Viaggio in alcuni conti di sistema. Stato, Paese, Mondo, corrente l’anno 2014. Partire con i migranti; approdare off-shore. C’e sempre un’altra via. Claudio Aroldi Pag 1 di 253 1 INDICE DELLE GIORNATE DI VIAGGIO E RELATIVI TEMI AFFRONTATI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 Indice delle giornate di viaggio e relativi temi affrontati ....................................................................................................... 2 Introduzione ........................................................................................................................................................................... 3 2014 05 19 - I migranti sono una risorsa. ............................................................................................................................... 4 2014 05 24 - Transumanar, organizzar e legalizzar. Più PIL per tutti.................................................................................. 11 2014 06 08 – Considerazioni sui Conti dello Stato .............................................................................................................. 16 2014 06 15 – Sceriffi, taglie e tweet-law contro il lato oscuro del sistema. ......................................................................... 35 2014 06 18 – Libertà è partecipazione ? Le partecipazioni dello Stato................................................................................ 44 2014 06 29 – Struttura, costi dello Stato e spending review ................................................................................................ 55 2014 07 02 – Tweet law : consecutio istantanea reato-confisca. ......................................................................................... 79 2014 07 06 – Evasione e recuperi ........................................................................................................................................ 82 2014 07 12 - I conti dello Stato : le regioni .......................................................................................................................... 97 2014 07 15 – Bilancio criminale ........................................................................................................................................ 111 2014 07 16 – Primo intermedio : avanzo + 160. ................................................................................................................ 113 2014 07 22 – Progressività e idea di sviluppo .................................................................................................................... 119 2014 07 23 – Bilancia corrente dei pagamenti e Convenzioni per il Turismo ................................................................... 127 2014 07 26 – Quando il lavoro manca ce lo si deve anche inventare. Turismo, Sell Centers e Personal Trainers ............ 132 2014 08 26 – Sistema Italia. La trilogia PIL Occupazione Investimenti. 1° = PIL ............................................................ 143 2014 08 26 – Sistema Italia. PIL, Capitale Investito e Investimenti. ................................................................................. 149 2014 08 16 – Sistema Italia. Import e export. .................................................................................................................... 157 2014 08 20 – Sistema Italia. Occupazione e tessuto piccole medie imprese ..................................................................... 161 2014 08 21 - Le pensioni. Dalla welfare review alla dignità minima. ............................................................................... 168 2014 08 24 – Imperialismi, imperi e insiemistica imperiale .............................................................................................. 174 2014 08 29 – Italia – Export (e import) nell’insiemistica imperiale e reti di vendita (sell centers) ................................... 182 2014 08 30 – Geopolitica, insiemistica imperiale, commercio e guerre. ........................................................................... 191 2014 09 21 – Breviario di guerra ....................................................................................................................................... 195 2014 10 14 - Rassegna stampa (solo titoli) fino al 14 10 2014 .......................................................................................... 219 2014 10 15 – Ricchezze, finanze e monete ai tempi della rivoluzione. Il Dio danaro è morto. Que viva el Cybratto. ..... 221 2014 10 25 – Quanto vale la cassaforte off-shore? ............................................................................................................ 244 Epilogo : la teoria dello scoiattolo...................................................................................................................................... 253 Pag 2 di 253 2 INTRODUZIONE C’è sempre un’altra via Gli scritti di seguito raccolti sono nati per scommessa. Quando ho iniziato a scrivere non avevo alcuna consapevolezza di dove sarei arrivato e di cosa avessi in mente. Solo il desiderio di provare a vedere se si potesse capire qualcosa di più su come funziona il sistema in cui viviamo. E renderne partecipe il mio prossimo. A posteriori, riguardando cosa ho scritto, mi accorgo di avere prodotto una serie di “snapshots” che insieme : 1. testimoniano lo stato di fatto, il come funziona, del nostro mondo; 2. offrono possibili visioni alternative e praticabili per un mondo diverso. Da qui nasce il riferimento alla citazione in copertina : “c’è sempre un’altra via”. Interconnessione e osticità Mi rendo conto, rileggendo il tutto, che per quanto mi sia sforzato di essere divulgativo, spesso la lettura risulta ostica . Densa di numeri e riferimenti incrociati, di fatto si indirizza per forza di cose verso chi con i numeri sia abbastanza dimestico. Il tutto tralasciando i riferimenti ad altri simultanei scritti “non economici” di cui al Blog Claudio Aroldi . In particolare, le prime sezioni sui conti dello Stato, rischiano di fare perdere la voglia di proseguire la lettura. Si tenga conto, però, che uno degli obiettivi degli scritti è quello di dare un’idea generale sui temi trattati. Così, non è scopo quello di renderci tutti pronti per lavorare alla Ragioneria di Stato, bensì quello di darci familiarità con gli argomenti e relativi ordini di grandezza. Ad esempio, sarà dunque sufficiente capire che lo Stato è organizzato in 13 ministeri che costano in totale 450 miliardi di euro, articolati come descritto nelle singole tabelle. La conoscenza del problema è già metà soluzione. Relatività complessa Credo sia interessante osservare tutto il sistema nel complesso. E in questa logica si succedono anche gli scritti. Non c’è possibile soluzione di continuità tra realtà micro e realtà macro. Tutto è interconnesso. Per cui se parlo di “migranti” non posso prescindere da “ministero degli interni”, “censimento agricolo italiano” o sistema mondo già dentro alla “terza guerra mondiale”, come detto anche dal Papa. Per questo gli scritti sono calati, e traggono spunti, dagli eventi nel corso dei quali sono nati. E’ quindi opportuno tenere sempre a mente gli eventi: 2014 10 15 – Cronologia rassegna stampa da settembre 2014 Un determinato fenomeno assume maggiore o minore peso relativo a seconda del contesto circostante. Gli scritti, pertanto, hanno senso in quanto scritti “corrente l’anno 2014”. Approccio reale Un valore aggiunto che credo di potere affermare esista, è quello di prescindere da enunciazioni teoriche astratte. Quindi un valore aggiunto che penso esista, è il fatto che ogni tema è trattato nelle sue manifestazioni concrete, reali. Rendendo così comprensibile la sua effettiva dimensione pratica. E rendendo così anche comprensibile come si muove il contesto circostante, in primo luogo quello politico. Tutto ciò va a scapito di una possibile universalità temporale. Perché molte cose, se venissero lette nel 2020, probabilmente non avrebbero senso. Mentre alcune altre, fortunatamente, manterranno l’universalità e, forse, potrebbero addirittura risultare profetiche. Destinatari Se dovessi individuare una categoria di lettori preferenziale, non avrei dubbi : gli studenti universitari. Poveretti. Se ai miei compagni e a me avessero insegnato in maniera pratica quello che sono riuscito a imparare da solo nei 25 anni post laurea, avremmo risparmiato alcuni decenni. E con alcuni, forse, l’altra via l’avremmo già imboccata. Pag 3 di 253 3 2014 05 19 - I MIGRANTI SONO UNA RISORSA. Si dovrebbe cercare di pensare a come farli entrare e non a come tenerli fuori. Io sono un privilegiato. Alcuni migranti li ho potuti conoscere di persona. E non soltanto di sfuggita in qualche centro di accoglienza come Lampedusa. Ma vivendoci insieme. Ne arrivarono una ventina presso le varie sedi dell’Associazione Comunità il Gabbiano Onlus quando ero ospite anche io. Da Burkina Faso, Bangladesh, Nigeria e non ricordo più da dove altro. Tutti erano partiti dalla Libia, dove c’era la guerra, dopo giorni ad aspettare sulla spiaggia senza cibo ne acqua. Molti su quella spiaggia ci erano arrivati dopo settimane di viaggi indescrivibili attraverso varie porzioni d’Africa. Tutti avevano storie simili di povertà e di terrore. E tutti avevano lo stesso miraggio della terra promessa, ma senza alcuna illusoria speranza. Erano tutti rassegnatamente, eppur dignitosamente, consapevoli della loro disperazione. Dei circa 20 che furono allocati al Gabbiano, 5 gravitarono sulla struttura dove risiedevo anche io, e ci trovammo a vivere nello stesso appartamento per 3 o 4 mesi. E’ stato bello. E molto istruttivo. Come per tutte le cose, un conto è la teoria e un altro conto è la pratica. Viverci insieme è stato un bagno di umiltà e una fonte di ispirazione. La prima cosa che mi colpì fu che nonostante fossero rimasti alcune settimane a Lampedusa, nessuno si era degnato di insegnare loro una parola di italiano. Non sapevano dire nemmeno cose banali, come ho fame, ho sete e simili. Nessuno aveva pensato a dedicare un soldato, un infermiere, un volontario qualsiasi ad insegnare loro i rudimenti linguistici della terra promessa. Voleva dire che già in partenza tutti, tutto il sistema, davano per scontato che fossero intrusi e che in un modo o nell’altro dovevano sparire. Mi inventai dunque un corso improvvisato di italiano. Tutti erano avidi di quelle poche parole che iniziai a spiegare loro. Ricordo che fogli e penne sembravano un enorme dono. Ci intendevamo a gesti o in francese con alcuni di loro. Le grottesche “lezioni” si tenevano sui prati della comunità. Io ero anche scostante. Li guardavo e mi chiedevo cosa sperassero di trovare in Italia. Non c’è speranza per tanti italiani figuriamoci per loro. In ogni caso per mia natura ero un insegnante “cattivo” : mi incazzavo con chi non stava attento o con chi non imparava in fretta. Il che tutto sommato mi sembra un atteggiamento “paritario” senza false ed ipocrite indulgenze, di per se razziste. Comunque dopo qualche tempo, essendosi un po’ meglio adattati ed ambientati, si decise che potevano partecipare ai lavori della comunità. Tutti lavori manuali: da pratiche agricole a manutenzioni degli immobili. E a quel punto io, e molti altri ospiti, ricevemmo il giusto contrappasso da nemesi razziale. Mi ricordo che un giorno stavo zappando l’orto e Nufu, dal Burkina Faso, mi guardava. Mi accorsi che sorrideva. Dopo un po’ mi si avvicinò e a gesti, perché avendo circa 40 anni era uno degli allievi più recalcitranti del corso di italiano, mi spiegò che voleva fare lui. Che voleva zappare lui. Io gli diedi la zappa e mi misi a guardare. Gambe parecchio divaricate, ginocchia piegate e baricentro basso, prese la zappa e iniziò a “mitragliare” zappettate ad una velocità incredibile. In 10 minuti finì quello che io avrei fatto in un’ora. Certo: io non sono un contadino, ma garantisco che anche rispetto ai contadini italiani che ho conosciuto in vita mia, Nufu era un “fuori categoria”. E così tutti gli altri. Tempo dopo, quando iniziammo a capirci meglio, mi spiegò che fare il contadino era il suo mestiere. E ne era ben fiero. Come dimostra il fatto che mi volle far vedere come si faceva. Un sano e commovente “orgoglio zappatore”. Mi raccontò che a casa, sua per potere coltivare, doveva scavare a mano un pozzo profondo parecchi metri ogni settimana. Lo aiutavano i suoi bambini. Non gli pareva vero di potere innaffiare con la pompa. Il che è una bella dimostrazione di relativismo: quello che per noi è scontato per lui era un sogno. E mentre lui, nel suo “paradiso irriguo”, innaffiava, innaffiava, innaffiava, io iniziai a capire due cose. Pag 4 di 253 La prima era che il mio atteggiamento iniziale improntato a “cosa sperano di trovare in Italia” era intrinsecamente etnocentrico: ragionavo con le mie “categorie” che per loro erano assolutamente incomprensibili e inadeguate. Per loro il paradiso era l’acqua corrente, tanto per capirci. La seconda era che tanta “perizia”, oltre alla forza, resistenza e adattabilità, erano un dono del cielo. Che bisognava almeno provare a capire come metterla a frutto perché per noi italiani oramai era “storia dimenticata”. Il “nostro” occidente tende sempre più a “smaterializzarsi”, ma la civiltà materiale è pur sempre la base su cui poggia tutto il resto. Da queste riflessioni nascono gli spunti seguenti. Credo innanzitutto che sia utile circostanziare la questione, perché troppi proclami vengono “sparati” senza che siano supportati dai fatti. Anche se presumo che i dati siano noti ai nostri governanti, a noi gente comune non vengono quasi mai comunicati nel loro quadro di insieme. Le fonti sono tutte ufficiali : Istat per lo più. I grafici e tabelle sono tutte a fine scritto. Infine una precisazione: migranti e stranieri non sono lo stesso concetto. I dati disponibili riguardano la seconda categoria. Molte cose sono note se non banali, ma ciònonostante vederle tutte insieme può forse contribuire a fornire un quadro diverso. Si tralascia qui ogni aspetto etico, seppur fondamentale. Si tralascia anche ogni considerazione su una pur benefica “mescolanza genetico-razziale” che i flussi in entrata portano alla nostra cultura ed “etnia”. Ci si concentra su questioni di fatto comunemente ritenute pregiudizievoli. E si ipotizza una possibile soluzione. 1. Gli stranieri compensano il calo demografico nazionale http://www.istat.it/it/immigrati Dal 2002 al 2014, la popolazione straniera residente in Italia è passata da 1,3 a 4,4 milioni di persone. Nello stesso periodo la popolazione italiana totale è risalita da 57 milioni a quasi 60. Il trend di immigrazione ha quindi bilanciato il calo demografico “nazionale”. 2. Gli stranieri sono relativamente integrati http://www.istat.it/it/immigrati/indicatori-sintetici/confronto-italiani-stranieri Dalla tabella CONFRONTO ITALIANI-STRANIERI - FONTE ISTAT, riportata integralmente in coda emergono alcuni dati significativi evidenziati in rosso. La tabella è per altro riportata per intero a fine di possibile comparazione “sociologica” da parte di chiunque. Il quadro che emerge è, a giudizio di chi scrive, di relativa integrazione e relativa comparabilità di larga parte di questi indicatori. Ciò testimonia la “capacità di accoglienza” Italia che in dieci anni ha assorbito 3 milioni di stranieri. 3. Gli stranieri generano reddito e imposte Spesso si dice quanto al paragrafo seguente : “ci pagheranno le pensioni”. Di reddito e tasse non si parla mai. Con riferimento ai dati in rosso della tabella a fine scritto emerge che i 4 milioni di stranieri sono aggregati in circa 1,6 milioni di famiglie (stante la famiglia media di 2,44 persone). Con un reddito familiare di 12.400 euro circa (anche se il dato è del 2008), gli “stranieri” producono reddito per circa 20 miliardi di euro. Assumendo un livello di imposizione medio del 20%, che tra imposte dirette e indirette appare prudenziale, ciò vuol dire che gli “stranieri” hanno prodotto entrate fiscali allo Stato per oltre 4 miliardi di euro. In un contesto in cui si fanno manovre per importi anche molto inferiori è un dato che si dovrebbe tenere più presente. 4. Gli stranieri sono giovani L’età media degli stranieri è di 32 anni contro 45 degli italiani e la percentuale di over 65 è di appena il 2% contro il 22% italiano. Pag 5 di 253 Questo dato “alimenta” il luogo comune che gli stranieri ci pagheranno le pensioni. Come tutti i luoghi comuni è fondato su dati reali. 5. Gli stranieri non sono delinquenti Con 78.000 condanne rispetto alle 150.000 italiane gli stranieri sono evidentemente a maggior tasso di criminalità, ma : marginale rispetto al totale (78.000 / 4.000.000 = 2%) probabilmente se si considerassero solo le fasce più disagiate di italiani, la situazione italiani/stranieri apparirebbe più simile. 6. Una possibilità di accoglienza agricola ? Prendendo spunto dal racconto iniziale e riferendosi alla situazione agricola nazionale si osserva che dal 1982 al 2010 in Italia si sono persi 5,3 milioni di ettari di Superficie Agricola Totale (SAT) e quasi 3 milioni di Superficie Agricola Utilizzata (SAU). (Istat – Censimento Agricolo). Territorio ‐ SAU ‐ HA Italia TOTALE Territorio SAT ‐ HA Italia TOTALE SAU/SAT SAU 1982 15.832.613 SAT 1982 22.397.832 SAU/SAT 1982 70,7% SAU 1990 SAU 2000 15.025.954 13.181.859 SAU 2010 12.856.048 SAT 1990 SAT 2000 21.627.667 18.766.583 SAT 2010 17.078.307 SAU/SAT 1990 69,5% SAU/SAT 2000 70,2% SAU/SAT 2010 75,3% 2010 ‐ 1982 ‐2.976.565 2010 ‐ 1982 ‐5.319.525 Dei 17,078 milioni di ettari di SAT del 2010, 647.789 sono classificati come Superficie Agricola non Utilizzata. Se si ipotizzasse di suddividerli in appezzamenti da 10 ettari ciascuno, si avrebbero quasi 65.000 potenziali nuove aziende agricole. 10 ettari potrebbe essere una dimensione plausibile di sussistenza. In coda si riportano anche i dati di distribuzione delle aziende italiane per classe di dimensione. Si consideri che il reddito medio familiare degli stranieri, come evidenziato in tabella Istat, è di 12.000 euro. Replicarlo nel contesto agricolo delle aziende da 10 ettari vorrebbe dire ricavare 1.200 euro ad ettaro. Possibile. I terreni potrebbero anche essere condotti in affitto da proprietari privati, considerando che gli affitti dei terreni agricoli non sono particolarmente onerosi, e spesso sono risibili. Se tali aziende fossero condotte da famiglie di 3 persone si avrebbero quasi 200.000 possibili “posti” di accoglienza. Se poi si ampliassero le superfici disponibili, anche utilizzando terreni demaniali o terreni non già classificati come “non utilizzati” il potenziale si amplierebbe ulteriormente. La tabella seguente ipotizza alle ultime 3 righe di impiegare 4 milioni di ettari. Le persone “accoglibili” diventerebbero 1,3 milioni. Azzardo anche un paradosso volutamente iperbolico: per un’Italia multirazziale da 70 milioni di persone si potrebbe anche disboscare un po’ di demanio. Un po’ di disboscamento in più forse Madre Natura Rediviva riuscirebbe a sopportarlo e compensarlo. 647.789 64.779 194.337 SAT Non utilizzata Nr. aziende da 10 ha 3 persone per azienda 4.222.259 Differenza SAT-SAU 422.226 Nr. aziende da 10 ha 1.266.678 3 persone per azienda Si tenga presente che i benefici possibili sarebbero in termini di : Pag 6 di 253 qualificazione e utilizzo del territorio generazione di reddito e imposte produzione agricola nazionale e minor importazioni dall’estero 7. La questione abitativa Il deflusso dalle campagne, oltre ai terreni inutilizzati, lascia anche abbandonato un patrimonio immobiliare spesso di valore storico. Una possibilità da considerare sarebbe quella di dare in uso ai neo-coloni strutture abbandonate, che vengano ristrutturati da essi stessi “in economia”. Come già detto queste persone sono spesso brave in tutto quello che è manuale. Anche in questo caso i vantaggi sarebbero innanzitutto di riqualificazione del territorio che attualmente appare spesso “desertificato”. Come per i terreni anche gli immobili potrebbero essere condotti in affitto da proprietari privati, considerando che gli affitti agricoli non sono particolarmente onerosi, se non risibili. Con l’ulteriore vantaggio di trovarsi le proprietà “rivitalizzate”. 8. Far west e pionieri italiani Come sarà evidente, quanto sopra non è un’idea nuova. Il più lampante esempio pregresso è la corsa al west del Nordamerica. Ovviamente il contesto italiano è molto più piccolo e iniziative di “ripopolamento” delle campagne sono già giustamente patrocinate a favore dei cittadini italiani. A titolo esemplificativo si riporta qui di seguito un articolo del 2013. Ciò rende necessaria una valutazione di “capacità ricettiva” per tutti da parte delle nostre campagne. E’ pur vero che non molti italiani riescono poi di fatto a percorrere il cammino del “controesodo”, come testimonia il fatto che la maggior parte dei lavori di manovalanza agricola è già oggi realizzata da personale straniero. E’ quindi auspicabile pensare ad una convivenza pacifica. 9. Un business plan Fonte : http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/06/assalto-al-demanio-agricolo/ Sembra che la Cassa Depositi e Prestiti stia prendendo il posto che la Protezione Civile ricopriva (e forse ricopre ancora) qualche anno fa, cioè quello di ente soprannaturale, al quale affidare ogni tentativo di “strategia di sviluppo e ripresa” nazionale. Come andò a finire per la Protezione civile è ormai chiaro a tutti: abusi, truffe e grandi regali agli amici di amici. Quante sono le possibilità che la Cdp viaggi su binari diversi ? Pag 7 di 253 Dal Manifesto del 31 maggio 2013, articolo di Marco Bersani: Secondo l’Agenzia del Demanio, che utilizza i dati del Censimento per l’ Agricoltura 2010, l’estensione dei terreni agricoli demaniali in Italia ammonta ad oltre 338.000 ettari, per un valore che oscilla fra i 5 e i 6 miliardi di euro. Un patrimonio importante che, grazie alla sua equa distribuzione geografica, consentirebbe la messa a punto di un progetto nazionale per una diversa agricoltura, per una conseguente salvaguardia e manutenzione idrogeologica del territorio e per il rilancio di nuova occupazione, in particolare giovanile, durevole e di qualità. Riflessioni che non sfiorano l’attuale Ministra dell’Agricoltura De Girolamo, che ha recentemente incontrato i vertici dell’Associazione bancaria italiana (Abi) e il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Franco Bassanini, per mettere a punto un programma di “valorizzazione” e (s)vendita dell’immenso patrimonio agricolo demaniale. Replicando quanto sta già proponendo agli enti locali in merito alla svendita del patrimonio immobiliare, Cassa Depositi e Prestiti avrebbe la funzione di assegnare un prezzo ai terreni demaniali, di acquisirli consentendo allo Stato di fare cassa e di metterli successivamente sul mercato. Incredibile l’obiettivo dichiarato dalla Ministra De Girolamo : «(..) un’occasione per sbloccare la situazione e mettere nuovi terreni a disposizione soprattutto dei giovani, perché senza terra da lavorare non è possibile pensare ad un vero rilancio del comparto». Altrettanto incredibile è che per questo ulteriore processo di colossale espropriazione di patrimonio pubblico si utilizzino le risorse del risparmio postale affidato dai cittadini alla Cassa Depositi e Prestiti. Davvero si pensa che i giovani disoccupati (oltre il 35%) siano provvisti di capitale e non attendano altro, per trasformarsi in futuri agricoltori, che divenire proprietari dei terreni da coltivare? Davvero si pensa che privare la collettività del bene terra, di inestimabile valore pubblico e sociale, corrisponda a «servizio di interesse economico generale», qualifica cui dovrebbe attenersi ogni investimento di Cassa Depositi e Prestiti (art. 10, D. M. Economia 6/10/1994)? Possibile che non si pensi ad un piano per un’agricoltura di qualità e per una nuova occupazione giovanile attraverso il mantenimento della proprietà collettiva del demanio agricolo, l’affidamento dei terreni ai giovani con affitti calmierati e l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti per il sostegno dell’avvio di attività (start up di impresa) e dei primi investimenti in mezzi, tecnologie, impianti e sementi per consentire alle diverse nuove aziende un funzionamento a regime? Ancora una volta l’obiettivo è quello di consegnare patrimonio pubblico alle banche e beni comuni alla speculazione finanziaria, con il paradosso di renderlo possibile attraverso l’utilizzo dei risparmi dei cittadini. La socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti e la sua gestione territoriale, democratica e partecipativa diventa un obiettivo sempre più urgente, che da oggi dovrà vedere coinvolte in prima fila tutte le esperienze e reti dell’altra economia, dei gruppi di acquisto solidale, dell’agricoltura autogestita e di qualità, del commercio equo e solidale. *Attac Italia Su Agro Notizie compare un’alternativa alla s-vendita del demanio agricolo, così come presentata dalla De Girolamo: ” (…) Posta come unica strada possibile, quella della vendita dei terreni agricoli demaniali avrebbe diverse alternative. Tra queste, la possibilità di affidare, come da più parti proposto, i terreni a quanti, magari giovani sprovvisti di capitale iniziale ma ricchi di capacità, preparazione universitaria specifica e idee spesso all’avanguardia, in grado di restituire ai terreni una funzionalità non solo agricola ma anche sociale e paesaggistica. In tal modo, grazie ad affitti calmierati, allo sviluppo di nuova occupazione e alla nascita di nuove attività imprenditoriali che andrebbero a contribuire al rilancio economico del paese, lo Stato otterrebbe un beneficio economico duraturo ma, soprattutto, non si priverebbe del bene terra, di inestimabile valore pubblico e sociale, strappandolo alle fauci della cementificazione da cui, con la sua vendita, prima o poi potrebbe essere azzannato. “ Pag 8 di 253 Fonte : http://www.istat.it/it/immigrati Fonte : http://www.istat.it/it/immigrati/indicatori-sintetici/confronto-italiani-stranieri CONFRONTO ITALIANI-STRANIERI - FONTE ISTAT Popolazione e famiglie - caratteristiche socio-demografiche popolazione residente (v.a.) (?) percentuale di popolazione con meno di 18 anni (?) età media (?) percentuale di popolazione con 65 anni e più (?) Popolazione e famiglie - famiglia e minori matrimoni (v.a.)1 (?) età media al parto (?) Tasso di fecondità totale (numero medio di figli per donna) (?) nati (v.a.) (?) separazioni (v.a.)3 (?) divorzi (v.a.)3 (?) dimensione media della famiglia (?) percentuale di famiglie con minori (?) percentuale di famiglie con anziani (?) Popolazione e famiglie - dinamiche migratorie trasferimenti di residenza interni sul totale della pop.res (per mille residenti) Istruzione e formazione iscritti alla scuola primaria (v.a.) (?) iscritti alla scuola secondaria di I grado (v.a.) (?) iscritti alla scuola secondaria di II grado (v.a.) (?) iscritti all'università (v.a.) (?) immatricolati all'università (v.a.) (?) laureati (v.a.) (?) tasso di ripetenza (scuola secondaria di 1° grado) (?) tasso di ripetenza (scuola secondaria di 2° grado) (?) quota di diplomati su tot popolazione (?) quota con titolo universitario su tot popolazione (?) Lavoro tasso di attività (?) tasso di occupazione (?) tasso di disoccupazione (?) % di neet (Not in Education, Employment or Training) (?) Condizioni economiche delle famiglie e disuguaglienze reddito medio familiare da lavoro (?) individui a rischio di povertà relativa (?) percentuale di famiglie per titolo di godimento dell'abitazione :proprietà (?) Percentuale di famiglie in condizione di grave deprivazione materiale (?) Percentuale di famiglie che hanno ricevuto aiuti in natura o in denaro da amici/vicini/conoscenti (?) Percentuale di famiglie che hanno ricevuto aiuti in natura o in denaro da genitori/suoceri (?) ITALIANI TOTALE STRANIERI DATA 55.340.608 4.053.599 01/01/2012 16,5 21,7 01/01/2011 44,7 32 01/01/2012 21,8 2,3 01/01/2011 178.213 22.605 2011 32 28,3 2011 1,3 2,04 2011 467.346 79.261 2011 81.653 7.144 2011 49.593 4.213 2011 Nr di famiglie 2,38 2,44 2009 1.661.311 26,1 29,8 2009 38,6 2,8 2009 20,1 55,3 2011 2.572.911 254.653 2010/2011 1.629.908 157.559 2010/2011 2.515.073 154.116 2010/2011 1.719.712 62.074 2010/2011 276.400 11.886 2010/2011 281.970 7.160 2010/2011 3,8 9,1 2010/2011 6,8 9 2010/2011 34 40,5 2010/2011 11,3 9 2010/2011 62,9 70,6 2012 56,4 60,6 2012 10,3 14,1 2012 21,5 32,8 2011 18.281 12.413 2008 17,4 49,1 2008 71 15,1 2009 6 19 2009 9 46,5 2009 58,7 15,8 2009 Salute e Sanità morti (v.a.) (?) interruzioni volontarie di gravidanza (v.a.) (?) 582.364 5.124 01/01/2011 75.705 38.806 2009 Criminalità Condannati per delitto con sentenza irrevocabile (nati all'estero) (v.a.) (?) detenuti (v.a.) (?) 151.649 78.164 2010 42.723 24.174 01/01/2012 Fonte : http://censimentoagricoltura.istat.it/inbreve/?lang=it Pag 9 di 253 Reddito Imposte (20%) 20.621.854.257 4.124.370.851 Pag 10 di 253 Anno 2010 55.596 Friuli-Venezia Giulia 276.240 616.505 901.387 Marche Lazio 722.640 Campania 706.438 Italia Territorio Sardegna 393.638 1.074.332 155.976 312.596 651.405 268.101 142.782 181.657 1.712.516 321.593 374.856 211.263 479.888 1.387.600 830.571 162.237 569.259 3.102 4.045 7.147 1.569.215 715.263 6.796 341 543.249 1.265.648 65.776 450.075 250.984 51.610 526.894 157.486 21.780 80.469 1.089.223 122.300 37.346 46.247 177.069 382.962 129.631 25.625 109.583 22.781 24.627 47.408 312.247 36.484 14.345 828 94.604 146.261 1.290 3.464 1.579 1.042 3.940 3.512 1.066 2.425 13.564 2.057 2.109 890 2.490 7.545 1.451 482 2.061 199 201 400 4.394 487 764 101 1.577 2.930 31.896 275.406 0,01-0,99 ettari 451.588 1-1,99 ettari Tipo dato superficie utilizzata - ettari Anno 2010 1.153.691 2.541.211 549.254 519.127 1.285.290 549.532 197.517 453.629 3.554.349 638.602 471.828 326.877 754.345 2.191.651 1.064.214 218.443 811.440 137.219 Classe di superficie agricola utilizzata 1.470.562 3.019.881 Calabria Isole 669.038 Basilicata 1.388.845 252.303 Molise Puglia 687.096 Abruzzo 4.426.360 536.655 Umbria Sud 1.294.968 3.349.515 1.360.762 Toscana Centro Emilia-Romagna 1.007.485 408.864 Provincia Autonoma Trento Veneto 484.070 240.535 377.755 892.934 Trentino Alto Adige / Südtirol Provincia Autonoma Bolzano / Bozen 986.826 43.784 2.471.852 1.229.207 98.043 1.010.780 2.096.985 3.537.421 Nord-est Lombardia Liguria 119.366 1.298.514 Piemonte Valle d'Aosta / Vallée d'Aoste 2.745.129 Nord-ovest 2.380.769 410.433 2-2,99 ettari 692.987 1.013.341 140.715 153.879 103.052 120.434 31.888 189.078 739.046 192.653 57.516 68.477 94.899 413.545 102.561 30.098 130.537 111.137 211.663 322.800 585.996 234.591 21.879 54.326 371.350 682.146 3.434.073 101.628 709.414 3-4,99 ettari 8.848 13.116 7.137 2.848 843 4.008 1.814 2.538 19.187 3.047 3.385 5.002 9.473 20.907 6.063 4.358 4.417 44 11 56 14.894 18.796 84 3 14.642 33.525 2.901.038 boschi annessi ad aziende agricole 1.295.295 226.128 278.609 110.765 108.539 48.411 131.584 37.613 175.170 612.082 198.155 96.182 177.672 425.624 897.633 165.488 35.406 87.868 251.298 200.649 451.947 740.709 141.675 47.516 11.561 171.255 372.006 1.663.483 10-19,99 ettari 8.574 12.504 6.142 2.726 742 3.273 1.720 2.308 16.911 2.247 2.990 4.656 7.803 17.695 3.040 755 1.465 19 9 28 5.288 6.181 76 2 3.663 9.922 62.320 altra arboricoltur a da legno annessa ad aziende agricole 5-9,99 ettari 275 612 995 121 101 735 94 231 2.277 801 394 346 1.670 3.211 3.024 3.603 2.951 26 2 28 9.606 12.615 8 1 10.979 23.603 39.308 pioppeti annessi ad aziende agricole arboricoltura da legno annessa ad aziende agricole 647.789 superficie agricola non utilizzata 571.804 altra superficie funghi in grotte, sotterranei o in appositi edifici 1.128.980 20-29,99 ettari 42.842 111.284 23.479 30.113 32.392 19.343 11.625 32.726 149.678 30.856 23.451 14.512 67.312 136.131 34.528 5.718 31.451 6.330 19.314 25.644 97.342 35.874 5.401 49.400 62.680 153.354 1.556.922 30-49,99 ettari 39.054 75.662 15.803 8.412 21.910 18.173 3.734 23.032 91.064 30.727 21.661 12.593 38.214 103.194 90.469 12.314 72.310 13.972 23.561 37.532 212.625 46.037 1.258 2.807 39.157 89.259 1.994.065 14 23 27 140 138 26 21 30 381 725 712 454 575 2.466 4.598 752 1.881 9 1 10 7.241 4.681 15 .. 2.210 6.907 17.018 coltivazioni energetiche 3.370.461 100 ettari e pi· 80.715 900.526 82.788 67.294 181.712 543.590 2.858 33.293 911.535 368.591 20.253 7.343 90.576 486.762 79.075 9.168 221.098 2.988 3.617 6.605 315.946 179.483 73.089 429 79.240 332.241 2.947.011 i serre 50-99,99 ettari 840 2.977 828 1.077 3.350 1.637 119 358 7.369 3.331 65 111 2.461 5.969 1.365 98 5.482 10 0 10 6.956 1.151 0 .. 338 1.489 24.760 7.009.311 coltivazioni orti familiari prati legnose permanenti agrarie e pascoli arboricoltura da legno annessa ad aziende agricole superficie totale (sat) i 12.856.048 seminativi superficie agricola utilizzata (sau) Italia 17.078.307 superficie agricola utilizzata (sau) Territorio Utilizzazione dei terreni superficie totale (sat) Tipo dato superficie - ettari 3 persone per azienda Nr. aziende da 10 ha SAT Non utilizzata 3 persone per azienda Nr. aziende da 10 ha SAT-SAU 12.856.048 totale 194.337 64.779 647.789 1.266.678 422.226 4.222.259 2014 05 24 - TRANSUMANAR, ORGANIZZAR E LEGALIZZAR. PIÙ PIL PER TUTTI Il primo titolo : Transumanar, organizzar e legalizzar. Il primo riferimento è a Pier Paolo Pasolini : “transumanar e organizzar”. Rinvio a Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Pier_Paolo_Pasolini da cui traggo la breve sintesi che segue. « Smetto di essere poeta originale, che costa mancanza di libertà: un sistema stilistico è troppo esclusivo. Adotto schemi letterari collaudati, per essere più libero. Naturalmente per ragioni pratiche. » Trasumanar e organizzar è l'ultima raccolta di versi di Pasolini. Uscita nel 1971 raccoglie le poesie scritte durante la lavorazione di Medea e alcuni versi precedentemente pubblicati sulla rivista "Nuovi Argomenti". Come in "Poesia in forma di rosa" la raccolta accumula poesie di vario tipo non organizzate lungo una linea tematica e stilistica. Con "Transumanar e organizzar" si chiude un ciclo ben preciso; dalla certezza che è impossibile per l'uomo adattarsi alla Società, alla convinzione che l'uomo non può vivere senza la Società. Nei versi di questa raccolta Pasolini si lascia andare all'oratoria con una denuncia aggressiva che riguarda la difficoltà di "trasumanar", cioè di uscire dalle condizioni umane date. Ecco il punto. Forse quanto osservato di seguito può contribuire ad aprire una porta per transumanare. 4 10. Il secondo titolo : Più PIL per tutti Si riferisce allo slogan elettorale del personaggio di Cetto La Qualunque, politico calabrese cinico, corrotto, e depravato, creato da Antonio Albanese. http://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Albanese Mai nessuna parodia si rivelò più profetica del suo Cchiù pilu per tutti. Addirittura, come circostanziato di seguito, penso si possa affermare che “’U pilu ci salverà”. 11. La notizia : Istat, dal 2014 anche droga e prostituzione nel calcolo del Pil Questa si che è una notizia. Perlomeno a me così è sembrata. Mi pare che sia passata un po’ inosservata. A me pare una “svolta epocale”, o almeno una opportunità per una svolta epocale. 12. I numeri e il buon padre di famiglia In primo luogo non so se siano ben chiari i termini “economici” della questione. Se lo fossero probabilmente si ridurrebbero anche eventuali sterili polemiche. L’Ansa riporta che il sommerso vale tra 255 e 275 miliardi di euro. Il peso dell'economia sommersa è quindi stimato tra il 16,3% e il 17,5% del Pil. Reintegrare il sommerso vorrebbe dire che tutto d’un tratto finiscono i problemi di rispetto dei parametri europei. Il deficit e il rapporto debito/pil sarebbero sistemati d’incanto. Certo, poi si dovrebbe smettere di alimentarli, di spendere troppo, tanto per intenderci. Ma partendo da una base più solida basta applicare la logica del “buon padre di famiglia”, come si diceva una volta : gestire entrate e uscite dello Stato in maniera sostenibile non è diverso da quanto deve fare ogni operaio, impiegato o pensionato tutti i mesi. E se ce la fanno loro perché mai non ce la dovrebbe fare un governo? 13. Controlli e imposte Ma il dato che trovo più interessante è che il riconoscimento ufficiale dell’esistenza dei fenomeni potrebbe, o forse dovrebbe, precludere ad una loro qualche forma di “cooptazione sistemica”. Negarne l’esistenza è ipocrita e addirittura inutilmente “castrante”. Così facendo si rinuncia : al governo di processi e dinamiche reali, il che è in buona parte causa della loro relativa “degenerazione” eticosociale. Transumanar, appunto. alla tutela di determinate intere classi di persone. Potrà essere fastidioso sentirne parlare, ma puttane, travestiti e pusher sono esseri umani anche loro. Organizzar, appunto Pag 11 di 253 ad assoggettare tali attività alle normali imposizioni fiscali, che potrebbe potenzialmente generare ben oltre 50 miliardi di euro all’anno, in teoria almeno 100. Legalizzar, infine. 14. Prostituzione e droga Come sempre, per potere parlare di qualcosa sarebbe auspicabile conoscerla e possibilmente parlarne in termini oggettivi. Mi lasciano sgomento quelle reazioni moralistiche il cui tono lascia presumere che siano state rilasciate da campioni di purezza, mai andati a puttane tanto per capirci. Io invece ho un discreto curriculum sia come puttaniere che come cocainomane. Fortunatamente oggi quelle devianze o degenerazioni hanno smesso di esercitare il loro appeal, e mi ritrovo in una condizione di maggior sereno distacco. Mi piace pensare che io abbia praticato gli insegnamenti di “Zorba il greco” di Nikos Kazantzakis http://it.wikipedia.org/wiki/Zorba_il_greco che mi pare dicesse qualcosa del tipo “l’unico modo per eliminare un vizio è praticarlo fino alla nausea”. Ma non è solo così. Il punto è che anche nei vizi ci sono vari gradi di sprofondamento. Sempre ammettendo che si trattasse di vizi, il risultato non è sempre uguale. E se si è fortunati si riesce a “ricevere” qualcosa anche in situazioni di totale annichilimento. 15. Prostituzione In tema di puttane io ricordo bene 4 cose (ma in realtà ne avrei molte altre da raccontare), che mi si sono impresse nell’anima e alla fine hanno aperto la porta alla nausea. La prima è stata una mia amica rumena. Mi raccontò di botte, ossa rotte, stupri e altre situazioni insopportabili per una persona qualunque. Io credevo di aiutarla con i soldi che le davo, spesso assai in eccesso. Mi diede una sonora lezione di morale : “tu credi di aiutarmi, ma mi stai uccidendo”. Il nocciolo non era solo che i soldi andavano ai papponi, ma soprattutto lei era certa che nell’annosa questione di se fosse nato prima l’uovo o la gallina, la risposta era che ero nato prima io. Il cliente. Senza clienti non ci sarebbero nemmeno le puttane. La seconda fu una escort russa chiamata via internet. Arrivò a casa mia e devo dire che con ogni sforzo che cercai di fare (in fondo io volevo solo scopare), non riuscii a togliermi dalla testa che era minorenne. Anche se lei negava. Non riuscivo a toccarla. Ogni tanto facevo un tiro di coca. Ad un certo punto lei mi guardò e mi disse sarcastica: “ma che uomo interessante. Adesso me ne vado.”. Sul comodino avevo un libro sulla storia della mafia. Lei mi disse : “regalami quel libro, così almeno avrò di te un ricordo interessante”. La terza fu sempre una escort russa chiamata via internet. Era molto bella. Appena arrivata iniziò a spogliarsi. Io le dissi di aspettare, non so bene perché. Come prima, in fondo io volevo solo scopare. Restammo seduti di fronte per un po’. Lei era in imbarazzo. Era fuori ruolo, non sapeva cosa fare. Ad un certo punto mi disse”forse vuoi il culo ?”. Mentre facevo segno di no con la testa lei scoppiò in un pianto irrefrenabile a dirotto. La abbracciai d’istinto, sussurrandole “schh” all’orecchio. Mi raccontò che arrivava da non so quale città dove era stata chiusa in una casa sette giorni con dieci uomini che tra coca e viagra non avevano mai smesso di farle qualsiasi cosa. Mi feci veramente schifo da solo. Ricordo che le preparai latte caldo e biscotti. Quando finì il tempo a disposizione lei uscì di casa, si voltò e mi sorrise. Forse una cosa buona l’avevo fatta. Tempo dopo mi scrisse chiamandomi “Mr latte e biscotti”. Mi commuove ancora. La quarta e ultima cosa è un film. Me lo regalò una persona “informata sui fatti”. Si chiama “la promessa dell’assassino” http://it.wikipedia.org/wiki/La_promessa_dell%27assassino Non racconto la trama, ma è molto interessante. Si parla dei “Ladri nella legge”. http://it.wikipedia.org/wiki/Vor_v_zakone Dopo questo film la “perversione sessuale” (virgolettato perché rispetto alle storie che ho sentito io credo di essere uno dei clienti meno perversi già disponibili sul mercato) finì di esercitare il suo fascino. Aveva ragione Zorba. Ma il punto è un altro. Pag 12 di 253 Credo che sia fuori di dubbio che legalizzare la prostituzione, riaprire le case chiuse, gestire il fenomeno con controlli sanitari, supporto psicologico, protezione in senso lato e quant’altro, non potrebbe che portare benefici ed eviterebbe il perdurare di fenomeni come quelli che ho raccontato. Sul tema non ho davvero molti dubbi, ne credo che nessuno in buona fede possa averne. Resterebbe da capire a chi affidare le “patenti di bordello”, sul qual tema ho una idea “corsara”, non del tutto mia ma piuttosto diffusa, di cui più avanti. 16. Droga Sulla droga è più difficile. Perché ne ho già parlato altre volte: la droga, ogni droga, è devastante sotto il profilo psicologico, della personalità. La cocaina la conosco bene e riassumo il mio pensiero così: “diventi un’altra persona. Pensi e fai cose diverse”. Ma per le altre droghe è uguale. Anche se non sono state la mia “preferenza” le ho assunte e ho conosciuto tante persone che le assumevano. E sempre, in ogni circostanza, ne risultavano deviate. Mi ricordo che tanto tempo fa, quando ero ancora un novizio della coca, mi colpì una controcopertina di un libro di Freud, dove lessi qualcosa del tipo “e tu bambina, preferisci il signore gentile o l’omone cattivo in preda ai fumi della cocaina ?” Forse la frase non era proprio così, non ricordo bene. Ma di sicuro trovo che renda bene l’idea. Anche se apre qualche dubbio sulla sanità dell’autore. D’altronde che le droghe siano anche strumento di destabilizzazione sociale è risaputo. Se la religione è l’oppio dei popoli io credo, e nessuno potrà mai convincermi del contrario, che sia infinitamente meglio dell’oppio vero. O “similia” Quindi pensare a legalizzare mi riesce già più difficile. Certo ci sono le esperienze di altri paesi che possono dare un riferimento. E allo stesso tempo per chiunque sia dotato di intelletto, non possono non valere le considerazioni precedenti. Per cui penso che ci si debba comunque ragionare. Forse si dovrebbe pensare a legalizzazioni “parziali” o quantitativamente limitate, il che in realtà già avviene se si considera che le sostanze “immesse sul mercato” sono di fatto già “a bassa concentrazione di principi attivi” e quindi a “basso danno fisiologico e alto consumo potenziale”. Insomma, testimoniano già l’esistenza di un principio di “alimentazione controllata del mercato del consumatore finale.” Si dovrebbero poi tenere in conto alcune precisazioni aggiuntive, intrinsecamente banali, ma pur sempre indicative. La prima è che una parte dell’appeal della droga, soprattutto per i giovani, è in generale la trasgressione. Informare, certo, ma non solo terrorizzando. Anche cercare di “svalutare” e rendere “banale” la questione forse può aiutare a eliminare quel’”allure” di finto alternativo. Cantava Vinicio Capossela : “Per cento sacchi alla serata facciamo una vita sregolata” “E’ il grande mito che ci ha fregato, che sei un eroe se sei suonato” . Una volta capito questo, forse è più facile passare oltre. La seconda è che legalizzare le droghe permetterebbe comunque di limitarne i quantitativi accessibili. Anche considerando la questione dell’accesso ai farmaci annessi o collaterali. Tanto per fare alcuni esempi chi fa uso di cocaina e poi vuol dormire usa, tra gli altri, il Minias. In alcune categorie, come quella dei travestiti, è un must. Se non esistesse tale antidoto all’insonnia, o almeno il facile accesso ad esso, forse sarebbe un fattore di deterrenza. Analogamente chi fa uso di cocaina e vuole fare attività sessuale (cioè tutti) usa il viagra o analoghi. Quest’ultimo, che nonostante ciò che forse alcuni credono è disponibile facilmente con medici o farmacisti compiacenti o con ricette false o via internet, è più delinquenziale della stessa cocaina. E’ la porta a dei cicli “non-stop” che vano avanti ad oltranza. Sotto il profilo di marketing (o meglio di “marchetting”) è stata una invenzione “storica”. Tanto che a me fa pensare che i maggiori azionisti della casa produttrice devono essere per forza colombiani. Anche in tale caso controllarne meglio l’accessibilità e la disponibilità di certo non farebbe male. C’è poi la questione della “manovalanza” del settore della droga. Quante persone ci “lavorano”? In che condizioni vivono ? Quanto sono “sfruttate”?. Pag 13 di 253 Al riguardo vorrei riferirmi solo a qualche esempio delle notti milanesi. Dagli spacciatori neri una volta operativi a piedi agli angoli di viale Monza a quelli in bicicletta in zona Certosa, a quelli del “fortino” di viale Bligny o della “casa della droga” sempre di Certosa. E ce ne sono molti altri, tutti per lo più localizzati in posti noti a chiunque. Sono davvero un esercito sterminato che invece di armi usa palline perfettamente sigillate nella plastica da tenere tra palato e gola. E testimoniano l’esistenza di una organizzazione strutturata della quale loro sono la rete di vendita In questo caso quanto sono diversi dagli schiavi ? E come possono venirne fuori ? In sintesi, forse con una provocazione, oltre a pensare alle tasse, mi chiedo quanti attuali disoccupati potrebbero risultare occupati nell’ipotesi di una qualche forma di legalizzazione delle droghe ? 17. Pirati e Corsari In tutto questo discorso, quindi, ricorre in entrambi i temi della prostituzione e della droga il fattore comune di alcune “organizzazioni” ben strutturate e organizzate. Prescindere da questo dato di fatto, a mio giudizio, non si può. Vorrebbe dire ricadere nel paradosso di Jannacci : “quelli che la mafia…..non ci risulta. Penso quindi che si dovrebbe ragionare con qualche forma di “ipotesi cooptativa”. Di sicuro vale per la prostituzione dove si potrebbero “aprire le porte” ad una sorta di “pentitismo organizzativo” concedendo licenze a fronte di investimenti in strutture adeguate sia sotto il profilo immobiliare che organizzativo. Naturalmente a patto di una reale interruzione di altre pratiche, sempre se possibile. In fondo la storia è quella del proibizionismo e della sua fine. Ma ancora prima quella dei corsari, che da pirati fuorilegge diventavano servitori di un governo grazie alla “lettera di corsa”. http://it.wikipedia.org/wiki/Corsaro : Il corsaro era una persona al servizio di un governo, cui cedeva parte degli utili, ottenendo in cambio lo status di combattente (lettera di corsa) e la bandiera (il che lo autorizzava a rapinare solo navi mercantili nemiche, e ad uccidere persone ma solo in combattimento). 18. Il mondo sta cambiando : Investimenti e non costi. Infine vorrei fare una notazione traendo spunto dalla notizia Ansa. Il 2014 segna il passaggio ''ad una nuova versione delle regole di contabilità'', tanto in Italia come in gran parte dei paesi Ue. Il cambiamento interesserà anche il Pil. Lo comunica l'Istat, spiegando che le spese per ricerca e sviluppo saranno considerate investimenti e non più costi, un cambiamento che ''determina un impatto positivo'' anche ''sul Pil''. L'aggiornamento potrebbe portare per l'Italia, si stimava a gennaio a Bruxelles, a una revisione al rialzo del livello del Pil tra l'1% e il 2%. Forse se le spese di ricerca e sviluppo saranno finalmente considerate investimenti e non costi, il mondo sta veramente cambiando. Forse siamo davvero entrati nella civiltà dell’intelletto. E forse in questa civiltà anche le puttane i travestiti e i pusher avranno un posto per il loro intelletto. . -------------------------------------ALLEGATO 19. Istat, dal 2014 anche droga e prostituzione nel calcolo del Pil – 2014 05 22 http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2014/05/22/droga-e-prostituzione-in-calcolo-pil_853dfe27-9410-451fab22-134bd9d1b3e8.html Istat, dal 2014 anche droga e prostituzione nel calcolo del Pil Pag 14 di 253 Tutti i Paesi Ue, compresa l'Italia, inseriranno ''una stima nei conti (e quindi nel Pil)'' delle attività illegali, come ''traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)''. La novità sarà inserita a partire dal 2014 nei conti, in coerenza con le linee Eurostat. Lo rileva l'Istat. Il 2014 segna il passaggio ''ad una nuova versione delle regole di contabilità'', tanto in Italia come in gran parte dei paesi Ue. Il cambiamento interesserà anche il Pil. Lo comunica l'Istat, spiegando che le spese per ricerca e sviluppo saranno considerate investimenti e non più costi, un cambiamento che ''determina un impatto positivo'' anche ''sul Pil''. L'aggiornamento potrebbe portare per l'Italia, si stimava a gennaio a Bruxelles, a una revisione al rialzo del livello del Pil tra l'1% e il 2%. Si tratta di una novità che rientra nelle modifiche condivise a livello europeo e connesse, evidenzia l'Istat, al ''necessario superamento di riserve relative all'applicazione omogenea tra paesi Ue degli standard già esistenti''. Nello specifico, tra le riserve trasversali avanzate ce ne è una, sottolinea l'Istituto, che ''ha una rilevanza maggiore'', in quanto, appunto, riguarda l'inserimento nei conti delle attività illegali, che già il precedente sistema dei conti nazionali, datato 1995, aveva previsto, ''in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico''. L'Istat riconosce come la misurazione delle attività illegali sia ''molto difficile, per l'ovvia ragione - spiega - che esse si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione, e lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse interpretazioni''. Ecco che, aggiunge, ''allo scopo di garantire la massima comparabilità tra le stime prodotte dagli stati membri, Eurostat ha fornito linee guida ben definite. Le attività illegali di cui tutti i paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)''. Quindi viene almeno circoscritto il range per mettere a punto una stima del peso di quest'area. A riguardo può essere utile ricordare come l'Istat già inserisca nel Pil il sommerso economico, che deriva dall'attività di produzione di beni e servizi che, pur essendo legale, sfugge all'osservazione diretta in quanto connessa al fenomeno della frode fiscale e contributiva. Le ultime stime dedicate risalgono al 2008, e indicano come il valore aggiunto prodotto nell'area del sommerso sia compreso tra un minimo di 255 e un massimo 275 miliardi di euro. Il peso dell'economia sommersa è quindi stimato tra il 16,3% e il 17,5% del Pil CONSUMATORI ALL'ATTACCO - ''Rimaniamo interdetti di fronte alla notizia che l'Eurostat abbia deciso di annoverare attività criminali come la prostituzione, il traffico di stupefacenti e il contrabbando tra le attività che contribuiscono al calcolo del Pil''. Così Federconsumatori e Adusbef commentano, in una nota, le novità sulla contabilità comunicate ieri. ''Una trovata di cattivo gusto, che eleva le attività illegali in mano alle mafie al rango di produttrici di ricchezza nazionale'', proseguono le due associazioni. ''Oltre che dal punto di vista statistico, l'errore appare intollerabile soprattutto dal punto di vista etico'', aggiungono Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, ed Elio Lannutti, a capo dell'Adusbef. Pag 15 di 253 5 2014 06 08 – CONSIDERAZIONI SUI CONTI DELLO STATO Fonte : Ragioneria Generale dello Stato Bilancio dello Stato semplificato 2013 2014 2015 In principio fu il comunicato. Quello stampa. Osservo oramai da anni che ogni forma di comunicazione istituzionale relativa ai conti dello Stato e al sistema paese in genere è a dir poco destrutturata. Ogni giorno vengono diffuse alcune “informazioni”, senza che le stesse siano inquadrate con le altre variabili sistemiche rilevanti. Ne’ tantomeno avviene che i dati “rilasciati” e quelli di insieme siano confrontati con gli analoghi di altri paesi. Oggi un dato di disoccupazione, una settimana prima la produzione industriale, giorni dopo il debito pubblico, e così via. In questo modo si ottiene il deliberato risultato di produrre confusione. Appoggiato su di una riconosciuta base teorica di cui più avanti. In tutto questo discorso sull’economia di sistema, ovviamente basilare è la questione del bilancio dello Stato. Senza conti in ordine non si ha nemmeno spazio di manovra. Non esiste la possibilità di adottare politiche economiche espansive, di fare investimenti o di rilanciare l’occupazione. Né basta proclamare “fine austerity”. Credo perciò che sia utile cercare di inquadrare il discorso. Penso comunque che un elemento distintivo innovativo sarebbe quello di adottare una “comunicazione sistemica” sistematica, trasparente e formativa che sia : 1. Omnicomprensiva 2. Prodotta a cadenza regolare, ad esempio trimestrale, come si fa per le aziende in borsa. 3. Che venga illustrata, spiegata e resa chiara e intelligibile per chiunque. Dal pensionato, all’operaio, all’impiegato, alla casalinga. Tra un comunicato stampa e l’altro, solo silenzio. La tabella Esiste uno strumento che funge perfettamente allo scopo informativo di cui sopra. Non è particolarmente difficile da realizzare, anzi. Né servono eccelsi matematici od economisti per approntarlo. Basta un ragioniere con qualche nozione di aritmetica. Se ricordate il ragioniere di Schindler’s list, rende bene l’idea. L’algebra è già superflua. E’ lo strumento “tabella”. E’ basato sull’idea di mettere in fila in primo luogo numeri in valore assoluto e non solo percentuali o indicatori, in modo tale che chiunque possa vedere insieme tutti i dati e trarne le considerazioni che vuole. Con l’andare del tempo le considerazioni diventeranno sempre più esperte e pertinenti. Fa parte di una modalità di comunicazione sinottica, che risulta sempre efficace. E’ ciò che ho potuto riscontrare di persona in numerose esperienze dirette. Frazionamento informativo Il fatto che quanto sopra non venga comunemente recepito ed eseguito dai governanti è a mio modo di vedere chiara testimonianza dell’applicazione del principio del “frazionamento informativo”. Quando in facoltà di economia si studiano politica economica e scienza delle finanze, agli studenti viene chiaramente insegnato che uno Stato quando vuole riscuotere imposte senza che i contribuenti capiscano esattamente quanto stanno pagando, deve applicare il “frazionamento impositivo”. Deve cioè ripartire il carico fiscale totale fra tante diverse imposte, in modo che il contribuente non riesca a calcolare quanto paga effettivamente. Chapeau ! Questa si che è trasparenza. In ogni caso la teoria funziona altrettanto bene con l’informazione. Sembra di sapere cosa succede, ma in realtà non si capisce niente. Pag 16 di 253 Perlomeno io non ci capisco niente, il che potrebbe già essere indicativo, considerato che per alcuni sono particolarmente dotato per i numeri. Se non ci capisco niente io cosa devono pensare i “soliti” pensionati, operai, impiegati e casalinghe ? E’ per questo motivo che ho deciso di cercare di mettermi in ordine, io per me stesso, innanzitutto il tema di conti pubblici. I dati sono tratti dal sito della Ragioneria dello Stato, tra i quali : http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit-i/Bilancio_di_previsione/Bilancio_semplificato/Dicembre-2012/BilancioSemplificato-DLB-2013-2015.pdf Sono stati poi riaggregati o rielaborati per renderli comprensibili e confrontabili Il sistema è complesso ma non adattivo. 1. Sistema in biologia è l’insieme di più parti o apparati che concorrono allo svolgimento della stessa funzione. Ad esempio la sopravvivenza. 2. Complesso vuol dire “che risulta dall'unione di varie parti o diversi elementi, o che si manifesta sotto molteplici e contrastanti aspetti”. 3. Adattivo vuol dire che è capace di “adattarsi” al contesto in cui si trova. Uno Stato corrisponde bene a questa triplice definizione. Al nostro però manca in primo luogo la corrispondenza alla sotto-definizione numero 3. La nostra adattabilità infatti è pari a zero. Il che è un bel problema perché senza adattabilità non c’è speranza di sopravvivenza evoluzionistica. Come risulta dalla tabella sottostante , crescono le entrate (e non poco) e crescono di conseguenza le uscite. E siccome questo “algoritmo perverso” è presente anche nelle previsioni per il 2015 non si può non dedurne che siamo in preda a una generalizzata compulsione alla spesa. Si rinvia a quanto di seguito. In sintesi, si da per scontato già nelle previsioni che non cambierà nulla. Mentre è risaputo che quando si fa un budget o un piano pluriennale le previsioni vengono “pompate” se non altro per indurre i manager a cercare di raggiungerle. Qua si sta dicendo: “va bene così. Tanto poi ve la contiamo su come ci pare” Di seguito si riportano per completezza sia i dati per “cassa” che per “competenza”. Al riguardo non mi è chiaro come su un arco temporale di 3 anni gli stessi possano differire sempre e così tanto. Con il passare degli anni le differenze (ad esempio ritardi di pagamento simili) dovrebbero allinearsi. Ma per ora è irrilevante. In ogni caso per maggior chiarezza mi riferisco per lo più ai dati di cassa, in teoria “certa” per definizione. Restano esclusi gli aspetti previdenziali, e quindi i contributi e le pensioni. (dati in milioni di euro) Entrate Tributarie Extra Tributarie Alienazione di beni patrimoniali e risc. crediti TOTALE ENTRATE Spese Spese correnti (netto interessi) Spese in conto capitale TOTALE SPESE ENTRATE ‐ SPESE Interessi sul debito RISULTATO ECONOMICO Rimborso prestiti ‐ Debito in scadenza DA FINANZIARE ‐ Escluso altre voci Pag 17 di 253 cassa 2013 cassa 2014 418.978 46.759 1.317 467.054 427.195 43.598 1.338 472.131 ‐404.151 ‐46.932 ‐451.084 ‐406.876 ‐38.423 ‐445.300 15.970 26.832 ‐89.661 ‐73.691 ‐95.215 ‐68.383 ‐204.568 ‐206.002 ‐278.259 ‐274.385 cassa 2015 442.373 39.336 1.357 483.065 ‐410.119 ‐36.815 ‐446.933 36.132 ‐99.808 ‐63.676 ‐237.449 ‐301.125 compet. 2013 452.614 66.086 1.317 520.016 ‐392.815 ‐43.726 ‐436.541 83.475 ‐89.660 ‐6.185 ‐204.556 ‐210.742 compet. 2014 460.831 63.029 1.338 525.198 ‐396.849 ‐36.637 ‐433.486 91.712 ‐95.215 ‐3.503 ‐206.002 ‐209.505 compet. 2015 476.009 58.888 1.357 536.254 ‐400.171 ‐36.145 ‐436.316 99.937 ‐99.808 129 ‐237.449 ‐237.319 Le considerazioni del presente scritto non sono solo a carattere contabile. Si accennano alcuni aspetti psicologici, altri logici, altri comportamentali e così via. Ovviamente sono solo accenni, ma credo necessario ricordare che affrontare qualsiasi tema su di un sistema adattivo complesso richiede un approccio altrettanto adattivo e complesso. Infine molte considerazioni sembrano banali, e forse lo sono. Ciò nondimeno vale la pena di tenerla a mente, e tutte insieme, perché oggi non mi sembra che lo si faccia. MOL dello Stato italiano - Grandezze economiche e grandezze patrimoniali Della tabella soprastante risulta chiaramente che pur con tutto il suo corredo di sprechi e disfunzioni lo Stato Italia produce un MOL positivo (Riga ENTRATE-SPESE). E nemmeno tanto basso ! 36 miliardi su circa 500 fa il 7%. In confronto a tanti dati aziendali siamo su buoni livelli. Non sto parlando dell’azienda Italia nel suo complesso, quella che genera il Pil tanto per capirsi. Parlo solo del nostro tanto bistrattato Stato. Il MOL e’ il primo indicatore di redditività aziendale. Quello generato dall’attività tipica o caratteristica. Se fosse un’azienda industriale sarebbe un primo “margine industriale”. Dopo di che si deve : 1. pagare gli interessi sul debito 2. ricollocare il debito pubblico che scade. Ma queste due istanze nascono da una struttura patrimoniale sovraccarica, non dalla attività operativa. In ogni caso fintanto che i mercati si fidano di noi, riusciamo a fare sia quanto al punto 1 che al punto 2. Collegata a quanto sopra c’è poi un’altra questione. Quando si ragiona di conti dello Stato bisogna tenere ben chiaro cosa va a conto economico e cosa a stato patrimoniale. Ad esempio di seguito si evidenzia che tutte le dismissioni sono elementi patrimoniali, che riducono il nostro patrimonio, e che non ha senso realizzarle per pagare ulteriori “uscite” correnti, ma eventualmente solo per ridurre il debito. Proprio perché sono iniziative una tantum. Una volta fatte non si potranno ripetere. E’ un po’ come se i “soliti” pensionati, operai, impiegati e casalinghe si vendessero la casa. Se poi spendessero i soldi per andare in vacanza al rientro si ritroverebbero ancora il mutuo da pagare. Eppure loro non lo fanno. Riescono a capire che sarebbe un suicidio. Lo Stato invece no. Lo Stato è bello. Non sono uno statista e non sta a me magnificare quello che lo Stato fa per tutti noi. Ma mal sopporto il qualunquismo generalista da “lo Stato è ladro” . Suggerisco solo di scorrere le voci delle tabelle seguenti relative alle spese per rinfrescarsi la memoria su quali siano i “servizi” che riceviamo e quindi i benefici di vivere in un grande Stato quale il nostro. Istruzione, sanità, strade, infrastrutture, sicurezza, etc. Personalmente non concordo con visioni “privatistiche” estreme. Non potranno mai essere socialmente garantiste. Ovviamente però, scorrendo le tabelle salteranno agli occhi anche le voci e gli importi di spesa, dove è davvero ragionevole pensare che ci siano ampi margini di correzione. Ma sempre cercando di tenere conto di soluzioni strutturali, non tanto e non solo di contenimento della spesa. Direi che il migliore risultato possibile sarebbe ottenuto se si riuscisse a riorganizzare e ristrutturare completamente la struttura reddituale e patrimoniale. Non solo e non tanto contenendo la spesa, quindi. Ma cercando di trovare ed eliminare duplicazioni e sacche di inefficienza. Facendo in modo che lo Stato possa funzionare meglio, e non contraendone le uscite tout court. Ordini di grandezza: noccioline all’elefante. Si certo, lo pensano tutti. Roma ladrona, governo ladro et cetera. Ma si dovrebbe cerare di capire quando è vero, in che misura e in che senso. Il dato fondamentale che deve apparire chiaro a tutti è che quando si sente parlare di manovre da 5 o da 10 miliardi si sta parlando di noccioline. Pag 18 di 253 Ma inoltre, e forse ancora peggio, ognuna di queste manovrine è un gran casino da mettere in piedi che in più si sa già dall’inizio che non servirà a niente. I dati della tabella precedente sono eloquenti. Facendo un esempio, 10 miliardi su 500 di entrate o uscite sono il 2%. E’ un po’ come dire che il pensionato da 500 euro al mese mette in piedi un colossale casino procedurale, approvativo e attuativo per risparmiare 10 euro. Il fattore tempo In programmazione e controllo un altro elemento fondamentale, oltre alla questione del discernimento tra grandezze economiche e patrimoniali e a quella degli ordini di grandezza, è il tempo. Quando si costituisce un’azienda in statuto si prevede una durata pluridecennale per conseguire l’oggetto sociale. Ma oltre un orizzonte temporale di 3-5 anni , quando non prima, ogni previsione è un puro esercizio di stile. Ciò nonostante è normale fare piani decennali almeno per darsi delle linee guida da cercare di seguire. Questa logica dovrebbe essere applicata anche per lo Stato. E in questo caso si che dovrebbe essere bipartisan, o meglio ancora “panpartizan”. La questione economica o di programmazione strutturale economica è il vero nocciolo. Tutto il resto ci ruota intorno. Così per esempio se si facesse un piano da 50 miliardi di euro annui di avanzo di cassa, dopo 10 anni si avrebbe minor debito o maggiori investimenti per 500 miliardi. I singoli 50 miliardi non risolvono alcun problema. 500 sono già un altro conto. Il punto è che oggi si potrebbe ancora intervenire, ma tra 5 o 10 anni come sarà il mondo a cui rapportarsi ? A Napoli si dice “Dicette ‘o pappice vicino alla noce : damme ‘o tiempo ca te spertuso”. Ecco, a furia di far passare tempo lo Stato è sempre più “spertusato” (bucato). Ma la cosa peggiore è che si è “bucato” in decenni di perdurante inerzia criminale. E ora il tempo disponibile potrebbe essersi approssimato alla fine. Mentre scivoliamo sempre più in basso nella graduatoria dei Grandi Paesi si assottigliano sempre più le possibilità di manovra. Quando saremo il ventesimo paese industrializzato o oltre, e molto probabilmente è inevitabile che succederà, molte delle leve su cui oggi si può ancora agire non ci saranno più. Saremo definitivamente relegati nella periferie del mondo. Statistica, questione culturale e sindrome “vorrei ma non posso”. I governanti hanno un buco nella tasca. E’ statisticamente impossibile che nessuno riesca a fare qualcosa. Se ci si potesse scommettere un euro sopra, la quota per la “vincita” sarebbe tendente a infinito. Parliamo di decenni. Non può essere un problema di difficoltà attuative. Ci deve essere un altro motivo. Secondo me è culturale. Quanti personaggi della politica sono veramente in grado di svolgere il ruolo a cui sono preposti ? Quanti burattini ci sono tra loro? Quanto velocemente vengono “fatti girare” in modo che non possano nemmeno imparare ? Quanti di loro se ne rendono conto ? E quanto litigiosi sono tra di loro, pensando di dovere fare valere le ragioni del loro singolo piccolo elettorato rispetto a quelle di tutti ? John Nash vinse un Nobel tra l’altro perchè capì che la teoria di Adam Smith che il mercato massimizza il risultato totale quando ogni singolo persegue il suo massimo utile, era incompleta. Si vince se si massimizza insieme sia il risultato del singolo che quello degli altri. E la sua non era un’idea etica, ma quanto mai utilitaristica, quanto mai “economica”. Oggi lo chiamano in vari modi. Uno dei più efficaci è “profitto allargato”. Inoltre a mio giudizio esiste una buona quota di questi governanti che esercita afflitta dalla sindrome “vorrei ma non posso”. Una buona parte rimane inebriata dal proprio piccolo potere e trae godimento dalla possibilità di “spendere” che altrimenti non avrebbe. Il che mi pare plausibile proprio perché molto umano. D’altronde è quello che accade anche a molti manager aziendali. E’ come quando si vince alla lotteria. E’ diffusa la prassi di “spendere tutto” proprio perché prima non si poteva. E’ poi anche noto che il politico opportunista debba restituire in un qualche modo il voto ricevuto, restituzione che nella sua forma più tangibile deve essere qualcosa che diventi danaro. Pag 19 di 253 Si instaura così un circolo vizioso. Per mantenere il consenso devo comperarmelo. E il modo più semplice è spendere. E questa è una banalità. Non credo nemmeno che sia un problema di “rubare”, che ovviamente è un bel problema. Non basta a giustificare decenni di deriva inerziale. Penso proprio che molti siano affetti da una sorta di “spending compulsivo”. Più che una spending review ci vuole una terapia di psicologia comportamentale che li sottoponga a un reimprinting da inversione di paradigma. Ci vuole una classe dirigente che sia affascinata, e nemmeno solo educata, dalla sobrietà e dal risparmio. Finchè continueremo ad essere guidati da “fan” dell’immagine, del lusso, del made in Italy glamour, della moda “haute couture”, non se ne uscirà. Sono troppi La sensazione che ho io è che, nella molto diffusa arroganza, non siano molti ad avere chiaro cosa debbano fare. Tanti si dedicano a mettere veti, urlare, inveire, intralciare e via dicendo. Ho sentito di quello che credo sia un nuovo record: quasi 4.000 emendamenti a un provvedimento del governo in carica. Ma cosa credono, di lavorare ? Cantavano i Dire Straits : “Money for Nothing”. Ma che vengono pagati per emendare a “gragnuolate”? Un tot a emendamento ? Io credevo che stessero li per legiferare, anche quelli all’opposizione, invece qui il gioco è sempre quello del tiro al piccione mai della costruzione. Dovrebbero multarli salatamente, altro che pagarli. Non bastava lo “spending compulsivo”. Dovevamo anche ritrovarci affidati ad una banda di psicopatologici afflitti da “delirio di emendamento”. Trovo che il tema sia strettamente correlato alla “sindrome vorrei ma non posso”. L’irrefrenabile impulso ad emendare testimonia il bisogno di farsi notare a qualsiasi costo, proprio di una frustrazione profonda. In sintesi: “volevo ma non potevo, ma adesso che posso, non solo ti spendo fino all’osso, ma emendo a più non posso.” Stante dunque la generale inadeguatezza culturale a questo punto io procederei in maniera drastica. Il taglio totale del Senato non basta. Con una provocazione, ma non troppo, io immagino solo una Camera da 100 deputati. Si obietterà che non sarà rappresentativa, ma tanto non lo è nemmeno quella attuale. Magari la si fa per 4 anni e poi ci si ragiona. E comunque sarebbero circa 5 deputati per regione. Se ipotizziamo un prototipo di deputato “dedito e consapevole” forse potrebbero bastare. E li obbligherei alla trasparenza forzata 24/24 ore. Dalle note spese, alle frequentazioni, alle abitudini private. Secondo me in 100 forse riuscirebbero a mettersi d’accordo. E in ogni caso se qualcuno “facesse lo stronzo” sarebbe pubblicamente svergognato in streaming. Non dismettere niente fino alla ristrutturazione di conto economico. Dopodiché, prima gli asset improduttivi. Prima di procedere con alcune considerazioni ulteriori sulla struttura del bilancio dello Stato, mi preme fare una precisazione importante. Se prima l’Italia non sarà guidata da questa nuova classe fiera di essere sobria, trovo che assolutamente non si debba vendere più nessuno dei “gioielli di famiglia”. In particolare ho in mente le aziende. Quelle che creano occupazione e generano tasse, per intenderci. Ma in generale anche gli altri assets, tra cui gli immobili. Ogni vendita di azienda o immobile sarà incontrollabilmente spesa. Questo è scientificamente dimostrato. E prima o poi finiranno. A quel punto si che non ci sarà più scampo. Tra l’altro la “passione immobiliare”, termine con il quale mi riferisco alla predisposizione a vendere aziende rispetto agli immobili i quali sono ancora considerati bene rifugio o target a cui ambire anche personalmente, è un’altra testimonianza della crisi culturale di cui sopra. Pag 20 di 253 A mio parere, conferma la scarsa attrattiva per le attività produttive generatrici tra l’altro di tessuto sociale in senso lato, alle quali si preferiscono beni “non fastidiosi” cioè che non richiedano “gestione e lavoro”. Insomma, secondo me la “preferenza immobiliare” conferma che siamo nell’era del “Parassitesimo”. La sudditanza psicologica nazionale Noi siamo una colonia, la Liberazione non è stata gratuita e in più l’italiano medio è da secoli storico-geneticamente vassallo. Meglio sarebbe tenerlo sempre a mente. Ciò premesso esistono dei limiti entro cui si dovrebbe o si potrebbe essere più rigidi. Penso in particolare ai rapporti infraeuropei. Si dovrebbe sempre ricordare che siamo comunque uno dei grandi paesi. Che il nostro debito pubblico è alto, ma l’ordine di grandezza di quello degli altri paesi europei e/o occidentali è analogo. Come quando si dice che la nostra imposizione fiscale è troppo alta. Al 43% forse è vero, ma in Francia, Germania e altri paesi non sono mica al 10%. Sono solo alcuni punti percentuali, non decine, più in basso. Si dovrebbe poi ricordare che il sistema Italia comunque regge. Che il Mol dello Stato è positivo. Che in tante cose siamo un modello: dal sistema economico misto, al tessuto (seppur massacrato) di piccole medie imprese, all’eccellenza nella ricerca e sviluppo, al patrimonio artistico-culturale, al turismo potenziale, e così via. Certo si dovrebbe prima dotarsi di classe dirigente e programma di politica economica “presentabile”. Ma una volta fatto questo, si dovrebbe anche ricordare che il nostro debito, come quello di tutti i paesi “industrializzati”, è innanzitutto gestibile e in ogni caso è un problema di tutti. Di tutta la collettività internazionale occidentale. Si provi a immaginare se l’Italia non si adoperasse per farcela e “defaultasse”. Germania e Francia seguirebbero a stretto giro. E Usa e Giappone dietro. Il mondo è riuscito per miracolo ad assorbire, seppur con tante catastrofi sociali, il crack Lehman, i cui debiti valevano un quarto di quelli italiani. Il 15 settembre 2008 la società ha annunciato l'intenzione di avvalersi del Chapter 11 del Bankruptcy Code statunitense[1] (una procedura che si attua in caso di bancarotta) annunciando debiti bancari per US$ 613 miliardi, debiti obbligazionari per US$ 155 miliardi e attività per un valore di US$ 639 miliardi.[2] Quella annunciata è la più grande bancarotta nella storia degli Stati Uniti.[3] La società è ancora esistente, fino al completamento della procedura di bancarotta. http://it.wikipedia.org/wiki/Lehman_Brothers Si salverebbero solo i paesi senza debito o con debito contenuto : Cina e Russia in primo luogo.. Allora il punto è : cara Unione Europea, siamo tutti sulla stessa barca. E meno male, perché la salvezza può venire solo dal mercato interno Eurasiatico. Ma ora si cerchino soluzioni e non si faccia politica nazional-demagogica. In fondo non è diverso dal problema “Lampedusa”, se non per una differenza sostanziale : 1.000.000 teorico di migranti ripartiti in tutta la UE non fanno male a nessuno. 1.000/2.000 miliardi di “buco Italia” farebbero vedere i “sorci verdi” a mezzo mondo. “Too big to fail” o “Too big not to fail”? La ricerca della sostenibilità deve essere complessa. Anche da quanto scritto spero risulterà che non esiste una sola singola soluzione al problema di ottenere la sostenibilità dei conti pubblici. Non basta eliminare le provincie, non basta accorpare regioni, non basta rivedere alcune voci di spesa. Ogni soluzione, perché sia effettivamente produttiva, dovrà necessariamente collegarsi a molti altri aspetti e contemporaneamente dovrà essere dimensionalmente significativa. Così, ad esempio, è innegabile che sia opportuna una spending review, ma perché abbia senso questa dovrà essere non solo articolata, ma anche significativa negli importi. E’ inutile sprecare il lavoro per pochi spiccioli. E dovrà poi essere accompagnata da altre iniziative. Riassumendo e prima di addentrarci in alcuni dettagli e considerazioni su entrate e spese, alcune ipotesi di linee guida per la sostenibilità potrebbero essere le seguenti. Pag 21 di 253 1. rendere strutturale un MOL da almeno 150 miliardi di euro all’anno (nella versione di cassa sono 36 nel 2015), che reggerebbe anche i 100 miliardi di interessi sul debito, che pure andranno ridotti. 2. Per fare questo servono : - minori spese - nuove entrate. Alcune idee sono illustrate di seguito 3. Vendere patrimonio immobiliare inerte, assicurandosi che ciò avvenga a prezzi di mercato e non come per Telecom o Banca d’Italia, tanto per citare due casi che ricordo. Ipotizzo 100/200 miliardi di euro. 4. Realizzare una patrimoniale off-shore, e/o inshore su grandi patrimoni, con un impatto ideale tra 250 e 500 miliardi di euro. Sembra un numero campato in aria ma non credo lo sia. Il ragionamento che faccio io è che con almeno 250/300 miliardi di sommerso annui, senza considerare l’evasione da “emerso”, considerando che questi soldi concorrono “in accumulo” alla formazione di capitali off-shore e ipotizzando solo 10 anni passati di accumulo, esisterebbe una “banca offshore” da almeno 2.500/3.000 miliardi. E questo senza considerare che 10 anni sono un periodo breve, rispetto alla storica predisposizione ad esportare capitali del nostro paese. 5. I punti 3 e 4 consentirebbero di ridurre sensibilmente il debito anche con un risparmio di 25-35 miliardi di euro all’anno di interessi, e/o di realizzare investimenti che seppur non riducessero gli interessi, aumenterebbero i redditi e il Pil. 6. Il restante debito sarebbe sostenibile e ammortizzabile con parte della nuova cassa, programmando su di un arco temporale di 10 anni un mix tra minor debito e maggiori investimenti. Forse meglio la seconda, considerando che a quel punto il debito sarebbe sostenibile comunque. A fine scritto c’è un riepilogo quantitativo, che seppur teorico da delle indicazioni di direzione. Entrate dello Stato Innanzitutto una premessa metodologica. Le tabelle sono uno strumento importante. Devono però essere lineari e comprensibili. Quelle che seguono nascono da quelle del bilancio semplificato dello Stato, come reso pubblico dalla Ragioneria dello Stato. Sono state oggetto delle seguenti iniziative. 1. Semplificazione tesa ad evitare sottototali, voci “di cui” e alti dettagli parziali che rendevano farraginosa la lettura. 2. Sono stati posti a confronto 3 anni di seguito, senza ricorrere ad una singola tabella per anno. In questo modo sono immediatamente evidenti le tendenze. 3. E’ stata inserita una colonna con il peso percentuale sul totale di ogni voce d’entrata. 4. E’ stata inserita una colonna con le differenze, in euro, tra 2015 e 2013. 5. E’ stata inserita una colonna con il valore percentuale di tali differenze rispetto al 2013. 6. E’ stata prodotta una tabella finale dove le entrate 2015 sono ordinate in base alla grandezza assoluta. La struttura di ricavi Con riferimento alla composizione delle entrate, cioè alla struttura di ricavi dello Stato, si evidenzia quanto segue. Si tratta solo di alcune macro questioni, assolutamente non esaustive, ma utili a prendere confidenza con l’argomento. 439 su 483 miliardi di euro del 2015 derivano dalle entrate tributarie che sono il 91% del totale. Di questi 439 miliardi, 173, 107 e 40 sono rispettivamente di IRES, IVA e IRE. Che queste 3 voci siano quelle “portanti” è noto. Meno nota in termini numerici forse è la costante crescita. Come già anticipato, sui 3 anni in oggetto, le entrate sono aumentate di 30 miliardi, in parte compensati da 7 miliardi in meno di condoni. 30 miliardi su 439 sono quasi il 7%. Osservo che per me la leva principale per aumentare le entrate resta quella della lotta all’evasione. 1. Con un sommerso stimato in 300 miliardi di euro, ci si perdono fino a 100 miliardi all’anno. 2. A questa va aggiunta l’evasione non da sommerso. 3. Infine credo che sia sempre opportuna una verifica di effettiva progressività impositiva. Il rischio che i “ricchi” non gradiscano ed emigrino mi pare quasi un’opportunità più che un rischio. Fino ad oggi direi che hanno fatto più danno che beneficio. (E’ una provocazione). Pag 22 di 253 Con riguardo a tutte le altre voci “extratributarie”, si noti che sono ben 27, seppur di importo relativamente contenuto, a parte altre forme di entrate sempre da monopoli e giochi (già presenti nelle indirette per 25 miliardi) che incidono per altri 15 miliardi (40, in totale). Una riflessione che sorge è che queste 27 voci richiederanno comunque una struttura per essere incassate. Sarebbe imbarazzante scoprire che per incassare 1 miliardo di ritenute (quelle tra le imposte dirette) se ne spendono 2 di Pag 23 di 253 personale (si vedrà più avanti che il personale dello Stato costa 85 miliardi di euro all’anno). Si dovrebbe capire se queste strutture, questi centri di ricavo o di costo o i relativi sottoinsiemi che li compongono, sono in utile. Potrebbe darsi che il frazionamento impositivo, così evidente dal fatto che esistono ben 40 voci di entrate, alla fine sia improduttivo ? Paradossalmente potrebbe darsi che se si cancellasse buona parte di dazi, bolli, balzelli, monopoli e accessori vari e si portasse l’IVA al 25% (tanto per dare un numero, che equivarrebbe a circa 10 miliardi) si risparmierebbero costi, tra personale, consulenze, uffici e così via, in misura più che proporzionale ? Di seguito si riporta una tabella finale dove le entrate del 2015 sono ordinate in base alla grandezza assoluta. Il dato che salta all’occhio è che le prime 10 voci coprono il 93% del totale. 450 miliardi su 480. La semplificazione burocratica dovrebbe riguardare si i problemi del cittadino ma anche una spesso delirante bizantina organizzazione della burocrazia stessa. Riprendendo il “paradosso IVA 25%”, che farebbe incassare circa 10 miliardi in più, resterebbero da coprire 20 miliardi (480-450 +10). Potrebbe essere verosimile che siano coperti proprio dal taglio delle parti superflue dell’apparato Statale. Le spese dello Stato Devo premettere che come spesso accade un conto è la teoria e un conto la pratica. Quando mi sono accinto ad una macro analisi dei conti dello Stato pensavo di riuscire a trovare velocemente delle soluzioni. Mi fidavo probabilmente troppo della mia sensibilità numerica. In ogni caso credo che sia utile sempre provare a realizzare in pratica quello che ci si immagina. Solo in questo modo si può verificare se le proprie idee sono corrette o no. Credo comunque che alcune indicazioni siano sensate, Pag 24 di 253 Come per le entrate, serve una premessa metodologica. Le tabelle originarie della Ragioneria dello Stato sono state oggetto delle seguenti iniziative. 1. Semplificazione tesa ad evitare sottototali, voci “di cui” e alti dettagli parziali che rendevano farraginosa la lettura 2. Sono stati scelti i dati a confronto su 3 anni in modo da rendere evidenti le tendenze. 3. E’ stata inserita una colonna con il peso percentuale sul totale di ogni voce di spesa. 4. E’ stata inserita una colonna con le differenze, in euro, tra 2015 e 2013. 5. E’ stata inserita una colonna con il valore percentuale di tali differenze rispetto al 2013. 6. L’analisi di dettaglio è stata fatta sulle Spese Correnti, escluse quindi quelle in conto capitale che rispondono in primo luogo alla logica degli investimenti. 7. Come accennato non c’è un’analisi per “centri di costo” per cui ad esempio il personale è per totali. La struttura di costi A parte le considerazioni sulle singole voci, risulta evidente come la struttura rimanga costante. L’incremento totale di 6 miliardi è riconducibile alla previdenza. Per il resto si nota una strategia di mantenimento senza nessuna revisione sostanziale. I pochi risparmi ottenuti sono compensati da altri incrementi. Si conferma l’idea che un processo di revisione di spesa dovrebbe essere significativo. Come già detto 10 miliardi teorici sono noccioline. Comunque le prime tre voci coprono il 75% del totale. 304 miliardi su 410. Ma per meglio rendersi conto della complessità sottostante, si rinvia alle tabelle di dettaglio. Sono circa 200 voci di spese correnti, a cui aggiungerne circa altre 150 in conto capitale. Sulle singole voci non è possibile entrare nel merito più di tanto. Si fanno solo alcune osservazioni di massima. Personale. E’ pari a 86 miliardi annui pari al 21% del totale. In merito si osserva che il recente provvedimento di contenimento degli stipendi dei manager è in principio una buona iniziativa. Al tempo stesso si dovrebbe tenere conto anche di dirigenti quadri e impiegati “non top manager”. Probabilmente non è rappresentativa del totale, ma io ricordo dall’analisi fatta per la CGIL che in Rai il costo medio del personale era prossimo agli 80.000 euro, quando in un’azienda media non pubblica la media è sensibilmente più bassa. A rischio di rendermi “occupazionalmente scomodo” questa dovrebbe essere comunque considerata come una possibile area di risparmio. A fini di “ipotetico piano finale” ipotizziamo fino a 10 miliardi di risparmio. Il 12%. Regioni Pag 25 di 253 Costano 96 miliardi, il 24% del totale. Questo è un tema ampiamente dibattuto. Io penso che le Regioni abbiano delle funzioni reali. Non è quindi verosimile pensare di eliminarle. Ma razionalizzarle o accorparle penso di si. Come di recente annunciato in Germania. Ammettiamo per assurdo anche in questo caso che si possono risparmiare fino a 10 miliardi di euro. Il 10%. Comuni C’è poi la questione Comuni, e non soltanto quella delle Provincie. A me è capitato di recente di imbattermi in un paese “che fa comune” con 200 votanti. E’ innegabile che situazioni del genere potrebbero essere accorpate. Partecipazione alla riduzione dei costi Su tutte le altre voci dopo le prime 3 non ho sufficienti ragioni per esprimermi. In realtà non mi sono espresso nemmeno sulla previdenza. E’ però certo che su 100 miliardi di spesa dei margini dovranno esserci. E’ il tema della spending review in corso. In azienda quando si fa un budget si può seguire un approccio top-bottom (la direzione da gli obiettivi e la struttura si adegua) o bottom-up (si raccolgono le voci dalla base della struttura e poi si “assemblano”). A me piace la seconda. Spesso, se non quasi sempre, sono le persone che lavorano che possono sapere come lavorare meglio. Un’idea che si potrebbe perseguire, stante sia la “parcellizzazione” delle voci di spesa (che sono 200) che la loro conoscenza da parte della base, è quella di indire delle specie di “concorsi al risparmio”. Anche retribuendo le soluzioni più efficaci e/o praticabili. Per concludere, di seguito si riportano le tabelle di dettaglio delle voci di spesa. Quand’anche non fosse chiaro cosa tagliare, almeno inizieremo a renderci conto personalmente di due cose : 1. con cosa abbiamo a che fare e 2. se quello che ci raccontano ha un senso oppure no. Pag 26 di 253 Pag 27 di 253 Pag 28 di 253 Pag 29 di 253 La Grande Tabella Si riassumono le ipotesi di linee guida per la sostenibilità già indicate al paragrafo “La ricerca della sostenibilità deve essere complessa”. A queste sono aggiunte alcune ulteriori considerazioni. Si osservi che il piano in teoria prefisso al paragrafo di cui sopra prevedeva un MOL strutturale di 150 miliardi di euro all’anno. Nella tabella finale si arriva ad un totale di 136 miliardi, ma già includendo 25 miliardi annui di investimenti. Le ipotesi di seguito, pertanto, totalizzano 161 miliardi. 1. Maggiori entrate da evasione. Si ipotizzano 10 miliardi, che considerata una base totale di entrate IRE +IVA +IRES pari a 173, 107 e 40 = 320 miliardi sarebbe meno del 3% in più. Ragionevole. 2. Maggiori entrate da sommerso. Con 250/300 miliardi di sommerso si potrebbero avere fino a 100 miliardi in più in caso di emersione. Qui se ne stanno ipotizzando 50, cioè la metà. 3. Revisione di progressività. Si ipotizzano 5 miliardi. Anche rispetto ai dati di cui al punto 2 appare ragionevole. 4. Revisione di centri di costo. Razionalizzazione della struttura di entrate e costi relativi. Si rinvia a quanto già detto. 5. Revisione costi Personale. Si rinvia a quanto già detto. 6. Revisione costi Regioni. Si rinvia a quanto già detto. 7. Revisione costi Comuni. Si rinvia a quanto già detto. 8. Revisione da proposte su spending. Si rinvia a quanto già detto. 9. Ritorno di investimenti. E’ una delle voci aggiunte in questa tabella finale. Non si è proceduto ad analizzare in dettaglio le spese in conto capitale. E’ però evidente che le stesse sono in netta contrazione sui 3 anni, passando a 47 a 36 miliardi. Qui si ipotizzano almeno 25 miliardi annui strutturali di investimenti, che rispetto alla prassi in uso è un bel salto. Ovviamente gli investimenti devono essere profittevoli, e quindi si da per assunto che rendano un 20% annuo (5 miliardi). 10. Ritorno da turismo. Questa è una mia “fissa”. Il nostro mix di patrimonio artistico, culturale, storico e naturalistico è unico. Si potrebbe cercare di realizzare accordi internazionali non tanto nell’ambito degli enti preposti ma direttamente a livello governativo, “al vertice”. In modo da fare in fretta. Sostenevo qualche tempo fa che si dovrebbe dare in concessione ai cinesi per 200 anni il centro-sud Italia in modo che loro lo “sistemassero” e poi ci mandassero in vacanza un piccola fetta della loro popolazione. Senza il paradosso della “concessione” si immaginano qui accordi governativi con i nuovi grandi, in primo luogo Cina, Russia e India. Nella tabella si ipotizzano 50 milioni di turisti che portino 1.000 euro ciascuno per un totale di 50 miliardi di reddito nazionale che quindi generi un 30% di imposizione tra diretta e indiretta. Un buon affare per noi, ma anche per i turisti che di certo potrebbero fare una bella vacanza in qualche posto memorabile. 11. Dismissioni. Si rinvia a quanto già scritto. Qui si ipotizza di usarle interamente in conto riduzione debito. 200 miliardi al 5% di interesse comporterebbero minori oneri per 10 miliardi. 12. Off-Shore. Si rinvia a quanto già scritto. Qui si ipotizza di usarle interamente in conto riduzione debito. 500 miliardi al 5% di interesse comporterebbero minori oneri per 25 miliardi. Per concludere I totali mi sembrano auto esplicativi. Se fossero troppo ambiziosi si potrebbe sempre ripartirli su di un piano pluriennale. Ma in ogni caso questo è il modo di ragionare che si dovrebbe adottare: omnicomprensivo, trasparente e innovativo. E su questa base si dovrebbe fornire il “reporting” trimestrale di cui all’inizio. In principio fu il comunicato stampa. In conclusione, la sopravvivenza. Pag 30 di 253 10 11 12 Da Personale Da Regioni Da Comuni Da proposte su spending Da dismissioni 50 5 5 50 5 5 Anno 10 (dati in milioni di euro) Tributarie Extra Tributarie Alienazione pat. e risc. Cred. TOTALE ENTRATE Spese correnti Spese in conto capitale TOTALE SPESE ENTRATE ‐ SPESE 442 39 1 483 ‐410 ‐37 ‐447 36 10 0 10 Interessi sul debito (tutti9 RISULTATO ECONOMICO ‐100 ‐64 10 2.100 DEBITO 5 15 5 15 0 0 0 TOTALE FINALE 9 TOTALE VARIAZIONI 8 Da patrimoniale off‐shore 7 Da turismo 6 Da ritorno di investimenti 5 Da centri di costo 4 Da Progressività 3 Da Sommerso 2 Da Evasione 1 90 0 532 39 0 90 35 ‐25 10 100 1 573 ‐375 ‐62 ‐437 136 0 0 0 10 10 5 10 ‐25 ‐25 50 5 5 10 10 5 10 ‐20 15 0 0 0 0 ‐20 0 15 10 10 25 25 35 135 ‐65 71 ‐ ‐ 200 500 ‐700 1.400 50 5 5 0 10 10 0 10 10 0 5 5 0 10 10 ALLEGATO Seguono alcune definizioni tratte da Wikipedia Deficit pubblico - Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Deficit_pubblico In economia, all'interno della contabilità di Stato e del bilancio statale, il deficit o disavanzo statale è l'ammontare della spesa statale non coperta dalle entrate, ovvero quella situazione economica dei conti statali in cui, in un dato periodo, le uscite dello Stato superano le entrate. Il disavanzo è dunque una eccedenza delle uscite sulle entrate, al contrario del surplus o avanzo statale, che è un risparmio netto del settore statale (quando le entrate superano le spese); in tal caso, però, l'avanzo pubblico va distinto dal cosiddetto avanzo primario, che considera la differenza tra entrate ed uscite al netto della spesa per interessi sul debito statale. Il deficit statale può essere il risultato voluto dal governo di politiche di bilancio (manovre finanziarie o strategie economico-finanziarie di lungo periodo (DPEF)) di tipo espansivo a sostegno della domanda aggregata e quindi della crescita economica grazie all'aumento della spesa statale o dei trasferimenti e/o riduzione delle imposte. Viceversa manovre restrittive, con riduzione della spesa statale o dei trasferimenti, e/o in un aumento delle imposte, hanno effetto di riduzione del deficit statale, pareggio di bilancio o generazione di avanzo statale ottenendo dunque un saldo positivo nei conti dello Stato grazie a politiche di rigore deflazionistiche. Concorre alla generazione di deficit pubblico indesiderato il fenomeno dell'evasione fiscale e/o una diminuzione del PIL con diminuzione delle entrate dovuta a minor introiti da tassazione sui redditi. 5.1 Indice 1 Descrizione o 1.1 Spesa statale, deficit e debito statale 1.1.1 Cause 1.1.2 Misurazione 1.1.3 Copertura 1.1.4 Deficit, politica economica e crescita economica 2 Trattazione matematica del rapporto deficit/PIL 3 Voci correlate 4 Altri progetti Pag 31 di 253 5.2 Descrizione 5.2.1 Spesa statale, deficit e debito statale 5.2.1.1 Cause La spesa statale è costituita dagli acquisti di beni e servizi da parte del settore governativo/statale e dai trasferimenti alle amministrazioni locali, alle imprese e ai singoli (sotto forma di retribuzioni, pensioni e altri tipi di sussidi, come quelli di disoccupazione). A fronte di tali uscite lo Stato incassa un cosiddetto gettito fiscale dalle imposte di sua competenza, quali le imposte DIRETTE come quelle sul reddito dei singoli (IRPEF) e sul reddito delle società (IRES), e INDIRETTE, come l'IVA. Il saldo negativo tra entrate ed uscite rappresenta dunque il deficit o disavanzo. La presenza di un deficit si può dunque attribuire ad un incremento di spesa (causata eventi come una guerra o una catastrofe naturale, da scelte di politiche economiche di sostegno ad un decremento della domanda generato da aumento del tasso di disoccupazione e da stagnazione o recessione economica all'interno del settore privato-non governativo) e/o a diminuzione delle entrate (ad esempio politiche fiscali di sostegno alla domanda, alta evasione fiscale, bassa crescita economica che genera diminuzione nel gettito fiscale. 5.2.1.2 Misurazione Anche se il deficit statale viene misurato in termini assoluti, indicando il suo ammontare in euro o nella moneta in cui è espresso, gli economisti preferiscono valutarne le dimensioni relative, rapportando il deficit al Prodotto interno lordo del paese. Tale rapporto costituisce, peraltro, il parametro essenziale con cui sono valutati gli Stati Membri dell'Unione Europea, che rientrano nell'eurozona, per il rispetto del Patto di stabilità e crescita. 5.2.1.3 Copertura La presenza di un deficit contabilizzato nei conti dello Stato, anche se voluto da politiche espansive di crescita economica, pone allora la questione cruciale della sua copertura finanziaria. E, quindi, necessariamente bisogna suddividere gli Stati a moneta sovrana (monopolisti della moneta) dagli Stati utilizzatori di moneta non sovrana (ad esempio gli Stati dell'Eurozona e gli Stati con una moneta agganciata ad un tasso fisso con una moneta estera di riferimento). Stati a moneta sovrana (USA, Giappone, Cina, etc.) sono sempre solvibili ed in quanto monopolisti della moneta non hanno bisogno del prelievo fiscale per la loro spesa a deficit (le tasse hanno come fine l'accettazione della moneta dello Stato come mezzo di scambio nell'economia del settore privato-non governativo, mentre l'emissione dei titoli di Stato ha come scopo il mantenimento del tasso overnight, ovvero il tasso di interesse interbancario). Stati che utilizzano una moneta non sovrana hanno invece il problema di reperire le risorse finanziare per la propria spesa a deficit. Questa avviene solitamente con l'emissione di titoli di stato come BOT e CCT, che vanno dunque a costituire, in aggregato, il cosiddetto debito statale. Lo Stato emittente paga necessariamente degli interessi che contribuiscono a loro volta ad un ulteriore quota delle uscite statali. In quanto derivante dal disavanzo tra entrate e uscite, le politiche restrittive di colmamento/riduzione del deficit statale presente e futuro possono ottenersi necessariamente attraverso attuazione di una o più delle seguenti misure: diminuzione delle uscite statali ovvero con tagli alle spese pubbliche: in genere tale misura se da una parte può portare a tagli di inefficienze (spending review), dall'altra se drastica può portare con sé una diminuzione della qualità dei servizi pubblici offerti dallo Stato al cittadino; aumento delle entrate statali attraverso: o emissione e vendita di titoli di stato con conseguente aumento del proprio debito pubblico (tipicamente utilizzato per colmare il deficit già presente); o un riallineamento della politica fiscale con aumento della tassazione sui contribuenti (stretta fiscale) ed inevitabile aumento della pressione fiscale o del cuneo fiscale: tale misura se drastica può portare con sé una diminuzione dei consumi ovvero della domanda e degli investimenti con effetti deleteri sulla crescita economica; o diminuzione dell'evasione fiscale: la sua realizzazione non può dare risultati deterministici in quanto dipendente dall'efficacia o meno dei provvedimenti intrapresi in tal senso; o vendita di beni pubblici sotto forma di privatizzazioni; o condoni (es. edilizio); vincolo del cosiddetto pareggio di bilancio. 5.2.1.4 Deficit, politica economica e crescita economica Una divisione tradizionale delle posizioni in materia di deficit e politica economica tra forze politiche conservatrici e progressiste, attribuisce alle prime la volontà di ridurre quanto più possibile il deficit dello stato o addirittura di chiudere in pareggio di bilancio i conti pubblici allo scopo di mantenere ordine nei conti, di contenere la spesa pubblica e di preservare il ruolo di controllo dello stato nell'economia, mentre alle seconde verrebbe attribuito il Pag 32 di 253 desiderio di accettare deficit pubblici strutturali purché finalizzati a sostenere la domanda e in consumi o a preservare le fasce sociali più deboli. In particolare le posizioni che si rifanno alle idee keynesiane attribuiscono allo stato il compito di sostenere, quando necessario, la domanda di beni e servizi ricorrendo alla spesa pubblica anche in condizioni di deficit stimolando la crescita economica, che di per sé in linea teorica sarebbe anche in grado di aumentare/sostenere le entrate statali nel medio-lungo periodo per tassazione sui maggiori profitti di aziende e lavoratori. Bilancio dello Stato - Da Wikipedia,. http://it.wikipedia.org/wiki/Bilancio_dello_Stato Il bilancio dello Stato, nella contabilità di Stato, è un documento contabile di previsione previsto dall'art. 81 della Costituzione da approvare con scadenza annuale, indicante le entrate (imposizione fiscale) e le uscite dell'amministrazione statale (spesa pubblica) relative ad un determinato periodo di tempo ovvero i cosiddetti conti pubblici. In esso si rispecchiano le scelte della finanza pubblica relative ai bisogni della collettività, alle priorità dei diversi obiettivi preposti nella politica economica quali ad esempio il livello di pressione fiscale imposto a carico dei contribuenti e così via. Il bilancio è redatto in termini di competenza e di cassa. Il bilancio di competenza indica l'ammontare delle spese che lo Stato prevede di dover pagare e delle entrate che prevede di poter riscuotere nell’anno di riferimento (nascita dell’obbligazione). Il bilancio di cassa indica invece le spese che effettivamente verranno liquidate e le entrate che effettivamente saranno incassate (adempimento dell’obbligazione). Il bilancio ha diverse funzioni: contabile, di garanzia, politica, giuridica ed economica. 5.3 Indice 1 Funzioni o 1.1 Funzione contabile o 1.2 Funzione di garanzia o 1.3 Funzione politica o 1.4 Funzione giuridica o 1.5 Funzione economica 2 Situazioni contabili possibili 3 Voci correlate 4 Collegamenti esterni 5.4 Funzioni 5.4.1 Funzione contabile La prima funzione è quella di un documento contabile che permette di conoscere la situazione contabile dell'ente e di regolarne l'attività futura. Il bilancio veniva predisposto anche nello stato assoluto, quando la finanza pubblica si identificava con il patrimonio del re, ma la sua funzione era soltanto quella di un mezzo tecnico di conoscenza ed il suo valore era quello di un atto amministrativo interno, redatto per un'esigenza di ordinata gestione. 5.4.2 Funzione di garanzia Quando gli stati assumono caratteristiche più vicine a quelle dello Stato moderno, il bilancio assume anche una funzione di garanzia per i cittadini nei confronti dell'amministratore pubblico: il governo ha meno possibilità di arbitrio quando deve rispettare le voci e le cifre esposte in bilancio. Il diritto di approvare il bilancio, successivamente rivendicato dalla collettività attraverso i suoi rappresentanti, segna l'evoluzione dello Stato verso forme costituzionali. 5.4.3 Funzione politica Il bilancio è ormai molto più che un semplice strumento di rilevazione contabile e ha acquistato una funzione politica nel rapporto tra governo e parlamento. Dal momento che i fini da raggiungere sono sempre enormemente superiori alle possibilità economiche di uno stato (piena occupazione, riduzione del debito pubblico, miglioramento dei servizi pubblici, etc.), il bilancio è utile per vedere quali il governo intenda privilegiare, e perciò quali siano le sue reali intenzioni politiche; il tutto salvo approvazione del parlamento. Inoltre, attraverso questo documento si vedono le entrate e le uscite effettivamente sostenute nel periodo d'esercizio. 5.4.4 Funzione giuridica L'approvazione del bilancio diventa un atto giuridico di autorizzazione, senza o contro il quale gli organi del potere esecutivo non possono gestire la spesa pubblica né riscuotere le entrate. Gli stanziamenti del bilancio segnano Pag 33 di 253 giuridicamente il limite entro cui deve svolgersi la gestione amministrativa: il bilancio ha forza di legge e vincola alla sua osservanza l'attività della pubblica amministrazione. È limitato però, dal fatto di non poter modificare le vigenti leggi: non può riadattare un'imposta piuttosto che un'altra, con lo scopo di far quadrare i conti. Per questo motivo sono state introdotte le leggi affiancate, che ne adattano il quadro giuridico fiscale: la più importante è la finanziaria. 5.4.5 Funzione economica La funzione del bilancio, infine, si amplia nello stato contemporaneo, quando alla finanza pubblica si comincia ad attribuire un ruolo attivo in funzione dell'equilibrio economico generale. Il bilancio diventa allora uno strumento di programmazione, che permette di valutare gli effetti dell'attività finanziaria sui vari aspetti della vita economicosociale e di orientare gli interventi di politica economica verso gli obiettivi desiderati (un aumento o una diminuzione della cifra stanziata in bilancio significa, in sostanza, una maggiore o minore possibilità di attuazione per qualunque scelta politica). Gli obiettivi e gli interventi possono essere coordinati in modo organico e razionale, in quanto l'intero quadro della finanza pubblica è esposto in un unico documento contabile (seppur di consistenza mastodontica). Anche il bilancio dello Stato deve essere redatto nel rispetto di alcuni principi fondamentali: Annualità, ai sensi dell'art. 81 Cost., il bilancio deve essere redatto dal Governo e approvato dalle Camere con frequenza annuale; Unità (Unicità), ai sensi dell'art. 24, comma 4, L. 196/2009 le entrate devono affluire ad un unico fondo, il quale serve a finanziare le spese; Universalità, tutte le spese e le entrate devono trovare opportuna collocazione in bilancio e non sono ammesse gestioni fuori bilancio, se non espressamente autorizzate; Integrità, ogni voce deve essere inserita al "lordo", senza compensazioni tra voci in entrata e voci in uscita; Veridicità, deve essere "vero", senza sopravvalutazioni di entrate o sottovalutazioni di uscite, al di fuori di eventuali reati commessi dai suoi compilatori; Pubblicità, il bilancio deve essere pubblicato in G.U.; Specificazione, ciascuna voce di entrata e di spesa deve essere iscritta in bilancio al fine di evidenziarne la natura contabile; Tendenziale equilibrio nel medio periodo, gli Stati appartenenti all'area Euro, sono obbligati ad avere un pareggio di bilancio o al massimo un disavanzo pubblico che non deve però superare il 3% del PIL. 5.5 Situazioni contabili possibili In generale, in relazione alla differenza tra entrate e uscite (saldo primario), sono possibili 3 diverse situazioni o scenari contabili, comuni peraltro anche alle situazioni aziendali: Avanzo primario, ovvero saldo positivo tra entrate e uscite; Deficit pubblico, ovvero disavanzo o saldo negativo tra entrate e uscite al netto degli interessi sul debito pubblico (es. disavanzo primario) oppure con essi inclusi con ricorso quindi ad indebitamento (vedi Debito pubblico); Pareggio di bilancio, ovvero saldo in pareggio tra entrate e uscite. In relazione a queste situazioni sono possibili conseguenti misure a livello di politica economica (politiche di bilancio) da parte del Governo finalizzate a ridurre l'eventuale deficit (es. spending review, tagli alla spesa pubblica o aumento della tassazione sui contribuenti) oppure a finanziare la crescita economica. 