A PAG. 3 Catania - anno XXX - n. 2 - 19 gennaio 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 settimanale regionale di attualità PAPA FRANCESCO E LA CATECHESI SUL BATTESIMO “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” Tra Imu, Tasi e Tari l’intrigata matassa che complica non poco la vita agli italiani CASA da sogno ad incubo F ino a qualche tempo fa i sogni più ricorrenti tra gli italiani erano metter su famiglia e costruire un proprio nido...se ormai sul primo si sono diffusi pareri molto contrastanti a beneficio di nuove forme di convivenza, almeno sul secondo fino ad oggi si è trovato un accordo ampiamente diffuso. Non avere una casa qualsiasi ma La Casa, luogo in cui poter trascorrere serenamente la giornata (anche se solo una piccola parte) e soprattutto sede degli affetti più intimi. Per metter su casa, specie le giovani coppie, si è spesso costretti a richiedere un prestito, un mutuo, che molto spesso si riesce, nel migliore dei casi, con non poche difficoltà ad estinguere dopo parecchi e parecchi anni. Ma tutti questi sforzi vengono ampiamente ripagati dalla sicurezza di avere un tetto sopra la testa. Ma oggi le cose sono bruscamente cambiate. Nel corso di un paio d’anni si è andata sviluppando una vera e propria minaccia per il tanto ambito sogno: una tassazione sempre più stringente e asfittica ai danni dell’immobile, che sta letteralmente schiacciando gli italiani! Di fatto è ormai quasi impossibile poter mantenere la propria casa dal punto di vista economico, in quanto la pressione fiscale è stata quasi interamente dirottata sulla proprietà degli immobili per colpire i contribuenti e poterli così ‘spremere’ fino all’osso, per riuscire ancora a cavare denaro utile a rimpolpare le carenti casse dello Stato. Ma se in un Paese come il nostro non funziona quasi nulla e a fronte della crisi economica non solo i prezzi dei beni di prima necessità ma anche tut- ti gli altri sono sensibilmente aumentati...e se quei pochi servizi sufficientemente attivi sono svaniti...dove vanno a finire tutti i proventi di queste smisurate tassazioni? Mistero. A questo interrogativo il mondo politico e gli alti esponenti dell’economia, per non arrivare concretamente al bandolo della matassa e creare ancora di più confusione tra la gente comune, risponde ipocritamente adottando termini complicatissimi e frasi ridondanti ad effetto. Ma la verità che attraverso ogni mezzo si vuole nascondere, al di là dei macchinosi intrighi messi in campo per occultarla ed occluderla, è ormai visibile a tutti: non si intendono fare i tagli ad una politica esageratamente ed inutilmente costosa che di fatto vive sulle spalle della gente comune, costretta a barcamenarsi tra mille ostacoli per poter sbarcare il lunario! Ma bisogna aggiungere un ulteriore elemento. Ammesso che i cittadini riescano ancora a sopportare questo estenuante carico fiscale sulle loro esili spalle, ormai provate e troppo stanche, c’è un altro ostacolo da superare: l’intricato ed articolato, fino all’inverosimile, guazzabuglio di Antonella Agata Di Gregorio (segue a pagina 2) SPECIALE VISITA PASTORALE alle pagine 5/6/7 AL CINEMA RITORNA FRANKENSTEIN a pagina 11 CALA IL SIPARIO su ARNOLDO FOÀ Sud Sudan, a chi interessa questa guerra? Le STRAGI silenziose on tutte le guerre fanno notizia. Mentre continua a divampare il ‘focolaio Siria’, attivo da più di tre anni, nel resto del pianeta si continua a combattere, a spargere sangue: morte, distruzione e barbarie. L’Africa è la patria di tutte le guerre dimenticate, o volutamente nascoste. La situazione creatasi nei territori del Sud Sudan è disarmante, sede di uno dei conflitti più atroci e lunghi della storia del continente nero. Da quarantanni, dall’indipendenza del Sudan dal Regno Unito (1956), si sono contrapposti governi di matrice islamica che hanno privilegiato la parte settentrionale del paese a danno del sud di etnia africana (animista e cristiana). Due le grosse guerre civili combattute sino al referendum del 2011 che ha sancito l’indipendenza del N Sud approvando ufficialmente la secessione dal Nord. Ma il Sudan del Sud - il più giovane stato africano – continua ad essere ancora in piena guerra. Da dicembre scorso il conflitto si è acuito provocando più di 1000 morti e un numero impressionante di sfollati, 250.000, in fuga nei paesi confinanti. In apparenza è una guerra tra due diverse etnie, nuer e dinka (in prevalenza di religione cristiana), le più grosse del paese ma dietro si contrappongono ben altri interessi. Non a caso il Sud Sudan rappresenta uno dei giacimenti di petrolio più ricchi dell’Africa e a partire dal 1800 è stato territorio conteso dalle grandi potenze coloniali ancora prima che le popolazioni indigene si rendessero conto dell’importanza dell’oro nero presente nel sottosuolo. E il recente, presunto tentativo di golpe organizzato dall’ex vicepresidente del Sud Sudan Riek Machar, di etnia nuer - deposto dal presidente Salva Kiir, di etnia dinka, nel luglio del 2013, - ha prodotto morte su morte, ne è la prova più lampante. I colloqui di pace ad Addis Abeba restano infruttuosi mentre i ribelli che appoggiano l’ex vicepresidente hanno conquistato le roccheforti di Jonglei e Unità controllando lo snodo petrolifero di Bentiu. Proprio lo scorso 11 gennaio l’inviato statunitense Donald Booth insieme ad alcuni mediatori dei Paesi confinanti hanno incontrato Machar, capo dei ribelli, affinché annunci il cessate il fuoco. Ma la vera emergenza Filippo Cannizzo (segue a pagina 2) a pagina 12 2 Prospettive - 19 gennaio 2014 sommario al n. 1 PRIMO PIANO Studio S. Paolo: Sperimentare per uscire dalla superficialità _________3 La nascita di Gesù in alcuni Inni di Natale _____4 “Pranzo di Natale” nella parrocchia San Cristoforo ____________4 INFORMADIOCESI Notizie in breve ___________9 Dalla Cancelleria__________9 Consiglio Responsabili Chiese Ecumeniche ________9 DIOCESI “262 vestiti appesi” Un viaggio nella tragedia di Marcinelle ____________11 XXV edizione del Premio Natale - Città di Tremestieri Etneo ______12 Direzione amministrazione e redazione: via San Giuseppe al Duomo 2/4, 95124 Catania Redazione e amministrazione: tel. 095 2500220 fax 095 8992039 www.prospettiveonline.it E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Editrice ARCA s.r.l. via San Giuseppe al Duomo 2/4, 95124 Catania Iscritta al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n. 7858 Direttore responsabile Giuseppe Longo Progetto grafico: Patrizia Di Blasi - SRI spa. 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(Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Questo numero è stato chiuso alle ore 13.00 di mercoledì 15 gennaio 2014 Mons. Salvatore Nicolosi dal cielo protegge la Diocesi di Noto Guida saggia ed amorevole Vescovi della Sicilia il 23 aprile dello scorso anno si sono riuniti con il Cardinale Paolo Romeo nella cattedrale di Noto per festeggiare il 50° anniversario della consacrazione episcopale dell’amatissimo Vescovo emerito di Noto, Mons, Salvatore Nicolosi, consacrato vescovo il 21 aprile 1963 nel duomo di Catania, lunedì 13 gennaio ritornano nella città barocca per rendere l’estremo saluto al compianto Buon Pastore che all’età di 92 anni (20 febbraio) raggiunge la patria del cielo. “Victoria nostra fides” è stato il suo motto nello stemma episcopale ed ora, il Padre Vescovo purificato nel crogiuolo della sofferenza consegue la meritata palma di vittoria e dal cielo continua ad assistere la sua amata diocesi, avendo scelto di restare a Noto anche dopo aver cessato il servizio attivo. Ha accompagnato e guidato i Vescovi successori nella conduzione della diocesi, restando sempre in disparte ed i suoi consigli sono stati preziosi per il cammino di comunione che aveva tracciato nel corso del suo ministero pastorale. Da giovane Vescovo ha partecipato al Concilio Ecumenico Vaticano II e alla luce del Concilio ha indirizzato il suo magistero pastorale prima nella Diocesi di Lipari per otto anni e poi a Noto per ben ventotto anni, (19701998) tracciando un solco fertile e ricco di copiosi frutti anche attraverso i 23 convegni ecclesiali, le visite e le lettere pastorali, due Sinodi diocesani e tante opere di rinnovamento e di attenzioni anche verso gli ultimi, come la casa di accoglienza per gli ammalati terminali nel segno di I (continua da pag. 1) CASA... sigle di imposte e di scadenze e di calcoli interminabili che rendono ancora più oneroso, soprattutto dal punto di vista psicologico, questo fardello. Da un’attenta analisi condotta scrupolosamente sui dati raccolti da Il Sole 24 Ore, è emerso che nell’arco del 2013 in Italia si sono registrate ben 104.000 aliquote fiscali applicate al patrimonio immobile nazionale: la cifra esorbitante da record è stata ottenuta moltiplicando le aliquote di base per le distinzioni applicate dagli 8.000 comuni italiani. Ma il governo Letta sta perdendo ancora più credibilità di quanto già non l’abbia fatto lo scorso anno: in questi giorni sono state decise delle nuove misure di tassazione che andranno ulteriormente a complicare il quadro, battendo di fatto la cifra (continua da pag. 1) LE STRAGI... è quella umanitaria che coinvolge migliaia di sfollati, donne e bambini, compresi. Casie Copeland, analista dell’ong International Crisis Group, ha rivelato come lo scorso mese il conflitto in Sud Sudan ha provocato 10mila vittime lungo i combattimenti in 30 diverse località. Si teme che si nascondano anche ben altri crimini, come una sistematica pulizia etnica tra le varie etnie che va avanti nell’indifferenza collettiva dell’occidente. Fonti internazionali hanno riferito come 200 persone di etnia nuer (la stessa del ex vicepresidente Machar) sarebbero state uccise dalla Madre Teresa di Calcutta. In occasione del primo 25° di episcopato ha firmato un gemellaggio con la diocesi di Butembo-Beni nel Congo avviando una fruttuosa interazione missionaria tra le due diocesi. Patriarca della fede e Padre conciliare ha guidato il suo popolo con saggezza e amorevolezza, restando tra la sua gente anche al termine del suo mandato. “Il mio amore è per tutti voi in Cristo Gesù. Vi porto sempre tutti nel mio cuore”. Sono queste le parole affettuose pronunziate al termine della solenne concelebrazione con la partecipazione dell’intera Conferenza Episcopale Siciliana ed ancora una volta la voce vibrante e calda di Mons, Nicolosi ha risuonato nella sua Cattedrale, ricostruita dopo il tragico crollo della cupola, rinnovando a tutti i suoi fedeli l’invito ad essere “via del Vangelo, che deve essere accolto con fiducia e irradiato con la vita”. I Vescovi che l’hanno succeduto in Diocesi: Mons. Giuseppe Malandrino, Mons. Mariano Crociata, e l’attuale Mons. Antonio Staglianò si sono stretti a Lui del 2013. Sono state operate delle sostituzioni, sotto il falso vessillo della chiarezza e della semplicità, che in realtà hanno creato ancora più confusione. L’Ici è stata sostituita dall’Imu, quest’ultima invece di tramontare del tutto ha dato vita in sostituzione ad altre tre imposte: Imu applicabile a tutti gli immobili ad esclusone della prima casa; la new entry Tasi, sui servizi comunali “indivisibili” (come luce, fogne, asfalto) e la cui aliquota è decisa localmente; la Tari, anch’essa di nuovo conio, che altro non è che la vecchia Tares, la tassa sui rifiuti, con le stesse regole della Tasi. Per complicare ulteriormente la questione bisogna considerare questa nuova tassazione, applicandola alla situazione reale. In termini concreti, prima di pagare queste imposte bisognerà: conoscere le singole aliquote e le detrazioni decise dal comune di forze regolari. Mentre altri 250 civili sarebbero morti fucilati a Juba, teatro di un’esecuzione sommaria. Gli Stati Uniti hanno minacciato di ritirare i massicci finanziamenti a sostegno del movimento indipendentista, richiamando all’ordine sia il presidente Kiir, che ha mandato via Machar dall’incarico di vice-presidenza, sia lo stesso Machar. In realtà la politica americana mira a creare una forza statale indipendentista e completamente distaccata dal governo di Khartoum (capitale del Sudan) che dopo l’indipendenza dagli inglesi e dall’Egitto ha stretto accordi economici con la Cina, destinando al colosso asiatico ingenti quantità di petrolio estratto proprio nel sud del nella fervida preghiera e nella veglia di suffragio accanto alla sacra Urna di San Corrado, patrono e protettore della Diocesi. Uno stuolo di fedeli provenienti da ogni parte della Diocesi, da Catania e Pedara sua città natale, da Lipari, sua prima diocesi, ha reso omaggio al Padre Vescovo, sempre affabile e presente nella vita e nella storia di quanti hanno avuto la fortuna di incontrarlo nel cammino. Ricordo con particolare emozione il paterno ed affettuoso abbraccio durante la celebrazione del Matrimonio ed il regalo di nozze, un busto in bronzo di Gesù, mi è stato sempre vicino segno di una presenza