Il Biogarei

Il Biogarei
A cura di:
Mara Bianchi
INDICE
Ringraziamenti
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Introduzione
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Il Biogarei
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La consapevolezza del proprio appoggio e la respirazione bioenergetica
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Alcuni esperienziali per stimolare il buonumore
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Lo spazio dedicato alle tecniche rapide per il recupero emotivo immediato
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Una classe biogarei suggerita come possibile primo incontro
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Una classe dedicata ai bambini
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Una classe rivolta ad utenti non vedenti
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Materiale occorrente al conduttore delle classi presentate
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Conclusione
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Cenni biografici sull’Autrice
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Indirizzi utili
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Bibliografia
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RINGRAZIAMENTI
A Vicky Facchinetti, psicoterapeuta bioenergetica ed insegnante di Yoga della Risata,
fonte preziosa di allegria e d’ispirazione.
A Maria Suelzu, operatrice biogarei e conduttrice di classi di bioenergetica, per
l’entusiasmo e la partecipazione.
A tutte le Colleghe che partecipano con positività, idee e proposte ai laboratori pratici e
alla crescita del Biogarei.
Un grazie in particolare alla D.ssa Mara Festa per il suggerimento di alcuni preziosi
esperienziali di gruppo.
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INTRODUZIONE
Il Biogarei rappresenta una nuova modalità per lavorare con i gruppi. L’utenza a cui si
rivolge è varia: adulti, bambini, anziani. Attualmente i formatori e gli operatori si stanno
occupando degli aspetti teorico-pratici finalizzati agli interventi nel settore aziendale e a
quelli destinati alle persone non vedenti.
E’organizzato principalmente in incontri a cadenza settimanale, ma è facoltà dell’operatore
decidere diversamente.
Struttura degli incontri:
•
Momento di accoglienza dei partecipanti da parte del conduttore
•
Esperienziali atti a favorire una migliore consapevolezza del proprio Sé e del modo
di relazionarsi con gli altri
•
Spazio ludico dedicato a favorire uno stato d’animo allegro e di condivisione gioiosa
con i compagni
•
Fase conclusiva: raccoglimento,soprattutto individuale, finalizzato ad insegnare ai
partecipanti alcune tecniche che potranno somministrarsi in autonomia.
Inizialmente la formazione dedicata ai futuri operatori biogarei è stata rivolta a psicologi e
psicoterapeuti.
Attualmente le stagioni formative sono aperte anche alla competenza di altre figure
professionali e per questo organizzate in un percorso didattico specifico.
Quando i colleghi psicoterapeuti bioenergetici, o i conduttori di classi di bioenergetica,
desiderano attivare dei gruppi biogarei possono, alla luce delle loro competenze in
materia, approfondire gli esperienziali del grounding bioenergetico all’inizio dell’ora e
insegnare, ai loro partecipanti, le diverse modalità con cui si lavora utilizzando la pallina da
tennis. Le specifiche competenze acquisite negli anni permetteranno loro di poter anche
dedicare uno spazio di maggiore approfondimento alla respirazione bioenergetica e all’
appoggio statico e dinamico.
Se un operatore è competente in tecniche immaginative, Traning Autogeno e altro affine,
potrà, ad esempio, nella parte finale dell’incontro, guidare gli utenti attraverso un
immaginario finalizzato alla distensione e al recupero del proprio Sé psicocorporeo.
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Se un operatore ha appreso la tecnica del REI o dell’EFT, quale migliore occasione per
diffonderla ed insegnarla ai suoi utenti?
Nel Biogarei l’operatore può arricchire le sue competenze utilizzando altri strumenti .
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Vedi tabelle a p.7 e p. 26 di questo scritto
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BIOGAREI
Il Biogarei è nato in Italia nel 2010; nella sua metodologia operativa si avvale di alcuni
lavori proposti dalla bioenergetica loweniana, dagli esperienziali del buonumore e dalle
tecniche per il recupero emotivo immediato, quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo:
il REI, in Italia attualmente conosciuto meglio come EFT e le posture assunte coi
movimenti crociati.
Allo stesso tempo, seppur arricchendosi delle metodiche citate, le riconosce confinandole
alle loro aree d’appartenenza, per operare in maniera nuova con i partecipanti di una sua
classe d’attività.
Si offre come una delle possibilità che ci sono per trascorrere insieme agli altri, nel piacere
e nella consapevolezza, alcune ore di attività e di giochi di relazione. Gli utenti sono invitati
a sperimentare i benefici di uno spazio di socializzazione ludico e protetto dalle
competenze e dalle attenzioni del conduttore.
Il suo obiettivo è quello di proporsi per essere:

una pratica di gruppo che favorisce la socializzazione e l’ampliamento della propria
rete sociale

un’attività che promuove lo stato di salute della persona e di prevenzione della
stessa

uno spazio in cui lavorare insieme per addolcire e sciogliere gli irrigidimenti
muscolari ed espressivi

una possibilità per apprendere delle nuove modalità per intervenire su di sé
autonomamente, utilizzando le tecniche di recupero emotivo immediato

una sorta di spazio-allenamento nel quale migliorare la qualità della propria vita di
relazione

un’occasione per accrescere il proprio Sé psico-corporeo e relazional-affettivo
Dalla vastità della metodologia bioenergetica il Biogarei trae spunto per arricchirsi
sposandone soprattutto tre concetti base: l’appoggio (grounding), il contatto, rivolto al
proprio sé e ai membri del gruppo, la respirazione.
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In modo naturale la dinamica respiratoria, soprattutto addominale, viene a integrarsi con
gli esercizi di riscaldamento e di utilizzo del diaframma che si svolgono attraverso gli
esperienziali del buonumore.
In una classe di biogarei gli utenti sono inoltre accompagnati ad acquisire gradatamente
alcuni strumenti che potranno successivamente somministrarsi in maniera autonoma nei
momenti del bisogno. Una parte dell’incontro è dedicata, talvolta, al recupero emotivo
istantaneo (R.E.I.), che può essere praticato su se stessi o distribuendosi in coppie. E’
molto semplice da imparare e si basa sul riconoscere il sistema individuo nelle le sue
qualità olistiche di funzionamento o malfunzionamento. La tecnica si applica scegliendo un
tema, spesso a rilevanza emotiva e attivatore di alcune sensazioni di disagio nella
persona, sul quale si sceglie d’intervenire, col fine di alleggerirne il livello d’intensità, fino a
farlo anche scomparire del tutto.
