Non di solo pane

non di
solo
PANE
Sussidio di preghiera per la famiglia
anno XIV n. 678
XXVII
Tempo ordinario
Domenica 5 Ottobre 2014
Settimanale di preghiera | Tempo Ordinario
Offerta della giornata
“Pregare,
forse il
discorso
più urgente”
Sussidio
di preghiera
per la famiglia
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Ottobre 2014
Offerta quotidiana
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
re. Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il
Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i
fedeli in questo mese
Intenzione del Santo Padre
• Perché il Signore conceda pace alle regioni
del mondo più martoriate dalla guerra e
dalla violenza.
Intenzione missionaria
• Perché la Giornata Missionaria Mondiale risvegli
in ogni fedele la passione e lo zelo di portare
a tutto il mondo il Vangelo.
Intenzione dei vescovi
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornagiornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le
parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che
continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la
salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi
affinché io possa essere testimone del tuo amo-
• Perché i cattolici italiani diano il loro contributo
alla crescita della coerenza morale nella
vita pubblica e privata.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e
nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 2
XXVII del Tempo Ordinario
Dio è più grande del male. Dio è amore infinito,
misericordia senza limiti, e questo Amore ha vinto
il male alla radice nella morte e risurrezione di Cristo.
(Papa Francesco)
Domenica
5
Ottobre
III Settimana
del Salterio
Il santo del Giorno: Beato Matteo Carreri Domenicano
Entrò a 20 anni nel
convento della nativa
Mantova. Si rese celebre per la sua fervente predicazione, il
cui tema centrale era
la Passione di Gesù.
La sua voce appassionata risuonò in Lombardia, Toscana, Liguria e Veneto, ottenendo la conversione
di innumerevoli peccatori e guidando sulla
via della perfezione
molte anime tra cui la
b. Stefana Quinzani.
La sua carità fu tale
che egli si offrì in
schiavitù al posto di
una giovane donna. A
Vigevano dove era
giunto per predicare,
ricevette il premio del
suo apostolato: l'incontro definitivo con
Cristo, il 5 ottobre. Il
suo corpo è venerato
nella chiesa di s. Pietro martire a Vigevano, città che lo invoca
come patrono.
Etimologia: Matteo =
uomo di Dio, dall'ebraico.
Brano Evangelico: Mt 21, 33-43 Darà in affitto la vigna ad altri contadini.
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi
piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai
contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri
servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo
mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma
i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna
e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a
quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente
e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a
suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La
pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo;questo è
stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i
frutti».
Non di solo pane - Numero 678 - pagina 3
Gli APPROFONDIMENTI
della domenica
I vignaioli omicidi
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di
sangue, attendeva rettitudine
ed ecco grida di oppressi) ci aiu-
Questa parabola di Mat-
che nei confronti dei mes-
terà a dare una risposta appro-
teo è conosciuta come
saggeri del padrone che era-
priata. Nel canto della vigna,
quella dei vignaioli omici-
no andati a ritirare il frutto
Isaia dice che, da quella che a-
di. La designazione è e-
del loro lavoro (cfr. v. 35).
veva piantato (cioè Israele), il
satta e, come vedremo,
Di quali frutti si tratta? La
Signore «si aspettava giustizia
non solo perché in essa
domanda
fondamentale
ed ecco spargi­mento di sangue,
viene menzionato l'omici-
per la comprensione del te-
attendeva rettitudine ed ecco
dio del figlio del proprie-
sto. La citazione che viene
grida di oppressi» (Is 5,7). Stabi-
tario della vigna. Si trat-
fatta del passo di Isaia,
lire la giustizia e il diritto è una
ta di una vigna che non
(Ebbene, la vigna del Signo-
delle
ha dato frutti, i responsa-
re degli eserciti è la casa
nell'Antico Testamento. Di più,
bili, i lavoratori, reagi-
d’Israele; gli abitanti di Giu-
in questo compito si esprime la
scono violentemente an-
da sono la sua piantagione
fedeltà all'alleanza tra Questo è
è
grandi pretese
Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 4
di Dio
il centro della parabola che stiamo commentando: i
fittavoli non hanno praticato la giustizia, non hanno
stabilito il diritto. Peggio: tra di loro vi sono assassini
e gemiti a causa dei maltrattamenti e delle estorsioni
che vengono commessi. Nella Bibbia l'oppressione dei
poveri è presentata spesso come omicidio. Non è quindi strano che reagiscano dinnanzi agli inviati del Signore con lo stesso disprezzo verso la vita dell'altro
che manifestano nella loro condotta quotidiana. I vignaioli sono pertanto omicidi non solo perché uccidono i messaggeri, compreso il figlio, ma pure perché
depredano il povero e violano il diritto. Sono omicidi
perché non danno i frutti di giustizia che il Signore
chiede, per questo il regno di Dio andrà nelle mani di
altri. Le espressioni sono forti, ma è una realtà che
vediamo anche oggi dinnanzi alla situazione di gente
che reclama un diritto elementare: il diritto a mangiare. Il testo di Matteo allude al rifiuto dei capi di Israele alla predicazione di Gesù (cfr. vv. 42-43). Ma esso
ci porta pure alla domanda se nella nostra vita quotidiana non vi sia una qualche complicità con i vignaioli
omicidi. Possiamo chiederci, per esempio, quale ruolo
gioca in noi la costruzione della giustizia e del diritto?
