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Viaggio in alcuni conti di sistema.
Stato, Paese, Mondo,
corrente l’anno 2014.
Partire con i migranti; approdare off-shore.
C’e sempre un’altra via.
Claudio Aroldi
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INDICE DELLE GIORNATE DI VIAGGIO E RELATIVI TEMI AFFRONTATI
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 Indice delle giornate di viaggio e relativi temi affrontati ....................................................................................................... 2 Introduzione ........................................................................................................................................................................... 3 2014 05 19 - I migranti sono una risorsa. ............................................................................................................................... 4 2014 05 24 - Transumanar, organizzar e legalizzar. Più PIL per tutti.................................................................................. 11 2014 06 08 – Considerazioni sui Conti dello Stato .............................................................................................................. 16 2014 06 15 – Sceriffi, taglie e tweet-law contro il lato oscuro del sistema. ......................................................................... 35 2014 06 18 – Libertà è partecipazione ? Le partecipazioni dello Stato................................................................................ 44 2014 06 29 – Struttura, costi dello Stato e spending review ................................................................................................ 55 2014 07 02 – Tweet law : consecutio istantanea reato-confisca. ......................................................................................... 79 2014 07 06 – Evasione e recuperi ........................................................................................................................................ 82 2014 07 12 - I conti dello Stato : le regioni .......................................................................................................................... 97 2014 07 15 – Bilancio criminale ........................................................................................................................................ 111 2014 07 16 – Primo intermedio : avanzo + 160. ................................................................................................................ 113 2014 07 22 – Progressività e idea di sviluppo .................................................................................................................... 119 2014 07 23 – Bilancia corrente dei pagamenti e Convenzioni per il Turismo ................................................................... 127 2014 07 26 – Quando il lavoro manca ce lo si deve anche inventare. Turismo, Sell Centers e Personal Trainers ............ 132 2014 08 26 – Sistema Italia. La trilogia PIL Occupazione Investimenti. 1° = PIL ............................................................ 143 2014 08 26 – Sistema Italia. PIL, Capitale Investito e Investimenti. ................................................................................. 149 2014 08 16 – Sistema Italia. Import e export. .................................................................................................................... 157 2014 08 20 – Sistema Italia. Occupazione e tessuto piccole medie imprese ..................................................................... 161 2014 08 21 - Le pensioni. Dalla welfare review alla dignità minima. ............................................................................... 168 2014 08 24 – Imperialismi, imperi e insiemistica imperiale .............................................................................................. 174 2014 08 29 – Italia – Export (e import) nell’insiemistica imperiale e reti di vendita (sell centers) ................................... 182 2014 08 30 – Geopolitica, insiemistica imperiale, commercio e guerre. ........................................................................... 191 2014 09 21 – Breviario di guerra ....................................................................................................................................... 195 2014 10 14 - Rassegna stampa (solo titoli) fino al 14 10 2014 .......................................................................................... 219 2014 10 15 – Ricchezze, finanze e monete ai tempi della rivoluzione. Il Dio danaro è morto. Que viva el Cybratto. ..... 221 2014 10 25 – Quanto vale la cassaforte off-shore? ............................................................................................................ 244 Epilogo : la teoria dello scoiattolo...................................................................................................................................... 253 Pag 2 di 253
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INTRODUZIONE
C’è sempre un’altra via
Gli scritti di seguito raccolti sono nati per scommessa.
Quando ho iniziato a scrivere non avevo alcuna consapevolezza di dove sarei arrivato e di cosa avessi in mente.
Solo il desiderio di provare a vedere se si potesse capire qualcosa di più su come funziona il sistema in cui viviamo.
E renderne partecipe il mio prossimo.
A posteriori, riguardando cosa ho scritto, mi accorgo di avere prodotto una serie di “snapshots” che insieme :
1. testimoniano lo stato di fatto, il come funziona, del nostro mondo;
2. offrono possibili visioni alternative e praticabili per un mondo diverso.
Da qui nasce il riferimento alla citazione in copertina : “c’è sempre un’altra via”.
Interconnessione e osticità
Mi rendo conto, rileggendo il tutto, che per quanto mi sia sforzato di essere divulgativo, spesso la lettura risulta
ostica .
Densa di numeri e riferimenti incrociati, di fatto si indirizza per forza di cose verso chi con i numeri sia abbastanza
dimestico.
Il tutto tralasciando i riferimenti ad altri simultanei scritti “non economici” di cui al Blog Claudio Aroldi .
In particolare, le prime sezioni sui conti dello Stato, rischiano di fare perdere la voglia di proseguire la lettura.
Si tenga conto, però, che uno degli obiettivi degli scritti è quello di dare un’idea generale sui temi trattati. Così, non
è scopo quello di renderci tutti pronti per lavorare alla Ragioneria di Stato, bensì quello di darci familiarità con gli
argomenti e relativi ordini di grandezza. Ad esempio, sarà dunque sufficiente capire che lo Stato è organizzato in 13
ministeri che costano in totale 450 miliardi di euro, articolati come descritto nelle singole tabelle.
La conoscenza del problema è già metà soluzione.
Relatività complessa
Credo sia interessante osservare tutto il sistema nel complesso. E in questa logica si succedono anche gli scritti.
Non c’è possibile soluzione di continuità tra realtà micro e realtà macro. Tutto è interconnesso. Per cui se parlo di
“migranti” non posso prescindere da “ministero degli interni”, “censimento agricolo italiano” o sistema mondo già
dentro alla “terza guerra mondiale”, come detto anche dal Papa.
Per questo gli scritti sono calati, e traggono spunti, dagli eventi nel corso dei quali sono nati.
E’ quindi opportuno tenere sempre a mente gli eventi: 2014 10 15 – Cronologia rassegna stampa da settembre 2014
Un determinato fenomeno assume maggiore o minore peso relativo a seconda del contesto circostante.
Gli scritti, pertanto, hanno senso in quanto scritti “corrente l’anno 2014”.
Approccio reale
Un valore aggiunto che credo di potere affermare esista, è quello di prescindere da enunciazioni teoriche astratte.
Quindi un valore aggiunto che penso esista, è il fatto che ogni tema è trattato nelle sue manifestazioni concrete, reali.
Rendendo così comprensibile la sua effettiva dimensione pratica.
E rendendo così anche comprensibile come si muove il contesto circostante, in primo luogo quello politico.
Tutto ciò va a scapito di una possibile universalità temporale.
Perché molte cose, se venissero lette nel 2020, probabilmente non avrebbero senso.
Mentre alcune altre, fortunatamente, manterranno l’universalità e, forse, potrebbero addirittura risultare profetiche.
Destinatari
Se dovessi individuare una categoria di lettori preferenziale, non avrei dubbi : gli studenti universitari. Poveretti.
Se ai miei compagni e a me avessero insegnato in maniera pratica quello che sono riuscito a imparare da solo nei 25
anni post laurea, avremmo risparmiato alcuni decenni.
E con alcuni, forse, l’altra via l’avremmo già imboccata.
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3 2014 05 19 - I MIGRANTI SONO UNA RISORSA.
Si dovrebbe cercare di pensare a come farli entrare e non a come tenerli fuori.
Io sono un privilegiato.
Alcuni migranti li ho potuti conoscere di persona. E non soltanto di sfuggita in qualche centro di accoglienza come
Lampedusa. Ma vivendoci insieme.
Ne arrivarono una ventina presso le varie sedi dell’Associazione Comunità il Gabbiano Onlus quando ero ospite
anche io. Da Burkina Faso, Bangladesh, Nigeria e non ricordo più da dove altro.
Tutti erano partiti dalla Libia, dove c’era la guerra, dopo giorni ad aspettare sulla spiaggia senza cibo ne acqua.
Molti su quella spiaggia ci erano arrivati dopo settimane di viaggi indescrivibili attraverso varie porzioni d’Africa.
Tutti avevano storie simili di povertà e di terrore.
E tutti avevano lo stesso miraggio della terra promessa, ma senza alcuna illusoria speranza. Erano tutti
rassegnatamente, eppur dignitosamente, consapevoli della loro disperazione.
Dei circa 20 che furono allocati al Gabbiano, 5 gravitarono sulla struttura dove risiedevo anche io, e ci trovammo a
vivere nello stesso appartamento per 3 o 4 mesi.
E’ stato bello. E molto istruttivo. Come per tutte le cose, un conto è la teoria e un altro conto è la pratica. Viverci
insieme è stato un bagno di umiltà e una fonte di ispirazione.
La prima cosa che mi colpì fu che nonostante fossero rimasti alcune settimane a Lampedusa, nessuno si era degnato
di insegnare loro una parola di italiano. Non sapevano dire nemmeno cose banali, come ho fame, ho sete e simili.
Nessuno aveva pensato a dedicare un soldato, un infermiere, un volontario qualsiasi ad insegnare loro i rudimenti
linguistici della terra promessa.
Voleva dire che già in partenza tutti, tutto il sistema, davano per scontato che fossero intrusi e che in un modo o
nell’altro dovevano sparire.
Mi inventai dunque un corso improvvisato di italiano. Tutti erano avidi di quelle poche parole che iniziai a spiegare
loro. Ricordo che fogli e penne sembravano un enorme dono. Ci intendevamo a gesti o in francese con alcuni di
loro. Le grottesche “lezioni” si tenevano sui prati della comunità.
Io ero anche scostante. Li guardavo e mi chiedevo cosa sperassero di trovare in Italia. Non c’è speranza per tanti
italiani figuriamoci per loro. In ogni caso per mia natura ero un insegnante “cattivo” : mi incazzavo con chi non
stava attento o con chi non imparava in fretta. Il che tutto sommato mi sembra un atteggiamento “paritario” senza
false ed ipocrite indulgenze, di per se razziste.
Comunque dopo qualche tempo, essendosi un po’ meglio adattati ed ambientati, si decise che potevano partecipare
ai lavori della comunità. Tutti lavori manuali: da pratiche agricole a manutenzioni degli immobili.
E a quel punto io, e molti altri ospiti, ricevemmo il giusto contrappasso da nemesi razziale.
Mi ricordo che un giorno stavo zappando l’orto e Nufu, dal Burkina Faso, mi guardava.
Mi accorsi che sorrideva.
Dopo un po’ mi si avvicinò e a gesti, perché avendo circa 40 anni era uno degli allievi più recalcitranti del corso di
italiano, mi spiegò che voleva fare lui. Che voleva zappare lui.
Io gli diedi la zappa e mi misi a guardare.
Gambe parecchio divaricate, ginocchia piegate e baricentro basso, prese la zappa e iniziò a “mitragliare” zappettate
ad una velocità incredibile. In 10 minuti finì quello che io avrei fatto in un’ora. Certo: io non sono un contadino, ma
garantisco che anche rispetto ai contadini italiani che ho conosciuto in vita mia, Nufu era un “fuori categoria”.
E così tutti gli altri.
Tempo dopo, quando iniziammo a capirci meglio, mi spiegò che fare il contadino era il suo mestiere.
E ne era ben fiero. Come dimostra il fatto che mi volle far vedere come si faceva.
Un sano e commovente “orgoglio zappatore”.
Mi raccontò che a casa, sua per potere coltivare, doveva scavare a mano un pozzo profondo parecchi metri ogni
settimana. Lo aiutavano i suoi bambini. Non gli pareva vero di potere innaffiare con la pompa. Il che è una bella
dimostrazione di relativismo: quello che per noi è scontato per lui era un sogno.
E mentre lui, nel suo “paradiso irriguo”, innaffiava, innaffiava, innaffiava, io iniziai a capire due cose.
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La prima era che il mio atteggiamento iniziale improntato a “cosa sperano di trovare in Italia” era intrinsecamente
etnocentrico: ragionavo con le mie “categorie” che per loro erano assolutamente incomprensibili e inadeguate. Per
loro il paradiso era l’acqua corrente, tanto per capirci.
La seconda era che tanta “perizia”, oltre alla forza, resistenza e adattabilità, erano un dono del cielo. Che bisognava
almeno provare a capire come metterla a frutto perché per noi italiani oramai era “storia dimenticata”.
Il “nostro” occidente tende sempre più a “smaterializzarsi”, ma la civiltà materiale è pur sempre la base su cui
poggia tutto il resto.
Da queste riflessioni nascono gli spunti seguenti. Credo innanzitutto che sia utile circostanziare la questione, perché
troppi proclami vengono “sparati” senza che siano supportati dai fatti. Anche se presumo che i dati siano noti ai
nostri governanti, a noi gente comune non vengono quasi mai comunicati nel loro quadro di insieme.
Le fonti sono tutte ufficiali : Istat per lo più. I grafici e tabelle sono tutte a fine scritto.
Infine una precisazione: migranti e stranieri non sono lo stesso concetto. I dati disponibili riguardano la seconda
categoria.
Molte cose sono note se non banali, ma ciònonostante vederle tutte insieme può forse contribuire a fornire un quadro
diverso.
Si tralascia qui ogni aspetto etico, seppur fondamentale.
Si tralascia anche ogni considerazione su una pur benefica “mescolanza genetico-razziale” che i flussi in entrata
portano alla nostra cultura ed “etnia”.
Ci si concentra su questioni di fatto comunemente ritenute pregiudizievoli. E si ipotizza una possibile soluzione.
1. Gli stranieri compensano il calo demografico nazionale
http://www.istat.it/it/immigrati
Dal 2002 al 2014, la popolazione straniera residente in Italia è passata da 1,3 a 4,4 milioni di persone.
Nello stesso periodo la popolazione italiana totale è risalita da 57 milioni a quasi 60.
Il trend di immigrazione ha quindi bilanciato il calo demografico “nazionale”.
2. Gli stranieri sono relativamente integrati
http://www.istat.it/it/immigrati/indicatori-sintetici/confronto-italiani-stranieri
Dalla tabella CONFRONTO ITALIANI-STRANIERI - FONTE ISTAT, riportata integralmente in coda emergono
alcuni dati significativi evidenziati in rosso.
La tabella è per altro riportata per intero a fine di possibile comparazione “sociologica” da parte di chiunque.
Il quadro che emerge è, a giudizio di chi scrive, di relativa integrazione e relativa comparabilità di larga parte di
questi indicatori.
Ciò testimonia la “capacità di accoglienza” Italia che in dieci anni ha assorbito 3 milioni di stranieri.
3. Gli stranieri generano reddito e imposte
Spesso si dice quanto al paragrafo seguente : “ci pagheranno le pensioni”. Di reddito e tasse non si parla mai. Con
riferimento ai dati in rosso della tabella a fine scritto emerge che i 4 milioni di stranieri sono aggregati in circa 1,6
milioni di famiglie (stante la famiglia media di 2,44 persone).
Con un reddito familiare di 12.400 euro circa (anche se il dato è del 2008), gli “stranieri” producono reddito per
circa 20 miliardi di euro.
Assumendo un livello di imposizione medio del 20%, che tra imposte dirette e indirette appare prudenziale, ciò vuol
dire che gli “stranieri” hanno prodotto entrate fiscali allo Stato per oltre 4 miliardi di euro.
In un contesto in cui si fanno manovre per importi anche molto inferiori è un dato che si dovrebbe tenere più
presente.
4. Gli stranieri sono giovani
L’età media degli stranieri è di 32 anni contro 45 degli italiani e la percentuale di over 65 è di appena il 2% contro il
22% italiano.
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Questo dato “alimenta” il luogo comune che gli stranieri ci pagheranno le pensioni. Come tutti i luoghi comuni è
fondato su dati reali.
5. Gli stranieri non sono delinquenti
Con 78.000 condanne rispetto alle 150.000 italiane gli stranieri sono evidentemente a maggior tasso di criminalità,
ma :
 marginale rispetto al totale (78.000 / 4.000.000 = 2%)
 probabilmente se si considerassero solo le fasce più disagiate di italiani, la situazione italiani/stranieri
apparirebbe più simile.
6. Una possibilità di accoglienza agricola ?
Prendendo spunto dal racconto iniziale e riferendosi alla situazione agricola nazionale si osserva che dal 1982 al
2010 in Italia si sono persi 5,3 milioni di ettari di Superficie Agricola Totale (SAT) e quasi 3 milioni di Superficie
Agricola Utilizzata (SAU). (Istat – Censimento Agricolo).
Territorio ‐ SAU ‐ HA Italia TOTALE Territorio SAT ‐ HA Italia TOTALE SAU/SAT SAU 1982 15.832.613 SAT 1982 22.397.832 SAU/SAT 1982 70,7% SAU 1990
SAU 2000
15.025.954 13.181.859 SAU 2010
12.856.048 SAT 1990
SAT 2000
21.627.667 18.766.583 SAT 2010
17.078.307 SAU/SAT 1990
69,5%
SAU/SAT 2000
70,2%
SAU/SAT 2010
75,3%
 2010 ‐ 1982 ‐2.976.565  2010 ‐ 1982 ‐5.319.525 Dei 17,078 milioni di ettari di SAT del 2010, 647.789 sono classificati come Superficie Agricola non Utilizzata.
Se si ipotizzasse di suddividerli in appezzamenti da 10 ettari ciascuno, si avrebbero quasi 65.000 potenziali nuove
aziende agricole.
10 ettari potrebbe essere una dimensione plausibile di sussistenza. In coda si riportano anche i dati di distribuzione
delle aziende italiane per classe di dimensione.
Si consideri che il reddito medio familiare degli stranieri, come evidenziato in tabella Istat, è di 12.000 euro.
Replicarlo nel contesto agricolo delle aziende da 10 ettari vorrebbe dire ricavare 1.200 euro ad ettaro. Possibile.
I terreni potrebbero anche essere condotti in affitto da proprietari privati, considerando che gli affitti dei terreni
agricoli non sono particolarmente onerosi, e spesso sono risibili.
Se tali aziende fossero condotte da famiglie di 3 persone si avrebbero quasi 200.000 possibili “posti” di accoglienza.
Se poi si ampliassero le superfici disponibili, anche utilizzando terreni demaniali o terreni non già classificati come
“non utilizzati” il potenziale si amplierebbe ulteriormente.
La tabella seguente ipotizza alle ultime 3 righe di impiegare 4 milioni di ettari. Le persone “accoglibili”
diventerebbero 1,3 milioni.
Azzardo anche un paradosso volutamente iperbolico: per un’Italia multirazziale da 70 milioni di persone si potrebbe
anche disboscare un po’ di demanio. Un po’ di disboscamento in più forse Madre Natura Rediviva riuscirebbe a
sopportarlo e compensarlo.
647.789
64.779
194.337
SAT Non utilizzata
Nr. aziende da 10 ha
3 persone per azienda
4.222.259
Differenza SAT-SAU
422.226
Nr. aziende da 10 ha
1.266.678
3 persone per azienda
Si tenga presente che i benefici possibili sarebbero in termini di :
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 qualificazione e utilizzo del territorio
 generazione di reddito e imposte
 produzione agricola nazionale e minor importazioni dall’estero
7. La questione abitativa
Il deflusso dalle campagne, oltre ai terreni inutilizzati, lascia anche abbandonato un patrimonio immobiliare spesso
di valore storico.
Una possibilità da considerare sarebbe quella di dare in uso ai neo-coloni strutture abbandonate, che vengano
ristrutturati da essi stessi “in economia”. Come già detto queste persone sono spesso brave in tutto quello che è
manuale.
Anche in questo caso i vantaggi sarebbero innanzitutto di riqualificazione del territorio che attualmente appare
spesso “desertificato”.
Come per i terreni anche gli immobili potrebbero essere condotti in affitto da proprietari privati, considerando che
gli affitti agricoli non sono particolarmente onerosi, se non risibili. Con l’ulteriore vantaggio di trovarsi le proprietà
“rivitalizzate”.
8. Far west e pionieri italiani
Come sarà evidente, quanto sopra non è un’idea nuova. Il più lampante esempio pregresso è la corsa al west del
Nordamerica.
Ovviamente il contesto italiano è molto più piccolo e iniziative di “ripopolamento” delle campagne sono già
giustamente patrocinate a favore dei cittadini italiani. A titolo esemplificativo si riporta qui di seguito un articolo del
2013.
Ciò rende necessaria una valutazione di “capacità ricettiva” per tutti da parte delle nostre campagne.
E’ pur vero che non molti italiani riescono poi di fatto a percorrere il cammino del “controesodo”, come testimonia
il fatto che la maggior parte dei lavori di manovalanza agricola è già oggi realizzata da personale straniero.
E’ quindi auspicabile pensare ad una convivenza pacifica.
9. Un business plan
Fonte : http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/06/assalto-al-demanio-agricolo/
Sembra che la Cassa Depositi e Prestiti stia prendendo il posto che la Protezione Civile ricopriva (e forse ricopre ancora) qualche anno fa,
cioè quello di ente soprannaturale, al quale affidare ogni tentativo di “strategia di sviluppo e ripresa” nazionale. Come andò a finire per
la Protezione civile è ormai chiaro a tutti: abusi, truffe e grandi regali agli amici di amici. Quante sono le possibilità che la Cdp viaggi su
binari diversi ?
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Dal Manifesto del 31 maggio 2013, articolo di Marco Bersani:
Secondo l’Agenzia del Demanio, che utilizza i dati del Censimento per l’ Agricoltura 2010, l’estensione dei terreni agricoli demaniali in
Italia ammonta ad oltre 338.000 ettari, per un valore che oscilla fra i 5 e i 6 miliardi di euro.
Un patrimonio importante che, grazie alla sua equa distribuzione geografica, consentirebbe la messa a punto di un progetto
nazionale per una diversa agricoltura, per una conseguente salvaguardia e manutenzione idrogeologica del territorio e per il
rilancio di nuova occupazione, in particolare giovanile, durevole e di qualità.
Riflessioni che non sfiorano l’attuale Ministra dell’Agricoltura De Girolamo, che ha recentemente incontrato i vertici dell’Associazione
bancaria italiana (Abi) e il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, per mettere a punto un programma di
“valorizzazione” e (s)vendita dell’immenso patrimonio agricolo demaniale.
Replicando quanto sta già proponendo agli enti locali in merito alla svendita del patrimonio immobiliare, Cassa Depositi e Prestiti avrebbe
la funzione di assegnare un prezzo ai terreni demaniali, di acquisirli consentendo allo Stato di fare cassa e di metterli successivamente sul
mercato.
Incredibile l’obiettivo dichiarato dalla Ministra De Girolamo : «(..) un’occasione per sbloccare la situazione e mettere nuovi terreni
a disposizione soprattutto dei giovani, perché senza terra da lavorare non è possibile pensare ad un vero rilancio del comparto».
Altrettanto incredibile è che per questo ulteriore processo di colossale espropriazione di patrimonio pubblico si utilizzino le risorse del
risparmio postale affidato dai cittadini alla Cassa Depositi e Prestiti.
Davvero si pensa che i giovani disoccupati (oltre il 35%) siano provvisti di capitale e non attendano altro, per trasformarsi in futuri
agricoltori, che divenire proprietari dei terreni da coltivare?
Davvero si pensa che privare la collettività del bene terra, di inestimabile valore pubblico e sociale, corrisponda a «servizio di interesse
economico generale», qualifica cui dovrebbe attenersi ogni investimento di Cassa Depositi e Prestiti (art. 10, D. M. Economia 6/10/1994)?
Possibile che non si pensi ad un piano per un’agricoltura di qualità e per una nuova occupazione giovanile attraverso il
mantenimento della proprietà collettiva del demanio agricolo, l’affidamento dei terreni ai giovani con affitti calmierati e
l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti per il sostegno dell’avvio di attività (start up di impresa) e dei primi investimenti in mezzi,
tecnologie, impianti e sementi per consentire alle diverse nuove aziende un funzionamento a regime?
Ancora una volta l’obiettivo è quello di consegnare patrimonio pubblico alle banche e beni comuni alla speculazione finanziaria, con il
paradosso di renderlo possibile attraverso l’utilizzo dei risparmi dei cittadini.
La socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti e la sua gestione territoriale, democratica e partecipativa diventa un obiettivo sempre più
urgente, che da oggi dovrà vedere coinvolte in prima fila tutte le esperienze e reti dell’altra economia, dei gruppi di acquisto solidale,
dell’agricoltura autogestita e di qualità, del commercio equo e solidale.
*Attac Italia
Su Agro Notizie compare un’alternativa alla s-vendita del demanio agricolo, così come presentata dalla De Girolamo:
” (…) Posta come unica strada possibile, quella della vendita dei terreni agricoli demaniali avrebbe diverse alternative. Tra queste, la
possibilità di affidare, come da più parti proposto, i terreni a quanti, magari giovani sprovvisti di capitale iniziale ma ricchi di capacità,
preparazione universitaria specifica e idee spesso all’avanguardia, in grado di restituire ai terreni una funzionalità non solo agricola ma
anche sociale e paesaggistica. In tal modo, grazie ad affitti calmierati, allo sviluppo di nuova occupazione e alla nascita di nuove attività
imprenditoriali che andrebbero a contribuire al rilancio economico del paese, lo Stato otterrebbe un beneficio economico duraturo ma,
soprattutto, non si priverebbe del bene terra, di inestimabile valore pubblico e sociale, strappandolo alle fauci della cementificazione da cui,
con la sua vendita, prima o poi potrebbe essere azzannato. “
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Fonte : http://www.istat.it/it/immigrati
Fonte : http://www.istat.it/it/immigrati/indicatori-sintetici/confronto-italiani-stranieri
CONFRONTO ITALIANI-STRANIERI - FONTE ISTAT
Popolazione e famiglie - caratteristiche socio-demografiche
popolazione residente (v.a.) (?)
percentuale di popolazione con meno di 18 anni (?)
età media (?)
percentuale di popolazione con 65 anni e più (?)
Popolazione e famiglie - famiglia e minori
matrimoni (v.a.)1 (?)
età media al parto (?)
Tasso di fecondità totale (numero medio di figli per donna) (?)
nati (v.a.) (?)
separazioni (v.a.)3 (?)
divorzi (v.a.)3 (?)
dimensione media della famiglia (?)
percentuale di famiglie con minori (?)
percentuale di famiglie con anziani (?)
Popolazione e famiglie - dinamiche migratorie
trasferimenti di residenza interni sul totale della pop.res (per mille residenti)
Istruzione e formazione
iscritti alla scuola primaria (v.a.) (?)
iscritti alla scuola secondaria di I grado (v.a.) (?)
iscritti alla scuola secondaria di II grado (v.a.) (?)
iscritti all'università (v.a.) (?)
immatricolati all'università (v.a.) (?)
laureati (v.a.) (?)
tasso di ripetenza (scuola secondaria di 1° grado) (?)
tasso di ripetenza (scuola secondaria di 2° grado) (?)
quota di diplomati su tot popolazione (?)
quota con titolo universitario su tot popolazione (?)
Lavoro
tasso di attività (?)
tasso di occupazione (?)
tasso di disoccupazione (?)
% di neet (Not in Education, Employment or Training) (?)
Condizioni economiche delle famiglie e disuguaglienze
reddito medio familiare da lavoro (?)
individui a rischio di povertà relativa (?)
percentuale di famiglie per titolo di godimento dell'abitazione :proprietà (?)
Percentuale di famiglie in condizione di grave deprivazione materiale (?)
Percentuale di famiglie che hanno ricevuto aiuti in natura o in denaro da
amici/vicini/conoscenti (?)
Percentuale di famiglie che hanno ricevuto aiuti in natura o in denaro da
genitori/suoceri (?)
ITALIANI
TOTALE
STRANIERI
DATA
55.340.608
4.053.599
01/01/2012
16,5
21,7
01/01/2011
44,7
32
01/01/2012
21,8
2,3
01/01/2011
178.213
22.605
2011
32
28,3
2011
1,3
2,04
2011
467.346
79.261
2011
81.653
7.144
2011
49.593
4.213
2011
Nr di famiglie
2,38
2,44
2009
1.661.311
26,1
29,8
2009
38,6
2,8
2009
20,1
55,3
2011
2.572.911
254.653
2010/2011
1.629.908
157.559
2010/2011
2.515.073
154.116
2010/2011
1.719.712
62.074
2010/2011
276.400
11.886
2010/2011
281.970
7.160
2010/2011
3,8
9,1
2010/2011
6,8
9
2010/2011
34
40,5
2010/2011
11,3
9
2010/2011
62,9
70,6
2012
56,4
60,6
2012
10,3
14,1
2012
21,5
32,8
2011
18.281
12.413
2008
17,4
49,1
2008
71
15,1
2009
6
19
2009
9
46,5
2009
58,7
15,8
2009
Salute e Sanità
morti (v.a.) (?)
interruzioni volontarie di gravidanza (v.a.) (?)
582.364
5.124
01/01/2011
75.705
38.806
2009
Criminalità
Condannati per delitto con sentenza irrevocabile (nati all'estero) (v.a.) (?)
detenuti (v.a.) (?)
151.649
78.164
2010
42.723
24.174
01/01/2012
Fonte : http://censimentoagricoltura.istat.it/inbreve/?lang=it
Pag 9 di 253
Reddito
Imposte (20%)
20.621.854.257
4.124.370.851
Pag 10 di 253
Anno 2010
55.596
Friuli-Venezia Giulia
276.240
616.505
901.387
Marche
Lazio
722.640
Campania
706.438
Italia
Territorio
Sardegna
393.638
1.074.332
155.976
312.596
651.405
268.101
142.782
181.657
1.712.516
321.593
374.856
211.263
479.888
1.387.600
830.571
162.237
569.259
3.102
4.045
7.147
1.569.215
715.263
6.796
341
543.249
1.265.648
65.776
450.075
250.984
51.610
526.894
157.486
21.780
80.469
1.089.223
122.300
37.346
46.247
177.069
382.962
129.631
25.625
109.583
22.781
24.627
47.408
312.247
36.484
14.345
828
94.604
146.261
1.290
3.464
1.579
1.042
3.940
3.512
1.066
2.425
13.564
2.057
2.109
890
2.490
7.545
1.451
482
2.061
199
201
400
4.394
487
764
101
1.577
2.930
31.896
275.406
0,01-0,99
ettari
451.588
1-1,99
ettari
Tipo dato superficie utilizzata - ettari
Anno 2010
1.153.691
2.541.211
549.254
519.127
1.285.290
549.532
197.517
453.629
3.554.349
638.602
471.828
326.877
754.345
2.191.651
1.064.214
218.443
811.440
137.219
Classe di superficie agricola utilizzata
1.470.562
3.019.881
Calabria
Isole
669.038
Basilicata
1.388.845
252.303
Molise
Puglia
687.096
Abruzzo
4.426.360
536.655
Umbria
Sud
1.294.968
3.349.515
1.360.762
Toscana
Centro
Emilia-Romagna
1.007.485
408.864
Provincia Autonoma Trento
Veneto
484.070
240.535
377.755
892.934
Trentino Alto Adige / Südtirol
Provincia Autonoma Bolzano / Bozen
986.826
43.784
2.471.852
1.229.207
98.043
1.010.780
2.096.985
3.537.421
Nord-est
Lombardia
Liguria
119.366
1.298.514
Piemonte
Valle d'Aosta / Vallée d'Aoste
2.745.129
Nord-ovest
2.380.769
410.433
2-2,99
ettari
692.987
1.013.341
140.715
153.879
103.052
120.434
31.888
189.078
739.046
192.653
57.516
68.477
94.899
413.545
102.561
30.098
130.537
111.137
211.663
322.800
585.996
234.591
21.879
54.326
371.350
682.146
3.434.073
101.628
709.414
3-4,99
ettari
8.848
13.116
7.137
2.848
843
4.008
1.814
2.538
19.187
3.047
3.385
5.002
9.473
20.907
6.063
4.358
4.417
44
11
56
14.894
18.796
84
3
14.642
33.525
2.901.038
boschi
annessi ad
aziende
agricole
1.295.295
226.128
278.609
110.765
108.539
48.411
131.584
37.613
175.170
612.082
198.155
96.182
177.672
425.624
897.633
165.488
35.406
87.868
251.298
200.649
451.947
740.709
141.675
47.516
11.561
171.255
372.006
1.663.483
10-19,99
ettari
8.574
12.504
6.142
2.726
742
3.273
1.720
2.308
16.911
2.247
2.990
4.656
7.803
17.695
3.040
755
1.465
19
9
28
5.288
6.181
76
2
3.663
9.922
62.320
altra
arboricoltur
a da legno
annessa ad
aziende
agricole
5-9,99 ettari
275
612
995
121
101
735
94
231
2.277
801
394
346
1.670
3.211
3.024
3.603
2.951
26
2
28
9.606
12.615
8
1
10.979
23.603
39.308
pioppeti
annessi ad
aziende
agricole
arboricoltura da legno
annessa ad aziende
agricole
647.789
superficie
agricola
non
utilizzata
571.804
altra
superficie
funghi in
grotte,
sotterranei o
in appositi
edifici
1.128.980
20-29,99
ettari
42.842
111.284
23.479
30.113
32.392
19.343
11.625
32.726
149.678
30.856
23.451
14.512
67.312
136.131
34.528
5.718
31.451
6.330
19.314
25.644
97.342
35.874
5.401
49.400
62.680
153.354
1.556.922
30-49,99
ettari
39.054
75.662
15.803
8.412
21.910
18.173
3.734
23.032
91.064
30.727
21.661
12.593
38.214
103.194
90.469
12.314
72.310
13.972
23.561
37.532
212.625
46.037
1.258
2.807
39.157
89.259
1.994.065
14
23
27
140
138
26
21
30
381
725
712
454
575
2.466
4.598
752
1.881
9
1
10
7.241
4.681
15
..
2.210
6.907
17.018
coltivazioni
energetiche
3.370.461
100 ettari e
pi·
80.715
900.526
82.788
67.294
181.712
543.590
2.858
33.293
911.535
368.591
20.253
7.343
90.576
486.762
79.075
9.168
221.098
2.988
3.617
6.605
315.946
179.483
73.089
429
79.240
332.241
2.947.011
i
serre
50-99,99
ettari
840
2.977
828
1.077
3.350
1.637
119
358
7.369
3.331
65
111
2.461
5.969
1.365
98
5.482
10
0
10
6.956
1.151
0
..
338
1.489
24.760
7.009.311
coltivazioni orti familiari
prati
legnose
permanenti
agrarie
e pascoli
arboricoltura
da legno
annessa ad
aziende
agricole
superficie totale (sat)
i
12.856.048
seminativi
superficie agricola utilizzata (sau)
Italia
17.078.307
superficie
agricola
utilizzata (sau)
Territorio
Utilizzazione dei terreni
superficie
totale (sat)
Tipo dato superficie - ettari
3 persone per azienda
Nr. aziende da 10 ha
SAT Non utilizzata
3 persone per azienda
Nr. aziende da 10 ha
SAT-SAU
12.856.048
totale
194.337
64.779
647.789
1.266.678
422.226
4.222.259
2014 05 24 - TRANSUMANAR, ORGANIZZAR E LEGALIZZAR. PIÙ PIL PER TUTTI
Il primo titolo : Transumanar, organizzar e legalizzar.
Il primo riferimento è a Pier Paolo Pasolini : “transumanar e organizzar”. Rinvio a Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Pier_Paolo_Pasolini da cui traggo la breve sintesi che segue.
« Smetto di essere poeta originale, che costa mancanza di libertà: un sistema stilistico è troppo esclusivo. Adotto
schemi letterari collaudati, per essere più libero. Naturalmente per ragioni pratiche. »
Trasumanar e organizzar è l'ultima raccolta di versi di Pasolini. Uscita nel 1971 raccoglie le poesie scritte durante
la lavorazione di Medea e alcuni versi precedentemente pubblicati sulla rivista "Nuovi Argomenti".
Come in "Poesia in forma di rosa" la raccolta accumula poesie di vario tipo non organizzate lungo una linea
tematica e stilistica.
Con "Transumanar e organizzar" si chiude un ciclo ben preciso; dalla certezza che è impossibile per l'uomo
adattarsi alla Società, alla convinzione che l'uomo non può vivere senza la Società.
Nei versi di questa raccolta Pasolini si lascia andare all'oratoria con una denuncia aggressiva che riguarda la
difficoltà di "trasumanar", cioè di uscire dalle condizioni umane date.
Ecco il punto. Forse quanto osservato di seguito può contribuire ad aprire una porta per transumanare.
4
10. Il secondo titolo : Più PIL per tutti
Si riferisce allo slogan elettorale del personaggio di Cetto La Qualunque, politico calabrese cinico, corrotto, e
depravato, creato da Antonio Albanese. http://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Albanese
Mai nessuna parodia si rivelò più profetica del suo Cchiù pilu per tutti.
Addirittura, come circostanziato di seguito, penso si possa affermare che “’U pilu ci salverà”.
11. La notizia : Istat, dal 2014 anche droga e prostituzione nel calcolo del Pil
Questa si che è una notizia. Perlomeno a me così è sembrata.
Mi pare che sia passata un po’ inosservata.
A me pare una “svolta epocale”, o almeno una opportunità per una svolta epocale.
12. I numeri e il buon padre di famiglia
In primo luogo non so se siano ben chiari i termini “economici” della questione. Se lo fossero probabilmente si
ridurrebbero anche eventuali sterili polemiche.
L’Ansa riporta che il sommerso vale tra 255 e 275 miliardi di euro. Il peso dell'economia sommersa è quindi
stimato tra il 16,3% e il 17,5% del Pil.
Reintegrare il sommerso vorrebbe dire che tutto d’un tratto finiscono i problemi di rispetto dei parametri europei.
Il deficit e il rapporto debito/pil sarebbero sistemati d’incanto.
Certo, poi si dovrebbe smettere di alimentarli, di spendere troppo, tanto per intenderci.
Ma partendo da una base più solida basta applicare la logica del “buon padre di famiglia”, come si diceva una volta :
gestire entrate e uscite dello Stato in maniera sostenibile non è diverso da quanto deve fare ogni operaio, impiegato o
pensionato tutti i mesi.
E se ce la fanno loro perché mai non ce la dovrebbe fare un governo?
13. Controlli e imposte
Ma il dato che trovo più interessante è che il riconoscimento ufficiale dell’esistenza dei fenomeni potrebbe, o forse
dovrebbe, precludere ad una loro qualche forma di “cooptazione sistemica”.
Negarne l’esistenza è ipocrita e addirittura inutilmente “castrante”.
Così facendo si rinuncia :
 al governo di processi e dinamiche reali, il che è in buona parte causa della loro relativa “degenerazione” eticosociale. Transumanar, appunto.
 alla tutela di determinate intere classi di persone. Potrà essere fastidioso sentirne parlare, ma puttane, travestiti e
pusher sono esseri umani anche loro. Organizzar, appunto
Pag 11 di 253
 ad assoggettare tali attività alle normali imposizioni fiscali, che potrebbe potenzialmente generare ben oltre 50
miliardi di euro all’anno, in teoria almeno 100. Legalizzar, infine.
14. Prostituzione e droga
Come sempre, per potere parlare di qualcosa sarebbe auspicabile conoscerla e possibilmente parlarne in termini
oggettivi.
Mi lasciano sgomento quelle reazioni moralistiche il cui tono lascia presumere che siano state rilasciate da campioni
di purezza, mai andati a puttane tanto per capirci.
Io invece ho un discreto curriculum sia come puttaniere che come cocainomane.
Fortunatamente oggi quelle devianze o degenerazioni hanno smesso di esercitare il loro appeal, e mi ritrovo in una
condizione di maggior sereno distacco.
Mi piace pensare che io abbia praticato gli insegnamenti di “Zorba il greco” di Nikos Kazantzakis
http://it.wikipedia.org/wiki/Zorba_il_greco che mi pare dicesse qualcosa del tipo “l’unico modo per eliminare un
vizio è praticarlo fino alla nausea”.
Ma non è solo così.
Il punto è che anche nei vizi ci sono vari gradi di sprofondamento.
Sempre ammettendo che si trattasse di vizi, il risultato non è sempre uguale.
E se si è fortunati si riesce a “ricevere” qualcosa anche in situazioni di totale annichilimento.
15. Prostituzione
In tema di puttane io ricordo bene 4 cose (ma in realtà ne avrei molte altre da raccontare), che mi si sono impresse
nell’anima e alla fine hanno aperto la porta alla nausea.
La prima è stata una mia amica rumena. Mi raccontò di botte, ossa rotte, stupri e altre situazioni insopportabili per
una persona qualunque. Io credevo di aiutarla con i soldi che le davo, spesso assai in eccesso. Mi diede una sonora
lezione di morale : “tu credi di aiutarmi, ma mi stai uccidendo”. Il nocciolo non era solo che i soldi andavano ai
papponi, ma soprattutto lei era certa che nell’annosa questione di se fosse nato prima l’uovo o la gallina, la risposta
era che ero nato prima io.
Il cliente. Senza clienti non ci sarebbero nemmeno le puttane.
La seconda fu una escort russa chiamata via internet. Arrivò a casa mia e devo dire che con ogni sforzo che cercai di
fare (in fondo io volevo solo scopare), non riuscii a togliermi dalla testa che era minorenne. Anche se lei negava.
Non riuscivo a toccarla. Ogni tanto facevo un tiro di coca. Ad un certo punto lei mi guardò e mi disse sarcastica:
“ma che uomo interessante. Adesso me ne vado.”. Sul comodino avevo un libro sulla storia della mafia.
Lei mi disse : “regalami quel libro, così almeno avrò di te un ricordo interessante”.
La terza fu sempre una escort russa chiamata via internet. Era molto bella. Appena arrivata iniziò a spogliarsi. Io le
dissi di aspettare, non so bene perché. Come prima, in fondo io volevo solo scopare. Restammo seduti di fronte per
un po’. Lei era in imbarazzo. Era fuori ruolo, non sapeva cosa fare. Ad un certo punto mi disse”forse vuoi il culo ?”.
Mentre facevo segno di no con la testa lei scoppiò in un pianto irrefrenabile a dirotto. La abbracciai d’istinto,
sussurrandole “schh” all’orecchio. Mi raccontò che arrivava da non so quale città dove era stata chiusa in una casa
sette giorni con dieci uomini che tra coca e viagra non avevano mai smesso di farle qualsiasi cosa.
Mi feci veramente schifo da solo. Ricordo che le preparai latte caldo e biscotti. Quando finì il tempo a disposizione
lei uscì di casa, si voltò e mi sorrise. Forse una cosa buona l’avevo fatta. Tempo dopo mi scrisse chiamandomi “Mr
latte e biscotti”. Mi commuove ancora.
La quarta e ultima cosa è un film. Me lo regalò una persona “informata sui fatti”. Si chiama “la promessa
dell’assassino” http://it.wikipedia.org/wiki/La_promessa_dell%27assassino
Non racconto la trama, ma è molto interessante. Si parla dei “Ladri nella legge”.
http://it.wikipedia.org/wiki/Vor_v_zakone
Dopo questo film la “perversione sessuale” (virgolettato perché rispetto alle storie che ho sentito io credo di essere
uno dei clienti meno perversi già disponibili sul mercato) finì di esercitare il suo fascino.
Aveva ragione Zorba.
Ma il punto è un altro.
Pag 12 di 253
Credo che sia fuori di dubbio che legalizzare la prostituzione, riaprire le case chiuse, gestire il fenomeno con
controlli sanitari, supporto psicologico, protezione in senso lato e quant’altro, non potrebbe che portare benefici ed
eviterebbe il perdurare di fenomeni come quelli che ho raccontato.
Sul tema non ho davvero molti dubbi, ne credo che nessuno in buona fede possa averne.
Resterebbe da capire a chi affidare le “patenti di bordello”, sul qual tema ho una idea “corsara”, non del tutto mia
ma piuttosto diffusa, di cui più avanti.
16. Droga
Sulla droga è più difficile.
Perché ne ho già parlato altre volte: la droga, ogni droga, è devastante sotto il profilo psicologico, della personalità.
La cocaina la conosco bene e riassumo il mio pensiero così: “diventi un’altra persona. Pensi e fai cose diverse”.
Ma per le altre droghe è uguale. Anche se non sono state la mia “preferenza” le ho assunte e ho conosciuto tante
persone che le assumevano. E sempre, in ogni circostanza, ne risultavano deviate.
Mi ricordo che tanto tempo fa, quando ero ancora un novizio della coca, mi colpì una controcopertina di un libro di
Freud, dove lessi qualcosa del tipo “e tu bambina, preferisci il signore gentile o l’omone cattivo in preda ai fumi
della cocaina ?”
Forse la frase non era proprio così, non ricordo bene. Ma di sicuro trovo che renda bene l’idea. Anche se apre
qualche dubbio sulla sanità dell’autore.
D’altronde che le droghe siano anche strumento di destabilizzazione sociale è risaputo.
Se la religione è l’oppio dei popoli io credo, e nessuno potrà mai convincermi del contrario, che sia infinitamente
meglio dell’oppio vero. O “similia”
Quindi pensare a legalizzare mi riesce già più difficile.
Certo ci sono le esperienze di altri paesi che possono dare un riferimento.
E allo stesso tempo per chiunque sia dotato di intelletto, non possono non valere le considerazioni precedenti.
Per cui penso che ci si debba comunque ragionare.
Forse si dovrebbe pensare a legalizzazioni “parziali” o quantitativamente limitate, il che in realtà già avviene se si
considera che le sostanze “immesse sul mercato” sono di fatto già “a bassa concentrazione di principi attivi” e
quindi a “basso danno fisiologico e alto consumo potenziale”. Insomma, testimoniano già l’esistenza di un principio
di “alimentazione controllata del mercato del consumatore finale.”
Si dovrebbero poi tenere in conto alcune precisazioni aggiuntive, intrinsecamente banali, ma pur sempre indicative.
La prima è che una parte dell’appeal della droga, soprattutto per i giovani, è in generale la trasgressione. Informare,
certo, ma non solo terrorizzando. Anche cercare di “svalutare” e rendere “banale” la questione forse può aiutare a
eliminare quel’”allure” di finto alternativo.
Cantava Vinicio Capossela : “Per cento sacchi alla serata facciamo una vita sregolata” “E’ il grande mito che ci ha
fregato, che sei un eroe se sei suonato” .
Una volta capito questo, forse è più facile passare oltre.
La seconda è che legalizzare le droghe permetterebbe comunque di limitarne i quantitativi accessibili.
Anche considerando la questione dell’accesso ai farmaci annessi o collaterali.
Tanto per fare alcuni esempi chi fa uso di cocaina e poi vuol dormire usa, tra gli altri, il Minias. In alcune categorie,
come quella dei travestiti, è un must. Se non esistesse tale antidoto all’insonnia, o almeno il facile accesso ad esso,
forse sarebbe un fattore di deterrenza.
Analogamente chi fa uso di cocaina e vuole fare attività sessuale (cioè tutti) usa il viagra o analoghi. Quest’ultimo,
che nonostante ciò che forse alcuni credono è disponibile facilmente con medici o farmacisti compiacenti o con
ricette false o via internet, è più delinquenziale della stessa cocaina.
E’ la porta a dei cicli “non-stop” che vano avanti ad oltranza. Sotto il profilo di marketing (o meglio di
“marchetting”) è stata una invenzione “storica”. Tanto che a me fa pensare che i maggiori azionisti della casa
produttrice devono essere per forza colombiani. Anche in tale caso controllarne meglio l’accessibilità e la
disponibilità di certo non farebbe male.
C’è poi la questione della “manovalanza” del settore della droga. Quante persone ci “lavorano”? In che condizioni
vivono ? Quanto sono “sfruttate”?.
Pag 13 di 253
Al riguardo vorrei riferirmi solo a qualche esempio delle notti milanesi.
Dagli spacciatori neri una volta operativi a piedi agli angoli di viale Monza a quelli in bicicletta in zona Certosa, a
quelli del “fortino” di viale Bligny o della “casa della droga” sempre di Certosa.
E ce ne sono molti altri, tutti per lo più localizzati in posti noti a chiunque.
Sono davvero un esercito sterminato che invece di armi usa palline perfettamente sigillate nella plastica da tenere tra
palato e gola.
E testimoniano l’esistenza di una organizzazione strutturata della quale loro sono la rete di vendita
In questo caso quanto sono diversi dagli schiavi ? E come possono venirne fuori ?
In sintesi, forse con una provocazione, oltre a pensare alle tasse, mi chiedo quanti attuali disoccupati potrebbero
risultare occupati nell’ipotesi di una qualche forma di legalizzazione delle droghe ?
17. Pirati e Corsari
In tutto questo discorso, quindi, ricorre in entrambi i temi della prostituzione e della droga il fattore comune di
alcune “organizzazioni” ben strutturate e organizzate.
Prescindere da questo dato di fatto, a mio giudizio, non si può.
Vorrebbe dire ricadere nel paradosso di Jannacci : “quelli che la mafia…..non ci risulta.
Penso quindi che si dovrebbe ragionare con qualche forma di “ipotesi cooptativa”.
Di sicuro vale per la prostituzione dove si potrebbero “aprire le porte” ad una sorta di “pentitismo organizzativo”
concedendo licenze a fronte di investimenti in strutture adeguate sia sotto il profilo immobiliare che organizzativo.
Naturalmente a patto di una reale interruzione di altre pratiche, sempre se possibile.
In fondo la storia è quella del proibizionismo e della sua fine.
Ma ancora prima quella dei corsari, che da pirati fuorilegge diventavano servitori di un governo grazie alla “lettera
di corsa”.
http://it.wikipedia.org/wiki/Corsaro : Il corsaro era una persona al servizio di un governo, cui cedeva parte degli
utili, ottenendo in cambio lo status di combattente (lettera di corsa) e la bandiera (il che lo autorizzava a rapinare
solo navi mercantili nemiche, e ad uccidere persone ma solo in combattimento).
18. Il mondo sta cambiando : Investimenti e non costi.
Infine vorrei fare una notazione traendo spunto dalla notizia Ansa.
Il 2014 segna il passaggio ''ad una nuova versione delle regole di contabilità'', tanto in Italia come in gran parte dei
paesi Ue. Il cambiamento interesserà anche il Pil. Lo comunica l'Istat, spiegando che le spese per ricerca e
sviluppo saranno considerate investimenti e non più costi, un cambiamento che ''determina un impatto positivo''
anche ''sul Pil''. L'aggiornamento potrebbe portare per l'Italia, si stimava a gennaio a Bruxelles, a una revisione al
rialzo del livello del Pil tra l'1% e il 2%.
Forse se le spese di ricerca e sviluppo saranno finalmente considerate investimenti e non costi, il mondo sta
veramente cambiando.
Forse siamo davvero entrati nella civiltà dell’intelletto.
E forse in questa civiltà anche le puttane i travestiti e i pusher avranno un posto per il loro intelletto.
.
-------------------------------------ALLEGATO
19. Istat, dal 2014 anche droga e prostituzione nel calcolo del Pil – 2014 05 22
http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2014/05/22/droga-e-prostituzione-in-calcolo-pil_853dfe27-9410-451fab22-134bd9d1b3e8.html
Istat, dal 2014 anche droga e prostituzione nel calcolo del Pil
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Tutti i Paesi Ue, compresa l'Italia, inseriranno ''una stima nei conti (e quindi nel Pil)'' delle attività illegali, come
''traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)''. La novità sarà
inserita a partire dal 2014 nei conti, in coerenza con le linee Eurostat. Lo rileva l'Istat.
Il 2014 segna il passaggio ''ad una nuova versione delle regole di contabilità'', tanto in Italia come in gran parte dei
paesi Ue. Il cambiamento interesserà anche il Pil. Lo comunica l'Istat, spiegando che le spese per ricerca e sviluppo
saranno considerate investimenti e non più costi, un cambiamento che ''determina un impatto positivo'' anche ''sul
Pil''. L'aggiornamento potrebbe portare per l'Italia, si stimava a gennaio a Bruxelles, a una revisione al rialzo del
livello del Pil tra l'1% e il 2%.
Si tratta di una novità che rientra nelle modifiche condivise a livello europeo e connesse, evidenzia l'Istat, al
''necessario superamento di riserve relative all'applicazione omogenea tra paesi Ue degli standard già esistenti''.
Nello specifico, tra le riserve trasversali avanzate ce ne è una, sottolinea l'Istituto, che ''ha una rilevanza maggiore'',
in quanto, appunto, riguarda l'inserimento nei conti delle attività illegali, che già il precedente sistema dei conti
nazionali, datato 1995, aveva previsto, ''in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere
esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico''.
L'Istat riconosce come la misurazione delle attività illegali sia ''molto difficile, per l'ovvia ragione - spiega - che esse
si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione, e lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse
interpretazioni''. Ecco che, aggiunge, ''allo scopo di garantire la massima comparabilità tra le stime prodotte dagli
stati membri, Eurostat ha fornito linee guida ben definite. Le attività illegali di cui tutti i paesi inseriranno una stima
nei conti (e quindi nel Pil) sono: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di
sigarette o alcol)''.
Quindi viene almeno circoscritto il range per mettere a punto una stima del peso di quest'area. A riguardo può essere
utile ricordare come l'Istat già inserisca nel Pil il sommerso economico, che deriva dall'attività di produzione di beni
e servizi che, pur essendo legale, sfugge all'osservazione diretta in quanto connessa al fenomeno della frode fiscale e
contributiva.
Le ultime stime dedicate risalgono al 2008, e indicano come il valore aggiunto prodotto nell'area del sommerso sia
compreso tra un minimo di 255 e un massimo 275 miliardi di euro. Il peso dell'economia sommersa è quindi stimato
tra il 16,3% e il 17,5% del Pil
CONSUMATORI ALL'ATTACCO - ''Rimaniamo interdetti di fronte alla notizia che l'Eurostat abbia deciso di
annoverare attività criminali come la prostituzione, il traffico di stupefacenti e il contrabbando tra le attività che
contribuiscono al calcolo del Pil''. Così Federconsumatori e Adusbef commentano, in una nota, le novità sulla
contabilità comunicate ieri. ''Una trovata di cattivo gusto, che eleva le attività illegali in mano alle mafie al rango di
produttrici di ricchezza nazionale'', proseguono le due associazioni. ''Oltre che dal punto di vista statistico, l'errore
appare intollerabile soprattutto dal punto di vista etico'', aggiungono Rosario Trefiletti, presidente di
Federconsumatori, ed Elio Lannutti, a capo dell'Adusbef.
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5 2014 06 08 – CONSIDERAZIONI SUI CONTI DELLO STATO
Fonte : Ragioneria Generale dello Stato Bilancio dello Stato semplificato 2013 2014 2015
In principio fu il comunicato. Quello stampa.
Osservo oramai da anni che ogni forma di comunicazione istituzionale relativa ai conti dello Stato e al sistema paese
in genere è a dir poco destrutturata.
Ogni giorno vengono diffuse alcune “informazioni”, senza che le stesse siano inquadrate con le altre variabili
sistemiche rilevanti. Ne’ tantomeno avviene che i dati “rilasciati” e quelli di insieme siano confrontati con gli
analoghi di altri paesi.
Oggi un dato di disoccupazione, una settimana prima la produzione industriale, giorni dopo il debito pubblico, e così
via.
In questo modo si ottiene il deliberato risultato di produrre confusione. Appoggiato su di una riconosciuta base
teorica di cui più avanti.
In tutto questo discorso sull’economia di sistema, ovviamente basilare è la questione del bilancio dello Stato.
Senza conti in ordine non si ha nemmeno spazio di manovra.
Non esiste la possibilità di adottare politiche economiche espansive, di fare investimenti o di rilanciare
l’occupazione.
Né basta proclamare “fine austerity”.
Credo perciò che sia utile cercare di inquadrare il discorso.
Penso comunque che un elemento distintivo innovativo sarebbe quello di adottare una “comunicazione sistemica”
sistematica, trasparente e formativa che sia :
1. Omnicomprensiva
2. Prodotta a cadenza regolare, ad esempio trimestrale, come si fa per le aziende in borsa.
3. Che venga illustrata, spiegata e resa chiara e intelligibile per chiunque.
Dal pensionato, all’operaio, all’impiegato, alla casalinga.
Tra un comunicato stampa e l’altro, solo silenzio.
La tabella
Esiste uno strumento che funge perfettamente allo scopo informativo di cui sopra. Non è particolarmente difficile da
realizzare, anzi.
Né servono eccelsi matematici od economisti per approntarlo. Basta un ragioniere con qualche nozione di
aritmetica. Se ricordate il ragioniere di Schindler’s list, rende bene l’idea. L’algebra è già superflua.
E’ lo strumento “tabella”.
E’ basato sull’idea di mettere in fila in primo luogo numeri in valore assoluto e non solo percentuali o indicatori, in
modo tale che chiunque possa vedere insieme tutti i dati e trarne le considerazioni che vuole. Con l’andare del tempo
le considerazioni diventeranno sempre più esperte e pertinenti.
Fa parte di una modalità di comunicazione sinottica, che risulta sempre efficace. E’ ciò che ho potuto riscontrare di
persona in numerose esperienze dirette.
Frazionamento informativo
Il fatto che quanto sopra non venga comunemente recepito ed eseguito dai governanti è a mio modo di vedere chiara
testimonianza dell’applicazione del principio del “frazionamento informativo”.
Quando in facoltà di economia si studiano politica economica e scienza delle finanze, agli studenti viene
chiaramente insegnato che uno Stato quando vuole riscuotere imposte senza che i contribuenti capiscano
esattamente quanto stanno pagando, deve applicare il “frazionamento impositivo”.
Deve cioè ripartire il carico fiscale totale fra tante diverse imposte, in modo che il contribuente non riesca a
calcolare quanto paga effettivamente.
Chapeau ! Questa si che è trasparenza.
In ogni caso la teoria funziona altrettanto bene con l’informazione.
Sembra di sapere cosa succede, ma in realtà non si capisce niente.
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Perlomeno io non ci capisco niente, il che potrebbe già essere indicativo, considerato che per alcuni sono
particolarmente dotato per i numeri. Se non ci capisco niente io cosa devono pensare i “soliti” pensionati, operai,
impiegati e casalinghe ?
E’ per questo motivo che ho deciso di cercare di mettermi in ordine, io per me stesso, innanzitutto il tema di conti
pubblici. I dati sono tratti dal sito della Ragioneria dello Stato, tra i quali :
http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit-i/Bilancio_di_previsione/Bilancio_semplificato/Dicembre-2012/BilancioSemplificato-DLB-2013-2015.pdf
Sono stati poi riaggregati o rielaborati per renderli comprensibili e confrontabili
Il sistema è complesso ma non adattivo.
1. Sistema in biologia è l’insieme di più parti o apparati che concorrono allo svolgimento della stessa funzione.
Ad esempio la sopravvivenza.
2. Complesso vuol dire “che risulta dall'unione di varie parti o diversi elementi, o che si manifesta sotto
molteplici e contrastanti aspetti”.
3. Adattivo vuol dire che è capace di “adattarsi” al contesto in cui si trova.
Uno Stato corrisponde bene a questa triplice definizione.
Al nostro però manca in primo luogo la corrispondenza alla sotto-definizione numero 3.
La nostra adattabilità infatti è pari a zero.
Il che è un bel problema perché senza adattabilità non c’è speranza di sopravvivenza evoluzionistica.
Come risulta dalla tabella sottostante , crescono le entrate (e non poco) e crescono di conseguenza le uscite.
E siccome questo “algoritmo perverso” è presente anche nelle previsioni per il 2015 non si può non dedurne che
siamo in preda a una generalizzata compulsione alla spesa. Si rinvia a quanto di seguito.
In sintesi, si da per scontato già nelle previsioni che non cambierà nulla. Mentre è risaputo che quando si fa un
budget o un piano pluriennale le previsioni vengono “pompate” se non altro per indurre i manager a cercare di
raggiungerle.
Qua si sta dicendo: “va bene così. Tanto poi ve la contiamo su come ci pare”
Di seguito si riportano per completezza sia i dati per “cassa” che per “competenza”. Al riguardo non mi è chiaro
come su un arco temporale di 3 anni gli stessi possano differire sempre e così tanto. Con il passare degli anni le
differenze (ad esempio ritardi di pagamento simili) dovrebbero allinearsi.
Ma per ora è irrilevante. In ogni caso per maggior chiarezza mi riferisco per lo più ai dati di cassa, in teoria “certa”
per definizione. Restano esclusi gli aspetti previdenziali, e quindi i contributi e le pensioni.
(dati in milioni di euro) Entrate Tributarie Extra Tributarie Alienazione di beni patrimoniali e risc. crediti TOTALE ENTRATE Spese Spese correnti (netto interessi) Spese in conto capitale TOTALE SPESE ENTRATE ‐ SPESE Interessi sul debito RISULTATO ECONOMICO Rimborso prestiti ‐ Debito in scadenza DA FINANZIARE ‐ Escluso altre voci Pag 17 di 253
cassa
2013
cassa
2014
418.978
46.759
1.317
467.054
427.195
43.598
1.338
472.131
‐404.151
‐46.932
‐451.084
‐406.876
‐38.423
‐445.300
15.970
26.832
‐89.661
‐73.691
‐95.215
‐68.383
‐204.568
‐206.002
‐278.259
‐274.385
cassa
2015
442.373
39.336
1.357
483.065
‐410.119
‐36.815
‐446.933
36.132
‐99.808
‐63.676
‐237.449
‐301.125
compet.
2013
452.614
66.086
1.317
520.016
‐392.815
‐43.726
‐436.541
83.475
‐89.660
‐6.185
‐204.556
‐210.742
compet. 2014 460.831 63.029 1.338 525.198 ‐396.849 ‐36.637 ‐433.486 91.712 ‐95.215 ‐3.503 ‐206.002 ‐209.505 compet.
2015
476.009
58.888
1.357
536.254
‐400.171
‐36.145
‐436.316
99.937
‐99.808
129
‐237.449
‐237.319
Le considerazioni del presente scritto non sono solo a carattere contabile. Si accennano alcuni aspetti psicologici,
altri logici, altri comportamentali e così via. Ovviamente sono solo accenni, ma credo necessario ricordare che
affrontare qualsiasi tema su di un sistema adattivo complesso richiede un approccio altrettanto adattivo e complesso.
Infine molte considerazioni sembrano banali, e forse lo sono. Ciò nondimeno vale la pena di tenerla a mente, e tutte
insieme, perché oggi non mi sembra che lo si faccia.
MOL dello Stato italiano - Grandezze economiche e grandezze patrimoniali
Della tabella soprastante risulta chiaramente che pur con tutto il suo corredo di sprechi e disfunzioni lo Stato Italia
produce un MOL positivo (Riga ENTRATE-SPESE). E nemmeno tanto basso ! 36 miliardi su circa 500 fa il 7%. In
confronto a tanti dati aziendali siamo su buoni livelli.
Non sto parlando dell’azienda Italia nel suo complesso, quella che genera il Pil tanto per capirsi.
Parlo solo del nostro tanto bistrattato Stato.
Il MOL e’ il primo indicatore di redditività aziendale. Quello generato dall’attività tipica o caratteristica. Se fosse
un’azienda industriale sarebbe un primo “margine industriale”.
Dopo di che si deve :
1. pagare gli interessi sul debito
2. ricollocare il debito pubblico che scade.
Ma queste due istanze nascono da una struttura patrimoniale sovraccarica, non dalla attività operativa.
In ogni caso fintanto che i mercati si fidano di noi, riusciamo a fare sia quanto al punto 1 che al punto 2.
Collegata a quanto sopra c’è poi un’altra questione. Quando si ragiona di conti dello Stato bisogna tenere ben chiaro
cosa va a conto economico e cosa a stato patrimoniale.
Ad esempio di seguito si evidenzia che tutte le dismissioni sono elementi patrimoniali, che riducono il nostro
patrimonio, e che non ha senso realizzarle per pagare ulteriori “uscite” correnti, ma eventualmente solo per ridurre il
debito.
Proprio perché sono iniziative una tantum. Una volta fatte non si potranno ripetere.
E’ un po’ come se i “soliti” pensionati, operai, impiegati e casalinghe si vendessero la casa. Se poi spendessero i
soldi per andare in vacanza al rientro si ritroverebbero ancora il mutuo da pagare.
Eppure loro non lo fanno. Riescono a capire che sarebbe un suicidio.
Lo Stato invece no.
Lo Stato è bello.
Non sono uno statista e non sta a me magnificare quello che lo Stato fa per tutti noi.
Ma mal sopporto il qualunquismo generalista da “lo Stato è ladro” .
Suggerisco solo di scorrere le voci delle tabelle seguenti relative alle spese per rinfrescarsi la memoria su quali
siano i “servizi” che riceviamo e quindi i benefici di vivere in un grande Stato quale il nostro. Istruzione, sanità,
strade, infrastrutture, sicurezza, etc.
Personalmente non concordo con visioni “privatistiche” estreme. Non potranno mai essere socialmente garantiste.
Ovviamente però, scorrendo le tabelle salteranno agli occhi anche le voci e gli importi di spesa, dove è davvero
ragionevole pensare che ci siano ampi margini di correzione.
Ma sempre cercando di tenere conto di soluzioni strutturali, non tanto e non solo di contenimento della spesa. Direi
che il migliore risultato possibile sarebbe ottenuto se si riuscisse a riorganizzare e ristrutturare completamente la
struttura reddituale e patrimoniale.
Non solo e non tanto contenendo la spesa, quindi. Ma cercando di trovare ed eliminare duplicazioni e sacche di
inefficienza. Facendo in modo che lo Stato possa funzionare meglio, e non contraendone le uscite tout court.
Ordini di grandezza: noccioline all’elefante.
Si certo, lo pensano tutti. Roma ladrona, governo ladro et cetera.
Ma si dovrebbe cerare di capire quando è vero, in che misura e in che senso.
Il dato fondamentale che deve apparire chiaro a tutti è che quando si sente parlare di manovre da 5 o da 10 miliardi
si sta parlando di noccioline.
Pag 18 di 253
Ma inoltre, e forse ancora peggio, ognuna di queste manovrine è un gran casino da mettere in piedi che in più si sa
già dall’inizio che non servirà a niente.
I dati della tabella precedente sono eloquenti. Facendo un esempio, 10 miliardi su 500 di entrate o uscite sono il 2%.
E’ un po’ come dire che il pensionato da 500 euro al mese mette in piedi un colossale casino procedurale,
approvativo e attuativo per risparmiare 10 euro.
Il fattore tempo
In programmazione e controllo un altro elemento fondamentale, oltre alla questione del discernimento tra grandezze
economiche e patrimoniali e a quella degli ordini di grandezza, è il tempo.
Quando si costituisce un’azienda in statuto si prevede una durata pluridecennale per conseguire l’oggetto sociale.
Ma oltre un orizzonte temporale di 3-5 anni , quando non prima, ogni previsione è un puro esercizio di stile. Ciò
nonostante è normale fare piani decennali almeno per darsi delle linee guida da cercare di seguire.
Questa logica dovrebbe essere applicata anche per lo Stato. E in questo caso si che dovrebbe essere bipartisan, o
meglio ancora “panpartizan”. La questione economica o di programmazione strutturale economica è il vero
nocciolo. Tutto il resto ci ruota intorno.
Così per esempio se si facesse un piano da 50 miliardi di euro annui di avanzo di cassa, dopo 10 anni si avrebbe
minor debito o maggiori investimenti per 500 miliardi. I singoli 50 miliardi non risolvono alcun problema. 500 sono
già un altro conto.
Il punto è che oggi si potrebbe ancora intervenire, ma tra 5 o 10 anni come sarà il mondo a cui rapportarsi ?
A Napoli si dice “Dicette ‘o pappice vicino alla noce : damme ‘o tiempo ca te spertuso”. Ecco, a furia di far passare
tempo lo Stato è sempre più “spertusato” (bucato).
Ma la cosa peggiore è che si è “bucato” in decenni di perdurante inerzia criminale.
E ora il tempo disponibile potrebbe essersi approssimato alla fine. Mentre scivoliamo sempre più in basso nella
graduatoria dei Grandi Paesi si assottigliano sempre più le possibilità di manovra.
Quando saremo il ventesimo paese industrializzato o oltre, e molto probabilmente è inevitabile che succederà, molte
delle leve su cui oggi si può ancora agire non ci saranno più. Saremo definitivamente relegati nella periferie del
mondo.
Statistica, questione culturale e sindrome “vorrei ma non posso”. I governanti hanno un buco nella tasca.
E’ statisticamente impossibile che nessuno riesca a fare qualcosa.
Se ci si potesse scommettere un euro sopra, la quota per la “vincita” sarebbe tendente a infinito.
Parliamo di decenni.
Non può essere un problema di difficoltà attuative.
Ci deve essere un altro motivo.
Secondo me è culturale.
Quanti personaggi della politica sono veramente in grado di svolgere il ruolo a cui sono preposti ? Quanti burattini
ci sono tra loro? Quanto velocemente vengono “fatti girare” in modo che non possano nemmeno imparare ? Quanti
di loro se ne rendono conto ? E quanto litigiosi sono tra di loro, pensando di dovere fare valere le ragioni del loro
singolo piccolo elettorato rispetto a quelle di tutti ?
John Nash vinse un Nobel tra l’altro perchè capì che la teoria di Adam Smith che il mercato massimizza il risultato
totale quando ogni singolo persegue il suo massimo utile, era incompleta. Si vince se si massimizza insieme sia il
risultato del singolo che quello degli altri. E la sua non era un’idea etica, ma quanto mai utilitaristica, quanto mai
“economica”. Oggi lo chiamano in vari modi. Uno dei più efficaci è “profitto allargato”.
Inoltre a mio giudizio esiste una buona quota di questi governanti che esercita afflitta dalla sindrome “vorrei ma non
posso”. Una buona parte rimane inebriata dal proprio piccolo potere e trae godimento dalla possibilità di “spendere”
che altrimenti non avrebbe.
Il che mi pare plausibile proprio perché molto umano. D’altronde è quello che accade anche a molti manager
aziendali.
E’ come quando si vince alla lotteria. E’ diffusa la prassi di “spendere tutto” proprio perché prima non si poteva.
E’ poi anche noto che il politico opportunista debba restituire in un qualche modo il voto ricevuto, restituzione che
nella sua forma più tangibile deve essere qualcosa che diventi danaro.
Pag 19 di 253
Si instaura così un circolo vizioso. Per mantenere il consenso devo comperarmelo. E il modo più semplice è
spendere. E questa è una banalità.
Non credo nemmeno che sia un problema di “rubare”, che ovviamente è un bel problema. Non basta a giustificare
decenni di deriva inerziale.
Penso proprio che molti siano affetti da una sorta di “spending compulsivo”.
Più che una spending review ci vuole una terapia di psicologia comportamentale che li sottoponga a un reimprinting da inversione di paradigma.
Ci vuole una classe dirigente che sia affascinata, e nemmeno solo educata, dalla sobrietà e dal risparmio.
Finchè continueremo ad essere guidati da “fan” dell’immagine, del lusso, del made in Italy glamour, della moda
“haute couture”, non se ne uscirà.
Sono troppi
La sensazione che ho io è che, nella molto diffusa arroganza, non siano molti ad avere chiaro cosa debbano fare.
Tanti si dedicano a mettere veti, urlare, inveire, intralciare e via dicendo.
Ho sentito di quello che credo sia un nuovo record: quasi 4.000 emendamenti a un provvedimento del governo in
carica.
Ma cosa credono, di lavorare ? Cantavano i Dire Straits : “Money for Nothing”.
Ma che vengono pagati per emendare a “gragnuolate”? Un tot a emendamento ? Io credevo che stessero li per
legiferare, anche quelli all’opposizione, invece qui il gioco è sempre quello del tiro al piccione mai della
costruzione.
Dovrebbero multarli salatamente, altro che pagarli.
Non bastava lo “spending compulsivo”. Dovevamo anche ritrovarci affidati ad una banda di psicopatologici afflitti
da “delirio di emendamento”. Trovo che il tema sia strettamente correlato alla “sindrome vorrei ma non posso”.
L’irrefrenabile impulso ad emendare testimonia il bisogno di farsi notare a qualsiasi costo, proprio di una
frustrazione profonda.
In sintesi: “volevo ma non potevo, ma adesso che posso, non solo ti spendo fino all’osso, ma emendo a più non
posso.”
Stante dunque la generale inadeguatezza culturale a questo punto io procederei in maniera drastica.
Il taglio totale del Senato non basta.
Con una provocazione, ma non troppo, io immagino solo una Camera da 100 deputati. Si obietterà che non sarà
rappresentativa, ma tanto non lo è nemmeno quella attuale. Magari la si fa per 4 anni e poi ci si ragiona.
E comunque sarebbero circa 5 deputati per regione. Se ipotizziamo un prototipo di deputato “dedito e consapevole”
forse potrebbero bastare.
E li obbligherei alla trasparenza forzata 24/24 ore. Dalle note spese, alle frequentazioni, alle abitudini private.
Secondo me in 100 forse riuscirebbero a mettersi d’accordo.
E in ogni caso se qualcuno “facesse lo stronzo” sarebbe pubblicamente svergognato in streaming.
Non dismettere niente fino alla ristrutturazione di conto economico. Dopodiché, prima gli asset improduttivi.
Prima di procedere con alcune considerazioni ulteriori sulla struttura del bilancio dello Stato, mi preme fare una
precisazione importante.
Se prima l’Italia non sarà guidata da questa nuova classe fiera di essere sobria, trovo che assolutamente non si debba
vendere più nessuno dei “gioielli di famiglia”.
In particolare ho in mente le aziende. Quelle che creano occupazione e generano tasse, per intenderci. Ma in
generale anche gli altri assets, tra cui gli immobili.
Ogni vendita di azienda o immobile sarà incontrollabilmente spesa. Questo è scientificamente dimostrato.
E prima o poi finiranno.
A quel punto si che non ci sarà più scampo.
Tra l’altro la “passione immobiliare”, termine con il quale mi riferisco alla predisposizione a vendere aziende
rispetto agli immobili i quali sono ancora considerati bene rifugio o target a cui ambire anche personalmente, è
un’altra testimonianza della crisi culturale di cui sopra.
Pag 20 di 253
A mio parere, conferma la scarsa attrattiva per le attività produttive generatrici tra l’altro di tessuto sociale in senso
lato, alle quali si preferiscono beni “non fastidiosi” cioè che non richiedano “gestione e lavoro”.
Insomma, secondo me la “preferenza immobiliare” conferma che siamo nell’era del “Parassitesimo”.
La sudditanza psicologica nazionale
Noi siamo una colonia, la Liberazione non è stata gratuita e in più l’italiano medio è da secoli storico-geneticamente
vassallo. Meglio sarebbe tenerlo sempre a mente.
Ciò premesso esistono dei limiti entro cui si dovrebbe o si potrebbe essere più rigidi. Penso in particolare ai rapporti
infraeuropei.
Si dovrebbe sempre ricordare che siamo comunque uno dei grandi paesi.
Che il nostro debito pubblico è alto, ma l’ordine di grandezza di quello degli altri paesi europei e/o occidentali è
analogo. Come quando si dice che la nostra imposizione fiscale è troppo alta. Al 43% forse è vero, ma in Francia,
Germania e altri paesi non sono mica al 10%. Sono solo alcuni punti percentuali, non decine, più in basso.
Si dovrebbe poi ricordare che il sistema Italia comunque regge. Che il Mol dello Stato è positivo. Che in tante cose
siamo un modello: dal sistema economico misto, al tessuto (seppur massacrato) di piccole medie imprese,
all’eccellenza nella ricerca e sviluppo, al patrimonio artistico-culturale, al turismo potenziale, e così via.
Certo si dovrebbe prima dotarsi di classe dirigente e programma di politica economica “presentabile”.
Ma una volta fatto questo, si dovrebbe anche ricordare che il nostro debito, come quello di tutti i paesi
“industrializzati”, è innanzitutto gestibile e in ogni caso è un problema di tutti. Di tutta la collettività internazionale
occidentale.
Si provi a immaginare se l’Italia non si adoperasse per farcela e “defaultasse”. Germania e Francia seguirebbero a
stretto giro. E Usa e Giappone dietro. Il mondo è riuscito per miracolo ad assorbire, seppur con tante catastrofi
sociali, il crack Lehman, i cui debiti valevano un quarto di quelli italiani.
Il 15 settembre 2008 la società ha annunciato l'intenzione di avvalersi del Chapter 11 del Bankruptcy Code
statunitense[1] (una procedura che si attua in caso di bancarotta) annunciando debiti bancari per US$ 613
miliardi, debiti obbligazionari per US$ 155 miliardi e attività per un valore di US$ 639 miliardi.[2] Quella
annunciata è la più grande bancarotta nella storia degli Stati Uniti.[3] La società è ancora esistente, fino al
completamento della procedura di bancarotta. http://it.wikipedia.org/wiki/Lehman_Brothers
Si salverebbero solo i paesi senza debito o con debito contenuto : Cina e Russia in primo luogo..
Allora il punto è : cara Unione Europea, siamo tutti sulla stessa barca.
E meno male, perché la salvezza può venire solo dal mercato interno Eurasiatico.
Ma ora si cerchino soluzioni e non si faccia politica nazional-demagogica.
In fondo non è diverso dal problema “Lampedusa”, se non per una differenza sostanziale : 1.000.000 teorico di
migranti ripartiti in tutta la UE non fanno male a nessuno. 1.000/2.000 miliardi di “buco Italia” farebbero vedere i
“sorci verdi” a mezzo mondo.
“Too big to fail” o “Too big not to fail”?
La ricerca della sostenibilità deve essere complessa.
Anche da quanto scritto spero risulterà che non esiste una sola singola soluzione al problema di ottenere la
sostenibilità dei conti pubblici.
Non basta eliminare le provincie, non basta accorpare regioni, non basta rivedere alcune voci di spesa.
Ogni soluzione, perché sia effettivamente produttiva, dovrà necessariamente collegarsi a molti altri aspetti e
contemporaneamente dovrà essere dimensionalmente significativa.
Così, ad esempio, è innegabile che sia opportuna una spending review, ma perché abbia senso questa dovrà essere
non solo articolata, ma anche significativa negli importi.
E’ inutile sprecare il lavoro per pochi spiccioli.
E dovrà poi essere accompagnata da altre iniziative.
Riassumendo e prima di addentrarci in alcuni dettagli e considerazioni su entrate e spese, alcune ipotesi di linee
guida per la sostenibilità potrebbero essere le seguenti.
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1. rendere strutturale un MOL da almeno 150 miliardi di euro all’anno (nella versione di cassa sono 36 nel
2015), che reggerebbe anche i 100 miliardi di interessi sul debito, che pure andranno ridotti.
2. Per fare questo servono :
- minori spese
- nuove entrate.
Alcune idee sono illustrate di seguito
3. Vendere patrimonio immobiliare inerte, assicurandosi che ciò avvenga a prezzi di mercato e non come per
Telecom o Banca d’Italia, tanto per citare due casi che ricordo. Ipotizzo 100/200 miliardi di euro.
4. Realizzare una patrimoniale off-shore, e/o inshore su grandi patrimoni, con un impatto ideale tra 250 e 500
miliardi di euro. Sembra un numero campato in aria ma non credo lo sia. Il ragionamento che faccio io è che
con almeno 250/300 miliardi di sommerso annui, senza considerare l’evasione da “emerso”, considerando
che questi soldi concorrono “in accumulo” alla formazione di capitali off-shore e ipotizzando solo 10 anni
passati di accumulo, esisterebbe una “banca offshore” da almeno 2.500/3.000 miliardi. E questo senza
considerare che 10 anni sono un periodo breve, rispetto alla storica predisposizione ad esportare capitali del
nostro paese.
5. I punti 3 e 4 consentirebbero di ridurre sensibilmente il debito anche con un risparmio di 25-35 miliardi di
euro all’anno di interessi, e/o di realizzare investimenti che seppur non riducessero gli interessi,
aumenterebbero i redditi e il Pil.
6. Il restante debito sarebbe sostenibile e ammortizzabile con parte della nuova cassa, programmando su di un
arco temporale di 10 anni un mix tra minor debito e maggiori investimenti. Forse meglio la seconda,
considerando che a quel punto il debito sarebbe sostenibile comunque.
A fine scritto c’è un riepilogo quantitativo, che seppur teorico da delle indicazioni di direzione.
Entrate dello Stato
Innanzitutto una premessa metodologica.
Le tabelle sono uno strumento importante. Devono però essere lineari e comprensibili. Quelle che seguono nascono
da quelle del bilancio semplificato dello Stato, come reso pubblico dalla Ragioneria dello Stato.
Sono state oggetto delle seguenti iniziative.
1. Semplificazione tesa ad evitare sottototali, voci “di cui” e alti dettagli parziali che rendevano farraginosa la
lettura.
2. Sono stati posti a confronto 3 anni di seguito, senza ricorrere ad una singola tabella per anno. In questo modo
sono immediatamente evidenti le tendenze.
3. E’ stata inserita una colonna con il peso percentuale sul totale di ogni voce d’entrata.
4. E’ stata inserita una colonna con le differenze, in euro, tra 2015 e 2013.
5. E’ stata inserita una colonna con il valore percentuale di tali differenze rispetto al 2013.
6. E’ stata prodotta una tabella finale dove le entrate 2015 sono ordinate in base alla grandezza assoluta.
La struttura di ricavi
Con riferimento alla composizione delle entrate, cioè alla struttura di ricavi dello Stato, si evidenzia quanto segue. Si
tratta solo di alcune macro questioni, assolutamente non esaustive, ma utili a prendere confidenza con l’argomento.
439 su 483 miliardi di euro del 2015 derivano dalle entrate tributarie che sono il 91% del totale. Di questi 439
miliardi, 173, 107 e 40 sono rispettivamente di IRES, IVA e IRE. Che queste 3 voci siano quelle “portanti” è noto.
Meno nota in termini numerici forse è la costante crescita. Come già anticipato, sui 3 anni in oggetto, le entrate sono
aumentate di 30 miliardi, in parte compensati da 7 miliardi in meno di condoni. 30 miliardi su 439 sono quasi il 7%.
Osservo che per me la leva principale per aumentare le entrate resta quella della lotta all’evasione.
1. Con un sommerso stimato in 300 miliardi di euro, ci si perdono fino a 100 miliardi all’anno.
2. A questa va aggiunta l’evasione non da sommerso.
3. Infine credo che sia sempre opportuna una verifica di effettiva progressività impositiva. Il rischio che i
“ricchi” non gradiscano ed emigrino mi pare quasi un’opportunità più che un rischio. Fino ad oggi direi che
hanno fatto più danno che beneficio. (E’ una provocazione).
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Con riguardo a tutte le altre voci “extratributarie”, si noti che sono ben 27, seppur di importo relativamente
contenuto, a parte altre forme di entrate sempre da monopoli e giochi (già presenti nelle indirette per 25 miliardi)
che incidono per altri 15 miliardi (40, in totale).
Una riflessione che sorge è che queste 27 voci richiederanno comunque una struttura per essere incassate. Sarebbe
imbarazzante scoprire che per incassare 1 miliardo di ritenute (quelle tra le imposte dirette) se ne spendono 2 di
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personale (si vedrà più avanti che il personale dello Stato costa 85 miliardi di euro all’anno). Si dovrebbe capire se
queste strutture, questi centri di ricavo o di costo o i relativi sottoinsiemi che li compongono, sono in utile.
Potrebbe darsi che il frazionamento impositivo, così evidente dal fatto che esistono ben 40 voci di entrate, alla fine
sia improduttivo ?
Paradossalmente potrebbe darsi che se si cancellasse buona parte di dazi, bolli, balzelli, monopoli e accessori vari e
si portasse l’IVA al 25% (tanto per dare un numero, che equivarrebbe a circa 10 miliardi) si risparmierebbero costi,
tra personale, consulenze, uffici e così via, in misura più che proporzionale ?
Di seguito si riporta una tabella finale dove le entrate del 2015 sono ordinate in base alla grandezza assoluta.
Il dato che salta all’occhio è che le prime 10 voci coprono il 93% del totale.
450 miliardi su 480.
La semplificazione burocratica dovrebbe riguardare si i problemi del cittadino ma anche una spesso delirante
bizantina organizzazione della burocrazia stessa.
Riprendendo il “paradosso IVA 25%”, che farebbe incassare circa 10 miliardi in più, resterebbero da coprire 20
miliardi (480-450 +10). Potrebbe essere verosimile che siano coperti proprio dal taglio delle parti superflue
dell’apparato Statale.
Le spese dello Stato
Devo premettere che come spesso accade un conto è la teoria e un conto la pratica. Quando mi sono accinto ad una
macro analisi dei conti dello Stato pensavo di riuscire a trovare velocemente delle soluzioni. Mi fidavo
probabilmente troppo della mia sensibilità numerica.
In ogni caso credo che sia utile sempre provare a realizzare in pratica quello che ci si immagina. Solo in questo
modo si può verificare se le proprie idee sono corrette o no.
Credo comunque che alcune indicazioni siano sensate,
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Come per le entrate, serve una premessa metodologica. Le tabelle originarie della Ragioneria dello Stato sono state
oggetto delle seguenti iniziative.
1. Semplificazione tesa ad evitare sottototali, voci “di cui” e alti dettagli parziali che rendevano farraginosa la
lettura
2. Sono stati scelti i dati a confronto su 3 anni in modo da rendere evidenti le tendenze.
3. E’ stata inserita una colonna con il peso percentuale sul totale di ogni voce di spesa.
4. E’ stata inserita una colonna con le differenze, in euro, tra 2015 e 2013.
5. E’ stata inserita una colonna con il valore percentuale di tali differenze rispetto al 2013.
6. L’analisi di dettaglio è stata fatta sulle Spese Correnti, escluse quindi quelle in conto capitale che rispondono
in primo luogo alla logica degli investimenti.
7. Come accennato non c’è un’analisi per “centri di costo” per cui ad esempio il personale è per totali.
La struttura di costi
A parte le considerazioni sulle singole voci, risulta evidente come la struttura rimanga costante. L’incremento totale
di 6 miliardi è riconducibile alla previdenza.
Per il resto si nota una strategia di mantenimento senza nessuna revisione sostanziale. I pochi risparmi ottenuti sono
compensati da altri incrementi.
Si conferma l’idea che un processo di revisione di spesa dovrebbe essere significativo. Come già detto 10 miliardi
teorici sono noccioline.
Comunque le prime tre voci coprono il 75% del totale. 304 miliardi su 410.
Ma per meglio rendersi conto della complessità sottostante, si rinvia alle tabelle di dettaglio. Sono circa 200 voci di
spese correnti, a cui aggiungerne circa altre 150 in conto capitale.
Sulle singole voci non è possibile entrare nel merito più di tanto. Si fanno solo alcune osservazioni di massima.
Personale.
E’ pari a 86 miliardi annui pari al 21% del totale. In merito si osserva che il recente provvedimento di contenimento
degli stipendi dei manager è in principio una buona iniziativa.
Al tempo stesso si dovrebbe tenere conto anche di dirigenti quadri e impiegati “non top manager”. Probabilmente
non è rappresentativa del totale, ma io ricordo dall’analisi fatta per la CGIL che in Rai il costo medio del personale
era prossimo agli 80.000 euro, quando in un’azienda media non pubblica la media è sensibilmente più bassa.
A rischio di rendermi “occupazionalmente scomodo” questa dovrebbe essere comunque considerata come una
possibile area di risparmio.
A fini di “ipotetico piano finale” ipotizziamo fino a 10 miliardi di risparmio. Il 12%.
Regioni
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Costano 96 miliardi, il 24% del totale.
Questo è un tema ampiamente dibattuto. Io penso che le Regioni abbiano delle funzioni reali. Non è quindi
verosimile pensare di eliminarle. Ma razionalizzarle o accorparle penso di si. Come di recente annunciato in
Germania.
Ammettiamo per assurdo anche in questo caso che si possono risparmiare fino a 10 miliardi di euro. Il 10%.
Comuni
C’è poi la questione Comuni, e non soltanto quella delle Provincie. A me è capitato di recente di imbattermi in un
paese “che fa comune” con 200 votanti.
E’ innegabile che situazioni del genere potrebbero essere accorpate.
Partecipazione alla riduzione dei costi
Su tutte le altre voci dopo le prime 3 non ho sufficienti ragioni per esprimermi. In realtà non mi sono espresso
nemmeno sulla previdenza.
E’ però certo che su 100 miliardi di spesa dei margini dovranno esserci. E’ il tema della spending review in corso.
In azienda quando si fa un budget si può seguire un approccio top-bottom (la direzione da gli obiettivi e la struttura
si adegua) o bottom-up (si raccolgono le voci dalla base della struttura e poi si “assemblano”).
A me piace la seconda. Spesso, se non quasi sempre, sono le persone che lavorano che possono sapere come
lavorare meglio.
Un’idea che si potrebbe perseguire, stante sia la “parcellizzazione” delle voci di spesa (che sono 200) che la loro
conoscenza da parte della base, è quella di indire delle specie di “concorsi al risparmio”.
Anche retribuendo le soluzioni più efficaci e/o praticabili.
Per concludere, di seguito si riportano le tabelle di dettaglio delle voci di spesa.
Quand’anche non fosse chiaro cosa tagliare, almeno inizieremo a renderci conto personalmente di due cose :
1. con cosa abbiamo a che fare e
2. se quello che ci raccontano ha un senso oppure no.
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La Grande Tabella
Si riassumono le ipotesi di linee guida per la sostenibilità già indicate al paragrafo “La ricerca della sostenibilità
deve essere complessa”.
A queste sono aggiunte alcune ulteriori considerazioni.
Si osservi che il piano in teoria prefisso al paragrafo di cui sopra prevedeva un MOL strutturale di 150 miliardi di
euro all’anno. Nella tabella finale si arriva ad un totale di 136 miliardi, ma già includendo 25 miliardi annui di
investimenti. Le ipotesi di seguito, pertanto, totalizzano 161 miliardi.
1. Maggiori entrate da evasione. Si ipotizzano 10 miliardi, che considerata una base totale di entrate IRE +IVA
+IRES pari a 173, 107 e 40 = 320 miliardi sarebbe meno del 3% in più. Ragionevole.
2. Maggiori entrate da sommerso. Con 250/300 miliardi di sommerso si potrebbero avere fino a 100 miliardi in
più in caso di emersione. Qui se ne stanno ipotizzando 50, cioè la metà.
3. Revisione di progressività. Si ipotizzano 5 miliardi. Anche rispetto ai dati di cui al punto 2 appare
ragionevole.
4. Revisione di centri di costo. Razionalizzazione della struttura di entrate e costi relativi. Si rinvia a quanto già
detto.
5. Revisione costi Personale. Si rinvia a quanto già detto.
6. Revisione costi Regioni. Si rinvia a quanto già detto.
7. Revisione costi Comuni. Si rinvia a quanto già detto.
8. Revisione da proposte su spending. Si rinvia a quanto già detto.
9. Ritorno di investimenti. E’ una delle voci aggiunte in questa tabella finale. Non si è proceduto ad analizzare
in dettaglio le spese in conto capitale. E’ però evidente che le stesse sono in netta contrazione sui 3 anni,
passando a 47 a 36 miliardi. Qui si ipotizzano almeno 25 miliardi annui strutturali di investimenti, che
rispetto alla prassi in uso è un bel salto. Ovviamente gli investimenti devono essere profittevoli, e quindi si
da per assunto che rendano un 20% annuo (5 miliardi).
10. Ritorno da turismo. Questa è una mia “fissa”. Il nostro mix di patrimonio artistico, culturale, storico e
naturalistico è unico. Si potrebbe cercare di realizzare accordi internazionali non tanto nell’ambito degli enti
preposti ma direttamente a livello governativo, “al vertice”. In modo da fare in fretta. Sostenevo qualche
tempo fa che si dovrebbe dare in concessione ai cinesi per 200 anni il centro-sud Italia in modo che loro lo
“sistemassero” e poi ci mandassero in vacanza un piccola fetta della loro popolazione. Senza il paradosso
della “concessione” si immaginano qui accordi governativi con i nuovi grandi, in primo luogo Cina, Russia e
India. Nella tabella si ipotizzano 50 milioni di turisti che portino 1.000 euro ciascuno per un totale di 50
miliardi di reddito nazionale che quindi generi un 30% di imposizione tra diretta e indiretta. Un buon affare
per noi, ma anche per i turisti che di certo potrebbero fare una bella vacanza in qualche posto memorabile.
11. Dismissioni. Si rinvia a quanto già scritto. Qui si ipotizza di usarle interamente in conto riduzione debito. 200
miliardi al 5% di interesse comporterebbero minori oneri per 10 miliardi.
12. Off-Shore. Si rinvia a quanto già scritto. Qui si ipotizza di usarle interamente in conto riduzione debito. 500
miliardi al 5% di interesse comporterebbero minori oneri per 25 miliardi.
Per concludere
I totali mi sembrano auto esplicativi.
Se fossero troppo ambiziosi si potrebbe sempre ripartirli su di un piano pluriennale.
Ma in ogni caso questo è il modo di ragionare che si dovrebbe adottare: omnicomprensivo, trasparente e
innovativo.
E su questa base si dovrebbe fornire il “reporting” trimestrale di cui all’inizio.
In principio fu il comunicato stampa. In conclusione, la sopravvivenza.
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10
11
12
Da Personale Da Regioni Da Comuni Da proposte su spending Da dismissioni 50 5
5
50 5
5
Anno 10 (dati in milioni di euro) Tributarie Extra Tributarie Alienazione pat. e risc. Cred. TOTALE ENTRATE Spese correnti Spese in conto capitale TOTALE SPESE ENTRATE ‐ SPESE 442 39 1 483 ‐410 ‐37 ‐447 36 10 0 10 Interessi sul debito (tutti9 RISULTATO ECONOMICO ‐100 ‐64 10 2.100 DEBITO 5
15
5
15
0 0
0 TOTALE FINALE 9
TOTALE VARIAZIONI 8
Da patrimoniale off‐shore 7
Da turismo 6
Da ritorno di investimenti 5
Da centri di costo 4
Da Progressività 3
Da Sommerso 2
Da Evasione 1
90
0
532
39
0
90
35
‐25
10
100
1
573
‐375
‐62
‐437
136
0 0
0
10
10
5
10
‐25
‐25
50 5
5
10
10
5
10
‐20
15
0 0 0 0 ‐20
0
15
10 10 25 25 35
135
‐65
71
‐
‐
200 500 ‐700
1.400
50 5
5
0
10
10
0
10
10
0
5
5
0
10
10
ALLEGATO
Seguono alcune definizioni tratte da Wikipedia
Deficit pubblico - Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Deficit_pubblico
In economia, all'interno della contabilità di Stato e del bilancio statale, il deficit o disavanzo statale è l'ammontare
della spesa statale non coperta dalle entrate, ovvero quella situazione economica dei conti statali in cui, in un dato
periodo, le uscite dello Stato superano le entrate. Il disavanzo è dunque una eccedenza delle uscite sulle entrate, al
contrario del surplus o avanzo statale, che è un risparmio netto del settore statale (quando le entrate superano le
spese); in tal caso, però, l'avanzo pubblico va distinto dal cosiddetto avanzo primario, che considera la differenza tra
entrate ed uscite al netto della spesa per interessi sul debito statale.
Il deficit statale può essere il risultato voluto dal governo di politiche di bilancio (manovre finanziarie o strategie
economico-finanziarie di lungo periodo (DPEF)) di tipo espansivo a sostegno della domanda aggregata e quindi
della crescita economica grazie all'aumento della spesa statale o dei trasferimenti e/o riduzione delle imposte.
Viceversa manovre restrittive, con riduzione della spesa statale o dei trasferimenti, e/o in un aumento delle imposte,
hanno effetto di riduzione del deficit statale, pareggio di bilancio o generazione di avanzo statale ottenendo dunque
un saldo positivo nei conti dello Stato grazie a politiche di rigore deflazionistiche.
Concorre alla generazione di deficit pubblico indesiderato il fenomeno dell'evasione fiscale e/o una diminuzione del
PIL con diminuzione delle entrate dovuta a minor introiti da tassazione sui redditi.
5.1
Indice




1 Descrizione
o 1.1 Spesa statale, deficit e debito statale
 1.1.1 Cause
 1.1.2 Misurazione
 1.1.3 Copertura
 1.1.4 Deficit, politica economica e crescita economica
2 Trattazione matematica del rapporto deficit/PIL
3 Voci correlate
4 Altri progetti
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5.2
Descrizione
5.2.1
Spesa statale, deficit e debito statale
5.2.1.1
Cause
La spesa statale è costituita dagli acquisti di beni e servizi da parte del settore governativo/statale e dai trasferimenti
alle amministrazioni locali, alle imprese e ai singoli (sotto forma di retribuzioni, pensioni e altri tipi di sussidi, come
quelli di disoccupazione). A fronte di tali uscite lo Stato incassa un cosiddetto gettito fiscale dalle imposte di sua
competenza, quali le imposte DIRETTE come quelle sul reddito dei singoli (IRPEF) e sul reddito delle società
(IRES), e INDIRETTE, come l'IVA. Il saldo negativo tra entrate ed uscite rappresenta dunque il deficit o disavanzo.
La presenza di un deficit si può dunque attribuire ad un incremento di spesa (causata eventi come una guerra o una
catastrofe naturale, da scelte di politiche economiche di sostegno ad un decremento della domanda generato da
aumento del tasso di disoccupazione e da stagnazione o recessione economica all'interno del settore privato-non
governativo) e/o a diminuzione delle entrate (ad esempio politiche fiscali di sostegno alla domanda, alta evasione
fiscale, bassa crescita economica che genera diminuzione nel gettito fiscale.
5.2.1.2
Misurazione
Anche se il deficit statale viene misurato in termini assoluti, indicando il suo ammontare in euro o nella moneta in
cui è espresso, gli economisti preferiscono valutarne le dimensioni relative, rapportando il deficit al Prodotto interno
lordo del paese. Tale rapporto costituisce, peraltro, il parametro essenziale con cui sono valutati gli Stati Membri
dell'Unione Europea, che rientrano nell'eurozona, per il rispetto del Patto di stabilità e crescita.
5.2.1.3
Copertura
La presenza di un deficit contabilizzato nei conti dello Stato, anche se voluto da politiche espansive di crescita
economica, pone allora la questione cruciale della sua copertura finanziaria. E, quindi, necessariamente bisogna
suddividere gli Stati a moneta sovrana (monopolisti della moneta) dagli Stati utilizzatori di moneta non sovrana (ad
esempio gli Stati dell'Eurozona e gli Stati con una moneta agganciata ad un tasso fisso con una moneta estera di
riferimento). Stati a moneta sovrana (USA, Giappone, Cina, etc.) sono sempre solvibili ed in quanto monopolisti
della moneta non hanno bisogno del prelievo fiscale per la loro spesa a deficit (le tasse hanno come fine
l'accettazione della moneta dello Stato come mezzo di scambio nell'economia del settore privato-non governativo,
mentre l'emissione dei titoli di Stato ha come scopo il mantenimento del tasso overnight, ovvero il tasso di interesse
interbancario). Stati che utilizzano una moneta non sovrana hanno invece il problema di reperire le risorse finanziare
per la propria spesa a deficit. Questa avviene solitamente con l'emissione di titoli di stato come BOT e CCT, che
vanno dunque a costituire, in aggregato, il cosiddetto debito statale. Lo Stato emittente paga necessariamente degli
interessi che contribuiscono a loro volta ad un ulteriore quota delle uscite statali.
In quanto derivante dal disavanzo tra entrate e uscite, le politiche restrittive di colmamento/riduzione del deficit
statale presente e futuro possono ottenersi necessariamente attraverso attuazione di una o più delle seguenti misure:
 diminuzione delle uscite statali ovvero con tagli alle spese pubbliche: in genere tale misura se da una parte
può portare a tagli di inefficienze (spending review), dall'altra se drastica può portare con sé una diminuzione
della qualità dei servizi pubblici offerti dallo Stato al cittadino;
 aumento delle entrate statali attraverso:
o emissione e vendita di titoli di stato con conseguente aumento del proprio debito pubblico
(tipicamente utilizzato per colmare il deficit già presente);
o un riallineamento della politica fiscale con aumento della tassazione sui contribuenti (stretta fiscale)
ed inevitabile aumento della pressione fiscale o del cuneo fiscale: tale misura se drastica può portare
con sé una diminuzione dei consumi ovvero della domanda e degli investimenti con effetti deleteri
sulla crescita economica;
o diminuzione dell'evasione fiscale: la sua realizzazione non può dare risultati deterministici in quanto
dipendente dall'efficacia o meno dei provvedimenti intrapresi in tal senso;
o vendita di beni pubblici sotto forma di privatizzazioni;
o condoni (es. edilizio);
 vincolo del cosiddetto pareggio di bilancio.
5.2.1.4
Deficit, politica economica e crescita economica
Una divisione tradizionale delle posizioni in materia di deficit e politica economica tra forze politiche conservatrici e
progressiste, attribuisce alle prime la volontà di ridurre quanto più possibile il deficit dello stato o addirittura di
chiudere in pareggio di bilancio i conti pubblici allo scopo di mantenere ordine nei conti, di contenere la spesa
pubblica e di preservare il ruolo di controllo dello stato nell'economia, mentre alle seconde verrebbe attribuito il
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desiderio di accettare deficit pubblici strutturali purché finalizzati a sostenere la domanda e in consumi o a
preservare le fasce sociali più deboli.
In particolare le posizioni che si rifanno alle idee keynesiane attribuiscono allo stato il compito di sostenere, quando
necessario, la domanda di beni e servizi ricorrendo alla spesa pubblica anche in condizioni di deficit stimolando la
crescita economica, che di per sé in linea teorica sarebbe anche in grado di aumentare/sostenere le entrate statali nel
medio-lungo periodo per tassazione sui maggiori profitti di aziende e lavoratori.
Bilancio dello Stato - Da Wikipedia,. http://it.wikipedia.org/wiki/Bilancio_dello_Stato
Il bilancio dello Stato, nella contabilità di Stato, è un documento contabile di previsione previsto dall'art. 81 della
Costituzione da approvare con scadenza annuale, indicante le entrate (imposizione fiscale) e le uscite
dell'amministrazione statale (spesa pubblica) relative ad un determinato periodo di tempo ovvero i cosiddetti conti
pubblici.
In esso si rispecchiano le scelte della finanza pubblica relative ai bisogni della collettività, alle priorità dei diversi
obiettivi preposti nella politica economica quali ad esempio il livello di pressione fiscale imposto a carico dei
contribuenti e così via. Il bilancio è redatto in termini di competenza e di cassa.
Il bilancio di competenza indica l'ammontare delle spese che lo Stato prevede di dover pagare e delle entrate che
prevede di poter riscuotere nell’anno di riferimento (nascita dell’obbligazione). Il bilancio di cassa indica invece le
spese che effettivamente verranno liquidate e le entrate che effettivamente saranno incassate (adempimento
dell’obbligazione).
Il bilancio ha diverse funzioni: contabile, di garanzia, politica, giuridica ed economica.
5.3
Indice

1 Funzioni
o 1.1 Funzione contabile
o 1.2 Funzione di garanzia
o 1.3 Funzione politica
o 1.4 Funzione giuridica
o 1.5 Funzione economica
2 Situazioni contabili possibili
3 Voci correlate
4 Collegamenti esterni



5.4
Funzioni
5.4.1
Funzione contabile
La prima funzione è quella di un documento contabile che permette di conoscere la situazione contabile dell'ente e
di regolarne l'attività futura. Il bilancio veniva predisposto anche nello stato assoluto, quando la finanza pubblica si
identificava con il patrimonio del re, ma la sua funzione era soltanto quella di un mezzo tecnico di conoscenza ed il
suo valore era quello di un atto amministrativo interno, redatto per un'esigenza di ordinata gestione.
5.4.2
Funzione di garanzia
Quando gli stati assumono caratteristiche più vicine a quelle dello Stato moderno, il bilancio assume anche una
funzione di garanzia per i cittadini nei confronti dell'amministratore pubblico: il governo ha meno possibilità di
arbitrio quando deve rispettare le voci e le cifre esposte in bilancio.
Il diritto di approvare il bilancio, successivamente rivendicato dalla collettività attraverso i suoi rappresentanti,
segna l'evoluzione dello Stato verso forme costituzionali.
5.4.3
Funzione politica
Il bilancio è ormai molto più che un semplice strumento di rilevazione contabile e ha acquistato una funzione
politica nel rapporto tra governo e parlamento. Dal momento che i fini da raggiungere sono sempre enormemente
superiori alle possibilità economiche di uno stato (piena occupazione, riduzione del debito pubblico, miglioramento
dei servizi pubblici, etc.), il bilancio è utile per vedere quali il governo intenda privilegiare, e perciò quali siano le
sue reali intenzioni politiche; il tutto salvo approvazione del parlamento. Inoltre, attraverso questo documento si
vedono le entrate e le uscite effettivamente sostenute nel periodo d'esercizio.
5.4.4
Funzione giuridica
L'approvazione del bilancio diventa un atto giuridico di autorizzazione, senza o contro il quale gli organi del potere
esecutivo non possono gestire la spesa pubblica né riscuotere le entrate. Gli stanziamenti del bilancio segnano
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giuridicamente il limite entro cui deve svolgersi la gestione amministrativa: il bilancio ha forza di legge e vincola
alla sua osservanza l'attività della pubblica amministrazione.
È limitato però, dal fatto di non poter modificare le vigenti leggi: non può riadattare un'imposta piuttosto che
un'altra, con lo scopo di far quadrare i conti. Per questo motivo sono state introdotte le leggi affiancate, che ne
adattano il quadro giuridico fiscale: la più importante è la finanziaria.
5.4.5
Funzione economica
La funzione del bilancio, infine, si amplia nello stato contemporaneo, quando alla finanza pubblica si comincia ad
attribuire un ruolo attivo in funzione dell'equilibrio economico generale. Il bilancio diventa allora uno strumento di
programmazione, che permette di valutare gli effetti dell'attività finanziaria sui vari aspetti della vita economicosociale e di orientare gli interventi di politica economica verso gli obiettivi desiderati (un aumento o una
diminuzione della cifra stanziata in bilancio significa, in sostanza, una maggiore o minore possibilità di attuazione
per qualunque scelta politica).
Gli obiettivi e gli interventi possono essere coordinati in modo organico e razionale, in quanto l'intero quadro della
finanza pubblica è esposto in un unico documento contabile (seppur di consistenza mastodontica).
Anche il bilancio dello Stato deve essere redatto nel rispetto di alcuni principi fondamentali:
 Annualità, ai sensi dell'art. 81 Cost., il bilancio deve essere redatto dal Governo e approvato dalle Camere
con frequenza annuale;
 Unità (Unicità), ai sensi dell'art. 24, comma 4, L. 196/2009 le entrate devono affluire ad un unico fondo, il
quale serve a finanziare le spese;
 Universalità, tutte le spese e le entrate devono trovare opportuna collocazione in bilancio e non sono
ammesse gestioni fuori bilancio, se non espressamente autorizzate;
 Integrità, ogni voce deve essere inserita al "lordo", senza compensazioni tra voci in entrata e voci in uscita;
 Veridicità, deve essere "vero", senza sopravvalutazioni di entrate o sottovalutazioni di uscite, al di fuori di
eventuali reati commessi dai suoi compilatori;
 Pubblicità, il bilancio deve essere pubblicato in G.U.;
 Specificazione, ciascuna voce di entrata e di spesa deve essere iscritta in bilancio al fine di evidenziarne la
natura contabile;
 Tendenziale equilibrio nel medio periodo, gli Stati appartenenti all'area Euro, sono obbligati ad avere un
pareggio di bilancio o al massimo un disavanzo pubblico che non deve però superare il 3% del PIL.
5.5
Situazioni contabili possibili
In generale, in relazione alla differenza tra entrate e uscite (saldo primario), sono possibili 3 diverse situazioni o
scenari contabili, comuni peraltro anche alle situazioni aziendali:
 Avanzo primario, ovvero saldo positivo tra entrate e uscite;
 Deficit pubblico, ovvero disavanzo o saldo negativo tra entrate e uscite al netto degli interessi sul debito
pubblico (es. disavanzo primario) oppure con essi inclusi con ricorso quindi ad indebitamento (vedi Debito
pubblico);
 Pareggio di bilancio, ovvero saldo in pareggio tra entrate e uscite.
In relazione a queste situazioni sono possibili conseguenti misure a livello di politica economica (politiche di
bilancio) da parte del Governo finalizzate a ridurre l'eventuale deficit (es. spending review, tagli alla spesa pubblica
o aumento della tassazione sui contribuenti) oppure a finanziare la crescita economica.
5.6
Voci correlate