vigile e paterna nella nostra vita familiare e professionale. Anche il vescovo congolese Mons.Melchisedech Sikuli Paluku, della diocesi “gemella” di ButempoBeni ha reso omaggio al Padre Vescovo che ha accolto in affiliazione e gemellaggio i fedeli di un Paese lontano. La dimensione missionaria e conciliare di Mons. Nicolosi l’ha reso Padre e Guida del popolo in cammino ed il costante richiamo alla “comunione” è stato un magistrale insegnamento che ha plasmato le nuove generazioni del clero e dei fedeli. Ora dal cielo continua ad assistere il suo popolo con la sua paterna bontà di pastore che porta addosso le sue pecorelle. Insieme alla Madonna, venerata come”Scala del Paradiso” e a San Corrado Confalonieri, ora la diocesi di Noto ha in Mons. Nicolosi un nuovo protettore ed una nuova stella brilla sul “giardino di pietra” e nel cielo della città barocca. GiAd residenza, considerandole alla luce delle possibili variazioni; calcolare i relativi importi; tener bene a mente che per ogni imposta sono previste due rate, per un totale di sei pagamenti l’anno. Ma se gli italiani fino ad oggi giocoforza sono costretti a convivere con tutto questo, gli investitori stranieri? Chi è interessato ad investire i propri capitali in un Paese con una così bassa credibilità ed un così alto e farraginoso sistema di tassazione sugli immobili? Quando la classe politica riuscirà finalmente a prendersi le proprie responsabilità ed a comprendere che non è di certo togliendo persino l’indispensabile ai cittadini e mantenendo invece intatti i privilegi di casta che si esce dalla crisi? Degli interrogativi che ad oggi rimangono senza alcuna risposta. ® Paese. Il governo di Pechino ha risposto mandando un delegato a Juba nel tentativo di influenzare le trattative in corso, e sostenendo senza troppi giri di parole, Machar, già vicepresidente dal 2005, ancora prima dell’indipendenza del Sud Sudan nel 2011. Se le tv e i grandi media d’informazione parlano poco e a tratti del conflitto africano, cosi non è sui social network. Su Twitter è possibile seguire la situazione in tempo reale tramite l’hashtag #SouthSudan, tweet che sono diffusi soprattutto da organizzazioni umanitarie presenti nel Paese e dai giornalisti free-lance presenti sul luogo. ® I Giornalisti Cattolici di Sicilia e i Salesiani festeggiano insieme San Francesco di Sales er la prima volta a Catania la Festa dei Giornalisti Cattolici di Sicilia UCSI, al San Francesco di Sales di via Cifali 7, sede dei Salesiani. L’Arcivescovo di Catania Mons. S. Gristina presiederà il 24 gennaio alle 16.00 una solenne Celebrazione in onore del Patrono dei Giornalisti, degli Operatori di Comunicazione Sociale, degli Scrittori e Autori, nonché dei Salesiani. La testimonianza di San Francesco di Sales consegna agli operatori di comunicazione sociale un modello e una prospettiva veritativa, negli attuali contesti di disinformazione o manipolazione dei contenuti. “L’UCSI regionale e i Salesiani - ha affermato Don Paolo Buttiglieri, consulente ecclesiastico UCSI Sicilia – nel promuovere questa festa regionale sul territorio catanese, si impegnano per una “comunicazione” foriera di verità e giustizia, atta a diffondere la “cultura dell’incontro” auspicata da Papa Francesco nel messaggio della Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali 2014”. “Nell’occasione della festa di San Francesco di Sales i giornalisti cattolici – osserva Giuseppe Vecchio, presidente regionale dell’UCSI - riflettiamo sul ruolo che la nostra professione svolge nella società globalizzata della comunicazione; è, questa di venerdì 24, un’occasione d’incontro e confronto con quanti, credenti e non, svolgono la non facile attività di comunicatore. La scelta di Catania per la festa regionale vuole segnare il rilancio della sezione provinciale dell’UCSI”. Saranno presenti Francesco Zanotti, Presidente Nazionale FISC (Federazione italiana settimanali cattolici), il Presidente Regionale UCSI , i Presidenti e i Giornalisti Cattolici delle sezioni di Sicilia, i Consulenti ecclesiastici UCSI, l’Ispettore e l’Ispettrice dei Salesiani, i Delegati della Famiglia Salesiana, il Presidente CGS (cinecircoli giovanili socioculturali), i Responsabili degli Uffici Diocesani, i Referenti della Comunicazione dei Salesiani, operatori della carta stampata, radio, tv, web. La Sales Sound Band curerà l’animazione musicale. Al termine della celebrazione sarà consegnato dai giovani del CGS il Messaggio della Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, giunta alla sua 48° edizione. P Il Consulente Ecclesiastico UCSI Don Paolo Buttiglieri Un’analoga iniziativa avrà luogo in mattinata nella diocesi di Noto dove, dopo la Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Antonio Staglianò, Delegato regionale della Cesi per la Cultura e le Comunicazioni Sociali, Francesco Zanotti, presidente Nazionale della Fisc, interverrà sul tema: “Il ruolo dei giornalisti nell’era digitale”. 3 Prospettive - 19 gennaio 2014 Papa Francesco inizia col Battesimo un ciclo di catechesi sui Sacramenti el corso della prima Udienza Generale del 2014 Papa Francesco ha inaugurato un ciclo di catechesi sui Sacramenti iniziando appunto dal Battesimo. Primo dei tre sacramenti della “iniziazione cristiana”, il Battesimo “ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa”: su di esso “si fonda la nostra stessa fede”, ha ricordato il Pontefice evidenziando con particolare sottolineatura che il battesimo “non è una formalità” ma “un atto che tocca in profondità la nostra esistenza”. Che un bambino sia battezzato o che non lo sia, “non è lo stesso!”, ha esclamato il Papa, così pure dovrebbe essere per il matrimonio. Attraverso il battesimo “veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d’amore di tutta la storia”, grazie al quale “possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli”. Nella tradizione cristiana il battesimo si riceve dopo alcune settimane dalla nascita e non se ne ha un ricordo, ma il vero rischio è di “perdere la coscienza di quello che il Signore ha fatto in noi, del dono che abbiamo ricevuto”. Con pastorale attenzione Papa Francesco ha sollecitato i fedeli a prendere nota e ricordarsi del giorno del Battesimo e di festeggiarlo, come giorno di grazia. Il giorno del nostro battesimo, quindi, non va considerato come un evento “del passato” o avvenuto solo “per volontà dei nostri genitori”, bensì come una “realtà attuale della nostra esistenza” che ci permette di rimane- N Rinascere a vita nuova re sulla scia di Gesù Cristo e della sua Chiesa “pur con i nostri limiti e le nostre fragilità”, ha aggiunto papa Francesco. È grazie al Battesimo che, “liberati dal peccato originale”, veniamo “innestati nella relazione di Gesù con Dio Padre”, diventando “portatori di una speranza nuova”, del perdono e dell’amore verso “chi ci offende e ci fa del male” e capaci di “riconoscere negli ultimi e nei poveri il volto del Signore che ci visita e si fa vicino”. Il Battesimo è legato al dono della vita “Ogni bimbo che nasce è segno che Dio non si è stancato degli uomini”, la mancata accoglienza della vita e la non corretta valutazione del battesimo, comporta che “l’uomo si è stancato di Dio”. “Ogni bambino che nasce è un dono di gioia e di speranza, e ogni bambino che viene battezzato è un prodigio della fede e una festa per la famiglia di Dio”, ha detto Papa Francesco durante la somministrazione del Battesimo nella Cappella Sistina a trentadue neonati di cui uno di genitori credenti, ma non sposati in Chiesa. Il battesimo è il primo sacramento della famiglia cristiana, l’inizio di un ciclo che unisce i genitori e nel dove- Foto L’Osservatore Romano (www.photo.va) re di trasmettere la fede a questi bambini. “Voi siete coloro che trasmettono la fede, ha detto il Papa rivolgendosi ai genitori. “È la più bella eredità che voi lascerete loro: la fede! Noi dobbiamo essere trasmettitori della fede ai bambini. In questa espressione Papa Francesco ha ribadito il concetto di educazione inteso come triplice trasmissione di conoscenze, di modi di fare e di valori. La trasmissione prevede che si possieda qualcosa da dare “nemo dat quod non habet” e la fede si trasmette attraverso l’esemplarità della vita e la testimonianza cristiana. Il battesimo, che nella religione cattolica è un sacramento, è stato riconosciuto come segno d’identità cristiana ed anche le altre confessioni religiose, rappresentanti di varie Chiese cristiane del Portogallo, tra cui quella Cattolica, Presbiteriana, Metodista e Ortodossa, il prossimo 25 gennaio, giorno conclusivo della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, firmeranno a Lisbona, una dichiarazione di riconoscimento mutuo del Sacramento del Battesimo. Sarà questo un “avvenimento di portata nazionale” che viene a “coronare molti anni di lavoro nel sentiero dell’ecumenismo. Nel paragrafo n.3 del decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II, Unitatis Redintegratio, si legge che tutti i cristiani “giustificati nel Battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani, e dai figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti quali fratelli nel Signore”. La firma dell’accordo interconfessionale di diverse chiese apre nuovi orizzonti al dialogo ecumenico ed il riconoscimento reciproco e ufficiale del Battesimo “va ben al di là di un atto di cortesia ecumenica e costituisce una basilare affermazione ecclesiologica”. Si auspicano sempre nuovi cieli che si aprono alla luce splendente, che illumina il mondo avvolto nelle tenebre e le acque del Giordano scorrono lentamente. “Se i cieli rimangono chiusi, il nostro orizzonte in questa vita terrena è buio, senza speranza.” Ha detto Papa Francesco, invece, celebrando il Natale, la fede ancora una volta ci ha dato la certezza che i cieli si sono squarciati con la venuta di Gesù”. Giuseppe Adernò Studio Teologico S. Paolo Servizio di bioetica “Dott. Angelo Cafaro” Sperimentare per uscire dalla superficialità Condividere un’idea, un concetto,una decisione non necessariamente implica una applicazione di quell’idea, una dimostrazione di quel concetto, una esecuzione della decisione. E, alla stessa maniera, applicare una procedura non necessariamente implica la conoscenza e la maturazione del razionale che l’ha implementata. Così quando l’uomo condivide senza sperimentare, oppure e per contro, opera all’interno di schemi concettuali che non ha assorbito, egli rimane parziale. Rimane dalla parte dell’essere individuale, fuori dalla natura di essere sociale. La sua parzialità si connatura con la superficialità, datosi che la sperimentazione di un concetto o la consapevolezza della razionalità di uno schema, implica, e qui di necessità, un approfondimento. Il primo passo dell’etica è verso la conoscenza? Forse si, e la ricerca della conoscenza sembra essere la maggiore delle preoccupazioni dell’uo- mo, nella società odierna. Così appare, se non altro, dalla dovizia di informazione che viene fornita quotidianamente dai mezzi di comunicazione e dalla pervicacia ostentativa degli approfondimenti, sempre mediatica, su argomenti scientifici, politici, sociali. E depositi, magazzini telematici che sfidano l’infinito, contengono, a iosa, gli elementi possibili per propri percorsi di approfondimento. Certo v’è il rischio di imbattersi in soffitte, cantine, o, peggio ancora in discariche. V’è un altro rischio, meno percettibile, subdolo: star lì comodamente seduti a rovistare, manovrando un braccio telematico, tra le notizie e le offerte di conoscenza, credendo di assorbirle senza impegno, senza pensare, magari, che il conferimento dell’informazione in quei contenitori è tendenzioso e strumentale. Nel dibattito bioetico questo rovistare ci potrebbe portare ad una mera considezione “marginale” della vita. Inizio e fine vita prenderebbero il posto della vita in sé, stimolando e determinando quella curiosità che è fondamento della ricerca. E tutto il resto, tutto quello che è tra l’inizio e la fine, appunto, nella preoccupazione degli estremi, finirebbe per non occuparci. Potrebbe connaturarsi una modalità di vita a latere, come se il quotidiano, che pur ci impone sopravvivenze etiche, fosse il mondo esterno di cose e di persone ove non c’è bisogno della relazione con l’altro e con se stessi. Una morte improvisa, in vecchiaia, sembra non suscitare particolari problemi bioetici, né la si ritrova motivo di riflessione sulla vita come, invece, una morte con sofferenza e agonia. Eppure è un evento che culmina una vita che al mondo ha dato effetti vitali, nel ricordo dei quali può maturare una riflessione non meno importante di un “fine vita” problematico ove l’eutanasia farebbe capolino insano od ove l’accanimento terapeutico dovesse essere rifuggito. Un atto d’amore, a fine procretivo, non maturato, impedito nella sua condizione efficace rimane in ambiente percettivo, magari come frustrazione, e