Quali sono i nostri frutti? Lo stesso vangelo di Matteo
ci dice qualche capitolo più avanti che non dar da
mangiare al povero significa negare il cibo a Cristo
stesso, il che significa condannare il povero, e Cristo,
alla morte. Essere cristiano è proprio il contrario, significa dare vita. È quanto chiede il vangelo; se lo
mettiamo in pratica, il Dio della pace starà con noi
(cfr. Fi14,6-9).
Preghiamo la Parola
Preghiera di don Luciano Vitton Mea
Signore, Signore, tu che contieni nella tua mano tutto l'universo, sei paziente verso tutti noi e ti
rattristi per le nostre cattiverie, ricordati
della tua compassione e della tua pietà.
Visitaci nella tua bontà, ritorna a coltivare la tua vigna, il ceppo che le tue mani
hanno piantato. Ritorna nel tuo giardino,
scava una buca per il torchio, le fondamenta di una nuova torre. Cingi con la
siepe della bontà e della misericordia la
tua vigna, immagine della mia vita, della
vita del tuo popolo, ritorna a proteggerla,
sii benevolo verso la tua “eredità”.
Tu lo sai: “la devasta il cinghiale del
bosco, se ne pasce l’animale selvatico,
ogni viandante ne fa vendemmia”. Ma se
la tua voce romperà i silenzi di questo
deserto, se i tuoi passi ritorneranno tra i
sassi dei nostri peccati, il male svanirà
come la nebbia alle prime luci dell’alba, i
nostri nemici fuggiranno come i ladri
quando torna il padrone.
Ritorna, Dio dei nostri padri, a proteggere il germoglio che ti sei coltivato, a
fecondare il poco bene che è rimasto tra
le macerie della nostra vita. Abbiamo
tanta nostalgia della tua Parola e dei tuoi
passi: ritorna Signore e risorgeremo nella
beatitudine della tua bontà.
Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 5
Lunedì
6
Ottobre
XXVII del Tempo Ordinario
La Chiesa è come una grande orchestra in cui c’è
varietà. Non siamo tutti uguali e non dobbiamo essere
tutti uguali. Tutti siamo diversi, differenti.
(Papa Francesco)
III Settimana
del Salterio
Memoria Liturgica di San Bruno, sacerdote
Il Santo del giorno: Sant’Alberta Vergine e Martire
Secondo una tradizione e un culto recenti,
sarebbe stata sorella di
s. Fede di Agen e con
lei decapitata, forse
nel III sec. Ricordata
l'11 ottobre nel Proprio di Agen del 1727,
se ne celebra la festa il
6 ottobre. Si è creduto
di riconoscerne i resti nelle ossa di una
fanciulla trovate nel
1884 a Venerque,
nella diocesi di Tolosa, nel sepolcro di s.
Febade, dove sarebbero state traslate.
Ma si hanno dubbi
sulla stessa esistenza
della santa.
Etimologia: Alberta
= di illustre nobiltà,
dal tedesco.
Emblema: Palma.
Brano Evangelico: Lc 10, 25-37 Chi è il mio prossimo?
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese:
«Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa
sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente,
e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese:
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli
portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò
oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano,
che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo
portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li
diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto
nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli
disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Un giorno, una parola
Ho visto quasi tutte le cose meravigliose che Dio ha fatto, ho provato quasi
tutti i piaceri che Dio ha progettato per l'uomo. Eppure, guardando indietro,
io vedo emergere della vita già trascorsa brevi esperienze in cui l'amore di
Dio si rifletteva in una modesta imitazione di lui, in un mio piccolo atto
d'amore. Queste sono le sole cose che sopravvivono. Tutto il resto è transitorio. Ogni altro bene è frutto di fantasia. Ma gli atti d'amore che tutti ignorano — e ignoreranno sempre — quelli non falliscono mai (E. DRUMMOND, La
cosa più grande del mondo, Roma 1992, 67s.)
.
Non di solo pane - Numero 678 - pagina 6
Salmo 79
Tu, pastore d'Israele, ascolta, *
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Assiso sui cherubini rifulgi *
davanti a Efraim, Beniamino e Manasse.
Lungo i fiumi
commento ai Salmi
cura di don Luciano Vitton Mea
Risveglia la tua potenza *
e vieni in nostro soccorso.
Inserto speciale
Rialzaci, Signore, nostro Dio, *
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Introduzione
di don Luciano Vitton Mea
Signore, Dio degli eserciti, †
fino a quando fremerai di sdegno *
contro le preghiere del tuo popolo?
Tu ci nutri con pane di lacrime, *
ci fai bere lacrime in abbondanza.
Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini, *
e i nostri nemici ridono di noi.
Rialzaci, Dio degli eserciti, *
fa’ risplendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Hai divelto una vite dall'Egitto, *
per trapiantarla hai espulso i popoli.
Le hai preparato il terreno, *
hai affondato le sue radici e ha riempito la terra.
La sua ombra copriva le montagne *
e i suoi rami i più alti cedri.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare *
e arrivavano al fiume i suoi germogli.
Perché hai abbattuto la sua cinta *
e ogni viandante ne fa vendemmia?
La devasta il cinghiale del bosco *
e se ne pasce l'animale selvatico.
Dio degli eserciti, volgiti, *
guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, *
il germoglio che ti sei coltivato.
Quelli che l'arsero col fuoco e la recisero *
periranno alla minaccia del tuo volto.
Sia la tua mano sull'uomo della tua destra, *
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te più non ci allontaneremo, *
ci farai vivere e invocheremo il tuo nome.
