. In molte delle nostre società contemporanee rimangono tuttora diffuse le discriminazioni razziali e C ari amici, cinquant'anni fa, due grandi guide della Chiesa, il Papa Paolo VI e il Patriarca Ecumenico Atenagora, scacciarono il timore, scacciarono via da sé il timore che aveva prevalso per un millennio, una paura che mantenne le due antiche Chiese, quella occidentale e quella orientale, a distanza l'una dall'altra, qualche volta addirittura costituendosi gli uni contro gli altri. Invece, da quando si sono posti davanti a questo spazio sacro, essi hanno mutato la paura nell'amore. E così siamo qui 40 Comunità aperta TESTO DELLA DICHIARAZIONE COMUNE FIRMATA DA FRANCESCO E BARTOLOMEO N ello stesso palazzo della Delegazione Apostolica che ospitò, cinquant’anni fa, lo storico incontro tra Papa Paolo VI ed il Patriarca Athenagoras (“stesso palazzo e stessa stanza” come ha ricordato Padre Lombardi), Papa Francesco ed il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo hanno firmato una Dichiarazione Comune di cui riportiamo il testo integrale: dagli Apostoli, espresso e trasmesso a noi dai Concili ecumenici e dai Padri della Chiesa. Pienamente consapevoli di non avere raggiunto l’obiettivo della piena comunione, oggi ribadiamo il nostro impegno a continuare a camminare insieme verso l’unità per la quale Cristo Signore ha pregato il Padre, “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21). 1 Come i nostri venerati predecessori, il Papa Paolo VI ed il Patriarca Ecumenico Athenagoras, si incontrarono qui a Gerusalemme cinquant’anni fa, così anche noi, Papa Francesco e Bartolomeo, Patriarca Ecumenico, abbiamo voluto incontrarci nella Terra Santa, “dove il nostro comune Redentore, Cristo Signore, è vissuto, ha insegnato, è morto, è risuscitato ed è asceso al cielo, da dove ha inviato lo Spirito Santo sulla Chiesa nascente” (Comunicato congiunto di Papa Paolo VI e del Patriarca Athenagoras, pubblicato dopo l’incontro del 6 gennaio 1964). Questo nostro incontro, un ulteriore ritrovo dei Vescovi delle Chiese di Roma e di Costantinopoli, fondate rispettivamente dai due fratelli Apostoli Pietro e Andrea, è per noi fonte di intensa gioia spirituale e ci offre l’opportunità di riflettere sulla profondità e sull’autenticità dei legami esistenti tra noi, frutto di un cammino pieno di grazia lungo il quale il Signore ci ha guidato, a partire da quel giorno benedetto di cinquant’anni fa. 3 Ben consapevoli che tale unità si manifesta nell’amore di Dio e nell’amore del prossimo, aneliamo al giorno in cui finalmente parteciperemo insieme al banchetto eucaristico. Come cristiani, ci spetta il compito di prepararci a ricevere questo dono della comunione eucaristica, secondo l’insegnamento di Sant’Ireneo di Lione, attraverso la professione dell’unica fede, la preghiera costante, la conversione interiore, il rinnovamento di vita e il dialogo fraterno (Adversus haereses, IV,18,5. PG 7, 1028). Nel raggiungere questo obiettivo verso cui orientiamo le nostre speranze, manifesteremo davanti al mondo l’amore di Dio e, in tal modo, saremo riconosciuti come veri discepoli di Gesù Cristo (cf Gv 13,35). 4 A tal fine, un contributo fondamentale alla ricerca della piena comunione tra Cattolici ed Ortodossi è offerto dal dialogo teologico condotto dalla Commissione mista internazionale. Durante il tempo successivo dei Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e del Patriarca Dimitrios, il progresso realizzato dai nostri incontri teologici è stato sostanziale. Oggi vogliamo esprimere il nostro sentito apprezzamento per i risultati raggiunti, così come per gli sforzi che attualmente si stanno compiendo. Non si tratta di un mero esercizio teorico, ma di un esercizio nella verità e nella carità, che richiede una sempre più profonda conoscenza delle tradizioni gli uni degli altri, per comprenderle e per apprendere da esse. Per questo, affermiamo ancora una volta che il dialogo teologico non cerca un minimo comune denominatore teologico sul quale raggiungere un compromesso, ma si basa piuttosto sull’approfondimento della verità tutta intera, che Cristo ha donato alla sua Chiesa e che, mossi dallo Spirito Santo, non cessiamo mai di comprendere meglio. Affermiamo quindi insieme che la nostra fedeltà al Signore esige l’incontro fraterno ed il vero dialogo. Tale ricerca comune non ci allontana dalla verità, piuttosto, attraverso uno scambio di doni, ci condurrà, sotto la guida dello Spirito, a tutta la verità (cf Gv 16,13). 2 Il nostro incontro fraterno di oggi è un nuovo, necessario passo sul cammino verso l’unità alla quale soltanto lo Spirito Santo può guidarci: quella della comunione nella legittima diversità. Ricordiamo con viva gratitudine i passi che il Signore ci ha già concesso di compiere. L’abbraccio scambiato tra Papa Paolo VI ed il Patriarca Athenagoras qui a Gerusalemme, dopo molti secoli di silenzio, preparò la strada ad un gesto di straordinaria valenza, la rimozione dalla memoria e dal mezzo della Chiesa delle sentenze di reciproca scomunica del 1054. Seguirono scambi di visite nelle rispettive sedi di Roma e di Costantinopoli, frequenti contatti epistolari e, successivamente, la decisone di Papa Giovanni Paolo II e del Patriarca Dimitrios, entrambi di venerata memoria, di avviare un dialogo teologico della verità tra Cattolici e Ortodossi. Lungo questi anni Dio, fonte di ogni pace e amore, ci ha insegnato a considerarci gli uni gli altri come membri della stessa famiglia cristiana, sotto un solo Signore e Salvatore, Cristo Gesù, e ad amarci gli uni gli altri, di modo che possiamo professare la nostra fede nello stesso Vangelo di Cristo, così come è stato ricevuto 41 Comunità aperta 5 Pur essendo ancora in cammino verso la piena comunione, abbiamo sin d’ora il dovere di offrire una testimonianza comune all’amore di Dio verso tutti, collaborando nel servizio all’umanità, specialmente per quanto riguarda la difesa della dignità della persona umana in ogni fase della vita e della santità della famiglia basata sul matrimonio, la promozione della