5.6 Voci correlate Assestamento di Bilancio Contabilità di Stato Deficit pubblico Debito pubblico Fisco Finanza neutrale Nota di variazione Pareggio di bilancio Politica di bilancio Revisione della spesa pubblica Pag 34 di 253 6 2014 06 15 – SCERIFFI, TAGLIE E TWEET-LAW CONTRO IL LATO OSCURO DEL SISTEMA. Nel precedente “Considerazioni sui conti dello Stato si è data una prima occhiata alle spese dello Stato ordinate per classe di spesa. Così ad esempio si sono viste classi come “redditi da lavoro, trasferimenti, consumi intermedi” e così via. Sfogliando le tabelle si sono così potuti osservare circa 200 titoli di spesa in merito ai quali si era lanciata l’idea di indire “concorsi al risparmio”. Si è anche accennato alla necessità di una analisi per centro di costo che potesse indicare se ci fossero aree di inefficienza. Qui di seguito si fanno delle ulteriori considerazioni. Dettaglio delle spese per missione Più esplicativo del totale per tipo di spesa (di cui sopra e al precedente scritto) è il dettaglio per cosiddetta “Missione”. Questa classificazione risponde ad una logica funzionale che permette di osservare i macrotemi, intesi come ambiti di attività dello Stato, in cui si articolano le uscite. (dati in milioni di euro) Descrizione Missioni 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali Politiche previdenziali Politiche economico‐finanziarie e di bilancio Istruzione scolastica Diritti sociali, politiche sociali e famiglia L'Italia in Europa e nel mondo Fondi da ripartire Difesa e sicurezza del territorio Ordine pubblico e sicurezza Diritto alla mobilita' Sviluppo e riequilibrio territoriale Politiche per il lavoro Istruzione universitaria Giustizia Infrastrutture pubbliche e logistica Competitivita' e sviluppo delle imprese Soccorso civile Ricerca e innovazione Organi costituzionali, a rilev. Costit. e Presidenza CdM Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti Tutela e valorizzazione dei beni e attivita' culturali e paesaggistici Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca Tutela della salute Giovani e sport Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente Comunicazioni Amm. gen e supp. alla rappr. Gen. di Governo e dello Stato sul terr. Casa e assetto urbanistico Comm. Intern. ed internaz. del sistema produttivo Turismo Regolazione dei mercati Energia e diversificazione delle fonti energetiche TOTALE GENERALE SPESE Cassa 2013 102.236 88.393 69.192 40.962 32.288 28.808 19.425 20.380 10.437 14.481 7.115 7.474 7.842 7.579 4.156 5.350 4.550 2.852 2.733 1.547 1.390 1.466 1.008 810 619 716 972 523 685 210 28 26 6 486.258 Cassa 2014 96.027 93.155 70.678 40.507 32.001 27.705 20.669 18.204 10.279 10.948 5.898 8.516 7.507 7.581 4.048 4.841 4.183 2.827 2.739 1.516 1.373 1.306 749 716 618 602 794 515 395 142 28 13 6 477.083 Cassa 2015 97.440 94.403 70.053 40.243 32.549 28.137 21.130 18.425 10.193 9.219 8.607 8.118 7.454 7.451 4.085 3.654 3.624 2.763 2.746 1.473 1.348 1.300 739 707 617 615 584 513 337 147 28 13 6 478.722 % su tot. 20,35% 19,72% 14,63% 8,41% 6,80% 5,88% 4,41% 3,85% 2,13% 1,93% 1,80% 1,70% 1,56% 1,56% 0,85% 0,76% 0,76% 0,58% 0,57% 0,31% 0,28% 0,27% 0,15% 0,15% 0,13% 0,13% 0,12% 0,11% 0,07% 0,03% 0,01% 0,00% 0,00% 100,00% % su tot. Prog. 20,35% 40,07% 54,71% 63,11% 69,91% 75,79% 80,20% 84,05% 86,18% 88,11% 89,91% 91,60% 93,16% 94,72% 95,57% 96,33% 97,09% 97,67% 98,24% 98,55% 98,83% 99,10% 99,25% 99,40% 99,53% 99,66% 99,78% 99,89% 99,96% 99,99% 100,00% 100,00% 100,00% 2015‐2014 ‐4.795 6.011 860 ‐719 262 ‐671 1.705 ‐1.955 ‐244 ‐5.263 1.492 644 ‐388 ‐127 ‐71 ‐1.696 ‐926 ‐89 13 ‐74 ‐42 ‐165 ‐268 ‐103 ‐2 ‐101 ‐387 ‐10 ‐348 ‐63 0 ‐12 0 ‐7.536 Messa in questi termini però non è ancora possibile capire se esistano aree di spreco, anche se appare certamente probabile. E’ comunque interessante vedere come le prime 10 voci coprano il 90% del totale. E’ quindi fuori luogo, oltre che inutile, immaginare che interventi sulle singole altre 23 voci possano essere risolutivi. Se non nella già citata logica che facciano parte di interventi più articolati e complessi. Ma ecco che già entrando a livello di dettaglio delle singole componenti delle missioni qualche considerazione si potrebbe azzardare. Basta guardare alcune descrizioni, come approvvigionamenti, servizi o altre e subito viene in mente che ci si possa trovare dentro qualcosa di “storto”. Per ora basti sfogliare le circa 200 righe per rendersi conto di due fatti: 1. quante cose fa lo Stato 2. quante possibili aree oscure vi si nascondano Tanto per giocare, si è aggiunta una colonna con l’importo in milioni al giorno per ciascuna di questa “spese di missione”. E’ evidente che per alcune macrovoci, ad esempio quelle che racchiudono al loro interno intere strutture organizzative, il totale giornaliero non vuol dire nulla, se non addirittura rischi di diventare populisticamente strumentalizzabile. Pag 35 di 253 Ma per singole voci di dettaglio invece magari aiuta a riflettere. (milioni di euro) Tavola 5.4 ‐ Analisi delle spese per missioni e programmi ‐ Previsione 2013 ‐ 2015 ‐ LB 2013 Programma Organi costituzionali, a rilevanza Organi costituzionali costituzionale e Presidenza del Organi a rilevanza costituzionale Presidenza del Consiglio dei Ministri Consiglio Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e Presidenza del Consiglio dei ministri Amministrazione generale e Attuazione da parte delle Prefetture ‐ Uffici Territoriali del Governo delle missioni del Ministero dell'Interno sul territorio supporto alla rappresentanza generale di Governo e dello Supporto alla rappresentanza generale di Governo e dello Stato sul territorio e amministrazione generale sul territorio Stato sul territorio Amministrazione generale e supporto alla rappresentanza generale di Governo e dello Stato sul territorio Erogazioni a Enti territoriali per interventi di settore Interventi, servizi e supporto alle autonomie territoriali Elaborazione, quantificazione, e assegnazione dei trasferimenti erariali; determinazione dei rimborsi agli enti locali anche in Relazioni finanziarie con le via perequativa Federalismo autonomie territoriali Regolazioni contabili ed altri trasferimenti alle Regioni a statuto speciale Concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria Rapporti finanziari con Enti territoriali Gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali Protocollo internazionale Cooperazione allo sviluppo Cooperazione culturale e scientifico‐tecnologica Cooperazione economica e relazioni internazionali Cooperazione in materia culturale Promozione della pace e sicurezza internazionale Integrazione europea Italiani nel mondo e politiche migratorie L'Italia in Europa e nel mondo Promozione del sistema Paese Partecipazione italiana alle politiche di bilancio in ambito UE Politica economica e finanziaria in ambito internazionale Presenza dello Stato all'estero tramite le strutture diplomatico‐consolari Rappresentanza all'estero e servizi ai cittadini e alle imprese Coordinamento dell'Amministrazione in ambito internazionale Comunicazione in ambito internazionale Cooperazione economica, finanziaria e infrastrutturale L'Italia in Europa e nel mondo Approntamento e impiego Carabinieri per la difesa e la sicurezza Approntamento e impiego delle forze terrestri Approntamento e impiego delle forze navali Difesa e sicurezza del territorio Approntamento e impiego delle forze aeree Funzioni non direttamente collegate ai compiti di difesa militare Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari Missioni militari di pace Difesa e sicurezza del territorio Amministrazione penitenziaria Giustizia civile e penale Giustizia Giustizia minorile Giustizia tributaria Giustizia Sicurezza democratica Concorso della Guardia di Finanza alla sicurezza pubblica Sicurezza pubblica in ambito rurale e montano Ordine pubblico e sicurezza Sicurezza e controllo nei mari, nei porti e sulle coste Contrasto al crimine, tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica Servizio permanente dell'Arma dei Carabinieri per la tutela dell'ordine e la sicurezza pubblica Pianificazione e coordinamento Forze di polizia Ordine pubblico e sicurezza Interventi per soccorsi Organizzazione e gestione del sistema nazionale di difesa civile Soccorso civile Prevenzione dal rischio e soccorso pubblico Interventi per pubbliche calamita' Protezione civile Soccorso civile Politiche europee ed internazionali nel settore agricolo e della pesca Sostegno al settore agricolo Agricoltura, politiche Vigilanza, prevenzione e repressione frodi nel settore agricolo, agroalimentare, agroindustriale e forestale agroalimentari e pesca Sviluppo e sostenibilita' del settore agricolo, agroindustriale e mezzi tecnici di produzione Sviluppo delle filiere agroalimentari, tutela e valorizzazione delle produzioni di qualita' e tipiche Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca Energia e diversificazione delle Gestione, regolamentazione, sicurezza e infrastrutture del settore energetico fonti energetiche Energia e diversificazione delle fonti energetiche Incentivi alle imprese Regolamentazione, incentivazione dei settori imprenditoriali, riassetti industriali, sperimentazione tecnologica, lotta alla Competitivita' e sviluppo delle contraffazione, tutela della proprieta' industriale. Promozione, coordinamento, sostegno e vigilanza del movimento cooperativo imprese Incentivazione per lo sviluppo industriale nell'ambito delle politiche di sviluppo e coesione Incentivi alle imprese per interventi di sostegno Interventi di sostegno tramite il sistema della fiscalita' Competitivita' e sviluppo delle imprese Regolazione dei mercati Vigilanza sui mercati e sui prodotti, promozione della concorrenza e tutela dei consumatori Competitivita' e sviluppo delle imprese Sviluppo e sicurezza della mobilita' stradale Autotrasporto ed intermodalita' Sviluppo e sicurezza del trasporto aereo Diritto alla mobilita' Sviluppo e sicurezza del trasporto ferroviario Sviluppo e sicurezza della mobilita' locale Sostegno allo sviluppo del trasporto Sviluppo e sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo e per vie d'acqua interne Diritto alla mobilita' Sistemi idrici, idraulici ed elettrici Opere pubbliche e infrastrutture Infrastrutture pubbliche e Sicurezza, vigilanza e regolamentazione in materia di opere pubbliche e delle costruzioni logistica Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubbliche calamita' Sistemi stradali, autostradali, ferroviari ed intermodali Infrastrutture pubbliche e logistica Pag 36 di 253 Milioni € gg 2015 4,987 1,387 1,150 7,524 2013 1.822 501 410 2.733 2014 1.814 505 420 2.739 2015 1.820 506 420 2.746 521 512 511 1,399 2 523 615 25 2 515 538 23 2 513 538 23 0,006 1,405 1,473 0,063 7.708 57.178 27.178 9.170 318 43 102.236 6 294 127 42 8 476 25 43 166 24.206 2.535 61 603 14 15 187 28.808 5.732 4.569 1.966 2.459 553 4.098 1.004 20.380 2.833 4.394 152 200 7.579 600 1.410 157 712 5.926 235 1.397 10.437 131 9 1.779 118 2.513 4.550 440 137 45 386 0 1.008 6.124 56.419 27.075 5.737 68 43 96.027 6 180 127 42 8 480 23 43 160 24.806 961 58 603 14 14 180 27.705 5.664 4.527 1.933 2.447 562 3.068 4 18.204 2.737 4.329 316 199 7.581 605 1.399 155 703 5.848 234 1.336 10.279 125 6 1.762 118 2.172 4.183 248 143 43 315 0 749 5.591 58.237 27.068 5.887 58 40 97.440 6 177 127 42 8 477 23 43 155 25.406 806 57 602 14 14 180 28.137 5.689 4.714 2.043 2.605 577 2.735 61 18.425 2.732 4.369 151 199 7.451 610 1.398 155 698 5.846 234 1.253 10.193 123 6 1.761 118 1.615 3.624 245 142 43 310 0 739 15,318 159,553 74,159 16,128 0,158 0,108 266,960 0,016 0,486 0,348 0,115 0,021 1,307 0,064 0,117 0,426 69,606 2,208 0,156 1,650 0,038 0,038 0,493 77,089 15,587 12,916 5,597 7,138 1,582 7,492 0,167 50,480 7,486 11,970 0,414 0,545 20,414 1,671 3,831 0,423 1,911 16,017 0,640 3,432 27,926 0,336 0,016 4,826 0,325 4,426 9,929 0,670 0,389 0,117 0,848 0,000 2,025 6 6 0 6 6 0 6 6 0 0,017 0,017 0,000 2.888 12 541 280 1.630 5.350 26 26 325 551 274 51 5.578 6.917 784 14.481 37 59 6 2.899 1.155 4.156 2.686 7 438 279 1.430 4.841 13 13 274 134 126 49 5.566 4.098 701 10.948 37 2 6 2.882 1.121 4.048 2.673 7 17 279 678 3.654 13 13 273 126 117 49 5.478 2.487 688 9.219 37 2 6 2.432 1.608 4.085 7,324 0,020 0,047 0,764 1,858 10,012 0,036 0,036 0,748 0,345 0,322 0,135 15,008 6,815 1,884 25,256 0,103 0,004 0,015 6,664 4,405 11,191 Comunicazioni Programma Servizi postali e telefonici Sostegno all'editoria Pianificazione, regolamentazione, vigilanza e controllo delle comunicazioni elettroniche e radiodiffusione Regolamentazione e vigilanza del settore postale Servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione Comunicazioni Commercio internazionale ed Politica commerciale in ambito internazionale Sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e promozione del made in Italy internazionalizzazione del Commercio internazionale ed internazionalizzazione del sistema produttivo Ricerca in materia ambientale Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Ricerca nel settore dei trasporti Ricerca scientifica e tecnologica applicata Ricerca scientifica e tecnologica di base Ricerca tecnologica nel settore della difesa Ricerca e innovazione Sviluppo, innovazione e ricerca in materia di energia ed in ambito minerario ed industriale Ricerca di base e applicata Ricerca per la didattica Innovazione Tecnologica e ricerca per lo sviluppo delle comunicazioni e della societa' dell'informazione Ricerca per il settore della sanita' pubblica Ricerca per il settore zooprofilattico Ricerca e innovazione Prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento Sviluppo sostenibile Tutela e conservazione della fauna e della flora e salvaguardia della biodiversita' Sviluppo sostenibile e tutela del Vigilanza, prevenzione e repressione in ambito ambientale territorio e dell'ambiente Prevenzione e riduzione dell'inquinamento elettromagnetico e impatto sui sistemi di comunic. elettronica Coordinamento generale, informazione ed educazione ambientale; comunicazione ambientale Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche Tutela e conservazione della fauna e della flora, salvaguardia della biodiversita' e dell'ecosistema marino Sostegno allo sviluppo sostenibile Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente Edilizia abitativa e politiche territoriali Casa e assetto urbanistico Politiche abitative, urbane e territoriali Casa e assetto urbanistico Prevenzione e comunicazione in materia sanitaria umana e coordinamento in ambito internazionale Sanita' pubblica veterinaria, igiene e sicurezza degli alimenti Tutela della salute Programmazione sanitaria in materia di livelli essenziali di assistenza e assistenza in materia sanitaria umana Regolamentazione e vigilanza in materia di prodotti farmaceutici ed altri prodotti sanitari ad uso umano e di sicurezza delle cure Vigilanza, prevenzione e repressione nel settore sanitario Tutela della salute Cassa 2013 556 214 48 4 150 972 51 159 210 83 45 4 52 1.906 50 157 134 2 9 411 0 2.852 Cassa 2014 499 174 48 4 69 794 6 136 142 82 35 4 52 1.903 43 156 133 2 9 408 0 2.827 Cassa 2015 306 175 48 3 51 584 6 141 147 81 35 4 2 1.894 59 156 131 2 9 390 0 2.763 € gg 2015 0,839 0,481 0,131 0,010 0,141 1,601 0,017 0,385 0,402 0,223 0,096 0,012 0,004 5,188 0,162 0,427 0,360 0,004 0,024 1,067 0,001 7,569 30 65 198 17 1 21 225 122 37 716 304 381 685 81 59 7 45 194 17 1 14 140 146 37 602 293 102 395 81 58 8 49 194 17 1 18 133 156 37 615 238 98 337 80 58 0,023 0,134 0,532 0,047 0,003 0,050 0,366 0,428 0,103 1,684 0,653 0,269 0,923 0,220 0,159 183 170 164 0,450 481 7 810 400 7 716 397 7 707 1,089 0,020 1,938 429 6 204 130 122 271 23 6 200 1.390 71 6.120 45 502 16 11.543 8.706 13.770 16 173 40.962 279 434 7.129 7.842 2 6 4.318 95 22 20 875 424 6 201 128 110 268 6 5 223 1.373 71 6.075 45 277 16 11.488 8.657 13.693 16 168 40.507 78 430 6.998 7.507 2 7 4.319 95 22 21 875 418 6 201 128 110 267 6 5 206 1.348 71 6.018 44 273 15 11.395 8.611 13.638 15 163 40.243 76 427 6.951 7.454 2 7 4.319 95 23 21 872 1,146 0,015 0,551 0,351 0,301 0,733 0,017 0,014 0,563 3,692 0,195 16,488 0,121 0,749 0,041 31,218 23,591 37,364 0,042 0,446 110,256 0,208 1,169 19,044 20,421 0,007 0,019 11,834 0,260 0,062 0,058 2,389 26.949 32.288 12.654 75.738 88.393 6 7.102 4 12 26.659 32.001 12.855 80.301 93.155 6 8.150 4 10 27.210 32.549 12.854 81.549 94.403 6 7.754 4 10 74,548 89,176 35,217 223,422 258,639 0,016 21,245 0,011 0,028 30 10 307 29 8 306 29 8 304 0,081 0,023 0,832 2 7.474 377 7 6 9 1.148 1.547 2 8.516 354 5 6 2 1.148 1.516 2 8.118 312 5 6 2 1.148 1.473 0,004 22,241 0,855 0,013 0,017 0,005 3,146 4,036 Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo Vigilanza, prevenzione e repressione in materia di patrimonio culturale Tutela e valorizzazione dei beni Tutela dei beni archeologici e attivita' culturali e Tutela dei beni archivistici paesaggistici Tutela dei beni librari, promozione e sostegno del libro e dell'editoria Tutela delle belle arti, dell'architettura e dell' arte contemporanee; tutela e valorizzazione del paesaggio Valorizzazione del patrimonio culturale Coordinamento ed indirizzo per la salvaguardia del patrimonio culturale Tutela del patrimonio culturale Tutela e valorizzazione dei beni e attivita' culturali e paesaggistici Programmazione e coordinamento dell'istruzione scolastica Istruzione prescolastica Iniziative per lo sviluppo del sistema istruzione scolastica e per il diritto allo studio Istituzioni scolastiche non statali Sostegno all'istruzione Istruzione scolastica Istruzione primaria Istruzione secondaria di primo grado Istruzione secondaria di secondo grado Istruzione post‐secondaria, degli adulti e livelli essenziali per l'istruzione e formazione professionale Realizzazione degli indirizzi e delle politiche in ambito territoriale in materia di istruzione Istruzione scolastica Diritto allo studio nell'istruzione universitaria Istruzione universitaria Istituti di alta cultura Sistema universitario e formazione post‐universitaria Istruzione universitaria Terzo settore: associazionismo, volontariato, Onlus e formazioni sociali Lotta alle dipendenze Protezione sociale per particolari categorie Diritti sociali, politiche sociali e Garanzia dei diritti dei cittadini Sostegno alla famiglia famiglia Promozione e garanzia dei diritti e delle pari opportunita' Sostegno in favore di pensionati di guerra ed assimilati, perseguitati politici e razziali Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, promozione e programmazione politiche sociali, monitoraggio e valutazione interventi Diritti sociali, politiche sociali e famiglia Previdenza obbligatoria e complementare, sicurezza sociale ‐ trasferimenti agli enti ed organismi interessati Politiche previdenziali Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali Politiche previdenziali Infortuni sul lavoro Politiche attive e passive del lavoro Coordinamento e integrazione delle politiche del lavoro e delle politiche sociali, innovazione e coord. Ammi Politiche di regolamentazione in materia di rapporti di lavoro Programmazione e coordinamento della vigilanza in materia di prevenzione e osservanza delle norme di legislazione sociale Politiche per il lavoro e del lavoro Servizi e sistemi informativi per il lavoro Servizi territoriali per il lavoro Servizi di comunicazione istituzionale e informazione in materia di politiche del lavoro e in materia di politiche sociali Politiche per il lavoro Garanzia dei diritti e interventi per lo sviluppo della coesione sociale Gestione flussi migratori Rapporti con le confessioni religiose e amministrazione del patrimonio del Fondo Edifici di Culto Flussi migratori per motivi di lavoro e politiche di integrazione sociale delle persone immigrate Rapporti con le confessioni religiose Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti Pag 37 di 253 Programma Sviluppo e riequilibrio territoriale Politiche per lo sviluppo economico ed il miglioramento istituzionale delle aree sottoutilizzate Sviluppo e riequilibrio territoriale Regolazione giurisdizione e coordinamento del sistema della fiscalita' Programmazione economico‐finanziaria e politiche di bilancio Prevenzione e repressione delle frodi e delle violazioni agli obblighi fiscali Regolamentazione e vigilanza sul settore finanziario Politiche economico‐finanziarie Regolazioni contabili, restituzioni e rimborsi d'imposte e di bilancio Analisi e programmazione economico‐finanziaria Analisi, monitoraggio e controllo della finanza pubblica e politiche di bilancio Cassa 2013 7.115 7.115 22.128 0 2.623 219 42.252 254 1.507 Cassa 2014 5.898 5.898 22.031 0 2.583 216 43.736 238 1.665 Cassa 2015 8.607 8.607 22.069 0 2.578 216 44.088 238 655 € gg 2015 23,580 23,580 60,462 0,000 7,063 0,592 120,789 0,652 1,795 209 69.192 611 7 619 28 28 0 210 601 527 128 1.466 4.803 14.622 19.425 209 70.678 610 8 618 28 28 0 208 585 383 130 1.306 5.873 14.795 20.669 208 70.053 609 8 617 28 28 0 210 585 377 128 1.300 6.162 14.968 21.130 TOTALE GENERALE 486.258 477.083 478.722 Oneri per il servizio del debito statale Rimborsi del debito statale Debito pubblico 89.582 204.328 293.910 95.145 205.817 300.963 99.746 237.292 337.039 0,571 191,925 1,668 0,022 1,690 0,077 0,077 0,000 0,574 1,604 1,033 0,352 3,562 16,883 41,007 57,891 0,000 1.311,568 0,000 273,277 650,116 923,393 TOTALE 780.168 778.046 815.761 2.234,962 Supporto all'azione di controllo, vigilanza e ammin. generale della Ragioneria generale dello Stato sul territorio Politiche economico‐finanziarie e di bilancio Attivita' ricreative e sport Giovani e sport Incentivazione e sostegno alla gioventu' Giovani e sport Turismo Sviluppo e competitivita' del turismo Turismo Servizi generali, formativi, assistenza legale ed approvvigionamenti per le Amministrazioni pubbliche Servizi istituzionali e generali Indirizzo politico Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza delle amministrazioni pubbliche Servizi generali, formativi ed approvvigionamenti per le Amministrazioni pubbliche Rappresentanza, difesa in giudizio e consulenza legalea Amministrazioni dello Stato e degli enti autorizzati Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche Fondi da assegnare Fondi da ripartire Fondi di riserva e speciali Fondi da ripartire Totale Generale Debito pubblico Il coefficiente di semplificazione I dati seguenti provengono anche da un documento, chiamato “Conto del patrimonio dello stato testo completo. pdf 2012”. Lo cito perché si tratta di uno di quei documenti improntati alla frammentazione informativa. Sono 1071 pagine, con varie duplicazioni e dispersioni. L’ho utilizzato a riferimento perché volevo informazioni anche patrimoniali, e non solo economiche, di cui parlerò in seguito. Una volta scoperto che erano 1071 pagine ho voluto provare a scorrerle tutte per capire cosa contenessero. Ne ho tratto alcune tabelle di sintesi da cui credo trasparirà il “fattore di semplificazione” che calcolo essere pari a 20/1071 pagine, includendo nelle 20 pagine anche quelle future su altri temi. Praticamente 2/100, il che vuol dire che il reciproco, pari a 98/100, sarebbe il dato rappresentativo del “confusiometro”. Non posso trattenermi da osservare che è l’approccio che si segue in azienda quando arrivano i revisori o la Finanza: la prima istruzione che si da ai dipendenti è “affogateli di carta”. Con una differenza sostanziale, però. E cioè che io non sono ne un revisore ne un finanziere nei confronti dello Stato. Semmai sono il proprietario. Credo dunque che questo approccio tabellare sintetico sia utile, proprio per capire come gestiscono la mia proprietà. Spero che in poche tabelle tutti possano avere un quadro più chiaro. Scorrendo poi alcune notizie su web in merito alla spending review in corso ho riscontrato spesso un generalista populismo tutto improntato a “con quello che ci costano, tagliate tagliate tagliate” . Spesso tali considerazioni partono da un assunto del tipo “il ministero xxx ci costa 10 miliardi all’anno”. Ma questo non è il modo di procedere. Nell’esempio, gli xxx miliardi di spese non sono il “costo-ministero” ma la spesa pubblica gestita da quel Ministero, la quale ha una funzione sociale oltre a far girare l’economia e quindi in ultima analisi generare imposte. Trovare soluzioni definitive non è quindi così semplice. I ministeri – dati 2012 Le aree di “missione” sul 2012 sono allocate tra i 14 Ministeri. I totali delle tabelle seguenti sono quindi diversi da quelli nelle precedenti, riferite al triennio successivo. Sfortunatamente nel triennio successivo i totali sono ancora più alti. Tornando però alla ripartizione delle missioni di spesa per ministero traspare soprattutto un dato. Nella tabella che segue i ministeri sono ordinati da sinistra verso destra in ordine calante di spese totali. I ministeri dominanti sono i primi 5. I restanti accorpano i residui. Pag 38 di 253 Organi costituzionali, a rilevanza cost e Pres CM 99.697,5 Amministrazione generale e supporto rappres Gover 12.715,2 Relazioni finanziarie con le autonomie terr. 59.366,4 L'Italia in Europa e nel mondo Difesa e sicurezza del territorio 5.235,3 Giustizia 22.864,3 Ordine pubblico e sicurezza Soccorso civile 1.994,8 Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca Energia e diversificazione delle fonti energetiche 5.241,5 Competitivita' e sviluppo delle imprese Regolazione dei mercati 10,7 Diritto alla mobilita' 1.183,5 Infrastrutture pubbliche e logistica 1.255,4 Comunicazioni 2.755,8 Commercio internazionale ed internalizz del sistema Ricerca e innovazione 134,4 Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e ambient 2.875,3 Casa e assetto urbanistico 1.161,3 Tutela della salute 989,9 Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e p 1.173,6 Istruzione scolastica 10,5 Istruzione universitaria 154,9 Diritti sociali, politiche sociali e famiglia 101,1 Politiche previdenziali 787,2 Politiche per il lavoro 33,0 Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti 623,0 Sviluppo e riequilibrio territoriale Politiche economico‐finanziarie e di bilancio 271,6 Giovani e sport Turismo Servizi istituzionali e generali delle Amministrazioni p Fondi da ripartire 25,1 Totale 220.661,4 67.817,2 42.375,1 25.543,8 171,4 8.181,9 5.597,7 2.003,5 49,6 63,0 11,6 450,5 16,5 99.036,4 53.245,5 15.936,7 180,0 21.898,7 8.297,1 722,1 2.896,0 7.586,8 3.791,4 3.710,3 1.963,7 81,9 3.340,4 252,8 1.680,9 4,3 85,6 201,9 16,9 484,1 73,0 269,9 46,0 10,2 72,2 3,9 28,4 33,7 89,2 10,3 577,4 227,8 206,0 192,4 66,7 22.323,5 8.049,6 7.897,7 7.648,9 1.780,5 60,0 18,7 223,6 1,3 27.477,7 1.613,2 1.777,5 161,4 146,9 469,4 63,7 19,6 87,1 19,6 3,8 22,2 2,8 940,5 957,4 213,0 532,8 1.485,1 644,9 1.510,1 TOTALE AMBIENTE E MARE POL. AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI SALUTE CULTURA ESTERI GIUSTIZIA INFRASTRUTTURE E TRASPORTI SVILUPPO ECONOMICO DIFESA INTERNO ISTRUZIONE LAVORO MEF USICTE PER MISSIONE Si consideri inoltre che le entrate sono al 99% di pertinenza del Ministero di economia e finanze (MEF), per cui appare a mio giudizio evidente che fare politica non può prescindere da fare economia. Con ciò intendendo confermare che tutta l’informazione, o presunta tale, “politica” non vale nulla senza adeguata ed estensiva “copertura” numerica. E con una unità di misura su cui devono ragionare che è “i 500 miliardi”. Tutto il resto è conversazione. Questa analisi per Ministero dovrebbe comunque assomigliare ad un’analisi per centro di costo, anche se 9 di questi centri di costo sono marginali e forse raggruppabili. 115.634,2 80.532,4 59.366,4 42.375,1 30.779,1 24.896,6 21.898,7 11.175,3 8.181,9 8.137,5 7.586,8 5.608,4 4.974,9 4.965,8 4.866,4 3.340,4 3.119,1 2.875,3 1.950,1 1.841,9 1.674,1 1.623,7 1.095,4 1.058,5 1.010,7 780,1 623,0 577,4 499,4 206,0 192,4 66,7 25,1 453.538,8 Per l’analisi per centro di costo, inoltre, appare più utile e significativa la seguente tabella di dettaglio dove sono indicate tutte le sottovoci di spesa componenti le singole voci missione. E’ molto simile a quelle delle pagine precedenti con una differenza secondo me importante. Le tabelle precedenti erano ordinate per missione e per anno di spesa, senza dettaglio per ministero. Quella che segue è ordinata per ministero e le voci di missione risultano quindi più chiaramente allocate a determinati responsabili. Come già detto in precedenza, entrando a livello di dettaglio delle singole componenti delle missioni qualche considerazione si potrebbe azzardare. Basta guardare alcune descrizioni, come approvvigionamenti, servizi e altro. E ricordiamoci sempre di controllare le “consulenze”: sono uno dei “must”. Con il livello di dettaglio seguente si può già immaginare di potere andare a chiedere conto a chi di dovere. E’ verosimile che ogni riga di spesa sia responsabilità di qualcuno. Pag 39 di 253 Pag 40 di 253 12,8 59,4 28,4 10,6 78,6 450,5 16,9 269,9 10,2 206,0 2.572,5 19,3 1.118,6 66,7 61,1 5,2 157,3 45,4 147,0 242,5 10,3 1,3 3.340,4 3,9 33,7 10,3 2.907,0 4.520,0 159,7 6,3 242,3 50,1 486,1 26,9 43,8 7,4 12,2 3,8 POL. AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI 9,5 54,2 19,6 9,4 12,8 2,8 Al gg 17,3 28,7 9,1 50,8 18,7 TOTALE 23,5 49,5 SALUTE 31,7 170,2 AMBIENTE E MARE ESTERI GIUSTIZIA INFRASTRUTTURE E TRASPORTI SVILUPPO ECONOMICO DIFESA INTERNO 14,4 48,7 CULTURA 1.962,3 507,0 405,9 742,0 62.619,0 25.073,0 9.525,1 1.738,4 22.196,4 667,9 612,4 1.382,4 133,2 2.622,6 154,9 39,5 510,0 705,9 5.241,5 1.183,5 553,0 234,1 134,4 33,0 271,6 101,1 10,5 10,0 4.343,7 80,3 16,7 21,7 762,9 12.715,2 10,7 1.173,6 5.820,3 2.590,0 7.179,7 43.146,2 175,1 455,2 615,7 7,3 25,1 21,0 9,2 202,6 40,4 759,1 178,6 989,9 11,6 33,4 25.510,4 67.817,2 5.233,6 3,6 19,1 34,9 13,4 291,5 1,6 16,5 ISTRUZIONE LAVORO MEF Missione Organi costituzionali Organi a rilevanza costituzionale Presidenza del Consiglio dei Ministri Erogazione a Enti terr. interventi di settore Federalismo interventi Trasferimenti a Regioni a statuto speciale Concorso spese a Spesa sanitaria Spese enti territoriali ITA nel mondo Partecipazione a politiche bilancio UE Politica internazionale eco‐fin Sicurezza democratica Concorso Gdf a sicurezza pubblica Soccorso civile calamità pubbliche Protezione civile spese Sostegno agricoltura interventi Competitività incentivi imprese spese Competitività incentivi imprese per sostegno investimenti investim Competitività via fiscalità imprese per sostegno Mobilità: sostegno sviluppo trasporto Opere pubbliche e infrastrutture pubbliche Servizi postali e telefonici Sostegno editoria R&D Sostegno sviluppo sostenibile investimenti Edilizia abitativa e politiche territoriali spese Sanità essenziale Sostegno istruzione spese Diritti sociali ‐ Lotta alle dipendenze spese Diritti sociali ‐ Protezione x categorie Diritti sociali ‐ Garanzia diritti cittadini Diritti sociali ‐ Sostegno famiglia Diritti sociali ‐ Pari opportunità Diritti sociali ‐ Pensione di guerra e perseguitati politici e razziali Previdenza ‐ trasferimenti a enti Lavoro infortuni Immigrazione accoglienza e diritti ‐ confessioni religios Pol ecofin ‐ Regolazione giurisdizione e coord sistema fiscalità funz Prev e repressioni frodi e fisco Vigilanza settore finanziario Reg contabili restituzioni e rimborsi Analisi e programmazione eco fin Analisi e ctrollo finanza pubblica Attività ricreative e sport Sostegno gioventù Sviluppo e competitività turismo Servizi istituzionali e gen delle AP ‐ indirizzo politico Servizi istituzionali e gen delle AP ‐ affari generali per le AP funz Servizi istituzionali e gen delle AP ‐ approvvig. Formazio e generali Difesa legale cause Fondi da assegnare/ripartire Gestione e regolamentaz.infrastrutture energia Competitività ‐ regolamentazione riassetti, sperimenazioni ‐ lotta c Competitività ‐ Promo, coordinam, sostegno e vigilanza movim. Co Competitività ‐ Incentivazione in politiche di sviluppo e coesione Regolazione dei mercati ‐ vigilanza su mercati, concorrenza e tutela Comunicazioni ‐ pianif. E vigilanza comunicazioni e radio Comunicazioni ‐ regolament. Settore postale Comunicazione ‐ servizi com elettronica e radiodiffusione Commercio internazionale ‐ politica comm internazionale Commercio internazionale ‐ sostegno a internazionalizzazione prom R&D in energia minerario e industriale R&D per comunicazioni e informazione Sviluppo sostenibile inquinamento elettromagnetico Sviluppo e riequilibrio territoriale ‐ aree sottoutilizzate Diritti sociali e famiglia ‐ terzo settore associazionismo e onlus Trasferimenti a previdenza, spesa sociale, monitoraggio Previdenza obbligatoria, assicurazioni sociali Politiche attive e passive del lavoro Coordinamento politiche lavoro Politiche di regolamentazione su rapporti lavoro Vigilanza norme di legislazione sociale e lavoro Servizi e sistemi informativi per il lavoro Servizi territoriali per il lavoro Comunicazione su politiche del lavoro e sociali Flussi migratori ‐ Integrazione accoglienza e diritti Amministrazione penitenziaria Giustizia civile e penale Giustizia minorile Protocollo internazionale Cooperazione allo sviluppo Cooperazione economica e relazioni internazionali Promozione pace e sicurezza internazionale Integrazione europea Politche migratorie 1.962 507 406 742 62.619 25.073 9.525 1.738 22.196 668 612 1.382 133 2.623 155 39 510 706 5.241 1.184 553 234 134 33 272 101 11 10 4.344 80 17 22 763 12.715 11 1.174 5.820 2.590 7.180 43.146 175 455 616 7 25 204 808 759 179 1.842 206 2.572 19 1.119 67 61 5 157 45 147 243 10 1 3.340 33 25.510 67.817 5.234 4 19 35 13 292 2 17 2.907 4.520 160 6 242 50 486 27 44 5,4 1,4 1,1 2,0 171,6 68,7 26,1 4,8 60,8 1,8 1,7 3,8 0,4 7,2 0,4 0,1 1,4 1,9 14,4 3,2 1,5 0,6 0,4 0,1 0,7 0,3 0,0 0,0 11,9 0,2 0,0 0,1 2,1 34,8 0,0 3,2 15,9 7,1 19,7 118,2 0,5 1,2 1,7 0,0 0,1 0,6 2,2 2,1 0,5 5,0 0,6 7,0 0,1 3,1 0,2 0,2 0,0 0,4 0,1 0,4 0,7 0,0 0,0 9,2 0,1 69,9 185,8 14,3 0,0 0,1 0,1 0,0 0,8 0,0 0,0 8,0 12,4 0,4 0,0 0,7 0,1 1,3 0,1 0,1 7.898 7.649 1.780 161,4 146,9 179,5 46,9 642,3 71,7 213,0 1.485 POL. AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI 449,2 20,2 131,4 104,2 260,3 451,4 10,0 1.510 87,1 34,9 67,5 19,0 23,5 253,9 134,0 645 Al gg 8.050 85,6 448,7 6,3 230,7 141,5 156,8 320,6 28,8 8,8 271,0 1.777 TOTALE 22.323 SALUTE 5.967,1 5.413,9 2.145,4 2.745,7 617,4 5.009,2 81,9 AMBIENTE E MARE ESTERI GIUSTIZIA INFRASTRUTTURE E TRASPORTI 180,0 722,1 323,8 294,5 133,1 48,6 825,6 1.270,3 62,1 7,1 2.581,7 1.140,4 4,3 227,8 Questa è un’emergenza nazionale. Non c’è più tempo. Contestualizziamo. Pag 41 di 253 SVILUPPO ECONOMICO 158,3 81,4 545,3 25,7 14,6 CULTURA 164,9 6,6 8,1 1.988,0 7,5 68,4 4.877,1 21,8 499,1 13.030,8 9.254,4 14.387,1 2,1 234,3 257,5 450,7 7.473,6 575,1 2,3 30,8 15.905,9 6.279,9 437,9 1.579,2 6,5 1.957,2 465,5 12,4 6,2 99.036 53.245 27.478 DIFESA INTERNO ISTRUZIONE LAVORO MEF Missione Promozione del sistema Paese Strutture diplomatico‐consolari Rappresentanza all'estero e servizi ai cittadini Coordinamento dell'Amministrazione in ambito internazionale Comunicazione in ambito internazionale Cooperazione culturale e scientifico tecnologica Cooperazione culturale Ricerca scientifica e tecnologica applicata Ricerca scientifica e tecnologica di base Ricerca per la didattica Istruzione scolastica ‐ programmazione e coordinamento Istruzione prescolastica Istruzione ‐ Iniziative per lo sviluppo del sistema di istruzione scola Istruzione ‐ Istituzioni scolastiche non statali Istruzione primaria Istruzione secondaria di primo grado Istruzione secondaria di secondo grado Istruzione post‐secondaria, degli adulti e livelli x istruzione e forma Istruzione ‐ realizzazione indirizzi e politiche territoriali Diritto allo studio nell'istruzione universitaria Istituti di alta cultura Sistema universitario e formazione post universitaria Attuazione da Prefettura e Uffici Territoriali del Governo di mission Supporto alla rappresentanza di Governo e Stato su territorio Interventi, servizi e supporto alle autonomie territoriali Quantificazione dei trasferimenti erariali e rimborsi a enti locali Contrasto al crimine, tutela dell'ordine e della sicurezza Servizio permanenete carabinieri Pianificazione e coordinamento forze di polizia Organizzazione e gestione delsistema nazionale di difesa civile Prevenzione rischio e soccorso pubblico Immigrazione accoglienza e diritti ‐ garanzia diritti e interventi Immigrazione accoglienza e diritti ‐ gestione flussiinterventi Rapporti con le confessioni religiose e estione Fondo Edifici Culto Ricerca ambientale Prevenzione e riduzione integrata inquinamento Sviluppo sostenibile Vigilanza e repressione ambientale Coordinamento generale, informazione ed educazione ambientale Tutela e conservazione terriotrio, risorse idriche, rifiuti, bonifiche Tutela fauna e flora, biodiversità e ecosistema marino Cooperazione eco‐fin infrastrutturale internaz. Sicurezza e controllo mari porti e coste Mobilità sviluppo ‐ sicurezza stradale Autotrasporto ed intermodalita' Sviluppo e sicurezza del trasporto aereo Sviluppo e sicurezza del trasporto ferroviario Sviluppo e sicurezza della mobilità locale Sviluppo e sicurezza trasporto marittimo e acque interne Infrastrutture pubbliche e logistica ‐ sistemi idrici idraulici e elettric Sicurezza e vigilanza opere pubbliche e costruzioni Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubb Sistemi stradali, autostradali, ferroviari e intermodali Ricerca e sviluppo nel settore dei trasporti Politiche abitative, urbane e territoriali Approntamento e impiego Carabinieri per difesa e sicurezza Approntamento e impiego forza terrestri Approntamento e impiego forza navali Approntamento e impiego forza aeree Funzioni non collegate a difesa militare Pianificazione Forze armate e apporvigionamenti R&D difesa Sicurezza pubblica in ambito rurale e montano Interventi per soccorso civile Politiche europee e einternazionali nel settore agricolo e della pes Vigilanza e repressione frodi Sviluppo e sostenibilità settore agricolo Sviluppo filiere agroalimentari e produzioni di qualità tipiche Tutela fauna flora e biodiversità R&D in beni e attività culturali Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo Vigilanza e repressione frodi su patrimonio culturale Tutela dei beni archeologici Tutela dei beni archivistici Tutela dei beni librari, promozione e sostegno editoria Tutela delle belle arti, architettura e arte contemporanea + valoriz Valorizzazione del patrimonio culturale Coordinamento x la salvaguardia del patrimonio culturale Tutela del patrimonio culturale R&D per sanità pubblica R&D per settore zooprofilattico Prevenzione e comunicazione in materia sanitaria umana + coord i Sanita' pubblica veterinaria, igiene e sicurezza alimenti Programmazione sanitaria livlli essenziali Regolamentazione e vigilanza in materia di prodotti farmaceutici Vigilanza e prevenzioni repressioni sanità Totale 220.661 158 81 545 26 15 165 7 8 1.988 7 68 4.877 22 499 13.031 9.254 14.387 2 234 258 451 7.474 575 2 31 15.906 6.280 438 1.579 6 1.957 465 12 6 87 35 67 19 23 254 134 180 722 324 295 133 49 826 1.270 62 7 2.582 1.140 4 228 5.967 5.414 2.145 2.746 617 5.009 82 161 147 180 47 642 72 213 86 449 6 231 141 157 321 29 9 271 449 20 131 104 260 451 10 453.539 0,4 0,2 1,5 0,1 0,0 0,5 0,0 0,0 5,4 0,0 0,2 13,4 0,1 1,4 35,7 25,4 39,4 0,0 0,6 0,7 1,2 20,5 1,6 0,0 0,1 43,6 17,2 1,2 4,3 0,0 5,4 1,3 0,0 0,0 0,2 0,1 0,2 0,1 0,1 0,7 0,4 0,5 2,0 0,9 0,8 0,4 0,1 2,3 3,5 0,2 0,0 7,1 3,1 0,0 0,6 16,3 14,8 5,9 7,5 1,7 13,7 0,2 0,4 0,4 0,5 0,1 1,8 0,2 0,6 0,2 1,2 0,0 0,6 0,4 0,4 0,9 0,1 0,0 0,7 1,2 0,1 0,4 0,3 0,7 1,2 0,0 1.243 Il debito pubblico ad aprile è arrivato a 2.146 miliardi di euro. Non si cerchi di fare analisi. Non servono. Basta un dato molto più semplice. Il dato precedente (marzo, mi pare) era 2.120. Non ci vuole un genio a capire che 25 miliardi in più al mese sono 300 all’anno. Qua galoppiamo senza freni nella prateria, dritti verso la Frontiera del default. Far West. Abbiamo lo sceriffo. Mettiamo le taglie. Mai metafora fu più azzeccata? Hanno appena nominato lo sceriffo anticorruzione. Ma la domanda che mi pongo è cosa possa mai fare, e velocemente, in questo gigantesco dedalo di rivoli e rivoletti ? Ho trovato alcuni dati sulle proprietà dello Stato derivanti da confisca. Sono solo alcune centinaia, poche migliaia forse, per altro frutto di anni di lavoro. Ne parlerò in seguito, ma per ora basti chiedersi come possa lo sceriffo ottenere risultati in fretta. Perché secondo me in tema di corruzione e corredo di sprechi e appalti siamo davvero nel Far West. E di seguito cercherò di circostanziare meglio l’affermazione. Sembra che basti pensare ai recenti scandali. Ma il problema è molto più capillare. Solo alcuni esempi micro Qualche tempo fa una persona che reputo intelligente continuava a chiedermi come mai davanti casa sua avessero cominciato un pezzo di strada in tutta evidenza inutile, tagliato alberi secolari e infine lasciata la strada incompiuta. E quand’anche l’avessero terminata sarebbe stata comunque del tutto inutile. Lo si può definire “il paradigma della Salerno-Reggio Calabria”, replicabile su ogni ordine di scala. Penso che tutti notino come ogni tanto vengano asfaltate delle strade in buono stato mentre altre molto più malconce sono lasciate distrutte o quasi. Ho notato personalmente alcune aiuole molto ben dotate (irrigazione, recintini, pianticelle e altro) spuntate a caso, come funghi, in alcune zone della città. Senza alcuna logica perché di fianco ce ne sono altre lasciate in stato di steppa. Ho visto di recente una fantastica staccionata in legno attorno a una sola delle decine di aiuole dei Giardini Pubblici di Milano di cui una delle belle caratteristiche era appunto quella di non avere “barriere”. E si potrebbe continuare così, sul livello micro. E solo alcuni esempi macro A livello macro si fa un salto di scala, e la rimozione diventa padrona. Partendo proprio dal file di 1071 pagine, alla fine ci sono delle schede sulle società partecipate statali. Quotate e non. Queste sono spesso partecipanti a o partecipate da società estere in posti che non possono lasciare dubbi. Le olandesi, le lussemburghesi, le austriache. E così via. Sono tutte location che grazie ai “trattati contro le doppie imposizioni” sono scelte perche meno costose per portare i soldi all’estero “vero”, cioè dove non esistono controlli o vincoli. Ad esempio, se ricordo bene, dall’Olanda si va alle Mauritius e così via. Nessuno apre bocca, nascosti dietro “a qualcosa serviranno”. Dimentichi dell’aggravante che sono aziende pubbliche, che vuol dire dello Stato, che vuol dire dell’Italia. Non delle Mauritius. Sempre dall’estero si acquistano beni o meglio servizi immateriali come consulenze o brevetti o programmi televisivi che in quanto immateriali non richiedono nemmeno lo “sbattimento” di “taroccare” un magazzino. Ricordo i bilanci Rai: vengono comprati per centinaia di milioni di euro all’anno programmi a presunta utilità futura che in realtà spesso non venivano nemmeno mai trasmessi, ma che comunque non potevano avere per loro natura nessuna molteplice utilità futura. E’ tutta roba che va in onda una volta sola. Sono spese non investimenti. Li chiamano investimenti per nasconderli in altre pieghe del bilancio. Nell’attivo patrimoniale che nessuno va a guardare, essendo concentrato sul conto economico. E ricordo quasi con commozione alcuni dipendenti che addirittura difendevano il management che li aveva manipolati convincendoli della necessità di investire. Ma quali investimenti ! Ricordo poi di un tizio che mi raccontò di essere dovuto scappare da una fiduciaria di Lugano perché appena assunto gli diedero da organizzare i bilanci di alcune delle società in gestione. La prima: fattura di consulenza da 5 milioni di euro a un Ministero senza alcuna spiegazione. La seconda: stesso concetto. E così via. Il titolare della fiduciaria fu arrestato per riciclaggio. E chissà cosa altro avesse combinato. Pag 42 di 253 D’altronde ricordo bene che quando analizzai i bilanci Telecom c’erano miliardi di euro all’anno di servizi e consulenze senza una riga di spiegazione. Malvivenza e rimozione Il punto è che sono fermamente convinto che dove non c’è logica c’è la “malvivenza”. Ma inoltre secondo me la malvivenza si nutre del meccanismo psicologico della “rimozione”. Tutti noi vediamo, eppure poi nel nostro subconscio diciamo: “ma no, non è possibile! Ci sarà un motivo”. Invece non cercate un senso. Non c’è. E’solo un appalto. Pagato 100 invece di 10. Così talmente trasparente perché oramai pensano tutti di restare impuniti. E infatti li beccano al telefono, quando norma di base che conosce anche un bambino è non parlare mai. Nemmeno “in codice”. Dal “Parassitesimo” al “Rimozionesimo”. Sono queste le religioni del nostro tempo. Insomma, quello che voglio dire è che siamo tutti in preda ad un virus “rimozionista”. Ma a me un’idea è venuta. Ho concepito una terapia “antirimozione”. Nulla di psicologico, per carità! La rimozione ce la rimuoveremo a botte di euro. Perché allora, se siamo nel Far West, comportiamoci di conseguenza. Ho già scritto di concorsi al risparmio, ma qui ho in mente qualcosa di più diretto. Sceriffi, taglie e tweet-law Ho in mente che si mettano delle taglie. Non incitando ad andare a denunciare in magistratura i fatti, come sento fare da parte di alcuni politici. Fino a che si dovesse recuperare qualcosa siamo in tempo a fare scadere le prescrizioni. Eppoi i magistrati mica possono occuparsi delle aiuole e delle staccionate. Penso invece a costituire una task force, al comando dello sceriffo plenipotenziario, che raccolga le segnalazioni su web. Altro che i referendum a raffica che oramai vanno di moda. E che operi in maniera nuova nell’ambito della nuova plenipotenziarietà da sceriffo. Cioè che operi inquadrata in un suo proprio diritto di rito abbreviatissimo. Una nuova tweet-law. Che abbia come focus ultimo le confische senza più strumentali garantismi. E che operi stimolata dal basso. Dal tessuto sociale. “Tu che ti sei svegliato e hai aperto gli occhi segnalami cosa vedi. E allena la tua mente a riconoscere le storture. Non porre limiti alla tua spazialità mentale. Tutto quello che di peggio puoi immaginare molto spesso sarà vero. Puoi farlo anonimo per senso civico. Oppure puoi identificarti, sempre restando anonimo al pubblico, e se lo sceriffo acchiappa i cattivi e recupera il bottino, a te ne da il 25% .” Con tanto di reporting live in streaming su: www.Itaglie.it Pag 43 di 253 7 2014 06 18 – LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE ? LE PARTECIPAZIONI DELLO STATO Così cantava Giorgio Gaber. Al singolare. Senza punto di domanda. E senza articoli, preposizioni o congiunzioni. Qua mi sa che qualcuno ha fatto confusione. Devono avere frainteso e capito “Libertà è partecipazioni” o “di partecipazione” al posto di “partecipazione” tout court. E così ci ritroviamo in un partecipazionismo da delirio. Di partecipazioni ne abbiamo ben 30.000. Quasi un mezzo stadio. (Fonte MEF) E sono distribuite per tipologia di amministrazione, come di seguito riepilogate. I comuni ne detengono il 74%. 21.900 partecipazioni. Più che Comuni sembrano delle holding finanziarie. Amministrazione Province Regioni Comuni Unioni di Comuni e Comunità Montane Consorzi Enti Locali del Servizio Sanitario Università Altre Amministrazioni Locali TOTALE AMMINISTRAZIONI LOCALI Partecipazioni % su tot. Media per ammin. 581 2.679 21.900 2,0% 9,1% 74,0% 29,1 24,6 7,2 417 62 156 1.562 2.226 29.583 1,4% 0,2% 0,5% 5,3% 7,5% 100,0% 4,5 2,4 3,1 25,2 27,5 8,5 Dispersioni e percolazioni Il dato di 30.000 (29.583 o 30.133 a seconda degli anni di riferimento) conta tutte le partecipazioni, incluse quelle multiple, cioè quelle da parte di più enti pubblici nella stessa partecipata. Le società partecipate sono in realtà “solo” 7.300 circa. Ma non consolatevi, questo non vuol dire meno confusione. Anzi. Immaginate che ogni ente partecipante voglia dire la sua, o partecipare al Consiglio di Amministrazione, verosimilmente remunerato o rimborsato. O semplicemente che debba essere convocato in Consiglio per raccomandata. Tutto ciò fa parte del “costo poltrona”, riferendosi al famoso luogo comune della politica dedita a spartirsi poltrone, appunto. Senza considerare le difficoltà di governance (mettete d’accordo 50 o 100 soggetti) che inevitabilmente determineranno sprechi, inefficienze e così via . Insomma, per me il coefficiente di confusione è comunque 30.000, oltre il 400% più alto di 7.300 . A titolo esemplificativo riporto di seguito l’elenco delle prime 35 “multi partecipate”. L’elenco continua fino alla fine delle 7.300. Quelle con un solo partecipante sono circa 3.900. Quelle con meno di 5 partecipanti sono 5.900 Quelle pluri-partecipate, con oltre 5 soci sono, per differenza, 1.400 circa. Pag 44 di 253 Il patrimonio dello stato. Perché è importante tutto ciò ? Le partecipazioni (tutte) valutate a quota di patrimonio netto delle partecipate sulla base dei dati reperiti, e sempre se non ho commesso errori di calcolo (30.000 righe excel sono comunque complesse da gestire), dovrebbero valere in bilancio dello Stato circa 120 miliardi di euro. Il dato è calcolato moltiplicando il patrimonio netto della partecipata per ogni singola percentuale di partecipazione. Dovrebbero quindi essere escluse, per metodo, eventuali duplicazioni. Pag 45 di 253 Inoltre questo dato è solo parte dell’aspetto patrimoniale complessivo. Non considera infatti altri elementi patrimoniali come avviamenti e capacità di produrre utili in futuro rimasti latenti o inespressi dal Patrimonio Netto tal quale. Sul totale di attività dello Stato a valore di bilancio (approssimato in 1.000 miliardi di euro), sarebbe più del 10%. Poi si dovrà andare a vedere come è composto il resto dell’attivo totale per capire se il dato di circa 1.000 miliardi di euro abbia senso. Ma per ora basti capire che queste partecipazioni sono una bella fetta della nostra proprietà. E dovrebbero essere un asset, un bene ad utilità futura, il risultato di una decisione di investimento che essendo tale produrrà utili in futuro. E’ come se il nostro solito pensionato si ritrovasse proprietario di un appartamento da 90.000 euro e di 10.000 euro investiti in azioni. Da queste si aspetterebbe giustamente dei dividendi. Molto bene, dunque ? Manco per niente. Una premessa positiva, seppur con qualche ombra. Questa volta ho trovato due informative principali. 1. Il primo è un bel documento del Ministero Economia e Finanze che mi ha sorpreso. Vuol dire che quando vogliono, le cose le fanno bene. Anche se trovo che sarebbe ulteriormente compattabile con tanto di beneficio sia mnemonico che, in caso qualcuno lo stampasse, ambiental-forestale. http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/programmi_cartolarizzazione/patrimonio_p a/DT_Rapporto_Partecipazioni_-_Anno_2011.pdf Al tempo stesso sono rimasto sorpreso dal fatto che tale documento sia frutto di una sorta di censimento partecipativo fatto per la prima (e ultima ?) volta nel 2011. E prima ? E dopo ? Inoltre altra cosa sorprendente è che mi par di capire che non tutti gi enti sollecitati abbiano risposto. Ma come è possibile? Lo Stato chiama e il Comune o altro Ente non rispondono ? E che aspettiamo a licenziarli ? 2. Il secondo è un bellissimo database, di quelli che oggigiorno si trovano spesso in rete. E che con qualche piccola nozione di base di excel diventano utilizzabili per molti. Insomma nelle considerazioni che seguono non c’è nessuna perizia particolare. Potrebbe farle davvero un sacco di gente. E speriamo che con il tempo lo facciano davvero. http://www.dt.tesoro.it/it/cartolarizzazioni/patrimonio_pa/dati_partecipazioni/dati_partecipazioni.html Tracciateci tutti Comunque tra tutte e due le cose, ciò che mi ha impressionato è la dimostrazione della possibilità di “tracciabilità totale” (tanto per capirsi nel database ci sono ragioni sociali, codici fiscali, dati di patrimonio e utile e tanto altro per ogni partecipata) la quale è premessa o strumento necessario per interventi di tanti tipi. Con un “codice fiscale persona giuridica” posso sapere quanti “codici fiscali persone fisiche” stanno in consiglio di amministrazione, quante altre partecipazioni hanno, quante consulenze compra la società e quante ne mettono loro o loro familiari e conoscenti in dichiarazione dei redditi e in ultima analisi se questi dati sono coerenti con le spese della carta di credito o con le proprietà di immobili o automobili. Il dato davvero interessante dunque è quello della possibile ricostruzione di intere reti di malaffare, a partire dal dato puntuale di una singola società o persona. Questo concetto mi fu mostrato per la prima volta anni fa da un personaggio oggi piuttosto noto politicamente. Una specie di guru del web. Non è dunque una mia idea. Ma di certo è buona davvero. Tracciateci tutti, dunque. Tanto la privacy serve a chi ha qualcosa da nascondere. La mina vagante Tutto ciò premesso, rispetto ai documenti di cui sopra, vorrei comunque fare qualche ulteriore considerazione, che forse è giusto venga delegata a soggetti terzi e non alle istituzioni “concerned”. Forse la “mina vagante” ha un ruolo che l’”accusando” non potrebbe ricoprire, visto che starebbe giudicando se stesso e che tale posizione sarebbe per definizione in “conflitto di interesse”. Pag 46 di 253 La distribuzione delle partecipazioni per codice ATECO Rispetto ai documenti del MEF, preferisco mantenere un livello minore di aggregazione in termini di tipo di attività delle partecipate. Preferisco mantenere un livello basato sul “codice Ateco” che determina 87 tipologie di attività rispetto alle 20 circa in cui vengono riaggregate dal MEF. Questo per un motivo molto semplice e cioè che i codici ATECO sono in molti casi “self-explicative”. Riordinando quindi il database, ho prodotto la tabella seguente che riaggrega le 30.000 partecipazioni in ordine decrescente di importo totale per codice Ateco e , da sinistra verso destra, di Regione. Giusto per curiosità alcune considerazioni. Questa volta m affido al mio istinto e azzardo anche delle ipotesi. Ho segnato in rosso i codici Ateco oscuri per loro intrinseca natura. Nell’ultimo scritto suggerivo verifiche a tappeto sulle attività di consulenza in quanto categoria spesso prediletta per “auto-escrezioni di cassa” . Manco a farlo apposta ritrovo 2.485 partecipazioni in società di consulenze. Quante di queste hanno fatto consulenze allo Stato stesso ? E per che importi ? La prima voce-Ateco, con 2.804 punti però è “Raccolta, trattamento e fornitura d’acqua”. Il bello, come già detto, è che chiunque volesse andare a giocare con il database excel troverebbe ragione sociale e codice fiscale di tutte le 2.804 partecipazioni. Se esistesse davvero il portale “Wanted” per lo sceriffo (www.itaglie.it), immaginate la caccia al ladro che si potrebbe scatenare. Tra le ulteriori voci in rosso segnalo, tanto per fare qualche esempio: Trattamento e smaltimento rifiuti (2.329) Attività di supporto e funzioni di ufficio e altri servizi alle imprese (1.443) Attività di studi di architettura, ingegneria, collaudi etc. (849) Software e consulenza informatica (574) Pag 47 di 253 Partecipazioni non consulenze Si deve ricordare che questi dati si riferiscono allo Stato Patrimoniale. Non sono quindi dati di spesa come le consulenze, semmai sono indicatori di aree di spreco, o peggio contropartite da corruzione, non contabilizzati a conto economico. La domanda legittima infatti è : “perché mai lo Stato avrebbe investito in migliaia di società di consulenza ? Ricordiamoci del paradigma “dove non c’è logica c’è malvivenza”. Per i dati di spesa si deve andare all’ulteriore analisi di conto economico, ma certamente queste grandezze di “investimento” sono molto probabilmente in buona parte simili a quelle degli “investimenti” in programmi della Rai. Nascosti tra gli investimenti ci sono o si celano uscite di cassa storicamente accumulate che molto probabilmente non servono a nulla. Si deve sempre ricordare, infatti, che un dato per essere iscritto a patrimonio deve produrre utili futuri. Nello specifico si vedrà come ciò non succeda. Il che è segnalato anche dal MEF, che produce significative tabelle ordinate per risultato economico delle partecipate. Pag 48 di 253 Partecipazioni: non personale. Altra considerazione fondamentale da tenere presente è che i dipendenti pubblici sono 3,2 milioni. Possibile che servisse anche partecipare a questo mare di società ? E per ricavarne cosa che non potesse essere prodotto dall’esercito dei dipendenti statali ? Sorpresa. I buoni sono i terroni. Delle 30.000 partecipazioni ordinate per regione (tabella precedente), 24.000 sono nelle prime 7 regioni e, udite udite, non ce ne è nemmeno una meridionale. Questa si che è una sorpresa. Vuoi vedere che i ladri sono savoiardi e lombardi (ai primi due posti della classifica) e non cafardi (termine meridionale tra cafone e truzzo) ? Si certo, si ruba dove ci sono i soldi e dopo i recenti “exploit” di Expo e Mose direi che i conti tornano, ma una rinfrescata di memoria fa sempre bene. Dimensione di Patrimonio netto – La predilezione per le nano-società. Noi ce l’abbiamo piccola. Questo è un altro indice di strumentalità, per usare un eufemismo. Delle 30.000 partecipazioni 12.400 sono in società con un patrimonio netto inferiore a 500.000 euro. Se si “taglia” il database a quelle minori di 1.000.000 di euro il dato diventa di quasi 15.000. Di seguito si prende a riferimento il primo taglio. A 500.000 euro. Questo è un dato indicativo. 500.000 euro è un riferimento patrimoniale che potrebbe essere rappresentativo di un bar, di una edicola urbana o di una qualsiasi altra piccola attività. Cosa faranno mai di così importante queste nano-società ? Manco a farlo apposta, riordinando la tabella per ordini di grandezza, indovinate che categoria vince il campionato ? Le consulenze ! E devo dire, purtroppo, seguite a ruota da “Ricerca e sviluppo”. Ma non abbiamo già delle strutture interne allo Stato, spesso eccellenti nel mondo, preposte alla ricerca e sviluppo? E poi per la ricerca e sviluppo non servono investimenti in conto capitale ? Cosa inventeranno mai queste società con patrimonio per l’equivalente di un bancone da bar, qualche frigorifero e una macchina da caffè ? Per il resto, lascio il “divertimento” di scorrere la tabella a chi vorrà farlo. Se non facesse incazzare, verrebbe da piangere. Pag 49 di 253 La rilevanza economica – Partecipazioni in perdita Questo è il secondo vero nocciolo, dopo quello delle reale utilità degli investimenti e dei costi in tutte queste partecipazioni. Come già detto le partecipazioni per essere appostate nel patrimonio dello Stato devono produrre utili, futuri e presenti. Altrimenti sono investimenti a perdere. In primo luogo i dati MEF. Pag 50 di 253 Preciso che i dati MEF non riguardano il 100% delle partecipate e sono quindi riferiti a circa 6.000 società. Risulta evidente che soltanto 2.800 delle società producono utili. Le altre sono in perdita o se va bene in pareggio. Al riguardo osservo che le società in pareggio sono 1.249. Per chiunque abbia un minimo di esperienza è noto che il pareggio di bilancio al “singolo euro” sia statisticamente impossibile. O si perde o si guadagna. Lo zero è normalmente un brutto segno. E’ tipico di società dove il bilancio si fa “con il bilancino” (si dice così). E sempre normalmente, dove si usa il bilancino è per nascondere qualcosa. Per scendere un po’ più in dettaglio si è di nuovo scelto di usare la classificazione per codice Ateco in modo da farsi un quadro di redditività in base a questo tipo di catalogazione. La tabella è divisa in due parti che dovrebbero essere messe in fila orizzontalmente. Nella seconda parte ci sono i totali. Nei dati seguenti sono incluse tutte le partecipazioni esistenti, pertanto anche quelle nelle grandi società statali che evidentemente “inquinano” i risultati delle piccole. Sono state tenute insieme per arrivare a fare un ragionamento sulla redditività complessiva dell’asset partecipazioni. Ma è una metodologia approssimata. Si è cercato di evidenziare non solo quali settori di partecipazione fossero in perdita, ma anche di quanto lo fossero. Sempre salvo errori. In termini aggregati, le società in perdita perdono 2,7 miliardi di euro anno di quota dello Stato. Il dato tiene già in conto la percentuale di partecipazioni. E rappresentano 12,7 miliardi di quota Patrimonio Netto rispetto ai circa 120 miliardi totali. Patrimonialmente sono una piccola parte del totale ma numericamente no (2.000 circa su 7.300, a cui aggiungere le 1.249 in pareggio) Balzeranno agli occhi evidenziate in rosso delle voci con delle percentuali di “non-redditività” inquietanti. Nuovamente manco a farlo apposta si prendano ad esempio le partecipate di consulenza. Non solo perdono, ma la quota di perdita rispetto a quella del patrimonio è pari -308.976.865 milioni di euro su 633.917 di patrimonio. Il -48740,90%. Forse c’è qualche errore, perché mi sembra davvero incredibile. Ma non sono le uniche. Ecco, secondo me un criterio intuitivo per individuare le aree oscure è proprio questo degli ordini di grandezza. Qui non c’è nessuna “malagestio”. E’ impossibile ottenere performance di questo tipo se non per logiche “extracontabili”. Pag 51 di 253 Pag 52 di 253 Per concludere le partecipazioni in utile Non è sufficiente concentrarsi sulle partecipazioni in perdita o in pareggio. Anche su quelle in utile si possono fare alcune considerazioni. In primo luogo si può cercare di capire quanto sono in utile e in questo modo ci si può fare una prima idea della loro effettiva utilità. Facciamo un ragionamento al contrario. Se io ho 120 miliardi di euro (che è il teorico valore del “patrimonio netto partecipate” di proprietà dello Stato) vado a cercare investimenti che mi diano un rendimento. Se volessi investire in attività rischiose, quali sono per definizione quelle di tutte le aziende operative, mi aspetterei almeno il 5-10% di ritorno all’anno. Su 120 miliardi farebbe fino a 12 miliardi all’anno, quindi. Le nostre partecipazioni, invece, ce ne rendono nell’insieme 2. Composti da quasi 5 miliardi di quelle in utile e – 3 miliardi di quelle in perdita. Se considero che le società non in perdita hanno una quota di Patrimonio-Stato pari a circa 105 miliardi, uno per l’altro mi stanno rendendo in media la metà di quanto sarebbe ottimamente legittimo aspettarsi (5/105 miliardi = 5% vs 10% per attività a rischio). Il che non sarebbe neanche male, salvo andare a vedere nel dettaglio come è composto il mix. E naturalmente trovare qualche altra sorpresa. Le partecipazioni che generano un rendimento (teorico perché in realtà non è detto che gli utili vengano distribuiti) superiore al 3% sono 9.700/30.132 corrispondenti a 2.120 codici fiscali e quindi entità giuridiche. Sono circa il 30 % (2.120/7.300 circa). Se guardiamo la distribuzione per ordine di grandezza delle 2.119 partecipate in utile (quelle che generano 4,587 miliardi di quota utile per lo Stato) scopriamo che quelle con quota utile inferiore a 10.000 euro sono ben 885, per un totale utile di 2,2 milioni di euro. La media a partecipata è 2.485 euro. Un classico esempio di importo “fatto con il bilancino” per l’Agenzia delle Entrate. E’ davvero ragionevole immaginare che dietro questo dato ci siano costi impliciti di importi ben superiori. Se poi si taglia il database a 100.000 euro, le partecipate diventano 1.536, con un utile totale per 26,9 milioni di euro. 30.000 euro circa in media per ogni partecipata. Ecco, direi che non sono certamente colossi. Vabbè, però 26 milioni sono sempre bei soldi. Ma il ragionamento sui costi impliciti vale sempre. Inoltre mi pare più che legittimo il dubbio che almeno parte di questi 26 milioni di utili siano nati da prestazioni fatturate allo Stato stesso. Ciò vorrebbe dire che io Stato pago ad esempio 100 euro ad una società di cui magari ho il 10%, e così facendo i restanti 90 euro finiscono a qualche socio terzo magari appaltante malandrino. Il coefficiente di confusione e il giramento di coglione. Alla fine dei conti delle 7.300 società ne restano 2.119-1.536 o 885 (a seconda di dove taglio il database di quelle in utile) in utile significativo. Arrotondando, vuol dire tra 500 e 1.000. Che su 7.300 fa circa il 10%. Questa delle partecipazioni non solo è una’area grigia o oscura, ma mi pare un bel punto di partenza per avviare processi di tracciamento delle reti di malaffare di cui in precedenza. Volevo concludere con qualcosa di particolare. Una chiosa ad effetto, che a me piacciono tanto. Invece mi girano soltanto i coglioni, per i soldi rubati. Il tempo perso dal sistema (oltre che da me) e le conseguenti sofferenze. Eh, si. Per fare danno tutto fa effetto. Pensieri, parole, opere e omissioni. Come noto. E quindi la chiosa è semplice : sceriffo, acchiappali tutti. Conviene anche a loro. Se qua non vi muovete qualcuno si incazzerà veramente e ci ritroveremo nei seventies per incanto. E invece che nell’era dell’acquario o dell’intelletto che dir si voglia, finiremo dritti dritti nell’era delle 44. Pag 53 di 253 Pag 54 di 253 8 2014 06 29 – STRUTTURA, COSTI DELLO STATO E SPENDING REVIEW Ti sei fatto il palazzo sul jumbo, noi invece corriamo sempre appresso all’ambo. Così cantava Rino Gaetano. Erano i seventies. Gli anni dell’austerity, quella vera, che a breve ci troveremo di nuovo tra capo e collo. In faccia a quelli che adesso gridano “fine all’austerity” e che non hanno ancora capito cosa sta succedendo. Lo dicevo io che si dovrebbe imparare a comunicare solo trimestralmente, solo in via tabellare e solo sapendo cosa dire. Eh già. Sono oramai mesi che aspettiamo tutti questa famigerata spending review, un deus ex-machina che tutto risolve, e invece niente. Dove è finita ? In compenso sento ancora proclami tipo “tagliamo le tasse”. Addirittura un giovanotto probabile neofita l’ho sentito circostanziare l’affermazione in maniera precisa : “tagliamo le tasse di 40 miliardi di euro”. Bravo ! E dove li prendi? Forse ha in mente di metterceli lui di tasca sua. Sarebbe una bella novità. Allora la prima considerazione che mi viene in mente è la seguente: “ma uno che va al governo non dovrebbe sapere da prima cosa deve fare ?” La seconda considerazione nasce da un’informazione trovata sul sito della Ragioneria di Stato. Quella preposta alla spending review pare essere anche una sezione della stessa Ragioneria, esistente del 2008. Presumo che in realtà esista da decenni, ma probabilmente l’abbiamo inglesizzata dal 2008. E allora cosa c’è di nuovo nel concetto che lo Stato spende troppo e che bisogna tagliare ? Perché dovrebbe diventare argomento di vittoria elettorale? E perché, a maggior ragione lo dovrebbe diventare quando in realtà nessuno pare sapere come farla? In ogni caso se nessuno sa come farla c’è un motivo. E non è un motivo tecnico. Non può essere che nessuno sappia fare quattro conti. Il punto è, come già detto, che è un gran casino e ora dopo alcuni giorni di smanettamento sui numeri, ne ho la consapevolezza pratica. Si tratterebbe di smontare pezzo pezzo mezzo secolo di “corallificazioni” iperramificate. E senza rompere niente. Non che non si possano trovare aree da tagliare, ma il problema è anche che inevitabilmente ci si scontrerà con gli interessi particolari. E nessuno può o vuole istituzionalmente fare il cattivo. Inoltre la struttura esistente è talmente capillare e frazionata che non esiste una sola iniziativa incidendo sulla quale si ottenga un risultato. Qui si tratta di andare a combattere in 787 centri di costo, in ognuno dei quali ci potrà essere spreco, furto e chissà cosa altro, ma anche tante persone che lavorano onestamente. La cernita sarebbe complessamente difficile, e riuscire a realizzare tutti i tagli in modo che siano effettivamente e complessivamente efficaci avrebbe davvero del miracoloso. Il metodo Come sempre inizio spiegando cosa è stato fatto. A me interessava capire la struttura di costi dello Stato. I 450 miliardi all’anno circa, per capirsi. Escludendo interessi e ricollocamento del debito pubblico. E mi interessava capire se c’era un responsabile e di cosa. Il budget 2014 non l’ho potuto utilizzare. Per qualche strano motivo non riuscivo a copiare i dati dal file .pdf trovato sul sito della Ragioneria. E siccome erano 600-700 pagine ho deciso di cambiare riferimento e usare alcuni dati del 2011 che invece riuscivo a smanettare. Tanto la struttura è sempre la stessa. Da questi dati ho prodotto una tabella di sintesi per ogni ministero, una sola tabella, il più razionale possibile, senza una quantità delirante di sottototali, in modo da rendere visibile i dati per ogni “struttura organizzativa”. C’è poi una seconda tabella per ogni ministero che serve a qualche analisi ulteriore. Le strutture organizzative sarebbero quindi quelle con un responsabile a cui chiedere conto. Queste sono circa 250 suddivise su 13 Ministeri. Sono tralasciate le totalizzazioni per missioni, o per programmi. Mi danno solo l’idea di essere ulteriori possibili poltrone da occupare e fumo negli occhi. In realtà il documento di presentazione espone che i dati dai 13 Ministeri si riferiscono a: 93 Centri di responsabilità amministrativa, corrispondenti alle strutture organizzative apicali dei Ministeri (Dipartimenti o Direzioni Generali) 787 Centri di costo, rappresentativi delle strutture organizzative dei ministeri di livello dirigenziale generale, sia centrali (Direzioni Generali) sia periferiche (Direzioni Regionali, Comandi regionali, interregionali e provinciali dei corpi di polizia e forze armate; Uffici scolastici regionali; Ragionerie Territoriali dello Stato; Questure; Prefetture; Sedi diplomatiche italiane presso Stati esteri e organismi internazionali, etc). Pag 55 di 253 4 5 6 7 8 9 10 11 Da Personale Da Regioni Da Comuni Da spending Da dismissioni (dati in milioni di euro) Tributarie Extra Tributarie Alienazione pat. e risc. Cr. TOTALE ENTRATE Spese correnti Spese in conto capitale TOTALE SPESE ENTRATE ‐ SPESE Interessi sul debito (tutti9 RISULTATO ECONOMICO DEBITO 442 39 1 483 ‐410 ‐37 ‐447 36 ‐100 ‐64 2.100 0 0 15 0 15 0 0 10 10 200 Da centri di costo 15 Da Progressività 5 Da Sommerso 15 Da Evasione 5 10 10 0 10 10 50 5 5 50 5 5 0 10 0 10 0 5 0 10 0 50 0 5 0 5 10 10 10 10 5 5 10 10 ‐25 ‐25 ‐20 50 5 5 10 10 5 10 ‐20 12 TOTALE FINALE 3 TOTALE VARIAZIONI 2 Patrim. off‐shore 1 Da turismo Da rit. investimenti Anno Il piano di riferimento Riprendendo il macro piano già esposto, si evidenziano in giallo le voci riferibili alla spending review. Sono 25 miliardi di euro su base annua, come obiettivo. Le voci in azzurro sono evidenziate, ma non rientrano nella review di spese ordinarie. Si riferiscono a ulteriori possibili misure strutturali di accorpamento di Regioni e Comuni per altri 15 miliardi, che inciderebbero come minori trasferimenti necessari dal centro. Non sono contemplati i livelli locali, ne in termini di personale ne di costi aggiuntivi di tutte le frange locali dello Stato. 0 0 0 25 25 500 90 0 0 90 35 ‐25 10 100 35 135 ‐700 532 39 1 573 ‐375 ‐62 ‐437 136 ‐65 71 1.400 L’algoritmo democratico Prima di esporre l’analisi di dettaglio per ministero anticipo le conclusioni. Come la si voglia girare, oltre ad essere molto complessa la situazione prelude anche a un disastro sociale. Data la difficoltà di adottare soluzioni chirurgiche, non conoscendo in dettaglio le strutture, ho ritenuto di procedere con un esercizio teorico di “taglio democratico”. Una sorta di obiettivo ridefinibile in corsa. Apparirà evidente la difficoltà di procedere, sia in ragione del frazionamento che dei conseguenti costi sociali. Riconferma della premessa: è davvero un gran casino. I costi per Ministero sono ripartiti come in tabella seguente. Si noti che i costi propri, che pure in alcuni casi possono apparire spropositati, sono “solo” 87 miliardi su 444. Vanno aggiunti i costi “dislocati” (trasferimenti, 276 mld) “ad altre amministrazioni pubbliche (enti pubblici, enti territoriali), a organismi internazionali, a famiglie o ad istituzioni private”, e “altri” vari per 80 miliardi. Si osservi pure l’esistenza di alcuni Ministeri “micro”, in termini economici, rispetto ad altri. Difficile non pensare ad accorpamenti, che comunque singolarmente non sarebbero risolutivi. MEF SVILUPPO ECONOMICO LAVORO E POLITICHE SOCIALI GIUSTIZIA ESTERI ISTRUZIONE INTERNO AMBIENTE INFRASTRUTTURE DIFESA AGRICOLTURA CULTURA SALUTE Anni pers. Personale 76.220 4.129.472.973 3.640 197.132.934 8.558 384.743.068 98.433 5.528.108.842 9.026 922.561.796 990.681 39.507.421.405 165.794 7.859.454.284 1.077 64.306.916 20.045 916.423.460 313.411 14.492.046.636 11.796 671.268.901 19.998 841.175.318 3.239 184.640.484 1.721.918 75.698.757.017 Gestione 642.343.380 29.617.150 57.015.925 1.542.479.261 142.621.500 925.815.504 980.276.571 62.718.645 163.772.212 3.581.655.507 66.121.304 147.274.614 83.143.161 8.424.854.734 Straordinari Ammor tamenti 1.100.220.501 154.256.810 384.022 3.530.441 569.959 2.195.564 6.359.329 134.927.976 1.123.310 15.329.221 398.084 13.144.064 23.584.028 214.422.206 0 1.085.549 789.561 5.316.282 37.503.570 931.546.017 3.047.834 18.062.218 1.450.368 14.355.314 95.006 7.141.164 1.175.525.572 1.515.312.826 Totale propri con pesonale 6.026.293.664 230.664.547 444.524.516 7.211.875.408 1.081.635.827 40.446.779.057 9.077.737.089 128.111.110 1.086.301.515 19.042.751.730 758.500.257 1.004.255.614 275.019.815 86.814.450.149 Dislocati 152.593.677.671 11.076.545.126 79.552.643.446 462.365.879 853.923.097 9.265.188.963 15.380.041.767 274.094.540 5.288.091.449 264.265.139 558.607.484 395.333.773 1.012.283.105 276.977.061.439 444.258.904.082 Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Altre 75.368.708.219 145.452.687 143.035.729 ‐473.305.091 ‐49.701.277 2.752.807.114 818.484.094 111.691.869 446.855.963 1.204.559.295 3.666.445 23.565.128 ‐28.427.681 80.467.392.494 L’”algoritmo democratico” impostato per arrivare a circa 25 miliardi totali di tagli (in realtà purtroppo nonostante i danni sociali non ci si arriverebbe nemmeno. Ci si ferma a 23) è composto dai seguenti 3 punti. Pag 56 di 253 1. Per costi del personale con Strutture Organizzative dotate di più di 50 persone, si prevede il taglio dei costi personale del 10%. Per le altre (poche), taglio del 5%. La ratio è che dove sono impiegate 50 persone (o più) si riesce a fare lo stesso lavoro anche con 45. In effetti scorrendo le singole strutture si ha spesso la sensazione di osservare un esercito e a volte a costo medio elevato. Se non un esercito di generali, almeno un esercito di sottoufficiali. Si risparmierebbero in teoria 7,5 miliardi di euro, su circa 76 miliardi totali, con un bilancio sociale di circa 170.000 persone disoccupate in più. Forse un po’ di meno se si riuscisse a “tagliare” le persone con costi sopra la media (c’è una colonna apposta in cui sono evidenziate in rosso le Strutture con costi medi superiori del 20% alla media totale). E’ sicuramente verosimile che ci sia sovraoccupazione storicamente accumulata. E’ probabilmente dovuta ad una antica politica di ricerca di “piena occupazione”. Certo però che vuol dire mandare in condizioni di difficoltà ulteriori 500.000 persone (familiari inclusi, ad una media di 3 persone per famiglia) che nella attuale situazione italiana sarebbe un disastro. 2. Per costi di gestione propri del singolo Ministero, l’algoritmo prevede il taglio del 10 %. La ratio è determinata dalle singole voci di spese esterne per struttura che sono in media pari a circa 5.000 euro/anno per persona occupata. Nell’ambito di tale aggregato la componente Acquisto di servizi ed utilizzo di beni di terzi, che per il 2011 è pari a migl. di euro 5.223.774 comprende i costi per Consulenza, Prestazioni professionali e specialistiche non consulenziali, Servizi per trasferte, Promozione, Formazio ne e Addestramento, Manutenzione, Manutenzione di armi, armamenti e mezzi per la difesa, Noleggi, locazioni e leasing, Utenze e canoni, Servizi di ristorazione, Servizi ausiliari e Assicurazioni. I Beni di consumo, ulteriormente articolati in Carta, cancelleria e stampati, Giornali e pubblicazioni, Materiali e accessori ed Armi e armamenti e mezzi per la difesa presentano una previsione 2011 pari a migl. di euro 2.783.368, E in questo caso si azzarda facilmente una possibile “malagestio clientelare”, da sola sempre non risolutiva. Su circa 11 miliardi di costi propri, di cui 8,4 di Gestione, si risparmierebbe 1 miliardo circa. E’ importante considerare che se anche si raddoppiassero gli sforzi, si otterrebbe 1 mld di risparmi in più. Noccioline rispetto al totale necessario, ma è pur sempre possibile che qui ci siano grandi zone grigie. 3. La vera chiave, vista anche la struttura dei costi totale, sta nei tagli a costi dislocati e altri. Il che è comunque un altro disastro. Per farsi un’idea i trasferimenti correnti, componente preponderante dei Costi dislocati, rappresentano, tra l’altro, - contributi statali per il funzionamento di enti centrali a finanza derivata (organi costituzionali, agenzie, autorità, enti di ricerca, etc.); - trasferimenti correnti agli Enti di Previdenza a fini prevalentemente assistenziali; - contributi statali per il funzionamento degli enti locali calcolati sulla base di parametri demografici e socioeconomici; - altri contributi ordinari dello Stato versati a Regioni ed enti locali, per lo svolgimento di funzioni delegate, in base alle normative vigenti; - la quota ordinaria di compartecipazione dell’Italia al bilancio della UE; - altri contributi ordinari al funzionamento di organismi internazionali ai quali l’Italia aderisce. - contributi a investimenti, cioè risorse destinate a finanziare progetti ed investimenti di vari destinatari - altri trasferimenti in conto capitale che rappresentano risorse destinate al ripianamento di debiti pregressi dei soggetti beneficiari o ad altri trasferimenti in conto capitale. Chi crede che non servano a niente farebbe meglio a ragionarci sopra. L’algoritmo prevedere tagli del 10 % diffusi, fatta eccezione per alcune voci di spesa sociale dove si è ipotizzato un taglio del 5% o 0%. Queste eccezioni sono evidenziate in giallo nelle analisi per singolo Ministero. In totale si risparmierebbero 14,5 miliardi di euro su 367 (277+80) di spesa. Considerando che le strutture destinatarie di questi soldi sono comunque composte di persone, si tratterebbe di aggravare ulteriormente il bilancio sociale di cui al punto 1. In riepilogo : Pag 57 di 253 MEF SVILUPPO ECONOMICO LAVORO E POLITICHE SOCIALI GIUSTIZIA ESTERI ISTRUZIONE INTERNO AMBIENTE INFRASTRUTTURE DIFESA AGRICOLTURA CULTURA SALUTE Anni pers. 76.220 3.640 8.558 98.433 9.026 990.681 165.794 1.077 20.045 313.411 11.796 19.998 3.239 1.721.918 Media Media Media Gestione ‐ personale‐ no Rosso > Retribuzio Totale propri con ni lorde Str./Amm. 20% Personale pesonale 4.129.472.973 6.026.293.664 54.178 36.119 8.427 197.132.934 230.664.547 54.157 36.105 8.137 384.743.068 444.524.516 44.957 29.971 6.662 5.528.108.842 7.211.875.408 56.161 37.441 15.670 922.561.796 1.081.635.827 102.212 68.141 15.801 39.507.421.405 40.446.779.057 39.879 26.586 935 7.859.454.284 9.077.737.089 47.405 31.603 5.913 64.306.916 128.111.110 59.709 39.806 58.235 916.423.460 1.086.301.515 45.718 30.479 8.170 14.492.046.636 19.042.751.730 46.240 30.827 11.428 671.268.901 758.500.257 56.906 37.938 5.605 841.175.318 1.004.255.614 42.063 28.042 7.364 184.640.484 275.019.815 57.005 38.004 25.669 75.698.757.017 86.814.450.149 43.962 29.308 4.893 Risparmi personale ‐411.597.506 ‐19.669.553 ‐38.170.097 ‐551.944.560 ‐92.156.695 ‐3.950.129.437 ‐785.841.204 ‐6.131.885 ‐91.642.346 ‐1.449.204.664 ‐67.126.890 ‐83.827.505 ‐18.464.048 ‐7.565.906.391 Risparmi altri Risparmi Dislocati propri + altri ‐189.682.069 ‐5.709.327.163 ‐3.353.161 ‐1.122.199.781 ‐5.978.145 ‐4.201.094.587 ‐168.376.657 1.093.921 ‐15.907.403 ‐80.422.182 ‐93.935.765 ‐767.950.922 ‐121.828.281 ‐1.619.852.586 ‐6.380.419 ‐38.578.641 ‐16.987.806 ‐573.494.741 ‐455.070.509 ‐146.882.443 ‐8.723.136 ‐56.227.393 ‐16.308.030 ‐41.889.890 ‐9.037.933 ‐98.385.542 ‐1.111.569.313 ‐14.455.211.951 ‐23.132.687.656 Il default fa male Mi rendo conto che vista nell’ottica di cui sopra, questa review sembra impossibile. Eppure se si vuole cercare di realizzare un piano strategico che ci salvi dal default e ci metta in condizione di rilancio, io non vedo altra via. Bisogna ragionare in termini complessi. Contemplando tanti interventi tutti insieme. O davvero finirà male. Capita anche a me di pensare ad un default pilotato. Ad esempio che garantisca solo i possessori di titoli di Stato persone fisiche residenti in Italia. Certo, in apparenza sarebbe comodo. Ma bisogna ricordare due cose. 1. La prima è che non sarebbe risolutivo (si veda la tabella del piano). Una parte di debito resterebbe (30-50% ?), e post-default non costerebbe più tra 0% e 3% di interessi/anno, ma molto di più. 7-8% almeno ? Lo spread schizzerebbe alle stelle, per capirsi, e gli interessi si rimoltiplicherebbero. 2. La seconda è che di certo non sarebbe indolore. Ricordo l’Argentina. Una immagine che mi rimase impressa era quella della gente che andava a cercare la carta nei cassonetti per strada. La rivendevano per cercare di sopravvivere. Chi pensa che a noi non possa succedere, non ha capito nulla. Si passa ora all’analisi per ministero. Ministero dell’Economia e delle finanze E’ il Ministero principale in termini di spesa gestita : 230 miliardi di spesa totale, di cui 6 di costi propri. Al Ministero dell’Economia e delle finanze sono affidati rilevanti compiti istituzionali, tra i quali: 1. linee di programmazione economico finanziaria dello Stato, emissione e gestione dei titoli del debito pubblico, gestione e dismissione di enti e aziende partecipate dallo Stato, da Dipartimento Tesoro; 2. Politiche, processi e adempimenti di bilancio con particolare riguardo alla formazione del Bilancio, compresi gli adempimenti di tesoreria, tenuta della contabilità dello Stato e vigilanza sulla spesa pubblica, affidati alla Ragioneria Generale dello Stato; 3. indirizzo e coordinamento di altri servizi a supporto delle Amministrazioni pubbliche (tra i quali l’attività prevalente è posta in essere dall’Avvocatura Generale dello Stato); 4. coordinamento monitoraggio e vigilanza sul sistema della fiscalità statale (escluse le funzioni operative affidate dal 2001 alle Agenzie fiscali), in carico al Dipartimento delle Politiche fiscali; 5. compiti di polizia tributaria a cura del Corpo della Guardia di Finanza. 6. L’Amministrazione, nel suo ruolo di coordinatore dei conti pubblici e di gestore del Bilancio dello Stato, trasferisce inoltre ingenti risorse finanziarie per conto dello Stato ad altre Amministrazioni, enti od organismi pubblici e privati (costi dislocati), destinate al perseguimento di finalità che, in alcuni casi, non hanno relazioni dirette con i compiti istituzionalmente affidati all’Amministrazione (dalla sanità alla tutela dell’ambiente, alle opere pubbliche, ecc). La struttura del Ministero è stata interessata dalla riorganizzazione prevista con regolamento n. 43 del 2008 e successivo decreto ministeriale del 28 gennaio 2009, ed è riassunta nella tabella seguente. Pag 58 di 253 MINISTERO ECONOMIA E FINANZE Gabinetto e uffici di diretta collaborazione al Ministro ‐ Dislocati confessioni religiose 1,1 mld + Organi costituz 1,99 mld + organi a ril. cost 0,529 + Presidenza CdM 0,476 Organismo indipendente di valutazione della performance + sport gioventù e turismo 0,684 + 0,037 GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLL. A OPERA MINISTRO Ufficio del responsabile del dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi del Tesoro ‐ Protezione civile calamità 128 e struttura 1895 Direzione Centrale per la Logistica e gli Approvvigionamenti Direzione Centrale dei Servizi del Tesoro Direzione Centrale dei Sistemi Informativi e innovazione Direzione Centrale per le Politiche del Personale Dir. Centrale per i Servizi al Personale ‐ Dislocati infortuni DIPAR. AMMI. GENERALE, DEL PERSONALE E DEI SERVIZI Uff. del Direttore Generale del Tesoro ‐ Dislocati UE + Regolazioni in Altri Direzione I ‐ Analisi econ. finanziaria ‐ Dislocati = analisi Direzione II ‐ Debito pubblico Direzione III ‐ Rapporti finanziari internazionali Direzione IV ‐ Sistema bancario e finanziario. Affari legali Direzione V ‐ Prevenzione dell'utilizzo del finanziario per fini illegali sistema Direzione VI ‐ Oper. finanziarie. Contenzioso comunitario Direzione VII ‐ Finanza e Privatizzazioni Direzione VIII ‐ Valorizzazione di attivo e patrimonio Stato DIPARTIMENTO DEL TESORO Ufficio del Ragioniere Generale dello Stato ‐ Dislocati postali telefonici x invìcentivi editoria Ispettorato generale di finanza Ispettorato generale del bilancio ‐ Dislocati da ripartire 1,5 mld + 1 a quadratura Ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l'analisi costi del lavoro pubblico Ispettorato generale per gli affari economici Ispet. gen. X finanza delle PP.AA. ‐ Dislocati Enti territoriali Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l' UE Ispettorato generale per la spesa sociale ‐ Dislocati Sanità Isp. Gen.X l'informatizzazione della contabilità di Stato Ispettorato Generale per la Contabilità e la Finanza pubblica Ragionerie Territoriali dello Stato ‐ Dislocati Regioni + Enti Isp. Gen. di Finanza ‐ Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica Ucb Economia e Finanze UCB SviL. Econ.‐ Dislocati incentivi imprese anche fiscalità Ucb Lavoro e politiche sociali ‐ Dislocati + 197 casa + 4.286 protezione x categorie + famiglie 52 + dipendenze 10 + pari opportunità 12 + pensioni di guerra 913 Ucb Giustizia Ucb Affari esteri Ucb Istruzione, Universita' e Ricerca ‐ Dislocati 131 +33 Ucb Interno ‐ Sicurezza democratica in altri Ucb Ambiente e tutela del territorio ‐ Dislocati tutela Ucb Infrastr. e Trasp.‐Dislocati svil trasp 4,9 mld + 0,25 infras. Ucb Difesa Ucb Politiche Agricole e Forestali Ucb Beni e attivita culturali Ucb Salute ‐ Dislocati previdenza ‐ Altri Previdenza Ucr Monopoli Servizio Studi Dipartimentale ‐ A quadratura totale 386 634 DIPARTIMENTO DELLA RAGIONERIA GENERALE Ufficio del DG Finanze ‐ Dislocati frodi vigilanza, regolazioni Direzione studi e ricerche economico fiscali Direzione legislazione tributaria Direzione agenzia ed enti della fiscalità ‐ Dislocati regolazione e coordinamento fiscalità Direzione relazioni internazionali Direzione federalismo fiscale Direzione comunicazione istituzionale della fiscalità Direzione sistema informativo della fiscalità Commissioni Tributarie Direzione della giustizia tributaria DIPARTIMENTO DELLE FINANZE Comando generale del Corpo della Guardia di Finanza ‐ dislocati concorso sicurezza Comandi del corpo della Guardia di Finanza GUARDIA DI FINANZA Avvocatura dello Stato AVVOCATURA DELLO STATO TOTALE GENERALE Anni persona Personale Gestione 208 13.539.259 4.338.638 0 13 221 1.148.552 14.687.811 433.215 4.771.853 56 344 533 217 65 393 1.608 4.379.606 15.829.607 23.812.171 10.312.455 3.763.205 18.033.419 76.130.463 133 40 118 63 57 Straordinari Ammortamenti TOTALE Dislocati 449.935 18.327.832 4.100.736.785 0 0 0 449.935 1.581.767 19.909.599 721.744.824 4.822.481.609 0 1.628.104 9.219.346 18.286.992 6.650.464 1.730.380 9.256.080 46.771.366 5.760 243.974 25.560 8.214 3.728 16.223.580 16.510.816 221.895 1.536.831 3.074.864 1.998.259 229.589 1.331.901 8.393.339 6.235.365 26.829.758 45.199.587 18.969.392 5.726.902 44.844.980 147.805.984 2.023.682.229 352.602.072 193.976.035 5.827.000 2.382.111.301 193.976.035 7.955.491 2.656.561 6.400.836 3.849.737 3.365.406 4.211.818 2.095.782 3.333.654 2.061.556 1.706.158 337.654 130.656 289.380 152.468 139.808 1.789.778 419.734 2.366.613 521.820 418.200 14.294.741 5.302.733 12.390.483 6.585.581 5.629.572 142 191 34 23 801 6.979.318 9.459.772 2.156.223 1.544.297 44.367.641 3.949.174 5.227.862 3.463.782 633.906 26.683.692 344.544 176.475.742 83.988 55.700 178.009.940 1.296.718 1.673.038 291.834 67.710 8.845.445 12.569.754 192.836.414 5.995.827 2.301.613 257.906.718 91 195 6.519.017 10.460.109 1.369.432 3.310.688 10.036 19.378 558.608 577.970 8.457.093 14.368.145 982.823.652 118 6.916.131 2.187.010 12.918 1.408.816 10.524.875 1.538.144.373 105 56 99 90 60 218 41 4.603 157 174 87 6.496.981 3.781.113 5.768.678 5.427.298 3.941.096 10.362.869 2.720.282 196.190.189 15.991.680 8.470.650 4.424.541 1.938.472 738.054 1.419.944 2.722.416 1.144.892 4.609.350 623.522 54.442.258 3.326.644 3.708.350 1.024.432 10.430 5.566 2.858.158 8.842 5.964 21.664 4.374 457.430 15.602 17.290 8.644 1.168.984 169.454 648.002 4.193.736 829.898 2.546.644 450.900 17.012.052 1.236.446 842.844 421.200 9.614.867 4.694.187 10.694.782 12.352.292 5.921.850 17.540.527 3.799.078 268.101.929 20.570.372 13.039.134 5.878.817 46 88 102 101 88 31 100 122 51 58 48 29 51 7.009 174 54 84 2.431.560 4.469.133 5.087.659 5.149.870 4.608.000 1.919.411 5.001.245 5.811.113 2.583.152 3.045.009 2.483.044 1.403.970 3.347.009 334.810.809 9.880.401 3.642.401 5.042.713 672.774 950.966 1.531.518 2.262.872 1.036.672 392.024 1.113.310 1.608.754 657.708 616.342 943.032 479.900 1.508.672 96.340.008 2.678.774 868.752 1.085.856 4.570 8.744 10.136 10.036 8.748 3.080 9.938 12.126 5.068 5.762 4.770 2.982 5.068 3.547.324 1.638.290 505.788 788.040 207.458 323.648 777.826 537.764 330.696 177.554 383.250 503.990 319.362 227.730 215.476 93.052 223.970 36.387.330 3.614.336 3.888.500 1.585.970 3.316.362 5.752.491 7.407.139 7.960.542 5.984.116 2.492.069 6.507.743 7.935.983 3.565.290 3.894.843 3.646.322 1.979.904 5.084.719 471.085.471 17.811.801 8.905.441 8.502.579 48 60 48 38 53 2.083 75 2.717 3.152.913 3.549.165 2.996.865 2.382.140 2.934.831 94.426.777 4.043.427 132.051.633 642.854 1.060.276 563.098 2.596.298 297.932 89.027.238 445.588 99.266.666 876.014.724 561.768 455.286 362.680 501.446 19.021.500 711.484 900.561.006 1.177.572 1.294.850 1.160.498 1.086.538 3.203.290 3.984.034 1.464.986 22.460.574 880.988.063 6.466.059 5.175.747 6.427.656 6.937.499 206.459.549 6.665.485 1.154.339.879 2.307 60.349 62.656 1.208 1.208 76.220 139.961.264 3.231.345.991 3.371.307.255 156.117.361 156.117.361 4.129.472.973 67.410.799 289.937.066 357.347.865 11.161.930 11.161.930 642.343.380 310.329 1.225.686 1.536.015 55.400 55.400 1.100.220.501 2.805.208 72.936.607 75.741.815 1.978.372 1.978.372 154.256.810 210.487.600 3.595.445.350 3.805.932.950 169.313.063 169.313.063 6.026.293.664 24.159.548.631 60.486.069 3.510.000 52.734.184.865 24.223.544.700 52.734.184.865 10.609.020.528 1.071.869.904 11.535.134.217 50.190.770 23.431.777.102 1.112.811.951 5.306.956.702 131.858.215 720.236.021 58.991.768 5.102.196.856 10.022.339.095 11.061.100.000 386.634 60.295.290.469 34.805.874 22.440.547.319 3.636.123.173 57.198.049.371 60.868.978.418 0 1.271.174 1.271.174 0 152.593.677.671 75.368.708.219 E’ articolato in circa 60 Strutture organizzative, che occupano 76.220 persone, per un costo di 4,1 mld. I costi di gestione sono circa 2 miliardi. La gran parte delle spese gestite, però, è relativa ai costi dislocati e altri (152 mld + 75 mld). Si ipotizzano minori spese democraticamente articolate come in tabella seguente (ultime 3 colonne) Pag 59 di 253 Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Altre MINISTERO ECONOMIA E FINANZE Gabinetto e uffici di diretta collaborazione al Ministro ‐ Dislocati confessioni religiose 1,1 mld + Organi costituz 1,99 mld + organi a ril. cost 0,529 + Presidenza CdM 0,476 Organismo indipendente di valutazione della performance + sport gioventù e turismo 0,684 + 0,037 GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLL. A OPERA MINISTRO Ufficio del responsabile del dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi del Tesoro ‐ Protezione civile calamità 128 e struttura 1895 Direzione Centrale per la Logistica e gli Approvvigionamenti Direzione Centrale dei Servizi del Tesoro Direzione Centrale dei Sistemi Informativi e innovazione Direzione Centrale per le Politiche del Personale Dir. Centrale per i Servizi al Personale ‐ Dislocati infortuni DIPAR. AMMI. GENERALE, DEL PERSONALE E DEI SERVIZI Uff. del Direttore Generale del Tesoro ‐ Dislocati UE + Regolazioni in Altri Direzione I ‐ Analisi econ. finanziaria ‐ Dislocati = analisi Direzione II ‐ Debito pubblico Direzione III ‐ Rapporti finanziari internazionali Direzione IV ‐ Sistema bancario e finanziario. Affari legali Direzione V ‐ Prevenzione dell'utilizzo del finanziario per fini illegali sistema Direzione VI ‐ Oper. finanziarie. Contenzioso comunitario Direzione VII ‐ Finanza e Privatizzazioni Direzione VIII ‐ Valorizzazione di attivo e patrimonio Stato DIPARTIMENTO DEL TESORO Ufficio del Ragioniere Generale dello Stato ‐ Dislocati postali telefonici x invìcentivi editoria Ispettorato generale di finanza Ispettorato generale del bilancio ‐ Dislocati da ripartire 1,5 mld + 1 a quadratura Ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l'analisi costi del lavoro pubblico Ispettorato generale per gli affari economici Ispet. gen. X finanza delle PP.AA. ‐ Dislocati Enti territoriali Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l' UE Ispettorato generale per la spesa sociale ‐ Dislocati Sanità Isp. Gen.X l'informatizzazione della contabilità di Stato Ispettorato Generale per la Contabilità e la Finanza pubblica Ragionerie Territoriali dello Stato ‐ Dislocati Regioni + Enti Isp. Gen. di Finanza ‐ Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica Ucb Economia e Finanze UCB SviL. Econ.‐ Dislocati incentivi imprese anche fiscalità Ucb Lavoro e politiche sociali ‐ Dislocati + 197 casa + 4.286 protezione x categorie + famiglie 52 + dipendenze 10 + pari opportunità 12 + pensioni di guerra 913 Ucb Giustizia Ucb Affari esteri Ucb Istruzione, Universita' e Ricerca ‐ Dislocati 131 +33 Ucb Interno ‐ Sicurezza democratica in altri Ucb Ambiente e tutela del territorio ‐ Dislocati tutela Ucb Infrastr. e Trasp.‐Dislocati svil trasp 4,9 mld + 0,25 infras. Ucb Difesa Ucb Politiche Agricole e Forestali Ucb Beni e attivita culturali Ucb Salute ‐ Dislocati previdenza ‐ Altri Previdenza Ucr Monopoli Servizio Studi Dipartimentale ‐ A quadratura totale 386 634 DIPARTIMENTO DELLA RAGIONERIA GENERALE Ufficio del DG Finanze ‐ Dislocati frodi vigilanza, regolazioni Direzione studi e ricerche economico fiscali Direzione legislazione tributaria Direzione agenzia ed enti della fiscalità ‐ Dislocati regolazione e coordinamento fiscalità Direzione relazioni internazionali Direzione federalismo fiscale Direzione comunicazione istituzionale della fiscalità Direzione sistema informativo della fiscalità Commissioni Tributarie Direzione della giustizia tributaria DIPARTIMENTO DELLE FINANZE Comando generale del Corpo della Guardia di Finanza ‐ dislocati concorso sicurezza Comandi del corpo della Guardia di Finanza GUARDIA DI FINANZA Avvocatura dello Stato AVVOCATURA DELLO STATO TOTALE GENERALE Media Media personale‐ Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio no con pesonale 20% ni lorde Str./Amm. Anni pers. Personale Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri 208 13.539.259 18.327.832 65.093 43.395 20.859 ‐1.353.926 ‐478.857 ‐410.073.679 13 221 1.148.552 14.687.811 1.581.767 19.909.599 88.350 66.461 58.900 44.307 33.324 21.592 ‐57.428 ‐1.411.354 ‐43.322 ‐522.179 ‐72.174.482 ‐482.248.161 56 344 533 217 65 393 1.608 4.379.606 15.829.607 23.812.171 10.312.455 3.763.205 18.033.419 76.130.463 6.235.365 26.829.758 45.199.587 18.969.392 5.726.902 44.844.980 147.805.984 78.207 46.016 44.676 47.523 57.895 45.887 47.345 52.138 30.678 29.784 31.682 38.597 30.591 31.563 29.073 26.800 34.310 30.647 26.621 23.552 29.087 ‐437.961 ‐1.582.961 ‐2.381.217 ‐1.031.246 ‐376.321 ‐1.803.342 ‐7.613.046 ‐185.576 ‐1.100.015 ‐2.138.742 ‐865.694 ‐196.370 ‐2.681.156 ‐7.167.552 ‐202.368.223 ‐54.657.811 0 0 0 ‐582.700 ‐257.608.734 133 40 118 63 57 7.955.491 2.656.561 6.400.836 3.849.737 3.365.406 14.294.741 5.302.733 12.390.483 6.585.581 5.629.572 59.816 66.414 54.244 61.107 59.042 39.877 44.276 36.163 40.738 39.361 31.668 52.395 28.251 32.723 29.933 ‐795.549 ‐132.828 ‐640.084 ‐384.974 ‐336.541 ‐633.925 ‐264.617 ‐598.965 ‐273.584 ‐226.417 0 ‐6.048.607 ‐351.000 0 0 142 191 34 23 801 6.979.318 9.459.772 2.156.223 1.544.297 44.367.641 12.569.754 192.836.414 5.995.827 2.301.613 257.906.718 49.150 49.528 63.418 67.143 55.390 32.767 33.018 42.279 44.762 36.927 27.811 27.371 101.876 27.561 33.313 ‐697.932 ‐945.977 ‐107.811 ‐77.215 ‐4.118.910 ‐559.044 ‐18.337.664 ‐383.960 ‐75.732 ‐21.353.908 0 0 0 0 ‐6.399.607 91 195 6.519.017 10.460.109 8.457.093 14.368.145 71.638 53.642 47.758 35.761 15.049 16.978 ‐651.902 ‐1.046.011 ‐193.808 ‐390.804 ‐98.282.365 0 118 6.916.131 10.524.875 58.611 39.074 18.534 ‐691.613 ‐360.874 ‐607.358.245 105 56 99 90 60 218 41 4.603 157 174 87 6.496.981 3.781.113 5.768.678 5.427.298 3.941.096 10.362.869 2.720.282 196.190.189 15.991.680 8.470.650 4.424.541 9.614.867 4.694.187 10.694.782 12.352.292 5.921.850 17.540.527 3.799.078 268.101.929 20.570.372 13.039.134 5.878.817 61.876 67.520 58.269 60.303 65.685 47.536 66.348 42.622 101.858 48.682 50.857 41.251 45.013 38.846 40.202 43.790 31.691 44.232 28.415 67.905 32.455 33.905 18.462 13.180 14.343 30.249 19.082 21.144 15.208 11.828 21.189 21.312 11.775 ‐649.698 ‐378.111 ‐576.868 ‐542.730 ‐394.110 ‐1.036.287 ‐136.014 ‐19.619.019 ‐1.599.168 ‐847.065 ‐442.454 ‐311.789 ‐91.307 ‐492.610 ‐692.499 ‐198.075 ‐717.766 ‐107.880 ‐7.191.174 ‐457.869 ‐456.848 ‐145.428 0 0 ‐107.186.990 0 ‐579.266.249 0 0 ‐1.171.588.855 0 0 ‐111.281.195 46 88 102 101 88 31 100 122 51 58 48 29 51 7.009 174 54 84 2.431.560 4.469.133 5.087.659 5.149.870 4.608.000 1.919.411 5.001.245 5.811.113 2.583.152 3.045.009 2.483.044 1.403.970 3.347.009 334.810.809 9.880.401 3.642.401 5.042.713 3.316.362 5.752.491 7.407.139 7.960.542 5.984.116 2.492.069 6.507.743 7.935.983 3.565.290 3.894.843 3.646.322 1.979.904 5.084.719 471.085.471 17.811.801 8.905.441 8.502.579 52.860 50.786 49.879 50.989 52.364 61.916 50.012 47.632 50.650 52.500 51.730 48.413 65.628 47.769 56.784 67.452 60.032 35.240 33.857 33.253 33.993 34.909 41.278 33.342 31.755 33.767 35.000 34.487 32.275 43.752 31.846 37.856 44.968 40.022 14.626 10.806 15.015 22.405 11.780 12.646 11.133 13.187 12.896 10.627 19.647 16.548 29.582 13.745 15.395 16.088 12.927 ‐121.578 ‐446.913 ‐508.766 ‐514.987 ‐460.800 ‐95.971 ‐500.125 ‐581.111 ‐258.315 ‐304.501 ‐124.152 ‐70.199 ‐334.701 ‐32.933.168 ‐988.040 ‐364.240 ‐504.271 ‐88.480 ‐128.336 ‐231.948 ‐281.067 ‐137.612 ‐57.266 ‐150.650 ‐212.487 ‐98.214 ‐84.983 ‐116.328 ‐57.593 ‐173.771 ‐13.627.466 ‐793.140 ‐526.304 ‐345.987 ‐265.347.835 0 0 ‐13.185.822 ‐72.023.602 ‐5.899.177 ‐510.219.686 0 0 0 ‐1.054.171.955 0 ‐38.663 ‐4.595.850.639 ‐3.480.587 0 0 48 60 48 38 53 2.083 75 2.717 3.152.913 3.549.165 2.996.865 2.382.140 2.934.831 94.426.777 4.043.427 132.051.633 880.988.063 6.466.059 5.175.747 6.427.656 6.937.499 206.459.549 6.665.485 1.154.339.879 65.686 59.153 62.435 62.688 55.374 45.332 53.912 48.602 43.790 39.435 41.623 41.792 36.916 30.221 35.942 32.401 13.393 17.671 11.731 68.324 5.621 42.740 5.941 36.535 ‐157.646 ‐354.917 ‐149.843 ‐119.107 ‐293.483 ‐9.442.678 ‐404.343 ‐12.778.567 ‐87.783.515 ‐291.689 ‐217.888 ‐404.552 ‐400.267 ‐11.203.277 ‐262.206 ‐102.228.825 ‐363.612.317 0 0 0 0 0 0 ‐367.092.905 2.307 60.349 62.656 1.208 1.208 76.220 139.961.264 3.231.345.991 3.371.307.255 156.117.361 156.117.361 4.129.472.973 210.487.600 3.595.445.350 3.805.932.950 169.313.063 169.313.063 6.026.293.664 60.668 53.544 53.807 129.236 129.236 54.178 40.445 35.696 35.871 86.157 86.157 36.119 29.220 4.804 5.703 9.240 9.240 8.427 ‐13.996.126 ‐323.134.599 ‐337.130.726 ‐15.611.736 ‐15.611.736 ‐411.597.506 ‐7.052.634 ‐36.409.936 ‐43.462.570 ‐1.319.570 ‐1.319.570 ‐189.682.069 ‐127.117 0 ‐127.117 0 0 ‐5.709.327.163 Nell’ambito dei costi dislocati e altri ( i più importanti) si evidenzia quanto di seguito. In alcuni questi casi “più sensibili” la riduzione di spese ipotizzata ed evidenziata in giallo nella tabella soprastante è pari al 5% invece che al 10%, oppure zero nei casi in cui non è applicabile (come nel caso della quota Italia di partecipazione alla UE). Pag 60 di 253 Le voci componenti i due totali di 153 mld (punti da 1 a 6) e 75 mld (punti da 7 a 9) sono le seguenti. Su di esse si ipotizza in tabella precedente un risparmio di 5,7 miliardi. Pari al 2,5% del totale. 1. Federalismo (57 mld), 2. Regolazioni contabili ed altri trasferimenti alle Regioni a statuto speciale (23 mld) 3. Concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria (11 mld), 4. Partecipazione UE (24 mld) 5. Ispettorato generale per la spesa sociale (11 mld) 6. Altri vari fino a concorrenza 153 mld = 27 mld 7. Regolazioni contabili, restituzioni e rimborsi d'imposte (50 mld) 8. Rettifiche e integrazioni (7 mld). 9. Fondi da assegnare (18 mld) , tra cui fondi per rinnovi contrattuali del pubblico impiego; “fondi di riserva e speciali” tra cui fondi per la riassegnazione dei residui passivi, spese obbligatorie e spese impreviste e per provvedimenti legislativi in approvazione; “Previdenza obbligatoria e complementare” tra cui fondo contribuzione aggiuntiva Inpdap a carico di Amministrazioni statali. Una notazione aggiuntiva sui costi del personale nelle strutture “aggregate” e su “altri” (Gestione e più). 1. Delle 76.220 persone impiegate, 62.669 sono del corpo della Guardia di Finanza: 3,4 su 4,1 mld. 2. Al secondo posto ci sonno 4.800 persone in ragionerie territoriali. Su 7.000 tot. in Dir. Ragionerie. 3. Vale la pena di scorrere i costi medi per persona. Quelli relativi al personale sono sempre evidenziati in rosso nei casi in cui la media sia maggiore del 20% rispetto alla media totale. 4. Sui costi di Gestione alcune chicche spiccano. Ad esempio i 34 della Direzione Finanza e Privatizzazioni costano 2,1 milioni e ne spendono 3,5 di costi vari. I 40 della direzione economica e finanziaria costano 2,6 milioni e ne spendono 2 di gestione + 6 di dislocati. 5. In generale si nota che la media di 8.400 euro a persona di costi di gestione e vari è dovuta alla GdF che la abbassa sensibilmente. Però scorrendo tutte le 60 Strutture si fatica a trovarne molte con una media sotto i 10.000 euro a persona, che fa 1.000 euro al mese di altri costi a persona. Ministero per lo sviluppo economico MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO GABINETTO ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche Indirizzo politico Regolamentazione, incentivazione dei settori imprenditoriali, riassetti industriali, sperimentazione tecnologica, lotta alla contraffazione, tutela della proprieta' industriale. Dislocati stessa descrizione 2,6 mld Promozione, coordinamento, sostegno e vigilanza del movimento cooperativo Regolazione dei mercati Vigilanza sui mercati e sui prodotti, promozione della concorrenza e tutela dei consumatorI Polititica commerciale in ambito internazionale Sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e promozione del made in Italy DIPARTIMENTO PER L'IMPRESA E L'INTERNAZIONALIZZAZIONE Gestione, regolamentazione, sicurezza e infrastrutture del settore energetico Sviluppo, innovazione e ricerca in materia di energia ed in ambito minerario ed industriale DIPARTIMENTO PER L'ENERGIA Incentivazione per lo sviluppo industriale nell'ambito delle politiche di sviluppo e coesione Politiche per lo sviluppo economico ed il miglioramento istituzionale delle aree sottoutilizzate. DIPARTIMENTO PER LO SVILUPPO E LA COESIONE ECONOMICA Pianificazione, regolamentazione, vigilanza e controllo delle comunicazioni elettroniche e Radiodiffusione Regolamentazione e vigilanza del settore postale Servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione Innovazione Tecnologica e ricerca per lo sviluppo delle comunicazioni e della societa' dell'informazione Prevenzione e riduzione dell'inquinamento elettromagnetico e impatto sui sistemi di comunicazione elettronica DIPARTIMENTO PER LE COMUNICAZIONI Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza + Quadartura altri Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche ‐ DA RIPARTIRE 74 MIL + QUADRATURA TOTALE GENERALE Pag 61 di 253 Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati Altre Anni pers. Personale Gestione Straordinari Ammortament i TOTALE 237 14.150.688 1.358.188 0 194.896 15.703.772 0 6.107.598 335 19.462.186 5.982.689 3.401 562.645 26.010.921 2.597.189.385 16.006.246 103 12.403.166 1.093.727 0 29.407 13.526.300 162 116 9.252.642 5.648.928 2.730.575 729.811 10.603 0 103.204 34.026 12.097.024 6.412.765 20.331.774 67.139 22.712.369 112 828 5.836.131 52.603.053 538.740 11.075.542 0 14.004 73.635 802.917 6.448.506 64.495.516 132.695.219 2.750.283.517 ‐39.277 31.119.873 106 6.701.427 1.076.477 0 8.358 7.786.262 396.922 72 178 4.270.536 10.971.963 516.579 1.593.056 0 0 5.252 13.610 4.792.367 12.578.629 181.693.106 182.090.028 329 15.294.220 1.679.138 10.788 76.496 17.060.642 1.000.000 334 663 23.923.963 39.218.183 8.016.990 9.696.128 50.002 60.790 1.208.745 1.285.241 33.199.700 50.260.342 8.077.716.800 8.078.716.800 36.000.000 36.000.000 1.061 56 152 48.081.336 2.989.195 6.961.209 2.545.054 347.961 494.498 304.132 242.259 2.965 28.587 50.868.649 3.340.121 7.788.426 4.930.000 750.000 56.676.040 ‐2.192.352 ‐429.867 8.944.164 71 3.886.693 766.900 683.104 5.336.697 3.098.741 744.650 20 1.360 874.816 62.793.249 91.491 4.245.904 304.132 17.212 974.127 983.519 68.317.412 65.454.781 7.066.595 374 17.395.798 1.648.332 5.096 259.650 19.308.876 374 3.640 17.395.798 197.132.934 1.648.332 29.617.150 5.096 384.022 259.650 3.530.441 19.308.876 230.664.547 ‐7.559.465 0 65.158.621 0 11.076.545.126 65.158.621 145.452.687 E’ un ministero relativamente piccolo. Le funzioni svolte si evincono dalla tabella soprastante. 1. Occupa 3.640 persone che costano 197 milioni di euro. 54.000 euro medi pari a 36.000 euro di lordo. 2. I costi di gestione sono circa 33 milioni 3. I costi dislocati ( a cui aggiungere 145 mil di altri) sono quelli più importanti. (11 mld) e in particolare: - trasferimenti alle imprese nell’ambito del programma Regolamentazione, incentivazione dei settori imprenditoriali, riassetti industriali, sperimentazione tecnologica, lotta alla contraffazione, tutela della proprietà industriale; - trasferimenti alle aree sottoutilizzate nell’ambito del programma Politiche per lo sviluppo economico ed il miglioramento istituzionale delle aree sottoutilizzate. MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO GABINETTO ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche Indirizzo politico Regolamentazione, incentivazione dei settori imprenditoriali, riassetti industriali, sperimentazione tecnologica, lotta alla contraffazione, tutela della proprieta' industriale. Dislocati stessa descrizione 2,6 mld Promozione, coordinamento, sostegno e vigilanza del movimento cooperativo Regolazione dei mercati Vigilanza sui mercati e sui prodotti, promozione della concorrenza e tutela dei consumatorI Polititica commerciale in ambito internazionale Sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e promozione del made in Italy DIPARTIMENTO PER L'IMPRESA E L'INTERNAZIONALIZZAZIONE Gestione, regolamentazione, sicurezza e infrastrutture del settore energetico Sviluppo, innovazione e ricerca in materia di energia ed in ambito minerario ed industriale DIPARTIMENTO PER L'ENERGIA Incentivazione per lo sviluppo industriale nell'ambito delle politiche di sviluppo e coesione Politiche per lo sviluppo economico ed il miglioramento istituzionale delle aree sottoutilizzate. DIPARTIMENTO PER LO SVILUPPO E LA COESIONE ECONOMICA Pianificazione, regolamentazione, vigilanza e controllo delle comunicazioni elettroniche e Radiodiffusione Regolamentazione e vigilanza del settore postale Servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione Innovazione Tecnologica e ricerca per lo sviluppo delle comunicazioni e della societa' dell'informazione Prevenzione e riduzione dell'inquinamento elettromagnetico e impatto sui sistemi di comunicazione elettronica DIPARTIMENTO PER LE COMUNICAZIONI Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza + Quadartura altri Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche ‐ DA RIPARTIRE 74 MIL + QUADRATURA TOTALE GENERALE Media Media personale‐ Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio no con pesonale 20% ni lorde Str./Amm. Anni pers. Personale Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri 237 14.150.688 15.703.772 59.708 39.805 5.731 ‐1.415.069 ‐155.308 ‐610.760 335 19.462.186 26.010.921 58.096 38.731 17.859 ‐1.946.219 ‐654.874 ‐261.319.563 103 12.403.166 13.526.300 120.419 80.279 10.619 ‐1.240.317 ‐112.313 755.947 162 116 9.252.642 5.648.928 12.097.024 6.412.765 57.115 48.698 38.077 32.465 16.855 6.291 ‐925.264 ‐564.893 ‐284.438 ‐76.384 ‐2.033.177 ‐2.277.951 112 828 5.836.131 52.603.053 6.448.506 64.495.516 52.108 63.530 34.739 42.354 4.810 13.376 ‐583.613 ‐5.260.305 ‐61.238 ‐1.189.246 ‐13.265.594 ‐278.140.339 106 6.701.427 7.786.262 63.221 42.147 10.155 ‐670.143 ‐108.484 ‐39.692 72 178 4.270.536 10.971.963 4.792.367 12.578.629 59.313 61.640 39.542 41.093 7.175 8.950 ‐427.054 ‐1.097.196 ‐52.183 ‐160.667 ‐18.169.311 ‐18.209.003 329 15.294.220 17.060.642 46.487 30.991 5.104 ‐1.529.422 ‐176.642 ‐100.000 334 663 23.923.963 39.218.183 33.199.700 50.260.342 71.629 59.153 47.752 39.435 24.003 14.625 ‐2.392.396 ‐3.921.818 ‐927.574 ‐1.104.216 ‐811.371.680 ‐811.471.680 1.061 56 152 48.081.336 2.989.195 6.961.209 50.868.649 3.340.121 7.788.426 45.317 53.378 45.797 30.211 35.586 30.532 2.399 6.214 3.253 ‐4.808.134 ‐298.920 ‐696.121 ‐278.731 ‐35.093 ‐82.722 ‐273.765 ‐32.013 ‐6.562.020 71 3.886.693 5.336.697 54.742 36.495 10.801 ‐388.669 ‐145.000 ‐384.339 20 1.360 874.816 62.793.249 983.519 68.317.412 43.741 46.172 29.161 30.781 4.575 3.122 ‐43.741 ‐6.235.584 ‐10.870 ‐552.416 0 ‐7.252.138 374 17.395.798 19.308.876 46.513 31.009 4.407 ‐1.739.580 ‐191.308 ‐6.515.862 374 3.640 17.395.798 197.132.934 19.308.876 230.664.547 46.513 54.157 31.009 36.105 4.407 8.137 ‐1.739.580 ‐19.669.553 ‐191.308 ‐3.353.161 ‐6.515.862 ‐1.122.199.781 L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 19,7 milioni (personale) + 3,5 milioni (altri) + 1,1 mld di Dislocati e altri. Con qualche notazione aggiuntiva. 1. Delle 3.600 persone impiegate, 1.061 sono per pianificazione e vigilanza comunicazioni. 2. Al secondo e terzo posto si trovano 828 persone per l’impresa e l’internazionalizzazione e 660 persone per lo sviluppo e la coesione economica. 52 e 39 milioni. 3. Vale sempre la pena di scorrere i costi medi per persona. Quelli relativi al personale sono sempre evidenziati in rosso nei casi in cui la media sia maggiore del 20% rispetto alla media totale. 4. Sui costi di Gestione si rileva che i due dipartimenti di cui al punto precedente spendono anche 11 e quasi 10 milioni di costi di gestione. 13.000 e 15.000 a persona. 5. Sui dislocati non si può dire granchè. Se non che le tipologie di spesa (o programma, come definito) in corsivo al precedente punto 3 sono voci “sensibili”. Non sarebbe sorprendente trovare erogazioni clientelari. Ma è tutto da dimostrare. Pag 62 di 253 Ministero del lavoro e delle politiche sociali MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI GABINETTO E UFFICI DIRETTI DEL MIN ‐ Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle AA PP Segretariato Generale ‐ Coordinamento e integrazione delle politiche del lavoro e delle politiche sociali, innovazione e coordinamento amministrativo DG Politiche Personale ‐ Servizi territoriali per il lavoro Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza DG Servizi di comunicazione istituzionale e informazione in materia di politiche del lavoro e in materia di politiche sociali DG Politiche attive e passive del lavoro DG Politiche di regolamentazione in tema di rapporti di lavoro DG Servizi e sistemi informativi per il lavoro DG Previdenza obbligatoria e complementare, assic. sociali DG Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, promozione e programmazione pol. Soc., monitor. e valutazione interventi DG Terzo settore: associazionismo, volontariato, Onlus e formazioni sociali DG Flussi migratori per motivi di lavoro e politiche di integrazione sociale delle persone immigrate DG Programmazione e coordinamento della vigilanza in materia di prevenzione e osservanza delle norme di legislazione sociale e del lavoro TOTALE GENERALE Ammor tamenti TOTALE Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati Altre 400.606 8.216.346 21.763.945 1.776 594 269.650 18.760 647.760 328.249 2.822.298 328.899.078 28.368.155 ‐12.166.621 113.522 2.020.038 148.180 10.871 243.498 1.069.424 8.294.316 4.287.719.634 4.649.576 4.499.596 5.358.004 932.304 1.920.634 1.255.577 1.982 48.181 1.733 48.500 108.010 55.070 5.632.362 6.576.421 6.670.384 15.001.570 13.894.036 50.156.348.399 57.311.630 80 4.067.517 917.957 0 145.947 5.131.421 25.079.679.807 76.126.775 21 1.182.419 460.470 0 10.946 1.653.835 24 1.387.005 453.366 4.998 45.465 1.890.834 528 8.558 28.035.783 384.743.068 11.039.112 57.015.925 92.865 569.959 131.882 2.195.564 39.299.642 444.524.516 79.552.643.446 143.035.729 Anni pers. Personale Gestione 130 6.953.788 861.952 38 6.885 448 2.569.737 295.813.244 23.398.768 232.025 32.437.480 4.371.488 14 114 945.031 5.882.600 87 87 102 Straordinari Le funzioni svolte si evincono dalla tabella soprastante. 1. Occupa 8.558 persone che costano 385 milioni di euro. La maggior parte nei Servizi territoriali per il lavoro. 2. I costi di gestione sono circa 60 milioni, di cui 32 sempre per i servizi territoriali e 11 per la programmazione e vigilanza sulle normative che include anche parte dei Carabinieri. 3. I costi dislocati sono quelli più importanti. (79,6 mld a cui aggiungere 143 milioni) e in particolare: i trasferimenti all’Inps per il pagamento delle pensioni sociali e di invalidità, agli enti previdenziali per il sostegno alle politiche previdenziali ed assistenziali, i trasferimenti gestiti tramite il fondo sociale per occupazione e formazione destinato agli ammortizzatori sociali e ad altri interventi per il sostegno dell’occupazione MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI GABINETTO E UFFICI DIRETTI DEL MIN ‐ Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle AA PP Segretariato Generale ‐ Coordinamento e integrazione delle politiche del lavoro e delle politiche sociali, innovazione e coordinamento amministrativo DG Politiche Personale ‐ Servizi territoriali per il lavoro Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza DG Servizi di comunicazione istituzionale e informazione in materia di politiche del lavoro e in materia di politiche sociali DG Politiche attive e passive del lavoro DG Politiche di regolamentazione in tema di rapporti di lavoro DG Servizi e sistemi informativi per il lavoro DG Previdenza obbligatoria e complementare, assic. sociali DG Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, promozione e programmazione pol. Soc., monitor. e valutazione interventi DG Terzo settore: associazionismo, volontariato, Onlus e formazioni sociali DG Flussi migratori per motivi di lavoro e politiche di integrazione sociale delle persone immigrate DG Programmazione e coordinamento della vigilanza in materia di prevenzione e osservanza delle norme di legislazione sociale e del lavoro TOTALE GENERALE Media Media personale‐ Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio no con pesonale 20% ni lorde Str./Amm. Anni pers. Personale Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri 130 6.953.788 8.216.346 53.491 35.660 6.630 ‐695.379 ‐126.256 ‐2.176.395 38 6.885 448 2.569.737 295.813.244 23.398.768 2.822.298 328.899.078 28.368.155 67.625 42.965 52.229 45.083 28.643 34.820 6.106 4.711 9.758 ‐128.487 ‐29.581.324 ‐2.339.877 ‐25.256 ‐3.308.583 ‐496.939 1.216.662 0 0 14 114 945.031 5.882.600 1.069.424 8.294.316 67.502 51.602 45.001 34.401 8.109 17.720 ‐47.252 ‐588.260 ‐12.439 ‐241.172 0 ‐428.771.963 87 87 102 4.649.576 4.499.596 5.358.004 5.632.362 6.576.421 6.670.384 53.443 51.719 52.529 35.629 34.480 35.020 10.716 22.076 12.310 ‐464.958 ‐449.960 ‐535.800 ‐98.279 ‐207.683 ‐131.238 ‐1.500.157 ‐1.389.404 ‐2.510.683.001 80 4.067.517 5.131.421 50.844 33.896 11.474 ‐406.752 ‐106.390 ‐1.257.790.329 21 1.182.419 1.653.835 56.306 37.537 21.927 ‐59.121 ‐47.142 0 24 1.387.005 1.890.834 57.792 38.528 18.890 ‐69.350 ‐50.383 0 528 8.558 28.035.783 384.743.068 39.299.642 444.524.516 53.098 44.957 35.399 29.971 20.907 6.662 ‐2.803.578 ‐38.170.097 ‐1.126.386 ‐5.978.145 0 ‐4.201.094.587 L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 38 milioni (personale) + 6 milioni (altri) + 4,2 mld su Dislocati e altri. Qualche notazione aggiuntiva. 