Si utilizzano spesso anche alcuni esercizi di kinesiologia applicata efficaci per la centratura
emozionale, il radicamento, il sentirsi a proprio agio nell’ambiente: i contatti crociati, i punti
positivi e i punti dello spazio, quest’ultimo ottimo per rilassare il Sistema Nervoso Centrale,
migliorare la centratura ed il proprio stato di rilassamento generale.
Il materiale base per i conduttori:
•
cd musicale adatto ad accompagnare esperienziali distensivi
•
cd guida che segua i partecipanti nella sperimentazione di una migliore respirazione
e consapevolezza della stessa
•
coperte
•
cd audio di musiche con ritmo tribale
•
fotocopie informative da poter lasciare ai partecipanti su quanto si sta insegnando
loro relativamente, ad esempio, alle tecniche del REI, dell’area della psicologia
energetica, o di quanto di competenza dell’operatore in questione.
Sono da includersi le palline da tennis, i libri, le fotocopie e i manuali umoristici.
E’ bene organizzarsi con la possibilità di avere diverse intensità di illuminazione
nell’ambiente.
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LA CONSAPEVOLEZZA DEL PROPRIO APPOGGIO E LA RESPIRAZIONE
BIOENERGETICA
Come ormai ampliamente riconosciuto, quando si porta la nostra attenzione al corpo, al
respiro, al mondo delle emozioni e al movimento, migliora il nostro rapporto con la realtà.
Alexander Lowen,fondatore della bioenergetica, sottolinea come, a partire dagli esercizi di
grounding, cioè di radicamento e consapevole appoggio dei nostri piedi a terra, ognuno
stabilisce e percepisce il suo modo di stare al mondo.
“Il grounding è la chiave del lavoro bioenergetico. Se siete ben radicati, il vostro corpo
sarà naturalmente bilanciato, diritto e saldo. La vostra energia scorrerà liberamente.
Potrete anche notare che i vostri occhi saranno più chiari e la visione migliore”
(Lowen,1994.)
Il grounding è strettamente legato alla respirazione: migliorando il nostro appoggio a terra
è facile sperimentare come la nostra respirazione diventi più profonda e consapevole,
anche a livello diaframmatico-addominale.
Un modo per sperimentarlo è quello di proporre l’esperienziale dell’Io-albero.
Il conduttore inviterà i partecipanti a disporsi in cerchio, ad una giusta distanza gli uni dagli altri: “immaginate
di essere un albero … sentite i vostri rami … le vostre fronde, le foglie verdi, ammirate i vostri fiori. Provate a
sentire come le foglie sui rami fremono scosse dal vento, bagnate dalla pioggia e infine scaldate dal sole e...
con una, due o più onde di respiro, prendiamoci il nostro tempo per sperimentare. I piedi sono le vostre
radici. Sentiteli: il peso del vostro corpo poggia bene su di essi? Sia nella parte anteriore, che centrale e,
infine, posteriore? O in quali punti più di altri?
Possiamo provare a muovere lentamente le dita dei piedi come per creare un piccolo solco nel terreno ed
appoggiarli meglio. Può essere d’aiuto visualizzare un terreno sabbioso sul quale immaginare di lasciare le
impronte. Stiamo riuscendo ad immaginarlo? Prendiamoci il tempo necessario e restiamo in ascolto delle
sensazioni che ci sono; sentiamo se le nostre radici affondano un po’ nel terreno, più affondano, più
profonde le sentiremo, più l’albero può sentirsi stabile in altezza e forza. Senza perdere l’equilibrio possiamo
chiudere gli occhi per lasciarci trasportare da questa esperienza; le ginocchia sono leggermente flesse, il
respiro è calmo, consapevole e profondo; le labbra morbide, leggermente schiuse. Ci lasciamo ancora
qualche istante per gustare tutto ciò che proviamo, tutto ciò che in noi si muove, e poi, ognuno coi suoi
tempi, ci prepariamo al momento in cui riapriremo gli occhi, se li abbiamo chiusi, e riprenderemo contatto con
l’ambiente che ci circonda: gli amici, la luce, i colori della stanza, i suoi odori, i suoni … accompagnati dalla
nostra respirazione di pancia.
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Nel biogarei la consapevolezza della propria respirazione e del proprio migliore appoggio,
vengono proposte quasi sempre nella parte iniziale degli incontri. Ciò che si sperimenta
durante la classe, col tempo, si imparerà a portarlo posturalmente nel nostro quotidiano, a
vantaggio di un alleggerimento a carico del nostro sistema muscolo-scheletrico, della
qualità
della
nostra
modalità
respiratoria
e
di
un
complessivo
miglioramento
nell’espressione assertiva del nostro Sé.
Nei momenti di difficoltà cerchiamo di concentrarci e di pensare, mentre, grazie agli
esercizi di appoggio, possiamo scoprire che la cosa migliore da fare spesso
è
semplicemente quella di lasciarci andare sui nostri piedi e spostare su di loro l’attenzione e
il nostro peso, alleggerendo la testa. Questo spostamento fisico del peso verso il basso ci
permette di liberarci dallo stato di disagio e di affaticamento mentale. Ciò accade perché
siamo stati capaci di ri-centrarci, ristabilendo il contatto con le nostre parti più profonde e
abbandonando il controllo eccessivo che talvolta desideriamo avere rispetto agli eventi
che ci accadono. Le parti più profonde di noi in questo modo ci fanno sentire quel che è
buono per noi in un dato momento, ri-educandoci all’ascolto e al fiducioso rispetto del Sé.
Avere un buon radicamento rende molto più gioiose tante attività ed esperienze della vita:
l’energia vitale può fluire verso l’alto e verso il basso, possiamo ampliare la gamma dei
nostri movimenti espressivi e sentirci, quasi inspiegabilmente, felici, sicuri, appagati di ciò
che ci trasmette questo sentirci vivi nell’ adesso, di cui parla Eckhart Tolle
(TOLLE, 2004).