pace e del bene comune, la risposta alle miserie che continuano ad affliggere il nostro mondo. Riconosciamo che devono essere costantemente affrontati la fame, l’indigenza, l’analfabetismo, la non equa distribuzione dei beni. È nostro dovere sforzarci di costruire insieme una società giusta ed umana, nella quale nessuno si senta escluso o emarginato. loro patrie. Rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera al Dio onnipotente e misericordioso per la pace in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente. Preghiamo specialmente per le Chiese in Egitto, in Siria e in Iraq, che hanno sofferto molto duramente a causa di eventi recenti. Incoraggiamo tutte le parti, indipendentemente dalle loro convinzioni religiose, a continuare a lavorare per la riconciliazione e per il giusto riconoscimento dei diritti dei popoli. Siamo profondamente convinti che non le armi, ma il dialogo, il perdono e la riconciliazione sono gli unici strumenti possibili per conseguire la pace. 6 Siamo profondamente convinti che il futuro della famiglia umana dipende anche da come sapremo custodire, in modo saggio ed amorevole, con giustizia ed equità, il dono della creazione affidatoci da Dio. Riconosciamo dunque pentiti l’ingiusto sfruttamento del nostro pianeta, che costituisce un peccato davanti agli occhi di Dio. Ribadiamo la nostra responsabilità e il dovere di alimentare un senso di umiltà e moderazione, perché tutti sentano la necessità di rispettare la creazione e salvaguardarla con cura. Insieme, affermiamo il nostro impegno a risvegliare le coscienze nei confronti della custodia del creato; facciamo appello a tutti gli uomini e donne di buona volontà a cercare i modi in cui vivere con minore spreco e maggiore sobrietà, manifestando minore avidità e maggiore generosità per la protezione del mondo di Dio e per il bene del suo popolo. 9 In un contesto storico segnato da violenza, indifferenza ed egoismo, tanti uomini e donne si sentono oggi smarriti. È proprio con la testimonianza comune della lieta notizia del Vangelo, che potremo aiutare l’uomo del nostro tempo a ritrovare la strada che lo conduce alla verità, alla giustizia e alla pace. In unione di intenti, e ricordando l’esempio offerto cinquant’anni fa qui a Gerusalemme da Papa Paolo VI e dal Patriarca Athenagoras, facciamo appello ai cristiani, ai credenti di ogni tradizione religiosa e a tutti gli uomini di buona volontà, a riconoscere l’urgenza dell’ora presente, che ci chiama a cercare la riconciliazione e l’unità della famiglia umana, nel pieno rispetto delle legittime differenze, per il bene dell’umanità intera e delle generazioni future. 7 Esiste altresì un urgente bisogno di cooperazione efficace e impegnata tra i cristiani, al fine di salvaguardare ovunque il diritto ad esprimere pubblicamente la propria fede e ad essere trattati con equità quando si intende promuovere il contributo che il Cristianesimo continua ad offrire alla società e alla cultura contemporanee. A questo proposito, esortiamo tutti i cristiani a promuovere un autentico dialogo con l’Ebraismo, con l’Islam e con le altre tradizioni religiose. L’indifferenza e la reciproca ignoranza possono soltanto condurre alla diffidenza e, purtroppo, persino al conflitto. 10 Mentre viviamo questo comune pellegrinaggio al luogo dove il nostro unico e medesimo Signore Gesù Cristo è stato crocifisso, è stato sepolto ed è risorto, affidiamo umilmente all’intercessione di Maria Santissima e Sempre Vergine i passi futuri del nostro cammino verso la piena unità e raccomandiamo all’amore infinito di Dio l’intera famiglia umana. “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6, 25-26). 8 Da questa Città Santa di Gerusalemme, vogliamo esprimere la nostra comune profonda preoccupazione per la situazione dei cristiani in Medio Oriente e per il loro diritto a rimanere cittadini a pieno titolo delle 42 Comunità aperta Giovanni, il precursore a cura di don Giovanni F ili che vengono da lontano e s’intrecciano. Francesco e Bartolomeo si incontrano nella Terra di Gesù a cinquant’anni dall’abbraccio tra Paolo VI e Athenagoras, quando si iniziò a riannodare i fili spezzati poco meno di novecentocinquant’anni prima. Va però detto che il nodo iniziò a stringersi dopo che qualcuno aveva già da tempo iniziato a trarre qualche filo dall’ingarbugliata matassa delle divisioni tra cristiani. Il viaggio di Paolo VI coglieva il frutto dell’apertura di cuore e di mente realizzata da papa Giovanni. Egli non incontrò, da papa, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli; in compenso fu il primo papa ad aver avuto rapporti fraterni con il mondo ortodosso, che per lui provava grande venerazione; non lo incontrò da papa, il Patriarca Ecumenico di allora, ma da Delegato apostolico sì. G ià all’indomani della sua morte, ci fu, nella Chiesa ortodossa, chi lo considerò un santo e un patrono dell’ecumenismo. Fu proprio il patriarca Atenagora ad applicare per primo alla persona di Giovanni XXIII il passo evangelico: «Venne un uomo, mandato da Dio, il cui nome era Giovanni».Da un’intervista di “Avvenire” all’attuale successore di Atenagora, Bartolomeo, emerge che papa Giovanni XXIII aveva suscitato anche nei fratelli ortodossi una autentica venerazione. ”Il compianto Papa Giovanni XXIII – afferma sua santità Bartolomeo - è stato davvero una grande figura spirituale nella storia della Chiesa Cattolica e del cristianesimo. Il mio beato predecessore, il Patriarca Ecumenico Atenagora, riconobbe pubblicamente la grande personalità di questo Papa. Giovanni XXIII fece realizzare un passo decisivo nel cammino della Chiesa, gra- zie alla sua importante e coraggiosa decisione di convocare il Concilio Vaticano II, che tra l’altro, con le sue indicazioni, ha aperto la strada per la partecipazione della Chiesa cattolica al movimento ecumenico, in vista del ripristino dell’unità dei cristiani e con effetti particolarmente rilevanti nei rapporti tra cattolici e ortodossi. Tale evento, insieme alle virtù di dolcezza, bontà e amore che adornavano il carattere e la