1. Delle 8.558 persone impiegate, 6.885 sono per Servizi territoriali 2. Al secondo posto si trovano 528 per la vigilanza. Pag 63 di 253 3. I costi medi per persona sono 45.000 euro, pari a 30.000 euro stimati di retribuzione lorda . Sono sempre evidenziati in rosso nei casi in cui la media sia maggiore del 20% rispetto alla media totale. 4. Sui costi di Gestione si rileva una media pari a 6.700 euro a persona, con alcune punte in valore assoluto ad esempio sulla vigilanza (11 milioni di euro) e quelli sempre per i servizi territoriali (32 milioni) di euro totale. 5. Sui dislocati anche in questo caso sono previsti dei tagli, anche se per 4,2 miliardi di euro che corrispondono al 5% sul totale (e non il 10%) di quasi 80 miliardi. Purtroppo se si deve tagliare si deve tagliare dove si spende, e la previdenza è uno di questi casi. Ministero della Giustizia MINISTERO DELLA GIUSTIZIA Gabinetto del Ministro + Da Assegnare in rettifiche Servizio ispettivo Organismo indipendente di valutazione della performance GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLLAB. AL MINISTRO Direzione Generale Giustizia civile Direzione Generale Giustizia penale Direzione Generale Contenzioso e Diritti Umani Ufficio del capo Dipartimento DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI DI GIUSTIZIA Direzione Generale del Personale e della Formazione Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi Direzione Generale del Bilancio e della Contabilita' Direzione Generale Magistrati Direzione Generale della Statistica Corti di Appello Procure Generali Corte Suprema di Cassazione Tribunale superiore delle acque pubbliche Procura Generale presso la Suprema Corte di Cassazione Direzionale nazionale antimafia Ufficio speciale Napoli Ufficio del capo Dipartimento Direzione Generale per i sistemi informativi automatizzati DIPARTIMENTO DELL'ORGANIZZAZIONE GIUDIZIARIA, DEL PERSONALE E DEI SERVIZI Ufficio del Capo del Dipartimento ‐ + dislocati Giustizia Direzione Generale del Personale e della Formazione Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi Direzione Generale del Bilancio e della Contabilita' Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento Direzione Generale dell'Esecuzione Penale Esterna Provveditorati regionali Magazzini Vestiario Centrali I.S.S.Pe e Scuole di Formazione DIPARTIMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA Ufficio Capo del Dipartimento + Dislocati generale Direzione Generale del Personale e della Formazione Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi DG per l'Attuazione dei Provvedimenti Giudiziari Centri per la Giustizia Minorile Istituto Centrale di Formazione DIPARTIMENTO PER LA GIUSTIZIA MINORILE TOTALE GENERALE Anni pers. Personale Gestione Straordinari Ammor tamenti TOTALE 200 122 13 335 72 125 67 80 344 183 230 50 67 33 34.960 10.934 897 21 170 190 33 87 554 13.882.870 11.297.618 1.249.665 26.430.153 3.823.684 6.050.974 3.167.018 3.780.979 16.822.655 7.788.727 9.034.963 2.214.655 3.264.836 1.571.783 2.235.749.189 692.313.385 87.123.308 1.113.180 18.040.118 10.287.700 1.537.449 5.366.958 23.713.031 2.885.014 1.724.878 111.906 4.721.798 1.232.966 3.190.299 450.632 514.026 5.387.923 0 0 0 0 0 777.411.280 538.808.334 7.990.630 264.814 877.688 3.836.230 413.930 6.367.960 2.963.435 0 0 0 0 700.000 0 2.000.000 0 2.700.000 0 0 0 0 0 1.189.372 509.730 0 0 0 0 0 0 0 805.024 69.300 1.200 875.524 481.624 1.362.331 37.429 46.537 1.927.921 774.958 563.374 221.016 286.026 275.205 38.568.536 23.974.857 3.772.749 90.240 638.970 2.706.553 265.164 3.184.968 1.487.520 17.572.908 13.091.796 1.362.771 32.027.475 6.238.274 10.603.604 5.655.079 4.341.542 26.838.499 8.563.685 9.598.337 2.435.671 3.550.862 1.846.988 3.052.918.377 1.255.606.306 98.886.687 1.468.234 19.556.776 16.830.483 2.216.543 14.919.886 28.163.986 48.409 567 380 132 26 141 29 45.220 53 500 47.048 88 30 28 20 2.083 48 2.297 98.433 3.099.119.282 31.733.238 20.700.105 7.739.023 1.641.580 8.429.624 1.755.388 2.184.210.875 2.617.272 25.828.241 2.284.655.346 4.741.100 1.544.242 1.397.398 1.072.163 90.097.522 2.228.981 101.081.406 5.528.108.842 1.338.934.301 1.175.424 567.154 385.440 38.370 225.710 43.410 168.168.150 86.754 1.356.210 172.046.622 395.339 22.918 99.982 52.414 20.498.799 319.165 21.388.617 1.542.479.261 1.699.102 0 350.000 350.000 0 0 0 1.237.886 0 0 1.937.886 0 17.341 3.500 1.500 0 0 22.341 6.359.329 76.810.136 1.073.703 106.655 42.801 8.331 53.151 14.291 48.580.148 377.952 874.672 51.131.704 341.900 99.656 124.174 117.399 3.288.177 211.385 4.182.691 134.927.976 4.516.562.821 33.982.365 21.723.914 8.517.264 1.688.281 8.708.485 1.813.089 2.402.197.059 3.081.978 28.059.123 2.509.771.558 5.478.339 1.684.157 1.625.054 1.243.476 113.884.498 2.759.531 126.675.055 7.211.875.408 Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Altre Dislocati 47.000 116.028.424 47.000 151.045.784 151.045.784 116.028.424 ‐306.897.231 ‐306.897.231 302.091.567 ‐613.794.462 0 159.173.581 0 159.173.581 1.053.731 0 24.460.947 1.053.731 462.365.879 24.460.947 ‐473.305.091 Il Ministero della Giustizia, che costituisce il centro propulsore della politica giudiziaria del governo, oltre ad occuparsi dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, espleta funzioni amministrative strettamente connesse alla funzione giurisdizionale sia nel campo civile che penale quali: amministrazione della giustizia civile e penale, attraverso le rete di tribunali e procure; organizzazione e funzionamento dei servizi relativi alla giustizia; gestione del personale amministrativo e dei mezzi e strumenti anche informativi necessari; casellario giudiziale; cooperazione internazionale in materia civile e penale; gestione degli archivi notarili; vigilanza sugli ordini e collegi professionali; istruttoria delle domande di grazia da proporre al Presidente della Repubblica; amministrazione penitenziaria, amministrazione della giustizia minorile, attraverso le rete di tribunali e procure e carceri minorili. Le funzioni svolte si evincono anche dalla tabella soprastante. Con riferimento ai costi si osserva che : Pag 64 di 253 1. occupa 98.000 persone che costano 5,5 miliardi di euro. Ma i costi sono quasi del tutto diretti. Non sono determinanti i dislocati. Si rinvia alla tabella seguente per il dettaglio per Struttura organizzativa; 2. oltre al personale si rilevano 1,5 miliardi di euro di costi di gestione prevalentemente in Procure (538 milioni), Corti di Appello (777 milioni) e Provveditorati regionali (172 milioni). MINISTERO DELLA GIUSTIZIA Gabinetto del Ministro + Da Assegnare in rettifiche Servizio ispettivo Organismo indipendente di valutazione della performance GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLLAB. AL MINISTRO Direzione Generale Giustizia civile Direzione Generale Giustizia penale Direzione Generale Contenzioso e Diritti Umani Ufficio del capo Dipartimento DIPARTIMENTO DEGLI AFFARI DI GIUSTIZIA Direzione Generale del Personale e della Formazione Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi Direzione Generale del Bilancio e della Contabilita' Direzione Generale Magistrati Direzione Generale della Statistica Corti di Appello Procure Generali Corte Suprema di Cassazione Tribunale superiore delle acque pubbliche Procura Generale presso la Suprema Corte di Cassazione Direzionale nazionale antimafia Ufficio speciale Napoli Ufficio del capo Dipartimento Direzione Generale per i sistemi informativi automatizzati DIPARTIMENTO DELL'ORGANIZZAZIONE GIUDIZIARIA, DEL PERSONALE E DEI SERVIZI Ufficio del Capo del Dipartimento ‐ + dislocati Giustizia Direzione Generale del Personale e della Formazione Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi Direzione Generale del Bilancio e della Contabilita' Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento Direzione Generale dell'Esecuzione Penale Esterna Provveditorati regionali Magazzini Vestiario Centrali I.S.S.Pe e Scuole di Formazione DIPARTIMENTO DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA Ufficio Capo del Dipartimento + Dislocati generale Direzione Generale del Personale e della Formazione Direzione Generale delle risorse materiali, beni e servizi DG per l'Attuazione dei Provvedimenti Giudiziari Centri per la Giustizia Minorile Istituto Centrale di Formazione DIPARTIMENTO PER LA GIUSTIZIA MINORILE TOTALE GENERALE Media Media personale‐ Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio no con pesonale 20% ni lorde Str./Amm. Anni pers. Personale Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri 200 122 13 335 72 125 67 80 344 183 230 50 67 33 34.960 10.934 897 21 170 190 33 87 554 13.882.870 11.297.618 1.249.665 26.430.153 3.823.684 6.050.974 3.167.018 3.780.979 16.822.655 7.788.727 9.034.963 2.214.655 3.264.836 1.571.783 2.235.749.189 692.313.385 87.123.308 1.113.180 18.040.118 10.287.700 1.537.449 5.366.958 23.713.031 17.572.908 13.091.796 1.362.771 32.027.475 6.238.274 10.603.604 5.655.079 4.341.542 26.838.499 8.563.685 9.598.337 2.435.671 3.550.862 1.846.988 3.052.918.377 1.255.606.306 98.886.687 1.468.234 19.556.776 16.830.483 2.216.543 14.919.886 28.163.986 69.414 92.603 96.128 78.896 53.107 48.408 47.269 47.262 48.903 42.561 39.282 44.293 48.729 47.630 63.952 63.317 97.127 53.009 106.118 54.146 46.589 61.689 42.803 46.276 61.736 64.085 52.597 35.404 32.272 31.513 31.508 32.602 28.374 26.188 29.529 32.486 31.753 42.634 42.212 64.752 35.339 70.746 36.097 31.060 41.126 28.536 14.425 14.138 8.608 14.095 17.125 25.522 6.726 6.425 15.663 0 0 0 0 0 22.237 49.278 8.908 12.610 5.163 20.191 12.543 73.195 5.349 ‐1.388.287 ‐1.129.762 ‐62.483 ‐2.580.532 ‐382.368 ‐605.097 ‐316.702 ‐378.098 ‐1.682.266 ‐778.873 ‐903.496 ‐110.733 ‐326.484 ‐78.589 ‐223.574.919 ‐69.231.339 ‐8.712.331 ‐55.659 ‐1.804.012 ‐1.028.770 ‐76.872 ‐536.696 ‐2.371.303 ‐369.004 ‐179.418 ‐11.311 ‐559.732 ‐241.459 ‐455.263 ‐248.806 ‐56.056 ‐1.001.584 ‐77.496 ‐56.337 ‐22.102 ‐28.603 ‐27.521 ‐81.716.919 ‐56.329.292 ‐1.176.338 ‐35.505 ‐151.666 ‐654.278 ‐67.909 ‐955.293 ‐445.096 ‐11.607.542 0 0 ‐11.607.542 15.585.145 15.585.145 0 0 31.170.290 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 48.409 567 380 132 26 141 29 45.220 53 500 47.048 88 30 28 20 2.083 48 2.297 98.433 3.099.119.282 31.733.238 20.700.105 7.739.023 1.641.580 8.429.624 1.755.388 2.184.210.875 2.617.272 25.828.241 2.284.655.346 4.741.100 1.544.242 1.397.398 1.072.163 90.097.522 2.228.981 101.081.406 5.528.108.842 4.516.562.821 33.982.365 21.723.914 8.517.264 1.688.281 8.708.485 1.813.089 2.402.197.059 3.081.978 28.059.123 2.509.771.558 5.478.339 1.684.157 1.625.054 1.243.476 113.884.498 2.759.531 126.675.055 7.211.875.408 64.019 55.967 54.474 58.629 63.138 59.785 60.531 48.302 49.382 51.656 48.560 53.876 51.475 49.907 53.608 43.254 46.437 44.006 56.161 42.680 37.311 36.316 39.086 42.092 39.856 40.354 32.201 32.922 34.438 32.373 35.917 34.316 33.271 35.739 28.836 30.958 29.337 37.441 27.659 2.073 1.493 2.920 1.476 1.601 1.497 3.719 1.637 2.712 3.657 4.492 764 3.571 2.621 9.841 6.649 9.312 15.670 ‐309.590.075 ‐3.173.324 ‐2.070.011 ‐773.902 ‐82.079 ‐842.962 ‐87.769 ‐218.421.088 ‐261.727 ‐2.582.824 ‐228.295.686 ‐474.110 ‐77.212 ‐69.870 ‐53.608 ‐9.009.752 ‐111.449 ‐9.796.001 ‐551.944.560 ‐141.744.354 ‐224.913 ‐102.381 ‐77.824 ‐4.670 ‐27.886 ‐5.770 ‐21.798.618 ‐46.471 ‐223.088 ‐22.511.621 ‐73.724 ‐13.992 ‐22.766 ‐17.131 ‐2.378.698 ‐53.055 ‐2.559.365 ‐168.376.657 0 ‐15.917.358 0 0 0 0 0 0 0 0 ‐15.917.358 ‐2.551.468 0 0 0 0 0 ‐2.551.468 1.093.921 L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 552 milioni (personale, 10%) + 168 milioni (altri, 10%) Qualche notazione aggiuntiva. 1. Il personale in meno equivarrebbe a quasi 10.000 persone, concentrati tra Procure, Corti di appello e provveditorati. Un bel dilemma, se si conta anche la attuale lentezza della Giustizia. 2. I costi medi per persona sono sempre evidenziati in rosso nei casi in cui la media sia maggiore del 20% rispetto alla media totale. 3. Sui costi di Gestione si rileva una media pari a 15.700 euro a persona, con alcune punte in valore assoluto, rilevabili sempre scorrendo la tabella. Ministero per gli affari esteri Il Ministero degli Affari esteri è l’organo di attuazione della politica estera del Governo e i suoi compiti si possono elencare come in tabella e come in elenco seguente. Pag 65 di 253 MINISTERO AFFARI ESTERI GABINETTO E UFFICI DIRETTI ‐ Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle AP Coordinamento dell'Amm. in ambito internazionale Protocollo internazionale Servizi e affari generali per le ammin. di competenza Rappresentanza all'estero e servizi a cittadini/imprese Servizi e affari generali per le ammin. di competenza Presenza dello Stato all'estero tramite le strutture diplomatico‐ consolari Servizi e affari generali per le ammin. di competenza Comunicazione in ambito internazionale Cooperazione allo sviluppo Promozione del sistema Paese Italiani nel mondo e politiche migratorie Promozione della pace e sicurezza internazionale Cooperazione economica e relazioni internazionali Integrazione europea TOTALE GENERALE Anni pers. Personale Gestione 194 174 77 124 5.342 360 12.908.177 14.978.339 5.738.601 7.861.866 607.124.185 21.568.429 2.119.812 6.014.294 1.692.729 626.420 17.005.000 2.809.001 38 200 66 469 1.391 126 178 160 127 9.026 1.989.684 9.514.620 4.492.309 32.015.804 148.246.800 8.366.840 17.150.727 18.019.550 12.585.865 922.561.796 87.883.269 2.840.200 1.034.101 12.263.450 1.570.214 1.296.793 2.110.890 1.956.327 1.399.000 142.621.500 Ammor tamenti Straordinari 584.986 1.451.125 349.034 138.145 144.000 979.310 1.123.310 TOTALE 344.307 15.612.975 22.443.758 7.780.364 8.626.431 624.129.185 24.721.737 7.132.836 2.303.967 73.976 654.983 486.444 499.554 682.032 520.605 107.227 15.329.221 97.149.789 14.658.787 5.600.386 45.913.547 150.303.458 10.163.187 19.943.649 20.496.482 14.092.092 1.081.635.827 Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati Altre ‐49.701.277 2.268.025 207.699.187 84.529.067 41.315.360 474.442.336 29.980.760 13.688.362 853.923.097 ‐49.701.277 Le funzioni: la gestione della politica estera italiana sia presso Stati esteri sia presso organismi internazionali e sopranazionali (in primis, l’Unione europea); la gestione delle crisi internazionali; il Cerimoniale di Stato; la gestione delle scuole italiane e degli istituti di cultura italiani all’estero; la tutela degli italiani all’estero; la promozione dell’immagine dell’Italia; la gestione della cooperazione economica italiana in ambito bilaterale e multilaterale. Con riferimento ai costi si osserva che : 1. occupa 9.000 persone che costano 0,922 miliardi di euro. 2. Oltre al personale si rilevano 0,142 miliardi di euro di costi di gestione. 3. E 0,8 miliardi in costi Dislocati in prevalenza su due programmi: a) Promozione della pace e sicurezza internazionale pari a migl. di euro 474.442 (che incide per il 55,56% sul totale dei costi dislocati) che consiste in trasferimenti a Enti Internazionali sottoposti alla vigilanza del Ministero quali l’Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente, la Società italiana per l'organizzazione internazionale, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, l’Istituto Affari internazionali, il Centro studi politica internazionale, l’Istituto internazionale di Diritto umanitario, il Circolo di studi diplomatici e altri; b) Cooperazione allo sviluppo pari a migl. di euro 207.699 (che incide per il 24,32% sul totale dei costi dislocati) che consiste in contributi per l’impegno italiano nei Paesi in via di sviluppo. In particolare circa il 50% destinato a interventi in paesi africani. MINISTERO AFFARI ESTERI GABINETTO E UFFICI DIRETTI ‐ Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle AP Coordinamento dell'Amm. in ambito internazionale Protocollo internazionale Servizi e affari generali per le ammin. di competenza Rappresentanza all'estero e servizi a cittadini/imprese Servizi e affari generali per le ammin. di competenza Presenza dello Stato all'estero tramite le strutture diplomatico‐ consolari Servizi e affari generali per le ammin. di competenza Comunicazione in ambito internazionale Cooperazione allo sviluppo Promozione del sistema Paese Italiani nel mondo e politiche migratorie Promozione della pace e sicurezza internazionale Cooperazione economica e relazioni internazionali Integrazione europea TOTALE GENERALE Pag 66 di 253 Media Media Media Gestione ‐ personale‐ no Rosso > Retribuzio Totale propri ni lorde Str./Amm. 20% con pesonale Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri Anni pers. Personale 194 174 77 124 5.342 360 12.908.177 14.978.339 5.738.601 7.861.866 607.124.185 21.568.429 15.612.975 22.443.758 7.780.364 8.626.431 624.129.185 24.721.737 66.537 86.082 74.527 63.402 113.651 59.912 44.358 57.388 49.685 42.268 75.767 39.942 10.927 34.565 21.983 5.052 3.183 7.803 ‐1.290.818 ‐1.497.834 ‐573.860 ‐786.187 ‐60.712.419 ‐2.156.843 ‐270.480 ‐746.542 ‐204.176 ‐76.457 ‐1.700.500 ‐315.331 4.970.128 ‐226.803 0 0 0 0 38 200 66 469 1.391 126 178 160 127 9.026 1.989.684 9.514.620 4.492.309 32.015.804 148.246.800 8.366.840 17.150.727 18.019.550 12.585.865 922.561.796 97.149.789 14.658.787 5.600.386 45.913.547 150.303.458 10.163.187 19.943.649 20.496.482 14.092.092 1.081.635.827 52.360 47.573 68.065 68.264 106.576 66.403 96.352 112.622 99.101 102.212 34.907 31.715 45.377 45.509 71.050 44.269 64.235 75.081 66.068 68.141 2.312.718 14.201 15.668 26.148 1.129 10.292 11.859 12.227 11.016 15.801 ‐99.484 ‐951.462 ‐449.231 ‐3.201.580 ‐14.824.680 ‐836.684 ‐1.715.073 ‐1.801.955 ‐1.258.587 ‐92.156.695 ‐9.516.011 ‐514.417 ‐110.808 ‐1.389.774 ‐205.666 ‐179.635 ‐279.292 ‐247.693 ‐150.623 ‐15.907.403 0 0 0 ‐20.769.919 ‐8.452.907 ‐4.131.536 ‐47.444.234 ‐2.998.076 ‐1.368.836 ‐80.422.182 L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 92 milioni (personale, 10%) + 16 milioni (altri, 10%) e 80 milioni (dislocati). Qualche notazione aggiuntiva. 1. La gran parte dei minori costi di personale è allocabile alle rappresentanze estere (60 di 92 milioni). 2. I costi medi per persona sono elevati e sempre evidenziati in rosso nei casi in cui la media sia maggiore del 20% rispetto alla media totale. E’ noto da sempre che la carriera diplomatica è una bella carriera. 3. Sui costi di Gestione si rileva una media pari a 15.800 euro a persona, con un picco sulle strutture diplomatico-consolari che costano 17 milioni. 4. Per i costi Dislocati si rinvia a quanto in precedenza. Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca MINISTERO ISTRUZIONE UNIVERISTA' E RICERCA GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLLAB. DEL MINISTRO Iniziative per lo sviluppo del sistema istruzione scolastica e per il diritto allo studio Istituzioni scolastiche non statali Istruzione post‐secondaria, degli adulti e livelli essenziali per l'istruzione e formazione professionale Ricerca e innovazione Ricerca per la didattica DIPARTIMENTO PER L'ISTRUZIONE ‐ ISTRUZIONE SCOLASTICA Diritto allo studio nell'istruzione universitaria Istituti di alta cultura Sistema universitario e formazione postuniversitaria Istruzione universitaria Ricerca scientifica e tecnologica applicata Ricerca scientifica e tecnologica di base Ricerca e innovazione Cooperazione culturale e scientifico‐tecnologica nel mondo DIPARTIMENTO PER L'UNIVERSITA',L'ALTA FORMAZIONE ARTISTICA, MUSICALE E COREUTICA E PER LA RICERCA Programmazione e coordinamento dell'istruzione scolastica Istruzione prescolastica Istruzione primaria Istruzione secondaria di primo grado Istruzione secondaria di secondo grado Realizzazione degli indirizzi e delle politiche in ambito territoriale in materia di istruzione Istruzione scolastica Cooperazione in materia culturale nel mondo Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza +fondi da assegnare DIPARTIMENTO PER PROGRAM. E GESTIONE DELLE RISORSE UMANE, FINANZ. E STRUMENTALI E COMUNICAZIONE TOTALE GENERALE Anni pers. Personale Gestione Straordinari Ammor tamenti TOTALE Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Altre Dislocati 185 9.563.257 5.994.018 0 187.771 15.745.046 9.261.241 282 0 17.383.386 4.377.701 722.692 564.861 22.325.948 722.692 4.085.321 281.168.982 40 0 0 2.785.767 15.754 2.801.521 0 0 1.563.000 1.563.000 322 13 8.329 121 8.463 40 43 83 35 20.169.153 657.428 387.395.353 6.164.946 394.217.727 2.014.846 2.014.846 4.029.692 2.005.408 5.100.393 582.737 24.799.021 6.183.131 31.564.889 9.614.363 9.614.363 19.228.726 674.474 0 51.646 169.792 51.646 273.084 25.850.161 1.303.552 413.999.681 12.498.213 427.801.446 11.674.232 11.676.629 23.350.861 2.700.688 288.380.303 89.385.967 5.251.791 6.569.493.864 6.664.131.622 101.070.000 2.086.180.507 2.187.250.507 125.316.531 8.581 400.252.827 28 2.775.771 103.808 3.902.277.690 344.125 12.765.200.657 211.207 8.771.784.703 316.964 13.388.855.633 51.468.089 3.249.655 174.055.572 219.474.973 118.545.841 314.531.349 273.084 8.976.698.660 110.000 8.056 47.672 28.910 40.362 1.858.995 453.852.995 31.267 6.056.693 556.929 4.076.898.247 1.844.326 12.986.567.628 1.131.217 8.891.490.671 4.721.807 13.708.149.151 4.978 223.612.148 981.110 39.054.506.602 59 3.470.471 26.251.949 856.109.339 1.861.146 0 125.000 0 1.669.567 251.533.664 9.955.113 39.920.696.054 62.565 5.394.182 19.459.095 5.282.519 0 981.593 39.077.436.168 990.681 39.507.421.405 863.253.004 925.815.504 125.000 398.084 424 0 580.615 11.741 1.635.515 98.490 1.745.746 45.023 47.420 92.443 20.806 499.005 110.000 25.240.619 10.516.683 39.951.330.855 13.144.064 40.446.779.057 0 0 ‐9.299.243 21.299.336 12.000.093 12.000.093 60.032.249 160.465.332 487.636.135 430.059.838 684.927.523 ‐29.243.331 1.793.877.746 937.668.034 110.000 9.265.188.963 2.731.545.780 2.752.807.114 Il Ministero è costituito da 3 Dipartimenti, il Dipartimento per l’istruzione, il Dipartimento per l'università, l'alta formazione artistica, musicale e coreutica e per la ricerca ed il Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, ed in 18 Uffici scolastici regionali a livello periferico (che assommano le risorse umane e strumentali dei precedenti Centri di costo regionali Uffici scolastici regionali e Strutture scolastiche), i quali includono i costi a carico dello Stato di tutte le scuole e gli istituti scolastici statali di ogni ordine e grado. In riferimento ai costi: 1. i costi del personale, pari a 990.000 persone, sono 39,5 miliardi. 2. I costi di gestione sono pari a 0,925 miliardi. 3. I costi dislocati e altri sono pari a 12 miliardi. L’Amministrazione trasferisce ingenti risorse finanziarie per conto dello Stato, soprattutto in relazione al sistema universitario e alla ricerca, con particolare riferimento ai seguenti Programmi: Sistema universitario e formazione post-universitaria: 6,57 miliardi, che include il finanziamento del sistema universitario e gli interventi in materia universitaria; Ricerca scientifica e tecnologica di base: 2,09 miliardi, che include il finanziamento degli Enti di ricerca non strumentali. Pag 67 di 253 Istituzioni scolastiche non statali: 0,281 miliardi, che rappresenta il sostegno dello Stato alle istituzioni scolastiche non statali di qualunque ordine e grado, sia nazionali che internazionali; Cooperazione culturale e scientifico-tecnologica: 0,125, che include il sostegno alla partecipazione italiana ai programmi europei di ricerca ed alla ricerca nelle imprese ed in altri soggetti pubblici e privati nell’ambito di accordi internazionali di cooperazione; Ricerca scientifica e tecnologica applicata: 0,102 miliardi, che include le incentivazioni e sovvenzioni alle imprese e ad altri soggetti pubblici e privati ed il sostegno all’integrazione tra sistema universitario e sistema produttivo. MINISTERO ISTRUZIONE UNIVERISTA' E RICERCA GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLLAB. DEL MINISTRO Iniziative per lo sviluppo del sistema istruzione scolastica e per il diritto allo studio Istituzioni scolastiche non statali Istruzione post‐secondaria, degli adulti e livelli essenziali per l'istruzione e formazione professionale Ricerca e innovazione Ricerca per la didattica DIPARTIMENTO PER L'ISTRUZIONE ‐ ISTRUZIONE SCOLASTICA Diritto allo studio nell'istruzione universitaria Istituti di alta cultura Sistema universitario e formazione postuniversitaria Istruzione universitaria Ricerca scientifica e tecnologica applicata Ricerca scientifica e tecnologica di base Ricerca e innovazione Cooperazione culturale e scientifico‐tecnologica nel mondo DIPARTIMENTO PER L'UNIVERSITA',L'ALTA FORMAZIONE ARTISTICA, MUSICALE E COREUTICA E PER LA RICERCA Programmazione e coordinamento dell'istruzione scolastica Istruzione prescolastica Istruzione primaria Istruzione secondaria di primo grado Istruzione secondaria di secondo grado Realizzazione degli indirizzi e delle politiche in ambito territoriale in materia di istruzione Istruzione scolastica Cooperazione in materia culturale nel mondo Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza +fondi da assegnare DIPARTIMENTO PER PROGRAM. E GESTIONE DELLE RISORSE UMANE, FINANZ. E STRUMENTALI E COMUNICAZIONE TOTALE GENERALE Media Media personale‐ Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio no con pesonale 20% ni lorde Str./Amm. Anni pers. Personale 185 9.563.257 15.745.046 51.693 34.462 32.400 ‐956.326 ‐618.179 ‐926.124 282 0 17.383.386 22.325.948 722.692 61.643 41.095 15.524 ‐1.738.339 0 ‐494.256 ‐72.269 ‐408.532 ‐28.116.898 40 0 0 2.785.767 2.801.521 0 0 69.644 46.429 0 ‐139.288 0 0 ‐1.575 0 0 0 ‐156.300 ‐156.300 322 13 8.329 121 8.463 40 43 83 35 20.169.153 657.428 387.395.353 6.164.946 394.217.727 2.014.846 2.014.846 4.029.692 2.005.408 25.850.161 1.303.552 413.999.681 12.498.213 427.801.446 11.674.232 11.676.629 23.350.861 2.700.688 62.637 50.571 46.512 50.950 46.581 50.371 46.857 48.551 57.297 41.758 33.714 31.008 33.967 31.054 33.581 31.238 32.367 38.198 15.840 44.826 2.977 51.100 3.730 240.359 223.590 231.671 19.271 ‐1.877.627 ‐32.871 ‐38.739.535 ‐616.495 ‐39.388.901 ‐100.742 ‐100.742 ‐201.485 ‐100.270 ‐568.101 ‐64.612 ‐2.660.433 ‐633.327 ‐3.358.372 ‐965.939 ‐966.178 ‐1.932.117 ‐69.528 ‐28.838.030 ‐8.938.597 ‐525.179 ‐328.474.693 ‐337.938.469 ‐9.177.076 ‐105.373.992 ‐114.551.068 ‐12.531.653 8.581 28 103.808 344.125 211.207 316.964 400.252.827 453.852.995 2.775.771 6.056.693 3.902.277.690 4.076.898.247 12.765.200.657 12.986.567.628 8.771.784.703 8.891.490.671 13.388.855.633 13.708.149.151 46.644 99.135 37.591 37.095 41.532 42.241 31.096 66.090 25.061 24.730 27.688 28.161 5.998 116.059 1.677 638 561 992 ‐39.690.656 ‐138.789 ‐390.227.769 ‐1.276.520.066 ‐877.178.470 ‐1.338.885.563 ‐5.360.017 ‐328.092 ‐17.462.056 ‐22.136.697 ‐11.970.597 ‐31.929.352 ‐465.021.190 ‐6.014.225 ‐16.046.533 ‐48.763.614 ‐43.005.984 ‐68.492.752 4.978 981.110 59 223.612.148 251.533.664 39.054.506.602 39.920.696.054 3.470.471 5.394.182 44.920 39.806 58.822 29.947 26.538 39.214 5.274 873 31.545 ‐22.361.215 ‐3.905.311.872 ‐347.047 ‐2.792.152 ‐86.618.945 ‐192.371 2.924.333 ‐179.398.775 0 25.240.619 45.894 30.596 12.459 ‐1.945.910 ‐578.152 ‐93.766.803 39.077.436.168 39.951.330.855 39.507.421.405 40.446.779.057 39.810 39.879 26.540 26.586 879 935 ‐3.907.604.828 ‐3.950.129.437 ‐87.389.469 ‐93.935.765 ‐273.165.578 ‐767.950.922 424 981.593 990.681 19.459.095 Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 3,95 miliardi (personale, 10%) + 94 milioni (altri, 10%) e 768 milioni (dislocati). Qualche notazione aggiuntiva. 1. La gran parte dei minori costi di personale è allocata alle strutture di base. E’ ovviamente un dato choc. Si tratta di quasi 100.000 persone. Sarebbe il primo Ministero per taglio di costi del personale di cui in tabella iniziale, ma sfortunatamente anche quello su cui si dovrebbe potere puntare per una migliore diffusione intellettual-culturale per il futuro. Inoltre i livelli di costi medi del personale non sono certamente esorbitanti, anche rispetto ad altri Ministeri. Al tempo stesso, si faccia una considerazione. Ipotizzando che in Italia ci siano 5 milioni di studenti di qualsiasi livello (non ho il dato), 1 milione di personale-Ministero vorrebbe dire che per ogni 5 studenti c’è un qualche “preposto Statale”. Possibile ? 2. Anche in termini di costi di gestione, i tagli si concentrerebbero nelle stesse aree, aggravando gli effetti di cui sopra. 3. In termini di costi Dislocati si è ridotta la percentuale di tagli al 5% per le arre indicate in giallo. In totale si ipotizzano tagli per 0,797 miliardi su 12 totali. Pag 68 di 253 Ministero dell’interno MINISTERO INTERNO Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + Fondi da Assegnare Amministrazione generale e supporto alla rappresentanza generale di Governo e dello Stato sul territorio Interventi, servizi e supporto alle autonomie territoriali Elaborazione, quantificazione e assegnazione dei trasferimenti erariali compresi quelli per interventi speciali VV.FF e Soccorso civile ‐ Organizzazione e gestione del sistema nazionale di difesa civile VV.FF e Soccorso civile ‐ Prevenz. rischio/soccorso pubblico LIBERTA' CIVILI e IMMIGRAZIONE ‐ Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti + interventi sviluppo coesione sociale LIBERTA' CIVILI e IMMIGRAZIONE ‐ Gestione flussi migratori Rapporti con le confessioni religiose e ‐amministrazione del patrimonio del Fondo Edifici di Culto Pubblica Sicurezza ‐ Contrasto crimine, tutela ordine e sicurezza pubblica Pianificazione e coordinamento Forze di polizia Attuazione da parte delle Prefetture – Uffici Territoriali del Governo delle missioni del Min. Int. sul territorio Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza TOTALE GENERALE Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati Altre Anni pers. Personale Gestione Straordinari Ammor tamenti TOTALE 367 25.303.894 3.903.230 0 328.967 29.536.091 112 309 7.341.118 16.227.898 574.938 1.899.877 5.588 15.418 110.082 2.059.263 8.031.726 20.202.456 80 4.487.605 772.680 3.992 177.895 5.442.172 15.059.793.293 51 37.088 3.113.572 1.530.148.390 1.451.617 169.759.525 0 600.000 1.000.883 36.607.483 5.566.072 1.737.115.398 1.517.899 5.895.022 15.909.000 338 30 19.149.732 2.084.487 10.430.653 3.649.552 21.143 989 4.394.464 2.189.994 33.995.992 7.925.022 236.382.321 100.000 12.341.762 87 4.778.315 627.829 2.868 106.822 5.515.834 115.870 1.432 5.647.280.818 107.042.274 626.032.498 55.989.593 50.000 15.317.980 160.135.959 889.716 6.433.499.275 179.239.563 69.107.908 4.200.000 671.658.153 9.074 442.481.777 92.462.548 7.526.050 4.143.222 546.613.597 956 165.794 50.014.404 7.859.454.284 12.722.031 980.276.571 40.000 23.584.028 2.277.456 214.422.206 65.053.891 9.077.737.089 3.045.324 148.827.416 ‐74.173.493 0 15.380.041.767 43.921.256 818.484.094 Il Ministero dell'Interno svolge molteplici funzioni, tra le quali si evidenziano: attuazione della politica dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica (di cui 110.000 persone negli uffici periferici della pubblica sicurezza) nelle strutture seguenti; Struttura Segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza Ufficio per l'Amministrazione Generale del Dip Pubb. Sic. Ufficio Centrale Ispettivo Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di Polizia Direzione Centrale della Polizia Criminale Direzione Centrale per i Servizi Antidroga Direzione Centrale per gli Affari Generali della Polizia di Stato Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione Direzione Centrale per la Polizia Stradale, di Frontiera, Ferroviaria e Postale Direzione Centrale per il Personale Direzione Centrale di Sanita' Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione Direzione Centrale dei Servizi Tecnico-Logistici e della gestione patrimoniale Direzione Centrale dei Servizi di Ragioneria Direzione Investigativa Antimafia U.C.I.S. - Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale Direzione Centrale dell'Immigrazione e della Polizia delle frontiere Uffici Periferici dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza Direzione Centrale Anticrimine DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA Persone 1.452 166 92 205 967 329 192 438 380 873 214 73 440 75 1.343 49 251 109.080 681 117.300 coordinamento tecnico-operativo delle Forze di Polizia; direzione e amministrazione della Polizia di Stato; gestione della finanza locale e dei servizi elettorali; i compiti delle ex Prefetture, ora Uffici Territoriali Governativi in materia di rappresentanza generale del Governo sul territorio – Oltre 100 prefetture con circa 10.000 persone impiegate; attività del Corpo dei Vigili del fuoco (35.000 persone negli uffici periferici) e altre attività di difesa civile svolte in coordinamento con Dipartimento Protezione civile della Presidenza del Consiglio; politiche per l’immigrazione e prima accoglienza, affari di culto, difesa dei diritti civili in materia di mafia e racket delle estorsioni e problematiche legate alla concessione della cittadinanza; compiti delle strutture periferiche e centrali della Polizia di Stato relativamente alla tutela dell’ordine pubblico, al controllo del territorio e al contrasto alla criminalità organizzata e comune. In termini di costi: 1. i costi del personale sono pari a 7,9 miliardi, per 166.000 persone impiegate (la maggior parte in 3 aree di cui sopra: PS, VVFF, Prefetture). 2. Dei costi di gestione, 0,626 mld vengono spesi per la pubblica sicurezza e 0,169 per il soccorso civile. Pag 69 di 253 3. L’entità dei costi dislocati (15,4 mld)è motivata dal ruolo rivestito dal Ministero che trasferisce ingenti risorse agli enti locali (Province, Comuni, Comunità montane e isolane), di cui 15 miliardi sul programma Elaborazione, quantificazione e assegnazione dei trasferimenti erariali compresi quelli per interventi speciali quale contributo al loro funzionamento a valere sui prelievi della fiscalità generale. 4. La colonna “rettifiche e integrazioni” corrisponde in prevalenza a stanziamenti per beni e servizi relativi al Programma Fondi da assegnare, che non sono stati considerati nelle previsioni di costo sugli altri programmi; stanziamenti disponibili sul programma Servizio permanente dell'Arma dei Carabinieri per la tutela dell'ordine e la sicurezza pubblica (circa 184 milioni di euro), che accoglie parte delle risorse destinate a finanziare attività dell’Arma dei Carabinieri già nel Budget della Difesa, come Guardia di finanza, Arma dei Carabinieri, Corpo forestale dello Stato, Polizia penitenziaria, Guardia costiera. MINISTERO INTERNO Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + Fondi da Assegnare Amministrazione generale e supporto alla rappresentanza generale di Governo e dello Stato sul territorio Interventi, servizi e supporto alle autonomie territoriali Elaborazione, quantificazione e assegnazione dei trasferimenti erariali compresi quelli per interventi speciali VV.FF e Soccorso civile ‐ Organizzazione e gestione del sistema nazionale di difesa civile VV.FF e Soccorso civile ‐ Prevenz. rischio/soccorso pubblico LIBERTA' CIVILI e IMMIGRAZIONE ‐ Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti + interventi sviluppo coesione sociale LIBERTA' CIVILI e IMMIGRAZIONE ‐ Gestione flussi migratori Rapporti con le confessioni religiose e ‐amministrazione del patrimonio del Fondo Edifici di Culto Pubblica Sicurezza ‐ Contrasto crimine, tutela ordine e sicurezza pubblica Pianificazione e coordinamento Forze di polizia Attuazione da parte delle Prefetture – Uffici Territoriali del Governo delle missioni del Min. Int. sul territorio Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza TOTALE GENERALE Media Media personale‐ Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio no con pesonale 20% ni lorde Str./Amm. Anni pers. Personale Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri 367 25.303.894 29.536.091 68.948 45.965 10.636 ‐2.530.389 ‐423.220 ‐15.187.274 112 309 7.341.118 16.227.898 8.031.726 20.202.456 65.546 52.517 43.697 35.012 5.133 6.148 ‐734.112 ‐1.622.790 ‐69.061 ‐397.456 7.417.349 0 80 4.487.605 5.442.172 56.095 37.397 9.659 ‐448.761 ‐95.457 ‐1.505.979.329 51 37.088 3.113.572 1.530.148.390 5.566.072 1.737.115.398 61.050 41.257 40.700 27.505 28.463 4.577 ‐311.357 ‐153.014.839 ‐245.250 ‐20.696.701 ‐1.742.690 ‐589.502 338 30 19.149.732 2.084.487 33.995.992 7.925.022 56.656 69.483 37.771 46.322 30.860 121.652 ‐1.914.973 ‐104.224 ‐1.484.626 ‐584.054 ‐24.872.408 ‐10.000 87 4.778.315 5.515.834 54.923 36.615 7.216 ‐477.832 ‐73.752 0 115.870 1.432 5.647.280.818 107.042.274 6.433.499.275 179.239.563 48.738 74.750 32.492 49.833 5.403 39.099 ‐564.728.082 ‐10.704.227 ‐78.621.846 ‐7.219.729 ‐74.076.606 ‐420.000 9.074 442.481.777 546.613.597 48.764 32.509 10.190 ‐44.248.178 ‐10.413.182 0 956 165.794 50.014.404 7.859.454.284 65.053.891 9.077.737.089 52.316 47.405 34.878 31.603 13.308 5.913 ‐5.001.440 ‐785.841.204 ‐1.503.949 ‐121.828.281 ‐4.392.126 ‐1.619.852.586 L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 0,79 miliardi (personale, 10%) + 122 milioni (altri, 10%) e 1.619 milioni (dislocati). Qualche notazione aggiuntiva. 1. La gran parte dei minori costi di personale è allocata alle strutture di base per le quali si rinvia ai dettagli precedenti. E’ ancora un dato choc. Al tempo stesso, si faccia una considerazione trasversale che anticipi o segua qualche analisi su altri ministeri, la Difesa in primis. La storica strategia di pieno impiego nazionale determina che abbiamo una miriade di strutture preposte a vario titolo a funzioni di sicurezza statale, locale, di ordine pubblico, difesa, protezione civile, dell’ambiente, dalle frodi e così via. Non intendo riepilogarle in questa sede, per evitare di indurre in tentazione facendo credere che questo sia “il” problema. Di certo però esistono sovrapposizioni. E di certo questo enorme esercito (in senso lato) viene usato solo molto parzialmente, determinando il ricorso anche ad altre spese esterne. Si dovrebbe pensare almeno ad un utilizzo produttivo di queste enormi strutture. Un esempio banale già esistente: l’accoglienza dei migranti. O ancora più banale l’utilizzo delle’esercito per funzioni di sicurezza urbana (a Milano si vedono i veicoli marchiati “strade sicure”). Si potrebbe usare il genio militare per opere civili. E così via. Tra l’altro non credo che a restare in caserma (o simili) ci si diverta granchè. E quando vedo in TV militari impegnati in attività di utilità sociale o pubblica di vario genere, mi pare di vedere sempre sguardi pieni di orgoglio. 2. In termini di costi di gestione valgono le stesse considerazioni. La tabella riepiloga gli impatti. 3. In termini di costi Dislocati la riduzione di 1,5 miliardi è riferita ai trasferimenti agli enti locali di cui sopra. Pag 70 di 253 Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare MINISTERO AMBIENTE E MARE Indirizzo politico Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche ‐ Da Ripartire Tutela e conservazione della fauna e della flora, salvaguardia della biodiversita' e dell'ecosistema marino Sviluppo sostenibile Ricerca e innovazione in materia ambientale Prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento Vigilanza, prevenzione e repressione in ambito ambientale Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche Coordinamento generale, informazione ed educazione ambientale; comunicazione ambientale TOTALE GENERALE Ammor tamenti TOTALE Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati Altre 2.092.550 55.107 10.041.481 23.443.025 27.141.154 21.886.201 1.105.574 6.227.726 181.885 125.738 10.225 87.195 104.671 33.159.568 25.542.908 1.506.418 10.577.252 26.383.397 107.807 7.414.474 408.821 11.054.938 104.464.944 48.806.163 4.100 1.085.549 2.430.674 128.111.110 19.989.591 274.094.540 3.131.205 111.691.869 Anni pers. Personale Gestione 112 7.893.824 112 49 4 78 431 5.836.529 3.530.969 390.619 4.262.331 26.278.726 147 7.306.667 128 6.752.701 3.893.416 16 1.077 2.054.550 64.306.916 372.024 62.718.645 Straordinari 0 46.723.795 3.837.106 80.510.716 18.568.388 8.968.388 39.497.390 ‐12.154.302 E’ uno dei Ministeri più piccoli in termini economici. Svolge prevalentemente compiti di regolamentazione, indirizzo e vigilanza in materia ambientale, in particolare mediante: l’istituzione e gestione di aree protette terrestri e marine, la prevenzione e la lotta dell’inquinamento, la regolamentazione e vigilanza sull’utilizzo delle risorse idriche ed il trattamento dei rifiuti, il sostegno alle associazioni ambientaliste, il monitoraggio e la valutazione di impatto ambientale, la prevenzione del dissesto idrogeologico e l’intervento per emergenze derivanti da incidenti industriali, il coordinamento delle Autorità di bacino interregionali. La maggior parte di tali funzioni pubbliche sono delegate a livello territoriale ad appositi enti tecnici, pertanto, i costi propri sono la quota minore del totale che la PA sostiene per finalità in materia ambientale. Una curiosità, anche riferendosi a quanto detto in precedenza sulle forze dell’ordine, è che un programma definito “Vigilanza, prevenzione e repressione in ambito ambientale”, accoglie i costi attribuiti al Centro di costo Comando Carabinieri Tutela Ambiente, allocato a Dir. Gen. degli affari generali e del personale; In termini di costi : 1. sono occupate 1.000 persone, per un totale di 64 milioni di euro. 2. I costi di gestione sono di importo molto simile, pari a 63 milioni di euro. 3. La voce di costo preponderante è relativa ai costi dislocati, (274 milioni) che includono : i fondi destinati agli enti parco ed alla gestione delle riserve marine, il sostegno ad enti, associazioni, fondazioni ed altri organismi ad attività di tutela ambientale; i fondi per la ricerca ambientale destinati all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, istituito nel 2008) ed all’Agenzia per la sicurezza nucleare, istituita nel 2009. MINISTERO AMBIENTE E MARE Indirizzo politico Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche ‐ Da Ripartire Tutela e conservazione della fauna e della flora, salvaguardia della biodiversita' e dell'ecosistema marino Sviluppo sostenibile Ricerca e innovazione in materia ambientale Prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento Vigilanza, prevenzione e repressione in ambito ambientale Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche Coordinamento generale, informazione ed educazione ambientale; comunicazione ambientale TOTALE GENERALE Media Media personale‐ Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio no con pesonale 20% ni lorde Str./Amm. Anni pers. Personale 112 7.893.824 10.041.481 70.481 46.987 18.683 ‐789.382 ‐214.766 ‐2.344.303 112 49 4 78 431 5.836.529 3.530.969 390.619 4.262.331 26.278.726 33.159.568 25.542.908 1.506.418 10.577.252 26.383.397 52.112 72.061 97.655 54.645 60.972 34.741 48.040 65.103 36.430 40.648 242.332 446.657 276.394 79.843 0 ‐583.653 ‐176.548 ‐19.531 ‐426.233 ‐2.627.873 ‐2.732.304 ‐2.201.194 ‐111.580 ‐631.492 ‐10.467 ‐5.569.218 ‐4.333.450 ‐8.051.072 ‐1.856.839 1.215.430 147 7.306.667 7.414.474 49.705 33.137 0 ‐730.667 ‐10.781 0 128 6.752.701 11.054.938 52.755 35.170 30.417 ‐675.270 ‐430.224 ‐15.327.111 16 1.077 2.054.550 64.306.916 2.430.674 128.111.110 128.409 59.709 85.606 39.806 23.252 58.235 ‐102.728 ‐6.131.885 ‐37.612 ‐6.380.419 ‐2.312.080 ‐38.578.641 Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 6 milioni (personale, 10%) + 6 milioni (altri, 10%) e 39 milioni (dislocati). Pag 71 di 253 Non si fanno notazioni aggiuntive in considerazione dei ridotti importi. Appare però verosimile pensare che se il Ministero fosse accorpato in Interno o Sviluppo o Economia o altro i costi di staff e di struttura complessivi sarebbero di meno. Ministero delle infrastrutture e trasporti MINISTERO INFRASTRUTTURE E TRASPORTI Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE Sistemi stradali, autostradali, ferroviari ed intermodali Sistemi idrici, idraulici ed elettrici Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubbliche calamità Politiche abitative, urbane e territoriali Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche L'Italia in Europa e nel mondo Cooperazione economica, finanziaria e infrastrutturale Sviluppo e sicurezza della mobilita' stradale Sviluppo e sicurezza del trasporto aereo Autotrasporto ed intermodalita' Sviluppo e sicurezza del trasporto ferroviario Sviluppo e sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo e per vie d'acqua interne Sviluppo e sicurezza della mobilita' locale Ricerca e innovazione Ricerca nel settore dei trasporti Sicurezza e controllo nei mari, nei porti e sulle coste Sicurezza, vigilanza e regolamentazione in materia di opere pubbliche e delle costruzioni TOTALE GENERALE Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati Altre Anni pers. Personale Gestione Straordinari Ammor tamenti TOTALE 215 66 297 13.798.922 3.899.271 14.933.644 1.140.440 141.254 2.354.300 13.230 3.900 80.000 216.441 12.958 371.386 15.169.033 4.057.383 17.739.330 ‐4.297.395 260.116.960 15.493.707 51.644.615 ‐173.985 ‐3.372.357 1.773 76.283.363 5.652.406 127.813 251.028 82.314.610 2.023.134.829 164.988.449 65 1.168 0 4.193 82 98 64 3.210.277 59.277.272 139.646 3.412.760 3.358.513 63.287.403 0 255.849.388 4.489.422 5.172.560 3.529.953 4.045.515 88.740.773 281.088 385.000 199.872 8.590 338.287 0 963.603 5.400 4.738 18.425 231.220.872 183.680.000 165.926.090 4.201.450 4.782.822 3.311.656 0 259.084 0 218.922 1.484 0 0 33.569.698 167.340.892 46.715.027 44.700.000 ‐17.728.497 43.644 12.485.487 20.353 182 81 8.909.321 4.171.517 1.004.366 343.500 547.565.076 59.820.807 41.799 2.150 0 0 3.006.670 9.961.014 4.517.167 0 0 610.472.153 940.086.046 1.336.139.742 4.297.395 4.297.395 1.596.281 125.705.993 ‐16.026 0 11.685 5.528 0 0 0 79.600 76 20.045 6.152.779 916.423.460 156.000 163.772.212 0 789.561 74.807 5.316.282 6.383.586 1.086.301.515 5.288.091.449 446.855.963 109.212.772 Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti nell’esercizio delle sue attribuzioni ha competenza sulle reti infrastrutturali (stradale, autostradale, ferroviaria, portuale, aeroportuale) a servizio dei mezzi di trasporto, ed esprime il piano generale dei trasporti e della logistica, nonché i piani di settore per i trasporti, compresi i piani urbani di mobilità. In particolare, svolge le seguenti funzioni: 1. coordinamento dello sviluppo del territorio, programmazione, finanziamento, realizzazione e gestione degli interventi infrastrutturali di interesse nazionale, ad eccezione di quelli in materia di difesa, e conseguente monitoraggio del governo del territorio e all’urbanistica; 2. programmazione e regolazione dei lavori pubblici. Realizzazione di interventi di edilizia statale, di edilizia residenziale e interventi su strade e autostrade; vigilanza e indirizzo su enti e società competenti in materia o concessionarie; 3. funzioni consultive a favore delle Amministrazioni dello Stato nonché di ogni altra AA PP competente alla realizzazione di opere pubbliche; proposta del piano generale dei trasporti e della logistica, dei piani urbani della mobilità e della pianificazione di settore per i trasporti; indirizzo, vigilanza e controllo in materia di aviazione civile e trasporto aereo comprese le convenzioni con gli enti vigilati e la valutazione dei piani di investimento nel settore aeroportuale; regolamentazione della navigazione ed il trasporto marittimo, vigilanza sui porti; demanio marittimo, sicurezza della navigazione e trasporto nelle acque interne; 4. regolamentazione e controllo del trasporto terrestre su strada e su ferro, vigilanza e indirizzo su enti e società competenti in materia o concessionarie; vigilanza, prevenzione dei reati in mare e soccorso in mare, attraverso le Capitanerie di porto. In termini di costi : 1. sono occupate 20.000 persone, per un totale di 916 milioni di euro. Circa la metà (11.685) sono nelle Capitanerie di porto. 4.200 circa nella funzione sviluppo e sicurezza mobilità stradale. 2. I costi di gestione sono pari a 164 milioni ulteriori. 3. La voce di costo preponderante è relativa ai costi dislocati, (5,3 miliardi) che includono trasferimenti a enti territoriali per la realizzazione di infrastrutture stradali e di trasporto locale (metropolitane), oppure finanziamenti e conferimenti ad enti ed organismi quali l’ANAS, trasferimenti e conferimenti di capitale ad enti e società di trasporti a partecipazione pubblica (quali le Ferrovie dello Stato). Pag 72 di 253 Tra i programmi si segnalano: Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubbliche calamità (38 % sul totale dislocati), Sviluppo e sicurezza della mobilità locale (25 %) e Sviluppo e sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo e per vie d’acqua interne (18%). 4. La colonna “rettifiche e integrazioni” (0,44 miliardi) corrisponde in prevalenza a: stanziamenti per beni e servizi relativi al Programma Fondi da assegnare; stanziamenti per la realizzazione di infrastrutture e opere edilizie per conto di altre amministrazioni; stanziamenti su alcuni programmi classificati diversamente dai trasferimenti. MINISTERO INFRASTRUTTURE E TRASPORTI Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE Sistemi stradali, autostradali, ferroviari ed intermodali Sistemi idrici, idraulici ed elettrici Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubbliche calamità Politiche abitative, urbane e territoriali Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche L'Italia in Europa e nel mondo Cooperazione economica, finanziaria e infrastrutturale Sviluppo e sicurezza della mobilita' stradale Sviluppo e sicurezza del trasporto aereo Autotrasporto ed intermodalita' Sviluppo e sicurezza del trasporto ferroviario Sviluppo e sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo e per vie d'acqua interne Sviluppo e sicurezza della mobilita' locale Ricerca e innovazione Ricerca nel settore dei trasporti Sicurezza e controllo nei mari, nei porti e sulle coste Sicurezza, vigilanza e regolamentazione in materia di opere pubbliche e delle costruzioni TOTALE GENERALE Media Media personale‐ Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio no con pesonale 20% ni lorde Str./Amm. Anni pers. Personale Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri 215 66 297 13.798.922 3.899.271 14.933.644 15.169.033 4.057.383 17.739.330 64.181 59.080 50.282 42.787 39.387 33.521 5.304 2.140 7.927 ‐1.379.892 ‐389.927 ‐1.493.364 ‐137.011 ‐15.811 ‐280.569 ‐4.734.722 ‐25.994.298 ‐1.212.135 1.773 76.283.363 82.314.610 43.025 28.683 3.188 ‐7.628.336 ‐603.125 ‐218.812.328 65 1.168 0 4.193 82 98 64 3.210.277 59.277.272 49.389 50.751 32.926 33.834 2.148 2.922 165.926.090 4.201.450 4.782.822 3.311.656 3.358.513 63.287.403 0 255.849.388 4.489.422 5.172.560 3.529.953 39.572 51.237 48.804 51.745 26.381 34.158 32.536 34.496 21.164 3.428 3.929 3.123 ‐321.028 ‐5.927.727 0 ‐16.592.609 ‐420.145 ‐478.282 ‐331.166 ‐14.824 ‐401.013 0 ‐8.992.330 ‐28.797 ‐38.974 ‐21.830 ‐23.526.639 ‐18.368.000 0 ‐1.584.120 ‐16.738.454 ‐5.920.051 ‐4.472.035 182 81 8.909.321 4.171.517 48.952 51.500 32.635 34.333 5.518 4.241 0 11.685 547.565.076 9.961.014 4.517.167 0 0 610.472.153 46.861 31.240 5.119 ‐890.932 ‐417.152 0 0 ‐54.756.508 ‐105.169 ‐34.565 0 0 ‐6.290.708 ‐106.579.204 ‐133.612.372 ‐429.740 ‐429.740 ‐11.080.905 76 20.045 6.152.779 916.423.460 6.383.586 1.086.301.515 80.958 45.718 53.972 30.479 2.053 8.170 ‐615.278 ‐91.642.346 ‐23.081 ‐16.987.806 0 ‐573.494.741 L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 92 milioni (personale, 10%) + 17 milioni (altri, 10%) e 573 milioni (dislocati). Non si fanno notazioni aggiuntive in considerazione dei ridotti importi, salvo che in tema di trasferimenti dove si ipotizzano risparmi per 573 milioni. Credo però che sia oramai acclarato che questa è una delle aree a grande incidenza corruttiva. Altro dato rilevante è il teorico taglio del personale che incide per la sua metà sulla voce Capitanerie di Porto. Ministero della Difesa MINISTERO DELLA DIFESA Anni pers. Indirizzo politico Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE 304 DIFESA ‐ Difesa e sicurezza del territorio ‐ Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari 497 DIFESA ‐ Funzioni non direttamente collegate ai compiti di difesa militare 265 DIFESA ‐ Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari 11.262 DIFESA ‐ Ricerca tecnologica nel settore della difesa 184 Approntamento e impiego delle forze terrestri 109.677 Approntamento e impiego delle forze navali 42.065 Approntamento e impiego delle forze aeree 45.116 Funzioni non dirett. collegate ai compiti di difesa militare Approntamento e impiego Carabinieri per difesa e sicurezza 104.041 TOTALE GENERALE 313.411 Ammor tamenti TOTALE Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati Altre 2.672.400 240.778 24.883.110 1.872.999.460 32.080.595 5.616.705 559.152 38.256.452 176.741.073 14.372.372 1.171.569 7.888.664 794.448 24.227.053 78.237.480 657.063.138 13.653.387 4.188.036.542 1.906.918.770 2.333.213.662 160.988 5.324.577.250 14.492.046.636 113.252.095 62.561.901 983.617.806 1.007.058.513 786.799.046 59.281.256 559.624.216 3.581.655.507 26.909.817 1.526.595 100.000 79.682 243.812 0 755.000 37.503.570 47.985.288 1.183.399 115.305.086 86.432.309 572.869.014 845.210.338 78.925.282 5.287.059.434 3.000.489.274 3.693.125.534 59.442.244 106.176.543 5.991.133.009 931.546.017 19.042.751.730 9.286.586 Personale Gestione 21.969.932 Straordinari 2.586.777.091 ‐907.085.864 ‐1.078.241.652 ‐1.269.889.740 264.265.139 1.204.559.295 E’ il secondo grande Ministero per numero di persone (313.411), dopo l’istruzione (990.000) e prima dell’interno (165.000). Questi 3 Ministeri contano per quasi 1,5 milioni di persone su 1,7 totali. Al Ministero della Difesa sono riconducibili : compiti istituzionali in materia di difesa e sicurezza militare dello Stato, politica militare e partecipazione a missioni a supporto della pace, partecipazione a organismi internazionali di settore, pianificazione generale e operativa delle forze armate e Interforze, Pag 73 di 253 pianificazione relativa all’area industriale di interesse della difesa. Più in particolare ha compiti di: mantenimento dell’operatività delle forze armate italiane quale strumento di difesa nazionale e di partecipazione italiana ad azioni militari internazionali di pace. Tale mantenimento si riferisce sia all’impiego diretto di risorse umane e strumentali dei reparti militari territoriali di Esercito, Marina e Aeronautica e dei rispettivi comandi centrali, inclusi gli Stati maggiori, sia alle attività indirettamente connesse al mantenimento dell’operatività delle forze armate, quali la sanità e la giustizia militare, e la gestione degli enti dell’area tecnicoindustriale della difesa; In termini di costi : 1. i costi del personale sono pari a 14,5 miliardi per 313.411 persone; 2. i costi di gestione sono ulteriori 3,6 miliardi; 3. i costi dislocati (trasferimenti) sono di importo limitato (264 milioni) e riguardano prevalentemente spese per l’espletamento del servizio di provvista di acqua e rifornimento idrico delle isole minori, quelle in favore della croce rossa italiana per la preparazione del personale e dei materiali necessari per assicurare l'organizzazione ed il funzionamento del corpo militare della CRI, il contributo all'organizzazione europea per l'esercizio di satelliti meteorologici (eumetsat) e accordi internazionali. 4. I costi relativi a “rettifiche e integrazioni derivano da somma algebrica delle informazioni inserite dai centri di responsabilità amministrativa per giustificare disallineamenti temporali o strutturali o rispetto ai programmi fra i costi e gli stanziamenti. (?) MINISTERO DELLA DIFESA Anni pers. Indirizzo politico Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE 304 DIFESA ‐ Difesa e sicurezza del territorio ‐ Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari 497 DIFESA ‐ Funzioni non direttamente collegate ai compiti di difesa militare 265 DIFESA ‐ Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari 11.262 DIFESA ‐ Ricerca tecnologica nel settore della difesa 184 Approntamento e impiego delle forze terrestri 109.677 Approntamento e impiego delle forze navali 42.065 Approntamento e impiego delle forze aeree 45.116 Funzioni non dirett. collegate ai compiti di difesa militare Approntamento e impiego Carabinieri per difesa e sicurezza 104.041 TOTALE GENERALE 313.411 Personale Media Media personale‐ Media Gestione ‐ no Rosso > Retribuzio Totale propri 20% ni lorde Str./Amm. con pesonale Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri 21.969.932 24.883.110 72.270 48.180 8.791 ‐2.196.993 ‐291.318 ‐187.299.946 32.080.595 38.256.452 64.548 43.032 11.301 ‐3.208.060 ‐617.586 ‐17.674.107 14.372.372 24.227.053 54.235 36.157 4.421 ‐1.437.237 ‐985.468 ‐7.823.748 657.063.138 845.210.338 13.653.387 78.925.282 4.188.036.542 5.287.059.434 1.906.918.770 3.000.489.274 2.333.213.662 3.693.125.534 160.988 59.442.244 5.324.577.250 5.991.133.009 14.492.046.636 19.042.751.730 58.343 74.203 38.185 45.333 51.716 38.896 49.469 25.457 30.222 34.477 10.056 340.010 8.968 23.941 17.439 51.178 46.240 34.118 30.827 5.379 11.428 ‐65.706.314 ‐1.365.339 ‐418.803.654 ‐190.691.877 ‐233.321.366 ‐8.049 ‐532.457.725 ‐1.449.204.664 ‐18.814.720 ‐6.527.190 ‐109.902.289 ‐109.357.050 ‐135.991.187 ‐5.928.126 ‐66.655.576 ‐455.070.509 ‐259.606.368 0 90.708.586 107.824.165 126.988.974 0 0 ‐146.882.443 L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 1,45 miliardi (personale, 10%) + 0,445 miliardi (altri, 10%) e 146 milioni (dislocati e altri). Si rinvia alle considerazioni precedenti sulla opportunità di impiego coordinato e produttivo di tutte le nostre forze di ordine pubblico o difesa. Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI GABINETTO ‐ Indirizzo politico ‐Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche DIPARTIMENTO Politiche europee ed internazionali nel settore agricolo e della pesca DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Svi. e sostenibilita' del settore agricolo, agroindustriale e mezzi tecnici di prod. Ammor tamenti TOTALE Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati Altre 495.006 10.718.286 3.666.445 365.624 612.364 18.150.540 58.086.648 5.083.179 415.572 315.651 15.627.018 428.564.550 1.745.799 2.040.330 648.638 1.078.316 177.416 327.572 0 7.876.601 12.221.117 0 23.734.243 Anni pers. Personale Gestione 90 6.588.571 3.634.709 195 12.938.914 4.233.638 151 9.812.616 80 169 0 5.304.748 8.774.899 Straordinari DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Svil. filiere agro alimentari, tutela e valorizzazione produz. di qualita' e tipiche DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Servizi e affari generali per le Fondi da ripartire DIP. ISPETTORATO CENTRALE TUTELA QUALITA' E REPRESSIONE FRODI PRODOTTI AGRO‐ALIMENTARI ‐ Vigilanza, prevenzione e repressione frodi nel settore agricolo, agroalimentare, agroindustriale e forestale CORPO FORESTALE ‐ Tutela e conservazione della fauna e della flora e salvaguardia della biodiversita' 966 50.339.678 11.499.276 439.000 1.676.533 63.954.487 4.555 242.490.087 11.473.782 30.264 6.454.312 260.448.445 83.802 CORPO FORESTALE ‐ Sicurezza pubblica in ambito rurale e montano CORPO FORESSTALE ‐ Interventi per soccorsi TOTALE GENERALE 3.209 2.381 11.796 196.822.778 138.196.610 671.268.901 9.533.608 16.876.983 66.121.304 24.944 45.476 3.047.834 4.585.523 3.417.841 18.062.218 210.966.853 158.536.910 758.500.257 558.607.484 48.138.241 3.666.445 Il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali elabora e coordina le linee politiche agricole, forestali, agroalimentari e per la pesca a livello nazionale, europeo e internazionale. In particolare, svolge principalmente la propria attività nell’ambito delle politiche a sostegno dell’agricoltura e nell’ambito delle politiche per la conservazione della flora e della fauna. Pag 74 di 253 Inoltre, attraverso il Corpo Forestale dello Stato, esercita un importante ruolo in materia di ordine pubblico, sicurezza e soccorso civile. Attualmente il Ministero si articola in una struttura centrale e una struttura periferica. La struttura centrale si avvale di 5 Centri di responsabilità. A livello periferico operano gli Uffici e laboratori dell’Ispettorato centrale per il controllo della qualità e dei prodotti agroalimentari ed i Comandi regionali e provinciali del Corpo Forestale dello Stato. In termini di costi : 1. sono occupate 11.796 persone per un totale di 671 milioni di euro. Di queste più di 10.000 sono del Corpo Forestale. 2. I costi di gestione sono pari a 66 milioni di euro, anch’essi in prevalenza di pertinenza del Corpo Forestale 3. I costi dislocati sono pari a 558 milioni. Corrispondono a stanziamenti per trasferimenti e contributi al settore agricolo e agroindustriale e della pesca con riferimento ai programmi Sviluppo e sostenibilità del settore agricolo, agroindustriale e mezzi tecnici di produzione e Regolamentazione, incentivazione e vigilanza in materia di pesca. MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI GABINETTO ‐ Indirizzo politico ‐Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche DIPARTIMENTO Politiche europee ed internazionali nel settore agricolo e della pesca DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Svi. e sostenibilita' del settore agricolo, agroindustriale e mezzi tecnici di prod. Media Media personale‐ Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio no con pesonale 20% ni lorde Str./Amm. Anni pers. Personale Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri 90 6.588.571 10.718.286 73.206 48.804 40.386 ‐658.857 ‐412.972 ‐366.645 195 12.938.914 18.150.540 66.353 44.236 21.711 ‐1.293.891 ‐521.163 ‐5.808.665 151 9.812.616 15.627.018 64.984 43.323 33.663 ‐981.262 ‐581.440 ‐42.856.455 80 169 0 5.304.748 8.774.899 7.876.601 12.221.117 0 66.309 51.922 44.206 34.615 21.822 12.073 ‐530.475 ‐877.490 0 ‐257.185 ‐344.622 0 ‐2.373.424 0 ‐4.813.824 DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Svil. filiere agro alimentari, tutela e valorizzazione produz. di qualita' e tipiche DIP. POLITICHE COMPETITIVE RURALI ‐ Servizi e affari generali per le Fondi da ripartire DIP. ISPETTORATO CENTRALE TUTELA QUALITA' E REPRESSIONE FRODI PRODOTTI AGRO‐ALIMENTARI ‐ Vigilanza, prevenzione e repressione frodi nel settore agricolo, agroalimentare, agroindustriale e forestale CORPO FORESTALE ‐ Tutela e conservazione della fauna e della flora e salvaguardia della biodiversita' 966 50.339.678 63.954.487 52.111 34.741 11.904 ‐5.033.968 ‐1.361.481 0 4.555 242.490.087 260.448.445 53.236 35.491 2.519 ‐24.249.009 ‐1.795.836 ‐8.380 CORPO FORESTALE ‐ Sicurezza pubblica in ambito rurale e montano CORPO FORESSTALE ‐ Interventi per soccorsi TOTALE GENERALE 3.209 2.381 11.796 196.822.778 138.196.610 671.268.901 210.966.853 158.536.910 758.500.257 61.335 58.041 56.906 40.890 38.694 37.938 2.971 7.088 5.605 ‐19.682.278 ‐13.819.661 ‐67.126.890 ‐1.414.408 ‐2.034.030 ‐8.723.136 0 0 ‐56.227.393 L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 67 milioni (personale, 10%) + 8,7 milioni (altri, 10%) e 56 milioni (dislocati e altri). Si rinvia alle considerazioni precedenti sulla opportunità di impiego coordinato e produttivo di tutte le nostre forze di ordine pubblico o difesa o assimilabili. Ministero per i beni e le attivita’ culturali Il Ministero per i Beni e le attività culturali è il dicastero che si occupa prevalentemente di cultura, di spettacolo, di tutela conservazione del patrimonio archeologico, artistico, architettonico e del paesaggio. Il Ministero, in particolare, svolge le funzioni di spettanza statale in materia di: 1. tutela, gestione e valorizzazione dei beni culturali e dei beni ambientali; promozione delle attività culturali, dello spettacolo anche tramite la promozione delle produzioni cinematografiche, radiotelevisive e multimediali; promozione libro e sviluppo servizi bibliografici e bibliotecari nazionali; 2. promozione della cultura urbanistica e architettonica e partecipazione alla progettazione di opere destinate ad attività culturali; 3. studio, ricerca, innovazione ed alta formazione nelle materie di competenza, anche mediante sostegno all'attività degli istituti culturali; 4. tutela del Patrimonio Culturale, svolta dal nucleo dei Carabinieri che opera alle dipendenze funzionali del Ministro per il contrasto delle violazioni di legge in materia di patrimonio culturale. Pag 75 di 253 MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI Vigilanza, prevenzione e repressione in materia di patrimonio culturale Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE E ALTRO Coordinamento ed indirizzo per la salvaguardia del patrimonio culturale Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Tutela dei beni archivistici Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Tutela dei beni librari, promozione e sostegno del libro e dell'editoria Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Tutela dei beni archeologici Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo Valorizzazione del patrimonio culturale Tutela delle belle arti, dell'architettura e dell' arte contemporanee; tutela e valorizzazione del paesaggio Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Tutela del patrimonio culturale Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza TOTALE GENERALE Anni pers. Personale Gestione 260 14.526.648 167 Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati Altre Ammor tamenti TOTALE 2.200.000 34.078 16.760.726 9.285.243 2.104.198 271.278 11.660.719 71 420 2.270 372 4.701.903 18.655.043 94.319.291 15.487.771 1.076.150 5.228.460 28.428.116 4.671.284 288.903 607.636 2.869.814 471.947 6.066.956 24.494.859 125.701.244 20.644.751 2.389 25 5.693 19 51 72 42 101.910.071 1.484.008 230.135.307 987.771 2.433.373 3.316.872 2.191.489 23.028.202 698.280 22.882.632 58.270 1.987.860 1.906.487 2.299.944 2.957.454 18.106 1.598.226 591 7.684 6.136 44.917 128.575.727 2.200.394 254.875.165 1.046.632 4.448.917 5.249.495 4.536.350 27.846 399.599 225.507.324 57.213.835 3.229.880 6.382 938 560 28 239 19.998 263.611.245 38.698.857 27.880.380 1.137.262 10.412.784 841.175.318 39.013.748 622.666 5.812.193 2.367.846 2.888.278 147.274.614 2.962.432 252.059 1.556.826 42.460 364.767 14.355.314 305.655.675 39.575.208 35.249.399 3.547.568 13.965.829 1.004.255.614 19.269.109 10.332 66.557.916 231.793 1.080.176 395.333.773 Straordinari 3.720 84.023 13.749 680.000 259.000 20.000 20.000 0 68.250 1.626 300.000 1.450.368 23.565.128 656.012 21.149.951 23.565.128 In termini di costi si rileva quanto segue : 1. Costi del personale per 841 milioni, pari a 20.000 persone, principalmente su 4 macro strutture : tutela archivi (2.270), tutela beni librari (2.389), tutela beni archeologici (5.693), tutela belle arti e altro (6.382) 2. I costi di gestione seguono la stessa logica di allocazione e sulle precedenti 4 macro strutture se ne allocano circa 110 milioni su 147 3. I costi dislocati sono attribuiti principalmente al Programma Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo per un importo pari 283 milioni su 395. Tali costi includono i fondi a sostegno del settore dello spettacolo per teatri di prosa e d’opera, cinema, istituzioni musicali. L’altra voce segnalata è per stanziamenti per trasferimenti e contributi ad amministrazioni territoriali o a privati per interventi di restauro e conservazione dei beni culturali non gestiti direttamente dal ministero, allocati sul programma Tutela del patrimonio culturale. MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI Vigilanza, prevenzione e repressione in materia di patrimonio culturale Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche + FONDI DA RIPARTIRE E ALTRO Coordinamento ed indirizzo per la salvaguardia del patrimonio culturale Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Tutela dei beni archivistici Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Tutela dei beni librari, promozione e sostegno del libro e dell'editoria Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Tutela dei beni archeologici Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo Valorizzazione del patrimonio culturale Tutela delle belle arti, dell'architettura e dell' arte contemporanee; tutela e valorizzazione del paesaggio Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Tutela del patrimonio culturale Ricerca in materia di beni e attivita' culturali Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza TOTALE GENERALE Media Media personale‐ Media Gestione ‐ Totale propri Rosso > Retribuzio no con pesonale 20% ni lorde Str./Amm. Anni pers. Personale 260 14.526.648 16.760.726 55.872 37.248 8.462 ‐1.452.665 ‐223.408 0 167 9.285.243 11.660.719 55.600 37.067 12.600 ‐928.524 ‐237.548 ‐2.356.513 71 420 2.270 372 4.701.903 18.655.043 94.319.291 15.487.771 6.066.956 24.494.859 125.701.244 20.644.751 66.224 44.417 41.550 41.634 44.149 29.611 27.700 27.756 15.157 12.449 12.523 12.557 ‐470.190 ‐1.865.504 ‐9.431.929 ‐1.548.777 ‐136.505 ‐583.982 ‐3.138.195 ‐515.698 0 ‐65.601 0 0 2.389 25 5.693 19 51 72 42 101.910.071 1.484.008 230.135.307 987.771 2.433.373 3.316.872 2.191.489 128.575.727 2.200.394 254.875.165 1.046.632 4.448.917 5.249.495 4.536.350 42.658 59.360 40.424 51.988 47.713 46.068 52.178 28.439 39.574 26.950 34.659 31.809 30.712 34.786 9.639 27.931 4.019 3.067 38.978 26.479 54.761 ‐10.191.007 ‐74.200 ‐23.013.531 ‐49.389 ‐243.337 ‐331.687 ‐109.574 ‐2.666.566 ‐71.639 ‐2.473.986 ‐5.886 ‐201.554 ‐193.262 ‐234.486 ‐2.114.995 0 ‐2.785 ‐39.960 ‐22.550.732 ‐5.721.384 ‐322.988 6.382 938 560 28 239 19.998 263.611.245 38.698.857 27.880.380 1.137.262 10.412.784 841.175.318 305.655.675 39.575.208 35.249.399 3.547.568 13.965.829 1.004.255.614 41.305 41.257 49.786 40.617 43.568 42.063 27.537 27.505 33.191 27.078 29.045 28.042 6.113 664 10.379 84.566 12.085 7.364 ‐26.361.125 ‐3.869.886 ‐2.788.038 ‐56.863 ‐1.041.278 ‐83.827.505 ‐4.204.443 ‐87.635 ‐736.902 ‐241.031 ‐355.305 ‐16.308.030 ‐1.926.911 ‐1.033 ‐6.655.792 ‐23.179 ‐108.018 ‐41.889.890 Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 83 milioni (personale, 10%) + 16 milioni (altri, 10%) e 42 milioni (dislocati e altri). In termini di personale l’”equivalente persone in meno” sarebbe pari a 2.000. Forse si dovrebbe considerare anche qualche riallocazione. Mi viene in mente Pompei. Per il resto non riesco a capire se questo piccolo esercito aggregato di custodi, bibliotecari e archivisti sia in eccesso o in difetto. Si dovrebbe incrociare con le singole componenti del nostro patrimonio storico,archeologico, bibliotecario e così via. Pag 76 di 253 Anche in questo caso si rinvia però alle considerazioni precedenti sulla opportunità di impiego coordinato e produttivo di tutte le nostre forze di ordine pubblico o difesa. Ad esempio, sempre a Pompei non si potrebbe vedere qualche veicolo “EI - strade sicure”, o meglio “EI - storia sicura”, come a Milano ? Sui costi di gestione si faccia qualche analogo ragionamento. Mi pare strano che gran parte dei 147 milioni venga speso proprio in quelle strutture dove c’è la maggior parte del personale. Sui costi dislocati, infine, è difficile non pensare che un Programma Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo non contempli qualche favore a clientele varie. 40 milioni di risparmi forse si otterrebbero con qualche spettacolo in meno. Meglio se brutto, naturalmente. Ministero della salute MINISTERO DELLA SALUTE Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche Programmazione sanitaria in materia di livelli essenziali di assistenza e assistenza in materia sanitaria umana Regolamentazione e vigilanza in materia di prodotti farmaceutici ed altri prodotti sanitari ad uso umano Vigilanza, prevenzione e repressione nel settore sanitario Ricerca per il settore della sanita' pubblica Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza Fondi da assegnare Prevenzione e comunicazione in materia sanitaria umana e coordinamento in ambito internazionale Sanita' pubblica veterinaria, igiene e sicurezza degli alimenti Ricerca per il settore zooprofilattico TOTALE Ammor tamenti TOTALE Da Assegnare + Rettifiche + Rimborsi + Dislocati Altre 1.178.514 241.941 9.030.826 ‐28.427.681 25.139.833 23.142.669 2.246.531 50.529.033 379.972.650 101 950 69 252 0 6.806.805 51.077.477 4.298.367 12.427.438 1.769.076 5.656.493 3.368.077 3.607.840 0 46.003 0 46.003 0 506.610 653.664 148.805 670.522 9.082.491 57.433.637 7.815.249 16.751.803 0 29.910.975 708 538 11 3.239 39.495.512 37.030.733 753.948 184.640.484 3.000 1.966.612 702.545 3.934 7.141.164 Anni pers. Personale Gestione 158 7.610.371 452 39.134.184 5.262.198 24.110 83.143.161 Straordinari 95.006 80.599.308 42.995.476 781.992 275.019.815 457.862.978 2.000.000 139.684.624 2.851.878 1.012.283.105 ‐28.427.681 La configurazione dell’attuale Ministero della Salute risulta organizzata su cinque Centri di responsabilità amministrativa: Gabinetto e uffici di Diretta Collaborazione all’Opera del Ministro; Dipartimento della Qualità; Dipartimento dell’Innovazione; Dipartimento della Prevenzione e della Comunicazione e Dipartimento per la Sanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza degli Alimenti. In sintesi i compiti del Ministero sono i seguenti: 1. funzioni spettanti allo Stato in materia di tutela della salute umana; 2. coordinamento del Sistema sanitario nazionale, di sanità veterinaria, di tutela della salute nei luoghi di lavoro, di igiene e sicurezza degli alimenti; 3. garanzia dell’equità del Sistema sanitario, della qualità, dell’efficienza e della trasparenza ; 4. collaborazione con le Regioni per la valutazione delle realtà sanitarie; 5. tracciare linee di innovazione e cambiamento e fronteggiare i grandi pericoli che minacciano la salute. In termini di costi : 1. i costi del personale sono 185 milioni per 3.239 persone. 2. I costi di gestione sono 83 milioni. 3. I costi dislocati sono la maggior parte, 1 miliardo, e riguardano quanto segue. Interventi a sostegno ad Enti a carattere scientifico per la ricerca e la sperimentazione sanitaria nell’ambito del programma Ricerca per il settore della sanità pubblica; trasferimenti alle regioni per l’assistenza sanitaria nell’ambito del programma Programmazione sanitaria in materia di livelli essenziali di assistenza e assistenza in materia sanitaria umana. Pag 77 di 253 MINISTERO DELLA SALUTE Indirizzo politico ‐ Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche Programmazione sanitaria in materia di livelli essenziali di assistenza e assistenza in materia sanitaria umana Regolamentazione e vigilanza in materia di prodotti farmaceutici ed altri prodotti sanitari ad uso umano Vigilanza, prevenzione e repressione nel settore sanitario Ricerca per il settore della sanita' pubblica Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza Fondi da assegnare Prevenzione e comunicazione in materia sanitaria umana e coordinamento in ambito internazionale Sanita' pubblica veterinaria, igiene e sicurezza degli alimenti Ricerca per il settore zooprofilattico TOTALE Media Media personale‐ Media Gestione ‐ no Rosso > Retribuzio Totale propri 20% ni lorde Str./Amm. con pesonale Risparmi personale Risparmi altri Risparmi propri Dislocati + altri Anni pers. Personale 158 7.610.371 9.030.826 48.167 32.111 7.459 ‐761.037 ‐142.046 2.842.768 452 25.139.833 50.529.033 55.619 37.079 51.201 ‐2.513.983 ‐2.538.920 ‐37.997.265 101 950 69 252 0 6.806.805 51.077.477 4.298.367 12.427.438 9.082.491 57.433.637 7.815.249 16.751.803 0 67.394 53.766 62.295 49.315 44.929 35.844 41.530 32.877 17.516 5.954 48.813 14.317 ‐680.681 ‐5.107.748 ‐429.837 ‐1.242.744 0 ‐227.569 ‐635.616 ‐351.688 ‐432.437 0 ‐2.991.098 0 ‐45.786.298 0 ‐200.000 708 538 11 3.239 39.495.512 37.030.733 753.948 184.640.484 80.599.308 42.995.476 781.992 275.019.815 55.785 68.830 68.541 57.005 37.190 45.887 45.694 38.004 55.274 9.781 2.192 25.669 ‐3.949.551 ‐3.703.073 ‐37.697 ‐18.464.048 ‐4.110.380 ‐596.474 ‐2.804 ‐9.037.933 ‐13.968.462 ‐285.188 0 ‐98.385.542 L’algoritmo democratico restituisce minori costi per 18 milioni (personale, 10%) + 9 milioni (altri, 10%) e 93 milioni (dislocati e altri). Pag 78 di 253 9 2014 07 02 – TWEET LAW : CONSECUTIO ISTANTANEA REATO-CONFISCA. Esperienza personale Ho scritto di recente della necessità di una tweet-law (un misto tra twitter e beep-beep, che era il suono del volatile road-runner talmente veloce che il coyote non lo prendeva mai) a disposizione dello “sceriffo” anticorruzione, che lo mettesse in condizione di ottenere risultati in fretta. Ecco, adesso mi è venuto in mente cosa si dovrebbe fare. E’ capitato a me in prima persona. E non ne parlo per lamentarmi. Ne parlo perché il fatto che sia successo vuol dire che si può fare. Una riga di coca in mano al passeggero di fianco a me determinò la confisca immediata e definitiva di una mia automobile da 60.000 euro. Ovviamente una sanzione spropositata, ma oggi tale sproporzione torna concettualmente utile per altri ambiti. Il reato che commisi io fu la mia opposizione a fare un test del capello per verificare se vi fosse presente cocaina. Il test del capello riesce ad andare indietro nel tempo per anni. Avevo accettato di fare il test delle urine, che copre circa 5 giorni indietro, ma i poliziotti non ne vollero sapere. Il punto è che il solo fatto di non volere fare il test del capello, secondo la normativa in vigore, era testimonianza della mia mala fede e quindi costituiva reato sanzionabile. La sanzione era la confisca immediata e inappellabile. Peccato che se anche guidare sotto uso di stupefacenti sia in effetti pericoloso e quindi sanzionabile, il fatto di avere fatto uso in un passato più remoto dei 5 giorni non abbia invece alcuna controindicazione. E rientri nella sfera delle libertà personali dell’individuo, seppur criticabili come tante altre cose. Il reato Tra queste tante altre cose, entrando in tema di conti pubblici, c’è secondo me la detenzione occulta di soldi che avviene normalmente all’estero. Molto, molto grave. E’ questo uno dei veri cancri di sistema, se non il vero cancro. Non solo per come è generata: attività illecite, evasione, frodi e altro. Ma anche perché restando all’estero non fa girare l’economia, se non per la parte di consumi reinstradati in Italia a mezzo contanti. Sul tema, per inciso, sono favorevole a qualsiasi disposizione che ne limiti la circolazione. E’ ragionevolmente vero che dove c’è contante ci possa essere malvivenza. Di piccolo o di grande taglio. O almeno è sicuramente vero il contrario: dove non c’è contante non ci può essere malvivenza. E se anche ci fosse sarebbe rintracciabile. Ed è molto, molto grave perché sono soldi che proprio per la loro illiceità, essendo nascosti e non sequestrati, vengono sottratti a possibili destinazioni di utilità pubblica. La confisca Ma il punto è un altro. Sono un po’ di settimane che osservo conti pubblici, struttura dello stato, spending review e così via. E più mi addentro nei conti più mi rendo conto della difficoltà e complessità di qualsiasi intervento. Il che è un problema fondamentale, perché mi rendo anche conto che la situazione socio-economica in cui viviamo assomiglia sempre più a una bomba a orologeria. Tra gli interventi che preconizzavo in una sorta di piano strategico di rilancio Italia, c’era anche la patrimoniale offshore. Evidenziata in giallo nella tabella seguente già in 2014 06 29 - Struttura, costi dello Stato e spending review.html e 2014 06 15 sceriffi taglie e tweet-law Ne avevo già parlato tempo fa, quando avevo scritto (2012 09 18 - 3 o 4 conti della serva ) che la patrimoniale bisognava farla alle Cayman, come esempio di paradiso fiscale, nella modalità concordata tale per cui il paradiso fiscale fa un prelievo alla fonte a titolo di ritenuta. In tale caso ipotizzavo anche che si potesse concedere al “prelevato” di mantenere l’anonimato. Qualora invece il paradiso non collaborasse esageravo, ma mica troppo, ipotizzando l’annessione per invasione. Pag 79 di 253 4 5 6 7 8 9 10 11 Da Personale Da Regioni Da Comuni Da spending Da dismissioni (dati in milioni di euro) Tributarie Extra Tributarie Alienazione pat. e risc. Cr. TOTALE ENTRATE Spese correnti Spese in conto capitale TOTALE SPESE ENTRATE ‐ SPESE Interessi sul debito (tutti9 RISULTATO ECONOMICO DEBITO 442 39 1 483 ‐410 ‐37 ‐447 36 ‐100 ‐64 2.100 0 0 15 0 15 0 0 10 10 200 Da centri di costo 15 Da Progressività 5 Da Sommerso 15 Da Evasione 5 10 10 0 10 10 50 5 5 50 5 5 0 10 0 10 0 5 0 10 0 50 0 5 0 5 10 10 10 10 5 5 10 10 ‐25 ‐25 ‐20 50 5 5 10 10 5 10 ‐20 12 TOTALE FINALE 3 TOTALE VARIAZIONI 2 Patrim. off‐shore 1 Da turismo Da rit. investimenti Anno Con un paradosso concepivo portaerei cariche di ragionieri destinati a sbarcare nelle banche dei paradisi per espropriare conti correnti, cassette di sicurezze e soprattutto depositi titoli. Oggi il tempo è finito. La soluzione è una tweet-normativa del seguente tenore: Reato = detenzione di soldi all’estero a qualsiasi titolo (o chi più ne ha più ne metta). Sanzione = confisca totale. Non si capisce bene nemmeno perché non intervenire mentre si impazzisce a cercare soluzioni sugli altri temi segnalati e di seguito riassunti, quando abbiamo a disposizione una bella cassaforte off-shore world wide che non aspetta altro che essere aperta. 0 0 0 25 25 500 90 0 0 90 35 ‐25 10 100 35 135 ‐700 532 39 1 573 ‐375 ‐62 ‐437 136 ‐65 71 1.400 Certo bisogna trovare il modo di inquadrare il tutto nel diritto internazionale. Ma mi concentrerei sull’obiettivo finale, senza troppi garantismi. Il diritto dovrebbe valere a reciprocità. Qui siamo in situazione del tutto squilibrata, invece. E certamente bisognerebbe anche trovare il modo di non farsi “gabbare” da questi esperti fiduciari, capaci tra l’altro di trasferire altrove sedi e conti nell’arco di una notte. Un modo che mi viene in mente è il ricorso alle “taglie” già menzionato. Con una percentuale tra il 20 e il 30% destinata ai delatori, magari progressivamente decrescente in base agli importi confiscati. In fondo questi spalloni fiduciari non sono molto simili a delle puttane? E allora questi fiduciari, in vendita per natura, compriamoceli. La cooptazione: da off-shore a in-shore. Potrebbe essere, come già scritto e circostanziato, che le somme estere siano infinitamente più grandi dei 500 miliardi di euro ipotizzati in tabella. Si immagini quindi quanti soldi si potrebbero destinare a nuovi investimenti, anche acquisendo aziende, che creino occupazione e ricchezza. E questo è un altro vero nocciolo della questione. Tutti proclamano che serve crescita, investimenti, ripartenza del sistema. Ma come ciò si possa fare non è dato sapere. Anche la flessibilità comunitaria tanto invocata a cosa si riferisce? Si pensa di sforare i parametri di bilancio? E di quanto? Il rapporto debito Pil ce lo siamo già giocato. In Italia siamo al 130%. Ma gli altri paesi non stanno mica tanto meglio. Il deficit consentito invece, una volta 3% del Pil, di quanto può essere flessibilmente sforato? Ricordiamoci che un 1% sul Pil vale meno di 20 miliardi di euro. Cosa ci facciamo con 20 miliardi? Cosa risolviamo? Lascerei comunque una porta aperta ad un ultimo tentativo di rientro “scudato”. A tassi tangibili, e non al 1% - 2%. Ma che sia l’ultima. E che sia anche una questione etica. La famosa questione morale. Io, per esempio, tanti anni fa lo scudo fiscale l’ho fatto. Ho fatto rientrare un patrimonio dei miei genitori morti. Pag 80 di 253 E l’ho fatto principalmente per due motivi : 1. mi sembrava giusto; 2. avevo la netta percezione che quel mondo fiduciario non aveva alcun senso e sarebbe prima o poi finito. Poi quel patrimonio, non più fantasma, ho potuto cercare di utilizzarlo anche per iniziative che avrebbero dovuto essere utili o almeno di modello per tutti. E non mi è successo niente: non mi hanno rapito, non sono stato derubato, non mi hanno confiscato o espropriato. Infine, un monito. Se anche si dovesse riuscire su questo tema della cooptazione sistemica di massa monetaria fantasma off-shore, questo non vuol dire che si debbano tralasciare tutti gli altri temi numericamente sensibili : corruzione, sprechi, appalti, spending review e così via sono tutti temi necessari ad una buona conduzione della cosa pubblica. Necessaria comunque per una questione etica e anche per utilità comune. Ma con le tasche piene tutto sarebbe più facile. Ricordandosi però che se questa neo-cooptata massa monetaria non viene usata bene, una seconda volta non ci sarà. Pag 81 di 253 10 2014 07 06 – EVASIONE E RECUPERI Ieri mattina mi devo essere svegliato male. Avvertivo un forte senso di incazzatura. Probabilmente era legata al fatto di dovere, seppur per mia scelta, scartabellare tonnellate di dati, pagine e documenti inerenti a vario titolo i conti pubblici, mentre dentro di me sapevo che esistono solo due noccioli. 1. Troppa evasione 2. Troppa spesa Riprendendo scritti e considerazioni già fatti, riepilogo di seguito alcune considerazioni sul punto 1. 1. Troppa evasione Nessuno sa quanto sia (c’è una interessante notazione in un articolo su Libero, allegato, che cita oltre a una stima di 180 miliardi che : In Italia, un dato ufficiale e complessivo sull'evasione, non esiste: la politica sino ad ora non lo ha ritenuto necessario), ma tra tutte le fonti (Allegato 2) emerge una forchetta che sta tra il 5 e il 20% del PIL. Vuol dire tra circa 100 e 350 miliardi di euro (quest’ultimo da wikipedia che parla del 18% sul PIL). In particolare questo estremo finale della forchetta, ipotizzando un’evasione del 50% sulla base imponibile, vorrebbe dire 700 miliardi fantasma, sui quali non si cava un euro dal buco. Allo stesso tempo si ipotizza sommerso tra 250 e 300 miliardi. Per differenza vorrebbe dire che per 400 miliardi non siamo nel campo del sommerso, ma in quello dell’emerso non tassato o tassato male. C’è qualcosa che non torna. Ho provato a cercare sul sito della Agenzia delle entrate delle informazioni sugli importi recuperati. Sono stato re instradato dopo vari tentativi sulla pagina “ufficio studi” http://www1.agenziaentrate.it/ufficiostudi/ . In analisi economiche ci si ferma al 2008 http://www1.agenziaentrate.it/ufficiostudi/documenti/index.htm. Strano. Ho fatto quindi riferimento alla stampa dove ho trovato, come già detto, quanto in Allegato 2. La sintesi è che se va bene recuperiamo 12 miliardi di imposte da evasione all’anno. Anche il bilancio 2012 dell’Agenzia recita a pagina 12 : “Le riscossioni complessivamente conseguite nell’anno, derivanti da attività di accertamento, controllo formale e liquidazione automatizzata, hanno raggiunto i 12,5 miliardi di euro, confermando le buone performance registrate negli anni precedenti. L’ammontare delle riscossioni assume una valenza maggiore se si considera che l’Agenzia ha lavorato in un contesto difficile caratterizzato dalla persistente crisi e da episodi di ostilità verso l’Amministrazione finanziaria.” E a pagina 17: i risultati monetari conseguiti nel 2012 confermano la qualità e, quindi, l’efficacia della complessiva azione di contrasto agli inadempimenti tributari. Le somme portate nelle casse dello Stato derivano dall’attività di accertamento per tutti i settori impositivi (II.DD., IVA, Irap e Registro), di controllo formale delle dichiarazioni dei redditi (art. 36-ter del D.P.R. n. 600/1973) e degli atti e delle dichiarazioni sottoposte a registrazione, nonché dalla liquidazione automatizzata delle dichiarazioni (articoli 36-bis del D.P.R. n. 600/1973 e 54-bis del D.P.R. n. 633/1972). Sono 41.000 i dipendenti in Agenzia delle Entrate - Bilancio 2012 pg 36 - Composizione del personale Agenzia Entrate Dirigenti Abruzzo 18 Basilicata 8 Bolzano 2 Calabria 9 Campania 38 Emilia 35 Friuli 5 Lazio 36 Liguria 12 Lombardia 32 Marche 9 Molise 4 Piemonte 25 Puglia 33 Sardegna 14 Sicilia 37 Pag 82 di 253 Terza Seconda 620 770 214 212 100 97 499 680 1.514 1.753 1.662 1.041 581 453 1.978 1.754 847 649 3.525 1.539 665 482 168 164 1.837 1.361 1.089 1.354 594 720 1.345 1.688 Prima 23 2 1 7 4 8 4 8 7 13 2 0 2 4 16 5 Totale 1.431 436 200 1.195 3.309 2.746 1.043 3.776 1.515 5.109 1.158 336 3.225 2.480 1.344 3.075 Toscana Trentino Umbria Valle Veneto Uffici Totali 34 0 6 2 21 101 481 1.533 177 378 98 1.716 1.302 22.442 1.046 161 300 45 1.200 508 17.977 6 0 7 0 1 15 135 2.619 338 691 145 2.938 1.926 41.035 Si dichiarano contenti per 12 miliardi che equivalgono a una percentuale tra il 10% e il 3% della forchetta di cui prima. Su base annua! Vuol dire che ogni anno, dalla notte di tempi, ci scappano tra 90 e 340 miliardi! E tale divario è costante da decenni. Il che avvalora tra l’altro la tesi a me cara dell’esistenza di una enorme “banca off shore” su cui intervenire. E’ roba da pazzi ! Ho allora deciso di esporre alcune mie esperienze dirette. Due, per la precisione. 1. Procedure e metodi Ho già raccontato di avere fatto tanti anni fa lo scudo fiscale. Con parte di quei soldi, facendo tra l’altro girare l’economia italiana e non quella svizzera o delle Bahamas, comprai alcune case. Qualche tempo dopo mi arrivò un legittimo questionario dalla Agenzia delle Entrate in cui chiedevano spiegazioni. Era legittimo perché lo scudo garantiva l’anonimità, quindi loro non sapevano. Io mi presentai di persona e raccontai tutto per filo e per segno, esibendo addirittura tutti gli estratti conto (tanti) che pure avrei potuto tenere riservati perché coperti da scudo. In teoria avrebbero dovuto soprassedere proprio per lo scudo che tra l’altro veniva da successione, quindi era uno scudo “pulito” (non da riciclaggio, false fatturazioni, etc.). Invece andammo avanti qualche mese ad esibire documentazione e spiegazioni fino a che dovettero comunicarmi che il questionario era chiuso. Si noti al riguardo che la chiusura avvenne senza provvedimento ufficiale. Sulla parola. La loro,perché la mia non era bastata. Ma allora andò bene così. Qualche anno dopo comperai una nuova casa cointestandola a mia moglie. Procedura legittima perché non c’era più la tassa sulle donazioni di primo grado per gli importi in questione. Andai a spiegare che erano gli stessi soldi della prima tornata, mostrai gli estratti conto, ma non ci fu verso. Di nuovo giù a sindacare. Non avevo il tempo da dedicarci quella seconda volta e dovetti affidare la pratica un professionista. Dopo alcuni altri mesi e 5.000 euro al professionista la pratica venne chiusa, sempre con la stessa procedura della prima volta : sulla parola, da parte loro. Senza uno straccio di pezzo di carta, che sarebbe potuto servire in seguito. Perché non è finita: alcuni anni dopo, sempre facendo girare l’economia nostrana, comprai degli ulteriori immobili in Piemonte. Tempo dopo arrivò un nuovo questionario. Io ero ricoverato per problemi di salute e non lo ricevetti. Mancata risposta determinò un accertamento effettivo, non solo un questionario. Quando uscii dal ricovero dovetti perciò andare a fare la stessa opera di spiegazione, sempre sugli stessi soldi ma a un funzionario diverso. Paradosso fu che il funzionario delle prime due tornate era nell’ufficio di fianco, ma invece che assegnarmi a quello, che sarebbe stato molto più veloce, mi assegnarono a un neo-assunto. Morale: ancora mesi di documenti e spiegazioni, che nei confronti del neoassunto sembravano più un corso di formazione da parte mia che delle risposte (il che vuol dire che avevano affidato la pratica a chi non era in grado di capire, e io dovetti “insegnare” come funzionano gli estratti conto di banca) e la pratica si richiuse. Da tutta questa storia io ho tratto due conclusioni. 1. Se compri un immobile se ne accorgono (e questa notazione serve per quanto segue). Ma questo non era difficile. Meno male. 2. Se avessero incrociato i dati delle tre tornate avremmo risparmiato alcuni mesi di tempo (diciamo 6 per loro e 6 per me) e io anche 5.000 euro. In sintesi io ho impiegato personale dell’Agenzia per 6 mesi totali senza che ci fosse alcuna utilità, sia per la mia trasparenza che per la copertura Scudo. A dire poco c’è un bel problema organizzativo. Pag 83 di 253 2. Una brutta sensazione Questa seconda esperienza è legata invece a una piccola collaborazione (gratuita) fatta da me ad un commercialista conoscente che mi aveva chiesto aiuto per contestare un accertamento ad un suo cliente. Un dentista. Già iniziavamo male. Un dentista che non evada credo sia una bella rarità. Ma forse sbaglio. Devo premettere che proprio la conoscenza con il professionista è stata un fattore di ulteriore “fatica” nello scrivere quanto segue. Ma visto che predico delazioni e denunce per senso civico, se non ancora per taglie, ho deciso che valeva la pena di raccontarla almeno per il buon esempio, seppur anonima. Anonima dalla parte sua, ovviamente. Il principio della brutta sensazione sta nel già enunciato paradigma “dove non c’è logica c’è malvivenza”. L’accertamento era basato su alcune logiche e metodi del tutto campati in aria. In Allegato 1 si trovano gli stralci con in corsivo il testo dell’Agenzia e in carattere normale le contro argomentazioni in forma iniziale. Tempo dopo incrociai per caso il conoscente che mi disse: “meno male che abbiamo fatto quelle controdeduzioni, così abbiamo vinto”. Mi pare si riferisse alla Commissione Tributaria. Qualche giorno dopo mi svegliai di botto una mattina con questo pensiero: e se esistesse una zona marcia che vende accertamenti ingiustificabili in modo che dopo il doveroso respingimento i periodi di imposta risultassero “lavandati” dalla più autorevole delle lavanderie? Come ho già detto, bisogna imparare a fidarsi del fatto “che al peggio non c’è mai fine” oltre che “dove non c’è logica c’è malvivenza”. E abbandonare il meccanismo psicologico di rimozione. Certo che è solo una supposizione, però è ben avvalorata sia dal contenuto dell’accertamento che anche dal basso livello di recuperi generali di cui prima. Se poi eventuali professionisti in questo presunto giro dovessero avere, direttamente o no, parecchie, o troppe, proprietà immobiliari, visto che queste l’agenzia le trova sempre, sarebbe una ulteriore conferma. Se non altro da incrociare con le dichiarazioni dei redditi. Perché quanto valgono gli immobili rispetto al catasto, a Milano o altrove, lo sa o lo scopre anche un bambino. Infine si conti che tale soggetto addentro a questi meccanismi, di Agenzia e di Commissione, qualche giorno dopo per caso e del tutto inaspettatamente mi disse: “eh, meno male che la storia del Mose non è capitata qui a Milano se no vedevamo, o se no neanche ti immagini cosa veniva fuori (non ricordo bene)”. Io tra me e me pensavo che avevamo già l’Expo che mi pareva abbastanza, ma evidentemente mi sbagliavo. Se invece tutte queste fossero mie errate supposizioni, me ne scuso. Resterebbe solo il fatto di atri due accertamenti fatti per niente con tanto spreco di tempo. Nella mia esperienza personale avrei un record : ne ho visti 5 su 5 inutili o perdenti. Ma credo comunque che valga la pena ragionarci. Se non altro perché si immagini se alla solita tabella qui sotto si apportassero 150 miliardi in più ! Con 200/250 miliardi di avanzo invece dei 71 della tabella, sempre senza trascurare tutte le altre iniziative di bilancio, la Germania ce la compreremmo. Beh, forse esagero. La Germania forse no, ma la Spagna, che è pure più bella, …… Pag 84 di 253 Allegato 1 – Osservazioni contro l’accertamento xxxxxxxx. OSSERVAZIONI A : “Prestazioni non fatturate o sotto fatturate per Euro xxxx” Agenzia : si rileva che “Dall’ analisi incrociata delle fatture di acquisto, aventi ad oggetto materiali vari per impianti e protesi acquistati dallo studio xxxxx nei confronti del fornitore Laboratorio Odontotecnico xxxxxxxxx, e le fatture emesse, si sono rilevate diverse irregolarità. Per molti clienti, per i quali lo Studio xxxxxxxxxxxxxxxxx ha sostenuto dei costi, non sono state ritrovate le corrispondenti fatture attive o in alcuni casi sono state ritrovate con importi inferiori rispetto ai costi sostenuti ,cosi come di seguito riportate”. Controargomentazioni: Si rilevano di seguito le scorrettezze della metodologia applicata, che ne determinano la non applicabilità dei risultati. 1. Il campione scelto come riferimento non è rappresentativo della prassi aziendale poiché è composto da sole 5 fatture passive, su un totale di 294 protocolli IVA acquisti, ai quali vanno aggiunte le voci di costo non oggetto di fatture passive. 5 clienti non sono certamente i “molti” menzionati dall’Agenzia. 2. Il valore totale del campione pari a 1.950 inoltre è palesemente inconsistente e non rappresentativo considerato il fatto che, come risulta alla stessa Agenzia delle Entrate, il totale costi è pari a 304.911 euro di cui 214.175 relativi ad altre spese documentate. Il campione rappresenta quindi rispettivamente solo lo 0,91% e/o lo 0,64% dei totali menzionati. 3. A conferma della non rappresentatività e quindi inapplicabilità del campione si evidenzia che dalla “determinazione del reddito” della precedente tabella prodotta dalla Agenzia delle Entrate risulta chiaro che lo Studio xxxxxxxx emette fatture attive per 473.932 euro a fronte del citato totale spese per 304.911. Ciò conferma il fatto che non esiste alcuna prassi generale di sottofatturazione accertabile, tantomeno nelle proporzioni prese a pretesto dall’Agenzia. 4. La metodologia adottata dall’Agenzia delle Entrate appare inoltre pretestuosa, infondata e quindi inapplicabile anche in ragione del fatto che non tiene conto delle prassi normali nell’esercizio di qualsiasi attività professionale commerciale. Non si tiene infatti in conto la possibilità che vengano praticati prezzi forfettari o che vengano anticipati costi inclusi poi nei successivi forfait fatturati, o che ci siano fatturazioni in periodi diversi e così via. Agenzia: si rileva che “ Nel seguente prospetto si evidenziano le fatture utilizzate come parametro di riferimento per il calcolo della percentuale di apporto professionale. Si fa presente che la scelta delle fatture di riferimento per il calcolo della percentuale è puramente casuale, limitata alla selezione di un paziente qualsiasi sul quale si sono confrontati i costi sostenuti per il materiale fornito dal Laboratorio sopra individuato e i compensi percepiti dallo Studio. Nel seguente prospetto si evidenziano le fatture utilizzate come riferimento per il calcolo della percentuale di ricarico. Si fa presente che la scelta delle fatture di riferimento per il calcolo della percentuale è puramente casuale, limitata alla selezione di un paziente qualsiasi sul quale si sono confrontati i costi sostenuti per il materiale prodotto dal laboratori o e i compensi percepiti dallo studio”. La percentuale media sopra calcolata risulta pari al 378%( che applicata al costo/spesa totale di € 1.950,00 euro comporta la quantificazione dell'apporto professionale/valore aggiunto della prestazione nella misura di € 7.371,00 . Pertanto i maggiori compensi risultano pari ad € 9.321,00 (dati dalla somma tra il costo/spesa totale di € l.950,00 e il risultato della determinazione dell'apporto professionale di € 7.371,00. Controargomentazioni: Si rilevano di seguito le scorrettezze della metodologia applicata, che ne determinano la non applicabilità dei risultati. 1. Il campione scelto come riferimento non è rappresentativo della prassi aziendale poiché è composto da sole 2 fatture passive, su un totale di 294 protocolli IVA acquisti, ai quali vanno aggiunte le voci di costo non oggetto di fatture passive. 2. Il valore totale del campione pari a 833 euro inoltre è palesemente inconsistente e non rappresentativo considerato il fatto che, come risulta alla stessa Agenzia delle Entrate, il totale costi è pari a 304.911 euro di cui 214.175 relativi ad altre spese documentate. Il campione rappresenta quindi rispettivamente solo lo 0,39% e/o lo 0,27% dei totali menzionati. Pag 85 di 253 3. La stessa Agenzia delle Entrate ammette la non rappresentatività del campione quando afferma che “la scelta delle fatture di riferimento per il calcolo della percentuale è puramente casuale”. 3. A conferma della non rappresentatività e quindi inapplicabilità del campione si evidenzia che dalla “determinazione del reddito” della precedente tabella prodotta dalla Agenzia delle Entrate risulta chiaro che lo Studio emette fatture attive per 473.932 euro a fronte del citato totale spese per 304.911. Ciò conferma il fatto che non esiste alcuna prassi generale di sottofatturazione accertabile, tantomeno nelle proporzioni prese a pretesto dall’Agenzia. 4. La metodologia adottata dall’Agenzia delle Entrate appare inoltre pretestuosa, infondata e quindi inapplicabile anche in ragione del fatto che non tiene conto delle prassi normali nell’esercizio di qualsiasi attività professionale commerciale. Non si tiene infatti in conto la possibilità che vengano praticati prezzi forfettari o che vengano anticipati costi inclusi poi nei successivi forfait fatturati, o che ci siano fatturazioni in periodi diversi e così via. OSSERVAZIONI A : “Compensi ricostruiti induttivamente per xxxx euro Agenzia: si rileva che: Sulla base delle criticità sopra individuate, considerata l'ordinaria sotto-fatturazione praticata dallo Studio xxxxx l’Ufficio procede alla ricostruzione induttiva dei corrispondenti compensi sottratti a tassazione. Difatti al fine di quantificare i compensi reali realizzati a fronte delle relative spese sostenute dallo Studio; direttamente riconducibili all'acquisto del materiale riferito all' apporto professionale ascrivibile alla prestazione medica (altamente professionale/specializzante in re ipsa), l'Ufficio come già verificato per il precedente anno d'imposta (2007), sulla base del tariffario 2007 depositato dalla parte a seguito di questionario prot. xxxxxxxx riscontra una percentuale di sotto-fatturazione di circa il 20%. Pertanto, vista la continuità delle violazioni praticate dallo Studio xxxxxxxxxxx, la percentuale calcolata per il periodo d' imposta 2007, pari al 18 \, viene applicata anche al fatturato totale 2008. Controargomentazioni 1. La metodologia è infondata e inapplicabile perché l’accertamento 2007 è immotivato come già comunicato all ‘Agenzia delle Entrate in data…. 2. Anche per il 2008 vale il principio che un tariffario prezzi non costituisce in alcun modo un documento avente valenza fiscale essendo piuttosto uno strumento di informazione commerciale. Il prezzo effettivamente applicato alla clientela infatti può includere sconti concessi a vario titolo alla clientela tra cui a titolo esemplificativo : 1.Sconti per rapporti di lunga durata 2.Sconti determinati in base all’ importo totale dei lavori 3.Preferenze soggettive dei rappresentanti dello studio. Il tariffario prezzi pertanto è un listino ed in quanto tale è una indicazione di prezzi non vincolante. Si rinvia alla trattazione già esposta per il 2007. 3. Anche per il 2008 come per il 2007 la teorica percentuale di sottofatturazione viene applicata in condizioni di mancata rappresentatività del campione adottato come riferimento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il campione 2007 si riferisce, per la sua totalità, a fatturazioni al cliente finale (“compensi senza rit”). La percentuale di sconto, che come già visto è comunque errata, viene quindi proiettata sul totale dei compensi dichiarati pari a yyyyyy euro. Si tralascia il fatto che di tale importo yyyyyy euro (pari a ben il 36% del totale) sono riferiti a fatturazioni a professionisti (“compensi con ritenuta”) per le quali il listino non fa fede ne ha rilevanza alcuna, essendo ovviamente riferito solo a clienti finali. 4. In ogni caso non sono applicabili al 2008 i dati del 2007. Si dovrebbe semmai procedere ad un ricalcolo degli importi, ricalcolo che sarebbe comunque infondato e quindi oggetto di giusta contestazione. Pag 86 di 253 Allegato 2 – Stampa e info su evasione La mappa dell’evasione fiscale in Italia http://www.lastampa.it/2014/04/05/economia/ecco-la-mappa-dellevasione-fiscale2hewjYF5srYw4jqESWOAeJ/pagina.html L’Agenzia delle Entrate divide il Paese in 8 aree: da “rischio totale” a “tutti bene” L’Italia è divisa in otto. Almeno per il fisco. E non solo per l’approccio con le tasse, ma anche per comportamenti che sono legati al contesto sociale ed economico, alla criminalità e al tenore di vita. Ci sono aree a «Pericolo Totale» dove il rischio fiscale si somma a quello sociale e allo scarso tenore dell’economia e zone a forte concentrazione demografica, come Roma e Milano, dove il “tax gap”, la differenza imposte che si dovrebbero versare e importi versati, richiede una forte attenzione del fisco. Ma anche province dove «Stanno tutti bene». Lo spaccato di un Paese frammentato ma reale, senza le scorciatoie dei luoghi comuni, è quello tracciato - nomi di fantasia compresi - dalla mappatura che l’Agenzia delle Entrate ha stilato di tutte le province italiane. Con l’obiettivo principale di migliorare l’efficienza dei propri uffici, che poi, alla fin fine, svolgono due compiti: assistenza ai contribuenti e repressione dell’evasione. L’Italia-arlecchino che esce dallo studio effettuato dagli esperti fiscali, che il numero uno dell’Agenzia Attilio Befera ha consegnato in Parlamento, attribuisce nomi suggestivi agli otto gruppi di province. L’analisi è però serissima, basata su dati ufficiali e ben 245 variabili. Ne emergono 8 gruppi di province che possono essere considerati omogenei per tipologia. Da «Pericolo Totale» a «Stanno tutti bene», la scala tonale della nuova geografia fiscale ha tantissime sfumature: passa per le aree a basso sviluppo ed alta evasione («Niente da dichiarare?» è il nome del gruppo) a quelle con molte attività manifatturiere («L’industriale»), dalle province «Equilibriste» alle due aree metropolitane di Roma e Milano («Metropolis»), per esaminare anche i due gruppi «Rischiose abitudini» e «Non siamo angeli», quest’ ultima con un tasso di pericolosità fiscale intermedia, ma non certo ottimale. Lo studio non conta i residenti, ma basta sovrapporre una mappa ai dati dell’Istat per scoprire che ci sono 11,2 milioni di residenti che abitano nelle province «Rischio Totale», dove l’alta pericolosità fiscale e sociale si sposa con un bassissimo tenore di vita. Subito dopo ci sono 9,4 milioni di cittadini di altri due gruppi: i «Metropolis», con i 7,1 milioni di residenti delle province di Roma e Milano e i «Niente da dichiarare?» delle aree più povere del Paese ma entrambi inseriti ad un livello “quattro”, in una classifica che varia da 1 a 5. Tutti e due hanno quindi un rischio di evasione medio alto, anche se profondamente divisi dal tenore di vita e dalla pericolosità sociale, più alta nelle due grandi città. Sono queste tre le aree che pesano di più nei 90 miliardi di «tax gap», nel quale viene misurata non solo l’evasione vera e propria ma anche una quota di errori (inevitabile con un fisco così complicato) e l’impossibilità a pagare dovuta dalla mancanza di liquidità provocata dalla crisi. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. Ci sono 23,3 milioni di cittadini che abitano in province che il fisco considera tranquille: sono il gruppo «Industriale» e «Stanno tutti bene», nelle quali la pericolosità fiscale è bassissima così come il rischio sociale: in ordine alfabetico spaziano da Aosta a Udine ma riguardano province del centro nord spesso lontane dai grandi centri. Tra di loro, per uno scherzo del destino, anche Siena dove la Guardia di Finanza ha sequestrato per problemi fiscali la villa a Gianna Nannini. L’analisi della Guardia di Finanza ha però proprio questo pregio. Non analizza il singolo caso e privilegia un approccio macro che gli consente di entrare nelle diverse realtà economiche italiane, indagando su sette diversi filoni: 1) Dimensioni e popolosita’ del bacino, 2) pericolosità fiscale, 3) pericolosità sociale, 4) tenore di vita, 5) struttura produttiva, 6) l’accesso a servizi tecnologici, 7) presenza di infrastrutture. Con un effetto boomerang per gli uomini del fisco. Già perché - è scritto nello studio nella valutazione dell’efficienza delle «direzioni provinciali dell’Agenzia «una Direzione provinciale può essere leader nella propria regione ma risultare poco efficiente nell’ambito del “cluster” (gruppo) di appartenenza». ECCO LE OTTO ITALIE INDIVIDUATE DALL’AGENZIA DELLE ENTRATE - RISCHIO TOTALE 11,2 milioni di residenti - pericolosità fiscale 5, pericolosità sociale 5, tenore di vita 1. Si tratta delle Province di Agrigento, Brindisi, Caltanissetta, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Foggia, Frosinone, Lecce, Napoli, Ragusa, Reggio, Calabria, Salerno, Trapani, Vibo Valentiae Barletta-Andria-Trani. - METROPOLIS 7,1 milioni di residenti - pericolosità fiscale 4, pericolosità sociale 4 , tenore di vita 5 . Sono le metropoli Roma e Milano. - NIENTE DA DICHIARARE? 