non di solo PANE Sussidio di preghiera per la famiglia anno XIV n. 678 XXVII Tempo ordinario Domenica 5 Ottobre 2014 Settimanale di preghiera | Tempo Ordinario Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente” Sussidio di preghiera per la famiglia Sito di Non di Solo Pane: www.latracciameditazioni.it Ottobre 2014 Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. re. Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre • Perché il Signore conceda pace alle regioni del mondo più martoriate dalla guerra e dalla violenza. Intenzione missionaria • Perché la Giornata Missionaria Mondiale risvegli in ogni fedele la passione e lo zelo di portare a tutto il mondo il Vangelo. Intenzione dei vescovi Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornagiornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amo- • Perché i cattolici italiani diano il loro contributo alla crescita della coerenza morale nella vita pubblica e privata. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo. Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 2 XXVII del Tempo Ordinario Dio è più grande del male. Dio è amore infinito, misericordia senza limiti, e questo Amore ha vinto il male alla radice nella morte e risurrezione di Cristo. (Papa Francesco) Domenica 5 Ottobre III Settimana del Salterio Il santo del Giorno: Beato Matteo Carreri Domenicano Entrò a 20 anni nel convento della nativa Mantova. Si rese celebre per la sua fervente predicazione, il cui tema centrale era la Passione di Gesù. La sua voce appassionata risuonò in Lombardia, Toscana, Liguria e Veneto, ottenendo la conversione di innumerevoli peccatori e guidando sulla via della perfezione molte anime tra cui la b. Stefana Quinzani. La sua carità fu tale che egli si offrì in schiavitù al posto di una giovane donna. A Vigevano dove era giunto per predicare, ricevette il premio del suo apostolato: l'incontro definitivo con Cristo, il 5 ottobre. Il suo corpo è venerato nella chiesa di s. Pietro martire a Vigevano, città che lo invoca come patrono. Etimologia: Matteo = uomo di Dio, dall'ebraico. Brano Evangelico: Mt 21, 33-43 Darà in affitto la vigna ad altri contadini. In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo;questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Non di solo pane - Numero 678 - pagina 3 Gli APPROFONDIMENTI della domenica I vignaioli omicidi Meditazione di don Luciano Vitton Mea preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi) ci aiu- Questa parabola di Mat- che nei confronti dei mes- terà a dare una risposta appro- teo è conosciuta come saggeri del padrone che era- priata. Nel canto della vigna, quella dei vignaioli omici- no andati a ritirare il frutto Isaia dice che, da quella che a- di. La designazione è e- del loro lavoro (cfr. v. 35). veva piantato (cioè Israele), il satta e, come vedremo, Di quali frutti si tratta? La Signore «si aspettava giustizia non solo perché in essa domanda fondamentale ed ecco spargimento di sangue, viene menzionato l'omici- per la comprensione del te- attendeva rettitudine ed ecco dio del figlio del proprie- sto. La citazione che viene grida di oppressi» (Is 5,7). Stabi- tario della vigna. Si trat- fatta del passo di Isaia, lire la giustizia e il diritto è una ta di una vigna che non (Ebbene, la vigna del Signo- delle ha dato frutti, i responsa- re degli eserciti è la casa nell'Antico Testamento. Di più, bili, i lavoratori, reagi- d’Israele; gli abitanti di Giu- in questo compito si esprime la scono violentemente an- da sono la sua piantagione fedeltà all'alleanza tra Questo è è grandi pretese Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 4 di Dio il centro della parabola che stiamo commentando: i fittavoli non hanno praticato la giustizia, non hanno stabilito il diritto. Peggio: tra di loro vi sono assassini e gemiti a causa dei maltrattamenti e delle estorsioni che vengono commessi. Nella Bibbia l'oppressione dei poveri è presentata spesso come omicidio. Non è quindi strano che reagiscano dinnanzi agli inviati del Signore con lo stesso disprezzo verso la vita dell'altro che manifestano nella loro condotta quotidiana. I vignaioli sono pertanto omicidi non solo perché uccidono i messaggeri, compreso il figlio, ma pure perché depredano il povero e violano il diritto. Sono omicidi perché non danno i frutti di giustizia che il Signore chiede, per questo il regno di Dio andrà nelle mani di altri. Le espressioni sono forti, ma è una realtà che vediamo anche oggi dinnanzi alla situazione di gente che reclama un diritto elementare: il diritto a mangiare. Il testo di Matteo allude al rifiuto dei capi di Israele alla predicazione di Gesù (cfr. vv. 42-43). Ma esso ci porta pure alla domanda se nella nostra vita quotidiana non vi sia una qualche complicità con i vignaioli omicidi. Possiamo chiederci, per esempio, quale ruolo gioca in noi la costruzione della giustizia e del diritto? Quali sono i nostri frutti? Lo stesso vangelo di Matteo ci dice qualche