Assestamento di Bilancio
Contabilità di Stato
Deficit pubblico
Debito pubblico
Fisco
Finanza neutrale
Nota di variazione
Pareggio di bilancio
Politica di bilancio
Revisione della spesa pubblica
Pag 34 di 253
6 2014 06 15 – SCERIFFI, TAGLIE E TWEET-LAW CONTRO IL LATO OSCURO DEL SISTEMA.
Nel precedente “Considerazioni sui conti dello Stato si è data una prima occhiata alle spese dello Stato ordinate per
classe di spesa. Così ad esempio si sono viste classi come “redditi da lavoro, trasferimenti, consumi intermedi” e
così via.
Sfogliando le tabelle si sono così potuti osservare circa 200 titoli di spesa in merito ai quali si era lanciata l’idea di
indire “concorsi al risparmio”.
Si è anche accennato alla necessità di una analisi per centro di costo che potesse indicare se ci fossero aree di
inefficienza.
Qui di seguito si fanno delle ulteriori considerazioni.
Dettaglio delle spese per missione
Più esplicativo del totale per tipo di spesa (di cui sopra e al precedente scritto) è il dettaglio per cosiddetta
“Missione”. Questa classificazione risponde ad una logica funzionale che permette di osservare i macrotemi, intesi
come ambiti di attività dello Stato, in cui si articolano le uscite.
(dati in milioni di euro)
Descrizione Missioni
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali
Politiche previdenziali
Politiche economico‐finanziarie e di bilancio
Istruzione scolastica
Diritti sociali, politiche sociali e famiglia
L'Italia in Europa e nel mondo
Fondi da ripartire
Difesa e sicurezza del territorio
Ordine pubblico e sicurezza
Diritto alla mobilita'
Sviluppo e riequilibrio territoriale
Politiche per il lavoro
Istruzione universitaria
Giustizia
Infrastrutture pubbliche e logistica
Competitivita' e sviluppo delle imprese
Soccorso civile
Ricerca e innovazione
Organi costituzionali, a rilev. Costit. e Presidenza CdM
Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti
Tutela e valorizzazione dei beni e attivita' culturali e paesaggistici
Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche
Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca
Tutela della salute
Giovani e sport
Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente
Comunicazioni
Amm. gen e supp. alla rappr. Gen. di Governo e dello Stato sul terr.
Casa e assetto urbanistico
Comm. Intern. ed internaz. del sistema produttivo
Turismo
Regolazione dei mercati
Energia e diversificazione delle fonti energetiche
TOTALE GENERALE SPESE
Cassa 2013
102.236
88.393
69.192
40.962
32.288
28.808
19.425
20.380
10.437
14.481
7.115
7.474
7.842
7.579
4.156
5.350
4.550
2.852
2.733
1.547
1.390
1.466
1.008
810
619
716
972
523
685
210
28
26
6
486.258
Cassa 2014
96.027
93.155
70.678
40.507
32.001
27.705
20.669
18.204
10.279
10.948
5.898
8.516
7.507
7.581
4.048
4.841
4.183
2.827
2.739
1.516
1.373
1.306
749
716
618
602
794
515
395
142
28
13
6
477.083
Cassa 2015
97.440
94.403
70.053
40.243
32.549
28.137
21.130
18.425
10.193
9.219
8.607
8.118
7.454
7.451
4.085
3.654
3.624
2.763
2.746
1.473
1.348
1.300
739
707
617
615
584
513
337
147
28
13
6
478.722
% su tot.
20,35%
19,72%
14,63%
8,41%
6,80%
5,88%
4,41%
3,85%
2,13%
1,93%
1,80%
1,70%
1,56%
1,56%
0,85%
0,76%
0,76%
0,58%
0,57%
0,31%
0,28%
0,27%
0,15%
0,15%
0,13%
0,13%
0,12%
0,11%
0,07%
0,03%
0,01%
0,00%
0,00%
100,00%
% su tot. Prog.
20,35%
40,07%
54,71%
63,11%
69,91%
75,79%
80,20%
84,05%
86,18%
88,11%
89,91%
91,60%
93,16%
94,72%
95,57%
96,33%
97,09%
97,67%
98,24%
98,55%
98,83%
99,10%
99,25%
99,40%
99,53%
99,66%
99,78%
99,89%
99,96%
99,99%
100,00%
100,00%
100,00%
2015‐2014
‐4.795
6.011
860
‐719
262
‐671
1.705
‐1.955
‐244
‐5.263
1.492
644
‐388
‐127
‐71
‐1.696
‐926
‐89
13
‐74
‐42
‐165
‐268
‐103
‐2
‐101
‐387
‐10
‐348
‐63
0
‐12
0
‐7.536
Messa in questi termini però non è ancora possibile capire se esistano aree di spreco, anche se appare certamente
probabile.
E’ comunque interessante vedere come le prime 10 voci coprano il 90% del totale. E’ quindi fuori luogo, oltre che
inutile, immaginare che interventi sulle singole altre 23 voci possano essere risolutivi. Se non nella già citata logica
che facciano parte di interventi più articolati e complessi.
Ma ecco che già entrando a livello di dettaglio delle singole componenti delle missioni qualche considerazione si
potrebbe azzardare. Basta guardare alcune descrizioni, come approvvigionamenti, servizi o altre e subito viene in
mente che ci si possa trovare dentro qualcosa di “storto”.
Per ora basti sfogliare le circa 200 righe per rendersi conto di due fatti:
1. quante cose fa lo Stato
2. quante possibili aree oscure vi si nascondano
Tanto per giocare, si è aggiunta una colonna con l’importo in milioni al giorno per ciascuna di questa “spese di
missione”.
E’ evidente che per alcune macrovoci, ad esempio quelle che racchiudono al loro interno intere strutture
organizzative, il totale giornaliero non vuol dire nulla, se non addirittura rischi di diventare populisticamente
strumentalizzabile.
Pag 35 di 253
Ma per singole voci di dettaglio invece magari aiuta a riflettere.
(milioni di euro)
Tavola 5.4 ‐ Analisi delle spese per missioni e programmi ‐ Previsione 2013 ‐ 2015 ‐ LB 2013
Programma
Organi costituzionali, a rilevanza Organi costituzionali
costituzionale e Presidenza del Organi a rilevanza costituzionale
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Consiglio
Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e Presidenza del Consiglio dei ministri
Amministrazione generale e Attuazione da parte delle Prefetture ‐ Uffici Territoriali del Governo delle missioni del Ministero dell'Interno sul territorio
supporto alla rappresentanza generale di Governo e dello Supporto alla rappresentanza generale di Governo e dello Stato sul territorio e amministrazione generale sul territorio
Stato sul territorio
Amministrazione generale e supporto alla rappresentanza generale di Governo e dello Stato sul territorio
Erogazioni a Enti territoriali per interventi di settore
Interventi, servizi e supporto alle autonomie territoriali
Elaborazione, quantificazione, e assegnazione dei trasferimenti erariali; determinazione dei rimborsi agli enti locali anche in Relazioni finanziarie con le via perequativa
Federalismo
autonomie territoriali
Regolazioni contabili ed altri trasferimenti alle Regioni a statuto speciale
Concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria
Rapporti finanziari con Enti territoriali
Gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali
Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali
Protocollo internazionale
Cooperazione allo sviluppo
Cooperazione culturale e scientifico‐tecnologica
Cooperazione economica e relazioni internazionali
Cooperazione in materia culturale
Promozione della pace e sicurezza internazionale
Integrazione europea
Italiani nel mondo e politiche migratorie
L'Italia in Europa e nel mondo
Promozione del sistema Paese
Partecipazione italiana alle politiche di bilancio in ambito UE
Politica economica e finanziaria in ambito internazionale
Presenza dello Stato all'estero tramite le strutture diplomatico‐consolari
Rappresentanza all'estero e servizi ai cittadini e alle imprese
Coordinamento dell'Amministrazione in ambito internazionale
Comunicazione in ambito internazionale
Cooperazione economica, finanziaria e infrastrutturale
L'Italia in Europa e nel mondo
Approntamento e impiego Carabinieri per la difesa e la sicurezza
Approntamento e impiego delle forze terrestri
Approntamento e impiego delle forze navali
Difesa e sicurezza del territorio Approntamento e impiego delle forze aeree
Funzioni non direttamente collegate ai compiti di difesa militare
Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari
Missioni militari di pace
Difesa e sicurezza del territorio
Amministrazione penitenziaria
Giustizia civile e penale
Giustizia
Giustizia minorile
Giustizia tributaria
Giustizia
Sicurezza democratica
Concorso della Guardia di Finanza alla sicurezza pubblica
Sicurezza pubblica in ambito rurale e montano
Ordine pubblico e sicurezza Sicurezza e controllo nei mari, nei porti e sulle coste
Contrasto al crimine, tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica
Servizio permanente dell'Arma dei Carabinieri per la tutela dell'ordine e la sicurezza pubblica
Pianificazione e coordinamento Forze di polizia
Ordine pubblico e sicurezza
Interventi per soccorsi
Organizzazione e gestione del sistema nazionale di difesa civile
Soccorso civile
Prevenzione dal rischio e soccorso pubblico
Interventi per pubbliche calamita'
Protezione civile
Soccorso civile
Politiche europee ed internazionali nel settore agricolo e della pesca
Sostegno al settore agricolo
Agricoltura, politiche Vigilanza, prevenzione e repressione frodi nel settore agricolo, agroalimentare, agroindustriale e forestale
agroalimentari e pesca
Sviluppo e sostenibilita' del settore agricolo, agroindustriale e mezzi tecnici di produzione
Sviluppo delle filiere agroalimentari, tutela e valorizzazione delle produzioni di qualita' e tipiche
Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca
Energia e diversificazione delle Gestione, regolamentazione, sicurezza e infrastrutture del settore energetico
fonti energetiche
Energia e diversificazione delle fonti energetiche
Incentivi alle imprese
Regolamentazione, incentivazione dei settori imprenditoriali, riassetti industriali, sperimentazione tecnologica, lotta alla Competitivita' e sviluppo delle contraffazione, tutela della proprieta' industriale.
Promozione, coordinamento, sostegno e vigilanza del movimento cooperativo
imprese
Incentivazione per lo sviluppo industriale nell'ambito delle politiche di sviluppo e coesione
Incentivi alle imprese per interventi di sostegno
Interventi di sostegno tramite il sistema della fiscalita'
Competitivita' e sviluppo delle imprese
Regolazione dei mercati
Vigilanza sui mercati e sui prodotti, promozione della concorrenza e tutela dei consumatori
Competitivita' e sviluppo delle imprese
Sviluppo e sicurezza della mobilita' stradale
Autotrasporto ed intermodalita'
Sviluppo e sicurezza del trasporto aereo
Diritto alla mobilita'
Sviluppo e sicurezza del trasporto ferroviario
Sviluppo e sicurezza della mobilita' locale
Sostegno allo sviluppo del trasporto
Sviluppo e sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo e per vie d'acqua interne
Diritto alla mobilita'
Sistemi idrici, idraulici ed elettrici
Opere pubbliche e infrastrutture
Infrastrutture pubbliche e Sicurezza, vigilanza e regolamentazione in materia di opere pubbliche e delle costruzioni
logistica
Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubbliche calamita'
Sistemi stradali, autostradali, ferroviari ed intermodali
Infrastrutture pubbliche e logistica
Pag 36 di 253
Milioni
€ gg 2015
4,987
1,387
1,150
7,524
2013
1.822
501
410
2.733
2014
1.814
505
420
2.739
2015
1.820
506
420
2.746
521
512
511
1,399
2
523
615
25
2
515
538
23
2
513
538
23
0,006
1,405
1,473
0,063
7.708
57.178
27.178
9.170
318
43
102.236
6
294
127
42
8
476
25
43
166
24.206
2.535
61
603
14
15
187
28.808
5.732
4.569
1.966
2.459
553
4.098
1.004
20.380
2.833
4.394
152
200
7.579
600
1.410
157
712
5.926
235
1.397
10.437
131
9
1.779
118
2.513
4.550
440
137
45
386
0
1.008
6.124
56.419
27.075
5.737
68
43
96.027
6
180
127
42
8
480
23
43
160
24.806
961
58
603
14
14
180
27.705
5.664
4.527
1.933
2.447
562
3.068
4
18.204
2.737
4.329
316
199
7.581
605
1.399
155
703
5.848
234
1.336
10.279
125
6
1.762
118
2.172
4.183
248
143
43
315
0
749
5.591
58.237
27.068
5.887
58
40
97.440
6
177
127
42
8
477
23
43
155
25.406
806
57
602
14
14
180
28.137
5.689
4.714
2.043
2.605
577
2.735
61
18.425
2.732
4.369
151
199
7.451
610
1.398
155
698
5.846
234
1.253
10.193
123
6
1.761
118
1.615
3.624
245
142
43
310
0
739
15,318
159,553
74,159
16,128
0,158
0,108
266,960
0,016
0,486
0,348
0,115
0,021
1,307
0,064
0,117
0,426
69,606
2,208
0,156
1,650
0,038
0,038
0,493
77,089
15,587
12,916
5,597
7,138
1,582
7,492
0,167
50,480
7,486
11,970
0,414
0,545
20,414
1,671
3,831
0,423
1,911
16,017
0,640
3,432
27,926
0,336
0,016
4,826
0,325
4,426
9,929
0,670
0,389
0,117
0,848
0,000
2,025
6
6
0
6
6
0
6
6
0
0,017
0,017
0,000
2.888
12
541
280
1.630
5.350
26
26
325
551
274
51
5.578
6.917
784
14.481
37
59
6
2.899
1.155
4.156
2.686
7
438
279
1.430
4.841
13
13
274
134
126
49
5.566
4.098
701
10.948
37
2
6
2.882
1.121
4.048
2.673
7
17
279
678
3.654
13
13
273
126
117
49
5.478
2.487
688
9.219
37
2
6
2.432
1.608
4.085
7,324
0,020
0,047
0,764
1,858
10,012
0,036
0,036
0,748
0,345
0,322
0,135
15,008
6,815
1,884
25,256
0,103
0,004
0,015
6,664
4,405
11,191
Comunicazioni
Programma
Servizi postali e telefonici
Sostegno all'editoria
Pianificazione, regolamentazione, vigilanza e controllo delle comunicazioni elettroniche e radiodiffusione
Regolamentazione e vigilanza del settore postale
Servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione
Comunicazioni
Commercio internazionale ed Politica commerciale in ambito internazionale
Sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e promozione del made in Italy
internazionalizzazione del Commercio internazionale ed internazionalizzazione del sistema produttivo
Ricerca in materia ambientale
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Ricerca nel settore dei trasporti
Ricerca scientifica e tecnologica applicata
Ricerca scientifica e tecnologica di base
Ricerca tecnologica nel settore della difesa
Ricerca e innovazione
Sviluppo, innovazione e ricerca in materia di energia ed in ambito minerario ed industriale
Ricerca di base e applicata
Ricerca per la didattica
Innovazione Tecnologica e ricerca per lo sviluppo delle comunicazioni e della societa' dell'informazione
Ricerca per il settore della sanita' pubblica
Ricerca per il settore zooprofilattico
Ricerca e innovazione
Prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento
Sviluppo sostenibile
Tutela e conservazione della fauna e della flora e salvaguardia della biodiversita'
Sviluppo sostenibile e tutela del Vigilanza, prevenzione e repressione in ambito ambientale
territorio e dell'ambiente
Prevenzione e riduzione dell'inquinamento elettromagnetico e impatto sui sistemi di comunic. elettronica
Coordinamento generale, informazione ed educazione ambientale; comunicazione ambientale
Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche
Tutela e conservazione della fauna e della flora, salvaguardia della biodiversita' e dell'ecosistema marino
Sostegno allo sviluppo sostenibile
Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente
Edilizia abitativa e politiche territoriali
Casa e assetto urbanistico
Politiche abitative, urbane e territoriali
Casa e assetto urbanistico
Prevenzione e comunicazione in materia sanitaria umana e coordinamento in ambito internazionale
Sanita' pubblica veterinaria, igiene e sicurezza degli alimenti
Tutela della salute
Programmazione sanitaria in materia di livelli essenziali di assistenza e assistenza in materia sanitaria umana
Regolamentazione e vigilanza in materia di prodotti farmaceutici ed altri prodotti sanitari ad uso umano e di sicurezza delle cure
Vigilanza, prevenzione e repressione nel settore sanitario
Tutela della salute
Cassa 2013
556
214
48
4
150
972
51
159
210
83
45
4
52
1.906
50
157
134
2
9
411
0
2.852
Cassa 2014
499
174
48
4
69
794
6
136
142
82
35
4
52
1.903
43
156
133
2
9
408
0
2.827
Cassa 2015
306
175
48
3
51
584
6
141
147
81
35
4
2
1.894
59
156
131
2
9
390
0
2.763
€ gg 2015
0,839
0,481
0,131
0,010
0,141
1,601
0,017
0,385
0,402
0,223
0,096
0,012
0,004
5,188
0,162
0,427
0,360
0,004
0,024
1,067
0,001
7,569
30
65
198
17
1
21
225
122
37
716
304
381
685
81
59
7
45
194
17
1
14
140
146
37
602
293
102
395
81
58
8
49
194
17
1
18
133
156
37
615
238
98
337
80
58
0,023
0,134
0,532
0,047
0,003
0,050
0,366
0,428
0,103
1,684
0,653
0,269
0,923
0,220
0,159
183
170
164
0,450
481
7
810
400
7
716
397
7
707
1,089
0,020
1,938
429
6
204
130
122
271
23
6
200
1.390
71
6.120
45
502
16
11.543
8.706
13.770
16
173
40.962
279
434
7.129
7.842
2
6
4.318
95
22
20
875
424
6
201
128
110
268
6
5
223
1.373
71
6.075
45
277
16
11.488
8.657
13.693
16
168
40.507
78
430
6.998
7.507
2
7
4.319
95
22
21
875
418
6
201
128
110
267
6
5
206
1.348
71
6.018
44
273
15
11.395
8.611
13.638
15
163
40.243
76
427
6.951
7.454
2
7
4.319
95
23
21
872
1,146
0,015
0,551
0,351
0,301
0,733
0,017
0,014
0,563
3,692
0,195
16,488
0,121
0,749
0,041
31,218
23,591
37,364
0,042
0,446
110,256
0,208
1,169
19,044
20,421
0,007
0,019
11,834
0,260
0,062
0,058
2,389
26.949
32.288
12.654
75.738
88.393
6
7.102
4
12
26.659
32.001
12.855
80.301
93.155
6
8.150
4
10
27.210
32.549
12.854
81.549
94.403
6
7.754
4
10
74,548
89,176
35,217
223,422
258,639
0,016
21,245
0,011
0,028
30
10
307
29
8
306
29
8
304
0,081
0,023
0,832
2
7.474
377
7
6
9
1.148
1.547
2
8.516
354
5
6
2
1.148
1.516
2
8.118
312
5
6
2
1.148
1.473
0,004
22,241
0,855
0,013
0,017
0,005
3,146
4,036
Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo
Vigilanza, prevenzione e repressione in materia di patrimonio culturale
Tutela e valorizzazione dei beni Tutela dei beni archeologici
e attivita' culturali e Tutela dei beni archivistici
paesaggistici
Tutela dei beni librari, promozione e sostegno del libro e dell'editoria
Tutela delle belle arti, dell'architettura e dell' arte contemporanee; tutela e valorizzazione del paesaggio
Valorizzazione del patrimonio culturale
Coordinamento ed indirizzo per la salvaguardia del patrimonio culturale
Tutela del patrimonio culturale
Tutela e valorizzazione dei beni e attivita' culturali e paesaggistici
Programmazione e coordinamento dell'istruzione scolastica
Istruzione prescolastica
Iniziative per lo sviluppo del sistema istruzione scolastica e per il diritto allo studio
Istituzioni scolastiche non statali
Sostegno all'istruzione
Istruzione scolastica
Istruzione primaria
Istruzione secondaria di primo grado
Istruzione secondaria di secondo grado
Istruzione post‐secondaria, degli adulti e livelli essenziali per l'istruzione e formazione professionale
Realizzazione degli indirizzi e delle politiche in ambito territoriale in materia di istruzione
Istruzione scolastica
Diritto allo studio nell'istruzione universitaria
Istruzione universitaria
Istituti di alta cultura
Sistema universitario e formazione post‐universitaria
Istruzione universitaria
Terzo settore: associazionismo, volontariato, Onlus e formazioni sociali
Lotta alle dipendenze
Protezione sociale per particolari categorie
Diritti sociali, politiche sociali e Garanzia dei diritti dei cittadini
Sostegno alla famiglia
famiglia
Promozione e garanzia dei diritti e delle pari opportunita'
Sostegno in favore di pensionati di guerra ed assimilati, perseguitati politici e razziali
Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, promozione e programmazione politiche sociali, monitoraggio e valutazione interventi
Diritti sociali, politiche sociali e famiglia
Previdenza obbligatoria e complementare, sicurezza sociale ‐ trasferimenti agli enti ed organismi interessati
Politiche previdenziali
Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali
Politiche previdenziali
Infortuni sul lavoro
Politiche attive e passive del lavoro
Coordinamento e integrazione delle politiche del lavoro e delle politiche sociali, innovazione e coord. Ammi
Politiche di regolamentazione in materia di rapporti di lavoro
Programmazione e coordinamento della vigilanza in materia di prevenzione e osservanza delle norme di legislazione sociale Politiche per il lavoro
e del lavoro
Servizi e sistemi informativi per il lavoro
Servizi territoriali per il lavoro
Servizi di comunicazione istituzionale e informazione in materia di politiche del lavoro e in materia di politiche sociali
Politiche per il lavoro
Garanzia dei diritti e interventi per lo sviluppo della coesione sociale
Gestione flussi migratori
Rapporti con le confessioni religiose e amministrazione del patrimonio del Fondo Edifici di Culto
Flussi migratori per motivi di lavoro e politiche di integrazione sociale delle persone immigrate
Rapporti con le confessioni religiose
Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti
Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti
Pag 37 di 253
Programma
Sviluppo e riequilibrio territoriale Politiche per lo sviluppo economico ed il miglioramento istituzionale delle aree sottoutilizzate
Sviluppo e riequilibrio territoriale
Regolazione giurisdizione e coordinamento del sistema della fiscalita'
Programmazione economico‐finanziaria e politiche di bilancio
Prevenzione e repressione delle frodi e delle violazioni agli obblighi fiscali
Regolamentazione e vigilanza sul settore finanziario
Politiche economico‐finanziarie Regolazioni contabili, restituzioni e rimborsi d'imposte
e di bilancio
Analisi e programmazione economico‐finanziaria
Analisi, monitoraggio e controllo della finanza pubblica e politiche di bilancio
Cassa 2013
7.115
7.115
22.128
0
2.623
219
42.252
254
1.507
Cassa 2014
5.898
5.898
22.031
0
2.583
216
43.736
238
1.665
Cassa 2015
8.607
8.607
22.069
0
2.578
216
44.088
238
655
€ gg 2015
23,580
23,580
60,462
0,000
7,063
0,592
120,789
0,652
1,795
209
69.192
611
7
619
28
28
0
210
601
527
128
1.466
4.803
14.622
19.425
209
70.678
610
8
618
28
28
0
208
585
383
130
1.306
5.873
14.795
20.669
208
70.053
609
8
617
28
28
0
210
585
377
128
1.300
6.162
14.968
21.130
TOTALE GENERALE
486.258
477.083
478.722
Oneri per il servizio del debito statale
Rimborsi del debito statale
Debito pubblico
89.582
204.328
293.910
95.145
205.817
300.963
99.746
237.292
337.039
0,571
191,925
1,668
0,022
1,690
0,077
0,077
0,000
0,574
1,604
1,033
0,352
3,562
16,883
41,007
57,891
0,000
1.311,568
0,000
273,277
650,116
923,393
TOTALE
780.168
778.046
815.761
2.234,962
Supporto all'azione di controllo, vigilanza e ammin. generale della Ragioneria generale dello Stato sul territorio
Politiche economico‐finanziarie e di bilancio
Attivita' ricreative e sport
Giovani e sport
Incentivazione e sostegno alla gioventu'
Giovani e sport
Turismo
Sviluppo e competitivita' del turismo
Turismo
Servizi generali, formativi, assistenza legale ed approvvigionamenti per le Amministrazioni pubbliche
Servizi istituzionali e generali Indirizzo politico
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza
delle amministrazioni pubbliche
Servizi generali, formativi ed approvvigionamenti per le Amministrazioni pubbliche
Rappresentanza, difesa in giudizio e consulenza legalea Amministrazioni dello Stato e degli enti autorizzati
Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche
Fondi da assegnare
Fondi da ripartire
Fondi di riserva e speciali
Fondi da ripartire
Totale Generale
Debito pubblico
Il coefficiente di semplificazione
I dati seguenti provengono anche da un documento, chiamato “Conto del patrimonio dello stato testo completo. pdf
2012”.
Lo cito perché si tratta di uno di quei documenti improntati alla frammentazione informativa.
Sono 1071 pagine, con varie duplicazioni e dispersioni.
L’ho utilizzato a riferimento perché volevo informazioni anche patrimoniali, e non solo economiche, di cui parlerò
in seguito. Una volta scoperto che erano 1071 pagine ho voluto provare a scorrerle tutte per capire cosa
contenessero.
Ne ho tratto alcune tabelle di sintesi da cui credo trasparirà il “fattore di semplificazione” che calcolo essere pari a
20/1071 pagine, includendo nelle 20 pagine anche quelle future su altri temi. Praticamente 2/100, il che vuol dire
che il reciproco, pari a 98/100, sarebbe il dato rappresentativo del “confusiometro”.
Non posso trattenermi da osservare che è l’approccio che si segue in azienda quando arrivano i revisori o la Finanza:
la prima istruzione che si da ai dipendenti è “affogateli di carta”.
Con una differenza sostanziale, però. E cioè che io non sono ne un revisore ne un finanziere nei confronti dello
Stato. Semmai sono il proprietario.
Credo dunque che questo approccio tabellare sintetico sia utile, proprio per capire come gestiscono la mia proprietà.
Spero che in poche tabelle tutti possano avere un quadro più chiaro.
Scorrendo poi alcune notizie su web in merito alla spending review in corso ho riscontrato spesso un generalista
populismo tutto improntato a “con quello che ci costano, tagliate tagliate tagliate” .
Spesso tali considerazioni partono da un assunto del tipo “il ministero xxx ci costa 10 miliardi all’anno”. Ma questo
non è il modo di procedere. Nell’esempio, gli xxx miliardi di spese non sono il “costo-ministero” ma la spesa
pubblica gestita da quel Ministero, la quale ha una funzione sociale oltre a far girare l’economia e quindi in ultima
analisi generare imposte.
Trovare soluzioni definitive non è quindi così semplice.
I ministeri – dati 2012
Le aree di “missione” sul 2012 sono allocate tra i 14 Ministeri. I totali delle tabelle seguenti sono quindi diversi da
quelli nelle precedenti, riferite al triennio successivo. Sfortunatamente nel triennio successivo i totali sono ancora
più alti.
Tornando però alla ripartizione delle missioni di spesa per ministero traspare soprattutto un dato.
Nella tabella che segue i ministeri sono ordinati da sinistra verso destra in ordine calante di spese totali.
I ministeri dominanti sono i primi 5. I restanti accorpano i residui.
Pag 38 di 253
Organi costituzionali, a rilevanza cost e Pres CM
99.697,5
Amministrazione generale e supporto rappres Gover
12.715,2
Relazioni finanziarie con le autonomie terr.
59.366,4
L'Italia in Europa e nel mondo
Difesa e sicurezza del territorio
5.235,3
Giustizia
22.864,3
Ordine pubblico e sicurezza
Soccorso civile
1.994,8
Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca
Energia e diversificazione delle fonti energetiche
5.241,5
Competitivita' e sviluppo delle imprese
Regolazione dei mercati
10,7
Diritto alla mobilita'
1.183,5
Infrastrutture pubbliche e logistica
1.255,4
Comunicazioni
2.755,8
Commercio internazionale ed internalizz del sistema Ricerca e innovazione
134,4
Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e ambient
2.875,3
Casa e assetto urbanistico
1.161,3
Tutela della salute
989,9
Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e p
1.173,6
Istruzione scolastica
10,5
Istruzione universitaria
154,9
Diritti sociali, politiche sociali e famiglia
101,1
Politiche previdenziali
787,2
Politiche per il lavoro
33,0
Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti
623,0
Sviluppo e riequilibrio territoriale
Politiche economico‐finanziarie e di bilancio
271,6
Giovani e sport
Turismo
Servizi istituzionali e generali delle Amministrazioni p Fondi da ripartire
25,1
Totale
220.661,4
67.817,2 42.375,1
25.543,8 171,4
8.181,9
5.597,7 2.003,5
49,6
63,0
11,6
450,5
16,5 99.036,4 53.245,5
15.936,7
180,0
21.898,7
8.297,1
722,1
2.896,0
7.586,8
3.791,4
3.710,3
1.963,7
81,9
3.340,4
252,8
1.680,9 4,3
85,6
201,9
16,9
484,1
73,0
269,9
46,0
10,2
72,2
3,9
28,4
33,7
89,2
10,3
577,4
227,8
206,0
192,4
66,7
22.323,5
8.049,6
7.897,7
7.648,9
1.780,5
60,0
18,7
223,6
1,3
27.477,7
1.613,2 1.777,5
161,4
146,9
469,4 63,7
19,6
87,1
19,6
3,8
22,2
2,8
940,5
957,4 213,0
532,8
1.485,1
644,9
1.510,1
TOTALE
AMBIENTE E MARE
POL. AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
SALUTE
CULTURA
ESTERI
GIUSTIZIA
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
SVILUPPO ECONOMICO DIFESA
INTERNO
ISTRUZIONE
LAVORO
MEF
USICTE PER MISSIONE
Si consideri inoltre che le entrate sono al 99% di pertinenza del Ministero di economia e finanze (MEF), per cui
appare a mio giudizio evidente che fare politica non può prescindere da fare economia.
Con ciò intendendo confermare che tutta l’informazione, o presunta tale, “politica” non vale nulla senza adeguata ed
estensiva “copertura” numerica.
E con una unità di misura su cui devono ragionare che è “i 500 miliardi”. Tutto il resto è conversazione.
Questa analisi per Ministero dovrebbe comunque assomigliare ad un’analisi per centro di costo, anche se 9 di questi
centri di costo sono marginali e forse raggruppabili.
115.634,2
80.532,4
59.366,4
42.375,1
30.779,1
24.896,6
21.898,7
11.175,3
8.181,9
8.137,5
7.586,8
5.608,4
4.974,9
4.965,8
4.866,4
3.340,4
3.119,1
2.875,3
1.950,1
1.841,9
1.674,1
1.623,7
1.095,4
1.058,5
1.010,7
780,1
623,0
577,4
499,4
206,0
192,4
66,7
25,1
453.538,8
Per l’analisi per centro di costo, inoltre, appare più utile e significativa la seguente tabella di dettaglio dove sono
indicate tutte le sottovoci di spesa componenti le singole voci missione.
E’ molto simile a quelle delle pagine precedenti con una differenza secondo me importante. Le tabelle precedenti
erano ordinate per missione e per anno di spesa, senza dettaglio per ministero.
Quella che segue è ordinata per ministero e le voci di missione risultano quindi più chiaramente allocate a
determinati responsabili.
Come già detto in precedenza, entrando a livello di dettaglio delle singole componenti delle missioni qualche
considerazione si potrebbe azzardare. Basta guardare alcune descrizioni, come approvvigionamenti, servizi e altro. E
ricordiamoci sempre di controllare le “consulenze”: sono uno dei “must”.
Con il livello di dettaglio seguente si può già immaginare di potere andare a chiedere conto a chi di dovere. E’
verosimile che ogni riga di spesa sia responsabilità di qualcuno.
Pag 39 di 253
Pag 40 di 253
12,8
59,4
28,4
10,6
78,6
450,5
16,9
269,9
10,2
206,0
2.572,5
19,3
1.118,6
66,7
61,1
5,2
157,3
45,4
147,0
242,5
10,3
1,3
3.340,4
3,9
33,7
10,3
2.907,0
4.520,0
159,7
6,3
242,3
50,1
486,1
26,9
43,8
7,4
12,2
3,8
POL. AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
9,5
54,2
19,6
9,4
12,8
2,8
Al gg
17,3
28,7
9,1
50,8
18,7
TOTALE
23,5
49,5
SALUTE
31,7
170,2
AMBIENTE E MARE
ESTERI
GIUSTIZIA
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
SVILUPPO ECONOMICO DIFESA
INTERNO
14,4
48,7
CULTURA
1.962,3
507,0
405,9
742,0
62.619,0
25.073,0
9.525,1
1.738,4
22.196,4
667,9
612,4
1.382,4
133,2
2.622,6
154,9
39,5
510,0
705,9
5.241,5
1.183,5
553,0
234,1
134,4
33,0
271,6
101,1
10,5
10,0
4.343,7
80,3
16,7
21,7
762,9
12.715,2
10,7
1.173,6
5.820,3
2.590,0
7.179,7
43.146,2
175,1
455,2
615,7
7,3
25,1
21,0
9,2
202,6
40,4
759,1
178,6
989,9
11,6
33,4
25.510,4
67.817,2
5.233,6
3,6
19,1
34,9
13,4
291,5
1,6
16,5
ISTRUZIONE
LAVORO
MEF
Missione
Organi costituzionali
Organi a rilevanza costituzionale
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Erogazione a Enti terr. interventi di settore
Federalismo interventi
Trasferimenti a Regioni a statuto speciale
Concorso spese a Spesa sanitaria
Spese enti territoriali
ITA nel mondo Partecipazione a politiche bilancio UE
Politica internazionale eco‐fin
Sicurezza democratica
Concorso Gdf a sicurezza pubblica
Soccorso civile calamità pubbliche
Protezione civile spese
Sostegno agricoltura interventi
Competitività incentivi imprese spese
Competitività incentivi imprese per sostegno investimenti investim
Competitività via fiscalità imprese per sostegno
Mobilità: sostegno sviluppo trasporto
Opere pubbliche e infrastrutture pubbliche
Servizi postali e telefonici
Sostegno editoria
R&D
Sostegno sviluppo sostenibile investimenti
Edilizia abitativa e politiche territoriali spese
Sanità essenziale
Sostegno istruzione spese
Diritti sociali ‐ Lotta alle dipendenze spese
Diritti sociali ‐ Protezione x categorie
Diritti sociali ‐ Garanzia diritti cittadini
Diritti sociali ‐ Sostegno famiglia
Diritti sociali ‐ Pari opportunità
Diritti sociali ‐ Pensione di guerra e perseguitati politici e razziali
Previdenza ‐ trasferimenti a enti Lavoro infortuni
Immigrazione accoglienza e diritti ‐ confessioni religios
Pol ecofin ‐ Regolazione giurisdizione e coord sistema fiscalità funz
Prev e repressioni frodi e fisco
Vigilanza settore finanziario
Reg contabili restituzioni e rimborsi
Analisi e programmazione eco fin Analisi e ctrollo finanza pubblica
Attività ricreative e sport
Sostegno gioventù
Sviluppo e competitività turismo
Servizi istituzionali e gen delle AP ‐ indirizzo politico
Servizi istituzionali e gen delle AP ‐ affari generali per le AP funz
Servizi istituzionali e gen delle AP ‐ approvvig. Formazio e generali Difesa legale cause
Fondi da assegnare/ripartire
Gestione e regolamentaz.infrastrutture energia
Competitività ‐ regolamentazione riassetti, sperimenazioni ‐ lotta c
Competitività ‐ Promo, coordinam, sostegno e vigilanza movim. Co
Competitività ‐ Incentivazione in politiche di sviluppo e coesione
Regolazione dei mercati ‐ vigilanza su mercati, concorrenza e tutela
Comunicazioni ‐ pianif. E vigilanza comunicazioni e radio
Comunicazioni ‐ regolament. Settore postale
Comunicazione ‐ servizi com elettronica e radiodiffusione
Commercio internazionale ‐ politica comm internazionale
Commercio internazionale ‐ sostegno a internazionalizzazione prom
R&D in energia minerario e industriale
R&D per comunicazioni e informazione
Sviluppo sostenibile inquinamento elettromagnetico Sviluppo e riequilibrio territoriale ‐ aree sottoutilizzate
Diritti sociali e famiglia ‐ terzo settore associazionismo e onlus
Trasferimenti a previdenza, spesa sociale, monitoraggio
Previdenza obbligatoria, assicurazioni sociali
Politiche attive e passive del lavoro
Coordinamento politiche lavoro
Politiche di regolamentazione su rapporti lavoro
Vigilanza norme di legislazione sociale e lavoro
Servizi e sistemi informativi per il lavoro
Servizi territoriali per il lavoro
Comunicazione su politiche del lavoro e sociali
Flussi migratori ‐ Integrazione accoglienza e diritti
Amministrazione penitenziaria
Giustizia civile e penale
Giustizia minorile
Protocollo internazionale
Cooperazione allo sviluppo
Cooperazione economica e relazioni internazionali
Promozione pace e sicurezza internazionale
Integrazione europea
Politche migratorie
1.962
507
406
742
62.619
25.073
9.525
1.738
22.196
668
612
1.382
133
2.623
155
39
510
706
5.241
1.184
553
234
134
33
272
101
11
10
4.344
80
17
22
763
12.715
11
1.174
5.820
2.590
7.180
43.146
175
455
616
7
25
204
808
759
179
1.842
206
2.572
19
1.119
67
61
5
157
45
147
243
10
1
3.340
33
25.510
67.817
5.234
4
19
35
13
292
2
17
2.907
4.520
160
6
242
50
486
27
44
5,4
1,4
1,1
2,0
171,6
68,7
26,1
4,8
60,8
1,8
1,7
3,8
0,4
7,2
0,4
0,1
1,4
1,9
14,4
3,2
1,5
0,6
0,4
0,1
0,7
0,3
0,0
0,0
11,9
0,2
0,0
0,1
2,1
34,8
0,0
3,2
15,9
7,1
19,7
118,2
0,5
1,2
1,7
0,0
0,1
0,6
2,2
2,1
0,5
5,0
0,6
7,0
0,1
3,1
0,2
0,2
0,0
0,4
0,1
0,4
0,7
0,0
0,0
9,2
0,1
69,9
185,8
14,3
0,0
0,1
0,1
0,0
0,8
0,0
0,0
8,0
12,4
0,4
0,0
0,7
0,1
1,3
0,1
0,1
7.898
7.649
1.780
161,4
146,9
179,5
46,9
642,3
71,7
213,0
1.485
POL. AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
449,2
20,2
131,4
104,2
260,3
451,4
10,0
1.510
87,1
34,9
67,5
19,0
23,5
253,9
134,0
645
Al gg
8.050
85,6
448,7
6,3
230,7
141,5
156,8
320,6
28,8
8,8
271,0
1.777
TOTALE
22.323
SALUTE
5.967,1
5.413,9
2.145,4
2.745,7
617,4
5.009,2
81,9
AMBIENTE E MARE
ESTERI
GIUSTIZIA
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
180,0
722,1
323,8
294,5
133,1
48,6
825,6
1.270,3
62,1
7,1
2.581,7
1.140,4
4,3
227,8
Questa è un’emergenza nazionale. Non c’è più tempo.
Contestualizziamo.
Pag 41 di 253
SVILUPPO ECONOMICO 158,3
81,4
545,3
25,7
14,6
CULTURA
164,9
6,6
8,1
1.988,0
7,5
68,4
4.877,1
21,8
499,1
13.030,8
9.254,4
14.387,1
2,1
234,3
257,5
450,7
7.473,6
575,1
2,3
30,8
15.905,9
6.279,9
437,9
1.579,2
6,5
1.957,2
465,5
12,4
6,2
99.036 53.245 27.478
DIFESA
INTERNO
ISTRUZIONE
LAVORO
MEF
Missione
Promozione del sistema Paese
Strutture diplomatico‐consolari
Rappresentanza all'estero e servizi ai cittadini
Coordinamento dell'Amministrazione in ambito internazionale
Comunicazione in ambito internazionale
Cooperazione culturale e scientifico tecnologica
Cooperazione culturale
Ricerca scientifica e tecnologica applicata
Ricerca scientifica e tecnologica di base
Ricerca per la didattica
Istruzione scolastica ‐ programmazione e coordinamento
Istruzione prescolastica
Istruzione ‐ Iniziative per lo sviluppo del sistema di istruzione scola
Istruzione ‐ Istituzioni scolastiche non statali
Istruzione primaria
Istruzione secondaria di primo grado
Istruzione secondaria di secondo grado
Istruzione post‐secondaria, degli adulti e livelli x istruzione e forma
Istruzione ‐ realizzazione indirizzi e politiche territoriali
Diritto allo studio nell'istruzione universitaria
Istituti di alta cultura
Sistema universitario e formazione post universitaria
Attuazione da Prefettura e Uffici Territoriali del Governo di mission
Supporto alla rappresentanza di Governo e Stato su territorio
Interventi, servizi e supporto alle autonomie territoriali
Quantificazione dei trasferimenti erariali e rimborsi a enti locali
Contrasto al crimine, tutela dell'ordine e della sicurezza
Servizio permanenete carabinieri
Pianificazione e coordinamento forze di polizia
Organizzazione e gestione delsistema nazionale di difesa civile
Prevenzione rischio e soccorso pubblico
Immigrazione accoglienza e diritti ‐ garanzia diritti e interventi Immigrazione accoglienza e diritti ‐ gestione flussiinterventi Rapporti con le confessioni religiose e estione Fondo Edifici Culto
Ricerca ambientale
Prevenzione e riduzione integrata inquinamento
Sviluppo sostenibile
Vigilanza e repressione ambientale
Coordinamento generale, informazione ed educazione ambientale
Tutela e conservazione terriotrio, risorse idriche, rifiuti, bonifiche
Tutela fauna e flora, biodiversità e ecosistema marino
Cooperazione eco‐fin infrastrutturale internaz.
Sicurezza e controllo mari porti e coste
Mobilità sviluppo ‐ sicurezza stradale
Autotrasporto ed intermodalita'
Sviluppo e sicurezza del trasporto aereo
Sviluppo e sicurezza del trasporto ferroviario
Sviluppo e sicurezza della mobilità locale
Sviluppo e sicurezza trasporto marittimo e acque interne
Infrastrutture pubbliche e logistica ‐ sistemi idrici idraulici e elettric
Sicurezza e vigilanza opere pubbliche e costruzioni
Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubb
Sistemi stradali, autostradali, ferroviari e intermodali
Ricerca e sviluppo nel settore dei trasporti
Politiche abitative, urbane e territoriali
Approntamento e impiego Carabinieri per difesa e sicurezza
Approntamento e impiego forza terrestri
Approntamento e impiego forza navali
Approntamento e impiego forza aeree
Funzioni non collegate a difesa militare
Pianificazione Forze armate e apporvigionamenti
R&D difesa
Sicurezza pubblica in ambito rurale e montano
Interventi per soccorso civile
Politiche europee e einternazionali nel settore agricolo e della pes
Vigilanza e repressione frodi
Sviluppo e sostenibilità settore agricolo
Sviluppo filiere agroalimentari e produzioni di qualità tipiche
Tutela fauna flora e biodiversità
R&D in beni e attività culturali
Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo
Vigilanza e repressione frodi su patrimonio culturale
Tutela dei beni archeologici
Tutela dei beni archivistici
Tutela dei beni librari, promozione e sostegno editoria
Tutela delle belle arti, architettura e arte contemporanea + valoriz
Valorizzazione del patrimonio culturale
Coordinamento x la salvaguardia del patrimonio culturale
Tutela del patrimonio culturale
R&D per sanità pubblica
R&D per settore zooprofilattico
Prevenzione e comunicazione in materia sanitaria umana + coord i
Sanita' pubblica veterinaria, igiene e sicurezza alimenti
Programmazione sanitaria livlli essenziali
Regolamentazione e vigilanza in materia di prodotti farmaceutici
Vigilanza e prevenzioni repressioni sanità
Totale
220.661
158
81
545
26
15
165
7
8
1.988
7
68
4.877
22
499
13.031
9.254
14.387
2
234
258
451
7.474
575
2
31
15.906
6.280
438
1.579
6
1.957
465
12
6
87
35
67
19
23
254
134
180
722
324
295
133
49
826
1.270
62
7
2.582
1.140
4
228
5.967
5.414
2.145
2.746
617
5.009
82
161
147
180
47
642
72
213
86
449
6
231
141
157
321
29
9
271
449
20
131
104
260
451
10
453.539
0,4
0,2
1,5
0,1
0,0
0,5
0,0
0,0
5,4
0,0
0,2
13,4
0,1
1,4
35,7
25,4
39,4
0,0
0,6
0,7
1,2
20,5
1,6
0,0
0,1
43,6
17,2
1,2
4,3
0,0
5,4
1,3
0,0
0,0
0,2
0,1
0,2
0,1
0,1
0,7
0,4
0,5
2,0
0,9
0,8
0,4
0,1
2,3
3,5
0,2
0,0
7,1
3,1
0,0
0,6
16,3
14,8
5,9
7,5
1,7
13,7
0,2
0,4
0,4
0,5
0,1
1,8
0,2
0,6
0,2
1,2
0,0
0,6
0,4
0,4
0,9
0,1
0,0
0,7
1,2
0,1
0,4
0,3
0,7
1,2
0,0
1.243
Il debito pubblico ad aprile è arrivato a 2.146 miliardi di euro.
Non si cerchi di fare analisi. Non servono.
Basta un dato molto più semplice. Il dato precedente (marzo, mi pare) era 2.120.
Non ci vuole un genio a capire che 25 miliardi in più al mese sono 300 all’anno.
Qua galoppiamo senza freni nella prateria, dritti verso la Frontiera del default.
Far West. Abbiamo lo sceriffo. Mettiamo le taglie.
Mai metafora fu più azzeccata? Hanno appena nominato lo sceriffo anticorruzione. Ma la domanda che mi pongo è
cosa possa mai fare, e velocemente, in questo gigantesco dedalo di rivoli e rivoletti ?
Ho trovato alcuni dati sulle proprietà dello Stato derivanti da confisca. Sono solo alcune centinaia, poche migliaia
forse, per altro frutto di anni di lavoro. Ne parlerò in seguito, ma per ora basti chiedersi come possa lo sceriffo
ottenere risultati in fretta.
Perché secondo me in tema di corruzione e corredo di sprechi e appalti siamo davvero nel Far West.
E di seguito cercherò di circostanziare meglio l’affermazione. Sembra che basti pensare ai recenti scandali.
Ma il problema è molto più capillare.
Solo alcuni esempi micro
Qualche tempo fa una persona che reputo intelligente continuava a chiedermi come mai davanti casa sua avessero
cominciato un pezzo di strada in tutta evidenza inutile, tagliato alberi secolari e infine lasciata la strada incompiuta.
E quand’anche l’avessero terminata sarebbe stata comunque del tutto inutile.
Lo si può definire “il paradigma della Salerno-Reggio Calabria”, replicabile su ogni ordine di scala.
Penso che tutti notino come ogni tanto vengano asfaltate delle strade in buono stato mentre altre molto più malconce
sono lasciate distrutte o quasi.
Ho notato personalmente alcune aiuole molto ben dotate (irrigazione, recintini, pianticelle e altro) spuntate a caso,
come funghi, in alcune zone della città. Senza alcuna logica perché di fianco ce ne sono altre lasciate in stato di
steppa.
Ho visto di recente una fantastica staccionata in legno attorno a una sola delle decine di aiuole dei Giardini Pubblici
di Milano di cui una delle belle caratteristiche era appunto quella di non avere “barriere”.
E si potrebbe continuare così, sul livello micro.
E solo alcuni esempi macro
A livello macro si fa un salto di scala, e la rimozione diventa padrona.
Partendo proprio dal file di 1071 pagine, alla fine ci sono delle schede sulle società partecipate statali. Quotate e
non. Queste sono spesso partecipanti a o partecipate da società estere in posti che non possono lasciare dubbi.
Le olandesi, le lussemburghesi, le austriache. E così via. Sono tutte location che grazie ai “trattati contro le doppie
imposizioni” sono scelte perche meno costose per portare i soldi all’estero “vero”, cioè dove non esistono controlli o
vincoli. Ad esempio, se ricordo bene, dall’Olanda si va alle Mauritius e così via. Nessuno apre bocca, nascosti dietro
“a qualcosa serviranno”. Dimentichi dell’aggravante che sono aziende pubbliche, che vuol dire dello Stato, che vuol
dire dell’Italia. Non delle Mauritius.
Sempre dall’estero si acquistano beni o meglio servizi immateriali come consulenze o brevetti o programmi
televisivi che in quanto immateriali non richiedono nemmeno lo “sbattimento” di “taroccare” un magazzino.
Ricordo i bilanci Rai: vengono comprati per centinaia di milioni di euro all’anno programmi a presunta utilità futura
che in realtà spesso non venivano nemmeno mai trasmessi, ma che comunque non potevano avere per loro natura
nessuna molteplice utilità futura. E’ tutta roba che va in onda una volta sola. Sono spese non investimenti. Li
chiamano investimenti per nasconderli in altre pieghe del bilancio. Nell’attivo patrimoniale che nessuno va a
guardare, essendo concentrato sul conto economico. E ricordo quasi con commozione alcuni dipendenti che
addirittura difendevano il management che li aveva manipolati convincendoli della necessità di investire. Ma quali
investimenti !
Ricordo poi di un tizio che mi raccontò di essere dovuto scappare da una fiduciaria di Lugano perché appena assunto
gli diedero da organizzare i bilanci di alcune delle società in gestione. La prima: fattura di consulenza da 5 milioni di
euro a un Ministero senza alcuna spiegazione. La seconda: stesso concetto. E così via. Il titolare della fiduciaria fu
arrestato per riciclaggio. E chissà cosa altro avesse combinato.
Pag 42 di 253
D’altronde ricordo bene che quando analizzai i bilanci Telecom c’erano miliardi di euro all’anno di servizi e
consulenze senza una riga di spiegazione.
Malvivenza e rimozione
Il punto è che sono fermamente convinto che dove non c’è logica c’è la “malvivenza”.
Ma inoltre secondo me la malvivenza si nutre del meccanismo psicologico della “rimozione”.
Tutti noi vediamo, eppure poi nel nostro subconscio diciamo: “ma no, non è possibile! Ci sarà un motivo”.
Invece non cercate un senso. Non c’è.
E’solo un appalto. Pagato 100 invece di 10.
Così talmente trasparente perché oramai pensano tutti di restare impuniti.
E infatti li beccano al telefono, quando norma di base che conosce anche un bambino è non parlare mai.
Nemmeno “in codice”.
Dal “Parassitesimo” al “Rimozionesimo”.
Sono queste le religioni del nostro tempo.
Insomma, quello che voglio dire è che siamo tutti in preda ad un virus “rimozionista”.
Ma a me un’idea è venuta. Ho concepito una terapia “antirimozione”.
Nulla di psicologico, per carità!
La rimozione ce la rimuoveremo a botte di euro.
Perché allora, se siamo nel Far West, comportiamoci di conseguenza.
Ho già scritto di concorsi al risparmio, ma qui ho in mente qualcosa di più diretto.
Sceriffi, taglie e tweet-law
Ho in mente che si mettano delle taglie.
Non incitando ad andare a denunciare in magistratura i fatti, come sento fare da parte di alcuni politici. Fino a che si
dovesse recuperare qualcosa siamo in tempo a fare scadere le prescrizioni. Eppoi i magistrati mica possono
occuparsi delle aiuole e delle staccionate.
Penso invece a costituire una task force, al comando dello sceriffo plenipotenziario, che raccolga le segnalazioni su
web. Altro che i referendum a raffica che oramai vanno di moda.
E che operi in maniera nuova nell’ambito della nuova plenipotenziarietà da sceriffo.
Cioè che operi inquadrata in un suo proprio diritto di rito abbreviatissimo.
Una nuova tweet-law.
Che abbia come focus ultimo le confische senza più strumentali garantismi.
E che operi stimolata dal basso. Dal tessuto sociale.
“Tu che ti sei svegliato e hai aperto gli occhi segnalami cosa vedi.
E allena la tua mente a riconoscere le storture.
Non porre limiti alla tua spazialità mentale.
Tutto quello che di peggio puoi immaginare molto spesso sarà vero.
Puoi farlo anonimo per senso civico.
Oppure puoi identificarti, sempre restando anonimo al pubblico, e se lo sceriffo acchiappa i cattivi e recupera il
bottino, a te ne da il 25% .”
Con tanto di reporting live in streaming su: www.Itaglie.it
Pag 43 di 253
7
2014 06 18 – LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE ? LE PARTECIPAZIONI DELLO STATO
Così cantava Giorgio Gaber. Al singolare. Senza punto di domanda. E senza articoli, preposizioni o congiunzioni.
Qua mi sa che qualcuno ha fatto confusione.
Devono avere frainteso e capito “Libertà è partecipazioni” o “di partecipazione” al posto di “partecipazione” tout
court.
E così ci ritroviamo in un partecipazionismo da delirio.
Di partecipazioni ne abbiamo ben 30.000. Quasi un mezzo stadio. (Fonte MEF)
E sono distribuite per tipologia di amministrazione, come di seguito riepilogate. I comuni ne detengono il 74%.
21.900 partecipazioni. Più che Comuni sembrano delle holding finanziarie.
Amministrazione Province Regioni Comuni Unioni di Comuni e Comunità Montane Consorzi Enti Locali del Servizio Sanitario Università Altre Amministrazioni Locali TOTALE AMMINISTRAZIONI LOCALI Partecipazioni
% su tot.
Media per ammin. 581
2.679
21.900
2,0%
9,1%
74,0%
29,1 24,6 7,2 417
62
156
1.562
2.226
29.583
1,4%
0,2%
0,5%
5,3%
7,5%
100,0%
4,5 2,4 3,1 25,2 27,5 8,5 Dispersioni e percolazioni
Il dato di 30.000 (29.583 o 30.133 a seconda degli anni di riferimento) conta tutte le partecipazioni, incluse quelle
multiple, cioè quelle da parte di più enti pubblici nella stessa partecipata.
Le società partecipate sono in realtà “solo” 7.300 circa.
Ma non consolatevi, questo non vuol dire meno confusione. Anzi.
Immaginate che ogni ente partecipante voglia dire la sua, o partecipare al Consiglio di Amministrazione,
verosimilmente remunerato o rimborsato. O semplicemente che debba essere convocato in Consiglio per
raccomandata. Tutto ciò fa parte del “costo poltrona”, riferendosi al famoso luogo comune della politica dedita a
spartirsi poltrone, appunto.
Senza considerare le difficoltà di governance (mettete d’accordo 50 o 100 soggetti) che inevitabilmente
determineranno sprechi, inefficienze e così via .
Insomma, per me il coefficiente di confusione è comunque 30.000, oltre il 400% più alto di 7.300 .
A titolo esemplificativo riporto di seguito l’elenco delle prime 35 “multi partecipate”. L’elenco continua fino alla
fine delle 7.300.
Quelle con un solo partecipante sono circa 3.900.
Quelle con meno di 5 partecipanti sono 5.900
Quelle pluri-partecipate, con oltre 5 soci sono, per differenza, 1.400 circa.
Pag 44 di 253
Il patrimonio dello stato.
Perché è importante tutto ciò ?
Le partecipazioni (tutte) valutate a quota di patrimonio netto delle partecipate sulla base dei dati reperiti, e sempre se
non ho commesso errori di calcolo (30.000 righe excel sono comunque complesse da gestire), dovrebbero valere in
bilancio dello Stato circa 120 miliardi di euro. Il dato è calcolato moltiplicando il patrimonio netto della partecipata
per ogni singola percentuale di partecipazione. Dovrebbero quindi essere escluse, per metodo, eventuali
duplicazioni.
Pag 45 di 253
Inoltre questo dato è solo parte dell’aspetto patrimoniale complessivo. Non considera infatti altri elementi
patrimoniali come avviamenti e capacità di produrre utili in futuro rimasti latenti o inespressi dal Patrimonio Netto
tal quale.
Sul totale di attività dello Stato a valore di bilancio (approssimato in 1.000 miliardi di euro), sarebbe più del 10%.
Poi si dovrà andare a vedere come è composto il resto dell’attivo totale per capire se il dato di circa 1.000 miliardi di
euro abbia senso.
Ma per ora basti capire che queste partecipazioni sono una bella fetta della nostra proprietà.
E dovrebbero essere un asset, un bene ad utilità futura, il risultato di una decisione di investimento che essendo tale
produrrà utili in futuro.
E’ come se il nostro solito pensionato si ritrovasse proprietario di un appartamento da 90.000 euro e di 10.000 euro
investiti in azioni. Da queste si aspetterebbe giustamente dei dividendi.
Molto bene, dunque ?
Manco per niente.
Una premessa positiva, seppur con qualche ombra.
Questa volta ho trovato due informative principali.
1. Il primo è un bel documento del Ministero Economia e Finanze che mi ha sorpreso. Vuol dire che quando
vogliono, le cose le fanno bene. Anche se trovo che sarebbe ulteriormente compattabile con tanto di
beneficio sia mnemonico che, in caso qualcuno lo stampasse, ambiental-forestale.
http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/programmi_cartolarizzazione/patrimonio_p
a/DT_Rapporto_Partecipazioni_-_Anno_2011.pdf
Al tempo stesso sono rimasto sorpreso dal fatto che tale documento sia frutto di una sorta di censimento
partecipativo fatto per la prima (e ultima ?) volta nel 2011. E prima ? E dopo ?
Inoltre altra cosa sorprendente è che mi par di capire che non tutti gi enti sollecitati abbiano risposto.
Ma come è possibile? Lo Stato chiama e il Comune o altro Ente non rispondono ? E che aspettiamo a
licenziarli ?
2. Il secondo è un bellissimo database, di quelli che oggigiorno si trovano spesso in rete. E che con qualche
piccola nozione di base di excel diventano utilizzabili per molti. Insomma nelle considerazioni che seguono
non c’è nessuna perizia particolare. Potrebbe farle davvero un sacco di gente. E speriamo che con il tempo lo
facciano davvero.
http://www.dt.tesoro.it/it/cartolarizzazioni/patrimonio_pa/dati_partecipazioni/dati_partecipazioni.html
Tracciateci tutti
Comunque tra tutte e due le cose, ciò che mi ha impressionato è la dimostrazione della possibilità di “tracciabilità
totale” (tanto per capirsi nel database ci sono ragioni sociali, codici fiscali, dati di patrimonio e utile e tanto altro per
ogni partecipata) la quale è premessa o strumento necessario per interventi di tanti tipi.
Con un “codice fiscale persona giuridica” posso sapere quanti “codici fiscali persone fisiche” stanno in consiglio di
amministrazione, quante altre partecipazioni hanno, quante consulenze compra la società e quante ne mettono loro o
loro familiari e conoscenti in dichiarazione dei redditi e in ultima analisi se questi dati sono coerenti con le spese
della carta di credito o con le proprietà di immobili o automobili.
Il dato davvero interessante dunque è quello della possibile ricostruzione di intere reti di malaffare, a partire dal dato
puntuale di una singola società o persona.
Questo concetto mi fu mostrato per la prima volta anni fa da un personaggio oggi piuttosto noto politicamente. Una
specie di guru del web. Non è dunque una mia idea. Ma di certo è buona davvero.
Tracciateci tutti, dunque. Tanto la privacy serve a chi ha qualcosa da nascondere.
La mina vagante
Tutto ciò premesso, rispetto ai documenti di cui sopra, vorrei comunque fare qualche ulteriore considerazione, che
forse è giusto venga delegata a soggetti terzi e non alle istituzioni “concerned”.
Forse la “mina vagante” ha un ruolo che l’”accusando” non potrebbe ricoprire, visto che starebbe giudicando se
stesso e che tale posizione sarebbe per definizione in “conflitto di interesse”.
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La distribuzione delle partecipazioni per codice ATECO
Rispetto ai documenti del MEF, preferisco mantenere un livello minore di aggregazione in termini di tipo di attività
delle partecipate.
Preferisco mantenere un livello basato sul “codice Ateco” che determina 87 tipologie di attività rispetto alle 20 circa
in cui vengono riaggregate dal MEF.
Questo per un motivo molto semplice e cioè che i codici ATECO sono in molti casi “self-explicative”.
Riordinando quindi il database, ho prodotto la tabella seguente che riaggrega le 30.000 partecipazioni in ordine
decrescente di importo totale per codice Ateco e , da sinistra verso destra, di Regione.
Giusto per curiosità alcune considerazioni. Questa volta m affido al mio istinto e azzardo anche delle ipotesi.
Ho segnato in rosso i codici Ateco oscuri per loro intrinseca natura.
Nell’ultimo scritto suggerivo verifiche a tappeto sulle attività di consulenza in quanto categoria spesso prediletta per
“auto-escrezioni di cassa” .
Manco a farlo apposta ritrovo 2.485 partecipazioni in società di consulenze. Quante di queste hanno fatto consulenze
allo Stato stesso ? E per che importi ?
La prima voce-Ateco, con 2.804 punti però è “Raccolta, trattamento e fornitura d’acqua”. Il bello, come già detto, è
che chiunque volesse andare a giocare con il database excel troverebbe ragione sociale e codice fiscale di tutte le
2.804 partecipazioni.
Se esistesse davvero il portale “Wanted” per lo sceriffo (www.itaglie.it), immaginate la caccia al ladro che si
potrebbe scatenare.
Tra le ulteriori voci in rosso segnalo, tanto per fare qualche esempio:
 Trattamento e smaltimento rifiuti (2.329)
 Attività di supporto e funzioni di ufficio e altri servizi alle imprese (1.443)
 Attività di studi di architettura, ingegneria, collaudi etc. (849)
 Software e consulenza informatica (574)
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Partecipazioni non consulenze
Si deve ricordare che questi dati si riferiscono allo Stato Patrimoniale.
Non sono quindi dati di spesa come le consulenze, semmai sono indicatori di aree di spreco, o peggio contropartite
da corruzione, non contabilizzati a conto economico.
La domanda legittima infatti è : “perché mai lo Stato avrebbe investito in migliaia di società di consulenza ?
Ricordiamoci del paradigma “dove non c’è logica c’è malvivenza”.
Per i dati di spesa si deve andare all’ulteriore analisi di conto economico, ma certamente queste grandezze di
“investimento” sono molto probabilmente in buona parte simili a quelle degli “investimenti” in programmi della
Rai.
Nascosti tra gli investimenti ci sono o si celano uscite di cassa storicamente accumulate che molto probabilmente
non servono a nulla.
Si deve sempre ricordare, infatti, che un dato per essere iscritto a patrimonio deve produrre utili futuri.
Nello specifico si vedrà come ciò non succeda. Il che è segnalato anche dal MEF, che produce significative tabelle
ordinate per risultato economico delle partecipate.
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Partecipazioni: non personale.
Altra considerazione fondamentale da tenere presente è che i dipendenti pubblici sono 3,2 milioni.
Possibile che servisse anche partecipare a questo mare di società ?
E per ricavarne cosa che non potesse essere prodotto dall’esercito dei dipendenti statali ?
Sorpresa. I buoni sono i terroni.
Delle 30.000 partecipazioni ordinate per regione (tabella precedente), 24.000 sono nelle prime 7 regioni e, udite
udite, non ce ne è nemmeno una meridionale.
Questa si che è una sorpresa.
Vuoi vedere che i ladri sono savoiardi e lombardi (ai primi due posti della classifica) e non cafardi (termine
meridionale tra cafone e truzzo) ?
Si certo, si ruba dove ci sono i soldi e dopo i recenti “exploit” di Expo e Mose direi che i conti tornano, ma una
rinfrescata di memoria fa sempre bene.
Dimensione di Patrimonio netto – La predilezione per le nano-società.
Noi ce l’abbiamo piccola.
Questo è un altro indice di strumentalità, per usare un eufemismo.
Delle 30.000 partecipazioni 12.400 sono in società con un patrimonio netto inferiore a 500.000 euro. Se si “taglia” il
database a quelle minori di 1.000.000 di euro il dato diventa di quasi 15.000. Di seguito si prende a riferimento il
primo taglio. A 500.000 euro.
Questo è un dato indicativo. 500.000 euro è un riferimento patrimoniale che potrebbe essere rappresentativo di un
bar, di una edicola urbana o di una qualsiasi altra piccola attività.
Cosa faranno mai di così importante queste nano-società ?
Manco a farlo apposta, riordinando la tabella per ordini di grandezza, indovinate che categoria vince il campionato ?
Le consulenze !
E devo dire, purtroppo, seguite a ruota da “Ricerca e sviluppo”.
Ma non abbiamo già delle strutture interne allo Stato, spesso eccellenti nel mondo, preposte alla ricerca e sviluppo?
E poi per la ricerca e sviluppo non servono investimenti in conto capitale ? Cosa inventeranno mai queste società
con patrimonio per l’equivalente di un bancone da bar, qualche frigorifero e una macchina da caffè ?
Per il resto, lascio il “divertimento” di scorrere la tabella a chi vorrà farlo. Se non facesse incazzare, verrebbe da
piangere.
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La rilevanza economica – Partecipazioni in perdita
Questo è il secondo vero nocciolo, dopo quello delle reale utilità degli investimenti e dei costi in tutte queste
partecipazioni. Come già detto le partecipazioni per essere appostate nel patrimonio dello Stato devono produrre
utili, futuri e presenti. Altrimenti sono investimenti a perdere.
In primo luogo i dati MEF.
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Preciso che i dati MEF non riguardano il 100% delle partecipate e sono quindi riferiti a circa 6.000 società.
Risulta evidente che soltanto 2.800 delle società producono utili.
Le altre sono in perdita o se va bene in pareggio.
Al riguardo osservo che le società in pareggio sono 1.249. Per chiunque abbia un minimo di esperienza è noto che il
pareggio di bilancio al “singolo euro” sia statisticamente impossibile. O si perde o si guadagna. Lo zero è
normalmente un brutto segno. E’ tipico di società dove il bilancio si fa “con il bilancino” (si dice così). E sempre
normalmente, dove si usa il bilancino è per nascondere qualcosa.
Per scendere un po’ più in dettaglio si è di nuovo scelto di usare la classificazione per codice Ateco in modo da farsi
un quadro di redditività in base a questo tipo di catalogazione. La tabella è divisa in due parti che dovrebbero essere
messe in fila orizzontalmente. Nella seconda parte ci sono i totali.
Nei dati seguenti sono incluse tutte le partecipazioni esistenti, pertanto anche quelle nelle grandi società statali che
evidentemente “inquinano” i risultati delle piccole. Sono state tenute insieme per arrivare a fare un ragionamento
sulla redditività complessiva dell’asset partecipazioni. Ma è una metodologia approssimata.
Si è cercato di evidenziare non solo quali settori di partecipazione fossero in perdita, ma anche di quanto lo fossero.
Sempre salvo errori. In termini aggregati, le società in perdita perdono 2,7 miliardi di euro anno di quota dello Stato.
Il dato tiene già in conto la percentuale di partecipazioni. E rappresentano 12,7 miliardi di quota Patrimonio Netto
rispetto ai circa 120 miliardi totali.
Patrimonialmente sono una piccola parte del totale ma numericamente no (2.000 circa su 7.300, a cui aggiungere le
1.249 in pareggio)
Balzeranno agli occhi evidenziate in rosso delle voci con delle percentuali di “non-redditività” inquietanti.
Nuovamente manco a farlo apposta si prendano ad esempio le partecipate di consulenza.
Non solo perdono, ma la quota di perdita rispetto a quella del patrimonio è pari -308.976.865 milioni di euro su
633.917 di patrimonio. Il -48740,90%. Forse c’è qualche errore, perché mi sembra davvero incredibile.
Ma non sono le uniche.
Ecco, secondo me un criterio intuitivo per individuare le aree oscure è proprio questo degli ordini di grandezza.
Qui non c’è nessuna “malagestio”. E’ impossibile ottenere performance di questo tipo se non per logiche
“extracontabili”.
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Per concludere le partecipazioni in utile
Non è sufficiente concentrarsi sulle partecipazioni in perdita o in pareggio. Anche su quelle in utile si possono fare
alcune considerazioni. In primo luogo si può cercare di capire quanto sono in utile e in questo modo ci si può fare
una prima idea della loro effettiva utilità.
Facciamo un ragionamento al contrario. Se io ho 120 miliardi di euro (che è il teorico valore del “patrimonio netto
partecipate” di proprietà dello Stato) vado a cercare investimenti che mi diano un rendimento.
Se volessi investire in attività rischiose, quali sono per definizione quelle di tutte le aziende operative, mi aspetterei
almeno il 5-10% di ritorno all’anno.
Su 120 miliardi farebbe fino a 12 miliardi all’anno, quindi.
Le nostre partecipazioni, invece, ce ne rendono nell’insieme 2.
Composti da quasi 5 miliardi di quelle in utile e – 3 miliardi di quelle in perdita.
Se considero che le società non in perdita hanno una quota di Patrimonio-Stato pari a circa 105 miliardi, uno per
l’altro mi stanno rendendo in media la metà di quanto sarebbe ottimamente legittimo aspettarsi (5/105 miliardi = 5%
vs 10% per attività a rischio).
Il che non sarebbe neanche male, salvo andare a vedere nel dettaglio come è composto il mix. E naturalmente
trovare qualche altra sorpresa.
Le partecipazioni che generano un rendimento (teorico perché in realtà non è detto che gli utili vengano distribuiti)
superiore al 3% sono 9.700/30.132 corrispondenti a 2.120 codici fiscali e quindi entità giuridiche. Sono circa il 30 %
(2.120/7.300 circa).
Se guardiamo la distribuzione per ordine di grandezza delle 2.119 partecipate in utile (quelle che generano 4,587
miliardi di quota utile per lo Stato) scopriamo che quelle con quota utile inferiore a 10.000 euro sono ben 885, per
un totale utile di 2,2 milioni di euro.
La media a partecipata è 2.485 euro.
Un classico esempio di importo “fatto con il bilancino” per l’Agenzia delle Entrate.
E’ davvero ragionevole immaginare che dietro questo dato ci siano costi impliciti di importi ben superiori.
Se poi si taglia il database a 100.000 euro, le partecipate diventano 1.536, con un utile totale per 26,9 milioni di
euro. 30.000 euro circa in media per ogni partecipata. Ecco, direi che non sono certamente colossi.
Vabbè, però 26 milioni sono sempre bei soldi.
Ma il ragionamento sui costi impliciti vale sempre.
Inoltre mi pare più che legittimo il dubbio che almeno parte di questi 26 milioni di utili siano nati da prestazioni
fatturate allo Stato stesso.
Ciò vorrebbe dire che io Stato pago ad esempio 100 euro ad una società di cui magari ho il 10%, e così facendo i
restanti 90 euro finiscono a qualche socio terzo magari appaltante malandrino.
Il coefficiente di confusione e il giramento di coglione.
Alla fine dei conti delle 7.300 società ne restano 2.119-1.536 o 885 (a seconda di dove taglio il database di quelle in
utile) in utile significativo.
Arrotondando, vuol dire tra 500 e 1.000.
Che su 7.300 fa circa il 10%.
Questa delle partecipazioni non solo è una’area grigia o oscura, ma mi pare un bel punto di partenza per avviare
processi di tracciamento delle reti di malaffare di cui in precedenza.
Volevo concludere con qualcosa di particolare.
Una chiosa ad effetto, che a me piacciono tanto.
Invece mi girano soltanto i coglioni, per i soldi rubati.
Il tempo perso dal sistema (oltre che da me) e le conseguenti sofferenze.
Eh, si. Per fare danno tutto fa effetto. Pensieri, parole, opere e omissioni. Come noto.
E quindi la chiosa è semplice : sceriffo, acchiappali tutti.
Conviene anche a loro.
Se qua non vi muovete qualcuno si incazzerà veramente e ci ritroveremo nei seventies per incanto.
E invece che nell’era dell’acquario o dell’intelletto che dir si voglia, finiremo dritti dritti nell’era delle 44.
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8 2014 06 29 – STRUTTURA, COSTI DELLO STATO E SPENDING REVIEW
Ti sei fatto il palazzo sul jumbo, noi invece corriamo sempre appresso all’ambo. Così cantava Rino Gaetano. Erano i
seventies. Gli anni dell’austerity, quella vera, che a breve ci troveremo di nuovo tra capo e collo.
In faccia a quelli che adesso gridano “fine all’austerity” e che non hanno ancora capito cosa sta succedendo.
Lo dicevo io che si dovrebbe imparare a comunicare solo trimestralmente, solo in via tabellare e solo sapendo cosa
dire. Eh già.
Sono oramai mesi che aspettiamo tutti questa famigerata spending review, un deus ex-machina che tutto risolve, e
invece niente. Dove è finita ?
In compenso sento ancora proclami tipo “tagliamo le tasse”. Addirittura un giovanotto probabile neofita l’ho sentito
circostanziare l’affermazione in maniera precisa : “tagliamo le tasse di 40 miliardi di euro”. Bravo ! E dove li
prendi? Forse ha in mente di metterceli lui di tasca sua. Sarebbe una bella novità.
Allora la prima considerazione che mi viene in mente è la seguente: “ma uno che va al governo non dovrebbe sapere
da prima cosa deve fare ?”
La seconda considerazione nasce da un’informazione trovata sul sito della Ragioneria di Stato. Quella preposta alla
spending review pare essere anche una sezione della stessa Ragioneria, esistente del 2008. Presumo che in realtà
esista da decenni, ma probabilmente l’abbiamo inglesizzata dal 2008. E allora cosa c’è di nuovo nel concetto che lo
Stato spende troppo e che bisogna tagliare ? Perché dovrebbe diventare argomento di vittoria elettorale? E perché, a
maggior ragione lo dovrebbe diventare quando in realtà nessuno pare sapere come farla?
In ogni caso se nessuno sa come farla c’è un motivo. E non è un motivo tecnico. Non può essere che nessuno sappia
fare quattro conti.
Il punto è, come già detto, che è un gran casino e ora dopo alcuni giorni di smanettamento sui numeri, ne ho la
consapevolezza pratica. Si tratterebbe di smontare pezzo pezzo mezzo secolo di “corallificazioni” iperramificate. E
senza rompere niente.
Non che non si possano trovare aree da tagliare, ma il problema è anche che inevitabilmente ci si scontrerà con gli
interessi particolari. E nessuno può o vuole istituzionalmente fare il cattivo.
Inoltre la struttura esistente è talmente capillare e frazionata che non esiste una sola iniziativa incidendo sulla quale
si ottenga un risultato. Qui si tratta di andare a combattere in 787 centri di costo, in ognuno dei quali ci potrà essere
spreco, furto e chissà cosa altro, ma anche tante persone che lavorano onestamente. La cernita sarebbe
complessamente difficile, e riuscire a realizzare tutti i tagli in modo che siano effettivamente e complessivamente
efficaci avrebbe davvero del miracoloso.
Il metodo
Come sempre inizio spiegando cosa è stato fatto.
A me interessava capire la struttura di costi dello Stato. I 450 miliardi all’anno circa, per capirsi. Escludendo
interessi e ricollocamento del debito pubblico. E mi interessava capire se c’era un responsabile e di cosa.
Il budget 2014 non l’ho potuto utilizzare. Per qualche strano motivo non riuscivo a copiare i dati dal file .pdf trovato
sul sito della Ragioneria. E siccome erano 600-700 pagine ho deciso di cambiare riferimento e usare alcuni dati del
2011 che invece riuscivo a smanettare. Tanto la struttura è sempre la stessa.
Da questi dati ho prodotto una tabella di sintesi per ogni ministero, una sola tabella, il più razionale possibile, senza
una quantità delirante di sottototali, in modo da rendere visibile i dati per ogni “struttura organizzativa”. C’è poi
una seconda tabella per ogni ministero che serve a qualche analisi ulteriore.
Le strutture organizzative sarebbero quindi quelle con un responsabile a cui chiedere conto.
Queste sono circa 250 suddivise su 13 Ministeri.
Sono tralasciate le totalizzazioni per missioni, o per programmi. Mi danno solo l’idea di essere ulteriori possibili
poltrone da occupare e fumo negli occhi.
In realtà il documento di presentazione espone che i dati dai 13 Ministeri si riferiscono a:
 93 Centri di responsabilità amministrativa, corrispondenti alle strutture organizzative apicali dei Ministeri
(Dipartimenti o Direzioni Generali)
 787 Centri di costo, rappresentativi delle strutture organizzative dei ministeri di livello dirigenziale generale,
sia centrali (Direzioni Generali) sia periferiche (Direzioni Regionali, Comandi regionali, interregionali e
provinciali dei corpi di polizia e forze armate; Uffici scolastici regionali; Ragionerie Territoriali dello Stato;
Questure; Prefetture; Sedi diplomatiche italiane presso Stati esteri e organismi internazionali, etc).
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4
5
6
7
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9
10
11 Da Personale Da Regioni Da Comuni Da spending Da dismissioni (dati in milioni di euro) Tributarie Extra Tributarie Alienazione pat. e risc. Cr. TOTALE ENTRATE Spese correnti Spese in conto capitale TOTALE SPESE ENTRATE ‐ SPESE Interessi sul debito (tutti9 RISULTATO ECONOMICO DEBITO 442 39 1 483 ‐410 ‐37 ‐447 36 ‐100 ‐64 2.100 0 0
15
0
15
0 0 10 10 200 Da centri di costo 15
Da Progressività 5
Da Sommerso 15
Da Evasione 5
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50 5
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10
‐25
‐25
‐20
50 5
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10
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‐20
12 TOTALE FINALE 3
TOTALE VARIAZIONI 2 Patrim. off‐shore 1 Da turismo Da rit. investimenti Anno Il piano di riferimento
Riprendendo il macro piano già esposto, si evidenziano in giallo le voci riferibili alla spending review.
Sono 25 miliardi di euro su base annua, come obiettivo.
Le voci in azzurro sono evidenziate, ma non rientrano nella review di spese ordinarie. Si riferiscono a ulteriori
possibili misure strutturali di accorpamento di Regioni e Comuni per altri 15 miliardi, che inciderebbero come
minori trasferimenti necessari dal centro.
Non sono contemplati i livelli locali, ne in termini di personale ne di costi aggiuntivi di tutte le frange locali dello
Stato.
0 0 0 25 25 500 90
0
0
90
35
‐25
10
100
35
135
‐700
532
39
1
573
‐375
‐62
‐437
136
‐65
71
1.400
L’algoritmo democratico
Prima di esporre l’analisi di dettaglio per ministero anticipo le conclusioni. Come la si voglia girare, oltre ad essere
molto complessa la situazione prelude anche a un disastro sociale.
Data la difficoltà di adottare soluzioni chirurgiche, non conoscendo in dettaglio le strutture, ho ritenuto di procedere
con un esercizio teorico di “taglio democratico”. Una sorta di obiettivo ridefinibile in corsa.
Apparirà evidente la difficoltà di procedere, sia in ragione del frazionamento che dei conseguenti costi sociali.
Riconferma della premessa: è davvero un gran casino.
I costi per Ministero sono ripartiti come in tabella seguente. Si noti che i costi propri, che pure in alcuni casi possono
apparire spropositati, sono “solo” 87 miliardi su 444. Vanno aggiunti i costi “dislocati” (trasferimenti, 276 mld) “ad
altre amministrazioni pubbliche (enti pubblici, enti territoriali), a organismi internazionali, a famiglie o ad istituzioni
private”, e “altri” vari per 80 miliardi.
Si osservi pure l’esistenza di alcuni Ministeri “micro”, in termini economici, rispetto ad altri. Difficile non pensare
ad accorpamenti, che comunque singolarmente non sarebbero risolutivi.
MEF
SVILUPPO ECONOMICO
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
GIUSTIZIA
ESTERI
ISTRUZIONE
INTERNO
AMBIENTE
INFRASTRUTTURE
DIFESA
AGRICOLTURA
CULTURA
SALUTE
Anni pers.
Personale
76.220 4.129.472.973
3.640
197.132.934
8.558
384.743.068
98.433 5.528.108.842
9.026
922.561.796
990.681 39.507.421.405
165.794 7.859.454.284
1.077
64.306.916
20.045
916.423.460
313.411 14.492.046.636
11.796
671.268.901
19.998
841.175.318
3.239
184.640.484
1.721.918 75.698.757.017
Gestione
642.343.380
29.617.150
57.015.925
1.542.479.261
142.621.500
925.815.504
980.276.571
62.718.645
163.772.212
3.581.655.507
66.121.304
147.274.614
83.143.161
8.424.854.734
Straordinari Ammor tamenti
1.100.220.501
154.256.810
384.022
3.530.441
569.959
2.195.564
6.359.329
134.927.976
1.123.310
15.329.221
398.084
13.144.064
23.584.028
214.422.206
0
1.085.549
789.561
5.316.282
37.503.570
931.546.017
3.047.834
18.062.218
1.450.368
14.355.314
95.006
7.141.164
1.175.525.572 1.515.312.826
Totale propri con pesonale
6.026.293.664
230.664.547
444.524.516
7.211.875.408
1.081.635.827
40.446.779.057
9.077.737.089
128.111.110
1.086.301.515
19.042.751.730
758.500.257
1.004.255.614
275.019.815
86.814.450.149
Dislocati
152.593.677.671
11.076.545.126
79.552.643.446
462.365.879
853.923.097
9.265.188.963
15.380.041.767
274.094.540
5.288.091.449
264.265.139
558.607.484
395.333.773
1.012.283.105
276.977.061.439
444.258.904.082
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Altre
75.368.708.219
145.452.687
143.035.729
‐473.305.091
‐49.701.277
2.752.807.114
818.484.094
111.691.869
446.855.963
1.204.559.295
3.666.445
23.565.128
‐28.427.681
80.467.392.494
L’”algoritmo democratico” impostato per arrivare a circa 25 miliardi totali di tagli (in realtà purtroppo nonostante i
danni sociali non ci si arriverebbe nemmeno. Ci si ferma a 23) è composto dai seguenti 3 punti.
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1. Per costi del personale con Strutture Organizzative dotate di più di 50 persone, si prevede il taglio dei costi
personale del 10%. Per le altre (poche), taglio del 5%. La ratio è che dove sono impiegate 50 persone (o più) si
riesce a fare lo stesso lavoro anche con 45. In effetti scorrendo le singole strutture si ha spesso la sensazione di
osservare un esercito e a volte a costo medio elevato. Se non un esercito di generali, almeno un esercito di
sottoufficiali.
Si risparmierebbero in teoria 7,5 miliardi di euro, su circa 76 miliardi totali, con un bilancio sociale di circa
170.000 persone disoccupate in più. Forse un po’ di meno se si riuscisse a “tagliare” le persone con costi sopra la
media (c’è una colonna apposta in cui sono evidenziate in rosso le Strutture con costi medi superiori del 20% alla
media totale). E’ sicuramente verosimile che ci sia sovraoccupazione storicamente accumulata. E’ probabilmente
dovuta ad una antica politica di ricerca di “piena occupazione”. Certo però che vuol dire mandare in condizioni di
difficoltà ulteriori 500.000 persone (familiari inclusi, ad una media di 3 persone per famiglia) che nella attuale
situazione italiana sarebbe un disastro.
2. Per costi di gestione propri del singolo Ministero, l’algoritmo prevede il taglio del 10 %. La ratio è determinata
dalle singole voci di spese esterne per struttura che sono in media pari a circa 5.000 euro/anno per persona
occupata. Nell’ambito di tale aggregato la componente Acquisto di servizi ed utilizzo di beni di terzi, che per il
2011 è pari a migl. di euro 5.223.774 comprende i costi per Consulenza, Prestazioni professionali e specialistiche
non consulenziali, Servizi per trasferte, Promozione, Formazio ne e Addestramento, Manutenzione,
Manutenzione di armi, armamenti e mezzi per la difesa, Noleggi, locazioni e leasing, Utenze e canoni, Servizi di
ristorazione, Servizi ausiliari e Assicurazioni. I Beni di consumo, ulteriormente articolati in Carta, cancelleria e
stampati, Giornali e pubblicazioni, Materiali e accessori ed Armi e armamenti e mezzi per la difesa presentano
una previsione 2011 pari a migl. di euro 2.783.368,
E in questo caso si azzarda facilmente una possibile “malagestio clientelare”, da sola sempre non risolutiva. Su
circa 11 miliardi di costi propri, di cui 8,4 di Gestione, si risparmierebbe 1 miliardo circa.
E’ importante considerare che se anche si raddoppiassero gli sforzi, si otterrebbe 1 mld di risparmi in più.
Noccioline rispetto al totale necessario, ma è pur sempre possibile che qui ci siano grandi zone grigie.
3. La vera chiave, vista anche la struttura dei costi totale, sta nei tagli a costi dislocati e altri. Il che è comunque un
altro disastro. Per farsi un’idea i trasferimenti correnti, componente preponderante dei Costi dislocati,
rappresentano, tra l’altro,
- contributi statali per il funzionamento di enti centrali a finanza derivata (organi costituzionali, agenzie, autorità,
enti di ricerca, etc.);
- trasferimenti correnti agli Enti di Previdenza a fini prevalentemente assistenziali;
- contributi statali per il funzionamento degli enti locali calcolati sulla base di parametri demografici e socioeconomici;
- altri contributi ordinari dello Stato versati a Regioni ed enti locali, per lo svolgimento di funzioni delegate, in
base alle normative vigenti;
- la quota ordinaria di compartecipazione dell’Italia al bilancio della UE;
- altri contributi ordinari al funzionamento di organismi internazionali ai quali l’Italia aderisce.
- contributi a investimenti, cioè risorse destinate a finanziare progetti ed investimenti di vari destinatari
- altri trasferimenti in conto capitale che rappresentano risorse destinate al ripianamento di debiti pregressi dei
soggetti beneficiari o ad altri trasferimenti in conto capitale.
Chi crede che non servano a niente farebbe meglio a ragionarci sopra.
L’algoritmo prevedere tagli del 10 % diffusi, fatta eccezione per alcune voci di spesa sociale dove si è ipotizzato
un taglio del 5% o 0%. Queste eccezioni sono evidenziate in giallo nelle analisi per singolo Ministero.
In totale si risparmierebbero 14,5 miliardi di euro su 367 (277+80) di spesa. Considerando che le strutture
destinatarie di questi soldi sono comunque composte di persone, si tratterebbe di aggravare ulteriormente il
bilancio sociale di cui al punto 1.
In riepilogo :
Pag 57 di 253
MEF
SVILUPPO ECONOMICO
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
GIUSTIZIA
ESTERI
ISTRUZIONE
INTERNO
AMBIENTE
INFRASTRUTTURE
DIFESA
AGRICOLTURA
CULTURA
SALUTE
Anni pers.
76.220
3.640
8.558
98.433
9.026
990.681
165.794
1.077
20.045
313.411
11.796
19.998
3.239
1.721.918
Media Media Media Gestione ‐ personale‐
no Rosso > Retribuzio
Totale propri con ni lorde Str./Amm.
20%
Personale
pesonale
4.129.472.973
6.026.293.664
54.178
36.119
8.427
197.132.934
230.664.547
54.157
36.105
8.137
384.743.068
444.524.516
44.957
29.971
6.662
5.528.108.842
7.211.875.408
56.161
37.441
15.670
922.561.796
1.081.635.827
102.212
68.141
15.801
39.507.421.405 40.446.779.057
39.879
26.586
935
7.859.454.284
9.077.737.089
47.405
31.603
5.913
64.306.916
128.111.110
59.709
39.806
58.235
916.423.460
1.086.301.515
45.718
30.479
8.170
14.492.046.636 19.042.751.730
46.240
30.827
11.428
671.268.901
758.500.257
56.906
37.938
5.605
841.175.318
1.004.255.614
42.063
28.042
7.364
184.640.484
275.019.815
57.005
38.004
25.669
75.698.757.017 86.814.450.149
43.962
29.308
4.893
Risparmi personale
‐411.597.506
‐19.669.553
‐38.170.097
‐551.944.560
‐92.156.695
‐3.950.129.437
‐785.841.204
‐6.131.885
‐91.642.346
‐1.449.204.664
‐67.126.890
‐83.827.505
‐18.464.048
‐7.565.906.391
Risparmi altri Risparmi Dislocati propri
+ altri
‐189.682.069
‐5.709.327.163
‐3.353.161
‐1.122.199.781
‐5.978.145
‐4.201.094.587
‐168.376.657
1.093.921
‐15.907.403
‐80.422.182
‐93.935.765
‐767.950.922
‐121.828.281
‐1.619.852.586
‐6.380.419
‐38.578.641
‐16.987.806
‐573.494.741
‐455.070.509
‐146.882.443
‐8.723.136
‐56.227.393
‐16.308.030
‐41.889.890
‐9.037.933
‐98.385.542
‐1.111.569.313 ‐14.455.211.951
‐23.132.687.656
Il default fa male
Mi rendo conto che vista nell’ottica di cui sopra, questa review sembra impossibile.
Eppure se si vuole cercare di realizzare un piano strategico che ci salvi dal default e ci metta in condizione di
rilancio, io non vedo altra via.
Bisogna ragionare in termini complessi. Contemplando tanti interventi tutti insieme.
O davvero finirà male.
Capita anche a me di pensare ad un default pilotato. Ad esempio che garantisca solo i possessori di titoli di Stato
persone fisiche residenti in Italia. Certo, in apparenza sarebbe comodo.
Ma bisogna ricordare due cose.
1. La prima è che non sarebbe risolutivo (si veda la tabella del piano). Una parte di debito resterebbe (30-50%
?), e post-default non costerebbe più tra 0% e 3% di interessi/anno, ma molto di più. 7-8% almeno ? Lo
spread schizzerebbe alle stelle, per capirsi, e gli interessi si rimoltiplicherebbero.
2. La seconda è che di certo non sarebbe indolore.
Ricordo l’Argentina. Una immagine che mi rimase impressa era quella della gente che andava a cercare la carta nei
cassonetti per strada. La rivendevano per cercare di sopravvivere.
Chi pensa che a noi non possa succedere, non ha capito nulla.
Si passa ora all’analisi per ministero.
Ministero dell’Economia e delle finanze
E’ il Ministero principale in termini di spesa gestita : 230 miliardi di spesa totale, di cui 6 di costi propri.
Al Ministero dell’Economia e delle finanze sono affidati rilevanti compiti istituzionali, tra i quali:
1. linee di programmazione economico finanziaria dello Stato, emissione e gestione dei titoli del debito
pubblico, gestione e dismissione di enti e aziende partecipate dallo Stato, da Dipartimento Tesoro;
2. Politiche, processi e adempimenti di bilancio con particolare riguardo alla formazione del Bilancio, compresi
gli adempimenti di tesoreria, tenuta della contabilità dello Stato e vigilanza sulla spesa pubblica, affidati alla
Ragioneria Generale dello Stato;
3. indirizzo e coordinamento di altri servizi a supporto delle Amministrazioni pubbliche (tra i quali l’attività
prevalente è posta in essere dall’Avvocatura Generale dello Stato);
4. coordinamento monitoraggio e vigilanza sul sistema della fiscalità statale (escluse le funzioni operative
affidate dal 2001 alle Agenzie fiscali), in carico al Dipartimento delle Politiche fiscali;
5. compiti di polizia tributaria a cura del Corpo della Guardia di Finanza.
6. L’Amministrazione, nel suo ruolo di coordinatore dei conti pubblici e di gestore del Bilancio dello Stato,
trasferisce inoltre ingenti risorse finanziarie per conto dello Stato ad altre Amministrazioni, enti od organismi
pubblici e privati (costi dislocati), destinate al perseguimento di finalità che, in alcuni casi, non hanno
relazioni dirette con i compiti istituzionalmente affidati all’Amministrazione (dalla sanità alla tutela
dell’ambiente, alle opere pubbliche, ecc).
La struttura del Ministero è stata interessata dalla riorganizzazione prevista con regolamento n. 43 del 2008 e
successivo decreto ministeriale del 28 gennaio 2009, ed è riassunta nella tabella seguente.
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MINISTERO ECONOMIA E FINANZE
Gabinetto e uffici di diretta collaborazione al Ministro ‐ Dislocati confessioni religiose 1,1 mld + Organi costituz 1,99 mld + organi a ril. cost 0,529 + Presidenza CdM 0,476
Organismo indipendente di valutazione della performance + sport gioventù e turismo 0,684 + 0,037
GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLL. A OPERA MINISTRO
Ufficio del responsabile del dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi del Tesoro ‐ Protezione civile calamità 128 e struttura 1895
Direzione Centrale per la Logistica e gli Approvvigionamenti
Direzione Centrale dei Servizi del Tesoro
Direzione Centrale dei Sistemi Informativi e innovazione
Direzione Centrale per le Politiche del Personale
Dir. Centrale per i Servizi al Personale ‐ Dislocati infortuni
DIPAR. AMMI. GENERALE, DEL PERSONALE E DEI SERVIZI
Uff. del Direttore Generale del Tesoro ‐ Dislocati UE + Regolazioni in Altri
Direzione I ‐ Analisi econ. finanziaria ‐ Dislocati = analisi
Direzione II ‐ Debito pubblico
Direzione III ‐ Rapporti finanziari internazionali
Direzione IV ‐ Sistema bancario e finanziario. Affari legali
Direzione V ‐ Prevenzione dell'utilizzo del finanziario per fini illegali sistema
Direzione VI ‐ Oper. finanziarie. Contenzioso comunitario
Direzione VII ‐ Finanza e Privatizzazioni
Direzione VIII ‐ Valorizzazione di attivo e patrimonio Stato
DIPARTIMENTO DEL TESORO
Ufficio del Ragioniere Generale dello Stato ‐ Dislocati postali telefonici x invìcentivi editoria
Ispettorato generale di finanza
Ispettorato generale del bilancio ‐ Dislocati da ripartire 1,5 mld + 1 a quadratura
Ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l'analisi costi del lavoro pubblico
Ispettorato generale per gli affari economici
Ispet. gen. X finanza delle PP.AA. ‐ Dislocati Enti territoriali Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l' UE
Ispettorato generale per la spesa sociale ‐ Dislocati Sanità
Isp. Gen.X l'informatizzazione della contabilità di Stato
Ispettorato Generale per la Contabilità e la Finanza pubblica
Ragionerie Territoriali dello Stato ‐ Dislocati Regioni + Enti
Isp. Gen. di Finanza ‐ Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica
Ucb Economia e Finanze
UCB SviL. Econ.‐ Dislocati incentivi imprese anche fiscalità
Ucb Lavoro e politiche sociali ‐ Dislocati + 197 casa + 4.286 protezione x categorie + famiglie 52 + dipendenze 10 + pari opportunità 12 + pensioni di guerra 913
Ucb Giustizia
Ucb Affari esteri
Ucb Istruzione, Universita' e Ricerca ‐ Dislocati 131 +33
Ucb Interno ‐ Sicurezza democratica in altri
Ucb Ambiente e tutela del territorio ‐ Dislocati tutela
Ucb Infrastr. e Trasp.‐Dislocati svil trasp 4,9 mld + 0,25 infras.
Ucb Difesa
Ucb Politiche Agricole e Forestali
Ucb Beni e attivita culturali
Ucb Salute ‐ Dislocati previdenza ‐ Altri Previdenza
Ucr Monopoli
Servizio Studi Dipartimentale ‐ A quadratura totale 386 634
DIPARTIMENTO DELLA RAGIONERIA GENERALE
Ufficio del DG Finanze ‐ Dislocati frodi vigilanza, regolazioni
Direzione studi e ricerche economico fiscali
Direzione legislazione tributaria
Direzione agenzia ed enti della fiscalità ‐ Dislocati regolazione e coordinamento fiscalità
Direzione relazioni internazionali
Direzione federalismo fiscale
Direzione comunicazione istituzionale della fiscalità
Direzione sistema informativo della fiscalità
Commissioni Tributarie
Direzione della giustizia tributaria
DIPARTIMENTO DELLE FINANZE
Comando generale del Corpo della Guardia di Finanza ‐ dislocati concorso sicurezza
Comandi del corpo della Guardia di Finanza
GUARDIA DI FINANZA
Avvocatura dello Stato
AVVOCATURA DELLO STATO
TOTALE GENERALE
Anni persona
Personale
Gestione
208
13.539.259
4.338.638
0
13
221
1.148.552
14.687.811
433.215
4.771.853
56
344
533
217
65
393
1.608
4.379.606
15.829.607
23.812.171
10.312.455
3.763.205
18.033.419
76.130.463
133
40
118
63
57
Straordinari Ammortamenti
TOTALE
Dislocati
449.935
18.327.832
4.100.736.785
0
0
0
449.935
1.581.767
19.909.599
721.744.824
4.822.481.609
0
1.628.104
9.219.346
18.286.992
6.650.464
1.730.380
9.256.080
46.771.366
5.760
243.974
25.560
8.214
3.728
16.223.580
16.510.816
221.895
1.536.831
3.074.864
1.998.259
229.589
1.331.901
8.393.339
6.235.365
26.829.758
45.199.587
18.969.392
5.726.902
44.844.980
147.805.984
2.023.682.229
352.602.072
193.976.035
5.827.000
2.382.111.301
193.976.035
7.955.491
2.656.561
6.400.836
3.849.737
3.365.406
4.211.818
2.095.782
3.333.654
2.061.556
1.706.158
337.654
130.656
289.380
152.468
139.808
1.789.778
419.734
2.366.613
521.820
418.200
14.294.741
5.302.733
12.390.483
6.585.581
5.629.572
142
191
34
23
801
6.979.318
9.459.772
2.156.223
1.544.297
44.367.641
3.949.174
5.227.862
3.463.782
633.906
26.683.692
344.544
176.475.742
83.988
55.700
178.009.940
1.296.718
1.673.038
291.834
67.710
8.845.445
12.569.754
192.836.414
5.995.827
2.301.613
257.906.718
91
195
6.519.017
10.460.109
1.369.432
3.310.688
10.036
19.378
558.608
577.970
8.457.093
14.368.145
982.823.652
118
6.916.131
2.187.010
12.918
1.408.816
10.524.875
1.538.144.373
105
56
99
90
60
218
41
4.603
157
174
87
6.496.981
3.781.113
5.768.678
5.427.298
3.941.096
10.362.869
2.720.282
196.190.189
15.991.680
8.470.650
4.424.541
1.938.472
738.054
1.419.944
2.722.416
1.144.892
4.609.350
623.522
54.442.258
3.326.644
3.708.350
1.024.432
10.430
5.566
2.858.158
8.842
5.964
21.664
4.374
457.430
15.602
17.290
8.644
1.168.984
169.454
648.002
4.193.736
829.898
2.546.644
450.900
17.012.052
1.236.446
842.844
421.200
9.614.867
4.694.187
10.694.782
12.352.292
5.921.850
17.540.527
3.799.078
268.101.929
20.570.372
13.039.134
5.878.817
46
88
102
101
88
31
100
122
51
58
48
29
51
7.009
174
54
84
2.431.560
4.469.133
5.087.659
5.149.870
4.608.000
1.919.411
5.001.245
5.811.113
2.583.152
3.045.009
2.483.044
1.403.970
3.347.009
334.810.809
9.880.401
3.642.401
5.042.713
672.774
950.966
1.531.518
2.262.872
1.036.672
392.024
1.113.310
1.608.754
657.708
616.342
943.032
479.900
1.508.672
96.340.008
2.678.774
868.752
1.085.856
4.570
8.744
10.136
10.036
8.748
3.080
9.938
12.126
5.068
5.762
4.770
2.982
5.068
3.547.324
1.638.290
505.788
788.040
207.458
323.648
777.826
537.764
330.696
177.554
383.250
503.990
319.362
227.730
215.476
93.052
223.970
36.387.330
3.614.336
3.888.500
1.585.970
3.316.362
5.752.491
7.407.139
7.960.542
5.984.116
2.492.069
6.507.743
7.935.983
3.565.290
3.894.843
3.646.322
1.979.904
5.084.719
471.085.471
17.811.801
8.905.441
8.502.579
48
60
48
38
53
2.083
75
2.717
3.152.913
3.549.165
2.996.865
2.382.140
2.934.831
94.426.777
4.043.427
132.051.633
642.854
1.060.276
563.098
2.596.298
297.932
89.027.238
445.588
99.266.666
876.014.724
561.768
455.286
362.680
501.446
19.021.500
711.484
900.561.006
1.177.572
1.294.850
1.160.498
1.086.538
3.203.290
3.984.034
1.464.986
22.460.574
880.988.063
6.466.059
5.175.747
6.427.656
6.937.499
206.459.549
6.665.485
1.154.339.879
2.307
60.349
62.656
1.208
1.208
76.220
139.961.264
3.231.345.991
3.371.307.255
156.117.361
156.117.361
4.129.472.973
67.410.799
289.937.066
357.347.865
11.161.930
11.161.930
642.343.380
310.329
1.225.686
1.536.015
55.400
55.400
1.100.220.501
2.805.208
72.936.607
75.741.815
1.978.372
1.978.372
154.256.810
210.487.600
3.595.445.350
3.805.932.950
169.313.063
169.313.063
6.026.293.664
24.159.548.631
60.486.069
3.510.000
52.734.184.865
24.223.544.700
52.734.184.865
10.609.020.528
1.071.869.904
11.535.134.217
50.190.770
23.431.777.102
1.112.811.951
5.306.956.702
131.858.215
720.236.021
58.991.768
5.102.196.856
10.022.339.095
11.061.100.000
386.634
60.295.290.469
34.805.874
22.440.547.319
3.636.123.173
57.198.049.371
60.868.978.418
0
1.271.174
1.271.174
0
152.593.677.671
75.368.708.219
E’ articolato in circa 60 Strutture organizzative, che occupano 76.220 persone, per un costo di 4,1 mld.
I costi di gestione sono circa 2 miliardi.
La gran parte delle spese gestite, però, è relativa ai costi dislocati e altri (152 mld + 75 mld).
Si ipotizzano minori spese democraticamente articolate come in tabella seguente (ultime 3 colonne)
Pag 59 di 253
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Altre
MINISTERO ECONOMIA E FINANZE
Gabinetto e uffici di diretta collaborazione al Ministro ‐ Dislocati confessioni religiose 1,1 mld + Organi costituz 1,99 mld + organi a ril. cost 0,529 + Presidenza CdM 0,476
Organismo indipendente di valutazione della performance + sport gioventù e turismo 0,684 + 0,037
GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLL. A OPERA MINISTRO
Ufficio del responsabile del dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi del Tesoro ‐ Protezione civile calamità 128 e struttura 1895
Direzione Centrale per la Logistica e gli Approvvigionamenti
Direzione Centrale dei Servizi del Tesoro
Direzione Centrale dei Sistemi Informativi e innovazione
Direzione Centrale per le Politiche del Personale
Dir. Centrale per i Servizi al Personale ‐ Dislocati infortuni
DIPAR. AMMI. GENERALE, DEL PERSONALE E DEI SERVIZI
Uff. del Direttore Generale del Tesoro ‐ Dislocati UE + Regolazioni in Altri
Direzione I ‐ Analisi econ. finanziaria ‐ Dislocati = analisi
Direzione II ‐ Debito pubblico
Direzione III ‐ Rapporti finanziari internazionali
Direzione IV ‐ Sistema bancario e finanziario. Affari legali
Direzione V ‐ Prevenzione dell'utilizzo del finanziario per fini illegali sistema
Direzione VI ‐ Oper. finanziarie. Contenzioso comunitario
Direzione VII ‐ Finanza e Privatizzazioni
Direzione VIII ‐ Valorizzazione di attivo e patrimonio Stato
DIPARTIMENTO DEL TESORO
Ufficio del Ragioniere Generale dello Stato ‐ Dislocati postali telefonici x invìcentivi editoria
Ispettorato generale di finanza
Ispettorato generale del bilancio ‐ Dislocati da ripartire 1,5 mld + 1 a quadratura
Ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l'analisi costi del lavoro pubblico
Ispettorato generale per gli affari economici
Ispet. gen. X finanza delle PP.AA. ‐ Dislocati Enti territoriali Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l' UE
Ispettorato generale per la spesa sociale ‐ Dislocati Sanità
Isp. Gen.X l'informatizzazione della contabilità di Stato
Ispettorato Generale per la Contabilità e la Finanza pubblica
Ragionerie Territoriali dello Stato ‐ Dislocati Regioni + Enti
Isp. Gen. di Finanza ‐ Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica
Ucb Economia e Finanze
UCB SviL. Econ.‐ Dislocati incentivi imprese anche fiscalità
Ucb Lavoro e politiche sociali ‐ Dislocati + 197 casa + 4.286 protezione x categorie + famiglie 52 + dipendenze 10 + pari opportunità 12 + pensioni di guerra 913
Ucb Giustizia
Ucb Affari esteri
Ucb Istruzione, Universita' e Ricerca ‐ Dislocati 131 +33
Ucb Interno ‐ Sicurezza democratica in altri
Ucb Ambiente e tutela del territorio ‐ Dislocati tutela
Ucb Infrastr. e Trasp.‐Dislocati svil trasp 4,9 mld + 0,25 infras.
Ucb Difesa
Ucb Politiche Agricole e Forestali
Ucb Beni e attivita culturali
Ucb Salute ‐ Dislocati previdenza ‐ Altri Previdenza
Ucr Monopoli
Servizio Studi Dipartimentale ‐ A quadratura totale 386 634
DIPARTIMENTO DELLA RAGIONERIA GENERALE
Ufficio del DG Finanze ‐ Dislocati frodi vigilanza, regolazioni
Direzione studi e ricerche economico fiscali
Direzione legislazione tributaria
Direzione agenzia ed enti della fiscalità ‐ Dislocati regolazione e coordinamento fiscalità
Direzione relazioni internazionali
Direzione federalismo fiscale
Direzione comunicazione istituzionale della fiscalità
Direzione sistema informativo della fiscalità
Commissioni Tributarie
Direzione della giustizia tributaria
DIPARTIMENTO DELLE FINANZE
Comando generale del Corpo della Guardia di Finanza ‐ dislocati concorso sicurezza
Comandi del corpo della Guardia di Finanza
GUARDIA DI FINANZA
Avvocatura dello Stato
AVVOCATURA DELLO STATO
TOTALE GENERALE
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio
no con pesonale
20%
ni lorde Str./Amm.
Anni pers.
Personale
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
208
13.539.259
18.327.832
65.093
43.395
20.859
‐1.353.926
‐478.857
‐410.073.679
13
221
1.148.552
14.687.811
1.581.767
19.909.599
88.350
66.461
58.900
44.307
33.324
21.592
‐57.428
‐1.411.354
‐43.322
‐522.179
‐72.174.482
‐482.248.161
56
344
533
217
65
393
1.608
4.379.606
15.829.607
23.812.171
10.312.455
3.763.205
18.033.419
76.130.463
6.235.365
26.829.758
45.199.587
18.969.392
5.726.902
44.844.980
147.805.984
78.207
46.016
44.676
47.523
57.895
45.887
47.345
52.138
30.678
29.784
31.682
38.597
30.591
31.563
29.073
26.800
34.310
30.647
26.621
23.552
29.087
‐437.961
‐1.582.961
‐2.381.217
‐1.031.246
‐376.321
‐1.803.342
‐7.613.046
‐185.576
‐1.100.015
‐2.138.742
‐865.694
‐196.370
‐2.681.156
‐7.167.552
‐202.368.223
‐54.657.811
0
0
0
‐582.700
‐257.608.734
133
40
118
63
57
7.955.491
2.656.561
6.400.836
3.849.737
3.365.406
14.294.741
5.302.733
12.390.483
6.585.581
5.629.572
59.816
66.414
54.244
61.107
59.042
39.877
44.276
36.163
40.738
39.361
31.668
52.395
28.251
32.723
29.933
‐795.549
‐132.828
‐640.084
‐384.974
‐336.541
‐633.925
‐264.617
‐598.965
‐273.584
‐226.417
0
‐6.048.607
‐351.000
0
0
142
191
34
23
801
6.979.318
9.459.772
2.156.223
1.544.297
44.367.641
12.569.754
192.836.414
5.995.827
2.301.613
257.906.718
49.150
49.528
63.418
67.143
55.390
32.767
33.018
42.279
44.762
36.927
27.811
27.371
101.876
27.561
33.313
‐697.932
‐945.977
‐107.811
‐77.215
‐4.118.910
‐559.044
‐18.337.664
‐383.960
‐75.732
‐21.353.908
0
0
0
0
‐6.399.607
91
195
6.519.017
10.460.109
8.457.093
14.368.145
71.638
53.642
47.758
35.761
15.049
16.978
‐651.902
‐1.046.011
‐193.808
‐390.804
‐98.282.365
0
118
6.916.131
10.524.875
58.611
39.074
18.534
‐691.613
‐360.874
‐607.358.245
105
56
99
90
60
218
41
4.603
157
174
87
6.496.981
3.781.113
5.768.678
5.427.298
3.941.096
10.362.869
2.720.282
196.190.189
15.991.680
8.470.650
4.424.541
9.614.867
4.694.187
10.694.782
12.352.292
5.921.850
17.540.527
3.799.078
268.101.929
20.570.372
13.039.134
5.878.817
61.876
67.520
58.269
60.303
65.685
47.536
66.348
42.622
101.858
48.682
50.857
41.251
45.013
38.846
40.202
43.790
31.691
44.232
28.415
67.905
32.455
33.905
18.462
13.180
14.343
30.249
19.082
21.144
15.208
11.828
21.189
21.312
11.775
‐649.698
‐378.111
‐576.868
‐542.730
‐394.110
‐1.036.287
‐136.014
‐19.619.019
‐1.599.168
‐847.065
‐442.454
‐311.789
‐91.307
‐492.610
‐692.499
‐198.075
‐717.766
‐107.880
‐7.191.174
‐457.869
‐456.848
‐145.428
0
0
‐107.186.990
0
‐579.266.249
0
0
‐1.171.588.855
0
0
‐111.281.195
46
88
102
101
88
31
100
122
51
58
48
29
51
7.009
174
54
84
2.431.560
4.469.133
5.087.659
5.149.870
4.608.000
1.919.411
5.001.245
5.811.113
2.583.152
3.045.009
2.483.044
1.403.970
3.347.009
334.810.809
9.880.401
3.642.401
5.042.713
3.316.362
5.752.491
7.407.139
7.960.542
5.984.116
2.492.069
6.507.743
7.935.983
3.565.290
3.894.843
3.646.322
1.979.904
5.084.719
471.085.471
17.811.801
8.905.441
8.502.579
52.860
50.786
49.879
50.989
52.364
61.916
50.012
47.632
50.650
52.500
51.730
48.413
65.628
47.769
56.784
67.452
60.032
35.240
33.857
33.253
33.993
34.909
41.278
33.342
31.755
33.767
35.000
34.487
32.275
43.752
31.846
37.856
44.968
40.022
14.626
10.806
15.015
22.405
11.780
12.646
11.133
13.187
12.896
10.627
19.647
16.548
29.582
13.745
15.395
16.088
12.927
‐121.578
‐446.913
‐508.766
‐514.987
‐460.800
‐95.971
‐500.125
‐581.111
‐258.315
‐304.501
‐124.152
‐70.199
‐334.701
‐32.933.168
‐988.040
‐364.240
‐504.271
‐88.480
‐128.336
‐231.948
‐281.067
‐137.612
‐57.266
‐150.650
‐212.487
‐98.214
‐84.983
‐116.328
‐57.593
‐173.771
‐13.627.466
‐793.140
‐526.304
‐345.987
‐265.347.835
0
0
‐13.185.822
‐72.023.602
‐5.899.177
‐510.219.686
0
0
0
‐1.054.171.955
0
‐38.663
‐4.595.850.639
‐3.480.587
0
0
48
60
48
38
53
2.083
75
2.717
3.152.913
3.549.165
2.996.865
2.382.140
2.934.831
94.426.777
4.043.427
132.051.633
880.988.063
6.466.059
5.175.747
6.427.656
6.937.499
206.459.549
6.665.485
1.154.339.879
65.686
59.153
62.435
62.688
55.374
45.332
53.912
48.602
43.790
39.435
41.623
41.792
36.916
30.221
35.942
32.401
13.393
17.671
11.731
68.324
5.621
42.740
5.941
36.535
‐157.646
‐354.917
‐149.843
‐119.107
‐293.483
‐9.442.678
‐404.343
‐12.778.567
‐87.783.515
‐291.689
‐217.888
‐404.552
‐400.267
‐11.203.277
‐262.206
‐102.228.825
‐363.612.317
0
0
0
0
0
0
‐367.092.905
2.307
60.349
62.656
1.208
1.208
76.220
139.961.264
3.231.345.991
3.371.307.255
156.117.361
156.117.361
4.129.472.973
210.487.600
3.595.445.350
3.805.932.950
169.313.063
169.313.063
6.026.293.664
60.668
53.544
53.807
129.236
129.236
54.178
40.445
35.696
35.871
86.157
86.157
36.119
29.220
4.804
5.703
9.240
9.240
8.427
‐13.996.126
‐323.134.599
‐337.130.726
‐15.611.736
‐15.611.736
‐411.597.506
‐7.052.634
‐36.409.936
‐43.462.570
‐1.319.570
‐1.319.570
‐189.682.069
‐127.117
0
‐127.117
0
0
‐5.709.327.163
Nell’ambito dei costi dislocati e altri ( i più importanti) si evidenzia quanto di seguito.
In alcuni questi casi “più sensibili” la riduzione di spese ipotizzata ed evidenziata in giallo nella tabella soprastante è
pari al 5% invece che al 10%, oppure zero nei casi in cui non è applicabile (come nel caso della quota Italia di
partecipazione alla UE).
Pag 60 di 253
Le voci componenti i due totali di 153 mld (punti da 1 a 6) e 75 mld (punti da 7 a 9) sono le seguenti.
Su di esse si ipotizza in tabella precedente un risparmio di 5,7 miliardi. Pari al 2,5% del totale.
1. Federalismo (57 mld),
2. Regolazioni contabili ed altri trasferimenti alle Regioni a statuto speciale (23 mld)
3. Concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria (11 mld),
4. Partecipazione UE (24 mld)
5. Ispettorato generale per la spesa sociale (11 mld)
6. Altri vari fino a concorrenza 153 mld = 27 mld
7. Regolazioni contabili, restituzioni e rimborsi d'imposte (50 mld)
8. Rettifiche e integrazioni (7 mld).
9. Fondi da assegnare (18 mld) , tra cui fondi per rinnovi contrattuali del pubblico impiego; “fondi di riserva e
speciali” tra cui fondi per la riassegnazione dei residui passivi, spese obbligatorie e spese impreviste e per
provvedimenti legislativi in approvazione; “Previdenza obbligatoria e complementare” tra cui fondo
contribuzione aggiuntiva Inpdap a carico di Amministrazioni statali.
Una notazione aggiuntiva sui costi del personale nelle strutture “aggregate” e su “altri” (Gestione e più).
1. Delle 76.220 persone impiegate, 62.669 sono del corpo della Guardia di Finanza: 3,4 su 4,1 mld.
2. Al secondo posto ci sonno 4.800 persone in ragionerie territoriali. Su 7.000 tot. in Dir. Ragionerie.
3. Vale la pena di scorrere i costi medi per persona. Quelli relativi al personale sono sempre evidenziati in rosso
nei casi in cui la media sia maggiore del 20% rispetto alla media totale.
4. Sui costi di Gestione alcune chicche spiccano. Ad esempio i 34 della Direzione Finanza e Privatizzazioni
costano 2,1 milioni e ne spendono 3,5 di costi vari. I 40 della direzione economica e finanziaria costano 2,6
milioni e ne spendono 2 di gestione + 6 di dislocati.
5. In generale si nota che la media di 8.400 euro a persona di costi di gestione e vari è dovuta alla GdF che la
abbassa sensibilmente. Però scorrendo tutte le 60 Strutture si fatica a trovarne molte con una media sotto i
10.000 euro a persona, che fa 1.000 euro al mese di altri costi a persona.
Ministero per lo sviluppo economico
MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO
GABINETTO ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche Indirizzo politico
Regolamentazione, incentivazione dei settori imprenditoriali, riassetti industriali, sperimentazione tecnologica, lotta alla contraffazione, tutela della proprieta' industriale. Dislocati stessa descrizione 2,6 mld
Promozione, coordinamento, sostegno e vigilanza del movimento cooperativo Regolazione dei mercati
Vigilanza sui mercati e sui prodotti, promozione della concorrenza e tutela dei consumatorI
Polititica commerciale in ambito internazionale Sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e promozione del made in Italy
DIPARTIMENTO PER L'IMPRESA E L'INTERNAZIONALIZZAZIONE
Gestione, regolamentazione, sicurezza e infrastrutture del settore energetico
Sviluppo, innovazione e ricerca in materia di energia ed in ambito minerario ed industriale
DIPARTIMENTO PER L'ENERGIA
Incentivazione per lo sviluppo industriale nell'ambito delle politiche di sviluppo e coesione
Politiche per lo sviluppo economico ed il miglioramento istituzionale delle aree sottoutilizzate.
DIPARTIMENTO PER LO SVILUPPO E LA COESIONE ECONOMICA
Pianificazione, regolamentazione, vigilanza e controllo delle comunicazioni elettroniche e Radiodiffusione Regolamentazione e vigilanza del settore postale
Servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione
Innovazione Tecnologica e ricerca per lo sviluppo delle comunicazioni e della societa' dell'informazione
Prevenzione e riduzione dell'inquinamento elettromagnetico e impatto sui sistemi di comunicazione elettronica
DIPARTIMENTO PER LE COMUNICAZIONI
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza + Quadartura altri
Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche ‐ DA RIPARTIRE 74 MIL + QUADRATURA
TOTALE GENERALE
Pag 61 di 253
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati
Altre
Anni pers.
Personale
Gestione
Straordinari
Ammortament
i
TOTALE
237
14.150.688
1.358.188
0
194.896
15.703.772
0
6.107.598
335
19.462.186
5.982.689
3.401
562.645
26.010.921
2.597.189.385
16.006.246
103
12.403.166
1.093.727
0
29.407
13.526.300
162
116
9.252.642
5.648.928
2.730.575
729.811
10.603
0
103.204
34.026
12.097.024
6.412.765
20.331.774
67.139
22.712.369
112
828
5.836.131
52.603.053
538.740
11.075.542
0
14.004
73.635
802.917
6.448.506
64.495.516
132.695.219
2.750.283.517
‐39.277
31.119.873
106
6.701.427
1.076.477
0
8.358
7.786.262
396.922
72
178
4.270.536
10.971.963
516.579
1.593.056
0
0
5.252
13.610
4.792.367
12.578.629
181.693.106
182.090.028
329
15.294.220
1.679.138
10.788
76.496
17.060.642
1.000.000
334
663
23.923.963
39.218.183
8.016.990
9.696.128
50.002
60.790
1.208.745
1.285.241
33.199.700
50.260.342
8.077.716.800
8.078.716.800
36.000.000
36.000.000
1.061
56
152
48.081.336
2.989.195
6.961.209
2.545.054
347.961
494.498
304.132
242.259
2.965
28.587
50.868.649
3.340.121
7.788.426
4.930.000
750.000
56.676.040
‐2.192.352
‐429.867
8.944.164
71
3.886.693
766.900
683.104
5.336.697
3.098.741
744.650
20
1.360
874.816
62.793.249
91.491
4.245.904
304.132
17.212
974.127
983.519
68.317.412
65.454.781
7.066.595
374
17.395.798
1.648.332
5.096
259.650
19.308.876
374
3.640
17.395.798
197.132.934
1.648.332
29.617.150
5.096
384.022
259.650
3.530.441
19.308.876
230.664.547
‐7.559.465
0
65.158.621
0
11.076.545.126
65.158.621
145.452.687
E’ un ministero relativamente piccolo.
Le funzioni svolte si evincono dalla tabella soprastante.
1. Occupa 3.640 persone che costano 197 milioni di euro. 54.000 euro medi pari a 36.000 euro di lordo.
2. I costi di gestione sono circa 33 milioni
3. I costi dislocati ( a cui aggiungere 145 mil di altri) sono quelli più importanti. (11 mld) e in particolare:
- trasferimenti alle imprese nell’ambito del programma Regolamentazione, incentivazione dei settori
imprenditoriali, riassetti industriali, sperimentazione tecnologica, lotta alla contraffazione, tutela della
proprietà industriale;
- trasferimenti alle aree sottoutilizzate nell’ambito del programma Politiche per lo sviluppo economico ed il
miglioramento istituzionale delle aree sottoutilizzate.
MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO
GABINETTO ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche Indirizzo politico
Regolamentazione, incentivazione dei settori imprenditoriali, riassetti industriali, sperimentazione tecnologica, lotta alla contraffazione, tutela della proprieta' industriale. Dislocati stessa descrizione 2,6 mld
Promozione, coordinamento, sostegno e vigilanza del movimento cooperativo Regolazione dei mercati
Vigilanza sui mercati e sui prodotti, promozione della concorrenza e tutela dei consumatorI
Polititica commerciale in ambito internazionale Sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e promozione del made in Italy
DIPARTIMENTO PER L'IMPRESA E L'INTERNAZIONALIZZAZIONE
Gestione, regolamentazione, sicurezza e infrastrutture del settore energetico
Sviluppo, innovazione e ricerca in materia di energia ed in ambito minerario ed industriale
DIPARTIMENTO PER L'ENERGIA
Incentivazione per lo sviluppo industriale nell'ambito delle politiche di sviluppo e coesione
Politiche per lo sviluppo economico ed il miglioramento istituzionale delle aree sottoutilizzate.
DIPARTIMENTO PER LO SVILUPPO E LA COESIONE ECONOMICA
Pianificazione, regolamentazione, vigilanza e controllo delle comunicazioni elettroniche e Radiodiffusione Regolamentazione e vigilanza del settore postale
Servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione
Innovazione Tecnologica e ricerca per lo sviluppo delle comunicazioni e della societa' dell'informazione
Prevenzione e riduzione dell'inquinamento elettromagnetico e impatto sui sistemi di comunicazione elettronica
DIPARTIMENTO PER LE COMUNICAZIONI
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza + Quadartura altri
Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche ‐ DA RIPARTIRE 74 MIL + QUADRATURA
TOTALE GENERALE
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio
no con pesonale
20%
ni lorde Str./Amm.
Anni pers.
Personale
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
237
14.150.688
15.703.772
59.708
39.805
5.731
‐1.415.069
‐155.308
‐610.760
335
19.462.186
26.010.921
58.096
38.731
17.859
‐1.946.219
‐654.874
‐261.319.563
103
12.403.166
13.526.300
120.419
80.279
10.619
‐1.240.317
‐112.313
755.947
162
116
9.252.642
5.648.928
12.097.024
6.412.765
57.115
48.698
38.077
32.465
16.855
6.291
‐925.264
‐564.893
‐284.438
‐76.384
‐2.033.177
‐2.277.951
112
828
5.836.131
52.603.053
6.448.506
64.495.516
52.108
63.530
34.739
42.354
4.810
13.376
‐583.613
‐5.260.305
‐61.238
‐1.189.246
‐13.265.594
‐278.140.339
106
6.701.427
7.786.262
63.221
42.147
10.155
‐670.143
‐108.484
‐39.692
72
178
4.270.536
10.971.963
4.792.367
12.578.629
59.313
61.640
39.542
41.093
7.175
8.950
‐427.054
‐1.097.196
‐52.183
‐160.667
‐18.169.311
‐18.209.003
329
15.294.220
17.060.642
46.487
30.991
5.104
‐1.529.422
‐176.642
‐100.000
334
663
23.923.963
39.218.183
33.199.700
50.260.342
71.629
59.153
47.752
39.435
24.003
14.625
‐2.392.396
‐3.921.818
‐927.574
‐1.104.216
‐811.371.680
‐811.471.680
1.061
56
152
48.081.336
2.989.195
6.961.209
50.868.649
3.340.121
7.788.426
45.317
53.378
45.797
30.211
35.586
30.532
2.399
6.214
3.253
‐4.808.134
‐298.920
‐696.121
‐278.731
‐35.093
‐82.722
‐273.765
‐32.013
‐6.562.020
71
3.886.693
5.336.697
54.742
36.495
10.801
‐388.669
‐145.000
‐384.339
20
1.360
874.816
62.793.249
983.519
68.317.412
43.741
46.172
29.161
30.781
4.575
3.122
‐43.741
‐6.235.584
‐10.870
‐552.416
0
‐7.252.138
374
17.395.798
19.308.876
46.513
31.009
4.407
‐1.739.580
‐191.308
‐6.515.862
374
3.640
17.395.798
197.132.934
19.308.876
230.664.547
46.513
54.157
31.009
36.105
4.407
8.137
‐1.739.580
‐19.669.553
‐191.308
‐3.353.161
‐6.515.862
‐1.122.199.781
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 19,7 milioni (personale) + 3,5 milioni (altri) + 1,1 mld di
Dislocati e altri.
Con qualche notazione aggiuntiva.
1. Delle 3.600 persone impiegate, 1.061 sono per pianificazione e vigilanza comunicazioni.
2. Al secondo e terzo posto si trovano 828 persone per l’impresa e l’internazionalizzazione e 660 persone per lo
sviluppo e la coesione economica. 52 e 39 milioni.
3. Vale sempre la pena di scorrere i costi medi per persona. Quelli relativi al personale sono sempre evidenziati
in rosso nei casi in cui la media sia maggiore del 20% rispetto alla media totale.
4. Sui costi di Gestione si rileva che i due dipartimenti di cui al punto precedente spendono anche 11 e quasi 10
milioni di costi di gestione. 13.000 e 15.000 a persona.
5. Sui dislocati non si può dire granchè. Se non che le tipologie di spesa (o programma, come definito) in
corsivo al precedente punto 3 sono voci “sensibili”. Non sarebbe sorprendente trovare erogazioni clientelari.
Ma è tutto da dimostrare.
Pag 62 di 253
Ministero del lavoro e delle politiche sociali
MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
GABINETTO E UFFICI DIRETTI DEL MIN ‐ Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle AA PP Segretariato Generale ‐ Coordinamento e integrazione delle politiche del lavoro e delle politiche sociali, innovazione e coordinamento amministrativo
DG Politiche Personale ‐ Servizi territoriali per il lavoro
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza
DG Servizi di comunicazione istituzionale e informazione in materia di politiche del lavoro e in materia di politiche sociali
DG Politiche attive e passive del lavoro
DG Politiche di regolamentazione in tema di rapporti di lavoro
DG Servizi e sistemi informativi per il lavoro
DG Previdenza obbligatoria e complementare, assic. sociali
DG Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, promozione e programmazione pol. Soc., monitor. e valutazione interventi
DG Terzo settore: associazionismo, volontariato, Onlus e formazioni sociali
DG Flussi migratori per motivi di lavoro e politiche di integrazione sociale delle persone immigrate
DG Programmazione e coordinamento della vigilanza in materia di prevenzione e osservanza delle norme di legislazione sociale e del lavoro
TOTALE GENERALE
Ammor tamenti
TOTALE
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati
Altre
400.606
8.216.346
21.763.945
1.776
594
269.650
18.760
647.760
328.249
2.822.298
328.899.078
28.368.155
‐12.166.621
113.522
2.020.038
148.180
10.871
243.498
1.069.424
8.294.316
4.287.719.634
4.649.576
4.499.596
5.358.004
932.304
1.920.634
1.255.577
1.982
48.181
1.733
48.500
108.010
55.070
5.632.362
6.576.421
6.670.384
15.001.570
13.894.036
50.156.348.399
57.311.630
80
4.067.517
917.957
0
145.947
5.131.421
25.079.679.807
76.126.775
21
1.182.419
460.470
0
10.946
1.653.835
24
1.387.005
453.366
4.998
45.465
1.890.834
528
8.558
28.035.783
384.743.068
11.039.112
57.015.925
92.865
569.959
131.882
2.195.564
39.299.642
444.524.516
79.552.643.446
143.035.729
Anni pers.
Personale
Gestione
130
6.953.788
861.952
38
6.885
448
2.569.737
295.813.244
23.398.768
232.025
32.437.480
4.371.488
14
114
945.031
5.882.600
87
87
102
Straordinari
Le funzioni svolte si evincono dalla tabella soprastante.
1. Occupa 8.558 persone che costano 385 milioni di euro. La maggior parte nei Servizi territoriali per il lavoro.
2. I costi di gestione sono circa 60 milioni, di cui 32 sempre per i servizi territoriali e 11 per la programmazione e
vigilanza sulle normative che include anche parte dei Carabinieri.
3. I costi dislocati sono quelli più importanti. (79,6 mld a cui aggiungere 143 milioni) e in particolare:
 i trasferimenti all’Inps per il pagamento delle pensioni sociali e di invalidità,
 agli enti previdenziali per il sostegno alle politiche previdenziali ed assistenziali,
 i trasferimenti gestiti tramite il fondo sociale per occupazione e formazione destinato agli ammortizzatori
sociali e ad altri interventi per il sostegno dell’occupazione
MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
GABINETTO E UFFICI DIRETTI DEL MIN ‐ Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle AA PP Segretariato Generale ‐ Coordinamento e integrazione delle politiche del lavoro e delle politiche sociali, innovazione e coordinamento amministrativo
DG Politiche Personale ‐ Servizi territoriali per il lavoro
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza
DG Servizi di comunicazione istituzionale e informazione in materia di politiche del lavoro e in materia di politiche sociali
DG Politiche attive e passive del lavoro
DG Politiche di regolamentazione in tema di rapporti di lavoro
DG Servizi e sistemi informativi per il lavoro
DG Previdenza obbligatoria e complementare, assic. sociali
DG Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, promozione e programmazione pol. Soc., monitor. e valutazione interventi
DG Terzo settore: associazionismo, volontariato, Onlus e formazioni sociali
DG Flussi migratori per motivi di lavoro e politiche di integrazione sociale delle persone immigrate
DG Programmazione e coordinamento della vigilanza in materia di prevenzione e osservanza delle norme di legislazione sociale e del lavoro
TOTALE GENERALE
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio
no con pesonale
20%
ni lorde Str./Amm.
Anni pers.
Personale
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
130
6.953.788
8.216.346
53.491
35.660
6.630
‐695.379
‐126.256
‐2.176.395
38
6.885
448
2.569.737
295.813.244
23.398.768
2.822.298
328.899.078
28.368.155
67.625
42.965
52.229
45.083
28.643
34.820
6.106
4.711
9.758
‐128.487
‐29.581.324
‐2.339.877
‐25.256
‐3.308.583
‐496.939
1.216.662
0
0
14
114
945.031
5.882.600
1.069.424
8.294.316
67.502
51.602
45.001
34.401
8.109
17.720
‐47.252
‐588.260
‐12.439
‐241.172
0
‐428.771.963
87
87
102
4.649.576
4.499.596
5.358.004
5.632.362
6.576.421
6.670.384
53.443
51.719
52.529
35.629
34.480
35.020
10.716
22.076
12.310
‐464.958
‐449.960
‐535.800
‐98.279
‐207.683
‐131.238
‐1.500.157
‐1.389.404
‐2.510.683.001
80
4.067.517
5.131.421
50.844
33.896
11.474
‐406.752
‐106.390
‐1.257.790.329
21
1.182.419
1.653.835
56.306
37.537
21.927
‐59.121
‐47.142
0
24
1.387.005
1.890.834
57.792
38.528
18.890
‐69.350
‐50.383
0
528
8.558
28.035.783
384.743.068
39.299.642
444.524.516
53.098
44.957
35.399
29.971
20.907
6.662
‐2.803.578
‐38.170.097
‐1.126.386
‐5.978.145
0
‐4.201.094.587
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 38 milioni (personale) + 6 milioni (altri) + 4,2 mld su Dislocati
e altri. Qualche notazione aggiuntiva.
1. Delle 8.558 persone impiegate, 6.885 sono per Servizi territoriali
2. Al secondo posto si trovano 528 per la vigilanza.
Pag 63 di 253
3. I costi medi per persona sono 45.000 euro, pari a 30.000 euro stimati di retribuzione lorda . Sono sempre
evidenziati in rosso nei casi in cui la media sia maggiore del 20% rispetto alla media totale.
4. Sui costi di Gestione si rileva una media pari a 6.700 euro a persona, con alcune punte in valore assoluto ad
esempio sulla vigilanza (11 milioni di euro) e quelli sempre per i servizi territoriali (32 milioni) di euro
totale.
5. Sui dislocati anche in questo caso sono previsti dei tagli, anche se per 4,2 miliardi di euro che corrispondono
al 5% sul totale (e non il 10%) di quasi 80 miliardi. Purtroppo se si deve tagliare si deve tagliare dove si
spende, e la previdenza è uno di questi casi.
Ministero della Giustizia
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Gabinetto del Ministro + Da Assegnare in rettifiche
Servizio ispettivo
Organismo indipendente di valutazione della performance
GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLLAB. AL MINISTRO
Direzione Generale Giustizia civile
Direzione Generale Giustizia penale
Direzione Generale Contenzioso e Diritti Umani
Ufficio del capo Dipartimento
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI DI GIUSTIZIA
Direzione Generale del Personale e della Formazione
Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi
Direzione Generale del Bilancio e della Contabilita'
Direzione Generale Magistrati
Direzione Generale della Statistica
Corti di Appello
Procure Generali
Corte Suprema di Cassazione
Tribunale superiore delle acque pubbliche
Procura Generale presso la Suprema Corte di Cassazione
Direzionale nazionale antimafia
Ufficio speciale Napoli
Ufficio del capo Dipartimento
Direzione Generale per i sistemi informativi automatizzati
DIPARTIMENTO DELL'ORGANIZZAZIONE GIUDIZIARIA, DEL PERSONALE E DEI SERVIZI
Ufficio del Capo del Dipartimento ‐ + dislocati Giustizia
Direzione Generale del Personale e della Formazione
Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi
Direzione Generale del Bilancio e della Contabilita'
Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento
Direzione Generale dell'Esecuzione Penale Esterna
Provveditorati regionali
Magazzini Vestiario Centrali
I.S.S.Pe e Scuole di Formazione
DIPARTIMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA
Ufficio Capo del Dipartimento + Dislocati generale
Direzione Generale del Personale e della Formazione
Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi
DG per l'Attuazione dei Provvedimenti Giudiziari
Centri per la Giustizia Minorile
Istituto Centrale di Formazione
DIPARTIMENTO PER LA GIUSTIZIA MINORILE
TOTALE GENERALE
Anni pers.
Personale
Gestione
Straordinari
Ammor tamenti
TOTALE
200
122
13
335
72
125
67
80
344
183
230
50
67
33
34.960
10.934
897
21
170
190
33
87
554
13.882.870
11.297.618
1.249.665
26.430.153
3.823.684
6.050.974
3.167.018
3.780.979
16.822.655
7.788.727
9.034.963
2.214.655
3.264.836
1.571.783
2.235.749.189
692.313.385
87.123.308
1.113.180
18.040.118
10.287.700
1.537.449
5.366.958
23.713.031
2.885.014
1.724.878
111.906
4.721.798
1.232.966
3.190.299
450.632
514.026
5.387.923
0
0
0
0
0
777.411.280
538.808.334
7.990.630
264.814
877.688
3.836.230
413.930
6.367.960
2.963.435
0
0
0
0
700.000
0
2.000.000
0
2.700.000
0
0
0
0
0
1.189.372
509.730
0
0
0
0
0
0
0
805.024
69.300
1.200
875.524
481.624
1.362.331
37.429
46.537
1.927.921
774.958
563.374
221.016
286.026
275.205
38.568.536
23.974.857
3.772.749
90.240
638.970
2.706.553
265.164
3.184.968
1.487.520
17.572.908
13.091.796
1.362.771
32.027.475
6.238.274
10.603.604
5.655.079
4.341.542
26.838.499
8.563.685
9.598.337
2.435.671
3.550.862
1.846.988
3.052.918.377
1.255.606.306
98.886.687
1.468.234
19.556.776
16.830.483
2.216.543
14.919.886
28.163.986
48.409
567
380
132
26
141
29
45.220
53
500
47.048
88
30
28
20
2.083
48
2.297
98.433
3.099.119.282
31.733.238
20.700.105
7.739.023
1.641.580
8.429.624
1.755.388
2.184.210.875
2.617.272
25.828.241
2.284.655.346
4.741.100
1.544.242
1.397.398
1.072.163
90.097.522
2.228.981
101.081.406
5.528.108.842
1.338.934.301
1.175.424
567.154
385.440
38.370
225.710
43.410
168.168.150
86.754
1.356.210
172.046.622
395.339
22.918
99.982
52.414
20.498.799
319.165
21.388.617
1.542.479.261
1.699.102
0
350.000
350.000
0
0
0
1.237.886
0
0
1.937.886
0
17.341
3.500
1.500
0
0
22.341
6.359.329
76.810.136
1.073.703
106.655
42.801
8.331
53.151
14.291
48.580.148
377.952
874.672
51.131.704
341.900
99.656
124.174
117.399
3.288.177
211.385
4.182.691
134.927.976
4.516.562.821
33.982.365
21.723.914
8.517.264
1.688.281
8.708.485
1.813.089
2.402.197.059
3.081.978
28.059.123
2.509.771.558
5.478.339
1.684.157
1.625.054
1.243.476
113.884.498
2.759.531
126.675.055
7.211.875.408
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Altre
Dislocati
47.000
116.028.424
47.000
151.045.784
151.045.784
116.028.424
‐306.897.231
‐306.897.231
302.091.567
‐613.794.462
0
159.173.581
0
159.173.581
1.053.731
0
24.460.947
1.053.731
462.365.879
24.460.947
‐473.305.091
Il Ministero della Giustizia, che costituisce il centro propulsore della politica giudiziaria del governo, oltre ad
occuparsi dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, espleta funzioni amministrative strettamente
connesse alla funzione giurisdizionale sia nel campo civile che penale quali:
 amministrazione della giustizia civile e penale, attraverso le rete di tribunali e procure;
 organizzazione e funzionamento dei servizi relativi alla giustizia;
 gestione del personale amministrativo e dei mezzi e strumenti anche informativi necessari;
 casellario giudiziale;
 cooperazione internazionale in materia civile e penale;
 gestione degli archivi notarili;
 vigilanza sugli ordini e collegi professionali;
 istruttoria delle domande di grazia da proporre al Presidente della Repubblica;
 amministrazione penitenziaria,
 amministrazione della giustizia minorile, attraverso le rete di tribunali e procure e carceri minorili.
Le funzioni svolte si evincono anche dalla tabella soprastante. Con riferimento ai costi si osserva che :
Pag 64 di 253
1. occupa 98.000 persone che costano 5,5 miliardi di euro. Ma i costi sono quasi del tutto diretti. Non sono
determinanti i dislocati. Si rinvia alla tabella seguente per il dettaglio per Struttura organizzativa;
2. oltre al personale si rilevano 1,5 miliardi di euro di costi di gestione prevalentemente in Procure (538 milioni),
Corti di Appello (777 milioni) e Provveditorati regionali (172 milioni).
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Gabinetto del Ministro + Da Assegnare in rettifiche
Servizio ispettivo
Organismo indipendente di valutazione della performance
GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLLAB. AL MINISTRO
Direzione Generale Giustizia civile
Direzione Generale Giustizia penale
Direzione Generale Contenzioso e Diritti Umani
Ufficio del capo Dipartimento
DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI DI GIUSTIZIA
Direzione Generale del Personale e della Formazione
Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi
Direzione Generale del Bilancio e della Contabilita'
Direzione Generale Magistrati
Direzione Generale della Statistica
Corti di Appello
Procure Generali
Corte Suprema di Cassazione
Tribunale superiore delle acque pubbliche
Procura Generale presso la Suprema Corte di Cassazione
Direzionale nazionale antimafia
Ufficio speciale Napoli
Ufficio del capo Dipartimento
Direzione Generale per i sistemi informativi automatizzati
DIPARTIMENTO DELL'ORGANIZZAZIONE GIUDIZIARIA, DEL PERSONALE E DEI SERVIZI
Ufficio del Capo del Dipartimento ‐ + dislocati Giustizia
Direzione Generale del Personale e della Formazione
Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi
Direzione Generale del Bilancio e della Contabilita'
Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento
Direzione Generale dell'Esecuzione Penale Esterna
Provveditorati regionali
Magazzini Vestiario Centrali
I.S.S.Pe e Scuole di Formazione
DIPARTIMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA
Ufficio Capo del Dipartimento + Dislocati generale
Direzione Generale del Personale e della Formazione
Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi
DG per l'Attuazione dei Provvedimenti Giudiziari
Centri per la Giustizia Minorile
Istituto Centrale di Formazione
DIPARTIMENTO PER LA GIUSTIZIA MINORILE
TOTALE GENERALE
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio
no con pesonale
20%
ni lorde Str./Amm.
Anni pers.
Personale
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
200
122
13
335
72
125
67
80
344
183
230
50
67
33
34.960
10.934
897
21
170
190
33
87
554
13.882.870
11.297.618
1.249.665
26.430.153
3.823.684
6.050.974
3.167.018
3.780.979
16.822.655
7.788.727
9.034.963
2.214.655
3.264.836
1.571.783
2.235.749.189
692.313.385
87.123.308
1.113.180
18.040.118
10.287.700
1.537.449
5.366.958
23.713.031
17.572.908
13.091.796
1.362.771
32.027.475
6.238.274
10.603.604
5.655.079
4.341.542
26.838.499
8.563.685
9.598.337
2.435.671
3.550.862
1.846.988
3.052.918.377
1.255.606.306
98.886.687
1.468.234
19.556.776
16.830.483
2.216.543
14.919.886
28.163.986
69.414
92.603
96.128
78.896
53.107
48.408
47.269
47.262
48.903
42.561
39.282
44.293
48.729
47.630
63.952
63.317
97.127
53.009
106.118
54.146
46.589
61.689
42.803
46.276
61.736
64.085
52.597
35.404
32.272
31.513
31.508
32.602
28.374
26.188
29.529
32.486
31.753
42.634
42.212
64.752
35.339
70.746
36.097
31.060
41.126
28.536
14.425
14.138
8.608
14.095
17.125
25.522
6.726
6.425
15.663
0
0
0
0
0
22.237
49.278
8.908
12.610
5.163
20.191
12.543
73.195
5.349
‐1.388.287
‐1.129.762
‐62.483
‐2.580.532
‐382.368
‐605.097
‐316.702
‐378.098
‐1.682.266
‐778.873
‐903.496
‐110.733
‐326.484
‐78.589
‐223.574.919
‐69.231.339
‐8.712.331
‐55.659
‐1.804.012
‐1.028.770
‐76.872
‐536.696
‐2.371.303
‐369.004
‐179.418
‐11.311
‐559.732
‐241.459
‐455.263
‐248.806
‐56.056
‐1.001.584
‐77.496
‐56.337
‐22.102
‐28.603
‐27.521
‐81.716.919
‐56.329.292
‐1.176.338
‐35.505
‐151.666
‐654.278
‐67.909
‐955.293
‐445.096
‐11.607.542
0
0
‐11.607.542
15.585.145
15.585.145
0
0
31.170.290
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
48.409
567
380
132
26
141
29
45.220
53
500
47.048
88
30
28
20
2.083
48
2.297
98.433
3.099.119.282
31.733.238
20.700.105
7.739.023
1.641.580
8.429.624
1.755.388
2.184.210.875
2.617.272
25.828.241
2.284.655.346
4.741.100
1.544.242
1.397.398
1.072.163
90.097.522
2.228.981
101.081.406
5.528.108.842
4.516.562.821
33.982.365
21.723.914
8.517.264
1.688.281
8.708.485
1.813.089
2.402.197.059
3.081.978
28.059.123
2.509.771.558
5.478.339
1.684.157
1.625.054
1.243.476
113.884.498
2.759.531
126.675.055
7.211.875.408
64.019
55.967
54.474
58.629
63.138
59.785
60.531
48.302
49.382
51.656
48.560
53.876
51.475
49.907
53.608
43.254
46.437
44.006
56.161
42.680
37.311
36.316
39.086
42.092
39.856
40.354
32.201
32.922
34.438
32.373
35.917
34.316
33.271
35.739
28.836
30.958
29.337
37.441
27.659
2.073
1.493
2.920
1.476
1.601
1.497
3.719
1.637
2.712
3.657
4.492
764
3.571
2.621
9.841
6.649
9.312
15.670
‐309.590.075
‐3.173.324
‐2.070.011
‐773.902
‐82.079
‐842.962
‐87.769
‐218.421.088
‐261.727
‐2.582.824
‐228.295.686
‐474.110
‐77.212
‐69.870
‐53.608
‐9.009.752
‐111.449
‐9.796.001
‐551.944.560
‐141.744.354
‐224.913
‐102.381
‐77.824
‐4.670
‐27.886
‐5.770
‐21.798.618
‐46.471
‐223.088
‐22.511.621
‐73.724
‐13.992
‐22.766
‐17.131
‐2.378.698
‐53.055
‐2.559.365
‐168.376.657
0
‐15.917.358
0
0
0
0
0
0
0
0
‐15.917.358
‐2.551.468
0
0
0
0
0
‐2.551.468
1.093.921
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 552 milioni (personale, 10%) + 168 milioni (altri, 10%)
Qualche notazione aggiuntiva.
1. Il personale in meno equivarrebbe a quasi 10.000 persone, concentrati tra Procure, Corti di appello e
provveditorati. Un bel dilemma, se si conta anche la attuale lentezza della Giustizia.
2. I costi medi per persona sono sempre evidenziati in rosso nei casi in cui la media sia maggiore del 20%
rispetto alla media totale.
3. Sui costi di Gestione si rileva una media pari a 15.700 euro a persona, con alcune punte in valore assoluto,
rilevabili sempre scorrendo la tabella.
Ministero per gli affari esteri
Il Ministero degli Affari esteri è l’organo di attuazione della politica estera del Governo e i suoi compiti si possono
elencare come in tabella e come in elenco seguente.
Pag 65 di 253
MINISTERO AFFARI ESTERI
GABINETTO E UFFICI DIRETTI ‐ Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle AP
Coordinamento dell'Amm. in ambito internazionale
Protocollo internazionale
Servizi e affari generali per le ammin. di competenza
Rappresentanza all'estero e servizi a cittadini/imprese
Servizi e affari generali per le ammin. di competenza
Presenza dello Stato all'estero tramite le strutture diplomatico‐
consolari
Servizi e affari generali per le ammin. di competenza
Comunicazione in ambito internazionale
Cooperazione allo sviluppo
Promozione del sistema Paese
Italiani nel mondo e politiche migratorie
Promozione della pace e sicurezza internazionale
Cooperazione economica e relazioni internazionali
Integrazione europea
TOTALE GENERALE
Anni pers.
Personale
Gestione
194
174
77
124
5.342
360
12.908.177
14.978.339
5.738.601
7.861.866
607.124.185
21.568.429
2.119.812
6.014.294
1.692.729
626.420
17.005.000
2.809.001
38
200
66
469
1.391
126
178
160
127
9.026
1.989.684
9.514.620
4.492.309
32.015.804
148.246.800
8.366.840
17.150.727
18.019.550
12.585.865
922.561.796
87.883.269
2.840.200
1.034.101
12.263.450
1.570.214
1.296.793
2.110.890
1.956.327
1.399.000
142.621.500
Ammor tamenti
Straordinari
584.986
1.451.125
349.034
138.145
144.000
979.310
1.123.310
TOTALE
344.307
15.612.975
22.443.758
7.780.364
8.626.431
624.129.185
24.721.737
7.132.836
2.303.967
73.976
654.983
486.444
499.554
682.032
520.605
107.227
15.329.221
97.149.789
14.658.787
5.600.386
45.913.547
150.303.458
10.163.187
19.943.649
20.496.482
14.092.092
1.081.635.827
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati
Altre
‐49.701.277
2.268.025
207.699.187
84.529.067
41.315.360
474.442.336
29.980.760
13.688.362
853.923.097
‐49.701.277
Le funzioni:
 la gestione della politica estera italiana sia presso Stati esteri sia presso organismi internazionali e
sopranazionali (in primis, l’Unione europea);
 la gestione delle crisi internazionali;
 il Cerimoniale di Stato;
 la gestione delle scuole italiane e degli istituti di cultura italiani all’estero;
 la tutela degli italiani all’estero;
 la promozione dell’immagine dell’Italia;
 la gestione della cooperazione economica italiana in ambito bilaterale e multilaterale.
Con riferimento ai costi si osserva che :
1. occupa 9.000 persone che costano 0,922 miliardi di euro.
2. Oltre al personale si rilevano 0,142 miliardi di euro di costi di gestione.
3. E 0,8 miliardi in costi Dislocati in prevalenza su due programmi:
a) Promozione della pace e sicurezza internazionale pari a migl. di euro 474.442 (che incide per il
55,56% sul totale dei costi dislocati) che consiste in trasferimenti a Enti Internazionali sottoposti alla
vigilanza del Ministero quali
 l’Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente,
 la Società italiana per l'organizzazione internazionale,
 l’Istituto per gli studi di politica internazionale, l’Istituto Affari internazionali,
 il Centro studi politica internazionale,
 l’Istituto internazionale di Diritto umanitario,
 il Circolo di studi diplomatici e altri;
b) Cooperazione allo sviluppo pari a migl. di euro 207.699 (che incide per il 24,32% sul totale dei costi
dislocati) che consiste in contributi per l’impegno italiano nei Paesi in via di sviluppo. In particolare
circa il 50% destinato a interventi in paesi africani.
MINISTERO AFFARI ESTERI
GABINETTO E UFFICI DIRETTI ‐ Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle AP
Coordinamento dell'Amm. in ambito internazionale
Protocollo internazionale
Servizi e affari generali per le ammin. di competenza
Rappresentanza all'estero e servizi a cittadini/imprese
Servizi e affari generali per le ammin. di competenza
Presenza dello Stato all'estero tramite le strutture diplomatico‐
consolari
Servizi e affari generali per le ammin. di competenza
Comunicazione in ambito internazionale
Cooperazione allo sviluppo
Promozione del sistema Paese
Italiani nel mondo e politiche migratorie
Promozione della pace e sicurezza internazionale
Cooperazione economica e relazioni internazionali
Integrazione europea
TOTALE GENERALE
Pag 66 di 253
Media Media Media Gestione ‐ personale‐
no Rosso > Retribuzio
Totale propri ni lorde Str./Amm.
20%
con pesonale
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
Anni pers.
Personale
194
174
77
124
5.342
360
12.908.177
14.978.339
5.738.601
7.861.866
607.124.185
21.568.429
15.612.975
22.443.758
7.780.364
8.626.431
624.129.185
24.721.737
66.537
86.082
74.527
63.402
113.651
59.912
44.358
57.388
49.685
42.268
75.767
39.942
10.927
34.565
21.983
5.052
3.183
7.803
‐1.290.818
‐1.497.834
‐573.860
‐786.187
‐60.712.419
‐2.156.843
‐270.480
‐746.542
‐204.176
‐76.457
‐1.700.500
‐315.331
4.970.128
‐226.803
0
0
0
0
38
200
66
469
1.391
126
178
160
127
9.026
1.989.684
9.514.620
4.492.309
32.015.804
148.246.800
8.366.840
17.150.727
18.019.550
12.585.865
922.561.796
97.149.789
14.658.787
5.600.386
45.913.547
150.303.458
10.163.187
19.943.649
20.496.482
14.092.092
1.081.635.827
52.360
47.573
68.065
68.264
106.576
66.403
96.352
112.622
99.101
102.212
34.907
31.715
45.377
45.509
71.050
44.269
64.235
75.081
66.068
68.141
2.312.718
14.201
15.668
26.148
1.129
10.292
11.859
12.227
11.016
15.801
‐99.484
‐951.462
‐449.231
‐3.201.580
‐14.824.680
‐836.684
‐1.715.073
‐1.801.955
‐1.258.587
‐92.156.695
‐9.516.011
‐514.417
‐110.808
‐1.389.774
‐205.666
‐179.635
‐279.292
‐247.693
‐150.623
‐15.907.403
0
0
0
‐20.769.919
‐8.452.907
‐4.131.536
‐47.444.234
‐2.998.076
‐1.368.836
‐80.422.182
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 92 milioni (personale, 10%) + 16 milioni (altri, 10%) e 80
milioni (dislocati). Qualche notazione aggiuntiva.
1. La gran parte dei minori costi di personale è allocabile alle rappresentanze estere (60 di 92 milioni).
2. I costi medi per persona sono elevati e sempre evidenziati in rosso nei casi in cui la media sia maggiore del
20% rispetto alla media totale. E’ noto da sempre che la carriera diplomatica è una bella carriera.
3. Sui costi di Gestione si rileva una media pari a 15.800 euro a persona, con un picco sulle strutture
diplomatico-consolari che costano 17 milioni.
4. Per i costi Dislocati si rinvia a quanto in precedenza.
Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca
MINISTERO ISTRUZIONE UNIVERISTA' E RICERCA
GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLLAB. DEL MINISTRO
Iniziative per lo sviluppo del sistema istruzione scolastica e per il diritto allo studio
Istituzioni scolastiche non statali
Istruzione post‐secondaria, degli adulti e livelli essenziali per l'istruzione e formazione professionale
Ricerca e innovazione
Ricerca per la didattica
DIPARTIMENTO PER L'ISTRUZIONE ‐ ISTRUZIONE SCOLASTICA
Diritto allo studio nell'istruzione universitaria
Istituti di alta cultura
Sistema universitario e formazione postuniversitaria
Istruzione universitaria
Ricerca scientifica e tecnologica applicata
Ricerca scientifica e tecnologica di base
Ricerca e innovazione
Cooperazione culturale e scientifico‐tecnologica nel mondo
DIPARTIMENTO PER L'UNIVERSITA',L'ALTA FORMAZIONE ARTISTICA, MUSICALE E COREUTICA E PER LA RICERCA
Programmazione e coordinamento dell'istruzione scolastica
Istruzione prescolastica
Istruzione primaria
Istruzione secondaria di primo grado
Istruzione secondaria di secondo grado
Realizzazione degli indirizzi e delle politiche in ambito territoriale in materia di istruzione
Istruzione scolastica
Cooperazione in materia culturale nel mondo
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza +fondi da assegnare
DIPARTIMENTO PER PROGRAM. E GESTIONE DELLE RISORSE UMANE, FINANZ. E STRUMENTALI E COMUNICAZIONE
TOTALE GENERALE
Anni pers.
Personale
Gestione
Straordinari
Ammor tamenti
TOTALE
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Altre
Dislocati
185
9.563.257
5.994.018
0
187.771
15.745.046
9.261.241
282
0
17.383.386
4.377.701
722.692
564.861
22.325.948
722.692
4.085.321
281.168.982
40
0
0
2.785.767
15.754
2.801.521
0
0
1.563.000
1.563.000
322
13
8.329
121
8.463
40
43
83
35
20.169.153
657.428
387.395.353
6.164.946
394.217.727
2.014.846
2.014.846
4.029.692
2.005.408
5.100.393
582.737
24.799.021
6.183.131
31.564.889
9.614.363
9.614.363
19.228.726
674.474
0
51.646
169.792
51.646
273.084
25.850.161
1.303.552
413.999.681
12.498.213
427.801.446
11.674.232
11.676.629
23.350.861
2.700.688
288.380.303
89.385.967
5.251.791
6.569.493.864
6.664.131.622
101.070.000
2.086.180.507
2.187.250.507
125.316.531
8.581
400.252.827
28
2.775.771
103.808 3.902.277.690
344.125 12.765.200.657
211.207 8.771.784.703
316.964 13.388.855.633
51.468.089
3.249.655
174.055.572
219.474.973
118.545.841
314.531.349
273.084
8.976.698.660
110.000
8.056
47.672
28.910
40.362
1.858.995
453.852.995
31.267
6.056.693
556.929 4.076.898.247
1.844.326 12.986.567.628
1.131.217 8.891.490.671
4.721.807 13.708.149.151
4.978
223.612.148
981.110 39.054.506.602
59
3.470.471
26.251.949
856.109.339
1.861.146
0
125.000
0
1.669.567
251.533.664
9.955.113 39.920.696.054
62.565
5.394.182
19.459.095
5.282.519
0
981.593 39.077.436.168
990.681 39.507.421.405
863.253.004
925.815.504
125.000
398.084
424
0
580.615
11.741
1.635.515
98.490
1.745.746
45.023
47.420
92.443
20.806
499.005
110.000
25.240.619
10.516.683 39.951.330.855
13.144.064 40.446.779.057
0
0
‐9.299.243
21.299.336
12.000.093
12.000.093
60.032.249
160.465.332
487.636.135
430.059.838
684.927.523
‐29.243.331
1.793.877.746
937.668.034
110.000
9.265.188.963
2.731.545.780
2.752.807.114
Il Ministero è costituito da 3 Dipartimenti,
 il Dipartimento per l’istruzione,
 il Dipartimento per l'università, l'alta formazione artistica, musicale e coreutica e per la ricerca ed
 il Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali,
ed in 18 Uffici scolastici regionali a livello periferico (che assommano le risorse umane e strumentali dei precedenti
Centri di costo regionali Uffici scolastici regionali e Strutture scolastiche), i quali includono i costi a carico dello
Stato di tutte le scuole e gli istituti scolastici statali di ogni ordine e grado.
In riferimento ai costi:
1. i costi del personale, pari a 990.000 persone, sono 39,5 miliardi.
2. I costi di gestione sono pari a 0,925 miliardi.
3. I costi dislocati e altri sono pari a 12 miliardi.
L’Amministrazione trasferisce ingenti risorse finanziarie per conto dello Stato, soprattutto in relazione al
sistema universitario e alla ricerca, con particolare riferimento ai seguenti Programmi:
 Sistema universitario e formazione post-universitaria: 6,57 miliardi, che include il finanziamento del
sistema universitario e gli interventi in materia universitaria;
 Ricerca scientifica e tecnologica di base: 2,09 miliardi, che include il finanziamento degli Enti di ricerca
non strumentali.
Pag 67 di 253
 Istituzioni scolastiche non statali: 0,281 miliardi, che rappresenta il sostegno dello Stato alle istituzioni
scolastiche non statali di qualunque ordine e grado, sia nazionali che internazionali;
 Cooperazione culturale e scientifico-tecnologica: 0,125, che include il sostegno alla partecipazione
italiana ai programmi europei di ricerca ed alla ricerca nelle imprese ed in altri soggetti pubblici e privati
nell’ambito di accordi internazionali di cooperazione;
 Ricerca scientifica e tecnologica applicata: 0,102 miliardi, che include le incentivazioni e sovvenzioni
alle imprese e ad altri soggetti pubblici e privati ed il sostegno all’integrazione tra sistema universitario e
sistema produttivo.
MINISTERO ISTRUZIONE UNIVERISTA' E RICERCA
GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLLAB. DEL MINISTRO
Iniziative per lo sviluppo del sistema istruzione scolastica e per il diritto allo studio
Istituzioni scolastiche non statali
Istruzione post‐secondaria, degli adulti e livelli essenziali per l'istruzione e formazione professionale
Ricerca e innovazione
Ricerca per la didattica
DIPARTIMENTO PER L'ISTRUZIONE ‐ ISTRUZIONE SCOLASTICA
Diritto allo studio nell'istruzione universitaria
Istituti di alta cultura
Sistema universitario e formazione postuniversitaria
Istruzione universitaria
Ricerca scientifica e tecnologica applicata
Ricerca scientifica e tecnologica di base
Ricerca e innovazione
Cooperazione culturale e scientifico‐tecnologica nel mondo
DIPARTIMENTO PER L'UNIVERSITA',L'ALTA FORMAZIONE ARTISTICA, MUSICALE E COREUTICA E PER LA RICERCA
Programmazione e coordinamento dell'istruzione scolastica
Istruzione prescolastica
Istruzione primaria
Istruzione secondaria di primo grado
Istruzione secondaria di secondo grado
Realizzazione degli indirizzi e delle politiche in ambito territoriale in materia di istruzione
Istruzione scolastica
Cooperazione in materia culturale nel mondo
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza +fondi da assegnare
DIPARTIMENTO PER PROGRAM. E GESTIONE DELLE RISORSE UMANE, FINANZ. E STRUMENTALI E COMUNICAZIONE
TOTALE GENERALE
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio
no con pesonale
20%
ni lorde Str./Amm.
Anni pers.
Personale
185
9.563.257
15.745.046
51.693
34.462
32.400
‐956.326
‐618.179
‐926.124
282
0
17.383.386
22.325.948
722.692
61.643
41.095
15.524
‐1.738.339
0
‐494.256
‐72.269
‐408.532
‐28.116.898
40
0
0
2.785.767
2.801.521
0
0
69.644
46.429
0
‐139.288
0
0
‐1.575
0
0
0
‐156.300
‐156.300
322
13
8.329
121
8.463
40
43
83
35
20.169.153
657.428
387.395.353
6.164.946
394.217.727
2.014.846
2.014.846
4.029.692
2.005.408
25.850.161
1.303.552
413.999.681
12.498.213
427.801.446
11.674.232
11.676.629
23.350.861
2.700.688
62.637
50.571
46.512
50.950
46.581
50.371
46.857
48.551
57.297
41.758
33.714
31.008
33.967
31.054
33.581
31.238
32.367
38.198
15.840
44.826
2.977
51.100
3.730
240.359
223.590
231.671
19.271
‐1.877.627
‐32.871
‐38.739.535
‐616.495
‐39.388.901
‐100.742
‐100.742
‐201.485
‐100.270
‐568.101
‐64.612
‐2.660.433
‐633.327
‐3.358.372
‐965.939
‐966.178
‐1.932.117
‐69.528
‐28.838.030
‐8.938.597
‐525.179
‐328.474.693
‐337.938.469
‐9.177.076
‐105.373.992
‐114.551.068
‐12.531.653
8.581
28
103.808
344.125
211.207
316.964
400.252.827
453.852.995
2.775.771
6.056.693
3.902.277.690 4.076.898.247
12.765.200.657 12.986.567.628
8.771.784.703 8.891.490.671
13.388.855.633 13.708.149.151
46.644
99.135
37.591
37.095
41.532
42.241
31.096
66.090
25.061
24.730
27.688
28.161
5.998
116.059
1.677
638
561
992
‐39.690.656
‐138.789
‐390.227.769
‐1.276.520.066
‐877.178.470
‐1.338.885.563
‐5.360.017
‐328.092
‐17.462.056
‐22.136.697
‐11.970.597
‐31.929.352
‐465.021.190
‐6.014.225
‐16.046.533
‐48.763.614
‐43.005.984
‐68.492.752
4.978
981.110
59
223.612.148
251.533.664
39.054.506.602 39.920.696.054
3.470.471
5.394.182
44.920
39.806
58.822
29.947
26.538
39.214
5.274
873
31.545
‐22.361.215
‐3.905.311.872
‐347.047
‐2.792.152
‐86.618.945
‐192.371
2.924.333
‐179.398.775
0
25.240.619
45.894
30.596
12.459
‐1.945.910
‐578.152
‐93.766.803
39.077.436.168 39.951.330.855
39.507.421.405 40.446.779.057
39.810
39.879
26.540
26.586
879
935
‐3.907.604.828
‐3.950.129.437
‐87.389.469
‐93.935.765
‐273.165.578
‐767.950.922
424
981.593
990.681
19.459.095
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 3,95 miliardi (personale, 10%) + 94 milioni (altri, 10%) e 768
milioni (dislocati). Qualche notazione aggiuntiva.
1. La gran parte dei minori costi di personale è allocata alle strutture di base. E’ ovviamente un dato choc. Si
tratta di quasi 100.000 persone. Sarebbe il primo Ministero per taglio di costi del personale di cui in tabella
iniziale, ma sfortunatamente anche quello su cui si dovrebbe potere puntare per una migliore diffusione
intellettual-culturale per il futuro. Inoltre i livelli di costi medi del personale non sono certamente esorbitanti,
anche rispetto ad altri Ministeri.
Al tempo stesso, si faccia una considerazione. Ipotizzando che in Italia ci siano 5 milioni di studenti di
qualsiasi livello (non ho il dato), 1 milione di personale-Ministero vorrebbe dire che per ogni 5 studenti c’è
un qualche “preposto Statale”. Possibile ?
2. Anche in termini di costi di gestione, i tagli si concentrerebbero nelle stesse aree, aggravando gli effetti di cui
sopra.
3. In termini di costi Dislocati si è ridotta la percentuale di tagli al 5% per le arre indicate in giallo. In totale si
ipotizzano tagli per 0,797 miliardi su 12 totali.
Pag 68 di 253
Ministero dell’interno
MINISTERO INTERNO
Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + Fondi da Assegnare
Amministrazione generale e supporto alla rappresentanza generale di Governo e dello Stato sul territorio
Interventi, servizi e supporto alle autonomie territoriali
Elaborazione, quantificazione e assegnazione dei trasferimenti erariali compresi quelli per interventi speciali
VV.FF e Soccorso civile ‐ Organizzazione e gestione del sistema nazionale di difesa civile
VV.FF e Soccorso civile ‐ Prevenz. rischio/soccorso pubblico
LIBERTA' CIVILI e IMMIGRAZIONE ‐ Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti + interventi sviluppo coesione sociale
LIBERTA' CIVILI e IMMIGRAZIONE ‐ Gestione flussi migratori
Rapporti con le confessioni religiose e ‐amministrazione del patrimonio del Fondo Edifici di Culto
Pubblica Sicurezza ‐ Contrasto crimine, tutela ordine e sicurezza pubblica
Pianificazione e coordinamento Forze di polizia
Attuazione da parte delle Prefetture – Uffici Territoriali del Governo delle missioni del Min. Int. sul territorio
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza
TOTALE GENERALE
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati
Altre
Anni pers.
Personale
Gestione
Straordinari
Ammor tamenti
TOTALE
367
25.303.894
3.903.230
0
328.967
29.536.091
112
309
7.341.118
16.227.898
574.938
1.899.877
5.588
15.418
110.082
2.059.263
8.031.726
20.202.456
80
4.487.605
772.680
3.992
177.895
5.442.172
15.059.793.293
51
37.088
3.113.572
1.530.148.390
1.451.617
169.759.525
0
600.000
1.000.883
36.607.483
5.566.072
1.737.115.398
1.517.899
5.895.022
15.909.000
338
30
19.149.732
2.084.487
10.430.653
3.649.552
21.143
989
4.394.464
2.189.994
33.995.992
7.925.022
236.382.321
100.000
12.341.762
87
4.778.315
627.829
2.868
106.822
5.515.834
115.870
1.432
5.647.280.818
107.042.274
626.032.498
55.989.593
50.000
15.317.980
160.135.959
889.716
6.433.499.275
179.239.563
69.107.908
4.200.000
671.658.153
9.074
442.481.777
92.462.548
7.526.050
4.143.222
546.613.597
956
165.794
50.014.404
7.859.454.284
12.722.031
980.276.571
40.000
23.584.028
2.277.456
214.422.206
65.053.891
9.077.737.089
3.045.324
148.827.416
‐74.173.493
0
15.380.041.767
43.921.256
818.484.094
Il Ministero dell'Interno svolge molteplici funzioni, tra le quali si evidenziano:
 attuazione della politica dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica (di cui 110.000 persone negli uffici
periferici della pubblica sicurezza) nelle strutture seguenti;
Struttura
Segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza
Ufficio per l'Amministrazione Generale del Dip Pubb. Sic.
Ufficio Centrale Ispettivo
Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di Polizia
Direzione Centrale della Polizia Criminale
Direzione Centrale per i Servizi Antidroga
Direzione Centrale per gli Affari Generali della Polizia di Stato
Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione
Direzione Centrale per la Polizia Stradale, di Frontiera, Ferroviaria e Postale
Direzione Centrale per il Personale
Direzione Centrale di Sanita'
Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione
Direzione Centrale dei Servizi Tecnico-Logistici e della gestione patrimoniale
Direzione Centrale dei Servizi di Ragioneria
Direzione Investigativa Antimafia
U.C.I.S. - Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale
Direzione Centrale dell'Immigrazione e della Polizia delle frontiere
Uffici Periferici dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza
Direzione Centrale Anticrimine
DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
Persone
1.452
166
92
205
967
329
192
438
380
873
214
73
440
75
1.343
49
251
109.080
681
117.300