non rientra nella con- siderazione problematica nella quale esplode la procreazione assistita. Invero, proprio la naturalezza dei due eventi ci riporta al senso della vita e dovrebbe imporre percorsi bioetici al nostro pensiero, poiché in essi ritroviamo l’esemplificazione e il dono: quegli elementi che ci riportano alla qualità del sapere, della conoscenza. Ci riconducono al percorso naturale della ricerca, a quel cammino interiore e a quella relazione con l’altro che sono indispensabili all’impegno dei nostri comportamenti. L’essere individuale e l’essere sociale potrebbero, così, ricomporsi, riportare fuori dalla parzialità l’uomo. Senza rischiare la quantificazione della conoscenza e l’elusione della qualità della co-scienza. Santo Fortunato Servizio di Bioetica, Studio Teologico S. Paolo Se desiderate avere chiarimenti su questioni di bioetica, potete contattarci inviando una vostra richiesta al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected] 4 Prospettive - 19 gennaio 2014 PRIMOPIANO La nascita di Gesù in alcuni Inni di Natale del diacono Efrem Siro stata da poco celebrata la solennità del Santo Natale e mi sembra giusto fermare la nostra attenzione su passi scelti di alcuni Inni di Natale di Efrem Siro, che è considerato il più grande padre della Chiesa siriana del IV sec. Efrem, proclamato dottore della Chiesa da Benedetto XV il 5 ottobre 1920, nacque a Nisibi, città del nord della Mesopotamia, circa nel 306 dove fu ordinato diacono dal vescovo Giacomo (303-338); si trasferì a Emessa - oggi città turca di Urla nel 363, quando Nisibi fu consegnata ai Persiani, nelle mani del re Sapore II. Organizzò qui, la scuola di Edessa da cui si diffusero la lingua e la letteratura siriache. Scrisse molti trattati di cristologia, mariologia, ecclesiologia, commenti alle Sacre Scritture, inni e omelie. La sua fama si diffuse rapidamente in Occidente nel mondo di lingua greca; san Girolamo (347 – 420) - che conobbe l’opera di Efrem sullo Spirito Santo scrisse che Efrem, il diacono della Chiesa di Edessa raggiunse un tale prestigio che in certe chiese, dopo la lettura della Bibbia, si leggevano pubblicamente le sue opere (De vir. ill. CXL). Alcuni studiosi affermano che Efrem abbia superato i padri greci nella eleganza dello stile e la profondità del pensiero. Negli anni trascorsi a Edessa Efrem continuò il suo ufficio di esegeta delle Scritture e di polemista antiariano, come già aveva fatto a Nisibi. In questa città il diacono di Nisibi esprime le sue convinzioni teologiche attraverso gli inni, la cui esecuzione affida a cori femminili. La sua poesia è orientata all’espressione della realtà della fede cristiana, che però consente di guardare alle vicende coeve della Chiesa e della storia. Negli Inni di Natale Efrem illustra in maniera immediata ed esplicita il suo atteggiamento contemplativo dinanzi al mistero del Figlio di Dio che si fa uomo nella povertà della grotta di Betlemme in quella notte dolcissima di pace e di amore: <<Questa è notte di riconciliazione, non vi sia chi è adirato o rabbuiato. In questa notte, che tutto acquieta, non vi sia chi minaccia o strepita. Questa è la notte del Mite, non vi sia amaro o duro. In questa notte dell’Umile non vi sia altezzoso o borioso>> (Nat., I, 88-89). Il diacono di Nisibi in quest’inno esalta lo splendore e la limpidezza della notte di Natale che deve illuminare il cuore di ogni creatura umana: <<State svegli come luci, in questa notte di luce, poiché anche se nero è il suo È Nella notte si manifestò la MERAVIGLIA DI DIO colore [esteriore], essa risplende per la sua forza [interiore]. Colui che, come se risplendesse, vigila e prega nella tenebra, in quella tenebra visibile è avvolto da una luce invisibile. Chi non veglia in purezza, la sua veglia è sonno. E chi non veglia in castità, anche il suo vegliare è contro di lui. Limpida fu la notte nella quale si levò il limpido venuto a rendere i limpidi. Non introduciamo nella nostra veglia nulla che possa intorbidarla. Il sentiero dell’orecchio diventi limpido, la vista dell’occhio pura, il pensiero del cuore santo e Natività, Monastero di Santa Caterina, Monte Sinai, VII Secolo l’eloquio della bocca sia passato al filtro>> (Nat., I, 73-74.77.82-83). Efrem non si ferma a cantare solo lo splendore della notte santa ma ricorda che in quel giorno di gioia si compirono le profezie veterotestamentarie: <<Questo giorno ha fatto gioire, Signore, i re, i sacerdoti e i profeti, poiché in esso si compirono le loro parole, avvennero proprio tutte. Gloria a te, figlio del nostro Creatore. La vergine infatti ha oggi partorito l’Emmanuele a Betlemme. La parola proferita da Isaia è divenuta oggi realtà. Gloria a te, figlio del nostro creatore. Oggi è nato un bimbo, il suo nome è Meraviglia. È proprio una meraviglia di Dio che si sia manifestato come un infante. Gloria a te, figlio del nostro Creatore. Chi saprebbe glorificare il Figlio di verità che si levò per noi, lui che i giusti bramavano vedere nelle loro generazioni? Gloria a te, figlio del nostro Creatore>> (Nat., I, 12.9.40). Efrem in quest’inno fa un atto di fede e un rendimento di grazie per la venuta al mondo del Figlio di Dio: <<Il giorno della tua nascita ti assomiglia, perché è desiderabile e amabile come te. Noi, che non abbiamo visto la tua nascita, l’amiamo come se le fossimo contemporanei. Nel tuo giorno noi vediamo te: e un bimbo come te, coccolato da tutti. Ecco, di esso esultano le Chiese! Il tuo giorno ha ornato e si è ornato. Benedetto il tuo giorno, che fu fatto per noi! Il tuo giorno ci ha dato un dono, quale il Padre non ne ha altro uguale. Non ci mandò dei serafini, e neppure dei cherubini scesero presso di noi. Non vennero vigilanti ministranti ma il primogenito, che è servito. Chi potrebbe essere all’altezza di rendere grazie per il fatto che la grandezza incommensurabile giacque in una disprezzabile mangiatoia? Benedetto colui che ci ha dato tutto ciò che possedeva! La tua unedì 30 dicembre abbiamo celebrato il “Pranzo di Natale”, per la prima volta, presso la parrocchia San Cristoforo alle Sciare in Catania. Il pranzo di Natale con i poveri è una tradizione della Comunità di Sant’Egidio da quando, nel 1982, un piccolo gruppo di persone povere fu accolto attorno alla tavola della festa nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. La Chiesa ha voluto ritrovarsi proprio a Natale con i poveri attorno alla mensa per fare festa perché la Chiesa come comunità è una famiglia raccolta dal Vangelo. Gli amici che partecipano a questa festa sono soprattutto persone Diac. Sebastiano Mangano Natività, Monastero di Santa Caterina, Monte Sinai, VII Secolo Cibali: il popolo cifaloto in festa per il Velo uest’anno la peregrinatio del Velo di S. Agata è iniziata festosamente tra il devoto popolo cifaloto, ricco di memorie agatine legate all’eruzione del 1669 e alla permanenza della candelora dei floricultori nella matrice di quell’amena contrada collinare. L’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina ha voluto prelevare dal sacello della Cattedrale e portare personalmente l’insigne reliquia agatina tra gli abitanti dello storico poggio di Cibali, accompagnato dal delegato arcivescovile mons. Barbaro Scionti e dal mastro della vara sig. Claudio Baturi. L’occasione propizia della desiderata Q presenza del venerato “flammeum” verginale di S. Agata, secondo il vivo desiderio del parroco della Natività del Signore sac. Roberto Mangiagli, è stata una duplice ricorrenza: il 90° anniversario dell’oratorio filiale Maria Ausiliatrice e il 40° di erezione canonica della parrocchia. Nel cortile parrocchiale d’ingresso, parato a festa, l’Arcivescovo ha presieduto la concelebrazione eucaristica della domenica del Battesimo del Signore alla quale i parrocchiani hanno partecipato in massa e con molto entusiasmo. Antonino Blandini Parrocchia San Cristoforo - Pranzo di Natale, pranzo di condivisione L nascita fece gioire quella generazione, ma la nostra l’ha fatta gioire il tuo giorno. Doppia era stata la beatitudine della generazione, poiché aveva visto sia la tua nascita che il tuo giorno; più piccola la beatitudine degli ultimi, che vedono soltanto il tuo giorno. Ma poiché coloro che erano vicini dubitarono, si è moltiplicata la beatitudine degli ultimi, i quali, senza averti visto, hanno creduto in te. Benedetta la tua beatitudine che si è incrementata per noi!>> (Nat., XXIII, 7-9). Efrem Siro nei suoi Inni canta le dimensioni divine e umane del mistero della nostra redenzione fondandosi sulla Sacra Scrittura e anticipando in modo poetico lo sfondo teologico e, in qualche modo, il linguaggio delle grandi definizioni cristologiche dei Concili del V secolo. Egli, che è onorato dalla tradizione cristiana con il titolo di «cetra dello Spirito Santo», soprattutto per i meriti acquisiti nei Carmina nisibena, restò diacono della sua Chiesa per tutta la vita. Morì a Edessa il 9 giugno 373, vittima del contagio contratto mentre curava gli ammalati di peste. che vivono nella strada: i nostri amici barboni, profughi senza tetto, i bambini di strada, ecc… Il Natale è un po’ un miracolo: è il miracolo dei volti sorridenti di tante persone oppresse dalla fatica della vita, è il miracolo di scoprirsi utili a tanti che hanno perso il senso profondo della festa e della gioia cristiana. Il video di questo evento è disponibile al seguente link: www.it.gloria.tv/?media=549373 realizzato dal Sig. Enzo Auteri. L’iniziativa è stata proposta a San Cristoforo dagli amici della comunità di Sant’Egidio di Catania che hanno offerto i tavoli e l’apparecchiatura, le famiglie della parrocchia e della Confraternita San Cristoforo hanno preparato le pietanze da condividere con gli amici in Chiesa. La festa è iniziata alle 12,00 con la Santa Messa, presso la cripta Santa Rosalia, presieduta dal parroco, Sac. Ezio Coco, il quale ci ha ricordato che il pranzo è la continuazione di quella convivialità che si celebra attorno all’altare… dalla mensa Eucaristica alla mensa dell’amicizia con i poveri, entrambe luogo privilegiato della presenza di Dio. Alle 13,00 si è dato via al pranzo che ha ospitato ben 70 amici presso l’aula liturgica della Chiesa. È stato bello vedere la chiesa, dove le panche sono state sostituite con i tavoli della mensa e della condivisione, in banchetto della festa che raduna ogni uomo ferito dalle prove della vita. Il pranzo è stato anche allietato dai bans di gruppo animati dai parrocchiani, alla conclusione i bambini sono stati sorpresi dalla presenza di Babbo natale che ha donato loro regali e tanti sorrisi. Un giorno di festa da ricordare, un ricordo da non deporre nel cassetto, ma da ripetere per poter rendere concreto l’amore, la tenerezza e la misericordia di Dio. Jessica Canova e don Ezio Coco 5 Prospettive - 19 gennaio 2014 DOCUMENTI E INFORMAZIONI dell’Ufficio di Segreteria per la Visita Pastorale Storia e visita pastorale (4) ei precedenti interventi su questo argomento sono state offerte delle coordinate essenziali sulla istituzione delle visite pastorali, sulla consistenza della documentazione relativa ad esse e conservata nell’Archivio Storico N Gaspare Pou (1513-1520). Seguono quattro anni in cui si susseguono tre vescovi che, per la brevità dell’episcopato, non hanno indetto visite pastorali: i cardinali Matteo Schinner e Pompeo Colonna e il primo della famiglia Caracciolo, Marino Asca- dovette pagare un’ingente somma come riscatto. Oltre ad una rilevante documentazione relativa alle sue visite, attestante un’intensa attività pastorale, di lui si conosce pure la celebrazione di un sinodo nel 1565, del quale però non si ebbe la pubbli- per un anno circa (1592). Agli anni di sede vacante, quando il governo della diocesi veniva affidato a vicari generali «in temporalibus et spiritualibus», eletti dal capitolo cattedrale e per diversi dei quali sono attestate pure visite pastorali, seguì la nomina parte del vescovo Michelangelo Bonadies (1665-1686), dei profughi dai paesi distrutti. Il 1693 è l’anno del terrificante terremoto del Val di Noto: il vescovo, Andrea Riggio (1693-1717), negli anni immediatamente successivi, oltre a seguire i lavori della ricostruzione della città e di molti paesi, non mancò di indire e compiere la visita pastorale. Il Settecento, tuttavia, si aprì con un lungo periodo di assenza del vescovo Dalla memoria trascritta alla memoria digitale Diocesano, su alcuni aspetti della loro utilizzazione per la ricostruzione storica dell’esperienza di fede nel territorio della Chiesa di Catania. Prima di offrire, nei successivi interventi, alcune esemplificazioni di visite pastorali, è utile conoscere il ritmo delle visite segnato dall’opera dei vescovi che si sono succeduti nella nostra Chiesa locale, dai primi anni del sec. XVI fino alla chiusura del XX secolo. Dei 42 vescovi che si sono succeduti, non tutti hanno indetto e compiuto la visita pastorale anche