Basta osservare le danze tribali per vedere come il grounding, l’appoggio saldo dei piedi a
terra, senza scarpe, permetta di muoversi con forza e libertà in tutte le direzioni, spesso
abbinandolo a vivaci vocalizzi. Viviamo in una società molto sofisticata e ne traiamo tanti
vantaggi, ma abbiamo un po’ perso questo sano e semplice contatto con la terra che ci dà
appoggio e sicurezza. Le scarpe, soprattutto nei modelli che costringono un po’ il piede al
loro interno e i tacchi alti, favoriscono questa perdita di appoggio, con effetti spiacevoli
sulla nostra schiena e la nostra salute. Per compensarne l’effetto negativo, potremmo
abituarci a fare come gli orientali e i popoli scandinavi: stare scalzi – o con i calzini –
quando siamo a casa e ogni volta che possiamo. All’inizio, soprattutto per le donne
abituate a portare scarpe con tacchi alti, la nuova postura è un po’ scomoda, ma bisogna
insistere per un po’, anche solo un’oretta al giorno e scopriremo come si sta bene sui
nostri piedi, liberi da prolunghe artificiali!
Può diventare un’ottima abitudine quella di praticare dei brevi esercizi di auto massaggio
dei piedi con una pallina da tennis, meglio se un po’ ammorbidita dall’usura: “in posizione
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eretta mettere al suolo una pallina da tennis che verrà premuta col piede, passando dalle
dita fino ai talloni. Ripetere più volte lungo la parte interna” (AL-CHAMATI, 2002).
Si possono invitare i partecipanti a trattare le diverse zone della pianta del piede
utilizzando la pallina con movimenti circolatori, gambe leggermente flesse, portando
attenzione alla respirazione, con labbra schiuse e zona mandibolare rilassata. La
bioenergetica impreziosisce il tutto suggerendo di accompagnare con un suono
l’espirazione.
Sono ottimi le indicazioni che offrono Thérèse Bertherat e Carol Bernstein in Guarire con
l’antiginnastica; suggeriscono di sperimentare con una pallina di gommapiuma i diversi
affondi che il piede può esercitare sulla stessa, immaginandola intrisa di un inchiostro che
rilascia man mano che viene pressata:
“la pelle e i muscoli della pianta del piede devono accogliere la palla. Può darsi che alcuni
punti siano dolorosi, non aggrediteli in modo brusco. Massaggiate dolcemente tutt’intorno,
ricominciate a massaggiare quei punti solo quando il piede lo permette”
(BERTHERAT E BERNSTEIN, 1993).
E’ bene ed importante, durante la pratica di quanto suddetto, rendersi conto del proprio
modo di respirare e scoprire quelle volte in cui ‘ci si trattiene’ dalla possibilità che abbiamo
di respirar in maniera più libera e piena.
E’ già stato scritto tanto sulla respirazione e la sua importanza e tante discipline –
soprattutto lo yoga e il chi kung – ci insegnano che la respirazione lenta e profonda ci
permette di migliorare la nostra salute e attenuare tanti disturbi, sia fisici che psicologici
come il mal di testa e l’ansia.
“La coscienza di sé comincia con la respirazione. Respirare profondamente permette di
ritrovare il proprio centro,di ossigenare i tessuti muscolari e di rilassarsi. Fin dalla prima
infanzia abbiamo imparato a bloccare la respirazione quando volevamo reprimere
emozioni forti come il piano e la rabbia. Respirare, dunque, ci consente di ritrovare il
contatto con tutto ciò da cui ci siamo isolati, che non abbiamo potuto o voluto sentire. E’
risvegliare la vita in noi stessi”
(Piccoli esercizi di sviluppo personale, Psycologies Magazine, Marzo 2005).
Alexander Lowen ha scritto: “La respirazione completa è l’onda respiratoria che
dal collo arriva al pavimento pelvico e raggiunge i piedi, il modo in cui respira un
neonato” (LOWEN,2004).
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Per sperimentare si può provare, inspirando, a gonfiare la pancia come se fosse un
palloncino e successivamente ad aprire la bocca e la gola, lasciando che l’aria esca; se ci
va, anche sperimentandolo in maniera rumorosa ad esempio attraverso un sospiro o un
suono, che possiamo lentamente e gradatamente allungare fino alla completa espirazione:
“aaaaaaa”, “ooooooo”, “eeeeee”, senza forzare.
Come indicato in molti testi di yoga, possiamo immaginare che l’ombelico si allontani dalla
spina dorsale quando inspiriamo e si riavvicini ad essa quando espiriamo. L’emissione del
suono, non forzata e naturale, è molto importante perché, facendo vibrare leggermente
tutti i nostri organi interni, contribuisce a liberarci dalle nostre chiusure, permettendoci lo
scioglimento dei nostri livelli di tensione muscolare o di disagio e affaticamento emotivo.
Con la pratica e la conseguente acquisizione di una maggiore consapevolezza, si potrà
sentire come il nostro respiro arriva in tutte le parti del corpo e in particolare nella zona
pelvica.
Man mano che andiamo avanti e acquisiamo maggior sicurezza e stabilità sui nostri piedi,
possiamo aggiungere altri movimenti alla respirazione, accompagnandola per esempio col
sollevamento delle braccia mentre riempiamo la pancia e portiamo la zona pelvica indietro
e col rilascio delle braccia lungo i fianchi mentre espiriamo, emettiamo un suono e
riportiamo il bacino in avanti.
Acquistiamo così sempre maggior fiducia nel nostro radicamento a terra e nella nostra
capacità di respirare sentendo tutto il nostro corpo e allora sentiamo che il nostro respiro è
come un’onda che ci fa muovere, ci fa pulsare e vibrare e che questo esercizio
piscocorporeo è una danza spontanea, naturale che ci fa sentire in armonia con noi stessi
e con la nostra realtà. Col tempo scopriamo di avere anche un secondo punto di appoggio
nel bacino e nella pancia, che possono restare morbidi durante il movimento.
Nel 1998 Michael D. Gershon, professore della Columbia University di New York e
specialista di anatomia e biologia cellulare, pubblicava Il secondo cervello, frutto di tanti
anni di ricerche (GERSHON, 1998). Gershon ha dimostrato che l’addome funziona proprio come
un secondo cervello ed è capace di produrre anche sostanze psicoattive come la
serotonina e oppiacei antidolorifici e di influenzare il sistema immunitario.