2,3 milioni di residenti - pericolosità fiscale 4, pericolosità sociale 2 , tenore di vita 1 . Le aree sono Avellino, Benevento, Campobasso, Enna, Isernia, Matera, Nuoro, Oristano, Potenza, Rieti e Ogliastra. - RISCHIOSE ABITUDINI Pag 87 di 253 4,0 milioni di residenti - pericolosità fiscale 3, pericolosità sociale 4, tenore di vita 3. Si tratta di Grosseto, Imperia, La Spezia, Latina, Livorno, Lucca, Massa-Carrara, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato, Rimini, Savona. - NON SIAMO ANGELI 6,5 milioni di residenti - pericolosità fiscale 3, pericolosità sociale 3, tenore di vita 2. Sono Bari, Cagliari, Catania, Messina, Palermo, Sassari, Siracusa, Taranto, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano e Olbia-Tempio. - GLI EQUILIBRISTI 5,3 milioni di residenti - pericolosità fiscale 3, pericolosità sociale 2, tenore di vita 3. Ecco l’elenco: Arezzo, Ascoli Piceno, Asti, Chieti, Ferrara, L’Aquila, Macerata, Novara, Perugia, Pesaro e Urbino, Teramo, Terni, Verbano-CusioOssola, Vercelli, Viterbo, Fermo. - INDUSTRIALE: 14,3 milioni di residenti - pericolosità fiscale 1, pericolosità sociale 3, tenore di vita 4. Sono Ancona, Bergamo, Bologna, Brescia, Firenze, Genova, Padova, Torino, Treviso, Trieste, Varese, Venezia, Verona, Vicenza, Monza e della Brianza. - STANNO TUTTI BENE 9,0 mln di residenti - pericolosità fiscale 1, pericolosità sociale 1, tenore di vita 4. Si tratta di Aosta, Belluno, Biella, Bolzano, Como, Cremona, Cuneo, Forlì-Cesena, Gorizia, Lecco, Lodi, Mantova, Modena, Parma, Pavia, Piacenza, Pordenone, Ravenna, Reggio Emilia, Rovigo, Siena, Sondrio, Trento, Udine. Il Belpaese che non paga - Evasione fiscale in Italia: tutti i numeri - 07 febbraio 2014 http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1398887/Evasione-fiscale-in-Italia--tutti-i-numeri.html Una lunga serie di cifre, impressionanti. Numeri che fotografano il male dell'Italia: l'evasione fiscale. Elementi messi nero su bianco da Stefano Livadiotti nel libro Ladri - Gli evasori e i politici che li proteggono, un saggio del giornalista de L'Espresso, presentato dal settimanale, che cerca di individuare i colpevoli di un buco nei conti dello Stato che, ogni anno, vale 180 miliardi di euro. Una voragine di proporzioni inimmaginabili, che fa impallidire al pensiero che la politica, negli ultimi mesi, si è affannata, e scannata, per trovare i 2-4 miliardi necessari per cancellare - per un anno - l'Imu, la tassa sulla prima casa. Le fasce - L'Italia, con i suoi 60milioni malcontati di abitanti, ha l'1% della popolazione mondiale, ma realizza il 3% del prodotto interno lordo globale e detiene il 5,7% della ricchezza del pianeta. Eppure, stando alle dichiarazioni fiscali, i nostri connazionali non appaiono affatto così ricchi: su 41.320.548 contribuenti (i dati citati nel libro sono relativi all'anno di imposta 2011) solo lo 0,1% - ossia uno ogni mille - denuncia più di 300mila euro. Il 62,89% sta sotto i 26mila euro, e il 27% grazie a deduzioni e detrazioni non paga nulla. Così, in Italia, il rapporto tra ricchezza e reddito dichiarato è 1 a 8. Tanto per intendersi, negli Stati Uniti, prima economia mondiale, il rapporto è 5,3. Dunque gli americani avrebbero a disposizione un reddito minore: c'è qualcosa che, evidentemente, non torna. La stima - In Italia, un dato ufficiale e complessivo sull'evasione, non esiste: la politica sino ad ora non lo ha ritenuto necessario. Le stime, così, le ha fatte il britannico Richard Murphy, fondatore di Tax Justice Network, un uomo inserito da International Tax Review nell'elenco delle 50 persone più influenti al mondo in materia di fisco. Secondo mister Murphy, i soldi sottratti ogni anno alle casse dello Stato sono 180,2 miliardi di euro. Una cifra enorme, eppure la guerra al nero non è senza quartiere: su 5 milioni di contribuenti sospetti, i controlli sono stati 200mila. Inoltre, chi viene "pizzicato" ad evadere, trova in una giustizia-lumaca il suo migliore alleato: per il primo grado di giudizio occorrono 903 giorni. Inoltre, solo l'1,7% di chi viene denunciato per reati tributari viene poi arrestato. Tutti perdonati - La maggior parte del sommerso, secondo le statistiche citate da Livadiotti, arriva dai lavoratori autonomi, tra i quali il tasso di evasione è pari al 56,3 per cento. Per lavoratori dipendenti e pensionati evadere è pressoché impossibile: le tasse vengono prevelate direttamente in busta casa e dunque non riescono a frodare il Fisco (e infatti l'82% del gettito complessivo arriva proprio da loro). Infine una cifra piuttosto significativa, che dimostra l'alto livello di tolleranza della politica nei confronti di chi cerca di dribblare le regole imposte dall'Erario: in 34 anni, tra il 1970 e il 2004, sono stati approvati 32 condoni di vario genere. Così, oggi, ci troviamo ad avere iperuranici livelli di pressione fiscale (quella reale è oltre il 50%), ma a pagare sono sempre, e solo, i soliti noti. Lotta all’evasione, recuperati 12,5 mld http://www.economiaweb.it/lotta-allevasione-recuperati-125-miliardi/ Nel 2012 effettuati 400mila controlli. Oltre 28 miliardi nascosti al fisco. Dalla lotta all’evasione fiscale nel 2012 ha fruttato 12,5 miliardi di euro. Un risultato migliore dei 10 miliardi preventivati. Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera nel corso di un’audizione alla Pag 88 di 253 Commissione Finanze della Camera. Nel 2011 erano stati incassati 12,7 miliardi. «Molto è stato fatto nel campo del contrasto all’evasione fiscale, molto resta ancora da fare». Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera nel corso di un’audizione alla Commissione Finanze della Camera. BEFERA; IN 2012 SCOVATA EVASIONE PER OLTRE 28 MLD. L’attività di accertamento ai fini delle imposte dirette, Iva, Irap e Registro «ha prodotto nel 2012 oltre 400mila controlli sostanziali, a fronte dei quali sono state accertate complessivamente maggiori imposte per oltre 28 miliardi di euro», ha detto Befera, nell’audizione alla Camera, aggiungendo che «gli interventi esterni hanno dato luogo a 9.900 verifiche e controlli mirati, con risultati soddisfacenti». BEFERA, EVASIONE IVA RIPRENDE PER CARENZA LIQUIDITA’. Secondo Befera il tax gap per l’Iva dal 2012 si sta riallargando «per motivi di carenza di liquidità. Vediamo dichiarazioni che non hanno come seguito il pagamento», è stato il commento del direttore dell’Agenzia delle Entrate. La legge delega per la revisione del sistema fiscale costituisce «una nuova e strategica tappa del lungo percorso volto a costruire un rapporto leale e sereno tra Fisco e contribuenti che conduca a quello che continuo a ritenere un obiettivo imprescindibile, la conquista di una cultura della legalità fiscale che troppo spesso è mancata nel nostro Paese fino a questo momento». CONCESSE DA EQUITALIA 1,9 MLN DI RATEAZIONI. L’attività di riscossione portata avanti da Equitalia è stata «oggettivamente influenzata dal susseguirsi di novità normative che hanno finito per indebolirne la relativa azione». Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera aggiungendo che «il decremento che si registra negli incassi da ruoli erariali nel 2012 è comunque contenuto nella misura del 5% rispetto all’anno precedente». Befera ha anche riferito che «dal 2008 sono state concesse da Equitalia oltre 1.900.000 rateazioni, per un importo totale superiore a 22 miliardi di euro». Evasione fiscale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera - 2014 07 06 http://it.wikipedia.org/wiki/Evasione_fiscale L'evasione fiscale è un comportamento contra legem che consiste nel sottrarsi all'obbligo di pagare i tributi La locuzione evasione fiscale, nell'ambito della scienza delle finanze, indica tutti quei metodi volti a ridurre o eliminare il prelievo fiscale da parte dello Stato sul cittadino contribuente attraverso la violazione di specifiche norme fiscali da parte di quest'ultimo. Tipicamente avviene attraverso operazioni di vendita o prestazione di servizi al cittadino effettuate senza emissione di regolare fattura[1], ricevuta o scontrino fiscale (le cosiddette vendite "in nero") oppure attraverso false dichiarazioni dei redditi con conseguente mancata o errata dichiarazione fiscale e successivo mancato versamento dell'imposta realmente dovuta. Costituisce di fatto un evento deleterio all'interno della politica fiscale attuata dal governo e che contribuisce a far perdere allo Stato una parte non trascurabile delle entrate a esso dovute (gettito fiscale). 10.1 Descrizione Per fornire una misura quantitativa sull'entità del fenomeno dell'evasione fiscale, sia a livello individuale sia a livello collettivo, oltre a fornire direttamente il totale dei fondi evasi si può definire e calcolare l'indice o tasso di evasione definito come il rapporto tra fondi evasi e totale dei fondi dovuti allo Stato per tassazione. Altro indice macroeconomico è il rapporto tra fondi totali evasi e il PIL. Esiste anche una variante molto più grave dell'evasione, la frode fiscale, che avviene con sofisticati meccanismi che creano un'apparenza di regolarità, al di sotto della quale si cela però l'evasione, rendendo così più difficoltosa l'opera di accertamento dell'amministrazione finanziaria. Tipico strumento di frode fiscale è l'inserimento in contabilità di fatture di acquisto false per ridurre l'imponibile fiscale. I redditi da evasione, frode fiscale rientrano nella cosiddetta economia sommersa. L'evasione fiscale è punita con sanzioni pecuniarie e oltre una certa soglia di sottrazione di imponibile anche penalmente. La frode fiscale è invece punita molto più severamente della semplice evasione e sempre anche con sanzioni penali dato il suo livello di estrema pericolosità tale da poter compromettere gravemente l'efficienza dell'attività di accertamento tributario. In Italia la "frode fiscale" direttamente collegata al reato di Falso in bilancio è stata parzialmente depenalizzata tramite esclusioni, eccezioni e introduzione di franchige con una serie di provvedimenti del governo Berlusconi IV, ultimo dei quali il D.Lgs. 27 gennaio 2010, n. 39. Pag 89 di 253 10.1.1 Elusione fiscale Elusione fiscale Non assimilabile all'evasione fiscale è invece il diverso fenomeno dell'elusione fiscale. A differenza dell'evasione l'elusione non si presenta come illegale: essa infatti formalmente rispetta le leggi vigenti, ma le aggira nel loro aspetto sostanziale frustrando il motivo per il quale sono state approvate. 10.2 Effetti dell'evasione L'evasione fiscale, oltre a creare danni etico-morali ai contribuenti onesti aggirando il principio di equità sociale di fronte al fisco, rappresenta un nodo centrale all'interno dell'analisi economica e della conseguente politica economica di ciascuno Stato in quanto crea un danno macroeconomico generalizzato allo Stato e alla collettività con effetti negativi anche gravi che si accumulano nel medio-lungo periodo, caratterizzandosi dunque come autentica piaga sociale nei paesi a più alto tasso di evasione. Infatti il mancato recupero di fondi da parte dello Stato, da impiegare nella spesa pubblica oppure nel finanziamento della crescita economica, crea da una parte un potenziale contributo all'eventuale deficit pubblico e quindi alla creazione di debito pubblico, dall'altra mancati interventi di stimolo statale per la crescita economica stessa. Per recuperare il debito pubblico lo Stato, se impossibilitato, come spesso accade, a recuperare completamente i fondi da evasione, è costretto di conseguenza a ridurre la spesa pubblica con tagli sul finanziamento alla pubblica amministrazione e conseguente possibile diminuzione della qualità dei servizi pubblici offerti e/o all'aumento della tassazione e del prelievo fiscale sui contribuenti (es. aumento delle accise) con effetto di aumento della pressione fiscale o del cuneo fiscale. Alla lunga, oltre a possibili disservizi pubblici, la maggiore imposizione fiscale può determinare una diminuzione dei redditi dei consumatori, con calo dei consumi e quindi ulteriore flessione della crescita economica. Non manca però chi sostiene che il danno economico, sia pure rilevante e innegabile nei confronti dello Stato e dell'amministrazione pubblica, sia in realtà meno pronunciato considerando l'intero sistema economico, in quanto consentirebbe comunque una maggiore circolazione di denaro, con influenze positive almeno sui consumi e quindi sulla crescita economica stessa. In realtà, anche lo Stato avrebbe questa capacità di alimentare il sistema economico, spendendo i soldi derivanti dalle entrate fiscali in miglioramenti di servizi e opere pubbliche offerte al cittadino, nonché nella promozione dell'innovazione attraverso il finanziamento della ricerca scientifico-tecnologica, oltre che operare una redistribuzione del reddito. Altro importante effetto dell'inasprimento della tassazione, ovvero della pressione fiscale sui cittadini contribuenti per cercare di recuperare i fondi evasi, è quello di sfavorire l'attività dei soggetti imprenditoriali, oltre che limitare la normale attività di consumo dei consumatori: tutto ciò può creare un circolo vizioso, generando una situazione per alcuni insostenibile, che spinge sempre più contribuenti all'evasione, peggiorando ulteriormente la situazione, e/o alla fuga di capitali e di settori produttivi-economici all'estero, laddove le condizioni economico-fiscali-lavorative siano migliori, incidendo dunque negativamente sulla crescita economica del paese d'origine, con possibili effetti di stagnazione o anche recessivi. Il recupero di evasione sarebbe dunque potenzialmente in grado di affrontare e risolvere due distinti problemi, quello del debito pubblico e quello della crescita economica, in maniera tanto maggiore, rapida ed efficace quanto più esso si avvicina al totale dei fondi evasi. 10.2.1 Risvolti economici ed etici dell'evasione fiscale Ricapitolando, gli effetti dell'evasione fiscale non sono solo economicamente, ma anche eticamente riprovevoli in quanto: si ha una riduzione delle entrate dello Stato e delle risorse per la collettività; si peggiora la qualità dei servizi pubblici e della pubblica amministrazione per diminuzione delle uscite; si diminuiscono i fondi disponibili per finanziare la crescita economica; si vanifica parzialmente la redistribuzione del reddito pianificata dal legislatore; si aumenta il livello di tassazione e di pressione fiscale sui contribuenti; si creano situazioni di concorrenza sleale tra operatori economici che pagano le tasse e chi le evade con effetto domino su tutti i soggetti economici interessati. In aggiunta a questi effetti diretti si possono considerare alcuni fattori secondari: lo Stato deve limitare le risorse sulla spesa pubblica quali Sanità, Istruzione e Welfare, fatto che tende a gravare maggiormente sui meno abbienti; non tutti i cittadini possono evadere le tasse con la stessa facilità, tipicamente questo risulta più facile per i lavoratori autonomi, che per i lavoratori dipendenti; Pag 90 di 253 evasori parziali o totali, dimostrando redditi inferiori alla realtà, possono usufruire di servizi o facilitazioni (come bonus fiscali, assegni famigliari, sconti su tasse scolastiche, edilizia sovvenzionata) sottraendo tali risorse a chi invece spetterebbero di diritto e di necessità. L'evasione tende quindi a creare disparità sociale tra le varie classi sociali. 10.2.2 Dibattito pubblico, politico e filosofico L'opinione pubblica e le forze politiche in Italia sono piuttosto divise sull'atteggiamento morale nei confronti dell'evasione fiscale. Alcuni ritengono sia un male fisiologico, e persino necessario, o comunque giustificabile in qualche modo[2]. Il punto di vista di molti imprenditori di piccole e medie imprese (PMA) adotta infatti una tecnica di neutralizzazione che consiste nel giustificare la propria condotta evasiva imputandola a livelli troppo alti di imposizione fiscale, insostenibili per le proprie attività economico-commerciali; in caso contrario riferiscono ad esempio che la loro impresa sarebbe destinata al fallimento di fronte alla concorrenza di prezzo di prodotti provenienti da paesi esteri (es. estremo oriente), denunciando quindi indirettamente la sostanziale non competitività della propria impresa all'interno del mercato globalizzato. Un esempio di tale atteggiamento "neutralizzante" si rinviene in una dichiarazione con cui Silvio Berlusconi affermò che «se c’è uno Stato che chiede un terzo di quanto guadagni allora la tassazione ti appare una cosa giusta. Ma se ti chiede il 50-60% di ciò che guadagni, come accade per le imprese, ti sembra una cosa indebita e ti senti anche un po' giustificato a mettere in atto procedure di elusione e a volte anche di evasione»[3]. D'altra parte l'economista Milton Friedman ebbe a dire in una intervista del 1994, riferendosi all'Italia, che nei casi di grande inefficienza della gestione finanziaria dello Stato l'evasore fiscale è paragonabile al patriota, poiché sottrae risorse ad un settore pubblico altamente inefficiente mantenendole nel settore privato della produzione e dei consumi.[4] Di fronte a tale critica i fiscalisti tendono invece a sottolineare il principio di progressività dell'aliquota fiscale col reddito o profitto prodotto. In alcuni casi specifici vi sono linee di pensiero che la ritengono persino eticamente necessaria (come nei casi di obiezione fiscale alle spese militari). Vi sono state anche voci a difesa di noti personaggi dello sport e spettacolo: ad esempio è stato dichiarato, riguardo al caso di evasione fiscale accertata per Valentino Rossi, che «è assurdo che uno dei più grandi talenti sportivi del nostro Paese venga trattato dal fisco come una pecora da tosare»[5]. D'altro canto vi è chi si è spinto fino a paragonare l'evasione fiscale al furto. Ad esempio, Tommaso Padoa Schioppa ebbe a dichiarare: «A chi dice che mettiamo le mani nelle tasche dei cittadini rispondo che sono gli evasori ad aver messo le mani nelle tasche dello Stato, di altri cittadini onesti. Violando così non solo il settimo comandamento, ma anche un principio base della convivenza civile»[6]; persino Pier Ferdinando Casini affermò: «Non si combatte l'evasione agitando manette e cappi, ma guai ad un centrodestra che sollevasse le bandiere dell'evasore fiscale che è un ladro»[7]. Addirittura, il 9 gennaio 2012, Antonio Catricalà, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del Governo Monti, in riferimento alla crisi economica in atto, ha dichiarato che «chi evade in un momento come questo tradisce la Patria»[8]. Il 18 gennaio 2012, il Presidente del Consiglio Mario Monti, ha dichiarato che «chi oggi evade [...] offre ai propri figli, in definitiva, un pane avvelenato»[9]. Infine, il 23 gennaio 2012, il cardinale Angelo Bagnasco ha dichiarato che «evadere le tasse è peccato»[10]. Per quanto riguarda i paragoni con il furto, sotto il profilo tecnico-giuridico è un dato acquisito che tale espressione può essere applicata solo al concetto di proprietà: vale a dire che può essere considerato "furto" solo l'appropriarsi, in modo illecito, di beni (materiali o morali) altrui. Inoltre, almeno sin dai tempi del filosofo John Locke (16321704) - uno dei padri del pensiero economico moderno - la proprietà deriva direttamente dalla produzione: ciascuno è il legittimo "proprietario" di ciò che crea e produce. Sotto questa ottica, le tasse non versate allo Stato non possono essere considerate un "furto", poiché si tratta di denaro il quale, in assenza del cosiddetto "ladro" (cioè l'evasore), non sarebbe mai stato prodotto. In altre parole, un soggetto che produce reddito, sottraendolo tutto o in parte all'Erario, è lui stesso - in ultima analisi - il generatore di quel reddito che, altrimenti, non sarebbe mai esistito e sul quale, di conseguenza, il fisco non avrebbe mai potuto vantare diritti. Non concorrere al bene comune dello Stato, cioè non pagare le tasse, è certamente un comportamento illecito che va sanzionato, ma non è né tecnicamente, né giuridicamente corretto definirlo "furto": non è l'evasore a sottrarre denaro dell'Erario, ma è lo Stato a prelevare denaro di proprietà dei cittadini che lo stesso Stato compongono, tassando il reddito. Se, quindi, definire l'evasore "ladro" può apparire come una forzatura giuridica, è invece più adeguata - e, se non altro, moralmente ed eticamente ineccepibile - la definizione usata nella campagna anti-evasione promossa dall'Agenzia delle Entrate e dal Ministero dell'Economia e delle Finanze nel 2011; in questa campagna l'evasore fiscale viene bollato come "parassita della società"[11]. Pag 91 di 253 È inoltre opportuno sottolineare che, in assenza del soggetto in questione, lo Stato non sarebbe neppure gravato dagli oneri derivanti dall'utilizzo da parte dell'evasore di beni e servizi pubblici, per cui quella percentuale della ricchezza da esso prodotta e corrispondente al costo dei servizi è da ritenersi comunque dovuta ab origine alla collettività e la sua non corresponsione è evidentemente assimilabile a un furto. A quest'ultima osservazione si può anche aggiungere che l'evasione è da condannare senza mezzi termini, anche e soprattutto in un'ottica di economia liberale e di mercato, perché - come ha scritto il giornalista Nicola Porro -: «Chi ruba i soldi al fisco fa concorrenza sleale agli onesti. E soprattutto in momenti di crisi rischia di sopravvivere a danno dei galantuomini. La bottega o l’impresa che non paga il dovuto ha un vantaggio competitivo ingiusto nei confronti dei corretti. Vince chi truffa lo Stato con più abilità. E non chi lavora e produce meglio. L’evasione trucca la partita della libera concorrenza»[12]. Esistono infine correnti di filosofia politica che si rifanno al libertarianesimo (o libertarismo o ancora anarco-capitalismo) americano (Murray Rothbard, Hans Herman Hoppe, Walter Block) e alla scuola austriaca di economia (Von Mises,Von Hayek) che invertono totalmente il punto di vista. Essendo il cittadino il legittimo proprietario della ricchezza prodotta, è lo Stato a configurarsi come "ladro" in quanto "espropria" il lavoratore di parte del suo reddito. La relazione tra il lavoratore e lo Stato infatti non è di tipo volontaria (contrattuale) e il lavoratore è obbligato a corrispondere allo Stato quanto esso richiede. Alcuni libertari arrivano a paragonare lo Stato alla Mafia in quanto entrambi offrono servizi non richiesti ed entrambi obbligano la controparte, con mezzi coercitivi, a pagarli. Secondo i libertari si dovrebbe procedere a una riduzione dello Stato e a una sostituzione nella fornitura di servizi da parte di privati sul libero mercato che stringano con i cittadini un rapporto di tipo contrattuale. 10.3 Dati sull'evasione fiscale 10.3.1 Nel mondo In totale l'evasione fiscale mondiale ammonta a una cifra tra i 21 000 e i 32 000 miliardi di dollari, pari al PIL di Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme[13]. 10.3.2 In Italia In Italia ci sono due principali fonti di dati statistici sull'evasione fiscale. La prima sono studi basati su questionari e interviste a campioni di cittadini, come quelli condotti dall'EURES. Questi studi ci dicono, per esempio, che per alcune categorie il tasso di evasione arriva intorno all'80%[14]. Tuttavia, tali dati sono soggetti alle limitazioni di questo tipo di studi, come la rappresentatività statistica dei campioni e la possibilità che gli intervistati non diano risposte affidabili. La seconda fonte di dati sono stime condotte dall'Istat, e dall'Ufficio Studi dell'Agenzia delle entrate, integrando dati amministrativi sulle dichiarazioni Irap con dati statistici sulla contabilità nazionale. Tali studi[15] ci dicono che l'evasione raggiunge circa il 18% del PIL, e permettono anche un'analisi su base regionale e di categorie. Queste stime sono basate su misure indirette dell'evasione, soggette ad ampie fluttuazioni statistiche e con una bassa risoluzione temporale e geografica[16]. Complessivamente l'evasione fiscale in Italia nel 2012 è stimata, secondo alcuni studi, in circa 120 miliardi di euro l'anno (media di 2000 euro a persona) il cui recupero totale garantirebbe ad esempio un recupero o azzeramento dell'intero debito pubblico, che nel 2012 ammonta a circa 1900 miliardi di euro, in soli 16 anni[17]. In particolare nel 1981 l’evasione fiscale in Italia ammontava a circa 28 000 miliardi di vecchie lire, equivalente al 7-8% del PIL. Trent'anni dopo questa quota è salita appunto fra il 16,3% e il 17,5% del PIL, per un totale che oscilla, secondo altri studi, tra i 255 e i 275 miliardi di imponibile sottratto all'erario[18] con forti ripercussioni sul deficit pubblico e sul conseguente debito pubblico. Secondo alcuni studi tali valori collocano l'Italia al 1º posto in Europa per evasione[19] e al terzo posto tra i paesi dell'area OCSE[20]. Da un punto di vista geografico, nel Nord Italia, dove si realizza la quota più rilevante di affari e del reddito, si evade di più in valore monetario assoluto, mentre il Sud ha il primato per numero di evasori[20]. 10.3.2.1 Segnalazioni dei cittadini In Italia un'altra fonte di dati sull'evasione sono le segnalazioni dirette dei cittadini. Quelle fatte al servizio 117[21] della Guardia di Finanza sono statisticamente rare e poco rappresentative poiché il cittadino deve dichiarare le proprie generalità per l'inchiesta fiscale. Inoltre tali dati non vengono resi pubblici a livello statistico. Sempre in Italia di recente è emerso un nuovo meccanismo per la raccolta di dati sulla base di segnalazioni anonime. Il sito sociale http://www.evasori.info[22][23][24][25] permette infatti a chiunque di effettuare tali segnalazioni senza però identificare né il segnalatore né l'evasore, ma raccogliendo dati su zone geografiche (alla risoluzione di quartieri nelle grandi città) e categorie, usando la stessa classificazione di attività economiche usata dall'Agenzia delle Entrate. I dati vengono visualizzati su mappe mashup e un motore di ricerca permette di accedere ai dati per categorie, province, cifre, e date. Anche in questo caso però, le segnalazioni non hanno garanzie assolute di attendibilità, ma solo per via statistica, in quanto in teoria possono esserci casi di segnalazioni inventate o imprecise. Pag 92 di 253 10.3.2.2 Il caso delle slot machine Un'indagine della Guardia di Finanza ha ipotizzato l'esistenza di 98 miliardi di Euro di canoni non riscossi dai Monopoli di Stato, relativo al mancato collegamento alla rete Internet dei Monopoli di Stato e alla manomissione dei sistemi di controllo di vincite e incassi nelle slot machine e videogiochi. Tuttavia, il procedimento di fronte alla Corte dei Conti si è concluso con una sentenza di condanna al pagamento di soli 2,5 miliardi di Euro[26] anziché della cifra originariamente ipotizzata. In concomitanza, il comandante del Gruppo Anticrimine Tecnologico della Guardia di Finanza Umberto Rapetto fu rimosso dall'incarico e rassegnò le dimissioni. Dalla Finanziaria del 2010, è obbligatorio che le concessionarie del gioco abbiano sede legale in un Paese europeo, e che debbano essere pubblici i dati dei soci che detengono partecipazioni in tali società[27][28] 10.4 Possibili contromisure Il problema dell'evasione fiscale è un argomento importante all'interno del dibattito politico per via dei suoi molteplici effetti negativi sull'economia di un paese sopraesposti. Le posizioni per quanto riguarda le contromisure sono le più varie, ma si possono sintetizzare essenzialmente in due approcci o posizioni contrapposte: Pagare tutti per pagare meno Ovvero quando l'evasione sarà sconfitta, o perlomeno ridotta, le tasse potranno essere ridimensionate per tutti (abbassamento di accise e aliquote a posteriori), con beneficio generalizzato per la società in termini di consumi e di investimenti a favore della crescita economica e occupazionale. I sostenitori di questa posizione ritengono quindi che un maggiore impegno sia necessario da parte dello Stato nel colpire gli evasori fiscali aumentando la vigilanza e il controllo e inasprendo l'ammenda pecuniaria per gli evasori scoperti come misura deterrente e repressiva. Questa posizione viene tuttavia ritenuta da alcuni semplicistica, ad esempio dall'economista canadese Pierre Lemieux[29]: «Questo è un ritornello semplicistico [...] il governo prenderà tutto quello che potrà, e spenderà quello che il traffico permetterà. [...] Se i canadesi che oggi lavorano sul mercato nero cominciassero a pagare le loro "giuste" tasse, semplicemente gli introiti e le spese del governo aumenterebbero della differenza.»[30]. Pagare meno per pagare tutti Un secondo modo per contrastare l'evasione fiscale sarebbe quello di abbassare le aliquote a priori. In questo modo si otterrebbe un ampliamento della base imponibile, poiché i contribuenti, trovandosi a dover pagare tasse ridotte, sarebbero meno invogliati a correre rischi relativi ad accertamenti fiscali o sanzioni pecuniarie, ma stimolati a versare all'Erario[31]. I sostenitori del primo metodo sottolineano che esso includerebbe anche il secondo una volta recuperati i fondi dovuti allo Stato. In ogni caso ciascun metodo proposto non porta a un recupero da evasione di tipo deterministico, cioè certo e quantificabile, e per questo il recupero da evasione spesso è una voce critica ovvero non pienamente affidabile all'interno dei piani rigorosi di risanamento dei conti pubblici da parte dello Stato. 10.4.1 Ispettori comunali di "congruità" Una proposta per contrastare l'evasione e l'elusione fiscale è stata avanzata da Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale delle Politiche 2008. Il leader del PDL, dando corpo a un'idea che Giulio Tremonti va sostenendo da alcuni anni, ha ripetutamente affermato che per colpire quei «troppi italiani che fanno i furbi»[32], dovrà rendersi indispensabile l'aiuto delle amministrazioni comunali. L'Ufficio Tributi di ogni Municipio dovrà dotarsi di specifici ispettori, i quali avranno il compito di verificare quanto i redditi dichiarati dai contribuenti di ciascun Comune siano congrui col loro effettivo tenore di vita. In parole povere, una persona che dichiara un reddito basso o, addirittura, inesistente, ma che dispone invece di beni di lusso (ville, auto costose etc.), è più facilmente "stanabile" da chi - le amministrazioni locali - ha una maggiore e più capillare capacità di verifica e di controllo sul territorio. Questa visione ha iniziato a prender corpo proprio nel 2008. Infatti, un provvedimento emesso dall'Agenzia delle Entrate ha disposto che i Comuni italiani potessero accedere a dati fiscali e di natura economica dei cittadini residenti in ciascun territorio comunale; tra questi dati - provenienti dall'Anagrafe Tributaria - vi sono le utenze elettriche, i contratti di locazione e le denunce di successione per immobili. Secondo le intenzioni degli ispettori delle tasse, "grazie ai dati messi a disposizione dall'Anagrafe tributaria [...] i Comuni potranno verificare se i dati del Fisco corrispondono a quelli in proprio possesso e dall'incrocio di questi dati potranno accertare se ci sono contribuenti che evadono i tributi locali"[33]. Un ulteriore passo - sempre in linea con l'idea originaria di Tremonti - ha preso il via il 12 febbraio 2009. A partire da quella data, infatti, le amministrazioni comunali possono concorrere a segnalare al Ministero delle Finanze i contribuenti "sospetti", i quali, magari, dichiarano di non avere reddito, mentre sono proprietari, ad esempio, di yacht o altri beni che, teoricamente, non potrebbero permettersi. Il sistema funziona, sostanzialmente, sull'incrocio dei dati fiscali e personali, anche tramite l'ausilio di strumenti rapidi come internet[34]. Pag 93 di 253 10.4.2 Pubblicazione on-line delle dichiarazioni dei redditi Il viceministro dell'Economia nel secondo Governo Prodi, Visco, con provvedimento del 5 marzo 2008, ha per la prima volta autorizzato la pubblicazione su Internet delle dichiarazioni dei redditi riferite all'anno 2005; ne ha però disposto la sospensione lo stesso giorno, dopo poche ore.[35] Le polemiche scaturite sono legate da un lato all'esigenza della tutela della privacy dei cittadini e, dall'altro, all'esigenza di trasparenza e lotta all'evasione fiscale. L'idea è tornata in auge nel 2011 per mano del ministro dell'Economia Giulio Tremonti a seguito del peggioramento della situazione dei conti pubblici in Italia. Le dichiarazioni dei redditi sono invece da anni pubblicate via Internet in alcuni paesi europei. In Finlandia, le dichiarazioni dei redditi possono essere consultate mandando un SMS con il telefonino a un numero prefissato, al costo di 1,90 € (nel 2008).[36] 10.4.3 Tracciabilità dei pagamenti Per approfondire, vedi Tracciabilità dei pagamenti. Un altro possibile metodo per ridurre l'evasione fiscale è quello di garantire una più robusta tracciabilità dei pagamenti ottenibile col maggior ricorso alla moneta elettronica: ad esempio, con l'uso più diffuso di carte di credito e assegni non trasferibili in sostituzione del più tradizionale contante, abbassando ad esempio la soglia massima del pagamento in contanti[37]. Il governo Monti ha fissato il limite massimo del pagamento in contanti a 1.000 euro; in precedenza, la previsione di una era stata abrogata dal quarto governo Berlusconi e poi reintrodotta, con l'aggravarsi della crisi economica, nell’estate 2011, attestandola su un livello pari a 2.500 euro.[38] 10.4.4 RedditometroRedditometro. Al fine di individuare la platea di potenziali evasori, è stata proposta, da più parti, l'adozione di strumenti giuridici che consentano l'accertamento del reddito reale misurando la compatibilità tra quanto dichiarato al fisco e il livello dei consumi sostenuti dal soggetto (redditometro)[37]. Il sistema sarebbe facilitato dall'adozione di robusti sistemi per la tracciabilità dei pagamenti (si veda la relativa sezione) 10.4.5 Scontrino fiscale e lotteriaContrasto di interessi. Un possibile modo per ridurre l'evasione fiscale attraverso la creazione di una sorta di "lotteria fiscale". È il caso di originali lotterie che nascono in Estremo Oriente. Per contrastare la pratica di mancato rilascio dello scontrino fiscale, il governo di Taiwan ha abbinato agli scontrini fiscali una lotteria pubblica. Su ogni scontrino fiscale emesso dai negozianti e commercianti è stampato un numero generato automaticamente da un sistema. Lo scontrino fiscale regolarmente stampato ha dunque una caratteristica ulteriore: è un biglietto della lotteria[39] Il sistema della lotteria basata sullo scontrino è stato adottato anche Cina, nel primo decennio degli anni 2000, mediante una sperimentazione su significative porzioni del territorio nazionale, localizzata alcuni distretti e grandi città come Pechino, Shanghai, e Tianjin. Questa adozione differenziale ha permesso di compiere significativi studi econometrici basati su una robusta messe di dati sperimentali: uno studio compiuto in Giappone da Junmin Wan, economista dell'Università di Fukuoka, ha evidenziato un incremento significativo, il 17,1 per cento, per la tassazione al consumo, rispetto alle zone in cui la lotta all'evasione veniva condotta con mezzi classico. L'effetto sul gettito fiscale totale è stato quantificato in un incremento del 10,4 per cento[39]. Questi risultati hanno indotto Richard Thaler, economista comportamentale, in un articolo sul New York Times[40], a suggerire ai governi di paesi ad alta evasione nell'Europa meridionale di prendere in considerazione l'adozione di simili misure[39]. 10.4.6 Riforma fiscale Un altro sistema per il recupero dei fondi è quello di spostare, tramite riforma del sistema tributario, il peso del gettito fiscale dalle imposte dirette per le quali occorre una dichiarazione del contribuente alle imposte indirette (es. accise) che colpiscono i consumi, anche di chi consuma ricchezza frutto di evasione[senza fonte]. Questa misura, tuttavia, porterebbe a un inasprimento delle imposte dirette e potrebbe avere un effetto regressivo su classi di cittadini consumatori non evasori. 10.4.7 Scudo fiscale In Italia, sotto il governo Berlusconi IV, è stato anche praticato una forma molto discussa di condono fiscale, noto come scudo fiscale, come misura per favorire il rientro di capitali non dichiarati dall'estero, ma con scarsi risultati effettivi.[senza fonte] Esso tuttavia, consentendo sgravi fiscali, si muove in direzione opposta al recupero di fondi da evasione inquadrandosi quindi più in un contesto di misure anti-elusione fiscale. 10.4.8 Sistema Serpico In Italia dal 2013 è attivo il sistema informatico Serpico che scandaglia i conti correnti bancari alla ricerca di eventuali anomalie rispetto alle rispettive dichiarazioni dei redditi[41]. Pag 94 di 253 Agenzia delle entrate Da Wikipedia, l'enciclopedia libera http://it.wikipedia.org/wiki/Agenzia_delle_entrate L'agenzia delle entrate è una agenzia (diritto pubblico) italiana che svolge le funzioni relative alla gestione, all'accertamento e al contenzioso dei tributi con l'obiettivo di perseguire il massimo livello di adempimento degli obblighi fiscali. L'Agenzia ha la sua sede centrale a Roma, in via Cristoforo Colombo n. 426 C/D. L'attuale Direttore è Rossella Orlandi[1] e il Vice direttore vicario è Marco Di Capua. 10.5 Storia Antenate dell'agenzia furono le intendenze di finanza, istituite in seguito alla legge 26 settembre 1869 n. 3286 e al R.D. 18 dicembre 1869 n. 5397, in ogni capoluogo di provincia, con compiti di controllo sul personale e di coordinamento sulle attività degli uffici finanziari. Il d. lgs. 30 luglio 1999 n. 300, emanato nell'ambito della riforma Bassanini sull'organizzazione del Governo, istituì l'Agenzia delle entrate, una delle quattro agenzie fiscali, insieme all'Agenzia delle dogane, l'Agenzia del territorio, l'Agenzia del demanio, preposte a svolgere le attività tecnico-operative che prima erano di competenza del Ministero delle Finanze. Queste entrarono in attività a partire dal 1º gennaio 2001. Prima della riforma esistevano vari uffici destinati ognuno ad un particolare aspetto impositivo (Ufficio delle imposte dirette, Ufficio del registro, Ufficio iva, Intendenza di finanza). Anche per la pubblica amministrazione tale riunificazione ha portato notevoli vantaggi e risparmi sotto il profilo della razionalizzazione delle risorse, degli spazi e del personale. A livello operativo l'introduzione dell'Agenzia ha comportato un notevole beneficio per il contribuente che ora ha di fronte un unico soggetto che gestisce la sua intera posizione fiscale (con l'eccezione dei tributi locali e dei tributi di competenza dell'Agenzia delle dogane). 10.6 Caratteristiche È sottoposta alla vigilanza del Ministero dell’economia e delle finanze, che ha la responsabilità dell'indirizzo politico, ed è dotata di autonomia regolamentare, amministrativa, patrimoniale, organizzativa, contabile e finanziaria. I rapporti tra il Ministero e l'Agenzia sono regolati da una convenzione triennale in cui sono indicati i servizi da assicurare, gli obiettivi da raggiungere e le risorse destinate a queste finalità. 10.7 Funzioni e competenze All'Agenzia delle entrate, come recita il D.Lgs. n. 300/1999: sono attribuite tutte le funzioni concernenti le entrate tributarie erariali che non sono assegnate alla competenze di altre agenzie, amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, enti od organi, con il compito di perseguire il massimo livello di adempimento degli obblighi fiscali sia attraverso l'assistenza ai contribuenti, sia attraverso i controlli diretti a contrastare gli inadempimenti e l'evasione fiscale. L'Agenzia è competente per: i servizi relativi all'amministrazione, alla riscossione, al contenzioso tributario in relazione ai tributi diretti e dell'imposta sul valore aggiunto, nonché di tutte le imposte, diritti o entrate erariali o locali, entrate anche di natura extratributaria, già di competenza del Dipartimento delle entrate del Ministero delle Finanze o affidati alla sua gestione in base alla legge o ad apposite convenzioni stipulate con gli enti impositori o con gli enti creditori; l’informazione e l’assistenza ai contribuenti, anche tramite servizi telematici al fine di semplificare il rapporto con gli stessi e di agevolare gli adempimenti fiscali; l’accertamento, il controllo di errori o di evasioni fiscali mirato al contrasto all’evasione (core business dell’Agenzia) anche con il supporto della Guardia di finanza; la gestione del contenzioso tributario dinanzi alle Commissioni tributarie. L'agenzia delle entrate, con il decreto-legge 27 giugno 2012 n. 87 ha inoltre acquisito le competenze dell'Agenzia del territorio, incorporata a seguito della predetta norma il 1/12/2012. 10.8 L'organizzazione L’Agenzia è articolata in strutture centrali, regionali e provinciali. A livello centrale sono presenti 10 direzioni centrali e un ufficio di staff: direzione centrale accertamento direzione centrale servizi ai contribuenti direzione centrale normativa Pag 95 di 253 direzione centrale affari legali e contenzioso direzione centrale amministrazione, pianificazione e controllo direzione centrale audit e sicurezza direzione centrale del personale direzione centrale catasto e cartografia direzione centrale pubblicità immobiliare e affari legali direzione centrale osservatorio mercato immobiliare e servizi estimativi settore comunicazione. Le direzioni regionali sono 19 e hanno prevalenti funzioni di programmazione, indirizzo, coordinamento e controllo per le mansioni delegate alle strutture provinciali; curano, inoltre, i rapporti con gli enti pubblici locali e svolgono attività operative di particolare rilevanza, come le verifiche e gli accertamenti nei confronti dei soggetti di grandi dimensioni. Le due direzioni provinciali di Bolzano e Trento, pur avendo una configurazione provinciale, hanno un'autonomia e competenze simili a quelle regionali; la Direzione regionale della Valle d'Aosta assolve anche alle funzioni di direzione provinciale e dell'ufficio provinciale-Territorio. Le direzioni provinciali svolgono le attività operative per l’informazione e assistenza ai contribuenti, la gestione dei tributi, l’accertamento, la riscossione e la trattazione del contenzioso. Sono costituite da un Ufficio controlli, un ufficio legale e uno o più uffici territoriali. Le 111 direzioni provinciali (compresa la Direzione regionale della Valle d'Aosta) operano nell'ambito del territorio delle commissioni tributarie provinciali, ad esclusione di Milano, Torino, Napoli dove operano 2 direzioni provinciali e Roma dove ne operano 3. Sono attive direzioni provinciali nelle province di Barletta-Andria-Trani, Fermo, Monza e Brianza, anche se non esiste una Commissione Tributaria che opera nello stesso ambito. Gli uffici provinciali - territorio svolgono attività di catasto e pubblicità immobiliare. Operano anche su più sedi all'interno di una provincia per garantire l'accesso ai registri immobiliari conservati nelle rispettive conservatorie dislocate nei comuni sedi di tribunale. Sono strutture periferiche anche i centri di assistenza multicanale che erogano servizi ai contribuenti via telefono, attraverso il sistema di posta elettronica e gli sms, e tre centri operativi (situati a Pescara, Venezia e dal 2012 Cagliari) che curano, a livello nazionale, attività specialistiche per le quali risulta conveniente l'accentramento in un'unica struttura (per esempio la liquidazione di dichiarazioni fiscali per imposte dirette ed indirette, l’erogazione dei rimborsi ai soggetti non residenti). Dal 1º ottobre 2006 l'Agenzia si avvale di Equitalia (società partecipata al 51% dalla stessa Agenzia delle entrate ed al 49% dall'INPS) per la riscossione dei tributi su tutto il territorio nazionale ad eccezione della Sicilia dove opera Riscossioni Sicilia S.p.A. (controllata al 99,885% dalla Regione Siciliana e per lo 0,115% da Equitalia). 10.9 Bilancio 2010 Agenzia delle entrate nel 2010 ha riscosso 10.6 miliardi di euro di entrate sottratte alla regolare imposizione fiscale. A questo dato vanno aggiunti 480 milioni di euro relativi a interessi di mora derivanti dall'iscrizione a ruolo di tali posizioni. Ha 33238 dipendenti.[2] Pag 96 di 253 11 2014 07 12 - I CONTI DELLO STATO : LE REGIONI Il mantra crescita occupazione http://it.wikipedia.org/wiki/Mantra : Mantra è un sostantivo maschile sanscrito (raramente sostantivo neutro) che indica, nel suo significato proprio, il "veicolo o strumento del pensiero o del pensare", ovvero una "espressione sacra" e corrisponde ad un verso del Veda, ad una formula sacra indirizzata ad un deva, ad una formula mistica o magica, ad una preghiera, ad un canto sacro o a una pratica meditativa e religiosa. ……Crescita Occupazione, Crescita Occupazione, Crescita Occupazione…… Questo sembra: un veicolo di pensiero, speriamo. Ma più che altro una preghiera. Tutti ne parlano, tutti le chiamano, tutti le cercano. E questo è bene. Al tempo stesso non bisogna nascondersi dietro le parole. Non bisogna cadere nella tentazione della appropriazione indebita di idee. Se si sa qualcosa, bisogna spiegarlo ed essere chiari per tutti. In sintesi, se si sa, bisogna spiegare : come si fa a materializzare il mantra ? come si fa a trasmutare il pensiero in materia ? Nel mondo che conosciamo oggi, quelle che seguono sono le concatenazioni logiche da tenere a mente. 1. Per creare occupazione serve la crescita. 2. Per generare la crescita servono investimenti. 3. Per fare investimenti servono i soldi. 4. Per avere i soldi bisogna risparmiare. 5. Per risparmiare serve la cultura, la conoscenza. Una volta c’era una scorciatoia : i soldi si potevano stampare. Creare dal nulla. Oggi qualcuno lo fa ancora, ma tutto sommato credo che quelli in circolo siano già abbastanza. Si tratta di distribuirli meglio. Sempre nel mondo che conosciamo oggi i soldi possono essere di privati o dello Stato. Quelli privati devono essere riorientati ad una concezione più entetica: fare impresa (di qualsiasi tipo : dall’industria, ai servizi, alle banche) è anche una questione di interesse collettivo. Che diventa quindi una questione morale. Meno lusso, meno possedimenti, meno concentrazione di ricchezza, meno tesori nascosti. E più bene comune, magari proprio partendo da investimenti per tutti. E il bene comune alla fine diventerà tangibile per tutti. Diventerà materia, appunto. I soldi dello Stato invece la loro funzione di utilità collettiva dovrebbero averla nel DNA. Lo Stato per sua natura dovrebbe mediare gli interessi dei singoli, e soprattutto dovrebbe pensare al futuro di tutti. E pensare al futuro di tutti è concetto del tutto coerente con quello di investimenti. Ecco perché è importante cercare di mettersi in condizione di avanzo strutturale di bilancio. E’ per avere regolarmente ogni anno una bel gruzzolo da dedicare al bene futuro: agli investimenti. Sapendo che nell’immediato non vedrò nessun risultato. Sapendo che i frutti li vedrà qualcun altro. Rinunciando al desiderio di autoreferenza. E rinunciando quindi a quello di egoismo. Pag 97 di 253 Pensando ai posteri, senza cadere nell’ironia di Woody Allen: perché mai dovremmo preoccuparcene ? Cosa hanno fatto per noi ? Per riassumere : spendere 80 euro a persona oggi può essere buona cosa. Da ossigeno. Ma di sicuro non risolve il problema del domani. Risparmiare 80 miliardi di euro (ma io spererei di più) e investirli ogni anno, di sicuro al domani farà bene. E’ tutto più chiaro se si seguono queste semplici concatenazioni logiche. O no ? Torniamo dunque al piano strategico per lo Stato. Nello specifico eravamo arrivati alle regioni. Le regioni Partiamo da un dato statale. Si deve ricordare che lo Stato centrale costa 450 miliardi di euro all’anno. Di questi, tra 80 e 100, sono veicolati come trasferimenti alle 20 Regioni. Di queste 5 sono a statuto speciale, che vuol dire maggiori autonomie e anche maggiori trasferimenti e imposte. Da wikipedia : Lo statuto speciale garantisce una particolare forma di autonomia, ciò è tangibile nell'autonomia impositiva. Il Friuli-Venezia Giulia trattiene per sé il 60% della maggior parte dei tributi riscossi nel territorio regionale, la Sardegna il 70%, Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige il 90%, la Sicilia il 100% delle imposte (il cui diritto sancito dalla Costituzione Siciliana del 1946 non è stato ancora pienamente attuato). Le regioni, poi costano tra 170 e 180 miliardi anno (nella definizione di Impegni e non di Pagamenti), dei quali circa 100/110 sono dedicati alla sanità. Vuol dire che le altre spese, tra ordinarie e in conto capitale, sono tra 70 e 80 miliardi. In ogni caso, l’impatto netto sulla collettività è di 100 miliardi in più, rispetto ai 450 dello stato centrale. Dato che nasce da : 170/180 miliardi di costo totale regioni – 70/80 miliardi già contati nei 450 dello Stato come trasferimenti = 100 miliardi Per finanziarsi questi 100 miliardi in più, in effetti le regioni ricorrono ad imposizioni ulteriori rispetto a quelle statali, per circa 100 miliardi. Insomma tutto quadra : si spendono altri 100 miliardi in più che vengono finanziati tassando decentralmente. E mancano ancora le spese e le tassazioni locali ed eventuali ulteriori. Come la si volta o la si gira, siamo prossimi a 600 miliardi di spese che per 60 milioni di persone, fanno 10.000 euro a testa. Sono tanti ? Sono troppi ? Sono pochi ? Come in tutte le cose ogni questione è relativa. Dipende da come si usano, in primo luogo. Piccola digressione sulla partita doppia Ancora una volta, scorrendo anche le centinaia di pagine di documenti dei singoli bilanci delle regioni, balza all’occhio sia il solito frazionamento informativo (il bilancio della sola Lombardia è di circa 700 pagine), sia un sistema di conti farraginoso e arcaico che rende tutto più complicato. Sulla differenza tra realtà e cassa un esempio lo voglio fare, riportando l’ultima pagina del bilancio Lombardia come ultimo allegato a questo scritto. Risulta evidente che da un lato ci sono i residui 2013 per 16 miliardi, dall’altro la cassa 2013 per 42 miliardi e poi le previsioni che dovrebbero essere i dati “normalizzati” per il 2014 e anni seguenti che sono pari a circa 30 miliardi all’anno. Ma insomma, quanto costano ogni anno ? 16, 42 o 30 miliardi ? In particolare la solita questione di cassa e competenza rende tutto più difficile da capire e da gestire. Fortunatamente c’è un documento fruibile intitolato MEF I_bilanci_delle_regioni_in_sintesi_-_2012. Pag 98 di 253 Anche in questo però esiste la differenza tra stanziamenti ed entrate o uscite. Nel caso delle uscite ho usato le sezioni definite “impegni”. Però a me sembra tutto reso più complicato del dovuto. Forse è irrilevante ai fini di questo scritto, ma perché non si può usare una normale contabilità in partita doppia tradizionale ? La partita doppia è un’invenzione geniale. Non può sbagliare perché ogni euro di costo o di ricavi e quindi di conto economico deve avere un altro euro di contropartita patrimoniale. Tutto si riassume quindi in conto economico e stato patrimoniale, dove il primo altro non è che la variazione di consistenza dello stato patrimoniale (il nostro patrimonio) da un anno all’altro. Potrei semplificare come segue, per far capire quanto sia facilmente comprensibile un bilancio una volta che si è acquisita la logica. E come siano fuorvianti logiche distorsive. Mettiamo che abbia patrimonio fatto di : + 10 euro in banca + 90 euro di casa = 100 euro totali In un anno ho : + 5 di ricavi da stipendi - 4 di costi da cibo, bollette e altro = 1 euro di utile Alla fine dell’anno il mio patrimonio sarà : +10 euro in banca + 90 euro di casa + 1 euro di utile da destinare a quello che voglio : risparmio in banca, nuovi mobili, o altro = 101 euro totali In tutto questo ragionamento la cassa non entra mai. Ed è giusto così perché la cassa è solo una conseguenza. O meglio: solo il risultato finale di tutta una serie di eventi e accadimenti. Entrerà in gioco solo se a fine anno tutti i miei 5 euro di stipendi me li avranno pagati e tutti i miei 4 euro di costi li avrò a mia volta pagati. Se per assurdo non mi pagassero 1 dei 5 euro di stipendio, a quel punto avrei ancora un utile di 1 euro, ma una cassa da spendere pari a zero. Al posto della cassa avrò un’altra grandezza patrimoniale che si chiama “credito”. Fino a che non mi pagano non potrò spendere quel 1 euro di utile (o guadagno). Ma se invece io inizio a spendermi quello che non ho ancora guadagnato o quello che non ho ancora incassato ecco che apro la porta ad un futuro disastro. A me sembra lineare. Chiaro come un lago senza fango. O no ? Ma andiamo avanti. Breve quadro sui costi delle regioni (tra parentesi i numeri di colonna della tabella) La prima delle 5 tabelle che seguono la potremmo chiamare “Summa Regionorum”. Un bel bigino compatto, frutto di parecchi assemblaggi di dati e tabelle e documenti. La tabella è suddivisa in 4 blocchi (quelli “bordati”): A. Dati macro B. Spese correnti C. Spese conto capitale D. Indicatori Nella seconda parte sottostante della tabella vi sono i calcoli di ristrutturazione. Di seguito si procede ad una breve spiegazione dei 4 blocchi, con alcune relative osservazioni e possibili soluzioni di risparmi. Pag 99 di 253 Le regioni sono ordinate in base al totale di spese correnti, prima le regioni ordinarie fino al Molise e poi quelle a statuto speciale. I dati macro delle provincie autonome di Trento e Bolzano sono stimati ripartendo il totale Trentino al 50%. Mentre i dati di bilancio (sezioni B e C) sono effettivamente derivati dalla contabilità delle due province. Si noti anche che i dati di numero di persone impiegate (Colonna 10 – in corsivo) sono ricavati dividendo il totale di spese del personale per un costo medio di 50.000 euro a persona che è un’ipotesi di costo medio ricavato dall’'analisi dell’ 1,7 milioni di dipendenti statali. Sarò rimbambito ma il dato puntuale di personale per regione non l’ho trovato. In ogni caso il personale incide 6,2 miliardi sul totale di 149 di spese correnti, per cui non è la determinante unica. E la stima può andare bene comunque. A. Dati macro I dati macro principali delle regioni sono : Popolazione (Col. 1) Superficie (Col. 2) Densità (Col. 3) Nr. Province (Col.4) Nr. Comuni (Col. 5) Abitanti per Comune (Col 5/b) Pil da Wikipedia (Col 6) Al riguardo si osserva soltanto come la distribuzione di numero medio di abitanti per Comune sia molto variabile. Si va dai 1.700 abitanti a Comune della Val d’Aosta ai 15.700 della Puglia. Più alto è il numero, minori sono i costi relativi dell’amministrazione totale. Almeno in teoria. Diciamo che si fanno “economie di scala”. Ovviamente è terreno di possibili efficienze. Va da se che se invece che 8.000 comuni l’amministrazione funzionasse con 4.000 sarebbe meglio. 1 milione di euro risparmiato a comune farebbe 4 miliardi in meno di costi. Le province dovrebbero essere già state oggetto di intervento. B. Spese correnti Le regioni, a dati 2012, costano 150 miliardi (149) di euro di spese correnti (Col 24) e 20 miliardi di euro di spese in conto capitale (Col 31). Totale 170 miliardi come già detto. Dei 150 correnti, 110 circa sono per la sanità (Col 16 – in rosso), ai quali vanno aggiunti buona parte dei 6 miliardi di altri trasferimenti in conto capitale (Col 26). Le spese correnti “non sanità” sono quindi pari circa a 40 miliardi totali e sono così dettagliate. a. 1,1 spese istituzionali (Col. 7) b. 6,2 personale (Col. 9) c. 7,2 acquisti beni e servizi (Col. 12) d. 1,5 trasferimenti a amministrazioni centrali (Col. 14) e. 3 trasferimenti a province (Col. 18) f. 12,2 Trasferimenti a Comuni (Col. 20) g. 5,5 Trasferimenti ad altri (in prevalenza imprese) (Col. 22) h. 3,5 Varie (Col. 23) I 40 miliardi sono suddivisi quindi in queste 8 voci di spesa. Risulta evidente, come in altre analisi precedenti, che non esiste una soluzione unica definitivamente risolutiva. Di fianco ad ogni colonna c’è l’incidenza sul totale costi per ogni regione. Nella media ad esempio, la sanità pesa per il 73%. 86% in Emilia, 73% in Lazio e 67% in Sicilia. Ogni siffatta variabilità di percentuali è valida argomentazione per la ricerca di riaggiustamenti. Tanta differenza vuol dire anche differenza di struttura organizzativa e quindi di costi. C. Spese in conto capitale Pag 100 di 253 Le spese in conto capitale sono 20 miliardi (Col. 31). Oltre ai 6,3 di cui già prima spesi in prevalenza per la sanità (Col. 26) si osservano: i. 2,9 investimenti fissi (Col.25) j. 0,8 trasferimenti a province (Col. 27) k. 2,97 trasferimenti a comuni (Col. 28) l. 6,1 ad altri (in prevalenza imprese) (Col. 29) m. 1,6 altri vari (Col. 30) Valgono le stesse considerazioni delle spese correnti. Margini ce ne sono sempre. E però evidente che questa voce nel suo totale dovrebbe corrispondere al concetto di investimenti. Pertanto oltre a capire e tagliare eventuali spese ingiustificate, bisogna fare in modo che siano investimenti reali, e non semplice distribuzione di soldi in giro. La logica dei “finanziamenti a pioggia” non credo sia più attuale e attuabile. D. Indicatori n. Spese correnti su Pil regionale (Col. 32) o. Ripartizione teorica delle principali entrate fiscali dello Stato (stima 300 miliardi circa di IRPEF, IRES e IVA) in base al Pil regionale (Col. 33) p. Percentuale teorica delle uscite (n) rispetto alle imposte generate (o) (Col. 34) q. Euro di spesa a persona (Col. 35) r. Spese totali a Province (Col. 36) s. Spesa totali a Comuni (Col. 37) t. Spesa media per Provincia (Col. 38) u. Spesa media per Comune (Col. 39) Anche in questo caso risulta evidente la grande variabilità di valori delle percentuali. Il che secondo me è valida argomentazione per la ricerca di riaggiustamenti. Tanta differenza vuol dire anche differenza di struttura organizzativa e quindi di costi. Tra le regioni ordinarie le spese correnti su Pil vanno dal 6,4% della Lombardia dal 16,7% del Molise. Ma spiccano anche il 10% del Lazio e il 15,7% della Campania. Le regioni a statuto speciale mostrano percentuali elevate, il che è normale proprio in ragione della loro specialità. Sicilia 18%, Sardegna 20%, per citarne due. Il dato di spese correnti rispetto alla teorica tassazione per lo Stato centrale è indicativo, visto che la tassazione totale teorica (300 miliardi) è ripartita indicativamente in base al PIL “regionale” (è una formula tautologica). Però una idea ce la si può fare comunque. Anche se la conclusione è ovviamente analoga a quella relativa a spese/PIL. Invece, l’indice di spese correnti per persona residente nella regione sembra più o meno stabile tra i 2.000 e i 3.000 euro. Media = 2.500 circa .Ci sono picchi nelle regioni a statuto speciale. Ma bisogna fare attenzione: mille euro di differenza su base 60 milioni di italiani, farebbe sempre 60 miliardi. Così è meglio prendere a riferimento i 2.155 euro della Lombardia o i 2031 del Veneto, che non i 2.821 del Lazio, i 2.755 della Sicilia o i 3.700 della Sardegna Le ultime 4 colonne sono relative a trasferimenti a province e comuni. Le colonne 36 e 37 sommano spese correnti a spese in conto capitale sia per le Province che per i Comuni. In totale mostrano 3,9 mld di uscite per le Province e 15,2 mld dei Comuni. La ristrutturazione regionale E arriviamo alla “ciccia”. Tanta analisi non serve a niente se poi non si fanno almeno delle ipotesi. Partiamo dalla fine. Le ipotesi di seguito illustrate valgono risparmi per 27,55 mld di spese correnti (Col. 24) + 1,85 mld in conto capitale (Col. 31). Pag 101 di 253 Quasi 30 miliardi di euro. Nel piano iniziale di questo “viaggio nei conti pubblici” se ne ipotizzavano 10 sulle regioni e 5 sui comuni. Qua si arriva al doppio. Sono interventi di stravolgimento ? Oppure sono sopportabili ? Ritengo si possano definire aggiustamenti. L’unica cosa veramente stravolgente in termini di fatica sarebbe riuscire a realizzarli tutti insieme. 4 Regioni minori eliminate Secondo alcuni le regioni andrebbero eliminate in toto. Come sempre, conoscendo il malaffare pubblico italiano, è una ipotesi suggestiva. Ma se ci addentriamo su questo terreno viene la voglia, magari anche giustificata in certi casi, di tagliare tutto di tutto. Io ho cercato comunque di ragionare su di un compromesso. Sono eliminate le quattro Regioni Ordinarie più piccole : Abruzzo, Umbria, Basilicata e Molise. L’ipotesi sarebbe di accorparle a Regioni limitrofe o accentrarle a livello Centrale Statale (che si ricorda, occupa 1,7 milioni di persone). Ma ciò non vuol dire abolire tutta la spesa relativa. Se si guardano i dati in verde della colonna 24 si vedrà che su 2,8+2,1+1,3+0,9=7,3 miliardi totali se ne tagliano 0,54+0,4+0,3+0,255 = 1,5 miliardi. Le ipotesi sono di risparmiare tutte le spese per organi istituzionali, tutte le spese di personale (3.700 persone circa) e tutte le spese per acquisti. La sanità viene tagliata del 10%, stessa percentuale di tutte le altre regioni. Sono anche eliminati i trasferimenti a Province, che in teoria non esistono già più. I trasferimenti a Comuni sono ridotti di 1/3. I trasferimenti ad altri soggetti sono ridotti del 20%. La logica è che sono in buona parte anche trasferimenti a imprese, che depurati da clientele e malaffare, hanno sicuramente una logica e una utilità futura. La voce “Altri” è ridotta del 10% In totale si risparmiano 1,6 miliardi (1,5 correnti e 1,6 in conto capitale). In maniera abbastanza indolore: il totale di partenza delle 4 regioni era 7,3 di spese correnti e 1,3 in conto capitale.. La logica poi potrebbe essere estesa anche alle due regioni precedenti in classifica, Liguria e Marche, ma dato che le loro spese hanno delle incidenze relativamente basse sui Pil relativi (9%) per ora si è optato per qualche taglio di spesa mirato. Regione Lazio eliminata Potrebbe sembrare una logica di vendetta contro la corruzione. O di rivincita verso Roma ladrona. Invece la logica è tutt’altra. Ed’ è semplicissima: nel Lazio c’è Roma. Roma è sede dello Stato con i suoi 1,7 milioni di dipendenti ivi coordinati se non impiegati. E Roma è anche la città con il maggior Comune d’Italia, la Capitale. Gli altri comuni laziali inoltre sono relativamente piccoli: Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo. Dovrebbe essere possibile gestirli con l’esercito di impiegati statali e comunali che già abbiamo. A questo punto le voci di spesa sono tagliate con le stesse logiche e quote delle 4 Regioni precedenti. Mantenendo sanità e altre voci di cui prima. In totale si risparmiano 3,1 miliardi di euro. Altre regioni e spese Sono trattate tutte allo stesso modo Le spese per organi istituzionali sono tutte tagliate del 50%. Meno rappresentanza, più sostanza. Le spese di personale sono tagliate del 50%. Alcune stime anche allegate sostenevano che un terzo dei dipendenti regionali sia in eccesso. Con un po’ di “fortuna” quelli in eccesso saranno anche quelli a costo maggiore, alzando quindi la media dei risparmi. Gli acquisti sono tagliati del 50% : che si spendano 7,2 mld in totale per acquisti di beni e servizi rispetto a 6 di personale mi pare un bel campanello di allarme. Pag 102 di 253 La sanità è tagliata del 10%. Senza operare stravolgimenti, che in 110 miliardi/anno ce ne siano 10 rubati o sprecati non mi sorprenderebbe. I trasferimenti a Province sono tagliati del 100%. Ci si basa sull’idea che non esisteranno più. I trasferimenti a Comuni sono tagliati del 33%. Si rientra nella razionalizzazione degli 8.000 Comuni I trasferimenti ad altri (tra cui imprese) sono tagliati del 20%. L’idea è quella di concentrarsi su quelli clientelari o improduttivi. I costi altri sono tagliati del 10%. In totale la media di 27,5 miliardi di tagli totali su 149 è pari al 18%. A questi si aggiungono I Trasferimenti a Province in conto capitale sono tagliati del 100%. Sempre perché non esisteranno più. I Tasferimenti a Comuni in conto capitale sono tagliati del 33%. Stessa logica di cui sopra. In media i tagli in conto capitale sono pari al 9% del totale di 20 miliardi. Se si potesse fare, insieme a tutti gli altri interventi del piano, sarebbe un bel risultato. O no ? Pag 103 di 253 Nr Colonna 1 2 3 4 5 5/b 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 Media milioni a comune Media milioni a provincia Correnti su PIL regionale TOTALE TITOLO 2 Altri interessi e varie Trasferimenti in conto capitale ad altri di cui trasferimenti in c/capitale Comuni di cui trasferimenti in c/capitale Province Tot investimenti altri TOTALE TITOLO 1 Trasferimenti correnti ad altri soggetti di cui Trasferimenti correnti a Comuni di cui Trasferimenti correnti a province Trasferimenti a Enti locali NON di cui.SSN Trasf. Corr.A AA PP centrali Personale persone su media 50.000 Abitanti / Comune 633 3,0% 715 3,4% 497 171 21.318 137 978 206 219 375 126 2.041 6,4% 68.367 31% 2.155 839 934 69,9 0,6 78% 225 1,4% 404 2,6% 416 552 15.748 69 617 106 435 398 45 1.670 10,2% 31.912 49% 2.821 331 839 66,3 2,2 CAMPANIA 5.764.485 13.590 424 5 550 10.481 86.583 75 0,6% 330 6.596 2,4% 848 6,2% 65 0,5% 11.307 83% 211 1,6% 137 1,0% 97 514 13.584 105 629 38 445 361 66 1.644 15,7% 17.884 76% 2.357 249 582 49,9 1,1 EMILIA 4.390.515 22.446 196 8 340 12.913 128.305 34 0,3% 155 3.101 1,5% 374 3,7% 17 0,2% 8.849 86% 197 1,9% 39 0,4% 489 86 10.240 51 153 57 102 153 113 630 8,0% 26.501 39% 2.332 255 141 31,8 0,4 PIEMONTE 4.406.777 25.402 173 8 1.206 3.654 114.453 33 0,3% 199 3.984 2,0% 273 2,7% 1 0,0% 420 4% 343 3,4% 159 190 10.010 103 38 23 207 224 30 625 8,7% 23.640 42% 2.272 366 8.600 45,7 7,1 VENETO 4.904.643 18.399 267 7 580 8.456 133.607 38 0,4% 145 2.897 1,5% 223 2,2% 71 0,7% 8.870 89% 147 1,5% 165 1,7% 231 71 9.960 133 76 4 106 194 2 515 7,5% 27.596 36% 2.031 150 271 21,5 0,5 PUGLIA 4.051.216 19.358 209 6 258 15.702 64.489 0 0,0% 191 3.821 2,1% 545 6,1% 185 2,1% 7.400 82% 147 1,6% 218 2,4% 200 100 8.986 71 185 30 242 816 0 1.344 13,9% 13.320 67% 2.218 176 460 29,4 1,8 TOSCANA 3.699.319 22.994 161 10 273 13.551 96.465 304 3,5% 162 3.248 1,9% 367 4,3% 76 0,9% 7.086 82% 256 3,0% 123 1,4% 140 86 8.601 35 829 85 120 91 159 1.319 8,9% 19.925 43% 2.325 341 243 34,1 0,9 CALABRIA 1.957.402 15.081 130 5 409 4.786 29.800 70 1,5% 118 2.365 2,6% 124 2,7% 40 0,9% 3.616 79% 81 1,8% 116 2,5% 381 51 4.596 103 249 12 190 88 9 651 15,4% 6.155 75% 2.348 93 305 18,6 0,7 LIGURIA 1.583.223 5.422 292 4 235 6.737 40.241 27 0,7% 61 1.216 1,6% 45 1,2% 44 1,1% 3.239 84% 147 3,8% 87 2,3% 145 65 3.861 41 80 15 57 102 61 356 9,6% 8.312 46% 2.438 162 144 40,6 0,6 8.393 83,8% Tot a Comune 83% 12.250 Tot A Province 17.716 3,1% € pers 1,1% 494 Uscite su tax 231 6,7% Tax da Pil 5,6% 1.062 Investimenti fissi 1.200 1,7% Altri OF +++ 0,4% 5.349 % su tot regione 1.751 267 % su tot regione 88 0,5% % su tot regione 0,3% 77 % su tot regione 67 154.502 Acquisti tot 330.997 14.770 % su tot regione 6.462 378 Personale 1.531 5 % su tot regione 12 Spese per organi istituzionali 415 324 PIL Wikipedia 23.861 17.236 Comuni Province 9.893.008 5.582.966 Superficie (km²) Densità (ab/km²) Popolazione (ab) LOMBARDIA LAZIO MARCHE 1.544.925 9.366 165 6 236 6.546 37.299 21 0,6% 64 1.271 1,9% 56 1,7% 18 0,5% 2.840 85% 93 2,8% 18 0,5% 77 162 3.348 19 100 13 26 62 397 616 9,0% 7.704 43% 2.167 106 44 17,7 0,2 ABRUZZO 1.314.815 10.763 122 4 305 4.311 26.397 27 0,9% 121 2.414 4,2% 113 3,9% 12 0,4% 2.365 82% 4 0,1% 35 1,2% 110 89 2.876 14 89 38 6 145 1 293 10,9% 5.452 53% 2.187 42 41 10,5 0,1 UMBRIA 893.957 8.456 106 2 92 9.717 19.366 0 0,0% 61 1.212 2,8% 77 3,6% 14 0,7% 1.813 84% 61 2,8% 32 1,5% 41 51 2.149 5 41 2 50 42 6 147 11,1% 4.000 54% 2.404 63 83 31,4 0,9 BAS ILICATA 574.752 9.995 58 2 131 4.387 9.577 16 1,2% 51 1.024 3,8% 78 5,8% 2 0,2% 1.033 77% 43 3,2% 41 3,1% 54 29 1.349 2 184 13 70 63 7 338 14,1% 1.978 68% 2.347 56 111 27,8 0,9 25 426 2 474 16,7% 1.157 81% 2.983 4 35 2,1 0,3 312 1.039 69 2.878 18,0% 15.798 87% 2.755 61 1.318 7,6 3,4 MOLISE 312.726 4.438 70 2 136 2.299 5.600 15 1,6% 52 1.031 5,5% 20 2,1% 0 0,0% 7 1% 1 0,1% 10 1,1% 815 14 933 5 12 4 SICILIA 4.994.383 25.711 194 8 390 12.806 76.487 167 1,2% 1.700 33.991 12,4% 736 5,4% 30 0,2% 9.214 67% 40 0,3% 1.006 7,3% 276 589 13.758 968 470 21 SARDEGNA 1.641.946 24.090 68 8 377 4.355 29.853 72 1,2% 264 5.277 4,3% 342 5,6% 98 1,6% 4.969 82% 0 0,0% 7 0,1% 230 96 6.078 108 334 0 1 143 66 652 20,4% 6.166 99% 3.702 0 8 0,0 0,0 FRIULI 1.231.558 7.858 157 4 217 5.675 32.983 24 0,5% 190 3.809 4,1% 197 4,3% 22 0,5% 2.653 58% 256 5,5% 464 10,1% 244 562 4.611 165 151 39 126 371 109 961 14,0% 6.813 68% 3.744 295 590 73,6 2,7 BOLZANO 523.615 6.804 77 1 167 3.145 15.630 8 0,2% 1.016 20.318 30,5% 252 7,5% 0 0,0% 1.546 46% 0 0,0% 0 0,0% 506 7 3.334 319 651 0 0 275 106 1.351 21,3% 3.228 103% 6.368 0 0 0,0 0,0 TRENTO 523.615 6.804 77 1 167 3.145 15.630 15 0,5% 713 14.256 25,0% 104 3,7% 0 0,0% 1.482 52% 0 0,0% 190 6,6% 342 9 2.855 309 345 0 232 654 228 1.768 18,3% 3.228 88% 5.452 0 422 0,0 2,5 0 19 8,5% 23 468 10,4% 9 4,1% 1 0,3% 10 4% 155 69,0% 0 0,0% 6 1 225 16 0 121 0 1 0 138 276 0 39 199 2 110 74 8.051 1.731 7.442 4.184 1.452.447 15 1.125 1,4% 0,8% 239 6.209 4.773 124.170 21,7% 4,2% 137 7.181 12,4% 4,8% 106 1.527 9,7% 1,0% 447 109.132 41% 73% 0 3.039 0,0% 2,0% 0 12.200 0,0% 8,2% 90 5.546 65 3.559 1.100 149.518 0 0 66 45 825 2.971 6.087 1.646 265 20.676 26,3% 10,3% 864 300.000 127% 50% 8.587 2.495 0 3.864 0 15.170 0,0 35,1 0,0 1,9 TRENTINO VALLE D'AOSTA COMPLESSIVO 0 0 128.062 59.917.907 3.263 301.336 % Tagli regioni altre (non le 4 minori, non il Lazio) 75 79 2.854 6.293 50% 50% 50% 10% 100% 33% 20% 10% -18% 100% 33% -9% LOMBARDIA -34 -44 -600 -1.772 -633 -238 -99 -17 -3.437 -206 -73 -279 LAZIO -77 -267 -1062 -1.225 -225 -135 -83 -55 -3.130 -106 -145 -251 CAMPANIA -38 -165 -424 -1.131 -211 -46 -19 -51 -2.085 -38 -148 -186 EMILIA -17 -78 -187 -885 -197 -13 -98 -9 -1.483 -57 -34 -92 PIEMONTE -16 -100 -137 -42 -343 -2798 -32 -19 -3.486 -23 -69 -92 VENETO -19 -72 -111 -887 -147 -55 -46 -7 -1.345 -4 -35 -39 0 -96 -273 -740 -147 -73 -40 -10 -1.378 -30 -81 -110 TOSCANA -152 -81 -183 -709 -256 -41 -28 -9 -1.459 -85 -40 -125 CALABRIA -35 -59 -62 -362 -81 -39 -76 -5 -718 -12 -63 -75 LIGURIA -14 -30 -22 -324 -147 -29 -29 -7 -602 -15 -19 -34 PUGLIA MARCHE -10 -32 -28 -284 -93 -6 -15 -16 -485 -13 -9 -21 ABRUZZO -27 -121 -113 -236 -4 -12 -22 -9 -544 -38 -2 -40 0 -61 -77 -181 -61 -11 -8 -5 -403 -2 -17 -19 -16 -51 -78 -103 -43 -14 -11 -3 -320 -13 -23 -36 UMBRIA BAS ILICATA MOLISE -15 -52 -20 -1 -1 -3 -163 -1 -255 -4 -8 -12 SICILIA -83 -850 -368 -921 -40 -335 -55 -59 -2.712 -21 -104 -125 SARDEGNA -36 -132 -171 -497 0 -2 -46 -10 -894 0 0 0 FRIULI -12 -95 -98 -265 -256 -155 -49 -56 -986 -39 -42 -81 BOLZANO -508 -155 0 0 -101 -1 -764 0 0 0 TRENTO -356 -148 0 -63 -68 -1 -637 0 -77 -77 -121 -1 -155 0 -1 0 -157 -121 0 -7 -119 -68 -45 0 0 -18 -7 -264 0 0 0 -609 -3.368 -4.083 -10.913 -3.039 -4.067 -1.109 -356 -27.545 -825 -990 -1.815 4 REGIONI -59 -284 -288 -522 -108 -40 -204 -18 -1.522 -57 -50 -107 LAZIO -77 -267 -1.062 -1.225 -225 -135 -83 -55 -3.130 -106 -145 -251 TRENTINO VD'AOSTA TOTALE Riepilogo RESTO -474 -2.817 -2.733 -9.166 -2.706 -3.892 -822 -283 -22.893 -662 -795 -1.457 TOTALE -609 -3.368 -4.083 -10.913 -3.039 -4.067 -1.109 -356 -27.545 -825 -990 -1.815 Pag 104 di 253 0 LOMBARDIA LAZIO SICILIA CAMPANIA EMILIA PIEMONTE VENETO PUGLIA TOSCANA SARDEGNA FRIULI CALABRIA Spese per organi istituzionali Personale Acquisti beni e servizi Utilizzo beni di terzi Trasf. correnti a enti di AA centrale Trasf. correnti a Enti di previdenza Trasferimenti correnti ad AA CENTRALI CALC. Trasf. a Enti locali NON di cui di cui Trasferimenti correnti a province di cui Trasferimenti correnti a Comuni Trasferimenti a Enti locali delle Trasferimenti correnti all'estero Trasferimenti correnti a imprese Trasferimenti correnti ad altri Trasferimenti correnti ad altri soggetti Interessi passivie oneri finanziari diversi imposte e tasse Oneri straordinari della gestione corrente Fondi di riserva di parte corrente Fondi speciali di parte corrente 67.118.762 87.532.709 1.190.890.285 9.346.993 208.787.371 22.000.000 230.787.371 17.715.777.334 632.673.103 714.978.370 19.063.428.807 560.981 219.377.387 277.377.549 497.315.917 147.856.381 12.692.953 10.695.368 0 0 76.809.091 267.464.092 1.045.603.342 16.894.959 449.398.238 44.442.474 493.840.712 12.250.357.595 225.283.796 404.081.057 12.879.722.448 114.000 317.068.064 99.174.394 416.356.458 521.953.512 25.130.735 4.621.890 0 0 166.724.201 1.699.525.095 696.048.933 40.043.537 8.611.067 21.538.969 30.150.036 9.214.329.303 39.776.029 1.005.948.252 10.260.053.584 0 103.039.485 173.084.541 276.124.026 304.763.557 80.567.778 203.784.861 0 0 75.341.287 329.794.972 832.038.654 15.924.308 64.696.731 0 64.696.731 11.306.751.832 211.433.356 137.024.318 11.655.209.506 0 35.431.953 61.529.874 96.961.827 204.237.868 33.146.700 261.487.663 15.248.977 0 34.307.829 155.070.189 354.652.923 19.291.245 5.474.681 11.228.131 16.702.812 8.849.179.715 197.259.153 38.652.472 9.085.091.340 1.294.669 446.324.646 41.048.777 488.668.092 54.063.843 11.402.623 2.902.589 17.414.123 0 32.517.161 199.180.604 253.900.411 19.265.336 507.825 0 507.825 420.358.264 343.078.337 8.392.620.326 9.156.056.927 667.912 34.388.663 123.648.818 158.705.393 173.402.976 15.890.668 674.500 0 0 38.209.276 144.826.690 212.786.521 9.816.360 41.499.746 30.000.000 71.499.746 8.870.007.359 146.897.115 165.126.155 9.182.030.629 1.924.688 85.533.608 143.349.147 230.807.443 39.588.615 10.890.445 20.027.171 0 0 314.300 191.054.758 538.480.452 6.731.900 158.690.649 26.014.819 184.705.468 7.400.319.688 146.969.283 217.781.904 7.765.070.875 6.950.786 72.968.862 119.671.372 199.591.020 76.470.039 13.602.032 9.499.053 0 0 303.925.513 162.386.848 359.139.199 7.748.577 40.311.829 36.007.614 76.319.443 7.085.649.136 255.955.221 123.083.821 7.464.688.178 5.120.395 80.848.917 54.321.171 140.290.483 55.378.139 12.928.602 17.734.825 0 0 72.301.167 263.866.114 335.827.147 6.146.425 64.242.504 34.000.000 98.242.504 4.968.702.928 71.071 7.145.402 4.975.919.401 31.530 148.063.806 81.497.276 229.592.612 63.964.490 22.320.060 10.158.380 0 0 23.558.560 190.453.958 194.568.167 1.982.793 15.939.398 6.000.000 21.939.398 2.653.180.802 255.736.703 464.019.753 3.372.937.258 237.329 76.223.308 167.621.532 244.082.169 43.481.373 13.301.493 505.083.343 0 0 70.200.000 118.233.206 115.453.685 8.206.751 33.851.116 5.731.564 39.582.680 3.615.763.663 81.059.427 115.585.900 3.812.408.990 37.036 299.969.149 80.618.932 380.625.117 48.347.142 546.494 2.076.317 0 0 Titolo 1° Spese correnti 21.317.665.546 15.748.397.239 13.757.785.608 13.584.088.493 10.239.567.608 10.010.101.801 9.960.482.896 8.985.519.897 8.600.539.807 6.078.338.300 4.611.388.512 4.595.680.382 137.052.556 22.938.314 0 955.309.268 206.115.137 219.077.932 1.403.440.651 0 355.224.764 19.389.094 374.613.858 15.248.250 105.162.833 0 0 5.244.622 2.040.762.770 69.025.697 102.495.067 3.963.028 510.489.600 106.070.651 435.063.237 1.158.081.583 988.330 384.492.876 12.103.892 397.585.098 10.344.857 25.003.288 0 0 9.912.813 1.669.953.336 968.232.845 23.098.878 0 446.404.811 20.748.640 312.091.085 802.343.414 396.825 980.205.921 57.901.878 1.038.504.624 59.173.479 10.000.000 0 0 0 2.878.254.362 104.703.206 52.976.154 5.000.000 571.364.878 37.878.860 444.506.345 1.111.726.237 90.000.000 233.388.243 37.854.205 361.242.448 35.000 4.563.536 60.619.765 0 610.096 1.643.500.288 50.800.067 0 0 153.066.025 57.477.644 102.496.277 313.039.946 0 152.071.721 785.437 152.857.158 2.800.000 1.920.000 108.249.422 0 0 629.666.593 103.073.902 1.426.357 0 36.468.009 22.858.118 207.141.144 267.893.628 3.907.058 201.511.398 18.466.855 223.885.311 457.549 29.500.000 0 0 0 624.810.390 133.131.938 2.317.004 0 73.871.878 3.576.991 105.700.506 185.466.379 1.406.765 166.499.781 26.497.840 194.404.386 1.500.000 0 22.853 0 787 514.526.343 71.198.786 30.198.606 0 154.954.284 29.500.124 241.999.485 456.652.499 0 782.606.484 33.395.808 816.002.292 117.429 0 0 0 325.288 1.344.296.294 35.217.198 45.480.810 0 783.728.576 84.618.312 120.211.716 1.034.039.414 577.282 87.092.401 3.141.307 90.810.990 31.138.562 128.287.535 0 0 0 1.319.493.699 107.700.386 0 0 334.210.064 0 770.426 334.980.490 0 104.448.646 38.589.199 143.037.845 65.824.310 337.230 0 0 215.278 652.095.539 165.242.108 10.352.545 0 140.746.891 38.843.683 126.003.410 315.946.529 100.000 229.670.124 141.085.233 370.855.357 99.299 107.653.883 0 0 1.612.097 961.409.273 103.212.419 0 0 249.448.991 11.782.339 189.785.688 451.017.018 7.035 85.118.988 3.311.438 88.437.461 310.000 7.000.000 0 0 1.201.274 651.178.172 23.358.428.314 17.418.350.576 16.636.039.972 15.227.588.780 10.869.234.200 10.634.912.190 10.475.009.240 10.329.816.188 9.920.033.507 6.730.433.840 5.572.797.786 5.246.858.553 54.513.446 37.838.502 205.913.898 243.073.073 0 0 0 446.409.759 60.880.818 15.062.126 55.833.760 77.687.559 45.949.983 58.563.555 205.597.715 580.805.082 81.563.475 69.660.901 52.626.157 54.312.906 24.809.363 18.978.583 118.830.616 96.046.567 REGIONI TUTTE (20) ‐ SORT PER SPESA TOTALE TITOLO 1 E 2 ‐ USCITE PER TITOLO ‐ PAG 1 DI 2 Investimenti fissi Trasferimenti in conto capitale a enti Trasferimenti in conto capitale a enti di Trasferimenti in conto capitale a enti dell'AA di cui trasferimenti in c/capitale province di cui trasferimenti in c/capitale comuni Trasferimenti in conto capitale ad AA PP Trasferimenti in conto capitale istituzioni Trasferimenti in conto capitale ad imprese Trasferimenti in conto capitale ad altri Trasferimenti in conto capitale ad altri Partecipazioni azionarie e conferimenti di Concessione di crediti e anticipazioni Fondi di riserva conto capitale Fondi speciali conto capitale Altre spese in conto corrente OK Titolo 2 spese in conto capitale Totale spesa titoli 1 e 2 S pesa corrente finanziata direttamente dalla S pesa c/capitale finanziata direttamente Pag 105 di 253 BOLZANO TRENTO LIGURIA MARCHE ABRUZZO UMBRIA BASILICATA MOLISE VALLE D'AOSTA TRENTINO TOTALE Spese per organi istituzionali Personale Acquisti beni e servizi Utilizzo beni di terzi Trasf. correnti a enti di AA centrale Trasf. correnti a Enti di previdenza Trasferimenti correnti ad AA PP CENTRALI CALC. Trasf. a Enti locali NON di cui di cui Trasferimenti correnti a province di cui Trasferimenti correnti a Comuni Trasferimenti a Enti locali delle Trasferimenti correnti all'estero Trasferimenti correnti a imprese Trasferimenti correnti ad altri Trasferimenti correnti ad altri soggetti Interessi passivie oneri finanziari diversi imposte e tasse Oneri straordinari della gestione corrente Fondi di riserva di parte corrente Fondi speciali di parte corrente 8.274.158 1.015.893.555 245.339.149 6.176.932 0 0 0 1.545.530.886 0 0 1.545.530.886 0 110.368.118 395.499.924 505.868.042 4.593.507 1.653.955 877.360 0 0 14.967.271 712.788.576 92.727.627 11.739.064 0 0 0 1.482.320.894 0 189.753.747 1.672.074.641 0 113.620.179 228.097.151 341.717.330 1.459.775 2.895.419 4.462.769 0 0 27.243.055 60.794.007 40.443.805 4.261.068 37.257.712 6.650.000 43.907.712 3.239.182.694 146.918.577 87.464.849 3.473.566.120 32.225 134.105.954 10.972.687 145.110.866 60.017.281 4.081.024 1.115.543 0 0 20.817.586 63.535.451 55.362.602 609.696 4.863.540 13.530.650 18.394.190 2.839.682.388 93.220.845 17.651.902 2.950.555.135 6.561.230 43.184.627 27.477.360 77.223.217 51.593.222 4.933.656 5.377.477 99.807.751 0 27.250.623 120.717.965 109.313.207 3.506.376 5.182.068 6.981.637 12.163.705 2.364.836.478 3.699.523 35.205.043 2.403.741.044 551.473 72.276.510 37.562.122 110.390.105 71.278.991 12.832.220 4.593.784 0 0 35.404 60.577.361 74.487.018 2.383.447 13.959.367 15.274 13.974.641 1.812.855.423 60.675.674 32.059.878 1.905.590.975 238.688 28.824.871 12.064.672 41.128.231 44.029.271 5.872.527 695.782 945 0 16.392.483 51.211.136 77.916.248 496.663 320.000 1.970.000 2.290.000 1.032.779.061 43.014.500 41.478.209 1.117.271.770 0 50.470.559 3.652.140 54.122.699 13.854.627 4.094.846 6.874.766 4.354.757 0 15.048.394 51.539.419 17.820.306 2.000.000 0 0 0 7.482.000 500.000 10.127.683 18.109.683 30.000 38.726.019 775.993.598 814.749.617 13.113.779 19.705 453.012 0 0 14.924.561 238.655.524 133.613.104 3.087.600 106.266.361 200.000 106.466.361 447.152.144 0 0 447.152.144 136.031 15.806.538 74.447.003 90.389.572 21.845.494 24.012.756 19.497.149 0 0 19.198.000 23.400.000 9.122.244 0 0 730.000 730.000 9.698.650 155.047.000 0 164.745.650 0 0 6.362.474 6.362.474 0 1.250.000 0 0 0 1.125.478.682 6.208.502.229 6.985.535.029 195.660.030 1.259.860.203 267.041.132 1.526.901.335 109.131.898.237 3.039.268.713 12.199.789.041 124.370.955.991 24.488.973 2.526.621.223 2.995.072.514 5.546.182.710 2.015.293.882 314.066.691 1.092.693.602 136.826.553 0 Titolo 1° Spese correnti 3.334.207.544 2.854.832.472 3.860.540.481 3.348.209.983 2.875.788.020 2.148.775.602 1.348.879.995 932.853.915 1.099.644.265 224.808.368 149.518.096.734 319.400.724 13.150.288 0 637.980.977 0 41.099.613 20.435.885 0 59.375.729 15.342.215 56.914.742 152.068.571 338.048 99.147.526 2.727.092 102.212.666 0 60.945.000 0 0 0 356.325.850 18.618.495 16.972.779 0 82.955.298 12.775.262 25.927.342 138.630.681 0 56.599.364 5.053.435 61.652.799 2.359.368 357.921.175 36.661.027 0 0 615.843.545 13.893.392 11.327.781 3.849.403 73.463.813 38.187.125 5.954.281 132.782.403 5.067.732 133.466.143 6.901.249 145.435.124 0 51.968 0 0 646.513 292.809.400 5.064.431 6.483.963 0 34.951.052 2.219.757 50.493.044 94.147.816 0 41.490.290 248.442 41.738.732 5.075.000 0 0 0 1.170.977 147.196.956 1.791.824 1.660.015 2.483.518 179.704.737 12.623.445 70.014.558 266.486.273 0 59.115.177 3.785.418 62.900.595 0 393.832 6.602.842 0 0 338.175.366 5.399.086 1.500.000 0 10.943.285 3.702.360 24.588.625 40.734.270 3.840.733 49.727.217 372.579.085 426.147.035 0 1.229.106 0 0 620.090 474.129.587 75.074.451 6.706.411 0 72.669.958 0 16.449.493 0 0 408.767 120.831.000 79.376.369 0 41.584.108 23.943.131 65.527.239 34.675.313 0 0 0 9.890.654 264.544.026 121.239.767 0 0 649.989 649.989 0 0 0 0 0 138.339.249 2.853.989.964 369520857 15295949 5.907.782.858 825.151.663 2970695873 10.088.447.200 111454808 4961506800 1.014.489.724 6.087.451.332 290.182.320 918.969.386 379.695.041 0 57.172.159 20.675.907.402 REGIONI TUTTE (20) ‐ SORT PER SPESA TOTALE TITOLO 1 E 2 ‐ USCITE PER TITOLO ‐ PAG 2 DI 2 Investimenti fissi Trasferimenti in conto capitale a enti Trasferimenti in conto capitale a enti di Trasferimenti in conto capitale a enti dell'AA di cui trasferimenti in c/capitale province di cui trasferimenti in c/capitale comuni Trasferimenti in conto capitale ad AA PP Trasferimenti in conto capitale istituzioni Trasferimenti in conto capitale ad imprese Trasferimenti in conto capitale ad altri Trasferimenti in conto capitale ad altri Partecipazioni azionarie e conferimenti di Concessione di crediti e anticipazioni Fondi di riserva conto capitale Fondi speciali conto capitale Altre spese in conto corrente OK Titolo 2 spese in conto capitale 651.131.265 4.825.000 213.216.254 56.708.980 274.750.234 36.773.916 57.000.000 0 0 11.774.488 1.350.830.627 308.607.347 0 0 345.265.967 0 231.956.030 577.221.997 0 504.829.374 149.370.717 654.200.091 24.249.988 22.000.000 167.539.132 0 13.947.182 1.767.765.737 Totale spesa titoli 1 e 2 4.685.038.172 4.622.598.211 4.216.866.333 3.964.053.527 3.168.597.419 2.295.972.560 1.687.055.359 1.406.983.502 1.364.188.291 363.147.618 170.194.004.138 24.271.075 719.518.797 0 18.200.891 33.780.685 30.048.093 22.796.454 16.177.923 1.362.593 61.590.577 20.509.108 21.623.709 1.231.715 63.781.998 12.180.065 208.016.345 99.539.619 0 0 0 1.122.190.545 2.837.396.946 S pesa corrente finanziata direttamente dalla S pesa c/capitale finanziata direttamente Pag 106 di 253 Pag 107 di 253 LOMBARDIA LAZIO SICILIA CAMPANIA EMILIA PIEMONTE VENETO PUGLIA TOSCANA SARDEGNA FRIULI CALABRIA REGIONI TUTTE (20) ‐ SORT PER SPESA TOTALE ‐ USCITE PER FUNZIONE ‐ PAG 1 DI 2 Difesa salute e relative strutture Ordinamento degli uffici ‐ Amministrazione generale Assistenza sociale e relative strutture Spese non attribuite Trasporto su strada Interventi non ripartibili a finanza locale Trasporto ferroviario Istruzione e diritto allo studio Orientamento eformazione professionale Agricoltura e zootecnia Oneri finanziari Industria e fonti di energia Opere pubbliche non considerate negli altri settori Lavoro Organizzazione della cultura e relative strutture Protezione natura beni ambientali parchi e riserve Edilizia abitativa Acquedotti fognature e altre opere igieniche Foreste Viabilità Turismo e industria alberghiera Ricerca scientifica Urbanistica Artigianato Fiere mercati e commercio interno Polizia Amministrativa Servizi Antincendi Trasporto marittimo e navigazione interna Sport e tempo libero Sviluppo economia montana Caccia e pesca Altri trasporti Previdenza sociale Trasporto Aereo Acque minerali, termali, cave, torbiere ed altre Totale spesa 17.254.816.868 323.169.349 1.851.363.807 468.246.440 426.427.586 214.140.531 667.796.493 248.542.591 179.524.305 171.899.351 861.037.216 77.428.313 93.609.680 74.883.636 18.236.940 32.363.433 127.440.908 23.939.431 14.231.660 47.347.434 17.142.225 28.656.247 8.090.472 29.476.234 47.596.241 43.018 7.884.928 6.347.021 17.688.050 1.055.963 17.249.660 174.765 0 577.516 23.358.428.312 12.620.909.702 1.396.016.955 307.777.644 109.388.562 944.038.791 9.536.911 0 70.719.084 505.952.683 519.452.967 112.889.793 96.225.459 38.171.082 51.870.634 176.124.415 39.290.161 47.052.221 77.301.114 8.288.711 33.647.579 19.060.618 46.435.439 80.541.042 14.830.064 9.181.512 2.750.787 5.331.366 65.861.960 7.990.000 1.713.322 0 0 0 0 17.418.350.578 9.071.564.469 1.583.578.570 302.341.120 1.171.198.297 222.319.948 863.949.001 10.633.643 170.201.344 546.805.651 464.441.641 313.541.945 70.363.924 205.574.734 388.893.809 192.380.475 58.323.264 100.853.447 144.599.613 277.664.581 11.275.218 48.674.008 103.034.456 1.592.908 58.787.079 85.976.445 4.228 93.205.324 7.016.338 3.201.558 37.713.249 9.437.786 0 16.824.888 67.010 16.636.039.971 11.531.926.287 949.869.965 92.002.881 411.397.909 379.501.141 0 437.459.410 69.164.329 40.754.476 29.991.656 62.092.398 155.421.140 316.586.806 26.850.174 59.903.990 114.069.199 29.648.166 169.599.748 15.541.978 2.665.000 46.673.162 68.541.032 177.785.606 1.060.000 1.035.506 8.413.598 8.001.605 3.418.593 3.012.579 14.953.088 0 0 0 247.357 15.227.588.779 9.074.381.592 348.256.600 72.163.755 126.431.676 260.683.172 12.955.794 192.341.946 61.838.817 199.002.081 43.096.643 54.063.843 123.969.055 19.901.378 20.718.716 33.848.792 23.429.244 67.257.293 8.251.504 905.020 32.517.033 51.336.098 496.247 4.454.119 369.999 9.175.207 2.875.195 15.075.892 1.328.527 3.822.305 4.199.159 0 0 0 87.500 10.869.234.202 8.450.412.695 402.606.155 146.461.641 1.132.049 385.816.759 40.001.800 150.763.226 65.577.401 187.040.745 52.788.785 230.048.515 150.927.134 46.291.354 22.190.636 78.318.609 34.492.159 59.504.697 9.244.721 34.495.667 17.664.866 19.960.244 16.128.725 630.517 1.565.000 5.510.335 363.079 2.963 2.645.548 18.122.677 571.188 444 0 0 3.631.859 10.634.912.193 7.953.170.492 343.014.953 847.588.934 10.467.537 266.626.586 14.862.474 139.115.160 48.654.530 118.241.034 87.013.716 23.901.576 111.785.255 39.878.028 47.340.406 15.944.475 181.329.213 48.036.364 13.531.331 20.728.891 84.168.642 13.741.526 63.753 1.890.086 55.417 11.222.741 1.317.420 7.726.737 1.876.007 1.853.614 12.910.648 5.381.790 79.906 0 1.490.000 10.475.009.242 7.275.782.540 335.261.290 178.495.852 106.363.723 424.112.638 558.589 328.232.604 46.952.117 82.528.414 213.208.087 44.160.448 232.893.583 32.997.431 303.804.723 76.033.965 100.455.645 4.265.412 101.011.275 39.578.837 15.000.000 56.777.444 855.000 86.099.487 166.323.283 10.566.870 1.699.299 3.670.713 8.723.855 1.918.989 28.485.912 10.183.276 0 12.575.000 239.886 10.329.816.187 7.628.282.718 335.227.195 165.865.779 70.561.394 242.736.791 13.935.781 266.344.388 141.297.506 66.015.930 33.278.132 57.453.177 144.407.027 179.887.919 80.924.549 63.202.826 73.639.468 29.722.971 40.147.125 29.785.170 85.097.571 49.083.433 53.960.908 10.757.827 3.912.440 11.691.842 399.000 14.768.176 5.493.980 5.840.967 4.118.982 1.650.000 0 5.594.902 4.947.633 9.920.033.507 3.511.122.456 491.197.301 246.648.934 9.011.115 179.530.793 660.679.751 44.769.643 82.278.204 71.201.844 197.032.587 64.060.923 102.000.559 94.088.459 141.640.620 88.588.710 156.068.881 49.265.519 87.405.756 17.500 18.325.854 42.037.081 79.218.412 10.144.915 18.292.006 12.304.268 193.585.062 22.185.592 11.200.387 4.162.927 9.076.016 33.098.237 0 0 193.529 6.730.433.841 2.465.921.140 318.446.474 329.123.416 501.227.522 168.940.020 523.678.323 61.208.023 48.572.811 103.824.772 41.325.830 38.781.258 227.012.038 90.076.189 35.957.975 87.906.957 55.262.307 129.283.213 8.971.873 2.468.417 68.263.838 61.806.086 21.665.147 55.755.015 3.455.482 27.360.856 0 27.544.493 24.812.559 24.815.269 3.218.486 13.581.996 0 2.500.000 30.000 5.572.797.785 3.538.969.574 296.563.868 79.832.060 13.860.332 148.675.049 9.307.982 120.333.120 75.554.760 28.511.215 64.178.707 26.498.156 46.360.340 48.080.684 201.511.074 34.072.943 119.887.275 28.155.506 31.972.164 215.741.046 3.912.111 12.566.709 9.061.605 40.413.177 170.000 670.856 375.540 1.684.111 366.100 31.304.079 17.727.879 30.533 0 310.000 200.000 5.246.858.555 Pag 108 di 253 BOLZANO TRENTINO LIGURIA MARCHE ABRUZZO UMBRIA BASILICATA MOLIS E VALLE D'AOSTA TRENTO TOTALE REGIONI TUTTE (20) ‐ SORT PER SPESA TOTALE ‐ USCITE PER FUNZIONE ‐ PAG 2 DI 2 Difesa salute e relative strutture Ordinamento degli uffici ‐ Amministrazione generale Assistenza sociale e relative strutture Spese non attribuite Trasporto su strada Interventi non ripartibili a finanza locale Trasporto ferroviario Istruzione e diritto allo studio Orientamento eformazione professionale Agricoltura e zootecnia Oneri finanziari Industria e fonti di energia Opere pubbliche non considerate negli altri settori Lavoro Organizzazione della cultura e relative strutture Protezione natura beni ambientali parchi e riserve Edilizia abitativa Acquedotti fognature e altre opere igieniche Foreste Viabilità Turismo e industria alberghiera Ricerca scientifica Urbanistica Artigianato Fiere mercati e commercio interno Polizia Amministrativa Servizi Antincendi Trasporto marittimo e navigazione interna Sport e tempo libero Sviluppo economia montana Caccia e pesca Altri trasporti Previdenza sociale Trasporto Aereo Acque minerali, termali, cave, torbiere ed altre Totale spesa 1.169.466.700 667.430.777 424.116.539 459.249.193 145.663.512 414.370.212 18.464.220 598.890.181 21.327.814 83.108.159 4.593.507 44.614.452 126.910.075 29.009.838 97.846.600 12.080.998 18.702.512 30.876.059 21.745.871 141.411.787 41.367.987 0 1.448.042 18.726.606 20.897.121 3.931.302 0 16.959.748 24.348.282 2.029.042 25.331.236 0 0 119.800 4.685.038.172 1.223.118.288 457.818.722 218.123.763 244.034.009 139.785.672 475.692.516 15.333.996 664.198.618 66.735.219 105.234.144 300.000 123.755.469 99.661.512 76.025.523 88.126.178 17.570.845 111.992.074 9.211.883 39.153.909 74.568.552 90.619.479 185.614.000 14.132.555 25.666.236 28.874.408 1.040.866 25.101 8.903.514 4.707.351 1.985.139 7.012.457 0 0 3.576.217 4.622.598.215 3.235.673.199 138.626.883 55.583.731 173.203.954 153.588.819 0 92.318.386 16.107.468 111.066.224 9.182.141 60.017.281 1.839.007 84.103.242 6.026.233 5.865.689 33.789.280 4.362.320 8.606.649 4.487.389 2.914.334 5.693.779 0 1.896.679 170.000 5.761.344 0 608.349 2.885.848 0 2.488.106 0 0 0 0 4.216.866.334 2.746.349.495 121.797.009 78.611.235 492.762.014 87.790.295 21.853.706 10.767.412 26.109.268 13.183.153 31.477.665 45.194.078 69.081.030 32.286.767 2.932.300 59.809.473 36.659.759 28.121.062 3.634.350 766.258 4.412.520 7.383.342 5.000 4.208.243 11.817.580 9.079.076 121.434 25.000 1.619.733 3.002.368 2.759.538 5.273.995 0 5.159.368 0 3.964.053.526 2.357.465.759 320.855.615 28.334.864 5.555.497 197.570.781 0 0 18.953.046 12.724.004 8.505.681 71.161.876 28.490.420 56.497.343 5.185.126 3.975.874 10.138.535 9.132.795 2.229.127 800.000 374.767 12.162.974 0 1.008.679 262.036 487.946 75.000 0 9.755.373 5.256.143 1.583.159 0 0 0 55.000 3.168.597.420 1.758.041.806 102.112.168 21.605.987 41.201.498 64.146.577 11.705.127 33.115.288 17.797.431 47.074.401 21.961.748 44.029.271 21.722.526 19.414.152 1.083.440 10.626.736 10.842.357 30.072.060 1.535.389 10.599.944 6.069.545 5.297.420 1.716.000 2.949.804 920.987 764.005 0 0 450.494 35.000 2.507.377 6.437.861 136.161 0 0 2.295.972.560 1.037.292.827 93.482.143 34.326.467 182.983.062 15.189.146 4.644.794 89.396.277 8.221.589 21.134.382 75.851.041 0 9.363.155 40.288.769 3.032.412 4.200.646 10.838.569 1.703.243 17.728.208 1.867.499 3.125.832 7.266.754 4.224.429 7.042.127 259.990 30.410 1.086 0 4.241.176 7.021.600 1.902.736 8.109 0 0 386.882 1.687.055.360 782.424.809 375.778.344 10.508.573 1.080.797 35.676.739 21.787.249 7.482.959 8.849.808 2.065.110 12.348.509 12.358.934 19.672.440 11.499.043 7.074.617 3.084.384 45.584.824 577.533 15.611.363 2.668.487 4.437.845 2.640.914 0 14.473.470 100.000 1.498.968 2.403.353 170.426 1.419.442 1.066.168 1.004.636 980.259 0 0 653.500 1.406.983.503 296.953.844 187.277.879 100.560.390 139.277.079 21.258.136 121.191.072 622.560 152.411.108 15.465.796 52.590.382 19.009.043 45.141.491 29.546.101 7.620.731 26.222.018 14.263.604 2.145.217 25.039.713 16.668.362 16.953.258 28.378.714 495.287 494.150 4.154.516 5.750.670 16.053.741 0 3.007.104 9.588.842 380.911 3.060.934 0 2.605.311 332 1.364.188.296 0 83.072.341 0 221.017.989 0 2.907.288 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 56.150.000 0 0 363.147.618 114.984.047.260 9.671.460.556 5.591.437.372 4.959.651.648 4.910.078.951 3.437.758.901 2.686.498.754 2.640.892.011 2.440.179.253 2.317.967.572 2.145.193.238 1.902.473.817 1.705.350.748 1.534.577.172 1.224.320.695 1.180.379.020 927.294.533 830.448.396 758.205.197 674.153.586 639.669.997 620.171.687 525.808.920 360.374.955 305.436.627 235.453.008 207.910.776 188.333.307 178.758.768 152.384.536 138.718.573 56.540.832 45.569.469 16.504.021 170.194.004.156 Corriere della Sera – 23 ottobre 2012. Regioni, un dipendente su tre è di troppo. Ci sarebbero 24 mila esuberi di personale. Lombardia esclusa ROMA - Inefficienze, sprechi, clientelismo. C'è un po' di tutto in questa cifra incredibile: 24.396. Secondo l'ufficio studi della Confartigianato questo numero rappresenta l'eccesso di personale delle nostre Regioni. Ma ciò che fa davvero impressione ancor più del numero in sé è il rapporto fra i dipendenti inutili e quelli utili. Su tre persone impiegate nelle amministrazioni regionali ce n'è una di troppo. Anziché le attuali 78.679, ne sarebbero quindi sufficienti 54.283. Con un risparmio enorme: due miliardi, 468 milioni e 300 mila euro l'anno. Cifra che equivale al 28 per cento dell'addizionare regionale dell'Irpef. Tagliando il personale in eccesso nelle Regioni, insomma, ogni cittadino italiano potrebbe risparmiare 41 euro l'anno di tasse, ma con differenze enormi: dagli 8 euro del Veneto agli 82 della Basilicata, fino ai 705 (settecentocinque) della Valle D'Aosta. Come hanno fatto questo conto? Le Regioni sono state per prima cosa suddivise in raggruppamenti omogenei per dimensione e categoria. All'interno dei quali si sono poi individuati i relativi benchmark: la Sardegna per le Regioni a statuto speciale grandi, la provincia di Bolzano per quelle piccole, la Lombardia per le Regioni ordinarie grandi e la Liguria per quelle piccole. Il calcolo è venuto di conseguenza: con risultati in qualche caso sorprendente. Il Molise, per esempio. Secondo la Confartigianato per assimilarsi al modello più virtuoso delle piccole Regioni ordinarie dovrebbe perdere oltre i tre quarti del personale attualmente in servizio: 680 dipendenti su 902. E poi la Campania, dove ben 4.746 impiegati su 7.501 risultano di troppo. Ma lo studio non risparmia neppure alcuni degli enti considerati più virtuosi, come l'Emilia Romagna, la Toscana e il Veneto, che potrebbero fare a meno rispettivamente del 31,9, del 34,4 e del 20,7 per cento del personale. In queste sole tre Regioni, seguendo il criterio adottato dall'ufficio studi dell'organizzazione degli artigiani, ci sarebbero circa 2.500 esuberi. Per non parlare di situazioni come quella dell'Umbria, dove risulterebbe in eccesso addirittura il 54,8 per cento del personale: dieci punti più rispetto alla Calabria. E la Sicilia, nella quale il numero astronomico dei dipendenti è sempre stato assunto a paradigma dello spreco? Per la Confartigianato ha il 35,4 per cento di esuberi teorici: 6.780 persone. Lo studio ricorda che la Regione siciliana spende per retribuire il proprio personale una cifra di poco inferiore all'esborso di tutte le quindici Regioni a statuto ordinario. Si tratta (dati 2011) di un miliardo 853 milioni contro 2 miliardi 92 milioni. Una cifra enorme, pur considerando che è comprensiva della spesa per le pensioni degli ex dipendenti, in questo caso a carico dell'amministrazione regionale. E non c'è dubbio che il caso siciliano indichi come il problema sia particolarmente grave al Sud. Non a caso la stessa Corte dei conti, in un recentissimo rapporto, cita come significativa anche la situazione della Campania " che fa registrare, nel 2008 una consistenza più che doppia rispetto alla Regione Lombardia, dato che persiste nel 2010 nonostante la riscontrata flessione del 7,73 per cento". Lo studio della Confartigianato rimarca che la Regione Campania, con il 59 per cento degli abitanti della Lombardia, ha il 126 per cento dei suoi dipendenti. Ma la Corte dei conti sottolinea anche gli esempi "rappresentati dalle altre Regioni del Sud (Puglia, Calabria, Basilicata), le quali presentano una consistenza di personale sproporzionata alla dimensioni territoriali e alla popolazione in età lavorativa degli stessi enti". C'è poi la questione dei dirigenti, che in alcune Regioni sono decisamente più numerosi. E qui non parliamo soltanto del Sud. In Valle D'Aosta ce ne sono 143. Mentre le Province autonome di Bolzano e Trento ne hanno rispettivamente 403 e 256, contro i 251 della Lombardia. Vero è che in questa Regione il numero dei dipendenti è tale da dare luogo a un rapporto fra dirigenti e non dirigenti particolarmente elevato. In Lombardia c'è un ufficiale ogni 12,2 soldati semplici. Ma è pur vero che ci sono Regioni dove questo rapporto è ancora più basso: in Molise c'è un dirigente ogni 10,7 impiegati. E lo studio non dispone del dato siciliano, che per memoria risulta ancora più piccolo, dato che i dirigenti sono circa 2.000 a fronte di un numero di "non dirigenti" che nel 2011 si aggirava intorno ai 17 mila. Con queste differenze è chiaro che il costo procapite sia fortemente squilibrato. Nel Molise si tocca il massimo per le Regioni ordinarie, con 178 euro per far fronte alle retribuzioni del personale regionale a carico di ogni cittadino, contro una media di 45 euro e un minimo, riscontrato sempre in Lombardia, di 23 euro. In Sicilia gli stipendi dei dipendenti regionali per 346 euro su ciascun abitante dell'isola: più del doppio rispetto ai 162 euro della Sardegna. Un discorso simile, spiega l'ufficio studio della Confartigianato, si potrebbe fare anche con le burocrazie comunali. Per cui ci sono, eccome, disparità territoriali non trascurabili. Anche se il risparmio che si potrebbe ottenere dagli oltre 8 mila Comuni è decisamente inferiore a quello calcolato per le Regioni: un miliardo 451 milioni contro quasi due miliardi e mezzo. Pag 109 di 253 Pag 110 di 253 12 2014 07 15 – BILANCIO CRIMINALE C’era una volta il 130. C’era una volta, tre o 4 mesi fa. Ma ora è andato. Giocato. Fumato. Con il debito a 2.166 siamo al 140 %. Ma come è successo ? Quando è iniziato ? E’ un problema di recente manifestazione ? E’ stato l’euro ? Non credo. Anzi direi proprio di no. E’stata la crisi ? Si, certamente, sempre ricordando però come è cambiato il mondo : Cina, Russia, India etc. Ma soprattutto sono 13 anni di politica alla deriva. Non è colpa di un solo singolo, quindi. E di seguito si trova la dimostrazione. Ho guardato i dati FMI (Fondo monetario internazionale) nel database dei principali indicatori macro per tutti i paesi del mondo. Il risultato è quello che segue. Lo immaginavate già? Beh, adesso lo sappiamo con numerica certezza. Le argomentazioni ai dati IMF Riga 1 : il Pil nominale cresce da 1,2 a 1,56 miliardi. 0,26 miliardi all’anno in più. Riga 8 : il Pil depurato dall’inflazione si riduce di 100 milioni, 8,7% in meno. Ma tutto sommato direi che sta tenendo. Riga 9 : gli investimenti depurati dall’inflazione si riducono di 60 miliardi anno : da 243 a 182 mld. Riga 12 : il risparmio depurato dall’inflazione si riduce di 50 miliardi. Da 241 a 190. Riga 16 : nonostante il cambio con il dollaro (Riga 3) le esportazioni calcolate a volume (e non a valore – metodo IMF) aumentano del 34 %. Anche in questo caso direi che il sistema tiene. Da verificare con i valori. Il punto come sempre sono entrate e uscite dello Stato. Riga 17 : le entrate crescono del 38%, il che è assimilabile alla crescita del PIL (30%) anche se è comunque superiore. Certo che in valore assoluto si parla di 200 miliardi in più all’anno. Riga 18 : le spese crescono del 44%, quasi 250 miliardi all’anno. Riga 21: la riga evidenzia il netto entrate – uscite di cui sopra. Balzerà gli occhi che il netto è sempre negativo. A fine dei 13 anni la somma è di 675 miliardi in più. Riga 23 : analoga alla riga 21 ma anche con interventi non strutturali. Il totale è di 795 miliardi in più. Riga 29 : debito pubblico : il totale aumenta di 766 miliardi, omogeneo con il totale di riga 23. Conclusioni Non c’è un anno in cui siamo stati in utile. Non c’è un anno in cui siano calate le spese. Presi singolarmente, i singoli anni avranno tutti la loro buona giustificazione. Ma il risultato finale di questa “deriva contabile”, è lampante. A Napoli si dice che “tanti niente ammazzarono il ciuccio”. Qua siamo agli sgoccioli. Pag 111 di 253 1 2 Subject Descriptor PIL Px correnti PIL Px correnti USD 3 Eur /USD 4 5 6 Inflazione al consumo media Inflazione progressiva PIL No inflazione 7 8 9 10 11 12 Units Eur Usd Scale Miliardi Miliardi 2000 1.198.292 1.107.248 2001 1.255.738 1.124.668 2002 1.301.874 1.229.515 2003 1.341.851 1.517.402 2004 1.397.727 1.737.800 2005 1.436.380 1.789.378 2006 1.493.031 1.874.722 2007 1.554.199 2.130.241 2008 1.575.144 2.318.162 2009 1.519.695 2.116.627 2010 1.551.886 2.059.188 2011 1.579.947 2.198.350 2012 1.566.913 2.014.382 2013 1.560.024 2.071.955 Tot o % 30,2% 87,1% 0,92 0,90 0,94 1,13 1,24 1,25 1,26 1,37 1,47 1,39 1,33 1,39 1,29 1,33 43,7% % % Eur 2,58% 2,58% 1.167.436 2,32% 4,90% 1.194.232 2,61% 7,51% 1.204.129 2,81% 10,32% 1.203.372 2,27% 12,59% 1.221.697 2,21% 14,80% 1.223.796 2,22% 17,02% 1.238.962 2,04% 19,06% 1.258.046 3,50% 22,56% 1.219.870 0,00% 22,56% 1.176.916 1,64% 24,19% 1.176.411 2,90% 27,10% 1.151.832 3,30% 30,40% 1.090.559 1,28% 31,68% 1.065.750 31,68% Investimenti su PIL Investmenti Investimenti no inflazione Risparmio su Pil Risparmio Risparmio no inflazione % Eur Eur % Eur 20,8% 249.544 243.119 20,6% 247.136 240.772 20,7% 260.164 247.421 21,0% 263.592 250.681 21,3% 277.533 256.696 20,9% 271.896 251.482 20,9% 280.205 251.288 20,1% 269.793 241.950 21,0% 293.453 256.495 20,7% 288.812 252.439 20,9% 300.103 255.688 20,0% 287.506 244.955 21,8% 325.570 270.168 20,3% 303.220 251.621 22,1% 343.727 278.230 20,8% 323.802 262.101 21,6% 340.845 263.968 18,8% 295.938 229.189 18,9% 286.478 221.860 16,9% 256.312 198.499 20,1% 311.169 235.882 16,5% 256.651 194.555 19,8% 312.419 227.763 16,7% 264.151 192.575 18,0% 281.371 195.832 17,6% 275.369 191.655 17,1% 266.062 181.764 17,8% 278.199 190.055 ‐18,1% 16.518 ‐61.355 ‐13,5% 31.063 ‐50.717 13 14 15 16 Volumi import beni e servizi Volumi export beni e servizi Volumi Import progressivo Volumi Export progressivo % % % % 9,73% 11,64% 9,73% 11,64% 1,92% 2,77% 11,65% 14,41% 0,00% ‐3,01% 11,65% 11,40% 2,13% ‐1,24% 13,79% 10,16% 4,84% 6,25% 18,63% 16,41% 3,49% 3,43% 22,11% 19,84% 7,90% 8,42% 30,02% 28,26% 5,22% 6,25% 35,24% 34,51% ‐2,96% ‐2,83% 32,28% 31,68% ‐13,37% ‐17,51% 18,91% 14,18% 12,57% 11,36% 31,48% 25,53% 0,00% 6,23% 31,48% 31,76% ‐7,05% 2,14% 24,44% 33,90% ‐2,75% 0,00% 21,68% 33,90% 17 18 18 20 21 22 23 24 Entrate Entrate su Pil Spese Spese su Pil Entrate ‐ Spese Entrate ‐ Spese su PIL Entrate ‐ Spese anche non strutturali Entrate ‐ Spese anche non strutturali su Pil Eur % Eur % Eur % Eur % 538.665 44,95% 549.577 45,86% ‐10.912 ‐0,91% ‐39.675 ‐3,31% 559.097 44,52% 599.118 47,71% ‐40.021 ‐3,19% ‐62.745 ‐5,00% 572.214 43,95% 613.403 47,12% ‐41.189 ‐3,16% ‐66.743 ‐5,13% 596.196 44,43% 645.124 48,08% ‐48.928 ‐3,65% ‐74.805 ‐5,57% 614.439 43,96% 664.298 47,53% ‐49.859 ‐3,57% ‐73.799 ‐5,28% 623.725 43,42% 688.251 47,92% ‐64.526 ‐4,49% ‐78.397 ‐5,46% 672.447 45,04% 723.375 48,45% ‐50.928 ‐3,41% ‐64.489 ‐4,32% 715.564 46,04% 740.269 47,63% ‐24.705 ‐1,59% ‐54.906 ‐3,53% 723.432 45,93% 765.537 48,60% ‐42.105 ‐2,67% ‐61.138 ‐3,88% 706.114 46,46% 788.361 51,88% ‐82.247 ‐5,41% ‐66.873 ‐4,40% 715.097 46,08% 783.069 50,46% ‐67.972 ‐4,38% ‐60.128 ‐3,87% 728.067 46,08% 786.605 49,79% ‐58.538 ‐3,71% ‐60.714 ‐3,84% 746.223 47,62% 791.517 50,51% ‐45.294 ‐2,89% ‐25.397 ‐1,62% 745.269 47,77% 792.590 50,81% ‐47.321 ‐3,03% ‐5.531 ‐0,35% 25 26 27 Entrate no inflazione Uscite no inflazione Netto no inflazione Eur Eur Miliardi Miliardi 524.794 535.425 ‐10.631 531.712 569.773 ‐38.061 529.252 567.349 ‐38.097 534.669 578.547 ‐43.879 537.057 580.636 ‐43.580 531.414 586.390 ‐54.976 558.017 600.278 ‐42.262 579.213 599.211 ‐19.997 560.262 592.870 ‐32.608 546.845 610.540 ‐63.696 542.081 593.607 ‐51.526 530.784 573.460 ‐42.676 519.366 550.890 ‐31.524 509.140 541.468 ‐32.328 28 29 30 Debito netto di attività (PFN) Debito lordo Debito lord o su Pil Eur Eur % Miliardi Miliardi 1.116.530 1.301.121 108,58% 1.162.990 1.360.228 108,32% 1.165.284 1.371.595 105,36% 1.189.654 1.397.371 104,14% 1.234.362 1.449.606 103,71% 1.281.128 1.518.556 105,72% 1.337.404 1.587.781 106,35% 1.353.492 1.605.126 103,28% 1.407.342 1.670.993 106,09% 1.487.423 1.769.226 116,42% 1.552.387 1.851.217 119,29% 1.619.379 1.906.846 120,69% 1.661.866 1.989.500 126,97% 1.727.021 2.067.500 132,53% Miliardi Miliardi Miliardi Miliardi 1800000 1800000 1.800.000 1600000 1600000 1.600.000 1400000 1.400.000 1200000 1.200.000 1400000 1200000 PIL Nominale Eur 1000000 PIL Nominale Eur 1000000 Entrate Nominale Eur Miliardi 800000 600000 Uscite Nominale Eur Miliardi 400000 200000 0 800000 400.000 200.000 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 Pag 112 di 253 ‐795.340 610.491 766.379 22,1% Entrate Nominale Eur Miliardi Uscite NO inflazione Eur Miliardi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 ‐674.545 Entrate NO inflazione Eur Miliardi 600.000 200000 44,2% PIL Nominale Eur 1.000.000 400000 38,4% PIL NO inflazione Eur 800.000 Uscite Nominale Eur Miliardi 600000 ‐8,7% 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 Uscite Nominale Eur Miliardi TOTALE 361.732 964.707 ‐101.686 SOMMA MAGGIORI IMPORTI IN SINGOLI POST VS PIANO INIZIALE 6 7 3 9 10 Da turismo 11 12 9 10 11 12 0 0 0 0 0 Var 0 0 35 50 0 25 0 0 0 50 0 160 Da rit. investimenti 3 Da Progressività 572 ‐437 135 ‐65 71 1.400 Da Comuni 90 10 100 35 135 ‐700 Da Regioni 0 0 0 25 25 ‐500 Da Personale 0 0 0 10 10 ‐200 Da centri di costo ‐20 15 0 15 0 15 Da spending TOTALE FINALE 5 TOTALE VARIAZIONI 4 Patrim. off‐shore 8 Da dismissioni 2 Da Sommerso Altri ‐ Da fare 2014 07 15 ‐ Bilancio criminale 2014 07 12 ‐ I conti dello stato ‐ Le Regioni 2014 07 06 ‐ Evasione e recuperi 2014 07 02 ‐ Tweet law ‐ Consecutio istantanea rato‐confisca 2014 06 29 ‐ Struttura costi dello Stato e spending review 2014 06 18 ‐ Libertà è partecipazione? Le partecipazioni dello Stato 2014 06 15 ‐ Sceriffi taglie e tweet‐law contro il lato oscuro del sistema 2014 06 08 ‐ Considerazioni sui conti dello Stato 2014 05 24 ‐ Transumanar organizzar e legalizzar. Più PIL per tutti 2014 05 19 ‐ I migranti sono una risorsa.html Totale 482 ‐447 35 ‐100 ‐65 2.100 1 Da Evasione (dati in milioni di euro) TOTALE ENTRATE TOTALE SPESE ENTRATE ‐ SPESE Interessi sul debito (tutti) RISULTATO ECONOMICO DEBITO Anno 13 2014 07 16 – PRIMO INTERMEDIO : AVANZO + 160. Il titolo evoca i riferimenti cronometrici sportivi. Penso allo sci in particolare: sport assommante capacità di governo di leve, forze di gravità, centrifughe e centripete relative a un “sistema sciatore” in equilibrio dinamico instabile. Mi pare calzante. Perché si, siamo in una corsa contro il tempo in cui le forze da governare sono molteplici e spesso antagoniste. Come i muscoli che servono per sciare. Oggi vorrei soffermarmi su una sommatoria intermedia. Siamo partiti, in questo viaggio nei conti pubblici italiani, con le ipotesi della prima tabella qui sotto (quella in rosso e verde). Dopo una serie di ragionamenti e analisi sono stati prodotti i post in azzurro nella seconda parte di tabella. La somma di essi fa 160 miliardi in più, rispetto allo stato attuale di bilancio. E 60 miliardi di euro in più rispetto alle ipotesi iniziali rosse e verdi. La conoscenza produce davvero materia, quindi. Nello specifico soldi. Materia monetaria. Oggi le ipotesi iniziali mi sembrano molto più realistiche di quando si è cominciato. Incredibile a priori, o no ? 10 0 10 50 0 50 0 10 10 5 0 5 0 10 10 0 10 10 0 5 5 5 0 5 5 ‐25 ‐20 10 50 10 5 10 10 5 5 1 2 8 4 5 6 7 30 5 50 15 5 5 50 0 50 50 15 5 5 30 5 40 0 5 0 ‐5 20 0 60 Le principali variazioni sono le due seguenti. 1. Evasione. + 40 miliardi. Avevo ipotizzato 10 miliardi di recuperi in più, poi guardando i dati di evasione mi sono convinto che si debba recuperare molto di più di 12,5 attuali + 10 miliardi ulteriori. Obiettivo almeno + 50. Come si fa ? Qualche idea l’ho già data. Ma che ce lo dica anche l’esercito preposto. Oggi noi abbiamo 60.000 persone in Guardia di finanza, che costano circa 4 miliardi di euro all’anno a cui aggiungere 40.000 persone in Agenzia delle Entrate di cui non ricordo il dato puntuale, ma che è verosimile costino in proporzione circa 3 miliardi di euro. Totale 7. Per recuperare 12 miliardi di quel mare magnum ? Tanto varrebbe chiudere baracca e burattini. 