solo di una parte della diocesi. Ragioni di varia natura non hanno permesso o favorito l’adempimento di questo loro precipuo dovere. Inoltre, come ricordato nel precedente articolo, diverse visite pastorali hanno riguardato soltanto alcuni paesi e non tutto il territorio, anche in considerazione della vastità della diocesi che, solo nel 1844, ha assunto l’attuale configurazione territoriale. A partire dall’inizio del sec. XVI, gli atti visitali conservati nel nostro Archivio Storico Diocesano attestano le visite pastorali per gli anni di episcopato degli spagnoli Giacomo Ramirez de Guzman (1500-1508), Giacomo Conchilles (1509-1512), l parroco come amministratore della parrocchia è tenuto a quanto previsto nei canoni 1281-1288. Tra questi canoni, il 1284 elenca alcuni doveri amministrativi del parroco che sono oggetto di verifica dei convisitatori della visita reale. Il canone, prima di elencare i doveri, nel paragrafo 1 esordisce con una formula utilizzata anche nel diritto civile e che cioè tutti gli amministratori sono tenuti ad attendere alle loro funzioni con la diligenza di un buon padre di famiglia. La diligenza del buon padre di famiglia, indica l’attenzione, la prudenza, la perizia richiesta all’uomo medio per svolgere, in via normale, una certa attività. Solo dopo questa affermazione il canone elenca i doveri che il parroco deve osservare per essere un diligente “buon padre di famiglia”. Infatti, dopo aver visto nell’articolo del numero di dicembre 2013 i primi quattro doveri, conosciamo i restanti: 5°: pagare nel tempo stabilito gli interessi dovuti a causa di un mutuo o d’ipoteca e curare opportunamente la restituzione dello stesso capitale. Al parroco è consentito compiere atti di straordinaria amministrazione per la parrocchia, sempre previa ed indispensabile autorizzazione canonica vescovile, ma un buon parroco sarà prudente e non compirà passi più lunghi della gamba, non si impegnerà per spese che poi non è capace di sostenere. 6°: impiegare, con il consenso del- I cazione a stampa degli atti e le costituzioni ci sono pervenute incomplete. Da questo episcopato in avanti la diocesi, può dirsi, che è stata pressoché in costante condizione di visita pastorale. Furono ben pochi, e per nio. Le visite ripresero con il fratello di quest’ultimo, Scipione (15241529) e con il nipote Luigi (15301536). L’impronta prettamente tridentina venne data alle visite pastorali dal nipote di Marino e fratello di Luigi: «Così va spesso il mondo … voglio dire, così andava nel secolo» decimo sesto, direbbe il buon Manzoni! (I promessi sposi, cap. 8). Nicola Maria Caracciolo (1537-1568) sposò la riforma cattolica e prese parte al concilio di Trento anche a rischio della vita: fu preso prigioniero dal corsaro ottomano Dragut e si a vescovo di Catania di Giovanni Domenico Rebiba (1595-1604), fratello di Prospero e anche lui nipote del cardinale Scipione Rebiba. Di tutti i vescovi del Seicento si hanno atti visitali, anche per gli anni tragici di quel secolo. Il 1669 è l’anno della colata lavica che giunse fino a Catania (di cui è testimonianza l’affresco conservato nella sagrestia della nostra Cattedrale) e della gestione, da visita reale chiedono è il registro dei legati pii o delle pie fondazioni. È importantissimo che le pie volontà siano adempiute puntualmente, il registro aiuta a ricordare che esistono dei doveri morali che il parroco deve adempiere. A conclusione vorrei ricordare a tutti i parroci che per compiere atti di straordinaria amministrazione devono necessariamente chiedere l’autorizzazione canonica del Vescovo. In forza, infatti, del Concordato tra Stato e Chiesa e dell’art. 18 della legge 20 maggio 1985 n. 222, i controlli canonici hanno rilevanza anche per la validità e l’efficacia degli atti nell’ordinamento civile. Pertanto la mancanza del decreto autorizzativo del Vescovo può comportare non solo l’invalidità dell’atto nell’ordinamento canonico ma anche in quello civile, con le conseguenze del caso a carico della parrocchia e del suo amministratore. e, di conseguenza, di viste pastorali: dal 1711 al 1722. Sono gli anni della ben nota controversia liparitana che vide il Riggio mandato in esilio (morì a Roma e il suo cadavere venne portato in diocesi molti anni dopo: venne sepolto nella cappella di sant’Agata, in Cattedrale) e la diocesi rimanere senza vescovo. Le visite ripresero con il successore, il card. Alvaro Cienfuegos (1721-1725). A lui segue il brevissimo episcopato, neanche quattro mesi (da aprile a luglio del 1726), di Alessandro Burgos, durante il quale non si ebbe visita pastorale. Identica ragione per cui, ancora per due episcopati fino alla fine del XX secolo, la diocesi non ebbe visita pastorale: quello di Gabriele Maria Gravina (1816-1818) e quello di Emilio Ferrais (19281930). Il primo, probabilmente, per ragioni personali, mentre il secondo per una “triste sorte”: veronese, inviato ausiliare del card. Giuseppe Francica Nava nel 1911, divenne arcivescovo alla morte di questi, 7 dicembre 1928, ma ad un anno esatto dalla successione, il 27 dicembre 1929, la malattia lo costrinse a mettersi a letto e morì un mese dopo, il 27 gennaio 1930, ad appena 60 anni di età. Le carte del nostro archivio testimoniano di tre significative mutazioni accadute nel compimento della visita pastorale tra Ottocento e Novecento. Fin dalla sua prima visita pastorale, Francica Nava (1895-1928) introdusse un questionario da compilare a cura dei titolari degli enti ecclesiastici soggetti alla visita, per permettere all’arcivescovo una più esatta conoscenza delle singole realtà utilizzando un’unica griglia di valutazione. La seconda mutazione si è verificata con la visita indetta da Guido Luigi Bentivoglio (1952-1974) all’indomani del concilio Vaticano II: grazie all’intelligente impostazione data da mons. Francesco Mio, chiamato a coordinare la pastorale diocesana, il questionario e la stessa visita divennero occasione per veicolare i nuovi orientamenti post conciliari. Infine, in occasione della visita pastorale di Luigi Bommarito (1988-2002) il vicario generale, Salvatore Pappalardo, ha ritenuto ormai indispensabile avvalersi dell’apporto dell’informatica per acquisire la rilevazione dei dati (cartacei, fotografici e filmati), poterli meglio gestire e consegnarli ad futuram memoriam. Don Rosario Balsamo Ufficio Amministrativo Curia di Catania Don Gaetano Zito Preside Studio Teologico “San Paolo” ragioni tutto sommato oggettive, i vescovi che non indissero o non compirono la visita pastorale. Tra questi, Prospero Rebiba, rimasto vescovo Il Parroco: prudente e diligente come un buon padre di famiglia (seconda parte) l’Ordinario, il denaro eccedente le spese e che si possa essere collocato utilmente, per le finalità della Chiesa o dell’istituto; 7°: tenere bene in ordine i libri delle entrate e delle uscite; tenere in ordine questi libri non significa porli in una libreria o dentro un cassetto, ma significa utilizzarli concretamente. Conoscere quali sono le effettive entrate e le spese aiuterà il parroco a fare spese oculate e a non indebitarsi. 8°: redigere il rendiconto amministrativo al termine di ogni anno; la parrocchia, quindi il parroco, è tenuto a presentare ogni anno il rendiconto amministrativo all’ordinario del luogo perché questi eserciti l’opportuna vigilanza. La prova più evidente di un’amministrazione parrocchiale corretta ed ordinata è appunto la redazione accurata e fedele del rendiconto annuale. 9°: catalogare adeguatamente documenti e strumenti, sui quali si fondano i diritti della Chiesa o dell’istitu- to circa i beni, conservandoli in un archivio conveniente ed idoneo; depositare poi gli originali, ove si possa fare comodamente, nell’archivio delle curia. Il parroco deve cono- scere con precisione lo stato giuridico dei beni e in particolar modo degli immobili di proprietà della parrocchia, le visure catastali aggiornate, i titoli di provenienza, eventuali contratti di cessione a terzi ecc. è tra l’altro consigliato depositare nell’archivio della Curia le copie autentiche dei documenti originali. Altra cosa importante che i convisitatori della 6 Prospettive - 19 gennaio 2014 SPECIALE VISITA PASTORALE La visita pastorale è il luogo privilegiato di un incontro che diviene occasione benedetta per un’accoglienza vicendevole La sapienza dell’ascoltare e i rischi del non ascolto i è visto in precedenza come la visita pastorale è il luogo privilegiato di un ascolto reciproco, tra il vescovo e il popolo di Dio a lui assegnato. Un incontro che diviene occasione benedetta per un’accoglienza vicendevole. Si è anche ricordato che, per cogliere il valore autentico dell’ascolto umano, si deve fare riferimento a ciò che dell’ascolto racconta la Scrittura. Di questo mutuo e alterno ascoltarsi tra Dio e l’uomo, i libri sapienziali offrono maggiore spazio e un più intenso respiro. L’autorivelarsi libero e imprevedibile di Dio consegnato a Torah e nei profeti, nei testi redatti dai sapienti scribi d’Israele fa spazio al dire e al dirsi dell’uomo a Dio. Per questa ragione si è individuato nel libro dei Proverbi, una buona base di partenza per un’attenta indagine biblica. Si deve perciò conoscere l’ambiente storico dove questi libri sono stati redatti per avere una conoscenza adeguata su questo dialogo tra l’uomo e Dio. In particolare si deve imparare da chi ha ascoltato Dio e ha saputo rispondergli, intrattenendo una relazione vera con l’amabile sapienza senza compromettere la trascendenza divina. La sapienza è oggetto di ricerca e di studio perché fa conoscere eventi e uomini secondo il giudizio veritiero di Dio senza adagiarsi in criteri di discernimento mondani che ricercano solo un gretto interesse utilitaristico. Il retto orientamento morale si coniuga così con un’appassionata ricerca religiosa, sconosciuta alle culture didattiche dell’Egitto e della Mesopotamia. In dettaglio si può vedere come l’ascolto nei testi sapienziali contrassegna il cammino del giovane che dal suo iniziale stato di “ingenuità”, cioè di chi non conosce ancora in proprio il bene o il male, è invitato, dal genitore dapprima e dal maestro dopo, a trasformare l’ascolto in esperienza di vita. I sapienti ammoniscono il giovane e lo invitano a non lasciarsi condurre per un cammino di ribellione che porta allo sconforto e alla perdizione. È la sorte riservata a chi non è S docile all’ascolto. Il tono di sereno e quasi naturale ottimismo delle raccolte più antiche del libro che descrivono un futuro carico di benedizione per chi ascolta la parola della Legge e dei profeti, si coniuga quindi realisticamente con una visione drammatica dell’esistenza giovanile segnata dal rifiuto dell’ascolto. In effetti, nel libro dei Proverbi, accanto a una lucida coscienza della crescita umana e morale del giovane, espressa in una forma letteraria di straordinaria rifinitura, si nota una società caotica e poco rassicurante. Il saggio genitore e l’onesto pedagogo mettono in guardia il figlio/discepolo sui pericoli di una società, complessa e impersonale, viziata dal fascino di un’ingiustizia Il retto orientamento morale si coniuga con un’appassionata ricerca religiosa impunita che si vuole però contrastare, educando i giovani con paziente pedagogia a confidare nella parola del Signore. Si legge in Proverbi 1,10-15: Figlio mio, se i malvagi ti vogliono sedurre, / tu non acconsentire! / Se ti dicono: «Vieni con noi,/ complottiamo per spargere sangue,/ insidiamo senza motivo l’innocente» […] figlio mio, non andare per la loro strada,/ tieniti lontano dai loro sentieri! In una società metropolitana, multietnica e multiculturale, che conosce i guasti di una socializzazione avanzata e malsicura, esposta all’anonimato di un’identità senza radici e senza inibizioni, il saggio indica il triste epilogo di chi non ha dato ascolto alla parola degli anziani: I loro passi infatti corrono verso il male/ e si affrettano a spargere sangue./ Invano si tende la rete/ sotto gli occhi di ogni sorta di uccelli./ Ma costoro complottano contro il proprio sangue,/ pongono agguati contro se stessi (1,16-19). Don Giuseppe Bellia Incontro degli Istituti di Vita Consacrata del V Vicariato l lavoro che voi svolgete è prezioso non solo all’interno della vita consacrata, ma per l’intera Chiesa di Catania, perché la vita consacrata non è separata dalla diocesi e dalla sua vita». Con queste parole ha esordito il nostro Arcivescovo, Mons. Salvatore Gristina, all’incontro con i membri dei diversi istituti di vita consacrata presenti nel territorio del V vicariato, in occasione della Visita pastorale. L’incontro si è svolto l’11 dicembre, nel clima dell’Avvento, presso l’istituto «Sacro Cuore» (via Milano) delle suore Domenicane. L’incontro è stato introdotto dal vicario foraneo, mons. Franco Longhitano, parroco di «S. Maria della Salute» che, fondandosi sulla costituzione dogmatica Lumen Gentium del Vaticano II, ha