capitolo più avanti che non dar da mangiare al povero significa negare il cibo a Cristo stesso, il che significa condannare il povero, e Cristo, alla morte. Essere cristiano è proprio il contrario, significa dare vita. È quanto chiede il vangelo; se lo mettiamo in pratica, il Dio della pace starà con noi (cfr. Fi14,6-9). Preghiamo la Parola Preghiera di don Luciano Vitton Mea Signore, Signore, tu che contieni nella tua mano tutto l'universo, sei paziente verso tutti noi e ti rattristi per le nostre cattiverie, ricordati della tua compassione e della tua pietà. Visitaci nella tua bontà, ritorna a coltivare la tua vigna, il ceppo che le tue mani hanno piantato. Ritorna nel tuo giardino, scava una buca per il torchio, le fondamenta di una nuova torre. Cingi con la siepe della bontà e della misericordia la tua vigna, immagine della mia vita, della vita del tuo popolo, ritorna a proteggerla, sii benevolo verso la tua “eredità”. Tu lo sai: “la devasta il cinghiale del bosco, se ne pasce l’animale selvatico, ogni viandante ne fa vendemmia”. Ma se la tua voce romperà i silenzi di questo deserto, se i tuoi passi ritorneranno tra i sassi dei nostri peccati, il male svanirà come la nebbia alle prime luci dell’alba, i nostri nemici fuggiranno come i ladri quando torna il padrone. Ritorna, Dio dei nostri padri, a proteggere il germoglio che ti sei coltivato, a fecondare il poco bene che è rimasto tra le macerie della nostra vita. Abbiamo tanta nostalgia della tua Parola e dei tuoi passi: ritorna Signore e risorgeremo nella beatitudine della tua bontà. Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 5 Lunedì 6 Ottobre XXVII del Tempo Ordinario La Chiesa è come una grande orchestra in cui c’è varietà. Non siamo tutti uguali e non dobbiamo essere tutti uguali. Tutti siamo diversi, differenti. (Papa Francesco) III Settimana del Salterio Memoria Liturgica di San Bruno, sacerdote Il Santo del giorno: Sant’Alberta Vergine e Martire Secondo una tradizione e un culto recenti, sarebbe stata sorella di s. Fede di Agen e con lei decapitata, forse nel III sec. Ricordata l'11 ottobre nel Proprio di Agen del 1727, se ne celebra la festa il 6 ottobre. Si è creduto di riconoscerne i resti nelle ossa di una fanciulla trovate nel 1884 a Venerque, nella diocesi di Tolosa, nel sepolcro di s. Febade, dove sarebbero state traslate. Ma si hanno dubbi sulla stessa esistenza della santa. Etimologia: Alberta = di illustre nobiltà, dal tedesco. Emblema: Palma. Brano Evangelico: Lc 10, 25-37 Chi è il mio prossimo? In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». Un giorno, una parola Ho visto quasi tutte le cose meravigliose che Dio ha fatto, ho provato quasi tutti i piaceri che Dio ha progettato per l'uomo. Eppure, guardando indietro, io vedo emergere della vita già trascorsa brevi esperienze in cui l'amore di Dio si rifletteva in una modesta imitazione di lui, in un mio piccolo atto d'amore. Queste sono le sole cose che sopravvivono. Tutto il resto è transitorio. Ogni altro bene è frutto di fantasia. Ma gli atti d'amore che tutti ignorano — e ignoreranno sempre — quelli non falliscono mai (E. DRUMMOND, La cosa più grande del mondo, Roma 1992, 67s.) . Non di solo pane - Numero 678 - pagina 6 Salmo 79 Tu, pastore d'Israele, ascolta, * tu che guidi Giuseppe come un gregge. Assiso sui cherubini rifulgi * davanti a Efraim, Beniamino e Manasse. Lungo i fiumi commento ai Salmi cura di don Luciano Vitton Mea Risveglia la tua potenza * e vieni in nostro soccorso. Inserto speciale Rialzaci, Signore, nostro Dio, * fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi. Introduzione di don Luciano Vitton Mea Signore, Dio degli eserciti, † fino a quando fremerai di sdegno * contro le preghiere del tuo popolo? Tu ci nutri con pane di lacrime, * ci fai bere lacrime in abbondanza. Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini, * e i nostri nemici ridono di noi. Rialzaci, Dio degli eserciti, * fa’ risplendere il tuo volto e noi saremo salvi. Hai divelto una vite dall'Egitto, * per trapiantarla hai espulso i popoli. Le hai preparato il terreno, * hai affondato le sue radici e ha riempito la terra. La sua ombra copriva le montagne * e i suoi rami i più alti cedri. Ha esteso i suoi tralci fino al mare * e arrivavano al fiume i suoi germogli. Perché hai abbattuto la sua cinta * e ogni viandante ne fa vendemmia? La devasta il cinghiale del bosco * e se ne pasce l'animale selvatico. Dio degli eserciti, volgiti, * guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, * il germoglio che ti sei coltivato. Quelli che l'arsero col fuoco e la recisero * periranno alla minaccia del tuo volto. Sia la tua mano sull'uomo della tua destra, * sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte. Da te più non ci allontaneremo, * ci farai vivere e invocheremo il tuo nome. Rialzaci Signore, Dio degli eserciti, * fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi. Nel Salmo 79 si intrecciano sentimenti contrastanti, stati