Rialzaci Signore, Dio degli eserciti, *
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Nel Salmo 79 si intrecciano sentimenti contrastanti,
stati d’animo che non caratterizzano solo un tratto
dell’esperienza del popolo di Dio ma anche quelli della
nostra storia personale e dell’intera umanità. Il canto
della vigna devastata è il lamento di un popolo provato, lontano dalla sua terra, che avverte l’assenza e
l’apparente indifferenza di Dio: “Pane di pianto ci fai
mangiare, lacrime senza misura beviamo: ci butti in
pasto hai nostri avversari, siamo derisi dai nostri vicini”. Sono le stesse parole che potrebbero affiorare sulle labbra di un ammalato inchiodato su un letto, avvolto da un mole oscuro o che non da adito a nessuna
speranza; è il lamento di un papà o di una mamma che
hanno perso il volto di un loro figliuolo; di chi sta sperimentando l’abbandono o il tradimento dell’amato.
Ogni dolore umano genera devastazione e smarrimento: “Perché hai abbattuto la sua cinta e ogni viandante
ne vendemmia? La devasta il cinghiale del bosco, se ne
pasce l’animale selvatico”. Ma il lamento cede, ben
presto, il passo alla malinconia, al ricordo dei giorni
baciati dalla presenza di Dio e della sua protezione.
Quella che pervade il Salmo 79 è una malinconia che
“nasce dal sole, dispiaciuto e turbato di dover lasciare il posto al buio” ; non dobbiamo trattare male questo genere di malinconia perché nasce comunque dalla
luce, meglio, dallo struggente desiderio di assolati meriggi di sole. Preludio quindi di una nuova presenza e
di un nuovo giorno:
«Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, quelli che
l'arsero col fuoco e la recisero periranno alla minaccia
del tuo volto». Il lamento cede il passo alla coltre leggera e velata di una malinconia che si apre, a sua volta, ai tepidi raggi della speranza ancorata ad un fermo
proposito: «Da te più non ci allontaneremo, ci farai
vivere e invocheremo il tuo nome».
Non di solo pane - Numero 678- Tempo Ordinario - pagina 7
L u n g o
i
fi u m i
c o m m e n t o
a i
S a l m i
«Fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi»
Convertici, Signore
Dio degli eserciti: «Fa'
splendere il tuo volto e
noi saremo salvi». Ma
ahimè, Signore, ahimè,
quanto è precipitoso e
temerario voler vedere
Dio con cuore impuro!
Tuttavia, o bontà sovrana, bene sovrano,
vita dei cuori e luce
dell'occhio interiore, a
causa della tua benevolenza, Signore, abbi
pietà di me, perché
questa è la mia purificazione, questa la fon-
te della mia fiducia,
questa la giustizia: contemplare la tua benevolenza, Signore di bontà.
E allora, Signore Dio mio, tu che dici all'anima
mia nel modo che tu sai:
«Sono io la tua sal­
vezza», Rabbunì, maestro sovrano, unico dottore che può farmi vedere quel che desidero
vedere, dì a questo tuo
mendico cie­co: «Che
vuoi che io ti faccia?».
Tu sai quanto il mio cuore ora gridi a te con le
sue fibre più profonde:
«Il mio volto ti cerca; il
tuo volto, Signore, io
ricercherò». Tu vedi me
che non ti vedo, e mi hai
dato il desiderio di te
insieme a quel poco che
in me ti può piacere. Ed
ecco che perdoni al tuo
cieco che corre a te, e
gli porgi la mano se correndo inciampa in qualcosa. (GUGLIELMO DI SAINT
-THIERRY)
Ogni uomo ne fa vendemmia. Di don Luciano Vitton Mea
Dobbiamo piangere più
sulla devastazione della vigna, o non invece
sul ricordo del tuo amore tradito? Le tene­
rezze tue, le tue dolci
cure, o divino Innamorato, sono la sorgente
della nostra misteriosa
gioia. Eppure siamo
tutti sempre più disperati e infelici. Perché,
Signore? Sempre più
fasciati da bende di
morte, Signore. (David
Maria Turoldo)
Il canto della vigna
devastata e il canto
del mio cuore, del mio
deserto esistenziale,
del mio vagare tra i
sepolcri quando, prigioniero del male e
schiavo del mio pecca-
to, vivo lontano da Dio,
mia roccia e mia difesa. Il
Male e il peccato ci rendono “esuli”, privi di difesa e la nostra vita diventa
come la vigna descritta
nel salmo: “ogni uomo ne
fa vendemmia, la devasta
il cinghiale del bosco, se
ne pasce l’animale selvatico”. Recita una vecchia
omelia attribuita a S. Macario: «povera quella strada che non è percorsa da
alcuno e non è rallegrata
da alcuna voce d’uomo!
Essa finisce per essere il
ritrovo preferito di ogni
genere di bestie. Povera
quell’anima in cui non
cammina il Signore, che
con la sua voce ne allontani le bestie spirituali
della malvagità! Guai
all’anima priva di Cristo,
Non di solo pane - Numero 678 - pagina 8
l’unico che possa coltivarla
diligentemente
perché produca i buoni
frutti dello spirito …»
Il peccato caccia via Dio
dalla sua vigna cioè
dall’anima dell’uomo;
così, ben presto, priva
della luce del bene,
l’uomo scivola nelle tenebre, diventa motivo di
contesa per le passioni,
scherno dei suoi nemici.
Ecco perché il Salmo della vigna devastata deve
essere sempre sulle labbra del cristiano: coscienza critica per il suo
agire, ricordo struggente
del “divino Innamorato”,
speranza certa di perdono e di una nuova presenza.