vita di quel grande uomo della Chiesa, giustifica pienamente l’onore della canonizzazione riservato a lui dalla Chiesa cattolica”. È convinzione di Bartolomeo che “la lunga esperienza di Angelo Giuseppe Roncalli come rappresentante della Santa Sede presso Paesi come la Grecia, la Bulgaria e la Turchia – dove è la sede del patriarcato ecumenico di Costantinopoli – offrì a lui l’opportunità di conoscere da vicino e amare i popoli ortodossi e di associarsi con legami particolari al patriarcato ecumenico. Il ricordo del suo soggiorno in questa città di Istanbul rimane tuttora vivo, perché la sua familiarità con gli ortodossi in questo contesto lasciò un’impronta indelebile nella sua personalità e contribuì non poco a suscitare lo spirito di apertura nei confronti dell’Ortodossia che lo animava”. ”Potremmo affermare – sono ancora parole del Patriarca Ecumenico - che Giovanni XXIII fu il promotore del cammino 43 della Chiesa cattolica verso l’unità dei cristiani e in questo senso ne rimane tutt’ora un patrono sia per il presente che per il futuro. Noi possiamo farci ispirare dal suo esempio, affinché si continui il difficile e faticoso cammino per ritrovare l’unità dei cristiani”. Un esempio davvero attuale: si guadagnò il rispetto degli ortodossi perché per primo li rispettò; egli non percorse la via dell’unità attraverso il proselitismo, ma con la reciproca conoscenza, il dialogo, la fraternità, il reciproco apprezzamento, convinto del fatto che quelle ortodosse sono autenticamente Chiese. Anzi, non solo non praticò proselitismo ma, come afferma un testimone, "non favoriva le conversioni al cattolicesimo". Lo prova una lettera scritta ad un seminarista ortodosso che voleva passare alla Chiesa cattolica: "I cattolici e gli ortodossi non sono nemici. Ci dividono solo alcune incomprensioni. Quelli che hanno causato la divisione non sono tra i vivi. Sono sicuro che anche se partiamo da strade diverse un giorno troveremo l'unità".Va anche ricordato che fu proprio lui ad istituire il Segretariato per l’unità dei cristiani, poco dopo essere stato eletto papa. P er papa Giovanni, il fatto di guardare insieme al Vangelo rendeva possibile sperare che un giorno si sarebbe realizzata la piena unità tra ortodossi e cattolici. Bartolomeo è dello stesso parere: “Più ritorniamo alla fonte comune del Vangelo, più riscopriamo le nostre sorgenti comuni. Non dimentichiamo che, per mille anni, la comprensione comune del Vangelo in Oriente e Occidente si esprimeva anche nella piena comunione sacramentale tra cattolici e ortodossi”. Cultura e notizie • Curiosando nello Scrigno La figura di san Rocco a Coccaglio di G. Pedrali Le notizie storiche relative alla vita di San Rocco si mescolano con quelle dell'agiografia popolare che fa di San Rocco uno dei Santi taumaturghi più invocati e pregati. Rocco, nato nel 1295 da una nobilissima e potente famiglia di Montpellier, non volle tuttavia servirsi a proprio vantaggio delle ingenti ricchezze di cui disponeva, ma decise di mettere esse e se stesso al servizio dei bisognosi, traendo alimento spirituale dai santuari della cristianità, che egli - liberatosi dai suoi beni e ridottosi in povertà - si propose di visitare a cominciare da Roma. Prima di giungere alla meta sostò ad Acquapendente e, richiamandosi ai principi evangelici della carità, vinta l'opposizione del guardiano del lazzaretto, si dedicò alla cura degli ammalati. Raggiunta Roma, fu ricevuto dal Papa Urbano V, rientrato da Avignone, e guarì dalla peste un Cardinale tracciando un segno indelebile di croce sulla sua fronte. Dopo tre anni di permanenza a Roma, riprese la via del ritorno, passando per Cesena e Rimini: dovette però fermarsi a Piacenza, perché colpito a sua volta dalla peste. Ritiratosi in solitudine, venne assistito da un cane, che gli portava il cibo, e dal suo padrone, certo Gottardo. Guarito, riprese la via del ritorno, su esortazione di un angelo. Rocco, giunto a Montpellier, non riconosciuto, venne per sbaglio richiuso in prigione, da cui avrebbe potuto immediatamente uscire se avesse richiesto aiuto a qualche suo potente congiunto. Ma, per essere più vicino alle sofferenze di Cristo, preferì scegliere a sua volta la via della sofferenza e rimase volontariamente in prigione per cinque anni, fino alla morte, nel 1327. foto 1: affresco tardo 400esco conservato nella pieve (secondo pilone a sx) La figura di san Rocco, semplice ed essenziale, mostra il suo viso giovane e sereno. Questo è un frammento di quanto potrebbe celarsi al di sotto delle pitture e degli stucchi creati dal m° Rubagotti al tempo di mons. Dossena. Dovremmo immaginare la nostra pieve tutta affrescata – com’era consuetudine i quei tempi lontani. L pello da pellegrino, il bastone, la borraccia e l’inseparabile cagnolino che ha in bocca un tozzo di pane. Questa meravigliosa statua, sino circa 10 anni fa, era sempre stata esposta alla pubblica venerazione. foto 3: statua di san Rocco (chiesetta della diaconia) uesta statua, di modesta qualità e grandezza, è conservata presso la chiesa del Cuore Immacolato di Maria in via Cavour. È la statua che viene portata solennemente in processione il giorno del santo, per le vie dell’omonima diaconia. È in gesso e presenta i segni tipici del santo. Q foto 2: statua lignea (magazzino) uest’opera, di autore ignoto, risale a fine ’800. Qui vediamo san Rocco che mostra al popolo la sua piaga. Sono presenti i segni caratteristici del santo: il cap- Q 44 foto 4: vecchia veduta di via Vittorio Emanuele II e via Cavour ome possiamo vedere in questa vecchia fotografia, sopra al muro che delimita la bottiglieria Fossati sono poste due edicolette: in una è posta la Madonna Consolatrice in gloria; e nell’altra san Rocco. Perché proprio lì? Secondo alcuni studi, lì era posto un lazzaretto: infatti, in quasi tutti i nostri paesi vi sono via San Rocco o via Lazzaretto o via Misericordia. Queste sono il segno che, in passato, vi erano posti dei luoghi dediti al servizio dei malati, dei moribondi o degli abbandonati. Ora, purtroppo, per il tempo e per l’incuria