d’animo che non caratterizzano solo un tratto dell’esperienza del popolo di Dio ma anche quelli della nostra storia personale e dell’intera umanità. Il canto della vigna devastata è il lamento di un popolo provato, lontano dalla sua terra, che avverte l’assenza e l’apparente indifferenza di Dio: “Pane di pianto ci fai mangiare, lacrime senza misura beviamo: ci butti in pasto hai nostri avversari, siamo derisi dai nostri vicini”. Sono le stesse parole che potrebbero affiorare sulle labbra di un ammalato inchiodato su un letto, avvolto da un mole oscuro o che non da adito a nessuna speranza; è il lamento di un papà o di una mamma che hanno perso il volto di un loro figliuolo; di chi sta sperimentando l’abbandono o il tradimento dell’amato. Ogni dolore umano genera devastazione e smarrimento: “Perché hai abbattuto la sua cinta e ogni viandante ne vendemmia? La devasta il cinghiale del bosco, se ne pasce l’animale selvatico”. Ma il lamento cede, ben presto, il passo alla malinconia, al ricordo dei giorni baciati dalla presenza di Dio e della sua protezione. Quella che pervade il Salmo 79 è una malinconia che “nasce dal sole, dispiaciuto e turbato di dover lasciare il posto al buio” ; non dobbiamo trattare male questo genere di malinconia perché nasce comunque dalla luce, meglio, dallo struggente desiderio di assolati meriggi di sole. Preludio quindi di una nuova presenza e di un nuovo giorno: «Dio degli eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, quelli che l'arsero col fuoco e la recisero periranno alla minaccia del tuo volto». Il lamento cede il passo alla coltre leggera e velata di una malinconia che si apre, a sua volta, ai tepidi raggi della speranza ancorata ad un fermo proposito: «Da te più non ci allontaneremo, ci farai vivere e invocheremo il tuo nome». Non di solo pane - Numero 678- Tempo Ordinario - pagina 7 L u n g o i fi u m i c o m m e n t o a i S a l m i «Fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi» Convertici, Signore Dio degli eserciti: «Fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi». Ma ahimè, Signore, ahimè, quanto è precipitoso e temerario voler vedere Dio con cuore impuro! Tuttavia, o bontà sovrana, bene sovrano, vita dei cuori e luce dell'occhio interiore, a causa della tua benevolenza, Signore, abbi pietà di me, perché questa è la mia purificazione, questa la fon- te della mia fiducia, questa la giustizia: contemplare la tua benevolenza, Signore di bontà. E allora, Signore Dio mio, tu che dici all'anima mia nel modo che tu sai: «Sono io la tua sal vezza», Rabbunì, maestro sovrano, unico dottore che può farmi vedere quel che desidero vedere, dì a questo tuo mendico cieco: «Che vuoi che io ti faccia?». Tu sai quanto il mio cuore ora gridi a te con le sue fibre più profonde: «Il mio volto ti cerca; il tuo volto, Signore, io ricercherò». Tu vedi me che non ti vedo, e mi hai dato il desiderio di te insieme a quel poco che in me ti può piacere. Ed ecco che perdoni al tuo cieco che corre a te, e gli porgi la mano se correndo inciampa in qualcosa. (GUGLIELMO DI SAINT -THIERRY) Ogni uomo ne fa vendemmia. Di don Luciano Vitton Mea Dobbiamo piangere più sulla devastazione della vigna, o non invece sul ricordo del tuo amore tradito? Le tene rezze tue, le tue dolci cure, o divino Innamorato, sono la sorgente della nostra misteriosa gioia. Eppure siamo tutti sempre più disperati e infelici. Perché, Signore? Sempre più fasciati da bende di morte, Signore. (David Maria Turoldo) Il canto della vigna devastata e il canto del mio cuore, del mio deserto esistenziale, del mio vagare tra i sepolcri quando, prigioniero del male e schiavo del mio pecca- to, vivo lontano da Dio, mia roccia e mia difesa. Il Male e il peccato ci rendono “esuli”, privi di difesa e la nostra vita diventa come la vigna descritta nel salmo: “ogni uomo ne fa vendemmia, la devasta il cinghiale del bosco, se ne pasce l’animale selvatico”. Recita una vecchia omelia attribuita a S. Macario: «povera quella strada che non è percorsa da alcuno e non è rallegrata da alcuna voce d’uomo! Essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie. Povera quell’anima in cui non cammina il Signore, che con la sua voce ne allontani le bestie spirituali della malvagità! Guai all’anima priva di Cristo, Non di solo pane - Numero 678 - pagina 8 l’unico che possa coltivarla diligentemente perché produca i buoni frutti dello spirito …» Il peccato caccia via Dio dalla sua vigna cioè dall’anima dell’uomo; così, ben presto, priva della luce del bene, l’uomo scivola nelle tenebre, diventa motivo di contesa per le passioni, scherno dei suoi nemici. Ecco perché il Salmo della vigna devastata deve essere sempre sulle labbra del cristiano: coscienza critica per il suo agire, ricordo struggente del “divino Innamorato”, speranza certa di perdono e di una nuova presenza. Martedì 7 Ottobre XXVII del Tempo Ordinario La santità non significa fare cose straordinarie, ma fare quelle ordinarie con