Il conduttore potrà suggerire di sperimentare varie sequenze respiratorie, ad esempio
invitando gli utenti ad appoggiare le mani sulla pancia per sentirne meglio i movimenti di
ampliamento e ritorno. Può essere ottimo l’inizio di questi esperienziali seguendo la
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respirazione addominale sdraiati su un tappetino o una coperta piegata. Le gambe sono
piegate e i piedi, paralleli e aperti rispettando la larghezza delle spalle, sono ben
appoggiati a terra; le braccia lungo i fianchi leggermente flesse o con le mani sulla pancia.
Inspirando gonfiamo l’addome e viceversa. Ancora una volta ricordiamo che il movimento
è lento, morbido e mai forzato e il bacino e tutta la zona pelvica si muovono grazie al
respiro, delicatamente, con piccoli movimenti piacevoli che se ci andrà potremmo pian
piano esplorare. La respirazione è la funzione vitale più importante di ogni individuo.
Alexander Lowen ha scritto:
“La maggior parte delle persone ha una respirazione carente, lenta, e ha una forte
tendenza a trattenere il respiro in ogni situazione di sovraffaticamento. Anche in momenti
di normale tensione, come guidare un’automobile, battere a macchina una lettera o
attendere per un colloquio di lavoro, le persone tendono a contrarre il respiro”. E più
avanti nella stessa opera ha scritto: “Molti anni dopo nella mia pratica professionale, mi
resi conto che l’inibizione della respirazione era direttamente responsabile dell’incapacità
di concentrarsi e dell’irrequietezza che disturbano molti studenti. […]. Un esame del
ragazzo rivelava sempre che il corpo era in tensione e la respirazione minima. Il ragazzo
in questione diventava irrequieto quando tentava di dirigere la sua attenzione su un testo
scolastico per un lungo periodo di tempo. La sua mente si distraeva; si sentiva spinto a
muoversi. […]. Gli adulti che non respirano bene hanno lo stesso problema. La
concentrazione e l’efficacia diminuiscono” (LOWEN, 1970).
Il movimento facilita la respirazione e il ripristino del benessere e della capacità di
concentrazione. Perciò inframmezzare le attività di studio e di lavoro con momenti di
esercizio fisico, da una semplice passeggiata o qualche minuto di esperienziali di
respirazione addominale profonda con l’emissione di un suono a una danza spontanea,
ascoltando una musica che ci mette allegria, ci aiuta a ritrovare il nostro ritmo naturale.
“Concentrarsi sulle sensazioni del respiro mentre un respiro segue l’altro ci insegna come
fare una cosa alla volta e dimorare in un momento alla volta”.
(WILLIAMS, TEASDALE,SEGAL, KABAT – ZINN, 2010)
Inoltre saper respirare correttamente aiuta a potenziare le difese immunitarie, riducendo il
rischio di allergie ed asma e ci insegna a potenziare le nostre capacità polmonarie vocali.
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ALCUNI ESPERIENZIALI PER STIMOLARE IL BUONUMORE
E’ stato sperimentalmente provato che, quando semplicemente solleviamo le nostre labbra
per un sorriso la mente registra immediatamente l’informazione “va tutto bene”: il corpo si
rilassa e la muscolatura si distende, inoltre è stato visto che in tale situazione la persona
recupera ricordi felici e prova con maggiore facilità sentimenti piacevoli.
“L’altra mattina mentre andavo a piedi al lavoro, all’improvviso ha cominciato a piovere e con un
moto di fastidio sono salita sul tram che passava in quel momento. Era pieno, ma ho trovato posto
a sedere comunque davanti a due signore che ridevano a lacrime coprendosi un po’ la bocca per
far meno rumore forse. Ogni tanto una delle due raccontava qualcosa all’altra con difficoltà perché
le risa quasi glielo impedivano. Né io né le altre persone intorno sapevamo perché ridessero, ma in
un paio di minuti avevamo tutti il sorriso sulle labbra, dapprima forse un po’ titubante, dopo aperto
e deciso. In pochi minuti un viaggio in tram all’ora di punta si è trasformato da un motivo di fastidio
in un’occasione di allegria, solo perché la risata è così contagiosa. Non c’è bisogno di un perché,
sicuramente ognuno di noi si portava dentro le stesse preoccupazioni della giornata che aveva in
cuore anche poco prima, ma l’allegria aveva alleggerito il fardello e anche dato un significato
diverso al breve viaggio stipati sul tram”.
(Maria Suelzu, conduttrice biogarei)
Fin dai primi mesi di vita il bambino sorride mediamente 500 volte al giorno, contro una
media di sole quindici volte al giorno degli adulti.
Come riportato nel testo di Anna Zanardi, La psicosomatica della pelle, sono copiosi gli
studi scientifici che ci informano sugli effetti benefici del sorriso: aiuta ad evitare
l’aggressività, diminuisce la tensione e l’ansia, migliora la funzione immunitaria del nostro
organismo. In un altro passo l’Autrice ci informa del fatto che
“ridere è la forma meno terribile di perdere il controllo e permette di entrare nell’intimo di
una persona in tempo ristretto” […] “non a caso alcune ricerche dimostrano che ci
s’innamora di chi ci fa ridere nel senso più nobile del termine,di chi ci crea euforia e
leggerezza” (ZANARDI, 2005).
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“C’è risata e risata”, ha scritto Donata Francescato, “sotto il profilo psicologico si distinguono tre
tipi di risata: c’è quella da solletico, quella comica e infine quella conviviale". La risata solletico è
quella che condividiamo con gli animali e con i bambini. E’ la prima risata di tipo sociale, perché ci
si fa il solletico solo con le persone che si conoscono e con cui si ha un buon rapporto […]. La
risata solletico è quella che procura gioia, quella primitiva […]. Poi c’è la risata comica, provocata
dallo stimolo comico, ha indubbi effetti benefici sull’organismo, ma dal punto di vista mentale non è
sempre positiva, perché è una risata fatta alle spalle di qualcuno, si ride per una battuta su
qualcuno, aumenta il nostro senso di superiorità facendo sentire un altro escluso e infelice […].
Perciò non sempre fa bene ai rapporti umani. Infine c’è la risata conviviale, contagiosa: accade
quando tu incontri qualcuno, gli sorridi e quello ride di rimando (la famosa ‘ridarella’ a scuola...)