dell’uomo, questi affreschi stan ormai scomparendo del tutto. Come sarebbe bello se la stessa diaconia di san Rocco o l’Amministrazione comunale o privati, potessero restituire a tutti la bellezza di questi affreschi poiché…sotto i nostri occhi…sta scomparendo un pezzo della nostra storia (come già sta succedendo ad antichi affreschi posti nelle nostre vie, si veda lo stemma araldico in via san Pietro ed in via Carera). C Cultura e notizie • Note di storia I cinquant’anni del Coro Alpino Montorfano “Mentre il silenzio fasciava la Terra ...” S ono quasi le 21.00 di sabato 7 giugno 2014. La Vecchia Pieve è gremita all’inverosimile. Da anni non ci capitava di vedere la partecipazione di tanta gente ad uno spettacolo, ma il cinquantesimo del Coro Alpino Montorfano è un appuntamento imperdibile! C’è molta calura, ma c’è soprattutto grande calore sia perché continua ad entrare gente e vien dentro contenta, quasi felice, sia perché c’è anche molta tensione tra coloro che saranno i protagonisti della serata. Servono altre sedie e proprio i “coristi” si adoperano per rifornirne quante più possibile. Poi, quasi fosse scattato un segnale al pubblico invisibile, i Coristi si ritirano nella sacrestia della maestosa quanto bella Vecchia Pieve e tutti cominciano a sedersi. Entrano allineati ai fianchi dell’altare e cala un innaturale silenzio ed ai più esperti par già di udire le meravigliose canzoni del CD “Mentre il silenzio chiesa. Al termine della canzone un caloroso applauso abbraccia ognuno dei Coristi … l’emozione pare incontenibile. Aliverti, con la maestria di un consumato attore, spiega il motivo per cui il Concerto ha avuto inizio con quella specifica canzone: “è stata la prima canzone provata dal Coro Montorfano ed eseguita durante il primo concerto del Giugno 1964”. Quel rimembrar d’allora comincia a schiudere i cuori e non è raro vedere qualcuno che trattiene a stento lacrime di gioia e di nostalgia. Già qualche giorno prima, durante l’inaugurazione della bellissima mostra allestita fasciava la Terra” proprio prima che le dolci note di “Bella della montagna” comincino a riecheggiare sotto le volte delle arcate della meravigliosa in sala “San Giovanni” e la presentazione del libro-ricordo dell’attività di questo straordinario Gruppo, qualcuno si era lasciato travolgere, 45 soprattutto durante il breve, ma davvero intenso e profondo intervento del M° Sergio Clapasson, dall’emozione. Bellissima era stata quella serata, ma quella di questa sera è ancor migliore. La simpatica presentazione di “Fila, Fila” fa sì che presto ci si riprenda. Quindi si prosegue con “Monte Pasubio” che ispira, pur nella tristezza delle parole del testo, sensazioni di “bellezza” assoluta. Si notano le mani volteggianti, dalle lunghe ed affusolate dita, del M° Domenico Clapasson che par prendere per mano ogni nota che sgorga dalle ugole dei cantori e plasmare ogni cosa, quasi fosse uno scultore di note ed accordi. Poi di corsa, senza tregua, se non fosse perché intervallata dalla simpatica presentazione di ogni canto e così scorre via “Me compare Giacometo”, con lo straordinario canto del gallo di Tinaglia, “La contrà de l’acqua ciàra”, “La pastora” ed infine, ma non per finire, “L’ultima notte”. Questo canto commuove all’inverosimile, sia perché ricorda a tutti la figura di Franco Boglioni, ma anche e perché è stata la canzone che durante la Commedia “La bambulìna con la pèna” riusciva a trasmettere, più di ogni altro passaggio, l’intensità del canto ed allo stesso tempo le emozionanti parole declamate dall’attore. Con “Vola, Vola, Vola” si riprende in modo assai allegro, seguita da “Montagnes Valdotaines” omaggio a tutta la Val d’Aosta, poiché non sono pochi i Cori di quella terra gemellati al nostro. Quindi si ascolta la simpatica “Se ti viene il mal di testa”, seguita a ruota da “Va l’Alpin” che ha la proprietà di far venire la Cultura e notizie • Note di storia pelle d’oca anche al più disattento degli spettatori. L’emozione pare però toccare l’apice quando a presentare la nuova canzone in programma si presenta il M° Domenico Clapasson perché “La òia de cantà” non è soltanto una canzone nata da un testo di R. Marchetti e musicata dallo stesso tutto trova il modo di porre davanti a quel “tutto” la gente di Coccaglio… l’emozione pare schizzare alle stelle e in pochi istanti, ad ognuno dei presenti passano davanti i momenti personali più significativi vissuti con o attraverso il Coro Montorfano, il Piccolo Coro Domenichino Zamberletti Clapasson; è un omaggio, anzi, oserei definirlo un tributo al papà di Roberto e di Celestino, nonché nonno di Giorgio - che è la voce solista proprio in questo canto - e a tutti quei Coristi che ora cantano nel Coro Celeste e che ci hanno lasciato, come eredità, la grande gioia del “canto”! Lo scroscio di applausi finale, con il pubblico che si alza in piedi, non è che un piccolo gesto per la magnificenza della canzone e della sua esecuzione. oppure il Mini Coro. Geniale è stata quindi la trovata di far salire a cantare l’ultima canzone in programma tutti i Maestri presenti in sala e che si sono alternati nel corso dei lunghi anni, creando emozioni e sentimenti inenarrabili. Straordinario vedere ed incontrare Angelo Botticini, Delfo Torrisi, Daniel Espen e Riccardo Rossini, osservarli prendere posto a seconda della propria tipologia di voce di fianco a Stefano, a Cichino, a Severino, a Franco, a Luciano divenuto ormai voce narrante, etc etc, ed ancora un balzo d’emozione perché, non paghi, chiamano tutti gli ex coristi presenti a cantare quella che è la canzone simbolo dei Cori Alpini. Dirige, per la straordinaria occasione, il M° Sergio Clapasson; la meravigliosa “Signore delle cime” pare ancor oggi riecheggiare nelle nostre orecchie e menti. La serata volge al termine … No! Non c’è malinconia! C’è solo tanta, tantissima gioia che si mescola all’emozione. Franco Ali- R iconoscimenti e ringraziamenti sono il sunto dei brevi interventi che si susseguono a partire dal Presidente del Coro Alpino Montorfano, Roberto Marchetti, del