delineato il ruolo dei religiosi all’interno dell’unico Popolo di Dio, i cui membri sono accomunati dalla medesima dignità battesimale e quindi chiamati tutti alla santità, ma attraverso vocazioni e strade diverse. I diversi Istituti presenti hanno brevemente presentato il proprio carisma e l’opera che svolgono all’interno del territorio. L’incontro è stato anche l’occasione per presentare il nuovo vicario episcopale per la vita consa- «I La spiritualità della potatura crata, P. Angelo Gatto dell’ordine dei Carmelitani Scalzi, che dopo aver ascoltato con attenzione il «racconto» dei diversi rappresentanti dei diversi Istituti ha offerto una riflessione consegnando delle belle chiavi di lettura sulla vita consacrata e sulla sua attuale situazione. P. Gatto ha parlato della «spiritualità della potatura». Infatti è innegabile che da un punto di vista esteriore la vita consacrata è in crisi: i membri diminuiscono, poche vocazioni e quindi la media dell’età dei consacrati si alza, chiudono diverse case, alcune opere... «Di fronte a tutto questo» ha detto p. Gatto «potremmo correre il rischio di scoraggiarci, ma non è così. Questo è il tempo della potatura per portare ancora più frutto, questa sofferenza porterà frutti nella fecondità ecclesiale in chiave di santità». P. Gatto ha ricordato, infatti, che la vita consacrata non è necessaria per le opere che porta avanti, ma in sé stessa, in quanto appartiene alla vita e alla santità della Chiesa; essa è voce profetica che ricorda alla Chiesa la sua meta e che cosa essa debba esse- re nel mondo. Al termine dell’intervento di p. Gatto ciascuno ha avuto la possibilità di esprimere le proprie riflessioni, dalle quali è emersa l’esi- crata che in essa si radica, ha auspicato da una parte di favorire momenti di comunione tra i diversi istituti per realizzare anche una maggiore Foto di archivio genza di radicarsi sempre più in Cristo per essere segno e strumento nel territorio. Mons. Gristina al termine ha ripreso la parola, e come pastore della chiesa di Catania e custode della vita consa- collaborazione pastorale sul territorio facendo emergere, seppur nella distinzione e nel rispetto dei diversi carismi, l’unità della vita consacrata. Gabriella La Mendola Arcidiocesi di Catania Formazione Permanente del Clero Ai Reverendi Presbiteri dell’Arcidiocesi Carissimi Confratelli, Facendo seguito all’incontro del 22 ottobre u.s., alle risposte al questionario ricevute e al dialogo che ne è seguito, comunichiamo che il tema che ci accompagnerà in tutte le iniziative di Formazione Permanente dell’anno corrente sarà, come emerso, Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione. Vi invitiamo a prendere nota degli appunta- menti di seguito riportati. Martedì 21 gennaio (seminario, ore 9,30), incontro con Mons. Renzo Bonetti, che ci intratterra sul Questionario del Documento preparatorio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi sviluppando soprattutto gli aspetti problematici contenuti nel testo dei 38 quesiti (prima parte); Lunedì 3 marzo, Giornata di fraternità a Sciara. Partenza dal Seminario (ore 8,00). Per le adesioni rivolgersi ai Vicari foranei; Martedì 11 Marzo, Ritiro di Quaresima del Clero; Martedì 27 maggio (seminario, ore 9,30), incontro con Mons. Renzo Bonetti (seconda parte); Lunedì 23 - Giovedì 26 giugno, Settimana di aggiornamento del Clero. Seguiranno a suo tempo indicazioni più dettagliate; Lunedì 21 - Venerdì 25 luglio, Settimana di fraternità in montagna. Seguiranno appena possibile indicazioni più dettagliate; Lunedì 28 luglio - Sabato 2 agosto, Settimana di fraternità a mare. Sin da adesso comunichiamo che essa si terra in Puglia, presso I’Oasi Tabor in Nardò frazione S. Caterina. Costo euro 40.00 al giorno, pensione completa; Esercizi Spirituali dal lunedì 1 al venerdì 5 settembre, presso la Domus Seraphica, Nicolosi; Esercizi Spirituali dal lunedì 3 al venerdì 7 novembre a S. Maria degli Angeli presso le Suore Francescane di Gesù Bambino (Centro di Spiritualità). Costo complessivo del corso Euro 190,00. II viaggio in pullman sarà offerto dall’Arcivescovo. Sin da adesso facciamo presente che la disponibilità di capienza della Casa e di 60 camere singole. Con l’auspicio di poterci presto incontrare, vi salutiamo fraternamente. Mons. Salvatore Genchi Mons. Giuseppe Schillaci. Sac. Nunzio Capizzi Sac. Ezio Coco Sac. Massimiliano Parisi Carissimi, ancora Buon Anno e un cordiale “arrivederci” a questi appuntamenti. Salvatore, Arcivescovo 7 Prospettive - 19 gennaio 2014 SPECIALE VISITA PASTORALE Quale Chiesa emerge dal Vaticano II? Un continuo tendere tra “chi siamo” L e “chi dovremmo essere” ’ecclesiologia del Vaticano II veicola un modo di essere Chiesa. Quale Chiesa? Quale corretta visione di Chiesa? L’azione pastorale ha sempre due punti centrali: prassi pastorale derivante da un modello di Chiesa oppure prassi pastorale per costruire un modello di Chiesa. Per questo è necessaria l’unità di azione pastorale per una corretta visione di Chiesa pensata secondo il Concilio. Nella progettazione pastorale vanno distinti due momenti: diagnosi e prognosi che costituiscono le basi preliminari che ci permetteranno di passare allo schema della progettazione pastorale con la dovuta spiegazione delle varie fasi. La diagnosi è l’analisi della situazione: si caratterizza per la necessaria attenta lettura e il puntuale studio della realtà territoriale nella quale bisogna agire. Dall’analisi effettuata attraverso questionari somministrati e preparati con intelligenza pastorale, dovrebbe emergere “chi siamo”. Dalla lettura attenta dei risultati si dovrà passare alla esplicitazione di quanto emerge e confrontarlo con la Parola, la Tradizione, il Magistero per quanto riguarda la Chiesa, l’uomo, il mondo secondo il piano di Dio. Dal confronto dovrebbe emergere “la meta” verso dove camminare. Tra l’esistente analizzato e rilevato che ci descrive “chi siamo” e il confronto stimolato della Parola di Dio, dalla Tradizione e dal Magistero si prospetta “quello che dovremmo essere”. Dall’analisi si passa all’interpretazione teologico-pastorale e da questa interpretazione dovrebbero emergere le linee di tendenza, i germi di bene, i limiti, ecc. Fatta l’analisi per la necessaria conoscenza di quello “che siamo” come Chiesa, come territorio, come risorse o limiti, si passa alla concretizzazione cercando di imbastire nelle grandi linee un progetto generale dell’azione che ci permetterà il “cambio” da una sistemazione “data” a quella “desiderata”. Questa seconda fase si caratterizza per quattro momenti che sinteticamente presentiamo: 1) La Prognosi Pastorale: serve per esplicitare, determinare, individuare la meta e l’obiettivo generale da raggiungere mediante specifica azione pastorale. Dalla meta generale e finale trarre gli obiettivi specifici, gli obiettivi intermedi che ci permettono di operare un “cambio” costante e graduale, impiegando e valorizzando le risorse, i mezzi e gli strumenti di cui si può disporre e valorizzando al massimo la corresponsabilità di tutti gli operatori e fedeli; 2) L’Organizzazione Pastorale: è il mettere ordine riguardo a quanto occorre fare prima, durante e dopo. È il saper coordinare quanto occorre tra una situazione data, rilevata e bisognosa per passare ad un’altra situazione desiderata e ottimale. È ancora il supervisionare costantemente quanto s’impegna nell’azione pastorale; 3) La Programmazione Pastorale: è la descrizione necessaria delle attività programmate e già determinate che si concretizzano con la realizzazione degli obiettivi intermedi affinché si possa raggiungere la meta finale o l’obiettivo generale scelto come necessario e prioritario; 4) La Verifica Pastorale: il progettare non è svolgere quanto programmato per riempire un calendario di attività svolte o da svolgere; la stessa La Chiesa, soprattutto nella Celebrazione Eucaristica, rende grazie per la manifestazione straordinaria della misericordia di Dio che Gesù è venuto a portare in mezzo a noi. Questa misericordia salva una persona, la trasforma da peccatore in apostolo del Vangelo. Come il Signore mi chiama? Non possiamo registrare nella nostra vita forse una chiamata straordinaria ma siamo sempre chiamati, ogni giorno della nostra vita è una chiamata, ogni giorno il Signore ci chiama. Si tratta di essere accoglienti, di creare uno stile, prassi pastorale non è azione da fare semplicemente e senza una direzione; se così fosse, non si potrebbe verificare niente. La verifica è possibile perché si fa in base agli obiettivi prefissi sia che essi siano medi, intermedi, finali. L’obiettivo ci permette di fare verifica in base a quanto s’è potuto realizzare o non realizzare. La verifica è necessaria perché gli obiettivi non sono stati inventati, ma sono emersi dalla realtà presa in esame attraverso l’analisi, interpretata teologicamente e con gli occhi della fede. La verifica ci fa vedere: in che modo e fino a quale punto abbiamo realizzato il cambio, la trasformazione, dove siamo arrivati e se abbiamo raggiunto la meta oppure no; se la meta o qualche altro obiettivo intermedio non s’è potuto raggiungere e così poter riprogettare e raggiungere per quanto è possibile nel tempo stabilito, la meta finale. Riepilogando, sono necessari il vedere dell’analisi confrontato con i criteri di fede o teologico-pastorale; il giudicare come prognosi con obiettivi e meta da raggiungere circa le diverse mediazioni o settori pastorali: annuncio della Parola, celebrazione, comunione, diaconia e carità; l’agire pastoralmente con scelte e strategie nei diversi settori con programmazione, organizzazione, valutazione per verificare l’azione ed eventualmente riprogettare. Don Pietro Longo Vicario per la Pastorale come dice il Signore. LA VISITA PASTORALE in flash di avere porte e cuori aperti in un tempo di crisi e di difficoltà. Le nostre comunità devono essere luoghi aperti, offrendo possibilità di dialogo, animato e rispettoso, colmo di carità. Tutte le iniziative di accoglienza nella Chiesa sono per annunziare l’amore del Signore, un amore che non ha limiti e in cui noi possiamo crescere. L’attenzione alla catechesi dei piccoli e degli adulti è un segno dell’evangelizzazione in una parrocchia. La vita cristiana può apparire strana, diversa agli occhi del mondo o di chi è influenzato dalla società. I primi cristiani facevano sorgere delle domande sul loro modo di comportarsi, oggi questo lo stiamo perdendo uniformandoci al mondo. La diversità non deve essere taciuta e non perché noi siamo più bravi degli altri, ma per essere “sale”, “luce”, “lievito” Il Signore illumina, noi cerchiamo di essere fedeli e di non scoraggiarci impegnandoci per primi. Apriamoci ad orizzonti più vasti, distinguiamoci per essere davvero “una presenza per servire”, così come Gesù si è messo a servizio dell’uomo per la salvezza di tutti. Gesù è presente attraverso il nostro impegno nel servizio. Dobbiamo impegnarci affinché le nostre idee corrispondano a quelle del Signore per essere testimoni fedeli. ® V Vicariato: La Visita Pastorale nella Parrocchia di Cristo Re opo un lungo periodo di preparazione ed un rinvio, finalmente è giunto il giorno di avvio della Visita Pastorale nel territorio della nostra Parrocchia. È il 30 novembre del 2013; è appena stata data alle stampe e diffusa la “Evangelii gaudium” con la quale Papa Francesco ci ricorda la gioia di vivere ed annunciare il Vangelo, e ci invita a vivere in mezzo al popolo, ad avere su di noi “l’odore di pecore” ad essere capaci di coinvolgerci con le nostre opere ed i gesti della vita quotidiana, ad essere comunità evangelizzatrice feconda e disposta ad “accompagnare” con pazienza per “fare sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova” (Evangelii Gaudium, 24). L’attesa dell’incontro del Pastore, anche senza avere ancora letto le parole di Papa Francesco, fino a quel momento è stata vissuta con apprensione. Nonostante l’intenso lavoro di preparazione materiale e spirituale rimangono in noi domande e dubbi. Siamo stati testimoni evangelici cre- D dibili? Abbiamo saputo esprimere un coerente impegno missionario? Abbiamo saputo il desiderio di entrare in comunione con l’amore, la misericordia e la tenerezza che Nostro Signore manifesta in ciascuno di noi, come abbiamo quotidianamente recitato nella “Preghiera per la Visita Pastorale”? Questi interrogativi si sciolgono e ad essi subentra un sentimento di fiduciosa serenità già a partire dal momento della celebrazione eucaristica di apertura della Visita, presieduta da sua Eccellenza l’Arcivescovo. La corale ed intensa partecipazione del popolo dei fedeli alla celebrazione, ed il loro accostarsi numerosi alla Eucarestia, la parole di tenerezza rivolte all’assemblea dal Pastore della Chiesa catanese durante l’omelia, sono stati il miglior viatico per le giornate che sono seguite. E fortemente significativi e incoraggianti sono stati i