Non si ride di nessuno, si ride per il piacere di stare con gli altri. Secondo il neuro scienziato
americano Robert Provine, è un tipo di risata nata per tenere a bada l’aggressività umana e creare
condivisione, passando da ‘denti che ringhiano’ al sorriso […]. Ha effetti positivi sulla mente perché
crea pace, solidarietà. La risata conviviale non ha nulla a che fare con il comico, ma con
l’umorismo e il piacere di stare insieme. Purtroppo è in diminuzione perché è diminuita la
propensione a stare con gli altri. E non è un buon segno”
(FRANCESCATO, RIVISTA YOURSELF, LUGLIO
2005).
Gli esperienziali del buonumore, alcuni dei quali hanno preso spunti dallo Yoga della
Risata sviluppato dal dottor Madan Kataria e diffuso ormai in tutto il mondo, hanno
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soprattutto lo scopo di: stimolare il rilascio di endorfine (oppiacei naturali dell’organismo),
rinforzare il sistema immunitario e favorire l’intelligenza emotiva. Agiscono attraverso il
gioco, la risata, la comunicazione in gruppo, il movimento e la respirazione diaframmatica.
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www.yogadellarisata.it
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“Queste scarpe sono strette e troppo a punta…”
“Ma signore, è la moda di quest’anno!”
“Si, ma io ho i piedi dell’anno scorso”.
Woody Allen (MIRKO, 2002)
Sia gli esercizi di bioenergetica che gli esperienziali del buonumore producono dei
cambiamenti chimici nel nostro organismo, studiati e confermati a livello mondiale.
Entrambi facilitano una maggiore ossigenazione del sangue, l’irrorazione sanguigna degli
organi interni (grazie all’approfondimento del respiro e al movimento del diaframma che
avvengono naturalmente durante l’atto del ridere), il ricambio della riserva d’aria nei
polmoni, la produzione di endorfine e di serotonina. Questi cambiamenti chimici
neutralizzano gli effetti dello stress e dell’ansia, migliorano la nostra centratura e la fiducia
in noi stessi e ci predispongono a dei rapporti sociali di condivisione e minor competizione.
Diversi studi condotti nell’area della psicocardiologia confermano la relazione tra emozione
e salute registrando che la depressione, l’ostilità e lo stress appaiono i colpevoli di angine
quasi quanto l’obesità e l’ipertensione.
Un signore, investito di striscio da un automobilista, gli grida inferocito:
“impari a guidare!”
“E’ quello che sto facendo” risponde l’altro.
Fabrizio De Andrè (MIRKO, 2002)
L’ottimismo pare avere effetti benefici di fatto sul nostro organismo, rallentando persino la
progressione dell’aterosclerosi.
Ridere pare essere un elisir cardiaco di per sé: in uno studio condotto nella facoltà di
medicina dell’Università del Maryland, dal Dott. Michael Miller, è stato osservato che la
visione di un film divertente per quindici minuti rilassa le arterie periferiche e ha effetti
benefici sulla funzionalità del sistema cardiocircolatorio. Quindici minuti di risate al giorno
hanno un effetto benefico sul sistema cardiovascolare pari a un’intera seduta d’aerobica!
“Mia moglie non fa che chiedermi, dal mattino alla sera… soldi, soldi, soldi!”
“E che ne fa?”
“Niente. Mica glieli do”.
Gino Bramieri (MIRKO, 2002)
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“Papà, papà, cos’ è il cervello?”
“Zitto, ho altro per la testa!”
(ALTORIO,2010)
Le ricerche sul tema dimostrano inoltre che il gruppo ha un potere di amplificazione
dell’effetto comico. E’ importante che nel corso delle attività il conduttore della classe sia
attento a mantenere consono il tono della voce, il timbro vocale, la mimica facciale, il
livello energetico globale, per poter essere un facilitatore e un modulatore dei vari momenti
del lavoro di gruppo.
E’ bene che sappia proporre con spontaneità la parte ludica, sperimentando per primo una
certa ilare giocosità infantile. Per far questo può ricorrere, oltre che alla sua esperienza
professionale e di vita, a quanto in elenco:

utilizzare una gestualità insolita e giocosa per accompagnare, ad esempio, il gesto
del saluto quando si accolgono i partecipanti, attendendo con espressione
simpatica che il gesto sia ricambiato!

proporre delle sequenze di lavoro basate su una certa dose di divertente
improvvisazione, come accade quando il gruppo mantiene di sottofondo la melodia
del gioca jouer di Claudio Cecchetto e s’inventano nuovi verbi da mimare a ritmo
del proprio movimento ancheggiante. Sono divertenti i gruppi, a prevalenza
femminile, nei quali spesso si assiste ad un inizio semi-felice nel quale vengono
canticchiati verbi quali: “stirare”, ”stendere”, ”infornare” e, solo dopo, un po’ si
trasformano in “danzare”, “cantare”, “pattinare” 

disporre il gruppo in cerchio ed iniziare a sperimentare insieme delle risatine
sussurandole anche con la propria pancia; simulando una risata finta, o snob,
grottesca, o “lirica”.…

utilizzare del materiale di lavoro acquistato in precedenza, come un libro di brevi
barzellette. E’ molto carino farle leggere, a turnazione o a chi desidera, mentre il
gruppo è comodamente seduto in cerchio, dando a quest’ultimo, ad esempio,
l’indicazione di trattenere la risata, se non addirittura di sforzarsi ad assumere
un’espressione seriamente assorta nei confronti del lettore. Ricordate come andava
a finire il gioco del silenzio da piccoli?
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LO SPAZIO DEDICATO ALLE TECNICHE RAPIDE PER IL RECUPERO EMOTIVO
IMMEDIATO
Se buona parte della classe di biogarei è stata condotta da un operatore che ha avuto
cura di guidare i partecipanti soprattutto in un percorso di autoconsapevolezza del proprio
Sé, a livello corporeo ed emozionale e, di risveglio della propria ilarità e del proprio Io
giocoso, in quest’ultima parte egli si dedicherà principalmente a guidare gli utenti ad
apprendere alcune rapide tecniche finalizzate al recupero e al riequilibrio della propria
centratura nel ben-essere.