M° Domenico Clapasson, del Sindaco Dr. Franco Claretti, del Parroco don Giovanni Gritti ed infine del tanto atteso M° Sergio Clapasson. L’intelligenza, la preparazione, la delicatezza dell’intervento del Maestro pare trasmettere serenità e gioia ai presenti; pur ricordando tutti e pur ricordando 46 verti prova a rompere quella tensione palpabile, chiama pure la moglie, Maria Grazia Tosini, a recitare una simpatica poesia scritta ad hoc per la straordinaria occasione. C’è però bisogno di qualcosa “sopra le righe” e così vengono chiamate sul palco una trentina di voci femminili (sono le mogli, le figlie, alcune voci della cantoria di Fontainemore (AO) del M° Sergio Clapasson e ancora alcune amiche coccagliesi dei coristi), a loro si aggiungono una decina di bambini, sono nipotini dei coristi, tutti insieme per dar vita al canto “Coccaglio Fantasy”. Chi non era presente si starà chiedendo cosa possa essere … eppure in questo canto c’è tutta la storia del Coro Alpino Montorfano. Coccaglio Fantasy altro non è che la canzoncina “A Cucài l’è sèmper fèsta”, magnificamente musicata e rielaborata dal M° Domenico Clapasson che ne ha tratto e fatto un vero e proprio “capolavoro”. Una volta presa posizione, il M° Domenico alza il braccio e di nuovo, silenzio… “Come il silenzio del mondo all’alba” (altra canzone del CD menzionato sopra). Beh … non è più l’alba, anzi … ma l’emozione è davvero immensa! Quindi le mani del M° Domenico, come farfalle in volo, dettano i ritmi ed i tempi e sentire tutte quelle voci alternarsi o cantare all’unisono, trasformare quella che è una filastrocca in un canto che potrebbe diventare l’Inno di Coccaglio è stato davvero un momento di intensità indescrivibile. Ecco! Prendi tre parole e note e trasformale in un canto straordinario … così come un maestro (Sergio Clapasson), un curato (don Andrea Ferronato) ed alcuni giovani di “buona volontà” cominciarono quell’avventura cinquanta anni or sono trasformando quello sparuto gruppetto in un vero e proprio “capolavoro”. Buon compleanno Coro Montorfano e, soprattutto, arrivederci a “oltre”. Che il “Silenzio” (ndr “Dio”) vi accompagni sempre. Cultura e notizie U.N.I.T.A.L.S.I. - Sottosezione di Brescia - Gruppo di CHIARI Lourdes 2014 Sembra ieri che siamo tornati dal meraviglioso pellegrinaggio 2013 e già dobbiamo, ma che bel “dovere”, pensare al prossimo pellegrinaggio 2014. L’esperienza dello scorso anno è stata impreziosita dalla presenza del nostro Vescovo Mons. Luciano Monari e forse proprio grazie alla carica che ci ha trasmesso, abbiamo ancor più voglia di ricominciare a pensare a quello che ci attende. Come dicevamo, però, l’attesa è dolce perché anche durante l’anno noi continuiamo a pensare a quei meravigliosi giorni passati in compagnia di amici, di persone care, ma soprattutto della Madonna. Come sempre accade, raccontare l’esperienza di un pellegrinaggio a Lourdes è impresa ardua se non impossibile, ma la gioia e la carica che ci pervade ogni volta ci spinge ad esporci, senza alcun timore, invitando quanta più gente possibile poiché siamo certi che sarà una esperienza tanto bella e tanto grande da rimanere unica ed irripetibile foss’ anche la ventesima volta che ci tornaste. Anche quest’anno dunque il pellegrinaggio a Lourdes è previsto per il prossimo mese di Ottobre ed esattamente : In Treno dal 15 al 21 ottobre 2014 In Aereo dal 16 al 20 ottobre 2014 Come sempre le iscrizioni vengono raccolte presso i recapiti usuali, ma, allo scopo di favorire coloro che intendono partecipare, la Sede dell’U.N.I.T.A.L.S.I. (Via G.B. Rota, 27/c) sarà appositamente e straordinariamente aperta : Sabato 05 luglio 2014 Domenica 06 luglio 2014 dalle 15:00 dalle 09:00 dalle 15:00 alle 18:00 alle 12:00 alle 18:00 Come sempre è a disposizione il n. di cellulare 333 4662457 (U.N.I.T.A.L.S.I. Chiari) per ogni informazione, chiarimento e per ogni necessità, o chiamare Enrico Donghi al 335 5451749 oppure Elda Donghi al 329 3226958 (ore pasti). I malati saranno assistiti dai volontari dell’UNITALSI che divisi in gruppi di lavoro, si occupano dell’accoglienza, del servizio durante i pasti, della pulizia delle camere e dell’aiuto a chi fa più fatica anche nelle esigenze personali, del servizio medico, dell’animazione dei diversi momenti del pellegrinaggio, della gestione della segreteria cercando di svolgere al meglio il compito loro assegnato. 47 Cultura e notizie Proèrbe e poesìe cüntade só nel nòst dialèt. Stórie e tradisiù dèla nòstra provìncia Proverbi sùl ardala. La piantina giovane si può raddrizzare, la pianta vecchia si L'amùr l'è 'na comédia 'n tré acc:, la speransa la contèn- può solo guardare tesa la strachèsa L'amore è una commedia in tre atti: la speranza, la conten- El Signùr el spèta a pò föra orare. tezza, la stanchezza Il Signore aspetta anche fuori orario I acórde j’è come le röse e le gnàre zuené: i düra...fin che El gh'a braghe ròte e gilè lìs chi no gh'a sanc 'n paradis. i dü ra. Ha calzoni rotti e gilè consunto chi non ha santi in paradiso Gli accordi sono come le rose e le ragazze giovani: durano... Come 'I mar l'è sto mónd: gh'è chi uga e chi va a fónd fin che durano Come il mare è questo mondo: c'è chi nuota e chi va a fondo La cultura l'è chèla ròba che el gh'arès el bechér...se el fös Quand piàs mìa el sunadùr piàs gna la so sunàda 'n chirurgho. La cultura è quella cosa che avrebbe il macellaio… se fosse un Quando non piace il suonatore non piace nemmeno la sua suonata chirurgo. La verità l’e come ‘na persuna che ria 'n cà a l'ura del El liber dei perché l’è sóto ‘l cül del re. Il libro dei perché si trova sotto il sedere del re disnà: mìa sempèr tg'hèt göst de fàla sentà zó a tàola. La verità è come una persona che ti arriva in a casa all'ora di pranzo: non sempre hai il piacere di farla sedere a tavola STORIE I sólc j’e come i proponimenc che se fa ‘n presépe de l’an: Nel gennaio 1964 si spegneva a Sirmione Benedetta l'è piö faciI fai che manti-gnii. I soldi sono come i proponimenti che si fanno in principio Bianchi Porro la giovane dichiarata "venerabile" nel 1993 