2. Regioni e Comuni Anche in questo caso ero partito con l’idea di recuperare 10 miliardi dalle regioni e 5 dai comuni. L’analisi prodotta arriva a 35. + 20 miliardi. Ulteriori margini Comuni. Nei 35 miliardi delle regioni non si contempla il taglio del numero di Comuni, per il quale ipotizzavo di passare da 8.000 a 4.000 con un teorico ulteriore risparmio tra 2 e 4 miliardi (a costo medio per Comune rispettivamente di 500.000 e 1.000.00 di euro). Pag. 113/253 Le partecipazioni statali. Ho prodotto un’analisi, ma non ho quantificato l’importo recuperabile. La Corte dei Conti ha parlato di 26 miliardi di costi all’anno. Hammer review. I post legati alla spending review producono 25 miliardi di risparmi nella tabella di cui sopra. In realtà nel post ne raggiungevo 23 applicando un “algoritmo democratico”. Esiste un altro modo di fare i budget. E’ quello che si basa su quella che a me piace chiamare “procedura a martellate”. Consiste nell’”andarci dentro con la scure”, nella convinzione di avere buona sensibilità per capire dove ci siano margini di risparmio. E imporre il da farsi. Poco democratico, in effetti. Si basa sulla certezza, di cui anche in seguito, che i tagli a priori apparentemente “impossibili”, una volta realizzati non compromettano il funzionamento di tutto il sistema. Il sistema trova in se la capacità di riassestarsi. Di adattarsi. Io l’ho fatto questo esercizio. Sulle stesse tabelle che producevano i 23 miliardi. E sono arrivato a un importo tra 35 e 40 miliardi, che su 450 miliardi di costi Stato sono sempre e comunque marginali. Non le allego sia perché forse ci farò un post, sia per non rimbambire tutti di numeri. Totale ulteriori margini inespressi +4+26+15 = 45 miliardi in più rispetto ai 160. Che ci porterebbero a 205. Come si vede, quando si inizia a cercare, le strade poi si manifestano. Sistema globale Oggi ho letto due notizie, di seguito riportate in stralcio, che mi hanno fatto sperare che forse il pensiero stia davvero circolando più che in passato. E magari anche che l’Italia possa diventare un modello per tutti. Sempre se non fallisce prima. La prima notizia. http://www.wallstreetitalia.com/article/1712615/usa-debito-insostenibile-salira-al-106-del-pil-entro-il2039.aspx Il debito degli Stati Uniti dovrebbe raggiungere il 106% dell'economia entro il 2039 dal 74% di quest'anno. E' la stima del 'Congressional Budget Office'. Per avviare le finanze federali su un sentiero più sostenibile, bisogna "aumentare il fatturato, tagliare la spesa" o trovare soluzioni virtuose combinate. "La natura del debito è insostenibile - si legge in una nota di previsioni - se non saranno fatti cambiamenti sostanziali al programma sanitario e sulla 'Social Security', la spesa per questi programmi raggiungerà una percentuale sempre maggiore del Pil nel futuro, arrivando a livelli mai visti in passato". Bene: rispetto alla pluridecennale storia del nostro bilancio criminale italiano, c’è qualcuno che capisce di doversi muovere per tempo. Bene secondo me anche che la via indicata sia spiccatamente “micro contabile”, ragionieristica : “aumentare il fatturato, tagliare la spesa”. Sembra tremendo tagliare la spesa di programmi sanitario e Social Security, eppure io sono convinto che quando una cosa sembra impossibile, esista sempre un altra via per raggiungere l’obiettivo. Magari più difficile. Ma alla fine efficace. Teoria dello scoiattolo. La chiamo così. Nello specifico penso a tagli “di aggiustamento” che non compromettano il funzionamento complessivo. La seconda notizia http://www.wallstreetitalia.com/article/1712349/da-germania-ok-al-prelievo-forzoso.aspx Nel silenzio generale, approfittando della febbre per i Mondiali di Calcio, il Parlamento tedesco ha approvato un piano che costringerà i creditori e i correntisti a salvare le banche. Un progetto di legge che richiama alla Pag. 114/253 memoria il piano di un prelievo forzoso citato dal Fmi in un suo report che ha fatto molto discutere. Secondo l'organizzazione internazionale, imporre un prelievo dai conti correnti delle banche europee superiori ai 100 mila euro sarebbe stato sufficiente per mettere per sempre alle spalle la crisi del debito europeo. Un po' come è successo a Cipro. Mercoledì scorso l'aula parlamentare tedesca ha approvato un piano che prevede il salvataggio delle banche a partire dal 20015, un anno prima di quanto richiesto dall'Europa per mettere al sicuro il settore bancario e evitare nuove eventuali crisi di panico. C'è un solo problema etico: è giusto fare pagare i correntisti per gli errori del management o per crisi del sistema finanziario per cui loro non hanno colpe? Ecco, io continuo a dirlo. La soluzione a tutti i problemi mondiali è li a portata di mano. Sono i soldi off-shore. La massa monetaria fantasma. Certo anche il prelievo forzoso in-shore su importi “grandi” (anche se 100.000 euro non sono un grande patrimonio, di sicuro chi vive in povertà non ce li ha) ha la sua logica. Lo ipotizzavo anche io nel piano per l’Italia. E’ la patrimoniale progressiva. La chiamano “prelievo forzoso” per fare meno paura. Io comunque continuo a pensare a: 1. Una patrimoniale off-shore in conto capitale una-tantum 2. Una emersione globale del sommerso che venga quindi cooptato nelle singole economie di Stato. 3. Una ridistribuzione delle risorse così ricavate, o di risorse ricavate in altro modo. In qualche modo mi pare di essere coerente, o almeno confinante, coabitante, con l’idea di James Tobin. http://it.wikipedia.org/wiki/Tobin_tax che resta sempre affascinante. La Tobin tax, dal nome del Premio Nobel per l'economia James Tobin, che la propose nel 1972, è una tassa che prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine, a quei tempi non esistevano gli strumenti derivati), e contemporaneamente per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale. L'aliquota proposta sarebbe tra lo 0,05% e l'1%. I suoi sostenitori affermano che ad un tasso dello 0,1% la tassa Tobin garantirebbe ogni anno all'incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria per sradicare dal mondo la povertà estrema. Buttarsi per imparare a nuotare. Di una cosa sono convinto. Sembra tutto difficile, ma si tratta di buttarsi e imparare a nuotare. Una volta fatte : le strutture di singoli bilanci nazionali; l’integrazione off-shore; la distribuzione di ricchezza di Tobin. Ne saremo tutti contenti. Imagine. Provate a immaginare. Lo 0,1% di Tobin garantirebbe 166 Miliardi di dollari che secondo Wikipedia sarebbero il doppio di quanto serve a sradicare la povertà estrema. E l’1 % ? Invece che 166, i miliardi diventerebbero 1.660. Ci facciamo il giardino dell’Eden planetario. Imagine, cantava uno. Pag. 115/253 Tobin tax Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. La Tobin tax, dal nome del Premio Nobel per l'economia James Tobin, che la propose nel 1972, è una tassa che prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine, a quei tempi non esistevano gli strumenti derivati), e contemporaneamente per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale. L'aliquota proposta sarebbe tra lo 0,05% e l'1%. I suoi sostenitori affermano che ad un tasso dello 0,1% la tassa Tobin garantirebbe ogni anno all'incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria per sradicare dal mondo la povertà estrema. I suoi detrattori sostengono che la cifra realmente incassata sarebbe molto minore visto che il grosso delle transazioni finanziarie sono fatte per lucrare sulle micro variazioni dei prezzi e sarebbero insostenibili con la tassa. Si cita l'esempio del tentativo svedese[1] effettuato nel 1984 di applicazione di una tassa simile che portò ad incassi inferiori del 75% di quanto preventivato a causa della diminuzione del numero di transazioni. La Svezia cancellò la tassa nel 1992. Nel 1972, poco dopo lo scandalo Watergate in cui rimase invischiata l'amministrazione Nixon, e poco dopo che Nixon aveva ritirato gli Stati Uniti dal sistema di Bretton Woods, Tobin suggerì un nuovo sistema per la stabilità valutaria internazionale, e propose che tale sistema includesse una tassa internazionale sulle transazioni in valuta straniera. Tobin ricevette in seguito il Premio Nobel per l'economia nel 1981, e il suo nome rimase legato per sempre a questa proposta, che rimase dormiente per più di 20 anni. Nel 1997 Ignacio Ramonet, redattore di Le Monde diplomatique, rinnovò il dibattito attorno alla Tobin tax con l'editoriale "Disarmare i mercati". Ramonet propose di creare un'associazione per l'introduzione di questa tassa, che venne chiamata ATTAC (Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie per l'Aiuto dei Cittadini). 13.1 Indice 1 Progetti per la Tobin tax nel mondo 2 L'idea originale e il movimento antiglobalizzazione 3 Dibattito sulla tassa e critiche o 3.1 High frequency trading 4 Note 5 Bibliografia 6 Voci correlate 7 Collegamenti esterni Poiché una nazione che agisse da sola troverebbe molto difficile applicare questa tassa, si sostiene che sarebbe meglio gestirla, mediante un'istituzione internazionale, come una tassa globale da applicare a tutti i mercati finanziari (regolamentati e non) nei quali queste transazioni hanno luogo. Una tassazione globale eviterebbe una fuga degli investitori e degli speculatori verso i mercati a tassazione più favorevole, e fenomeni di arbitraggio per trarre beneficio dai differenti regimi fiscali dei vari Paesi. La gestione di questa tassa da parte delle Nazioni Unite risolverebbe il problema e darebbe all'ONU una grande fonte di sovvenzionamento, indipendente dalle donazioni degli stati membri. Ci sono state comunque iniziative a livello nazionale riguardanti la tassa. L' idea della Tobin tax è stata oggetto di molte discussioni in Europa nell'estate del 2001. Il 15 giugno 2004, la Commissione Finanze e Bilancio del Parlamento Federale Belga approvò l'implementazione della Spahn tax (versione della Tobin tax proposta da Paul Bernd Spahn). In base a questa decisione il Belgio introdurrà la Tobin tax se tutte le nazioni dell'eurozona introdurranno una legge simile. In Canada è stata ampiamente rianimata grazie agli sforzi degli attivisti canadesi negli anni 1990, e nel marzo 1999 la Camera dei Comuni canadese passò una risoluzione diretta al governo per "promulgare una tassa sulle transazioni finanziarie in concerto con la comunità internazionale." Nel Sud America la Tobin tax è stata appoggiata dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, e da quello venezuelano Hugo Chávez, che ha recentemente annunciato che sta attualmente studiando un'applicazione di tale tassa. In Italia, l'associazione ATTAC raccolse 180.000 firme a favore di una legge di iniziativa popolare per l'introduzione di un'imposta sulle transazioni valutarie. La proposta, redatta con il contributo dell'economista Emiliano Brancaccio, venne depositata in Parlamento nel luglio 2002. È entrata in vigore venerdì 1º marzo 2013 in modo più limitato rispetto alle indicazioni della Unione europea[2]. Pag. 116/253 Ad aprile del 2011 mille economisti di varie nazionalità pubblicano su "The Guardian" un appello rivolto al G20 a favore dell'introduzione della Tobin tax.[3] 13.2 L'idea originale e il movimento antiglobalizzazione In un'intervista[4] rilasciata nel luglio 2001[5] a Radio Popolare James Tobin prese le distanze dal movimento antiglobalizzazione. «Ci sono agenzie, gruppi, che in Europa hanno usato la Tobin Tax come un tema di più ampie campagne, per ragioni che vanno ben oltre la mia proposta. È stata fatta diventare una sorta di pietra miliare di un programma antiglobalizzazione». Questa presa di posizione di Tobin venne citata dall'allora ministro degli Esteri italiano Renato Ruggiero nel corso di un dibattito parlamentare alla vigilia del vertice G8 di Genova, il 12 luglio 2001. Successivamente Tobin ribadì le sue distanze dal movimento antiglobalizzazione anche in un'intervista rilasciata a Der Spiegel nel settembre 2001.[6] Comunque Tobin continuò a sostenere la validità della sua proposta (anche se alcuni oppositori della tassa sostennero il contrario). Non ho assolutamente niente in comune con questi ribelli antiglobalizzazione. Naturalmente sono compiaciuto; ma il plauso più forte sta arrivando dalla parte sbagliata. Guardi, io sono un economista, e come molti economisti, io sostengo il libero scambio. Inoltre, io sono a favore del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. Questi hanno preso in ostaggio il mio nome ... La tassa sulle transazioni in valuta estera venne concepita per ammortizzare le fluttuazioni dei tassi di cambio. L'idea è molto semplice: ad ogni scambio di valuta in un'altra, una piccola tassa verrebbe applicata - diciamo lo 0,5% del volume della transazione. Questo dissuade gli speculatori poiché tanti investitori investono i loro soldi su una base a brevissimo termine. Se questi soldi vengono improvvisamente ritirati, le nazioni devono aumentare drasticamente i tassi di interesse per far sì che le loro valute restino attraenti. Ma alti tassi d'interesse sono spesso disastrosi per una economia nazionale, come hanno dimostrato le crisi degli anni novanta in Messico, sud-est asiatico e Russia. La mia tassa restituirebbe qualche margine di manovra alle banche emittenti delle piccole nazioni e sarebbe una misura di opposizione ai dettami dei mercati finanziari. Tobin osservò che, mentre la sua proposta originale aveva il solo scopo di porre un freno al traffico in valuta estera il movimento antiglobalizzazione aveva evidenziato le entrate da tasse con cui volevano finanziare i loro progetti per migliorare il mondo. Egli si dichiarò non contrario all'uso di queste entrate da tassazione, ma sottolineò che non era l'aspetto importante della tassa. ATTAC e altre organizzazioni hanno riconosciuto ciò, e mentre considerano ancora come supremo l'obiettivo originale di Tobin, pensano che la tassa potrebbe produrre fondi disponibili per i bisogni di sviluppo del sud del mondo, e permettere ai governi, e quindi ai cittadini, di reclamare parte dello spazio democratico concesso ai mercati finanziari. 13.3 Dibattito sulla tassa e critiche Le opinioni sono divise tra chi ritiene che la Tobin tax migliorerà l'economia delle nazioni che sono danneggiate dalla speculazione finanziaria e i difensori degli obiettivi della globalizzazione, che credono che essa vincolerà la globalizzazione in modi che sono in conflitto con le politiche di istituzioni economiche come l'Organizzazione Mondiale del Commercio e la Banca Mondiale, e che quindi deve essere rigettata. Altri sostengono che la tassa promuoverà la globalizzazione ma ne limiterà gli effetti negativi. Fra gli stessi economisti non è ancora chiaro quanto l'idea della Tobin Tax sia appoggiata o meno[7][8]. In tal senso spicca la netta posizione a favore dell'imposta fatta dall'economista Avinash Persaud.[9] Un sostegno inatteso alla Tobin tax è arrivato dallo speculatore multimilionario George Soros, il quale ha dichiarato che, mentre la tassa va contro i suoi interessi personali, crede che la sua introduzione avrà effetti positivi sull'economia mondiale. La rubrica "City Notebook" del quotidiano britannico The Guardian del 30 agosto 2001, pose il caso contro tale tassa in termini diretti. In essa si diceva che gli speculatori sulle valute sono "un gruppo eccezionalmente utile, lavorando giorno e notte, rischiando il loro benessere per fornire una cosa chiamata liquidità. Senza liquidità, i mercati si prosciugano, i prezzi diventano volatili e i beni diventano difficili da muovere." Con la Tobin tax in vigore, continuava l'editoriale, quell'utile lavoro non verrebbe conseguito. "Il risultato netto è che tutti i soggetti coinvolti — produttori, contrattatori, acquirenti — diventano più poveri, non più ricchi". 13.3.1 High frequency trading Per approfondire, vedi High frequency trading. Altra critica riguarda la concreta applicabilità di una tassa all'High frequency trading, un sistema di transazioni che avvengono in tempi di millesimi di secondo. Tuttavia, la tassa è già applicata da anni in mercati dove si pratica l'HFT (a partire dalla Borsa di Londra). Pag. 117/253 Un limite può risiedere, nel caso specifico, nel modo in cui la tassa viene congegnata: per essere efficace contro l'High frequency trading, la tassa deve colpire tutte le transazioni intermedie e non solo le transazioni a fine di un determinato periodo. Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che gli effetti perturbativi prodotti sul mercato dal trading ad altra frequenza sono determinati non solo dalle transazioni concluse ma anche dalle proposte di transazione prodotte inserite, con alta frequenza, nel sistema dei mercati dai software HFT. L'attuale disciplina italiana (legge 228/2012 e il suo decreto attuativo del 21/02/2013) prevede un meccanismo, da molti considerato facilmente eludibile, per colpire l'HFT con un'aliquota pari allo 0,02%. Pag. 118/253 Pag. 119/253 Rank Country 000/Persona EUR 69.449 110.231 134.259 178.135 196.129 1.069.071 206.330 155.408 50.343 745.244 284.880 1.190.655 68.329 585.207 166.376 75.372 69.027 61.810 403.409 155.932 84.868 709.882 664.666 1.499.869 418.880 58.177 43.135 576.113 228.653 155.318 194.389 53.159 46.996 25.251 28.231 4.635.971 86.320 66.535 23.664 40.829 77.306 33.867 194.402 241.976 61.149 1.583.958 46.587 67.543 34.067 37.702 65.774 37.832 91.087 365.705 29.595 39.831 119.576 46.873 67.229 18.175 32.714 35.687 0 000/Persona EUR 86.000 107.466 133.187 202.914 197.934 1.069.010 210.818 152.479 47.684 742.711 281.354 1.201.105 75.678 576.947 153.997 74.144 67.134 59.015 393.305 149.081 81.626 706.087 623.630 1.304.969 400.192 57.021 47.302 552.266 209.670 159.623 182.283 49.090 44.925 22.693 28.664 3.931.130 75.225 83.626 21.525 40.119 75.581 39.569 215.987 218.353 53.602 1.540.227 46.099 64.061 34.099 48.456 43.555 42.634 57.579 277.591 24.412 38.306 111.215 36.307 61.021 16.150 27.062 25.581 0 Popolazione 7.245 108.550 110.739 111.779 374.292 1.903.500 171.101 228.276 77.721 2.034.046 443.909 2.102.473 53.234 1.204.820 169.659 311.313 209.938 70.429 945.093 219.741 144.092 1.692.292 1.102.072 8.830.818 321.014 198.221 48.242 210.357 219.664 238.280 14.817 14.066 55.144 38.937 24.014 13.006.328 117.527 36.163 48.199 51.386 89.937 22.090 331.905 433.303 134.582 1.523.224 24.989 129.812 29.981 227.315 179.301 68.589 137.846 924.476 69.462 77.116 168.285 41.082 148.485 41.590 111.572 28.834 54.042 Uscite su PIL Spese dello Stato EUR 137.273 190.313 245.154 378.705 375.230 2.027.675 413.287 307.679 98.093 1.534.781 592.598 2.693.303 169.872 1.351.923 361.639 179.108 162.942 146.898 1.006.435 382.317 215.926 1.878.341 1.661.373 3.630.764 1.115.020 161.396 134.319 1.568.893 612.747 482.084 552.054 152.663 140.488 70.967 90.151 12.444.222 259.836 293.507 77.853 150.045 282.831 163.220 905.038 932.255 231.432 6.801.020 205.167 286.782 152.994 219.070 201.057 202.710 277.021 1.385.667 126.344 201.495 644.648 212.200 362.380 104.648 176.842 271.303 131.729 Entrate su PIL Entrate dello Stato EUR Kuwait Finland Denmark Norway Belgium France Sweden Austria Hungary Italy Netherlands Germany Iraq Canada Argentina Greece Portugal Czech Republic Spain Poland Israel United Kingdom Brazil Japan Australia Ireland New Zealand Russia Turkey Switzerland Saudi Arabia Algeria Romania Slovak Republic Angola United States South Africa United Arab Emira Morocco Qatar Colombia Kazakhstan Korea Mexico Malaysia China Chile Thailand Peru Singapore Egypt Hong Kong SAR Venezuela India Vietnam Philippines Indonesia Nigeria Taiwan Province o Bangladesh Pakistan Islamic Republic of Ukraine Debito lordo EURO Country 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 PIL EURO Rank 14 2014 07 22 – PROGRESSIVITÀ E IDEA DI SVILUPPO Imposizione italiana Basta con questa storia che in Italia la madre di tutti i problemi è l’imposizione fiscale troppo alta. A me da l’idea di saccenza demagogica in tema di struttura dello Stato che si governa. E’ populismo. Al limite, il livello di imposizione è solo una delle tante difficoltà. Per me, a costo di ripeterlo fino alla nausea, il problema sta in : 1. evasione e sommerso 2. come si “spendono”, troppo e male, i soldi pubblici. Quelli che seguono sono alcuni dati da Fondo Monetario. 62,6% 56,5% 54,3% 53,6% 52,8% 52,7% 51,0% 49,6% 48,6% 48,4% 47,5% 44,6% 44,6% 42,7% 42,6% 41,4% 41,2% 40,2% 39,1% 39,0% 37,8% 37,6% 37,5% 35,9% 35,9% 35,3% 35,2% 35,2% 34,2% 33,1% 33,0% 32,2% 32,0% 32,0% 31,8% 31,6% 29,0% 28,5% 27,6% 26,7% 26,7% 24,2% 23,9% 23,4% 23,2% 22,6% 22,5% 22,3% 22,3% 22,1% 21,7% 21,0% 20,8% 20,0% 19,3% 19,0% 17,3% 17,1% 16,8% 15,4% 15,3% 9,4% 50,6% 57,9% 54,8% 47,0% 52,3% 52,7% 49,9% 50,5% 51,3% 48,6% 48,1% 44,2% 40,2% 43,3% 46,0% 42,1% 42,4% 42,1% 40,1% 40,8% 39,3% 37,8% 40,0% 41,3% 37,6% 36,0% 32,1% 36,7% 37,3% 32,2% 35,2% 34,8% 33,5% 35,6% 31,3% 37,3% 33,2% 22,7% 30,4% 27,2% 27,3% 20,7% 21,5% 26,0% 26,4% 23,3% 22,7% 23,6% 22,3% 17,2% 32,7% 18,7% 32,9% 26,4% 23,4% 19,8% 18,5% 22,1% 18,6% 17,4% 18,5% 13,2% 3.890 5.451 5.591 5.096 11.162 63.660 9.635 8.484 9.879 59.685 16.795 80.800 34.776 35.105 41.492 11.063 10.613 10.516 46.610 38.533 7.871 64.087 198.292 127.341 23.207 4.776 4.479 142.929 76.484 8.003 29.994 37.900 21.285 5.411 20.820 316.373 52.982 9.031 32.853 2.020 47.151 17.157 50.220 118.397 29.620 1.360.763 17.557 68.229 30.946 5.399 84.150 7.244 29.985 1.243.337 89.691 97.484 247.954 169.282 23.374 156.298 182.589 77.097 45.373 22,11 19,71 23,82 39,82 17,73 16,79 21,88 17,97 4,83 12,44 16,75 14,87 2,18 16,43 3,71 6,70 6,33 5,61 8,44 3,87 10,37 11,02 3,15 10,25 17,24 11,94 10,56 3,86 2,74 19,95 6,08 1,30 2,11 4,19 1,38 12,43 1,42 9,26 0,66 19,86 1,60 2,31 4,30 1,84 1,81 1,13 2,63 0,94 1,10 8,97 0,52 5,89 1,92 0,22 0,27 0,39 0,45 0,21 2,61 0,10 0,15 0,33 0,00 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 Norway Denmark Kuwait Sweden Switzerland Qatar Finland Austria Belgium Australia France Netherlands Canada Germany Italy United States Ireland United Kingdom New Zealand Israel Japan United Arab Emirat Singapore Spain Greece Portugal Saudi Arabia Hong Kong SAR Czech Republic Hungary Korea Slovak Republic Poland Russia Argentina Brazil Turkey Chile Taiwan Province of Kazakhstan Iraq Romania Venezuela Mexico Malaysia Colombia South Africa Angola Algeria China Peru Thailand Morocco Egypt Indonesia Philippines Islamic Republic of Vietnam India Nigeria Pakistan Bangladesh Ukraine 39,82 23,82 22,11 21,88 19,95 19,86 19,71 17,97 17,73 17,24 16,79 16,75 16,43 14,87 12,44 12,43 11,94 11,02 10,56 10,37 10,25 9,26 8,97 8,44 6,70 6,33 6,08 5,89 5,61 4,83 4,30 4,19 3,87 3,86 3,71 3,15 2,74 2,63 2,61 2,31 2,18 2,11 1,92 1,84 1,81 1,60 1,42 1,38 1,30 1,13 1,10 0,94 0,66 0,52 0,45 0,39 0,33 0,27 0,22 0,21 0,15 0,10 0,00 Certo che l’imposizione italiana è elevata, ma con le seguenti osservazioni. La tabella precedente prende in considerazione 63 dei 190 paesi censiti FMI. Sono i paesi con più di 100 miliardi di dollari di Pil/anno. I dati sono poi stati convertiti in euro per comodità. Il dato di entrate (e di uscite) del FMI include anche i contributi previdenziali, per questo arriva a 720 miliardi rispetto ai 400/450 di sole entrate fiscali a cui siamo abituati, e forse esclude alcune altre voci di entrate marginali. Ma va bene così : è un dato omogeneo per tutti i paesi e quindi confrontabile. In termini di percentuale di entrate dello Stato sul PIL in Italia siamo al 48% (sempre per il Fmi). Siamo al 10° posto. E’ vero che siamo in alto, ma basta guardare la tabella per capire che siamo in buona compagnia. Inoltre se anche si ipotizzasse un taglio di imposte di 150 miliardi (irrealizzabile) che ci porti dal 48 al 38 %, saremmo sempre nella Top 20. In termini di importo per abitante (calcolato come totale entrate/60 milioni) siamo a circa 12.000 euro a persona. Bambini e anziani compresi, naturalmente. Siamo al 15° posto. Ma anche in questo caso basta guardare la tabella per capire che siamo sempre in buona compagnia. Insomma secondo me bisogna mettersi l’anima in pace: le tasse esistono e vanno pagate. Il modello zero tasse e tutti i servizi non esiste e non è nemmeno utopizzabile. Per lo meno io non riesco a immaginarlo. E non capisco come qualcuno continui ad usarlo come leva di manipolazione collettiva. Modello di consumi Concentrarsi sull’imposizione vuol dire perseguire implicitamente un modello di crescita basato sui consumi. Quelli interni in primo luogo. Vale a dire non generati da esportazioni o da turismo, ad esempio. E’ un modello che nella nostra situazione è impossibile. Irrealizzabile. Facciamo un’ ipotesi, più realistica del taglio di oltre 100/150 miliardi (dal 48% al 38% di cui sopra): tagliamo le tasse del 10%. Che sarebbe tantissimo. Risparmiamo sulle 3 principali, IRE IRES e IVA (il cui totale è di 320 miliardi anno : 173, 40, 107), 30 miliardi di tasse all’anno. Diciamo che, tutti inebriati da queste nuove fiscali mirabilie, ci spendiamo tutto senza pensarci. Dopo pochi giorno però il “fiscal miracle” smette di palesarsi. E noi siamo costretti ad andare a fare i conti. E,….oh cazzo!: ma 30 miliardi su 60 milioni di persone faceva solo 500 euro a testa. E sono finiti subito. L’anno dopo, ammettendo che questi 500 euro me li diano ancora, col cavolo che me li spendo. Già che la bella vita da modello televisivo comunque non la posso fare, cerco di risparmiarli. Che non si sa mai. Anche se valgono solo 4 ceci. E così la crescita per consumo se ne va a puttane alla velocità della luce. E intanto abbiamo sfasciato un altro pezzo di Stato. Modello di investimenti, con una buona notizia Continuo a insistere. C’è solo una via, secondo me : investimenti. E non consumi. I quali devono arrivare per conseguenza. E soprattutto devono essere strutturali. Definitivi. Ma per far investimenti servono i soldi. E si ritorna a quanto già scritto finora nei post precedenti. Io non vorrei più questa Italia che svende qualsiasi cosa. Pag. 120/253 Ho sentito dell’intenzione di una nuova ondata di privatizzazioni in vista. Si parla delle municipalizzate. Siamo quindi nell’area delle partecipazioni dello Stato, che sono troppe. Ma io credo che sia sbagliato. Le municipalizzate sono preposte all’erogazione di servizi irrinunciabili di prima necessità. E in quanto tali, questi servizi devono essere remunerativi per ordine naturale delle cose. Si parla di luce, gas, acqua, rifiuti. Liberarsene perché mal gestite è delittuoso. Si provi ad esempio a pensare al collegamento con la notizia ENI di cui qui sotto: dall’estrazione al fornello o all’impianto industriale. Filiera completa = valore inestimabile. Le partecipazioni da eliminare, delle quasi 8.000 esistenti, sono altre. Ma in ogni caso, io vorrei un’Italia che compra. Che compra aziende straniere e ci manda a lavorare persone italiane. Che compra impianti, macchinari e attrezzature. Che finanzia direttamente chi deve comprarle, ad esempio a “tassi di sistema” prossimi a 0% e non a tassi bancari. Che spenda in ricerca e sviluppo. Che assuma cervelli e scienziati a bizzeffe. E così via. Questo che segue nei due link sotto riportati è, forse, parte del modello vincente. Ed è forse una buona notizia, proprio per la sua rilevanza quantitativa (sempre se dietro non si sono altre logiche). 2014 07 19 www.rainews.it - Eni, Descalzi: "In Mozambico fatta la più grande scoperta di gas di sempre" 2014 07 19 - www.rainews.it - Renzi: da Eni investimenti in Mozambico (50 miliardi) L’ENI fattura 120 miliardi all’anno, e fa un MOL del 20%. 20-25 miliardi circa. Vale in borsa 70 miliardi di euro Investe tra i 10 e i 15 miliardi all’anno www.eni.com - investimenti tecnici E da occupazione a più di 80.000 persone, anche se non tutte italiane. Contando i familiari, vuol dire 250.000 persone “sistemate”. E senza considerare l’indotto. E non è mica l’unico esempio di eccellenza italiana. Perché non dobbiamo riuscirci con tutto lo Stato? Immaginate infine di fare la proporzione: se Eni fa tutto questo con 10/15 miliardi di investimenti all’anno, cosa potremmo fare investendo un avanzo di Stato di 100 miliardi all’ anno? Proporzionalità e Progressività Tornando alla fiscalità. Ho sentito di recente qualcuno di questi giovanotti politicanti predicare di nuovo una imposizione ad aliquota fissa per tutti. A volte ritornano, le brutte idee. Si chiama principio della proporzionalità. http://it.wikipedia.org/wiki/Proporzionalità In contrapposizione a quello per cui chi più guadagna più paga. Che è la Progressività. http://it.wikipedia.org/wiki/Progressività Che è sacrosantamente cosa buona e giusta. (Forse con un tetto) Ed è sancita dalla nostra costituzione. Wikipedia-La progressività è una caratteristica dell'ordinamento tributario italiano; l'art. 53 della Costituzione dispone in tal senso: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Il che ci fa già capire che questi giovanotti non sanno davvero niente del paese che dovrebbero governare. Oppure che nelle loro idee di riforme istituzionali ci sia anche l’articolo 53 della Costituzione. Ma è più probabile che siano indotti in errore da una forma di pensiero deviato. L’imposta proporzionale al 20% infatti esiste già : ma è l’IVA. Solo un po’ di confusione tra consumi, redditi e chissà cos’altro, quindi. O forse facevano confusione con le modalità di sistema elettorale. Mi pare plausibile, vista la naturale predisposizione della classe politica italiana a passare il tempo per lo più a fare elezioni, accordi, e simili. Pag. 121/253 Forse hanno loro insegnato a pensar ad elezioni proporzionali e adesso ogni volta che aprono la bocca, neanche fossero pappagalli, esce solo “prroporzionale”. Come il cadenzato, feroce, “cambio dollari” del Baarìa di Tornatore. Elezione : “prroporzionale” Tassazione : “prroporzionale” ……zione : “prroporzionale”. La Progressività aggiustata Persone fisiche Io invece penso che si debba cercare di alleggerire la pressione, ma sui più deboli. Questo si. E soprattutto in periodi che continuo a ripetere essere drammatici, credo sia giusto che i ricchi paghino di più. Perché i ricchi o benestanti in Italia ci sono. E ce ne sono a frotte. Non serve l’Istat per capirlo. A fronte di 10 milioni di poveri, Milano è già mezza vuota. Per questo ipotizzavo nel nostro “piano strategico” 5 miliardi in più di entrate, ma da progressività. I ricchi se ne andranno dall’Italia ? Se si sentiranno davvero, una buona volta, ben governati non credo. D’altronde se fino ad ora, per 50 anni e più, sono rimasti vuol dire che all’Italia ci credono. Una idea che ho io è che si debba comunque provare ad adattare un po’ il sistema degli scaglioni e relative aliquote, ma non è cosa semplice. Naturalmente per fare qualsiasi cosa bisogna prima guardare la distribuzione delle entrate per tipologia e fascia di contribuenti. Esistono i dati al riguardo su sito http://www1.finanze.gov.it/analisi_stat/index.php?opendata=yes Si riporta anche una tabella ricapitolante gli scaglioni tratta dal link seguente. http://www.quifinanza.it Apr 2014/Aliquote-Irpef-scaglioni-2014-rimodulazione-proposta-da-Renzi.html Reddito imponibile Aliquota rpef (lorda) fino a 15.000 euro: 23% 3% del reddito da 15.001 a 28.000 euro: 27% .450 + 27% sulla parte oltre i 15.000 euro da 28.001 a 55.000 euro: 38% .960 + 38% sulla parte oltre i 28.000 euro da 55.001 a 75.000 euro: 41% 7.220 + 41% sulla parte oltre i 55.000 euro oltre 75.000 euro: 43% 5.420 + 43% sulla parte oltre i 75.000 euro Situazione attuale Irpef dipendenti Anticipo le conclusioni. E’ difficile trovare soluzioni. Come sempre. Per cui in primo luogo, diffidate da chi ve le propone a portata di mano. Son per lo più venditori di fumo. Nella tabella seguente sono riassunti i dati utili. Pag. 122/253 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 150 300 150 150 300 300 600 900 1.500 3.000 0 7.350 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 100 200 200 400 600 1.000 2.000 0 4.500 230 115 115 115 115 115 115 230 230 345 575 460 690 1.350 1.620 810 2.280 1.900 3.800 1.900 2.050 4.100 2.050 2.150 4.300 4.300 8.600 12.900 21.500 43.000 0 122.060 Z 230 345 460 575 690 805 920 1.150 1.380 1.725 2.300 2.760 3.450 4.800 6.420 7.230 9.510 11.410 15.210 17.110 19.160 23.260 25.310 27.460 31.760 36.060 44.660 57.560 79.060 122.060 122.060 23,0% 23,0% 23,0% 23,0% 23,0% 23,0% 23,0% 23,0% 23,0% 23,0% 23,0% 23,0% 23,0% 24,0% 24,7% 24,9% 27,2% 28,5% 30,4% 31,1% 31,9% 33,2% 33,7% 34,3% 35,3% 36,1% 37,2% 38,4% 39,5% 40,7% 40,7% 27,4% 106 293 411 529 648 766 885 1.063 1.306 1.606 2.074 2.594 3.181 4.320 5.702 6.929 8.751 10.795 13.730 16.747 18.861 22.063 25.033 27.269 30.643 35.400 42.009 53.273 70.680 102.490 261.201 5.845 92.560.510 89.556.710 114.315.060 136.905.660 157.057.570 167.444.140 192.413.400 444.806.890 566.966.100 1.139.636.430 2.728.588.440 2.725.448.480 4.796.988.330 14.758.619.040 21.592.007.961 8.514.231.243 13.227.356.292 7.267.523.338 8.865.549.740 2.949.871.015 2.457.806.480 4.056.088.769 1.796.612.464 1.653.211.108 2.524.438.307 1.881.965.991 2.680.917.470 2.387.068.458 2.165.698.091 1.803.004.814 3.085.573.049 117.020.231.349 La parte più debole della popolazione, ovviamente è quella che paga l’IRPEF su scaglioni di reddito fino a 15.000 euro, sui quali 15.000 euro si pagano 3.181 euro (Col. V – linea rossa). Sono un bel 265 euro al mese pagati, per la fascia 15.000 euro. Per le fasce più basse si guardi sempre la Colonna V. Ma comunque parliamo di 7,8 milioni di persone (Col. D1 – linea rossa). Se qualcuno dovesse avere paura che l’Italia diventi un paese povero, gli direi di svegliarsi: siamo già un paese pieno di poveri. I 7,8 milioni sono solo quelli che pagano l’Irpef da dipendenti. Non contano i disoccupati, i pensionati e gli indigenti vari. Il totale imponibile Irpef, che come noto è componente fondamentale del nostro sistema fiscale, è pari a 427 miliardi di euro (Col. E) , ed è pari a circa 1/4 del PIL. Riguarda 20 milioni di contribuenti (Col. D). Si tenga presente che i dati di cui in seguito non tengono conto di detrazioni e varie altre istanze. Ci riferiamo solo all’ossatura del sistema di scaglioni. Serve come base per fare dei confronti sulle ipotesi seguenti. Il totale Irpef teorico è di 117 miliardi (Col. Z). 27,4% dei 427 miliardi di imponibile. Ad ogni modo si vede ad occhio quali sono le fasce di maggior contribuzione: nella Col. Z si notino i dati “più lunghi”. Se ci riportiamo alla colonna con il numero di contribuenti progressivo (Col. D1) si vede che 16 dei 20 milioni di persone guadagnano meno di 30.000 euro e sono quelli che pagano il 49,7 % dell’Irpef totale. Se aggiungiamo quelli fino a redditi di 55.000 euro arriviamo a 19,3 milioni di persone, che pagano il 77% dell’Irpef totale. A 55.000 euro, si pagano quasi 17.000 euro di Irpef. Il 31%. Ovviamente in tutto questo discorso mancano i contributi previdenziali. Storia nota, ma secondo me fa sempre bene ricordarselo e vederlo nel quadro di insieme. Ipotesi variazione aliquote Irpef dipendenti Come dicevo, trovare una soluzione è difficile. Ricordo che ipotizzavo maggiori entrate da progressività per 5 miliardi di euro. Sulle persone fisiche non sono riuscito ad immaginare nulla in tal senso. Anzi. Il risultato della mia simulazione è di 5 miliardi in meno di Irpef. E non risolve i problemi di potere di acquisto. Bene, vuol dire che bisogna sempre verificare e toccare con mano le proprie asserzioni. Bisogna fare i conti, voglio dire. E vale anche per me. Forse sulle persone giuridiche si troverà qualche margine. Si rinvia a quanto di seguito. In ogni caso ho provato a fare l’esercizio di ridistribuire e rivedere le aliquote come in tabella seguente. Le nuove aliquote sono quelle con intestazioni colorate . Colonne. G,H,I,L,M Pag. 123/253 Z2 Progressiva 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 660 550 1.100 550 550 1.100 550 550 1.100 1.100 2.200 3.300 5.500 11.000 0 29.810 V IRPEF TOTALE 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 200 240 120 240 200 400 200 200 400 200 200 400 400 800 1.200 2.000 4.000 0 11.400 U Media su reddito medio 230 115 115 115 115 115 115 230 230 345 575 460 690 1.150 1.380 690 1.380 1.150 2.300 1.150 1.150 2.300 1.150 1.150 2.300 2.300 4.600 6.900 11.500 23.000 0 69.000 T Media S Progr 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% R IRPEF a scaglione 3% 3% 3% 3% 3% 3% 3% 3% 3% 3% 3% Q Euro 11% 11% 11% 11% 11% 11% 11% 11% 11% 11% 11% 11% 11% 11% 11% P Euro 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% 4% O Euro 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% N Euro M Euro 461 1.273 1.788 2.302 2.817 3.332 3.847 4.623 5.677 6.983 9.019 11.278 13.831 17.998 23.092 27.793 32.207 37.844 45.135 53.835 59.064 66.399 74.179 79.444 86.835 98.169 112.878 138.829 178.800 251.901 641.983 21.343 L 43% 402.437.000 389.377.000 497.022.000 595.242.000 682.859.000 728.018.000 836.580.000 1.933.943.000 2.465.070.000 4.954.941.000 11.863.428.000 11.849.776.000 20.856.471.000 61.494.246.000 87.444.269.000 34.151.135.000 48.681.122.000 25.477.733.000 29.143.819.000 9.482.344.000 7.696.680.000 12.206.630.000 5.323.822.000 4.816.347.000 7.153.635.000 5.218.985.000 7.203.540.000 6.220.644.000 5.478.619.000 4.431.439.000 7.583.745.000 427.263.918.000 I 41% 872.975 1.178.792 1.456.739 1.715.346 1.957.761 2.176.282 2.393.733 2.812.024 3.246.247 3.955.818 5.271.195 6.321.901 7.829.832 11.246.538 15.033.290 16.262.056 17.773.566 18.446.788 19.092.486 19.268.624 19.398.934 19.582.772 19.654.542 19.715.168 19.797.550 19.850.713 19.914.530 19.959.338 19.989.979 20.007.571 20.019.384 H 38% 872.975 305.817 277.947 258.607 242.415 218.521 217.451 418.291 434.223 709.571 1.315.377 1.050.706 1.507.931 3.416.706 3.786.752 1.228.766 1.511.510 673.222 645.698 176.138 130.310 183.838 71.770 60.626 82.382 53.163 63.817 44.808 30.641 17.592 11.813 20.019.384 G 27% 1.000 500 500 500 500 500 500 1.000 1.000 1.500 2.500 2.000 3.000 5.000 6.000 3.000 6.000 5.000 10.000 5.000 5.000 10.000 5.000 5.000 10.000 10.000 20.000 30.000 50.000 100.000 0 F Reddito medio 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 5.000 6.000 7.500 10.000 12.000 15.000 20.000 26.000 29.000 35.000 40.000 50.000 55.000 60.000 70.000 75.000 80.000 90.000 100.000 120.000 150.000 200.000 300.000 300.000 E Imponibile Contribuenti progressivi D1 Contribuenti D Incremento da 0 a 1.000 da 1.000 a 1.500 da 1.500 a 2.000 da 2.000 a 2.500 da 2.500 a 3.000 da 3.000 a 3.500 da 3.500 a 4.000 da 4.000 a 5.000 da 5.000 a 6.000 da 6.000 a 7.500 da 7.500 a 10.000 da 10.000 a 12.000 da 12.000 a 15.000 da 15.000 a 20.000 da 20.000 a 26.000 da 26.000 a 29.000 da 29.000 a 35.000 da 35.000 a 40.000 da 40.000 a 50.000 da 50.000 a 55.000 da 55.000 a 60.000 da 60.000 a 70.000 da 70.000 a 75.000 da 75.000 a 80.000 da 80.000 a 90.000 da 90.000 a 100.000 da 100.000 a 120.000 da 120.000 a 150.000 da 150.000 a 200.000 da 200.000 a 300.000 oltre 300.000 TOTALE C Limite Scaglione Classi di reddito B 23% IPOTESI IRPEF ATTUALE ‐ LAVORATORI DIPENDENTI A 0,1% 0,2% 0,3% 0,4% 0,5% 0,6% 0,8% 1,2% 1,7% 2,7% 5,0% 7,3% 11,4% 24,0% 42,5% 49,7% 61,1% 67,3% 74,8% 77,4% 79,5% 82,9% 84,5% 85,9% 88,0% 89,6% 91,9% 94,0% 95,8% 97,4% 100,0% 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 500 1.000 500 500 1.000 1.000 2.000 3.000 5.000 10.000 0 24.500 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 200 100 100 100 100 100 100 200 200 300 500 400 600 1.100 1.320 660 2.700 2.250 4.500 2.250 2.750 5.500 2.750 2.750 5.500 5.500 11.000 16.500 27.500 55.000 0 152.530 200 300 400 500 600 700 800 1.000 1.200 1.500 2.000 2.400 3.000 4.100 5.420 6.080 8.780 11.030 15.530 17.780 20.530 26.030 28.780 31.530 37.030 42.530 53.530 70.030 97.530 152.530 152.530 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,5% 20,8% 21,0% 25,1% 27,6% 31,1% 32,3% 34,2% 37,2% 38,4% 39,4% 41,1% 42,5% 44,6% 46,7% 48,8% 50,8% 50,8% 26,2% 92 255 358 460 563 666 769 925 1.135 1.397 1.804 2.256 2.766 3.690 4.814 5.827 8.079 10.436 14.019 17.403 20.210 24.691 28.465 31.311 35.728 41.751 50.353 64.815 87.192 128.075 326.406 Z 80.487.400 77.875.400 99.404.400 119.048.400 136.571.800 145.603.600 167.316.000 386.788.600 493.014.000 990.988.200 2.372.685.600 2.369.955.200 4.171.294.200 12.606.320.430 18.228.766.845 7.159.962.097 12.212.007.176 7.025.484.875 9.052.070.181 3.065.383.206 2.633.547.340 4.539.122.556 2.042.927.962 1.898.242.761 2.943.323.378 2.219.634.321 3.213.379.135 2.904.211.329 2.671.648.555 2.253.091.302 3.855.828.750 112.135.984.999 Come detto, ho cercato di mantenere comunque l’importo totale di entrate prossimo ai 117 miliardi di cui sopra. Ma così facendo il margine di manovra diventa minimo. E comunque non ci sono riuscito : arriviamo a 112 miliardi. Ciò, è principalmente dovuto a quanto detto prima sulla distribuzione dei redditi per fasce di reddito. Se 19 milioni di italiani mi danno il 77% di Irpef è chiaro che se taglio le aliquote su quel 77% l’effetto sarà devastante. Salta subito all’occhio che non c’è nulla di risolutivamente determinante. Ridurre le aliquote del primo scaglione dal 23 al 20% comporta Irpef per 2.800 euro invece di 3.200 euro per lo scaglione a 15.000 euro. Sono 35 euro al mese. Non oso nemmeno pensare “meglio che niente”. Anche se è vero che se si riuscisse a trovare qualche altro margine e si iniziasse a sommare +35 +80 + x + y forse sarebbe diverso. Ad esempio una possibile iniziativa potrebbe essere quella di “spostare” gli scaglioni, che è prassi già adottata in passato. Va comunque anche notato che le aliquote dei 2 scaglioni più elevati, sopra i 75.000 euro di reddito, sono state portate al 55%. Ora, io approvo ogni forma di redistribuzione di ricchezza. Certo però che il 55% è tantissimo, e io fatico a immaginare sia quelli ipotizzati che ulteriori rialzi per questi 750.000 “ricchi”. In conclusione, mi sento di dire che non ho trovato nessuna buona soluzione. Ma almeno adesso ho più conoscenza. Se facessero tutti così sarebbe meglio. O no? Irpef dipendenti ipotesi flat 20% Di questa ipotesi ho già accennato prima. Il dato “interessante” è che costerebbe più di 30 miliardi di euro. Il totale Irpef passa da 117 miliardi della prima analisi a 85 di questa (20% su 427 miliardi di imponibile). Ne beneficerebbe la parte di contribuenti sopra i 55.000 euro di imponibile, per i quali (quelli dell’ultima fascia, non tutti) si pagherebbero circa 11.000 euro invece dei 17.000 attuali. Il beneficio riguarderebbe 750.000 contribuenti circa. Quelli più “ricchi”. Effetto opposto a quello che ricerca e determina la progressività. Per gli altri (quelli che oggi pagano il 23%) sarebbe intangibile. Valgono infatti le stesse osservazioni fatte in precedenza e qui riportate.. Salta subito all’occhio che non c’è nulla di risolutivamente determinante. Ridurre le aliquote del primo scaglione dal 23 al 20% comporta Irpef per 2.800 euro invece di 3.200 per lo scaglione a 15.000 euro. Sono 35 euro al mese. Pag. 124/253 Z2 Progressiva 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1.380 1.150 2.300 1.150 1.150 2.300 1.150 1.150 2.300 2.300 4.600 6.900 11.500 23.000 0 62.330 V IRPEF TOTALE 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 100 120 60 120 100 200 100 100 200 100 100 200 200 400 600 1.000 2.000 0 5.700 U Media su reddito medio 200 100 100 100 100 100 100 200 200 300 500 400 600 1.000 1.200 600 1.200 1.000 2.000 1.000 1.000 2.000 1.000 1.000 2.000 2.000 4.000 6.000 10.000 20.000 0 60.000 T Media S Progr 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% R IRPEF a scaglione 10% 10% 10% 10% 10% 10% 10% 10% 10% 10% 10% Q Euro 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% 23% P Euro 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% 2% O Euro 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% N Euro M Euro 461 1.273 1.788 2.302 2.817 3.332 3.847 4.623 5.677 6.983 9.019 11.278 13.831 17.998 23.092 27.793 32.207 37.844 45.135 53.835 59.064 66.399 74.179 79.444 86.835 98.169 112.878 138.829 178.800 251.901 641.983 21.343 L 55% 402.437.000 389.377.000 497.022.000 595.242.000 682.859.000 728.018.000 836.580.000 1.933.943.000 2.465.070.000 4.954.941.000 11.863.428.000 11.849.776.000 20.856.471.000 61.494.246.000 87.444.269.000 34.151.135.000 48.681.122.000 25.477.733.000 29.143.819.000 9.482.344.000 7.696.680.000 12.206.630.000 5.323.822.000 4.816.347.000 7.153.635.000 5.218.985.000 7.203.540.000 6.220.644.000 5.478.619.000 4.431.439.000 7.583.745.000 427.263.918.000 I 55% 872.975 1.178.792 1.456.739 1.715.346 1.957.761 2.176.282 2.393.733 2.812.024 3.246.247 3.955.818 5.271.195 6.321.901 7.829.832 11.246.538 15.033.290 16.262.056 17.773.566 18.446.788 19.092.486 19.268.624 19.398.934 19.582.772 19.654.542 19.715.168 19.797.550 19.850.713 19.914.530 19.959.338 19.989.979 20.007.571 20.019.384 H 45% 872.975 305.817 277.947 258.607 242.415 218.521 217.451 418.291 434.223 709.571 1.315.377 1.050.706 1.507.931 3.416.706 3.786.752 1.228.766 1.511.510 673.222 645.698 176.138 130.310 183.838 71.770 60.626 82.382 53.163 63.817 44.808 30.641 17.592 11.813 20.019.384 G 22% 1.000 500 500 500 500 500 500 1.000 1.000 1.500 2.500 2.000 3.000 5.000 6.000 3.000 6.000 5.000 10.000 5.000 5.000 10.000 5.000 5.000 10.000 10.000 20.000 30.000 50.000 100.000 0 F Reddito medio 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 5.000 6.000 7.500 10.000 12.000 15.000 20.000 26.000 29.000 35.000 40.000 50.000 55.000 60.000 70.000 75.000 80.000 90.000 100.000 120.000 150.000 200.000 300.000 300.000 E Imponibile Contribuenti progressivi D1 Contribuenti D Incremento da 0 a 1.000 da 1.000 a 1.500 da 1.500 a 2.000 da 2.000 a 2.500 da 2.500 a 3.000 da 3.000 a 3.500 da 3.500 a 4.000 da 4.000 a 5.000 da 5.000 a 6.000 da 6.000 a 7.500 da 7.500 a 10.000 da 10.000 a 12.000 da 12.000 a 15.000 da 15.000 a 20.000 da 20.000 a 26.000 da 26.000 a 29.000 da 29.000 a 35.000 da 35.000 a 40.000 da 40.000 a 50.000 da 50.000 a 55.000 da 55.000 a 60.000 da 60.000 a 70.000 da 70.000 a 75.000 da 75.000 a 80.000 da 80.000 a 90.000 da 90.000 a 100.000 da 100.000 a 120.000 da 120.000 a 150.000 da 150.000 a 200.000 da 200.000 a 300.000 oltre 300.000 TOTALE C Limite Scaglione Classi di reddito B 20% IPOTESI IRPEF PROGRESSIVITA' AGGIUSTATA ‐ LAVORATORI DIPENDENTI A 0,1% 0,1% 0,2% 0,3% 0,5% 0,6% 0,7% 1,1% 1,5% 2,4% 4,5% 6,6% 10,4% 21,6% 37,9% 44,2% 55,1% 61,4% 69,5% 72,2% 74,5% 78,6% 80,4% 82,1% 84,7% 86,7% 89,6% 92,2% 94,6% 96,6% 100,0% Pensare quindi di rilanciare i consumi in questo modo per me è impossibile. Mentre sarebbe una certezza il disastro statale. La si può vedere anche in un altro modo: se taglio veramente di 30 miliardi di Irpef quanti di questi 30 miliardi saranno poi spesi ? E quante tasse in più mi porteranno ? Questo è il calcolo che si dovrebbe fare. E’ molto verosimile però, che non avvengano travasi totali. In ogni caso, data la sua natura pro-ricchi, sarebbe ulteriore fattore di divergenze sociali. 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 200 100 100 100 100 100 100 200 200 300 500 400 600 1.000 1.200 600 1.200 1.000 2.000 1.000 1.000 2.000 1.000 1.000 2.000 2.000 4.000 6.000 10.000 20.000 0 60.000 200 300 400 500 600 700 800 1.000 1.200 1.500 2.000 2.400 3.000 4.000 5.200 5.800 7.000 8.000 10.000 11.000 12.000 14.000 15.000 16.000 18.000 20.000 24.000 30.000 40.000 60.000 60.000 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 92 255 358 460 563 666 769 925 1.135 1.397 1.804 2.256 2.766 3.600 4.618 5.559 6.441 7.569 9.027 10.767 11.813 13.280 14.836 15.889 17.367 19.634 22.576 27.766 35.760 50.380 128.397 Z 80.487.400 77.875.400 99.404.400 119.048.400 136.571.800 145.603.600 167.316.000 386.788.600 493.014.000 990.988.200 2.372.685.600 2.369.955.200 4.171.294.200 12.298.849.200 17.488.853.800 6.830.227.000 9.736.224.400 5.095.546.600 5.828.763.800 1.896.468.800 1.539.336.000 2.441.326.000 1.064.764.400 963.269.400 1.430.727.000 1.043.797.000 1.440.708.000 1.244.128.800 1.095.723.800 886.287.800 1.516.749.000 85.452.783.600 Società Mi sono sempre chiesto perché le società non paghino in maniera progressiva. Qui di seguito si riportano le aliquote fisse (proporzionali) storiche dell’Ires, che dal 2008 è al 27,5%. Non sono sicuro, ma vista la tragedia industriale italiana, mi pare di potere dire che il taglio dal 37%, o anche solo dal 33% al 27,5%, non sia servito a niente. Periodo d'imposta 2014 27,5% IRES 2008 27,5% IRES 2007 33% IRES 2006 33% IRES 2005 33% IRES 2004 33% IRES 2003 34% IRPEG 2002 36% IRPEG 2001 36% IRPEG 2000 37% IRPEG Mentre penso che se si strutturasse l’imposta facendo pagare il 10/15 % ad esempio fino a 100.000 euro di utile, e poi a crescere per redditi più alti, si farebbe una cosa utile per il nostro tessuto di piccole medie imprese. Anche in questo caso bisogna prima conoscere bene la distribuzione delle entrate. E qui si incontra un problema. L’open data già indicato per l’IRPEF non è cliccabile per le società di capitali. La spiegazione la si trova in http://www1.finanze.gov.it/analisi_stat/contenuti/analisi_dati_2012_ires.pdf : Analisi dei dati ires - anno d’imposta 2012. Società di capitali: in allestimento (pubblicazione prevista per il 15 gennaio 2015) Sono disponibili i dati degli enti non commerciali, definiti come ‘enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che non hanno per oggetto esclusivo e principale l’esercizio di attività commerciali’. L’aspetto peculiare di tali soggetti è che, pur essendo assoggettati all’IRES, determinano i singoli Pag. 125/253 Z2 Progressiva 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 V IRPEF TOTALE 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 U Media su reddito medio 200 100 100 100 100 100 100 200 200 300 500 400 600 1.000 1.200 600 1.200 1.000 2.000 1.000 1.000 2.000 1.000 1.000 2.000 2.000 4.000 6.000 10.000 20.000 0 60.000 T Media S Progr 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% R IRPEF a scaglione 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% Q Euro 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% P Euro 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% 0% O Euro 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% 20% N Euro M Euro 461 1.273 1.788 2.302 2.817 3.332 3.847 4.623 5.677 6.983 9.019 11.278 13.831 17.998 23.092 27.793 32.207 37.844 45.135 53.835 59.064 66.399 74.179 79.444 86.835 98.169 112.878 138.829 178.800 251.901 641.983 21.343 L 20% 402.437.000 389.377.000 497.022.000 595.242.000 682.859.000 728.018.000 836.580.000 1.933.943.000 2.465.070.000 4.954.941.000 11.863.428.000 11.849.776.000 20.856.471.000 61.494.246.000 87.444.269.000 34.151.135.000 48.681.122.000 25.477.733.000 29.143.819.000 9.482.344.000 7.696.680.000 12.206.630.000 5.323.822.000 4.816.347.000 7.153.635.000 5.218.985.000 7.203.540.000 6.220.644.000 5.478.619.000 4.431.439.000 7.583.745.000 427.263.918.000 I 20% 872.975 1.178.792 1.456.739 1.715.346 1.957.761 2.176.282 2.393.733 2.812.024 3.246.247 3.955.818 5.271.195 6.321.901 7.829.832 11.246.538 15.033.290 16.262.056 17.773.566 18.446.788 19.092.486 19.268.624 19.398.934 19.582.772 19.654.542 19.715.168 19.797.550 19.850.713 19.914.530 19.959.338 19.989.979 20.007.571 20.019.384 H 20% 872.975 305.817 277.947 258.607 242.415 218.521 217.451 418.291 434.223 709.571 1.315.377 1.050.706 1.507.931 3.416.706 3.786.752 1.228.766 1.511.510 673.222 645.698 176.138 130.310 183.838 71.770 60.626 82.382 53.163 63.817 44.808 30.641 17.592 11.813 20.019.384 G 20% 1.000 500 500 500 500 500 500 1.000 1.000 1.500 2.500 2.000 3.000 5.000 6.000 3.000 6.000 5.000 10.000 5.000 5.000 10.000 5.000 5.000 10.000 10.000 20.000 30.000 50.000 100.000 0 F Reddito medio 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 5.000 6.000 7.500 10.000 12.000 15.000 20.000 26.000 29.000 35.000 40.000 50.000 55.000 60.000 70.000 75.000 80.000 90.000 100.000 120.000 150.000 200.000 300.000 300.000 E Imponibile Contribuenti progressivi D1 Contribuenti D Incremento da 0 a 1.000 da 1.000 a 1.500 da 1.500 a 2.000 da 2.000 a 2.500 da 2.500 a 3.000 da 3.000 a 3.500 da 3.500 a 4.000 da 4.000 a 5.000 da 5.000 a 6.000 da 6.000 a 7.500 da 7.500 a 10.000 da 10.000 a 12.000 da 12.000 a 15.000 da 15.000 a 20.000 da 20.000 a 26.000 da 26.000 a 29.000 da 29.000 a 35.000 da 35.000 a 40.000 da 40.000 a 50.000 da 50.000 a 55.000 da 55.000 a 60.000 da 60.000 a 70.000 da 70.000 a 75.000 da 75.000 a 80.000 da 80.000 a 90.000 da 90.000 a 100.000 da 100.000 a 120.000 da 120.000 a 150.000 da 150.000 a 200.000 da 200.000 a 300.000 oltre 300.000 TOTALE C Limite Scaglione Classi di reddito B 20% IPOTESI IRPEF FLAT 20% ‐ LAVORATORI DIPENDENTI A 0,1% 0,2% 0,3% 0,4% 0,6% 0,8% 1,0% 1,4% 2,0% 3,2% 5,9% 8,7% 13,6% 28,0% 48,4% 56,4% 67,8% 73,8% 80,6% 82,8% 84,6% 87,5% 88,7% 89,9% 91,5% 92,8% 94,4% 95,9% 97,2% 98,2% 100,0% redditi in base alle norme esistenti per le persone fisiche; infatti il reddito complessivo è costituito da redditi fondiari, di capitale, di impresa e diversi, prodotti per il periodo d’imposta. Io questo lo trovo incredibile. Dopo 2 anni ancora non abbiamo le analisi per la gran parte dei circa 40 miliardi di Ires. Abbiamo solo un campione di circa 100.000 enti, non rappresentativo del totale, corrispondente a 580 milioni di euro di imposta. Enti non comm. ‐ Fatturato minore di zero zero da 0 a 2.500 da 2.500 a 5.000 da 5.000 a 7.000 da 7.000 a 10.000 da 10.000 a 15.000 da 15.000 a 20.000 da 20.000 a 25.000 da 25.000 a 30.000 da 30.000 a 40.000 da 40.000 a 50.000 da 50.000 a 60.000 da 60.000 a 75.000 da 75.000 a 100.000 da 100.000 a 125.000 da 125.000 a 150.000 da 150.000 a 175.000 da 175.000 a 200.000 da 200.000 a 250.000 da 250.000 a 310.000 da 310.000 a 400.000 da 400.000 a 515.000 da 515.000 a 700.000 da 700.000 a 1.000.000 da 1.000.000 a 1.500.000 da 1.500.000 a 2.000.000 da 2.000.000 a 2.500.000 da 2.500.000 a 5.165.000 da 5.165.000 a 7.000.000 da 7.000.000 a 10.000.000 da 10.000.000 a 15.000.000 da 15.000.000 a 25.000.000 da 25.000.000 a 40.000.000 da 40.000.000 a 50.000.000 da 50.000.000 a 250.000.000 oltre 250.000.000 Assenza dichiarazione Iva TOTALE Numero 13 5.837 1.985 1.250 759 925 1.206 822 632 526 863 586 497 535 613 427 357 280 222 322 338 306 239 259 263 274 195 122 371 109 111 86 56 29 8 34 5 75.496 96.958 Reddito imponibile Ammontare 725.000 31.011.000 22.180.000 9.026.000 2.828.000 9.575.000 10.955.000 11.846.000 8.043.000 6.431.000 19.826.000 13.327.000 9.530.000 10.943.000 19.208.000 27.742.000 16.252.000 15.501.000 9.993.000 24.754.000 22.410.000 25.196.000 25.402.000 34.251.000 38.328.000 54.275.000 29.565.000 21.624.000 114.803.000 44.381.000 88.103.000 91.512.000 72.988.000 465.329.000 30.383.000 121.339.000 4.647.000 1.240.838.000 2.805.070.000 Media 55.769 5.313 11.174 7.221 3.726 10.351 9.084 14.411 12.726 12.226 22.973 22.742 19.175 20.454 31.334 64.970 45.524 55.361 45.014 76.876 66.302 82.340 106.285 132.243 145.734 198.084 151.615 177.246 309.442 407.165 793.721 1.064.093 1.303.357 16.045.828 3.797.875 3.568.794 929.400 16.436 28.931 Eur 102.000 5.566.000 5.004.000 1.508.000 561.000 1.575.000 2.024.000 2.057.000 1.255.000 1.185.000 3.069.000 2.357.000 1.806.000 2.176.000 3.550.000 4.553.000 3.139.000 2.784.000 1.920.000 4.242.000 4.326.000 4.695.000 4.216.000 5.726.000 7.117.000 9.066.000 5.374.000 4.315.000 22.674.000 8.279.000 16.484.000 18.448.000 10.860.000 124.010.000 4.506.000 26.796.000 670.000 253.584.000 581.579.000 IRES Attuale Media 7.846 954 2.521 1.206 739 1.703 1.678 2.502 1.986 2.253 3.556 4.022 3.634 4.067 5.791 10.663 8.793 9.943 8.649 13.174 12.799 15.343 17.640 22.108 27.061 33.088 27.559 35.369 61.116 75.954 148.505 214.512 193.929 4.276.207 563.250 788.118 134.000 3.359 5.998 % media 14,1% 17,9% 22,6% 16,7% 19,8% 16,4% 18,5% 17,4% 15,6% 18,4% 15,5% 17,7% 19,0% 19,9% 18,5% 16,4% 19,3% 18,0% 19,2% 17,1% 19,3% 18,6% 16,6% 16,7% 18,6% 16,7% 18,2% 20,0% 19,8% 18,7% 18,7% 20,2% 14,9% 26,6% 14,8% 22,1% 14,4% 20,4% 20,7% New % 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 10,0% 15,0% 15,0% 15,0% 15,0% 15,0% 15,0% 15,0% 15,0% 15,0% 15,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 20,0% 25,0% 25,0% 25,0% 25,0% 25,0% 25,0% 20,0% 20,3% IPOTESI New € 72.500 3.101.100 2.218.000 902.600 282.800 957.500 1.095.500 1.184.600 804.300 643.100 1.982.600 1.332.700 953.000 1.094.300 1.920.800 4.161.300 2.437.800 2.325.150 1.498.950 3.713.100 3.361.500 3.779.400 3.810.300 5.137.650 5.749.200 10.855.000 5.913.000 4.324.800 22.960.600 8.876.200 17.620.600 22.878.000 18.247.000 116.332.250 7.595.750 30.334.750 1.161.750 248.167.600 569.787.050 Differenza ‐29.500 ‐2.464.900 ‐2.786.000 ‐605.400 ‐278.200 ‐617.500 ‐928.500 ‐872.400 ‐450.700 ‐541.900 ‐1.086.400 ‐1.024.300 ‐853.000 ‐1.081.700 ‐1.629.200 ‐391.700 ‐701.200 ‐458.850 ‐421.050 ‐528.900 ‐964.500 ‐915.600 ‐405.700 ‐588.350 ‐1.367.800 1.789.000 539.000 9.800 286.600 597.200 1.136.600 4.430.000 7.387.000 ‐7.677.750 3.089.750 3.538.750 491.750 ‐5.416.400 ‐11.791.950 Differ. Media ‐422 ‐1.404 ‐484 ‐367 ‐668 ‐770 ‐1.061 ‐713 ‐1.030 ‐1.259 ‐1.748 ‐1.716 ‐2.022 ‐2.658 ‐917 ‐1.964 ‐1.639 ‐1.897 ‐1.643 ‐2.854 ‐2.992 ‐1.697 ‐2.272 ‐5.201 6.529 2.764 80 773 5.479 10.240 51.512 131.911 ‐264.750 386.219 104.081 98.350 ‐72 In ogni caso nelle ultime 4 colonne della tabella precedente, si è comunque tentato di fare un’ipotesi di progressività. Gli importi di differenza di tassazione però non possono essere realmente utilizzati, perché come si osserva nella colonna “% media”, il 27,5% teorico non risulta mai. Intendo dire che al massimo si paga il 20% e non il 27,5%. Ciò è probabilmente dovuto alla non rappresentatività del campione. L’unica conclusione che si può trarre con certezza, però, è che una ridistribuzione progressiva dell’imposizione si potrebbe in teoria fare. Ma senza dati reali non la si può “indovinare”. Pag. 126/253 15 2014 07 23 – BILANCIA CORRENTE DEI PAGAMENTI E CONVENZIONI PER IL TURISMO http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/liguria/2014/notizia/la-concordia-diventa-un-fenomeno-turisticogenova-pronta-al-business_2058914.shtml Perché è rilevante questa notizia? Vogliamo parlare ancora della Concordia? No, quello che c’era da dire lo abbiamo già detto. Il tema emergente è un altro: forse siamo capaci di rendere turisticamente appetibile un ammasso di ferraglia. Dobbiamo adoperarci per fare altrettanto con ogni granello di terra del nostro Bel Paese. La bilancia corrente dei pagamenti Tempo fa scrissi che le maledette parità dell’euro per noi “al raddoppio” secondo me nascevano da una sorta di diktat germanico di questo tenore: “noi garantiamo il vostro debito, ma in cambio vi raddoppiamo il prezzo delle nostre esportazioni. La nostra Volkswagen Golf ce la pagate il doppio”. Non può essere che sia così semplice ? Si guardino i dati FMI sulla bilancia corrente dei pagamenti tedesca (verde) e italiana (rosso) dal 2000 ad oggi (sono in miliardi di dollari) Balza agli occhi, o no? Da un totale di -32,8 miliardi di dollari, la Germania è passata a +273 miliardi anno. Mentre noi siamo rimasti al palo. Country Units Germany Usd China Usd Saudi Arabia Usd Netherlands Usd Kuwait Usd Korea Usd Switzerland Usd Qatar Usd United Arab EmirUsd Taiwan Province Usd Singapore Usd Norway Usd Japan Usd Russia Usd Sweden Usd Islamic Republic Usd Denmark Usd Italy Usd Azerbaijan Usd Ireland Usd Nigeria Usd Austria Usd Malaysia Usd Vietnam Usd Venezuela Usd Spain Usd Scale Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill Bill 2000 ‐32,8 20,5 14,3 7,9 14,7 14,8 30,1 4,2 16,7 8,9 10,2 25,3 119,6 46,8 10,3 12,5 2,3 ‐2,2 ‐0,2 ‐0,4 5,8 ‐1,4 8,5 0,9 11,9 ‐23,1 2.001 0,0 17,4 9,4 10,4 8,3 8,4 20,9 4,2 9,2 18,9 11,2 27,5 87,8 33,9 11,4 6,0 5,0 3,1 ‐0,1 ‐0,7 2,0 ‐1,6 7,3 0,9 2,0 ‐24,0 2002 40,3 35,4 11,9 11,6 4,3 7,5 24,6 3,8 3,4 26,4 11,8 24,1 112,7 29,1 11,8 3,6 4,3 ‐5,3 ‐0,8 ‐1,2 ‐7,7 5,5 8,0 ‐0,6 7,6 ‐22,4 2003 45,8 43,1 28,0 29,9 9,4 15,6 43,2 5,8 6,9 30,5 22,0 27,6 136,2 35,4 21,8 0,8 7,3 ‐11,8 ‐2,0 0,0 ‐4,0 4,3 12,9 ‐1,9 11,8 ‐31,1 2004 127,3 68,9 51,9 46,6 15,6 32,3 48,6 7,6 9,0 19,7 19,3 32,7 172,1 59,5 24,0 0,9 7,4 ‐5,8 ‐2,6 ‐1,1 5,0 6,4 15,1 ‐1,6 15,5 ‐54,9 2005 140,3 132,4 90,1 47,3 30,1 18,6 52,4 7,5 22,4 17,6 26,9 50,1 166,1 84,4 25,1 15,4 11,2 ‐15,7 0,2 ‐7,1 9,8 6,6 20,7 ‐0,6 25,4 ‐83,3 2006 181,7 231,8 99,1 63,3 45,3 14,1 58,2 9,5 36,1 26,3 35,2 55,8 170,9 92,3 34,7 20,6 8,2 ‐28,1 3,7 ‐7,9 36,8 9,1 26,2 ‐0,2 26,5 ‐110,9 2007 248,0 353,2 93,4 52,7 42,2 21,8 38,8 11,5 17,7 35,2 45,6 49,0 212,1 71,3 43,2 32,6 4,2 ‐27,3 9,0 ‐13,9 27,9 13,2 29,7 ‐7,0 16,0 ‐144,3 2008 226,1 420,6 132,3 37,5 60,2 3,2 11,0 26,6 22,3 27,5 26,4 72,4 159,9 103,9 43,9 22,8 9,9 ‐66,1 16,5 ‐15,0 29,3 20,2 39,4 ‐10,8 32,1 ‐154,1 2009 196,0 243,3 21,0 41,3 28,3 32,8 53,7 6,4 7,8 42,9 32,7 44,4 146,6 50,4 25,4 9,5 10,5 ‐42,0 10,2 ‐5,2 14,0 10,4 31,4 ‐6,6 2,3 ‐70,4 2010 211,4 237,8 66,8 57,5 37,0 29,4 81,0 23,8 7,2 39,9 58,9 50,2 204,0 67,5 29,4 27,3 18,3 ‐72,3 14,8 2,4 13,4 12,9 27,1 ‐4,3 8,8 ‐62,3 2011 248,3 136,1 158,6 79,1 67,2 26,1 59,0 52,0 50,9 41,7 63,3 66,4 119,3 97,3 32,3 59,4 19,8 ‐67,2 17,1 2,8 8,8 5,7 33,5 0,2 24,4 ‐55,4 2012 255,3 193,1 164,7 72,6 79,8 48,1 60,9 62,3 66,6 50,7 49,4 71,7 60,4 72,0 31,8 26,3 18,8 ‐7,7 15,0 9,3 20,4 7,0 18,6 9,1 11,0 ‐14,8 2013 273,5 188,7 129,8 83,2 71,9 70,7 62,5 59,2 59,1 57,4 54,4 54,4 34,3 33,0 32,9 29,7 21,8 16,1 14,5 14,4 13,4 12,5 11,8 11,3 9,9 9,5 Tot 13‐00 2.161,2 2.322,3 1.071,3 640,9 514,2 343,4 644,9 284,1 335,4 443,5 467,2 651,6 1.902,2 876,9 378,0 267,4 149,2 ‐332,3 95,3 ‐23,5 174,9 110,9 290,2 ‐11,1 205,2 ‐841,4 % 13/00 ‐935% 820% 807% 953% 390% 378% 108% 1325% 254% 545% 434% 115% ‐71% ‐30% 220% 138% 870% ‐826% ‐7848% ‐4218% 132% ‐982% 39% 1233% ‐16% ‐141% Pil 2013 3.636,0 9.181,4 745,3 800,0 185,3 1.221,8 650,8 202,6 396,2 489,2 295,7 511,3 4.901,5 2.118,0 557,9 366,3 331,0 2.072,0 73,5 217,9 286,5 415,4 312,4 170,6 374,0 1.358,7 % su PIL 7,5% 2,1% 17,4% 10,4% 38,8% 5,8% 9,6% 29,2% 14,9% 11,7% 18,4% 10,6% 0,7% 1,6% 5,9% 8,1% 6,6% 0,8% 19,7% 6,6% 4,7% 3,0% 3,8% 6,6% 2,7% 0,7% Come si aumenta la bilancia 1. Meno import di beni o servizi = meno uscite di moneta verso l’estero. 2. Più export di beni o servizi = più entrate di moneta a casa nostra Tra i secondi c’e ne uno “particolare” : l’esportazione di servizi turistici. Che è particolare perché esporto senza muovermi da casa mia. In pratica importo quota di mercato a cui vendo un “diritto di utilizzo a pagamento, temporalmente limitato”, sulle mie bellezze. Invece di esportare auto, importo persone. Mercato. Mi ripromettevo di analizzare meglio i dati Istat http://www.istat.it/it/archivio/turismo per ora invece parlo di convenzioni, e mi concedo un po’ di ironia che spero gradevole. Alcune generiche considerazioni sui nostri asset Io credo che il mondo sia tutto strabiliante. Che in ogni angolo ci sia tutto da vedere e tutto da imparare. Che ogni Paese abbia lunga storia da raccontare. Pag. 127/253 E così via. Ma c’è una cosa che credo quasi nessun altro abbia, a parte l’Italia. E’ la concentrazione di differenti bellezze, storie e patrimoni in così poco spazio. E’ la “patrimoniodiversità spaziocompressa”. Con in più l’aggiunta di una considerazione climatica. Tolte le regioni più nordiche, dove per altro si può sempre puntare sullo sci, in tutte le altre la distribuzione climatica è piuttosto stabile e buona. Mica per niente ci chiamano ‘o paese d’o sole. Pensate che sia irrilevante ? Non è così. In questo mondo ci saranno sempre più persone vogliose di fare i turisti ma con poco tempo a disposizione. Penso a come è cambiato il turismo da fine ‘800 a oggi. Mi vengono in mente le elite inglesi e americane in Costa Azzurra o in Costiera Amalfitana. Quel modello non esiste più, come sappiamo e vediamo. Ma sbagliano quelli che pensano che oggi sia peggio. Quelli della teoria che il turismo di massa porta pochi soldi perché ogni singolo spende poco. Dipende da quanti ne arrivano. Ed in ogni caso più persone viaggiano, più si omogeinizza la cultura. Ci si conosce. E ci si abitua a vedersi come fratelli. Convenzioni Ho gia esternato una mia provocazione “estremista” : diamo il centro-sud in concessione ai cinesi. Che ci portino 100 milioni di turisti in più ogni anno. Gli organizziamo dei bellissimi tour in giro per tutta Italia. Oggi parlo di Convenzioni. Con una breve digressione ironica, che però mi pare rappresentativa. Le convenzioni. Dialogo immaginario tra Matteo e Angela Pronto, Angela ? Ciao Angela sono Matteo. Senti, ho da chiederti un favore. Se non ci date una mano qua succede un casino. In più mi hanno fatto vedere che da quando c’è l’euro in 12 anni tu c’hai avuto 2.000 miliardi di bilancia corrente in più. Pare che sia perché ci vendi le tue Golf al doppio di prima. Angela, ma non sarà che sei stata cattiva ? Lo sai che non va bene approfittarsi dei più deboli ? Lo sai che si può anche andare all’inferno ? Guarda che l’inferno è una roba brutta, sai ? Qua da noi, a Firenze, c’era uno che tanti anni fa ha inventato una cosa chiamata contrappasso. Funziona che se fai un peccato da viva, poi da morta ti torna indietro in misura esponenziale. In pratica, se sei cattiva e vendi le Golf troppo care, poi vai all’inferno nel girone degli imperialisti e ti tocca comprare 1.000 cinquecento. E dimmi tu: cosa te ne fai dopo ? Ma non ti preoccupare. Ci parlo io con quel tizio li di Firenze, che è pure casa mia, e gli dico di aspettare. Di parcheggiarti in purgatorio, che una soluzione la troviamo. Si ci ho già pensato io. Facciamo delle belle convenzioni. Iniziamo con i dipendenti Volkswagen. Tu ce li mandi una settimana in vacanza in Italia e noi invece che fare pagare il pacchetto 1.500 euro, gli facciamo lo sconto a 1.250. E siccome so che tu sei una attenta al portafogli, a te Stato tedesco ti riconosco anche le provvigioni di 125 euro. Il 10 %. Poi proseguiamo con altri tuoi connazionali a tua scelta. Pag. 128/253 Ricorda però, che ci devi mandare almeno 10 milioni di tedeschi in più in un anno, così noi facciamo 10 miliardi di Pil in più. Altrimenti…… Ti sto già organizzando i pacchetti. Senti a cosa sto pensando. Guarda la cartina, che ti spiego. Giorno 1 Arrivo a Malpensa, Milano. In Lombardia. Li ti faccio vedere,…mhh sto pensando. A Milano, ti posso far vedere la Borsa. Ma no, non va bene: ce l’avete più grossa voi. Vabbè, allora ti porto a vedere Montenapo. No, no, non va bene: mi stai portando gli operai. Allora ho trovato: ti porto a vedere i Navigli! Ma che bischerate mi vengono in mente? Voi c’avete il Reno navigabile, e io ti porto su due canaletti ? A ecco: il Castello Sforzesco. Ma anche questo non va bene. Voi siete un paese di castelli. La Baviera, la Romantische Strasse…. Strasse, Strasse,…ecco ! Questa funziona: Strasse=Strada=Autostrada= Tangenziale. Tutti in tangenziale ! E vi faccio giocare a chi conta più Golf ! Mi sa che la Lombardia è meglio saltarla. Giorno 2 Drin. Drin. Sveglia Angela. Cartina alla mano: guarda, ho pensato che ti porto verso destra. Verso est. Dopo la Lombardia arriviamo subito in Veneto. Ma bisogna fare in fretta, che tra poco potrebbe non essere più nostro. A proposito, dammi qualche consiglio. Come la gestite voi la questione dei Lander secessionisti? Io qua divento matto, tutti che si vogliono staccare. Ma come è possibile, come fate? Ah. Voi non ne avete. Capisco. E come mai? Perché siete uno stato che funziona. Mhh…. Scusa, c’è una parola che non capisco. Cosa vuol dire “che”? …… Vabbè :ti sbalordirò col classico colpo di genio italiano. Col solito coniglio dal cilindro. L’unica cosa su cui puntiamo sempre per salvarci. Vi porto tutti a …..Venezia !!! Sorpresona, eh! Vi faccio vedere pure il Mose. No, Angela. Non Mosè, magari! Che quello almeno ci apriva la laguna come il Mar Rosso. No, il nostro è senza l’accento. Sai com’è: a noi ci manca sempre un centesimo per apparare un euro. No il nostro non spartisce i mari. Spartisce i danari. Ehmm…. (imbarazzo generale). Ma tranquilli, vi porto anche a Murano. Vi ho fatto preparare, compreso nel prezzo, un souvenir speciale tutto per voi. Un irrinunciabile gadget creato apposta per voi dai nostri innumerevoli Maestri Designer Italiani. Dai Principi del nostro amato “meidinitali”: in vetro soffiato, ecco a voi in esclusiva mondiale…… la “Gondoleta modello Golf”. Angela, scusa mi sa che facevo meglio a portarvi in Trentino Alto Adige. Almeno li vi sareste sentiti a casa vostra. Giorno 3 Stamattina, sempre cartina alla mano, ci riprovo. Stavolta ti porto a sinistra. Della Lombardia, intendevo. Ti porto in Piemonte, Val d’Aosta e Liguria. Come ? Mi chiedi se il Piemonte è quello dove ci sono i biscotti savoiardi ? No, Angela. Cioè si, ma forse tu volevi dire i Savoia, i nostri Re? Come dici ? Non ti risultano ? Si, capisco. Pag. 129/253 Però per favore non ti rubare anche le nostre battute. A noi in Italia, secondo Jannacci, è la mafia che non ci risulta. I Savoia purtroppo ci risultavano eccome: abbiamo cercato di evitarli ma non ci siamo riusciti. Vabbe’ però adesso pieno di orgoglio, ti porto sul Monte Bianco. La più alta montagna d’Europa. Sta pure da noi. Fico, eh? Come dici? E’ un panettone su cui sale anche un ragazzino? Voi sfidate l’Annapurna, che è alto come il cielo. In Europa l’Eiger, che è dritto come un grattacielo. Angela, per piacere fai la brava. Ho capito; ti porto al mare. Tutti a Finale Ligure. Come dici? Ti sembra un cesso? E poi senti odore di cinquecento? Si in effetti molti operai Fiat venivano mandati in vacanza in Liguria nelle colonie. Come dici ? Ti senti offesa? Se per una cinquecento li mandavano a Finale, a voi per la Golf vi dovevo portare alle Maldive? Giorno 4 Matteo si sveglia presto, prima di Angela e pensa: qua bisogna inventarsi qualcosa, perché non stiamo mica andando molto bene. Per ora direi che Italia – Germania siamo 0 a 3. Dobbiamo “segnare” almeno 4 giornate. Ma adesso vi frego io. Ragazzi, sveglia! Oggi “se magna”! Questa funziona sempre, a tutti piace mangiare e dai noi si mangia innegabilmente bene. Concentriamo Emilia-Romagna e Umbria. Presto tutti a fare colazione. Vi ho fatto preparare delle belle tagliatelle bolonaise e delle belle fettucini al tartufo di Norcia. Perché mi guardate stupiti? Non sapevate che da noi la pasta, come la pizza, si mangia a tutte le ore ? Non sapete che noi ci alleviamo anche i neonati, che gli facciamo dei bei biberon pieni di pastapizza frullati tutti insieme con il Lambrusco? Non lo trovate pitoresko ? Ma non siete voi che ci chiamate mangiaspaghetti ? Ah, dite che è tutto molto buono ma vi viene da vomitare ? (Ehmmm, Matteo pensa) Qua se non invento qualcosa e perdo anche il giorno 4 siamo fuori. Al massimo sulla settimana potremmo perdere 4 a 3. Ah, ho trovato. Emilia-Romagna e Umbria. Umbria. Assisi. Tutti ad Assisi: non ci resta che pregare San Francesco. Ragazzi: tutti in marcia ad Assisi. Oremus! (Tanto un tedesco il latino non lo capisce, eh,eh,eh. Noi italiani siamo sempre i più furbi). Giorno 5 Matteo pensa: questa la gioco in casa. Breve passaggio a Urbino, e poi Firenze, Siena, Lucca, Pisa, Elba, Isole. Roma me la conservo per domani. Questa la vinco io sicuro, pensa Matteo. Angela, Sveglia! Oggi facciamo un bel bagno di cultura. Università, pittura, scultura, architettura. Angela si sveglia e fa: Matteo caro, noi tedeschi siamo e abbiamo tra i più grossi studiosi e accademici della vostra storia e cultura. E hai ragione, è tutto straordinario. Ma noi vi conosciamo a memoria. Ci hanno segnalato invece di un’isola con il nome di un fiore. L’ibisco, forse. No,no, il gladiolo. No, ecco : Il Giglio !! Ci hanno consigliato di andare li a vedere questa straordinaria opera di iperbolico bizantinismo navale: la Relicto Resurretionis. Devo dirti in tutta onestà che forse non sai che si accettavano anche scommesse in tutto il mondo. La probabilità che l’Italia non facesse un casino era data a quote enormi. Oltre 10 a 1. Così sai cosa abbiamo fatto ? Pag. 130/253 Abbiamo scommesso le 10 cinquecento che ci sono in Germania. E se vinciamo sai cosa ci danno ? Indovina un po’? Una Golf ! Ti prego, ti diamo vinta la giornata ma portaci al Giglio! Giorno 6 Matteo non demorde. Tiene duro. Ma capisce che deve cambiare strategia. Così non suona la sveglia, pensa di aspettare che si sveglino da soli. Scende a fare colazione, convinto di avere un po’ di tempo e… sorpresa. I tedeschi sono già tutti “lavati e mangiati” pronti a muoversi. Matteo, un po’ scoraggiato ma sempre “sul pezzo”, applica la nuova strategia e chiede: potreste dirmi cosa vorreste fare oggi? E i tedeschi tutti in coro: “Matteo sei ammirevole, ti vogliamo bene, la convenzione te la firmiamo, ma portaci al mare e non ci rompere i coglioni”! Giorno 7 E fu così che Matteo, stravolto dalla fatica ma con in tasca l’ancora di salvataggio della convenzione, il settimo giorno si riposò. Pag. 131/253 16 2014 07 26 – QUANDO IL LAVORO MANCA CE LO SI DEVE ANCHE INVENTARE. TURISMO, SELL CENTERS E PERSONAL TRAINERS 11 12 TOTALE VARIAZIONI TOTALE FINALE 10 Patrim. off‐shore 3 Da dismissioni 9 Da turismo 7 Da Progressività Da rit. investimenti 6 0 0 0 0 0 0 10 25 10 25 ‐200 ‐500 90 10 100 35 135 ‐700 572 ‐437 135 ‐65 71 1.400 Da Comuni 5 Da Regioni 4 Da Personale 8 Da spending Da centri di costo 2 Da Sommerso 482 ‐447 35 ‐100 ‐65 2.100 1 Da Evasione (dati in milioni di euro) TOTALE ENTRATE TOTALE SPESE ENTRATE ‐ SPESE Interessi sul debito (tutti) RISULTATO ECONOMICO DEBITO Anno Inquadramento generale - http://it.wikipedia.org/wiki/Turismo_in_Italia - Istat 2012 e altro Il turismo è uno dei settori economici dell'Italia. Il paese era, nel 2011, il quinto più visitato nel mondo con 46,1 milioni di turisti internazionali in arrivo, una cifra in crescita rispetto ai due anni precedenti (43,6 e 43,2 milioni nel 2009 e 2010 rispettivamente. Secondo le stime del World Travel and Tourism Council, l'industria turistica nel suo complesso (turismo nazionale e estero) avrebbe contribuito, con 147 miliardi di euro, per il 9,4% alla formazione del PIL del paese, impiegando all'incirca 2,5 milioni di persone, pari al 10,9% dell'occupazione nazionale. Esistono varie discussioni sulle possibilità di espansione del turismo italiano (in allegato 2 esempi). Nel piano strategico Italia iniziale, si ipotizzavano maggiori entrate per lo Stato pari a 15 miliardi di euro/anno da turismo (in giallo nella tabella seguente). Ipotizzando una media del 50% tra tassazione indiretta sul valore aggiunto, e tassazione diretta sui redditi delle imprese e persone del settore, vorrebbe dire avere circa 30 miliardi di euro in più di “Pil stranieri”. Il 20% in più rispetto ai 147 miliardi di cui sopra. Impossibile ? Io non credo. E con questi 15 miliardi in più saremmo a +175 miliardi di avanzo. 10 0 10 50 0 50 0 10 10 5 0 5 0 10 10 0 10 10 0 5 5 5 0 5 5 ‐25 ‐20 10 50 10 5 10 10 5 5 ‐20 15 0 15 0 15 1 2 8 4 5 6 7 3 9 10 11 12 30 5 0 0 0 0 0 Altri ‐ Da fare 2014 07 15 ‐ Bilancio criminale 2014 07 12 ‐ I conti dello stato ‐ Le Regioni 2014 07 06 ‐ Evasione e recuperi 2014 07 02 ‐ Tweet law ‐ Consecutio istantanea rato‐confisca 2014 06 29 ‐ Struttura costi dello Stato e spending review 2014 06 18 ‐ Libertà è partecipazione? Le partecipazioni dello Stato 2014 06 15 ‐ Sceriffi taglie e tweet‐law contro il lato oscuro del sistema 2014 06 08 ‐ Considerazioni sui conti dello Stato 2014 05 24 ‐ Transumanar organizzar e legalizzar. Più PIL per tutti 2014 05 19 ‐ I migranti sono una risorsa.html Totale 50 SOMMA MAGGIORI IMPORTI IN SINGOLI POST VS PIANO INIZIALE 40 50 15 5 5 50 15 5 5 30 5 0 5 0 ‐5 20 0 50 Var 0 0 35 50 0 25 0 0 0 50 0 160 60 Capacità ricettiva in Italia (Wikipedia) Riportiamo i dati Wikipedia tratti da uno studio dell'ISTAT condotto dal 2002 al 2005 sulla capacità ricettiva in Italia. La situazione 2005 è comuque indicativa anche ad oggi (Ndr). Tracciando un quadro generale, l'Italia è dotata di oltre 33.000 alberghi, dalle 5 stelle lusso a 1 stella; nel 2002, vi erano 33.411 alberghi, cresciuti in 3 anni di un centinaio di unità fino a toccare quota 33.527 nel 2005. Tali strutture, sempre al 2005, offrono 2.028.000 posti letto, distribuiti in 1.020.000 camere (con prevalenza dunque di doppie e in minor misura triple) e 1.003.000 bagni. Nel 2012 (fonte Istat, non Wikipedia) i posti letto alberghieri sono diventati 2.250.704 distribuiti in 1.093.286 camere con 1.091.299 bagni.(Ndr) Oltre agli alberghi, esistono altre tipologie di strutture ricettive come il villaggio turistico ed il campeggio. I villaggi e i campeggi sono 2.411, ed offrono 1.344.000 posti letto. Si segnalano infine 11.700 strutture di agriturismo con una capacità complessiva di 140.000 letti e 10.000 bed and breakfast (questi ultimi hanno avuto un tasso di crescita eccezionale, passando dai 4.000 del 2002 agli oltre 10.000 del 2005) con 53.000 letti. In totale, se si aggiungono anche gli alloggi in affitto, l'Italia al 2005 dispone di 4.350.000 posti letto. Pag. 132/253 Inoltre va sottolineata la capacità italiana di avere approdi di primo livello ed aree balneari "pulite" per attirare un turismo ottimale. Alberghi per categoria (Wikipedia e altro) 5 stelle. Nel 2005, in Italia erano presenti 232 alberghi a 5 stelle o di lusso. Tali strutture, classificate come le migliori per qualità e servizi nel Paese, offrono 43.150 posti letto distribuiti su 20.686 camere, dato che conferma la netta prevalenza delle camere doppie in questo tipo di esercizi alberghieri. I bagni sono di più rispetto alle camere, e cioè 21.233. 4 stelle. I 4 stelle sono quasi 3.700, con 502.000 letti distribuiti in 247.000 camere. 3 stelle. I 3 stelle sono i più numerosi, rientrando nella media sia come servizi che come costi: sono 14.500, quasi metà di tutti gli alberghi d'Italia, 940.000 sono i posti e letto distribuiti in 483.000 camere. 2 stelle. I 2 stelle sono 5.000, con 116.000 posti letto. 1 stella. Gli alberghi ad una stella sono 2.000, con 157.000 posti letto. Tutti i dati Wikipedia sono sostanzialmente confermati anche dall’Istat nel 2012 (ndr). La tabella seguente riassume invece la situazione di Arrivi e Presenze per tipo (classe) di alloggio, su base dati 2012 (Fonte Istat) (ndr). Si notano soprattutto : un utilizzo diffuso di tutte le varie categorie, il che testimonia un buona e ampia gamma di offerta da parte nostra. Chi vuole venire in Italia trova ogni tipo di offerta e quindi anche quella più adatta alle sue esigenze incluse quelle economiche. I giorni medi di presenza, pari a 3,67 giorni. Questo forse è un dato su cui intervenire. Mondo Arrivi alberghi di 5 stelle e 5 stelle lusso Mondo Mondo Esteri Presenze Giorni Arrivi Esteri Esteri Presenze Giorni Italia Arrivi Italia Italia Presenze Giorni 2.914.433 8.787.620 3,02 1.942.024 6.101.533 3,14 972.409 2.686.087 2,76 alberghi di 4 stelle 36.323.804 97.213.540 2,68 18.781.316 53.167.250 2,83 17.542.488 44.046.290 2,51 alberghi di 3 stelle 33.517.973 108.176.970 3,23 14.041.253 46.235.897 3,29 19.476.720 61.941.073 3,18 alberghi di 2 stelle 5.432.704 18.134.697 3,34 2.236.446 7.604.873 3,40 3.196.258 10.529.824 3,29 alberghi di 1 stella 1.760.880 5.697.265 3,24 773.887 2.519.306 3,26 986.993 3.177.959 3,22 residenze turistico alberghiere 2.694.987 17.600.051 6,53 1.092.591 7.071.484 6,47 1.602.396 10.528.567 6,57 82.644.781 255.610.143 3,09 38.867.517 122.700.343 3,16 43.777.264 132.909.800 3,04 campeggi e villaggi turistici 9.057.423 64.598.025 7,13 4.390.434 29.914.157 6,81 4.666.989 34.683.868 7,43 alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale 5.485.883 33.488.493 6,10 2.964.612 17.280.529 5,83 2.521.271 16.207.964 6,43 agriturismi 2.413.476 10.475.299 4,34 987.876 5.658.123 5,73 1.425.600 4.817.176 3,38 bed and breakfast 1.231.884 3.445.041 2,80 454.376 1.364.484 3,00 777.508 2.080.557 2,68 altri esercizi ricettivi 2.899.710 13.094.482 4,52 1.073.760 3.677.352 3,42 1.825.950 9.417.130 5,16 21.088.376 125.101.340 5,93 9.871.058 57.894.645 5,87 11.217.318 67.206.695 5,99 103.733.157 380.711.483 3,67 48.738.575 180.594.988 3,71 54.994.582 200.116.495 3,64 Totale esercizi alberghieri Totale extra-alberghieri Totale Ricettività. Posti letto per Regioni e province. Dati Istat 2012 Per sapere dove abbiamo posti letto alberghieri (quindi circa la metà dei 4,35 milioni totali) si guardi la tabella seguente. In rosso sono evidenziate le province con più dell’1% del totale posti letto Italia, pari a 2,25 milioni. Questo vuole dire che le province in rosso sono quelle con più di 22.500 posti letto e che verosimilmente sono le più attrezzate e anche quelle con più ricettività “non alberghiera”. Si osserverà che la distribuzione è diffusa, almeno più diffusa di quello che io mi sarei aspettato. Vuol dire che abbiamo alberghi davvero un po’ dappertutto. Pag. 133/253 1/2 Totale Totale Totale Esercizi P. letto Camere Totale % P. letto Bagni su Italia 2/2 Totale Totale Totale Totale % P. letto Esercizi P. letto Camere Bagni su Italia 457 24.919 12.605 13.071 1,1% 97 4.307 2.289 2.418 0,2% Piemonte Torino 562 39.373 18.895 18.578 1,7% Umbria Perugia Piemonte Vercelli 70 2.307 1.218 1.129 0,1% Umbria Terni Piemonte Novara 118 6.750 3.452 3.386 0,3% Piemonte Cuneo 316 13.739 6.909 6.661 0,6% Marche Pesaro e Urbino 293 21.159 10.053 10.358 0,9% Piemonte Asti 63 2.155 1.058 1.053 0,1% Marche Ancona 219 16.608 7.675 7.959 0,7% 137 6.365 3.362 3.227 0,3% Marche Macerata 122 6.467 2.827 2.890 0,3% 36 1.430 758 746 0,1% Marche Ascoli Piceno 198 14.722 6.238 6.590 0,7% Fermo 56 3.708 1.536 1.593 0,2% 135 6.678 3.119 3.044 0,3% 57 2.664 1.255 1.227 0,1% Piemonte Alessandria Piemonte Biella Piemonte Verbano-Cusio-Os 238 13.269 6.902 6.733 0,6% Marche Valled'Aosta/VValle d'Aosta / Va 482 23.001 10.865 10.767 1,0% Lazio Viterbo Lazio Rieti Liguria Imperia 293 13.110 7.096 7.128 0,6% Lazio Roma 1.380 127.217 62.844 61.208 5,7% Liguria Savona 622 26.168 14.600 14.363 1,2% Lazio Latina 199 11.795 6.001 5.794 0,5% Lazio Frosinone 231 13.358 7.299 7.210 0,6% Liguria Genova 381 18.300 9.904 9.519 0,8% Liguria La Spezia 217 7.632 4.116 3.905 0,3% Lombardia Varese 171 12.884 6.653 6.557 0,6% Abruzzo L'Aquila 239 12.841 6.358 6.167 0,6% Abruzzo Teramo 305 20.122 10.069 9.981 0,9% Lombardia Como 251 15.071 7.233 6.842 0,7% Abruzzo Pescara 101 8.730 4.122 4.074 0,4% Lombardia Sondrio 394 18.714 9.187 8.980 0,8% Abruzzo Chieti 155 9.212 4.648 4.560 0,4% Lombardia Milano 648 77.596 38.437 38.434 3,4% Lombardia Bergamo 288 14.555 7.256 7.145 0,6% Molise Campobasso 80 4.740 2.418 2.258 0,2% Lombardia Brescia 736 41.949 20.684 20.156 1,9% Molise Isernia 28 1.370 731 722 0,1% Lombardia Pavia 131 5.348 2.846 2.818 0,2% Lombardia Cremona 46 2.601 1.327 1.343 0,1% Campania Caserta 89 7.148 3.632 3.661 0,3% Lombardia Mantova 101 3.726 1.994 1.938 0,2% Campania Benevento 58 2.492 1.321 1.284 0,1% Lombardia Lecco 101 3.703 1.868 1.789 0,2% Campania Napoli 951 69.359 35.078 35.227 3,1% Lombardia Lodi 27 1.871 900 896 0,1% Campania Avellino 79 3.876 1.887 1.879 0,2% Lombardia Monza e della Bria 61 5.951 2.903 2.910 0,3% Campania Salerno 520 32.017 14.380 14.372 1,4% TrentinoAltoAdBolzano / Bozen 4.209 151.462 74.203 73.352 6,7% Puglia Foggia 329 28.455 12.756 12.923 1,3% TrentinoAltoAdTrento 1.527 94.242 47.998 47.030 4,2% Puglia Bari 164 14.648 7.033 6.924 0,7% Puglia Taranto 96 10.662 4.288 4.418 0,5% Veneto Verona 665 43.391 22.113 22.766 1,9% Puglia Brindisi 96 11.029 4.798 4.904 0,5% Veneto Vicenza 279 13.795 7.370 7.827 0,6% Puglia Lecce 282 27.587 12.945 11.945 1,2% Veneto Belluno 438 20.652 9.863 10.216 0,9% Puglia Barletta-Andria-Tr 44 2.289 1.160 1.139 0,1% Veneto Treviso 165 9.451 5.308 5.598 0,4% Veneto Venezia 1.216 95.415 49.740 52.445 4,2% Basilicata Potenza 157 9.557 4.010 3.954 0,4% Veneto Padova 261 28.387 16.798 17.289 1,3% Basilicata Matera 81 13.535 4.603 4.594 0,6% Veneto Rovigo 68 3.179 1.636 1.649 0,1% Calabria Cosenza 339 40.788 18.374 16.348 1,8% Friuli-VeneziaGUdine 431 25.430 12.044 11.900 1,1% Calabria Catanzaro 138 18.495 8.319 7.192 0,8% Friuli-VeneziaGGorizia 122 6.514 3.014 2.995 0,3% Calabria Reggio di Calabria 119 8.469 3.654 3.579 0,4% Friuli-VeneziaGTrieste 84 4.291 2.093 2.042 0,2% Calabria Crotone 58 11.494 4.241 4.131 0,5% 105 4.892 2.488 2.441 0,2% Calabria Vibo Valentia 186 24.404 11.861 9.277 1,1% 0,7% Friuli-VeneziaGPordenone 92 3.724 1.969 1.905 0,2% Sicilia Trapani 184 16.034 6.878 6.653 Emilia-Romag Parma Emilia-Romag Piacenza 236 12.111 6.901 6.913 0,5% Sicilia Palermo 221 27.940 12.054 11.781 1,2% Emilia-Romag Reggio nell'Emilia 133 6.574 3.444 3.505 0,3% Sicilia Messina 374 29.118 13.472 13.342 1,3% 0,6% Emilia-Romag Modena 234 13.270 6.959 7.075 0,6% Sicilia Agrigento 119 12.404 5.539 5.472 Emilia-Romag Bologna 324 25.658 13.692 13.794 1,1% Sicilia Caltanissetta 15 1.897 827 820 0,1% Emilia-Romag Ferrara 104 6.906 3.048 3.118 0,3% Sicilia Enna 22 1.412 721 721 0,1% Emilia-Romag Ravenna 558 42.254 20.695 20.571 1,9% Sicilia Catania 138 12.823 5.980 5.940 0,6% Emilia-Romag Forlì-Cesena 508 42.523 18.646 19.229 1,9% Sicilia Ragusa 91 10.610 4.179 4.191 0,5% 2.273 146.949 78.594 80.051 6,5% Sicilia Siracusa 127 10.730 4.553 4.511 0,5% Emilia-Romag Rimini Toscana Massa-Carrara 143 6.745 3.062 3.154 0,3% Sardegna Sassari 117 15.110 6.182 6.176 0,7% Toscana Lucca 438 23.743 11.583 12.254 1,1% Sardegna Nuoro 102 10.089 4.627 4.569 0,4% Toscana Pistoia 269 17.972 8.865 9.226 0,8% Sardegna Cagliari 186 24.838 10.562 10.568 1,1% Toscana Firenze 567 44.885 20.527 21.346 2,0% Sardegna Oristano 61 3.845 1.754 1.741 0,2% Toscana Livorno 373 30.615 12.280 13.173 1,4% Sardegna Olbia-Tempio 290 43.248 17.222 17.252 1,9% Toscana Pisa 172 11.909 5.395 5.602 0,5% Sardegna Ogliastra 65 5.870 2.591 2.586 0,3% Toscana Arezzo 166 7.947 3.855 4.078 0,4% Sardegna Medio Campidano 32 1.215 609 599 0,1% Toscana Siena 423 29.284 13.352 14.515 1,3% Sardegna Carbonia-Iglesias 60 3.049 1.497 1.486 0,1% Toscana Grosseto 290 19.871 8.727 8.986 0,9% Toscana Prato 23 1.942 927 968 0,1% ITALIA TOTALE 33.728 2.250.704 1.093.286 1.091.299 100,0% Il tasso di occupazione degli esercizi alberghieri Questo è il vero dato rilevante. I numeri delle tabelle a fine paragrafo sono le percentuali di occupazione (Istat 2012) per regione. Noi “occupiamo” il 30 % della nostra capacità ricettiva. Ma quello che è più incredibile sta nella parte bassa delle tabelle seguenti. Le regioni in coda sono: Sicilia, Sardegna e Calabria. Anche la Puglia non sta tanto bene. Ci metto anche la Basilicata a me cara perché conosco bene Maratea. Mi sto riferendo alla prima delle tre tabelle, quella con il totale stranieri e italiani per il seguente motivo. Pag. 134/253 Se ricevere turisti stranieri migliora il mio “in-export” e infine la mia bilancia dei pagamenti, analogo discorso vale per un aumento di “vacanze italiane” da parte dei miei residenti, rispetto alla oramai consolidata predisposizione esterofila da migrante al contrario. Si riduce l’”es-import”, o se preferite la fuoriuscita di valuta. Diamo per assunto che chi può andare in vacanza ci va. Più ancora che il “Made in Italy” inteso come moda, design o simili, si dovrebbe spingere e incentivare una maggior circolazione e conoscenza all’interno del nostro incredibile Paese. Credete che le Maldive o il Mar Rosso siano belli? E’ vero. Ma se volete, provate a leggere l’ultimo allegato. E’ un mio “ricordo d’estate”: si parla di un 24 dicembre a Maratea. Turisti tutti Turisti esteri Turisti italia 2009 2010 2011 2012 2009 2010 2011 2012 2009 2010 2011 Italia 30,4 30,1 31,3 31,5 Lazio 33,1 33,2 33,2 33,1 Liguria 23,9 22,8 22,8 2012 22,3 Lazio 46,6 46,7 46,9 46,7 ProvinciaAutonomaBolzano/B 24,1 24,6 25,3 26,2 Abruzzo 22,1 23,2 22,7 22,2 ProvinciaAutonomaBolzano/B 38,0 38,7 39,0 39,1 Veneto 21,8 22,7 24,7 24,9 Puglia 21,2 20,2 20,0 21,5 Veneto 36,4 37,3 39,2 38,3 TrentinoAltoAdige/Südtirol 19,3 19,6 20,2 21,0 ProvinciaAutonomaTrento 21,8 21,8 21,3 20,8 TrentinoAltoAdige/Südtirol 36,1 36,5 36,6 36,8 Lombardia 16,9 18,0 19,8 19,9 Emilia-Romagna 22,0 21,2 21,4 20,4 Liguria 34,3 33,6 34,7 35,3 Toscana 13,5 13,2 16,3 17,3 Umbria 20,3 20,3 21,1 19,8 Lombardia 32,8 34,0 35,7 35,2 Campania 12,4 13,0 15,3 15,7 Campania 18,8 18,9 19,8 18,5 Campania 31,2 31,9 35,1 34,3 Italia 13,2 13,4 14,5 15,1 Marche 19,1 18,1 18,4 17,7 ProvinciaAutonomaTrento 32,9 32,9 32,7 32,9 Friuli-VeneziaGiulia 11,1 11,6 13,0 13,2 Basilicata 14,7 14,6 14,9 17,4 Toscana 28,2 25,7 30,8 31,6 Liguria 10,4 10,9 11,9 13,0 Valled'Aosta/Valléed'Aoste 16,4 16,3 16,0 16,8 Umbria 27,8 28,2 29,8 28,4 ProvinciaAutonomaTrento 11,1 11,1 11,4 12,1 Italia 17,2 16,7 16,9 16,4 Valled'Aosta/Valléed'Aoste 25,6 25,7 26,5 28,2 Sicilia 11,2 10,2 11,4 11,7 Piemonte 16,3 18,0 18,5 16,1 Emilia-Romagna 28,3 27,8 28,3 27,4 Valled'Aosta/Valléed'Aoste 9,2 9,4 10,5 11,4 TrentinoAltoAdige/Südtirol 16,8 16,9 16,5 15,8 Puglia 24,6 23,9 24,5 26,7 Piemonte 7,4 8,3 8,7 10,4 Lombardia 15,9 16,0 16,0 15,3 14,2 Piemonte 23,7 26,3 27,2 26,5 Sardegna 7,7 7,5 7,8 9,9 Toscana 14,7 12,5 14,5 Friuli-VeneziaGiulia 24,9 25,0 26,2 25,9 Umbria 7,5 7,9 8,7 8,6 Calabria 15,2 14,3 14,4 14,0 Abruzzo 25,1 26,4 26,3 25,8 Emilia-Romagna 6,3 6,6 7,0 7,0 Sicilia 16,0 14,7 14,6 13,8 Sicilia 27,2 24,9 26,0 25,5 Puglia 3,4 3,7 4,6 5,2 Sardegna 15,6 14,7 12,0 13,8 Sardegna 23,3 22,3 19,9 23,6 Marche 3,8 3,9 4,1 4,2 Lazio 13,5 13,5 13,7 13,6 Marche 22,9 22,0 22,6 21,8 Calabria 3,6 3,2 3,8 3,7 Veneto 14,6 14,6 14,5 13,4 Basilicata 16,3 16,1 16,4 19,1 Abruzzo 3,0 3,2 3,6 3,6 Molise 15,2 14,6 15,6 13,1 Calabria 18,8 17,5 18,2 17,7 Basilicata 1,6 1,5 1,5 1,7 ProvinciaAutonomaBolzano/B 13,9 14,1 13,6 12,9 Molise 16,7 16,2 17,3 14,3 Molise 1,5 1,6 1,7 1,2 Friuli-VeneziaGiulia 13,8 13,4 13,2 12,7 Turismo – Arrivi 2012 per mese – Dati Istat rielaborati Si riportano di seguito i dati mensilizzati e totali, per paese di provenienza. In Italia ci sono “arrivi” per 100 milioni di turisti all’anno. Di questi, circa metà sono italiani e circa metà sono stranieri. Tra gli stranieri, i tedeschi sono ancora i nostri maggior clienti, con 10 milioni di arrivi. Ben inferiori, con 4,5 milioni, gli americani degli Stati Uniti. La distribuzione mensile è ancora concentrata nei mesi primaverili e estivi (da aprile a settembre), come risulta anche da tabella e grafico seguenti che mostrano i dati mensilizzati di arrivi, e nel grafico, dei primi 5 “paesi turisti”. Questi ultimi rappresentano 23,4 milioni di turisti. Circa il 50% del totale. Negli altri mesi, si osserva comunque un flusso di arrivi mai inferiore a 1,5 milioni di persone (ad eccezione di dicembre =1,4 milioni). Mica bruscolini. O no ? Pag. 135/253 T 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 Paese clienti Mondo Italia Paesiesteri Gen-2012 Feb-2012 Mar-2012 Apr-2012 Mag-2012 Giu-2012 Lug-2012 Ago-2012 Set-2012 Ott-2012 Nov-2012 Dic-2012 4.937.617 4.987.763 6.591.808 8.491.590 9.303.191 12.036.853 14.320.480 14.871.214 10.852.255 7.426.699 4.828.383 5.085.304 3.157.265 2.932.169 3.802.545 4.473.009 4.148.620 6.434.538 6.977.065 8.462.790 4.805.847 3.352.062 2.980.711 3.467.961 1.780.352 2.055.594 2.789.263 4.018.581 5.154.571 5.602.315 7.343.415 6.408.424 6.046.408 4.074.637 1.847.672 1.617.343 TOTALE 103.733.157 54.994.582 48.738.575 Paese clienti Germania StatiUniti Francia Regnounito Svizzera Austria PaesiBassi Spagna Russia Cina Giappone Belgio Polonia Australia Brasile Canada Ceca,Rep. Danimarca Svezia Romania Norvegia Coreadelsud Irlanda Ungheria Argentina Israele Grecia Turchia India Finlandia Portogallo Messico Slovenia Croazia Slovacchia Bulgaria NuovaZelanda SudAfrica Lituania Venezuela Lussemburgo Malta Lettonia Egitto Estonia Cipro Islanda TOTALE Gen-2012 Feb-2012 Mar-2012 Apr-2012 Mag-2012 Giu-2012 Lug-2012 Ago-2012 Set-2012 Ott-2012 Nov-2012 Dic-2012 276.491 351.039 506.746 829.942 1.252.788 1.253.670 1.256.343 1.652.193 1.567.764 838.546 190.382 216.793 104.822 114.545 282.086 387.356 537.619 678.151 588.058 360.473 564.297 485.329 215.641 124.172 99.293 176.087 212.037 396.046 436.388 327.122 482.185 660.852 381.493 244.004 166.059 119.209 110.221 155.899 190.479 212.951 286.518 354.259 364.863 381.987 390.438 243.587 110.110 88.703 44.423 56.230 86.969 209.155 238.646 232.643 428.601 214.323 286.453 229.152 64.485 60.595 31.912 48.687 84.368 167.955 277.042 313.580 352.395 325.540 274.001 145.752 55.482 33.891 34.059 57.753 50.536 97.956 162.508 212.643 657.500 369.130 174.396 82.015 31.885 28.925 76.337 92.891 136.386 157.410 122.943 165.690 201.073 254.196 176.217 147.692 89.932 91.040 127.427 73.076 107.049 124.597 150.223 174.041 227.395 221.923 211.883 127.116 84.968 78.300 98.369 67.821 87.778 124.193 149.835 145.640 207.783 203.579 153.274 164.231 96.205 84.771 88.285 152.856 152.383 105.918 119.913 122.130 111.468 128.141 129.070 131.839 119.540 87.572 30.237 60.738 70.155 97.005 83.747 98.704 285.987 166.103 109.089 47.799 27.113 26.952 76.258 57.361 69.673 82.342 86.722 82.733 136.048 110.668 116.842 47.315 23.586 29.465 36.901 15.007 21.586 59.786 94.070 112.830 118.424 83.036 145.030 80.937 23.220 29.735 44.426 35.926 36.138 68.193 91.477 72.800 106.285 56.161 94.403 82.268 41.943 35.154 11.515 12.454 33.910 45.678 87.525 82.338 111.463 87.222 121.840 80.236 19.946 12.300 31.553 59.853 62.365 23.280 39.843 92.704 120.082 78.108 75.044 20.367 9.891 26.757 12.285 23.572 23.618 32.647 38.091 60.073 274.318 49.580 51.981 40.850 11.265 8.145 16.847 33.997 37.971 53.145 62.053 71.489 120.061 47.563 76.252 50.158 18.769 10.934 30.661 31.485 39.014 39.030 46.092 49.488 61.959 66.235 47.159 38.586 30.916 27.507 10.198 11.262 17.972 31.707 34.636 49.019 106.857 33.774 46.593 35.539 11.304 6.424 25.194 19.081 20.028 29.797 37.467 34.613 63.829 49.738 29.194 32.909 23.681 24.758 12.106 18.507 31.657 24.272 35.663 46.001 46.466 43.776 49.517 31.600 12.422 9.276 13.331 14.576 20.253 21.899 27.838 42.910 69.707 53.220 41.129 25.024 10.851 7.927 12.951 13.690 15.490 28.516 46.950 40.579 40.481 32.175 51.944 38.310 13.589 6.655 8.612 11.371 15.142 24.917 27.202 32.699 44.719 48.154 50.119 34.091 9.263 9.187 18.546 19.032 23.945 28.894 24.903 22.504 29.114 36.051 22.166 21.731 20.376 22.776 15.278 12.748 14.286 22.413 23.228 32.539 36.360 32.281 26.588 32.831 15.078 12.970 5.852 6.235 9.200 23.852 54.489 49.990 36.967 23.115 23.175 20.953 12.240 10.161 6.978 11.069 17.075 28.510 26.411 39.605 43.267 17.344 24.657 24.449 10.700 8.553 9.411 12.167 15.174 19.464 19.714 24.366 28.515 33.216 24.661 24.014 12.079 9.731 7.510 6.449 10.533 19.592 18.942 21.278 45.450 19.499 23.770 20.279 10.900 11.807 16.510 20.573 13.563 25.608 17.249 19.301 22.813 17.456 17.370 14.465 6.928 13.745 23.439 8.584 13.796 19.230 14.876 16.053 12.074 11.598 14.198 15.389 10.207 10.426 5.152 7.226 9.801 7.522 9.128 20.649 37.662 25.076 14.608 6.097 3.950 4.861 6.669 6.672 9.250 15.883 16.557 10.977 14.732 12.144 18.454 12.023 7.213 6.725 2.845 1.972 3.365 8.529 12.431 17.564 16.511 12.975 19.908 10.866 3.280 2.532 3.494 2.602 4.396 7.782 7.659 15.241 14.166 7.976 11.962 5.577 2.836 5.952 4.330 4.410 5.879 7.855 9.242 11.596 9.965 7.268 10.066 7.672 4.790 3.812 3.548 1.800 3.167 5.799 6.300 6.947 7.924 11.858 11.620 5.821 3.538 4.668 1.640 4.013 2.893 5.112 6.625 6.310 10.557 16.471 9.263 3.614 1.694 2.725 2.953 3.871 4.461 5.324 4.276 7.580 9.064 8.601 9.744 4.637 4.321 4.786 3.192 3.113 4.451 4.332 3.487 4.338 6.222 4.910 5.874 4.401 2.622 2.708 2.828 3.020 3.275 3.302 3.676 4.807 5.523 3.451 5.457 4.081 2.870 2.834 1.457 1.432 3.223 3.117 4.219 4.231 6.741 6.011 5.136 4.542 1.697 1.472 1.109 1.039 1.431 2.107 1.857 2.387 3.461 3.920 2.269 1.788 1.213 1.593 1.137 1.707 1.197 1.778 1.578 4.025 3.312 2.862 1.906 2.404 1.359 362 1.608.592 1.905.498 2.586.150 3.741.698 4.860.646 5.290.837 6.984.750 6.091.933 5.718.274 3.772.886 1.652.339 1.430.346 TOTALE 10.192.697 4.442.549 3.700.775 2.890.015 2.151.675 2.110.605 1.959.306 1.711.807 1.707.998 1.583.479 1.449.115 1.103.629 919.013 820.562 765.174 706.427 639.847 626.425 599.239 508.132 395.285 390.289 361.263 348.665 341.330 315.476 290.038 276.600 276.229 258.618 232.512 216.009 205.581 169.870 151.732 137.299 112.778 89.643 86.885 72.990 70.917 69.618 49.650 45.124 43.278 24.174 23.627 45.643.949 1.800.000 1.652.193 1.600.000 1.567.764 1.400.000 1.252.788 1.256.343 1.200.000 1.253.670 1.000.000 Germania arrivi 838.546 StatiUniti arrivi 829.942 800.000 Francia arrivi 600.000 Regnounito arrivi 351.039 506.746 Svizzera arrivi 400.000 190.382 276.491 200.000 216.793 0 Gen‐2012 Feb‐2012 Mar‐2012 Apr‐2012 Mag‐2012 Giu‐2012 Lug‐2012 Ago‐2012 Set‐2012 Ott‐2012 Nov‐2012 Dic‐2012 Pag. 136/253 Quando il lavoro manca ce lo si deve anche inventare. Sell Centers e Personal Trainers. Matteo, Angela e i dati privati, “sensibili” o no. Angela ciao, sono sempre io. Matteo. Si, ci avrei da chiederti un altro favore. Sai, qua in Italia ci abbiamo una altro problema. No, non è il traffico. Cioè si, soprattutto a Palemmo. Ma non è il principale. Non so se ne sei al corrente, ma noi abbiamo un casino di disoccupati. Soprattutto giovani. E tanti molto acculturati. Allora, ci sono “quelli delle Golf” che… No, Angela. Non è il nome di una banda di mafiosi. Si lo so che a voi la nostra mafia vi risulta ovunque, eccome. No, questi qui sono quelli della bilancia dei pagamenti. Ti ricordi? Quelli che ti volevano mandare all’inferno, nel girone imperialisti, per farti comperare 1.000 cinquecento. Quelli da cui ti ho salvato io, quando ti ho fatto pregare di nascosto San Francesco. Beh, insomma, questi qua si sono inventati un’altra cosa. Per portare a casa nostra più turisti. E al tempo stesso creare occupazione. E forse non è proprio tutta una bischerata. Per cui io la voglio provare comunque. Però abbiamo bisogno del vostro aiuto. Adesso ti spiego. La prendo un po’ larga, ma vedrai che c’è un motivo. Ho letto che avete avuto un problema di intercettazioni dall’estero. Che erano tracciati un sacco di tedeschi. Anche gente importante, politici e così via. E ho letto che avete anche mandato via uno della Cia. O forse Nsa, non ricordo bene. Grande ! Qua da noi non riusciamo a mandare via nemmeno qualcuno dei ristoranti McDonalds per far posto a qualche pizzeria, e voi addirittura la Cia ! Come dici ? Era per finta? Era solo per mettere tranquilli i tuoi 80 milioni di ragazzi ? Ma dai! Angela: ma sei proprio diabolica! Ma non ci credo! Però senti Angela, c’è comunque qualcosa che non quadra. Io non capisco bene: voi cacciate la Cia, ma noi ci dobbiamo tenere la Vodafone ? Come: vuoi sapere cosa c’entra? Ma se hanno detto che c’erano intercettazione su 600.000 italiani. Dici che non è un tuo problema ? Ma come: ma l’Europa, che tra l’altro ci deve proteggere, non sei tu? Ah. Tu li conosci tutti e ti hanno detto che era appunto per proteggerci. Da noi stessi. Per essere sicuri che non facessimo stronzate. Capisco. Mmhh. Senti Angela, non è che mi hai proprio convinto. Se continui a fare la cattiva, io però non potrò essere sempre qui a salvarti. Lo sai che rischi di nuovo di andare all’inferno? Anche se fossi solo complice, sempre là si finisce. Pag. 137/253 Questa volta nel girone dei “grandi fratelli”. No, non puoi andarci con la Golf. Nemmeno con le cinquecento. Ci si va a piedi, oppure onda su onda, via etere. E’ un posto dove per ogni intercettazione che fai o di cui sai, ti tocca ascoltare altre 1.000 conversazioni piene di stronzate in italiano, per lo più sui mondiali di calcio del 1982 e sulla nostra politica. E’ un posto dove ti mandano le orecchie in overflow. E se poi riuscirai mai a uscire, parlerai solo italiano. Eh! La fai facile tu :“Nein! Nein! Nein!” un paio di ciufoli. Se non ti aiuto io ti ritroverai a Bonn a canticchiare “jamme, jamme, ‘ncoppa jamme ja” Che se qualcuno ti sente, ti prendono e ti es-migrano in provincia di Caserta. No, non nella reggia. Quella…..abbiamo dei problemi di agibilità. Cosa vuol dire “non capisco agibilità” ? Ti hanno detto che la tengono in uso alcune bande di camorristi per organizzarci dei rave dove spacciano ogni droga esistente in quantità industriale? Mmhh Dici meno male, perchè ti piace di più Potsdam che è già tutta pulita, pure con i letti pronti ? Perché non sai ancora dove ti mandano. Sempre roba regale. Un paese da Principe. Casale di Principe, sai, dai Casalesi. Eh! Sempre a farla facile, tu. Sempre questo:“ Nein! Nein! Nein!” Mica è sempre tutto così facile, sai ? Non è mica sempre che tu dai ordini e gli altri eseguono. Ma meno male che ci sono io. Come dici ? No, di cognome io non faccio Contrappasso. Semmai, io sono quello che ti salva dal contrappasso. Questa è buona. Idea, non battuta. Senti, Angela, l’idea è questa qua. Oltre alla convenzione di cui ti ringraziamo tanto, dovresti chiedere alla Vodafone di darci ufficialmente le mailing list di tutti i suoi clienti tedeschi. Sai, secondo me danno più retta a te che non a me. Potrai presentare la cosa ai tuoi 80 milioni di ragazzi come una nuova forma di cooperazione internazionale per lo sviluppo. Così fai pure bella figura. E senza nemmeno mentire, perché è vero. Come? Cosa ci facciamo? No, non gli mandiamo le foto di Balottelli. No, neanche quelle delle tette della Ferilli. No, è una roba seria. Gli mandiamo dei consigli per gli acquisti di servizi turistici. Si, Angela. Tutta roba vera. No, non è per farci dare a tradimento i dati delle carte di credito. Dici che noi italiani siamo malandrini ? Si, ma questa è tutta vera. Garantisce Herr Collodi. Ma no, Angela. Si, Collodi è quello di Pinocchio, ma non ti incazzare: stavo solo scherzando ! Pag. 138/253 Lo sai come siamo noi italiani, ci piace ridere e scherzare, sempre con ‘a pizza, ‘o sole, ‘o mandolino e ‘a tarantella. Insomma l’idea è la seguente. E secondo me potrebbe essere buona. Se funziona, poi potresti aiutarci a replicarla in altri paesi. Tu ci fai mandare le liste. E in cambio noi non troviamo difetti di fabbrica strutturali delle tue Golf che ti obblighino al richiamo. Che mi sembra già un bell’affare. Dopodichè noi creiamo uno o più “sell-center”, proprio sul modello dei “call-center” della Vodafone, ma con dentro tanti giovani italiani istruiti e disoccupati, i quali inviano mail e telefonano ai nomi delle liste proponendo vacanze in Italia, illustrandone i pregi, mandando foto e informazioni e infine accettando prenotazioni. O qualcosa del genere, in maniera che il loro lavoro sia tracciabile e quindi remunerabile. Con una differenza, rispetto ai call-center robotizzati. Noi con le persone ci sappiamo fare. Per cui confido che quando ci parleremo non sembrerà di parlare con il bancomat. In teoria i ragazzi potrebbero anche lavorare a distanza rispetto al teorico “sell center”. Da casa ad esempio. E potrebbero essere “regionalizzati” in modo da offrire un servizio “di prossimità”. Voglio dire che promuoverebbero cose della loro regione, che quindi conoscono bene. Per ogni pacchetto da 1.500 euro che vendono, loro prendono il 10% e tu, come Stato tedesco, altrettanto. Si ti prometto che li trattiamo bene, i tuoi compatrioti. No, non li freghiamo. E gli proponiamo dei bei posti. Giuro che non gli facciamo nemmeno trovare la “Gondoleta modello Golf”. Addirittura questi ragazzi dei sell-centers, questa generazione di neo-sellers, potrebbero configurarsi come delle specie di personal trainers dei turisti. La Vodafone potrebbe dare ai suoi clienti che si trovano in Italia la possibilità di telefonare o mandare mail gratuitamente al loro personal trainer per chiedere informazioni o suggerimenti, ma anche solo per esternare pareri, opinioni e così via. In cambio i sellers riceverebbero una integrazione alle provvigioni iniziali. Questa integrazione potrebbe addirittura pagargliela Vodafone, così offre un servizio in più ai vostri tedeschi (Matteo pensa: io ci provo, che mi costa). Se poi volessimo proprio esagerare, e se tutto funzionasse, questi trainer potrebbero anche proporre prodotti Made in Italy, ad esempio formaggi, salumi o anche vestiti. E anch’essi regionalizzati in base ai territori di vacanza. E sempre se tutto funziona, poi potremmo replicare il modello con altri paesi. Pensa: se tu ci dessi una mano, “sponsorizzandoci” e dicendo che funziona, e ci riuscissimo con la Cina, risolveremmo tutti i problemi di bilancio e tu dormiresti più tranquilla. Come dici ? Ti sembra una bella idea ? Ma è fantastico ! Si però dici che non mi devo allargare ? Non è che puoi chiedere a Vodafone di pagare tutto? L’integrazione remunerativa ai ragazzi dobbiamo vedere chi la paga? Vabbè, se po’ fa’ lo stesso, credo. (Mannaggia, mi ha sgamato, pensa Matteo) Vuoi sapere come facciamo a convincere i nostri sindacati a trasformare le nostri giovani fervide menti di domani, da dipendenti con il posto fisso, in piazzisti porta a porta professionisti del precariato ? Beh, Angela, guardala in un altro modo. Meglio precari che morituri. O meglio precariato che emigrato. Secondo me lo capiscono anche i sindacati. Pag. 139/253 Si tratta di creare ex-novo un nuovo settore. E l’iniziativa sarebbe rivolta solo ai disoccupati, per cui tutto quello che arriva in più sarebbe incrementale. Vuoi sapere dove mettiamo tutti quanti i tuoi turisti? Beh, questo è facile. Pare che noi abbiamo 2,25 milioni di posti letto, solo contando quelli in alberghi. Aggiungendo altre strutture varie, si arriva a un totale di circa 4,5 milioni di posti letti. 4,5 milioni x 365 giorni vuol dire un potenziale teorico di 1.642.500.000 (1,6 miliardi) di “giorni letto”. Oggi noi riceviamo 10 milioni di tedeschi, su un totale di 104 milioni di arrivi (stranieri e italiani = 49% vs 55%). Con una media di presenze pari a 3,6 giorni, vuol dire che tra tutti, italiani e stranieri, occupiamo 374.000.000 “giorni letto” circa. Pari al 23% del potenziale totale di 1,64 miliardi. A parte tutte le analisi e ragionamenti, anche “quelli delle Golf “ confermano il dato, prendendo a riferimento i numeri Istat relativi ai soli alberghi. Il fatto è che anche riferendosi solo a quei 2,25 milioni di posti letto in alberghi e simili, su base 12 mesi, ne usiamo solo il 30 %. Di cui il 13 % per gli stranieri. In sintesi, sia guardando i dati totali che quelli dei soli alberghi, direi che siamo lontanissimi dall’overbooking. Anche se è chiaro che i mesi più scoperti sono quelli autunnali e invernali. In più pare che voi tedeschi facciate vacanze scaglionate nel tempo, quindi potreste aiutarci a occupare i vuoti. Presidiare gli spazi. Tra l’altro puoi già caricare la macchina sul treno, saltare le Alpi, e ritrovarti in Italia in un batter d’occhi. E potrai farlo sempre più in fretta http://it.wikipedia.org/wiki/AlpTransit AlpTransit è un progetto svizzero di alta velocità ferroviaria in corso di realizzazione, lungo gli assi del San Gottardo e del Lötschberg. Esso ha per obiettivo la costruzione di un tratto ferroviario sotterraneo nord-sud attraverso le Alpi, suddiviso in tunnel di base scavati diverse centinaia di metri al di sotto di quelli attuali. Con la costruzione della nuova trasversale ferroviaria alpina (NTFA) nasce un collegamento ferroviario rapido ed efficiente. Come dici ? Vuoi sapere se sul treno ci stanno anche le Golf ? Si, certo. Le Golf è ovvio che ci stanno. Sono le cinquecento che non possono salirci sopra, perché sono troppo piccole e leggere, di lamiera ultrasottile, e con il vento volano via. Bonus paradiso Ah, Angela. Sei brava, l’inferno te l’ho fatto scampare due volte. E son contento. Ma se ci aiuti davvero voglio farti guadagnare un po’ di “punti paradiso”. Quando avremmo occupato tutti i 2,25 milioni di posti letto alberghi, e poi gli altri, potremmo passare al piano B. Ho pensato che potremo iniziare la campagna di selling anche nei confronti dei turisti che si muovono in Camper. Sempre sul treno, o per strada normale, potrai mandarci chi vuoi con un bollino speciale che identifichi gli aderenti al progetto. E potremmo riservarti spazi e servizi dedicati solo ai Camper del progetto, che tu farai costruire apposta dalla tua amata Volkswagen. E indovina un po’ come li potrai chiamare? Li potrai chiamare Camper Golf ! Così, assecondando le naturali predisposizioni, ognuno avrà la sua specializzazione. A voi tedeschi la grande industria, in primis quella automobilistica. E a noi italiani pizze e gelati. Vedrai che se ognuno si specializza su cosa sa o può fare al meglio, anche l’Europa funzionerà meglio. Come dici ? Cosa ce ne faremo delle nostre estinguende cinquecento ? Pag. 140/253 Scusa Angela, c’è una parola che non ho capito. Cosa vuol dire “cinquecento”? Ps: Matteo pensa che ha esagerato e fa: “scherzavo, qualche cinquecento in Italia, se qualcuno se la compra, la possiamo anche continuare a vendere”. -------------------------------------------------ALLEGATI http://www.ontit.it/opencms/opencms/ont/it/stampa/in_evidenza/Contributo_economico_turismo_PIL_2013 L’industria turistica italiana conferma, nel 2013, il suo ruolo di importante motore dell’economia del Paese, nonostante la sua forza propulsiva abbia accusato un calo rispetto all’anno precedente. Il 2014 dovrebbe comunque essere un anno di crescita, che riporterà il PIL turistico al di sopra dei livelli del 2012. Questo è quanto emerge dalla lettura dell’ultimo report sull’impatto economico del settore viaggi e turismo nel mondo e nei singoli paesi, prodotto dal World Travel and Tourism Council. In cifre, il contributo totale del turismo all’economia italiana nel 2013 è stato pari a 159,6 miliardi di euro, pari al 10,3% del PIL. Rispetto al 2012, si configura una live flessione (-1,6%), ma le previsioni per il 2014 indicano un ritorno alla crescita, grazie a un incremento del 2,1% che dovrebbe portare il valore economico del settore a 163 miliardi di euro. L’impatto economico del turismo si riflette in maniera rilevante sul mondo del lavoro, con oltre 2,6 milioni di posti direttamente e indirettamente generati nel 2013, pari all’11,6% dell’occupazione totale del Paese. Sempre secondo il WTTC, il numero di occupati dovrebbe crescere dell’1,3% nel 2014. Il valore dell’industria turistica per l’economia italiana è superiore alla media mondiale ed europea. Nel 2013, infatti, il turismo ha registrato un contributo al PIL del 9,5% e ha generato l’8,9% dei posti di lavoro a livello globale; nello stesso anno, in Europa, il turismo rappresentava l’8,7% del PIL e l’8,5% dei posti di lavoro. Ciononostante, i nostri livelli di crescita non sono al passo con i trend più generali: le previsioni WTTC indicano una crescita del 4,3% del contributo al PIL dell’industria turistica mondiale e del 2,9% per l’industria turistica europea nell’anno 2014; in termini di occupazione, l’incremento sarà del 2,5% nel mondo e dell’1,6% in Europa. 