Martedì
7
Ottobre
XXVII del Tempo Ordinario
La santità non significa fare cose straordinarie,
ma fare quelle ordinarie con amore e con fede.
(Papa Francesco)
III Settimana
del Salterio
Memoria Liturgica Beata Vergine Maria del Rosario
Il Santo del giorno: Santa Giustina di Padova Martire
Appartenente a una
distinta famiglia padovana, durante la
persecuzione di Diocleziano, arrestata
per la fede, fu condotta in tribunale.
Non riuscendo a farla
apostatare, il giudice
la condannò alla pena
capitale, eseguita il 7
ottobre del 304. Il
corpo della martire fu
sepolto fuori del pomerio, ad oriente del-
la città, nei pressi del
teatro romano, dove
poi verrà costruita
una basilica. La diffusione della Congregazione benedettina di
Santa Giustina, che
elesse la martire come
sua patrona, insieme
con san Benedetto,
contribuí a propagare
il suo culto in Italia e
in Europa. Anche Venezia la elesse a patrona di tutti i suoi
domini, dopo la vittoria di Lepanto, riportata nel giorno festivo
della santa, nel 1571.
I benedettini di Padova fondarono in suo
onore la Congregazione di Santa Giustina. Dal 1919 a Padova è stato riaperto al
culto un monastero
dedicato alla santa.
Brano Evangelico: Lc 10, 38-42 Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una
donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la
quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era
distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non
t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque
che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti
per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Un giorno, una parola
Il Signore vi conceda di osservare tutte queste cose con amore, innamorati della bellezza spirituale e fragranti del buon profumo di Cristo per la familiarità con Lui. Non come schiavi sotto la legge ma come uomini liberi sotto l'influsso della grazia.
S. Agostino
Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 9
meditazione
"di una cosa sola c'è bisogno..."
Preghiamo la Parola
Di Fiorella Elmetti
Messe così le parole di Gesù appaiono antipatiche,
superficiali, stonate. Ma è solo apparenza. Sono
sicura che Marta non si è offesa quando Gesù l'ha
posta in secondo piano rispetto alla sorella Maria,
rendendosi conto che le "molte cose" per cui si stava affannando in realtà non le permettevano di stare con lui e di ascoltarlo. "...di una sola cosa c'è
bisogno", dice Gesù anche a noi... Sì, ma di cosa c'è
bisogno? Di ascoltare la sua parola, di confrontarci
con essa...ecco la risposta che emerge dal vangelo,
perché egli ce la dona non a caso, ci nutre non a
caso, cammina con noi non a caso, entra nel nostro
cuore non a caso, dà la vita per noi non a caso. Per
farci felici, per donarci la pace, per farci diventare
uomini e donne che sanno accogliere, amare e perdonare, facendo emergere il meglio che c'è in noi.
Ma bisogna fare spazio a Dio e alla preghiera, credere che l'ultima parola non è quella delle armi e
della potenza. A questo, ci richiama la festa della
Madonna del Rosario, dove la bellezza sta nel saluto dell'angelo rivolto a Maria: "Ti saluto, o piena di
grazia, il Signore è con te". Quante volte questo
saluto viene ripetuto nella recita del Rosario! Non
sempre ci pensiamo, ma più si prega e più la vita
stessa, pur piena di difficoltà, diventa sopportabile, bella, serena, appunto, graziosa, piena della
presenza di Dio. E Maria, col suo cuore immacolato, intercede per noi, perché sappiamo risvegliare
"la parte migliore", come è stato per Etty Hillesum,
dopo esperienze affettive poco chiare. Un giorno
"all'improvviso ho ritrovato il contatto con me stessa, con la parte migliore e più profonda del mio
essere, quella che io chiamo Dio". Di questo c'è bisogno affinché sappiamo benedire tutti e parlare di
speranza, come Gesù ha fatto.
Signore, in quest'epoca all'insegna dello stordimento per
l'inflazione di troppe parole
umane, aiutami ad avere un
cuore adorante e in ascolto
come Maria accoccolata ai tuoi
piedi.
«Tu mi scruti e mi conosci», tu
già mi amavi e mi eleggevi,
«quando ancora non ero tessuto nel grembo di mia madre».
Che io lo percepisca nel cuore,
che io ne viva la forza irradiante e, volgendo il più spesso possibile lo sguardo a te che
abiti nelle mie profondità interiori, che io possa annunciare
con la vita che è bello coniugare la contemplazione di Maria e il servizio di Marta, l'ascolto adorante della Parola e
la Parola tradotta in vita nello
scorrere dei giorni.
Amen
Agisci
Oggi cercherò di
portare frutti buoni,
parlando bene, o facendo del bene ad
una persona con cui non vivo
relazioni sempre serene.
Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 10
XXVII del Tempo Ordinario
La chiesa non è un gruppo di èlite, non riguarda solo alcuni.
La Chiesa non ha chiusure, è inviata alla totalità delle
persone, alla totalità del genere umano.
Mercoledì
8
Ottobre
(Papa Francesco)
III Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Ugo Canefri da Genova
Cappellano dell'Ordine
di San Giovanni di Gerusalemme "i Cavalieri
di Malta", Ugo visse tra
il XII e il XIII secolo e
resse il complesso di
San Giovanni di Pré,
conosciuto come la
Commenda di San Giovanni di Pré, a Genova,
proprio davanti al porto.