dell'anno: è più facile farli che mantenerli MARCO BOLLINI "Non muoio, entro nella vita". Queste le parole, o meglio, la professione di fede nella vita eterna che chi entra nella Badia di S. Andrea in Dovadola (Forlì) può leggere sul sarcofago contenente le spoglie mortali di una giovane, Benedetta Bianchi Porro, di cui quest'anno ricorre il 50° anniversario della morte (morì infatti a Sirmione il 23 gennaio 1964). Il tempo trascorso dalla morte, non ha tuttavia fatto diminuire il ricordo di questa giovane anche grazie alla pubblicazione, in moltissime lingue, dei suoi scritti (lettere, diari, pensieri) curata dagli Amici di Benedetta, l'associazione che cura la diffusione degli scritti e delle biografie di questa giovane. Chi rit de zuen el pians da èc. Chi ride da giovane piange da vecchio 'Ndó gh'è i s-cècc i mangia a i vécc Dove ci sono ragazzi mangiano anche i vecchi El cör l'è 'I prim a nàser e l'òltem a mörer. Il cuore è il primo a nascere e l'ultimo a morire L'amùr el bènda i öcc. L'amore mette una benda sugli occhi La Causa di Beatificazione partita sul finire degli anni 70 è ora approdata, dal 1993, al traguardo della Venerabilità di Benedetta; si attende ora un miracolo per giungere alla Beatificazione. Nel frattempo si è avverato ciò che scrisse nella famosissima lettera a Natalino: Fra poco io non sarò più che un nome, ma il mio spirito vivrà qui, fra i miei, e non avrò neppure io sofferto invano. BeneLa piantina zùena sa pöl endrisàla, la pianta ècia sa pöl detta cioè continua a vivere nei suoi scritti, pubblicati Quand giü el fabrica en piasa gh'è chi la öl alta e chi a öl basa. Quando uno fabbrica in piazza c'è chi la vuole alta e chi la vuole bassa Tutti pronti e disponibili a regalare consigli su progetti che non li riguardano. 48 Cultura e notizie Benedetta nasce l'8 agosto 1936, a Dovadola, «un paese di una bellezza dura e sinuosa a 19 chilometri da Forlì», e la sua nascita è segnata subito dalla sofferenza; un'improvvisa emorragia induce la madre a battezzarla immediatamente (il Battesimo sarà integrato qualche giorno dopo); in più si aggiungono i sintomi di una poliomielite che la fa apparire menomata ad una gamba, e perciò derisa dai suoi coetanei. La sua infanzia è vissuta negli anni del secondo conflitto mondiale. Dal 1945 al 1951 si trasferisce a Forlì con la famiglia. Nel mese di maggio 1944 iniziò a scrivere il suo "Diario segreto", poiché invitata dalla madre a continuare una tradizione di famiglia. Compilare un diario personale diventò un piacere e un modo semplice e naturale per annotare pensieri e quotidianità. Fu inizialmente padre David Maria Turoldo a curare l'edizione degli scritti di Benedetta Bianchi Porro, che in genere non vanno oltre a brevi appunti, ma in epoca successiva alcuni cardinali hanno dedicato introduzioni e commenti. Nel 1951 si trasferisce a Sirmione, dove vivrà, ad eccezione dei ricoveri ospedalieri, per tutto il resto della sua vita; sono gli anni del liceo, dell'amicizia intensa, profonda con Anna: Tu sei la mia prima amica, e amica per me vuol dire qualcosa di più di quel che gli altri intendono. L'amica dev'essere qualcosa di noi stessi e tu sei per me la metà dell'anima mia, l'acqua in cui io mi specchio. In questo periodo Benedetta comincia ad avvertire i primi sintomi della sordità, prima manifestazione di quella che poi sarà la malattia che la condurrà alla morte. A 17 anni, dopo aver saltato la terza liceo, Benedetta si iscrive all'Università, inizialmente, per compiacere il padre, alla Facoltà di Fisica. Ben presto però si accorge di non essere portata per quel tipo di studi e passa a Medicina, che affronta, parole sue, con ardore, avendo sempre sognato di diventare medico. Voglio vivere, lottare, sacrificarmi per tutti gli uomini. Intanto la sordità è quasi totale, al punto che Benedetta è costretta dapprima a farsi accompagnare da un'amica perché possa rispondere all'appello in sua vece, poi all'aggravarsi della sordità chiede di essere interrogata per iscritto; il professore irritato getta il libretto, ma l'esame viene ridato e superato. Nel Natale 1956 si manifestano i primi sintomi di una malattia di cui evidentemente la sordità è solo una manifestazione; Benedetta riesce, da sola, a fare la diagnosi della malattia: neurofibromatosi diffusa. Il 27 giugno del '57 è operata per la prima volta alla testa; in conseguenza le si paralizza il nervo facciale sinistro. Nonostante questo sostiene e supera altri esami universitari, fino al 29 giugno 1959, quando sostiene, con esito negativo, l'ultimo esame. Il 7 agosto dello stesso anno viene operata al midollo spinale; da questo momento sarà paralizzata agli arti inferiori, costretta dapprima in poltrona, poi a letto. Perde anche il gusto, il tatto, l'odorato. Le lettere di questo periodo fanno, di contro emergere il cammino interiore straordinario compiuto da questa giovane, un cammino che sarà condiviso da altri amici che la accompagneranno gradatamente all'Incontro con il suo sposo. Nel maggio '62 parte per Lourdes, da cui torna con queste parole: Sono andata a Lourdes a chiedere la guarigione, ma il criterio di Dio supera il nostro ed egli agisce sempre per il nostro bene. In quel pellegrinaggio avviene anche la guarigione di un'altra ammalata. Il 27 febbraio 1963 Benedetta subisce l'ultima operazione alla testa. Come conseguenza, il giorno seguente si manifesta la cecità. Eppure, anche in questo frangente, le sue lettere lasciano trasparire la serenità di chi sta lottando eroicamente per abbandonarsi alla volontà di Dio: Nella tristezza della mia sordità e nella più buia delle mie solitudini ho cercato con la volontà di essere serena per far fiorire il mio dolore... Nell'estate di quell'anno Benedetta torna a Lourdes, da dove torna, ancora una volta, con queste profondissime parole: ed io mi sono accorta più che mai della ricchezza del mio stato, e non desidero altro che conservarlo. È stato questo per me il miracolo di Lourdes, quest'anno. Fra Natale di quell'anno e il Capodanno 1964 Benedetta torna a Milano, e rivede gli amici. Muore il 23 gennaio 1964, in quel momento una rosa bianca fiorisce nel giardino di casa, ricordo di una visione precedentemente comunicata ad un'amica. 