2014 07 23 www.travelnostop.com - Bankitalia : il turismo non giova come dovrebbe al Pil Il turismo garantisce da sempre un attivo nella bilancia dei pagamenti ma negli ultimi 15 anni non ha contribuito come potrebbe alla crescita del Pil a causa del decremento della spesa degli ospiti stranieri e di una sostanziale tenuta di quella degli italiani all'estero. L’Italia, inoltre, non riesce a sfruttare appieno l'enorme potenzialità del Meridione e continua a scendere nella classifica delle mete preferite del turismo internazionale. E' la fotografia scattata in un occasional paper sul turismo internazionale (1997-2012) dalla Banca d'Italia. Tra il 1997 e il 2012 il turismo internazionale ha sempre generato un avanzo nella bilancia dei pagamenti dell'Italia. Tuttavia il surplus turistico è sceso dall'1,1 allo 0,6% del Pil, soprattutto a causa del calo in termini reali della spesa degli stranieri in Italia, mentre la spesa degli italiani all'estero è rimasta sostanzialmente invariata in rapporto al prodotto. La Germania che da sempre fa la parte del leone tra le nazionalità dei turisti resta il riferimento per quanto riguarda i numeri ma con un progressivo calo nelle presenze (dai 15,8 milioni del '97 agli 11,7 milioni del 2012), nella spesa (dai 6,5 miliardi di euro ai 5,3), nella lunghezza del soggiorno (da poco più di 8 a circa 6 giorni).Nel periodo considerato, invece, sono cresciuti i turisti britannici (da 1,8 a 3,66 milioni) e statunitensi (da 1,8 a 3,07 mln), gli spagnoli (da 0.9 a 2,6 mln), poi i russi (da 0,2 a 1,05 mln) e soprattutto i cittadini extraeuropei (da 9,4 a 17,6 mln). Tra le mete preferite degli italiani, un po’ per la sua vicinanza e per i tanti motivi d'attrazione, la Francia resta il Paese preferito, che Oltralpe lasciano il 10% della spesa totale all'estero e trascorrono i periodi di soggiorno più lunghi. In termini di spesa, la Francia ha anche superato gli Usa, mentre continua la crescita della Spagna, ora terza. In forte salita l'Egitto e, in percentuale, la Cina. Lo studio per macroregioni mostra che nel periodo considerato il Nord-est, dopo aver sofferto come le altre aree per la crisi del 2008-2009, dal 2010 ha ripreso ad attrarre il turismo internazionale, raggiungendo nel 2012 quota 111 (fatta 100 la media nazionale), mentre Nord-Ovest e Centro sono attorno a 100 e invece il Sud e le isole sono fermi al 95. Voli lowcost, aumento e miglioramento dell'offerta turistica non sono evidentemente bastati. Nelle conclusioni dello studio, si rileva che l'Italia deve adottare campagne promozionali più efficaci per intercettare i flussi turistici internazionali, dedicandosi specialmente a quei mercati 'distanti' sia geograficamente, sia culturalmente, come l'India o la Cina, ma dalle grandi potenzialità. Pag. 141/253 2014 07 20 - Ricordi d’estate – Claudio Aroldi - Copyright Rari Eventi L’estate è sempre stata la mia stagione preferita. Deve essere questione di cellule, cantava Battisti. Nel senso che ce la devo avere nei geni. Questione di sole, credo. Il mio ricordo d’estate più bello è postumo. E’ di una estate retard. Non sono ai tropici, son sempre in medio terrarum. In Basilicata per la precisione. Ma pare storia di un altro emisfero. Caldo australe, seppur boreale. Colori più nitidi. Mare solo un po’ più freddo. Turisti scomparsi. E una sola barca sul panno blu. Giornate tutte uguali. Lunghi bordi in quel golfo. Alla traina, a pescare. Per potere mangiare. L’unica pesca che si può tollerare. Quella per la catena alimentare. Quella uno ad uno. Pur se con il trucco di un’esca, morti per volta, soltanto uno. E fu così che navigando navigando un giorno mi fermai in un’ansa. Per buttarmi nel mare. Sensazione incredibile. Fusione fredda tra mare ed uomo. Solo spazio. Niente tempo. Un mare privato, a me riservato. È il 24 del mese. Non un mese qualunque. Non un 24 qualunque. E’ il 24 dicembre. E’ natale. E io riemergo neonato Pag. 142/253 17 2014 08 26 – SISTEMA ITALIA. LA TRILOGIA PIL OCCUPAZIONE INVESTIMENTI. 1° = PIL Honi soit qui mal y pense Me lo ripeteva sempre mia madre. Evidentemente l’innesto ideativo ha funzionato. Letteralmente vuol dire “sia svergognato colui che pensa male”, o qualcosa del genere. Ma è anche un motto per così dire “settario” che proprio per questo non mi piace. http://en.wikipedia.org/wiki/Honi_soit_qui_mal_y_pense http://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_della_Giarrettiera Ma il punto è che si deve fare qualsiasi cosa possibile per evolvere l’attuale status quo. In primo luogo diffondere la conoscenza, anche svergognando chi cerca di fare il contrario. Nello specifico, mi sono davvero stufato di sentire proclami incompetenti su quello che deve fare l’Italia. Chiusa per ora la prima parte dei conti dello Stato, passiamo quindi a qualche breve considerazione sul sistema paese. Vedrete che per capire cosa succede e raffrontarlo con quello che raccontano, non ci vuole ne un genio ne sofisticati modelli matematico-econometrici. Bastano le solite poche tabelle. Che per altro bisogna assemblare. La strumentale propaganda mediatica e l’orizzonte temporale del piano strategico E’ davvero molto semplice. Facciamo un piccolo ripasso di matematica di base. Con la “scala” sotto riportata che è utile tenere visivamente a mente proprio per fare i conti velocemente. Per prendere confidenza con gli ordini di grandezza. 100,0% PIL = 1.500,0 10,0 % PIL = 150,0 1,0% PIL = 15,0 0,1% PIL = 1,5 L’ultima riga indica quanto pesa uno 0,1% del Pil. 1,5 miliardi di euro. E questo dato è su base annua. Il che vuol dire 0,125 miliardi su base mensile (1,5/12) Che moltiplicato per 3 mesi (un trimestre = 3 mesi) = 0,375 miliardi di euro su 1.500,000. Se così non fosse ancora lampante, facciamo il confronto in colonna che fa vedere bene gli ordini di grandezza. Come alle primarie. Le scuole, non le elezioni. 375.000.000 1.500.000.000.000 Ha ragione chi dice che tra + 0,2 % e -0,2% non cambia nulla. E’ un aggiustamento, un arrotondamento, un imprevisto, anche se di 750 milioni. Questo se si ha bene in mente che si deve riorganizzare strutturalmente l’Italia. E’ davvero un turn-around, una ristrutturazione strategica profonda, l’unica speranza che abbiamo. Per questo continuo a parlare di piano strategico, composto da tante parti che singolarmente non risolvono nulla. Non è un problema di revisione di spesa. Questa è solo uno dei tasselli. Ma si deve ricordare, e soprattutto spiegare, che per fare questo e ottenere risultati ci vogliono anni. 1.000 giorni, ad esempio. Certo 375 o 750 milioni sono tanti soldi, ma chi butta benzina sul fuoco dovrebbe essere svergognato pubblicamente, appunto. Perchè dirò di più. Chi lo fa, lo fa con manipolatoria psicologia da alimentazione di frustrazione, invidia. Vuole che pensiamo qualcosa del tipo “se li saranno rubati” o “ne voglio una fetta anche io”. Davvero una logica da eminenza grigia di massa obsoleta, direi infantile. Un divide et impera in via di estinzione. Pag. 143/253 Psicologia di massa: la manipolazione elettorale. Se volete sapere cosa fanno e perché lo fanno, farò un esempio. Reddito minimo Premetto che secondo me questa è una iniziativa che può avere senso ma andrebbe comunque legata ad una attività reale. Una delle funzioni di utilità comune del lavoro come lo conosciamo oggi, è anche quella di aggregare e creare unitarietà sociale. Non per nulla in azienda si parla spesso di “fare squadra”. Per evitare che il reddito minimo diventi una disgregante forma di elemosina si dovrebbe legarla almeno ad attività di volontariato di qualsiasi tipo. Non dovrebbe essere a fondo perduto. Credo che ci siano già dei casi o ragionamenti in tal senso In ogni caso ho sentito qualche giorno fa un dibattito in televisione sul tema. 3 partiti, 3 proposte. Una da 500 euro al mese e due da 600, mi pare. Con alcune sfumature. Del tutto irrilevanti per chi di quei 500/600 euro ha bisogno davvero. Le 3 proposte costano 6,8, 7, 7,2 miliardi. Sintetizzando : sono identiche. Eppure non si mettono d’accordo. E sapete perche? Perché aspettano di giocarsele per la manipolazione da campagna elettorale. Ebbene: sempre ricchioni con il culo degli altri. Politica industriale e politica sistemica. Tanti ne parlano. Il problema è rilanciare l’industria, dicono. Lo dirò in termini più chiari possibili. Chiunque dica che la chiave è la politica industriale non ha capito niente. E’ davvero un uomo del ‘900. Gli italiani farebbero meglio a licenziarlo istantaneamente. Ma ho il sospetto che non sia un caso. Ho il sospetto che tanta enfasi sulla politica industriale sia perché nell’industria ci lavorano gli operai. Quelli che votano e partecipano. Quelli che si vedono per strada a protestare. Quelli che ancora ci credono. Probabilmente perché ne hanno bisogno. Sono veri, sapete. Anche se li vedete in televisione non sono un prodotto di animazione cinematografica. Non sono una fiction. E sarebbe onesto non prenderli in giro. L’industria come qualcuno ancora la vede oggi ha davvero poco futuro. Come amo ripetere, o si investe e si fa innovazione, oppure ha davvero le gambe corte. E tutto ciò senza tenere conto di dove va il mondo. Se si punta solo sull’industria siamo già morti. Ci vuole una politica sistemica sistematica, non industriale. Ma questo, gli operai lo sanno bene. Macroeconomia classica e Microeconomia Adattiva Complessa La vera chiave per me è sempre la stessa: tanti interventi mirati relativamente piccoli, in tutte le branche sistemiche. Tra queste certamente si deve anche cercare di rilanciare l’industria, ma tenendo presente che “industria” è un termine generalista che racchiude una moltitudine di realtà e settori con le loro specificità. Pag. 144/253 E che comunque è oramai marginale sul totale della nostra economia (nel 2011 pesava per il 25% sul PIL). Adesso cerco di dimostrarlo. Già partire dall’idea che esistano i tre macrogruppi settoriali tradizionali e’ sbagliato. Agricoltura, Industria e Servizi sono raggruppamenti che non hanno più nessun senso. Esistono più di 60 Branche di Attività (NACE Rev.2), che compongono il nostro PIL. E basta scorrere la tabella seguente per rendersi conto delle specificità. Ognuna è un microcosmo con le sue esigenze. Una ha bisogno di risorse finanziarie, una ha bisogno di risparmio (ad esempio la finanza), una è in eccesso di occupazione (ad esempio il pubblico), una ha bisogno di ricerca (ad esempio parte dell’industria), una di investimenti tecnici per fare efficienza (ad esempio il manifatturiero), una di maggior esportazioni, una di maggiori reti di vendita (ad esempio il turismo), una di più lavoratori (ad esempio l’agricoltura) e così via. Forse non è ancora chiaro, ma io non credo molto nella macroeconomia come la intendiamo oggi. Quella dei macroaggregati classici : consumi, investimenti, risparmi, tassi di interesse, cambi, imposte. Aveva un senso nel ‘900 appunto. E questo per un motivo banale: il mondo era molto più semplice. Due modelli alternativi, pochi prodotti, bisogni standardizzati e meno stratificati, persone più semplici e altro. Oggi mi piace piuttosto pensare a una sommatoria di tanti sistemi microeconomici. E non credo di sbagliare. La chiamai già tempo fa Microeconomia Adattiva Complessa. E quello che provai a costruire era un prototipo. Un pilota. Replicabile n volte, in modo da costituire un elemento di base per un evoluzione del sistema che fosse frattale. (Un frattale è un oggetto geometrico dotato di omotetia interna: si ripete nella sua forma allo stesso modo su scale diverse, e dunque ingrandendo una qualunque sua parte si ottiene una figura simile all'originale http://it.wikipedia.org/wiki/Frattale. Consiglio : guardare le figure ) Snapshot sul sistema Italia Tornando alla tabella, cerchiamo di iniziare a capire come è fatto il nostro PIL. Che vuol dire il nostro sistema Italia. La parte superiore riporta dei raggruppamenti delle oltre 60 branche in base a dei criteri “personali”. Sono 16. Tra questi, ad esempio, classifico come industria pesante le seguenti 10 branche. La farmaceutica ad esempio, non è pesante, ma come dicevo i raggruppamenti lasciano il tempo che trovano. Attività metallurgiche Fabbricazione di altri mezzi di trasporto Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi Fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature Industria estrattiva Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio Fabbricazione di prodotti chimici Non riporto i dati di tendenza dei 12 anni analizzati, fondamentalmente perché non ci interessa, nella situazione ad oggi. Sono riassunti nel piccolo grafico. I dati si fermano al 2011, ultimo anno completo nei dati Istat. Riporto e osservo invece quanto segue. Colonna A : PIL nominale anno 2000 Colonna B : PIL nominale Anno 2011 Colonna C : Peso percentuale sul totale PIL nel 2011. È in questa colonna che dopo il totale sono sommati i settori industriali, in rosso. Pesano per il 24,9 % . Colonna D : Incremento percentuale sui 12 anni. Colonna E : Incremento percentuale medio anno. Questo è un dato interessante. Nonostante il crollo 2008/2009 (Da 1.417.500 a 1.368.574 euro di PIL, sui 12 anni), il sistema è cresciuto in media del l’2,7 % a valori nominali. Pag. 145/253 Colonna F Colonna G Colonna H : Produzione lorda, al lordo dei consumi intermedi (vedere corsivo seguente) : PIL o Valore aggiunto : PIL/Produzione. E’ un indicatore interessante di marginalità, o di redditività, in primis del lavoro perché più alta è più indica processi a bassa incidenza di consumi intermedi. Nella contabilità nazionale e in economia aziendale i consumi intermedi sono il valore dei beni e servizi consumati o trasformati dai produttori durante il processo produttivo. Si considerano i soli beni che entrano una volta soltanto nel processo produttivo (come le materie prime e i semilavorati), per essere consumati (si pensi all'energia elettrica), o trasformati (si pensi alla farina trasformata in pane); sono, invece, esclusi dalla definizione i beni capitali - il cui consumo è rappresentato dall'ammortamento - intendendosi per beni capitali quelli che entrano più volte nel processo di produzione (come gli impianti e gli edifici). I consumi intermedi possono essere calcolati per una singola impresa o, come aggregato, per un intero settore o per l'intero sistema economico. Sottraendo i consumi intermedi dal valore della produzione si ottiene il valore aggiunto o, a livello di sistema economico, il prodotto interno lordo (PIL). La crescita non è un dogma e i consumi sono una partita di giro. Riprendendo quanto detto, il fatto che siamo cresciuti in media del 2,7% nonostante le varie crisi, nonostante un generale immobilismo politico, nonostante l’assenza di investimenti, ha del miracoloso. L’Italia regge. Non bisogna farsi fuorviare da chi dice che il dato non tiene conto dell’inflazione. E’ vero, ma più o meno l’inflazione bilancia la crescita nominale. E comunque i comparti che abbassano la media al 2,7% sono proprio quelli industriali, che segnano + 1,5%. Il vero punto che nessuno osa menzionare è che crescere non è mica obbligatoriamente scontato. Quello che è successo tra 2008 e 2009 poteva essere molto peggio. E poteva andare molto peggio in generale. E anche per il futuro vale lo stesso discorso. Secondo me il fatto di avere ancora 1,5 miliardi di PIL, invece di 1,1 del 2000, è segno di forza e resistenza del sistema. Ma bisogna anche prevedere la necessità di governare un trend di decrescita dei comparti come sono fatti oggi. Ho già detto che tanta enfasi sul rilancio di consumi per me è fuorviante. Abbassare le tasse per stimolare i consumi, a parte che probabilmente non funzionerà (ho già parlato di evanescenza del “fiscal miracle”), per me è solo una partita di giro. Un travaso da un macroaggreagato a un altro che non produce e non distrugge ricchezza, ma semplicemente la trasferisce. Purtroppo, molto verosimilmente, a chi è già ricco che come noto tenderà ad appropriarsi del plusvalore. Una notazione particolare sulla ricerca E’ vergognoso. Non mi interessa nulla il confronto con altri paesi. E consiglio a tutti di non farlo. Tanto staranno quasi tutti meglio di noi. Ma 7,5 miliardi sono lo 0,5% sul PIL. Per fare riflettere faccio un riferimento ad una dimensione familiare. In una giornata ci sono 24 ore. 1.440 minuti. 0,5% vorrebbe dire che si passano solo 7 minuti al giorno a pensare a come arrabattarsi per il futuro. Mi chiedo chi si riconosca in questo dato. Certo si obietterà che la ricerca è delegata alle imprese. Ma quella diventa fonte di reddito e non patrimonio collettivo. Pag. 146/253 Kit di idee di primo soccorso Queste che seguono sono idee già circostanziate ed espresse (Blog Claudio Aroldi) , che secondo me, possono aiutare in pochissimo tempo ad avviare il turn-around, in alcuni casi aiutando milioni di persone. 1. Migranti in campagna. (Ho sentito di un progetto per fare ortaggi in Basilicata, mai partito perché sono spariti i soldi per l’irrigazione. E’ la direzione giusta, ma con tanti migranti). 2. Tweet law : confisca immediata 3. Taglie su evasori 4. Legalizzazione e tassazione del sommerso. Prostituzione e droghe leggere, per cominciare 5. Patrimoniale off-shore e progressiva in-shore 6. Convenzioni statali per il turismo 7. Sell centers con disoccupati per turismo e made in Italy Conservarsele per la campagna elettorale non va bene. Rilasciarli gradualmente per utilità personale, non è cosa buona e giusta. Aggiungo oggi il microcredito Volevo metterlo nel capitoletto “investimenti” del piano strategico o di questa trilogia in fieri. Invece lo inserisco qui proprio come intervento di primo soccorso facilmente attuabile e non caro finanziariamente. E proprio per non “conservarmi” l’idea. Se alloco un miliardo su strutture già esistenti perché facciano microcredito o microequity, e se assumo prestiti o finanziamenti di taglio piccolo, ad esempio 1.000 euro, in tutta Italia si fa un salto di scala enorme. Fate il conto: a 1.000 euro a persona, ne aiutereste 1 milione. In più non sono finanziamenti a fondo perduto, perché chi riceve il prestito poi rimborsa, così si rifinanzia qualcun altro. E’ una misura, un pagamento, strutturale. Le strutture locali operative esistono già : sono i MAG. Il che vuol dire che è tutto già pronto. Ed è importante perché il presupposto per cui funziona il microcredito è proprio essere radicati nel territorio. Mi ricorda un po’ le parrocchie, che tra l’altro a volte il microcredito lo fanno già (almeno quella di mia figlia). E si risolvono davvero un sacco di problemi quotidiani. Qualche esempio: http://www.magverona.it/sportellodi-microcredito/casi-di-microcredito-finanziati. I commenti sono sempre commoventi. Per concludere Tempo fa avevo scritto che alcune cose, in particolare musiche e film passati, erano per me come delle specie di cyber briciole di pollicino. Un po’ come dei sassolini lasciati indietro per ritrovare la mia strada. Il che voleva dire ricostruire, o riattivare, la mia memoria. Quando oggi mi è venuta in mente la Microeconomia adattiva complessa e il microcredito o microequity, che sono cose che ho fatto personalmente in passato investendo soldi e lavoro, ho capito che dalle cyber briciole, utili a cercare l’inizio della strada, siamo passati alla fase filo di Arianna. La strada adesso l’ho imboccata, si tratta di seguire il filo. Ma c’è anche un altro modo di vedere la cosa. Sempre di un filo si tratta, ma invece di essere quello che mi porterà a casa può anche essere che a casa io ci sia già e che adesso stia recuperando il mio filo da pesca, per pescare tutto quello che ho fatto, visto, imparato e metterlo al servizio del bene comune. In modo da cercare di non essere mai svergognato pubblicamente. Finchè un giorno tutti sapranno che vale più l’energia positiva di quella negativa e allora il motto diventerà : Holy soit qui bien y pense Pag. 147/253 Somma di 2000 Somma di 2011 % su totale 2011 Incremento 12 anni E F G PIL/Gross D Net 2011 C Gross 2011 B Prezzo medio A H 5,1% 345.130 270.949 3,6% 338.019 239.228 1,2% 313.636 151.512 0,4% 475.110 97.758 3,7% 175.547 95.128 1,3% 311.537 90.735 4,5% 213.952 84.502 2,0% 146.490 83.527 2,9% 202.252 78.368 2,7% 126.558 60.344 3,3% 92.931 47.271 2,8% 129.054 28.639 -0,5% 52.426 28.156 1,1% 123.163 25.213 -0,8% 103.866 24.585 3,3% 11.676 7.537 2,7% 3.161.347 1.413.451 1,5% 1.356.682 351.432 79% 71% 48% 21% 54% 29% 39% 57% 39% 48% 51% 22% 54% 20% 24% 65% 45% 26% Dati Servizi Pubblici Tipo Servizi finanziari Servizi Pubblici Servizi commercio Industria pesante Servizi Altri Industria leggera Industria costruzioni Servizi consulenze Servizi Logistica Servizi Turismo Servizi tlc e inform Industria utilitie Agricoltura Industria alimentare Industria leggera tessile Servizi R%D Totale complessivo Industria D E F G PIL/Gross C Net 2011 B Gross 2011 A Prezzo medio Industria costruzion i Servizi consulenz e Incremento 12 anni Industria leggera % su totale 2011 Servizi Altri 168.251 270.949 19,2% 61% 167.342 239.228 16,9% 43% 132.448 151.512 10,7% 14% 93.137 97.758 6,9% 5% 65.902 95.128 6,7% 44% 78.183 90.735 6,4% 16% 54.715 84.502 6,0% 54% 67.141 83.527 5,9% 24% 57.957 78.368 5,5% 35% 45.458 60.344 4,3% 33% 33.852 47.271 3,3% 40% 21.530 28.639 2,0% 33% 30.036 28.156 2,0% -6% 22.271 25.213 1,8% 13% 27.272 24.585 1,7% -10% 5.395 7.537 0,5% 40% 1.070.891 1.413.451 100,0% 32% 297.109 351.432 24,9% ##### Somma di 2011 Servizi commerci o Industria pesante Somma di 2000 Servizi finanziari H 297% 24,7% 19.444 6.987 74% 6,2% 20.860 11.617 41% 3,4% 90.226 60.363 58% 4,8% 85.669 69.648 68% 5,7% 128.931 122.334 61% 5,1% 345.130 270.949 51% 4,2% 132.202 95.357 23% 1,9% 72.441 62.221 81% 6,8% 21.847 13.472 48% 4,0% 111.529 68.177 43% 3,6% 338.019 239.228 10% 0,8% 107.339 62.199 20% 1,6% 43.468 17.576 17% 1,5% 162.829 71.737 14% 1,2% 313.636 151.512 0% 0,0% 68.226 8.347 -5% -0,4% 22.067 4.836 -6% -0,5% 39.264 11.560 1% 0,1% 41.276 9.242 -6% -0,5% 48.212 8.619 27% 2,3% 96.582 31.132 -6% -0,5% 9.354 5.250 20% 1,7% 27.118 6.813 -32% -2,7% 60.363 2.397 -3% -0,2% 62.648 9.561 5% 0,4% 475.110 97.758 87% 7,3% 19.916 10.446 34% 2,9% 11.278 4.950 27% 2,2% 19.835 10.495 2% 0,2% 11.490 3.754 24% 2,0% 20.883 12.929 74% 6,1% 16.014 16.014 50% 4,2% 11.884 5.654 33% 2,7% 6.679 3.984 -16% -1,4% 5.018 2.811 62% 5,1% 52.550 24.090 44% 3,7% 175.547 95.128 24% 2,0% 44.067 11.376 4% 0,4% 24.207 5.079 20% 1,7% 29.750 9.333 27% 2,2% 115.628 31.852 3% 0,3% 40.867 12.301 30% 2,5% 25.254 10.554 -11% -0,9% 14.396 5.115 -7% -0,6% 17.368 5.125 16% 1,3% 311.537 90.735 54% 4,5% 213.952 84.502 54% 4,5% 213.952 84.502 2% 0,2% 23.501 13.708 26% 2,1% 24.511 12.346 23% 2,0% 71.521 47.773 -2% -0,2% 18.873 2.972 210% 17,5% 8.083 6.728 24% 2,0% 146.490 83.527 45% 3,8% 53.219 21.187 -2% -0,1% 7.486 4.916 -12% -1,0% 9.734 2.532 -28% -2,4% 7.400 1.354 44% 3,7% 124.413 48.379 35% 2,9% 202.252 78.368 34% 2,9% 113.899 58.722 -9% -0,7% 12.658 1.622 33% 2,7% 126.558 60.344 53% 4,4% 46.918 24.495 28% 2,3% 46.013 22.776 40% 3,3% 92.931 47.271 20% 1,7% 92.580 17.716 54% 4,5% 29.294 7.793 78% 6,5% 7.180 3.130 33% 2,8% 129.054 28.639 0% 0,0% 2.110 1.283 -7% -0,6% 49.625 26.282 19% 1,6% 691 591 -6% -0,5% 52.426 28.156 13% 1,1% 123.163 25.213 13% 1,1% 123.163 25.213 -10% -0,8% 103.866 24.585 -10% -0,8% 103.866 24.585 40% 3,3% 11.676 7.537 40% 3,3% 11.676 7.537 32% 2,7% 3.161.347 1.413.451 36% 56% 67% 81% 95% 79% 72% 86% 62% 61% 71% 58% 40% 44% 48% 12% 22% 29% 22% 18% 32% 56% 25% 4% 15% 21% 52% 44% 53% 33% 62% 100% 48% 60% 56% 46% 54% 26% 21% 31% 28% 30% 42% 36% 30% 29% 39% 39% 58% 50% 67% 16% 83% 57% 40% 66% 26% 18% 39% 39% 52% 13% 48% 52% 49% 51% 19% 27% 44% 22% 61% 53% 86% 54% 20% 20% 24% 24% 65% 65% 45% Dati Tipo Servizi finanziari Categoria Finanza e assicurazioni Immobiliare Servizi finanziari Totale Servizi Pubblici Branca di attività (NACE Rev.2) Assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione, escluse le assicur Attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative Prestazione di servizi finanziari (ad esclusione di assicurazioni e f Attività immobiliari Attività immobiliari: affitti imputati per gli alloggi occupati dai rispe Difesa e assic. obbli Istruzione SSN Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbliga Istruzione Assistenza sociale Attività dei servizi sanitari Servizi Pubblici Totale Servizi commercio Commercio Commercio al dettaglio, escluso quello di autoveicoli e di motocic Commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli Commercio all’ingrosso, escluso quello di autoveicoli e di motocic Servizi commercio Totale Industria pesante Industria Attività metallurgiche Fabbricazione di altri mezzi di trasporto Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non me Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi Fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezza Industria estrattiva Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farma Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del pe Fabbricazione di prodotti chimici Industria estrattiva Industria farmacia Industria petrochem Industria pesante Totale Servizi Altri Arte Editoria Servizi Servizi Altri Totale Industria leggera Industria leggera Totale Industria costruzioni Industria costruzioni Totale Servizi consulenze Industria Industria legno e mofili Fabbricazione di apparecchiature elettriche Fabbricazione di carta e di prodotti di carta Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica Fabbricazione di macchinari e apparecchiature n.c.a. Fabbricazione di mobili; altre industrie manifatturiere Riparazione e installazione di macchine e apparecchiature Stampa e riproduzione su supporti registrati Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero, esclusi i mob Costruzioni Costruzioni Consulenza Altre attività professionali, scientifiche e tecniche, servizi veterina Attività degli studi di architettura e d’ingegneria; collaudi e analisi Attività legali e contabilità; attività di sedi centrali; consulenza ges Pubblicità e ricerche di mercato Attività di ricerca, selezione, fornitura di personale Servizi Servizi consulenze Totale Servizi Logistica Attività creative, artistiche e d’intrattenimento; attività di bibliotech Attività sportive, di intrattenimento e di divertimento Attività di produzione cinematografica, di video e di programmi te Attività editoriali Altre attività di servizi personali Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per persona Attività di noleggio e leasing Attività di organizzazioni associative Riparazione di computer e di beni per uso personale e per la casa Servizi di investigazione e vigilanza; attività di servizi per edifici e Trasporto Magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti Servizi postali e attività di corriere Trasporti marittimi e per vie d’acqua Trasporto aereo Trasporto terrestre e trasporto mediante condotte Alloggi Servizi Servizi di alloggio e di ristorazione Attività dei servizi delle agenzie di viaggio, dei tour operator e serv Informatica Tlc Programmazione, consulenza informatica e attività connesse; att Telecomunicazioni Servizi tlc e inform Totale Industria utilitie Industria Altro Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata Gestione delle reti fognarie; attività di raccolta, trattamento e sma Raccolta, trattamento e fornitura di acqua Industria utilitie Totale Agricoltura Agricoltura Pesca e acquacoltura Produzioni vegetali e animali, caccia e servizi connessi Silvicoltura e utilizzo di aree forestali Industria alimentare Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco Industria tessile Industrie tessili, confezione di articoli di abbigliamento e di articoli Ricerca Ricerca scientifica e sviluppo Servizi Logistica Totale Servizi Turismo Servizi Turismo Totale Servizi tlc e inform Agricoltura Totale Industria alimentare Industria alimentare Totale Industria leggera tessile Industria leggera tessile Totale Servizi R%D Servizi R%D Totale Totale complessivo Pag. 148/253 1.760 6.987 0,5% 6.667 11.617 0,8% 42.851 60.363 4,3% 44.139 69.648 4,9% 72.833 122.334 8,7% 168.251 270.949 19,2% 63.163 95.357 6,7% 50.722 62.221 4,4% 7.426 13.472 1,0% 46.031 68.177 4,8% 167.342 239.228 16,9% 56.681 62.199 4,4% 14.696 17.576 1,2% 61.071 71.737 5,1% 132.448 151.512 10,7% 8.328 8.347 0,6% 5.101 4.836 0,3% 12.286 11.560 0,8% 9.124 9.242 0,7% 9.140 8.619 0,6% 24.489 31.132 2,2% 5.607 5.250 0,4% 5.682 6.813 0,5% 3.548 2.397 0,2% 9.832 9.561 0,7% 93.137 97.758 6,9% 5.580 10.446 0,7% 3.684 4.950 0,4% 8.273 10.495 0,7% 3.685 3.754 0,3% 10.403 12.929 0,9% 9.222 16.014 1,1% 3.769 5.654 0,4% 3.006 3.984 0,3% 3.365 2.811 0,2% 14.914 24.090 1,7% 65.902 95.128 6,7% 9.146 11.376 0,8% 4.874 5.079 0,4% 7.787 9.333 0,7% 25.090 31.852 2,3% 11.917 12.301 0,9% 8.106 10.554 0,7% 5.741 5.115 0,4% 5.522 5.125 0,4% 78.183 90.735 6,4% 54.715 84.502 6,0% 54.715 84.502 6,0% 13.421 13.708 1,0% 9.816 12.346 0,9% 38.708 47.773 3,4% 3.027 2.972 0,2% 2.168 6.728 0,5% 67.141 83.527 5,9% 14.606 21.187 1,5% 5.000 4.916 0,3% 2.888 2.532 0,2% 1.892 1.354 0,1% 33.572 48.379 3,4% 57.957 78.368 5,5% 43.683 58.722 4,2% 1.775 1.622 0,1% 45.458 60.344 4,3% 15.993 24.495 1,7% 17.859 22.776 1,6% 33.852 47.271 3,3% 14.722 17.716 1,3% 5.045 7.793 0,6% 1.763 3.130 0,2% 21.530 28.639 2,0% 1.281 1.283 0,1% 28.257 26.282 1,9% 497 591 0,0% 30.036 28.156 2,0% 22.271 25.213 1,8% 22.271 25.213 1,8% 27.272 24.585 1,7% 27.272 24.585 1,7% 5.395 7.537 0,5% 5.395 7.537 0,5% 1.070.891 1.413.451 100,0% 18 2014 08 26 – SISTEMA ITALIA. PIL, CAPITALE INVESTITO E INVESTIMENTI. PIL e crescita. L’ Italia è un sistema chiuso. Se ne esce solo con investimenti e bilancia dei pagamenti. Riprendiamo da quanto gia detto in 2014 08 09 – Sistema Italia. La trilogia PIL Occupazione Investimenti. 1° = PIL 1. La crescita non è un dogma 2. I consumi sono una partita di giro La prima cosa che credo si debba rispiegare è il fatto che i consumi non creano ricchezza. Continuo a sentire discorsi sul tema e mi chiedo quale delle due sia vera: o io non ho capito niente di economia e continuo a non capire niente, o è vero il contrario. Ho quindi pensato di fare vedere una cosa che nessuno spiega a chi non si occupa di economia. Il PIL, non è una misura di ricchezza, ma di dimensione. Ci passa la stessa differenza che passa tra fatturato e utile. Viene convenzionalmente calcolato in 3 modalità rappresentative di flussi economici di sistema che fanno capire proprio come sia un indicatore di quanto gira una economia. Non di benessere, non di ricchezza, non di sviluppo. Lo diventa, perché indirettamente si assume che più si”gira” l’economia, più ci rimane attaccato qualcosa. Ma non è scontato. Le 3 modalità sono : 1. PIL dal lato della produzione 2. PIL dal lato del reddito 3. PIL dal lato della spese Come si vede qui sotto, il totale è sempre lo stesso. 1,5 miliardi di euro. Sono sempre gli stessi soldi che girano. Pag. 149/253 Non a caso si dice “far girare l’economia”. Vuol dire che produco per 1,5, generando redditi per 1,5, che vengono spesi per 1,5. E’ sempre il gioco dell’aeroplano. O delle catene di S.Antonio. Io credo che il gioco a crescere funzionava quando si immetteva moneta crescente nel sistema. Allora questa faceva ingrandire il sistema e indirettamente anche la produzione, i redditi e infine i consumi. Ma la chiave non erano i consumi. Era la moneta. Ma non mi farei indurre in tentazioni di neosovranità monetaria. E’ provato che la nostra la abbiamo usata male. Riprendendo un esempio già fatto sui consumi, il fatto è che se tagliassi le imposte di 30 miliardi succederebbe che : 1. Lo stato ha meno redditi e incassa -30 miliardi 2. Lo stato spende - 30 miliardi 3. Le famiglie hanno più reddito per + 30 miliardi 4. Le famiglie consumano (ammesso che succeda) + 30 miliardi I punti 1 e 3 fanno parte della tabella “pil secondo il reddito” sulla quale hanno impatto 0. Tabella bianca. I punti 2 e 4 fanno parte della tabella “pil secondo la spesa” sulla quale hanno impatto 0. Tabella verde. Ora: è noto che a me ogni forma di zero piace un casino, ma quanto sopra mi pare proprio scavare le trincee per ririempirle. Riprendendo la terza modalità, quella dal lato Spese (e quindi consumi), vorrei far rilevare che la spesa totale (dati Istat completi fino al 2010) è divisa tra: 1. Consumi, finali e non, di famiglie e altri. 1.252 miliardi, di cui 935 delle famiglie. 2. Investimenti lordi. 269 miliardi. 3. Saldo bilancia dei pagamenti. 39 miliardi. Nessuno parla mai, invece, della grandezza successiva al PIL, quella che la completa, che è il PIN. Prodotto Interno Netto, che vuol dire al netto degli ammortamenti. E’ la seconda riga di totale nella tabella a titoli verdi. Questa, come vedremo, è la nostra nota dolente. Ma prima una considerazione importante, secondo me. L’Italia è un sistema monetario chiuso. Non si possono stampare soldi ne aumentare il debito, che è stata una delle vie tradizionali per influire sulla nostra moneta in circolazione . E meno male, perché resto sempre convinto che fosse un Ascenseur pour l'échafaud (wikipedia) . Quindi il punto è che non si possono immettere nuovi soldi nel sistema, e quindi non si può migliorare lo sviluppo (che comunque è cosa diversa dalla crescita) del sistema con le logiche tradizionali. E’ una scelta obbligata, quindi, quella di ricorrere alle armi in nostro possesso tra le quali, secondo me: 1. Investire per mantenere efficiente o migliorare il sistema economico esistente. Anche un mobile o un vestito made in italy potrà essere fatto in un modo sempre migliore, e quindi risulterà più vendibile anche se non necessariamente più economico. 2. Investire per innovare, anche al fine di migliorare la vita a parità di spesa, o inferiore. Una cinquecento elettrica o ibrida a 5.000 euro (forse sono eccessivo) farebbe al caso, ad esempio. 3. Investire in ricerca per inventare nuove tecnologie, nuovi prodotti, nuove utilità (nel senso di cose utili) anche da esportare. Questa credo che sarà la vera competizione del futuro. Quella sulle idee utili. Che vendute all’estero porteranno moneta in Italia. 4. Esportare di più in generale, in modo da ricevere più moneta dall’estero. Secondo me i sell centers, funzionerebbero. E’ una logica pratica. Puramente micro: non esporto puntando su una presumibile competitività, ma punto sulla conquista del singolo cliente tramite sollecitazione e rapporto personale. E’ quello che fanno gli agenti di commercio. Se ci dedico un milione di disoccupati che portano a casa ciascuno 100 clienti/anno, i quali spendono 1.000 euro ciascuno, faccio 100 miliardi di PIL in più. Pag. 150/253 5. Importare di meno, in modo da mandare meno moneta all’estero. Ad esempio, incentivando l’agricoltura nazionale anche adibendoci i migranti in modo da rivitalizzare un settore oramai marginale e così facendo importando meno prodotti esteri. Si migliora la bilancia dei pagamenti. Ma l’agricoltura è solo un esempio. Un po’ di vetusto nazionalismo in più ci aiuterebbe di sicuro. Con buona pace di Banderas e Costner, che sono anche loro rappresentativi di una modalità esportativa di moneta. 6. Importare capitali nazionali, occultati all’estero, per investimenti produttivi al servizio dell’economia nazionale. 7. Importare capitali esteri, che investano in Italia. Il tutto corredato da una miglior distribuzione del reddito, così che tutti possano beneficiare di quanto sopra. In larga parte i punti di cui sopra rappresentano o si riconducono alla fattispecie di investimenti. E la filosofia sottostante, può essere nuovamente riassunta, a rinforzo, come di seguito. Dove li prendo i soldi per fare gli investimenti ? Di nuovo : non ci sono tante alternative. Non potendo farmeli prestare dal mondo, me li devo trovare da solo. In tre modi, secondo me: 1. operando sul mix investimenti/spesa switchando importi tra queste due tipologie di uscite (tabella Pil lato spesa) il che non impatterà sul “fare girare l’economia” perché sempre spese sono. Ma ci farà spendere in cose durevoli e non effimere. 2. Migliorando i miei saldi di flussi di uscite ed entrate dall’estero. La bilancia dei pagamenti. 3. Prendendo soldi che oggi no ho perché sono all’estero. Sia di residenti che non residenti italiani. Se la crescita non è un dogma, si può anche decrescere dignitosamente. Io credo che entro certi limiti si possa anche decrescere. Magari modificando i propri modelli di spesa si vive anche meglio. A patto però di non scaricare tutto sui più deboli. Bisogna diffidare di chi lascia intendere che decrescere dello 0,xxxx% sia una tragedia. Lo è solo per chi è schiavo del dovere fare sempre più profitti : una microminoranza della società globale. Entro certi limiti decrescere è solo una diversa idea di economia. Ricordate quando si parlava di soft landing dell’economia USA ? Era giusto. Che fine ha fatto quel concetto ? Perché nessuno ne parla più anche se di fatto è quello che sta succedendo ? Mi ripeto, ma io credo davvero che ci sia sempre un’altra via, o più altre vie, per fare qualsiasi cosa. Il sistema non si può rifare Questa è una notazione molto importante, che non credo di avere mai sentito fare a nessuno. Il capitale lordo (prima degli ammortamenti), valorizzato a prezzi di sostituzione, investito in tutto il sistema Italia è pari a oltre 10.000 miliardi di euro (al 2013, mentre le tabelle di dettaglio si fermano al 2010, ultimo anno di dati completi Istat). Più di 6 volte il PIL. Vuol dire che la somma di tutti gli investimenti fatti dalla notte dei tempi fino ad oggi, è pari a questa stratosferica cifra. La quale è già rivalutata dall’Istat a valori di oggi. Vorrebbe dire che se dovessi rifare da zero il sistema Italia che produce i 1.500 miliardi di PIL, ne dovrei spendere 10.000. No sto parlando del Patrimonio dello Stato, che è tema conservato per un possibile scritto futuro, per non indurre i politici a tentazioni “venditrici”. Questo Capitale lordo e’ lo stock di capitale ad un dato anno. E’ il valore dei beni capitali ancora in uso nel sistema economico valutati come se fossero beni capitali nuovi, senza tener conto della loro età e del loro stato (ovvero del deprezzamento che essi subiscono nel corso del tempo). E’ un valore di teorica sostituzione. (definizione Istat). E’ l’insieme di fabbriche, impianti, macchinari, tecnologie, immobili, terreni e quant’altro al servizio del funzionamento della macchina che produce il PIL. Pag. 151/253 Se non riusciamo a raddrizzarci, e questo Capitale se ne va a puttane, non riusciremo a ricostruirlo mai più. Nessuno spenderà mai 10.000 miliardi per investire e farci ripartire da zero. Saremo fortunati se ci ritroveremo in un’economia di sussistenza. Come oche utili solo a farsi ingozzare di consumi. Sarà quindi meglio cercare di curare bene quello che abbiamo. Che come si vede dalle cifre, non è poco. Al tempo stesso anticipando alcune considerazioni che saranno fatte al seguente paragrafo investimenti, balza all’occhio che il 44,8% di quella cifra è nel sottosettore Finanza e Assicurazioni, e quindi presumo che siano prevalentemente immobili. La seconda voce è quella di Difesa, Istruzione e Servizio Sanitario, che pesa per il 13%. L’osservazione che mi balza all’occhio quindi è che il 60% del nostro capitale di funzionamento è allocato su settori in larga parte improduttivi. Investimenti per macroclassi E arriviamo al nocciolo. Gli investimenti. Le prime 4 righe della tabella qui sotto mostrano il netto tra Investimenti lordi (che vanno nel PIL) e ammortamenti (che invece vanno nel totale dopo il PIL, nel PIN). Quindi, essendo questi ammortamenti calcolati dopo il PIL, nessuno li considera mai, quando invece sono rappresentativi di una bella fetta del problema. E questo non perché siano “brutti”, ma perché quando eccedono gli investimenti vuol dire che questi ultimi sono solo investimenti di sostituzione. Non nuovi investimenti, ma solo investimenti necessari per mantenere il sistema esistente in funzione. E’ indicativo poi il trend. Nel 2.000, facevamo investimenti netti per 70 miliardi. Pag. 152/253 Nel 2007 addirittura 90. Poi dopo il 2009 il tracollo, fino a raggiungere -11.421 nel 2013. E questa è la tipica configurazione di crisi di chi non rinuncia a spendere, ma si gioca il futuro. Per forza che non cresciamo. Proviamo a immaginare investimenti netti (netti dagli ammortamenti) annui per 100 miliardi/anno. Se sono investimenti veri devono “rendere”. Ipotizziamo un tasso minimo del 5% che è molto basso. Normalmente chi investe capitale di rischio si aspetta almeno un 10-15% all’anno. Anno 0 : 100 x 5% = 5 miliardi E’ poco. Non me ne accorgo nemmeno Anno 1 : 200 x 5% = 10 miliardi E’ poco Ma e’ già il doppio dell’anno zero ……… Anno 10 : 1.000 x 5% = 50 miliardi Miracolo ! Viaggio come un treno. Trenino, va’. Ma non basta. Un altro dato balza agli occhi. Del totale investimenti, il 50% più o meno stabile negli anni, è in costruzioni. Addirittura nel 2013 il rapporto tra le due classi si inverte. Diventano di più quelli in costruzioni di quelli fissi generali. I quali investimenti in costruzioni sono, in parte, quelli produttivi solo per i costruttori. Si guardi la voce “costruzione per abitazioni”. E’ pari a poco meno della metà del totale investimenti in costruzioni. Una volta finite, le costruzioni abitative non servono a niente se non a essere vendute a qualcuno che si fa un bel mutuo a 30 anni. E così trasferisce in anticipo il suo risparmio potenziale a qualcun altro. Tra l’altro a danno dei tanto amati consumi. Siamo un paese di palazzinari, quindi ? No, non necessariamente. Parte degli investimenti in costruzioni sono anche in fabbricati non residenziali, che potrebbero essere produttivi se fossero ad esempio capannoni industriali, depositi e simili. Sfortunatamente però, basta girare per l’Italia e balzerà agli occhi la gran quantità di immobili di questo tipo abbandonati. Pag. 153/253 E quindi ? Quindi, tra tutti, era meglio investire diversamente. Ma a dire il vero, che nella gran quantità di costruzioni che si vedono ovunque ci fosse qualcosa che non tornava, mi era già venuto in mente Estate 2013 - Le Clofrenì - Cibo per la mente nada - pg 26. Nel paragrafo seguente cercheremo di analizzare il valore netto degli investimenti netti per branca di attività. Ma ho il sospetto che dato che i tempi di ammortamento degli immobili sono molto lunghi, il valore dei loro ammortamenti sia proporzionalmente basso. In modo da aggravare il saldo negativo a carico degli investimenti produttivi. Investimenti per branca di attività Pag. 154/253 Quando scrivevo la fine del paragrafo precedente (Ma ho il sospetto che….) giuro che non avevo ancora fatto e visto queste tabelle soprastanti. La prima contiene il dettaglio degli investimenti netti per branca di attività. La seconda e la terza sono aggregazioni successive. Nella prima balza agli occhi che in 11 anni sono stati investiti 776 miliardi al netto degli ammortamenti. Di questi, l’80 %, pari a ben 623 miliardi in: Costruzioni Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli Attività immobiliari Trasporti e magazzinaggio Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria Servizi di alloggio e di ristorazione In termini di tendenza, poi va ancora peggio. Anche senza grafici, si vede ad occhio. (Tabellina qui sotto). Le prime 6 voci passano dal 65% sul totale, fino al 103% del 2010. Che vuol dire che tutte le altre sono in situazione di investimenti netti negativi. E la tabella si ferma al 2010, che era ancora un anno con investimenti totali positivi (37 miliardi). Figuriamoci che disastro ci sarà stato dopo. Anno 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Totale Totale complessivo 70.772 73.944 79.912 73.257 76.470 78.391 86.382 90.125 76.045 35.586 35.736 776.621 Tot. prime 6 voci > di 3% del tot. 46.274 51.162 57.942 58.978 63.100 65.675 69.089 69.070 62.370 42.261 36.810 622.731 Prime 6 voci % sul totale 65% 69% 73% 81% 83% 84% 80% 77% 82% 119% 103% 80% Più Stato, meno liberismo Io credo che quanto sopra testimoni una cosa molto semplice. Il mercato non è capace di regolarsi da solo. A me piace pensare che ciò dipenda dal fatto che il termine “mercato” è solo una astrazione. E che la realtà è che non esiste nessun mercato, ma solo la sommatoria di tanti individui. Molti dei quali propensi a fare stupidaggini. Molti continuano a invocare il liberismo mercato-imprenditoriale come soluzione al problema. Gli imprenditori ci salveranno perché investiranno e daranno posti di lavoro. Si, può essere. Ma gli imprenditori sono anche quelli tra i quali c’è chi da sempre evade e porta i soldi all’estero, con la scusa che le tasse sono troppo alte. Se sono troppo alte perché non pagano almeno quelle per loro giuste, e ne evadono solo una fettina ? Perché non portano all’estero l’equivalente del 10 % di tasse così da lasciare in Italia il 35% di tasse giuste da pagare, pagate? Troppo comodo. E’ l’avarizia che li guida, non la giustizia. Mio padre diceva sempre che Cuccia diceva sempre che in Italia gli unici imprenditori onesti sono quelli storicamente ricchi di famiglia. O qualcosa del genere. Ma il succo era che sono pochi. Nella mia esperienza personale posso confermare in buona parte questa affermazione. Quindi io sono fermamente convinto che il liberismo sia giunto al termine. Credo che ci voglia l’intervento dello Stato. A patto che non sia come nel recente passato e che sia illuminato. Ma non “nel senso di casta”. Intendo proprio nel senso letterale. Che abbia visto la luce, come Belushi nei Blues Brothers (sempre la stessa citazione, lo so). Come ho già detto, per me la mano libera non esiste. O forse non esiste più. Era un’illusione. Era un concetto radicato in uno stadio della conoscenza ancestrale. Pag. 155/253 A lasciar fare, per me, si incontrerà solo uno stomaco ingordo, che si nutre della umana cupidigia. Glossario Istat Investimenti fissi lordi: Gli investimenti fissi lordi sono costituiti dalle acquisizioni (al netto delle cessioni) di capitale fisso effettuate dai produttori residenti a cui si aggiungono gli incrementi di valore dei beni materiali non prodotti. Ammortamenti: Gli ammortamenti rappresentano la perdita di valore subita dalle attività, nel corso del periodo in esame, per effetto del normale logorio fisico e dell’obsolescenza prevedibile, compreso un accantonamento per perdite di attività conseguenti al verificarsi di eventi accidentali assicurabili. Capitale lordo: Lo stock di capitale lordo per un dato anno è il valore dei beni capitali ancora in uso nel sistema economico valutati come se fossero beni capitali nuovi, senza tener conto della loro età e del loro stato (ovvero del deprezzamento che essi subiscono nel corso del tempo). Capitale netto: Lo stock di capitale netto per un dato anno è il valore dei beni capitali ancora in uso nel sistema economico valutati allo stesso prezzo dei beni capitali nuovi dello stesso tipo, meno il valore cumulato del deprezzamento maturato fino all’anno per il quale si vuole calcolare lo stock. Pag. 156/253 19 2014 08 16 – SISTEMA ITALIA. IMPORT E EXPORT. Prima di affrontare il 3° tema della trilogia, Pil, Occupazione e Investimenti, l’occupazione, vorrei fare alcune considerazioni sulla bilancia corrente dei pagamenti Quella che segue è una tabella di riassunto, tratta da una bellissima Sintesi del Rapporto ICE 2013-2014 L’ITALIA NELL’ECONOMIA INTERNAZIONALE – ICE-ISTAT. E’ molto accurato e approfondito. Se lo si legge tutto, ci si fa una cultura su flussi internazionali, sistemi paese, competitività, tassi di cambio e altro. Dopodichè, ci si ritrova al punto di partenza. Anno P3_S14: Spesa per i consumi finali delle famiglie residenti P3_S15: Spesa per i consumi finali delle ISP P31_S13: Spesa per consumi individuali delle Aa.Pp. P41: Spesa per i consumi individuali effettivi P32_S13: Spesa per consumi collettivi delle Aa.Pp. P3: Spesa per i consumi finali P51: Investimenti fissi lordi P52: Variazione delle scorte P53: Oggetti di valore P5: Investimenti lordi P6: Esportazioni di beni e servizi P7: Importazioni di beni e servizi Esport - import B1XG_2: PIL DAL LATO DELLA SPESA Ammortamenti PRODOTTO INTERNO NETTO 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 714.218 3.913 128.569 846.699 90.627 937.326 245.519 1.192 2.830 249.541 320.768 -309.343 11.425 1.198.292 -174.746 1.023.545 737.957 4.164 139.963 882.083 96.122 978.205 257.682 761 1.721 260.164 337.266 -319.898 17.368 1.255.738 -183.738 1.072.000 759.855 4.513 146.514 910.882 101.261 1.012.143 274.571 1.273 1.690 277.534 331.744 -319.548 12.196 1.301.873 -194.659 1.107.214 787.802 4.737 152.089 944.628 109.771 1.054.399 275.258 3.160 1.787 280.204 327.610 -320.363 7.246 1.341.850 -202.001 1.139.849 814.286 5.108 159.796 979.190 115.268 1.094.458 288.429 2.834 2.192 293.455 352.087 -342.271 9.815 1.397.728 -211.959 1.185.769 842.343 5.374 169.569 1.017.286 119.858 1.137.144 300.766 -2.610 1.947 300.102 371.639 -372.505 -867 1.436.380 -222.375 1.214.005 875.757 5.707 176.631 1.058.095 121.543 1.179.638 319.062 4.096 2.407 325.565 412.377 -424.548 -12.172 1.493.031 -232.680 1.260.352 905.115 5.910 179.868 1.090.893 123.475 1.214.368 333.533 7.681 2.506 343.720 448.408 -452.297 -3.889 1.554.199 -243.407 1.310.792 925.991 6.017 185.962 1.117.969 129.444 1.247.413 330.649 8.006 2.182 340.837 448.227 -461.333 -13.106 1.575.144 -254.603 1.320.541 910.382 6.212 190.018 1.106.612 134.666 1.241.278 294.680 -9.902 1.706 286.484 360.880 -368.947 -8.067 1.519.695 -259.094 1.260.601 937.611 6.352 192.414 1.136.377 134.589 1.270.966 301.429 7.280 2.453 311.163 412.509 -442.752 -30.243 1.551.886 -265.693 1.286.192 961.535 6.498 188.226 1.156.259 133.827 1.290.086 301.162 8.720 2.535 312.418 455.569 -477.654 -22.085 1.580.419 -273.691 1.306.728 948.104 6.596 186.211 1.140.910 128.745 1.269.655 281.543 -1.805 2.491 282.229 473.905 -457.201 16.704 1.568.588 -278.902 1.289.686 935.363 6.625 183.300 1.125.288 127.375 1.252.663 269.195 -2.791 2.365 268.769 474.679 -436.088 38.591 1.560.023 -280.617 1.279.407 Sono 12 anni che tanto esportiamo, tanto importiamo. In quegli stessi dodici anni la Germania si è portata a casa 2.000 miliardi di soldi. Non di parole. Il problema a me pare piuttosto chiaro Non solo siamo un paese di gelatai, pizzaioli (senza offesa) evasori e palazzinari. Il vero problema, è che siamo anche un paese di pensatori. Tutti concentrati ad inseguire il pensiero più bello, a giudicare gli altri, a credere di saper pensare, di potere sapere cosa si deve fare, così sulla “punta delle dita”. Senza studiare, senza documentarsi, senza avere esperienza. Ricordate quando una volta si diceva che gli italiani sono tutti commissari tecnici della nazionale ? Ecco, non vale solo per la nazionale. Siamo così in tutto. E pensando, pensando, ci dimentichiamo di fare. O aspettiamo che qualche “delegato immaginario” lo faccia al nostro posto. Tanto che siamo anche disposti a mandare in televisione un esercito di “opinionisti” di dubbia competenza, se non intelligenza. A cui deleghiamo la distillazione finale di ciò che è bene e ciò che è male. Io questa modalità di essere l’ho riscontrata personalmente al Manifesto, e in parte in Radio Popolare. Siccome siamo democratici, tanti, se non tutti, credono di dovere dire la propria. Senza minimamente curarsi di sapere se “la propria” abbia senso o no. Il problema è che mentre noi pensiamo, gli altri fanno. E non solo: su questa nostra evanescenza gli altri ci contano. E’ l’imperialismo delle idee. Quello per cui un hamburger diventa miracolosamente meglio di una pizza. Anche se io ho grande rispetto per entrambi, che sono tutte e due forme di alimentazione proletarie, se capisco che mangiando più pizze aiuto l’Italia e quindi me stesso, cerco di farlo. E nel nostro caso della bilancia dei pagamenti, mentre noi pensiamo gli altri ci vendono, o meglio ci imbottiscono, di ogni ben di dio. A fronte di 1.000 miliardi di consumi, ne abbiamo quasi la metà (400) di importazioni. Non crediate che sia l’energia che importiamo. Quella costa solo 70 miliardi. (Vedi tabella in coda) Ma se siamo tutti pensatori come mai nessuno ha pensato che se non compero le Nike forse potrò continuare a mangiare per tanti anni ancora ? Allora, io voglio cercare di ribadire alcuni suggerimenti pratici, senza arrotolarmi in pippe mentali sulla competitività, la Cina, i grandi flussi. Ma trattando l’Italia davvero come se fosse una somma di sistemi microeconomici. Pag. 157/253 Il che, abbandonando l’enfasi semantica che pure ci piace tanto, vuol dire trattare l’Italia come un’azienda. E visto che credo che siano buone idee, ripeto anche quelle che ho già espresso, sperando che me ne vengano di nuove. 1. Più agricoltura nazionale Minor importazioni agricole, più agricoltura nazionale. Anche usando i migranti, in modo da risolvere due problemi in uno. 2. Minori importazioni Penso a Pubblicità Progresso battente: omnipresente, subliminale, manipolatoria. Visto che non posso mettere dazi, facciamo formazione su cosa è la bilancia commerciale. Alla faccia della globalizzazione, che combatteremo con la forza delle idee e non con le imposizioni. Io la Pubblicità Progresso la trovo fantastica in generale, bellissime quelle per l’Europa, uno strumento potentissimo. Usiamola di più. Fate voi, con gli esperti di comunicazione. Basta che funzioni. E se la pubblicità funziona per qualsiasi cosa, perché non dovrebbe funzionare in questo caso che è pure vero ? In coda allo scritto c’è un tabella con il riepilogo della bilancia corrente per settore e una colonna di possibili aggiustamenti della situazione attuale. 3. Sell centers Si possono mettere in atto varie idee, senza investimenti particolari. Il peggio che può capitare è che si da una speranza e un occasione ad alcuni dei nostri milioni di disoccupati. Volere è potere Voglio raccontare due mie esperienze personali, che non sono nemmeno tanto micro. Ma sono rappresentative del fatto che se si vuole fare una cosa bisogna solo farla. Start-up biodiesel Novamont La prima si riferisce sempre alla mia prima esperienza lavorativa. Quella in Montedison quando facemmo lo start-up della società che faceva il biodiesel. Non voglio stare a ripetere tutta la storia, che ho già raccontato più volte. Se ci ripenso, mi dico che era impossibile, eppure l’abbiamo fatta davvero. Tra l’altro per un motivo molto semplice. E cioè che soprattutto per quel che mi riguarda io non avevo sovrastrutture e siccome nessuno mi aveva detto che non si poteva fare, io non contemplai nemmeno tale possibilità. Magari era pure impossibile, ma visto che non lo sapevamo è stata possibile. Sembra poco ? Non è così. L’essenza è che se una cosa si vuole fare, la si fa. Se volete convertire il tutto in psichiatria quantica, se non attribuisco importanza al pensiero negativo, quello svanisce da solo. Alcuni la chiamano anche forza del pensiero positivo. E’ sempre la stessa cosa: se pompo onde su quella frequenza, essa attirerà ulteriori flussi positivi e alla fine prevarrà. Società commerciale estera concimi in Italia La seconda esperienza riguarda una società francese di un signore che si chiama Roullier, Groupe_Roullier, che fa prevalentemente concimi. Una delle migliori realtà che io abbia conosciuto. I concimi sono un settore riservato alle grandi aziende statali che sono tradizionalmente in perdita. E questo signore invece guadagnava un sacco di soldi. Aveva applicato il concetto di specialty (prodotto di nicchia) ad un settore tradizionalmente di commodities (prodotti di massa). Ma il punto non era solo questo. Il punto era che aveva capito che doveva fare percepire questo valore aggiunto ai clienti, in modo da vendere i prodotti al prezzo che lui aveva calcolato essere quello che dava un utile aziendale per lui soddisfacente. E per fare ciò aveva creato un modello basato sulle reti di vendita prima ancora che sul prodotto. I venditori dovevano essere “committed” al suo modello e vendere ad un margine mai inferiore al limite che lui imponeva. Ogni settimana io, che ero il controller, facevo la classifica dei venditori in base al margine che avevano prodotto. Non ci interessava quanto vendevano, o i prezzi o che prodotto. Ci interessava quanto facevano guadagnare e lo calcolavamo ogni settimana. Se dopo sei mesi non avevano guadagnato abbastanza da ripagare i loro costi, li licenziava. Se dopo 12 mesi non avevano ripagato anche tutti gli altri costi, li licenziava. Pag. 158/253 Poco importa che in Italia non si potesse licenziare. Lui li aveva talmente cooptati nel meccanismo, che se non riuscivano, se ne andavano da soli. Perché l’azienda doveva funzionare. E lo avevano capito anche loro. Il punto di tutto ciò però è un altro. Questo signore aveva capito che la prima e più importante cosa da fare era avere personale di vendita competente e partecipativo. Tanto cha appena iniziata l’attività in Italia, subito dopo l’Amministratore Delegato aveva voluto il responsabile del personale. E solo dopo, tutti noi. Che non contavamo quasi nulla, giustamente. A lui importava solo della rete di vendita, appunto. Ricordo un giorno, che a seguito delle insistenti lamentele della rete sul fatto che i prodotti erano troppo cari, il signor Roullier prese il suo aereo privato e venne in Italia. La rete era tutta contenta, perché erano sicuri che avrebbe ascoltato le loro ragioni. Rimasero per ore tutti in una sala conferenze ad esprimere il loro dissenso, spiegare perché non riuscivano a mantenere i prezzi. E così via. Dopo parecchie ore, il signor Roullier chiese la parola e disse solo : “Ho capito, tra 15 minuti il mio aereo riparte. Da domani,… continuiamo tutto come prima. Chi non è soddisfatto può andarsene.” Restarono tutti stupiti, non fecero nemmeno in tempo ad essere contrariati, mentre lui se ne andava. E sapete cosa successe ? Dopo pochi mesi la rete arrivò a funzionare perfettamente come un orologio svizzero. Ecco : la leadership. Ma sopratutto la consapevolezza che volere è potere. Certo, certe volte per instradare l’energia verso configurazioni positive, ci vuole un aiutino. A volte l’aiutino consta nel non dare alternative. Aiutare gli indecisi, si diceva una volta. E io continuo a insistere sui sell center. Se si entra in questo ordine di idee si possono fare un sacco di cose. Bilancia corrente 2013. Esportazioni e importazioni Settore ‐ dati 2013 Prodotti dell'agricoltura Prodotti industria estrattiva ‐ oil & gas Prodotti alimentari, bevande e tabacco Prodotti tessili Articoli di abbigliamento Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili Calzature Legno e prodotti in legno e sughero no mobili Carta e prodotti di carta Coke e prodotti petroliferi raffinati Sostanze e prodotti chimici Articoli farmaceutici e chimico‐medicinali Articoli in gomma e materie plastiche Vetro, ceramica, materiali non metallici per l’edilizia Prodotti della metallurgia Prodotti in metallo Computer, apparecchi elettronici e ottici Apparecchi elettrici Macchinari ed apparecchi meccanici Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi Altri mezzi di trasporto Mobili Prodotti delle altre industrie manifatturiere Gioielleria, bigiotteria e pietre preziose lavorate Altri prodotti Totale Pag. 159/253 Exp 5.973 1.195 27.468 9.400 17.785 9.391 8.395 1.510 6.203 16.355 25.514 19.625 13.897 9.321 27.312 18.172 12.272 20.227 71.597 26.447 10.716 8.356 7.443 6.048 9.182 389.804 Imp ‐12.652 ‐59.339 ‐28.037 ‐6.156 ‐11.553 ‐4.388 ‐4.437 ‐2.879 ‐6.288 ‐12.232 ‐34.667 ‐20.569 ‐8.517 ‐3.170 ‐28.406 ‐6.758 ‐22.171 ‐12.874 ‐22.282 ‐24.148 ‐5.253 ‐1.575 ‐6.870 ‐1.911 ‐12.196 ‐359.328 Bilancia ‐6.679 ‐58.144 ‐569 3.244 6.232 5.003 3.958 ‐1.369 ‐85 4.123 ‐9.153 ‐944 5.380 6.151 ‐1.094 11.414 ‐9.899 7.353 49.315 2.299 5.463 6.781 573 4.137 ‐3.014 30.476 Rettifiche 5.000 10.000 2.000 5.000 2.000 1.000 5.000 5.000 35.000 ALLEGATO Groupe Roullier Création 1959 Fondateurs Daniel Roullier Données clés Saint-Malo (France) Siège social Direction Henri Boyer Actionnaires Daniel Roullier Activité Chimie, agrofourniture Timac Agro, Florendi Jardin, Timab, Magnesitas Navarras, Timab Phosphates, BiotechMarine, Filiales Setalg, CIPAV, Hypred, Agriplas1, CAN2, Pâtisseries Gourmandes, Charcuteries Gourmandes, Halieutis, William Houde Ltée Effectif 6 400 (2012) Site web www.roullier.com Données financières Chiffre d’affaires 3,1 milliards € (2012) Le Groupe Roullier est une société fondée en 1959 à Saint-Malo par Daniel Roullier. Elle est spécialisée dans la production et la transformation chimique de nutriments et d'aliments pour les plantes, les animaux et les hommes. L'entreprise se développe notamment dans les domaines de l'agrofourniture (métier historique du groupe), de l'agrochimie ainsi que de l'agroalimentaire et des technologies marines, c'est-à-dire dans la production de produits minéraux industriels, de produits pour le jardin, de phosphates alimentaires, les biotechnologies marines ou encore dans l'exploitation et la transformation des algues. À ses débuts, l'entreprise n'était composée que d'une dizaine de collaborateurs. Aujourd'hui, l'entreprise est implantée dans 46 pays et compte près de 7 000 employés. Daniel Roullier et sa famille sont classés 29e fortune de France avec 1 800 M€ de fortune3. Pag. 160/253 20 2014 08 20 – SISTEMA ITALIA. OCCUPAZIONE E TESSUTO PICCOLE MEDIE IMPRESE L’occupazione viene per ultima, nella cronologia della trilogia Pil, Investimenti, Occupazione. Pag. 161/253 Perché non può che scaturire come conseguenza di un sistema che funziona. E sul tema partiamo, salvo errori, con una sorpresa. Lo dicevo io che non si devono mai guardare solo le percentuali, ma sempre prima i valori assoluti. Bisogna debellare questo “virus percentile”. Mi riferisco alle 4 tabelle precedenti e relativi grafici, che riportano 10 anni di : Forza lavoro (in migliaia) Occupati (in migliaia) Disoccupati (in migliaia) Disoccupati (in %) Mi aspettavo di trovare 2 milioni di occupati in meno. E invece: occupati totali stabili. Dal 2004 al 2014 passano da 22,8 a 22,6 milioni. Il problema è che cresce la forza lavoro. Da 24,8 a 26,1 milioni. Non mi è chiaro come possa essere, dato che la popolazione rimane stabile ed in più invecchia. Una spiegazione che mi viene in mente è quella già menzionata riguardo ai migranti. Gli stranieri ci riportano negli ultimi anni da 58 a 60 milioni totali, e sono giovani, quindi annoverabili nella forza lavoro. Ma è un’ipotesi da verificare. Nel complesso comunque il sistema sembra tenere. Addirittura, anche negli anni post 2008 e 2009. Il numero totale di occupati resiste. Anche se bisogna rilevare come tra i due estremi del 2004 e 2014, l’occupazione totale era cresciuta, fino a quasi 24 milioni del 2008. Quindi quello che è successo è che con la crisi ci siamo “rimangiati” l’incremento che era giunto fino al massimo del 2008. Ma nel complesso per me ha del miracoloso. Ricordando lo stillicidio di notizie di imprese di ogni dimensione che chiudevano mi aspettavo molto peggio. Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, il che è sempre un buon esercizio, è una buona notizia, anche se bisogna sempre ricordare sia la disoccupazione giovanile che quella meridionale. Sulla seconda, che è visibile dalle tabelle, si nota chiaramente che in tutte le regioni meridionali il numero di occupati diminuisce. Quindi si conferma la storia nota dell’Italia a due velocità. In ogni caso, almeno adesso abbiamo un quadro completo. (NB: attenzione che il 3° e 4° grafico cambiano scala, perciò sembrano molto più ripidi.) A complemento della fotografia occupazionale nazionale, ho voluto considerare in primo luogo quanto segue, con una fotografia di quello che un tempo tanti ci ammiravano. Il tessuto delle nostre imprese. Che in larga parte è ancora fatto di piccole medie imprese. E’ ancora li. E per me è ancora un nostro punto di forza. Si guardi la tabella seguente. Le prime 3 colonne sono il totale per classe Ateco di addetti e numero imprese. 16,4 milioni di occupati in 4,4 milioni di imprese. Ovviamente sono contate anche imprese in larga parte unipersonali come si rileva dalle righe a “media 1” (ad esempio le immobiliari o le coltivazioni). Ma comunque vuol dire che 16,4 milioni su 22,6 totali, sono occupati in questi comparti. La percezione è davvero di un insieme di tanti microsistemi, a loro volta composti da cellule microeconomiche: le aziende che fanno impresa. E’ opportuno ricordare che l’art. 2555 del codice civile stabilisce che l’azienda è il complesso dei beni organizzati dall'imprenditore (art. 2082) per l'esercizio dell'impresa. Il codice civile poi, non parla esplicitamente di cosa sia l’impresa, ma rinvia alla definizione di imprenditore. L’art. 2082 c.c. stabilisce testualmente che è imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi. E’ opportuno ricordarlo, perché vuol dire che qualcuno lo ha concepito e addirittura reso legge. E’ quindi nozione radicata nel nostro sistema sociale, economico e giuridico. L’Italia, quindi, non è solo una Repubblica fondata sul lavoro. Ma anche sull’impresa. Potremmo dire che è stata concepita come Repubblica di lavoratori e imprenditori, insieme. Il che fu quanto meno lungimirante. Pag. 162/253 E bisogna ricordarselo, perché governare l’Italia deve per forza volere dire farne funzionare il sistema economico nel suo complesso. Tornando alla tabella. Pag. 163/253 Le ultime 3 colonne in rosso, riportano soltanto i dati delle righe delle prime 3 colonne corrispondenti a una media di addetti inferiore a 10 persone. La metodologia è approssimata perché questi dati riprendono solo i dati totali per branche con meno di 10 addetti medi, e quindi non tengono conto che in quelle singole medie di partenza ci saranno valori maggiori e valori superiori alla media stessa. Però rende l’idea comunque. Diciamo che queste ultime 3 colonne approssimano il nostro tessuto di piccole e medie imprese. Le quali sarebbero 4,242 milioni che impiegano 12,8 milioni di addetti. Quello che più mi ha impressionato nel guardare questi dati, è un pensiero già esplicitato che è li a portata di mano. Ho parlato già di sommatoria di sistemi microeconomici. Di economia frattale. Mi rendo conto adesso che forse non pensavo solo al futuro, ma descrivevo ciò che è già esistente. Il nostro tessuto di microimprese ha uno straordinario valore aggiunto, soprattutto in tempi di globalizzazione. Se muore una di queste imprese le altre possono sopravvivere. E possono subentrarle. E’ ridondante, come si usa dire per le reti. E’ un insieme di cellule indipendenti evoluzionisticamente adattivo. Perché e’ flessibile. Cosa manca perché ciò riprenda a funzionare ? Secondo me, innanzitutto le seguenti cose. L’ordine di grandezza fa la differenza Proprio come per il “fiscal miracle” già menzionato, io non credo che la chiave sia tagliare un po’ di tasse per rilanciare l’economia. Ne dal lato consumi ne dal lato investimenti. E questo proprio perché non si potrà incidere in misura significativamente rilevante. Come già detto, se ad esempio tagliassimo le tasse di 30 miliardi, il che sarebbe tantissimo, a ognuno dei 60 milioni di italiani arriverebbero 500 euro/anno. Su base mensile fa 40 euro circa. Anche ipotizzando che arrivino a tutti e 3 i membri di una famiglia media, sarebbero 120 euro al mese. Io non credo che li spenderanno tutti, il che potrebbe anche essere buona cosa: magari si rivitalizzerebbe un po’ il risparmio. Ma anche se li consumassero tutti diciamo che alle imprese (che sono 4,4 milioni) arriverebbero 30 miliardi/4,4 milioni = 6.800 euro di fatturato in più. Che assumendo un utile di 10 % medio, farebbero 680 euro a impresa in più. D’altro canto credo che sia anche evidente che a una impresa che fattura 200.000 euro e ne fa 20.000 di utile, non serva niente pagare 8.000 invece di 10.000 euro di tasse. Certo tutto fa brodo, ma non risolve. Sempre per lo stesso motivo: l’ordine di grandezza. Le logiche macroeconomiche classiche, semmai abbiano ancora un senso, ce l’hanno se applicate su larga scala. In sistemi e misure dimensionalmente grandi. Ma non in un sistema piccolo a sua volta composto di tante piccole realtà. Come si dice in revisione, in tale caso sono “not tangible”. Certo se in Italia esistesse una sola unica grande azienda, ricevere 30 miliardi di fatturato in più sarebbe tutt’altra cosa. Ma non è questa la realtà. E intanto tutti continuano a “sparare” ricette demagogiche senza sapere cosa stanno dicendo. Io penso che sia più utile vedere la questione sotto altri profili. Ecco alcune cose che secondo me servono. Pag. 164/253 Miglior accesso al credito Un tempo, in termini di politica economica, si parlava di ruolo del sistema bancario, di forbice di tassi di interesse e così via. La forbice ad esempio è la differenza tra costo della raccolta che le banche pagano a chi deposita, e ricavi degli impieghi che le banche ottengono prestando il denaro. Ma erano tempi in cui i tassi interbancari non erano prossimi a zero, e quindi gli importi erano tangibili. Certo, oggi resta il problema che quando la BCE taglia i tassi a zero, le banche non ribaltano sul mercato. Perchè mentre gli interessi passivi sono prossimi a zero, quelli attivi restano sempre attorno alle stesse grandezze. L’espansione monetaria dei tassi bassi aiuta per lo più le banche. Si accentua lo squilibrio tra tassi di raccolta a tassi intangibili e tassi di impiego elevati, ma questo accentua uno squilibrio già molto grande, senza alterarne la sua struttura. Ma anche in questo caso si dovrebbe ricordare che le banche sono comunque generatrici di PIL e conseguentemente di occupazione. Nel sistema Italia sono il primo settore componente il PIL con 270 su 1.500 miliardi. Demonizzarle tout court non è realistico ne opportuno. Microequity o Sanocapitale Altra considerazione però è che il mestiere dei banchieri può oscillare tra due estremi: strozzinaggio o missione sociale. Per spostarsi verso la seconda, un banchiere deve avere la capacità di riconoscere l’impresa. Riconoscere ciò che ha senso finanziare perché funzionerà. Partecipare al rischio. Senza questo, il banchiere non svolge nessuna nobile funzione. E’ dunque legittimo che i politici richiamino le banche a svolgere la loro più nobile funzione, senza trattenere capitali che diventano improduttivi. Ma secondo me esiste anche un’altra opzione. Piccola rispetto al totale. Ma che potrebbe avere un grande impatto “operativo” perché potrebbe essere utile a tantissimi soggetti. L’idea nasce come derivazione del microcredito. E qualche hanno fa ne avevo parlato e avevo anche provato a realizzarla, chiamandola microequity o “Sanocapitale”. Avevo scoperto, mi pare, che tra l’altro era una cosa che parecchio prima di me era stata riconosciuta dalla finanza islamica. Si tratta di finanziare importi con le seguenti 4 modalità 1. Solo in beni strumentali (quindi investimenti, naturalmente) 2. Senza garanzie reali ma tenendo a garanzia il bene (il che vuol dire concedendolo in uso, come in una specie di comodato) 3. Senza interessi 4. Senza rata fissa di rimborso. (In pratica si rimborsa quando ci sono gli utili) Proprio per queste 4 caratteristiche diventa ragionevole pensare che possa essere fatto dallo Stato e non da privati, anche se si potrebbero stanziare i fondi a livello Statale e poi operativamente erogare a livello bancario dove ci sono: 1. sia le competenze per valutare il finanziamento (in fondo è solo questione di adottare un profilo di rischio specifico) 2. sia quelle per gestirne proceduralmente la vita effettiva (ammortamenti e rimborsi) Ecco, credo che al nostro piccolo imprenditore da 100.000/200.000 euro di ricavi, serva più avere un prestito da 25.000 euro senza interessi e rimborsabile quando possibile per comperare nuovi macchinari o attrezzature, piuttosto che uno “sconto tasse” di qualche mila euro con cui non ci fa niente. Questo sembrerà utopistico. Ma se lo si considera a livello sistemico ne rileviamo la notevole dimensione pratica, nonostante la relativa marginalità dimensionale. Se stanziassi 50 miliardi, da allocare su finanziamenti di 25.000 euro ciascuno, potrei finanziare 2.000.000 di piccole imprese a rotazione. Il 50 % delle imprese italiane, che come risulta dalla tabella sono 4,4 milioni. Pag. 165/253 Il tutto non sarebbe nemmeno a fondo perduto, ma mano a mano che i prestiti vengono rimborsati si finanzia qualcun altro. Stessa logica del microcredito, quindi. Con importi relativamente modesti si aiutano davvero milioni di persone. Ecco che allora invece che il taglio delle tasse, potrei usare tali importi di ipotetico taglio per destinare fondi (25 miliardi anno per 2 anni, ad esempio ) ad una iniziativa strutturale utile nel lungo periodo. Se poi si vuole considerare la valenza sociale di microequity e microcredito, nelle rispettive misure da me ipotizzate, si aiuterebbero rispettivamente 2 milioni e 1 milione di persone. Contandone l’appartenenza a una famiglia di 3 soggetti medi, si arriverebbe e fare qualcosa di tangibile per 9 milioni di persone. Questo si che è un ordine di grandezza rilevante. Integrazione micro sistemica a valle e a monte. Filiera e consorzi. Sempre guardando i dettagli della tabella, e in particolare quante branche di attività siano caratterizzate da numero di addetti medi molto piccolo, mi sono chiesto cosa servisse davvero a questi soggetti. Molto spesso sono impegnati a produrre e non hanno tempo di fare altro. E se riusciamo a farli crescere, allora si che potranno assumere qualcuno. Mi è venuto in mente un esempio di Asti, città dove ho vissuto per un po’di tempo. Una antica cioccolateria artigianale gestita da padre e figlio, mi pare. Spettacolare. Dei prodotti che belgi e svizzeri se li sognano. Mi trovai li per caso e iniziammo a parlare finchè gli raccontai della Microeconomia Adattiva Complessa e del supporto commerciale che avremmo potuto dargli. Quello mi disse qualcosa del tipo “Magari! Noi non abbiamo mica il tempo di andare in giro a vendere”. E così ce ne sono a migliaia. Da cui torniamo tra l’altra alla solita idea dei sell centers. Ma sulla stessa scorta, si potrebbe pensare anche a tante atre cose. A dei portali web comuni per la vendita del Made in Italy (io, ad esempio avevo provato a lanciare www.prezzosorgente.it – oggi chiuso) A dei buy center, dedicati alla singola branca di attività. Magari a livello regionale o provinciale. A dei gruppi di acquisto lato impresa. A mercato interno prenotato da gruppi di acquisto di clienti. Se ci si pensa bene non è nulla di nuovo rispetto ad una logica consortile. Forse da realizzare con alcune specificità, come ad esempio impiegando i disoccupati. Il nocciolo della questione è cercare di inventarsi tanti step di filiera nuovi e/o aggregativi. Usando la logica dei consorzi, ma con il controllo e la gestione statale. Perché i piccoli spesso non hanno nemmeno le energie e il tempo per pensare a consorziarsi. ALLEGATO Rilevazione sulle forze di lavoro. Istat Dall'indagine sulle forze di lavoro derivano le stime ufficiali degli occupati e delle persone in cerca di lavoro, nonché informazioni sui principali aggregati dell'offerta di lavoro ' professione, ramo di attività economica, ore lavorate, tipologia e durata dei contratti, formazione. Dalla sua introduzione all'inizio degli anni '50, l'indagine svolge un ruolo di primo piano nella documentazione statistica e nell'analisi della situazione occupazionale in Italia e si rivela uno strumento conoscitivo indispensabile per decisori pubblici, media, cittadini. Le informazioni vengono raccolte dall'Istat intervistando ogni trimestre un campione di quasi 77 mila famiglie, pari a 175 mila individui residenti in Italia, anche se temporaneamente all'estero. Sono escluse le famiglie che vivono abitualmente all'estero e i membri permanenti delle convivenze (istituti religiosi, caserme ecc.). Pag. 166/253 Negli anni l'indagine è stata più volte rinnovata per tenere conto, da un lato, delle continue trasformazioni del mercato del lavoro, dall'altro, delle crescenti esigenze conoscitive degli utenti sulla realtà sociale ed economica del nostro paese. L'ultima modifica è stata avviata all'inizio del 2004 in linea con le disposizioni dell'Unione Europea. L'attuale rilevazione campionaria è continua in quanto le informazioni sono raccolte in tutte le settimane dell'anno e non più in una singola settimana per trimestre. I risultati vengono diffusi con cadenza trimestrale, fatta eccezione per il dettaglio provinciale che ha cadenza annuale. La rilevazione si caratterizza per la definizione di nuovi criteri di individuazione degli occupati e delle persone in cerca di lavoro, nonché per la profonda riorganizzazione del processo di raccolta e produzione dei dati. Per rendere confrontabili le nuove stime rispetto ai dati riferiti agli anni passati l'Istat ha provveduto a ricostruire le serie storiche a partire dal quarto trimestre del 1992. Pag. 167/253 21 2014 08 21 - LE PENSIONI. DALLA WELFARE REVIEW ALLA DIGNITÀ MINIMA. Mi hanno suggerito di prestare attenzione anche alla questione pensioni. In effetti finora non lo avevo fatto. E mi rendo conto che ho sbagliato. Perché di nuovo vedo un principio di casino. Mi hanno segnalato due articoli che riporto in coda integralmente. Ben fatti, documentati e tecnici. Si capisce la questione. Ma io devo sempre mettere il naso un po’ più in la. E vorrei precisare alcuni fatti specifici, rispetto a quelli evidenziati negli articoli. A rinforzo le solite tabelle. Miopia strategica La prima tabella è semplicemente un riepilogo, per avere chiari in mente gli ordini di grandezza e i numeri. In generale, sul tema di possibili tassazioni aggiuntive sulle pensioni, mi pare purtroppo di riscontrare la solita mancanza di strategia. Si naviga a vista, e quando servono soldi la leva è sempre la stessa : giocare sulla cosa più facile. Le tasse. Che siano sul lavoro o sulle pensioni poco importa. Basta che qualcuno paghi. Oggi uno, domani un altro. Tanto nel tempo tutto si dimentica. Basta giocare a “rotazione frazionata”. Piccoli importi un po’ di qua un po’ di la. E’ una scienza, sapete. La insegnano nelle università. Potremmo ribattezzarla “scienza delle finanze nano(a)nale”. Perchè più che una scienza a me sembra proprio una pratica degna delle famose 120 giornate. Il punto comunque è proprio che la riscossione è facile facile. Delegata ai sostituti di imposta, basta schiacciare un “click” e subito parte la raffica. Passa la stessa differenza che passa tra pescare a traina o a strascico. O andare a caccia (pratica davvero neandertaliana) col fucile di precisione o con quello a pallettoni: con il secondo non devo nemmeno sapere mirare. E’ istantanea e becca tutti. Dignità e progressività Il vero nocciolo però secondo me è un altro. Osservando i dati, che ho raggruppato in soli 3 scaglioni, vedo 15 milioni di pensioni di importo fino a 1.000 euro/mese. Pag. 168/253 Ma la media tra importo totale e numero di pensioni, per quella classe, è pari 504 euro lordi al mese. Vergognoso chiamarle pensioni. Sono una mancia. Offensiva di qualsiasi dignità. Non sarebbe meglio, o doveroso, fare riferimento alla sacrosanta progressività e i 7 miliardi di ipotetica maggiore Irpef (anche calcolati a fondo tabella) destinarli a quei 15 milioni di pensioni troppo basse ? Su 91 miliardi di lordo, fa il 7%. Che su 504 euro mese, sono 35 euro al mese.. Probabilmente si penserà che 35 euro sono intangibili, ma chi lo pensa perché non prova per un mese a vivere con 500 euro lordi? Anzi, dovrebbero inserirlo nei training degli iscritti ai partiti. Si vedrà che quando arriva il 23 del mese, quei 35 euro servono eccome. Vi assicuro che è una guerra. Io ci provo da alcuni mesi, e anche se sono pure sceso sotto i 1.000 euro (netti), per me è solo un esercizio. Senza contare che ho la casa pagata perché di proprietà. Però almeno mi sono reso conto del problema. Ho osservato le vecchiette al supermercato. Per imparare cosa si deve fare operativamente per “starci dentro”. Come quando si rinuncia a mangiare non solo la carne, ma addirittura il formaggio. E si ritorna all’economia di guerra. Verze e patate. E 15 milioni sono tanti. E’ un esercito di poveri. Che dovrebbe fare pensare tutti quanti. Pertanto, la vera questione non è se tassare di più le pensioni più alte per spendersi gli introiti. La questione è se tassarle per aiutare i più poveri. Se poi volessimo esagerare, e quelle pensioni sopra i 2.000 euro le volessimo tassare un pochino di più, potremmo arrivare a 10 miliardi di maggiori entrate, pari addirittura a 60 euro al mese per ciascuno dei 15 milioni di poveri. Di seguito riporto il dettaglio della terza classe calcolata nella mia tabella precedente (colonne C,G,O,S). Balza all’occhio che ci sono 665.000 pensioni sopra i 3.000 euro mese. Di queste 110.000 in Lazio e 128.000 in Lombardia. E queste 665.000 costano 35 miliardi, per una media di 53.000 euro/anno. Per questo ho fatto un esercizio teorico, nel riquadretto in basso, per vedere con un 12% medio di Irpef in più, cosa si portava a casa. Senza contare che queste pensioni elevate nasconderanno molto probabilmente personaggi anche dotati di società offshore o altre forme di risparmio occulto. Ne ho conosciuti alcuni personalmente. Pag. 169/253 Ultima considerazione. Forse è irrilevante, ma il numero di pensioni sul totale abitanti per regione è molto variabile. Si guardino le colonne I e L della seconda delle 3 tabelle di questo scritto Va da un minimo del 33% ad un massimo del 48%. Difficile non pensare che in questa forbice ci possano essere anche pensioni indebite. Non credo che esista tanta varianza demografica, ma naturalmente è una considerazione da prendere con beneficio di inventario. ALLEGATI http://www.corriere.it/economia/14_agosto_20/pensioni-tentazione-tagli-no-consulta-c0c8d91c-283611e4-abf5-0984ba3542bc.shtml Pensioni, la tentazione dei tagli I no della Consulta e i conti sbagliati I dubbi sulla possibilità di ricalcoli. La metà dell’Irpef pesa su meno di 2 milioni di pensionati con assegni oltre 30mila euro: un contributo li penalizzerebbe due volte di Alberto Brambilla (Docente Università Cattolica Milano Coordinatore Cts itinerari Ci risiamo con il contributo di solidarietà sulle pensioni, solo che essendo in tempo di crisi siamo passati da quelle «d’oro» (sulle quali è in corso un prelievo) a non meglio identificate «pensioni alte»; essendo poi in clima di giochi europei si è evocata «l’asticella». E così, nonostante tale contributo sia stato dichiarato anti- costituzionale, per la terza volta ci si ritenta; nel contempo la povera Inps ha prima mandato qualche centinaio di migliaia di lettere in cui comunicava ai pensionati (allora d’oro) che avrebbe applicato un prelievo di solidarietà (in pratica una tassa non prevista dagli schemi pensionistici vigenti) per ramazzare qualche euro, poi altrettante lettere per dire che avrebbe restituito il maltolto; subito dopo altrettante lettere per dire che ne avrebbe applicato uno nuovo. Per il momento a guadagnare sono state solo le Poste. Su questo tema occorre buon senso e conoscenza della materia che la gran parte di coloro che oggi avanzano proposte, non sembra padroneggiare a pieno. Demagogia perché affrontare lo spinoso tema di chi non versa contributi e delle troppe pensioni a carico dello Stato è impopolare mentre prelevare a chi ha crea molti consensi. (GUARDA il grafico sul prelievo delle pensioni) Prestazioni e categorie Andiamo con ordine rispetto alle dichiarazioni fatte da esponenti di governo o vicini ad esso: Pag. 170/253 a) si è detto che tale contributo graverà solo sulle pensioni «retributive»; forse non si sa che oggi oltre il 98% delle pensioni sono retributive e quindi il balzello graverà su quasi tutte. b) il contributo di solidarietà verrebbe applicato sulla differenza tra una pensione calcolata con il metodo contributivo e quella in pagamento che utilizza il più generoso metodo retributivo; purtroppo tale calcolo è a volte impossibile (soprattutto per le contribuzioni ante 1980 e per le categorie agricole e autonomi) e di difficile realizzazione per il semplice fatto che per molte categorie mancano estratti conti contributivi corretti come per i dipendenti pubblici, che peraltro hanno le prestazioni di gran lunga più generose. c) E anche qualora si incaricasse l’Inps di fare questi calcoli su 23.431.000 prestazioni in pagamento riferite ai 16.561.600 pensionati (ogni pensionato in media prende 1,39 pensioni) si scoprirebbe che non solo il metodo retributivo ma l’intero sistema pensionistico è per gran parte assistenziale. Metodo e promesse Tutte le pensioni, chi più chi meno hanno importi superiori a quelli che deriverebbero dal calcolo dei contributi effettivamente versati a causa del metodo di calcolo retributivo (di Brodoliniana memoria) che incentivava a evadere i contributi tanto contavano solo gli ultimi 1 (per i pubblici) 5 o 10 anni; per tutte queste pensioni al di sotto di un importo variabile a secondo della categoria, c’è un contributo della Gias (Gestione interventi assistenziali a carico della fiscalità generale)Ben 4.733.031 prestazioni sono di natura assistenziale di cui 3.726.783 integrate al minimo e le altre con maggiorazioni sociali; a queste vanno aggiunte oltre un milione di pensioni e assegni sociali e pensioni di guerra. Trascurando i quasi 2 milioni di assegni di accompagnamento (che sarebbe utile verificare) su 16,561 milioni di pensionati quasi 6 milioni (il 36%) hanno pensioni integrate o con maggiorazioni sociali il che significa che in 65 anni di vita non sono riusciti a versare almeno 15 annualità complete di contributi (e quindi non hanno pagato neppure le tasse) e ciò in virtù del metodo retributivo e delle promesse dei vari governi. Modello assistenziale e Irpef La riprova la ritroviamo nei bilanci previdenziali: su 274 miliardi di spesa pensionistica per il 2012, la quota a carico dello Stato e quindi di tutti noi è pari a 83,6 miliardi (oltre il 30%); vale poi la pena di osservare che 8.602.164 prestazioni pensionistiche di natura assistenziale (integrazioni al minimo, maggiorazioni sociali, assegni e pensioni sociali, pensioni di invalidità e di guerra, (in totale il 52% dei pensionati) sono esentati dal pagamento dell’Irpef mentre è plausibile stimare che circa il 50% dell’Irpef totale sulle pensioni (46 miliardi) pesi su meno di 2 milioni di pensionati con importi medi superiori a 30.000 euro lordi l’anno, proprio quelli sopra «l’asticella» che così verrebbero penalizzati due volte. Fare riferimento all’articolo 38 della Costituzione è fuorviante in un Paese dove tra pensioni assistenziali e maggiorazioni sociali e invalidità civili la metà dei pensionati è assistita dallo Stato come se il nostro Paese fosse uscito da una guerra o da una catastrofe; la regola del 2% per ogni anno lavorato vale per redditi o stipendi entro i 45.000 euro lordi; sopra questi importi i coefficienti di calcolo utilizzati per determinare la pensione scendono a 1,5 - fino a 0,9; per una retribuzione di 100.000 euro lordi ( 51.000 euro netti) su un periodo di 40 anni il famoso 80% si riduce a poco più del 53% e questo, soprattutto per le alte professionalità. Chi insiste sui cosiddetti pensionati d’oro conosce questa regola? La Cassazione e l’indicizzazione Eventuali proposte tendenti a bloccare l’indicizzazione delle pensioni oltre un certo importo sono già state definite illegittime dalla Cassazione poiché, come dovrebbero sapere i proponenti, producono effetti per l’intero periodo di fruizione della pensione (se oggi deindicizzo una pensione da 90.000 euro lordi con inflazione al 2% provoco una riduzione nell’anno di 1.800 euro; se il pensionato percepirà la pensione per 15 anni il danno complessivo sarà di 1.800 x 15 anni cioè 27.000 euro più indicizzazione). Giovani e debito La soluzione più equa sarebbe l’applicazione di un contributo di solidarietà su tutte le pensioni retributive che cresce in modo proporzionale all’entità della prestazione; esempio fino a 700 euro al mese lordi 0,5% cioè 3,5 euro al mese ( tre caffè ) e poi in progressione fino a un 8%; per poi accelerare sulle pensioni tipo Banca Pag. 171/253 d’Italia, fondi speciali e vitalizi di consiglieri regionali e parlamentari ancor più generosi del metodo retributivo. Così facendo non si violano i principi di equità impositiva rendendo costituzionale la norma e si risarcisce la generazione giovane sottoposta al contributivo puro per colpa di sindacati e politici che fecero salvi tutti quelli che nel 1995 avevano più di 18 anni di contributi. Considerando i 228 miliardi netti di prestazioni in pagamento si può pensare di reperire oltre 6 miliardi che però se vogliamo bene ai giovani, devono andare a riduzione del debito pubblico. Se la misura fosse prevista per 5 anni e finalizzata alla riduzione del debito pubblico, tutti noi saremmo ben lieti di partecipare al risanamento del Paese e a favore delle giovani generazioni a cui, per inciso, lo Stato ha già previsto l’eliminazione di qualsiasi integrazione al minimo o maggiorazione sociale e per giunta non l’ha comunicato ai diretti interessati. http://www.intermediachannel.it/il-nodo-della-previdenza-levasione-ecco-i-numeri/#.U_Waz2OKriw Il nodo della previdenza? L’evasione. Ecco i numeri. 18 agosto 2014 - 10:11 Il sistema costa oltre 83 miliardi ed è in disavanzo di oltre 20. Le erogazioni che fanno deragliare i conti. I trattamenti assistiti dallo Stato sono oltre 8,5 milioni, spesso frutto di attività «sommerse». Un intervento teso a far emergere il sommerso secondo alcuni calcoli porterebbe ad incassare nuovi contributi per oltre 16 miliardi l’anno Nell’aumento dell’abnorme debito pubblico e nella continua crescita della spesa pubblica a livello centrale, un posto primario spetta alla spesa per il welfare pensionistico-assistenziale. Tanto più che la fotografia scattata dal Comitato tecnico scientifico di Itinerari previdenziali nel Rapporto 2014 sul «Bilancio del sistema previdenziale italiano», recentemente presentato al Governo, mette in evidenza anche un altro punto dolente del nostro Paese: la grande, capillare e diffusa evasione contributiva e fiscale che aggrava i bilanci pubblici. Gli squilibri della previdenza Iniziamo con il quadro contabile. Nel 2012 (l’ultimo anno disponibile) la spesa pensionistica complessiva (al netto della quota Gias, la Gestione degli interventi assistenziali pari a 31,766 miliardi di euro) ha raggiunto l’importo di 211 miliardi e 103 milioni, con un incremento del 3,3%, sull’anno precedente e del 6,2% sul 2010. L’ammontare delle entrate contributive dalla produzione e dai trasferimenti Gias e Gpt (Gestione prestazioni temporanee) per coperture figurative, sgravi e agevolazioni contributive (al netto dell’apporto dello Stato alle Gestioni dei dipendenti pubblici, fissato per il 2012 in 10,5 miliardi) ha raggiunto l’importo di 190 miliardi e 404 milioni, in lieve crescita (+1,3%) rispetto al 2011, e con un incremento del 2,5% sul 2010. A differenza della spesa, la crescita delle entrate contributive, nonostante l’apporto delle gestioni assistenziali, è stata inferiore all’inflazione di periodo. Il saldo tra entrate e uscite è negativo e il disavanzo complessivo di gestione ha raggiunto nel 2011 quota 16 miliardi e 328 milioni (con un incremento del 25,8% rispetto al disavanzo di 12,968 miliardi del 2010) e nel 2012 un disavanzo di 20 miliardi e 700 milioni (+26,8% circa rispetto al 2011). Occorre qui evidenziare che in assenza dei rilevanti attivi dei saldi della Gestione lavoratori parasubordinati (+6,466 miliardi nel 2O11 e +7,083 miliardi nel 2012) e delle Gestioni delle casse dei liberi professionisti (+3,096 miliardi nel 2011 e +3,182 miliardi nel 2012) il disavanzo complessivo di sistema tra entrate e uscite sarebbe notevolmente peggiorato passando, per il 2011. da 16,33 a 25,89 miliardi e, per il 2012. da 20,7 a 30,97 miliardi. Chi crea il deficit Tra le principali gestioni che concorrono maggiormente alla formazione del deficit, al primo posto è la gestione dei dipendenti pubblici (ex Inpdap) che, al netto delle entrate corrispondenti alla contribuzione aggiuntiva a carico dello Stato (10,5 miliardi), ha evidenziato nel 2012, un disavanzo pari a 23,76 miliardi (19,858 nel 2011). Segue quella delle Ferrovie dello Stato che presenta per il 2O12 un disavanzo di 4,17 miliardi evidenziando l’effetto dirompente dei prepensionamenti (53.600 attivi e 232.000 pensionati): è come se ogni italiano, bambini compresi, oltre al costo del biglietto dovesse pagare un canone fisso di 70 euro. Infine la gestione dei lavoratori autonomi dell’agricoltura in totale costa circa 6 miliardi l’anno. Pag. 172/253 E come si paga il conto Uno sguardo alla spesa a carico della fiscalità generale. Nel 2012, oltre ai citati 20,7 miliardi di disavanzo gestionale, per far fronte alle prestazioni in pagamento lo Stato ha trasferito all’Inps 31,766 miliardi per la Gias, più altri 10,306 miliardi di quota Gias sulle entrate, più 19,873 miliardi per le prestazioni di invalidità civile, per le pensioni e gli assegni sociali e per le pensioni di guerra a cui si deve sommare quasi un miliardo di arretrati. In totale la spesa a carico della fiscalità generale e quindi di tutti noi (almeno di quella metà scarsa di italiani che paga le tasse) è pari a 83,6 miliardi, equivalente al 5,44% del Prodotto interno lordo. Il peso dell’assistenza Il dato più eclatante e che spiega i pesanti numeri di bilancio lo troviamo nel numero delle prestazioni di natura assistenziale. Considerato che nel 2012 il numero di prestazioni in pagamento è pari a 23.431.000 e che invece il numero dei pensionati è di 16.561.600 (per cui ogni pensionato percepisce 1,4 prestazioni), i soggetti assistiti totalmente dallo Stato (per invalidità civile, pensioni e assegni sociali e pensioni di guerra) sono 3.869.133. Quelli parzialmente assistiti dallo Stato — ossia quanti percepiscono le integrazioni al minimo e le varie maggiorazioni sociali e la cosiddetta quattordicesima (sono persone che giunte a 65 anni di età hanno contribuzioni insufficienti che nemmeno arrivano al minimo) — sono 4.733.031. Nel complesso quindi le pensioni assistite sono in totale 8.602.164 per il 2012 (circa il 52% dei pensionati). I conti del sommerso In questi ultimi numeri sta il punto principale del problema: il sommerso di massa. Infatti se incrociamo i dati Irpef forniti dall’Agenzia delle Entrate per il 2012 risulta che la metà dei 41 milioni di contribuenti dichiara il 15% dell’Irpef totale (i primi 13,5 milioni non dichiarano quasi nulla). Poiché gli abitanti sono 60 milioni, il rapporto contribuenti/abitanti è pari a 1,463, vale a dire che la metà dei dichiaranti vale circa la metà della popolazione. Ora poiché è impensabile che la metà della popolazione italiana viva senza redditi o quasi (altrimenti saremmo in pieno Terzo mondo) è più probabile che ci sia una quantità di lavoro sommerso enorme che solo una seria politica di «contrasto di interessi» che da anni viene suggerita ai vari governi (5 in 8 anni) potrebbe risolvere. Per inciso la proposta porterebbe 1.500 euro l’anno ad ogni famiglia (ben più degli 80 al mese) e oltre 16 miliardi l’anno di nuovi contributi sociali. Il premier Matteo Renzi è svelto e forse è l’unico che può imporre alla burocrazia di Stato questo salto di qualità che peraltro migliorerebbe la crescita del Pil, l’occupazione, e ridurrebbe gli inesatti numeri sulla povertà relativa. Autore: Alberto Brambilla, Coordinatore CTS Itinerari previdenziali e Docente Università Cattolica Milano – Corriere della Sera Pag. 173/253 22 2014 08 24 – IMPERIALISMI, IMPERI E INSIEMISTICA IMPERIALE Dopo l’Italia avevo in mente di passare alla struttura economica dell’Europa, poi ho deciso di passare direttamente alla scala superiore. Sono anche stato indotto dalle recenti dichiarazioni Ansa - Foley paga anche imperialismo USA. Evento sul quale non si può ne si deve dire o fare nulla, se non condannarlo categoricamente. Tenendo presente che le questioni geopolitiche sono davvero complicate e non possono essere trattate come argomenti da bar. Dichiarazioni quindi inopportune, per due motivi. Il primo è sempre il solito: si trasmette energia a chi proprio quella sta cercando. E bastava osservare attentamente il video per capire che il boia voleva proprio quello. Pare proprio di avere a che fare con un esperto di comunicazione, che ha architettato il dramma a sua utilità. Da un lato un uomo in nero, colore di morte. Senza viso, simbolo di inafferrabilità. In piedi, immagine di dominanza. Dall’altro un uomo in arancione, colore di Guantanamo dice il dichiarante, ma anche di pace orientale, rasato per fare risaltare a pieno solo i lineamenti di un viso, senza accessori. Per rappresentare tutta l’umanità, pallida, occidentale. In ginocchio, immagine di sudditanza. Chi ha rilasciato la dichiarazione di cui sopra, ha fatto esattamente quello che il terrorista voleva. Gli ha dato risonanza. Sempre parlando in termini di psichiatria quantica. Rendendosi inconsapevolmente complice. Il punto però è un altro. E’ ovvio che l’imperialismo USA abbia giocato il suo ruolo. La definizione che da Wikipedia di impero è bella e appropriata: Impero è un concetto complesso che ha connessioni con la storia, la politica, l’economia, il diritto, la linguistica; ma anche la logica e la mitologia avrebbero da dire la loro parte. In realtà, più che un concetto, “impero” è un sistema semantico (cioè un sistema di significati). E gli USA sono un impero. Ed è naturale che per il solo fatto di esistere possono attirare come una calamita anche nefandezze camuffate da spirito libertario. E’ naturale proprio perchè sono un punto di riferimento. Ma queste nefandezze vanno riconosciute per quello che sono: una distorsione manipolatoria a proprio uso e consumo. Io non sono un amante dell’imperialismo, ma al tempo stesso cerco di ricordare che la realtà è più complessa, articolata, di quello che si vede in superficie. Ed è stratificata. Così io ricordo bene, anche se la liberazione non l’ho vissuta, che gli USA ci hanno liberato. Come i Russi, del resto. Anche essi impero. Era 70 anni fa, non 700. E so che c’è qualcuno che pensa che fosse per il mercato. Per mettere in piedi il piano Marshall, ad esempio. Ma credete davvero che si possano mandare a morire milioni di soldati con il deliberato scopo di vendere qualche hamburger ? Dietro c’è sempre un insieme di motivi. Tra questi io continuo a credere comunque anche all’ideale di libertà, che non è solo un modo di dire. Ci vuole meno cinismo per vivere. E questo è un esempio di “cambio di livello” nel sistema semantico di cui sopra. Si passa ad uno strato più elevato. Ma ci si può spostare nelle configurazioni di realtà anche in orizzontale. Non solo verso ideali più elevati, ma anche utilitaristici, il che non vuol dire renderli esclusivi. Ad esempio le guerre in Iraq furono fatte per la libertà degli Iraqeni ? Forse una componente di difesa di quel popolo c’era davvero. Di sicuro c’era in molti soldati. Ma sicuramente una ragione dominante era il petrolio. E quindi, che si fa? Si grida al diavolo Americano? Io penso che si dovrebbe invece ricordare che buona parte di questo mondo attuale è stato creato in larga parte a immagine e somiglianza proprio degli USA. E con tutte le sue storture e devianze e violenze, e’ un mondo di cui dobbiamo essere grati. E’ ancora il migliore che sia mai esistito. Pag. 174/253 Certo, al tempo stesso sono gli stessi suoi inventori che perpetrano anche ingiustizie e violenze. Ma il problema sono proprio queste ultime. Da condannare per me non sono gli USA, quindi, ma solo le violenze e diseguaglianze che ancora alimentano. Tornando al petrolio, si deve poi ricordare che tutto questo mondo è fondato sul petrolio. Che volenti o nolenti funziona ancora così. E che il petrolio è la risorsa strategica planetaria che permette a tutti di andare in giro in macchina. O in larga parte di accendere le luci. Così facendo si capirebbe che c’è anche un altro modo di vedere le cose. Possibile che non venga in mente che se il terrorista che ha decapitato Foley fosse il libero padrone del suo petrolio nazionale, ci potrebbe mettere in ginocchio con poche mosse o qualche click di computer ? La difesa della primaria fonte di energia planetaria è un fatto di interesse globale. E’ davvero ipocrita fare finta che non sia così. Certo, è naturale obiettare che il terrorista è tale perché oppresso e affamato. E questo è evidente. Ma il dato di fatto è che la situazione è questa. E il problema è nutrirlo, non legittimarlo. Certo, gli USA si arricchiscono anche con il petrolio. E a volte fanno più danni che benefici. Ma questa situazione è quella che bisogna evolvere. E’ un equilibrio che va spostato. Non travolto. Troppo facile (e davvero deprecabile) quindi gridare “americani cattivi ve lo siete meritato”. Soprattutto se a farlo è qualcuno seduto su una poltrona in parlamento. Imperialismi, imperi e insiemistica imperiale In ogni caso, è bene ricordare che gli Usa, oramai, non sono più l’unico impero esistente. C’è la Cina certamente. Cosa c’è di più imperialista di produrre qualsiasi cosa a 1 cinquantesimo di quanto eravamo abituati, per imporci i bisogni e drenarsi la nostra moneta ? Ma c’è la Russia, che con il gas darà dimostrazione di imperialismo molto presto, secondo me. C’è l’India, che è un innesto di impero inglese in un altro territorio. E così via. Chi si senta infastidito dalla presenza di un impero, farà bene ad abituarsi, quindi. Insomma, ricordiamoci di essere noi stessi italiani, una colonia. E che sugli altrui imperi, noi italiani da sempre ci campiamo. E arriviamo così al nocciolo della questione. Tempo fa una persona informata sui fatti mi ha parlato di “imperialismo solidale” degli USA. Non sono sicuro che non fosse un modo di deviarmi l’attenzione. C’è gente che ancora si diverte così. La tesi era che gli USA, avendo una bilancia commerciale da sempre negativa, alimentano le altre economie mondiali costituendo di fatto un mercato di sbocco. Gli USA sono domanda. E questo è noto da sempre. Non a caso si dice che se la locomotiva USA non viaggia, dietro non viaggia nessuno. Dati alla mano, è innegabilmente vero. Si parla di circa 400 miliardi di dollari/anno di bilancia commerciale negativa (300 miliardi in euro). Al tempo stesso non si deve però nemmeno eccedere in desiderio di protagonismo. 300 miliardi su un PIL mondiale di 55.000 miliardi non sono evidentemente la sola determinante principale. Di seguito ho quindi riprodotto i dati principali a livello mondiale delle principali economie imperiali. La tabella riporta innanzitutto i principali dati dei primi 8 “imperi economici” del pianeta (dati Fmi). Sembra una provocazione, ma se ci si ferma ai primi 8 Paesi, cioè all’India, si osserverà che sono proprio storicamente tutte realtà “imperiali”. Un motivo ci sarà. Dal 9° al 18° paese, i Paesi sono stati inseriti per arrivare a una somma prossima al totale generale. 87% del PIL mondiale (Colonna O e P) e 97% del debito netto (Colonna Q e R). In testa ci sono i 28 paesi UE, ordinati per PIL decrescente. I primi 5 paesi totalizzano euro 8 mila miliardi di PIL su 10 totali, e quasi 6 su 7 di debito netto. Il raggruppamento di questi 28 paesi per me ha del miracoloso. Pag. 175/253 Pag. 176/253 Per questo lo considero come un tutt’uno. E’ il primo impero autoproclamato della storia dell’uomo. E con una differenza sostanziale: è nato e si proclama “non violento”. Ed economicamente parlando è secondo soltanto agli USA. In coda invece sono riportate le tabelle comprendenti tutti i 190 paesi. Anche se dovrebbe essere storia nota, val la pena di puntualizzare alcuni punti. Tenendo presente il titolo, con il quale volevo proprio dire che immagino un prossimo futuro con alcuni macroblocchi, connessi tra loro (o sovrapposti, come si dice in insiemistica) da aree di sovrapposizione. La bilancia dei pagamenti è una di queste. Pil – Colonna A I primi 5 imperi totalizzano 35.000 miliardi su 55 di PIL. Il 65% del Pil mondiale, per 2,3 miliardi di persone. I primi 10 Paesi, totalizzano 43.000 miliardi di PIL. Il 78% del Pil mondiale, per 3,9 miliardi di persone. La concentrazione eccessiva di ricchezza è un fatto noto. Al tempo stesso 4 miliardi di persone si trovano in zone del mondo che offrono possibilità di sopravvivenza. Naturalmente va considerata a parte la Cina, ma il dato totale rimane. Ed è proprio questo che ci deve ricordare che questo mondo è il migliore mai esistito. L’esclusivo club dei debitori – Colonna B, C, E, F Una cosa è una certezza assoluta. Il debito è un problema di pochi intimi. Ed è un problema di pochi intimi ricchi. I poveri di debiti non ne hanno. In termini di debito al netto di asset liquidi e riserve in genere questi 5 imperi totalizzano il 93% del debito. Se si scende fino all’11° paese, il debito netto è pari al 99%. Sono 4 miliardi di persone. Ciò vuol dire che almeno 3 miliardi sono i poveri, che di debito non ne hanno. Debito lordo e debito netto – Colonna D E’ interessante notare come ci sia una grande differenza tra la nozione di debito lordo e debito netto. Tutti fanno riferimento alla prima. Ma a livello mondiale ci sono 17.593 miliardi di differenza, dati da “value of gold, debt securities, loans, insurance, pension and other account receivable items”. Per l’Italia ad esempio, si tratta di 335 miliardi su 2.034 totali. E’ noto come i grandi detentori di riserve siano proprio i grandi ricchi: USA (2.900 mld), Cina (1.500 mld), Giappone (3.900 mld), India (900 mld), Canada (684 miliardi). Ma L’Europa è la seconda al mondo, con 2.700 miliardi di euro. Entrate e uscite governative – Colonna H, I, L Il netto, colonna L, rappresenta una sorta di avanzo di bilancio. Si vede quello italiano, pari a 10 miliardi. I dati Fmi sono leggermente diversi da quelli usati per l’analisi Italia, ma danno comunque l’idea perché sono omogenei per tutti. E’interessante vedere come si comportano gli imperi. Gli USA ad esempio, hanno un disavanzo annuale di 700 miliardi di euro (colonna L). E’ anche questo, oltre al saldo BOP (Balance of payment) che li ha portati al livello di debito lordo dell’104 %. 13.000 miliardi. Ma fortunatamente ci sono riserve per 2.900 miliardi, che riportano il debito netto all’ 81%. Secondo me è certo, però, che la politica monetaria espansiva USA non potrà andare avanti all’infinito. Il secondo in classifica è il Giappone, con 195 miliardi di disavanzo. Il Giappone è una anomalia, ed è anche un modello su cui poggia la teoria del lasciare crescere il debito europeo. Il debito lordo Giapponese è pari al 243%. 8.800 miliardi rispetto a 3.600 di PIL. Bisogna però sempre tenere presenti le riserve. Al netto di 4.900 miliardi di riserve il dato percentuale diventa il 134%. Quindi non è vero che il Giappone resiste con un debito stratosferico. Pag. 177/253 Il dato netto è dello stesso ordine di grandezza di quello italiano, ed infine degli altri imperi. Investimenti A livello globale, tutti gli imperi investono. Il totale mondiale è 13.900 miliardi. La colonna N riporta i dettagli per paese. Consumi calcolati Il dato è calcolato sottraendo al PIL, gli investimenti e la Bilancia dei Pagamenti Quella dei consumi, a livello macroeconomico, è la grandezza principale. Il mondo consuma per 40.000 miliardi, di cui 8.800 l’Europa, 9.700 gli USA e così via (Colonna “blank”). E’ su questa scala, che le politiche economiche classiche hanno senso, secondo me. E’ su questa scala che spostare domanda e offerta può avere effetti. Mentre sulla scala italiana tutto rimane marginale. BOP e insiemistica imperiale (dati in USD) E’ a livello di BOP, che si può vedere bene l’interconnessione tra imperi o almeno aree di influenza. In realtà ci vogliono i dati di dettaglio tra singoli paesi, ma già con il totale qualche idea ce la si può fare. E comunque per questo parlo di insiemistica. Il mondo può essere visto come una sommatoria di tanti singoli insiemi, i quali hanno delle aree (delle superfici) di sovrapposizione. Pag. 178/253 Il saldo netto totale della BOP mondiale dovrebbe essere pari a zero. C’è chi compra e c’è chi vende, ma alla fine del “giro economia” tutto si dovrebbe nettare. In effetti nei dati FMI non è esattamente così, ed il totale di colonna P è pari a 400 miliardi, che però sul commercio totale mondiale possono essere considerati un arrotondamento. La tabella riporta solo 50 dei 190 e più paesi FMI. Quelli nascosti sono tutti a Bop vicina allo zero. E’ interessante scorrere la tabella, che è stata ordinata in ordine decrescente di Bop 2013 (Colonna P). Chi vende La prima nazione esportatrice è la Germania. Ne abbiamo già parlato. Segue la Cina, della quale è interessante notare la crescita dal 2.000. Anche se già nota. 3°, 6°, 8°, 9° sono paesi esportatori di petrolio, tutti in forte espansione. Il Giappone (13 °) ha sofferto molto la crisi. Da oltre 200 miliardi di Bop, crolla a 34. 