Anche in questo caso, durante la formazione rivolta agli operatori di biogarei, vengono
ottimamente accolte quelle esperienze di lavoro accumulate dal conduttore stesso nel suo
bagaglio formativo, ed è apprezzato che esse possano accompagnare i membri del
gruppo, attraverso immaginari appositi e sogni di giorno guidati; ed ecco che magicamente
ci si ritrova tra papaveri rossi … girasoli giganti … prati inumiditi ancora dalla rugiada …
aria fresca dell’altura montana…..
La conclusione dell’ora può essere condotta usufruendo dell’aiuto di un cd musicale o di
un cd con voce guida; entrambi si rivelano degli ottimi strumenti capaci di accompagnare
gli ascoltatori in un viaggio di visualizzazione e distensione, ad esempio, dei propri distretti
corporei. Thérèse Bertherat nel suo testo Guarire con l’antiginnastica ci ricorda quanto sia
meraviglioso riscoprire il nostro corpo, che ella definisce “gioioso per natura”,
restituendogli l’armonia e la dinamicità che gli appartengono. E’ lui la nostra “casa
accogliente”, ci ricorda l’ Autrice.
Nella terza parte dell’incontro ciò che più interessa è che l’utente impari a padroneggiare
in maniera fluida le tecniche e gli esercizi che gli vengono insegnati, al fine di poterle
utilizzare in autonomia, quando ne sentirà il bisogno.
Una tra queste è il dondolio sulla schiena che vede la persona in postura supina che piega
le ginocchia verso l’addome, abbracciandole, e si lascia dondolare alternando un lato con
l’altro. Questo esperienziale viene suggerito in diverse varianti quali, ad esempio, quelle
che prevedono un accompagno musicale di sottofondo o il cullarsi canticchiando dentro sé
una melodia che nasce al momento. Molte volte il dondolio a seguito di una classe risoltasi
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in maniera più allegra del solito, può continuare ed essere occasione di risa ed allegria
perché lo si va ad estremizzare fino allo sbilanciamento e alla caduta laterale.
Alla base di questo apparente esercizio ginnico vi è tutto il buono degli effetti che ci
apportano le posizioni regressive, come quella dell’essere distesi e magari con gli occhi
chiusi, per chi lo preferisce, e che col movimento del dondolio cullano la colonna
vertebrale che, come noto, è preziosa anche per accrescere la forza dell’IO ed
incrementare la propria assertività. Non a caso per occuparsi dell’assertività e del
contenimento delle paure, un terapeuta bioenergetico, chiedendo previa ed empatica
autorizzazione al permesso di poter toccare il distretto interessato, va a contattare con un
certa forza la colonna vertebrale della persona facendole ben percepire la continuità,
vertebra dopo vertebra.
E’ consigliabile proporre, successivamente al dondolio sulla schiena, di tornare seduti ed
iniziare a picchiettare tutta la superficie del nostro corpo, inclusa la nuca e il viso (zone
talvolta trascurate).
Il picchiettamento su precisi punti del proprio corpo è un’altra modalità d’intervento di cui
può avvalersi il conduttore; in tal caso stiamo parlando di una delle tecniche conosciute in
tutto il mondo che può essere appresa facilmente anche attraverso alcuni ottimi manuali,
come quello scritto da Valerie e Paul Lynch, dei quali ci avvaliamo durante il percorso
formativo dei nostri operatori, o attraverso siti e brevi corsi quali, in Italia, quelli dedicati
alla tecnica dell’EFT.
Sono tecniche d’intervento aperte a tutti.
Applicando su se stessi o sul compagno di lavoro la tecnica del R.E.I. premiamo
delicatamente, con le dita, alcuni punti disposti lungo i meridiani.
“Questa tecnica, semplice ma potente, riporta in equilibrio le energie dell’organismo,
rilasciando emozioni indesiderate e ristabilendo un senso di calma interiore. Forse uno
degli effetti più miracolosi di questa tecnica è la velocità […]. Il REI sembra dunque
offrire la risposta a numerosi problemi emotivi di oggi come lo stress, le fobie, le
insicurezze e la depressione” (LYNCH, 2003).
L’applicazione della tecnica, una volta acquisita, richiede solo pochi minuti e, come ci
insegna il suo inventore Gary Craig, in qualunque luogo ti trovi hai la semplice necessità
delle tue mani per poterla applicare.
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Nel corso di un ciclo d’incontri di biogarei la parte conclusiva dell’ora viene spesso
dedicata ad approfondire la conoscenza e la padronanza della propria respirazione
diaframmatico-addominale. “Quando liberiamo il nostro respiro, liberiamo le nostre
tensioni”, ci ricorda Gay Hendricks uno dei maggiori esperti mondiali in tema di effetti
della respirazione cosciente sull’organismo e fondatore dell’Istituto di ricerca omonimo.
Una corretta respirazione può influire profondamente sul nostro stato d’animo: dato di fatto
ben noto alle numerose tecniche di rilassamento conosciute. Uno dei possibili modi per
acquisire una migliore padronanza della respirazione diaframmatica è quello di:
•
sedersi e appoggiare la propria mano destra sull’ addome e la sinistra sul petto
•
iniziare a respirare lentamente e con respiri un po’ più profondi del solito
•
controllare che la mano destra segua il movimento dell’addome durante
l’inspirazione e l’espirazione, mentre la mano sinistra pian piano imparerà a rimane
immobile, ferma come il petto.
Basteranno 5-10 minuti di respirazione diaframmatica ben fatta per eliminare le tensioni e
godere di una piacevole sensazione di benessere.
Per taluni a volte ci vuole un po’ più di tempo e pazienza per acquisirla correttamente;
potranno allora avvalersi di passaggi che utilizzano la posizione supina; un cuscinetto
sopra la pancia; le proprie mani per aiutarsi a sentire quanto accade in termini di
sollevamento dell’addome e stasi della parte alta del torace.
Pierre Pallardy, Dottore in osteopatia, dietologo e terapeuta manuale, tra tanti, ci insegna
come molti disturbi, quali la stanchezza cronica, il
problemi
sessuali,
la
depressione
e
l’insonnia,
mal di schiena, il sovrappeso, i
siano
strettamente
legati
al
«funzionamento» della pancia.