coordinamento tecnico-operativo delle Forze di Polizia;
direzione e amministrazione della Polizia di Stato;
gestione della finanza locale e dei servizi elettorali;
i compiti delle ex Prefetture, ora Uffici Territoriali Governativi in materia di rappresentanza generale del
Governo sul territorio – Oltre 100 prefetture con circa 10.000 persone impiegate;
 attività del Corpo dei Vigili del fuoco (35.000 persone negli uffici periferici) e altre attività di difesa civile
svolte in coordinamento con Dipartimento Protezione civile della Presidenza del Consiglio;
 politiche per l’immigrazione e prima accoglienza, affari di culto, difesa dei diritti civili in materia di mafia e
racket delle estorsioni e problematiche legate alla concessione della cittadinanza;
 compiti delle strutture periferiche e centrali della Polizia di Stato relativamente alla tutela dell’ordine
pubblico, al controllo del territorio e al contrasto alla criminalità organizzata e comune.
In termini di costi:
1. i costi del personale sono pari a 7,9 miliardi, per 166.000 persone impiegate (la maggior parte in 3 aree di cui
sopra: PS, VVFF, Prefetture).
2. Dei costi di gestione, 0,626 mld vengono spesi per la pubblica sicurezza e 0,169 per il soccorso civile.
Pag 69 di 253
3. L’entità dei costi dislocati (15,4 mld)è motivata dal ruolo rivestito dal Ministero che trasferisce ingenti risorse
agli enti locali (Province, Comuni, Comunità montane e isolane), di cui 15 miliardi sul programma
Elaborazione, quantificazione e assegnazione dei trasferimenti erariali compresi quelli per interventi speciali
quale contributo al loro funzionamento a valere sui prelievi della fiscalità generale.
4. La colonna “rettifiche e integrazioni” corrisponde in prevalenza a stanziamenti per beni e servizi relativi al
Programma Fondi da assegnare, che non sono stati considerati nelle previsioni di costo sugli altri programmi;
stanziamenti disponibili sul programma Servizio permanente dell'Arma dei Carabinieri per la tutela dell'ordine
e la sicurezza pubblica (circa 184 milioni di euro), che accoglie parte delle risorse destinate a finanziare attività
dell’Arma dei Carabinieri già nel Budget della Difesa, come Guardia di finanza, Arma dei Carabinieri, Corpo
forestale dello Stato, Polizia penitenziaria, Guardia costiera.
MINISTERO INTERNO
Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + Fondi da Assegnare
Amministrazione generale e supporto alla rappresentanza generale di Governo e dello Stato sul territorio
Interventi, servizi e supporto alle autonomie territoriali
Elaborazione, quantificazione e assegnazione dei trasferimenti erariali compresi quelli per interventi speciali
VV.FF e Soccorso civile ‐ Organizzazione e gestione del sistema nazionale di difesa civile
VV.FF e Soccorso civile ‐ Prevenz. rischio/soccorso pubblico
LIBERTA' CIVILI e IMMIGRAZIONE ‐ Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti + interventi sviluppo coesione sociale
LIBERTA' CIVILI e IMMIGRAZIONE ‐ Gestione flussi migratori
Rapporti con le confessioni religiose e ‐amministrazione del patrimonio del Fondo Edifici di Culto
Pubblica Sicurezza ‐ Contrasto crimine, tutela ordine e sicurezza pubblica
Pianificazione e coordinamento Forze di polizia
Attuazione da parte delle Prefetture – Uffici Territoriali del Governo delle missioni del Min. Int. sul territorio
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza
TOTALE GENERALE
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio
no con pesonale
20%
ni lorde Str./Amm.
Anni pers.
Personale
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
367
25.303.894
29.536.091
68.948
45.965
10.636
‐2.530.389
‐423.220
‐15.187.274
112
309
7.341.118
16.227.898
8.031.726
20.202.456
65.546
52.517
43.697
35.012
5.133
6.148
‐734.112
‐1.622.790
‐69.061
‐397.456
7.417.349
0
80
4.487.605
5.442.172
56.095
37.397
9.659
‐448.761
‐95.457
‐1.505.979.329
51
37.088
3.113.572
1.530.148.390
5.566.072
1.737.115.398
61.050
41.257
40.700
27.505
28.463
4.577
‐311.357
‐153.014.839
‐245.250
‐20.696.701
‐1.742.690
‐589.502
338
30
19.149.732
2.084.487
33.995.992
7.925.022
56.656
69.483
37.771
46.322
30.860
121.652
‐1.914.973
‐104.224
‐1.484.626
‐584.054
‐24.872.408
‐10.000
87
4.778.315
5.515.834
54.923
36.615
7.216
‐477.832
‐73.752
0
115.870
1.432
5.647.280.818
107.042.274
6.433.499.275
179.239.563
48.738
74.750
32.492
49.833
5.403
39.099
‐564.728.082
‐10.704.227
‐78.621.846
‐7.219.729
‐74.076.606
‐420.000
9.074
442.481.777
546.613.597
48.764
32.509
10.190
‐44.248.178
‐10.413.182
0
956
165.794
50.014.404
7.859.454.284
65.053.891
9.077.737.089
52.316
47.405
34.878
31.603
13.308
5.913
‐5.001.440
‐785.841.204
‐1.503.949
‐121.828.281
‐4.392.126
‐1.619.852.586
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 0,79 miliardi (personale, 10%) + 122 milioni (altri, 10%) e
1.619 milioni (dislocati). Qualche notazione aggiuntiva.
1. La gran parte dei minori costi di personale è allocata alle strutture di base per le quali si rinvia ai dettagli
precedenti. E’ ancora un dato choc.
Al tempo stesso, si faccia una considerazione trasversale che anticipi o segua qualche analisi su altri
ministeri, la Difesa in primis. La storica strategia di pieno impiego nazionale determina che abbiamo una
miriade di strutture preposte a vario titolo a funzioni di sicurezza statale, locale, di ordine pubblico, difesa,
protezione civile, dell’ambiente, dalle frodi e così via.
Non intendo riepilogarle in questa sede, per evitare di indurre in tentazione facendo credere che questo sia
“il” problema. Di certo però esistono sovrapposizioni.
E di certo questo enorme esercito (in senso lato) viene usato solo molto parzialmente, determinando il ricorso
anche ad altre spese esterne.
Si dovrebbe pensare almeno ad un utilizzo produttivo di queste enormi strutture. Un esempio banale già
esistente: l’accoglienza dei migranti. O ancora più banale l’utilizzo delle’esercito per funzioni di sicurezza
urbana (a Milano si vedono i veicoli marchiati “strade sicure”). Si potrebbe usare il genio militare per opere
civili. E così via. Tra l’altro non credo che a restare in caserma (o simili) ci si diverta granchè. E quando
vedo in TV militari impegnati in attività di utilità sociale o pubblica di vario genere, mi pare di vedere
sempre sguardi pieni di orgoglio.
2. In termini di costi di gestione valgono le stesse considerazioni. La tabella riepiloga gli impatti.
3. In termini di costi Dislocati la riduzione di 1,5 miliardi è riferita ai trasferimenti agli enti locali di cui sopra.
Pag 70 di 253
Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare
MINISTERO AMBIENTE E MARE
Indirizzo politico Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche ‐ Da Ripartire
Tutela e conservazione della fauna e della flora, salvaguardia della biodiversita' e dell'ecosistema marino
Sviluppo sostenibile
Ricerca e innovazione in materia ambientale
Prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento
Vigilanza, prevenzione e repressione in ambito ambientale
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza
Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche
Coordinamento generale, informazione ed educazione ambientale; comunicazione ambientale
TOTALE GENERALE
Ammor tamenti
TOTALE
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati
Altre
2.092.550
55.107
10.041.481
23.443.025
27.141.154
21.886.201
1.105.574
6.227.726
181.885
125.738
10.225
87.195
104.671
33.159.568
25.542.908
1.506.418
10.577.252
26.383.397
107.807
7.414.474
408.821
11.054.938
104.464.944
48.806.163
4.100
1.085.549
2.430.674
128.111.110
19.989.591
274.094.540
3.131.205
111.691.869
Anni pers.
Personale
Gestione
112
7.893.824
112
49
4
78
431
5.836.529
3.530.969
390.619
4.262.331
26.278.726
147
7.306.667
128
6.752.701
3.893.416
16
1.077
2.054.550
64.306.916
372.024
62.718.645
Straordinari
0
46.723.795
3.837.106
80.510.716
18.568.388
8.968.388
39.497.390
‐12.154.302
E’ uno dei Ministeri più piccoli in termini economici.
Svolge prevalentemente compiti di regolamentazione, indirizzo e vigilanza in materia ambientale, in particolare
mediante:
 l’istituzione e gestione di aree protette terrestri e marine,
 la prevenzione e la lotta dell’inquinamento,
 la regolamentazione e vigilanza sull’utilizzo delle risorse idriche ed il trattamento dei rifiuti,
 il sostegno alle associazioni ambientaliste,
 il monitoraggio e la valutazione di impatto ambientale,
 la prevenzione del dissesto idrogeologico e
 l’intervento per emergenze derivanti da incidenti industriali,
 il coordinamento delle Autorità di bacino interregionali.
La maggior parte di tali funzioni pubbliche sono delegate a livello territoriale ad appositi enti tecnici, pertanto, i
costi propri sono la quota minore del totale che la PA sostiene per finalità in materia ambientale.
Una curiosità, anche riferendosi a quanto detto in precedenza sulle forze dell’ordine, è che un programma definito
“Vigilanza, prevenzione e repressione in ambito ambientale”, accoglie i costi attribuiti al Centro di costo Comando
Carabinieri Tutela Ambiente, allocato a Dir. Gen. degli affari generali e del personale;
In termini di costi :
1. sono occupate 1.000 persone, per un totale di 64 milioni di euro.
2. I costi di gestione sono di importo molto simile, pari a 63 milioni di euro.
3. La voce di costo preponderante è relativa ai costi dislocati, (274 milioni) che includono :
 i fondi destinati agli enti parco ed alla gestione delle riserve marine,
 il sostegno ad enti, associazioni, fondazioni ed altri organismi ad attività di tutela ambientale;
 i fondi per la ricerca ambientale destinati all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca
Ambientale, istituito nel 2008) ed all’Agenzia per la sicurezza nucleare, istituita nel 2009.
MINISTERO AMBIENTE E MARE
Indirizzo politico Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche ‐ Da Ripartire
Tutela e conservazione della fauna e della flora, salvaguardia della biodiversita' e dell'ecosistema marino
Sviluppo sostenibile
Ricerca e innovazione in materia ambientale
Prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento
Vigilanza, prevenzione e repressione in ambito ambientale
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza
Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche
Coordinamento generale, informazione ed educazione ambientale; comunicazione ambientale
TOTALE GENERALE
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio
no con pesonale
20%
ni lorde Str./Amm.
Anni pers.
Personale
112
7.893.824
10.041.481
70.481
46.987
18.683
‐789.382
‐214.766
‐2.344.303
112
49
4
78
431
5.836.529
3.530.969
390.619
4.262.331
26.278.726
33.159.568
25.542.908
1.506.418
10.577.252
26.383.397
52.112
72.061
97.655
54.645
60.972
34.741
48.040
65.103
36.430
40.648
242.332
446.657
276.394
79.843
0
‐583.653
‐176.548
‐19.531
‐426.233
‐2.627.873
‐2.732.304
‐2.201.194
‐111.580
‐631.492
‐10.467
‐5.569.218
‐4.333.450
‐8.051.072
‐1.856.839
1.215.430
147
7.306.667
7.414.474
49.705
33.137
0
‐730.667
‐10.781
0
128
6.752.701
11.054.938
52.755
35.170
30.417
‐675.270
‐430.224
‐15.327.111
16
1.077
2.054.550
64.306.916
2.430.674
128.111.110
128.409
59.709
85.606
39.806
23.252
58.235
‐102.728
‐6.131.885
‐37.612
‐6.380.419
‐2.312.080
‐38.578.641
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 6 milioni (personale, 10%) + 6 milioni (altri, 10%) e 39 milioni
(dislocati).
Pag 71 di 253
Non si fanno notazioni aggiuntive in considerazione dei ridotti importi.
Appare però verosimile pensare che se il Ministero fosse accorpato in Interno o Sviluppo o Economia o altro i costi
di staff e di struttura complessivi sarebbero di meno.
Ministero delle infrastrutture e trasporti
MINISTERO INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE
Sistemi stradali, autostradali, ferroviari ed intermodali
Sistemi idrici, idraulici ed elettrici
Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubbliche calamità
Politiche abitative, urbane e territoriali Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche
L'Italia in Europa e nel mondo
Cooperazione economica, finanziaria e infrastrutturale
Sviluppo e sicurezza della mobilita' stradale
Sviluppo e sicurezza del trasporto aereo
Autotrasporto ed intermodalita'
Sviluppo e sicurezza del trasporto ferroviario
Sviluppo e sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo e per vie d'acqua interne
Sviluppo e sicurezza della mobilita' locale
Ricerca e innovazione
Ricerca nel settore dei trasporti
Sicurezza e controllo nei mari, nei porti e sulle coste
Sicurezza, vigilanza e regolamentazione in materia di opere pubbliche e delle costruzioni
TOTALE GENERALE
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati
Altre
Anni pers.
Personale
Gestione
Straordinari
Ammor tamenti
TOTALE
215
66
297
13.798.922
3.899.271
14.933.644
1.140.440
141.254
2.354.300
13.230
3.900
80.000
216.441
12.958
371.386
15.169.033
4.057.383
17.739.330
‐4.297.395
260.116.960
15.493.707
51.644.615
‐173.985
‐3.372.357
1.773
76.283.363
5.652.406
127.813
251.028
82.314.610
2.023.134.829
164.988.449
65
1.168
0
4.193
82
98
64
3.210.277
59.277.272
139.646
3.412.760
3.358.513
63.287.403
0
255.849.388
4.489.422
5.172.560
3.529.953
4.045.515
88.740.773
281.088
385.000
199.872
8.590
338.287
0
963.603
5.400
4.738
18.425
231.220.872
183.680.000
165.926.090
4.201.450
4.782.822
3.311.656
0
259.084
0
218.922
1.484
0
0
33.569.698
167.340.892
46.715.027
44.700.000
‐17.728.497
43.644
12.485.487
20.353
182
81
8.909.321
4.171.517
1.004.366
343.500
547.565.076
59.820.807
41.799
2.150
0
0
3.006.670
9.961.014
4.517.167
0
0
610.472.153
940.086.046
1.336.139.742
4.297.395
4.297.395
1.596.281
125.705.993
‐16.026
0
11.685
5.528
0
0
0
79.600
76
20.045
6.152.779
916.423.460
156.000
163.772.212
0
789.561
74.807
5.316.282
6.383.586
1.086.301.515
5.288.091.449
446.855.963
109.212.772
Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti nell’esercizio delle sue attribuzioni ha competenza sulle reti
infrastrutturali (stradale, autostradale, ferroviaria, portuale, aeroportuale) a servizio dei mezzi di trasporto, ed
esprime il piano generale dei trasporti e della logistica, nonché i piani di settore per i trasporti, compresi i piani
urbani di mobilità. In particolare, svolge le seguenti funzioni:
1. coordinamento dello sviluppo del territorio, programmazione, finanziamento, realizzazione e gestione degli
interventi infrastrutturali di interesse nazionale, ad eccezione di quelli in materia di difesa, e conseguente
monitoraggio del governo del territorio e all’urbanistica;
2. programmazione e regolazione dei lavori pubblici. Realizzazione di interventi di edilizia statale, di edilizia
residenziale e interventi su strade e autostrade; vigilanza e indirizzo su enti e società competenti in materia o
concessionarie;
3. funzioni consultive a favore delle Amministrazioni dello Stato nonché di ogni altra AA PP competente alla
realizzazione di opere pubbliche; proposta del piano generale dei trasporti e della logistica, dei piani urbani
della mobilità e della pianificazione di settore per i trasporti; indirizzo, vigilanza e controllo in materia di
aviazione civile e trasporto aereo comprese le convenzioni con gli enti vigilati e la valutazione dei piani di
investimento nel settore aeroportuale; regolamentazione della navigazione ed il trasporto marittimo, vigilanza
sui porti; demanio marittimo, sicurezza della navigazione e trasporto nelle acque interne;
4. regolamentazione e controllo del trasporto terrestre su strada e su ferro, vigilanza e indirizzo su enti e società
competenti in materia o concessionarie; vigilanza, prevenzione dei reati in mare e soccorso in mare, attraverso
le Capitanerie di porto.
In termini di costi :
1. sono occupate 20.000 persone, per un totale di 916 milioni di euro. Circa la metà (11.685) sono nelle
Capitanerie di porto. 4.200 circa nella funzione sviluppo e sicurezza mobilità stradale.
2. I costi di gestione sono pari a 164 milioni ulteriori.
3. La voce di costo preponderante è relativa ai costi dislocati, (5,3 miliardi) che includono trasferimenti a enti
territoriali per la realizzazione di infrastrutture stradali e di trasporto locale (metropolitane), oppure
finanziamenti e conferimenti ad enti ed organismi quali l’ANAS, trasferimenti e conferimenti di capitale ad
enti e società di trasporti a partecipazione pubblica (quali le Ferrovie dello Stato).
Pag 72 di 253
Tra i programmi si segnalano: Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubbliche
calamità (38 % sul totale dislocati), Sviluppo e sicurezza della mobilità locale (25 %) e Sviluppo e sicurezza
della navigazione e del trasporto marittimo e per vie d’acqua interne (18%).
4. La colonna “rettifiche e integrazioni” (0,44 miliardi) corrisponde in prevalenza a: stanziamenti per beni e
servizi relativi al Programma Fondi da assegnare; stanziamenti per la realizzazione di infrastrutture e opere
edilizie per conto di altre amministrazioni; stanziamenti su alcuni programmi classificati diversamente dai
trasferimenti.
MINISTERO INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE
Sistemi stradali, autostradali, ferroviari ed intermodali
Sistemi idrici, idraulici ed elettrici
Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubbliche calamità
Politiche abitative, urbane e territoriali Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche
L'Italia in Europa e nel mondo
Cooperazione economica, finanziaria e infrastrutturale
Sviluppo e sicurezza della mobilita' stradale
Sviluppo e sicurezza del trasporto aereo
Autotrasporto ed intermodalita'
Sviluppo e sicurezza del trasporto ferroviario
Sviluppo e sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo e per vie d'acqua interne
Sviluppo e sicurezza della mobilita' locale
Ricerca e innovazione
Ricerca nel settore dei trasporti
Sicurezza e controllo nei mari, nei porti e sulle coste
Sicurezza, vigilanza e regolamentazione in materia di opere pubbliche e delle costruzioni
TOTALE GENERALE
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio
no con pesonale
20%
ni lorde Str./Amm.
Anni pers.
Personale
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
215
66
297
13.798.922
3.899.271
14.933.644
15.169.033
4.057.383
17.739.330
64.181
59.080
50.282
42.787
39.387
33.521
5.304
2.140
7.927
‐1.379.892
‐389.927
‐1.493.364
‐137.011
‐15.811
‐280.569
‐4.734.722
‐25.994.298
‐1.212.135
1.773
76.283.363
82.314.610
43.025
28.683
3.188
‐7.628.336
‐603.125
‐218.812.328
65
1.168
0
4.193
82
98
64
3.210.277
59.277.272
49.389
50.751
32.926
33.834
2.148
2.922
165.926.090
4.201.450
4.782.822
3.311.656
3.358.513
63.287.403
0
255.849.388
4.489.422
5.172.560
3.529.953
39.572
51.237
48.804
51.745
26.381
34.158
32.536
34.496
21.164
3.428
3.929
3.123
‐321.028
‐5.927.727
0
‐16.592.609
‐420.145
‐478.282
‐331.166
‐14.824
‐401.013
0
‐8.992.330
‐28.797
‐38.974
‐21.830
‐23.526.639
‐18.368.000
0
‐1.584.120
‐16.738.454
‐5.920.051
‐4.472.035
182
81
8.909.321
4.171.517
48.952
51.500
32.635
34.333
5.518
4.241
0
11.685
547.565.076
9.961.014
4.517.167
0
0
610.472.153
46.861
31.240
5.119
‐890.932
‐417.152
0
0
‐54.756.508
‐105.169
‐34.565
0
0
‐6.290.708
‐106.579.204
‐133.612.372
‐429.740
‐429.740
‐11.080.905
76
20.045
6.152.779
916.423.460
6.383.586
1.086.301.515
80.958
45.718
53.972
30.479
2.053
8.170
‐615.278
‐91.642.346
‐23.081
‐16.987.806
0
‐573.494.741
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 92 milioni (personale, 10%) + 17 milioni (altri, 10%) e 573
milioni (dislocati).
Non si fanno notazioni aggiuntive in considerazione dei ridotti importi, salvo che in tema di trasferimenti dove si
ipotizzano risparmi per 573 milioni.
Credo però che sia oramai acclarato che questa è una delle aree a grande incidenza corruttiva.
Altro dato rilevante è il teorico taglio del personale che incide per la sua metà sulla voce Capitanerie di Porto.
Ministero della Difesa
MINISTERO DELLA DIFESA
Anni pers.
Indirizzo politico Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE
304
DIFESA ‐ Difesa e sicurezza del territorio ‐ Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari
497
DIFESA ‐ Funzioni non direttamente collegate ai compiti di difesa militare
265
DIFESA ‐ Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari
11.262
DIFESA ‐ Ricerca tecnologica nel settore della difesa
184
Approntamento e impiego delle forze terrestri
109.677
Approntamento e impiego delle forze navali
42.065
Approntamento e impiego delle forze aeree
45.116
Funzioni non dirett. collegate ai compiti di difesa militare
Approntamento e impiego Carabinieri per difesa e sicurezza
104.041
TOTALE GENERALE
313.411
Ammor tamenti
TOTALE
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati
Altre
2.672.400
240.778
24.883.110
1.872.999.460
32.080.595
5.616.705
559.152
38.256.452
176.741.073
14.372.372
1.171.569
7.888.664
794.448
24.227.053
78.237.480
657.063.138
13.653.387
4.188.036.542
1.906.918.770
2.333.213.662
160.988
5.324.577.250
14.492.046.636
113.252.095
62.561.901
983.617.806
1.007.058.513
786.799.046
59.281.256
559.624.216
3.581.655.507
26.909.817
1.526.595
100.000
79.682
243.812
0
755.000
37.503.570
47.985.288
1.183.399
115.305.086
86.432.309
572.869.014
845.210.338
78.925.282
5.287.059.434
3.000.489.274
3.693.125.534
59.442.244
106.176.543 5.991.133.009
931.546.017 19.042.751.730
9.286.586
Personale
Gestione
21.969.932
Straordinari
2.586.777.091
‐907.085.864
‐1.078.241.652
‐1.269.889.740
264.265.139
1.204.559.295
E’ il secondo grande Ministero per numero di persone (313.411), dopo l’istruzione (990.000) e prima dell’interno
(165.000). Questi 3 Ministeri contano per quasi 1,5 milioni di persone su 1,7 totali.
Al Ministero della Difesa sono riconducibili :
 compiti istituzionali in materia di difesa e sicurezza militare dello Stato,
 politica militare e partecipazione a missioni a supporto della pace,
 partecipazione a organismi internazionali di settore,
 pianificazione generale e operativa delle forze armate e Interforze,
Pag 73 di 253
 pianificazione relativa all’area industriale di interesse della difesa.
Più in particolare ha compiti di: mantenimento dell’operatività delle forze armate italiane quale strumento di difesa
nazionale e di partecipazione italiana ad azioni militari internazionali di pace. Tale mantenimento si riferisce sia
all’impiego diretto di risorse umane e strumentali dei reparti militari territoriali di Esercito, Marina e Aeronautica e
dei rispettivi comandi centrali, inclusi gli Stati maggiori, sia alle attività indirettamente connesse al mantenimento
dell’operatività delle forze armate, quali la sanità e la giustizia militare, e la gestione degli enti dell’area tecnicoindustriale della difesa;
In termini di costi :
1. i costi del personale sono pari a 14,5 miliardi per 313.411 persone;
2. i costi di gestione sono ulteriori 3,6 miliardi;
3. i costi dislocati (trasferimenti) sono di importo limitato (264 milioni) e riguardano prevalentemente spese per
l’espletamento del servizio di provvista di acqua e rifornimento idrico delle isole minori, quelle in favore della
croce rossa italiana per la preparazione del personale e dei materiali necessari per assicurare l'organizzazione
ed il funzionamento del corpo militare della CRI, il contributo all'organizzazione europea per l'esercizio di
satelliti meteorologici (eumetsat) e accordi internazionali.
4. I costi relativi a “rettifiche e integrazioni derivano da somma algebrica delle informazioni inserite dai centri di
responsabilità amministrativa per giustificare disallineamenti temporali o strutturali o rispetto ai programmi
fra i costi e gli stanziamenti. (?)
MINISTERO DELLA DIFESA
Anni pers.
Indirizzo politico Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE
304
DIFESA ‐ Difesa e sicurezza del territorio ‐ Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari
497
DIFESA ‐ Funzioni non direttamente collegate ai compiti di difesa militare
265
DIFESA ‐ Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari
11.262
DIFESA ‐ Ricerca tecnologica nel settore della difesa
184
Approntamento e impiego delle forze terrestri
109.677
Approntamento e impiego delle forze navali
42.065
Approntamento e impiego delle forze aeree
45.116
Funzioni non dirett. collegate ai compiti di difesa militare
Approntamento e impiego Carabinieri per difesa e sicurezza
104.041
TOTALE GENERALE
313.411
Personale
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ no Rosso > Retribuzio
Totale propri 20%
ni lorde Str./Amm.
con pesonale
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
21.969.932
24.883.110
72.270
48.180
8.791
‐2.196.993
‐291.318
‐187.299.946
32.080.595
38.256.452
64.548
43.032
11.301
‐3.208.060
‐617.586
‐17.674.107
14.372.372
24.227.053
54.235
36.157
4.421
‐1.437.237
‐985.468
‐7.823.748
657.063.138
845.210.338
13.653.387
78.925.282
4.188.036.542 5.287.059.434
1.906.918.770 3.000.489.274
2.333.213.662 3.693.125.534
160.988
59.442.244
5.324.577.250 5.991.133.009
14.492.046.636 19.042.751.730
58.343
74.203
38.185
45.333
51.716
38.896
49.469
25.457
30.222
34.477
10.056
340.010
8.968
23.941
17.439
51.178
46.240
34.118
30.827
5.379
11.428
‐65.706.314
‐1.365.339
‐418.803.654
‐190.691.877
‐233.321.366
‐8.049
‐532.457.725
‐1.449.204.664
‐18.814.720
‐6.527.190
‐109.902.289
‐109.357.050
‐135.991.187
‐5.928.126
‐66.655.576
‐455.070.509
‐259.606.368
0
90.708.586
107.824.165
126.988.974
0
0
‐146.882.443
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 1,45 miliardi (personale, 10%) + 0,445 miliardi (altri, 10%) e
146 milioni (dislocati e altri). Si rinvia alle considerazioni precedenti sulla opportunità di impiego coordinato e
produttivo di tutte le nostre forze di ordine pubblico o difesa.
Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali
MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
GABINETTO ‐ Indirizzo politico ‐Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche
DIPARTIMENTO Politiche europee ed internazionali nel settore agricolo e della pesca
DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Svi. e sostenibilita' del settore agricolo, agroindustriale e mezzi tecnici di prod.
Ammor tamenti
TOTALE
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati
Altre
495.006
10.718.286
3.666.445
365.624
612.364
18.150.540
58.086.648
5.083.179
415.572
315.651
15.627.018
428.564.550
1.745.799
2.040.330
648.638
1.078.316
177.416
327.572
0
7.876.601
12.221.117
0
23.734.243
Anni pers.
Personale
Gestione
90
6.588.571
3.634.709
195
12.938.914
4.233.638
151
9.812.616
80
169
0
5.304.748
8.774.899
Straordinari
DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Svil. filiere agro alimentari, tutela e valorizzazione produz. di qualita' e tipiche
DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Servizi e affari generali per le Fondi da ripartire
DIP. ISPETTORATO CENTRALE TUTELA QUALITA' E REPRESSIONE FRODI PRODOTTI AGRO‐ALIMENTARI ‐ Vigilanza, prevenzione e repressione frodi nel settore agricolo, agroalimentare, agroindustriale e forestale
CORPO FORESTALE ‐ Tutela e conservazione della fauna e della flora e salvaguardia della biodiversita'
966
50.339.678
11.499.276
439.000
1.676.533
63.954.487
4.555
242.490.087
11.473.782
30.264
6.454.312
260.448.445
83.802
CORPO FORESTALE ‐ Sicurezza pubblica in ambito rurale e montano
CORPO FORESSTALE ‐ Interventi per soccorsi
TOTALE GENERALE
3.209
2.381
11.796
196.822.778
138.196.610
671.268.901
9.533.608
16.876.983
66.121.304
24.944
45.476
3.047.834
4.585.523
3.417.841
18.062.218
210.966.853
158.536.910
758.500.257
558.607.484
48.138.241
3.666.445
Il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali elabora e coordina le linee politiche agricole, forestali,
agroalimentari e per la pesca a livello nazionale, europeo e internazionale.
In particolare, svolge principalmente la propria attività nell’ambito delle politiche a sostegno dell’agricoltura e
nell’ambito delle politiche per la conservazione della flora e della fauna.
Pag 74 di 253
Inoltre, attraverso il Corpo Forestale dello Stato, esercita un importante ruolo in materia di ordine pubblico,
sicurezza e soccorso civile.
Attualmente il Ministero si articola in una struttura centrale e una struttura periferica.
La struttura centrale si avvale di 5 Centri di responsabilità.
A livello periferico operano gli Uffici e laboratori dell’Ispettorato centrale per il controllo della qualità e dei
prodotti agroalimentari ed i Comandi regionali e provinciali del Corpo Forestale dello Stato.
In termini di costi :
1. sono occupate 11.796 persone per un totale di 671 milioni di euro. Di queste più di 10.000 sono del Corpo
Forestale.
2. I costi di gestione sono pari a 66 milioni di euro, anch’essi in prevalenza di pertinenza del Corpo Forestale
3. I costi dislocati sono pari a 558 milioni.
Corrispondono a stanziamenti per trasferimenti e contributi al settore agricolo e agroindustriale e della pesca
con riferimento ai programmi Sviluppo e sostenibilità del settore agricolo, agroindustriale e mezzi tecnici di
produzione e Regolamentazione, incentivazione e vigilanza in materia di pesca.
MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
GABINETTO ‐ Indirizzo politico ‐Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche
DIPARTIMENTO Politiche europee ed internazionali nel settore agricolo e della pesca
DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Svi. e sostenibilita' del settore agricolo, agroindustriale e mezzi tecnici di prod.
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio
no con pesonale
20%
ni lorde Str./Amm.
Anni pers.
Personale
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
90
6.588.571
10.718.286
73.206
48.804
40.386
‐658.857
‐412.972
‐366.645
195
12.938.914
18.150.540
66.353
44.236
21.711
‐1.293.891
‐521.163
‐5.808.665
151
9.812.616
15.627.018
64.984
43.323
33.663
‐981.262
‐581.440
‐42.856.455
80
169
0
5.304.748
8.774.899
7.876.601
12.221.117
0
66.309
51.922
44.206
34.615
21.822
12.073
‐530.475
‐877.490
0
‐257.185
‐344.622
0
‐2.373.424
0
‐4.813.824
DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Svil. filiere agro alimentari, tutela e valorizzazione produz. di qualita' e tipiche
DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Servizi e affari generali per le Fondi da ripartire
DIP. ISPETTORATO CENTRALE TUTELA QUALITA' E REPRESSIONE FRODI PRODOTTI AGRO‐ALIMENTARI ‐ Vigilanza, prevenzione e repressione frodi nel settore agricolo, agroalimentare, agroindustriale e forestale
CORPO FORESTALE ‐ Tutela e conservazione della fauna e della flora e salvaguardia della biodiversita'
966
50.339.678
63.954.487
52.111
34.741
11.904
‐5.033.968
‐1.361.481
0
4.555
242.490.087
260.448.445
53.236
35.491
2.519
‐24.249.009
‐1.795.836
‐8.380
CORPO FORESTALE ‐ Sicurezza pubblica in ambito rurale e montano
CORPO FORESSTALE ‐ Interventi per soccorsi
TOTALE GENERALE
3.209
2.381
11.796
196.822.778
138.196.610
671.268.901
210.966.853
158.536.910
758.500.257
61.335
58.041
56.906
40.890
38.694
37.938
2.971
7.088
5.605
‐19.682.278
‐13.819.661
‐67.126.890
‐1.414.408
‐2.034.030
‐8.723.136
0
0
‐56.227.393
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 67 milioni (personale, 10%) + 8,7 milioni (altri, 10%) e 56
milioni (dislocati e altri).
Si rinvia alle considerazioni precedenti sulla opportunità di impiego coordinato e produttivo di tutte le nostre forze
di ordine pubblico o difesa o assimilabili.
Ministero per i beni e le attivita’ culturali
Il Ministero per i Beni e le attività culturali è il dicastero che si occupa prevalentemente di cultura, di spettacolo, di
tutela conservazione del patrimonio archeologico, artistico, architettonico e del paesaggio.
Il Ministero, in particolare, svolge le funzioni di spettanza statale in materia di:
1. tutela, gestione e valorizzazione dei beni culturali e dei beni ambientali; promozione delle attività culturali,
dello spettacolo anche tramite la promozione delle produzioni cinematografiche, radiotelevisive e multimediali;
promozione libro e sviluppo servizi bibliografici e bibliotecari nazionali;
2. promozione della cultura urbanistica e architettonica e partecipazione alla progettazione di opere destinate ad
attività culturali;
3. studio, ricerca, innovazione ed alta formazione nelle materie di competenza, anche mediante sostegno all'attività
degli istituti culturali;
4. tutela del Patrimonio Culturale, svolta dal nucleo dei Carabinieri che opera alle dipendenze funzionali del
Ministro per il contrasto delle violazioni di legge in materia di patrimonio culturale.
Pag 75 di 253
MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
Vigilanza, prevenzione e repressione in materia di patrimonio culturale
Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE E ALTRO
Coordinamento ed indirizzo per la salvaguardia del patrimonio culturale
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Tutela dei beni archivistici
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Tutela dei beni librari, promozione e sostegno del libro e dell'editoria
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Tutela dei beni archeologici
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo
Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo
Valorizzazione del patrimonio culturale
Tutela delle belle arti, dell'architettura e dell' arte contemporanee; tutela e valorizzazione del paesaggio
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Tutela del patrimonio culturale
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza
TOTALE GENERALE
Anni pers.
Personale
Gestione
260
14.526.648
167
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati
Altre
Ammor tamenti
TOTALE
2.200.000
34.078
16.760.726
9.285.243
2.104.198
271.278
11.660.719
71
420
2.270
372
4.701.903
18.655.043
94.319.291
15.487.771
1.076.150
5.228.460
28.428.116
4.671.284
288.903
607.636
2.869.814
471.947
6.066.956
24.494.859
125.701.244
20.644.751
2.389
25
5.693
19
51
72
42
101.910.071
1.484.008
230.135.307
987.771
2.433.373
3.316.872
2.191.489
23.028.202
698.280
22.882.632
58.270
1.987.860
1.906.487
2.299.944
2.957.454
18.106
1.598.226
591
7.684
6.136
44.917
128.575.727
2.200.394
254.875.165
1.046.632
4.448.917
5.249.495
4.536.350
27.846
399.599
225.507.324
57.213.835
3.229.880
6.382
938
560
28
239
19.998
263.611.245
38.698.857
27.880.380
1.137.262
10.412.784
841.175.318
39.013.748
622.666
5.812.193
2.367.846
2.888.278
147.274.614
2.962.432
252.059
1.556.826
42.460
364.767
14.355.314
305.655.675
39.575.208
35.249.399
3.547.568
13.965.829
1.004.255.614
19.269.109
10.332
66.557.916
231.793
1.080.176
395.333.773
Straordinari
3.720
84.023
13.749
680.000
259.000
20.000
20.000
0
68.250
1.626
300.000
1.450.368
23.565.128
656.012
21.149.951
23.565.128
In termini di costi si rileva quanto segue :
1. Costi del personale per 841 milioni, pari a 20.000 persone, principalmente su 4 macro strutture : tutela archivi
(2.270), tutela beni librari (2.389), tutela beni archeologici (5.693), tutela belle arti e altro (6.382)
2. I costi di gestione seguono la stessa logica di allocazione e sulle precedenti 4 macro strutture se ne allocano circa
110 milioni su 147
3. I costi dislocati sono attribuiti principalmente al Programma Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello
spettacolo per un importo pari 283 milioni su 395. Tali costi includono i fondi a sostegno del settore dello
spettacolo per teatri di prosa e d’opera, cinema, istituzioni musicali.
L’altra voce segnalata è per stanziamenti per trasferimenti e contributi ad amministrazioni territoriali o a privati
per interventi di restauro e conservazione dei beni culturali non gestiti direttamente dal ministero, allocati sul
programma Tutela del patrimonio culturale.
MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
Vigilanza, prevenzione e repressione in materia di patrimonio culturale
Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE E ALTRO
Coordinamento ed indirizzo per la salvaguardia del patrimonio culturale
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Tutela dei beni archivistici
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Tutela dei beni librari, promozione e sostegno del libro e dell'editoria
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Tutela dei beni archeologici
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo
Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo
Valorizzazione del patrimonio culturale
Tutela delle belle arti, dell'architettura e dell' arte contemporanee; tutela e valorizzazione del paesaggio
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Tutela del patrimonio culturale
Ricerca in materia di beni e attivita' culturali
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza
TOTALE GENERALE
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio
no con pesonale
20%
ni lorde Str./Amm.
Anni pers.
Personale
260
14.526.648
16.760.726
55.872
37.248
8.462
‐1.452.665
‐223.408
0
167
9.285.243
11.660.719
55.600
37.067
12.600
‐928.524
‐237.548
‐2.356.513
71
420
2.270
372
4.701.903
18.655.043
94.319.291
15.487.771
6.066.956
24.494.859
125.701.244
20.644.751
66.224
44.417
41.550
41.634
44.149
29.611
27.700
27.756
15.157
12.449
12.523
12.557
‐470.190
‐1.865.504
‐9.431.929
‐1.548.777
‐136.505
‐583.982
‐3.138.195
‐515.698
0
‐65.601
0
0
2.389
25
5.693
19
51
72
42
101.910.071
1.484.008
230.135.307
987.771
2.433.373
3.316.872
2.191.489
128.575.727
2.200.394
254.875.165
1.046.632
4.448.917
5.249.495
4.536.350
42.658
59.360
40.424
51.988
47.713
46.068
52.178
28.439
39.574
26.950
34.659
31.809
30.712
34.786
9.639
27.931
4.019
3.067
38.978
26.479
54.761
‐10.191.007
‐74.200
‐23.013.531
‐49.389
‐243.337
‐331.687
‐109.574
‐2.666.566
‐71.639
‐2.473.986
‐5.886
‐201.554
‐193.262
‐234.486
‐2.114.995
0
‐2.785
‐39.960
‐22.550.732
‐5.721.384
‐322.988
6.382
938
560
28
239
19.998
263.611.245
38.698.857
27.880.380
1.137.262
10.412.784
841.175.318
305.655.675
39.575.208
35.249.399
3.547.568
13.965.829
1.004.255.614
41.305
41.257
49.786
40.617
43.568
42.063
27.537
27.505
33.191
27.078
29.045
28.042
6.113
664
10.379
84.566
12.085
7.364
‐26.361.125
‐3.869.886
‐2.788.038
‐56.863
‐1.041.278
‐83.827.505
‐4.204.443
‐87.635
‐736.902
‐241.031
‐355.305
‐16.308.030
‐1.926.911
‐1.033
‐6.655.792
‐23.179
‐108.018
‐41.889.890
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 83 milioni (personale, 10%) + 16 milioni (altri, 10%) e 42
milioni (dislocati e altri).
 In termini di personale l’”equivalente persone in meno” sarebbe pari a 2.000. Forse si dovrebbe considerare anche
qualche riallocazione. Mi viene in mente Pompei. Per il resto non riesco a capire se questo piccolo esercito
aggregato di custodi, bibliotecari e archivisti sia in eccesso o in difetto. Si dovrebbe incrociare con le singole
componenti del nostro patrimonio storico,archeologico, bibliotecario e così via.
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Anche in questo caso si rinvia però alle considerazioni precedenti sulla opportunità di impiego coordinato e
produttivo di tutte le nostre forze di ordine pubblico o difesa. Ad esempio, sempre a Pompei non si potrebbe vedere
qualche veicolo “EI - strade sicure”, o meglio “EI - storia sicura”, come a Milano ?
 Sui costi di gestione si faccia qualche analogo ragionamento. Mi pare strano che gran parte dei 147 milioni venga
speso proprio in quelle strutture dove c’è la maggior parte del personale.
 Sui costi dislocati, infine, è difficile non pensare che un Programma Sostegno, valorizzazione e tutela del settore
dello spettacolo non contempli qualche favore a clientele varie. 40 milioni di risparmi forse si otterrebbero con
qualche spettacolo in meno. Meglio se brutto, naturalmente.
Ministero della salute
MINISTERO DELLA SALUTE
Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche
Programmazione sanitaria in materia di livelli essenziali di assistenza e assistenza in materia sanitaria umana
Regolamentazione e vigilanza in materia di prodotti farmaceutici ed altri prodotti sanitari ad uso umano
Vigilanza, prevenzione e repressione nel settore sanitario
Ricerca per il settore della sanita' pubblica
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza
Fondi da assegnare
Prevenzione e comunicazione in materia sanitaria umana e coordinamento in ambito internazionale
Sanita' pubblica veterinaria, igiene e sicurezza degli alimenti
Ricerca per il settore zooprofilattico
TOTALE
Ammor tamenti
TOTALE
Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati
Altre
1.178.514
241.941
9.030.826
‐28.427.681
25.139.833
23.142.669
2.246.531
50.529.033
379.972.650
101
950
69
252
0
6.806.805
51.077.477
4.298.367
12.427.438
1.769.076
5.656.493
3.368.077
3.607.840
0
46.003
0
46.003
0
506.610
653.664
148.805
670.522
9.082.491
57.433.637
7.815.249
16.751.803
0
29.910.975
708
538
11
3.239
39.495.512
37.030.733
753.948
184.640.484
3.000
1.966.612
702.545
3.934
7.141.164
Anni pers.
Personale
Gestione
158
7.610.371
452
39.134.184
5.262.198
24.110
83.143.161
Straordinari
95.006
80.599.308
42.995.476
781.992
275.019.815
457.862.978
2.000.000
139.684.624
2.851.878
1.012.283.105
‐28.427.681
La configurazione dell’attuale Ministero della Salute risulta organizzata su cinque Centri di responsabilità
amministrativa: Gabinetto e uffici di Diretta Collaborazione all’Opera del Ministro; Dipartimento della Qualità;
Dipartimento dell’Innovazione; Dipartimento della Prevenzione e della Comunicazione e Dipartimento per la
Sanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza degli Alimenti.
In sintesi i compiti del Ministero sono i seguenti:
1. funzioni spettanti allo Stato in materia di tutela della salute umana;
2. coordinamento del Sistema sanitario nazionale, di sanità veterinaria, di tutela della salute nei luoghi di lavoro, di
igiene e sicurezza degli alimenti;
3. garanzia dell’equità del Sistema sanitario, della qualità, dell’efficienza e della trasparenza ;
4. collaborazione con le Regioni per la valutazione delle realtà sanitarie;
5. tracciare linee di innovazione e cambiamento e fronteggiare i grandi pericoli che minacciano la salute.
In termini di costi :
1. i costi del personale sono 185 milioni per 3.239 persone.
2. I costi di gestione sono 83 milioni.
3. I costi dislocati sono la maggior parte, 1 miliardo, e riguardano quanto segue.
 Interventi a sostegno ad Enti a carattere scientifico per la ricerca e la sperimentazione sanitaria
nell’ambito del programma Ricerca per il settore della sanità pubblica;
 trasferimenti alle regioni per l’assistenza sanitaria nell’ambito del programma Programmazione sanitaria
in materia di livelli essenziali di assistenza e assistenza in materia sanitaria umana.
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MINISTERO DELLA SALUTE
Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche
Programmazione sanitaria in materia di livelli essenziali di assistenza e assistenza in materia sanitaria umana
Regolamentazione e vigilanza in materia di prodotti farmaceutici ed altri prodotti sanitari ad uso umano
Vigilanza, prevenzione e repressione nel settore sanitario
Ricerca per il settore della sanita' pubblica
Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza
Fondi da assegnare
Prevenzione e comunicazione in materia sanitaria umana e coordinamento in ambito internazionale
Sanita' pubblica veterinaria, igiene e sicurezza degli alimenti
Ricerca per il settore zooprofilattico
TOTALE
Media Media personale‐
Media Gestione ‐ no Rosso > Retribuzio
Totale propri 20%
ni lorde Str./Amm.
con pesonale
Risparmi personale
Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri
Anni pers.
Personale
158
7.610.371
9.030.826
48.167
32.111
7.459
‐761.037
‐142.046
2.842.768
452
25.139.833
50.529.033
55.619
37.079
51.201
‐2.513.983
‐2.538.920
‐37.997.265
101
950
69
252
0
6.806.805
51.077.477
4.298.367
12.427.438
9.082.491
57.433.637
7.815.249
16.751.803
0
67.394
53.766
62.295
49.315
44.929
35.844
41.530
32.877
17.516
5.954
48.813
14.317
‐680.681
‐5.107.748
‐429.837
‐1.242.744
0
‐227.569
‐635.616
‐351.688
‐432.437
0
‐2.991.098
0
‐45.786.298
0
‐200.000
708
538
11
3.239
39.495.512
37.030.733
753.948
184.640.484
80.599.308
42.995.476
781.992
275.019.815
55.785
68.830
68.541
57.005
37.190
45.887
45.694
38.004
55.274
9.781
2.192
25.669
‐3.949.551
‐3.703.073
‐37.697
‐18.464.048
‐4.110.380
‐596.474
‐2.804
‐9.037.933
‐13.968.462
‐285.188
0
‐98.385.542
L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 18 milioni (personale, 10%) + 9 milioni (altri, 10%) e 93
milioni (dislocati e altri).
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2014 07 02 – TWEET LAW : CONSECUTIO ISTANTANEA REATO-CONFISCA.
Esperienza personale
Ho scritto di recente della necessità di una tweet-law (un misto tra twitter e beep-beep, che era il suono del volatile
road-runner talmente veloce che il coyote non lo prendeva mai) a disposizione dello “sceriffo” anticorruzione, che lo
mettesse in condizione di ottenere risultati in fretta.
Ecco, adesso mi è venuto in mente cosa si dovrebbe fare.
E’ capitato a me in prima persona. E non ne parlo per lamentarmi.
Ne parlo perché il fatto che sia successo vuol dire che si può fare.
Una riga di coca in mano al passeggero di fianco a me determinò la confisca immediata e definitiva di una mia
automobile da 60.000 euro. Ovviamente una sanzione spropositata, ma oggi tale sproporzione torna concettualmente
utile per altri ambiti.
Il reato che commisi io fu la mia opposizione a fare un test del capello per verificare se vi fosse presente cocaina. Il
test del capello riesce ad andare indietro nel tempo per anni.
Avevo accettato di fare il test delle urine, che copre circa 5 giorni indietro, ma i poliziotti non ne vollero sapere.
Il punto è che il solo fatto di non volere fare il test del capello, secondo la normativa in vigore, era testimonianza
della mia mala fede e quindi costituiva reato sanzionabile.
La sanzione era la confisca immediata e inappellabile.
Peccato che se anche guidare sotto uso di stupefacenti sia in effetti pericoloso e quindi sanzionabile, il fatto di avere
fatto uso in un passato più remoto dei 5 giorni non abbia invece alcuna controindicazione.
E rientri nella sfera delle libertà personali dell’individuo, seppur criticabili come tante altre cose.
Il reato
Tra queste tante altre cose, entrando in tema di conti pubblici, c’è secondo me la detenzione occulta di soldi che
avviene normalmente all’estero.
Molto, molto grave.
E’ questo uno dei veri cancri di sistema, se non il vero cancro.
Non solo per come è generata: attività illecite, evasione, frodi e altro.
Ma anche perché restando all’estero non fa girare l’economia, se non per la parte di consumi reinstradati in Italia a
mezzo contanti. Sul tema, per inciso, sono favorevole a qualsiasi disposizione che ne limiti la circolazione. E’
ragionevolmente vero che dove c’è contante ci possa essere malvivenza. Di piccolo o di grande taglio. O almeno è
sicuramente vero il contrario: dove non c’è contante non ci può essere malvivenza. E se anche ci fosse sarebbe
rintracciabile.
Ed è molto, molto grave perché sono soldi che proprio per la loro illiceità, essendo nascosti e non sequestrati,
vengono sottratti a possibili destinazioni di utilità pubblica.
La confisca
Ma il punto è un altro.
Sono un po’ di settimane che osservo conti pubblici, struttura dello stato, spending review e così via. E più mi
addentro nei conti più mi rendo conto della difficoltà e complessità di qualsiasi intervento.
Il che è un problema fondamentale, perché mi rendo anche conto che la situazione socio-economica in cui viviamo
assomiglia sempre più a una bomba a orologeria.
Tra gli interventi che preconizzavo in una sorta di piano strategico di rilancio Italia, c’era anche la patrimoniale offshore. Evidenziata in giallo nella tabella seguente già in 2014 06 29 - Struttura, costi dello Stato e spending
review.html e 2014 06 15 sceriffi taglie e tweet-law
Ne avevo già parlato tempo fa, quando avevo scritto (2012 09 18 - 3 o 4 conti della serva ) che la patrimoniale
bisognava farla alle Cayman, come esempio di paradiso fiscale, nella modalità concordata tale per cui il paradiso
fiscale fa un prelievo alla fonte a titolo di ritenuta. In tale caso ipotizzavo anche che si potesse concedere al
“prelevato” di mantenere l’anonimato.
Qualora invece il paradiso non collaborasse esageravo, ma mica troppo, ipotizzando l’annessione per invasione.
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10
11 Da Personale Da Regioni Da Comuni Da spending Da dismissioni (dati in milioni di euro) Tributarie Extra Tributarie Alienazione pat. e risc. Cr. TOTALE ENTRATE Spese correnti Spese in conto capitale TOTALE SPESE ENTRATE ‐ SPESE Interessi sul debito (tutti9 RISULTATO ECONOMICO DEBITO 442 39 1 483 ‐410 ‐37 ‐447 36 ‐100 ‐64 2.100 0 0
15
0
15
0 0 10 10 200 Da centri di costo 15
Da Progressività 5
Da Sommerso 15
Da Evasione 5
10 10 0 10 10 50 5
5
50 5
5
0
10
0
10
0
5
0
10
0 50 0
5
0
5
10
10
10
10
5
5
10
10
‐25
‐25
‐20
50 5
5
10
10
5
10
‐20
12 TOTALE FINALE 3
TOTALE VARIAZIONI 2 Patrim. off‐shore 1 Da turismo Da rit. investimenti Anno Con un paradosso concepivo portaerei cariche di ragionieri destinati a sbarcare nelle banche dei paradisi per
espropriare conti correnti, cassette di sicurezze e soprattutto depositi titoli.
Oggi il tempo è finito.
La soluzione è una tweet-normativa del seguente tenore:
 Reato = detenzione di soldi all’estero a qualsiasi titolo (o chi più ne ha più ne metta).
 Sanzione = confisca totale.
Non si capisce bene nemmeno perché non intervenire mentre si impazzisce a cercare soluzioni sugli altri temi
segnalati e di seguito riassunti, quando abbiamo a disposizione una bella cassaforte off-shore world wide che non
aspetta altro che essere aperta.
0 0 0 25 25 500 90
0
0
90
35
‐25
10
100
35
135
‐700
532
39
1
573
‐375
‐62
‐437
136
‐65
71
1.400
Certo bisogna trovare il modo di inquadrare il tutto nel diritto internazionale. Ma mi concentrerei sull’obiettivo
finale, senza troppi garantismi. Il diritto dovrebbe valere a reciprocità. Qui siamo in situazione del tutto squilibrata,
invece.
E certamente bisognerebbe anche trovare il modo di non farsi “gabbare” da questi esperti fiduciari, capaci tra l’altro
di trasferire altrove sedi e conti nell’arco di una notte.
Un modo che mi viene in mente è il ricorso alle “taglie” già menzionato.
Con una percentuale tra il 20 e il 30% destinata ai delatori, magari progressivamente decrescente in base agli importi
confiscati.
In fondo questi spalloni fiduciari non sono molto simili a delle puttane? E allora questi fiduciari, in vendita per
natura, compriamoceli.
La cooptazione: da off-shore a in-shore.
Potrebbe essere, come già scritto e circostanziato, che le somme estere siano infinitamente più grandi dei 500
miliardi di euro ipotizzati in tabella.
Si immagini quindi quanti soldi si potrebbero destinare a nuovi investimenti, anche acquisendo aziende, che creino
occupazione e ricchezza.
E questo è un altro vero nocciolo della questione. Tutti proclamano che serve crescita, investimenti, ripartenza del
sistema. Ma come ciò si possa fare non è dato sapere.
Anche la flessibilità comunitaria tanto invocata a cosa si riferisce? Si pensa di sforare i parametri di bilancio? E di
quanto? Il rapporto debito Pil ce lo siamo già giocato. In Italia siamo al 130%. Ma gli altri paesi non stanno mica
tanto meglio. Il deficit consentito invece, una volta 3% del Pil, di quanto può essere flessibilmente sforato?
Ricordiamoci che un 1% sul Pil vale meno di 20 miliardi di euro. Cosa ci facciamo con 20 miliardi? Cosa
risolviamo?
Lascerei comunque una porta aperta ad un ultimo tentativo di rientro “scudato”. A tassi tangibili, e non al 1% - 2%.
Ma che sia l’ultima.
E che sia anche una questione etica. La famosa questione morale.
Io, per esempio, tanti anni fa lo scudo fiscale l’ho fatto. Ho fatto rientrare un patrimonio dei miei genitori morti.
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E l’ho fatto principalmente per due motivi :
1. mi sembrava giusto;
2. avevo la netta percezione che quel mondo fiduciario non aveva alcun senso e sarebbe prima o poi finito.
Poi quel patrimonio, non più fantasma, ho potuto cercare di utilizzarlo anche per iniziative che avrebbero dovuto
essere utili o almeno di modello per tutti.
E non mi è successo niente: non mi hanno rapito, non sono stato derubato, non mi hanno confiscato o espropriato.
Infine, un monito.
Se anche si dovesse riuscire su questo tema della cooptazione sistemica di massa monetaria fantasma off-shore,
questo non vuol dire che si debbano tralasciare tutti gli altri temi numericamente sensibili : corruzione, sprechi,
appalti, spending review e così via sono tutti temi necessari ad una buona conduzione della cosa pubblica.
Necessaria comunque per una questione etica e anche per utilità comune.
Ma con le tasche piene tutto sarebbe più facile.
Ricordandosi però che se questa neo-cooptata massa monetaria non viene usata bene, una seconda volta non ci sarà.
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10 2014 07 06 – EVASIONE E RECUPERI
Ieri mattina mi devo essere svegliato male.
Avvertivo un forte senso di incazzatura.
Probabilmente era legata al fatto di dovere, seppur per mia scelta, scartabellare tonnellate di dati, pagine e
documenti inerenti a vario titolo i conti pubblici, mentre dentro di me sapevo che esistono solo due noccioli.
1. Troppa evasione
2. Troppa spesa
Riprendendo scritti e considerazioni già fatti, riepilogo di seguito alcune considerazioni sul punto 1.
1. Troppa evasione
Nessuno sa quanto sia (c’è una interessante notazione in un articolo su Libero, allegato, che cita oltre a una stima di
180 miliardi che : In Italia, un dato ufficiale e complessivo sull'evasione, non esiste: la politica sino ad ora non lo
ha ritenuto necessario), ma tra tutte le fonti (Allegato 2) emerge una forchetta che sta tra il 5 e il 20% del PIL. Vuol
dire tra circa 100 e 350 miliardi di euro (quest’ultimo da wikipedia che parla del 18% sul PIL). In particolare questo
estremo finale della forchetta, ipotizzando un’evasione del 50% sulla base imponibile, vorrebbe dire 700 miliardi
fantasma, sui quali non si cava un euro dal buco.
Allo stesso tempo si ipotizza sommerso tra 250 e 300 miliardi. Per differenza vorrebbe dire che per 400 miliardi non
siamo nel campo del sommerso, ma in quello dell’emerso non tassato o tassato male.
C’è qualcosa che non torna.
Ho provato a cercare sul sito della Agenzia delle entrate delle informazioni sugli importi recuperati. Sono stato re
instradato dopo vari tentativi sulla pagina “ufficio studi” http://www1.agenziaentrate.it/ufficiostudi/ . In analisi
economiche ci si ferma al 2008 http://www1.agenziaentrate.it/ufficiostudi/documenti/index.htm.
Strano. Ho fatto quindi riferimento alla stampa dove ho trovato, come già detto, quanto in Allegato 2.
La sintesi è che se va bene recuperiamo 12 miliardi di imposte da evasione all’anno.
Anche il bilancio 2012 dell’Agenzia recita a pagina 12 : “Le riscossioni complessivamente conseguite nell’anno,
derivanti da attività di accertamento, controllo formale e liquidazione automatizzata, hanno raggiunto i 12,5
miliardi di euro, confermando le buone performance registrate negli anni precedenti. L’ammontare delle riscossioni
assume una valenza maggiore se si considera che l’Agenzia ha lavorato in un contesto difficile caratterizzato dalla
persistente crisi e da episodi di ostilità verso l’Amministrazione finanziaria.”
E a pagina 17: i risultati monetari conseguiti nel 2012 confermano la qualità e, quindi, l’efficacia della complessiva
azione di contrasto agli inadempimenti tributari. Le somme portate nelle casse dello Stato derivano dall’attività di
accertamento per tutti i settori impositivi (II.DD., IVA, Irap e Registro), di controllo formale delle dichiarazioni dei
redditi (art. 36-ter del D.P.R. n. 600/1973) e degli atti e delle dichiarazioni sottoposte a registrazione, nonché dalla
liquidazione automatizzata delle dichiarazioni (articoli 36-bis del D.P.R. n. 600/1973 e 54-bis del D.P.R. n.
633/1972).
Sono 41.000 i dipendenti in Agenzia delle Entrate - Bilancio 2012 pg 36 - Composizione del personale
Agenzia Entrate Dirigenti Abruzzo 18 Basilicata 8 Bolzano 2 Calabria 9 Campania 38 Emilia 35 Friuli 5 Lazio 36 Liguria 12 Lombardia 32 Marche 9 Molise 4 Piemonte 25 Puglia 33 Sardegna 14 Sicilia 37 Pag 82 di 253
Terza Seconda 620 770 214 212 100 97 499 680 1.514 1.753 1.662 1.041 581 453 1.978 1.754 847 649 3.525 1.539 665 482 168 164 1.837 1.361 1.089 1.354 594 720 1.345 1.688 Prima
23
2
1
7
4
8
4
8
7
13
2
0
2
4
16
5
Totale
1.431
436
200
1.195
3.309
2.746
1.043
3.776
1.515
5.109
1.158
336
3.225
2.480
1.344
3.075
Toscana Trentino Umbria Valle Veneto Uffici Totali 34 0 6 2 21 101 481 1.533 177 378 98 1.716 1.302 22.442 1.046 161 300 45 1.200 508 17.977 6
0
7
0
1
15
135
2.619
338
691
145
2.938
1.926
41.035
Si dichiarano contenti per 12 miliardi che equivalgono a una percentuale tra il 10% e il 3% della forchetta di cui
prima.
Su base annua! Vuol dire che ogni anno, dalla notte di tempi, ci scappano tra 90 e 340 miliardi!
E tale divario è costante da decenni.
Il che avvalora tra l’altro la tesi a me cara dell’esistenza di una enorme “banca off shore” su cui intervenire.
E’ roba da pazzi !
Ho allora deciso di esporre alcune mie esperienze dirette. Due, per la precisione.
1. Procedure e metodi
Ho già raccontato di avere fatto tanti anni fa lo scudo fiscale.
Con parte di quei soldi, facendo tra l’altro girare l’economia italiana e non quella svizzera o delle Bahamas, comprai
alcune case. Qualche tempo dopo mi arrivò un legittimo questionario dalla Agenzia delle Entrate in cui chiedevano
spiegazioni. Era legittimo perché lo scudo garantiva l’anonimità, quindi loro non sapevano.
Io mi presentai di persona e raccontai tutto per filo e per segno, esibendo addirittura tutti gli estratti conto (tanti) che
pure avrei potuto tenere riservati perché coperti da scudo.
In teoria avrebbero dovuto soprassedere proprio per lo scudo che tra l’altro veniva da successione, quindi era uno
scudo “pulito” (non da riciclaggio, false fatturazioni, etc.). Invece andammo avanti qualche mese ad esibire
documentazione e spiegazioni fino a che dovettero comunicarmi che il questionario era chiuso. Si noti al riguardo
che la chiusura avvenne senza provvedimento ufficiale. Sulla parola. La loro,perché la mia non era bastata. Ma
allora andò bene così.
Qualche anno dopo comperai una nuova casa cointestandola a mia moglie. Procedura legittima perché non c’era più
la tassa sulle donazioni di primo grado per gli importi in questione.
Andai a spiegare che erano gli stessi soldi della prima tornata, mostrai gli estratti conto, ma non ci fu verso. Di
nuovo giù a sindacare. Non avevo il tempo da dedicarci quella seconda volta e dovetti affidare la pratica un
professionista. Dopo alcuni altri mesi e 5.000 euro al professionista la pratica venne chiusa, sempre con la stessa
procedura della prima volta : sulla parola, da parte loro. Senza uno straccio di pezzo di carta, che sarebbe potuto
servire in seguito.
Perché non è finita: alcuni anni dopo, sempre facendo girare l’economia nostrana, comprai degli ulteriori immobili
in Piemonte. Tempo dopo arrivò un nuovo questionario. Io ero ricoverato per problemi di salute e non lo ricevetti.
Mancata risposta determinò un accertamento effettivo, non solo un questionario.
Quando uscii dal ricovero dovetti perciò andare a fare la stessa opera di spiegazione, sempre sugli stessi soldi ma a
un funzionario diverso. Paradosso fu che il funzionario delle prime due tornate era nell’ufficio di fianco, ma invece
che assegnarmi a quello, che sarebbe stato molto più veloce, mi assegnarono a un neo-assunto.
Morale: ancora mesi di documenti e spiegazioni, che nei confronti del neoassunto sembravano più un corso di
formazione da parte mia che delle risposte (il che vuol dire che avevano affidato la pratica a chi non era in grado di
capire, e io dovetti “insegnare” come funzionano gli estratti conto di banca) e la pratica si richiuse.
Da tutta questa storia io ho tratto due conclusioni.
1. Se compri un immobile se ne accorgono (e questa notazione serve per quanto segue). Ma questo non era
difficile. Meno male.
2. Se avessero incrociato i dati delle tre tornate avremmo risparmiato alcuni mesi di tempo (diciamo 6 per loro e
6 per me) e io anche 5.000 euro. In sintesi io ho impiegato personale dell’Agenzia per 6 mesi totali senza che
ci fosse alcuna utilità, sia per la mia trasparenza che per la copertura Scudo.
A dire poco c’è un bel problema organizzativo.
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2. Una brutta sensazione
Questa seconda esperienza è legata invece a una piccola collaborazione (gratuita) fatta da me ad un commercialista
conoscente che mi aveva chiesto aiuto per contestare un accertamento ad un suo cliente. Un dentista. Già iniziavamo
male. Un dentista che non evada credo sia una bella rarità. Ma forse sbaglio.
Devo premettere che proprio la conoscenza con il professionista è stata un fattore di ulteriore “fatica” nello scrivere
quanto segue.
Ma visto che predico delazioni e denunce per senso civico, se non ancora per taglie, ho deciso che valeva la pena di
raccontarla almeno per il buon esempio, seppur anonima. Anonima dalla parte sua, ovviamente.
Il principio della brutta sensazione sta nel già enunciato paradigma “dove non c’è logica c’è malvivenza”.
L’accertamento era basato su alcune logiche e metodi del tutto campati in aria. In Allegato 1 si trovano gli stralci
con in corsivo il testo dell’Agenzia e in carattere normale le contro argomentazioni in forma iniziale.
Tempo dopo incrociai per caso il conoscente che mi disse: “meno male che abbiamo fatto quelle controdeduzioni,
così abbiamo vinto”. Mi pare si riferisse alla Commissione Tributaria.
Qualche giorno dopo mi svegliai di botto una mattina con questo pensiero: e se esistesse una zona marcia che vende
accertamenti ingiustificabili in modo che dopo il doveroso respingimento i periodi di imposta risultassero
“lavandati” dalla più autorevole delle lavanderie?
Come ho già detto, bisogna imparare a fidarsi del fatto “che al peggio non c’è mai fine” oltre che “dove non c’è
logica c’è malvivenza”. E abbandonare il meccanismo psicologico di rimozione.
Certo che è solo una supposizione, però è ben avvalorata sia dal contenuto dell’accertamento che anche dal basso
livello di recuperi generali di cui prima.
Se poi eventuali professionisti in questo presunto giro dovessero avere, direttamente o no, parecchie, o troppe,
proprietà immobiliari, visto che queste l’agenzia le trova sempre, sarebbe una ulteriore conferma. Se non altro da
incrociare con le dichiarazioni dei redditi. Perché quanto valgono gli immobili rispetto al catasto, a Milano o altrove,
lo sa o lo scopre anche un bambino.
Infine si conti che tale soggetto addentro a questi meccanismi, di Agenzia e di Commissione, qualche giorno dopo
per caso e del tutto inaspettatamente mi disse: “eh, meno male che la storia del Mose non è capitata qui a Milano se
no vedevamo, o se no neanche ti immagini cosa veniva fuori (non ricordo bene)”. Io tra me e me pensavo che
avevamo già l’Expo che mi pareva abbastanza, ma evidentemente mi sbagliavo.
Se invece tutte queste fossero mie errate supposizioni, me ne scuso.
Resterebbe solo il fatto di atri due accertamenti fatti per niente con tanto spreco di tempo. Nella mia esperienza
personale avrei un record : ne ho visti 5 su 5 inutili o perdenti.
Ma credo comunque che valga la pena ragionarci.
Se non altro perché si immagini se alla solita tabella qui sotto si apportassero 150 miliardi in più !
Con 200/250 miliardi di avanzo invece dei 71 della tabella, sempre senza trascurare tutte le altre iniziative di
bilancio, la Germania ce la compreremmo.
Beh, forse esagero. La Germania forse no, ma la Spagna, che è pure più bella, ……
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Allegato 1 – Osservazioni contro l’accertamento xxxxxxxx.
OSSERVAZIONI A : “Prestazioni non fatturate o sotto fatturate per Euro xxxx”
Agenzia : si rileva che “Dall’ analisi incrociata delle fatture di acquisto, aventi ad oggetto materiali vari per
impianti e protesi acquistati dallo studio xxxxx nei confronti del fornitore Laboratorio Odontotecnico xxxxxxxxx, e
le fatture emesse, si sono rilevate diverse irregolarità.
Per molti clienti, per i quali lo Studio xxxxxxxxxxxxxxxxx ha sostenuto dei costi, non sono state ritrovate le
corrispondenti fatture attive o in alcuni casi sono state ritrovate con importi inferiori rispetto ai costi sostenuti ,cosi
come di seguito riportate”.
Controargomentazioni: Si rilevano di seguito le scorrettezze della metodologia applicata, che ne determinano la non
applicabilità dei risultati.
1. Il campione scelto come riferimento non è rappresentativo della prassi aziendale poiché è composto da sole 5
fatture passive, su un totale di 294 protocolli IVA acquisti, ai quali vanno aggiunte le voci di costo non
oggetto di fatture passive. 5 clienti non sono certamente i “molti” menzionati dall’Agenzia.
2. Il valore totale del campione pari a 1.950 inoltre è palesemente inconsistente e non rappresentativo
considerato il fatto che, come risulta alla stessa Agenzia delle Entrate, il totale costi è pari a 304.911 euro di
cui 214.175 relativi ad altre spese documentate. Il campione rappresenta quindi rispettivamente solo lo
0,91% e/o lo 0,64% dei totali menzionati.
3. A conferma della non rappresentatività e quindi inapplicabilità del campione si evidenzia che dalla
“determinazione del reddito” della precedente tabella prodotta dalla Agenzia delle Entrate risulta chiaro che
lo Studio xxxxxxxx emette fatture attive per 473.932 euro a fronte del citato totale spese per 304.911. Ciò
conferma il fatto che non esiste alcuna prassi generale di sottofatturazione accertabile, tantomeno nelle
proporzioni prese a pretesto dall’Agenzia.
4. La metodologia adottata dall’Agenzia delle Entrate appare inoltre pretestuosa, infondata e quindi
inapplicabile anche in ragione del fatto che non tiene conto delle prassi normali nell’esercizio di qualsiasi
attività professionale commerciale. Non si tiene infatti in conto la possibilità che vengano praticati prezzi
forfettari o che vengano anticipati costi inclusi poi nei successivi forfait fatturati, o che ci siano fatturazioni
in periodi diversi e così via.
Agenzia: si rileva che “ Nel seguente prospetto si evidenziano le fatture utilizzate come parametro di riferimento per
il calcolo della percentuale di apporto professionale. Si fa presente che la scelta delle fatture di riferimento per il
calcolo della percentuale è puramente casuale, limitata alla selezione di un paziente qualsiasi sul quale si sono
confrontati i costi sostenuti per il materiale fornito dal Laboratorio sopra individuato e i compensi percepiti dallo
Studio. Nel seguente prospetto si evidenziano le fatture utilizzate come riferimento per il calcolo della percentuale
di ricarico. Si fa presente che la scelta delle fatture di riferimento per il calcolo della percentuale è puramente
casuale, limitata alla selezione di un paziente qualsiasi sul quale si sono confrontati i costi sostenuti per il materiale
prodotto dal laboratori o e i compensi percepiti dallo studio”.
La percentuale media sopra calcolata risulta pari al 378%( che applicata al costo/spesa totale di € 1.950,00 euro
comporta la quantificazione dell'apporto professionale/valore aggiunto della prestazione nella misura di € 7.371,00
. Pertanto i maggiori compensi risultano pari ad € 9.321,00 (dati dalla somma tra il costo/spesa totale di € l.950,00
e il risultato della determinazione dell'apporto professionale di € 7.371,00.
Controargomentazioni: Si rilevano di seguito le scorrettezze della metodologia applicata, che ne determinano la non
applicabilità dei risultati.
1.
Il campione scelto come riferimento non è rappresentativo della prassi aziendale poiché è composto da sole 2
fatture passive, su un totale di 294 protocolli IVA acquisti, ai quali vanno aggiunte le voci di costo non oggetto di
fatture passive.
2.
Il valore totale del campione pari a 833 euro inoltre è palesemente inconsistente e non rappresentativo
considerato il fatto che, come risulta alla stessa Agenzia delle Entrate, il totale costi è pari a 304.911 euro di cui
214.175 relativi ad altre spese documentate. Il campione rappresenta quindi rispettivamente solo lo 0,39% e/o lo
0,27% dei totali menzionati.
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3.
La stessa Agenzia delle Entrate ammette la non rappresentatività del campione quando afferma che “la scelta
delle fatture di riferimento per il calcolo della percentuale è puramente casuale”.
3.
A conferma della non rappresentatività e quindi inapplicabilità del campione si evidenzia che dalla
“determinazione del reddito” della precedente tabella prodotta dalla Agenzia delle Entrate risulta chiaro che lo
Studio emette fatture attive per 473.932 euro a fronte del citato totale spese per 304.911. Ciò conferma il fatto che
non esiste alcuna prassi generale di sottofatturazione accertabile, tantomeno nelle proporzioni prese a pretesto
dall’Agenzia.
4.
La metodologia adottata dall’Agenzia delle Entrate appare inoltre pretestuosa, infondata e quindi
inapplicabile anche in ragione del fatto che non tiene conto delle prassi normali nell’esercizio di qualsiasi attività
professionale commerciale. Non si tiene infatti in conto la possibilità che vengano praticati prezzi forfettari o che
vengano anticipati costi inclusi poi nei successivi forfait fatturati, o che ci siano fatturazioni in periodi diversi e così
via.
OSSERVAZIONI A : “Compensi ricostruiti induttivamente per xxxx euro
Agenzia: si rileva che: Sulla base delle criticità sopra individuate, considerata l'ordinaria sotto-fatturazione
praticata dallo Studio xxxxx l’Ufficio procede alla ricostruzione induttiva dei corrispondenti compensi sottratti a
tassazione. Difatti al fine di quantificare i compensi reali realizzati a fronte delle relative spese sostenute dallo
Studio; direttamente riconducibili all'acquisto del materiale riferito all' apporto professionale ascrivibile alla
prestazione medica (altamente professionale/specializzante in re ipsa), l'Ufficio come già verificato per il
precedente anno d'imposta (2007), sulla base del tariffario 2007 depositato dalla parte a seguito di questionario
prot. xxxxxxxx riscontra una percentuale di sotto-fatturazione di circa il 20%.
Pertanto, vista la continuità delle violazioni praticate dallo Studio xxxxxxxxxxx, la percentuale calcolata per il
periodo d' imposta 2007, pari al 18 \, viene applicata anche al fatturato totale 2008.
Controargomentazioni
1. La metodologia è infondata e inapplicabile perché l’accertamento 2007 è immotivato come già comunicato
all ‘Agenzia delle Entrate in data….
2. Anche per il 2008 vale il principio che un tariffario prezzi non costituisce in alcun modo un documento
avente valenza fiscale essendo piuttosto uno strumento di informazione commerciale. Il prezzo
effettivamente applicato alla clientela infatti può includere sconti concessi a vario titolo alla clientela tra cui
a titolo esemplificativo : 1.Sconti per rapporti di lunga durata 2.Sconti determinati in base all’ importo totale
dei lavori 3.Preferenze soggettive dei rappresentanti dello studio. Il tariffario prezzi pertanto è un listino ed
in quanto tale è una indicazione di prezzi non vincolante. Si rinvia alla trattazione già esposta per il 2007.
3. Anche per il 2008 come per il 2007 la teorica percentuale di sottofatturazione viene applicata in condizioni di
mancata rappresentatività del campione adottato come riferimento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il
campione 2007 si riferisce, per la sua totalità, a fatturazioni al cliente finale (“compensi senza rit”). La
percentuale di sconto, che come già visto è comunque errata, viene quindi proiettata sul totale dei compensi
dichiarati pari a yyyyyy euro. Si tralascia il fatto che di tale importo yyyyyy euro (pari a ben il 36% del
totale) sono riferiti a fatturazioni a professionisti (“compensi con ritenuta”) per le quali il listino non fa fede
ne ha rilevanza alcuna, essendo ovviamente riferito solo a clienti finali.
4. In ogni caso non sono applicabili al 2008 i dati del 2007. Si dovrebbe semmai procedere ad un ricalcolo
degli importi, ricalcolo che sarebbe comunque infondato e quindi oggetto di giusta contestazione.
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Allegato 2 – Stampa e info su evasione
La mappa dell’evasione fiscale in Italia
http://www.lastampa.it/2014/04/05/economia/ecco-la-mappa-dellevasione-fiscale2hewjYF5srYw4jqESWOAeJ/pagina.html
L’Agenzia delle Entrate divide il Paese in 8 aree: da “rischio totale” a “tutti bene”
L’Italia è divisa in otto. Almeno per il fisco. E non solo per l’approccio con le tasse, ma anche per comportamenti
che sono legati al contesto sociale ed economico, alla criminalità e al tenore di vita. Ci sono aree a «Pericolo Totale»
dove il rischio fiscale si somma a quello sociale e allo scarso tenore dell’economia e zone a forte concentrazione
demografica, come Roma e Milano, dove il “tax gap”, la differenza imposte che si dovrebbero versare e importi
versati, richiede una forte attenzione del fisco. Ma anche province dove «Stanno tutti bene».
Lo spaccato di un Paese frammentato ma reale, senza le scorciatoie dei luoghi comuni, è quello tracciato - nomi di
fantasia compresi - dalla mappatura che l’Agenzia delle Entrate ha stilato di tutte le province italiane. Con
l’obiettivo principale di migliorare l’efficienza dei propri uffici, che poi, alla fin fine, svolgono due compiti:
assistenza ai contribuenti e repressione dell’evasione. L’Italia-arlecchino che esce dallo studio effettuato dagli
esperti fiscali, che il numero uno dell’Agenzia Attilio Befera ha consegnato in Parlamento, attribuisce nomi
suggestivi agli otto gruppi di province. L’analisi è però serissima, basata su dati ufficiali e ben 245 variabili.
Ne emergono 8 gruppi di province che possono essere considerati omogenei per tipologia. Da «Pericolo Totale» a
«Stanno tutti bene», la scala tonale della nuova geografia fiscale ha tantissime sfumature: passa per le aree a basso
sviluppo ed alta evasione («Niente da dichiarare?» è il nome del gruppo) a quelle con molte attività manifatturiere
(«L’industriale»), dalle province «Equilibriste» alle due aree metropolitane di Roma e Milano («Metropolis»), per
esaminare anche i due gruppi «Rischiose abitudini» e «Non siamo angeli», quest’ ultima con un tasso di pericolosità
fiscale intermedia, ma non certo ottimale.
Lo studio non conta i residenti, ma basta sovrapporre una mappa ai dati dell’Istat per scoprire che ci sono 11,2
milioni di residenti che abitano nelle province «Rischio Totale», dove l’alta pericolosità fiscale e sociale si sposa
con un bassissimo tenore di vita. Subito dopo ci sono 9,4 milioni di cittadini di altri due gruppi: i «Metropolis», con
i 7,1 milioni di residenti delle province di Roma e Milano e i «Niente da dichiarare?» delle aree più povere del Paese
ma entrambi inseriti ad un livello “quattro”, in una classifica che varia da 1 a 5. Tutti e due hanno quindi un rischio
di evasione medio alto, anche se profondamente divisi dal tenore di vita e dalla pericolosità sociale, più alta nelle
due grandi città. Sono queste tre le aree che pesano di più nei 90 miliardi di «tax gap», nel quale viene misurata non
solo l’evasione vera e propria ma anche una quota di errori (inevitabile con un fisco così complicato) e
l’impossibilità a pagare dovuta dalla mancanza di liquidità provocata dalla crisi.
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. Ci sono 23,3 milioni di cittadini che abitano in province che il fisco
considera tranquille: sono il gruppo «Industriale» e «Stanno tutti bene», nelle quali la pericolosità fiscale è
bassissima così come il rischio sociale: in ordine alfabetico spaziano da Aosta a Udine ma riguardano province del
centro nord spesso lontane dai grandi centri. Tra di loro, per uno scherzo del destino, anche Siena dove la Guardia di
Finanza ha sequestrato per problemi fiscali la villa a Gianna Nannini. L’analisi della Guardia di Finanza ha però
proprio questo pregio. Non analizza il singolo caso e privilegia un approccio macro che gli consente di entrare nelle
diverse realtà economiche italiane, indagando su sette diversi filoni: 1) Dimensioni e popolosita’ del bacino, 2)
pericolosità fiscale, 3) pericolosità sociale, 4) tenore di vita, 5) struttura produttiva, 6) l’accesso a servizi tecnologici,
7) presenza di infrastrutture. Con un effetto boomerang per gli uomini del fisco. Già perché - è scritto nello studio nella valutazione dell’efficienza delle «direzioni provinciali dell’Agenzia «una Direzione provinciale può essere
leader nella propria regione ma risultare poco efficiente nell’ambito del “cluster” (gruppo) di appartenenza».
ECCO LE OTTO ITALIE INDIVIDUATE DALL’AGENZIA DELLE ENTRATE
- RISCHIO TOTALE
11,2 milioni di residenti - pericolosità fiscale 5, pericolosità sociale 5, tenore di vita 1. Si tratta delle Province di
Agrigento, Brindisi, Caltanissetta, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Foggia, Frosinone, Lecce, Napoli, Ragusa,
Reggio, Calabria, Salerno, Trapani, Vibo Valentiae Barletta-Andria-Trani.
- METROPOLIS
7,1 milioni di residenti - pericolosità fiscale 4, pericolosità sociale 4 , tenore di vita 5 . Sono le metropoli Roma e
Milano.
- NIENTE DA DICHIARARE?
2,3 milioni di residenti - pericolosità fiscale 4, pericolosità sociale 2 , tenore di vita 1 . Le aree sono Avellino,
Benevento, Campobasso, Enna, Isernia, Matera, Nuoro, Oristano, Potenza, Rieti e Ogliastra.
- RISCHIOSE ABITUDINI
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4,0 milioni di residenti - pericolosità fiscale 3, pericolosità sociale 4, tenore di vita 3. Si tratta di Grosseto, Imperia,
La Spezia, Latina, Livorno, Lucca, Massa-Carrara, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato, Rimini, Savona.
- NON SIAMO ANGELI
6,5 milioni di residenti - pericolosità fiscale 3, pericolosità sociale 3, tenore di vita 2. Sono Bari, Cagliari, Catania,
Messina, Palermo, Sassari, Siracusa, Taranto, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano e Olbia-Tempio.
- GLI EQUILIBRISTI
5,3 milioni di residenti - pericolosità fiscale 3, pericolosità sociale 2, tenore di vita 3. Ecco l’elenco: Arezzo, Ascoli
Piceno, Asti, Chieti, Ferrara, L’Aquila, Macerata, Novara, Perugia, Pesaro e Urbino, Teramo, Terni, Verbano-CusioOssola, Vercelli, Viterbo, Fermo.
- INDUSTRIALE:
14,3 milioni di residenti - pericolosità fiscale 1, pericolosità sociale 3, tenore di vita 4. Sono Ancona, Bergamo,
Bologna, Brescia, Firenze, Genova, Padova, Torino, Treviso, Trieste, Varese, Venezia, Verona, Vicenza, Monza e
della Brianza.
- STANNO TUTTI BENE
9,0 mln di residenti - pericolosità fiscale 1, pericolosità sociale 1, tenore di vita 4. Si tratta di Aosta, Belluno, Biella,
Bolzano, Como, Cremona, Cuneo, Forlì-Cesena, Gorizia, Lecco, Lodi, Mantova, Modena, Parma, Pavia, Piacenza,
Pordenone, Ravenna, Reggio Emilia, Rovigo, Siena, Sondrio, Trento, Udine.
Il Belpaese che non paga - Evasione fiscale in Italia: tutti i numeri - 07 febbraio 2014
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1398887/Evasione-fiscale-in-Italia--tutti-i-numeri.html
Una lunga serie di cifre, impressionanti. Numeri che fotografano il male dell'Italia: l'evasione fiscale. Elementi
messi nero su bianco da Stefano Livadiotti nel libro Ladri - Gli evasori e i politici che li proteggono, un saggio del
giornalista de L'Espresso, presentato dal settimanale, che cerca di individuare i colpevoli di un buco nei conti dello
Stato che, ogni anno, vale 180 miliardi di euro. Una voragine di proporzioni inimmaginabili, che fa impallidire al
pensiero che la politica, negli ultimi mesi, si è affannata, e scannata, per trovare i 2-4 miliardi necessari per
cancellare - per un anno - l'Imu, la tassa sulla prima casa.
Le fasce - L'Italia, con i suoi 60milioni malcontati di abitanti, ha l'1% della popolazione mondiale, ma realizza il 3%
del prodotto interno lordo globale e detiene il 5,7% della ricchezza del pianeta. Eppure, stando alle dichiarazioni
fiscali, i nostri connazionali non appaiono affatto così ricchi: su 41.320.548 contribuenti (i dati citati nel libro sono
relativi all'anno di imposta 2011) solo lo 0,1% - ossia uno ogni mille - denuncia più di 300mila euro. Il 62,89% sta
sotto i 26mila euro, e il 27% grazie a deduzioni e detrazioni non paga nulla. Così, in Italia, il rapporto tra ricchezza e
reddito dichiarato è 1 a 8. Tanto per intendersi, negli Stati Uniti, prima economia mondiale, il rapporto è 5,3.
Dunque gli americani avrebbero a disposizione un reddito minore: c'è qualcosa che, evidentemente, non torna.
La stima - In Italia, un dato ufficiale e complessivo sull'evasione, non esiste: la politica sino ad ora non lo ha ritenuto
necessario. Le stime, così, le ha fatte il britannico Richard Murphy, fondatore di Tax Justice Network, un uomo
inserito da International Tax Review nell'elenco delle 50 persone più influenti al mondo in materia di fisco. Secondo
mister Murphy, i soldi sottratti ogni anno alle casse dello Stato sono 180,2 miliardi di euro. Una cifra enorme,
eppure la guerra al nero non è senza quartiere: su 5 milioni di contribuenti sospetti, i controlli sono stati 200mila.
Inoltre, chi viene "pizzicato" ad evadere, trova in una giustizia-lumaca il suo migliore alleato: per il primo grado di
giudizio occorrono 903 giorni. Inoltre, solo l'1,7% di chi viene denunciato per reati tributari viene poi arrestato.
Tutti perdonati - La maggior parte del sommerso, secondo le statistiche citate da Livadiotti, arriva dai lavoratori
autonomi, tra i quali il tasso di evasione è pari al 56,3 per cento. Per lavoratori dipendenti e pensionati evadere è
pressoché impossibile: le tasse vengono prevelate direttamente in busta casa e dunque non riescono a frodare il
Fisco (e infatti l'82% del gettito complessivo arriva proprio da loro). Infine una cifra piuttosto significativa, che
dimostra l'alto livello di tolleranza della politica nei confronti di chi cerca di dribblare le regole imposte dall'Erario:
in 34 anni, tra il 1970 e il 2004, sono stati approvati 32 condoni di vario genere. Così, oggi, ci troviamo ad avere
iperuranici livelli di pressione fiscale (quella reale è oltre il 50%), ma a pagare sono sempre, e solo, i soliti noti.
Lotta all’evasione, recuperati 12,5 mld
http://www.economiaweb.it/lotta-allevasione-recuperati-125-miliardi/
Nel 2012 effettuati 400mila controlli. Oltre 28 miliardi nascosti al fisco.
Dalla lotta all’evasione fiscale nel 2012 ha fruttato 12,5 miliardi di euro. Un risultato migliore dei 10 miliardi
preventivati. Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera nel corso di un’audizione alla
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Commissione Finanze della Camera. Nel 2011 erano stati incassati 12,7 miliardi. «Molto è stato fatto nel campo del
contrasto all’evasione fiscale, molto resta ancora da fare». Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio
Befera nel corso di un’audizione alla Commissione Finanze della Camera.
BEFERA; IN 2012 SCOVATA EVASIONE PER OLTRE 28 MLD. L’attività di accertamento ai fini delle
imposte dirette, Iva, Irap e Registro «ha prodotto nel 2012 oltre 400mila controlli sostanziali, a fronte dei quali sono
state accertate complessivamente maggiori imposte per oltre 28 miliardi di euro», ha detto Befera, nell’audizione
alla Camera, aggiungendo che «gli interventi esterni hanno dato luogo a 9.900 verifiche e controlli mirati, con
risultati soddisfacenti».
BEFERA, EVASIONE IVA RIPRENDE PER CARENZA LIQUIDITA’. Secondo Befera il tax gap per l’Iva
dal 2012 si sta riallargando «per motivi di carenza di liquidità. Vediamo dichiarazioni che non hanno come seguito il
pagamento», è stato il commento del direttore dell’Agenzia delle Entrate. La legge delega per la revisione del
sistema fiscale costituisce «una nuova e strategica tappa del lungo percorso volto a costruire un rapporto leale e
sereno tra Fisco e contribuenti che conduca a quello che continuo a ritenere un obiettivo imprescindibile, la
conquista di una cultura della legalità fiscale che troppo spesso è mancata nel nostro Paese fino a questo momento».
CONCESSE DA EQUITALIA 1,9 MLN DI RATEAZIONI. L’attività di riscossione portata avanti da Equitalia è
stata «oggettivamente influenzata dal susseguirsi di novità normative che hanno finito per indebolirne la relativa
azione». Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera aggiungendo che «il decremento che si
registra negli incassi da ruoli erariali nel 2012 è comunque contenuto nella misura del 5% rispetto all’anno
precedente». Befera ha anche riferito che «dal 2008 sono state concesse da Equitalia oltre 1.900.000 rateazioni, per
un importo totale superiore a 22 miliardi di euro».
Evasione fiscale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera - 2014 07 06
http://it.wikipedia.org/wiki/Evasione_fiscale
L'evasione fiscale è un comportamento contra legem che consiste nel sottrarsi all'obbligo di pagare i tributi
La locuzione evasione fiscale, nell'ambito della scienza delle finanze, indica tutti quei metodi volti a ridurre o
eliminare il prelievo fiscale da parte dello Stato sul cittadino contribuente attraverso la violazione di specifiche
norme fiscali da parte di quest'ultimo.
Tipicamente avviene attraverso operazioni di vendita o prestazione di servizi al cittadino effettuate senza emissione
di regolare fattura[1], ricevuta o scontrino fiscale (le cosiddette vendite "in nero") oppure attraverso false
dichiarazioni dei redditi con conseguente mancata o errata dichiarazione fiscale e successivo mancato versamento
dell'imposta realmente dovuta.
Costituisce di fatto un evento deleterio all'interno della politica fiscale attuata dal governo e che contribuisce a far
perdere allo Stato una parte non trascurabile delle entrate a esso dovute (gettito fiscale).
10.1 Descrizione
Per fornire una misura quantitativa sull'entità del fenomeno dell'evasione fiscale, sia a livello individuale sia a livello
collettivo, oltre a fornire direttamente il totale dei fondi evasi si può definire e calcolare l'indice o tasso di evasione
definito come il rapporto tra fondi evasi e totale dei fondi dovuti allo Stato per tassazione. Altro indice
macroeconomico è il rapporto tra fondi totali evasi e il PIL.
Esiste anche una variante molto più grave dell'evasione, la frode fiscale, che avviene con sofisticati meccanismi che
creano un'apparenza di regolarità, al di sotto della quale si cela però l'evasione, rendendo così più difficoltosa l'opera
di accertamento dell'amministrazione finanziaria. Tipico strumento di frode fiscale è l'inserimento in contabilità di
fatture di acquisto false per ridurre l'imponibile fiscale. I redditi da evasione, frode fiscale rientrano nella cosiddetta
economia sommersa.
L'evasione fiscale è punita con sanzioni pecuniarie e oltre una certa soglia di sottrazione di imponibile anche
penalmente. La frode fiscale è invece punita molto più severamente della semplice evasione e sempre anche con
sanzioni penali dato il suo livello di estrema pericolosità tale da poter compromettere gravemente l'efficienza
dell'attività di accertamento tributario.
In Italia la "frode fiscale" direttamente collegata al reato di Falso in bilancio è stata parzialmente depenalizzata
tramite esclusioni, eccezioni e introduzione di franchige con una serie di provvedimenti del governo Berlusconi IV,
ultimo dei quali il D.Lgs. 27 gennaio 2010, n. 39.
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10.1.1
Elusione fiscale Elusione fiscale
Non assimilabile all'evasione fiscale è invece il diverso fenomeno dell'elusione fiscale. A differenza dell'evasione
l'elusione non si presenta come illegale: essa infatti formalmente rispetta le leggi vigenti, ma le aggira nel loro
aspetto sostanziale frustrando il motivo per il quale sono state approvate.
10.2 Effetti dell'evasione
L'evasione fiscale, oltre a creare danni etico-morali ai contribuenti onesti aggirando il principio di equità sociale di
fronte al fisco, rappresenta un nodo centrale all'interno dell'analisi economica e della conseguente politica
economica di ciascuno Stato in quanto crea un danno macroeconomico generalizzato allo Stato e alla collettività con
effetti negativi anche gravi che si accumulano nel medio-lungo periodo, caratterizzandosi dunque come autentica
piaga sociale nei paesi a più alto tasso di evasione.
Infatti il mancato recupero di fondi da parte dello Stato, da impiegare nella spesa pubblica oppure nel finanziamento
della crescita economica, crea da una parte un potenziale contributo all'eventuale deficit pubblico e quindi alla
creazione di debito pubblico, dall'altra mancati interventi di stimolo statale per la crescita economica stessa. Per
recuperare il debito pubblico lo Stato, se impossibilitato, come spesso accade, a recuperare completamente i fondi da
evasione, è costretto di conseguenza a ridurre la spesa pubblica con tagli sul finanziamento alla pubblica
amministrazione e conseguente possibile diminuzione della qualità dei servizi pubblici offerti e/o all'aumento della
tassazione e del prelievo fiscale sui contribuenti (es. aumento delle accise) con effetto di aumento della pressione
fiscale o del cuneo fiscale. Alla lunga, oltre a possibili disservizi pubblici, la maggiore imposizione fiscale può
determinare una diminuzione dei redditi dei consumatori, con calo dei consumi e quindi ulteriore flessione della
crescita economica.
Non manca però chi sostiene che il danno economico, sia pure rilevante e innegabile nei confronti dello Stato e
dell'amministrazione pubblica, sia in realtà meno pronunciato considerando l'intero sistema economico, in quanto
consentirebbe comunque una maggiore circolazione di denaro, con influenze positive almeno sui consumi e quindi
sulla crescita economica stessa. In realtà, anche lo Stato avrebbe questa capacità di alimentare il sistema economico,
spendendo i soldi derivanti dalle entrate fiscali in miglioramenti di servizi e opere pubbliche offerte al cittadino,
nonché nella promozione dell'innovazione attraverso il finanziamento della ricerca scientifico-tecnologica, oltre che
operare una redistribuzione del reddito.
Altro importante effetto dell'inasprimento della tassazione, ovvero della pressione fiscale sui cittadini contribuenti
per cercare di recuperare i fondi evasi, è quello di sfavorire l'attività dei soggetti imprenditoriali, oltre che limitare la
normale attività di consumo dei consumatori: tutto ciò può creare un circolo vizioso, generando una situazione per
alcuni insostenibile, che spinge sempre più contribuenti all'evasione, peggiorando ulteriormente la situazione, e/o
alla fuga di capitali e di settori produttivi-economici all'estero, laddove le condizioni economico-fiscali-lavorative
siano migliori, incidendo dunque negativamente sulla crescita economica del paese d'origine, con possibili effetti di
stagnazione o anche recessivi.
Il recupero di evasione sarebbe dunque potenzialmente in grado di affrontare e risolvere due distinti problemi,
quello del debito pubblico e quello della crescita economica, in maniera tanto maggiore, rapida ed efficace quanto
più esso si avvicina al totale dei fondi evasi.
10.2.1
Risvolti economici ed etici dell'evasione fiscale
Ricapitolando, gli effetti dell'evasione fiscale non sono solo economicamente, ma anche eticamente riprovevoli in
quanto:
 si ha una riduzione delle entrate dello Stato e delle risorse per la collettività;
 si peggiora la qualità dei servizi pubblici e della pubblica amministrazione per diminuzione delle uscite;
 si diminuiscono i fondi disponibili per finanziare la crescita economica;
 si vanifica parzialmente la redistribuzione del reddito pianificata dal legislatore;
 si aumenta il livello di tassazione e di pressione fiscale sui contribuenti;
 si creano situazioni di concorrenza sleale tra operatori economici che pagano le tasse e chi le evade con
effetto domino su tutti i soggetti economici interessati.
In aggiunta a questi effetti diretti si possono considerare alcuni fattori secondari:
 lo Stato deve limitare le risorse sulla spesa pubblica quali Sanità, Istruzione e Welfare, fatto che tende a
gravare maggiormente sui meno abbienti;
 non tutti i cittadini possono evadere le tasse con la stessa facilità, tipicamente questo risulta più facile per i
lavoratori autonomi, che per i lavoratori dipendenti;
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
evasori parziali o totali, dimostrando redditi inferiori alla realtà, possono usufruire di servizi o facilitazioni
(come bonus fiscali, assegni famigliari, sconti su tasse scolastiche, edilizia sovvenzionata) sottraendo tali
risorse a chi invece spetterebbero di diritto e di necessità. L'evasione tende quindi a creare disparità sociale
tra le varie classi sociali.
10.2.2
Dibattito pubblico, politico e filosofico
L'opinione pubblica e le forze politiche in Italia sono piuttosto divise sull'atteggiamento morale nei confronti
dell'evasione fiscale. Alcuni ritengono sia un male fisiologico, e persino necessario, o comunque giustificabile in
qualche modo[2].
Il punto di vista di molti imprenditori di piccole e medie imprese (PMA) adotta infatti una tecnica di
neutralizzazione che consiste nel giustificare la propria condotta evasiva imputandola a livelli troppo alti di
imposizione fiscale, insostenibili per le proprie attività economico-commerciali; in caso contrario riferiscono ad
esempio che la loro impresa sarebbe destinata al fallimento di fronte alla concorrenza di prezzo di prodotti
provenienti da paesi esteri (es. estremo oriente), denunciando quindi indirettamente la sostanziale non competitività
della propria impresa all'interno del mercato globalizzato.
Un esempio di tale atteggiamento "neutralizzante" si rinviene in una dichiarazione con cui Silvio Berlusconi affermò
che «se c’è uno Stato che chiede un terzo di quanto guadagni allora la tassazione ti appare una cosa giusta. Ma se ti
chiede il 50-60% di ciò che guadagni, come accade per le imprese, ti sembra una cosa indebita e ti senti anche un po'
giustificato a mettere in atto procedure di elusione e a volte anche di evasione»[3].
D'altra parte l'economista Milton Friedman ebbe a dire in una intervista del 1994, riferendosi all'Italia, che nei casi
di grande inefficienza della gestione finanziaria dello Stato l'evasore fiscale è paragonabile al patriota, poiché sottrae
risorse ad un settore pubblico altamente inefficiente mantenendole nel settore privato della produzione e dei
consumi.[4]
Di fronte a tale critica i fiscalisti tendono invece a sottolineare il principio di progressività dell'aliquota fiscale col
reddito o profitto prodotto.
In alcuni casi specifici vi sono linee di pensiero che la ritengono persino eticamente necessaria (come nei casi di
obiezione fiscale alle spese militari). Vi sono state anche voci a difesa di noti personaggi dello sport e spettacolo: ad
esempio è stato dichiarato, riguardo al caso di evasione fiscale accertata per Valentino Rossi, che «è assurdo che uno
dei più grandi talenti sportivi del nostro Paese venga trattato dal fisco come una pecora da tosare»[5].
D'altro canto vi è chi si è spinto fino a paragonare l'evasione fiscale al furto. Ad esempio, Tommaso Padoa Schioppa
ebbe a dichiarare: «A chi dice che mettiamo le mani nelle tasche dei cittadini rispondo che sono gli evasori ad aver
messo le mani nelle tasche dello Stato, di altri cittadini onesti. Violando così non solo il settimo comandamento, ma
anche un principio base della convivenza civile»[6]; persino Pier Ferdinando Casini affermò: «Non si combatte
l'evasione agitando manette e cappi, ma guai ad un centrodestra che sollevasse le bandiere dell'evasore fiscale che è
un ladro»[7]. Addirittura, il 9 gennaio 2012, Antonio Catricalà, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del
Governo Monti, in riferimento alla crisi economica in atto, ha dichiarato che «chi evade in un momento come questo
tradisce la Patria»[8]. Il 18 gennaio 2012, il Presidente del Consiglio Mario Monti, ha dichiarato che «chi oggi evade
[...] offre ai propri figli, in definitiva, un pane avvelenato»[9]. Infine, il 23 gennaio 2012, il cardinale Angelo
Bagnasco ha dichiarato che «evadere le tasse è peccato»[10].
Per quanto riguarda i paragoni con il furto, sotto il profilo tecnico-giuridico è un dato acquisito che tale espressione
può essere applicata solo al concetto di proprietà: vale a dire che può essere considerato "furto" solo l'appropriarsi,
in modo illecito, di beni (materiali o morali) altrui. Inoltre, almeno sin dai tempi del filosofo John Locke (16321704) - uno dei padri del pensiero economico moderno - la proprietà deriva direttamente dalla produzione: ciascuno
è il legittimo "proprietario" di ciò che crea e produce. Sotto questa ottica, le tasse non versate allo Stato non possono
essere considerate un "furto", poiché si tratta di denaro il quale, in assenza del cosiddetto "ladro" (cioè l'evasore),
non sarebbe mai stato prodotto. In altre parole, un soggetto che produce reddito, sottraendolo tutto o in parte
all'Erario, è lui stesso - in ultima analisi - il generatore di quel reddito che, altrimenti, non sarebbe mai esistito e sul
quale, di conseguenza, il fisco non avrebbe mai potuto vantare diritti. Non concorrere al bene comune dello Stato,
cioè non pagare le tasse, è certamente un comportamento illecito che va sanzionato, ma non è né tecnicamente, né
giuridicamente corretto definirlo "furto": non è l'evasore a sottrarre denaro dell'Erario, ma è lo Stato a prelevare
denaro di proprietà dei cittadini che lo stesso Stato compongono, tassando il reddito. Se, quindi, definire l'evasore
"ladro" può apparire come una forzatura giuridica, è invece più adeguata - e, se non altro, moralmente ed eticamente
ineccepibile - la definizione usata nella campagna anti-evasione promossa dall'Agenzia delle Entrate e dal Ministero
dell'Economia e delle Finanze nel 2011; in questa campagna l'evasore fiscale viene bollato come "parassita della
società"[11].
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È inoltre opportuno sottolineare che, in assenza del soggetto in questione, lo Stato non sarebbe neppure gravato
dagli oneri derivanti dall'utilizzo da parte dell'evasore di beni e servizi pubblici, per cui quella percentuale della
ricchezza da esso prodotta e corrispondente al costo dei servizi è da ritenersi comunque dovuta ab origine alla
collettività e la sua non corresponsione è evidentemente assimilabile a un furto.
A quest'ultima osservazione si può anche aggiungere che l'evasione è da condannare senza mezzi termini, anche e
soprattutto in un'ottica di economia liberale e di mercato, perché - come ha scritto il giornalista Nicola Porro -: «Chi
ruba i soldi al fisco fa concorrenza sleale agli onesti. E soprattutto in momenti di crisi rischia di sopravvivere a
danno dei galantuomini. La bottega o l’impresa che non paga il dovuto ha un vantaggio competitivo ingiusto nei
confronti dei corretti. Vince chi truffa lo Stato con più abilità. E non chi lavora e produce meglio. L’evasione trucca
la partita della libera concorrenza»[12]. Esistono infine correnti di filosofia politica che si rifanno al libertarianesimo
(o libertarismo o ancora anarco-capitalismo) americano (Murray Rothbard, Hans Herman Hoppe, Walter Block) e
alla scuola austriaca di economia (Von Mises,Von Hayek) che invertono totalmente il punto di vista. Essendo il
cittadino il legittimo proprietario della ricchezza prodotta, è lo Stato a configurarsi come "ladro" in quanto
"espropria" il lavoratore di parte del suo reddito. La relazione tra il lavoratore e lo Stato infatti non è di tipo
volontaria (contrattuale) e il lavoratore è obbligato a corrispondere allo Stato quanto esso richiede. Alcuni libertari
arrivano a paragonare lo Stato alla Mafia in quanto entrambi offrono servizi non richiesti ed entrambi obbligano la
controparte, con mezzi coercitivi, a pagarli. Secondo i libertari si dovrebbe procedere a una riduzione dello Stato e a
una sostituzione nella fornitura di servizi da parte di privati sul libero mercato che stringano con i cittadini un
rapporto di tipo contrattuale.
10.3 Dati sull'evasione fiscale
10.3.1
Nel mondo
In totale l'evasione fiscale mondiale ammonta a una cifra tra i 21 000 e i 32 000 miliardi di dollari, pari al PIL di
Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme[13].
10.3.2
In Italia
In Italia ci sono due principali fonti di dati statistici sull'evasione fiscale. La prima sono studi basati su questionari e
interviste a campioni di cittadini, come quelli condotti dall'EURES. Questi studi ci dicono, per esempio, che per
alcune categorie il tasso di evasione arriva intorno all'80%[14]. Tuttavia, tali dati sono soggetti alle limitazioni di
questo tipo di studi, come la rappresentatività statistica dei campioni e la possibilità che gli intervistati non diano
risposte affidabili.
La seconda fonte di dati sono stime condotte dall'Istat, e dall'Ufficio Studi dell'Agenzia delle entrate, integrando dati
amministrativi sulle dichiarazioni Irap con dati statistici sulla contabilità nazionale. Tali studi[15] ci dicono che
l'evasione raggiunge circa il 18% del PIL, e permettono anche un'analisi su base regionale e di categorie. Queste
stime sono basate su misure indirette dell'evasione, soggette ad ampie fluttuazioni statistiche e con una bassa
risoluzione temporale e geografica[16]. Complessivamente l'evasione fiscale in Italia nel 2012 è stimata, secondo
alcuni studi, in circa 120 miliardi di euro l'anno (media di 2000 euro a persona) il cui recupero totale garantirebbe ad
esempio un recupero o azzeramento dell'intero debito pubblico, che nel 2012 ammonta a circa 1900 miliardi di euro,
in soli 16 anni[17].
In particolare nel 1981 l’evasione fiscale in Italia ammontava a circa 28 000 miliardi di vecchie lire, equivalente al
7-8% del PIL. Trent'anni dopo questa quota è salita appunto fra il 16,3% e il 17,5% del PIL, per un totale che
oscilla, secondo altri studi, tra i 255 e i 275 miliardi di imponibile sottratto all'erario[18] con forti ripercussioni sul
deficit pubblico e sul conseguente debito pubblico. Secondo alcuni studi tali valori collocano l'Italia al 1º posto in
Europa per evasione[19] e al terzo posto tra i paesi dell'area OCSE[20].
Da un punto di vista geografico, nel Nord Italia, dove si realizza la quota più rilevante di affari e del reddito, si
evade di più in valore monetario assoluto, mentre il Sud ha il primato per numero di evasori[20].
10.3.2.1 Segnalazioni dei cittadini
In Italia un'altra fonte di dati sull'evasione sono le segnalazioni dirette dei cittadini. Quelle fatte al servizio 117[21]
della Guardia di Finanza sono statisticamente rare e poco rappresentative poiché il cittadino deve dichiarare le
proprie generalità per l'inchiesta fiscale. Inoltre tali dati non vengono resi pubblici a livello statistico.
Sempre in Italia di recente è emerso un nuovo meccanismo per la raccolta di dati sulla base di segnalazioni anonime.
Il sito sociale http://www.evasori.info[22][23][24][25] permette infatti a chiunque di effettuare tali segnalazioni senza
però identificare né il segnalatore né l'evasore, ma raccogliendo dati su zone geografiche (alla risoluzione di
quartieri nelle grandi città) e categorie, usando la stessa classificazione di attività economiche usata dall'Agenzia
delle Entrate. I dati vengono visualizzati su mappe mashup e un motore di ricerca permette di accedere ai dati per
categorie, province, cifre, e date. Anche in questo caso però, le segnalazioni non hanno garanzie assolute di
attendibilità, ma solo per via statistica, in quanto in teoria possono esserci casi di segnalazioni inventate o imprecise.
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10.3.2.2 Il caso delle slot machine
Un'indagine della Guardia di Finanza ha ipotizzato l'esistenza di 98 miliardi di Euro di canoni non riscossi dai
Monopoli di Stato, relativo al mancato collegamento alla rete Internet dei Monopoli di Stato e alla manomissione dei
sistemi di controllo di vincite e incassi nelle slot machine e videogiochi. Tuttavia, il procedimento di fronte alla
Corte dei Conti si è concluso con una sentenza di condanna al pagamento di soli 2,5 miliardi di Euro[26] anziché
della cifra originariamente ipotizzata. In concomitanza, il comandante del Gruppo Anticrimine Tecnologico della
Guardia di Finanza Umberto Rapetto fu rimosso dall'incarico e rassegnò le dimissioni. Dalla Finanziaria del 2010, è
obbligatorio che le concessionarie del gioco abbiano sede legale in un Paese europeo, e che debbano essere pubblici
i dati dei soci che detengono partecipazioni in tali società[27][28]
10.4 Possibili contromisure
Il problema dell'evasione fiscale è un argomento importante all'interno del dibattito politico per via dei suoi
molteplici effetti negativi sull'economia di un paese sopraesposti. Le posizioni per quanto riguarda le contromisure
sono le più varie, ma si possono sintetizzare essenzialmente in due approcci o posizioni contrapposte:
 Pagare tutti per pagare meno
Ovvero quando l'evasione sarà sconfitta, o perlomeno ridotta, le tasse potranno essere ridimensionate per tutti
(abbassamento di accise e aliquote a posteriori), con beneficio generalizzato per la società in termini di consumi e di
investimenti a favore della crescita economica e occupazionale. I sostenitori di questa posizione ritengono quindi
che un maggiore impegno sia necessario da parte dello Stato nel colpire gli evasori fiscali aumentando la vigilanza e
il controllo e inasprendo l'ammenda pecuniaria per gli evasori scoperti come misura deterrente e repressiva. Questa
posizione viene tuttavia ritenuta da alcuni semplicistica, ad esempio dall'economista canadese Pierre Lemieux[29]:
«Questo è un ritornello semplicistico [...] il governo prenderà tutto quello che potrà, e spenderà quello che il traffico
permetterà. [...] Se i canadesi che oggi lavorano sul mercato nero cominciassero a pagare le loro "giuste" tasse,
semplicemente gli introiti e le spese del governo aumenterebbero della differenza.»[30].
 Pagare meno per pagare tutti
Un secondo modo per contrastare l'evasione fiscale sarebbe quello di abbassare le aliquote a priori. In questo modo
si otterrebbe un ampliamento della base imponibile, poiché i contribuenti, trovandosi a dover pagare tasse ridotte,
sarebbero meno invogliati a correre rischi relativi ad accertamenti fiscali o sanzioni pecuniarie, ma stimolati a
versare all'Erario[31].
I sostenitori del primo metodo sottolineano che esso includerebbe anche il secondo una volta recuperati i fondi
dovuti allo Stato. In ogni caso ciascun metodo proposto non porta a un recupero da evasione di tipo deterministico,
cioè certo e quantificabile, e per questo il recupero da evasione spesso è una voce critica ovvero non pienamente
affidabile all'interno dei piani rigorosi di risanamento dei conti pubblici da parte dello Stato.
10.4.1
Ispettori comunali di "congruità"
Una proposta per contrastare l'evasione e l'elusione fiscale è stata avanzata da Silvio Berlusconi durante la
campagna elettorale delle Politiche 2008.
Il leader del PDL, dando corpo a un'idea che Giulio Tremonti va sostenendo da alcuni anni, ha ripetutamente
affermato che per colpire quei «troppi italiani che fanno i furbi»[32], dovrà rendersi indispensabile l'aiuto delle
amministrazioni comunali. L'Ufficio Tributi di ogni Municipio dovrà dotarsi di specifici ispettori, i quali avranno il
compito di verificare quanto i redditi dichiarati dai contribuenti di ciascun Comune siano congrui col loro effettivo
tenore di vita. In parole povere, una persona che dichiara un reddito basso o, addirittura, inesistente, ma che dispone
invece di beni di lusso (ville, auto costose etc.), è più facilmente "stanabile" da chi - le amministrazioni locali - ha
una maggiore e più capillare capacità di verifica e di controllo sul territorio.
Questa visione ha iniziato a prender corpo proprio nel 2008. Infatti, un provvedimento emesso dall'Agenzia delle
Entrate ha disposto che i Comuni italiani potessero accedere a dati fiscali e di natura economica dei cittadini
residenti in ciascun territorio comunale; tra questi dati - provenienti dall'Anagrafe Tributaria - vi sono le utenze
elettriche, i contratti di locazione e le denunce di successione per immobili.
Secondo le intenzioni degli ispettori delle tasse, "grazie ai dati messi a disposizione dall'Anagrafe tributaria [...] i
Comuni potranno verificare se i dati del Fisco corrispondono a quelli in proprio possesso e dall'incrocio di questi
dati potranno accertare se ci sono contribuenti che evadono i tributi locali"[33].
Un ulteriore passo - sempre in linea con l'idea originaria di Tremonti - ha preso il via il 12 febbraio 2009. A partire
da quella data, infatti, le amministrazioni comunali possono concorrere a segnalare al Ministero delle Finanze i
contribuenti "sospetti", i quali, magari, dichiarano di non avere reddito, mentre sono proprietari, ad esempio, di
yacht o altri beni che, teoricamente, non potrebbero permettersi. Il sistema funziona, sostanzialmente, sull'incrocio
dei dati fiscali e personali, anche tramite l'ausilio di strumenti rapidi come internet[34].
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10.4.2
Pubblicazione on-line delle dichiarazioni dei redditi
Il viceministro dell'Economia nel secondo Governo Prodi, Visco, con provvedimento del 5 marzo 2008, ha per la
prima volta autorizzato la pubblicazione su Internet delle dichiarazioni dei redditi riferite all'anno 2005; ne ha però
disposto la sospensione lo stesso giorno, dopo poche ore.[35] Le polemiche scaturite sono legate da un lato
all'esigenza della tutela della privacy dei cittadini e, dall'altro, all'esigenza di trasparenza e lotta all'evasione fiscale.
L'idea è tornata in auge nel 2011 per mano del ministro dell'Economia Giulio Tremonti a seguito del peggioramento
della situazione dei conti pubblici in Italia.
Le dichiarazioni dei redditi sono invece da anni pubblicate via Internet in alcuni paesi europei. In Finlandia, le
dichiarazioni dei redditi possono essere consultate mandando un SMS con il telefonino a un numero prefissato, al
costo di 1,90 € (nel 2008).[36]
10.4.3
Tracciabilità dei pagamenti
Per approfondire, vedi Tracciabilità dei pagamenti.
Un altro possibile metodo per ridurre l'evasione fiscale è quello di garantire una più robusta tracciabilità dei
pagamenti ottenibile col maggior ricorso alla moneta elettronica: ad esempio, con l'uso più diffuso di carte di credito
e assegni non trasferibili in sostituzione del più tradizionale contante, abbassando ad esempio la soglia massima del
pagamento in contanti[37]. Il governo Monti ha fissato il limite massimo del pagamento in contanti a 1.000 euro; in
precedenza, la previsione di una era stata abrogata dal quarto governo Berlusconi e poi reintrodotta, con l'aggravarsi
della crisi economica, nell’estate 2011, attestandola su un livello pari a 2.500 euro.[38]
10.4.4
RedditometroRedditometro.
Al fine di individuare la platea di potenziali evasori, è stata proposta, da più parti, l'adozione di strumenti giuridici
che consentano l'accertamento del reddito reale misurando la compatibilità tra quanto dichiarato al fisco e il livello
dei consumi sostenuti dal soggetto (redditometro)[37]. Il sistema sarebbe facilitato dall'adozione di robusti sistemi per
la tracciabilità dei pagamenti (si veda la relativa sezione)
10.4.5
Scontrino fiscale e lotteriaContrasto di interessi.
Un possibile modo per ridurre l'evasione fiscale attraverso la creazione di una sorta di "lotteria fiscale". È il caso di
originali lotterie che nascono in Estremo Oriente. Per contrastare la pratica di mancato rilascio dello scontrino
fiscale, il governo di Taiwan ha abbinato agli scontrini fiscali una lotteria pubblica. Su ogni scontrino fiscale emesso
dai negozianti e commercianti è stampato un numero generato automaticamente da un sistema. Lo scontrino fiscale
regolarmente stampato ha dunque una caratteristica ulteriore: è un biglietto della lotteria[39]
Il sistema della lotteria basata sullo scontrino è stato adottato anche Cina, nel primo decennio degli anni 2000,
mediante una sperimentazione su significative porzioni del territorio nazionale, localizzata alcuni distretti e grandi
città come Pechino, Shanghai, e Tianjin. Questa adozione differenziale ha permesso di compiere significativi studi
econometrici basati su una robusta messe di dati sperimentali: uno studio compiuto in Giappone da Junmin Wan,
economista dell'Università di Fukuoka, ha evidenziato un incremento significativo, il 17,1 per cento, per la
tassazione al consumo, rispetto alle zone in cui la lotta all'evasione veniva condotta con mezzi classico. L'effetto sul
gettito fiscale totale è stato quantificato in un incremento del 10,4 per cento[39].
Questi risultati hanno indotto Richard Thaler, economista comportamentale, in un articolo sul New York Times[40], a
suggerire ai governi di paesi ad alta evasione nell'Europa meridionale di prendere in considerazione l'adozione di
simili misure[39].
10.4.6
Riforma fiscale
Un altro sistema per il recupero dei fondi è quello di spostare, tramite riforma del sistema tributario, il peso del
gettito fiscale dalle imposte dirette per le quali occorre una dichiarazione del contribuente alle imposte indirette (es.
accise) che colpiscono i consumi, anche di chi consuma ricchezza frutto di evasione[senza fonte]. Questa misura,
tuttavia, porterebbe a un inasprimento delle imposte dirette e potrebbe avere un effetto regressivo su classi di
cittadini consumatori non evasori.
10.4.7
Scudo fiscale
In Italia, sotto il governo Berlusconi IV, è stato anche praticato una forma molto discussa di condono fiscale, noto
come scudo fiscale, come misura per favorire il rientro di capitali non dichiarati dall'estero, ma con scarsi risultati
effettivi.[senza fonte] Esso tuttavia, consentendo sgravi fiscali, si muove in direzione opposta al recupero di fondi da
evasione inquadrandosi quindi più in un contesto di misure anti-elusione fiscale.
10.4.8
Sistema Serpico
In Italia dal 2013 è attivo il sistema informatico Serpico che scandaglia i conti correnti bancari alla ricerca di
eventuali anomalie rispetto alle rispettive dichiarazioni dei redditi[41].
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Agenzia delle entrate Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
http://it.wikipedia.org/wiki/Agenzia_delle_entrate
L'agenzia delle entrate è una agenzia (diritto pubblico) italiana che svolge le funzioni relative alla gestione,
all'accertamento e al contenzioso dei tributi con l'obiettivo di perseguire il massimo livello di adempimento degli
obblighi fiscali.
L'Agenzia ha la sua sede centrale a Roma, in via Cristoforo Colombo n. 426 C/D. L'attuale Direttore è Rossella
Orlandi[1] e il Vice direttore vicario è Marco Di Capua.
10.5 Storia
Antenate dell'agenzia furono le intendenze di finanza, istituite in seguito alla legge 26 settembre 1869 n. 3286 e al
R.D. 18 dicembre 1869 n. 5397, in ogni capoluogo di provincia, con compiti di controllo sul personale e di
coordinamento sulle attività degli uffici finanziari.
Il d. lgs. 30 luglio 1999 n. 300, emanato nell'ambito della riforma Bassanini sull'organizzazione del Governo, istituì
l'Agenzia delle entrate, una delle quattro agenzie fiscali, insieme all'Agenzia delle dogane, l'Agenzia del territorio,
l'Agenzia del demanio, preposte a svolgere le attività tecnico-operative che prima erano di competenza del Ministero
delle Finanze. Queste entrarono in attività a partire dal 1º gennaio 2001.
Prima della riforma esistevano vari uffici destinati ognuno ad un particolare aspetto impositivo (Ufficio delle
imposte dirette, Ufficio del registro, Ufficio iva, Intendenza di finanza). Anche per la pubblica amministrazione tale
riunificazione ha portato notevoli vantaggi e risparmi sotto il profilo della razionalizzazione delle risorse, degli spazi
e del personale. A livello operativo l'introduzione dell'Agenzia ha comportato un notevole beneficio per il
contribuente che ora ha di fronte un unico soggetto che gestisce la sua intera posizione fiscale (con l'eccezione dei
tributi locali e dei tributi di competenza dell'Agenzia delle dogane).
10.6 Caratteristiche
È sottoposta alla vigilanza del Ministero dell’economia e delle finanze, che ha la responsabilità dell'indirizzo
politico, ed è dotata di autonomia regolamentare, amministrativa, patrimoniale, organizzativa, contabile e
finanziaria.
I rapporti tra il Ministero e l'Agenzia sono regolati da una convenzione triennale in cui sono indicati i servizi da
assicurare, gli obiettivi da raggiungere e le risorse destinate a queste finalità.
10.7 Funzioni e competenze
All'Agenzia delle entrate, come recita il D.Lgs. n. 300/1999: sono attribuite tutte le funzioni concernenti le entrate
tributarie erariali che non sono assegnate alla competenze di altre agenzie, amministrazioni dello Stato ad
ordinamento autonomo, enti od organi, con il compito di perseguire il massimo livello di adempimento degli
obblighi fiscali sia attraverso l'assistenza ai contribuenti, sia attraverso i controlli diretti a contrastare gli
inadempimenti e l'evasione fiscale.
L'Agenzia è competente per:
 i servizi relativi all'amministrazione, alla riscossione, al contenzioso tributario in relazione ai tributi diretti e
dell'imposta sul valore aggiunto, nonché di tutte le imposte, diritti o entrate erariali o locali, entrate anche di
natura extratributaria, già di competenza del Dipartimento delle entrate del Ministero delle Finanze o affidati
alla sua gestione in base alla legge o ad apposite convenzioni stipulate con gli enti impositori o con gli enti
creditori;
 l’informazione e l’assistenza ai contribuenti, anche tramite servizi telematici al fine di semplificare il
rapporto con gli stessi e di agevolare gli adempimenti fiscali;
 l’accertamento, il controllo di errori o di evasioni fiscali mirato al contrasto all’evasione (core business
dell’Agenzia) anche con il supporto della Guardia di finanza;
 la gestione del contenzioso tributario dinanzi alle Commissioni tributarie.
L'agenzia delle entrate, con il decreto-legge 27 giugno 2012 n. 87 ha inoltre acquisito le competenze dell'Agenzia
del territorio, incorporata a seguito della predetta norma il 1/12/2012.
10.8 L'organizzazione
L’Agenzia è articolata in strutture centrali, regionali e provinciali. A livello centrale sono presenti 10 direzioni
centrali e un ufficio di staff:
 direzione centrale accertamento
 direzione centrale servizi ai contribuenti
 direzione centrale normativa
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