14° la Russia, che secondo me ha immense plusvalenze latenti. L’Italia è al 18° posto. Ne abbiamo già parlato. Abbiamo una Bop tendenzialmente in pareggio ogni anno, ma poi la somma di tutte le colonne da un -332 miliardi. Evidentemente il pareggio “tendenziale”, sul lungo periodo non basta, perché è mediamente sempre un pochino sotto lo zero. Tanti niente ammazzarono il ciuccio. Quei -332 miliardi avremmo potuto investirli. Chi compra Sono tutti i paesi a segno -. In larga parte gli acquisti saranno acquisti di energia. Balza agli occhi che gli USA sono proprio i maggiori clienti del mondo. Pag. 179/253 Pag. 180/253 Pag. 181/253 23 2014 08 29 – ITALIA – EXPORT (E IMPORT) NELL’INSIEMISTICA IMPERIALE E RETI DI VENDITA (SELL CENTERS) Riprendo dal ruolo dell’Italia in questo insieme di imperi che è il mondo. Il commercio fa girare il mondo Il primo fatto è che a guardare i dati di BOP (Bilancia of Pagamenti), italiani o mondiali che sia, non si acquisisce a pieno la reale dimensione della questione. La BOP, infatti è un valore netto tra un più e un meno, che nasconde la reale portata delle due grandezze sottostanti : Export e Import. Se prendiamo il caso Italia, a fronte di una BOP tendente a zero abbiamo importazioni ed esportazioni per 400 miliardi circa, sia in entrata che in uscita Un quarto del nostro PIL ciascuna. Ma dirò di più: quando, e se, si prescinde dai segni algebrici, il nostro commercio internazionale vale 400 di esportazioni +400 di importazioni = 800 miliardi. Quindi più del 50% del nostro PIL. Se si vuole un indicatore di quanto gira un’economia, ci si deve ricordare che il commercio è quello che fa girare il mondo. In qualsiasi senso vada : sia in entrata che in uscita. Anche nel caso di una economia non enorme come l’Italia, che vale meno del 3% del PIL mondiale. Il commercio fa progredire il mondo La seconda questione è a livello globale. Ci vorrei dedicare un futuro post ad hoc. Ma per ora basti un accenno. L’insiemistica imperiale ha come area di sovrapposizione proprio quella degli scambi commerciali. Se riportiamo il dato percentuale italiano su scala globale, otteniamo che a fronte di PIL per 55.000 miliardi di euro circa, ci sarebbero scambi per 13.750 di import e altrettanti di export. Sommandoli, otteniamo 27.500 miliardi. Pari al 50% del PIL, PIL, che come già spiegato; è una dimensione di quanto gira l’economia per valutare la quale si deve considerare anche il commercio come sopra detto. E questa è solo la dimensione quantitativa. Si deve poi ricordare che storicamente, dalla notte dei tempi, l’essere umano commercia. E commerciando scambia cultura, conoscenza reciproca, informazioni e infine contribuzione di pace. Il commercio internazionale è fonte di progresso e stabilità. Anche se a volte sembra, e spesso è, una guerra. Maggiori sono le interconnessioni commerciali, minore è la probabilità di farsi una guerra reale. Gli interessi economici in ballo smorzano l’utilità economica di una guerra. I secoli bui, il medioevo, sono quelli in cui c’è molto meno commercio. Dove l’autarchia diventa autoreferenza. E l‘autoreferenza è geneticamente implosiva. Chissà chi riesce già a vedere il nesso con la civiltà dell’intelletto e l’unità di scambio relativa: il Neuro. Esportazioni Italia – Capacità commerciale Partiamo dal metodo. Ho fatto riferimento a ICE e ISTAT. In particolare sul sito www.ice.it ci sono dati separati per settore di attività e paesi di export o di import http://actea.ice.it/wizard.aspx?id_analisi=26 Anche l’Istat fa delle belle pubblicazioni sul tema http://www3.istat.it/dati/catalogo/20120719_00/Sintesi.pdf Una cosa che ho riscontrato, però, è che si pubblicano dati a prevalente uso statistico, ma non necessariamente rappresentativi sotto il profilo commerciale. Ma è normale che sia così. Le tabelle ICE di import e export per settore, riportano per ogni settore i primi 20 paesi a cui esportiamo (o da cui importiamo). Ovviamente questi primi 20 paesi dei 27 settori individuati, differiscono da comparto a comparto. Per cui nelle 2 tabelle seguenti, troviamo un totale di 62 paesi destinatari delle nostre esportazioni. Rimane dunque il fatto che ne mancano 130 per coprire tutti i 190 paesi censiti dal Fondo Monetario. Ovviamente tra questi ci sono paesi molto poveri o molto piccoli, ma il dato di 62/190 comunque rimane. Questi 62 paesi totalizzano 4,7 miliardi di abitanti a fronte di 7 miliardi totali nel mondo. E un PIL pari 48.000 miliardi su 55.000 miliardi totali. In pratica non copriamo 2,5 miliardi di persone e circa 8.000 miliardi di PIL. Pag. 182/253 Pag. 183/253 Pag. 184/253 E questo, soprattutto in termini di PIL relativo (8 mld), potrebbe anche non essere grave. Ma il fatto è che anche facendo attenzione solo ai 62 paesi coperti, si osserva che il grosso delle esportazioni è concentrato in pochi paesi e poche classi merceologiche. 184 miliardi di euro è il totale delle voci nel riquadro azzurro della tabella precedente, riquadro che copre 10 classi merceologiche e 19 paesi (quelli che raggiungono il 90% del totale di 290 miliardi). Sono inoltre ben visibili i principali destinatari di nostro export nella colonna “Totale complessivo”. I primi 12 paesi coprono 234 miliardi, pari all’80 % del totale. E questi 12 rappresentano 32 miliardi di PIL e 2,2 miliardi di popolazione. Insomma, la sensazione è che vendiamo per lo più ai soliti (12) noti. Ma anche tra questi soliti noti ci sono delle belle discrepanze. Se si guarda la seconda tabella delle due precedenti, le ultime tre colonne rappresentano : 1. Esportazioni in % sul PIL del paese cliente 2. Esportazioni in % sul PIL del paese cliente – dato % progressivo 3. Esportazioni Euro per abitante del paese cliente In particolare la prima e la terza colonna sono dei banali ma pratici indici di penetrazione commerciale all’estero. Ecco alcune osservazioni La media totale delle nostre esportazioni sul Pil dei paesi clienti è pari a 0,61%. Ma inoltre questo dato è molto variabile. Si va da valori prossimi a zero, al 2% di Germania e Francia, che ci danno 51 e 43 miliardi. E’ questa variabilità proprio quella che richiede e suggerisce interventi. Si consideri che, al tempo stesso, non viaggiano bene (rispetto alla media o a Francia e Germania), nemmeno le grandi economie tra cui quelle un tempo emergenti. L’India (che ha quasi lo stesso numero di abitanti della Cina: 1,2 vs. 1,4 miliardi di cui una buona parte di clienti potenziali) è allo 0,08%; La Cina allo 0,14%. Ma oltre a queste, anche i due colossi storici non fanno faville. Gli USA sono allo 0,2% e il Giappone allo 0,13%. Anche i dell’Est non sono in grande evidenza. Le stesse informazioni si possono ottenere guardando la colonna finale della stessa tabella. Anzi, forse questa è anche più immediata. E’ la colonna con il valore in euro/abitante del paese a cui esportiamo. Vuol dire quanti Euro ci da ogni abitante del paese oggetto. La media totale è di 63 euro a persona. Ma balzano agli occhi importi da 600 euro (Francia o Germania, ancora), 1.000 il Belgio, 2.300 la Svizzera. Anche senza arrivare a questi valori, il Regno Unito “vale” 300 euro a persona. Ed in generale, come sopra, dove c’è variabilità c’è spazio di manovra E’ ovvio che alzare la media dallo 0,61% o dai 63 euro sarebbe un bel successo. Insomma non ci si deve lasciare ingannare dal fatto che le nostre esportazioni vanno bene. Dovrebbero andare molto meglio. E una chiave, per me, è quella delle reti di vendita. La sensazione di una non ottimale capacità di penetrazione commerciale è anche visibile nelle tabelle seguenti che riportano il dettaglio per classe merceologica di esportazioni, importazioni e Bop per ogni singolo paese. Sono quei paesi che partecipano a totalizzare i soliti 291 miliardi di export. Sono evidenziate in verde alcune aree favorevoli all’Italia, e in rosso quelle sfavorevoli. Un considerazione è che abbigliamento, articoli in pelle e varie (cioè parte del Made in Italy) non è così determinante in nessun paese. Alcune considerazioni. Si rinvia alle tabelle per altre considerazioni personali. Germania: si vede bene l’impatto dell’industria che si porta via quasi 30 miliardi. Noi siamo forti su abbigliamenti, pelle varie metallurgiche. Addirittura siamo in negativo anche nell’alimentare. Francia :siamo forti su abbigliamento, pelle, apparecchiature Stati uniti : celle verdi un po’ ovunque, ma solo 14 miliardi di totale Regno unito: 9 miliardi totali di Bop, 0,73% sul loro PIL Svizzera : 9 miliardi, 0,81% sul loro PIL Russia : -12 mld da agricoltura Cina : -23 mld da manifatture varie Paesi bassi : - 10 mld Bop Pag. 185/253 Pag. 186/253 Pag. 187/253 Paese Germania Francia Cina Paesi Bassi Spagna Belgio Russia Stati Uniti Svizzera Regno Unito Austria Polonia Turchia Algeria Romania Libia Arabia Saudita Ceca, Repubblica Egitto Ungheria Grecia Giappone Slovenia Svezia Serbia Danimarca Tunisia Croazia Portogallo India Brasile Corea del Sud Slovacchia Canada Bulgaria Hong Kong Singapore Emirati Arabi Uniti Australia Messico Ucraina Gibilterra Malta Israele Lussemburgo Norvegia Marocco Taiwan Moldavia Santa Sede, Stato della Città del Vaticano Angola Libano Antigua e Barbuda Montenegro Senegal Lettonia Colombia Altri paesi n.d. Argentina Andorra Iran, Repubblica islamica dell' Anguilla Totale complessivo Settore Pag. 188/253 0,048 0,000 0,000 0,000 0,001 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,017 0,000 0,000 0,004 0,001 0,000 0,000 0,000 0,017 0,007 Prodotti stampa Somma di MLD IMP Bevande 1,000 0,000 0,008 0,000 0,000 1,126 0,006 0,001 0,002 0,005 0,028 0,003 0,056 0,001 0,167 0,027 0,244 0,079 0,436 0,030 0,048 0,012 0,006 0,009 0,009 0,016 Mobili 0,001 0,018 0,254 0,167 0,004 0,094 0,094 0,048 0,001 0,061 0,006 0,069 0,102 0,012 Tabacco 1,411 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,020 0,000 0,000 0,421 0,000 0,000 0,000 0,498 0,008 0,002 0,000 0,452 0,009 Nrg gas cdz 0,000 2,072 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,223 0,000 0,000 0,036 0,620 1,193 Legno 2,191 0,000 0,051 0,000 0,002 0,110 0,081 0,144 0,289 0,169 0,165 0,011 0,060 0,024 0,070 0,068 0,038 0,004 0,783 0,108 0,011 Altri da minerali 2,695 0,008 0,015 0,002 0,008 0,010 0,636 0,422 0,449 0,057 0,188 0,139 0,006 0,190 0,032 0,141 0,177 0,108 0,106 Mezzi di trasporto 3,931 0,001 0,004 0,010 0,127 0,003 0,002 0,240 0,106 0,087 0,917 0,036 0,302 0,937 0,492 0,322 0,080 0,133 0,132 Carta 4,147 0,120 0,006 0,063 0,027 0,035 0,088 0,015 1,081 0,565 0,147 0,197 0,361 0,209 0,078 0,458 0,131 0,087 0,360 0,110 0,010 Tessili 5,170 0,134 0,002 0,087 0,074 0,097 0,088 0,272 0,256 0,248 0,121 0,007 0,055 0,043 0,162 0,093 0,094 0,773 0,704 0,305 1,558 Coke e deriv 5,674 0,000 0,043 0,018 0,063 0,000 0,091 0,061 0,077 0,728 0,504 0,455 0,505 0,036 0,980 0,141 0,900 0,018 0,150 0,409 0,494 Articoli pelle 5,709 0,009 0,033 0,017 0,051 0,015 0,007 0,757 0,250 0,729 1,787 0,383 0,434 0,409 0,112 0,187 0,141 0,210 0,057 0,031 0,089 Metallo no mach 5,836 0,124 0,015 0,063 0,145 0,156 1,569 0,660 1,054 0,257 0,267 0,216 0,005 0,187 0,135 0,168 0,337 0,254 0,222 6,859 0,089 0,068 0,068 0,168 0,033 0,209 0,214 0,337 0,311 6,927 0,026 0,031 0,214 0,066 0,283 0,062 0,192 0,127 0,196 0,013 0,602 0,368 0,465 0,013 0,158 0,137 0,282 In gomma 2,089 1,110 0,336 0,376 0,369 Altri 2,009 1,069 0,940 0,347 0,405 Abbigliamento 7,491 0,024 0,003 0,014 0,007 0,243 0,020 0,012 0,731 0,559 0,545 0,919 2,368 0,362 0,750 0,456 0,003 0,047 0,127 0,244 0,057 Altre manifatture 7,536 0,023 0,009 0,049 0,041 0,082 0,088 0,040 0,052 1,211 0,945 1,639 0,940 0,168 1,063 0,001 0,429 0,427 0,329 Apparecchiatu re 11,309 0,003 0,207 0,105 0,227 0,264 0,469 0,622 0,297 3,252 1,116 2,512 0,609 0,417 0,205 0,050 0,381 0,207 0,365 Miniere 15,001 0,000 0,004 0,049 0,117 0,006 0,940 1,291 0,001 0,110 3,864 0,003 3,569 3,194 0,057 1,001 0,066 0,050 0,525 0,119 0,034 Elettronica 15,237 0,015 0,039 0,121 0,026 0,015 0,176 0,087 0,558 0,092 0,004 0,806 0,840 0,777 3,409 1,193 3,319 3,585 0,176 Metallurgia 16,539 0,014 0,159 0,284 0,645 0,095 0,285 0,335 0,315 0,548 0,612 1,863 0,564 3,920 2,214 0,974 1,228 1,744 0,739 Farmaceutici 17,951 0,027 0,014 0,011 0,033 0,124 0,016 0,024 2,300 1,593 0,369 2,047 0,699 2,731 0,001 2,471 3,952 1,202 0,204 0,124 0,007 Alimentare 18,710 0,071 0,029 0,559 0,247 0,004 0,365 0,110 0,178 0,106 2,065 3,223 0,919 0,091 0,330 0,224 0,463 0,984 0,842 4,592 3,307 Macchinari 19,136 0,017 0,058 0,290 0,156 0,213 6,824 1,929 2,665 1,103 0,536 1,062 0,019 1,380 0,602 1,008 0,632 0,353 0,289 Veicoli 22,718 0,023 0,156 1,131 0,421 0,530 0,664 0,524 1,903 1,292 0,003 0,288 0,029 1,577 7,622 3,241 0,439 0,185 2,691 Agricoltura 23,253 0,169 0,157 0,130 0,151 0,406 0,030 1,103 0,186 0,089 0,107 1,638 0,116 0,349 1,539 2,385 0,426 1,338 1,173 0,184 11,577 Chimici 30,227 0,100 0,447 0,122 0,432 0,311 0,314 0,098 8,083 4,419 1,246 3,061 2,075 4,429 0,732 0,751 0,972 1,013 0,748 0,428 0,445 Totale complessivo 55,449 30,799 23,205 19,531 16,794 13,152 12,780 11,290 10,523 9,557 7,605 6,825 5,727 4,844 4,742 4,024 3,699 2,897 2,547 1,928 1,703 1,596 1,531 1,342 1,131 0,816 0,663 0,573 0,383 0,345 0,333 0,278 0,214 0,191 0,138 0,137 0,130 0,130 0,096 0,085 0,076 0,043 0,034 0,015 0,001 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 259,905 Importazioni Non aggiungo molto in questa sede, confermando che vanno ridotte rispetto alla situazione attuale. Il riquadro azzurro della tabella totalizza 170 miliardi. Sono quindi altrettanto concentrate delle esportazioni. Un modo per ridurre le importazioni, oltre a tanta pubblicità progresso (come già detto), può essere proprio partendo dalle precedenti tabelle con le BOP per paese. Quando si trova una voce di pari importo sia in entrata che in uscita nello stesso comparto, e’ evidente che c’è spazio (mercato) per aumentare il consumo di prodotti interno. Se li compro fuori posso comprarli anche in casa mia, salvo questioni di prezzo che però spesso sono prese a riferimento in maniera più strumentale di quanto crediamo. Oggi esistono tanti prodotti italiani anche a prezzi comparabili, se non competitivi, con quelli esteri. O quasi. Evasione Infine una notazione importante sull’aspetto evasione Il commercio estero è zona preferenziale per evadere ed esportare soldi all’estero Quando compro, è facile far finta di comprare cose che non esistono. Così pago all’estero e i soldi escono. Quando vendo è facile incassare parte in nero, e ricevere in Italia solo l’incasso parziale. Il caso Radiogold per la Microeconomia Adattiva Complessa Io ho una partecipazione in una radio del Network di Radio Popolare che si chiama Radiogold e sta ad Alessandria. L’avevo comperata sia perché erano molto bravi sia perché aveva un particolare modello di azionariato, riepilogato qui sotto. In cambio ho ricevuto pubblicità da utilizzare. 1. Mediaservizi s.c. 2. Consorzio Unione Artigiani (CNA) 3. Confesercenti Provinciale Alessandria 4. Asso Agricoltura Servizi srl (C.I.A.) 5. Camera del Lavoro Territoriale CGIL Alessandria 6. Claudio Aroldi Era proprio l’azionariato che mi aveva interessato, perché era fonte di potenziali clienti per i miei prodotti. Ed era una rappresentanza di tutto il tessuto sociale e lavorativo della provincia. Ciò premesso, tornando alla questione sell centers, penso che si debba iniziare a sviscerarla un po’ meglio. Sapendo che è un lavoro in progress, di seguito si illustrano alcuni punti principali. 1. Utilizzo di disoccupati di prossimità In prevalenza giovani, sia per una priorità sociale sia perché sono i più “svegli” verso i clienti e verso il web. Il peggio che può capitare e che si offre loro almeno una speranza. In ogni caso i giovani devono essere della zona (provincia ?) che promuovono, proprio per offrire un servizio di prossimità basato sulla conoscenza e cultura. 2. Liste nominativi Anche prescindendo da convenzioni o accordi internazionali, è facile accedere a liste di clienti via web. Queste potrebbero essere anche oggetto di acquisto, con investimenti relativamente modesti. Si pensi ad esempio a liste DEM (Direct email marketing) provenienti da siti locali vari. 3. Driver di ingresso: turismo Avevo pensato al turismo, vale a dire alla proposta di pacchetti vacanze da parte di un giovane che poi si configura come una specie di Personal Trainer o Personal Tourister. E una volta che ha il rapporto con il cliente, può proporre altri prodotti o servizi. Ma comunque il driver di ingresso può anche essere altro. Da valutare. 4. Formazione iniziale e patente Statale. Valutare codice deontologico. In tema di turismo, una breve formazione (2-4 settimane) può essere fornita dalle aziende del turismo. Un piccolo esame permetterebbe di avere un patentino che garantisce sia la tracciabilità a livello italiano (per sapere chi fa questo mestiere) sia la qualità ai turisti stranieri. La lista di questi patentini andrebbe comunicata a paesi esteri, in ambito di cooperazione internazionale. Possibile definizione e sottoscrizione anche di un codice deontologico. Pag. 189/253 5. Altri prodotti/servizi – Ipotesi Slowfood Parallelamente o separatamente, lo stesso approccio potrebbe essere seguito su altri prodotti o servizi. Un’ipotesi è il coinvolgimento di realtà come Slowfood, sia per dare expertise ai Personal Tourister sui prodotti, sia eventualmente per organizzare corsi di studio nella loro università. 6. Altri prodotti – ipotesi azionariato Radiogold. Lo schema di azionariato Radiogold potrebbe essere usato per allocare n. giovani per ognuna delle realtà associative locali. In questo modo si amplierebbe il pacchetto di prodotti offribili, per andare oltre il driver iniziale turismo e/o Slow food. Ad esempio artigiani, esercenti, agricoltura, o nello specifico di Alessandria, gli orafi di Valenza. Tutti potrebbero partire con il turismo, e poi iniziare a scambiarsi i clienti. Oppure meglio ancora, lasciare un unico riferimento ai clienti e semplicemente fare da “agenti plurimandatari”. 7. Target : imprenditori di se stessi Una volta iniziato a acquisire clienti, il giovane nel rispetto del codice, potrà svolgere come meglio ritiene il lavoro. Potrà accompagnare, dare informazioni, segnalare aspetti interessanti. Di fatto si specializzerà in base alle sue predisposizioni. 8. Remunerazione A variabile sia dai clienti che dai fonitori. 9. Possibili convenzioni operatori esteri su telefonia e web Ad esempio per dare la possibilità di contattare il personal tourister gatutitamente. 10. Sito web per clienti Un social network ad hoc per scambiare impressioni, idee, o anche solo per partecipare. Per concludere Avevo già scritto un’ipotesi di taglio importazioni a favore di prodotti italiani per 38 miliardi di euro (stimati a caso). Oggi ammettiamo di darci un target di 50/100 miliardi di esportazioni in più (sempre a caso) Con 100/150 miliardi di Pil in più possiamo ipotizzare almeno da 30 a 50 miliardi di tasse in più. Pag. 190/253 24 2014 08 30 – GEOPOLITICA, INSIEMISTICA IMPERIALE, COMMERCIO E GUERRE. Il commercio fa progredire il mondo Ho già detto quanto segue in questo primo paragrafo. Mi riservo ulteriori analisi quantitative. L’insiemistica imperiale ha come area di sovrapposizione proprio quella degli scambi commerciali, che sono una larga parte del totale di attività economiche mondiali. Si deve ricordare che storicamente, dalla notte dei tempi, l’essere umano commercia. E commerciando scambia cultura, conoscenza reciproca, informazioni e infine contribuzione di pace. Il commercio internazionale è fonte di progresso e stabilità. Anche se a volte sembra, e spesso è, una guerra. Maggiori sono le interconnessioni commerciali, minore è la probabilità di farsi una guerra reale. Gli interessi economici in ballo smorzano l’utilità economica di una guerra. I secoli bui, il medioevo, sono quelli in cui c’è molto meno commercio. Dove l’autarchia diventa autoreferenza. E l‘autoreferenza è geneticamente implosiva. Chissà chi riesce già a vedere il nesso con la civiltà dell’intelletto e l’unità di scambio relativa: il Neuro. La terza guerra mondiale e le altre Tutto questo è la premessa. Adesso vorrei osservare quanto segue. 1. Di recente il Papa, riferendosi a tutto quello che sta succedendo in Medio Oriente, in Russia e Ucraina, in Nord Africa e così via ha detto che è in corso la terza guerra mondiale. Impossibile dargli torto. Ma purtroppo questa non è la sola terza guerra mondiale in corso. 2. Alcune persone informate sui fatti sostengono poi da tempo che la guerra fisica sarà quella con i droni. Portatori di morte e distruzione per “delega”. Con sempre gli stessi a pagare. Quelli del punto 1. 3. Le stesse persone continuano poi a segnalarmi la reiterata manifestazione di episodi di cyber-war, guerra informatica, attacco alle reti e simili.. 4. Ultimo livello di una possibile war-escalation è la guerra finanziaria. Potenzialmente più dannosa di quelle fisiche. Di recente Putin ha fatto anche riferimento a qualche sorta di riarmo nucleare. Uno spettro portatore di terrore che speravamo non sarebbe più stato attuale. Ma c’è un motivo per cui io non credo (o forse non voglio credere) a una definitiva deflagrazione. Ed è proprio l’interconnessione del mondo che conosciamo. E’ uno step successivo all’interconnessione esclusivamente commerciale, ma è lo stesso concetto di fondo. In questo mondo, più che mai, nessun soggetto che portasse un attacco globale di qualsiasi genere potrebbe dichiararsi vincitore. Le conseguenze tornerebbero indietro annientando qualunque “first striker”. Come nella guerra fredda, ma più velocemente e più diffusamente. I macroblocchi e le guerre Dei 4 livelli di guerra sopra identificati, secondo me quello potenzialmente più devastante sarebbe quello finanziario. Non solo per le immediate conseguenze materiali, ma soprattutto per l’annientamento in un solo colpo di tutto il modello di vita occidentale. Un super 1929. Da cui non ci rialzeremo mai più. Se iniziasse una guerra fisica, dopo si potrebbe ricostruire. La distruzione del modello socio-economico invece non sarebbe rimediabile. Un sistema costruito per stratificazioni successive in 200 anni e più (se non millenni), non potrebbe più essere ricostruito. Ma un tale crollo si tirerebbe dietro tutto quanto. Pag. 191/253 Nemmeno un first striker, ad esempio produttore di energia, si salverebbe. Non avrebbe più nessuno a cui vendere energia. Si salverebbe forse solo se potesse ripartire da zero ma restando completamente autarchico. Ma anche in questo caso dovrebbe fare riferimento alle ritorsioni di altri blocchi. E poi, quale imperatore assoluto vorrebbe mai imperare su di un mini-impero ? Ma tutto questo si basa sulla logica razionale di un Homo oeconomicus (Wikipedia) principe del buon senso. Logica questa che non è ancora del tutto esclusiva. Esiste sicuramente qualche altro scenario, basato su istinti primordiali, diabolici, in qualche modo. Una reincarnazione del diavolo potrebbe decidere un first strike solo per vedere l’effetto che fa, come un bambino viziato che gioca ai soldatini. O solo per ritrovarsi minimperatore assoluto: meglio mini e assoluto che niente. O infine, per vendetta, ad esempio se fosse parte di un popolo segnato da secoli di guerre sanguinose e crolli di imperi, ultimo dei quali quello sovietico. E questo è il collegamento con le dichiarazioni di Putin. Ma io, ripeto, non ci credo. Il backgammon imperiale – Appunti su una ipotetica guerra finanziaria Ovviamente posso sbagliare, ma è come se stessimo assistendo ad una colossale e infinita partita di backgammon, dove ad ogni mossa di una parte, corrisponde una mossa equivalente dall’altra parte. Consiglio una breve lettura di http://it.wikipedia.org/wiki/Backgammon, da cui riporto un estratto storico. Gli storici hanno spiegato come, nel backgammon, sia stato rappresentato il ciclo annuale e giornaliero della vita umana: i 24 punti rappresentano le 12 ore del giorno e le 12 della notte ma anche i 12 mesi dell'anno, le 30 pedine i giorni del mese. Anche i due dadi possono rappresentare il giorno e la notte e la somma dei punti ai lati opposti di un dado può far riferimento ai giorni della settimana ma probabilmente anche ai pianeti allora conosciuti. La compresenza di elementi cromatici discordanti (le punte della tavola, le pedine) sembra rappresentare la visione dualistica del mondo nella antica cultura indoeuropea caratterizzabile dal conflitto tra il bene e il male, la vita e la morte. Il backgammon, nella sua capacità di miscelare componenti di abilità e fortuna, simboleggia perciò una certa visione dell'esistenza umana. L'esito di una partita non può essere pianificato a priori così come il successo nella vita: la sorte è importante quanto l'ingegno (infatti molti giocatori esperti concordano con l'idea che il backgammon sia un gioco in cui la fortuna occupi un ruolo parziale; molti di essi infatti sostengono che un giocatore bravo vince più spesso perché sa ottimizzare i lanci più fortunati, minimizzando al contempo i danni di quelli meno favorevoli).[4] Dicevamo che la più devastante delle guerre sarebbe proprio una guerra finanziaria. Potenzialmente più dannosa di quelle fisiche. Ma anche questa non mi pare vincibile. Faccio un esempio basato su di un film tratto da un romanzo di Tom Clancy. Rende ben l’idea. Ipotizziamo che si voglia distruggere l’economia e la finanza mondiale. Si ipotizza un attacco fatto di ordini di vendita simultanei a Wall Street per un totale di 2.000 miliardi di dollari (Circa un PIL italiano). Sembra una cifra enorme, ma in realtà è una piccola frazione della massa monetaria esistente. Per fare ciò, a priori si è dovuta nascondere questa somma in qualche posto cyber-sicuro. Diciamo frazionandolo in moltissime microsocietà, sparse ovunque per il mondo, ma interconnesse via web. In modo da potere ricevere gli ordini e provvedere alla vendita istantaneamente e simultaneamente. Facciamo finta che siano 2.000 società da 1 miliardo ciascuna. Ma in realtà per non essere notate sarebbero molte di più e molto più piccole. Come si bloccherebbe una simile follia ? Costruendo case (diremmo a backgammon) di fronte a quelle di colore opposto, in modo che dopo una loro mossa, noi si possano muovere le pedine specularmente. In soldoni vuol dire che dovrei costruire una rete di altrettante 2.000 società con in pancia 2.000 miliardi da usare per “parare” ogni vendita delle 2.000 società nemiche. Quelli vendono a -50% rispetto al mercato? E istantaneamente io compro a + 50% rispetto al mercato. Pag. 192/253 O qualcosa del genere. L’unica cosa veramente importante è sapere dove sono e cosa hanno in pancia le 2.000 società. E questo è mestiere da intelligence, che diamo per scontato che esista e che riesca nello scopo. Ovviamente da entrambe le parti. Tra l’altro questo è il motivo per cui non solo sono favorevole a ogni tracciamento di informazioni, ma penso anche che sia indispensabile. Ma è anche la stessa logica della paventata guerra nucleare. Uno punta un missile su New York, e l’altro ne punta uno su San Pietroburgo. Sembra obsoleta, ma invece è una logica viva e vegeta e ancora li. Ma il succo è che la guerra non si potrebbe comunque vincere. La guerra del gas C’è una altra guerra che è in fieri, contro la quale invece non possiamo costruire case come a backgammon. Non è virtuale, non è informatica. E’ quanto mai fisica. E per me sta arrivando all’apice. E’ quella del gas. Il primo produttore e detentore di riserve è la Russia. http://it.wikipedia.org/wiki/Gas_naturale In termini geopolitici, questa è una guerra pianificata da decenni, durante i quali si sono costruiti gasdotti come un ragno con la sua ragnatela. E mentre si costruivano gasdotti il prezzo del gas restava miracolosamente basso. Qualche centesimo, rispetto ad un euro teorico. Qui sotto le quotazioni di un ETF, soltanto negli ultimi 5 anni. Il conflitto con l’Ucraina sembra proprio strumentale. Inoltre le dichiarazioni di Putin del tenore “manderemo il prezzo alle stelle”, lasciano presagire una storia già vista. Quella del petrolio che nel 1973 in pochi giorni decuplicò il suo prezzo (http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi energetica 1973. Già tanti anni fa a me apparve una lucida visione in testa, che riassumevo dicendo “questa volta saranno loro a mandarci il Generale Inverno direttamente a casa”. Sarà la conferma di un radicale riassetto geopolitico, in questo caso. Come fu per il petrolio. E come allora, saremo in balia di imperatori esterni. Potremmo solo confidare che siano imperatori illuminati, e non optino per la scelta di un’apocalisse che abbia una partenza energetica. Sarà una loro scelta. Starà a loro l’esercizio del libero arbitrio. Io spero che optino per una logica di imperialismo commerciale, e non per raderci al suolo. Pag. 193/253 Perché l’integrazione dell’Europa con la Russia sarebbe davvero una bellissima evoluzione sistemica. Un grande mercato interno con solo due oceani come confine. E capace di autosopravvivere. Ma capisco anche che, io Russia, se volessi entrare nell’Euro vorrei farlo con un parità che tenga conto della plusvalenza gas. Quindi con un rublo a 5 e non a 50. O con un PIL che invece di 1.500 miliardi di euro ne valga, se non dieci volte tanto, almeno 5.000 miliardi (per fare un esempio). Per cui penso sia impossibile che non assisteremo ad un momento in cui il gas varrà tante (dieci ?) volte il prezzo attuale. Ma spero che sia passeggero, o perlomeno che i venditori di gas pensino a come farci stare in piedi anche con la bolletta molto più cara, applicando quella lungimiranza tipica dei migliori imperi commerciali, antichi e non. Nell’attesa, sarebbe davvero doveroso terminare, o adoperarsi per farli terminare, i massacri anche in Ucraina. Non riuscirò mai a capire l’esigenza di “fare morti”, soprattutto quando si parla della capacità, del ruolo, di “imperare” su miliardi di persone. Se proprio si deve guerreggiare, si dovrebbe farlo senza morti civili. Una grande conquista dell’impero romano fu alcuni secoli di duratura convivenza civile di molti popoli. La chiamavano Pax romana. Ecco, un vero impero dovrebbe sempre lavorare per la pace. Dal suo conseguimento e mantenimento si misura la sua forza. Pag. 194/253 25 2014 09 21 – BREVIARIO DI GUERRA Scopo di questo scritto non è seminare il panico o indulgere in disfattismo, quanto piuttosto prepararsi per possibili eventi futuri. Molte considerazioni sono personali. Molte possono essere sbagliate, o possono essere ipotesi da verificare. Ma servono a descrivere concatenazioni fattuali, nessi causa effetto, e credo che il quadro generale sia rappresentativo di una possibile realtà prossima ventura. Non bisogna farsi fuorviare dal tono scherzoso dei primi paragrafetti “Pff..”. Il tema è molto serio. Anche se la gradazione di catastrofe può essere molto variabile. E può sempre darsi che io non abbia capito nulla. Hard crashing E’ il contrario del soft landing. Americano, ma in realtà di tutto il mondo occidentale. Di soft landing si è parlato tanto e poi è sparito. Io sono sempre convinto che si potesse fare, ma la mia visione evidentemente prescinde dalla natura dell’animo umano. Diciamo che a malincuore devo credere che fosse utopistica. Per cui può anche essere che siamo arrivati al punto che sia necessario mettersi nell’ordine di idee di una soluzione traumatica che spazzi via lo status quo e che costringa tutti a ripartire daccapo. In realtà credo che qualcuno ci abbia già pensato, per cui a poco serve cercare di immaginarsela tutti quanti. Si può solo cercare di fare qualche ipotesi di previsione. Considerando che la conoscenza di un problema grave, ne attenua gli elementi di panico che esso può generare. A questo serve questo scritto, quindi. Ad essere preparati almeno in parte nel caso in cui quanto scrivo sia vero. Click ! Un rumore familiare. Inizia così. Ma non è una pistola. Non è un fucile. E’ peggio. E’ una tastiera. Il Generale Ov ha appena aperto le danze. Le pompe si fermano con soltanto un piccolo ritardo temporale, sufficiente a strappare a Ov un sorriso di compiaciuta perfidia. E’ inverno. Ov ci è abituato. Lui sa che il Generale Inverno è il suo generale migliore. Pff… Qualche istante dopo la sciura Pina Brambilla si sta avvicinando al fornello per preparare la tradizionale cassoeula di inizio inverno. Gira la manopola del gas e il massimo che ottiene è qualche secondo di uno sfiatato “pff…” Sveglia tutta la sua bile e si bestemmia da sola : “bruta vecia vaca porca; che storia l’è chesta qui?” Mi sun qui che lauri. Mi paghi le tasse, beh almeno ogni tanto, e Roma ladrona mi ruba pure il gas ? Si affaccia al balcone e urla : “Uè ma qualcuno mi sa dire cosa succede ? Come me prepari la cassoeula? “ Bisogna sapere che nella scala dei bisogni di Milanslow, la cassoeula corrisponde al latte in polvere per i bambini africani. E’ imprescindibile per la sopravvivenza del lumbard. Risponde la vicina : Uè Pina, Tsu-no-mi. Senza ancora immaginare quanto profetica sia la sua risposta. Ancora non immagina lo Tsu-na-mi che si sta per abbattere su noi tutti. Pochi minuti, e anche la caldaia del riscaldamento si ferma. Per la seconda volta in pochi minuti un “pff…” pesantissimo, a dispetto della sua origine volatile. Pag. 195/253 Pochi minuti e in casa di Pina inizia a scendere la temperatura. Pina inizia a imprecare. Pff.. 2 Negli stessi momenti Gennaro Esposito si sta avvicinando al fornello per iniziare a preparare il tradizionale ragù domenicale. Gira la manopola del gas e anche lui il massimo che ottiene è qualche secondo di uno sfiatato “pff…” Lui ha geneticamente meno bile a disposizione, e gli esce solo “mannaggi’a maronna. Comme facimmo ‘mo?” A Napoli, senza ragù la domenica si rischia davvero di sfociare in scontri di piazza. Anche da lui dopo pochi secondi la caldaia si ferma. A Napoli è meno drammatica che a Milano. Ma resta il problema della domenica senza pummarola. A Napoli, da secoli, il ragù, e la pummarola in genere, sono strumenti di controllo e coesione sociale. Il ragù assicura obnubilazione di massa. C’è chi dice addirittura che sia stata deliberatamente diffusa una varietà di pummarola geneticamente modificata e contenente geni oppiacei. Pare che sia stato tramite i migranti finiti nel casertano. Tutti farciti di eroinacei, li hanno rilasciati pisciando sui pummaroli, che ora chiamano Erodori. E’ una nuova frontiera di terrorismo. E’ Uroterrorismo. Pff..3 Anche a Palermo Carmelo Picciotto si trova nella stessa situazione. Lo sfincione lo ha già pronto, e il tempo è bello. Fa caldo. Quindi, in fondo, “che minchia ce ne fotte”, pensa Carmelo? Abile nell’arte del vedere il bicchiere mezzo pieno per genetica adattiva, gli viene in mente : “vuoi vedere che se il petrolio segue il gas e va a 200 dollari al barile risolviamo anche l’annoso problema di Palemmo? Il traffico.” Devo sincerarmi che non ci siano troppe riserve nascoste, però. Altrimenti qua continueranno tutti ad usare la macchina invece delle moto a scureggetto, che son fastidiose all’udito, ma consumano poco; di petrolio ne basta un dito. “Caro cugino come va in Val d’Agri ?” Ma ce l’avete davvero ‘u petroglio ? Azz, dici che di recente hanno detto che è una delle più grandi riserve d’Europa ? Ma mi vuoi dire che ti troverò a cavallo ‘e ‘nu cammello c’o turbante e ‘o narghilè ? Va a finire che facciamo anche noi il nostro califfato ? Il califfato lucano ? Ma sei sicuro che i diritti e le concessioni di estrazione siano ancora italiani ? Vabbè, trivellate poco però. Che qua bisogna insegnare a tutti a non usare più la macchina. Pff..4 Negli stessi istanti, anche in Parlamento si ferma il riscaldamento. Il primo che se ne accorge è il “deputato zero”, che sbotta. Oh cazzo : vuoi vedere che non scherzavano niente ? Vuoi vedere che dopo mesi e mesi di avvertimenti questi ci hanno davvero tagliato il gas ? E adesso ? Adesso : Evviva ! Dentro fa freddo. Tutti fuori a far vacanza. Come quando eravamo a scuola! Come sempre il deputato zero ben rappresenta buona parte della sua casta. Non ha capito niente. Pag. 196/253 Bang ! Tutti restano concentrati sul problema del gas, che in effetti è un bel problema. Passa così inosservata la controffensiva (o paraoffensiva) globale sul fronte del petrolio. Sempre li attorno si gira. Solo Carmelo ci aveva pensato. E’ da un po’ che è spuntata dal nulla anche questa famigerata ISIS. Come un fungo propedeutico a farsi bombardare, propaganda un sedicente califfato o stato Islamico, che per inciso di islamico non ha nulla. E comunque pare che siano 30.000, contro più di 1 miliardo di mussulmani. Hanno ragione quelli che dicono che è sbagliato già solo accettarne la definizione di “islamico”. E’ la porta all’odio razziale, e a conseguenti strumentalizzazioni anche di guerra. Storia già vista. Comunque, a colpi di missili, obbligano l’occidente a tirare loro addosso delle bombe, a sparargli. O fanno finta di obbligarli. Sempre a suon di : Bang ! Di sicuro controllano qualche pozzo. Ma altrettanto di sicuro, non tutti. Anzi, direi pochini. La vera domanda quindi è : se il petrolio va a 200 dollari chi ci guadagna ? E quindi, Isis per chi lavora ? E infine, tutti questi enfatizzati reclutamenti occidentali cosa vogliono dire ? Nascondono qualcosa ? Qualche sospetto è legittimo. Wayout ! Questo è il rumore del riassetto dei macroblocchi geopolitici. Questo è forse il rumore di un progressivo disimpegno USA? Un ritiro verso un impero più vicino a casa loro ? Ad esempio verso un insieme panamericano tipo Nafta (North American Free Trade Agreement: Canada, Mexico and the United States of America) + Mercosur (Southern Common Market: Argentina, Brazil, Paraguay and Uruguay). Tanto per fare qualche ipotesi. Chissà. Di sicuro però, bisogna considerare la questione demografica. L’insiemistica imperiale di oggi deve tenere conto del fatto che siamo 7 miliardi, e se ipotizziamo 5 blocchi imperiali, ognuno conterebbe circa 1,4 miliardi di persone. Più o meno quanto tutto il mondo ad inizio 1900. E questa non è un dimensione astratta. Questo è il dato di quanto grande possa essere ogni mercato interno. Insomma, c’è posto (e soprattutto domanda e consumi interni) per tutti. Si ricordi che il mercato interno è una delle leve di forza storiche dell’economia USA, ad esempio. Ed è fonte di indipendenza e autonomia. Chi ha il suo vero mercato interno può anche permettersi di essere autarchico. A patto di avere l’energia e il cibo, in primo luogo. Quindi, certamente la concomitanza di eventi sui due fronti, gas e petrolio, sembra anche propedeutica ad una spartizione, o nuova ripartizione, coordinata delle fonti energetiche e delle aree di influenza. USA, Russia e Cina ? Ma in fondo a Pina, Gennaro e Carmelo che gli frega ? Francia o Spagna, purchè se magna. Din ! E’ il rumore dei soldi. Pina e Gennaro, al contrario di Carmelo, non si erano preoccupati di tutte le conseguenze del taglio del gas. Pag. 197/253 Solo degli effetti pratici. Ma il giorno dopo il gas inizia a costare 10 volte di più. E il petrolio ha raddoppiato il prezzo. Cosa succede quindi ? Nessuno può più permettersi la macchina. Il gas domestico deve essere centellinato. I prezzi delle bollette industriali vanno alle stelle. Il sistema produttivo resiste solo nei comparti ad alta incidenza di manodopera. Agricoltura, artigianato, manifattura di piccola scala. La grande industria è alle corde. Tra prezzi schizzati in alto e i tagli all’offerta non riesce ad avere abbastanza energia per funzionare e quella che riceve è carissima. Qualcuno sogghigna pensando alla Germania. La Germania si scoprirà alla fine per la sua rigidità ? Noi ci salviamo, in parte, con il nostro tessuto di PMI, ma la grande industria pesante come farà? Non è che ci sia tanto da gioire, ma forse un piccolo respiro di parziale sollievo nazionale ci può stare. Il nostro PIL è fatto come segue. Solo il 25% è industriale (351 miliardi). E di questo buona parte non è da grande industria. Settore Servizi finanziari Servizi pubblici Servizi commercio Industria pesante Servizi altri Industria leggera Industria costruzioni Servizi consulenze Servizi logistica Servizi turismo Servizi Tlc e informatica Industria utilities Agricoltura Industria alimentare Industria leggera tessile Servizi R%D Totale complessivo Industria Produzione 2011 345.130 338.019 313.636 475.110 175.547 311.537 213.952 146.490 202.252 126.558 92.931 129.054 52.426 123.163 103.866 11.676 3.161.347 1.356.682 PIL 2011 (= VA) 270.949 239.228 151.512 97.758 95.128 90.735 84.502 83.527 78.368 60.344 47.271 28.639 28.156 25.213 24.585 7.537 1.413.451 351.432 % su tot. 2011 19% 17% 11% 7% 7% 6% 6% 6% 6% 4% 3% 2% 2% 2% 2% 1% 100% 25% PIL/Produzi one 79% 71% 48% 21% 54% 29% 39% 57% 39% 48% 51% 22% 54% 20% 24% 65% 45% 26% I dettagli per settore sono in : http://cloeconomie.blogspot.it/2014/08/2014-08-26-sistema-italia-la-trilogia.html Ma la domanda è : quanto ne perdiamo ? Bisogna ipotizzare almeno due fattori distinti di blocco di produzione. 1. Un fermo macchine completo per assenza di energia, che ipotizzeremo in 30/60 giorni, lungo un arco di tempo da individuare, il quale inciderà fino a 2/12 rispetto al PIL annuale. Sono fino a 50 miliardi considerando, in maniera approssimata, tutta l’industria. 2. Una contrazione di produzione dovuta a crollo da panico nei consumi interni. Azzardiamo un – 30%, che vale circa 100 miliardi In totale sono 150 miliardi. Il 10% del PIL totale. Tutto sommato sembra ancora accettabile. Certo è che se il primo colpo potrà arrivare all’industria, gli altri settori anche avranno poco da star allegri. Basta immaginare : turismo, commercio, servizi vari. Chi continuerà a comprarli ? In situazione di reale economia di guerra tutto si contrae. La propensione al consumo crolla. Normalmente è la produzione bellica che si espande, cosa che per altro appare inverosimile in una guerra immateriale. E speriamo che almeno rimanga solo tale. Ma per ora accantoniamo l’idea. Per ora concentriamoci sull’industria. Pag. 198/253 Quelli che sembravano dei comparti “sfigati” invece da noi continuano a girare: alimentare, artigianato, manifattura, agroindustria. Sono quelli che “viaggiano” su consumi e domanda interna. Nei paragrafi seguenti si trovano alcune ipotesi di quantificazione del blocco in altri settori. Autarchia Questa è una considerazione specifica. Forse è sbagliata, ma io la vedo così. Di sicuro il ragionamento vale anche per molte altre nazioni. Vale la pena di farci un pensiero. Proprio per una situazione di guerra. Ci si ritroverebbe a ragionare come per l’insiemistica imperiale, ma su scala più piccola. 5/7 macroblocchi e xxx paesi microblocchi. A questo punto la domanda è: l’Italia è un microsistema potenzialmente autarchico ? Possiamo restare in piedi da soli ? Il nostro sistema di PMI è flessibile e produce quello che ci serve per la sussistenza. Produciamo l’agroalimentare. Anche se importiamo grano, in ipotesi di minori consumi forse ci stiamo dentro. In ogni caso abbiamo un’agricoltura con ampio margine di crescita. Importiamo energia, certo, ma anche in questo caso in ipotesi di contrazione di consumi forse ci stiamo dentro in larga parte con idroelettrico e riserve di petrolio e gas nazionali. Abbiamo un sistema bancario autonomo, quello nato con le banche di interesse nazionale. Abbiamo scuole, sanità e pensioni. Abbiamo le TLC (?) Abbiamo l’informazione (…..) Ovviamente abbiamo i trasporti e le auto. Insomma, in ipotesi di attacco, forse possiamo resistere da soli. Exp ! E’ il rumore dell’export. Perché attenzione: in un sistema adattivo complesso tutto è collegato. Se la Germania crolla, noi ci perdiamo 50 miliardi di esportazioni. Come nostri clienti seguono subito a ruota Francia (43 mld) e Stati uniti (26 mld). Il dettaglio totale è in “2014 08 29 – Geopolitica, insiemistica imperiale, commercio e guerre.” In ogni caso è verosimile che tutti si “richiudano in se stessi”. Facendo un’ipotesi, in un battibaleno ci potremmo trovare a 200 mld di esportazioni rispetto a quasi 400 di prima. Se va bene. Imp ! A questo punto diventa fisiologica la necessità di ridurre le importazioni. Ma tutto sommato forse è meglio così ? Considerato che la bolletta energetica, che pre-crisi pesava per 70 miliardi, potrebbe forse essere ben più cara, dovremmo tagliare altrove. Allo stesso link di “Exp !” ci sono anche i dettagli delle importazioni, qui sotto riportati. In tabella qui di seguito ci sono 300 miliardi (senza energia) di potenziale produzione e consumo nazionale. Liberi di scegliere. Ma la domanda da porsi sarà : “cosa compro all’estero di davvero indispensabile ?” Sapendo che se davvero dovessi perdere 200 miliardi di esportazioni e pagarne 100 in più di energia, per andare a pareggio dovrei tagliare proprio 300 miliardi di importazioni. Facendo anche una particolare attenzione a quanto tempo ci metterei a farlo e a riconvertire quegli acquisti in produzione locale. Il tempo comporta costi. Ogni cifra annuale andrebbe immaginata frazionata mensilmente, in modo da essere più gestibile. Pag. 199/253 Bilancia corrente 2013. Esportazioni e importazioni Settore Prodotti industria estrattiva - oil & gas Sostanze e prodotti chimici Prodotti della metallurgia Prodotti alimentari, bevande e tabacco Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi Macchinari ed apparecchi meccanici Computer, apparecchi elettronici e ottici Articoli farmaceutici e chimico-medicinali Apparecchi elettrici Prodotti dell'agricoltura Coke e prodotti petroliferi raffinati Altri prodotti Articoli di abbigliamento Articoli in gomma e materie plastiche Prodotti delle altre industrie manifatturiere Prodotti in metallo Carta e prodotti di carta Prodotti tessili Altri mezzi di trasporto Calzature Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili Vetro, ceramica, materiali non metallici per l’edilizia Legno e prodotti in legno e sughero no mobili Gioielleria, bigiotteria e pietre preziose lavorate Mobili Totale Exp 1.195 25.514 27.312 27.468 26.447 71.597 12.272 19.625 20.227 5.973 16.355 9.182 17.785 13.897 7.443 18.172 6.203 9.400 10.716 8.395 9.391 9.321 1.510 6.048 8.356 389.804 Imp -59.339 -34.667 -28.406 -28.037 -24.148 -22.282 -22.171 -20.569 -12.874 -12.652 -12.232 -12.196 -11.553 -8.517 -6.870 -6.758 -6.288 -6.156 -5.253 -4.437 -4.388 -3.170 -2.879 -1.911 -1.575 -359.328 Bilancia -58.144 -9.153 -1.094 -569 2.299 49.315 -9.899 -944 7.353 -6.679 4.123 -3.014 6.232 5.380 573 11.414 -85 3.244 5.463 3.958 5.003 6.151 -1.369 4.137 6.781 30.476 Oil ! La grande industria arranca anche da noi, ma ecco un coniglio dal cilindro: la Basilicata ! Il più grande giacimento di petrolio dell'Europa continentale, secondo Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Ricerca_e_produzione_di_idrocarburi_in_Italia Ecco che nel periodo di intervallo del perdurare di questa catastrofe economica entra in gioco un concetto ai più oramai desueto. Quello delle riserve strategiche. In primis quelle energetiche. Non per niente vengono definite strategiche. Perché servono proprio in tempo di guerra, e sopratutto perché sono un vero bene primario. E potrei anche immaginare che si possano utilizzare anche se non ancora perforate e in estrazione effettiva. Si possono fare degli accordi commerciali per cui cedo riserve ad utilizzo futuro a fronte di energia immediata. Insomma per qualche tempo forse si dovrebbe tirare. Plop ! Non è mica finita, anzi è appena iniziata. Plop è il rumore che fa una bolla di sapone quando scoppia. E lo fa anche una bolla finanziaria. Chissà quante ce ne sono al mondo ? Il punto è che se l’economia reale si arresta e il PIL ad esempio scende del 20% , tutto il sistema finanziario, che tra l’altro è strutturato a leva (con il debito) rispetto al sottostante reale, crolla di conseguenza e in misura più che proporzionale proprio perché gravato dalla leva. Ovviamente più una attività finanziaria è “gonfiata” più grande sarà il crollo. Ma nel nostro caso è ancora più semplice. Pag. 200/253 Non devo neanche fare scoppiare le bolle. Lo faranno da sole. Si immagini che per il blocco del PIL, il 20% dei prestiti concessi dalle banche al sistema di botto non rientri nelle banche stesse. Esiste una sola possibilità: che defaultino anche le banche, con una reazione a catena di proporzioni bibliche. Bolle o non bolle. A questo punto ci perdiamo un’altra bella fetta di PIL. Il settore finanziario in Italia incide per 270 miliardi all’anno. Se va bene ne resta in piedi la metà ? Non so, sono davvero ipotesi da tirare come i numeri al lotto. Ma per un -50% quasi quasi ci metterei la firma. Ipotizziamo quindi , di perdere altri 150 miliardi di PIL, che aggiunti ai 150 industriali ci portano a – 300. Senza considerare possibili deficit nella bilancia dei pagamenti, e assumendo che si riesca a mantenerla da subito almeno in pareggio. Il nostro Pil, passa da 1.500 a 1.200 miliardi. Ogni italiano perde: 300 mld/ 60 milioni = 5.000 euro/anno E non si può far niente. Bisogna solo trovare il modo di starci dentro. Frr! Ma prima ancora si deve considerare che il crollo delle banche scatenerebbe la classica reazione a catena che possiamo rappresentare con il concetto di “corsa agli sportelli”. Frr è il rumore dei soldi che escono dal bancomat. Quel rumore tanto caro e oramai dato per scontato. Fino a che non ci ritroviamo davanti ai bancomat vuoti, appunto. Questa corsa agli sportelli ha senso ? In termini probabilistici assolutamente no. Le banche hanno riserve per una frazione del totale della loro raccolta (depositi), per cui sarebbero solo pochissimi ad arrivare in tempo. Ma questa è statistica. Ovvio che la paura è un’altra cosa. Resterebbe la consolazione di potere ripensare per il futuro ad un sistema bancario e finanziario differente. Ma intanto il sistema attuale verrebbe raso al suolo quasi del tutto. Si bloccherebbe tutto, e si dovrebbe solo contare sulle riserve eventuali detenute dalle banche o su quelle di Stato, convertite in una qualche forma di moneta, seppur insufficiente. Senpre ammesso che le banche di riserve ne abbiano ancora e che non siano state prosciugate dalla corsa agli sportelli E’ possibile che si ritorni al baratto ? Chi lo sa. Magari si. E magari scopriremmo che il baratto richiede un’interazione personale ed è fonte di aggregazione sociale. Al contrario di un bancomat. Ma è impossibile fare previsioni realistiche. Almeno per me. Giusto per amor di completezza contabile, dobbiamo però fare un’ipotesi. Ipotizziamo di perdere altri 100 miliardi di PIL finanziario. In totale siamo a – 400. Sempre se la bilancia commerciale resta in pareggio. E chiudiamo il paragrafo con una domanda : e l’Euro in tutto ciò che fine fa? Swift ! Ma ammettiamo pure che il sistema finanziario a questo punto abbia resistito per qualche miracolosa alchimia contabile. E’ assai verosimile che chi aspetta (o ha creato) il crash, lo faccia per fare shopping. Pag. 201/253 E se i prezzi non sono scesi abbastanza, abbia un piano di riserva. Questo è facile ed è sempre incentrato sulle riserve monetarie. Ho già detto che una possibile guerra finanziaria assomiglierebbe normalmente ad una partita di backgammon. Ma questo vale in un sistema stabile. In un sistema in crisi, che già si sta avvitando su se stesso, avere a disposizione le riserve comporta possibilità di intervento (acquisto) molto più drastiche (efficaci). Ogni importo disponibile vale molto di più che in condizione di stabilità, proprio perché si sa già che a breve termine ogni prezzo di acquisto sarà più basso. Si può giocare allo scoperto, e tenersi le riserve per lo” shopping da fondo” o “a strascico” A questo punto va spiegato il titolo : sono uscite di recente notizie su di una possibile uscita o estromissione della Russia dal circuito interbancario Swift. La Russia ha dichiarato che se lo farà per conto suo, mi pare. Probabile che lo abbia già, altrimenti sarebbe una dichiarazione suicida. Ciò a me evoca due cose : 1. un nuovo impero in stasi ma già pronto 2. società detentrici di riserve occulte invisibili e quindi inattaccabili e inconoscibili (quanto valgono ? quanti soldi hanno in pancia ?) Bot ! Questo invece è un suono davvero. Ed è pure onomatopeico : “Bot : cazzo che Bot! E’ il suono del default. Inevitabile, perché anche ammettendo di fare grossi tagli alle spese dello Stato (paragrafo cut !), questi non si faranno istantaneamente. Se defaultiamo, bisogna aspettarsi tassi di rifinanziamento almeno al 10%. A quel punto il break even (il tasso di pareggio) con la situazione attuale si colloca a 1.000 miliardi di debito, rispetto ai 2.170 attuali. Questi 1.000, costerebbero 100 miliardi di interessi all’anno. Come adesso. Un po’ di più. Forse allora ha più senso un congelamento o una ristrutturazione del debito nazionale, dei residenti persone fisiche, al limite con il pagamento di soli interessi per un certo numero di anni, ad esempio. Perché se devo defaultare, tanto vale immaginare un futuro del tutto senza debito. E se deve pagare qualcuno, tutto sommato meglio le banche che i cittadini. In ogni caso si deve ricordare che un default, rappresenterebbe sempre un’occasione di acquisto per qualcuno. E si ritorna sempre al tema di chi sarà che potrà fare shopping. Drin ! Questo è il suono di una domanda. O meglio di una sveglia, che ci sveglia dall’incubo. Quanto può durare tutto ciò ? Quando suonerà la sveglia a decretare la fine e il nuovo assetto mondiale ? Io non ne ho davvero idea. Cash ! Una cosa è certa. Più dura, più ci affossa, e meno costerà comperarsi le nostre macerie. E chi è che può comprarsele ? Ammesso e non concesso che gli USA siano in uscita (paragrafo wayout!) chi rimane con tante riserve da potersi presentare come compratore che con pochi spiccioli, ma pronti sull’unghia, si accaparri il meglio ? La Cina, in primo luogo. E’ il Paese con maggiori riserve ufficiali. Pag. 202/253 Ci sarebbe il Giappone, ma abbiamo già visto che le usa per nettare il debito. In pratica ci fa carry trade (si chiama così). Prende soldi a prestito a tassi prossimi a zero e li reinveste in prodotti finanziari presumibilmente redditizi. Dallo Stato nazione allo Stato finanziaria. Ma tutto ciò senza contare la rete di risorse occulte parcheggiate offshore, naturalmente. Ad esempio, al riguardo, dai dati del FMI la Russia avrebbe soltanto 200 miliardi di debito lordo e zero di netto. Per differenza, vorrebbe dire 200 miliardi di riserve. Tanto per fare un paragone, l’Italia ne avrebbe di più: 335 miliardi secondo il FMI, con il debito a 2.034 (la correlazione debito-riserve la spiego più avanti). Mi pare davvero improbabile che noi abbiamo più riserve della Russia. Molto più plausibile che le loro siano disseminate chissà dove in giro per il globo. In ogni caso, grazie all’uscita dallo swift, le riserve russe potrebbero essere e restare parcheggiate a disposizione in una rete parallela inattaccabile e imperscrutabile. Tutto ciò senza contare che anche ammettendo che gli USA siano in uscita, le prime riserve ufficiali del mondo le hanno loro. Ed è improbabile che gli inventori del capitalismo non sfruttino i saldi per fare shopping. Insomma i futuri “shoppers” secondo me sono sempre gli stessi. In primo luogo USA, Cina e Russia. E poi chissà. Bit ! Non è mica ancora finita, però. Questo è il rumore della cyber-war, di cui mi parlano spesso. Attacchi informatici. Ma a cosa servono ? A rubare i dati personali ? A sapere che porno guardiamo? Io non credo. O meglio, si lo credo, ma per finalità diverse da quelle ritenute vere da noi gente comune. Credo invece innanzitutto che gli attacchi che possano rientrare nella citata logica di shopping di guerra. Non è solo questione di siti internet, di e-commerce, o cose simili. Quelli sono in larga parte i contenuti. Quello che veramente ha valore in tema di telecomunicazioni sono le reti. L’hardware. E ha valore in primo luogo perché non li posso rifare. Ipotizziamo la rete Telecom. Dorsali e doppini dell’ultimo miglio. Quelli che arrivano in casa. Nascono decenni fa e non sono replicabili. È impensabile ricostruire la rete una volta della Sip, tanto per capirsi. E questo discorso vale per qualsiasi rete: elettrica, del gas, di trasporti. Il loro controllo è strategico. Ma qui prendiamo in considerazione solo quelle TLC (telecomunicazioni). Se qualcuno volesse conquistare la rete Telecom, ad esempio, potrebbe sottoporla ad attacco fino a bloccarla (ad esempio per 60 giorni in un arco temporale da individuare) e fino a diffondere le notizie del furto di dati personali. Otterrebbe un duplice effetto : la fuga, o almeno il mancato pagamento degli utenti per il servizio che non funziona la fuga degli utenti per la paura da mancata privacy. Come in altri esempi citati, il prezzo di Telecom crollerebbe e la stessa sarebbe scalabile a prezzo di saldo. Ma non solo. Tutto il settore si bloccherebbe, o rallenterebbe, con un crollo conseguente del PIL del comparto tlc seppur temporaneo. Il PIL da tlc e informatica vale 47 miliardi di euro all’anno. Non sembrerebbe quindi un grave danno. Ma si deve considerare l’impatto sociale. Oramai siamo “always on”. E’ una droga. Un black out del networking avrebbe fortissime ripercussioni sociali. Il tutto considerando anche che le reti sono concetto assai fumoso, per quanto è dato di conoscere ai più. Reti, dark o deep web, satelliti, reti radar, militari, web semantico, oscillazioni orbitali, civiltà dell’intelletto. Pag. 203/253 Sono alcuni esempi di termini poco noti ma sicuramente tutti parte di una macedonia meta-informatica a forte valenza strategica futura, ma ai più oscura. Tax ! Questo non è un suono, le tasse non fanno rumore, ma è onomatopeico al contrario. Mentre qualche politico già pregusta la vacanza forzata per la chiusura del Parlamento, da dentro il MEF li chiamano agitati. “Correte, venite dentro, c’è un altro problema !” Senza parte del Pil, che è sceso di 450 miliardi solo nei comparti industriale, finanza e tlc (senza contare la bilancia commerciale), ci mancano tasse per 200/250 miliardi all’anno Le spese dello Stato di 400/500 miliardi, non ce le possiamo più permettere. Cut ! Ops…Vuoi vedere che è la volta buona che : si taglia tutto il tagliabile e si tassa tutto il tassabile ? Può darsi, pensa il deputato zero, ma dovremmo dare tutti il buon esempio. Fino a che non avremmo aggiustato questo casino dovremmo lavorare gratis. Cazzo. Bisognerà anche ricordarsi che lo tsunami è appena iniziato e stavolta o si fa un vero turn around o la gente si incazzerà per davvero. Il problema è quello di dove tagliare e dove incassare Si devono preservare la scuola, la sanità e le pensioni. Altrimenti il futuro sarà inesistente. Cosa resta ? Tutto il resto. Altro che spending review. Qua si dovrà entrare dentro con il bulldozer. Con due implicazioni principali. 1. Un crollo ulteriore dei consumi. Il settore pubblico vale 240 miliardi di PIL . 2. L’aumento della disoccupazione da licenziamenti pubblici. Gli impiegati pubblici Statali, su base 12 mesi, sono 1,7 milioni che costano 75 miliardi all’anno. L’unica consolazione sta nel fatto che dovrò trovare 200 miliardi circa, ma questi possono essere anche da maggiori ricavi. Non avrò quindi più scuse per giustificare : 1. l’evasione; 2. la non tassazione del sommerso. Se da queste due voci portassi a casa 100 miliardi, me ne resterebbero da tagliare 100 circa, pari al 25 % delle spese totali. Il che sarebbe plausibile. Disoccupazione e rebound pensioni Per arrivare a una sintesi in termini di numeri/persona, vale a dire di maggiori disoccupati e di come li si potrà mantenere, che è pur sempre la vera responsabilità dello Stato, si deve considerare che le contrazioni di PIL hanno la conseguenza di produrre nuovi disoccupati. Ma oltre a ciò, nuovi disoccupati comportano minori contributi versati e quindi la necessità di una riallocazione delle pensioni che sono riassunte in : 2014 08 21 - Le pensioni - Dalla welfare review alla dignità minima e nella seguente tabella. Numero milioni Importo miliardi Media mensile Pag. 204/253 Fino a 1.000 eur 15,046 91,009 504,1 Fino a 2.000 eur 5,156 87,990 1.422,1 Oltre 2.000 eur 2,378 84,274 2.952,8 TOTALE 22,580 263,274 971,6 La premessa doverosa è che abbiamo una forte contrazione dell’economia e l’esigenza di garantire la sussistenza a tutti, inclusi i nuovi disoccupati, deve essere soddisfatta con le risorse esistenti. Non posso usare le riserve, non posso aumentare il debito. Devo trovare i soldi in casa. 1. Il blocco del PIL a 1.000 mld invece di 1.500 equivale a una riduzione del 33%. Un terzo. 2. In termini di minori incassi di contributi, possiamo assumere un terzo di 263 miliardi. Questo vuol dire minori incassi dell’Inps per circa 90 miliardi. 3. Restano quindi 263-90 = 175 miliardi da gestire. 4. In termini di disoccupati in più, possiamo assumere un terzo (la riduzione del PIL) dei 21/22 milioni di occupati attuali. + 7 milioni. A cui aggiungere i dipendenti pubblici (una parte di 1,7 milioni). Assumiamo che siano 8 milioni in più in totale. 5. Le persone/pensioni totali a carico Inps diventano quindi 22,5 + 8 milioni. Arrotondato a 30 milioni. 6. A questo punto devo considerare che siamo in guerra. Abolisco privilegi e diritti acquisiti e opto per una pensione di sopravvivenza uguale per tutti. Flat. Con buona pace di chi aveva versato più contributi. 7. Avendo a disposizione 175 miliardi, posso erogare 175 mld/ 30 milioni = 5.800 euro/anno a testa. Pari a 486 euro al mese. Questi senza ulteriori tassazioni a carico. Per concludere, anche in questo caso avrò una contrazione dei consumi, ma non per la riduzione delle pensioni mensili, bensì per il fatto che non ho più 90 miliardi (quelli da minori contributi) da fare spendere. Economia di guerra A questo punto val la pena riprendere alcune considerazioni sul concetto di economia di guerra. Prendiamo a riferimento la definizione di Wikipedia. 2.3 Economia di guerra da . http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra#Economia_di_guerra Nell'economia di guerra, lo Stato nazionale emette una quantità di moneta crescente. Una simile emissione causa svalutazione e iperinflazione che impoveriscono la popolazione e possono arrivare perfino ad azzerare il potere d'acquisto della moneta. È frequente che i beni essenziali vengano razionati e che il loro ottenimento venga dunque a prescindere dall'uso della moneta. In vista dei conflitti, gli Stati accumulano riserve anche sotto forma di oro, investimento in sé poco conveniente perché non genera interessi, diversamente dagli strumenti finanziari o da un investimento produttivo. Tuttavia, l'oro conserva il suo valore nel tempo, mentre le valute si possono deprezzare e gli strumenti finanziari sono soggetti a rischio. La disponibilità di oro rappresenta quindi la garanzia che in cambio si potranno ottenere anche in futuro le risorse necessarie per i bisogni della guerra. In tempo di guerra, la spesa militare è una voce rilevante e spesso predominante della spesa pubblica. Per sostenerla, gli Stati ricorrono spesso all'indebitamento. Il debito contratto verso soggetti esterni allo Stato è in genere denominato in valuta estera o in oro. Mentre il debito contratto in moneta nazionale ne segue le sorti (come il debito italiano nella seconda guerra mondiale, che in termini reali si ridusse a ben poco dopo la fine del conflitto) il debito denominato in altre valute o in oro continua invariabilmente a pesare sull'economia del Paese. Lo Stato che esce vincitore da una guerra pretende non di rado dallo Stato sconfitto il pagamento di indennità dette riparazioni di guerra[6], che coprono in tutto o in parte le spese sostenute e a volte permettono anche un guadagno monetario. L'origine delle riparazioni di guerra risale all'antichità e si hanno tracce documentate di Sistema Italia – Riserve Del sistema Italia e relativa autarchia ho già accennato sopra. Qui vorrei precisare che esiste un dato contabile che conferma la previsione di “guerra”, come accenna anche Wikipedia. Sono le riserve monetarie o auree. Queste sono un tipico indicatore di preparazione ad una situazione di economia di guerra. Ho già accennato che con il debito a 2.034 mld secondo il FMI avevamo riserve per 335 miliardi. Negli ultimi mesi il debito è cresciuto in apparenza fuori controllo fino a 2.170 miliardi. Vuol dire + 135 miliardi, di cui 40 utilizzati per pagare i debiti pregressi verso enti statali. Pag. 205/253 E’ una forma di parcheggio. Sempre se resistono alla tentazione di spending compulsivo. In totale quindi avremmo quasi 470 miliardi di riserve ufficiali. Ovviamente la loro limitata dimensione, richiederà un utilizzo controllato. Queste non possono essere spese. Serviranno per la ricostruzione. Per investimenti ed erogazione di credito alle iniziative produttive. Il che confermerà sicuramente una politica di tagli alle nostre spese di stato. Sistema Italia – Funding ulteriori rispetto alle riserve Il debito è la seconda possibilità di raccogliere risorse. Utilizzo di riserve e prestiti esteri. Il sistema monetario è chiuso. Queste sono le vie. Resta da capire chi possa comprare nostro eventuale debito. Ma forse si può ipotizzare che chi ha le riserve vere possa non solo fare shopping, ma anche lending. Il mercato che si comperano deve restare in piedi, ovviamente. Possiamo ipotizzare un piano Marshall russo o cinese ? Non solo shopping, ma anche lending ? Drone war In Europa ? Possibile ? E speriamo di no, che cazzo. Non basta quanto sopra ? Mi viene solo la paura che ci sia qualche palazzinaro, che da noi in Italia sono una specie infestante, che gira con il suo Stealth NanoDrone per tirare giù di nascosto palazzi da potere poi ricostruire. Ecco, credo che chi dovesse incontrarlo difficilmente saprà trattenersi dallo spezzargli una gambetta. Come ci si salva da tutto ciò ? Non ci si salva. Ne si può arginare qualche cosa. Ma perlomeno si può pensare di prepararsi. Se non altro spiritualmente. Saranno le fasce più deboli, quelle che non hanno margini di ulteriore contrazione di sopravvivenza, quelle a soffrire davvero. E non è inverosimile che reagiscano con violenza. Vorrei vedere. In ogni caso il bisogno primario da soddisfare sarà quello di cibo. Abbiamo ipotizzato di avere 30 milioni di pensionati e neo disoccupati da mantenere con la pensione di guerra di 486 euro al mese flat. Ma questo dato non tiene conto dei sotto-casta. Di quelli già oggi più poveri di così. E non tiene nemmeno conto di possibili blocchi totali alimentari, dovuti ad esempio a blocchi dei trasporti. E’ verosimile una corsa alle mense dei poveri. Come le finanzio ? Esistono solo tre possibilità, non potendo emettere debito pubblico li pesco: 1. dalle mie riserve 2. da prestiti dedicati esteri o no. 3. da privati Tanto per fare un’ipotesi, 10 milioni di persone a 3 euro al giorno (pane, patate, pasta), costano 1.000 euro all’anno ciascuno. Per un totale di 10 miliardi/anno Non mi preoccuperei troppo dell’alloggio, invece. Almeno per chi oggi lo ha. Pag. 206/253 Chi non riuscisse più a pagare l’affitto potrebbe tranquillamente restare nella casa occupandola. Credo che forze dell’ordine e governo avranno ben altri problemi a cui pensare al posto degli sgomberi. Eppoi, la disponibilità a concedere l’abitazione sarebbe un atto di giustizia dai più forti ai più deboli. Potrà mancare il gas, il riscaldamento, forse la luce, l’acqua ma sono cose a cui ci si può abituare facendo di necessità virtù. Per il freddo forse a noi italiani, in particolare al nord, correrà in soccorso il nuovo clima tropicale. Per la borghesia, piccola media o grande che sia, in fondo sarà un bagno di salute. Vorrà dire un re-imprinting di massa istantaneo ed esplosivo ma che li porterà su un modello di vita, e quindi di spesa, più sensato. Sarà un programma di disintossicazione di massa dalla droga dei consumi, basato sui principi della psicologia comportamentale. Reiterando nuovi comportamenti non consumistici per un certo numero di volte, ad un certo punto verrà loro naturale. Garantito. La comportamentale funziona sempre. Se poi è obbligata, figuriamoci. Alla fine forse riusciranno a vedere che il loro benessere, liberi da modelli di consumo imposti, è maggiore di prima. Ma dopo, torneremo a come viviamo oggi ? No. Una volta reimprintato il modello di vita, di spesa e di valori non si tornerà più indietro. E questa in fondo forse è la buona notizia. E la cooptazione offshore ? Questa forse è la seconda buona notizia. Forse sarà la volta buona che tutti i soldi che sono nascosti off-shore, ritornino inshore in modo da alimentare le economie reali nazionali. Ho detto che esistono solo tre possibilità. Non potendo emettere debito pubblico i soldi li pesco: 1. dalle mie riserve 2. da prestiti esteri diversi 3. da privati. In realtà c’è anche la quarta opzione . Li pesco dalle riserve off-shore !!! ALLEGATI 1. Ricerca e produzione di idrocarburi in Italia - Wikipedia 2. Guerra – Wikipedia 3. Crisi economica della Grecia - Wikipedia 4. Guerra, economia di - Treccani Pag. 207/253 ALLEGATO : RICERCA E PRODUZIONE DI IDROCARBURI IN ITALIA Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Ricerca_e_produzione_di_idrocarburi_in_Italia La ricerca e produzione di idrocarburi in Italia, praticata fin dall'antichità, inizia con tecniche industriali nella seconda metà del secolo XIX, e si è sviluppata notevolmente dal secondo dopoguerra a seguito del ritrovamento di significativi quantitativi di gas naturale; paragonata ai principali paesi produttori possiede non solo modesti ma anche grandi giacimenti di petrolio e gas naturale, tra cui quelli della val d'Agri(Basilicata)[1], il più grande dell'Europa continentale, e dell'area di Crotone (Il Campo Luna-Hera Lacinia), posizionandosi al quarto posto fra i paesi europei produttori di petrolio e 49º come produttore mondiale di petrolio per quantità (0,1% sul totale della produzione mondiale)[2][3]. Le stime della quantità di petrolio nel sottosuolo italiano a fine 2012 sono di 82,1 milioni di tonnellate di riserve certe (equivalenti a 599 milioni di barili[4]), 100,8 di tonnellate di riserve probabili e 55.3 di tonnellate di riserve possibili; sempre nel sottosuolo sono stimati 59.4 miliardi di smc di riserve certe di metano; 63.4 miliardi di smc di riserve probabili e 21.7 miliardi di smc di riserve possibili di gas naturale[5]. Al 31 dicembre 2012 sono vigenti e rilasciati da Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico 115 permessi di ricerca (94 in terraferma, e 21 in mare) e 200 concessioni di coltivazione (134 in terraferma e 66 in mare) che si concentrano in Emilia-Romagna, Lombardia e Basilicata, in mare, l'attività è sviluppata soprattutto nel mar Adriatico, Ionio e nel Canale di Sicilia[6]. Sono inoltre attivi 10 campi di stoccaggio di gas naturale, tutti ubicati in terraferma su giacimenti naturali ormai depletati del loro contenuto originario di gas, causa loro sfruttamento negli anni passati, a fronte di 15 concessioni di stoccaggio di gas rilasciate[7]. Il gettito delle royalties per l'anno 2012 è stato di 333.582.602,81 euro[8][9]. 25.1 Indice 1 Storia della ricerca e produzione degli idrocarburi 2 Prima del periodo industriale 3 Secolo XIX o 3.1 Italia preunitaria o 3.2 Dall'Unità d'Italia 4 Secolo XX o 4.1 Inizio Secolo o 4.2 1940 la svolta della sismica a riflessione o 4.3 La crescita nel secondo dopoguerra 4.3.1 Lo sviluppo della Val Padana 4.3.2 Le prime scoperte di petrolio siciliano 4.3.3 Inizia la ricerca offshore 4.3.4 Ricerca lungo il margine appenninico o 4.4 La ricerca e produzione a seguito della crisi energetica o 4.5 Liberalizzazione della attività nella Pianura Padana o 4.6 Nuove scoperte 5 Royalties 6 Ricerca in giacimenti non convenzionali 7 Produzione o 7.1 Riserve di idrocarburi e produzione rispetto all'Europa 8 Note 9 Bibliografia 10 Voci correlate 11 Collegamenti esterni 25.2 Storia della ricerca e produzione degli idrocarburi Affioramento naturale di bitume in biocalcareniti in una cava abruzzese vicino a Lettomanoppello nell'area della Majella Pag. 208/253 I numerosi affioramenti naturali di petrolio, in parte ancor oggi presenti in varie zone della penisola italiana, specialmente lungo tutto l'Appennino e in Sicilia, erano ben noti nel passato, e localmente sfruttati per usi vari e testimoniano la genesi e presenza nel sottosuolo di idrocarburi in varie località italiane[1]. Nell'Antichità lo sfruttamento era mirato soprattutto alla raccolta del bitume affiorante naturalmente, utilizzato principalmente come mastice e impermeabilizzante, e al petrolio recuperabile fuoriuscente da alcune sorgenti naturali, usato come medicamento (in particolare per affezioni della pelle) e come olio illuminante. Uno sfruttamento, sempre fatto con metodi artigianali, ma con maggiori finalità commerciali inizio' verso al fine del medioevo, continuando in modo non sistematico, per tutto il periodo preunitario. A partire dalla metà del secolo XIX, in coincidenza con l'inizio della lenta transizione italiana verso un'economia industriale, l'utilizzo del petrolio, inizialmente richiesto soprattutto per l'illuminazione, divenne sempre più diffuso, e questa presenza naturale di petrolio in superficie stimolò una attività di ricerca sistematica e produzione di idrocarburi. A partire dal secondo dopoguerra la ricerca petrolifera, venne condotta con mezzi moderni e sfruttando le conoscenze derivanti dai progressi delle scienze geologiche, che a loro volta si giovano delle scoperte effettuate lungo la penisola, durante le fasi esplorative. Tutta questa attività ha portato ad oggi, assieme alla ricerca e produzione di gas natura ALLEGATO : GUERRA ED ECONOMIA DI GUERRA Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra#Economia_di_guerra Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Guerra (disambigua). È in corso un vaglio per migliorare la qualità di questa voce. Partecipa all'apposita discussione formulando suggerimenti e critiche o proponendoti direttamente come revisore. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Per guerra (in inglese war, tedesco krieg, francese guerre, spagnolo guerra) si intende un fenomeno collettivo che ha il suo tratto distintivo nella violenza armata posta in essere fra gruppi organizzati[1]. Nel suo significato tradizionale la guerra è un conflitto fra stati sovrani o coalizioni per la risoluzione, di regola in ultima istanza, di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti (ma in ogni caso parziali) conflitti di interessi ideologici ed economici[1]. Il termine guerra deriva dalla parola werran dell'alto tedesco antico,[2] che significa mischia. Nel diritto internazionale, il termine è stato sostituito, subito dopo la seconda guerra mondiale, dall'espressione "conflitto armato", applicabile a scontri di qualsiasi dimensioni e caratteristiche. Le guerre sono combattute per il controllo di risorse naturali, per risolvere dispute territoriali e commerciali, per motivi economici, a causa di conflitti etnici, religiosi o culturali, per dispute di potere e per molti altri motivi. Si giunge alla guerra quando il contrasto di interessi economici, ideologici, strategici o di altra natura non riesce a trovare una soluzione negoziata attraverso la diplomazia, o quando almeno una delle parti percepisce l'inesistenza di altri mezzi per il conseguimento dei propri obiettivi. La guerra è preceduta da: un periodo di tensione, che ha inizio quando le parti percepiscono l'incompatibilità dei rispettivi obiettivi; un periodo di crisi, che ha inizio quando le parti non sono più disponibili a trattare tra di loro per rendere compatibili tali obiettivi. In età moderna, nei periodi di tensione e di crisi, si può sviluppare un'attività politica e diplomatica di tutta la comunità internazionale per evitare il conflitto: in tali periodi, le forze armate giocano un ruolo rilevante nel dimostrare la credibilità e la determinazione dello Stato, con lo scopo deterrente di rendere evidente all'antagonista la sproporzione fra l'obiettivo da conseguire e il costo, sociale e materiale, di una soluzione militare. La guerra quindi può essere evitata quando ambedue i contendenti percepiscono questo sfavorevole rapporto. Carl von Clausewitz, nel suo libro Della guerra, compie un'analisi del fenomeno: «La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi» e «La guerra è un atto di forza che ha lo scopo di costringere l'avversario a sottomettersi alla nostra volontà.» Pag. 209/253 La guerra in quanto fenomeno sociale ha enormi riflessi sulla cultura, sulla religione, sull'arte, sul costume, sull'economia, sui miti, sull'immaginario collettivo, che spesso la cambiano nella sua essenza, esaltandola o condannandola. In Europa non si sono più combattute guerre per motivi religiosi dal 1648, anno della pace di Vestfalia che chiuse la guerra dei trent'anni[3][4] 25.3 Indice 1 Passaggio formale dalla pace alla guerra e viceversa o 1.1 Peacekeeping 2 Economia di guerra 3 Tipi di conflitto o 3.1 In base all'estensione territoriale o 3.2 In base al tipo dei soggetti che la combattono o 3.3 In base ai mezzi impiegati o 3.4 In base alla soggettività internazionale dei contendenti 4 Altre definizioni dei conflitti 5 Diritto bellico 6 Aspetti antropologici o 6.1 Guerre di religione o 6.2 Guerre a sfondo razziale 7 Aspetti etici 8 Aspetti economici o 8.1 Prima ondata o 8.2 Seconda ondata o 8.3 Terza ondata 9 Analisi statistica 10 La guerra negli scritti 11 Note 12 Bibliografia 13 Voci correlate 14 Altri progetti 15 Collegamenti esterni 25.4 Passaggio formale dalla pace alla guerra e viceversa Battaglia di Chocim (1673), durante la guerra fra Polonia e Impero ottomano, in un dipinto di Juliusz Kossak (1892) Fino la seconda guerra mondiale era prassi di diritto internazionale ampiamente osservata il far precedere le ostilità da una dichiarazione di guerra. Le alleanze militari fra Stati obbligavano i firmatari a entrare nel conflitto se un altro Stato violava la neutralità e l'integrità territoriale, invadendo i confini esterni di uno Stato partecipante con le proprie truppe, oppure ne manifestava la volontà con una dichiarazione di guerra: i patti di mutua assistenza militare propagavano rapidamente le dimensioni dei conflitti. Generalmente, il conflitto armato comincia a partire da un evento specifico, il cosiddetto casus belli: un'invasione militare, l'uccisione nemica di concittadini, come soldati, o beneficiari dell'immunità diplomatica, come ambasciatori, capi di Stato o reggenti. Anche incidenti diplomatici possono innescare crisi che si risolvono in un conflitto armato, a causa di inosservanze dei protocolli diplomatici, come non presentarsi a una convocazione o rifiutare di ricevere un ambasciatore, ingerenze politiche sulle nomine, dichiarazioni offensive senza scuse o smentite ufficiali degli organi di stampa ed eventuali dimissioni del dichiarante. Preso a sé, il casus belli può essere anche non molto grave, ma la sua importanza è amplificata dalle tensioni e dagli attriti già esistenti. Pag. 210/253 La guerra spesso si manifesta insieme a un periodo di sospensione dello Stato di diritto nel quale il diritto e la giustizia militare si sostituiscono a tutte le altre fonti della giurisprudenza. Con l'avvento dell'ONU, il cui statuto condanna lo Stato aggressore e consente allo Stato aggredito di difendersi con immediatezza, la dichiarazione di guerra è praticamente scomparsa dallo scenario internazionale. Molte Costituzioni, fra le quali quella italiana, ammettono la guerra di sola difesa. Nessuno Stato è infatti disposto a dichiararsi aggressore con una tale procedura, mentre infiniti sono gli appigli per dichiararsi aggredito. In definitiva lo Statuto dell'ONU, che nelle intenzioni doveva servire a far scomparire la guerra, ha fatto invece scomparire soltanto la dichiarazione di guerra.[senza fonte] Secondo quanto osservato da von Clausewitz, la guerra non è accesa dall'azione di chi offende, ma dalla reazione di chi si difende: se non ci fosse reazione, infatti, si verificherebbe un'occupazione e non un conflitto armato. Tale fu il caso, ad esempio, dell'Anschluss, ovvero l'invasione dell'Austria da parte della Germania nel 1938. Si ha pertanto l'inizio della guerra quando si verifica il primo combattimento fra forze contrapposte. La guerra non si conclude però semplicemente con la cessazione dei fatti d'arme; più formalmente è necessario che si verifichi uno dei seguenti eventi: un armistizio, che riguardi cioè tutti i teatri e tutte le forze armate delle parti che lo stipulano; la resa incondizionata di una parte; la debellatio di una parte, cioè il completo annientamento delle sue forze armate, l'occupazione totale o annessione del suo territorio e la cessazione di ogni attività politica anche interna. Talora, un Paese che vuole entrare in conflitto compie azioni per provocare a guerra l'aggressore e poter reagire, non necessariamente si inizia un conflitto con un'occupazione militare di un territorio straniero. Dalla seconda metà del ventesimo secolo a seguire, molte guerre sono state combattute senza essere dichiarate, con interventi militari giustificati come aiuti a governi "fratelli" come la guerra del Vietnam, l'invasione sovietica dell'Afghanistan, o semplicemente con una azione militare diretta come o guerra di Corea o l'invasione del Kuwait. A volte a queste guerre hanno fatto seguito altre azioni ad esse collegate, come la prima guerra del Golfo nella quale una coalizione, in forza di un mandato dell'ONU, ha schierato sul campo un potente esercito appoggiato da forze navali ed aeree che hanno rimosso il contingente iracheno di occupazione dal Kuwait e distrutto gran parte dell'armamento terrestre ed aereo delle forze armate irachene disarticolandone le unità operative ma non occupando permanentemente il territorio dell'Iraq. 25.4.1 Peacekeeping Anche le cosiddette operazioni di peacekeeping, missioni militari armate e alle quali un mandato internazionale (ONU o Unione Europea) ha conferito legittimità, se non possono essere considerate tecnicamente guerre presentano per il personale impegnato tutti i rischi di quelle operazioni, con limitazioni ancora maggiori dal punto di vista delle regole operative. Nell'accezione dàtagli dalle Nazioni Unite, il peacekeeping è "un modo per aiutare paesi tormentati da conflitti a creare condizioni di pace sostenibile".[5] Il personale civile e militare della missioni ONU viene fornito dai paesi membri Queste operazioni vengono compiute in territori sconvolti da guerre civili e le truppe impiegate dovrebbero fungere da forza di interposizione tra i contendenti e stabilizzazione del territorio, ma se necessario possono usare la forza necessaria a fermare azioni violente contro civili indifesi. Nondimeno la loro presenza non ha impedito episodi come il massacro di Srebrenica, avvenuto durante la guerra civile jugoslava sotto gli occhi di un battaglione di caschi blu olandesi. 25.5 Economia di guerra Nell'economia di guerra, lo Stato nazionale emette una quantità di moneta crescente. Una simile emissione causa svalutazione e iperinflazione che impoveriscono la popolazione e possono arrivare perfino ad azzerare il potere d'acquisto della moneta. È frequente che i beni essenziali vengano razionati e che il loro ottenimento venga dunque a prescindere dall'uso della moneta. In vista dei conflitti, gli Stati accumulano riserve anche sotto forma di oro, investimento in sé poco conveniente perché non genera interessi, diversamente dagli strumenti finanziari o da un investimento produttivo. Tuttavia, l'oro conserva il suo valore nel tempo, mentre le valute si possono deprezzare e gli strumenti finanziari sono soggetti a rischio. La disponibilità di oro rappresenta quindi la garanzia che in cambio si potranno ottenere anche in futuro le risorse necessarie per i bisogni della guerra. In tempo di guerra, la spesa militare è una voce rilevante e spesso predominante della spesa pubblica. Per sostenerla, gli Stati ricorrono spesso all'indebitamento. Il debito contratto verso soggetti esterni allo Stato è in Pag. 211/253 genere denominato in valuta estera o in oro. Mentre il debito contratto in moneta nazionale ne segue le sorti (come il debito italiano nella seconda guerra mondiale, che in termini reali si ridusse a ben poco dopo la fine del conflitto) il debito denominato in altre valute o in oro continua invariabilmente a pesare sull'economia del Paese. Lo Stato che esce vincitore da una guerra pretende non di rado dallo Stato sconfitto il pagamento di indennità dette riparazioni di guerra[6], che coprono in tutto o in parte le spese sostenute e a volte permettono anche un guadagno monetario. L'origine delle riparazioni di guerra risale all'antichità e si hanno tracce documentate di questa usanza già nel 440-439 a. C, quando la città di Samo sconfitta da Atene dovette pagare a questa le spese dell'assedio da essa stessa sostenuto e perso[6]. Nell'era moderna fu Napoleone Bonaparte a collegare inscindibilmente il pagamento dei danni di guerra al trattato di pace che la concludeva, pretendendo dai vari stati sconfitti, come Austria, Prussia, Spagna ed altri, il pagamento in natura e valuta dei danni, stimati dal vincitore; la pratica venne poi ripetuta a ruoli invertiti dopo la sconfitta dell'Impero Francese, e ancora dai prussiani verso la Francia che aveva perso la guerra del 1870; allo stesso modo gli Alleati, su espressa richiesta del presidente statunitense Woodrow Wilson, pretesero dai tedeschi un risarcimento dopo la fine della prima guerra mondiale, ma la sua entità venne calcolata tale da essere considerata altamente punitiva dai britannici, che esitarono prima di appoggiare le pretese francesi[6]. Le conseguenze di queste riparazioni sull'economia tedesca, sommate a quelle indotte dalla grande depressione del 1929, furono tali da venire additate da molti come una delle cause che spinsero i tedeschi ad appoggiare l'avvento del nazismo e lo scoppio della seconda guerra mondiale. 25.6 Tipi di conflitto I conflitti possono essere diversamente classificati in relazione al numero piuttosto vasto dei loro parametri. 25.6.1 In base all'estensione territoriale Conflitto mondiale: conflitto esteso a più teatri operativi collocati anche in continenti diversi, coordinati fra di loro anche se coinvolti in tempi non strettamente coincidenti; vi partecipano tutte le grandi potenze e le medie potenze regionali dei teatri interessati, e un numero elevato di potenze minori. Unici esempi nella storia: la seconda guerra mondiale e, anche se la collocazione è discutibile, la prima guerra mondiale e la guerra dei sette anni. Conflitto regionale: conflitto che si svolge essenzialmente in un solo teatro operativo in una regione geofisica ben delimitata, con la partecipazione di almeno una media potenza regionale, più altre potenze minori della stessa regione; non esclude la partecipazione diretta di una grande potenza o la partecipazione indiretta di più grandi potenze. Esempi nella storia (limitatamente al XX e XXI secolo): le guerre balcaniche, i conflitti arabo-israeliani, la prima guerra del Golfo. Conflitto locale: conflitto fra un limitatissimo numero di potenze, spesso solo due, e che coinvolge un limitato territorio appartenente a uno solo o al massimo ai due contendenti diretti; esclude la partecipazione diretta di grandi e medie potenze i cui territori non siano direttamente coinvolti. Esempi nella storia (limitatamente al XX e XXI secolo): la guerra italo-turca, la guerra d'Etiopia. 25.6.2 In base al tipo dei soggetti che la combattono Conflitto simmetrico: conflitto tra parti che dispongono tutte di un'organizzazione statuale completa e di forze armate organizzate secondo le leggi dello Stato. Conflitto asimmetrico: conflitto tra due parti, una sola delle quali dispone di un'organizzazione statuale completa e di forze armate organizzate secondo le leggi dello Stato, mentre l'altra non è formata, o è in corso di formazione. Questa parte di solito non procede con i metodi classici della guerra ma pone in opera la guerriglia. Un esempio può essere dato dal terrorismo, anche se bisognerebbe creare una classificazione specifica per caratterizzare questi atti di guerra. Non si parla di conflitto asimmetrico se è un'organizzazione statale, si veda l'esempio della Spagna nel corso dell'invasione napoleonica, a combattere tramite il proprio esercito con tattiche di guerriglia. Lo scontro tra le formazioni di guerriglia sorte spontaneamente e l'esercito napoleonico, è invece considerabile un caso di guerra asimmetrica. 25.6.3 In base ai mezzi impiegati Per approfondire, vedi Guerra convenzionale e Guerra non convenzionale. Esplosione nucleare, 1953, Nevada Test Site Conflitto non convenzionale: conflitto nel quale due o più parti dispongono di armi di distruzione di massa e sono disposte a impiegarle fin dall'inizio del conflitto. Non si sono mai avuti esempi di un tale Pag. 212/253 25.6.4 tipo di conflitto, peraltro ipotizzato fin dagli anni cinquanta, quando sia gli Stati Uniti d'America sia l'Unione Sovietica disponevano di questi tipi di armamenti. Conflitto convenzionale in potenziale ambiente nbc: conflitto nel quale due o più parti dispongono di armi di distruzione di massa e sono disposte a impiegarle solo se le circostanze dovessero renderlo indispensabile. Non si sono mai avuti esempi di un tale tipo di conflitto, peraltro ipotizzato fin dagli anni sessanta, quando l'equilibrio nucleare fra Stati Uniti d'America e Unione Sovietica sconsigliava ad ambedue l'impiego iniziale di tali tipi di armamenti per tema di una ritorsione. Conflitto convenzionale: conflitto nel quale le parti non dispongono di armi di distruzione di massa, o nel quale gli eventuali detentori rinunciano a priori al loro impiego, eventualmente sotto il controllo di una potenza terza o di una organizzazione internazionale. In base alla soggettività internazionale dei contendenti Conflitto internazionale: conflitto nel quale tutti i contendenti sono soggetti di diritto internazionale. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nell'ambito del processo di decolonizzazione, sono stati considerati soggetti di diritto internazionale anche i fronti di liberazione nazionale, purché avessero l'effettivo controllo di territorio e popolazione, disponessero di forze armate organizzate e rispettassero il diritto internazionale bellico e umanitario. Conflitto non internazionale: conflitto nel quale uno o più parti non sono soggetti di diritto internazionale, per cui il conflitto è sottratto alle norme del diritto bellico in quanto considerato affare interno; in particolare, rientrano in questa categoria le guerre civili, nelle quali si ha lo scontro fra opposte fazioni nell'ambito di un solo paese o entità politica. 25.7 Altre definizioni dei conflitti Nell'uso comune, specie in campo giornalistico o nei discorsi di natura politica, vengono fornite altre definizioni di un conflitto, ancorché giuridicamente e tecnicamente non corrette. Fra le più usuali: Guerra totale: si vuole indicare un conflitto che coinvolge tutte le risorse del paese in guerra. Ciò è normale, in quanto le guerricciole per piccoli problemi di confine sono assai rare. Guerra lampo (Blitzkrieg): nel senso di un conflitto organizzato per avere una durata limitatissima nel tempo, mediante l'uso di strategie e tattiche altamente redditizie e in presenza di un grande divario di mezzi disponibili, fra i due contendenti. Il termine è spesso usato in contrapposizione a guerra di posizione, o a di logoramento, essenzialmente statiche e di durata prolungata. La prima guerra mondiale è cominciata come guerra lampo, ma poi divenne di logoramento. Guerra preventiva: guerra aperta da un soggetto in seguito alla percezione di una grave minaccia all'incolumità dei propri interessi; secondo alcuni rientra nel concetto di autodifesa prevista dallo statuto dell'ONU, mentre altri ritengono conflitti di questo tipo essere operazioni belliche offensive nel loro senso tradizionale. 25.8 Diritto bellico Numerose convenzioni, che nel loro insieme costituiscono il diritto bellico, regolamentano il comportamento in guerra. Le più importanti sono le convenzioni dell'Aia del 1899 e del 1907. Il diritto bellico è affiancato dal diritto umanitario, volto alla protezione delle vittime di guerra. Le più importanti e attuali convenzioni di diritto umanitario sono le convenzioni di Ginevra del 1949 e i suoi protocolli aggiuntivi, due del 1977 e uno del 2005. Interpretazioni estensive del diritto umanitario hanno portato a considerare legittima l'ingerenza umanitaria, ovvero l'intervento dall'esterno in fatti interni di uno Stato quando questi fatti costituiscano violazione evidente dei diritti dell'uomo. L'ingerenza umanitaria ha giustificato nel passato interventi militari consacrati da una risoluzione ONU per costringere i governi a rispettare quei diritti fondamentali. Analoga ingerenza potrebbe essere autorizzata per proteggere beni culturali ritenuti patrimonio dell'umanità. Le costituzioni di molti Stati ammettono la guerra di sola difesa, vietando alle forze militari del paese di attaccare civili, militari e infrastrutture sul suolo di un altro paese o comunque appartenenti a un altro Stato sovrano. La Costituzione italiana, con l'articolo 11, è una delle più esplicite: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.»[7] In Italia, è stata posta una questione di legittimità alla Corte Costituzionale in merito all'esistenza di una distinzione fra codici militari in tempo di pace e di guerra, e, successivamente, in merito all'esistenza stessa di un diritto militare, che possa agire in deroga alle regole che disciplinano il rapporto fra privati cittadini. La Pag. 213/253 Consulta ha ribadito il principio per cui le azioni dei militari non sono soggette alle stesse regole dei privati cittadini né essere valutate dai tribunali civili. Inoltre, lo statuto delle Nazioni Unite consente l'immediata difesa di un paese aggredito, ma vieta l'intervento degli altri Stati membri, per evitare una propagazione incontrollata del conflitto, a meno che non sia in legittima difesa (proporzionale e immediata, ex articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite) o non ci sia un'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza all'uso della forza, come è successo nella Guerra del Golfo del 1991 o il Consiglio di Sicurezza non decida di prendere azioni in difesa della pace e della sicurezza internazionale, usando contingenti militari messi a disposizione dagli Stati membri e posti sotto il comando del Comitato di Stato Maggiore ONU (articoli 42 e 43 dello Statuto). Questo elemento contrasta con altri accordi militari come quello della NATO, che impongono solidarietà militare nel caso di attacco di uno Stato membro. Tuttavia, in virtù dell'art. 103, le disposizioni dello Statuto delle Nazioni Unite prevalgono su ogni altro obbligo internazionale. 25.9 Aspetti antropologici L'istinto di sopravvivenza, la preservazione del proprio territorio vitale, la difesa dei propri mezzi di sussistenza, sono alcuni esempi di come una comunità possa esser spinta a prendere le armi contro una comunità nemica che mette a rischio spazi, diritti, valori o beni dati per acquisiti e irrinunciabili. P.e. nel [8] sanscrito del 1200 a.C., il termine che indica la guerra, यद्ध ु yuddha, , significa 'desiderio di possedere più mucche'.[9][10] A queste motivazioni di tipo egoistico o utilitaristico si affiancano (e talvolta si coniugano) motivazioni di carattere psicologico o umorale come l'odio, il disprezzo, la vendetta, la paura. 25.9.1 Guerre di religione Un altro fattore molto forte di innesco per le guerre sono i motivi religiosi, nei quali un preteso diritto derivante da credenze religiose, o interpretazioni personali di scritti o tradizioni precedenti, diventa per un popolo o gruppo religioso causa per lanciare una guerra di aggressione verso quello che viene individuato come bersaglio della propria insoddisfazione. Una guerra di questo tipo viene denominata guerra santa, e gli esempi storici più noti sono le crociate per il mondo occidentale e il jihad (che però in arabo ha un significato non necessariamente legato ad operazioni violente) per i musulmani. Entrambe le tipologie di guerra hanno però avuto nei tempi gravi spargimenti di sangue tra i civili[11]; per il jihad, più recente, si sono avuti anche comportamenti verso i combattenti non conformi alle leggi di guerra, con torture ed uccisioni sanguinose ed ingiustificate. Va anche detto però che casi di tortura verso prigionieri si sono avuti anche da parte di paesi occidentali, in particolare durante la cosiddetta guerra al terrorismo da parte di personale civile e militare delle forze armate statunitensi. 25.9.2 Guerre a sfondo razziale Ancora un'altra motivazione è la matrice razzista, nella quale un popolo o una nazione aggrediscono un'altra ritenuta inferiore secondo i propri criteri. L'esempio più eclatante rimane il nazismo con il suo tentativo di annientare gli ebrei, ma analoghi esempi sono i conflitti africani come il Genocidio del Ruanda. 25.10 Aspetti etici Per approfondire, vedi Guerra (filosofia). Dal punto di vista etico la guerra pone almeno tre tipi di problemi con relativi sotto problemi. Il primo riguarda la responsabilità dell'istituzione pubblica e dei suoi rappresentanti nell'indurre dietro compenso o costringere come dovere patrio dei soggetti a prendere le armi e farne uso contro qualcuno. Il secondo riguarda la legittimità o meno dei comportamenti del soggetto che usa le armi sotto coercizione a farlo e in base a ordini ineludibili. Il terzo riguarda la legittimità dell'azione di belligeranza come autodifesa di una comunità rispetto a danni non necessariamente di tipo violento, ma, per esempio, economico o morale. 25.11 Aspetti economici Dal punto di vista economico si osserva infatti come nel tempo evolva mantenendo una coerenza logica. 25.11.1 Durante il sistema agrario il soldato combatte spesso nell'arco di un limitato periodo stagionale.[12] Le razioni alimentari sono personali in partenza e poi di volta in volta depredate localmente.[13] Al termine del conflitto l'estrema sanzione agli occupati dopo l'eliminazione dei soldati è la distruzione delle coltivazioni.[14] 25.11.2 Prima ondata Seconda ondata Con l'economia industriale il servizio militare diventa di massa per legge con la leva obbligatoria (in Francia dopo il 1792, in Giappone nel 1868 e negli Usa durante la guerra civile).[15] Pag. 214/253 I nuovi comandanti sono addestrati nelle accademie militari.[16] Non si distingue più alcuna differenza tra un obiettivo civile e un obiettivo militare.[17] 25.11.3 Terza ondata Il progresso tecnologico del settore civile segna il passo a quello militare.[18] La fuga di cervelli diventa un parametro per misurare la ricchezza di particolari macro-aree capaci di attrarne come la Silicon Valley.[19] Per ragioni di efficacia le decisioni dell'intelligence sono sempre più vincolate da informazioni aperte a favore della maggior partecipazione possibile.[20] 25.12 Analisi statistica L'analisi statistica della guerra è stata cominciata da Lewis Fry Richardson dopo la prima guerra mondiale. Più recentemente, database di guerra sono stati costruiti dai Correlates of War Project[21] e da Peter Brecke,[22] che ha censito e strutturato cataloghi esistenti.[23] 25.13 La guerra negli scritti Nel tempo, scrittori di ogni cultura e posizione politica hanno trattato il tema della guerra nei loro scritti. Tra i più celebri di certo si trova L'arte della guerra, uno dei più importanti trattati di strategia militare di tutti i tempi del cinese Sun Tzu. Si tratta probabilmente del più antico testo di arte militare esistente (VI secolo a.C. circa), articolato in tredici capitoli, ognuno dedicato ad un aspetto della guerra. Questo testo ebbe una grande influenza anche nella strategia militare europea. È un compendio i cui consigli si possono applicare, al pari di altre opere della cultura sino-giapponese, a molti aspetti della vita, oltre che alla strategia militare, ad esempio all'economia e alla conduzione degli affari. « Un risultato superiore consiste nel conquistare intero e intatto il paese nemico. Distruggerlo costituisce un risultato inferiore » Grandi condottieri come Napoleone Bonaparte hanno scritto memorie, nelo specifico Aforismi politici, pensieri morali e massime sulla guerra, ma nella storia occidentale abbiamo trattati militari molto più antichi come quelli di Caio Giulio Cesare, dal De bello gallico scritto fra il 58 e il 50 a.C. e diviso in otto libri al De bello civili. Molti altri libri sono stati scritti nei secoli successivi, da figure come il tedesco Carl von Clausewitz, il cui trattato Della guerra (Vom Kriege), pubblicato per la prima volta nel 1832, non venne mai completato, a causa della morte precoce dell'autore. Oltre alla famosa citazione che correla guerra e politica, si può riportare anche: « La guerra è un atto di violenza il cui obiettivo è costringere l'avversario a eseguire la nostra volontà. » Pag. 215/253 ALLEGATO : CRISI ECONOMICA DELLA GRECIA Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_economica_della_Grecia Il debito della Grecia in percentuale dal 1999, al confronto con l'Eurozona (Statistiche risalenti al 2011). La crisi economica della Grecia è parte della crisi del debito sovrano europeo. A partire dalla fine del 2009 i timori di una crisi del debito sovrano si sono sviluppati tra gli investitori sulla capacità della Grecia nel rispettare gli obblighi di debito, a causa della forte crescita del debito pubblico[1][2][3]. Questo portò ad una crisi di fiducia, indicata da un allargamento dello spread di rendimento delle obbligazioni e il costo di un'assicurazione contro i rischi su credit default swap rispetto agli altri paesi della zona euro, soprattutto la Germania[4][5]. Il declassamento del debito pubblico greco a junk bond nell'aprile 2010 ha creato allarme nei mercati finanziari. Il 2 maggio 2010 i paesi dell'Eurozona e il Fondo Monetario Internazionale hanno approvato un prestito di salvataggio per la Grecia da 110 miliardi di euro, subordinato alla realizzazione di severe misure di austerità. Prestito che in realtà nasconde un parziale e già avvenuto default dello stato greco, non più in grado di vendere agli investitori a condizioni di mercato i propri titoli di debito. Nell'ottobre 2011 i leader dell 'Eurozona hanno deciso di offrire un secondo prestito di salvataggio da 130 miliardi di euro per la Grecia, condizionato non solo dall'attuazione di un altro duro pacchetto di austerità ma anche dalla decisione di tutti i creditori privati per una ristrutturazione del debito greco, riducendo il peso del debito previsto da un 198% del PIL nel 2012 a solo 120,5% del PIL entro il 2020. La seconda operazione di salvataggio è stata ratificata da tutte le parti nel febbraio 2012, e venne attivato il mese successivo, quando è stata soddisfatta l'ultima condizione del piano di ristrutturazione del debito di tutti i titoli di stato greci. Il piano di salvataggio più recente è impostato per coprire tutte le esigenze finanziarie greche nei prossimi tre anni, 2012-2014. Se la Grecia riuscirà a soddisfare tutti gli obiettivi economici delineati nel piano di salvataggio, un ritorno pieno all'uso di capitali privati per la copertura di fabbisogni finanziari futuri sarà possibile nuovamente nel 2015. 25.14 Indice 1 Cronistoria della crisi 2 Rilevanza nel resto d'Europa 3 Note 4 Voci correlate 5 Collegamenti esterni 6 Altri progetti 25.15 Cronistoria della crisi Il primo ministro greco George Papandreou e il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso a Bruxelles il 20 giugno 2011. È lo stesso presidente George Papandreou, a fine 2009, subito dopo le elezioni a dichiarare il rischio di bancarotta del Paese.[6] All'inizio del 2010, in seguito al downgrading da parte delle agenzie di rating internazionali,[7] si son diffusi timori di una crisi del debito pubblico[8] relativamente ad alcuni Paesi della Zona Euro,[9] ed in particolare: la Grecia, la Spagna, l'Italia, l'Irlanda,[10] il Portogallo e Cipro .[11] Nei primi giorni di maggio 2010[12] è stato definito un pacchetto di 110 miliardi di euro di aiuti in 3 anni, da parte dei paesi della zona euro, alla Grecia.[13] La situazione non sembra migliorare nel 2011, in quanto le agenzie di rating Moody's, Standard & Poor's e Fitch tagliano ulteriormente il rating della Grecia portandolo rispettivamente a Caa1 (insolvente), a CCC (debito altamente speculativo) e a CCC (vulnerabile)[14], cosa che costringe il governo ad effettuare nuovi tagli per 6,5 miliardi di euro e nuove privatizzazioni al fine di ottenere nuovi prestiti da parte dell'Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale[15]; la crisi ha riverbero anche sulla situazione occupazionale del paese, con un tasso di disoccupazione che a febbraio 2011 raggiunge il 15,9%.[16] Dopo l'approvazione da parte del parlamento greco di un nuovo piano di austerità che imporrà al paese ellenico tagli per ben 28 miliardi di euro entro il 2015, l'Unione Europea dà il via libera alle ulteriori tranche di aiuti per tutto il 2011.[17] Il 25 luglio 2011 Moody's taglia il rating greco di altri tre livelli portandolo da Caa1 a Ca, dando per certo il default della nazione.[18] Nel settembre 2011 il governo greco vara un'ulteriore manovra tassando gli immobili allo scopo di Pag. 216/253 recuperare 2,5 miliardi di euro utili a raggiungere un'ulteriore tranche di aiuti pari a 8 miliardi di euro[19]; nel frattempo il vice-cancelliere tedesco Philipp Rösler ha sostenuto la possibilità del default greco per uscire dalla crisi dell'euro.[20] La finanziaria sull'immobile non basta e il giorno 21 dello stesso mese il governo ellenico si vede costretto a formulare una drammatica manovra che prevede un ulteriore taglio alle pensioni, la messa in mobilità di 30.000 dipendenti statali già dal 2011 e il prolungamento della precedente tassa sugli immobili fino al 2014.[21] A questo punto viene istituita la cosiddetta "troika", formata da FMI, BCE ed UE, e grazie al suo verdetto sulla situazione della Grecia riesce a convincere la Germania ad attivare il fondo salva-stati, che garantisce alla Grecia ulteriore ossigeno economico.[22] Il governo Papandreou tenta di sottoporre a referendum il piano di salvataggio ma la minaccia da parte dell'Europa di sospendere gli aiuti economici gli impone il dietrofront, e a quel punto il premier ellenico annuncia le sue dimissioni ed il passaggio ad un governo di unità nazionale guidato da Lucas Papademos,[23] con le elezioni politiche pianificate per aprile 2012.[24] Nel frattempo il paese torna a vivere il fenomeno migratorio del Dopoguerra verso altri continenti, in particolare il flusso caratterizza laureati greci che cercano opportunità prevalentemente in Australia, ma anche in Russia, Iran e Cina.[25] Il primo ministro Lucas Papademos difende il piano di austerità in Parlamento nel novembre del 2011. Ad inizio 2012 l'agenzia Fitch dà per certo il default della Grecia[26] e la Germania, paese maggiormente esposto verso il debito greco, si vede respingere la proposta di trasferire la sovranità nazionale del paese ellenico a Bruxelles.[27] In febbraio la crisi si accentua ed il default sembra concretizzarsi, in quanto subito non si trovano accordi tra i partiti politici del paese per attuare nuovi tagli alla spesa pubblica che garantirebbero un aiuto economico da parte della Troika di 130 miliardi di euro, necessari per rimborsare i bond in scadenza a marzo per quasi 15 miliardi di euro;[28] in quel periodo si discusse di tagliare altri 15.000 dipendenti pubblici.[29] Il 12 febbraio 2012 il parlamento greco vota un ennesimo piano di austerity per incassare un aiuto di 130 miliardi di euro da parte della Troika; dopo l' approvazione sono subito scattate le proteste del popolo greco in piazza Syntagma, si è arrivati ad una vera e propria guerriglia contro la polizia e si è anche dato fuoco a edifici tra cui banche e negozi.[30] Nella notte fra il 20 e il 21 febbraio a Bruxelles l'Eurogruppo ha approvato la tranche di aiuti per la Grecia di 130 miliardi,[31] rimandando quindi il default della penisola ellenica di qualche tempo.[32][33] A marzo si verifica il tanto temuto haircut del debito: i detentori privati di titoli di stato greci si sono visti ristrutturare il debito riducendo il valore nominale di più del 50% e allungando la scadenza[34]. Nel frattempo Standard and Poor's rivede nuovamente in ribasso il rating greco, portandolo alla valutazione "SD", ovvero di default selettivo, l'ultimo passo prima del default vero e proprio.[35] La situazione si fece ancora più critica in quanto aleggiò l'ipotesi che gli investitori retail non erano propensi alla ristrutturazione del debito;[36] alla fine comunque più dell'80% dei creditori privati hanno aderito,[37] e nell'operazione di bond swap Atene riesce a cancellare quasi del tutto i 107 miliardi di debito in scadenza,[38] ma nonostante ciò Fitch decide di declassare ulteriormente il paese ellenico alla valutazione "RD" (Restricted Default), e secondo il parere di Moody's già si tratta di una situazione di default;[39] solo dopo l'emissione dei nuovi titoli Fitch riporta il rating a "B-" con outlook stabile.[40] Nel maggio 2012, in piena fase elettorale e con un crescente sentimento antipolitico nel popolo, l'uscita dall'euro della Grecia venne data sempre più probabile e l'agenzia Fitch sostenne che tale evento non sarebbe fatale per la moneta unica.[41] I partiti non riuscirono a formare un governo di coalizione, rimandando il tutto a nuove elezioni per giugno[42] e causando nuova sfiducia che portò all'abbassamento del rating da parte dell'agenzia Fitch a CCC (sostanziale rischio di credito)[43] e ad un'enorme fuga di capitali[44]. Verso fine 2012 per ridurre il proprio debito il ministero del tesoro ellenico effettuò un'operazione di buy-back sul debito stesso, riuscendo a riacquistare titoli di stato per un valore di 45 miliardi al prezzo di soli 15, riducendo così il debito pubblico di 30 miliardi.[45]. 25.16 d'Europa Rilevanza nel resto Il caso greco è considerato, dall'Unione Europea, una questione molto importante vista la possibilità che tale situazione si ripercuota negli altri mercati della zona euro.[46] Per tale motivo, al fine di scongiurare il default della stessa, l'UE, assieme al Fondo Monetario Internazionale le ha concesso un prestito per la somma di 45 miliardi di Euro. Tale prestito è stato concesso a seguito di un piano economico approvato dal governo ellenico, volto a ridurre il proprio debito pubblico attraverso tagli significativi della spesa.