Egli ha elaborato un metodo d’intervento il cui obiettivo è quello di risolvere i più comuni
problemi di salute, partendo proprio dalla cura della pancia! Esso si basa su sette principi:
la respirazione addominale, un'alimentazione lenta e regolare, la scelta accurata degli
alimenti, lo sport-piacere, la ginnastica dei due cervelli, gli automassaggi e la meditazione
addominale.
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UNA CLASSE BIOGAREI
SUGGERITA COME POSSIBILE PRIMO INCONTRO
Accoglienza dei partecipanti
Ogni conduttore è invitato a seguire il suo stile, con o senza l’ausilio di un supporto
musicale.
Breve presentazione del conduttore
Al quale si richiede di prestare una certa attenzione al tono della voce, alla mimica e a
quanto in quello specifico incontro è in possibilità di offrire, in termini di piacevolezza del
dialogo, ludicità nei toni e nelle espressioni.
Invito, rivolto al gruppo, a distribuirsi in ordine sparso “passeggiando nella stanza
che in questa ora ci accoglierà”
E bene suggerire, con un certo tono di voce e di ritmica nell’eloquio, una possibile
camminata che permetta ad ognuno di essere consapevole dei propri passi e delle
ginocchia morbide, leggermente flesse. In un secondo momento il conduttore, respirando
egli stesso in maniera profonda e udibile, inviterà tutti a portare la propria attenzione al
loro respiro. “Se lo sentiamo corto o un po’ dimenticato, cerchiamo di ampliarlo un po’:
proviamo a sperimentare una delle nostre migliori respirazioni”.
Successivamente ed in ultimo si potrà guidare i partecipanti ad immaginare che le piante
dei propri piedi affondino nella sabbia: “tutta la pianta per intero, tanto da renderci quasi
visibile la sagoma disegnata dal piede che si è appena sollevato da terra”.
Si invita il gruppo a disporsi in cerchio e, in ordine di vicinanza da uno dei due lati a
scelta del conduttore, ci si presenterà dicendo semplicemente il proprio nome.
Successivamente ci si accomoderà seduti, organizzandosi in coppie; il conduttore
parteciperà nel caso in cui il gruppo fosse in numero dispari.
Parte ludica: il gioco mi presento.
Durata di venti minuti circa.
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Inizialmente il tempo che ogni singolo ha a disposizione, per presentarsi al partner, è di 35 minuti.
Lo scopo è quello di farci conoscere al nostro accoppiato, in maniera tale da poterlo
presentare al gruppo quando in un secondo momento il conduttore inviterà tutti, a turno, a
presentare il compagno con cui ha svolto la prima parte del gioco.
E’ bene in questa fase che il relatore di turno si mantenga dietro al compagno che deve
presentare, ponendogli le mani sulle spalle durante tutto il tempo che gli necessiterà per
presentarlo al gruppo.
Durante l’ ultima parte conclusiva dell’ incontro che, come prima volta, potrebbe durare un
po’ di più del solito, si offrirà ai presenti un momento di recupero individuale.
Questa parte conclusiva della classe di biogarei ha la finalità di permettere il raccoglimento
suddetto ma anche quella di offrire agli utenti l”occasione di apprendere, di volta in volta,
tecniche nuove, finalizzate al recupero del proprio benessere psicoemotivo.
Si potrà invitare la persona a scegliere la sua posizione comoda e ad assumerla
chiudendo gli occhi: ognuno sceglierà un momento piacevole che il gruppo gli ha donato
durante l’ incontro. Lo si porterà con sé visualizzandolo come fosse l’ immagine di uno
scatto fotografico.
Spesso i partecipanti hanno piacere a condividere questo momento in un breve spazio di
feedback coi compagni: il conduttore, se lo riterrà opportuno, potrà offrire al gruppo questa
opportunità, coordinandone i tempi e gli interventi.
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UNA CLASSE BIOGAREI DEDICATA AI BAMBINI
Accoglienza dei bimbi e gioco dei tacchi e l’albero
I bambini saranno invitati ad esplorare l’ambiente che li circonda, guidati dalle parole del
conduttore che farà sperimentar loro diversi tipi di appoggio a terra; immagineranno di
camminare con dei tacchi alti, e poi solo poggiando sui talloni; in seguito sulla parte
esterna della pianta dei piedi e, successivamente, su quella interna. Il conduttore ricorderà
loro di porre attenzione al respiro e alle sensazioni che affiorano. Solleciterà l’attenzione al
movimento delle caviglie e alla flessibilità delle ginocchia, quali requisiti basilari per
sperimentare e rinforzare la consapevolezza di un miglior appoggio a terra e di un migliore
abbandono del proprio peso corporeo a terra.
E’ suggeribile coordinare i piccoli, sin dai primi incontri, in un esperienziale di
immedesimazione con l’albero: finalizzato non solo a lavorare in un clima ludico, ma anche
ottimo per lasciar lora la possibilità di sperimentare la flessibilità dell’articolazione del
ginocchio. Il conduttore li guiderà con la propria voce nell’emulare insieme il soffio del
vento che raggiunge gli alberi.
L’esperienziale descritto è capace di regalare una sensazione di maggior forza e sicurezza
di Sé, come se davvero si potesse percepire la presenza di radici radicate nel terreno in
maniera salda e forte.
Parte ludica: il gioco smetti di ridere
I giocatori si dispongono in cerchio e, a turno, il conduttore sceglierà … il capo. Il prescelto
lancerà un cuscino o un palloncino in aria e tutti proveranno a ridere forte, pronti ad
ammutolirsi all’istante quando l’oggetto cadrà a terra. Dopo qualche giro sarà difficile
smettere di ridere con l’atterraggio dell’oggetto!
Nella seconda parte dell’incontro:
•
Coloriamo e picchiettiamo tutto il corpo! Immaginando di avere le mani
impastate da un colore scelto individualmente, si cercherà d’impastrocchiare tutto il
corpo, cercando di arrivare dietro le spalle, sulla nuca, sotto i piedi…
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•
Varianti conclusive possibili, dipendenti dal tempo che resta e dal numero dei
partecipanti:
 La respirazione: da distesi si immagina di gonfiare un palloncino situato nella nostra
pancia e poi si lascia che si sgonfi, accompagnando l’uscita dell’aria con un
sussurro o una piccola melodia inventata al momento dai partecipanti.