49 Cultura e notizie POESIA Che note, che poesia che trilli, che ricami! Treman per il piacere nel brolo pure le foglie e i rami! Di Angelo Canossi DU NI AL CIAR DE LUNA DUE NIDI AL CHIARO DI LUNA Tra i ran sè vèd la lüna e dindulà ‘na cüna tra i fèr dè la ringhiéra e sura ‘n ram ön ni. (Dolce apparizione a un babbo che rincasa) Postat sö chèla pianta Ghe on rossignöl chè canta ‘na bèla melodia En mira al me pozöl. Tra i rami si vede la luna che dondola una culla tra i ferri della ringhiera e sopra i rami un nido. Posato su quella pianta c’è un usignol che canta una bella melodia dirimpetto al mio poggiolo. Dindùla sö la pianta el rossignöl e ‘l canta, e la mé capinéra la nina ‘l so pütì. Chè nòte, chè poesia, che trili e chè recam! Trèma dèl göst nèl bröl anche le fòje e i ram! Dondola sulla pianta l’usignolo che canta e la mia capinera culla il suo bambino. A cura di Tarcisio Benerecetti. Farmacie di turno – GUARDIA FARMACEUTICA Dal 17 luglio al 14 settembre 2014 La farmacia di Coccaglio, P.zza Marenzio 10, resta aperta anche il Giovedì. I turni in esame potrebbero subire delle inaspettate variazioni LOCALITA’ INDIRIZZI TURNI DI Primo GUARDIA Secondo COCCAGLIO Piaz. L. Marenzio 10 17– 18 Luglio 16 – 17 Agosto CHIARI Piazza Moro 2 19 – 20 Luglio 18 – 19 Agosto CHIARI Via Sala 2/1 21 – 22 Luglio 20 – 21 Agosto PALAZZOLO V. Marconi 14 23 – 24 Luglio 22 – 23 Agosto ROVATO Via C. Battisti 102/a 25 - 26 Luglio 24– 25 Agosto CAZZAGO Via Duomo 51 27– 28 Luglio 26 – 27 Agosto CHIARI Via Rivetti 31 29 - 30 Luglio 28 – 29 Agosto COCCAGLIO Via E. Mattei 31 – 01 Lug.Ago 30 – 31 Agosto ROVATO Via Bonomelli 122 02 - 03 Agosto 01 – 02 Settembre ERBUSCO Via Provinciale 21 04 - 05 Agosto 03– 04 Settembre COLOGNE Piazza Garibaldi 8 06 - 07 Agosto 05- 06 Settembre PALAZZOLO Via Garibaldi 6 08 – 09 Agosto 07 – 08 Settembre CASTELCOVATI Via De Gasperi 74 10 - 11 Agosto 09 – 10 Settembre CHIARI Via xxv Aprile 17 12 - 13 Agosto 11 – 12 Settembre ROVATO Via Cavour 14 14 – 15 Agosto 13 – 14 Settembre 3 50 Cultura e notizie Numeri Telefonici d’immediata utilità MUNICIPIO . centralino - fax - Ufficio vigili - segreteria - Agente di servizio - Emergenze . Ufficio Anagrafe . Ufficio Tributi . Ufficio Ragioneria . Ufficio Servizi sociali . . Ufficio Tecnico . Servizi 24 su 24 Associazione Pensionati 030 7725711 030 7721800 030 7725702 030 7725724 335 7250663 335 7637031 030 7725704 030 7725707 030 7725709 030 7725716 030 7725731 335 7637031 030 7703666 Guardia medica – Rovato, via Lombardia 33/a zona stazione 030 7701921 Pronto soccorso di Chiari 030 711170 Soccorso stradale 116 Guardia di Finanza 117 Carabinieri 112 Soccorso pubblico di emergenza 113 Vigili del fuoco 115 Emergenza sanitaria 118 telefono azzurro 1.96.96 Guardia farmaceutica 800 297002 Ufficio invalidi 030 297002 Corpo Forestale delle Stato 1515 Prenotazioni Az.Osp.Chiari Visite dal lunedì al sabato 800 017446 www.comune di coccaglio.it 8-20. Visite con urgenza – bollino verde .fas.A dal lunedì al sabato ore: Scuola Materna 030 7721562 8,30 -16. Scuola Elementare 030 723730 Scuola Media 030 7721190 Esami radiografici dal lunedì al venerdì ore 8,30 - 16.00 Radio parrocchiale 030 2731444 Prestazioni libera Ferrovie 030 7703004 professione dal Poste Italiane 030 7721318 Lunedì al venerdì: Farmacia Tallarini 030 7701217 ore 8,30 – 13,30 Farmacia Comunale 030 7248650 Centralino Fondaz. Don Gnocchi Rovato 030 72451 Richiedei –Palazzolo 030 7303850 COGEME num. verde Coccaglio in rete Volontari del soccorso sede servizio diurno servizio notturno Dott. Paola Valzorio Dott. Antonio Bravi Dott. Emilio Bonfreschi Dott. Maria Battagliola 030 030 030 030 Ospedale di Iseo Stessi numeri di prenotazione dell’ospedale di Chiari tel. 030 98871 Centralino di Iseo 7241719 723716 7700720 7240121 51 800.638.638 n.ro verde 030 7102301 030 7102301 030 7102822 030 71021 030 7703929 030 7240348 030 7722815 Ospedale Mellini di Orzinuovi stessi numeri di prenotazione dell’ospedale Centralino di Orzinuovi di Chiari tel. 030 99441 Cultura e notizie Offerte per le opere Parrocchiali 12 maggio – 22 giugno 2014 Giornata per le opere parrocchiali (tavolino) dell’11 maggio 2014 Eccedenza sulla colletta domenicale dell’11 maggio 2014 NN NN, nella cassetta della stampa NN Giornata per le opere parrocchiali (tavolino) del I giugno 2014 Eccedenza sulla colletta domenicale dell’11 maggio 2014 NN Totale €550,00 €230,00 € 50,00 €2.000,00 €500,00 €360,00 €200,00 €250,00 €4.140,00 Altre offerte per la Parrocchia 12 maggio – 22 giugno 2014 In memoria della cara Mamma In onore della Madonna In onore della Madonna Dalla chiesetta di s. Rita, per Enel In memoria della cara Mamma NN In memoria della cara Sposa In occasione del Matrimonio In memoria del caro Figlio In memoria del caro Congiunto In onore della Madonna In onore dello Spirito Santo In occasione del 50° di Matrimonio In onore del sacro Cuore, per i poveri Avis Coccaglio € € € € € € € € € € € € € € € 200,00 20,00 20,00 75,00 500,00 20,00 300,00 100,00 50,00 500,00 20,00 25,00 50,00 20,00 50,00 Come puoi contribuire alle spese per la ristrutturazione del Focolare 1 Anzitutto, frequentandolo: ciò dà senso all’impegno che si sta affrontando. 2 Offerta libera che può essere consegnata ai sacerdoti, al diacono o nel corso della raccolta “pro opere parrocchiali” e “pro Oratorio”, normalmente la prima e la seconda Domenica di ogni mese e in altre particolari occasioni, di volta in volta indicate 3 Offerta libera tramite versamento o bonifico, detraibile ai fini dell’Irpef, sul CC n. 2085X87, presso la Banca Popolare di Sondrio - ag. di Coccaglio; ABI 05696 - CAB 54360 - CIN X, intestato a “Il Focolare A.P.S. ONLUS”. Per il bonifico è necessario il codice IBAN: IT87 X056 9654 3600 0000 2085 X87 4 Impegno morale o scritto a versare una quota fissa periodica, in occasione della giornata mensile “pro Oratorio” o direttamente ai sacerdoti o al diacono 5 Prestiti gratuiti (senza interesse) 6 Contribuire alla ristrutturazione dell’Oratorio può essere un modo alternativo per partecipare alle gioie o ai lutti di parenti o amici. 