direzione centrale affari legali e contenzioso
direzione centrale amministrazione, pianificazione e controllo
direzione centrale audit e sicurezza
direzione centrale del personale
direzione centrale catasto e cartografia
direzione centrale pubblicità immobiliare e affari legali
direzione centrale osservatorio mercato immobiliare e servizi estimativi
settore comunicazione.
Le direzioni regionali sono 19 e hanno prevalenti funzioni di programmazione, indirizzo, coordinamento e controllo
per le mansioni delegate alle strutture provinciali; curano, inoltre, i rapporti con gli enti pubblici locali e svolgono
attività operative di particolare rilevanza, come le verifiche e gli accertamenti nei confronti dei soggetti di grandi
dimensioni. Le due direzioni provinciali di Bolzano e Trento, pur avendo una configurazione provinciale, hanno
un'autonomia e competenze simili a quelle regionali; la Direzione regionale della Valle d'Aosta assolve anche alle
funzioni di direzione provinciale e dell'ufficio provinciale-Territorio.
Le direzioni provinciali svolgono le attività operative per l’informazione e assistenza ai contribuenti, la gestione dei
tributi, l’accertamento, la riscossione e la trattazione del contenzioso. Sono costituite da un Ufficio controlli, un
ufficio legale e uno o più uffici territoriali. Le 111 direzioni provinciali (compresa la Direzione regionale della Valle
d'Aosta) operano nell'ambito del territorio delle commissioni tributarie provinciali, ad esclusione di Milano, Torino,
Napoli dove operano 2 direzioni provinciali e Roma dove ne operano 3. Sono attive direzioni provinciali nelle
province di Barletta-Andria-Trani, Fermo, Monza e Brianza, anche se non esiste una Commissione Tributaria che
opera nello stesso ambito.
Gli uffici provinciali - territorio svolgono attività di catasto e pubblicità immobiliare. Operano anche su più sedi
all'interno di una provincia per garantire l'accesso ai registri immobiliari conservati nelle rispettive conservatorie
dislocate nei comuni sedi di tribunale.
Sono strutture periferiche anche i centri di assistenza multicanale che erogano servizi ai contribuenti via telefono,
attraverso il sistema di posta elettronica e gli sms, e tre centri operativi (situati a Pescara, Venezia e dal 2012
Cagliari) che curano, a livello nazionale, attività specialistiche per le quali risulta conveniente l'accentramento in
un'unica struttura (per esempio la liquidazione di dichiarazioni fiscali per imposte dirette ed indirette, l’erogazione
dei rimborsi ai soggetti non residenti).
Dal 1º ottobre 2006 l'Agenzia si avvale di Equitalia (società partecipata al 51% dalla stessa Agenzia delle entrate ed
al 49% dall'INPS) per la riscossione dei tributi su tutto il territorio nazionale ad eccezione della Sicilia dove opera
Riscossioni Sicilia S.p.A. (controllata al 99,885% dalla Regione Siciliana e per lo 0,115% da Equitalia).
10.9 Bilancio 2010
Agenzia delle entrate nel 2010 ha riscosso 10.6 miliardi di euro di entrate sottratte alla regolare imposizione fiscale.
A questo dato vanno aggiunti 480 milioni di euro relativi a interessi di mora derivanti dall'iscrizione a ruolo di tali
posizioni. Ha 33238 dipendenti.[2]
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11 2014 07 12 - I CONTI DELLO STATO : LE REGIONI
Il mantra crescita occupazione
http://it.wikipedia.org/wiki/Mantra : Mantra è un sostantivo maschile sanscrito (raramente sostantivo neutro) che
indica, nel suo significato proprio, il "veicolo o strumento del pensiero o del pensare", ovvero una "espressione
sacra" e corrisponde ad un verso del Veda, ad una formula sacra indirizzata ad un deva, ad una formula mistica o
magica, ad una preghiera, ad un canto sacro o a una pratica meditativa e religiosa.
……Crescita Occupazione, Crescita Occupazione, Crescita Occupazione……
Questo sembra: un veicolo di pensiero, speriamo.
Ma più che altro una preghiera.
Tutti ne parlano, tutti le chiamano, tutti le cercano.
E questo è bene.
Al tempo stesso non bisogna nascondersi dietro le parole.
Non bisogna cadere nella tentazione della appropriazione indebita di idee.
Se si sa qualcosa, bisogna spiegarlo ed essere chiari per tutti.
In sintesi, se si sa, bisogna spiegare :

come si fa a materializzare il mantra ?

come si fa a trasmutare il pensiero in materia ?
Nel mondo che conosciamo oggi, quelle che seguono sono le concatenazioni logiche da tenere a mente.
1.
Per creare occupazione serve la crescita.
2.
Per generare la crescita servono investimenti.
3.
Per fare investimenti servono i soldi.
4.
Per avere i soldi bisogna risparmiare.
5.
Per risparmiare serve la cultura, la conoscenza.
Una volta c’era una scorciatoia : i soldi si potevano stampare. Creare dal nulla.
Oggi qualcuno lo fa ancora, ma tutto sommato credo che quelli in circolo siano già abbastanza.
Si tratta di distribuirli meglio.
Sempre nel mondo che conosciamo oggi i soldi possono essere di privati o dello Stato.
Quelli privati devono essere riorientati ad una concezione più entetica: fare impresa (di qualsiasi tipo : dall’industria,
ai servizi, alle banche) è anche una questione di interesse collettivo.
Che diventa quindi una questione morale.
Meno lusso, meno possedimenti, meno concentrazione di ricchezza, meno tesori nascosti.
E più bene comune, magari proprio partendo da investimenti per tutti.
E il bene comune alla fine diventerà tangibile per tutti. Diventerà materia, appunto.
I soldi dello Stato invece la loro funzione di utilità collettiva dovrebbero averla nel DNA.
Lo Stato per sua natura dovrebbe mediare gli interessi dei singoli, e soprattutto dovrebbe pensare al futuro di tutti.
E pensare al futuro di tutti è concetto del tutto coerente con quello di investimenti.
Ecco perché è importante cercare di mettersi in condizione di avanzo strutturale di bilancio.
E’ per avere regolarmente ogni anno una bel gruzzolo da dedicare al bene futuro: agli investimenti.
Sapendo che nell’immediato non vedrò nessun risultato.
Sapendo che i frutti li vedrà qualcun altro.
Rinunciando al desiderio di autoreferenza.
E rinunciando quindi a quello di egoismo.
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Pensando ai posteri, senza cadere nell’ironia di Woody Allen: perché mai dovremmo preoccuparcene ? Cosa hanno
fatto per noi ?
Per riassumere :
 spendere 80 euro a persona oggi può essere buona cosa. Da ossigeno. Ma di sicuro non risolve il problema del
domani.
 Risparmiare 80 miliardi di euro (ma io spererei di più) e investirli ogni anno, di sicuro al domani farà bene.
E’ tutto più chiaro se si seguono queste semplici concatenazioni logiche. O no ?
Torniamo dunque al piano strategico per lo Stato.
Nello specifico eravamo arrivati alle regioni.
Le regioni
Partiamo da un dato statale. Si deve ricordare che lo Stato centrale costa 450 miliardi di euro all’anno.
Di questi, tra 80 e 100, sono veicolati come trasferimenti alle 20 Regioni.
Di queste 5 sono a statuto speciale, che vuol dire maggiori autonomie e anche maggiori trasferimenti e imposte. Da
wikipedia : Lo statuto speciale garantisce una particolare forma di autonomia, ciò è tangibile nell'autonomia
impositiva. Il Friuli-Venezia Giulia trattiene per sé il 60% della maggior parte dei tributi riscossi nel territorio
regionale, la Sardegna il 70%, Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige il 90%, la Sicilia il 100% delle imposte (il cui
diritto sancito dalla Costituzione Siciliana del 1946 non è stato ancora pienamente attuato).
Le regioni, poi costano tra 170 e 180 miliardi anno (nella definizione di Impegni e non di Pagamenti), dei quali circa
100/110 sono dedicati alla sanità.
Vuol dire che le altre spese, tra ordinarie e in conto capitale, sono tra 70 e 80 miliardi.
In ogni caso, l’impatto netto sulla collettività è di 100 miliardi in più, rispetto ai 450 dello stato centrale. Dato che
nasce da :
170/180 miliardi di costo totale regioni
–
70/80 miliardi già contati nei 450 dello Stato come trasferimenti
=
100 miliardi
Per finanziarsi questi 100 miliardi in più, in effetti le regioni ricorrono ad imposizioni ulteriori rispetto a quelle
statali, per circa 100 miliardi.
Insomma tutto quadra : si spendono altri 100 miliardi in più che vengono finanziati tassando decentralmente.
E mancano ancora le spese e le tassazioni locali ed eventuali ulteriori.
Come la si volta o la si gira, siamo prossimi a 600 miliardi di spese che per 60 milioni di persone, fanno 10.000 euro
a testa.
Sono tanti ? Sono troppi ? Sono pochi ?
Come in tutte le cose ogni questione è relativa. Dipende da come si usano, in primo luogo.
Piccola digressione sulla partita doppia
Ancora una volta, scorrendo anche le centinaia di pagine di documenti dei singoli bilanci delle regioni, balza
all’occhio sia il solito frazionamento informativo (il bilancio della sola Lombardia è di circa 700 pagine), sia un
sistema di conti farraginoso e arcaico che rende tutto più complicato.
Sulla differenza tra realtà e cassa un esempio lo voglio fare, riportando l’ultima pagina del bilancio Lombardia come
ultimo allegato a questo scritto.
Risulta evidente che da un lato ci sono i residui 2013 per 16 miliardi, dall’altro la cassa 2013 per 42 miliardi e poi le
previsioni che dovrebbero essere i dati “normalizzati” per il 2014 e anni seguenti che sono pari a circa 30 miliardi
all’anno.
Ma insomma, quanto costano ogni anno ? 16, 42 o 30 miliardi ?
In particolare la solita questione di cassa e competenza rende tutto più difficile da capire e da gestire.
Fortunatamente c’è un documento fruibile intitolato MEF I_bilanci_delle_regioni_in_sintesi_-_2012.
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Anche in questo però esiste la differenza tra stanziamenti ed entrate o uscite. Nel caso delle uscite ho usato le
sezioni definite “impegni”.
Però a me sembra tutto reso più complicato del dovuto. Forse è irrilevante ai fini di questo scritto, ma perché non si
può usare una normale contabilità in partita doppia tradizionale ?
La partita doppia è un’invenzione geniale. Non può sbagliare perché ogni euro di costo o di ricavi e quindi di conto
economico deve avere un altro euro di contropartita patrimoniale.
Tutto si riassume quindi in conto economico e stato patrimoniale, dove il primo altro non è che la variazione di
consistenza dello stato patrimoniale (il nostro patrimonio) da un anno all’altro.
Potrei semplificare come segue, per far capire quanto sia facilmente comprensibile un bilancio una volta che si è
acquisita la logica. E come siano fuorvianti logiche distorsive.
Mettiamo che abbia patrimonio fatto di :
+ 10 euro in banca
+ 90 euro di casa
= 100 euro totali
In un anno ho :
+ 5 di ricavi da stipendi
- 4 di costi da cibo, bollette e altro
= 1 euro di utile
Alla fine dell’anno il mio patrimonio sarà :
+10 euro in banca
+ 90 euro di casa
+ 1 euro di utile da destinare a quello che voglio : risparmio in banca, nuovi mobili, o altro
= 101 euro totali
In tutto questo ragionamento la cassa non entra mai. Ed è giusto così perché la cassa è solo una conseguenza. O
meglio: solo il risultato finale di tutta una serie di eventi e accadimenti.
Entrerà in gioco solo se a fine anno tutti i miei 5 euro di stipendi me li avranno pagati e tutti i miei 4 euro di costi li
avrò a mia volta pagati.
Se per assurdo non mi pagassero 1 dei 5 euro di stipendio, a quel punto avrei ancora un utile di 1 euro, ma una cassa
da spendere pari a zero.
Al posto della cassa avrò un’altra grandezza patrimoniale che si chiama “credito”. Fino a che non mi pagano non
potrò spendere quel 1 euro di utile (o guadagno).
Ma se invece io inizio a spendermi quello che non ho ancora guadagnato o quello che non ho ancora incassato ecco
che apro la porta ad un futuro disastro.
A me sembra lineare. Chiaro come un lago senza fango. O no ?
Ma andiamo avanti.
Breve quadro sui costi delle regioni (tra parentesi i numeri di colonna della tabella)
La prima delle 5 tabelle che seguono la potremmo chiamare “Summa Regionorum”. Un bel bigino compatto, frutto
di parecchi assemblaggi di dati e tabelle e documenti.
La tabella è suddivisa in 4 blocchi (quelli “bordati”):
A. Dati macro
B. Spese correnti
C. Spese conto capitale
D. Indicatori
Nella seconda parte sottostante della tabella vi sono i calcoli di ristrutturazione. Di seguito si procede ad una breve
spiegazione dei 4 blocchi, con alcune relative osservazioni e possibili soluzioni di risparmi.
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Le regioni sono ordinate in base al totale di spese correnti, prima le regioni ordinarie fino al Molise e poi quelle a
statuto speciale.
I dati macro delle provincie autonome di Trento e Bolzano sono stimati ripartendo il totale Trentino al 50%. Mentre
i dati di bilancio (sezioni B e C) sono effettivamente derivati dalla contabilità delle due province.
Si noti anche che i dati di numero di persone impiegate (Colonna 10 – in corsivo) sono ricavati dividendo il totale di
spese del personale per un costo medio di 50.000 euro a persona che è un’ipotesi di costo medio ricavato
dall’'analisi dell’ 1,7 milioni di dipendenti statali.
Sarò rimbambito ma il dato puntuale di personale per regione non l’ho trovato.
In ogni caso il personale incide 6,2 miliardi sul totale di 149 di spese correnti, per cui non è la determinante unica. E
la stima può andare bene comunque.
A. Dati macro
I dati macro principali delle regioni sono :
 Popolazione (Col. 1)
 Superficie (Col. 2)
 Densità (Col. 3)
 Nr. Province (Col.4)
 Nr. Comuni (Col. 5)
 Abitanti per Comune (Col 5/b)
 Pil da Wikipedia (Col 6)
Al riguardo si osserva soltanto come la distribuzione di numero medio di abitanti per Comune sia molto variabile.
Si va dai 1.700 abitanti a Comune della Val d’Aosta ai 15.700 della Puglia. Più alto è il numero, minori sono i costi
relativi dell’amministrazione totale. Almeno in teoria. Diciamo che si fanno “economie di scala”.
Ovviamente è terreno di possibili efficienze. Va da se che se invece che 8.000 comuni l’amministrazione
funzionasse con 4.000 sarebbe meglio. 1 milione di euro risparmiato a comune farebbe 4 miliardi in meno di costi.
Le province dovrebbero essere già state oggetto di intervento.
B. Spese correnti
Le regioni, a dati 2012, costano 150 miliardi (149) di euro di spese correnti (Col 24) e 20 miliardi di euro di spese in
conto capitale (Col 31). Totale 170 miliardi come già detto.
Dei 150 correnti, 110 circa sono per la sanità (Col 16 – in rosso), ai quali vanno aggiunti buona parte dei 6 miliardi
di altri trasferimenti in conto capitale (Col 26).
Le spese correnti “non sanità” sono quindi pari circa a 40 miliardi totali e sono così dettagliate.
a. 1,1 spese istituzionali (Col. 7)
b. 6,2 personale (Col. 9)
c. 7,2 acquisti beni e servizi (Col. 12)
d. 1,5 trasferimenti a amministrazioni centrali (Col. 14)
e. 3 trasferimenti a province (Col. 18)
f. 12,2 Trasferimenti a Comuni (Col. 20)
g. 5,5 Trasferimenti ad altri (in prevalenza imprese) (Col. 22)
h. 3,5 Varie (Col. 23)
I 40 miliardi sono suddivisi quindi in queste 8 voci di spesa.
Risulta evidente, come in altre analisi precedenti, che non esiste una soluzione unica definitivamente risolutiva.
Di fianco ad ogni colonna c’è l’incidenza sul totale costi per ogni regione. Nella media ad esempio, la sanità pesa
per il 73%. 86% in Emilia, 73% in Lazio e 67% in Sicilia.
Ogni siffatta variabilità di percentuali è valida argomentazione per la ricerca di riaggiustamenti.
Tanta differenza vuol dire anche differenza di struttura organizzativa e quindi di costi.
C. Spese in conto capitale
Pag 100 di 253
Le spese in conto capitale sono 20 miliardi (Col. 31).
Oltre ai 6,3 di cui già prima spesi in prevalenza per la sanità (Col. 26) si osservano:
i. 2,9 investimenti fissi (Col.25)
j. 0,8 trasferimenti a province (Col. 27)
k. 2,97 trasferimenti a comuni (Col. 28)
l. 6,1 ad altri (in prevalenza imprese) (Col. 29)
m. 1,6 altri vari (Col. 30)
Valgono le stesse considerazioni delle spese correnti.
Margini ce ne sono sempre.
E però evidente che questa voce nel suo totale dovrebbe corrispondere al concetto di investimenti. Pertanto oltre a
capire e tagliare eventuali spese ingiustificate, bisogna fare in modo che siano investimenti reali, e non semplice
distribuzione di soldi in giro.
La logica dei “finanziamenti a pioggia” non credo sia più attuale e attuabile.
D. Indicatori
n. Spese correnti su Pil regionale (Col. 32)
o. Ripartizione teorica delle principali entrate fiscali dello Stato (stima 300 miliardi circa di IRPEF, IRES e
IVA) in base al Pil regionale (Col. 33)
p. Percentuale teorica delle uscite (n) rispetto alle imposte generate (o) (Col. 34)
q. Euro di spesa a persona (Col. 35)
r. Spese totali a Province (Col. 36)
s. Spesa totali a Comuni (Col. 37)
t. Spesa media per Provincia (Col. 38)
u. Spesa media per Comune (Col. 39)
Anche in questo caso risulta evidente la grande variabilità di valori delle percentuali. Il che secondo me è valida
argomentazione per la ricerca di riaggiustamenti. Tanta differenza vuol dire anche differenza di struttura
organizzativa e quindi di costi.
Tra le regioni ordinarie le spese correnti su Pil vanno dal 6,4% della Lombardia dal 16,7% del Molise.
Ma spiccano anche il 10% del Lazio e il 15,7% della Campania.
Le regioni a statuto speciale mostrano percentuali elevate, il che è normale proprio in ragione della loro specialità.
Sicilia 18%, Sardegna 20%, per citarne due.
Il dato di spese correnti rispetto alla teorica tassazione per lo Stato centrale è indicativo, visto che la tassazione totale
teorica (300 miliardi) è ripartita indicativamente in base al PIL “regionale” (è una formula tautologica). Però una
idea ce la si può fare comunque. Anche se la conclusione è ovviamente analoga a quella relativa a spese/PIL.
Invece, l’indice di spese correnti per persona residente nella regione sembra più o meno stabile tra i 2.000 e i 3.000
euro. Media = 2.500 circa .Ci sono picchi nelle regioni a statuto speciale. Ma bisogna fare attenzione: mille euro di
differenza su base 60 milioni di italiani, farebbe sempre 60 miliardi. Così è meglio prendere a riferimento i 2.155
euro della Lombardia o i 2031 del Veneto, che non i 2.821 del Lazio, i 2.755 della Sicilia o i 3.700 della Sardegna
Le ultime 4 colonne sono relative a trasferimenti a province e comuni.
Le colonne 36 e 37 sommano spese correnti a spese in conto capitale sia per le Province che per i Comuni.
In totale mostrano 3,9 mld di uscite per le Province e 15,2 mld dei Comuni.
La ristrutturazione regionale
E arriviamo alla “ciccia”. Tanta analisi non serve a niente se poi non si fanno almeno delle ipotesi.
Partiamo dalla fine.
Le ipotesi di seguito illustrate valgono risparmi per 27,55 mld di spese correnti (Col. 24) + 1,85 mld in conto
capitale (Col. 31).
Pag 101 di 253
Quasi 30 miliardi di euro. Nel piano iniziale di questo “viaggio nei conti pubblici” se ne ipotizzavano 10 sulle
regioni e 5 sui comuni.
Qua si arriva al doppio. Sono interventi di stravolgimento ? Oppure sono sopportabili ?
Ritengo si possano definire aggiustamenti.
L’unica cosa veramente stravolgente in termini di fatica sarebbe riuscire a realizzarli tutti insieme.
4 Regioni minori eliminate
Secondo alcuni le regioni andrebbero eliminate in toto.
Come sempre, conoscendo il malaffare pubblico italiano, è una ipotesi suggestiva. Ma se ci addentriamo su questo
terreno viene la voglia, magari anche giustificata in certi casi, di tagliare tutto di tutto.
Io ho cercato comunque di ragionare su di un compromesso.
Sono eliminate le quattro Regioni Ordinarie più piccole : Abruzzo, Umbria, Basilicata e Molise.
L’ipotesi sarebbe di accorparle a Regioni limitrofe o accentrarle a livello Centrale Statale (che si ricorda, occupa 1,7
milioni di persone).
Ma ciò non vuol dire abolire tutta la spesa relativa. Se si guardano i dati in verde della colonna 24 si vedrà che su
2,8+2,1+1,3+0,9=7,3 miliardi totali se ne tagliano 0,54+0,4+0,3+0,255 = 1,5 miliardi.
Le ipotesi sono di risparmiare tutte le spese per organi istituzionali, tutte le spese di personale (3.700 persone circa)
e tutte le spese per acquisti.
La sanità viene tagliata del 10%, stessa percentuale di tutte le altre regioni.
Sono anche eliminati i trasferimenti a Province, che in teoria non esistono già più.
I trasferimenti a Comuni sono ridotti di 1/3.
I trasferimenti ad altri soggetti sono ridotti del 20%. La logica è che sono in buona parte anche trasferimenti a
imprese, che depurati da clientele e malaffare, hanno sicuramente una logica e una utilità futura.
La voce “Altri” è ridotta del 10%
In totale si risparmiano 1,6 miliardi (1,5 correnti e 1,6 in conto capitale). In maniera abbastanza indolore: il totale di
partenza delle 4 regioni era 7,3 di spese correnti e 1,3 in conto capitale..
La logica poi potrebbe essere estesa anche alle due regioni precedenti in classifica, Liguria e Marche, ma dato che le
loro spese hanno delle incidenze relativamente basse sui Pil relativi (9%) per ora si è optato per qualche taglio di
spesa mirato.
Regione Lazio eliminata
Potrebbe sembrare una logica di vendetta contro la corruzione. O di rivincita verso Roma ladrona.
Invece la logica è tutt’altra.
Ed’ è semplicissima: nel Lazio c’è Roma. Roma è sede dello Stato con i suoi 1,7 milioni di dipendenti ivi coordinati
se non impiegati. E Roma è anche la città con il maggior Comune d’Italia, la Capitale.
Gli altri comuni laziali inoltre sono relativamente piccoli: Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo.
Dovrebbe essere possibile gestirli con l’esercito di impiegati statali e comunali che già abbiamo.
A questo punto le voci di spesa sono tagliate con le stesse logiche e quote delle 4 Regioni precedenti. Mantenendo
sanità e altre voci di cui prima.
In totale si risparmiano 3,1 miliardi di euro.
Altre regioni e spese
Sono trattate tutte allo stesso modo
 Le spese per organi istituzionali sono tutte tagliate del 50%. Meno rappresentanza, più sostanza.
 Le spese di personale sono tagliate del 50%. Alcune stime anche allegate sostenevano che un terzo dei
dipendenti regionali sia in eccesso. Con un po’ di “fortuna” quelli in eccesso saranno anche quelli a costo
maggiore, alzando quindi la media dei risparmi.
 Gli acquisti sono tagliati del 50% : che si spendano 7,2 mld in totale per acquisti di beni e servizi rispetto a 6 di
personale mi pare un bel campanello di allarme.
Pag 102 di 253