[47] Parte dell'opinione pubblica è contraria a tale finanziaria e ciò ha portato a numerosi scontri ad Atene tra manifestanti e forze dell'ordine, in Pag. 217/253 occasione della festività del primo maggio.[48] Quindi, senza mezzi termini la troika di creditori (Fmi-Unione Europea-Bce) pone come condizione, per sbloccare il pacchetto di aiuti internazionali, l’attuazione da parte del governo greco di nuove misure strutturali e di austerità[49]. Fra esse spicca la proposta/pretesa di ridurre del 22 per cento i salari minimi, per dare uno slancio alla competitività dei prodotti greci.[50] La mancata intesa fra i partiti per la formazione di un nuovo governo e il ritorno alle urne sono fra le cause di una corsa agli sportelli in atto dagli inizi di Maggio. Una delle ipotesi avanzate per fronteggiare la crisi è l'uscita dalla moneta unica e la svalutazione con il ritorno alla dracma. ALLEGATO : GUERRA, ECONOMIA DI Dizionario di Economia e Finanza (2012) http://www.treccani.it/enciclopedia/economia-di-guerra_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/ di Vera Zamagni guerra, economia di Adeguamento del sistema economico alle necessità della guerra. Il problema economico della g. è duplice: da un lato rendere disponibili risorse per gli armamenti, il mantenimento e la mobilitazione degli eserciti e, dall’altro, organizzare la produzione a sostegno della guerra. Quanto più una g. dura nel tempo, tanto maggiori saranno le risorse necessarie. Le fonti di finanziamento sono sempre state 4: le tasse dei cittadini, il debito pubblico (sia interno sia estero), le donazioni e l’inflazione. Il limite all’imposizione fiscale è dato dal livello di reddito dei cittadini: più povero è il Paese, meno può ricorrere a questa fonte. Anche il debito pubblico interno ha un limite analogo, mentre quello esterno dipende dalla credibilità che lo Stato richiedente prestiti ha e anche dall’interesse di soggetti privati o pubblici a finanziare la g. in questione. In casi molto particolari, può verificarsi che qualche soggetto interno o esterno al Paese in g. si identifichi talmente con gli obiettivi bellici da donare propri capitali al fine di vincerla (per es., le crociate e il Lend-Lease americano durante la Seconda guerra mondiale). Infine, l’inflazione conferisce agli Stati un potere d’acquisto immediato, che però causa notevoli problemi sul mercato monetario. In generale, una g. finisce sempre, oltre che con imponenti perdite umane e distruzioni materiali, con un elevato debito pubblico e con un’inflazione che si fatica a riportare sotto controllo. L’altro aspetto rilevante dell’economia di g. è dato dall’organizzazione produttiva: poiché si deve creare spazio a produzioni belliche, si restringono quelle civili, spesso introducendo forme di razionamento (➔) dei generi di prima necessità. L’offerta di armamenti obbedisce a forme di pianificazione sia dei flussi di materie prime sia dei modelli prodotti (carri armati, navi, aerei, cannoni, mitragliatrici ecc.), che allontanano il funzionamento dell’economia dal libero mercato e tendono a ingrandire a dismisura l’industria pesante. Maggiore è la capacità produttiva di acciaio e mezzi di trasporto nel periodo precedente alla g., più rapida è la conversione di tale economia in una economia di guerra. È anche possibile allargare la capacità produttiva durante la g., ma con gravi problemi di utilizzazione postbellica di tali dotazioni aggiunte di capitale. In generale, una g. termina con un’aumentata incidenza dei settori pesanti nell’economia. Un ultimo aspetto di interesse riguarda il progresso tecnico che caratterizza un’economia di guerra: le g., specie se protratte nel tempo a causa di una certa equivalenza economica e strategica delle parti in campo, incentivano l’affinamento delle tecnologie esistenti, per prevalere sull’avversario. Emerge tuttavia come dato storico che non sono le g. a generare nuove scoperte/invenzioni, soprattutto quelle che cambiano i destini dell’umanità: la caldaia a vapore, il motore a scoppio, l’aereo, l’elettricità, il telegrafo, il telefono, la radio, il nucleare, l’elettronica, persino gli esplosivi sono invenzioni civili, che solo successivamente sono applicate alla guerra. Pag. 218/253 26 2014 10 14 - RASSEGNA STAMPA (SOLO TITOLI) FINO AL 14 10 2014 Articoli completi in : 2014 10 15 – Cronologia rassegna stampa da settembre 2014 Sommario 1 2014 10 14 - Paradossi italiani, Italia terza al mondo per ricchezza media 2 2014 10 14 - Cina spinge sugli investimenti in Italia con sostegno di CdP 3 2014 10 14 - Banche italiane, a 174 miliardi le sofferenze lorde 4 2014 10 14 - Un buco da $870 miliardi per le banche "troppo grandi per fallire" 5 2014 10 14 - Guerra fiscale Italia-Svizzera: tassa sui frontalieri, arriva l'ultimatum 6 2014 10 13 - Se il tuo vicino ti denuncia come evasore: 1 milione di segnalazioni 7 2014 10 13 - Fitch: maggior parte banche Ue supererà esame Bce, ma problemi credito rimarranno 8 2014 10 13 - Made in Italy KO. Aziende italiane in svendita su Vendereaicinesi.it 9 2014 10 13 - Nel nuovo Ordine Mondiale l'arma con cui si combatte è il petrolio 10 2014 10 13 - Guerra Fredda: alleanza Russia Cina su energia e banche 11 2014 10 13 - FCA debutta oggi a Milano e New York. Falsa partenza sprint, titolo non entusiasma 12 2014 10 11 - Italia: aumenta la fuga di capitali. 64 miliardi in due mesi 13 2014 10 10 - Studenti chiedono un'Italia diversa, a Palermo lancio uova contro Bankitalia 14 2014 10 10 - Poste Italiane: hacker e cybercriminali, 45.000 clienti truffati online 15 2014 10 10 - “Giallo” sul debito pubblico il Tesoro abbassa stima ma per Fmi sale al 137% partita da 80 mld 16 2014 10 10 - Voltafaccia Juncker. Segue gli ordini della Germania e abbandona idea Fondo salva stati 17 2014 10 10 - Bce gela Fmi. Niente QE in stile Fed 18 2014 10 09 - Petrolio: giù a 88,1 dollari ai minimi da 2012 19 2014 10 09 - Draghi: governi inconcludenti spariranno di scena 20 2014 10 09 - Italia e Germania: imprese manifatturiere puntano su +5% di Pil in 6 anni 21 2014 10 09 - Colossi Internet Usa in rivolta: Nsa sta danneggiando l'economia 22 2014 10 09 - Sanzioni Russia, vice di Obama: "Abbiamo obbligato Europa ad adottarle" 23 2014 10 09 - Germania: anche l'export è KO. -5,8%."Difficile evitare la recessione"" 24 2014 10 09 - Russia: strategia di "epurazione" contro le banche. E la fuga dal rublo continua 25 2014 10 09 - Foxconn, fornitore Apple. In Cina dipendenti sul piede di guerra: "Vogliamo mangiare" 26 2014 10 08 - Milano, tensione per vertice Ue. Landini: "occuperemo le fabbriche" 27 2014 10 08 - Morgan Stanley: è la fine dell'industria automobilistica come la conosciamo 28 2014 10 08 - Il rublo sta collassando e Putin non può fare nulla per fermare discesa 29 2014 10 07 - Venezuela rischia default: Riserve ai minimi di 11 anni. curva tassi negativa 30 2014 10 08 - Economia, Fmi: Italia sprofonda al 12° posto nella classifica del Pil mondiale 31 2014 10 07 - Con Olio Sagra e Berio svenduti alla Cina, persi marchi da 10 miliardi 32 2014 10 07 - Cina approfitta della crisi per comprare in Europa e Italia 33 2014 10 07 - La Terza Guerra Mondiale è già iniziata – Isis, Siria, MO 34 2014 10 06 - Merkel impone austerity in Eurozona. Ed è boomerang, crolla produzione industria 35 2014 10 06 - Bitcoin, i prezzi affondano – Estratti wikipedia bitcoin e cryptovalute 36 2014 10 06 - Risparmi: in 9 mesi italiani truffati per 400 milioni di euro 37 2014 10 06 - * Russia, rublo a minimo storico, dollaro oltre quota 40 38 2014 10 06 - Germania: ordini all'industria, -5,7%. Minimi 2009 39 2014 10 06 - Borsa Milano avanza malgrado ordini Germania 40 2014 10 05 - Dal prossimo anno Tfr in busta paga. Lavoro è la nostra emergenza 41 2014 06 03 - Wall Street in rialzo, occupazione mai cosi' bene da 6 anni – petrolio sotto 9 42 2014 10 03 - Petrolio Riprende A Calare, Brent 92,6 Usd Vicino Minimi 27 Mesi Pag. 219/253 3 3 3 4 4 5 6 6 7 7 8 10 11 12 12 14 14 14 14 15 16 16 17 18 18 19 20 20 21 22 22 23 24 26 27 28 29 29 30 30 31 33 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 2014 10 03 - L'altra idea di Renzi: far pagare l'Iva a chi compra. Con autofatturazione 2014 10 03 - JP Morgan sotto attacco hacker: 83 milioni i clienti colpiti 2014 10 02 - Trading impazzito, a Tokyo errore da $617 miliardi (più del Pil svedese) 2014 10 02 - Svizzera, capitali esteri intrappolati 2014 10 02 - Saipem: nuovi contratti Golfo Messico per 750 mln dlr 2014 10 02 - Padoan: "caduta Pil peggio della Grande Depressione" 2014 10 02 -Napoli, esplode rabbia contro Bce. Scontri con la polizia 2014 10 02 - La Francia e il sussulto d'orgoglio: basta con l'austerity 2014 10 02 – Indici deboli Eurozona, Cina , Giappone 2014 10 01 - Hong Kong, decine di arresti: rivoluzione ombrelli contagia la Cina 2014 10 02 – DG la giornata particolare di Occupy Hong Kong 2014 10 02 - DG Guerra ai “mostri”, una vera passione 2014 10 02 - Deflazione precederà inflazione horror come ai tempi di Weimar 2014 10 02 - Banche centrali: l'esperimento che sta distruggendo l'economia 2014 10 05 - Lavoro, Landini: abolire l'articolo 18 è una follia 2014 09 26 – Maurizio Landini (Fiom) 'Farò uno sciopero a rovescio' il 18 10 2014 09 26 - Il paziente Europa peggiora, Germania sbaglia la cura 2014 09 25 - Ucraina : I russi vogliono farci morire di freddo 2014 09 25 - Anche l’India è sbarcata su Marte- Festa per il satellite low cost 2014 09 25 - Pirateria informatica: minaccia senza precedenti da nuova falla "Bash 2014 09 25 - Obama come e peggio di Bush 2014 09 25 - Napoli, proteste contro riunione Bce e Troika 2014 09 25 - Draghi dalla Bce al Quirinale per commissariare l'Italia 2014 09 25 – Derivati - 5 banche Usa sono esposte per $40 mila miliardi ciascuna 2014 09 24 - Frode su Iva,forse proventi anche a Isis - Indagine Procura di Mi dopo denuncia commercialista milanese 2014 09 23 - La Germania si sta sbriciolando, altro che "modello" 2014 09 22 - Capital Economics: "Italia verso il default, esca subito dall'Euro" 2014 09 25 - Shale gas, il miraggio sta già svanendo 2014 09 16 - Montecarlo - paradiso fiscale addio, stop al segreto bancario 2014 09 09 - Pil - Istat rivaluta 2011 del 3,7% con nuove calcolo Ue 2014 09 09 - Indebitamento monstre, fondo immobiliare fa perdere 60% dei risparmi 2014 09 09 - Gas russo: si avvicina l'inverno, si allontanano le sanzioni? 2014 09 09 - Economia sommersa e illegale: il 12,4% del Pil nel 2011 2014 09 09 - Dossier tedesco: da Tobin Tax fino a 88 miliardi di incassi 2014 09 02 - Salari bassi, no euro nel miracolo polacco 2014 09 01 - "Russia fuori dalla rete bancaria SWIFT" 2014 09 01 - L'economia tedesca rallenta. Al palo le costruzioni 2014 08 30 - Putin obbligato ad essere aggressivo affinchè la Russia non appaia debole 2014 09 25 - Obama come e peggio di Bush 2014 08 26 - Spending Review Un quarto delle partecipate pubbliche perde soldi, più di mille quelle con bilancio ignoto 2014 08 20 Grande fratello' del recruiting sa se vuoi cambiare lavoro. E ti segnala 2014 08 20 - Default Argentina, Cristina propone un debt swap volontario Pag. 220/253 33 33 34 34 35 35 35 38 38 39 40 41 43 43 44 44 45 47 47 48 49 49 50 51 51 53 55 56 57 57 58 58 59 60 61 61 62 63 64 65 66 67 27 2014 10 15 – RICCHEZZE, FINANZE E MONETE AI TEMPI DELLA RIVOLUZIONE. IL DIO DANARO È MORTO. QUE VIVA EL CYBRATTO. Sommario 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. Rivoluzione monetaria. Una rivoluzione “no profit” proprio no. 1 Ricchezza e struttura del sistema finanziario. 2 La ricchezza degli italiani è di 36.000 euro (se tutto va bene) e non 142.000 a persona. 2 La distribuzione della ricchezza e la patrimoniale equa, solidale e sostenibile. 5 La vera patrimoniale deve essere offshore 6 Il demone della finanziarizzazione dell’economia. Il sistema finanziario 7 In conclusione (di questa prima parte) : moneta a catena corta 11 Gli ordini di grandezza. Notazione su interventi BCE 11 La moneta che conosciamo non serve più. Il Dio danaro è morto. 11 Piccola cronistoria sulla moneta (da http://it.wikipedia.org/wiki/Moneta e altre voci) 11 Le due grandi scuole di pensiero moderne 14 Il moltiplicatore monetario (http://it.wikipedia.org/wiki/Moltiplicatore_monetario ) 15 Neo relativismo monetario 15 Le centrali di compensazione 16 Que viva el Cybratto 17 Cyber Mercato fisico 19 Cyber Mercato finanziario 19 Dotazione iniziale 19 Cryptovaluta peer-to-peer : Bitcoin http://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin 19 Liberi battitori di moneta 20 La centrale di compensazione tra piattaforme 20 Il bilancio uni personale 21 Neuro e Nanoeuro 22 Conclusione 22 Elenco dei link relativi a temi consultati su Wikipedia (in ordine sparso) 22 1. Rivoluzione monetaria. Una rivoluzione “no profit” proprio no. Avevo concluso il “breviario di guerra” con una speranza : che finalmente si portino a casa i soldi all’estero. Ma forse si può, o si deve, immaginare di più. Già tempo fa scrissi su di una teorica Rivoluzione meridionale il cui fulcro era l’appropriazione dei fattori produttivi, tra cui il fattore “denaro” . “Banche occupate, sportelli espropriati, moneta requisita”, era uno degli slogan immaginati. Aprile 2014 - Le Clofrenì (Les Claufrenies). Tra Polare e Tripolare – pg 11 di 29 Anche se in realtà la moneta, o denaro che dir si voglia, è diventato una adulterazione del concetto originario di capitale familiare per tanti. Si: oggi tra capitale e moneta passa la stessa differenza che passa tra uova e maionese, tra latte e panna montata, e così via. Ai primi posso associare i concetti di dinamica dominante, di idea assoluta, di materia prima indispensabile, di principio di base. Ai secondi, quello di derivato immateriale, di aria fritta. Allora, se non fosse chiaro, il concetto susseguente a quello di guerra come descritta nel “breviario” 2014 09 21 – Breviario di guerra , è quello di rivoluzione. In tanti la vorrebbero, pensando a quanto segue. Allo sfascio dovuto all’hard crashing dovrà seguire una ricostruzione del sistema, depurato dalle sue manifestazioni deteriori che proprio perché infondate si saranno sgonfiate da sole, impazzite come la maionese in odore di mestruo. Tra queste, in primis il sistema finanziario che nel caso Italia pesa per 270 miliardi di PIL, e si ritroverebbe praticamente “atterrato”. Insomma: se rivoluzione deve essere, allora si dovrebbe fare in modo che non sia la prima rivoluzione “no profit” della storia. O almeno che non sia come tante delle altre. Che non paghino sempre i soliti. Che non paghino sempre i poveri. Questa proprio non la digerirei. Pag. 221/253 Quindi, se proprio si deve rivoluzionare, prima di tutto io vorrei sapere dove sta “il grano”. E anche che cosa sia questo “grano” nella realtà. Perché quella che spero potrebbe essere l’ultima rivoluzione della storia, almeno sia fatta una volta per tutte e a dovere. Proprio perché guerre e rivoluzioni fanno male, almeno che ne valga la pena. Insomma: fuori i soldi, così li ridistribuiamo e li inventiamo migliori. Anche se tutto quanto sopra non vuol necessariamente dire una sanguinosa rivoluzione come quelle viste in passato, di sicuro dovrà essere l’occasione per contemplare una doverosa nuova, equa, concezione monetaria del mondo oltre, naturalmente, ad una congrua redistribuzione di ricchezza. Messa così sarebbe una nuova visione comune che infine si palesi e ci pervada, diventando rivelazione, apocalisse, monetaria. La moneta che conosciamo oggi, con cui viviamo, ha fallito. Non funziona. E quindi bisogna necessariamente passare oltre. 2. Ricchezza e struttura del sistema finanziario. Per capirci di più, bisogna innanzitutto dare uno sguardo ai concetti del titolo. Sempre focalizzandosi sul sistema Italia bisogna iniziare andando ad osservare: 1. Ricchezza 2. Struttura di attività e passività finanziarie. Come sempre in questi scritti, vedremo che ad andare a guardare le cose dall’interno sono assai diverse dall’immagine che proiettano all’esterno. 3. La ricchezza degli italiani è di 36.000 euro (se tutto va bene) e non 142.000 a persona. Perché è importante saper quanto è ricco in media un italiano? Innanzitutto per sfatare qualche mito e quindi per capire se si hanno davvero dei margini di sopravvivenza (per i più poveri) o dei margini di “contribuzione sociale”, spontanea o forzata (per i più ricchi); la patrimoniale, tanto per capirsi. Iniziamo con i miti da sfatare: non è vero che ogni italiano è ricco perché ha 142.000 euro di ricchezza. Questo è un valore contabile, non è un fair value (per usare termini di moda). E’ un valore rappresentativo di quanti soldi ogni italiano ha allocato (investito, risparmiato) nel tempo su attività finanziare o reali reputate “ricchezza”. Non ha nulla a che fare con 1. quanto valgano realmente o, 2. quanto siano liquidabili o, 3. mescolando le due, quanto varrebbero se non fossero liquidabili. Quest’ultimo è lo scenario tipico dell’ “hard crash” che genererà quello che possiamo anche ribattezzare come “crash crunch”. Tutto si “comprimerà” e non varrà più come oggi. Se osserviamo i numeri di Banca d’Italia, senza populismi ma con la dovuta attenzione, la realtà balza subito all’occhio. Nella tabella seguente sono riassunti tutti i dati necessari. Dalle serie storiche di 18 anni, alle percentuali di incremento e di peso sul totale (in rosso), fino alle ultime colonne con un’ipotesi di perdita di valore del 30% e le ultime due colonne con i dati “a persona”. Ognuno può divertirsi a suo piacimento. A me non interessa nulla : 1. nè sapere se la “ricchezza” è cresciuta tanto o poco (rispetto a chi o a che cosa, poi?); 2. nè sapere se siamo più o meno “ricchi” dei tedeschi o dei francesi. Mi interessa parecchio, invece, capire se davvero siamo ricchi, come è fatta questa presunta ricchezza e se con essa possiamo davvero farci qualcosa. Il dato di 142.000 euro pomposamente diffuso da tanti media nasce da 5.768 miliardi di attività reali + abitazioni (4.833) e 3.670 di attività finanziarie, per un totale di 9.438 miliardi. A questi vanno detratti i prestiti per 896 miliardi. Il vero dato importante però è quello delle attività finanziarie (3.670) al netto delle passività finanziarie (-896). Pag. 222/253 Le prime in teoria sono liquidabili; le seconde, sempre in teoria, sono certe e ineludibili. Il netto a persona, a valore del 2012, è pari a 61.000 euro – 15.000 euro a testa. 46.000 mila euro. Una bella differenza rispetto ai teorici 142.000, che fanno tanta scena e ci fanno credere di essere ricchi con la stessa logica di psicologia spiccia dei fruttivendoli che scrivono 9,99 euro invece di 10. Ma non è finita. In ipotesi di “crash crunch” i valori di realizzo non saranno certo quelli del 2012. Io ho ipotizzato un valore reale inferiore del 30% solo su alcune classi di assets (ipotesi ottimistica), il che comporterebbe 10.000 mila euro medi a persona in meno. Siamo a 36.000 euro. Perché non considero le abitazioni ? Dagli scritti precedenti penso traspaia già una certa avversione per il settore immobiliare e per la specie infestante di molti dei suoi attori: i palazzinari. Per decenni ci hanno imbottito di abitazioni spacciandole per bene rifugio quando in realtà erano rifugio solo per loro. Perché? Perché costruire una abitazione, “largo-circa”, costa più o meno sempre 1.000 euro al m2. Ogni prezzo di vendita è un multiplo di questa cifra. Sfido chiunque a trovare prezzi di acquisto inferiori a 2.000/3.000 euro al metro. Il palazzinaro, quindi, guadagna fino al 200/300 % ogni volta che vende qualcosa. Queste sono percentuali che nemmeno osa immaginare neppur il peggior usuraio. Termine che possiamo applicare tranquillamente anche in questo caso : il capitale è sempre capitale. Che sia di rischio o di debito, può rendere sempre entro un limite massimo. Altrimenti non è più capitale, ma è una rapina ai danni del sistema. Se una banca non può applicare tassi del 200/300%, non dovrebbe essere legale farlo nemmeno al palazzinaro. In ogni caso il valore intrinseco di quella cosa rimane quello di 1.000 euro al m2. E quando arriva il “crash crunch”, ecco che la maionese impazzita si sgonfia e torna a quel livello li: quello dell’elemento di base, dell’uovo. Inoltre siccome quasi nessuno ha a disposizione multipli pluridecennali di risparmi da spendere, deve ricorrere a multipli pluridecennali ipotecari, di fatto ipotecandosi la vita intera. Se gli indios d’America ci incontrassero oggi direbbero che le fotografie erano bazzecole. E’ il mutuo che ci ruba l’anima: un solo pezzo di carta firmato in un singolo istante, si appropria di tutto quello che siamo e potremmo essere. Che poi è l’essenza dell’anima. E questo lo si capirà quando si proverà a rivendere quello che è stato comprato. Purtroppo è l’unico modo di verificare la reale liquidabilità di qualche cosa. Motivo per il quale, per me la ricchezza totale non può considerare le abitazioni. Farlo è solo un artificio contabile per non fare capire come stanno le cose. Per non far capire che sono ricchezza di chi le ha vendute e non di chi le ha comprate. Quindi, se tutto va molto bene, ogni italiano ha disposizione circa 35.000 euro. Ma potrebbero essere molti meno. Il tutto, quindi, per circa 2.000 miliardi (3.670 – 580 fair value – 896 debito) pari a poco più del PIL e poco meno del Debito. Altro che 6 volte il PIL. Chiamarla ricchezza mi sembra un bell’azzardo : siamo “ricchi” quanto un anno di PIL. Come dire che un italiano che ha guadagnato 12.000 euro/anno per 30 anni, pari a 360.000 euro, ne avesse da parte 12.000 in tutto. Tutto qua. Pag. 223/253 Pag. 224/253 4. La distribuzione della ricchezza e la patrimoniale equa, solidale e sostenibile. Come sempre, ci sono diverse prospettive da cui osservare certi fatti. Nello specifico, se l’italiano medio di botto si scopre povero e non ricco perché non ha più i 142.000 euro, al tempo stesso l’italiano medio può tirare un respiro si sollievo. Si, perché l’italiano medio non esiste. È solo un concetto statistico e, in quanto tale, è solo una astrazione. La realtà è che di ricchi (o presunti tali) in Italia ce ne sono. Nella tabella seguente si vede che dividendo la popolazione in 10 scaglioni di ricchezza, ognuno di essi pesa circa il 10%. Tra 5 e 6 milioni di persone a scaglione. Ognuno è libero di giocare e “tagliare” gli scaglioni come vuole. Gli ultimi due, ad esempio (ricchezza maggiore di 350.000 euro), includono 11 milioni di persone e 1.600 miliardi di ricchezza di cui 550 miliardi di ricchezza in “soldi” e non in case. La tabella seguente riporta la stima di distribuzione di ricchezza nazionale presa a riferimento. Più che concentrarsi sui dati progressivi, come quelli per cui il xxxx% della popolazione detiene il yyyy% della ricchezza, si è adottato il criterio della rappresentazione a scaglioni usati anche da Banca d’Italia. Sono 10. Il dato di persone in percentuale per ogni scaglione è ufficiale, e quindi determina in maniera oggettiva il numero di famiglie e persone. La media di ricchezza a scaglione è invece un dato ricavato da me per potere ipotizzare degli importi totali per scaglione della ricchezza in attività reali e finanziarie al netto delle passività. Le ripartizioni di queste per scaglione sono quindi delle stime che comunque quadrano per totale (8.542 miliardi). Ricchezza da euro Ricchezza fino a euro Media scaglione Persone a scaglione Nr famiglie - milioni Nr persone - milioni Ricchezza attività reali Ricchezza attività fin. Ricchezza passività Totale Ricchezza fin. netta Ipotesi aliquota Patrimoniale totale Base tassata Persone tassate - mil 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 0 500 5.900 4.100 92.500 143.300 193.700 254.600 345.000 533.000 500 5.900 4.100 92.500 143.300 193.700 254.600 345.000 533.000 533.000 250 3.200 5.000 48.300 117.900 168.500 224.150 299.800 439.000 533.000 10,2% 10,6% 10,5% 10,6% 10,1% 9,9% 9,9% 9,7% 9,3% 9,3% 2,448 2,544 2,520 2,544 2,412 2,376 2,376 2,328 2,232 2,220 6,120 6,360 6,300 6,360 6,030 5,940 5,940 5,820 5,580 5,550 588 611 606 611 580 571 571 559 536 534 374 389 385 389 369 363 363 356 341 339 -91 -95 -94 -95 -90 -89 -89 -87 -83 -83 871 905 897 905 858 846 846 829 794 790 283 294 291 294 279 275 275 269 258 257 5% 5% 5% 10% 10% 10% 0 0 0 0 14 14 14 27 26 26 279 275 275 269 258 257 6,030 5,940 5,940 5,820 5,580 5,550 TOT. 100,0% 24,000 60,000 5.768 3.670 -896 8.542 2.774 120 1.612 34,860 L’ipotesi, anche per quanto detto al paragrafo precedente, è di riferirsi solo alla ricchezza finanziaria netta che è pari a 2.774 miliardi (3.670-896). Questo dato non tiene conto del “crash crunch”. Con esso, a valori più bassi del 30% (ottimistico ?) rispetto al 2012, diventerebbe circa 2.000 miliardi. Lo scopo della tabella è farsi un’idea di massima di una possibile patrimoniale una tantum, da applicare nell’ottica del processo di ristrutturazione complessiva del sistema Italia. Con aliquote poco invasive si potrebbe ipotizzare di raccogliere 120 miliardi. E’ evidente quindi che non è un importo determinante. Da solo non risolve niente. Tassando questi ricchi non si risolve il problema alla radice. Al tempo stesso si deve considerare la possibilità di forme “appetibili” di patrimoniale. Una ad esempio potrebbe essere di dedicarne gli importi a investimenti a cui partecipino anche i tassati, che farebbero da banca. Alternativamente si può immaginare una patrimoniale espropriativa. Vale a dire che si può anche pensare a percentuali più elevate o addirittura totali. A me sembrano irrealistiche se si pensa di mantenere in piedi il sistema, almeno in parte. Ma forse dipende dal fatto che sono privilegiato e mi trovo nell’ultimo scaglione. Spero di no, spero di avere fatto delle valutazioni oggettive. Pag. 225/253 Tornando al fatto che percentuali eccessive mi sembrano irrealistiche, osservo quanto segue. Se immaginiamo che ricchi, e quindi da tassare, siano i soggetti con più di 100.000 euro totali (senza cioè contare la questione abitazioni e senza contare l’opinabilità di considerare ricchezza un importo di 100.000 euro) con lo schema immaginato nella tabella precedente si arriverebbe a tassare 34,86 milioni di persone. Più di mezzo paese: più che una classe privilegiata tasserei, più o meno a caso, mezza massa democratica. 5. La vera patrimoniale deve essere offshore Lo ho detto già in varie occasioni (2012 09 18 - 3 o 4 conti della serva - Dati IMF in coda ) E in realtà a volte me lo sono anche sognato. Un solo click, e da tutte le società offshore i soldi vengono trasferiti inshore. Una vera Cyber-Robin Tax, non come la Nano-Robin tax di qualche tempo fa. E’ la versione informatica della a me tanto cara tweet-law. Consecutio istantanea tra reato di detenzione all’estero e confisca. 2014 07 02 – Tweet law : consecutio istantanea reato-confisca. Ricordate “moneta espropriata” della Rivoluzione meridionale ? Ho anche in mente a cosa potrebbero servire questi soldi. Una idea di come potrebbero essere veicolati verso il bene comune. Oltre al piano investimenti di cui qui sotto, potrebbero essere il nocciolo di partenza di una neo cybermonetazione basata sul Cybratto. Ma ne parlo più avanti. Qui vorrei dire che, come per la patrimoniale inshore, si può anche immaginare una versione più soft. Forse anche più utile. Anticipando delle considerazioni seguenti, si può infatti immaginare che nella cyber war finanziaria di cui si parlò nel “breviario” (quella tra società detentrici di riserve occulte contrapposte per “cannonarsi” a colpi di ordini di vendita al ribasso e di acquisto al rialzo) si sia giunti ad un tale livello di conoscenza da averle tutte “mappate” in modo da sapere dove sono e quanto valgono. A questo punto, a seguito del panico da crash-crunch sistemico, si può facilmente immaginare un rientro inshore nei rispettivi paesi di pertinenza. Tutti si renderanno conto che sono più sicuri. Il rientro potrebbe avvenire come “valore di riserva” per la banca centrale nazionale la quale a fronte del deposito di questo importo, emette moneta in varie modalità, da usare solo in conto investimenti. Il “depositante riserva”, beneficerà di parte degli utili originati dall’investimento e della ripresa di valore delle sue attività sul mercato nel tempo. Riassumendo : 1. La società offshore A ha un patrimonio netto di 100, fatto di azioni, obbligazioni, oro e commodities. 2. Post crunch, il patrimonio diventa 30 e questo 30 viene certificato come fair value reale (anche il crunch serve a qualcosa). 3. La società conferisce i 30 in Banca d’Italia. 4. Banca d’Italia mette i 30 a disposizione del sistema solo per investimenti a tasso zero, senza passaggi di intermediazione. Devono arrivare direttamente al settore finale. 5. Dopo 10 anni i 30 sono ritornati a valere 100 a valore di mercato. Inoltre essendo investimenti hanno dato un rendimento del 10% annuo, pari al 100% su 10 annui e cioè altri 30 da dividere fra stato e conferente. 6. A quel punto il conferente potrebbe anche rientrare in possesso dei 100, a patto che non escano più dall’Italia Ciò potrebbe essere garantito dalla tracciabilità di movimenti finanziari e reali. 7. Questa opzione potrebbe essere concessa in una finestra temporale una-tantum. Chi non aderisce viene confiscato. Una specie di libero arbitrio gentilmente “guidato” da una metaforica 44 alla tempia. 8. Ovviamente i capitali rientrati ed i relativi soggetti proprietari dovranno essere tracciati. Il vantaggio di fare rientrare in Italia, in qualsiasi modo, importi rilevanti è banalissimo. Noi sappiamo di avere ricchezza finanziaria inshore per 3.000 miliardi di euro. E’ plausibile che off-shore ce ne sia almeno altrettanta. Se dall’offshore rientrassero 3.000 miliardi in conto investimenti, il mio PIL da 1.500 diventerebbe di botto 4.500. Più della Germania pre crunch. Ovviamente poi non dovranno più uscire. Pag. 226/253 6. Il demone della finanziarizzazione dell’economia. Il sistema finanziario E’ ormai diffusa la convinzione che larga parte dei problemi del mondo in cui viviamo dipenda dalla finanziarizzazione dell’economia e da sue devianze collegate. Alcuni concetti sono oramai di dominio pubblico. Su tutti, ad esempio, è oramai noto ai più che la ricchezza globalizzata è distribuita nel mondo molto male : 90% vs 10% ad esempio. Ma ecco a cosa serve la esemplificazione sulla ricchezza delle famiglie italiane: quanta parte di questa ricchezza mondiale è davvero ricchezza ? E quanta parte invece è solo ricchezza da circolazione monetaria ? In sintesi, come funziona questo sistema finanziario ? Cosa contiene di vero ? Le domande sono importanti, perché sul tema veniamo spesso indotti in una sorte di soggezione e timore reverenziali pensando che dietro a tanti paroloni ci sia chissà quale sofisticata scienza esatta. Massa monetaria, M1, M2, M3, politiche monetarie, moltiplicatori e così via. Addirittura negli ultimi anni è stata innalzata anche una barriera linguistica adottando termini inglesi che sembrano degli dei pagani per quanto vengono idolatrati : quantitative easing, forward guidance (quest’ultima ad esempio è davvero incredibile: si tratta di dare annunci sui trend futuri, e così facendo si indirizzano i mercati. Per le società è penalmente vietato. Per una banca centrale è “alta finanza”). Cercherò di fare un po’ di chiarezza. Iniziando da un punto di base. Quando si dice che una banca centrale sta “emettendo moneta” vuol dire un banale movimento contabile. Dare Avere Titoli a Moneta Per immettere soldi nel sistema, una banca compera titoli sul mercato secondario che diventano un suo asset, una attività, e li paga “stampando moneta” che può essere moneta o debito. Per semplificare diciamo “banconote” le quali sono quindi a tutti gli effetti un debito che la banca centrale ha verso il resto sistema, al quale arrivano le “banconote” tramite le banche ordinarie con le quali la banca centrale ha fatto l’operazione originaria. Io ti compro un titolo e in cambio ti do carta. L'acquisto di titoli viene registrato in dare di una voce dello stato patrimoniale della banca centrale, mentre in avere di una voce allo stato patrimoniale si registra il debito nei confronti del venditore, la banca ordinaria. Una carta in apparenza come quella dei banchieri fiorentini del 1.300: dopo 700 anni nessuno sembra avere inventato niente di nuovo. Ma non è così. Alcune invenzione ci sono state (rinvio al paragrafo “La moneta non serve più”) . Oggi infatti le banconote sono debiti senza alcuna garanzia, perché non sono più legati all’oro. Se li chiedo indietro, non ci saranno a disposizione i 10 grammi d’oro equivalenti. E quindi nessuno ha la garanzia che la banca centrale abbia stampato carta tenendosi di scorta un “equivalente oro” per ogni evenienza, non ultimo quello di dovere rimborsare il debito. L’unica garanzia è la credibilità della banca. Questo è il principio che tanti (me compreso) contestano alla moneta così come la conosciamo oggi: non ha nessun legame con nessuna realtà. Già qui, con le poche precedenti osservazioni, si dovrebbe aprire a tutti un mondo, articolato in alcuni punti. 1. La moneta è un debito La moneta è un debito ? Ma come: tutti la vogliono per sentirsi ricchi e quella invece è un debito? Questa si che è apocalisse, rivelazione. Se uno ha tanti soldi è perché si porta in tasca tanti debiti, senza nessuna garanzia reale, e sono debiti che tra l’altro non ha nemmeno fatto lui! Nemmeno la soddisfazione di lasciare “i buffi” a qualcun altro. Solo il ruolo sociale di mulo da som(m)a monetaria. 2. La moneta è solo un movimento contabile La moneta è solo un movimento contabile nei bilanci delle banche centrali e poi di altri soggetti! Quello delle banche centrali è solo il primo di una catena progressiva di movimenti che di passaggio in passaggio la fanno rotolare da un utente a un altro determinando quello che infine pensiamo di conoscere e che tutti ci riguarda: il sistema finanziario. Lo stercorario finanziario. http://it.wikipedia.org/wiki/Scarabeo_stercorario. Più “rotolate” fa, più diventa grande. Ma sempre di sterco parliamo. Ricordate “lo sterco del diavolo”? 3. Il sistema finanziario ha un bilancio Ma se la moneta è un movimento contabile, allora esisterà da qualche parte un sistema contabile in cui essa si muove e che dovrà per forza di cose essere rappresentato in partita doppia. Pag. 227/253 Ma vuoi vedere che tutti quei paroloni alla fine sono riconducibili ad un taumaturgo principio di base fatto di dare e avere ? Vuoi vedere che si capisce che cosa vogliono dire ? 4. La partita doppia chiarisce tutto La partita doppia : bisognerebbe farle un monumento. Chiarisce sempre tutto. Di seguito vedremo. 5. La moneta non esiste In realtà è proprio tutto il sistema finanziario che non esiste. E’ un’illusione ottica. Almeno nel senso che segue. Una volta capito che il sistema finanziario viaggia in partita doppia, si può comodamente farne un bilancio. O per tutto il sistema o per classi di soggetti finanziari. Ma il punto fondamentale è che alla fine, il totale di tutti i dare e quello di tutti gli avere, risulterà uguale. E questo è inquietante.Perché qualsiasi azienda può essere valutata in primo luogo “a patrimonio netto” : la differenza tra attività e passività. Nel caso del sistema finanziario italiano (e di tutti gli altri), invece, vedremo che attivo e passivo sono pari a 14.397 miliardi, 10 volte il PIL e 7 il debito pubblico. E di questi, solo 75 sono fatti di qualcosa di reale: Oro e Cdp (….). Lo 0,5%. Addirittura meno della riserva frazionaria minima bancaria del 2%, proprio perché il sistema finanziario non è fatto solo da banche. Sul sistema finanziario vale la pena di soffermarsi un po’. La tabella che segue si può leggere in verticale (per aggregati di soggetti), o in orizzontale (per tipo di strumento finanziario). E’ riferita ai dati 2013. In verticale. Società non finanziarie (col. 1 e 2): sono tutte le società operative. Dare : 1.571 mld. Avere : -3.562 mld. Netto 2.000 miliardi. Sono debitrici nette, di cui 371 prestiti a breve, 753 prestiti a lungo, e 1.591 per azioni. Istituzioni finanziarie monetarie (col. 3 e 4): il sistema finanziario e bancario. Dare : 4.314 mld. Avere : 4.082 mld. Netto 200 mld : sono creditrici nette, ma di poco. E’ qui il giro del fumo. Dare circa. 850 mld di depositi attivi e moneta + 1.100 di titoli a lungo + 620 di prestiti a breve + 1.300 di prestiti a lungo + 200 di azioni – 1.275 di moneta e -1.578 di depositi passivi (di altri) – 886 di titoli di altri – 170 di azioni di terzi. Altri intermediari finanziari (col. 5 e 6) : sistema finanziario e bancario. Dare : 848 mld. Avere : 733 mld . Netto circa 100 mld. 200 mld circa di cassa e depositi presso terzi + 121 mld di titoli in portafoglio. + 221 di prestiti a m/l a terzi + 250 mld di azioni e quote di fondi - 217 di titoli di terzi -280 di prestiti assunti a breve e m/l – 230 di azioni e fondi di terzi. Ausiliari finanziari (col. 7 e 8) : depositi e titoli per 205 mld in dare – 80 mld di prestiti assunti. Assicurazioni e fondi pensione (col 9 e 10) : Dare 668 mld di cui 427 titoli a m/l, 94 azioni e 91 fondi. Passività : 617 mld di riserve e 60 mld di azioni. Sono a rischio per la consistenza vs i clienti. Amministrazioni centrali (col 11 e 12) : Debitori per 230 mld di moneta e depositi e 2.000 di titoli vari. In Dare 300 mld di prestiti e depositi. Il netto è il debito pubblico. Amministrazioni locali (col 13 e 14) : netto avere di 150 mld. Sono debiti a m/l per lo più, parte del debito pubblico allargato. Enti previdenziali e assicurativi (col 15 e 16) : netto dare di 90 mld. Sono depositi attivi per lo più. Famiglie e enti no prof. per famiglie (col 17 e 18): Dare 3.897 mld e aver 921 mld. Sono i finanziatori principali del sistema. 1.300 mld di moneta e depositi + 614 di titoli di stato + 916 di azioni +300 di fondi +700 di riserve delle assicurazioni e + 100 di altri. Al passivo, 690 mld di prestiti + 186 di altri debiti. Resto del mondo (col 19 e 20) : dare 2.360 mld, avere 1.906 mld. E’ creditore per 500 mld di moneta e depositi + 1.000 di titoli pubblici + 200 di altri prestiti + 400 di partecipazioni. Le passività sono per 400 di titoli, 200 di prestiti 800 di azioni e fondi. In orizzontale Oro : in attivo tra le banche, in passivo con il resto del mondo. Moneta : 1.275+150+130 a debito delle banche e amministrazioni centrali. A credito (utilizzate) per 252 dalle società non finanziarie, 252 da altre istituzioni monetarie finanziarie, 687 dalle famiglie e 269 da resto del mondo. Altri depositi : 1.578 +80 a debito delle banche e amministrazioni centrali. A credito (utilizzate) da altri intermediari per 161, ausiliari finanziari per 122, famiglie per 517, resto del mondo per 252. Pag. 228/253 Titoli a m/l (quelli a breve sono quasi zero) : a debito di 140 per le società non finanziarie (obbligazioni?) 886 per banche e simili, 217 altre finanziarie, 1.668 Stato e 394 mondo (obbligazioni). A credito (comprate) per 1.086 da banche, 121 da altre finanziarie, 427 assicurazioni e fondi pensione, 614 famiglie e 907 resto del mondo. Derivati : curiosamente sono di importo relativamente modesto. Possibile che ve ne siano off-shore. Prestiti a breve: sono indebitate, in avere, le società per 371 mld, le altre finanziarie per 149, gli ausiliari per 75, le famiglie per 59, e l’estero per 118. Prestano i soldi le banche e finanziarie per 619+34, il mondo per 89. Prestiti a medio lungo : sono indebitate le società per 753, le finanziarie per 128+53, le amministrazioni centrali e locali per 94+105, le famiglie per 639, il mondo per 91. Prestano i soldi le banche e finanziarie per 1.321+221, le amministrazioni centrali per 110, il resto del mondo per 185. Azioni : sono emesse da residenti per lo più. 1.591 dalle società, 170 dalle finanziarie e 485 dal resto del mondo. Sono comprate per 509 dalle società, 209+111 dalle finanziarie, 94 da assicurazioni e fondi pensione, 105 dallo Stato, 916 dalle famiglie e 395 dal mondo. Quote di fondi comuni : i debitori (gli emittenti) sono finanziarie per 193 e mondo per 364 (i fondi sono quasi tutti all’estero per esigenze di evasione e assenza di controlli). Li detengono le finanziarie per 140 e le famiglie per 308). Riserve tecniche di assicurazione : sono 700 miliardi di debito da parte di società e assicurazioni o fondi pensione. I creditori sono le famiglie per 700 miliardi. Altre voci : il grosso (632 mld Dare e 563 Avere) sono crediti e debiti da rapporti commerciali tra società, e altre voci tra famiglie. Da tutta questa esposizione cosa è che balza all’occhio ? Quello che è sintetizzato nelle due righe rosse finali della tabella e che riassumo di seguito. Tutta la struttura finanziaria nazionale può essere riassunta come segue. 1. Le famiglie sono prestatrici nette (o finanziatrici) di 2.976 miliardi, che poi sono quelli conteggiati nella tabella precedente della loro ricchezza. 2. Le società non finanziarie, quelle operative o commerciali, sono debitrici di 1.991 miliardi. 3. Lo stato, tra amministrazioni centrali e locali, è debitore di 2.100 miliardi al netto delle riserve. 4. In mezzo ci sono tutta una serie di realtà finanziarie o simili aggregate in varie classi, che vivono della segmentazione esistente tra le prime tre. 5. Il trasferimento in andata o ritorno tra queste classi avviene con la moneta. Bancaria e non solo cartacea, la quale diventa presupposto di esistenza della casta bancaria, proprio perché si moltiplica da sola. . Pag. 229/253 Pag. 230/253 7. In conclusione (di questa prima parte) : moneta a catena corta Se si potessero mettere in contatto diretto le famiglie con le società e con lo Stato, ecco che la moneta ritornerebbe al suo ruolo di mero strumento di scambio, unità di conto, e non di entità autoreplicante. Perché il problema dei passaggi tra aggregati è che ogni volta, ad ogni passaggio, contabilizzo lo stesso importo sia in dare che in avere. E’ con questo meccanismo che il settore arriva a valere 14.000 miliardi, 10 volte il PIL complessivo italiano. Se invece conto solo il PIL del settore finanziario, questo vale 270 miliardi/anno e questi 270 mld (il 18% del PIL totale) “poggiano” su circa metà del valore dell’intero settore finanziario: su 6/7.000 miliardi di attività e passività. Possiamo dirlo : il castello di carte non è nemmeno un investimento ben produttivo. Con la metà dei soldi totali (7.000/14.000) faccio girare soltanto un quinto del PIL. Ma questo dipende anche dal fatto che sono sempre gli stessi soldi che girano. O meglio che rimbalzano. Un po’ come se due società si fatturassero reciprocamente lo stesso importo 10 volte avanti e indietro. Così facendo mica creano ricchezza. Fanno solo “ammujna” http://it.wikipedia.org/wiki/Facite_ammuina . E comunque per queste due società commerciali sarebbe un reato penale. Per uno Stato o sistema o banca centrale invece è “alta finanza, se non politica monetaria”. Tanto è noto e vero che si chiama moltiplicatore monetario (paragrafo più avanti). 8. Gli ordini di grandezza. Notazione su interventi BCE Vorrei fare una notazione sulla questione degli ordini di grandezza. In particolare su quelli che riguardano i dati che vengono comunicati a tutti noi. Prendendo ad esempio il piano BCE da 300 miliardi da destinare ad investimenti. Non voglio entrare nel merito del piano, ma solo dell’ordine di grandezza. La UE fa 11.000 miliardi di PIL. Noi 1.500. Circa il 14%. Che su 300 miliardi per investimenti farebbe circa 40 miliardi per l’Italia. A fronte di un sistema finanziario di 14.000 miliardi. Io sono convinto, e di seguito si trovano alcune idee, che sia necessario un nuovo, radicalmente diverso, sistema monetario. E ciò non può essere realizzato a “cucchiainate”. 9. La moneta che conosciamo non serve più. Il Dio danaro è morto. Dopo secoli di onorato servizio la moneta non serve più. Il Dio danaro è morto. Quanto espresso sopra, in particolare nei punti da 1 a 4 sulla struttura finanziaria a inizio pagina, è un fatto noto. Quello che non è noto ai più, invece, è che la moneta che conosciamo oggi non serve più. Non è, in potenza, più indispensabile. Già oggi. Anche prima di arrivare allo scambio di psicoquanti della civiltà dell’intelletto (2014 08 05 – Ramadan e Fioretti. Psichiatria quantica, ricomposizione di opposti, new economy, speranza e civiltà dell’intelletto), esiste già una buona approssimazione. E di conseguenza si può anche pensare di vivere senza le banche, almeno in buona parte. O almeno in transizione. Ciò è invece ben noto agli appartenenti alla casta, che fanno di tutto per nasconderlo ai più. 10. Piccola cronistoria sulla moneta (da http://it.wikipedia.org/wiki/Moneta e altre voci) Anche se è un po’ lunga da leggere, serve una piccola cronistoria, che comunque è molto (troppo) sintetica. Si trova qui di seguito. La moneta nasce per facilitare il commercio. Quello fisico, reale. Prima dell'introduzione del denaro, l'unico modo per scambiare delle merci era il baratto, ovvero lo scambio diretto di beni contro beni. Il baratto, però, era una modalità sì semplice, ma soggetta ad alcuni problemi fondamentali. Pag. 231/253 La soluzione di scambiare a credito, largamente praticata fra tribù diverse, presupponeva rapporti consolidati, di solito non facili da instaurare né da mantenere. Lo scambio più semplice invece richiedeva l'immediata contiguità spazio-temporale delle consegne ma per questo era ovviamente necessario che entrambe le merci fossero disponibili nello stesso tempo e nello stesso spazio. Ad esempio: arance contro grano non si può fare. Inoltre lo scambio di beni o servizi contro altri beni o servizi tipicamente risulta funzionale in economie caratterizzate da ridotta frequenza delle transazioni. Qualora il venditore non desiderasse ricevere, in cambio del bene ceduto, il bene che gli viene proposto, può rifiutare lo scambio oppure accettare il bene proposto per poi rivenderlo ad altri in cambio di un bene gradito oppure di un bene che a sua volta consenta di ottenere quanto desiderato. Così il venditore può ottenere il bene desiderato solo dopo una serie di scambi (baratto multiplo), che non facilitano la compravendita di beni e servizi: l'assenza di un mezzo di pagamento di diffusa accettazione frena certamente gli scambi (scarsa efficienza allocativa), impedendo così anche l'evoluzione della specializzazione produttiva e il conseguente aumento di produttività (scarsa efficienza nella produzione). Inoltre in assenza di moneta è quasi impossibile il risparmio. Chi produce un bene deve consumarlo o venderlo prima che deperisca (si pensi ai generi alimentari) e solo una piccola parte dei beni può essere conservata e consumata in futuro. In più il baratto diventa difficile da realizzare per beni indivisibili. Un esempio può essere offerto dai capi di bestiame vivo. All'aumentare della frequenza degli scambi, diventa perciò necessario che subentri in gioco un mezzo 1. accettato in pagamento da tutti gli operatori economici, 2. che conservi il proprio valore nel tempo (altrimenti verrebbe meno parte dell'accettazione) e 3. sia facilmente divisibile. Nel tempo, dal baratto diretto si passò dunque al baratto mediato, attraverso l'uso di una terza merce. Che nel mondo occidentale ben presto fu individuata in lavorazioni di alcuni metalli, di cui il più noto è l'oro. La moneta dunque è una forma di pagamento astratta ed evoluta ovvero una contropartita di un bene o servizio che sostituisce il baratto e offre al contempo un'ampia flessibilità d'acquisto di qualsiasi altro tipo di bene, anche frazionario, al prezzo del suo rispettivo valore, che, come è noto, è determinato dall'interazione di quattro fattori: 1. costo di produzione, 2. utilità, 3. domanda e 4. offerta. I primi beni a fungere da mezzo di scambio ("moneta" in senso lato) presentano probabilmente i caratteri 1. della non deperibilità, 2. della notevole disponibilità e diffusione (negli scambi), 3. della facile verificabilità della loro qualità. la prima caratteristica favorisce la tesaurizzazione in attesa di scambi futuri desiderati ma incerti; la seconda caratteristica garantisce una diffusa accettazione (che a sua volta ne accresce ulteriormente la diffusione, innescando un meccanismo moltiplicativo); la terza caratteristica riduce le incertezze legate al pagamento e aumenta quindi l'accettazione di tali beni come mezzo liberatorio di pagamento. Tali caratteristiche sono comuni a vari beni che sono stati usati come mezzi di pagamento anche fino alla metà del Novecento dai popoli senza scrittura: vari tipi di metalli (non solo oro ed argento, ma anche rame e ferro), il sale, le conchiglie (cauri), il tè, pezze di tessuto, pietre in diverse forme (nel mediterraneo neolitico l'ossidiana era il più diffuso mezzo di scambio). Anche alcune grandi civiltà hanno continuato ad utilizzare beni come moneta fino a tempi recenti. Il caso più tipico è il Giappone, dove il riso è rimasto l'unità di conto dei grandi feudi fino all'abolizione degli stessi, nel 1868. Ma anche la Cina ha utilizzato dei veri e propri lingotti, i tael d'argento, fino agli anni trenta del Novecento. Con riferimento a questi primi strumenti di pagamento, consistenti di fatto in beni con un proprio valore intrinseco, si usa l'espressione moneta merce. Pag. 232/253 Solo successivamente si affermano, come strumenti di pagamento i metalli preziosi, in considerazione soprattutto della loro notevolissima resistenza rispetto al trascorrere del tempo. I metalli vengono utilizzati come moneta merce nella forma di lingotti o sbarre, o anche polvere. Tuttavia questo sistema di pagamenti dà luogo a due inconvenienti. 1. Innanzitutto chi riceve il lingotto in pagamento si deve accertare che esso abbia il peso dichiarato. E perciò si deve sempre portare dietro una bilancia per effettuare il controllo. 2. Inoltre c'è il rischio che il metallo non sia puro e perciò chi riceve il pagamento deve altresì portarsi dietro una "pietra di paragone" od altro strumento per verificare la purezza del metallo. Non tutti però condividono questa visione "rettilinea" della nascita della moneta in seguito alle esigenze dell'economia di scambio/mercato. In ogni caso per una esposizione completa, come già detto, si rimanda a : http://it.wikipedia.org/wiki/Moneta Qui ci interessa arrivare ai giorni nostri, ma con un minimo di consapevolezza sulla complessità della questione. I cinesi (pare) trasformarono la moneta in carta moneta. Era concetto simile a quello delle lettere di debito (o credito) dei banchieri fiorentini. Entrambe (banconote o lettere) erano un debito come la nostra moneta di oggi. Chi le aveva in mano poteva andare da un corrispondente che gli dava oro o monete in cambio di carta, perché sapeva che il corrispondente di partenza aveva ricevuto l’oro in deposito a fronte del quale aveva prodotto la carta. A partire dal Settecento e soprattutto nell'Ottocento, dopo l'affermazione del sistema aureo, le banche centrali cominciano ad "emettere" moneta cartacea, ovvero iniziano a stampare banconote in serie (titoli di credito nei confronti dei depositi in oro detenuti dalla banca) per un ammontare maggiore rispetto alla capacità di copertura aurea delle banconote stesse. Questa procedura (per certi versi rischiosa, dal punto di vista della solvibilità) è incoraggiata fondamentalmente da due fattori: 1. da un lato la considerazione del fatto che in realtà il "circolante" maggiormente e stabilmente diffuso negli scambi è ormai rappresentato dalle banconote (le effettive conversioni in oro effettuate dai possessori di banconote sono diventate molto rare); 2. dall'altro lato la possibilità di ottenere elevati profitti, attraverso gli interessi dei prestiti effettuati in banconote di nuova emissione. Il Sistema Aureo Con l'avvento dell'era industriale diventa importante disporre di monete in quantità sufficiente a soddisfare le esigenze di economie in forte crescita. Contemporaneamente il diffondersi del benessere amplia il numero dei soggetti che possono risparmiare. Conseguentemente, intorno al 1870, nascono le cosiddette "banche commerciali". aperte al pubblico ed organizzate in società per azioni, che raccolgono il pubblico risparmio e prestano denaro, sotto forma di depositi bancari oltre che di banconote. L'oro si trasforma gradualmente in riserva, uscendo dai commerci per entrare nei forzieri delle banche centrali. Viene usato per regolare i deficit delle bilance commerciali. Quello che oggi si fa con i cambi: svalutazioni e rivalutazioni (ndr). Poco per volta si fa strada la regola secondo cui le autorità monetarie possono emettere moneta fino ad un valore massimo pari ad alcune volte il valore dell'oro detenuto. L'argento perde importanza come metallo monetario e diventa un bene rifugio per i privati. Le autorità monetarie possono così regolare la quantità di moneta in funzione dei propri obiettivi di politica monetaria, mentre le riserve di metalli preziosi servono a regolare i saldi nella bilancia dei pagamenti. Tale sistema, noto come sistema aureo (o tallone aureo o gold standard), viene adottato in un congresso internazionale nel 1867 da tutte le principali economie occidentali. Tale sistema ha il vantaggio di rendere più flessibile la creazione di moneta e tuttavia ha il limite che, in presenza di un Paese con una bilancia dei pagamenti costantemente in deficit, devono essere presi provvedimenti per evitare che si esauriscano le riserve di tale Paese. Il ricorso alla svalutazione è la risposta, che però si ripercuote anche sul valore delle altre monete, provocando situazioni di instabilità che si diffondono rapidamente dall'economia in difficoltà alle economie ad essa collegate. Tuttavia, gradualmente alcune monete diventano riferimento per le altre. Le banche centrali di molte Nazioni, cioè, operano in modo da mantenere un cambio stabile con la valuta di riferimento. In particolare si forma un'area della sterlina, che si estende su cinque continenti. Pag. 233/253 Altre monete forti, quali il marco, il dollaro e lo yen, rimangono estranee all'area della sterlina e creano proprie aree monetarie, di più ridotte dimensioni. Infine, varie nazioni dell'Europa sudoccidentale si allacciano al franco francese e danno vita alla maggiore area indipendente dalla sterlina: l'Unione monetaria latina, composta da Francia, Italia, Spagna, Belgio, Svizzera, Grecia, cui si aggiunsero molti altri paesi. Bretton Woods La sequenza di svalutazioni prodottesi per fronteggiare la crisi del 1929 mette in crisi il sistema aureo e le aree monetarie che esso aveva creato. La soluzione che viene escogitata durante la Conferenza di Bretton Woods del 1944 durante la fase di creazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, consiste nel prevedere finanziamenti da parte dei paesi in surplus (primo fra tutti, gli USA) a favore dei paesi in deficit. Le riserve in oro delle singole banche centrali perdono il ruolo di primo piano giocato fino a quel momento e lasciano spazio al dollaro, come moneta alla base del sistema monetario internazionale. Pertanto le riserve delle banche centrali saranno da allora in poi costituite soprattutto da riserve valutarie (prevalentemente in dollari) nonché da titoli di stato esteri. A sua volta, però, il dollaro rimane convertibile in oro e la Federal Reserve conserva buona parte delle riserve auree mondiali nel "forziere-fortezza" di Fort Knox, nel Kentucky. L'abbandono di ogni legame con l'oro Anche il sistema di Bretton Woods non regge alla prova del mercato e di una economia che diventa sempre più complessa e nella quale operano interessi sempre più consistenti. La fine della convertibilità del dollaro in oro viene decretata dal presidente statunitense Nixon quando appare chiaro che il sistema è troppo oneroso per gli USA. Si passa così nel 1971 ad un sistema di cambi flessibili: i deficit non generano più flussi di oro o di altri beni a favore del paese in surplus, ma danno luogo a svalutazioni delle monete. Teoricamente qualunque metallo può essere riserva o materiale di conio della moneta. Quando la moneta inizia a essere stampata su carta o su un supporto metallico che non ha un valore (se fuso e rivenduto) pari a quello nominale, quantità dello stesso materiale vengono accumulate a riserva. Il passaggio alle riserve si ha quando l'oro o il metallo di conio non è disponibile in quantità sufficienti per le monete che si vogliono emettere. Da questo punto in poi la moneta ebbe ancor più briglia sciolte (ndr). 11. Le due grandi scuole di pensiero moderne In sintesi estrema le possiamo riassumere come segue. Se ben ricordo. I monetaristi La moneta crea la domanda. Se ho i soldi voglio comprare. E per conseguenza se io stato voglio “creare benessere” “stampo” un sacco di moneta (che se ricordate, è un debito) e il sistema se la spenderà. Finchè continuo a stamparne ogni anno di più tutto funziona (salvo il fatto che la moneta è osmotica: tende ad attaccarsi dove c’è altra moneta). “Cresce” l’economia, fondamentalmente perché ci sono più soldi da spendere e fare girare. Addirittura per i monetaristi uno Stato non può fallire finché può continuare a stampare soldi e qualcuno se li prende. Mi pare di ricordare che esiste solo un limite dato dalla piena occupazione e produzione. Questo a me evoca un’altra categoria. Quella dello Stato o sistema pusher. I keynesiani Per loro in principio la moneta quasi non contava nulla. La teoria è che è la domanda aggregata che produce la necessità di moneta. Alla quale lo stato farà fronte con gli strumenti di politica monetaria. Mi piace di più. Perché è più reale. Anche se neppure questa risolve il problema della lievitazione del sistema finanziario, che dipende dal paragrafo seguente. Pag. 234/253 12. Il moltiplicatore monetario (http://it.wikipedia.org/wiki/Moltiplicatore_monetario ) In tutte le economie il moltiplicatore monetario ha un valore superiore a 1, il che vuol dire che l'offerta di moneta è maggiore della base monetaria o, in altri termini, che l'offerta di moneta, oltre che dalla base monetaria, creata dalla banca centrale, è costituita dalla cosiddetta moneta bancaria, creata dalle banche raccogliendo depositi e concedendo prestiti o acquistando titoli (prestiti e titoli che, nel loro complesso, costituiscono il credito bancario). L'effetto moltiplicativo trova la sua spiegazione nel processo circolare che si innesca tra banche e loro clienti. Questi ultimi depositano la liquidità in eccesso, rispetto a quella che desiderano detenere, presso le banche, le quali, a loro volta, la ridistribuiscono al pubblico sotto forma di prestiti o acquisto di titoli; Il pubblico, però, trattiene solo una parte della liquidità così ricevuta, depositando nuovamente il resto presso le banche, sicché il processo continua a ripetersi, creando ad ogni passaggio nuovi depositi che, andandosi a sommare a quelli già esistenti, aumentano l'offerta complessiva di moneta. Va notato che la nuova moneta non viene creata dalla singola banca, che si limita a raccogliere depositi ed a concedere prestiti o acquistare titoli, ma dal sistema bancario nel suo complesso. Il tutto può essere illustrato con un semplice esempio numerico: 1. poniamo che il pubblico riceva moneta per 1.000 euro, ne trattenga il 10% e depositi il resto presso le banche 2. queste avranno, quindi, 900 euro di depositi in più, dei quali una parte, poniamo il 20%, terranno come riserva e il resto, 720 euro, impiegheranno concedendo prestiti; 3. il pubblico, ricevuti questi 720 euro, ne tratterrà il 10% e depositerà il resto presso le banche, che vedranno quindi i loro depositi aumentare di ulteriori 648 euro, i quali, andandosi a sommare ai precedenti 720 euro, porteranno l'aumento complessivo a 1.368 euro, 4. che sommato ai 1.000 euro di incremento iniziale della base monetaria determina un aumento complessivo della quantità di moneta pari a 2.368 euro; 5. ciò vuol dire che, dopo questi cicli, 1.000 euro di incremento della base monetaria hanno già generato un aumento più che doppio dell'offerta di moneta. Poiché il processo si può ripetere più volte, ad ogni ciclo successivo si avrà un ulteriore aumento dei depositi e, quindi, dell'offerta di moneta (seppur via via decrescente). E’ questo il motivo per cui il sistema (ad esempio il Sistema-Italia) vale 14.000 miliardi rispetto a 2.000 di debito o 1.500 di PIL. 13. Neo relativismo monetario A prescindere dalle preferenze personali credo che risulti chiaro a tutti quale sia lo spirito che ci ha portato dove siamo oggi. Comunque questa è una situazione da cui non si esce con qualche piccolo aggiustamento. Siamo arrivati al punto in cui ci si deve inventare una nuova Bretton Woods, che sia sensata e duratura. Secondo me si deve invertire il paradigma monetarista. La domanda da porsi, quindi, è : “quanta moneta serve per fare girare una economia?” Ovviamente se adotto un approccio “demand-driven” la risposta è che ogni volta che un soggetto vuole comprare 1 euro di qualcosa, gli serve 1 euro per pagare. E se la banca centrale potesse stamparglielo istantaneamente on demand avremmo trovato la chiave per seppellire definitivamente il Dio danaro di oggi. E con lui, seppelliremmo anche l’approccio di “moneta dal lato dell’offerta” . Avremmo messo un primo piede nel regno della Domanda : quello dove si compra una cosa perché serve e non perché me la “offrono”. Tutto qua. Vicini alla civiltà dell’intelletto. Un limite a questo ragionamento in passato è sempre stato quello della velocità di circolazione della moneta http://it.wikipedia.org/Velocità di circolazione della moneta La velocità di circolazione della moneta è la frequenza media con cui un'unità di moneta è spesa in uno specifico periodo di tempo. Tale concetto mette in relazione : 1. le dimensioni dell'attività economica con 2. una data offerta di moneta. Pag. 235/253 E’ una delle variabili che determinano l'inflazione. Se, per esempio, in un'economia molto piccola, in cui ci sono solo 50 euro in tutto, un contadino (dotazione iniziale: 10 euro) e un meccanico (dotazione iniziale: 40 euro) acquistano, nel corso di un anno, merci e servizi l'uno dall'altro nelle tre seguenti transazioni: • il meccanico compra grano dal contadino per 40 euro; • il contadino spende 50 euro per far riparare il trattore dal meccanico; • il meccanico acquista un gatto dal contadino per 10 euro; allora 100 euro hanno cambiato mano nel corso dell'anno, sebbene ci siano solamente 50 euro in questo piccolo sistema economico. Questo livello di 100 euro è possibile poiché ciascun euro è stato speso in media due volte nell'anno; ciò equivale a dire che la velocità della moneta è stata pari a 2/anno Cosa è che cambia, oggi secondo me ? Cambia che c’è internet che viaggia alla velocità della luce. E’ per questo che parlo di relativismo monetario : alla velocità della luce 1 euro diventa ubiquo. E l’esempio della microeconomia di cui sopra può replicarsi n volte fino ad una dimensione globale, senza che la moneta debba realmente circolare e quindi senza creare l’inflazione che deriverebbe dal fatto di avere una domanda ripetuta tante volte, ma in realtà fondata sempre sulla base monetaria di partenza. Il dato di fatto è che la questione della velocità di circolazione della moneta non esiste più. Ogni euro è potenzialmente qui e altrove. Alcune configurazioni esistono già, ma sono frazionate e mantenute di nicchia. Ad esempio, se A, ha bisogno di 1 euro in prestito, ci sarà un B istantaneamente connesso che potrà prestarglielo. Ricordate il social lending ? Ne parliamo più avanti, ma sintetizzando: se viaggia alla velocità della luce, l’informazione che A ha soldi da prestare è disponibile live, ed ecco che crolla l’esigenza delle partite di giro dei debiti e crediti reiterati viste nei paragrafi sulla struttura del sistema finanziario e sul moltiplicatore monetario. Non è più necessario che A depositi i soldi in banca e poi chi vuole un prestito (B) vada nella stessa banca che lo finanzi. A può prestare i soldi a B direttamente, saltando i passaggi e quindi evitando la moltiplicazione monetaria. Ma non solo: anche per le transazioni ordinarie, quelle di acquisto e vendita per capirsi e non solo quelle “finanziarie”, i passaggi sarebbero istantanei e la moneta in circolo potrebbe essere di pari valore di quello dell’economia reale. 14. Le centrali di compensazione Si deve immaginare che al centro del nuovo sistema ci sia una o più “centrali di compensazione” specifiche, che “nettino” i saldi tra più piattaforme, ognuna delle quali rappresenti uno strumento per una tipologia di transazione reale. O qualcosa del genere. Di seguito ho ipotizzato e identificato 4 di queste piattaforme reali che idealmente coprono buona parte dell’insieme della attività economiche e finanziarie di base necessarie. Il concetto di fondo è che la centrale compensa ogni euro in dare con ogni euro in avere, e in sintesi può arrivare a definire una sorta di valore istantaneo dell’intero sistema : il suo controvalore di cassa. La centrale di compensazione potrebbe funzionare sugli stessi principi e circuiti di quelle attuali: http://it.wikipedia.org/wiki/Compensazione La compensazione (in inglese clearing) è un meccanismo che permette alle banche e alle istituzioni finanziarie membri di una camera di compensazione di regolare tra loro i rapporti di dare e avere generati da transazioni finanziarie effettuate sui mercati o di scambio di assegni o denaro tra banche. Una transazione si realizza mediante l'acquisto di una parte e la vendita di una controparte generando un debitore e un creditore. La compensazione si realizza aggregando tutte le posizioni di acquisto e di vendita avvenute su un prodotto o titolo detenuto da ciascuna delle due parti e calcolando il saldo netto che ogni parte deve dare o prendere, cercando di minimizzare lo scambio finale di denaro o beni. Pag. 236/253 Una volta lo scambio avveniva fisicamente in una stanza o camera convenuta: la camera di compensazione. Oggi il tutto avviene in modalità informatica. Lo scambio comunque non avviene direttamente tra le due parti ma tramite l'ente che gestisce la camera e quindi si pone a garanzia della transazione, assumendosi il rischio di insolvenza. Per la massa di capitali movimentati annualmente, le principali stanze di compensazione sono Clearstream ed Euroclear (e la loro controllata SWIFT – ricordate le dichiarazioni della Russia di cui al breviario di guerra ? ), società di diritto privato (non di natura bancaria), con sede legale nel Lussemburgo. A queste si aggiunge per le transazioni in medio-oriente la Asian Clearing Union, nata nel 1974 a Teheran. Meccanismo della compensazione Di seguito un esempio semplificato di compensazione su di un bonifico: La banca A deve trasferire x € dal conto di Alice al conto di Bob presso la banca B attraverso la camera di compensazione C. 1. A contatta C e gli chiede di trasferire x € verso il conto di Bob presso B. 2. C contatta B per sapere se la transazione è possibile, dopo aver verificato la disponibilità sul conto in A. 3. C addebita x € sul conto di A e accredita x € sul conto di B e conferma ad A e B la realizzata transazione. 4. A addebita x € sul conto di Alice. 5. B accredita x € sul conto di Bob. Quindi la camera di compensazione si comporta come una meta-banca degli organismi finanziari. Per i titoli finanziari il meccanismo è identico, avendo i titoli al posto del denaro. Di seguito si vedrà perché serve questa breve sintesi sulle centrali di compensazione attuali. 15. Que viva el Cybratto Mi piace chiamarlo così: tra cyber-baratto e cerbiatto. Di per sé immagine di innocenza e non più di demone. Il principio è molto semplice. E’ moneta dal basso. Come ho detto in precedenza ogni volta che un soggetto vuole comprare 1 euro di qualcosa, gli serve 1 euro per pagare e la banca centrale lo può “stampare” istantaneamente on demand. Ovvero li ha già messi a disposizione, nell’ipotesi di cui al paragrafo “Dotazione iniziale”. Ma sintetizzando, entrerà in circolo solo la moneta indispensabile. Bisogna fare attenzione : non è uno strumento di pagamento on-line quello che ho in mente. Non è Pay-pal, che alla fine si traduce in un flusso verso e dai circuiti interbancari delle carte di credito. http://it.wikipedia.org/wiki/PayPal. Pay-Pal potrebbe essere solo un veicolo anche per Cybratto. E’ piuttosto una sorta di moneta universale, che nasce nelle attività reali e si riassume in centrale di compensazione in base all’incrocio tra: 1. Domanda di beni e servizi 2. Offerta di beni e servizi 3. Domanda di capitale 4. Offerta di capitale In tale modo si determina una sorta di valore dell’economia globale (o di quella locale pilota) costantemente aggiornato e quindi un valore unitario di una moneta globale riportato su base del singolo individuo. Il quale valore unitario nascerebbe dal valore globale dell’economia / 7 miliardi di persone. Sono sicuro che qualcuno ci ha già pensato, di monete alternative o cyber o elettroniche ce ne sono davvero un sacco. Centinaia, forse migliaia. Ma secondo me, di seguito c’è qualche accessorio in più. E se invece non fosse una novità ed esistesse già, tanto meglio. Penso infatti ad un nuovo innesto: la cyberpartitadoppia unipersonale. Qualcosa del tipo che ogni soggetto, persona fisica, giuridica o stato venga “valutato” live e on-line in base al suo stato patrimoniale e conto economico, i quali sono a loro volta riassumibili nella cassa finale, che in un mondo senza crediti e debiti sarà di valore pari al patrimonio netto. In questo modo ciascuno diventa, quindi, una componente di base della massa monetaria collettiva. Pag. 237/253 Per capirci qualcosa bisogna iniziare con le cose semplici. Immaginate 4 categorie di base tipiche di transazioni reali finanziarie, più una quinta transazione che è la dotazione iniziale. 1. Vendere beni, servizi o lavoro e conseguente incasso. 2. Acquistare beni, servizi o lavoro e conseguente pagamento. 3. Prendere a prestito soldi per investimenti (quindi non indebitarsi per i consumi). 4. Raccogliere soldi per investimenti, cioè per acquisto di beni durevoli ad utilità pluriennale. 5. Creare una dotazione iniziale di moneta. La transazione 5 la lasciamo per dopo, al paragrafo dotazione iniziale. Devo osservare che negli ultimi tempi non ho seguito a pieno il settore web, per cui mi sarò sicuramente perso delle evoluzioni importanti, ma lo scopo di questo scritto è trarre e offrire spunti. Di tecnici molto più esperti di me è pieno. Qui di seguito immagino l’utilizzo delle seguenti piattaforme già esistenti o no, per i 4 punti di cui sopra. Ma potrebbero essere altre. E’ l’incrocio di tutte e 4 su di un'unica piattaforma compensativa (si veda quanto già al punto “compensazione) che consente di dare una buona approssimazione di un intero sistema finanziario e monetario. 1. Modello Offerta. Ebay: la conosciamo tutti. EBay è una piattaforma web (marketplace), di fatto molto simile ad un sito di e-commerce, che offre ai propri utenti la possibilità di vendere e comprare oggetti sia nuovi sia usati, in qualsiasi momento, da qualunque postazione Internet e con diverse modalità, incluse le vendite a prezzo fisso e a prezzo dinamico, comunemente definite come "aste online". http://it.wikipedia.org/wiki/EBay 2. Modello Domanda. Aipei : la avevo immaginata io nel 2010. Aipei era l’italianizzato di IPay. Non so se nel frattempo è stata copiata. Di sicuro so che se cerco Ipay sul web spuntano un sacco di link. Comunque era una marketplace dove si offrivano soldi per acquisti: “ho 1 euro, chi mi vende 2 o + kg di pasta?”. In qualche modo assomigliava a quei siti che offrono il confronto tra polizze assicurative, con la differenza che non era monosettore e che si concludeva la transazione con l’acquisto on line. Si immagini più in dettaglio: “ho 50 euro e voglio fare la spesa di una settimana per 3 persone. Chi mi da più cibo ?” 3. Modello Prestiti. Social-lending: Questa forma di prestito è riconducibile ai prestiti personali non finalizzati, una delle tipologie più utilizzate di credito al consumo che, in quanto tali, non prevedono garanzie a protezione del prestatore contro il rischio di default. Con il social lending, chi presta denaro e chi lo riceve mediamente percepisce o paga una quota di interessi più favorevole rispetto a quella proposta dalle istituzioni finanziarie tradizionali. Ciò è possibile perché i costi di intermediazione sono ridotti, in quanto il prestatore e il richiedente (il contraente del prestito) vengono messi in relazione diretta e le aziende intermediarie, operando su web con servizi altamente automatizzati, hanno costi ridotti. http://it.wikipedia.org/wiki/Social_lending 4. Modello Investimenti. Crowdfunding Il crowdfunding (dall'inglese crowd, folla e funding, finanziamento) o finanziamento collettivo in italiano, è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. È una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Il termine trae la propria origine dal crowdsourcing, processo di sviluppo collettivo di un prodotto. Il crowdfunding si può riferire a iniziative di qualsiasi genere, dall'aiuto in occasione di tragedie umanitarie al sostegno all'arte e ai beni culturali, al giornalismo partecipativo, fino all'imprenditoria innovativa e alla ricerca scientifica. Il crowdfunding è spesso utilizzato per promuovere l'innovazione e il cambiamento sociale, abbattendo le barriere tradizionali dell'investimento finanziario. Negli ultimi anni, sempre più spesso è stato invocato come una sorta di panacea per tutti i mali e un'ancora di salvezza per le economie colpite dalla crisi finanziaria.[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Crowdfunding 16. Cyber Mercato fisico Il punto è che se incrocio Ebay con Aipei ottengo il mercato dei beni perfetto: capace di matchare la Domanda di beni imponendo un prezzo massimo dal lato compratore (quindi sarebbe una domanda non inflazionista, o inflazionista quanto sostenibile) con l’offerta al prezzo massimo ricavabile da parte dell’Offerta tra i vari componenti della Domanda aggregata. Pag. 238/253 Ogni volta che si chiude una transazione, si generano un dare e un avere dei due soggetti, che vanno ad aggiornare i relativi Cyber-bilanci uni personali. Alcuni problemi potrebbero essere: 1. le capacità fisiche di calcolo, data l’aggregazione di molti soggetti 2. il costante aggiustamento del prezzo del bene in oggetto. 3. la localizzazione geografica efficiente, o più semplicemente: dove c’è domanda e dove c’è offerta e quel prezzo sub.1 fino a dove è valido ? 17. Cyber Mercato finanziario Social lending e crowd funding invece sono abbastanza auto esplicativi. Servirebbero per i punti 3 e 4 : prestiti e investimenti. E sarebbero particolarmente indicati per operazioni di microcredito o microequity, proprio per il piccolo taglio delle operazioni di questi ultimi. Forse sarebbe impensabile finanziare la TAV a botte di pochi euro per volta. Almeno per ora. O forse sarebbe impossibile proprio perchè “il mercato” si accorgerebbe di una eventuale intrinseca inutilità ? Io personalmente anni fa mi ero molto appassionato alla storia di Zopa, talmente geniale che in Italia la chiusero. 18. Dotazione iniziale Sulla 5a transazione bisogna osservare che se si vuole convertire l’attuale sistema finanziario in maniera veloce, non si può immaginare di aspettare anni per avere la dotazione iniziale nata dal basso. In particolare, quanto tempo ci vorrebbe perché un risparmiatore che guadagni 1.000 euro al mese, accumuli abbastanza capitale (risparmio) per potere finanziare 25.000 euro di macchinari di un artigiano ? Ecco che allora bisogna immaginare una dotazione iniziale. In questo modo il sistema funzionerebbe a pieno regime da subito. Un esempio di cyber monetazione piuttosto noto è Bitcoin . Al paragrafo seguente si trova un riassunto. Ma Bitcoin è comunque una moneta dal lato offerta, almeno per quanto risulta dal paragrafo seguente (vedi mining). Anche se è comunque una bella invenzione, Un ‘opzione per me suggestiva è quella di dedicare una bella fetta della patrimoniale offshore ad una vera bit monetazione di sistema parallela. Banca d’Italia potrebbe dedicare 1.000 miliardi di riserva equivalente recuperata off-shore (e già certificata a fairvalue come si diceva in precedenza) da mettere a disposizione di un nuovo mercato monetario italiano. 19. Cryptovaluta peer-to-peer : Bitcoin http://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin Prima di proseguire ecco alcune considerazioni sul caso Bitcoin. Servono a rendersi conto dell’argomento. A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale: esso utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni, e sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionali come la generazione di nuova moneta e l'attribuzione di proprietà dei bitcoin. La rete Bitcoin consente il possesso ed il trasferimento anonimo delle monete; i dati necessari ad utilizzare i propri bitcoin possono essere salvati su uno o più personal computer sotto forma di "portafoglio" digitale, o mantenuti presso terze parti che svolgono funzioni simili ad una banca. In ogni caso, i bitcoin possono essere trasferiti attraverso Internet verso chiunque abbia un "indirizzo bitcoin". La struttura peer-to-peer della rete Bitcoin e la mancanza di un ente centrale rende impossibile per qualunque autorità, governativa o meno, di bloccare la rete, sequestrare bitcoin ai legittimi possessori o di svalutarla creando nuova moneta. In Bitcoin la quantità di valuta in circolazione è limitata a priori, inoltre è perfettamente prevedibile e quindi conosciuta da tutti i suoi utilizzatori in anticipo[18] L'inflazione da valuta in circolazione non può quindi essere utilizzata da un ente centrale per ridistribuire la ricchezza tra gli utenti. Pag. 239/253 Il numero totale di bitcoin tende asintoticamente al limite di 21 milioni. La disponibilità di nuove monete cresce come una serie geometrica ogni 4 anni; nel 2013 è stata generata metà delle possibili monete e per il 2017 saranno i tre quarti La rete Bitcoin crea e distribuisce in maniera completamente casuale un certo ammontare di monete all'incirca sei volte l'ora ai client che prendono parte alla rete in modo attivo, ovvero che contribuiscono tramite la propria potenza di calcolo alla gestione e alla sicurezza della rete stessa. L'attività di generazione di bitcoin viene spesso definita come "mining", un termine analogo al gold mining (estrazione di oro).[18] La probabilità che un certo utente riceva la ricompensa in monete dipende dalla potenza computazionale che aggiunge alla rete relativamente al potere computazionale totale della rete.[30] Inizialmente il client stesso si occupava di svolgere i calcoli necessari all'estrazione dei Bitcoin, sfruttando la sola CPU. 20. Liberi battitori di moneta Tornando a riprendere dalla fine del paragrafo “Dotazione iniziale”, osservo quanto segue. 1.000 miliardi sono 16.666 euro a testa, che potrebbero essere messi a disposizione di ogni italiano gratuitamente (circa 50.000 a famiglia). Ognuno diventerebbe quindi una piccola banca, in qualche modo un “libero battitore di moneta”, perché starà comunque a lui decidere se prestare oppure no e a chi. Ma potrà anche decidere se spendersi o no la dotazione iniziale, nel qual caso i soldi arriveranno prima o poi a qualcuno che invece li risparmia fino a che non sa cosa farsene del risparmi e allora li presta a qualcun’altro. Ma secondo me è improbabile che tutti “corrano ai consumi” dopo un biblico “crashcrunch” e relativa rivoluzione. Diamo per scontato che il livello di consapevolezza sia cresciuto e tanti, se non tutti, vorranno impiegare la dotazione in maniera utile e redditizia. Tenerla in conto Cybratto, infatti, non sarà efficiente perché non esisteranno tassi di interesse, e quindi i 16,666 non renderanno nulla. A quel punto interverrebbe il circuito Cybratto che sarebbe quindi già capace di aggregare prestatori e investitori su importi tangibili. Mentre il lato “cyber mercato fisico” funzionerebbe già comunque per i piccoli importi. 21. La centrale di compensazione tra piattaforme Nel paragrafo “Cybratto” ho ipotizzato e identificato 4 piattaforme reali che idealmente coprono buona parte dell’insieme della attività economiche e finanziarie di base. In mezzo a queste, c’è la centrale di compensazione. In ogni istante la piattaforma di compensazione saprà dirmi : 1. dove e per che beni c’è domanda inevasa. 2. Dove e per che beni c’è offerta invenduta. 3. Dove ci sono saldi di cassa (risparmio) a disposizione per prestiti. 4. Dove ci sono richieste di finanziamento e per che investimenti. Risulterà chiaro, che in questo sistema elettronico non c’è bisogno della centrale di compensazione che conosciamo oggi, perché ogni transazione è pagata on-line e quindi non lascia dietro di sè’ ne crediti ne debiti. La centrale, invece, deve rendere possibile il “match”: 1. tra domanda e offerta di beni e servizi. 2. tra domanda e offerta di prestiti e investimenti. In pratica, deve svolgere la funzione di allocazione delle risorse (moneta) il più efficientemente possibile. E deve “controllare” le transazioni evase e quelle inevase sulle singole piattaforme. La sintesi di questo lavoro, sarà quella di nettare ogni Dare e Avere e creare una istantanea fotografia del sistema, di cosa eventualmente “aggiustare” ed infine di dove sta “il grano”. Sarà una costante fotografia, si. Ma questa volta, la fotografia non ruberà l’anima. Pag. 240/253 Sarà l’anima. 22. Il bilancio uni personale Per potere essere “affidatari” dei 16.666 bisogna solo dare l’ok a farsi fare il bilancio da caricare nella “centrale di compensazione partita doppia”. E qua interverrà il legislatore: “te li devi prendere, non puoi dire di no”. Sarà da valutare se inserire anche gli immobili in questi bilanci uni personali. In ogni caso sono già censiti nei vari Catasti per cui sono già visibili. Io penso che vadano considerati, anche se non sono vera ricchezza liquida, e ciò per un motivo semplice. Nel tempo, Cybratto contabilizzerà un accumulo del risparmio ed è verosimile che chi lo accumula voglia anche comperarsi una casa, non solo finanziare imprese. A quel punto se io travaso moneta dal conto “cassa” al conto “case”, quest’ultimo non può essere “fuori sistema” altrimenti provoco un crollo immediato, una svalutazione, della mia Cybermoneta. Il singolo bilancio viene poi risucchiato nel consolidato di sistema istantaneamente, e in questo modo viene regolarmente monitorato dalla centrale di cui sopra. E’ forse utile provare a seguire qualche schema contabile di base, per riassumere un minimo la logica di base. Sono a fine scritto, ultima pagina. Alla dotazione iniziale del soggetto A di 16.666 seguono alcune transazioni di base. Altri soggetti servono a rendere più verosimili le casistiche. Mi rendo conto che sono estremamente banali, ma credo che proprio per questo rendano l’idea. Sono anche dati approssimativi. Non tengono conto delle reali proporzioni tra singolo e mercati. Il “giro moneta” è ipotizzato solo una volta per ogni transazione, mentre a regime, dopo la prima immissione di cassa, questa continuerà a girare avanti e indietro, assestando il sistema su di un dato valore. Ma comunque alcuni punti si possono notare. Il bilancio iniziale è quello di un soggetto “uni personale” Ogni passaggio ha un dare e un avere di cassa : totale 110. Ma se invece seguo l’andamento della colonna stock progressivo, non supera mai i 16,66, tranne che alla fine ma perché le ultime transazioni fanno un salto di scala dimensionale (18). Quando si chiudono si torna a 16,66. Ciò vorrebbe dire che il sistema non è mai in eccesso o in fabbisogno di cassa (moneta) più di questo importo, che poi è quello iniziale. Tutto molto approssimativamente, naturalmente. Se considero poi la velocità di circolazione e la parcellizzazione degli importi, posso dire con ragionevole certezza che in qualsiasi istante ci sarà qualcuno (o un insieme di alcuni) che potrà accrescere o avere bisogno (utilizzare) di quel saldo. Tutto ciò può avvenire anche usando sistemi tipo Pay Pal, che potrebbe fornire la piattaforma di pagamenti su cui fare viaggiare le transazioni. Ma è solo parte di tutto il disegno. Perché Pay-Pal non crea moneta. Ha sempre un movimento finale verso o dai circuiti delle carte di credito. Quindi è moneta elettronica tradizionale, strettamente legata a quella tradizionale. Nel nostro caso, no. L’unità di conto sarà basata sulla riserva uni personale (quella dei 16.666 euro a testa), che in realtà, dietro, ha una riserva reale parcheggiata in banca centrale. Ma questa non resterà “tal quale”. Cioè non resterà la riserva originaria di 16.666 euro, bensì sarà la stessa aggiustata dei progressivi movimenti contabili uni personali. La somma di queste “isole di base monetaria personali”, sarebbe praticamente la rappresentazione istantanea di quanto vale il sistema. Provate a immaginare visivamente: un cruscotto aggiornato on-line in cui vedo i miei 16.666 euro in moto costante oscillante intorno alla media o alla mediana di 16.666. Basandosi sempre su un rapporto tra valore totale del sistema e numero di soggetti componenti il sistema. Come quando si osserva l’utilizzo della CPU, tanto per capirsi. La moneta della civiltà dell’intelletto era lo psicoquanto. Qua ci siamo molto vicini : un sistema monetario costituito da tante uni-sinapsi contabili in costante reciproco flusso di andata e ritorno di bitmoneta. Pag. 241/253 23. Neuro e Nanoeuro In transizione quindi, la moneta attuale, l’Euro, potrebbe continuare ad esistere ma su due circuiti. 1. Il Neuro, su piattaforma Cybratto, con i suoi 1.000 miliardi di “socio-moneta” garantiti da 1.000 miliardi di riserve ex off-shore già a fair value. 2. Il Nanoeuro, con quello che resta del PIL e del settore finanziario da 14.400 miliardi. Per questo lo chiamo Nanoeuro. Vuol dire Euro a valori post “crash crunch”. Nel tempo, avverrà un travaso sempre maggiore da 2 a 1. Considerando però che i 1.000 miliardi di moneta Cybratto potrebbero anche essere sufficienti da soli a far girare un PIL, che se si ricorda il breviario di guerra, era già sceso a 1.000 miliardi pari a 2/3 del valore pre-“crashcrunch” 24. Conclusione Tutto ciò potrebbe anche sembrare un delirio. Ma non credo che lo sia. Al massimo una visione. Molte cose sono solo spunti o accenni. Sicuramente molte cose sono da approfondire o correggere. Probabilmente mancano alcuni nessi logici e anche contabili. Ma secondo me un mondo senza finanza e senza soldi attuali è già possibile. Basta focalizzarsi su web ed elettronica. E secondo me qualcuno ci ha già pensato. Que viva el Cybratto. 25. Elenco dei link relativi a temi consultati su Wikipedia (in ordine sparso) 1 Teoria monetaria moderna - http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_monetaria_moderna 2 Monetarismo - http://it.wikipedia.org/wiki/Monetarismo 3 Velocità di circolazione della moneta - http://it.wikipedia.org/wiki/Velocit%C3%A0_di_circolazio 4 Criptovaluta - http://it.wikipedia.org/wiki/Criptovaluta 5 Bitcoin - http://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin 6 Valuta complementare - http://it.wikipedia.org/wiki/Valuta_complementare 7 Banca del tempo - http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_del_tempo 8 Sistema di scambio non monetario - http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_di_scambio_non_monetar 9 Denaro elettronico - http://it.wikipedia.org/wiki/Denaro_elettronico 10 Tracciabilità dei pagamenti - http://it.wikipedia.org/wiki/Tracciabilit%C3%A0_dei_pagamenti 11 Moneta - http://it.wikipedia.org/wiki/Moneta 12 Riserva frazionaria - http://it.wikipedia.org/wiki/Riserva_frazionaria 13 Moltiplicatore monetario - http://it.wikipedia.org/wiki/Moltiplicatore_monetario 14 Aggregati monetari - http://it.wikipedia.org/wiki/Aggregati_monetari 15 Base monetaria - http://it.wikipedia.org/wiki/Base_monetaria 16 Denaro - http://it.wikipedia.org/wiki/Denaro 17 Moneta alternativa - http://it.wikipedia.org/wiki/Moneta_alternativa 18 Social lending - http://it.wikipedia.org/wiki/Social_lending 19 Crowdfunding - http://it.wikipedia.org/wiki/Crowdfunding 20 Peer-to-peer - http://it.wikipedia.org/wiki/Peer-to-peer 21 Strumento derivato - http://it.wikipedia.org/wiki/Strumento_derivato 22 Politica monetaria - http://it.wikipedia.org/wiki/Politica_monetaria 23 Alleggerimento quantitativo (QE) - http://it.wikipedia.org/wiki/Alleggerimento_quantitativo 24 Forward guidance - http://it.wikipedia.org/wiki/Forward_guidance 25 SWIFT - http://it.wikipedia.org/wiki/Society_for_Worldwide_Interbank_Financial_Telecommunic Pag. 242/253 Pag. 243/253 2 Ricavi 2 Cassa 2 Costo 5 5 3 Cassa Ricavi Cassa 3 Costo 2 2 Costo 5 Banca Netto Progres sivo ‐2 2 ‐2 ‐5 ‐5 Cassa Ricavi Cassa Ricavi Cassa 7 ‐2 2 ‐5 ‐5 7 ‐2 2 ‐2 2 2 Cred. x prest. Cassa 18 Debiti per dep. 18 Cassa ‐2 2 7 2 16,7 16,7 16,7 18,7 16,7 16,7 16,7 16,7 11,7 11,7 14,7 14,7 14,7 12,7 12,7 14,7 14,7 14,7 9,7 9,7 16,7 16,7 16,7 14,7 16,7 16,7 16,7 16,7 ‐1,3 16,7 16,7 16,7 19,7 16,7 16,7 16,7 34,7 34,7 34,7 16,7 16,7 3 2 2 Cassa 3 5 7 Cassa 16,7 2 2 2 Cassa 16,7 2 Costo = <utili Cassa A 16,7 17 Debito Cassa Cassa D 17 Cassa Avere Dare A bilancio iniziale cassa ex off‐shore A bilancio iniziale debito (teorico) vs Stato o patrimonio netto A lavora e matura stipendio da B A incassa stipendio da B B paga stipendio a A B prende i soldi dal PN (utile) C compra cibo da D C paga cibo a D C vende cibo ad E C incassa cibo da E A compra cibo da C A paga cibo a C C vende cibo ad A C incassa cibo da A Mercato C compra cibo da mercato D Mercato C paga cibo a mercato D Mercato C vende cibo a mercato E Mercato C incassa cibo da mercato E Mercato C Deposita in banca F gli utili Mercato C Deposita in banca F gli utili Banca F incassa Banca F ha debito Banca F presta a B ‐ prestito Banca F presta a B ‐ pagamento B riceve cassa B ha un debito Banca F incassa interessi ‐ ricavo Banca F incassa interessi B Paga interessi ‐ cassa B paga interessi ‐ costo Società B incassa prestito Società B ha un debito Società B compra macchinari Società B paga macchinari TOTALE ‐ post dotazione iniziale Tabella esemplificativa 18 18 Debito 3 Ricavi Cassa 3 Costo 3 Cassa 18 Impianti 18 ‐18 ‐18 18 18 3 3 Cassa ‐3 18 18 Debito 18 Cassa 110 110 3 ‐3 18 ‐18 ‐18 55 ‐55 28 2014 10 25 – QUANTO VALE LA CASSAFORTE OFF-SHORE? 1. Caccia al tesoro off shore: IMF Portfolio Investment Survey (CPIS) e altre considerazioni Devo premettere che non capisco per quale motivo io mi senta sempre il solo a parlare dei denari off-shore come panacea di tutti i mali. Alcuni dati esistono e sono di pubblico dominio. Sono i dati relativi alla bilancia dei pagamenti per la parte non corrente (quella non relativa a importazioni ed esportazioni). Il Fondo Monetario Internazionale li raggruppa in una sezione detta “Coordinated Portfolio Investment Survey (CPIS)” http://cpis.imf.org/ Già questi dati dovrebbero bastare a scatenare un’orda di segugi. Quello dei soldi offshore è un osso talmente grosso e succulento che stento a capire come mai non sia un tormentone quotidiano. E invece niente. Non voglio pensare che ogni singolo soggetto parte del nostro sistema abbia la sua società off-shore, ma inizio a credere che mi posso anche sbagliare. In ogni caso è giunto il momento di puntualizzare quanto sappiamo. Perché confido che in questo modo l’attenzione di tutti vada in quella direzione. 2. FMI - Asset detenuti all’estero da residenti Italiani : 1.140 miliardi di Usd Risulta chiaramente che l’Italia detiene assets (tra azioni e debito) di emittenti esteri per più di 1.140 miliardi di Usd. Questo vuol dire : 1. Quasi due terzi del suo PIL 2. Quasi metà del suo debito. Ma questi sono solo i dati ufficiali raccolti dal FMI per una parte dei soggetti paese censiti. Su un totale di 245 paesi censiti, per 108 non sono disponibili dati. E per un altro discreto numero i valori sono classificati come ai seguenti primi 3 posti. (I punti 4 e 5 sono per memoria) 1. "0" Indicates a value less than US$ 500,000 2. "c" Indicates data are confidential 3. (-) Indicates that a figure is zero 4. (...) Indicates data are unavailable 5. (*) SEFER + SSIO - securities held as reserve assets and international organizations' holdings Insomma, già solo per questa classificazione dovrebbe apparire chiaramente che 1.140 miliardi sono un dato rappresentato largamente per difetto. Sul quale vanno però tenute in conto anche le considerazioni che seguiranno. In ogni caso di questi 1.140 miliardi, 741 sono detenuti in paesi da me definiti “non haven”, vale a dire non generalmente riconosciuti come paradisi fiscali. E 400 miliardi in “paesi haven” sempre secondo la mia classificazione. I paesi haven sono quelli comunemente identificati come “paradisi brutti”. Ma la differenza lascia il tempo che trova. Io posso “uscire” dall’Italia in maniera “elegante” attraverso uno Stato UE (Austria o Olanda o Lussemburgo tanto per fare alcuni esempi), e da li farmi proiettare in qualche altro punto della galassia “extranazionale”. In ogni caso, di seguito si trova il dettaglio di tutti i paesi censiti, vale a dire l’importo investito per ogni paese (le righe della tabella). I valori in verde sono quelli italiani Ho volutamente lasciato due colonne in rosso, con: 1. i totali per tutto il database di 82 paesi investitori (le colonne). Il problema non è solo italiano, come si vede. 2. il totale delle colonne visibili (fino all’Austria) che sono i primi 21 paesi per importi investiti all’estero totali maggiori di 350 miliardi (il totale della colonna Austria) Pag. 244/253 Pag. 245/253 Pag. 246/253 Le due tabelle soprastanti sono parte dello stesso database, ordinato per importo investito nel paese da parte dell’Italia (le righe sono ordinate per valori in verde). Si può notare quanto segue. Riferendosi ai primi importi della prima tabella, innanzitutto abbiamo “investimenti” un po’ dappertutto. 1. Grandi paesi industriali, ad esempio Francia, Germania, Usa. 2. Grandi paesi veicolo, ad esempio Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Austria, Gran Bretagna 3. Grandi salvadanai www (Jersey e Cayman tra i primi posti) 4. Piccoli salvadanai www (Si noti che 0,001 vuol dire un milione di Usd) Siamo davvero onnipresenti. Ma smorzando la reazione di orgoglio neocolonialista che alberga in noi, dobbiamo ricordare che ogni “investimento” vuol dire soldi usciti e mai più destinati a rientrare. Si badi che non si salvano nemmeno i “pseudo investimenti” nei grandi paesi industrializzati o veicolo. In USA ci sono interi stati dedicati a fare sparire danari : Delaware o Idaho per esempio. L’Olanda ha dei “Comuni” dedicati allo scopo. In Svizzera ci sono cantoni preposti, di modo che posso garantire trasparenza nel 99% del territorio, e lasciare a quell’1% il ruolo di giocare sporco. L’Austria era nota come il paradiso delle Stifftung, fondazioni. In Irlanda si va con le holding di mezzo mondo. Anche noi abbiamo San Marino. Insomma, l’off-shore è un cancro che ci rode tutti dall’interno. E i soldi, una volta usciti, si comportano proprio come le metastasi : si incanalano dappertutto per rispuntare dovunque capiti. 3. La massa monetaria veicolata Il tema è sempre quello di cui parlo spesso: gli ordini di grandezza. Con riferimento ai paesi “haven”, ma anche a quelli “normali” risulta chiaro dalle tabelle il fatto che si trovano spesso importi “sistematicamente” piccoli. Nell’ordine di grandezza di qualche milione di dollari a paese. Le fattispecie tipiche riconducibili a piccoli “investimenti” in questi paesi sono in tutta probabilità quelle di “società tramite” attraverso le quali fare transitare ripetutamente importi da occultare altrove. Possono essere ad esempio sub-holding, che vengono iniettate di aumenti di capitale o finanziamenti soci (la seconda fattispecie è tipica perché non richiede passaggi assembleari e permette di trasferire fondi con un semplice bonifico) che poi vengono “spesi” ad esempio in beni o servizi di società terze in altre località. Non è infrequente che in questi casi, la società costituita nel primo step off-shore (quello dei 400 miliardi), venga dotata di capitale iniziale minimo indispensabile, e poi inizi a girare multipli di quell’importo iniziale anche più volte all’anno. Per riassumere : costituisco una società con 10.000 Usd di capitale sociale, e la stessa riceve 10 milioni di Usd attraverso finanziamenti soci o ancora vendita di servizi (ad esempio) consulenze reiterate. Ricevuti i 10 milioni sul conto bancario, li trasferisce verso dei conti altrove. Senza preoccuparsi nemmeno di come fare a renderli giustificabili. L’importante è il bonifico: prendi i soldi e scappa. E poi prova a prendermi. Non c’è alcun know-how. Quello che deve risultare chiaro è la differenza di ordini di grandezza. Io posso investire 10.000 Usd in Lussemburgo, ad esempio, per comprarmi un veicolo che farà transitare qualsiasi cifra verso altri lidi. 10.000 – 10.000.000 Pag. 247/253 4. Alcune cose che so su come funzionano alcune mafie ed alcuni loro corrispondenti esteri Al riguardo posso dire che parlo per esperienza. Anni fa un “amico” mi chiamò a Lugano a lavorare per la sua società “di famiglia”. Mi disse che “facevano pianificazione fiscale”. Appena presi in mano i conti della prima società da loro gestita mi ritrovai di fronte ad un tipico esempio di veicolo, come nei casi sopracitati. Una micro-società (non ricordo più di che nazionalità estera) con sussidiaria o rapporti in una improbabile località meridionale, che fattura alcuni milioni di euro a un ministero per consulenze informatiche. Senza adeguato supporto contrattuale, senza spiegazioni in fattura. Solo un misero supporto (pezzo) cartaceo a giustificazione di un bonifico milionario. La seconda società che vidi era analoga. Andai a chiedere spiegazioni. Gli dissi chiaramente che i due casi erano evidentemente questioni di riciclaggio con tanto di connivenza politica. Gli chiesi cosa diavolo stesse facendo, in quel suo “lavoro”. Era presente la segretaria. Scoppiò in lacrime. Ricordo bene che quasi urlava: “non è colpa nostra; è la CIA, sono gli americani che ci costringono”. Chissà. Lui ridacchiando mi disse di stare tranquillo e di fare pure tutto quello che mi sentivo o volevo fare. La sua idea, capii poco tempo dopo, era di “cooptarmi” nel meccanismo. Una volta capito il funzionamento e una volta ricevute “abbastanza spiegazioni” non avrei potuto più tirarmi indietro proprio per la natura criminale dell’attività e dei soggetti coinvolti. Sia a Lugano che in Italia. Un giorno, mentre giravamo per gli uffici, ci trovammo nei sotterranei. Non credo per caso, mi fece mettere il naso in un ufficio dove c’erano solo tanti computer. Mi accennò qualcosa, non ricordo esattamente, ma il concetto era “questa è la nostra fabbrica”. Io quindi associai quei computer a quelli che generavano flussi di fatture false o altri documenti giustificativi di bonifici verso l’estero. Evidentemente doveva esistere qualche protocollo crittografico per richiedere tanti computer, o almeno qualche software di generazione intelligente delle fatture false e relativo invio per mail. Inquadrata la situazione (ancora oggi credo di essere andato li solo per questo, per capire il funzionamento), dopo circa due settimane decisi che era ora di andarmene. Glielo comunicai. L’amico mi disse: “certo, ma prima devi parlare con mia cugina, la titolare.” Dopo un pranzo surreale fatto di discorsi velati sempre attorno al concetto di come girano o cosa sono i soldi, lei mi disse : “capisco, la questione morale. Certo”. “Naturalmente lei è libero di andarsene quando vuole”. E dopo una piccola, significativa, pausa aggiunse : “Tanto noi restiamo amici, vero ?” Colsi al volo la conferma semantica relativa alla situazione in cui mi trovavo e risposi con solo un piccolo brivido : “naturalmente !” Non finì mica li. A quel punto l’amico cercò in tutti i modi di pagarmi i pochi giorni lavorati. Gli serviva formalizzare un legame monetario, proprio per rendere effettivo il rapporto di presunto lavoro. Aveva bisogno di rendermi ufficialmente complice. Iniziò un duello a colpi di “devi prendere qualcosa come 1.000 franchi” e “No non li voglio”, dicevo io. Io avevo bisogno di chiudere il rapporto di lavoro in fretta: ero regolarmente assunto e ufficialmente lavorante in Svizzera, presso una organizzazione a dir poco dubbia. Alla fine, dopo alcuni giorni di sua insistenza e minacce velate, ma nemmeno troppo, decisi che dovevo chiudere. Mi feci fare un regolare bonifico dalla Svizzera. Lui ne fu molto contento, credo. Pensava di avere vinto. Non poteva ancora immaginare il seguito. Pag. 248/253 Andai in banca e trasferii per bonifico l’esatto importo ad una associazione benefica che faceva anche microcredito e adozioni a distanza in Brasile, che conoscevo bene e quindi che sapevo essere pulita. Feci intestare l’importo in conto donazione al di lui figlio piccolo, con una causale del tipo “importo indebitamente ricevuto da Claudio Aroldi e inoltrato a nome di xxxx in conto adozioni a distanza”. Preparai un dossier a supporto che inviai per mail e per posta sia a Lui che all’associazione. Qualche giorno dopo mi chiese di incontrarlo e iniziò a lamentarsi che se non volevo i soldi voleva dire che non mi fidavo di loro. Blaterò per un po’ fino a che lo guardai e gli dissi : “Non fare così. “Sono iniziative benefiche, una cosa bella e sana per tuo figlio piccolo”. Piccola pausa e poi …..“tanto noi restiamo amici, vero?” Mai avrei creduto di adattarmi alla dialettica mafiosa tanto pertinentemente. Credo di doverlo a “C’era una volta in America” o “Il Padrino”. In ogni caso pochi anni dopo, senza alcuna mia iniziativa in tal senso, l’amico fu arrestato. Ovviamente con l’accusa di riciclaggio. E questo è tutto, o almeno parte di tutto, su perché so come funzionano alcune cose. 5. Paesi considerati paradisi fiscali – Investimenti italiani per 404 miliardi Ritornando al tema di questo scritto, qui di seguito si riporta il riepilogo dei paesi in cui l’Italia investe che siano comunemente considerati paradisi fiscali. Parliamo quindi, di quelli che nelle prime tabelle e paragrafi, totalizzano 404 miliardi di Usd investiti. Partirei dal Lussemburgo, che è proprio un bell’artificio contabile. Creato nel bel mezzo di territori europei proceduralizzati e controllati in ogni ambito fino all’osso, ci passano dentro centinaia di miliardi di Usd. Pag. 249/253 Mentre la UE e la BCE e i paesi combattono per qualche miliardo di Usd in conto deficit, abbiamo in casa un fazzoletto di terra (e purtroppo non è neanche il solo) in cui solo l’Italia ha comprato 397 miliardi di Usd di partecipazioni societarie o investimenti analoghi. Cosa faranno mai queste società ? Si conti poi, che a livello totale, in Lussemburgo ci sono “investimenti” per più di 2.600 miliardi, di cui 2.355 investiti dai seguenti paesi United States, United Kingdom, Japan, Germany, France, Ireland, Netherlands, Switzerland, China, P.R.: Hong Kong, Canada, Singapore, Belgium, Sweden, Australia, Spain, Bermuda, Denmark, Austria. Anticipo quanto al paragrafo seguente : attenzione, se un paese dichiara di investire in Italia perché compra una fabbrica, ma mette la holding in Lussemburgo, i dividendi li pagherà li e l’investimento sarà italiano per modo di dire. Tornando a questa tabella soprastante è invece importante tornare alla questione ordini di grandezza. I veicoli societari sottocapitalizzati testimoniano flussi reali molto più grandi. E questo è davvero visibile a occhio nudo. I paesi “non Lussemburgo”, totalizzano 8 miliardi di dollari investiti dall’Italia. In alcuni casi (Antigua e Barbuda ad esempio, solo per prenderne uno Commonwealth) ci sarebbero investimenti per solo 1 milione di dollari dall’Italia e 9 milioni dal mondo intero. Ma basta dare un’occhiata in internet per capire che non siamo mica a Pescasseroli www.google.it/search antigua e barbuda Quindi, prendendo a riferimento gli 8 miliardi di Usd visibili e ricordando che questi sono una frazione minima degli importi transitati, quanti soldi ci saranno dietro ? 6. Alcune valutazioni extracontabili – la cassaforte off-shore vale almeno 10.000 miliardi ? Io non so quanti soldi effettivamente esistano off-shore. Ma so che sono tanti di più di quello che tutti immaginano e so che risolverebbero buona parte dei problemi del mondo intero. Voglio comunque fare alcune valutazioni da “controller” e non da contabile puro. Valutazione frazionale Si basa sul concetto delle sottocapitalizzazione delle società off-shore tramite cui si esportano i capitali. Se ho investimenti per 1.140 miliardi in società estere, assumo che le stesse valgano o nascondano almeno 10 volte tanto. Totale 11.400 miliardi. Valutazione su base ricchezza italiana totale Il totale ricchezza degli italiani era stimato in 8.500 miliardi tra abitazioni e ricchezza finanziaria. E’ ragionevole stimarne all’estero almeno altrettanta in primo luogo perché chi accumula risparmio in Italia difficilmente non ne “protegge” almeno la metà portandola all’estero. Valutazione da evasione e sommerso Assumendo 250 miliardi di euro tra evasione e sommerso dall’inizio dei tempi, si avrebbero 2.500 miliardi accumulati all’estero negli ultimi 10 anni. Questi, investiti annualmente a partire dal primo dei 10 anni, avrebbero un valore netto pari almeno a 5.000 miliardi (di euro). Il tutto senza contare accumuli molto più antichi. 7. FMI - Asset detenuti in Italia da residenti Esteri: 1.460 miliardi Questa è un altro risvolto importante del mondo off-shore. Non soltanto noi italiani abbiamo 1.140 miliardi all’Estero, ma è anche vero che l’Estero (nonresident holders) ha 1.460 miliardi di investimenti in Italia. Questo è in larga parte lo stesso problema di avere investimenti all’estero. Se il mio proprietario è “estero” è naturale che si porti via i soldi guadagnati in Italia. Almeno. Banalmente, in primo luogo, i dividendi, che su 1.460 miliardi di dollari possiamo tranquillamente assumere in 150 miliardi di dollari anno. Pag. 250/253 Andando più in dettaglio, poi, capiamo subito che i nostri azionisti non sono davvero esteri. O non del paese che pensiamo noi. Tanto per esemplificare, dei 1.460 miliardi, 348 sono Irlandesi, 137 Lussemburghesi, 116 Olandesi, 60 Svizzeri 56 delle Bermude e così via . Il resto è nella tabella che segue. Ma risulta già evidente che dietro geolocalizzazioni prive di senso industriale è verosimile che ci siano multinazionali, colossi vari e interessi peculiari. Pag. 251/253 Bisogna quindi fare attenzione. Sento spesso fare annunci sulla necessità di investimenti stranieri in Italia. Naturalmente vanno bene, ma si deve fare attenzione a come si realizzano. Se un colosso compra in borsa (ad esempio i cinesi di recente hanno comperato parecchi pacchetti da 2% di società quotate italiane) una percentuale di una azienda italiana, quello non è un investimento. Non entrano soldi nel sistema Italia. Anzi, al tempo stesso se acquistasse da un soggetto italiano, starebbe ponendo le basi per futuri flussi di dividendi off-shore. Perché sarebbe molto probabile che l’acquisto avvenga con una sub-holding olandese o irlandese, ad esempio. E noi faremmo di fatto la parte della colonia. Perdendo flussi di dividendi verso l’estero, almeno. I 150 miliardi di usd su 1.460 di cui prima. Una soluzione banale a questo problema potrebbe essere forse la “tassazione ad hoc”. Pare brutta in termini assoluti, concordo. Ma certo se penso a riportarmi in casa 100 dei teorici 150 miliardi di dollari, probabilmente la prospettiva cambia. Pag. 252/253 29 EPILOGO : LA TEORIA DELLO SCOIATTOLO Les Claufrenies - Memorie bipolari - Rivelazioni in quota - La teoria dello scoiattolo Appesi ai rami di alcuni pini pendono dei contenitori pieni di semi di vario tipo, messi li per fare mangiare gli uccelli. Li ho appesi io con mia figlia, per fare si che lei imparasse. Tante cose. Sono creature di Dio anche loro, ovviamente. E se diamo loro un aiutino per mangiare facciamo un cosa buona. Eppoi sono uno spettacolo da guardare. Un giorno ai piedi di un pino si presenta uno scoiattolo. Mia figlia lo battezza “pancia bianca”. Questo cerca da mangiare tra quello che è caduto in terra. Faccio osservare a mia figlia che mentre mangia, tra un seme e l’altro, osserva gli uccelli che vanno dritti alla fonte dei contenitori dove c’è parecchio ben di Dio in più. Va avanti così per vari giorni. Fino a che un giorno decide di provarci anche lui. Si arrampica sul tronco, e restando aggrappato con 3 zampe, con la quarta cerca di afferrare il contenitore. Ogni volta che ci prova però, questo inizia ad oscillare e lo scoiattolo lo perde dalla sua portata. Va avanti così parecchio tempo. Cambia alberi e contenitori, ma sempre con lo stesso risultato. Ad un certo punto sembra che “molli il colpo”. Scende dall’albero, va in terra, mangia qualche seme caduto e alla fine si siede, sempre guardando gli uccelli e dando a noi le spalle. Io lo vedo corrucciato, con il mento appoggiato ad una zampa, che si chiede come fare. Resta li un bel po’. Fermo a pensare. Sgranocchiando qualche seme ogni tanto. Poi d’improvviso si alza, corre verso un albero e si arrampica sul tronco. Arrivato all’altezza di un ramo da cui pende un contenitore, lascia il tronco dell’albero e cammina su quel ramo fino a dove è legato il contenitore. A quel punto si butta a testa in giù tenendosi al ramo con le unghie delle due zampe posteriori e lasciando così libere le due “mani” anteriori. Con la destra fa per afferrare il contenitore che si mette ad oscillare andando verso la sinistra. A quel punto con uno scatto fulmineo lo scoiattolo allunga la zampa sinistra, e tenendo il contenitore con tutte e due le zampe se lo porta al petto. Trattenendolo a se con una zampa, con l’altra inizia a “ravanarci” dentro abbuffandosi di semi a più non posso. Io inizio a ridere e guardando mia figlia le dico “impara Vittoria, impara….: “c’è sempre un’altra via.” Pag. 253/253
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