7 Oltre all’8 per mille secondo le possibilità indicate sul modulo per la dichiarazione dei redditi, è possibile destinare a enti specifici il 5 per mille. È possibile attuare questa opzione indicando nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi il CF n. 91018070176 dell’associazione “Il Focolare A.P.S. onlus” e, inoltre, partecipa alla festa dell’Oratorio (6-8 giugno) 52 Cultura e notizie Offerte pro Oratorio 12 maggio – 22 giugno 2014 NN 18 famiglie in occ. dei sacramenti dell’IC €515,00 €100,00 1 famiglia in occ. dei sacramenti dell’IC €500,00 NN € 50,00 NN € 50,00 NN € 40,00 NN € 20,00 NN € 20,00 NN € 20,00 NN €100,00 NN € 50,00 NN € 20,00 NN Una famiglia, in occ. dei Sacramenti di ICFR €100,00 18 famiglie, in occ. dei Sacramenti di ICFR €515,00 €100,00 In occ. del Battesimo € 50,00 In occ. del Battesimo € 30,00 In occ. del Battesimo €1.025,00 Giornata “pro Oratorio” del 25 maggio € 30,00 NN € 20,00 NN € 10,00 NN € 50,00 NN € 20,00 NN € 50,00 NN € 50,00 NN € 20,00 NN € 15,00 NN €150,00 In occ. del Battesimo € 50,00 In occ. del Battesimo €150,00 In occ. del Battesimo € 40,00 NN € 20,00 NN € 20,00 NN € 5,00 NN €170,00 I pellegrini a Pompei € 50,00 In occ. del Battesimo €100,00 In occ. del Battesimo € 50,00 In occ. del Battesimo € 90,00 In occ. del Battesimo € 50,00 NN €1.105,10 Giornata “pro Oratorio” dell’8 giugno €200,00 In occ. del Matrimonio 20,00 In occ. della visita alla famiglia e ben. della casa€ 20,00 In occ. della visita alla famiglia e ben. della casa€ 20,00 In occ. della visita alla famiglia e ben. della casa€ 50,00 In occ. della visita alla famiglia e ben. della casa€ 50,00 In occ. della visita alla famiglia e ben. della casa€ €50,00 Versamenti su “Il Focolare onlus” €150,00 04-06-2014 11-06-2014 in mem. di don Angelo Facchetti €1.500,00 €500,00 18-06-2014 53 Totale offerte € 8.180,10 Debito precedente Debito residuo €260.309,61 €252.129,51 Cultura e notizie PARROCCHIA “S. MARIA NASCENTE” Coccaglio Orario delle celebrazioni FESTIVO ore 16.30 ore 17.30 ore 18.00 ore 7.30 ore 8.15 c.a ore 8.30 ore 9.00 ore 10.30 ore 15.00 ore 17.30 ore 18.00 s. Messa (Casa Alb. - sabato *) s. rosario s. Messa festiva del sabato R s. Messa Lodi s. rosario s. Messa R s. Messa R preghiera pomeridiana, sospesa nelle solennità s. rosario s. Messa R nelle solennità ore 17.00 ore 17.30 Cultura e notizie Legenda dei simboli: * salvo variazioni ** posticipata ad altra ora in caso di funerale *** anticipata o posticipata ad altra ora in caso di funerale o di celebrazione serale sostitutiva La Parrocchia in rete: http://www.coccaglio.com Parrocchia: orario delle celebrazioni, calendari, appuntamenti, ecc.: http://www.coccaglio.com/Parrocchia.asp servizio per il Battesimo, il Matrimonio e il Funerale http://www.coccaglio.com/mbf.htm Oratorio (in allestimento): http://www.coccaglio.com/oratorio Archivio del Bollettino parrocchiale http://www.coccaglio.com/archiviobollettino.asp s. rosario Vespro solenne e benedizione eucaristica Guida al sito internet http://www.coccaglio.com/sito.asp Radio parrocchiale (ECZ-InBlu) http://www.coccaglio.com/radioparrocchiale.asp FERIALE ore 7.15 s. rosario R ore 7.50 Lodi R ore 8.00 s. Messa R ore 8.30 s. rosario o altra devozione R ore 8.55 Ora di Terza, quando prevista R ore 9.00** s. Messa R ore 16.00 s. rosario o altra devozione ore 16.30*** s. Messa, con il Vespro (variazioni riguardo all’ora e al luogo: v. calendario liturgico) NB: Lodi, Ora media e Vespro sono in canto in caso di Ufficio funebre R = viene trasmesso/a via radio Numeri telefonici (premettere sempre 030) Indirizzi di posta elettronica Parrocchia: [email protected] Oratorio: [email protected] [email protected] redazione del bollettino parrocchiale: [email protected] redazione del sito internet: [email protected] Charitas parrocchiale: [email protected] Gruppo Missionario: [email protected] Scout: [email protected] Casa canonica (abit. don Giovanni) 7721248 Sacrestia - Ufficio parrocchiale # 7243028 fax Parrocchia 7248203 Segreteria Oratorio “Il Focolare” 723575 Oratorio femminile 7721625 Abitazione don Fabrizio 7721039 Abitazione don Titta 7700340 Abitazione don Lino 7243194 Diacono Francesco 723392 Del Barba Pierino/Orat. femm. 7721102 # durante gli orari di sacrestia 91.85 MHZ FASCE ORARIE PER LE TRASMISSIONI DALLA NOSTRA CHIESA: FERIALI: dalle 7.00 alle 7.30; dalle 8.00 alle 9.30; dalle 18.00 alle 19.30, dalle 20.00 alle 21.30 FESTIVI: dalle 8.30 alle 12.00; dalle 18.00 alle 19.30 Al di fuori di questi orari (per un totale di 5 ore giornaliere) non ci è possibile trasmettere le nostre celebrazioni per altre informazioni, v. il sito internet 55 54 Cultura e notizie Cappella preso il rifugio ai laghi Gemelli (Val Brembana) 55 Cultura e notizie 40ma Marcia della solidarietà “Vita per la Vita” (Ultima edizione) Rievocazione storica della prima edizione “Noi corriamo per la vita, la pace, la solidarietà e la civiltà dell’amore senza frontiere” Coccaglio (Bs) - Roma, Piazza San Pietro (Città del Vaticano) - Albano Laziale (Rm) 5/13 Agosto 2014 Km. 680 media oraria Km 10 29 Giugno 2014 NOTIZA DELL’ULTIMA ORA Martedì 5 agosto alle ore 9,30 partirà da Coccaglio la “Fiaccola” che portata di “Tedofori” raggiungerà Albano Laziale mercoledì 13 agosto dopo aver percorso i 680 in nove tappe ripercorrendo lo stesso percorso che i 33 pionieri del 1975 percossero. E’ prevista la partecipazione, di 50/60 persone tra marciatori, ciclisti e addetti all’organizzazione, Per i giovani marciatori e sportivi di Coccaglio , che vogliono provare questa singolare ed unica esperienza al mondo ,grazie ad un contributo di uno sponsor, la partecipazione è completamente gratuita. Per loro i posti disponibili sono ancora pochi. Chi è interessato può contattare il GS. Vita per la Vita chiamando al 3355477413 Il presidente Lino Lovo 56
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