La sanità è tagliata del 10%. Senza operare stravolgimenti, che in 110 miliardi/anno ce ne siano 10 rubati o
sprecati non mi sorprenderebbe.
 I trasferimenti a Province sono tagliati del 100%. Ci si basa sull’idea che non esisteranno più.
 I trasferimenti a Comuni sono tagliati del 33%. Si rientra nella razionalizzazione degli 8.000 Comuni
 I trasferimenti ad altri (tra cui imprese) sono tagliati del 20%. L’idea è quella di concentrarsi su quelli clientelari
o improduttivi.
 I costi altri sono tagliati del 10%.
In totale la media di 27,5 miliardi di tagli totali su 149 è pari al 18%.
A questi si aggiungono
 I Trasferimenti a Province in conto capitale sono tagliati del 100%. Sempre perché non esisteranno più.
 I Tasferimenti a Comuni in conto capitale sono tagliati del 33%. Stessa logica di cui sopra.
In media i tagli in conto capitale sono pari al 9% del totale di 20 miliardi.
Se si potesse fare, insieme a tutti gli altri interventi del piano, sarebbe un bel risultato. O no ?
Pag 103 di 253
Nr Colonna
1
2
3
4
5
5/b
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
Media milioni a comune
Media milioni a provincia
Correnti su PIL regionale
TOTALE TITOLO 2
Altri interessi e varie
Trasferimenti in conto
capitale ad altri
di cui trasferimenti in
c/capitale Comuni
di cui trasferimenti in
c/capitale Province
Tot investimenti altri
TOTALE TITOLO 1
Trasferimenti correnti ad
altri soggetti
di cui Trasferimenti correnti
a Comuni
di cui Trasferimenti correnti
a province
Trasferimenti a Enti locali
NON di cui.SSN
Trasf. Corr.A AA PP
centrali
Personale persone su media
50.000
Abitanti / Comune
633
3,0%
715
3,4%
497
171
21.318
137
978
206
219
375
126
2.041
6,4%
68.367
31%
2.155
839
934
69,9
0,6
78%
225
1,4%
404
2,6%
416
552
15.748
69
617
106
435
398
45
1.670
10,2%
31.912
49%
2.821
331
839
66,3
2,2
CAMPANIA
5.764.485
13.590
424
5
550
10.481
86.583
75
0,6%
330
6.596
2,4%
848
6,2%
65
0,5%
11.307
83%
211
1,6%
137
1,0%
97
514
13.584
105
629
38
445
361
66
1.644
15,7%
17.884
76%
2.357
249
582
49,9
1,1
EMILIA
4.390.515
22.446
196
8
340
12.913
128.305
34
0,3%
155
3.101
1,5%
374
3,7%
17
0,2%
8.849
86%
197
1,9%
39
0,4%
489
86
10.240
51
153
57
102
153
113
630
8,0%
26.501
39%
2.332
255
141
31,8
0,4
PIEMONTE
4.406.777
25.402
173
8
1.206
3.654
114.453
33
0,3%
199
3.984
2,0%
273
2,7%
1
0,0%
420
4%
343
3,4%
159
190
10.010
103
38
23
207
224
30
625
8,7%
23.640
42%
2.272
366
8.600
45,7
7,1
VENETO
4.904.643
18.399
267
7
580
8.456
133.607
38
0,4%
145
2.897
1,5%
223
2,2%
71
0,7%
8.870
89%
147
1,5%
165
1,7%
231
71
9.960
133
76
4
106
194
2
515
7,5%
27.596
36%
2.031
150
271
21,5
0,5
PUGLIA
4.051.216
19.358
209
6
258
15.702
64.489
0
0,0%
191
3.821
2,1%
545
6,1%
185
2,1%
7.400
82%
147
1,6%
218
2,4%
200
100
8.986
71
185
30
242
816
0
1.344
13,9%
13.320
67%
2.218
176
460
29,4
1,8
TOSCANA
3.699.319
22.994
161
10
273
13.551
96.465
304
3,5%
162
3.248
1,9%
367
4,3%
76
0,9%
7.086
82%
256
3,0%
123
1,4%
140
86
8.601
35
829
85
120
91
159
1.319
8,9%
19.925
43%
2.325
341
243
34,1
0,9
CALABRIA
1.957.402
15.081
130
5
409
4.786
29.800
70
1,5%
118
2.365
2,6%
124
2,7%
40
0,9%
3.616
79%
81
1,8%
116
2,5%
381
51
4.596
103
249
12
190
88
9
651
15,4%
6.155
75%
2.348
93
305
18,6
0,7
LIGURIA
1.583.223
5.422
292
4
235
6.737
40.241
27
0,7%
61
1.216
1,6%
45
1,2%
44
1,1%
3.239
84%
147
3,8%
87
2,3%
145
65
3.861
41
80
15
57
102
61
356
9,6%
8.312
46%
2.438
162
144
40,6
0,6
8.393 83,8%
Tot a Comune
83%
12.250
Tot A Province
17.716
3,1%
€ pers
1,1%
494
Uscite su tax
231
6,7%
Tax da Pil
5,6%
1.062
Investimenti fissi
1.200
1,7%
Altri OF +++
0,4%
5.349
% su tot regione
1.751
267
% su tot regione
88
0,5%
% su tot regione
0,3%
77
% su tot regione
67
154.502
Acquisti tot
330.997
14.770
% su tot regione
6.462
378
Personale
1.531
5
% su tot regione
12
Spese per organi
istituzionali
415
324
PIL Wikipedia
23.861
17.236
Comuni
Province
9.893.008
5.582.966
Superficie (km²)
Densità (ab/km²)
Popolazione (ab)
LOMBARDIA
LAZIO
MARCHE
1.544.925
9.366
165
6
236
6.546
37.299
21
0,6%
64
1.271
1,9%
56
1,7%
18
0,5%
2.840
85%
93
2,8%
18
0,5%
77
162
3.348
19
100
13
26
62
397
616
9,0%
7.704
43%
2.167
106
44
17,7
0,2
ABRUZZO
1.314.815
10.763
122
4
305
4.311
26.397
27
0,9%
121
2.414
4,2%
113
3,9%
12
0,4%
2.365
82%
4
0,1%
35
1,2%
110
89
2.876
14
89
38
6
145
1
293
10,9%
5.452
53%
2.187
42
41
10,5
0,1
UMBRIA
893.957
8.456
106
2
92
9.717
19.366
0
0,0%
61
1.212
2,8%
77
3,6%
14
0,7%
1.813
84%
61
2,8%
32
1,5%
41
51
2.149
5
41
2
50
42
6
147
11,1%
4.000
54%
2.404
63
83
31,4
0,9
BAS ILICATA
574.752
9.995
58
2
131
4.387
9.577
16
1,2%
51
1.024
3,8%
78
5,8%
2
0,2%
1.033
77%
43
3,2%
41
3,1%
54
29
1.349
2
184
13
70
63
7
338
14,1%
1.978
68%
2.347
56
111
27,8
0,9
25
426
2
474
16,7%
1.157
81%
2.983
4
35
2,1
0,3
312 1.039
69
2.878
18,0%
15.798
87%
2.755
61
1.318
7,6
3,4
MOLISE
312.726
4.438
70
2
136
2.299
5.600
15
1,6%
52
1.031
5,5%
20
2,1%
0
0,0%
7
1%
1
0,1%
10
1,1%
815
14
933
5
12
4
SICILIA
4.994.383
25.711
194
8
390
12.806
76.487
167
1,2%
1.700
33.991
12,4%
736
5,4%
30
0,2%
9.214
67%
40
0,3%
1.006
7,3%
276
589
13.758
968
470
21
SARDEGNA
1.641.946
24.090
68
8
377
4.355
29.853
72
1,2%
264
5.277
4,3%
342
5,6%
98
1,6%
4.969
82%
0
0,0%
7
0,1%
230
96
6.078
108
334
0
1
143
66
652
20,4%
6.166
99%
3.702
0
8
0,0
0,0
FRIULI
1.231.558
7.858
157
4
217
5.675
32.983
24
0,5%
190
3.809
4,1%
197
4,3%
22
0,5%
2.653
58%
256
5,5%
464 10,1%
244
562
4.611
165
151
39
126
371
109
961
14,0%
6.813
68%
3.744
295
590
73,6
2,7
BOLZANO
523.615
6.804
77
1
167
3.145
15.630
8
0,2%
1.016
20.318
30,5%
252
7,5%
0
0,0%
1.546
46%
0
0,0%
0
0,0%
506
7
3.334
319
651
0
0
275
106
1.351
21,3%
3.228
103%
6.368
0
0
0,0
0,0
TRENTO
523.615
6.804
77
1
167
3.145
15.630
15
0,5%
713
14.256
25,0%
104
3,7%
0
0,0%
1.482
52%
0
0,0%
190
6,6%
342
9
2.855
309
345
0
232
654
228
1.768
18,3%
3.228
88%
5.452
0
422
0,0
2,5
0
19
8,5%
23
468
10,4%
9
4,1%
1
0,3%
10
4%
155
69,0%
0
0,0%
6
1
225
16
0
121
0
1
0
138
276
0
39
199
2
110
74
8.051
1.731
7.442
4.184
1.452.447
15
1.125
1,4%
0,8%
239
6.209
4.773
124.170
21,7%
4,2%
137
7.181
12,4%
4,8%
106
1.527
9,7%
1,0%
447
109.132
41%
73%
0
3.039
0,0%
2,0%
0
12.200
0,0%
8,2%
90
5.546
65
3.559
1.100
149.518
0
0
66
45
825 2.971 6.087 1.646
265
20.676
26,3%
10,3%
864
300.000
127%
50%
8.587
2.495
0
3.864
0
15.170
0,0
35,1
0,0
1,9
TRENTINO
VALLE D'AOSTA
COMPLESSIVO
0
0
128.062
59.917.907
3.263
301.336
% Tagli regioni altre (non le 4 minori, non il Lazio)
75
79
2.854 6.293
50%
50%
50%
10%
100%
33%
20%
10%
-18%
100%
33%
-9%
LOMBARDIA
-34
-44
-600
-1.772
-633
-238
-99
-17
-3.437
-206
-73
-279
LAZIO
-77
-267
-1062
-1.225
-225
-135
-83
-55
-3.130
-106
-145
-251
CAMPANIA
-38
-165
-424
-1.131
-211
-46
-19
-51
-2.085
-38
-148
-186
EMILIA
-17
-78
-187
-885
-197
-13
-98
-9
-1.483
-57
-34
-92
PIEMONTE
-16
-100
-137
-42
-343
-2798
-32
-19
-3.486
-23
-69
-92
VENETO
-19
-72
-111
-887
-147
-55
-46
-7
-1.345
-4
-35
-39
0
-96
-273
-740
-147
-73
-40
-10
-1.378
-30
-81
-110
TOSCANA
-152
-81
-183
-709
-256
-41
-28
-9
-1.459
-85
-40
-125
CALABRIA
-35
-59
-62
-362
-81
-39
-76
-5
-718
-12
-63
-75
LIGURIA
-14
-30
-22
-324
-147
-29
-29
-7
-602
-15
-19
-34
PUGLIA
MARCHE
-10
-32
-28
-284
-93
-6
-15
-16
-485
-13
-9
-21
ABRUZZO
-27
-121
-113
-236
-4
-12
-22
-9
-544
-38
-2
-40
0
-61
-77
-181
-61
-11
-8
-5
-403
-2
-17
-19
-16
-51
-78
-103
-43
-14
-11
-3
-320
-13
-23
-36
UMBRIA
BAS ILICATA
MOLISE
-15
-52
-20
-1
-1
-3
-163
-1
-255
-4
-8
-12
SICILIA
-83
-850
-368
-921
-40
-335
-55
-59
-2.712
-21
-104
-125
SARDEGNA
-36
-132
-171
-497
0
-2
-46
-10
-894
0
0
0
FRIULI
-12
-95
-98
-265
-256
-155
-49
-56
-986
-39
-42
-81
BOLZANO
-508
-155
0
0
-101
-1
-764
0
0
0
TRENTO
-356
-148
0
-63
-68
-1
-637
0
-77
-77
-121
-1
-155
0
-1
0
-157
-121
0
-7
-119
-68
-45
0
0
-18
-7
-264
0
0
0
-609
-3.368
-4.083
-10.913
-3.039
-4.067
-1.109
-356
-27.545
-825
-990
-1.815
4 REGIONI
-59
-284
-288
-522
-108
-40
-204
-18
-1.522
-57
-50
-107
LAZIO
-77
-267
-1.062
-1.225
-225
-135
-83
-55
-3.130
-106
-145
-251
TRENTINO
VD'AOSTA
TOTALE
Riepilogo
RESTO
-474
-2.817
-2.733
-9.166
-2.706
-3.892
-822
-283
-22.893
-662
-795
-1.457
TOTALE
-609
-3.368
-4.083
-10.913
-3.039
-4.067
-1.109
-356
-27.545
-825
-990
-1.815
Pag 104 di 253
0
LOMBARDIA
LAZIO
SICILIA
CAMPANIA
EMILIA
PIEMONTE
VENETO
PUGLIA
TOSCANA
SARDEGNA
FRIULI
CALABRIA
Spese per organi istituzionali
Personale
Acquisti beni e servizi
Utilizzo beni di terzi
Trasf. correnti a enti di AA centrale
Trasf. correnti a Enti di previdenza
Trasferimenti correnti ad AA CENTRALI
CALC. Trasf. a Enti locali NON di cui
di cui Trasferimenti correnti a province
di cui Trasferimenti correnti a Comuni
Trasferimenti a Enti locali delle Trasferimenti correnti all'estero
Trasferimenti correnti a imprese
Trasferimenti correnti ad altri
Trasferimenti correnti ad altri soggetti
Interessi passivie oneri finanziari diversi
imposte e tasse
Oneri straordinari della gestione corrente
Fondi di riserva di parte corrente
Fondi speciali di parte corrente
67.118.762
87.532.709
1.190.890.285
9.346.993
208.787.371
22.000.000
230.787.371
17.715.777.334
632.673.103
714.978.370
19.063.428.807
560.981
219.377.387
277.377.549
497.315.917
147.856.381
12.692.953
10.695.368
0
0
76.809.091
267.464.092
1.045.603.342
16.894.959
449.398.238
44.442.474
493.840.712
12.250.357.595
225.283.796
404.081.057
12.879.722.448
114.000
317.068.064
99.174.394
416.356.458
521.953.512
25.130.735
4.621.890
0
0
166.724.201
1.699.525.095
696.048.933
40.043.537
8.611.067
21.538.969
30.150.036
9.214.329.303
39.776.029
1.005.948.252
10.260.053.584
0
103.039.485
173.084.541
276.124.026
304.763.557
80.567.778
203.784.861
0
0
75.341.287
329.794.972
832.038.654
15.924.308
64.696.731
0
64.696.731
11.306.751.832
211.433.356
137.024.318
11.655.209.506
0
35.431.953
61.529.874
96.961.827
204.237.868
33.146.700
261.487.663
15.248.977
0
34.307.829
155.070.189
354.652.923
19.291.245
5.474.681
11.228.131
16.702.812
8.849.179.715
197.259.153
38.652.472
9.085.091.340
1.294.669
446.324.646
41.048.777
488.668.092
54.063.843
11.402.623
2.902.589
17.414.123
0
32.517.161
199.180.604
253.900.411
19.265.336
507.825
0
507.825
420.358.264
343.078.337
8.392.620.326
9.156.056.927
667.912
34.388.663
123.648.818
158.705.393
173.402.976
15.890.668
674.500
0
0
38.209.276
144.826.690
212.786.521
9.816.360
41.499.746
30.000.000
71.499.746
8.870.007.359
146.897.115
165.126.155
9.182.030.629
1.924.688
85.533.608
143.349.147
230.807.443
39.588.615
10.890.445
20.027.171
0
0
314.300
191.054.758
538.480.452
6.731.900
158.690.649
26.014.819
184.705.468
7.400.319.688
146.969.283
217.781.904
7.765.070.875
6.950.786
72.968.862
119.671.372
199.591.020
76.470.039
13.602.032
9.499.053
0
0
303.925.513
162.386.848
359.139.199
7.748.577
40.311.829
36.007.614
76.319.443
7.085.649.136
255.955.221
123.083.821
7.464.688.178
5.120.395
80.848.917
54.321.171
140.290.483
55.378.139
12.928.602
17.734.825
0
0
72.301.167
263.866.114
335.827.147
6.146.425
64.242.504
34.000.000
98.242.504
4.968.702.928
71.071
7.145.402
4.975.919.401
31.530
148.063.806
81.497.276
229.592.612
63.964.490
22.320.060
10.158.380
0
0
23.558.560
190.453.958
194.568.167
1.982.793
15.939.398
6.000.000
21.939.398
2.653.180.802
255.736.703
464.019.753
3.372.937.258
237.329
76.223.308
167.621.532
244.082.169
43.481.373
13.301.493
505.083.343
0
0
70.200.000
118.233.206
115.453.685
8.206.751
33.851.116
5.731.564
39.582.680
3.615.763.663
81.059.427
115.585.900
3.812.408.990
37.036
299.969.149
80.618.932
380.625.117
48.347.142
546.494
2.076.317
0
0
Titolo 1° Spese correnti
21.317.665.546
15.748.397.239
13.757.785.608
13.584.088.493
10.239.567.608
10.010.101.801
9.960.482.896
8.985.519.897
8.600.539.807
6.078.338.300
4.611.388.512
4.595.680.382
137.052.556
22.938.314
0
955.309.268
206.115.137
219.077.932
1.403.440.651
0
355.224.764
19.389.094
374.613.858
15.248.250
105.162.833
0
0
5.244.622
2.040.762.770
69.025.697
102.495.067
3.963.028
510.489.600
106.070.651
435.063.237
1.158.081.583
988.330
384.492.876
12.103.892
397.585.098
10.344.857
25.003.288
0
0
9.912.813
1.669.953.336
968.232.845
23.098.878
0
446.404.811
20.748.640
312.091.085
802.343.414
396.825
980.205.921
57.901.878
1.038.504.624
59.173.479
10.000.000
0
0
0
2.878.254.362
104.703.206
52.976.154
5.000.000
571.364.878
37.878.860
444.506.345
1.111.726.237
90.000.000
233.388.243
37.854.205
361.242.448
35.000
4.563.536
60.619.765
0
610.096
1.643.500.288
50.800.067
0
0
153.066.025
57.477.644
102.496.277
313.039.946
0
152.071.721
785.437
152.857.158
2.800.000
1.920.000
108.249.422
0
0
629.666.593
103.073.902
1.426.357
0
36.468.009
22.858.118
207.141.144
267.893.628
3.907.058
201.511.398
18.466.855
223.885.311
457.549
29.500.000
0
0
0
624.810.390
133.131.938
2.317.004
0
73.871.878
3.576.991
105.700.506
185.466.379
1.406.765
166.499.781
26.497.840
194.404.386
1.500.000
0
22.853
0
787
514.526.343
71.198.786
30.198.606
0
154.954.284
29.500.124
241.999.485
456.652.499
0
782.606.484
33.395.808
816.002.292
117.429
0
0
0
325.288
1.344.296.294
35.217.198
45.480.810
0
783.728.576
84.618.312
120.211.716
1.034.039.414
577.282
87.092.401
3.141.307
90.810.990
31.138.562
128.287.535
0
0
0
1.319.493.699
107.700.386
0
0
334.210.064
0
770.426
334.980.490
0
104.448.646
38.589.199
143.037.845
65.824.310
337.230
0
0
215.278
652.095.539
165.242.108
10.352.545
0
140.746.891
38.843.683
126.003.410
315.946.529
100.000
229.670.124
141.085.233
370.855.357
99.299
107.653.883
0
0
1.612.097
961.409.273
103.212.419
0
0
249.448.991
11.782.339
189.785.688
451.017.018
7.035
85.118.988
3.311.438
88.437.461
310.000
7.000.000
0
0
1.201.274
651.178.172
23.358.428.314
17.418.350.576
16.636.039.972
15.227.588.780
10.869.234.200
10.634.912.190
10.475.009.240
10.329.816.188
9.920.033.507
6.730.433.840
5.572.797.786
5.246.858.553
54.513.446
37.838.502
205.913.898
243.073.073
0
0
0
446.409.759
60.880.818
15.062.126
55.833.760
77.687.559
45.949.983
58.563.555
205.597.715
580.805.082
81.563.475
69.660.901
52.626.157
54.312.906
24.809.363
18.978.583
118.830.616
96.046.567
REGIONI TUTTE (20) ‐ SORT PER SPESA TOTALE TITOLO 1 E 2 ‐ USCITE PER TITOLO ‐ PAG 1 DI 2
Investimenti fissi
Trasferimenti in conto capitale a enti Trasferimenti in conto capitale a enti di Trasferimenti in conto capitale a enti dell'AA di cui trasferimenti in c/capitale province
di cui trasferimenti in c/capitale comuni
Trasferimenti in conto capitale ad AA PP
Trasferimenti in conto capitale istituzioni Trasferimenti in conto capitale ad imprese
Trasferimenti in conto capitale ad altri Trasferimenti in conto capitale ad altri Partecipazioni azionarie e conferimenti di Concessione di crediti e anticipazioni
Fondi di riserva conto capitale
Fondi speciali conto capitale
Altre spese in conto corrente
OK Titolo 2 spese in conto capitale
Totale spesa titoli 1 e 2
S pesa corrente finanziata direttamente dalla S pesa c/capitale finanziata direttamente Pag 105 di 253
BOLZANO
TRENTO
LIGURIA
MARCHE
ABRUZZO
UMBRIA
BASILICATA
MOLISE
VALLE D'AOSTA
TRENTINO
TOTALE
Spese per organi istituzionali
Personale
Acquisti beni e servizi
Utilizzo beni di terzi
Trasf. correnti a enti di AA centrale
Trasf. correnti a Enti di previdenza
Trasferimenti correnti ad AA PP CENTRALI
CALC. Trasf. a Enti locali NON di cui
di cui Trasferimenti correnti a province
di cui Trasferimenti correnti a Comuni
Trasferimenti a Enti locali delle Trasferimenti correnti all'estero
Trasferimenti correnti a imprese
Trasferimenti correnti ad altri
Trasferimenti correnti ad altri soggetti
Interessi passivie oneri finanziari diversi
imposte e tasse
Oneri straordinari della gestione corrente
Fondi di riserva di parte corrente
Fondi speciali di parte corrente
8.274.158
1.015.893.555
245.339.149
6.176.932
0
0
0
1.545.530.886
0
0
1.545.530.886
0
110.368.118
395.499.924
505.868.042
4.593.507
1.653.955
877.360
0
0
14.967.271
712.788.576
92.727.627
11.739.064
0
0
0
1.482.320.894
0
189.753.747
1.672.074.641
0
113.620.179
228.097.151
341.717.330
1.459.775
2.895.419
4.462.769
0
0
27.243.055
60.794.007
40.443.805
4.261.068
37.257.712
6.650.000
43.907.712
3.239.182.694
146.918.577
87.464.849
3.473.566.120
32.225
134.105.954
10.972.687
145.110.866
60.017.281
4.081.024
1.115.543
0
0
20.817.586
63.535.451
55.362.602
609.696
4.863.540
13.530.650
18.394.190
2.839.682.388
93.220.845
17.651.902
2.950.555.135
6.561.230
43.184.627
27.477.360
77.223.217
51.593.222
4.933.656
5.377.477
99.807.751
0
27.250.623
120.717.965
109.313.207
3.506.376
5.182.068
6.981.637
12.163.705
2.364.836.478
3.699.523
35.205.043
2.403.741.044
551.473
72.276.510
37.562.122
110.390.105
71.278.991
12.832.220
4.593.784
0
0
35.404
60.577.361
74.487.018
2.383.447
13.959.367
15.274
13.974.641
1.812.855.423
60.675.674
32.059.878
1.905.590.975
238.688
28.824.871
12.064.672
41.128.231
44.029.271
5.872.527
695.782
945
0
16.392.483
51.211.136
77.916.248
496.663
320.000
1.970.000
2.290.000
1.032.779.061
43.014.500
41.478.209
1.117.271.770
0
50.470.559
3.652.140
54.122.699
13.854.627
4.094.846
6.874.766
4.354.757
0
15.048.394
51.539.419
17.820.306
2.000.000
0
0
0
7.482.000
500.000
10.127.683
18.109.683
30.000
38.726.019
775.993.598
814.749.617
13.113.779
19.705
453.012
0
0
14.924.561
238.655.524
133.613.104
3.087.600
106.266.361
200.000
106.466.361
447.152.144
0
0
447.152.144
136.031
15.806.538
74.447.003
90.389.572
21.845.494
24.012.756
19.497.149
0
0
19.198.000
23.400.000
9.122.244
0
0
730.000
730.000
9.698.650
155.047.000
0
164.745.650
0
0
6.362.474
6.362.474
0
1.250.000
0
0
0
1.125.478.682
6.208.502.229
6.985.535.029
195.660.030
1.259.860.203
267.041.132
1.526.901.335
109.131.898.237
3.039.268.713
12.199.789.041
124.370.955.991
24.488.973
2.526.621.223
2.995.072.514
5.546.182.710
2.015.293.882
314.066.691
1.092.693.602
136.826.553
0
Titolo 1° Spese correnti
3.334.207.544
2.854.832.472
3.860.540.481
3.348.209.983
2.875.788.020
2.148.775.602
1.348.879.995
932.853.915
1.099.644.265
224.808.368
149.518.096.734
319.400.724
13.150.288
0
637.980.977
0
41.099.613
20.435.885
0
59.375.729
15.342.215
56.914.742
152.068.571
338.048
99.147.526
2.727.092
102.212.666
0
60.945.000
0
0
0
356.325.850
18.618.495
16.972.779
0
82.955.298
12.775.262
25.927.342
138.630.681
0
56.599.364
5.053.435
61.652.799
2.359.368
357.921.175
36.661.027
0
0
615.843.545
13.893.392
11.327.781
3.849.403
73.463.813
38.187.125
5.954.281
132.782.403
5.067.732
133.466.143
6.901.249
145.435.124
0
51.968
0
0
646.513
292.809.400
5.064.431
6.483.963
0
34.951.052
2.219.757
50.493.044
94.147.816
0
41.490.290
248.442
41.738.732
5.075.000
0
0
0
1.170.977
147.196.956
1.791.824
1.660.015
2.483.518
179.704.737
12.623.445
70.014.558
266.486.273
0
59.115.177
3.785.418
62.900.595
0
393.832
6.602.842
0
0
338.175.366
5.399.086
1.500.000
0
10.943.285
3.702.360
24.588.625
40.734.270
3.840.733
49.727.217
372.579.085
426.147.035
0
1.229.106
0
0
620.090
474.129.587
75.074.451
6.706.411
0
72.669.958
0
16.449.493
0
0
408.767
120.831.000
79.376.369
0
41.584.108
23.943.131
65.527.239
34.675.313
0
0
0
9.890.654
264.544.026
121.239.767
0
0
649.989
649.989
0
0
0
0
0
138.339.249
2.853.989.964
369520857
15295949
5.907.782.858
825.151.663
2970695873
10.088.447.200
111454808
4961506800
1.014.489.724
6.087.451.332
290.182.320
918.969.386
379.695.041
0
57.172.159
20.675.907.402
REGIONI TUTTE (20) ‐ SORT PER SPESA TOTALE TITOLO 1 E 2 ‐ USCITE PER TITOLO ‐ PAG 2 DI 2
Investimenti fissi
Trasferimenti in conto capitale a enti Trasferimenti in conto capitale a enti di Trasferimenti in conto capitale a enti dell'AA di cui trasferimenti in c/capitale province
di cui trasferimenti in c/capitale comuni
Trasferimenti in conto capitale ad AA PP
Trasferimenti in conto capitale istituzioni Trasferimenti in conto capitale ad imprese
Trasferimenti in conto capitale ad altri Trasferimenti in conto capitale ad altri Partecipazioni azionarie e conferimenti di Concessione di crediti e anticipazioni
Fondi di riserva conto capitale
Fondi speciali conto capitale
Altre spese in conto corrente
OK Titolo 2 spese in conto capitale
651.131.265
4.825.000
213.216.254
56.708.980
274.750.234
36.773.916
57.000.000
0
0
11.774.488
1.350.830.627
308.607.347
0
0
345.265.967
0
231.956.030
577.221.997
0
504.829.374
149.370.717
654.200.091
24.249.988
22.000.000
167.539.132
0
13.947.182
1.767.765.737
Totale spesa titoli 1 e 2
4.685.038.172
4.622.598.211
4.216.866.333
3.964.053.527
3.168.597.419
2.295.972.560
1.687.055.359
1.406.983.502
1.364.188.291
363.147.618
170.194.004.138
24.271.075
719.518.797
0
18.200.891
33.780.685
30.048.093
22.796.454
16.177.923
1.362.593
61.590.577
20.509.108
21.623.709
1.231.715
63.781.998
12.180.065
208.016.345
99.539.619
0
0
0
1.122.190.545
2.837.396.946
S pesa corrente finanziata direttamente dalla S pesa c/capitale finanziata direttamente Pag 106 di 253
Pag 107 di 253
LOMBARDIA
LAZIO
SICILIA
CAMPANIA
EMILIA
PIEMONTE
VENETO
PUGLIA
TOSCANA
SARDEGNA
FRIULI
CALABRIA
REGIONI TUTTE (20) ‐ SORT PER SPESA TOTALE ‐ USCITE PER FUNZIONE ‐ PAG 1 DI 2
Difesa salute e relative strutture
Ordinamento degli uffici ‐ Amministrazione generale Assistenza sociale e relative strutture
Spese non attribuite
Trasporto su strada
Interventi non ripartibili a finanza locale
Trasporto ferroviario
Istruzione e diritto allo studio
Orientamento eformazione professionale
Agricoltura e zootecnia
Oneri finanziari
Industria e fonti di energia
Opere pubbliche non considerate negli altri settori
Lavoro
Organizzazione della cultura e relative strutture
Protezione natura beni ambientali parchi e riserve
Edilizia abitativa
Acquedotti fognature e altre opere igieniche
Foreste
Viabilità
Turismo e industria alberghiera
Ricerca scientifica
Urbanistica
Artigianato
Fiere mercati e commercio interno
Polizia Amministrativa Servizi Antincendi
Trasporto marittimo e navigazione interna
Sport e tempo libero
Sviluppo economia montana
Caccia e pesca
Altri trasporti
Previdenza sociale
Trasporto Aereo
Acque minerali, termali, cave, torbiere ed altre Totale spesa
17.254.816.868
323.169.349
1.851.363.807
468.246.440
426.427.586
214.140.531
667.796.493
248.542.591
179.524.305
171.899.351
861.037.216
77.428.313
93.609.680
74.883.636
18.236.940
32.363.433
127.440.908
23.939.431
14.231.660
47.347.434
17.142.225
28.656.247
8.090.472
29.476.234
47.596.241
43.018
7.884.928
6.347.021
17.688.050
1.055.963
17.249.660
174.765
0
577.516
23.358.428.312
12.620.909.702
1.396.016.955
307.777.644
109.388.562
944.038.791
9.536.911
0
70.719.084
505.952.683
519.452.967
112.889.793
96.225.459
38.171.082
51.870.634
176.124.415
39.290.161
47.052.221
77.301.114
8.288.711
33.647.579
19.060.618
46.435.439
80.541.042
14.830.064
9.181.512
2.750.787
5.331.366
65.861.960
7.990.000
1.713.322
0
0
0
0
17.418.350.578
9.071.564.469
1.583.578.570
302.341.120
1.171.198.297
222.319.948
863.949.001
10.633.643
170.201.344
546.805.651
464.441.641
313.541.945
70.363.924
205.574.734
388.893.809
192.380.475
58.323.264
100.853.447
144.599.613
277.664.581
11.275.218
48.674.008
103.034.456
1.592.908
58.787.079
85.976.445
4.228
93.205.324
7.016.338
3.201.558
37.713.249
9.437.786
0
16.824.888
67.010
16.636.039.971
11.531.926.287
949.869.965
92.002.881
411.397.909
379.501.141
0
437.459.410
69.164.329
40.754.476
29.991.656
62.092.398
155.421.140
316.586.806
26.850.174
59.903.990
114.069.199
29.648.166
169.599.748
15.541.978
2.665.000
46.673.162
68.541.032
177.785.606
1.060.000
1.035.506
8.413.598
8.001.605
3.418.593
3.012.579
14.953.088
0
0
0
247.357
15.227.588.779
9.074.381.592
348.256.600
72.163.755
126.431.676
260.683.172
12.955.794
192.341.946
61.838.817
199.002.081
43.096.643
54.063.843
123.969.055
19.901.378
20.718.716
33.848.792
23.429.244
67.257.293
8.251.504
905.020
32.517.033
51.336.098
496.247
4.454.119
369.999
9.175.207
2.875.195
15.075.892
1.328.527
3.822.305
4.199.159
0
0
0
87.500
10.869.234.202
8.450.412.695
402.606.155
146.461.641
1.132.049
385.816.759
40.001.800
150.763.226
65.577.401
187.040.745
52.788.785
230.048.515
150.927.134
46.291.354
22.190.636
78.318.609
34.492.159
59.504.697
9.244.721
34.495.667
17.664.866
19.960.244
16.128.725
630.517
1.565.000
5.510.335
363.079
2.963
2.645.548
18.122.677
571.188
444
0
0
3.631.859
10.634.912.193
7.953.170.492
343.014.953
847.588.934
10.467.537
266.626.586
14.862.474
139.115.160
48.654.530
118.241.034
87.013.716
23.901.576
111.785.255
39.878.028
47.340.406
15.944.475
181.329.213
48.036.364
13.531.331
20.728.891
84.168.642
13.741.526
63.753
1.890.086
55.417
11.222.741
1.317.420
7.726.737
1.876.007
1.853.614
12.910.648
5.381.790
79.906
0
1.490.000
10.475.009.242
7.275.782.540
335.261.290
178.495.852
106.363.723
424.112.638
558.589
328.232.604
46.952.117
82.528.414
213.208.087
44.160.448
232.893.583
32.997.431
303.804.723
76.033.965
100.455.645
4.265.412
101.011.275
39.578.837
15.000.000
56.777.444
855.000
86.099.487
166.323.283
10.566.870
1.699.299
3.670.713
8.723.855
1.918.989
28.485.912
10.183.276
0
12.575.000
239.886
10.329.816.187
7.628.282.718
335.227.195
165.865.779
70.561.394
242.736.791
13.935.781
266.344.388
141.297.506
66.015.930
33.278.132
57.453.177
144.407.027
179.887.919
80.924.549
63.202.826
73.639.468
29.722.971
40.147.125
29.785.170
85.097.571
49.083.433
53.960.908
10.757.827
3.912.440
11.691.842
399.000
14.768.176
5.493.980
5.840.967
4.118.982
1.650.000
0
5.594.902
4.947.633
9.920.033.507
3.511.122.456
491.197.301
246.648.934
9.011.115
179.530.793
660.679.751
44.769.643
82.278.204
71.201.844
197.032.587
64.060.923
102.000.559
94.088.459
141.640.620
88.588.710
156.068.881
49.265.519
87.405.756
17.500
18.325.854
42.037.081
79.218.412
10.144.915
18.292.006
12.304.268
193.585.062
22.185.592
11.200.387
4.162.927
9.076.016
33.098.237
0
0
193.529
6.730.433.841
2.465.921.140
318.446.474
329.123.416
501.227.522
168.940.020
523.678.323
61.208.023
48.572.811
103.824.772
41.325.830
38.781.258
227.012.038
90.076.189
35.957.975
87.906.957
55.262.307
129.283.213
8.971.873
2.468.417
68.263.838
61.806.086
21.665.147
55.755.015
3.455.482
27.360.856
0
27.544.493
24.812.559
24.815.269
3.218.486
13.581.996
0
2.500.000
30.000
5.572.797.785
3.538.969.574
296.563.868
79.832.060
13.860.332
148.675.049
9.307.982
120.333.120
75.554.760
28.511.215
64.178.707
26.498.156
46.360.340
48.080.684
201.511.074
34.072.943
119.887.275
28.155.506
31.972.164
215.741.046
3.912.111
12.566.709
9.061.605
40.413.177
170.000
670.856
375.540
1.684.111
366.100
31.304.079
17.727.879
30.533
0
310.000
200.000
5.246.858.555
Pag 108 di 253
BOLZANO
TRENTINO
LIGURIA
MARCHE
ABRUZZO
UMBRIA
BASILICATA
MOLIS E
VALLE D'AOSTA
TRENTO
TOTALE
REGIONI TUTTE (20) ‐ SORT PER SPESA TOTALE ‐ USCITE PER FUNZIONE ‐ PAG 2 DI 2
Difesa salute e relative strutture
Ordinamento degli uffici ‐ Amministrazione generale Assistenza sociale e relative strutture
Spese non attribuite
Trasporto su strada
Interventi non ripartibili a finanza locale
Trasporto ferroviario
Istruzione e diritto allo studio
Orientamento eformazione professionale
Agricoltura e zootecnia
Oneri finanziari
Industria e fonti di energia
Opere pubbliche non considerate negli altri settori
Lavoro
Organizzazione della cultura e relative strutture
Protezione natura beni ambientali parchi e riserve
Edilizia abitativa
Acquedotti fognature e altre opere igieniche
Foreste
Viabilità
Turismo e industria alberghiera
Ricerca scientifica
Urbanistica
Artigianato
Fiere mercati e commercio interno
Polizia Amministrativa Servizi Antincendi
Trasporto marittimo e navigazione interna
Sport e tempo libero
Sviluppo economia montana
Caccia e pesca
Altri trasporti
Previdenza sociale
Trasporto Aereo
Acque minerali, termali, cave, torbiere ed altre Totale spesa
1.169.466.700
667.430.777
424.116.539
459.249.193
145.663.512
414.370.212
18.464.220
598.890.181
21.327.814
83.108.159
4.593.507
44.614.452
126.910.075
29.009.838
97.846.600
12.080.998
18.702.512
30.876.059
21.745.871
141.411.787
41.367.987
0
1.448.042
18.726.606
20.897.121
3.931.302
0
16.959.748
24.348.282
2.029.042
25.331.236
0
0
119.800
4.685.038.172
1.223.118.288
457.818.722
218.123.763
244.034.009
139.785.672
475.692.516
15.333.996
664.198.618
66.735.219
105.234.144
300.000
123.755.469
99.661.512
76.025.523
88.126.178
17.570.845
111.992.074
9.211.883
39.153.909
74.568.552
90.619.479
185.614.000
14.132.555
25.666.236
28.874.408
1.040.866
25.101
8.903.514
4.707.351
1.985.139
7.012.457
0
0
3.576.217
4.622.598.215
3.235.673.199
138.626.883
55.583.731
173.203.954
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0
92.318.386
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1.839.007
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33.789.280
4.362.320
8.606.649
4.487.389
2.914.334
5.693.779
0
1.896.679
170.000
5.761.344
0
608.349
2.885.848
0
2.488.106
0
0
0
0
4.216.866.334
2.746.349.495
121.797.009
78.611.235
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87.790.295
21.853.706
10.767.412
26.109.268
13.183.153
31.477.665
45.194.078
69.081.030
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2.932.300
59.809.473
36.659.759
28.121.062
3.634.350
766.258
4.412.520
7.383.342
5.000
4.208.243
11.817.580
9.079.076
121.434
25.000
1.619.733
3.002.368
2.759.538
5.273.995
0
5.159.368
0
3.964.053.526
2.357.465.759
320.855.615
28.334.864
5.555.497
197.570.781
0
0
18.953.046
12.724.004
8.505.681
71.161.876
28.490.420
56.497.343
5.185.126
3.975.874
10.138.535
9.132.795
2.229.127
800.000
374.767
12.162.974
0
1.008.679
262.036
487.946
75.000
0
9.755.373
5.256.143
1.583.159
0
0
0
55.000
3.168.597.420
1.758.041.806
102.112.168
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41.201.498
64.146.577
11.705.127
33.115.288
17.797.431
47.074.401
21.961.748
44.029.271
21.722.526
19.414.152
1.083.440
10.626.736
10.842.357
30.072.060
1.535.389
10.599.944
6.069.545
5.297.420
1.716.000
2.949.804
920.987
764.005
0
0
450.494
35.000
2.507.377
6.437.861
136.161
0
0
2.295.972.560
1.037.292.827
93.482.143
34.326.467
182.983.062
15.189.146
4.644.794
89.396.277
8.221.589
21.134.382
75.851.041
0
9.363.155
40.288.769
3.032.412
4.200.646
10.838.569
1.703.243
17.728.208
1.867.499
3.125.832
7.266.754
4.224.429
7.042.127
259.990
30.410
1.086
0
4.241.176
7.021.600
1.902.736
8.109
0
0
386.882
1.687.055.360
782.424.809
375.778.344
10.508.573
1.080.797
35.676.739
21.787.249
7.482.959
8.849.808
2.065.110
12.348.509
12.358.934
19.672.440
11.499.043
7.074.617
3.084.384
45.584.824
577.533
15.611.363
2.668.487
4.437.845
2.640.914
0
14.473.470
100.000
1.498.968
2.403.353
170.426
1.419.442
1.066.168
1.004.636
980.259
0
0
653.500
1.406.983.503
296.953.844
187.277.879
100.560.390
139.277.079
21.258.136
121.191.072
622.560
152.411.108
15.465.796
52.590.382
19.009.043
45.141.491
29.546.101
7.620.731
26.222.018
14.263.604
2.145.217
25.039.713
16.668.362
16.953.258
28.378.714
495.287
494.150
4.154.516
5.750.670
16.053.741
0
3.007.104
9.588.842
380.911
3.060.934
0
2.605.311
332
1.364.188.296
0
83.072.341
0
221.017.989
0
2.907.288
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
56.150.000
0
0
363.147.618
114.984.047.260
9.671.460.556
5.591.437.372
4.959.651.648
4.910.078.951
3.437.758.901
2.686.498.754
2.640.892.011
2.440.179.253
2.317.967.572
2.145.193.238
1.902.473.817
1.705.350.748
1.534.577.172
1.224.320.695
1.180.379.020
927.294.533
830.448.396
758.205.197
674.153.586
639.669.997
620.171.687
525.808.920
360.374.955
305.436.627
235.453.008
207.910.776
188.333.307
178.758.768
152.384.536
138.718.573
56.540.832
45.569.469
16.504.021
170.194.004.156
Corriere della Sera – 23 ottobre 2012. Regioni, un dipendente su tre è di troppo. Ci sarebbero 24 mila esuberi di personale. Lombardia esclusa
ROMA - Inefficienze, sprechi, clientelismo. C'è un po' di tutto in questa cifra incredibile: 24.396. Secondo l'ufficio studi della Confartigianato questo numero rappresenta l'eccesso di
personale delle nostre Regioni. Ma ciò che fa davvero impressione ancor più del numero in sé è il rapporto fra i dipendenti inutili e quelli utili. Su tre persone impiegate nelle
amministrazioni regionali ce n'è una di troppo. Anziché le attuali 78.679, ne sarebbero quindi sufficienti 54.283. Con un risparmio enorme: due miliardi, 468 milioni e 300 mila euro
l'anno. Cifra che equivale al 28 per cento dell'addizionare regionale dell'Irpef. Tagliando il personale in eccesso nelle Regioni, insomma, ogni cittadino italiano potrebbe risparmiare
41 euro l'anno di tasse, ma con differenze enormi: dagli 8 euro del Veneto agli 82 della Basilicata, fino ai 705 (settecentocinque) della Valle D'Aosta.
Come hanno fatto questo conto? Le Regioni sono state per prima cosa suddivise in raggruppamenti omogenei per dimensione e categoria. All'interno dei quali si sono poi individuati i
relativi benchmark: la Sardegna per le Regioni a statuto speciale grandi, la provincia di Bolzano per quelle piccole, la Lombardia per le Regioni ordinarie grandi e la Liguria per quelle
piccole. Il calcolo è venuto di conseguenza: con risultati in qualche caso sorprendente. Il Molise, per esempio. Secondo la Confartigianato per assimilarsi al modello più virtuoso delle
piccole Regioni ordinarie dovrebbe perdere oltre i tre quarti del personale attualmente in servizio: 680 dipendenti su 902.
E poi la Campania, dove ben 4.746 impiegati su 7.501 risultano di troppo. Ma lo studio non risparmia neppure alcuni degli enti considerati più virtuosi, come l'Emilia Romagna, la
Toscana e il Veneto, che potrebbero fare a meno rispettivamente del 31,9, del 34,4 e del 20,7 per cento del personale. In queste sole tre Regioni, seguendo il criterio adottato
dall'ufficio studi dell'organizzazione degli artigiani, ci sarebbero circa 2.500 esuberi. Per non parlare di situazioni come quella dell'Umbria, dove risulterebbe in eccesso addirittura il
54,8 per cento del personale: dieci punti più rispetto alla Calabria.
E la Sicilia, nella quale il numero astronomico dei dipendenti è sempre stato assunto a paradigma dello spreco? Per la Confartigianato ha il 35,4 per cento di esuberi teorici: 6.780
persone. Lo studio ricorda che la Regione siciliana spende per retribuire il proprio personale una cifra di poco inferiore all'esborso di tutte le quindici Regioni a statuto ordinario. Si
tratta (dati 2011) di un miliardo 853 milioni contro 2 miliardi 92 milioni. Una cifra enorme, pur considerando che è comprensiva della spesa per le pensioni degli ex dipendenti, in
questo caso a carico dell'amministrazione regionale.
E non c'è dubbio che il caso siciliano indichi come il problema sia particolarmente grave al Sud. Non a caso la stessa Corte dei conti, in un recentissimo rapporto, cita come
significativa anche la situazione della Campania " che fa registrare, nel 2008 una consistenza più che doppia rispetto alla Regione Lombardia, dato che persiste nel 2010 nonostante la
riscontrata flessione del 7,73 per cento". Lo studio della Confartigianato rimarca che la Regione Campania, con il 59 per cento degli abitanti della Lombardia, ha il 126 per cento dei
suoi dipendenti. Ma la Corte dei conti sottolinea anche gli esempi "rappresentati dalle altre Regioni del Sud (Puglia, Calabria, Basilicata), le quali presentano una consistenza di
personale sproporzionata alla dimensioni territoriali e alla popolazione in età lavorativa degli stessi enti".
C'è poi la questione dei dirigenti, che in alcune Regioni sono decisamente più numerosi. E qui non parliamo soltanto del Sud. In Valle D'Aosta ce ne sono 143. Mentre le Province
autonome di Bolzano e Trento ne hanno rispettivamente 403 e 256, contro i 251 della Lombardia. Vero è che in questa Regione il numero dei dipendenti è tale da dare luogo a un
rapporto fra dirigenti e non dirigenti particolarmente elevato. In Lombardia c'è un ufficiale ogni 12,2 soldati semplici. Ma è pur vero che ci sono Regioni dove questo rapporto è ancora
più basso: in Molise c'è un dirigente ogni 10,7 impiegati. E lo studio non dispone del dato siciliano, che per memoria risulta ancora più piccolo, dato che i dirigenti sono circa 2.000 a
fronte di un numero di "non dirigenti" che nel 2011 si aggirava intorno ai 17 mila.
Con queste differenze è chiaro che il costo procapite sia fortemente squilibrato. Nel Molise si tocca il massimo per le Regioni ordinarie, con 178 euro per far fronte alle retribuzioni del
personale regionale a carico di ogni cittadino, contro una media di 45 euro e un minimo, riscontrato sempre in Lombardia, di 23 euro. In Sicilia gli stipendi dei dipendenti regionali per
346 euro su ciascun abitante dell'isola: più del doppio rispetto ai 162 euro della Sardegna.
Un discorso simile, spiega l'ufficio studio della Confartigianato, si potrebbe fare anche con le burocrazie comunali. Per cui ci sono, eccome, disparità territoriali non trascurabili.
Anche se il risparmio che si potrebbe ottenere dagli oltre 8 mila Comuni è decisamente inferiore a quello calcolato per le Regioni: un miliardo 451 milioni contro quasi due miliardi e
mezzo.
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Pag 110 di 253
12 2014 07 15 – BILANCIO CRIMINALE
C’era una volta il 130.
C’era una volta, tre o 4 mesi fa.
Ma ora è andato.
Giocato.
Fumato.
Con il debito a 2.166 siamo al 140 %.
Ma come è successo ? Quando è iniziato ? E’ un problema di recente manifestazione ?
E’ stato l’euro ? Non credo. Anzi direi proprio di no.
E’stata la crisi ? Si, certamente, sempre ricordando però come è cambiato il mondo : Cina, Russia, India etc.
Ma soprattutto sono 13 anni di politica alla deriva. Non è colpa di un solo singolo, quindi.
E di seguito si trova la dimostrazione.
Ho guardato i dati FMI (Fondo monetario internazionale) nel database dei principali indicatori macro per tutti i paesi
del mondo.
Il risultato è quello che segue.
Lo immaginavate già? Beh, adesso lo sappiamo con numerica certezza.
Le argomentazioni ai dati IMF
Riga 1 : il Pil nominale cresce da 1,2 a 1,56 miliardi. 0,26 miliardi all’anno in più.
Riga 8 : il Pil depurato dall’inflazione si riduce di 100 milioni, 8,7% in meno. Ma tutto sommato direi che sta
tenendo.
Riga 9 : gli investimenti depurati dall’inflazione si riducono di 60 miliardi anno : da 243 a 182 mld.
Riga 12 : il risparmio depurato dall’inflazione si riduce di 50 miliardi. Da 241 a 190.
Riga 16 : nonostante il cambio con il dollaro (Riga 3) le esportazioni calcolate a volume (e non a valore – metodo
IMF) aumentano del 34 %. Anche in questo caso direi che il sistema tiene. Da verificare con i valori.
Il punto come sempre sono entrate e uscite dello Stato.
Riga 17 : le entrate crescono del 38%, il che è assimilabile alla crescita del PIL (30%) anche se è comunque
superiore. Certo che in valore assoluto si parla di 200 miliardi in più all’anno.
Riga 18 : le spese crescono del 44%, quasi 250 miliardi all’anno.
Riga 21: la riga evidenzia il netto entrate – uscite di cui sopra. Balzerà gli occhi che il netto è sempre negativo. A
fine dei 13 anni la somma è di 675 miliardi in più.
Riga 23 : analoga alla riga 21 ma anche con interventi non strutturali. Il totale è di 795 miliardi in più.
Riga 29 : debito pubblico : il totale aumenta di 766 miliardi, omogeneo con il totale di riga 23.
Conclusioni
Non c’è un anno in cui siamo stati in utile.
Non c’è un anno in cui siano calate le spese.
Presi singolarmente, i singoli anni avranno tutti la loro buona giustificazione.
Ma il risultato finale di questa “deriva contabile”, è lampante.
A Napoli si dice che “tanti niente ammazzarono il ciuccio”.
Qua siamo agli sgoccioli.
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1
2
Subject Descriptor
PIL Px correnti
PIL Px correnti USD
3
Eur /USD
4
5
6
Inflazione al consumo media
Inflazione progressiva
PIL No inflazione
7
8
9
10
11
12
Units
Eur
Usd
Scale
Miliardi
Miliardi
2000
1.198.292
1.107.248
2001
1.255.738
1.124.668
2002
1.301.874
1.229.515
2003
1.341.851
1.517.402
2004
1.397.727
1.737.800
2005
1.436.380
1.789.378
2006
1.493.031
1.874.722
2007
1.554.199
2.130.241
2008
1.575.144
2.318.162
2009
1.519.695
2.116.627
2010
1.551.886
2.059.188
2011
1.579.947
2.198.350
2012
1.566.913
2.014.382
2013
1.560.024
2.071.955
Tot o %
30,2%
87,1%
0,92
0,90
0,94
1,13
1,24
1,25
1,26
1,37
1,47
1,39
1,33
1,39
1,29
1,33
43,7%
%
%
Eur
2,58%
2,58%
1.167.436
2,32%
4,90%
1.194.232
2,61%
7,51%
1.204.129
2,81%
10,32%
1.203.372
2,27%
12,59%
1.221.697
2,21%
14,80%
1.223.796
2,22%
17,02%
1.238.962
2,04%
19,06%
1.258.046
3,50%
22,56%
1.219.870
0,00%
22,56%
1.176.916
1,64%
24,19%
1.176.411
2,90%
27,10%
1.151.832
3,30%
30,40%
1.090.559
1,28%
31,68%
1.065.750
31,68%
Investimenti su PIL
Investmenti
Investimenti no inflazione
Risparmio su Pil
Risparmio
Risparmio no inflazione
%
Eur
Eur
%
Eur
20,8%
249.544
243.119
20,6%
247.136
240.772
20,7%
260.164
247.421
21,0%
263.592
250.681
21,3%
277.533
256.696
20,9%
271.896
251.482
20,9%
280.205
251.288
20,1%
269.793
241.950
21,0%
293.453
256.495
20,7%
288.812
252.439
20,9%
300.103
255.688
20,0%
287.506
244.955
21,8%
325.570
270.168
20,3%
303.220
251.621
22,1%
343.727
278.230
20,8%
323.802
262.101
21,6%
340.845
263.968
18,8%
295.938
229.189
18,9%
286.478
221.860
16,9%
256.312
198.499
20,1%
311.169
235.882
16,5%
256.651
194.555
19,8%
312.419
227.763
16,7%
264.151
192.575
18,0%
281.371
195.832
17,6%
275.369
191.655
17,1%
266.062
181.764
17,8%
278.199
190.055
‐18,1%
16.518
‐61.355
‐13,5%
31.063
‐50.717
13
14
15
16
Volumi import beni e servizi
Volumi export beni e servizi
Volumi Import progressivo
Volumi Export progressivo
%
%
%
%
9,73%
11,64%
9,73%
11,64%
1,92%
2,77%
11,65%
14,41%
0,00%
‐3,01%
11,65%
11,40%
2,13%
‐1,24%
13,79%
10,16%
4,84%
6,25%
18,63%
16,41%
3,49%
3,43%
22,11%
19,84%
7,90%
8,42%
30,02%
28,26%
5,22%
6,25%
35,24%
34,51%
‐2,96%
‐2,83%
32,28%
31,68%
‐13,37%
‐17,51%
18,91%
14,18%
12,57%
11,36%
31,48%
25,53%
0,00%
6,23%
31,48%
31,76%
‐7,05%
2,14%
24,44%
33,90%
‐2,75%
0,00%
21,68%
33,90%
17
18
18
20
21
22
23
24
Entrate
Entrate su Pil
Spese
Spese su Pil
Entrate ‐ Spese
Entrate ‐ Spese su PIL
Entrate ‐ Spese anche non strutturali
Entrate ‐ Spese anche non strutturali su Pil
Eur
%
Eur
%
Eur
%
Eur
%
538.665
44,95%
549.577
45,86%
‐10.912
‐0,91%
‐39.675
‐3,31%
559.097
44,52%
599.118
47,71%
‐40.021
‐3,19%
‐62.745
‐5,00%
572.214
43,95%
613.403
47,12%
‐41.189
‐3,16%
‐66.743
‐5,13%
596.196
44,43%
645.124
48,08%
‐48.928
‐3,65%
‐74.805
‐5,57%
614.439
43,96%
664.298
47,53%
‐49.859
‐3,57%
‐73.799
‐5,28%
623.725
43,42%
688.251
47,92%
‐64.526
‐4,49%
‐78.397
‐5,46%
672.447
45,04%
723.375
48,45%
‐50.928
‐3,41%
‐64.489
‐4,32%
715.564
46,04%
740.269
47,63%
‐24.705
‐1,59%
‐54.906
‐3,53%
723.432
45,93%
765.537
48,60%
‐42.105
‐2,67%
‐61.138
‐3,88%
706.114
46,46%
788.361
51,88%
‐82.247
‐5,41%
‐66.873
‐4,40%
715.097
46,08%
783.069
50,46%
‐67.972
‐4,38%
‐60.128
‐3,87%
728.067
46,08%
786.605
49,79%
‐58.538
‐3,71%
‐60.714
‐3,84%
746.223
47,62%
791.517
50,51%
‐45.294
‐2,89%
‐25.397
‐1,62%
745.269
47,77%
792.590
50,81%
‐47.321
‐3,03%
‐5.531
‐0,35%
25
26
27
Entrate no inflazione
Uscite no inflazione
Netto no inflazione
Eur
Eur
Miliardi
Miliardi
524.794
535.425
‐10.631
531.712
569.773
‐38.061
529.252
567.349
‐38.097
534.669
578.547
‐43.879
537.057
580.636
‐43.580
531.414
586.390
‐54.976
558.017
600.278
‐42.262
579.213
599.211
‐19.997
560.262
592.870
‐32.608
546.845
610.540
‐63.696
542.081
593.607
‐51.526
530.784
573.460
‐42.676
519.366
550.890
‐31.524
509.140
541.468
‐32.328
28
29
30
Debito netto di attività (PFN)
Debito lordo
Debito lord o su Pil
Eur
Eur
%
Miliardi
Miliardi
1.116.530
1.301.121
108,58%
1.162.990
1.360.228
108,32%
1.165.284
1.371.595
105,36%
1.189.654
1.397.371
104,14%
1.234.362
1.449.606
103,71%
1.281.128
1.518.556
105,72%
1.337.404
1.587.781
106,35%
1.353.492
1.605.126
103,28%
1.407.342
1.670.993
106,09%
1.487.423
1.769.226
116,42%
1.552.387
1.851.217
119,29%
1.619.379
1.906.846
120,69%
1.661.866
1.989.500
126,97%
1.727.021
2.067.500
132,53%
Miliardi
Miliardi
Miliardi
Miliardi
1800000
1800000
1.800.000
1600000
1600000
1.600.000
1400000
1.400.000
1200000
1.200.000
1400000
1200000
PIL Nominale Eur
1000000
PIL Nominale Eur
1000000
Entrate Nominale Eur Miliardi
800000
600000
Uscite Nominale Eur Miliardi
400000
200000
0
800000
400.000
200.000
0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14
Pag 112 di 253
‐795.340
610.491
766.379
22,1%
Entrate Nominale Eur Miliardi
Uscite NO inflazione Eur Miliardi
0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14
‐674.545
Entrate NO inflazione Eur Miliardi
600.000
200000
44,2%
PIL Nominale Eur
1.000.000
400000
38,4%
PIL NO inflazione Eur
800.000
Uscite Nominale Eur Miliardi
600000
‐8,7%
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14
Uscite Nominale Eur Miliardi
TOTALE
361.732
964.707
‐101.686
SOMMA MAGGIORI IMPORTI IN SINGOLI POST VS PIANO INIZIALE
6
7
3
9
10
Da turismo
11
12
9
10
11
12
0
0
0
0
0
Var
0
0
35
50
0
25
0
0
0
50
0
160
Da rit. investimenti
3
Da Progressività
572
‐437
135
‐65
71
1.400
Da Comuni
90
10
100
35
135
‐700
Da Regioni
0
0
0
25
25
‐500
Da Personale
0
0
0
10
10
‐200
Da centri di costo
‐20
15
0
15
0
15
Da spending
TOTALE FINALE
5
TOTALE VARIAZIONI
4
Patrim. off‐shore
8
Da dismissioni
2
Da Sommerso
Altri ‐ Da fare
2014 07 15 ‐ Bilancio criminale
2014 07 12 ‐ I conti dello stato ‐ Le Regioni
2014 07 06 ‐ Evasione e recuperi
2014 07 02 ‐ Tweet law ‐ Consecutio istantanea rato‐confisca
2014 06 29 ‐ Struttura costi dello Stato e spending review
2014 06 18 ‐ Libertà è partecipazione? Le partecipazioni dello Stato
2014 06 15 ‐ Sceriffi taglie e tweet‐law contro il lato oscuro del sistema
2014 06 08 ‐ Considerazioni sui conti dello Stato
2014 05 24 ‐ Transumanar organizzar e legalizzar. Più PIL per tutti
2014 05 19 ‐ I migranti sono una risorsa.html
Totale
482
‐447
35
‐100
‐65
2.100
1
Da Evasione
(dati in milioni di euro)
TOTALE ENTRATE
TOTALE SPESE
ENTRATE ‐ SPESE
Interessi sul debito (tutti)
RISULTATO ECONOMICO
DEBITO
Anno
13 2014 07 16 – PRIMO INTERMEDIO : AVANZO + 160.
Il titolo evoca i riferimenti cronometrici sportivi.
Penso allo sci in particolare: sport assommante capacità di governo di leve, forze di gravità, centrifughe e
centripete relative a un “sistema sciatore” in equilibrio dinamico instabile. Mi pare calzante.
Perché si, siamo in una corsa contro il tempo in cui le forze da governare sono molteplici e spesso antagoniste.
Come i muscoli che servono per sciare.
Oggi vorrei soffermarmi su una sommatoria intermedia.
Siamo partiti, in questo viaggio nei conti pubblici italiani, con le ipotesi della prima tabella qui sotto (quella in
rosso e verde).
Dopo una serie di ragionamenti e analisi sono stati prodotti i post in azzurro nella seconda parte di tabella.
La somma di essi fa 160 miliardi in più, rispetto allo stato attuale di bilancio.
E 60 miliardi di euro in più rispetto alle ipotesi iniziali rosse e verdi.
La conoscenza produce davvero materia, quindi. Nello specifico soldi. Materia monetaria.
Oggi le ipotesi iniziali mi sembrano molto più realistiche di quando si è cominciato.
Incredibile a priori, o no ?
10
0
10
50
0
50
0
10
10
5
0
5
0
10
10
0
10
10
0
5
5
5
0
5
5
‐25
‐20
10
50
10
5
10
10
5
5
1
2
8
4
5
6
7
30
5
50
15
5
5
50
0
50
50
15
5
5
30
5
40
0
5
0
‐5
20
0
60
Le principali variazioni sono le due seguenti.
1. Evasione.
+ 40 miliardi. Avevo ipotizzato 10 miliardi di recuperi in più, poi guardando i dati di evasione mi sono
convinto che si debba recuperare molto di più di 12,5 attuali + 10 miliardi ulteriori. Obiettivo almeno + 50.
Come si fa ? Qualche idea l’ho già data.
Ma che ce lo dica anche l’esercito preposto.
Oggi noi abbiamo 60.000 persone in Guardia di finanza, che costano circa 4 miliardi di euro all’anno a cui
aggiungere 40.000 persone in Agenzia delle Entrate di cui non ricordo il dato puntuale, ma che è
verosimile costino in proporzione circa 3 miliardi di euro. Totale 7.
Per recuperare 12 miliardi di quel mare magnum ? Tanto varrebbe chiudere baracca e burattini.
2. Regioni e Comuni
Anche in questo caso ero partito con l’idea di recuperare 10 miliardi dalle regioni e 5 dai comuni.
L’analisi prodotta arriva a 35. + 20 miliardi.
Ulteriori margini
Comuni.
Nei 35 miliardi delle regioni non si contempla il taglio del numero di Comuni, per il quale ipotizzavo di passare
da 8.000 a 4.000 con un teorico ulteriore risparmio tra 2 e 4 miliardi (a costo medio per Comune
rispettivamente di 500.000 e 1.000.00 di euro).
Pag. 113/253
Le partecipazioni statali.
Ho prodotto un’analisi, ma non ho quantificato l’importo recuperabile. La Corte dei Conti ha parlato di 26
miliardi di costi all’anno.
Hammer review.
I post legati alla spending review producono 25 miliardi di risparmi nella tabella di cui sopra. In realtà nel post
ne raggiungevo 23 applicando un “algoritmo democratico”.
Esiste un altro modo di fare i budget. E’ quello che si basa su quella che a me piace chiamare “procedura a
martellate”.
Consiste nell’”andarci dentro con la scure”, nella convinzione di avere buona sensibilità per capire dove ci
siano margini di risparmio. E imporre il da farsi. Poco democratico, in effetti.
Si basa sulla certezza, di cui anche in seguito, che i tagli a priori apparentemente “impossibili”, una volta
realizzati non compromettano il funzionamento di tutto il sistema. Il sistema trova in se la capacità di
riassestarsi. Di adattarsi.
Io l’ho fatto questo esercizio. Sulle stesse tabelle che producevano i 23 miliardi. E sono arrivato a un importo
tra 35 e 40 miliardi, che su 450 miliardi di costi Stato sono sempre e comunque marginali.
Non le allego sia perché forse ci farò un post, sia per non rimbambire tutti di numeri.
Totale ulteriori margini inespressi
+4+26+15 = 45 miliardi in più rispetto ai 160.
Che ci porterebbero a 205.
Come si vede, quando si inizia a cercare, le strade poi si manifestano.
Sistema globale
Oggi ho letto due notizie, di seguito riportate in stralcio, che mi hanno fatto sperare che forse il pensiero stia
davvero circolando più che in passato.
E magari anche che l’Italia possa diventare un modello per tutti. Sempre se non fallisce prima.
La prima notizia.
http://www.wallstreetitalia.com/article/1712615/usa-debito-insostenibile-salira-al-106-del-pil-entro-il2039.aspx
Il debito degli Stati Uniti dovrebbe raggiungere il 106% dell'economia entro il 2039 dal 74% di quest'anno. E'
la stima del 'Congressional Budget Office'. Per avviare le finanze federali su un sentiero più sostenibile,
bisogna "aumentare il fatturato, tagliare la spesa" o trovare soluzioni virtuose combinate. "La natura del
debito è insostenibile - si legge in una nota di previsioni - se non saranno fatti cambiamenti sostanziali al
programma sanitario e sulla 'Social Security', la spesa per questi programmi raggiungerà una percentuale
sempre maggiore del Pil nel futuro, arrivando a livelli mai visti in passato".
Bene: rispetto alla pluridecennale storia del nostro bilancio criminale italiano, c’è qualcuno che capisce di
doversi muovere per tempo.
Bene secondo me anche che la via indicata sia spiccatamente “micro contabile”, ragionieristica : “aumentare il
fatturato, tagliare la spesa”.
Sembra tremendo tagliare la spesa di programmi sanitario e Social Security, eppure io sono convinto che
quando una cosa sembra impossibile, esista sempre un altra via per raggiungere l’obiettivo. Magari più difficile.
Ma alla fine efficace. Teoria dello scoiattolo. La chiamo così. Nello specifico penso a tagli “di aggiustamento”
che non compromettano il funzionamento complessivo.
La seconda notizia
http://www.wallstreetitalia.com/article/1712349/da-germania-ok-al-prelievo-forzoso.aspx
Nel silenzio generale, approfittando della febbre per i Mondiali di Calcio, il Parlamento tedesco ha approvato
un piano che costringerà i creditori e i correntisti a salvare le banche. Un progetto di legge che richiama alla
Pag. 114/253
memoria il piano di un prelievo forzoso citato dal Fmi in un suo report che ha fatto molto discutere. Secondo
l'organizzazione internazionale, imporre un prelievo dai conti correnti delle banche europee superiori ai 100
mila euro sarebbe stato sufficiente per mettere per sempre alle spalle la crisi del debito europeo. Un po' come è
successo a Cipro. Mercoledì scorso l'aula parlamentare tedesca ha approvato un piano che prevede il
salvataggio delle banche a partire dal 20015, un anno prima di quanto richiesto dall'Europa per mettere al
sicuro il settore bancario e evitare nuove eventuali crisi di panico. C'è un solo problema etico: è giusto fare
pagare i correntisti per gli errori del management o per crisi del sistema finanziario per cui loro non hanno
colpe?
Ecco, io continuo a dirlo.
La soluzione a tutti i problemi mondiali è li a portata di mano. Sono i soldi off-shore. La massa monetaria
fantasma.
Certo anche il prelievo forzoso in-shore su importi “grandi” (anche se 100.000 euro non sono un grande
patrimonio, di sicuro chi vive in povertà non ce li ha) ha la sua logica.
Lo ipotizzavo anche io nel piano per l’Italia. E’ la patrimoniale progressiva.
La chiamano “prelievo forzoso” per fare meno paura.
Io comunque continuo a pensare a:
1. Una patrimoniale off-shore in conto capitale una-tantum
2. Una emersione globale del sommerso che venga quindi cooptato nelle singole economie di Stato.
3. Una ridistribuzione delle risorse così ricavate, o di risorse ricavate in altro modo.
In qualche modo mi pare di essere coerente, o almeno confinante, coabitante, con l’idea di James Tobin.
http://it.wikipedia.org/wiki/Tobin_tax che resta sempre affascinante.
La Tobin tax, dal nome del Premio Nobel per l'economia James Tobin, che la propose nel 1972, è una tassa
che prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni
valutarie a breve termine, a quei tempi non esistevano gli strumenti derivati), e contemporaneamente per
procurare entrate da destinare alla comunità internazionale.
L'aliquota proposta sarebbe tra lo 0,05% e l'1%. I suoi sostenitori affermano che ad un tasso dello 0,1% la
tassa Tobin garantirebbe ogni anno all'incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale
necessaria per sradicare dal mondo la povertà estrema.
Buttarsi per imparare a nuotare.
Di una cosa sono convinto.
Sembra tutto difficile, ma si tratta di buttarsi e imparare a nuotare.
Una volta fatte :
 le strutture di singoli bilanci nazionali;
 l’integrazione off-shore;
 la distribuzione di ricchezza di Tobin.
Ne saremo tutti contenti.
Imagine.
Provate a immaginare.
Lo 0,1% di Tobin garantirebbe 166 Miliardi di dollari che secondo Wikipedia sarebbero il doppio di quanto
serve a sradicare la povertà estrema.
E l’1 % ? Invece che 166, i miliardi diventerebbero 1.660.
Ci facciamo il giardino dell’Eden planetario.
Imagine, cantava uno.
Pag. 115/253
Tobin tax
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La Tobin tax, dal nome del Premio Nobel per l'economia James Tobin, che la propose nel 1972, è una tassa che
prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni
valutarie a breve termine, a quei tempi non esistevano gli strumenti derivati), e contemporaneamente per
procurare entrate da destinare alla comunità internazionale.
L'aliquota proposta sarebbe tra lo 0,05% e l'1%. I suoi sostenitori affermano che ad un tasso dello 0,1% la tassa
Tobin garantirebbe ogni anno all'incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria per
sradicare dal mondo la povertà estrema. I suoi detrattori sostengono che la cifra realmente incassata sarebbe
molto minore visto che il grosso delle transazioni finanziarie sono fatte per lucrare sulle micro variazioni dei
prezzi e sarebbero insostenibili con la tassa. Si cita l'esempio del tentativo svedese[1] effettuato nel 1984 di
applicazione di una tassa simile che portò ad incassi inferiori del 75% di quanto preventivato a causa della
diminuzione del numero di transazioni. La Svezia cancellò la tassa nel 1992.
Nel 1972, poco dopo lo scandalo Watergate in cui rimase invischiata l'amministrazione Nixon, e poco dopo che
Nixon aveva ritirato gli Stati Uniti dal sistema di Bretton Woods, Tobin suggerì un nuovo sistema per la
stabilità valutaria internazionale, e propose che tale sistema includesse una tassa internazionale sulle transazioni
in valuta straniera. Tobin ricevette in seguito il Premio Nobel per l'economia nel 1981, e il suo nome rimase
legato per sempre a questa proposta, che rimase dormiente per più di 20 anni. Nel 1997 Ignacio Ramonet,
redattore di Le Monde diplomatique, rinnovò il dibattito attorno alla Tobin tax con l'editoriale "Disarmare i
mercati". Ramonet propose di creare un'associazione per l'introduzione di questa tassa, che venne chiamata
ATTAC (Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie per l'Aiuto dei Cittadini).
13.1 Indice
 1 Progetti per la Tobin tax nel mondo
 2 L'idea originale e il movimento antiglobalizzazione
 3 Dibattito sulla tassa e critiche
o 3.1 High frequency trading
 4 Note
 5 Bibliografia
 6 Voci correlate
 7 Collegamenti esterni
Poiché una nazione che agisse da sola troverebbe molto difficile applicare questa tassa, si sostiene che sarebbe
meglio gestirla, mediante un'istituzione internazionale, come una tassa globale da applicare a tutti i mercati
finanziari (regolamentati e non) nei quali queste transazioni hanno luogo. Una tassazione globale eviterebbe
una fuga degli investitori e degli speculatori verso i mercati a tassazione più favorevole, e fenomeni di
arbitraggio per trarre beneficio dai differenti regimi fiscali dei vari Paesi.
La gestione di questa tassa da parte delle Nazioni Unite risolverebbe il problema e darebbe all'ONU una grande
fonte di sovvenzionamento, indipendente dalle donazioni degli stati membri. Ci sono state comunque iniziative
a livello nazionale riguardanti la tassa.
L' idea della Tobin tax è stata oggetto di molte discussioni in Europa nell'estate del 2001. Il 15 giugno 2004, la
Commissione Finanze e Bilancio del Parlamento Federale Belga approvò l'implementazione della Spahn tax
(versione della Tobin tax proposta da Paul Bernd Spahn). In base a questa decisione il Belgio introdurrà la
Tobin tax se tutte le nazioni dell'eurozona introdurranno una legge simile.
In Canada è stata ampiamente rianimata grazie agli sforzi degli attivisti canadesi negli anni 1990, e nel marzo
1999 la Camera dei Comuni canadese passò una risoluzione diretta al governo per "promulgare una tassa sulle
transazioni finanziarie in concerto con la comunità internazionale."
Nel Sud America la Tobin tax è stata appoggiata dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, e da quello
venezuelano Hugo Chávez, che ha recentemente annunciato che sta attualmente studiando un'applicazione di
tale tassa.
In Italia, l'associazione ATTAC raccolse 180.000 firme a favore di una legge di iniziativa popolare per
l'introduzione di un'imposta sulle transazioni valutarie. La proposta, redatta con il contributo dell'economista
Emiliano Brancaccio, venne depositata in Parlamento nel luglio 2002. È entrata in vigore venerdì 1º marzo
2013 in modo più limitato rispetto alle indicazioni della Unione europea[2].
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Ad aprile del 2011 mille economisti di varie nazionalità pubblicano su "The Guardian" un appello rivolto al
G20 a favore dell'introduzione della Tobin tax.[3]
13.2 L'idea originale e il movimento antiglobalizzazione
In un'intervista[4] rilasciata nel luglio 2001[5] a Radio Popolare James Tobin prese le distanze dal movimento
antiglobalizzazione. «Ci sono agenzie, gruppi, che in Europa hanno usato la Tobin Tax come un tema di più
ampie campagne, per ragioni che vanno ben oltre la mia proposta. È stata fatta diventare una sorta di pietra
miliare di un programma antiglobalizzazione». Questa presa di posizione di Tobin venne citata dall'allora
ministro degli Esteri italiano Renato Ruggiero nel corso di un dibattito parlamentare alla vigilia del vertice G8
di Genova, il 12 luglio 2001. Successivamente Tobin ribadì le sue distanze dal movimento antiglobalizzazione
anche in un'intervista rilasciata a Der Spiegel nel settembre 2001.[6] Comunque Tobin continuò a sostenere la
validità della sua proposta (anche se alcuni oppositori della tassa sostennero il contrario).
Non ho assolutamente niente in comune con questi ribelli antiglobalizzazione. Naturalmente sono
compiaciuto; ma il plauso più forte sta arrivando dalla parte sbagliata. Guardi, io sono un economista,
e come molti economisti, io sostengo il libero scambio. Inoltre, io sono a favore del Fondo Monetario
Internazionale, della Banca Mondiale, dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. Questi hanno
preso in ostaggio il mio nome ... La tassa sulle transazioni in valuta estera venne concepita per
ammortizzare le fluttuazioni dei tassi di cambio. L'idea è molto semplice: ad ogni scambio di valuta in
un'altra, una piccola tassa verrebbe applicata - diciamo lo 0,5% del volume della transazione. Questo
dissuade gli speculatori poiché tanti investitori investono i loro soldi su una base a brevissimo termine.
Se questi soldi vengono improvvisamente ritirati, le nazioni devono aumentare drasticamente i tassi di
interesse per far sì che le loro valute restino attraenti. Ma alti tassi d'interesse sono spesso disastrosi
per una economia nazionale, come hanno dimostrato le crisi degli anni novanta in Messico, sud-est
asiatico e Russia. La mia tassa restituirebbe qualche margine di manovra alle banche emittenti delle
piccole nazioni e sarebbe una misura di opposizione ai dettami dei mercati finanziari.
Tobin osservò che, mentre la sua proposta originale aveva il solo scopo di porre un freno al traffico in valuta
estera il movimento antiglobalizzazione aveva evidenziato le entrate da tasse con cui volevano finanziare i loro
progetti per migliorare il mondo. Egli si dichiarò non contrario all'uso di queste entrate da tassazione, ma
sottolineò che non era l'aspetto importante della tassa.
ATTAC e altre organizzazioni hanno riconosciuto ciò, e mentre considerano ancora come supremo l'obiettivo
originale di Tobin, pensano che la tassa potrebbe produrre fondi disponibili per i bisogni di sviluppo del sud del
mondo, e permettere ai governi, e quindi ai cittadini, di reclamare parte dello spazio democratico concesso ai
mercati finanziari.
13.3 Dibattito sulla tassa e critiche
Le opinioni sono divise tra chi ritiene che la Tobin tax migliorerà l'economia delle nazioni che sono
danneggiate dalla speculazione finanziaria e i difensori degli obiettivi della globalizzazione, che credono che
essa vincolerà la globalizzazione in modi che sono in conflitto con le politiche di istituzioni economiche come
l'Organizzazione Mondiale del Commercio e la Banca Mondiale, e che quindi deve essere rigettata. Altri
sostengono che la tassa promuoverà la globalizzazione ma ne limiterà gli effetti negativi.
Fra gli stessi economisti non è ancora chiaro quanto l'idea della Tobin Tax sia appoggiata o meno[7][8]. In tal
senso spicca la netta posizione a favore dell'imposta fatta dall'economista Avinash Persaud.[9]
Un sostegno inatteso alla Tobin tax è arrivato dallo speculatore multimilionario George Soros, il quale ha
dichiarato che, mentre la tassa va contro i suoi interessi personali, crede che la sua introduzione avrà effetti
positivi sull'economia mondiale.
La rubrica "City Notebook" del quotidiano britannico The Guardian del 30 agosto 2001, pose il caso contro tale
tassa in termini diretti. In essa si diceva che gli speculatori sulle valute sono "un gruppo eccezionalmente utile,
lavorando giorno e notte, rischiando il loro benessere per fornire una cosa chiamata liquidità. Senza liquidità,
i mercati si prosciugano, i prezzi diventano volatili e i beni diventano difficili da muovere." Con la Tobin tax in
vigore, continuava l'editoriale, quell'utile lavoro non verrebbe conseguito. "Il risultato netto è che tutti i soggetti
coinvolti — produttori, contrattatori, acquirenti — diventano più poveri, non più ricchi".
13.3.1
High frequency trading
Per approfondire, vedi High frequency trading.
Altra critica riguarda la concreta applicabilità di una tassa all'High frequency trading, un sistema di transazioni
che avvengono in tempi di millesimi di secondo. Tuttavia, la tassa è già applicata da anni in mercati dove si
pratica l'HFT (a partire dalla Borsa di Londra).
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Un limite può risiedere, nel caso specifico, nel modo in cui la tassa viene congegnata: per essere efficace contro
l'High frequency trading, la tassa deve colpire tutte le transazioni intermedie e non solo le transazioni a fine di
un determinato periodo. Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che gli effetti perturbativi prodotti sul mercato
dal trading ad altra frequenza sono determinati non solo dalle transazioni concluse ma anche dalle proposte di
transazione prodotte inserite, con alta frequenza, nel sistema dei mercati dai software HFT.
L'attuale disciplina italiana (legge 228/2012 e il suo decreto attuativo del 21/02/2013) prevede un meccanismo,
da molti considerato facilmente eludibile, per colpire l'HFT con un'aliquota pari allo 0,02%.
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Rank
Country
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585.207
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32.714
35.687
0
000/Persona EUR
86.000
107.466
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1.069.010
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576.947
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59.015
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149.081
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706.087
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1.304.969
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57.021
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159.623
182.283
49.090
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0
Popolazione
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Uscite su PIL
Spese dello Stato EUR
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Entrate su PIL
Entrate dello Stato EUR
Kuwait
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Denmark
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Brazil
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PIL EURO
Rank 14 2014 07 22 – PROGRESSIVITÀ E IDEA DI SVILUPPO
Imposizione italiana
Basta con questa storia che in Italia la madre di tutti i problemi è l’imposizione fiscale troppo alta.
A me da l’idea di saccenza demagogica in tema di struttura dello Stato che si governa.
E’ populismo. Al limite, il livello di imposizione è solo una delle tante difficoltà.
Per me, a costo di ripeterlo fino alla nausea, il problema sta in :
1. evasione e sommerso
2. come si “spendono”, troppo e male, i soldi pubblici.
Quelli che seguono sono alcuni dati da Fondo Monetario.
62,6%
56,5%
54,3%
53,6%
52,8%
52,7%
51,0%
49,6%
48,6%
48,4%
47,5%
44,6%
44,6%
42,7%
42,6%
41,4%
41,2%
40,2%
39,1%
39,0%
37,8%
37,6%
37,5%
35,9%
35,9%
35,3%
35,2%
35,2%
34,2%
33,1%
33,0%
32,2%
32,0%
32,0%
31,8%
31,6%
29,0%
28,5%
27,6%
26,7%
26,7%
24,2%
23,9%
23,4%
23,2%
22,6%
22,5%
22,3%
22,3%
22,1%
21,7%
21,0%
20,8%
20,0%
19,3%
19,0%
17,3%
17,1%
16,8%
15,4%
15,3%
9,4%
50,6%
57,9%
54,8%
47,0%
52,3%
52,7%
49,9%
50,5%
51,3%
48,6%
48,1%
44,2%
40,2%
43,3%
46,0%
42,1%
42,4%
42,1%
40,1%
40,8%
39,3%
37,8%
40,0%
41,3%
37,6%
36,0%
32,1%
36,7%
37,3%
32,2%
35,2%
34,8%
33,5%
35,6%
31,3%
37,3%
33,2%
22,7%
30,4%
27,2%
27,3%
20,7%
21,5%
26,0%
26,4%
23,3%
22,7%
23,6%
22,3%
17,2%
32,7%
18,7%
32,9%
26,4%
23,4%
19,8%
18,5%
22,1%
18,6%
17,4%
18,5%
13,2%
3.890
5.451
5.591
5.096
11.162
63.660
9.635
8.484
9.879
59.685
16.795
80.800
34.776
35.105
41.492
11.063
10.613
10.516
46.610
38.533
7.871
64.087
198.292
127.341
23.207
4.776
4.479
142.929
76.484
8.003
29.994
37.900
21.285
5.411
20.820
316.373
52.982
9.031
32.853
2.020
47.151
17.157
50.220
118.397
29.620
1.360.763
17.557
68.229
30.946
5.399
84.150
7.244
29.985
1.243.337
89.691
97.484
247.954
169.282
23.374
156.298
182.589
77.097
45.373
22,11
19,71
23,82
39,82
17,73
16,79
21,88
17,97
4,83
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16,75
14,87
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3,71
6,70
6,33
5,61
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3,87
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11,02
3,15
10,25
17,24
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10,56
3,86
2,74
19,95
6,08
1,30
2,11
4,19
1,38
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9,26
0,66
19,86
1,60
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4,30
1,84
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1,13
2,63
0,94
1,10
8,97
0,52
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0,21
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Norway
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India
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Ukraine
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19,86
19,71
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16,75
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0,45
0,39
0,33
0,27
0,22
0,21
0,15
0,10
0,00
Certo che l’imposizione italiana è elevata, ma con le seguenti osservazioni.
La tabella precedente prende in considerazione 63 dei 190 paesi censiti FMI. Sono i paesi con più di 100 miliardi
di dollari di Pil/anno. I dati sono poi stati convertiti in euro per comodità.
Il dato di entrate (e di uscite) del FMI include anche i contributi previdenziali, per questo arriva a 720 miliardi
rispetto ai 400/450 di sole entrate fiscali a cui siamo abituati, e forse esclude alcune altre voci di entrate
marginali. Ma va bene così : è un dato omogeneo per tutti i paesi e quindi confrontabile.
In termini di percentuale di entrate dello Stato sul PIL in Italia siamo al 48% (sempre per il Fmi). Siamo al 10°
posto. E’ vero che siamo in alto, ma basta guardare la tabella per capire che siamo in buona compagnia.
Inoltre se anche si ipotizzasse un taglio di imposte di 150 miliardi (irrealizzabile) che ci porti dal 48 al 38 %,
saremmo sempre nella Top 20.
In termini di importo per abitante (calcolato come totale entrate/60 milioni) siamo a circa 12.000 euro a persona.
Bambini e anziani compresi, naturalmente.
Siamo al 15° posto. Ma anche in questo caso basta guardare la tabella per capire che siamo sempre in buona
compagnia.
Insomma secondo me bisogna mettersi l’anima in pace: le tasse esistono e vanno pagate.
Il modello zero tasse e tutti i servizi non esiste e non è nemmeno utopizzabile.
Per lo meno io non riesco a immaginarlo.
E non capisco come qualcuno continui ad usarlo come leva di manipolazione collettiva.
Modello di consumi
Concentrarsi sull’imposizione vuol dire perseguire implicitamente un modello di crescita basato sui consumi.
Quelli interni in primo luogo. Vale a dire non generati da esportazioni o da turismo, ad esempio.
E’ un modello che nella nostra situazione è impossibile. Irrealizzabile.
Facciamo un’ ipotesi, più realistica del taglio di oltre 100/150 miliardi (dal 48% al 38% di cui sopra): tagliamo le
tasse del 10%.
Che sarebbe tantissimo.
Risparmiamo sulle 3 principali, IRE IRES e IVA (il cui totale è di 320 miliardi anno : 173, 40, 107), 30 miliardi
di tasse all’anno.
Diciamo che, tutti inebriati da queste nuove fiscali mirabilie, ci spendiamo tutto senza pensarci.
Dopo pochi giorno però il “fiscal miracle” smette di palesarsi.
E noi siamo costretti ad andare a fare i conti.
E,….oh cazzo!: ma 30 miliardi su 60 milioni di persone faceva solo 500 euro a testa.
E sono finiti subito.
L’anno dopo, ammettendo che questi 500 euro me li diano ancora, col cavolo che me li spendo.
Già che la bella vita da modello televisivo comunque non la posso fare, cerco di risparmiarli.
Che non si sa mai.
Anche se valgono solo 4 ceci.
E così la crescita per consumo se ne va a puttane alla velocità della luce.
E intanto abbiamo sfasciato un altro pezzo di Stato.
Modello di investimenti, con una buona notizia
Continuo a insistere.
C’è solo una via, secondo me : investimenti.
E non consumi.
I quali devono arrivare per conseguenza.
E soprattutto devono essere strutturali. Definitivi.
Ma per far investimenti servono i soldi.
E si ritorna a quanto già scritto finora nei post precedenti.
Io non vorrei più questa Italia che svende qualsiasi cosa.
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Ho sentito dell’intenzione di una nuova ondata di privatizzazioni in vista. Si parla delle municipalizzate. Siamo
quindi nell’area delle partecipazioni dello Stato, che sono troppe. Ma io credo che sia sbagliato. Le
municipalizzate sono preposte all’erogazione di servizi irrinunciabili di prima necessità. E in quanto tali, questi
servizi devono essere remunerativi per ordine naturale delle cose. Si parla di luce, gas, acqua, rifiuti. Liberarsene
perché mal gestite è delittuoso. Si provi ad esempio a pensare al collegamento con la notizia ENI di cui qui sotto:
dall’estrazione al fornello o all’impianto industriale. Filiera completa = valore inestimabile. Le partecipazioni da
eliminare, delle quasi 8.000 esistenti, sono altre.
Ma in ogni caso, io vorrei un’Italia che compra.
Che compra aziende straniere e ci manda a lavorare persone italiane.
Che compra impianti, macchinari e attrezzature.
Che finanzia direttamente chi deve comprarle, ad esempio a “tassi di sistema” prossimi a 0% e non a tassi
bancari.
Che spenda in ricerca e sviluppo.
Che assuma cervelli e scienziati a bizzeffe.
E così via.
Questo che segue nei due link sotto riportati è, forse, parte del modello vincente.
Ed è forse una buona notizia, proprio per la sua rilevanza quantitativa (sempre se dietro non si sono altre
logiche).
2014 07 19 www.rainews.it - Eni, Descalzi: "In Mozambico fatta la più grande scoperta di gas di sempre"
2014 07 19 - www.rainews.it - Renzi: da Eni investimenti in Mozambico (50 miliardi)
L’ENI fattura 120 miliardi all’anno, e fa un MOL del 20%. 20-25 miliardi circa.
Vale in borsa 70 miliardi di euro
Investe tra i 10 e i 15 miliardi all’anno www.eni.com - investimenti tecnici
E da occupazione a più di 80.000 persone, anche se non tutte italiane. Contando i familiari, vuol dire 250.000
persone “sistemate”.
E senza considerare l’indotto.
E non è mica l’unico esempio di eccellenza italiana.
Perché non dobbiamo riuscirci con tutto lo Stato?
Immaginate infine di fare la proporzione: se Eni fa tutto questo con 10/15 miliardi di investimenti all’anno, cosa
potremmo fare investendo un avanzo di Stato di 100 miliardi all’ anno?
Proporzionalità e Progressività
Tornando alla fiscalità.
Ho sentito di recente qualcuno di questi giovanotti politicanti predicare di nuovo una imposizione ad aliquota
fissa per tutti. A volte ritornano, le brutte idee.
Si chiama principio della proporzionalità. http://it.wikipedia.org/wiki/Proporzionalità
In contrapposizione a quello per cui chi più guadagna più paga.
Che è la Progressività. http://it.wikipedia.org/wiki/Progressività
Che è sacrosantamente cosa buona e giusta. (Forse con un tetto)
Ed è sancita dalla nostra costituzione.
Wikipedia-La progressività è una caratteristica dell'ordinamento tributario italiano; l'art. 53 della Costituzione
dispone in tal senso: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità
contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività".
Il che ci fa già capire che questi giovanotti non sanno davvero niente del paese che dovrebbero governare.
Oppure che nelle loro idee di riforme istituzionali ci sia anche l’articolo 53 della Costituzione.
Ma è più probabile che siano indotti in errore da una forma di pensiero deviato. L’imposta proporzionale al 20%
infatti esiste già : ma è l’IVA. Solo un po’ di confusione tra consumi, redditi e chissà cos’altro, quindi.
O forse facevano confusione con le modalità di sistema elettorale. Mi pare plausibile, vista la naturale
predisposizione della classe politica italiana a passare il tempo per lo più a fare elezioni, accordi, e simili.
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Forse hanno loro insegnato a pensar ad elezioni proporzionali e adesso ogni volta che aprono la bocca, neanche
fossero pappagalli, esce solo “prroporzionale”.
Come il cadenzato, feroce, “cambio dollari” del Baarìa di Tornatore.
Elezione : “prroporzionale”
Tassazione : “prroporzionale”
……zione : “prroporzionale”.
La Progressività aggiustata
Persone fisiche
Io invece penso che si debba cercare di alleggerire la pressione, ma sui più deboli. Questo si.
E soprattutto in periodi che continuo a ripetere essere drammatici, credo sia giusto che i ricchi paghino di più.
Perché i ricchi o benestanti in Italia ci sono. E ce ne sono a frotte. Non serve l’Istat per capirlo. A fronte di 10
milioni di poveri, Milano è già mezza vuota.
Per questo ipotizzavo nel nostro “piano strategico” 5 miliardi in più di entrate, ma da progressività.
I ricchi se ne andranno dall’Italia ?
Se si sentiranno davvero, una buona volta, ben governati non credo.
D’altronde se fino ad ora, per 50 anni e più, sono rimasti vuol dire che all’Italia ci credono.
Una idea che ho io è che si debba comunque provare ad adattare un po’ il sistema degli scaglioni e relative
aliquote, ma non è cosa semplice.
Naturalmente per fare qualsiasi cosa bisogna prima guardare la distribuzione delle entrate per tipologia e fascia
di contribuenti.
Esistono i dati al riguardo su sito http://www1.finanze.gov.it/analisi_stat/index.php?opendata=yes
Si riporta anche una tabella ricapitolante gli scaglioni tratta dal link seguente.
http://www.quifinanza.it Apr 2014/Aliquote-Irpef-scaglioni-2014-rimodulazione-proposta-da-Renzi.html
Reddito imponibile
Aliquota rpef (lorda)
fino a 15.000 euro:
23%
3% del reddito
da 15.001 a 28.000 euro:
27%
.450 + 27% sulla parte oltre i 15.000 euro
da 28.001 a 55.000 euro:
38%
.960 + 38% sulla parte oltre i 28.000 euro
da 55.001 a 75.000 euro:
41%
7.220 + 41% sulla parte oltre i 55.000 euro
oltre 75.000 euro:
43%
5.420 + 43% sulla parte oltre i 75.000 euro
Situazione attuale Irpef dipendenti
Anticipo le conclusioni.
E’ difficile trovare soluzioni.
Come sempre.
Per cui in primo luogo, diffidate da chi ve le propone a portata di mano.
Son per lo più venditori di fumo.
Nella tabella seguente sono riassunti i dati utili.
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150
300
150
150
300
300
600
900
1.500
3.000
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7.350
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100
200
200
400
600
1.000
2.000
0
4.500
230
115
115
115
115
115
115
230
230
345
575
460
690
1.350
1.620
810
2.280
1.900
3.800
1.900
2.050
4.100
2.050
2.150
4.300
4.300
8.600
12.900
21.500
43.000
0
122.060
Z
230
345
460
575
690
805
920
1.150
1.380
1.725
2.300
2.760
3.450
4.800
6.420
7.230
9.510
11.410
15.210
17.110
19.160
23.260
25.310
27.460
31.760
36.060
44.660
57.560
79.060
122.060
122.060
23,0%
23,0%
23,0%
23,0%
23,0%
23,0%
23,0%
23,0%
23,0%
23,0%
23,0%
23,0%
23,0%
24,0%
24,7%
24,9%
27,2%
28,5%
30,4%
31,1%
31,9%
33,2%
33,7%
34,3%
35,3%
36,1%
37,2%
38,4%
39,5%
40,7%
40,7%
27,4%
106
293
411
529
648
766
885
1.063
1.306
1.606
2.074
2.594
3.181
4.320
5.702
6.929
8.751
10.795
13.730
16.747
18.861
22.063
25.033
27.269
30.643
35.400
42.009
53.273
70.680
102.490
261.201
5.845
92.560.510
89.556.710
114.315.060
136.905.660
157.057.570
167.444.140
192.413.400
444.806.890
566.966.100
1.139.636.430
2.728.588.440
2.725.448.480
4.796.988.330
14.758.619.040
21.592.007.961
8.514.231.243
13.227.356.292
7.267.523.338
8.865.549.740
2.949.871.015
2.457.806.480
4.056.088.769
1.796.612.464
1.653.211.108
2.524.438.307
1.881.965.991
2.680.917.470
2.387.068.458
2.165.698.091
1.803.004.814
3.085.573.049
117.020.231.349
La parte più debole della popolazione, ovviamente è quella che paga l’IRPEF su scaglioni di reddito fino a
15.000 euro, sui quali 15.000 euro si pagano 3.181 euro (Col. V – linea rossa). Sono un bel 265 euro al mese
pagati, per la fascia 15.000 euro. Per le fasce più basse si guardi sempre la Colonna V.
Ma comunque parliamo di 7,8 milioni di persone (Col. D1 – linea rossa).
Se qualcuno dovesse avere paura che l’Italia diventi un paese povero, gli direi di svegliarsi: siamo già un paese
pieno di poveri.
I 7,8 milioni sono solo quelli che pagano l’Irpef da dipendenti. Non contano i disoccupati, i pensionati e gli
indigenti vari.
Il totale imponibile Irpef, che come noto è componente fondamentale del nostro sistema fiscale, è pari a 427
miliardi di euro (Col. E) , ed è pari a circa 1/4 del PIL. Riguarda 20 milioni di contribuenti (Col. D).
Si tenga presente che i dati di cui in seguito non tengono conto di detrazioni e varie altre istanze. Ci riferiamo
solo all’ossatura del sistema di scaglioni. Serve come base per fare dei confronti sulle ipotesi seguenti.
Il totale Irpef teorico è di 117 miliardi (Col. Z). 27,4% dei 427 miliardi di imponibile.
Ad ogni modo si vede ad occhio quali sono le fasce di maggior contribuzione: nella Col. Z si notino i dati “più
lunghi”.
Se ci riportiamo alla colonna con il numero di contribuenti progressivo (Col. D1) si vede che 16 dei 20 milioni di
persone guadagnano meno di 30.000 euro e sono quelli che pagano il 49,7 % dell’Irpef totale.
Se aggiungiamo quelli fino a redditi di 55.000 euro arriviamo a 19,3 milioni di persone, che pagano il 77%
dell’Irpef totale.
A 55.000 euro, si pagano quasi 17.000 euro di Irpef. Il 31%.
Ovviamente in tutto questo discorso mancano i contributi previdenziali.
Storia nota, ma secondo me fa sempre bene ricordarselo e vederlo nel quadro di insieme.
Ipotesi variazione aliquote Irpef dipendenti
Come dicevo, trovare una soluzione è difficile.
Ricordo che ipotizzavo maggiori entrate da progressività per 5 miliardi di euro.
Sulle persone fisiche non sono riuscito ad immaginare nulla in tal senso.
Anzi. Il risultato della mia simulazione è di 5 miliardi in meno di Irpef. E non risolve i problemi di potere di
acquisto.
Bene, vuol dire che bisogna sempre verificare e toccare con mano le proprie asserzioni.
Bisogna fare i conti, voglio dire. E vale anche per me.
Forse sulle persone giuridiche si troverà qualche margine. Si rinvia a quanto di seguito.
In ogni caso ho provato a fare l’esercizio di ridistribuire e rivedere le aliquote come in tabella seguente. Le nuove
aliquote sono quelle con intestazioni colorate . Colonne. G,H,I,L,M
Pag. 123/253
Z2
Progressiva
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0
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0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
660
550
1.100
550
550
1.100
550
550
1.100
1.100
2.200
3.300
5.500
11.000
0
29.810
V
IRPEF TOTALE 0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
200
240
120
240
200
400
200
200
400
200
200
400
400
800
1.200
2.000
4.000
0
11.400
U
Media su reddito medio
230
115
115
115
115
115
115
230
230
345
575
460
690
1.150
1.380
690
1.380
1.150
2.300
1.150
1.150
2.300
1.150
1.150
2.300
2.300
4.600
6.900
11.500
23.000
0
69.000
T
Media
S
Progr
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
R
IRPEF a scaglione
3%
3%
3%
3%
3%
3%
3%
3%
3%
3%
3%
Q
Euro
11%
11%
11%
11%
11%
11%
11%
11%
11%
11%
11%
11%
11%
11%
11%
P
Euro
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
4%
O
Euro
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
N
Euro
M
Euro
461
1.273
1.788
2.302
2.817
3.332
3.847
4.623
5.677
6.983
9.019
11.278
13.831
17.998
23.092
27.793
32.207
37.844
45.135
53.835
59.064
66.399
74.179
79.444
86.835
98.169
112.878
138.829
178.800
251.901
641.983
21.343
L
43%
402.437.000
389.377.000
497.022.000
595.242.000
682.859.000
728.018.000
836.580.000
1.933.943.000
2.465.070.000
4.954.941.000
11.863.428.000
11.849.776.000
20.856.471.000
61.494.246.000
87.444.269.000
34.151.135.000
48.681.122.000
25.477.733.000
29.143.819.000
9.482.344.000
7.696.680.000
12.206.630.000
5.323.822.000
4.816.347.000
7.153.635.000
5.218.985.000
7.203.540.000
6.220.644.000
5.478.619.000
4.431.439.000
7.583.745.000
427.263.918.000
I
41%
872.975
1.178.792
1.456.739
1.715.346
1.957.761
2.176.282
2.393.733
2.812.024
3.246.247
3.955.818
5.271.195
6.321.901
7.829.832
11.246.538
15.033.290
16.262.056
17.773.566
18.446.788
19.092.486
19.268.624
19.398.934
19.582.772
19.654.542
19.715.168
19.797.550
19.850.713
19.914.530
19.959.338
19.989.979
20.007.571
20.019.384
H
38%
872.975
305.817
277.947
258.607
242.415
218.521
217.451
418.291
434.223
709.571
1.315.377
1.050.706
1.507.931
3.416.706
3.786.752
1.228.766
1.511.510
673.222
645.698
176.138
130.310
183.838
71.770
60.626
82.382
53.163
63.817
44.808
30.641
17.592
11.813
20.019.384
G
27%
1.000
500
500
500
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500
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1.000
1.000
1.500
2.500
2.000
3.000
5.000
6.000
3.000
6.000
5.000
10.000
5.000
5.000
10.000
5.000
5.000
10.000
10.000
20.000
30.000
50.000
100.000
0
F
Reddito medio
1.000
1.500
2.000
2.500
3.000
3.500
4.000
5.000
6.000
7.500
10.000
12.000
15.000
20.000
26.000
29.000
35.000
40.000
50.000
55.000
60.000
70.000
75.000
80.000
90.000
100.000
120.000
150.000
200.000
300.000
300.000
E
Imponibile
Contribuenti progressivi
D1
Contribuenti
D
Incremento
da 0 a 1.000
da 1.000 a 1.500
da 1.500 a 2.000
da 2.000 a 2.500
da 2.500 a 3.000
da 3.000 a 3.500
da 3.500 a 4.000
da 4.000 a 5.000
da 5.000 a 6.000
da 6.000 a 7.500
da 7.500 a 10.000
da 10.000 a 12.000
da 12.000 a 15.000
da 15.000 a 20.000
da 20.000 a 26.000
da 26.000 a 29.000
da 29.000 a 35.000
da 35.000 a 40.000
da 40.000 a 50.000
da 50.000 a 55.000
da 55.000 a 60.000
da 60.000 a 70.000
da 70.000 a 75.000
da 75.000 a 80.000
da 80.000 a 90.000
da 90.000 a 100.000
da 100.000 a 120.000
da 120.000 a 150.000
da 150.000 a 200.000
da 200.000 a 300.000
oltre 300.000
TOTALE
C
Limite Scaglione
Classi di reddito
B
23%
IPOTESI IRPEF ATTUALE ‐ LAVORATORI DIPENDENTI
A
0,1%
0,2%
0,3%
0,4%
0,5%
0,6%
0,8%
1,2%
1,7%
2,7%
5,0%
7,3%
11,4%
24,0%
42,5%
49,7%
61,1%
67,3%
74,8%
77,4%
79,5%
82,9%
84,5%
85,9%
88,0%
89,6%
91,9%
94,0%
95,8%
97,4%
100,0%
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
500
1.000
500
500
1.000
1.000
2.000
3.000
5.000
10.000
0
24.500
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
200
100
100
100
100
100
100
200
200
300
500
400
600
1.100
1.320
660
2.700
2.250
4.500
2.250
2.750
5.500
2.750
2.750
5.500
5.500
11.000
16.500
27.500
55.000
0
152.530
200
300
400
500
600
700
800
1.000
1.200
1.500
2.000
2.400
3.000
4.100
5.420
6.080
8.780
11.030
15.530
17.780
20.530
26.030
28.780
31.530
37.030
42.530
53.530
70.030
97.530
152.530
152.530
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,5%
20,8%
21,0%
25,1%
27,6%
31,1%
32,3%
34,2%
37,2%
38,4%
39,4%
41,1%
42,5%
44,6%
46,7%
48,8%
50,8%
50,8%
26,2%
92
255
358
460
563
666
769
925
1.135
1.397
1.804
2.256
2.766
3.690
4.814
5.827
8.079
10.436
14.019
17.403
20.210
24.691
28.465
31.311
35.728
41.751
50.353
64.815
87.192
128.075
326.406
Z
80.487.400
77.875.400
99.404.400
119.048.400
136.571.800
145.603.600
167.316.000
386.788.600
493.014.000
990.988.200
2.372.685.600
2.369.955.200
4.171.294.200
12.606.320.430
18.228.766.845
7.159.962.097
12.212.007.176
7.025.484.875
9.052.070.181
3.065.383.206
2.633.547.340
4.539.122.556
2.042.927.962
1.898.242.761
2.943.323.378
2.219.634.321
3.213.379.135
2.904.211.329
2.671.648.555
2.253.091.302
3.855.828.750
112.135.984.999
Come detto, ho cercato di mantenere comunque l’importo totale di entrate prossimo ai 117 miliardi di cui sopra.
Ma così facendo il margine di manovra diventa minimo. E comunque non ci sono riuscito : arriviamo a 112
miliardi.
Ciò, è principalmente dovuto a quanto detto prima sulla distribuzione dei redditi per fasce di reddito.
Se 19 milioni di italiani mi danno il 77% di Irpef è chiaro che se taglio le aliquote su quel 77% l’effetto sarà
devastante.
Salta subito all’occhio che non c’è nulla di risolutivamente determinante. Ridurre le aliquote del primo scaglione
dal 23 al 20% comporta Irpef per 2.800 euro invece di 3.200 euro per lo scaglione a 15.000 euro. Sono 35 euro
al mese.
Non oso nemmeno pensare “meglio che niente”. Anche se è vero che se si riuscisse a trovare qualche altro
margine e si iniziasse a sommare +35 +80 + x + y forse sarebbe diverso.
Ad esempio una possibile iniziativa potrebbe essere quella di “spostare” gli scaglioni, che è prassi già adottata in
passato.
Va comunque anche notato che le aliquote dei 2 scaglioni più elevati, sopra i 75.000 euro di reddito, sono state
portate al 55%.
Ora, io approvo ogni forma di redistribuzione di ricchezza.
Certo però che il 55% è tantissimo, e io fatico a immaginare sia quelli ipotizzati che ulteriori rialzi per questi
750.000 “ricchi”.
In conclusione, mi sento di dire che non ho trovato nessuna buona soluzione.
Ma almeno adesso ho più conoscenza. Se facessero tutti così sarebbe meglio. O no?
Irpef dipendenti ipotesi flat 20%
Di questa ipotesi ho già accennato prima.
Il dato “interessante” è che costerebbe più di 30 miliardi di euro.
Il totale Irpef passa da 117 miliardi della prima analisi a 85 di questa (20% su 427 miliardi di imponibile).
Ne beneficerebbe la parte di contribuenti sopra i 55.000 euro di imponibile, per i quali (quelli dell’ultima fascia,
non tutti) si pagherebbero circa 11.000 euro invece dei 17.000 attuali.
Il beneficio riguarderebbe 750.000 contribuenti circa. Quelli più “ricchi”. Effetto opposto a quello che ricerca e
determina la progressività.
Per gli altri (quelli che oggi pagano il 23%) sarebbe intangibile.
Valgono infatti le stesse osservazioni fatte in precedenza e qui riportate.. Salta subito all’occhio che non c’è
nulla di risolutivamente determinante. Ridurre le aliquote del primo scaglione dal 23 al 20% comporta Irpef per
2.800 euro invece di 3.200 per lo scaglione a 15.000 euro. Sono 35 euro al mese.
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Z2
Progressiva
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1.380
1.150
2.300
1.150
1.150
2.300
1.150
1.150
2.300
2.300
4.600
6.900
11.500
23.000
0
62.330
V
IRPEF TOTALE 0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
100
120
60
120
100
200
100
100
200
100
100
200
200
400
600
1.000
2.000
0
5.700
U
Media su reddito medio
200
100
100
100
100
100
100
200
200
300
500
400
600
1.000
1.200
600
1.200
1.000
2.000
1.000
1.000
2.000
1.000
1.000
2.000
2.000
4.000
6.000
10.000
20.000
0
60.000
T
Media
S
Progr
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
R
IRPEF a scaglione
10%
10%
10%
10%
10%
10%
10%
10%
10%
10%
10%
Q
Euro
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
23%
P
Euro
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
2%
O
Euro
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
N
Euro
M
Euro
461
1.273
1.788
2.302
2.817
3.332
3.847
4.623
5.677
6.983
9.019
11.278
13.831
17.998
23.092
27.793
32.207
37.844
45.135
53.835
59.064
66.399
74.179
79.444
86.835
98.169
112.878
138.829
178.800
251.901
641.983
21.343
L
55%
402.437.000
389.377.000
497.022.000
595.242.000
682.859.000
728.018.000
836.580.000
1.933.943.000
2.465.070.000
4.954.941.000
11.863.428.000
11.849.776.000
20.856.471.000
61.494.246.000
87.444.269.000
34.151.135.000
48.681.122.000
25.477.733.000
29.143.819.000
9.482.344.000
7.696.680.000
12.206.630.000
5.323.822.000
4.816.347.000
7.153.635.000
5.218.985.000
7.203.540.000
6.220.644.000
5.478.619.000
4.431.439.000
7.583.745.000
427.263.918.000
I
55%
872.975
1.178.792
1.456.739
1.715.346
1.957.761
2.176.282
2.393.733
2.812.024
3.246.247
3.955.818
5.271.195
6.321.901
7.829.832
11.246.538
15.033.290
16.262.056
17.773.566
18.446.788
19.092.486
19.268.624
19.398.934
19.582.772
19.654.542
19.715.168
19.797.550
19.850.713
19.914.530
19.959.338
19.989.979
20.007.571
20.019.384
H
45%
872.975
305.817
277.947
258.607
242.415
218.521
217.451
418.291
434.223
709.571
1.315.377
1.050.706
1.507.931
3.416.706
3.786.752
1.228.766
1.511.510
673.222
645.698
176.138
130.310
183.838
71.770
60.626
82.382
53.163
63.817
44.808
30.641
17.592
11.813
20.019.384
G
22%
1.000
500
500
500
500
500
500
1.000
1.000
1.500
2.500
2.000
3.000
5.000
6.000
3.000
6.000
5.000
10.000
5.000
5.000
10.000
5.000
5.000
10.000
10.000
20.000
30.000
50.000
100.000
0
F
Reddito medio
1.000
1.500
2.000
2.500
3.000
3.500
4.000
5.000
6.000
7.500
10.000
12.000
15.000
20.000
26.000
29.000
35.000
40.000
50.000
55.000
60.000
70.000
75.000
80.000
90.000
100.000
120.000
150.000
200.000
300.000
300.000
E
Imponibile
Contribuenti progressivi
D1
Contribuenti
D
Incremento
da 0 a 1.000
da 1.000 a 1.500
da 1.500 a 2.000
da 2.000 a 2.500
da 2.500 a 3.000
da 3.000 a 3.500
da 3.500 a 4.000
da 4.000 a 5.000
da 5.000 a 6.000
da 6.000 a 7.500
da 7.500 a 10.000
da 10.000 a 12.000
da 12.000 a 15.000
da 15.000 a 20.000
da 20.000 a 26.000
da 26.000 a 29.000
da 29.000 a 35.000
da 35.000 a 40.000
da 40.000 a 50.000
da 50.000 a 55.000
da 55.000 a 60.000
da 60.000 a 70.000
da 70.000 a 75.000
da 75.000 a 80.000
da 80.000 a 90.000
da 90.000 a 100.000
da 100.000 a 120.000
da 120.000 a 150.000
da 150.000 a 200.000
da 200.000 a 300.000
oltre 300.000
TOTALE
C
Limite Scaglione
Classi di reddito
B
20%
IPOTESI IRPEF PROGRESSIVITA' AGGIUSTATA ‐ LAVORATORI DIPENDENTI
A
0,1%
0,1%
0,2%
0,3%
0,5%
0,6%
0,7%
1,1%
1,5%
2,4%
4,5%
6,6%
10,4%
21,6%
37,9%
44,2%
55,1%
61,4%
69,5%
72,2%
74,5%
78,6%
80,4%
82,1%
84,7%
86,7%
89,6%
92,2%
94,6%
96,6%
100,0%
Pensare quindi di rilanciare i consumi in questo modo per me è impossibile. Mentre sarebbe una certezza il
disastro statale.
La si può vedere anche in un altro modo: se taglio veramente di 30 miliardi di Irpef quanti di questi 30 miliardi
saranno poi spesi ? E quante tasse in più mi porteranno ? Questo è il calcolo che si dovrebbe fare.
E’ molto verosimile però, che non avvengano travasi totali.
In ogni caso, data la sua natura pro-ricchi, sarebbe ulteriore fattore di divergenze sociali.
0
0
0
0
0
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0
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100
100
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100
100
200
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400
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1.000
1.200
600
1.200
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1.000
1.000
2.000
1.000
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6.000
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20.000
0
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200
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400
500
600
700
800
1.000
1.200
1.500
2.000
2.400
3.000
4.000
5.200
5.800
7.000
8.000
10.000
11.000
12.000
14.000
15.000
16.000
18.000
20.000
24.000
30.000
40.000
60.000
60.000
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
92
255
358
460
563
666
769
925
1.135
1.397
1.804
2.256
2.766
3.600
4.618
5.559
6.441
7.569
9.027
10.767
11.813
13.280
14.836
15.889
17.367
19.634
22.576
27.766
35.760
50.380
128.397
Z
80.487.400
77.875.400
99.404.400
119.048.400
136.571.800
145.603.600
167.316.000
386.788.600
493.014.000
990.988.200
2.372.685.600
2.369.955.200
4.171.294.200
12.298.849.200
17.488.853.800
6.830.227.000
9.736.224.400
5.095.546.600
5.828.763.800
1.896.468.800
1.539.336.000
2.441.326.000
1.064.764.400
963.269.400
1.430.727.000
1.043.797.000
1.440.708.000
1.244.128.800
1.095.723.800
886.287.800
1.516.749.000
85.452.783.600
Società
Mi sono sempre chiesto perché le società non paghino in maniera progressiva.
Qui di seguito si riportano le aliquote fisse (proporzionali) storiche dell’Ires, che dal 2008 è al 27,5%.
Non sono sicuro, ma vista la tragedia industriale italiana, mi pare di potere dire che il taglio dal 37%, o anche
solo dal 33% al 27,5%, non sia servito a niente.
Periodo d'imposta
2014
27,5% IRES
2008
27,5% IRES
2007
33% IRES
2006
33% IRES
2005
33% IRES
2004
33% IRES
2003
34% IRPEG
2002
36% IRPEG
2001
36% IRPEG
2000
37% IRPEG
Mentre penso che se si strutturasse l’imposta facendo pagare il 10/15 % ad esempio fino a 100.000 euro di utile,
e poi a crescere per redditi più alti, si farebbe una cosa utile per il nostro tessuto di piccole medie imprese.
Anche in questo caso bisogna prima conoscere bene la distribuzione delle entrate.
E qui si incontra un problema. L’open data già indicato per l’IRPEF non è cliccabile per le società di capitali.
La spiegazione la si trova in http://www1.finanze.gov.it/analisi_stat/contenuti/analisi_dati_2012_ires.pdf :
Analisi dei dati ires - anno d’imposta 2012. Società di capitali: in allestimento (pubblicazione prevista per il 15
gennaio 2015)
Sono disponibili i dati degli enti non commerciali, definiti come ‘enti pubblici e privati diversi dalle società,
residenti nel territorio dello Stato, che non hanno per oggetto esclusivo e principale l’esercizio di attività
commerciali’. L’aspetto peculiare di tali soggetti è che, pur essendo assoggettati all’IRES, determinano i singoli
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Z2
Progressiva
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
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V
IRPEF TOTALE 0
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U
Media su reddito medio
200
100
100
100
100
100
100
200
200
300
500
400
600
1.000
1.200
600
1.200
1.000
2.000
1.000
1.000
2.000
1.000
1.000
2.000
2.000
4.000
6.000
10.000
20.000
0
60.000
T
Media
S
Progr
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
R
IRPEF a scaglione
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
Q
Euro
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
P
Euro
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
O
Euro
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
20%
N
Euro
M
Euro
461
1.273
1.788
2.302
2.817
3.332
3.847
4.623
5.677
6.983
9.019
11.278
13.831
17.998
23.092
27.793
32.207
37.844
45.135
53.835
59.064
66.399
74.179
79.444
86.835
98.169
112.878
138.829
178.800
251.901
641.983
21.343
L
20%
402.437.000
389.377.000
497.022.000
595.242.000
682.859.000
728.018.000
836.580.000
1.933.943.000
2.465.070.000
4.954.941.000
11.863.428.000
11.849.776.000
20.856.471.000
61.494.246.000
87.444.269.000
34.151.135.000
48.681.122.000
25.477.733.000
29.143.819.000
9.482.344.000
7.696.680.000
12.206.630.000
5.323.822.000
4.816.347.000
7.153.635.000
5.218.985.000
7.203.540.000
6.220.644.000
5.478.619.000
4.431.439.000
7.583.745.000
427.263.918.000
I
20%
872.975
1.178.792
1.456.739
1.715.346
1.957.761
2.176.282
2.393.733
2.812.024
3.246.247
3.955.818
5.271.195
6.321.901
7.829.832
11.246.538
15.033.290
16.262.056
17.773.566
18.446.788
19.092.486
19.268.624
19.398.934
19.582.772
19.654.542
19.715.168
19.797.550
19.850.713
19.914.530
19.959.338
19.989.979
20.007.571
20.019.384
H
20%
872.975
305.817
277.947
258.607
242.415
218.521
217.451
418.291
434.223
709.571
1.315.377
1.050.706
1.507.931
3.416.706
3.786.752
1.228.766
1.511.510
673.222
645.698
176.138
130.310
183.838
71.770
60.626
82.382
53.163
63.817
44.808
30.641
17.592
11.813
20.019.384
G
20%
1.000
500
500
500
500
500
500
1.000
1.000
1.500
2.500
2.000
3.000
5.000
6.000
3.000
6.000
5.000
10.000
5.000
5.000
10.000
5.000
5.000
10.000
10.000
20.000
30.000
50.000
100.000
0
F
Reddito medio
1.000
1.500
2.000
2.500
3.000
3.500
4.000
5.000
6.000
7.500
10.000
12.000
15.000
20.000
26.000
29.000
35.000
40.000
50.000
55.000
60.000
70.000
75.000
80.000
90.000
100.000
120.000
150.000
200.000
300.000
300.000
E
Imponibile
Contribuenti progressivi
D1
Contribuenti
D
Incremento
da 0 a 1.000
da 1.000 a 1.500
da 1.500 a 2.000
da 2.000 a 2.500
da 2.500 a 3.000
da 3.000 a 3.500
da 3.500 a 4.000
da 4.000 a 5.000
da 5.000 a 6.000
da 6.000 a 7.500
da 7.500 a 10.000
da 10.000 a 12.000
da 12.000 a 15.000
da 15.000 a 20.000
da 20.000 a 26.000
da 26.000 a 29.000
da 29.000 a 35.000
da 35.000 a 40.000
da 40.000 a 50.000
da 50.000 a 55.000
da 55.000 a 60.000
da 60.000 a 70.000
da 70.000 a 75.000
da 75.000 a 80.000
da 80.000 a 90.000
da 90.000 a 100.000
da 100.000 a 120.000
da 120.000 a 150.000
da 150.000 a 200.000
da 200.000 a 300.000
oltre 300.000
TOTALE
C
Limite Scaglione
Classi di reddito
B
20%
IPOTESI IRPEF FLAT 20% ‐ LAVORATORI DIPENDENTI
A
0,1%
0,2%
0,3%
0,4%
0,6%
0,8%
1,0%
1,4%
2,0%
3,2%
5,9%
8,7%
13,6%
28,0%
48,4%
56,4%
67,8%
73,8%
80,6%
82,8%
84,6%
87,5%
88,7%
89,9%
91,5%
92,8%
94,4%
95,9%
97,2%
98,2%
100,0%
redditi in base alle norme esistenti per le persone fisiche; infatti il reddito complessivo è costituito da redditi
fondiari, di capitale, di impresa e diversi, prodotti per il periodo d’imposta.
Io questo lo trovo incredibile.
Dopo 2 anni ancora non abbiamo le analisi per la gran parte dei circa 40 miliardi di Ires.
Abbiamo solo un campione di circa 100.000 enti, non rappresentativo del totale, corrispondente a 580 milioni di
euro di imposta.
Enti non comm. ‐ Fatturato
minore di zero
zero
da 0 a 2.500
da 2.500 a 5.000
da 5.000 a 7.000
da 7.000 a 10.000
da 10.000 a 15.000
da 15.000 a 20.000
da 20.000 a 25.000
da 25.000 a 30.000
da 30.000 a 40.000
da 40.000 a 50.000
da 50.000 a 60.000
da 60.000 a 75.000
da 75.000 a 100.000
da 100.000 a 125.000
da 125.000 a 150.000
da 150.000 a 175.000
da 175.000 a 200.000
da 200.000 a 250.000
da 250.000 a 310.000
da 310.000 a 400.000
da 400.000 a 515.000
da 515.000 a 700.000
da 700.000 a 1.000.000
da 1.000.000 a 1.500.000
da 1.500.000 a 2.000.000
da 2.000.000 a 2.500.000
da 2.500.000 a 5.165.000
da 5.165.000 a 7.000.000
da 7.000.000 a 10.000.000
da 10.000.000 a 15.000.000
da 15.000.000 a 25.000.000
da 25.000.000 a 40.000.000
da 40.000.000 a 50.000.000
da 50.000.000 a 250.000.000
oltre 250.000.000
Assenza dichiarazione Iva
TOTALE
Numero
13
5.837
1.985
1.250
759
925
1.206
822
632
526
863
586
497
535
613
427
357
280
222
322
338
306
239
259
263
274
195
122
371
109
111
86
56
29
8
34
5
75.496
96.958
Reddito imponibile
Ammontare
725.000
31.011.000
22.180.000
9.026.000
2.828.000
9.575.000
10.955.000
11.846.000
8.043.000
6.431.000
19.826.000
13.327.000
9.530.000
10.943.000
19.208.000
27.742.000
16.252.000
15.501.000
9.993.000
24.754.000
22.410.000
25.196.000
25.402.000
34.251.000
38.328.000
54.275.000
29.565.000
21.624.000
114.803.000
44.381.000
88.103.000
91.512.000
72.988.000
465.329.000
30.383.000
121.339.000
4.647.000
1.240.838.000
2.805.070.000
Media
55.769
5.313
11.174
7.221
3.726
10.351
9.084
14.411
12.726
12.226
22.973
22.742
19.175
20.454
31.334
64.970
45.524
55.361
45.014
76.876
66.302
82.340
106.285
132.243
145.734
198.084
151.615
177.246
309.442
407.165
793.721
1.064.093
1.303.357
16.045.828
3.797.875
3.568.794
929.400
16.436
28.931
Eur
102.000
5.566.000
5.004.000
1.508.000
561.000
1.575.000
2.024.000
2.057.000
1.255.000
1.185.000
3.069.000
2.357.000
1.806.000
2.176.000
3.550.000
4.553.000
3.139.000
2.784.000
1.920.000
4.242.000
4.326.000
4.695.000
4.216.000
5.726.000
7.117.000
9.066.000
5.374.000
4.315.000
22.674.000
8.279.000
16.484.000
18.448.000
10.860.000
124.010.000
4.506.000
26.796.000
670.000
253.584.000
581.579.000
IRES Attuale
Media
7.846
954
2.521
1.206
739
1.703
1.678
2.502
1.986
2.253
3.556
4.022
3.634
4.067
5.791
10.663
8.793
9.943
8.649
13.174
12.799
15.343
17.640
22.108
27.061
33.088
27.559
35.369
61.116
75.954
148.505
214.512
193.929
4.276.207
563.250
788.118
134.000
3.359
5.998
% media
14,1%
17,9%
22,6%
16,7%
19,8%
16,4%
18,5%
17,4%
15,6%
18,4%
15,5%
17,7%
19,0%
19,9%
18,5%
16,4%
19,3%
18,0%
19,2%
17,1%
19,3%
18,6%
16,6%
16,7%
18,6%
16,7%
18,2%
20,0%
19,8%
18,7%
18,7%
20,2%
14,9%
26,6%
14,8%
22,1%
14,4%
20,4%
20,7%
New %
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
10,0%
15,0%
15,0%
15,0%
15,0%
15,0%
15,0%
15,0%
15,0%
15,0%
15,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
25,0%
25,0%
25,0%
25,0%
25,0%
25,0%
20,0%
20,3%
IPOTESI
New €
72.500
3.101.100
2.218.000
902.600
282.800
957.500
1.095.500
1.184.600
804.300
643.100
1.982.600
1.332.700
953.000
1.094.300
1.920.800
4.161.300
2.437.800
2.325.150
1.498.950
3.713.100
3.361.500
3.779.400
3.810.300
5.137.650
5.749.200
10.855.000
5.913.000
4.324.800
22.960.600
8.876.200
17.620.600
22.878.000
18.247.000
116.332.250
7.595.750
30.334.750
1.161.750
248.167.600
569.787.050
Differenza
‐29.500
‐2.464.900
‐2.786.000
‐605.400
‐278.200
‐617.500
‐928.500
‐872.400
‐450.700
‐541.900
‐1.086.400
‐1.024.300
‐853.000
‐1.081.700
‐1.629.200
‐391.700
‐701.200
‐458.850
‐421.050
‐528.900
‐964.500
‐915.600
‐405.700
‐588.350
‐1.367.800
1.789.000
539.000
9.800
286.600
597.200
1.136.600
4.430.000
7.387.000
‐7.677.750
3.089.750
3.538.750
491.750
‐5.416.400
‐11.791.950
Differ.
Media
‐422
‐1.404
‐484
‐367
‐668
‐770
‐1.061
‐713
‐1.030
‐1.259
‐1.748
‐1.716
‐2.022
‐2.658
‐917
‐1.964
‐1.639
‐1.897
‐1.643
‐2.854
‐2.992
‐1.697
‐2.272
‐5.201
6.529
2.764
80
773
5.479
10.240
51.512
131.911
‐264.750
386.219
104.081
98.350
‐72
In ogni caso nelle ultime 4 colonne della tabella precedente, si è comunque tentato di fare un’ipotesi di
progressività.
Gli importi di differenza di tassazione però non possono essere realmente utilizzati, perché come si osserva nella
colonna “% media”, il 27,5% teorico non risulta mai. Intendo dire che al massimo si paga il 20% e non il 27,5%.
Ciò è probabilmente dovuto alla non rappresentatività del campione.
L’unica conclusione che si può trarre con certezza, però, è che una ridistribuzione progressiva dell’imposizione si
potrebbe in teoria fare.
Ma senza dati reali non la si può “indovinare”.
Pag. 126/253
15 2014 07 23 – BILANCIA CORRENTE DEI PAGAMENTI E CONVENZIONI PER IL TURISMO
http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/liguria/2014/notizia/la-concordia-diventa-un-fenomeno-turisticogenova-pronta-al-business_2058914.shtml
Perché è rilevante questa notizia?
Vogliamo parlare ancora della Concordia? No, quello che c’era da dire lo abbiamo già detto.
Il tema emergente è un altro: forse siamo capaci di rendere turisticamente appetibile un ammasso di ferraglia.
Dobbiamo adoperarci per fare altrettanto con ogni granello di terra del nostro Bel Paese.
La bilancia corrente dei pagamenti
Tempo fa scrissi che le maledette parità dell’euro per noi “al raddoppio” secondo me nascevano da una sorta di
diktat germanico di questo tenore: “noi garantiamo il vostro debito, ma in cambio vi raddoppiamo il prezzo
delle nostre esportazioni. La nostra Volkswagen Golf ce la pagate il doppio”.
Non può essere che sia così semplice ?
Si guardino i dati FMI sulla bilancia corrente dei pagamenti tedesca (verde) e italiana (rosso) dal 2000 ad oggi
(sono in miliardi di dollari)
Balza agli occhi, o no? Da un totale di -32,8 miliardi di dollari, la Germania è passata a +273 miliardi anno.
Mentre noi siamo rimasti al palo.
Country
Units
Germany
Usd
China
Usd
Saudi Arabia
Usd
Netherlands
Usd
Kuwait
Usd
Korea
Usd
Switzerland
Usd
Qatar
Usd
United Arab EmirUsd
Taiwan Province Usd
Singapore
Usd
Norway
Usd
Japan
Usd
Russia
Usd
Sweden
Usd
Islamic Republic Usd
Denmark
Usd
Italy
Usd
Azerbaijan
Usd
Ireland
Usd
Nigeria
Usd
Austria
Usd
Malaysia
Usd
Vietnam
Usd
Venezuela
Usd
Spain
Usd
Scale
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
Bill
2000
‐32,8
20,5
14,3
7,9
14,7
14,8
30,1
4,2
16,7
8,9
10,2
25,3
119,6
46,8
10,3
12,5
2,3
‐2,2
‐0,2
‐0,4
5,8
‐1,4
8,5
0,9
11,9
‐23,1
2.001
0,0
17,4
9,4
10,4
8,3
8,4
20,9
4,2
9,2
18,9
11,2
27,5
87,8
33,9
11,4
6,0
5,0
3,1
‐0,1
‐0,7
2,0
‐1,6
7,3
0,9
2,0
‐24,0
2002
40,3
35,4
11,9
11,6
4,3
7,5
24,6
3,8
3,4
26,4
11,8
24,1
112,7
29,1
11,8
3,6
4,3
‐5,3
‐0,8
‐1,2
‐7,7
5,5
8,0
‐0,6
7,6
‐22,4
2003
45,8
43,1
28,0
29,9
9,4
15,6
43,2
5,8
6,9
30,5
22,0
27,6
136,2
35,4
21,8
0,8
7,3
‐11,8
‐2,0
0,0
‐4,0
4,3
12,9
‐1,9
11,8
‐31,1
2004
127,3
68,9
51,9
46,6
15,6
32,3
48,6
7,6
9,0
19,7
19,3
32,7
172,1
59,5
24,0
0,9
7,4
‐5,8
‐2,6
‐1,1
5,0
6,4
15,1
‐1,6
15,5
‐54,9
2005
140,3
132,4
90,1
47,3
30,1
18,6
52,4
7,5
22,4
17,6
26,9
50,1
166,1
84,4
25,1
15,4
11,2
‐15,7
0,2
‐7,1
9,8
6,6
20,7
‐0,6
25,4
‐83,3
2006
181,7
231,8
99,1
63,3
45,3
14,1
58,2
9,5
36,1
26,3
35,2
55,8
170,9
92,3
34,7
20,6
8,2
‐28,1
3,7
‐7,9
36,8
9,1
26,2
‐0,2
26,5
‐110,9
2007
248,0
353,2
93,4
52,7
42,2
21,8
38,8
11,5
17,7
35,2
45,6
49,0
212,1
71,3
43,2
32,6
4,2
‐27,3
9,0
‐13,9
27,9
13,2
29,7
‐7,0
16,0
‐144,3
2008
226,1
420,6
132,3
37,5
60,2
3,2
11,0
26,6
22,3
27,5
26,4
72,4
159,9
103,9
43,9
22,8
9,9
‐66,1
16,5
‐15,0
29,3
20,2
39,4
‐10,8
32,1
‐154,1
2009
196,0
243,3
21,0
41,3
28,3
32,8
53,7
6,4
7,8
42,9
32,7
44,4
146,6
50,4
25,4
9,5
10,5
‐42,0
10,2
‐5,2
14,0
10,4
31,4
‐6,6
2,3
‐70,4
2010
211,4
237,8
66,8
57,5
37,0
29,4
81,0
23,8
7,2
39,9
58,9
50,2
204,0
67,5
29,4
27,3
18,3
‐72,3
14,8
2,4
13,4
12,9
27,1
‐4,3
8,8
‐62,3
2011
248,3
136,1
158,6
79,1
67,2
26,1
59,0
52,0
50,9
41,7
63,3
66,4
119,3
97,3
32,3
59,4
19,8
‐67,2
17,1
2,8
8,8
5,7
33,5
0,2
24,4
‐55,4
2012
255,3
193,1
164,7
72,6
79,8
48,1
60,9
62,3
66,6
50,7
49,4
71,7
60,4
72,0
31,8
26,3
18,8
‐7,7
15,0
9,3
20,4
7,0
18,6
9,1
11,0
‐14,8
2013
273,5
188,7
129,8
83,2
71,9
70,7
62,5
59,2
59,1
57,4
54,4
54,4
34,3
33,0
32,9
29,7
21,8
16,1
14,5
14,4
13,4
12,5
11,8
11,3
9,9
9,5
Tot 13‐00
2.161,2
2.322,3
1.071,3
640,9
514,2
343,4
644,9
284,1
335,4
443,5
467,2
651,6
1.902,2
876,9
378,0
267,4
149,2
‐332,3
95,3
‐23,5
174,9
110,9
290,2
‐11,1
205,2
‐841,4
% 13/00
‐935%
820%
807%
953%
390%
378%
108%
1325%
254%
545%
434%
115%
‐71%
‐30%
220%
138%
870%
‐826%
‐7848%
‐4218%
132%
‐982%
39%
1233%
‐16%
‐141%
Pil 2013
3.636,0
9.181,4
745,3
800,0
185,3
1.221,8
650,8
202,6
396,2
489,2
295,7
511,3
4.901,5
2.118,0
557,9
366,3
331,0
2.072,0
73,5
217,9
286,5
415,4
312,4
170,6
374,0
1.358,7
% su PIL
7,5%
2,1%
17,4%
10,4%
38,8%
5,8%
9,6%
29,2%
14,9%
11,7%
18,4%
10,6%
0,7%
1,6%
5,9%
8,1%
6,6%
0,8%
19,7%
6,6%
4,7%
3,0%
3,8%
6,6%
2,7%
0,7%
Come si aumenta la bilancia
1. Meno import di beni o servizi = meno uscite di moneta verso l’estero.
2. Più export di beni o servizi = più entrate di moneta a casa nostra
Tra i secondi c’e ne uno “particolare” : l’esportazione di servizi turistici.
Che è particolare perché esporto senza muovermi da casa mia.
In pratica importo quota di mercato a cui vendo un “diritto di utilizzo a pagamento, temporalmente limitato”,
sulle mie bellezze.
Invece di esportare auto, importo persone. Mercato.
Mi ripromettevo di analizzare meglio i dati Istat http://www.istat.it/it/archivio/turismo per ora invece parlo di
convenzioni, e mi concedo un po’ di ironia che spero gradevole.
Alcune generiche considerazioni sui nostri asset
Io credo che il mondo sia tutto strabiliante.
Che in ogni angolo ci sia tutto da vedere e tutto da imparare.
Che ogni Paese abbia lunga storia da raccontare.
Pag. 127/253
E così via.
Ma c’è una cosa che credo quasi nessun altro abbia, a parte l’Italia.
E’ la concentrazione di differenti bellezze, storie e patrimoni in così poco spazio.
E’ la “patrimoniodiversità spaziocompressa”.
Con in più l’aggiunta di una considerazione climatica. Tolte le regioni più nordiche, dove per altro si può
sempre puntare sullo sci, in tutte le altre la distribuzione climatica è piuttosto stabile e buona.
Mica per niente ci chiamano ‘o paese d’o sole.
Pensate che sia irrilevante ? Non è così.
In questo mondo ci saranno sempre più persone vogliose di fare i turisti ma con poco tempo a disposizione.
Penso a come è cambiato il turismo da fine ‘800 a oggi. Mi vengono in mente le elite inglesi e americane in
Costa Azzurra o in Costiera Amalfitana.
Quel modello non esiste più, come sappiamo e vediamo.
Ma sbagliano quelli che pensano che oggi sia peggio. Quelli della teoria che il turismo di massa porta pochi
soldi perché ogni singolo spende poco.
Dipende da quanti ne arrivano.
Ed in ogni caso più persone viaggiano, più si omogeinizza la cultura. Ci si conosce. E ci si abitua a vedersi
come fratelli.
Convenzioni
Ho gia esternato una mia provocazione “estremista” : diamo il centro-sud in concessione ai cinesi. Che ci
portino 100 milioni di turisti in più ogni anno.
Gli organizziamo dei bellissimi tour in giro per tutta Italia.
Oggi parlo di Convenzioni.
Con una breve digressione ironica, che però mi pare rappresentativa.
Le convenzioni. Dialogo immaginario tra Matteo e Angela
Pronto, Angela ?
Ciao Angela sono Matteo.
Senti, ho da chiederti un favore.
Se non ci date una mano qua succede un casino.
In più mi hanno fatto vedere che da quando c’è l’euro in 12 anni tu c’hai avuto 2.000 miliardi di bilancia
corrente in più.
Pare che sia perché ci vendi le tue Golf al doppio di prima.
Angela, ma non sarà che sei stata cattiva ? Lo sai che non va bene approfittarsi dei più deboli ?
Lo sai che si può anche andare all’inferno ?
Guarda che l’inferno è una roba brutta, sai ?
Qua da noi, a Firenze, c’era uno che tanti anni fa ha inventato una cosa chiamata contrappasso.
Funziona che se fai un peccato da viva, poi da morta ti torna indietro in misura esponenziale.
In pratica, se sei cattiva e vendi le Golf troppo care, poi vai all’inferno nel girone degli imperialisti e ti tocca
comprare 1.000 cinquecento. E dimmi tu: cosa te ne fai dopo ?
Ma non ti preoccupare. Ci parlo io con quel tizio li di Firenze, che è pure casa mia, e gli dico di aspettare. Di
parcheggiarti in purgatorio, che una soluzione la troviamo.
Si ci ho già pensato io.
Facciamo delle belle convenzioni.
Iniziamo con i dipendenti Volkswagen. Tu ce li mandi una settimana in vacanza in Italia e noi invece che fare
pagare il pacchetto 1.500 euro, gli facciamo lo sconto a 1.250.
E siccome so che tu sei una attenta al portafogli, a te Stato tedesco ti riconosco anche le provvigioni di 125
euro. Il 10 %.
Poi proseguiamo con altri tuoi connazionali a tua scelta.
Pag. 128/253
Ricorda però, che ci devi mandare almeno 10 milioni di tedeschi in più in un anno, così noi facciamo 10
miliardi di Pil in più. Altrimenti……
Ti sto già organizzando i pacchetti. Senti a cosa sto pensando. Guarda la cartina, che ti spiego.
Giorno 1
Arrivo a Malpensa, Milano. In Lombardia. Li ti faccio vedere,…mhh sto pensando. A Milano, ti posso far
vedere la Borsa. Ma no, non va bene: ce l’avete più grossa voi. Vabbè, allora ti porto a vedere Montenapo. No,
no, non va bene: mi stai portando gli operai. Allora ho trovato: ti porto a vedere i Navigli! Ma che bischerate mi
vengono in mente? Voi c’avete il Reno navigabile, e io ti porto su due canaletti ? A ecco: il Castello Sforzesco.
Ma anche questo non va bene. Voi siete un paese di castelli. La Baviera, la Romantische Strasse….
Strasse, Strasse,…ecco ! Questa funziona: Strasse=Strada=Autostrada= Tangenziale.
Tutti in tangenziale !
E vi faccio giocare a chi conta più Golf !
Mi sa che la Lombardia è meglio saltarla.
Giorno 2
Drin. Drin. Sveglia Angela.
Cartina alla mano: guarda, ho pensato che ti porto verso destra. Verso est.
Dopo la Lombardia arriviamo subito in Veneto. Ma bisogna fare in fretta, che tra poco potrebbe non essere più
nostro.
A proposito, dammi qualche consiglio.
Come la gestite voi la questione dei Lander secessionisti? Io qua divento matto, tutti che si vogliono staccare.
Ma come è possibile, come fate?
Ah.
Voi non ne avete. Capisco.
E come mai?
Perché siete uno stato che funziona.
Mhh….
Scusa, c’è una parola che non capisco. Cosa vuol dire “che”?
……
Vabbè :ti sbalordirò col classico colpo di genio italiano. Col solito coniglio dal cilindro. L’unica cosa su cui
puntiamo sempre per salvarci. Vi porto tutti a …..Venezia !!! Sorpresona, eh!
Vi faccio vedere pure il Mose. No, Angela. Non Mosè, magari! Che quello almeno ci apriva la laguna come il
Mar Rosso. No, il nostro è senza l’accento. Sai com’è: a noi ci manca sempre un centesimo per apparare un
euro. No il nostro non spartisce i mari. Spartisce i danari. Ehmm…. (imbarazzo generale).
Ma tranquilli, vi porto anche a Murano. Vi ho fatto preparare, compreso nel prezzo, un souvenir speciale tutto
per voi. Un irrinunciabile gadget creato apposta per voi dai nostri innumerevoli Maestri Designer Italiani. Dai
Principi del nostro amato “meidinitali”: in vetro soffiato, ecco a voi in esclusiva mondiale…… la “Gondoleta
modello Golf”.
Angela, scusa mi sa che facevo meglio a portarvi in Trentino Alto Adige. Almeno li vi sareste sentiti a casa
vostra.
Giorno 3
Stamattina, sempre cartina alla mano, ci riprovo. Stavolta ti porto a sinistra. Della Lombardia, intendevo.
Ti porto in Piemonte, Val d’Aosta e Liguria. Come ? Mi chiedi se il Piemonte è quello dove ci sono i biscotti
savoiardi ?
No, Angela. Cioè si, ma forse tu volevi dire i Savoia, i nostri Re?
Come dici ? Non ti risultano ?
Si, capisco.
Pag. 129/253
Però per favore non ti rubare anche le nostre battute.
A noi in Italia, secondo Jannacci, è la mafia che non ci risulta.
I Savoia purtroppo ci risultavano eccome: abbiamo cercato di evitarli ma non ci siamo riusciti.
Vabbe’ però adesso pieno di orgoglio, ti porto sul Monte Bianco. La più alta montagna d’Europa.
Sta pure da noi. Fico, eh? Come dici? E’ un panettone su cui sale anche un ragazzino? Voi sfidate l’Annapurna,
che è alto come il cielo. In Europa l’Eiger, che è dritto come un grattacielo.
Angela, per piacere fai la brava.
Ho capito; ti porto al mare.
Tutti a Finale Ligure. Come dici? Ti sembra un cesso? E poi senti odore di cinquecento? Si in effetti molti
operai Fiat venivano mandati in vacanza in Liguria nelle colonie.
Come dici ? Ti senti offesa? Se per una cinquecento li mandavano a Finale, a voi per la Golf vi dovevo portare
alle Maldive?
Giorno 4
Matteo si sveglia presto, prima di Angela e pensa: qua bisogna inventarsi qualcosa, perché non stiamo mica
andando molto bene. Per ora direi che Italia – Germania siamo 0 a 3. Dobbiamo “segnare” almeno 4 giornate.
Ma adesso vi frego io. Ragazzi, sveglia! Oggi “se magna”!
Questa funziona sempre, a tutti piace mangiare e dai noi si mangia innegabilmente bene.
Concentriamo Emilia-Romagna e Umbria. Presto tutti a fare colazione. Vi ho fatto preparare delle belle
tagliatelle bolonaise e delle belle fettucini al tartufo di Norcia.
Perché mi guardate stupiti? Non sapevate che da noi la pasta, come la pizza, si mangia a tutte le ore ? Non
sapete che noi ci alleviamo anche i neonati, che gli facciamo dei bei biberon pieni di pastapizza frullati tutti
insieme con il Lambrusco? Non lo trovate pitoresko ? Ma non siete voi che ci chiamate mangiaspaghetti ?
Ah, dite che è tutto molto buono ma vi viene da vomitare ?
(Ehmmm, Matteo pensa) Qua se non invento qualcosa e perdo anche il giorno 4 siamo fuori. Al massimo sulla
settimana potremmo perdere 4 a 3.
Ah, ho trovato. Emilia-Romagna e Umbria.
Umbria.
Assisi.
Tutti ad Assisi: non ci resta che pregare San Francesco.
Ragazzi: tutti in marcia ad Assisi.
Oremus!
(Tanto un tedesco il latino non lo capisce, eh,eh,eh. Noi italiani siamo sempre i più furbi).
Giorno 5
Matteo pensa: questa la gioco in casa. Breve passaggio a Urbino, e poi Firenze, Siena, Lucca, Pisa, Elba, Isole.
Roma me la conservo per domani. Questa la vinco io sicuro, pensa Matteo.
Angela, Sveglia! Oggi facciamo un bel bagno di cultura. Università, pittura, scultura, architettura.
Angela si sveglia e fa: Matteo caro, noi tedeschi siamo e abbiamo tra i più grossi studiosi e accademici della
vostra storia e cultura.
E hai ragione, è tutto straordinario.
Ma noi vi conosciamo a memoria.
Ci hanno segnalato invece di un’isola con il nome di un fiore.
L’ibisco, forse. No,no, il gladiolo. No, ecco : Il Giglio !!
Ci hanno consigliato di andare li a vedere questa straordinaria opera di iperbolico bizantinismo navale: la
Relicto Resurretionis.
Devo dirti in tutta onestà che forse non sai che si accettavano anche scommesse in tutto il mondo.
La probabilità che l’Italia non facesse un casino era data a quote enormi. Oltre 10 a 1.
Così sai cosa abbiamo fatto ?
Pag. 130/253
Abbiamo scommesso le 10 cinquecento che ci sono in Germania.
E se vinciamo sai cosa ci danno ? Indovina un po’?
Una Golf !
Ti prego, ti diamo vinta la giornata ma portaci al Giglio!
Giorno 6
Matteo non demorde. Tiene duro. Ma capisce che deve cambiare strategia.
Così non suona la sveglia, pensa di aspettare che si sveglino da soli.
Scende a fare colazione, convinto di avere un po’ di tempo e… sorpresa.
I tedeschi sono già tutti “lavati e mangiati” pronti a muoversi.
Matteo, un po’ scoraggiato ma sempre “sul pezzo”, applica la nuova strategia e chiede: potreste dirmi cosa
vorreste fare oggi?
E i tedeschi tutti in coro: “Matteo sei ammirevole, ti vogliamo bene, la convenzione te la firmiamo, ma portaci
al mare e non ci rompere i coglioni”!
Giorno 7
E fu così che Matteo, stravolto dalla fatica ma con in tasca l’ancora di salvataggio della convenzione, il settimo
giorno si riposò.
Pag. 131/253
16 2014 07 26 – QUANDO IL LAVORO MANCA CE LO SI DEVE ANCHE INVENTARE. TURISMO, SELL CENTERS E
PERSONAL TRAINERS
11
12
TOTALE VARIAZIONI
TOTALE FINALE
10
Patrim. off‐shore
3
Da dismissioni
9
Da turismo
7
Da Progressività
Da rit. investimenti
6
0
0
0
0
0
0
10
25
10
25
‐200 ‐500
90
10
100
35
135
‐700
572
‐437
135
‐65
71
1.400
Da Comuni
5
Da Regioni
4
Da Personale
8
Da spending
Da centri di costo
2
Da Sommerso
482
‐447
35
‐100
‐65
2.100
1
Da Evasione
(dati in milioni di euro)
TOTALE ENTRATE
TOTALE SPESE
ENTRATE ‐ SPESE
Interessi sul debito (tutti)
RISULTATO ECONOMICO
DEBITO
Anno
Inquadramento generale - http://it.wikipedia.org/wiki/Turismo_in_Italia - Istat 2012 e altro
Il turismo è uno dei settori economici dell'Italia. Il paese era, nel 2011, il quinto più visitato nel mondo con 46,1
milioni di turisti internazionali in arrivo, una cifra in crescita rispetto ai due anni precedenti (43,6 e 43,2 milioni
nel 2009 e 2010 rispettivamente.
Secondo le stime del World Travel and Tourism Council, l'industria turistica nel suo complesso (turismo
nazionale e estero) avrebbe contribuito, con 147 miliardi di euro, per il 9,4% alla formazione del PIL del paese,
impiegando all'incirca 2,5 milioni di persone, pari al 10,9% dell'occupazione nazionale.
Esistono varie discussioni sulle possibilità di espansione del turismo italiano (in allegato 2 esempi).
Nel piano strategico Italia iniziale, si ipotizzavano maggiori entrate per lo Stato pari a 15 miliardi di euro/anno
da turismo (in giallo nella tabella seguente).
Ipotizzando una media del 50% tra tassazione indiretta sul valore aggiunto, e tassazione diretta sui redditi delle
imprese e persone del settore, vorrebbe dire avere circa 30 miliardi di euro in più di “Pil stranieri”.
Il 20% in più rispetto ai 147 miliardi di cui sopra.
Impossibile ? Io non credo.
E con questi 15 miliardi in più saremmo a +175 miliardi di avanzo.
10
0
10
50
0
50
0
10
10
5
0
5
0
10
10
0
10
10
0
5
5
5
0
5
5
‐25
‐20
10
50
10
5
10
10
5
5
‐20
15
0
15
0
15
1
2
8
4
5
6
7
3
9
10
11
12
30
5
0
0
0
0
0
Altri ‐ Da fare
2014 07 15 ‐ Bilancio criminale
2014 07 12 ‐ I conti dello stato ‐ Le Regioni
2014 07 06 ‐ Evasione e recuperi
2014 07 02 ‐ Tweet law ‐ Consecutio istantanea rato‐confisca
2014 06 29 ‐ Struttura costi dello Stato e spending review
2014 06 18 ‐ Libertà è partecipazione? Le partecipazioni dello Stato
2014 06 15 ‐ Sceriffi taglie e tweet‐law contro il lato oscuro del sistema
2014 06 08 ‐ Considerazioni sui conti dello Stato
2014 05 24 ‐ Transumanar organizzar e legalizzar. Più PIL per tutti
2014 05 19 ‐ I migranti sono una risorsa.html
Totale
50
SOMMA MAGGIORI IMPORTI IN SINGOLI POST VS PIANO INIZIALE
40
50
15
5
5
50
15
5
5
30
5
0
5
0
‐5
20
0
50
Var
0
0
35
50
0
25
0
0
0
50
0
160
60
Capacità ricettiva in Italia (Wikipedia)
Riportiamo i dati Wikipedia tratti da uno studio dell'ISTAT condotto dal 2002 al 2005 sulla capacità ricettiva in
Italia. La situazione 2005 è comuque indicativa anche ad oggi (Ndr).
Tracciando un quadro generale, l'Italia è dotata di oltre 33.000 alberghi, dalle 5 stelle lusso a 1 stella; nel 2002,
vi erano 33.411 alberghi, cresciuti in 3 anni di un centinaio di unità fino a toccare quota 33.527 nel 2005. Tali
strutture, sempre al 2005, offrono 2.028.000 posti letto, distribuiti in 1.020.000 camere (con prevalenza dunque
di doppie e in minor misura triple) e 1.003.000 bagni.
Nel 2012 (fonte Istat, non Wikipedia) i posti letto alberghieri sono diventati 2.250.704 distribuiti in 1.093.286
camere con 1.091.299 bagni.(Ndr)
Oltre agli alberghi, esistono altre tipologie di strutture ricettive come il villaggio turistico ed il campeggio. I
villaggi e i campeggi sono 2.411, ed offrono 1.344.000 posti letto.
Si segnalano infine 11.700 strutture di agriturismo con una capacità complessiva di 140.000 letti e 10.000 bed
and breakfast (questi ultimi hanno avuto un tasso di crescita eccezionale, passando dai 4.000 del 2002 agli oltre
10.000 del 2005) con 53.000 letti.
In totale, se si aggiungono anche gli alloggi in affitto, l'Italia al 2005 dispone di 4.350.000 posti letto.
Pag. 132/253
Inoltre va sottolineata la capacità italiana di avere approdi di primo livello ed aree balneari "pulite" per attirare
un turismo ottimale.
Alberghi per categoria (Wikipedia e altro)
 5 stelle. Nel 2005, in Italia erano presenti 232 alberghi a 5 stelle o di lusso. Tali strutture, classificate come
le migliori per qualità e servizi nel Paese, offrono 43.150 posti letto distribuiti su 20.686 camere,
dato che conferma la netta prevalenza delle camere doppie in questo tipo di esercizi alberghieri. I
bagni sono di più rispetto alle camere, e cioè 21.233.
 4 stelle. I 4 stelle sono quasi 3.700, con 502.000 letti distribuiti in 247.000 camere.
 3 stelle. I 3 stelle sono i più numerosi, rientrando nella media sia come servizi che come costi: sono 14.500,
quasi metà di tutti gli alberghi d'Italia, 940.000 sono i posti e letto distribuiti in 483.000 camere.
 2 stelle. I 2 stelle sono 5.000, con 116.000 posti letto.
 1 stella. Gli alberghi ad una stella sono 2.000, con 157.000 posti letto.
Tutti i dati Wikipedia sono sostanzialmente confermati anche dall’Istat nel 2012 (ndr).
La tabella seguente riassume invece la situazione di Arrivi e Presenze per tipo (classe) di alloggio, su base dati
2012 (Fonte Istat) (ndr).
Si notano soprattutto :
 un utilizzo diffuso di tutte le varie categorie, il che testimonia un buona e ampia gamma di offerta da
parte nostra. Chi vuole venire in Italia trova ogni tipo di offerta e quindi anche quella più adatta alle sue
esigenze incluse quelle economiche.
 I giorni medi di presenza, pari a 3,67 giorni. Questo forse è un dato su cui intervenire.
Mondo
Arrivi
alberghi di 5 stelle e 5 stelle lusso
Mondo
Mondo
Esteri
Presenze
Giorni
Arrivi
Esteri
Esteri
Presenze
Giorni
Italia
Arrivi
Italia
Italia
Presenze
Giorni
2.914.433
8.787.620
3,02
1.942.024
6.101.533
3,14
972.409
2.686.087
2,76
alberghi di 4 stelle
36.323.804
97.213.540
2,68
18.781.316
53.167.250
2,83
17.542.488
44.046.290
2,51
alberghi di 3 stelle
33.517.973
108.176.970
3,23
14.041.253
46.235.897
3,29
19.476.720
61.941.073
3,18
alberghi di 2 stelle
5.432.704
18.134.697
3,34
2.236.446
7.604.873
3,40
3.196.258
10.529.824
3,29
alberghi di 1 stella
1.760.880
5.697.265
3,24
773.887
2.519.306
3,26
986.993
3.177.959
3,22
residenze turistico alberghiere
2.694.987
17.600.051
6,53
1.092.591
7.071.484
6,47
1.602.396
10.528.567
6,57
82.644.781
255.610.143
3,09
38.867.517
122.700.343
3,16
43.777.264
132.909.800
3,04
campeggi e villaggi turistici
9.057.423
64.598.025
7,13
4.390.434
29.914.157
6,81
4.666.989
34.683.868
7,43
alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale
5.485.883
33.488.493
6,10
2.964.612
17.280.529
5,83
2.521.271
16.207.964
6,43
agriturismi
2.413.476
10.475.299
4,34
987.876
5.658.123
5,73
1.425.600
4.817.176
3,38
bed and breakfast
1.231.884
3.445.041
2,80
454.376
1.364.484
3,00
777.508
2.080.557
2,68
altri esercizi ricettivi
2.899.710
13.094.482
4,52
1.073.760
3.677.352
3,42
1.825.950
9.417.130
5,16
21.088.376
125.101.340
5,93
9.871.058
57.894.645
5,87
11.217.318
67.206.695
5,99
103.733.157
380.711.483
3,67
48.738.575
180.594.988
3,71
54.994.582
200.116.495
3,64
Totale esercizi alberghieri
Totale extra-alberghieri
Totale
Ricettività. Posti letto per Regioni e province. Dati Istat 2012
Per sapere dove abbiamo posti letto alberghieri (quindi circa la metà dei 4,35 milioni totali) si guardi la tabella
seguente.
In rosso sono evidenziate le province con più dell’1% del totale posti letto Italia, pari a 2,25 milioni.
Questo vuole dire che le province in rosso sono quelle con più di 22.500 posti letto e che verosimilmente sono
le più attrezzate e anche quelle con più ricettività “non alberghiera”.
Si osserverà che la distribuzione è diffusa, almeno più diffusa di quello che io mi sarei aspettato.
Vuol dire che abbiamo alberghi davvero un po’ dappertutto.
Pag. 133/253
1/2
Totale
Totale
Totale
Esercizi
P. letto
Camere
Totale % P. letto
Bagni
su Italia
2/2
Totale
Totale
Totale
Totale
% P. letto
Esercizi
P. letto
Camere
Bagni
su Italia
457
24.919
12.605
13.071
1,1%
97
4.307
2.289
2.418
0,2%
Piemonte
Torino
562
39.373
18.895
18.578
1,7%
Umbria
Perugia
Piemonte
Vercelli
70
2.307
1.218
1.129
0,1%
Umbria
Terni
Piemonte
Novara
118
6.750
3.452
3.386
0,3%
Piemonte
Cuneo
316
13.739
6.909
6.661
0,6%
Marche
Pesaro e Urbino
293
21.159
10.053
10.358
0,9%
Piemonte
Asti
63
2.155
1.058
1.053
0,1%
Marche
Ancona
219
16.608
7.675
7.959
0,7%
137
6.365
3.362
3.227
0,3%
Marche
Macerata
122
6.467
2.827
2.890
0,3%
36
1.430
758
746
0,1%
Marche
Ascoli Piceno
198
14.722
6.238
6.590
0,7%
Fermo
56
3.708
1.536
1.593
0,2%
135
6.678
3.119
3.044
0,3%
57
2.664
1.255
1.227
0,1%
Piemonte
Alessandria
Piemonte
Biella
Piemonte
Verbano-Cusio-Os
238
13.269
6.902
6.733
0,6%
Marche
Valled'Aosta/VValle d'Aosta / Va
482
23.001
10.865
10.767
1,0%
Lazio
Viterbo
Lazio
Rieti
Liguria
Imperia
293
13.110
7.096
7.128
0,6%
Lazio
Roma
1.380
127.217
62.844
61.208
5,7%
Liguria
Savona
622
26.168
14.600
14.363
1,2%
Lazio
Latina
199
11.795
6.001
5.794
0,5%
Lazio
Frosinone
231
13.358
7.299
7.210
0,6%
Liguria
Genova
381
18.300
9.904
9.519
0,8%
Liguria
La Spezia
217
7.632
4.116
3.905
0,3%
Lombardia
Varese
171
12.884
6.653
6.557
0,6%
Abruzzo
L'Aquila
239
12.841
6.358
6.167
0,6%
Abruzzo
Teramo
305
20.122
10.069
9.981
0,9%
Lombardia
Como
251
15.071
7.233
6.842
0,7%
Abruzzo
Pescara
101
8.730
4.122
4.074
0,4%
Lombardia
Sondrio
394
18.714
9.187
8.980
0,8%
Abruzzo
Chieti
155
9.212
4.648
4.560
0,4%
Lombardia
Milano
648
77.596
38.437
38.434
3,4%
Lombardia
Bergamo
288
14.555
7.256
7.145
0,6%
Molise
Campobasso
80
4.740
2.418
2.258
0,2%
Lombardia
Brescia
736
41.949
20.684
20.156
1,9%
Molise
Isernia
28
1.370
731
722
0,1%
Lombardia
Pavia
131
5.348
2.846
2.818
0,2%
Lombardia
Cremona
46
2.601
1.327
1.343
0,1%
Campania
Caserta
89
7.148
3.632
3.661
0,3%
Lombardia
Mantova
101
3.726
1.994
1.938
0,2%
Campania
Benevento
58
2.492
1.321
1.284
0,1%
Lombardia
Lecco
101
3.703
1.868
1.789
0,2%
Campania
Napoli
951
69.359
35.078
35.227
3,1%
Lombardia
Lodi
27
1.871
900
896
0,1%
Campania
Avellino
79
3.876
1.887
1.879
0,2%
Lombardia
Monza e della Bria
61
5.951
2.903
2.910
0,3%
Campania
Salerno
520
32.017
14.380
14.372
1,4%
TrentinoAltoAdBolzano / Bozen
4.209
151.462
74.203
73.352
6,7%
Puglia
Foggia
329
28.455
12.756
12.923
1,3%
TrentinoAltoAdTrento
1.527
94.242
47.998
47.030
4,2%
Puglia
Bari
164
14.648
7.033
6.924
0,7%
Puglia
Taranto
96
10.662
4.288
4.418
0,5%
Veneto
Verona
665
43.391
22.113
22.766
1,9%
Puglia
Brindisi
96
11.029
4.798
4.904
0,5%
Veneto
Vicenza
279
13.795
7.370
7.827
0,6%
Puglia
Lecce
282
27.587
12.945
11.945
1,2%
Veneto
Belluno
438
20.652
9.863
10.216
0,9%
Puglia
Barletta-Andria-Tr
44
2.289
1.160
1.139
0,1%
Veneto
Treviso
165
9.451
5.308
5.598
0,4%
Veneto
Venezia
1.216
95.415
49.740
52.445
4,2%
Basilicata
Potenza
157
9.557
4.010
3.954
0,4%
Veneto
Padova
261
28.387
16.798
17.289
1,3%
Basilicata
Matera
81
13.535
4.603
4.594
0,6%
Veneto
Rovigo
68
3.179
1.636
1.649
0,1%
Calabria
Cosenza
339
40.788
18.374
16.348
1,8%
Friuli-VeneziaGUdine
431
25.430
12.044
11.900
1,1%
Calabria
Catanzaro
138
18.495
8.319
7.192
0,8%
Friuli-VeneziaGGorizia
122
6.514
3.014
2.995
0,3%
Calabria
Reggio di Calabria
119
8.469
3.654
3.579
0,4%
Friuli-VeneziaGTrieste
84
4.291
2.093
2.042
0,2%
Calabria
Crotone
58
11.494
4.241
4.131
0,5%
105
4.892
2.488
2.441
0,2%
Calabria
Vibo Valentia
186
24.404
11.861
9.277
1,1%
0,7%
Friuli-VeneziaGPordenone
92
3.724
1.969
1.905
0,2%
Sicilia
Trapani
184
16.034
6.878
6.653
Emilia-Romag Parma
Emilia-Romag Piacenza
236
12.111
6.901
6.913
0,5%
Sicilia
Palermo
221
27.940
12.054
11.781
1,2%
Emilia-Romag Reggio nell'Emilia
133
6.574
3.444
3.505
0,3%
Sicilia
Messina
374
29.118
13.472
13.342
1,3%
0,6%
Emilia-Romag Modena
234
13.270
6.959
7.075
0,6%
Sicilia
Agrigento
119
12.404
5.539
5.472
Emilia-Romag Bologna
324
25.658
13.692
13.794
1,1%
Sicilia
Caltanissetta
15
1.897
827
820
0,1%
Emilia-Romag Ferrara
104
6.906
3.048
3.118
0,3%
Sicilia
Enna
22
1.412
721
721
0,1%
Emilia-Romag Ravenna
558
42.254
20.695
20.571
1,9%
Sicilia
Catania
138
12.823
5.980
5.940
0,6%
Emilia-Romag Forlì-Cesena
508
42.523
18.646
19.229
1,9%
Sicilia
Ragusa
91
10.610
4.179
4.191
0,5%
2.273
146.949
78.594
80.051
6,5%
Sicilia
Siracusa
127
10.730
4.553
4.511
0,5%
Emilia-Romag Rimini
Toscana
Massa-Carrara
143
6.745
3.062
3.154
0,3%
Sardegna
Sassari
117
15.110
6.182
6.176
0,7%
Toscana
Lucca
438
23.743
11.583
12.254
1,1%
Sardegna
Nuoro
102
10.089
4.627
4.569
0,4%
Toscana
Pistoia
269
17.972
8.865
9.226
0,8%
Sardegna
Cagliari
186
24.838
10.562
10.568
1,1%
Toscana
Firenze
567
44.885
20.527
21.346
2,0%
Sardegna
Oristano
61
3.845
1.754
1.741
0,2%
Toscana
Livorno
373
30.615
12.280
13.173
1,4%
Sardegna
Olbia-Tempio
290
43.248
17.222
17.252
1,9%
Toscana
Pisa
172
11.909
5.395
5.602
0,5%
Sardegna
Ogliastra
65
5.870
2.591
2.586
0,3%
Toscana
Arezzo
166
7.947
3.855
4.078
0,4%
Sardegna
Medio Campidano
32
1.215
609
599
0,1%
Toscana
Siena
423
29.284
13.352
14.515
1,3%
Sardegna
Carbonia-Iglesias
60
3.049
1.497
1.486
0,1%
Toscana
Grosseto
290
19.871
8.727
8.986
0,9%
Toscana
Prato
23
1.942
927
968
0,1%
ITALIA
TOTALE
33.728
2.250.704
1.093.286 1.091.299
100,0%
Il tasso di occupazione degli esercizi alberghieri
Questo è il vero dato rilevante.
I numeri delle tabelle a fine paragrafo sono le percentuali di occupazione (Istat 2012) per regione.
Noi “occupiamo” il 30 % della nostra capacità ricettiva.
Ma quello che è più incredibile sta nella parte bassa delle tabelle seguenti.
Le regioni in coda sono: Sicilia, Sardegna e Calabria. Anche la Puglia non sta tanto bene.
Ci metto anche la Basilicata a me cara perché conosco bene Maratea.
Mi sto riferendo alla prima delle tre tabelle, quella con il totale stranieri e italiani per il seguente motivo.
Pag. 134/253
Se ricevere turisti stranieri migliora il mio “in-export” e infine la mia bilancia dei pagamenti, analogo discorso
vale per un aumento di “vacanze italiane” da parte dei miei residenti, rispetto alla oramai consolidata
predisposizione esterofila da migrante al contrario.
Si riduce l’”es-import”, o se preferite la fuoriuscita di valuta.
Diamo per assunto che chi può andare in vacanza ci va. Più ancora che il “Made in Italy” inteso come moda,
design o simili, si dovrebbe spingere e incentivare una maggior circolazione e conoscenza all’interno del nostro
incredibile Paese.
Credete che le Maldive o il Mar Rosso siano belli?
E’ vero.
Ma se volete, provate a leggere l’ultimo allegato.
E’ un mio “ricordo d’estate”: si parla di un 24 dicembre a Maratea.
Turisti tutti
Turisti esteri
Turisti italia
2009
2010
2011
2012
2009
2010
2011
2012
2009
2010
2011
Italia
30,4
30,1
31,3
31,5
Lazio
33,1
33,2
33,2
33,1
Liguria
23,9
22,8
22,8
2012
22,3
Lazio
46,6
46,7
46,9
46,7
ProvinciaAutonomaBolzano/B
24,1
24,6
25,3
26,2
Abruzzo
22,1
23,2
22,7
22,2
ProvinciaAutonomaBolzano/B
38,0
38,7
39,0
39,1
Veneto
21,8
22,7
24,7
24,9
Puglia
21,2
20,2
20,0
21,5
Veneto
36,4
37,3
39,2
38,3
TrentinoAltoAdige/Südtirol
19,3
19,6
20,2
21,0
ProvinciaAutonomaTrento
21,8
21,8
21,3
20,8
TrentinoAltoAdige/Südtirol
36,1
36,5
36,6
36,8
Lombardia
16,9
18,0
19,8
19,9
Emilia-Romagna
22,0
21,2
21,4
20,4
Liguria
34,3
33,6
34,7
35,3
Toscana
13,5
13,2
16,3
17,3
Umbria
20,3
20,3
21,1
19,8
Lombardia
32,8
34,0
35,7
35,2
Campania
12,4
13,0
15,3
15,7
Campania
18,8
18,9
19,8
18,5
Campania
31,2
31,9
35,1
34,3
Italia
13,2
13,4
14,5
15,1
Marche
19,1
18,1
18,4
17,7
ProvinciaAutonomaTrento
32,9
32,9
32,7
32,9
Friuli-VeneziaGiulia
11,1
11,6
13,0
13,2
Basilicata
14,7
14,6
14,9
17,4
Toscana
28,2
25,7
30,8
31,6
Liguria
10,4
10,9
11,9
13,0
Valled'Aosta/Valléed'Aoste
16,4
16,3
16,0
16,8
Umbria
27,8
28,2
29,8
28,4
ProvinciaAutonomaTrento
11,1
11,1
11,4
12,1
Italia
17,2
16,7
16,9
16,4
Valled'Aosta/Valléed'Aoste
25,6
25,7
26,5
28,2
Sicilia
11,2
10,2
11,4
11,7
Piemonte
16,3
18,0
18,5
16,1
Emilia-Romagna
28,3
27,8
28,3
27,4
Valled'Aosta/Valléed'Aoste
9,2
9,4
10,5
11,4
TrentinoAltoAdige/Südtirol
16,8
16,9
16,5
15,8
Puglia
24,6
23,9
24,5
26,7
Piemonte
7,4
8,3
8,7
10,4
Lombardia
15,9
16,0
16,0
15,3
14,2
Piemonte
23,7
26,3
27,2
26,5
Sardegna
7,7
7,5
7,8
9,9
Toscana
14,7
12,5
14,5
Friuli-VeneziaGiulia
24,9
25,0
26,2
25,9
Umbria
7,5
7,9
8,7
8,6
Calabria
15,2
14,3
14,4
14,0
Abruzzo
25,1
26,4
26,3
25,8
Emilia-Romagna
6,3
6,6
7,0
7,0
Sicilia
16,0
14,7
14,6
13,8
Sicilia
27,2
24,9
26,0
25,5
Puglia
3,4
3,7
4,6
5,2
Sardegna
15,6
14,7
12,0
13,8
Sardegna
23,3
22,3
19,9
23,6
Marche
3,8
3,9
4,1
4,2
Lazio
13,5
13,5
13,7
13,6
Marche
22,9
22,0
22,6
21,8
Calabria
3,6
3,2
3,8
3,7
Veneto
14,6
14,6
14,5
13,4
Basilicata
16,3
16,1
16,4
19,1
Abruzzo
3,0
3,2
3,6
3,6
Molise
15,2
14,6
15,6
13,1
Calabria
18,8
17,5
18,2
17,7
Basilicata
1,6
1,5
1,5
1,7
ProvinciaAutonomaBolzano/B
13,9
14,1
13,6
12,9
Molise
16,7
16,2
17,3
14,3
Molise
1,5
1,6
1,7
1,2
Friuli-VeneziaGiulia
13,8
13,4
13,2
12,7
Turismo – Arrivi 2012 per mese – Dati Istat rielaborati
Si riportano di seguito i dati mensilizzati e totali, per paese di provenienza.
In Italia ci sono “arrivi” per 100 milioni di turisti all’anno.
Di questi, circa metà sono italiani e circa metà sono stranieri.
Tra gli stranieri, i tedeschi sono ancora i nostri maggior clienti, con 10 milioni di arrivi.
Ben inferiori, con 4,5 milioni, gli americani degli Stati Uniti.
La distribuzione mensile è ancora concentrata nei mesi primaverili e estivi (da aprile a settembre), come risulta
anche da tabella e grafico seguenti che mostrano i dati mensilizzati di arrivi, e nel grafico, dei primi 5 “paesi
turisti”.
Questi ultimi rappresentano 23,4 milioni di turisti. Circa il 50% del totale.
Negli altri mesi, si osserva comunque un flusso di arrivi mai inferiore a 1,5 milioni di persone (ad eccezione di
dicembre =1,4 milioni).
Mica bruscolini. O no ?
Pag. 135/253
T
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
Paese clienti
Mondo
Italia
Paesiesteri
Gen-2012 Feb-2012 Mar-2012 Apr-2012 Mag-2012 Giu-2012 Lug-2012 Ago-2012 Set-2012 Ott-2012 Nov-2012 Dic-2012
4.937.617
4.987.763
6.591.808
8.491.590
9.303.191 12.036.853 14.320.480 14.871.214 10.852.255
7.426.699
4.828.383
5.085.304
3.157.265
2.932.169
3.802.545
4.473.009
4.148.620
6.434.538
6.977.065
8.462.790
4.805.847
3.352.062
2.980.711
3.467.961
1.780.352
2.055.594
2.789.263
4.018.581
5.154.571
5.602.315
7.343.415
6.408.424
6.046.408
4.074.637
1.847.672
1.617.343
TOTALE
103.733.157
54.994.582
48.738.575
Paese clienti
Germania
StatiUniti
Francia
Regnounito
Svizzera
Austria
PaesiBassi
Spagna
Russia
Cina
Giappone
Belgio
Polonia
Australia
Brasile
Canada
Ceca,Rep.
Danimarca
Svezia
Romania
Norvegia
Coreadelsud
Irlanda
Ungheria
Argentina
Israele
Grecia
Turchia
India
Finlandia
Portogallo
Messico
Slovenia
Croazia
Slovacchia
Bulgaria
NuovaZelanda
SudAfrica
Lituania
Venezuela
Lussemburgo
Malta
Lettonia
Egitto
Estonia
Cipro
Islanda
TOTALE
Gen-2012 Feb-2012 Mar-2012 Apr-2012 Mag-2012 Giu-2012 Lug-2012 Ago-2012 Set-2012 Ott-2012 Nov-2012 Dic-2012
276.491
351.039
506.746
829.942
1.252.788
1.253.670
1.256.343
1.652.193
1.567.764
838.546
190.382
216.793
104.822
114.545
282.086
387.356
537.619
678.151
588.058
360.473
564.297
485.329
215.641
124.172
99.293
176.087
212.037
396.046
436.388
327.122
482.185
660.852
381.493
244.004
166.059
119.209
110.221
155.899
190.479
212.951
286.518
354.259
364.863
381.987
390.438
243.587
110.110
88.703
44.423
56.230
86.969
209.155
238.646
232.643
428.601
214.323
286.453
229.152
64.485
60.595
31.912
48.687
84.368
167.955
277.042
313.580
352.395
325.540
274.001
145.752
55.482
33.891
34.059
57.753
50.536
97.956
162.508
212.643
657.500
369.130
174.396
82.015
31.885
28.925
76.337
92.891
136.386
157.410
122.943
165.690
201.073
254.196
176.217
147.692
89.932
91.040
127.427
73.076
107.049
124.597
150.223
174.041
227.395
221.923
211.883
127.116
84.968
78.300
98.369
67.821
87.778
124.193
149.835
145.640
207.783
203.579
153.274
164.231
96.205
84.771
88.285
152.856
152.383
105.918
119.913
122.130
111.468
128.141
129.070
131.839
119.540
87.572
30.237
60.738
70.155
97.005
83.747
98.704
285.987
166.103
109.089
47.799
27.113
26.952
76.258
57.361
69.673
82.342
86.722
82.733
136.048
110.668
116.842
47.315
23.586
29.465
36.901
15.007
21.586
59.786
94.070
112.830
118.424
83.036
145.030
80.937
23.220
29.735
44.426
35.926
36.138
68.193
91.477
72.800
106.285
56.161
94.403
82.268
41.943
35.154
11.515
12.454
33.910
45.678
87.525
82.338
111.463
87.222
121.840
80.236
19.946
12.300
31.553
59.853
62.365
23.280
39.843
92.704
120.082
78.108
75.044
20.367
9.891
26.757
12.285
23.572
23.618
32.647
38.091
60.073
274.318
49.580
51.981
40.850
11.265
8.145
16.847
33.997
37.971
53.145
62.053
71.489
120.061
47.563
76.252
50.158
18.769
10.934
30.661
31.485
39.014
39.030
46.092
49.488
61.959
66.235
47.159
38.586
30.916
27.507
10.198
11.262
17.972
31.707
34.636
49.019
106.857
33.774
46.593
35.539
11.304
6.424
25.194
19.081
20.028
29.797
37.467
34.613
63.829
49.738
29.194
32.909
23.681
24.758
12.106
18.507
31.657
24.272
35.663
46.001
46.466
43.776
49.517
31.600
12.422
9.276
13.331
14.576
20.253
21.899
27.838
42.910
69.707
53.220
41.129
25.024
10.851
7.927
12.951
13.690
15.490
28.516
46.950
40.579
40.481
32.175
51.944
38.310
13.589
6.655
8.612
11.371
15.142
24.917
27.202
32.699
44.719
48.154
50.119
34.091
9.263
9.187
18.546
19.032
23.945
28.894
24.903
22.504
29.114
36.051
22.166
21.731
20.376
22.776
15.278
12.748
14.286
22.413
23.228
32.539
36.360
32.281
26.588
32.831
15.078
12.970
5.852
6.235
9.200
23.852
54.489
49.990
36.967
23.115
23.175
20.953
12.240
10.161
6.978
11.069
17.075
28.510
26.411
39.605
43.267
17.344
24.657
24.449
10.700
8.553
9.411
12.167
15.174
19.464
19.714
24.366
28.515
33.216
24.661
24.014
12.079
9.731
7.510
6.449
10.533
19.592
18.942
21.278
45.450
19.499
23.770
20.279
10.900
11.807
16.510
20.573
13.563
25.608
17.249
19.301
22.813
17.456
17.370
14.465
6.928
13.745
23.439
8.584
13.796
19.230
14.876
16.053
12.074
11.598
14.198
15.389
10.207
10.426
5.152
7.226
9.801
7.522
9.128
20.649
37.662
25.076
14.608
6.097
3.950
4.861
6.669
6.672
9.250
15.883
16.557
10.977
14.732
12.144
18.454
12.023
7.213
6.725
2.845
1.972
3.365
8.529
12.431
17.564
16.511
12.975
19.908
10.866
3.280
2.532
3.494
2.602
4.396
7.782
7.659
15.241
14.166
7.976
11.962
5.577
2.836
5.952
4.330
4.410
5.879
7.855
9.242
11.596
9.965
7.268
10.066
7.672
4.790
3.812
3.548
1.800
3.167
5.799
6.300
6.947
7.924
11.858
11.620
5.821
3.538
4.668
1.640
4.013
2.893
5.112
6.625
6.310
10.557
16.471
9.263
3.614
1.694
2.725
2.953
3.871
4.461
5.324
4.276
7.580
9.064
8.601
9.744
4.637
4.321
4.786
3.192
3.113
4.451
4.332
3.487
4.338
6.222
4.910
5.874
4.401
2.622
2.708
2.828
3.020
3.275
3.302
3.676
4.807
5.523
3.451
5.457
4.081
2.870
2.834
1.457
1.432
3.223
3.117
4.219
4.231
6.741
6.011
5.136
4.542
1.697
1.472
1.109
1.039
1.431
2.107
1.857
2.387
3.461
3.920
2.269
1.788
1.213
1.593
1.137
1.707
1.197
1.778
1.578
4.025
3.312
2.862
1.906
2.404
1.359
362
1.608.592
1.905.498
2.586.150
3.741.698
4.860.646
5.290.837
6.984.750
6.091.933
5.718.274
3.772.886
1.652.339
1.430.346
TOTALE
10.192.697
4.442.549
3.700.775
2.890.015
2.151.675
2.110.605
1.959.306
1.711.807
1.707.998
1.583.479
1.449.115
1.103.629
919.013
820.562
765.174
706.427
639.847
626.425
599.239
508.132
395.285
390.289
361.263
348.665
341.330
315.476
290.038
276.600
276.229
258.618
232.512
216.009
205.581
169.870
151.732
137.299
112.778
89.643
86.885
72.990
70.917
69.618
49.650
45.124
43.278
24.174
23.627
45.643.949
1.800.000
1.652.193
1.600.000
1.567.764
1.400.000
1.252.788
1.256.343
1.200.000
1.253.670
1.000.000
Germania arrivi 838.546
StatiUniti arrivi 829.942
800.000
Francia arrivi 600.000
Regnounito arrivi 351.039
506.746
Svizzera arrivi 400.000
190.382
276.491
200.000
216.793
0
Gen‐2012 Feb‐2012 Mar‐2012 Apr‐2012 Mag‐2012 Giu‐2012 Lug‐2012 Ago‐2012 Set‐2012 Ott‐2012 Nov‐2012 Dic‐2012
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Quando il lavoro manca ce lo si deve anche inventare. Sell Centers e Personal Trainers.
Matteo, Angela e i dati privati, “sensibili” o no.
Angela ciao,
sono sempre io. Matteo.
Si, ci avrei da chiederti un altro favore.
Sai, qua in Italia ci abbiamo una altro problema.
No, non è il traffico. Cioè si, soprattutto a Palemmo. Ma non è il principale.
Non so se ne sei al corrente, ma noi abbiamo un casino di disoccupati.
Soprattutto giovani.
E tanti molto acculturati.
Allora, ci sono “quelli delle Golf” che…
No, Angela. Non è il nome di una banda di mafiosi.
Si lo so che a voi la nostra mafia vi risulta ovunque, eccome.
No, questi qui sono quelli della bilancia dei pagamenti.
Ti ricordi? Quelli che ti volevano mandare all’inferno, nel girone imperialisti, per farti comperare 1.000
cinquecento.
Quelli da cui ti ho salvato io, quando ti ho fatto pregare di nascosto San Francesco.
Beh, insomma, questi qua si sono inventati un’altra cosa.
Per portare a casa nostra più turisti.
E al tempo stesso creare occupazione.
E forse non è proprio tutta una bischerata.
Per cui io la voglio provare comunque.
Però abbiamo bisogno del vostro aiuto.
Adesso ti spiego.
La prendo un po’ larga, ma vedrai che c’è un motivo.
Ho letto che avete avuto un problema di intercettazioni dall’estero.
Che erano tracciati un sacco di tedeschi. Anche gente importante, politici e così via.
E ho letto che avete anche mandato via uno della Cia. O forse Nsa, non ricordo bene.
Grande !
Qua da noi non riusciamo a mandare via nemmeno qualcuno dei ristoranti McDonalds per far posto a qualche
pizzeria, e voi addirittura la Cia !
Come dici ? Era per finta? Era solo per mettere tranquilli i tuoi 80 milioni di ragazzi ?
Ma dai! Angela: ma sei proprio diabolica! Ma non ci credo!
Però senti Angela, c’è comunque qualcosa che non quadra.
Io non capisco bene: voi cacciate la Cia, ma noi ci dobbiamo tenere la Vodafone ?
Come: vuoi sapere cosa c’entra?
Ma se hanno detto che c’erano intercettazione su 600.000 italiani.
Dici che non è un tuo problema ?
Ma come: ma l’Europa, che tra l’altro ci deve proteggere, non sei tu?
Ah. Tu li conosci tutti e ti hanno detto che era appunto per proteggerci.
Da noi stessi.
Per essere sicuri che non facessimo stronzate.
Capisco.
Mmhh.
Senti Angela, non è che mi hai proprio convinto.
Se continui a fare la cattiva, io però non potrò essere sempre qui a salvarti.
Lo sai che rischi di nuovo di andare all’inferno? Anche se fossi solo complice, sempre là si finisce.
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Questa volta nel girone dei “grandi fratelli”.
No, non puoi andarci con la Golf. Nemmeno con le cinquecento.
Ci si va a piedi, oppure onda su onda, via etere.
E’ un posto dove per ogni intercettazione che fai o di cui sai, ti tocca ascoltare altre 1.000 conversazioni piene
di stronzate in italiano, per lo più sui mondiali di calcio del 1982 e sulla nostra politica.
E’ un posto dove ti mandano le orecchie in overflow.
E se poi riuscirai mai a uscire, parlerai solo italiano.
Eh! La fai facile tu :“Nein! Nein! Nein!” un paio di ciufoli.
Se non ti aiuto io ti ritroverai a Bonn a canticchiare “jamme, jamme, ‘ncoppa jamme ja”
Che se qualcuno ti sente, ti prendono e ti es-migrano in provincia di Caserta.
No, non nella reggia.
Quella…..abbiamo dei problemi di agibilità.
Cosa vuol dire “non capisco agibilità” ?
Ti hanno detto che la tengono in uso alcune bande di camorristi per organizzarci dei rave dove spacciano ogni
droga esistente in quantità industriale?
Mmhh
Dici meno male, perchè ti piace di più Potsdam che è già tutta pulita, pure con i letti pronti ?
Perché non sai ancora dove ti mandano.
Sempre roba regale.
Un paese da Principe.
Casale di Principe, sai, dai Casalesi.
Eh! Sempre a farla facile, tu.
Sempre questo:“ Nein! Nein! Nein!”
Mica è sempre tutto così facile, sai ?
Non è mica sempre che tu dai ordini e gli altri eseguono.
Ma meno male che ci sono io.
Come dici ? No, di cognome io non faccio Contrappasso.
Semmai, io sono quello che ti salva dal contrappasso.
Questa è buona. Idea, non battuta.
Senti, Angela, l’idea è questa qua.
Oltre alla convenzione di cui ti ringraziamo tanto, dovresti chiedere alla Vodafone di darci ufficialmente le
mailing list di tutti i suoi clienti tedeschi.
Sai, secondo me danno più retta a te che non a me.
Potrai presentare la cosa ai tuoi 80 milioni di ragazzi come una nuova forma di cooperazione internazionale per
lo sviluppo.
Così fai pure bella figura. E senza nemmeno mentire, perché è vero.
Come? Cosa ci facciamo?
No, non gli mandiamo le foto di Balottelli.
No, neanche quelle delle tette della Ferilli.
No, è una roba seria.
Gli mandiamo dei consigli per gli acquisti di servizi turistici.
Si, Angela. Tutta roba vera.
No, non è per farci dare a tradimento i dati delle carte di credito.
Dici che noi italiani siamo malandrini ?
Si, ma questa è tutta vera. Garantisce Herr Collodi.
Ma no, Angela. Si, Collodi è quello di Pinocchio, ma non ti incazzare: stavo solo scherzando !
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Lo sai come siamo noi italiani, ci piace ridere e scherzare, sempre con ‘a pizza, ‘o sole, ‘o mandolino e ‘a
tarantella.
Insomma l’idea è la seguente.
E secondo me potrebbe essere buona.
Se funziona, poi potresti aiutarci a replicarla in altri paesi.
Tu ci fai mandare le liste.
E in cambio noi non troviamo difetti di fabbrica strutturali delle tue Golf che ti obblighino al richiamo.
Che mi sembra già un bell’affare.
Dopodichè noi creiamo uno o più “sell-center”, proprio sul modello dei “call-center” della Vodafone, ma con
dentro tanti giovani italiani istruiti e disoccupati, i quali inviano mail e telefonano ai nomi delle liste
proponendo vacanze in Italia, illustrandone i pregi, mandando foto e informazioni e infine accettando
prenotazioni.
O qualcosa del genere, in maniera che il loro lavoro sia tracciabile e quindi remunerabile.
Con una differenza, rispetto ai call-center robotizzati.
Noi con le persone ci sappiamo fare.
Per cui confido che quando ci parleremo non sembrerà di parlare con il bancomat.
In teoria i ragazzi potrebbero anche lavorare a distanza rispetto al teorico “sell center”. Da casa ad esempio.
E potrebbero essere “regionalizzati” in modo da offrire un servizio “di prossimità”.
Voglio dire che promuoverebbero cose della loro regione, che quindi conoscono bene.
Per ogni pacchetto da 1.500 euro che vendono, loro prendono il 10% e tu, come Stato tedesco, altrettanto.
Si ti prometto che li trattiamo bene, i tuoi compatrioti.
No, non li freghiamo.
E gli proponiamo dei bei posti.
Giuro che non gli facciamo nemmeno trovare la “Gondoleta modello Golf”.
Addirittura questi ragazzi dei sell-centers, questa generazione di neo-sellers, potrebbero configurarsi come delle
specie di personal trainers dei turisti.
La Vodafone potrebbe dare ai suoi clienti che si trovano in Italia la possibilità di telefonare o mandare mail
gratuitamente al loro personal trainer per chiedere informazioni o suggerimenti, ma anche solo per esternare
pareri, opinioni e così via.
In cambio i sellers riceverebbero una integrazione alle provvigioni iniziali. Questa integrazione potrebbe
addirittura pagargliela Vodafone, così offre un servizio in più ai vostri tedeschi (Matteo pensa: io ci provo, che
mi costa).
Se poi volessimo proprio esagerare, e se tutto funzionasse, questi trainer potrebbero anche proporre prodotti
Made in Italy, ad esempio formaggi, salumi o anche vestiti. E anch’essi regionalizzati in base ai territori di
vacanza.
E sempre se tutto funziona, poi potremmo replicare il modello con altri paesi.
Pensa: se tu ci dessi una mano, “sponsorizzandoci” e dicendo che funziona, e ci riuscissimo con la Cina,
risolveremmo tutti i problemi di bilancio e tu dormiresti più tranquilla.
Come dici ? Ti sembra una bella idea ?
Ma è fantastico !
Si però dici che non mi devo allargare ?
Non è che puoi chiedere a Vodafone di pagare tutto? L’integrazione remunerativa ai ragazzi dobbiamo vedere
chi la paga?
Vabbè, se po’ fa’ lo stesso, credo. (Mannaggia, mi ha sgamato, pensa Matteo)
Vuoi sapere come facciamo a convincere i nostri sindacati a trasformare le nostri giovani fervide menti di
domani, da dipendenti con il posto fisso, in piazzisti porta a porta professionisti del precariato ?
Beh, Angela, guardala in un altro modo.
Meglio precari che morituri.
O meglio precariato che emigrato.
Secondo me lo capiscono anche i sindacati.
Pag. 139/253
Si tratta di creare ex-novo un nuovo settore.
E l’iniziativa sarebbe rivolta solo ai disoccupati, per cui tutto quello che arriva in più sarebbe incrementale.
Vuoi sapere dove mettiamo tutti quanti i tuoi turisti?
Beh, questo è facile.
Pare che noi abbiamo 2,25 milioni di posti letto, solo contando quelli in alberghi.
Aggiungendo altre strutture varie, si arriva a un totale di circa 4,5 milioni di posti letti.
4,5 milioni x 365 giorni vuol dire un potenziale teorico di 1.642.500.000 (1,6 miliardi) di “giorni letto”.
Oggi noi riceviamo 10 milioni di tedeschi, su un totale di 104 milioni di arrivi (stranieri e italiani = 49% vs
55%).
Con una media di presenze pari a 3,6 giorni, vuol dire che tra tutti, italiani e stranieri, occupiamo 374.000.000
“giorni letto” circa. Pari al 23% del potenziale totale di 1,64 miliardi.
A parte tutte le analisi e ragionamenti, anche “quelli delle Golf “ confermano il dato, prendendo a riferimento i
numeri Istat relativi ai soli alberghi.
Il fatto è che anche riferendosi solo a quei 2,25 milioni di posti letto in alberghi e simili, su base 12 mesi, ne
usiamo solo il 30 %.
Di cui il 13 % per gli stranieri.
In sintesi, sia guardando i dati totali che quelli dei soli alberghi, direi che siamo lontanissimi dall’overbooking.
Anche se è chiaro che i mesi più scoperti sono quelli autunnali e invernali.
In più pare che voi tedeschi facciate vacanze scaglionate nel tempo, quindi potreste aiutarci a occupare i vuoti.
Presidiare gli spazi.
Tra l’altro puoi già caricare la macchina sul treno, saltare le Alpi, e ritrovarti in Italia in un batter d’occhi.
E potrai farlo sempre più in fretta http://it.wikipedia.org/wiki/AlpTransit AlpTransit è un progetto svizzero di
alta velocità ferroviaria in corso di realizzazione, lungo gli assi del San Gottardo e del Lötschberg. Esso ha per
obiettivo la costruzione di un tratto ferroviario sotterraneo nord-sud attraverso le Alpi, suddiviso in tunnel di
base scavati diverse centinaia di metri al di sotto di quelli attuali. Con la costruzione della nuova trasversale
ferroviaria alpina (NTFA) nasce un collegamento ferroviario rapido ed efficiente.
Come dici ?
Vuoi sapere se sul treno ci stanno anche le Golf ?
Si, certo. Le Golf è ovvio che ci stanno.
Sono le cinquecento che non possono salirci sopra, perché sono troppo piccole e leggere, di lamiera ultrasottile,
e con il vento volano via.
Bonus paradiso
Ah, Angela. Sei brava, l’inferno te l’ho fatto scampare due volte. E son contento.
Ma se ci aiuti davvero voglio farti guadagnare un po’ di “punti paradiso”.
Quando avremmo occupato tutti i 2,25 milioni di posti letto alberghi, e poi gli altri, potremmo passare al piano
B.
Ho pensato che potremo iniziare la campagna di selling anche nei confronti dei turisti che si muovono in
Camper.
Sempre sul treno, o per strada normale, potrai mandarci chi vuoi con un bollino speciale che identifichi gli
aderenti al progetto.
E potremmo riservarti spazi e servizi dedicati solo ai Camper del progetto, che tu farai costruire apposta dalla
tua amata Volkswagen.
E indovina un po’ come li potrai chiamare?
Li potrai chiamare Camper Golf !
Così, assecondando le naturali predisposizioni, ognuno avrà la sua specializzazione.
A voi tedeschi la grande industria, in primis quella automobilistica.
E a noi italiani pizze e gelati.
Vedrai che se ognuno si specializza su cosa sa o può fare al meglio, anche l’Europa funzionerà meglio.
Come dici ? Cosa ce ne faremo delle nostre estinguende cinquecento ?
Pag. 140/253
Scusa Angela, c’è una parola che non ho capito.
Cosa vuol dire “cinquecento”?
Ps: Matteo pensa che ha esagerato e fa: “scherzavo, qualche cinquecento in Italia, se qualcuno se la compra, la
possiamo anche continuare a vendere”.
-------------------------------------------------ALLEGATI
http://www.ontit.it/opencms/opencms/ont/it/stampa/in_evidenza/Contributo_economico_turismo_PIL_2013
L’industria turistica italiana conferma, nel 2013, il suo ruolo di importante motore dell’economia del Paese, nonostante la
sua forza propulsiva abbia accusato un calo rispetto all’anno precedente. Il 2014 dovrebbe comunque essere un anno di
crescita, che riporterà il PIL turistico al di sopra dei livelli del 2012. Questo è quanto emerge dalla lettura dell’ultimo
report sull’impatto economico del settore viaggi e turismo nel mondo e nei singoli paesi, prodotto dal World Travel and
Tourism Council.
In cifre, il contributo totale del turismo all’economia italiana nel 2013 è stato pari a 159,6 miliardi di euro, pari al 10,3%
del PIL. Rispetto al 2012, si configura una live flessione (-1,6%), ma le previsioni per il 2014 indicano un ritorno alla
crescita, grazie a un incremento del 2,1% che dovrebbe portare il valore economico del settore a 163 miliardi di euro.
L’impatto economico del turismo si riflette in maniera rilevante sul mondo del lavoro, con oltre 2,6 milioni di posti
direttamente e indirettamente generati nel 2013, pari all’11,6% dell’occupazione totale del Paese. Sempre secondo il
WTTC, il numero di occupati dovrebbe crescere dell’1,3% nel 2014.
Il valore dell’industria turistica per l’economia italiana è superiore alla media mondiale ed europea. Nel 2013, infatti, il
turismo ha registrato un contributo al PIL del 9,5% e ha generato l’8,9% dei posti di lavoro a livello globale; nello stesso
anno, in Europa, il turismo rappresentava l’8,7% del PIL e l’8,5% dei posti di lavoro. Ciononostante, i nostri livelli di
crescita non sono al passo con i trend più generali: le previsioni WTTC indicano una crescita del 4,3% del contributo al
PIL dell’industria turistica mondiale e del 2,9% per l’industria turistica europea nell’anno 2014; in termini di
occupazione, l’incremento sarà del 2,5% nel mondo e dell’1,6% in Europa.
2014 07 23 www.travelnostop.com - Bankitalia : il turismo non giova come dovrebbe al Pil
Il turismo garantisce da sempre un attivo nella bilancia dei pagamenti ma negli ultimi 15 anni non ha contribuito come
potrebbe alla crescita del Pil a causa del decremento della spesa degli ospiti stranieri e di una sostanziale tenuta di quella
degli italiani all'estero. L’Italia, inoltre, non riesce a sfruttare appieno l'enorme potenzialità del Meridione e continua a
scendere nella classifica delle mete preferite del turismo internazionale. E' la fotografia scattata in un occasional paper sul
turismo internazionale (1997-2012) dalla Banca d'Italia. Tra il 1997 e il 2012 il turismo internazionale ha sempre generato
un avanzo nella bilancia dei pagamenti dell'Italia. Tuttavia il surplus turistico è sceso dall'1,1 allo 0,6% del Pil, soprattutto
a causa del calo in termini reali della spesa degli stranieri in Italia, mentre la spesa degli italiani all'estero è rimasta
sostanzialmente invariata in rapporto al prodotto.
La Germania che da sempre fa la parte del leone tra le nazionalità dei turisti resta il riferimento per quanto riguarda i
numeri ma con un progressivo calo nelle presenze (dai 15,8 milioni del '97 agli 11,7 milioni del 2012), nella spesa (dai
6,5 miliardi di euro ai 5,3), nella lunghezza del soggiorno (da poco più di 8 a circa 6 giorni).Nel periodo considerato,
invece, sono cresciuti i turisti britannici (da 1,8 a 3,66 milioni) e statunitensi (da 1,8 a 3,07 mln), gli spagnoli (da 0.9 a 2,6
mln), poi i russi (da 0,2 a 1,05 mln) e soprattutto i cittadini extraeuropei (da 9,4 a 17,6 mln).
Tra le mete preferite degli italiani, un po’ per la sua vicinanza e per i tanti motivi d'attrazione, la Francia resta il Paese
preferito, che Oltralpe lasciano il 10% della spesa totale all'estero e trascorrono i periodi di soggiorno più lunghi. In
termini di spesa, la Francia ha anche superato gli Usa, mentre continua la crescita della Spagna, ora terza. In forte salita
l'Egitto e, in percentuale, la Cina.
Lo studio per macroregioni mostra che nel periodo considerato il Nord-est, dopo aver sofferto come le altre aree per la
crisi del 2008-2009, dal 2010 ha ripreso ad attrarre il turismo internazionale, raggiungendo nel 2012 quota 111 (fatta 100
la media nazionale), mentre Nord-Ovest e Centro sono attorno a 100 e invece il Sud e le isole sono fermi al 95. Voli lowcost, aumento e miglioramento dell'offerta turistica non sono evidentemente bastati.
Nelle conclusioni dello studio, si rileva che l'Italia deve adottare campagne promozionali più efficaci per intercettare i
flussi turistici internazionali, dedicandosi specialmente a quei mercati 'distanti' sia geograficamente, sia culturalmente,
come l'India o la Cina, ma dalle grandi potenzialità.
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2014 07 20 - Ricordi d’estate – Claudio Aroldi - Copyright Rari Eventi
L’estate è sempre stata la mia stagione preferita.
Deve essere questione di cellule, cantava Battisti.
Nel senso che ce la devo avere nei geni.
Questione di sole, credo.
Il mio ricordo d’estate più bello è postumo.
E’ di una estate retard.
Non sono ai tropici,
son sempre in medio terrarum.
In Basilicata per la precisione.
Ma pare storia di un altro emisfero.
Caldo australe, seppur boreale.
Colori più nitidi.
Mare solo un po’ più freddo.
Turisti scomparsi.
E una sola barca sul panno blu.
Giornate tutte uguali.
Lunghi bordi in quel golfo.
Alla traina, a pescare.
Per potere mangiare.
L’unica pesca che si può tollerare.
Quella per la catena alimentare.
Quella uno ad uno.
Pur se con il trucco di un’esca,
morti per volta, soltanto uno.
E fu così che navigando navigando
un giorno mi fermai in un’ansa.
Per buttarmi nel mare.
Sensazione incredibile.
Fusione fredda
tra mare ed uomo.
Solo spazio.
Niente tempo.
Un mare privato,
a me riservato.
È il 24 del mese.
Non un mese qualunque.
Non un 24 qualunque.
E’ il 24 dicembre.
E’ natale.
E io riemergo neonato
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17 2014 08 26 – SISTEMA ITALIA. LA TRILOGIA PIL OCCUPAZIONE INVESTIMENTI. 1° = PIL
Honi soit qui mal y pense
Me lo ripeteva sempre mia madre.
Evidentemente l’innesto ideativo ha funzionato.
Letteralmente vuol dire “sia svergognato colui che pensa male”, o qualcosa del genere.
Ma è anche un motto per così dire “settario” che proprio per questo non mi piace.
http://en.wikipedia.org/wiki/Honi_soit_qui_mal_y_pense
http://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_della_Giarrettiera
Ma il punto è che si deve fare qualsiasi cosa possibile per evolvere l’attuale status quo.
In primo luogo diffondere la conoscenza, anche svergognando chi cerca di fare il contrario.
Nello specifico, mi sono davvero stufato di sentire proclami incompetenti su quello che deve fare l’Italia.
Chiusa per ora la prima parte dei conti dello Stato, passiamo quindi a qualche breve considerazione sul sistema
paese.
Vedrete che per capire cosa succede e raffrontarlo con quello che raccontano, non ci vuole ne un genio ne
sofisticati modelli matematico-econometrici.
Bastano le solite poche tabelle. Che per altro bisogna assemblare.
La strumentale propaganda mediatica e l’orizzonte temporale del piano strategico
E’ davvero molto semplice.
Facciamo un piccolo ripasso di matematica di base. Con la “scala” sotto riportata che è utile tenere visivamente
a mente proprio per fare i conti velocemente. Per prendere confidenza con gli ordini di grandezza.
100,0% PIL
=
1.500,0
10,0 % PIL
=
150,0
1,0% PIL
=
15,0
0,1% PIL
=
1,5
L’ultima riga indica quanto pesa uno 0,1% del Pil. 1,5 miliardi di euro. E questo dato è su base annua.
Il che vuol dire 0,125 miliardi su base mensile (1,5/12)
Che moltiplicato per 3 mesi (un trimestre = 3 mesi) = 0,375 miliardi di euro su 1.500,000.
Se così non fosse ancora lampante, facciamo il confronto in colonna che fa vedere bene gli ordini di grandezza.
Come alle primarie. Le scuole, non le elezioni.
375.000.000
1.500.000.000.000
Ha ragione chi dice che tra + 0,2 % e -0,2% non cambia nulla. E’ un aggiustamento, un arrotondamento, un
imprevisto, anche se di 750 milioni.
Questo se si ha bene in mente che si deve riorganizzare strutturalmente l’Italia.
E’ davvero un turn-around, una ristrutturazione strategica profonda, l’unica speranza che abbiamo.
Per questo continuo a parlare di piano strategico, composto da tante parti che singolarmente non risolvono
nulla.
Non è un problema di revisione di spesa. Questa è solo uno dei tasselli.
Ma si deve ricordare, e soprattutto spiegare, che per fare questo e ottenere risultati ci vogliono anni. 1.000
giorni, ad esempio.
Certo 375 o 750 milioni sono tanti soldi, ma chi butta benzina sul fuoco dovrebbe essere svergognato
pubblicamente, appunto.
Perchè dirò di più. Chi lo fa, lo fa con manipolatoria psicologia da alimentazione di frustrazione, invidia. Vuole
che pensiamo qualcosa del tipo “se li saranno rubati” o “ne voglio una fetta anche io”.
Davvero una logica da eminenza grigia di massa obsoleta, direi infantile.
Un divide et impera in via di estinzione.
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Psicologia di massa: la manipolazione elettorale.
Se volete sapere cosa fanno e perché lo fanno, farò un esempio.
Reddito minimo
Premetto che secondo me questa è una iniziativa che può avere senso ma andrebbe comunque legata ad una
attività reale.
Una delle funzioni di utilità comune del lavoro come lo conosciamo oggi, è anche quella di aggregare e creare
unitarietà sociale. Non per nulla in azienda si parla spesso di “fare squadra”.
Per evitare che il reddito minimo diventi una disgregante forma di elemosina si dovrebbe legarla almeno ad
attività di volontariato di qualsiasi tipo. Non dovrebbe essere a fondo perduto. Credo che ci siano già dei casi o
ragionamenti in tal senso
In ogni caso ho sentito qualche giorno fa un dibattito in televisione sul tema.
3 partiti, 3 proposte.
Una da 500 euro al mese e due da 600, mi pare.
Con alcune sfumature.
Del tutto irrilevanti per chi di quei 500/600 euro ha bisogno davvero.
Le 3 proposte costano 6,8, 7, 7,2 miliardi.
Sintetizzando : sono identiche.
Eppure non si mettono d’accordo.
E sapete perche?
Perché aspettano di giocarsele per la manipolazione da campagna elettorale.
Ebbene: sempre ricchioni con il culo degli altri.
Politica industriale e politica sistemica.
Tanti ne parlano.
Il problema è rilanciare l’industria, dicono.
Lo dirò in termini più chiari possibili.
Chiunque dica che la chiave è la politica industriale non ha capito niente. E’ davvero un uomo del ‘900.
Gli italiani farebbero meglio a licenziarlo istantaneamente.
Ma ho il sospetto che non sia un caso.
Ho il sospetto che tanta enfasi sulla politica industriale sia perché nell’industria ci lavorano gli operai.
Quelli che votano e partecipano.
Quelli che si vedono per strada a protestare.
Quelli che ancora ci credono. Probabilmente perché ne hanno bisogno.
Sono veri, sapete. Anche se li vedete in televisione non sono un prodotto di animazione cinematografica.
Non sono una fiction.
E sarebbe onesto non prenderli in giro.
L’industria come qualcuno ancora la vede oggi ha davvero poco futuro. Come amo ripetere, o si investe e si fa
innovazione, oppure ha davvero le gambe corte.
E tutto ciò senza tenere conto di dove va il mondo.
Se si punta solo sull’industria siamo già morti.
Ci vuole una politica sistemica sistematica, non industriale.
Ma questo, gli operai lo sanno bene.
Macroeconomia classica e Microeconomia Adattiva Complessa
La vera chiave per me è sempre la stessa: tanti interventi mirati relativamente piccoli, in tutte le branche
sistemiche.
Tra queste certamente si deve anche cercare di rilanciare l’industria, ma tenendo presente che “industria” è un
termine generalista che racchiude una moltitudine di realtà e settori con le loro specificità.
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E che comunque è oramai marginale sul totale della nostra economia (nel 2011 pesava per il 25% sul PIL).
Adesso cerco di dimostrarlo.
Già partire dall’idea che esistano i tre macrogruppi settoriali tradizionali e’ sbagliato. Agricoltura, Industria e
Servizi sono raggruppamenti che non hanno più nessun senso.
Esistono più di 60 Branche di Attività (NACE Rev.2), che compongono il nostro PIL.
E basta scorrere la tabella seguente per rendersi conto delle specificità. Ognuna è un microcosmo con le sue
esigenze.
Una ha bisogno di risorse finanziarie, una ha bisogno di risparmio (ad esempio la finanza), una è in eccesso di
occupazione (ad esempio il pubblico), una ha bisogno di ricerca (ad esempio parte dell’industria), una di
investimenti tecnici per fare efficienza (ad esempio il manifatturiero), una di maggior esportazioni, una di
maggiori reti di vendita (ad esempio il turismo), una di più lavoratori (ad esempio l’agricoltura) e così via.
Forse non è ancora chiaro, ma io non credo molto nella macroeconomia come la intendiamo oggi.
Quella dei macroaggregati classici : consumi, investimenti, risparmi, tassi di interesse, cambi, imposte.
Aveva un senso nel ‘900 appunto. E questo per un motivo banale: il mondo era molto più semplice. Due
modelli alternativi, pochi prodotti, bisogni standardizzati e meno stratificati, persone più semplici e altro.
Oggi mi piace piuttosto pensare a una sommatoria di tanti sistemi microeconomici. E non credo di sbagliare.
La chiamai già tempo fa Microeconomia Adattiva Complessa. E quello che provai a costruire era un prototipo.
Un pilota.
Replicabile n volte, in modo da costituire un elemento di base per un evoluzione del sistema che fosse frattale.
(Un frattale è un oggetto geometrico dotato di omotetia interna: si ripete nella sua forma allo stesso modo su
scale diverse, e dunque ingrandendo una qualunque sua parte si ottiene una figura simile all'originale http://it.wikipedia.org/wiki/Frattale. Consiglio : guardare le figure )
Snapshot sul sistema Italia
Tornando alla tabella, cerchiamo di iniziare a capire come è fatto il nostro PIL. Che vuol dire il nostro sistema
Italia.
La parte superiore riporta dei raggruppamenti delle oltre 60 branche in base a dei criteri “personali”. Sono 16.
Tra questi, ad esempio, classifico come industria pesante le seguenti 10 branche. La farmaceutica ad esempio,
non è pesante, ma come dicevo i raggruppamenti lasciano il tempo che trovano.
Attività metallurgiche
Fabbricazione di altri mezzi di trasporto
Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
Fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature
Industria estrattiva
Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici
Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio
Fabbricazione di prodotti chimici
Non riporto i dati di tendenza dei 12 anni analizzati, fondamentalmente perché non ci interessa, nella situazione
ad oggi. Sono riassunti nel piccolo grafico. I dati si fermano al 2011, ultimo anno completo nei dati Istat.
Riporto e osservo invece quanto segue.
Colonna A
:
PIL nominale anno 2000
Colonna B
:
PIL nominale Anno 2011
Colonna C
:
Peso percentuale sul totale PIL nel 2011. È in questa colonna che dopo il totale sono
sommati i settori industriali, in rosso. Pesano per il 24,9 % .
Colonna D
: Incremento percentuale sui 12 anni.
Colonna E
: Incremento percentuale medio anno. Questo è un dato interessante. Nonostante il crollo
2008/2009 (Da 1.417.500 a 1.368.574 euro di PIL, sui 12 anni), il sistema è cresciuto in
media del l’2,7 % a valori nominali.
Pag. 145/253
Colonna F
Colonna G
Colonna H
: Produzione lorda, al lordo dei consumi intermedi (vedere corsivo seguente)
: PIL o Valore aggiunto
: PIL/Produzione. E’ un indicatore interessante di marginalità, o di redditività, in primis del
lavoro perché più alta è più indica processi a bassa incidenza di consumi intermedi.
Nella contabilità nazionale e in economia aziendale i consumi intermedi sono il valore dei beni e servizi
consumati o trasformati dai produttori durante il processo produttivo.
Si considerano i soli beni che entrano una volta soltanto nel processo produttivo (come le materie prime e i
semilavorati), per essere consumati (si pensi all'energia elettrica), o trasformati (si pensi alla farina
trasformata in pane); sono, invece, esclusi dalla definizione i beni capitali - il cui consumo è rappresentato
dall'ammortamento - intendendosi per beni capitali quelli che entrano più volte nel processo di produzione
(come gli impianti e gli edifici).
I consumi intermedi possono essere calcolati per una singola impresa o, come aggregato, per un intero settore
o per l'intero sistema economico. Sottraendo i consumi intermedi dal valore della produzione si ottiene il
valore aggiunto o, a livello di sistema economico, il prodotto interno lordo (PIL).
La crescita non è un dogma e i consumi sono una partita di giro.
Riprendendo quanto detto, il fatto che siamo cresciuti in media del 2,7% nonostante le varie crisi, nonostante
un generale immobilismo politico, nonostante l’assenza di investimenti, ha del miracoloso.
L’Italia regge.
Non bisogna farsi fuorviare da chi dice che il dato non tiene conto dell’inflazione. E’ vero, ma più o meno
l’inflazione bilancia la crescita nominale.
E comunque i comparti che abbassano la media al 2,7% sono proprio quelli industriali, che segnano + 1,5%.
Il vero punto che nessuno osa menzionare è che crescere non è mica obbligatoriamente scontato.
Quello che è successo tra 2008 e 2009 poteva essere molto peggio.
E poteva andare molto peggio in generale.
E anche per il futuro vale lo stesso discorso.
Secondo me il fatto di avere ancora 1,5 miliardi di PIL, invece di 1,1 del 2000, è segno di forza e resistenza del
sistema.
Ma bisogna anche prevedere la necessità di governare un trend di decrescita dei comparti come sono fatti oggi.
Ho già detto che tanta enfasi sul rilancio di consumi per me è fuorviante.
Abbassare le tasse per stimolare i consumi, a parte che probabilmente non funzionerà (ho già parlato di
evanescenza del “fiscal miracle”), per me è solo una partita di giro.
Un travaso da un macroaggreagato a un altro che non produce e non distrugge ricchezza, ma semplicemente la
trasferisce.
Purtroppo, molto verosimilmente, a chi è già ricco che come noto tenderà ad appropriarsi del plusvalore.
Una notazione particolare sulla ricerca
E’ vergognoso.
Non mi interessa nulla il confronto con altri paesi. E consiglio a tutti di non farlo. Tanto staranno quasi tutti
meglio di noi.
Ma 7,5 miliardi sono lo 0,5% sul PIL.
Per fare riflettere faccio un riferimento ad una dimensione familiare.
In una giornata ci sono 24 ore. 1.440 minuti.
0,5% vorrebbe dire che si passano solo 7 minuti al giorno a pensare a come arrabattarsi per il futuro.
Mi chiedo chi si riconosca in questo dato.
Certo si obietterà che la ricerca è delegata alle imprese.
Ma quella diventa fonte di reddito e non patrimonio collettivo.
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Kit di idee di primo soccorso
Queste che seguono sono idee già circostanziate ed espresse (Blog Claudio Aroldi) , che secondo me, possono
aiutare in pochissimo tempo ad avviare il turn-around, in alcuni casi aiutando milioni di persone.
1. Migranti in campagna. (Ho sentito di un progetto per fare ortaggi in Basilicata, mai partito perché sono
spariti i soldi per l’irrigazione. E’ la direzione giusta, ma con tanti migranti).
2. Tweet law : confisca immediata
3. Taglie su evasori
4. Legalizzazione e tassazione del sommerso. Prostituzione e droghe leggere, per cominciare
5. Patrimoniale off-shore e progressiva in-shore
6. Convenzioni statali per il turismo
7. Sell centers con disoccupati per turismo e made in Italy
Conservarsele per la campagna elettorale non va bene.
Rilasciarli gradualmente per utilità personale, non è cosa buona e giusta.
Aggiungo oggi il microcredito
Volevo metterlo nel capitoletto “investimenti” del piano strategico o di questa trilogia in fieri.
Invece lo inserisco qui proprio come intervento di primo soccorso facilmente attuabile e non caro
finanziariamente.
E proprio per non “conservarmi” l’idea.
Se alloco un miliardo su strutture già esistenti perché facciano microcredito o microequity, e se assumo prestiti
o finanziamenti di taglio piccolo, ad esempio 1.000 euro, in tutta Italia si fa un salto di scala enorme.
Fate il conto: a 1.000 euro a persona, ne aiutereste 1 milione.
In più non sono finanziamenti a fondo perduto, perché chi riceve il prestito poi rimborsa, così si rifinanzia
qualcun altro.
E’ una misura, un pagamento, strutturale.
Le strutture locali operative esistono già : sono i MAG. Il che vuol dire che è tutto già pronto.
Ed è importante perché il presupposto per cui funziona il microcredito è proprio essere radicati nel territorio.
Mi ricorda un po’ le parrocchie, che tra l’altro a volte il microcredito lo fanno già (almeno quella di mia figlia).
E si risolvono davvero un sacco di problemi quotidiani. Qualche esempio: http://www.magverona.it/sportellodi-microcredito/casi-di-microcredito-finanziati.
I commenti sono sempre commoventi.
Per concludere
Tempo fa avevo scritto che alcune cose, in particolare musiche e film passati, erano per me come delle specie di
cyber briciole di pollicino.
Un po’ come dei sassolini lasciati indietro per ritrovare la mia strada. Il che voleva dire ricostruire, o riattivare,
la mia memoria.
Quando oggi mi è venuta in mente la Microeconomia adattiva complessa e il microcredito o microequity, che
sono cose che ho fatto personalmente in passato investendo soldi e lavoro, ho capito che dalle cyber briciole,
utili a cercare l’inizio della strada, siamo passati alla fase filo di Arianna.
La strada adesso l’ho imboccata, si tratta di seguire il filo.
Ma c’è anche un altro modo di vedere la cosa.
Sempre di un filo si tratta, ma invece di essere quello che mi porterà a casa può anche essere che a casa io ci sia
già e che adesso stia recuperando il mio filo da pesca, per pescare tutto quello che ho fatto, visto, imparato e
metterlo al servizio del bene comune.
In modo da cercare di non essere mai svergognato pubblicamente.
Finchè un giorno tutti sapranno che vale più l’energia positiva di quella negativa e allora il motto diventerà :
Holy soit qui bien y pense
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Somma di
2000
Somma di
2011
% su totale
2011
Incremento
12 anni
E
F
G
PIL/Gross
D
Net 2011
C
Gross 2011
B
Prezzo medio
A
H
5,1% 345.130 270.949
3,6% 338.019 239.228
1,2% 313.636 151.512
0,4% 475.110
97.758
3,7% 175.547
95.128
1,3% 311.537
90.735
4,5% 213.952
84.502
2,0% 146.490
83.527
2,9% 202.252
78.368
2,7% 126.558
60.344
3,3%
92.931
47.271
2,8% 129.054
28.639
-0,5%
52.426
28.156
1,1% 123.163
25.213
-0,8% 103.866
24.585
3,3%
11.676
7.537
2,7% 3.161.347 1.413.451
1,5% 1.356.682 351.432
79%
71%
48%
21%
54%
29%
39%
57%
39%
48%
51%
22%
54%
20%
24%
65%
45%
26%
Dati
Servizi Pubblici
Tipo
Servizi finanziari
Servizi Pubblici
Servizi commercio
Industria pesante
Servizi Altri
Industria leggera
Industria costruzioni
Servizi consulenze
Servizi Logistica
Servizi Turismo
Servizi tlc e inform
Industria utilitie
Agricoltura
Industria alimentare
Industria leggera tessile
Servizi R%D
Totale complessivo
Industria
D
E
F
G
PIL/Gross
C
Net 2011
B
Gross 2011
A
Prezzo medio
Industria costruzion
i
Servizi consulenz
e
Incremento
12 anni
Industria leggera
% su totale
2011
Servizi Altri
168.251
270.949 19,2% 61%
167.342
239.228 16,9% 43%
132.448
151.512 10,7% 14%
93.137
97.758
6,9%
5%
65.902
95.128
6,7% 44%
78.183
90.735
6,4% 16%
54.715
84.502
6,0% 54%
67.141
83.527
5,9% 24%
57.957
78.368
5,5% 35%
45.458
60.344
4,3% 33%
33.852
47.271
3,3% 40%
21.530
28.639
2,0% 33%
30.036
28.156
2,0% -6%
22.271
25.213
1,8% 13%
27.272
24.585
1,7% -10%
5.395
7.537
0,5% 40%
1.070.891 1.413.451 100,0% 32%
297.109
351.432
24,9% #####
Somma di
2011
Servizi commerci
o
Industria pesante
Somma di
2000
Servizi finanziari
H
297% 24,7%
19.444
6.987
74%
6,2%
20.860
11.617
41%
3,4%
90.226
60.363
58%
4,8%
85.669
69.648
68%
5,7% 128.931 122.334
61%
5,1% 345.130 270.949
51%
4,2% 132.202
95.357
23%
1,9%
72.441
62.221
81%
6,8%
21.847
13.472
48%
4,0% 111.529
68.177
43%
3,6% 338.019 239.228
10%
0,8% 107.339
62.199
20%
1,6%
43.468
17.576
17%
1,5% 162.829
71.737
14%
1,2% 313.636 151.512
0%
0,0%
68.226
8.347
-5% -0,4%
22.067
4.836
-6% -0,5%
39.264
11.560
1%
0,1%
41.276
9.242
-6% -0,5%
48.212
8.619
27%
2,3%
96.582
31.132
-6% -0,5%
9.354
5.250
20%
1,7%
27.118
6.813
-32% -2,7%
60.363
2.397
-3% -0,2%
62.648
9.561
5%
0,4% 475.110
97.758
87%
7,3%
19.916
10.446
34%
2,9%
11.278
4.950
27%
2,2%
19.835
10.495
2%
0,2%
11.490
3.754
24%
2,0%
20.883
12.929
74%
6,1%
16.014
16.014
50%
4,2%
11.884
5.654
33%
2,7%
6.679
3.984
-16% -1,4%
5.018
2.811
62%
5,1%
52.550
24.090
44%
3,7% 175.547
95.128
24%
2,0%
44.067
11.376
4%
0,4%
24.207
5.079
20%
1,7%
29.750
9.333
27%
2,2% 115.628
31.852
3%
0,3%
40.867
12.301
30%
2,5%
25.254
10.554
-11% -0,9%
14.396
5.115
-7% -0,6%
17.368
5.125
16%
1,3% 311.537
90.735
54%
4,5% 213.952
84.502
54%
4,5% 213.952
84.502
2%
0,2%
23.501
13.708
26%
2,1%
24.511
12.346
23%
2,0%
71.521
47.773
-2% -0,2%
18.873
2.972
210% 17,5%
8.083
6.728
24%
2,0% 146.490
83.527
45%
3,8%
53.219
21.187
-2% -0,1%
7.486
4.916
-12% -1,0%
9.734
2.532
-28% -2,4%
7.400
1.354
44%
3,7% 124.413
48.379
35%
2,9% 202.252
78.368
34%
2,9% 113.899
58.722
-9% -0,7%
12.658
1.622
33%
2,7% 126.558
60.344
53%
4,4%
46.918
24.495
28%
2,3%
46.013
22.776
40%
3,3%
92.931
47.271
20%
1,7%
92.580
17.716
54%
4,5%
29.294
7.793
78%
6,5%
7.180
3.130
33%
2,8% 129.054
28.639
0%
0,0%
2.110
1.283
-7% -0,6%
49.625
26.282
19%
1,6%
691
591
-6% -0,5%
52.426
28.156
13%
1,1% 123.163
25.213
13%
1,1% 123.163
25.213
-10% -0,8% 103.866
24.585
-10% -0,8% 103.866
24.585
40%
3,3%
11.676
7.537
40%
3,3%
11.676
7.537
32%
2,7% 3.161.347 1.413.451
36%
56%
67%
81%
95%
79%
72%
86%
62%
61%
71%
58%
40%
44%
48%
12%
22%
29%
22%
18%
32%
56%
25%
4%
15%
21%
52%
44%
53%
33%
62%
100%
48%
60%
56%
46%
54%
26%
21%
31%
28%
30%
42%
36%
30%
29%
39%
39%
58%
50%
67%
16%
83%
57%
40%
66%
26%
18%
39%
39%
52%
13%
48%
52%
49%
51%
19%
27%
44%
22%
61%
53%
86%
54%
20%
20%
24%
24%
65%
65%
45%
Dati
Tipo
Servizi finanziari
Categoria
Finanza e assicurazioni
Immobiliare
Servizi finanziari Totale
Servizi Pubblici
Branca di attività (NACE Rev.2)
Assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione, escluse le assicur
Attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative
Prestazione di servizi finanziari (ad esclusione di assicurazioni e f
Attività immobiliari
Attività immobiliari: affitti imputati per gli alloggi occupati dai rispe
Difesa e assic. obbli
Istruzione
SSN
Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbliga
Istruzione
Assistenza sociale
Attività dei servizi sanitari
Servizi Pubblici Totale
Servizi commercio
Commercio
Commercio al dettaglio, escluso quello di autoveicoli e di motocic
Commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli
Commercio all’ingrosso, escluso quello di autoveicoli e di motocic
Servizi commercio Totale
Industria pesante
Industria
Attività metallurgiche
Fabbricazione di altri mezzi di trasporto
Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non me
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
Fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezza
Industria estrattiva
Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farma
Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del pe
Fabbricazione di prodotti chimici
Industria estrattiva
Industria farmacia
Industria petrochem
Industria pesante Totale
Servizi Altri
Arte
Editoria
Servizi
Servizi Altri Totale
Industria leggera
Industria leggera Totale
Industria costruzioni
Industria costruzioni Totale
Servizi consulenze
Industria
Industria legno e mofili
Fabbricazione di apparecchiature elettriche
Fabbricazione di carta e di prodotti di carta
Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica
Fabbricazione di macchinari e apparecchiature n.c.a.
Fabbricazione di mobili; altre industrie manifatturiere
Riparazione e installazione di macchine e apparecchiature
Stampa e riproduzione su supporti registrati
Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero, esclusi i mob
Costruzioni
Costruzioni
Consulenza
Altre attività professionali, scientifiche e tecniche, servizi veterina
Attività degli studi di architettura e d’ingegneria; collaudi e analisi
Attività legali e contabilità; attività di sedi centrali; consulenza ges
Pubblicità e ricerche di mercato
Attività di ricerca, selezione, fornitura di personale
Servizi
Servizi consulenze Totale
Servizi Logistica
Attività creative, artistiche e d’intrattenimento; attività di bibliotech
Attività sportive, di intrattenimento e di divertimento
Attività di produzione cinematografica, di video e di programmi te
Attività editoriali
Altre attività di servizi personali
Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per persona
Attività di noleggio e leasing
Attività di organizzazioni associative
Riparazione di computer e di beni per uso personale e per la casa
Servizi di investigazione e vigilanza; attività di servizi per edifici e
Trasporto
Magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti
Servizi postali e attività di corriere
Trasporti marittimi e per vie d’acqua
Trasporto aereo
Trasporto terrestre e trasporto mediante condotte
Alloggi
Servizi
Servizi di alloggio e di ristorazione
Attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e serv
Informatica
Tlc
Programmazione, consulenza informatica e attività connesse; att
Telecomunicazioni
Servizi tlc e inform Totale
Industria utilitie
Industria Altro
Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata
Gestione delle reti fognarie; attività di raccolta, trattamento e sma
Raccolta, trattamento e fornitura di acqua
Industria utilitie Totale
Agricoltura
Agricoltura
Pesca e acquacoltura
Produzioni vegetali e animali, caccia e servizi connessi
Silvicoltura e utilizzo di aree forestali
Industria alimentare
Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco
Industria tessile
Industrie tessili, confezione di articoli di abbigliamento e di articoli
Ricerca
Ricerca scientifica e sviluppo
Servizi Logistica Totale
Servizi Turismo
Servizi Turismo Totale
Servizi tlc e inform
Agricoltura Totale
Industria alimentare
Industria alimentare Totale
Industria leggera tessile
Industria leggera tessile Totale
Servizi R%D
Servizi R%D Totale
Totale complessivo
Pag. 148/253
1.760
6.987
0,5%
6.667
11.617
0,8%
42.851
60.363
4,3%
44.139
69.648
4,9%
72.833
122.334
8,7%
168.251
270.949 19,2%
63.163
95.357
6,7%
50.722
62.221
4,4%
7.426
13.472
1,0%
46.031
68.177
4,8%
167.342
239.228 16,9%
56.681
62.199
4,4%
14.696
17.576
1,2%
61.071
71.737
5,1%
132.448
151.512 10,7%
8.328
8.347
0,6%
5.101
4.836
0,3%
12.286
11.560
0,8%
9.124
9.242
0,7%
9.140
8.619
0,6%
24.489
31.132
2,2%
5.607
5.250
0,4%
5.682
6.813
0,5%
3.548
2.397
0,2%
9.832
9.561
0,7%
93.137
97.758
6,9%
5.580
10.446
0,7%
3.684
4.950
0,4%
8.273
10.495
0,7%
3.685
3.754
0,3%
10.403
12.929
0,9%
9.222
16.014
1,1%
3.769
5.654
0,4%
3.006
3.984
0,3%
3.365
2.811
0,2%
14.914
24.090
1,7%
65.902
95.128
6,7%
9.146
11.376
0,8%
4.874
5.079
0,4%
7.787
9.333
0,7%
25.090
31.852
2,3%
11.917
12.301
0,9%
8.106
10.554
0,7%
5.741
5.115
0,4%
5.522
5.125
0,4%
78.183
90.735
6,4%
54.715
84.502
6,0%
54.715
84.502
6,0%
13.421
13.708
1,0%
9.816
12.346
0,9%
38.708
47.773
3,4%
3.027
2.972
0,2%
2.168
6.728
0,5%
67.141
83.527
5,9%
14.606
21.187
1,5%
5.000
4.916
0,3%
2.888
2.532
0,2%
1.892
1.354
0,1%
33.572
48.379
3,4%
57.957
78.368
5,5%
43.683
58.722
4,2%
1.775
1.622
0,1%
45.458
60.344
4,3%
15.993
24.495
1,7%
17.859
22.776
1,6%
33.852
47.271
3,3%
14.722
17.716
1,3%
5.045
7.793
0,6%
1.763
3.130
0,2%
21.530
28.639
2,0%
1.281
1.283
0,1%
28.257
26.282
1,9%
497
591
0,0%
30.036
28.156
2,0%
22.271
25.213
1,8%
22.271
25.213
1,8%
27.272
24.585
1,7%
27.272
24.585
1,7%
5.395
7.537
0,5%
5.395
7.537
0,5%
1.070.891 1.413.451 100,0%
18 2014 08 26 – SISTEMA ITALIA. PIL, CAPITALE INVESTITO E INVESTIMENTI.
PIL e crescita. L’ Italia è un sistema chiuso. Se ne esce solo con investimenti e bilancia dei pagamenti.
Riprendiamo da quanto gia detto in 2014 08 09 – Sistema Italia. La trilogia PIL Occupazione Investimenti. 1° = PIL
1. La crescita non è un dogma
2. I consumi sono una partita di giro
La prima cosa che credo si debba rispiegare è il fatto che i consumi non creano ricchezza.
Continuo a sentire discorsi sul tema e mi chiedo quale delle due sia vera: o io non ho capito niente di economia
e continuo a non capire niente, o è vero il contrario.
Ho quindi pensato di fare vedere una cosa che nessuno spiega a chi non si occupa di economia. Il PIL, non è
una misura di ricchezza, ma di dimensione. Ci passa la stessa differenza che passa tra fatturato e utile.
Viene convenzionalmente calcolato in 3 modalità rappresentative di flussi economici di sistema che fanno
capire proprio come sia un indicatore di quanto gira una economia. Non di benessere, non di ricchezza, non di
sviluppo. Lo diventa, perché indirettamente si assume che più si”gira” l’economia, più ci rimane attaccato
qualcosa. Ma non è scontato. Le 3 modalità sono :
1. PIL dal lato della produzione
2. PIL dal lato del reddito
3. PIL dal lato della spese
Come si vede qui sotto, il totale è sempre lo stesso. 1,5 miliardi di euro. Sono sempre gli stessi soldi che girano.
Pag. 149/253
Non a caso si dice “far girare l’economia”.
Vuol dire che produco per 1,5, generando redditi per 1,5, che vengono spesi per 1,5. E’ sempre il gioco
dell’aeroplano. O delle catene di S.Antonio.
Io credo che il gioco a crescere funzionava quando si immetteva moneta crescente nel sistema. Allora questa
faceva ingrandire il sistema e indirettamente anche la produzione, i redditi e infine i consumi.
Ma la chiave non erano i consumi.
Era la moneta.
Ma non mi farei indurre in tentazioni di neosovranità monetaria.
E’ provato che la nostra la abbiamo usata male.
Riprendendo un esempio già fatto sui consumi, il fatto è che se tagliassi le imposte di 30 miliardi succederebbe
che :
1. Lo stato ha meno redditi e incassa -30 miliardi
2. Lo stato spende - 30 miliardi
3. Le famiglie hanno più reddito per + 30 miliardi
4. Le famiglie consumano (ammesso che succeda) + 30 miliardi
I punti 1 e 3 fanno parte della tabella “pil secondo il reddito” sulla quale hanno impatto 0. Tabella bianca.
I punti 2 e 4 fanno parte della tabella “pil secondo la spesa” sulla quale hanno impatto 0. Tabella verde.
Ora: è noto che a me ogni forma di zero piace un casino, ma quanto sopra mi pare proprio scavare le trincee per
ririempirle.
Riprendendo la terza modalità, quella dal lato Spese (e quindi consumi), vorrei far rilevare che la spesa totale
(dati Istat completi fino al 2010) è divisa tra:
1. Consumi, finali e non, di famiglie e altri. 1.252 miliardi, di cui 935 delle famiglie.
2. Investimenti lordi. 269 miliardi.
3. Saldo bilancia dei pagamenti. 39 miliardi.
Nessuno parla mai, invece, della grandezza successiva al PIL, quella che la completa, che è il PIN. Prodotto
Interno Netto, che vuol dire al netto degli ammortamenti.
E’ la seconda riga di totale nella tabella a titoli verdi.
Questa, come vedremo, è la nostra nota dolente.
Ma prima una considerazione importante, secondo me.
L’Italia è un sistema monetario chiuso.
Non si possono stampare soldi ne aumentare il debito, che è stata una delle vie tradizionali per influire sulla
nostra moneta in circolazione .
E meno male, perché resto sempre convinto che fosse un Ascenseur pour l'échafaud (wikipedia) .
Quindi il punto è che non si possono immettere nuovi soldi nel sistema, e quindi non si può migliorare lo
sviluppo (che comunque è cosa diversa dalla crescita) del sistema con le logiche tradizionali.
E’ una scelta obbligata, quindi, quella di ricorrere alle armi in nostro possesso tra le quali, secondo me:
1. Investire per mantenere efficiente o migliorare il sistema economico esistente. Anche un mobile o un
vestito made in italy potrà essere fatto in un modo sempre migliore, e quindi risulterà più vendibile
anche se non necessariamente più economico.
2. Investire per innovare, anche al fine di migliorare la vita a parità di spesa, o inferiore. Una cinquecento
elettrica o ibrida a 5.000 euro (forse sono eccessivo) farebbe al caso, ad esempio.
3. Investire in ricerca per inventare nuove tecnologie, nuovi prodotti, nuove utilità (nel senso di cose utili)
anche da esportare. Questa credo che sarà la vera competizione del futuro. Quella sulle idee utili. Che
vendute all’estero porteranno moneta in Italia.
4. Esportare di più in generale, in modo da ricevere più moneta dall’estero. Secondo me i sell centers,
funzionerebbero. E’ una logica pratica. Puramente micro: non esporto puntando su una presumibile
competitività, ma punto sulla conquista del singolo cliente tramite sollecitazione e rapporto personale.
E’ quello che fanno gli agenti di commercio. Se ci dedico un milione di disoccupati che portano a casa
ciascuno 100 clienti/anno, i quali spendono 1.000 euro ciascuno, faccio 100 miliardi di PIL in più.
Pag. 150/253
5. Importare di meno, in modo da mandare meno moneta all’estero. Ad esempio, incentivando l’agricoltura
nazionale anche adibendoci i migranti in modo da rivitalizzare un settore oramai marginale e così
facendo importando meno prodotti esteri. Si migliora la bilancia dei pagamenti. Ma l’agricoltura è solo
un esempio. Un po’ di vetusto nazionalismo in più ci aiuterebbe di sicuro. Con buona pace di Banderas
e Costner, che sono anche loro rappresentativi di una modalità esportativa di moneta.
6. Importare capitali nazionali, occultati all’estero, per investimenti produttivi al servizio dell’economia
nazionale.
7. Importare capitali esteri, che investano in Italia.
Il tutto corredato da una miglior distribuzione del reddito, così che tutti possano beneficiare di quanto sopra.
In larga parte i punti di cui sopra rappresentano o si riconducono alla fattispecie di investimenti.
E la filosofia sottostante, può essere nuovamente riassunta, a rinforzo, come di seguito.
Dove li prendo i soldi per fare gli investimenti ?
Di nuovo : non ci sono tante alternative.
Non potendo farmeli prestare dal mondo, me li devo trovare da solo. In tre modi, secondo me:
1. operando sul mix investimenti/spesa switchando importi tra queste due tipologie di uscite (tabella Pil
lato spesa) il che non impatterà sul “fare girare l’economia” perché sempre spese sono. Ma ci farà
spendere in cose durevoli e non effimere.
2. Migliorando i miei saldi di flussi di uscite ed entrate dall’estero. La bilancia dei pagamenti.
3. Prendendo soldi che oggi no ho perché sono all’estero. Sia di residenti che non residenti italiani.
Se la crescita non è un dogma, si può anche decrescere dignitosamente.
Io credo che entro certi limiti si possa anche decrescere.
Magari modificando i propri modelli di spesa si vive anche meglio.
A patto però di non scaricare tutto sui più deboli.
Bisogna diffidare di chi lascia intendere che decrescere dello 0,xxxx% sia una tragedia.
Lo è solo per chi è schiavo del dovere fare sempre più profitti : una microminoranza della società globale.
Entro certi limiti decrescere è solo una diversa idea di economia.
Ricordate quando si parlava di soft landing dell’economia USA ?
Era giusto.
Che fine ha fatto quel concetto ?
Perché nessuno ne parla più anche se di fatto è quello che sta succedendo ?
Mi ripeto, ma io credo davvero che ci sia sempre un’altra via, o più altre vie, per fare qualsiasi cosa.
Il sistema non si può rifare
Questa è una notazione molto importante, che non credo di avere mai sentito fare a nessuno.
Il capitale lordo (prima degli ammortamenti), valorizzato a prezzi di sostituzione, investito in tutto il sistema
Italia è pari a oltre 10.000 miliardi di euro (al 2013, mentre le tabelle di dettaglio si fermano al 2010, ultimo
anno di dati completi Istat). Più di 6 volte il PIL.
Vuol dire che la somma di tutti gli investimenti fatti dalla notte dei tempi fino ad oggi, è pari a questa
stratosferica cifra. La quale è già rivalutata dall’Istat a valori di oggi.
Vorrebbe dire che se dovessi rifare da zero il sistema Italia che produce i 1.500 miliardi di PIL, ne dovrei
spendere 10.000.
No sto parlando del Patrimonio dello Stato, che è tema conservato per un possibile scritto futuro, per non
indurre i politici a tentazioni “venditrici”.
Questo Capitale lordo e’ lo stock di capitale ad un dato anno. E’ il valore dei beni capitali ancora in uso nel
sistema economico valutati come se fossero beni capitali nuovi, senza tener conto della loro età e del loro stato
(ovvero del deprezzamento che essi subiscono nel corso del tempo). E’ un valore di teorica sostituzione.
(definizione Istat).
E’ l’insieme di fabbriche, impianti, macchinari, tecnologie, immobili, terreni e quant’altro al servizio del
funzionamento della macchina che produce il PIL.
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Se non riusciamo a raddrizzarci, e questo Capitale se ne va a puttane, non riusciremo a ricostruirlo mai più.
Nessuno spenderà mai 10.000 miliardi per investire e farci ripartire da zero.
Saremo fortunati se ci ritroveremo in un’economia di sussistenza. Come oche utili solo a farsi ingozzare di
consumi.
Sarà quindi meglio cercare di curare bene quello che abbiamo.
Che come si vede dalle cifre, non è poco.
Al tempo stesso anticipando alcune considerazioni che saranno fatte al seguente paragrafo investimenti, balza
all’occhio che il 44,8% di quella cifra è nel sottosettore Finanza e Assicurazioni, e quindi presumo che siano
prevalentemente immobili.
La seconda voce è quella di Difesa, Istruzione e Servizio Sanitario, che pesa per il 13%.
L’osservazione che mi balza all’occhio quindi è che il 60% del nostro capitale di funzionamento è allocato su
settori in larga parte improduttivi.
Investimenti per macroclassi
E arriviamo al nocciolo.
Gli investimenti.
Le prime 4 righe della tabella qui sotto mostrano il netto tra Investimenti lordi (che vanno nel PIL) e
ammortamenti (che invece vanno nel totale dopo il PIL, nel PIN).
Quindi, essendo questi ammortamenti calcolati dopo il PIL, nessuno li considera mai, quando invece sono
rappresentativi di una bella fetta del problema.
E questo non perché siano “brutti”, ma perché quando eccedono gli investimenti vuol dire che questi ultimi
sono solo investimenti di sostituzione.
Non nuovi investimenti, ma solo investimenti necessari per mantenere il sistema esistente in funzione.
E’ indicativo poi il trend.
Nel 2.000, facevamo investimenti netti per 70 miliardi.
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Nel 2007 addirittura 90.
Poi dopo il 2009 il tracollo, fino a raggiungere -11.421 nel 2013.
E questa è la tipica configurazione di crisi di chi non rinuncia a spendere, ma si gioca il futuro.
Per forza che non cresciamo.
Proviamo a immaginare investimenti netti (netti dagli ammortamenti) annui per 100 miliardi/anno.
Se sono investimenti veri devono “rendere”.
Ipotizziamo un tasso minimo del 5% che è molto basso. Normalmente chi investe capitale di rischio si aspetta
almeno un 10-15% all’anno.
Anno 0 :
100 x 5% = 5 miliardi
E’ poco. Non me ne accorgo nemmeno
Anno 1 :
200 x 5% = 10 miliardi
E’ poco
Ma e’ già il doppio dell’anno zero
………
Anno 10 :
1.000 x 5% = 50 miliardi
Miracolo ! Viaggio come un treno. Trenino, va’.
Ma non basta.
Un altro dato balza agli occhi.
Del totale investimenti, il 50% più o meno stabile negli anni, è in costruzioni.
Addirittura nel 2013 il rapporto tra le due classi si inverte. Diventano di più quelli in costruzioni di quelli fissi
generali.
I quali investimenti in costruzioni sono, in parte, quelli produttivi solo per i costruttori.
Si guardi la voce “costruzione per abitazioni”. E’ pari a poco meno della metà del totale investimenti in
costruzioni.
Una volta finite, le costruzioni abitative non servono a niente se non a essere vendute a qualcuno che si fa un
bel mutuo a 30 anni.
E così trasferisce in anticipo il suo risparmio potenziale a qualcun altro.
Tra l’altro a danno dei tanto amati consumi.
Siamo un paese di palazzinari, quindi ?
No, non necessariamente.
Parte degli investimenti in costruzioni sono anche in fabbricati non residenziali, che potrebbero essere
produttivi se fossero ad esempio capannoni industriali, depositi e simili.
Sfortunatamente però, basta girare per l’Italia e balzerà agli occhi la gran quantità di immobili di questo tipo
abbandonati.
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E quindi ?
Quindi, tra tutti, era meglio investire diversamente.
Ma a dire il vero, che nella gran quantità di costruzioni che si vedono ovunque ci fosse qualcosa che non
tornava, mi era già venuto in mente Estate 2013 - Le Clofrenì - Cibo per la mente nada - pg 26.
Nel paragrafo seguente cercheremo di analizzare il valore netto degli investimenti netti per branca di attività.
Ma ho il sospetto che dato che i tempi di ammortamento degli immobili sono molto lunghi, il valore dei loro
ammortamenti sia proporzionalmente basso. In modo da aggravare il saldo negativo a carico degli investimenti
produttivi.
Investimenti per branca di attività
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Quando scrivevo la fine del paragrafo precedente (Ma ho il sospetto che….) giuro che non avevo ancora fatto e
visto queste tabelle soprastanti.
La prima contiene il dettaglio degli investimenti netti per branca di attività.
La seconda e la terza sono aggregazioni successive.
Nella prima balza agli occhi che in 11 anni sono stati investiti 776 miliardi al netto degli ammortamenti.
Di questi, l’80 %, pari a ben 623 miliardi in:
Costruzioni
Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli
Attività immobiliari
Trasporti e magazzinaggio
Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria
Servizi di alloggio e di ristorazione
In termini di tendenza, poi va ancora peggio.
Anche senza grafici, si vede ad occhio. (Tabellina qui sotto).
Le prime 6 voci passano dal 65% sul totale, fino al 103% del 2010.
Che vuol dire che tutte le altre sono in situazione di investimenti netti negativi.
E la tabella si ferma al 2010, che era ancora un anno con investimenti totali positivi (37 miliardi).
Figuriamoci che disastro ci sarà stato dopo.
Anno
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Totale
Totale complessivo
70.772 73.944 79.912 73.257 76.470 78.391 86.382 90.125 76.045 35.586 35.736 776.621
Tot. prime 6 voci > di 3% del tot. 46.274 51.162 57.942 58.978 63.100 65.675 69.089 69.070 62.370 42.261 36.810 622.731
Prime 6 voci % sul totale
65%
69%
73%
81%
83%
84%
80%
77%
82% 119% 103%
80%
Più Stato, meno liberismo
Io credo che quanto sopra testimoni una cosa molto semplice. Il mercato non è capace di regolarsi da solo.
A me piace pensare che ciò dipenda dal fatto che il termine “mercato” è solo una astrazione.
E che la realtà è che non esiste nessun mercato, ma solo la sommatoria di tanti individui.
Molti dei quali propensi a fare stupidaggini.
Molti continuano a invocare il liberismo mercato-imprenditoriale come soluzione al problema.
Gli imprenditori ci salveranno perché investiranno e daranno posti di lavoro.
Si, può essere.
Ma gli imprenditori sono anche quelli tra i quali c’è chi da sempre evade e porta i soldi all’estero, con la scusa
che le tasse sono troppo alte.
Se sono troppo alte perché non pagano almeno quelle per loro giuste, e ne evadono solo una fettina ?
Perché non portano all’estero l’equivalente del 10 % di tasse così da lasciare in Italia il 35% di tasse giuste da
pagare, pagate?
Troppo comodo. E’ l’avarizia che li guida, non la giustizia.
Mio padre diceva sempre che Cuccia diceva sempre che in Italia gli unici imprenditori onesti sono quelli
storicamente ricchi di famiglia. O qualcosa del genere. Ma il succo era che sono pochi.
Nella mia esperienza personale posso confermare in buona parte questa affermazione.
Quindi io sono fermamente convinto che il liberismo sia giunto al termine.
Credo che ci voglia l’intervento dello Stato.
A patto che non sia come nel recente passato e che sia illuminato. Ma non “nel senso di casta”.
Intendo proprio nel senso letterale. Che abbia visto la luce, come Belushi nei Blues Brothers (sempre la stessa
citazione, lo so).
Come ho già detto, per me la mano libera non esiste.
O forse non esiste più. Era un’illusione.
Era un concetto radicato in uno stadio della conoscenza ancestrale.
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A lasciar fare, per me, si incontrerà solo uno stomaco ingordo, che si nutre della umana cupidigia.
Glossario Istat
Investimenti fissi lordi: Gli investimenti fissi lordi sono costituiti dalle acquisizioni (al netto delle cessioni) di
capitale fisso effettuate dai produttori residenti a cui si aggiungono gli incrementi di valore dei beni materiali
non prodotti.
Ammortamenti: Gli ammortamenti rappresentano la perdita di valore subita dalle attività, nel corso del
periodo in esame, per effetto del normale logorio fisico e dell’obsolescenza prevedibile, compreso un
accantonamento per perdite di attività conseguenti al verificarsi di eventi accidentali assicurabili.
Capitale lordo: Lo stock di capitale lordo per un dato anno è il valore dei beni capitali ancora in uso nel
sistema economico valutati come se fossero beni capitali nuovi, senza tener conto della loro età e del loro stato
(ovvero del deprezzamento che essi subiscono nel corso del tempo).
Capitale netto: Lo stock di capitale netto per un dato anno è il valore dei beni capitali ancora in uso nel sistema
economico valutati allo stesso prezzo dei beni capitali nuovi dello stesso tipo, meno il valore cumulato del
deprezzamento maturato fino all’anno per il quale si vuole calcolare lo stock.
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19 2014 08 16 – SISTEMA ITALIA. IMPORT E EXPORT.
Prima di affrontare il 3° tema della trilogia, Pil, Occupazione e Investimenti, l’occupazione, vorrei fare alcune
considerazioni sulla bilancia corrente dei pagamenti
Quella che segue è una tabella di riassunto, tratta da una bellissima Sintesi del Rapporto ICE 2013-2014
L’ITALIA NELL’ECONOMIA INTERNAZIONALE – ICE-ISTAT.
E’ molto accurato e approfondito.
Se lo si legge tutto, ci si fa una cultura su flussi internazionali, sistemi paese, competitività, tassi di cambio e
altro. Dopodichè, ci si ritrova al punto di partenza.
Anno
P3_S14: Spesa per i consumi finali delle famiglie residenti
P3_S15: Spesa per i consumi finali delle ISP
P31_S13: Spesa per consumi individuali delle Aa.Pp.
P41: Spesa per i consumi individuali effettivi
P32_S13: Spesa per consumi collettivi delle Aa.Pp.
P3: Spesa per i consumi finali
P51: Investimenti fissi lordi
P52: Variazione delle scorte
P53: Oggetti di valore
P5: Investimenti lordi
P6: Esportazioni di beni e servizi
P7: Importazioni di beni e servizi
Esport - import
B1XG_2: PIL DAL LATO DELLA SPESA
Ammortamenti
PRODOTTO INTERNO NETTO
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
714.218
3.913
128.569
846.699
90.627
937.326
245.519
1.192
2.830
249.541
320.768
-309.343
11.425
1.198.292
-174.746
1.023.545
737.957
4.164
139.963
882.083
96.122
978.205
257.682
761
1.721
260.164
337.266
-319.898
17.368
1.255.738
-183.738
1.072.000
759.855
4.513
146.514
910.882
101.261
1.012.143
274.571
1.273
1.690
277.534
331.744
-319.548
12.196
1.301.873
-194.659
1.107.214
787.802
4.737
152.089
944.628
109.771
1.054.399
275.258
3.160
1.787
280.204
327.610
-320.363
7.246
1.341.850
-202.001
1.139.849
814.286
5.108
159.796
979.190
115.268
1.094.458
288.429
2.834
2.192
293.455
352.087
-342.271
9.815
1.397.728
-211.959
1.185.769
842.343
5.374
169.569
1.017.286
119.858
1.137.144
300.766
-2.610
1.947
300.102
371.639
-372.505
-867
1.436.380
-222.375
1.214.005
875.757
5.707
176.631
1.058.095
121.543
1.179.638
319.062
4.096
2.407
325.565
412.377
-424.548
-12.172
1.493.031
-232.680
1.260.352
905.115
5.910
179.868
1.090.893
123.475
1.214.368
333.533
7.681
2.506
343.720
448.408
-452.297
-3.889
1.554.199
-243.407
1.310.792
925.991
6.017
185.962
1.117.969
129.444
1.247.413
330.649
8.006
2.182
340.837
448.227
-461.333
-13.106
1.575.144
-254.603
1.320.541
910.382
6.212
190.018
1.106.612
134.666
1.241.278
294.680
-9.902
1.706
286.484
360.880
-368.947
-8.067
1.519.695
-259.094
1.260.601
937.611
6.352
192.414
1.136.377
134.589
1.270.966
301.429
7.280
2.453
311.163
412.509
-442.752
-30.243
1.551.886
-265.693
1.286.192
961.535
6.498
188.226
1.156.259
133.827
1.290.086
301.162
8.720
2.535
312.418
455.569
-477.654
-22.085
1.580.419
-273.691
1.306.728
948.104
6.596
186.211
1.140.910
128.745
1.269.655
281.543
-1.805
2.491
282.229
473.905
-457.201
16.704
1.568.588
-278.902
1.289.686
935.363
6.625
183.300
1.125.288
127.375
1.252.663
269.195
-2.791
2.365
268.769
474.679
-436.088
38.591
1.560.023
-280.617
1.279.407
Sono 12 anni che tanto esportiamo, tanto importiamo.
In quegli stessi dodici anni la Germania si è portata a casa 2.000 miliardi di soldi. Non di parole.
Il problema a me pare piuttosto chiaro
Non solo siamo un paese di gelatai, pizzaioli (senza offesa) evasori e palazzinari.
Il vero problema, è che siamo anche un paese di pensatori.
Tutti concentrati ad inseguire il pensiero più bello, a giudicare gli altri, a credere di saper pensare, di potere
sapere cosa si deve fare, così sulla “punta delle dita”. Senza studiare, senza documentarsi, senza avere
esperienza.
Ricordate quando una volta si diceva che gli italiani sono tutti commissari tecnici della nazionale ? Ecco, non
vale solo per la nazionale. Siamo così in tutto.
E pensando, pensando, ci dimentichiamo di fare. O aspettiamo che qualche “delegato immaginario” lo faccia al
nostro posto.
Tanto che siamo anche disposti a mandare in televisione un esercito di “opinionisti” di dubbia competenza, se
non intelligenza. A cui deleghiamo la distillazione finale di ciò che è bene e ciò che è male.
Io questa modalità di essere l’ho riscontrata personalmente al Manifesto, e in parte in Radio Popolare.
Siccome siamo democratici, tanti, se non tutti, credono di dovere dire la propria. Senza minimamente curarsi di
sapere se “la propria” abbia senso o no.
Il problema è che mentre noi pensiamo, gli altri fanno.
E non solo: su questa nostra evanescenza gli altri ci contano.
E’ l’imperialismo delle idee. Quello per cui un hamburger diventa miracolosamente meglio di una pizza.
Anche se io ho grande rispetto per entrambi, che sono tutte e due forme di alimentazione proletarie, se capisco
che mangiando più pizze aiuto l’Italia e quindi me stesso, cerco di farlo.
E nel nostro caso della bilancia dei pagamenti, mentre noi pensiamo gli altri ci vendono, o meglio ci
imbottiscono, di ogni ben di dio.
A fronte di 1.000 miliardi di consumi, ne abbiamo quasi la metà (400) di importazioni. Non crediate che sia
l’energia che importiamo. Quella costa solo 70 miliardi. (Vedi tabella in coda)
Ma se siamo tutti pensatori come mai nessuno ha pensato che se non compero le Nike forse potrò continuare a
mangiare per tanti anni ancora ?
Allora, io voglio cercare di ribadire alcuni suggerimenti pratici, senza arrotolarmi in pippe mentali sulla
competitività, la Cina, i grandi flussi.
Ma trattando l’Italia davvero come se fosse una somma di sistemi microeconomici.
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Il che, abbandonando l’enfasi semantica che pure ci piace tanto, vuol dire trattare l’Italia come un’azienda.
E visto che credo che siano buone idee, ripeto anche quelle che ho già espresso, sperando che me ne vengano di
nuove.
1. Più agricoltura nazionale
Minor importazioni agricole, più agricoltura nazionale. Anche usando i migranti, in modo da risolvere due
problemi in uno.
2. Minori importazioni
Penso a Pubblicità Progresso battente: omnipresente, subliminale, manipolatoria. Visto che non posso mettere
dazi, facciamo formazione su cosa è la bilancia commerciale. Alla faccia della globalizzazione, che
combatteremo con la forza delle idee e non con le imposizioni.
Io la Pubblicità Progresso la trovo fantastica in generale, bellissime quelle per l’Europa, uno strumento
potentissimo. Usiamola di più. Fate voi, con gli esperti di comunicazione.
Basta che funzioni. E se la pubblicità funziona per qualsiasi cosa, perché non dovrebbe funzionare in questo
caso che è pure vero ?
In coda allo scritto c’è un tabella con il riepilogo della bilancia corrente per settore e una colonna di possibili
aggiustamenti della situazione attuale.
3. Sell centers
Si possono mettere in atto varie idee, senza investimenti particolari. Il peggio che può capitare è che si da una
speranza e un occasione ad alcuni dei nostri milioni di disoccupati.
Volere è potere
Voglio raccontare due mie esperienze personali, che non sono nemmeno tanto micro.
Ma sono rappresentative del fatto che se si vuole fare una cosa bisogna solo farla.
Start-up biodiesel Novamont
La prima si riferisce sempre alla mia prima esperienza lavorativa. Quella in Montedison quando facemmo lo
start-up della società che faceva il biodiesel. Non voglio stare a ripetere tutta la storia, che ho già raccontato più
volte.
Se ci ripenso, mi dico che era impossibile, eppure l’abbiamo fatta davvero. Tra l’altro per un motivo molto
semplice. E cioè che soprattutto per quel che mi riguarda io non avevo sovrastrutture e siccome nessuno mi
aveva detto che non si poteva fare, io non contemplai nemmeno tale possibilità.
Magari era pure impossibile, ma visto che non lo sapevamo è stata possibile.
Sembra poco ? Non è così. L’essenza è che se una cosa si vuole fare, la si fa.
Se volete convertire il tutto in psichiatria quantica, se non attribuisco importanza al pensiero negativo, quello
svanisce da solo. Alcuni la chiamano anche forza del pensiero positivo. E’ sempre la stessa cosa: se pompo
onde su quella frequenza, essa attirerà ulteriori flussi positivi e alla fine prevarrà.
Società commerciale estera concimi in Italia
La seconda esperienza riguarda una società francese di un signore che si chiama Roullier, Groupe_Roullier, che
fa prevalentemente concimi. Una delle migliori realtà che io abbia conosciuto.
I concimi sono un settore riservato alle grandi aziende statali che sono tradizionalmente in perdita.
E questo signore invece guadagnava un sacco di soldi. Aveva applicato il concetto di specialty (prodotto di
nicchia) ad un settore tradizionalmente di commodities (prodotti di massa). Ma il punto non era solo questo.
Il punto era che aveva capito che doveva fare percepire questo valore aggiunto ai clienti, in modo da vendere i
prodotti al prezzo che lui aveva calcolato essere quello che dava un utile aziendale per lui soddisfacente.
E per fare ciò aveva creato un modello basato sulle reti di vendita prima ancora che sul prodotto. I venditori
dovevano essere “committed” al suo modello e vendere ad un margine mai inferiore al limite che lui imponeva.
Ogni settimana io, che ero il controller, facevo la classifica dei venditori in base al margine che avevano
prodotto. Non ci interessava quanto vendevano, o i prezzi o che prodotto.
Ci interessava quanto facevano guadagnare e lo calcolavamo ogni settimana. Se dopo sei mesi non avevano
guadagnato abbastanza da ripagare i loro costi, li licenziava. Se dopo 12 mesi non avevano ripagato anche tutti
gli altri costi, li licenziava.
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Poco importa che in Italia non si potesse licenziare. Lui li aveva talmente cooptati nel meccanismo, che se non
riuscivano, se ne andavano da soli. Perché l’azienda doveva funzionare. E lo avevano capito anche loro.
Il punto di tutto ciò però è un altro.
Questo signore aveva capito che la prima e più importante cosa da fare era avere personale di vendita
competente e partecipativo. Tanto cha appena iniziata l’attività in Italia, subito dopo l’Amministratore Delegato
aveva voluto il responsabile del personale. E solo dopo, tutti noi.
Che non contavamo quasi nulla, giustamente.
A lui importava solo della rete di vendita, appunto.
Ricordo un giorno, che a seguito delle insistenti lamentele della rete sul fatto che i prodotti erano troppo cari, il
signor Roullier prese il suo aereo privato e venne in Italia.
La rete era tutta contenta, perché erano sicuri che avrebbe ascoltato le loro ragioni.
Rimasero per ore tutti in una sala conferenze ad esprimere il loro dissenso, spiegare perché non riuscivano a
mantenere i prezzi. E così via.
Dopo parecchie ore, il signor Roullier chiese la parola e disse solo : “Ho capito, tra 15 minuti il mio aereo
riparte. Da domani,… continuiamo tutto come prima. Chi non è soddisfatto può andarsene.”
Restarono tutti stupiti, non fecero nemmeno in tempo ad essere contrariati, mentre lui se ne andava.
E sapete cosa successe ?
Dopo pochi mesi la rete arrivò a funzionare perfettamente come un orologio svizzero.
Ecco : la leadership.
Ma sopratutto la consapevolezza che volere è potere.
Certo, certe volte per instradare l’energia verso configurazioni positive, ci vuole un aiutino. A volte l’aiutino
consta nel non dare alternative. Aiutare gli indecisi, si diceva una volta.
E io continuo a insistere sui sell center.
Se si entra in questo ordine di idee si possono fare un sacco di cose.
Bilancia corrente 2013. Esportazioni e importazioni
Settore ‐ dati 2013 Prodotti dell'agricoltura Prodotti industria estrattiva ‐ oil & gas Prodotti alimentari, bevande e tabacco Prodotti tessili Articoli di abbigliamento Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili Calzature Legno e prodotti in legno e sughero no mobili Carta e prodotti di carta Coke e prodotti petroliferi raffinati Sostanze e prodotti chimici Articoli farmaceutici e chimico‐medicinali Articoli in gomma e materie plastiche Vetro, ceramica, materiali non metallici per l’edilizia Prodotti della metallurgia Prodotti in metallo Computer, apparecchi elettronici e ottici Apparecchi elettrici Macchinari ed apparecchi meccanici Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi Altri mezzi di trasporto Mobili Prodotti delle altre industrie manifatturiere Gioielleria, bigiotteria e pietre preziose lavorate Altri prodotti Totale Pag. 159/253
Exp
5.973
1.195
27.468
9.400
17.785
9.391
8.395
1.510
6.203
16.355
25.514
19.625
13.897
9.321
27.312
18.172
12.272
20.227
71.597
26.447
10.716
8.356
7.443
6.048
9.182
389.804
Imp
‐12.652
‐59.339
‐28.037
‐6.156
‐11.553
‐4.388
‐4.437
‐2.879
‐6.288
‐12.232
‐34.667
‐20.569
‐8.517
‐3.170
‐28.406
‐6.758
‐22.171
‐12.874
‐22.282
‐24.148
‐5.253
‐1.575
‐6.870
‐1.911
‐12.196
‐359.328
Bilancia ‐6.679 ‐58.144 ‐569 3.244 6.232 5.003 3.958 ‐1.369 ‐85 4.123 ‐9.153 ‐944 5.380 6.151 ‐1.094 11.414 ‐9.899 7.353 49.315 2.299 5.463 6.781 573 4.137 ‐3.014 30.476 Rettifiche 5.000
10.000
2.000
5.000
2.000
1.000
5.000
5.000
35.000
ALLEGATO
Groupe Roullier
Création 1959
Fondateurs Daniel Roullier
Données clés
Saint-Malo (France)
Siège social
Direction Henri Boyer
Actionnaires Daniel Roullier
Activité Chimie, agrofourniture
Timac Agro, Florendi Jardin, Timab, Magnesitas Navarras, Timab Phosphates, BiotechMarine,
Filiales Setalg, CIPAV, Hypred, Agriplas1, CAN2, Pâtisseries Gourmandes, Charcuteries Gourmandes,
Halieutis, William Houde Ltée
Effectif 6 400 (2012)
Site web www.roullier.com
Données financières
Chiffre d’affaires 3,1 milliards € (2012)
Le Groupe Roullier est une société fondée en 1959 à Saint-Malo par Daniel Roullier. Elle est spécialisée dans
la production et la transformation chimique de nutriments et d'aliments pour les plantes, les animaux et les
hommes.
L'entreprise se développe notamment dans les domaines de l'agrofourniture (métier historique du groupe), de
l'agrochimie ainsi que de l'agroalimentaire et des technologies marines, c'est-à-dire dans la production de
produits minéraux industriels, de produits pour le jardin, de phosphates alimentaires, les biotechnologies
marines ou encore dans l'exploitation et la transformation des algues.
À ses débuts, l'entreprise n'était composée que d'une dizaine de collaborateurs. Aujourd'hui, l'entreprise est
implantée dans 46 pays et compte près de 7 000 employés.
Daniel Roullier et sa famille sont classés 29e fortune de France avec 1 800 M€ de fortune3.
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20 2014 08 20 – SISTEMA ITALIA. OCCUPAZIONE E TESSUTO PICCOLE MEDIE IMPRESE
L’occupazione viene per ultima, nella cronologia della trilogia Pil, Investimenti, Occupazione.
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Perché non può che scaturire come conseguenza di un sistema che funziona.
E sul tema partiamo, salvo errori, con una sorpresa.
Lo dicevo io che non si devono mai guardare solo le percentuali, ma sempre prima i valori assoluti. Bisogna
debellare questo “virus percentile”.
Mi riferisco alle 4 tabelle precedenti e relativi grafici, che riportano 10 anni di :
 Forza lavoro (in migliaia)
 Occupati (in migliaia)
 Disoccupati (in migliaia)
 Disoccupati (in %)
Mi aspettavo di trovare 2 milioni di occupati in meno.
E invece: occupati totali stabili. Dal 2004 al 2014 passano da 22,8 a 22,6 milioni.
Il problema è che cresce la forza lavoro. Da 24,8 a 26,1 milioni. Non mi è chiaro come possa essere, dato che
la popolazione rimane stabile ed in più invecchia. Una spiegazione che mi viene in mente è quella già
menzionata riguardo ai migranti. Gli stranieri ci riportano negli ultimi anni da 58 a 60 milioni totali, e sono
giovani, quindi annoverabili nella forza lavoro. Ma è un’ipotesi da verificare.
Nel complesso comunque il sistema sembra tenere. Addirittura, anche negli anni post 2008 e 2009. Il numero
totale di occupati resiste. Anche se bisogna rilevare come tra i due estremi del 2004 e 2014, l’occupazione
totale era cresciuta, fino a quasi 24 milioni del 2008. Quindi quello che è successo è che con la crisi ci siamo
“rimangiati” l’incremento che era giunto fino al massimo del 2008.
Ma nel complesso per me ha del miracoloso. Ricordando lo stillicidio di notizie di imprese di ogni dimensione
che chiudevano mi aspettavo molto peggio. Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, il che è sempre un
buon esercizio, è una buona notizia, anche se bisogna sempre ricordare sia la disoccupazione giovanile che
quella meridionale.
Sulla seconda, che è visibile dalle tabelle, si nota chiaramente che in tutte le regioni meridionali il numero di
occupati diminuisce.
Quindi si conferma la storia nota dell’Italia a due velocità.
In ogni caso, almeno adesso abbiamo un quadro completo. (NB: attenzione che il 3° e 4° grafico cambiano
scala, perciò sembrano molto più ripidi.)
A complemento della fotografia occupazionale nazionale, ho voluto considerare in primo luogo quanto segue,
con una fotografia di quello che un tempo tanti ci ammiravano.
Il tessuto delle nostre imprese. Che in larga parte è ancora fatto di piccole medie imprese.
E’ ancora li.
E per me è ancora un nostro punto di forza.
Si guardi la tabella seguente. Le prime 3 colonne sono il totale per classe Ateco di addetti e numero imprese.
16,4 milioni di occupati in 4,4 milioni di imprese. Ovviamente sono contate anche imprese in larga parte
unipersonali come si rileva dalle righe a “media 1” (ad esempio le immobiliari o le coltivazioni).
Ma comunque vuol dire che 16,4 milioni su 22,6 totali, sono occupati in questi comparti.
La percezione è davvero di un insieme di tanti microsistemi, a loro volta composti da cellule microeconomiche:
le aziende che fanno impresa.
E’ opportuno ricordare che l’art. 2555 del codice civile stabilisce che l’azienda è il complesso dei beni
organizzati dall'imprenditore (art. 2082) per l'esercizio dell'impresa. Il codice civile poi, non parla
esplicitamente di cosa sia l’impresa, ma rinvia alla definizione di imprenditore.
L’art. 2082 c.c. stabilisce testualmente che è imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica
organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi.
E’ opportuno ricordarlo, perché vuol dire che qualcuno lo ha concepito e addirittura reso legge.
E’ quindi nozione radicata nel nostro sistema sociale, economico e giuridico.
L’Italia, quindi, non è solo una Repubblica fondata sul lavoro. Ma anche sull’impresa.
Potremmo dire che è stata concepita come Repubblica di lavoratori e imprenditori, insieme.
Il che fu quanto meno lungimirante.
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E bisogna ricordarselo, perché governare l’Italia deve per forza volere dire farne funzionare il sistema
economico nel suo complesso. Tornando alla tabella.
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Le ultime 3 colonne in rosso, riportano soltanto i dati delle righe delle prime 3 colonne corrispondenti a una
media di addetti inferiore a 10 persone.
La metodologia è approssimata perché questi dati riprendono solo i dati totali per branche con meno di 10
addetti medi, e quindi non tengono conto che in quelle singole medie di partenza ci saranno valori maggiori e
valori superiori alla media stessa. Però rende l’idea comunque.
Diciamo che queste ultime 3 colonne approssimano il nostro tessuto di piccole e medie imprese.
Le quali sarebbero 4,242 milioni che impiegano 12,8 milioni di addetti.
Quello che più mi ha impressionato nel guardare questi dati, è un pensiero già esplicitato che è li a portata di
mano.
Ho parlato già di sommatoria di sistemi microeconomici.
Di economia frattale.
Mi rendo conto adesso che forse non pensavo solo al futuro, ma descrivevo ciò che è già esistente.
Il nostro tessuto di microimprese ha uno straordinario valore aggiunto, soprattutto in tempi di globalizzazione.
Se muore una di queste imprese le altre possono sopravvivere.
E possono subentrarle.
E’ ridondante, come si usa dire per le reti.
E’ un insieme di cellule indipendenti evoluzionisticamente adattivo.
Perché e’ flessibile.
Cosa manca perché ciò riprenda a funzionare ?
Secondo me, innanzitutto le seguenti cose.
L’ordine di grandezza fa la differenza
Proprio come per il “fiscal miracle” già menzionato, io non credo che la chiave sia tagliare un po’ di tasse per
rilanciare l’economia.
Ne dal lato consumi ne dal lato investimenti. E questo proprio perché non si potrà incidere in misura
significativamente rilevante.
Come già detto, se ad esempio tagliassimo le tasse di 30 miliardi, il che sarebbe tantissimo, a ognuno dei 60
milioni di italiani arriverebbero 500 euro/anno. Su base mensile fa 40 euro circa. Anche ipotizzando che
arrivino a tutti e 3 i membri di una famiglia media, sarebbero 120 euro al mese.
Io non credo che li spenderanno tutti, il che potrebbe anche essere buona cosa: magari si rivitalizzerebbe un po’
il risparmio. Ma anche se li consumassero tutti diciamo che alle imprese (che sono 4,4 milioni) arriverebbero 30
miliardi/4,4 milioni = 6.800 euro di fatturato in più. Che assumendo un utile di 10 % medio, farebbero 680 euro
a impresa in più.
D’altro canto credo che sia anche evidente che a una impresa che fattura 200.000 euro e ne fa 20.000 di utile,
non serva niente pagare 8.000 invece di 10.000 euro di tasse. Certo tutto fa brodo, ma non risolve.
Sempre per lo stesso motivo: l’ordine di grandezza.
Le logiche macroeconomiche classiche, semmai abbiano ancora un senso, ce l’hanno se applicate su larga scala.
In sistemi e misure dimensionalmente grandi.
Ma non in un sistema piccolo a sua volta composto di tante piccole realtà. Come si dice in revisione, in tale
caso sono “not tangible”.
Certo se in Italia esistesse una sola unica grande azienda, ricevere 30 miliardi di fatturato in più sarebbe
tutt’altra cosa.
Ma non è questa la realtà.
E intanto tutti continuano a “sparare” ricette demagogiche senza sapere cosa stanno dicendo.
Io penso che sia più utile vedere la questione sotto altri profili.
Ecco alcune cose che secondo me servono.
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Miglior accesso al credito
Un tempo, in termini di politica economica, si parlava di ruolo del sistema bancario, di forbice di tassi di
interesse e così via.
La forbice ad esempio è la differenza tra costo della raccolta che le banche pagano a chi deposita, e ricavi degli
impieghi che le banche ottengono prestando il denaro.
Ma erano tempi in cui i tassi interbancari non erano prossimi a zero, e quindi gli importi erano tangibili.
Certo, oggi resta il problema che quando la BCE taglia i tassi a zero, le banche non ribaltano sul mercato.
Perchè mentre gli interessi passivi sono prossimi a zero, quelli attivi restano sempre attorno alle stesse
grandezze.
L’espansione monetaria dei tassi bassi aiuta per lo più le banche. Si accentua lo squilibrio tra tassi di raccolta a
tassi intangibili e tassi di impiego elevati, ma questo accentua uno squilibrio già molto grande, senza alterarne
la sua struttura.
Ma anche in questo caso si dovrebbe ricordare che le banche sono comunque generatrici di PIL e
conseguentemente di occupazione.
Nel sistema Italia sono il primo settore componente il PIL con 270 su 1.500 miliardi. Demonizzarle tout court
non è realistico ne opportuno.
Microequity o Sanocapitale
Altra considerazione però è che il mestiere dei banchieri può oscillare tra due estremi: strozzinaggio o missione
sociale.
Per spostarsi verso la seconda, un banchiere deve avere la capacità di riconoscere l’impresa. Riconoscere ciò
che ha senso finanziare perché funzionerà. Partecipare al rischio. Senza questo, il banchiere non svolge nessuna
nobile funzione.
E’ dunque legittimo che i politici richiamino le banche a svolgere la loro più nobile funzione, senza trattenere
capitali che diventano improduttivi.
Ma secondo me esiste anche un’altra opzione. Piccola rispetto al totale. Ma che potrebbe avere un grande
impatto “operativo” perché potrebbe essere utile a tantissimi soggetti.
L’idea nasce come derivazione del microcredito. E qualche hanno fa ne avevo parlato e avevo anche provato a
realizzarla, chiamandola microequity o “Sanocapitale”. Avevo scoperto, mi pare, che tra l’altro era una cosa
che parecchio prima di me era stata riconosciuta dalla finanza islamica.
Si tratta di finanziare importi con le seguenti 4 modalità
1. Solo in beni strumentali (quindi investimenti, naturalmente)
2. Senza garanzie reali ma tenendo a garanzia il bene (il che vuol dire concedendolo in uso, come in una
specie di comodato)
3. Senza interessi
4. Senza rata fissa di rimborso. (In pratica si rimborsa quando ci sono gli utili)
Proprio per queste 4 caratteristiche diventa ragionevole pensare che possa essere fatto dallo Stato e non da
privati, anche se si potrebbero stanziare i fondi a livello Statale e poi operativamente erogare a livello bancario
dove ci sono:
1. sia le competenze per valutare il finanziamento (in fondo è solo questione di adottare un profilo di
rischio specifico)
2. sia quelle per gestirne proceduralmente la vita effettiva (ammortamenti e rimborsi)
Ecco, credo che al nostro piccolo imprenditore da 100.000/200.000 euro di ricavi, serva più avere un prestito da
25.000 euro senza interessi e rimborsabile quando possibile per comperare nuovi macchinari o attrezzature,
piuttosto che uno “sconto tasse” di qualche mila euro con cui non ci fa niente.
Questo sembrerà utopistico.
Ma se lo si considera a livello sistemico ne rileviamo la notevole dimensione pratica, nonostante la relativa
marginalità dimensionale.
Se stanziassi 50 miliardi, da allocare su finanziamenti di 25.000 euro ciascuno, potrei finanziare 2.000.000 di
piccole imprese a rotazione.
Il 50 % delle imprese italiane, che come risulta dalla tabella sono 4,4 milioni.
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Il tutto non sarebbe nemmeno a fondo perduto, ma mano a mano che i prestiti vengono rimborsati si finanzia
qualcun altro.
Stessa logica del microcredito, quindi. Con importi relativamente modesti si aiutano davvero milioni di
persone.
Ecco che allora invece che il taglio delle tasse, potrei usare tali importi di ipotetico taglio per destinare fondi
(25 miliardi anno per 2 anni, ad esempio ) ad una iniziativa strutturale utile nel lungo periodo.
Se poi si vuole considerare la valenza sociale di microequity e microcredito, nelle rispettive misure da me
ipotizzate, si aiuterebbero rispettivamente 2 milioni e 1 milione di persone.
Contandone l’appartenenza a una famiglia di 3 soggetti medi, si arriverebbe e fare qualcosa di tangibile per 9
milioni di persone.
Questo si che è un ordine di grandezza rilevante.
Integrazione micro sistemica a valle e a monte. Filiera e consorzi.
Sempre guardando i dettagli della tabella, e in particolare quante branche di attività siano caratterizzate da
numero di addetti medi molto piccolo, mi sono chiesto cosa servisse davvero a questi soggetti.
Molto spesso sono impegnati a produrre e non hanno tempo di fare altro.
E se riusciamo a farli crescere, allora si che potranno assumere qualcuno.
Mi è venuto in mente un esempio di Asti, città dove ho vissuto per un po’di tempo. Una antica cioccolateria
artigianale gestita da padre e figlio, mi pare. Spettacolare. Dei prodotti che belgi e svizzeri se li sognano.
Mi trovai li per caso e iniziammo a parlare finchè gli raccontai della Microeconomia Adattiva Complessa e del
supporto commerciale che avremmo potuto dargli.
Quello mi disse qualcosa del tipo “Magari! Noi non abbiamo mica il tempo di andare in giro a vendere”.
E così ce ne sono a migliaia.
Da cui torniamo tra l’altra alla solita idea dei sell centers.
Ma sulla stessa scorta, si potrebbe pensare anche a tante atre cose.
A dei portali web comuni per la vendita del Made in Italy (io, ad esempio avevo provato a lanciare
www.prezzosorgente.it – oggi chiuso)
A dei buy center, dedicati alla singola branca di attività. Magari a livello regionale o provinciale.
A dei gruppi di acquisto lato impresa.
A mercato interno prenotato da gruppi di acquisto di clienti.
Se ci si pensa bene non è nulla di nuovo rispetto ad una logica consortile.
Forse da realizzare con alcune specificità, come ad esempio impiegando i disoccupati.
Il nocciolo della questione è cercare di inventarsi tanti step di filiera nuovi e/o aggregativi.
Usando la logica dei consorzi, ma con il controllo e la gestione statale.
Perché i piccoli spesso non hanno nemmeno le energie e il tempo per pensare a consorziarsi.
ALLEGATO
Rilevazione sulle forze di lavoro. Istat
Dall'indagine sulle forze di lavoro derivano le stime ufficiali degli occupati e delle persone in cerca di lavoro,
nonché informazioni sui principali aggregati dell'offerta di lavoro ' professione, ramo di attività economica, ore
lavorate, tipologia e durata dei contratti, formazione.
Dalla sua introduzione all'inizio degli anni '50, l'indagine svolge un ruolo di primo piano nella documentazione
statistica e nell'analisi della situazione occupazionale in Italia e si rivela uno strumento conoscitivo
indispensabile per decisori pubblici, media, cittadini.
Le informazioni vengono raccolte dall'Istat intervistando ogni trimestre un campione di quasi 77 mila famiglie,
pari a 175 mila individui residenti in Italia, anche se temporaneamente all'estero.
Sono escluse le famiglie che vivono abitualmente all'estero e i membri permanenti delle convivenze (istituti
religiosi, caserme ecc.).
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Negli anni l'indagine è stata più volte rinnovata per tenere conto, da un lato, delle continue trasformazioni del
mercato del lavoro, dall'altro, delle crescenti esigenze conoscitive degli utenti sulla realtà sociale ed economica
del nostro paese.
L'ultima modifica è stata avviata all'inizio del 2004 in linea con le disposizioni dell'Unione Europea.
L'attuale rilevazione campionaria è continua in quanto le informazioni sono raccolte in tutte le settimane
dell'anno e non più in una singola settimana per trimestre.
I risultati vengono diffusi con cadenza trimestrale, fatta eccezione per il dettaglio provinciale che ha cadenza
annuale.
La rilevazione si caratterizza per la definizione di nuovi criteri di individuazione degli occupati e delle persone
in cerca di lavoro, nonché per la profonda riorganizzazione del processo di raccolta e produzione dei dati.
Per rendere confrontabili le nuove stime rispetto ai dati riferiti agli anni passati l'Istat ha provveduto a
ricostruire le serie storiche a partire dal quarto trimestre del 1992.
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21 2014 08 21 - LE PENSIONI. DALLA WELFARE REVIEW ALLA DIGNITÀ MINIMA.
Mi hanno suggerito di prestare attenzione anche alla questione pensioni. In effetti finora non lo avevo fatto.
E mi rendo conto che ho sbagliato.
Perché di nuovo vedo un principio di casino. Mi hanno segnalato due articoli che riporto in coda integralmente.
Ben fatti, documentati e tecnici. Si capisce la questione.
Ma io devo sempre mettere il naso un po’ più in la.
E vorrei precisare alcuni fatti specifici, rispetto a quelli evidenziati negli articoli.
A rinforzo le solite tabelle.
Miopia strategica
La prima tabella è semplicemente un riepilogo, per avere chiari in mente gli ordini di grandezza e i numeri.
In generale, sul tema di possibili tassazioni aggiuntive sulle pensioni, mi pare purtroppo di riscontrare la solita
mancanza di strategia.
Si naviga a vista, e quando servono soldi la leva è sempre la stessa : giocare sulla cosa più facile.
Le tasse. Che siano sul lavoro o sulle pensioni poco importa. Basta che qualcuno paghi.
Oggi uno, domani un altro.
Tanto nel tempo tutto si dimentica.
Basta giocare a “rotazione frazionata”. Piccoli importi un po’ di qua un po’ di la. E’ una scienza, sapete. La
insegnano nelle università.
Potremmo ribattezzarla “scienza delle finanze nano(a)nale”. Perchè più che una scienza a me sembra proprio
una pratica degna delle famose 120 giornate.
Il punto comunque è proprio che la riscossione è facile facile.
Delegata ai sostituti di imposta, basta schiacciare un “click” e subito parte la raffica.
Passa la stessa differenza che passa tra pescare a traina o a strascico.
O andare a caccia (pratica davvero neandertaliana) col fucile di precisione o con quello a pallettoni: con il
secondo non devo nemmeno sapere mirare.
E’ istantanea e becca tutti.
Dignità e progressività
Il vero nocciolo però secondo me è un altro.
Osservando i dati, che ho raggruppato in soli 3 scaglioni, vedo 15 milioni di pensioni di importo fino a 1.000
euro/mese.
Pag. 168/253
Ma la media tra importo totale e numero di pensioni, per quella classe, è pari 504 euro lordi al mese.
Vergognoso chiamarle pensioni.
Sono una mancia. Offensiva di qualsiasi dignità.
Non sarebbe meglio, o doveroso, fare riferimento alla sacrosanta progressività e i 7 miliardi di ipotetica
maggiore Irpef (anche calcolati a fondo tabella) destinarli a quei 15 milioni di pensioni troppo basse ?
Su 91 miliardi di lordo, fa il 7%. Che su 504 euro mese, sono 35 euro al mese..
Probabilmente si penserà che 35 euro sono intangibili, ma chi lo pensa perché non prova per un mese a vivere
con 500 euro lordi? Anzi, dovrebbero inserirlo nei training degli iscritti ai partiti.
Si vedrà che quando arriva il 23 del mese, quei 35 euro servono eccome.
Vi assicuro che è una guerra. Io ci provo da alcuni mesi, e anche se sono pure sceso sotto i 1.000 euro (netti),
per me è solo un esercizio. Senza contare che ho la casa pagata perché di proprietà.
Però almeno mi sono reso conto del problema.
Ho osservato le vecchiette al supermercato.
Per imparare cosa si deve fare operativamente per “starci dentro”.
Come quando si rinuncia a mangiare non solo la carne, ma addirittura il formaggio.
E si ritorna all’economia di guerra. Verze e patate.
E 15 milioni sono tanti. E’ un esercito di poveri. Che dovrebbe fare pensare tutti quanti.
Pertanto, la vera questione non è se tassare di più le pensioni più alte per spendersi gli introiti.
La questione è se tassarle per aiutare i più poveri.
Se poi volessimo esagerare, e quelle pensioni sopra i 2.000 euro le volessimo tassare un pochino di più,
potremmo arrivare a 10 miliardi di maggiori entrate, pari addirittura a 60 euro al mese per ciascuno dei 15
milioni di poveri.
Di seguito riporto il dettaglio della terza classe calcolata nella mia tabella precedente (colonne C,G,O,S).
Balza all’occhio che ci sono 665.000 pensioni sopra i 3.000 euro mese. Di queste 110.000 in Lazio e 128.000 in
Lombardia.
E queste 665.000 costano 35 miliardi, per una media di 53.000 euro/anno.
Per questo ho fatto un esercizio teorico, nel riquadretto in basso, per vedere con un 12% medio di Irpef in più,
cosa si portava a casa.
Senza contare che queste pensioni elevate nasconderanno molto probabilmente personaggi anche dotati di
società offshore o altre forme di risparmio occulto.
Ne ho conosciuti alcuni personalmente.
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Ultima considerazione.
Forse è irrilevante, ma il numero di pensioni sul totale abitanti per regione è molto variabile.
Si guardino le colonne I e L della seconda delle 3 tabelle di questo scritto
Va da un minimo del 33% ad un massimo del 48%.
Difficile non pensare che in questa forbice ci possano essere anche pensioni indebite.
Non credo che esista tanta varianza demografica, ma naturalmente è una considerazione da prendere con
beneficio di inventario.
ALLEGATI
http://www.corriere.it/economia/14_agosto_20/pensioni-tentazione-tagli-no-consulta-c0c8d91c-283611e4-abf5-0984ba3542bc.shtml
Pensioni, la tentazione dei tagli
I no della Consulta e i conti sbagliati
I dubbi sulla possibilità di ricalcoli. La metà dell’Irpef pesa su meno di 2 milioni di pensionati con assegni
oltre 30mila euro: un contributo li penalizzerebbe due volte
di Alberto Brambilla (Docente Università Cattolica Milano Coordinatore Cts itinerari
Ci risiamo con il contributo di solidarietà sulle pensioni, solo che essendo in tempo di crisi siamo passati da
quelle «d’oro» (sulle quali è in corso un prelievo) a non meglio identificate «pensioni alte»; essendo poi in
clima di giochi europei si è evocata «l’asticella».
E così, nonostante tale contributo sia stato dichiarato anti- costituzionale, per la terza volta ci si ritenta; nel
contempo la povera Inps ha prima mandato qualche centinaio di migliaia di lettere in cui comunicava ai
pensionati (allora d’oro) che avrebbe applicato un prelievo di solidarietà (in pratica una tassa non prevista dagli
schemi pensionistici vigenti) per ramazzare qualche euro, poi altrettante lettere per dire che avrebbe restituito il
maltolto; subito dopo altrettante lettere per dire che ne avrebbe applicato uno nuovo.
Per il momento a guadagnare sono state solo le Poste. Su questo tema occorre buon senso e conoscenza della
materia che la gran parte di coloro che oggi avanzano proposte, non sembra padroneggiare a pieno. Demagogia
perché affrontare lo spinoso tema di chi non versa contributi e delle troppe pensioni a carico dello Stato è
impopolare mentre prelevare a chi ha crea molti consensi. (GUARDA il grafico sul prelievo delle pensioni)
Prestazioni e categorie
Andiamo con ordine rispetto alle dichiarazioni fatte da esponenti di governo o vicini ad esso:
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a) si è detto che tale contributo graverà solo sulle pensioni «retributive»; forse non si sa che oggi oltre il 98%
delle pensioni sono retributive e quindi il balzello graverà su quasi tutte.
b) il contributo di solidarietà verrebbe applicato sulla differenza tra una pensione calcolata con il metodo
contributivo e quella in pagamento che utilizza il più generoso metodo retributivo; purtroppo tale calcolo è a
volte impossibile (soprattutto per le contribuzioni ante 1980 e per le categorie agricole e autonomi) e di
difficile realizzazione per il semplice fatto che per molte categorie mancano estratti conti contributivi corretti
come per i dipendenti pubblici, che peraltro hanno le prestazioni di gran lunga più generose.
c) E anche qualora si incaricasse l’Inps di fare questi calcoli su 23.431.000 prestazioni in pagamento riferite ai
16.561.600 pensionati (ogni pensionato in media prende 1,39 pensioni) si scoprirebbe che non solo il metodo
retributivo ma l’intero sistema pensionistico è per gran parte assistenziale.
Metodo e promesse
Tutte le pensioni, chi più chi meno hanno importi superiori a quelli che deriverebbero dal calcolo dei contributi
effettivamente versati a causa del metodo di calcolo retributivo (di Brodoliniana memoria) che incentivava a
evadere i contributi tanto contavano solo gli ultimi 1 (per i pubblici) 5 o 10 anni; per tutte queste pensioni al di
sotto di un importo variabile a secondo della categoria, c’è un contributo della Gias (Gestione interventi
assistenziali a carico della fiscalità generale)Ben 4.733.031 prestazioni sono di natura assistenziale di cui 3.726.783 integrate al minimo e le altre con
maggiorazioni sociali;
a queste vanno aggiunte oltre un milione di pensioni e assegni sociali e pensioni di guerra.
Trascurando i quasi 2 milioni di assegni di accompagnamento (che sarebbe utile verificare) su 16,561 milioni di
pensionati quasi 6 milioni (il 36%) hanno pensioni integrate o con maggiorazioni sociali il che significa che in
65 anni di vita non sono riusciti a versare almeno 15 annualità complete di contributi (e quindi non hanno
pagato neppure le tasse) e ciò in virtù del metodo retributivo e delle promesse dei vari governi.
Modello assistenziale e Irpef
La riprova la ritroviamo nei bilanci previdenziali:
su 274 miliardi di spesa pensionistica per il 2012, la quota a carico dello Stato e quindi di tutti noi è pari a 83,6
miliardi (oltre il 30%);
vale poi la pena di osservare che 8.602.164 prestazioni pensionistiche di natura assistenziale (integrazioni al
minimo, maggiorazioni sociali, assegni e pensioni sociali, pensioni di invalidità e di guerra, (in totale il 52% dei
pensionati) sono esentati dal pagamento dell’Irpef mentre è plausibile stimare che circa il 50% dell’Irpef totale
sulle pensioni (46 miliardi) pesi su meno di 2 milioni di pensionati con importi medi superiori a 30.000 euro
lordi l’anno, proprio quelli sopra «l’asticella» che così verrebbero penalizzati due volte.
Fare riferimento all’articolo 38 della Costituzione è fuorviante in un Paese dove tra pensioni assistenziali e
maggiorazioni sociali e invalidità civili la metà dei pensionati è assistita dallo Stato come se il nostro Paese
fosse uscito da una guerra o da una catastrofe; la regola del 2% per ogni anno lavorato vale per redditi o
stipendi entro i 45.000 euro lordi; sopra questi importi i coefficienti di calcolo utilizzati per determinare la
pensione scendono a 1,5 - fino a 0,9; per una retribuzione di 100.000 euro lordi ( 51.000 euro netti) su un
periodo di 40 anni il famoso 80% si riduce a poco più del 53% e questo, soprattutto per le alte professionalità.
Chi insiste sui cosiddetti pensionati d’oro conosce questa regola?
La Cassazione e l’indicizzazione
Eventuali proposte tendenti a bloccare l’indicizzazione delle pensioni oltre un certo importo sono già state
definite illegittime dalla Cassazione poiché, come dovrebbero sapere i proponenti, producono effetti per l’intero
periodo di fruizione della pensione (se oggi deindicizzo una pensione da 90.000 euro lordi con inflazione al 2%
provoco una riduzione nell’anno di 1.800 euro; se il pensionato percepirà la pensione per 15 anni il danno
complessivo sarà di 1.800 x 15 anni cioè 27.000 euro più indicizzazione).
Giovani e debito
La soluzione più equa sarebbe l’applicazione di un contributo di solidarietà su tutte le pensioni retributive che
cresce in modo proporzionale all’entità della prestazione; esempio fino a 700 euro al mese lordi 0,5% cioè 3,5
euro al mese ( tre caffè ) e poi in progressione fino a un 8%; per poi accelerare sulle pensioni tipo Banca
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d’Italia, fondi speciali e vitalizi di consiglieri regionali e parlamentari ancor più generosi del metodo
retributivo.
Così facendo non si violano i principi di equità impositiva rendendo costituzionale la norma e si risarcisce la
generazione giovane sottoposta al contributivo puro per colpa di sindacati e politici che fecero salvi tutti quelli
che nel 1995 avevano più di 18 anni di contributi.
Considerando i 228 miliardi netti di prestazioni in pagamento si può pensare di reperire oltre 6 miliardi che però
se vogliamo bene ai giovani, devono andare a riduzione del debito pubblico.
Se la misura fosse prevista per 5 anni e finalizzata alla riduzione del debito pubblico, tutti noi saremmo ben lieti
di partecipare al risanamento del Paese e a favore delle giovani generazioni a cui, per inciso, lo Stato ha già
previsto l’eliminazione di qualsiasi integrazione al minimo o maggiorazione sociale e per giunta non l’ha
comunicato ai diretti interessati.
http://www.intermediachannel.it/il-nodo-della-previdenza-levasione-ecco-i-numeri/#.U_Waz2OKriw
Il nodo della previdenza? L’evasione. Ecco i numeri. 18 agosto 2014 - 10:11
Il sistema costa oltre 83 miliardi ed è in disavanzo di oltre 20. Le erogazioni che fanno deragliare i conti. I
trattamenti assistiti dallo Stato sono oltre 8,5 milioni, spesso frutto di attività «sommerse». Un intervento teso a
far emergere il sommerso secondo alcuni calcoli porterebbe ad incassare nuovi contributi per oltre 16 miliardi
l’anno
Nell’aumento dell’abnorme debito pubblico e nella continua crescita della spesa pubblica a livello centrale, un
posto primario spetta alla spesa per il welfare pensionistico-assistenziale. Tanto più che la fotografia scattata dal
Comitato tecnico scientifico di Itinerari previdenziali nel Rapporto 2014 sul «Bilancio del sistema
previdenziale italiano», recentemente presentato al Governo, mette in evidenza anche un altro punto dolente
del nostro Paese: la grande, capillare e diffusa evasione contributiva e fiscale che aggrava i bilanci pubblici.
Gli squilibri della previdenza
Iniziamo con il quadro contabile. Nel 2012 (l’ultimo anno disponibile) la spesa pensionistica complessiva (al
netto della quota Gias, la Gestione degli interventi assistenziali pari a 31,766 miliardi di euro) ha raggiunto
l’importo di 211 miliardi e 103 milioni, con un incremento del 3,3%, sull’anno precedente e del 6,2% sul 2010.
L’ammontare delle entrate contributive dalla produzione e dai trasferimenti Gias e Gpt (Gestione prestazioni
temporanee) per coperture figurative, sgravi e agevolazioni contributive (al netto dell’apporto dello Stato alle
Gestioni dei dipendenti pubblici, fissato per il 2012 in 10,5 miliardi) ha raggiunto l’importo di 190 miliardi e
404 milioni, in lieve crescita (+1,3%) rispetto al 2011, e con un incremento del 2,5% sul 2010. A differenza
della spesa, la crescita delle entrate contributive, nonostante l’apporto delle gestioni assistenziali, è stata
inferiore all’inflazione di periodo.
Il saldo tra entrate e uscite è negativo e il disavanzo complessivo di gestione ha raggiunto nel 2011 quota 16
miliardi e 328 milioni (con un incremento del 25,8% rispetto al disavanzo di 12,968 miliardi del 2010) e nel
2012 un disavanzo di 20 miliardi e 700 milioni (+26,8% circa rispetto al 2011).
Occorre qui evidenziare che in assenza dei rilevanti attivi dei saldi della Gestione lavoratori parasubordinati
(+6,466 miliardi nel 2O11 e +7,083 miliardi nel 2012) e delle Gestioni delle casse dei liberi professionisti
(+3,096 miliardi nel 2011 e +3,182 miliardi nel 2012) il disavanzo complessivo di sistema tra entrate e uscite
sarebbe notevolmente peggiorato passando, per il 2011. da 16,33 a 25,89 miliardi e, per il 2012. da 20,7 a 30,97
miliardi.
Chi crea il deficit
Tra le principali gestioni che concorrono maggiormente alla formazione del deficit, al primo posto è la gestione
dei dipendenti pubblici (ex Inpdap) che, al netto delle entrate corrispondenti alla contribuzione aggiuntiva a
carico dello Stato (10,5 miliardi), ha evidenziato nel 2012, un disavanzo pari a 23,76 miliardi (19,858 nel
2011). Segue quella delle Ferrovie dello Stato che presenta per il 2O12 un disavanzo di 4,17 miliardi
evidenziando l’effetto dirompente dei prepensionamenti (53.600 attivi e 232.000 pensionati): è come se ogni
italiano, bambini compresi, oltre al costo del biglietto dovesse pagare un canone fisso di 70 euro. Infine la
gestione dei lavoratori autonomi dell’agricoltura in totale costa circa 6 miliardi l’anno.
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E come si paga il conto
Uno sguardo alla spesa a carico della fiscalità generale. Nel 2012, oltre ai citati 20,7 miliardi di disavanzo
gestionale, per far fronte alle prestazioni in pagamento lo Stato ha trasferito all’Inps 31,766 miliardi per la
Gias, più altri 10,306 miliardi di quota Gias sulle entrate, più 19,873 miliardi per le prestazioni di invalidità
civile, per le pensioni e gli assegni sociali e per le pensioni di guerra a cui si deve sommare quasi un miliardo di
arretrati. In totale la spesa a carico della fiscalità generale e quindi di tutti noi (almeno di quella metà scarsa di
italiani che paga le tasse) è pari a 83,6 miliardi, equivalente al 5,44% del Prodotto interno lordo.
Il peso dell’assistenza
Il dato più eclatante e che spiega i pesanti numeri di bilancio lo troviamo nel numero delle prestazioni di natura
assistenziale. Considerato che nel 2012 il numero di prestazioni in pagamento è pari a 23.431.000 e che invece
il numero dei pensionati è di 16.561.600 (per cui ogni pensionato percepisce 1,4 prestazioni), i soggetti assistiti
totalmente dallo Stato (per invalidità civile, pensioni e assegni sociali e pensioni di guerra) sono 3.869.133.
Quelli parzialmente assistiti dallo Stato — ossia quanti percepiscono le integrazioni al minimo e le varie
maggiorazioni sociali e la cosiddetta quattordicesima (sono persone che giunte a 65 anni di età hanno
contribuzioni insufficienti che nemmeno arrivano al minimo) — sono 4.733.031. Nel complesso quindi le
pensioni assistite sono in totale 8.602.164 per il 2012 (circa il 52% dei pensionati).
I conti del sommerso
In questi ultimi numeri sta il punto principale del problema: il sommerso di massa. Infatti se incrociamo i dati
Irpef forniti dall’Agenzia delle Entrate per il 2012 risulta che la metà dei 41 milioni di contribuenti dichiara il
15% dell’Irpef totale (i primi 13,5 milioni non dichiarano quasi nulla). Poiché gli abitanti sono 60 milioni, il
rapporto contribuenti/abitanti è pari a 1,463, vale a dire che la metà dei dichiaranti vale circa la metà della
popolazione. Ora poiché è impensabile che la metà della popolazione italiana viva senza redditi o quasi
(altrimenti saremmo in pieno Terzo mondo) è più probabile che ci sia una quantità di lavoro sommerso enorme
che solo una seria politica di «contrasto di interessi» che da anni viene suggerita ai vari governi (5 in 8 anni)
potrebbe risolvere. Per inciso la proposta porterebbe 1.500 euro l’anno ad ogni famiglia (ben più degli 80 al
mese) e oltre 16 miliardi l’anno di nuovi contributi sociali. Il premier Matteo Renzi è svelto e forse è l’unico
che può imporre alla burocrazia di Stato questo salto di qualità che peraltro migliorerebbe la crescita del Pil,
l’occupazione, e ridurrebbe gli inesatti numeri sulla povertà relativa.
Autore: Alberto Brambilla, Coordinatore CTS Itinerari previdenziali e Docente Università Cattolica
Milano – Corriere della Sera
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22 2014 08 24 – IMPERIALISMI, IMPERI E INSIEMISTICA IMPERIALE
Dopo l’Italia avevo in mente di passare alla struttura economica dell’Europa, poi ho deciso di passare
direttamente alla scala superiore.
Sono anche stato indotto dalle recenti dichiarazioni Ansa - Foley paga anche imperialismo USA.
Evento sul quale non si può ne si deve dire o fare nulla, se non condannarlo categoricamente.
Tenendo presente che le questioni geopolitiche sono davvero complicate e non possono essere trattate come
argomenti da bar.
Dichiarazioni quindi inopportune, per due motivi.
Il primo è sempre il solito: si trasmette energia a chi proprio quella sta cercando. E bastava osservare
attentamente il video per capire che il boia voleva proprio quello.
Pare proprio di avere a che fare con un esperto di comunicazione, che ha architettato il dramma a sua utilità.
Da un lato un uomo in nero, colore di morte. Senza viso, simbolo di inafferrabilità. In piedi, immagine di
dominanza.
Dall’altro un uomo in arancione, colore di Guantanamo dice il dichiarante, ma anche di pace orientale, rasato
per fare risaltare a pieno solo i lineamenti di un viso, senza accessori. Per rappresentare tutta l’umanità, pallida,
occidentale. In ginocchio, immagine di sudditanza.
Chi ha rilasciato la dichiarazione di cui sopra, ha fatto esattamente quello che il terrorista voleva.
Gli ha dato risonanza. Sempre parlando in termini di psichiatria quantica.
Rendendosi inconsapevolmente complice.
Il punto però è un altro.
E’ ovvio che l’imperialismo USA abbia giocato il suo ruolo.
La definizione che da Wikipedia di impero è bella e appropriata: Impero è un concetto complesso che ha
connessioni con la storia, la politica, l’economia, il diritto, la linguistica; ma anche la logica e la mitologia
avrebbero da dire la loro parte. In realtà, più che un concetto, “impero” è un sistema semantico (cioè un
sistema di significati).
E gli USA sono un impero.
Ed è naturale che per il solo fatto di esistere possono attirare come una calamita anche nefandezze camuffate da
spirito libertario. E’ naturale proprio perchè sono un punto di riferimento.
Ma queste nefandezze vanno riconosciute per quello che sono: una distorsione manipolatoria a proprio uso e
consumo.
Io non sono un amante dell’imperialismo, ma al tempo stesso cerco di ricordare che la realtà è più complessa,
articolata, di quello che si vede in superficie. Ed è stratificata.
Così io ricordo bene, anche se la liberazione non l’ho vissuta, che gli USA ci hanno liberato. Come i Russi, del
resto. Anche essi impero. Era 70 anni fa, non 700.
E so che c’è qualcuno che pensa che fosse per il mercato. Per mettere in piedi il piano Marshall, ad esempio.
Ma credete davvero che si possano mandare a morire milioni di soldati con il deliberato scopo di vendere
qualche hamburger ?
Dietro c’è sempre un insieme di motivi. Tra questi io continuo a credere comunque anche all’ideale di libertà,
che non è solo un modo di dire. Ci vuole meno cinismo per vivere.
E questo è un esempio di “cambio di livello” nel sistema semantico di cui sopra. Si passa ad uno strato più
elevato.
Ma ci si può spostare nelle configurazioni di realtà anche in orizzontale.
Non solo verso ideali più elevati, ma anche utilitaristici, il che non vuol dire renderli esclusivi.
Ad esempio le guerre in Iraq furono fatte per la libertà degli Iraqeni ? Forse una componente di difesa di quel
popolo c’era davvero. Di sicuro c’era in molti soldati. Ma sicuramente una ragione dominante era il petrolio. E
quindi, che si fa? Si grida al diavolo Americano?
Io penso che si dovrebbe invece ricordare che buona parte di questo mondo attuale è stato creato in larga parte a
immagine e somiglianza proprio degli USA.
E con tutte le sue storture e devianze e violenze, e’ un mondo di cui dobbiamo essere grati. E’ ancora il
migliore che sia mai esistito.
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Certo, al tempo stesso sono gli stessi suoi inventori che perpetrano anche ingiustizie e violenze.
Ma il problema sono proprio queste ultime. Da condannare per me non sono gli USA, quindi, ma solo le
violenze e diseguaglianze che ancora alimentano.
Tornando al petrolio, si deve poi ricordare che tutto questo mondo è fondato sul petrolio.
Che volenti o nolenti funziona ancora così.
E che il petrolio è la risorsa strategica planetaria che permette a tutti di andare in giro in macchina. O in larga
parte di accendere le luci.
Così facendo si capirebbe che c’è anche un altro modo di vedere le cose.
Possibile che non venga in mente che se il terrorista che ha decapitato Foley fosse il libero padrone del suo
petrolio nazionale, ci potrebbe mettere in ginocchio con poche mosse o qualche click di computer ?
La difesa della primaria fonte di energia planetaria è un fatto di interesse globale. E’ davvero ipocrita fare finta
che non sia così.
Certo, è naturale obiettare che il terrorista è tale perché oppresso e affamato. E questo è evidente.
Ma il dato di fatto è che la situazione è questa. E il problema è nutrirlo, non legittimarlo.
Certo, gli USA si arricchiscono anche con il petrolio.
E a volte fanno più danni che benefici.
Ma questa situazione è quella che bisogna evolvere. E’ un equilibrio che va spostato. Non travolto.
Troppo facile (e davvero deprecabile) quindi gridare “americani cattivi ve lo siete meritato”.
Soprattutto se a farlo è qualcuno seduto su una poltrona in parlamento.
Imperialismi, imperi e insiemistica imperiale
In ogni caso, è bene ricordare che gli Usa, oramai, non sono più l’unico impero esistente.
C’è la Cina certamente. Cosa c’è di più imperialista di produrre qualsiasi cosa a 1 cinquantesimo di quanto
eravamo abituati, per imporci i bisogni e drenarsi la nostra moneta ?
Ma c’è la Russia, che con il gas darà dimostrazione di imperialismo molto presto, secondo me.
C’è l’India, che è un innesto di impero inglese in un altro territorio.
E così via. Chi si senta infastidito dalla presenza di un impero, farà bene ad abituarsi, quindi.
Insomma, ricordiamoci di essere noi stessi italiani, una colonia.
E che sugli altrui imperi, noi italiani da sempre ci campiamo.
E arriviamo così al nocciolo della questione.
Tempo fa una persona informata sui fatti mi ha parlato di “imperialismo solidale” degli USA.
Non sono sicuro che non fosse un modo di deviarmi l’attenzione. C’è gente che ancora si diverte così.
La tesi era che gli USA, avendo una bilancia commerciale da sempre negativa, alimentano le altre economie
mondiali costituendo di fatto un mercato di sbocco. Gli USA sono domanda.
E questo è noto da sempre. Non a caso si dice che se la locomotiva USA non viaggia, dietro non viaggia
nessuno.
Dati alla mano, è innegabilmente vero. Si parla di circa 400 miliardi di dollari/anno di bilancia commerciale
negativa (300 miliardi in euro).
Al tempo stesso non si deve però nemmeno eccedere in desiderio di protagonismo.
300 miliardi su un PIL mondiale di 55.000 miliardi non sono evidentemente la sola determinante principale.
Di seguito ho quindi riprodotto i dati principali a livello mondiale delle principali economie imperiali.
La tabella riporta innanzitutto i principali dati dei primi 8 “imperi economici” del pianeta (dati Fmi).
Sembra una provocazione, ma se ci si ferma ai primi 8 Paesi, cioè all’India, si osserverà che sono proprio
storicamente tutte realtà “imperiali”. Un motivo ci sarà.
Dal 9° al 18° paese, i Paesi sono stati inseriti per arrivare a una somma prossima al totale generale. 87% del
PIL mondiale (Colonna O e P) e 97% del debito netto (Colonna Q e R).
In testa ci sono i 28 paesi UE, ordinati per PIL decrescente. I primi 5 paesi totalizzano euro 8 mila miliardi di
PIL su 10 totali, e quasi 6 su 7 di debito netto.
Il raggruppamento di questi 28 paesi per me ha del miracoloso.
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Per questo lo considero come un tutt’uno.
E’ il primo impero autoproclamato della storia dell’uomo.
E con una differenza sostanziale: è nato e si proclama “non violento”.
Ed economicamente parlando è secondo soltanto agli USA.
In coda invece sono riportate le tabelle comprendenti tutti i 190 paesi.
Anche se dovrebbe essere storia nota, val la pena di puntualizzare alcuni punti.
Tenendo presente il titolo, con il quale volevo proprio dire che immagino un prossimo futuro con alcuni
macroblocchi, connessi tra loro (o sovrapposti, come si dice in insiemistica) da aree di sovrapposizione.
La bilancia dei pagamenti è una di queste.
Pil – Colonna A
I primi 5 imperi totalizzano 35.000 miliardi su 55 di PIL. Il 65% del Pil mondiale, per 2,3 miliardi di persone.
I primi 10 Paesi, totalizzano 43.000 miliardi di PIL. Il 78% del Pil mondiale, per 3,9 miliardi di persone.
La concentrazione eccessiva di ricchezza è un fatto noto.
Al tempo stesso 4 miliardi di persone si trovano in zone del mondo che offrono possibilità di sopravvivenza.
Naturalmente va considerata a parte la Cina, ma il dato totale rimane.
Ed è proprio questo che ci deve ricordare che questo mondo è il migliore mai esistito.
L’esclusivo club dei debitori – Colonna B, C, E, F
Una cosa è una certezza assoluta.
Il debito è un problema di pochi intimi. Ed è un problema di pochi intimi ricchi. I poveri di debiti non ne hanno.
In termini di debito al netto di asset liquidi e riserve in genere questi 5 imperi totalizzano il 93% del debito.
Se si scende fino all’11° paese, il debito netto è pari al 99%. Sono 4 miliardi di persone.
Ciò vuol dire che almeno 3 miliardi sono i poveri, che di debito non ne hanno.
Debito lordo e debito netto – Colonna D
E’ interessante notare come ci sia una grande differenza tra la nozione di debito lordo e debito netto.
Tutti fanno riferimento alla prima. Ma a livello mondiale ci sono 17.593 miliardi di differenza, dati da “value
of gold, debt securities, loans, insurance, pension and other account receivable items”.
Per l’Italia ad esempio, si tratta di 335 miliardi su 2.034 totali.
E’ noto come i grandi detentori di riserve siano proprio i grandi ricchi: USA (2.900 mld), Cina (1.500 mld),
Giappone (3.900 mld), India (900 mld), Canada (684 miliardi).
Ma L’Europa è la seconda al mondo, con 2.700 miliardi di euro.
Entrate e uscite governative – Colonna H, I, L
Il netto, colonna L, rappresenta una sorta di avanzo di bilancio.
Si vede quello italiano, pari a 10 miliardi. I dati Fmi sono leggermente diversi da quelli usati per l’analisi Italia,
ma danno comunque l’idea perché sono omogenei per tutti.
E’interessante vedere come si comportano gli imperi.
Gli USA ad esempio, hanno un disavanzo annuale di 700 miliardi di euro (colonna L). E’ anche questo, oltre al
saldo BOP (Balance of payment) che li ha portati al livello di debito lordo dell’104 %. 13.000 miliardi.
Ma fortunatamente ci sono riserve per 2.900 miliardi, che riportano il debito netto all’ 81%.
Secondo me è certo, però, che la politica monetaria espansiva USA non potrà andare avanti all’infinito.
Il secondo in classifica è il Giappone, con 195 miliardi di disavanzo. Il Giappone è una anomalia, ed è anche un
modello su cui poggia la teoria del lasciare crescere il debito europeo.
Il debito lordo Giapponese è pari al 243%. 8.800 miliardi rispetto a 3.600 di PIL.
Bisogna però sempre tenere presenti le riserve. Al netto di 4.900 miliardi di riserve il dato percentuale diventa il
134%.
Quindi non è vero che il Giappone resiste con un debito stratosferico.
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Il dato netto è dello stesso ordine di grandezza di quello italiano, ed infine degli altri imperi.
Investimenti
A livello globale, tutti gli imperi investono.
Il totale mondiale è 13.900 miliardi.
La colonna N riporta i dettagli per paese.
Consumi calcolati
Il dato è calcolato sottraendo al PIL, gli investimenti e la Bilancia dei Pagamenti
Quella dei consumi, a livello macroeconomico, è la grandezza principale.
Il mondo consuma per 40.000 miliardi, di cui 8.800 l’Europa, 9.700 gli USA e così via (Colonna “blank”).
E’ su questa scala, che le politiche economiche classiche hanno senso, secondo me.
E’ su questa scala che spostare domanda e offerta può avere effetti.
Mentre sulla scala italiana tutto rimane marginale.
BOP e insiemistica imperiale (dati in USD)
E’ a livello di BOP, che si può vedere bene l’interconnessione tra imperi o almeno aree di influenza.
In realtà ci vogliono i dati di dettaglio tra singoli paesi, ma già con il totale qualche idea ce la si può fare.
E comunque per questo parlo di insiemistica.
Il mondo può essere visto come una sommatoria di tanti singoli insiemi, i quali hanno delle aree (delle
superfici) di sovrapposizione.
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Il saldo netto totale della BOP mondiale dovrebbe essere pari a zero.
C’è chi compra e c’è chi vende, ma alla fine del “giro economia” tutto si dovrebbe nettare.
In effetti nei dati FMI non è esattamente così, ed il totale di colonna P è pari a 400 miliardi, che però sul
commercio totale mondiale possono essere considerati un arrotondamento.
La tabella riporta solo 50 dei 190 e più paesi FMI. Quelli nascosti sono tutti a Bop vicina allo zero.
E’ interessante scorrere la tabella, che è stata ordinata in ordine decrescente di Bop 2013 (Colonna P).
Chi vende
La prima nazione esportatrice è la Germania. Ne abbiamo già parlato.
Segue la Cina, della quale è interessante notare la crescita dal 2.000. Anche se già nota.
3°, 6°, 8°, 9° sono paesi esportatori di petrolio, tutti in forte espansione.
Il Giappone (13 °) ha sofferto molto la crisi. Da oltre 200 miliardi di Bop, crolla a 34.
14° la Russia, che secondo me ha immense plusvalenze latenti.
L’Italia è al 18° posto. Ne abbiamo già parlato. Abbiamo una Bop tendenzialmente in pareggio ogni anno, ma
poi la somma di tutte le colonne da un -332 miliardi. Evidentemente il pareggio “tendenziale”, sul lungo
periodo non basta, perché è mediamente sempre un pochino sotto lo zero. Tanti niente ammazzarono il ciuccio.
Quei -332 miliardi avremmo potuto investirli.
Chi compra
Sono tutti i paesi a segno -.
In larga parte gli acquisti saranno acquisti di energia.
Balza agli occhi che gli USA sono proprio i maggiori clienti del mondo.
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23 2014 08 29 – ITALIA – EXPORT (E IMPORT) NELL’INSIEMISTICA IMPERIALE E RETI DI VENDITA (SELL
CENTERS)
Riprendo dal ruolo dell’Italia in questo insieme di imperi che è il mondo.
Il commercio fa girare il mondo
Il primo fatto è che a guardare i dati di BOP (Bilancia of Pagamenti), italiani o mondiali che sia, non si
acquisisce a pieno la reale dimensione della questione.
La BOP, infatti è un valore netto tra un più e un meno, che nasconde la reale portata delle due grandezze
sottostanti : Export e Import.
Se prendiamo il caso Italia, a fronte di una BOP tendente a zero abbiamo importazioni ed esportazioni per 400
miliardi circa, sia in entrata che in uscita
Un quarto del nostro PIL ciascuna.
Ma dirò di più: quando, e se, si prescinde dai segni algebrici, il nostro commercio internazionale vale 400 di
esportazioni +400 di importazioni = 800 miliardi. Quindi più del 50% del nostro PIL.
Se si vuole un indicatore di quanto gira un’economia, ci si deve ricordare che il commercio è quello che fa
girare il mondo. In qualsiasi senso vada : sia in entrata che in uscita.
Anche nel caso di una economia non enorme come l’Italia, che vale meno del 3% del PIL mondiale.
Il commercio fa progredire il mondo
La seconda questione è a livello globale.
Ci vorrei dedicare un futuro post ad hoc. Ma per ora basti un accenno.
L’insiemistica imperiale ha come area di sovrapposizione proprio quella degli scambi commerciali.
Se riportiamo il dato percentuale italiano su scala globale, otteniamo che a fronte di PIL per 55.000 miliardi di
euro circa, ci sarebbero scambi per 13.750 di import e altrettanti di export. Sommandoli, otteniamo 27.500
miliardi. Pari al 50% del PIL, PIL, che come già spiegato; è una dimensione di quanto gira l’economia per
valutare la quale si deve considerare anche il commercio come sopra detto. E questa è solo la dimensione
quantitativa.
Si deve poi ricordare che storicamente, dalla notte dei tempi, l’essere umano commercia.
E commerciando scambia cultura, conoscenza reciproca, informazioni e infine contribuzione di pace.
Il commercio internazionale è fonte di progresso e stabilità. Anche se a volte sembra, e spesso è, una guerra.
Maggiori sono le interconnessioni commerciali, minore è la probabilità di farsi una guerra reale.
Gli interessi economici in ballo smorzano l’utilità economica di una guerra.
I secoli bui, il medioevo, sono quelli in cui c’è molto meno commercio.
Dove l’autarchia diventa autoreferenza. E l‘autoreferenza è geneticamente implosiva.
Chissà chi riesce già a vedere il nesso con la civiltà dell’intelletto e l’unità di scambio relativa: il Neuro.
Esportazioni Italia – Capacità commerciale
Partiamo dal metodo. Ho fatto riferimento a ICE e ISTAT. In particolare sul sito www.ice.it ci sono dati
separati per settore di attività e paesi di export o di import http://actea.ice.it/wizard.aspx?id_analisi=26
Anche l’Istat fa delle belle pubblicazioni sul tema http://www3.istat.it/dati/catalogo/20120719_00/Sintesi.pdf
Una cosa che ho riscontrato, però, è che si pubblicano dati a prevalente uso statistico, ma non necessariamente
rappresentativi sotto il profilo commerciale. Ma è normale che sia così.
Le tabelle ICE di import e export per settore, riportano per ogni settore i primi 20 paesi a cui esportiamo (o da
cui importiamo). Ovviamente questi primi 20 paesi dei 27 settori individuati, differiscono da comparto a
comparto.
Per cui nelle 2 tabelle seguenti, troviamo un totale di 62 paesi destinatari delle nostre esportazioni.
Rimane dunque il fatto che ne mancano 130 per coprire tutti i 190 paesi censiti dal Fondo Monetario.
Ovviamente tra questi ci sono paesi molto poveri o molto piccoli, ma il dato di 62/190 comunque rimane.
Questi 62 paesi totalizzano 4,7 miliardi di abitanti a fronte di 7 miliardi totali nel mondo. E un PIL pari 48.000
miliardi su 55.000 miliardi totali.
In pratica non copriamo 2,5 miliardi di persone e circa 8.000 miliardi di PIL.
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E questo, soprattutto in termini di PIL relativo (8 mld), potrebbe anche non essere grave.
Ma il fatto è che anche facendo attenzione solo ai 62 paesi coperti, si osserva che il grosso delle esportazioni è
concentrato in pochi paesi e poche classi merceologiche.
184 miliardi di euro è il totale delle voci nel riquadro azzurro della tabella precedente, riquadro che copre 10
classi merceologiche e 19 paesi (quelli che raggiungono il 90% del totale di 290 miliardi).
Sono inoltre ben visibili i principali destinatari di nostro export nella colonna “Totale complessivo”. I primi 12
paesi coprono 234 miliardi, pari all’80 % del totale.
E questi 12 rappresentano 32 miliardi di PIL e 2,2 miliardi di popolazione.
Insomma, la sensazione è che vendiamo per lo più ai soliti (12) noti.
Ma anche tra questi soliti noti ci sono delle belle discrepanze.
Se si guarda la seconda tabella delle due precedenti, le ultime tre colonne rappresentano :
1. Esportazioni in % sul PIL del paese cliente
2. Esportazioni in % sul PIL del paese cliente – dato % progressivo
3. Esportazioni Euro per abitante del paese cliente
In particolare la prima e la terza colonna sono dei banali ma pratici indici di penetrazione commerciale
all’estero. Ecco alcune osservazioni
La media totale delle nostre esportazioni sul Pil dei paesi clienti è pari a 0,61%.
Ma inoltre questo dato è molto variabile. Si va da valori prossimi a zero, al 2% di Germania e Francia, che ci
danno 51 e 43 miliardi.
E’ questa variabilità proprio quella che richiede e suggerisce interventi.
Si consideri che, al tempo stesso, non viaggiano bene (rispetto alla media o a Francia e Germania), nemmeno le
grandi economie tra cui quelle un tempo emergenti.
L’India (che ha quasi lo stesso numero di abitanti della Cina: 1,2 vs. 1,4 miliardi di cui una buona parte di
clienti potenziali) è allo 0,08%; La Cina allo 0,14%. Ma oltre a queste, anche i due colossi storici non fanno
faville. Gli USA sono allo 0,2% e il Giappone allo 0,13%.
Anche i dell’Est non sono in grande evidenza.
Le stesse informazioni si possono ottenere guardando la colonna finale della stessa tabella. Anzi, forse questa è
anche più immediata. E’ la colonna con il valore in euro/abitante del paese a cui esportiamo. Vuol dire quanti
Euro ci da ogni abitante del paese oggetto.
La media totale è di 63 euro a persona. Ma balzano agli occhi importi da 600 euro (Francia o Germania,
ancora), 1.000 il Belgio, 2.300 la Svizzera. Anche senza arrivare a questi valori, il Regno Unito “vale” 300 euro
a persona. Ed in generale, come sopra, dove c’è variabilità c’è spazio di manovra
E’ ovvio che alzare la media dallo 0,61% o dai 63 euro sarebbe un bel successo.
Insomma non ci si deve lasciare ingannare dal fatto che le nostre esportazioni vanno bene.
Dovrebbero andare molto meglio. E una chiave, per me, è quella delle reti di vendita.
La sensazione di una non ottimale capacità di penetrazione commerciale è anche visibile nelle tabelle seguenti
che riportano il dettaglio per classe merceologica di esportazioni, importazioni e Bop per ogni singolo paese.
Sono quei paesi che partecipano a totalizzare i soliti 291 miliardi di export.
Sono evidenziate in verde alcune aree favorevoli all’Italia, e in rosso quelle sfavorevoli.
Un considerazione è che abbigliamento, articoli in pelle e varie (cioè parte del Made in Italy) non è così
determinante in nessun paese. Alcune considerazioni. Si rinvia alle tabelle per altre considerazioni personali.
Germania: si vede bene l’impatto dell’industria che si porta via quasi 30 miliardi. Noi siamo forti su
abbigliamenti, pelle varie metallurgiche. Addirittura siamo in negativo anche nell’alimentare.
Francia :siamo forti su abbigliamento, pelle, apparecchiature
Stati uniti : celle verdi un po’ ovunque, ma solo 14 miliardi di totale
Regno unito: 9 miliardi totali di Bop, 0,73% sul loro PIL
Svizzera : 9 miliardi, 0,81% sul loro PIL
Russia : -12 mld da agricoltura
Cina : -23 mld da manifatture varie
Paesi bassi : - 10 mld Bop
Pag. 185/253
Pag. 186/253
Pag. 187/253
Paese
Germania
Francia
Cina
Paesi Bassi
Spagna
Belgio
Russia
Stati Uniti
Svizzera
Regno Unito
Austria
Polonia
Turchia
Algeria
Romania
Libia
Arabia Saudita
Ceca, Repubblica
Egitto
Ungheria
Grecia
Giappone
Slovenia
Svezia
Serbia
Danimarca
Tunisia
Croazia
Portogallo
India
Brasile
Corea del Sud
Slovacchia
Canada
Bulgaria
Hong Kong
Singapore
Emirati Arabi Uniti
Australia
Messico
Ucraina
Gibilterra
Malta
Israele
Lussemburgo
Norvegia
Marocco
Taiwan
Moldavia
Santa Sede, Stato della Città del Vaticano
Angola
Libano
Antigua e Barbuda
Montenegro
Senegal
Lettonia
Colombia
Altri paesi n.d.
Argentina
Andorra
Iran, Repubblica islamica dell'
Anguilla
Totale complessivo
Settore
Pag. 188/253
0,048
0,000
0,000
0,000
0,001
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,017
0,000
0,000
0,004
0,001
0,000
0,000
0,000
0,017
0,007
Prodotti
stampa
Somma di MLD IMP
Bevande
1,000
0,000
0,008
0,000
0,000
1,126
0,006
0,001
0,002
0,005
0,028
0,003
0,056
0,001
0,167
0,027
0,244
0,079
0,436
0,030
0,048
0,012
0,006
0,009
0,009
0,016
Mobili
0,001
0,018
0,254
0,167
0,004
0,094
0,094
0,048
0,001
0,061
0,006
0,069
0,102
0,012
Tabacco
1,411
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,020
0,000
0,000
0,421
0,000
0,000
0,000
0,498
0,008
0,002
0,000
0,452
0,009
Nrg gas cdz
0,000
2,072
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,223
0,000
0,000
0,036
0,620
1,193
Legno
2,191
0,000
0,051
0,000
0,002
0,110
0,081
0,144
0,289
0,169
0,165
0,011
0,060
0,024
0,070
0,068
0,038
0,004
0,783
0,108
0,011
Altri da
minerali
2,695
0,008
0,015
0,002
0,008
0,010
0,636
0,422
0,449
0,057
0,188
0,139
0,006
0,190
0,032
0,141
0,177
0,108
0,106
Mezzi di
trasporto
3,931
0,001
0,004
0,010
0,127
0,003
0,002
0,240
0,106
0,087
0,917
0,036
0,302
0,937
0,492
0,322
0,080
0,133
0,132
Carta
4,147
0,120
0,006
0,063
0,027
0,035
0,088
0,015
1,081
0,565
0,147
0,197
0,361
0,209
0,078
0,458
0,131
0,087
0,360
0,110
0,010
Tessili
5,170
0,134
0,002
0,087
0,074
0,097
0,088
0,272
0,256
0,248
0,121
0,007
0,055
0,043
0,162
0,093
0,094
0,773
0,704
0,305
1,558
Coke e deriv
5,674
0,000
0,043
0,018
0,063
0,000
0,091
0,061
0,077
0,728
0,504
0,455
0,505
0,036
0,980
0,141
0,900
0,018
0,150
0,409
0,494
Articoli pelle
5,709
0,009
0,033
0,017
0,051
0,015
0,007
0,757
0,250
0,729
1,787
0,383
0,434
0,409
0,112
0,187
0,141
0,210
0,057
0,031
0,089
Metallo no
mach
5,836
0,124
0,015
0,063
0,145
0,156
1,569
0,660
1,054
0,257
0,267
0,216
0,005
0,187
0,135
0,168
0,337
0,254
0,222
6,859
0,089
0,068
0,068
0,168
0,033
0,209
0,214
0,337
0,311
6,927
0,026
0,031
0,214
0,066
0,283
0,062
0,192
0,127
0,196
0,013
0,602
0,368
0,465
0,013
0,158
0,137
0,282
In gomma
2,089
1,110
0,336
0,376
0,369
Altri
2,009
1,069
0,940
0,347
0,405
Abbigliamento
7,491
0,024
0,003
0,014
0,007
0,243
0,020
0,012
0,731
0,559
0,545
0,919
2,368
0,362
0,750
0,456
0,003
0,047
0,127
0,244
0,057
Altre
manifatture
7,536
0,023
0,009
0,049
0,041
0,082
0,088
0,040
0,052
1,211
0,945
1,639
0,940
0,168
1,063
0,001
0,429
0,427
0,329
Apparecchiatu
re
11,309
0,003
0,207
0,105
0,227
0,264
0,469
0,622
0,297
3,252
1,116
2,512
0,609
0,417
0,205
0,050
0,381
0,207
0,365
Miniere
15,001
0,000
0,004
0,049
0,117
0,006
0,940
1,291
0,001
0,110
3,864
0,003
3,569
3,194
0,057
1,001
0,066
0,050
0,525
0,119
0,034
Elettronica
15,237
0,015
0,039
0,121
0,026
0,015
0,176
0,087
0,558
0,092
0,004
0,806
0,840
0,777
3,409
1,193
3,319
3,585
0,176
Metallurgia
16,539
0,014
0,159
0,284
0,645
0,095
0,285
0,335
0,315
0,548
0,612
1,863
0,564
3,920
2,214
0,974
1,228
1,744
0,739
Farmaceutici
17,951
0,027
0,014
0,011
0,033
0,124
0,016
0,024
2,300
1,593
0,369
2,047
0,699
2,731
0,001
2,471
3,952
1,202
0,204
0,124
0,007
Alimentare
18,710
0,071
0,029
0,559
0,247
0,004
0,365
0,110
0,178
0,106
2,065
3,223
0,919
0,091
0,330
0,224
0,463
0,984
0,842
4,592
3,307
Macchinari
19,136
0,017
0,058
0,290
0,156
0,213
6,824
1,929
2,665
1,103
0,536
1,062
0,019
1,380
0,602
1,008
0,632
0,353
0,289
Veicoli
22,718
0,023
0,156
1,131
0,421
0,530
0,664
0,524
1,903
1,292
0,003
0,288
0,029
1,577
7,622
3,241
0,439
0,185
2,691
Agricoltura
23,253
0,169
0,157
0,130
0,151
0,406
0,030
1,103
0,186
0,089
0,107
1,638
0,116
0,349
1,539
2,385
0,426
1,338
1,173
0,184
11,577
Chimici
30,227
0,100
0,447
0,122
0,432
0,311
0,314
0,098
8,083
4,419
1,246
3,061
2,075
4,429
0,732
0,751
0,972
1,013
0,748
0,428
0,445
Totale
complessivo
55,449
30,799
23,205
19,531
16,794
13,152
12,780
11,290
10,523
9,557
7,605
6,825
5,727
4,844
4,742
4,024
3,699
2,897
2,547
1,928
1,703
1,596
1,531
1,342
1,131
0,816
0,663
0,573
0,383
0,345
0,333
0,278
0,214
0,191
0,138
0,137
0,130
0,130
0,096
0,085
0,076
0,043
0,034
0,015
0,001
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
0,000
259,905
Importazioni
Non aggiungo molto in questa sede, confermando che vanno ridotte rispetto alla situazione attuale.
Il riquadro azzurro della tabella totalizza 170 miliardi. Sono quindi altrettanto concentrate delle esportazioni.
Un modo per ridurre le importazioni, oltre a tanta pubblicità progresso (come già detto), può essere proprio
partendo dalle precedenti tabelle con le BOP per paese.
Quando si trova una voce di pari importo sia in entrata che in uscita nello stesso comparto, e’ evidente che c’è
spazio (mercato) per aumentare il consumo di prodotti interno.
Se li compro fuori posso comprarli anche in casa mia, salvo questioni di prezzo che però spesso sono prese a
riferimento in maniera più strumentale di quanto crediamo. Oggi esistono tanti prodotti italiani anche a prezzi
comparabili, se non competitivi, con quelli esteri. O quasi.
Evasione
Infine una notazione importante sull’aspetto evasione
Il commercio estero è zona preferenziale per evadere ed esportare soldi all’estero
Quando compro, è facile far finta di comprare cose che non esistono. Così pago all’estero e i soldi escono.
Quando vendo è facile incassare parte in nero, e ricevere in Italia solo l’incasso parziale.
Il caso Radiogold per la Microeconomia Adattiva Complessa
Io ho una partecipazione in una radio del Network di Radio Popolare che si chiama Radiogold e sta ad
Alessandria.
L’avevo comperata sia perché erano molto bravi sia perché aveva un particolare modello di azionariato,
riepilogato qui sotto. In cambio ho ricevuto pubblicità da utilizzare.
1. Mediaservizi s.c.
2. Consorzio Unione Artigiani (CNA)
3. Confesercenti Provinciale Alessandria
4. Asso Agricoltura Servizi srl (C.I.A.)
5. Camera del Lavoro Territoriale CGIL Alessandria
6. Claudio Aroldi
Era proprio l’azionariato che mi aveva interessato, perché era fonte di potenziali clienti per i miei prodotti. Ed
era una rappresentanza di tutto il tessuto sociale e lavorativo della provincia.
Ciò premesso, tornando alla questione sell centers, penso che si debba iniziare a sviscerarla un po’ meglio.
Sapendo che è un lavoro in progress, di seguito si illustrano alcuni punti principali.
1. Utilizzo di disoccupati di prossimità
In prevalenza giovani, sia per una priorità sociale sia perché sono i più “svegli” verso i clienti e verso il web. Il
peggio che può capitare e che si offre loro almeno una speranza. In ogni caso i giovani devono essere della zona
(provincia ?) che promuovono, proprio per offrire un servizio di prossimità basato sulla conoscenza e cultura.
2. Liste nominativi
Anche prescindendo da convenzioni o accordi internazionali, è facile accedere a liste di clienti via web. Queste
potrebbero essere anche oggetto di acquisto, con investimenti relativamente modesti. Si pensi ad esempio a liste
DEM (Direct email marketing) provenienti da siti locali vari.
3. Driver di ingresso: turismo
Avevo pensato al turismo, vale a dire alla proposta di pacchetti vacanze da parte di un giovane che poi si
configura come una specie di Personal Trainer o Personal Tourister. E una volta che ha il rapporto con il
cliente, può proporre altri prodotti o servizi. Ma comunque il driver di ingresso può anche essere altro. Da
valutare.
4. Formazione iniziale e patente Statale. Valutare codice deontologico.
In tema di turismo, una breve formazione (2-4 settimane) può essere fornita dalle aziende del turismo. Un
piccolo esame permetterebbe di avere un patentino che garantisce sia la tracciabilità a livello italiano (per
sapere chi fa questo mestiere) sia la qualità ai turisti stranieri. La lista di questi patentini andrebbe comunicata a
paesi esteri, in ambito di cooperazione internazionale.
Possibile definizione e sottoscrizione anche di un codice deontologico.
Pag. 189/253
5. Altri prodotti/servizi – Ipotesi Slowfood
Parallelamente o separatamente, lo stesso approccio potrebbe essere seguito su altri prodotti o servizi.
Un’ipotesi è il coinvolgimento di realtà come Slowfood, sia per dare expertise ai Personal Tourister sui
prodotti, sia eventualmente per organizzare corsi di studio nella loro università.
6. Altri prodotti – ipotesi azionariato Radiogold.
Lo schema di azionariato Radiogold potrebbe essere usato per allocare n. giovani per ognuna delle realtà
associative locali.
In questo modo si amplierebbe il pacchetto di prodotti offribili, per andare oltre il driver iniziale turismo e/o
Slow food.
Ad esempio artigiani, esercenti, agricoltura, o nello specifico di Alessandria, gli orafi di Valenza.
Tutti potrebbero partire con il turismo, e poi iniziare a scambiarsi i clienti. Oppure meglio ancora, lasciare un
unico riferimento ai clienti e semplicemente fare da “agenti plurimandatari”.
7. Target : imprenditori di se stessi
Una volta iniziato a acquisire clienti, il giovane nel rispetto del codice, potrà svolgere come meglio ritiene il
lavoro. Potrà accompagnare, dare informazioni, segnalare aspetti interessanti. Di fatto si specializzerà in base
alle sue predisposizioni.
8. Remunerazione
A variabile sia dai clienti che dai fonitori.
9. Possibili convenzioni operatori esteri su telefonia e web
Ad esempio per dare la possibilità di contattare il personal tourister gatutitamente.
10. Sito web per clienti
Un social network ad hoc per scambiare impressioni, idee, o anche solo per partecipare.
Per concludere
Avevo già scritto un’ipotesi di taglio importazioni a favore di prodotti italiani per 38 miliardi di euro (stimati a
caso).
Oggi ammettiamo di darci un target di 50/100 miliardi di esportazioni in più (sempre a caso)
Con 100/150 miliardi di Pil in più possiamo ipotizzare almeno da 30 a 50 miliardi di tasse in più.
Pag. 190/253
24 2014 08 30 – GEOPOLITICA, INSIEMISTICA IMPERIALE, COMMERCIO E GUERRE.
Il commercio fa progredire il mondo
Ho già detto quanto segue in questo primo paragrafo. Mi riservo ulteriori analisi quantitative.
L’insiemistica imperiale ha come area di sovrapposizione proprio quella degli scambi commerciali, che sono
una larga parte del totale di attività economiche mondiali.
Si deve ricordare che storicamente, dalla notte dei tempi, l’essere umano commercia.
E commerciando scambia cultura, conoscenza reciproca, informazioni e infine contribuzione di pace.
Il commercio internazionale è fonte di progresso e stabilità. Anche se a volte sembra, e spesso è, una guerra.
Maggiori sono le interconnessioni commerciali, minore è la probabilità di farsi una guerra reale.
Gli interessi economici in ballo smorzano l’utilità economica di una guerra.
I secoli bui, il medioevo, sono quelli in cui c’è molto meno commercio.
Dove l’autarchia diventa autoreferenza. E l‘autoreferenza è geneticamente implosiva.
Chissà chi riesce già a vedere il nesso con la civiltà dell’intelletto e l’unità di scambio relativa: il Neuro.
La terza guerra mondiale e le altre
Tutto questo è la premessa. Adesso vorrei osservare quanto segue.
1. Di recente il Papa, riferendosi a tutto quello che sta succedendo in Medio Oriente, in Russia e Ucraina, in
Nord Africa e così via ha detto che è in corso la terza guerra mondiale. Impossibile dargli torto. Ma
purtroppo questa non è la sola terza guerra mondiale in corso.
2. Alcune persone informate sui fatti sostengono poi da tempo che la guerra fisica sarà quella con i droni.
Portatori di morte e distruzione per “delega”. Con sempre gli stessi a pagare. Quelli del punto 1.
3. Le stesse persone continuano poi a segnalarmi la reiterata manifestazione di episodi di cyber-war, guerra
informatica, attacco alle reti e simili..
4. Ultimo livello di una possibile war-escalation è la guerra finanziaria. Potenzialmente più dannosa di quelle
fisiche.
Di recente Putin ha fatto anche riferimento a qualche sorta di riarmo nucleare.
Uno spettro portatore di terrore che speravamo non sarebbe più stato attuale.
Ma c’è un motivo per cui io non credo (o forse non voglio credere) a una definitiva deflagrazione.
Ed è proprio l’interconnessione del mondo che conosciamo.
E’ uno step successivo all’interconnessione esclusivamente commerciale, ma è lo stesso concetto di fondo.
In questo mondo, più che mai, nessun soggetto che portasse un attacco globale di qualsiasi genere potrebbe
dichiararsi vincitore.
Le conseguenze tornerebbero indietro annientando qualunque “first striker”.
Come nella guerra fredda, ma più velocemente e più diffusamente.
I macroblocchi e le guerre
Dei 4 livelli di guerra sopra identificati, secondo me quello potenzialmente più devastante sarebbe quello
finanziario.
Non solo per le immediate conseguenze materiali, ma soprattutto per l’annientamento in un solo colpo di tutto il
modello di vita occidentale.
Un super 1929.
Da cui non ci rialzeremo mai più.
Se iniziasse una guerra fisica, dopo si potrebbe ricostruire.
La distruzione del modello socio-economico invece non sarebbe rimediabile.
Un sistema costruito per stratificazioni successive in 200 anni e più (se non millenni), non potrebbe più essere
ricostruito.
Ma un tale crollo si tirerebbe dietro tutto quanto.
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Nemmeno un first striker, ad esempio produttore di energia, si salverebbe. Non avrebbe più nessuno a cui
vendere energia.
Si salverebbe forse solo se potesse ripartire da zero ma restando completamente autarchico.
Ma anche in questo caso dovrebbe fare riferimento alle ritorsioni di altri blocchi.
E poi, quale imperatore assoluto vorrebbe mai imperare su di un mini-impero ?
Ma tutto questo si basa sulla logica razionale di un Homo oeconomicus (Wikipedia) principe del buon senso.
Logica questa che non è ancora del tutto esclusiva.
Esiste sicuramente qualche altro scenario, basato su istinti primordiali, diabolici, in qualche modo.
Una reincarnazione del diavolo potrebbe decidere un first strike solo per vedere l’effetto che fa, come un
bambino viziato che gioca ai soldatini.
O solo per ritrovarsi minimperatore assoluto: meglio mini e assoluto che niente.
O infine, per vendetta, ad esempio se fosse parte di un popolo segnato da secoli di guerre sanguinose e crolli di
imperi, ultimo dei quali quello sovietico.
E questo è il collegamento con le dichiarazioni di Putin.
Ma io, ripeto, non ci credo.
Il backgammon imperiale – Appunti su una ipotetica guerra finanziaria
Ovviamente posso sbagliare, ma è come se stessimo assistendo ad una colossale e infinita partita di
backgammon, dove ad ogni mossa di una parte, corrisponde una mossa equivalente dall’altra parte.
Consiglio una breve lettura di http://it.wikipedia.org/wiki/Backgammon, da cui riporto un estratto storico.
Gli storici hanno spiegato come, nel backgammon, sia stato rappresentato il ciclo annuale e giornaliero della
vita umana: i 24 punti rappresentano le 12 ore del giorno e le 12 della notte ma anche i 12 mesi dell'anno, le
30 pedine i giorni del mese. Anche i due dadi possono rappresentare il giorno e la notte e la somma dei punti ai
lati opposti di un dado può far riferimento ai giorni della settimana ma probabilmente anche ai pianeti allora
conosciuti. La compresenza di elementi cromatici discordanti (le punte della tavola, le pedine) sembra
rappresentare la visione dualistica del mondo nella antica cultura indoeuropea caratterizzabile dal conflitto
tra il bene e il male, la vita e la morte. Il backgammon, nella sua capacità di miscelare componenti di abilità e
fortuna, simboleggia perciò una certa visione dell'esistenza umana. L'esito di una partita non può essere
pianificato a priori così come il successo nella vita: la sorte è importante quanto l'ingegno (infatti molti
giocatori esperti concordano con l'idea che il backgammon sia un gioco in cui la fortuna occupi un ruolo
parziale; molti di essi infatti sostengono che un giocatore bravo vince più spesso perché sa ottimizzare i lanci
più fortunati, minimizzando al contempo i danni di quelli meno favorevoli).[4]
Dicevamo che la più devastante delle guerre sarebbe proprio una guerra finanziaria. Potenzialmente più
dannosa di quelle fisiche.
Ma anche questa non mi pare vincibile.
Faccio un esempio basato su di un film tratto da un romanzo di Tom Clancy. Rende ben l’idea.
Ipotizziamo che si voglia distruggere l’economia e la finanza mondiale. Si ipotizza un attacco fatto di ordini di
vendita simultanei a Wall Street per un totale di 2.000 miliardi di dollari (Circa un PIL italiano).
Sembra una cifra enorme, ma in realtà è una piccola frazione della massa monetaria esistente.
Per fare ciò, a priori si è dovuta nascondere questa somma in qualche posto cyber-sicuro.
Diciamo frazionandolo in moltissime microsocietà, sparse ovunque per il mondo, ma interconnesse via web. In
modo da potere ricevere gli ordini e provvedere alla vendita istantaneamente e simultaneamente.
Facciamo finta che siano 2.000 società da 1 miliardo ciascuna. Ma in realtà per non essere notate sarebbero
molte di più e molto più piccole.
Come si bloccherebbe una simile follia ?
Costruendo case (diremmo a backgammon) di fronte a quelle di colore opposto, in modo che dopo una loro
mossa, noi si possano muovere le pedine specularmente.
In soldoni vuol dire che dovrei costruire una rete di altrettante 2.000 società con in pancia 2.000 miliardi da
usare per “parare” ogni vendita delle 2.000 società nemiche. Quelli vendono a -50% rispetto al mercato? E
istantaneamente io compro a + 50% rispetto al mercato.
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O qualcosa del genere.
L’unica cosa veramente importante è sapere dove sono e cosa hanno in pancia le 2.000 società.
E questo è mestiere da intelligence, che diamo per scontato che esista e che riesca nello scopo. Ovviamente da
entrambe le parti.
Tra l’altro questo è il motivo per cui non solo sono favorevole a ogni tracciamento di informazioni, ma penso
anche che sia indispensabile.
Ma è anche la stessa logica della paventata guerra nucleare. Uno punta un missile su New York, e l’altro ne
punta uno su San Pietroburgo.
Sembra obsoleta, ma invece è una logica viva e vegeta e ancora li.
Ma il succo è che la guerra non si potrebbe comunque vincere.
La guerra del gas
C’è una altra guerra che è in fieri, contro la quale invece non possiamo costruire case come a backgammon.
Non è virtuale, non è informatica.
E’ quanto mai fisica.
E per me sta arrivando all’apice.
E’ quella del gas.
Il primo produttore e detentore di riserve è la Russia. http://it.wikipedia.org/wiki/Gas_naturale
In termini geopolitici, questa è una guerra pianificata da decenni, durante i quali si sono costruiti gasdotti come
un ragno con la sua ragnatela.
E mentre si costruivano gasdotti il prezzo del gas restava miracolosamente basso.
Qualche centesimo, rispetto ad un euro teorico.
Qui sotto le quotazioni di un ETF, soltanto negli ultimi 5 anni.
Il conflitto con l’Ucraina sembra proprio strumentale.
Inoltre le dichiarazioni di Putin del tenore “manderemo il prezzo alle stelle”, lasciano presagire una storia già
vista.
Quella del petrolio che nel 1973 in pochi giorni decuplicò il suo prezzo (http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi
energetica 1973.
Già tanti anni fa a me apparve una lucida visione in testa, che riassumevo dicendo “questa volta saranno loro a
mandarci il Generale Inverno direttamente a casa”.
Sarà la conferma di un radicale riassetto geopolitico, in questo caso.
Come fu per il petrolio.
E come allora, saremo in balia di imperatori esterni.
Potremmo solo confidare che siano imperatori illuminati, e non optino per la scelta di un’apocalisse che abbia
una partenza energetica.
Sarà una loro scelta. Starà a loro l’esercizio del libero arbitrio.
Io spero che optino per una logica di imperialismo commerciale, e non per raderci al suolo.
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Perché l’integrazione dell’Europa con la Russia sarebbe davvero una bellissima evoluzione sistemica.
Un grande mercato interno con solo due oceani come confine.
E capace di autosopravvivere.
Ma capisco anche che, io Russia, se volessi entrare nell’Euro vorrei farlo con un parità che tenga conto della
plusvalenza gas.
Quindi con un rublo a 5 e non a 50.
O con un PIL che invece di 1.500 miliardi di euro ne valga, se non dieci volte tanto, almeno 5.000 miliardi (per
fare un esempio).
Per cui penso sia impossibile che non assisteremo ad un momento in cui il gas varrà tante (dieci ?) volte il
prezzo attuale.
Ma spero che sia passeggero, o perlomeno che i venditori di gas pensino a come farci stare in piedi anche con la
bolletta molto più cara, applicando quella lungimiranza tipica dei migliori imperi commerciali, antichi e non.
Nell’attesa, sarebbe davvero doveroso terminare, o adoperarsi per farli terminare, i massacri anche in Ucraina.
Non riuscirò mai a capire l’esigenza di “fare morti”, soprattutto quando si parla della capacità, del ruolo, di
“imperare” su miliardi di persone.
Se proprio si deve guerreggiare, si dovrebbe farlo senza morti civili.
Una grande conquista dell’impero romano fu alcuni secoli di duratura convivenza civile di molti popoli.
La chiamavano Pax romana.
Ecco, un vero impero dovrebbe sempre lavorare per la pace.
Dal suo conseguimento e mantenimento si misura la sua forza.
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25 2014 09 21 – BREVIARIO DI GUERRA
Scopo di questo scritto non è seminare il panico o indulgere in disfattismo, quanto piuttosto prepararsi per
possibili eventi futuri.
Molte considerazioni sono personali.
Molte possono essere sbagliate, o possono essere ipotesi da verificare.
Ma servono a descrivere concatenazioni fattuali, nessi causa effetto, e credo che il quadro generale sia
rappresentativo di una possibile realtà prossima ventura.
Non bisogna farsi fuorviare dal tono scherzoso dei primi paragrafetti “Pff..”.
Il tema è molto serio. Anche se la gradazione di catastrofe può essere molto variabile.
E può sempre darsi che io non abbia capito nulla.
Hard crashing
E’ il contrario del soft landing. Americano, ma in realtà di tutto il mondo occidentale.
Di soft landing si è parlato tanto e poi è sparito.
Io sono sempre convinto che si potesse fare, ma la mia visione evidentemente prescinde dalla natura
dell’animo umano.
Diciamo che a malincuore devo credere che fosse utopistica.
Per cui può anche essere che siamo arrivati al punto che sia necessario mettersi nell’ordine di idee di una
soluzione traumatica che spazzi via lo status quo e che costringa tutti a ripartire daccapo.
In realtà credo che qualcuno ci abbia già pensato, per cui a poco serve cercare di immaginarsela tutti quanti.
Si può solo cercare di fare qualche ipotesi di previsione.
Considerando che la conoscenza di un problema grave, ne attenua gli elementi di panico che esso può generare.
A questo serve questo scritto, quindi.
Ad essere preparati almeno in parte nel caso in cui quanto scrivo sia vero.
Click !
Un rumore familiare.
Inizia così.
Ma non è una pistola. Non è un fucile.
E’ peggio. E’ una tastiera.
Il Generale Ov ha appena aperto le danze.
Le pompe si fermano con soltanto un piccolo ritardo temporale, sufficiente a strappare a Ov un sorriso di
compiaciuta perfidia.
E’ inverno. Ov ci è abituato. Lui sa che il Generale Inverno è il suo generale migliore.
Pff…
Qualche istante dopo la sciura Pina Brambilla si sta avvicinando al fornello per preparare la tradizionale
cassoeula di inizio inverno.
Gira la manopola del gas e il massimo che ottiene è qualche secondo di uno sfiatato “pff…”
Sveglia tutta la sua bile e si bestemmia da sola : “bruta vecia vaca porca; che storia l’è chesta qui?”
Mi sun qui che lauri. Mi paghi le tasse, beh almeno ogni tanto, e Roma ladrona mi ruba pure il gas ?
Si affaccia al balcone e urla : “Uè ma qualcuno mi sa dire cosa succede ? Come me prepari la cassoeula? “
Bisogna sapere che nella scala dei bisogni di Milanslow, la cassoeula corrisponde al latte in polvere per i
bambini africani. E’ imprescindibile per la sopravvivenza del lumbard.
Risponde la vicina : Uè Pina, Tsu-no-mi.
Senza ancora immaginare quanto profetica sia la sua risposta.
Ancora non immagina lo Tsu-na-mi che si sta per abbattere su noi tutti.
Pochi minuti, e anche la caldaia del riscaldamento si ferma. Per la seconda volta in pochi minuti un “pff…”
pesantissimo, a dispetto della sua origine volatile.
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Pochi minuti e in casa di Pina inizia a scendere la temperatura.
Pina inizia a imprecare.
Pff.. 2
Negli stessi momenti Gennaro Esposito si sta avvicinando al fornello per iniziare a preparare il tradizionale
ragù domenicale.
Gira la manopola del gas e anche lui il massimo che ottiene è qualche secondo di uno sfiatato “pff…”
Lui ha geneticamente meno bile a disposizione, e gli esce solo “mannaggi’a maronna. Comme facimmo ‘mo?”
A Napoli, senza ragù la domenica si rischia davvero di sfociare in scontri di piazza.
Anche da lui dopo pochi secondi la caldaia si ferma.
A Napoli è meno drammatica che a Milano.
Ma resta il problema della domenica senza pummarola.
A Napoli, da secoli, il ragù, e la pummarola in genere, sono strumenti di controllo e coesione sociale.
Il ragù assicura obnubilazione di massa.
C’è chi dice addirittura che sia stata deliberatamente diffusa una varietà di pummarola geneticamente
modificata e contenente geni oppiacei.
Pare che sia stato tramite i migranti finiti nel casertano.
Tutti farciti di eroinacei, li hanno rilasciati pisciando sui pummaroli, che ora chiamano Erodori.
E’ una nuova frontiera di terrorismo. E’ Uroterrorismo.
Pff..3
Anche a Palermo Carmelo Picciotto si trova nella stessa situazione.
Lo sfincione lo ha già pronto, e il tempo è bello. Fa caldo.
Quindi, in fondo, “che minchia ce ne fotte”, pensa Carmelo?
Abile nell’arte del vedere il bicchiere mezzo pieno per genetica adattiva, gli viene in mente : “vuoi vedere che
se il petrolio segue il gas e va a 200 dollari al barile risolviamo anche l’annoso problema di Palemmo? Il
traffico.”
Devo sincerarmi che non ci siano troppe riserve nascoste, però.
Altrimenti qua continueranno tutti ad usare la macchina invece delle moto a scureggetto, che son fastidiose
all’udito, ma consumano poco; di petrolio ne basta un dito.
“Caro cugino come va in Val d’Agri ?”
Ma ce l’avete davvero ‘u petroglio ?
Azz, dici che di recente hanno detto che è una delle più grandi riserve d’Europa ?
Ma mi vuoi dire che ti troverò a cavallo ‘e ‘nu cammello c’o turbante e ‘o narghilè ?
Va a finire che facciamo anche noi il nostro califfato ? Il califfato lucano ?
Ma sei sicuro che i diritti e le concessioni di estrazione siano ancora italiani ?
Vabbè, trivellate poco però.
Che qua bisogna insegnare a tutti a non usare più la macchina.
Pff..4
Negli stessi istanti, anche in Parlamento si ferma il riscaldamento.
Il primo che se ne accorge è il “deputato zero”, che sbotta.
Oh cazzo : vuoi vedere che non scherzavano niente ?
Vuoi vedere che dopo mesi e mesi di avvertimenti questi ci hanno davvero tagliato il gas ?
E adesso ?
Adesso : Evviva ! Dentro fa freddo. Tutti fuori a far vacanza. Come quando eravamo a scuola!
Come sempre il deputato zero ben rappresenta buona parte della sua casta.
Non ha capito niente.
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Bang !
Tutti restano concentrati sul problema del gas, che in effetti è un bel problema.
Passa così inosservata la controffensiva (o paraoffensiva) globale sul fronte del petrolio.
Sempre li attorno si gira.
Solo Carmelo ci aveva pensato.
E’ da un po’ che è spuntata dal nulla anche questa famigerata ISIS.
Come un fungo propedeutico a farsi bombardare, propaganda un sedicente califfato o stato Islamico, che per
inciso di islamico non ha nulla.
E comunque pare che siano 30.000, contro più di 1 miliardo di mussulmani.
Hanno ragione quelli che dicono che è sbagliato già solo accettarne la definizione di “islamico”. E’ la porta
all’odio razziale, e a conseguenti strumentalizzazioni anche di guerra. Storia già vista.
Comunque, a colpi di missili, obbligano l’occidente a tirare loro addosso delle bombe, a sparargli.
O fanno finta di obbligarli.
Sempre a suon di : Bang !
Di sicuro controllano qualche pozzo.
Ma altrettanto di sicuro, non tutti. Anzi, direi pochini.
La vera domanda quindi è : se il petrolio va a 200 dollari chi ci guadagna ?
E quindi, Isis per chi lavora ?
E infine, tutti questi enfatizzati reclutamenti occidentali cosa vogliono dire ? Nascondono qualcosa ? Qualche
sospetto è legittimo.
Wayout !
Questo è il rumore del riassetto dei macroblocchi geopolitici.
Questo è forse il rumore di un progressivo disimpegno USA?
Un ritiro verso un impero più vicino a casa loro ?
Ad esempio verso un insieme panamericano tipo Nafta (North American Free Trade Agreement: Canada,
Mexico and the United States of America) + Mercosur (Southern Common Market: Argentina, Brazil, Paraguay
and Uruguay). Tanto per fare qualche ipotesi.
Chissà.
Di sicuro però, bisogna considerare la questione demografica.
L’insiemistica imperiale di oggi deve tenere conto del fatto che siamo 7 miliardi, e se ipotizziamo 5 blocchi
imperiali, ognuno conterebbe circa 1,4 miliardi di persone.
Più o meno quanto tutto il mondo ad inizio 1900.
E questa non è un dimensione astratta.
Questo è il dato di quanto grande possa essere ogni mercato interno.
Insomma, c’è posto (e soprattutto domanda e consumi interni) per tutti.
Si ricordi che il mercato interno è una delle leve di forza storiche dell’economia USA, ad esempio.
Ed è fonte di indipendenza e autonomia.
Chi ha il suo vero mercato interno può anche permettersi di essere autarchico.
A patto di avere l’energia e il cibo, in primo luogo.
Quindi, certamente la concomitanza di eventi sui due fronti, gas e petrolio, sembra anche propedeutica ad una
spartizione, o nuova ripartizione, coordinata delle fonti energetiche e delle aree di influenza.
USA, Russia e Cina ?
Ma in fondo a Pina, Gennaro e Carmelo che gli frega ?
Francia o Spagna, purchè se magna.
Din !
E’ il rumore dei soldi.
Pina e Gennaro, al contrario di Carmelo, non si erano preoccupati di tutte le conseguenze del taglio del gas.
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Solo degli effetti pratici.
Ma il giorno dopo il gas inizia a costare 10 volte di più.
E il petrolio ha raddoppiato il prezzo.
Cosa succede quindi ?
Nessuno può più permettersi la macchina.
Il gas domestico deve essere centellinato.
I prezzi delle bollette industriali vanno alle stelle.
Il sistema produttivo resiste solo nei comparti ad alta incidenza di manodopera.
Agricoltura, artigianato, manifattura di piccola scala.
La grande industria è alle corde.
Tra prezzi schizzati in alto e i tagli all’offerta non riesce ad avere abbastanza energia per funzionare e quella
che riceve è carissima.
Qualcuno sogghigna pensando alla Germania. La Germania si scoprirà alla fine per la sua rigidità ?
Noi ci salviamo, in parte, con il nostro tessuto di PMI, ma la grande industria pesante come farà?
Non è che ci sia tanto da gioire, ma forse un piccolo respiro di parziale sollievo nazionale ci può stare.
Il nostro PIL è fatto come segue. Solo il 25% è industriale (351 miliardi). E di questo buona parte non è da
grande industria.
Settore
Servizi finanziari
Servizi pubblici
Servizi commercio
Industria pesante
Servizi altri
Industria leggera
Industria costruzioni
Servizi consulenze
Servizi logistica
Servizi turismo
Servizi Tlc e informatica
Industria utilities
Agricoltura
Industria alimentare
Industria leggera tessile
Servizi R%D
Totale complessivo
Industria
Produzione
2011
345.130
338.019
313.636
475.110
175.547
311.537
213.952
146.490
202.252
126.558
92.931
129.054
52.426
123.163
103.866
11.676
3.161.347
1.356.682
PIL 2011 (=
VA)
270.949
239.228
151.512
97.758
95.128
90.735
84.502
83.527
78.368
60.344
47.271
28.639
28.156
25.213
24.585
7.537
1.413.451
351.432
% su tot.
2011
19%
17%
11%
7%
7%
6%
6%
6%
6%
4%
3%
2%
2%
2%
2%
1%
100%
25%
PIL/Produzi
one
79%
71%
48%
21%
54%
29%
39%
57%
39%
48%
51%
22%
54%
20%
24%
65%
45%
26%
I dettagli per settore sono in : http://cloeconomie.blogspot.it/2014/08/2014-08-26-sistema-italia-la-trilogia.html
Ma la domanda è : quanto ne perdiamo ?
Bisogna ipotizzare almeno due fattori distinti di blocco di produzione.
1. Un fermo macchine completo per assenza di energia, che ipotizzeremo in 30/60 giorni, lungo un arco di
tempo da individuare, il quale inciderà fino a 2/12 rispetto al PIL annuale. Sono fino a 50 miliardi
considerando, in maniera approssimata, tutta l’industria.
2. Una contrazione di produzione dovuta a crollo da panico nei consumi interni. Azzardiamo un – 30%,
che vale circa 100 miliardi
In totale sono 150 miliardi. Il 10% del PIL totale. Tutto sommato sembra ancora accettabile.
Certo è che se il primo colpo potrà arrivare all’industria, gli altri settori anche avranno poco da star allegri.
Basta immaginare : turismo, commercio, servizi vari. Chi continuerà a comprarli ?
In situazione di reale economia di guerra tutto si contrae. La propensione al consumo crolla.
Normalmente è la produzione bellica che si espande, cosa che per altro appare inverosimile in una guerra
immateriale. E speriamo che almeno rimanga solo tale.
Ma per ora accantoniamo l’idea. Per ora concentriamoci sull’industria.
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Quelli che sembravano dei comparti “sfigati” invece da noi continuano a girare: alimentare, artigianato,
manifattura, agroindustria.
Sono quelli che “viaggiano” su consumi e domanda interna.
Nei paragrafi seguenti si trovano alcune ipotesi di quantificazione del blocco in altri settori.
Autarchia
Questa è una considerazione specifica. Forse è sbagliata, ma io la vedo così. Di sicuro il ragionamento vale
anche per molte altre nazioni. Vale la pena di farci un pensiero. Proprio per una situazione di guerra.
Ci si ritroverebbe a ragionare come per l’insiemistica imperiale, ma su scala più piccola. 5/7 macroblocchi e
xxx paesi microblocchi.
A questo punto la domanda è: l’Italia è un microsistema potenzialmente autarchico ? Possiamo restare in piedi
da soli ?
Il nostro sistema di PMI è flessibile e produce quello che ci serve per la sussistenza.
Produciamo l’agroalimentare. Anche se importiamo grano, in ipotesi di minori consumi forse ci stiamo dentro.
In ogni caso abbiamo un’agricoltura con ampio margine di crescita.
Importiamo energia, certo, ma anche in questo caso in ipotesi di contrazione di consumi forse ci stiamo dentro
in larga parte con idroelettrico e riserve di petrolio e gas nazionali.
Abbiamo un sistema bancario autonomo, quello nato con le banche di interesse nazionale.
Abbiamo scuole, sanità e pensioni.
Abbiamo le TLC (?)
Abbiamo l’informazione (…..)
Ovviamente abbiamo i trasporti e le auto.
Insomma, in ipotesi di attacco, forse possiamo resistere da soli.
Exp !
E’ il rumore dell’export.
Perché attenzione: in un sistema adattivo complesso tutto è collegato.
Se la Germania crolla, noi ci perdiamo 50 miliardi di esportazioni.
Come nostri clienti seguono subito a ruota Francia (43 mld) e Stati uniti (26 mld). Il dettaglio totale è in “2014
08 29 – Geopolitica, insiemistica imperiale, commercio e guerre.”
In ogni caso è verosimile che tutti si “richiudano in se stessi”.
Facendo un’ipotesi, in un battibaleno ci potremmo trovare a 200 mld di esportazioni rispetto a quasi 400 di
prima. Se va bene.
Imp !
A questo punto diventa fisiologica la necessità di ridurre le importazioni.
Ma tutto sommato forse è meglio così ?
Considerato che la bolletta energetica, che pre-crisi pesava per 70 miliardi, potrebbe forse essere ben più cara,
dovremmo tagliare altrove.
Allo stesso link di “Exp !” ci sono anche i dettagli delle importazioni, qui sotto riportati.
In tabella qui di seguito ci sono 300 miliardi (senza energia) di potenziale produzione e consumo nazionale.
Liberi di scegliere. Ma la domanda da porsi sarà : “cosa compro all’estero di davvero indispensabile ?”
Sapendo che se davvero dovessi perdere 200 miliardi di esportazioni e pagarne 100 in più di energia, per andare
a pareggio dovrei tagliare proprio 300 miliardi di importazioni.
Facendo anche una particolare attenzione a quanto tempo ci metterei a farlo e a riconvertire quegli acquisti in
produzione locale.
Il tempo comporta costi. Ogni cifra annuale andrebbe immaginata frazionata mensilmente, in modo da essere
più gestibile.
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Bilancia corrente 2013. Esportazioni e importazioni
Settore
Prodotti industria estrattiva - oil & gas
Sostanze e prodotti chimici
Prodotti della metallurgia
Prodotti alimentari, bevande e tabacco
Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
Macchinari ed apparecchi meccanici
Computer, apparecchi elettronici e ottici
Articoli farmaceutici e chimico-medicinali
Apparecchi elettrici
Prodotti dell'agricoltura
Coke e prodotti petroliferi raffinati
Altri prodotti
Articoli di abbigliamento
Articoli in gomma e materie plastiche
Prodotti delle altre industrie manifatturiere
Prodotti in metallo
Carta e prodotti di carta
Prodotti tessili
Altri mezzi di trasporto
Calzature
Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili
Vetro, ceramica, materiali non metallici per l’edilizia
Legno e prodotti in legno e sughero no mobili
Gioielleria, bigiotteria e pietre preziose lavorate
Mobili
Totale
Exp
1.195
25.514
27.312
27.468
26.447
71.597
12.272
19.625
20.227
5.973
16.355
9.182
17.785
13.897
7.443
18.172
6.203
9.400
10.716
8.395
9.391
9.321
1.510
6.048
8.356
389.804
Imp
-59.339
-34.667
-28.406
-28.037
-24.148
-22.282
-22.171
-20.569
-12.874
-12.652
-12.232
-12.196
-11.553
-8.517
-6.870
-6.758
-6.288
-6.156
-5.253
-4.437
-4.388
-3.170
-2.879
-1.911
-1.575
-359.328
Bilancia
-58.144
-9.153
-1.094
-569
2.299
49.315
-9.899
-944
7.353
-6.679
4.123
-3.014
6.232
5.380
573
11.414
-85
3.244
5.463
3.958
5.003
6.151
-1.369
4.137
6.781
30.476
Oil !
La grande industria arranca anche da noi, ma ecco un coniglio dal cilindro: la Basilicata !
Il più grande giacimento di petrolio dell'Europa continentale, secondo Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Ricerca_e_produzione_di_idrocarburi_in_Italia
Ecco che nel periodo di intervallo del perdurare di questa catastrofe economica entra in gioco un concetto ai più
oramai desueto.
Quello delle riserve strategiche.
In primis quelle energetiche.
Non per niente vengono definite strategiche.
Perché servono proprio in tempo di guerra, e sopratutto perché sono un vero bene primario.
E potrei anche immaginare che si possano utilizzare anche se non ancora perforate e in estrazione effettiva.
Si possono fare degli accordi commerciali per cui cedo riserve ad utilizzo futuro a fronte di energia immediata.
Insomma per qualche tempo forse si dovrebbe tirare.
Plop !
Non è mica finita, anzi è appena iniziata.
Plop è il rumore che fa una bolla di sapone quando scoppia.
E lo fa anche una bolla finanziaria.
Chissà quante ce ne sono al mondo ?
Il punto è che se l’economia reale si arresta e il PIL ad esempio scende del 20% , tutto il sistema finanziario,
che tra l’altro è strutturato a leva (con il debito) rispetto al sottostante reale, crolla di conseguenza e in misura
più che proporzionale proprio perché gravato dalla leva.
Ovviamente più una attività finanziaria è “gonfiata” più grande sarà il crollo.
Ma nel nostro caso è ancora più semplice.
Pag. 200/253
Non devo neanche fare scoppiare le bolle. Lo faranno da sole.
Si immagini che per il blocco del PIL, il 20% dei prestiti concessi dalle banche al sistema di botto non rientri
nelle banche stesse.
Esiste una sola possibilità: che defaultino anche le banche, con una reazione a catena di proporzioni bibliche.
Bolle o non bolle.
A questo punto ci perdiamo un’altra bella fetta di PIL.
Il settore finanziario in Italia incide per 270 miliardi all’anno.
Se va bene ne resta in piedi la metà ? Non so, sono davvero ipotesi da tirare come i numeri al lotto.
Ma per un -50% quasi quasi ci metterei la firma.
Ipotizziamo quindi , di perdere altri 150 miliardi di PIL, che aggiunti ai 150 industriali ci portano a – 300.
Senza considerare possibili deficit nella bilancia dei pagamenti, e assumendo che si riesca a mantenerla da
subito almeno in pareggio.
Il nostro Pil, passa da 1.500 a 1.200 miliardi.
Ogni italiano perde: 300 mld/ 60 milioni = 5.000 euro/anno
E non si può far niente.
Bisogna solo trovare il modo di starci dentro.
Frr!
Ma prima ancora si deve considerare che il crollo delle banche scatenerebbe la classica reazione a catena che
possiamo rappresentare con il concetto di “corsa agli sportelli”.
Frr è il rumore dei soldi che escono dal bancomat.
Quel rumore tanto caro e oramai dato per scontato.
Fino a che non ci ritroviamo davanti ai bancomat vuoti, appunto.
Questa corsa agli sportelli ha senso ?
In termini probabilistici assolutamente no.
Le banche hanno riserve per una frazione del totale della loro raccolta (depositi), per cui sarebbero solo
pochissimi ad arrivare in tempo.
Ma questa è statistica.
Ovvio che la paura è un’altra cosa.
Resterebbe la consolazione di potere ripensare per il futuro ad un sistema bancario e finanziario differente.
Ma intanto il sistema attuale verrebbe raso al suolo quasi del tutto.
Si bloccherebbe tutto, e si dovrebbe solo contare sulle riserve eventuali detenute dalle banche o su quelle di
Stato, convertite in una qualche forma di moneta, seppur insufficiente.
Senpre ammesso che le banche di riserve ne abbiano ancora e che non siano state prosciugate dalla corsa agli
sportelli
E’ possibile che si ritorni al baratto ?
Chi lo sa. Magari si. E magari scopriremmo che il baratto richiede un’interazione personale ed è fonte di
aggregazione sociale. Al contrario di un bancomat.
Ma è impossibile fare previsioni realistiche. Almeno per me.
Giusto per amor di completezza contabile, dobbiamo però fare un’ipotesi.
Ipotizziamo di perdere altri 100 miliardi di PIL finanziario.
In totale siamo a – 400.
Sempre se la bilancia commerciale resta in pareggio.
E chiudiamo il paragrafo con una domanda : e l’Euro in tutto ciò che fine fa?
Swift !
Ma ammettiamo pure che il sistema finanziario a questo punto abbia resistito per qualche miracolosa alchimia
contabile.
E’ assai verosimile che chi aspetta (o ha creato) il crash, lo faccia per fare shopping.
Pag. 201/253
E se i prezzi non sono scesi abbastanza, abbia un piano di riserva.
Questo è facile ed è sempre incentrato sulle riserve monetarie.
Ho già detto che una possibile guerra finanziaria assomiglierebbe normalmente ad una partita di backgammon.
Ma questo vale in un sistema stabile.
In un sistema in crisi, che già si sta avvitando su se stesso, avere a disposizione le riserve comporta possibilità
di intervento (acquisto) molto più drastiche (efficaci).
Ogni importo disponibile vale molto di più che in condizione di stabilità, proprio perché si sa già che a breve
termine ogni prezzo di acquisto sarà più basso.
Si può giocare allo scoperto, e tenersi le riserve per lo” shopping da fondo” o “a strascico”
A questo punto va spiegato il titolo : sono uscite di recente notizie su di una possibile uscita o estromissione
della Russia dal circuito interbancario Swift.
La Russia ha dichiarato che se lo farà per conto suo, mi pare.
Probabile che lo abbia già, altrimenti sarebbe una dichiarazione suicida.
Ciò a me evoca due cose :
1. un nuovo impero in stasi ma già pronto
2. società detentrici di riserve occulte invisibili e quindi inattaccabili e inconoscibili (quanto valgono ?
quanti soldi hanno in pancia ?)
Bot !
Questo invece è un suono davvero.
Ed è pure onomatopeico : “Bot : cazzo che Bot!
E’ il suono del default.
Inevitabile, perché anche ammettendo di fare grossi tagli alle spese dello Stato (paragrafo cut !), questi non si
faranno istantaneamente.
Se defaultiamo, bisogna aspettarsi tassi di rifinanziamento almeno al 10%.
A quel punto il break even (il tasso di pareggio) con la situazione attuale si colloca a 1.000 miliardi di debito,
rispetto ai 2.170 attuali. Questi 1.000, costerebbero 100 miliardi di interessi all’anno. Come adesso. Un po’ di
più.
Forse allora ha più senso un congelamento o una ristrutturazione del debito nazionale, dei residenti persone
fisiche, al limite con il pagamento di soli interessi per un certo numero di anni, ad esempio.
Perché se devo defaultare, tanto vale immaginare un futuro del tutto senza debito.
E se deve pagare qualcuno, tutto sommato meglio le banche che i cittadini.
In ogni caso si deve ricordare che un default, rappresenterebbe sempre un’occasione di acquisto per qualcuno.
E si ritorna sempre al tema di chi sarà che potrà fare shopping.
Drin !
Questo è il suono di una domanda.
O meglio di una sveglia, che ci sveglia dall’incubo.
Quanto può durare tutto ciò ?
Quando suonerà la sveglia a decretare la fine e il nuovo assetto mondiale ?
Io non ne ho davvero idea.
Cash !
Una cosa è certa. Più dura, più ci affossa, e meno costerà comperarsi le nostre macerie.
E chi è che può comprarsele ?
Ammesso e non concesso che gli USA siano in uscita (paragrafo wayout!) chi rimane con tante riserve da
potersi presentare come compratore che con pochi spiccioli, ma pronti sull’unghia, si accaparri il meglio ?
La Cina, in primo luogo. E’ il Paese con maggiori riserve ufficiali.
Pag. 202/253
Ci sarebbe il Giappone, ma abbiamo già visto che le usa per nettare il debito. In pratica ci fa carry trade (si
chiama così). Prende soldi a prestito a tassi prossimi a zero e li reinveste in prodotti finanziari presumibilmente
redditizi. Dallo Stato nazione allo Stato finanziaria.
Ma tutto ciò senza contare la rete di risorse occulte parcheggiate offshore, naturalmente.
Ad esempio, al riguardo, dai dati del FMI la Russia avrebbe soltanto 200 miliardi di debito lordo e zero di netto.
Per differenza, vorrebbe dire 200 miliardi di riserve.
Tanto per fare un paragone, l’Italia ne avrebbe di più: 335 miliardi secondo il FMI, con il debito a 2.034 (la
correlazione debito-riserve la spiego più avanti).
Mi pare davvero improbabile che noi abbiamo più riserve della Russia.
Molto più plausibile che le loro siano disseminate chissà dove in giro per il globo.
In ogni caso, grazie all’uscita dallo swift, le riserve russe potrebbero essere e restare parcheggiate a
disposizione in una rete parallela inattaccabile e imperscrutabile.
Tutto ciò senza contare che anche ammettendo che gli USA siano in uscita, le prime riserve ufficiali del mondo
le hanno loro.
Ed è improbabile che gli inventori del capitalismo non sfruttino i saldi per fare shopping.
Insomma i futuri “shoppers” secondo me sono sempre gli stessi. In primo luogo USA, Cina e Russia.
E poi chissà.
Bit !
Non è mica ancora finita, però.
Questo è il rumore della cyber-war, di cui mi parlano spesso.
Attacchi informatici. Ma a cosa servono ? A rubare i dati personali ? A sapere che porno guardiamo? Io non
credo. O meglio, si lo credo, ma per finalità diverse da quelle ritenute vere da noi gente comune.
Credo invece innanzitutto che gli attacchi che possano rientrare nella citata logica di shopping di guerra.
Non è solo questione di siti internet, di e-commerce, o cose simili.
Quelli sono in larga parte i contenuti.
Quello che veramente ha valore in tema di telecomunicazioni sono le reti. L’hardware.
E ha valore in primo luogo perché non li posso rifare.
Ipotizziamo la rete Telecom. Dorsali e doppini dell’ultimo miglio.
Quelli che arrivano in casa. Nascono decenni fa e non sono replicabili. È impensabile ricostruire la rete una
volta della Sip, tanto per capirsi.
E questo discorso vale per qualsiasi rete: elettrica, del gas, di trasporti. Il loro controllo è strategico.
Ma qui prendiamo in considerazione solo quelle TLC (telecomunicazioni).
Se qualcuno volesse conquistare la rete Telecom, ad esempio, potrebbe sottoporla ad attacco fino a bloccarla
(ad esempio per 60 giorni in un arco temporale da individuare) e fino a diffondere le notizie del furto di dati
personali.
Otterrebbe un duplice effetto :
 la fuga, o almeno il mancato pagamento degli utenti per il servizio che non funziona
 la fuga degli utenti per la paura da mancata privacy.
Come in altri esempi citati, il prezzo di Telecom crollerebbe e la stessa sarebbe scalabile a prezzo di saldo.
Ma non solo.
Tutto il settore si bloccherebbe, o rallenterebbe, con un crollo conseguente del PIL del comparto tlc seppur
temporaneo.
Il PIL da tlc e informatica vale 47 miliardi di euro all’anno.
Non sembrerebbe quindi un grave danno. Ma si deve considerare l’impatto sociale. Oramai siamo “always on”.
E’ una droga. Un black out del networking avrebbe fortissime ripercussioni sociali.
Il tutto considerando anche che le reti sono concetto assai fumoso, per quanto è dato di conoscere ai più.
Reti, dark o deep web, satelliti, reti radar, militari, web semantico, oscillazioni orbitali, civiltà dell’intelletto.
Pag. 203/253
Sono alcuni esempi di termini poco noti ma sicuramente tutti parte di una macedonia meta-informatica a forte
valenza strategica futura, ma ai più oscura.
Tax !
Questo non è un suono, le tasse non fanno rumore, ma è onomatopeico al contrario.
Mentre qualche politico già pregusta la vacanza forzata per la chiusura del Parlamento, da dentro il MEF li
chiamano agitati.
“Correte, venite dentro, c’è un altro problema !”
Senza parte del Pil, che è sceso di 450 miliardi solo nei comparti industriale, finanza e tlc (senza contare la
bilancia commerciale), ci mancano tasse per 200/250 miliardi all’anno
Le spese dello Stato di 400/500 miliardi, non ce le possiamo più permettere.
Cut !
Ops…Vuoi vedere che è la volta buona che :
 si taglia tutto il tagliabile e
 si tassa tutto il tassabile ?
Può darsi, pensa il deputato zero, ma dovremmo dare tutti il buon esempio.
Fino a che non avremmo aggiustato questo casino dovremmo lavorare gratis. Cazzo.
Bisognerà anche ricordarsi che lo tsunami è appena iniziato e stavolta o si fa un vero turn around o la gente si
incazzerà per davvero.
Il problema è quello di dove tagliare e dove incassare
Si devono preservare la scuola, la sanità e le pensioni.
Altrimenti il futuro sarà inesistente.
Cosa resta ? Tutto il resto.
Altro che spending review. Qua si dovrà entrare dentro con il bulldozer.
Con due implicazioni principali.
1. Un crollo ulteriore dei consumi. Il settore pubblico vale 240 miliardi di PIL .
2. L’aumento della disoccupazione da licenziamenti pubblici. Gli impiegati pubblici Statali, su base 12
mesi, sono 1,7 milioni che costano 75 miliardi all’anno.
L’unica consolazione sta nel fatto che dovrò trovare 200 miliardi circa, ma questi possono essere anche da
maggiori ricavi.
Non avrò quindi più scuse per giustificare :
1. l’evasione;
2. la non tassazione del sommerso.
Se da queste due voci portassi a casa 100 miliardi, me ne resterebbero da tagliare 100 circa, pari al 25 % delle
spese totali.
Il che sarebbe plausibile.
Disoccupazione e rebound pensioni
Per arrivare a una sintesi in termini di numeri/persona, vale a dire di maggiori disoccupati e di come li si potrà
mantenere, che è pur sempre la vera responsabilità dello Stato, si deve considerare che le contrazioni di PIL
hanno la conseguenza di produrre nuovi disoccupati.
Ma oltre a ciò, nuovi disoccupati comportano minori contributi versati e quindi la necessità di una riallocazione
delle pensioni che sono riassunte in : 2014 08 21 - Le pensioni - Dalla welfare review alla dignità minima e
nella seguente tabella.
Numero milioni
Importo miliardi
Media mensile
Pag. 204/253
Fino a
1.000 eur
15,046
91,009
504,1
Fino a
2.000 eur
5,156
87,990
1.422,1
Oltre
2.000 eur
2,378
84,274
2.952,8
TOTALE
22,580
263,274
971,6
La premessa doverosa è che abbiamo una forte contrazione dell’economia e l’esigenza di garantire la
sussistenza a tutti, inclusi i nuovi disoccupati, deve essere soddisfatta con le risorse esistenti.
Non posso usare le riserve, non posso aumentare il debito.
Devo trovare i soldi in casa.
1. Il blocco del PIL a 1.000 mld invece di 1.500 equivale a una riduzione del 33%. Un terzo.
2. In termini di minori incassi di contributi, possiamo assumere un terzo di 263 miliardi. Questo vuol dire
minori incassi dell’Inps per circa 90 miliardi.
3. Restano quindi 263-90 = 175 miliardi da gestire.
4. In termini di disoccupati in più, possiamo assumere un terzo (la riduzione del PIL) dei 21/22 milioni di
occupati attuali. + 7 milioni. A cui aggiungere i dipendenti pubblici (una parte di 1,7 milioni).
Assumiamo che siano 8 milioni in più in totale.
5. Le persone/pensioni totali a carico Inps diventano quindi 22,5 + 8 milioni. Arrotondato a 30 milioni.
6. A questo punto devo considerare che siamo in guerra. Abolisco privilegi e diritti acquisiti e opto per una
pensione di sopravvivenza uguale per tutti. Flat. Con buona pace di chi aveva versato più contributi.
7. Avendo a disposizione 175 miliardi, posso erogare 175 mld/ 30 milioni = 5.800 euro/anno a testa. Pari a
486 euro al mese. Questi senza ulteriori tassazioni a carico.
Per concludere, anche in questo caso avrò una contrazione dei consumi, ma non per la riduzione delle pensioni
mensili, bensì per il fatto che non ho più 90 miliardi (quelli da minori contributi) da fare spendere.
Economia di guerra
A questo punto val la pena riprendere alcune considerazioni sul concetto di economia di guerra. Prendiamo a
riferimento la definizione di Wikipedia.
2.3
Economia di guerra da . http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra#Economia_di_guerra
Nell'economia di guerra, lo Stato nazionale emette una quantità di moneta crescente. Una simile emissione
causa svalutazione e iperinflazione che impoveriscono la popolazione e possono arrivare perfino ad azzerare il
potere d'acquisto della moneta.
È frequente che i beni essenziali vengano razionati e che il loro ottenimento venga dunque a prescindere
dall'uso della moneta.
In vista dei conflitti, gli Stati accumulano riserve anche sotto forma di oro, investimento in sé poco
conveniente perché non genera interessi, diversamente dagli strumenti finanziari o da un investimento
produttivo. Tuttavia, l'oro conserva il suo valore nel tempo, mentre le valute si possono deprezzare e gli
strumenti finanziari sono soggetti a rischio. La disponibilità di oro rappresenta quindi la garanzia che in
cambio si potranno ottenere anche in futuro le risorse necessarie per i bisogni della guerra.
In tempo di guerra, la spesa militare è una voce rilevante e spesso predominante della spesa pubblica. Per
sostenerla, gli Stati ricorrono spesso all'indebitamento. Il debito contratto verso soggetti esterni allo Stato è in
genere denominato in valuta estera o in oro. Mentre il debito contratto in moneta nazionale ne segue le sorti
(come il debito italiano nella seconda guerra mondiale, che in termini reali si ridusse a ben poco dopo la fine
del conflitto) il debito denominato in altre valute o in oro continua invariabilmente a pesare sull'economia del
Paese.
Lo Stato che esce vincitore da una guerra pretende non di rado dallo Stato sconfitto il pagamento di indennità
dette riparazioni di guerra[6], che coprono in tutto o in parte le spese sostenute e a volte permettono anche un
guadagno monetario. L'origine delle riparazioni di guerra risale all'antichità e si hanno tracce documentate di
Sistema Italia – Riserve
Del sistema Italia e relativa autarchia ho già accennato sopra.
Qui vorrei precisare che esiste un dato contabile che conferma la previsione di “guerra”, come accenna anche
Wikipedia.
Sono le riserve monetarie o auree. Queste sono un tipico indicatore di preparazione ad una situazione di
economia di guerra.
Ho già accennato che con il debito a 2.034 mld secondo il FMI avevamo riserve per 335 miliardi.
Negli ultimi mesi il debito è cresciuto in apparenza fuori controllo fino a 2.170 miliardi.
Vuol dire + 135 miliardi, di cui 40 utilizzati per pagare i debiti pregressi verso enti statali.
Pag. 205/253
E’ una forma di parcheggio. Sempre se resistono alla tentazione di spending compulsivo.
In totale quindi avremmo quasi 470 miliardi di riserve ufficiali.
Ovviamente la loro limitata dimensione, richiederà un utilizzo controllato.
Queste non possono essere spese.
Serviranno per la ricostruzione. Per investimenti ed erogazione di credito alle iniziative produttive.
Il che confermerà sicuramente una politica di tagli alle nostre spese di stato.
Sistema Italia – Funding ulteriori rispetto alle riserve
Il debito è la seconda possibilità di raccogliere risorse.
Utilizzo di riserve e prestiti esteri. Il sistema monetario è chiuso. Queste sono le vie.
Resta da capire chi possa comprare nostro eventuale debito.
Ma forse si può ipotizzare che chi ha le riserve vere possa non solo fare shopping, ma anche lending.
Il mercato che si comperano deve restare in piedi, ovviamente.
Possiamo ipotizzare un piano Marshall russo o cinese ?
Non solo shopping, ma anche lending ?
Drone war
In Europa ?
Possibile ?
E speriamo di no, che cazzo.
Non basta quanto sopra ?
Mi viene solo la paura che ci sia qualche palazzinaro, che da noi in Italia sono una specie infestante, che gira
con il suo Stealth NanoDrone per tirare giù di nascosto palazzi da potere poi ricostruire.
Ecco, credo che chi dovesse incontrarlo difficilmente saprà trattenersi dallo spezzargli una gambetta.
Come ci si salva da tutto ciò ?
Non ci si salva.
Ne si può arginare qualche cosa.
Ma perlomeno si può pensare di prepararsi. Se non altro spiritualmente.
Saranno le fasce più deboli, quelle che non hanno margini di ulteriore contrazione di sopravvivenza, quelle a
soffrire davvero.
E non è inverosimile che reagiscano con violenza. Vorrei vedere.
In ogni caso il bisogno primario da soddisfare sarà quello di cibo.
Abbiamo ipotizzato di avere 30 milioni di pensionati e neo disoccupati da mantenere con la pensione di guerra
di 486 euro al mese flat.
Ma questo dato non tiene conto dei sotto-casta. Di quelli già oggi più poveri di così.
E non tiene nemmeno conto di possibili blocchi totali alimentari, dovuti ad esempio a blocchi dei trasporti.
E’ verosimile una corsa alle mense dei poveri.
Come le finanzio ?
Esistono solo tre possibilità, non potendo emettere debito pubblico li pesco:
1. dalle mie riserve
2. da prestiti dedicati esteri o no.
3. da privati
Tanto per fare un’ipotesi, 10 milioni di persone a 3 euro al giorno (pane, patate, pasta), costano 1.000 euro
all’anno ciascuno. Per un totale di 10 miliardi/anno
Non mi preoccuperei troppo dell’alloggio, invece. Almeno per chi oggi lo ha.
Pag. 206/253
Chi non riuscisse più a pagare l’affitto potrebbe tranquillamente restare nella casa occupandola. Credo che forze
dell’ordine e governo avranno ben altri problemi a cui pensare al posto degli sgomberi.
Eppoi, la disponibilità a concedere l’abitazione sarebbe un atto di giustizia dai più forti ai più deboli.
Potrà mancare il gas, il riscaldamento, forse la luce, l’acqua ma sono cose a cui ci si può abituare facendo di
necessità virtù.
Per il freddo forse a noi italiani, in particolare al nord, correrà in soccorso il nuovo clima tropicale.
Per la borghesia, piccola media o grande che sia, in fondo sarà un bagno di salute.
Vorrà dire un re-imprinting di massa istantaneo ed esplosivo ma che li porterà su un modello di vita, e quindi di
spesa, più sensato.
Sarà un programma di disintossicazione di massa dalla droga dei consumi, basato sui principi della psicologia
comportamentale.
Reiterando nuovi comportamenti non consumistici per un certo numero di volte, ad un certo punto verrà loro
naturale.
Garantito.
La comportamentale funziona sempre. Se poi è obbligata, figuriamoci.
Alla fine forse riusciranno a vedere che il loro benessere, liberi da modelli di consumo imposti, è maggiore di
prima.
Ma dopo, torneremo a come viviamo oggi ?
No.
Una volta reimprintato il modello di vita, di spesa e di valori non si tornerà più indietro.
E questa in fondo forse è la buona notizia.
E la cooptazione offshore ?
Questa forse è la seconda buona notizia.
Forse sarà la volta buona che tutti i soldi che sono nascosti off-shore, ritornino inshore in modo da alimentare le
economie reali nazionali.
Ho detto che esistono solo tre possibilità. Non potendo emettere debito pubblico i soldi li pesco:
1. dalle mie riserve
2. da prestiti esteri diversi
3. da privati.
In realtà c’è anche la quarta opzione .
Li pesco dalle riserve off-shore !!!
ALLEGATI
1. Ricerca e produzione di idrocarburi in Italia - Wikipedia
2. Guerra – Wikipedia
3. Crisi economica della Grecia - Wikipedia
4. Guerra, economia di - Treccani
Pag. 207/253
ALLEGATO : RICERCA E PRODUZIONE DI IDROCARBURI IN ITALIA
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Ricerca_e_produzione_di_idrocarburi_in_Italia
La ricerca e produzione di idrocarburi in Italia, praticata fin dall'antichità, inizia con tecniche industriali
nella seconda metà del secolo XIX, e si è sviluppata notevolmente dal secondo dopoguerra a seguito del
ritrovamento di significativi quantitativi di gas naturale; paragonata ai principali paesi produttori possiede non
solo modesti ma anche grandi giacimenti di petrolio e gas naturale, tra cui quelli della val d'Agri(Basilicata)[1],
il più grande dell'Europa continentale, e dell'area di Crotone (Il Campo Luna-Hera Lacinia), posizionandosi al
quarto posto fra i paesi europei produttori di petrolio e 49º come produttore mondiale di petrolio per quantità
(0,1% sul totale della produzione mondiale)[2][3].
Le stime della quantità di petrolio nel sottosuolo italiano a fine 2012 sono di 82,1 milioni di tonnellate di riserve
certe (equivalenti a 599 milioni di barili[4]), 100,8 di tonnellate di riserve probabili e 55.3 di tonnellate di riserve
possibili; sempre nel sottosuolo sono stimati 59.4 miliardi di smc di riserve certe di metano; 63.4 miliardi di
smc di riserve probabili e 21.7 miliardi di smc di riserve possibili di gas naturale[5].
Al 31 dicembre 2012 sono vigenti e rilasciati da Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del
Ministero dello Sviluppo Economico 115 permessi di ricerca (94 in terraferma, e 21 in mare) e 200 concessioni
di coltivazione (134 in terraferma e 66 in mare) che si concentrano in Emilia-Romagna, Lombardia e Basilicata,
in mare, l'attività è sviluppata soprattutto nel mar Adriatico, Ionio e nel Canale di Sicilia[6]. Sono inoltre attivi
10 campi di stoccaggio di gas naturale, tutti ubicati in terraferma su giacimenti naturali ormai depletati del loro
contenuto originario di gas, causa loro sfruttamento negli anni passati, a fronte di 15 concessioni di stoccaggio
di gas rilasciate[7]. Il gettito delle royalties per l'anno 2012 è stato di 333.582.602,81 euro[8][9].
25.1 Indice