momenti in cui la comunità si è rapportata al Pastore nelle sue diverse articolazioni, segno di una presenza viva della comunità parrocchiale di Cristo Re nella Chiesa particolare di Catania. Abbiamo gustato appieno la disponibilità di Mons. Gristina, abbiamo goduto della sua disponibilità all’ascolto, abbiamo accolto con gioia i suoi suggerimenti ed i suoi stimoli. Momenti particolarmente toccanti sono stati la visita ai molti sofferenti che vivono il loro dolore e superano la loro solitudine nelle numerose case per anziani che insistono nel territorio della parrocchia ed a cui una nutrita pattuglia di Ministri Straordinari dell’Eucarestia presta la sua assistenza ed il conforto sacramentale. Ci congediamo dal nostro Arcivescovo il 14 dicembre 2013 a conclusione di una lunga e partecipata Assemblea Parrocchiale. Rimane in noi la gratitudine per il particolare momento di grazia che la Visita ha rappresentato per i nostri presbiteri, per i loro più stretti collaboratori, per tutto il popolo dei fedeli laici che frequentano la parrocchia ed i Sacramenti. E per rispondere alla particolare grazia ricevuta, vogliamo essere “la casa aperta del Padre” (Evangelii Gaudium, 47), intensificando le opere di evangelizzazione attraverso la Peregrinatio Mariae, le opere di carità ed accoglienza, la dimensione sociale della evangelizzazione del territorio, che già nate nella parrocchia di Cristo Re, hanno ricevuto linfa ed incoraggiamento dalla Visita Pastorale. Ninni Inserra Per la comunità di Cristo Re 8 Prospettive - 19 gennaio 2014 9 Notizie in breve dal 20 al 26 gennaio Prospettive - 19 gennaio 2014 Cancelleria S.E. Mons. Arcivescovo ha nominato: Dall’Agenda dell’Arcivescovo Lunedì 20 • Ore 10.00 Catania, Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa per il Corpo della Polizia Municipale in occasione della festa di S. Sebastiano. Martedì 21 • Ore 9.30 Catania, Seminario: presiede l’incontro di Formazione permanente del clero. Relatore Mons. Renzo Bonetti, Presidente della Fondazione “Famiglia Dono Grande” già Direttore dell’Ufficio nazionale delle CEI per la Pastorale della Famiglia e Consulente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Mercoledì 22 • Ore 9.00 Arcivescovado: udienze. • Ore 18.00 Arcivescovado: salone dei Vescovi: presiede l’Assemblea della Consulta diocesana delle Aggregazioni laicali. Giovedì 23 • Ore 18.00 Catania, parrocchia Beato Padre Pio da Pietralcina: celebra la S. Messa. Venerdì 24 • Ore 16.00 Catania, Istituto S. Giovanni Bosco: celebra la S. Messa. • Ore 17.30 Catania, parrocchia Crocifisso dei Miracoli: prende parte alla Veglia per l’unità dei cristiani. • Ore 20.00 Catania, Teatro Massimo Bellini: assiste ad un concerto in onore di S. Agata. Sabato 25 • Ore 9.30 Catania, Palazzo di Giustizia: prende parte all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario. Domenica 26 • Ore 9.30 Catania, Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa per le Associazioni Agatine. • Ore 18.30 Catania, Chiesa S. Agata al Carcere: celebra la S. Messa e riceve dal Sindaco l’anello agatino. ® Condoglianze Lo Staff di Prospettive esprime il proprio cordoglio e la propria vicinanza a Mons. Gaetano Zito e alla famiglia nella triste circostanza della perdita della cara mamma. I funerali, celebrati nella chiesa parrocchiale di S. Luigi lo scorso 11 gennaio alla presenza dell’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina e del Vescovo emerito Mons. Pio Vigo con la partecipazione del Card. Mons. Paolo Romeo, hanno dato testimonianza della grande stima di cui gode il Vicario episcopale per la cultura della diocesi di Catania. Ufficio della Pastorale della Salute Alla Consulta diocesana della Pastorale della Salute Preparazione alla XXII Giornata Mondiale del Malato Carissimi, in prossimità della celebrazione della XXII Giornata Mondiale del Malato, è opportuno incontrarci per la necessaria programmazione, che quest’anno si articolerà nei giorni 9-10-11 Febbraio 2014. Ritenendo importante e fruttuoso il vostro apporto, vi aspetto tutti con gioia presso il Seminario Arcivescovile, lunedì 27 Gennaio 2014 alle ore 17.30. Cordiali saluti, Don Mario Torracca La solidarietà riscalda il cuore di chi dona «Non cercare la felicità in tutti quelli a cui tu hai donato per avere un compenso, ma in te nel tuo cuore se tu avrai donato solamente per pietà». Sono parole di un canto laico. Parole di Fabrizio de Andrè. Il grande poeta che ha cantato l’amore per l’umanità, ha dato agli ultimi, agli emarginati, ai più poveri, la dignità che spesso la società gli sottrae. In un mondo di esseri umani «con i cuori a forma di salvadanai» ci ricorda che la felicità non ci proverrà da ciò che possediamo ma dall’amore che darà forma alla nostra vita e alle nostre azioni. L’amore come gratuità, come accoglienza, L’amore che avete ancora una volta mostrato quest’anno decidendo di santificare il Natale dedicando ai poveri il vostro tempo. Quattrocento persone che hanno potuto, grazie a questo gesto di amore gratuito, sentire il calore delle feste. Vivere una giornata diversa; sentirsi, almeno per un giorno, accolti, vivi, meritevoli di attenzione. Rispettati. Come ogni anno, con questa breve lettera, voglio sottolineare come ciò che avete fatto non è scontato. Ma è un grande gesto. In una società che ci comanda di chiuderci nel privato, di vivere il tempo prevalentemente come esperienza di consumo, voi avete dimostrato – ancora una volta – che è possibile un modo di vivere alternativo, in cui gli altri non sono ombre che ci passano accanto nell’indifferenza e nell’apatia, ma fratelli verso cui tendere la mano, con cui camminare insieme. Adesso dobbiamo compiere un altro passo. Approntare uno spazio di accoglienza per i senza tetto. Per circa tre mesi la nostra Comunità accoglierà dodici persone che la vita ha costretto a vivere per strada, a dormire cercando un esile riparo sotto gli archi della marina o negli angusti spazi che la città riserva loro. Esposti al freddo, alle intemperie; circondati da rifiuto o indifferenza. Il calore dei cartoni non è certo sufficiente per proteggere corpi spesso indeboliti dagli stenti. Così ci troviamo a leggere della morte di qualcuno di loro. Piccoli trafiletti sui giornali. Tragedie silenziose di uomini che vivono nella solitudine e vanno via nella solitudine. Per realizzare l’accoglienza di questi nostri dodici fratelli, ci organizzeremo in turni per l’assistenza notturna e l’offerta di un pasto caldo la sera. Inoltre, poiché i nostri spazi sono ristretti e non è possibile accogliere tutti coloro che hanno necessità, con i nostri giovani effettueremo un servizio di distribuzione di pasti caldi e di coperte rivolto a quanti restano a dormire sulla strada. Potrete coinvolgervi partecipando alle diverse iniziative oppure – secondo le disponibilità di ciascuno – attraverso un aiuto economico essenziale per affrontare le spese connesse a questa attività Ringraziandovi ancora una volta, anche a nome dei miei confratelli, vi saluto affettuosamente e vi auguro un buon Anno. P. Gianni Notari Se sei interessato/a, può contattare il numero: 3477577020. Su richiesta di alcuni di voi comunico le coordinate bancarie della nostra Parrocchia: Parrocchia SS. Crocifisso dei miracoli, Banca Popolare Etica, IBAN: IT45E0501804600000000163937 (causale: emergenza freddo) Questi sono i regali che abbiamo distribuito ai fratelli e alle sorelle che hanno partecipato al pranzo di Natale. Comunità dei Gesuiti Via Pantano, 42 - Catania tel: 095 534071 email: [email protected] www.crocifissodeimiracoli.com - In data 17 dicembre 2013, il Rev.do Sac. ROSARIO BALSAMO Commissario Arcivescovile della Confraternita Maria SS. del Soccorso in Catania; - In pari data, il Rev.do P. LUCA BONOMO O.F.M. Capp. Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Cuore ai Cappuccini in Catania; - In pari data, la Prof.ssa GIUSEPPINA FAZZIO Presidente della Confederazione delle Confraternite; - In pari data, il Sig. ALFIO DAQUINO Consigliere del Consiglio Direttivo della Confederazione delle Confraternite; - In pari data, il Sig. MARIO MILANESE Consigliere del Consiglio Direttivo della Confederazione delle Confraternite; - In data 18 dicembre 2013, il Rev.do Diac. CARLO PAPPALARDO Collaboratore Pastorale presso la parrocchia S. Agata al Borgo in Catania; - In data 19 dicembre 2013, il Rev.do P. ALFIO SPOTO O.F.M. Conv. Vice Rettore del santuario S. Francesco d’Assisi all’Immacolata in Catania; - In pari data, il Rev.do Sac. SANTO CONTI Vice Direttore del Coordinamento di Pastorale Scolastica; - In pari data, il Rev.do Sac. ARMANDO CARAMBIA Vicario Parrocchiale della parrocchia Ss. Angeli Custodi in Catania; - In pari data, il Rev.do Sac. RAFFAELE GULISANO Vicario Parrocchiale della parrocchia SS. Crocifisso della Buona Morte in Catania; - In pari data, il Rev.do Sac. ROSARIO MAZZOLA Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Cuore di Gesù al Fortino in Catania; - In pari data, il Rev.do Sac. GIOVANNI MAZZEPPI Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Luigi Gonzaga in Catania; - In pari data, il Rev.do Sac. GIUSEPPE MIRONE Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Biagio in Paternò; - In pari data, il Rev.do Mons. FRANCESCO VENTORINO Membro della Commissione Diocesana per il Diaconato Permanente e Direttore per la Formazione Spirituale dei candidati; - In data 1° gennaio 2014, il Rev.do Sac. SALVATORE BUCOLO Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare; - In data 10 gennaio 2014, il Rev.do P. STEPHANIL DIMBW NGAND C.F.D. Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Bernardetta in Lineri in Misterbianco. - In data 07 gennaio 2014, il Rev.do P. CARMELO GIUFFRIDA S.J. Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Tommaso Vescovo e Santi Martiri Inglesi in S. Agata Li Battiati; Si comunica, altresì, che in data 03 gennaio 2014, nella Basilica Cattedrale S. Agata V. e M. in Catania, S.E. Mons. Arcivescovo ha promosso al Sacro Ordine del Presbiterato: - In pari data, il Rev.do P. PIETRO CANNIZZARO S.J. Assistente Ecclesiastico del Movimento Rinascita Cristiana; - Sac. ARMANDO CARAMBIA, - Sac. SANTO CONTI, - Sac. RAFFAELE GULISANO - Sac. GIOVANNI MAZZEPPI, - Sac. ROSARIO MAZZOLA, - Sac. GIUSEPPE MIRONE, - Sac. STEPHANIL DIMBW NGAND, della Congregazione dei Figli di Dio. - In data 09 gennaio 2014, il Rev.do Diac. GIUSEPPE RUSSO Collaboratore Pastorale presso la parrocchia S. Antonio Abate in S. Maria della Scala in Paternò; ® 10 Prospettive - 19 gennaio 2014 DIOCESI Riflessioni sul Vangelo LA MISSIONE CHE DISCENDE DAL BATTESIMO II DOM T.O. /A - Is 49,3.5-6; Sal 39/40,2.4.7-10; 1Cor 1,1-3; Gv 1,29-34 Non c’è dubbio che la liturgia odierna ci invita a superare i nostri orgogli e le nostre ristrettezze mentali. La tendenza è sempre quella di chiuderci dentro di noi, di pensare a noi. Massimo dello sforzo che si possa fare oggi è pensare ai nostri familiari più stretti. Per questo Isaia ci avverte: “È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele”. Infatti il Signore ha pensato un piano salvifico per l’umanità non per Israele, magari Israele sarà strumento di questo piano salvifico, ma non il fine. Il servo di Iahvè, sul quale Dio manifesterà la sua gloria e che manifesta la coscienza di essere stato “plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele”, e che riconosce di essere stato onorato dal Signore e Dio era stato la sua forza, riconosce che sarebbe stato veramente poco pensare solo a Israele mentre bisogna pensare a tutta l’umanità. Ciò viene affermato dal vangelo mediante l’espressione di Giovanni Battista che vedendo Gesù esclama: “Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” Gesù non viene solo per un popolo o per una tribù ma per tutti gli uomini della terra. Viene per togliere il peccato degli uomini, cioè tutto quello che l’uomo fa di negativo sotto l’influsso di Satana o dei suoi adepti. Giovanni Battista non conosceva Gesù, ma riconosce che la sua missione di battezzatore è finalizzata alla manifestazione di Gesù ad Israele. Israele per primo deve conoscere il Messia che aspettava da secoli. Notiamo che la sua manifestazione non è frutto di comunicazione umana ma di contemplazione divina. Non lo conosceva, ma proprio colui che lo ha inviato a battezzare nell’acqua gli ha detto: “Colui sul quale vedrai discendere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. Non più un battesimo nell’acqua, ma un battesimo nello Spirito, cioè una immersione in Dio. Da qui discende non solo la differenza tra il battesimo di Giovanni e quello di Gesù, ma il principio dell’unità, non un battesimo di purificazione, ma un battesimo che viene dall’alto, da Dio, che rende possibile la missione di unire tutti gli uomini della terra. Si giustifica così la chiamata di Paolo e di Sostene ad essere apostoli di Cristo Gesù per volontà di Dio, inviati a battezzare per unire