amore e con fede. (Papa Francesco) III Settimana del Salterio Memoria Liturgica Beata Vergine Maria del Rosario Il Santo del giorno: Santa Giustina di Padova Martire Appartenente a una distinta famiglia padovana, durante la persecuzione di Diocleziano, arrestata per la fede, fu condotta in tribunale. Non riuscendo a farla apostatare, il giudice la condannò alla pena capitale, eseguita il 7 ottobre del 304. Il corpo della martire fu sepolto fuori del pomerio, ad oriente del- la città, nei pressi del teatro romano, dove poi verrà costruita una basilica. La diffusione della Congregazione benedettina di Santa Giustina, che elesse la martire come sua patrona, insieme con san Benedetto, contribuí a propagare il suo culto in Italia e in Europa. Anche Venezia la elesse a patrona di tutti i suoi domini, dopo la vittoria di Lepanto, riportata nel giorno festivo della santa, nel 1571. I benedettini di Padova fondarono in suo onore la Congregazione di Santa Giustina. Dal 1919 a Padova è stato riaperto al culto un monastero dedicato alla santa. Brano Evangelico: Lc 10, 38-42 Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore. In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Un giorno, una parola Il Signore vi conceda di osservare tutte queste cose con amore, innamorati della bellezza spirituale e fragranti del buon profumo di Cristo per la familiarità con Lui. Non come schiavi sotto la legge ma come uomini liberi sotto l'influsso della grazia. S. Agostino Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 9 meditazione "di una cosa sola c'è bisogno..." Preghiamo la Parola Di Fiorella Elmetti Messe così le parole di Gesù appaiono antipatiche, superficiali, stonate. Ma è solo apparenza. Sono sicura che Marta non si è offesa quando Gesù l'ha posta in secondo piano rispetto alla sorella Maria, rendendosi conto che le "molte cose" per cui si stava affannando in realtà non le permettevano di stare con lui e di ascoltarlo. "...di una sola cosa c'è bisogno", dice Gesù anche a noi... Sì, ma di cosa c'è bisogno? Di ascoltare la sua parola, di confrontarci con essa...ecco la risposta che emerge dal vangelo, perché egli ce la dona non a caso, ci nutre non a caso, cammina con noi non a caso, entra nel nostro cuore non a caso, dà la vita per noi non a caso. Per farci felici, per donarci la pace, per farci diventare uomini e donne che sanno accogliere, amare e perdonare, facendo emergere il meglio che c'è in noi. Ma bisogna fare spazio a Dio e alla preghiera, credere che l'ultima parola non è quella delle armi e della potenza. A questo, ci richiama la festa della Madonna del Rosario, dove la bellezza sta nel saluto dell'angelo rivolto a Maria: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". Quante volte questo saluto viene ripetuto nella recita del Rosario! Non sempre ci pensiamo, ma più si prega e più la vita stessa, pur piena di difficoltà, diventa sopportabile, bella, serena, appunto, graziosa, piena della presenza di Dio. E Maria, col suo cuore immacolato, intercede per noi, perché sappiamo risvegliare "la parte migliore", come è stato per Etty Hillesum, dopo esperienze affettive poco chiare. Un giorno "all'improvviso ho ritrovato il contatto con me stessa, con la parte migliore e più profonda del mio essere, quella che io chiamo Dio". Di questo c'è bisogno affinché sappiamo benedire tutti e parlare di speranza, come Gesù ha fatto. Signore, in quest'epoca all'insegna dello stordimento per l'inflazione di troppe parole umane, aiutami ad avere un cuore adorante e in ascolto come Maria accoccolata ai tuoi piedi. «Tu mi scruti e mi conosci», tu già mi amavi e mi eleggevi, «quando ancora non ero tessuto nel grembo di mia madre». Che io lo percepisca nel cuore, che io ne viva la forza irradiante e, volgendo il più spesso possibile lo sguardo a te che abiti nelle mie profondità interiori, che io possa annunciare con la vita che è bello coniugare la contemplazione di Maria e il servizio di Marta, l'ascolto adorante della Parola e la Parola tradotta in vita nello scorrere dei giorni. Amen Agisci Oggi cercherò di portare frutti buoni, parlando bene, o facendo del bene ad una persona con cui non vivo relazioni sempre serene. Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 10 XXVII del Tempo Ordinario La chiesa non è un gruppo di èlite, non riguarda solo alcuni. La Chiesa non ha chiusure, è inviata alla totalità delle persone, alla totalità del genere umano. Mercoledì 8 Ottobre (Papa Francesco) III Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Sant’Ugo Canefri da Genova Cappellano dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme "i Cavalieri di Malta", Ugo visse tra il XII e il XIII secolo e resse il complesso di San Giovanni di Pré, conosciuto come la Commenda di San Giovanni di Pré, a Genova, proprio davanti al porto. Qui sorge tuttora la chiesa di San Giovanni Brano Evangelico: Lc 11, 1-4 di Prè, dove Ugo venne sepolto intorno al 1230. La chiesa inferiore dell'antico e importante edificio sacro è a lui dedicata. Di spirito umile, Ugo compì diversi miracoli legati all'acqua. Due di essi simili addirittura a quelli compiuti da Mosè e Gesù: fece scaturire infatti l'ac- qua da una roccia (per consentire alle lavandaie di un ospedale di lavare la biancheria dei malati) e tramutò il liquido in vino. E in un'occasione salvò una nave in pericolo al largo della città ligure. Signore insegnaci a pregare. Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione». Un giorno, una parola Dio non deve essere riconosciuto solamente ai limiti delle nostre possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole essere riconosciuto nella vita, e non solamente nel morire; nella salute e nella forza, e non solamente nella sofferenza; nell'agire, e non solamente nel peccato. La ragione di tutto questo sta nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo. Egli è il centro della vita, e non è affatto " venuto apposta " per rispondere a questioni irrisolte. Dietrich Bonhoeffer Non di solo pane - Numero 678 - pagina 11 Meditare la Parola Preghiamo la Parola Giocare con Dio Meditazione di don Luciano Vitton Mea Nel romanzo "E' scomparso il Papa", si racconta che il papa, stanco di vedere che nel mondo non c'era più fede, né buoni sentimenti, né vita cristiana, abbandonò Roma e il Vaticano e andò in giro per il mondo sconfortato. A Parigi diventò tassista e incontrò gente di ogni tipo. Un giorno, durante una sosta, osservò una bambina tutta sola che giocava a palla, e si intenerì. Le domandò: "Non ti dispiace di giocare tutta sola, mia povera bambina?". "Ma io non solo sola, rispose la piccola, il Signore gioca con me!". Allora capì che nel cuore della gente Dio riposa, che il bene e Dio stesso continuano ad essere seminati nei cuori, che la fede è presente in tanti, che tutto può ricominciare. Una bambina aveva fatto da maestra al Papa! Perché vi racconto questo aneddoto? Prima di tutto perché la preghiera ci richiama l’insegnamento della bambina: sentirsi sempre in comunione con il Signore, anche durante il gioco. Secondariamente, mi sembra bello sottolineare che il Papa impara dalla bambina. E questo mi rimanda al vangelo. Come mi ha fatto notare una mia carissima amica, Gesù non è geloso dei suoi sentimenti e dei suoi affetti, ma li condivide con i suoi discepoli, con noi, che invece spesso siamo portati a tenerci strette per noi certe simpatie, certe amicizie, gelosi del fatto che qualcuno si possa infiltrare. La preghiera, soprattutto quella del Padre nostro, viene dall’amore di Dio ed è qualcosa di naturale, perché è lì a portata di mano, ma ha anche il compito di educarci a non essere felici da soli. La felicità è un servizio da vivere sempre in comunione con Dio e con i fratelli, per questo, concludendo la preghiera, Gesù ci richiama al perdono e a “non abbandonarci alla tentazione”. Liberami, Signore, dalle tentazioni, da tutte le tentazioni, ma in modo particolare dalla seduzione del possedere. Liberami dalla tentazione di possedere Te, Signore della vita, di farti dire quello che io voglio sentirmi dire, di cristallizzarti in rigide definizioni, di ridurti ad una semplice dottrina, invece di coglierti come amico, fratello, maestro, datore di vita. Liberami dalla tentazione di possedere le cose e le creatura che tu mi hai donato per custodire e non per manipolare e assoggettare alle mie voglie, al mio egoismo. Donami uno sguardo puro affinché io possa contemplare la bellezza di un tramonto, la maestà dei monti, l’incanto di un sorriso, la profondità degli occhi di una giovane donna, il lieve canto degli uccellini che danzano sui rami del bosco. Solo se sarò libero dalla bramosia del possedere potrò godere la vita che scorre tra i sassi della storia degli uomini verso la tua eternità. don Luciano Agisci Oggi e per tutta la settimana mi impegnerò ad ascoltare maggiormente ogni persona che incontrerò, cercando di aprire il mio cuore alle altrui aspirazioni e necessità. Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 12 XXVII del Tempo Ordinario Ogni persona è degna della nostra dedizione […] perché è opera di Dio, sua creatura. Giovedì 9 Ottobre (Papa Francesco) III Settimana del Salterio Memoria Liturgica San Dionigi, vescovo e Compagni, martiri Il Santo del giorno: San Gisleno, Lamberto e Bernero Monaco Gisleno (o Gisileno) è in genere commemorato con i discepoli Lamberto e Berlero. Greco, nato all'inizio del VII secolo, divenne monaco basiliano. Trasferitosi a Roma, il Papa lo inviò in Belgio con i due compagni. Dopo un periodo di romitag- gio approdò a Ursidong, nell'Hainaut. Portò alla vita monastica molte nobili, tra cui tre sante: Aldegonda, Aldetrude e Madelberta. È invocato contro l'epilessia, detta anche "male di san Gisleno", le malattie infantili e nei parti difficili. Morì tra 680 e 685. Martirologio Romano: Nella regione dell’Hainault in Austrasia, nell’odierno Belgio, san Gisleno, che condusse vita monastica in una cella da lui stesso