1 Storia della ricerca e produzione degli idrocarburi
2 Prima del periodo industriale
3 Secolo XIX
o 3.1 Italia preunitaria
o 3.2 Dall'Unità d'Italia
4 Secolo XX
o 4.1 Inizio Secolo
o 4.2 1940 la svolta della sismica a riflessione
o 4.3 La crescita nel secondo dopoguerra
 4.3.1 Lo sviluppo della Val Padana
 4.3.2 Le prime scoperte di petrolio siciliano
 4.3.3 Inizia la ricerca offshore
 4.3.4 Ricerca lungo il margine appenninico
o 4.4 La ricerca e produzione a seguito della crisi energetica
o 4.5 Liberalizzazione della attività nella Pianura Padana
o 4.6 Nuove scoperte
5 Royalties
6 Ricerca in giacimenti non convenzionali
7 Produzione
o 7.1 Riserve di idrocarburi e produzione rispetto all'Europa
8 Note
9 Bibliografia
10 Voci correlate
11 Collegamenti esterni
25.2 Storia della ricerca e produzione degli idrocarburi
Affioramento naturale di bitume in biocalcareniti in una cava abruzzese vicino a Lettomanoppello nell'area
della Majella
Pag. 208/253
I numerosi affioramenti naturali di petrolio, in parte ancor oggi presenti in varie zone della penisola italiana,
specialmente lungo tutto l'Appennino e in Sicilia, erano ben noti nel passato, e localmente sfruttati per usi vari e
testimoniano la genesi e presenza nel sottosuolo di idrocarburi in varie località italiane[1].
Nell'Antichità lo sfruttamento era mirato soprattutto alla raccolta del bitume affiorante naturalmente, utilizzato
principalmente come mastice e impermeabilizzante, e al petrolio recuperabile fuoriuscente da alcune sorgenti
naturali, usato come medicamento (in particolare per affezioni della pelle) e come olio illuminante.
Uno sfruttamento, sempre fatto con metodi artigianali, ma con maggiori finalità commerciali inizio' verso al
fine del medioevo, continuando in modo non sistematico, per tutto il periodo preunitario.
A partire dalla metà del secolo XIX, in coincidenza con l'inizio della lenta transizione italiana verso
un'economia industriale, l'utilizzo del petrolio, inizialmente richiesto soprattutto per l'illuminazione, divenne
sempre più diffuso, e questa presenza naturale di petrolio in superficie stimolò una attività di ricerca sistematica
e produzione di idrocarburi.
A partire dal secondo dopoguerra la ricerca petrolifera, venne condotta con mezzi moderni e sfruttando le
conoscenze derivanti dai progressi delle scienze geologiche, che a loro volta si giovano delle scoperte effettuate
lungo la penisola, durante le fasi esplorative. Tutta questa attività ha portato ad oggi, assieme alla ricerca e
produzione di gas natura
ALLEGATO : GUERRA ED ECONOMIA DI GUERRA
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra#Economia_di_guerra
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Guerra (disambigua).
È in corso un vaglio per migliorare la qualità di questa voce.
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revisore. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Per guerra (in inglese war, tedesco krieg, francese guerre, spagnolo guerra) si intende un fenomeno collettivo
che ha il suo tratto distintivo nella violenza armata posta in essere fra gruppi organizzati[1]. Nel suo significato
tradizionale la guerra è un conflitto fra stati sovrani o coalizioni per la risoluzione, di regola in ultima istanza, di
una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti (ma in ogni caso parziali)
conflitti di interessi ideologici ed economici[1].
Il termine guerra deriva dalla parola werran dell'alto tedesco antico,[2] che significa mischia. Nel diritto
internazionale, il termine è stato sostituito, subito dopo la seconda guerra mondiale, dall'espressione "conflitto
armato", applicabile a scontri di qualsiasi dimensioni e caratteristiche.
Le guerre sono combattute per il controllo di risorse naturali, per risolvere dispute territoriali e commerciali, per
motivi economici, a causa di conflitti etnici, religiosi o culturali, per dispute di potere e per molti altri motivi. Si
giunge alla guerra quando il contrasto di interessi economici, ideologici, strategici o di altra natura non riesce a
trovare una soluzione negoziata attraverso la diplomazia, o quando almeno una delle parti percepisce
l'inesistenza di altri mezzi per il conseguimento dei propri obiettivi.
La guerra è preceduta da:
 un periodo di tensione, che ha inizio quando le parti percepiscono l'incompatibilità dei rispettivi
obiettivi;
 un periodo di crisi, che ha inizio quando le parti non sono più disponibili a trattare tra di loro per rendere
compatibili tali obiettivi.
In età moderna, nei periodi di tensione e di crisi, si può sviluppare un'attività politica e diplomatica di tutta la
comunità internazionale per evitare il conflitto: in tali periodi, le forze armate giocano un ruolo rilevante nel
dimostrare la credibilità e la determinazione dello Stato, con lo scopo deterrente di rendere evidente
all'antagonista la sproporzione fra l'obiettivo da conseguire e il costo, sociale e materiale, di una soluzione
militare. La guerra quindi può essere evitata quando ambedue i contendenti percepiscono questo sfavorevole
rapporto.
Carl von Clausewitz, nel suo libro Della guerra, compie un'analisi del fenomeno: «La guerra è la continuazione
della politica con altri mezzi» e «La guerra è un atto di forza che ha lo scopo di costringere l'avversario a
sottomettersi alla nostra volontà.»
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La guerra in quanto fenomeno sociale ha enormi riflessi sulla cultura, sulla religione, sull'arte, sul costume,
sull'economia, sui miti, sull'immaginario collettivo, che spesso la cambiano nella sua essenza, esaltandola o
condannandola.
In Europa non si sono più combattute guerre per motivi religiosi dal 1648, anno della pace di Vestfalia che
chiuse la guerra dei trent'anni[3][4]
25.3 Indice
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1 Passaggio formale dalla pace alla guerra e viceversa
o 1.1 Peacekeeping
2 Economia di guerra
3 Tipi di conflitto
o 3.1 In base all'estensione territoriale
o 3.2 In base al tipo dei soggetti che la combattono
o 3.3 In base ai mezzi impiegati
o 3.4 In base alla soggettività internazionale dei contendenti
4 Altre definizioni dei conflitti
5 Diritto bellico
6 Aspetti antropologici
o 6.1 Guerre di religione
o 6.2 Guerre a sfondo razziale
7 Aspetti etici
8 Aspetti economici
o 8.1 Prima ondata
o 8.2 Seconda ondata
o 8.3 Terza ondata
9 Analisi statistica
10 La guerra negli scritti
11 Note
12 Bibliografia
13 Voci correlate
14 Altri progetti
15 Collegamenti esterni
25.4 Passaggio formale dalla pace alla guerra e viceversa
Battaglia di Chocim (1673), durante la guerra fra Polonia e Impero ottomano, in un dipinto di Juliusz Kossak
(1892)
Fino la seconda guerra mondiale era prassi di diritto internazionale ampiamente osservata il far precedere le
ostilità da una dichiarazione di guerra. Le alleanze militari fra Stati obbligavano i firmatari a entrare nel
conflitto se un altro Stato violava la neutralità e l'integrità territoriale, invadendo i confini esterni di uno Stato
partecipante con le proprie truppe, oppure ne manifestava la volontà con una dichiarazione di guerra: i patti di
mutua assistenza militare propagavano rapidamente le dimensioni dei conflitti.
Generalmente, il conflitto armato comincia a partire da un evento specifico, il cosiddetto casus belli:
un'invasione militare, l'uccisione nemica di concittadini, come soldati, o beneficiari dell'immunità diplomatica,
come ambasciatori, capi di Stato o reggenti. Anche incidenti diplomatici possono innescare crisi che si
risolvono in un conflitto armato, a causa di inosservanze dei protocolli diplomatici, come non presentarsi a una
convocazione o rifiutare di ricevere un ambasciatore, ingerenze politiche sulle nomine, dichiarazioni offensive
senza scuse o smentite ufficiali degli organi di stampa ed eventuali dimissioni del dichiarante. Preso a sé, il
casus belli può essere anche non molto grave, ma la sua importanza è amplificata dalle tensioni e dagli attriti
già esistenti.
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La guerra spesso si manifesta insieme a un periodo di sospensione dello Stato di diritto nel quale il diritto e la
giustizia militare si sostituiscono a tutte le altre fonti della giurisprudenza.
Con l'avvento dell'ONU, il cui statuto condanna lo Stato aggressore e consente allo Stato aggredito di difendersi
con immediatezza, la dichiarazione di guerra è praticamente scomparsa dallo scenario internazionale. Molte
Costituzioni, fra le quali quella italiana, ammettono la guerra di sola difesa. Nessuno Stato è infatti disposto a
dichiararsi aggressore con una tale procedura, mentre infiniti sono gli appigli per dichiararsi aggredito. In
definitiva lo Statuto dell'ONU, che nelle intenzioni doveva servire a far scomparire la guerra, ha fatto invece
scomparire soltanto la dichiarazione di guerra.[senza fonte]
Secondo quanto osservato da von Clausewitz, la guerra non è accesa dall'azione di chi offende, ma dalla
reazione di chi si difende: se non ci fosse reazione, infatti, si verificherebbe un'occupazione e non un conflitto
armato. Tale fu il caso, ad esempio, dell'Anschluss, ovvero l'invasione dell'Austria da parte della Germania nel
1938.
Si ha pertanto l'inizio della guerra quando si verifica il primo combattimento fra forze contrapposte.
La guerra non si conclude però semplicemente con la cessazione dei fatti d'arme; più formalmente è necessario
che si verifichi uno dei seguenti eventi:
 un armistizio, che riguardi cioè tutti i teatri e tutte le forze armate delle parti che lo stipulano;
 la resa incondizionata di una parte;
 la debellatio di una parte, cioè il completo annientamento delle sue forze armate, l'occupazione totale o
annessione del suo territorio e la cessazione di ogni attività politica anche interna.
Talora, un Paese che vuole entrare in conflitto compie azioni per provocare a guerra l'aggressore e poter reagire,
non necessariamente si inizia un conflitto con un'occupazione militare di un territorio straniero.
Dalla seconda metà del ventesimo secolo a seguire, molte guerre sono state combattute senza essere dichiarate,
con interventi militari giustificati come aiuti a governi "fratelli" come la guerra del Vietnam, l'invasione
sovietica dell'Afghanistan, o semplicemente con una azione militare diretta come o guerra di Corea o
l'invasione del Kuwait. A volte a queste guerre hanno fatto seguito altre azioni ad esse collegate, come la prima
guerra del Golfo nella quale una coalizione, in forza di un mandato dell'ONU, ha schierato sul campo un
potente esercito appoggiato da forze navali ed aeree che hanno rimosso il contingente iracheno di occupazione
dal Kuwait e distrutto gran parte dell'armamento terrestre ed aereo delle forze armate irachene disarticolandone
le unità operative ma non occupando permanentemente il territorio dell'Iraq.
25.4.1
Peacekeeping
Anche le cosiddette operazioni di peacekeeping, missioni militari armate e alle quali un mandato internazionale
(ONU o Unione Europea) ha conferito legittimità, se non possono essere considerate tecnicamente guerre
presentano per il personale impegnato tutti i rischi di quelle operazioni, con limitazioni ancora maggiori dal
punto di vista delle regole operative. Nell'accezione dàtagli dalle Nazioni Unite, il peacekeeping è "un modo
per aiutare paesi tormentati da conflitti a creare condizioni di pace sostenibile".[5] Il personale civile e militare
della missioni ONU viene fornito dai paesi membri
Queste operazioni vengono compiute in territori sconvolti da guerre civili e le truppe impiegate dovrebbero
fungere da forza di interposizione tra i contendenti e stabilizzazione del territorio, ma se necessario possono
usare la forza necessaria a fermare azioni violente contro civili indifesi. Nondimeno la loro presenza non ha
impedito episodi come il massacro di Srebrenica, avvenuto durante la guerra civile jugoslava sotto gli occhi di
un battaglione di caschi blu olandesi.
25.5 Economia di guerra
Nell'economia di guerra, lo Stato nazionale emette una quantità di moneta crescente. Una simile emissione
causa svalutazione e iperinflazione che impoveriscono la popolazione e possono arrivare perfino ad azzerare il
potere d'acquisto della moneta.
È frequente che i beni essenziali vengano razionati e che il loro ottenimento venga dunque a prescindere
dall'uso della moneta.
In vista dei conflitti, gli Stati accumulano riserve anche sotto forma di oro, investimento in sé poco conveniente
perché non genera interessi, diversamente dagli strumenti finanziari o da un investimento produttivo. Tuttavia,
l'oro conserva il suo valore nel tempo, mentre le valute si possono deprezzare e gli strumenti finanziari sono
soggetti a rischio. La disponibilità di oro rappresenta quindi la garanzia che in cambio si potranno ottenere
anche in futuro le risorse necessarie per i bisogni della guerra.
In tempo di guerra, la spesa militare è una voce rilevante e spesso predominante della spesa pubblica. Per
sostenerla, gli Stati ricorrono spesso all'indebitamento. Il debito contratto verso soggetti esterni allo Stato è in
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genere denominato in valuta estera o in oro. Mentre il debito contratto in moneta nazionale ne segue le sorti
(come il debito italiano nella seconda guerra mondiale, che in termini reali si ridusse a ben poco dopo la fine
del conflitto) il debito denominato in altre valute o in oro continua invariabilmente a pesare sull'economia del
Paese.
Lo Stato che esce vincitore da una guerra pretende non di rado dallo Stato sconfitto il pagamento di indennità
dette riparazioni di guerra[6], che coprono in tutto o in parte le spese sostenute e a volte permettono anche un
guadagno monetario. L'origine delle riparazioni di guerra risale all'antichità e si hanno tracce documentate di
questa usanza già nel 440-439 a. C, quando la città di Samo sconfitta da Atene dovette pagare a questa le spese
dell'assedio da essa stessa sostenuto e perso[6]. Nell'era moderna fu Napoleone Bonaparte a collegare
inscindibilmente il pagamento dei danni di guerra al trattato di pace che la concludeva, pretendendo dai vari
stati sconfitti, come Austria, Prussia, Spagna ed altri, il pagamento in natura e valuta dei danni, stimati dal
vincitore; la pratica venne poi ripetuta a ruoli invertiti dopo la sconfitta dell'Impero Francese, e ancora dai
prussiani verso la Francia che aveva perso la guerra del 1870; allo stesso modo gli Alleati, su espressa richiesta
del presidente statunitense Woodrow Wilson, pretesero dai tedeschi un risarcimento dopo la fine della prima
guerra mondiale, ma la sua entità venne calcolata tale da essere considerata altamente punitiva dai britannici,
che esitarono prima di appoggiare le pretese francesi[6]. Le conseguenze di queste riparazioni sull'economia
tedesca, sommate a quelle indotte dalla grande depressione del 1929, furono tali da venire additate da molti
come una delle cause che spinsero i tedeschi ad appoggiare l'avvento del nazismo e lo scoppio della seconda
guerra mondiale.
25.6 Tipi di conflitto
I conflitti possono essere diversamente classificati in relazione al numero piuttosto vasto dei loro parametri.
25.6.1