Qui sorge tuttora la
chiesa di San Giovanni
Brano Evangelico: Lc 11, 1-4
di Prè, dove Ugo venne sepolto intorno al
1230. La chiesa inferiore dell'antico e importante edificio sacro
è a lui dedicata. Di
spirito umile, Ugo
compì diversi miracoli legati all'acqua. Due
di essi simili addirittura a quelli compiuti
da Mosè e Gesù: fece
scaturire infatti l'ac-
qua da una roccia (per
consentire alle lavandaie di un ospedale di
lavare la biancheria dei
malati) e tramutò il liquido in vino. E in
un'occasione salvò una
nave in pericolo al largo
della città ligure.
Signore insegnaci a pregare.
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli
disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi
discepoli». Ed egli disse loro:
«Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».
Un giorno, una parola
Dio non deve essere riconosciuto solamente ai limiti delle nostre
possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole essere riconosciuto
nella vita, e non solamente nel morire; nella salute e nella forza, e
non solamente nella sofferenza; nell'agire, e non solamente nel peccato. La ragione di tutto questo sta nella rivelazione di Dio in Gesù
Cristo. Egli è il centro della vita, e non è affatto " venuto apposta "
per rispondere a questioni irrisolte.
Dietrich Bonhoeffer
Non di solo pane - Numero 678 - pagina 11
Meditare la Parola
Preghiamo la Parola
Giocare con Dio
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Nel romanzo "E' scomparso il Papa", si racconta che
il papa, stanco di vedere che nel mondo non c'era
più fede, né buoni sentimenti, né vita cristiana, abbandonò Roma e il Vaticano e andò in giro per il
mondo sconfortato. A Parigi diventò tassista e incontrò gente di ogni tipo. Un giorno, durante una sosta,
osservò una bambina tutta sola che giocava a palla,
e si intenerì. Le domandò: "Non ti dispiace di giocare
tutta sola, mia povera bambina?". "Ma io non solo
sola, rispose la piccola, il Signore gioca con me!".
Allora capì che nel cuore della gente Dio riposa, che
il bene e Dio stesso continuano ad essere seminati
nei cuori, che la fede è presente in tanti, che tutto
può ricominciare. Una bambina aveva fatto da maestra al Papa! Perché vi racconto questo aneddoto?
Prima di tutto perché la preghiera ci richiama
l’insegnamento della bambina: sentirsi sempre in comunione con il Signore, anche durante il gioco. Secondariamente, mi sembra bello sottolineare che il
Papa impara dalla bambina. E questo mi rimanda al
vangelo. Come mi ha fatto notare una mia carissima
amica, Gesù non è geloso dei suoi sentimenti e dei
suoi affetti, ma li condivide con i suoi discepoli, con
noi, che invece spesso siamo portati a tenerci strette
per noi certe simpatie, certe amicizie, gelosi del fatto
che qualcuno si possa infiltrare. La preghiera, soprattutto quella del Padre nostro, viene dall’amore di
Dio ed è qualcosa di naturale, perché è lì a portata di
mano, ma ha anche il compito di educarci a non essere felici da soli. La felicità è un servizio da vivere
sempre in comunione con Dio e con i fratelli, per
questo, concludendo la preghiera, Gesù ci richiama
al perdono e a “non abbandonarci alla tentazione”.
Liberami, Signore, dalle
tentazioni, da tutte le
tentazioni, ma in modo particolare
dalla seduzione del possedere.
Liberami dalla tentazione di
possedere Te, Signore della vita, di
farti dire quello che io voglio
sentirmi dire, di cristallizzarti in
rigide definizioni, di ridurti ad una
semplice dottrina, invece di coglierti
come amico, fratello, maestro,
datore di vita. Liberami dalla
tentazione di possedere le cose e le
creatura che tu mi hai donato per
custodire e non per manipolare e
assoggettare alle mie voglie, al mio
egoismo. Donami uno sguardo puro
affinché io possa contemplare la
bellezza di un tramonto, la maestà
dei monti, l’incanto di un sorriso, la
profondità degli occhi di una giovane
donna, il lieve canto degli uccellini
che danzano sui rami del bosco. Solo
se sarò libero dalla bramosia del
possedere potrò godere la vita che
scorre tra i sassi della storia degli
uomini verso la tua eternità.
don Luciano
Agisci
Oggi e per tutta la settimana mi impegnerò
ad ascoltare maggiormente ogni persona che
incontrerò, cercando di
aprire il mio cuore alle altrui aspirazioni e necessità.
Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 12
XXVII del Tempo Ordinario
Ogni persona è degna della nostra dedizione […]
perché è opera di Dio, sua creatura.
Giovedì
9
Ottobre
(Papa Francesco)
III Settimana
del Salterio
Memoria Liturgica San Dionigi, vescovo e Compagni, martiri
Il Santo del giorno: San Gisleno, Lamberto e Bernero Monaco
Gisleno (o Gisileno) è
in genere commemorato con i discepoli Lamberto e Berlero. Greco,
nato all'inizio del VII
secolo, divenne monaco basiliano. Trasferitosi a Roma, il Papa lo
inviò in Belgio con i
due compagni. Dopo
un periodo di romitag-
gio approdò a Ursidong, nell'Hainaut.
Portò alla vita monastica molte nobili, tra
cui tre sante: Aldegonda, Aldetrude e
Madelberta. È invocato contro l'epilessia, detta anche "male
di san Gisleno", le
malattie infantili e
nei parti difficili. Morì tra 680 e 685.
Martirologio Romano: Nella regione
dell’Hainault in Austrasia, nell’odierno
Belgio, san Gisleno,
che condusse vita monastica in una cella da
lui stesso costruita.