 La bambola di pezza: distribuiti a coppie ci si alterna, simulando una bambola
completamente rilassata che eviterà ogni movimento quando il compagno le
solleverà delicatamente un arto per poi riappoggiarlo con cura a terra, un piede, la
nuca…
 Suddivisi in coppie, ci si stende a turno e si disegna il corpo del compagno
accarezzandone il perimetro, cercando di non perdere la continuità del tocco della
nostra mano col la sua superficie e la consapevolezza del nostro respirare calmo.
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UNA CLASSE DI BIOGAREI RIVOLTA AD UTENTI NON VEDENTI
Si inizierà guidando il gruppo a sciogliere le tensioni della muscolatura
posteriore; distribuendo una pallina da tennis, meglio se usata o di gommapiuma
per le prime volte, il conduttore inviterà gli utenti ad immaginarla intrisa d’inchiostro;
“vogliamo tingere tutto il piede, con calma: sotto le dita, la pianta e lungo le
estremità laterali.
E’ possibile presentare il lavoro utilizzando una pedana apposita, o attraverso
l’automassaggio da seduti, secondo la preferenza dei singoli utenti. Il lavoro si
basa sul principio che nelle varie zone del piede sono riflessi, come in una sorta di
mappa, tutti gli organi e le funzioni del corpo umano e che la manipolazione dei
punti provoca una generale riarmonizzazione di tutto organismo.
La musica può rivelarsi spesso un piacevole sostegno, in quanto rappresenta una
risorsa a carattere contenitivo dell’emotività umana, capace di favorire, come
dimostrato dagli studi che si sono avvalsi dell’elettromiografo per registrare il
decremento della tensione muscolare, la distensione in chi l’ascolta.
Nella parte ludica il conduttore leggerà delle storie divertenti o inviterà, chi vuole,
a raccontarne una. Si potrà concludere con la lettura, da parte dell’operatore, di
qualche breve barzelletta.
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-
“Nostro figlio mi ha rubato di nuovo i soldi!” dice un signore alla moglie, dopo aver
controllato il portafogli.
-
“Sei sicuro che sia stato lui?” chiede, ironica, la donna.
-
“E se fossi stata io?”
-
“Impossibile: ci ha lasciato qualche spicciolo…”
Avviandosi alla conclusione si potrà lasciare al gruppo del tempo per la pratica del
REI
Il Rilascio Emozionale Istantaneo è molto semplice da imparare ad usare anche da soli;
consiste nel picchiettare una serie di punti
del nostro corpo ricavandone immediati
benefici a livello fisico ed emotivo, ancor più visibili se durante l’applicazione l’organismo è
ben idratato.
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MATERIALE OCCORRENTE AL CONDUTTORE DELLE CLASSI
PRESENTATE IN QUESTO TESTO
52 giochi in famiglia,di Lynn Gordon.
È un pacchetto di “carte ludiche” particolarmente indicato per lavorare con i bambini!
Libro + 2 cd guida, di Gabriella Cella.
Il cofanetto offre la possibilità di guidare il gruppo attraverso tre rilassamenti da scegliere a
seconda delle esigenze del conduttore e del gruppo.
Un libricino di barzellette!
Palloncini, cuscini, cd musicali, palline da tennis (meglio se usate!) e palline di gomma
piuma.
Un libro di storie brevi e divertenti sia per adulti che per bambini; ce ne sono diversi e
molto simpatici perché anche da mimare. Per i bambini, ad esempio, può essere d’ausilio
“Yoga libera tutti”, di Elisabetta Furlan.
E … sorrisi, buonumore , immaginazione, empatia, respiri, professionalità.
E’ consigliabile avere sempre anche il materiale base suggerito nella tabella di pag. 7.
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CONCLUSIONI
Le classi di biogarei sono state pensate per offrire alle persone l’occasione di occuparsi
insieme agli altri del proprio star bene, all’interno di uno spazio protetto dalla
professionalità dell’operatore e beneficiando delle qualità positive di un clima di gruppo
accogliente e sereno.
Attraverso gli esperienziali proposti dal conduttore e per opera dell’effetto di
amplificazione, in gruppo, dei vissuti individuali, emergono vari movimenti nel nostro Io:
possiamo chiamarli emozioni; un battito cardiaco accelerato, un istante di accaloramento,
una sensazione di lieve agitazione o di piacere diffuso, ci appartengono.
Può essere bello imparare a dialogare con serenità, fiducia e, perché no, allegria e
leggerezza con tutto ciò; sviluppando un dialogo capace, per primo, di essere un pilastro
grazie al quale imparare a delegare sempre meno il nostro star bene a qualcuno o
qualcos’altro. Sin quasi ad arrivare a ritenere così strano l’averlo fatto in una fase, magari
lunga, della nostra vita.
[…] quanto sarebbe bello se,
per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi.
E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume
- immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio.
Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita.[…]
Alessandro Baricco, Oceano Mare
E quanto sarebbe bello se questo fiume spesso fossimo noi, co-creatori della nostra
strada.
Felice.
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CENNI BIOGRAFICI SULL’AUTRICE
Mara Bianchi è Psicologa Clinica
Psicoterapeuta Bioenergetica
Fondatrice del Biogarei.
Facilitatrice metodo Psych-Plus.
Da oltre dieci anni svolge attività clinica.
Conduce gruppi di Biogarei
e si occupa della formazione
e della supervisione degli operatori Biogarei,
in Italia e all’estero.
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INDIRIZZI UTILI
www.biogarei.it
www.biogarei.com
Per gli utenti, corsi: [email protected]
Per gli operatori, info e partecipazione alle attività: [email protected]
Per le aziende, formazione e attività nei centri ricreativi per i dipendenti aziendali: D.ssa Carmen
Spartà; [email protected]
Per le scuole, D.ssa Manuela Azzurra Lippolis: [email protected]
Per le associazioni, per la partecipazione a progetti insieme:[email protected]
Responsabile formazione Italia: D.ssa Mara Bianchi; [email protected]
Responsabile formazione Europa: D.ssa Laura Pizzeghello; [email protected]
Responsabile formazione America: D.ssa Gabriella Lipford; [email protected]
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BIBLIOGRAFIA
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[2002] Amedeo Mirko, Barzellette e freddure, De Vecchi Editore. Milano 2002
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