In base all'estensione territoriale
Conflitto mondiale: conflitto esteso a più teatri operativi collocati anche in continenti diversi, coordinati
fra di loro anche se coinvolti in tempi non strettamente coincidenti; vi partecipano tutte le grandi
potenze e le medie potenze regionali dei teatri interessati, e un numero elevato di potenze minori. Unici
esempi nella storia: la seconda guerra mondiale e, anche se la collocazione è discutibile, la prima guerra
mondiale e la guerra dei sette anni.
Conflitto regionale: conflitto che si svolge essenzialmente in un solo teatro operativo in una regione
geofisica ben delimitata, con la partecipazione di almeno una media potenza regionale, più altre potenze
minori della stessa regione; non esclude la partecipazione diretta di una grande potenza o la
partecipazione indiretta di più grandi potenze. Esempi nella storia (limitatamente al XX e XXI secolo):
le guerre balcaniche, i conflitti arabo-israeliani, la prima guerra del Golfo.
Conflitto locale: conflitto fra un limitatissimo numero di potenze, spesso solo due, e che coinvolge un
limitato territorio appartenente a uno solo o al massimo ai due contendenti diretti; esclude la
partecipazione diretta di grandi e medie potenze i cui territori non siano direttamente coinvolti. Esempi
nella storia (limitatamente al XX e XXI secolo): la guerra italo-turca, la guerra d'Etiopia.