tutti gli uomini della terra, perdonando i loro peccati. Leone Calambrogio San Paolo in briciole La giustizia che viene da Dio Fil 3,1- 11 Scrivere le stesse cose ai Filippesi non è un peso per Paolo, ma a loro dà sicurezza. Devono stare attenti ai cattivi operai e guardarsi da quelli che si fanno mutilare, alludendo agli ebrei. I veri circoncisi infatti sono i cristiani che celebrano il culto mossi dallo Spirito di Dio e si vantano in Cristo Gesù senza porre fiducia nella carne. Rivendica il suo essere ebreo più di qualsiasi altro, di appartenere ai farisei quanto alla Legge, per lo zelo persecutore della Chiesa, quanto alla giustizia, che deriva dalla Legge, irreprensibile. Ma tutte queste cose che considerava dei guadagni, oggi le considera spazzatura per la sublimità della conoscenza di Cristo Gesù suo Signore. Ha lasciato perdere tutte queste cose per guadagnare Cristo ed essere ritro- vato in lui, avendo come giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio basata sulla fede, perché possa conoscere la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendosi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dei morti. Il Sacerdote sa che scegliere la vita è il comandamento che riassume in sé tutti gli altri Il peccato è scegliere la morte Carità Possiamo considerare il volto storico della carità in due momenti, prima e dopo l’avvento dell’era moderna. Prima dell’era moderna il tipo di società è generalmente piuttosto semplice, con una forte prevalenza dei rapporti immediati tra le persone sui rapporti mediati dai sistemi economici e sociali. In questa società la carità si sente soprattutto impegnata in interventi personali e diretti, per alleviare la sofferenza del prossimo. Questi interventi cambiano pian piano anche la mentalità, il costume, le forme della vita associata: pensiamo soprattutto alla rigida divisione in classi, propria della società antica, con la terribile piaga della schiavitù. All’inizio, la Chiesa vive ai margini della grande società pagana. La carità si svolge soprattutto tra i fratelli di fede. Nella Chiesa apostolica ricordiamo la comunione dei beni. Possiamo ricordare anche la colletta organizzata da Paolo presso le comunità cristiano-ellenistiche a favore della comunità di Gerusalemme in stato di necessità. Servizio Vengono anche istituiti alcuni uffici per il servizio assistenziale nella comunità: Paolo, quando elenca i carismi, parla pure di “colui che assiste” .Nel cap. 6 del libro degli Atti vengono presentati coloro che, se non hanno ancora il nome di diaconi svolgono comunque il compito diaconale di servire alle mense. Nei primi secoli la Chiesa prolunga e perfeziona questo servizio di carità soprattutto a favore degli infermi, degli orfani, delle vedove, degli schiavi, dei pellegrini. Con il riconoscimento pubblico della Chiesa, l’attività caritativa si estende dalla Chiesa a tutta la società. La Chiesa riceve in eredità molti beni. Ai vescovi vengono attribuiti anche incarichi civili. Vescovadi e monasteri diventano centri di intensa attività caritativa, la quale fa parte del più ampio progetto di rendere cristiana la società. Nel Medio Evo l’azione caritativa, da un lato viene sempre più legata alle istituzioni che reggono la vita sociale (i feudatari, le corporazioni, i comuni, ecc.) sulla base di principi cristiani; dall’altro si esprime in un’intensa fioritura di gruppi e movimenti carismatici, che sottolineano tre esigenze: il carattere più gratuito e carismatico che non istituzionale della carità; la necessità di pensare alle sempre nuove forme di povertà non raggiunte dagli interventi istituzionali; l’impegno a rendere evangelicamente più povera la Chiesa. In questo contesto è facile comprendere perché la riflessione cristiana sulla carità cerchi soprattutto di mettere in luce il suo posto nella vita del cristiano e nella vita della Chiesa. La carità è vista come il valore unificante e fondante, che rende veramente cristiani tutti gli altri gesti e le altre virtù del credente. Uno è cristiano quando ha la carità. Nel medesimo tempo la carità è vista come il principio che dà unità a tutta la vita della Chiesa e impegna i credenti a cercare l’unità con i propri fratelli di fede. Testimonianze Possiamo citare qualche testo di S. Agostino. Egli, infatti, dal 384 al 387 fu ospite della città di S. Ambrogio, si convertì alla fede cattolica e cominciò proprio qui tra noi il suo mirabile cammino di teologo di pastore e di santo. Possiamo ricordare qualche passo, tratto dalle dieci bellissime prediche, con cui commentò, nel tempo pasquale del 413, la prima lettera di S. Giovanni, la lettera della carità. Il primo passo è contenuto nella settima predica e presenta la carità come il valore supremo che dà autenticità e unità ai diversi aspetti della vita cristiana: “Diversi sono i modi di agire. Possiamo trovare un uomo che si mostra duro in forza della carità e uno affabile in forza dell’iniquità. Un padre, per esempio, percuote il figlio, mentre un mercante di schiavi si mostra pieno di riguardi. Se fai scegliere tra queste due cose, le percosse e le carezze, chi non preferisce le carezze e fugge le percosse? Se guardi alle persone, la carità colpisce, l’iniquità blandisce. Considerate bene quanto vogliamo sottolineare, che cioè i fatti degli uomini non si differenziano se non partendo dalla radice della carità. Possono infatti accadere molti fatti che hanno l’apparenza buona, ma non procedono dalla radice della carità... Al contrario alcune cose sembrano aspre e crudeli, ma si fanno per instaurare una disciplina, sotto il comando della carità. Una volta per tutte, dunque, ti viene dato un breve precetto: abbi la carità e poi compi tutto ciò che la carità ti fa volere. Se taci, taci per amore. Se parli, parla per amore. Se correggi, correggi per amore. Se perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può nascere che il bene... Se vuoi vedere Dio, hai a disposizione l’idea giusta: Dio è amore. Quale volto ha l’amore? Quale forma, quale statura, quali piedi, quali mani? Nessuno lo può dire. Tuttavia ha i piedi: sono quelli che conducono alla Chiesa. Ha le mani: sono quelle che donano ai poveri. Ha gli occhi, coi quali si viene a conoscere colui che è nel bisogno, come è detto nel salmo (40,2): Beato colui che ha cura del povero e dell’indigente. Ha orecchi, di cui parla il Signore: Colui che ha orecchi per intendere, intenda. Queste varie membra non si trovano separate in luoghi diversi, ma chi ha la carità vede con un colpo d’occhio della sua mente tutto l’insieme. Tu dunque abita nella carità ed essa abiterà in te: resta in essa ed essa resterà in te”. Padre Angelico Savarino 11 Prospettive - 19 gennaio 2014 omnibus Alessandro Idonea debutta in Belgio con lo spettacolo “262 vestiti appesi” Un viaggio nella tragedia di Marcinelle n un climax di pellegrinaggio doloroso e di grande valore antropologico per molti siciliani emigrati in cerca di fortuna, l’8 agosto del 1956 annientò non solo la vita di molte famiglie, ma anche le loro speranze. Rimasero soltanto 262 vestiti appesi sulle grucce nel capannone esterno della miniera di Marcinelle, in Belgio. Erano dei minatori, inghiottiti con le loro tute annerite dall’incendio che divampò all’interno della cava di carbone del Bois du Cazier e che mai più salirono in superficie a riprenderli. A 57 anni dalla tragedia in platea, nella Sala Macchine dove si sviluppò l’incendio, presenti alcuni tra i figli e nipoti delle vittime con gli occhi lucidi per la commozione, in occasione del debutto in Belgio dello spettacolo “262 vestiti appesi”, ideato e diretto dal giovane attore e regista Alessandro Idonea, su testo di Maria Elisa Corsaro e recitato dallo stesso Idonea, dal cantautore Mario Incudine (nella tripla veste di attore, cantante e compositore delle musiche originali dell’opera), dall’attrice Giorgia Boscarino assieme all’attore-musicista Andrea Balsamo. Le scenografie sono di Marco Medulla, i costumi di Antonio Zagame e i movimenti coreografici di Donatella Capraro. Scene semplici ma efficaci, con scale che diventano finestrini di corriera oppure l’ascensore che porta sino a mille metri nel ventre della terra. Lo spettacolo è stato presentato in anteprima al Press Club di Bruxelles e poi ha debuttato sul luogo della tragedia, successivamente al museo minerario Blegny-Mine di Liegi e nella sala Acli “I Carbonari” di Genk, nel Limburgo. I Spicca la felice commistione fra l’estrema periferia che è la Sicilia e il Nord Europa. Il testo, recitato in italiano, siciliano e francese maccheronico (la lingua parlata dai minatori siciliani a Marcinelle), è l’omaggio alla memoria offerto da giovani artisti che hanno raccolto i ricordi di uomini e donne di due generazioni più anziani, per testimoniare un grido di dolore per decenni rimasto sopito. INTERVISTE A IDONEA E INCUDINE Come si articola il progetto? “Il progetto è prodotto dalle nostre tasche – spiega Idonea -. In un momento in cui si parla tanto di crisi della cultura, noi vogliamo dimostrare che, con pochi soldi e molti sacrifici, le cose si possono fare”. Come si è sviluppato il contatto con il Belgio? “Un anno fa vi sono andato par un mese, forte della mia idea e ho cominciato a bussare a tante porte chiedendo se erano interessati. La crisi c’è anche in Belgio ma si sono subito dichiarati subito disponibili a trovare le forme per realizzare il progetto. Il Bois de Cazier si è attivato e, attraverso sponsor privati, ci ha assicurato un rimborso spese per viaggi e alloggi”. Galeotta è stata la canzone di Mario Incudine? “Sicuramente, ma anche quando ho sentito a una cena cantare da Mario Incudine, la poesia di Ignazio Buttitta Lu trenu di lu suli che narra la storia del minatore Turi, che interpreto, morto a Marcinelle e il suo amico cantastorie (Incudine) costretto a emigrare in Belgio per sconfiggere la fame, e “la donna”, voce delle mogli degli emigrati che rimanevano nel paese di origine. Ne sono rimasto profondamente colpito, ho voluto sapere di più del disastro e abbiamo deciso di raccontarlo in uno spettacolo autoprodotto. Ci è sembrato doveroso rappresentarlo innanzitutto in Belgio, davanti ai discendenti dei protagonisti della nostra storia, poi andrà in tournée anche in Sicilia la prossima primavera, in particolare vorremmo andare nelle ex miniere”. Emozionante debuttare davanti ai familiari delle vittime? «Per noi è stato un grande onore e un’emozione immensa portare lo spettacolo dentro la miniera di Marcinelle – raccontano rankenstein torna al cinema. Il 23 gennaio uscirà nelle sale italiane “I, Frankenstein”, l’action fantasy di Stuart Beattie realizzato dai produttori di Underworld che annovera, tra i protagonisti, nomi del calibro di Aaron Eckhart, Yvonne Strahovski, Bill Nighy e Miranda Otto. A distanza di quasi 200 anni dalla pubblicazione del romanzo di Mary Shelley, però, il ‘Prometeo moderno’ si adatta al nostro tempo e veste i panni di un supereroe coinvolto nella lotta del bene contro il male. Dimentichiamoci, dunque, il consueto viso dall’aspetto ripugnante con tanto di bulloni sul collo, stavolta si tratta di una creatura senza età che ha le sembianze e i muscoli dell’attore americano Aaron Eckhart (straordinaria la sua interpretazione di un uomo insoddisfatto dall’amore e vendicativo nel film di Neil LaBute, “Nella Società degli Uomini”). Quest’ultimo sussegue a predecessori illustri, tra i quali spiccano, Boris Karloff, protagonista de “Il mostro” nel “Frankenstein” di James Whale del 1931, Peter Boyle, indimenticabile nella rivisitazione comica di Mel Brooks in “Frankenstein Junior”, e, in ultimo Robert De Niro, che inter- l giorno 9 del mese di gennaio, dalle ore 11.10 alle ore 13.30 - presso la Sede della CEI, a Roma, si è riunito il Consiglio Nazionale della Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), eletto per il triennio 2014-16 durante l’Assemblea Elettiva svoltasi dal 28 al 30 novembre 2013. Dopo la presentazione dei Consiglieri presenti (20) e la lettura dello Statuto previsto dalla Federazione, si sono registrati i vari interventi in cui è emersa l’intenzione di proseguire il cammino nello stile della condivisione. Sulla base delle votazioni, è stato Da mostro ad eroe ma. “Io sono soprattutto un fan del libro – continua Aaron Eckhart, che avevo letto da ragazzo. Ma il punto di vista del romanzo per me resta quello più interessante, perché racconta di un creatore che rifiuta la sua creatura, di un padre che caccia di casa un figlio che poi è rifiutato anche dalla società”. Questa è una cosa che abbiamo provato tutti nella vita: il fatto di non sentirci amati, brutti o inutili. Di sentirci dei mostri. Gli spettatori italiani potranno guardarlo in anteprima rispetto al pubblico americano, il film, infatti, uscirà nelle sale italiane con un giorno di anticipo rispetto agli Usa. L’ultima fatica hollywoodiana indaga in chiave moderna e