Brano Evangelico: Lc 11, 5-13 Chiedete e vi sarà dato.
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me
un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno
gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini
siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si
alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a
dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato,
cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e
chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Un giorno, una parola
Anche se tu vedessi un altro cadere manifestamente in peccato, o commettere alcunché di grave, pur tuttavia non dovresti crederti migliore di lui; infatti non sai per
quanto tempo tu possa persistere nel bene. Tutti siamo fragili; ma tu non devi ritenere nessuno più fragile di te. (Imitazione di Cristo)
Dice dell'Apostolo San Paolo: La scienza gonfia, la carità edifica. Se alcuno si pensa
di sapere qualche cosa, non sa tuttavia tutto quel che conviene sapere; ma se egli
ama Dio, è conosciuto ed amato da Dio. Se fossimo compresi di questi detti divini,
non avremmo tanto ardore per le scienze e per le arti, ed anteporremmo loro lo studio della cognizione di noi stessi. Chi meglio conosce se stesso è senza fallo più
umile. E siccome l'umiltà è il fondamento di tutte le virtù, noi innalzeremo tanto più
alto l'edificio spirituale della nostra santità, quanto più profonda e solida sarà in noi
l'umiltà.
Non di solo pane - Numero 678 - pagina 13
meditazione
L’audace
Preghiamo la Parola
Di Fiorella Elmetti
Uno che bussa di notte alla porta di casa, infrangendo la quiete del riposo e l'intimità della famiglia, di certo è un disturbatore, per non dire peggio. È altrettanto vero, tuttavia, che una persona
che si trova nel bisogno cos'altro può fare se non
rivolgersi ad un amico di cui si fida e che può aiutarlo? Tra l'altro la scena evangelica ci dice che a
sua volta, l'amico inopportuno così si giustifica:
"...è giunto da me un amico da un viaggio e non ho
nulla da offrirgli”. Da questa prospettiva tutto
cambia, colui che chiede, che cerca, che bussa diventa l'audace, uno che, confidando nell'amico, va
oltre ogni logica, ogni pudore ed ogni impedimento
pur di ottenere (e non tanto per sé). Perché Gesù
usa questo esempio? Perché a nostra volta sappiamo essere audaci nella preghiera, cercare la sua
Parola con insistenza, bussare al suo cuore per ottenere le risposte di cui abbiamo bisogno e che
possono renderci felici. È in questo chiedere, cercare, trovare che si manifesta (e di conseguenza si
acquisisce) la scelta cristiana, come ci ricorda un
bel pensiero di san Giovanni Crisostomo: "Vuoi purificare il cuore e rafforzarlo nella fede? Rimani di
continuo nella ripetizione del Nome di Gesù, affinché il cuore assorba il Signore e il Signore il cuore e
i due diventino uno". È un po' come l'acqua che,
goccia dopo goccia, nel tempo scava la roccia e dà
forma a splendide stalattiti che possiamo ammirare
nelle grotte sotterranee. È l'insistere della sua presenza da cui, lentamente e come per magia, prende vita un qualcosa di unico e di inimmaginabile.
Anche la Parola di Dio è così: nella sua semplicità è
sempre presente, sempre viva, sempre operante,
nonostante, in fondo, sia debole, perché chiunque
può ascoltarla oppure no.
Signore mio Dio, accetto di far
parte,in modo libero e consapevole, del grande racconto che nasce
nella notte dei tempi, dal più intimo del tuo cuore, e arriva fino a
noi attraverso Gesù di Nazareth e
coloro che nei secoli hanno creduto e credono in lui. Signore, io riconosco che questa storia trasforma la mia vita e la riempie di speranza. In questa storia affascinante mi riconosco, in qualche modo,
un personaggio, pur nella mia povertà. Signore, di questa storia
voglio essere testimone davanti a
tutti, perché la gioia che essa mi
dona raggiunga altri uomini e donne; e li coinvolga nella costruzione del tuo regno di amore, giustizia e pace.
Amen
Agisci
Cercherò ogni giorno
nelle pagine del vangelo una parola che
sia luce ai miei passi e
gioia sul mio cammino, mettendola in pratica nell’incontro con i
miei fratelli.
Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 14
Le Letture Spirituali
di Non di Solo Pane
Il perdono
Tutti i giorni della nostra vita
ci troviamo di fronte
a una scelta:
o la sofferenza di amare
o quella, ben peggiore, di non
amare.
meditazione a cura di Luciano Vitton Mea
Dag Hammarskjóld
ta ancora e ci si ama. È una
rigenerazione, una Pasqua,
un'entrata in una nuova vita.
È bellissimo quando ci capita questo. Ma francamente,
siamo davvero capaci di perdonare, non di dimenticare,
non di rinnegare le nostre
convinzioni, ma di andare a
trovare colui che ci ha offeso?
E, senza nulla perdere della
Tra le parole della fede,
dono dall'alto...
nostra verità, del nostro sen-
sapete qual è — senza dub-
Il primo dono che ci è fatto
so del bene e del male, di
bio — la più cristiana? È la
è la nostra esistenza di crea-
dirgli: tu sei un fratello, tu
parola Perdono. Non è un
tura. Ci teniamo, per fortuna!
sei una sorella.
caso che essa si trovi nel Pa-
Ma può capitare che la nostra
E di aggiungere forse que-
dre Nostro. (...)
condotta, i nostri costumi, le
sta inaudita parola: perdona-
Ci si può chiedere perché
nostre mancanze distruggano
mi anche tu, perché la tua
il perdono è qualcosa di così
in noi questo primo dono. Ci
offesa non mi avrebbe tocca-
divino, di così cristiano. Per-
sentiamo come alienati.
to se anch'io non ti avessi of-
ché perdonare rende vicini a
Dio?
no «per», il perdono, una spe-
La risposta si trova forse
nella
A questo punto viene il do-
stessa
parola:
feso.