25.6.2
In base al tipo dei soggetti che la combattono

Conflitto simmetrico: conflitto tra parti che dispongono tutte di un'organizzazione statuale completa e di
forze armate organizzate secondo le leggi dello Stato.
 Conflitto asimmetrico: conflitto tra due parti, una sola delle quali dispone di un'organizzazione statuale
completa e di forze armate organizzate secondo le leggi dello Stato, mentre l'altra non è formata, o è in
corso di formazione. Questa parte di solito non procede con i metodi classici della guerra ma pone in
opera la guerriglia. Un esempio può essere dato dal terrorismo, anche se bisognerebbe creare una
classificazione specifica per caratterizzare questi atti di guerra.
Non si parla di conflitto asimmetrico se è un'organizzazione statale, si veda l'esempio della Spagna nel corso
dell'invasione napoleonica, a combattere tramite il proprio esercito con tattiche di guerriglia. Lo scontro tra le
formazioni di guerriglia sorte spontaneamente e l'esercito napoleonico, è invece considerabile un caso di guerra
asimmetrica.
25.6.3
In base ai mezzi impiegati
Per approfondire, vedi Guerra convenzionale e Guerra non convenzionale.
Esplosione nucleare, 1953, Nevada Test Site
 Conflitto non convenzionale: conflitto nel quale due o più parti dispongono di armi di distruzione di
massa e sono disposte a impiegarle fin dall'inizio del conflitto. Non si sono mai avuti esempi di un tale
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

25.6.4


tipo di conflitto, peraltro ipotizzato fin dagli anni cinquanta, quando sia gli Stati Uniti d'America sia
l'Unione Sovietica disponevano di questi tipi di armamenti.
Conflitto convenzionale in potenziale ambiente nbc: conflitto nel quale due o più parti dispongono di
armi di distruzione di massa e sono disposte a impiegarle solo se le circostanze dovessero renderlo
indispensabile. Non si sono mai avuti esempi di un tale tipo di conflitto, peraltro ipotizzato fin dagli
anni sessanta, quando l'equilibrio nucleare fra Stati Uniti d'America e Unione Sovietica sconsigliava ad
ambedue l'impiego iniziale di tali tipi di armamenti per tema di una ritorsione.
Conflitto convenzionale: conflitto nel quale le parti non dispongono di armi di distruzione di massa, o
nel quale gli eventuali detentori rinunciano a priori al loro impiego, eventualmente sotto il controllo di
una potenza terza o di una organizzazione internazionale.
In base alla soggettività internazionale dei contendenti
Conflitto internazionale: conflitto nel quale tutti i contendenti sono soggetti di diritto internazionale.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nell'ambito del processo di decolonizzazione, sono stati
considerati soggetti di diritto internazionale anche i fronti di liberazione nazionale, purché avessero
l'effettivo controllo di territorio e popolazione, disponessero di forze armate organizzate e rispettassero
il diritto internazionale bellico e umanitario.
Conflitto non internazionale: conflitto nel quale uno o più parti non sono soggetti di diritto
internazionale, per cui il conflitto è sottratto alle norme del diritto bellico in quanto considerato affare
interno; in particolare, rientrano in questa categoria le guerre civili, nelle quali si ha lo scontro fra
opposte fazioni nell'ambito di un solo paese o entità politica.
25.7 Altre definizioni dei conflitti
Nell'uso comune, specie in campo giornalistico o nei discorsi di natura politica, vengono fornite altre
definizioni di un conflitto, ancorché giuridicamente e tecnicamente non corrette. Fra le più usuali:
 Guerra totale: si vuole indicare un conflitto che coinvolge tutte le risorse del paese in guerra. Ciò è
normale, in quanto le guerricciole per piccoli problemi di confine sono assai rare.
 Guerra lampo (Blitzkrieg): nel senso di un conflitto organizzato per avere una durata limitatissima nel
tempo, mediante l'uso di strategie e tattiche altamente redditizie e in presenza di un grande divario di
mezzi disponibili, fra i due contendenti. Il termine è spesso usato in contrapposizione a guerra di
posizione, o a di logoramento, essenzialmente statiche e di durata prolungata. La prima guerra mondiale
è cominciata come guerra lampo, ma poi divenne di logoramento.
 Guerra preventiva: guerra aperta da un soggetto in seguito alla percezione di una grave minaccia
all'incolumità dei propri interessi; secondo alcuni rientra nel concetto di autodifesa prevista dallo statuto
dell'ONU, mentre altri ritengono conflitti di questo tipo essere operazioni belliche offensive nel loro
senso tradizionale.
25.8 Diritto bellico
Numerose convenzioni, che nel loro insieme costituiscono il diritto bellico, regolamentano il comportamento in
guerra. Le più importanti sono le convenzioni dell'Aia del 1899 e del 1907.
Il diritto bellico è affiancato dal diritto umanitario, volto alla protezione delle vittime di guerra. Le più
importanti e attuali convenzioni di diritto umanitario sono le convenzioni di Ginevra del 1949 e i suoi protocolli
aggiuntivi, due del 1977 e uno del 2005.
Interpretazioni estensive del diritto umanitario hanno portato a considerare legittima l'ingerenza umanitaria,
ovvero l'intervento dall'esterno in fatti interni di uno Stato quando questi fatti costituiscano violazione evidente
dei diritti dell'uomo. L'ingerenza umanitaria ha giustificato nel passato interventi militari consacrati da una
risoluzione ONU per costringere i governi a rispettare quei diritti fondamentali. Analoga ingerenza potrebbe
essere autorizzata per proteggere beni culturali ritenuti patrimonio dell'umanità.
Le costituzioni di molti Stati ammettono la guerra di sola difesa, vietando alle forze militari del paese di
attaccare civili, militari e infrastrutture sul suolo di un altro paese o comunque appartenenti a un altro Stato
sovrano. La Costituzione italiana, con l'articolo 11, è una delle più esplicite: «L'Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali.»[7]
In Italia, è stata posta una questione di legittimità alla Corte Costituzionale in merito all'esistenza di una
distinzione fra codici militari in tempo di pace e di guerra, e, successivamente, in merito all'esistenza stessa di
un diritto militare, che possa agire in deroga alle regole che disciplinano il rapporto fra privati cittadini. La
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Consulta ha ribadito il principio per cui le azioni dei militari non sono soggette alle stesse regole dei privati
cittadini né essere valutate dai tribunali civili.
Inoltre, lo statuto delle Nazioni Unite consente l'immediata difesa di un paese aggredito, ma vieta l'intervento
degli altri Stati membri, per evitare una propagazione incontrollata del conflitto, a meno che non sia in legittima
difesa (proporzionale e immediata, ex articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite) o non ci sia
un'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza all'uso della forza, come è successo nella Guerra del Golfo del
1991 o il Consiglio di Sicurezza non decida di prendere azioni in difesa della pace e della sicurezza
internazionale, usando contingenti militari messi a disposizione dagli Stati membri e posti sotto il comando del
Comitato di Stato Maggiore ONU (articoli 42 e 43 dello Statuto). Questo elemento contrasta con altri accordi
militari come quello della NATO, che impongono solidarietà militare nel caso di attacco di uno Stato membro.
Tuttavia, in virtù dell'art. 103, le disposizioni dello Statuto delle Nazioni Unite prevalgono su ogni altro obbligo
internazionale.
25.9 Aspetti antropologici
L'istinto di sopravvivenza, la preservazione del proprio territorio vitale, la difesa dei propri mezzi di
sussistenza, sono alcuni esempi di come una comunità possa esser spinta a prendere le armi contro una
comunità nemica che mette a rischio spazi, diritti, valori o beni dati per acquisiti e irrinunciabili. P.e. nel
[8]
sanscrito del 1200 a.C., il termine che indica la guerra, यद्ध
ु yuddha, , significa 'desiderio di possedere più
mucche'.[9][10] A queste motivazioni di tipo egoistico o utilitaristico si affiancano (e talvolta si coniugano)
motivazioni di carattere psicologico o umorale come l'odio, il disprezzo, la vendetta, la paura.
25.9.1
Guerre di religione
Un altro fattore molto forte di innesco per le guerre sono i motivi religiosi, nei quali un preteso diritto derivante
da credenze religiose, o interpretazioni personali di scritti o tradizioni precedenti, diventa per un popolo o
gruppo religioso causa per lanciare una guerra di aggressione verso quello che viene individuato come bersaglio
della propria insoddisfazione. Una guerra di questo tipo viene denominata guerra santa, e gli esempi storici più
noti sono le crociate per il mondo occidentale e il jihad (che però in arabo ha un significato non
necessariamente legato ad operazioni violente) per i musulmani. Entrambe le tipologie di guerra hanno però
avuto nei tempi gravi spargimenti di sangue tra i civili[11]; per il jihad, più recente, si sono avuti anche
comportamenti verso i combattenti non conformi alle leggi di guerra, con torture ed uccisioni sanguinose ed
ingiustificate. Va anche detto però che casi di tortura verso prigionieri si sono avuti anche da parte di paesi
occidentali, in particolare durante la cosiddetta guerra al terrorismo da parte di personale civile e militare delle
forze armate statunitensi.
25.9.2
Guerre a sfondo razziale
Ancora un'altra motivazione è la matrice razzista, nella quale un popolo o una nazione aggrediscono un'altra
ritenuta inferiore secondo i propri criteri. L'esempio più eclatante rimane il nazismo con il suo tentativo di
annientare gli ebrei, ma analoghi esempi sono i conflitti africani come il Genocidio del Ruanda.
25.10
Aspetti etici
Per approfondire, vedi Guerra (filosofia).
Dal punto di vista etico la guerra pone almeno tre tipi di problemi con relativi sotto problemi. Il primo riguarda
la responsabilità dell'istituzione pubblica e dei suoi rappresentanti nell'indurre dietro compenso o costringere
come dovere patrio dei soggetti a prendere le armi e farne uso contro qualcuno. Il secondo riguarda la
legittimità o meno dei comportamenti del soggetto che usa le armi sotto coercizione a farlo e in base a ordini
ineludibili. Il terzo riguarda la legittimità dell'azione di belligeranza come autodifesa di una comunità rispetto a
danni non necessariamente di tipo violento, ma, per esempio, economico o morale.
25.11
Aspetti economici
Dal punto di vista economico si osserva infatti come nel tempo evolva mantenendo una coerenza logica.
25.11.1



Durante il sistema agrario il soldato combatte spesso nell'arco di un limitato periodo stagionale.[12]
Le razioni alimentari sono personali in partenza e poi di volta in volta depredate localmente.[13]
Al termine del conflitto l'estrema sanzione agli occupati dopo l'eliminazione dei soldati è la distruzione
delle coltivazioni.[14]
25.11.2

Prima ondata
Seconda ondata
Con l'economia industriale il servizio militare diventa di massa per legge con la leva obbligatoria (in
Francia dopo il 1792, in Giappone nel 1868 e negli Usa durante la guerra civile).[15]
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

I nuovi comandanti sono addestrati nelle accademie militari.[16]
Non si distingue più alcuna differenza tra un obiettivo civile e un obiettivo militare.[17]
25.11.3



Terza ondata
Il progresso tecnologico del settore civile segna il passo a quello militare.[18]
La fuga di cervelli diventa un parametro per misurare la ricchezza di particolari macro-aree capaci di
attrarne come la Silicon Valley.[19]
Per ragioni di efficacia le decisioni dell'intelligence sono sempre più vincolate da informazioni aperte a
favore della maggior partecipazione possibile.[20]
25.12
Analisi statistica
L'analisi statistica della guerra è stata cominciata da Lewis Fry Richardson dopo la prima guerra mondiale. Più
recentemente, database di guerra sono stati costruiti dai Correlates of War Project[21] e da Peter Brecke,[22] che
ha censito e strutturato cataloghi esistenti.[23]
25.13
La guerra negli scritti
Nel tempo, scrittori di ogni cultura e posizione politica hanno trattato il tema della guerra nei loro scritti. Tra i
più celebri di certo si trova L'arte della guerra, uno dei più importanti trattati di strategia militare di tutti i tempi
del cinese Sun Tzu. Si tratta probabilmente del più antico testo di arte militare esistente (VI secolo a.C. circa),
articolato in tredici capitoli, ognuno dedicato ad un aspetto della guerra. Questo testo ebbe una grande influenza
anche nella strategia militare europea. È un compendio i cui consigli si possono applicare, al pari di altre opere
della cultura sino-giapponese, a molti aspetti della vita, oltre che alla strategia militare, ad esempio all'economia
e alla conduzione degli affari.
« Un risultato superiore consiste nel conquistare intero e intatto il paese nemico. Distruggerlo costituisce un risultato
inferiore »
Grandi condottieri come Napoleone Bonaparte hanno scritto memorie, nelo specifico Aforismi politici, pensieri
morali e massime sulla guerra, ma nella storia occidentale abbiamo trattati militari molto più antichi come
quelli di Caio Giulio Cesare, dal De bello gallico scritto fra il 58 e il 50 a.C. e diviso in otto libri al De bello
civili.
Molti altri libri sono stati scritti nei secoli successivi, da figure come il tedesco Carl von Clausewitz, il cui
trattato Della guerra (Vom Kriege), pubblicato per la prima volta nel 1832, non venne mai completato, a causa
della morte precoce dell'autore. Oltre alla famosa citazione che correla guerra e politica, si può riportare anche:
« La guerra è un atto di violenza il cui obiettivo è costringere l'avversario a eseguire la nostra volontà. »
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ALLEGATO : CRISI ECONOMICA DELLA GRECIA
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_economica_della_Grecia
Il debito della Grecia in percentuale dal 1999, al confronto con l'Eurozona (Statistiche risalenti al 2011).
La crisi economica della Grecia è parte della crisi del debito sovrano europeo. A partire dalla fine del 2009 i
timori di una crisi del debito sovrano si sono sviluppati tra gli investitori sulla capacità della Grecia nel
rispettare gli obblighi di debito, a causa della forte crescita del debito pubblico[1][2][3]. Questo portò ad una crisi
di fiducia, indicata da un allargamento dello spread di rendimento delle obbligazioni e il costo di
un'assicurazione contro i rischi su credit default swap rispetto agli altri paesi della zona euro, soprattutto la
Germania[4][5].
Il declassamento del debito pubblico greco a junk bond nell'aprile 2010 ha creato allarme nei mercati finanziari.
Il 2 maggio 2010 i paesi dell'Eurozona e il Fondo Monetario Internazionale hanno approvato un prestito di
salvataggio per la Grecia da 110 miliardi di euro, subordinato alla realizzazione di severe misure di austerità.
Prestito che in realtà nasconde un parziale e già avvenuto default dello stato greco, non più in grado di vendere
agli investitori a condizioni di mercato i propri titoli di debito. Nell'ottobre 2011 i leader dell 'Eurozona hanno
deciso di offrire un secondo prestito di salvataggio da 130 miliardi di euro per la Grecia, condizionato non solo
dall'attuazione di un altro duro pacchetto di austerità ma anche dalla decisione di tutti i creditori privati per una
ristrutturazione del debito greco, riducendo il peso del debito previsto da un 198% del PIL nel 2012 a solo
120,5% del PIL entro il 2020.
La seconda operazione di salvataggio è stata ratificata da tutte le parti nel febbraio 2012, e venne attivato il
mese successivo, quando è stata soddisfatta l'ultima condizione del piano di ristrutturazione del debito di tutti i
titoli di stato greci. Il piano di salvataggio più recente è impostato per coprire tutte le esigenze finanziarie
greche nei prossimi tre anni, 2012-2014. Se la Grecia riuscirà a soddisfare tutti gli obiettivi economici delineati
nel piano di salvataggio, un ritorno pieno all'uso di capitali privati per la copertura di fabbisogni finanziari
futuri sarà possibile nuovamente nel 2015.
25.14



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

Indice
1 Cronistoria della crisi
2 Rilevanza nel resto d'Europa
3 Note
4 Voci correlate
5 Collegamenti esterni
6 Altri progetti
25.15
Cronistoria della crisi
Il primo ministro greco George Papandreou e il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso a
Bruxelles il 20 giugno 2011.
È lo stesso presidente George Papandreou, a fine 2009, subito dopo le elezioni a dichiarare il rischio di
bancarotta del Paese.[6]
All'inizio del 2010, in seguito al downgrading da parte delle agenzie di rating internazionali,[7] si son diffusi
timori di una crisi del debito pubblico[8] relativamente ad alcuni Paesi della Zona Euro,[9] ed in particolare: la
Grecia, la Spagna, l'Italia, l'Irlanda,[10] il Portogallo e Cipro .[11]
Nei primi giorni di maggio 2010[12] è stato definito un pacchetto di 110 miliardi di euro di aiuti in 3 anni, da
parte dei paesi della zona euro, alla Grecia.[13]
La situazione non sembra migliorare nel 2011, in quanto le agenzie di rating Moody's, Standard & Poor's e
Fitch tagliano ulteriormente il rating della Grecia portandolo rispettivamente a Caa1 (insolvente), a CCC
(debito altamente speculativo) e a CCC (vulnerabile)[14], cosa che costringe il governo ad effettuare nuovi tagli
per 6,5 miliardi di euro e nuove privatizzazioni al fine di ottenere nuovi prestiti da parte dell'Unione Europea e
del Fondo Monetario Internazionale[15]; la crisi ha riverbero anche sulla situazione occupazionale del paese, con
un tasso di disoccupazione che a febbraio 2011 raggiunge il 15,9%.[16] Dopo l'approvazione da parte del
parlamento greco di un nuovo piano di austerità che imporrà al paese ellenico tagli per ben 28 miliardi di euro
entro il 2015, l'Unione Europea dà il via libera alle ulteriori tranche di aiuti per tutto il 2011.[17] Il 25 luglio
2011 Moody's taglia il rating greco di altri tre livelli portandolo da Caa1 a Ca, dando per certo il default della
nazione.[18] Nel settembre 2011 il governo greco vara un'ulteriore manovra tassando gli immobili allo scopo di
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recuperare 2,5 miliardi di euro utili a raggiungere un'ulteriore tranche di aiuti pari a 8 miliardi di euro[19]; nel
frattempo il vice-cancelliere tedesco Philipp Rösler ha sostenuto la possibilità del default greco per uscire dalla
crisi dell'euro.[20] La finanziaria sull'immobile non basta e il giorno 21 dello stesso mese il governo ellenico si
vede costretto a formulare una drammatica manovra che prevede un ulteriore taglio alle pensioni, la messa in
mobilità di 30.000 dipendenti statali già dal 2011 e il prolungamento della precedente tassa sugli immobili fino
al 2014.[21] A questo punto viene istituita la cosiddetta "troika", formata da FMI, BCE ed UE, e grazie al suo
verdetto sulla situazione della Grecia riesce a convincere la Germania ad attivare il fondo salva-stati, che
garantisce alla Grecia ulteriore ossigeno economico.[22] Il governo Papandreou tenta di sottoporre a referendum
il piano di salvataggio ma la minaccia da parte dell'Europa di sospendere gli aiuti economici gli impone il
dietrofront, e a quel punto il premier ellenico annuncia le sue dimissioni ed il passaggio ad un governo di unità
nazionale guidato da Lucas Papademos,[23] con le elezioni politiche pianificate per aprile 2012.[24] Nel frattempo
il paese torna a vivere il fenomeno migratorio del Dopoguerra verso altri continenti, in particolare il flusso
caratterizza laureati greci che cercano opportunità prevalentemente in Australia, ma anche in Russia, Iran e
Cina.[25]
Il primo ministro Lucas Papademos difende il piano di austerità in Parlamento nel novembre del 2011.
Ad inizio 2012 l'agenzia Fitch dà per certo il default della Grecia[26] e la Germania, paese maggiormente
esposto verso il debito greco, si vede respingere la proposta di trasferire la sovranità nazionale del paese
ellenico a Bruxelles.[27]
In febbraio la crisi si accentua ed il default sembra concretizzarsi, in quanto subito non si trovano accordi tra i
partiti politici del paese per attuare nuovi tagli alla spesa pubblica che garantirebbero un aiuto economico da
parte della Troika di 130 miliardi di euro, necessari per rimborsare i bond in scadenza a marzo per quasi 15
miliardi di euro;[28] in quel periodo si discusse di tagliare altri 15.000 dipendenti pubblici.[29] Il 12 febbraio 2012
il parlamento greco vota un ennesimo piano di austerity per incassare un aiuto di 130 miliardi di euro da parte
della Troika; dopo l' approvazione sono subito scattate le proteste del popolo greco in piazza Syntagma, si è
arrivati ad una vera e propria guerriglia contro la polizia e si è anche dato fuoco a edifici tra cui banche e
negozi.[30]
Nella notte fra il 20 e il 21 febbraio a Bruxelles l'Eurogruppo ha approvato la tranche di aiuti per la Grecia di
130 miliardi,[31] rimandando quindi il default della penisola ellenica di qualche tempo.[32][33]
A marzo si verifica il tanto temuto haircut del debito: i detentori privati di titoli di stato greci si sono visti
ristrutturare il debito riducendo il valore nominale di più del 50% e allungando la scadenza[34].
Nel frattempo Standard and Poor's rivede nuovamente in ribasso il rating greco, portandolo alla valutazione
"SD", ovvero di default selettivo, l'ultimo passo prima del default vero e proprio.[35]
La situazione si fece ancora più critica in quanto aleggiò l'ipotesi che gli investitori retail non erano propensi
alla ristrutturazione del debito;[36] alla fine comunque più dell'80% dei creditori privati hanno aderito,[37] e
nell'operazione di bond swap Atene riesce a cancellare quasi del tutto i 107 miliardi di debito in scadenza,[38]
ma nonostante ciò Fitch decide di declassare ulteriormente il paese ellenico alla valutazione "RD" (Restricted
Default), e secondo il parere di Moody's già si tratta di una situazione di default;[39] solo dopo l'emissione dei
nuovi titoli Fitch riporta il rating a "B-" con outlook stabile.[40]
Nel maggio 2012, in piena fase elettorale e con un crescente sentimento antipolitico nel popolo, l'uscita
dall'euro della Grecia venne data sempre più probabile e l'agenzia Fitch sostenne che tale evento non sarebbe
fatale per la moneta unica.[41] I partiti non riuscirono a formare un governo di coalizione, rimandando il tutto a
nuove elezioni per giugno[42] e causando nuova sfiducia che portò all'abbassamento del rating da parte
dell'agenzia Fitch a CCC (sostanziale rischio di credito)[43] e ad un'enorme fuga di capitali[44].
Verso fine 2012 per ridurre il proprio debito il ministero del tesoro ellenico effettuò un'operazione di buy-back
sul debito stesso, riuscendo a riacquistare titoli di stato per un valore di 45 miliardi al prezzo di soli 15,
riducendo così il debito pubblico di 30 miliardi.[45].
25.16
d'Europa
Rilevanza nel resto
Il caso greco è considerato, dall'Unione Europea, una questione molto importante vista la possibilità che tale
situazione si ripercuota negli altri mercati della zona euro.[46] Per tale motivo, al fine di scongiurare il default
della stessa, l'UE, assieme al Fondo Monetario Internazionale le ha concesso un prestito per la somma di 45
miliardi di Euro. Tale prestito è stato concesso a seguito di un piano economico approvato dal governo ellenico,
volto a ridurre il proprio debito pubblico attraverso tagli significativi della spesa.[47] Parte dell'opinione pubblica
è contraria a tale finanziaria e ciò ha portato a numerosi scontri ad Atene tra manifestanti e forze dell'ordine, in
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occasione della festività del primo maggio.[48] Quindi, senza mezzi termini la troika di creditori (Fmi-Unione
Europea-Bce) pone come condizione, per sbloccare il pacchetto di aiuti internazionali, l’attuazione da parte del
governo greco di nuove misure strutturali e di austerità[49]. Fra esse spicca la proposta/pretesa di ridurre del 22
per cento i salari minimi, per dare uno slancio alla competitività dei prodotti greci.[50]
La mancata intesa fra i partiti per la formazione di un nuovo governo e il ritorno alle urne sono fra le cause di
una corsa agli sportelli in atto dagli inizi di Maggio. Una delle ipotesi avanzate per fronteggiare la crisi è
l'uscita dalla moneta unica e la svalutazione con il ritorno alla dracma.
ALLEGATO : GUERRA, ECONOMIA DI
Dizionario di Economia e Finanza (2012)
http://www.treccani.it/enciclopedia/economia-di-guerra_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/
di Vera Zamagni
guerra, economia di Adeguamento del sistema economico alle necessità della guerra.
Il problema economico della g. è duplice: da un lato rendere disponibili risorse per gli armamenti, il
mantenimento e la mobilitazione degli eserciti e, dall’altro, organizzare la produzione a sostegno della guerra.
Quanto più una g. dura nel tempo, tanto maggiori saranno le risorse necessarie.
Le fonti di finanziamento sono sempre state 4:
 le tasse dei cittadini,
 il debito pubblico (sia interno sia estero),
 le donazioni e
 l’inflazione.
Il limite all’imposizione fiscale è dato dal livello di reddito dei cittadini: più povero è il Paese, meno può
ricorrere a questa fonte.
Anche il debito pubblico interno ha un limite analogo, mentre quello esterno dipende dalla credibilità che lo
Stato richiedente prestiti ha e anche dall’interesse di soggetti privati o pubblici a finanziare la g. in questione.
In casi molto particolari, può verificarsi che qualche soggetto interno o esterno al Paese in g. si identifichi
talmente con gli obiettivi bellici da donare propri capitali al fine di vincerla (per es., le crociate e il Lend-Lease
americano durante la Seconda guerra mondiale).
Infine, l’inflazione conferisce agli Stati un potere d’acquisto immediato, che però causa notevoli problemi sul
mercato monetario. In generale, una g. finisce sempre, oltre che con imponenti perdite umane e distruzioni
materiali, con un elevato debito pubblico e con un’inflazione che si fatica a riportare sotto controllo.
L’altro aspetto rilevante dell’economia di g. è dato dall’organizzazione produttiva: poiché si deve creare spazio
a produzioni belliche, si restringono quelle civili, spesso introducendo forme di razionamento (➔) dei generi di
prima necessità.
L’offerta di armamenti obbedisce a forme di pianificazione sia dei flussi di materie prime sia dei modelli
prodotti (carri armati, navi, aerei, cannoni, mitragliatrici ecc.), che allontanano il funzionamento dell’economia
dal libero mercato e tendono a ingrandire a dismisura l’industria pesante.
Maggiore è la capacità produttiva di acciaio e mezzi di trasporto nel periodo precedente alla g., più rapida è la
conversione di tale economia in una economia di guerra.
È anche possibile allargare la capacità produttiva durante la g., ma con gravi problemi di utilizzazione
postbellica di tali dotazioni aggiunte di capitale. In generale, una g. termina con un’aumentata incidenza dei
settori pesanti nell’economia.
Un ultimo aspetto di interesse riguarda il progresso tecnico che caratterizza un’economia di guerra: le g., specie
se protratte nel tempo a causa di una certa equivalenza economica e strategica delle parti in campo, incentivano
l’affinamento delle tecnologie esistenti, per prevalere sull’avversario. Emerge tuttavia come dato storico che
non sono le g. a generare nuove scoperte/invenzioni, soprattutto quelle che cambiano i destini dell’umanità: la
caldaia a vapore, il motore a scoppio, l’aereo, l’elettricità, il telegrafo, il telefono, la radio, il nucleare,
l’elettronica, persino gli esplosivi sono invenzioni civili, che solo successivamente sono applicate alla guerra.
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26 2014 10 14 - RASSEGNA STAMPA (SOLO TITOLI) FINO AL 14 10 2014
Articoli completi in : 2014 10 15 – Cronologia rassegna stampa da settembre 2014
Sommario
1 2014 10 14 - Paradossi italiani, Italia terza al mondo per ricchezza media
2 2014 10 14 - Cina spinge sugli investimenti in Italia con sostegno di CdP
3 2014 10 14 - Banche italiane, a 174 miliardi le sofferenze lorde
4 2014 10 14 - Un buco da $870 miliardi per le banche "troppo grandi per fallire"
5 2014 10 14 - Guerra fiscale Italia-Svizzera: tassa sui frontalieri, arriva l'ultimatum
6 2014 10 13 - Se il tuo vicino ti denuncia come evasore: 1 milione di segnalazioni
7 2014 10 13 - Fitch: maggior parte banche Ue supererà esame Bce, ma problemi credito rimarranno
8 2014 10 13 - Made in Italy KO. Aziende italiane in svendita su Vendereaicinesi.it
9 2014 10 13 - Nel nuovo Ordine Mondiale l'arma con cui si combatte è il petrolio
10 2014 10 13 - Guerra Fredda: alleanza Russia Cina su energia e banche
11 2014 10 13 - FCA debutta oggi a Milano e New York. Falsa partenza sprint, titolo non entusiasma
12 2014 10 11 - Italia: aumenta la fuga di capitali. 64 miliardi in due mesi
13 2014 10 10 - Studenti chiedono un'Italia diversa, a Palermo lancio uova contro Bankitalia
14 2014 10 10 - Poste Italiane: hacker e cybercriminali, 45.000 clienti truffati online
15 2014 10 10 - “Giallo” sul debito pubblico il Tesoro abbassa stima ma per Fmi sale al 137% partita da 80 mld
16 2014 10 10 - Voltafaccia Juncker. Segue gli ordini della Germania e abbandona idea Fondo salva stati
17 2014 10 10 - Bce gela Fmi. Niente QE in stile Fed
18 2014 10 09 - Petrolio: giù a 88,1 dollari ai minimi da 2012
19 2014 10 09 - Draghi: governi inconcludenti spariranno di scena
20 2014 10 09 - Italia e Germania: imprese manifatturiere puntano su +5% di Pil in 6 anni
21 2014 10 09 - Colossi Internet Usa in rivolta: Nsa sta danneggiando l'economia
22 2014 10 09 - Sanzioni Russia, vice di Obama: "Abbiamo obbligato Europa ad adottarle"
23 2014 10 09 - Germania: anche l'export è KO. -5,8%."Difficile evitare la recessione""
24 2014 10 09 - Russia: strategia di "epurazione" contro le banche. E la fuga dal rublo continua
25 2014 10 09 - Foxconn, fornitore Apple. In Cina dipendenti sul piede di guerra: "Vogliamo mangiare"
26 2014 10 08 - Milano, tensione per vertice Ue. Landini: "occuperemo le fabbriche"
27 2014 10 08 - Morgan Stanley: è la fine dell'industria automobilistica come la conosciamo
28 2014 10 08 - Il rublo sta collassando e Putin non può fare nulla per fermare discesa
29 2014 10 07 - Venezuela rischia default: Riserve ai minimi di 11 anni. curva tassi negativa
30 2014 10 08 - Economia, Fmi: Italia sprofonda al 12° posto nella classifica del Pil mondiale
31 2014 10 07 - Con Olio Sagra e Berio svenduti alla Cina, persi marchi da 10 miliardi
32 2014 10 07 - Cina approfitta della crisi per comprare in Europa e Italia
33 2014 10 07 - La Terza Guerra Mondiale è già iniziata – Isis, Siria, MO
34 2014 10 06 - Merkel impone austerity in Eurozona. Ed è boomerang, crolla produzione industria
35 2014 10 06 - Bitcoin, i prezzi affondano – Estratti wikipedia bitcoin e cryptovalute
36 2014 10 06 - Risparmi: in 9 mesi italiani truffati per 400 milioni di euro
37 2014 10 06 - * Russia, rublo a minimo storico, dollaro oltre quota 40
38 2014 10 06 - Germania: ordini all'industria, -5,7%. Minimi 2009
39 2014 10 06 - Borsa Milano avanza malgrado ordini Germania
40 2014 10 05 - Dal prossimo anno Tfr in busta paga. Lavoro è la nostra emergenza
41 2014 06 03 - Wall Street in rialzo, occupazione mai cosi' bene da 6 anni – petrolio sotto 9
42 2014 10 03 - Petrolio Riprende A Calare, Brent 92,6 Usd Vicino Minimi 27 Mesi
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2014 10 03 - L'altra idea di Renzi: far pagare l'Iva a chi compra. Con autofatturazione
2014 10 03 - JP Morgan sotto attacco hacker: 83 milioni i clienti colpiti
2014 10 02 - Trading impazzito, a Tokyo errore da $617 miliardi (più del Pil svedese)
2014 10 02 - Svizzera, capitali esteri intrappolati
2014 10 02 - Saipem: nuovi contratti Golfo Messico per 750 mln dlr
2014 10 02 - Padoan: "caduta Pil peggio della Grande Depressione"
2014 10 02 -Napoli, esplode rabbia contro Bce. Scontri con la polizia
2014 10 02 - La Francia e il sussulto d'orgoglio: basta con l'austerity
2014 10 02 – Indici deboli Eurozona, Cina , Giappone
2014 10 01 - Hong Kong, decine di arresti: rivoluzione ombrelli contagia la Cina
2014 10 02 – DG la giornata particolare di Occupy Hong Kong
2014 10 02 - DG Guerra ai “mostri”, una vera passione
2014 10 02 - Deflazione precederà inflazione horror come ai tempi di Weimar
2014 10 02 - Banche centrali: l'esperimento che sta distruggendo l'economia
2014 10 05 - Lavoro, Landini: abolire l'articolo 18 è una follia
2014 09 26 – Maurizio Landini (Fiom) 'Farò uno sciopero a rovescio' il 18 10
2014 09 26 - Il paziente Europa peggiora, Germania sbaglia la cura
2014 09 25 - Ucraina : I russi vogliono farci morire di freddo
2014 09 25 - Anche l’India è sbarcata su Marte- Festa per il satellite low cost
2014 09 25 - Pirateria informatica: minaccia senza precedenti da nuova falla "Bash
2014 09 25 - Obama come e peggio di Bush
2014 09 25 - Napoli, proteste contro riunione Bce e Troika
2014 09 25 - Draghi dalla Bce al Quirinale per commissariare l'Italia
2014 09 25 – Derivati - 5 banche Usa sono esposte per $40 mila miliardi ciascuna
2014 09 24 - Frode su Iva,forse proventi anche a Isis - Indagine Procura di Mi dopo denuncia commercialista milanese
2014 09 23 - La Germania si sta sbriciolando, altro che "modello"
2014 09 22 - Capital Economics: "Italia verso il default, esca subito dall'Euro"
2014 09 25 - Shale gas, il miraggio sta già svanendo
2014 09 16 - Montecarlo - paradiso fiscale addio, stop al segreto bancario
2014 09 09 - Pil - Istat rivaluta 2011 del 3,7% con nuove calcolo Ue
2014 09 09 - Indebitamento monstre, fondo immobiliare fa perdere 60% dei risparmi
2014 09 09 - Gas russo: si avvicina l'inverno, si allontanano le sanzioni?
2014 09 09 - Economia sommersa e illegale: il 12,4% del Pil nel 2011
2014 09 09 - Dossier tedesco: da Tobin Tax fino a 88 miliardi di incassi
2014 09 02 - Salari bassi, no euro nel miracolo polacco
2014 09 01 - "Russia fuori dalla rete bancaria SWIFT"
2014 09 01 - L'economia tedesca rallenta. Al palo le costruzioni
2014 08 30 - Putin obbligato ad essere aggressivo affinchè la Russia non appaia debole
2014 09 25 - Obama come e peggio di Bush
2014 08 26 - Spending Review Un quarto delle partecipate pubbliche perde soldi, più di mille quelle con bilancio ignoto
2014 08 20 Grande fratello' del recruiting sa se vuoi cambiare lavoro. E ti segnala
2014 08 20 - Default Argentina, Cristina propone un debt swap volontario
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27 2014 10 15 – RICCHEZZE, FINANZE E MONETE AI TEMPI DELLA RIVOLUZIONE. IL DIO DANARO È MORTO.
QUE VIVA EL CYBRATTO.
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Rivoluzione monetaria. Una rivoluzione “no profit” proprio no. 1
Ricchezza e struttura del sistema finanziario.
2
La ricchezza degli italiani è di 36.000 euro (se tutto va bene) e non 142.000 a persona. 2
La distribuzione della ricchezza e la patrimoniale equa, solidale e sostenibile.
5
La vera patrimoniale deve essere offshore 6
Il demone della finanziarizzazione dell’economia. Il sistema finanziario 7
In conclusione (di questa prima parte) : moneta a catena corta
11
Gli ordini di grandezza. Notazione su interventi BCE
11
La moneta che conosciamo non serve più. Il Dio danaro è morto. 11
Piccola cronistoria sulla moneta (da http://it.wikipedia.org/wiki/Moneta e altre voci)
11
Le due grandi scuole di pensiero moderne 14
Il moltiplicatore monetario (http://it.wikipedia.org/wiki/Moltiplicatore_monetario )
15
Neo relativismo monetario 15
Le centrali di compensazione 16
Que viva el Cybratto 17
Cyber Mercato fisico 19
Cyber Mercato finanziario 19
Dotazione iniziale
19
Cryptovaluta peer-to-peer : Bitcoin http://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin 19
Liberi battitori di moneta
20
La centrale di compensazione tra piattaforme
20
Il bilancio uni personale
21
Neuro e Nanoeuro 22
Conclusione 22
Elenco dei link relativi a temi consultati su Wikipedia (in ordine sparso) 22
1. Rivoluzione monetaria. Una rivoluzione “no profit” proprio no.
Avevo concluso il “breviario di guerra” con una speranza : che finalmente si portino a casa i soldi all’estero.
Ma forse si può, o si deve, immaginare di più.
Già tempo fa scrissi su di una teorica Rivoluzione meridionale il cui fulcro era l’appropriazione dei fattori
produttivi, tra cui il fattore “denaro” . “Banche occupate, sportelli espropriati, moneta requisita”, era uno degli
slogan immaginati. Aprile 2014 - Le Clofrenì (Les Claufrenies). Tra Polare e Tripolare – pg 11 di 29
Anche se in realtà la moneta, o denaro che dir si voglia, è diventato una adulterazione del concetto originario di
capitale familiare per tanti.
Si: oggi tra capitale e moneta passa la stessa differenza che passa tra uova e maionese, tra latte e panna montata,
e così via. Ai primi posso associare i concetti di dinamica dominante, di idea assoluta, di materia prima
indispensabile, di principio di base. Ai secondi, quello di derivato immateriale, di aria fritta.
Allora, se non fosse chiaro, il concetto susseguente a quello di guerra come descritta nel “breviario” 2014 09 21
– Breviario di guerra , è quello di rivoluzione. In tanti la vorrebbero, pensando a quanto segue.
Allo sfascio dovuto all’hard crashing dovrà seguire una ricostruzione del sistema, depurato dalle sue
manifestazioni deteriori che proprio perché infondate si saranno sgonfiate da sole, impazzite come la maionese
in odore di mestruo.
Tra queste, in primis il sistema finanziario che nel caso Italia pesa per 270 miliardi di PIL, e si ritroverebbe
praticamente “atterrato”.
Insomma: se rivoluzione deve essere, allora si dovrebbe fare in modo che non sia la prima rivoluzione “no
profit” della storia. O almeno che non sia come tante delle altre. Che non paghino sempre i soliti. Che non
paghino sempre i poveri.
Questa proprio non la digerirei.
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Quindi, se proprio si deve rivoluzionare, prima di tutto io vorrei sapere dove sta “il grano”. E anche che cosa
sia questo “grano” nella realtà.
Perché quella che spero potrebbe essere l’ultima rivoluzione della storia, almeno sia fatta una volta per tutte e a
dovere. Proprio perché guerre e rivoluzioni fanno male, almeno che ne valga la pena.
Insomma: fuori i soldi, così li ridistribuiamo e li inventiamo migliori.
Anche se tutto quanto sopra non vuol necessariamente dire una sanguinosa rivoluzione come quelle viste in
passato, di sicuro dovrà essere l’occasione per contemplare una doverosa nuova, equa, concezione monetaria
del mondo oltre, naturalmente, ad una congrua redistribuzione di ricchezza.
Messa così sarebbe una nuova visione comune che infine si palesi e ci pervada, diventando rivelazione,
apocalisse, monetaria.
La moneta che conosciamo oggi, con cui viviamo, ha fallito. Non funziona.
E quindi bisogna necessariamente passare oltre.
2. Ricchezza e struttura del sistema finanziario.
Per capirci di più, bisogna innanzitutto dare uno sguardo ai concetti del titolo. Sempre focalizzandosi sul
sistema Italia bisogna iniziare andando ad osservare:
1. Ricchezza
2. Struttura di attività e passività finanziarie.
Come sempre in questi scritti, vedremo che ad andare a guardare le cose dall’interno sono assai diverse
dall’immagine che proiettano all’esterno.
3. La ricchezza degli italiani è di 36.000 euro (se tutto va bene) e non 142.000 a persona.
Perché è importante saper quanto è ricco in media un italiano?
Innanzitutto per sfatare qualche mito e quindi per capire se si hanno davvero dei margini di sopravvivenza (per i
più poveri) o dei margini di “contribuzione sociale”, spontanea o forzata (per i più ricchi); la patrimoniale, tanto
per capirsi.
Iniziamo con i miti da sfatare: non è vero che ogni italiano è ricco perché ha 142.000 euro di ricchezza.
Questo è un valore contabile, non è un fair value (per usare termini di moda).
E’ un valore rappresentativo di quanti soldi ogni italiano ha allocato (investito, risparmiato) nel tempo su
attività finanziare o reali reputate “ricchezza”.
Non ha nulla a che fare con
1. quanto valgano realmente o,
2. quanto siano liquidabili o,
3. mescolando le due, quanto varrebbero se non fossero liquidabili.
Quest’ultimo è lo scenario tipico dell’ “hard crash” che genererà quello che possiamo anche ribattezzare come
“crash crunch”. Tutto si “comprimerà” e non varrà più come oggi.
Se osserviamo i numeri di Banca d’Italia, senza populismi ma con la dovuta attenzione, la realtà balza subito
all’occhio.
Nella tabella seguente sono riassunti tutti i dati necessari. Dalle serie storiche di 18 anni, alle percentuali di
incremento e di peso sul totale (in rosso), fino alle ultime colonne con un’ipotesi di perdita di valore del 30% e
le ultime due colonne con i dati “a persona”. Ognuno può divertirsi a suo piacimento.
A me non interessa nulla :
1. nè sapere se la “ricchezza” è cresciuta tanto o poco (rispetto a chi o a che cosa, poi?);
2. nè sapere se siamo più o meno “ricchi” dei tedeschi o dei francesi.
Mi interessa parecchio, invece, capire se davvero siamo ricchi, come è fatta questa presunta ricchezza e se con
essa possiamo davvero farci qualcosa.
Il dato di 142.000 euro pomposamente diffuso da tanti media nasce da 5.768 miliardi di attività reali +
abitazioni (4.833) e 3.670 di attività finanziarie, per un totale di 9.438 miliardi. A questi vanno detratti i prestiti
per 896 miliardi.
Il vero dato importante però è quello delle attività finanziarie (3.670) al netto delle passività finanziarie (-896).
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Le prime in teoria sono liquidabili; le seconde, sempre in teoria, sono certe e ineludibili.
Il netto a persona, a valore del 2012, è pari a 61.000 euro – 15.000 euro a testa. 46.000 mila euro. Una bella
differenza rispetto ai teorici 142.000, che fanno tanta scena e ci fanno credere di essere ricchi con la stessa
logica di psicologia spiccia dei fruttivendoli che scrivono 9,99 euro invece di 10.
Ma non è finita. In ipotesi di “crash crunch” i valori di realizzo non saranno certo quelli del 2012. Io ho
ipotizzato un valore reale inferiore del 30% solo su alcune classi di assets (ipotesi ottimistica), il che
comporterebbe 10.000 mila euro medi a persona in meno. Siamo a 36.000 euro.
Perché non considero le abitazioni ?
Dagli scritti precedenti penso traspaia già una certa avversione per il settore immobiliare e per la specie
infestante di molti dei suoi attori: i palazzinari. Per decenni ci hanno imbottito di abitazioni spacciandole per
bene rifugio quando in realtà erano rifugio solo per loro. Perché?
Perché costruire una abitazione, “largo-circa”, costa più o meno sempre 1.000 euro al m2.
Ogni prezzo di vendita è un multiplo di questa cifra. Sfido chiunque a trovare prezzi di acquisto inferiori a
2.000/3.000 euro al metro. Il palazzinaro, quindi, guadagna fino al 200/300 % ogni volta che vende qualcosa.
Queste sono percentuali che nemmeno osa immaginare neppur il peggior usuraio.
Termine che possiamo applicare tranquillamente anche in questo caso : il capitale è sempre capitale.
Che sia di rischio o di debito, può rendere sempre entro un limite massimo. Altrimenti non è più capitale, ma è
una rapina ai danni del sistema.
Se una banca non può applicare tassi del 200/300%, non dovrebbe essere legale farlo nemmeno al palazzinaro.
In ogni caso il valore intrinseco di quella cosa rimane quello di 1.000 euro al m2.
E quando arriva il “crash crunch”, ecco che la maionese impazzita si sgonfia e torna a quel livello li: quello
dell’elemento di base, dell’uovo.
Inoltre siccome quasi nessuno ha a disposizione multipli pluridecennali di risparmi da spendere, deve ricorrere
a multipli pluridecennali ipotecari, di fatto ipotecandosi la vita intera.
Se gli indios d’America ci incontrassero oggi direbbero che le fotografie erano bazzecole. E’ il mutuo che ci
ruba l’anima: un solo pezzo di carta firmato in un singolo istante, si appropria di tutto quello che siamo e
potremmo essere. Che poi è l’essenza dell’anima.
E questo lo si capirà quando si proverà a rivendere quello che è stato comprato. Purtroppo è l’unico modo di
verificare la reale liquidabilità di qualche cosa.
Motivo per il quale, per me la ricchezza totale non può considerare le abitazioni.
Farlo è solo un artificio contabile per non fare capire come stanno le cose. Per non far capire che sono ricchezza
di chi le ha vendute e non di chi le ha comprate.
Quindi, se tutto va molto bene, ogni italiano ha disposizione circa 35.000 euro.
Ma potrebbero essere molti meno.
Il tutto, quindi, per circa 2.000 miliardi (3.670 – 580 fair value – 896 debito) pari a poco più del PIL e poco
meno del Debito.
Altro che 6 volte il PIL.
Chiamarla ricchezza mi sembra un bell’azzardo : siamo “ricchi” quanto un anno di PIL.
Come dire che un italiano che ha guadagnato 12.000 euro/anno per 30 anni, pari a 360.000 euro, ne avesse da
parte 12.000 in tutto.
Tutto qua.
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4. La distribuzione della ricchezza e la patrimoniale equa, solidale e sostenibile.
Come sempre, ci sono diverse prospettive da cui osservare certi fatti.
Nello specifico, se l’italiano medio di botto si scopre povero e non ricco perché non ha più i 142.000 euro, al
tempo stesso l’italiano medio può tirare un respiro si sollievo.
Si, perché l’italiano medio non esiste.
È solo un concetto statistico e, in quanto tale, è solo una astrazione.
La realtà è che di ricchi (o presunti tali) in Italia ce ne sono. Nella tabella seguente si vede che dividendo la
popolazione in 10 scaglioni di ricchezza, ognuno di essi pesa circa il 10%. Tra 5 e 6 milioni di persone a
scaglione. Ognuno è libero di giocare e “tagliare” gli scaglioni come vuole. Gli ultimi due, ad esempio
(ricchezza maggiore di 350.000 euro), includono 11 milioni di persone e 1.600 miliardi di ricchezza di cui 550
miliardi di ricchezza in “soldi” e non in case.
La tabella seguente riporta la stima di distribuzione di ricchezza nazionale presa a riferimento.
Più che concentrarsi sui dati progressivi, come quelli per cui il xxxx% della popolazione detiene il yyyy% della
ricchezza, si è adottato il criterio della rappresentazione a scaglioni usati anche da Banca d’Italia. Sono 10.
Il dato di persone in percentuale per ogni scaglione è ufficiale, e quindi determina in maniera oggettiva il
numero di famiglie e persone.
La media di ricchezza a scaglione è invece un dato ricavato da me per potere ipotizzare degli importi totali per
scaglione della ricchezza in attività reali e finanziarie al netto delle passività. Le ripartizioni di queste per
scaglione sono quindi delle stime che comunque quadrano per totale (8.542 miliardi).
Ricchezza da euro
Ricchezza fino a euro
Media scaglione
Persone a scaglione
Nr famiglie - milioni
Nr persone - milioni
Ricchezza attività reali
Ricchezza attività fin.
Ricchezza passività
Totale
Ricchezza fin. netta
Ipotesi aliquota
Patrimoniale totale
Base tassata
Persone tassate - mil
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
0
500 5.900 4.100 92.500 143.300 193.700 254.600 345.000 533.000
500 5.900 4.100 92.500 143.300 193.700 254.600 345.000 533.000 533.000
250 3.200 5.000 48.300 117.900 168.500 224.150 299.800 439.000 533.000
10,2% 10,6% 10,5% 10,6% 10,1%
9,9%
9,9%
9,7%
9,3%
9,3%
2,448 2,544 2,520 2,544
2,412
2,376
2,376
2,328
2,232
2,220
6,120 6,360 6,300 6,360
6,030
5,940
5,940
5,820
5,580
5,550
588
611
606
611
580
571
571
559
536
534
374
389
385
389
369
363
363
356
341
339
-91
-95
-94
-95
-90
-89
-89
-87
-83
-83
871
905
897
905
858
846
846
829
794
790
283
294
291
294
279
275
275
269
258
257
5%
5%
5%
10%
10%
10%
0
0
0
0
14
14
14
27
26
26
279
275
275
269
258
257
6,030
5,940
5,940
5,820
5,580
5,550
TOT.
100,0%
24,000
60,000
5.768
3.670
-896
8.542
2.774
120
1.612
34,860
L’ipotesi, anche per quanto detto al paragrafo precedente, è di riferirsi solo alla ricchezza finanziaria netta che è
pari a 2.774 miliardi (3.670-896). Questo dato non tiene conto del “crash crunch”. Con esso, a valori più bassi
del 30% (ottimistico ?) rispetto al 2012, diventerebbe circa 2.000 miliardi.
Lo scopo della tabella è farsi un’idea di massima di una possibile patrimoniale una tantum, da applicare
nell’ottica del processo di ristrutturazione complessiva del sistema Italia.
Con aliquote poco invasive si potrebbe ipotizzare di raccogliere 120 miliardi.
E’ evidente quindi che non è un importo determinante. Da solo non risolve niente. Tassando questi ricchi non si
risolve il problema alla radice.
Al tempo stesso si deve considerare la possibilità di forme “appetibili” di patrimoniale.
Una ad esempio potrebbe essere di dedicarne gli importi a investimenti a cui partecipino anche i tassati, che
farebbero da banca.
Alternativamente si può immaginare una patrimoniale espropriativa. Vale a dire che si può anche pensare a
percentuali più elevate o addirittura totali.
A me sembrano irrealistiche se si pensa di mantenere in piedi il sistema, almeno in parte. Ma forse dipende dal
fatto che sono privilegiato e mi trovo nell’ultimo scaglione. Spero di no, spero di avere fatto delle valutazioni
oggettive.
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Tornando al fatto che percentuali eccessive mi sembrano irrealistiche, osservo quanto segue. Se immaginiamo
che ricchi, e quindi da tassare, siano i soggetti con più di 100.000 euro totali (senza cioè contare la questione
abitazioni e senza contare l’opinabilità di considerare ricchezza un importo di 100.000 euro) con lo schema
immaginato nella tabella precedente si arriverebbe a tassare 34,86 milioni di persone.
Più di mezzo paese: più che una classe privilegiata tasserei, più o meno a caso, mezza massa democratica.
5. La vera patrimoniale deve essere offshore
Lo ho detto già in varie occasioni (2012 09 18 - 3 o 4 conti della serva - Dati IMF in coda )
E in realtà a volte me lo sono anche sognato.
Un solo click, e da tutte le società offshore i soldi vengono trasferiti inshore.
Una vera Cyber-Robin Tax, non come la Nano-Robin tax di qualche tempo fa.
E’ la versione informatica della a me tanto cara tweet-law. Consecutio istantanea tra reato di detenzione
all’estero e confisca. 2014 07 02 – Tweet law : consecutio istantanea reato-confisca.
Ricordate “moneta espropriata” della Rivoluzione meridionale ?
Ho anche in mente a cosa potrebbero servire questi soldi. Una idea di come potrebbero essere veicolati verso il
bene comune.
Oltre al piano investimenti di cui qui sotto, potrebbero essere il nocciolo di partenza di una neo cybermonetazione basata sul Cybratto. Ma ne parlo più avanti.
Qui vorrei dire che, come per la patrimoniale inshore, si può anche immaginare una versione più soft. Forse
anche più utile.
Anticipando delle considerazioni seguenti, si può infatti immaginare che nella cyber war finanziaria di cui si
parlò nel “breviario” (quella tra società detentrici di riserve occulte contrapposte per “cannonarsi” a colpi di
ordini di vendita al ribasso e di acquisto al rialzo) si sia giunti ad un tale livello di conoscenza da averle tutte
“mappate” in modo da sapere dove sono e quanto valgono.
A questo punto, a seguito del panico da crash-crunch sistemico, si può facilmente immaginare un rientro
inshore nei rispettivi paesi di pertinenza. Tutti si renderanno conto che sono più sicuri.
Il rientro potrebbe avvenire come “valore di riserva” per la banca centrale nazionale la quale a fronte del
deposito di questo importo, emette moneta in varie modalità, da usare solo in conto investimenti.
Il “depositante riserva”, beneficerà di parte degli utili originati dall’investimento e della ripresa di valore delle
sue attività sul mercato nel tempo.
Riassumendo :
1. La società offshore A ha un patrimonio netto di 100, fatto di azioni, obbligazioni, oro e commodities.
2. Post crunch, il patrimonio diventa 30 e questo 30 viene certificato come fair value reale (anche il crunch
serve a qualcosa).
3. La società conferisce i 30 in Banca d’Italia.
4. Banca d’Italia mette i 30 a disposizione del sistema solo per investimenti a tasso zero, senza passaggi di
intermediazione. Devono arrivare direttamente al settore finale.
5. Dopo 10 anni i 30 sono ritornati a valere 100 a valore di mercato. Inoltre essendo investimenti hanno dato un
rendimento del 10% annuo, pari al 100% su 10 annui e cioè altri 30 da dividere fra stato e conferente.
6. A quel punto il conferente potrebbe anche rientrare in possesso dei 100, a patto che non escano più dall’Italia
Ciò potrebbe essere garantito dalla tracciabilità di movimenti finanziari e reali.
7. Questa opzione potrebbe essere concessa in una finestra temporale una-tantum. Chi non aderisce viene
confiscato. Una specie di libero arbitrio gentilmente “guidato” da una metaforica 44 alla tempia.
8. Ovviamente i capitali rientrati ed i relativi soggetti proprietari dovranno essere tracciati.
Il vantaggio di fare rientrare in Italia, in qualsiasi modo, importi rilevanti è banalissimo.
Noi sappiamo di avere ricchezza finanziaria inshore per 3.000 miliardi di euro.
E’ plausibile che off-shore ce ne sia almeno altrettanta.
Se dall’offshore rientrassero 3.000 miliardi in conto investimenti, il mio PIL da 1.500 diventerebbe di botto
4.500. Più della Germania pre crunch.
Ovviamente poi non dovranno più uscire.
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6. Il demone della finanziarizzazione dell’economia. Il sistema finanziario
E’ ormai diffusa la convinzione che larga parte dei problemi del mondo in cui viviamo dipenda dalla
finanziarizzazione dell’economia e da sue devianze collegate. Alcuni concetti sono oramai di dominio pubblico.
Su tutti, ad esempio, è oramai noto ai più che la ricchezza globalizzata è distribuita nel mondo molto male :
90% vs 10% ad esempio.
Ma ecco a cosa serve la esemplificazione sulla ricchezza delle famiglie italiane: quanta parte di questa
ricchezza mondiale è davvero ricchezza ? E quanta parte invece è solo ricchezza da circolazione monetaria ?
In sintesi, come funziona questo sistema finanziario ? Cosa contiene di vero ?
Le domande sono importanti, perché sul tema veniamo spesso indotti in una sorte di soggezione e timore
reverenziali pensando che dietro a tanti paroloni ci sia chissà quale sofisticata scienza esatta.
Massa monetaria, M1, M2, M3, politiche monetarie, moltiplicatori e così via.
Addirittura negli ultimi anni è stata innalzata anche una barriera linguistica adottando termini inglesi che
sembrano degli dei pagani per quanto vengono idolatrati : quantitative easing, forward guidance (quest’ultima
ad esempio è davvero incredibile: si tratta di dare annunci sui trend futuri, e così facendo si indirizzano i
mercati. Per le società è penalmente vietato. Per una banca centrale è “alta finanza”).
Cercherò di fare un po’ di chiarezza. Iniziando da un punto di base.
Quando si dice che una banca centrale sta “emettendo moneta” vuol dire un banale movimento contabile.
Dare Avere
Titoli a Moneta
Per immettere soldi nel sistema, una banca compera titoli sul mercato secondario che diventano un suo asset,
una attività, e li paga “stampando moneta” che può essere moneta o debito. Per semplificare diciamo
“banconote” le quali sono quindi a tutti gli effetti un debito che la banca centrale ha verso il resto sistema, al
quale arrivano le “banconote” tramite le banche ordinarie con le quali la banca centrale ha fatto l’operazione
originaria. Io ti compro un titolo e in cambio ti do carta.
L'acquisto di titoli viene registrato in dare di una voce dello stato patrimoniale della banca centrale, mentre in
avere di una voce allo stato patrimoniale si registra il debito nei confronti del venditore, la banca ordinaria.
Una carta in apparenza come quella dei banchieri fiorentini del 1.300: dopo 700 anni nessuno sembra avere
inventato niente di nuovo.
Ma non è così. Alcune invenzione ci sono state (rinvio al paragrafo “La moneta non serve più”) . Oggi infatti le
banconote sono debiti senza alcuna garanzia, perché non sono più legati all’oro. Se li chiedo indietro, non ci
saranno a disposizione i 10 grammi d’oro equivalenti.
E quindi nessuno ha la garanzia che la banca centrale abbia stampato carta tenendosi di scorta un “equivalente
oro” per ogni evenienza, non ultimo quello di dovere rimborsare il debito.
L’unica garanzia è la credibilità della banca.
Questo è il principio che tanti (me compreso) contestano alla moneta così come la conosciamo oggi: non ha
nessun legame con nessuna realtà.
Già qui, con le poche precedenti osservazioni, si dovrebbe aprire a tutti un mondo, articolato in alcuni punti.
1. La moneta è un debito
La moneta è un debito ? Ma come: tutti la vogliono per sentirsi ricchi e quella invece è un debito? Questa si
che è apocalisse, rivelazione. Se uno ha tanti soldi è perché si porta in tasca tanti debiti, senza nessuna garanzia
reale, e sono debiti che tra l’altro non ha nemmeno fatto lui! Nemmeno la soddisfazione di lasciare “i buffi” a
qualcun altro. Solo il ruolo sociale di mulo da som(m)a monetaria.
2. La moneta è solo un movimento contabile
La moneta è solo un movimento contabile nei bilanci delle banche centrali e poi di altri soggetti! Quello delle
banche centrali è solo il primo di una catena progressiva di movimenti che di passaggio in passaggio la fanno
rotolare da un utente a un altro determinando quello che infine pensiamo di conoscere e che tutti ci riguarda: il
sistema finanziario. Lo stercorario finanziario. http://it.wikipedia.org/wiki/Scarabeo_stercorario. Più “rotolate”
fa, più diventa grande. Ma sempre di sterco parliamo. Ricordate “lo sterco del diavolo”?
3. Il sistema finanziario ha un bilancio
Ma se la moneta è un movimento contabile, allora esisterà da qualche parte un sistema contabile in cui essa si
muove e che dovrà per forza di cose essere rappresentato in partita doppia.
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Ma vuoi vedere che tutti quei paroloni alla fine sono riconducibili ad un taumaturgo principio di base fatto di
dare e avere ? Vuoi vedere che si capisce che cosa vogliono dire ?
4. La partita doppia chiarisce tutto
La partita doppia : bisognerebbe farle un monumento. Chiarisce sempre tutto. Di seguito vedremo.
5. La moneta non esiste
In realtà è proprio tutto il sistema finanziario che non esiste. E’ un’illusione ottica. Almeno nel senso che segue.
Una volta capito che il sistema finanziario viaggia in partita doppia, si può comodamente farne un bilancio. O
per tutto il sistema o per classi di soggetti finanziari.
Ma il punto fondamentale è che alla fine, il totale di tutti i dare e quello di tutti gli avere, risulterà uguale.
E questo è inquietante.Perché qualsiasi azienda può essere valutata in primo luogo “a patrimonio netto” : la
differenza tra attività e passività.
Nel caso del sistema finanziario italiano (e di tutti gli altri), invece, vedremo che attivo e passivo sono pari a
14.397 miliardi, 10 volte il PIL e 7 il debito pubblico.
E di questi, solo 75 sono fatti di qualcosa di reale: Oro e Cdp (….). Lo 0,5%. Addirittura meno della riserva
frazionaria minima bancaria del 2%, proprio perché il sistema finanziario non è fatto solo da banche.
Sul sistema finanziario vale la pena di soffermarsi un po’.
La tabella che segue si può leggere in verticale (per aggregati di soggetti), o in orizzontale (per tipo di
strumento finanziario). E’ riferita ai dati 2013.
In verticale.
Società non finanziarie (col. 1 e 2): sono tutte le società operative. Dare : 1.571 mld. Avere : -3.562 mld. Netto
2.000 miliardi. Sono debitrici nette, di cui 371 prestiti a breve, 753 prestiti a lungo, e 1.591 per azioni.
Istituzioni finanziarie monetarie (col. 3 e 4): il sistema finanziario e bancario. Dare : 4.314 mld. Avere : 4.082 mld. Netto 200 mld : sono creditrici nette, ma di poco. E’ qui il giro del fumo. Dare circa. 850 mld di
depositi attivi e moneta + 1.100 di titoli a lungo + 620 di prestiti a breve + 1.300 di prestiti a lungo + 200 di
azioni – 1.275 di moneta e -1.578 di depositi passivi (di altri) – 886 di titoli di altri – 170 di azioni di terzi.
Altri intermediari finanziari (col. 5 e 6) : sistema finanziario e bancario. Dare : 848 mld. Avere : 733 mld .
Netto circa 100 mld. 200 mld circa di cassa e depositi presso terzi + 121 mld di titoli in portafoglio. + 221 di
prestiti a m/l a terzi + 250 mld di azioni e quote di fondi - 217 di titoli di terzi -280 di prestiti assunti a breve e
m/l – 230 di azioni e fondi di terzi.
Ausiliari finanziari (col. 7 e 8) : depositi e titoli per 205 mld in dare – 80 mld di prestiti assunti.
Assicurazioni e fondi pensione (col 9 e 10) : Dare 668 mld di cui 427 titoli a m/l, 94 azioni e 91 fondi.
Passività : 617 mld di riserve e 60 mld di azioni. Sono a rischio per la consistenza vs i clienti.
Amministrazioni centrali (col 11 e 12) : Debitori per 230 mld di moneta e depositi e 2.000 di titoli vari. In
Dare 300 mld di prestiti e depositi. Il netto è il debito pubblico.
Amministrazioni locali (col 13 e 14) : netto avere di 150 mld. Sono debiti a m/l per lo più, parte del debito
pubblico allargato.
Enti previdenziali e assicurativi (col 15 e 16) : netto dare di 90 mld. Sono depositi attivi per lo più.
Famiglie e enti no prof. per famiglie (col 17 e 18): Dare 3.897 mld e aver 921 mld. Sono i finanziatori
principali del sistema. 1.300 mld di moneta e depositi + 614 di titoli di stato + 916 di azioni +300 di fondi +700
di riserve delle assicurazioni e + 100 di altri. Al passivo, 690 mld di prestiti + 186 di altri debiti.
Resto del mondo (col 19 e 20) : dare 2.360 mld, avere 1.906 mld. E’ creditore per 500 mld di moneta e depositi
+ 1.000 di titoli pubblici + 200 di altri prestiti + 400 di partecipazioni. Le passività sono per 400 di titoli, 200 di
prestiti 800 di azioni e fondi.
In orizzontale
Oro : in attivo tra le banche, in passivo con il resto del mondo.
Moneta : 1.275+150+130 a debito delle banche e amministrazioni centrali. A credito (utilizzate) per 252 dalle
società non finanziarie, 252 da altre istituzioni monetarie finanziarie, 687 dalle famiglie e 269 da resto del
mondo.
Altri depositi : 1.578 +80 a debito delle banche e amministrazioni centrali. A credito (utilizzate) da altri
intermediari per 161, ausiliari finanziari per 122, famiglie per 517, resto del mondo per 252.
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Titoli a m/l (quelli a breve sono quasi zero) : a debito di 140 per le società non finanziarie (obbligazioni?) 886
per banche e simili, 217 altre finanziarie, 1.668 Stato e 394 mondo (obbligazioni). A credito (comprate) per
1.086 da banche, 121 da altre finanziarie, 427 assicurazioni e fondi pensione, 614 famiglie e 907 resto del
mondo.
Derivati : curiosamente sono di importo relativamente modesto. Possibile che ve ne siano off-shore.
Prestiti a breve: sono indebitate, in avere, le società per 371 mld, le altre finanziarie per 149, gli ausiliari per
75, le famiglie per 59, e l’estero per 118. Prestano i soldi le banche e finanziarie per 619+34, il mondo per 89.
Prestiti a medio lungo : sono indebitate le società per 753, le finanziarie per 128+53, le amministrazioni
centrali e locali per 94+105, le famiglie per 639, il mondo per 91. Prestano i soldi le banche e finanziarie per
1.321+221, le amministrazioni centrali per 110, il resto del mondo per 185.
Azioni : sono emesse da residenti per lo più. 1.591 dalle società, 170 dalle finanziarie e 485 dal resto del
mondo. Sono comprate per 509 dalle società, 209+111 dalle finanziarie, 94 da assicurazioni e fondi pensione,
105 dallo Stato, 916 dalle famiglie e 395 dal mondo.
Quote di fondi comuni : i debitori (gli emittenti) sono finanziarie per 193 e mondo per 364 (i fondi sono quasi
tutti all’estero per esigenze di evasione e assenza di controlli). Li detengono le finanziarie per 140 e le famiglie
per 308).
Riserve tecniche di assicurazione : sono 700 miliardi di debito da parte di società e assicurazioni o fondi
pensione. I creditori sono le famiglie per 700 miliardi.
Altre voci : il grosso (632 mld Dare e 563 Avere) sono crediti e debiti da rapporti commerciali tra società, e
altre voci tra famiglie.
Da tutta questa esposizione cosa è che balza all’occhio ?
Quello che è sintetizzato nelle due righe rosse finali della tabella e che riassumo di seguito.
Tutta la struttura finanziaria nazionale può essere riassunta come segue.
1. Le famiglie sono prestatrici nette (o finanziatrici) di 2.976 miliardi, che poi sono quelli conteggiati nella
tabella precedente della loro ricchezza.
2. Le società non finanziarie, quelle operative o commerciali, sono debitrici di 1.991 miliardi.
3. Lo stato, tra amministrazioni centrali e locali, è debitore di 2.100 miliardi al netto delle riserve.
4. In mezzo ci sono tutta una serie di realtà finanziarie o simili aggregate in varie classi, che vivono della
segmentazione esistente tra le prime tre.
5. Il trasferimento in andata o ritorno tra queste classi avviene con la moneta. Bancaria e non solo cartacea,
la quale diventa presupposto di esistenza della casta bancaria, proprio perché si moltiplica da sola.
.
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7. In conclusione (di questa prima parte) : moneta a catena corta
Se si potessero mettere in contatto diretto le famiglie con le società e con lo Stato, ecco che la moneta ritornerebbe al
suo ruolo di mero strumento di scambio, unità di conto, e non di entità autoreplicante.
Perché il problema dei passaggi tra aggregati è che ogni volta, ad ogni passaggio, contabilizzo lo stesso importo sia
in dare che in avere.
E’ con questo meccanismo che il settore arriva a valere 14.000 miliardi, 10 volte il PIL complessivo italiano. Se
invece conto solo il PIL del settore finanziario, questo vale 270 miliardi/anno e questi 270 mld (il 18% del PIL
totale) “poggiano” su circa metà del valore dell’intero settore finanziario: su 6/7.000 miliardi di attività e passività.
Possiamo dirlo : il castello di carte non è nemmeno un investimento ben produttivo. Con la metà dei soldi totali
(7.000/14.000) faccio girare soltanto un quinto del PIL.
Ma questo dipende anche dal fatto che sono sempre gli stessi soldi che girano. O meglio che rimbalzano.
Un po’ come se due società si fatturassero reciprocamente lo stesso importo 10 volte avanti e indietro.
Così facendo mica creano ricchezza. Fanno solo “ammujna” http://it.wikipedia.org/wiki/Facite_ammuina .
E comunque per queste due società commerciali sarebbe un reato penale.
Per uno Stato o sistema o banca centrale invece è “alta finanza, se non politica monetaria”.
Tanto è noto e vero che si chiama moltiplicatore monetario (paragrafo più avanti).
8. Gli ordini di grandezza. Notazione su interventi BCE
Vorrei fare una notazione sulla questione degli ordini di grandezza.
In particolare su quelli che riguardano i dati che vengono comunicati a tutti noi.
Prendendo ad esempio il piano BCE da 300 miliardi da destinare ad investimenti.
Non voglio entrare nel merito del piano, ma solo dell’ordine di grandezza.
La UE fa 11.000 miliardi di PIL. Noi 1.500. Circa il 14%.
Che su 300 miliardi per investimenti farebbe circa 40 miliardi per l’Italia.
A fronte di un sistema finanziario di 14.000 miliardi.
Io sono convinto, e di seguito si trovano alcune idee, che sia necessario un nuovo, radicalmente diverso, sistema
monetario.
E ciò non può essere realizzato a “cucchiainate”.
9. La moneta che conosciamo non serve più. Il Dio danaro è morto.
Dopo secoli di onorato servizio la moneta non serve più. Il Dio danaro è morto.
Quanto espresso sopra, in particolare nei punti da 1 a 4 sulla struttura finanziaria a inizio pagina, è un fatto noto.
Quello che non è noto ai più, invece, è che la moneta che conosciamo oggi non serve più.
Non è, in potenza, più indispensabile. Già oggi.
Anche prima di arrivare allo scambio di psicoquanti della civiltà dell’intelletto (2014 08 05 – Ramadan e Fioretti.
Psichiatria quantica, ricomposizione di opposti, new economy, speranza e civiltà dell’intelletto), esiste già una
buona approssimazione.
E di conseguenza si può anche pensare di vivere senza le banche, almeno in buona parte. O almeno in transizione.
Ciò è invece ben noto agli appartenenti alla casta, che fanno di tutto per nasconderlo ai più.
10. Piccola cronistoria sulla moneta (da http://it.wikipedia.org/wiki/Moneta e altre voci)
Anche se è un po’ lunga da leggere, serve una piccola cronistoria, che comunque è molto (troppo) sintetica. Si trova
qui di seguito.
La moneta nasce per facilitare il commercio. Quello fisico, reale.
Prima dell'introduzione del denaro, l'unico modo per scambiare delle merci era il baratto, ovvero lo scambio diretto
di beni contro beni.
Il baratto, però, era una modalità sì semplice, ma soggetta ad alcuni problemi fondamentali.
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La soluzione di scambiare a credito, largamente praticata fra tribù diverse, presupponeva rapporti consolidati, di
solito non facili da instaurare né da mantenere. Lo scambio più semplice invece richiedeva l'immediata contiguità
spazio-temporale delle consegne ma per questo era ovviamente necessario che entrambe le merci fossero disponibili
nello stesso tempo e nello stesso spazio. Ad esempio: arance contro grano non si può fare.
Inoltre lo scambio di beni o servizi contro altri beni o servizi tipicamente risulta funzionale in economie
caratterizzate da ridotta frequenza delle transazioni.
Qualora il venditore non desiderasse ricevere, in cambio del bene ceduto, il bene che gli viene proposto, può
rifiutare lo scambio oppure accettare il bene proposto per poi rivenderlo ad altri in cambio di un bene gradito oppure
di un bene che a sua volta consenta di ottenere quanto desiderato.
Così il venditore può ottenere il bene desiderato solo dopo una serie di scambi (baratto multiplo), che non facilitano
la compravendita di beni e servizi: l'assenza di un mezzo di pagamento di diffusa accettazione frena certamente gli
scambi (scarsa efficienza allocativa), impedendo così anche l'evoluzione della specializzazione produttiva e il
conseguente aumento di produttività (scarsa efficienza nella produzione).
Inoltre in assenza di moneta è quasi impossibile il risparmio. Chi produce un bene deve consumarlo o venderlo
prima che deperisca (si pensi ai generi alimentari) e solo una piccola parte dei beni può essere conservata e
consumata in futuro.
In più il baratto diventa difficile da realizzare per beni indivisibili. Un esempio può essere offerto dai capi di
bestiame vivo.
All'aumentare della frequenza degli scambi, diventa perciò necessario che subentri in gioco un mezzo
1. accettato in pagamento da tutti gli operatori economici,
2. che conservi il proprio valore nel tempo (altrimenti verrebbe meno parte dell'accettazione) e
3. sia facilmente divisibile.
Nel tempo, dal baratto diretto si passò dunque al baratto mediato, attraverso l'uso di una terza merce.
Che nel mondo occidentale ben presto fu individuata in lavorazioni di alcuni metalli, di cui il più noto è l'oro.
La moneta dunque è una forma di pagamento astratta ed evoluta ovvero una contropartita di un bene o servizio che
sostituisce il baratto e offre al contempo un'ampia flessibilità d'acquisto di qualsiasi altro tipo di bene, anche
frazionario, al prezzo del suo rispettivo valore, che, come è noto, è determinato dall'interazione di quattro fattori:
1. costo di produzione,
2. utilità,
3. domanda e
4. offerta.
I primi beni a fungere da mezzo di scambio ("moneta" in senso lato) presentano probabilmente i caratteri
1. della non deperibilità,
2. della notevole disponibilità e diffusione (negli scambi),
3. della facile verificabilità della loro qualità.
 la prima caratteristica favorisce la tesaurizzazione in attesa di scambi futuri desiderati ma incerti;
 la seconda caratteristica garantisce una diffusa accettazione (che a sua volta ne accresce ulteriormente la
diffusione, innescando un meccanismo moltiplicativo);
 la terza caratteristica riduce le incertezze legate al pagamento e aumenta quindi l'accettazione di tali beni come
mezzo liberatorio di pagamento.
Tali caratteristiche sono comuni a vari beni che sono stati usati come mezzi di pagamento anche fino alla metà del
Novecento dai popoli senza scrittura: vari tipi di metalli (non solo oro ed argento, ma anche rame e ferro), il sale, le
conchiglie (cauri), il tè, pezze di tessuto, pietre in diverse forme (nel mediterraneo neolitico l'ossidiana era il più
diffuso mezzo di scambio).
Anche alcune grandi civiltà hanno continuato ad utilizzare beni come moneta fino a tempi recenti.
Il caso più tipico è il Giappone, dove il riso è rimasto l'unità di conto dei grandi feudi fino all'abolizione degli stessi,
nel 1868.
Ma anche la Cina ha utilizzato dei veri e propri lingotti, i tael d'argento, fino agli anni trenta del Novecento.
Con riferimento a questi primi strumenti di pagamento, consistenti di fatto in beni con un proprio valore intrinseco,
si usa l'espressione moneta merce.
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Solo successivamente si affermano, come strumenti di pagamento i metalli preziosi, in considerazione soprattutto
della loro notevolissima resistenza rispetto al trascorrere del tempo.
I metalli vengono utilizzati come moneta merce nella forma di lingotti o sbarre, o anche polvere.
Tuttavia questo sistema di pagamenti dà luogo a due inconvenienti.
1. Innanzitutto chi riceve il lingotto in pagamento si deve accertare che esso abbia il peso dichiarato. E perciò si
deve sempre portare dietro una bilancia per effettuare il controllo.
2. Inoltre c'è il rischio che il metallo non sia puro e perciò chi riceve il pagamento deve altresì portarsi dietro una
"pietra di paragone" od altro strumento per verificare la purezza del metallo.
Non tutti però condividono questa visione "rettilinea" della nascita della moneta in seguito alle esigenze
dell'economia di scambio/mercato.
In ogni caso per una esposizione completa, come già detto, si rimanda a : http://it.wikipedia.org/wiki/Moneta
Qui ci interessa arrivare ai giorni nostri, ma con un minimo di consapevolezza sulla complessità della questione.
I cinesi (pare) trasformarono la moneta in carta moneta. Era concetto simile a quello delle lettere di debito (o
credito) dei banchieri fiorentini. Entrambe (banconote o lettere) erano un debito come la nostra moneta di oggi.
Chi le aveva in mano poteva andare da un corrispondente che gli dava oro o monete in cambio di carta, perché
sapeva che il corrispondente di partenza aveva ricevuto l’oro in deposito a fronte del quale aveva prodotto la carta.
A partire dal Settecento e soprattutto nell'Ottocento, dopo l'affermazione del sistema aureo, le banche centrali
cominciano ad "emettere" moneta cartacea, ovvero iniziano a stampare banconote in serie (titoli di credito nei
confronti dei depositi in oro detenuti dalla banca) per un ammontare maggiore rispetto alla capacità di copertura
aurea delle banconote stesse.
Questa procedura (per certi versi rischiosa, dal punto di vista della solvibilità) è incoraggiata fondamentalmente da
due fattori:
1. da un lato la considerazione del fatto che in realtà il "circolante" maggiormente e stabilmente diffuso negli
scambi è ormai rappresentato dalle banconote (le effettive conversioni in oro effettuate dai possessori di
banconote sono diventate molto rare);
2. dall'altro lato la possibilità di ottenere elevati profitti, attraverso gli interessi dei prestiti effettuati in
banconote di nuova emissione.
Il Sistema Aureo
Con l'avvento dell'era industriale diventa importante disporre di monete in quantità sufficiente a soddisfare le
esigenze di economie in forte crescita.
Contemporaneamente il diffondersi del benessere amplia il numero dei soggetti che possono risparmiare.
Conseguentemente, intorno al 1870, nascono le cosiddette "banche commerciali". aperte al pubblico ed organizzate
in società per azioni, che raccolgono il pubblico risparmio e prestano denaro, sotto forma di depositi bancari oltre
che di banconote.
L'oro si trasforma gradualmente in riserva, uscendo dai commerci per entrare nei forzieri delle banche centrali.
Viene usato per regolare i deficit delle bilance commerciali. Quello che oggi si fa con i cambi: svalutazioni e
rivalutazioni (ndr).
Poco per volta si fa strada la regola secondo cui le autorità monetarie possono emettere moneta fino ad un valore
massimo pari ad alcune volte il valore dell'oro detenuto. L'argento perde importanza come metallo monetario e
diventa un bene rifugio per i privati.
Le autorità monetarie possono così regolare la quantità di moneta in funzione dei propri obiettivi di politica
monetaria, mentre le riserve di metalli preziosi servono a regolare i saldi nella bilancia dei pagamenti.
Tale sistema, noto come sistema aureo (o tallone aureo o gold standard), viene adottato in un congresso
internazionale nel 1867 da tutte le principali economie occidentali.
Tale sistema ha il vantaggio di rendere più flessibile la creazione di moneta e tuttavia ha il limite che, in presenza di
un Paese con una bilancia dei pagamenti costantemente in deficit, devono essere presi provvedimenti per evitare
che si esauriscano le riserve di tale Paese.
Il ricorso alla svalutazione è la risposta, che però si ripercuote anche sul valore delle altre monete, provocando
situazioni di instabilità che si diffondono rapidamente dall'economia in difficoltà alle economie ad essa collegate.
Tuttavia, gradualmente alcune monete diventano riferimento per le altre. Le banche centrali di molte Nazioni, cioè,
operano in modo da mantenere un cambio stabile con la valuta di riferimento.
In particolare si forma un'area della sterlina, che si estende su cinque continenti.
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Altre monete forti, quali il marco, il dollaro e lo yen, rimangono estranee all'area della sterlina e creano proprie aree
monetarie, di più ridotte dimensioni.
Infine, varie nazioni dell'Europa sudoccidentale si allacciano al franco francese e danno vita alla maggiore area
indipendente dalla sterlina: l'Unione monetaria latina, composta da Francia, Italia, Spagna, Belgio, Svizzera, Grecia,
cui si aggiunsero molti altri paesi.
Bretton Woods
La sequenza di svalutazioni prodottesi per fronteggiare la crisi del 1929 mette in crisi il sistema aureo e le aree
monetarie che esso aveva creato.
La soluzione che viene escogitata durante la Conferenza di Bretton Woods del 1944 durante la fase di creazione
dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, consiste nel prevedere finanziamenti da parte dei paesi in surplus (primo
fra tutti, gli USA) a favore dei paesi in deficit.
Le riserve in oro delle singole banche centrali perdono il ruolo di primo piano giocato fino a quel momento e
lasciano spazio al dollaro, come moneta alla base del sistema monetario internazionale.
Pertanto le riserve delle banche centrali saranno da allora in poi costituite soprattutto da riserve valutarie
(prevalentemente in dollari) nonché da titoli di stato esteri.
A sua volta, però, il dollaro rimane convertibile in oro e la Federal Reserve conserva buona parte delle riserve auree
mondiali nel "forziere-fortezza" di Fort Knox, nel Kentucky.
L'abbandono di ogni legame con l'oro
Anche il sistema di Bretton Woods non regge alla prova del mercato e di una economia che diventa sempre più
complessa e nella quale operano interessi sempre più consistenti.
La fine della convertibilità del dollaro in oro viene decretata dal presidente statunitense Nixon quando appare chiaro
che il sistema è troppo oneroso per gli USA.
Si passa così nel 1971 ad un sistema di cambi flessibili: i deficit non generano più flussi di oro o di altri beni a
favore del paese in surplus, ma danno luogo a svalutazioni delle monete.
Teoricamente qualunque metallo può essere riserva o materiale di conio della moneta.
Quando la moneta inizia a essere stampata su carta o su un supporto metallico che non ha un valore (se fuso e
rivenduto) pari a quello nominale, quantità dello stesso materiale vengono accumulate a riserva.
Il passaggio alle riserve si ha quando l'oro o il metallo di conio non è disponibile in quantità sufficienti per le monete
che si vogliono emettere.
Da questo punto in poi la moneta ebbe ancor più briglia sciolte (ndr).
11. Le due grandi scuole di pensiero moderne
In sintesi estrema le possiamo riassumere come segue. Se ben ricordo.
I monetaristi
La moneta crea la domanda. Se ho i soldi voglio comprare. E per conseguenza se io stato voglio “creare benessere”
“stampo” un sacco di moneta (che se ricordate, è un debito) e il sistema se la spenderà.
Finchè continuo a stamparne ogni anno di più tutto funziona (salvo il fatto che la moneta è osmotica: tende ad
attaccarsi dove c’è altra moneta). “Cresce” l’economia, fondamentalmente perché ci sono più soldi da spendere e
fare girare.
Addirittura per i monetaristi uno Stato non può fallire finché può continuare a stampare soldi e qualcuno se li
prende. Mi pare di ricordare che esiste solo un limite dato dalla piena occupazione e produzione.
Questo a me evoca un’altra categoria. Quella dello Stato o sistema pusher.
I keynesiani
Per loro in principio la moneta quasi non contava nulla.
La teoria è che è la domanda aggregata che produce la necessità di moneta.
Alla quale lo stato farà fronte con gli strumenti di politica monetaria.
Mi piace di più. Perché è più reale.
Anche se neppure questa risolve il problema della lievitazione del sistema finanziario, che dipende dal paragrafo
seguente.
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12. Il moltiplicatore monetario (http://it.wikipedia.org/wiki/Moltiplicatore_monetario )
In tutte le economie il moltiplicatore monetario ha un valore superiore a 1, il che vuol dire che l'offerta di moneta è
maggiore della base monetaria o, in altri termini, che l'offerta di moneta, oltre che dalla base monetaria, creata dalla
banca centrale, è costituita dalla cosiddetta moneta bancaria, creata dalle banche raccogliendo depositi e
concedendo prestiti o acquistando titoli (prestiti e titoli che, nel loro complesso, costituiscono il credito bancario).
L'effetto moltiplicativo trova la sua spiegazione nel processo circolare che si innesca tra banche e loro clienti.
Questi ultimi depositano la liquidità in eccesso, rispetto a quella che desiderano detenere, presso le banche, le quali,
a loro volta, la ridistribuiscono al pubblico sotto forma di prestiti o acquisto di titoli;
Il pubblico, però, trattiene solo una parte della liquidità così ricevuta, depositando nuovamente il resto presso le
banche, sicché il processo continua a ripetersi, creando ad ogni passaggio nuovi depositi che, andandosi a sommare
a quelli già esistenti, aumentano l'offerta complessiva di moneta.
Va notato che la nuova moneta non viene creata dalla singola banca, che si limita a raccogliere depositi ed a
concedere prestiti o acquistare titoli, ma dal sistema bancario nel suo complesso.
Il tutto può essere illustrato con un semplice esempio numerico:
1. poniamo che il pubblico riceva moneta per 1.000 euro, ne trattenga il 10% e depositi il resto presso le banche
2. queste avranno, quindi, 900 euro di depositi in più, dei quali una parte, poniamo il 20%, terranno come riserva
e il resto, 720 euro, impiegheranno concedendo prestiti;
3. il pubblico, ricevuti questi 720 euro, ne tratterrà il 10% e depositerà il resto presso le banche, che vedranno
quindi i loro depositi aumentare di ulteriori 648 euro, i quali, andandosi a sommare ai precedenti 720 euro,
porteranno l'aumento complessivo a 1.368 euro,
4. che sommato ai 1.000 euro di incremento iniziale della base monetaria determina un aumento complessivo
della quantità di moneta pari a 2.368 euro;
5. ciò vuol dire che, dopo questi cicli, 1.000 euro di incremento della base monetaria hanno già generato un
aumento più che doppio dell'offerta di moneta.
Poiché il processo si può ripetere più volte, ad ogni ciclo successivo si avrà un ulteriore aumento dei depositi e,
quindi, dell'offerta di moneta (seppur via via decrescente).
E’ questo il motivo per cui il sistema (ad esempio il Sistema-Italia) vale 14.000 miliardi rispetto a 2.000 di debito o
1.500 di PIL.
13. Neo relativismo monetario
A prescindere dalle preferenze personali credo che risulti chiaro a tutti quale sia lo spirito che ci ha portato dove
siamo oggi.
Comunque questa è una situazione da cui non si esce con qualche piccolo aggiustamento.
Siamo arrivati al punto in cui ci si deve inventare una nuova Bretton Woods, che sia sensata e duratura.
Secondo me si deve invertire il paradigma monetarista.
La domanda da porsi, quindi, è : “quanta moneta serve per fare girare una economia?”
Ovviamente se adotto un approccio “demand-driven” la risposta è che ogni volta che un soggetto vuole comprare 1
euro di qualcosa, gli serve 1 euro per pagare.
E se la banca centrale potesse stamparglielo istantaneamente on demand avremmo trovato la chiave per
seppellire definitivamente il Dio danaro di oggi.
E con lui, seppelliremmo anche l’approccio di “moneta dal lato dell’offerta” .
Avremmo messo un primo piede nel regno della Domanda : quello dove si compra una cosa perché serve e non
perché me la “offrono”.
Tutto qua.
Vicini alla civiltà dell’intelletto.
Un limite a questo ragionamento in passato è sempre stato quello della velocità di circolazione della moneta
http://it.wikipedia.org/Velocità di circolazione della moneta
La velocità di circolazione della moneta è la frequenza media con cui un'unità di moneta è spesa in uno specifico
periodo di tempo. Tale concetto mette in relazione :
1. le dimensioni dell'attività economica con
2. una data offerta di moneta.
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E’ una delle variabili che determinano l'inflazione.
Se, per esempio, in un'economia molto piccola, in cui ci sono solo 50 euro in tutto, un contadino (dotazione iniziale:
10 euro) e un meccanico (dotazione iniziale: 40 euro) acquistano, nel corso di un anno, merci e servizi l'uno
dall'altro nelle tre seguenti transazioni:
•
il meccanico compra grano dal contadino per 40 euro;
•
il contadino spende 50 euro per far riparare il trattore dal meccanico;
•
il meccanico acquista un gatto dal contadino per 10 euro;
allora 100 euro hanno cambiato mano nel corso dell'anno, sebbene ci siano solamente 50 euro in questo piccolo
sistema economico.
Questo livello di 100 euro è possibile poiché ciascun euro è stato speso in media due volte nell'anno; ciò equivale a
dire che la velocità della moneta è stata pari a 2/anno
Cosa è che cambia, oggi secondo me ?
Cambia che c’è internet che viaggia alla velocità della luce.
E’ per questo che parlo di relativismo monetario : alla velocità della luce 1 euro diventa ubiquo.
E l’esempio della microeconomia di cui sopra può replicarsi n volte fino ad una dimensione globale, senza che la
moneta debba realmente circolare e quindi senza creare l’inflazione che deriverebbe dal fatto di avere una
domanda ripetuta tante volte, ma in realtà fondata sempre sulla base monetaria di partenza.
Il dato di fatto è che la questione della velocità di circolazione della moneta non esiste più.
Ogni euro è potenzialmente qui e altrove.
Alcune configurazioni esistono già, ma sono frazionate e mantenute di nicchia.
Ad esempio, se A, ha bisogno di 1 euro in prestito, ci sarà un B istantaneamente connesso che potrà prestarglielo.
Ricordate il social lending ?
Ne parliamo più avanti, ma sintetizzando: se viaggia alla velocità della luce, l’informazione che A ha soldi da
prestare è disponibile live, ed ecco che crolla l’esigenza delle partite di giro dei debiti e crediti reiterati viste nei
paragrafi sulla struttura del sistema finanziario e sul moltiplicatore monetario.
Non è più necessario che A depositi i soldi in banca e poi chi vuole un prestito (B) vada nella stessa banca che lo
finanzi.
A può prestare i soldi a B direttamente, saltando i passaggi e quindi evitando la moltiplicazione monetaria.
Ma non solo: anche per le transazioni ordinarie, quelle di acquisto e vendita per capirsi e non solo quelle
“finanziarie”, i passaggi sarebbero istantanei e la moneta in circolo potrebbe essere di pari valore di quello
dell’economia reale.
14. Le centrali di compensazione
Si deve immaginare che al centro del nuovo sistema ci sia una o più “centrali di compensazione” specifiche, che
“nettino” i saldi tra più piattaforme, ognuna delle quali rappresenti uno strumento per una tipologia di transazione
reale.
O qualcosa del genere.
Di seguito ho ipotizzato e identificato 4 di queste piattaforme reali che idealmente coprono buona parte dell’insieme
della attività economiche e finanziarie di base necessarie.
Il concetto di fondo è che la centrale compensa ogni euro in dare con ogni euro in avere, e in sintesi può arrivare a
definire una sorta di valore istantaneo dell’intero sistema : il suo controvalore di cassa.
La centrale di compensazione potrebbe funzionare sugli stessi principi e circuiti di quelle attuali:
http://it.wikipedia.org/wiki/Compensazione
La compensazione (in inglese clearing) è un meccanismo che permette alle banche e alle istituzioni finanziarie
membri di una camera di compensazione di regolare tra loro i rapporti di dare e avere generati da transazioni
finanziarie effettuate sui mercati o di scambio di assegni o denaro tra banche.
Una transazione si realizza mediante l'acquisto di una parte e la vendita di una controparte generando un debitore e
un creditore.
La compensazione si realizza aggregando tutte le posizioni di acquisto e di vendita avvenute su un prodotto o titolo
detenuto da ciascuna delle due parti e calcolando il saldo netto che ogni parte deve dare o prendere, cercando di
minimizzare lo scambio finale di denaro o beni.
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Una volta lo scambio avveniva fisicamente in una stanza o camera convenuta: la camera di compensazione.
Oggi il tutto avviene in modalità informatica. Lo scambio comunque non avviene direttamente tra le due parti ma
tramite l'ente che gestisce la camera e quindi si pone a garanzia della transazione, assumendosi il rischio di
insolvenza.
Per la massa di capitali movimentati annualmente, le principali stanze di compensazione sono Clearstream ed
Euroclear (e la loro controllata SWIFT – ricordate le dichiarazioni della Russia di cui al breviario di guerra ? ),
società di diritto privato (non di natura bancaria), con sede legale nel Lussemburgo.
A queste si aggiunge per le transazioni in medio-oriente la Asian Clearing Union, nata nel 1974 a Teheran.
Meccanismo della compensazione
Di seguito un esempio semplificato di compensazione su di un bonifico: La banca A deve trasferire x € dal conto di
Alice al conto di Bob presso la banca B attraverso la camera di compensazione C.
1. A contatta C e gli chiede di trasferire x € verso il conto di Bob presso B.
2. C contatta B per sapere se la transazione è possibile, dopo aver verificato la disponibilità sul conto in A.
3. C addebita x € sul conto di A e accredita x € sul conto di B e conferma ad A e B la realizzata transazione.
4. A addebita x € sul conto di Alice.
5. B accredita x € sul conto di Bob.
Quindi la camera di compensazione si comporta come una meta-banca degli organismi finanziari.
Per i titoli finanziari il meccanismo è identico, avendo i titoli al posto del denaro.
Di seguito si vedrà perché serve questa breve sintesi sulle centrali di compensazione attuali.
15. Que viva el Cybratto
Mi piace chiamarlo così: tra cyber-baratto e cerbiatto. Di per sé immagine di innocenza e non più di demone.
Il principio è molto semplice.
E’ moneta dal basso.
Come ho detto in precedenza ogni volta che un soggetto vuole comprare 1 euro di qualcosa, gli serve 1 euro per
pagare e la banca centrale lo può “stampare” istantaneamente on demand.
Ovvero li ha già messi a disposizione, nell’ipotesi di cui al paragrafo “Dotazione iniziale”.
Ma sintetizzando, entrerà in circolo solo la moneta indispensabile.
Bisogna fare attenzione : non è uno strumento di pagamento on-line quello che ho in mente.
Non è Pay-pal, che alla fine si traduce in un flusso verso e dai circuiti interbancari delle carte di credito.
http://it.wikipedia.org/wiki/PayPal. Pay-Pal potrebbe essere solo un veicolo anche per Cybratto.
E’ piuttosto una sorta di moneta universale, che nasce nelle attività reali e si riassume in centrale di compensazione
in base all’incrocio tra:
1. Domanda di beni e servizi
2. Offerta di beni e servizi
3. Domanda di capitale
4. Offerta di capitale
In tale modo si determina una sorta di valore dell’economia globale (o di quella locale pilota) costantemente
aggiornato e quindi un valore unitario di una moneta globale riportato su base del singolo individuo.
Il quale valore unitario nascerebbe dal valore globale dell’economia / 7 miliardi di persone.
Sono sicuro che qualcuno ci ha già pensato, di monete alternative o cyber o elettroniche ce ne sono davvero un
sacco. Centinaia, forse migliaia.
Ma secondo me, di seguito c’è qualche accessorio in più. E se invece non fosse una novità ed esistesse già, tanto
meglio.
Penso infatti ad un nuovo innesto: la cyberpartitadoppia unipersonale.
Qualcosa del tipo che ogni soggetto, persona fisica, giuridica o stato venga “valutato” live e on-line in base al suo
stato patrimoniale e conto economico, i quali sono a loro volta riassumibili nella cassa finale, che in un mondo senza
crediti e debiti sarà di valore pari al patrimonio netto.
In questo modo ciascuno diventa, quindi, una componente di base della massa monetaria collettiva.
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Per capirci qualcosa bisogna iniziare con le cose semplici.
Immaginate 4 categorie di base tipiche di transazioni reali finanziarie, più una quinta transazione che è la dotazione
iniziale.
1. Vendere beni, servizi o lavoro e conseguente incasso.
2. Acquistare beni, servizi o lavoro e conseguente pagamento.
3. Prendere a prestito soldi per investimenti (quindi non indebitarsi per i consumi).
4. Raccogliere soldi per investimenti, cioè per acquisto di beni durevoli ad utilità pluriennale.
5. Creare una dotazione iniziale di moneta.
La transazione 5 la lasciamo per dopo, al paragrafo dotazione iniziale.
Devo osservare che negli ultimi tempi non ho seguito a pieno il settore web, per cui mi sarò sicuramente perso delle
evoluzioni importanti, ma lo scopo di questo scritto è trarre e offrire spunti.
Di tecnici molto più esperti di me è pieno.
Qui di seguito immagino l’utilizzo delle seguenti piattaforme già esistenti o no, per i 4 punti di cui sopra. Ma
potrebbero essere altre.
E’ l’incrocio di tutte e 4 su di un'unica piattaforma compensativa (si veda quanto già al punto “compensazione)
che consente di dare una buona approssimazione di un intero sistema finanziario e monetario.
1. Modello Offerta. Ebay: la conosciamo tutti. EBay è una piattaforma web (marketplace), di fatto molto
simile ad un sito di e-commerce, che offre ai propri utenti la possibilità di vendere e comprare oggetti sia
nuovi sia usati, in qualsiasi momento, da qualunque postazione Internet e con diverse modalità, incluse le
vendite a prezzo fisso e a prezzo dinamico, comunemente definite come "aste online".
http://it.wikipedia.org/wiki/EBay
2. Modello Domanda. Aipei : la avevo immaginata io nel 2010. Aipei era l’italianizzato di IPay. Non so se nel
frattempo è stata copiata. Di sicuro so che se cerco Ipay sul web spuntano un sacco di link. Comunque era
una marketplace dove si offrivano soldi per acquisti: “ho 1 euro, chi mi vende 2 o + kg di pasta?”. In qualche
modo assomigliava a quei siti che offrono il confronto tra polizze assicurative, con la differenza che non era
monosettore e che si concludeva la transazione con l’acquisto on line. Si immagini più in dettaglio: “ho 50
euro e voglio fare la spesa di una settimana per 3 persone. Chi mi da più cibo ?”
3. Modello Prestiti. Social-lending: Questa forma di prestito è riconducibile ai prestiti personali non
finalizzati, una delle tipologie più utilizzate di credito al consumo che, in quanto tali, non prevedono
garanzie a protezione del prestatore contro il rischio di default. Con il social lending, chi presta denaro e chi
lo riceve mediamente percepisce o paga una quota di interessi più favorevole rispetto a quella proposta dalle
istituzioni finanziarie tradizionali. Ciò è possibile perché i costi di intermediazione sono ridotti, in quanto il
prestatore e il richiedente (il contraente del prestito) vengono messi in relazione diretta e le aziende
intermediarie, operando su web con servizi altamente automatizzati, hanno costi ridotti.
http://it.wikipedia.org/wiki/Social_lending
4. Modello Investimenti. Crowdfunding Il crowdfunding (dall'inglese crowd, folla e funding, finanziamento)
o finanziamento collettivo in italiano, è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il
proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. È una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Il termine trae la propria origine dal crowdsourcing,
processo di sviluppo collettivo di un prodotto. Il crowdfunding si può riferire a iniziative di qualsiasi genere,
dall'aiuto in occasione di tragedie umanitarie al sostegno all'arte e ai beni culturali, al giornalismo
partecipativo, fino all'imprenditoria innovativa e alla ricerca scientifica. Il crowdfunding è spesso utilizzato
per promuovere l'innovazione e il cambiamento sociale, abbattendo le barriere tradizionali dell'investimento
finanziario. Negli ultimi anni, sempre più spesso è stato invocato come una sorta di panacea per tutti i mali e
un'ancora
di
salvezza
per
le
economie
colpite
dalla
crisi
finanziaria.[1]
http://it.wikipedia.org/wiki/Crowdfunding
16. Cyber Mercato fisico
Il punto è che se incrocio Ebay con Aipei ottengo il mercato dei beni perfetto: capace di matchare la Domanda di
beni imponendo un prezzo massimo dal lato compratore (quindi sarebbe una domanda non inflazionista, o
inflazionista quanto sostenibile) con l’offerta al prezzo massimo ricavabile da parte dell’Offerta tra i vari
componenti della Domanda aggregata.
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Ogni volta che si chiude una transazione, si generano un dare e un avere dei due soggetti, che vanno ad aggiornare i
relativi Cyber-bilanci uni personali.
Alcuni problemi potrebbero essere:
1. le capacità fisiche di calcolo, data l’aggregazione di molti soggetti
2. il costante aggiustamento del prezzo del bene in oggetto.
3. la localizzazione geografica efficiente, o più semplicemente: dove c’è domanda e dove c’è offerta e quel
prezzo sub.1 fino a dove è valido ?
17. Cyber Mercato finanziario
Social lending e crowd funding invece sono abbastanza auto esplicativi.
Servirebbero per i punti 3 e 4 : prestiti e investimenti.
E sarebbero particolarmente indicati per operazioni di microcredito o microequity, proprio per il piccolo taglio
delle operazioni di questi ultimi.
Forse sarebbe impensabile finanziare la TAV a botte di pochi euro per volta. Almeno per ora.
O forse sarebbe impossibile proprio perchè “il mercato” si accorgerebbe di una eventuale intrinseca inutilità ?
Io personalmente anni fa mi ero molto appassionato alla storia di Zopa, talmente geniale che in Italia la chiusero.
18. Dotazione iniziale
Sulla 5a transazione bisogna osservare che se si vuole convertire l’attuale sistema finanziario in maniera veloce, non
si può immaginare di aspettare anni per avere la dotazione iniziale nata dal basso.
In particolare, quanto tempo ci vorrebbe perché un risparmiatore che guadagni 1.000 euro al mese, accumuli
abbastanza capitale (risparmio) per potere finanziare 25.000 euro di macchinari di un artigiano ?
Ecco che allora bisogna immaginare una dotazione iniziale.
In questo modo il sistema funzionerebbe a pieno regime da subito.
Un esempio di cyber monetazione piuttosto noto è Bitcoin . Al paragrafo seguente si trova un riassunto.
Ma Bitcoin è comunque una moneta dal lato offerta, almeno per quanto risulta dal paragrafo seguente (vedi mining).
Anche se è comunque una bella invenzione,
Un ‘opzione per me suggestiva è quella di dedicare una bella fetta della patrimoniale offshore ad una vera bit
monetazione di sistema parallela.
Banca d’Italia potrebbe dedicare 1.000 miliardi di riserva equivalente recuperata off-shore (e già certificata a fairvalue come si diceva in precedenza) da mettere a disposizione di un nuovo mercato monetario italiano.
19. Cryptovaluta peer-to-peer : Bitcoin http://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin
Prima di proseguire ecco alcune considerazioni sul caso Bitcoin. Servono a rendersi conto dell’argomento.
A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale: esso utilizza un
database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni, e sfrutta la crittografia per gestire gli
aspetti funzionali come la generazione di nuova moneta e l'attribuzione di proprietà dei bitcoin.
La rete Bitcoin consente il possesso ed il trasferimento anonimo delle monete; i dati necessari ad utilizzare i propri
bitcoin possono essere salvati su uno o più personal computer sotto forma di "portafoglio" digitale, o mantenuti
presso terze parti che svolgono funzioni simili ad una banca.
In ogni caso, i bitcoin possono essere trasferiti attraverso Internet verso chiunque abbia un "indirizzo bitcoin".
La struttura peer-to-peer della rete Bitcoin e la mancanza di un ente centrale rende impossibile per qualunque
autorità, governativa o meno, di bloccare la rete, sequestrare bitcoin ai legittimi possessori o di svalutarla creando
nuova moneta.
In Bitcoin la quantità di valuta in circolazione è limitata a priori, inoltre è perfettamente prevedibile e quindi
conosciuta da tutti i suoi utilizzatori in anticipo[18]
L'inflazione da valuta in circolazione non può quindi essere utilizzata da un ente centrale per ridistribuire la
ricchezza tra gli utenti.
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Il numero totale di bitcoin tende asintoticamente al limite di 21 milioni. La disponibilità di nuove monete cresce
come una serie geometrica ogni 4 anni; nel 2013 è stata generata metà delle possibili monete e per il 2017 saranno i
tre quarti
La rete Bitcoin crea e distribuisce in maniera completamente casuale un certo ammontare di monete all'incirca sei
volte l'ora ai client che prendono parte alla rete in modo attivo, ovvero che contribuiscono tramite la propria potenza
di calcolo alla gestione e alla sicurezza della rete stessa.
L'attività di generazione di bitcoin viene spesso definita come "mining", un termine analogo al gold mining
(estrazione di oro).[18]
La probabilità che un certo utente riceva la ricompensa in monete dipende dalla potenza computazionale che
aggiunge alla rete relativamente al potere computazionale totale della rete.[30]
Inizialmente il client stesso si occupava di svolgere i calcoli necessari all'estrazione dei Bitcoin, sfruttando la sola
CPU.
20. Liberi battitori di moneta
Tornando a riprendere dalla fine del paragrafo “Dotazione iniziale”, osservo quanto segue.
1.000 miliardi sono 16.666 euro a testa, che potrebbero essere messi a disposizione di ogni italiano gratuitamente
(circa 50.000 a famiglia).
Ognuno diventerebbe quindi una piccola banca, in qualche modo un “libero battitore di moneta”, perché starà
comunque a lui decidere se prestare oppure no e a chi.
Ma potrà anche decidere se spendersi o no la dotazione iniziale, nel qual caso i soldi arriveranno prima o poi a
qualcuno che invece li risparmia fino a che non sa cosa farsene del risparmi e allora li presta a qualcun’altro.
Ma secondo me è improbabile che tutti “corrano ai consumi” dopo un biblico “crashcrunch” e relativa rivoluzione.
Diamo per scontato che il livello di consapevolezza sia cresciuto e tanti, se non tutti, vorranno impiegare la
dotazione in maniera utile e redditizia.
Tenerla in conto Cybratto, infatti, non sarà efficiente perché non esisteranno tassi di interesse, e quindi i 16,666 non
renderanno nulla.
A quel punto interverrebbe il circuito Cybratto che sarebbe quindi già capace di aggregare prestatori e investitori su
importi tangibili.
Mentre il lato “cyber mercato fisico” funzionerebbe già comunque per i piccoli importi.
21. La centrale di compensazione tra piattaforme
Nel paragrafo “Cybratto” ho ipotizzato e identificato 4 piattaforme reali che idealmente coprono buona parte
dell’insieme della attività economiche e finanziarie di base.
In mezzo a queste, c’è la centrale di compensazione.
In ogni istante la piattaforma di compensazione saprà dirmi :
1. dove e per che beni c’è domanda inevasa.
2. Dove e per che beni c’è offerta invenduta.
3. Dove ci sono saldi di cassa (risparmio) a disposizione per prestiti.
4. Dove ci sono richieste di finanziamento e per che investimenti.
Risulterà chiaro, che in questo sistema elettronico non c’è bisogno della centrale di compensazione che conosciamo
oggi, perché ogni transazione è pagata on-line e quindi non lascia dietro di sè’ ne crediti ne debiti.
La centrale, invece, deve rendere possibile il “match”:
1. tra domanda e offerta di beni e servizi.
2. tra domanda e offerta di prestiti e investimenti.
In pratica, deve svolgere la funzione di allocazione delle risorse (moneta) il più efficientemente possibile.
E deve “controllare” le transazioni evase e quelle inevase sulle singole piattaforme.
La sintesi di questo lavoro, sarà quella di nettare ogni Dare e Avere e creare una istantanea fotografia del sistema,
di cosa eventualmente “aggiustare” ed infine di dove sta “il grano”.
Sarà una costante fotografia, si.
Ma questa volta, la fotografia non ruberà l’anima.
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Sarà l’anima.
22. Il bilancio uni personale
Per potere essere “affidatari” dei 16.666 bisogna solo dare l’ok a farsi fare il bilancio da caricare nella “centrale di
compensazione partita doppia”.
E qua interverrà il legislatore: “te li devi prendere, non puoi dire di no”.
Sarà da valutare se inserire anche gli immobili in questi bilanci uni personali. In ogni caso sono già censiti nei vari
Catasti per cui sono già visibili.
Io penso che vadano considerati, anche se non sono vera ricchezza liquida, e ciò per un motivo semplice.
Nel tempo, Cybratto contabilizzerà un accumulo del risparmio ed è verosimile che chi lo accumula voglia anche
comperarsi una casa, non solo finanziare imprese.
A quel punto se io travaso moneta dal conto “cassa” al conto “case”, quest’ultimo non può essere “fuori sistema”
altrimenti provoco un crollo immediato, una svalutazione, della mia Cybermoneta.
Il singolo bilancio viene poi risucchiato nel consolidato di sistema istantaneamente, e in questo modo viene
regolarmente monitorato dalla centrale di cui sopra.
E’ forse utile provare a seguire qualche schema contabile di base, per riassumere un minimo la logica di base.
Sono a fine scritto, ultima pagina. Alla dotazione iniziale del soggetto A di 16.666 seguono alcune transazioni di
base. Altri soggetti servono a rendere più verosimili le casistiche.
Mi rendo conto che sono estremamente banali, ma credo che proprio per questo rendano l’idea.
Sono anche dati approssimativi.
Non tengono conto delle reali proporzioni tra singolo e mercati.
Il “giro moneta” è ipotizzato solo una volta per ogni transazione, mentre a regime, dopo la prima immissione di
cassa, questa continuerà a girare avanti e indietro, assestando il sistema su di un dato valore.
Ma comunque alcuni punti si possono notare.
Il bilancio iniziale è quello di un soggetto “uni personale”
Ogni passaggio ha un dare e un avere di cassa : totale 110.
Ma se invece seguo l’andamento della colonna stock progressivo, non supera mai i 16,66, tranne che alla fine ma
perché le ultime transazioni fanno un salto di scala dimensionale (18). Quando si chiudono si torna a 16,66.
Ciò vorrebbe dire che il sistema non è mai in eccesso o in fabbisogno di cassa (moneta) più di questo importo, che
poi è quello iniziale.
Tutto molto approssimativamente, naturalmente.
Se considero poi la velocità di circolazione e la parcellizzazione degli importi, posso dire con ragionevole certezza
che in qualsiasi istante ci sarà qualcuno (o un insieme di alcuni) che potrà accrescere o avere bisogno (utilizzare) di
quel saldo.
Tutto ciò può avvenire anche usando sistemi tipo Pay Pal, che potrebbe fornire la piattaforma di pagamenti su cui
fare viaggiare le transazioni. Ma è solo parte di tutto il disegno. Perché Pay-Pal non crea moneta. Ha sempre un
movimento finale verso o dai circuiti delle carte di credito. Quindi è moneta elettronica tradizionale, strettamente
legata a quella tradizionale.
Nel nostro caso, no. L’unità di conto sarà basata sulla riserva uni personale (quella dei 16.666 euro a testa), che in
realtà, dietro, ha una riserva reale parcheggiata in banca centrale.
Ma questa non resterà “tal quale”. Cioè non resterà la riserva originaria di 16.666 euro, bensì sarà la stessa
aggiustata dei progressivi movimenti contabili uni personali.
La somma di queste “isole di base monetaria personali”, sarebbe praticamente la rappresentazione istantanea di
quanto vale il sistema.
Provate a immaginare visivamente: un cruscotto aggiornato on-line in cui vedo i miei 16.666 euro in moto costante
oscillante intorno alla media o alla mediana di 16.666. Basandosi sempre su un rapporto tra valore totale del sistema
e numero di soggetti componenti il sistema.
Come quando si osserva l’utilizzo della CPU, tanto per capirsi.
La moneta della civiltà dell’intelletto era lo psicoquanto.
Qua ci siamo molto vicini : un sistema monetario costituito da tante uni-sinapsi contabili in costante reciproco
flusso di andata e ritorno di bitmoneta.
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23. Neuro e Nanoeuro
In transizione quindi, la moneta attuale, l’Euro, potrebbe continuare ad esistere ma su due circuiti.
1. Il Neuro, su piattaforma Cybratto, con i suoi 1.000 miliardi di “socio-moneta” garantiti da 1.000 miliardi di
riserve ex off-shore già a fair value.
2. Il Nanoeuro, con quello che resta del PIL e del settore finanziario da 14.400 miliardi. Per questo lo chiamo
Nanoeuro. Vuol dire Euro a valori post “crash crunch”.
Nel tempo, avverrà un travaso sempre maggiore da 2 a 1.
Considerando però che i 1.000 miliardi di moneta Cybratto potrebbero anche essere sufficienti da soli a far girare un
PIL, che se si ricorda il breviario di guerra, era già sceso a 1.000 miliardi pari a 2/3 del valore pre-“crashcrunch”
24. Conclusione
Tutto ciò potrebbe anche sembrare un delirio.
Ma non credo che lo sia. Al massimo una visione.
Molte cose sono solo spunti o accenni.
Sicuramente molte cose sono da approfondire o correggere.
Probabilmente mancano alcuni nessi logici e anche contabili.
Ma secondo me un mondo senza finanza e senza soldi attuali è già possibile.
Basta focalizzarsi su web ed elettronica.
E secondo me qualcuno ci ha già pensato.
Que viva el Cybratto.
25. Elenco dei link relativi a temi consultati su Wikipedia (in ordine sparso)
1 Teoria monetaria moderna - http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_monetaria_moderna
2 Monetarismo - http://it.wikipedia.org/wiki/Monetarismo
3 Velocità di circolazione della moneta - http://it.wikipedia.org/wiki/Velocit%C3%A0_di_circolazio
4 Criptovaluta - http://it.wikipedia.org/wiki/Criptovaluta
5 Bitcoin - http://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin
6 Valuta complementare - http://it.wikipedia.org/wiki/Valuta_complementare
7 Banca del tempo - http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_del_tempo
8 Sistema di scambio non monetario - http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_di_scambio_non_monetar
9 Denaro elettronico - http://it.wikipedia.org/wiki/Denaro_elettronico
10 Tracciabilità dei pagamenti - http://it.wikipedia.org/wiki/Tracciabilit%C3%A0_dei_pagamenti
11 Moneta - http://it.wikipedia.org/wiki/Moneta
12 Riserva frazionaria - http://it.wikipedia.org/wiki/Riserva_frazionaria
13 Moltiplicatore monetario - http://it.wikipedia.org/wiki/Moltiplicatore_monetario
14 Aggregati monetari - http://it.wikipedia.org/wiki/Aggregati_monetari
15 Base monetaria - http://it.wikipedia.org/wiki/Base_monetaria
16 Denaro - http://it.wikipedia.org/wiki/Denaro
17 Moneta alternativa - http://it.wikipedia.org/wiki/Moneta_alternativa
18 Social lending - http://it.wikipedia.org/wiki/Social_lending
19 Crowdfunding - http://it.wikipedia.org/wiki/Crowdfunding
20 Peer-to-peer - http://it.wikipedia.org/wiki/Peer-to-peer
21 Strumento derivato - http://it.wikipedia.org/wiki/Strumento_derivato
22 Politica monetaria - http://it.wikipedia.org/wiki/Politica_monetaria
23 Alleggerimento quantitativo (QE) - http://it.wikipedia.org/wiki/Alleggerimento_quantitativo
24 Forward guidance - http://it.wikipedia.org/wiki/Forward_guidance
25 SWIFT - http://it.wikipedia.org/wiki/Society_for_Worldwide_Interbank_Financial_Telecommunic
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2 Ricavi 2 Cassa 2 Costo
5 5 3 Cassa Ricavi Cassa
3 Costo
2 2 Costo
5 Banca
Netto Progres
sivo ‐2 2 ‐2 ‐5 ‐5 Cassa Ricavi Cassa Ricavi Cassa 7 ‐2 2 ‐5 ‐5 7 ‐2 2 ‐2 2 2 Cred. x prest.
Cassa
18 Debiti per dep. 18 Cassa ‐2 2 7 2 16,7
16,7
16,7
18,7
16,7
16,7
16,7
16,7
11,7
11,7
14,7
14,7
14,7
12,7
12,7
14,7
14,7
14,7
9,7
9,7
16,7
16,7
16,7
14,7
16,7
16,7
16,7
16,7
‐1,3
16,7
16,7
16,7
19,7
16,7
16,7
16,7
34,7
34,7
34,7
16,7
16,7
3 2 2 Cassa
3 5 7 Cassa
16,7
2 2 2 Cassa
16,7 2 Costo = <utili
Cassa A 16,7 17 Debito Cassa
Cassa D 17 Cassa
Avere Dare A bilancio iniziale cassa ex off‐shore A bilancio iniziale debito (teorico) vs Stato o patrimonio netto A lavora e matura stipendio da B A incassa stipendio da B B paga stipendio a A B prende i soldi dal PN (utile) C compra cibo da D C paga cibo a D C vende cibo ad E C incassa cibo da E A compra cibo da C A paga cibo a C C vende cibo ad A C incassa cibo da A Mercato C compra cibo da mercato D Mercato C paga cibo a mercato D Mercato C vende cibo a mercato E Mercato C incassa cibo da mercato E Mercato C Deposita in banca F gli utili Mercato C Deposita in banca F gli utili Banca F incassa Banca F ha debito Banca F presta a B ‐ prestito Banca F presta a B ‐ pagamento B riceve cassa B ha un debito Banca F incassa interessi ‐ ricavo Banca F incassa interessi B Paga interessi ‐ cassa B paga interessi ‐ costo Società B incassa prestito Società B ha un debito Società B compra macchinari Società B paga macchinari TOTALE ‐ post dotazione iniziale Tabella esemplificativa
18 18 Debito 3 Ricavi Cassa
3 Costo
3 Cassa
18 Impianti
18 ‐18 ‐18 18 18 3 3 Cassa ‐3 18 18 Debito 18 Cassa 110 110 3 ‐3 18 ‐18 ‐18 55 ‐55 28 2014 10 25 – QUANTO VALE LA CASSAFORTE OFF-SHORE?
1. Caccia al tesoro off shore: IMF Portfolio Investment Survey (CPIS) e altre considerazioni
Devo premettere che non capisco per quale motivo io mi senta sempre il solo a parlare dei denari off-shore come
panacea di tutti i mali.
Alcuni dati esistono e sono di pubblico dominio. Sono i dati relativi alla bilancia dei pagamenti per la parte non
corrente (quella non relativa a importazioni ed esportazioni).
Il Fondo Monetario Internazionale li raggruppa in una sezione detta “Coordinated Portfolio Investment Survey
(CPIS)” http://cpis.imf.org/
Già questi dati dovrebbero bastare a scatenare un’orda di segugi.
Quello dei soldi offshore è un osso talmente grosso e succulento che stento a capire come mai non sia un tormentone
quotidiano.
E invece niente.
Non voglio pensare che ogni singolo soggetto parte del nostro sistema abbia la sua società off-shore, ma inizio a
credere che mi posso anche sbagliare.
In ogni caso è giunto il momento di puntualizzare quanto sappiamo.
Perché confido che in questo modo l’attenzione di tutti vada in quella direzione.
2. FMI - Asset detenuti all’estero da residenti Italiani : 1.140 miliardi di Usd
Risulta chiaramente che l’Italia detiene assets (tra azioni e debito) di emittenti esteri per più di 1.140 miliardi di Usd.
Questo vuol dire :
1. Quasi due terzi del suo PIL
2. Quasi metà del suo debito.
Ma questi sono solo i dati ufficiali raccolti dal FMI per una parte dei soggetti paese censiti.
Su un totale di 245 paesi censiti, per 108 non sono disponibili dati.
E per un altro discreto numero i valori sono classificati come ai seguenti primi 3 posti. (I punti 4 e 5 sono per
memoria)
1. "0" Indicates a value less than US$ 500,000
2. "c" Indicates data are confidential
3. (-) Indicates that a figure is zero
4. (...) Indicates data are unavailable
5. (*) SEFER + SSIO - securities held as reserve assets and international organizations' holdings
Insomma, già solo per questa classificazione dovrebbe apparire chiaramente che 1.140 miliardi sono un dato
rappresentato largamente per difetto.
Sul quale vanno però tenute in conto anche le considerazioni che seguiranno.
In ogni caso di questi 1.140 miliardi, 741 sono detenuti in paesi da me definiti “non haven”, vale a dire non
generalmente riconosciuti come paradisi fiscali.
E 400 miliardi in “paesi haven” sempre secondo la mia classificazione.
I paesi haven sono quelli comunemente identificati come “paradisi brutti”.
Ma la differenza lascia il tempo che trova.
Io posso “uscire” dall’Italia in maniera “elegante” attraverso uno Stato UE (Austria o Olanda o Lussemburgo tanto
per fare alcuni esempi), e da li farmi proiettare in qualche altro punto della galassia “extranazionale”.
In ogni caso, di seguito si trova il dettaglio di tutti i paesi censiti, vale a dire l’importo investito per ogni paese (le
righe della tabella).
I valori in verde sono quelli italiani
Ho volutamente lasciato due colonne in rosso, con:
1. i totali per tutto il database di 82 paesi investitori (le colonne). Il problema non è solo italiano, come si vede.
2. il totale delle colonne visibili (fino all’Austria) che sono i primi 21 paesi per importi investiti all’estero totali
maggiori di 350 miliardi (il totale della colonna Austria)
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Pag. 245/253
Pag. 246/253
Le due tabelle soprastanti sono parte dello stesso database, ordinato per importo investito nel paese da parte
dell’Italia (le righe sono ordinate per valori in verde).
Si può notare quanto segue.
Riferendosi ai primi importi della prima tabella, innanzitutto abbiamo “investimenti” un po’ dappertutto.
1. Grandi paesi industriali, ad esempio Francia, Germania, Usa.
2. Grandi paesi veicolo, ad esempio Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Austria, Gran Bretagna
3. Grandi salvadanai www (Jersey e Cayman tra i primi posti)
4. Piccoli salvadanai www (Si noti che 0,001 vuol dire un milione di Usd)
Siamo davvero onnipresenti.
Ma smorzando la reazione di orgoglio neocolonialista che alberga in noi, dobbiamo ricordare che ogni
“investimento” vuol dire soldi usciti e mai più destinati a rientrare.
Si badi che non si salvano nemmeno i “pseudo investimenti” nei grandi paesi industrializzati o veicolo.
In USA ci sono interi stati dedicati a fare sparire danari : Delaware o Idaho per esempio.
L’Olanda ha dei “Comuni” dedicati allo scopo.
In Svizzera ci sono cantoni preposti, di modo che posso garantire trasparenza nel 99% del territorio, e lasciare a
quell’1% il ruolo di giocare sporco.
L’Austria era nota come il paradiso delle Stifftung, fondazioni.
In Irlanda si va con le holding di mezzo mondo.
Anche noi abbiamo San Marino.
Insomma, l’off-shore è un cancro che ci rode tutti dall’interno.
E i soldi, una volta usciti, si comportano proprio come le metastasi : si incanalano dappertutto per rispuntare
dovunque capiti.
3. La massa monetaria veicolata
Il tema è sempre quello di cui parlo spesso: gli ordini di grandezza.
Con riferimento ai paesi “haven”, ma anche a quelli “normali” risulta chiaro dalle tabelle il fatto che si trovano
spesso importi “sistematicamente” piccoli.
Nell’ordine di grandezza di qualche milione di dollari a paese.
Le fattispecie tipiche riconducibili a piccoli “investimenti” in questi paesi sono in tutta probabilità quelle di “società
tramite” attraverso le quali fare transitare ripetutamente importi da occultare altrove.
Possono essere ad esempio sub-holding, che vengono iniettate di aumenti di capitale o finanziamenti soci (la
seconda fattispecie è tipica perché non richiede passaggi assembleari e permette di trasferire fondi con un semplice
bonifico) che poi vengono “spesi” ad esempio in beni o servizi di società terze in altre località.
Non è infrequente che in questi casi, la società costituita nel primo step off-shore (quello dei 400 miliardi), venga
dotata di capitale iniziale minimo indispensabile, e poi inizi a girare multipli di quell’importo iniziale anche più
volte all’anno.
Per riassumere : costituisco una società con 10.000 Usd di capitale sociale, e la stessa riceve 10 milioni di Usd
attraverso finanziamenti soci o ancora vendita di servizi (ad esempio) consulenze reiterate.
Ricevuti i 10 milioni sul conto bancario, li trasferisce verso dei conti altrove. Senza preoccuparsi nemmeno di come
fare a renderli giustificabili.
L’importante è il bonifico: prendi i soldi e scappa. E poi prova a prendermi.
Non c’è alcun know-how.
Quello che deve risultare chiaro è la differenza di ordini di grandezza.
Io posso investire 10.000 Usd in Lussemburgo, ad esempio, per comprarmi un veicolo che farà transitare qualsiasi
cifra verso altri lidi.
10.000 – 10.000.000
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4. Alcune cose che so su come funzionano alcune mafie ed alcuni loro corrispondenti esteri
Al riguardo posso dire che parlo per esperienza.
Anni fa un “amico” mi chiamò a Lugano a lavorare per la sua società “di famiglia”.
Mi disse che “facevano pianificazione fiscale”.
Appena presi in mano i conti della prima società da loro gestita mi ritrovai di fronte ad un tipico esempio di veicolo,
come nei casi sopracitati.
Una micro-società (non ricordo più di che nazionalità estera) con sussidiaria o rapporti in una improbabile località
meridionale, che fattura alcuni milioni di euro a un ministero per consulenze informatiche.
Senza adeguato supporto contrattuale, senza spiegazioni in fattura.
Solo un misero supporto (pezzo) cartaceo a giustificazione di un bonifico milionario.
La seconda società che vidi era analoga.
Andai a chiedere spiegazioni.
Gli dissi chiaramente che i due casi erano evidentemente questioni di riciclaggio con tanto di connivenza politica.
Gli chiesi cosa diavolo stesse facendo, in quel suo “lavoro”.
Era presente la segretaria. Scoppiò in lacrime. Ricordo bene che quasi urlava: “non è colpa nostra; è la CIA, sono gli
americani che ci costringono”.
Chissà.
Lui ridacchiando mi disse di stare tranquillo e di fare pure tutto quello che mi sentivo o volevo fare.
La sua idea, capii poco tempo dopo, era di “cooptarmi” nel meccanismo.
Una volta capito il funzionamento e una volta ricevute “abbastanza spiegazioni” non avrei potuto più tirarmi indietro
proprio per la natura criminale dell’attività e dei soggetti coinvolti.
Sia a Lugano che in Italia.
Un giorno, mentre giravamo per gli uffici, ci trovammo nei sotterranei.
Non credo per caso, mi fece mettere il naso in un ufficio dove c’erano solo tanti computer.
Mi accennò qualcosa, non ricordo esattamente, ma il concetto era “questa è la nostra fabbrica”.
Io quindi associai quei computer a quelli che generavano flussi di fatture false o altri documenti giustificativi di
bonifici verso l’estero.
Evidentemente doveva esistere qualche protocollo crittografico per richiedere tanti computer, o almeno qualche
software di generazione intelligente delle fatture false e relativo invio per mail.
Inquadrata la situazione (ancora oggi credo di essere andato li solo per questo, per capire il funzionamento), dopo
circa due settimane decisi che era ora di andarmene.
Glielo comunicai.
L’amico mi disse: “certo, ma prima devi parlare con mia cugina, la titolare.”
Dopo un pranzo surreale fatto di discorsi velati sempre attorno al concetto di come girano o cosa sono i soldi, lei mi
disse : “capisco, la questione morale. Certo”.
“Naturalmente lei è libero di andarsene quando vuole”.
E dopo una piccola, significativa, pausa aggiunse : “Tanto noi restiamo amici, vero ?”
Colsi al volo la conferma semantica relativa alla situazione in cui mi trovavo e risposi con solo un piccolo brivido :
“naturalmente !”
Non finì mica li.
A quel punto l’amico cercò in tutti i modi di pagarmi i pochi giorni lavorati.
Gli serviva formalizzare un legame monetario, proprio per rendere effettivo il rapporto di presunto lavoro.
Aveva bisogno di rendermi ufficialmente complice.
Iniziò un duello a colpi di “devi prendere qualcosa come 1.000 franchi” e “No non li voglio”, dicevo io.
Io avevo bisogno di chiudere il rapporto di lavoro in fretta: ero regolarmente assunto e ufficialmente lavorante in
Svizzera, presso una organizzazione a dir poco dubbia.
Alla fine, dopo alcuni giorni di sua insistenza e minacce velate, ma nemmeno troppo, decisi che dovevo chiudere.
Mi feci fare un regolare bonifico dalla Svizzera. Lui ne fu molto contento, credo. Pensava di avere vinto. Non
poteva ancora immaginare il seguito.
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Andai in banca e trasferii per bonifico l’esatto importo ad una associazione benefica che faceva anche microcredito
e adozioni a distanza in Brasile, che conoscevo bene e quindi che sapevo essere pulita.
Feci intestare l’importo in conto donazione al di lui figlio piccolo, con una causale del tipo “importo indebitamente
ricevuto da Claudio Aroldi e inoltrato a nome di xxxx in conto adozioni a distanza”.
Preparai un dossier a supporto che inviai per mail e per posta sia a Lui che all’associazione.
Qualche giorno dopo mi chiese di incontrarlo e iniziò a lamentarsi che se non volevo i soldi voleva dire che non mi
fidavo di loro.
Blaterò per un po’ fino a che lo guardai e gli dissi :
“Non fare così.
“Sono iniziative benefiche, una cosa bella e sana per tuo figlio piccolo”.
Piccola pausa e poi …..“tanto noi restiamo amici, vero?”
Mai avrei creduto di adattarmi alla dialettica mafiosa tanto pertinentemente. Credo di doverlo a “C’era una volta in
America” o “Il Padrino”.
In ogni caso pochi anni dopo, senza alcuna mia iniziativa in tal senso, l’amico fu arrestato. Ovviamente con l’accusa
di riciclaggio.
E questo è tutto, o almeno parte di tutto, su perché so come funzionano alcune cose.
5. Paesi considerati paradisi fiscali – Investimenti italiani per 404 miliardi
Ritornando al tema di questo scritto, qui di seguito si riporta il riepilogo dei paesi in cui l’Italia investe che siano
comunemente considerati paradisi fiscali.
Parliamo quindi, di quelli che nelle prime tabelle e paragrafi, totalizzano 404 miliardi di Usd investiti.
Partirei dal Lussemburgo, che è proprio un bell’artificio contabile.
Creato nel bel mezzo di territori europei proceduralizzati e controllati in ogni ambito fino all’osso, ci passano dentro
centinaia di miliardi di Usd.
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Mentre la UE e la BCE e i paesi combattono per qualche miliardo di Usd in conto deficit, abbiamo in casa un
fazzoletto di terra (e purtroppo non è neanche il solo) in cui solo l’Italia ha comprato 397 miliardi di Usd di
partecipazioni societarie o investimenti analoghi.
Cosa faranno mai queste società ?
Si conti poi, che a livello totale, in Lussemburgo ci sono “investimenti” per più di 2.600 miliardi, di cui 2.355
investiti dai seguenti paesi United States, United Kingdom, Japan, Germany, France, Ireland, Netherlands,
Switzerland, China, P.R.: Hong Kong, Canada, Singapore, Belgium, Sweden, Australia, Spain, Bermuda, Denmark,
Austria.
Anticipo quanto al paragrafo seguente : attenzione, se un paese dichiara di investire in Italia perché compra una
fabbrica, ma mette la holding in Lussemburgo, i dividendi li pagherà li e l’investimento sarà italiano per modo di
dire.
Tornando a questa tabella soprastante è invece importante tornare alla questione ordini di grandezza. I veicoli
societari sottocapitalizzati testimoniano flussi reali molto più grandi.
E questo è davvero visibile a occhio nudo.
I paesi “non Lussemburgo”, totalizzano 8 miliardi di dollari investiti dall’Italia. In alcuni casi (Antigua e Barbuda ad
esempio, solo per prenderne uno Commonwealth) ci sarebbero investimenti per solo 1 milione di dollari dall’Italia e
9 milioni dal mondo intero.
Ma basta dare un’occhiata in internet per capire che non siamo mica a Pescasseroli www.google.it/search antigua e
barbuda
Quindi, prendendo a riferimento gli 8 miliardi di Usd visibili e ricordando che questi sono una frazione minima
degli importi transitati, quanti soldi ci saranno dietro ?
6. Alcune valutazioni extracontabili – la cassaforte off-shore vale almeno 10.000 miliardi ?
Io non so quanti soldi effettivamente esistano off-shore.
Ma so che sono tanti di più di quello che tutti immaginano e so che risolverebbero buona parte dei problemi del
mondo intero.
Voglio comunque fare alcune valutazioni da “controller” e non da contabile puro.
Valutazione frazionale
Si basa sul concetto delle sottocapitalizzazione delle società off-shore tramite cui si esportano i capitali.
Se ho investimenti per 1.140 miliardi in società estere, assumo che le stesse valgano o nascondano almeno 10 volte
tanto.
Totale 11.400 miliardi.
Valutazione su base ricchezza italiana totale
Il totale ricchezza degli italiani era stimato in 8.500 miliardi tra abitazioni e ricchezza finanziaria.
E’ ragionevole stimarne all’estero almeno altrettanta in primo luogo perché chi accumula risparmio in Italia
difficilmente non ne “protegge” almeno la metà portandola all’estero.
Valutazione da evasione e sommerso
Assumendo 250 miliardi di euro tra evasione e sommerso dall’inizio dei tempi, si avrebbero 2.500 miliardi
accumulati all’estero negli ultimi 10 anni.
Questi, investiti annualmente a partire dal primo dei 10 anni, avrebbero un valore netto pari almeno a 5.000 miliardi
(di euro). Il tutto senza contare accumuli molto più antichi.
7. FMI - Asset detenuti in Italia da residenti Esteri: 1.460 miliardi
Questa è un altro risvolto importante del mondo off-shore.
Non soltanto noi italiani abbiamo 1.140 miliardi all’Estero, ma è anche vero che l’Estero (nonresident holders) ha
1.460 miliardi di investimenti in Italia.
Questo è in larga parte lo stesso problema di avere investimenti all’estero.
Se il mio proprietario è “estero” è naturale che si porti via i soldi guadagnati in Italia. Almeno.
Banalmente, in primo luogo, i dividendi, che su 1.460 miliardi di dollari possiamo tranquillamente assumere in 150
miliardi di dollari anno.
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Andando più in dettaglio, poi, capiamo subito che i nostri azionisti non sono davvero esteri. O non del paese che
pensiamo noi.
Tanto per esemplificare, dei 1.460 miliardi, 348 sono Irlandesi, 137 Lussemburghesi, 116 Olandesi, 60 Svizzeri 56
delle Bermude e così via .
Il resto è nella tabella che segue. Ma risulta già evidente che dietro geolocalizzazioni prive di senso industriale è
verosimile che ci siano multinazionali, colossi vari e interessi peculiari.
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Bisogna quindi fare attenzione.
Sento spesso fare annunci sulla necessità di investimenti stranieri in Italia.
Naturalmente vanno bene, ma si deve fare attenzione a come si realizzano.
Se un colosso compra in borsa (ad esempio i cinesi di recente hanno comperato parecchi pacchetti da 2% di società
quotate italiane) una percentuale di una azienda italiana, quello non è un investimento.
Non entrano soldi nel sistema Italia.
Anzi, al tempo stesso se acquistasse da un soggetto italiano, starebbe ponendo le basi per futuri flussi di dividendi
off-shore.
Perché sarebbe molto probabile che l’acquisto avvenga con una sub-holding olandese o irlandese, ad esempio.
E noi faremmo di fatto la parte della colonia.
Perdendo flussi di dividendi verso l’estero, almeno.
I 150 miliardi di usd su 1.460 di cui prima.
Una soluzione banale a questo problema potrebbe essere forse la “tassazione ad hoc”.
Pare brutta in termini assoluti, concordo.
Ma certo se penso a riportarmi in casa 100 dei teorici 150 miliardi di dollari, probabilmente la prospettiva cambia.
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29 EPILOGO : LA TEORIA DELLO SCOIATTOLO
Les Claufrenies - Memorie bipolari - Rivelazioni in quota - La teoria dello scoiattolo
Appesi ai rami di alcuni pini pendono dei contenitori pieni di semi di vario tipo, messi li per fare mangiare gli
uccelli.
Li ho appesi io con mia figlia, per fare si che lei imparasse. Tante cose.
Sono creature di Dio anche loro, ovviamente. E se diamo loro un aiutino per mangiare facciamo un cosa buona.
Eppoi sono uno spettacolo da guardare.
Un giorno ai piedi di un pino si presenta uno scoiattolo. Mia figlia lo battezza “pancia bianca”. Questo cerca da
mangiare tra quello che è caduto in terra.
Faccio osservare a mia figlia che mentre mangia, tra un seme e l’altro, osserva gli uccelli che vanno dritti alla
fonte dei contenitori dove c’è parecchio ben di Dio in più.
Va avanti così per vari giorni.
Fino a che un giorno decide di provarci anche lui.
Si arrampica sul tronco, e restando aggrappato con 3 zampe, con la quarta cerca di afferrare il contenitore.
Ogni volta che ci prova però, questo inizia ad oscillare e lo scoiattolo lo perde dalla sua portata.
Va avanti così parecchio tempo.
Cambia alberi e contenitori, ma sempre con lo stesso risultato.
Ad un certo punto sembra che “molli il colpo”.
Scende dall’albero, va in terra, mangia qualche seme caduto e alla fine si siede, sempre guardando gli uccelli e
dando a noi le spalle.
Io lo vedo corrucciato, con il mento appoggiato ad una zampa, che si chiede come fare.
Resta li un bel po’.
Fermo a pensare.
Sgranocchiando qualche seme ogni tanto.
Poi d’improvviso si alza, corre verso un albero e si arrampica sul tronco.
Arrivato all’altezza di un ramo da cui pende un contenitore, lascia il tronco dell’albero e cammina su quel ramo
fino a dove è legato il contenitore.
A quel punto si butta a testa in giù tenendosi al ramo con le unghie delle due zampe posteriori e lasciando così
libere le due “mani” anteriori.
Con la destra fa per afferrare il contenitore che si mette ad oscillare andando verso la sinistra. A quel punto con
uno scatto fulmineo lo scoiattolo allunga la zampa sinistra, e tenendo il contenitore con tutte e due le zampe se
lo porta al petto. Trattenendolo a se con una zampa, con l’altra inizia a “ravanarci” dentro abbuffandosi di semi
a più non posso.
Io inizio a ridere e guardando mia figlia le dico “impara Vittoria, impara….:
“c’è sempre un’altra via.”
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