contemporanea sul concetto di mostruosità. Come ha rivelato lo stesso attore: “La nostra società è un concentrato di trappole. Il cuore di “I, Frankenstein” - continua l’attore - è la sopravvivenza. Mai come ora la sopravvivenza è importante: psicologicamente, fisicamente, economicamente - continua Eckhart l’eternità, invece, è devastante, soprattutto per chi attraversa tempi ed epoche senza sapere che cosa sono l’amore e l’accettazione”. pretava il mostro nella versione cinematografica diretta da Kenneth Branagh del 1999. Ispirata alla graphic novel di Kevin Grievous la pellicola è ambientata in un futuro utopico e dispotico, precisamente nella città di Darkhaven, dove vivono mostri famosi come l’Uomo invisibile e il Gobbo di Notre Lella Battiato FISC: Eletto l’esecutivo per il prossimo triennio I Il ritorno di Frankenstein in chiave moderna F Idonea e Incudine – esibirci davanti ai figli e ai nipoti dei minatori che lì lavorarono e che lì morirono e per i quali è giusto che la memoria di questa tragedia torni a vivere». Cosa prova un musicista che finisce in miniera? “Nello spettacolo sono un musicista che vuole restare in Sicilia per scrivere canzoni – racconta Incudine – ma deve partire e finisce in miniera. Finirà per restare l’unico sopravvissuto, muto, e la canzone che finirà per scrivere alla fine sarà Escusé muà pur mon franzè. Per noi è stato molto emozionante debuttare con questo spettacolo proprio a Marcinelle davanti alle mogli, ai figli e ai nipoti dei nostri fratelli morti. In Sicilia, ad aprile ci sarà una probabile tappa all’Ambasciatori di Catania, che spero coinvolga anche le scuole. Mi piacerebbe portarlo a maggio/giugno nelle miniere come a Floristella a Enna o in quella nissena di Trabonella dove ci fu pure un incidente mortale”. Dame. Qui risiede il figlio del dottor Victor Frankenstein diventato un investigatore privato specializzato in attività paranormali. Dopo anni passati in solitaria decide di tornare come protagonista nello scontro tra forze malvagie contrapposte. Da una parte i demoni che vogliono conquistare la terra, dall’altro i Gargoyles protettori dell’umanità. Adam cosi diviene, suo malgrado, il protagonista di questa battaglia futuristica con il supporto di una scienziata (Yvonne Strahovski), unico personaggio umano del film. Ma Victor Frankenstein si ritrova immerso nel dubbio, con la rabbia per il rifiuto del padre di decidere da che parte stare. E proprio questa ricerca di un’identità nella vita ha spinto l’attore statunitense a interpretare l’eroe maledetto. “Appena ho letto il copione mi sono innamorato dell’idea di interpretare un uomo in cerca di uno scopo nella vita, dell’amore e di un’anima e così ho accettato molto volentieri”. Queste le sue parole nella conferenza stampa italiana della presentazione del film a pochissimi giorni dal debutto al cine- Maxwell eletto per acclamazione quale Presidente nazionale, Francesco Zanotti (riconfermato per il secondo mandato). Dopo essersi confrontato con tutti i Consiglieri, ha formulato una proposta per la costituzione del nuovo esecutivo. La proposta è stata poi accolta, con voto palese, all’unanimità. L’Esecutivo nazionale sarà dunque composto, oltre che dal Presidente, da: don Bruno Cescon (Vice Presidente vicario), Chiara Genisio (Vice Presidente); Francesca Cipolloni (Segretario) e Carmine Mellone (Tesoriere). Sono stati inoltre nominati: don Giuseppe Longo (Assistente spirituale); Mauro Ungaro (Coordinatore per la Commissione giuridica); Carlo Cammoranesi (Coordinatore Commisione cultura, con l’impegno a curare gli atti dei Convegni nazionali 2013); don Adriano Bianchi (Coordinatore per la Commissione Formazione, Web e Rapporto con l’Ucsi, con il supporto di Claudio Turrini); Marco Piras (delegato per i rapporti con Copercom); Mario Barbarisi (delegato per i rapporti con Greenaccord e la salvaguardia del Creato, con il supporto di don Emanuele Ferro). A don Antonio Rizzolo viene affidato l’incarico di moderatore del Consiglio Nazionale per il triennio. Sempre oggi il Comitato tecnico consultivo, nella sua prima riunione del triennio, tra le sue fila ha eletto Sergio Criveller (La Vita del Popolo - Treviso) quale coordinatore e Roberto Giuglard (La Vita diocesana pinerolese - Pinerolo) come segretario. Walter Matten (L’Amico del Popolo - Belluno) è stato scelto come membro del Cda della Fisc Servizi srl. Roma, 9 gennaio 2014 12 Prospettive - 19 gennaio 2014 RUBRICHE XXV edizione del Premio Natale - Città di Tremestieri Etneo a Poesia, la Musica sono espressioni dello spirito che avvicinano a Dio. Specificatamente vedono nella Natività, singolare fonte d’ispirazione creativa, così come accade per il “Premio di Poesia Natale” giunto alla sua venticinquesima edizione. Ideato dal sacerdote Salvatore Consoli, e a lui dedicato, indetto dalla Parrocchia Santa Maria della Pace, Chiesa Madre di Tremestieri Etneo, con il patrocinio - tra gli altri - dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Catania, dei Donatori di sangue ADVSFIDAS Catania e del Settimanale regionale “Prospettive”, nei suoi cinque lustri di vita ha realizzato crescendo, il suo obiettivo di diffusione culturale, affermandosi a livello nazionale, vantando la nutrita partecipazione di poeti di sicura notorietà e di alunni dei diversi istituti dell’hinterland catanese, relativamente alle varie sezioni del Premio che spaziano dalla poesia in lingua italiana a quella in lingua dialettale, dalla grafica alla fotografia, alla musica. La cerimonia di premiazione della 25° edizione, organizzata dal Parroco sac. Salvatore Scuderi e dal segretario del Premio dott. Vincenzo Caruso, curatore del Quaderno antologico della Collana Premio Natale, ha avuto luogo nella splendida cornice barocca dell’abside della Chiesa Madre, in un trionfo di marmi poli- L fatica, al forte senso di attaccamento ai valori democratici della nostra Repubblica, e ricordare con animo commosso le molteplici occasioni di incontro e di profonda sintonia che mi hanno legato a lui” - ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. gente partecipazione emotiva. Impegnate le performances musicali di stacco eseguite alla tastiera e al flauto traverso dal duo Simona e Giuseppe Caruso. La premiazione, su giudizio insindacabile della giuria, ha visto classificarsi al primo posto, per la sezione libro edito, la silloge “Diario della luce” (Mobydick Editore, Faenza 2011) di Daniela Raimondi di Saltrio (VA), per la Targa Padre Antonio Corsaro “Il bianco delle vele” (Raffaelli Editore, Rimini 2012) di Franco Casadei di Cesena; segnalati “E se…” (Ismeca Libri, Bologna 2010) di Barbaro Pietro Vaccaro di Tremestieri Etneo, “Disarmonie del cuore” (Il Convivio, Castiglione di Sicilia 2013) di Carmela Tuccari di Aci S. Antonio, “Le due metà della luna” (Ibiskos Editrice Risolo, Empoli 2008) di Marco Nicolosi di S. Agata li Battiati. Per le sezioni A e B di poesia sono stati premiati: “E lo chiamano ancora Natale!” di Agatino Spampinato di S. Giovanni La Punta, “Dove sarà Natale?” di Nuccia Foti di Vito Inferiore (RC), “Macchiati germogli” di Paolo Salamone di Palagonia, “Bambini nella guerra” di Agostina Spagnuolo di Capriglia Irpina (AV), “Natali 42” di Antonino Giordano di Palermo, “Paisi miu” di Giuseppe Pappalardo di Palermo, “Silenzi” di Giuseppina Crispi di S. Maria di Licodia (Targa Rino Giacone), “Tredici piccoli africani” di Giovanni Rosa di Modica (Targa Giovanna Finocchiaro Chimirri). Targhe e riconoscimenti sono andati a tutti gli Istituti di 1° e 2° grado partecipanti, al 2° Istituto comprensivo di Giarre (Targa Padre Consoli) e al “Federico II di Svevia” di Mascalucia (Targa D’Inessa). A conclusione della manifestazione il Maestro Vincenzo Spampinato ha omaggiato i presenti con una sua ammaliante canzone in lingua siciliana, sul tema del Natale, “Quannu nasci lu Signuruzzu”. Berenice Milly Bracciante Poesia…e altro cromi, ori, stucchi e addobbi floreali. Erano presenti, oltre ai professori componenti delle varie giurie, autorità civili e militari, il dott. Beniamino Rametta nelle veci del Provvedi- tore agli Studi, dirigenti scolastici, docenti, alunni, familiari e numerosi intervenuti. Ospite d’onore della manifestazione il Maestro Vincenzo Spampinato. Sapiente conduttore delle varie fasi della premiazione Nuccio Sciacca. Suggestiva la consegna degli attestati agli alunni, poeti e grafici in erba che hanno dimostrato una coinvol- Un grande artista protagonista del ’900 si è spento lo scorso 11 gennaio a Roma Cala l’ultimo sipario sul maestro Arnoldo Foà a scorsa settimana, sabato 11 gennaio, è calato il sipario sul più grande mattatore dell’intera arte italiana del ’900: il mondo della cultura è rimasto orfano dell’inimitabile maestro Arnoldo Foà. Un artista unico nel suo inconfondibile eclettismo che lo ha portato ad avere successo a teatro, al cinema, in televisione ma anche nel campo della letteratura, della poesia e della pittura. In poche parole Foà è stato tout court l’artista per eccellenza. Un amore il suo, quello verso il lavoro che svolgeva e per la cultura in genere, infinito, non di certo quantificabile: “La politica ha un ruolo importantissimo perché la cultura è fondamentale per l’umanità; deve sostenerla, ma senza prevaricarne la libertà e l’indipendenza”. Queste parole sono state pronunciate, attraverso quell’attento e lucido raziocinio che da sempre lo hanno contraddistinto, quando nell’aprile del 2008, in relazione all’inizio della XVI legislatura, il “Giornale dello spettacolo” lo ha interpellato sul tema dei rapporti esistenti tra politica e cultura. “La politica vede nella cultura solo uno strumento per avere visibilità e di questa politica non c’è bisogno. C’è invece l’esigenza del riconoscimento del valore delle diverse attività culturali nel nostro Paese, nella loro indipendenza”. Parole pronunciate anni fa ma che oggi risuonano tanto attuali! Espressioni che facevano parte della sua identità: capace di ricominciare e rialzarsi dopo una caduta, non ha mai tradito il suo pensiero, restando sempre e costantemente attaccato ai valori in cui credeva profondamente, al di là di ogni ipocrisia. In “Autobiografia di un artista burbero”, libro edito da Sellerio nel 2009, L la scelta del termine ‘burbero’ significa essere capace di non scendere a patto con le situazioni, bensì di esprimere una profonda esigenza di correttezza e verità, anche a costo di portare alla luce degli aspetti piuttosto ‘scomodi’ della realtà che ci circonda. “Attore, scrittore, regista, uomo di grande carisma e artista polivalente, Foà è stato molto amato dal pubblico che ha avuto la possibilità di apprezzarlo non soltanto a teatro, ma anche al cinema, in televisione e alla radio dove ha saputo esprimere, sempre ad altissimo livello, tutto il suo talento” - ha affermato Carlo Fontana, presidente A.G.I.S. (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo). Quella di Foà è stata una vita piena di successi ma anche di difficoltà. Nato a Ferrara il 24 gennaio 1916 (tra pochi giorni avrebbe compiuto ben 98 anni) da famiglia ebrea, ha trascorso l’infanzia a Firenze; non appena ventenne si trasferisce a Roma per studiare al Centro Sperimentale di Cinematografia. In seguito alle leggi razziali, nel 1938 viene cacciato dal Centro e non ha più la possibilità di lavorare: per guadagnare il necessario accetta di sostituire degli attori adottando dei falsi nomi. Nel 1943 riesce ad andare via da Roma rifugiandosi a Napoli, dove conosce Ron, un americano di origine tedesca, che lo assume come writer e speaker alla radio alleata Pwb: proprio Foà annuncerà l’armistizio dell’8 settembre. Nel dopoguerra ricomincia dal teatro con importanti compagnie. Intorno agli anni ’50 diventa anche autore e regista teatrale e collabora al progetto della Radio RAI. Ma Foà è stato anche un grande attore cinematografico in più di cento pellicole, tra cui si possono annoverare: “Altri tempi” di Alessandro Blasetti; “Il processo” di Orson Welles; “Il giocattolo” di Giuliano Montaldo; “Gente di Roma” di Ettore Scola; “Il sorriso del grande tentatore” ed “I cento cavalieri” di Vittorio Cottafavi. Protagonista indiscusso anche del piccolo schermo, diventa un personaggio di spicco anche nel campo culturale ed in quello del doppiaggio, nelle vesti di direttore e doppiatore. Un enorme successo hanno riscontrato anche le sue dizioni poetiche su Dante, Lucrezio, Carducci, Leopardi, Neruda, Garcia Lorca. Oltre che pittore, scultore, giornalista è stato anche uno scrittore: si può citare “Recitare. I miei primi 60 anni di teatro”, libro edito da Gremese Editore nel 1998. “Con Arnoldo Foà scompare una figura esemplare di artista, di interprete della poesia e del teatro, animato da straordinaria passione civile e capace di trasmettere emozioni e ideali al pubblico più vasto. Desidero rendere omaggio alla sua lunga
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