costruita. Brano Evangelico: Lc 11, 5-13 Chiedete e vi sarà dato. In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Un giorno, una parola Anche se tu vedessi un altro cadere manifestamente in peccato, o commettere alcunché di grave, pur tuttavia non dovresti crederti migliore di lui; infatti non sai per quanto tempo tu possa persistere nel bene. Tutti siamo fragili; ma tu non devi ritenere nessuno più fragile di te. (Imitazione di Cristo) Dice dell'Apostolo San Paolo: La scienza gonfia, la carità edifica. Se alcuno si pensa di sapere qualche cosa, non sa tuttavia tutto quel che conviene sapere; ma se egli ama Dio, è conosciuto ed amato da Dio. Se fossimo compresi di questi detti divini, non avremmo tanto ardore per le scienze e per le arti, ed anteporremmo loro lo studio della cognizione di noi stessi. Chi meglio conosce se stesso è senza fallo più umile. E siccome l'umiltà è il fondamento di tutte le virtù, noi innalzeremo tanto più alto l'edificio spirituale della nostra santità, quanto più profonda e solida sarà in noi l'umiltà. Non di solo pane - Numero 678 - pagina 13 meditazione L’audace Preghiamo la Parola Di Fiorella Elmetti Uno che bussa di notte alla porta di casa, infrangendo la quiete del riposo e l'intimità della famiglia, di certo è un disturbatore, per non dire peggio. È altrettanto vero, tuttavia, che una persona che si trova nel bisogno cos'altro può fare se non rivolgersi ad un amico di cui si fida e che può aiutarlo? Tra l'altro la scena evangelica ci dice che a sua volta, l'amico inopportuno così si giustifica: "...è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”. Da questa prospettiva tutto cambia, colui che chiede, che cerca, che bussa diventa l'audace, uno che, confidando nell'amico, va oltre ogni logica, ogni pudore ed ogni impedimento pur di ottenere (e non tanto per sé). Perché Gesù usa questo esempio? Perché a nostra volta sappiamo essere audaci nella preghiera, cercare la sua Parola con insistenza, bussare al suo cuore per ottenere le risposte di cui abbiamo bisogno e che possono renderci felici. È in questo chiedere, cercare, trovare che si manifesta (e di conseguenza si acquisisce) la scelta cristiana, come ci ricorda un bel pensiero di san Giovanni Crisostomo: "Vuoi purificare il cuore e rafforzarlo nella fede? Rimani di continuo nella ripetizione del Nome di Gesù, affinché il cuore assorba il Signore e il Signore il cuore e i due diventino uno". È un po' come l'acqua che, goccia dopo goccia, nel tempo scava la roccia e dà forma a splendide stalattiti che possiamo ammirare nelle grotte sotterranee. È l'insistere della sua presenza da cui, lentamente e come per magia, prende vita un qualcosa di unico e di inimmaginabile. Anche la Parola di Dio è così: nella sua semplicità è sempre presente, sempre viva, sempre operante, nonostante, in fondo, sia debole, perché chiunque può ascoltarla oppure no. Signore mio Dio, accetto di far parte,in modo libero e consapevole, del grande racconto che nasce nella notte dei tempi, dal più intimo del tuo cuore, e arriva fino a noi attraverso Gesù di Nazareth e coloro che nei secoli hanno creduto e credono in lui. Signore, io riconosco che questa storia trasforma la mia vita e la riempie di speranza. In questa storia affascinante mi riconosco, in qualche modo, un personaggio, pur nella mia povertà. Signore, di questa storia voglio essere testimone davanti a tutti, perché la gioia che essa mi dona raggiunga altri uomini e donne; e li coinvolga nella costruzione del tuo regno di amore, giustizia e pace. Amen Agisci Cercherò ogni giorno nelle pagine del vangelo una parola che sia luce ai miei passi e gioia sul mio cammino, mettendola in pratica nell’incontro con i miei fratelli. Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 14 Le Letture Spirituali di Non di Solo Pane Il perdono Tutti i giorni della nostra vita ci troviamo di fronte a una scelta: o la sofferenza di amare o quella, ben peggiore, di non amare. meditazione a cura di Luciano Vitton Mea Dag Hammarskjóld ta ancora e ci si ama. È una rigenerazione, una Pasqua, un'entrata in una nuova vita. È bellissimo quando ci capita questo. Ma francamente, siamo davvero capaci di perdonare, non di dimenticare, non di rinnegare le nostre convinzioni, ma di andare a trovare colui che ci ha offeso? E, senza nulla perdere della Tra le parole della fede, dono dall'alto... nostra verità, del nostro sen- sapete qual è — senza dub- Il primo dono che ci è fatto so del bene e del male, di bio — la più cristiana? È la è la nostra esistenza di crea- dirgli: tu sei un fratello, tu parola Perdono. Non è un tura. Ci teniamo, per fortuna! sei una sorella. caso che essa si trovi nel Pa- Ma può capitare che la nostra E di aggiungere forse que- dre Nostro. (...) condotta, i nostri costumi, le sta inaudita parola: perdona- Ci si può chiedere perché nostre mancanze distruggano mi anche tu, perché la tua il perdono è qualcosa di così in noi questo primo dono. Ci offesa non