HENRI DENIS
cie di ri­creazione, di nuova
Per-
creazione. Si era morti, si ri-
dono, un dono per, un dono
torna alla vita. Non ci si pote-
che viene da Dio per noi, un
va più sopportare, ci si accet-
Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 15
in 100 parole per dire la fede, Elledici
1997, p. 12
XXVII del Tempo Ordinario
È Dio che dona la vita. Rispettiamo e amiamo
la vita umana, specialmente quella indifesa
nel grembo della madre.
Venerdì
10
Ottobre
III Settimana
del Salterio
(Papa Francesco)
Il Santo del giorno: San Cerbonio di Populonia
"Chi non beve a san
Cerbone è un ladro o
un birbone". La saggezza popolare ha
immortalato così la
"fonte di san Cerbone", in Maremma,
che sgorga presso
una cappella romanica, dove furono miracolosamente traslate
le spoglie del Santo.
Sulla collina sovra-
stante sorgeva l'etrusca Populonia, di cui
Cerbone (o Cerbonio)
fu vescovo nel VI secolo. La difese dapprima dalle incursioni
dei Goti. Il re Totila
lo mise a morte, ma
l'orso che lo doveva
sbranare si ammansì
ai suoi piedi. Vennero
poi i Longobardi. E
Cerbone riparò all'I-
Brano Evangelico: Lc 11, 15-26 ...chi non
sola d'Elba, dove morì. Una tempesta si
placò per consentire il
ritorno del corpo sulla
costa.
raccoglie con me, disperde.
In quel tempo, dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio, alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i
demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno
diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se
io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di
chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io
scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di
Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo
vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il
bottino. Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con
me, disperde. Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per
luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò
nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi
prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».
Non di solo pane - Numero 678 - pagina 16
Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
L’opera del diavolo
a cura di don Luciano Vitton Mea
Fammi tornare
Preghiera di don Luciano Vitton Mea
Gesù per primo ha dovuto combattere contro il demonio, il cui unico obiettivo è quello di deturpare ciò
che è bello, grande e buono, per renderlo brutto, piccolo e cattivo. La strategia del demonio, in questa attività di degrado, è quella di trasformare le realtà umane
in idoli. Ma cosa sono gli idoli? Secondo il Salmo 114:
«Gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle
mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno
narici e non odorano. Hanno mani e non palpano, hanno
piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni.
Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida». Gli idoli sono quindi le realtà materiali che diventano il centro di tutta la vita dell’uomo, che prendono
il posto di Dio. Sono le “cose che passano”, i “tesori
che si consumano” che prendono il posto delle realtà
spirituali, dei beni che durano per la vita eterna. Durissimi sono i moniti di Gesù sull’economia, cioè sulle ricchezze, sul desiderio perverso di accumulare per se ciò
che andrebbe condiviso con gli altri, in modo particolare con chi si trova nel bisogno. Gesù è chiaro: “non si
può servire Dio e mammona, Dio e il denaro”.
Il denaro, comunque, non è l'unico idolo, ce ne sono
altri. Basti pensare al «sesso», oggi quasi completamente svincolato dall'«amore sponsale»; al «potere» fine a
se stesso, e non come possibilità di rendere un
«servizio» sociale più elevato; o alla «gloria» perseguita
come tale e non come conseguenza dell'eccellenza
dell'ingegno umano. Sono tutte manifestazioni dell'incessante attività del demonio che, senza sosta, si adopera per trasformare ciò che potrebbe aiutare l'uomo a
elevarsi, in strumenti di degrado e di abbrutimento.
Qualcuno ha definito il demonio come la scimmia di
Dio, del quale tenta di fare le stesse cose, ma in negativo e in modo degradato.
Ringraziamo il Signore, che ogni tanto permette che
vengano smascherati gli idoli, le macchinazioni umane,
e torni alla luce la verità.
Signore la “scimmia di Dio” tenta incessantemente di separarmi da Te,
insinua il dubbio nella mia mente, il
fuoco delle passioni nel mio cuore.
Tenta di ingannarmi, sembra dirmi:
“Dove’è il Tuo Dio? Fondi l’oro del tuo
cuore, i gioielli preziosi che ti ha lasciato in eredità; costruisciti un vitello
d’oro che ti ricordi il suo passaggio, la
sua presenza, il suo amore. Era con te
quando eri bambino, quando non riuscivi a camminare da solo; ma adesso
sei “grande”, adulto, non hai più bisogno di Lui». Mi circuisce, mi inganna,
io cedo. E mi trovo ramingo, paltoniere raccogliticcio dei padroni di questo
mondo; sporco e maleodorante cerco
di elemosinare qualche briciola di considerazione, un cenno di saluto dalle
persone che contano, qualche centesimo da coloro che depositano monete
d’oro nelle “casse del Tempio”.
Vieni Signore Gesù, medico delle anime: scaccia dalla mia casa la “scimmia
di Dio”, concedimi una nuova infanzia
interiore, fammi ritornare “il bambino
di Dio”.
Agisci
Mi interrogherò oggi sulla
sincerità delle intenzioni
del mio cuore. Individuerò quali sono le scelte o
le azioni che compio
principalmente per essere gradito e
lodato dagli uomini.
Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 17
XXVII del Tempo Ordinario
Questo è il bello della Chiesa: ognuno porta il suo, quello
che Dio gli ha dato, per arricchire gli altri.
(Papa Francesco)
Memoria Liturgica Santa Maria in sabato
Sabato
11
Ottobre
III Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Santa Maria Desolata
Il sacerdote madrileno
Miguel Martínez, andando missionario in Africa,
porta con sé anche tre
Ministre degli Infermi;
ma il suo successore nella
direzione spirituale esautora suor Soledad mandandola in convento, e
l’istituto entra in crisi.
Allora si richiama di corsa lei, in tempo per salvare la comunità, e anzi
lanciarla in prima linea
durante un’epidemia di
colera. "Soledad seppe
governare una Congregazione nata per impulso
romantico, e dare un fondamento stabile a un istituto vacillante": così scriverà il suo biografo J.M.
Javierre. Il suo segreto è
stare sempre con le religiose, lavorare con loro
passando da una casa
all’altra, "precorritrice e
maestra della più consumata sollecitudine assistenziale e sanitaria del
Brano Evangelico: Lc 11, 27-28
nostro umanesimo sociale" (Paolo VI). Quando
lei muore, a soli 51 anni,
la comunità ha già 46
case in Spagna; all’inizio
del terzo millennio le
Serve di Maria Ministre
degli Infermi sono presenti in 27 Paesi.
Beato il grembo che ti ha portato...
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce
e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di
Dio e la osservano!».
Un giorno, una parola
Affettuosa e familiare è la preghiera in cui ci rivolgiamo a Dio con
le sue stesse parole, in cui ci facciamo sentire attraverso la preghiera
di Cristo. Che il Padre riconosca, quando noi preghiamo, le parole del
proprio Figlio. Sia presente anche nella nostra voce colui che abita nel
nostro cuore.
Cipriano
Non di solo pane - Numero 678 - pagina 18
Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
La maternità di Maria
di Fiorella Elmetti
"Mentre Gesù parlava" una donna esclama la sua beatitudine di mamma. Essa, forse, avrebbe voluto
essere sua madre, ignorando che, dietro alla maternità di Maria, c'era un disegno più grande, fatta di
scelte e di rinunce, di silenzi e di avvenimenti da
meditare nel suo cuore. E ancora, quella donna non
sapeva che ai piedi della croce del figlio Maria sarebbe diventata madre dell'umanità generando la
Chiesa, che a sua volta, è madre, come bene ha
puntualizzato Papa Francesco: "...la maternità della
Chiesa si pone proprio in continuità con quella di
Maria, come un suo prolungamento nella storia. La
Chiesa, nella fecondità dello Spirito, continua a generare nuovi figli in Cristo, sempre nell’ascolto della
Parola di Dio e nella docilità al suo disegno
d’amore. La Chiesa è madre. La nascita di Gesù nel
grembo di Maria, infatti, è preludio della nascita di
ogni cristiano nel grembo della Chiesa, dal momento
che Cristo è il primogenito di una moltitudine di fratelli e il nostro primo fratello Gesù è nato da Maria,
è il modello, e tutti noi siamo nati nella Chiesa.
Comprendiamo, allora, come la relazione che unisce
Maria e la Chiesa sia quanto mai profonda: guardando a Maria, scopriamo il volto più bello e più tenero
della Chiesa; e guardando alla Chiesa, riconosciamo
i lineamenti sublimi di Maria. Noi cristiani, non siamo orfani, abbiamo una mamma, abbiamo una madre, e questo è grande! Non siamo orfani! La Chiesa
è madre, Maria è madre. La Chiesa è nostra madre
perché ci ha partoriti nel Battesimo. Ogni volta che
battezziamo un bambino, diventa figlio della Chiesa, entra nella Chiesa. E da quel giorno, come mamma premurosa, ci fa crescere nella fede e ci indica,
con la forza della Parola di Dio, il cammino di salvezza, difendendoci dal male".
O Dio, tu hai assunto un volto di
uomo per rivelare a noi il tuo volto:
aiutaci a ricostruire i tuoi lineamenti osservando quelli di ogni uomo ed aiutaci ad amarti in ogni uomo.
Signore, nella tua venuta in mezzo
a noi ci hai chiesto di cercarti nelle
persone: nel povero che è solo,nel
moribondo che cerca conforto, nel
soldato che muore disperato, nel
bambino che si spegne per la fame.
Sono loro il tuo volto, mio Dio,e noi
distruggiamo la tua immagine nel
distruggere la loro vita.
Signore, ogni volta che osservo gli
uomini misteriosamente osservo te.
Ogni volta che intuisco in loro una
domanda sei tu che mi chiedi.
Ogni volta che colgo una richiesta
d'aiuto sei tu che vuoi aiuto.
Ogni volta che amo e mi lascio amare sei tu che ami in me e in loro.
Amen
Agisci
Oggi
contemplerò
un’immagine di Gesù e
di Maria. Fisserò il mio
sguardo su di loro, per
ricordarmi e appuntare nel mio spirito quale grande
grazia abbiamo ricevuto noi cristiani con il dono della vera fede.
Non di solo pane - Numero 678 - Tempo Ordinario - pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice
Fiorella Elmetti
Anno XIV- n. 678
Domenica 5 Ottobre 2014
Redazione
don Luciano Vitton Mea,
don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti
Chiuso il 30 Settembre 2014
Numero copie 1300
333/3390059
don Luciano
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da
don Luciano Vitton Mea
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