mi avrebbe tocca- divino, di così cristiano. Per- sentiamo come alienati. to se anch'io non ti avessi of- ché perdonare rende vicini a Dio? no «per», il perdono, una spe- La risposta si trova forse nella A questo punto viene il do- stessa parola: feso. HENRI DENIS cie di ricreazione, di nuova Per- creazione. Si era morti, si ri- dono, un dono per, un dono torna alla vita. Non ci si pote- che viene da Dio per noi, un va più sopportare, ci si accet- Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 15 in 100 parole per dire la fede, Elledici 1997, p. 12 XXVII del Tempo Ordinario È Dio che dona la vita. Rispettiamo e amiamo la vita umana, specialmente quella indifesa nel grembo della madre. Venerdì 10 Ottobre III Settimana del Salterio (Papa Francesco) Il Santo del giorno: San Cerbonio di Populonia "Chi non beve a san Cerbone è un ladro o un birbone". La saggezza popolare ha immortalato così la "fonte di san Cerbone", in Maremma, che sgorga presso una cappella romanica, dove furono miracolosamente traslate le spoglie del Santo. Sulla collina sovra- stante sorgeva l'etrusca Populonia, di cui Cerbone (o Cerbonio) fu vescovo nel VI secolo. La difese dapprima dalle incursioni dei Goti. Il re Totila lo mise a morte, ma l'orso che lo doveva sbranare si ammansì ai suoi piedi. Vennero poi i Longobardi. E Cerbone riparò all'I- Brano Evangelico: Lc 11, 15-26 ...chi non sola d'Elba, dove morì. Una tempesta si placò per consentire il ritorno del corpo sulla costa. raccoglie con me, disperde. In quel tempo, dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio, alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima». Non di solo pane - Numero 678 - pagina 16 Meditiamo la Parola Preghiamo la Parola L’opera del diavolo a cura di don Luciano Vitton Mea Fammi tornare Preghiera di don Luciano Vitton Mea Gesù per primo ha dovuto combattere contro il demonio, il cui unico obiettivo è quello di deturpare ciò che è bello, grande e buono, per renderlo brutto, piccolo e cattivo. La strategia del demonio, in questa attività di degrado, è quella di trasformare le realtà umane in idoli. Ma cosa sono gli idoli? Secondo il Salmo 114: «Gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni. Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida». Gli idoli sono quindi le realtà materiali che diventano il centro di tutta la vita dell’uomo, che prendono il posto di Dio. Sono le “cose che passano”, i “tesori che si consumano” che prendono il posto delle realtà spirituali, dei beni che durano per la vita eterna. Durissimi sono i moniti di Gesù sull’economia, cioè sulle ricchezze, sul desiderio perverso di accumulare per se ciò che andrebbe condiviso con gli altri, in modo particolare con chi si trova nel bisogno. Gesù è chiaro: “non si può servire Dio e mammona, Dio e il denaro”. Il denaro, comunque, non è l'unico idolo, ce ne sono altri. Basti pensare al «sesso», oggi quasi completamente svincolato dall'«amore sponsale»; al «potere» fine a se stesso, e non come possibilità di rendere un «servizio» sociale più elevato; o alla «gloria» perseguita come tale e non come conseguenza dell'eccellenza dell'ingegno umano. Sono tutte manifestazioni dell'incessante attività del demonio che, senza sosta, si adopera per trasformare ciò che potrebbe aiutare l'uomo a elevarsi, in strumenti di degrado e di abbrutimento. Qualcuno ha definito il demonio come la scimmia di Dio, del quale tenta di fare le stesse cose, ma in negativo e in modo degradato. Ringraziamo il Signore, che ogni tanto permette che vengano smascherati gli idoli, le macchinazioni umane, e torni alla luce la verità. Signore la “scimmia di Dio” tenta incessantemente di separarmi da Te, insinua il dubbio nella mia mente, il fuoco delle passioni nel mio cuore. Tenta di ingannarmi, sembra dirmi: “Dove’è il Tuo Dio? Fondi l’oro del tuo cuore, i gioielli preziosi che ti ha lasciato in eredità; costruisciti un vitello d’oro che ti ricordi il suo passaggio, la sua presenza, il suo amore. Era con te quando eri bambino, quando non riuscivi a camminare da solo; ma adesso sei “grande”, adulto, non hai più bisogno di Lui». Mi circuisce, mi inganna, io cedo. E mi trovo ramingo, paltoniere raccogliticcio dei padroni di questo mondo; sporco e maleodorante cerco di elemosinare qualche briciola di considerazione, un cenno di saluto dalle persone che contano, qualche centesimo da coloro che depositano monete d’oro nelle “casse del Tempio”. Vieni Signore Gesù, medico delle anime: scaccia dalla mia casa la “scimmia di Dio”, concedimi una nuova infanzia interiore, fammi ritornare “il bambino di Dio”. Agisci Mi interrogherò oggi sulla sincerità delle intenzioni del mio cuore. Individuerò quali sono le scelte o le azioni che compio principalmente per essere gradito e lodato dagli uomini. Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 17 XXVII del Tempo Ordinario Questo è il bello della Chiesa: ognuno porta il suo, quello che Dio gli ha dato, per arricchire gli altri. (Papa Francesco) Memoria Liturgica Santa Maria in sabato Sabato 11 Ottobre III Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Santa Maria Desolata Il sacerdote madrileno Miguel Martínez, andando missionario in Africa, porta con sé anche tre Ministre degli Infermi; ma il suo successore nella direzione spirituale esautora suor Soledad mandandola in convento, e l’istituto entra in crisi. Allora si richiama di corsa lei, in tempo per salvare la comunità, e anzi lanciarla in prima linea durante un’epidemia di colera. "Soledad seppe governare una Congregazione nata per impulso romantico, e dare un fondamento stabile a un istituto vacillante": così scriverà il suo biografo J.M. Javierre. Il suo segreto è stare sempre con le religiose, lavorare con loro passando da una casa all’altra, "precorritrice e maestra della più consumata sollecitudine assistenziale e sanitaria del Brano Evangelico: Lc 11, 27-28 nostro umanesimo sociale" (Paolo VI). Quando lei muore, a soli 51 anni, la comunità ha già 46 case in Spagna; all’inizio del terzo millennio le Serve di Maria Ministre degli Infermi sono presenti in 27 Paesi. Beato il grembo che ti ha portato... In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». Un giorno, una parola Affettuosa e familiare è la preghiera in cui ci rivolgiamo a Dio con le sue stesse parole, in cui ci facciamo sentire attraverso la preghiera di Cristo. Che il Padre riconosca, quando noi preghiamo, le parole del proprio Figlio. Sia presente anche nella nostra voce colui che abita nel nostro cuore. Cipriano Non di solo pane - Numero 678 - pagina 18 Meditiamo la Parola Preghiamo la Parola La maternità di Maria di Fiorella Elmetti "Mentre Gesù parlava" una donna esclama la sua beatitudine di mamma. Essa, forse, avrebbe voluto essere sua madre, ignorando che, dietro alla maternità di Maria, c'era un disegno più grande, fatta di scelte e di rinunce, di silenzi e di avvenimenti da meditare nel suo cuore. E ancora, quella donna non sapeva che ai piedi della croce del figlio Maria sarebbe diventata madre dell'umanità generando la Chiesa, che a sua volta, è madre, come bene ha puntualizzato Papa Francesco: "...la maternità della Chiesa si pone proprio in continuità con quella di Maria, come un suo prolungamento nella storia. La Chiesa, nella fecondità dello Spirito, continua a generare nuovi figli in Cristo, sempre nell’ascolto della Parola di Dio e nella docilità al suo disegno d’amore. La Chiesa è madre. La nascita di Gesù nel grembo di Maria, infatti, è preludio della nascita di ogni cristiano nel grembo della Chiesa, dal momento che Cristo è il primogenito di una moltitudine di fratelli e il nostro primo fratello Gesù è nato da Maria, è il modello, e tutti noi siamo nati nella Chiesa. Comprendiamo, allora, come la relazione che unisce Maria e la Chiesa sia quanto mai profonda: guardando a Maria, scopriamo il volto più bello e più tenero della Chiesa; e guardando alla Chiesa, riconosciamo i lineamenti sublimi di Maria. Noi cristiani, non siamo orfani, abbiamo una mamma, abbiamo una madre, e questo è grande! Non siamo orfani! La Chiesa è madre, Maria è madre. La Chiesa è nostra madre perché ci ha partoriti nel Battesimo. Ogni volta che battezziamo un bambino, diventa figlio della Chiesa, entra nella Chiesa. E da quel giorno, come mamma premurosa, ci fa crescere nella fede e ci indica, con la forza della Parola di Dio, il cammino di salvezza, difendendoci dal male". O Dio, tu hai assunto un volto di uomo per rivelare a noi il tuo volto: aiutaci a ricostruire i tuoi lineamenti osservando quelli di ogni uomo ed aiutaci ad amarti in ogni uomo. Signore, nella tua venuta in mezzo a noi ci hai chiesto di cercarti nelle persone: nel povero che è solo,nel moribondo che cerca conforto, nel soldato che muore disperato, nel bambino che si spegne per la fame. Sono loro il tuo volto, mio Dio,e noi distruggiamo la tua immagine nel distruggere la loro vita. Signore, ogni volta che osservo gli uomini misteriosamente osservo te. Ogni volta che intuisco in loro una domanda sei tu che mi chiedi. Ogni volta che colgo una richiesta d'aiuto sei tu che vuoi aiuto. Ogni volta che amo e mi lascio amare sei tu che ami in me e in loro. Amen Agisci Oggi contemplerò un’immagine di Gesù e di Maria. Fisserò il mio sguardo su di loro, per ricordarmi e appuntare nel mio spirito quale grande grazia abbiamo ricevuto noi cristiani con il dono della vera fede. Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 19 Sussidio di preghiera per la famiglia Coordinatrice Fiorella Elmetti Anno XIV- n. 678 Domenica 5 Ottobre 2014 Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti Chiuso il 30 Settembre 2014 Numero copie 1300 333/3390059 don Luciano Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea Per la tua vita spirituale visita il Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo Ti aspetto ogni giorno su: http://www.latracciameditazioni.it/
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